[
2° capitolo ]
“Capo....ehmmm....io.....devo
dirti una cosa.....”
Peter
guardò Jones, solitamente così calmo ed
efficiente, che balbettava
davanti a lui.
“Dimmi
pure” gli rispose, sospirando.
“Non
ti piacerà...”
“Jones
smettila di girarci intorno! Parla!”
“Si...si
tratta di....Neal....”
Peter,
con gli anni e l'esperienza, aveva imparato a valutare con uno
sguardo chi gli stava di fronte, perciò si era reso conto
che Jones era sulle spine nel momento stesso in cui era entrato nel suo
ufficio.
“Cos'ha
combinato stavolta?” chiese, in tono quasi rassegnato,
sapendo che,
troppo spesso, per lo staff era dura arginare l'esuberanza di Neal.
“Ecco...è....è
fuori dal suo raggio d'azione...Noi....noi presumiamo che lui.....che
stia andando ad incontrare Fletcher....” mormorò
il giovane
agente.
“Voi
presumete?” domandò Peter,
senza curarsi di nascondere
l'apprensione e la rabbia nella voce.
“Bhè...Diana
sta facendo tutti i controlli necessari per localizzarlo con
precisione!” dichiarò Jones.
Peter
si sforzò di mantenere il controllo dei propri nervi mentre
diversi
pensieri si susseguivano rapidamente nella sua testa:
-
quel
ragazzo sarà la mia morte!
-
quando lo
trovo lo strozzo!
-
devo dirlo
ad Elizabeth che se la prenderà sicuramente con me!
L'ultimo
pensiero divenne immediatamente il primo in ordine di importanza,
quindi berciò “Trovatelo! Io vi raggiungo
subito...”
Jones
lasciò l'ufficio velocemente e con evidente sollievo e Peter
prese
in mano il telefono.
“Ciao
tesoro sei impegnata?”
“Come
mai mi chiami a quest'ora – chiese Elizabeth, allarmata
– Stai
bene? É successo qualcosa a Neal?”
“Io
sto bene...Ma....Neal è fuori dal suo raggio
d'azione”
“Che
significa che è fuori dal suo raggio?
Peter Burke non usare
termini tecnici con me! Dov'è Neal?”
Peter
sospirò, poi, seppur a malincuore, rispose “Jones
e Diana stanno
cercando di localizzare la sua posizione con precisione. Lo
troveremo, tesoro...”
“Promettimelo!
Peter promettimi che lo troverai e lo riporterai a casa!”
“Te
lo prometto: lo troverò e lo riporterò a
casa!” dichiarò, mentre
pensava 'Lo troverò, lo riporterò a casa
intero e ce lo terrò
per i prossimi dieci anni!'
Devin
Fletcher, figlio di un noto malavitoso, aveva l'hobby di collezionare
opere d'arte e, certamente, non gli importava il luogo di provenienza
di tali opere: che fossero di proprietà di qualcuno che
avesse
l'intenzione e la legittimità di venderlo e che fosse,
quindi,
liberamente e legalmente acquistabile o che appartenesse, invece, a
chi non voleva o non poteva cederlo per lui non faceva alcuna
differenza!
Otteneva
sempre ciò che voleva , qualsiasi fosse il prezzo o il modo
per
averlo!
Era
giovane, petulante,capriccioso e privo di ogni scrupolo o
moralità.
Neal
l'aveva conosciuto ad una mostra e la prima impressione che aveva
avuto era stata quella di un gatto goloso intento a leccarsi davanti
ad una ciotola di panna.
Fletcher
guardava ogni opera con occhi estasiati e bramosi.
Neal
sapeva (probabilmente per una certa, pericolosa, affinità
con se
stesso) di poterlo agganciare con
facilità, ma Peter si era
opposto categoricamente alla cosa.
Neal
era però assolutamente certo che la buona riuscita della
cosa
l'avrebbe convinto che si sbagliava e che lui non era un ragazzino
costantemente bisognoso della babysitter!
“Neal
Caffrey! Il famoso falsario ragazzino!”
Neal
storse il naso a quella definizione che odiava. L'aveva coniata una
giornalista al momento del suo secondo arresto ed era, poi,
rimbalzata su tutti i giornali.
“Saltiamo
i convenevoli Fletcher e dimmi cosa vuoi” rispose seccato.
Non
gli piaceva il modo in cui era stato attirato al Regency, ingannato
da un finto tassista.
'Ci
sono cascato come un allocco!' pensò, irritato con
se stesso.
“Chiamami
pure Devin – replicò l'altro - e accomodati. Non
c'è nessun
motivo di covare risentimento!”
“Tu
dici? - replicò Neal, sarcastico – mi hai quasi rapito
per
portarmi qui!”
Neal
prese posto davanti a lui e Fletcher continuò “ Uh
uh uh! Che
esagerazione! Voglio solo parlare con te Caffrey!”
“Non
c'è assolutamente nulla di cui io e te
dobbiamo parlare!”
dichiarò, deciso.
“Io
credo di si.” insistette Fletcher, lanciando, di mala grazia,
un
po' di foto sul tavolo, davanti a Neal.
Lui
le guardò, dapprima distrattamente, quasi con indifferenza,
poi
sempre con maggior attenzione.
Sentì
la rabbia che, come una scarica elettrica, gli attraversava il corpo.
Dovette
ricorrere a tutta la sua abilità di truffatore consumato per
non
lasciar trapelare nulla e solo gli scagnozzi di Fletcher –
armati –
lo trattennero dal prenderlo a pugni istantaneamente.
“Cosa
significano?” chiese.
“Questo
dipende da te”
Neal
sollevò le sopracciglia, invitandolo, con un gesto della
mano, a
continuare.
“Io
voglio il Prometeo* e so che tu puoi procurarmelo”
dichiarò Devin
Fletcher
Neal
sollevò il pantalone per mostrare la cavigliere elettronica
e
chiese “Sai cos'é?”
“So
che l'Fbi ti ha incastrato, Caffrey, ma sono assolutamente certo che
puoi farlo comunque. Mi sono rivolto a te perchè eri il
migliore
sulla piazza!”
“Mi
lusinghi , ma, ti ripeto. Questa cavigliera ha un gps: non posso
muovere un passo senza che l'Fbi se ne accorga!”
“Vero
– disse Fletcher – ma so che hai ancora dei
contatti. Mettila
così Caffrey: Io voglio quel quadro e tu puoi darmelo. Tu
vuoi che
la signora Burke possa continuare a vivere la sua mediocre
esistenza ed io posso far si che succeda. Do ut des”
“Sei
un bastardo!” sibilò Neal.
“Oh,
andiamo in fondo non si tratta che di un banalissimo scambio. Non
ricordo che ai vecchi tempi avessi tanti scrupoli di
coscienza!”
“Devi
lasciare Elizabeth fuori da questa storia!”
“Lo
farò, se rispetterai i patti. Sai che se mi accorgo che stai
provando a fregarmi non la passerai liscia vero?”
Neal
non rispose subito.
“Mettiamo
il caso che io accettassi. Quanto tempo avrei?”
“Quarantotto
ore a partire da adesso. Non farmi pentire di averti concesso il
beneficio del dubbio e tieni fuori i tuoi cani da guardia dell'FBI da
questa storia!”
“Non
occorre che lo puntualizzi. Avrai il tuo quadro fra due giorni
'Mi
spiace Peter, ma devo farlo' pensò Neal, mentre
usciva,
chiudendosi la porta alle spalle.
“Capo
abbiamo trovato Neal” disse Diana, sulla soglia dell'ufficio
di
Peter.
L'uomo
la incoraggiò, con lo sguardo, a continuare a parlare. Diana
era
efficiente, efficace, preparata e non si perdeva in chiacchiere.
“Regency
hotel”
“Regency?”
ripeté Peter incredulo.
La
cosa si faceva decisamente più complicata.
Jones
entrò nell'ufficio, interrompendo la conversazione
“Abbiamo
trovato Neal! É rientrato nel suo raggio !”
Sia
Peter che Diana lo guardarono, visibilmente curiosi, e lui
continuò:
“É entrato al Regency Hotel, fuori dal suo raggio
d'azione, e vi
si è trattenuto per circa quindici minuti. Poi è
uscito ed è
rientrato, velocemente, nel raggio consentitogli e ora sembra che si
diriga qui al Bureau”
“Ok
– dichiarò Peter – accertatevi che
arrivi qui e mandatelo
direttamente nel mio ufficio. Mi occuperò io di
lui”
“Non
vorrei essere nei suoi panni!” affermò Jones,
rivolto alla
collega, non appena si lasciarono alle spalle l'ufficio del capo.
“Già
– concordò Diana - lo aspetta decisamente un
brutto quarto
d'ora!”
Nessuno,
qualche anno prima, quando davano la caccia a James Bond con un
importante dispiego di mezzi ed impegno avrebbe mai scommesso un
centesimo sulla nascita del benché minimo rapporto fra
l'integerrimo
Peter Burke e il
truffatore
ed ora eccoli : padre e figlio!
La
vita era davvero strana, a volte....
*Prometeo= ho
immaginato un quadro con questo nome, dato che era un soggetto
piuttosto usato nell'arte rinascimentale italiana.
N.D.A:
Eccomi
qui col 2° capitolo!
Inanzi
tutto grazie a chi legge la storia e, in particolar modo, a Camilla
L, Spencer Tita, Chiara Luna 21 e margheritanicolaevna per le
recensioni al 1° cap!
Che
ne dite di questo?
A
presto, *Dee*
|