L'venka

di Sselene
(/viewuser.php?uid=132039)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Confessione 1 ***
Capitolo 2: *** Confessione 2 ***
Capitolo 3: *** Dubbi ***
Capitolo 4: *** Nascondino ***
Capitolo 5: *** Confessione a sé stesso ***
Capitolo 6: *** Lieto Fine ***



Capitolo 1
*** Confessione 1 ***


La porta si aprì con un lieve rumore e McCoy alzò lo sguardo per vedere chi lo stava disturbando a quell’ora di notte. Si accigliò nel vedere Chekov barcollare dentro la stanza, con le guance rosse e un sorrisetto sulle labbra.
“Guardiamarina Chekov.” Mormorò. “Sta bene?”
“Sono… sono… sono un po’ ubriaco.” Il guardiamarina borbottò, poi rise rumorosamente, quasi perdendo l’equilibrio nel movimento.
“Vedo.” Bones sospirò, passandosi una mano sul viso. “Vieni, siediti.” Ordinò, alzandosi così che il ragazzo potesse sedersi sulla sua sedia.
Pavel ubbidì senza una parola, ridacchiando, stravaccandosi sulla sedia. McCoy si inginocchiò davanti a lui, prendendo il suo viso tra le mani e il giovane rise.
“Leonard…” Cominciò a dire, poi si fermò, pensando a qualcosa. “Leonard.” Ripeté. “Leon… Leone…” Sorrise, ringhiando più come un micetto che come un leone.
Leonard sospirò.
“Sta bene, guardiamarina?” Chiese.
Il Russo rimase in silenzio per un po’, osservando attentamente il viso del dottore. Annuì una volta –sebbene sembrasse più una risposta a una qualche domanda che stava ponendo a sé stesso, che una risposta a McCoy- poi si mosse in avanti, sfiorando le labbra del maggiore con le proprie. McCoy arretrò.
“Che ci fa qui?” Chiese, senza dare troppa importanza al bacio causato dall’alcool.
“E’ un obbligo.” Pavel rispose sinceramente, con un sorriso innocente.
“Un obbligo?” Bones ripeté.
“Sì. Stavamo giocando a Obbligo o Verità e il capitano mi ha obbligato.”
Jim. McCoy doveva immaginare ci fosse lo zampino di Jim.
“Jim ti ha sfidato a baciarmi?” Chiese.
Il guardiamarina rise.
“Nyet, nyet.” Rispose. “Mi ha sfidato a confessarti i miei sentimenti.” Aggiunse, poi cercò ancora di baciare il dottore, che si scostò prima che potesse farlo, alzandosi in piedi.
“Sei ubriaco, Pavel. E hai diciassette anni!”
Pavel sospirò, poi sorrise.
“Ho diciassette anni? Sì. Sono ubriaco? Dio, sì!” Rise. “Sono disperatamente innamorato di te?” Chinò il capo, lanciando un’occhiata al dottore attraverso le ciglia. “Sì.”
“Sei ubriaco.” Bones ripeté
Il guardiamarina sospirò ancora, muovendosi a disagio sulla sedia, guardando attentamente le proprie mani.
“Se… se vengo qui domain… quando non sono ubriaco…” Alzò lo sguardo, incontrando quello di McCou. “Tu ci penserai?”
“Pensare a cosa?” Bones sbottò.
“A noi.” Pavel rispose, fingendo un coraggio che aveva solo grazie all’alcool.
“Hai diciassette anni!” Bones esclamò.
“Lo so!” Il Russo ribatté. “E so anche cosa voglio e voglio te!”
Il dottore non rispose, sospirando profondamente.
“Pavel… va’ a dormire.”
“Promettimi solo che ci penserai.” Pavel implorò.
Bones boccheggiò un paio di volte, poi sospirò.
“Io… io ci penserò.” Lo rassicurò. “Se vieni qui domani, da sobrio, e mi dici le stesse cose, allora ci penserò.”
Il giovane rimase in silenzio per un po’, osservando attentamente il viso del dottore, come cercando di capire se era sincero, poi sorrise e si alzò, barcollando lievemente.
“Ci vediamo domani.” Promise.
Esitò, poi si avvicinò a Bones, invadendo il suo spazio personale, e lo baciò ancora, lievemente.
“Ci vediamo domani, quando sarò sobrio e ancora innamorato di te.” Promise ancora, con un sorriso, poi si allontanò, uscendo dalla stanza.
McCoy lo osservò uscire, poi sospirò, alzando gli occhi al cielo.
Che cosa aveva concordato, esattamente?

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Confessione 2 ***


Leonard McCoy aveva appena cominciato il turno, ma era già stanco. Nonostante la sua promessa, Chekov non era tornado a ripetere la confessione della notte prima e, nonostante le sue parole, Bones non poteva dire di non averlo aspettato. Non che fosse interessato al ragazzo –assolutamente no- ma era piacevole essere corteggiato da un così bel ragazzo. Comunque, sapeva già che la ‘confessione’ non era altro che un vaneggiamento causato dall’alcool.
La porta si aprì in quell momento e Bones also lo sguardo per vedere chi stava entrando, aspettandosi di vedere Jim, che andava a trovarlo spesso. Era Chekov.
“Guardiamarina.” Salutò neutralmente. “Va tutto bene?”
“Ho appena finito il mio turno.” Spiegò il Rurro, guardandosi intorno nell’infermeria. “Così ho… ho pensato fosse il momento migliore per venire qui e… non… non sei occupato, vero?” Era così nervoso che Leonard era quasi dispiaciuto per lui.
“Sto lavorando, quindi se non sei qui perché hai bisogno di me, è meglio se vieni in un altro momento.” Rispose seccamente.
“Sai… sai perché sono qui.” Pavel sussurrò esitante.
Leonard rimase in silenzio per un po’, poi annuì, sospirando.
“Non sei più ubriaco.” Notò.
Il guardiamarina annuì, ma non disse nient’altro.
“E sei qui per dirmi che non intendevi dire quello che mi hai detto ieri.” Leonard cncluse.
Pavel si inumidì leggermente le labbra con la punta della lingua.
“Questo… questo non è vero.” Mormorò, con la voce più bassa che potesse usare senza risultare incomprensibile, guardandosi intorno, spostando il peso da un piede all’altro.
“Non lo è?” Bones ripeté, come pensasse di non aver esattamente compreso l’altra persona.
“Non sono più ubriaco.” Pavel repeté, spostando lo sguardo per guardare il dottore negli occhi. “Ma sono ancora disperatamente innamorato di te.” Aggiunse.
Leonard deglutì, senza parole, toalmente incapace di trovare le parole giuste da dire in quel contesto. Sì, aveva sognato Pavel mentre gli diceva le stesse cose che gli aveva ditto la notte prima, ma non aveva mai creduto potesse farlo davvero, neanche per un istante, così era completamente senza parole.
“Guardiamarina…”
“Pavel.” Lo corresse il russo.
Bones esitò, ma poi annuì.
“Pavel…” Disse ancora. “Non… non posso dire che non sia piacevole il tuo interesse nei miei confrnti, ma, come ti ho detto ieri, quando eri totalmente ubriaco, tu… tu hai solo diciassette anni.”
Chekov schiuse le labbra, come per parlare, ma rimase silenzioso per un lungo momento, osservando il dottore, che si mosse a disagio sulla sedia.
“Sì.” Pavel disse, infine. “Ho diciassette anni e avrò diciassette anni per i prossimi otto mesi.” Parlava lentamente, a voce bassa, come se parlasse con un bambino. “Ma non sono un bimbo, Leonard, sono adulto, sono un uomo, so cosa voglio e io voglio te.”
Bones sospirò, una mano sul viso e poi tra i capelli.
“Gu-Pavel…”
“Mi hai promesso che ci avresti pensato ed è tutto quello che ti chiedo. Pensaci. Pensa a noi.” Pavel disse, prima che Bones potesse parlare.
“Pavel, io… io non penso proprio…” Bones provò a dire, esitante come non era mai stato prima. Odiava far soffrire il ragazzo, ma era assolutamente necessario.
“Pensaci.” Il Russo ripeté. “E’ tutto quello che ti chiedo. Devi solo pensarci. Pensaci e non ti darò più fastidi, a meno che tu non lo voglia.”
Era così serio, ma nello stesso momento così supplichevole. Bones non riusciva a convincersi a dire no. Pensarci non era così male. Era sicuro di non voler una relazione con Pavel, doveva solo fingere di pensarci su uno o due giorni e poi sarebbe tutto finito.
“Okay, Pavel.” Sospirò. “Ci penserò su.”
Il guardiamarina sorrise così luminoso che per un attimo Leonard pernsò di aver detto sì per sbaglio.
“Grazie.” Il giovane sussurrò, avvicinandosi a Bones e allungandosi sul tavolo per rubargli un rapido e dolce bacio a fior di labbra. Esitò qualche istante, poi si avvicinò di nuovo, baciandolo ancora, ma più lentamente, sfiorando il suo labbro inferiore con la punta della lingua.
Gli occhi di Bones si chiusero contro la sua volta e quasi scivolò nel bacio, ma si scostò prima di cominciare a ricambiarlo.
“Pavel.” Sbottò.
Il guardiamarina sorrise luminoso ed innocente.
“Scusa.” Cinguettò. “Spero di vederti presto.” Aggiunse e, con un breve movimento della mano come saluto, uscì dalla stanza.
Bones sospirò, coprendosi il viso con entrambe le mani. A cosa aveva acconsentito?

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Dubbi ***


“Quindi…” Leonard mormorò, schiarendosi la gola e tacendo poi.
Jim non lo guardò, concentrandosi sulla partita di scacchi tra lui e Spock.
“Quindi cosa?” Chiese, muovendo l’alfiere.
“Il guardiamarina Chekov è venuto da me e mi ha… detto qualcosa…” McCoy spiegò vagamente.
“Davvero?” Jim chiese ancora, sebbene non sembrasse particolarmente interessato. “Che cosa?”
“Mi… mi ha detto… che è innamorato di me… disperatamente innamorato di me.” Il dottore rispose.
Kirk finalmente alzò lo sguardo su di lui, boccheggiando un paio di volte.
“Davvero? Sul serio?”
“Dovresti saperlo, Jim! Tu l’hai sfidato a farlo!” Leonard sbottò irritato.
“Sì, è vero.” Jim confermò. “Ma stavo scherzando! Non pensavo l’avrebbe fatto! Non pensavo fosse davvero innamorato di te.” Aggiunse con una smorfia.
“Che intendi dire?” Leonard chiese, incredibilmente freddo.
“Oh, non fraintendermi, Bones.” Jim rise. “Sei un bell’uomo, ma sei…” Rimase in silenzio per un po’, cercando le parole giuste. “Più vecchio di lui.”
Bones sentì solo vecchio, ma non rispose. Lo era.
“Già.” Dovette ammettere. “Penso sia solo una cottarella da niente.”
“Non lo è.”
Entrambi si voltarono verso il Vulcaniano.
“Come lo sai?” Jim chiese, sinceramente interessato.
“Io e il guardiamarina Chekov passiamo del tempo insieme e lui è alquanto logorroico.” Spock spiegò.
“Ti ha detto qualcosa su di me?” Leonard chiese, cercando di –fallendo a- non mostrare il grande interesse che aveva per la risposta.
“Sì, l’ha fatto. Non posso dirti cosa mi ha detto, come sicuramente immaginerai, ma posso assicurarti che ti ama sinceramente, per quanto possa essere illogico.”
“Amarmi è così illogico?” Leonard chiese, sbottando le parole tra i denti stretti.
“L’amore è illogico.” Spock rispose, con un piccolissimo movimento delle sopracciglia.
Sebbene Leonard non fosse particolarmente empatico, nel tempo aveva imparato a comprendere il modo del Vulcaniano di mostrare le emozioni, quindi il dubbio che gli attraversava la mente non passò inosservato. L’ufficiale medico non lo fece notare.
“Quindi, questo è sistemato.” Jim s’intromise. “Puoi andare a scoparti il ragazzo.”
“Non voglio scoparmelo, Jim!” Leonard si ritrovò a gridare.
“Non vuoi? Io lo fare volentieri, è piuttosto… sexy.” Il capitano ammise.
“Ha diciassette anni! E’ solo un bambino, non… non ha neanche il doppio dell’età di mia figlia!”
“E tu non hai il doppio della sua età.” Spock affermò.
“Potrebbe essere mio figlio!”
“Ma non lo è!” Jim sbottò.
“Inoltre…” S’intromise il Vulcaniano. “E’ piuttosto inusuale essere padre a quattordici anni.”
“E’ comunque troppo giovane per me.” McCoy ripeté.
Kirk sospirò, ma non disse niente, osservando la scacchiera per decidere la mossa successiva.
“Lo sai, Bones…” Disse, dopo qualche momento. “Se ti piace, non dovresti fermarti per l’età.”
“Non mi piace!” Leonard ribatté. “E’ alquanto… attraente, in un certo modo, ed è intelligente e… anche piuttosto divertente, davvero, ma non mi piace in quel senso.”
“In quale senso?” Spock chiese, confuso.
“Vuol dire che non se lo farebbe.” Jim rispose.
“Esattamente.” McCoy confermò. “Mi piace un altro genere di persona. Non so neanche se ha qualche esperienza.” Aggiunse, e non si stava lamentando, assolutamente no. “Potrebbe essere vergine.”
“Beh, è piuttosto giovane…” Il capitano ammise.
“Non è privo di esperienza nel capo dei rapporti sessuali.” Spock si intromise.
Gli altri due lo osservarono, sorpresi e confuse, boccheggiando.
“Come… come lo sai, esattamente?” Jim chiese.
“Il guardiamarina Chekov è un uomo alquanto curioso.” Il Vulcaniano rispose.
Dopo qualche momento di silenzio, Leonard si alzò.
“Te lo sei portato a letto?” Chiese, cercando di non gridare rabbiosamente.
“Certamente no.” Spock rispose, accigliandosi appena. “Era interessato al comportamento sessuale vulcaniano e quando gli ho detto che i Vulcaniani necessitano di un legame mentale per avere un rapporto sessuale totalmente soddisfacente, lui mi ha detto che per gli umani è diverso, infatti i suoi rapporti sessuali sono stati molto soddisfacenti anche se privi di legami mentali o emotivi.”
Jim fischiò, inarcando le sopracciglia.
“Ma te lo immagini? Non riesco a vedere quel ragazzino come un uomo esperto. Pensavo sinceramente fosse un verginello timido e impacciato.”
“Anch’io.” Leonard ammise, poi aggiunse. “E se non riuscissi a soddisfarlo? E’ giovane, ha più resistenza e sicuramente ha più… sfizi…”
“Credevo non volessi portartelo a letto.” Kirk lo prese in giro, con una risata nella voce.
“I-io non voglio.” Il Dottore ribatté.
“Certo…” Il capitano sorrise divertito, osservando la scacchiera.
“E’ troppo giovane.” Leonard ripeté.
“Okay.” Jim disse semplicemente.
Leonard lo osservò, poi sospirò, stravaccandosi sulla poltrona.
Non era interessato a Chekov. Assolutamente no.

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Nascondino ***


LeonardMcCoynon si stava nascondendo, era solo molto impegnato. Non era colpa sua se non aveva ancora avuto il tempo di parlare con il guardiamarina Chekov per dirgli che non era interessato ad una relazione con lui.
Non si stava nascondendo, davvero. Era nel suo ufficio, diamine! Se Pavel voleva parlare con lui, poteva semplicemente venire e parlare.
“Dottor McCoy.”
Okay, stava mentendo, Pavel non poteva semplicemente venire e parlare.
“Guardiamarina, sono davvero molto impegnato, quindi se non ti dispiace…”
“Mi dispiace.” Rispose il ragazzo.
Leonard rimase senza parole per qualche momento.
“Cosa?” Chiese confuso.
“Mi dispiace.” Pavel ripeté, avvicinandosi alla scrivania. “Mi stai evitando, Leonard.”
“No.” Bones ribatté, seccato ogni momento di più.
“Sì.” Il guardiamarina incrociò le braccia al petto, guardando il dottore con un accenno di rabbia –e dolore?- negli occhi. “Ti ho solo chiesto di pensare a noi, niente di più. Avresti potuto dirmi che non eri interessato e sarebbe tutto finito, perché nasconderti?”
“Non mi stavo nascondendo.” Bones esclamò. “Davvero!” Aggiunse, a voce più alta, quando Pavel gli lanciò uno sguardo poco convinto.
“Okay, non voglio parlare di questo.” Il Russo sospirò. Si avvicinò di più alla scrivania, piegandosi in Avanti così che il suo viso fosse a pochi centimetri da quello del dottore. “Mi piacerebbe avere una relazione con te, Leonard.” Spiegò. “E a te?”
McCoy si alzò, distanziandosi dal ragazzino.
“Credo di essere stato molto chiaro, guardiamarina. Hai sedici anni. Quindi no, non voglio avere una relazione con te.” Rispose.
Pavel lo guardò, con il capo appena piegato su di una spalla, come un gatto curioso.
“Non vuoi una relazione con me perché ho sedici anni…” Ripeté.
“Esattamente.” Bones confermò.
“Quindi… non è perché non ti piaccio…” Pavel aggiunse, sorridendo divertito.
“Cosa?” Leonard domandò sorpreso.
“All’inizio hai detto no, perché ero ubriaco e avevo sedici anni, poi hai detto no, perché ero sobrio, però avevo ancora sedici anni. Ti ho chiesto di pensarci e quando sono venuto qui pensavo mi dicessi che non ti piacevo, ma non l’hai fatto, hai semplicemente detto, ancora, che ho solo sedici anni. Quindi ti piaccio.”
Il tono di Pavel era così semplice, come stesse dicendo la più chiara delle ovvietà, che Leonard rimase in silenzio un momento o due, come in trance.
“Io… io non…” Mormorò.
Il guardiamarina aggirò la scrivania, avvicinandosi al dottore, alzando il viso per guardarlo dritto negli occhi.
“Dimmi che non ti piaccio. Dimmi che non sei interessato a me e me ne andrò e non parlerò mai più di questa cosa.” Promise con convinzione.
Leonard boccheggiò un paio di volte, poi si allontanò.
“Tutto questo è ridicolo, Pavel.” Sbottò.
Il russo si avvicinò di un passo, prese Leonard per il braccio e lo tirò indietro.
“Che co…?” Il dottore provò a chiedere, ma le labbra di Pavel erano già sulle sue, baciandolo con furia e passione e disperazione ed era un bacio così soddisfacente che Bones non poteva scappare. Lo ricambiò.
“Dot—oh…”
Leonard si ritrasse, portandosi una mano alla bocca, guardando attentamente il pavimento.
“Mi… mi dispiace, non volevo disturbare…” Mormorò Christine.
“No, no, va tutto bene.” Bones rispose. “Pa- il guardiamarina Chekov stava andandosene.”
“Non stavo…!” Pavel provò a ribattere, ma poi tacque. “Sì, capisco.” Mormorò amaramente. “Dottor McCoy, infermiera Chapel.” Salutò educatamente, uscendo il più veloce che poteva senza dover cominciare a correre.
“Mi dispiace, Leonard, non sapevo…”
“Va tutto bene, Christine, non preoccuparti.” Bones ribatté, senza guardarla. “Va tutto bene.” Ripeté.
Non sapeva esattamente cosa andasse bene. Forse niente.

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Confessione a sé stesso ***


Il rum nel bicchiere roteò leggermente, seguendo i movimenti che l’uomo imponeva al bicchiere stesso, senza neanche notarlo.
Il Vulcaniano non spostò lo sguardo dalla scacchiera che stava sistemando mentre parlava.
“Posso aiutarla in qualche modo, Dottor McCoy?” Domandò.
Il dottore rimase in silenzio per un po’, poi annuì leggermente.
“Hai parlato con il Guardiamarina Chekov, recentemente?” Chiese vagamente.
“Sì, l’ho fatto.” Il Vulcaniano rispose.
“Di me?” McCoy precisò.
“Sì.” Spock rispose ancora, lanciando appena un’occhiata all’ufficiale medico. “Abbiamo parlato anche di te.”
“E ha detto qualcosa?” Bones chiese, continuando il suo interrogatorio.
“Certo che l’ha fatto.”
“Intendo… su di me.”
“Certo che l’ha fatto.” Ripeté il Primo Ufficiale.
“Intendo… qualcosa di particolare.” Bones precisò ancora.
“Dottor McCoy…” Spock disse lentamente, offrendo la sua totale attenzione al dottore. “Cosa vuole sapere, esattamente?”
“Non lo so…” Bones mormorò, osservando intensamente il rum. “Era arrabbiato?”
“No, non lo era.” Il Vulcaniano rispose. “Ma era rattristato. Solitamente parliamo di fisica e ingegneria, ma non riusciva a concentrarsi perché pensava a lei.”
“Ti ha detto qualcosa? Intendo… so che l’ha fatto, ma…” Non concluse la frase, muovendo una mano come se il gesto potesse far capire al Vulcaniano cosa volesse dire.
“Mi ha detto che non gli ha detto che non le piace.” Il Vulcaniano ammise dopo qualche momento. “Era sicuro volesse dire che, difatti, le piace.”
Bones rimase in silenzio, osservando il rum.
“Dottor McCoy, il guardiamarina Chekov l’ha molto a cuore, se è interessato a lui…”
“Ma è così giovane!” Il dottore lo interruppe.
“Importerebbe se lui avesse vent’anni e lei trentaquattro?” Il Vulcaniano chiese.
Bones ci pensò per qualche momento, roteando l’alcool nel bicchiere.
“Non lo so…” Ammise alla fine. “Forse no. Io… io non credo… ma lui non ha vent’anni, ne ha diciassette! E’ troppo giovane per me!”
“Non lo è.” Spock rispose fermamente, poi tornò a ordinare la scacchiera già ordinata.
“Perché ti interessa tanto? Che t’importa?” Leonard gridò arrabbiato, alzandosi.
Spock non rispose subito, rigirandosi il pedone tra le dita.
“Io… e il guardiamarina abbiamo un rapporto alquanto stretto.” Ammise, con evidente, ad un occhio esperto, riluttanza. “E questa situazione è alquanto difficile per lui.”
“Non è abituato ai rifiuti?” Leonard scherzò freddamente.
“Non l’ha rifiutato. Gli ha solo detto che è troppo giovane e non c’è niente che può fare a questo proposito.” Spock precisò. “E lei ha ammesso che le piace e che approverebbe di avere una relazione sentimentale con lui, se lui fosse più grande. Non è un rifiuto.”
Bones cercò di parlare, ma si rese conto di non avere niente da dire.
La porta si aprì in quel momento.
“Sono qui! Scusate il ritardo!” Il capitano Kirk canticchiò, avvicinandosi ai due.
Si fermò, guardando l’espressione seria dei due membri della sua ciurma.
“Cos’è successo?” Chiese, confuso.
“Io…” Bones cominciò, poi si fermò, poi cominciò di nuovo. “Mi piace.” Ammise.
“Ti piace… chi?” Jim chiese, anche più confuse di prima, ma il dottore non lo stava ascoltando.
“Devo andare.” Disse invece, lasciando il bicchiere nella mano del capitano e correndo fuori dalla stanza.
“Gli piace chi?” Sentì Jim dire, prima che le porte si chiudessero.

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Lieto Fine ***


Hikaru si svegliò di soprassalto ai colpi inferti alla porta. Qualcuno stava bussando.
“Chi cazzo è?” Borbottò, stropicciandosi gli occhi assonnati.
Il computer riconobbe la frase come una domanda e rispose. “Ufficiale Medico Dottor Leonard McCoy.”
Dopo qualche istante di silenzio, Pavel si alzò.
“Vado.” Mormorò. “Luci: 30%.”
La stanza si illuminò leggermente, permettendo al giovane di arrivare alla porta senza inciampare. Rimase fero sull’uscio, respirando profondamente, poi la aprì ed uscì, lasciando che la porta si chiudesse dietro di lui.
“Leonard.” Mormorò, osservando il Dottore dinnanzi a sé. “Posso aiutarti?” Domandò.
Bones sbuffò, osservando attentamente il pavimento ai suoi piedi.
“Devo dirti qualcosa.” Ammise dopo un po’ di silenzio.
Il guardiamarina inspirò, poi espirò lentamente.
“Okay…” Disse.
“Io… io…” Leonard sospirò, seccato da sé stesso. “Io non…” Cominciò ancora, solo per fermarsi di nuovo. “Non so come dirlo…” Confessò. “Avevo un discorso perfetto in mente mentre venivo qui, ma ora non ricordo più una sola parola.”
“Non importa.” Chekov s’intromise, con un sorriso timido, avvicinandosi al dottore di un passo. “Non ho bisogno di un discorso perfetto, dimmi soltanto quello che vuoi dirmi. E’ facile.”
“No, non lo è!” Leonard ribatté, infastidito. Poi sospirò. “E’ solo… Guardiamarina, Pavel… io…”
“Tu?” Il Russo ripeté, cercando invano di nascondere la speranza sul viso.
“Io… io non ti amo. Io non sono innamorato di te.”
Pavel batté le palpebre, sorpreso.
“Okay…” Mormorò, confuso.
“Io tengo a te.” Leonard aggiunse subito, vedendo l’espressione sul viso del giovane. “Ti trovo interessante e alquanto… attraente, a modo tuo. Io… mi sento come un ragazzino, ma mi piaci. Solo che non… non so…” Sospirò ancora, ancora più infastidito da sé stesso di prima.
“Mi piaci anche tu.” Il guardiamarina disse, cercando di quietare il dottore, prendendo il suo viso tra le mani.
“Questo non è vero.” Bones ribatté. “Sei stato molto chiaro: tu sei innamorato di me. Ed io no.”
Il Russo batté un paio di volte le palpebre, poi capì.
“Leonard…” Mormorò dolcemente. “Non pretendo che tu provi le stesse emozioni che provo io. Sono già molto felice che io ti piaccia!”
“E se non provassi mai le tue stesse emozioni? E se ti annoi? E se…”
Pavel lo zittì, catturandogli le labbra con un bacio dolce.
“E se ti innamorassi di me? E se non ci stancheremo mai l’uno dell’altro?” Ribatté con un sorriso tenero. “E se?”
“E’ solo che…” Leonard iniziò ancora. “E’ solo che tu sei così giovane ed io… io no. Sono un vecchio scontroso e non so perché dovresti sopportarmi.”
“Perché amo I vecchi scontrosi.” Il Russo rispose con un sorriso persino più luminoso. “E ti amo.” Aggiunse, baciandolo ancora. “E so che mi amerai, perché non c’è niente in me che non si possa amare.” Rise.
Bones rise, alzando gli occhi al cielo.
“Certo…” Mormorò, poi portò di nuovo lo sguardo sul giovane, sorridendo appena. “Voglio provare.”
“Bene. Anch’io voglio provare.” Pavel confermò. “Ora… so che non è il modo migliore per iniziare una relazione, ma… vorresti dormire con me?”
Leonardesitò.
“Quando dici ‘dormire’, intendi…”
“Dormire.” Il Russo ribatté. “Mi piacerebbe molto dormire con te, ma ora sono molto stanco e mezzo addormentato e domain ho il turno Alpha, voglio solo dormire e mi farebbe piacere se tu volessi dormire con me.”
Bones rimase in silenzio per un po’, poi annuì.
“Certo.”
Pavel sorrise, prendendo la mano del suo mano con la propria, entrando di nuovo nella stanza. La luce era più luminosa di quando era uscito.
“Hikaru. Leonard dorme qui con noi.” Il Russo disse. “Non so se ho qualcosa da darti per dormire… Magari Hikaru…”
“Non c’è problema, non mi serve niente, tranquillo.” Leonard lo interruppe, levandosi la maglia.
“Vuoi che me ne vada, Pasha? I tuoi sogni erotici sono alquanto rumorosi, non posso neanche immaginare la realtà.” Hikaru sfotté e Pavel arrossì.
“Zitto, Hikaru.” Mormorò tra i denti stretti, lanciando un’occhiata al Dottore che, rosso sulle guance, faceva el suo meglio per non mostrarsi a disagio.
L’altrorise.
“OH, sei così tenero quando arrossisci, Pashulitchka.” Sfotté ancora.
“Zitto, Hikaru-chan.” Pavel ribatté seccamente, ma con un piccolo sorriso.
“Pash-che?” Leonard chiese, confuso.
“E’ solo un soprannome.” Il Russo spiegò. “Non pensarci troppo. Hikaru lo usa quando mi vuole prendere in giro.”
“Capisco…” Il Dottore mormorò.
“Quindi…” Hikaru iniziò ancora. “Ora sei un vero l’venka, non è vero?”
“Hikaru!”
“Che cos’è l’venka?” Leonard domandò, passando lo sguardo dall’uno all’altro.
“Non è niente.” Pavel rispose rapidamente.
“Vuol dire cucciolo di leone. Perché, sai, tu sei Leonard.. Leone e lui è il tuo cucciolo.” Il luogotenente spiegò con un sorriso divertito.
“Non è vero! Non lo sono!” Il russo esclamò, avvampando furiosamente.
“Mi piace. Quasi.” Il Dottore ammise, sedendosi sul letto di Pavel. “L’venka.”
“Non… non è…” Pavel balbettò, poi sospirò. “Non è l’venka è l’venok…”
“L’venok.” Bones ripeté. “Preferisco L’venka.”
“Ma…” Il guardiamarina iniziò, poi si strinse nelle spalle. “Okay.”
“Ora vieni a dormire.” Leonard aggiunse, battendo una mano sul letto accanto a sé.
“Sissignore.” Il giovane rispose con un sorriso, sedendosi accanto a Leonard e abbracciandolo per stendersi con lui. “Buonanotte.” Mormorò, baciandolo lievemente.
“Buonanotte, Pavel.” Il dottore rispose.
“Buonanotte a entrambi.” Hikaru interruppe dal letto superiore. “Luci spente.”
La stanza si oscurò immediatamente e Pavel sorrise, abbracciando stretto il dottore, felicemente.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=952389