Il peso della valigia

di Giulietta_3
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2.Gelosie ***
Capitolo 3: *** 3.Centro commerciale. ***
Capitolo 4: *** 4.Testa o croce ***
Capitolo 5: *** 5.Sorella,sorellina,sorellona ***
Capitolo 6: *** Posso avere l'onore di questo ballo?/Prima parte. ***
Capitolo 7: *** Posso avere l'onore di questo ballo?/Seconda parte. ***
Capitolo 8: *** Avviso! ***
Capitolo 9: *** 10 motivi ***
Capitolo 10: *** Anticipazioni ***
Capitolo 11: *** 20 anni dopo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Capitolo 1

Ero sempre stata brava a nascondere i miei sentimenti dietro quell’aria perennemente felice e allegra.
E fino all’età di undici anni nessuno, neanche mia madre, era riuscito ad oltrepassare quell’immensa barriera che mi ero costruita.
Ma probabilmente il destino per me aveva in serbo qualcosa di diverso.
Non pensavo che  qualcuno sarebbe stato in grado non solo di distruggere quel muro che mi divideva dalla realtà, ma anche di oltrepassarlo e di venirmi incontro con le mani ben tese in avanti aspettando che io le afferrassi e le stringessi come mia ancora di salvezza in una giornata di tempesta. Lui era la mia ancora di salvezza.
Con la sua strafottenza e non curanza, con la sua poca voglia di vivere aveva risvegliato i miei sentimenti ormai rinchiusi in una valigia nel mio piccolo cuore.
‘Voglio aiutarlo’ questa fu la prima cosa che pensai ma ora riflettendoci era me stessa che stavo aiutando.
Ero stanca di fingere, di mentire anche a me stessa.
Non ero più in grado di gestirmi.
Così lo aiutai e capii che la chiave di tutto, della vita, della morte, della sofferenza, della resistenza era l’amore.
Tutto in qualche modo riportava all’amore.
Ma dopo che finalmente finii il mio compito, dopo che finalmente avevo raggiunto la mia ancora mi ritrovai da sola.
Mi accorsi che PER ME la chiave di tutto, della vita, della morte, della sofferenza, della resistenza non era l’amore, ma bensì colui che per me rappresentava quell’inspiegabile sentimento, colui che mi ero riproposta di salvare e che in maniere improbabile avevo iniziato ad amare.
Akito Hayama.
Si era impossessato di tutta me stessa ed io non facevo nulla per evitarlo, perché lui rappresentava una parte di me, perché lui era tutto ciò di cui avevo bisogno non per SOPRAVVIVERE ma per VIVERE.
Provai a separarmi da lui ma tutto ciò che ne ricavai fu il rafforzamento del nostro rapporto.
Quando poi  mi disse ‘ Sana io parto per Los Angeles’  avrei fatto volentieri a meno di respirare.
Mi stava abbandonando.
Questo era tutto ciò che riuscivo ad elaborare, senza capire quanto anche lui ci stesse male.
Ero stata egoista, molto egoista.
Stavo rovinando la sua vita solo per salvare la mia.
‘ Non mi lasciare ’  questo continuavo a ripetere, ben consapevole di quanto anche lui non volesse lasciarmi.
Lui non voleva lasciarmi.
Lui mi amava in una maniera assurda ma io non lo capivo accecata dall’amore che provavo per lui.
E poi capii che lui non sarebbe andato via dal mio cuore, che nonostante  tutte le avversità lui sarebbe  rimasto, perché l’amore è più forte di tutto, anche della morte.
Ciò che vi sto per raccontare è la mia vita dal quarto liceo in poi, e se la mia infanzia vi ha incuriosito vi consiglio vivamente di sentire come me la sono cavata dopo.











E' una piccola storia senza pretese... 
Questo capitolo funge da introduzione...
Spero che vi piaccia :D 
Cercherò di postare i capitoli in tempi decenti! 
Grazie a tutti <3

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Capitolo 2
*** 2.Gelosie ***


Ero in ritardo, in TREMENDO ritardo ma i miei pensieri erano rivolti a tutto tranne che alla scuola dove sicuramente avrei preso l’ennesimo rapporto.
Erano 5 le parole che mi frullavano nel cervello mentre scendevo le scale di corsa.
Appuntamento, Akito, sangue, dolore, morte.
‘Mama io scappo sono in ritardo ’ Gridai mentre mi infilavo le scarpe sulla porta.
‘Ha preso tutto da sua madre’ le sentii dire con fierezza ad un Rei abbastanza infastidito.
Erano ormai tre anni che io e Akito ci eravamo fidanzati ma lui ancora non aveva digerito la cosa.
Quando quel giorno ero tornata a casa e avevo annunciato la notizia Rei sputò per tutto il salotto l’acqua che stava bevendo e incominciò a preparare le valigie.
‘Sana tesoro non ti preoccupare, ce ne andremo e non ti dovrai più preoccupare di lui..’
A quel punto prima che io potessi dire qualsiasi cosa era intervenuta mia madre e con un calcio l’aveva fatto tacere.
Uscii di casa di corsa e buttai le braccia al collo ad un Akito irritato, molto irritato.
‘E’ inutile che mi abbracci. Sai da quanto tempo ti sto aspettando?’ e contraddittoriamente a quanto mi aveva detto ricambiò il mio abbraccio.
‘Scusa’ gli sussurrai a fior di labbra pregustando già una dolce vittoria.
‘Va… bene ma ora è meglio se… corriamo’ disse con voce roca scostando il suo sguardo dal mio.
Ero cosciente dell’effetto che avevo su di lui e di quanto si sentisse impotente e imbarazzato ogni volta che gli dimostravo affetto.
Dopo dieci minuti di corsa estenuante arrivammo a scuola in tempo  (Cosa alquanto strana).
Mi accompagnò sulla porta della mia classe e mi salutò con un bacio sulla fronte.
Adoravo il fatto che mi accompagnasse ogni mattina sulla soglia della porta per due motivi.
Il primo era che così tutte avrebbero capito che lui era mio.
Il secondo era che lo faceva perché voleva “Delineare il suo territorio” così aveva detto.
Fuka mi aspettava con le braccia incrociate.
Brutto segno.
‘Non mi devi dire nulla?’ iniziò.
‘Parli con me?’ ero realmente sorpresa. Cosa avevo fatto stavolta?
‘Dimmi che mi stai prendendo in giro! No Sana non puoi davvero aver dimenticato! Ieri, io e te, centro commerciale … ricordi??’ disse all’apice dell’esasperazione.
‘Oddio Fuka scusa me ne ero completamente dimenticata!’ dissi sincera.
‘Ma perché? PERCHE’? Da quando stai con Akito sei diventata ancora più rimbambita’
‘Scusa prometto che mi farò perdonare’ dissi in ginocchio.
‘Lo spero ’ e se ne andò scocciata al nostro posto.
La seguii e mi sedetti.
Davvero Akito mi aveva rincitrullita in questa maniera? Stavo cadendo davvero in basso.
Effettivamente pensavo solo a lui, ai suoi occhi d’oro così profondi, ai suoi muscoli scolpiti e a quei capelli così morbidi…
Eccoci di nuovo!
Le ore passarono, lente e inesorabili, mentre io non facevo altro che aspettare l’ultima ora.
Non l’avrei mai ammesso ma non vedevo l’ora di rivederlo di nuovo.
Appena suonò la campanella presi la borsa e senza salutare nessuno corsi fuori dalla classe.
E lui era lì, una specie di dio greco dei poveri con i capelli mossi dal vento proveniente dalla finestra aperta.
Il quadro sarebbe stato perfetto tranne per un piccolissimo particolare.
Due ragazze, una più vestita da troia dell’altra, erano azzeccate addosso a lui.
Lui mi guardò e con sorriso furbo cinse la vita di una di queste con un braccio attirandola a se.
Una rabbia disumana si impossessò di me.
Volevo rompere la faccia a quelle due ochette in modo tale che neanche le loro mamme le avrebbero riconosciute.
Poi di lui mi sarei occupata in seguito.
Ma non ero una persona impulsiva.
Almeno non quando si trattava di Akito.
Un mio compagno di classe, alto, bello che giocava nella squadra di calcio proprio in quel momento mi passò davanti ed io colsi la palla al balzo.
‘Scusa Fujio ti andrebbe di tornare a casa insieme? Vorrei discutere con te del lavoro di scienze, non mi sono chiare alcune cose’ dissi a voce molto alta in modo da attirare l’attenzione.
‘Ma quale lavor…’
Non gli diedi neanche il tempo di finire la frase che lo presi a braccetto e mi incamminai per il corridoio.
Arrivati in cortile ebbi la tremenda paura che il piano non avesse funzionato quando…
‘Scusami un attimo bamboccio devo parlare con la MIA ragazza’
Akito mi prese per il braccio con una forza disumana e mi porto nel retro della scuola lasciando Fujio completamente disorientato all’uscita dell’edificio.
Mi buttò con forza contro il muro e mi baciò.
Colpo basso, molto basso.
Sapeva che non sapevo resistere ai suoi baci.
Ci provai per un secondo a non ricambiare ma la sua bocca era troppo invitante.
Con la lingua passo al setaccio le mie labbra e le dischiusi in maniera quasi naturale.
Bingo.
Le mie mani si posarono sui suoi capelli e le sue sulla mia schiena.
Io e Aki non avevamo vie di mezzo.
O ci baciavamo a fior di labbra oppure con una passione tale che chiunque passasse avrebbe pensato ad uno stupro consensuale.
E gli diedi un morso e la passione arrivò ad un punto tale che mi dovetti scostare altrimenti gli avrei strappato i vestiti di dosso.
‘Chi erano quelle due?’ gli dissi scostandomi completamente dal suo corpo ritrovando lucidità.
Lui rise, e pensai che non ci fosse niente di più bello di lui su quel pianeta.
‘Davvero? Tu eri gelosa di quelle due?’
‘Non ero gelosa di quelle due ma del modo in cui tu ti strusciavi su di loro’ dissi con convinzione.
Si fece serio e mi guardò fisso negli occhi.
Le mie gambe cedettero e lui mi afferrò per non farmi cadere.
Ma che cavolo di colore erano?
‘Pensi davvero che io possa tradirti?’ Disse appoggiandomi leggermente al muro e portando le sue labbra sul mio collo.
‘N…o ma…’ aveva vinto ormai.
‘Io desidero solo te, non immagini quanto quindi non temere’ fece una pausa poiché la sua bocca era occupata con il mio orecchio.
‘ Piuttosto chi era quel tipo? Tu sei di mia proprietà Sana lo sai?’ odiavo il modo in cui mi trattava, come se fossi uno di quei dinosauri da collezione che teneva sul davanzale, ma la mia mente riusciva a registrare solo i lenti movimenti della sua bocca sul mio viso.
‘Nessuno- dissi- non era assolutamente nessuno’ e mi rimpossessai delle sue labbra.


Spazio autrice.
Mi spiace. So che il capitolo non è molto lungo ma non ho avuto molto tempo per scriverlo.
Perdonatemi per eventuali errori grammaticali ma il tempo che ho a disposizione per scrivere è davvero poco.
Spero comunque che vi piaccia.
La data di uscita del prossimo capitolo è il 12 febbraio. 
A Presto <3
Un grazie speciale a coloro che hanno letto la mia storia e che l'hanno recensita. ^_^
XOXO.

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Capitolo 3
*** 3.Centro commerciale. ***


‘TI prego, ti prego, ti prego, ti pregoooooooooooooo’ dissi con voce implorante a Fuka.
‘Assolutamente no! L’ultima volta ti ricordi come è andata a finire?’
‘Bhè ti ho lasciata fuori al centro commerciale per un’ora ad aspettare invano…’ risposi con un filo di voce.
‘Esatto!’
‘E se ti promettessi che non ti lascerò di nuovo da sola?’
‘Che razza di promessa è!?! Tu non hai mai saputo mantenere le promesse!’
‘Dai ti prego verrà anche Aya… Ho bisogno delle mie due migliori amiche! E poi tra qualche settimana ci sarà il ballo di natale e ho urgente bisogno di un vestito e di spendere soldi e di parlare del fatto che Akito ancora non mi ha invitato al ballo e…!!’
‘BASTAAAAA! OK ti ci accompagno ma SMETTILA!!’
Sorrisi compiaciuta e le scoccai un bacio sulla guancia.
Era il 18 dicembre e di li a poco una grande calamità si sarebbe abbattuta su tutti i giovani di quella scuola.
Ragazze in preda alla agitazione, ragazzi indifferenti ad ogni tipo di accenno all’evento, ragazze in preda alla agitazione…
Ok avete capito no? Si il Ballo di Natale.
Akito, naturalmente, come ogni ragazzo della scuola, tranne alcune eccezioni (Terence), non aveva alcuna intenzione di invitarmi al ballo.
Ma io non ero una ragazza qualunque.
Non mi sarei mai abbassata al livello di quelle povere liceali costrette a chiedere in ginocchio un invito al ragazzo che le piace.
NO!
Io Sana Kurata ero diversa.
Sarei rimasta a casa piuttosto che chiedere a quell’essere del mio fidanzato di accompagnarmi al ballo.
E poiché ero una ragazza subdola e diciamoci la verità quale ragazza sarebbe voluta rimanere a casa il giorno del ballo, avevo mandato ad Akito messaggi subliminali.
Per esempio quando andavo a casa sua lasciavo (per caso) il volantino del ballo sulla sua scrivania oppure mi mettevo a ballare davanti a lui come una cretina aspettando la domanda “ che stai facendo?” ed io avrei risposto da donna saggia e innocente “ niente mi sto preparando per ballare il lento al ballo”.
Insomma facevo di tutto.
Era comunque il colmo!
Io che avevo un ragazzo dovevo arrivare a certe cose pur di ricevere un misero invito.
Bha!
Comunque quel giorno mi sarei andata a comprare un bel vestito e avevo deciso che se non mi avesse invitata sarei andata da sola.
Non avrei rinunciato alla festa dell’anno solo per quell’anaconda geneticamente modificata (?).
Era l’ultima ora ma avevo detto al professore di matematica, che mi amava alla follia ( anche se io l’odiavo solo per la materia che insegnava), che non mi sentivo bene e che avrei preferito andare in infermeria.
Invece ero sotto un albero a coccolarmi con l’anaconda sopracitata.
‘Oggi che fai? Vuoi venire a casa mia? Natsumi cucina le crepes’
‘Per quanto l’idea sia allettante per oggi ho altri progetti’ dissi guardandolo negli occhi.
Cazzo facevo sempre lo stesso errore!
Mi fissava con quei cosi che sembravano diamanti e stavo già contemplando l’idea di dare buca alle ragazze.
Mi baciò.
Anche lui di certo non aiutava!
Ma non poteva averla sempre vinta.
Con non so quale forza di volontà mi allontanai dalle sue labbra ma lui non si arrese e mi prese di nuovo tra le braccia.
Che barba, che noia, che noia, che barba.
Ero davvero così debole?
E la risposta era SIIIIIIII!
‘Akito dai ti prego …’
‘Lo dici come se ti stessi costringendo io’ disse con una risata.
Ed aveva ragione io ero completamente dipendente dal suo corpo.
Avrei voluto vedere voi!
Quel ragazzo era un diavolo travestito da dio greco!
‘No ho già dato buca alle ragazze una volta, non posso farlo di nuovo’
‘Quindi esci con le ragazze? Bene pensavo che avessi qualche impegno di lavoro con  Occhiali da Sole’
Sbuffai e mi staccai da lui.
Un dolore al petto mi travolse, come se mi fossi staccata da un respiratore che mi teneva in vita.
‘Tu invece cos’hai in programma per oggi?’
‘Devo andare agli allenamenti e poi penso che mangerò tante di quelle crepes da farmi venire il mal di pancia’
‘Ti odio – dissi dandogli uno scappellotto – me ne lasci almeno una?’
‘Non ci penso neanche!’
Il suono della campanella ci distrasse dalla nostra discussione e dimenticandoci di tutto ci baciammo con foga in segno di saluto.
‘Allora ti chiamo dopo …’ disse ad un centimetro dalle mie labbra.
‘… Si’
Mentre andava via mi vennero incontro Fuka, che mi portava la borsa ed il cappotto, seguita da Aya.
‘Grazie – dissi rivolta a Fuka – sentite ragazze vi andrebbe di dormire da me stasera dopo lo shopping ? Magari mangiamo la pizza guardandoci un film…!’
Era ormai deciso, ero certa che avrebbero accettato poiché entrambe adoravano casa mia.
‘Certo’ risposero in coro con gli occhi lucidi per l’emozione.
Ci demmo appuntamento al centro commerciale per le cinque e decidemmo di andare anche a prendere un film nel negozio di Cd.
Visto che mi ero dilungata molto a discutere con Rei per l’ennesima volta sul mio lavoro ero in ritardo con la tabella di marcia.
Cosi mi legai i capelli in uno scignon (non so come si scrive xD) misi un jeans delle ballerine e un golfino bianco largo.
Mi infilai il cappotto, presi la borsa e mi fiondai fuori casa.
Arrivai con cinque minuti di ritardo ma infondo era sempre meglio di non arrivare proprio.
Come al solito Fuka mi fece la predica ma si vedeva da un kilometro che non vedeva l’ora di girare dappertutto.
Iniziammo con il cercare il vestito.
Fuka ne trovò uno spettacolare!
Era nero con la scollatura a cuore e senza spalline, rigido fin sotto al seno e poi  scendeva  morbido fin sopra alle ginocchia.
Aya andò sul romantico.
Il suo vestito era di un rosa antico lungo fino ai piedi che portava dei lustrini sul seno.
Io andai sul classico.
Un vestito azzurro a maniche corte, con una gonna morbidissima e molto lunga.
La parte superiore era tutta decorata da diamantini azzurri e bianchi.
Tutte soddisfatte per gli acquisti passammo alle scarpe e poi agli accessori.
Alla fine ci sedemmo sfinite al bar del centro commerciale.
‘ Con quel vestito Akito ti salterà addosso lo sai vero?’
‘ Se mi invita!!’
‘Madonna quel ragazzo è un cretino’ disse Fuka sconsolata.
‘E tu Fuka con chi andrai al ballo?’ chiese Aya.
‘Non lo so c’è un ragazzo che me l’ha chiesto ma ancora non ho deciso… e tu?’
‘Che domande, con il mio amoruccio’ rispose con gli occhi che le brillavano.
Da una parte la invidiavo.
Terence l’adorava e non la trattava mai male.
Dall’altra però  io e Akito avevamo dalla nostra, passione e tanto divertimento.
Ma non era il fidanzato che le invidiavo bensì le attenzioni che le dava.
Chissà se Akito avrebbe trovato il coraggio di invitarmi al ballo.
Dopo un’altra ora di soldi spesi per le cose più futili tornammo a casa.
Mentre mi facevo una doccia Aya e Fuka ordinarono una pizza e prepararono i fazzoletti per l’imminente visione di Titanic.
Appena uscita dal bagno in pantaloncini e maglietta bussarono alla porta.
‘Vado io !’ gridai a squarciagola.
Mi fiondai sulla porta e la aprii.
Pensavo fosse il fattorino delle pizze ma mi sbagliavo.
E come se mi sbagliavo.
Alla porta in tutto il suo splendore un Akito stranamente corrucciato, era particolarmente affascinato dallo zerbino di casa mia.
‘Ehi che ci fai qui? Le crepes sono già finite?’ dissi con un sorriso.
Lui accennò un ghigno e alzò lo sguardo.
Era teso, glielo si leggeva in faccia e per un istante pensai che mi volesse lasciare.
‘Qualcosa non va?’
‘No, ero venuto a chiederti una cosa ma dalla confusione che sento non credo che tu sia sola…’ dal piano di sopra una musica ad alto volume faceva da sottofonda per le strade del vicinato.
‘Ah… ABBASSATE!!!- gridai- si ho invitato Aya e Fuka a dormire da me, ma non preoccuparti parla pure ‘dissi distruggendomi le mani.
‘Bhè… tra poco c’è il ballo di natale… e sai non sono un gran ballerino però… solo se ti va…’ insomma Hayama tira fuori le palle!
‘… Oh insomma… vui venire al ballo con me Sana?’
Chiusi di scatto la porta, salii veloce le scale, spalancai la porta che dava nella mia stanza e urlai.
Poi corsi giù, riaprii la porta e appoggiandomi con una mano ai cardini dissi :
‘Certo che voglio venire’
Ci mettemmo a ridere e gli saltai addosso, felice che infondo la mia piccola anaconda fosse davvero un ragazzo come gli altri.

ALLLOOOOOORRRRA!!!
Non vedevo l'ora di postarlo e di sapere la vostra opinione...
Mi raccomando fatemi sapere xD
Il prossimo capitolo lo posterò il 16.
A presto giovani!!
XOXO

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Capitolo 4
*** 4.Testa o croce ***


Eravamo stesi sul suo letto io appoggiata sul suo petto, mi facevo cullare dai battiti del suo cuore.
Era da un’ ora che eravamo in quella posizione ma non ce ne importava nulla.
‘Ti ho mai raccontato come ho scelto te?’ chiesi.
Lui stranito da quella domanda mi guardò confuso e rispose ‘ Scegliere?’
‘Si bhè… mi vergogno un po’ ma Rei mi aveva detto che Naozumi sarebbe stata una bella scelta… eravamo comunque amici e magari conoscerlo meglio mi avrebbe fatto bene’ dissi in un sussurro.
Lui strinse i pugni e mi guardò torvo.
‘Ma Occhiali da Sole perché non si fa un po’ di fatti suoi? Vabbè racconta’
‘Era un scelta difficile, voglio dire scegliere tra la persona che hai sempre amato e quella che sei certa che ti farà stare sempre bene … Allora decisi di affidare la decisione ad... una monetina …’
‘Cioè tu … con una monetina …’ disse scandalizzato.
‘Aspetta fammi finire! A te avevo assegnato testa e a Naozumi croce e…’
‘Naturalmente uscì testa!’ disse arrabbiato.
Anche io sarei stata arrabbiata se lui mi avesse scelto con una monetina ma … io non avevo ancora finito di raccontare.
‘In realtà uscì croce …’
‘Mi prendi in giro?’
Io lo guardai negli occhi poggiando il mio mento sopra al suo petto e gli diedi un dolce bacio sulle labbra.
‘Non ti sto prendendo in giro … è solo che mentre la monetina era in aria ho capito quale lato speravo uscisse’
I suoi occhi sorrisero. So che è una cosa impossibile ma i suoi occhi sorrisero davvero. Erano un misto di gioia, stupore, orgoglio e … gratitudine?
‘Grazie’ disse e mi abbracciò.
Era stata la conversazione più strana che avessimo mai avuto.
Restai ancora un po’ in quella posizione ma si stava facendo tardi.
Mi alzai e mi diressi alla porta di camera sua.
Poi, presa da una curiosità lancinante mi girai verso di lui.
‘Perché mi hai detto grazie?’
‘ Dai Sana non pensarci …’
‘ No Akito ora me lo dici!’
Sbuffò sonoramente.
‘ Perché devi sempre farti gli affari degli altri Sana?!?’ esasperato. Era esasperato.
‘ Cioè tu mi ringrazi per qualcosa e poi non mi vuoi dire per cosa? Ma sei stupido? E adesso il colmo è che ti stai anche arrabbiando! IL COLMO!’ dissi quasi urlando.
Mi girai e aprii la porta ma una forte mano la richiuse con violenza.
In quel momento mi sembrò di ritornare indietro nel tempo quando ancora eravamo piccoli.
Perché la realtà era quella! Per quanto pensassimo di essere grandi a quel tempo e per quanto pensassimo di amarci, ancora non avevamo visto nulla.
‘Sana non andare via ti prego’ disse in un sussurro e mi girai sconvolta pensando di aver capito male.
Il suo sguardo era fisso sul pavimento.
‘Mi dispiace Akito ma te lo ricordi no? Te lo ricordi quello che ci eravamo detti quando abbiamo deciso di metterci insieme? ‘
E di nuovo un déjà vu.


 
 
 
“Akito mi prometti una cosa?”
Il suo viso andò su e giù.
“Sinceri sempre ok? Me lo prometti?”
“Te lo prometto”
 
 


 
‘Me lo ricordo’ disse sicuro.
‘Allora? Non sei sincero ORA!’
Stette in silenzio e mi girai di nuovo per andarmene. Mi stava venendo il mal di mare.
‘E tu Sana te lo ricordi cosa ti ho chiesto?’
Mi immobilizzai.
Ero certa che se ne fosse dimenticato.
Pensavo che fosse solo una cosa da ragazzini.
Almeno pensavo che per lui fosse così.
 
 
 
 

 
Eravamo in aeroporto lui doveva partire un mese per i campionati di karate.
Un’ora prima avevamo litigato perché non volevo ammettere  che eravamo una coppia e perché ero indecisa su chi scegliere.
Io ero corsa da lui. Avevo scelto lui.
Avevamo risolto e per la prima volta avevamo parlato chiaramente riguardo i nostri sentimenti. Era il giorno in cui ci mettemmo insieme.
“Akito mi prometti una cosa?” dissi vicino al suo volto.
Il suo viso andò su e giù.
“Sinceri sempre ok? Me lo prometti?”
“Te lo prometto”                             

“Sana?”
“Si?”
“Mi promettermi una cosa?” disse sottovoce come se avesse paura che qualcuno lo sentisse.
“Dimmi” sorrisi. Aveva usato le mie stesse parole.
“Sempre e per sempre ok?”
Sapevo quanto gli fossero costate quelle parole, sapevo anche che la frase per chiunque altro non aveva alcun senso, ma per noi significava tutto.
Parole non dette, sussurrate, a volte sospirate.
“Sempre e per sempre” risposi
 
 
 
Era una promessa ingenua, vero, ma sincera.
Questo era l’importante.
‘Sempre …’
‘e per sempre’ finì lui.
‘Cosa vuoi dire’
‘… Grazie Sana perché hai scelto me e non lui, grazie solo per il fatto di essermi vicino, grazie perché quando mi hai detto “Sempre e per sempre’ dicevi la verità…’
Mi stava ringraziando davvero?
Non mi stavo immaginando tutto giusto?
Mi girai e lo guardai.
Lui mi ringraziava ma non sapeva che lui aveva salvato me.
Lui davvero non se ne rendeva conto.
Lui era l’unico motivo per cui sorridevo.
Lo accarezzai.
Lui mi aveva dato una ragione per combattere contro me stessa.
Lui mi aveva mostrato la luce per la prima volta.
‘Grazie Akito’ e lo baciai a fior di labbra.
‘Per cosa?’
‘Per il per sempre’
Lui mi aveva dato una ragione per andare avanti.
Lui era quella ragione.
Perché?
Perché ero certa che il “per sempre” con lui sarebbe stato per sempre.
Lo baciai attaccata alla porta con una sua mano attaccata al viso ed una alla porta.
Un altro déjà vu.
Infondo eravamo io e lui.
Noi non saremmo mai cresciuti davvero.



Salve allora ^_^ Voglio spiegarvi come mi è venuto in mente il capitolo. 
Qualche giorno fa girando un po' ho trovato una storia, in particolare una Dramione ( Mi scuso con l'autrice ma ho dimenticato il nome XD) che mi ha fatto ritornare in mente un racconto che tanti anni fa mia nonna aveva narrato a me e ai miei cugini. Lei scielse suo marito attraverso una monetina >.<. 
Ok scusate per il capitolo troppo corto ma ho pensato che fosse necessario qualche chiarimento sul rapporto Sana/Akito.
Volevo mostrarvi come vedevo io la loro storia.
Inoltre ogni volta che leggo una storia su questi due non sono mai soddisfatta perchè una parte delle loro vite viene omessa dall'autore.
Allora io anche se in breve volevo mostrarvi cosa cerco in una storia ( Sono certa che non ve ne frega nulla ma lo dico comunque ù_ù)
Spero vi piaccia. Il prossimo capitolo lo pubblicherò il 18/19.
Ho già in mente cosa fare ma ancora devo scriverlo.
Vi chiedo una cosa... vi piacerebbe se qualche capitolo fosse PON AKITO??
Fatemi sapere.
XOXO

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Capitolo 5
*** 5.Sorella,sorellina,sorellona ***


Capitolo 5
Sorellina, sorella, sorellona.

 
Ero agitato e anche un cretino!
Come cavolo avevo fatto ad invitarla?
Forse mio padre mi aveva messo qualcosa di particolare nei cereali quella mattina.
In quel momento l’unica cosa che pensavo era “Perché cavolo sono qui?”
‘Akito sbrigati! Domani c’è il ballo e ancora non hai comprato il vestito’
Terence, Oh Terence. “Me la pagherai per questo!” pensai.
‘Lo sai che lo faccio per te’ davvero, mi stava prendendo in giro?
‘Smettila di fare la mammina Terence! Piuttosto sceglimene uno e andiamo’ riflettendoci lui era stato veramente come una madre, un padre e un fratello per me.
E poi era arrivata lei…
“Akito non incominciare a pensare a lei, tu sei un duro!”
‘Terence velocemente però!’
‘Senti Aki io non li so i tuoi gusti. Prendine uno a caso e provalo’
‘Posso esservi d’aiuto ragazzi?’una commessa minuta e dagli occhi verdi si era avvicinata a noi.
‘Si grazie, domani è il giorno del ballo e il mio amico non ha ancora il vestito. Può darci qualcosa di semplice ma elegante allo stesso tempo?’ allora li conosceva i miei gusti!! Farabutto … “Me la pagherai damerino”
Dopo un ora di shopping me ne andai.
Quel cretino parlava solo di Aya, Aya e ancora Aya.
“Ho capito sei innamorato ma mi stai davvero scartavetrando le parti basse!!”
Prendemmo appuntamento per il giorno seguente.
Ero un impedito e sarebbe venuto a casa mia ad aiutarmi.
Fino a qualche hanno prima mi sarei vergognato solo di rivolgere la parola ad una ragazza, adesso ne avevo addirittura una e l’amavo davvero.
Ancora non ci eravamo detti “Ti amo” ma almeno per quanto mi riguardava era così palese che sarebbe stato inutile.
Io l’amavo, certo, ma non ero sicuro che per lei fosse la stessa cosa.
Nel senso, lei mi amava ma … mi amava quanto io amavo lei?
La domanda affollava i miei pensieri da tempo ormai.
Io la guardavo e mi chiedevo come la gente in mezzo alla strada non le saltasse addosso, voglio dire Sana era bellissima.
E un’altra domanda ancora più difficile, ancora più tormentosa.
Perché io?
Insomma,non ero particolarmente bello né intelligente, non ero simpatico, ma arrogante e ironico.
Una volta le avevo chiesto ‘Perché me?’ e lei con il suo solito sorriso e gli occhi dolci mi aveva risposto:
“ Perché ti guardo e non c’è nient’altro che vorrei. E’ tutto di te di cui mi sono innamorata.”
Non era una vera e propria risposta ma me la feci bastare.
Infondo l’importante era che stesse con me per sempre.
Ero egoista l’ammetto, ma una cosa a discapito mio l’avrei fatta.
Se lei avesse desiderato allontanarsi da me, l’avrei fatto.
Se avesse preferito un altro, l’avrei capita.
L’unica cosa che contava era la sua felicità.
Appena entrato in casa mi catapultai in camera mia.
Andai a letto presto quella sera come tutte le sere.
Non ero mai stato un tipo particolarmente loquace e quindi non mi intrattenni molto a tavola.
La situazione a casa era molto migliorata ma non si poteva parlare di vera e propria famiglia.
Non fraintendetemi volevo molto bene a mio padre e mia sorella ma io avevo bisogno di qualcosa di più.
Avevo bisogno di un papà, non di un padre.
Avevo bisogno non di Natsumi, ma di mia sorella maggiore.
Non lo avrei mai ammesso, questo era ovvio.
Mio padre era un uomo impegnato, non aveva mai un momento libero, neanche per i suoi figli.
L’unica cosa che mi era rimasta, un unico ricordo del nostro rapporto padre-figlio, quasi assente, erano quei dinosauri posati sul davanzale della mia stanza.
C’era una cosa che non avevo mai detto a nessuno.
Io odiavo i dinosauri.
Quel giorno, mentre passeggiavo con mio padre e vidi un bambino giocare con un pupazzo di dinosauro provai tanta malinconia.
Era probabilmente un regalo dei genitori, un regalo che avevano fatto con il cuore.
Per questo quando ne scorsi uno in una vetrina di un negozio di giocattoli lo desiderai ardentemente.
Non era in realtà il regalo in se ciò che volevo, ma, piuttosto, che mio padre mi dimostrasse il suo affetto.
Poi, quando ormai la situazione stava precipitando in casa, quando ormai non c’era nessun altro posto dove rifugiarmi, andai lì, in quel ricordo dove c’era ancora una parte di me che desiderasse l’affetto del padre.
Mi ero costruito una barriera, di quelle che facevano male.
Quella barriera doveva rimanere perfettamente intatta, se volevo sopravvivere.
Ma quando Sana era nei paraggi tutto diventava più difficile.
Anche solo respirare era un problema.
Per questo iniziai ad odiarla, non perché era allegra, non perché era felice.
L’odiai perché stava distruggendo quel muro dentro di me.
Non dormii molto quella sera.
Ero molto agitato.
Troppi erano i pensieri che mi tenevano sveglio.
Uno dei primi era il ballo.
Non avevo idea di come si ballasse, né di come un vero gentiluomo si dovesse comportare in quelle situazioni.
Mi alzai presto e arrivai fuori casa Kurata dieci minuti prima.
‘Buongiorno Aki’ mi disse raggiante dopo un abbondante ritardo.
‘Buongiorno’ dissi e la baciai.
Era un bacio casto, di quelli che presagivano, almeno per me, una cattiva giornata.
Non avrei potuto baciarla per il resto della giornata.
La feci passare avanti come ogni mattina mentre ballava, saltava e diceva cose pazze per tutto il tragitto.
Era diventata una donna ormai.
I capelli erano lunghissimi e al loro colore rosso si era aggiunto anche il biondo.
Il suo fisico era slanciato, anche se non era altissima e poi le gambe, Oh Dio le sue gambe erano lunghe, snelle e sode.
Tutti l’amavano per la sua simpatia, vitalità e allegria ma non notavano quanto fosse bella.
Volevo chiederle come ci si sentisse ad essere osservata da tutti ma non essere mai vista realmente.
‘Sana posso chiederti una cosa?’ dissi all’improvviso.
‘Certo dimmi’ rispose sorridendo e venendo verso di me.
Tutto ciò che riuscii a dire dopo aver scrutato i suoi occhi fu un chiassoso silenzio.
Come potevo farle una domanda che l’avrebbe ferita in quel modo?
‘Akito?’
‘Quanto ti è cresciuto il seno?’ ero nei guai, “Ti prego Dio fa che non l’abbia detto davvero!”
AKITO!!!!’ mi diede uno schiaffo.
L’avevo detto sul serio.
La mattinata, dopo quell’episodio, passò tranquilla.
Sana era andata via e io non l’avevo rincorsa.
Avevo troppe cose per la testa.
Al ritorno non si era fatta vedere.
Arrivato a casa mi sorpresi trovando mia sorella intenta a cucinare.
‘Nazumi che ci fai qui?’
‘Oggi sono uscita prima dall’università. Terence mi ha detto che questa sera ci sarà il ballo giusto?’
Avevo già accennato al fatto che l’avrei ucciso?
‘Purtroppo…’
‘Vuoi una mano?’disse in imbarazzo.
Ero sconcertato.
Non mi avevo mai chiesto una cosa del genere, neanche quando facevo i compiti.
Rispetto a mio padre, Nazumi aveva tutte le sue ragioni.
Anche lei era cresciuta senza una figura materna, anche lei era rimasta sola.
Non le avevo mai fatto una colpa il suo odio verso di me.
Anche io mi odiavo.
Anche se molte volte mi aveva dimostrato molto più affetto di quanto facesse trasparire dai suoi modi.
Quando ero piccolo avevo il terrore del buio.
Così mio padre ogni notte fino all’età di cinque anni veniva in camera mia e mi cantava una ninna nanna che la mamma cantava a Nazumi prima di addormentarsi.
Dopo però mi disse che avevo un’età tale che la mia paura del buio doveva cessare.
Ero diventato grande!
Ma diciamoci la verità, quale bambino a sei anni non ha paura del buio?
Così ogni notte cercavo di cantarmi la canzoncina da solo.
Ma non funzionava, non aveva alcun senso in quel modo.
Imparai a dominare la mia paura, quella del buio e quella della solitudine ma era in realtà tutta una menzogna.
Una volta nel cuore della notte mi svegliai e sentii Nazumi dalla sua stanza (affianco alla mia) cantare la ninna nanna appoggiata al muro.
Era grazie alla sua voce che mi addormentavo ogni notte.
E fu proprio per quel motivo che in quel momento non le risposi “Grazie ma non ho bisogno del tuo aiuto”
Infondo in qualcosa sarebbe stata utile…
‘Ecco … mi potresti insegnare a … ballare?’ mi sentivo ridicolo, mi aspettavo risate e sguardi di scherno.
Tutto ciò che ricevetti invece fu un tenero abbraccio.
Mi insegnò i passi di base e iniziammo a volteggiare intorno al divano.
All’inizio ero una frana, ma alla fine avevo imparato i passi necessari per non pestare i piedi a nessuno.
Alle sette arrivò Terence e ci iniziammo a preparare.
Odiavo vestirmi da pinguino, mi dava l’idea di… UN PINGUINO ecco!
Dovevo ammettere però che non il vestito mi vestiva a pennello.
Era un completo semplice nero con camicia bianca, portava anche un papillon ma mi rifiutai categoricamente di indossarlo.
‘Come sto?’ mi chiese speranzoso Terence.
‘Non sei male, ma sembri un pinguino!’ iniziammo a ridere.
Era forse da un ora che continuavo ad evidenziare il fatto che sembravamo pinguini.
Scendemmo le scale lentamente, eravamo in orario.
Ai piedi delle scale c’era mia sorella che scattò una foto a tradimento.
‘Siete bellissimi ragazzi’ disse quasi in lacrime.
‘Ti prego non sono momenti in cui fare ironia questi!’ risposi stizzito.
Fu in quel momento che capii.
Non so per quale motivo, forse per il tono dolce della voce o il suo sguardo orgoglioso.
Finalmente capii.
Lei per me non era mai stata solo Nazumi.
Era sempre stata la mia sorella maggiore, la mia sorellina nei momenti brutti.
Anche quando non me lo meritavo, anche quando mi odiava.
Così prima di uscire la chiamai sul ciglio della porta.
‘Sorellona?’
‘Si’
‘Ti voglio bene’
E chiusi la porta.

Salve ragazzi!! ^_^
Scusate l'attesa ma c'erano alcuni punti che ho voluto rivedere.
Il capitolo dovrei postarlo più o meno verso il 27.
Spero che vi piaccia : D Fatemi sapere se potete.
Come si dice ' MAI PER COMANDo xD'
A presto XOXO. 

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Capitolo 6
*** Posso avere l'onore di questo ballo?/Prima parte. ***


Il ballo.
Davvero?
Volevo solamente morire in quel momento e solo l’idea del ballo mi faceva venire da rimettere.
Era stata una di quelle giornate da dimenticare.
Due interrogazioni, un compito a sorpresa e poi… “Quanto ti è cresciuto il seno?”
Non mi feriva la frase in se, ormai ero abituata a frasi poco piacevoli.
Mi feriva il fatto che lui non capisse quanto il suo sguardo su di me fosse importante.
Volevo che mi vedesse bella.
Volevo che mi desiderasse.
Insomma avevo ormai quasi 18 anni! Anche le bambine crescono!
Io lo desideravo tantissimo.
Per me era bellissimo, l’uomo più bello.
Ma perché non capiva che io dipendevo da tutto ciò che usciva dalla sua bocca?
Ero una bambola nelle sue mani.
Nonostante i miei pensieri non fossero particolarmente d’accordo con me, dovevo andare al ballo. Dovevo avere una foto con le mie amiche, una con mia madre, una con il ragazzo che amavo.
Dovevo perché volevo.
Non lo avevo mai detto a nessuno,ma nonostante amassi il mio lavoro, nonostante tutti gli impegni e la fama, desideravo ardentemente una vita normale almeno al di fuori del set.
Quindi come in ogni ricorrenza importante, chiamai le mie amiche e le invitai a prepararsi a casa mia.
Le mie due migliori amica, Aya e Fuka erano come delle sorelle per me.
Per quanto volessi bene a Fuka e per quanto la considerassi vicina avevo sempre preferito Aya.
Bhè Aya era la dolcezza, la bellezza, la tenerezza, la simpatia, l’allegria.
Era una di quelle ragazze a cui affideresti la tua vita se fosse necessario.
E’ sempre stata mia amica fin dall’asilo. All’epoca ero una bambina allegra e solare per il mondo, ma per me stessa ero solo una povera neonata lasciata, alla nascita, su una panchina al freddo.
Poi era arrivata come un raggio di sole durante una pioggia incessante.
Aveva iniziato il lavoro che poi, con l’aiuto d’Akito, aveva concluso.
Mi aveva portata via dal buio. Aveva iniziato a dipingere le pareti della mia vita di colori sgargianti.
Era per questo che l’adoravo, perché mi aveva salvato senza fare nulla in particolare.
Era rimasta solo lì a vedermi crescere, con quegli occhi dolci che ti riscaldano l’anima.
Fuka era il contrario di Aya.
Il suo nome infatti significa squalo.
Lei attaccava, guardava con sospetto, mordeva ma senza cattiveria.
Lo faceva perché era il suo modo di volerti bene.
Fra le due era decisamente il poliziotto cattivo. Difficilmente trovava qualcosa di buono in me ma la apprezzavo per questo perché era stata la prima a dare un giudizio su di me. Era stata la prima a dirmi “No”. Era  stata la prima ad opporsi ai miei comportamenti sconsiderati e spesso privi di tatto.
Quando si era fidanzata con Akito l’avevo odiata. Odiata davvero!
Capitemi si era appropriata dell’unica cosa che mi teneva in piedi.
Poi avevo provato dolore.
Aveva preferito lui a me.
Come biasimarla, io avrei sempre scelto lui, ma ero piccola.
I piccoli certe cose preferiscono non vederle. Si fermano alle apparenze, se le fanno bastare.
Poi Akito era tornato  da me, e l’avevo vista soffrire, piangere in silenzio e non feci niente.
Allora odiai me stessa.
 
 
 
Suonarono il campanello alle sette in punto.
Fu una serata divertente.
Mi ero congedata con un ‘Sono nelle vostre mani’ e mi ero seduta sullo sgabello del bagno aspettando che completassero il lavoro.
Loro erano già truccate e pettinate.
Erano bellissime.
Fuka aveva i capelli raccolti in una coda alta e il trucco leggermente eccessivo sugli occhi per i miei gusti.
Le donava molto però!
Aya invece aveva un’acconciatura semplice con dei fiorellini rosa pallido qui e lì sul capo e gli occhi truccati in maniera accurata dello stesso colore del vestito.
In quella banda di matti mancavo solo io.
 
 
 
 
 
Era arrivata l’ora x.
Le ragazze erano scese giù nel corridoio che dava sulla porta principale ad accogliere i loro cavalieri.
Alla fine Fuka aveva accettato l’invito di quel ragazzo misterioso e Aya era accompagnata dal suo bignè alla crema.
 Io ero in cima alle scale con le mani che si cercavano tra di loro dietro alla schiena.
Agitata.
Ero agitata come se fosse stato il giorno del mio matrimonio.
Sentivo il suo profumo fin da lì. Quel profumo inconfondibile, quello che mi faceva girare la testa!
Le voci che provenivano dal piano inferiore mi rimbombavano in testa.
Sentivo Rei litigare con Akito e il ‘Clik’ della macchina fotografica di mia madre che stava probabilmente facendo un set fotografico ai ragazzi.
In quel preciso istante un calore immenso mi pervase.
Quotidianità.
E la quotidianità ti da sicurezza, ti da stabilità.
Poi un’altra parola passò per la mia mente.
Famiglia.
Ed era così .
Loro erano la mia famiglia, la mia vita, la mia forza.
Feci un bel respiro e scesi le scale.
 
 
 
 
‘Senti Occhiali da Sole lei è la mia donna e tu non puoi dirmi cosa…’ si bloccò quando vide che Rei non gli dava più ascolto.
Si voltò.
I suoi occhi fissi su di me.
Era l’unica cosa che sentivo. Occhi d’oro che mi guardavano, come se non ci fosse altro.
Poi  incominciai a guardarlo bene e in quel momento avrei voluto solo strappargli i vestiti di dosso.
Era una visione celestiale.
Avvolto in quel vestito che gli cascava a pennello, i capelli sempre disordinati e uno sguardo dolce che ti scaldava l’anima.
I nostri sguardi si intrecciavano, si cercavano, si sorridevano.
Mi porse la sua mano e io con lentezza scesi gli ultimi due gradini, lo raggiunsi e afferrai la mano ben tesa verso di me.
Arrossii.
Solo a me sembrava una cosa troppo privata?
Mi sentivo nuda davanti a lui.
‘Clik’ mia madre in un angola con quel maledettissimo aggeggio aveva rovinato la magia.
‘Sana sei bellissima’ Rei.
‘Figliola hai preso tutto da me’ Mamma.
‘Abbiamo fatto un ottimo lavoro’ Aya e Fuka.
Tutti parlavano ma io non li ascoltavo.
Non sentivano l’urlo di Akito? Continuava a gridare “ Sei mia! Mia! MIA!”.
Io ero sua… Sempre e per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
Dopo foto, tante da riempire un album nuovo uscimmo di casa.
Eravamo in macchina. Guidava l’accompagnatore di Fuka, un ragazzo carino, dai tratti marcati e gli occhi azzurri. Frequentavano lo stesso corso di ginnastica a scuola.
Stavano parlando probabilmente del ballo e di quanto fossero emozionati per l’evento.
Io pensavo.
“Akito cazzo mi stai facendo la radiografia!”
Da quando eravamo usciti da quella dannatissima porta non mi toglieva gli occhi di dosso.
Non ero imbarazzata ma i suoi occhi mi scrutavano indagatori e non potevo muovermi liberamente.
Ero intrappolata in quella rete che erano i suoi occhi.
1.       Li guardi.
2.       Rimani male del fatto che non potrai mai avere degli occhi del genere.
3.       Li fissi.
4.       Ti sciogli.
5.       Desideri intensamente rimanere incollata al suo sguardo.
6.       Ti volti. Sono troppo intensi.
7.       Ti giri di nuovo, non puoi fare a meno di farlo.
8.       Ti accorgi che non puoi più vivere senza.

Finalmente accostammo la macchina.
Era stata una tortura e mi ripromisi di non entrare mai più in una macchina con Akito.
Ci tenevo ancora alla mia incolumità.
                                                                                                                                                                        To be continued...






Scusate scusate scusate.
So del ritardo, so che non è un gran capitolo ma vi prometto che rimedierò con il prossimo :D 
A presto :3
XOXO

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Capitolo 7
*** Posso avere l'onore di questo ballo?/Seconda parte. ***


Capitolo 7

Le sue mani furono intrecciate alle mie tutta la sera.
Era una cosa normale tra noi, tenersi la mano ovunque.
Ma quella sera c’era qualcosa di diverso.
Di solito lui mi prendeva la mano per far capire agli altri che ero sua e solo sua, ma quella sera, quel gesto rappresentava altro.
Era come se mi volesse trasmettere ciò che sentiva.
Amore.
Riuscivo a recepire solo questo, ed era strano.
Per carità, il nostro rapporto era di certo basato sull’amore ma prevaleva sempre la passione.
Non c’era mai stata dolcezza, tenerezza. Akito non lasciava mai spazio a cose stucchevoli.
Né frasi, né gesti.
Era una persona abbastanza fredda anche quando si trattava di noi due.
Ma quella sera era tutto diverso.
La sua mano si era impossessata della mia appena varcato il portone della palestra.
Gli organizzatori avevano fatto proprio un bel lavoro.
Infondo alla sala dove di solito si trovavano gli attrezzi in quel momento troneggiavano due immensi tavoli imbanditi di ogni bevanda.
La sala era stata decorata con festoni e palloncini rossi e bianchi e l’aria era resa più magica da un forte odore di vaniglia e rose e dalle luci offuscate.
Fu una serata divertentissima. Per quel che ricordo ballai molto con le mie amiche ma sempre con la mano intrecciata a quella di Akito. Era strano, molto strano. Continuava a fissarmi senza spiccicare parola.
Mi liberai dalla sua stretta solo quando Fuka mi chiese di accompagnarla in bagno.
‘ Una domanda Sana ma… è successo qualcosa con Akito?’
‘No, nulla perché?’
‘No è solo che si sta comportando in maniera strana da quando siamo arrivati e onestamente la sua faccia da ornitorinco in letargo mi sta dando sui nervi!’ se ne era accorta anche lei.
Non risposi, scossi solo la testa come per dire “ E io che cavolo ne so” e abbassai il viso.
Ero preoccupata.
Era si un tipo silenzioso, ma non prendeva neanche in giro Terence e ciò era assai preoccupante.
Così decisi di intervenire.
Uscii dal bagno di corsa con la voce di Fuka nelle orecchie che gridava il mio nome.
Appena lo vidi appoggiato allo stipite della porta principale gli afferrai il polso e lo portai in cortile.
Appena però varcai il cancello che portava all’esterno mi bloccai e rimasi a guardare a bocca aperta ciò che mi si parava d’avanti.
Il cortile era sparito ed aveva lasciato il posto ad una specie di serra.
Lo spiazzo era completamente occupato da fiori e al centro di tutto si trovava un gran gazebo bianco ai cui lati crescevano rose rampicanti.
In silenzio ci dirigemmo al centro del gazebo. In un istante avevo dimenticato cosa ero andata a fare lì.
Lo spettacolo era sconvolgente e le parole non riuscivano ad uscirmi da bocca.
Ero immobile, bloccata.
Una lacrima scese sul mio viso.
Quel luogo era come un ricordo, in un tempo non molto lontano. Un gazebo, due ragazzi e tanta paura di essere se stessi.
Ricordi che facevano male, che avevo cercato di nascondere.
Dolore quando ricordai il momento in cui, sempre mano nella mano, io e Akito eravamo tornati lì, per riassaporare quei momenti che sembravano fantasie portate via dal vento, ed il nulla ci aveva accolto.
L’avevano buttato giù, avevano distrutto una costruzione ma al contempo una vita.
La mia.
Come avevano potuto togliermi quel pezzetto di serenità?
E in quel momento, nel cortile della scuola avrei voluto urlare, ma aprire la bocca sembrava impossibile, avrei voluto sbattere i piedi per terra, ma non ne avevo la forza, avrei voluto qualcuno che mi dicesse che andava tutto, ma non c’era nessuno disposto a farlo.
Mi voltai e incontrai il suo sguardo.
Mi capiva, anche lui in qualche modo provava ciò che provavo io.
Anche lui soffriva, per quell’infanzia volata via con il vento.
E allora capì.
Non eravamo mai stati bambini, avevamo dovuto affrontare cose da grandi.
Non eravamo mai stati adolescenti, avevamo sofferto troppo per esserlo davvero.
Non saremmo mai stati adulti, perché ci avevano sottratto involontariamente tutta quell’ingenuità che ti fa sbagliare, che ti fa crescere.
Mi guardò con dolcezza, con uno di quei sguardi che ti rifiuti di guardare.
Mi prese le mani, le posò sulle sue spalle e disse:
‘Posso avere l’onore di questo ballo?’
‘Si’ risposi con voce stanca.
Iniziammo a dondolare.
Giusto.
Il ballo di fine anno doveva avere almeno un ballo lento.
Quello però era tutt’altro che un gesto comune.
Akito aveva ballato solo un’altra volta nella sua vita e a quel ricordo altre lacrime solcarono il mio viso.
Era un estate, di un tempo che non ci apparteneva più.
Due bambini che non si conoscono e che non si sarebbero mai conosciuti.
 
 
 
 
 
 
Faceva caldo quel giorno più degli altri.
Era estate era ovvio che facesse caldo.
Ero al parco con dei bambini a giocare a nascondino.
Quando, ad un certo punto, lo vidi.
Un bambino alto per la sua età, con i capelli biondi e gli occhi coperti dal ciuffo troppo lungo.
La prima impressione che mi fece fu quella di un bambino solo.
Giocava, seduto a terra all’ombra di un albero, con un dinosauro in mano.
Mi avvicinai, curiosa come al solito.
‘ Ciao’ dissi allegra.
‘Ciao’ rispose lui con una voce tremendamente dolce.
‘Che fai tutto solo?’
‘ Niente… aspetto il mio papà’
‘E dove è andato?’
‘Non lo so’
Silenzio.
Lo avevano lasciato solo.
‘E vuoi che ti faccia compagnia?’
‘No grazie – iniziò a piangere- sto bene da solo’
Gli tesi la mano e lo aiutai ad alzarsi.
‘Sai cosa faccio io quando mi sento sola?’
‘No’
‘Ballo sognando di essere in una sala piena di persone e di ballare con il bambino che mi piace. Così circondata da persone non mi sento più tanto sola’
Mi guardò stranito mentre incominciavamo a dondolare sul posto.
‘Ma non ti senti ancora più sola?’
‘Perché dovrei sono circondata da persone!’
‘Si ma non le conosci… io se fossi circondato da sconosciuti mi sentirei solo’
‘Ma è questo il bello dei sogni! Puoi fingere di conoscere tutti!’
E risero, risero tanto quei due bambini, certi che non avrebbero più ballato da soli.
 

 
 
 
 
 
 
 
‘Akito?’ dissi con voce troppo dolce. Volevo risultare scocciata, infastidita dal suo comportamento ma non riuscivo mai ad essere arrabbiata con lui.
‘Dimmi’
‘Cosa ti succede? Sei strano’
‘Niente e che… ti devo dire una cosa ma sei così bella questa sera che non trovo il coraggio’
Era davvero una serata scioccante.
“Portatemi una flebo vi prego!!!”
‘Dovresti trovar il coraggio Akito’
Mi guardò con incertezza.
Aveva ancora quello sguardo da cucciolo bastonato che aveva quando era piccolo.
Mi veniva voglia di abbracciarlo ma mi trattenni. Volevo sentire cosa aveva da dire.
‘Allora… ‘ iniziò ‘ E’ da un po’ che ci penso ma non ho mai trovato il coraggio, Sana noi ci conosciamo da tutta la vita e so che è strano ma sento che non riuscirò mai ad amare una persona oltre a te. So anche che già lo sai ma sento la necessità di dirtelo quindi…’ Si fermò.
‘… quindi…’ dissi io come per aiutarlo a cercare le parole.
‘Ti amo Sana’
Silenzio.
Altre lacrime. Troppe per quella sera.
Ma il ballo non era una ricorrenza felice ed allegra?
Il suo sguardo incatenato al mio, non più insicuro né incerto.
‘Ti amo anche io’ dissi con un sorriso.
C’era qualcuno al mondo più innamorato di noi in quel momento?
Non lo so ma tutti quei baci, quelle carezze, quelle mani intrecciate che ci furono dopo mi diedero la certezza che non importava.
Lui mi amava e non c’era nient’altro che importasse al mondo.
Solo io e lui per sempre.
Potevo mai chiedere di meglio?







Siamo quasi agli sgoccioli care :) 
So bene che non è un gran capitolo ma ho avuto la febbre e diciamo che non me la sono cavata alla grande.
Comunque mi piace come capitolo ma non è uno dei miei lavori migliori.
Mi auguro che continuiate a segiurmi.
XOXO

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Capitolo 8
*** Avviso! ***


Ragazze la storia non è finita, vi chiedo solo un po' di pazienza... Sono partita e non ho avuto il tempo per continuare la storia, il capitolo è in fase di scrittura. Scusate ancora e a presto :3

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Capitolo 9
*** 10 motivi ***


Capitolo 8



10 motivi per cui mi hai odiato 
 
Era il giorno di metà compleanno, il 24 di dicembre.
Finalmente avevamo deciso di passarlo da soli. Niente feste con amici, con parenti, niente cenette a lume di candela ne pattinate sul ghiaccio.
Solo noi due nella serra di casa mia.
Mi ero messa di impegno quel pomeriggio per rendere tutto perfetto.
Avevo messo al centro della serra un materasso enorme, con sopra una coperta viola e dei cuscini bianchi, acceso tante lanterne e con esse avevo circondato il materasso. Avevo acceso anche qualche candela profumata e le avevo posate sul tavolino che si trovava al centro del giardino.
Il mio regalo era una sorpresa…
Ne avevamo parlato tante volte ma io ero stata sempre molto restia.
Non ero pronta per fare ‘quello’.
Neanche la parola riuscivo a pronunciare.
Però dal ballo si era acceso qualcosa, non so bene cosa, che aveva messo in moto gli ormoni dentro di me.
Lo desideravo in maniera perversa oserei dire.
Lo so non era affatto da me, ma lui non aiutava a contenermi.
Mi guardava con quegli occhi penetranti, mi sfiorava in maniera molto sexy e mi sorrideva ammiccante, conscio dell’effetto che aveva su di me.
Naturalmente non l’avrei mai fatto di mia spontanea volontà, perché nonostante gli ormoni, avevo una paura matta e una certa dignità.
Si sarebbe dovuta creare la situazione altrimenti… niente.
Appena arrivò ci sedemmo sul materasso a mangiare il suschi che avevo comprato nel ristorante cinese sotto casa e iniziammo a parlare del più e del meno.
La cosa che più amavo di lui era che oltre ad essere il mio fidanzato era anche il mio miglior amico.
Era una situazione strana la nostra. Una linea sottile divideva amicizia ed amore e spesso, persino io, non riuscivo a capire quale delle due prevalesse.
Se cinque minuti prima ero in flebile agitazione in quel momento la calma si era impossessata di me.
Quando ero con lui niente mi preoccupava, mi affligeva.
Ero tranquilla.
‘Sana visto che abbiamo deciso di non farci regali… vorrei farti una richiesta…’ disse leggermente titubante ad un tratto.
‘Non mi spoglierò davanti a te Hayama’ “Oh… si che lo farai” pensò la mia mente perversa.
‘Stupida non era questo ciò che volevo, anche se non mi dispiacerebbe’
‘AKITO!!’ urlai.
‘Che c’è? Credi che io non pensi mai a te in quel modo?’ e vedendo la mia faccia scandalizzata e schivando agilmente il pezzetto di pane che gli avevo tirato addosso continuò ‘ Cooooomunque voglio fare un gioco ci stai?’
‘Ok’ dissi curiosa.
Tirò dalla tasca dei foglietti e due piccole matite e disse:
‘Scrivi su questo foglio – e lo indicò – le dieci cose che odiavi di me prima che ci fidanzassimo , naturalmente io farò lo stesso. Così appena finito li leggeremo e cercheremo di rimediare ok?’
Accettai senza neanche pensarci.
Era una cosa semplice, avevo passato notti intere a pensare a quanto odiassi Akito!
“Ok Sana è il momento della verità, ora fruga in quella sottospecie di cervello e trova 10 motivi per qui odiavi Akito”
Ma per quanto mi ripetessi questa frase non c’era niente che riuscissi a trovare!
Vedevo lui scrivere animatamente e mi chiedevo se veramente avesse serbato tutto quell’ odio per me tanto da non fermarsi un attimo.
Poi in preda all’ansia iniziai a scrivere.



LISTA DELLE DIECI COSE CHE ODIAVO DI TE:
1.Il modo sfacciato con cui guardavi la gente.
2.La tua camminata da ‘Sono il re del mondo’
3.La tua insistente voglia di farmi irritare.
4.Il modo in cui trattavi le persone che ti amavano.
5.Il modo stonato in cui intonavi le canzoni.
6.Il fatto che copiavi i compiti in classe dal tuo compagno di banco.
7.Il modo totalmente inopportuno in cui eri entrato nel mio mondo.
8.Il modo in cui lo hai sconvolto, il mio mondo.
9.Il modo in cui mi abbrracciavi.
10.Il modo in cui mi hai fatta innamorare di te.




Rilessi e rilessi quella lista, conscia che erano motivi sciocchi per odiare una persona.
Però era il modo in cui l’odiavo, un modo stupido, egoista, senza fondamento.
Alzai nuovamente lo sguardo e rimasi stupita.
Si era fermato a guardare il foglio con uno sguardo corrucciato come se qualcosa non andasse bene.
Ritornai a guardare il mio foglio e iniziai a pensare.
Nonostante tutto  quella sarebbe potuto benissimo passare per una lista di cose che amavo di lui.
Stupido vero? Era una lista priva di senso, ma infondo valeva come una promessa.
Lo amavo e lo odiavo allo stesso modo, come si ama e si odia contemporaneamente se stessi.
Tornai a guardarlo, come si cerca in continuazione di guardare il sole, senza mai riuscirlo a vedere per davvero e mi ritrovai il suo sguardo a due centimetri di distanza.
Mi fissava in cerca di qualcosa, come se stesse aspettando un segnale, un via libera.
E conscia che non avrei mai potuto amare qualcuno più di quanto amassi lui, mi concessi come ci si concede a un paio di scarpe in un negozio, senza troppa resistenza.
Le vuoi, le desideri, poi guardi il prezzo e pensi che non hai abbastanza soldi, ma non sai resistere perché sembrano chiamarti e infondo non sei proprio sicura di voler rinunciare al piacere di avere quelle scarpe nelle tue mani.
E con Akito quella notte fu così.
L’amore non c’era, c’era passione, desiderio ma non amore.
L’amore l’avevamo sprecato per baci e carezze ma quello… quello era tutt’altro che amore.
Forse non era giusto che la nostra prima volta si svolgesse in quel modo ma non riuscivamo a controllarci.
Era come se i nostri corpi avessero una propria autonomia.
Le sue mani poi sembravano aver perso il contro.
Mi toccavano, sfioravano ovunque senza sosta.
La mia bocca cercava la sua come si cerca l’acqua per dissetarsi.
“ Non lasciarmi ”
 
 
 
 
 
Dolore.
Era piacevole stare stesi con la testa appoggiata al petto di Akito continuando a guardarlo e a disegnare cerchi incoerenti sul suo braccio ma al contempo mi provocava una fitta al petto.
Era stata un’esperienza assurda, qualcosa di paradisiaco, magico.
E ciò mi faceva male.
Mi sentivo come se avessimo tradito le persone che eravamo dando spazio a due persone che ci appartenevano ma non ci completavano.
“E’ finito il tempo dei giochi Sana, non sei più una bambina”
Era un addio in qualche modo a quei due bambini che ballavano al parco sotto quell’albero, che litigavano a scuola, che si rincorrevano per una foto in mutande, che si amavano senza saperlo.
 
 
 
 
‘Che ne dici se leggiamo le liste Akito?’ dissi interrompendo i numerosi baci che ci stavamo scambiando, sicura che avrebbero subito portato ad un altro paio di rigirate nudi nel letto.
‘Uhuh inizi tu…’ disse non particolarmente convinto.
Gli porsi la mia lista e aspettai il suo verdetto.
‘Stai scherzando Sana? Io non camminavo come se fossi stato il re del mondo!’
‘Ma ti prego, lo fai ancora!’
‘Mi stai sfidando?’ e senza nemmeno aspettare una risposta si alzo, privo di qualsiasi indumento e iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza.
Continuai a fissarlo per un po’, non particolarmente imbarazzata fino a quando non si fermò e torno a stendersi vicino a me vittorioso.
‘Ok quel punto puoi cancellarlo’ dissi scocciata.
‘Bene! Direi che anche i punti 1 e 5 posso scartarli. E anche i punti 3 e 4 sono totalmente inventati su due piedi! E insomma il 6 lo posso proprio eliminare!’
‘Si certo certo. Stai insinuando quindi che i tuoi ottimi voti sono tutta farina del tuo sacco? Ma non prendiamoci in giro!’
Continuando così per un po’ scherzando sui miei punti poco importanti finche la mia lista non diventò più o meno così:



LISTA DELLE DIECI COSE CHE ODIAVO DI TE:
1.Il modo sfacciato con cui guardavi la gente.
2.La tua camminata da ‘Sono il re del mondo’
3.La tua insistente voglia di farmi irritare.
4.Il modo in cui trattavi le persone che ti amavano.
5.Il modo stonato in cui intonavi le canzoni.
6.Il fatto che copiavi i compiti in classe dal tuo compagno di banco.
7.Il modo totalmente inopportuno in cui eri entrato nel mio mondo.
8.Il modo in cui lo hai sconvolto, il mio mondo.
9.Il modo in cui mi abbrracciavi.
10.Il modo in cui mi hai fatta innamorare di te.
 
‘Mi dispiace tanto Sana, non è stato volontario. Non è colpa mia se ti sei innamorata di me’ disse un po’ sfinito per la situazione.
‘Lo so, lo so, ma in realtà non ti ho mai odiato davvero per quello’
E così ricominciammo da capo da dove avevamo finito.




Spazio Autrice
Ok sono imperdonabile lo so... Non aggiorno da un periodo di tempo sconsiderato.
Vi chiedo scusa davvero!
Ora parlando del capitolo... E' orribile lo so ma stavo a zero e non potevo lasciarvi così in sospeso ancora per molto.
So che non siete molte ma ci tengo ad un vostro parere. 
Ci tengo a dire che non è tutta farina del mio sacco ;)
Scusate ancora.
Il prossimo sarà l'ultimo capitolo :(
XOXO



 


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Capitolo 10
*** Anticipazioni ***


Profumo...
Akito non aveva mai usato il profumo eppure in quella occasione, non si sa perchè si...
Era lo stesso che aveva usato quella volta, la nostra prima volta...


'Buongiorno' sussurrai
'Buongiorno'




Ragazze scusatemi tanto, ma ho preferito, non avendo l'ispirazione, non scrivere nulla, piuttosto che buttar fuori un aborto xD
Aggiornerò al più presto, volevo solo darvi un'idea.
Grazie a tutte XOXO

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Capitolo 11
*** 20 anni dopo ***


20 anni dopo
Profumo...
Akito non aveva mai usato il profumo eppure in quella occasione, non si sa perchè si...
Era lo stesso che aveva usato quella volta, la nostra prima volta...


'Buongiorno' sussurrai
'Buongiorno'

Come si fa ad essere così belli? Merda!
‘Allora come è stata la serata?’
‘Sai niente di speciale… solite cose’ disse abbracciandomi e ridendo.
Che cosa bella la felicità…

Era ormai da molti anni che Akito aveva perso la parola, ma non fu mai un grosso problema, né con gli amici né con nostra figlia.
Diciamoci la verità, non era mai stato particolarmente locuace.
Ma una cosa che mi mancava era la sua voce nei momenti che passava con me, solo con me, quei momenti di intimità in cui gli scappava il ti amo tra le pieghe delle lenzuola, il dolce tono della sua voce quando mi sgridava per finta e mi diceva che ero una frana.
Odiavo in maniera particolare il fatto che, ogni anniversario di matrimonio lui mi ascoltasse con quei suoi occhi rapiti senza dire una parola.
Non avevamo mai avuto bisogno di parole, ma a volte, solo alcune, mi mancava sentirmi dire quanto mi amasse.
Avevamo creato un nostro linguaggio, come in tutte le cose.
Gli avevo regalato un piccolo martello di plastica con cui mi poteva martellare quando gli serviva aiuto o semplicemente era in disaccordo con me.
Lo amavo con tutta me stessa e soffrivo al contempo per non averlo avuto vicino come volevo.
Soffrivo ancor di più perché era una cosa capitata per caso, qualche anno prima.
Non un incidente, né un problema in particolare.
Una mattina si era svegliato e la voce era svanita.
Il medico diceva che col tempo sarebbe guarito e che era solo un fatto psicologico, ma erano ormai quattro anni e non ci speravo più.


‘ Come la vuoi chiamare Akito?’
‘Lo chiedi a me? Io sono un uomo di queste cose non me ne intendo!’
‘Speriamo che abbia preso la mia intelligenza altrimenti siamo fritti!’ dissi sfinita.
‘Si infatti se ha preso la tua intelligenza Sana davvero ci dobbiamo preoccupare!’ si mise a ridere ‘ha preso tutto dal padre! Guarda non è bellissima?’ disse guardandola con un tenero sguardo, uno dei pochi.
‘Sono d’accordo, dall’uomo più bello del mondo non poteva che nascere la bambina più bella dell’universo…’




Il giorno del nostro decimo anniversario come al solito andammo nel nostro ristorante preferito.
La bambina era da Fuka come sempre.
Potevo affidarla solo a lei. Come me era una bambina tutto pepe e solo Fuka sapeva come domarla.
4 anni. Un uragano!
Mentre scendevo le scale mi sembrò di rivivere un deja vu.
Il ballo di natale, lui bellissimo ad aspettarmi, con lo sguardo sorpreso nel vedermi così bella.
‘Sei bellissimo Akito’
Lui sorrise, come per ricambiare il complimento e mi scortò in macchina.
Durante il viaggio in auto, non comunicammo molto forse per la stanchezza, forse per lo stress del lavoro.
“Perché non mi parli? Non mi ami più?”
Era da un po’ che ci pensavo, forse non parlava solo perché non voleva deludere le mie aspettative, forse non mi amava più.


‘Akito ho trovato! Ho trovato! ahhhhhhhhhhhhh’
‘Cosa? Ti senti bene? Amore ti fa male la pancia?
‘Akito ma quale pancia! Ma quale bene! Ho trovato il nome per nostra figlia!’
‘Davvero? E fammi sentire? Con quale orribile nome la vorresti chiamare?’
‘Nana, voglio che mia figlia si chiami Nana’




Profumo...
Akito non aveva mai usato il profumo eppure in quella occasione, non si sa perchè si...
Era lo stesso che aveva usato quella volta, la nostra prima volta...
In macchina si sentiva così tanto che dovetti aprire il finestrino, ma infondo era piacevole.
Sapeva di ricordi.



‘ Allora signori solito menù?’
‘Si grazie mille’
Mangiammo tanto e io parlai molto. Come al solito lui non aprì bocca, continuava ad annuire e a martellarmi ogni tanto quando mi voleva punzecchiare.
“Chissà cosa pensa! Per lui è facile vivere così? Continuare così?”
‘Akito ti devo dire una cosa…’
Alzò gli occhi dal suo piatto di sushi come per far capire che era attento e che mi stava già ascoltando.
Così presi coraggio e parlai.



‘Mamma mamma! Vieni qui vieni qui!’
‘Nana che c’è ti sei fatta male? Hai mal di pancia? Oddio sto diventando come Akito’
‘Mammina ti devo chiedere assolutamente una cosa!’ disse con quei suoi occhioni color oro e con quell’espressione tutta concitata, di chi ha voglia di sapere.
‘Mamma perché mi chiamo Nana?’
‘Ecco… perché ti chiami Nana?... Allora partiamo dal presupposto che Nana significa sette.. bhè mi prometti che non lo dirai a tuo padre?’
‘ Si mamma! Dai su!!’
‘Sette sono le volte che ho pianto prima di capire quanto amassi tuo padre e tu sei la prova che tutti quei pianti sono valsi a qualcosa. Per questo ti chiami Nana.’



‘ Ti amo Akito e non riesco più a vivere sapendo che tu sei in queste condizioni. Mi distrugge vederti la mattina e non sentire più il tuo buongiorno, mi manca il tuo urlo quando brucio il caffè, mi manca sentirti ridere con Terence in giardino mentre fate tre tiri a pallone, mi manca tutto questo Akito e so che è egoista da parte mia ma avevo bisogno di dirtelo. Non fraintendermi, amo come viviamo, come mi tratti e come ti prendi cura di noi, ma non so più se mi ami capisci? Ho paura che per te sia solo abitudine.’
Finii di parlare con le lacrime agli occhi e alzai lo sguardo.
La sua espressione mi ricordò molto quella che fece quando, per la prima volta, mentre lui era fidanzato con Fuka io gli dissi che mi piaceva.
Era una furia.
In un secondo mi ritrovai un martello gigante addosso che mi martellava ripetutamente sulla testa.
‘Akito basta… AH!!! Da dove l’hai cacciato questo!?!?!?’
Ma non mi ascoltava, era troppo intento a cercare qualcosa nel portafogli.
Quando trovò ciò che cercava mi porse un foglio.

Lista delle dieci cose che odiavo di te
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.


‘Perché è vuoto?’
‘Perché non ti ho mai odiata Sana, neanche un secondo, neanche un attimo, sei e sei sempre stata il mio tutto, la mia vita. Ti ho sempre amata Sana non pensare mai che io non ti ami più, io non sono niente senza di te.’
‘Hai parlato’ a bocca aperta iniziai a piangere.
‘Ho parlato e ti amo, ti basta?’ disse sorpreso e amareggiato.
‘Mi è sempre bastato.’






E non le sto dicendo che non si possa vivere senza amore: si può, ed è proprio questa la porcheria.
R. Gary




Ed è finita! Sono fiera di questo capitolo! Mi piace, spero piaccia anche a voi.
Akito ha iniziato a parlare qualche giorno prima dell'anniversario e la sua idea era quella di fare una sorpresa a Sana, inoltre vorrei specificare una cosa forse poco chiara nei precedenti capitoli. Il ballo era in giorno 23 dicembre quindi in sintesi Akito e Sana hanno fatto l'amore il giorno seguente. Questo era giusto per ribadire la continuità della storia xD
Ci vedremo presto con una nuova storia!
A presto
XOXO

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