Non Avvicinarti Troppo

di PaNdArAlE
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Mentre camminava a passo veloce per i corridoi del castello, diretto allo studio del Professor Vitious, Percy Weasley aveva in mente l’eco dei discorsi di sua madre, durante le vacanze estive.
Mrs Weasley era sempre stata attenta e pronta a percepire ogni minimo cambiamento nei suoi figli, per cercare di risolvere con loro i problemi che necessitavano il suo intervento, o semplicemente per poter porgere un orecchio comprensivo e una spalla confortevole sulla quale sfogarsi; non aveva mai notato nulla degno di preoccupazione in Percy, però, fino a quel momento: la scuola era sempre stata il fulcro di tutta la sua attenzione e le sue energie, e fin quando, la scorsa estate, era diventato Prefetto, Mrs Weasley era convinta che tutte le sue forze sarebbero state reclamate dall’obiettivo di diventare Caposcuola. Invece, al suo occhio allenato non era sfuggito un particolare importante, al quale non aveva mai neppure pensato in relazione a Percy fino a quel momento, ma che ora sembrava così evidente... Percy era innamorato! Ne era certa, aveva tutti i sintomi! Nel suo cuore fu così felice: aveva sempre nutrito la paura che lui sarebbe stato l’unico dei suoi figli destinato a non avere mai altro al di fuori della carriera!
Se si fosse trattato di Fred, o George, li avrebbe lasciati fare senza intromettersi; Bill non aveva mai avuto bisogno di alcun aiuto o consiglio, tanti erano i cuori che aveva infranto nei suoi sette anni a Hogwarts! Charlie pensava solo ai suoi draghi, ma aveva un’indole così gentile e paziente che qualsiasi ragazza avesse deciso di avere, si sarebbe sentita coccolata e protetta fin dal primo sguardo. Ron era ancora troppo giovane per portare a qualsiasi conclusione sul suo futuro approccio al gentil sesso, e Ginny, la sua unica rosa in mezzo a tanti girasole, beh...lei si rifiutava anche solo di prendere in considerazione l’idea che un giorno sarebbe successo e si sarebbe innamorata, e un ragazzo qualunque gliela avrebbe portata via! Ma Percy... Aveva dibattuto con se stessa per tutti i mesi estivi di vacanza, e alla fine era arrivata alla conclusione che senza un po’ di buoni consigli materni, il suo piccolo e schivo bambino non sarebbe arrivato alla fine dell’anno senza il cuore infranto in un milione di pezzi! Così un pomeriggio, con la scusa di farsi aiutare a riavvolgere i gomitoli per i prossimi Maglioni Weasley, lo aveva fatto sedere nel salottino e con uno sguardo carico di tenerezza e preoccupazione, gli aveva detto:
- Povero, povero, il mio caro Percy!- con un tono tale da far sentire Percy stesso come se avesse appena ricevuto una sentenza  di morte certa- Dimmi, tesoro, quando e’ successo?
- Madre, temo di non aver capito affatto di cosa stiamo parlando...
- Via, caro, sai benissimo che a me non puoi nascondere nulla! Raccontami tutto.
Percy iniziò a tingersi di un colore tra il vermiglio e il pulce, il calore che saliva lento ma inesorabile dal collo fino alla punta dei capelli che, per contrasto, sembravano ancora più rossi del solito.
- Non c’è molto da raccontare, madre. Sono sempre molto occupato con i doveri da Prefetto, e-
- Oh, Percy, dovere, sempre dovere! Non fraintendermi: sono orgogliosa di te, e della serietà che dimostri nei confronti della scuola. Dio solo sa quanto vorrei che quei due scansafatiche dei tuoi fratelli minori avessero preso un pochino da te a questo riguardo... Ma tralasciando Fred e George, che è sempre meglio, forse questo è proprio ciò di cui hai bisogno! Un po’ di svago, una distrazione, la vita non è solo doveri figlio mio: devi trovare anche il tempo per un po’ di piacere! È questo che la rende degna di essere vissuta. Magari una ragazza è proprio ciò che ti ci vuole per aprirti un po’...
- Una ragazza? Madre, chi ha mai parlato di una ragazza?
Percy era balzato in piedi sulla poltrona, lasciando cadere il gomitolo di lana che aveva in mano e mandando in fumo tutto il lavoro fatto finora per non annodarne i fili; tutto il colore sembrava esser fuggito in gran velocità dalla sua faccia, lasciando una tinta verdognola e malsana che dava l’impressione che Percy stesse per vuotare lo stomaco lì dove si trovava. Mrs Weasley, colta di sorpresa, scrutava il figlio con un’espressione perplessa, come a cercare di scovare la verità negli occhi pieni di terrore che ricambiavano il suo sguardo.
- Ma allora, se non è una ragazza, cosa ti rende così preoccupato ultimamente?
- Pensavo stessimo parlando proprio di questo! Beh, la professoressa McGranitt mi ha lasciato sapere in via del tutto confidenziale che il Professor Vitious sta pensando di prendere uno degli studenti degli ultimi due anni come suo assistente. Ovviamente, conoscendo la mia serietà e affidabilità e senza dubbio sperando che l’onore sia ricoperto da un Grifondoro, ed essendo io al sesto anno... Insomma, la Professoressa McGranitt ha fatto il mio nome per il posto. E la scorsa settimana ho ricevuto via gufo la risposta del Professor Vitious: dice che mi ritiene molto capace ed entusiasta, e mi avrebbe offerto la possibilità senza alcun indugio se non si fosse fatto avanti all’ultimo minuto un altro candidato. Ora, essendo indeciso tra i due, ha pensato di metterci alla prova, lasciandoci dividere il posto per il primo trimestre, per poi prendere una decisione definitiva su chi sarà il suo assistente dopo le vacanze di Natale. Sono stato preoccupato perché, a questo punto, se devo dividere l’onore con qualcun altro... insomma, io ho tutte le mie responsabilità da Prefetto, tra l’altro... sicuramente questo altro candidato sarà un nullafacente, che userà il posto come scusa per battere la fiacca nelle altre materie! In questo caso, però, dovrei essere ancora più determinato a lavorare con lui: per evitare che il Professor Vitious decida che un assistente causa più problemi di quanti ne risolva, e decida di non averne più, nel qual caso perderei il posto anche il prossimo anno! – Percy guardò sua madre, che lungi dall’essere sollevata, appariva ancora più perplessa di prima. – Dunque, madre, il mio dilemma è questo. Senti di avere qualche consiglio materno appropriato sulla situazione? Una ragazza, davvero... chi ha tempo da perdere con certe inutili frivolezze?
Mrs Weasley lo aveva lasciato allontanare, borbottando tra se e se, con un senso di delusione crescente; sperava davvero che qualcuno, un giorno, dotato di una pazienza infinita, potesse amare quello stacanovista, maniaco per le regole, inflessibile e timidissimo figlio che si ritrovava.
 
Percy si riscosse dai ricordi davanti alla massiccia porta dello studio del Professore di Incantesimi e bussò.
- Avanti. Ah, Signor Weasley,bene. Stavamo aspettando proprio lei! Entri, si sieda.
Percy avanzò verso una delle poltroncine intorno ad un tavolino rotondo in fondo alla stanza. Mentre la attraversava, si guardò intorno, non essendoci mai stato prima d’ora. I mobili erano in legno chiaro, di fattura molto delicata, e la maggior parte di essi aveva una moltitudine di ripiani, mensole e scaffali che arrivavano quasi al soffitto; mentre si chiedeva come facesse il Professore, di statura così minuta, a raggiungere i libri più alti, la sua attenzione fu catturata da una piccola scala in metallo che fluttuava a mezz’aria, come aspettando di essere chiamata a compiere il proprio dovere. Percy sorrise: tipico del Professor Vitious, trovare una soluzione così semplice e allo stesso tempo originale  e pratica ad un problema tale! Fu riportato al presente dalle sue considerazioni quando il professore iniziò a rivolgersi a lui.
- Signor Weasley, dunque, è arrivato il momento di presentarle la persona con la quale dividerà il compito di assistente. Vieni qui, mia cara, non essere timida!
Percy si girò per vedere con chi stesse parlando il Professore e, come se fosse apparsa all’improvviso, si trovò davanti una ragazza dai capelli neri folti e ricci, con dei vivaci occhi verdi circondati da una montatura leggera argentata, la bocca appena arricciata in un leggero sorriso, la mano tesa verso di lui. Si affrettò a stringere la mano della ragazza, per poi processare con calma le parole di Vitious: la persona con la quale dividerà il compito di assistente. Ma era una ragazza! Ed era anche molto graziosa... sarebbe stato un disastro, avrebbe fatto meglio a rinunciare fin quando ne aveva la possibilità! Ma sarebbe stato un colpo così duro per la sua carriera... Perso nei suoi ragionamenti, non si accorse di aver fissato in silenzio la ragazza per tutto quel tempo. Balbettando, si presentò.
- Percy Weasley, Prefetto Grifondoro.
- Piacere. Penelope Clearwater, Prefetto Corvonero.
Un altro Prefetto... forse, non sarebbe stato così facile accaparrarsi il posto da assistente come pensava. Corvonero, poi: decisamente, doveva stare attento, fare in modo che il fatto che Vitious fosse a capo di quella casa non giocasse a suo svantaggio. Sorrise cordialmente alla sua avversaria, ma senza alcun calore. Il sorriso di lei, invece, sembrava genuino.
- Ragazzi miei, lasciate che vi spieghi quali saranno i doveri che mi aspetto da voi e di quali privilegi godrete in quanto miei assistenti. – intercettando lo sguardo tra i due, aggiunse,- oh si, vi spetteranno dei privilegi, ovviamente. Non mi aspetterei mai che vi  deste tanta pena per non ottenere alcuna ricompensa.
I due si affrettarono a rispondere con tutti i “ma si figuri” e “l’onore per la propria casa” e “ottimo per una futura carriera” che riuscirono ad infilare nella brevissima pausa prima che Vitious agitasse la mano in aria facendogli cenno di tacere.
- Ogni mattina, prima dell’inizio delle lezioni, voglio che i miei libri per le lezioni del giorno vengano portati nell’aula di Incantesimi. Li lascerò sul quel tavolino, al lato della porta dello studio. Avrete una chiave di quella porta in due, dunque dovrete coordinare gli sforzi; potrete decidere dei turni o fare tutto insieme, non importa, ciò che è davvero importante è che quei libri siano nella mia classe in tempo per la prima lezione. Fin qui tutto chiaro?- i due annuirono. – Poi ci sono altre piccole incombenze...
Vitious andò avanti a parlare così a lungo che, quando Percy e Penelope furono liberi di andare, si era già fatta ora di cena.  Si scambiarono un goffo cenno di saluto all’ingresso della Sala Grande, poi si separarono, ciascuno diretto verso il tavolo della propria casa.
Percy era quasi a metà strada verso i Grifondoro quando una mano fredda ma delicata gli circondò l’avambraccio. Si voltò, liberando il braccio con uno scatto, come se fosse stato toccato da fiamma viva, per trovarsi di fronte il viso perplesso di Penelope Clearwater.
- Mi... ecco, mi stavo chiedendo, chi di noi due prenderà i libri del Professor Vitious domani mattina? – senza dargli tempo di rispondere, continuò - Io ho Cura Delle Creature Magiche come prima lezione, forse sarebbe meglio se lo facessi tu, e possiamo alternarci, un giorno ciascuno.
Dandosi mentalmente dell’idiota per aver avuto una reazione così inopportuna ad un contatto così leggero e... poco intimo, avvampò e rispose balbettando. Cosa gli stava succedendo?
- Certo, certo, domani mattina li porterò io i libri, non ci sono problemi.
- Grazie!
Penelope si avviò verso il suo tavolo, guardandosi indietro solo una volta, per lanciare un sorriso veloce alla volta di Percy, il quale non poté fare a meno di sorridere a sua volta.
Il giovane Prefetto si accasciò su una sedia qualsiasi, a debita distanza da tutti i suoi fratelli: l’ultima cosa di cui avesse bisogno in quel momento era che il suo momento di confusione diventasse il fulcro dell’attenzione della famiglia Weasley!
Scoccò un’occhiata veloce ai Corvonero, e vide Penelope occupata a chiacchierare con la sua vicina, tutta sorrisi e fossette. Aveva le fossette. Su entrambe le guance! Come poteva avere un aspetto così dolce, eppure essere un Prefetto?
Percy si riscosse, inorridito; non era il momento di perdere la testa per due piccole naturali indentazioni della pelle! Doveva restare concentrato e prepararsi a battere Penelope per il posto di assistente di Vitious! Come a voler dare maggior forza alla propria decisione, sbatté il cucchiaio nella minestra con troppo vigore, finendo per lanciare schizzi di verdure e pasta ovunque. Imbarazzato, lanciò un “gratta e netta” al tavolo intorno a lui e decise di ritirarsi nella torre Grifondoro prima di imbarazzarsi ulteriormente davanti a tutti.
 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Percy si svegliò molto presto il giorno successivo, ansioso di portare a termine il suo primo compito da assistente! Fece colazione in gran fretta e si avviò verso l’ufficio di Vitious baldanzoso. Quando fu davanti alla massiccia porta di quercia, venne colpito da un terribile presentimento; iniziò a cercare nelle tasche con le mani sudate, vuotandole di tutto il loro contenuto: quelle della divisa, del mantello, perfino la piccola tasca della camicia, senza frutto. La chiave non era lì. Un flashback del giorno precedente gli apparve davanti agli occhi; Vitious che porgeva la chiave, e una piccola mano di avorio dalla proporzione perfetta che chiudeva con gentilezza le lunghe dita intorno ad essa...
Penelope! Aveva lei la chiave! E ieri si era convenientemente “dimenticata” di dargliela, a cena, quando gli aveva chiesto di portare i libri a Vitious quella mattina! Sicuramente era tutto uno schema per farlo apparire un inetto davanti al professore e ottenere il posto di assistente unica!
Senza perdere ulteriormente tempo, Percy si avviò verso l’ingresso del castello: la avrebbe raggiunta  a colazione oppure, in extremis, i Corvonero avevano Cura delle Creature Magiche come prima lezione, la avrebbe inseguita per i prati di Hogwarts se necessario, avrebbe avuto quella chiave!
Il Prefetto perfetto, come lo chiamavano i gemelli, si ritrovò a correre per i corridoi e fare le scale due gradini alla volta, proprio lui che non perdeva occasione per togliere punti agli studenti più giovani che si azzardavano anche solo a camminare a passo troppo veloce! Maledetto il giorno in cui i suoi occhi avevano incrociato quelli color smeraldo di Penelope Clearwater! Sicuramente lo aveva stregato, doveva aver usato qualche maledizione silenziosa, oppure un filtro che aveva rilasciato nell’aria, o nel the che aveva bevuto... Fatto sta che l’inflessibile Percy si vide apparire davanti quei capelli ricci che danzavano intorno al viso, il sorriso aperto e apparentemente sincero, le fossette, il petto di lei che si alzava e si abbassava ritmicamente per la mancanza di fiato dovuta alle sei rampe di scale che aveva fatto correndo...
Un secondo: quella che aveva davanti non era una riproduzione della sua fantasia, ma Penelope in carne ed ossa, ansimante ed accaldata, senza fiato, che cercava di balbettare qualcosa mentre si riprendeva dalla corsa.
- Io...avevo...dimenticato...chiave...Vitious...libri... foresta...corsa...tardi!
Se fosse stata in condizioni normali, probabilmente avrebbe spiegato a Percy che “mi ero dimenticata, ieri sera, di darti la chiave dell’ufficio di Vitious per prendere i libri, quando me ne sono accorta questa mattina ero già ai limiti della Foresta Proibita per la prima lezione, sono corsa fin qui sperando di trovarti in tempo per non farti far tardi il primo giorno”. Ad ogni modo, Percy capì quello che intendeva dire e prese la chiave, correndo a sua volta verso l’ufficio.
- Resta qui, torno subito!- lanciò un’occhiata alla ragazza, che sembrava stesse per rimanere definitivamente senza fiato. – Siediti, magari, e riposa un attimo...
Ripensandoci più tardi, Percy non avrebbe saputo spiegare come aveva fatto a portare tutti i libri nell’aula di incantesimi prima che il professor Vitious, notoriamente in anticipo, vi entrasse, ma c’era riuscito. Scese con più calma le scale e si fermò a sedere sul gradino di marmo di una statua di fianco a Penelope. Guardando il viso rosso e il fiato ancora corto della ragazza, pensò che forse, dopotutto, non stava cercando di sabotarlo. A meno che non stesse tentando il suicidio allo stesso tempo, ovviamente.
- Tutto a posto?
- Grazie, tutto bene... ho bisogno solo di riprendere fiato un attimo... Phew! E forse anche di iniziare a fare un po’ più di attività fisica, visto che una corsetta attraverso i prati e su sei piani di scale mi ha quasi messo fuori gioco!
Percy si lasciò scappare una risata, quasi controvoglia, e poi rimase stupito. Penelope lo guardò con aria canzonatrice.
- Percy Weasley, era forse una risata quella? In sei anni ad Hogwarts, non credo di averti mai visto ridere... o sorridere, se è per questo... o anche solo rinunciare allo guardo accigliato e all’aria di uno che si prende troppo sul serio!
Stava per lasciarsi sfuggire una risposta acida quando si accorse che lei lo stava guardando dritto negli occhi, e tutto il suo volto sorrideva. Percy si fermò a pensare che, in effetti, quello era l’unico modo per descrivere il sorriso di Penelope: partecipava tutto il suo viso, illuminando un pochino chiunque avesse intorno. Si scoprì suo malgrado a ricambiare il sorriso, ma fu preso in contropiede quando la vide avvicinarsi sempre di più.
- Credo che tu mi piaccia molto, quando sorridi! – disse lei, poi gli posò un bacio sulle labbra chiuse. Riaprì gli occhi, solo per restare di stucco: Percy era in piedi, ad almeno un metro e mezzo da lei, con l’aria di qualcuno che è appena stato colpito da un fulmine. Il viso, il collo e le mani erano ricoperte da piccole gocce di sudore, era paonazzo ed emetteva versi intellegibili. Si voltò di scatto e corse via lungo il corridoio, come se avesse alle calcagna un pazzo omicida.
“Decisamente non quello che mi aspettavo, quando avessi finalmente trovato il coraggio di dirgli quello che provo” pensò Penelope, lasciando cadere la testa tra le mani, rimasta sola sul gradino di marmo, freddo apparentemente come il cuore di un certo Grifondoro.” Certo che anche io... prendo e lo bacio, così, in pubblico, senza nessun segnale da parte sua! Eppure quei sorrisi... non me li sono immaginata! Insomma, Percy Weasley non sorride mai! Avevo il diritto di sentirmi speciale se, nel giro di due giorni, ho ricevuto ben quattro sorrisi e una risata! Credo che neanche i suoi fratelli abbiano sentito una risata venire da lui, almeno non negli ultimi anni! Peccato, perché ha un suono così melodico...”. Scuotendo la testa, si alzò e si rassegnò ad andare a lezione, maledicendo sotto voce tutti gli uomini, in particolare i Grifondoro.
Quando, più tardi nel pomeriggio, Percy le si presentò davanti per darle la chiave dell’ufficio di Vitious, aveva lo sguardo fisso sul pavimento.
- Ciao – disse lei, con un tono di voce che avrebbe ridotto ad un ghiacciolo anche un raggio di sole. Percy ci rimase male: in fondo, era tutta colpa sua! Era lei che lo aveva colto di sorpresa, poi era arrivato il panico, la sensazione di non riuscire a respirare, figuriamoci emettere suoni coerenti... ed era dovuto correre via, non vi era alternativa! Possibile che lei non riuscisse a capire?
- Tieni. Così domani ti risparmi sei piani di scale, no?
Tentativo di umorismo, tanto per vedere apparire il suo famoso sorriso, terribilmente frainteso da parte di lei.
“Vuole far finta che non sia successo nulla? Benissimo. Quando voglio, posso essere più fredda della Professoressa Mc Granitt, io!”
- Non ti preoccupare, mi sono fatta dare un’altra chiave dal Professore. Così non capiteranno più incidenti come quello di stamattina. Puoi tenere questa. Ci vediamo più tardi, se non sbaglio abbiamo lezione di Incantesimi insieme.
Detto questo, uno sbalordito Percy si ritrovò a fissare le spalle di Penelope che si avviavano verso l’uscita della Sala Grande senza voltarsi neppure un secondo verso di lui.
“Ed ora come faccio? Ho rovinato tutto...proprio ora che, forse, iniziava a piacermi davvero Penelope!”
Nei mesi seguenti, Penelope e Percy continuarono a dividere il posto di assistente del professor Vitious, cercando ognuno di impressionarlo con la propria bravura, puntualità, precisione, organizzazione e quant'altro. Tra di loro era scesa una placida tregua: erano sempre molto cortesi ed educati quando si parlavano, cercavano di dividere i compiti equamente o portarli a termine insieme, ed erano una squadra davvero eccezionale dato che i loro caratteri si completavano a vicenda. Tuttavia, quel calore iniziale, almeno da parte di lei, era svanito, portando con sé le fondamenta di quella che avrebbe potuto essere come minimo una splendida amicizia. Il professor Vitious, che è sempre stato un ottimo osservatore, si accorse dopo poco tempo di piccoli segnali contraddittori emessi da entrambi, e iniziò a rifletterci su. Percy, per esempio, faceva l’impossibile per non toccare Penelope, neppure sfiorarla per errore, però in tutto il resto era fin troppo attento e premuroso: non le lasciava mai portare oggetti pesanti, la accompagnava alle lezioni dopo aver finito i loro doveri nei suoi confronti, e una o due volte lo aveva sorpreso a sorridere guardandola, mentre lei era immersa nella lettura. Penelope, da quel disgraziato giorno in corridoio, non aveva più provato ad avvicinarsi troppo, e per qualche giorno si era mantenuta fredda nei confronti di Percy, ma dopo un po’ la sua naturale simpatia e vivacità avevano ripreso il loro posto, quindi la maggior parte del tempo era lei che chiocciava allegramente, una battuta qui, uno scherzo lì, tanti sorrisi.
Due giorni prima dell’inizio delle vacanze natalizie, Vitious finalmente riuscì a mettere il dito su quale fosse il problema tra i suoi due giovani assistenti. Aveva finito la classe del quinto anno con leggero anticipo e aveva deciso di passare la pausa pranzo nel suo ufficio, per leggere un nuovo tomo sugli incantesimi di invisibilità che aveva appena ricevuto da un suo esimio collega in Russia. Si trovò davanti a questa scena, che lo lascio perplesso.
Penelope, rossa in viso ed evidentemente imbarazzata, si avvicinò a Percy che, di spalle, stava rassettando i libri del professore su uno degli scaffali più bassi.
- Ehm!
Percy si voltò e la ragazza, ancora più imbarazzata, gli porse un piccolo pacchetto avvolto in carta rosso e oro.
- Questo è per te. Per Natale, sai. – vedendo Percy sempre perplesso, aggiunse – Ne ho fatto uno al professore, e visto che lavoriamo insieme tutti i i giorni da quasi tre mesi ho pensato che ti avrebbe fatto piacere... ma è una sciocchezza, e se non lo vuoi non fa nulla!
Stava per ritirare il pacchetto indietro, quando Percy lo afferrò e lo mise in borsa.
- Grazie mille. Io non ti ho regalato niente, però, mi dispiace...
- Oh, non importa, davvero! È una sciocchezza, sul serio, non c’è bisogno che mi regali niente, giuro! Bene, io vado ora, devo finire i compiti di... Aritmanzia! Ci vediamo più tardi, ciao.
Penelope uscì dalla stanza così di fretta che quasi andò a sbattere contro il professore; professando un mare di scuse, se ne andò di corsa diretta al suo dormitorio. Vitious sbirciò dentro il suo ufficio e vide Percy che si rigirava tra le mani il pacchetto, un sorriso ebete sulla bocca e un’aura di confusione totale che lo circondava. Si decise ad intervenire, perché si era abituato ad avere due assistenti e li trovava oltremodo utili, e non aveva intenzione di perderne uno! Lavoravano seriamente ed efficientemente insieme, e sarebbe stato un peccato se l’inettitudine sociale di Weasley avesse posto fine ad una collaborazione così proficua!
- Percy, trovo che i libri ultimamente sono sempre in perfetto ordine. Grazie.
Percy sobbalzò, poi chinò il capo in un cenno di assenso.
- Prego, siediti. Credo di dover parlare con te di qualcosa, o meglio, qualcuno, che mi sta piuttosto a cuore... e credo che questo qualcuno non sia del tutto indifferente anche a te.- fece cenno di sedersi sulla poltrona di fronte alla sua. –The? Sto parlando, ovviamente, della signorina Clearwater.
Percy fece cadere la tazza di the che aveva appena preso sui pantaloni della divisa. Tra mille balbettii e incantesimi per pulire il disastro che aveva combinato, sentì la sua voce che confermava le parole del professore.
- S..si, certo.
- Da ciò che ho avuto modo di osservare, ragazzo mio, la signorina sembra avere un debole per te. Mi sembra un’ottima cosa: siete entrambi molto maturi e responsabili, avete una solida carriera scolastica e moltissime cose in comune.
- Si, ma...
- Non e’ d’accordo, signor Weasley?
- Si, lo sono ma....
-Non ricambia le attenzioni della signorina Clearwater?
- Si, ricambio, ma...
- C’è forse qualcun altro?
- No, assolutamente... qualcun altro... no...
- E allora, per la barba di Merlino, figliolo, che cosa aspetti?
Percy arrossì ancora di più, non si era mai reso conto della propria capacità di assumere un colore così acceso, o di sentire tanto caldo in un giorno di inverno in una stanza piena di spifferi. Decise in quel momento, contro il proprio istinto, contro la ragione che gli implorava di non farlo, contro tutti i segnali che stava ricevendo dal suo cervello, di confidare nel professor Vitious.
- Professore, la signorina Clearwater è... ma io... ecco, non so come dirlo, ma... ho un problema serio, e credo di aver bisogno di aiuto.
Vitious lo lasciò parlare, senza interromperlo per paura che si bloccasse e non andasse più avanti, la faccia che diventava sempre più seria mano a mano che il suo alunno spiegava la situazione nei dettagli.  Quando ebbe finito, Percy non aveva il coraggio di alzare gli occhi da terra e guardare il suo professore in faccia. Ma Vitious lo prese di sorpresa comparendogli davanti in piedi, facendolo alzare a sua volta e spingendolo verso il corridoio.
- Ma, professore, dove stiamo andando?
- Mio caro signor Weasley, lei è davvero fortunato. – disse Vitious, compiaciuto di se stesso. – Stiamo andando a trovare il professor Piton.
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Il giorno di inizio delle vacanze, Percy e Penelope ricevettero una nota dal professor Vitious, che diceva:
 
“Il professor Silente ha reso noto che un ricco benefattore ha lasciato una vasta somma di denaro alla scuola e il Preside ha deciso di investire una parte di essa nelle biblioteche specializzate di ciascun professore. Durante le vacanze, dunque, dovrete catalogare tutti i libri presenti nella biblioteca del mio ufficio, affinché io possa domandare con certezza al Preside i titoli dei libri che desidero avere a disposizione dei miei studenti.
Confido nella vostra impeccabile organizzazione
Professor Vitious”
 
Percy decise che avrebbe mandato al professor Vitious una confezione gigante di piume di zucchero per Natale e, deciso che quella sarebbe stata la sua occasione, iniziò a vestirsi con cura; evitò tutti i maglioni Weasley, che oltre ad essere varie misure troppo grandi, aveva tutti colori vistosi che lui non si sarebbe mai sognato di scegliere, se solo fosse stato interpellato da sua madre prima che il danno fosse compiuto. Finì per l’indossare un paio di pantaloni beige con la riga nel mezzo, una camicia celeste chiaro e un gilet color avorio sporco. Pettinò i capelli e lucidò la cornice degli occhiali: era pronto. Arrivò davanti all’ufficio di Vitious con netto anticipo rispetto all’appuntamento fissato con Penelope e iniziò a camminare avanti e indietro, controllando le tasche per essere sicuro di aver ricordato tutto, girando e rigirando il nastro del pacchetto del regalo che aveva in mano fino a farlo diventare un ricciolo a cavatappi. Finalmente, come una visione, apparve Penelope in cima alle scale. Percy non poté fare a meno di notare che anche lei sembrava aver messo più cura del solito nel prepararsi: i capelli erano lucidi e cadevano in riccioli morbidi che le incorniciavano il viso, le labbra luccicavano alla luce delle candele del corridoio ed emanava un profumo leggero di una qualche fragranza fresca e piacevole.
- Ciao.
Lei arrossì.
- Ciao. Beh, Vitious ci ha sistemati per le feste, eh?
Percy si lasciò sfuggire una risatina isterica. Penelope restò a fissarlo a bocca aperta. Rendendosi conto della stranezza della situazione, lui si affrettò ad aprire la porta e decise che le cose andavano fatte con una certa velocità, perché avrebbe potuto anche perdere coraggio e non farlo più, se solo ci avesse pensato troppo!
- Senti, Penelope, mi domandavo...-
-Penny.
- Come scusa? – chiese lui, evidentemente spiazzato dall’interruzione.
- Puoi chiamarmi Penny. I miei amici mi chiamano tutti così... Penelope è troppo lungo, sai, e penso che ormai siamo abbastanza... vicini, che tu possa chiamarmi Penny. Se vuoi ovviamente.
Lui scosse la testa, leggermente confuso, e disse
- Penny. Ok. Tu puoi chiamarmi Percy. I miei amici, la mia famiglia, tutti mi chiamano Percy. Va bene?
Lei trattenne un sorriso.
- Va bene. Continua, dicevi?
- Allora, - iniziò di nuovo lui, con l’aria di un uomo che sta per prendere un toro per le corna, letteralmente – Mi chiedevo se ti andasse di... beh, scambiarci i regali.
La faccia di Penny s’illuminò come un albero di Natale.
- Si! Assolutamente, certo! Inizia tu: il mio regalo ce lo hai già...
Percy rigirò il pacchetto rosso tra le mani. Con delicatezza ed attenzione slegò prima il nastro, poi tolse il Magiscotch dai lati e infine svolse la carta, facendo attenzione a non rompere nulla. La maggior parte di coloro che lo conoscevano trovavano snervante il suo modo di aprire i pacchetti, desiderando quasi che li strappasse in mille pezzi come fanno tutti, ma non Penny: lei trovava rilassante la sua metodicità, la sua compostezza, la metteva a proprio agio.
Quando Percy si ritrovò tra le mani una lunga striscia di lana rossa con i bordi gialli e una scritta che diceva “Percy il Prefetto”, per poco non scoppiò a ridere.
- Ti piace? – chiese Penny, rossa quasi come la lana della sciarpa. – La ho fatta io, per questo non è perfetta, ma... pensavo potessi trovarla divertente...
- E’ bellissima, davvero! – Percy si avvicinò leggermente, per lasciarsela mettere al collo, e lei fece attenzione a toccare la pelle calda del collo il meno possibile con le mani fredde.
- Speravo quasi di strapparti un’altra risata...- disse lei in un soffio, i loro volti così da lasciarli specchiare l’uno nelle lenti dell’altra.
Fu così che successe, di nuovo; lui scoppiò a ridere e lei, non resistendo alla vicinanza creata da lui stesso, il suono della risata che non vedeva l’ora di sentire di nuovo e tutti gli incoraggiamenti che lui le aveva dato negli ultimi minuti... si avvicinò quel poco che mancava e posò le labbra sulle sue.
Non avrebbe saputo spiegare come era successo, ma tutto d’un tratto si ritrovò scaraventata in terra, Percy dall’altro lato della stanza che tremava ed emetteva suoni incoerenti, il sudore che colava copioso lungo il collo, il petto, le braccia e il battito cardiaco che si sentiva anche a tre metri di distanza.
- Non riesco a capire... di nuovo? Come mai? Io...
Penny stava per mettersi a piangere, e non sembrava che Percy fosse in grado di tornare in sé tanto presto, quindi, nel tentativo di contenere l’umiliazione, si alzò e fece per andarsene.
Era già vicinissima alla porta, quando sentì le sillabe strozzate provenire dalla gola di Percy.
- Ferma....no... gocce...tasca... non...andare... prego....
Penny si fermò, interdetta. Si avvicinò con cautela al Grifondoro tremante e, seguendo le indicazioni, prese un flaconcino verde scuro dalla tasca dei pantaloni.
- Hai bisogno che ti dia delle gocce? Quante?
Percy, facendo attenzione a non toccare la sua mano, prese il flaconcino e ne trangugiò un sorso abbondante. L’effetto fu quasi istantaneo: smise di tremare, di sudare e di balbettare, e riuscì a sedersi.
Penelope si sedette al suo fianco, non tanto vicino da toccarlo, ma vicino abbastanza da rendersi sicura che il battito cardiaco stesse tornando a posto e che lui stesse meglio.
Percy la guardò negli occhi e, ansimando leggermente, come se avesse corso a lungo, disse:
- Scusa.
- Non devi chiedermi scusa, solo che... vorrei riuscire a capire... sono confusa, pensavo che...insomma...io e te...
- Si, anche io! Cioè, il fatto è che... mi piaci, Penny, davvero tanto.
- Anche tu! Allora...qual e’ il problema? Perché ogni volta che ti bacio... succede questo?
- Io... devo confessarti una cosa... soffrodisarmasofobia!
-  Come?
-  Soffro-di-Sarmasofobia.
- E che cosa sarebbe?
Percy si lasciò cadere la testa tra le mani e iniziò a spiegarle.
- La Sarmasofobia è la paura dei giochi amorosi; in alcune persone si manifesta in modo lieve, solamente quando sono... insomma, a letto con qualcuno. In altre persone, si manifesta in modo grave, e comprende tutto: baci, carezze, massaggi, ogni forma di contatto intimo. – si lasciò sfuggire un sospiro pesante – Generalmente, è presente nelle donne, molto raramente negli uomini. Ed io ne ho una forma molto pesante. – Alzò il viso per guardarla negli occhi, e lei vide che i suoi erano lucidi di lacrime.
- Ogni contatto mi fa venire un attacco di panico, ansia, sudore, tachicardia... non riesco a parlare, non riesco a muovermi, sono come paralizzato! Questa pozione che mi ha dato Piton neutralizza i sintomi per qualche ora, ma non ho mai sentito parlare di una cura. Non posso chiedere a nessuno di sottoporsi a tutto questo al mio fianco...
- Non dire idiozie. – gli prese il mento tra le mani, approfittano dell’effetto della pozione, per non fargli abbassare lo sguardo. – Mi piaci davvero tanto, Percy Weasley. E io non sono una ragazzina svanita che al primo accenno di difficoltà, molla e torna indietro. Mi piacciono gli ostacoli, perché lavoro sodo per superarli. E, se tu lo vuoi, lavorerò al tuo fianco per superare o anche solo per convivere meglio con questa tua fobia!
Percy non osava quasi credere alle sue orecchie. Non aveva mai sperato di trovare qualcuno che potesse capire la sua fobia, figuriamoci accettarla! Ed ora, l’unica ragazza verso la quale avesse mai provato dei sentimenti, si mostrava la persona più coraggiosa e comprensiva che avesse mai incontrato! Preso dal coraggio che il discorso di lei gli aveva infuso, la prese tra le braccia.
- Mi sono fatto dare questa pozione, e ne ho presa una dose abbastanza forte, per poterti fare il regalo più importante che io possa dare ad un’altra persona.
Lentamente, come se non fosse sicuro delle proprie azioni, la attirò a se e la baciò; prima leggermente, con le labbra socchiuse, poi con passione, accarezzandole la bocca con la lingua, togliendole piano il respiro.
Si staccò da lei con dolcezza, quel tanto che basta per guardarla in viso, oltre le lenti appannate degli occhiali.
- Buon Natale, Penny.
- Buon Natale, Percy- e sorrise tra le due lacrime traditrici che scivolavano lentamente sulle sue guance. Lui le asciugò con due piccoli baci, proprio sulle fossette che aveva tanto ammirato da lontano. E lei lo strinse forte a sé, sapendo che avrebbe dovuto lasciarlo andare fin troppo presto.
 





***Nda*** La Sarmasofobia e' ovverosia paura dei giochi amorosi, quali carezze, baci, massaggi, contatti intimi che precedono o integrano l'atto sessuale. In alcuni casi puo' essere cosi' sviluppata da rendere quasi impossibile per la persona vittima di questa fobia il contatto diretto con la persona che ama. 







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