She walks in beauty [traduzione di lithtys]

di jewellangela
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** prologo ***
Capitolo 2: *** capitolo 1 ***
Capitolo 3: *** cap 2 - parte prima ***
Capitolo 4: *** cap 2 - parte seconda ***
Capitolo 5: *** cap 2 - parte terza ***
Capitolo 6: *** cap 2 - parte quarta ***
Capitolo 7: *** cap 2 - parte quinta ***
Capitolo 8: *** cap 2 - parte sesta ***
Capitolo 9: *** cap 2 - parte settima ***
Capitolo 10: *** cap 2 - parte ottava ***
Capitolo 11: *** cap 2 - parte nona ***
Capitolo 12: *** cap 3 - parte prima ***
Capitolo 13: *** cap 3 - parte seconda ***
Capitolo 14: *** cap 3 - parte terza ***
Capitolo 15: *** cap 3 - parte quarta ***
Capitolo 16: *** cap 3 - parte quinta ***
Capitolo 17: *** cap 3 - parte sesta ***
Capitolo 18: *** epilogo ***



Capitolo 1
*** prologo ***


cap1

Salve a tutti! Ho letto questa fanfiction e mi è piaciuta tantissimo! Così ho contattato l'autrice (Angela Jewell) e, ottenuto il suo permesso scritto, ho deciso di tradurla.

Note della traduttrice (lithtys): i capitoli della ff sono solo 3, ma molto molto lunghi. Per poterla aggiornare in tempi decenti la suddividerò in sottocapitoli. Ah, ovviamente siccome l'autrice è straniera, sarò io a gestire il suo account.

Se vuoi pubblicare su questo sito una traduzione di questo autore, ed hai il suo permesso, inviami almeno il primo capitolo della traduzione completa (nel caso di fanfic one-shot, tutta la one-shot tradotta). Allora ti fornirò la password per accedere all'accaunt.

Note legali: Tutti i personaggi di Ranma 1/2 appartengono esclusivamente alla grande Rumiko Takahashi. e sono usati senza permesso.

 

 

SHE WALKS IN BEAUTY

Prologo

Correva più veloce, più forte, il battito accelerato. Non importa quanto provasse a ignorarle, immagini di lei gli riempivano la mente - il suo volto, il suo sorriso - le sue lacrime quando le aveva detto che era finita.

Saltava senza sforzo sopra le rocce e gli spuntoni, incrociava edifici, lampioni e persone, il suo codino che volava dietro di lui. Ma non vedeva nulla di tutto questo; udiva solamente le parole dell'uomo-ombra...

...sarebbe uno spreco perdere una ragazza così carina...

I suoi occhi si strinsero al ricordo. Il suo cuore, la sua mente, il suo corpo - tutto gli gridava di andare più veloce. Corse ancora più in fretta, ora ricorrendo ai tetti, una macchia scura per tutti quelli che superava.

Fa che non sia troppo tardi...implorava silenziosamente...per favore...per favore...

E finalmente la vide.

Lo aveva aspettato, anche se lui le aveva detto di no. Voleva essere arrabbiato con lei -furioso - ma la sua vista...giaceva immobile, combattendo per respirare...

Fece un piccolo passo verso di lei, quasi spaventato. Mentre si avvicinava notò l'indistinto profilo della familiare figura-ombra sopra di lei...la stessa che aveva visto così tante volte nei suoi sogni.

Anche senza la forma umana, la sua essenza rimaneva la stessa: crudela, vendicativa, nauseante...titubante, si avvicinò e la creatura sembrò divenire ancora più scura, più solida. Qualsiasi uomo normale si sarebbe voltato e avrebbe iniziato a correre in preda al terrore...

Ma Ryu non era un uomo normale.

Ora il suo passo si affrettava, i suoi occhi si stringevano pericolosamente. Lo shock e la colpa che aveva sentito quando l'aveva vista giacere li, si stavano infine dissipando, e presto tutto ciò che rimase fu la rabbia.

Urlando, nelle sue mani formò una sfera col chi e la scagliò verso la creatura...sapendo sin dal principio che non avrebbe avuto effetto...proprio mentre l'ombra sembrava diventare più forte, si avvicinò...

Ma non gli importava.

Ne scagliò un'altra e un'altra ancora. Urlando e imprecando, guardando più volte mentre l'ombra scura sosteneva facilmente l'urto dei suoi attacchi; ora che era solido, poteva vedere le tracce di un sorriso sul suo volto contorto ed indistinto...udì la sua voce aspra e bassa...

"...fino alla prossima volta..."

E sparì.

Ma le sue parole rimasero sospese per sempre, un silenzioso promemoria.

L'ultima sfera di energia che Ryu aveva preparato sibilò innocuamente fra le sue mani, completamente dimenticata. Il suo sguardo si spostò lentamente sulla ragazza a terra, la sciocca ragazza che non si era curata dei suoi ordini, che aveva ignorato le sue bugie.

"Ayane..." allora si mosse, il suo nome morente sulle sue labbra.

Il suo volto era pallido ed i suoi occhi - occhi che solitamente erano pieni di vita e di riso - erano ora lievemente chiusi, come se dormisse. Sentì il suo respiro trattenersi in gola, i suoi occhi bruciavano.

No. Non era supposto accadesse...Non di nuovo.

Si avvicinò con esitazione. La sua faccia era ancora morbida mentre la toccava, le sue guance ancora rosse per il freddo. E le sue labbra...Ryu distolse lo sguardo, trattenne un singhiozzo mentre la sollevava gentilmente cosicchè giacesse contro di lui.

"Ayane?" disse, sussurrando il suo nome. Poteva immaginare perfettamente la sua risposta - raffigurare così vividamente nella sua mente cosa avrebbe detto, come sarebbe apparsa. Avrebbe aperto lentamente i suoi occhi e gli avrebbe sorriso - lo stesso sorriso che faceva sempre battere il suo cuore un poco più forte- dopo avrebbe pronunciato dolcemente il suo nome e lo avrebbe preso in giro perchè piangeva...

Ma non accadde così.

Lei rimase ferma ed immobile, i suoi capelli sfioravano lievemente il suo braccio. Le sue lunghe ciocche scure in sorprendente contrasto col suo vestito, una volta bianco e ora lacerato e sporcato dal terriccio e dal fango. Le sue braccia si strinsero automaticamente intorno a lei mentre cercava di convincersi che non se n'era andata - che questa non sarebbe stata l'ultima volta in cui l'avrebbe stretta a sè...

Implorò e supplicò, pretese che aprisse gli occhi - ma lei non era mai stata una che prendeva ordini, e come tutte le volte precedenti, lo ignorò. "Perchè dovevi essere così cocciuta?" sussurrò, tenendola più vicina. "Non puoi ascoltarmi? Almeno una volta...?".

Di nuovo nessuna risposta...il silenzio continuò per sempre.

Aveva fallito. Di nuovo. Falliva sempre con lei, non importava quanto duramente provasse o quanto presto ricordasse...

Lentamente, la sua aura cominciò a brillare di una sfumatura rosso scuro - non blu come era naturalmente la sua aura.

Ed i suoi occhi si strinsero per la rabbia mentre si sforzava di mettere da parte il dolore - dolore che non avrebbe portato a nulla.

Invece la sua mente si riempì di oscuri pensieri - odio, morte, vendetta - tutti incentrati sull'uomo che aveva fatto questo a lei. A loro.

Nella sua rabbia, si ricordò delle parole del bastardo, dette dolcemente ed innocentemente - ma la minaccia sottostante era stata inconfondibile.

...sarebbe uno spreco perdere una ragazza così carina...è il suo compleanno oggi, non è così...?

E dopo il bastardo aveva sorriso. Fottutamente sorriso.

Ryu tenne il suo corpo più stretto fra le braccia, ignorando il vento freddo che soffiava intorno a loro...e sussurrò una promessa; una promessa che lo seguiva da una vita all'altra, ma che necessitava lo stesso di essere fatta.

"La prossima volta", disse. "Sarò pronto".

Con questi pensieri che gli riempivano la mente, Ranma si svegliò.

Note dell'autrice: So che l'idea della condivisione dei sogni è già stata usata fino alla nausea...ma PROMETTO che farò qualcosa di nuovo, perciò continuate a seguirmi!

Capisco che alcuni di voi saranno probabilmente confusi, ma non preoccupatevi...tutto verrà spiegato man mano che la storia procede. Perciò conto sul vostro appoggio!

Gustatevi questa storia perchè era necessario scriverla.

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Capitolo 2
*** capitolo 1 ***


SHE WALKS IN BEAUTY


CAPITOLO 1

I wake up to find myself
After all these years
And where all the time has gone
Still seems so unclear
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow...

Motley Crue
(if I die tomorrow)

Erano sempre lui ed Akane con un aspetto o con l'altro - vestiti diversi, nomi diversi, ma sempre loro. Ma qualcosa...qualcosa era stato diverso questa volta. Non capiva cosa fosse...ma per qualche motivo sapeva che era importante. Brontolando per la frustrazione, Ranma si alzò, ignorando il panda dormiente di fianco a lui. "Oh, all'inferno" borbottò. Ora ogni speranza che aveva di riaddormentarsi svanì. Sapeva per esperienza che ci sarebbe voluto molto tempo prima che le immagini di Akane-Ayane, una parte della sua mente lo corresse, uscissero dalla sua testa.

Da Jusendou i sogni si ripetevano costantemente ogni notte. Non l'aveva detto a nessuno, per ragioni ovvie, ma aveva un'idea abbastanza buona sul perchè continuassero a ritornare.

Aveva paura di perdere Akane. E dopo quel che era successo in Cina, chi poteva biasimarlo?

Questi sogni, ragionò, erano solo un risultato di quella paura...o qualche stupidaggine simile.

Ranma era molte cose, ma non uno psichiatra.

Balzando in piedi, si stiracchiò, ora completamente sveglio. Doveva fare qualcosa per togliersi questi pensieri dalla mente, e sapeva cosa fare...

Silenziosamente quanto poteva, aprì la porta, facendosi strada giù nella sala.

Niente come un allenamento a tarda notte, pensò.

Ma prima doveva controllare Akane.

Non che fosse spaventato per lei od altro. Era qualcosa che aveva preso l'abitudine di fare da quando erano iniziati questi sogni. Era solo una veloce sbirciatina, davvero...solo per essere sicuro che fosse ancora nella sua camera. Dopo, se necessario, si sarebbe avvicinato al letto - solo per essere sicuro che fosse realmente lei. E naturalmente, doveva essere certo che stesse ancora respirando...non si può mai sapere quando Shampoo o Kodachi o qualcun'altro cercasse di propinarle qualcosa...

Muovendosi ancora più silenziosamente, Ranma si avvicinò alla porta della sua fidanzata. Si fermò per un breve momento, scrutando l'ingresso, cercando qualche segno di Nabiki, dei suoi genitori o di Ryoga...nonostante le sue nobili intenzioni, tutto ciò che loro avrebbero visto sarebbe stato qualche pervertito che rubava una sbirciatina alla sua fidanzata nel bel mezzo della notte. Sebbene fosse sicuro che a Nabiki ed ai loro padri non sarebbe dispiaciuto...ma per ragioni completamente differenti.

Notando che era tutto tranquillo, Ranma aprì gentilmente la porta, più silenziosamente che potè.

Come artista marziale - ed uno dannatamente bravo - questo compito gli era facile. Tuttavia, era difficle vedere qualcosa quando aprì la porta ed i suoi occhi ci misero un po' ad abituarsi all'oscurità. Quando finalmente si adattarono, non gli piacque quel che vide.

Il suo letto era vuoto.

Il suo cuore accelerò i battiti - la sua mente non comprendeva ciò che stava vedendo.

Lei era sempre li -non era mai non li - non durante la notte, non quando aveva bisogno di vederla, per avere la conferma che era stato solo un sogno.

La sua faccia divenne fredda mentre accendeva la luce della stanza, controllando velocemente la camera, pregando che i suoi occhi lo stessero ingannando.

La stanza era vuota.

Senza aspettare un altro secondo, Rnma corse al bagno - soffermandosi brevemente per essere sicuro che fosse vuoto. E dopo era fuori, giù per le scale; nella sua mente uno scroscio di possibilità.

Akane -andata- rapita- persa.

Morta.

Si rifiutava di indugiare su quest'ultima possibilità, nonostante i suoi sogni fossero ancora vividi nella sua mente.

Dopo aver brevemente cercato nel resto della casa, spalancò la porta, ignorando la fredda folata di vento mentre correva fuori nel cortile, esaminando disperatamente l'area. Non l'avrebbe ancora chiamata...non fino a che non fosse stato sicuro che se n'era realmente andata...fare questo sarebbe stato troppo definitivo - senza speranza.

Troppo simile a Jusendou.

Pensava a questo quando notò che c'era luce nel dojo.

Il suo cuore e la sua mente afferrarono il fatto che c'era una opportunità - un segno - l'unica cosa che lo trattenesse dall'affondare. Non sprecando un secondo, Ranma corse verso la familiare costruzione, col cuore che batteva follemente nel suo petto.

Per favore...per favore fa che sia lì...

La sentì prima ancora di raggiungere la porta. Stava urlando mentre scagliava un pugno sulla grossa pila di blocchi di legno, qualcosa che non le vedeva fare da un po' di tempo...e finalmente il suo cuore si calmò, il respiro ritornò, ed entrò nel dojo, arrabbiato.

Akane alzò lo sguardo mentre lui entrava, sorpresa mentre si asciugava la fronte con la manica del suo gi.

"Ranma...".

"Cosa diavolo stai facendo, Akane?", chiese camminando velocemente verso di lei. Sapeva di essere irragionevole, ma non poteva evitarlo...la vista del letto vuoto..."Non sai quant'è pericoloso stare qui nel bel mezzo della notte?", aggiunse.

L'iniziale sorpresa di Akane si trasformò velocemente in rabbia al tono della sua voce, ed i suoi occhi si socchiusero riflettendone la collera. "Posso prendermi cura di me stessa ", replicò. "Non ho bisogno del tuo permesso se voglio allenarmi".

Ranma si accigliò mentre distoglieva lo sguardo, sapendo che lei aveva ragione. Ma questo non lo rese meno arrabbiato. "Beh - beh, lo farai da ora in poi. Se stai per lasciare la tua camera, dovrai scrivere una nota o qualcos'altro. In questo modo, non dovremo preoccuparci per te, se non sei nella tua camera".

Sentendo questo, Akane alzò un sopracciglio, leggermente confusa. "La mia stanza?" non appena le parole ebbero lasciato la sua bocca, la rabbia ritornò. "E comunque, che cosa stavi facendo nella mia camera, pervertito?", chiese.

Ranma arrossì, realizzando ciò che aveva detto. "Nulla!", disse velocemente, scuotendo la testa. "Solo pensavo...pensavo di aver sentito..."silenziosamente imprecò contro la sua sfortuna. Non era mai stato bravo a mentire. "Oh, dimentica" borbottò irritatato. "Torniamo a casa".

Akane spostò la mano. " Ranma" disse, la sua voce fredda e...spaventata? "Che cosa sta succedendo? Perchè ti comporti così stranamente?".

Ranma gettò uno sguardo attorno al dojo a disagio. Un paio di giorni fa, aveva avuto un altro di questi sogni, solo che quella volta era un ragazzo di nome Satoshi mentre Akane era Akimi. Ma di nuovo, era arrivato troppo tardi...giusto in tempo per vedere l'oscura creatura volteggiare sopra di lei...

...in un dojo molto simile a questo. Ora ogni volta che vedeva Akane allenarsi, non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di Akimi che moriva sul pavimento del dojo.

Ma dubitava che la sua fidanzata avrebbe accettato una spiegazione simile.

"Non sono strano" le disse, aggrappandosi alla bugia. "Probabilmente sei solo stanca".

Afferrando di nuovo la sua mano, la condusse fuori dal dojo, sollevato quando questa volta, lei lo seguì di propria volontà. Entrarono silenziosamente in casa, nessuno dei due parlava.

In qualche modo erano arrivati nel soggiorno e Akane si sedette al piccolo tavolo quadrato; Ranma fece altrettanto.

Trascorsero un po' di tempo seduti in un confortevole silenzio, guardandosi segretamente di sottecchi, timidamente distogliendo la sguardo...ma anche questo non poteva trattenere la crescente curiosità di Ranma.

"Allora", iniziò lentamente. "Che cosa facevi nel dojo? Non avresti dovuto essere a letto?".

Akane si accigliò. "Potrei farti la stessa domanda", ribattè.

Forzando una risata, Ranma fece spallucce. "Non riuscivo a dormire," disse, facendo un gesto di rigetto con la mano.

"Tu?".

"Anch'io", borbottò dolcemente.

Approvò col capo, sollevato. Almeno nessuna delle altre sue fidanzate aveva provato qualcosa di disperato durante la notte...dopo il fallimento del loro matrimonio, non ci sarebbe stato da stupirsi.

"Ranma", disse esitante Akane, la voce preoccupata. "avevo intenzione...avevo davvero intenzione di parlarti da un po' di tempo", disse.

Ranma la guardò sorpreso, curioso nonostante tutto. Avevano già avuto la loro piccola conversazione dopo il secondo matrimonio fallito...cosa poteva esserci questa volta?

"Um...si?", disse velocemente. "Riguardo a cosa?".

"Beh, io - io volevo chiederti di Jusendou", disse, con la voce appenna udibile.

Ranma divenne bianco come un lenzuolo, ed era prossimo a balzare su ed ad interrompere la conversazione, quando le sue successive parole lo raggelarono. "Sto avendo questi strani sogni", continuò. "E penso che potrebbero essere legati a quello che è successo in Cina".

Ranma la fissò incredulo; gli occhi spalancati. Doveva essere una sorta di coincidenza, questo era tutto...non c'era nulla di cui preoccuparsi. No davvero...

"Sogni?", disse lentamente, con una calma che non sentiva minimamente.

Akane fece cenno di si, mentre si spostava a disagio sulla sedia."Ranma...in ognuno di questi sogni, muoio".

Per un momento, fu sicuro di stare ancora sognando. Dopo tutto, non era possibile che lei avesse detto ciò che lui pensava avesse detto. E se la sua espressione non fosse stata così seria e preoccupata, avrebbe potuto ridere dell'assurdità della cosa.

Ma anche in un sogno, non poteva sopportare di vederla così triste.

"Un sogno?", chiese lentamente, confuso. "Cosa intendi?".

Akane abbassò lo sguardo, le mani in grembo. "Beh, ogni sogno inizia in modo leggermente diverso. Solitamente sono in una stanza a prepararmi per qualcosa - un party, una cerimonia, un matrimonio - qualcosa di importante, penso.Oppure sto aspettando qualcuno..." sollevò la testa; le parole si affievolirono mentre i suoi occhi scuri incontrarono quelli di Ranma.

Era uno sguardo timido, imbarazzato...ma per Ranma, tormentato dalla colpa, portava tutto il peso che un'arrabbiata accusa avrebbe portato: il suo petto si fece pesante e compresso, come se un pesante fardello gli fosse caduto addosso, e da qui sollevato per essere depositato sul suo stomaco.

In molti dei suoi sogni, Ranma era arrivato troppo tardi; solo per trovarla morta...

Ma naturalmente Akane non lo sapeva, ed arrossando innocentemente, lei distolse lo sguardo. "E vedo sempre persone che riconosco", continuò, cercando di nascondere il suo imbarazzo. "Papà, Kasumi, Nabiki-anche Kuno e Kodachi-ma non sono in ogni sogno, e anche quando ci sono, è per poco tempo. Ma per te è diverso, Ranma", disse lentamente, la sua voce più bassa. I suoi occhi fissarono intensamente le sue mani, non volendo incontrare lo sguardo di Ranma. "Tu sei sempre lì. Almeno", aggiunse sembrando incerta."Penso sia tu. Ti assomiglia, comunque è, beh, sento che sei te, capisci? Ma in ogni sogno siamo vestiti in modo strano ed i nostri nomi non sono mai gli stessi. Ed alla fine,"continuò dolcemente. " quando io - quando io muoio - è sempre in posti diversi: in una stanza, su una spiaggia, in un dojo...stanotte ti stavo aspettando in un posto segreto.E c'è sempre - c'è sempre questa cosa - quest' ombra", sollevando la testa, guardò il suo fidanzato e si fermò. "Ranma, cosa c'è che non va?".

Lui stava stringendo con forza lo spigolo del tavolo; le nocche bianche.

Akane si piegò in avanti, con gli occhi spalancati per la preoccupazione. Si era aspettata una certa reazione da lui: forse un ego tronfio o forse un'osservazione sarcastica o due - ma di sicuro non poteva essere così sconvolto per qualcosa che lei non poteva controllare. "Ranma", ripetè, leggermente preoccupata. " Ti ho chiesto se stai bene".

Non fece alcun segno che dimostrasse che l'avesse sentita.

La sua mente era piena di immagini dell'indistinta creatura dei suoi sogni, la sua sagoma vuota che volteggiava sopra il suo corpo. E più cercava di fermarla, più potente diventava - urlargli contro, minacciarla, imporarla - sembrava solo divertirla di più. Cresceva, diventava più cupa mentre continuava a succhiare la vita via da lei, lasciandosi dietro solo un involucro vuoto.

Era sempre la stessa cosa, ancora e ancora...

...e se Akane stava sognando la stessa cosa...

No, pensò improvvisamente, scuotendo la testa. Non poteva accettarlo. Non ancora.

Sollevando la testa, guardò la sua fidanzata. Non era sicuro di quando gli si fosse avvicinata così tanto - la sua faccia era a soli pochi centimetri dalla sua e lo stava guardando intensamente, mordendosi il labbro inferiore in quello che lui poteva solo pensare fosse preoccupazione. Vederlo battere le palpebre confuso, sembrò rassicurarla un pochino e si riappoggiò alla sedia, sebbene continuasse a guardarlo preoccupata.

"Va tutto bene?", chiese di nuovo. "Sembravi - eri davvero pallido. Non ti stai ammalando, vero?".

Ranma scosse la testa e cercò di indirizzarle un sorriso rassicurante. Sebbene sembrasse forzato anche a lui, era il meglio che riusciva a fare date le circostanze. "Sto bene", le disse. "Solo che...qualcosa che hai detto mi suonava abbastanza familiare. Questo è tutto".

"Ok", replicò pensierosamente Akane. "Forse questa sorta di cose è più comune di quel che pensassi...vederti come qualcun'altro, indossare strani vestiti...".

"Non quello" replicò, prima di avere il buon senso di fermarsi. "La...ehm...parte del morire...mi ricorda Jusendou".

Akane, per qualche ragione, sembrò quasi felice di quella osservazione; i suoi occhi si allargarono ed iniziò a sorridere lentamente. "Lo pensi anche tu?", chiese, piegandosi in avanti. "E' proprio per questo che volevo parlarti, Ranma. Pensavo che forse avresti potuto dirmi qualcosa su ciò che è accaduto lì - dopo che ho afferrato il rubinetto del dragone, intendo". La sua faccia divenne di nuovo seria, e sembrava quasi incerta se continuare. "Non riesco a ricordare nulla di ciò che è accaduto dopo essere diventata una bambola...tutto quello che ricordo è di aver udito la tua voce gridare il mio nome, proprio dopo che ti sei procurato l'acqua. Forse se sapessi - forse se, se ne parlassi - forse questi orribili sogni se ne andranno".

Ranma la fissò, non dicendo una parola. Parlarne? E di che cosa esattamente? Dell'inferno che aveva passato quando pensava che fosse morta - quando tutto ciò che rimaneva di lei era una bruciacchiata maglietta cinese? O forse avrebbe gradito sapere qualcosa di più sulla battagalia con Saffron - quella che aveva quasi perso - quella in cui aveva quasi ucciso un Dio per vincere. O forse era solo curiosa di sapere come si fosse sentito quando lei aveva definitivamente chiuso gli occhi - quando per un breve momento, aveva davvero pensato che fosse troppo tardi - che non l'avrebbe più vista aprire gli occhi e sorridergli di nuovo...

Già. Come se quello potesse succedere.

Fingendo indifferenza, cercò di tenere la sua voce leggera. "Niente di che", le disse, scuotendo la mano. "Solo il solito: tu hai fatto qualcosa di stupido ed io ho dovuto superarmi per salvarti. Non è stato nulla, davvero", disse. Appaggiandosi alla sedia, incrociò le braccia dietro la testa e continuò a guardarsi intorno, evitando i suoi occhi. Akane si accigliò. Si aspettava...l'unica volta in cui aveva bisogno che lui fosse serio..."Stupido!", borbottò sottovoce. Improvvisamente si alzò in piedi, e si incamminò fuori dalla stanza. Ranma, sorpreso, si alzò in piedi velocemente, e girando intorno al tavolo, la seguì.

"Dove stai andando?", le chiese, guardandola con curiosità.

"Torno a letto", rispose, non disturbandosi a guardarlo. "Evidentemente non mi sarai di alcun aiuto, perciò non c'è ragione di stare alzata". Raggiungendo il gradino della scala, sospirò. "Credo dovrò chiederlo a Ryoga la prossima volta che lo vedo".

Sentendo quello, Ranma smise immediatamente di camminare ed uno sguardo corrucciato si fece strada sul suo volto. "Hey!", protestò, la mascella serrata. "Non è che il ragazzo-maiale sappia qualcosa che io non so".

Akane sospirò. "Certo che no", ripose non degnandosi di nascondere il sarcasmo nella sua voce. "Eccetto per il fatto che lui vorrà davvero dirmi spontaneamente che cosa ho bisogno di sapere". "E' piuttosto difficile dirti qualcosa quando non c'è nulla da raccontare", replicò. La sua voce sembrava così credibile anche a lui stesso, che si convinse realmente di star dicendo la verità.

Ma ad Akane non importava. Continuando ad ignorarlo, salì le scale e si diresse verso la sua stanza; la targhetta a forma di papera sbattè rumorosamente contro la porta quando lei la spalancò. Ranma la seguiva da vicino, e stava per entrare lui stesso nella stanza...quando lei improvvisamente gli chiuse la porta in faccia. Borbottando rabbiosamente, si girò.

Questo era così poco carino! Solo per quello, poteva andare avanti e fare tutti gli orribili sogni che voleva, per quel che a lui importava!

Gettando un'ultima occhiataccia alla porta, si girò e si diresse verso la sua camera.

Ignorando il panda che russava sul pavimento, si gettò sul futon ed osservò il soffitto. Senza Akane vicino ad alimentare la sua rabbia, la sentì rapidamente defluire.

Solo allora, si permise di considerare tutto ciò che lei gli aveva detto.

I suoi sogni, dovevano essere gli stessi. Non c'era nessuna dannata possibilità che fosse solo una coincidenza; il luogo d'incontro, i nomi ed i vestiti diversi, e quella dannata ombra...

Ma cosa significava tutto questo?

Sospirando per la frustrazione, rotolò sullo stomaco; gli occhi puntati sulla porta dall'altra parte della stanza...sebbene fosse realmente interessato solo a ciò che giaceva oltre quella porta.

Akane stava sognando in questo momento? Si chiese. E se sognava, stava morendo di nuovo...con gli occhi che lo imploravano di salvarla?

E lo odiava per non esserne in grado?

Lentamente il suo sguardo ritornò al soffitto e girandosi sulla schiena, cercò come meglio poteva di ignorare il nodo che si andava formando nel suo stomaco.

Era veramente spaventato. Non sapeva perchè, o cosa lo stesse preoccupando - ma quella persistente sensazione, la sensazione che aveva dopo ogni incubo, la sensazione che stava per accadere qualcosa - non se ne andava.

E non poteva sminuire quelle sensazioni - non importava quanto sciocche o assurde sembrassero. Non quando riguardavano Akane.

Sentendosi inquieto, si sedette.

Non avrebbe più dormito quella notte.

Molte ore più tardi, quando fu sicuro che lei si fosse addormentata, si introdusse furtivamente nella sua stanza. Anche attraverso l'oscurità della stanza poteva scorgere il profilo del suo corpo, addormentato nel letto. Con molta attenzione, silenziosamente le si avvicinò, facendo attenzione a non fare rumore. E dopo, inginocchiandosi vicino al letto, la guardò. La sua faccia era girata verso di lui, la luce della luna penetrava dalla finestra, inondando i suoi linementi con un soffice, debole bagliore. Il suo viso appariva calmo - nessuna traccia di incubi nella sua attuale espressione. E lui poteva vedere il regolare ritmo del suo respiro, il torace che si alzava ed abbassava.

Ranma rimase così seduto per un po', confortato dal familiare movimento del suo corpo...solo vederla repirare..

 

 

 

Note della traduttrice: grazie per la tua recensione, Tiger eyes! In effetti, direi che hai subito capito tutto! C'è un'entità che dà loro la caccia...ma di più non posso svelare! Se no, che gusto ci sarebbe a leggerla?! Spero di riuscire a rendere al meglio lo stile di questa geniale scrittrice;è davvero impegantivo tradurla! Alla prossima!

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Capitolo 3
*** cap 2 - parte prima ***


 

SHE WALKS IN BEAUTY

CAPITOLO 2 - PARTE PRIMA

It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Lo studio del dottor Tofu era ancora chiuso, sebbene Ranma non ne fosse sorpreso. Era ancora presto dopotutto, ed il sole era appena sorto all'orizzonte. Il suo sguardo si spostò al cielo che andava schiarendosi lentamente, mentre lui giaceva sulle ruvide tegole, rassegnandosi ad una lunga attesa sul tetto della clinica. Ritornare al dojo dei Tendo a mani vuote non gli aveva neanche sfiorato la mente; oggi era determinato ad avere una spiegazine o qualche sorta di rimedio per la loro strana situazione. E se qualcuno era ingrado di curarli da questi dannati sogni, sapeva che era il dottor Tofu.

C'era solo una cosa che lo tratteneva dall'abbattere la porta in quelllo stesso momento: era ancora ostinantamente, disperatamente convinto che tutto andasse bene. Entrando ora, delirando e urlando come un pazzo su degli stupidi sogni, non era sicuramente il modo migliore di mostrare quanto indifferente lui fosse.

E lui non era preoccupato. Minimamente.

Beh...non davvero.

Era li oggi, seduto sul tetto al buio ed al freddo, a causa di Akane. Dopotutto, non poteva permettere che questi sogni continuassero...i suoi occhi avrebbero inziato a diventare tutti gonfi e rossi per la mancanza di sonno, avrebbe preso un raffreddore o avrebbe avuto un collasso per la stanchezza...e lui si sarebbe senza dubbio biasimato.

E se, con uno sforzo di immaginazione, questi sogni si fossero davvero rivelati qualcosa di serio, sapeva di poterlo risolvere. L'aveva salvata innumerevoli volte prima...una volta in più non l'avrebbe ucciso.

Sentendosi ancora inquieto, cambiò posizione seguendo con gli occhi le varie ombre gettate dagli alberi vicini. C'era una stretta decisa nel suo petto, mentre li guardava curvarsi e cambiare, e tutte le precedenti preoccupazioni sembrarono ritornare con vendetta: la sensazione che qualcosa fosse sbagliato - gravemente sbagliato - non se ne sarebbe andata.

Ma combattere con questo pensiero, lo sapeva, lo avrebbe solo fatto impazzire...così si sforzò di pensare ad altre cose - cose normali, sicure - Kasumi che cucinava. allenarsi col suo vecchio, sua madre...

Con questi pensieri che gli riempivano la mente continuò ad aspettare che il dottor Tofu si svegliasse...

Ma la sensazione dell'imminente disastro non lo abbandonò mai completamente.

Il suono di movimenti provenienti dall'ufficio di sotto fece alzare e muovere Ranma all'istante. Con naturalezza dovuta alla pratica, saltò a terra; i suoi piedi atterrarono con leggerezza di fronte alla larga porta di legno. Lì, si soffermò per un momento...il freddo metallo del pomello posato comodamente nella sua mano.

Sapeva perchè stava esitando.

Un'improvvisa, irrazionale paura lo aveva afferrato. E se avesse solo immaginato i rumori che aveva sentito? E se fosse stato preso dall'impazienza e la porta fosse ancora chiusa? Avrebbe dovuto mandare all'inferno tutto e abbattere comunque la porta?

Dopo tutto...non era molta la pazienza di Ranma Saotome...

Ma naturalmente, alla fine, le sue paure si rivelarono infondate. Quando provò a girare il pomello, lo fece facilmente e senza resistenza. Sogghigando per il suo piccolo trionfo, Ranma ignorò il suono del campanello che accompagnava il suo ingresso, e si fece strada nella clinica.

Il dottor Tofu, che stava spazzando il passaggio, si fermò e sollevò lo sguardo verso l'inaspettato visitatore.

"Oh, Ranma",disse, suonando piacevolmente sorpreso. "Non mi aspettavo di vederti così presto". Più per la forza dell'abitudine che per la reale preoccupazione, iniziò ad esaminare velocemente il corpo del ragazzo, cercando qualche chiaro segno di contusioni, sbucciature, o tagli. I suoi occhi si soffermarono un momento sulla mano sinistra di Ranma; la sua espressione si fece confusa e preoccupata...ma pochi secondi dopo, ritornò come prima. Sorridendo, spinse in su gli occhiali, permettendogli di appoggiarsi comodamente sul naso. "E' successo qualcosa?", chiese, sembrando leggermente preoccupato ora che la giovane carica vitale di Ranma sembrava essere fisicamente inerme. "Non credo che tu abbia di nuovo fatto arrabbiare Happosai, vero?".

Imbarazzato Ranma, abbassò lo sguardo, fissando il pavimento."No", disse, scuotendo la testa. "Non più del solito, comunque".

Il dottore sorrise mentre appoggiava il mento sul manico della scopa. "Allora qual'è il problema?", chiese. "Non capita spesso che tu venga solo per chiaccherare, sebbene tu sappia che sei sempre il benvenuto".

Ranma si mosse a disagio: aveva temuto questo momento. Per tutta la notte aveva pensato a cosa dire, cercando di trovare il modo migliore di approcciare la cosa. Ma ora - ora che era realmente li - non riusciva a trovare nulla che sembrasse giusto. Non c'era nessun modo di approcciare l'argomento senza sembrare un pazzo...e per un momento, rimpianse di aver lasciato dormire il dottore quando il risutato finale era destinato ad essere lo stesso.

Inghiottendo nervosamente, fece l'unica cosa in cui era bravo: gettò ogni precauzione al vento e disse tutto ciò che gli venne in mente. "Io ed Akane stiamo avendo questi strani sogni", spiattellò, evitando lo sguardo del dottore. "Continua a morire in ognuno di questi ed io non posso salvarla, non importa quanto duramente ci provi - nessuno dei miei attacchi funziona e questo mostro, quest'ombra non può essere uccisa. Ed ogni sogno finisce allo stesso modo - la morte di Akane ed io che le prometto che non succederà di nuovo. Ma succede, ancora e ancora...sebbene ogni volta siamo diversi: i nostri nomi, il nostro aspetto, i vestiti...ma io so che è lei, anche se la personalità è diversa, è sempre Akane. E questi dannati sogni - loro non smettono". Ridendo senza brio, sollevò la testa per guardare il dottor Tofu. "Non credo lei sappia perchè, vero?".

Ecco. Non era stato poi così difficile. Si sentiva già meglio.

Poi notò l'espressione preoccupata sul volto dell'uomo più maturo ed il piccolo sollievo di cui Ranma aveva goduto nel dire la verità, lentamente defluì via. Il dottor Tofu appoggiò immediatamente la scopa al muro e camminò verso il bancone sul retro. Togliendo la brocca del caffè dal fornello, se ne versò una tazza fumante mentre Ranma lo guardava a disagio, incerto se fosse un buono od un cattivo segno...il fatto che non riuscisse a ricordare un'altra volta in cui avesse visto il dottore bere qualcosa che non fosse thè, non era molto rassicurante.

Dopo un altro sorso, il dottor Tofu posò la tazza e guardò di nuovo Ranma, la sua faccia seria. "Sogni, hai detto?", spingendo gli occhiali in su mentre attendeva un cenno affermativo. "Hai detto ‘io ed Akane’, giusto? Questo significa che entrambi state facendo questi sogni?".

Ranma annuì. "Si, da Jusendou, credo". Fermandosi, guardò attentamente il dottor Tofu, cercando di valutare le sue reazioni. Non era sicuro di cosa si aspettasse di vedere - forse un'ombra di riconoscimento o forse un segno, anche piccolo, che avesse capito cosa stava accadendo...ma con suo disappunto, non ci fu alcuna reazione.

"Interessante", replicò Tofu incamminandosi verso una grande libreria stracolma di libri strani e senza fine.Una strana bussola sagomata che sembrava un uovo era posata su un ripiano ed un pacchetto di rotoli di pergamena le erano casualmente appoggiati contro, evidentemente messi ovunque ci fosse spazio. Prendendone uno, Tofu alzò gli occhi su Ranma e sorrise. "Ti dispiacerebbe raccontarmi qualcosa in più su questi sogni?", gli chiese con lo sguardo temporanemante distratto dal rotolo di pergamena prima di ritornare ancora una volta su Ranma.

"Beh, non c'è molto altro da raccontare, davvero", si strinse nelle spalle. Sebbene cercasse di apparire indifferente e rilassato, poteva immediatamente dire che il dottor Tofu non era stato ingannato. Con un sorriso ed un cenno di incoraggiamento da parte del dottore, Ranma iniziò a raccontare nuovamente il suo sogno...sebbene questa volta più lentamente, attento a non dimenticare nulla. Parlò della prima volta in cui li aveva avuti - e di come fosse stato sorpreso di sapere che anche Akane stava avendo gli stessi sogni. Discusse delle somiglianze fra i loro sogni e parlò della creatura-ombra...e dell'uomo-ombra che aveva visto spesso, prima che ella apparisse. Quando ebbe finito, guardò il dottor Tofu con espressione speranzosa e ansiosa.

"Non sono un esperto di sogni, Ranma", iniziò il dottor Tofu deludendo le aspettative di Ranma. "Ma sono una cosa o due sul chi, per non parlare degli effetti che può avere sulla forza vitale delle persone: inclusi i sogni". Girandosi ancora una volta verso la libreria, allungò una mano per prendere un particolare libro e lo mise sotto il rotolo di pergamena che aveva in mano. "Da quello che mi hai detto, sono giunto alla conclusione che sia il tuo chi che quello di Akane sono stati sbilanciati a Jusendou - sebbene non sia sicuro se questo basti a spiegare il fatto che condividiate gli stessi sogni":

"Allora che cos'è?", chiese Ranma, divenendo impaziente. Era difficile credere che questi sogni fossero solamente un effetto collaterale dello sbilanciemento del chi...sebbene supponesse che avesse altrettanto senso che qualsiasi altra spiegazione.

"Qui", disse Tofu, aprendo il rotolo di pergamena cosicchè Ranma potesse vederlo. Nonostante la serietà della situazione, gli occhi del dottore brillavano maliziosamente dietro gli occhiali, mentre gli occhi di Ranma scorrevano velocemente la pergamena.

Era un'immagine di due persone che stavano abbastanza distanti, con un filo rosso che fluttuava attorno ai loro mignoli. Ranma aggottò le sopracciglia confuso e si girò con sguardo interrogativo al dottore. "Hmm...che cosa centra questo con i miei sogni?", chiese ottusamente.

Il dottor Tofu sorrise mentre riarrotolava la pergamena e la rimetteva sul suo ripiano.

"Tu sai che cos'è, vero?".

"Certamente", replicò Ranma, non meno confuso. "E'il filo rosso del destino, giusto?". Il dottore annuì. "E sai che cosa è il filo rosso del destino?", chiese. "E'qualche stupido filo che si crede ti colleghi con qualcun altro, giusto? Ma è solo una leggenda", aggiunse. " Non è come se fosse vero o altro".

Il dottor Tofu sollevò un sopracciglio. "Non lo è?", chiese, suonando piuttosto divertito. Prima che Ranma potesse replicare, continuò. "Due persone che condividono gli stessi sogni è un avvenimento molto raro, Ranma", spiegò lentamente. "E questi casi conosciuti sono normalmente limitati a due persone estremamente vicine l'una all'altra - una coppia di gemelli, ad esempio".

"Okay", replicò incerto Ranma, cercando di dare un senso a questa nuova informazione. "Così...io ed Akane siamo l'eccezione, giusto? E comunque cosa centra tutto questo col filo rosso?".

"Potrò spiegartelo", disse Tofu, sorridendo mentre segnava una pagina nel libro che aveva ancora in mano. "dopo aver visto Akane". Ranma si rimpicciolì un poco e abbassò le spalle."Perchè non la porti qui più tardi? Vorrei verificare una cosa quando sarete entrambi qui", aggiunse il dottor Tofu. "Nel frattempo farò qualche ricerca su quella creatura-ombra che hai menzionato. Non si può mai sapere quando potrebbe succedere qualcosa".

"Certo", disse Ranma, sebbene la sua voce sembrasse avvilita. Segretamente, aveva sperato che Akane non avrebbe saputo nulla di tutto questo - che il dottore avrebbe semplicemente preparato una cura e questo sarebbe stato tutto.Dargliela di nascosto sarebbe stato facile, ma ora era obbligato a spiegarle tutto non appena fosse arrivato a casa...

Con la testa abbassata e le mani nelle tasche, Ranma uscì dalla clinica. Si scervellò mentre camminava; cercando di pensare al miglior modo per dirglielo. Ma ogni scenario a cui pensava, finiva con lui lanciato o disteso immobile sul pavimento.

Dopotutto era stata dolorosamente onesta con lui la scorsa notte...e lui dubitava che sarebbe stata felice del suo silenzio.

No.

Certamente non era impaziente per il loro prossimo incontro...sarebbe stato comunque doloroso.

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Note della traduttrice: scusatemi, in effetti mi sono dimenticata di dirvi chi sono... ^_^' Eh, eh, son davvero sbadata! Il mio nick è Lithtys e questa è la prima storia che traduco. Sono un'appassionata lettrice di ff e se questo esperimento di traduzione riesce, vorrei tradurre altre storie. Ma al momento non voglio mettere "troppa carne al fuoco", così mi limiterò a portare a termine "SheWalks in Beauty".

Grazie per i tuoi commenti, Tiger eyes! Mi fa piacere sapere che la storia ti sta appassionando (proprio come è successo a me!). Nel prossimo capitolo si capirà qualcosa di più, ma poco. Angela è molto brava a mantenere il livello di suspance alto...Per quanto riguarda i miei errori, non me n'ero accorta! Mi spiace moltissimo di aver usato più volte la stessa parola. Non l'ho riletta prima di postarla...farò più attenzione! ^______^

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Capitolo 4
*** cap 2 - parte seconda ***


 

SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 2 - PARTE SECONDA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Cercando di essere il più silenzioso possibile, sgusciò in casa Tendo, attento ad evitare Kasumi ad ogni costo. L'ultima cosa che voleva era rispondere alle innocenti domande della più grande delle figlie di Tendo su dove era stato tutta la mattina. Perchè per quanto l'idea fosse allettante, era quasi impossibile mentire a Kasumi.

E proprio quando ebbe raggiunto le scale - la salvezza a pochi passi - sentì "Ma guarda un po'...se non è Ranma".

Istintivamente si gelò...una nuova paura stava nascendo. Per un attimo si era dimenticato che c'era qualcuno molto peggiore di Kasumi. Girandosi, si sforzò di sorridere.

"Heilà, Nabiki", disse, salutando meccanicamente. "Come va?". Cercò al meglio di nascondere il suo disagio, ma era quasi impossibile. In confronto a Kasumi, Nabiki incuteva timore. Poteva strappare la verità, che si volesse o no...

E questa volta sembrava avesse intenzione di fare affari.

Era appoggiata contro il muro, con le braccia incrociate davanti al petto. Come sempre aveva una sguardo calcolatore...e ci volle tutta la forza di volontà di Ranma per non girarsi e correre via.

Sa, gridava una flebile voce nella sua testa.

Come aveva fatto questa volta? Una telecamera nascosta, un microfono, aveva assunto delle spie...?

Le diede alcuni secondi per parlare, per darle modo di fare una lista di richieste, o anche per tormentarlo per dettagli ed informazioni. Rimase completamente zitta, fissandolo in attesa.

In parte sorpreso, completamente sollevato, Ranma alzò le spalle. "Beh, ci vediamo", disse, desideroso di andarsene prima che cambiasse idea. Non fece in tempo a fare due passi, che la sua voce lo raggelò.

"Non hai nulla da chiedermi?".

Ranma si fermò sulle scale, frugando nella memoria. Oh, cavolo, pensò con orrore. Che cosa aveva dimenticato? Non voleva riavere indietro tutti i soldi che gli doveva, vero? Solo gli interessi lo avrebbero ucciso!

Questo era ciò a cui stava pensando; quello che uscì fuori, comunque, fu un insicuro e speranzoso, "no?".

Nabiki scosse la testa mentre uno sguardo di disgusto le attraversò il volto. "Fai come vuoi, Saotome", replicò girandosi per andare via...ma non prima di aver guardato sopra la spalla gettando un'occhiata di avvertimento nella sua direzione. "Ma non biasimare me quando Akane si arrabbierà per esserti dimenticato di comprarle un regalo di compleanno".

Ranma si impietrì a quelle parole...l'espressione di sbalordita incredulità. "Compleanno?", disse lentamente, come se non credesse totalmente alle parole che erano uscite dalla sua bocca. "Quale compleanno ?Quando?".

"Non dirmi che te ne sei dimenticato davvero", disse Nabiki roteando gli occhi. "Davvero, Ranma...Kasumi ti sta solo lasciando indizi da circa due settimane. Sei davvero ottuso".

Ranma iniziò a protestare, ma fu subito zittito.

"Il suo compleanno è fra due giorni", disse Nabiki, posandogli due migliaia di yen sul petto, di nuovo donna d'affari. "Cerca di comprarle qualcosa di carino - dopotutto è il suo diciassettesimo compleanno".

Ranma istintivamente prese i soldi, borbottando un grazie a Nabiki mentre lei gesticolava da sopra la spalla. "Lo aggiungerò al tuo conto", gli disse. E se ne andò. Guardando in su verso la camera di Akane, Ranma gemette. Grande, un compleanno...proprio quello di cui aveva bisogno. Ora aveva un'altra cosa di cui preoccuparsi.

 

Quando le raccontò dei suoi sogni, pensava che sarebbe stata turbata o tutt'al più un po'arrabbiata per il fatto che lui avesse cercato di nasconderglielo. Ma contro ogni aspettativa, Akane prese la notizia sorprendentemente bene. Un po'troppo bene, in effetti...ora sapeva che qualcosa era sbagliato.

"Così...", Ranma iniziò a disagio, gettando uno sguardo alla sua riluttante fidanzata da sopra la ringhiera mentre si dirigevano dal dottor Tofu. " Sei sicura di non essere arrabbiata?". Pensò di aver sentito un brontolio innervosito venire dalla sua direzione; ignorandolo, ripetè la domanda. Questa volta era certo di aver sentito un borbottio.

"Ti ho già detto che non lo sono, quindi smettila di chiedermelo!", urlò quasi la sua fidanzata.

Ranma, roteando gli occhi, sospirò. "Cavolo, non devi mangiarmi vivo!", brontolò, incrociando le mani dietro alla testa. "Stavo solo chiedendo, tutto li".

Akane lo guardò male. "Beh, forse se la smettessi di farmi sempre la stessa domanda, non ti avrei mangiato vivo!".

Ignorando i suoi irati commenti, saltò giù dalla ringhiera, rimangiandosi una replica. Forse era andato troppo oltre...dopotutto, conosceva il temperamento della sua fidanzata meglio di qualsiasi altro; ma era solo preoccupato per lei. E per quanto lo riguardava, aveva una ragione per cui essere in ansia. Una reazione così calma, indifferente, non era normale.

Ma con suo sollievo, non ebbe il tempo di indugiarci sopra: vide la clinica del dottor Tofu in lontananza. Scegliendo di ignorare Akane piuttosto che renderla ancora più nervosa, corse avanti, lasciandola ad urlargli contro mentre lo seguiva.

 

 

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Note di Lithtys: sono contenta che la storia vi piaccia! Io l'ho trovata molto bella, nonostante sia un po'complessa.

L'autrice mi ha chiesto di inviarle i vostri commenti, perciò sentitevi libere di dire tutto ciò che pensate (critiche, apprezzamenti, suggerimenti) !

Tiger eyes , devo complimentarmi con te per la tua sagacia. Conosci davvero bene la psicologia dei personaggi "ranmacei"! ^______^ E ti ringrazio per i complimenti.

Grazie anche a voi Lynn12 e giuxxx! La storia originale consta di 3 capitoli; ma siccome sono davvero lunghi, ho deciso di spezzetarli in più parti (non so ancora quante ne verranno fuori) così da riuscire ad aggiornare frequentemente la ff.

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Capitolo 5
*** cap 2 - parte terza ***


SHE WALKS IN BEAUTY

 

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CAPITOLO 2 - PARTE TERZA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Alla clinica, il dottor Tofu li stava aspettando.

Ranma aveva a malapena attraversato la porta che il buon medico apparve davanti a lui, sorridendo apertamente. "Bentornato, Ranma", disse, spingendosi in su gli occhiali mentre gettava uno sguardo sopra la spalla del ragazzo più giovane. Il sorriso sul suo volto sembrò offuscarsi per un momento. "Akane sta arrivando, non è vero?", chiese, accigliandosi leggermente.

Mentre faceva questo, Akane entrò nell'ufficio.

"Perchè sei corso via, stupido?"chiese mentre lottava per riprendere fiato. Ranma, da parte sua, lo notò appena. I suoi occhi erano incollati al dottor Tofu. Per qualche ragione, nel momento in cui la sua fidanzata era entrata nella stanza, gli occhi del medico si erano spalancati un attimo per la sorpresa - sorpresa che si era rapidamente trasformata in una miriade di altre emozioni - qualcuna delle quali Ranma non aveva neanche potuto iniziare ad identificare. Ma aveva visto confusione in quegli occhi...incertezza, diniego...finchè infine, era rimasta una sola emozione; qualcosa che Ranma non era ancora pronto a conoscere, men che meno ad accettare.

...Paura.

Allora gettò un'occhiata ad Akane, cercando qualcosa che avesse potuto indurre il dottore a fare così...ma a lui sembrava la stessa: ancora un maschiaccio poco carino, assolutamente. Aveva una benda bianca avvolta attorno al polso da quando lo aveva slogato l'altro giorno durante una caduta particolarmente maldestra. Indossava un vestito con fiori stampati - uno di quelli che pensava le stessero bene (ma non lo avrebbe mai ammesso) - e si stava mordendo il labbro inferiore mentre fissava il dottore, guardandolo con curiosità, nonostante la sua espressione sconfinasse nella preoccupazione.

Allora, che cosa aveva visto il dottor Tofu?

"Sta bene, dottore?", chiese Akane dando voce ai suoi stessi timori.

Al suono di quella voce, Tofu si raddrizzò, tossendo a disagio mentre si sistemava gli occhiali. "Sto bene, Akane", la rassicurò, annuendo in modo assente. Come per rafforzare le sue parole, sorrise facendo loro segno di accomodarsi sul sofà. "Perchè non vi sedete; io vado a preparare un thè e dopo parleremo".

Ranma obbedì, anche se iniziava a sentirsi un poco in ansia. Non era così che aveva immaginato iniziasse l'incontro; aveva creduto che il dottor Tofu li avrebbe esaminati insieme e gli avrebbe detto di non preoccuparsi...che le sue paure erano infondate. Ma ora, sembrava esattamente l'opposto.

Cercando di lenire i suoi timori, gettò uno sguardo ad Akane che ora sedeva di fianco a lui. Le sue mani erano strette in grembo e le stava fissando silenziosamente, immersa nei suoi pensieri.

Per un momento accarezzò l'idea di insultarla, sperando di farla reagire stuzzicandola - di vedere la vecchia e familiare scintilla, quel fuoco, che sembrava sempre emanare quando era arrabbiata. Divertente, come era diventato quasi confortante cercare quella reazione! E almeno in quel modo, pensò, poteva recuperare qualche parvenza di normalità.

Ma non ne ebbe la possibilità.

Il dottor Tofu non li fece aspettare a lungo. Qualche minuto dopo rientrò nella stanza, tenendo in mano due tazze fumanti di thè . "Eccovi", disse, offrendole ai suoi ospiti. Ranma e Akane lo ringraziarono velocemente mentre prendevano le loro bevande; Akane ne bevve un cortese sorso, mentre Ranma appoggiò la tazza sul tavolo accanto a lui...tutta la sua attenzione concentrata sul dottor Tofu. Il buon medico, in quel momento, stava cambiando la targhetta alla sua porta d'entrata da APERTO a CHIUSO.

Ranma lo guardò stufo di aspettare; il suo iniziale senso di terrore ritornò velocemente. Ora l'uomo più grande stava chiudendo attentamente la porta, cercando di prevenire qualsiasi interruzione futura.

Solo dopo che le serrature furono sicure, rientrò nella stanza. Dopo, sedendosi direttamente di fronte ai suoi ospiti, sollevò la sua tazza di thè e ne prese un sorso con fare abituale.

Ranma era sull'orlo della sedia in attesa e gli ci volle tutta la sua forza di volontà per non afferrare l'altro uomo e iniziare a scuoterlo perchè parlasse.

Ma con suo sollievo, il dottor Tofu appoggiò la tazza ; anche se il suo vecchio, familiare sorriso non apparì. "Non so come iniziare", disse loro, con la voce bassa per l'incertezza. "La miglior cosa da fare in questa situazione, suppongo, è quella di uscire allo scoperto e dirla. Sebbene capisca che quello che sto per dirvi possa schockarvi". Volgendo lo sguardo verso Ranma, la sua espressione divenne seria.

"Ti ricordi di cosa abbiamo parlato prima?", chiese. "Riguardo al filo rosso del destino...?".

Ranma lo guardò incerto e confuso dalla domanda, ma gli rispose con un indifferente, "Sicuro".

Sembrando soddisfatto, il dottor Tofu si volse verso Akane. "So che tu sei familiare con questa storia", disse con un sorriso. "Quando eri piccola, mi raccontavi che tua madre e tuo padre erano legati dai fili rossi del destino, e questo era il motivo per cui erano così uniti".

Annuendo, Akane arrossì al ricordo, ma non disse nulla.

Quando era più piccola, sua madre le aveva raccontato tutto su quella leggenda - sul filo rosso del destino che si presumeva ti legasse ad una persona speciale, qualcuno fatto proprio per te. Aveva sempre detto che se lo desideri con tutta te stessa, ci credi e ci speri, allora un giorno lo avresti trovato...proprio come lei aveva trovato loro padre. Nabiki era sempre stata scettica riguardo alla leggenda , ma sia Akane che Kasumi ci avevano creduto subito.

Ancora oggi, era certa che Kasumi ne fosse convinta...sebbene la stessa Akane aveva smesso di credere nella leggenda dopo che la loro madre era morta.

Ma non poteva dire proprio quello al dottor Tofu.

Non che lui l'avrebbe ascoltata, notò, leggermente divertita. Sembrava immerso nei suoi pensieri, come se una battaglia silenziosa si stesse combattendo nella sua mente.

"Si", disse all'improvviso, come ricordandosi che erano tutti lì. "E' meglio uscire allo scoperto e dirla, penso". Facendo un momento di pausa, li fissò a turno; la sua faccia diventava più risoluta ogni secondo che passava. Anche con gli occhiali, Akane non potè sbagliarsi sull'espressione sul suo volto - i suoi occhi apparivano cauti e le sue labbra erano tirate in una stretta e sottile linea. Se non lo avesse conosciuto bene, avrebbe detto che si stava preparando per qualche tipo di attacco.

Qualcosa che era in parte vera, considerando le successive parole che uscirono dalla sua bocca. "Vedete", iniziò lentamente, scegliendo le parole con attenzione. "Ho questa abilità...un dono in verità: qualcosa che mi permette di vedere il filo rosso del destino".

Si fermò...aspettando.

 

 

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Note di Lithtys: anche a me ha intrigato il fatto che fosse implicato il filo rosso del destino. Pian piano si capirà perchè; abbi fede Akane_val ! ^____^

Tiger eyes, non ti sfugge nulla! Ma come si fa a depistarti?! ^_____^' Anche suddividendo i capitoli in più parti, sai sempre cosa sta per succedere (o forse,no?).

Grazie giuxxx! Anche a te "puzza" la storia del compleanno? Mah...chissà... ^_-

Ciao Fabichan, grazie per l'incoraggiamento! Cercherò di mettercela tutta! Mi spiace per gli errori di battitura: son sempre la solita sbadata! o__O Perdono!

Noto con piacere che state seguendo tutte con attenzione...vite passate...filo rosso...compleanno

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Capitolo 6
*** cap 2 - parte quarta ***


SHE WALKS IN BEAUTY

 

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CAPITOLO 2 - PARTE QUARTA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Ranma non mosse un muscolo...lo fissava privo d'espressione...

Akane, come si aspettava prese la notizia un po'meglio. Mostrò qualche segno di pensiero intelligente...nonostante sembrasse lacerata fra la confusione e l'incredulità; entrambe le emozioni si alternavano sul suo volto. La sua espressione era quasi comica ed il dottor Tofu dovette reprimere un sogghigno con la forza, mentre beveva un lungo sorso di thè, aspettando pazientemente che il loro schock si dissipasse.

Se lo aspettava, dopotutto...

Finalmente Akane si riscosse e fissò la tazza che aveva in mano, gli occhi incollati al suo contenuto; Tofu dubitava fortemente che i suoi pensieri fossero rivolti al thè. Ma dopo alcuni minuti imbarazzanti, sollevò la testa per fissarlo.

"Il filo rosso del destino?", ripetè lentamente, incerta, cercando lo sguardo del dottore. Stava tentando di trovare qualsiasi cosa che le dicesse che aveva ragione, che Tofu stava solamente scherzando. O tutt'al più che aveva sentito male e che c'era qualcos'altro che avrebbe voluto dire loro. Ma la sua espressione rimaneva la stessa: seria e solenne.

E sebbene sapesse che il dottor Tofu non le aveva mai mentito prima...questo - nulla di questo aveva senso.

"Ma quella - quella è solo una leggenda", gli disse dando voce ai suoi pensieri, mentre scuoteva la testa. "Non è reale. Intendo, non può esserlo. Secondo le leggende si suppone che sia invisibile, vero? Allora come può vederlo...?"

"Giusto", convenne Ranma improvvisamente, annuendo. "Inoltre, anche se fosse reale", continuò, riprendendo da dove si era interrotta la fidanzata. "Che cosa c'entra quello con i nostri sogni?".

Con un atteggiamento quasi di scusa, Tofu si accigliò. "Mi dispiace, non ho tutte le risposte, Ranma", gli disse onestamente con gli occhi rivolti verso il basso. "Infatti può essere che tutto ciò che ottieni dai tuoi problemi siano solo altre domande. "Ma una cosa posso dire con certezza: il filo rosso del destino esiste davvero", si fermò per un momento, perso nei propri pensieri, poi sollevò nuovamente la testa; la sua voce riacquistò il solito tono confidenziale.

"E su come abbia acquisito un dono così unico", continuò, volgendosi a guardare Akane. "Sono spiacente di non avere la risposta anche per questa domanda. Tuttavia ciò spiega una delle ragioni per cui sono così sintonizzato col chi".

Passandosi una mano fra i capelli per la frustrazione, Ranma gemette. "Non capisco", ammise, benchè con riluttanza. "Che cosa c'entra la storia del filo col chi?".

"Beh, sapete che il chi è un tipo di energia che fluisce attraverso il corpo, giusto?", come si apettava, entrambi annuirono. "Il filo rosso è un'estensione di quell'energia", spiegò Tofu, spingendosi in su gli occhiali. "In sostanza, ti connette al chi di una persona. Se la potenza dell'energia di un individuo è forte, allora il filo appare luminoso, ed è facile vederlo. Se invece il chi è debole, allora il loro filo del destino apparirà pallido anch'esso. Prendete, per esempio, il tuo Möko Takabisha", disse, fissando Ranma. "Tu hai la capacità di aspirare il chi dal tuo corpo e plasmarlo in un'arma, cosa che sono capaci di fare pochissime persone. In altre parole, tu prendi la tua energia interna e la proietti all'esterno. Il filo rosso del destino è la stessa cosa".

Avendo compreso, gli occhi di Akane si spalancarono e si chinò ansiosamente in avanti, curiosa nonostante tutto. Di fianco a lei, Ranma sogghignò, comprendendo ogni cosa: chi ed arti marziali - queste cose le poteva capire.

Il dottor Tofu continuò. "Il filo rosso del destino assomiglia ad un lungo e sottile spago di chi che costantemente fluisce dal corpo. Come dice la leggenda, appare come un filo rosso - un filo che si estende dal mignolo di una persona ad un'altra. Ogni spago è diverso da persona a persona", aggiunse velocemente. "La maggior parte sono piuttosto fiochi e poco visibili, nonostante io possa sempre vedere un luccichio ogni tanto che mi assicura della loro esistenza". Si fermò, apparentemente in difficoltà. "E poi ci sono quelli invisibili. Questi sono quelli che o sono stati tagliati o che hanno perso la persona all'altro capo del filo", concluse tristemente.

Subito il pensiero di Akane corse a sua madre. Aveva avuto ragione per tutto questo tempo? si meravigliò. E se si, significava che suo padre era diventato una di quelle persone...? Il suo filo era scomparso dopo che sua madre era morta?

"Allora, se ogni individuo ha un filo rosso del destino", interruppe Ranma, sembrando confuso."Questo significa che finiremo sempre con la persona che si suppone sia dall'altra parte?", chiese.

"Mi spiace, ma non è sempre così", replicò con rammarico. "Vedere un filo completo è estremamente raro; infatti io stesso ne ho solo visti quattro o cinque", spiegò, arrossendo improvvisamente per qualcosa che sapeva solo lui. "Ma quando sono insieme, sia la connessione che il filo divengono molto forti".

"E lei dottor Tofu?", chiese Akane con curiosità. "Può vedere il suo?".

Alla domanda, il volto di Tofu divenne di una brillante sfumatura di rosso, e gli occhiali iniziarono ad appannarsi mentre un sorriso ebete si faceva strada sul suo viso. "Veramente...avrete notato che - che, beh, tendo a diventare un po'...possiamo dire...fuori di testa...ogni volta che Kasu - Kasumi è vicino". Ranma ed Akane tentarono di mascherare il loro divertimento mentre il dottore cominciava a torcersi timidamente le dita alla sola menzione della più grande delle sorelle Tendo. "Ecco perchè, continuò, arrossendo profondamente, "Io e Ka - Kasumi siamo...siamo...beh, connessi".

Akane spalancò gli occhi ed un enorme sorriso si aprì sul suo volto. "Intende dire che lei e Kasumi siete legati dal filo rosso del destino?", chiese eccitata. Il dottor Tofu potè solo annuire, mentre continuava a fare sciocchi gesti con le mani, sorridendo in maniera insensata per tutto il tempo.

"Beh, questo spiega molte cose", disse Ranma, sogghignado lui stesso. "Non c'è da stupirsi se diventa così nervoso ogni volta che la vede".

Il dottor Tofu si allungò per prendere la tazza di thè; le mani gli tremavano leggermente mentre ne beveva un sorso per calmarsi. Quando ebbe riacquistato la calma, poggiò la sua tazza ormai vuota - buona parte del thè era finita sul pavimento - e si sedette più diritto, tornando nuovamente serio. "Ora veniamo al motivo per cui vi ho voluto entrambi qui", disse, guardandoli intensamente, tutte le tracce del dottore sciocco ed innamorato, sparite. "Ho notato il filo rosso che vi unisce il momento in cui ti ho incontrato, Ranma".

_____________________________________________________________________

 

Note di Lithtys: scusate per la brevità di questa parte...oggi non ho avuto molto tempo... ^__^' Avrei voluto postarne una più lunga, però non ci sarei riuscita prima di domani; così...eccomi qua!

Tiger eyes, le tue osservazioni son sempre molto attente! E, come avrai letto, si, Akane e Ranma sono legati dal filo rosso del destino: come avrebbe potuto essere altrimenti?! Mi chiedi se questo porterà delle conseguenze: hmmmmmmmmmmm...non dico di più! ^_-

Fabichan continua a piacerti la storia? Questa volta ho riletto attentamente, ma ho tanta paura che mi sia ancora scappato qualche errore di battitura... ^______^

Ciao DolceMella! Fa sempre piacere leggere nuove recensioni! E se sono entusiaste come le tue...gongolo! ^///^ Questa storia mi è piaciuta proprio per la minuzia con cui è descritto ogni minimo particolare. Sembra quasi di avere le tavole del manga davanti! Una fiction? Cosa? Come? Quando? o__O Ti faccio tantissimi in bocca al lupo!

giuxxx, akane_val, lynn12...vi ho già perse? Spero di no!

Alla prossima!!!

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Capitolo 7
*** cap 2 - parte quinta ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 2 - PARTE QUINTA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

 

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Di nuovo, ci fu un silenzio sbalordito e due paia d'occhi che lo fissavano privi d'espressione.

"Posso assicurarvi che non è un errore", disse, sollevando la mano per prevenire qualsiasi imminente protesta. "Non era forte come ora", ammise con un sorriso. "Ma ciò che vi unisce è inconfondibile; anche senza la mia abilità l'avrei vista comunque".

Arrossendo furiosamente, entrambe le loro sedie vennero mosse all'istante ai lati opposti della stanza, mentre cercavano di mettere fra di loro quanta più distanza potevano. Il dottor Tofu scoppiò a ridere di cuore, mentre loro velocemente avevano iniziato a negare un legame di tale genere, le parole maschiaccio e pervertito venivano lanciate per la stanza più volte di quante riuscisse a contarne.

Di nuovo sollevò la mano, cercando di mettere fine al loro battibecco. "Questi sogni", li interruppe con fermezza, la voce seria mentre cercava di ricordare loro il motivo per cui si trovavano lì. "Penso che possano essere legati alla connessione che vi unisce". Nuovamente, i suoi occhi si incupirono, e li fissò a turno. "Quando Ranma è venuto stamattina, ho notato che c'era qualcosa di sbagliato. Il vostro filo rosso del destino - beh, solitamente è splendente, uno dei più brillanti che abbia visto - ma questa mattina, sembrava...in qualche modo...più debole...".

"Più debole?", chiese Akane, avvicinandosi al dottor Tofu, con una punta di preoccupazione nella voce.

"Che cosa intende?", disse.

"Quando siete insieme il filo rosso del destino è molto luminoso - quasi solido. Ma ora", disse, facendo segno allo spazio fra loro due, ad una linea che nessuno di loro era in grado di vedere. "E'ancora lì, ma...è più debole. E'come se...è come se qualcosa lo stesse oscurando". Si fermò un momento, guardando le loro facce.

"Sembra che ci sia un'ombra sopra di lui".

Non erano completamente sicuri su come prendere la notizia, e neanche sembravano voler iniziare il discorso...così la strada verso casa continuò ad essere dominata dal silenzio. Ogni tanto però, Ranma si trovava a guardare la sua riluttante fidanzata. Akane, come lui, sembrava determinata ad evitare il contatto visivo a tutti i costi: la sua testa era girata dall'altra parte, lo sguardo fisso sulla via.

Bene. Se voleva giocare ad evitare l'argomento, allora avrebbe partecipato anche lui. Dopo tutto, aveva già abbastanza cose di cui preoccuparsi...la sua mente era ancora turbata da tutto ciò che aveva detto il dottor Tofu.

Aveva parlato seriamente? Lui ed Akane erano...erano veramente...? Ranma scosse velocemente la testa, volendo scacciare questi pensieri. Tutto ciò che lui ed Akane avevano sempre fatto era litigare. Pensare che potevano - che erano - ...era da pazzi!

C'era quasi da ridere.

Ma lei ci credeva?

Di nuovo lanciò un'occhiata ad Akane, cercando di capire a cosa stesse pensando. Normalmente, una cosa di questo genere sarebbe stata facile - Akane, nonostante il suo umore variabile, era una persona abbastanza facile da leggere. Non ci voleva un luminare, ad esempio, per capire quando era arrabbiata.

Ma questa volta, non riusciva a decifrare nulla! A parte il leggero rossore che vedeva andava diffondendosi sul suo viso...non sembrava infuriata...forse a disagio od imbarazzata, ma non...

Aspetta un secondo.

Stava arrossendo...?

In risposta, Ranma arrossì a sua volta. Non aveva realizzato da quanto tempo la stava fissando. Immediatamente, distolse lo sguardo, cercando di nascondere il suo imbarazzo tossendo inquieto. Volendo disperatamente distrarsi, volse la sua attenzione al cielo. Si stava facendo scuro - le nuvole stavano scomparendo ed il cielo iniziava a tingersi di porpora; un segno sicuro che la notte sarebbe presto scesa sopra di loro.

...Ed un'altra notte significava altri sogni...

Ranma sospirò. Il dottore aveva avuto ragione, ora aveva più domande che risposte.

Ma il lato positivo era che lui ed Akane sarebbero stati in grado di dormire un po'questa notte. Sentendo il peso del leggero carico che stava portando, sorrise. Anche il dottor Tofu non aveva saputo dire loro per certo cosa stava accadendo, ma almeno gli aveva dato qualcosa che li avrebbe aiutati a dormire meglio...

Anche se era una magra consolazione.

Ancora non riusciva a togliersi di dosso la sensazione che qualcosa non andasse. E stava diventando dannatamente irritante.

Se tutto ciò che il dottor Tofu aveva detto era vero...allora cosa significava? Poteva quell'uomo nei suoi sogni - poteva essere in qualche modo connesso?

E per quanto riguardava Jusendou...? All'inizio credeva che se qualcosa non andava, ne era responsabile...ma ora non ne era più così sicuro. E l'immagine della strana ombra - quella menzionata dal dottor Tofu - ...non riusciva a mandarla via dai suoi pensieri.

...Per qualche ragione, questo lo spaventava più di quanto avesse fatto Jusendou. Guardando la sua fidanzata ancora una volta, si accigliò. Sembrava aver fatto dell'idea di ignoralo, una questione esistenziale.

Eh, cocciuta come sempre...

Distogliendo lo sguardo, annuì determinato, avendo preso un'improvvisa decisione. Domani...le avrebbe parlato domani. Per quanto odiasse l'idea di tale conversazione, sapeva che dovevano discuterne - non si poteva proseguire così.

Continuando a non parlare, entrarono nei cancelli del Dojo dei Tendo.

Nonostante l'utilità della moderna medicina, i sogni ritornarono di nuovo quella notte.

__________________________________________________________________

 

Note dell'autrice: So che il dottor Tofu scompare improvvisamente dalla serie, ma non mi importa. L'ho comunque riportato indietro. Mi è sempre piaciuto, e ovviamente giocherà un ruolo molto importante in questa storia. ;)

Note di Lithtys: ecco un'altro capitoletto. Non mi ero resa conto che la storia fosse così lunga! Man mano che la traduco, mi rendo conto che verranno fuori un bel po'di capitoli. Spero avrete la pazienza di leggerla tutta. ^___________^

Tiger eyes, come sempre ti devo dire che le tue recensioni calzano a pennello! Inoltre l'idea che Ranma ed Akane fossere in un certo senso, predestinati a stare insieme è piaciuta tanto anche a me *__________*

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Capitolo 8
*** cap 2 - parte sesta ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 2 : PARTE SESTA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Era differente dai precedenti.

Ora le memorie tornavano in veloci lampi di luce, come una macchina fotografica che scattava a tutta velocità. E ad ogni flash, un'immagine...

Istintivamente capì che cosa stava vedendo. Poteva ricordare chiaramente piccoli ed insignificanti dettagli: l'odore del luogo, suoni di persone a lungo dimenticate - la sensazione delle stesse immagini - e per un momento, era di nuovo lì...

...rivivere una vita passata in brevi momenti rubati.

Ma c'era un flash, una memoria che emegeva fra tutte.

Era Emy in cima ad una scalinata, che gli stava sorridendo. Non erano le uniche persone nella stanza...ma era come se lo fossero. Ed il suo corpo si sentiva incollato in quel punto, i suoi occhi, la sua mente - erano concentrati su di lei. Indossava un lungo vestito bianco, uno di quelli che accentuavano ogni curva, ogni linea del corpo, ed i suoi lunghi capelli neri ricadevano in onde sulla schiena.

Era bella e Daichi non riusciva a distogliere lo sguardo.

...Non era il solo...

Lo sapeva con chiarezza accecante, come se una persona glielo avesse sussurrato nell'orecchio; e con questo vennero altri pensieri - pensieri che non avrebbe dovuto avere, che non avrebbe potuto conoscere.

Era questo il giorno, realizzò improvvisamente.

Qualsiasi cosa fosse accaduta - qualsiasi cosa avessero fatto - era questa che costringeva Emy a morire ancora e ancora; che lo obbligava a vedere la donna che amava svanire per sempre dalla sua vita. E con questo arrivò il senso di colpa, la collera, il biasimo per non essere capace di fermarlo.

Ma per ora, non era ancora accaduto.

Così tutto ciò a cui riusciva a pensare era a quanto fosse bella ed a quanto la amava. Questa notte era accanto a lui - non ad un altro dei suoi pretendenti - e nonostante fosse imbarazzato da tutta quell'attenzione, era indefinitamente felice.

E in guardia.

Molto in guardia.

Finalmente oggi Emy avrebbe annunciato chi sarebbe stato il suo fidanzato. Era una formalità, in realtà; tutti ormai sapevano chi aveva scelto. Ma alcuni si rifiutavano di accettarlo. Per molti perdere contro uno come Daichi Satake era insopportabile.

E anche se Daichi sapeva che c'erano abbastanza guardie per occuparsi dei pazzi corteggiatori di Emy - così come delle sue pretendenti - non ne stava approfittando.

Non stanotte.

Questo era il motivo per cui non ci mise molto a notare uno strano uomo dall'altra parte del salone - l'uomo che si stava lentamente facendo strada verso di loro. Era vestito completamente di nero e sembrava abbracciare le ombre, stando vicinissimo al muro, dove era più buio. Ma non importava quanto duramente Daichi provasse, non poteva scorgere il volto dell'uomo attraverso la compattezza della folla...tuttavia non gli ci volle molto a realizzare il perchè: indossava un mantello largo e col cappuccio, che copriva con successo i suoi lineamenti.

E sebbene Daichi distolse lo sguardo solo per un attimo, quando riprovò a localizzarlo, l'estraneo col mantello se n'era andato.

Ecco perchè era così stupito quando pochi secondi più tardi udì vicino al suo orecchio una voce bassa ed aspra. Non si sa come, ma conosceva a chi apparteneva quella voce, ancora prima che l'uomo-ombra avesse iniziato a parlare.

"Sarebbe uno spreco perdere una ragazza così carina. E'il suo compleanno oggi, non è così?".

Gli occhi di Daichi si strinsero pericolosamente, riconoscendo immediatamente la minaccia inespressa. Ma quando si voltò per fronteggiare la voce...l'uomo in nero se n'era andato.

E con lui Emy.

Per un momento potè solo stare lì, insicuro su cos'era appenna accaduto. Le aveva detto di non lasciare il suo fianco - di fargli sapere tutte le volte dove stava andando. E sapeva che gli era accanto solo pochi minuti fa. Non era così stupida da vagabondare in giro senza di lui - non quando c'erano tre o quattro ragazze infuriate che avrebbero amato vederla morta, per non menzionare una stanza piena di uomini disperati che avrebbero dato tutto pur di trovarla sola allo scopo di forzarle la mano.

Guardandosi intorno, analizzò la folla, frustrato nell'accorgersi che per una volta nessuno gli stava prestando attenzione - che nessuno sembrava consapevole che lei era sparita - o interessanto, per meglio dire. E dov'erano le dannate guardie!

In qualche modo era riuscito a cercare per tutto il castello, controllando in tutti i suoi luoghi favoriti - la cucina, le stalle, la libreria - con le parole dell'uomo-ombra che riecheggiavano nella sua mente. Infine si ritrovò fuori, nel giardino.

E con suo sollievo, la vide...ma questa sensazione non durò a lungo.

Emy giaceva su una panchina, immobile. Il suo lungo vestito bianco, drappeggiato sul fianco della panca, strascicava sulla terra sporca.

Lentamente, le si avvicinò, col cuore che gli batteva incontrollabilmente nel petto. Se gli stava facendo uno scherzo, non l'avrebbe mai perdonata - non stanotte quando sapeva quanto importante fosse stare in un luogo sicuro. Ma più si faceva vicino, più diventava certo che non si trattasse di un gioco.

Solitamente, si sarebbe mossa leggermente - il corpo tremante nel tentativo di trattenere le risa.

Ma ora...era troppo immobile...

Sentiva il suo cuore battere nelle orecchie, mentre correva verso di lei, non preoccupandosi più di cadere in uno dei suoi sciocchi giochi senza senso. Le si chinò di fianco e le diede una gentile scossa. I lunghi capelli di Daichi, sempre raccolti in una treccia, ora ricadevano sulle sue spalle, sciolti per l'improvviso movimento - ma per una volta nella sua vita, Emy non allungò la mano per tirarglieli.

"Svegliati", le disse con fermezza. "Non è più divertente".

Ma lei rimase dov'era, respirando leggermente - l'unica cosa che lo tratteneva dal perdere il controllo.

Allora, l'aspra voce di prima, ritornò; Daichi pensò che fosse stranamente familiare.

"Non ti permetterò di averla", disse l'ombra.

Daichi si girò, gli occhi blu-grigi andavano socchiudendosi per l'ira. "Non hai molta scelta", replicò a denti stretti. Nonostante non fosse un combattente, scagliò le mani in aria, mimando una posizione da combattimento. Anche se il proposito dietro tale atteggiamento era intimidatorio...non era efficace. I suoi piedi erano posizionati in modo bizzarro ed erano troppo distanti, e le sue nocche erano raccolte in attesa dell'impatto.

Il suo avversario rise. "Sembra che questa volta sia io ad avere il sopravvento", disse. "Guarda, amico, che non so di cosa tu stia parlando, e onestamente, non mi importa...non ti lascerò toccare Emy per nessuna ragione al mondo". Decidendo di non lasciare nessuna opportunità di risposta al suo opponente, Daichi gli si lanciò contro; i suoi pugni iniziarono un maldestro e sconclusionato attacco.

L'altro uomo li evitò facilmente, ridendo mentre schivava lateralmente un'inoffensiva serie di pugni. Ma si stancò presto di tale gioco, ed estentendo le mani attraverso l'aria in un rapido movimento, Daichi lo udì mormorare qualcosa di incomprensibile...e dopo l'estraneo si fermò scansandosi completamente.

Daichi si agitò mentre si accorgeva improvvisamente che i suoi pugni non si avvicinavano minimamente al loro bersaglio. Anche se l'uomo incappucciato stava proprio lì, largamente scoperto, nessuno dei suoi attacchi andava a segno - era come se un muro invisibile fosse stato improvvisamente costruito, tenendo a bada tutti i suoi attacchi.

Era così impegnato a cercare di trovare una breccia attraverso quella difesa di ferro che quasi non si accorse che l'uomo-ombra borbottava altre strane parole - quasi non si accorse della lugubre luce verde che improvvisamente andava formandosi nelle sue mani, o che sotto il mantello che indossava, sorrideva.

E per un secondo, Daichi potè vedere solamente un'enorme ombra scura che si profilava davanti a lui - non un uomo alto e dinoccolato col mantello. E dopo quella grande sfera di energia oscura lasciò le mani della "cosa"...e Daichi, vedendola arrivare verso di lui, si gettò a terra, evitando per un pelo il colpo.

Ma la ragazza sulla panchina non era stata così fortunata.

Una strana ombra iniziò ad avvolgere la sua fidanzata e lui riusciva a vederla combattere per respirare. Alzandosi velocemente, corse verso di lei, chiamandola, nonostante sapesse che non poteva udirlo...e appariva non riuscire a correre abbastanza veloce; sembrava che fosse il suo corpo a guidarlo. L'ombra che la avvolgeva stava diventando più grande mentre il suo respiro diveniva più leggero...finchè fu come se non respirasse più.

Ma prima che potesse raggiungerla sentì qualcosa di freddo e scuro passargli oltre a tutta velocittà, e dopo il mantello che indossava l'uomo-ombra improvvisamente si fuse con l'ombra verde che incombeva sulla sua fidanzata. Divenne ancora più vasta e più scura; e quasi prese la forma di un uomo.

Infine la creatura-ombra si sollevò da Emy, e girandosi verso Daichi sorrise. "Stavo pensando di nutrirmi di te", disse, con una voce più rauca e profonda rispetto a prima. "ma la ragazza servirà allo stesso scopo". Sogghignado, cominciò a rimpicciolirsi; Daichi potè solo fissarlo. "Fino alla prossima volta", disse la creatura. E tramutandosi in una linea dritta e sottile sembrò, per un breve momento, lanciarglisi contro; ma dopo svanì.

Dietro, un corpo non notato giaceva sul terreno...qualcosa di cui Daichi divenne parzialmente consapevole dopo che il corpo di Emy venne infine sollevato dalle sue braccia fredde che si opponevano a tale atto.

Ma lì, la memori finì: all'improvviso la vista del giardino sbiadì...sebbene riuscisse ancora a sentire le parole minacciose della creatura, rieccheggianti intorno a lui. "...la prossima volta...".

E dopo ritornarono i flash di luce, ancora più veloci di prima; e Ranma fu bombardato con immagini di vite passate - tutte loro stranamente simili alla scena nel giardino che lui si era lasciato dietro.

Nomi differenti, luoghi differenti...ma sempre loro. E tutti finivano all'incirca allo stesso modo.

Emy...era solo l'inizio.

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Note dell'autrice: se l'intera scena del flashback con Emy e Daichi sembra piuttosto confusa, non preoccupatevi, che cosa è realmente accaduto lo spiegherò nella terza parte.

Note di Lithtys: mamma mia che faticaccia! Questa parte sembrava non voler più finire!!! ^___^

DolceMella ma proprio non mi vuoi dire che genere di ff stai preparando? Son davvero curiosa! *____* Hai proprio ragione: il compleanno di Akane è fra due giorni...Ranma dovrà escogitare qualcosa...ma cosa? E, soprattutto, ci riuscirà? Staremo a vedere!

'sera Tiger eyes, avrei voluto seguire il tuo consiglio, ma poi non ce l'ho fatta! ^______^' Comunque tra un po' rallenterò la velocità degli aggiornamenti...la prossima settimana ho un esame e sarà meglio che mi dia da fare, se non voglio rimanere bocciata! Eh, prima il dovere, poi il piacere...

giuxxx anche te una fan del dottor Tofu? Anche a me fa piacere leggere una storia dove gioca un ruolo importante...è troppo buffo! ^______^

Mi fa piacere sapere che la storia piace anche a te, Alisa! Angela ha davvero creato una bellissima trama e le descrizioni sono così minuziose...

Mozzi84, ecco a te il capitolo del sogno! Spero di non averti fatto attendere troppo.

Grazie a tutte per i complimenti!!! ^///^

Ps: ho ricevuto oggi una mail da un'altra volenterosa ragazza desiderosa di farci conoscere meglio le ff di Angela! Le ho fornito la password dell'account cosicchè potrà postarci, quando sarà pronta, un'altra ff di questa bravissima autrice!

 

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Capitolo 9
*** cap 2 - parte settima ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 2 : PARTE SETTIMA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

_________________________________________________________

Ranma era seduto nel suo letto ora, la testa fra le mani, il cuore che correva.

Centinaia di anni erano appena passati davanti ai suoi stessi occhi - e con loro, memorie, sentimenti, pensieri - cose seppellite molto tempo fa, tornate infine in superficie.

Aveva visto se stesso dopo la sua morte: depresso e solo mentre cercava di fronteggiarne la perdita.

Mettendo tutta la sua rabbia ed il suo dolore nel suo addestramento, iniziò lentamente a tramutare l'energia in desiderio di vendetta. Voleva essere preparato per quando sarebbe di nuovo arrivato il tempo di proteggerla - per uccidere la cosa che gliela aveva tolta ancora e ancora.

Daichi sarebbe stato la prima ed unica volta in cui si sarebbe permesso di essere debole.

Ma anche con tutta la sua preparazione, l'allenamento, e l'auto-disciplina - non importava quante tecniche, trucchi, o incantesimi aveva trovato - non erano mai stati abbastanza per salvarla.

Era un colpo per il suo orgoglio, così come era un colpo per il suo cuore.

In questa vita, i poteri di Ranma venivano dalla sua abilità ad adattarsi alla situazione e ad imparare dai suoi errori. Dopo essere stato sconfitto da un avversario una volta, non accadeva più.

Ora il suo peggior incubo diventava realtà: in una battaglia che veramente era importante per lui - una battaglia che combatteva ripetutamente, da una vita all'altra - non aveva ancora vinto. Non solo aveva fallito come suo fidanzato...ma anche come artista marziale. E se le arti non potevano salvarla...che cosa poteva?

Akane...

All'improvviso aveva un disperato bisogno di vederla.

Qualcosa dentro di lui lo spingeva ad alzarsi. Lo fece, incurante delle conseguenze, e si diresse verso la camera della sua fidanzata. Era strano come non sentisse la solita sensazione che avvertiva sempre quando raggiungeva la sua porta: inquietudine, imbarazzo, esitazione...il suo irresistibile bisogno di vederla vinceva sulle sue usuali paure.

E Akane rispose dopo solo un colpo.

Con una confidenza che normalmente non aveva, Ranma girò con facilità il pomello, e intrufolando la testa attraverso la porta, sussurrò un veloce e calmo, "Hey".

Akane non fece alcun movimento che dimostrasse che lo aveva sentito. Era seduta sul letto, con la testa appoggiata alla spalliera, completamente sveglia. Per un momento , si chiese se sapesse che lui era lì - non che gli importasse. Poteva vederla lo stesso da quella posizione, dopo tutto...e quello era tutto ciò che voleva. Solo vederla di nuovo, anche se per un momento, per assicurarsi che fosse realmente lì - che stesse bene.

Finalmente la vide, lei si spostò un poco, nonostante ad un occhio non allenato, il movimento fosse appena evidente. "Ciao", gli disse, guardando finalmente nella sua direzione.

Ranma lo prese come un invito ad entrare.

Avanzando, si chiuse la porta dietro, dirigendosi verso il letto, guidato dalla luce che filtrava dalla finestra. Poteva vedere Akane perfettamente, nonostante l'oscurità; e senza una parola, si sedette all'estremità del letto, attento a tenere le distanze.

Non era sicuro di quanto lei ricordasse...e anche se lo era, non aveva comunque idea di cosa dirle - da dove iniziare. Ma sapeva che doveva dirle qualcosa. Lo stava fissando con uno sguardo ansioso negli occhi.

"Akane...".

"E' vero, non è così?", disse, interrompendolo. "Quello che ha detto il dottor Tofu? Riguardo al filo rosso del destino...?!". Si fermò, ed i suoi occhi divennero illeggibili. "Ranma...questi sogni...sono reali, non è vero?".

In realtà era più una constatazione che una domanda. Ma Ranma si sentì lo stesso costretto a risponderle. "Si", disse, annuendo col capo; la sua voce si fece più bassa, "lo sono". Lo aveva saputo inconsciamente nel momento in cui si era svegliato - quando tutte le sue memorie erano improvvisamente ritornate. "Capisco", replicò altrettanto lentamente, gli occhi fissi sul letto. Non aveva detto nient'altro; solo fissava il suo consolatore, con le mani che giacevano prone al suo fianco.

Era...strano come aveva preso tranquillamente la notizia. Ranma la guardò attentamente, le sopracciglia aggrottate per la preoccupazione. Aspettando...

...aspettando una reazione che apparentemente non veniva.

Perchè diavolo era così calma?

La vecchia Akane...avrebbe urlato, gridato, calciato, gettato oggetti...avrebbe fatto qualcosa! Non sarebbe solo stata seduta ad incassare la notizia, di questo era dannatamente sicuro.

Quel tipo di reazione...non aveva realizzato davvero quanto la volesse!

Era qualcosa unicamente loro. Ranma e Akane, che lottano, anche alla faccia di un imminente disastro.

Non Emy. Non Daichi. Non Ayane o Ryu, Minako o Katsuro...

Non vite passate, non cose segrete da fare, non parlare ad un'ombra...solo due ragazzi di sedici anni, fidanzati contro il loro volere dai loro cocciuti genitori.

E la sua rabbia, la sua caparbietà...quelle le poteva gestire. Ma una calma, imbronciata Akane...non sapeva cosa fare quando era così. Doveva confortarla? Stringerla? Dirle che tutto sarebbe andato bene, e di fidarsi di lui? Lo avrebbe voluto?

Ora non ne era completamente sicuro. Solo ieri, nessuna di queste opzioni era pensabile. Adesso, comunque, sembrava naturale volerla toccare...naturale e giusto. Ma la parte di lui che non era così coraggiosa - che era ancora insicura dei sentimenti di Akane - lo teneva a bada, e lontano, dall'altra parte del letto.

A disagio, lei cambiò posizione. "Ranma", disse dolcemente, guardandolo all'improvviso. I suoi begli occhi castani erano ingannevolmente calmi, nonostante fosse impossibile non notare la paura nascosta nella sua voce. "Sto...sto per morire?".

Era una domanda così disperata che Ranma potè solamente fissarla a sua volta, cercando di alleviare l'improvvisa pressione che sentiva crescere per tutto il corpo - nella sua testa, nel suo petto, nel suo cuore.

Ma l'esitazione, la paura - istantaneamente svanirono nel momento in cui realizzò che stava tremando.

Le sue braccia si strinsero intorno a lei pochi secondi dopo.

La teneva saldamente, disperatamente; come se temesse di vederla sparire. Era quasi dolorosa...l'intensità del suo abbraccio. Ma Akane era troppo oppressa da ciò che aveva visto; troppo shockata per fargli sapere che la stava stritolando - se almeno se ne fosse accorta.

"Non morirai", le disse con fermezza, anche se la voce era prossima a spezzarsi. "Non permetterò che questo succeda di nuovo, Akane. Devi credermi". Prima che avesse tempo di replicare, Ranma si tirò leggermente indietro per guardarla negli occhi; le braccia ancora attorno a lei, l'espressione addolorata. "Io ti amo", disse. "Ti ho sempre amata". Le parole uscirono con naturalezza...così facilmente.

E dopo, chinandosi in avanti, la baciò - ogni traccia del ragazzo timido, imbarazzato, con cui Akane aveva vissuto in questi anni, era sparita. Le sue labbra erano gentili contro quelle di lei, e Akane si arrese al suo tocco; i sentimenti che aveva per lungo tempo cercato di negare, scomparvero nella scia di quel bacio e nella sensazione delle sue dita che le sfioravano la pelle. Ogni cosa era così familiare, così confortante...ed in quel momento, capì che non aveva bisogno di nient'altro.

"Ti amo anch'io", sussurrò. E lo pensava con tutto il suo cuore.

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Note dell'autrice: so che il manga finisce piuttosto bruscamente...ma considerando le circostanze, non penso sia troppo "tirato" quello che ho scritto. Intendo, hanno appena riavuto tutti i ricordi delle loro vite passate, e ricordate cosa è accaduto a Mamoru e Usagi quando hanno riavuto i loro! E Ranma e Akane hanno una storia dietro, così penso sia credibile. Anche se avrei voluto aggiungere qualche dettaglio in più alla fine....

Note di Lithtys: mi rilassa davvero tanto tradurre, così ho lasciato un po'perdere i libri per andare avanti con questa meravigliosa ff...ora va molto meglio! Non vedo l'ora che arrivi martedì, così dò questo benedetto esame e mi prendo qualche giorno di relax; solo al pensiero, mi sento già meglio! ^__^

Dunque Tiger eyes, come ha detto la stessa autrice, il combattimento tra Daichi e l'ombra è abbastanza confuso, ma verrà rispreso più avanti. Comunque posso dirti che mentre Daichi combatte l'uomo incappucciato, l'ombra attacca Emy. Come hai capito tu stessa, Daichi non conosce le arti marziali...ma le sue successive reincarnazioni miglioreranno sempre di più, fino ad arrivare a Ranma. *_____*

Eh, hai proprio ragione, Mozzi84! Anche a me dà parecchio sui nervi la strana creatura...ma soprattutto l'uomo incappucciato!!! ^_-

DolceMella, mi stai davvero incuriosendo! Non vedo l'ora di leggere la tua storia (ricetta della nonna o no!). ^_____^

Grazie a tutte per i complimenti! A dopo l'esame!

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Capitolo 10
*** cap 2 - parte ottava ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 2 : PARTE OTTAVA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Più tardi Ranma avrebbe ricordato che cosa gli era sempre sfuggito nei suoi sogni - l'unica cosa che lo aveva preoccupato da quando erano iniziati. E nonostante avesse cercato il più duramente possibile di chiuderla fuori dalla sua mente, tornò nel momento in cui era meno preparato ad accettarla.

In ogni sogno, lei moriva il 29 marzo.

Il giorno in cui compiva 17 anni...

C'era ancora qualcosa dell'incubo di ieri notte che sapeva non ricordare; qualche piccolo dettaglio che di nuovo aveva cercato di ignorare. Era lì, proprio sul filo della memoria, che lo tormentava, mettendo alla prova la sua pazienza...

Sapeva che era importante.

Ma non gli veniva proprio in mente.

E lo infastidiva parecchio! Non aveva già imparato tutto ciò che poteva da questi sogni? La scorsa notte, era stato così sicuro - si era convinto di aver finalmente capito che cosa stava accadendo. Allora perché - perché si sentiva come se mancasse qualcosa?

Lo sforzo fatto nel tentativo di ricordare...poteva quasi sentirlo fisicamente. Anche ora , sembrava che qualcosa lo stesse trascinando - per farlo rimembrare. Di nuovo, la sua mente ripetè ogni dettaglio, rivisse ogni momento, tutto ciò che aveva visto; tutto quel che aveva sentito; e ogni piccolo dettaglio che poteva essergli sfuggito.

...Nulla.

La sensazione diventava più persistente ad ogni tentativo fallito; le sue braccia erano pesanti, come se qualcosa le stesse fisicamente tirando, e piuttosto forte, in verità. Che cos'era che si stava dimenticando?

Questa era l'ultima cosa che Ranma richiamò alla mente; subito dopo, tutto il suo corpo venne strattonato dolorosamente, e la sua testa batté sul banco. Gemendo, si portò una mano alla testa indolenzita mentre si tirava su. Allora, ricordandosi dove si trovava, guardò giù alla mano oltraggiosa che teneva il suo braccio, poco divertito.

"Stupido", sibilò Akane dal suo banco, lasciando infine la sua manica. "Se vuoi sognare ad occhi aperti, fallo quando Miss Hinako non è di cattivo umore! Ha già prosciugato due studenti! Vuoi essere il terzo?".

Istantaneamente Ranma si sgonfiò; il fatto che era ancora bloccato a scuola incupì velocemente il suo umore. "Eh, come se potesse anche se volesse", replicò mettendosi a sedere ben dritto.

Akane roteò gli occhi e continuò ad ignorarlo, riportando prontamente la sua attenzione dall'altra parte della stanza dove si trovava la versione adulta di Miss Hinako. Ranma sospirò mentre riappoggiava la testa sul banco. Non riusciva ancora a capire perché Akane avesse insistito per venire a scuola oggi. Non avevano forse cose più importanti di cui preoccuparsi...?! In questo momento avrebbero potuto essere dal dottor Tofu, a preparare un piano di battaglia o qualcosa di simile.

Sollevando leggermente la testa, Ranma permise che il suo sguardo vagasse per l'aula, cercando ancora una volta di alleviare la noia. Stupida Akane...era stato così vicino a... un po'più a lungo ed era sicuro che si sarebbe ricordato.

Inoltre, non è che qualcun'altro stesse realmente prestando attenzione alla lezione di Miss Hinako. Daisuke e Hiroshi sembravano annoiati quanto lui - anche se Hiroshi molto di più. Era crollato sul banco, il corpo senza vita, appiattito contro il tavolo; Ranma si accigliò. Non gli ci voleva molto a riconoscere una vittima prosciugata quando ne vedeva una...

Comunque, ancora più problematico era il fatto che non sembrava riuscire ad evocare il solito sentimento di collera e disgusto che normalmente sentiva per la sua insegnante. Anche se un confronto con lei sarebbe stata una distrazione benvenuta, non sembrava riuscire a trovare la motivazione per iniziarla.

Invece, continuò a controllare la stanza, cercando la vittima numero due. Per un momento, pensò di averla trovata nella forma di Gosunkugi Hikaru, seduto sul retro dell'aula. Le braccia del ragazzo penzolavano dai suoi fianchi, e sembrava incredibilmente pallido, quasi mezzo-morto. La testa giaceva senza vita sul banco, mentre gli occhi - con completo fastidio di Ranma - fissavano Akane senza batter ciglio.

...Poi si ricordò che Gosunkugi aveva sempre quell'aspetto...

Un momento dopo trovò la reale ultima vittima di Hinako. Lo sfortunato ragazzo era per metà seduto, per metà sdraiato, su una sedia vicino al davanzale, ed era appena stato prosciugato. Parte del suo braccio era agganciato alla sedia, cosa che lo tratteneva dal cadere; se non fosse stato per quello, Ranma era sicuro che il suo corpo sarebbe fluttuato via.

Sfortunatamente, tutti gli altri studenti erano troppo impauriti dall'idea di essere prosciugati per offrire qualche sorta di intrattenimento. E le opportunità che a breve Shampoo o Kodachi sfondassero le mura per vederlo erano prossime al nulla: dal fallimento del matrimonio, le sue fidanzate erano state sorprendentemente efficienti nell'usare le porte o nel danneggiare al minimo le proprietà altrui. Non che potesse biasimarle...sua madre e Kasumi sapevano essere molto persuasive quando volevano.

Dato che nulla poteva distrarlo, la mente di Ranma ritornò velocemente a quella notte di molto tempo fa...desiderando che le memorie ed i loro dettagli ritornassero...

...Finchè sentì Akane tirargli una gomitata non - così - leggera nelle costole.

Aprendo gli occhi, tornò a guardare con ira la sua fidanzata - solo per vederla rispondere al suo sguardo, con un espressione che rispecchiava esattamente la sua. Stettero seduti così per alcuni lunghi minuti; i loro occhi incatenati in una silenziosa, accesa battaglia; nessuno dei due voleva ammettere la sconfitta. Ma lentamente, dopo ancora qualche minuto, poté vedere la resistenza di Akane vacillare lentamente: i suoi occhi sembrarono perdere il fuoco familiare e collerico e le sue labbra si volsero in giù abbandonando la stretta e sottile linea in cui si erano tramutate. Alla fine, sospirando, si girò bruscamente, ed il suo corpo sembrò piegarsi sulla sedia.

Ranma la guardò a disagio, insicuro su cos'era appena accaduto, tuttavia consapevole di aver vinto. E sebbene la piccola vittoria avrebbe dovuto farlo sentire meglio...per qualche ragione, lo fece solo sentire peggio.

Ormai le cose avrebbero dovuto cambiare fra loro. Dopo tutto ciò di cui avevano parlato, tutto ciò che avevano ricordato - erano giunti a qualche sorta di accordo - non è così? Allora perché lei si comportava come la solita ragazza poco carina che aveva conosciuto lo scorso anno?

Stava cercando di dimenticarsi tutto quello che era accaduto la scorsa notte...? Non riusciva a pensare a nessun'altra dannata ragione per il suo comportamento.

Solo questa mattina, era ritornata alla vecchia abitudine di chiamarlo stupido e pervertito ad ogni minima opportunità - e, per una volta, senza alcuna provocazione da parte sua! E dopo, sulla via per la scuola, aveva anche insistito perché lui camminasse sulla ringhiera piuttosto che di fianco a lei...non che gli importasse, davvero. In primo luogo, non era stato esattamente compiaciuto del fatto che lo aveva trascinato a scuola...

Ma...la amava ancora.

Non poteva negarlo così facilmente come sembrava fare lei.

Incrociando le braccia, Ranma appoggiò la testa nella confortevole incurvatura che formavano. Maschiaccio poco carino...creava più problemi di quanto valesse, pensava. Non avendo di meglio da fare, prestò attenzione a Miss Hinako, silenziosamente sfidandola a prosciugarlo.

...E poi, un flash di una memoria...

...un'ombra nera, un mantello che volava...

Ranma sollevò la testa di scatto, con gli occhi socchiusi.

...Perché quello lo aveva fatto pensare al suo sogno...?

La risposta venne subito dopo. Vide nuovamente l'immagine, come se fosse al rallentatore: un corpo che cadeva a terra, dimenticato ed abbandonato, mentre un'ombra scura lasciava il mantello per volare verso Akane. Ma non era la creatura che attirò la sua attenzione, questa volta.

"Ci sono!", urlò Ranma mentre saltava trionfalmente in piedi.

Girandosi verso Akane, la afferrò per un braccio - ignorando le sue preoccupate ed irate proteste mentre continuava a trascinarla fuori dall'aula. I loro compagni li guardarono ad occhi aperti, fissandoli increduli, mentre Miss Hinako si impietrì alla lavagna, con le mani alzate a mezz'aria ed il gesso tenuto strettamente fra le dita.

Facendo un profondo respiro, buttò fuori l'aria, abbassando le braccia. Era stata in sufficienti battaglie con Ranma da sapere quando era serio, e quando stava solo cercando un pretesto per combattere...giudicando dal suo scatto e dallo strano combattimento che avevano portato a ciò, sapeva che era inutile inseguirlo. Giurando silenziosamente di punirlo più tardi, tirò fuori una moneta da 5 yen, e andò avanti a prosciugare due studenti particolarmente rumorosi. Come si aspettava, la classe si calmò considerevolmente dopo ciò, e ritornando alla lavagna, continuò la sua lezione senza ulteriori interruzioni.

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Note dell'autrice: Riguardo al compleanno di Akane...non penso sia mai stata menzionata la data nel manga ( o nell'anime ). Ho cercato su internet, e qualche sito diceva che era il 29 marzo. Non posso dire di crederci, ma la data mi sembrava buona, perciò l'ho usata. Ma in realtà, la data non è scritta nella pietra...più nella sabbia...può essere lavata via dalla marea. E lo so che dovrebbero essere più grandi di 17 anni, ma nei manga il tempo non passa mai realmente ( stanno sempre nella stessa classe, e anche se le vacanze arrivano, i compleanni no). Così per rimanere fedele quanto più possibile ( e credetemi, è dura ) ho deciso di farli rimanere a 16 anni, anche se volevo che fosse il diciottesimo compleanno di Akane, dato che mi piaceva di più...

Note di Lithtys: finalmente posso prendermi qualche giorno di pausa...bellissima sensazione! Non so se il termine "prosciugato" sia quello usato nel manga...è da un sacco che non lo rileggo. Se qualcuno ha un termine migliore, vi prego, lo dica, in modo che io possa sostituirlo. Grazie!

Avete ragione giuxxx e Mozzi84: lo scorso capitolo era così romantico...*ç* *ç*

Tiger eyes, anch'io mi sarei aspettata una reazione più combattiva, per così dire; ma penso che il sapere che la sua vita potrebbe finire tra pochi giorni, abbia giocato un ruolo fondamentale. Tutti sappiamo che sotto la scorza, Akane è una ragazza dolce e sensibile...credo che questi sogni l'abbiano piuttosto scossa e che ora non riesca più a trincerarsi dietro la maschera dell'Akane forte e violenta. ^_____^

akane_val spero che i tuoi esami siano andati bene! Mi spiace per il capitolo del sogno; l'ho tradotto meglio che potevo, ma era confuso di suo... ^___^'

Akane_Tendo, è verò, i caratteri dei personaggi si discostano un po'dagli originali, ma credo che ricordandosi delle loro vite passate e della prematura morte di Akane...possano essere giustificati. ^___^ Questa ff è molto descrittiva ed alcuni aspetti sono parecchio approfonditi, ma non ti preoccupare: per un po'i sogni verranno messi da parte! Ah, no no, la madre di Akane non c'entra nulla. ^_-

Grazie lucy6!

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Capitolo 11
*** cap 2 - parte nona ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 2 : PARTE NONA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Anche se Akane aveva smesso di dimenarsi quasi immediatamente dopo essere uscita da scuola, continuava a non apprezzare il fatto di essere stata forzatamente trascinata via contro la sua volontà. Ad ogni modo, non senza una buona ragione. E Ranma sembrava determinato a non dargliela.

"Ranma", disse di nuovo, per la centesima volta. "Mi potresti gentilmente dire che cosa sta succedendo?".

Scuotendo la testa, rafforzò la stretta sul suo braccio. "Aspetta ancora un po' ", rispose. "Ti spiegherò tutto quando arriveremo dal dottor Tofu".

Akane si accigliò alla sua evasiva replica, ma cercò di rassegnarsi per tutto il tragitto. Non era realmente arrabbiata per il fatto di essere stata portata via dall'aula nel bel mezzo della lezione: una parte di lei lo aveva sempre saputo che sarebbero giunti a questo. Dopo tutto, Ranma non era il tipo di persona che se ne stava seduta quando c'era un problema.

E anche lei oggi aveva avuto problemi a concentrarsi in classe. La sua mente continuava ad evocare immagini del loro passato...ma con le immagini, venivano sempre più domande. Questo era ciò che stava davvero preoccupando Akane; quello che l'aveva fatta sobbalzare nell'ombra, e fissare il vuoto.

Doveva esserci una ragione per tutto questo; un motivo per il quale avevano iniziato improvvisamente a ricordare. Era un chiaro vantaggio, comunque, ora che ci pensava. La creatura era così tanto sicura di se...? Era così sicura di non venire sconfitta da loro? Gettando un'occhiata a Ranma, continuò a guardarlo attentamente.

Che cosa pensava di sapere...? E più importante, si ricordava solo perché la creatura lo voleva?

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"C'era un corpo", dichiarò bruscamente, rivolto al dottor Tofu. "La prima volta - prima che quella dannata cosa prendesse Akane, aveva una specie di corpo. Non sono sicuro se stesse possedendo qualcuno, o qualcosa - o se era una persona, e dopo fosse diventato quella cosa-ombra - ma in qualche modo, prima era una persona. Questo significa- può significare qualcosa?".

L'ombra di un sorriso sfiorò le labbra del dottor Tofu. "Beh, questo renderà le cose più facili da capire, non è vero? Se questo non è per nulla un mostro casuale, ma invece qualcosa che qualcuno ha evocato, allora potresti davvero avere a che fare con un incantesimo od una maledizione di qualche sorta".

"Una maledizione?", chiese Akane sorpresa. Sapeva una cosa o due su di loro - era una cosa che dovevi conoscere vivendo a Nerima ed avendo un fidanzato che cambia sesso - ma per qualche ragione, in questo caso particolare, questa possibilità non le aveva sfiorato neanche una volta la mente.

"Ciò aiuta certamente a capire il motivo per cui questi incidenti continuano a ripetersi". replicò il dottor Tofu. "Comunque, una maledizione così forte richiede una magia molto potente così come una sorta di stimolo. Un po'come le fonti maledette di Jusendou necessitano dell'acqua fredda per attivare la maledizione".

"Così...se riusciamo a trovare chiunque sia stata ad evocare quel mostro - o a maledirci od altro - allora potremmo essere in grado di capire come fermarlo? Giusto?".

"Beh, logicamente", disse Tofu lentamente, impreparato ad affidarsi completamente alla sua risposta. "Ma solo se è una maledizione quella contro cui state combattendo...anche se da tutto ciò che mi avete raccontato dei vostri sogni, sembrerebbe così. Naturalmente, è impossibile sapere qualcosa di sicuro", disse loro, con la voce che andava abbassandosi mentre adottava il tono che normalmente usava quando aveva a che fare con i suoi pazienti. "Per prima cosa, dovete trovare la fonte della maledizione. Altrimenti, tutto questo è solo una teoria".

"Una teoria è meglio che nulla, Doc", disse Ranma, alzandosi in piedi. " Almeno ora abbiamo qualcosa su cui concentrarci. Dobbiamo solo trovare il ragazzo che ha evocato la cosa, questo è tutto".

Akane lo guardò come se fosse diventato matto. "Questo è tutto?", chiese, suonando esasperata. " Ma hai la minima idea di come possiamo trovarlo, Ranma? E se la persona che ha lanciato la maledizione, non fosse neanche qui?", continuò in tono piatto. "Come ci occupiamo di trovarli? Per tutto ciò che sappiamo, potrebbero vivere delle vite completamente normali, e non ricordarsi nulla. Potremmo anche non conoscerli".

Ranma si sgonfiò visibilmente udendo questo e si sentì leggermente più scoraggiato. Aveva ragione, realizzò. Dopo tutto, non potevano andare di porta in porta, pretendendo delle risposte. Beh, avrebbero potuto - ma sapeva che Akane non lo avrebbe mai fatto.

"Veramente", disse il dottor Tofu, venendo in aiuto di Ranma, "è molto probabile che conosciate questa persona, Akane. Un incantesimo di tale potenza...beh, sarebbe impossibile per colui che l'ha lanciato non essere connesso a voi in qualche modo. Naturalmente", aggiunse in fretta, "non sto dicendo che debba necessariamente avere un grosso ruolo nelle vostre vite...ma vi è in qualche modo presente. Vedete, una maledizione è legata a tutti coloro che ne fanno parte. Così controllare ogni possibile sospettato, incluso il corpo che vedi nei tuoi sogni - beh, non sarebbe un cattivo inizio".

Voltandosi verso la sua fidanzata, Ranma sogghignò. "Vedi?", disse facendole la linguaccia. Ignorando il gesto, Akane si accigliò. Non era ancora convinta che questa non fosse qualche stupida caccia; ma mettendo da parte i suoi dubbi, si girò verso il dotto Tofu. "Pensa di poter continuare a esaminare quella creatura per noi, dottore?, chiese. "Più ne sappiamo sul nostro avversario, meglio è".

Sorridendo calorosamente, annuì. "Farò ciò che posso", promise.

Erano trascorsi solo cinque minuti. Ma sembravano di più...

Guardò attentamente Ranma; temendo che se distoglieva lo sguardo per alcuni momenti, voltandosi, non lo avrebbe più trovato.

Da quando avevano lasciato il dottor Tofu, si comportava stranamente - sembrava molto più mogio, molto più distante. Non aveva ancora parlato dei suoi piani per trovare la persona nei suoi sogni - quella che era responsabile di tutto ciò che stavano attraversando. E invece di cercare di prenderla per mano e camminarle a fianco come aveva fatto stamattina, era saltato immediatamente sulla ringhiera, con la schiena rivolta verso di lei, attento a tenere una piccola distanza fra di loro.

Con una sensazione di sprofondamento, realizzò che stava usando la sua stessa tattica contro di lei...

Normalmente, un affronto di tale genere l'avrebbe fatta infuriare - questa volta, comunque, sapeva di meritarselo. Nonostante onestamente, il suo comportamento non potesse venire in un momento più inopportuno: lei era lì, pronta a buttarsi tutto alle spalle e ad andare avanti...e lui era ancora cocciuto.

Tuttavia, ogni qual volta provava ad aprire la bocca per scusarsi - per spiegare il motivo per cui si era comportata in quel modo - finiva per imbarazzarsi o per essere frustrata e richiudeva la bocca senza dire una parola.

Come poteva spiegarglielo quando non era neanche in grado di spiegarlo a lei stessa...? Ma più temporeggiava, più il silenzio fra di loro cresceva. Sapeva che lui si stava avvicinando al punto di rottura: il suo intero corpo era teso, la schiena rigida, le mani chiuse a pugno lungo i fianchi. Era sicura che lui voleva dire qualcosa, ma volendolo soltanto, se lo stava tenendo per se.

Sentendo il bisogno di dire qualcosa - qualsiasi cosa - Akane sorrise mentre all'improvviso si presentava la risposta alle sue domande. Dopo tutto...se lui poteva usare la sua tecnica, allora sicuramente, lei poteva usarne una di quelle di Ranma.

E l'arte dell'evitare era una delle sue specialità

"Sei così stupido", disse infine, a suo agio in un territorio a lei più familiare. "Comunque, perché stai camminando lassù?".

Ranma, prevedibile come sempre, si fermò e si girò a guardarla con cautela. Ma Akane continuò a camminare. Iniziò a dondolare allegramente la cartella avanti ed indietro (la perfetta immagine della felicità) mentre lo sorpassava.

Ranma, per non essere superato, saltò giù dalla ringhiera e le corse dietro per raggiungerla. Quando ci riuscì, realizzò immediatamente che non aveva nessuna idea su cosa fare dopo; fare l'arrabbiato per costringerla a scusarsi ( o meglio implorare il suo perdono) non sembrava funzionare.

Infine, sospirando, incrociò le braccia dietro la testa. "Cavolo ", sospirò falsamente, "uno può pensare che ricordare le nostre vite passate mi avrebbe dato qualche sorta di intuito per capire il modo in cui ragioni. Ma accidenti, Akane - continui ancora a confondermi oggi come la prima volta in cui ci siamo incontrati".

In risposta, Akane sorrise cercando di colpirlo un paio di volte con la cartella, solo per vederlo schivare giocosamente ogni suo tentativo. "Stupido", disse, ridendo dolcemente. Infine, tornando serio, Ranma prese la borsa fra le mani, interrompendo velocemente il gioco. "Hai qualche idea di chi possa essere?", chiese improvvisamente, lasciando andare la cartella.

Presa di sorpresa dalla rudezza della domanda, Akane guardò in basso al pavimento, scuotendo la testa. In verità, aveva alcune idee in mente - fra queste, Shampoo, Kodachi e Ukyo - ma sapeva che Ranma probabilmente non avrebbe apprezzato il fatto che lei accusasse, in una sola volta, tutte le sue fidanzate.

Sebbene in realtà...chi avrebbe avuto delle ragioni migliori delle loro per volerla morta?

"Stavo pensando che potrebbe essere Kuno"; Ranma disse, non avendo apparentemente alcuno scrupolo. "O forse Ryoga", aggiunse pensierosamente. Spiacevoli memorie della spada dei desideri e della canna da pesca dell'amore gli ritornarono istantaneamente in mente. "Entrambi sono certamente stupidi abbastanza da provare qualcosa pericoloso come questo".

"Ryoga non lo farebbe, Ranma", gli disse Akane. "E Kuno non ha alcun motivo per volermi morta. E'più facile credere che sia Kodachi o Shampoo - almeno loro hanno dei motivi".

Ranma sogghignò mentre le si avvicinava. "Si, ma ti stai dimenticando qualcosa di importante", le disse, divertendosi sapendo di conoscere qualcosa che lei ignorava. "Chiunque ha gettato questa maledizione all'inizio ce l'aveva con me, ricordi? Sei stata colpita di rimbalzo".

Akane si fermò del tutto e la bocca si spalancò senza parole. Era vero, una parte di lei realizzò...la creatura aveva detto qualcosa su quello, non è vero? Inseguiva Ranma - non lei.

Divenne fredda e intorpidita al pensiero.

...Stava passando tutto questo per l'errore di qualcuno...?

Ranma si zittì, come se comprendesse solo ora ciò che aveva detto. "Mi dispiace", disse in modo dimesso ed incollerito. "Sono davvero un idiota".

"No", disse velocemente Akane, frustrata nel sentire le lacrime agli occhi. "Sono io quella a cui dispiace. Sono io l'idiota. Mi sono comportata come una - una sciocca. Cercavo di fingere che non stesse accadendo nulla...che tutto fosse normale...e sapevo che non lo era, ma non riuscivo a fermarmi".

Ranma fece un piccolo passo verso di lei. Lentamente, con esitazione allungò una mano verso il suo viso e gentilmente asciugò le lacrime che erano scappate dai suoi occhi. "Scema", le disse. " Non posso biasimarti se ti sei comportata come se non fosse successo nulla, Akane. Diavolo, io stesso volevo fingere la stessa cosa. Ma entrambi sappiamo che mentire non servirebbe a nulla".

"Lo so", replicò Akane. Poteva sentire i suoi occhi bruciare di nuovo, mentre altre lacrime minacciavano di sgorgare. Chiudendo saldamente gli occhi, combattè contro di loro. Da quando era diventata così debole...?

Senza dire una parola, Ranma si avvicinò, prendendola tranquillamente fra le braccia. Con suo sollievo, non si tirò indietro né protestò, in realtà sembrò gradire il contatto; incoraggiato, Ranma la strinse più forte. "Penso davvero ciò che ho detto", le sussurrò, il tono serio e dolce. "Ti proteggerò a qualsiasi costo, Akane".

Silenziosamente, annuì contro di lui. Finalmente permettendo alle sue lacrime di fluire liberamente.

Sapeva che pensava ogni parola di quello che le aveva detto...tuttavia...una parte di lei temeva non sarebbe stato abbastanza.

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Note di Lithtys: finalmente questo secondo capitolo è finito...ma la storia è ancora piuttosto lunga. Spero che avrete la pazienza di seguirla. ^________^

Hai azzeccata in pieno, Tiger eyes! Akane faceva finta di nulla perchè sperava di poter tornare alla vita di sempre. Ma alla fine di questo capitolo, riesce ad ammettere la realtà dei fatti; sa che i loro sogni non sono solo tali...

No, Akane_Val le tue idee sono giuste! ^_- Ora però le cose stanno pian piano cambiando; vedremo come si evolverà questa storia!

Mozzi84, sai com'è: è di Ranma e Akane che stiamo parlando! Appena riescono ad avvicinarsi un pochino, ritornano immediatamente sui loro passi...Ma credo che ora si siano di nuovo riavvicinati. ^______^

Occavolo Akane_Tendo! Inizi a pensare che sarà Ranma a morire? ^__^' Non più Akane? E se invece fosse lei? O entrambi? O nessuno? Mah, non posso anticiparti nulla. ^_-

DolceMella, ecco svelato il lampo di genio di Ranma: la cosa-ombra aveva un corpo. Meno male che c'è il dottor Tofu a spiegargli cosa questo significhi...non credo che Ranma avrebbe potuto arrivarci da solo. ^______^

Ancora grazie a tutte per i complimenti! ^///^

A presto con l'inizio del terzo capitolo!

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Capitolo 12
*** cap 3 - parte prima ***


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SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 3 : PARTE PRIMA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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"No", gli disse Akane fermamente, nonostante roteasse gli occhi. "Non puoi semplicemente andare e buttar giù la porta di Kuno. Non andremo da nessuna parte se tu avanzi ciecamente ed inizi a volere riposte!".

"Oh, dai", protestò Ranma. "In che altro modo possiamo farlo confessare?".

"Stupido", sospirò, un piccolo sorriso che andava facendosi strada agli angoli della bocca.

"Non hai imparato nulla come ragazza? Una piccola, amichevole persuasione può portarti lontano. Se andiamo da lui come Akane e la ragazza col codino, sono sicura che sarà felice di dirci tutto ciò che abbiamo bisogno di sapere".

Incrociando le braccia, Ranma aggrottò le sopracciglia. Dannazione. Non poteva negare la logicità del piano...ma toglieva sicuramente tutto il divertimento dell'interrogatorio. Stendendosi sul pavimento del dojo, ascoltò il rumore della pioggia che batteva contro il tetto, sperando in un'improvvisa ispirazione. L'ultima cosa che voleva era usare il suo lato femminile per recitare nelle malate fantasie di Kuno - specialmente quando la ricompensa era discutibile, al meglio.

Dopo tutto...c'era ancora la possibilità che Kuno non fosse lui.

E c'erano molti, molti possibili candidati - e tutti questi, sapeva, potevano avere una mente pericolosamente unilaterale come Kuno.

Il problema, realizzò Ranma, era capire che cosa fare se Kuno non fosse stato il loro uomo.

"Bene", disse infine, rassegnato. Non c'era comunque modo di argomentare con lei, tanto sapeva che alla fine l'avrebbe avuta vinta. Spingendo con i piedi contro il pavimento, balzò su. "Andiamo, allora. Non c'è ragione di perdere tempo".

Akane annuì e si alzò, ma all'improvviso si fermò, stupita nel vedere Kasumi all'ingresso. Ranma, notando la sua sorpresa, si girò, solo per vedere la più grande delle figlie di Tendo che teneva una piccola scatola quadrata fra le mani.

"Ah, ho trovato questo pacchetto per te, Akane", le disse, entrando nella stanza. "Era posato lì, al cancello principale".

"Che cos'è?", chiese Akane, con gli occhi che esaminavano la scatola mentre la prendeva dalle mani della sorella. Poteva vedere il suo nome scritto malamente sul lembo superiore.

"Non ne sono sicura", replicò Kasumi. "Forse qualcuno voleva darti un regalo di compleanno in anticipo. E' un pensiero carino". Sorridendo dolcemente, stropicciò le mani sul grembiule, e si girò per dirigersi verso casa. "Beh, è meglio che ritorni ai miei lavori. Goditi il tuo regalo".

Ranma e Akane la udirono appena: i loro occhi erano concentrati sul pacchetto, cercando silenziosamente di capire cosa ci fosse dentro. Muovendolo con cautela fra le mani, la prima cosa che Akane notò fu quanto fosse leggera la scatola. Per un breve momento, si chiese se potesse essere vuota.

"Beh", la interruppe Ranma, suonando impaziente e curioso. "Non lo apri?".

"Certo che lo apro!". Sollevando un piccolo fiocco, Akane aprì il coperchio, sorprendendosi nel vedere un piccolo sacchetto sul fondo della scatola.

"Che cos'è?", chiese Ranma sbirciando all'interno.

"Non ne sono sicura", replicò lei, tirandolo fuori dal suo astuccio. C'era un nodo che teneva chiusa la piccola borsetta, ma dopo aver gentilmente tirato una delle sue estremità, si aprì facilmente.

Dentro c'era un mucchietto di qualche strana, polverosa sostanza.

Akane non osava toccarlo: aveva abbastanza esperienza con strane pozioni e polveri, grazie a Shampoo e Cologne. Poteva soltanto immaginare che cosa questa avrebbe potuto fare!

"Hey, c'è ancora qualcosa dentro", le disse Ranma, indicando un lato della scatola dove era piegato un minuscolo pezzo di carta, livellato contro le pareti del pacchetto. Tirandolo fuori, Akane lo districò, e lesse le parole ad alta voce cosicchè Ranma potesse sentirle.

Akane Tendo, usa questa polvere protettiva, per favore.

"E' strano", disse, dopo aver letto le parole scritte in un kanji molto povero. "Perché qualcuno avrebbe dovuto mandarmi questa?", porgendo il foglio al suo fidanzato, si accigliò. "Riconosci la scrittura, Ranma?".

Esaminandola rapidamente, scosse la testa. "No - anche se è peggiore della mia. E' parecchio strano che non abbiano firmato".

Alzando le spalle, Akane chiuse di nuovo l'astuccio e lo fece cadere nella scatola. "Beh, è comunque un gesto carino. Mi chiedo chi me l'abbia mandata".

"E chi lo sa", replicò Ranma non sembrando più interessato. "Sarà meglio andare. Dobbiamo ancora fare delle domande a Kuno".

Akane annuì e si preparò a seguirlo fuori dal dojo e verso la casa - finchè venne inaspettatamente fermata. Soun Tendo stava davanti a loro, tendendo in mano un lungo oggetto cilindrico.

"Akane, Ranma, sono contento di essermi imbattuto in voi", disse loro mentre li porgeva quello strano oggetto. "E'stato lasciato in cortile. Presumo sia per voi due, dato che ha i vostri nomi scritti sopra. Strano modo di consegnare un pacchetto, se permettete".

"Grazie, papà", disse Akane, guardando l'oggetto con sospetto. Aveva riconosciuto la scrittura quasi subito - la stessa orribile calligrafia che c'era sull'altra scatola, e di nuovo non era firmato. Definitivamente sospetto, decise. Quando si voltò a guardare Ranma, notò una similare espressione sul suo volto.

Non perdendo un secondo di più, strappò rapidamente la carta che copriva l'oggetto, sorpreso di vedere 2 lunghe, sottili pergamene arrotolate fermamente insieme, sotto l'incarto. Akane afferrò velocemente quella che aveva il suo nome, e porse a Ranma la sua. Quando finì di spiegarla tutta, trovò un piccolo talismano al centro della pergamena, il carattere "lunga vita" inciso sulla brillante superficie.

Nel frattempo Ranma, stava guardando in cagnesco la sua. Era vecchia e imbrunita dal tempo, ed un minuscolo angolo era stato rotto - abbastanza stranamente -, il carattere "solitudine e miseria" si vedeva ancora chiaramente al centro.

"Che diavolo", borbottò. Arricciando la pergamena, fece rientrare il suo dono prima di gettarlo a terra. "Chi crede di essere questo stupido?".

"Cretino", replicò Akane, gli occhi incollati al piccolo ciondolo. "Non è ovvio?".

Tirando un calcio alla pergamena accartocciata ai suoi piedi, Ranma sollevò lo sguardo verso la sua fidanzata.

"Cosa?", chiese, mettendola alla prova.

"Ovviamente questo ha a che fare col nostro passato", gli disse Akane mentre stringeva più forte la pergamena. "Non può essere una sorta di coincidenza, no? Lunga vita, protezione...devono sapere che cosa sta per succedere. Per quale altro motivo ci avrebbero mandato questi?!".

Ogni successivo dibattito venne interrotto mentre Nabiki entrava con passo lento. "Ecco", disse, gettando un braccialetto incartato alla sorella più giovane. "L'ho trovato a scuola. Aveva il tuo nome sopra, così ho pensato fosse per te".

"Cavolo, e questo cos'è ora?", ruggì Ranma

Akane guardò da vicino la catenella. "Hey, questo dovrebbe portare fortuna", disse, indicando le piccole perline rotonde. "Li ho visti in qualche tempio locale con Yuka e Sayuri". Si volse di nuovo alla sorella. "Nabiki, sai chi lo ha lasciato? E' molto importante".

Nabiki scrollò le spalle. "Una ragazza della tua classe l'ha visto sul tuo banco. Non è riuscita a trovarti, così lo ha dato a me...ma non sapeva da parte di chi fosse, così non tratterrei il respiro se fossi in te".

Akane si accigliò. Avrebbe dovuto saperlo che non sarebbe stato facile. "Beh, suppongo che potremmo andare in un santuario e chiedere se si ricordano chi lo ha comprato", disse, cercando di sembrare ottimista. "Vale un tentativo, almeno".

"Okay", disse Ranma mentre la afferrava per un polso e la trascinava fuori sotto la pioggia. Notò a malapena il cambiamento del suo corpo - aveva la mente completamente concentrata sull'imminente compito.

Lo avevano in pugno!

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Note di lithtys: eccomi arrivata con l'inizio della terza parte!

Ciao Alisa! Ben tornata! ^_____^ Chi ha lanciato la maledizione? (sempre se di maledizione si tratta) Dunque, vorrei dirtelo, davvero, ma...aspetta ancora un po', ok? Nel prossimo capitolo, il mistero verrà svelato!

Si, concordo con te, Mozzi84. Ma sai, se non si comportassero così non sarebbero Ranma e Akane, no? ^_-

Allora akane_val, la persona che ha dato inizio a tutto questa ce l'aveva con Ranma, ma alla fine a pagarne le conseguenze è stata Akane. Non voglio anticiparti nulla, ma ti do un piccolo indizio: ricorda che le "entità" sono due...un uomo incappucciato e la cosa-ombra. ^_____^

Tiger eyes, è proprio così! Qualcuno che odia Ranma ha evocato un essere molto potente, che però uccide Akane anzichè il codinato. Bisogna solo capire perchè...ma non ti preoccupare; il mistero verrà presto svelato! ^_____^

Di persone che serbano rancore a Ranma ce n'è davvero un'infinità DolceMella! ^____^ Ti anticipo che non si tratta di un nuovo personaggio, perchè (come ha detto Tofu nello scorso capitolo), la persona in questione ha un ruolo, forse marginale forse no, nella vita di Ranma e Akane.

Mago maldestro? Hmm, forse, Akane_Tendo...ma così maldestro da sbagliare in tutte le reincarnazioni dei due? ^_- Le fonti maledette non c'entrano per nulla e si, hai ragione: qualcuno di così cattivo nel manga non c'è, ma...non dico di più!

Grazie a tutte! ^///^

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Capitolo 13
*** cap 3 - parte seconda ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 3 : PARTE SECONDA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Era il settimo tempio che visitavano, e ancora non erano vicini a trovare il misterioso compratore, più di quanto non lo fossero stati all'inizio della ricerca. Sentendosi depressa, Akane si appoggiò contro una colonna di mattoni; l'entusiasmo di poco prima era svanito due santuari fa.

"Così, non ti ricordi di aver venduto nessuno di questi?", chiese di nuovo Ranma, reggendo i vari oggetti.

La sacerdotessa sorrise con atteggiamento di scusa mentre scuoteva nuovamente la testa. "Mi dispiace", ripetè. "Ma ne vendiamo così tanti che è difficile ricordare le singole persone. Scusate, non posso esservi di aiuto".

"Nah, va bene", disse Ranma, anche se la sua voce era un po'più ostile di quanto intendesse. Inchinandosi, la sacerdotessa del tempio si affrettò ad andare via mentre Ranma si voltava verso Akane. "Che facciamo ora?", le chiese, imitando la sua posizione contro la colonna.

"Beh, ci sono ancora due santuari vicino a qui da controllare", disse abbattuta. "Ma dubito che avremo più fortuna lì di quanta ne abbiamo avuta nell'ultimo centinaio di posti".

Sospirando, Ranma le afferrò la mano e praticamente la trascinò dall'entrata del tempio. "Andiamo", disse, camminando velocemente. "Dobbiamo andare presto dal dottor Tofu, ma dovremmo avere abbastanza tempo per raggiungere questi ultimi due luoghi. Inoltre, non possiamo presentarci a mani vuote".

Troppo stanca per litigare, Akane si lasciò trasportare via.

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Come si aspettavano, si trovarono ad un binario morto anche col successivo tempio. "Sicuro, abbiamo venduto quelle cose, ma non mi posso ricordare ogni persona che acquista qualcosa qui. Mi spiace". Ranma ed Akane annuirono, esprimendo il loro ringraziamento mentre andavano via lentamente; nessuno dei due poteva dire di essere particolarmente sorpreso dal risultato.

A questo punto, sia le loro aspettative che la loro pazienza iniziarono velocemente a venire meno. E quando giunsero all'ultimo tempio della lista - la loro ultima opportunità - sentirono scomparire quella poca speranza che avevano cercato di mantenere.

Vecchio e diroccato, il tempio aveva visto giorni migliori. A differenza dei santuari precedenti che erano ben costruiti e mantenuti con cura - questo lasciava molto a desiderare. La costruzione principale si stava sgretolando e mancavano pezzi delle colonne di supporto. Anche il capo del santuario che li aveva salutati al loro arrivo, non se la passava meglio: era curvato in basso mentre camminava e teneva una canna di bambù nella mano sinistra - il suo vecchio, grigio, abito talare pendeva allentato sul suo corpo e strascicava sul terreno. Aveva delle profonde occhiaie sotto i suoi occhi e macchie brunastre su tutto il corpo, mentre i suoi capelli - quello che ne era rimasto - andavano ognuno per la sua direzione.

Non aspettandosi nessun reale aiuto, furono entrambi sorpresi quando il vecchio uomo annuì mentre teneva il ciondolo fra le mani, assicurandoli che lo aveva riconosciuto.

"Sicuro", gli disse, annuendo entusiasticamente. "Sarà stato mio nipote. Sembra che si sia trovato la ragazza", disse, ammiccando in maniera cospiratoria.

"Sa dov'è?", chiese Akane, agitandosi.

L'uomo anziano fece un sorriso senza denti, mentre con la canna indicava la stanza delle preghiere. "E' lì dentro", disse loro. "Ci sta per la maggior parte della giornata, per quel che ne so. I suoi genitori l'hanno mandato qui sperando di scuoterlo da qualche strana, insalubre passione. Sembra che stia funzionando!", aggiunse felicemente.

Ringraziandolo velocemente, Ranma e Akane si diressero dove aveva loro indicato l'anziano uomo, i cuori che battevano all'unisono mentre si avvicinavano alla piccola stanza...nessuno di loro sapeva esattamente cosa aspettarsi. E lì, dentro i muri di un bianco slavato, c'era Hikaru Gosunkugi, inchinato davanti all'altare, un paio di rosari fra le mani.

Akane aprì la bocca per la sorpresa, e fissò con occhi spalancati e increduli il loro timido, calmo, compagno di classe. I suoi occhi si spostarono agli oggetti che aveva fra le mani, non credendoci - non capendo. Questo non aveva alcun senso. Tutti sapevano che Gosunkugi praticava il voodoo...allora che cosa ci faceva lì?

Ranma si riprese più velocemente dallo shock; uno sguardo di innegabile furia ne aveva velocemente preso il posto mentre si ricordava improvvisamente alcuni dettagli dei suoi ricordi - momenti passati con quel giovane uomo che aveva sempre pensato essere insignificante e non importante.

Ora tutto aveva un senso. Ranma si maledisse per non averlo capito prima. Dovette sforzarsi per non colpire l'altro ragazzo - per ribadirsi ripetutamente che lui non era un artista marziale. Ma se Ranma non avesse ottenuto qualche risposta realmente buona da Gosunkugi, allora avrebbe amato fare un'eccezione...

Con la rabbia a malapena controllata, disse, "Ti spiacerebbe dirmi che cosa sta accadendo?".

Il corpo dell'altro ragazzo si irrigidì e lentamente - molto lentamente, si girò, gli occhi spalancati dallo shock e dalla paura.

"Inizia a parlare", disse Ranma, con gli occhi che andavano socchiudendosi pericolosamente. "Perché ci hai spedito questa roba? Sai...?". Lasciò le ultime parole sospese nell'aria, conoscendo già la risposta. Ma era importante averne la conferma finale: sentirla detta ad alta voce.

Per tutto questo tempo, Akane rimase tranquilla, guardando silenziosamente ed a disagio l'altro ragazzo, sentendosi stanca e confusa. Una parte di lei, ora stava pregando che fosse tutta una coincidenza; che lui non avrebbe fatto una cosa così orribile - che era tutto un errore.

Kuno, poteva crederlo - qualche estraneo anche, ma - ma Gosunkugi? Lo conosceva a malapena! Certo, era strano, e poteva anche aver avuto una piccola cotta per lei...ma non riusciva a capire perché qualsiasi persona - specialmente lui - sarebbe arrivata a tale punto. Anche se, più ci pensava, più aveva senso. Aveva sempre praticato il voodoo, incantesimi e stregonerie. Ma lo aveva sempre giudicato innocuo...

"Bene", continuò Ranma, diventando impaziente, "inizia a parlare".

Gosunkugi non aveva bisogno di altre motivazioni. Con un lungo singhiozzo, il ragazzo che nessuno sembrava notare - colui che molte persone ignoravano e disprezzavano, iniziò finalmente a raccontare. E Ranma e Akane ascoltarono silenziosamente.

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Nel giorno del suo sedicesimo compleanno, vidi Emy per la prima volta. Si trovava

in cima ad una scalinata, indossava un lungo vestito nero - stava sorridendo

e ridendo mentre parlava con suo padre e le sue sorelle.

...non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso...

Era la ragazza più bella che avessi mai visto: tutto ciò che faceva emanava bellezza.

Era una parte di lei, qualcosa che nessuna delle altre ragazze avrebbe mai potuto

sperare di eguagliare- camminava nella bellezza.

E dopo, quella notte in cui i suoi occhi incontrarono i miei, sentii come se non potessi più respirare, come se il mio cuore non potesse rallentare mai più,

come se non potessi mai più togliere la sua immagine dalla mia mente.

Fra tutti i volti della folla - fra tutte le persone che avrebbe potuto vedere -

fissò me.

Fu solo per un secondo, ma sapevo che doveva aver sentito qualcosa.

Dopo questo, non passò momento in cui non pensai a lei - non un giorno in cui non

sognassi di lei, non anelassi a farla mia, e mia soltanto.

...Ma poi incontrò Daichi...

Il giorno in cui mi dissero delle voci - del loro inevitabile fidanzamento, sentii come

se il cuore mi fosse stato strappato dal petto. Sapevo che ora non avrei più avuto

un'opportunità per conquistarla - non con lui di mezzo.

E non se la meritava.

Non Emy. Non la MIA Emy.

...E quando ormai pensavo di aver perso tutte le speranze...

Fu per caso che lo trovai - il vecchio libro del mio maestro, quello che mi aveva proibito anche solo di leggere. Lo teneva nascosto e chiuso a chiave in una scatola

protetta da magia molto potente - incantesimi complessi

che non potevo sperare di rompere.

Potenti, questo si, purchè rimanesse chiuso a chiave.

E dopo avvenne: un giorno in cui non me l'aspettavo, vidi, con mio stupore e delizia,

il libro proibito, che giaceva davanti a me - aperto, invitante. Mi chiamava

dal tavolo del mio maestro.

Incapace di resistere alla tentazione, lessi tutto ciò che potei, cercando

bramosamente qualcosa che potessi usare.

E poi lo trovai: un incantesimo che può darti il cuore di chi desideri.

Tutto ciò che avevo sempre voluto era Emy.

Senza paura né rimorso, lessi ad alta voce le parole incantate...incurante della furia del mio maestro o del prezzo che mi sarebbe costato per aver usato una magia

proibita così potente. Ero innamorato e disperato.

E questa era la mia ultima possibilità.

Non sapevo che fosse un incantesimo di evocazione - che fosse un modo per convocare un potente demone che era stato chiuso al sicuro per l'eternità.

Se lo avessi saputo, non lo avrei mai fatto.

E il demone. Mi terrorizzava.

...ma mi disse che poteva darmi ciò che desideravo di più...

Così seguii i suoi ordini e ricevetti i suoi comandi, permettendogli di diventare il mio nuovo maestro. E la prima cosa che disse dovevamo fare, era liberarci di Daichi...

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Note di lithtys: non mi sono dimenticata di postare, anzi, mi scuso per averci messo molto più del solito ^___^

Alissa, direi che il mistero si è svelato! Certo, non è ancora tutto chiaro, ma lo diverrà ben presto! ^_-

Avevi proprio ragione, DolceMella! ^___^ Il mittente degli strani doni è quel matto di Gosunkugi...sei stata molto brava a ricordarti della sua bruttissima calligrafia. Non so dirti con precisione quanti capitoli manchino alla fine perchè appena finisco di tradurne una parte, la posto. Il significato dei talismani credo che vada interpretato in questo modo: "Solitudine e Miseria" per Ranma perchè Gosunkugi vuole prenderne il posto nella vita di Akane; "Lunga Vita" per Akane perchè essendo stato lui ad invocare il demone, spera che il talismano la protegga.

Se gli strani oggetti funzioneranno davvero, non ci è dato saperlo, Tiger eyes! ^_- O meglio, mi correggo, lo sapremo col procedere della storia...anche se, insomma, stiamo parlando di Gosunkugi...

Come hai potuto leggere, akane_val, Kuno non c'entrava nulla... ^___^

A presto con un altro capitolo e grazie a tutte per le fantastiche recensioni! ^///^

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Capitolo 14
*** cap 3 - parte terza ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 3 : PARTE TERZA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Gosunkugi chinò il capo. "Questa è l'ultima cosa che ricordo", disse loro, spostandosi più vicino al santuario. "Deve avermi posseduto poco dopo. L'unica altra cosa che rimembro è di essermi svegliato dopo che era tutto finito - dopo, dopo che Emi era morta ed il demone se n'era andato". Si fermò un istante, gli occhi incupiti da rimorso e collera. "Il demone", continuò lentamente, con difficoltà, " non aveva mai avuto l'intenzione di aiutarmi. Mi stava solo usando".

Ranma camminò risolutamente verso di lui, e sollevando la mano, lo schiaffeggiò sul volto col palmo aperto. "Idiota!", urlò, visibilmente scosso. "Hai la minima idea di cosa hai fatto? A causa della tua stupidità quella cosa si è aggrappata ad Akane!". Gosunkugi si allontanò da lui, visibilmente terrorizzato. "Non - non intendevo...", balbettò, con gli occhi spalancati.

Akane fece velocemente un passo avanti, in modo da frapporsi fra i due ragazzi. "Ranma, basta", ordinò, la voce dura. "Urlargli contro non ci porterà da nessuna parte. Gosunkugi", continuò, gli occhi fissi su di lui, "hai qualche idea di come fermarlo?".

Scosse la testa, apparendo miserabile. "No", replicò a bassa voce. "E' da quando mi sono ricordato che sto cercando, ma - ma non ho trovato nulla".

Akane fece un lungo, profondo respiro. Stava trovando sempre più difficile tenere la sua rabbia sotto controllo. "Andiamo", disse rapidamente, girandosi verso Ranma. "Forse avremo miglior fortuna con il dottor Tofu".

Gosunkugi si rilassò visibilmente; senza dubbio contento che l'interrogatorio fosse finito. Ma Ranma, afferrando il suo braccio, lo tirò in piedi. "Non pensare ancora di esserti tolto dai guai", gli disse. "Verrai con noi".

Piagnucolando, Gosunkugi si lasciò trascinare, sapendo per esperienza che lottare era inutile. Anche il pensiero di stare alla presenza di Akane Tendo non era abbastanza per riseppellire le sue paure. La sua mente era occupata a evocare immagini di tutti i danni che Ranma avrebbe potuto fargli una volta che avesse realizzato che non c'era modo di salvarla. Suo nonno li salutò allegramente mentre li guardava lasciare il tempio, senza dubbio eccitato per il fatto che sembrava che Hikaru avesse trovato degli amici.

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Fortunatamente, non ci volle loro molto per raggiungere la clinica del dottor Tofu: la gelida, ostile aria che li circondava era diventata quasi palpabile. Come si aspettavano, il dottore li attendeva mentre entravano nell'ufficio con una persona in ostaggio.

"Beh", disse Tofu, sorpreso nel vedere un altro ospite. "Chi abbiamo qui?". Ranma spinse in avanti lo spaventato e pallido ragazzo, che immediatamente abbassò lo sguardo verso il pavimento. "Le presento il ragazzo che ha rovinato le nostre vite", disse Ranma, la voce piena di amarezza. "Hikaru Gosunkugi".

Tofu sorrise gentilmente al nuovo ospite. "Piacere di conoscerti, Gosunkugi-kun", gli disse, inchinandosi in segno di saluto. "Allora", continuò, volgendo la sua attenzione a Ranma e Akane. "Che cosa avete trovato?".

Akane fu abbastanza gentile da raccontargli tutto quello che Gosunkugi aveva detto loro, mentre Ranma era occupato a lanciare, ogni qualche secondo, sguardi omicidi nella direzione del ragazzo. Quando lei ebbe finito, il dottor Tofu si appoggiò indietro, sembrando confuso.

"E'strano", disse loro, scuotendo la testa. " Se questo demone è risaputo essere così forte, sicuramente sarebbe stato capace di adempiere al suo dovere: perché prendersi il problema di togliere Daichi di mezzo, quando sarebbe stato in grado di influire direttamente su Akane?".

"Hey, non ci avevo mai pensato", disse Ranma, girandosi velocemente verso Gosunkugi. "Beh?", lo interrogò. " Il demone ha detto altro? Come perché non poteva schioccare le dita e farla innamorare di te o simili?".

A quello, la vita sembrò ritornare in Gosunkugi; gli si accesero gli occhi, e improvvisamente, stava sorridendo. "Ha - ha provato qualcosa", gli disse repentinamente. "Poco dopo che l'avevo evocato - dopo che gli avevo detto ciò che volevo - aveva provato qualche sorta di incantesimo. Ma, ma non penso abbia funzionato. Sembrava arrabbiato dopo - ma poi si eccitò, dicendo qualcosa su un filo di qualche tipo. E fu in quel momento che mi disse che prima avremmo dovuto liberarci di Daichi".

Improvvisamente il dottor Tofu si batté la mano sul palmo. "Ci sono!", disse, suonando eccitato. " Non posso credere che prima mi sia sfuggito!". Senza perdere un momento, il buon dottore si alzò in piedi, e facendosi strada verso la libreria, afferrò un grosso libro rilegato in cuoio dallo scaffale più alto. "E'da qualche parte qui dentro, credo", disse, più a se stesso che a loro. Dopo aver saltato attraverso qualche centinaio di pagine, si fermò inaspettatamente e sogghignando in modo trionfale, spinse in su sul setto nasale gli occhiali. "Eccolo qui", disse, mettendo il libro aperto sul tavolo di fronte a loro.

Era solo un piccolo paragrafo, con una parola in grassetto seguita da vicino da una breve descrizione. " Sono imbarazzato per non averci pensato prima", disse loro, facendo cenno al grosso libro. "Questo è un libro degli Dei e Demoni mitici. Mi è stato dato anni fa dalla mia bis-bisnonna. Sfortunatamente, non sono mai stato molto interessato in questo particolare soggetto; questo è il motivo per cui ci ho messo così tanto a ricordare. Ma se hai piacere di leggerlo ad alta voce, Ranma, penso che comprenderai perché mi è venuta in mente questa specifica sezione".

Ranma, apparendo completamente confuso, acconsentì immediatamente, ed chinandosi sopra il libro lesse ad alta voce il breve paragrafo.

Destino: una forza che si dice predeterminare la vita di una persona; spesso visto come inevitabile ed immutabile. Questo concetto è stato esemplificato in modi molto diversi: Il Fato della Mitologia Greca, Il Filo Rosso del Destino, o Destino Manifesto (*), un concetto americano, per nominarne alcuni.

"La parola chiave qui", continuò Tofu notando lo sguardo confuso e vuoto di Ranma, "è immutabile. Quando si dice che qualcosa è determinato dal destino, si suppone che nessuno possa alterarlo. Anche nei miti greci, a Zeus ed agli Dei non era permesso controllarlo od alterarlo per un loro capriccio; erano anche loro alla mercé del Fato. Il Filo Rosso è un'estensione dello stesso concetto. Da quando tu ed Akane siete stati uniti dal fato, la magia del demone è stata incapace di toccarvi, e questo è il motivo per cui non ha potuto adempiere al desiderio di Gosunkugi".

"Ma allora come è riuscito a maledirci?", chiese Akane, confusa.

"Credo", continuò il dottor Tofu a disagio, "che la creatura abbia in qualche modo usato il desiderio di Gosunkugi per aggrapparsi a te attraverso il tuo filo rosso. Questo, almeno, spiegherebbe perché è stato in grado di trovarvi in ogni vita; è stato connesso con te per tutto questo tempo. Quell'ombra", spiegò, fissando il punto in cui stava brillando di più, "è il demone".

"Allora perché Akane Tendo non si è innamorata di me?", si lagnò Gosunkugi, dimenticandosi temporaneamente che erano nella stanza con lui. "L'ho convocato - dovrebbe ancora essere obbligato ad adempiere al mio comando".

"Idiota", replicò Akane incollerita, anticipando Ranma. "Non mi innamorerei di te neanche se tu fossi l'ultimo uomo sulla Terra. Nessuna grande quantità di magia può cambiare ciò!".

"Tecnicamente, sta soddisfando il tuo desiderio", gli disse Tofu, ignorando i litigiosi ragazzi. "Dato che non può obbligare Akane ad amarti, sta facendo l'unica altra cosa che può fare: tenerla lontana da colui a cui il fato l'ha promessa". Facendo un profondo respiro, si preparò per quello che stava per dire. "Tu hai detto, Ranma, che la creatura ha fatto un errore...che era inizialmente te che voleva uccidere. Siccome ha preso Akane per sbaglio, è incapace di portare a termine il suo debito con Gosunkugi - e finchè il circolo non sarà rotto, credo che continuerà allo stesso modo".

"Okay", disse lentamente Ranma, assorbendo tutto. "Allora come lo facciamo? Nulla di quello che abbiamo provato è andato molto bene".

"Ci sono solo due modi a cui riesco a pensare", disse loro. "Sebbene debba ricordarvi che queste sono solo teorie e pure congetture da parte mia. Ma, sono spiacente di dire, che a nessuno di voi due piacerà l'una o l'altra delle mie opzioni. Uno", disse, continuando nonostante la sua riluttanza. "Il demone deve adempiere di propria volontà al compito che gli è stato dato: vale a dire, uccidere Ranma invece di Akane".

Il colore sparì dal volto di Akane, e Ranma serrò la mascella.

"Questo, comunque, è altamente improbabile", disse loro Tofu. "Se avesse voluto completare il suo debito, lo avrebbe già fatto. Presumo che venir fuori una volta a vita per uccidere, è molto più di quanto abbia mai potuto sperare. Sa che una volta che avrà portato a termine il suo debito, sarà nuovamente costretto alla prigionia fino a quando qualcun'altro lo convocherà".

"E la seconda opzione?", chiese nervosamente Akane, sapendo che non le sarebbe piaciuta più della prima.

Il dottor Tofu chiuse il grosso libro rilegato di cuoio e si fermò per un momento, assumendo un atteggiamento di scusa. "L'unica altra soluzione a cui riesco a pensare è che voi recidiate la sola cosa che tiene il demone connesso a voi".

Il cuore di Akane si fece pesante nell'udire quelle parole ed il suo petto iniziò a dolerle. "Lei...lei sta parlando di rompere il filo".

Tofu annuì. " E'l'unica via concepibile a cui posso pensare", le disse tristemente.

"Allora", disse Ranma dopo un momento di pausa. "Come lo tagliamo?".

"Ranma!", urlò Akane, sorpresa e ferita. "Hai la minima idea di quello che stai dicendo?!".

"Stupida", replicò. "Certo che lo so. Credi che me ne starò seduto a guardare quel bastardo portarti via di nuovo quando c'è un modo di fermarlo?"

"Sei tu lo stupido! Se tagli il filo rosso del destino allora non ci - io non...", fece una pausa, non riuscendo a trovare le parole. Esasperata, scosse la testa. Parlando dolcemente disse: "il nostro tempo insieme finirà con Ranma e Akane, stupido!".

"Non mi importa", disse ostinatamente, girandosi dall'altra parte. " Se posso stare con te in questa vita, sarò felice". Di nuovo rivolgendosi al dottor Tofu, chiese, "Come lo tagliamo?".

"In realtà, non sono neanche sicuro che possiate farlo", disse loro l'uomo, avendo il buon senso di imbarazzarsi. "Ho visto molti fili che sono stati tagliati, naturalmente, ma non sono sicuro di come siano finiti così - alcuni, credo, a causa della morte di uno dei due. L'altro modo, mi spiace, è in realtà più una leggenda che altro, così non so se sia vero o no".

Afferrando lo stesso tomo pesante, saltellò velocemente fra le pagine, cercando chiaramente qualcosa. Poi, i suoi occhi si spalancarono ed un sorriso gli illuminò il volto mentre si fermava. "Qui", disse, tenendo la pagina aperta cosicché potessero vedere. "Questa è la vostra risposta". Era un'immagine di un paio di forbici.

Ranma aggrottò le sopracciglia e si riappoggiò alla sedia, evidentemente contrariato. "E'tutto qui?", chiese, con la voce piatta. "Un paio di forbici? Questo è il grande segreto?".

"Ho - ho delle forbici a casa che potreste usare", si offrì Gosunkugi.

Tofu sorrise loro gentilmente, ma scosse la testa. "Questo è uno speciale tipo di forbici", spiegò, indicando di nuovo l'immagine sulla pagina. "Queste sono le sole forbici al mondo che si dice siano capaci di tagliare il filo rosso del destino. E'improbabile che le troviate messe da qualche parte a casa".

"Però lei dice che è solo una leggenda", chiese Akane, suonando incerta.

"Questo significa che potrebbero non esistere realmente?".

"Beh, non le ho mai viste personalmente", replicò. "Tutto quello che so è ciò che ho letto. Ma", continuò con più fiducia. "Non vedo perché una cosa così non dovrebbe esistere. Ci siamo imbattuti in cose più strane".

Sentendo ciò, Akane si sgonfiò visibilmente, ma Ranma sembrava incoraggiato e per la prima volta, speranzoso. "Forse il vecchio maniaco o la vecchia mummia sanno dove potremmo trovarle. Trovano sempre cose strambe come quelle!".

"C'è comunque un piccolo inconveniente", disse lentamente il dottor Tofu, esitando. "Il libro dice che intromettersi nel destino comporta delle conseguenze serie, e per farlo, è richiesto un certo prezzo - che prezzo sia, comunque, il libro non lo menziona".

"Un prezzo?", lo interrogò Akane. "Mi chiedo che cosa significhi...".

"Oh, chi se ne importa", disse Ranma, alzandosi. "Probabilmente è qualcosa di stupido - inoltre, dobbiamo preoccuparci prima di come trovare le forbici, possiamo pensare dopo al resto".

"Il Fato - è molto forte", disse timidamente Gosunkugi. "Non credo sia una buona idea prendere alla leggera un avvertimento del genere - ", un'occhiata incollerita di Ranma gli fece chiudere immediatamente la bocca, e ritirarsi, ancora un'altra volta, ad una distanza sicura dall'altra parte della stanza, " - o no", finì debolmente.

"Mi spiace dirti che Gosunkugi potrebbe avere ragione, Ranma", disse Tofu, sollevando il libro. "Intromettersi nel destino può essere molto pericoloso; vorrai considerare che cos'è che vuoi perdere di tua volontà prima di puntare tutte le tue speranze su quelle forbici. Se il prezzo risulterà essere più alto di quello che tu ti aspetti, allora non avrai alternative quando la creatura ritornerà".

"Probabilmente sarà qualcosa come il nostro primo figlio o qualcosa di simile", replicò Ranma, allontanando la preoccupazione. "La verità è che non abbiamo un'altra arma. Le forbici sono la nostra ultima speranza - quindi non importa il prezzo, lo pagherò".

"Ranma...".

"Andiamo, Akane", le disse, afferrandola per la mano e tirandola in piedi. "Forse saremo fortunati ed Happosai avrà le forbici al Dojo. Ha così tante cianfrusaglie che non sarei sorpreso se fossero da qualche parte nella sua stanza".

"Aspetta, Ranma", replicò Akane, tirandosi indietro. Girandosi verso il dottor Tofu, sorrise in segno di scusa. "Potremmo, per favore, avere una copia dell'immagine, dottore? Sapere esattamente cosa stiamo cercando potrebbe aiutarci a rintracciarle".

"Naturalmente, Akane", replicò, alzandosi col libro in mano, "Ho una fotocopiatrice nel mio studio. Torno subito".

Nel frattempo, Gosunkugi era praticamente rimasto invisibile. Gli ci era voluto molto a trovare un angolo buio nella stanza nel quale nascondersi, anche se non sembrava stesse funzionando un gran chè. Alcuni minuti dopo che Tofu se ne fu andato, aveva istantaneamente sentito i loro occhi su di lui; quelli di Saotome, infuriati e accusatori e quelli di Akane Tendo, confusi e feriti.

Deglutendo nervosamente, cercò di nascondersi ancora di più nell'oscurità, impreparato ad affrontare la colpa che quelle occhiate attiravano. Anche il fatto che finalmente Akane Tendo gli stesse prestando attenzione, non era abbastanza a placare le sue paure...

Tuttavia, nonostante i suoi timori, una parte di lui - la parte che era ancora abbarbicata alla speranza che non aveva ancora perso, che aveva ancora un'opportunità per sconfiggere Saotome - si sentiva stranamente incoraggiata.

"Gli errori hanno un modo per aggiustarsi"

Il suo maestro era solito dire.

"Non ci sono cose come gli errori nel mondo della magia.

E'una delle cose che la rende così potente e così perfetta"

Aveva sempre trovato rassicurante quel pensiero, ma dopo aver perso Emi in ogni vita, proprio come Daichi, trovava difficile crederlo. Ma ora, finalmente, sembrava che il maestro avesse avuto ragione, dopo tutto!

Sebbene avesse fatto un piccolo errore nell'incantesimo di evocazione - uno sbaglio che, anche se minore, si era rivelato pregiudizievole nel girare l'incantesimo su Emi piuttosto che sul bersaglio prestabilito - ora sembrava che tutto sarebbe andato a suo favore.

Se avessero solo trovato quello speciale paio di forbici, allora avrebbero potuto uccidere il demone ed eliminare una volta per tutte il filo che univa Emi e Daichi.

...Allora Emi sarebbe stata finalmente sua...

Un sorriso si fece strada sul viso di Gosunkugi ed il suo corpo tremò per le risate quiete e silenziose; ma se Ranma ed Akane se n'erano accorti, nessuno dei due disse nulla.

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(*) Slogan politico coniato per gli Stati uniti nel 1845 da J.L. O'Sullivan, direttore della "Democratic Rewiew". Sorta di teologia nazionalistica, espressione di un patriottismo militante, di una nazione nuova in lotta contro la degenerazione del Vecchio Mondo (Noi siamo la nazione del progresso, della libertà individuale, del suffragio universale), scaturì da un miscuglio ideologico che univa la carica missionaria del protestantesimo militante e l'eco del millenarismo cristiano ai retaggi dell'epoca pionieristica dei viaggi di esplorazione e conquista, trovando legittimazione nella stessa tradizione dei padri fondatori che assegnava agli Stati uniti (questo impero in fasce, secondo l'espressione di Thomas Jefferson) un diritto di colonizzazione sull'intero continente; ma fu anche espressione di una nazione in fenomenale crescita demografica, in marcia verso la conquista dell'Ovest e in prepotente espansione commerciale nel Pacifico, aperta dalla spedizione in Giappone del 1853. (S. Battilossi)

Note di lithtys: questa parte sembrava non voler finire mai! Però non potevo interromperla prima: avrei spezzato il filo del racconto.

Si, mi ricordo che avevi nominato Gosunkugi, akane_val! Sei stata molto brava ad intuirlo, ma sai com'è: non potevo confermartelo troppo presto se non ti avrei rovinato la sorpresa! ^_-

Anche a me è piaciuta tantissimo l'idea che si trattasse di Gosunkugi, Tiger eyes! O_______o Nel manga è così innocuo e pasticcione, però mi è sempre sembrato che avesse un pizzico di cattiveria in sé (quando sogghigna nell'oscurità perché pensa di aver trovato qualche nuovo stratagemma per separare Ranma ed Akane, mi ha sempre dato da pensare...). Come ora avrai letto, il demone non riesce ad adempiere al desiderio di Gosunkugi perché c'è di mezzo il filo rosso del destino. Ah, non so come lui si sia ricordato di tutto ciò: non viene raccontato ^___^

Oltre ad avere mandato quegli strani doni ad Akane, è proprio lui l'artefice del disastro, DolceMella. Bell'idea, vero? ^___^

Gosunkugi è un impiastro, concordo con te Mozzi84, ma stavolta non è del tutto colpa sua: se non ci fosse stato il filo rosso del destino ad unire Ranma ed Akane, lei a quest'ora sarebbe innamorata di lui...poverino, gli va sempre tutto male!

Sono contenta che la storia ti piaccia, Mary!

Grazie a tutte per le recensioni! Mi fa piacerissimo riceverle! ^///^

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Capitolo 15
*** cap 3 - parte quarta ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 3 : PARTE QUARTA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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"Forza, vecchio mostro, consegnamele!".

Happosai saltò sul braccio teso di Ranma, evitando facilmente un altro pugno, che questa volta mirava proprio alla sua testa. Akane sospirò dal suo posto sul pavimento del dojo, divenendo velocemente stanca della familiare scena. Onestamente, stava anche iniziando a dubitare che avesse le stupide forbici...

"Bwa-ha-ha-ha", ridacchiò Happosai, facendo la linguaccia al suo giovane discepolo mentre continuava ad incitarlo. "Vuoi le forbici? Prima devi prendermi, nya ha!".

"Consideralo fatto!", ribatté Ranma, lanciandosi verso il vecchio pervertito...

...O almeno, cercò. Il luogo dove Happosai si trovava solo poco prima era improvvisamente vuoto; e dopo Ranma sentì uno spiacevole peso sulla sua testa, seguito da un'ondata di acqua fredda che cadeva giù per il suo corpo.

Prima che Ranma capisse cosa stesse accadendo, si ritrovò zuppo e femmina.

"Un'offerta di pace", disse Happosai, dondolando un reggiseno di pizzo bianco davanti agli occhi di Ranma, dalla sua confortevole posizione sopra la testa del ragazzo. "Provalo: poi potremo lasciarci alle spalle tutta questa brutta faccenda".

"Muori, vecchio maniaco!".

"Non...non ti piace il mio regalo...?".

Akane roteò gli occhi mentre si alzava in piedi, dirigendosi verso i due stupidi che "combattevano" al centro della stanza.

"Basta!", disse, colpendo duramente Happosai sulla testa.

La vecchia capra si girò verso di lei, gli occhi pieni di lacrime. "Akane-chan", frignò, incredulo, "mi hai colpito".

Entrambi i ragazzi guardavano, immobili, le labbra del vecchio che iniziavano a tremare.

Stette così per alcuni lunghi minuti: tremando in modo commovente mentre aspettava segni di una commozione che non veniva. Infine, seccato dalla mancata reazione, i suoi occhi ritornarono di nuovo al reggiseno che teneva in mano. E dopo, venne l'epifania...

Un sorriso si fece strada sul suo volto e schiaffeggiando la mano sul palmo per l'improvvisa rivelazione, tirò fuori un altro reggiseno di pizzo.

"Mi dispiace, Akane-chan", singhiozzò, tendendole il nuovo reggipetto rosa, gli occhi scintillanti per la felicità. "Non possiamo farti sentire tagliata fuori. Ecco a te - proprio per te!".

Gli occhi di Akane si restrinsero per l'ira mentre guardava attentamente l'indumento. "Hey!", gridò, afferrandolo dalle sue mani. "Questo è mio!".

"Oops!".

Ranma chiuse i pugni. "Dannato schifoso pervertito! Torna qui!".

"Wa-ha-ha! Non credo proprio!".

Evitando facilmente ogni attacco che Ranma scagliava contro di lui, Happosai allungò abilmente la mano verso la tasca e, tirando fuori un fazzoletto con facilità dovuta alla pratica, lo legò saldamente attorno al volto. Poi, saltando nuovamente sopra la testa del ragazzo, atterrò sul pavimento e si lanciò verso la porta. Ma non prima di aver urlato da sopra la spalla - che ora, stranamente, sembrava sostenere un grosso sacco - " Non posso fare tardi per le mie razzie! Dovremo finire più tardi!".

Detto questo, il vecchio pervertito se n'era andato. L'unico segno che fosse stato lì era l'immagine dimenticata delle forbici che ora giaceva abbandonata sul pavimento.

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"Non aveva le forbici, Ranma", disse Akane, mentre apriva la porta della sua stanza. "Se le avesse avute, non si sarebbe preoccupato di stuzzicarti con la loro immagine. Sarebbe corso a prendere l'oggetto e poi te lo avrebbe sventolato in faccia".

Ranma sospirò. "Si, lo so", disse, seguendola nella sua stanza. "Ma ero così sicuro che la vecchia capra le avesse -".

"Sei un tale stupido, Ranma", gli disse Akane, scuotendo la testa. "Perché avevi puntato le tue speranze su Happosai?".

"Non l'ho fatto!", disse sulla difensiva, chiudendo rumorosamente la porta per enfatizzare la frase. "Inoltre, c'è ancora la vecchia mummia".

"E se Obaba non le ha?".

Ranma fu silenzioso per un momento ed infine scosse la testa. "Le avrà. O - o almeno saprà dove potremo trovarle".

"Se esistono davvero", aggiunse tranquillamente Akane, sedendosi sulla sedia alla sua scrivania.

"Tra l'altro, è troppo tardi per andare al Nekohanten ora", gli disse, interrompendolo prima che potesse protestare. "Domattina andremo ad interrogare Obaba, va bene?".

...Domani...

Quella sola parola portò indietro tutte le paure ed i dubbi che aveva cercato di spingere nel retro della sua mente da quando i ricordi erano tornati. Ora, sentì un'improvvisa stretta al petto, ed il suo corpo divenne freddo ed inquieto; come poteva permettersi di dimenticare qualcosa di così importante?

Abbassandosi sul bordo del letto, inghiottì nervosamente mentre la guardava.

"Domani", disse dolcemente, gli occhi su di lei. "E'il tuo compleanno, Akane".

...Potremmo non avere più tempo...

"Oh", disse, ridendo a disagio, cercando di non sembrare preoccupata. "Non avevo realizzato che era così presto". Un imbarazzante silenzio scese fra loro, qualcosa che era diventato sempre più frequente negli ultimi giorni. Infine, muovendosi inquieta sulla sedia, Akane si accigliò. "Potremmo...non pensarci, okay?", disse, girandosi per guardare fuori dalla finestra.

Ranma lo notò immediatamente: il modo in cui le sue mani tremavano leggermente, strette in grembo. Ed il modo in cui i suoi occhi erano così concentrati sulla finestra, fingendo un interesse in qualcosa che solo lei poteva vedere.

E stava per aprire bocca per dire qualcosa - qualsiasi cosa che l'avrebbe fatta sorridere per lui - quando il dolce suono della sua voce lo interruppe.

"Ti amo, Ranma".

Lentamente si girò a guardarlo, e lui poté vedere le lacrime che andavano formandosi lentamente nei suoi occhi. Tutto ciò che era accaduto quel giorno - tutti i dubbi, le insicurezze, le paure - ritornò tutto, più potente e doloroso.

Era seduta lì, sul bordo della sedia.

...Ma non per molto.

Prendendole le mani nelle sue, la tirò silenziosamente sul letto. E non dicendo una parola, premette gentilmente le labbra sulle sue - dicendole tutto quello che stava provando, pensando, nel solo linguaggio che entrambi avevano sempre capito.

Le azioni parlavano più forte delle parole: questo era certamente vero per loro due.

Si tirò indietro solo per un secondo - si soffermò per un momento per riaffermare ciò che lei già sapeva - ma aveva bisogno di sentire ancora una volta.

"Ti amo, Akane".

Per un po'di tempo, furono in grado di dimenticare il demone e Gosunkugi...per una notte, almeno...tutto fu perfetto.

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"Pelchè Lanma ha un' immagine delle folbici della bisnonna?".

Ranma e Akane si impietrirono dove si trovavano; nessuno dei due credeva a ciò che avevano appena udito. Ranma era sdraiato sul pavimento, grazie alla bicicletta di Shampoo, mentre l'amazzone dai capelli color porpora seduta di fianco a lui, stava fissando curiosamente il pezzo di carta che teneva in mano.

Akane fu la prima a riprendersi, e muovendosi verso di loro, si allontanò di un passo dalla staccionata. Chinandosi in basso, guardò Shampoo da vicino, quasi spaventata all'idea di poter sperare. "Tu...tu hai visto queste forbici, Shampoo?", chiese.

"Shampoo non mente", rispose l'amazzone concretamente. "La bisnonna le tiene in una scatola. Molto, molto pelicolose. Shampoo non può toccalle".

"E sei sicura che siano le stesse?", chiese Ranma, sedendosi velocemente mentre girava Shampoo cosicché gli fosse di fronte. "Pensa attentamente, Shampoo", le disse, la voce disperata. "Per favore".

Sembrando confusa, ma comunque intrigata, annuì. "Shampoo sa a causa delle gemme", spiegò, indicando lo stesso punto sulla pagina che ieri aveva mostrato loro Tofu. "Molto belle, ma la bisnonna dice che sono speciali, allora non si possono usale. Pelchè Lanma è così culioso?", chiese.

Alzandosi in piedi e sembrando eccitato, Ranma le prese le mani fra le sue. "Puoi portarmi da loro, Shampoo?", chiese, l'espressione seria ma impaziente. "E'molto molto importante per noi trovare quelle forbici".

Shampoo, esitante a rifiutare una richiesta di suo marito, annuì lentamente.

"Shampoo può poltalti, ma non vuole che tocchi folbici. Lanma gualda solo, si? Plendele folbici tloppo pelicoloso".

"Certo", disse Ranma, annuendo velocemente. "Ci darò solo un'occhiatina - solo per vedere se sono quelle che stiamo cercando. Va bene, no?".

Shampoo annuì, nuovamente tutta sorrisi. E gettandosi fra le sue braccia, lo condusse velocemente in direzione del Nekohanten, ridacchiando felicemente mentre camminavano.

Akane nel frattempo, stava di lato, non dicendo una parola. Dall'inganno nella conversazione, si sentiva a disagio, tutte le sue precedenti paure erano improvvisamente ritornate. Nel profondo, aveva segretamente sperato che Shampoo si fosse sbagliata - che questo era un errore o tutt'al più un inganno. Dopo tutto, era troppo bello per essere vero.

Cercando di schiarirsi la mente da questi pensieri, Akane li seguì silenziosamente. Tuttavia più si avvicinavano alla loro destinazione, più i sussurri divenivano persistenti; qualcosa continuava a dirle che se trovavano davvero le forbici, il prezzo sarebbe stato troppo alto...

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La scatola si trovava su un vecchio e polveroso scaffale sul retro del Nekohanten, fra un mucchio di altri strani manufatti deformi e pozioni. Era rettangolare e piatta e decorata solamente da un gigante lucchetto arrugginito; anche se Ranma dubitava altamente che qualcosa come quello avrebbe impedito a qualcuno di aprirla se fosse stato veramente determinato.

...E lui era determinato...

Quando Ranma si trovò di fronte alla scatola, non riuscì a concentrarsi su nient'altro. La risposta ai suoi problemi si trovava proprio di fronte a lui...ed il desiderio di prendere la scatola e correre via era quasi opprimente. Ma prima, doveva sapere se quello che stava cercando si trovasse realmente in quel contenitore.

Senza dire una parola, Shampoo sollevò la scatola dal ripiano e premendo vigorosamente ai lati, lo aprì di scatto. Sorridendo soddisfatta, sollevò il coperchio, mentre Ranma sbirciava intento da sopra la sua spalla.

Li, appoggiato dentro la piatta e vecchia scatola, c'era un paio di forbici uguali e a quello dell'immagine.

"Sono le stesse folbici, si?", sussurrò Shampoo, fissando Ranma.

Riuscì a malapena ad annuire; i suoi occhi erano incollati alle semplici forbici, le gemme ancora perfettamente intatte, e le due lame incrociate ancora affilate. Sembravano nuove di zecca, quasi come se non fossero mai state usate - un contrasto stridente con la piatta e brutta scatola in cui erano state deposte.

"Ranma".

Sentendo la sua fidanzata tirargli gentilmente la manica, si mosse silenziosamente di lato, facendo abbastanza spazio perché Akane si avvicinasse. La guardò attentamente mentre i suoi occhi controllavano il contenuto della scatola, guardò il suo volto mentre assimilava il tutto: la sua sorpresa, la sua rassegnazione, la sua paura...

"Queste - queste sono le stesse, vero?", chiese, gli occhi inchiodati al contenitore. "Ma - ma come?", chiese, girandosi ora verso Shampoo, gli occhi quasi accusatori. "Perchè le hai te?".

Lo sguardo si Ranma ritornò inconsciamente alla scatola. Non gli importava perché le aveva lei - tutto ciò a cui era interessato era che le avesse - che la loro ricerca fosse finita. Ora tutto sarebbe andato bene. Ora poteva proteggere Akane. Ora poteva finalmente mantenere la sua promessa...Quasi senza rendersene conto, stava allungando una mano verso le forbici...

...Solo per vederle scomparire davanti ai suoi occhi con un indistinto movimento.

"Non così in fretta, futuro marito".

Trasalendo, si girò verso la voce, solo per vedere Obaba di fronte a lui, in equilibrio sul bastone. Teneva la scatola nelle sue vecchie mani sciupate, il coperchio di nuovo chiuso saldamente, il lucchetto nuovamente al suo posto.

"Shampoo", disse con fermezza, con una nota di rimprovero, "non ti avevo ammonita al riguardo di questa scatola?".

L'amazzone era in piedi davanti alla sua bisnonna, non mostrando neanche un piccolo segno di intimidazione o paura. "Shampoo ha aiutato malito", replicò provocatoriamente, aggrappandosi saldamente al braccio di Ranma. "Lanma ha chiesto di vedele le folbici - ha plomesso di non toccale".

Con movimenti lenti e precisi, Ranma rimosse attentamente la mano della giovane ragazza dal suo braccio, la mascella stretta e gli occhi seri. "Scusa Shampoo", le disse, la sua attenzione ora focalizzata unicamente su Obaba, "ma non sono in grado di mantenere quella promessa". Si schioccò le nocche, preparandosi alla battaglia. "Mi servono quelle forbici, vecchia mummia", disse.

"Ranma!", protestò Akane, facendo un passo avanti. "Questo non è il modo di farlo. Sono sicura che se solo chiediamo - se spieghiamo -".

Ranma scosse la testa, interrompendola. "Non ce le darà così, Akane", le disse, lo sguardo deciso. "E'un'amazzone - gli ostacoli devono essere eliminati, ricordi? Shampoo non perderebbe l'occasione di eliminarti, allora che cosa ti fa pensare che la vecchia mummia la penserebbe diversamente?".

Obaba sembrava indifferente alla loro discussione, la sua attenzione era concentrata da un'altra parte. "Le vostre auree", disse infine, la voce colma di sorpresa e preoccupazione. "Sono sbilanciate...in qualche modo intrecciate. Che cosa sta succedendo? E come siete venuti a sapere di queste forbici?".

"Il dottor Tofu-".

"Non è importante", la interruppe Ranma. "Dammele".

"Non importa quale sia il problema, futuro marito, ti consiglio di pensare ad un altro modo. Queste forbici non sono la risposta".

"...allora c'è un prezzo", sussurrò Akane fra sé e sè. Girandosi verso Ranma, gli afferrò il braccio, cercando invano di attirare la sua attenzione. "Ranma, per favore, dimentichiamocene, ok? Se Obaba non vuole che tu le usi, allora...allora per favore...".

Finalmente, permise a se stesso di guardare di nuovo la sua fidanzata. Stava tremando come se avesse freddo, ed i suoi occhi si stavano lentamente riempiendo di lacrime.

"Akane...", così facilmente come il suo corpo era scivolato in una posizione d'attacco, altrettanto facilmente ne scivolò fuori...

"Per piacere...possiamo solo andare a casa...", supplicò.

Ranma lanciò un'ultima occhiata alle forbici - l'unica opportunità su cui aveva contato - e poi, girandosi verso la fidanzata, le prese la mano nella sua. Senza neanche un ultimo sguardo, la condusse fuori dalla stanza, evitando gli sguardi interrogativi di Shampoo e Obaba mentre uscivano dal Nekohanten.

Shampoo, nel frattempo, era perplessa.

"Bisnonna", disse, la voce bassa e controllata. "Shampoo ha pelso qualcosa, velo? Quand'è che Akane e Lanma si sono avvicinati così tanto? E pelchè malito vuole folbici?".

Gli occhi di Obaba erano fissi sulla porta che i due ragazzi avevano attraversato, l'espressione illeggibile. Poi, spingendo la preziosa scatola nelle mani di Shampoo, si diresse verso l'uscio.

"Fai la guardia alla scatola, Shampoo", le ordinò, gli occhi fieri. "Il futuro marito ritornerà a prenderla. E se ho visto giusto, potrebbe essere la chiave per vincere tuo marito una volta per tutte".

"Velo?", chiese felicemente Shampoo. " Finalmente, malito salà di Shampoo?".

La sua bisnonna annuì solennemente. "Ma prima devo parlare con il dottor Tofu", disse, girandosi nuovamente verso la porta. "Da quello che ha detto la ragazza Tendo, sembra che lui sappia qualcosa che potrebbe esserci più utile".

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Note di lithtys: questa storia si avvicina alla fine. Spero che avrete la pazienza di seguire ancora gli ultimi capitoli. ^______^

Grazie SueSue! E'vero la coppia Ranma e Akane potrebbe spezzarsi...o forse no? Staremo a vedere... ^___^

akane_val, Gosunkugi ha tirato fuori il suo lato malvagio e ha combinato un grosso guaio...purtroppo a lui sembra non importare molto. L'unica cosa che gli interessa è avere Akane... ^___^

Esatto, DolceMella! Quelle sono le due opzioni che ha prospettato loro il dottor Tofu. ^___^

Ben tornata, Akane_Tendo! Qui la storia va avanti complicandosi! ^___^

Ringrazio tutte per le bellissime recensioni. Ormai mi ripeto sempre. ^///^

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Capitolo 16
*** cap 3 - parte quinta ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 3 : PARTE QUINTA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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"Abbiamo fino a mezzanotte", le disse Ranma, misurando a grandi passi il pavimento del dojo, l'espressione intensamente concentrata. "Questo dovrebbe darci abbastanza tempo per intrufolarci e prendere le forbici".

Akane lo guardò come se fosse diventato pazzo. "Abbastanza tempo?", chiese incredula. "Ranma, non è che ce le consegnerà tranquillamente".

"Lo so", rispose semplicemente, ma con determinazione. "Ecco perché sto pianificando di prenderle".

Ci volle tutte la forza di volontà di Akane per non colpirlo sulla testa con qualcosa di pesante. Onestamente! Dopo tutte le volte che avevano avuto a che fare con Obaba, penseresti che lui ora avesse capito che semplicemente 'prendere qualcosa' non era davvero un'opzione. Si era già dimenticato quanto ci aveva messo per prendere la pillola della fenice...? E ora, aveva pianificato di entrare e prendere le forbici a cui stava segretamente facendo la guardia!

Aveva perso la testa!

"No, non sono pazzo", sentì la voce scontenta di Ranma. "Cavolo, Akane, dammi un po'do fiducia. Non sono un idiota, sai. Non è che non abbia studiato a fondo"

Akane, sgomentata dal fatto che potesse leggere dentro di lei così facilmente, si mosse a disagio dov'era seduta.

"Beh, dovrà esserci un altro modo", gli disse ostinatamente. "Non può essere così facile! Se queste forbici sono sempre state qui, perché ci abbiamo messo così tanto a trovarle? Non avremmo dovuto scoprirle prima, in una delle altre nostre vite precedenti o simili?".

"Non lo so", sospirò Ranma. "Questa è la prima volta che ho sentito la storia del filo rosso del destino, così non saprei se prima avremmo avuto una ragione per cercare queste forbici. Ma se c'è anche solo una possibilità che funzionino", continuò tranquillamente, fermamente, "allora devo provarci".

"E se io non volessi?".

Ranma smise di camminare per fissarla, l'espressione addolorata e confusa. "Akane...".

"E'divertente", disse velocemente, evitando i suoi occhi. "Ho tutti questi ricordi di te, di noi - e no, non voglio morire - ma solo il pensiero di perdere tutte queste memorie, di non incontrarti mai più...", la voce le si affievolì, diventando sempre più piccola mentre seppelliva la testa fra le braccia. "Non lo so", continuò, "sono solo così confusa. E frustrata. E arrabbiata".

"Stupida", disse Ranma, inginocchiandosi davanti a lei. "Pensi che io non lo sia". Lentamente, Akane sollevò la testa per guardarlo, gli occhi concentrati su di lui.

"Senza quelle forbici non so cos'altro potrei fare. Diavolo, non so neanche se quelle forbici faranno qualcosa! Ma se c'è - se c'è anche una possibilità che funzionino - una piccola possibilità, allora le prenderò. Inoltre", continuò dolcemente, con un tono da presa in giro, "tu non mi hai ascoltato nel passato, così ti ripagherò di tutte quelle volte in cui mi hai fatto preoccupare".

Akane, fingendo di essere arrabbiata, nascose nuovamente il viso fra le braccia, rifiutando di guardarlo.

L'espressione di Ranma cambiò improvvisamente. "Ahh, no. Aww, cavolo. Non lo intendevo, Akane", le disse, scusandosi ripetutamente. " Non essere infuriata, okay? Per favore?". Quando si fu avvicinato, Akane alzò la testa per guardarlo attraverso le sue ciocche nere, e prima che lui avesse tempo di reagire, lo spinse all'indietro appoggiando la punta del dito sulla sua fronte, prendendolo di sorpresa. Lo guardò mentre le sue mani iniziavano a mulinare selvaggiamente l'aria, combattendo una battaglia persa in partenza per mantenere il corpo in equilibrio e dritto. Infine, la gravità vinse e cadde all'indietro, colpendo il pavimento con un forte tonfo.

"Hey, non vale!", si lamentò Ranma dal pavimento.

"Scemo", lo prese in giro Akane, ridendo. Sollevandosi in piedi, si stiracchiò e la sua espressione divenne ancora una volta seria, mentre si voltava a guardare Ranma da sopra la spalla.

"Ma hai ragione", continuò dolcemente. "Se le cose fossero diverse - se ci fossi tu al mio posto, e le nostre situazioni fossero invertite - farei lo stesso. Allora", iniziò nervosamente, "riguardo al piano che hai menzionato...".

Un lento sorriso apparve sul volto di Ranma mentre balzava facilmente in piedi. "Non ho bisogno di un piano", le disse. "Ho padroneggiato lo umisen-ken, ricordi?".

Roteando gli occhi, Akane si mise una mano sulla fronte, esasperata. "Sciocco da parte mia essermene dimenticata", disse.

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Ranma si mosse nell'oscurità, permettendo alle ombre di avvolgerlo completamente per mascherare la sua presenza. Era esilarante da una parte: aver finalmente trovato uno scopo reale per usare questa tecnica - non per gli egoistici intenti per il quale era stato creato.

Ora poteva vedere il Nekohanten, le luci erano ancora accese anche se l'insegna sulla porta diceva 'CHIUSO'. Rafforzando la concentrazione, Ranma si mosse facilmente attraverso la larga sala da pranzo, dirigendosi verso la stanza dove avrebbero dovuto esserci le forbici.

...Solo per non trovarle.

Non poteva esattamente dire di esserne sorpreso. Non sarebbe stato da Obaba lasciarle incustodite quando sapeva che sarebbero tornati a prenderle. Il che lasciava due altre opzioni: le aveva nascoste in un nuovo posto o le aveva lasciate in custodia a Shampoo, Mousse o se stessa.

Non gli ci volle molto per eliminare Mousse dai suoi sospetti. Il ragazzo miope giaceva in una piccola gabbia chiusa, in forma di papera, profondamente addormentato. Dopo, scelse di controllare Shampoo- il minore dei due mali. Si diresse velocemente verso la sua stanza, la sua stessa presenza cancellata mentre si muoveva invisibilmente per il ristorante.

La sua porta era aperta, e poteva vederla sdraiata sul letto, la scatola che aveva mostrato loro precedentemente, si trovava incustodita fra le sue mani.

Ranma non riusciva a credere alla sua fortuna!

La vecchia mummia doveva essere andata via, pensò.

Rivelarsi in una tale situazione probabilmente non era il miglior modo di agire, decise. Così silenziosamente, attentamente, scivolò nella sua camera. Continuando ad usare lo umisen-ken, strisciò verso il suo letto. Sembrava che stesse dormendo ma non c'era modo di esserne sicuro; dopotutto era ancora presto e non aveva ancora messo da parte la possibilità che questo potesse essere una sorta di trappola.

Era contento che non fossero venuti a sapere di questa tecnica - che non ci fosse mai stata l'occasione di usarla dopo il combattimento con Ryo. Questa era l'ultima cosa che si sarebbero aspettati...

Ranma si isolò da tutto ciò che aveva attorno - concentrò tutta la sua energia su quest'unico scopo, su tutto ciò che aveva appreso. E lentamente, attentamente, allungò una mano...e con un movimento fluido, prese la scatola dalle sue mani...

...Era così facile...

Shampoo spalancò gli occhi sorpresa e velocemente, spaventata, si sedette - fissando il posto dove solo poco fa, stava la scatola.

Ma Ranma non si fermò per vedere altro. Corse e corse, finché si fu lasciato completamente dietro il Nekohanten...

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Nei loro ricordi, era sempre accaduto di notte. E ora erano le undici di sera, l'ora del loro appuntamento...

Ranma ed Akane stavano in piedi ad aspettare, la tensione nell'aria era quasi palpabile - il che non diminuiva le loro paure. Mentre aspettavano che arrivasse Gosunkugi, i loro sensi vennero spinti al limite, per un momento pensarono di aver udito qualcosa...qualcosa di strano...che si stava avvicinando velocemente. Era iniziato come un suono indistinguibile: una sorta di echeggiare, affilato e penetrante.

Istintivamente Ranma si mise davanti ad Akane, assumendo una posa di difesa.

I suoi occhi erano incollati alla strada, l'attenzione concentrata sulla curva oltre la ringhiera, dove la sua vista non poteva arrivare...

...E da lì emerse Gosunkugi, che correva verso di loro.

Ranma non si rilassò, non si fidava dell'innamorato ragazzo-voodoo più di quanto si fidasse del demone che aveva stupidamente evocato. Anche se guardandolo ora, era difficile associare il Gosunkugi del passato con quello del presente...più vicino si faceva, più Ranma notava lo strano modo in cui camminava: i suoi movimenti erano maldestri e innaturali, e sembrava oscillare malfermamente da un lato all'altro.

Ranma non ci mise molto ad individuare la vera fonte del suono che avevano udito...

Legato in modo sicuro attorno al petto di Gosunkugi c'erano un gruppo di forbici - diverse bandoliere colme - ogni lama attentamente protetta da sughero posto fermamente nei punti affilati.

Prima di andarsene, aveva detto loro che avrebbe fatto del suo meglio per trovare le forbici - e a quanto sembrava, aveva fatto così ed anche di più. Se Ranma avesse dovuto indovinare, avrebbe detto che l'altro ragazzo aveva semplicemente afferrato ogni paio di forbici che aveva incrociato nel folle tentativo di aiutarli.

Di nuovo, quasi inconsciamente, si ritrovò a maledire Gosunkugi. Mai in tutta la sua vita, aveva desiderato così disperatamente che qualcuno fosse esperto nelle arti. Voleva picchiarlo - aveva bisogno di fargli del male, proprio come lui ne aveva fatto a loro.

Tuttavia, Ranma riuscì in qualche modo a trovare la forza di trattenere la sua rabbia.

"Mi hai quasi fatto venire un infarto, Gosunkugi", protestò Ranma quando l'altro ragazzo si fu finalmente avvicinato.

Respirando affannosamente, Gosunkugi rimosse il primo gruppo di forbici dal suo petto.

"Scusate", replicò timidamente, timoroso di incontrare lo sguardo di Ranma. Posò velocemente le bandoliere per terra di fronte a loro, e tirandosi indietro, si accigliò. "Mi spiace, ma non sono riuscito a trovare le forbici dell'immagine, ma forse una di queste potrebbe funzionare".

Ranma stava per aprire bocca per gongolare, ma Akane lo batté sul tempo.

"Grazie, Gosunkugi", disse, piegandosi per esaminare la piccola collezione di forbici impilate. "Ma in realtà, Ranma ed io abbiamo già trovato il paio che ci serve"... Tendendogli la scatola per fargliele vedere, sollevò il coperchio per mostrargli lo speciale contenuto.

Il viso di Gosunkugi si illuminò a quella vista, e sorrise in modo accecante. I suoi occhi erano incollati alla risposta a tutte le sue preghiere - l'unica cosa che poteva finalmente separare per sempre Akane da Ranma. "Mi piacerebbe avere l'onore", disse loro, allungando timidamente la mano per prendere le forbici.

Akane chiuse velocemente il coperchio e fece un passo indietro. "Sono la nostra ultima risorsa - questo è tutto. Forse non dovremo neanche usarle", gli disse.

Ranma si accigliò alle sue parole. In cuor suo, sapeva che gli sarebbero servite. "Sei pronta?", le chiese, la voce dolce. Era l'unica cosa che poteva fare per impedire alla sua voce di tremare, per nascondere la paura ed il nervosismo che stava provando in quel momento.

Questa era la sua ultima possibilità.

Non poteva permettersi di fallire.

Akane annuì, ed in qualche modo riuscì a trovare la forza di sorridere.

Entrambi sapevano che la creatura sarebbe apparsa presto; potevano sentirla. Ma per ora, tutto ciò che potevano fare era aspettare.

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Ranma non sapeva cosa aspettarsi quando il demone fosse finalmente arrivato. Anche nei suoi ricordi i dettagli erano incompleti - e quasi sempre era arrivato in ritardo. Così quando sentì improvvisamente Akane urlare per il dolore e la vide cadere in ginocchio, dire che era leggermente spaventato sarebbe stata un'affermazione troppo modesta. Ebbe a malapena il tempo di registrare che cosa stava accadendo prima di trovarsi inginocchiato di fianco a lei, chiedendole che cosa non andava.

I suoi occhi erano chiusi saldamente per il dolore, le sue mani erano avvolte strettamente attorno allo stomaco. "Sto bene", gli disse, nonostante la sua voce fosse malferma e chiaramente scossa.

Girandosi velocemente verso Gosunkugi, gli occhi imbestialiti, Ranma chiese, "Che cosa le sta accadendo? Non è neanche ancora qui!".

Gosunkugi, sembrando confuso e perso quanto Ranma, scosse debolmente la testa. Iniziò ad avvicinarsi ad Akane, ma nervoso e spaventato, fece un passo indietro vedendo lo sguardo protettivo di Ranma. "Non - non lo so", replicò vanamente. "Io - questo - non mi ricordo nulla di simile".

Ranma si girò verso Akane, sentendosi arrabbiato e frustrato. Che cosa sta succedendo? Lei non stava brillando - e non c'erano segni del demone da nessuna parte vicino a loro - e questo...come poteva combattere questo?

Quasi inconsciamente, le mani iniziarono ad avvicinarsi alle forbici...finche non si appoggiarono sulla scatola.

Akane notò il movimento quasi immediatamente. "Ranma, no", gli disse, la voce dura. "Non ancora. L'ultima risorsa, ricordi?". Sollevando la testa, cercò di sorridergli in modo rassicurante. "Sto bene", aggiunse, nonostante sul suo viso fossero chiaramente evidenti i segni del dolore. " Mi sento solo un po'senza fiato, tutto qui".

Ranma appariva non convinto, ma allentò un minimo la presa sulla scatola.

Akane, notandolo, sembrò piuttosto incollerita. "Davvero", disse di nuovo, il sorriso rapidamente rimpiazzato da un cipiglio arrabbiato. "Sto bene, Ranma". Per provare il suo punto di vista, si alzò lentamente in piedi.

A lui sembrava che fosse pura e semplice forza di volontà a tenerla in piedi. Glielo avrebbe anche detto, l'avrebbe anche smascherata - se non avesse notato l'ombra nera che andava formandosi all'angolo dei suoi occhi.

Non perdendo tempo, Ranma riprese immediatamente il sua atteggiamento protettivo di fronte ad Akane, il cuore che batteva all'impazzata. La creatura...era finalmente apparsa.

Era tutto ciò che lui si ricordava...e tuttavia, in un certo modo, non lo era.

Era scura e minacciosa e irradiava odio e morte. E malvagità.

Ma in qualche modo sembrava più debole, meno provvista di colore, la sua ombra più traslucida. Stava guardando al banco di nebbia o fumo - non alla nuvola di ira, di oscura energia che si era aspettato.

Ma questo non voleva dire che intendeva abbassare la guardia.

Questa era la sua ultima occasione. Non aveva intenzione di fallire.

Mettendo le mani a coppa davanti al suo corpo, Ranma chiamò a raccolta tutta la sua fiducia, la sua forza - e urlando "Moko Takabisha" rilasciò senza preavviso la sfera di energia direttamente contro il suo bersaglio.

Di nuovo, come molti attacchi del passato, volò innocuamente attraverso l'ombra grigia - l'ombra grigia che stava lentamente diventando più grande, più scura - e che sembrava dirigersi verso la sua fidanzata.

Silenziosamente, Ranma imprecò.

Era davvero fumo! Non aveva reagito per nulla all'attacco!

...Ancora un tentativo, si disse.

Doveva essere più forte, il chi più potente. Ranma chiuse gli occhi, permettendo alla sua mente di pensare alle forbici - la loro arma segreta - l'unica cosa che poteva far finire una volta per tutte questo incubo. Concentrò tutta la sua energia su quel pensiero; estraendone tutta la fiducia e la potenza che gli era possibile. Poi, concentrando tutta quell'energia nei palmi delle mani, aprì gli occhi e la lanciò.

Era il più grande attacco con il chi che avesse mai usato...

E passò inoffensivamente attraverso la creatura, proprio come l'ultimo.

Ranma, sentendo lo sforzo di aver attinto a così tanta energia, cadde in ginocchio.

...Non aveva funzionato...

Davvero. Non. Aveva. Funzionato.

Abbassò il capo, i pugni si artigliavano dolorosamente il terreno. Si era preso in giro per tutto questo tempo...? Ingannandosi nel credere che avrebbe realmente potuto batterlo solamente con la forza?

Era vero...?

Non importava quanti attacchi avesse usato - quante tecniche avesse imparato - ora, quando ne aveva più bisogno, nessuna di loro gli sarebbe stata d'aiuto? Era quasi troppo da sopportare: dopo 10 anni di duro addestramento, questo era tutto quello che aveva da esibire?

Non c'era davvero modo che lasciasse che andasse a finire così.

Lentamente, Ranma sollevò la testa, contemplando la creatura davanti a lui. Gli occhi cercavo disperatamente un punto debole - qualcosa, qualsiasi cosa.

Era più scuro ora - più scuro di prima - quasi solido. E sotto gli ombrosi recessi del volto della creatura, poteva quasi distinguere il principio di un sorriso. Galleggiò facilmente ad alcuni metri dal terreno; una scura ed arrabbiata massa. Ma fatta di cosa, Ranma lo poteva solo immaginare...

Questa era la creatura. Così era come se la ricordava.

Poteva sentirne la voce nella sua testa, anche ora - sentirne il suono mentre parlava attraverso Gosunkugi, deridendolo.

Quasi inconsciamente gli occhi saettarono verso la scatola ai suoi piedi.

Lo aveva sempre saputo...non è così? Sapeva che eventualmente la battaglia avrebbe condotto a questo.

Ed ora guardando Akane, pallida e spaventata, il suo volto si sovrappose a tutte le diverse varianti di lei dal passato...Ranma non poteva sopportare di vederla di nuovo così. Guardarla inerme mentre la luce abbandonava i suoi occhi - mentre esalava l'ultimo respiro.

Non avrebbe permesso che ciò accadesse.

Il ricordo di milioni di promesse indurì i suoi nervi - rimembrandogli il voto che non aveva mai avuto intenzione di rompere. Aveva fallito in così tanti modi e così tante volte. Si rifiutava di farlo accadere di nuovo.

...Senza esitazione, la mano raggiunse le forbici...

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Gosunkugi non sapeva cosa fare.

Akane - la bellissima, perfetta Akane - stava divenendo più pallida ogni secondo che passava, mentre Saotome - lo stupido, stupido, inutile Saotome - continuava a lanciare attacchi inefficaci. Oh, se solo Emi lo avesse scelto. Niente di tutto questo sarebbe accaduto se lei non fosse caduta sotto l'incantesimo del crudele, donnaiolo Daichi.

Era tutta colpa di Saotome!

Stupido Saotome! Stupido Saotome! Stupido Saotome!

Doveva...doveva fare qualcosa. Non poteva continuare a stare lì mentre Saotome perdeva quel poco tempo che era loro rimasto.

Sebbene fosse sempre stato incapace di aiutarla nel passato, sentì rinascere la speranza.

Come se tutta la sua vita - il suo destino - avesse portato a questo momento.

Con gli occhi ravvicinati, si girò per guardare la soluzione ai suoi problemi.

...Una piccola, scatola allungata che giaceva di fianco al suo nemico...

Sorridendo, si aggiustò le candele che erano legate in modo sicuro attorno alla sua testa, sollevato e anche grato di aver trovato per aver trovato il luogo segreto in cui i suoi genitori l'avevano nascosto.

Lavorare al tempio di suo nonno, non gli aveva fatto alcun bene. Almeno per quel che riguardava il voodoo, sapeva di poter ottenere dei risultati! Proprio ora stava fissando la prova di questo!

Piantando i suoi occhi in quelli del suo nemico, iniziò leggermente a cantilenare a bassa voce, svuotando la mente da tutta tranne che da un pensiero:

Prendi le forbici! Prendi le forbici! Prendi le forbici!

Nella sua mente poteva raffigurarsi perfettamente Saotome - vederlo chiaramente, anche quando chiuse gli occhi. E con tutta la forza e la convinzione che poteva raccogliere, urlò ad alta voce:

"PRENDILE!".

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Poteva vedere tutto - sentire tutto - e tuttavia, Akane non riusciva a muoversi.

C'era un peso gravoso che la schiacciava, la teneva ferma, mantenendola debole, sommergendola.

E udì l'urlo di Gosunkugi...

Vide Ranma mentre allungava la mano verso la scatola...

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Note di lithtys: siamo ormai prossimi alla fine. Spero di riuscire a postare il seguito la prossima settimana, ma non posso garantire nulla, visto che gli esami si stanno avvicinando. ^___^

Tiger eyes, credo che questo capitolo ti abbia fatto odiare ancora di più Gosunkugi (è possibile?). ^_- Dovrai attendere il prossimo capitolo per sapere SE e quale prezzo da pagare ci sarà per recidere il filo rosso del destino...ma Ranma lo taglierà davvero? *___*

DolceMella, resisti ancora un po'...ormai questa ff è agli sgoccioli! ^___^

Grazie per i complimenti, MikiG! ^___^

Akane_Tendo...direi che Akane non è molto in forma...riuscirà a contrastare la decisione che ormai sembra aver preso Ranma? ^___^

Aleptos, qui i colpi di scena non mancano...ma per quello finale, manca ancora poco poco... ^___^

Eh si, Mozzi84! Ranma aveva in mente qualcosa. Si è fatto trascinare via da Akane solo perché stava progettando di tornare al Nekohanten non appena fosse calata la notte. ^___^

Grazie a tutte! ^///^

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Capitolo 17
*** cap 3 - parte sesta ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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CAPITOLO 3 : PARTE SESTA

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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Sentiva le forbici calde e confortevoli nelle sue mani - per una volta, si sentiva fiducioso e forte. Non poteva udire nient'altro; pensare a nient'altro. Tutti i suoi sensi erano concentrati sull'oggetto che teneva in mano. E più si avvicinava alla creatura-ombra, più chiaramente vedeva una debole luce brillare sulle lame delle forbici; una scintilla.

Avvertì quasi istantaneamente un basso ronzio nelle orecchie - un suono che diventava più forte ogni qual volta il filo appariva.

Ignorandolo, andò avanti, cercandolo disperatamente. Infine, lo vide: il sottile, seminascosto filo rosso che scintillava sulle lame delle forbici.

Il ronzio nelle sue orecchie divenne quasi assordante.

La creatura, impavida, continuò a dirigersi verso Akane - Akane, che ora giaceva sul terreno, ferma ed immobile, con gli occhi chiusi.

...Doveva farlo ora...

Tenendo le mani più ferme che poteva, Ranma mosse le lame verso il punto in cui aveva visto un momento prima il filo; sebbene si potesse a malapena concentrare a causa del rumore nella sua testa.

Il filo ora, era solido.

Cercò di bloccare il suono meglio che poteva, la mente concentrata sulla linea solida davanti a lui. Era rosso, proprio come diceva la leggenda, e riusciva a vedere il punto in cui univa lui ad Akane. Per un attimo - un secondo - si trovò ad esitare.

Il peso di questo - di ciò che stava per fare - infine lo colpì.

...Tagliare il filo, voleva dire essere tagliati via per sempre da Akane...

Guardò la sua fidanzata; la ragazza di cui si era innamorato ripetutamente. Anche quando aveva cercato di corazzarsi contro di lei - di scacciarla dalla sua mente - qualcosa lo aveva sempre riportato da lei. Ma era solo dovuto al filo...?

Silenziosamente, si maledisse. Non aveva tempo per questo!

...La creatura l'aveva quasi raggiunta...

Temendo di perdere il coraggio, chiuse la sua mente a tutto; a tutto ciò che non fosse il filo rosso davanti a lui. Velocemente, non dandosi il tempo di soffermarsi, chiuse le lame attorno al filo, recidendo la connessione una volta per tutte.

...Il filo rosso del destino era stato tagliato...

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Il suono della creatura che urlava echeggiava attraverso il parco e Gosunkugi guardò Ranma Saotome collassare dietro di lei, immobile.

Per un momento, il demone giacque sospeso; gelato nell'aria. Poi, una strana luce scura lo avvolse completamente, e pochi secondi più tardi, la luce e la creatura implosero su se stesse, scomparendo del tutto.

Gosunkugi rimase impietrito sul posto; non osando sperare. Attese la ricomparsa del demone, l'ombra riformarsi sopra il corpo immobile di Akane.

Aspettò...ma non comparve alcun demone.

E poi avvenne il miracolo: Akane Tendo si mosse!

Sorridendo felicemente, corse verso il suo vero amore, sollevato nel vedere che era viva e stava bene.

Lo aveva fatto!

Tutto era andato perfettamente.

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Ranma non era esattamente sicuro di cosa fosse accaduto - o di dove si trovasse. Un minuto prima giaceva sul terreno del parco, guardando la creatura scomparire davanti ai suoi occhi, ed il minuto dopo si trovava inghiottito da una strana luce bianca accecante. Lo aveva sgomentato e costretto a chiudere gli occhi...

E quando li aveva riaperti, non si trovava più nel parco.

Una serie di immagini iniziarono a formarsi davanti ai suoi occhi, riempiendo l'oscurità...

Di lui che baciava Akane.

Che la stringeva, la toccava, sussurrava il suo nome.

Poteva ancora sentire i suoi gemiti, le sue grida smorzate contro il suo petto, mentre la teneva più vicina, più stretta - con un disperato bisogno che avvertivano entrambi.

E quando fu finito, erano rimasti lì, ancora avvolti l'uno dalle braccia dell'altro...sperando che la notte non finisse mai.

Ranma sorrise alla memoria - il corpo si riscaldò al ricordo di quella notte - un momento che si era istantaneamente inciso nella sua mente.

La memoria, comunque, non poté durare. Presto, fu salutato da altre immagini; una scena estranea che lo fece raggelare...

Akane era seduta sul terreno, cullando il suo corpo fra le braccia, piangendo incontrollabilmente. Lui non si muoveva.

Sono morto, pensò sbalordito Ranma. Lo sapeva con una certezza che era molto, molto terrificante. Le forbici giacevano dimenticate di fianco a lui, e non gli ci volle molto a capire che si trovavano ancora nel parco; il luogo della loro battaglia finale.

...Della sua battaglia finale.

Ma Akane stava bene, gli fece notare una parte della sua mente. Questa era la cosa importante. Akane. Era viva. Lui aveva vinto.

Lentamente, l'immagine cominciò a sfocarsi per essere poi rimpiazzata da un 'altra. Anche questa estranea a lui come quella precedente...

Un bambino piccolo correva intorno al cortile dei Tendo, ridendo e sorridendo mentre tirava pugni nell'aria contro un avversario invisibile. I suoi capelli erano neri e legati in una coda chiusa alla base del collo - ma furono gli occhi ad attirare l'attenzione di Ranma.

Una sfumatura marrone scuro...

C'era determinazione in quegli occhi; poté vederla chiaramente quando il bambino si fermò per un momento, cercando di eseguire il pugno perfetto. E dopo le sue labbra si atteggiarono in un broncio ostinato, e gli occhi si infuriarono quando estese troppo il braccio, mancando il bersaglio immaginario.

Erano gli occhi di Akane, lo sapeva...

E poi Akane entrò nel cortile - Ranma notò subito che qualcosa in lei era cambiato. I suoi capelli erano cresciuti, e sembrava serena...più grande, ma sempre bella. Sorrise mentre il piccolo bambino correva verso di lei, gettandole le braccia al collo; ridendo, lo abbracciò a sua volta.

Era il suo bambino. Ranma lo aveva saputo nel momento in cui era entrata nel cortile, forse anche prima - quando aveva notato gli occhi. Istantaneamente, sentì in nodo in gola: gelosia? Rimorso? Tristezza?

Lo aveva colto di sorpresa, e scacciò via il pensiero con la forza, arrabbiato con se stesso per la sua debolezza. Almeno era felice. Meritava di essere felice...

Ma le immagini non finirono qui...

Akane ed il bambino entrarono in un cimitero. Erano entrambi vestiti di nero e sembravano chiaramente tristi. Fermandosi ad una piccola lapide, versarono attentamente dell'acqua sulla pietra, inchinandosi per porgere il loro rispetto alla persona seppellita.

Ranma si irrigidì per un momento. Il nome sulla pietra era il suo...

Asciugandosi le lacrime, Akane toccò la lapide amorevolmente con una mano. Il piccolo bambino, inesperto, imitò i movimenti della madre, premendo le mani contro la pietra. E attraverso le lacrime, Akane gli sorrise.

"Dì ciao al tuo papà, Shinji", gli disse.

Inchinandosi educatamente alla lapide, il bambino obbedì.

"Ciao, papà", disse.

Il cuore di Ranma accelerò i battiti sentendo quello; sorpreso e scioccato. Ora, aveva tutto senso: ciò che aveva visto e perché lo aveva visto. Il loro bambino. Shinji.

Troppo presto, le immagini svanirono e Ranma fu lasciato senza nient'altro che una breve apparizione di suo figlio, del bambino che non avrebbe allevato, o visto crescere. Ma era reale. E Akane non sarebbe stata sola.

Per la prima volta...Ranma sorrise.

Prima che la luce scomparisse del tutto, vide un'immagine balenare velocemente davanti ai suoi occhi, poco prima che l'oscurità prendesse il sopravvento.

...Di una ragazza, che indossava un kimono da sposa strappato, correre verso di lui...

Poi la luce svanì completamente.

---------------------------------------

Lentamente, dolorosamente, Ranma aprì gli occhi.

Era disorientato e confuso - ed il suo intero corpo sembrava andare a fuoco. Ma Akane era lì. Lo stava fissando, gli occhi rossi dal pianto, le guance umide. Gosunkugi stava di lato, sembrando allegro; tutto sorrisi.

Ranma lo ignorò, la mente colma delle cose che aveva visto dentro la luce.

La sua morte, vero. Ma c'era stata anche la vita.

La vita, sottoforma del loro bambino...

Non poteva neanche dire di esserne sorpreso. Una parte di lui aveva saputo sin dal principio quale sarebbe stato il prezzo - che cosa significasse realmente usare le forbici. Ed era sicuro che anche Akane lo avesse in parte saputo.

Ma non lo rimpiangeva. Non lo avrebbe mai rimpianto.

...Era stato sempre pronto a morire per lei...

E ora, lei era finalmente salva. I suoi occhi si posarono sul ventre di Akane, dove il loro bambino aveva segretamente iniziato a crescere.

Ad aspettare.

La sua vista iniziava a divenire offuscata dal dolore, ma tenne gli occhi aperti - determinato a resistere quanto a lungo poteva. Lentamente, sollevò la mano, facendo scorrere le dita sulla pancia di lei.

Suo figlio.

Akane prese gentilmente la mano di Ranma nella sua e si sforzò di sorridere. " Non - non preoccuparti - starai bene. Il dottor Tofu sta arrivando e...e può fare qualsiasi cosa, vero? Tu...tu sei forte, Ranma. Non perderai contro una cosa - una cosa come questa".

Le parole erano state dette per incoraggiarlo...ma la sua mano tremava mentre lo teneva e non riusciva a smettere di piangere ininterrottamente mentre parlava.

Ranma, asciugandole le lacrime, si accigliò. "Oh, cavolo - non piangere, Akane. Lo sai che odio vederti piangere".

Scosse la testa con forza, i singhiozzi suonavano innaturali ed infelici.

"Non posso evitarlo, stupido. Non sto piangendo perché lo voglio".

In qualche modo, Ranma cercò di mantenere un sorriso sul suo volto, nonostante il dolore. "Sciocca. Non c'è nulla per cui devi essere triste".

Akane strinse gli occhi, l'espressione dura ed incredula. "Come - come posso non essere triste?", chiese. "Stai morendo".

La sua voce era ferma. "Andrà tutto bene", insistette.

Lo guardò attraverso le lacrime, confusa e ancora sconvolta. "Come puoi dirlo?", gli chiese tranquillamente. "E se non ti vedessi mai più? E se - e se questa fosse l'ultima volta -", non finì il pensiero. Si interruppe, le mani strette sul grembo, il labbro inferiore tremante. "Ti voglio in questa vita, Ranma", gli disse, scuotendo la testa. "Ti voglio. Mio stupido, pervertito fidanzato che si trasforma in una ragazza".

Sospirò dolorosamente. "...Akane".

Sollevò la testa, gli occhi supplichevoli. "Per piacere, Ranma. Non lasciarlo vincere di nuovo - non lasciare che ci separi".

"Questa vita...è solo temporanea, Akane. Ce ne saranno altre".

Scosse la testa, chiudendo fermamente gli occhi per impedire alle lacrime di scendere. "Ma non voglio...non voglio perderti".

"Non lo farai", le disse dolcemente. "Ti ho trovata in tutte le altre vite. Credi davvero che non sarò capace di trovarti nella prossima?".

"Se non lo farai, non ti perdonerò mai", gli disse.

Ranma, nonostante il dolore, rise. "Così cocciuta...", le disse, la voce che andava spegnendosi. Prima che se ne accorgesse, i suoi occhi si stavano chiudendo - il dolore divenne improvvisamente insopportabile. "Sono così stanco, 'kane. Devo chiudere gli occhi. Solo per un minuto...".

"Ranma...".

Ora poteva sentire debolmente la sua voce; sembrava lontana, così distante. Di nuovo, raffigurò nella sua mente l'immagine di loro figlio, lo vide eseguire attentamente un kata; e poteva vedere Akane, sorridere mentre lo guardava...

...Sarebbero stati bene...

Il dolore stava diminuendo, ora...poteva a malapena sentirlo...

Pensò brevemente a sua madre - alla donna che aveva scarsamente avuto l'opportunità di conoscere - a suo padre, colui che lo aveva cresciuto da solo negli ultimi dieci anni.

Vide Ukyo...Shampoo...Ryoga...

Ce n'erano altri - sapeva che ce n'erano altri - ma per qualche ragione, non riusciva a ricordarsi i loro volti. Neanche i loro nomi...

...Poi, smise del tutto di pensare...

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"Ranma", sussurrò Akane con la voce spezzata, tenendolo stretto. "Stupido".

Poté solamente guardare, inerme, mentre il suo fidanzato moriva fra le sue braccia.

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Note di lithtys: eccoci arrivati all'ultimo capitolo; mentre traducevo questa parte mi veniva da piangere...e rileggerla è stato anche peggio. ç____ç

Prima che voi tutti mi saltiate addosso dicendomi che Ranma non doveva morire, vi anticipo che manca ancora l'epilogo. Perciò siate clementi! ^_-

Purtroppo Ranma ha tagliato il filo rosso, akane_val...Ed Obaba non è intervenuta...forse sperava che recidendolo, Ranma avrebbe smesso di amare Akane e Shampoo avrebbe avuto una speranza. ^_^

Akane_Tendo, Ranma non taglia alla cieca...riesce ad individuare il filo grazie al riflesso sulla lama delle forbici... ^_-

E anche in questo capitolo, Gosunkugi non può fare a meno di ridere, Tiger eyes! E'davvero odioso, il perfido bamboccio!!! ^_^

Chissà cosa riserverà il destino a Ranma ed Akane, DolceMella? Nell'epilogo verrà svelato...*_*

Si è messa proprio male, maoa! Anzi, peggio di così non poteva andare...ç_ç

Anche in questo capitolo, l'autrice ci ha riservato un bel po'di suspance, Aleptos! ^_^

Grazie a tutte! ^///^

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Capitolo 18
*** epilogo ***


SHE WALKS IN BEAUTY

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EPILOGO

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It brings out the worst in me
When you're not around
I miss the sound of your voice
The silence seems so loud
'Cause there's no one else
Since I found you
I know it's been so hard
You should know

If I die tomorrow
As the minutes fade away
I can't remember
Have I said all I can say?
You're my everything
You make me feel so alive
If I die tomorrow

-Motley Crue

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...Millenni dopo...

Il suo bianco kimono da matrimonio era ricoperto di polvere e fango, e sembrava che ne mancasse buona parte. Anche così, lui poteva dire che una volta era stato bello; nonostante sembrasse che a lei non importasse. La ragazza lanciò velocemente uno sguardo indietro al più vicino mucchio di fieno, e afferrando il velo di seta da sopra la testa, lo cacciò con rabbia dentro la paglia.

Lui posò facilmente il carro, guardandola con evidente interesse. La ragazza, al momento, sembrava ignara della sua presenza e si ritrovò nuovamente a chiedersi se almeno lei sapesse che lui era lì. Anche se in verità, come avrebbe potuto non notarlo? Si trovavano in un enorme campo collinoso, nel bel mezzo del nulla - con cinque larghi cumuli di fieno come unica decorazione dell'intera area, e lui che tirava un vecchio, sgangherato carro, ricovero di molti chiassosi e rauchi polli.

Sapeva nascondersi dannatamente bene se solo lo voleva, non capite male...ma la situazione non è che richiedesse "discrezione".

Inoltre...non è che vedesse tutti i giorni una ragazza venire inseguita. Anche ora, poteva sentire i suoi inseguitori avvicinarsi - il terreno tremava leggermente sotto i suoi piedi e l'aria era carica di tensione. Doveva perlomeno essere una piccola armata. E lei doveva saperlo.

Da dove si trovava lui, sembrava come se lei si stesse modellando contro il mucchio di fieno. Ogni secondo sbirciava dall'angolo e guardava sopra la collina, nella direzione da cui era venuta. Ovviamente non le piaceva ciò che stava vedendo - un paio di volte, si azzardò anche a colpire la balla di fieno con il pugno.

Beh, lui decise, una cosa era sicura: doveva trovare un posto migliore per nascondersi. L'avrebbero trovata di sicuro se fosse rimasta lì - e l'ultima cosa che voleva era dover combattere contro un'intera armata. Era in orario, dannazione.

Annuendo risolutamente, sollevò il pesante carro - anche se per lui, il peso era nulla - e si fece strada verso la ragazza. Senza poterlo evitare, le ruote del vecchio e barcollante carro iniziarono a gemere ed a scricchiolare nel momento in cui si mosse - e sentendo il suono, lei si girò velocemente a guardarlo.

Da quel che sembrava, appariva più arrabbiata che sorpresa dall'inaspettata interruzione. Ne fu incoraggiato.

Lasciando cadere il carro, le sorrise in segno di saluto. Non impressionata, distolse lo sguardo, volgendo nuovamente la sua attenzione alla collina.

"Hey", disse, imperterrito. "Che stai facendo?".

La ragazza non si girò nemmeno. "Mi nascondo, stupido", sussurrò. "Non è ovvio?".

Facendo un passo verso di lei, scrutò dal lato del mucchio di fieno, proprio come stava facendo lei. "Sai...questo non è il miglior posto per nascondersi. Ti vedranno di sicuro".

Si girò a fissarlo, gli occhi marroni stretti per l'ira. Nonostante i suoi lunghi capelli scuri fossero legati, alcune ciocche le ricadevano sugli occhi, liberati dal velo. "Suppongo che tu abbia un'idea migliore, allora", rispose, mettendolo alla prova. "Forse arrampicandoti dentro alla balla - o forse sopra?".

Il ragazzo sorrise. "Beh, potresti", replicò leggermente. "Ma probabilmente sarebbe più facile se ti nascondessi nel mio carro. Se non ti danno fastidio i polli ed il fieno, ovviamente". Nuovamente i suoi occhi scorsero sul suo vestito: dubitava che sarebbe stato un grosso problema.

Guardò verso il grosso carro, mordendosi il labbro. "Sei sicuro che possa?", chiese, voltandosi a guardarlo. Fu sorpreso di notare che tutta la sua precedente ostilità sembrava svanita, e annuì solamente. "Non gli dirai dove sono o altro?", continuò, quasi supplicandolo.

Il ragazzo scosse velocemente la testa. "Naturalmente no", disse, come se si sentisse insultato dal solo pensiero. "Sono un artista marziale. E'il mio lavoro proteggere i deboli e gli indifesi".

Gli occhi della ragazza si accesero per l'eccitazione quando menzionò il fatto di essere un artista marziale, ma poi corrugò le sopracciglia, e sembrò incollerirsi nuovamente. "Hey, non sono debole ed indifesa!", protestò. Il rumore dei cavalli che si avvicinavano velocemente la gelò su due piedi, e imprecò sottovoce. "Oh, non ho tempo per questo", mormorò. "Grazie per l'aiuto! Lo accetto". Senza aggiungere altro, corse verso il carro e ignorando lo starnazzare dei polli, iniziò a nascondersi sotto il fieno. Il ragazzo si avvicinò e pose manciate e pezzi tutt'intorno, per assicurarsi che fosse ben occultata.
Poi, dirigendosi nuovamente davanti al largo e sporgente carro, si incamminò in avanti, diretto verso il luogo da dove stavano arrivando i cavalli. Sapeva per esperienza che se vuoi evitare sospetti, devi andare incontro ai problemi, piuttosto che evitarli. Almeno era riuscito ad apprendere qualcosa di utile dal suo stupido genitore...

Distogliendo il pensiero da suo padre, continuò a camminare, sorpreso di vedere la sfocata sagoma di venti o più cavalli dirigersi proprio verso di lui.

Wow, pensò impressionato. Che diavolo poteva aver fatto per avere un'intera armata alle calcagna?

Tuttavia...non era nulla se paragonato alle stranezze contro cui aveva combattuto prima.

Fingendo sorpresa all'avvicinarsi degli uomini, si fermò e permise loro di raggiungerlo. Poi, usando una mano per schermare i suoi occhi dal bagliore delle armature, guardò impavido mentre loro finalmente arrivarono. Appartenevano ovviamente a qualche tipo di nobiltà e solo il denaro ricavato dai loro scudi e dalle loro armature sarebbe stato sufficiente a dare da mangiare a lui ed al suo vecchio per anni.

Buona cosa il fatto che suo padre non fosse lì...l'ultima cosa di cui avevano bisogno erano altre persone alle calcagna.

L'uomo che sembrava condurre il gruppo, indossava un elmo d'oro e sedeva rigido sul suo cavallo. Sollevando una mano, fece segno ai suoi uomini di fermarsi e poi, togliendosi l'elmo, guardò con aria disgustata il ragazzo ed il carro.

"Vi prego", iniziò, in uno strano e melodioso tono. "Avete visto una bellezza dai capelli color ebano vagabondare attraverso questi luoghi desolati?". Prima che il ragazzo potesse aprire bocca per rispondere, l'uomo continuò. "Penso di no", rispose in maniera arrogante, facendo scorrere una mano fra i suoi corti capelli scuri. "La mia amata non permetterebbe mai ad uno zotico come te di posare i suoi indegni occhi su di lei".

Girandosi prontamente, si rimise l'elmo. "Andiamo, uomini", ordinò, puntando il dito verso le colline. "Nonostante il giorno del mio matrimonio sia stato rimandato di poco, pensate alla gioia che conoscerà il mio amore alla fine di questa allegro inseguimento. Proseguiamo!".

Troppo sorpreso per parlare, il ragazzo con il codino poté solamente guardare mentre lo strano uomo e la sua processione si allontanavano. Quando fu sicuro che fossero lontani, si diresse verso il retro del carro, spostando i polli che avevano iniziato a beccare il fieno e la persono che si nascondeva sotto di esso. "Se ne sono andati", disse, piegandosi contro il fianco di legno del carro.

La ragazza cacciò la testa fuori dal fieno, ancora cauta. I suoi capelli, si erano sciolti durante la breve corsa. Ora, pezzi di paglia e fieno erano intricati in essi. Non poté trattenersi dal ridere leggermente mentre tirava via qualche filo dalla sua chioma, gettandolo a terra.

"E di che cosa stai ridendo?", chiese.

Sorrise innocentemente mentre le offriva la mano per aiutarla ad uscire dal carro. "Oh, nulla", replicò.

Lo guardò dubbiosa e poi volse la sua attenzione alla mano tesa. Girando la testa, la ignorò mentre cercava di alzarsi. Poi, scacciando via il fieno rimasto, fece un passo risoluto verso il lato del carro, e lanciandosi a mezz'aria, atterrò con grazia sul terreno di fianco a lui. Sorrise in apprezzamento, mentre ritirava la mano. Così...anche lei conosceva le arti marziali? Interessante...

"Grazie per il tuo aiuto", disse sinceramente, dimostrandogli il suo ringraziamento con un piccolo inchino. Raddrizzandosi, gli sorrise. "E mi dispiace per prima", gli spiegò, le guance arrossate per l'imbarazzo. "Non intendevo essere così rude. Ma come puoi vedere", continuò, indicando la direzione verso cui erano andati gli uomini a cavallo, "ho avuto una brutta giornata".

Il ragazzo agitò una mano, liquidandola. "Ah, non dirlo nemmeno", disse, sogghignando, "Inoltre, non stavano cercando te".

La fronte della ragazza si corrugò per la confusione, ed inclinò la testa da un lato. "Scusa?", chiese scioccamente. Aveva sentito la voce di Toshi chiara come l'aveva udita lui - e non era possibile che l'avesse confusa con quella di qualcun'altro. "Che cosa intendi?". incrociò le braccia contro il petto mentre si appoggiava sul lato del carro. "Beh", disse lentamente, "quel ragazzo stava cercando 'una bellezza dai capelli color ebano', giusto?". Le diede velocemente un'occhiata superficiale e sogghignò. "Non è possibile che stesse parlando di te".

Uh oh...ora poteva chiaramente vedere l'aura della ragazza. Blu scura, notò, con tracce di bianco. Gli occhi di lei si strinsero e le sue mani si chiusero strettamente a pugno. Yep. Era arrabbiata, va bene. Anche se il termine arrabbiata non poteva neanche iniziare a descriverla.

Balzando di lato, evitò per un pelo un pugno.

"Hey", la prese in giro, ancora sorridendo. "Non hai bisogno di diventare violenta".

Gli occhi della ragazza si spalancarono e sembrò infuriarsi ancora di più, se possibile. "Non sono-", disse, tirandogli un calcio nel petto, "violenta!". Il ragazzo la guardava divertito, evitando facilmente ogni mossa che faceva, divertendosi molto di più di quanto avrebbe dovuto. Aveva del potenziale...quello era ovvio. E con il giusto insegnante-

...Questa era l'ultima cosa che ricordava prima di vedere un pollo lanciarsi verso di lui ad una innaturale velocità. Poi il mondo divenne scuro.

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Si svegliò e la prima cosa che vide furono un familiare paio di occhi marroni che lo fissavano e, istintivamente, si portò la mano alla testa, rimandando indietro un'improvvisa ondata di vertigini mentre cercava di tirarsi su a sedere.

"Attento", disse la ragazza, con una voce dolce e preoccupata. "Non così in fretta...".

I suoi occhi perlustrarono l'area, memorizzando tutto mentre cercava di ricordarsi che cosa era accaduto...poi il suo sguardo cadde sul grosso pollo che giaceva di fianco a lui, completamente freddo.

Spalancò gli occhi mentre si rimembrava e si volse verso la ragazza, che rideva sentendosi in colpa.

"Onestamente", disse, "hai fatto più danno al povero pollo".

Non poté evitare di ridere all'assurdità della cosa: il più grande artista marziale in ben quattro paesi battuto da una violenta, pazza, donna, lanciatrice di polli. "Io?", chiese, incredulo. "Sei tu che lo hai gettato...".

"Si, beh...".

Il ragazzo sogghignò mentre si alzava in piedi, e afferrano l'innocente pollo, lo riportò al carro. La ragazza rimase seduta, anche se i suoi occhi lo seguirono. "Mi dispiace", disse infine. " Penso di essermi lasciata trasportare un po'...". Alzandosi, si avvicinò a lui. "Non credo di essermi presentata in modo appropriato", disse, tendendo la mano, "Mi chiamo Akane Tendo".

Il ragazzo, per un momento, fu colto di sorpresa dal suo nome. "Ehm, Ranma", disse, cercando di capire perché il suo nome gli sembrasse così familiare, "Ranma Saotome". Allungò la mano per stringere la sua...e si fermò il momento in cui le loro mani si toccarono. Spalancò gli occhi.

Aveva sentito qualcosa...come una scossa elettrica nel momento in cui i loro palmi si erano sfiorati e fissò le loro mani intrecciate, sorpreso e confuso. Quando sollevò lo sguardo verso Akane, notò che l'espressione di lei rispecchiava la sua.

"Hai...hai?", la sua voce era piena di sgomento e lei sembrava sconcertata e confusa esattamente come lui.

Ranma annuì lentamente. "Si...", disse, gli occhi ritornarono alle loro mani unite. Il suo cuore stava battendo furiosamente e sapeva per certo che lei poteva sentirlo...

C'era qualcosa...qualcosa di così familiare. "Ci siamo già incontrati?", chiese improvvisamente. "Intendo - so che può sembrare assurdo e tutto...solo che ho avvertito la sensazione più strana...", si interruppe.

Akane allontanò la mano, fissandola e facendosi domande. Per un momento, pensò di vedere confusione nei suoi occhi, e delusione per la mancanza del contatto...ma forse era solo lui.

"Ehm, scusa", disse lei, arrossendo furiosamente mentre gettava uno sguardo nella sua direzione. "Intendo...ho sentito la stessa cosa".

Si allontanarono di alcuni passi, improvvisamente sentendosi a disagio per l'ondata di emozione che erano stati costretti ad affrontare. "Allora", iniziò Ranma, guardando da tutte le parti, tranne che verso Akane. "Come sei finita qui?", chiese.

"Sto scappando da un matrimonio non voluto", spiegò.

Ranma sentì il cuore stringersi a quelle parole - ma lo ignorò nell'unico modo che conosceva. "Sono sorpreso che sia tu quella a scappare. Intendo, quale ragazzo con tutte le facoltà mentali a posto vorrebbe sposare una ragazza non carina e violenta come te?".

Akane si accigliò mentre fissava il terreno. "Non voglio parlarne", disse, ignorando la frecciata.

Non sapendo come rispondere, annuì. "Oh", disse, deglutendo nervosamente. "Okay". Entrambi erano in piedi in silenzio; nessuno dei due sapeva cosa dire. Poi, quando più avevano bisogno di una distrazione, lo sentirono.

Un debole, strozzato 'bawk'.

Si girarono verso il carro, sorpresi di vedere che il pollo ferito si dibatteva avanti ed indietro, starnazzando pietosamente mentre si riprendeva lentamente. Gli altri due polli apparivano indifferenti; correvano in circolo, divertendosi.

Ranma e Akane guardarono la scena. Poi, scoppiarono a ridere.

"Ti avevo detto che il pollo era stato danneggiato di più", gli disse Akane fra le risa. Ranma, per una volta fui impotente; non riusciva a smettere di ridere.

Il cielo aveva iniziato a scurirsi e Ranma lo guardava consapevole ed improvvisamente nervoso. Si stava facendo tardi, realizzò, e non potevano rimanere lì per sempre: non importava quanto lui lo volesse. Di nuovo, fu costretto a ricordarsi di essere in orario.

"Sembra stia per piovere, non è vero?", disse Akane, seguendo il suo sguardo. Era appoggiata di fianco a lui, contro il carro, il volto leggermente sollevato, rivolto al cielo. Ranma si girò a guardarla, trovando la sua vista molto più gradevole. Anche con indosso un kimono sporco - anche con tracce di fango sul viso e fieno nei capelli - non aveva mai visto una ragazza così bella.

Era frustrante in un certo senso...non riuscire a staccare gli occhi da lei.

Erano necessarie misure drastiche, decise. Nervosamente, si mosse verso il davanti del carro, dove la sporgente barra era appoggiata al terreno; poté sentire gli occhi di Akane su di lui per tutto il tempo.

"Allora...", le disse lentamente, tranquillamente. "Vieni? Non puoi rimanere qui, no?". Stava cercando di fare del suo meglio per non sembrare troppo nervoso - per nascondere il fatto che era terrorizzato dall'idea di essere respinto - che lei avesse un altro posto dove andare.

...Non voleva che qualsiasi cosa fosse - qualsiasi cosa stesse sentendo, finisse...

"Venire dove?", chiese. Sembrava curiosa, non sospettosa o accusatoria o altro. Era un buon segno, no?

"Alla prossima fattoria", disse indicando il carro. "Devo finire di consegnare questi polli. Ci metteremo ancora un paio d'ore o giù di lì - la fattoria non è molto lontana". Non si preoccupò di spiegarle perché stava portando il carro, od il fatto che stava rimediando ai furti del padre.

Akane sembrò pensierosa per un momento, poi, sorridendo, annuì. "Beh, sarebbe molto più facile che viaggiare per conto mio. Solo non provare nulla di pervertito con me", lo avvertì. "Mi dispiacerebbe farti di nuovo del male".

Ranma la derise. "Ah! Come se volessi provarci con una pollastra non carina come te!". Stava per aggiungere che non poteva certo fargli del male anche se avesse voluto - che era il migliore - ma questo probabilmente non era il modo migliore di convincerla che fosse innocuo.

"Va bene", replicò felice, come se si aspettasse una reazione simile. Anche se si erano appena conosciuti, le era molto facile fidarsi di lui. "Se la pensi così, allora non devo preoccuparmi".

Ranma sollevò il carro. "Comunque, faremmo meglio a muoverci", le disse, tirando il peso. I suoi occhi, inconsciamente, ritornarono al cielo - al cielo che andava scurendosi in modo uniforme grazie alle nuvole di pioggia. Deglutì nervosamente, insicuro se affrontare questo particolare argomento. "Qualcos'altro", disse, parlando lentamente, come se stesse scegliendo le parole con attenzione. "Jusenkyou. Ne hai sentito parlare?".

Akane scosse la testa, in segno di scusa. "No, mi spiace", rispose. "Perché? Cos'è?". Dall'espressione di Ranma era ovvio che qualsiasi cosa fosse Jusenkyou, era importante per lui. Il suo corpo si tese solo dicendone il nome.

Ranma sollevò lo sguardo verso il cielo, e si accigliò. Spiegare la sua maledizione non era mai stato facile - e per qualche ragione doverla spiegare a lei, lo rendeva ancora più nervoso del solito. Lo avrebbe eventualmente scoperto - meglio che lo scoprisse da sola, decise. "Non importa", disse infine, scuotendo la mano. "Te lo dirò più tardi".

"Oh", replicò Akane, guardandolo attentamente, "okay". Non poteva negare di sentirsi un poco delusa dalla sua riluttanza a parlarle di quello - ma chi era lei per protestare? Non si era forse comportata nello stesso modo prima?

Non era una codarda. Poteva aprirsi anche lei - anche se era solo un poco. "Hey, Ranma", iniziò esitante.

Il suono della sua voce lo distolse dai suoi pensieri. "Si?", chiese, girandosi a guardarla.

Stava fissando il terreno, immersa nei suoi pensieri, i passi lenti e misurati. "C'è qualcosa che mi sta tormentando - qualcosa che si trova in un angolino della mia mente da quando - beh, le nostre mani-", deglutì, interrompendosi. Entrambi sapevano a cosa si stava riferendo.

"Ieri ho compiuto 18 anni", disse dolcemente, guardandolo. "Non so - solo che, per qualche ragione, ho pensato dovessi saperlo". Si zittì nuovamente, prendendosi a calci mentalmente per aver detto una cosa così strana - così casuale. "Scusa", ridacchiò, sentendosi ridicola. "Devi pensare che sono-".

"No", la interruppe Ranma. Lo aveva sentito anche lui, no? Una strana paura nascosta che non riusciva a spiegarsi. Allora perché, quando aveva detto quello, si era finalmente sentito come se gli fosse stato tolto dalle spalle un enorme peso? Anche il carro ora sembrava più leggero. "Mi fa piacere. Davvero. E'un po'tardi, ma...buon compleanno".

Akane gli rivolse uno splendido sorriso, e lui poté sentire il suo cuore battere incontrollabilmente nel petto. Era la stessa sensazione che aveva avvertito quando le loro mani si erano toccate per un breve attimo...

"Grazie, Ranma", gli disse, sinceramente. "Significa molto per me".

Arrossendo, distolse lo sguardo da lei, gli occhi concentrati sulla strada.

E sopra di loro, il cielo si aprì.

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Note di lithtys: siamo giunti all'ultimo capitolo. Mi viene un po' di malinconia a pensare che questa storia sia finita...

Ringrazio Mozzi 84, Tiger eyes, Akane_Tendo, Aleptos e DolceMella per le loro recensioni allo scorso capitolo.

Per tutti coloro che me lo hanno chiesto o se lo sono domandato, Akane e Ranma l'hanno fatto...è stato tutto molto velato e dolce, ma se riprendete in mano il "capitolo 3 - parte quarta" , troverete questa parte: "Prendendole le mani nelle sue, la tirò silenziosamente sul letto. E non dicendo una parola, premette gentilmente le labbra sulle sue - dicendole tutto quello che stava provando, pensando, nel solo linguaggio che entrambi avevano sempre capito...etc".

Infine ringrazio tutti quelli che hanno letto ed in particolare coloro che hanno commentato questa fanfiction.

A presto! ^///^

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