Pensieri e riflessioni

di Meme06
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto ciò che ho sempre voluto e che non ho mai saputo di desiderare ***
Capitolo 2: *** Ciò che voglio per me ***
Capitolo 3: *** Cresci in fretta… Amu ***
Capitolo 4: *** Proprio da sveglio ho iniziato a sognare ***



Capitolo 1
*** Tutto ciò che ho sempre voluto e che non ho mai saputo di desiderare ***


Okay, credo che dovrei spiegare un po' di cose prima che leggiate questa storia. Avete presente nel dodicesimo manga quando Amu aspetta il ritorno di Ikuto e quando passa davanti al luna park che è stato demolito? Beh, secondo me quel momento non dura un secondo come nel disegno. Quindi ho pensato di approfondirlo mettendoci le riflessioni di Amu e le sue emozioni. Fino al momento in cui non arriva Ikuto. Beh, leggete e fatemi sapere ^ ^




Tutto ciò che ho sempre voluto e che non ho mai saputo di desiderare


Che strana sensazione. Sento come se il mio cuore fosse vuote. Vuoto. Questa parola non credevo l'avrei mai usata per definire un mio stato d'animo. Eppure è così. Ho come l'impressione che sia tutto finito. I ricordi, quando mi tornano in mente causano al mio petto una fitta enorme. Allora chiudo gli occhi forte, stringo i pugni e ricaccio indietro le lacrime. Mi sento stupida. Perché so che penso ad una cosa passata. A momenti che non accadranno mai più. Mi sento come se tutto quello che volevo non posso più ottenerlo, perché non avevo capito che ciò che mi si stava offrendo lo avevo desiderato con tutta me stessa. Ripensando a quegli episodi a volte mi viene da dire: 'Perché ho fatto questo…', 'Sono stata stupida', 'Perché non gli ho creduto?' Eppure chi meglio di me, sa che il passato non si può cambiare. E nonostante tutto neanche il futuro possiamo costruirci noi.

Mentre passo davanti a questo posto, ne ho la certezza. Il nostro posto. Quel luogo dove per la prima volta ho intravisto qualcosa in te che non avrei mai pensato di trovare. Forse è stato proprio in quel momento che i sentimenti hanno iniziato a mutare dentro di me e che si sono fatti più profondi. Senza che me ne accorgessi. Buffo o sciocco, il fatto che me ne sia accorta solo ora di quello che provavo e che, io sia maledetta, ancora provo? Alcuni dicono che solo quando le perdiamo certe cose assumono il vero valore che prima noi non gli avevamo dato. Nel mio caso invece è stato un po' diverso. Tu per me avevi un valore inestimabile da tanto, solo che ancora non lo sapevo.

Due lacrime mi rigano il volto, ma io le asciugo in fretta. Non è tempo di piangere. Oggi poi più che mai. Anzi, dovrei essere felice. Lancio un occhiata al rotolo che ho in mano che attesta che la prossima primavera inizierò le medie. Già, dovrei essere felice. Ma quel pezzo di carta non può che darmi solo la certezza che io sto crescendo, mentre la certezza che voglio è un altra. La certezza che voglio è che in questo momento tu non sei da qualche parte dall'altra parte del mondo, ma sei qui e mi stai venendo a cercare.

So che è impossibile, ma in fondo sognare un po' non fa sempre male all'animo, nonostante più io pensi queste cose, più la ferita si allarga. La cosa più bella è che nonostante tutti questi ragionamenti che qualcuno potrebbe definire profondi, io mi senta inutile. Me ne sto qui. A fissare un luogo che reca la scritta 'vietato l'accesso', chissà cosa mi aspetto che accada?

Vietato l'accesso. Anche io tempo fa avevo messo questo cartello alla mia persona. Non permettevo a nessuno di avvicinarsi ed entrare dentro di me.

Scoprire la vera me non è affatto facile, io stessa ancora sono confusa. Però non capivo che, mettendo quel cartello, peggioravo solo le cose. Mi viene da ridere se penso a tutte le cose che ho fatto solo per non apparire timida e impacciata. Solo perché avevo paura del giudizio degli altri. Avevo paura che la mia personalità non sarebbe potuta piacere. E allora invece che tentare di farmi conoscere per quella che sono, preferivo riservare agli altri un'altra me stessa. Una maschera creata apposta per loro. Per dargli quello che volevano.

Poso lo sguardo a terra. Certo, è vero. Dopo ho tolto il cartello alla mia persona. Ma in compenso ne ho messo uno al mio cuore. Nonostante io credevo di avere i sentimenti confusi, l'unica cosa che facevo era respingerli, perché non volevo ascoltarli. Ho sempre creduto di essere confusa, quando in realtà la risposta era limpida davanti a me, ero io a non volerla vedere. Credevo che sarei stata egoista e insensibile. Ma poi ho fatto comunque la stessa fine. Solo adesso, mentre sto cui, immobile, ad aspettare una persona che probabilmente non arriverà… Ora, capisco. Ora capisco perché sono venuta qui, cosa mi aspettavo e cosa ancora mi aspetto. Nonostante io abbia sempre sognato determinati momenti che non ho mai vissuto, nonostante mi sia sempre piaciuto fantasticare su queste cose. Ora non voglio più che sia tutto una fantasia. Ora voglio che sia una realtà. Per questo sono qui. Per questo lo sto aspettando… Ma proprio perché è la realtà, che mi rendo conto che non verrà mai.

Che stupida… solo questo sono.

- È tutto finito… Sul serio…

Mentre dico questo e me ne sto per tornare a casa, sento due braccia avvolgermi da dietro. Sussulto per lo stupore. Poi mi volto. Sgrano gli occhi, mentre nella mia mente tutte le scuse possibili corrono a tutta velocità. Almeno fino a che la frase giusta non prende piede nella mia mente e non mi dice quello che desideravo.

- Non finisce proprio niente! Anzi, è solo l'inizio…

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Capitolo 2
*** Ciò che voglio per me ***


Eccomi di nuovo. Allora, questo capitolo invece riguarda i sentimenti di Ikuto mentre sta per prendere l'aereo, nel decimo manga. Avete presente quando lui sta per andarsene ed Amu non è ancora arrivata? Io descriverò in prima persona quel momento, basandomi su ciò che pensa, fino a che non se ne andrà via. Dico subito che non sono un tipo molto sentimentale, ma queste cose dette da Ikuto beh, per me sono comunque belle. XD

Buona lettura! ^ ^



Ciò che voglio per me


Mentre sto per salire sull'aereo mi guardo intorno. Non so perché, ma ci speravo che sarebbe venuta a salutarmi. Che sciocco, infondo come poteva venire. Ripenso alle parole che mi ha detto. '…Così sarai solo uguale a tuo padre…' Ci sono rimasto malissimo a quelle parole. Forse ho sbagliato, magari nemmeno lei può capirmi come credevo. Infondo, non mi importa di essere come mio padre, perché sono sicuro che un giorno lo rivedrò, sono sicuro che lui ritornerà. Lo sono sempre stato. Il motivo per cui adesso sto partendo è che non posso più aspettare che sia lui a decidere, ormai sono abbastanza grande per decidere io quello che voglio. Eppure, sto ancora guardando se una buffa ragazzina dai capelli rosa sta arrivando.

Passo oltre, è ovvio che non arriverà. Alla dogana, mentre due tizi controllano gli oggetti metallici che ho addosso e mi stanno anche annoiando, sento una voce. Una voce che grida. Ma non può essere lei. Lo abbiamo constatato prima che dopo quello che mi ha detto non può essere possibile. Eppure.

- Questa voce… - mormoro, sembra proprio lei.

- Ikuto! - cosa? Mi volto verso la folla e la vedo, mentre salta per cercare di farsi notare da me.

Sgrano gli occhi e grido a mia volta.

- Amu!

Ancora non riesce a muoversi e a raggiungermi.

- Ikuto! Ascolta…! - grida, un grande sorriso sulle labbra, sembra felice. - Facciamo una gara!

Eh? Una gara? Di che diavolo sta parlando? Per me ha sbagliato cibo e a colazione si è mangiata il suo cervello.

- Sicuramente tuo padre si troverà da qualche parte! - urla. Ma come, prima sembrava così arrabbiata proprio per questo motivo. - Anch'io scoprirò di certo chi voglio essere!

Onestamente continuo a non capire.

- Perciò facciamo un gara! A chi ci riesce per primo!

Sgrano gli occhi per un istante. Poi sorrido. No, non mi ero sbagliato. Lei mi capisce davvero. Come faccia non lo so, eppure lo ha detto lei stessa che sono enigmatico a volte. Però Amu, anche se non te ne accorgi, sei una delle poche persone che mi capiscono.

La vedo mentre si fa largo fra la fiumana di persone che camminano, fino a giungere davanti a me. Si piega poggiando le mani sulle ginocchia, ha il fiatone. Deve aver corso tanto. Il mio sorriso si allarga, mentre la vedo riprendere fiato davanti a me. Forse è il momento. Dovrei dirglielo adesso? Onestamente lo trovo un po' sciocco il fatto che solo adesso mi vengono in mente certe parole. Probabilmente perché non la rivedrò più. Ah, accidenti! Come sono pessimista! Io la rivedrò eccome, sarebbe impossibile per me resistere a lungo senza rivedere questa mocciosa.

- Anch'io avevo una cosa da dirti. - le dico. Vedo che alza lo sguardo verso di me, mentre ancora tenta di riprendere fiato. - È già da parecchio tempo che mi sono arreso all'evidenza…Io… Ti voglio bene.

Vedo i suoi grandi occhi caramello sgranarsi e guardarmi sorpresa e allo stesso tempo felice, si credo proprio sia felicità quella le vedo.

- Eh…? - mormora.

Mi abbasso alla sua altezza, le poggio una mano dietro la nuca e l'attiro a me donandole un piccolo bacio al lato delle labbra. Lo so, anche io avrei tanto voluto darglielo sulla bocca. Ma non è ancora il momento giusto. Quando tornerò forse potrebbe accadere, ma per il momento mi accontento di questo.

Quando mi stacco vedo il suo volto che va in fiamme. Santo cielo, è proprio una mocciosa!

- Cos… Cosaaa? - grida, mentre il volto diventa un pomodoro maturo. - C-c-che diavolo faiii?

Mi viene da ridere per quanto è impacciata. Tutta questa scena per un bacetto sulla guancia, pensa allora se era in un altro posto.

- C-ci tengo a precisare che io, invece, non voglio affatto b-bene a un tipo come te! S-sei troppo inaffidabile e non si sa mai dove te ne vai a spasso… - che cocciuta, sta sparando a raffica parole che non pensa affatto. Crede che sia così sciocco da non accorgermene? Mentre se ne sta lì, una mano sulla guancia dove l'ho baciata, il viso rosso, crede di poterla dare a bere a qualcuno?

-Mmh… - faccio io, mentre un'idea mi sta già attraversando la mente. - Allora anch'io ti lancio una sfida!

La vedo farsi improvvisamente attenta e rivolgermi uno sguardo d'incomprensione. Io mi avvicino di nuovo al suo viso. Sorrido beffardo e le dico:

- Riuscirò assolutamente a farti innamorare di me! Quindi, preparati! - possibile che sia arrossita ancora di più? Sembra impossibile, ma è così. Mi volto e mi dirigo verso l'aeroplano, mentre sento grida confuse, tra cui anche la voce di Amu. Nonostante non capisco che cos'abbia detto so già che è riferito a me. Beh, dopotutto abbiamo dato spettacolo.


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Capitolo 3
*** Cresci in fretta… Amu ***


Ciao a tutti! Lo ammetto, era da una vita che volevo fare un capitolo di questo genere e finalmente ci sono riuscita *.* Bene, questa volta mi sono ispirata al manga numero sette. Proprio il volume in cui troviamo Ikuto a casa di Amu. Io riprenderò la storia dopo la dichiarazione di Tadase, parlando in prima persona come se fossi Ikuto. Buona lettura ^ ^



Cresci in fretta… Amu


- Buona notte! Ehi, Amu… ti senti bene? Tutto ok? - domanda Ran, mentre le altre litigano con il mio Shugo Chara per il poco spazio nel cestino.

Amu ha l'aria di uno stoccafisso che ha appena ricevuto la notizia di essere stato promosso al banco del pesce. La sua anima sembra quasi uscirle dalla bocca. Sono seduto nel letto accanto a lei, finché non se ne accorge è tutto okay.

Il suo viso è leggermente arrossito, ammetto con orgoglio che con me arrossisce molto di più. Se ne sta rannicchiata, le ginocchia al petto. Mentre mormora qualcosa che posso solo immaginare di capire. Mi sdraio e con sguardo annoiato dico:

- Mi permetti di volerti bene?

Certo, frase più stupida Tadase non poteva dirla. Santo cielo, come se ai sentimenti si potesse dire 'a te è permesso e a te no'.

- Uah! - esclama sussultando e voltandosi a guardarmi. - Ehi, hai origliato di nascosto?

Mi tiro su a sedere e la guardo con uno sguardo di ovvietà.

- Per forza! Mi hai infilato dentro l'armadio! E poi è successo così all'improvviso! - mi giustifico.

Il suo viso è esploso e adesso è peggio di un peperone. Mi stendo dilato poggiando il capo sulla mano.

Si mette le mani sulle guance.

- M-ma è stato solo un caso! Uffaaa! - esclama.

- Avevi un'aria piuttosto contenta… - commento, non particolarmente felice per questo. Visto che anche se non lo ammetto vorrei che si emozionasse in questo modo anche per me.

- B-be'… - balbetta prima di guardarmi bene e accorgersi dove sono seduto. - Ehi! Come ti permetti di entrare nel mio letto?!

Non so come abbia fatto, ma mi ritrovo sul pavimento. Gli rivolgo uno sguardo dolce, da cucciolo.

- Ma fa freddo… - dico.

- Non sono affari miei! Buonanotte! - dice infine, infilandosi nel letto.

Che razza d'insensibile. Sorrido. Dopotutto lo so perché mi dice così. Mocciosa che non sei altro, ti vergogni così tanto a starmi vicino? In questo momento la mia mente si svuota. Tutto quello che ho pensato prima svanisce, lasciando posto solo ad una piccola fiammella di speranza. Ripenso alle parole che Amu ha detto a Tadase. Non ha detto di ricambiare i suoi sentimenti, ha detto di essere felice si, ha detto di aver sempre provato ammirazione nei suoi confronti, ma non ha mai detto di ricambiare quello che anche lui prova per lei. Anche? Che sciocco? Ancora ho dei dubbi su questa faccenda? Lancio uno sguardo al viso addormentato di Amu. No, non credo di avere più dei dubbi su di lei. So benissimo quello che provo. Come so benissimo che non voglio restare a gelarmi sul pavimento.

Mi alzo lentamente, sembra proprio che stia dormendo. Mi avvicino al letto e mi infilo sotto le coperte. Ahh, che bel calduccio. Vorrei accoccolarmi di più, ma ho paura che dopo si svegli. Chiudo gli occhi anch'io. Faccio appena in tempo a mettermi comodo che…

- Aaargh! - grida Amu.

Uffa, ma cos'ha un rilevatore gps di gatti? Si volta verso di me.

- Ehi! Ti ho detto di dormire sul pavimento! - mi sgrida.

- Ma è dure e freddo…

- Piantala di scherzare! Vattene via!

- Più mi parli così più mi viene voglia di rimanere qui. - Ah vedi, ho fatto anche la rima. La adoro quando si arrabbia.

Mi avvicino di più a lei. Il rossore sulle sue guance è inconfondibile anche al buio.

- Io sono malato. - le dico a pochi centimetri dal suo volto.

- Ugh… - mugola.

- Ieri mi hai riscaldato dolcemente… - le dico avvicinandomi ancora di più.

- Non avevo altra scelta… - si giustifica lei. Brutta bugiarda. - Aah! Hai i piedi ghiacciati!

Mi stringo a lei, mentre si agita come una matta sotto le coperte. Spero che nessuno stia vedendo questa scena da fuori, altrimenti penserebbe moooolto male.

- Visto? Sono sull'orlo della morte per assideramento!

- Argh! - esclama.

Riesco finalmente ad abbracciarla e attirarla a me. Stringo forte, non voglio che riesca a fuggire. Ho freddo, è vero, ma non è solo per quel motivo che adesso la sto stringendo a me. Anche perché mi sono appena accorto di aver iniziato a fare le fusa.

- Pfah… - faccio. - Che calduccio… Prometto che non ti farò nulla e me ne andrò subito.

Vorrei tanto non essere immischiato in questa situazione con la Easter. In questo modo potrei restarle accanto senza problemi. Ma non posso.

- Oh insomma… - mormora d'un tratto. - Perché ti sei così affezionato a me?

Mi chiede. Io la guardo un attimo prima di risponderle una scusa buttata lì, giusto per non dirle quello che davvero provo.

- Sarà che i bambini hanno la temperatura corporea alta… - le dico. - Ma sembri una borsa d'acqua calda umana.

Lei sembra offendersi alla mia affermazione.

- Smettila di trattarmi come una bambina! - esclama. - Dalla prossima primavera frequenterò le medie!

Dice con una nota di fierezza nella voce.

- Ah, sì? - le chiedo, nonostante come situazione sia buffa. - Comunque, tra le medie e il liceo c'è una grande differenza.

Commento. Dopotutto io sono all'ultimo anno e lei neanche ha iniziato il primo di medie. Magari sto facendo un grande sbaglio, è ancora una bambina. Anche se…

- Sei un liceale, Ikuto? - mi chiede improvvisamente attenta.

- Ho diciassette anni e questa primavera andrò in terza. - le rispondo. Diciassette anni, già. Lei ne ha ancora undici, come ho fatto a provare un sentimento così grande per una marmocchia?

- Cavoli… - commenta, nel suo tono ci sono sfumature di tristezza. Non ne capisco il motivo, e non credo che lo capirò visto che si è fatta improvvisamente silenziosa. La osservo mentre ha lo sguardo perso, chi sa a cosa sta pensando? Le gote non sono più rosse, sembra che stia riflettendo su qualcosa. Vorrei tanto poter entrare in quella testolina rosa per sapere a cosa stia pensando. Per un secondo mi passa nella mente il fatto che le sia venuto in mente Tadase. Se così fosse… - Quel violino…

- Mh? - al diavolo i miei stupidi sospetti, mi sembra di essere geloso.

- È importante per te? - mi domanda.

- Mah, no è solo un ricordo di mio padre. - le rispondo con noncuranza. Non vorrei affrontare questo argomento.

Lei però continua a farmi delle domande. Mentre le rispondo noto che mi fa bene liberarmi di questo peso, di dirlo a qualcuno. Ma allo stesso tempo mi rendo conto che se lo avessi detto a qualcun altro non avrebbe avuto lo stesso effetto.

- Sembri un ragazzino nel suo periodo ribelle…

- Eh? - faccio. Mi volto di nuovo verso di lei e la guardo mentre mi rivolge un'espressione di rimprovero. Mi chiedo chi di noi due è il più grande in questo momento.

- Non fai che trattarmi come una bambina, ma tu non sei certo da meno! - esclama, con la faccia di una che la sa lunga.

Bene, bene. Senza preavviso mi aggrappo di nuovo a lei, stringendola forte per la vita. Sono sicuro che stia arrossendo.

- Uah! Ehi, che diavolo fai?! - mi chiede con stupore.

Mi accoccolo ancora di più su di lei.

- Mi sto affezionando a te! - le dico, riducendo di gran lunga quello che in realtà provo. - Visto che sono un bambino… Allora coccolami!

Cerca di sottrarsi alla mia presa inutilmente.

- Non sei per niente carino! - esclama. Ma come e a me che sembrava di essere tanto 'coccoloso'. - Lasciami!

- Sono contrario ai maltrattamenti! - le dico. Sento la sua mano che mi carezza dolcemente i capelli. In questo momento sto davvero bene. Eppure, una parte di me mi ricorda che non sono l'unico a provare questo per Amu. - Tadase… - Dico d'un tratto, facendole andare il viso in fiamme. - Ti vuole molto bene.

- C-cosa? E questo che c'entra? - dice. Sento il suo cuore andare a mille e vorrei tanto che sia per lo spazio nullo tra i nostri corpi. - M-ma anche tu, visto che sei una di terza liceo… ehm… avrai qualche ragazza che ti piace, no?

Questa si che è una bella domanda. Non penso molto prima di risponderle.

- Certo! - esclamo convinto. - Sei tu.

Ricevo un colpo sulla testa all'istante. Lo sapevo che non mi avrebbe creduto, perché diavolo l'ho detto?

- I bugiardi non sono ben accetti, qui! - esclama continuando a darmi dei colpetti.

- Ahiaa… - mi lamento. - Smettila di maltrattarmi! Perché non vuoi credermi?

Nonostante tutto sono stato sincero, non mi sembra di averglielo detto scherzando. Sono proprio curioso di sapere il motivo della sua reazione poco adeguata.

- È ovvio, no?! Non fai altro che prendermi in giro… - mi risponde. Ah, per questo? Beh, in effetti mi sono preso abbastanza gioco di lei in questi tempi. Ora capisco. Che stupido, eppure in questo momento vorrei davvero che capisse che non sto scherzando.

- Vuoi dire che sono come quel ragazzo che gridava sempre 'al lupo! Al lupo!' ?

Alzo un poco il viso, il necessario per guardarla negli occhi.

- Ascolta…

- Che c'è? - mi chiede, le guance cremisi.

Si capisce benissimo che ne è rimasta confusa da quello che le ho detto, nonostante non abbia voluto credermi. E allora capisco. Lei ancora non capisce. Ha i sentimenti confusi e non sa cosa vuole come non sa chi è. Affondo il volto nel suo petto di bambina, mentre decido cosa dirle.

- Ci ho ripensato. Lasciamo perdere! Sbrigati a diventare grande.

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Capitolo 4
*** Proprio da sveglio ho iniziato a sognare ***


Ciao a tutti! ^ ^ Ormai avrete capito che i momenti non sono in ordine cronologico, quindi presumo non vi stupirete se in questo capitolo descriverò un momento del primo manga. Il primo incontro con Ikuto. Probabilmente ora direte che questa fanfiction l'ho scritta solo per Ikuto. Perché ancora una volta mi immedesimo in lui. Ma vi assicuro che vi stupirò, perché dal prossimo capitolo non sarò ne Amu né Ikuto! Ma lo scoprirete al prossimo aggiornamento… XD Buona lettura e fatemi sapere che ne pensate! XD


Proprio da sveglio ho iniziato a sognare


Sognare. Parola grossa per uno come me. I sogni sono solo una sciocca emozione che cerca a tutti i costi d'ingannarci. Che ci spinge a credere in lei. E noi, sciocchi, a volte ci abbandoniamo ai sogni, nonostante dovremmo affrontare la realtà.

Gli ordini li ho ricevuti. Ma non ho affatto voglia di seguirli. Sono stanco. Vorrei solo dormire. Ma se mi scoprissero in casa a sonnecchiare credo che non avrei modo di evitare una romanzina.

Uff, però, che noia… Mentre cammino vedo qualcosa. Una buca. Un posto dove ci sono dei lavori. Forse ristrutturazioni. Cose di cui non m'importa un cavolo insomma. L'unica cosa che si attanaglia nella mia mente è 'buca'. Un posto dove nessuno verrebbe mai a disturbarmi. Mentre mi avvicino noto che si trova vicino alle elementari e di conseguenza vicino alla mia scuola. Anche questa mattina non sono andato a scuola, se mi beccassero passerei grossi guai. L'idea della buca a quanto pare si fa sempre più interessante. Salto dentro e dopo essermi messo comodo mi addormento.

Sogno. Sogno la libertà. Cosa raggiungibile per me solo nella mia mente. Sogno di uscire, di andare via dalla Easter e dal Giappone. Di visitare ogni luogo del globo e poter sentire il vento che mi passa nei capelli senza preoccuparmi di cosa accadrà domani. Poter andare in ogni luogo senza fretta e senza avere timore di essere pedinato. Io. Yoru e il violino in spalla. Non mi serve altro. Tutto quello che ho adesso lo abbandonerei, facendone un lontano ricordo. Per poi ricominciare tutto da ca…

Qualcosa mi è piombato addosso. Mi sveglio di colpo ed apro gli occhi lentamente, ancora leggermente assonnato, mentre piano piano tiro su il busto. Davanti a me, o meglio, sopra di me, c'è una… una bambina?

- E tu chi saresti? - chiedo. La voce ancora sottile e leggermente assonnata. - Stavo sognando così bene… mi hai svegliato proprio sul più bello…

Mi guarda. Sorpresa anche lei. Mi passo una mano fra i capelli e riesco a svegliarmi del tutto. Sento che dice qualcosa. Ma non capisco, anche perché non m'importa. Cavolo, non sono libero nemmeno di schiacciare un pisolino in santa pace che mi salta addosso una mocciosa. Cosa diavolo ci fa fuori dalla scuola poi… dentro una buca per giunta… ancora devo capirlo.

Mentre penso questo il mio naso avverte un odore particolare. Mmh… forse non è stato proprio tutto inutile. A quanto pare oggi il lavoro sarà più facile del previsto.

- Uovo… - dico a me stesso probabilmente, giusto per la convinzione che sia esatto quello che ho avvertito. Senza pensarci due volte mi sporgo verso di lei e inizio ad annusare. Devo essere sicuro prima di fare qualcosa.

- Eh? - fa la mocciosetta. - Che stai facendo?

Mi stacco un poco da lei e la guardo bene, mentre le dico:

- Si sente chiaramente l'odore di un uovo appena deposto. Tu sei una portatrice di Shugo Chara, vero?

Arrossisce visibilmente. Con gli occhi studio rapidamente la sua figura. Mmh… ora che la noto bene avrà si e no nove o dieci anni. Devo prendere assolutamente quell'uovo che ha, potrebbe essere quello che sto cercando. Mi avvicino a lei, e senza pensare inizio a passare le mani sul suo corpo. Un po' per stuzzicarla, un po' per trovare davvero il suo uovo del cuore. Devo ammettere che non mi sono mai divertito così tanto, vederla arrossire e gridare per l'imbarazzo è fantastico.

- Toglimi subito le tue manacce di dosso! Maledetto! Bip bip…

Però, per essere una mocciosa me ne ha dette. Finalmente lo trovo e mi scosto da lei con un sorrisetto soddisfatto, reggendo in mano un uovo rosa con dei cuori.

- Eccolo qui, finalmente! - esclamo.

- Ah? Quello è il mio uovo! - esclama lanciandosi su di me e tentando di riprenderselo con scarsi risultati.

D'un tratto però una ruspa ci sorprende, mentre sta gettando della terra dentro la buca. Guardiamo entrambi in altro.

- Così, ci seppellirà! - fa la ragazzina.

No problem, dico nella mia mente. Sono o non sono un gatto? Con un balzo felino riesco ad uscire dalla buca, purtroppo pre me però, l'uovo mi scivola dalle mani schiudendosi.

Faccio appena in tempo a balzare fuori che vedo la ragazzina di prima seguirmi, saltando però un po' troppo in alto, insieme al suo Shugo Chara, per poi finire su dei fili della corrente. Faccio un balzo e mi ritrovo sopra il palo da dove escono essi. Annuso l'aria. Non ne ha solo uno di uovo.

- Hmm? Ma guarda… c'è odore di altre uova… - dico.

La mocciosetta scambia due parole con il suo Shugo Chara. A quanto pare hanno intuito le mie intenzioni.

Sto per ripartire all'attacco quando Yoru sbuca da sopra la mia spalla.

- Che vuoi fare Ikuto? Vuoi usare la Chara Trasformation? - mi domanda.

Io lo guarda e senza pensarci rispondo:

- No, non è necessario, sarà facile occuparsene.

Poi guardo la ragazzina, la quale sta traballando su un filo.

- Dunque ti chiami Amu, giusto? - le chiedo. Avevo sentito il suo nome poco prima, l'aveva chiamata il suo Shugo Chara. - Be', ti consiglio di fare attenzione a dove metti i piedi… o corri il rischio di cadere.

- Ah? Cosa? - grida spaventata.

Balzo di fronte a lei sul filo e mi avvicino sicuro di me. Questa volta devo farcela.

- Bene bene, questi li prendo io…

Un flash improvviso mi costringe a lasciar perdere Amu e a saltare via. Il filo di spezza e lei cade a terra per poi finire tra le braccia di… oh no, che noia! Ecco a voi il piccolo principe che fa la sua entrata d'effetto! Santo cielo, peggio di così? Beh, a meno che on si metta a piovere, non credo possa andare.

- È una violazione del regolamento tentare di rubare le uova appena deposte, gattaccio ladro! - mi grida contro Tadase.

- Di nuovo tu piccolo principe? - lo derido io con un sorriso sardonico.

Lui continua a blaterare cose inutili che non vale neanche la pena di stare a sentire.

- Siamo nei guai Ikuto! - mi dice Yoru.

Ha ragione. Dobbiamo battere in ritirata, ma questo non vuol dire che non possa andarmene come voglio io.

- Piccola Amu, ricordati bene queste parole. - dico. - Le tue uova del cuore presto saranno mie!

Faccio un improvviso Chara change per poi andarmene via.

Dovrò andare a fare rapporto al capo, parte meno piacevole della giornata. Nonostante questo però, sento che quello che è successo oggi mi ha in qualche modo risvegliato dall'apparente stato di paralisi emotiva che sto vivendo. Saranno solo fandonie.

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