Deadly Sins;

di SasuSweeTeme
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Gluttony. ***
Capitolo 2: *** Lust. ***
Capitolo 3: *** Greed. ***
Capitolo 4: *** Envy; ***



Capitolo 1
*** Gluttony. ***



«Un altro bicchiere e basta, lo giuro» bofonchiava, quando ancora non aveva fatto i conti con la morte.

Beveva in una volta sola il liquido trasparente, con un sorriso soddisfatto sulle labbra . Lo beveva tutto, con gusto, come se avesse sete...

Non se ne stancava mai.



Ecco come si ritrova lì, Ivan il dannato, incatenato alle mura roventi dell'inferno, costretto per l'eternità a vedere quella vodka che tanto lo aveva deliziato scorrere a fiotti da un rubinetto, troppo distante da lui e dalla sua gola fin troppo secca.

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Capitolo 2
*** Lust. ***



Si privava degli abiti molto velocemente, quando era ancora vivo.

Era un uomo che donava amore a chiunque, lui.

Ma che non credeva a quello puro, di amore. Donava il proprio corpo a chiunque riuscisse ad appagarne i sensi.


Senza sentimento, senza importanza.


La sua condanna forse era una delle peggiori, lì in quel girone di uomini indisponenti verso Dio.

Destinato ad assistere a donne accaldate che gli sussurravano parole languide e oscene, mentre lui, spettatore di quell'harem non poteva nemmeno darsi piacere da solo ed appagare i propri istinti, poichè le catene della lussuria lo imprigionavano.

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Capitolo 3
*** Greed. ***



Gettare un boxer solo per un piccolo buco?


Riprovevole, inaccettabile.


Cambiare una sedia solo perchè qualche chiodo spuntava e graffiava il malcapitato?


Anche.


Una pena leggera per la sua avarizia, quello che forse era il più innocuo tra i peccati.

Niente catene, niente manette, niente palle al piede.

Un monitor che mostrava l'andamento delle sue proprietà ed una poltrona.

Proprietà costantemente in ribasso.

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Capitolo 4
*** Envy; ***


Natalia era sua sorella.
Questo lei lo sapeva.
Come sapeva anche come il suo cuore e il suo corpo reagissero a sentire la sua voce, la più dolce che avesse mai sentito, ristoratrice quasi quanto quella di sua madre.
Al delizioso tepore che emanavano le sue braccia, così caldo da riscaldare l'inverso stesso.
Alle dita martoriate dal lavoro duro nei campi, che sebbene fossero piene di calli e cicatrici sembravano velluto quando lasciavano dolci carezze sulle sue guance.
Perchè nonostante lo stesso sangue scorresse nei loro corpi lei sapeva che non era quello un problema.
Che il suo amore tutto sommato non era sporco come spesso le avevano detto i genitori, i parenti, i medici.

Ed era stata quella la sua condanna.
La consapevolezza di quell'amore irrealizzabile e a senzo unico che la mise in quella situazione.
Con la propria anima intrappolata in una spazzola.

L'unica cosa che il fratello non usava mai.

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