E se piove, dove vai?

di Halflight
(/viewuser.php?uid=171284)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La grandine ***
Capitolo 2: *** Rose ***
Capitolo 3: *** Davide Auteliano ***
Capitolo 4: *** E luce fu ***



Capitolo 1
*** La grandine ***


Il picchiettare incessante della grandine sul basso tetto della casa andava controtempo rispetto al ticchettio dell’ orologio blu appeso in camera, creando una cacofonia davvero snervante. 
 
Tuttavia Alex non vi dava peso, mentre ascoltava per l’ ennesima volta “L’ ultima notte al mondo”, che tanto le ricordava Christopher.

 Era incredibile come quella singola canzone riuscisse tanto a farla calmare, considerando soprattutto lo stupido commento di sua madre, che poi era solo un altro motivo per chiudersi in camera, lontano dagli occhi di tutti.

Adorava la sua camera, era il suo luogo utopistico, l’ unico dove si sentiva davvero al sicuro,( oltre quando era con il suo Chris ovviamente) e dove poteva essere chi voleva, dire ciò che voleva, guardarsi allo specchio e dirsi– Sono fiera di te, Alex. –

Suo padre glie lo diceva spesso, prima che scappasse con quella troietta. Le mancava suo padre. Ma ora l’ unica cosa che aveva in testa era il blu profondo delle pareti della sua stanza, e il contrasto che avevano con il castano chiaro degli occhi di lui.

Dio, quanto avrebbe voluto stringerlo in quel momento. La canzone terminò, e lei spense l’ MP3. Si tolse, le cuffie, si alzò dal suo letto che ormai era stanco di averla addosso, si sedette sulla sua sedia preferita e cominciò a scrivere.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Rose ***


Intanto fuori il vento ululava forte, spazzava via le ultime tracce di neve che il sole non aveva fatto in tempo a sciogliere, coperto dalle nuvole cariche di freddo ghiaccio, che dava a quel giorno un’ aria piuttosto tetra.
Non sembrava possibile che fosse già marzo inoltrato.

Era probabilmente il più freddo dopo un centinaio di anni. Le strade difatti erano deserte, non che poi ci fosse molta differenza tra un giorno come gli altri, e un giorno freddo come questo, alla fine.

I ragazzi consideravano ormai il paese come “morto e inutile”, e quindi ogni occasione era buona per andare nella città più vicina a farsi una bevuta, ma la maggior parte di essi era costretto in ogni caso a rimanere a casa. C’ era solo una persona che correva trafelata per le strade, stringendosi a qualcosa come se fosse aggrappata ad una corda sospesa su un vuoto apparente.

Aveva il volto pallido, sconvolto, e ad ogni respiro volute di vapore acqueo le appannavano gli occhiali da vista. Le dita intirizzite erano la prova che stesse camminando da tempo, cosi come anche l’ ombrello bucherellato dalla grandine, che le penzolava dal polso, ormai inservibile.

Il cappuccio calato sul viso non faceva altro che aumentare il numero di domande nella testa degli avventori di uno dei 4 bar del paese, che non riuscivano a capire chi lei fosse. L' unica cosa che poteva essere notata era la piccola voglia a forma di rosa sul dorso della mano. 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Davide Auteliano ***


Un botto. Poi un altro. Alex si svegliò accompagnata da grida furenti. – ma che ore sono??? – chiese al poster di Davide Auteliano che aveva di fronte.

Intanto il bussare diveniva sempre più incessante, e lei fu costretta ad alzarsi. Barcollando, raggiunse la porta d’ ingresso, e aprì. Un ondata di gelo e urla la sommerse prima che riuscisse a dire – bentornata mamma. – e la donna incappucciata le ficcasse in mano un paio di jeans appena accorciati.

– Ma quanto ci metti ad aprire una porta, eh? Sono stata li fuori una vita!!! - - Mamma, uno hai le chiavi, e due non sono passati neanche 10 secondi da quando hai cominciato a bussare! Lo vedi che hai una concezione del tempo distorta? - - Senti Ale non ho proprio voglia di litigare di nuovo stasera ok? E ringrazia il cielo che non ho mandato te a riprendere i miei jeans alla sarta! - - Si perché ci mancava solo quello dopo la frecciatina su Christopher, vero? - .

Quel vero alex lo urlò, così come fece dopo che la mano di sua madre raggiunse la sua guancia destra. Finiva sempre così, ogni volta che lei e Scarlet si parlavano. E la donna dai capelli corti e rossi finiva sempre per alzare le mani, ogni volta che non poteva sostenere le sue tesi.

Alex scappò in camera, e si chiuse dentro, di nuovo. Chris era lontano, e lei era li, da sola, e non riusciva neanche a piangere, né aveva la forza per prendere il telefono e chiamarlo. La grandine sottolineava il suo disprezzo per quello che sua madre era diventata, l’ ombra della donna solare che era un tempo, e finalmente la prima lacrima bagnò il suo volto stanco, e così rannicchiata accanto al comodino, si addormentò di nuovo.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** E luce fu ***


La luce si accese di colpo, inondando la stanza di bianco, che si rifletteva sulle pareti candide. – Allora Sasha, come andiamo? Ti piace la tua nuova sistemazione? – disse un uomo di bassa statura, sulla quarantina, vestito in modo volutamente trasandato, che lasciava trasparire sotto il suo sorriso un’aria di sicurezza assoluta.

La persona legata al termosifone, sputò a terra, e gridò – Cosa diamine vuoi da me? Chi cazzo sei? -  L’uomo ridacchiò, e sferrò al ragazzo un calcio dritto allo sterno, che gli mozzò il fiato.
– Ascolta caro Chris, qui le domande le faccio io. Fino a prova contraria lo stronzo che ha messo il naso dove non doveva sei tu, e per colpa tua hai quasi mandato in aria il mio giochetto…  E quindi adesso devi dirmi esattamente cosa hai visto, caro il mio aspirante reporter. – e gli sferrò un altro calcio, stavolta sulla nuca, che lo fece svenire– ma per adesso è meglio se ti prendi un po’ di riposo… Hai molto da dirmi, appena ti svegli. -

- Allora, cosa ti ha detto? – disse la donna con la voglia sulla mano, e i capelli lunghi e corvini che le incorniciavano un volto diafano, color perla, dove splendevano come due astri un paio di occhi azzurro cielo. -  Ah, hai calcato la mano, come al solito. Ma ancora non impari cosa devi fare coi testimoni, dannazione? - - Zitta, Veronica, dovevi sentire che carattere che aveva. Questo è il minimo. E poi abbiamo tempo di farlo dopo, dobbiamo preparare il campo per la prossima preda. Ed ho già in mente chi possa essere… -

e dicendo questo, estrasse la foto di Alessandra dal portafoglio del ragazzo.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=948590