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di Cly995
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Capitolo I- ***
Capitolo 2: *** -Capitolo II- ***
Capitolo 3: *** -Capitolo III- ***



Capitolo 1
*** -Capitolo I- ***


Era lì, seduta a quel terzo banco, fila adiacente al muro, mentre faceva una di quella solite versioni di latino che la professoressa Brancacci aveva assegnato alla classe. Carolina era una di quelle ragazze adolescenti a cui piaceva studiare, sì, ma non eccessivamente. O meglio, studiava solo le discipline che le garbavano perché le altre, secondo lei, erano perfettamente inutili. Affianco a lei c’era Pietro, uno di quei ragazzi che solo a guardarlo in faccia, ridi a crepapelle. Pietro, però, a differenza di Carolina, non apriva mai un libro e quindi quei 6 in pagella erano solo dovuti alla sua compagna di banco. Avanti a loro, invece, c’erano Diego e Antonio, amicissimi anch’essi di Carolina e Pietro. Diego era uno di quei tipi che appena lo guardavi ti dicevi “ha la faccia da bravo ragazzo, quello” e, in effetti, era davvero così. Però sapeva scherzare, sapeva far ridere e soprattutto sapeva far battere il cuore a Carolina. Ne era sempre stata innamorata, fin dal primo momento in cui l’aveva visto. Lui le aveva chiesto se avessero frequentato l’asilo insieme e lei gli aveva risposto che si era sicuramente sbagliato perché veniva da un paesino di provincia molto lontano da dove si trovava il liceo.

Era una storia, quella, che di più strane e complicate non potevano esistere. Lei lo amava da quasi tre anni. Lui, dal canto suo, non sapeva bene cosa provasse per lei, ma sicuramente non era amicizia, quella. Tante volte l’aveva difesa, protetta, le aveva dedicato canzoni e si era messo contro i suoi stessi amici per aiutarla. Spesso le rivolgeva dei complimenti che solo a sentirli, sarebbero sembrate delle avances, ma lui, quando doveva corteggiare qualcuna, preferiva buttarsi sullo scherzo, piuttosto che dichiararsi da persona seria.

Carolina ne aveva passate tante, per colpa sua. Aveva sofferto per ben un anno e mezzo, anche perché durante l’estate del loro primo anno del liceo, Diego si fidanzò con Flavia, una ragazza che Carolina odiava terribilmente. Ma quella, più che una storia fu un avventura perché si lasciarono dopo sole due settimane, dal momento che il vero obiettivo di Flavia consisteva in quello di far ingelosire un altro ragazzo.

Carolina, dal canto suo, sapeva che quell’amore così violento e meraviglioso che nutriva per Diego, era probabilmente ricambiato, ma non ne aveva la prova certa.

Lei era di natura una di quelle inguaribili romantiche che amava le poesie, i libri, i film e le canzoni d’amore e questo aspetto del suo carattere piaceva molto a Diego, anche se sembrava che lui pensasse tutto l’opposto di lei, ma quello era un modo per attirare la sua attenzione e poi finire per ridere.

Antonio, invece, era uno di quegli adolescenti tranquilli e simpatici, ma in amore era un indeciso cronico. Fin dal primo anno, il suo grande amore era stato Silvia. Ma il loro rapporto non piaceva a molta gente, prima tra tutti Pamela, che per Antonio sarebbe andata in capo al mondo.

In quella classe, insomma, succedeva ciò che nelle altre classi sarebbe apparso improbabile. Erano tutti uno più folle dell’altro, ognuno con le proprie passioni, ma tutti mossi da uno stesso sentimento: l’amore.

Avrei voluto tanto essere anche io una di loro, dato che la III D era famosissima in tutto l’istituto per l’unità che c’era tra gli allievi, per la bravura di Mauro, un ragazzo le cui vocazioni erano il pianoforte e lo studio, ma soprattutto, per le storie incredibili che vi accadevano.

In quella classe, ero molto amica di Carolina, dal momento che tutte le mattine ci incontravamo nel pullman su cui viaggiavamo per arrivare a Catania, dove si trovava la scuola, e conoscevo di vista Pietro, Antonio, Silvia e anche Diego.

In seguito, strinsi amicizia anche con Stefania.

Stefania era una di quelle ragazze che, all’inizio, può sembrare una che studia sempre, ma l’apparenza inganna. In realtà era una di quelle adolescenti che di più ironiche e pazze non ce n’erano. Anche lei, ben presto, intrattenne uno di quelli che si possono definire “pre-fidanzamento” con Mauro. Ma, purtroppo, questa storia ebbe esito che più che negativo, oserei definirlo surreale.

Ma adesso, torniamo a quella classe, in cui tutti erano intenti a svolgere quella versione di latino.

Era il 10 febbraio. Un giorno qualunque, così come tutti quanti gli altri. Sarebbero usciti alle 11:40, poiché avevo detto a Carolina di occuparmi un posto nel pullman, che ogni volta, traboccava sempre di gente.

Quando, però, constatai che, purtroppo, la mia grande amica non aveva occupato proprio niente, capii subito che in quella situazione c’entrava Diego.

Quando l’incontrai, con un sorriso scolpito sulle labbra e con quegli occhi, che se tu li guardavi intensamente, ti trasmettevano tutta la contentezza e l’allegria di questo mondo, lei mi disse: “La vita è bella!”. Era la sua frase preferita, quella che andava divulgando a tutti. La ripeteva sempre, ogni qual volta succedeva anche una sciocchezza con Diego. Lei si accontentava di quelle che comunemente le persone definiscono “piccole cose”. Infatti, secondo le sue idee, la felicità sta nel dettaglio. Sono i dettagli quelli che fanno la differenza. Senza dettagli ogni cosa sarebbe sempre uguale.

La vidi così trepidante d’allegria, quando cominciammo a parlare.

-“Lo sai, oggi ho accompagnato Diego lungo tutto corso Garibaldi e abbiamo parlato del più e del meno!”

-“Per esempio?”

-“Beh, della band musicale che vuole fare e poi come al solito mi ha sfottuto”

-“E quando mai?!”

-“Eh, vabbè, ma lo sai com’è! Anzi a me, in fondo, piace proprio perché è così!”

-“E riguardo la band, cosa ti ha detto?”

-“Che sarà composta da Pietro, che avrà la funzione di manager, e poi da Gabriele, che come tu ben sai io non sopporto”

-“Gabriele??”

-“Si quello snob che sta in classe mia, e che, purtroppo, è molto amico di Diego!!”

-“Ah sì! Ho capito.”

-“Ah e poi oggi ci scambiamo le versioni. Lui mi invia quella di latino e io gli invio quella di greco”.

-“Eh, vedo che in questo periodo sta andando molto meglio rispetto a due mesi fa.”

-“Hai proprio ragione! Guarda non mi far ricordare neanche quel periodo”.

Carolina, infatti, durante il mese di dicembre aveva vissuto quello che lei oggi definisce “il periodo più brutto della sua vita”. Era quella settimana che andava dal 15 al 22 di quel mese, in cui Antonio aveva deciso, così, all’improvviso, che lui e Diego

avrebbero cambiato posto. Carolina, appena seppe ciò, versò lacrime peggio di una fontana, tanto era l’amore che provava per Diego. Per lei il fatto di stare dietro di lui era fondamentale e Antonio la fece soffrire in modo inconsulto. Durante quella settimana litigò con il suo amico, perché lui voleva che lo dimenticasse, ma non aveva capito che quell’amore non aveva limiti e sarebbe stato capace di superare il tempo e lo spazio. A rendere ancora più triste la situazione era stato Diego che non esprimeva la sua opinione. Per lui era uguale stare lì o cambiare. E ciò acuiva terribilmente la sofferenza di Carolina.

Fortunatamente, però, accadde che il nuovo anno, il 2011, aveva portato una ventata d’allegria e soprattutto di cambiamento. Vedevo Carolina che ora era realmente contenta. Si era rappacificata con Antonio, inventandosi che si era fidanzata con un tizio di nome Daniele. Antonio ci aveva creduto e tutto tra loro era tornato come prima.

Ma questa cosa che aveva detto, che non era affatto vera, oltre a farla ritornare amica di Antonio, suscitò anche la gelosia e le attenzioni di Diego.

Era per questo che adesso sul viso di Carolina c’era quel bagliore che si può trovare solo sul volto di chi, dopo averne passate di tutti i colori, comincia ad assaggiare quella pietanza dal gusto agrodolce che si chiama felicità. Non rideva da mesi. Forse non si ricordava nemmeno più come si faceva. Non il lusso di un sorriso, per mesi. E poi d’improvviso giù a ridere, da rivoltarsi le budella, una cosa mai vista. Le si era spalancata in faccia la gioia.

Era cambiata. Ora era contenta. Da quando Diego si era accorto di questa gelosia, Carolina non faceva altro che sorridere, perché lui le aveva restituito la speranza e la contentezza, che da troppo tempo, lei non provava più.

Poi, erano sorprendenti le coincidenze che le accadevano. Ricordo che il 13 gennaio, camminando con lei lungo la strada per recarci al luogo dove di solito prendevamo il pullman, il clacson di una macchina suonò, lei si voltò e vide Diego che la salutava. Dopo cinque minuti, su un muro leggemmo la frase che un anno prima lui le aveva dedicato e che recitava “domani sarà troppo tardi per rimpiangere la realtà, è meglio viverla”. Lo stupore di Carolina in quel momento non lo potrò mai più dimenticare. Cinque minuti prima lo aveva incontrato e cinque minuti dopo aveva letto la frase che lui le aveva ascritto. I primi frammenti di contentezza erano questi per lei. Guardacaso, proprio lo stesso giorno Diego aveva dato i segni della sua prima gelosia. Aveva trovato nel suo diario, una foto di questo presunto Daniele e l’aveva gettata per terra e Carolina aveva finto di irritarsi, ma in realtà, in quel momento era contentissima.

Ma la vera felicità cominciò il 18 gennaio.

Quel giorno, infatti, ricordo che Carolina sembrava la ragazza più gioiosa del mondo.

Era successo che Stefania aveva chiesto a Diego chi preferisse tra Carolina e Lorenza, una ragazza che stava in classe loro ma che entrambe non sopportavano. Diego rispose che senza dubbio e mille e mille volte preferiva Carolina. Carolina per lui era diversa da Lorenza. Lorenza gli si attaccava addosso e lui per questo non la tollerava tanto. Carolina, invece, era riservata eppure da quel momento gli faceva uno strano effetto. La cominciò a guardare con occhi diversi. Prima, si può dire, che le

voleva bene. Infatti le aveva sempre voluto bene. Ma da quel 18 gennaio, qualcosa cambiò. Iniziò a provare una lieve gelosia per Carolina e piano piano quest’ultima si trasformò in un vero e proprio attaccamento.

Carolina notò subito questo mutamento e se prima era sfiduciata nei confronti della vita, da quel giorno la vedevi diversa, sorridente, ottimista e piena di vitalità, che prima le mancava.

Perché quando una persona rinasce, nella sua personalità tutto cambia. E’ come se dall’inverno si passasse alla primavera. Una strana luce accecante che solo nei loro occhi, nei loro sguardi si può rinvenire, sul sorriso di chi finalmente approda all’isola della felicità, che fino ad allora era sconosciuta e ignota.

In quel periodo Carolina irradiava allegria, emanava ilarità. E’ un qualcosa di divino assistere allo spettacolo di chi ti sa trasmettere contentezza e gioia. E Carolina era proprio così. Era l’espressione del romanticismo portato agli ennesimi livelli, lei, ma senza mai sfiorare la sdolcinatezza. Era il sorriso, era la gaiezza, era la passione.

Avrei voluto spesso vivere come lo faceva lei. Invidiai spesso la sua vita. Perché la vita di chi soffre e combatte è sempre da ammirare. Il dolore ti cambia profondamente, e quando poi si trasforma in felicità, allora in quel caso, non bisogna aver paura di soffrire.

Dopo quel 18 gennaio, l’esistenza di Carolina si rivoluzionò.

Rammento ancora il suo sorriso durante i giorni che susseguirono.

Il 19 gennaio la III D avrebbe dovuto assistere ad uno spettacolo di musica che si sarebbe tenuto nel teatro vicino la nostra scuola.

Se ora raccontassi ciò che mi disse Carolina a proposito di quel giorno la maggior parte di voi lettori penserebbe: “E che sarà mai?”… e invece no. Invece è proprio qui l’errore! Si sbaglia, a volte, credendo che le piccole cose siano proprio come sono definite: piccole. E’ quel poco che ti permette la felicità, altrimenti, senza nemmeno questi minimi brandelli di piacere, l’umanità sarebbe davvero disperata.

Ciò che fu sorprendente durante quel freddo mercoledì, fu la rapidità del cambiamento con cui gli eventi si avvicendavano, l’uno dopo l’altro, ininterrottamente, con un’atmosfera senza respiro.

Carolina trascorse il pomeriggio di quella giornata a casa sua, come faceva sempre, tra libri di poesie e musica. Aveva il sorriso stampato sulle labbra per quello che era accaduto il giorno prima. Ma non era niente in confronto a ciò che di lì a poco sarebbe successo.  

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Capitolo 2
*** -Capitolo II- ***


Quel pomeriggio del 19 gennaio conversavano a telefono Carolina e Stefania. Entrambe parlavano degli eventi lieti degli ultimi giorni: l’una discorreva di Diego, l’altra di Mauro.

Non si può definire quella che c’era tra Stefania e Mauro una vera e propria storia d’amore, no. Era un rapporto di pre-fidanzamento.

Tutto cominciò in un freddo sabato di novembre in cui per puro caso Mauro chiese a Carolina se lui piacesse o meno a Stefania. A quella domanda Carolina rispose con un forse e subito dopo pose lo stesso interrogativo all’amico e con grande sorpresa, il ragazzo annuì. In quel periodo, Carolina, suo malgrado, non era poi così contenta. Ma, dal momento che secondo la sua idea, era giusto che l’amore trionfasse in ogni caso, fece il possibile e l’impossibile per far sì che almeno il sogno dei suoi due amici si realizzasse. Lei, infatti, aveva successo nel far mettere insieme la gente: c’era riuscita più d’una volta, anche con Silvia ed Antonio. Aveva un particolare talento riguardo ciò; solo nella sua situazione era inetta e impotente, come del resto accade sempre di fronte al cospetto dei propri sentimenti, che, per quanto li si possano subordinare, prevalgono sempre.

Quel 6 novembre, appena rientrò a casa, telefonò subito a Stefania e le riferì l’accaduto. Stefania, in un primo momento non credeva alle parole dell’amica, ma quando si rese conto che Carolina le stava dicendo la verità, qualcosa nella sua vita cambiò: l’amore è sempre il responsabile di grandi rivoluzioni.

A partire da quel mese, Stefania e Mauro uscirono molte volte loro due insieme, da soli. Carolina faceva sempre compagnia all’amica, anche perché il paese dove abitavano loro era distante da Catania e viaggiavano continuamente insieme.

Aveva assistito a molte conversazioni tra Mauro e Stefania. I due erano accomunati da una tenace e incrollabile passione per i libri, la cultura e la musica classica, ma erano diversi per altri aspetti; Stefania, dal canto suo, poteva sembrare assennata, ragionevole e con la testa a posto, ma, in realtà, era una di quelle persone matte, anche se all’apparenza non si direbbe, ironiche e sempre pronte a ridere e a far ridere con la loro vena sarcastica. La caratteristica particolare che la contraddistingueva era la follia, che è sempre celata nella gente più improbabile. Ciò che la diversificava da Mauro era proprio il fatto che lui si comportava davvero da equilibrato, misurato, cauto e saggio. Incarnava l’esatto opposto di lei, e forse era questo il motivo per cui era nata quell’attrazione: tra due caratteri contrari nasce sempre la scintilla, come, potrebbe capitare che tra due personalità simili non vi sia mai coesione.

I luoghi in cui si recavano, quando erano da soli, erano bar o il palazzo reale di Catania.

Un giorno di dicembre, mentre passeggiavano tra le strade della città, Stefania interrogò Mauro riguardo i suoi gusti musicali e in modo particolare gli chiese se avesse ascoltato un’opera classica di cui citò il nome; subito dopo Carolina ruppe il silenzio esclamando: “Madonna!”. E Stefania scoppiò in una fragorosa risata. L’allegria non mancava mai a loro: erano folli, completamente folli, ed era per questo che si salvavano.

Una delle tante pazzie loro concerneva le telefonate, in cui le persone che discorrevano non erano due, come in tutti i casi normali; ne erano tre: Stefania, Mauro e Carolina.

Carolina fungeva sempre da tramite. Il suo metodo, in queste conversazioni telefoniche, del tutto fuori ordine, consisteva nell’usare due telefoni: uno in cui vi era la persona che doveva ascoltare, l’altro in cui vi era la persona che doveva parlare. I telefoni che utilizzava erano il cellulare che era munito di un vivavoce, per cui era ben udibile la voce di chi interloquiva e il telefono fisso che adoperava per le persone che volevano ascoltare.

Capitò che spesso sia Stefania, sia Mauro le chiedevano di effettuare questa strana operazione, che se solo l’andavi raccontando in giro, sarebbero morti dal ridere, per capire l’uno cosa pensasse dell’altra o viceversa.

Risultava, tuttavia, che, in realtà, gli interlocutori delle telefonate non erano tre, bensì quattro. Quando, infatti, il conversatore era Mauro e l’udente era Stefania, accadeva che, talvolta, alcune voci stranissime che insultavano Carolina, venivano fuori.

Tanti pomeriggi trascorsero così. Una volta, poi, si verificò che la mamma di Carolina colse la figlia in flagrante mentre era con due telefoni e da quell’occasione in poi quelle telefonate così strane, eppure così divertenti, non furono più effettuate.

Quei giorni freddi di dicembre erano scanditi proprio dalla stravaganza di quegli eventi. Accadeva, però, che a volte Carolina, nel bel mezzo di quelle conversazioni telefoniche, principiava dei discorsi straordinari sulla felicità e sull’amore. Ripeteva costantemente la frase: “voi che potete essere felici, siatelo”, perché, secondo lei, la bellezza della vita consisteva in questo: trovare la contentezza, quando meno te l’aspetti, proprio com’era accaduto ai suoi due amici. Li invidiava tanto, in quel periodo precedente a gennaio, quando poi, in seguito, fu lei a dominare la scena della gioia. Voleva provare l’ebbrezza di Stefania, la gaiezza di Mauro, l’allegria che solo un sentimento così grande può conferire.

Durante i tragitti a Catania, Carolina discorreva sempre con Stefania riguardo la fortuna che aveva avuto e, quando l’amica era scoraggiata, le ripeteva costantemente che sono poche le persone prescelte dalla felicità, e lei era una tra quelle.

Con Mauro, invece, intratteneva un rapporto contrastante ma contemporaneamente amichevole, determinato dal fatto che lui, attraverso quella voce che compariva al telefono, la insultava, ma allo stesso tempo le leggeva anche belle frasi d’amore che lei amava e si dimostrava affettuoso.

L’amicizia tra Mauro e Stefania crebbe soprattutto durante le vacanze natalizie, in cui si incontrarono per ben due volte; la prima fu in occasione di una festa organizzata da una loro compagna di classe, Rosita, la seconda, invece, quando Mauro invitò tutta la classe a casa sua.

Da Rosita, tra schiamazzi e baldoria, lui le propose di salire al piano di sopra del palazzo, solo loro due, in modo che avrebbero potuto discorrere più a lungo e più tranquillamente.

Stefania, con la contentezza che le si leggeva in volto, accettò. E quando si recarono al piano superiore, cominciarono a suonare il pianoforte. Il loro amore si accompagnava sempre alle sinfonie. Erano un tutt’uno. Loro e la musica classica. A volte trascorrevano intere giornate senza dirsi una parola e le uniche conversazioni che intrattenevano erano scandite dalle note che scivolavano su quegli ottantotto tasti, dolcemente, come se il tempo si fosse fermato in quell’istante che sapeva di eternità.

Musica e letteratura: secondo loro, le due meraviglie per cui valeva davvero la pena vivere. I loro colloqui erano sempre popolati da Catullo, Voltaire, Goethe, D’Annunzio o Dante. Il loro rapporto confluiva in straordinarie poesie, letture di frasi o di interi monologhi.

Quando leggevano insieme, era come se quelle lettere che si accavallavano davanti ai loro occhi, li trasferissero in un’altra dimensione, uno spazio noto solamente a loro due.

La seconda volta in cui si incontrarono fu a casa di Mauro. In quell’occasione, Stefania attendeva e, soprattutto, voleva che finalmente lui si dichiarasse.

Ma le sue aspettative furono deluse. Nonostante tra loro vi fossero affinità elettive, attrazione intellettuale e tutti gli elementi affinché il desiderio di Stefania andasse in porto, la timidezza ostacolava quell’intesa, quella complicità propria solo di quei due.

Ma, sebbene Mauro non le avesse esposto i suoi sentimenti, le aveva dedicato una poesia e aveva cominciato a parlarle d’amore. E’ sorprendente come quando tra due persone innamorate, appena una di loro comincia a discorrere del sentimento che muove il mondo, l’altra ne rimanga perdutamente affascinata. Ed è proprio per quel fascino, che l’ultima persona soccombe sempre alla volontà dell’altro. L’amore è un dittatore che non ha eguali.

Inoltre, durante le vacanze natalizie, spesso si erano telefonati. Avevano trascorso interi pomeriggi con l’orecchio attaccato all’apparecchio telefonico e quello era un metodo per ricoprire la distanza che li separava.

Talvolta in queste conversazioni telefoniche interveniva anche Carolina con il suo astuto stratagemma.

Una volta, si verificò che Mauro volendo sapere se veramente Stefania l’amasse, chiese a Carolina di chiamare l’amica e mentirle riferendole che lui fosse uscito con un’altra ragazza. Stefania, accecata dalla gelosia, rispose con feroci e improrogabili insulti, rivelando, attraverso l’ira, l’immensa affezione che nutriva per lui.

Accadeva ripetutamente che Mauro dedicava alla ragazza che gli piaceva delle frasi meravigliose. La preferita di Stefania era: “Ascolterei sempre la tua voce melodiosa, anche a costo di diventare sordo”.

L’anno nuovo, il 2011, anche per lei era iniziato positivamente.

Non ho molte notizie su ciò che accadde tra i due nell’intervallo di tempo tra le vacanze natalizie e quel 18 gennaio dannatamente importante, perché Carolina non mi riferì più nulla oltre ciò che ho scritto.

Ma durante quel freddo martedì, Stefania oltre a parlare con Diego, riguardo Carolina, aveva discorso a lungo anche con Mauro.

Quei colloqui ebbero luogo in un parcheggio al chiuso di Catania, in cui gli alunni della II D si recavano dopo le lezioni. Era accaduto, precisamente, che Carolina volendo lasciar soli Mauro e Stefania, propose a Diego e Monica, la migliore amica di Stefania, di accompagnarla a comprare da mangiare. Entrambi però avevano rifiutato e Carolina si diresse da sola dal pizzaiolo. Fu proprio in quel momento che Diego e Stefania interloquirono riguardo quest’ultima. Stefania, oltre a chiedere al suo compagno di classe chi preferisse tra Carolina e Lorenza, notò anche che Diego aveva tra le mani l’iPod di Carolina, sul quale voleva scoprire, attraverso una password di accesso, tutti i segreti della sua amica. Aveva tentato più volte di indovinare il codice richiesto ma mai c’era riuscito, come del resto con i suoi stati d’animo e i cambiamenti repentini. Inoltre, aveva contato anche quante applicazioni concernenti l’amore ci fossero, ed erano ben nove. Grazie a ciò, imparò a conoscere il lato nascosto del carattere della sua compagna di classe, pian piano cominciò a capirla e comprese che quella sensazione strana che provava quando il suo pensiero era rivolto a lei, non somigliava all’amicizia, ma a tutt’altro.

Quando Carolina arrivò con tutto il cibo possibile in mano, Stefania andò da Mauro e Monica e Diego, invece, consumarono ciò che la loro compagna di classe aveva comprato. Tutt’ad un tratto, giunse in quel parcheggio anche la madre di Diego, che parlò con Carolina del più e del meno, e, come se non bastasse, riferendosi al figlio, le chiese: “Ma come lo fai a sopportare?”. Il rossore pervase le gote innocenti della ragazza innamoratissima, e a quella domanda rispose con un semplice sorriso.

Quando tutti andarono via, Stefania raccontò dell’accaduto a Carolina, che ora traboccava di gioia e sorrideva beatamente. Inoltre le riferì anche cosa lei e Mauro si fossero detti. Negli occhi di chi ama, c’è sempre una luce, che in tutti gli altri sguardi del mondo, non si può cogliere. E’ quel bagliore proprio di chi si mette in gioco ogni giorno, di chi affronta il destino e soprattutto di chi, dopo tanto buio, scorge anche un solo raggio di sole. Così erano Carolina e Stefania in quel momento.

Il giorno dopo, il 19 gennaio, mentre dialogavano a telefono, Stefania riferì a Carolina che Mauro l’avrebbe dovuta chiamare, avendoglielo detto quella stessa mattina. La sera poi le due amiche si sarebbero risentite.

- Stefaniaa! Finalmente!!! Allora? Com’è andata?

- Carolina! Mi ha invitata domani a palazzo reale! Domani mattina perché non si va a scuola…

- Ah, giusto! E tu ci vai, vero?

- Carolina, veramente c’è una notizia anche per te. Mauro mi ha detto di far venire anche te alla reggia, e ha accennato a Diego. Forse c’è pure lui…

- No! Stefania, è impossibile!

- Carolina, sto dicendo per davvero! Fammi compagnia, in quello che potrebbe essere il percorso verso la felicità.

- Io ti farei pure compagnia, ma devo chiedere ai miei genitori, e poi se non c’è mi innervosisco.

- Sei sempre la solita!!!

- Sì, lo so! Però tu che puoi, non perdere questo treno! I treni passano raramente nella vita di qualcuno. Non arrivare troppo tardi alla stazione, altrimenti sarai costretta ad aspettarne un altro e chissà quando sarà che viaggerà su quei binari! Non puoi permetterti di commettere un delitto del genere; hai la felicità a portata di mano e non puoi non vederla. Vai, corri! I treni passano e non tornano più…!!!

La mattina del 20 gennaio, né Stefania, né Carolina si recarono a Catania.

Ma fu sorprendente la contentezza durante quei giorni.

Lo stesso pomeriggio Stefania telefonò a Mauro, per scusarsi di non essere andata all’appuntamento quella mattina e per interrogarlo su Diego. Voleva scoprire se veramente il ragazzo provasse qualcosa per la sua amica o meno. Con gran sorpresa, Mauro rivelò a Stefania che Diego aveva mostrato i segni della sua gelosia. Ma lui aveva un modo tutto suo di raccontare i fatti: faceva trapelare delle verità attraverso citazioni, minimi indizi e tu eri sempre in dubbio se stesse dicendo cose reali o stesse mentendo.

Il genio della II D intrattenne Stefania per ben tre ore a telefono, durante le quali, oltre a dedicarle poesie, suonò al pianoforte anche delle opere classiche stupende e forse lei proprio di questo s’era innamorata: della fantasia e dell’insanabile romanticismo. Una volta, osservando il cielo durante una sera, le aveva persino detto: “I tuoi occhi sono come le stelle” e Stefania gli aveva regalato uno dei suoi più bei sorrisi.

Quei freddi giorni di gennaio erano scanditi dall’imprevedibilità degli eventi: mai Carolina avrebbe immaginato di essere così felice all’improvviso e mai Stefania avrebbe pensato di vivere una storia d’amore così tremendamente meravigliosa.

Anche il 21 fu una data da ricordare. Appena Carolina giunse in classe con un astuccio in mano, Diego glielo rubò e la sua amica fu costretta a rincorrerlo per l’aula e per il corridoio. In contemporanea, quasi fosse uno scherzo del destino, Mauro afferrò il libro di latino di Stefania, e anch’ella lo inseguì.

Durante quei minuti, la bocca di Carolina era costantemente inarcata all’insù, con quel suo sorriso così bello ed, ora, così felice. A Diego piaceva irritarla e farla sempre innervosire. Si divertiva particolarmente con quella sua amica così stravagante eppure così misteriosa. Voleva scoprirla, voleva conoscerla, come non aveva mai fatto in 2 anni interi. E, scoprendola, pian piano nacque in lui un sentimento simile all’amore. Nella stessa giornata, oltre ad aver agguantato il suo astuccio, prese di nascosto anche un bacio perugina che Carolina comprava abitualmente. La ragazza se ne accorse e, quando Diego notò di essere stato colto in flagrante, le rivolse un sorriso.

La loro era una di quelle storie che assomigliava tanto ad una favola, con tanto di principe azzurro, principessa, fate e, soprattutto, streghe cattive. E, come ogni favola, era ricca di dolore e di felicità.

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** -Capitolo III- ***


Il 22 gennaio la II D doveva eseguire il compito in classe di greco.
Carolina, quel giorno, giunse a scuola tutta tremante dal freddo, ma con un grande calore che le pervadeva il cuore.
- Pietro… Pietro! Oh, mi ascolti? Mi potresti prendere lo zaino che è ai tuoi piedi, per favore?
- Carolina!  Non ti preoccupare! Te lo prendo io! Bisogna pur svolgere i doveri che la società ci impone!
- Ah grazie, Diego!
Diego usava sempre l’espediente dello scherzo per conversare con lei. Aveva un modo tutto suo di rivolgerle attenzioni, come nessun altro avrebbe fatto. I loro discorsi non erano scanditi dal suono canzonatorio e banale delle parole. Loro comunicavano con i fatti. Del resto entrambi, senza saperlo, si erano trovati e riconosciuti l’uno nell’altra. Per Carolina, Diego non era un incontro, ma l’incontro. Quello che si aspetta da anni e anni e poi così, all’improvviso, quando meno te l’aspetti, giunge là e ci si rende conto che ne è davvero valsa la pena di aver atteso così tanto tempo.
Diego, che era seduto avanti, si era mosso apposta per accontentare la richiesta della sua amica. E Carolina, dal canto suo, in quel momento fu scossa, come se qualcosa di incredibilmente pesante ma bellissimo, le fosse crollato in testa.
Sensazione mai conosciuta prima d’allora. Effetto strano della gioia che all’improvviso pervade i cuori delle persone.
Durante il compito l’ansia che assaliva la ragazza seduta affianco a Pietro fu sminuita dalle domande che di tanto in tanto Diego le poneva. Non erano quesiti riguardanti la traduzione che dovevano svolgere, no. Lui le chiedeva repentinamente se tutto stesse andando per il verso giusto e a che punto della versione stesse.
La felicità le scivolò addosso successivamente, quando Diego l’aveva invitata a sedersi vicino a lui, di sua spontanea volontà. E la traiettoria di un sorriso percorse il suo volto.
Quando la campanella suonò alla fine della quarta ora, tutti uscirono da quell’aula. Tutti, tranne Mauro e Diego. Stefania, accortasi di ciò,  improvvisamente, afferrò Carolina per il braccio e suppose che i due ragazzi stessero discorrendo su come avrebbero trascorso la serata, dal momento che era un sabato.
Senza pensarci due volte, Stefania propose a Carolina di uscire e Carolina accettò.
Le due amiche, quando varcarono la soglia del cancello della scuola, non si separarono. Stefania voleva, infatti, accompagnare Mauro e la sua compagna di classe la seguì. Carolina le voleva bene e la sosteneva sempre, qualsiasi decisione prendesse. L’amicizia è un sentimento che scopre complici le persone in ogni singola cosa. E’ lo spirito della vita che unisce coloro che sono simili e rende tutto più facile nell’esistenza di ognuno di noi.
Dopo quel quarto d’ora, per Stefania meraviglioso, si diressero verso il pullman, e mentre parlavano l’una di Mauro, l’altra di Diego, Carolina udì il suono di un clacson due volte e si voltò. Scorse Diego che dal finestrino di una macchina la salutava, sorridendole. Mai scena più bella di quella. E Carolina con gli occhi traboccanti di gioia ricambiò il saluto. Stefania si accinse anche lei a salutare il ragazzo, ma lui continuava imperterrito a guardare la sua amica che con passo lento e la bocca inarcata all’insù calpestava il suolo di Catania.
Quando le due compagne di classe finalmente salirono sul pullman, Carolina principiò uno dei suoi soliti discorsi riguardanti l’amore. Stefania era confusa, incredibilmente confusa. Quella confusione tipica di chi è innamorato. E non sapeva cosa dovesse fare per raggiungere il suo intento: far dichiarare Mauro. Carolina consigliò di simulare un litigio tra lei e Stefania e il motivo di questa discussione sarebbe stato che lei stessa incitava l’amica a perseguire nel suo scopo, Stefania, invece, non voleva più darsi da fare per portare a termine il suo progetto.
Secondo i piani, Carolina, durante il pomeriggio, avrebbe telefonato a Mauro, gli avrebbe dovuto riferire della finta lite e gli avrebbe dovuto chiedere se avesse potuto chiamare Stefania per mettere pace tra di loro.
Lo stesso pomeriggio, Carolina eseguì tutte le operazioni che le erano state impartite. E la sera le due amiche uscirono a Catania. C’era Mauro, ma Diego no.
Pioveva. Pioveva a dirotto. Stefania si rifugiò sotto l’ombrello di Mauro. E Mauro l’accarezzò. Quello era il quadro perfetto, espressione assoluta dell’amore che, irruente, non si sottomette alle squallide maschere del mondo, e non sottostà ai piani ben congegnati,no. Si ribella. Sarebbero entrambi rimasti così per sempre.
Il lunedì successivo, la professoressa Brancacci doveva eseguire le medie dei voti per ogni disciplina di ogni alunno e nella II D, malgrado il difficile compito, regnava un chiasso generale. Carolina era, come al solito, seduta vicino a Pietro, e quando si accinse ad alzarsi per gettare una carta, Diego occupò il suo posto e interloquì con Silvia e lo stesso Pietro. La ragazza innamorata era curiosa di sapere cosa si stessero dicendo il suo compagno di banco e il ragazzo che amava. Quando udì, poi, delle parole volgari, pensò subito che la stessero insultando, condusse Diego in fondo alla classe e, non potendosi più trattenere dalle risate, gli disse, senza grandi sorprese,
- Bastardo!
Non aveva capito niente di ciò che era successo, dell’argomento di cui avevano parlato lui e Pietro. Lei agiva così, senza riflettere, era una di quelle persone che se devono fare una cosa, la fanno, senza pensarci troppo sopra.
Il pomeriggio telefonò a Pietro e gli chiese riguardo cosa avessero interloquito lui e Diego. Il suo compagno di banco le riferì che Diego l’aveva definita, scherzando, ma non troppo, “incredibilmente interessante”.
Le parole non potrebbero descrivere il volto di Carolina in quel momento. Era felice, assurdamente felice. A volerlo sarebbe potuto sembrare un sogno. E invece no, era vero, tutto vero. Era la realtà, quella catena di eventi razionalmente concisa, logica eppure mossa dalla meraviglia del caos, dall’essenza della follia, dall’imprevedibilità dei sentimenti.
Tutto intorno a Carolina era straordinariamente strabiliante. Non riusciva a spiegarselo, eppure era tutto reale. Lo stesso pomeriggio la ragazza effettuò anche la strana operazione dei due telefoni per confermare i dubbi di Stefania.
Mauro disse che si era accorto di non amare la sua compagna di classe, che il suo era tutto interesse amichevole e che non sfiorava la dolce soglia dell’amore. Desiderava solo studiare nella sua vita e basta. Era il suo unico obiettivo. I sentimenti non erano così importanti come Carolina pensava. Quando terminò la telefonata con il suo compagno di classe, dall’altro telefono Stefania aveva finalmente saputo tutta la verità, eppure non le pareva possibile che un amore così puro e leale potesse finire così, da un giorno all’altro.
Era incredibile ciò che accadde quel 24 gennaio. Era come se il destino le prendesse dannatamente in giro: Carolina, felice da fare schifo, Stefania in balia dei peggiori dubbi. Solo la realtà è così fantasiosa da riuscire a creare certe coincidenze. Proprio lo stesso giorno, lo stesso pomeriggio. Contrasto di sentimenti, di emozioni, di sensazioni. Era come se frammenti di felicità e di gioia fossero cancellati dalle gocce di un’insensata pioggia e come se dall’altro lato del cielo splendesse il sole più caldo. Indescrivibili gli scherzi della vita. Le sue derisioni.
Tutto in quel momento si era ribaltato, sembrava di essere i protagonisti di un film, di un libro, la cui fine è inverosimilmente ignota.
Carolina, in quella serata così strana eppure per lei così meravigliosa, chiamò Franca, una sua compagna di classe alla quale voleva molto bene. Franca l’aveva da sempre aiutata, l’aveva incoraggiata quando era triste, ma aveva anche assistito a momenti di grande felicità. Erano molto simili. Condividevano le stesse passioni, la pensavano allo stesso modo su tanti argomenti. Sembravano nate apposta per essere amiche.
Loro due si telefonavano ogni sera. Carolina, nella sua insicurezza, chiedeva sempre conferme alla sua amica riguardo Diego, ogni volta la interrogava su cosa pensasse. E ripetutamente Franca la rassicurava sempre.
Il 27 gennaio Lorenza d’improvviso si posizionò al posto di Antonio, vicino a Diego.
Ella faceva di tutto pur di suscitare le attenzioni di Diego, ma raramente riusciva nel suo intento. Dietro loro due c’era Carolina che continuava a irritarsi. Pietro, quel giorno, era assente e le fece compagnia Rosita. Nonostante ciò, la ragazza era costantemente assalita da quel mostro che ha il nome di gelosia. Davanti ai suoi occhi si dipanavano scene che non poteva tollerare in nessun modo: non riusciva a sostenere le continue provocazioni di Lorenza. Ma l’odio non era un sentimento che Carolina conosceva: la sua era solo una reazione alquanto spropositata. In quel momento cercava un appiglio al quale arrampicarsi per non precipitare di nuovo in quell’oblio che la circondava. Voleva semplicemente salvarsi dal vuoto che l’assediava. E la salvezza sopraggiunse quando Rosita chiese consiglio a Diego su come, secondo lui, Carolina avrebbe dovuto comportarsi nella sua “storia” con Daniele. Il ragazzo si mostrò notevolmente contrariato a questa relazione, in realtà, inesistente. Il suo atteggiamento rivelava una profonda affezione per Carolina, anche se non l’avrebbe ammesso mai. Lui era una di quelle persone enigmatiche, che non lascerebbero mai e poi mai trasparire i propri sentimenti e pensieri perché hanno paura delle trappole e delle fregature in cui potrebbero incorrere, se solo si esprimessero. Tuttavia, a dispetto del suo carattere enigmatico, la gelosia colse anche lui, come prima aveva fatto con Carolina. D’improvviso, infatti, disse:
- Carolina, non preoccuparti di chi non ti ama. Io, fossi in te, lascerei perdere tutto! Sul volto della ragazza innamorata balenò un sorriso, nonostante gli aberranti comportamenti di Lorenza. Lei, infatti, continuava imperterrita a tormentare Diego e il ragazzo, forse per educazione o forse per gentilezza, sopportava tutto.
Il giorno seguente Diego scoprì altri lati nascosti di Carolina. Per pura coincidenza, o forse per quelle strane congetture che gli uomini usano chiamare destino, si ritrovarono l’uno vicino all’altra. Lei che nascondeva il suo amore immenso dietro un sorriso e le gote pervase dal rossore, e lui che sfogliava il diario di lei.
Il rumore di quelle pagine, le numerose lettere che scorrevano come un fiume in piena sotto i suoi occhi inquietavano Carolina. Temeva che tutto ciò che celava sarebbe venuto fuori così, senza neanche troppa fatica. La tipica paura che scuote gli innamorati. D’un tratto Diego scrisse su quell’agenda colma di segreti: “su un diario osceno, la firma di un genio!”.
E’ sorprendente quando d’improvviso tutto collima al meglio. E’ il fascino disarmante del meravigliosamente bello che conferisce alla realtà tutte le sembianze di un sogno infinito. Un po’ come i treni. Non sai mai se il viaggio che intraprendi è reale o immaginario perché tutto in quei vagoni sembra essere fantastico. Come fossi sospeso. E gli unici luoghi certi non sono altro che i paesaggi fiabeschi che scorgi dal finestrino. Così la sera stessa Carolina era intenta a seguire la proiezione del suo film preferito, “la vita è bella”, e quasi come per scherzo o sincronismo del destino, Diego, insultandola giocosamente, sul social network di facebook commentò il link che lei aveva condiviso lo stesso giorno, riguardante l’amore.
-         Visto che i maschi fanno schifo non vorresti mica innamorarti di una donna?
-         No! Che domande! E' che forse forse c'è n'è qualcuno buono! Però bisogna essere fortunatissime per trovarlo!
-         Ahah! Ti smentisci da sola!
-         Ma va! Va!
Quello era il loro modo di amarsi, pieno di scherzi e canzonature. Ognuno di noi ama l’altro in un modo che nessuno può conoscere. E non è detto che non ami con tutto sé stesso.
Il giorno seguente Carolina era alle prese con un battibecco con Antonio, il quale, per gioco, non le restituiva il suo iPod. La ragazza, ormai annoiatasi di quella situazione, chiamò in suo aiuto Diego, che ebbe, contro Antonio, una reazione spropositata: lo colpì con numerosi pugni gridando e ripetendo: “Restituiscile l’iPod!”. Carolina rimase stupefatta da quel modo d’agire di Diego che, per difenderla, aveva fatto di tutto contro il suo stesso migliore amico. Non poteva far altro che gioire, gioire immensamente.
La sera stessa il ragazzo avrebbe dovuto recarsi ad una festa di una sua compagna di classe: Celeste. Nella II D era divenuta un’usanza festeggiare compleanni o altre ricorrenze, invitando solo parte della classe, il resto ne rimaneva escluso. Ciò dava irrimediabilmente fastidio a Carolina, che, come altri suoi amici, era sempre messa da parte. Ma non poteva opporsi a tutto ciò. La ragazza, qualche giorno prima, appena saputa la notizia, si arrabbiò molto ed espose a Diego i motivi della sua irritazione, e il ragazzo la rincuorò dicendole che anche lui trovava ingiusto il comportamento di certi suoi compagni, ma che, come lei, non poteva ribellarsi.
Carolina era preoccupatissima per cosa sarebbe potuto accadere quella sera. L’ancora di salvezza alla quale appigliarsi ancora una volta fu Franca che, essendo a conoscenza di tutto, doveva “controllare” gli atteggiamenti di Diego. In realtà le ansie di Carolina non erano causate da ciò che Diego poteva fare, ma da come le altre avrebbero potuto comportarsi nei suoi confronti.
La ragazza perdutamente innamorata si fidava ciecamente di lui. E questa profonda fiducia derivava dal fatto che Diego per lei rappresentava un porto sicuro dove poter sempre approdare, specialmente nei momenti di sconforto. Quella sera temeva piuttosto i modi di agire delle sue compagne di classe, in modo particolare Lorenza e Nadia. Ma, per fortuna, c’era Franca che sorvegliava il tutto.
Quella notte, per Carolina, fu colma di ansia e frustrazione. Immaginava il peggio. Continuava imperterrita a girarsi nel letto e dormire era, in quel momento, l’ultimo dei suoi pensieri. Gli affanni popolano i cuori degli innamorati nelle notti. Si costruiscono vere e proprie dimore aiutati dall’irragionevolezza e dall’illogicità  e solo un antidoto così forte come la fiducia può annientarli. La mattina seguente, la prima cosa che Carolina fece fu quella di telefonare Franca. Ciò che l’amica le disse fu quasi surreale: non era accaduto niente di cui preoccuparsi e tutto era andato per il meglio. Diego era stato in compagnia solo di Antonio, Gabriele e Mauro.
Carolina non credeva alle parole di Franca, ma quando capì che era tutto vero, comprese che a fidarsi di Diego non faceva male.
Il lunedì 31 gennaio, Carolina, per un attimo, si era posizionata accanto a Stefania. Diego, girandosi verso il suo posto e verificando che non c’era, chiese preoccupatissimo a Pietro dove fosse la sua amica.
Carolina, accortasi di ciò, chiamò Diego e gli disse che era seduta accanto a Stefania. Il ragazzo fu colto da un senso di smarrimento e non seppe come giustificarsi per tutta la trepidazione con cui aveva posto quella domanda a Pietro.
Carolina, dal suo canto, scoppiò in una fragorosa risata, una di quelle risate che raccolgono in sé tutto il dolore provato e spazzato via da una felicità meravigliosa. Perché solo chi ha sofferto tanto sa ridere bene.
Come tutti i giorni, gli alunni della II D si recarono al King house, il parcheggio al coperto. Stefania disse a Carolina che voleva dichiarare tutto il suo amore a Mauro. Accadono cose nella vita che non possono essere spiegate alla luce della ragione fredda e razionale. Sono degli enigmi che mai nessuno riuscirà a risolvere. Sono i desideri, gli improvvisi moti dell’anima che non possono essere frenati dalla preponderanza e dal perfetto, anche se debole, biascicare della ragione. Così Stefania aveva deciso di dirgli tutto ciò che per ben tre mesi gli aveva nascosto.
Carolina rispose che lei era disposta ad accompagnarla. E d’improvviso, le due amiche corsero verso la direzione in cui era solito andare Mauro.
Una corsa contro il tempo, contro il destino, contro la logica, contro la fatalità, contro tutto, il cui unico motore era l’amore. Ma la sorte è spietata contro chi ha il coraggio di osare. Stefania giunta a destinazione constatò che Mauro era già andato via.
La follia si accompagna sempre all’amore. Procedono di pari passo, così come due binari di un treno, perfettamente paralleli, con quella strana intimità.
Così Stefania aveva osato essere folle e innamorata ma la tirannia raziocinante della vita aveva prevalso sui suoi desideri.
Quasi come per derisione o scherzo del destino, sulla strada del ritorno Stefania e Carolina incontrarono Diego e Antonio. E Diego chiese a Carolina perché fosse scappata così, tutto d’un tratto. La ragazza non seppe cosa rispondere e Stefania scherzando disse che erano fuggite via correndo per dimagrire un po’. In realtà tutti, in quella momento, sapevano ciò che era accaduto. Ma spesso si preferisce tacere la verità forse per paura, forse per mancanza di coraggio o forse perché semplicemente gli altri la giudicherebbero male.      

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