Heaven On Earth di fatedtopretend (/viewuser.php?uid=130415)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** Capitolo 1 ***
Ispirata
da un photoset su Tumblr (che non riesco assolutamente a trovare,
altrimenti vi metterei il link). Il titolo viene da un altro telefilm,
Smash. Onestamente non so se è già stata scritta
una fiction su queste righe, fatemelo sapere! E’ stata
partorita in pochissimo tempo, la pubblico per vedere come
va’ ;)
A
voi il giudizio.
1.
Blaine era perfettamente soddisfatto di come stava procedendo la sua
vita. Si era diplomato con ottimi voti, era entrato all’UCLA
e aveva finalmente abbandonato l’Ohio, i pregiudizi e
l’ignoranza con cui aveva avuto a che fare per 18 anni.
Si era trasferito a Los Angeles da più di due anni, e la
adorava. Il programma teatrale a cui era stato ammesso lo appassionava,
e poteva dire di aver conosciuto persone incredibili.
Persone incredibili che avrebbe mandato a quel paese di lì a
poco.
“Blaine, non è concepibile.”
“Dobbiamo fare qualcosa.”
“Finirai per morire vergine”
“Non sono
vergine, che diavolo-“
“Era una metafora.”
“Sei troppo carino per rimanere single. Non capisco cosa
avesse Alex che non andava”
“Lui non era…No, basta, non
c’è nessuna regola che mi imponga di trovare un
ragazzo. Soprattutto se significasse dover avere a che fare con le
crisi isteriche di qualcuno come il tuo ragazzo ogni
cinque minuti”
“Non insultare il mio Puccipucci. Lui è solo un
po’…emotivo.”
“Lanciare un portatile da una finestra non è
emotivo, è da ricovero.”
“Ok, smettetela tutti e due. Blaine, non volevamo
infastidirti. E’ solo che lo sappiamo tutti che ti piacerebbe
avere una relazione vera, ma non puoi aspettare che il tizio giusto ti
cada addosso come nei film, se non ti metti a cercare non
cambierà mai nulla.”
Blaine non rispose. Jill e Marc erano i suoi migliori amici, ma non
aveva nessuna voglia di discutere della sua vita sentimentale
inesistente con loro.
Nessuno dei tre aprì più bocca, quindi Marc
roteò gli occhi, tirò fuori dalla borsa
l’ultimo numero di Vogue e cominciò a sfogliarlo
distrattamente.
“Oh, guarda, Blaine. C’è
l’amore della tua vita”
Marc fece una smorfia e Blaine capì subito a chi si
riferiva. Molti suoi compagni di corso lo detestavano,
perché era stato scoperto giovanissimo e alla loro
età era già a Broadway, con pochissime esperienze
professionali precedenti. Era l’invidia o l’idolo
di tutti gli aspiranti attori che conoscesse.
Blaine, dal canto suo, ne era sempre stato affascinato, e si informava
su ogni sua parte o progetto. I suoi amici lo prendevano in giro per la
quantità di tempo che impiegava parlando di lui e di quanto
fosse incredibile. Alla fine si era rassegnato, e aveva smesso di
citarlo.
“C’è un’intervista. La
leggo?”
Blaine si finse disinteressato e alzò le spalle.
Appuntò mentalmente di fiondarsi in edicola appena finito il
caffè.
“Ugh, ci mancava solo lui a Los Angeles”
“Cosa-“
Marc cominciò a leggere con tono cantilenante.
“La
giovanissima promessa di Broadway, Kurt Hummel, è entrato a
far parte del cast del nuovo musical dell’acclamato regista
Al Cooper, Heaven On Earth. Le riprese cominceranno il prossimo mese a
Los Angeles, ma cosa ne pensa la giovane star del cambio di rotta, dal
teatro al cine- Basta, mio Dio, cosa vuoi che me ne
importi!”
Blaine era rimasto col braccio alzato e il caffè a
mezz’aria.
“Io…mi sono dimenticato di…devo
chiamare…ho lasciato il gas acceso in cucina.”
Si alzò senza aspettare una risposta e si
incamminò in direzione del suo dormitorio, mentre Jill gli
urlava dietro. Quando fu uscito dal loro campo visivo, deviò
per raggiungere il chiosco più vicino. Diede al giornalaio
un dollaro in più e gli lasciò tenere il resto,
quindi tornò all’edificio di mattoni dove viveva.
Si lanciò sul letto senza togliersi scarpe o giacca e
strappò la plastica che copriva il giornale. Lo
aprì alla pagina che gli interessava e cominciò a
leggere. Si soffermò su un paragrafo in particolare, a fine
intervista.
“Le riprese
non inizieranno prima del mese prossimo, ma ho deciso di trasferirmi in
anticipo per familiarizzare con la città.
Prendete nota, fan
Californiani: Kurt sarà al “Mint” il 27
Ottobre per un piccolo show, i biglietti saranno in vendita a partire
dal prossimo venerdì.”
Blaine saltò giù dal letto, esultando.
Lo avrebbe visto, dal vivo. Non poteva crederci.
Ma c’era qualcosa che gli sfuggiva, un dettaglio che non
riusciva a collegare a quello che aveva appena saputo.
Cominciò a rovistare tra i giornali e i depliant
dell’università per cercare di ricordare. Un
titolo attirò la sua attenzione:
PER GLI ALLIEVI DEL TERZO
ANNO: STAGE OPZIONALE
Gli iscritti che
superino i requisiti di media di seguito riportati avranno
l’opportunità di lavorare part-time come comparse
in una delle seguenti produzioni, a seconda del posizionamento in
graduatoria:
Smash (NBC)
Heaven On
Earth (Universal)
Hair
(Paramount)
Blaine prese il depliant e tutti i suoi documenti e si
precipitò un'altra volta fuori dalla sua stanza.
***
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Capitolo 2 ***
Gifset
trovato
(con l’aiuto di BeatriceS!)
Et
voilà.
Questo
capitolo era venuto fuori lunghissimo, quindi ho deciso di dividerlo in
due parti.
Nient'altro da dire! Al solito, fatemi sapere cosa ne pensate.
2.
Blaine ringraziava il cielo per la sua parsimonia. Lui era il genere di
persona che non riusciva a spendere immediatamente i soldi guadagnati
(sempre con lavoretti part-time, che erano tutto ciò che
poteva permettersi dati gli impegni universitari) e finiva per
conservarli in vista quelle “occasioni speciali” di
cui nemmeno lui aveva chiara la natura.
Era solo per questo che era riuscito ad accaparrarsi un biglietto per
lo spettacolo di Kurt Hummel con ingresso nel backstage.
Si era lasciato andare in una specie di danza di esultanza quando si
rese conto che Marc lo stava fissando dall’ingresso della sua
stanza, come se si fosse trovato di fronte un paziente psichiatrico.
“Blaine? Hai per caso battuto la testa? Oddio, non dirmi che
sei andato a letto con qualcuno”
Blaine scosse la testa e gli porse il biglietto, con un sorriso che
andava da un orecchio all’altro.
“Hai speso tutti questi soldi per andare a vedere Lady
Hummel? Sei senza speranza. E ci vai da solo.”
“Non avevo dubbi al riguardo. Guarda, è incluso un
ingresso nel backstage!”
“E che te ne fai? Poi dicono che sia
insopportabile…Non fare quella faccia, non lo conosci, non
hai abbastanza informazioni per potermi contraddire.”
Blaine non rispose e abbassò lo sguardo, sentendosi un
po’ stupido.
“Blaine, davvero, cosa credi di ottenere? Hai solo speso un
patrimonio per avere una firma su un pezzo di carta. Non diventerete
mica amiconi. Tu ti fai sempre questi bei filmoni mentali, per
ritrovarti con cosa? Niente. Nada. Ni-“
“Lo dici solo perché lui ti sta sui nervi. E ti
sta sui nervi perché vorresti essere lui.”
“Aspetta un secondo, sarò sicuramente invidioso
della sua visibilità, ma non voglio certo essere lui. Quello
scomparirà tra un paio d’anni al massimo, fidati.
E poi ha la faccia da ragazzina…Blaine, hai una sua foto
nell’armadio?”
Marc lo scavalcò per aprire l’anta
dell’armadio socchiusa, da cui s’intravedeva la
pagina che Blaine aveva tagliato da Vogue.
“No…aspetta. MARC!”
“Oh mio Dio, non vedevo una cosa del genere dai tempi delle
medie!”
“ESCI DALLA MIA STANZA.”
“Ok, ok! Calmati!”
Blaine lo spinse verso la porta e gliela sbattè alle spalle.
Dopo un paio d’ore, ricevette un sms da Jill.
“Ho parlato
con Marc, ti accompagno io allo spettacolo, se ti va’. E
lascialo perdere, è un coglione”
***
“Wow, questo tizio è una specie di calamita per
ragazzine e ragazzini gay, da quel che vedo”
Blaine rimase a fissare la folla che si accalcava di fronte
all’entrata del locale, cercando di capire come sarebbero
riusciti a far entrare tutti. Effettivamente, gran parte del pubblico
era composta di adolescenti. Adolescenti molto, molto rumorose.
“In cosa consisterà lo spettacolo?”
“Credo di aver capito che canterà qualche classico
di Broadway e un paio di cover. Non c’erano molte
informazioni su internet, non ha mai fatto nulla del genere.”
Blaine e Jill riuscirono a posizionarsi a una decina di metri dal
palco. Blaine avrebbe potuto avanzare alle prime file con il suo pass,
ma Jill aveva solo un biglietto ordinario, quindi rimase con lei. Lo
spettacolo sarebbe dovuto iniziare dopo non più di cinque
minuti, e Blaine cominciava a sentire l’adrenalina salire.
Aveva le mani sudate.
Aveva letto il suo nome per la prima volta un anno prima. Aveva
partecipato ad una produzione di West Side Story a Columbus, e un
agente l’aveva scoperto e portato alla ribalta. Blaine era
rimasto incuriosito dalla velocità con cui era diventato
famoso, e aveva scaricato una registrazione della sua performance. Era
rimasto abbagliato, dalla sua voce, dal suo aspetto, dal modo in cui
parlava e si muoveva.
E, di lì a poco, sarebbe stato di fronte a lui.
“E’ in ritardo.”
“Jill, sono solo le 9:05. Non è nu-“
Blaine fu costretto a fermarsi, la sua voce soffocata dalle urla di un
centinaio di ragazzi. Le luci si erano appena spente, la base di una
canzone stava partendo.
All that work and what
did it get me?
Le urla di Blaine si confusero con quelle del pubblico. Jill
scoppiò a ridere. Il locale era ancora immerso nel buio.
Why did I do it?
Scrapbooks full of me in the background.
Give 'em love and what
does it get ya?
What does it get ya?
One quick look as each
of 'em leaves you.
Blaine si alzò sulle punte per cercare di
capire dove fosse.
I had a dream.
I dreamed it for you,
June.
It wasn't for me, Herbie.
And if it wasn't for me
then where would you be,
Miss Gypsy Rose Lee?
Improvvisamente, le luci del palco si accesero, puntando
su un uomo di spalle, alto e snello, che indossava dei jeans scuri e
aderentissimi, un gilet elaborato e una camicia nera. In quei pochi
secondi tra un verso e l’altro, Blaine si ripetè
mentalmente, è
lui, è lui, è lui.
Well, someone tell me,
when is it my turn?
Don't I get a dream for
myself?
Si voltò di scatto, e la folla impazzì. Blaine
rimase pietrificato.
Starting now it's gonna
be my turn.
Gangway, world, get off
of my runway!
Non era come se l’era immaginato.
Era mille volte meglio.
Il pubblico cominciò a cantare, cambiando le parole della
canzone originale.
Everything's coming up
KURT!
Everything's coming up
HUMMEL!
Il volto di Kurt, che fino a quel momento aveva mantenuto
un’espressione fiera, si aprì in un sorriso. Non
uno di quei sorrisi falsi da servizio fotografico, un sorriso che
metteva in bella mostra i denti e creava delle piccole rughe intorno
agli occhi e –diavolo,
aveva anche una fossetta.
Finita la canzone, s’inchinò, sorridendo, e
aspettò che gli applausi si fermassero.
“Grazie, grazie di essere venuti! Ehi, gran bel cartellone,
là dietro!”
Si girarono tutti verso l’angolo che stava indicando, ma
Blaine rimase con lo sguardo fisso su di lui.
“Il prossimo pezzo viene da un altro musical,
Wicked…”
Il pubblico esultò. Defying
Gravity era la canzone che l’aveva reso famoso.
“…Oh, vedrete che a fine serata non vorrete
saperne più di canzoni di Broadway!”
Blaine rise, e cominciò a cantare insieme al pubblico.
***
“Tutti quelli col pass per il backstage a destra, per
favore!”
“Non svenire, ok?”
Blaine ridacchiò.
“Ci proverò”
“Vuoi che ti aspetti?”
“No, ci vorrà un po’.
Prenderò un taxi.”
“Ok, non chiedergli di autografarti parti intime, o
chiamerà la polizia.”
Blaine rise di nuovo e la salutò, quindi seguì il
gruppetto di ragazzine col pass identico al suo. Lo staff li condusse
in un’ampia stanza sul retro con un tavolo e una sedia. Un
addetto alla sicurezza controllò che tutti i pass fossero in
regola e chiuse la porta dietro di loro.
“Cinque minuti, ragazzi.”
Le mani di Blaine ricominciarono a sudare.
***
|
Ritorna all'indice
Capitolo 3 *** Capitolo 3 ***
capitolo 3
3.
Blaine si guardò intorno e si sentì in leggero
imbarazzo. Chiaramente, pochissimi dei ragazzi della sua età
che aveva visto poco prima tra il pubblico erano stati tanto folli da
spendere quasi duecento dollari per quel pass. Non si poteva dire lo
stesso degli adolescenti eccitati che lo circondavano in quel momento.
Giurò di aver sentito qualcuno dire che si sarebbe fatto
autografare il braccio per tatuarsi la sua firma.
Che cosa sto facendo.
Le parole di Marc gli balenarono di nuovo in mente. Cosa credeva di
ottenere? Aveva comprato quel biglietto senza pensarci due volte, come
se fosse qualcosa di vitale per lui. Non era riuscito a trattenersi, un
tipo di comportamento che non era decisamente da lui.
Perse il filo dei suoi pensieri quando sentì la porta dietro
di lui aprirsi, e le urla ricominciarono. Gli addetti alla sicurezza
guidarono Kurt verso la scrivania, ma lui fece un cenno e si
fermò di fronte al gruppo invece di sedersi. Alzò
una mano per placare gli applausi, sorridendo.
“Ok, ragazzi, grazie per essere venuti. Significa davvero
tanto per me, sono in questa città da pochi giorni, e mi
state già facendo sentire il benvenuto. Non so come
ringraziarvi, davvero. Spero che lo spettacolo vi sia
piaciuto-“ Un “SIIIII”
collettivo lo costrinse a fermarsi “-beh, mi fa piacere. Ora
mi siederò qui, e potrete venire uno alla volta a farmi
firmare quello che vi pare, possiamo anche fare una foto.”
“Non più di una.” Quella che doveva
essere la sua agente si mise alle sue spalle e fece cenno allo staff di
cominciare a mettere tutti in fila.
Solo in quel momento Blaine si rese conto di non avere nulla da fargli
autografare, né la più pallida idea di cosa
avrebbe potuto dirgli. Avrebbe voluto che il pavimento si aprisse e lo
inghiottisse in quell’istante.
Quando arrivò il suo turno, era nel panico più
profondo.
Si sentiva come se stesse vivendo una specie di esperienza
extra-corporea, perché le sue gambe si stavano muovendo in
automatico, e non stava succedendo davvero, non era possibile, lo stava
guardando negli occhi.
Era molto meno pallido che in foto. Aveva un’aria esausta, ma
i suoi occhi brillavano, e non trasmetteva altro che gentilezza ed
entusiasmo.
Col briciolo di cervello che era sopravvissuto all’esplosione
nella sua testa, Blaine registrò la sua espressione
leggermente sorpresa. Dopo tanti ragazzini, vedere un suo coetaneo
doveva sembrargli strano. Si sforzò di trovare qualcosa da
dire.
“Io..io..mi chiamo Blaine..”
Kurt gli rivolse un sorriso.
“Kurt”
“Già…non ho nulla da farti
firmare.”
“Ok, preferisci una foto?”
“No, non ho la macchina fotografica e il mio cellulare risale
al dopoguerra”
Kurt rise, Blaine cercò di assorbire quel suono per non
poterlo dimenticare in alcun modo, e si fece coraggio.
“Io sto studiando per diventare attore, e tu
sei…spero di poter lavorare con te, un giorno. Se mai
riuscirò a combinare qualcosa”
Kurt lo fissò per un attimo che sembrò durare
un’eternità. Blaine si trovò di nuovo
nella condizione di non riuscire a distogliere lo sguardo da lui. I
suoi occhi, da vicino, erano indescrivibili.
“Per quanto possa valere la mia opinione, se sei tanto
talentuoso quanto attraente, finirai per rubarmi tutte le
parti”
Blaine rimase di sasso mentre il ragazzo abbassava lo sguardo,
ridacchiando, e arrossiva.
L’addetto alla sicurezza si schiarì la gola e
Blaine fu invitato a lasciare il posto.
“Alla prossima, Blaine.”
Blaine lo guardò un’ultima volta, senza riuscire a
dire una parola di più. Uscì
dall’edificio e si sedette sulla prima panchina che
trovò.
Come se qualcuno avesse squarciato una diga nel suo cervello,
improvvisamente Blaine ebbe una chiara visuale di tutte le cose che
avrebbe potuto dirgli in quella manciata di minuti, invece di fare la
figura del fan cerebroleso. Avrebbe voluto dirgli che era una fonte di
ispirazione per lui, che ammirava il suo talento, il suo coraggio, che
adorava la sua voce e il suo stile e il suo viso e... ok, il catalogo
completo delle sue parti del corpo poteva essere tranquillamente
evitabile, ma non poteva, non voleva
ripensare alla figura di perfetto idiota che aveva appena fatto.
Rimase a osservare gli ultimi fan uscire dal locale, si alzò
e fermò il primo taxi che vide.
***
“Fammi capire, non ti sei fatto fare nemmeno un
autografo?”
“Marc, se non la finisci di fare l’acido ti infilo
questa bottiglia su per il-“
“Non ce ne sarà bisogno, Jill. No, non mi sono
fatto fare un autografo e neanche una foto. Fine.”
“Se posso dire la mia, lo spettacolo è stato
fantastico. Quel ragazzo ha talento, non mi sorprende che sia arrivato
dov’è”
“Ci sono tante persone piene di talento che finiscono a
suonare sul Sunset Boulevard per due spicci, Jill, diciamo anche che
deve aver avuto una fortuna spacciata.”
“Diciamo anche che potresti smetterla di parlar male delle
persone che invidi e cercare di capire cosa devi fare tu per avere un
briciolo di carriera.”
“Mi ha detto che arriverò a “rubargli
tutte le parti” se sono tanto talentuoso quanto bello, o una
cosa del genere”
Marc scoppiò a ridere.
“Senza offesa, Blaine, ma con tutti i modelli di biancheria
intima che avrà dietro quel tizio, dubito che dia alcuna
importanza al primo fan che passa. Probabilmente dice cose del genere a
tutti, per tenerseli buoni.”
“Ok, hai
passato il segno, mi dici perché devi essere
così stronzo?”
“Sto solo cercando di essere onesto. Se hai intenzione di
raccontargli stupidaggini, Jill, digli pure che Kurt Hummel si
è innamorato di lui a prima vista o cose del genere. Spero
che Blaine sia abbastanza intelligente da capire da solo che deve
tornare sulla terra e smetterla di pensarci.”
“Io me ne torno in stanza.”
“Blaine…”
“No, ha ragione. Ci sto pensando fin troppo. E’ da
stupidi. Devo finire la relazione per Freeman, è meglio che
vada.”
Blaine tornò in dormitorio e accese il portatile per
mettersi a lavorare sulla relazione, cercando in tutti i modi di non
pensarci. Ad ogni frase che scriveva, però, un paio di occhi
blu si rifacevano strada nei suoi pensieri.
Kurt Hummel stava diventando la sua ossessione.
Blaine sospirò e abbandonò la testa sulla
scrivania. La alzò di nuovo quando sentì il
segnale acustico di una nuova mail. La aprì distrattamente,
e quasi cadde dalla sedia quando lesse cosa conteneva.
Caro Sig. Anderson,
Abbiamo ricevuto la sua
richiesta di partecipazione al programma di Stage per gli allievi del
terzo anno, e siamo lieti di comunicarle che, presa visione della sua
eccellente carriera scolastica, è stato selezionato per la
partecipazione alle riprese di alcune scene della produzione
“Heaven On Earth”.
Ci teniamo a specificare
che lo stage prevede una partecipazione alle scene in
qualità di comparsa, e le sarà utile per
comprendere le modalità di costruzione di una scena e per
familiarizzare con un vero set cinematografico.
Di seguito sono
riportate le date e gli indirizzi a cui dovrà presentarsi.
Blaine rilesse l’email almeno una decina di volte, si
fiondò sul letto e cominciò a scalciare in aria
per la felicità. Si sentiva come un bimbo di sei anni la
mattina di Natale.
Lasciò che i ricordi della sera prima tornassero a
invadergli la mente, e sorrise.
L’avrebbe
rivisto.
***
Nota
velocissima: il prossimo capitolo è già scritto e
verrà pubblicato domani, non ho un’idea
chiarissima di quando (e se) sarà pubblicato il successivo.
Dipenderà molto dai vostri pareri!
Let
me know!
PS:
Tecnicamente quello della prima scena non è un
“backstage”, come ho scritto nel capitolo
precedente, ma un “meet and greet”. Perdonate
l’inesattezza
|
Ritorna all'indice
Capitolo 4 *** Capitolo 4 ***
4.
Blaine arrivò sul set con mezz’ora di anticipo.
Si sentiva un perfetto idiota ad aspettare lì impalato che
qualcuno gli dicesse cosa fare, e si pentì di essere partito
di casa così presto. Fortunatamente, notò un
gruppetto di ragazzi che sembravano altrettanto persi e si
avvicinò a loro.
“Salve…per caso anche voi siete
comparse?”
“Sì, stiamo aspettando che arrivi il direttore
casting a dare un senso alle nostre vite.”
Blaine ridacchiò e guardò il ragazzo che aveva
parlato. Alto, folti capelli neri e occhi chiari e profondi. Blaine
cercò di non fissarlo in modo troppo palese ed estese la
mano per presentarsi.
“Io sono Blaine.”
“Tony. Sai già cosa ci faranno fare?”
“Sì, sono qui con un programma di stage, mi hanno
spiegato tutto.”
Blaine cominciò ad esporgli quello che sapeva della scena
che avrebbero girato, quando una ragazza bassina dall’aria
eccitata lo interruppe.
“Ehi, io ti conosco! Vieni anche tu
all’UCLA?”
“Sì! Sono qui per il programma-“
“Di stage, si, anch’io. E per fare un po’
di corte spudorata a quel gran figo di Kurt Hummel.”
Blaine sentì lo stomaco contorcersi alla menzione del suo
nome. Tony si mise a ridere.
“Non vorrei essere scortese, ma dovresti essere al corrente
del fatto che è gay come il 4 di Luglio”
“Ciò non toglie che io possa osservarlo da lontano
e possibilmente sbavare un pochettino.”
“Certo che no. Dubito che qualcuno di noi riuscirà
ad avvicinarcisi più di 100 metri, in ogni caso”
Blaine si sentì sprofondare. Lui doveva parlarci,
doveva dirgli... qualcosa. Qualsiasi cosa.
“Tutte le comparse da questa parte, per favore!”
Blaine e gli altri ragazzi seguirono la voce e furono portati in uno
stanzone dove ognuno ricevette il suo costume di scena.
L’ambiente doveva essere formale, quindi a Blaine fu dato un
semplice completo nero. Prima ancora che l’avesse indossato,
però, l’uomo che li aveva chiamati poco prima gli
si avvicinò con aria agitata.
“Ehi, tu sei quello dell’UCLA, vero?”
“Uh, sì, perché?”
“Il nostro cameriere ha avuto un incidente”
“Eh?”
“E’ un ruolo senza battute, devi soltanto portare
due bicchieri e andartene, non si vedrà nemmeno la tua
faccia. Ok?”
Blaine non aveva nemmeno capito che cosa gli stesse chiedendo, ma
annuì. L’uomo gli strappò il completo
nero dalle mani e gli diede una camicia e un grembiule. Lo condusse in
un camerino e aspettò che si cambiasse, poi lo
trascinò verso un angolo del set per spiegargli esattamente
cosa fare. A Blaine girava la testa, ma continuò ad annuire.
Finita la spiegazione, l’uomo (che doveva essere il direttore
casting, pensò Blaine) gli indicò
un’altra stanza dove avrebbe dovuto aspettare che tutto fosse
pronto per girare.
Blaine entrò a testa bassa, mormorò un
“buongiorno” ai presenti e si accasciò
sulla prima sedia che vide.
“Ehi, mi ricordo di te!”
Blaine si paralizzò. Sapeva esattamente a chi apparteneva
quella voce.
“Tu sei venuto al Mint la settimana scorsa, eri
l’aspirante attore…Blaine, giusto?”
Blaine alzò lentamente la testa e si voltò nella
direzione da cui proveniva la voce.
Kurt era seduto nell’angolo opposto della stanza, con una
ragazza bionda che gli ronzava intorno per finire trucco e capelli.
Blaine si sentiva come se gli avessero succhiato via tutta
l’aria dai polmoni.
“Sì…io…sì.”
“Non poi tanto aspirante,
sei qui.”
“E’ un caso, il cameriere ha avuto un incidente e
lo sostituisco, e non ho battute. Dovevo fare da comparsa con gli altri
per uno stage dell’università, non so
perché abbiano scelto me per la sostituzione.”
Blaine si rese conto di essere riuscito a finire una frase senza
balbettare nemmeno una volta. Wow.
“Mmm. Capisco. E’ la tua prima volta su un
set?”
Blaine annuì.
“Vedrai che ti piacerà, se riusciamo a finire
prima di stanotte. Che ne dici del mio costume?”
Kurt indossava un abito di un tessuto lucido, color ghiaccio, che lo
faceva sembrare ancora più statuario. Sembrava un angelo. In
effetti, pur non avendo ricevuto il copione, Blaine sapeva che doveva interpretare un
angelo, quindi il costumista aveva fatto un gran bel lavoro.
Blaine tornò a guardarlo negli occhi e notò che
Kurt gli stava sorridendo, in attesa di una risposta.
“Sei…è perfetto.”
C’era un’atmosfera strana, come se Blaine si fosse
dimenticato delle altre persone nella stanza. La truccatrice di Kurt
spostava lo sguardo tra i due con aria divertita, e quasi tutti avevano
interrotto quello che stavano facendo per assistere alla scena.
Blaine si sentì improvvisamente al centro
dell’attenzione, si schiarì la gola e
tornò a studiare i lacci delle sue scarpe, sentendo un
fastidioso calore al viso.
In quel momento, un ragazzo occhialuto dall’aria ansiosa
bussò alla porta e chiese se fosse tutto pronto.
Le truccatrici annuirono, e Kurt e gli altri attori si alzarono di
scatto. Blaine li imitò, e si avviò per ultimo
fuori dalla stanza. Sull’uscio della porta, però,
la truccatrice di Kurt lo fermò, afferrandogli il braccio.
Blaine si voltò, confuso, e vide che sorrideva.
Gli fece l’occhiolino e gli sussurrò
nell’orecchio:
“Complimenti.”
***
Quando il regista annunciò che si sarebbero fermati per la
pausa pranzo, tutti i presenti tirarono un sospiro di sollievo. Blaine
poteva capire il perché, considerando il caldo disumano che
c’era in quel set.
Lui, dal canto suo, era troppo euforico per sentirsi stanco. Era
riuscito a non cadere o rovesciare i bicchieri, un’azione che
potrebbe sembrare facilissima, se non fosse per il fatto che doveva
compierla a qualche centimetro da Kurt Hummel. In una delle scene lo
aveva accidentalmente sfiorato, ed era stato sicuro, per un attimo, che
sarebbe scivolato sul tavolo e avrebbe trascinato con sé
tovaglia, piatti e attori.
Il semplice fatto di poterlo osservare mentre recitava, con una grazia
e un’eleganza inimitabili, gli faceva temere che le sue
capacità motorie l’avrebbero abbandonato da un
momento all’altro.
Iniziata la pausa, però, Blaine cominciò a
sentirsi a disagio. Gli attori e gli operatori si fiondarono nella zona
che era stata adibita a mensa, e Blaine rimase l’unico fermo
sul posto, senza capire dove andare o chi seguire. Si alzò
sulle punte per cercare uno dei produttori, a cui avrebbe dovuto far
riferimento per qualsiasi cosa, secondo quanto detto in una delle email
che aveva ricevuto dall’università, ma non
riusciva a distinguerlo nella massa confusa di persone di fronte a lui.
“Ti conviene affrettarti, o troverai solo patate bollite.
Dalla velocità con cui si stanno spostando tutti quanti,
immagino che siano davvero
affamati”
Blaine si voltò così velocemente che
sentì uno strano rumore provenire dal suo collo. Kurt era
dietro di lui, con la cravatta leggermente allentata e le labbra
curvate in un piccolo sorriso.
Blaine cercò di ricomporsi e trovare qualcosa di
intelligente da dire.
“Tu non mangi?”
Wow, che eloquenza,
bravo.
“No, io…”
“Kurt, il tuo pranzo.”
Si voltarono entrambi e si trovarono di fronte l’agente di
Kurt (Blaine la ricordava perfettamente dalla serata al Mint) con una
scatola di cartone in mano. Il logo era quello del ristorante
giapponese migliore della zona, evidentemente essere Kurt Hummel
prevedeva non pochi privilegi.
Kurt ringraziò la donna, che gli fece cenno di seguirla.
Prima di allontanarsi, l’agente si rivolse a Blaine, con
un’espressione infastidita.
“Se non ti muovi finisci per rimanere digiuno.”
“Io...”
Ma la donna si era già voltata, e stava guidando Kurt in
un’altra stanza.
Blaine non ebbe neanche il tempo di pensare a quanto fosse stata
scortese, che la sua attenzione fu attirata dalla truccatrice bionda
che lo aveva fermato quella mattina, che si sbracciava per chiamarlo.
Sorrise e si avvicinò al gruppo di ragazze che erano con
lei, che chiacchieravano allegramente.
“Ehi, bel cameriere!”
“Hey...Mi chiamo Blaine, comunque”
“Kathy. Stai andando a pranzo? Ti va di mescolarti alla
plebaglia del trucco e parrucco?”
Blaine sorrise di nuovo e annuì.
“Vieni. Ho visto che hai già avuto uno scontro con
la vipera…”
“La vipera?”
“La sua agente. E’ una stronza, vedrai. Io sono la
sua truccatrice da quando ha iniziato e lei a malapena si accorge che
esisto. Sarà anche brava, ma non so come faccia Kurt a
sopportarla.”
Blaine rimase in silenzio per un attimo, mentre un miliardo di domande
cominciavano ad affollargli la mente alle parole “da quando ha iniziato”.
Decise di iniziare con quella più pressante.
“Posso chiederti perché…prima, nel
camerino-“
“Oh, sì. Vedi, Kurt è un tesoro di
ragazzo, davvero, ma in genere gli ci vuole un po’ per
aprirsi con gli altri, capisci? Non so se sia per timidezza o
perché non si fida facilmente delle persone, però
ce n’è voluto prima che attaccasse bottone con me,
ero sempre io a riempirgli la testa di chiacchiere, adesso è
il contrario!”
Kathy rise, Blaine la imitò educatamente e
aspettò, sperando che continuasse il discorso.
“Però con
te, tesoro, è un altro paio di maniche. Non
l’ho mai visto chiacchierare con tanta facilità
con qualcuno che conosca appena, figuriamoci poi un suo fan. No, non
è da lui. Ora, chiamami pure impicciona, ma riesci a
spiegarmi perché?”
Blaine si sforzò di richiudere la bocca, recuperare
un’espressione normale, e scosse la testa.
***
Giuro
che nei prossimi capitoli farò dire a Blaine almeno una
frase intera di senso compiuto. Poverino, sono l’unica ad
avere l’impressione che non lo lascino mai parlare?
Bah.
Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 5 *** Capitolo 5 ***
5.
La fortuna spacciata che aveva assistito Blaine fino a quel momento
sembrò scomparire il suo secondo giorno sul set. Sapeva
benissimo che le possibilità che la produzione avesse di
nuovo bisogno di un rimpiazzo fossero nulle, ma non aveva potuto fare a
meno di sperare in un'altra casualità. Che, ovviamente, non
era arrivata.
In circostanze diverse si sarebbe sentito un bastardo a sperare che
qualcun altro avesse un piccolo incidente, ma ormai aveva capito che
molti dei suoi tipici atteggiamenti non si applicavano a quelle circostanze.
Per questo, aveva stilato una piccola lista di tutte le cose che si
sarebbe imposto di fare a partire dal suo secondo giorno. Al primo
posto c’era: “PARLA.”
Blaine Anderson non era timido.
Era stato solista di un gruppo di canto coreografato per tre anni, che
diavolo, ed era stato sempre sufficientemente sicuro di sé.
E lui. Non. Balbettava.
Se quello che diceva Kathy era vero, se Kurt aveva davvero visto
qualcosa in lui, di certo non avrebbe fatto di nuovo la figura del
pesce lesso. Per la terza
volta.
Il problema era che non aveva avuto alcuna occasione di mettere in
pratica le sue nuove regole, quel giorno. Aveva intravisto Kurt per non
più di due secondi prima che iniziassero a girare, e poi era
stato relegato in un angolo insieme ad altre comparse a far finta di
leggere un giornale. Aspettò con ansia che il regista
dichiarasse iniziata la pausa, e si affrettò a cercare
Kathy. La vide con le sue colleghe e si avvicinò il
più possibile, cercando di non farsi vedere. Poi, sentendosi
un dodicenne, finse di non averla vista e si stampò in
faccia la sua migliore espressione di sorpresa.
“Ehi, guarda chi si vede..Kathy!”
“Blaine! Come sta oggi il mio cameriere preferito?”
“Bene, ma sono tornato a fare da sfondo oggi. Non porto
bicchieri e non prendo ordinazioni, mi dispiace!”
“Oh non preoccuparti…” -Fece segno a
Blaine di avvicinarsi e gli sussurrò
nell’orecchio- “…te lo trovo io un modo
per avvicinare Kurt. Hai presente il suo assistente?”
L’assistente di Kurt, Josh, era un venticinquenne molto pigro
e sicuramente molto etero, che aveva il compito di preparare la sua
roulotte, andare a ritirare i suoi pasti ed essere sicuro che avesse
sempre la sua bibita ipocalorica tra un ciak e l’altro. Kathy
sapeva che il ragazzo era anche facilmente corruttibile, e aveva
architettato un piano che avrebbe fatto regredire Blaine dallo status
di dodicenne a quello di bambino di otto anni in un nanosecondo.
“Kurt torna sempre alla roulotte dopo pranzo, e in genere
vado a mettergli i capelli a posto lì, così
può rilassarsi qualche minuto in più. La sua
agente manda l’assistente a mettere tutto a posto prima che
arrivi lui e gli fa lasciare un paio di bottiglie d’acqua e
un caffè, e quello è l’unico momento
della giornata in cui lo molla per un po’. Diciamo che faremo
in modo da farti fare un’altra sostituzione, così
puoi andare nella sua roulotte e aspettarlo, fingi di aver perso
qualcosa là dentro, non lo so.”
“E come giustifico il fatto di essere
lì?”
“Assistente ammalato. Stai sicuro che se vado a dirgli ora
che avrebbe il pomeriggio libero scappa senza pensarci due
volte.”
Blaine annuì.
“Devi essere lì tra un massimo di quindici minuti
per arrivare prima di lui, non farti vedere dalla vipera.”
“Ok. Non so come ringraziarti…”
“Non devi, mi piace fare da Cupido. Magari la mia strada era
l’organizzazione di matrimo- Oh, ecco quel cretino di Josh,
vado. Buona fortuna.”
Blaine la salutò, arraffò un panino da un
vassoio, lo mangiò in fretta e furia e si avviò
verso il piccolo magazzino che gli aveva indicato Kathy. Prese due
bottiglie d’acqua e un caffè al distributore e si
allontanò, cercando di passare inosservato. Uscì
dall’edificio e si trovò davanti due file di
roulotte identiche.
Fantastico. Quale
diavolo è?
Fu costretto a controllare ogni porta, finchè, al decimo
tentativo, non trovò quella con il suo nome.
Controllò che non ci fosse nessuno nei paraggi ed
entrò, aprendo la porta col gomito e cercando di non
rovesciare il caffè. Lo posò sul tavolino che
trovò alla sua destra, accanto ad una foto che ritraeva Kurt
con quello che doveva essere suo padre. Blaine sospirò e
pensò a quanto fosse assurdo quello che stava facendo, e che
doveva ancora inventarsi qualcosa da dire per quando Kurt sarebbe
arrivato, quando-
“Blaine?”
“AAH!”
Blaine indietreggiò e andò a sbattere contro lo
stipite della porta alle sue spalle, e Kurt scoppiò a
ridere. Si era materializzato dove prima c’era una porta
chiusa, dove doveva esserci il bagno, e Blaine era stato troppo preso
dalla foto sul suo tavolino per accorgersene, finchè non
aveva parlato. E Blaine gli aveva urlato
in faccia. E ora era piegato in due dalle risate.
“Tu…non dovevi essere qui!”
“Neanche tu!”
“Touchè. Cazzo, un po’ più
alta questa porta no, eh?”
Kurt non riusciva a smettere di ridere.
“Potresti essere un po’ più
compassionevole!”
“No, scusa…oddio, avresti dovuto vedere la tua
faccia!”
Blaine roteò gli occhi, e cominciò a ridere con
lui, massaggiandosi la testa.
“Mio Dio, sono davvero un idiota.”
“Nah, sei solo un po’ maldestro. E non mi hai
ancora detto perché sei qui.”
“Io…ti ho portato il caffè”
“Non doveva farlo Josh?”
“Malato.”
“Mmm. Ok. Beh, già che sei qui…ne vuoi
un po’?”
“No, grazie…meglio che vada…”
“No, resta.”
Blaine lo guardò. Per quanto potesse sentirsi in imbarazzo
in quel momento, non sarebbe mai riuscito a dire di no ad un sorriso
del genere.
Kurt gli indicò il piccolo divano di fronte
all’entrata e aspettò che si sedesse, poi prese
posto accanto a lui e cominciò a bere il suo
caffè.
Il battito cardiaco di Blaine cominciò ad accelerare.
Sono nella sua roulotte.
Con lui. Sul suo divano. Nella sua roulotte. La roulotte di Kurt
Hummel, che è a 10 cm da me. Calmati. Respira. Oddio.
“Mi hai detto che sei qui per uno stage, no?
Dov’è che studi?”
“All’UCLA. E sì, è
l’unico motivo per cui sono qui, ma dura solo una
settimana.”
“Oh…”
Kurt sembrava sinceramente deluso, ma cambiò espressione
velocemente e tornò a sorridergli.
“Ti stai divertendo?”
“Oh, sì, devi sapere che sto pianificando di fare
un’incursione in ogni singola roulotte prima della fine della
settimana e rubare qualcosa come souvenir”
“E cosa avresti intenzione di rubare a me?”
“Mmm…immagino che dovrebbe essere una foto, per
certificare che sono stato nella tua
roulotte”
Ridendo, Blaine indicò una delle foto nell’angolo
alle spalle di Kurt, che doveva risalire ai tempi del liceo, a
giudicare dalle cheerleader. Blaine stava cercando di leggere il nome
della scuola sul cartellone che una di loro teneva in mano, ma Kurt gli
si parò davanti.
“No! Quella no, mi dispiace..:”
“Perché?”
“Al liceo soffrivo di un terribile caso di collezionismo di
cappellini imbarazzanti.”
“Ma dai…anch’io! Andiamo, fammi
vedere!”
“No!”
Blaine si allungò per cercare di dare un’occhiata,
ma Kurt continuava ad imitare i suoi movimenti per oscurargli la vista,
ridendo, e lo bloccò quando fece per allungare il braccio.
Blaine, tra una risata e l’altra, si chiese come fossero
passati dalle risposte monosillabiche a giocare in quel modo sul suo
divano. Avrebbe dovuto mandare un cesto di frutta a Kathy.
“Kurt?”
Si voltarono entrambi, le braccia ancora attorcigliate.
L’agente di Kurt li guardava come se fossero impazziti.
“Chi ti ha autorizzato ad entrare qui?”
“Ann… l’ho invitato io.”
“Io… stavo andando via.”
Blaine si alzò, salutò velocemente Kurt, che gli
sorrise debolmente, e uscì evitando di incrociare lo sguardo
della donna, che aveva le braccia conserte e fissava Kurt con
un’espressione indecifrabile.
Chiuse la porta alle sue spalle e si allontanò dalla
roulotte, ma si fermò accanto a quella successiva. Si
passò una mano tra i capelli, sorridendo, e ripensando,
incredulo, a quanto fosse stato facile passare qualche minuto con lui,
come se fosse un ragazzo qualsiasi.
Poi, sentì la voce della sua agente provenire dal rimorchio
e si abbassò per evitare di essere visto.
“Devi finirla
con questa storia, Kurt, quante volte te lo devo ripetere?”
Blaine non riuscì a decifrare la risposta di Kurt, che
manteneva un tono molto più basso. Fu costretto a spostarsi
in fretta e furia quando sentì la suoneria di un cellulare e
la porta si aprì.
Quando fu di nuovo all’interno dello studio, si
accasciò sulla prima panca che trovò,
l’allegria di poco prima sostituita da un senso di totale
confusione.
***
|
Ritorna all'indice
Capitolo 6 *** Capitolo 6 ***
6.
“Oh mio Dio,
Blaine!”
Era la quinta volta che Jill lo ripeteva, e Blaine non poteva fare a
meno di sorridere di fronte alla sua espressione sconvolta. Le aveva
raccontato tutto quello che era successo nei due giorni precedenti, e
quasi si pentiva di non aver ripreso la sua reazione. Credeva che
avrebbe cominciato a saltare da un momento all’altro.
“Non è successo niente di così
sconvolgente, Jill. E dubito che succederà altro,
considerando l’episodio di ieri.”
Non che abbia capito che
diavolo sia successo, ieri.
Dopo la fatidica pausa pranzo, Blaine non aveva trovato nessun modo per
avvicinare di nuovo Kurt. Non che ci avesse provato poi tanto,
considerando il terrore che aveva di scontrarsi di nuovo con la sua
agente. A fine giornata se n’era tornato al campus senza
tante cerimonie, e non aveva nemmeno cercato Kathy per raccontarle
l’accaduto.
Quella frase senza senso continuava a ronzargli in testa.
Devi smetterla con
questa storia.
Non aveva neanche più la forza di pensare a
cosa potesse significare. Per fortuna, Jill ci stava provando per lui.
“E se avesse preso una malattia a trasmissione sessuale da un
tizio e ora lei gli impedisse di avere relazioni? Oppure non
c’entra assolutamente niente con te, e quando te ne sei
andato ha trovato la sua scorta di cocaina in un cassetto!”
“Tu guardi troppa TV.”
“Dimmi qualcosa che non so. Come mai oggi non sei agli
studios?”
“Devo partire tra due ore, oggi girano una notturna al
Griffith Park e io sarò il passante numero 12.
Evvai.”
“Sembrerai un passante molto depresso se non ti tiri un
po’ sù.”
“Già…è solo
che…”
Blaine sbuffò e si coprì il viso con le mani,
incapace di fare ordine tra la miriade di pensieri confusi che gli
affollavano la mente. Jill lo osservava, paziente.
“Quei cinque maledetti
minuti, ieri. Non mi ero…non mi sono mai sentito
così. E non credevo nemmeno che sarei stato capace di dire
due parole in sua presenza, invece è stato tutto talmente semplice e naturale
e ora mi sento così stupido a ripensarci, perché
sono stati solo cinque minuti e mi sembra che sia successo
così tanto, quando invece non abbiamo fatto altro che
scherzare un po’”.
Sospirò e guardò l’amica.
“Era una di quelle solite cotte ossessive per le
celebrità che abbiamo tutti, e ora
è…qualcos’altro. E’ reale.”
Jill sentì lo stomaco contorcersi guardando
l’espressione sconfitta di Blaine, e gli prese il viso fra le
mani.
“Hey. Lo so che è una situazione del cavolo e che
lui è una celebrità eccetera eccetera, ma tu sei speciale, Blaine, e
deve essersene accorto anche lui. Tu sai sempre trovare un modo per
ottenere quello che vuoi, perché non ti arrendi. Lascia
perdere quello che ti dicono gli altri, se lui è quello che
vuoi, e se credi davvero che possa esserci qualcosa, io non vedo nessun
motivo per cui dovresti buttarti giù.”
Blaine annuì e la abbracciò.
“E se non mi procuri un biglietto per i Golden Globes quando
sarai il suo fidanzatino ufficiale giuro che non ti rivolgo
più la parola.”
***
Blaine arrivò in leggero anticipo alla location nella
speranza di poter parlare con Kathy prima delle riprese. La
trovò col solito gruppo di truccatrici ciarliere sotto un
tendone che avevano montato per lo staff. Una buona parte delle
comparse era già presente, ma Kurt non si era ancora visto.
“ ’Sera, Kathy”
“Blaine, porco cavolo, che fine hai fatto ieri?”
“Io…ecco, volevo appunto racconta-“
“La vipera ha licenziato Josh.”
“Cosa?
Come…”
“L’ho saputo stamattina, non gli ha dato
spiegazioni.”
“Ma…dobbiamo dirle che è stata colpa
nostra…”
“Blaine, io non posso perdere il lavoro…e in ogni
caso Josh non ha fatto nulla di male, ha soltanto lasciato che tu gli
portassi un caffè, che diavolo! E’ rimasto sul set
tutto il pomeriggio…deve esserci qualche altro motivo, non
lo so. Stavi per dire qualcosa?”
Blaine le spiegò cosa fosse successo nella roulotte.
L’espressione di Kathy si fece più cupa, ma
neanche lei seppe dare una spiegazione a quello che l’agente
aveva detto.
“Senti, mi dispiace davvero dovertelo dire…ma
forse è meglio se gli stai alla larga. Quella donna non
scherza, ed è un pezzo grosso, potrebbe mandarti a monte lo
stage e chissà, magari trova addirittura un modo di non
farti lavorare più”
“Ma perché?
Non capisco…”
“Nemmeno io, Blaine. L’unica cosa che so
è che è meglio non mettersela contro.”
Uno degli assistenti alla produzione chiamò Kathy,
avvisandola che gli attori erano arrivati. Blaine si voltò
verso i cancelli del parco e notò immediatamente Kurt,
seguito dalla sua agente ed altre tre persone che non aveva mai visto.
“Chi è quella gente?”
“Il grassone è il suo pubblicitario, praticamente
uno che viene pagato per fargli da scorta agli eventi mondani,
perché in realtà è la vipera che
gestisce tutto. L’altro è il manager e non ho idea
di chi sia quella tizia.”
“Ma…perché sono tutti
qui?”
“Quando girano in luoghi pubblici ogni tanto la stampa si
infila per fare qualche intervista, e quando c’è
la stampa ci sono automaticamente anche loro. Immagino sia per quello.
Io devo scappare, ci vediamo dopo.”
Blaine annuì e tornò con le altre comparse.
***
Erano già le 11:30 quando il regista mandò tutti
in pausa, e non erano ancora a metà del lavoro.
L’entusiasmo che Blaine aveva provato fino a quel momento per
le riprese stava lentamente lasciando posto allo sfinimento e alla
frustrazione.
Non sapendo come occupare i minuti di pausa, Blaine si sedette su una
panchina e si guardò intorno. Kathy aveva ragione,
c’erano diversi giornalisti in giro.
“Hey! Guarda chi si rivede…”
Blaine alzò lo sguardo e incrociò quello di uno
dei ragazzi che aveva incontrato il suo primo giorno. Le comparse
cambiavano per ogni scena, quindi non l’aveva più
rivisto.
“Ciao! Tony, giusto?”
“Corretto, e tu sei Blaine, il saggio stagista! Come te la
passi?”
“Non mi lamento, anche se ho paura che questa sarà
una delle nottate più lunghe della storia.”
“Ci puoi scommettere. Spero che non la tirino troppo per le
lunghe con le interviste, prima finiamo e meglio
è.”
Indicò con un cenno del capo il punto dove alcuni
giornalisti stavano parlando con parte del cast, armati di
registratore. Kurt stava ridendo per qualcosa che uno di loro aveva
detto, e lo stomaco di Blaine fece una capriola.
“Hai idea di cosa gli stiano chiedendo?”
“Mah, le solite domande idiote a cui danno sempre le stesse
risposte. Questo cast
è come una famiglia, mi trovo così bene, bla bla
bla. Forse cercheranno di infilarci in mezzo qualche
scoop…pare che la Spencer stia divorziando. Ah, e gira anche
voce che Hummel abbia una storia con Brandon Casey.”
Lo stomaco di Blaine sprofondò al livello delle ginocchia.
Brandon Casey era un attore di sitcom dichiaratamente gay che stava
vincendo tutti i premi possibili e immaginabili per la categoria di
miglior attore in una commedia, a soli 26 anni.
“Sarebbero una bella coppia, ma ti immagini i drammi se
ottenessero le stesse nomination?”
Tony ridacchiò e Blaine si sforzò di sembrare
divertito.
“Già…uhm…le interviste
saranno pubblicate a breve, no?”
“Credo di sì, uno dei giornalisti è
dell’LA Times, immagino che almeno la sua uscirà
nei prossimi giorni.”
Blaine annuì, cercando di non far trapelare la sua
agitazione.
“Senti, non credo che tornerò sul set per questa
settimana…che ne diresti di uscire a bere qualcosa, quando
sarai libero?”
Eh?
Blaine non aveva neanche capito che fosse gay.
“Uhm…io…”
“Facciamo così, ti lascio il mio numero. Chiamami
se ti va.”
Il ragazzo gli mise in mano un biglietto e lo salutò per
tornare alla sua posizione. Blaine fissò attonito il pezzo
di carta e i numeri stampati, non riuscendo ad evitare di pensare a
quanto avrebbe voluto che corrispondessero al numero di Kurt. Poi,
ricordò quello che gli aveva appena detto Tony, e si
sentì sprofondare di nuovo. Certo, poteva essere una bufala.
Ma ciò non toglieva che era con quel genere di ragazzi che
Kurt sarebbe uscito, non certo con un emerito sconosciuto come lui.
Tornò a guardarlo per un attimo, per quanto lo facesse star
male, e pensò che, evidentemente, quella era
l’unica cosa che gli sarebbe mai stata concessa quando si
trattava di Kurt.
Osservarlo da lontano.
***
Ho il
brutto vizio di infilare personaggi femminili/spalla-su-cui-piangere un
po’ dappertutto, mi sa. Ma un po’ di sagge parole
“estrogene” (??) non guastano mai, no?
Non
so bene quando verrà pubblicato il prossimo capitolo (che
dovrebbe essere abbastanza "cruciale") perché
sarò un po’ indaffarata in questi giorni, ma
cercherò di fare del mio meglio! Fatemi sapere come vi
è sembrato questo, nel frattempo ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 7 *** Capitolo 7 ***
7.
Kathy e Blaine capirono ben presto che la donna che non erano riusciti
ad identificare il giorno prima non era che la nuova assistente di
Kurt. Era la sua ombra, e Blaine era sicuro che si fosse allontanata da
lui solo nei momenti in cui doveva girare, era probabile che lo
seguisse anche in bagno.
Poco importava, in ogni caso, perché Blaine aveva smesso da
un pezzo di cercare modi per avvicinarlo. Era una causa persa, e
serviva solo a farlo sentire uno straccio. Ogni tanto gli tornavano in
mente le parole di Jill, tu
non ti arrendi mai, e si sentiva, se possibile, ancora
peggio. Ma ormai era abituato a non riconoscersi più, quando
c’era di mezzo quel ragazzo.
Il tutto era stato aggravato, quella mattina, da un articolo che Blaine
aveva letto su internet in cui era inclusa una sua breve intervista,
che terminava con una frase che non lasciava spazio a molte
interpretazioni.
L’attore non
conferma, né nega, le voci riguardanti una sua presunta
relazione con il collega Brandon Casey, il quale ci aveva
precedentemente rivelato in esclusiva di essere impegnato, senza
specificare il nome del nuovo partner.
Era sicuro che fosse la conferma di quello che aveva detto Tony, e non
poteva dire di essere poi tanto sorpreso.
Certo, non aveva ancora abbandonato la sua attività di
osservazione perpetua di ogni sua mossa, perché non si
sarebbe mai lasciato sfuggire quell’opportunità,
considerando che gli restavano solo altri due giorni sul set.
Dopo l’episodio di Josh, anche Kathy aveva abbandonato i suoi
elaborati piani per farli incontrare, ma, nelle brevi pause, Blaine
tornava comunque da lei per bere un caffè e chiacchierare.
La ragazza era anche una miniera di informazioni su Kurt, il che non
guastava.
“Non avevo idea di questa storia di Brandon
Casey…ma comunque Kurt non parla mai delle sue relazioni, e
mi rifiuto di credere che non sia mai uscito con nessuno in due
anni”
Blaine annuì. No, non era neanche lontanamente concepibile,
per quanto lo riguardava.
“Tutto quello che so è che da ragazzino ha avuto
una marea di problemi per il fatto di essere gay, e non credo che la
sua vita sentimentale sia stata molto movimentata.”
“Ho visto una delle sue foto del liceo nel suo camerino,
però. Sembrava un bel gruppo…”
“Ah, sì, hai visto la foto del suo Glee
Club.”
“Era in un Glee Club? Davvero? Anch’io!”
Blaine sorrise tra sé e sé, cercando di
immaginarselo al liceo con quei costumi assurdi che usavano per le
competizioni, a ballare a tempo con un’altra dozzina di
adolescenti. Era sicuro che fosse stato incredibile già
allora.
“Sai in che scuola andava?”
“Uhm…sì, mi sem-“
“Kathy, pausa finita! Muovi le chiappe!”
“Che delicatezza…scusa, vado. Ci vediamo
dopo!”
Blaine la salutò e tornò a bere il suo
caffè.
***
Le riprese finirono prima del previsto, cosa che Blaine si rifiutava di
credere, abituato com’era ai ritardi della produzione.
Salutò tutti e cercò di lanciare
un’ultima occhiata a Kurt, ma non riuscì a
vederlo. Era già a due isolati dagli studi quando
andò per prendere il cellulare e chiamare Jill e si rese
conto di non averlo con sé. Sbuffò e
tornò indietro, sperando di ritrovarlo sul tavolino dove
l’aveva lasciato.
Fortunatamente, il tasso di criminalità dello staff non era
poi così alto, e lo trovò immediatamente una
volta entrato nell’edificio semideserto. Quando
tornò all’uscita, però, la
trovò bloccata, e si chiese quale idiota avesse avuto la
brillante idea di chiudersela dietro quando c’era ancora una
manciata di persone all’interno. Si avviò verso
l’uscita secondaria, che dava sul parcheggio delle roulotte
(e non usava mai perché era praticamente riservata ai soli
attori principali), ed era ancora aperta.
Si fermò appena mise piede fuori dalla porta, quando
sentì una voce familiare in lontananza.
La roulotte di Kurt era l’unica con le luci ancora accese, e
lui stava chiaramente discutendo con qualcuno, la voce ancora
più acuta del solito.
Blaine si fermò in un angolo per cercare di capire cosa
stesse dicendo senza essere visto. Le voci si fermarono, ma era
riuscito a distinguerne una seconda, una voce maschile molto
più profonda. Kurt ricominciò ad urlare, e
stavolta Blaine distinse perfettamente le parole.
“Non
è per questo che vieni pagato, e che sia l’ultima
volta, ci siamo capiti?”
L’uomo rispose a voce bassissima.
“Smettila di
scaricare la colpa su di lei! Ti do un’altra
possibilità, Bill, poi basta.”
Disse qualcos’altro a voce più bassa, poi Blaine
sentì la porta aprirsi e cominciò a camminare il
più velocemente possibile verso l’uscita, cercando
di passare inosservato. Mentre attraversava il passaggio pedonale, vide
in successione il portiere fare cenno a qualcuno dietro di lui e i
cancelli automatici aprirsi, e sentì il suono di un clacson.
Merda.
“Blaine!”
Si voltò e si trovò di fronte un fuoristrada
nero, e si sentì enormemente sollevato quando vide che il
conducente non era nessun membro dello staff di Kurt, ma era lui. E gli
stava sorridendo, facendogli segno di avvicinarsi.
“Vuoi un passaggio?”
“Ah, no, non preoccuparti. Prendo
l’autobus…”
“Scordatelo. Sali su.”
Blaine annuì, arrossendo, e salì dal lato del
passeggero. Kurt gli chiese l’indirizzo del campus, e lui
rispose senza aggiungere altro. Rimasero entrambi in silenzio per un
attimo, poi Kurt prese fiato e parlò.
“Senti…mi dispiace per l’altro giorno.
Ann sa essere un po’…brusca.”
Un po’?
“Non ho ben capito cosa sia successo l’altro
giorno, a dirla tutta.”
“Lei… non si fida molto delle persone. Quando
qualcuno mi si avvicina è sempre convinta che voglia
danneggiarmi in qualche modo, non lo fa apposta, è
solo…iperprotettiva.”
Blaine si trattenne dal roteare gli occhi e annuì. Gli
svariati discorsi carichi di odio per quella donna che aveva avuto con
Kathy gli rendevano impensabile l’idea di considerarla una
brava persona.
“Non ti conosce, non riesce a fidarsi di te…ed
è possibile che cerchi di tenerti alla larga”
“Nemmeno tu mi conosci.”
“Già…”
Rimasero di nuovo in silenzio per un po’, e Blaine si rese
conto in quel momento del fatto che era di nuovo con lui, da solo, e gli
stava rispondendo in quel
modo. Alzò lo sguardo e si voltò verso di lui per
un attimo. Aveva un’aria pensierosa, come se volesse dire
qualcosa, e si sentì un perfetto idiota.
“Ok, scusa, non volevo essere…scusa.”
“No, non c’è bisogno che ti scusi. Io
sarei dovuto venire da te prima, ma non ho avuto un secondo di
libertà in questi giorni…in più la mia
assistente mi sta addosso come una cozza su uno scoglio, Dio…”
Blaine scoppiò a ridere.
“Sì, me n’ero accorto!”
“E’ il suo lavoro, ok, ma ero talmente abituato
alle sparizioni di Josh che ora mi sembra di soffocare, a
volte.”
Blaine annuì, e ripensò per un attimo a quello
che aveva sentito origliando pochi giorni prima, ma non aveva il
coraggio di fare una domanda diretta, quindi cambiò
velocemente argomento.
Parlarono per un po’ del più e del meno, con la
stessa atmosfera rilassata del loro precedente incontro, e a fine
viaggio, quando arrivarono al campus, Blaine sentiva le guance quasi
doloranti a furia di sorridere.
“Wow, vi trattate bene voi
dell’UCLA…”
“Diciamo che noi dell’UCLA trattiamo bene
l’università, con tutti i soldi che
sborsiamo.”
“Dai…anche io avrei voluto iscrivermi al college,
sai?”
“Mmm, non è che ti sia andata proprio male, alla
fine.”
“No, non mi lamento!”
Kurt guardava l’edificio principale con la stessa espressione
pensierosa che Blaine aveva notato poco prima.
“Blaine, che ore sono?”
“Le 8.30.”
“E cosa fai tu, in genere, alle 8.30?”
“Ceno, di solito.”
“Uh. E con la retta vergognosa che pagate vi forniscono cibo
decente?”
“Il più delle volte sì.
Perché?”
“Io…mi chiedevo se…”
Kurt teneva lo sguardo basso e stava visibilmente arrossendo. Gli occhi
spalancati di Blaine stavano raggiungendo dimensioni da cartone animato.
“…ti andrebbe di cenare insieme?”
“Il parcheggio è in fondo a sinistra.
Cioè, sì.. cavolo,
sì!”
“Ok.”
Kurt si illuminò e gli sorrise nello stesso modo in cui
aveva sorriso la prima volta che Blaine l’aveva visto, sul
palco del Mint. Mostrando i denti, con quelle piccole rughe
d’espressione intorno agli occhi e quella fossetta che Blaine
non era mai riuscito a togliersi dalla testa.
In quel momento, però, stava sorridendo
così per
lui.
Il cuore di Blaine stava battendo all’impazzata quando Kurt
riaccese la macchina e si avviò verso il parcheggio.
***
Immagino
che vi sarete accorti del fatto che ci sono un paio di cosine in
sospeso, cheeee verranno risolte in parte nel prossimo capitolo, ma non
è finita qui! Giusto per darvi un’idea, la storia
dovrebbe arrivare a 13 capitoli, ma non ci metto una mano sul fuoco.
Non
credo che riuscirò a pubblicare il prossimo capitolo prima
di martedì-mercoledì, purtroppo, ma i vostri
pareri su questo sono sempre ben accetti (vi sto implorando)!
Alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 8 *** Capitolo 8 ***
8.
Blaine li condusse in uno dei suoi locali universitari preferiti, che
non era mai troppo affollato, e sapeva che la proprietaria sarebbe
stata abbastanza gentile da assegnare loro il tavolo più
appartato. Blaine aveva intuito che Kurt non aveva una gran voglia di
essere riconosciuto e assalito, e aveva anche pensato di portarlo in
camera sua, ma sarebbe stato davvero troppo. Il loro tavolo era
lontano dall’entrata, in una saletta secondaria e
momentaneamente vuota, e Kurt sembrava tranquillo.
Blaine non poteva dire lo stesso di sè.
Continuava a dire banalità per riempire i silenzi, cercando
di non far trapelare il suo nervosismo, mentre Kurt annuiva e dava
un’occhiata al menu. Quando lo posò sul tavolo e
lo guardò, Blaine si fermò di botto, e lui rise.
“Blaine…”
Estese la mano e la poggiò sulla sua. Blaine
deglutì e spostò lo sguardo sulle loro mani,
incredulo.
“…Posso chiederti un favore?”
Blaine annuì, senza fiato.
“Per stasera…possiamo dimenticarci di tutto? Non
voglio parlare né di film né di agenti. Voglio
essere soltanto Kurt.”
“Allora piacere di conoscerla, Soltanto Kurt.”
Kurt rise, e Blaine si sentì immediatamente più
rilassato. Le loro mani erano ancora intrecciate.
“A me non va di essere “Soltanto Blaine”,
però. Non posso essere “L’Incredibile
Blaine”? O magari “Lord Blaine” o
“Anderson Il Terribile”…”
Kurt scoppiò in una risata fragorosa e scosse la testa,
cercando di ricomporsi.
“Mio Dio, Blaine, sei terribile!”
“Quindi la tua scelta ricade su “Anderson il
Terribile”?”
“No, la mia scelta ricade su “Blaine il Matto da Legare”!”
“Oh, andiamo, ti concedo “Blaine l’Idiota
del Villaggio”, al massimo, non ho ancora dimostrato segni di
instabilità mentale!”
“Chiedo scusa. Ma in mia difesa mi sento di anticiparti che
se vuoi entrare nello show business darai sicuramente di matto anche
tu, prima o poi.”
“Oooh, mi stai dicendo che tu hai avuto qualche episodio di
momentanea insania?”
“Certo, non hai letto sui giornali di quella volta che ho
lanciato un paio di scarpe in testa a una costumista perché
non erano del numero giusto?”
“Oh mio Dio, era vero?”
Kurt ridacchiò.
“No, Blaine. Una volta hanno persino annunciato la mia
morte…quasi nulla di quello che dicono di me sui giornali
è vero.”
“Quindi anche la storia di Brandon Casey è
inventata?”
Blaine si pentì immediatamente di averlo detto, e
sentì un leggero calore al viso. Kurt rimase in silenzio.
“Oddio…ok, scusa, avevamo detto che non avremmo
parlato di questa-“
“Non ho mai detto nulla del genere a un giornalista. Ci sono
uscito insieme un paio di volte, a dirla tutta, ma è finita
lì. Abbiamo la stessa agenzia e ci hanno fatto incontrare un
paio di mesi fa, nient’altro. E’ stato mio
pubblicitario a fare un casino con i giornali, io avevo negato
tutto.”
Blaine rimase a bocca aperta.
“E’ per questo
che…stasera…”
“Urlavo come un ossesso? Sì. Non è la
prima volta che le mie dichiarazioni vengono modificate, questi giochi
non mi sono mai piaciuti.”
Kurt teneva lo sguardo basso e parlava a denti stretti, visibilmente
teso.
“Hey, avevamo detto niente discorsi di questo genere. Direi
che dovremmo parlare d’altro…cibo, innanzitutto,
visto che potrei cominciare a masticare la tovaglia se non ordiniamo in
fretta.”
Kurt sorrise e annuì. Scelsero i piatti e tornarono a
parlare del più e del meno mentre mangiavano. Blaine rimase
incantato quando Kurt cominciò a raccontargli della sua
famiglia, di suo padre e del loro rapporto, talmente incantato che
quasi saltò quando la cameriera gli chiese se volesse
ordinare altro. Kurt scosse la testa e fece per prendere il portafogli,
ma Blaine gli bloccò il braccio.
“Non ci provare.”
“Hey, sono io che ti ho invitato a cena.”
“Ma sono io che ho scelto il posto.”
“E allora?”
“Sei nella mia università. Nel mio territorio.
Scordatelo. E poi io sono uno studente e ho diritto ad uno sconto.”
Blaine accompagnò l’ultima parola con
un’espressione trionfale e mostrò il suo tesserino
come se fosse una reliquia sacra. Kurt roteò gli occhi e si
lasciò scappare un’altra risata.
Blaine si alzò e si avviò alla cassa, dove altri
due ragazzi stavano ritirando i loro ordini. Si allungò per
guardare Kurt mentre aspettava. Aveva i gomiti sul tavolo e le mani
incrociate sotto al mento, con un’espressione serena, le
labbra incurvate in un sorriso e lo sguardo perso nel nulla.
Blaine sentì qualcosa di nuovo, non quella specie di
contorsione dello stomaco che spesso provava quando sentiva il nome di
Kurt, ma una sensazione di calore in tutto il corpo, mista a quella
leggerezza che spesso si associa all’eccesso di alcool nel
sangue.
La realizzazione lo colpì come un fulmine a ciel sereno.
Era innamorato di Kurt.
“Blaine! Chi non muore si rivede!”
Blaine si voltò di scatto e capì che i due
ragazzi di fronte a lui non erano che Marc e il suo ragazzo, Jake.
“Oh, hey.”
“Come va con lo stage? Non mi hai fatto sapere più
nulla…”
Non ti ho fatto sapere
nulla perché non avresti fatto altro che farmi stare peggio,
grazie tante.
“Tutto bene. Io stavo per…”
“Oddio, scusa, sei qui con qualcuno? Non ti trattengo.
E’ carino?”
Marc gli fece l’occhiolino e Blaine sorrise nervosamente.
Senza pensarci, lanciò un’occhiata al suo tavolo,
e Marc seguì con fare curioso il suo sguardo. Blaine
cercò di spostarsi per bloccargli la visuale, ma
l’altezza non era proprio il suo forte, e il ragazzo
riuscì ad allungarsi abbastanza per vedere chi fosse.
Strabuzzò gli occhi e si coprì la bocca con una
mano.
“Cazzo,
non ci credo.”
“Marc, che-“
Blaine cercò di impedirglielo, ma Jake era già
partito in quarta.
“QUELLO
E’ KURT HUMMEL!”
I clienti seduti ai tavoli più vicini smisero
all’istante di parlare e si voltarono prima verso Jake e poi
verso il punto che stava fissando. Blaine si sentì
sprofondare quando vide che Kurt aveva alzato lo sguardo e si era
accorto di cosa stava succedendo. Un ragazzo aveva tirato fuori il
cellulare e lo stava puntando verso di lui, e una ragazza stava
strillando con l’amica. Blaine tornò di corsa
verso di lui e tentò di scusarsi.
“Lascia stare, è meglio che vada.”
“Kurt…”
“Ci vediamo domani.”
Kurt recuperò in fretta e furia le sue cose ed
uscì dal locale, seguito dagli sguardi di tutti i presenti,
alcuni già in piedi per poterlo osservare dalle finestre del
ristorante. Blaine si accasciò sulla sedia e
affondò il viso fra le mani, ignorando qualsiasi cosa gli
stessero dicendo Marc e Jake.
“Potreste…per favore…lasciarmi da
solo?”
Se ne andarono. Blaine sospirò e aprì gli occhi
per fissare il posto vuoto di Kurt. Sul tavolo era rimasto solo un
tovagliolo di carta pulito, ripiegato accuratamente per formare un
piccolo quadrato. Blaine lo aprì distrattamente e
notò qualcosa di scarabocchiato in un angolo. Era un numero
di cellulare.
Si decise ad alzarsi ed uscire dal locale, e corse fino al suo
dormitorio. Una volta in stanza, digitò il più
velocemente possibile il numero sul suo cellulare, scrisse un messaggio
e lo inviò immediatamente.
“Kurt, sei tu? –Blaine”
Lo rilesse e sbuffò, pensando a quanto suonasse stupido. La
risposta arrivò dopo poco più di un minuto.
“No, sono la
cameriera! Blaine, certo che sono Kurt.”
“Potevi tranquillamente essere la cameriera.”
“Non sono la
cameriera.”
“Bene. Mi dispiace per stasera.”
“Anche a me.
Avremo altre occasioni per riparare però, no?”
Blaine fissò lo schermo e sorrise, felice.
“Ci puoi scommettere.”
***
Non
so con sicurezza quando verrà pubblicato il prossimo
capitolo, con la marea di cose che ho da fare non credo che
riuscirò ad aggiornare più di una volta a
settimana, purtroppo!
Alla
prossima ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 9 *** Capitolo 9 ***
9.
Blaine era consapevole del sorriso da imbecille che gli era rimasto
stampato in faccia dalla sera prima, ma non aveva intenzione di fare
nulla al riguardo. Gli altri potevano guardarlo come se fosse impazzito
quanto gli pareva, a lui non importava. Perché lui, Blaine
Anderson, aveva il numero di cellulare di Kurt Hummel nella sua rubrica.
E anche qualcosa come 45 chiamate di Marc che aveva volutamente
ignorato, ma quello non era il punto.
Poteva scrivere qualsiasi cosa (ok, magari non qualsiasi cosa, ma
sicuramente un ampio catalogo di cose),
pigiare “invio” e sapere che Kurt
l’avrebbe letta. Si sentiva il re del mondo. Aveva voglia di
saltare sul sedile di quell’autobus e urlarlo.
Forse aveva bevuto un po’ troppo caffè quella
mattina.
Quando arrivò alla sua fermata, sorrise alla signora che
occupava il posto accanto al suo, sorrise all’autista,
sorrise alla ragazza che aspettava di salire (guadagnandosi
un’altra occhiata confusa) e si avviò verso
l’entrata degli studi.
Era in netto anticipo, come al solito. Si sedette su una panca e
tirò fuori il cellulare. Rilesse i messaggi della sera
prima, uno dopo l’altro, con le dita che fremevano per la
voglia di scrivergli qualcosa, solo per poter vedere di nuovo lo
schermo illuminarsi e la scritta “Nuovo
Messaggio da Kurt”. Qualsiasi cosa gli venisse
in mente, però, gli sembrava incredibilmente stupida o
banale o priva di senso. Avrebbe aspettato una qualche ispirazione.
Aveva deciso, un po’ controvoglia, che non avrebbe raccontato
nulla della sera prima a Kathy. Avevano già rischiato
abbastanza facendosi vedere in giro insieme, non poteva lasciare che
qualcun altro venisse a saperlo. In poche parole, Blaine avrebbe
preferito evitare altri incontri con l’agente di Kurt e
mantenere intatta la sua salute psicofisica.
Stava passando in rassegna i mille modi in cui quella donna avrebbe
potuto ucciderlo, quando il suo telefono vibrò. Il sorriso
di Blaine raddoppiò istantaneamente quando lesse il nome
sullo schermo.
“Svegliarsi a
quest’ora dovrebbe essere illegale. Giuro che cambio
lavoro”
“Ti sei svegliato solo ora? Hai intenzione di
essere in mega-ritardo? Queste cose sono concesse solo a Cher o Barbra
Streisand, sai?”
“Non ti
allarmare, Anderson. Sono nel parcheggio.”
Blaine alzò la testa e puntò lo sguardo
sull’entrata, aspettando che arrivasse. Lo vide dopo una
manciata di secondi, con i capelli un po’ arruffati, la
solita coda di staff, truccatori e costumisti intorno e il telefono in
mano. Blaine lo osservò in lontananza mentre salutava tutti
e si guardava intorno. Lo vide abbassare lo sguardo e digitare qualcosa
sul telefono, e sentì il battito cardiaco accelerare.
“Dove sei
andato a nasconderti?”
“Angolo in fondo a sinistra.”
Kurt alzò il capo e, anche se in lontananza, anche se solo
per un secondo, i loro sguardi si incrociarono, e sorrisero entrambi.
Subito dopo, la sua assistente cominciò a trascinarlo verso
la sala trucco, e Blaine rimase a fissare una porta chiusa.
***
“Vieni nel
magazzino B. Con circospezione. Puoi essere 007 Blaine se ne hai
voglia. Anzi, no, lascia stare 007 Blaine.”
“Mi hai convinto a 007.”
Blaine cercò di non mettersi a correre. Lasciò
sul tavolo l’insalata che aveva preso per pranzo e di
avviò verso il magazzino. Davanti all’entrata
incrociò Kathy, che gli fece un occhiolino e
indicò la porta con un cenno del capo. Blaine le rivolse un
sorriso, aveva la netta sensazione che fosse lì per fare da
guardia. Entrò e richiuse velocemente la porta dietro di
sé.
“Mi dispiace, non ho trovato pistole finte, niente
007…Kurt?”
“Sono qui!”
In fondo alla stanza, tra due scaffali di oggetti di scena vari, Kurt
era seduto a terra. Di fronte a lui c’era uno scatolone di
cartone con due piatti. Gli fece segno di sedersi, sorridendo.
“Il cibo che servivano oggi mi sembrava un po’
deprimente…ho pensato che potessi preferire del
sushi”
“Io…grazie….non me
l’aspettavo…”
“Ieri sera non è andata a finire troppo bene, ci
tenevo a riparare.”
“Kurt, non ce n’era bisogno.”
“Mi andava.”
Rimasero in silenzio entrambi, sorridendo e arrossendo come due
adolescenti.
“Come hai fatto…con la tua agente e
l’assistente…”
“Ann è ad un pranzo di lavoro,
l’assistente in giro a cercare un ristorante take-away
vegano-taiwanese”
“Esiste?”
“Ne dubito fortemente.”
Blaine scoppiò a ridere.
“Il cane da guardia fuori è il tocco finale,
quindi.”
“Oh, sì, Kathy è una vera belva. Se
qualcuno tentasse di entrare finirebbe spalmato su una parete, ne sono
sicuro.”
“Quanta segretezza…”
“Sono una persona prudente, il più delle
volte.”
“Il più delle volte?”
“Beh, un appuntamento in un locale pieno di universitari non
è esattamente una cosa che mi è concessa,
eppure…”
“Un… appuntamento?”
Kurt diventò paonazzo.
“No! No, intendevo..io…non…”
Blaine rise piano mentre il ragazzo cercava di terminare la frase. Fu
improvvisamente consapevole di quanto fossero vicini. Poteva
distinguere ogni sfumatura di azzurro negli occhi di Kurt, che si
spostavano alternativamente tra i suoi e le sue labbra. Era come una
calamita, e non riusciva a trattenersi dall’avvicinarsi
ancora di più.
Kurt sospirò piano, e Blaine era abbastanza vicino da
sentire il suo respiro sul viso. Con gli occhi ancora fissi sui suoi,
sentì la sua mano sfiorargli la guancia, e le loro labbra si
toccarono.
Blaine non chiuse subito gli occhi. Voleva essere sicuro che stesse
succedendo, che il ragazzo che stava baciando fosse davvero Kurt. La
sua mente non riusciva ad elaborare altro, se non KurtKurtKurtKurt.
Chiuse gli occhi e si concentrò sul suo labbro inferiore,
mentre un migliaio di fuochi d’artificio esplodeva dietro le
sue palpebre. La mano di Kurt si spostò sulla sua nuca,
passando tra i suoi capelli e attirandolo a sé quanto
più possibile, come se volesse che si fondessero insieme.
La suoneria assordante del cellulare di Kurt li fece separare di botto.
Kurt sbuffò e lo cercò con lo sguardo. Blaine
sentì una sensazione di vuoto quando tolse la mano dalla sua
nuca per rispondere, come se il contatto fisico fra di loro fosse stato
l’unico filo che lo collegasse ad un respiratore, come se il
mondo si fosse ribaltato rispetto a pochi attimi prima.
Continuò a fissare le labbra arrossate di Kurt mentre
parlava, ancora incredulo.
“Sì, sto arrivando, non preoccuparti. Davanti alla
roulotte.”
Kurt chiuse la chiamata e lo guardò attraverso le lunghe
ciglia.
“Scusa. Era Ann, devo andare.”
Blaine annuì, incapace di parlare. Si alzarono entrambi e
Kurt si avviò verso la porta. Si girò, con la
mano a mezz’aria vicino alla maniglia, e si
riavvicinò a lui per baciarlo velocemente sulla guancia.
Blaine sorrise, lui fece lo stesso, sussurrò un “A
dopo”, e se ne andò.
***
Finita la pausa pranzo, Blaine tornò alla sua postazione,
senza riuscire a capire dove fosse andato a finire. Una risposta alle
sue domande arrivò quando l’assistente alla regia
radunò le comparse per annunciare che Kurt aveva avuto un
contrattempo, quindi avrebbero girato un paio di scene in cui non
compariva e se ne sarebbero andati tutti a casa prima, grazie al cielo.
Grazie al cielo un corno.
Blaine passò le ore successive in uno stato di totale
deconcentrazione, e rovinò un paio di inquadrature
dimenticandosi in che direzione doveva camminare. Ma a lui,
onestamente, non poteva importare di meno.
Non appena ebbe un momento di respiro, mandò in fretta e
furia un sms a Kurt, per accertarsi che fosse tutto a posto.
“Ehi, che fine hai fatto?”
La risposta arrivò dopo un po’, e Blaine aveva
già cominciato a preoccuparsi.
“Ti spiego
tutto domani.”
Si sentì sprofondare quando si rese conto che il successivo
sarebbe stato il suo ultimo giorno su quel set.
***
Jill e Marc si erano praticamente accampati di fronte alla sua stanza.
“Era ora!”
“E’ mezz’ora che ti aspettiamo”
“Non hai niente da dirci?”
“Marc, è meglio se taci e fai parlare me. Blaine.
Credo che dovresti aggiornarci.”
Blaine si trattenne dal roteare gli occhi e aprì la porta,
poi fece cenno ad entrambi di entrare. Aspettò che si
sedessero e scrollò le spalle.
“Era soltanto una cena.”
“Con Kurt Hummel. Non puoi andare “soltanto a una cena”
con KURT HUMMEL.”
“E’ una persona, sai, mica un cartone
animato”
“No, no, non hai capito. Sei sui giornali, Blaine.”
“Cosa…”
Jill prese una rivista dalla sua borsa. Blaine riconobbe dalla
copertina uno dei settimanali scandalistici più popolari, e
cominciò a capire. L’amica gli mostrò
una pagina che aveva l’angolo superiore piegato.
Era una rubrica in cui venivano pubblicate varie foto di
celebrità paparazzate di recente. La prima era un'immagine
molto sfocata di un tavolo con due persone, in cui si distingueva
chiaramente Kurt e una seconda persona di spalle.
Blaine.
Deglutì e passò a leggere la didascalia.
“Kurt Hummel,
fotografato ieri in compagnia di un amico in un locale adiacente al
campus dell’UCLA. Guai in paradiso per la coppia
Hummel-Casey?”
Blaine alzò lo sguardo e incrociò quello
mortificato di Marc e quello confuso di Jill.
Lui, dal canto suo, non sapeva cosa pensare.
***
Caaari
lettori, anche stavolta vi comunico che il prossimo aggiornamento
dovrebbe arrivare la prossima settimana, ma non ne sono del tutto
sicura, dato che sto cercando di ritagliare un po’ di tempo
per continuare l’altra fiction che
ho in corso e che è rimasta abbandonata al suo destino per
fin troppo tempo.
In
poche parole non ho il tempo di scrivere mezza storia, e invece ne
voglio mandare avanti due (perché sono un po’
cretina, sì, diciamolo). Non è che qualcuno di
voi ha accesso a un giratempo? No?
Insomma
la prossima settimana aspettatevi un aggiornamento o di questa storia o
dell’altra.
Un
bacio e alla prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 10 *** Capitolo 10 ***
10.
Il silenzio tombale in quella stanza faceva pensare a Kurt che avrebbe
potuto tagliare la tensione nell’aria con un coltello, come
un panetto di burro. Da quando aveva cominciato a lavorare era stato
più che attento, aveva sempre evitato situazioni come
quella, e ora non aveva idea di cosa aspettarsi. Il giornale era ancora
aperto sul tavolino di fronte a lui, e sentiva il peso di cinque paia
di occhi puntate addosso.
“Ok, possiamo saltare la fase di silenzio stampa e andare
direttamente al punto in cui mi dite che sono un idiota?”
Il suo pubblicitario fu il primo a parlare.
“Ascolta, Kurt, il problema è che potevi
tranquillamente evitare che andasse così, non sei un
novellino, e non è una cosa…da te.”
“Io…lo so…”
“Sei stato incosciente. Eri senza protezione, poteva finire
male. Ti sei già scordato di quando ti hanno assalito in
quel cinema?”
Kurt scosse la testa. Non era stato affatto piacevole. I lividi se
n’erano andati del tutto dopo settimane.
Ann si alzò in piedi e si sedette sul divano al suo fianco.
Appoggiò la mano sulla sua spalla, e si sentì
immediatamente un po’ meglio. La sua agente aveva sempre
fatto in modo di difenderlo, in un modo o nell’altro.
“Possiamo tutti concordare sul fatto che il peggio
è stato evitato, il fatto che siamo qui a parlarne e non in
un ospedale è già più che
rassicurante. Ora, però, dobbiamo passare al secondo punto,
Kurt. E’ la prima volta che vieni fotografato con qualcuno, e
se non chiariamo la cosa non ti lasceranno in pace per un bel
po’. Chiarire la cosa implica esporre almeno di un minimo la
tua vita privata, però, te ne rendi conto?”
Kurt annuì.
“Dovrai dirci chi era e cosa dobbiamo dire alla
stampa.”
Kurt non era cieco. Sapeva che Ann aveva cercato di tenerlo lontano da
Blaine da quando li aveva trovati nel suo camerino. Sapeva che la
verità non le sarebbe piaciuta, ma non poteva mentire. Si
voltò verso l’agente, mordendosi il labbro.
“Era Blaine. Blaine Anderson.”
Bill si passò una mano fra i capelli, sbuffando, e
mormorò qualcosa come “ancora”. Le
labbra di Ann si erano ridotte ad una linea sottilissima.
“Kurt-“
“No, Ann, aspetta. Non è come credi. Non
è un fan qualsiasi, so che posso fidarmi di lui.
Lui…mi piace, davvero. Tanto. Ti prego, dagli una
chance…”
“Lo conosci da una settimana, come puoi fidarti di
lui?”
Kurt avrebbe voluto correggerla, ma non lo fece. Si limitò
ad abbassare lo sguardo.
“Io voglio davvero provarci, con lui. Credo che usciremo
ancora, e giuro che sarò prudente, ma non ho intenzione di
mandare tutto all’aria per una foto o perché siete
tutti convinti che voglia rovinarmi.”
Calò di nuovo il silenzio, e la preoccupazione di Kurt
lasciò il posto ad un senso di frustrazione. Non potevano
governare la sua vita, non fino a quel punto. Bill e la sua assistente
cominciarono a bisbigliarsi qualcosa, e Kurt prese il giornale di
fronte a lui per fare qualcosa, qualsiasi cosa che gli evitasse di
esplodere. Ma quella didascalia non faceva che renderlo ancora
più furioso.
“E per quale motivo continuano ad insistere su questa storia
di Brandon Casey? Non avevamo negato tutto? Che diavolo gli ci
vuole per capire che è una montatura?”
Il tono di Kurt diventava sempre più tagliente. Le
espressioni dei presenti erano sempre più tese, Bill
spostava lo sguardo tra Ann e Kurt come se uno dei due fosse una bomba
ad orologeria pronta ad esplodere. L’agente si
allontanò impercettibilmente da lui e tornò a
guardarlo.
“Kurt, non credi di essere stato ingiusto con lui? Ci sei
uscito solo un paio di volte…e lui era davvero interessato
a te.”
“Ma io non ero interessato a lui! Ann, perché
stiamo ancora parlando di questa cosa? E’ un bravo ragazzo,
ma mi sembra di essere stato abbastanza chiaro sul fatto che non voglio stare
con lui. Ora vedete di trovare il modo di farlo capire ai giornali. Io
me ne vado a casa.”
Kurt recuperò la sua giacca e uscì dalla stanza
senza salutare nessuno. Si sentiva ribollire di rabbia. Serate come
quella gli facevano quasi odiare il suo lavoro. Lui non era mai stato
un ingenuo, però, e sapeva che era tutto parte del
meccanismo, che avrebbe per forza dovuto avere a che fare con
situazioni del genere se avesse mai avuto successo.
Si fermò di botto nel corridoio. Era il suo lavoro, era
naturale che dovesse fare i conti con cose del genere. Così
come era il lavoro del suo staff cercare di minimizzare i danni e
fargli capire cosa fosse meglio per lui. Le uscite drammatiche da
divetto viziato non erano da lui, e si sentiva improvvisamente
imbarazzato. Dovevano pensare a come gestire la cosa, non a come
gestire lui e il suo umore.
Girò sui tacchi, deciso a tornare da loro e scusarsi, e
pensare seriamente a come risolvere il problema. La porta era rimasta
socchiusa, e, camminando, Kurt poteva sentire quello che stava dicendo
il suo manager.
“Ann, la storia di Casey è una causa persa. Lascia
perdere.”
Kurt si fermò a un metro dalla porta.
“Non lo so. Non voglio farmi scappare
un’opportunità così”
“Che opportunità?”
Kurt riconobbe la voce dell’assistente. Sentì il
rumore di un bicchiere che veniva posato su un tavolo.
“Brandon Casey viene rappresentato da questa agenzia, e con
Kurt è l’attore gay sotto i trenta più
famoso del Paese. Se si mettessero insieme la stampa impazzirebbe,
diventerebbero i nuovi Neil Patrick Harris e David Burtka, sarebbero un
simbolo, sarebbero ovunque.
Hai idea della cascata di soldi che ci pioverebbe addosso?”
“E’ per questo che tenete lontana la
comparsa?”
Kurt rimase incollato al muro, con il battito cardiaco a mille e gli
occhi che si riempivano di lacrime. Quando l’agente rispose
di sì
alla domanda, si allontanò dalla porta come se avesse
ricevuto una scossa, e cominciò a correre verso
l’uscita dell’agenzia.
Si chiuse in macchina, tentando di calmarsi, aspettando che il battito
si regolarizzasse, che i singhiozzi lo abbandonassero. Quando
tornò a respirare normalmente inserì le chiavi e
prese il cellulare.
“Dov’è
il tuo dormitorio?”
“Delta Terrace, stanza 221. E’ tutto ok?”
“Arrivo tra
venti minuti.”
***
I
personaggi di questa storia adorano
origliare.
Chiaramente,
voglio specificare che si tratta solo di una mia visione di quello che
potrebbe succedere “dietro le quinte” della vita
delle celebrità, non voglio insinuare che queste cose
succedano davvero. Fa un po’ “Truman
Show”, forse.
Alla
prossima!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 11 *** Capitolo 11 ***
11.
Blaine non era preparato a ciò che si trovò
davanti una volta aperta la porta della sua stanza. Kurt era
–non c’era altro modo per definirlo- sconvolto.
Aveva gli occhi arrossati, i capelli in disordine,
l’espressione di qualcuno a cui è appena caduto il
mondo addosso.
“Io…n-non sapevo dove altro
andare…scusami.”
La voce spezzata fece sprofondare ancora di più il cuore di
Blaine.
“Entra.”
Kurt obbedì e Blaine chiuse la porta dietro di lui. Si
guardò intorno per un attimo, per poi fissare lo sguardo sul
pavimento, visibilmente a disagio.
“Kurt…è stata tutta colpa mia, non
dovevo portarti in quel posto, credevo che sarebbe stato meno
affollato…sono un idiota, mi dispiace…”
Kurt alzò il capo e lo guardò. Gli occhi gli si
riempirono di nuovo di lacrime.
“Oh, Blaine…”
Blaine rimase fermo sul posto, incapace di muoversi. Sentiva il bisogno
di abbracciarlo, stringerlo, qualsiasi cosa che potesse farlo sentire
meglio, ma aveva paura di toccarlo, come se fosse una scultura di
cristallo fragilissima. Gli posò una mano sulla spalla,
tentativamente. Kurt cominciò a singhiozzare e si strinse a
lui, appoggiando il viso sulla sua spalla. Blaine si lasciò
andare e lo abbracciò, sentendosi lui stesso
sull’orlo delle lacrime per il semplice fatto che vederlo in
quello stato era insopportabile.
Lo guidò verso il suo piccolo divano e lo fece sedere,
mentre continuava ad accarezzargli la schiena e mormorare “Shhh” e
“Sono
qui”.
Quando i singhiozzi si furono calmati, Blaine gli prese il viso tra le
mani e lo costrinse a guardarlo negli occhi. Kurt tirò su
col naso e deglutì.
“Ero ad una riunione col mio staff per decidere come gestire
il casino della f-foto e…”
La voce gli si ruppe di nuovo. Blaine gli strinse le mani per
incoraggiarlo ad andare avanti.
“Ho…ho sentito Ann dire…dire che
dovevano fare in modo da farmi uscire con Brandon Casey
perché gli avrebbe fruttato un sacco di soldi…e
che si sarebbero dovuti sbarazzare di te”
Kurt scoppiò di nuovo a piangere mentre Blaine cercava di
elaborare quello che gli era appena stato detto.
“Sono stato un tale idiota, Blaine…mi sono sempre
fidato di loro, quando mi vedevano solo come un maledetto b-burattino”
“Hey, non ci provare. Non dirlo neanche per scherzo. Non sei
un idiota e non sei il burattino di nessuno. Tu…andrai in
fondo a questa storia, lo so.”
“Io…sono arrivato dove sono grazie alla mia
agente…se la licenziassi non so che ne sarebbe della mia
carriera”
“Ok, basta. Tu sei arrivato dove sei perché sei
straordinario. Non per qualche strategia preparata a tavolino.
Perché sei tu,
e io sono certo che una persona come te non abbia bisogno di
nient’altro.”
Kurt aveva smesso di piangere e lo guardava senza fiato. Quando Blaine
aprì la bocca per continuare, lui la catturò in
un bacio disperato, stringendolo a sé. Blaine sentiva che si
stava lentamente rilassando, e fu enormemente sollevato quando si
divisero e vide le labbra di Kurt curvarsi in un piccolo sorriso.
“Grazie.”
Blaine sorrise e scosse la testa.
“Cosa…cosa dovrei fare ora?”
“Dovresti guardare un bel filmaccio demenziale con me.
Funziona sempre.”
Kurt non rispose, limitandosi a sorridere debolmente.
“Ok, io…non so come funzionano queste cose, ma non
credo che ci siano molte possibilità. Si tratta solo di
cambiare agenzia, alla fine. E mettere bene in chiaro le
cose.”
Kurt annuì. Era ancora scosso, sapeva che non sarebbe stato
facile, considerando che lavorava con le stesse persone da anni.
Persone di cui si era fidato ciecamente. Dentro di lui, lo shock stava
lasciando lentamente posto alla rabbia.
“In alternativa potresti seguire il loro piano e uscirtene
con un bel circo mediatico alla Kim Kardashian”
Kurt prese un cuscino e glielo lanciò dritto in faccia.
Blaine scivolò all’indietro e si mise a ridere.
“Il problema è che sembra esattamente quello che
vorrebbero loro.”
Blaine tornò serio e gli posò una mano sulla
spalla.
“Kurt, qualsiasi cosa tu decida di fare, io sono qui. Se
avessi bisogno di aiuto…o anche solo di qualcuno con cui
parlare che non scappi dai giornalisti subito dopo, puoi contare su di
me. Promesso.”
“Puoi entrare a far parte del mio entourage in veste di
Spalla Su Cui Piangere Ufficiale.”
Blaine rise e si alzò di scatto. Kurt lo seguì
con lo sguardo, confuso, mentre si spostava dal mini-salotto alla
camera da letto vera e propria. Tornò dopo una manciata di
secondi con un’espressione trionfante, una busta gigantesca
di patatine in una mano e un dvd nell’altra.
“Se è “Notting Hill” giuro che
mi alzo e me ne vado.”
“Sarebbe stata un’idea geniale…ma no,
è molto, molto meglio.”
“Non ci sono io, vero? Dimmi che non ci sono
io…”
“Non direi, a meno che tu non abbia girato un film con
Richard Gere a nove anni…”
“Chicago.”
“Vedo che te ne intendi”
“Tu che dici? Se non fossi psicologicamente e fisicamente a
pezzi ti reciterei le battute a memoria.”
Blaine tornò a sedersi e avviò il dvd. Kurt si
rannicchiò al suo fianco, appoggiando la testa sulla sua
spalla. Blaine sorrise e lo baciò sul capo, senza pensarci,
e lui si fece un po’ più vicino.
Dopo neanche quindici minuti, sentì che il suo respiro si
era regolarizzato e si spostò leggermente per osservarlo.
Addormentato, sembrava di una decina di anni più giovane, e
le guance ancora leggermente arrossate per i pianti furiosi di prima
contribuivano a dargli un’immagine da ragazzino indifeso, che
nulla aveva a che fare con l’uomo forte e determinato che
Blaine aveva imparato a conoscere. Sentiva come l’istinto di
chiuderlo in quella stanza e proteggerlo dal mondo, pur sapendo che non
ne avrebbe mai avuto bisogno.
Spense il televisore e appoggiò il capo allo schienale del
divano, pensando che si sarebbe sicuramente svegliato con un torcicollo
insopportabile, ma non gli importava neanche lontanamente. Si strinse
ancora un po’ a Kurt e si addormentò con un
sorriso.
***
Come
ho già detto da qualche parte, dalla prossima settimana
sarò occupata con gli esami universitari, quindi non ho la
minima idea di quando riuscirò ad aggiornare, purtroppo.
Fatemi comunque sapere cosa ne pensate del capitolo (sappiate che sono
a letto con la febbre, quindi siete in DOVERE di commentare*)!
Alla
prossima!
*Scherzo, ma i vostri
pareri sono sempre ben accetti ;)
|
Ritorna all'indice
Capitolo 12 *** Capitolo 12 ***
Bene, care/i, sono riuscita a scrivere qualcosina tra una pausa e l’altra e miracolosamente ne è venuto fuori un capitolo intero! Sono molto fiera di me, sappiatelo.
Cercherò di fare la stessa cosa in questi giorni, per aggiornare il prima possibile, ma in caso non dovessi riuscirci il prossimo capitolo non sarà pubblicato prima di un paio di settimane, purtroppo. Farò il possibile!
Un’ultima nota/avvertimento pre-lettura: il rating di questa storia non cambierà. Tenetelo presente per quando avrete letto tutto il capitolo, non vorrei “creare aspettative” per il prossimo!
Buona lettura ;)
***
12.
La prima cosa di cui Blaine si rese conto, appena sveglio, fu che il suo letto era diventato sorprendentemente scomodo. Pensandoci, però, il suo letto non aveva braccioli della consistenza del granito. Blaine spalancò gli occhi e si raddrizzò di scatto (il che fece protestare la sua schiena con uno scricchiolio per niente promettente), quando finalmente ricordò cosa fosse successo la sera prima.
L’agente. Kurt in lacrime. Kurt. Kurt è qui. Kurt è QUI.
Blaine si guardò intorno per capire dove fosse andato a finire, spostando la coperta che era sicuro di non aver preso lui la sera prima. Sorrise tra sé e sé quando si rese conto che doveva essere opera di Kurt. In quel momento sentì provenire dalla cucina il rumore di qualcosa –decisamente una pentola- che cadeva, seguito da un “Merda!” sussurrato. Kurt fece capolino dalla porta, coprendosi la bocca.
“Ti ho svegliato? Scusa, mi stavo rovesciando addosso mezza mensola…”
Blaine scosse la testa, stropicciandosi gli occhi, ancora incapace di elaborare una risposta di senso compiuto. Si stiracchiò (producendo numerosi altri scricchiolii), e si alzò per raggiungerlo in cucina. Kurt sorrise di fronte al suo aspetto assonnato, spettinato e ancora intontito.
“In mia difesa, i tuoi utensili sono incredibilmente disorganizzati, ne sposti uno e ti cade tutt- mmphhh!”
Blaine lo interruppe con un bacio, e il suo sorriso si allargò ulteriormente quando notò i pancakes e i due cappuccini sul tavolo.
“Wow, cosa ho fatto per meritarmi tanta cura?”
“Mi hai concesso un posto sul tuo scomodissimo divano”
“Ehi, non dire così, potresti offenderlo.”
“A me sembra che la cosa più offesa di tutte fosse la tua schiena, un attimo fa”
“E’ un po’ arrabbiata. Vedrai che quei pancake la addolciranno.”
Si sedettero al tavolo e fecero colazione, continuando a chiacchierare.
Blaine non poteva far a meno di sorridere pensando a quando era ancora convinto che non sarebbe mai nemmeno riuscito a incontrarlo. E ora era a casa sua, e gli aveva preparato la colazione.
Sarebbe stato al settimo cielo, se non fosse stato per il nervosismo che Kurt stava chiaramente tentando di nascondere. Entrambi avrebbero dato qualsiasi cosa per dimenticarsi del tutto del mondo esterno, ma tutti e due sarebbero dovuti essere sul set di lì a poco, e Kurt non avrebbe potuto ignorare la trentina di telefonate senza risposta sul suo cellulare ancora a lungo.
Blaine appoggiò la tazza vuota sul tavolo e si fece più serio.
“Allora, qual è il piano?”
Kurt sospirò e abbassò lo sguardo.
“Non voglio dare problemi alla produzione, e non ho intenzione di fare scenate in pubblico. Cercherò di ridurre al minimo le interazioni con… quelli e parlerò con loro a fine giornata.”
Blaine annuì. Kurt lo guardò, mordendosi l’interno di una guancia.
“Vorresti…vorresti venire con me? Quando ci parlerò, intendo”
Blaine lo guardò a bocca aperta.
“Uh, certo… ma perc-“
“Non ho voglia di andarci da solo. Se ci fossi anche tu mi sentirei un po’ più…forte. Lo so che è stupido…”
“Non è stupido.”
Blaine sorrise, e Kurt annuì.
Pensò che qualcuno avrebbe dovuto pensare a documentare quella giornata.
***
Arrivarono agli studi insieme, con la macchina di Kurt, ma si separarono prima di entrare. Kurt era determinato a non causare drammi prima della fine della giornata, e si sarebbe comportato come se niente fosse fino a quel momento. Blaine lo osservava da lontano, ed era sicuro che avrebbe potuto prendere fuoco dalla rabbia nel momento in cui vide Ann, e si mosse velocemente per evitarla. Entrò nella sala trucco e Blaine lo perse di vista, quindi tornò tra le comparse.
L’assistente alla regia annunciò loro che avrebbero fatto da pubblico per il numero musicale che stavano per girare, e Blaine si ricordò d’un tratto perché aveva aspettato con eccitazione quel giorno: Kurt si sarebbe finalmente esibito. Sapeva già che sarebbe stato incredibile.
Occupò il posto che gli fu indicato e cominciò a tamburellare i pollici, impaziente, sperando che Kurt non si facesse influenzare da quello che era successo. Quando i tecnici abbandonarono il palco e le luci si spensero, si sentì per un attimo come la sera di poche settimane prima, mentre aspettava di vederlo per la prima volta tra orde di ragazzine urlanti, trattenendo il fiato. Stavolta, però, il regista urlò “Azione”, e sarebbe dovuto essere preparato a vederlo, il suo battito cardiaco non avrebbe dovuto accelerare in quel modo. Eppure, quando le luci furono puntate su di lui, si sentì esattamente come in quel momento. Dimenticò le decine di persone intorno a lui e si concentrò sul suono della sua voce, sui suoi lineamenti delicati e il modo in cui catalizzava su di lui l’attenzione, nonostante ci fossero altre dieci persone intorno a lui.
Uscì dalla sua trance solo quando il regista li fermò. Uno dei ballerini era quasi caduto, e stava ridendo, ma Blaine non si era accorto di nulla. Kurt rise con gli altri, e incrociò per un attimo il suo sguardo, in lontananza.
Blaine pensò di non essersi mai sentito così felice.
***
La realtà di quello che doveva succedere quel giorno lo colpì solo quando si rese conto che la giornata stava per finire. Lanciò un’occhiata all’angolo dove era riunito lo staff di Kurt, improvvisamente nervoso. Sapeva che non c’era nulla di cui preoccuparsi, ma soltanto pensare a cosa rappresentassero quelle persone gli faceva venire il voltastomaco. Quando l’ultima scena fu terminata e i tecnici cominciarono a smontare le attrezzature, notò che Kurt si stava guardando intorno, e sembrò sollevato quando incrociò di nuovo il suo sguardo. Gli fece un breve cenno del capo e Blaine si avvicinò. Si mossero insieme attraverso la folla, finché non entrarono in una stanza vuota. Blaine gli rivolse uno sguardo interrogativo, e Kurt cominciò a contare sottovoce.
“…tre, due, u-“
La porta si spalancò e la sua assistente entrò, col fiatone, e disse qualcosa come “Grazieadiotihotrovato”. La sua espressione si trasformò da sollevata a terrorizzata in un nanosecondo quando si accorse che nella stanza c’era anche Blaine. Si guardò intorno, come per cercare aiuto, e sbiancò quando Ann apparve alle sue spalle.
Kurt rimaneva impassibile, lo sguardo puntato sull’agente.
“Kurt, che diavolo hai? Perché continui a scapp- e tu che ci fai qui?”
“Le hai detto di tenerlo lontano da me.”
“Dobbiamo davvero continuare a parlarne?”
“No, in effetti. Non parleremo né di questo né d’altro, perché sei licenziata.”
Kurt incrociò le braccia e sorrise sprezzante.
“Andiamo, non fare il bambino. Sai che lo dico per il tuo bene.”
“Il mio bene? Non te n’è mai fregato niente del mio bene, non hai mai fatto altro che pensare a come fare soldi!”
Ann scoppiò a ridere.
“E’ il mio lavoro, non te n’eri accorto?”
Kurt le si avvicinò, la guardò dritto negli occhi e parlò scandendo ogni sillaba.
“Io non sono il burattino di nessuno. Prendi la tua roba e i tuoi inutili colleghi, tornatene da dove sei venuta e comunica all’agenzia che da domani ne avrò una nuova. Chiaro?”
“Certo, e dove credi di andare senza di me? Sarai senza lavoro nel giro di un mese.”
“Sono pronto a correre il rischio.”
“Ti facevo più furbo, davvero.”
“E’ dura d’orecchi, per caso? Se non sbaglio mi sembra che le abbia appena detto di andarsene.”
Si girarono tutti verso Blaine, sbalorditi. Ann sembrava indecisa tra mettersi a ridere o urlare. Alla fine, optò per il silenzio, e lasciò la stanza senza dire un’altra parola. L’assistente la seguì dopo un attimo di smarrimento.
Blaine rimase a fissare la schiena di Kurt, che era ancora fermo a fissare la porta chiusa. Si avvicinò con cautela e posò una mano sulla sua spalla.
“Ehi, tutto ok?”
Kurt si voltò e si lanciò su di lui, baciandolo con furia, in un mescolarsi di labbra denti lingua mani che lo lasciò senza fiato nel giro di un minuto. Quando si separarono per prendere fiato, Blaine lo guardò, confuso e momentaneamente incapace di chiedere spiegazioni.
“Ti va di venire a casa mia?”
Era stato quasi un sussurro, e Blaine fu sul punto di credere di esserselo immaginato.
Non ci voleva un genio per capire che non gli stava chiedendo di andare a vedere un film sul suo divano.
“Ok.”
*** |
Ritorna all'indice
Capitolo 13 *** Capitolo 13 ***
13.
Per la seconda volta in due giorni, Blaine si rese conto con una certa lentezza di non essere nel suo letto.
Il cuscino era decisamente più alto, il materasso era più morbido, e c’era qualcosa che gli solleticava il collo. Per non parlare del fatto che sembrava che la coperta stesse respirando. Spostò leggermente la testa, ma l’unico risultato che ottenne fu una stretta più ferma del braccio che gli cingeva la vita e-
Oh.
La gamba premuta contro la sua e il respiro leggero che sentiva sulla spalla non lasciavano molto spazio all’immaginazione. Blaine non aprì gli occhi, affondando il viso nei capelli di Kurt e sorridendo tra sé e sé, ascoltando il suo respiro regolare e ripensando alla sera prima. Poi, curioso, aprì gli occhi per studiare la stanza. Quella notte ogni cosa gli era sembrata nient’altro che un ostacolo che lo separasse dal letto (ed era sicuro che il corridoio che portava a quella camera fosse ora decorato da una scia di vestiti abbandonati al loro destino sul pavimento), mentre ora poteva ammirare ogni dettaglio e sbalordirsi di fronte al talento da arredatore di Kurt.
Più di ogni altra cosa, però, Blaine si sbalordiva di fronte al fatto stesso di essere nel suo letto. Un sorriso si stava di nuovo facendo strada sul suo viso al ricordo di quello che era successo poche ore prima, quando, tutto d’un tratto, Blaine entrò nel panico.
Kurt era un attore, una celebrità, e le celebrità vanno a letto con chiunque vogliano. Ripensò un attimo a quello che Marc gli aveva detto, quella che sembrava un’eternità prima, “…con tutti i modelli di biancheria intima che avrà dietro quel tizio…”, cosa sarebbe mai potuto essere lui in confronto? Si sentiva improvvisamente troppo minuto e i suoi capelli erano un disastro ed era sicuramente stato terribile e non lo avrebbe mai più rivisto. Non lo avrebbe richiamato, si sarebbe dimenticato di lui nel giro di una settimana, ne era certo. Blaine rimase immobile, rigido come un pezzo di legno, con gli occhi che si spostavano freneticamente da un angolo della stanza all’altro, nel tentativo di pensare a qualcosa che non fosse la sua mediocre prestazione sessuale della sera prima, quando Kurt cominciò a muoversi e a mugugnare qualcosa che assomigliava tremendamente al suo nome. Blaine smise di fissare con insistenza la lampada sul tavolino e osò dare un’occhiata al suo viso. Aveva ancora gli occhi chiusi, ma stava sorridendo. Forse stava ancora sognando, pensò.
Sperò che almeno la sua versione nel sogno di Kurt ci sapesse fare un po’ più di lui a letto.
Era ancora perso nelle sue ansie quando, pochi minuti dopo, Kurt cominciò a stiracchiarsi e aprì gli occhi. Blaine non fiatò. Questo era il momento in cui sarebbe stato cacciato per sempre dalla sua camera da letto, ne era più che certo.
Per questo il grande sorriso che Kurt gli rivolse lo colse di sorpresa.
“ ..’giorno”
“…Hey”
Kurt si spostò per baciarlo, e Blaine lasciò che lo facesse, mantenendo le labbra sigillate. Ci mancava solo che avesse un assaggio del suo alito mattutino. Kurt gli rivolse un’occhiata interrogativa.
“C’è qualcosa che non va?”
“Uh…no. Tutto perfetto. Meraviglioso.”
Gli occhi di Kurt si ridussero a due fessure, e Blaine evitò il suo sguardo.
“Blaine?”
“Mmh?”
“Ripeto la domanda, c’è qualcosa che non va?”
Kurt sembrava seriamente preoccupato, e Blaine scrollò le spalle.
“Io…uh…mi dispiace se…se non è stato un granchè, ecco.”
Blaine si sentiva il viso in fiamme. Un ragazzo della sua età che arrossiva come un dodicenne, doveva essere uno spettacolo davvero patetico. Stava ancora evitando volutamente lo sguardo di Kurt, per cui fu colto completamente alla sprovvista quando si lanciò su di lui e cominciò a ricoprirgli il viso di baci, intervallati da “Non dirlo neanche” e “Come ti viene in mente”. Blaine si sentì come se gli avessero sollevato un macigno dallo stomaco, e sorrise.
“Non è che…voglio dire, non sarà una cosa di una notte, vero? Non vorrei essere stato un…una specie di…”
“Di…?”
“Groupie.”
Kurt abbandonò la testa sul cuscino, in preda a un attacco di risa incontrollabile. Blaine rimase fermo, con le braccia incrociate, a guardarlo mentre si rotolava dal ridere, fingendosi imbronciato.
“Era una cosa seria!”
“Una groupie, oh mio Dio, questa è la migliore immagine mentale dopo “Anderson il Terribile”!”
Blaine abbandonò il suo finto-broncio e cominciò a ridere con lui, finchè Kurt non gli si avvicinò di nuovo e ripresero a scambiarsi baci, tra un sorriso e l’altro.
“E’ il mio turno di prepararti la colazione.”
“Mmmm. No. Letto.”
“Dai, meglio che tu non venga a conoscenza dei rumori terrificanti che può produrre il mio stomaco quando non viene nutrito.”
“Ok, solo perché sono curioso di sapere se le tue capacità culinarie sono all’altezza…”
“Preparati, sto per sconvolgere il tuo mondo.”
Kurt rise e si alzarono entrambi. Si avviarono verso la cucina, ignorando del tutto i vestiti sul pavimento.
Mentre Kurt armeggiava con tazze e padelle, però, l’attenzione di Blaine fu attirata da una delle tante foto appese sulla parete della cucina. Pensò subito che dovesse essere il Glee Club di cui gli aveva parlato Kathy, e riconosceva alcuni visi dalla foto nella sua roulotte. Ma il dettaglio che lo lasciò a bocca aperta fu la scritta sul cartellone al centro del gruppo.
“Liceo McKinley?”
Kurt si bloccò, e fece un cenno d’assenso, senza voltarsi verso di lui.
“Tu…andavi al McKinley…non posso crederci, io andavo alla Dalton a Westerville! Diavolo, ci saremmo potuti incontrare secoli fa…”
Kurt continuava a dargli le spalle, e rise nervosamente. Blaine si avvicinò per scrutarlo, cercando di immaginare come sarebbe potuta andare se si fossero conosciuti da ragazzini, e notò che Kurt era paonazzo.
“Kurt, cosa…”
Il ragazzo posò sul piano di marmo i piatti che aveva in mano e incrociò le braccia, continuando ad evitare il suo sguardo. Parlò con una tale velocità che Blaine riuscì a registrare solo un paio di sillabe.
“Ioticonoscevogià”
“Eh?”
“Io ti conoscevo già.”
“In…in che senso?”
“Il penultimo anno avremmo dovuto gareggiare contro di voi alle regionali, ma ci fu un cambio di programma. Io e alcuni dei miei compagni venimmo a vedervi ad uno spettacolo natalizio, prima che ci avvertissero del cambiamento. Cantaste “Baby It’s Cold Outside”.”
Blaine rimase in silenzio a ripensare a quel giorno. Ricordava perfettamente l’evento, la ragazza un po’ stonata con cui cantò, ma non aveva avuto alcun modo di dare un’occhiata al pubblico.
“Tu…perché non me l’hai mai detto?”
“Mi sembrava un po’ patetico dirti -Oh, mi ricordo di te, ti ho visto anni e anni fa cantare una sola canzone e non ho pensato ad altro per settimane, vuoi che ti autografi qualcosa?-“
Kurt rise di nuovo con fare nervoso, e Blaine non poté far altro che avvicinarsi e togliergli dal viso quell’espressione imbarazzata a furia di baci.
Finirono per rimandare la colazione, e la fame di Blaine finì temporaneamente nel dimenticatoio, insieme ai vestiti sul pavimento.
***
Nota brevissima: la storia si sta avvicinando alla fine…ma non so neanche io quanti capitoli manchino! Il prossimo verrà pubblicato tra 7-8 giorni, credo (sto per andare in VACANZA! SIA LODATO IL SIGNORE), e credo che avrò un’idea migliore di quanti ne mancheranno, allora.
Fatemi sapere cosa ne pensate del capitolo e alla prossima! Baci! |
Ritorna all'indice
Capitolo 14 *** Capitolo 14 ***
14.
A partire dal lunedì successivo, la vita di Blaine tornò esattamente com’era prima. Seguiva le solite lezioni, pranzava con i soliti compagni di classe, studiava sui soliti libri ingialliti. Tutto perfettamente identico.
Con la sola eccezione di un tale Kurt Hummel, che fino a poche settimane prima aveva visto solo in foto, e che ora cenava con lui, dormiva nel suo letto e gli inviava continui sms durante la lezione di storia del teatro.
“Ti ho detto che ieri Kathy mi ha portato un mazzo di fiori per festeggiare il licenziamento di Ann?”
“Oggi mi ha portato dei cioccolatini perché “finalmente tu e quel salame vi siete messi insieme”, devo difendere il tuo onore? O forse il paragone ti lusinga? Non mi pare che tu abbia mai espresso odio nei confronti dei salumi”
“Questi cosi sono una droga. Ti porterò quelli che sono rimasti. Ok, facciamo *quello* che è rimasto. Finiremo verso le 10, passo da te?”
Blaine rispose di sì, cercando di mantenere un’espressione neutrale ed evitare l’ira del professore. Non era ancora abituato a non vederlo costantemente tutti i giorni, e aspettare che arrivasse l’ora del loro appuntamento era decisamente snervante. Si trascinò da un’aula all’altra, prestando la minima attenzione a quello che i professori avevano da dire, fino a quando non poté finalmente tornarsene al suo appartamento. Mancavano ancora tre ore alle dieci, e stava pensando a come impiegare quel tempo quando si accorse che l’accesso alla sua stanza era bloccato da un ragazzo con un cappellino da baseball, una camicia a quadri gigantesca e un paio di scarponi da montagna che assomigliava terribilmente a…
“Kurt, come diavolo ti sei conciato?”
“Shhh, è il mio travestimento migliore…”
“Che ci fai già qui?”
“Abbiamo finito prima, problemi tecnici, non chiedermi cosa, non ci ho capito assolutamente nulla. Oh! Scusa, dovevo avvertirti…vuoi che vada via?”
Blaine scosse la testa, aprì la porta e lo tirò dentro per un braccio. Gli tolse il cappello (doveva ammetterlo, quei vestiti stavano avendo un certo effetto su di lui) e lo lanciò sul divano, poi procedette a baciarlo come se non lo vedesse da un anno.
“Blaaaine, abbiamo preso delle piz- OH SANTISSIMO CIELO”
Blaine si voltò di scatto, ancora abbracciato a Kurt, e si ritrovò davanti Marc, con una pila di pizze in mano e l’espressione di chi non sa se gioire o suicidarsi, e Jill, con una busta contenente quella che doveva essere una decina di birre e un sorriso divertito stampato in faccia.
“L-la porta era a-aperta!”
“Marc, Jill, questo è Kurt.”
“Non volev- non ci hai detto- lo so come si chiama, io sono Marc. Gesù... Scusateci, ce ne andiamo.”
“Hey, no! Non andate, mi fa piacere conoscere gli amici di Blaine…anche se mi sembra di ricordarmi di te…”
“Ah, già. Scusa per…quello.”
“Nessun problema.”
Kurt rivolse ad entrambi un sorriso caloroso. Blaine prese le pizze e le posò sul tavolino davanti al divano, poi fece cenno agli altri di sedersi. Marc continuava a lanciare occhiate nervose a Kurt, finchè Jill non scoppiò a ridere.
“Che c’è?”
“Oddio, dovresti vederti, sei esilarante!”
“Perché?”
“Lascia perdere…Kurt! Allora, nessuna storia imbarazzante su Blaine che vorresti condividere? O preferisci ascoltarle da noi?”
Kurt rise e lanciò un’occhiata a Blaine, che roteò gli occhi.
“Sai che nel suo armadio-“
“OKAY direi che è ora di stappare un paio di birre. NON facciamo commenti su “quella volta che Blaine si è ubriacato” o cosa del genere, va bene?”
“Ha baciato una nostra compagna di corso”
“Ha attraversato una fase di crisi in cui credeva di essere bisessuale. E’ durata meno di ventiquattr’ore”
“Davvero?”
“Io vi detesto.”
Blaine sbuffò e nascose il viso fra le mani. Kurt si avvicinò sul tappeto, gli cinse la vita con un braccio e appoggiò il mento sulla sua spalla, tenendo il broncio.
“Dai, prometto che un giorno ti farò conoscere i miei amici del liceo e anche tu avrai un catalogo dettagliato dei miei episodi più imbarazzanti”
“Mmm, tipo?”
“Marc, prendi nota, questa è roba da giornali scandalistici”
Kurt ridacchiò e lanciò un’occhiata maliziosa a Blaine.
“Non sei l’unico che ha attraversato ‘fasi di incertezza’. Come credi che mi sia procurato questi vestiti?”
Continuarono a parlare del più e del meno e a trangugiare birra sul tappeto, interrompendosi quando Marc se ne andò in fretta e furia dopo una telefonata del suo ragazzo. Blaine si rese conto che non aveva pronunciato più di cinque parole per tutta la serata, e ripensò a quello che gli aveva detto prima del concerto di Kurt. Mentre lo guardava chiacchierare animatamente con Jill pensò che, in effetti, le argomentazioni dell’amico erano state perfettamente plausibili. Erano state realistiche, e avrebbe avuto ragione, se non fosse stato per la fortuna spacciata che lo aveva assistito.
Forse era la situazione, forse l’alcool, ma Blaine si sentiva come se stesse vivendo in un film. E pregava che non finisse mai.
“Quando pensate di rendere la cosa pubblica?”
Kurt non rispose, e si voltò incerto verso Blaine. Non ne avevano mai parlato, e quello non era decisamente il momento per farlo, considerando il loro stato di semi-ubriachezza.
“Ok, scusate. Domanda inappropriata. Direi che è arrivato il momento di lasciarvi soli, piccioncini. Buonanotte e non fate troppo chiasso!”
La salutarono entrambi, per poi voltarsi simultaneamente verso il letto di bottiglie di birra che una volta era il tappeto di Blaine.
“Co-come abbiamo fatto a berle tutte?”
Blaine grugnì e si stese sul pavimento, seguito a ruota da Kurt. Rimasero a fissare il soffitto per qualche secondo, poi passarono a fissarsi l’un l’altro.
“I tuoi amici sono simpatici.”
“Marc non ha aperto bocca.”
“Jill è simpatica.”
“Mmm. Come cavolo faccio ad alzarmi, adesso?”
“Non farlo.”
“Ottima idea.”
Blaine lo tirò a sé e riprese da dove erano stati interrotti, finchè non colpì per sbaglio una bottiglia con la testa.
“Ok, dobbiamo pulire.”
“Già, prendo una busta.”
Blaine si alzò in piedi, un po’ barcollante, e Kurt cominciò a ridere. Lui non potè fare a meno di fare lo stesso, e sì, erano decisamente sbronzi.
Continuarono a ridere, e baciarsi, e ridere, e camminare come se fossero sul Titanic, e Blaine ringraziava che Jill se ne fosse andata, perché per una sbronza così per qualche birra a testa avrebbe potuto perseguitarlo a vita.
Guardando Kurt, però, pensò che avrebbe anche potuto farlo, avrebbe potuto prenderlo in giro da quel momento fino alla fine dei suoi giorni, non ci avrebbe fatto caso. Perché stava vivendo il suo film preferito, e nessuno avrebbe potuto rovinarglielo.
***
LADIES AND GAYS! Spero che il capitolo vi sia piaciuto, ma ora devo passare alle cattive notizie: il prossimo (che verrà pubblicato molto presto) sarà l’ultimo capitolo, e seguirà un epilogo. Mi dispiace per l’annuncio improvviso, ma avevo fatto male i miei calcoli, e in più maggio per me sarà un tour de force mostruoso tra rappresentazioni teatrali da organizzare e esami da preparare e sanità mentale da salvaguardare, quindi preferisco terminarla ora che ne ho il tempo.
Dovrò mettere da parte la scrittura per un po’ (purtroppo, per chi di voi la seguisse, ciò significa che the Sweetest Downfall sarà messa di nuovo in fermo, non avete idea di quanto sia mortificata), ma riprenderò sicuramente a rompervi le scatole prima o poi! Tra le mie cartelle ce n’è una in particolare contenente una “cosa” che avevo iniziato un po’ di tempo fa che sono determinata a continuare, un giorno, se non fosse per il fatto che è davvero tragica e probabilmente mi pugnalereste nel sonno.
Ma smetto di divagare e vi saluto.
Al prossimo capitolo!
|
Ritorna all'indice
Capitolo 15 *** Capitolo 15 ***
15.
Le riprese di “Heaven On Earth” terminarono tre settimane dopo. In quel lasso di tempo, Kurt e Blaine avevano continuato a vedersi in quella stanza degli alloggi universitari nel cuore della notte, quando Kurt tornava dagli studi, sfinito, ma con un rischio minore di essere intercettato da qualche studente nei corridoi. La maggior parte delle volte, erano entrambi così stanchi da non riuscire a fare altro che crollare insieme sul letto e chiacchierare, finchè uno dei due non si rendeva conto di essere andato avanti a parlare da solo mentre l’altro si era già addormentato da un pezzo, ma andava bene così.
I weekend erano passati nella villa di Kurt, a prendere il sole a bordo piscina, guardare tv spazzatura e dedicarsi ad attività decisamente più costruttive nel letto di Kurt. O nella doccia di Kurt. Una volta anche nella cucina di Kurt.
“Ma uscite mai alla luce del sole?”
Blaine aprì la bocca per parlare e Jill gli puntò contro il grissino che aveva in mano.
“Il suo giardino non conta, Blaine.”
“Non è colpa nostra se finisce di lavorare così tardi. Ed è giustificabile che voglia rilassarsi a casa quando ha un po’ di tempo libero.”
Jill alzò un sopracciglio e trattenne una risata alla parola “rilassarsi”.
“Ok, ho capito, meglio non entrare nei dettagli. Cosa farà ora che sono finite le riprese?”
“Ne inizia un altro tra un paio di settimane, ora è in pausa.”
“Uh, quindi immagino che ora vi vedrete a orari umani…magari addirittura in pubblico!”
Blaine scrollò le spalle, a disagio.
“Beh?”
“Senti…ci sono un miliardo di motivi per cui le cose potrebbero andare storte se la stampa lo venisse a sapere.”
“Elencameli, allora.”
“Prima di tutto, Kurt non ha mai detto esplicitamente che voglia che si sappia in giro.”
“Cosa che si può risolvere con una semplicissima domanda a Kurt, ma vai avanti.”
“Secondo, non voglio che la gente cominci a rovistare nella mia immondizia.”
“Tecnicamente la tua immondizia è in comune con il resto del dormit-“
“Terzo, ho paura di diventare un…uno di quei soliti bambocci famosi solo perché stanno con una celebrità…anch’io vorrei avere uno straccio di carriera, e se così non venissi più preso sul serio? E…se tutti mi odiassero e lui si stancasse di me, o magari pensasse che voglia sfruttarlo per diventare famoso o…”
“Whoa, calma! Non credi di stare esagerando?”
Blaine abbassò lo sguardo, mordendosi il labbro. Ci aveva pensato fin troppo, ed era completamente terrorizzato da quello che sarebbe potuto succedere, da come la gente avrebbe potuto reagire. Il suo telefono vibrò e lo schermo segnalò un nuovo messaggio da Kurt.
“Cercasi cavaliere per party di fine riprese. Si accettano solo uomini di statura media, capelli ricci, possibilmente liberi da gel, sopracciglia vagamente triangolari. Lauta ricompensa.”
Jill gli rivolse uno sguardo interrogativo quando si passò una mano fra i capelli, pensieroso. Le fece leggere il messaggio e lei schioccò la lingua.
“Tempismo perfetto.”
***
“Che significa ‘non puoi venire’?”
“Uh, io…devo finire una relazione e…”
“Potevi avvertirmi.”
“Lo so, scusa.”
Kurt rimase a fissarlo sull’uscio della porta, vestito di tutto punto, chiaramente irritato. Sembrava una vera star del cinema. Era una star del cinema, si corresse Blaine. E lui non era assolutamente nessuno.
“Lasciami entrare.”
“Kurt, farai tardi…”
“Non mi interessa, non me ne vado finchè non mi dici qual è il problema.”
Kurt si sedette sul divano, continuando a fissarlo, ma Blaine non aprì bocca, evitando il suo sguardo.
“Io…è un mese che usciamo insieme, non credevo che l’idea di “rendere ufficiale” la cosa ti spaventasse tanto. Non…non vuoi che si sappia?”
Blaine si sentì sprofondare quando notò l’espressione ferita di Kurt. Un mese non era un periodo di tempo poi tanto lungo, ma non era nemmeno così poco, ed era chiaro che Kurt ci stesse già pensando da tempo. Blaine gli si avvicinò sul divano e lo guardò negli occhi.
“Kurt, credo che…dovremmo pensarci bene prima…prima di farlo sapere a tutti.”
Blaine gli elencò tutte le sue paure, come aveva fatto con Jill. Kurt lo ascoltò in silenzio e aspettò che finisse. Quando terminò il suo discorso e abbassò di nuovo lo sguardo, Kurt si raddrizzò, gli alzò il mento per costringerlo a guardarlo, e cominciò a parlare.
“Primo: possono anche dire che sei il ragazzo meno attraente del mondo, e non lo faranno, non mi importa. Secondo: non avrei mai pensato che tu volessi sfruttarmi, Blaine, come diavolo ti viene in mente? Quando te ne vieni fuori con queste uscite mi viene voglia di schiaffeggiarti. Terzo: paparazzi e cose del genere non sono divertenti, lo so. Ma con un po’ di discrezione riusciremo ad evitarli. Però…se credi che possa nuocere alla tua carriera…allora è una tua scelta. Non voglio costringerti. E’ solo che non mi piace nasconderti.”
Blaine capì cosa intendeva dire. Immaginò di vederlo in televisione, mentre rispondeva ad un qualsiasi presentatore di essere single, e capì che non lo avrebbe sopportato. Voleva urlarlo al mondo: Kurt Hummel è mio, io appartengo a lui.
Kurt sembrò interpretare correttamente il suo silenzio, e annuì.
“Ok, ho una proposta. Possiamo andarcene in giro come se niente fosse, evitando i posti più affollati, e rischiare che ci fotografino, ma io non farò nessuna dichiarazione. Se mi chiedono qualcosa io risponderò ‘no comment’.”
“Ma…”
“…Ma, quando sarai pronto, il che potrà essere tra una settimana o un anno, io dirò al mio pubblicitario di chiamare tutti i giornali della faccia della terra e dire che Kurt Hummel ha un ragazzo e il suo nome è Blaine Anderson e sentirete parlare di lui molto presto, perché è fantastico”
“Kurt, non mi hai neanche mai visto esibirmi…”
“Questo non è vero.”
Blaine sorrise, arrossendo un po’ al ricordo delle espressioni assurde che faceva mentre cantava quando aveva ancora 17 anni, le coreografie imbarazzanti e le uniformi.
“Una settimana o un anno, uh? Non starà correndo troppo, signor Hummel?”
Fu il turno di Kurt di arrossire. Sapeva che Blaine non diceva sul serio, e il mezzo sorriso sulle sue labbra ne era la prova.
“Blaine…io…”
“Sì?”
“..Io sono pazzo di te e-“
Blaine lo baciò senza pensarci due volte, e continuò a farlo finchè non rimasero entrambi senza fiato.
“Diavolo, è tardissimo. E’ meglio che vada. Immagino che tu…”
“Rimarrò qui, almeno per questa volta.”
“Ok, ci vediamo domani?”
“Oh sì, ho intenzione di portarti fuori a pranzo, sei avvertito.”
“Uuuh, e posso chiedere dove hai intenzione di portarmi?”
“No comment.”
“Quella è la mia risposta, non ti ho autorizzato ad utilizzarla.”
Blaine rise e lo seguì sulla porta. Gli diede un altro bacio velocissimo e lo guardò mentre si allontanava nel corridoio semibuio.
Blaine Anderson era certo di essere il ragazzo più fortunato dell’universo.
***
A prestissimo con l’epilogo! |
Ritorna all'indice
Capitolo 16 *** Epilogo ***
Epilogo.
“Tesovo questo è il tuo colove, sei assolutamente pevfetto.”
Blaine lanciò un’occhiata a Kurt per verificare che fosse d’accordo. Si sentiva un po’ sovraesposto con gli occhi di tutti puntati su di lui, e c’erano solo quattro persone nella stanza. L’idea che di lì a poco si sarebbe trovato su un tappeto rosso con centinaia di fan urlanti lo faceva rabbrividire.
“Il colore piace anche a me, ma il taglio del terzo era decisamente il migliore.”
Blaine aveva perso il conto dei completi che aveva provato. Sei, forse sette. E a lui sembravano tutti perfettamente identici.
Kurt e il suo stylist, un ragazzo magro e bassino con degli occhiali enormi e un blazer di un giallo accecante, avevano già deciso cosa avrebbe indossato, e ovviamente Kurt aveva un aspetto incredibile. Blaine sapeva che avrebbe sfigurato al suo fianco, ma non gli importava. Sarebbe stato un onore, anzi, visto che ciò significava apparire di fianco a lui.
Quando ebbero deciso cosa avrebbe indossato, fu il turno dei capelli. Kathy si fermò davanti a Blaine e lo scrutò per una manciata di minuti, poi vi passò una mano in mezzo per alzarli e dargli volume, e ci spruzzò sopra un po’ di lacca, quindi passò a Kurt.
“Tutto qui? Non potresti metterli in ordine con un po’ di gel-“
I “NO” di Kurt e Kathy furono immediati e simultanei. Blaine rimase sul suo sgabello a borbottare tra sé e sé. Non solo avrebbe fatto la figura del pesce lesso, avrebbe anche avuto dei capelli da pazzo furioso per coronare il tutto.
“Hey.”
Blaine si voltò e notò che Kurt lo stava osservando con un mezzo sorriso. Tese una mano verso di lui mentre Kathy continuava a modellargli i capelli.
“Stai benissimo. Non preoccuparti.”
Blaine annuì e intrecciò le dita con le sue. Kathy tirò su col naso.
“Kathy, che-“
“E’ che…s-siete così adorabili, e non le reggo io queste cose, ho pianto persino per Toy Story, abbiate un p-po’ di rispetto!”
Kurt e Blaine si fecero scappare una risata, e lei li schiaffeggiò giocosamente. Blaine si finse offeso, ma le rivolse un ampio sorriso. Erano passati otto mesi da quando lo aveva aiutato ad entrare di soppiatto nella roulotte di Kurt, e lo ricordava come se fosse successo un attimo prima.
Era stato sorprendentemente semplice non rendere di dominio pubblico la loro relazione. Sapevano dove andare per non farsi fotografare, e le poche volte che era successo non c’erano stati drammi. Qualche giornale aveva fatto le sue insinuazioni, ma Kurt continuava ad evitare l’argomento, e la questione aveva perso attrattiva. Loro stessi non sentivano una particolare urgenza di uscire allo scoperto, e avevano rimandato la discussione: non avevano bisogno di un comunicato stampa per confermare la solidità della loro relazione.
Ultimamente, però, Blaine aveva provato di nuovo un senso di possessività (forse legato al fatto che Kurt interpretava per la prima volta un personaggio gay, sposato, ma non avrebbe mai ammesso ad alta voce di lasciarsi influenzare da una cosa del genere), ed aveva cominciato a fantasticare su come sarebbe stato accompagnarlo agli eventi mondani, passeggiare mano nella mano, rubargli un bacio sulla spiaggia, sotto gli occhi di tutti. Il fatto che anche lui, terminato il college, avesse ottenuto un ingaggio in un teatro locale non guastava, anzi, contribuiva a dargli un po’ di sicurezza in più.
Ne aveva parlato con Kurt, che era stato subito entusiasta e aveva cominciato a parlare a raffica di tutte le persone che gli avrebbe presentato, gli eventi a cui sarebbero andati, quanto sarebbe stato bene in un completo di Armani, eccetera eccetera. Si trovarono subito d’accordo su quale evento sarebbe stato il primo insieme, anche se avrebbero dovuto aspettare ancora un po’ perché arrivasse.
Avevano finito di aspettare, finalmente, e di lì a poco un autista li avrebbe portati alla prima di Heaven On Earth. Blaine provava la stessa sensazione che di chi si avvia ad un ballo di fine anno, ma moltiplicata per cento. Mila. Cercò di asciugare le mani sudate sul sedile della macchina, ma scoprì subito che la pelle beige non era particolarmente assorbente. Kurt gli afferrò il polso e lo costrinse a evitare di strofinarle sui pantaloni immacolati.
“Blaine, rilassati. Andrà tutto benissimo.”
Blaine annuì nervosamente e lo guardò negli occhi. Kurt gli sorrise, e le sue ansie scivolarono via in un istante. Non era autorizzato a sentirsi nervoso quando avrebbe attraversato quel tappeto rosso al fianco dell’uomo più forte, intelligente, divertente e talentuoso che conoscesse.
“Ti amo.”
“Anch’io.”
Si avvicinarono contemporaneamente per scambiarsi un bacio, e Blaine capì che non aveva nulla di cui preoccuparsi.
L’autista rallentò, e cominciarono a sentirsi le urla di fotografi e fan. Quando si fermò, Kurt offrì la mano a Blaine, che la strinse e non la lasciò andare nemmeno quando furono fuori dalla macchina e le urla quadruplicarono. Per un attimo fu sicuro che i flash lo avessero accecato, ma si riprese subito e si stampò in faccia il suo sorriso migliore.
Per una ventina di minuti, Kurt e Blaine furono spostati da un punto all’altro, furono fotografati insieme, separati, abbracciati. Alle transenne, i reporter facevano sempre la stessa domanda, e Kurt dava sempre la stessa risposta: “Sì, è il mio ragazzo, Blaine!”, sfoggiando uno di quei sorrisi a trentadue denti che Blaine aveva sempre adorato.
Quando furono all’interno del cinema, gli occhi di Blaine lacrimavano per i flash e aveva le guance doloranti a furia di sorridere, ma Kurt era raggiante, e il suo nuovo agente gli passò davanti con due pollici alzati, e non c’era nulla che non andasse. Kurt lo presentò ai suoi colleghi, continuando a tenerlo per mano, e Blaine non riusciva a spiegarsi come poteva farlo sentire come un adolescente al primo amore, e doveva sembrare un idiota con quel sorriso da ebete stampato in faccia, ma non c’era verso di farlo scomparire. Quando una sua battuta li fece ridere, gli ultimi residui di preoccupazione svanirono, capì che non aveva nulla da temere, e cominciò semplicemente a divertirsi.
Furono invitati a sedersi, le luci si spensero e i titoli di testa cominciarono a scorrere, accompagnati dalle note vivaci di un piano e una voce che Blaine conosceva bene. Si voltò verso il ragazzo a cui apparteneva, ammirando come le luci fioche del cinema lo illuminassero alla perfezione, e le loro mani trovarono di nuovo il loro posto, intrecciate sul bracciolo che li divideva.
Blaine sapeva già che avrebbe adorato quel film. Perché Kurt era stato fantastico, perché per un attimo si sarebbe visto lui stesso, perché significava tutto per loro. Ma sapeva che nessun film al mondo avrebbe potuto eguagliare la favola che stava vivendo.
Blaine Anderson era decisamente il ragazzo più fortunato, e in quel momento il più felice, di tutto l’universo.
---Fine
***
Beh, un’altra è andata! Ho già detto tutto ciò che c’era da dire nelle note dei capitoli precedenti, quindi sarò breve.
Un grazie di cuore a tutti voi che avete seguito la storia fino alla fine! Spero sia stato per voi un piacere leggerla quanto lo è stato per me scriverla, non esitate ad esprimere i vostri pareri!
Un bacio, e alla prossima :) |
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=951674
|