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-Tu…Tu
dovresti essere morto…ti ho visto con i miei occhi…- sussurrò perplesso e
stupefatto Will, mentre osservava il capitan Barbossa scendere lentamente le
scale e mangiare una succosa mela verde. Questi rise divertito, socchiudendo
appena gli occhi. –Mi dispiace deludervi, signor Turner, ma no, non sono morto-
rispose pacato. Elizabeth osservò il pirata che con i suoi stessi occhi aveva
visto morire, ucciso da Jack. –Miss Swann, noto con piacere che vi siete
avvicinata a noi poveri pirati mortali, mi fa piacere! E mi fa piacere anche
vedere che due dei miei uomini sono liberi dalla prigionia..Ma che bel giorno è
questo!- esclamò poi ridendo di cuore, ben sapendo cha la sua risata avrebbe
provocato solamente altro dolore nei cuori dei pirati. –Insomma Barbossa…li
aiuterai a raggiungere i confini del mondo?- chiese seria e seccata Tia Dalma.
Il
pirata si volse lentamente verso di lei mentre ingoiava l’ultimo boccone di
mela, poi le si avvicinò e le posò un bacio sulla bocca. Entrambi sorrisero in
modo poco raccomandabile, ma Barbossa si volse verso Will e gli altri prima che
potessero far domande. – Va bene, dolcezza. Porterò questa marmaglia oltre i
confini del mondo. Anche perché ho un paio di faccende da sistemare lì- proferì
pacato ed alla fine sogghignò tra sé. Will osservò Barbossa, poi la donna di
cui Jack si fidava ciecamente. – Tia Dalma, dicci cosa dobbiamo fare per
riportare indietro Jack- esclamò il ragazzo osservandola serio e deciso. La
donna ricambiò il suo sguardo, poi si sedette al tavolo e afferrò dei pezzi di
conchiglie; dopo averli scossi fra le mani li gettò sul tavolo. Avvicinò il
viso ad essi, poi proferì in tono atono e pacato: -Per raggiungere i confini
del mondo dovrete andare nella mano della Terra del Triangolo Verde. Lì
troverete il portale per accedere…- .
–
Come facciamo ad aprire il portale? C’è una chiave o qualcosa di simile?-
chiese Will. La donna sorrise appena, annuì.– Qualcuno possiede la chiave…ma fate attenzione, non tutte le chiavi
sono di metallo…- proferì quella, in tono ancora misterioso e pacato.
-
Dov’è? Dove possiamo trovare questo “qualcuno”??- chiese con insistenza
Elizabeth. Tia Dalma sollevò lentamente gli occhi neri e profondi sulla
ragazza, sorrise mostrando i suoi denti marci. – Lo troverete nella bocca dello
Squalo…-
Will sollevò lentamente il capo, confuso e stordito,
sentendo il calore del sole che picchiava sulla sua testa. Si osservò intorno:
tutto mare. Era aggrappato debolmente ad un pezzo di legno e si lasciava trasportare
dalle onde. Scosse appena il capo, mise a fuoco alcune figure in acqua. –
Elizabeth! Gibbs!- gridò sforzandosi. –Will!- lo chiamò in risposta la sua
donna. Si continuarono a chiamare fin quando tutti si ritrovarono. Will li
osservò attentamente: c’erano tutti. –Che diavolo è successo?Non ricordo
nulla…- borbottò Will osservandoli. – La nostra corvetta è stata colpita da una
tempesta, questa notte. Abbiamo cercato di seguire la rotta nord-ovest, ma è
stato inutile…Un fulmine ha colpito l’albero maestro e poi…- Gibbs non terminò
la frase.
– Il Kraken…- sussurrò Will. I pirati si osservarono tra
loro, terrorizzati, ma Elizabeth chinò il capo sul legno a cui si reggeva. Il
pensiero le andò a qualche settimana prima, quando lasciò incatenato il
capitano, condannandolo a morte certa, divorato dal mostro marino. Perché
l’aveva fatto, diamine! Non poteva credere di aver ucciso un uomo, anche se
pirata. Jack non si meritava quella fine, anche se era un imbroglione…alla
fine anche lui era un uomo onesto…pensò tra sé la giovane, fissando l’acqua
cristallina che la circondava–Maledizione! Dobbiamo trovare quell’uomo! A costo di inseguirlo
per tutti i sette mari!- esclamò furioso Will, battendo un pugno sul legno a
cui si reggeva. Barbossa si osservò intorno, come nella disperata ricerca di
qualcosa…qualcosa che trovò. - Non penso ce ne sia bisogno, signor Turner…-
sussurrò il pirata portando lentamente la mano destra ad indicare la spettrale
sagoma di una nave che avanzava tra le nebbie. In un primo momento Gibbs giurò
che quella nave fosse la Perla Nera ma poi notò che sulla poppa s’aprivano
enormi fauci circondate da denti affilati. I denti di uno squalo nero…
Salve a tutti! Questo è il
primo capitolo della mia storia ambientata nei Caraibi di Jack Sparrow! Lo so,
il primo chap è un po’ corto, ma i prossimi saranno più lunghi, promesso!
Aprì
di scatto i profondi occhi neri. Davanti a sé vide la faccia seria di un
marinaio che chiamava il suo nome. – Capitano! Capitano, abbiamo issato a bordo
dei naufraghi!- esclamò l’uomo. Sospirando, il capitano si alzò dal letto e
mentre seguiva il marinaio verso il Ponte di Coperta si infilò la lunga giacca
nera. Uscì dal Sottocoperta, si avvicinò all’albero maestro dove erano stati
radunati i suoi uomini. – Dunque…che succede qui?- chiese avvicinandosi ancora
di più. Appena sentirono la sua voce, i marinai si scostarono, mostrando al
loro superiore i naufraghi legati all’albero maestro, in ginocchio, svenuti in
apparenza. –Sembrano svenuti…-proferì in tono meditativo, forse non proprio
sicuro. Estrasse dalla cinta la sua pistola e la portò sotto il mento della
donna con il capo chino in avanti. Le sollevò lentamente il capo e quella aprì
di scatto gli occhi. Il capitano la osservò, lo sguardo freddo e terribile; le
puntò la pistola sulla fronte.
–
A molo - ordinò freddo osservando la ragazza, poi ripose la pistola nella cinta
e si volse verso il Castelletto di Poppa, serio in volto, mentre i suoi uomini
preparavano l’asse. Solo in quel momento Gibbs si svegliò ed osservò il
capitano da dietro. –AnaMaria!- esclamò stupefatto, mentre osservava quel che
era il capitano dello Squalo Nero, il capitano che stavano cercando…
Il
comandante si volse lentamente verso gli uomini ancora legati all’albero.
–Gibbs!- esclamò sorridendo appena e tornando presso di loro. –Fermi! Slegate
lui e tenete gli altri sotto tiro!- ordinò imperiosa mentre lei stessa slegò il
marinaio, suo vecchio compagno di mare e di avventure. I due si strinsero la
mano,sorridendosi felici, poi AnaMaria lo inviò a seguirlo verso la sua cabina.
–Gli altri sotto chiave!- ordinò di nuovo prima di scomparire oltre la porta.
Una
volta giunti nella cabina, entrambi si sedettero –Gibbs, so perché siete qui.
So chi vi ha mandato e che cosa cercate…Ma non vedo un valido motivo per
aiutare chi l’ ha mandato all’altro mondo…- proferì poi seria, mentre stappava
una bottiglia di rhum. – AnaMaria, io credo che l’abbia fatto per un motivo ben
preciso…non penso per semplice vendetta…- proferì in risposta Gibbs. – Per
vendetta? No,io credo di no. Io credo che sia stata presa dalla gelosia…-
rispose pacata la donna posando i piedi sul tavolo per poi trarre un lungo
sorso di rhum dal bicchiere. – Gelosia? Era gelosa di Jack?- chiese perplesso
Gibbs. AnaMaria annuì, sorridendo appena. – Lo è ancora. Lo sarà sempre…Jack è
libero, è un pirata, và contro le leggi, va contro tutti…và anche contro la
natura stessa, tu lo sai…Era ed è gelosa di questo, di quella libertà che lei
mai potrà avere del tutto…- disse in risposta. – Ma se è questo tipo di
gelosia…perché allora proprio su Jack? Perché non su di me, o te o Cotton, ad
esempio?- chiese ancora il marinaio, perplesso alle parole della ragazza. – Oh
bhè, perché lei ovviamente ama Jack…O meglio, è attratta da lui, dal suo
spirito libero e ribelle…come lo sono tutte le donne…- rispose AnaMaria, sorridendo
appena e finendo il suo boccale di rhum. – Cosa? Oh dai, Maria…Non credo, n-non
penso…Insomma, miss Swann e Will dovevano sposarsi!- esclamò incredulo alla
rivelazione della pirata. La pirata sorrise compiaciuta: – Appunto, dovevano
sposarsi…Ma dubito che un matrimonio possa impedire a “miss Swann” di
innamorarsi di Jack…Sta diventando una pirata, è disonesta, è bugiarda, è
traditrice…e va contro le leggi…- rispose pacata la pirata scostando i neri
capelli dal volto.
Pochi
secondi dopo un marinaio irruppe nella cabina, ansante. – Capitano, la donna è
fuggita!- esclamò con gli occhi sbarrati per lo stupore. AnaMaria e Gibbs si
alzarono e mentre si avviavano velocemente al Ponte di Coperta, la pirata si
volse un attimo verso il marinaio, ghignando appena. –Dì che non avevo ragione,
avanti- .
Tadan, secondo chap! Allora, che ve en pare della
sorpresa? Vi aspettavate un capitano-femmina? =P. Spero vi sia piaciuto questo
capitolo…grazie per le recensione e al prossimo chap!!
La voce della pirata risuonò imperiosa in quasi tutta la nave mentre
lungo il corridoio del primo sottocoperta si soprapponeva
Capitolo 3: il Triangolo Verde
La voce della pirata risuonò
imperiosa in tutta la nave mentre lungo il corridoio del primo sottocoperta si
soprapponevano i passi veloci e le grida dei marinai. – Portatemi i prigionieri
e trovate la ragazza! Subito!- .
Giunta sul Ponte di Coperta insieme a Gibbs sollevò subito gli
occhi neri e spietati verso il cielo,osservando le vele in caso la ragazza si
fosse nascosta lì. Pochi attimi dopo giunsero alcuni dei suoi uomini che le
portarono i prigionieri con le mani legate dietro la schiena. AnaMaria si
avvicinò a Will e nello stesso istante estrasse una delle due pistole. Puntò la
canna contro la fronte del ragazzo. –Dov’è?- chiese seria,osservandolo con
quegli occhi spietati che pochi riuscivano ad osservare. –Non lo so-
risposeWill, dicendo il vero. La
pirata lo osservò ancora,tolse la sicura della pistola. –Dov’è…- ripeté di
nuovo, lentamente. Come in risposta alla sua domanda, la pirata sentì una
pistola posarsi dietro il suo capo. Velocemente estrasse la seconda pistola e
la puntò contro lo stomaco di Elizabeth. Subito Will puntò la sua arma contro
Barbossa che la puntava a sua volta contro Elizabeth,e nello stesso momento
Gibbs la puntava su quest’ultima e Barbossa.
Alla
fine,insomma, si ritrovarono tutti con una o due pistole puntate contro.
AnaMaria sollevò gli occhi al cielo e sospirò appena. –Sapevo che sarebbe
finita così- proferì pacata per poi abbassare le due armi. Tutti seguirono il
suo gesto, poi il capitano dello Squalo Nero si volse verso Elizabeth, osservandola.
– Cosa volete da me, miss Swann?- chiese in tono cortese, troppo per il suo
sguardo freddo e spietato. –Abbiamo bisogno della chiave per raggiungere il
luogo dove si trova Jack- rispose la ragazza osservandola in volto, sostenendo
il suo sguardo. Ciò fece quasi irritare la pirata che cominciò a girare intorno
a lei con le mani dietro la schiena. – Abbiamo…o avete bisogno?- chiese ancora
AnaMaria. Elizabeth parve pensarci pochi attimi mentre Will sentiva la pelle
bruciargli. – Abbiamo -rispose infine Elizabeth, sicura nel suo dire ma gli
occhi appena sollevati. – Ho capito…e perché mai dovrei aiutarvi miss
Swann?-chiese ancora la pirata. – Perché…-cominciò Elizabeth, ma non rispose.
AnaMaria ridacchiò, soddisfatta mentre Will non poteva fare nulla per toglierla
da quella tortura mentale…poteva solo osservare. – Bene bene!Non sapete darmi
una risposta! Eppure ognuno di noi, qui, ha un motivo per recuperare quell’uomo
senza Dio. Io lo cerco perché mi deve una nave, Barbossa per lo stesso motivo,
Gibbs per riavere il suo capitano, Will per riavere il suo amico, anche se
disonesto…E voi, miss Swann? Perché siete innamorata di lui…o della sua
libertà?- chiese insistente, alzando sempre di più la voce. –Basta!- urlò Will
cercando di liberarsi dai due marinai che lo tenevano fermo. AnaMaria osservò
prima la ragazza a capo chino, poi Will, gli occhi carichi di dolore. –Si,
basta…-, ripeté infine pacata, - liberateli, rotta nord-ovest – disse senza
osservare nessuno. E mentre i suoi uomini tornavano ognuno velocemente ai
propri posti, lei avanzò lentamente verso la sua cabina.
- Dov’è AnaMaria?- chiese Will mentre la sera si ritrovò ad
entrare in una stanza che fungeva da sala da pranzo. Illuminata da candele,
l’aria profumava di arrosto e patate. Tutti avevano molta fame, soprattutto
Barbossa che si abbuffò come mai non aveva fatto in vita sua. Ma nessuno
rispose alla domanda di Will, perché nessuno sapeva dov’era il capitano. –
Alcune volte si chiude nella sua stanza per ore, se non giorni interi, dando ordini
attraverso la porta, rifiutando cibo o qualsiasi tipo di presenza…Ma non
sappiamo il motivo di questo strano gesto- rispose infine un marinaio dello
Squalo Nero quando Will gli porse il suo quesito. Il ragazzo sospirò ed osservò
Elizabeth che ricambiò il suo sguardo per pochissimi secondi.
Che cosa doveva fare?Lasciare che la sua futura moglie le scivoli
dalle mani e guardarla andare via con un altro, un suo amico…un pirata? No, non
l’avrebbe permesso. Elizabeth era sua, nessuno l’avrebbe allontanata da lui,
nemmeno Jack. Avrebbe riconquistato il suo cuore. A quelle ultime parole
sorrise appena al pensiero di Jack. In fondo, lui non aveva nessuna colpa…o
quasi. Lui è un pirata,è un disonesto,non gli importa dell’amore,della
lealtà,e fa giocare tutto a suo vantaggio. Di certo è il miglior pirata che si
ricordi…, pensò Will tra sé, mentre si serviva da mangiare.
- Il capitano vuole vedervi nella sua cabina- annunciò dopo la
cena John McLogan, un marinaio della nave. Si alzarono tutti da tavola e si
diressero verso la fine del corridoio, verso una porta nella penombra. Gibbs
aprì la porta e tutti entrarono nella cabina del capitano, seduto al tavolo
rotondo, china su alcune carte geografiche illuminate dalla tenue luce di una
candela. – Sedetevi- disse pacata mentre calcolava la distanza fra una piccola
isola e un’altra. Tutti, eccetto Barbossa, ubbidirono a quel comando, come in
segno di rispetto nei confronti di chi sa più di loro. Si, era proprio questa
la sensazione che Gibbs aveva…L’impressione che AnaMaria sapesse più di loro.
– Qui è dove siamo noi…-cominciò la pirata quando tutti erano
concentrati su di lei, ed indicò un punto delle Isole Caraibiche, tra la
Jamaica e le Antille Olandesi. – Qui è dove dobbiamo andare - continuò poi
indicando un puntino nella carta, nell’oceano Atlantico vicino alle Americhe.
Era così piccolo quel puntino che si dovettero avvicinare per capire che era
un’isola e non una macchiolina di inchiostro. –Ma perché andiamo in quello
sputo di terra se invece dobbiamo andare al Triangolo Verde?- chiese perplesso
Pintel. AnaMaria sospirò e sollevò gli occhi al cielo. – Perché quello è il
Triangolo Verde, sciocco!- esclamò lei irritata e subito Pintel chinò il capo
borbottando qualcosa di incomprensibile. La pirata scosse appena il capo poi
tornò con la sua attenzione sulla cartina. – Quel punto piccolissimo sulla
cartina è in verità un insieme di piccolissime isole, circa venti e solo in
parte abitate. Fu chiamato Triangolo Verde dal primo pirata che esplorò quelle
isole: triangolo dalla forma che aveva l’insieme delle isole; verde suppongo
per la numerosa crescita di alghe marine e per la presenza di foreste vergini-
spiegò per bene AnaMaria. – Dunque lì troveremo il portale che ci condurrà da
Jack?- chiese Will, ma la pirata scosse il capo. – Non lo so, non mi sono mai
spinta vicino a quelle isole, le ho solo aggirate. Pochi le hanno esplorate…-
rispose pacata per poi osservare Barbossa. Tutti si voltarono sull’uomo rimasto
in piedi. In quel momento la sua mano a mezz’aria reggeva una mela verde,
pronta per essere addentata. Con quella stessa posizione li osservò, poi rise
appena, scuotendo il capo.
– Oh no no, so cosa state pensando ma non posso! Tia Dalma mi ha
fatto giurare di non rivelare nulla. Ed inoltre andrei contro le regole…-
rispose sollevando appena le spalle, sorridendo con un ghigno contratto. –
Regole di cosa?- chiese perplessa Elizabeth. – Le regole dell’altro mondo, miss
Swann….Di cos’altro altrimenti?- esclamò l’uomo ridendo divertito, per poi
uscire dalla stanza. La ragazza spalancò lentamente gli occhi, come tutti loro,
eccetto AnaMaria che nel mentre si era alzata .Vide Gibbs toccare ferro e
sorrise appena, divertita fin da sempre dal numeroso elenco di superstizioni a
cui credeva Gibbs, a cominciare che avere una donna a bordo porti male.
– Ma come, signora? Cosa pensavate, che Barbossa fosse ritornato
tra noi per magia o perché fosse stato bravo nella sua precedente vita?No, non
credo…è stata Tia Dalma, strega Vodoo. Ha negoziato con la morte e riportato in
vita Barbossa, per noi…- spiegò la pirata. – E allora perché non può far
ritornare anche Jack?- chiese Will che non del tutto aveva compreso. AnaMaria
sollevò le spalle, sospirando. – Non lo so. E’ per questo che dobbiamo vedere
cosa c’è in quel maledetto sputo di terra- rispose poi mentre riponeva le sue
cartine in una cassetta. – Scusami, ma tu tutte queste cose come diavolo fai a
saperle? Insomma,noi abbiamo incontrato Tia Dalma subito dopo la venuta del
Kraken e tu non sei potuta andare da lei dopo di noi e trovarti qui
prima…oppure si?- chiese Ragetti,sempre più confuso. AnaMaria, di spalle, volse
appena il capo verso di loro. – No infatti. Non vedo Tia Dalma da più di un
mese…ma queste cose le so…perché Tia Dalma è mia sorella…- .
Sempre più sorprese per la nostra piccola ciurma! Spero vi sia
piaciuto anche questo chap…recensite mi raccomando!^_*
Tutti rimasero ad osservare la pirata che ancora volgeva loro le
spalle…Tutti quanti erano sconvolti da quella rivelazione
Capitolo 4: strani presentimenti
Tutti rimasero ad osservare
la pirata che ancora volgeva loro le spalle…Tutti quanti erano sconvolti da
quella rivelazione. – T-tua sorella?? - chiese Gibbs osservandola negli occhi,
una volta voltatasi verso di loro. Non sono poi così diverse, pensò
Will: stesso colore della pelle, stessi occhi e capelli neri, stesso sguardo
profondo, stesso sorriso distorto a volte in un ghigno.
AnaMaria annuì appena alla
domanda dell’uomo,mentre si avvicina ad una finestra della cabina, osservando
il tramonto. – Stesso padre, diversa madre. Tia è stata la prima figlia,
maggiore di me di cinque anni, avuta con la vera moglie. Poi lei è morta
durante l’arrembaggio di una nave nemica e mio padre, per il dolore della
perdita della moglie, è andato con una prostituta di Tortuga…e così sono nata
io. Quella cagna è morta poche ore dopo il parto, per fortuna…- spiegò con voce
pacata la pirata. – Cielo…mi dispiace…-sussurrò Elizabeth, sconvolta da quella
storia. AnaMaria si volse verso di loro, sollevando le spalle. –A me no .
Odiava mio padre e se fosse vissuta ci avrebbe ucciso per fuggire con le
ricchezze accumulate negli anni di pirateria. Nessuno vorrebbe una madre
prostituta…Al suo posto ho avuto Tia Dalma e mio padre, non ho avuto bisogno di
lei - rispose la pirata osservandoli in faccia uno per uno. Elizabeth la
osservò: era meravigliata dalla forza d’animo dei pirati, soprattutto delle
donne. Saccheggi, uccisioni, madri cagne, padri insensibili, violenze…tutto
sopportano quella gente. Lei ha avuto la fortuna di avere una madre e un padre
agiati, che l’amassero, gente che le voleva bene. Ma AnaMaria? Lei non aveva
mai avuto una carezza materna o un’istruzione colta a scuola. Quando Elizabeth
giocava con le bambole a sei anni, AnaMaria si allenava con la spada e beveva
rhum. Si destò da quei tristi pensieri udendo la voce della stessa pirata.
- Non avevo previsto degli
ospiti a bordo, quindi non ho delle camere libere per ospitarvi. Ma la stiva è
spaziosa e calda, non soffrirete il freddo. Buona notte - proferì pacata, poi
uscì dalla cabina, diretta al Ponte, mentre posava sul suo capo il largo
cappello nero.
- Will, tieni…- disse
Elizabeth porgendo al ragazzo una coperta scura. – No, tienila tu- rispose egli
osservandola senza espressione. –Will…- cominciò a dire la ragazza ma lui si
girò verso l’oblò al suo fianco, osservando il mare scuro e la sferica luna. –
Lieta notte- . Elizabeth lo osservò, gli occhi riempiti di lacrime, poi si
volse e si diresse al suo giaciglio.Si avvolse nella coperta ma prima di addormentarsi
si osservò intorno…E solo in quel momento vide che Barbossa non c’era…
Lo Squalo Nero avanzava
nella notte a media velocità sul pelo dell’acqua. Pochi uomini andavano in giro
sul ponte, per controllare che tutto stesse andando bene. Al timone v’era lo
stesso capitano della nave che voleva controllare di persona la rotta e guidare
lei stessa l’imbarcazione verso il Triangolo Verde. I suoi occhi osservavano
dritto davanti a sé ed ogni tanto l’attenzione andava su i suoi uomini per
controllare che non si addormentassero. Sospirò appena, il sonno cominciò a
prendere possesso delle sue membra stanche. Lo sguardo, per puro caso, scivolò
sul mare e spalancò lentamente gli occhi nel vedere un’enorme ombra scivolare
vicino il fianco destro della nave. – Marinaio! - urlò verso un uomo lì vicino
a cui affidò il timone; corse poi per quasi tutta la nave, fermandosi in alcuni
momenti e affacciandosi dal parapetto per essere sicura che quella sagoma fosse
solo un brutto scherzo della sua stanchezza…ma se invece fosse…?
- Qualcosa non va capitano?-
chiese una voce alle sue spalle. Si volse e sobbalzò appena nel vedere Barbossa
mangiare tranquillamente una mela verde. – Avvisatemi quando giungete,
accidenti! Comunque si, va tutto bene…- rispose la pirata irritata. Era ancora
tesa ed ogni tanto, mentre risaliva sul Castelletto, osservava il mare come per
assicurarsi che quella sagoma era solo frutto della sua immaginazione. –Sicura
che vada tutto bene, AnaMaria? Ti vedo un po’ scossa…- ripeté Barbossa
seguendola. Strano a dirsi, ma il pirata era un pò più cortese ed “umano” con
la pirata. – Si…Si, credo di si…- rispose di nuovo la pirata, riassumendo il
controllo del timone e licenziando il marinaio che ritornò alle sue mansioni. –
Non sembra, sai…Sembri molto tesa…- proferì pensieroso Barbossa. – Ho detto che
va tutto bene, basta!-esclamò irritata la pirata. Ma come a contraddire le sue
parole, ecco la nave fu presa da uno scossone che la fece oscillare appena. I
marinai si osservarono tra loro, poi guardarono il capitano che aveva l’udito
teso per captare qualsiasi rumore. Un altro scossone, più violento, colpì di
nuovo la nave che oscillò di più rispetto a prima. In pochi attimi tutto
l’equipaggio era fuori sul ponte, compresi Will, Elizabeth, Gibbs e gli altri.
– AnaMaria, che diavolo era??- esclamò allarmato Gibbs, salendo a due a due i
gradini che portavano al Castelletto, seguito dagli altri. – Non lo so, Gibbs,
ma non credo sia nulla di buono…- rispose la pirata in un sussurro mentre
virava tutto a babordo. – Ma dove stiamo andando?? - chiese Will vedendo che
stavano cambiando la rotta, anche se non drasticamente. – Voglio evitare degli
scogli laggiù il più possibile. Il cielo è nuvoloso e…- cominciò seria AnaMaria
ma fu interrotta di nuovo, non da uno scossone alla nave, ma da qualcosa di più
orribile….Un suono profondo, come l’eco di un tuono…Tutti rabbrividirono e
dall’oceano apparve di nuovo la sagoma, come una enorme macchia…
- AnaMaria…- sussurrò Gibbs.
La pirata aveva il cuore a mille, deglutì a fatica, gli occhi fissi sugli
scogli alla loro destra. Un profondo rumore fece volgere tutti verso destra. Il
relitto di un veliero, attraccato agli scogli, venne spezzato in due e
inghiottito dal mare. Inconfondibile fu la vista di un enorme tentacolo che
spuntò dalle profondità marine, per poi scomparire nell’oceano.
- Il
Kraken!!!!- urlò Gibbs che si trovava molto vicino alla parte destra nella
nave. Subito i marinai cominciarono ad urlare, correndo allo sbaraglio da una
parte all’altra. AnaMaria lasciò il timone a Will, ordinandogli di virare tutto
a babordo, poi si affacciò dal parapetto che divideva il Castelletto dal Ponte.
– Silenzio!!!- urlò imperiosa ein modo
che tutti gli uomini la udissero. Poi cominciò a dare ordini a tutti quanti. –
Caricate i cannoni, gettate le ancore, ritirate le vele! Ai fucili, presto!
Dobbiamo far in modo che quella bestia non ci veda, fino all’ultimo.
Nascondetevi sul ponte e tra le vele, presto!-.
Subito
gli uomini corsero veloci da ogni parte, nel sottocoperta, lungo gli alberi
maestri, per tutto il ponte. – AnaMaria, cosa vuoi fare?? Quella bestia non ha
occhi!- urlò Gibbs rincorrendola mentre lei dettava ordini a destra e a manca.
– Gibbs, tu vai sull’albero maestro! Will, tu all’albero di trinchetto!
Elizabeth, Barbossa, voi restate con me sul castelletto! Pintel, Ragetti, voi
ai cannoni, presto!- rispose urlando la donna mentre caricava il suo fucile e
le due pistole. Subito tutti ubbidirono mentre la pirata saliva velocemente i
gradini ,per tornare al timone e nascondersi dietro di esso. In pochi secondi
tutta la nave era desolata. AnaMaria chiuse gli occhi, stringeva forte il
fucile a sé mentre sentiva i tentacoli della bestia marina scivolare sul ventre
della nave ed il legno scricchiolare. Si volse appena verso Elizabeth che osservava
i tentacoli senza espressione, poi posò lo sguardo su Barbossa che con una mano
stringeva il fucile mentre con l’altra teneva una mela verde mezza mangiata.
Cacciò un lieve sospiro dalla bocca, il pensiero andò per un attimo a Jack, +a
dove fosse finito…Non poté evitare di sorridere al pensiero di quel pazzo che
conosceva ormai da anni…Venne distratta da uno scricchiolio causato dal peso
della bestia contro la nave.
Caricò
con estremo silenzio il fucile e gli altri fecero altrettanto. – Non ora…- proferì
lentamente il capitano mentre la piovra cominciava a salire sulla nave con i
suoi tentacoli, sfiorando il legno del ponte come per capire se la nave fosse
deserta oppure no. –Non ancora…- proferì più insistentemente la pirata quando
vide un tentacolo sfiorare il piede di Barbossa. – Non ora….- disse ancora, più
decisa nella voce mentre l’adrenalina nelle vene pompava sempre più sangue.
Ormai i tentacoli della piovra era quasi tutti sulla nave. Avanti esci,
pensava AnaMaria, esci bestiaccia maledetta!mostrami quella schifosa faccia
puzzolente!!. Il desiderio della pirata di avverò e il mostro apparve con
quella sua bocca enorme e maleodorante.
AnaMaria
si alzò e gridò fortissimo:- Ora!!!!- e tutti cominciarono a sparare nella
bocca della bestia, facendo schizzare pezzi di schifosa carne e sangue ovunque.
Nel mentre i cannoni sparavano ai tentacoli. Il risultato fu efficace: era come
se avessero tagliato le gambe ad una bestia – Mirate alla gola! Mirate alla
gola!- gridava la pirata mentre scendeva sul Ponte di Coperta, sparando a
volontà nella bocca della piovra che rimase immobile, come meravigliata da
quell’attacco. Ma i suoi tentacoli volteggiavano in ogni dove, afferrando e
spezzando, piegando e distruggendo. – Fuoco,fuoco!- gridò ancora la pirata, incoraggiando
i suoi uomini a non aver paura ma a continuare a sparare contro la bestia.
D’improvviso venne afferrata da un tentacolo e lanciata in aria. – AnaMaria!-
gridò Will mentre vedeva la pirata sospesa sopra la bestia e questa aprire la
bocca per divorarla. AnaMaria estrasse le sue due pistole mentre il fucile lo
teneva sotto il braccio sinistro. Con un po’ di difficoltà mirò alla bocca
della bestia ma esitò notando qualcosa sul suo capo: una protuberanza, simile
ad un occhio, ma nero e viscido. Non sapeva perché ma doveva mirare a quella
cosa.
Caricò
le sue due pistole,le puntò contro la protuberanza. Fa che non sbagli,fa che
non sbagli!,pregava la pirata mentre prendeva la mira. Poi sparò e più
proiettili si infilzarono in quella cosa nera e viscida. La bestia gridò
d’improvviso, contorcendosi dal dolore del colpo. I suoi tentacoli si muovevano
velocemente, attorcigliandosi su ogni cosa, lanciando qualsiasi cosa vedesse,
tra cui anche AnaMaria. Questa fece in tempo a riporre le pistole e a stringere
forte il fucile mentre veniva gettata negli abissi dell’oceano. L’impatto con
l’acqua fu atroce: la superficie le schiaffeggiò il viso e per pochi ma
orribili attimi rimase vittima di un turbinio provocato dai mille tentacoli
della piovra che si scagliavano agonizzanti nell’acqua. Poi tornò a galla e si
osservò intorno: intorno a lei v’erano solo pezzi di legno, barili, frammenti
di vele…La sua nave stava andando a picco. Una lacrima di dolore si unì
all’acqua del mare. Sollevò gli occhi verso l’alto, vide uno squarcio di cielo
sereno illuminato dal sole…Era l’alba…Sorrise felice, poi chiuse gli occhi e si
lasciò trasportare dalle onde del mare verso il basso, senza opporre
resistenza, mentre sentva qualcuno gridare disperatamente il suo nome….
- Si sta svegliando…è viva…- AnaMaria muove appena gli occhi sotto le
scure palpebre,sente delle voci lontane e confuse che le
- Si sta
svegliando…è viva…- AnaMaria muove appena gli occhi sotto le scure palpebre,sente delle voci lontane e confuse che lentamente si fanno
sempre più vicine e chiare. Apre lentamente gli occhi,sente
la morbida sabbia sotto il corpo…è a terra. Inarca il sopracciglio destro nel
vedere più figure intorno a lei. Subito pensa che la sua ciurma sia approdata
insieme a lei sulla stessa spiaggia,dopo il naufragio
e l’attacco alla nave da parte del Craken,ma subito si accorge che purtroppo
non è così…
Più
facce la osservano in un misto di preoccupazione,perplessità
e diffidenza. Facce di pirati,questo è certo:sono
scuri di pelle,sia di natura che per i troppi anni sotto al sole;palese l’odore
di legno bagnato e rhum;orecchini e gingilli vari pendono dai loro lunghi e
sporchi capelli e attaccati ai loro nasi,orecchie e sopraccigli. Tre femmine e
due maschi:questo il bilancio che mentalmente fa
AnaMaria nel vedere quel gruppetto che ricambia il suo sguardo. –Ehi dolcezza?Ti
hanno mozzato la lingua o saiparlare ancora?-
chiese uno dei due uomini,un ragazzo non più vecchio
di 25 anni,pelle bronzea,lineamenti delicati e belli,l’unico che vestiva di
seta e di eleganza. AnaMaria ascoltò la sua domanda ma non ebbe la forza di rispondere
anche se schiuse appena la bocca secca. –Oceano,porta
qui una borraccia d’acqua. Questa poveraccia ha una sete
bestiale- ordinò secca quella che pareva una giovane,poco più che
ventenne,abissali occhi blu,pelle bronzea,lunghi capelli castani e un tricorno
nero sul capo. Poi le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. AnaMaria accettò il
gesto e si alzò dalla sabbia. Le girava la testa e sbatté più volte le palpebre
per rimettere a fuoco quelle figure. Un ragazzo di massimo
diciotto anni,occhi e capelli scuri,le portò una borraccia d’acqua.
L’afferrò senza troppi complimenti e bevve quasi tutta l’acqua,mentre l’uomo che per primo aveva parlato rise. – Ah ecco!
Dovevo immaginarlo che aveva un po’ sete,questa povera
cristiana!- esclamò. AnaMaria si staccò dalla borraccia e la porse al ragazzo
che la pirata ha chiamato “Oceano”. – Cristiana io?
Mai!- esclamò stizzita la cubana e tutti risero per la risolutezza di AnaMaria a proclamarsi non cristiana. – Io sono Elaine,ma chiamami Squalo. Lui è Pantera,lui
Ira dell’Oceano,ma tutti lo chiamano Oceano. Mentre queste belle pupe sono Gatta
e Pulce– proferì pacata la ragazza che l’aveva
soccorsa. AnaMaria si volse sulle due giovani che ancora non aveva
ben osservato: la più piccola poteva avere massimo quattordici anni;era
mingherlina,piccola d’ossatura e grandi occhi chiari…capì subito che quella era
Pulce. Poi osservò Gatta,e pareva davvero una
gatta:fisico formoso ma affusolato,flessuoso,abiti aderenti,occhi
attenti,lineamenti felini,sguardo ammaliante e penetrante. –Hai tu un nome,dolcezza?- chiese Pantera,che aveva davvero lo sguardo
malefico e profondo di una pantera. –
Si…AnaMaria è il mio nome,capitano dello Squalo Nero…-
rispose in un debole sussurro,osservando tutti loro. Si osservarono i pirati,tra loro,borbottando qualcosa,i loro sguardi ancora più
diffidenti. – AnaMaria?Conosci il capitano Jack Sparrow?- chiese una voce poco lontano da loro. Tutti si volsero verso un
uomo muscoloso,vestito solo di un paio di neri
pantaloni larghi. Anche la sua pelle era bronzea,gli
occhi e i corti capelli neri,il sorriso furbo e lo sguardo attento a tutti,come
un falco. – Si,signore,ho navigato sotto il suo nome
per anni - rispose AnaMaria all’uomo. Tutti si osservarono di nuovo,Oceano sfregava fra le mani un pezzo di ferro. – Perché mi
chiedete ciò,signore?- chiese perplessa la pirata. –A
Tortuga gira voce che Jack Sparrow e la sua nave,insieme
alla sua ciurma,sia morto…distrutto dal Craken…- rispose l’uomo ora giunti
presso di loro. – E’ vero signore,ma in parte. Il
capitano è morto per salvare la ciurma ed è stato preso dal mare,insieme alla Perla Nera…- rispose AnaMaria. – La Perla…-
sussurrarono tra loro i pirati,ma l’uomo non mosse
ciglio. –E come mai voi vi siete allontanata dalla nave o comunque
dalla vostra ciurma?ammutinamento?- chiese ancora l’uomo. La
pirata scosse appena il capo: - No,signore. Io andai via dalla ciurma di
Sparrow prima ch’egli si allontanasse da Tortuga con
la Perla. Mio padre è morto da pochi mesi ed ha lasciato a me la sua nave,insieme al suo equipaggio. Non ho visto
più Sparrow da quel giorno…saranno passati almeno tre mesi…- rispose. L’uomo
la osservò,nessuno disse una parola. Poi le tese la
mano che AnaMaria strinse. – Io sono Balocco,AnaMaria…Commodoro
della St. Mary- disse l’uomo,stringendole la mano con
vigore. – Piacere,Balocco!Ho sentito parlare della
vostra nave: dicono che sia magica- rispose AnaMaria mentre si avviavano
proprio alla nave dei pirati. – Magica?si se è
governata da un buon equipaggio!-esclamò ad alta voce il commodoro per
sovrastare i rumori e le grida degli uomini che issavano l' ancora e spiegavano
le vele per prendere il largo. Balocco le fece segno di seguirla nel sottocoperta,insieme a Squalo e Pantera che scoprì poco
dopo si chiamasse in realtà Meridio. Seguì i tre pirati lungo il corridoio
semibuio. In fondo,v’era la cabina del commodoro. – ,Andiamo subito al dunque: cosa stavi cercando
prima del tuo naufragio?- chiese Balocco mentre si sedevano tutti e quattro al
tavolo. AnaMaria bevve un sorso di rhum dal boccale di legno offertole dal
capitano,poi rispose: - Stavo guidando la mia nave
oltre i confini del mondo,al Triangolo Verde. Tia Dalma mi haha
detto che lì troveremo Sparrow…. – Tia Dalma,la strega
vodoo?-chiese Squalo,poi sorrise mostrando una dentatura perfette,bianchissima
e leggermente appuntita alla fine…ecco perché la chiamano Squalo,pensò
AnaMaria. – E’ da molto che non la vedo..- continuò Squalo,ma poi tacque,nascondendo il viso dietro il boccale di rhum. – E
dimmi:perché cerchi Sparrow?Hai un particolare affetto
nei suoi confronti?- chiese Pantera,malizia nella voce. – Io e
Sparrow??Assolutamente no! Lui mi deve ancora una nave e parte del bottino che
fino ad ora si è preso per se e per pochi!- esclamò stizzita AnaMaria. – Bhè,in effetti quel pirata è famoso per i suo leggendari debiti
non pagati. A me deve venti corone…- disse Squalo. –
Quaranta- dichiarò subito Pantera. – Due bottiglie di rhum…con resto!- esclamò
Balocco,dunque tutti e tre i pirati
sospirando,scuotendo il capo. AnaMaria sollevò il alto
sinistro della bocca a quelle facce,pensando a quanti danni avesse fatto
quell’uomo a tutti i pirati dei Caraibi. – Comunque,tornando
a noi…- riprese Balocco- Anche noi stiamo cercando quell’uomo maledetto. Non
solo per i debiti ancora non pagati,ma soprattutto per
riprenderci qualcosa che è nostro ma che ha lui…- . AnaMaria osservò negli
occhi l’uomo,cercando di capire cosa abbia Jack che
appartiene a quei pirati,ma non le venne in mente nulla,niente di niente. –
Dunque,mettiamoci d’accordo- continuò poi Balocco- Se
noi ti portiamo al Triangolo Verde così da poter far saldare il debito a
Sparrow,voglio avere la certezza che ci darai il tuo aiuto nella battaglia,la
tua disponibilità a difendere la nave ea prestarci soccorso,tu e la ciurma,in qualsiasi occasione…-chiese infine.
–Balocco…un gruzzoletto di corone ti fa schifo?- chiese in un sussurro Pantera
accanto all’orecchio del suo superiore, ma questi scosse
appena il capo. – No,niente denaro. Non ci serve,abbiamo fin troppo ore nelle nostre stive…e poi non vedi?non
ha nulla con se,se non determinazione ad arrivare a quel maledetto sputo di
terra- rispose pacato Balocco. AnaMaria sorrise appena,in
segno di gratitudine,poi tutti si alzarono. – Allora siamo d’accordo,AnaMaria?- chiese il commodoro. La pirata
osservò la sua mano tesa,poi la strinse e la scosse appena. – Abbiamo un
accordo- rispose la donna,annuendo appena. I due
pirati si sorrisero appena,in segno di complicità.
-Bene…Squalo,vuoi condurre gentilmente questa donna
nella sua stanza?- chiese poi Balocco verso la ventenne degli occhi abissali e
il sorriso da squalo. Quella annuì:- Pantera,mi
accompagni?- chiese. Il terzo pirata terminò di bere il suo bicchiere di rhum,poi sorrise appena ed annuì:- Certamente,dolcezza,non
chiederlo nemmeno- . Ad AnaMaria quei tre pirati le parevano persino fin troppo
cortesi e gentili,sia con lei che tra loro. Ed infatti aveva ragione…Sentì qualcosa di pesante caderle
sulla testa e cadde a terra come un sacco di patate,svenuta. Dietro di lei
Squalo aveva una bottiglia mezza rotta in mano e lo sguardo serio ma pacato. Balocco sospirò mentre la pirata
e Pantera la sollevavano di peso. – Rinchiudetela nelle prigioni- .
Lentamente AnaMaria aprì gli occhi,confusa e frastornata,non sapendo
cosa fosse successo
Lentamente
AnaMaria aprì gli occhi,confusa e frastornata,non
sapendo cosa fosse successo. Ricordava solo Balocco e gli altri due pirati che
le sorridevano e la trattavano cortesemente,poi
l’oblio. Si osservò intorno:era in una cella,nella
stiva di una nave che velocemente tagliava la superficie dell’acqua,verso nord.
Osservò la porta chiusa a chiave,irata si alzò e fece per avvicinarsi
all’uscita della cella ma cadde subito a terra come un sacco di patate: i
pirati le avevano agganciato alla caviglia destra una catena attaccata al muro.
–Maledetti pirati!- esclamò lanciando un calcio contro la catena. – Ahi che male!- esclama sedendosi e massaggiandosi la punta dello
stivale di cuoio. Dietro di sé,una risatina
fanciullesca. Irritata da ciò,si volse di scatto verso
la porta della cella e notò la giovane pirata che tutti chiamavano Pulce,ed in
effetti era molto simile:non molto alta, l’aspetto un po’
malaticcio,debole,magro,ma uno sguardo vispo,furbo e un sorriso grande stampato
sulle labbra. – Che diavolo ti ridi?- esclama irritata AnaMaria,sedendosi bene per terra,tra il muro di legno e la cella. –
Pulce scosse appena il capo,avvicinandosi a
lei:-Nulla,signora,scusatemi- rispose con voce pacata e docile. Si inginocchiò davanti a lei e le passò attraverso la cella
un boccale d’acqua e del pane che poco dopo finì nella pancia della pirata.
Quando fu saziata o almeno ebbe riempito lo stomaco,osservò
la ragazzina e chiese:- quanto manca a raggiungere il Triangolo Verde?Da quanti
giorni sono qui e da quanto tempo stiamo navigando?-. La
ragazzina sorrise appena,poggiandosi poi contro la parete di legno della
stiva.- Stiamo navigando da circa tre giorni,da quando vi hanno messo al
fresco,più o meno…Alcuni mozzi dicono che arriveremo entro questa sera,ma io ci
credo poco…Forse entro domani pomeriggio toccheremo le riva del Triangolo
Verde…- proferì pacata. AnaMaria la osservò,sorridendo
appena. – Come mai voi avete dei soprannomi?- chiese curiosa.
– Non siamo mica stupidi,signora! E’ pericoloso,da queste parti,andare in giro a dare la propria vera
identità a destra e a manca,senza motivo e al primo che passa! Abbiamo così
deciso di darci dei soprannomi,come dei nomi in
codice…più di uno. Ad esempio mi chiamano sia Pulce che Infarto- rispose la
ragazzina,sorridendo. AnaMaria sollevò il sopracciglio
destro,perplessa:Infarto??Ma che razza di nomignolo è
Infarto?? Comunque non indago oltre ma continuò con le
sue domande. – E quale sarebbe il tuo vero nome,Pulce-Infarto?-
chiese divertita,sorridendole appena. La ragazzina ridacchiò allegra:- Klaret…il mio vero nome è Klaret…- rispose con tono
pacato la ragazzina…- Klaret…che bel nome. Decisamente
meglio di Pulce e Infarto!-esclamò AnaMaria ed entrambi risero
sommessamente,per non essere udite dai pirati sopra di loro. – Dimmi Klaret,se così posso chiamarti…hai idea di cosa abbia Sparrow che
i tuoi superiori pretendono?- chiese ancora la pirata,ma Klaret scosse il
capo,arricciando le labbra. – No,purtroppo non ne ho
la più pallida idea…Suppongo sia un oggetto di grande valore,altrimenti non lo
andrebbero a cercare in capo al mondo…E voi invece perché lo cercate?E’ il
vostro amato?- chiese Klaret ridacchiando. – Cosa??Io e Sparrow…??Oh per carità,no!Assolutamente no!- ribatté sconvolta AnaMaria - No
no,piccola,nulla di tutto ciò!Solo per affari:Sparrow mi deve una nave e tre
quarti di un bottino!- esclamò infine. Klaret sorrise,posando
la testa contro la parete della stiva. – E’ davvero impressionante come i
pirati siano così legati all’oro,agli oggetti,ad una
nave…E nonostante questo,non hanno nessun valore,sono disonesti…-. – Ehi ehi,vacci piano cocca!- rispose con le mani sui fianchi
AnaMaria- non ci allarghiamo!Abbiamo,si,una vera ossessione per l’oro,ma non è
mica vero che non abbiamo dei valori! Per prima cosa,c’è
il Parlè…e quello è già un valore!Abbiamo il valore della legge sulla
nave,dell’amicizia,del senso della famiglia e dell’unione…raramente anche
dell’amore…-spiegò sorridendo,poi tacque posando la testa contro il muro.
Klaret sorrise,osservandola e per alcuni attimi non si
dissero nulla,poi AnaMaria riprese parola:- tu lo conoscevi Sparrow?-. Klaret
si volse verso di lei,arrossì sorridendo appena. –Si,lo conoscevo. Lo conobbi tre mesi fa,più
o meno,quando tornò da Port Royal a Tortuga,con la sua amata Perla Nera. Ero
nella locanda di Tortuga ed un uomo ubriaco mi stava dando fastidio,cercando di trascinarmi lungo le scale che portano alle
camere. E poi è arrivato lui…bhè veramente è caduto sopra l’uomo,facendolo cadere lungo le scale insieme lui. Rimase
miracolosamente in piedi,poi si volse verso di me e mi
sorrise. Qualche minuto dopo eravamo ad un tavolo a bere rhum ed a raccontarci le
nostre storie. E’ lui che mi diede il nome di Pulce…-rispose la ragazzina alla
domanda della pirata. Tipico di Jack,pensò
quest’ultima,si ritiene il miglior pirata dei sette mari,e questo è vero,ma ha
un cuore d’oro in fondo,anche se non lo ammetterebbe mai…- E voi invece,come lo
avete conosciuto?- chiese d’improvviso Klaret dopo una breve pausa di silenzio.
AnaMaria la osservò negli occhi,sorridendo appena. –
Come ho conosciuto Jack?Sinceramente non ricordo bene,è
stato tanto tempo fa,a Tortuga anche io…circa 10 anni fa…a quel tempo io avevo
quindici anni,lui venti,ma era già famoso in quasi tutti i Caraibi…Mio padre
adottivo,un inglese trasferitosi in Jamaica,voleva darmi in sposa ad un nobile
suo amico,ovviamente troppo grande e brutto per me. Dunque decisi di scappare la notte,ma quel furbo del mio promesso sposo aveva messo delle
sentinelle al porto che mi presero e mi riportarono a casa. Mi costrinsero a
prendere una nave che partiva per l’Inghilterra,per
sposare il nobile. Giunse il giorno del matrimonio,la
carrozza mi stava portando in Chiesa,lungo un paese di campagna visto che mio
padre voleva farmi sposare proprio a Londra. Per fortuna fummo attaccati da dei
briganti,rivelati poi come pirati. Jack mi prese e mi
rapì. Pensava di avermi recato un torto,ma era
l’esatto contrario…mi aveva salvata. Mi fece pirata,mozza
nella sua nave,fino a diventare marinaio esperto sotto la guida di Barbossa e
di Jack. Vidi l’ammutinamento,Sputafuoco ucciso dagli
uomini di Barbossa e tutto il resto…Sono passati tre mesi circa da quandol’ho lasciato a Tortuga,lui per la sua
strada,io per la mia. Ma evidentemente siamo destinati
a litigare per sempre-rispose terminando con un lieve e malinconico sorriso.
Klaret rispose al gesto e si osservarono per qualche istante,fin
quando entrambe sobbalzarono nel sentire qualcuno chiamare Pulce dal
2°sottocoperta,in cima alle scale che porta alle Prigioni. –Pulce,a rapporto!Ora!!- gridò la voce imperiosa di Squalo e
subito Pulce scattò in piedi. –Arrivo!!- gridò in
risposta alzando lo sguardo verso le scale,poi si volse verso AnaMaria,ancora
seduta all’angolo della cella. – Mi dispiace ma devo andare,ci
vediamo questa sera quando vi porterò la cena. A dopo,AnaMaria!-
poi sorrise e salì velocemente le scale,scomparendo alla vista della pirata che
la osservò andare via. AnaMaria si
osservò intorno,con aria affranta. – quando ti rivedo,Jack,per prima cosa ti picchio fino a farti uscire il
sangue dalle orecchie. Guarda te che devo fare per venirti a riprendere!-
borbottò tra sé poi rise tra sé,sommessamente,pensando
che anche Jack parla tra sé quando è in una situazione negativa. – Sto
diventando pazza…-sussurrò la pirata in un sospiro
mentre si adagiava sul pagliericcio che fungeva da giaciglio,per poi
addormentarsi quasi subito.
E dunque eccomi all’ottavo capitolo…Non ho mai scritto nessun
pre-commento a nessun capitolo,ma a questo ci vuole
E dunque eccomi all’ottavo capitolo…Non ho mai scritto
nessun pre-commento a nessun capitolo,ma a questo ci vuole. E’ stato un
paragrafo concepito non solo dalla mia fantasia,ma anche da una mia teoria… E’
un po’ corto,anche rispetto agli altri,lo so,ma volge la funzione di “ingresso”
ai capitolo successivi e sarà ripreso probabilmente nel decimo capitolo. Ok
basta,volevo dire solo questo! =P buona lettura e un grazie speciale a tutti i
“fans” che commentano,criticano o mi fanno i complimenti…accetto tutte e tre le
cose! ^_*
-Porca paletta
che noia in questo posto…niente rhum,niente donne,niente saccheggi e
rapine…solo camminare,camminare,camminare…- borbottò una voce tra i milioni di
persone che camminavano in circolo sull’urlo di un vulcano,al cui centro,su una
piattaforma a mezz’aria,v’era un uomo vestito con una bianca tunica e ricami
d’oro. Seduto presso una scrivania,leggeva e firmava colonne di fogli,gli occhi
scuri che mai si sollevavano dal foglio se non quando qualcuno della folla si
lamentava. – Tu!Sta zitto e cammina!E prega affinché qualcuno ti venga a
riprendere entro il tempo deciso,o ti ritroverai in un posto in prima fila
davanti Lucifero!- urlò l’uomo,furioso. – Scusa scusa…Ma che maniere!Certo che
uno come te mi viene a chiedere di pregare..è proprio una bestemmia!- borbottò
l’altro,cercando di muovere le mani incatenate all’altezza del ventre. Le
catene che tutta quella gente aveva erano collegate da un'unica catena che
teneva in bocca un’enorme pantera nera che li fissava tutti con occhi sbarrati
e tirava la catena ogni volta che qualcuno si fermava. L’uomo che si era
lamentato torna ad osservare per terra,visto che non aveva altro da guardare. I
suoi stivali erano quasi rovinati totalmente visto il calore che emanava quel
maledetto vulcano. I lunghi rasta gli oscillavano davanti il viso e gli occhi
scuri marcati da kajal nero e ciò lo rendeva ancora più irritante e lo
infastidiva. L’unica cosa che gli dava sollievo era il pensiero che qualcuno
sarebbe venuto a prenderlo,con l’aiuto di Tia Dalma…che genio quella
donna!,pensò l’uomo mentre non si dava pace per placare quel fischio nelle
orecchie,sempre più forte. "Spero che gli altri si muovino a trovarmi,porca
paletta!",pensò poi,sbuffando, "non voglio rimanere qui a vita!E rivoglio anche
la mia nave!Per fortuna che ho chiesto anche questo nella mia richiesta!". Tutti
i pensieri dell’uomo furono interrotti dalla voce dell’uomo in cima al vulcano.
–Tu,bucaniere! Vieni con me,devi tornare in cella!- gridò imperioso,sollevandosi
dalla scrivania. L’uomo si volse verso l’alto mentre la catena si scioglieva
dalle catene così da poterlo lasciare andare. Sollevò appena le mani in
alto,all’altezza del viso e punto i due indici in su,piegando le altre dita. –
Per essere esatti,sono un pirata e non un bucaniere!- esclamò ribattendo alle
parole dell’uomo vestito di bianco. – Va bene,signor pirata,come vuoi! Ma ora
vieni con me!- esclamò irritato e stizzito quest’ultimo,afferrandolo per le
catene e tirandolo lungo il pendio del vulcano,tra massi e fiumi di magma. Il
pirata alzò al cielo gli occhi,borbottando qualcosa mentre veniva riportato in
cella,avendo svolto il suo periodo di tempo a camminare. Giunsero davanti una
colonna in fiamme. Il pirata si volse verso l’uomo di bianco. – Alastor,devo
proprio?- chiese supplichevole ma il demone non ne volle sapere nulla e lo
spinse contro la colonna che parve aprirsi e imprigionarlo nelle fiamme che
bruciavano il corpo dell’uomo per poi farlo rinascere dalle proprie ceneri,come
la mitologica fenice…soltanto che Sparrow sentiva dolore,la fenice no!. –
Si,devi per forza!Un desiderio già l’ hai espresso,ora fai quello che diciamo
noi!- rispose Alastor,poi ridendo tornò al suo posto. Il pirata si osservò
intorno e sbuffò,annoiato: quel luogo non gli piaceva,nonostante fosse il
famoso “confine del mondo”. Bella cosa! Tutti penseranno che il confine del
mondo è una città misteriosa o una valle incantata piena di tesori. Eh
no,ragazzi,vi sbagliate di grosso! Il confine del mondo è questo: un enorme
vulcano circondato da colonne in fiamme,milioni di colonne quante sono quelle
anime ancora attaccate in parte ai loro corpi….Anime che hanno venduto la loro
anima al Diavolo,o meglio ad Alastor,il demone che esaudisce i desideri dei
mortali in cambi della loro anima. Quando muoiono,queste persone hanno
un’ultima possibilità di salvarsi: rinchiusi nelle colonne di fiamma
infernale,attenderanno che qualcuno li venga a prendere e sacrificare la
propria vita per farli tornare nel mondo dei vivi,completamente. Tuttavia ciò
deve accadere in un determinato tempo. Nel caso del nostro eroe(se così può
essere definito un pirata disonesto)lo scadere di questa possibilità avverrà
quando la luna sarà completamente piena sulla terra e cioè entro una settimana.
Jack annuì a quel pensiero che la sua mente stava elaborando,come se dovesse
spiegarlo a qualcuno davanti a lui. In effetti davanti a lui v’era
qualcuno,bensì non gente interessata a sentirlo,ma una pantera era che
trascinava la catena che reggeva le manette di un’anima,intrappolato lì come
lui. Jack lo osservò e l’anima si volse verso di lui,fissandolo con occhi neri.
Qualcosa di smosse nel corpo di Jack,come una ferita riaperta,un libro lasciato
in soffitta da anni,sporco ed impolverato…Ma ora,vedendolo,stava riaprendo quel
libro…il libro della sua infanzia…Aprì appena la bocca e sentì una sola parola
uscire da essa,giungendo subito all’udito dell’anima trascinata dalla
pantera….- Papà…-
-Ehi
dolcezza,svegliati su!- esclamò una voce sopra di lei. AnaMaria aprì lentamente
gli occhi,sentì un forte dolore alla schiena per il giaciglio scomodo. Mise poi
a fuoco la figura davanti a sé. Due profondi occhi neri la osservavano,un
sorsetto malizioso sulla bocca di un uomo. Per un attimo la pirata ebbe
l’impressione che era Jack ed ebbe un tuffo al cuore,ma poi si ricordò che era
sulla nave di quei pirati che l’avevano fatta prigioniera e si mise velocemente
a sedere sul pagliericcio. – Che c’è?-chiese scontrosa,stirandosi e
sbadigliando. –Siamo arrivati…- proferì sorridendo Pantera. AnaMaria lo
osservò,perplessa e meravigliata allo stesso tempo. – Già siamo arrivati??-
esclamò incrociando le gambe e mangiando pane e acqua portatole dall’uomo. Questi
annuì con un leggero sorrisetto sulle labbra. – Si si,dolcezza,siamo già
arrivati…fra pochi minuti approderemo sulla spiaggia occidentale dell’isola..-
rispose pacato,poi la osservò mangiare velocemente,affamata. – Puma- proferì
poi,come se stesse chiamando uno dei suoi compagni. AnaMaria alzò la testa
verso di lui,la bocca piena di pane. – Chi?- chiese con ancora il cibo in bocca
e lo sguardo perplesso. Pantera ridacchiò e poi rispose divertito: - Tu d’ora
in poi ti chiamerai Puma…Sei silenziosa,sei cattiva…e maledettamente bella e
provocante…- proferì Pantera osservandola pieno di desiderio negli occhi. – E
allora una bestia non dovrebbe stare legata ad una catena,ma libera…- proferì
in un sussurro AnaMaria,usando le sue armi di persuasione,oltre che al suo
stesso aspetto fisico. L’uomo non potò resistere e velocemente liberò la
pirata. Subito cercò di afferrarla ma lei sfuggì alla sua presa,uscendo
velocemente dalla cella e rinchiudendolo dentro. – Maledetta!- esclamò furioso
Pantera ed AnaMaria risa sommessamente. – Grazie Pantera,lo so! Mai fidarsi di
un pirata,specialmente se onesto!- rispose mentre velocemente saliva le scale
che portavano al 2° sottocoperta,silenziosa come un felino. Sentì delle voci
lungo il corridoio,aprì la prima porta che ebbe vicino,sperò che non ci fosse
nessuno e dopo che osservò la stanca vuota,entrò poco prima che quattro pirati
correvano verso le scalette che portavano verso il Ponte. – Maledizione!Come
faccio ad uscire senza che mi possano scoprire ??- esclamò appena in un impercettibile
sussurro. Si osservò intorno:era una camera,per fortuna di una pirata. Rovistò
in un baule vecchio pieno di abiti maschili in disuso da anni e
anni,probabilmente parte di un vecchio bottino. Alla fine trovò una camicia
bianca,neri pantaloni larghi e una lunga giacca nera,tutti abiti maschili. Se
li infilò velocemente,tenendosi gli stivali di cuoio. Nascose sotto la giacca
le pistole,la frusta e i pugnali. Si infilò poi un tricorno nero. Si
specchiò:era irriconoscibile ed il copricapo le nascondeva il volto,se chinato.
– Perfetto!- sussurrò tra sé,soddisfatta,poi uscì silenziosa dalla stanza. Il
corridoio era vuoto,dunque velocemente e silente si avvicinò alle scalette del
1° sottocoperta. Si affacciò lentamente: il corridoio era vuoto anch’esso. In
effetti,ora che ci pensava,la nave era totalmente silenziosa. Sono già
approdati e i pirati sono andati in esplorazione! Evidentemente Pantera doveva
rimanere a guardia della prigioniera,ovvero lei…ed ecco perché il motivo che
ancora nessuno è andato a liberarlo! Sorrise per la gioia,ma avanzò cauta
ancora,in caso qualche pirata fosse rimasto di guardia alla nave. Ed infatti
così era: quattro pirati sul Ponte avanzavano lentamente su e giù,le pistole e
i fucili in mano. Accidenti,pensò AnaMaria,come diavolo faccio!. Si osservò
intorno e l’occhio cadde su due pali di legno,posti in verticale,che reggeva
dei barili attraverso una rete. Sorrise,non chiedendosi che diavolo ci fosse lì
dentro ne tantomeno perché quei barili erano sul Ponte e non sulla Stiva. Si
assicurò che i quattro pirati fossero girati di spalle ed in quell’attimo di
secondo,sgusciò fuori,dietro i barili in un angolo della nave,proprio sotto il
castelletto di poppa. Estrasse uno dei suoi affilati pugnale e silenziosa
cominciò a tagliare le corde della parte destra della rete,veloce ma senza
provocare un rumore. Quando finì di tagliare la quarta corsa della rete,questa
crollò sotto il peso dei barili che premevano verso l’esterno e si riversarono
su tutto il Ponte. I quattro pirati,colti alla sprovvista,non ebbero nemmeno il
tempo di accorgersi di quanto stesse accadendo e si ritrovarono distesi sul
Ponte,svenuti o frastornati. Aveva poco tempo da ora fino al loro
risveglio,dunque corse verso il lato della nave che dava sulla spiaggia,afferrò
una corda e velocemente si fece scivolare lungo di essa. Quando si trovò a tre
metri di altezza si lasciò andare e cadde sulla morbida sabbia bianca. Non ebbe
tempo di ammirare la terra sconosciuta poiché sentiva già alcuni suoni sulla
nave,quindi corse velocemente verso il confine di un bosco,nascondendosi tra
gli alberi,dietro un grosso tronco. Ansante,la testa che le girava,vide i
quattro pirati scendere velocemente dalla nave ed entrare nella
foresta,maledicendo la prigioniera e quei barili che il Commodoro aveva fatto
mettere lì per qualche ignaro motivo. AnaMaria sorrise,ma ancora per poco
avrebbe potuto farlo,perché dietro di lei,qualcuno la osservava,nascosto
dall’ombra degli arbusti…
AnaMaria ebbe appena il tempo di rendersi conto che era libera dalla
prigionia che lentamente sentì le gambe cederle e gli occ
AnaMaria
ebbe appena il tempo di rendersi conto che era libera dalla prigionia che
lentamente sentì le gambe cederle e gli occhi pesanti. Cadde a terra come se
qualcuno le avesse rotto le ginocchia,vide l’oscurità avanzare davanti il suo
sguardo e lei cadere in un sonno profondo
Si
risvegliò lentamente,un forte dolore alla testa. La prima cosa che sentì fu lo
scoppiettio del fuoco e il calore di una coperta. Seguirono poi una serie di
lievi e delicati suoni,come la lieve pioggia fuori dalla grotta,il sussurro di parole che risuonavano appena nel luogo. Fece per sollevarsi ma due
forti mani premettero le sue spalle contro il terreno.
– Devi
riposare,AnaMaria- disse una voce familiare al suo fianco. Si volse lentamente
verso quella voce,mise a fuoco il volto davanti a sé: era Will.
– Oh
Dio,grazie al cielo mi avete trovato!- esclamò felice sentendosi tuttavia tutti
i muscoli deboli.
Will sorrise appena,osservandola:- Non ti abbiamo trovato
noi, AnaMaria, ma lui- rispose il ragazzo indicandole poi con gli occhi un’altra
figura alla sua destra. La pirata si volse così verso la sua destra. Per
qualche folle e maledetto attimo pensò che davanti a lei vi fosse Jack: occhi
scuri,pelle bronzea,lunghi capelli neri,sguardo profondo e tagliente,labbra carnose.
Tuttavia,si accorse ancora una volta che la figura non era Jack,bensì un
indigeno che spargeva dei fumi sulle sue gambe coperte. – Lui?- chiese
perplessa osservando Will. – Si,lui. Ti ha trovata al confine della
foresta,svenuta,avevi le gambe bloccate. Ti ha portato qui,il nostro
nascondiglio,ed ora ti sta curando. Noi siamo giunti solo ieri sera e lui ci ha
aiutato. E’ stato cacciato dal suo villaggio da due anni perché si era
innamorato di una dama inglese giunta qui naufraga- rispose con un veloce riassunto
il ragazzo. –Come come??bloccata??- esclamò terrorizzata,ma l’indigeno le fece
segno di tacere e rimanere ferma mentre spargeva con le mani dei bianchi
fumi,sussurrando parole a lei incomprensibili. – Ah,una cosa. Abbiamo trovato
anche questo- continuò Will,ed indicò un uomo seduto a terra,legato ed
imbavagliato,che la fissava. – Dove l’avete trovato??- chiese perplessa
AnaMaria osservando Pantera. – Sempre al confine della foresta. Stava
combattendo contro due pirati,in ginocchio. Si vedeva che era distrutto ma non
mi fidavo e l’abbiamo legato- rispose il ragazzo. La pirata osservò Pantera:
Dio come mi sono sbagliata su questo corsaro,pensò AnaMaria, mi ha salvata dai
suoi stessi compagni. No,pensò poi,non è possibile,è un corsaro e perciò è uno sleale,mi
ha salvata per qualche motivo da corsaro,ne sono sicura. Sospirò,non riuscendo
a togliergli gli occhi di dosso,come una calamita il suo sguardo,come quello di
Jack…Come si somigliavano anche nello sguardo i due uomini…Fu destata dai suoi
profondi pensieri quando udì ancora una voce,sconosciuta:- Potete farla alzare
e darle da mangiare,ora- disse con voce pacata l’indigeno,alzandosi da terra.
Elizabeth,fino ad ora rimasta sulla soglia della grotta,si avvicinò ad
AnaMaria,la mise a sedere e le porse da mangiare,senza dire una parole. – Tu
dove andrai ora,Amitabh?- chiese Gibbs alzandosi da terra e togliendosi la pipa
di bocca. L’indigeno si girò verso il pirata:- devo tornare nella mia dimora.
Questa sera verrà mia sorella per continuare le cure alla vostra amica e per
portarvi qualche mio messaggio,in caso ve ne sarà bisogno. Gli dèi vi
proteggano- rispose prima di scomparire sotto le leggera e lieve pioggia.
AnaMaria osservò l’indigeno andare via,un boccone di carne in bocca. Vide poi
che Pantera la osservava,silente. Ora sei tu quello in gabbia bello mio,pensò
soddisfatta la pirata. Tuttavia porse il resto della sua pranzo ad Elizabeth. –
Dagli da mangiare- le ordinò indicando col capo,quasi in segno di
disprezzo,Pantera. – Va bene – rispose la ragazzo,poi si alzò,tolse il bavaglio
al corsaro e lo imboccò come un bambino. AnaMaria li osservò e ridacchiò appena
a quella scena. Il corsaro non parve essere contento della sua reazione ma
nulla disse,troppo impegnato a mangiare.
La
sera venne presto,ancora non pioveva. Giunse poi una figura incappucciata da un
mantello scuro di pelle d’animale. Entrata nella caverna,quando ebbe
l’attenzione tutta su di se,posò il cappuccio sulle spalle e tutti(o
quasi)riconobbero la bellissima sorella di Amitabh. I lunghi capelli neri le
oscillavano dietro le schiena in parte nuda,le sode e snelle gambe mossero il
bel corpo verso AnaMaria e Gibbs,gli occhi d’un nero abissale si posarono sulla
pirata,osservandola dolcemente e con un lieve sorriso posato sulle carnose e
belle labbra. Il volto pari a bronzo era illuminato dalle fiaccole all’interno
della caverna,i suoi delicati e angelici lineamenti erano in parte offuscati
dalla penombra. Pareva una principessa Maya. Tutti rimasero colpiti da quella
giovane appena diciottenne ma che aveva una saggezza infinita. Senza nulla dire
si chinò su AnaMaria,estrasse dalla sua sacca di pelle di coniglio delle
scatoline. Le aprì e ne uscirono bianchi fumi. Eseguì poi lo stesso “rituale”
del fratello. Tutti la osservavano,silenzioso,lo stesso corsaro ne rimase
colpito,non solo per l’incredibile bellezza,ma anche per quella sensazione di
pace e tranquillità che infondeva la sua presenza,come fosse la natura stessa.
Finalmente Gibbs si decise a rompere quel silenzio quasi sacro:- Janaki,domani
mattina potrà camminare?Dobbiamo sbrigarci,lo sai- disse in un lieve sussurro
rispettoso, come non volesse disturbarla. La ragazza sorrise dolcemente,movendo
come ali d’angelo le sue mani a spargere i fumi bianchi sulle gambe della
pirata. – Se pregherete e se gli dèi vorranno,si,guarirà questa notte e domani
sarà libera di camminare,correre e combattere. So della vostra missione,mio
fratello me ne ha parlato ed ha ritenuto giusto che anche io vi accompagni.
Molto conosco di quel mondo,attraverso le mie abilità nel campo. Sempre che a
voi non reca disturbo- rispose con voce dolce e delicata la ragazza in perfetto
inglese. Tutti scossero il capo appena. AnaMaria pensò che anche lei,come sua
sorella Tia Dalma,fosse una strega vodoo o qualcosa di simile. Nel mentre
Pantera non aveva detto nulla,sia perché era imbavagliato ma soprattutto perché
non trovata parole necessarie. Temeva che stava per accadere ciò di cui aveva
paura: si stava innamorando di quella ragazzo. Ma come era possibile?l’aveva
vista da solo qualche ora e nemmeno le aveva detto una parola!Certo,per lui le
parole non contano e le poche donne con cui aveva parlato aveva detto davvero
poco ed aveva agito di più…ma con quell’angelo azteco la cosa era diversa:era
così…così…non sapeva nemmeno descriverla con le parole. Smettila idiota!,pesò
tra sé furioso,sei un pirata un po’ di contegno!E’ solo una strega,una
selvaggia,tu invece sei un corsaro,un uomo vile e sleale,puoi avere tutte le
donne che vuoi nel tuo letto,che ti importa di una selvaggia??. Ma lei non era
come le altre,non voleva portarla a letto semplicemente…la voleva e basta,per
sempre e non solo per una notte;voleva il suo corpo e il suo spirito,tutto di
lei,qualsiasi cosa le riguardasse. Posò la testa contro la parete,respirò i
fumi bianchi che si sparsero per tutta la grotta,chiuse gli occhi cullato da
quella sensazione di poter volare,di essere in Paradiso. E si addormentò…
Note d’autore: Coff coff, finalmente ecco l’11° capitolo!
La scuola mi ha tenuta molto impegnata in questi giorni, ma sono riuscita a
ricavare un po’ di tempo per aggiornare il racconto…spero vi piaccia^_^
P.S. per i curiosi e le innamorate di Jack, anticipo che fra
pochissimo tornerà in scena il bel piratuzzo e che si scoprirà tutto quello che
c’è da scoprire ;D
Il
mattino seguente AnaMaria si svegliò con un forte mal di testa ma il dolore
alla gambe era passato e poteva camminare senza problemi. In meno di
un’oratutti i pirati erano pronti.
Uscirono uno dietro l’altro dalla grotta, diretti alla dimora di Amitabh e
Janaki. AnaMaria era subito dietro Pantera e la sua destra era stretta intorno
alle corde che legavano le mani del corsaro. – Ehi bellezza, non potresti
togliermi le benda almeno?- chiese nel silenzio della foresta l’uomo. In
risposta ebbe un cazzotto tra le scapole e un: - sta zitto!- . Dunque Pantera
non fiatò qui e silenzioso avanzò lungo il segreto sentiero tra le fronde degli
alberi, diretti dai due indigeni. Dopo mezz’ora circa di cammino, Gibbs fece
segno alla ciurma di fermare il passo. Si osservarono intorno, poi un lieve
rumore giunse dall’alto e videro fratello e sorella scendere velocemente da un
albero frondoso, aiutandosi con delle liane. Atterrarono agili e silenziosi
davanti a loro, flettendosi appena le ginocchia per poi tornare in postura
eretta. Entrambi avevano il volto celato dai loro mantelli scuri. – Bene, siamo
tutti. Possiamo andare- disse in un sussurrò Gibbs. Amitabh annuì appena per poi tuffarsi nel folto
bosco, facendo da guida alla ciurma.
Balocco si osservò intorno. Ancora nessuna nave in vista.
Sospirò, irrequieto, dando un calcio alla sabbia su cui stava in piedi. – Sta
calmo, Balocco, arriveranno presto- disse pacata Squalo vicino al commodoro il
quale la osservò e annuì appena. L’Ammiraglia aveva ragione, giunsero poco
dopo. Una nave si affacciò dal confine del mare, dirigendosi velocemente verso
la spiaggia. Quando mancava poco all’approdo della nave, i due corsari si
avvicinarono alla riva del mare. Il veliero finalmente approdò sulla riva
mentre la bandiera inglese sventolava sulla cima dell’albero maestro. Due
soldati precedettero il commodoro della nave mentre avanzavano verso i due
corsari. – Come andiamo..?- chiese il commodoro senza giri di parole. – Tutto
bene, commodoro Norrigton. Uno dei miei li ha seguiti e sappiamo dove si stanno
dirigendo- rispose Balocco. Il commodoro inglese osservò i due corsari, come
per essere sicuro che stessero dicendo la verità. – Ebbene, dove si stanno
dirigendo?- domando impaziente. Il corsaro sorrise malefico, porgendo a palmo
in su la mano destra. – Prima il bottino – rispose ghignando. Norrigton
sospirò, poi annuì ad uno dei due soldati che porse ai corsari due sacchetti
tintinnanti. – Bene, sono tutti- rispose Squalo dopo aver contato ogni singola
moneta. – Si stanno dirigendo sulla cima della montagna e due indigeni li fanno
da guida. Hanno poche armi con loro ed in più sono rimasti in pochi – riferì
Balocco osservando il commodoro, per poi allontanarsi insieme al suo fidato
braccio destro. – Perfetto…Turner, ti pentirai di avermi portato via mia
moglie. In quanto a te, Sparrow, presto ti vedrò appeso alla forca- sussurrò
colmo di rabbia il commodoro, per poi volgersi verso i due soldati: - Ordinate
di scaricare il necessario a riva. Fra mezz’ora ci metteremo in marcia- . I due
militi scattarono sull’attenti per poi dirigersi velocemente verso la nave.
Norrigton osservò con avidità e rabbia la cima della montagna ai cui piedi si
estendeva l’immensa foresta.
-
Accidenti, ma quanto diavolo è lunga questa salita?- chiese Ragetti, ansante,
mentre arrancava lungo la salita che li stava conducendo da più di tre ore
verso la vetta della montagna dove, secondo Amitabh e Janaki, avrebbero trovato
Jack. L’unica cosa che AnaMaria temeva, mentre avanzava dietro Pantera e al
fianco di Barbossa, è che non avrebbero trovato proprio un bel niente. Non che
non si fidasse dei due indigeni, ma è troppo scettica per poter credere ad un passaggio
che la conducesse in un luogo dove nessun uomo è mai arrivato da vivo. Sospirò
appena e sentì subito lo sguardo di Barbossa su di lei: - Che c’è, piccola?
Qualcosa non và?- le chiese sereno il pirata, masticando una mela verde. –Cosa?
– rispose AnaMaria, cadendo dalla nuvole -No no, nulla- aggiunse poi accompagnando le sue parole con un cenno di
dissenso del capo. – Dì la verità: sei preoccupata che su quella cima non ci
sia un accidenti di niente- aggiunse sorridendo appena Barbossa. La donna sospirò
e annuì lentamente mentre continuavano la loro ascesa. – Bhè, lascia che ti
dica una cosa, piccola Ana: oltre la nostra vita, ve ne è un’altra comandata da
due soli sentimenti: il bene e il male. Ora, puoi chiamare queste “entità” come
vuoi, ma sono comunque loro che comandano. Se hai seguito il bene, vai in un
determinato luogo che tutti chiamano Paradiso; se invece hai seguito il male
vai in un altro luogo, l’ Inferno. Puoi crederci o meno, ma io li ho visti,
piccola Ana. Ho visto chi effettivamente comanda, ho visto i loro aiutanti.
Luce e Tenebre non fanno altro che scontrarsi per ottenere più beati o più
dannati. Dicono che il Diavolo non ha mai più raggiunto il Paradiso, né che Dio
abbia mai messo piede nell’Inferno…Bhè, io non ci conterei molto…- rispose
Barbossa osservando la strada davanti a sé. AnaMaria osservò il pirata,
perplessa. – E tu tutte queste cose come le sai??- chiese stupita. L’uomo
sorriso: - A qualcosa serve essere il prediletto di tua sorella, no?- rispose
ridacchiando il pirata. AnaMaria non credette alle sue parole: se Tia Dalma
sapeva queste cose, le avrebbe dette anche a lei; in più Barbossa aveva detto
“ho visto”, quindi vuol dire che lui deve essere stato lì…E poi Tia l’ ha
riportato in vita per poterli condurre lì…ma lì dove? Non ci ha condotto
proprio da nessuna parte, pensò AnaMaria, non ci voleva molto ad
arrivare qui, esistono le cartine nautiche. Ed ora da Jack ci stanno conducendo
Amitabh e Janaki. Secondo me Tia l’ ha riportato in vita solo per motivi
personali, altroché.
Fu
distratta da Amitabh che fece loro segno di fermarsi. – Che succede?- chiese
AnaMaria, avvicinandosi al suo orecchio. Il giovane scosse appena il capo:- Non
so di preciso, ma ho sentito dei rumori estranei alla natura. Affrettiamoci-
rispose in un sussurro, poi ripresero il passo, aumentando la velocità e
forzando quindi di più il corpo.
Giunsero
dopo un’ora scarsa sulla cima del monte. Non sembrerebbe osservandola dal
basso, ma sulla sommità della montagna v’era una radura circondata da un
cerchio di alberi che terminava con una parete rocciosa e la punta del monte,
alta dieci metri circa. Al centro della radura v’era solamente un piedistallo
di pietra nera con sopra delle strane iscrizioni. – Bene- disse Amitabh
ansante, volgendosi verso i pirati – Siamo arrivati, finalmente. AnaMaria,
porta qui la chiave – aggiunse poi osservando la pirata. Tutti si volsero verso
di lei che osservava perplessa e meravigliata l’indigeno. – La chiave…di cosa?
– chiese confusa. Janaki sorrise dolcemente: - Il ciondolo che hai al collo è
la chiave di accesso al luogo dov’è il pirata – spiegò con tono pacato.
AnaMaria sganciò la corda che teneva al collo uno strano ciondolo che le diede
tempo fa Jack. Lo osservò : un piccolo parallelepipedo diviso in tre parti che
potevano essere girate; era di pietra nera ed aveva delle incisioni simili a
quelle del piedistallo. Non sapeva in che modo Jack avesse avuto quella chiave,
né perché l’avrebbe dovuta dare a lei, ma avanzò lentamente verso il
piedistallo. – Infila la chiave nella fessura – disse Amitabh. AnaMaria obbedì
e lentamente pose il cubo nella fessura. Vi fu un leggero scatto, poi Amitabh
disse:- Ora posa la mano sinistra sul piedistallo e con l’altra mano gira verso
destra la chiave- . La pirata eseguì anche questo passaggio, poi ci fu un altro
scatto secco e breve. Non successe nulla…
Tutti
si osservarono, perplessi e preoccupati. – Ebbene? Perché non accade nulla?-
chiese irritata AnaMaria, rivolta verso i due indigeni. – Perché vi manca
questo – disse una voce dietro di loro, divertita. Tutti si volsero lentamente
verso il sentiero da cui erano giunti e videro qualcuno, o meglio qualcosa, che
mai avrebbe pensato di poter vedere…
Subito odore di salsedine e di pesce giunse sulla cima della montagna,
ad accompagnare la venuta del mare stesso e del suo ese
Subito odore di salsedine e di pesce giunse sulla cima
della montagna, ad accompagnare la venuta del mare stesso e del suo esercito.
Tutti osservarono stupefatti e impauriti Davy Jones, tutti tranne AnaMaria e i
due indigeni. – Jones, ma che dispiacere rivederti- sussurrò irritata la
pirata. Il pirata maledetto rise soddisfatto mentre il suo cuore si muoveva
nella sua mano. – Il dispiacere è tutto mio, AnaMaria. E’ da tanto che non ci
vediamo, non trovi? E hai visto che bella sorpresa che ti ho portato? Il mio
cuore serve per aprire il portale e raggiungere così il vostro amato Sparrow. E
poi non dite che non sono buono!- rispose il pirata-pesce. AnaMaria sollevò un
sopracciglio, perplessa e diffidente. – Perché mai dovrei fidarmi di te, Jones?
E soprattutto, perché dovresti darci la chiave per liberare Jack? Se non
sbaglio lui ha pagato le anime che gli dovevi, che bisogno c’è di tenerlo in
vita ora?-. – Però, sei davvero intelligente, Ana! Bene, te lo dirò: Sparrow ha
si pagato il suo debito verso di me, ma c’è ancora una cosa che mi brucia in
petto: ha osato tenermi testa, ha osato ingannarmi…e ciò a Davy Jones non va
bene, poiché egli è padrone dei Sette Mari, nonché del Crafen. E se non volete
che mandi il mio cuccioletto a distruggere le vostre navi e chi vi è sopra, vi
conviene ubbidirmi e mettere il mio cuore sul piedistallo. Io vi aspetterò qui,
tranquilli- rispose il pirata, allungando i suoi tentacoli verso i pirati
mentre il suo cuore batteva ancora, lentamente. AnaMaria strinse le mani a
pugno, poi osservò gli altri pirati. – Secondo me è una trappola- sussurrò
Gibbs verso la pirata, la quale non rispose, indecisa, troppo indecisa: da un
lato avrebbe preso subito quel maledetto cuore per liberare Jack e riportarlo
da loro; ma dall’altro lato temeva che fosse una trappola, cosa che sicuramente
era. Di certo Jones non avrebbe permesso che portassero via Sparrow per poi
dargli la caccia. Ma non c’era altra cosa.
Annuì
appena, poi avanzò e decisa afferrò il cuore dai tentacoli di Jones. – Con
delicatezza dolcezza- disse quest’ultime sorridendo. AnaMaria lo osservò per
alcuni attimi, poi ritornò al suo posto e posò il cuore sul piedistallo,
afferrò la chiave e la girò verso destra. Fu un l’ennesimo scatto e la terra
cominciò a vibrare lievemente. Lentamente il piedistallo cominciò a scendere
verso il basso fino a scomparire lungo un tunnel nero e largo solo per far
scendere un uomo alla volta. Tutti si osservarono, in silenzio. – Allora, chi
va per primo?- chiese Jones e i suoi uomini scoppiarono a ridere. AnaMaria
sospirò, irritata, poi estrasse la pistola dalla cintola, la caricò e si
sedette sul bordo del tunnel. Afferrò un sassolino e lo lasciò cadere nel
baratro. Non si sentì nessun tonfo per avvisarli della lunghezza del tunnel. –
Perfetto- borbottò ironica la pirata, poi si volse verso Gibbs. – Io vado per
prima, poi vieni tu, poi Amitabh, Janaki: poi buttate Pantera ed infine il
resto della ciurma. Non litigate perchi deve scendere prima o risalgo su e vi pianto una pallottola nello
stomaco. Chiaro?- ordinò osservando ciascuno di loro. Tutti annuirono, quindi
AnaMaria osservò Jones che ricambiò lo sguardo senza nessuna espressione. Portò
le braccia lungo i fianchi, rigida, poi si lasciò andare lungo il tunnel,
viaggiando velocemente mentre l’aria diveniva sempre più calda e le
schiaffeggiava il viso. Sentiva sopra di loro i corpi dei suoi compagni che
tagliavano l’aria e si rincuorò che almeno c’erano loro con lei.
Non
sa quanto la discesa lungo il tunnel durò. Forse minuti, forse ore, non lo sa.
Sa solo che quando cadde a faccia in giù sentì un forte dolore su tutto il
viso. Tutta ammaccata rotolò di lato impedendo che gli altri potessero
schiacciarla. Si sollevò lentamente in ginocchio, sangue caldo scendeva dal
naso, sporcandole la bocca. Le sfuggì una parolaccia e il sangue entrò anche
nella bocca, costringendola a tossire e sputare nel nero terreno. L’odore di
zolfo di certo non l’aiutava a respirare visto che il naso che li era storto.
Quando tutti caddero a terra, Janaki corse velocemente verso di lei. – Si è
rotto, ma puoi respirare ancora. Vieni, fermiamo l’emorragia e blocchiamolo per
non far peggiorare le cose- disse la giovane porgendole un bianco tessuto che
presto divenne rosso di sangue. AnaMaria si alzòe si fece spazio tra i proprio compagni che si erano fermati
intorno a lei. – No, non c’è tempo. Dobbiamo andare, presto- rispose a stento,
quasi stesse affogando nel sangue. Vide la vista annebbiarsi ma si costrinse ad
avanzare in avanti, verso un arco di pietra nera con sopra strane incisioni. –
Barbossa, è questo il passaggio?- chiese al pirata mentre si tamponava con la
manica il sangue che stava lentamente diminuendo. Barbossa annuì:- si, è questo
il passaggio. Poi un lunga salita, fino a Jack- . –Bene, andiamo- ordinò
AnaMaria, poi strinse forte la pistola nella mano destra, mentre con la
sinistra tappava l’emorragia nasale. Avanzavano lentamente, la galleria
illuminata appena dalle fiaccole rosse, la puzza di zolfo che aumentava sempre
di più, le mura che grondavano liquidi scuri e maleodoranti. – Maledizione-
borbottò ansante AnaMaria, mentre sentiva le forze venirle sempre più meno
visto la quantità di sangue che aveva lasciato per terra e nel fazzoletto.
Barbossa le si affiancò e le circondò le spalle con un braccio, sorreggendola.
La pirata osservò gli occhi vitrei dell’uomo e annuì appena:- Grazie- sussurrò
appena, poi continuò ad incedere lungo la galleria semi- oscura. Quando
finirà questa storia, pensò mentre continuava ad incedere, mi do un anno
di riposo; niente mare per molto tempo, torno a Tortuga e rimango un po’ lì. Mi
riposo, mi rimetto, poi salpo di nuovo per le avventure. Ma fino a quel
momento…ozio…E farò pagare a Jack tutto questo, dall’inizio alla fine.
Nel mentre Will ed Elizabeth camminavano davanti a
Pantera, ancora legato ed imbavagliato. – Senti Will, io..- cominciò Elizabeth,
ma Will la fermò:- No, Elizabeth, basta. Ti ho visto, ho visto che baciavi Jack
prima di lasciarlo morire. Non solo hai tradito me, ma anche lui. Hai tradito
chi ti voleva più bene. Chi tradirai ora, tuo padre?- rispose pacato,
osservandola per un attimo. Gli occhi di Elizabeth si riempirono di lacrime:-
Will…io pensavo di far la cosa giusta. Il Craken non ci avrebbe mai lasciati
andare senza aver divorato qualcosa….Jack amava la Perla Nera, non l’avrebbe
mai lasciata lì sola, lui stesso me lo ha detto- cercò di difendersi in un
lieve sussurro. – Anche se l’amava, non l’amava quanto amava la propria vita di
pirata, il mare…AnaMaria - rispose Will a capo chino. – Cosa??- esclamò
stupefatta Elizabeth mentre sentiva il proprio cuore andare in frantumi. – E’
vero- intervenne Gibbs - Jack ed AnaMaria sono stati legati da sempre o almeno
da quando conosco entrambi. Pappa e ciccia, non si sono mai divisi e Jack l’ ha
sempre amata. Ma lei ha rifiutato più volte, odiando gli uomini a causa del suo
passato, ma gli ha voluto sempre bene, fino ad ora. Ma Jack, testardo com’è,
non si è mai dato pace. Non le ha più chiesto nulla, ma l’ ha sempre osservata
sottecchi, speranzoso. Tuttavia, quando AnaMaria andò via dalla Perla Nera,
verso la sua strada, Jack non obbiettò, non disse nulla. Era ovvio che era
triste ma mettendo in mostra i suoi sentimenti avrebbe gettato in mare il suo
orgoglio maschile. Ed ora guardate: AnaMaria arranca in fin di vita verso Jack,
per salvarlo dalla morte, dall’unica cosa che ha osato dividerli. Non è
romantico?- ridacchiò sotto i baffi, ma Will ed Elizabeth non dissero nulla,
entrambi a capo chino, entrambi consapevoli di aver sbaglio nei confronti
dell’altro e anche di Jack: lo avevano sempre ritenuto un uomo senza di Dio, un
disonesto, un assassino, e forse lo era; ma aveva un cuore, anche lui. Will
sollevò gli occhi verso AnaMaria, sorretta da Barbossa, verso la fine della
galleria. Non aveva mai avuto tempo di parlarle o di conoscerla a fondo, ma
secondo lui ciò che stava facendo era da eroe, era da qualcuno innamorato. Era
inutile negarlo, AnaMaria secondo molti era legata a Jack non solo da patto di
sangue e da amicizia, ma anche da qualcosa di più forte, che nemmeno la morte
può dividere.
AnaMaria si fermò davanti un incrocio: da uno giungeva aria molto calda,
dall’altro invece aria gelida
AnaMaria
si fermò davanti un incrocio: da uno giungeva aria molto calda, dall’altro
invece aria gelida. La pirata si volse verso la ciurma con l’aiuto di Barbossa.
– Allora, dove consigliate di andare?- chiese con voce flebile a causa del poco
fiato che aveva a disposizione, e per il naso rotto e per l’aria che mancava in
quel luogo. Tutti osservarono le due gallerie, indecisi. AnaMaria allora si
volse verso Janaki la quale aveva chiuso gli occhi e chinato il capo. Gli occhi
di ognuno si posò sulla giovane indigena, nell’attesa di un esito. Questo
arrivò presto, quando Janaki aprì gli occhi ed indicò la galleria da cui
giungeva l’aria infuocata. – Ma che bello- borbottò ironica AnaMaria, poi
ordinò:- Va bene, si prende quella strada. Rimanete uniti e con le pistole
cariche-. Mentre si avvicinavano alla galleria si udì un dolce rumore di
pistole che venivano caricate e strette nelle mani. La pirata socchiuse gli
occhi abissali e desiderò con tutta se stessa di tornare al più presto fuori da
quel luogo infernale, sulla sua nave, con la spuma marina che le schizzava
giocosa sui vestiti e la brezza oceanica che le sfiorava dolcemente il viso e i
capelli, mentre il sole estivo nulla poteva contro la freschezza salmastra del
mare.
I
loro passi non furono ostacolati da niente o da nessuno, se non si conta
l’incredibile caldo che faceva in quel luogo. I loro abiti grondavano sudore,
nonostante avessero lasciato indietro giacche, camicie, cinte e tutto ciò che
non era più che utile. AnaMaria aveva le vampate di caldo, gli occhi socchiusi
e il capo quasi del tutto abbandonato fra le braccia di Barbossa che cominciava
anch’egli a soffrire l’infernal caldo. – Janaki, puoi sapere quanto manca?-
chiese in ansante un sussurro AnaMaria. – Non c’è ne bisogno, dolcezza- rispose
subito una fin troppa familiare voce davanti a loro, nell’oscurità. Tutti
osservarono davanti a loro una sagoma terribilmente conosciuta e si fermarono
increduli. – Jack…- sussurrò incredula la pirata, mentre tutta la ciurma
osservava con tanto d’occhi la figura sorridente del pirata che si stava
avvicinando lentamente a loro.
Nessuno
mosse dito e l’unico rumore che rompeva quel silenzio era il giungere del caldo
vento su di loro. Nessuno osò muovere arto quando Jack si avvicinò lentamente
ad AnaMaria, sorridendole. – Finalmente siete giunti, non ce la facevo più
senza di te AnaMaria - le sussurrò in un orecchio. La pirata rimase
meravigliata: possibile che il recupero di Jack fosse stato così facile? Eppure
egli era lì, davanti a lei, che le sorrideva. Il pirata le sfiorò una guancia,
sorridendole dolcemente.
- Tu non sei Jack-
La voce fredda e imperiosa di AnaMaria risuonò per tutta
la galleria e la ciurma osservò la loro guida che senza espressione osservava
Jack. – Cosa? Ma che dici dolcezza, perché non dovrei esserlo?- chiese
quest’ultimo. – Madre di Dio, ma che ti prende AnaMaria??- esclamò meravigliato
Gibbs. – Primo!, Jack non mi chiama mai “dolcezza”! Secondo!, tu non cammini
come Jack! Terzo!, Jack non ha mai sorriso in questo modo né a me né a nessun
altro! E quarto…Jack non ha la capacità di apparire dal nulla, cosa che invece
tu sai fare…Dunque dimmi chi sei o và all’Inferno!- esclamò furiosa la pirata,
in preda alla collera. Tutti tacquero, terrorizzati dall’ira della pirata.
Ancora silenzio…Sul volto di Jack lentamente apparve un ghigno malefico e dalla
sua bocca uscì una risata diabolica. – Accidenti, voi pirati siete più
intelligenti di quando avessi immaginato!- esclamò, poi afferrò per la gola
AnaMaria e la scaraventò contro il muro. La pirata batté la schiena contro la
parete e con un gemito strozzato cadde a terra, inerme. Ancora la risata del
sosia di Jack risuonava nella galleria mentre nessuno osava correre in aiuto di
AnaMaria, sia per paura sia per rispettare il codice( “mai mettersi di mezzo in
una rissa se non si è il diretto interessato”). L’uomo si avvicinò lentamente e
la prese si nuovo per il collo, sollevandola di peso. – Vi conviene tornare
indietro, pirati…Jack non tornerà…Jack è del mio signore ormai…- sussurrò
serpentino l’uomo, poi estrasse un pugnale dalla fodera e stava per pugnalare
allo stomaco AnaMaria, ma qualcosa giunse veloce dietro le loro spalle, come
una pioggia. Janaki, gridando, aveva lanciato un pugno di semi verdi contro
l’uomo che subito lasciò la pirata e gridando si accosciò al suolo, stringendo
le mani al collo, come se stesse ardendo vivo. Lentamente le sue sembianze
cambiarono in quelle di una creatura dalla pelle rossa e gli occhi gialli che
lentamente si scioglieva, fino a scomparire, come risucchiato dal terreno.
Barbossa corse subito in aiuto di AnaMaria e fece per alzarla ma subito Janaki
li raggiunse:- No! Adesso lei resta qui mentre io la medico! Ha perso molto
sangue, non può andare avanti- esclamò imperiosa la timida ragazza. – Chiamala
timida- sussurrò ironico Ragetti nell’orecchio di Will che sorrise appena.
Janaki si inginocchiò davanti ad AnaMaria e con l’aiuto del fratello Amitabh la
curò con strane erbe, le diede da bere un liquido viola volto aspro e le fasciò
il naso, bloccandolo alla buona. – Bene, ho fatto. Non è molto ma è già tanto-
disse Janaki aiutando la pirata ad alzarsi, insieme a Barbossa. – Sento
qualcosa…come se le forze mi stessero tornando- sussurrò AnaMaria osservandosi
le mani. La ragazza sorrise felice:- la pozione ti sta facendo effetto. Erbe
segrete, serve per ridonare vigore per almeno qualche ora-. La pirata sorrise
alla giovane e la ringraziò, poi fece segno di avanzare verso l’uscita della
galleria, in avanti. – Janaki, chi diavolo era quello che sembrava Jack?- chiese
in un sussurro Will alla ragazza, tenendo al suo fianco Pantera. La ragazza lo
osservò, poi posò lo sguardo su Pantera, gli sorrise dolcemente, infine
rispose:- Vuoi dire cos’era. Era un demone infernale e proveniva dal luogo dove
è rinchiuso il vostro amico-. Tutti spalancarono gli occhi, sconvolti. – Un
demone??- . – Si, un demone. Che volete, siamo nel territorio infernale, è
anche normale che ci sia un demone!- ribatté sollevando le spalle Amitabh,
sorridendo. Nessuno più osò dire nulla, nessuno voleva sapere altro,
terrorizzati e non fuggivano via solo per accompagnare AnaMaria e per
riprendere con loro Jack.
Quella galleria parve interminabile a molti, ma nessuno
fiatò, troppo impegnato a risparmiare fiato per la salita che stavano
compiendo, interminabile, avvolti dal vento caldo. – Madre di Dio, sembra di
stare nell’ Inferno!- esclamò Gibbs del tutto sudato. – In caso non l’avessi
capito, Gibbs, ci siamo già- gli rispose AnaMaria quasi del tutto in forze –
comincia a pregare se vuoi, ma non penso ti servirà a nulla- . Elizabeth
osservò la pirata: come poteva una singola persona, una donna fra tutti uomini,
avere un comando così autoritario? Nemmeno suo padre aveva un’ influenza simile
su i suoi uomini! E da dove le usciva tutto quel coraggio di affrontare
qualsiasi pericolo, persino Satana stesso? Lei era terrorizzata ed ogni volta
che si fermavano tremava di paura, al solo pensiero che si trovavano
nell’Inferno, anche se all’inizio. E poi c’era quel demone…un demone! E’
semplicemente pazzesco! Non aveva mai creduto all’esistenza dei demoni né degli
angeli, come forse nessuno dei suoi attuali compagni…ma tutti loro dovevano
ricredersi, a quando pare. Eppure AnaMaria ha osato sfidarlo, forse consapevole
che quel Jack non poteva essere un suo gemello, né un suo parente.
Quasi con noia si volse verso Janaki che senza espressione
continuava a camminare, avvolta nel mantello e senza una goccia di sudore, così
come il fratello Amitabh. Rimase quasi spaventata: anche loro delle creature
magiche? Come facevano a non sudare in quell’atmosfera che aveva superato da
molto il limite della sopportabilità?? Li osservò ancora per qualche attimo,
poi tornò a fissare davanti a sé, verso quella fine irraggiungibile della
galleria. Ma prima osservò Will che aveva al suo fianco e le si strinse il
cuore: doveva sapere il perché di quel suo gesto? Ma chi poteva saperlo, se non
lei? Certo avrebbe avuto altri cento modi di intrappolare Jack, ma invece lei
l’ ha baciato…e poi perché l’ ha lasciato morire, maledizione?!? Jack era attaccato
alla Perla Nera, certo, ma non così tanto da lasciarci le penne sopra! –
Elizabeth, stai bene?- chiese Will al suo fianco, vedendola stringere forte i
denti. – Cosa? Oh si certo, non preoccuparti. Sto bene…- rispose lei all’inizio
come cascata dalle nuvole, poi in tono rassicurante e lieve. Will le strinse la
mano e lei ricambiò il gesto. Si sorrisero e solo in quel momento Elizabeth
capì che qualsiasi cosa aveva fatto, forse Will la stava perdonando, grazie
anche al loro forte amore.
- Da quanto stiamo camminando?- chiese con voce flebile
Gibbs mentre tutti ormai stavano trascinando i piedi per camminare, eccetto
Amitabh e Janaki, freschi come due rose. – Non lo so, ma ci siamo quasi-
rispose sospirando AnaMaria. – come lo fai a sapere…?- chiese perplesso Will
poco dietro di lei. – Perché il vento sta diventando più forte ma anche più
fresco, segno che o siamo arrivati o ci sono altre strade- rispose la pirata,
voltandosi appena verso di lui. La prima ipotesi di AnaMaria era giusta: erano
arrivati.
Cominciarono
a rallentare quando videro finalmente in modo alla galleria una luce rossa,
delle grida di imperio e la temperatura si stava abbassando. AnaMaria osservò
per alcuni attimi Barbossa, poi si avvicinò a Pantera. – Ora ti libero, ma se
provi a scappare non avrò nessuna pietà ad ucciderti. Chiaro?- disse
osservandolo in faccia, poi gli tolse il bavaglio dal viso e il corsaro
rispose:- Trasparente…- . – Ed ora avanti a me, forza- ordinò dopo averlo
liberato dalle corde. Pantera la osservò negli occhi con il suo maledetto
sguardo penetrante e il sorriso beffardo, poi avanzò verso la fine della
galleria, le mani in tasca. AnaMaria sospirò e lo seguì ad un metro di
distanza, infine tutti gli altri. Quando la galleria finì videro davanti ai loro
occhi uno spettacolo che mai nessun uomo aveva visto…Ad un metro da loro la
strada si interrompeva bruscamente per dar spazio ad una grande, immensa,
mastodontica cava nel cui mezzo sorgeva quel che pareva un vulcano; sul bordo
di questo, abbastanza largo, camminavano lentamente una moltitudine
indecifrabile di persone, in fila indiana e tenute prigioniere da pesanti
catene controllate da una feroce fiere che appena vedeva il minimo
rallentamento, ringhiava e graffiava e colpiva. Sospeso in aria, sopra la cima
del vulcano, una piattaforma in pietra grande abbastanza per ospitare un uomo
vestito di una bianca tunica seduto presso una grande scrivania e circondato da
colonne di fogli di pergamena. E come per dare un infernale tocco di eleganza a
quel luogo, la base del vulcano era incoronato di milioni e milioni di colonne
infuocate che pareva imprigionare in sé le persone che non stavano camminando
lungo il bordo del vulcano. – Dio mio…- sussurrò Gibbs così immobile per la
paura da sembrare una di quelle statue ai piedi del monte infuocato. Alle sue
parole tutti si fermarono, come se fossero state dette a voce altissima.
In
pochi minuti la ciurma di pirati si ritrovò circondata da quelli che parevano
soldati inglesi armati però con lunghe fruste e lame affilate. Gibbs degludì
quando AnaMaria lo fulminò con gli occhi. – Bene bene bene…degli umani che
hanno osato varcare la soglia del mio regno…con chi ho l’onore di parlare?-
chiese l’uomo di bell’aspetto vestito con la tunica bianca e dorata. – Io sono
AnaMaria e questa e la mia ciurma di pirati. Siamo venuti sin qui per
recuperare il nostro compagno: Jack Sparrow -rispose AnaMaria con voce pacata ma senza emozione. L’uomo sorrise
appena, in una specie di ghigno deformato che lasciava intendere la sua vera
demoniaca natura. – Jack Sparrow…ma certo…siete venuti in tempo per poterlo
riavere con voi…tuttavia, dovete pagare un pegno…Non ho voluto intralciarvi
durante il viaggio così che poi non potevate lamentarvi per il prezzo da
pagare…- disse con voce glaciale e languida. AnaMaria lo osservò ed annuì
appena:- Va bene, pagherò qualsiasi somma per riaverlo con noi- rispose decisa
ma con tono pacata. L’uomo scoppiò a ridere e la sua risata parve diabolica e
tremendamente beffarda…forse non era un’illusione. – Somma?? Mi dispiace
deludervi signora ma io ho tutto l’oro del mondo, tutto quello che posso
volere. Tuttavia dalle nostre parti, per “somma” si intende qualcos’altro. Per
poter riavere un’anima che dimora qui, bisogna che mi diate un’altra anima…in
poche parole, se volete riavere il pirata uno di voi deve prendere il suo
posto- rispose sorridendo l’uomo. – Ma è una cosa da disonesti!- esclamò
Ragetti e l’uomo scoppiò di uomo a ridere:- Mi dispiace, umano, ma da noi
funziona così. Se volete accordarvi con gli onesti, dovevate pensarci prima ed
andare al piano superiore. O meglio, il pirata doveva pensarci prima…prima di
vendere la propri anima a me- rispose ghignando…
Jack
fissò l’anima trascinata da una delle tante pantere di quel luogo. L’anima di
fermò e per un attimo anche la belva. In quel breve arco di tempo i due uomini
si osservarono e parevano uno la fotocopia giovane dell’altro. – Jack…-
sussurrò l’anima legata, meravigliata e stupita. Appena pronunciò il nome del
pirata, il pirata assai più vecchio ma ancora in pieno vigore fu trascinata con
rabbia dalla pantera. Jack osservò suo padre andare via: no, non poteva essere
lui, non poteva essere suo padre…suo padre era morto durante una battaglia,
mentre lui era rimasto a Tortuga; lo aveva lasciato quando aveva appena nove
anni e si era promesso che lo avrebbe odiato con tutto se stesso.
Tuttavia…rivederlo gli causava uno strano bruciore agli occhi e più il fuoco
aumentava più egli non sentiva dolore. Sorrise, felice come un bambino, e le
fiamme quasi gli facevano solletico. Dunque era questo il segreto: pensare alla
felicità, alla voglia di vivere, ai bei ricordi…Poi, come attratto da qualcosa,
sollevò il capo verso l’entrata e spalancò gli occhi nel vedere la sua ciurma
e…- AnaMaria…- sussurrò rapito dalla figura della pirata che stava trattando
con Alastor. Sono arrivati,dunque,
era ora! Mi stavo preoccupando sinceramente!,pensò Jack tra sé ma in verità
tutti i suoi pensieri erano per AnaMaria. Poteva sentire il suo respiro
affannato, vedere il suo viso: era distrutta, lo vedeva; chissà da quanto tempo
non dormiva su un letto, da quando tempo non mangiava come si deve; ma ha il
naso rotto??oh no, accidenti…
Jack
sospirò mentre poggiava la fronte contro la colonna di fuoco e il suo corpo si
bruciava lentamente. Che cosa diavolo si stavano dicendo? Ecco, finalmente
scendono!, pensò felice Jack mentre vedeva tutta la ciurma essere guidata
da Alatar e da due demoni verso la sua colonna. Si raddrizzò e assunse un
comportamento nobile ma anche sofferente, anche se ormai la gioia aveva preso
il posto del dolore. – Signor Sparrow, avete visite- esclamò sorridendo
Alastor. – Lo vedo, Alastor, grazie- rispose il pirata mentre cercava di
spingersi il più avanti possibile per avvicinarsi ai suoi compagni. – Ciao Jack-
salutò AnaMaria, sorridendo appena. Tutti lo salutarono, chi con un sorriso,
chi con un “Capitano”. – Bene…Sparrow, sei libero- annunciò il demone e subito
la colonna smise di bruciare e Jack poté uscire da essa. Avanzò verso AnaMaria,
per abbracciarla, ma si ritrovò dietro di lei, dopo averla attraversata. La
pirata spalancò gli occhi per il gelido freddo che aveva sentito anche nelle
ossa. – Che significa, Alastor??- chiese Jack indicandosi. Il diavolo rise:-
Non preoccuparti, riavrai il tuo corpo e le sue funzioni mano a mano che ti
avvicinerai alla terra-. Jack annuì poi osservò la ciurma ma si sbloccò nel
vedere Pantera. Gli si avvicinò lentamente e più i due uomini erano vicini e
più si potevano notare l’incredibile somiglianza. – Ciao fratellino- disse
sorridendo beffardo Pantera. – Tu…Voi…Fratelli?- chiese perplesso Gibbs. – A
quanto pare proprio qui vengo a ritrovare la mia famiglia- rispose Jack ed
abbracciò il fratello gemello, felice. Alastor parve decisamente infastidito da
tutta quella gioia e quell’amore. – Insomma basta, andate via!- esclamò il
demone irritato. Jack però si volse intorno e vide in una delle colonne il
padre che osservava i suoi figli. – AnaMaria, c’è mio padre laggiù, dì di
liberare anche lui- sussurrò Jack alla pirata la quale riferì subito ad
Alastor. – In tal caso- rispose quest’ultimo sollevando le spalle- l’ anima non
sarà prigioniera ma andrà direttamente all’Inferno. Cosa preferisci,
AnaMaria…?Ladri, bestemmiatori, omicidi, seduttori, falsari?-disse poi ridendo maleficamente, insieme ai
suoi demoni compagni. AnaMaria annuì alle parole di Alastor, accettando in
silenzio. – Che significa, AnaMaria??Che significa!- esclamò furioso Jack
mentre Gibbs non riusciva a dire nulla e tutti osservavano il proprio capitano.
– Significa che AnaMaria offre la su vita per liberare te e tuo padre, quel
cane- rispose Barbossa mentre ancora circondava le spalle della pirata con un
braccio. Tutti la osservarono. – Capitano...siete sicura di ciò che state per
fare?- chiese infine Gibbs in un flebile sussurrò. AnaMaria osservò il
marinaio, poi tutti loro. – Sicurissima, Gibbs. Non c’è altra possibilità…e
rispettate il codice: ogni uomo che indietro rimane, indietro viene lasciato.
Ora avete il vostro capitano, il mio lavoro è finito- rispose con voce pacata
mentre tutti la osservavano increduli ma silenziosi. – Andiamo- disse un
demone- soldato verso AnaMaria. Quest’ultima osservò per un’ultima volta la sua
ciurma, sorrise dolcemente per poi seguire i tre demoni mentre Alastor
continuava a ridere, irrispettoso della sofferenza e del dolore che stavano
provando tutti i pirati. – Andiamo- disse alla fine Jack dopo aver abbracciato
anche il padre, ora libero. – Jack!AnaMaria sta per essere uccisa per te e tu
dici “andiamo”??- esclamò incredulo Will mentre al suo fianco Elizabeth fissava
le spalle della pirata che veniva condotta verso una colonna non infuocata. –
Che posso fare…Io sono libero, questo mi importa…Andiamo- rispose Jack
cominciando a camminare verso l’uscita. – Come puoi essere così egoista, Jack?-
sussurrò in lacrime Elizabeth, incredula delle parole del pirata e del gesto
d’amore di AnaMaria.
Spesso
e volentieri si dice “morirei per te”, ma altrettanto spesso e volentieri non
si dà peso a queste parole, quasi ignorandone il vero, letterale, profondo
significato. Poche persone avrebbero il coraggio di sacrificare la propria vita
per il proprio vero amore, per un proprio amico, per un ideale….AnaMaria è
una di quelle coraggiose persone, pensò in lacrime Elizabeth quando vide
che Jack non sapeva rispondere alla sua domanda, ma riuscì solo a camminare
verso l’uscita del “confine del mondo”. Chissà cosa stava pensando il capitano
Jack Sparrow? Che presto avrebbe riavuto la sua Perla Nera?O che presto avrebbe
avuto le tasche piene d’oro? Che egoista che sei Jack, che vigliacco che sei
Jack, che traditore che sei Jack, non sei un uomo Jack, lei si sta sacrificando
per te e tu fuggi via come un cane con la coda tra le gambe, Jack…Chinò il capo
mentre sentiva la carne di AnaMaria essere legata contro la colonna con pesanti
catene, mentre sentiva su di sé gli sguardi di tutti…Ma cos poteva fare?Era più
forte di lui, come se un’energia lo stesse trascinando a forza verso l’uscita.
Quando giunse all’inizio della galleria si costrinse a voltarsi e puntò gli
occhi sulla colonna dove era legata AnaMaria. Sentì dietro di sé Gibbs
trattenere il fiato ed Elizabeth singhiozzare silenziosamente, soffocando le
lacrime contro il petto di Will il cui respiro era praticamente inesistente.
Fissò la pirata e per un attimo gli sembrò che stesse sorridendo proprio a lui,
il volto sereno e disteso. – Dio, accoglila con te..- sussurrò Will mentre
tutti si volgevano verso la galleria, dando le spalle a quell’orribile mondo.
Jack la osservò un’ultima volta, poi volse le spalle mentre sentiva i demoni
gridare e le fiamme che bruciavano velocemente intorno alla colonna.
Rimettimi i miei peccati, Dio…e perdonami, perché la mia anima è indegna di
vedere la tua luce…
Solo
i loro passi risuonavano lungo la silenziosa galleria, solo i loro passi
rompevano quel maledetto silenzio.
Jack
era solo, davanti a tutti….E non aveva nemmeno la forza di piangere. Mio
Dio, cosa ho fatto…Cosa ho fatto…Mio Dio…era tutto ciò che riusciva a
pensare…cinque maledettissime parole per accorgersi che aveva sbagliato, che la
sua stessa vita è stata un incredibile, immenso sbaglio; ogni suo passo lo ha
condotto alla rovina, ogni cosa fatta, vista e conosciuta…era tutta una
menzogna…Eccetto una: AnaMaria.
Quel nome gli risuonava nella testa, come le sue grida di
comando quando avevano recuperato la Perla Nera, le sue risate quando lui la
faceva ridere, il rumore dei suoi passi sul legno, il suono delle sue parole,
il profumo della sua pelle, il calore dei suoi vestiti…
Sospirò
appena…E quattro parole ora erano fisse davanti a sé: “torna indietro e salvala”.
Camminava lentamente, quasi trascinando i piedi, come se quell’energia che
prima lo aveva trascinato a forza lontano da AnaMaria era scomparsa. – Jack-
suo padre lo richiamò alla realtà. Non aveva avuto nemmeno il tempo di
abbracciare suo padre, di raccontare la sua vita a lui e a suo fratello,
ritrovato dopo anni e anni di lontananza. No, non ci riusciva, gli mancava
qualcosa…l’ultima moneta per riavere tutto il tesoro, l’ultimo tassello per
terminare il mosaico della sua vita. Osservò suo padre, il quale gli sorrise. –
Fa quello che devi fare…- gli sussurrò stringendogli una spalla, appena. Jack
si fermò e così fece il padre e tutta la ciurma. Il pirata osservò il padre,
annuì poi fece dietro-front e cominciò a dirigersi a passo veloce verso la fine
della galleria, verso AnaMaria. – Jack…Jack! Dove diavolo stai andando??- gli
gridò incontro Gibbs, mentre lo inseguiva. – A riprendere ciò che è mio!- urlò
il pirata mentre gli occhi fiammeggiavano d’ira e le mani erano strette intorno
alle pistole cariche. – Jack, rispetta il codice! “ogni uomo che indietro
rimane, indietro viene lasciato”!- esclamò di rimando Gibbs anche se anche lui
aveva le pistole cariche strette nelle mani. – Non m’importa del codice! Non
m’importa di nulla se non di tornare da AnaMaria e portarla via con me!!!!-
urlò furioso Jack non tutto il fiato che aveva nei polmoni. I suoi passi si
fecero più veloci, così come il suo respiro e il battito cardiaco; cominciò a
correre, sempre più veloce, sempre più veloce….
Ma
i suoi occhi si spalancarono e il suo passò si fermò, così come il suo cuore,
quando vide una parete di roccia invece dell’apertura della cava. Tutti dietro
di lui si fermarono, ansanti. Le pistole scivolarono via dalle mani del pirata
che osservava senza parole l’ostacolo ineliminabile che si poneva fra lui ed
AnaMaria. – Spiegatemi che cosa significa… - sussurrò appena, il capo chino. –
Non lo so - sussurrò incredulo Amitabh, e altrettanto disse Janaki.
–Pantera…papà…Barbossa…spiegatemi cosa…significa…questa!!- esclamò furioso,
battendo un pugno sulla roccia. Tutti scossero il capo, ma Barbossa prese
parola:- Forse…l’apertura è stata chiusa perché nessuno di noi deve…deve
recuperare nessuna anima…lì…- sussurrò con tono sempre più debole e avvilito. –
Io si!!! IO SI!!!- urlò furioso Jack battendo un altro pugno contro la roccia.
La sua voce furiosa risuonò per tutta la galleria, per poi scomparire nel
nulla, così come tutte le possibilità di riavere al suo fianco AnaMaria. Si
inginocchiò lentamente, sospirando, mentre gli dolevano i polmoni per quanta
aria aveva cacciato fuori, come un demone irato…o forse di più.
-Jack….mi
dispiace…so cosa..- disse in un lieve sussurro Elizabeth ma Jack sollevò
velocemente il braccio all’altezza del viso. – NON…dire “so cosa
significa”…perché non lo sai…- sussurrò freddo il pirata, osservandola in
faccia con quegli occhi carichi di rabbia tanto che la ragazza ne fu
spaventata. Il pirata si alzò lentamente, raccolse le pistole, non badò al
sangue sulle nocche, non badò alla stanchezza, non badò a nulla…solo ad uscire
da lì, da quel posto orribile, da quel posto dove nemmeno un granello di bontà
è posato, dove ha perso la sua vita…solo che il suo corpo ancora non lo sa…
-
AnaMaria…AnaMaria svegliati…-
Una
dolce voce risuonò nella sua mente.
Aprì
lentamente gli occhi e fu quasi accecata dalla luce di un sole così bello e
luminoso come non l’aveva mai visto. Si mise a sedere sul prato smeraldino
avvolto da variopinti fiori. Si osservò intorno e notò con stupore che nulla in
quel posto era brutto, imperfetto, malvagio, ma al contrario tutto era divina
perfezione di un altrettanto divino e perfetto creatore. Chiuse gli occhi al
rumore del lieve rumore del ruscello, sorrise, altro non sapeva fare in quel
momento. Annusò l’aria pregna di natura, di celestiali odori, che mai aveva
sentito. Strinse appena l’erba sotto le sue mani, con piacere sentì la fresca
rugiada posarsi su di esse. Sorrise, altro non sapeva fare in quel momento. Una
stupenda pace v’era in quel posto, e la natura stessa pareva essere una
bellissima musica, la più perfetta che avesse mai visto, la più adorabile, la
più dolce…Sorrise, altro non sapeva fare in quel momento.
Chiuse
gli occhi. Li riaprì. Vide davanti a sé, in piedi a celarle in parte la luce
del sole, un uomo vestito di una bianca tunica, due dolci occhi celesti ad
osservarla, un felice sorrise sulle labbra appena celate da una scura barba. –
Ben svegliata- disse con dolcezza l’uomo, flettendo poi le ginocchia. Chi era
quell’uomo così bello, così perfetto, così sacro…?Emanava dagli occhi un
candore divino, una bontà arcana, qualcosa che le fece piangere il cuore di
gioia, di rispetto, di incommensurabile amore. E sorrise di nuovo, perché altro
non sapeva fare in quel momento. – Ho visto come si comporta quel pirata, Jack
Sparrow…è un brav’uomo, e la sua scelta di pirata gli è stata imposta dalla sua
vita. Il Padre gli ha donato il libero arbitrio, come a tutti gli uomini.
Spesso, tuttavia, molti si pentono delle loro azioni malvagie, e tornano da
Noi…Come Jack. Dovresti vedere com’è ora, AnaMaria, senza di te. E’ un uomo
diverso nell’anima, nel carattere, nella disperazione, nel dolore…La tua
scomparsa lo ha ferito a morte, la sua anima è rimasta attaccata a te, per
sempre. Tuttavia è comunque un pirata, un assassino, un ladro, un
bugiardo….Dunque ti chiedo, figlia mia, sei sicura di voler mantenere la tua
promessa?- . AnaMaria ascoltò le Sue parole, poi sorrise e annuì:- Si, ne sono
sicuro. Anche io ho commesso uno sbaglio a vivere da pirata…ed ora voglio solo
vivere in pace, Padre, solo quello. Addio al mare, almeno per un po’….E poi
devo saldare ancora qualche debito- rispose la giovane, la voce dolce e pacata.
– E sia, dunque- rispose l’uomo, poi le sfiorò la fronte con un bacio e
AnaMaria sentì come se una nuova vita le scorresse nelle vene, come se la luce
del sole le inondasse il cuore. – Và, Figlia mia…Ti sono stati rimessi i tuoi
peccati…- sussurrò l’uomo stringendo le mani della giovane. Quest’ultima fece
per alzarsi ma l’uomo la fermò un attimo. – Un’ultima cosa…salutami quel
simpaticone di Barbossa. E’ davvero simpatico quando non fa il cattivo pirata!-
esclamò ridendo, poi la sollevò come se fosse una piuma…e la luce del sole
parve aumentare, facendole chiudere forte gli occhi.
L’ultima
cosa che vide su il volto luminoso dell’uomo e il suo dolce sorriso verso di
lei…
Mancava poco alla fine della galleria e tutti sapevano cosa li stava
aspettando fuori, nella radura dove c’era il piedistallo
Mancava
poco alla fine della galleria e tutti sapevano cosa li stava aspettando fuori,
nella radura dove c’era il piedistallo. Quando giunsero ai piedi della discesa,
notarono che questa era divenuta una lunga scala a chiocciola, stretta e
pericolante. Cominciarono a salire Ragetti e Pintel, poi seguirono Will,
Elizabeth, Barbossa e tutti gli altri – Ehi Jack…mi dispiace…- sussurrò Pantera
alle spalle del fratello, il tono serio e lieve. – Grazie- sussurrò in risposta
il gemello, il capo chino e lo sguardo cupo. Pantera si volse verso Rob, loro
padre, che saliva dietro di lui. Questi gli volse uno sguardo triste e gli
intimò in silenzio di non dire nulla ma di continuare a salire.
Quando Jack affacciò la testa verso l’esterno, non ebbe
nemmeno il tempo di provare piacere nel respirare l’aria marina, nell’odorare
il profumo salmastro del mare poco lontano, che subito sentì la fredda canna di
una pistola sulla tempia. – Bentornato, Jack. Fatto bel viaggio?- chiese Davy
Jones osservandolo dall’alto. Jack osservò i pirati saliti prima di lui con le
pistole puntate addosso. – Jones…ma che gioia rivederti- disse ironico Jack
mentre posava i piedi sull’erba smeraldina. Vide intorno a lui la ciurma marina
del pirata-pesce e sospirò irritato. – Altrettanto Jack. Arrivo subito al
dunque, senza preamboli. Voglio la tua anima e per ottenerla ci batteremo in
duello. Solo le spade, è concessa la slealtà, ergo puoi usare qualsiasi arma…ma
non le pistole, perché altrimenti il divertimenti finirebbe subito- disse Jones
ridacchiando. – Mi pare ovvio- annuì Jack con le mani incrociate sul ventre
mentre si dondolava sul talloni. – Dunque, quando si comincia?- chiese poi,
osservandolo. – Ora- sussurrò Jones togliendo la sicura della pistola puntata
sulla tempia di Jack. Nemmeno a sprecare tempo nel dire che nel giro di pochi
istanti tutti i pirati, pesci e non, si ritrovarono con una o due pistole
puntate sul cuore o sulla testa.
Will
sollevò gli occhi al cielo e sospirando disse:- Ci risiamo -.
-
Balocco? Sei ancora tra noi?- chiese perplessa Squalo, movendo appena una mano
davanti al viso pensoso del commodoro. – Cosa? Si si, ci sono. Dicevamo?- disse
infine l’uomo come tornato dalle nuvole. La ragazza lo osservò con i penetranti
occhi blu e sorrise appena:- E’ per Pantera, vero? Lo so, anche io mi sento
terribilmente in colpa. A quest’ora sarà sicuramente morto, a meno che
Norrigton non l’abbia risparmiato per l’impiccagione a Port Royal. Ma ormai è
troppo tardi…- disse sospirando infine. – Non è troppo tardi!- esclamò una voce
femminile fuori dalla stanza. La porta di aprì ed entrò velocemente Klaret,
ansante. – Ehi Pulce, ma che stai dicendo?- esclamò Balocco alzandosi dal
tavolo. La ragazzina riprese appena fiato, poi disse. – Stavo cercando qualche
conchiglia sulla spiaggia ed ho visto delle piccole figure sulla cima del
monte, saranno almeno 20 persone!- esclamò sorridendo felice. Balocco e Squalo
si osservarono, poi si precipitarono fuori dalla stanza, ordinando alla ciurma
di armarsi e uscire immediatamente dalla nave. I passi veloci dei corsari
risuonava nei corridoio dell’imbarcazione, insieme alle loro grida.
Uscirono
tutti in spiaggia e osservarono la cima del monte, dove intravidero piccole
ombre. – Presto, andiamo a riprenderci Pantera!- esclamò entusiasta Balocco, ma
Squalo lo afferrò per un braccio:- No! Guarda…- sussurrò indicando le figure di
prima che lentamente riscendono il sentiero della montagna. – Stanno
riscendendo…Troviamo dei nascondigli e vediamo che succede! Non fate nulla
finchè non do io l’ordine!- esclamò Balocco, poi tutti si nascosero in quella
parte della foresta dove sicuramente le venti persone non sarebbero passate.
Jack
affondò gli stivali nella sabbia e si sentì rinato.
Gli
pareva di non sentire quella bella sensazione da anni. E provate ad immagine
come poteva sentirsi il vecchio Rob Sparrow che per poco non scoppiò a piangere
quando lo fecero sedere sulla sabbia, in un semicerchio. Davanti a loro
sostavano in piedi, uno di fronte all’altro, Jack e Davy Jones. – Ultimo
desiderio?- chiese sogghignando quest’ultimo. L’altro sorrise:- Posso togliermi
gli stivali?-. Jones sollevò gli occhi al cielo e annuì appena. Subito Jack si
tolse gli stivali, la giacca e il tricorno nero, sorridendo del vento marina
che si intrufolava nella sua larga camicia, dandogli un dolce benessere. –
Bene, possiamo cominciare- annunciò poi, sguainando la sua spada. Insieme si
lanciarono uno contro l’altro, le bracci sollevate in aria. L’impatto fu
feroce: Jack si ritrovò con un taglio sul braccio e Jones con due tentacoli
tagliati. – Maledetto pirata- borbottarono all’unisono, poi ridiedero la
carica, più decisi e arrabbiati di prima.
Il
duello andò avanti per ore e i due avversari sembravano non si stancassero mai,
ma al contrario più venivano feriti e più combattevo con ferocia. A Pantera gli
scappò un improvviso sbadiglio e senti una dolce risatina sommessa. Si volse e
alla sua sinistra vide Janaki osservarlo dolcemente. Rimase bloccato da quello
sguardo così dolce nonostante le loro mani fossero legate dietro la schiena. –
Scusami…ma non ho mai visto un duello tanto lungo- esclamò in un sussurro
Pantera. Janaki ridacchiò ancora, lievemente, poi rispose in un sussurro:- Io
non ne avevo mai visto uno ma come inizio non mi pare molto entusiasmante-.
Pantera ridacchiò sommessamente, poi scosse appena il capo:- Se tu fossi su una
nave di pirati non ci staresti bene per nemmeno un secondo. Per prima cosa
tutti ti vorrebbero nei propri letti!- . Janaki spalancò gli occhi e poiché non
poteva picchiarlo si voltò verso il duello indignata. – Oh no, scusatemi
signorina, davvero….ma io non sono abituato a corteggiare, io…vado subito al
dunque…e quindi non…scusatemi- sussurrò mortificato Pantera, ma a nulla valsero
le sue parole. Un pirata della ciurma di Jones lo vide parlare e subito gli
arrivò un calcio nella bocca dello stomaco, facendolo cadere a terra come un
sacco di patate. – Zitto o ti taglio la gola!- esclamò in un sussurro poi tornò
al suo posto, a pochi metri da loro. Janaki fece per soccorrerlo ma Pantera la
fermò con le sue parole:- No, restate al vostro posto o ucciderà me e voi.
Lasciate stare, ora mi alzo- sussurrò con voce flebile e strozzata, mentre
tentava di sedersi, inutilmente. Rimase lì qualche minuto, sentendo il respiro
irregolare di Janaki, poi finalmente riuscì a sedersi. Posò il capo contro un
albero dietro di lui, sospirò. – Vi ha fatto male?- sussurrò appena Janaki
facendo finta di commentare sul duello. In un lieve sospiro Pantera disse di
no. – E’ colpa mia, perdonatemi. Accetto le vostre scuse solo se mi dite il
vostro vero nome- sussurro di nuovo Janaki, senza osservarlo e senza farsi
scoprire. – Meridio Sparrow – sussurrò con voce flebile Pantera. –
Meridio…sembra un nome di un animale- sussurrò ridacchiando appena Janaki, come
fece anche Pantera il quale rispose:- Lo odio anche io, ecco perché mi chiamano
Pantera-. – Secondo la mia religione, la pantera è un animale in apparenza
feroce ma in verità il suo animo è buono e protegge chi ama davvero…- disse con
tono lieve Janaki, chinando il capo facendo finta di imitare. – Certo che siete
brava a nascondervi…- sussurrò appena Pantera, ancora il capo contro il tronco.
– Non altrettanto nel nascondere i miei sentimenti- rispose in un lieve
sussurro la ragazza la quale attirò lo sguardo di Pantera. Questi sorrise nel
vederla arrossire e la trovò davvero bella.
Sospirò,
riportando lo sguardo sul duello interminabile. I suoi pensieri per un attimo
andarono alla sua ciurma, a Balocco, a Squalo, a Pulce e a tutti gli altri
compagni. A quest’ora devono essere già andanti via con la ricompensa di
Norrigton che sicuramente è nascosto nella foresta in attesa che Sparrow o
Jones muoia. Poi cattura i pirati rimanenti con un attacco a sorpresa e ritorna
trionfante a Port Royal…fine della storia. Ma non può finire così, non può.
Questa non è la fine che nessuno di loro merita, gente costretta a fare il
pirata o il corsaro, gente onesta (anche se raramente). No, dovevano fare
qualcosa. Ma chi poteva aiutarlo? Nessuno sapeva di quel piano, nessuno poteva
aiutarlo…No doveva fare qualcosa: al più presto e da solo.
Lo so, lo ammetto, questo capitolo non è il massimo! Ma è
solo un capitolo di “ponte” tra il ritorno in vita di Jack e …qualcos’altro! =P
Dai,
non disperatevi, il 17° chaparriverà
presto e lì le cose saranno un po’ più movimentate!
La notte stava scendendo lentamente e il fuoco sulla spiaggia illuminava
due figure che duellavano
La notte stava scendendo lentamente e il fuoco sulla spiaggia
illuminava due figure che duellavano.
Gibbs sbadigliò mentre sentì qualcuno dietro di lui
russare appena: era un pirata-pesce il quale si era lasciato andare anche lui
tra le braccia di Morfeo. Gibbs ridacchiò, poi tornò ad osservare esasperato
Jack e Davy Jones che duellava dalla mattina, senza mai fermarsi. – Ma come
diavolo fanno senza riposare o mangiare?? Posso capire Jones…ma Jack??- esclamò
in un sussurro Will, al suo fianco. Gibbs sollevò le spalle. – Non ne ho la più
pallida idea…- borbottò sbadigliando di nuovo.Si osservò intorno e notò con stupore che quasi tutti si erano
addormentati. Gli unici perfettamente svegli erano i due indigeni e Pantera, il
fratello di Jack. Proprio il corsaro lo stava fissando, facendogli un gesto
appena accennato al pirata- pesce al suo fianco. – Credo che sia ora si
squagliarsela, ragazzo- sussurrò con un ghigno il marinaio. – E come?- sussurrò
Will mentre cercava di svegliare Elizabeth al suo fianco. – La ciurma di Jones
sta dormendo. Rubiamogli i pugnali, tagliamo le corde e svigniamocela -
sussurrò annuendo Gibbs. Will lo osservò per alcuni stanti, poi ribatté: - E
Jack? -. Gibbs aprì la bocca per dire qualcosa, ma nessun suono uscì. – Non
provate nemmeno a…svignarvela, signor Gibbs…- sussurrò una voce dietro di loro.
Si volsero e notarono la sagoma confusa di Norrigton e il lieve rumore delle
sicure tolte ai fucili. – Porca paletta…- sussurrò Pantera, osservando
sconfitto i soldati inglesi.
- Commodoro Norrigton, voi avete violato il codice del cavaliere!!
Mai bloccare un duello in corso, se non per una causa ben motivata!- esclamò
Jack mentre un soldato inglese lo metteva ai ferri. – Bhè, la causa è più che
motivata: fuga, saccheggio, omicidio, rapina alla Marina Britannica, alleanza
con dei Corsari…ne volete altri di motivi? – rispose Norrigton mentre metteva
ai ferri il fratello del pirata. Jack aprì la bocca ma non disse nulla se non
degli incomprensibili borbottii. Nel mentre la ciurma di Jones era stata
ammanettata anch’essa ed attendeva che tutti fossero imprigionati per partire
alla volta di Port Royal…verso la morte. – Se non avete altro da ribattere,
signor Sparrow, dichiaro in arresto voi e tutti i pirati e corsari qui
presenti- disse infine Norrigton, sorridendo trionfale. – Non posso credere che
lo stiate facendo davvero- sussurrò d’un tratto Elizabeth, osservando
sprezzante il commodoro. – Mmmmh, credo proprio di si, miss Swann – rispose
annuendo questi. Elizabeth lo osservò schifata quasi mentre venivano condotti,
legati come salami, verso la nave inglese.
D’improvviso però si udì come il suono di una fucilata e l’odore
della polvere da sparo. Subito dopo un soldato si accasciò al suolo, un
proiettile nel petto e gli occhi sgranati. – Alle armi!- urlò Norrigton mentre
dalla foresta usciva Balocco e la sua ciurma, all’assalto contro la marina
inglese. – Pantera, afferra!- gridò Squalo, lanciandogli una spada. Questi
l’afferrò nelle mani, voltandosi di spalle. Tagliò le corde e liberò poi anche
gli altri, tranne la ciurma di Jones. In poco tempo sulla spiaggia si consumò
una vera e proprio battaglia tra marina e pirateria. Da entrambi i fronti vi
erano morti, feriti, grida ed esclamazioni. – Il cuore, mi serve il cuore!
Andate a prenderlo sulla cima del monte e fuggiamo!- esclamò in un sussurro
Jones ad un suo marinaio mentre Jack passò lì davanti proprio in quell’istante.
Si fermò e si volse verso di lui, ansante, la spada sanguinante in mano. Si
osservarono per pochi istanti poi insieme partirono in una corsa sfrenata lungo
il monte, taglio attraverso gli alberi e i rovi. Jack era certo più facilitato
dalla libertà delle braccia, ma in pochi attimi Jones ruppe le corde con la sua
chela enorme. – Perché non l’ hai fatto prima??- gli gridò contro Jack
dall’altra parte del sentiero. – Perché prima non ne avevo voglia!- ribatté
gridando il pirata-pesce.
Quando giunsero sulla cima del monte videro sul piedistallo di
granito illuminato dalla luna, il cuore di Jones che batteva ancora e la chiave
di AnaMaria posata lì ancora. Si fermarono, ansanti, mentre nella mente di Jack
ritornò il ricordo di quando donò alla pirata quel ciondolo, fingendo che fosse
solo quello, ma in verità ben sapendo cosa sia. “Che strano aggeggio! Ma
potrei usarlo per stappare le bottiglie di rhum!” fu il commento della
pirata, mentre rideva. La sua risata…Jack osservò il piedistallo, la chiave, il
cuore di Davy…Sentiva gli occhi bruciargli, il cuore battere velocemente…Ti
vendicherò, AnaMaria, ti vendicherò…
Spostò gli occhi su Davy il quale poco dopo prese parole:- Dunque
Jack, che vogliamo fare ora che siamo qui? Io voglio il mio cuore, tu vuoi
uccidermi…come ci mettiamo d’accordo?- chiese ridendo. Jack lo osservò
sospirando:- Nemmeno ti rispondo!- esclamò irritato. Davy lo osservò
divertito:- Ok, allora al mio tre…uno…due…tre!-. Al “tre” del pirata-pesce,
entrambi si scagliarono contro il piedistallo, per afferrare tutti e due ambo
le cose. La reazione del loro gesto avvenne in un attimo: le mani di Jack, che
arrivò per primo, scivolarono dal cuore e dalla chiave che volarono a cinque
metri indietro e caddero con un tonfo a terra. La chiave rimbalzò appena
sull’organo vitale di Davy che sobbalzò e posò il suo tentacolo sul petto, come
se avesse avuto una fitta al cuore. E Jack capì: ovvio! Se infilzava il cuore
con la chiave Davy avrebbe smesso di vivere!. Corse subito verso i due oggetti
ma Jones lo afferrò per una gamba con il tentacolo e lo trascinò a terra. –
Fermo!- gridò furioso mentre camminava velocemente verso il cuore e la chiave.
Quando passò vicino ad egli, Jack lo afferrò per la gamba più simile ad un arto
umano e lo fece inciampare. Si alzò poi e corse velocemente verso la sua
bramata mèta, ma Jones strinse la chela intorno alla sua gamba, facendolo
cadere. Lanciò un grido di dolore mentre sentiva i la carne dilaniata e il
caldo sangue scivolare lungo gli stivali, a terra. Gemendo, cercò di alzarsi,
invano. – Ho vinto io Jack, ancora una volta ho vinto io!- gridò trionfante
Jones, sollevando in aria il cuore e allontanando con un calcio la
chiave-ciondolo. Jack sospirò, chinando verso il basso il capo. Era finita:
Davy avrebbe ucciso i soldati inglesi e la sua ciurma, per poi salpare con il
suo cuore ben custodito e lui non avrebbe vendicato tutte le anime che aveva donato
inutilmente a Jones…non avrebbe vendicato AnaMaria…Strinse forte i denti e le
mani, quando vide appeso al suo collo uno dei suoi tanti ciondoli, regalatole
da una vecchia strega africana. Si slacciò il ciondolo a forma di pugnale,
osservò Davy trionfante con il cuore sollevato in aria. Non ho nulla da
perdere…tentar non nuoce…pensò quasi ridendo di quella situazione assurda:
come poteva trafiggereil cuore di
Jones con un piccolo pugnale, che nemmeno era un pugnale vero e proprio
??Tuttavia lo lanciò con tutte le forze rimaste verso il cuore. Lo trafisse in
pieno e subito il sangue cominciò a sgorgare lungo il tentacolo di Jones che
smise di ridere d’improvviso, il fiato strozzato in gola. Indietreggiò di
qualche passo mentre dal punto dove doveva esserci il cuore, si allargò
velocemente una macchia di sangue. Boccheggiò, come cercando invano di
respirare. Stramazzò al suolo. Pochi minuti e la sua esistenza terminò.
I suoi occhi rimasero aperti, il cuore ancora stretto nel
tentacolo, un’espressione di stupore sul viso, come incredulo della sua
definitiva disfatta…
Tadan!!Ecco qui il 17° capitolo!Spero vi sia piaciuto^_^ Così è come
mi sono immaginata la morte di Davy Jones e chiedo scusa in anticipo a coloro
che non è piaciuta. Avviso tutti voi che il racconto sta per finire…non vedete
l’ora eh? =P
Tuttavia, la questione è un’altra: che fine ha fatto
AnaMaria??Rimarrà in eterno nell’Inferno,o in Paradiso, o sarà risorta o…?
Lentamente Jack aprì gli occhi, sentendosi la testa dolente
Lentamente Jack aprì gli occhi, sentendosi la testa
dolente. Cercò di mettere a fuoco ciò che aveva davanti: il corpo senza vita di
Davy Jones che puzzava incredibilmente di pesce. Si mise in ginocchio
velocemente, sentendo il vomito salirgli, ma poi si placò, tossendo appena. Si
trascinò lontano da Jones, reggendosi la caviglia ferita. Ansante, poggiò la
schiena contro il tronco di un albero, sulla cima del monte, poi si strappò in
pezzo della camicia e si fasciò la caviglia, anche se quasi inutilmente. Sospirò,
si osservò intorno: doveva trovare un modo per scendere fino in spiaggia. Ma
com’era possibile che nessuno si era preso la briga di andare a vedere dove
fosse finito, se era vivo o morto??. Sbuffò irritato, socchiudendo gli occhi.
Si godette il sole di mezzogiorno sulla pelle bronzea, sorrise felice mentre il
vento proveniente dal mare gli sfiorava il corpo, dandogli sollievo. Lentamente
si addormentò, preso dalla stanchezza e dalla perdita del sangue.
- Jack! Ehi Jack!- esclamò una voce al suo fianco.
Aprì di nuovo gli occhi e vide il viso preoccupato di Will che lo osservava. –
Ragazzo…dove siamo?- borbottò confuso e frastornato. – Ancora sull’isola, sulla
cima del monte. Ce la fai a camminare?- rispose Will aiutandolo ad alzarsi. –
Si, credo di si- disse pacato Jack, poggiandosi ad un albero per non cadere. –
Dove sono gli altri, pronti a partire?- chiese poi mentre zoppicava verso il
sentiero. Will annuì:- Tutto pronto Jack. Ma Jones…Lo lasciamo lì?- chiese
osservando schifato il cadavere-pesce.
Jack
si fermò, annuì appena, poi osservò il pirata morto. Ricordò solo in quel
momento che lì per terra c’era il ciondolo di AnaMaria. – Aspetta- sussurrò
verso Will, poi si diresse verso Jones, chinandosi col busto per trovare il
ciondolo. Lo trovò sotto un tentacolo del pirata. Lo raccolse, lo pulì con la
camicia e lo indossò, stringendolo appena. – Ehi Jack, mi dispiace…Era una
brava donna- sussurrò Will, alludendo alla scomparsa della pirata. – Lo so,
Will…Non mi meritavo nulla di lei, nemmeno la sua vita…- rispose in un sussurro
Jack, poi cominciò la discesa da solo, camminando davanti Will, il capo chino e
la mano sinistra stretta nel ciondolo. Ad ogni passo sentiva la stanchezza, il
dolore, la rabbia e la vendetta farsi strana non solo nel suo cuore, ma in
tutto il suo corpo e la sua anima…come un fiume bloccato da una diga che tenta
di scivolare sul suo letto, di abbattere la barriera…invano…
Il suo cuore non si sollevò dal dolore nemmeno quando
giunse in spiaggia e vide la Perla Nera ormeggiata. – Capitano ma…che diavolo
ci fa la nave lì, intera??- esclamò stupefatto Gibbs. – Niente domande, Gibbs.
Andiamo via di qui- rispose pacato Jack mentre avanzava tra i corpo dei soldati
inglesi, Norrigton compreso, e la ciurma di Jones. I corsari dello Squalo Nero
era fermi sulla spiaggia. – Capitan Jack Sparrow…salpiamo con voi. Ci avete
rubato il nostro miglior corsaro, non possiamo dividerci da lui…- pronunciò
sorridendo balocco, ma Jack scosse il capo. – Fate ciò che volete…tutti possono
fare ciò che vogliono qui!!Lasciatemi stare!- urlò sempre di più Jack, furioso,
cacciando fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni. Tutti furono terrorizzati
dalla reazione del capitano della Perla. Salì sul ponte di Coperta e sbatté la
porta della propria cabina, nel sottocoperta. Sospirò, sedendosi al tavolo.
Sfiorò il legno di quest’ultimo, sospirando e chiudendo gli occhi. Non aveva
avuto tempo per assaporare la vita, il mare, la sua nave risorta. Che senso
aveva assaporare le cose più belle, se quella per cui viveva non esisteva più?
Afferrò un libro e lo scaraventò contro il muro, furioso. La ferita alla
caviglia gli faceva malissimo, ma non ci badava, non ora.
Era
così distrutto, afflitto, disperato…Non aveva più senso nulla, senza AnaMaria.
Il mare, la pirateria, il saccheggio, la bella vita, le onde che si infrangono
sul legno della nave, il vento che si sfiora il viso, il sole che batte sulla
pelle e che ti sveglia la mattina presto, per una nuova avventura. Non aveva
senso rubare gioielli, se non sapeva a chi regalarli; non aveva senso
ubriacarsi di rhum, se non aveva qualcuno con cui condividere la sbronza.
Sorrise appena, sentì gli occhi bruciargli, trattenne le lacrime. Non piangeva
da quando aveva 8 anni, da quando suo padre l’aveva abbandonato, solo tra la gente
di Tortuga, ed ora ne aveva trentacinque…era passato un bel po’ di tempo. Forse
era il caso di sfogarsi un po’? Sorrise divertito nel ritrovarsi a parlare da
solo. Incrociò le braccia al tavolo, posò il capo su di esse, sospirando…
-
Ti odio…- sussurrò sospirando.
Vi prego, non mi picchiate! Avevo promesso che si sarebbe
saputo qualcosa su AnaMaria, ma ho preferito soffermarmi sul pensiero doloroso
di Jack. Lo so che è corto questo capitolo, ma ormai siamo alla fine e non c’è
più molto da raccontare se non…la fine di AnaMaria ;)
Jack aprì
lentamente gli occhi, confuso e frastornato. Davanti a sé ‘era una ragazza che
gli sorrideva dolcemente. – Ciao Jack…- sussurrò lei, gli occhi neri velati di
lacrime. Jack spalancò lentamente gli occhi…non poteva essere lei. – Sei
tornata…- sussurrò poi, meravigliato e incredulo. Lei sorrise ancora di più e
gli tese le mani, annuendo appena. Jack subito le strinse le mani nelle sue,
sull’orlo di una crisi di pianto.
-
Capitano, non sapevo le piacessero anche i maschi!- una voce scontrosa e
maschile irruppe con violenza in quella idilliaca atmosfera. La figura di
AnaMaria si dissolse nel nulla e al suo posto giunse un vecchio e sdentato
marinaio che stava ridendo, stringendo le mani di Jack con le sue piene di
calli e che puzzavano di pesce morto. – Oh cielo- gridò il capitando saltando
sulla sedia, terrorizzato. Subito dopo si riprese e irritato gridò verso il
marinaio:- Dieci frustate per l’offesa e lo scherno! Ed ora dimmi che vuoi!-. –
Gibbs vi vuole sul Ponte di Coperta, signore- borbottò mesto il marinaio, che
lo seguì mentre si dirigevano entrambi fuori dal Sottocoperta.
Quando
Jack uscì si trovò in un mare di nebbia. Sentì la voce di Gibbs davanti a lui,
poi vide la sua sagoma e il suo volto sconvolto. – Signor Gibbs, che succede?
Sembra che abbiate visto un fantasma!- esclamò perplesso Jack. – Quasi,
signore! Sono sicuro di aver visto lo Squalo Nero davanti a noi!- rispose
incredulo il marinaio. – E quindi??- chiese Jack senza pensarci. – Come quindi,
signore?? L’unica persona in grado di governare quella nave è AnaMaria!-
esclamò eccitato il marinaio. Questi giurò di vedere Jack spalancare gli occhi
per lo stupore. Il Capitano non disse nulla e corse verso il timone,
affacciandosi dal parapetto per vedere davanti a sé: nella nebbia c’era
effettivamente una nave avvolta dalla nebbia e a prua le paurose fauci di uno
squalo bianco.
Si
volse verso Gibbs, ansante. – Avviciniamoci lentamente, potrebbe anche essere
qualsiasi altro pirata. Non siamo sicuro della legenda che solo lei possa
governare quella leggendaria e misteriosa nave. Portatevi di fianco e abbassate
i ponti. Voglio vedere che c’è lì dentro- ordinò velocemente prima di correre a
svegliare Will, Elizabeth e gli altri. – Will, Elizabeth, svegliatevi! C’è lo
Squalo Nero!- gridò entusiasta irrompendo nella loro stanza. I due ragazzi,
insieme a Barbossa e a pochi altri, si svegliarono confusi e velocemente. – Che
diavolo stai farneticando, Jack?? Quella nave può essere governata solo da
AnaMaria!- esclamò scontroso Barboso, sbadigliando. – E allora perché è proprio
davanti a noi??- rispose Jack, in tono di sfida. – Forza, vestitevi e armatevi!
Fra poco andiamo lì sulla nave e vediamo chi o cosa c’è- continuò poi, prima di
uscire dalla cabina e dirigersi verso la sua per armarsi della pistola e della
sua seconda spada.
In
poco tempo la Perla si affiancò allo Squalo Nero. I marinaio abbassarono i
pontili e cautamente tutti misero piedi nella silenziosa, vuota, sinistra nave.
Jack fece segno di fare silenzio, poi avanzò lentamente sul ponte di coperta.
Nessuno. Il pirata si volse verso la ciurma. – Will, Gibbs, Elizabeth:
controllate il primo Sottocoperta; Barbossa, prendi alcuni uomini e controlla
la stiva, le cucine e gli alloggi dei mozzi. Voi altri rimanete qui sul Ponte.
Io controllerò il secondo Sottocoperta- sussurrò appena dividendo in gruppi la
ciurma. Tutti annuirono e cominciarono a camminare verso le scalette che porta
ai piani inferiori della nave. Barbossa si trattenne un attimo per lasciare su
una corda la sua scimmia. – Mi dispiace, Jack, ma tu devi restare qui- sussurrò
accarezzandogli la testolina, poi seguì gli altri.
Jack
avanzava con cautela, mentre in quei luoghi rivedeva i passi di AnaMaria,
sentiva le sue parole come fossero state intrappolate dal legno; sentiva le sue
risate lontane, i suoi ordini decisi, il timone governato dalle proprie abili
ed esperte mani. Scosse il capo, sospirando. Non ti ingannare, può anche non
esserci nessuno; magari la nave è stata trasportata dalle onde, o magari la
leggenda non è vera e dei bucanieri l’ hanno presa,pensò tra sé il pirata
mentre avanzava lungo il corridoio, di stanza in stanza. Non c’era nessuno, non
c’era niente se non barili, sacchi, letti sfatti, vestiti per terra, bottiglie
rotte. Nulla di strano, né di familiare. Poi Jack si ritrovò davanti la porta
della stanza di AnaMaria. Era chiusa. Ripose la spada nel fodero, lentamente.
Posò ambo le mani sul legno, chinò il capo, sospirò. Chiuse gli occhi mentre i
ricordi si rovesciavano nella sua mente come un fiume che si riversa su pianure
e vallate, senza pietà. Troppi ricordi in quelle poche volte che lui,
all’insaputa di tutti, era salito su quella nave. Ecco perché la conosceva
bene, ecco perché aveva dei suoi ricordi. Quando non poteva stare senza di lei,
l’attendeva giorni interi a Tortuga; quando lei arrivava (perché sapeva che
sarebbe giunta) trascorrevano le giornate sulla nave. Scosse di nuovo il capo,
sollevò il viso e aprì lentamente la porta. Per poco non cadde in mare.
Il
pavimento della stanza non esisteva più, se non lungo i bordi. Al suo posto vi
era un immenso buco colmo di acqua che aveva allagato la stanza sotto stante,
chiusa da una porta di ferro e un pesante lucchetto, come potè vedere egli
stesso mettendosi in ginocchio sul bordo di quella “vasca”. Ma la cosa che
subito, immediatamente, lo colpì, fu qualcos’altro. Nel fondo della stanza, tra
le onde dell’acqua che si muoveva lentamente, vide un letto sopra cui giaceva
lei, AnaMaria. Jack si sporse, spalancando gli occhi. La pirata aveva gli occhi
chiusi, i capelli ondeggiavano in acqua, così come la lunga veste bianca che
aveva al posto dei vestiti da pirata. Il suo volto era rilassato ma aveva il
naso rotto e un brutto taglio sul braccio destro. Come faceva a stare sul fondo
senza galleggiare, non se lo chiese; perché indossava quella veste bianca, non
se lo chiese; che diavolo faceva AnaMaria lì quando dovrebbe essere
nell’Inferno…Si, quello se lo chiese! Era perplesso, confuso, sconvolto. Ci
sarebbero molti aggettivi per descrivere il suo stato d’animo, ma non
basterebbe un libro intero. Fatto sta, che il pirata decise di riprendersi la
sua AnaMaria, anche se il suo semplice corpo. Avrebbe avuto una sepoltura degna
del più famoso e temibile pirata dei Sette Mari. Lentamente si immerse, dopo
essersi tolto la cinta d’armi, la giacca e il cappello. Posò delicatamente i
piedi sul legno, avanzò nuotando verso il corpo della pirata. La osservò da
vicino, gli bruciavano gli occhi (forse è l’acqua di mare che me li fa
bruciare…!). Non poteva restare molto, non aveva visto. Dolcemente posò un
braccio sotto il suo capo, l’altra sotto le sue gambe. Si diede una spinta con
i piedi e in pochi attimi riemerse, ansante. Tenendosi a galla con le gambe,
potè finalmente ammirare il corpo della ragazza. Sorrise appena, osservandola
malinconico e triste. Con il pollice le sfiorava appena la scura pelle,
accarezzandola. Quando una lacrime gli scivolò inaspettatamente lungo la guancia,
si chinò per posare le labbra su quelle chiuse di lei. – Non ci provare…-
Spalancò
lentamente gli occhi nel vedere la bocca della ragazza muoversi. Lanciò un
grido acuto e arretrò velocemente, lasciandola andare. Non avendo più appoggio,
il corpo della giovane affondò come un sacco di patate. Qualche secondo dopo
AnaMaria riemerse. –Ma sei matta a lasciarmi? Vuoi che affoghi?!?- esclamò
furiosa. Jack era sconvolto, incredulo, paralizzato. – Ma…ma tu…tu…tu sei
morta!- ribatté quasi piagnucolante. – Si certo, sono morta! E allora perché
respiro e sto parlando con te, zucca vuota??- chiese irritata la ragazza. –
Io…ma che ne so io! Sei tu quella eri morta e poi sei risorta!- esclamò con
voce acuta Jack, come faceva sempre quando era scandalizzato e irritato. –
Risorta??Ma per favore!! Avanti andiamo via di qui! Sto gelando ed ho fame!.
Ordinò imperiosa AnaMaria, nuotando verso la “riva” della stanza. Si issò sul
pavimento ed uscì dalla stanza, senza degnare di uno sguardo Jack, allibito e
senza parole.
Salve a tutti di nuovo! Ecco il nuovo capitolo, siamo
alla fine quasi! Vi è piaciuto questo nuovo evento? Spero di si ;)
Nel prossimo capitolo vi saranno date altre spiegazioni…ma più che a
voi, al povero Jack! XD
"...I feel every mountain
I hear every tree
I know every ocean
I taste every sea..."
-Martius/Naticus II , Pain of
Salvation -
- Ma ti
vuoi muovere?? Esci da lì!- esclamò AnaMaria, osservando Jack. Il pirata stava
fissando ancora la porta da cui era uscita e tornata la pirata. Sentiva freddo
nell’acqua fredda, ma non ci stava badando, ora troppo frastornato. – Senti, o
mi dici che diavolo ci fai qui o giuro che ti appendo all’albero maestro!- la
ricattò spazientito Jack. AnaMaria tutto d’improvviso sorrise e si inginocchiò
sul bordo della camera. – E va bene, ora ti spiego tutto.
Come tu
hai espresso un desiderio presso Alastor, il demone di ciò che è irrealizzabile
all’uomo, io ho espresso un desiderio alla sua forza opposta. Ho chiesto Loro
che si salvassero la vita e la nave, sempre; in cambio io avrei sacrificato la
mia vita da pirata. Quando poi sei stato imprigionato da Alastor, che in un
certo censo ha “collaborato” alla tua salvezza, io sono venuta per salvarti e
sacrificare la mia vita per la tua libertà, come dice la legge. Tuttavia, non
sono morta. Sembra strano, anzi pazzesco, ma io non sono mai morta. Hai
presente un boomerang che vola via e poi torna indietro? Ecco, io ho fatto come
un boomerang. Non sono caduta a terra, ma sono tornata indietro, trasportata
dal vento e dalla mia stessa forza. Era così forte il desiderio di stare con te
che sono stati costretti a lasciarmi andare, a patto che avrei abbandonato non
il mare, ma la pirateria…-spiegò lentamente la pirata, poi sorrise appena,
tacendo.
- La
pirateria??Ma stai scherz...Aspetta un attimo...hai detto "era così forte
il desiderio di stare con te"...o è una mia impressione??- esclamò poi ad
occhi spalancanti, posando le mani sul bordo della camera. AnaMaria ridacchiò e
scosse il capo, gli occhi velati di lacrime. - Hai sentito bene...- rispose a
capo chino. Jack subito si issò sul pavimento, bagnato fradicio. - Fammi
capire...vuoi stare con me per prenderti gioco di me o perchè sei affezzionata
a me...?- richiese perplesso, ondeggiando con il busto e gesticolando
lentamente. AnaMaria rise divertita da quell'oscillare. - Per prendermi gioco
di te, ovviamente!- esclamò lei ridendo, poi diede una spinta al pirata che cadde
di nuovo in acqua. Mentre la ragazza rideva il pirata riemergeva lentamente,
sputando acqua, i capelli scuri a coprire il viso. AnaMaria rise ancora di più,
sdraiata a terra. - Sembri un'alga!- esclamò in lacrime per il troppo ridere. -
Faccio ridere vero?? Bene, vediamo come sei bella tu!- ribatté in tono di sfida
Jack, quindi l'afferrò e la trascinò in acqua con violenza, fermando
d'improvviso la sue risate. La pirata riemerse poco dopo, ridendo. - Dai Jack,
che antipatico! Guarda, mi hai fatto bagnare e mi ero appena cambiata!-
borbottò la ragazza sistemandosi i capelli dietro il capo. Jack sorrise e le si
avvicinò. - Eri più bella con la veste bianca...- commentò nuotandole intorno.
La ragazza lo osservò a braccia conserte, tenendosi ancora a galla. - Si
certo...non cercare di corteggiarmi, Jack. Non ne sei mai stato capace, nè con
me nè con le altre- rispose ridacchiando. - Questo non è vero, mia cara! Io
sono un Don Giovanni, un corteggiatore esperto di primo livello! Nessuno può
paragonarsi a me!- ribattè Jack alzando in aria un braccio. Tuttavia non si era
accorto che aveva smesso di nuotare e che stava colando a picco come una nave,
ancora il dito in aria e il braccio fiero. Ciò ovviamente suscitò il riso di
AnaMaria e quando tornò a galla anche lui rise. - Nessuno può paragonarsi a
te...eccetto tuo fratello- disse poi AnaMaria voltandogli le spalle e
cominciando a nuotare per la stanza. - Come come? Aspetta un attimo,
signorinella! Mio fratello...che c'entra??- chiese perplesso Jack mentre già sentiva
il fuoco della gelosia bruciargli in corpo. - Nulla, assolutamente...ma siete
così uguali...gemelli proprio...la notte prima di incontrarti sembrava di stare
con te...- rispose AnaMaria osservandolo con tono di sfida. - Ah quindi
hai....con mio fratello?- chiese Jack apparentemente non curioso, ma in verità
stava maledicendo dentro di sè suo fratello...maledetto Pantera. - Ho cosa?-
chiese AnaMaria fingendo di non aver capito. - Dai lo so, scema! Va bene,
contenta tu! Ma guarda che non è affidabile come ragazzo, io te lo dico!-
ribatté Jack mentre stava nuotando verso la porta della camera. La ragazza
sorrise divertita e nuotò verso di lui, lo fermò e lo abbracciò da dietro,
posando il mento sulla sua spalla. - La notte prima di ritrovarti eravamo dentro
la galleria. Non c'è stato nè il tempo nè il luogo di fare qualsiasi cosa,
anche se avessi voluto- sussurrò ridacchiando. Sentì il pirata sospirare appena
e in quel momento desiderò un suo bacio più di qualsiasi altra cosa.
-
Comunque non è una persona affidabile!- evidenziò Jack continuando a nuotare
verso la porta, AnaMaria stretta intorno al busto, come un polipo. - Quindi se
non lo è lui non lo sei nemmeno tu?- chiese la ragazza, osservando dall'alto
Jack che nel mentre si era seduto sul bordo di legno. - Scherzi?? Io sono
affidabilissimo! Non c'è persona più affidabile di me!- ribatté orgoglioso
Jack. AnaMaria sorrise, posando il capo sulle sue ginocchia, sospirando. Jack
rimase paralizzato, ruotò gli occhi intorno, poi chiuse la porta senza fare rumore.
Si schiarì la voce appena e posò le mani su quelle della ragazza. - Ti voglio
bene, Jack- sussurrò d'improvviso AnaMaria, senza osservarlo in faccia. Jack
rimase paralizzato di nuovo. Aprì appena la bocca ma non disse nulla. - E
dunque??Non dici nulla??E tu saresti un esperto corteggiatore??- esclamò
d'improvviso AnaMaria sollevando il capo. - Oh ragazza mia, che polipo che sei!
Prima non ti va bene che ti faccio un complimenti, poi neghi la mia carica di
Corteggiatore Supremo e adesso pretendi che ti corteggi??Insomma, dimmi che
vuoi e facciamola finita!- esclamò esapserato Jack osservandola dall'alto, le
braccia larghe.
- Dimmi
che mi ami- rispose AnaMaria, osservandolo negli occhi. Jack strabuzzò gli
occhi, incredula. - Come scusa?- chiese credendo di aver sentito male. - Se è
vero, dimmi che mi ami...-sussurrò AnaMaria, osservandolo dolcemente. Jack
giurò di aver sentito il cuore dire:" per carità basta pompare altro
sangue o scoppio! Dille che l'ami, che aspetti!". Osservò gli occhi della
ragazza, tutto il suo corpo stava protestando perchè voleva che la baciasse.
Che aspetti?? Le sfiorò inconsapevolmente una guancia, tremante. Prese poi il
volto della ragazza tra le sue mani, osservò i profondi occhi neri. - Ti
amo...-sussurrò dolcemente prima di chiudere gli occhi e di posare la bocca su
quella di AnaMaria. La ragazza chiuse gli occhi, posando le mani sul petto del
pirata.
Non poterono andare oltre perchè sentirono la
porta aprirsi e Jack allontanò quasi con violenza AnaMaria da lui. - Capitano...ah...volevo
dirvi che abbiamo trovato questa fetente di AnaMaria...ma vedo che lo sapete
già...- borbottò Gibbs, rosso in faccia, avendo capito che ha interrotto
qualcosa. - Signor Gibbs, grazie lo so. Può andare ora- rispose Jack
osservandolo furioso. - Si signore, certo signore, subito signore- rispose
mortificato il marinaio prima di chiudere la porta.
Entrambi
i pirati scoppiarono a ridere. AnaMaria si avvicinò di nuovo al bordo della
camera, Jack la prese per la vita e tirò su, facendola sedere al suo fianco. Si
osservarono ancora, sorridendo felici e con dolcezza. Finalmente Jack potè
baciarla sulle labbra, con amore a dolcezza, stringendola a sè, come per
proteggerla o per paura che lei fosse andata via. Eppure sentiva la ragazza
stringersi a lui, sospirare appena. - Ti Amo, Ana....ti ho sempre amato, lo
sai...e non ho mai smesso di farlo, nemmeno per un istante di secondo...-
sussurrò Jack osservandola da vicino, accarezzandole il volto, baciandole le
labbra con desiderio ma tuttavia senza volgarità. No, lei era speciale,
perfetta; non l'avrebbe mai toccata per possederla come un rapace, no; lei
avrebbe avuto un trattamento diverso, un vero amore. La ragazza sorrise a
quelle parole così dolci ma anche così disperate, quei baci che cercavano pace,
invano. - Jack...perdonami per averti respinto...perdonami...- sussurrò in
lacrime la pirata, ma Jack posò un dito sulle labbra che subito dopo baciò di
nuovo, non riuscendo a farne a meno. - Ssssh, piccola mia...Non parlare ti
prego...non...parlare...- sussurrò Jack sfiorandole il viso. Si abbracciarono
forte, sentendo il cuore dell'altro. Jack posò il capo sul suo collo, sulle sue
spalle, odorando il suo profumo. La strinse forte a sè, affondando il viso fra
i suoi capelli, chiuse gli occhi. Con lei, in quel momento, gli sembrò che
potesse affrontare qualsiasi tempeste, dare la caccia a qualsiasi tesoro,
uccidere interi eserciti, domare le onde del mare, controllare le stagioni,
tutto quello che un dio potrebbe fare...e lui ora è superiore ad un dio...lui ora
è Capitan Jack Sparrow, eternamente legato ad AnaMaria, sua promessa sposa, sua
promessa madre dei suoi promessi figli...sua promessa vita...
- Ti
amo...-
"...I see every spring arrive
I see every summer thrive
I see every autumn keep
I see every winter sleep..."
- Martius /Nauticus II, Pain of Salvation -
Ecco finalmente il fatidico bacio!! Contenti/e?? Spero vi sia
piaciuto questo capitolo, anche perchè è davvero uno degli ultimi. Ancora non
ho ben in mente quale sarà l'ultimo, forse il 21° o il 22°. Cercherò di
aggiornare presto, grazie per i commenti! (soprattutto grazie alla mia fan
Johnny Jack! =P )
- Allora Jack…qui si dividono le nostre strade…- disse sorridendo appena
Will, sulla banchina di Port Royal, stringendo a sé E
- Allora Jack…qui si dividono le nostre strade…- disse
sorridendo appena Will, sulla banchina di Port Royal, stringendo a sé Elizabeth
che osservava il famoso pirata dei sette mari. – Dividere? Io non conosco
questa parola Will, in tutti i sensi…e non dico mai “addio”, ma solo “a
presto”…Ci rivedremo al vostro matrimonio, fra qualche mese…nel mentre io ho
alcuni affari da sistemare…- rispose serenamente il pirata, osservando per
alcuni istanti AnaMaria, sorridente al suo fianco. – Già…allora…a presto- rispose
Will, tendendogli la mano. Jack si morse la lingua, osservando esitante la mano
tesa del ragazzo. Poi lo abbracciò, senza preavviso. Tutti scoppiarono a ridere
mentre i due amici si abbracciavano. – Dolcezza…con noi davvero non può
funzionare…l’abbiamo capito!- esclamò Jack baciando la mano ad Elizabeth. Lei
rise e si inchinò appena. – Bene, è ora di andare…a presto!- salutò Jack
dirigendosi verso la Perla Nera. Attese che tutti i suoi compagni furono
saliti. – Jack- lo richiamò Elizabeth. – Ti raggiungo subito…- sussurrò verso
AnaMaria, dandole un bacio sulla guancia, poi si avvicinò alla ragazza. – Si?-
. – Volevo scusarmi con te…non avrei mai dovuto fare quel che ho fatto, mi
dispiace tanto…- cominciò a scusarmi lei a capo chino. – Ehi dolcezza-, la interruppe
Jack posandole una mano sulla spalla, - non ha importanza…pensa che se non
fosse stato per te probabilmente non avrei mai più rivisto AnaMaria ed ora non
staremo insieme-. Elizabeth sorrise. – Sono felice per voi, Jack, davvero…e non
vedo l’ora di rivedervi, al nostro matrimonio…ma nel frattempo voi dove
andrete? O meglio, che rotta prenderete?- chiese sorridendo la ragazza. –
Sinceramente non lo so…la rotta che vorrà la mia donna…- rispose Jack
volgendosi verso il Ponte della nave da cui sentiva AnaMaria urlare ordini a
destra e a manca. – Allora a presto, dolcezza…- salutò infine Jack. - A
presto…Capitano Jack Sparrow…- rispose Elizabeth. Jack le sorrise, poi si volse
e corse verso la passerella che i suoi uomini stavano per ritirare sulla nave.
– Allora, hai lasciato la tua ultima amante…- borbottò fredda AnaMaria mentre
virava il timone, facendo prendere il largo alla loro nave, seguiti dallo
Squalo Nero di Balocco. – Ti sbagli, non è l’ultima…è solo una delle tante-
rispose con orgoglio Jack. Subito ricevette un bel ceffone da AnaMaria. –
Questo è da parte di tutte quelle amanti che hai lasciato e lascerai!- esclamò
irritata. – E questo è perché non l’ hai rincorsa per mari e per monti!-
esclamò Meridio e subito gli assestò un altro schiaffo in viso. – Oh ma che vi
siete coalizzati contro di me?- esclamò Jack massaggiandosi la guancia destra.
I due pirati scoppiarono a ridere, poi Meridio scese verso il Ponte,
lasciandoli soli. – Bene, ora che ti sei vendicata…che mi accadrà?- chiese Jack
cingendola la vita da dietro la schiena, posando il mento sulla sua spalla. –
Tu pensi che la mia vendetta è finita qui?Povero illuso…per salvarti ho
rinunciato alla pirateria ed è quello che farai anche tu!- esclamò ridendo
AnaMaria mentre guidava verso nord la Perla. – Devo per forza? Non posso
abbandonare la Perla, la ciurma…- borbottò quasi in lacrima Jack. AnaMaria
scoppiò a ridere e si volse appena verso il viso del pirata, posando sulla sua
guancia un lieve e dolce bacio. – Ho detto alla pirateria, non al mare…Non sono
così cattivi da levarci la nostra vita…Sai, mi piacerebbe visitare l’Italia…o
anche la Cina…- ripose la pirata sospirando. Jack sorrise e la strinse più
dolcemente a sé. – Che ci vuole, due paesi così vicini tra loro e soprattutto
dai Caraibi che non ci metteremo nemmeno un giorno per arrivare!- esclamò
ironico. La ragazza rise ancora e sollevò le spalle:- Ne abbiamo di tempo da
trascorrere insieme, dolcezza!- esclamò felice. – Ehi, lo sai che non mi piace
che mi chiami dolcezza!- ribatté il pirata. – Va bene, capitano…e adesso
andiamo…dobbiamo risolvere alcuni affari…- sussurrò ridacchiando dopo aver
affidato il timone a Gibbs. Sul volto di Jack apparve un lieve ghigno che
mostrò i suoi bianchi e curati denti. – All’ordine, capitano- sussurrò stringendola
a sé. – Ma…prima devi dare gli ordini per la notte alla ciurma!- esclamò
AnaMaria ridendo, poi fuggì via, lasciando solo come un ebete Jack. – Le
donne…tutto loro sanno!- esclamò il pirata sollevando le mani al cielo e
dirigendosi verso Gibbs, mentre il sole era alto davanti a loro e le onde del
mare erano placide e si infrangevano contro il legno della nave più veloce dei
Sette Mari…e che aveva racchiuso in sé un amore che mai potrà essere più diviso
o anche scalfito…
Et voilà! Ecco qui uno degli altissimi capitoli della FF( giuro che
è uno degli ultimi!). E’ molto corto che non c’è più molto da dire,
diciamo…devo solo narrare il lieto fine e porre le basi per il sequel, se voi
lo vorrete =P
Vi annuncio che anche i seguenti capitoli (uno o due) saranno
mooolto corti, quindi non picchiatemi. A presto! ^_*
L’alba
stava sorgendo lentamente, tingendo di rosa il cielo sereno, senza una nuvola.
I gabbiani volavano alti nell’aria, verso sud, in cerca di cibo. Stormi interi
di candidi uccelli, intere famiglie. L’acqua era cristallina come un mare di
diamanti e lieve onde cullavano la Perla Nera.Le vele venivano appena mosse del freddo vento del mattino che faceva
rabbrividire la ciurma della Perla e quella dello Squalo Nero che si
osservavano uno di fronte all’altro. – Allora qual è la tua scelta, Pantera?-
chiese infine Balocco, rompendo il placido silenzio del mattino. – Rimango con
Jack, Balocco. Ora che ho ritrovato lui e mio padre, dopo così tanto tempo, non
posso allontanarmi da loro…e poi ho trovato anche un bellissimo tesoro- rispose
Pantera che volse gli occhi scuri verso Janaki, vestita con abiti maschili, che
gli sorrise. – Ho capito…credo dispiaccia a tutti perderti, vecchia carogna, ma
di certo non possiamo costringerti a rimanere con noi. Hai trovato la tua
strada, il senso della tua vita oltre la pirateria. Era quello che volevi, noi
abbiamo solo contribuito a trovarla- rispose sorridendo Balocco, poi i due
amici ci abbracciarono. – Mancherai a tutti, Meridio…ci mancherai- disse con
voce lieve. Pantera sorrise e gli diede una pacca sulla spalla:- Avanti non
fare così- sussurrò ridacchiando. Poi passò a salutare tutta la sua ciurma, ma
quando giunse davanti Squalo, “la Capitana”, la giovane ragazza lo abbracciò
forte e lacrime amare le scivolarono sul volto bronzeo. Pantera sospirò,
stringendo a sé la sua amica:- Avanti sorellina, non fare così…ci rivedremo
presto…ricorda cosa ti dissi quella volta sul porto…Non ci lasceremo mai…ci
ritroveremo sempre…- sussurrò il corsaro abbracciandola forte. Squalo annuì
asciugandosi velocemente le lacrime:- Hai ragione fratellino…ci vediamo presto,
Meridio…- sussurrò sorridendo. – Ci vediamo…Elaine - . La ragazza sorrise
ancora di più, poi gli diede un bacio sulla guancia e fece un passo indietro. –
Allora siamo d’accordo, Jack. Ogni fine mese ci incontriamo a Tortuga per
spartirci il bottino- disse poi Balocco tendendo la mano. Jack si morse la
lingua, poi si volse verso AnaMaria che sollevò un sopracciglio minacciosa. –
Abbiamo un accordo, Balocco!- esclamò infine il pirata, barcollando appena e
stringendogli la mano. – Bene, allora ci vediamo fra una decina di giorni,
visto che siamo a metà del mese! Mi raccomando, porta a casa il pane- esclamò
Balocco dandogli una pacca sulla spalla. – Altrettanto, socio!- esclamò
sorridendo Jack, poi i corsari tornarono lentamente verso la Squalo Nero,
attraverso una passerella.
- Capitano…-
una vocina delicata e femminile richiamò l’attenzione del pirata, volto di
spalle. Si volse e sorrise nel vedere Klaret davanti a sè, gli occhi colmi di
lacrime. – Ma guarda chi c’è, la piccola Pulce…Cosa posso fare per voi,
mademoiselle?- disse Jack eseguendo un teatrale inchino. AnaMaria sorrise
divertita a quel gesto, poi osservò con dolcezza la ragazzina( strano a dirsi
vero?). – Volevo ringraziarvi, capitano…per avermi salvato, tempo fa. Non vi
ringraziai mai e mi sento una stupida a farlo proprio ora e…-; Jack sorrise e
sollevò appena una mano per farla tacere. – Non preoccuparti, piccola Pulce…per
me è stato un dovere e un volere…non devi ringraziarmi…- rispose sorridendo,
poi l’abbracciò paternamente. Klaret spalancò lentamente gli occhi, poi
abbracciò imbarazzata l’uomo mentre lacrime stillavano dai suoi occhi. – Bene,
adesso vai o Balocco ti frusterà- sussurrò Jack sorridendo. AnaMaria fu sicura
di aver visto gli occhi dell’uomo velati di lacrime…- Certo, ora vado…Allora a
presto! Grazie ancora Capitano…e anche a voi, AnaMaria…- rispose la ragazza,
poi sorrise allegramente e corse verso la passerella che subito dopo i marinai
della Perla issarono del tutto a bordo. Videro lo Squalo Nero andare via, con
le sue fauci spalancate, pronta a divorare tutto con i suoi denti, a prendere
con la forza ma anche con l’intelligenza ciò che le è dovuto…ma anche ciò che
non le è dovuto!
Una argentea
e lucente sfera brillava nel cielo notturno ricamato di piccole stelle. La
Perla Nera era una di quegli astri scesi sulla terra…Scivolava sul mare appena
mosso, lentamente, leggera come un soffio di vento che smuove appena le onde.
La luna lunare filtrava attraverso le vele fantasma e attraverso le finestre
delle cabine.
Jack
stava osservando la luna da molte ore, non riuscendo a dormire. Sorrise nel
constatare che la vedeva sempre fuori dalla finestra, come se li stesse
proteggendo. Seguì con lo sguardo i suoi raggi luminosi e delicati che si
posavano sul corpo di una donna al suo fianco, che dormiva. Sorrise dolcemente,
sospirò appena. Sfiorò i neri capelli della sua donna, li portò dietro
il suo capo. La osservò…aveva il volto rilassato, il petto nudo si sollevava
dolcemente sotto le bianche lenzuola, i capelli scuri come il cielo notturno le
si posavano sulle spalle scoperte che subito baciò dolcemente. La ragazza
sospirò appena, stretta fra le sue braccia. Posò il capo sul cuscino,
sospirando. Quanto aveva desiderato quel momento…sembrava lei stessa la luna,
con gli argentei raggi che si posavano sul suo viso e sui capelli lucenti, come
piccole perle preziose ad adornare la sua dea. Le posò un bacio sul capo e
sussurrò un lieve:- Ti amo…- che scomparve subito, catturato dall’aria. Sorrise
appena, la contemplò ancora per poco, poi la coprì per bene, con dolcezza.
Infine sollevò lo sguardo verso il soffitto, ancora con AnaMaria che posava il
capo sul suo petto nudo. Sfiorò la sua schiena sotto le candide coperte,
sorride felice. Era sua, ora, per sempre. Nessuno, nemmeno la morte stessa,
l’avrebbe più portata via…Ora aveva tutto: la donna che amava da tempo
immemore, la sua nave, la sua ciurma, il suo bottino. Cos’altro voleva di più?
Un pensiero improvviso gli affiorò nella mente e non scoppiò a ridere solo per
non svegliare AnaMaria. L’unica cosa che manca ora è un pargoletto a cui
insegnare le due doti nautiche, persuasive e ammaliatrici…anche perché ha due
genitori che sono due opere d’arte, non può essere brutto! Pensò tra sé. Un
ultimo sguardo verso AnaMaria che dormiva serena, poi chiuse gli occhi e anche
lui si lasciò andare fra le braccia di Morfeo mentre la luna ancora vegliava su
di loro e sulla nave interna, la sua Perla…verso cosa? La libertà…
Ok, ora siete liberi! Liberi di piangere, di ridere, di mandarmi a quel
paese o di commuovermi. Questa è la parola chiave del racconto, ultima parola
che chiude tutte le avventura dei nostri pirati: libertà…Chi non la vuole e chi
non la cerca? Liberi di uscire la sera e di rientrare quando vogliamo, liberi
di fare ciò che vogliamo, rispettando l’altro ma fregandocene di chi ci inculca
in testa stupide idee. Ok, basta con il mio sermone alla Marco Antonio! =P
Credo abbiate capito, no? Sono orgogliosa che i miei lettori sono abbastanza
intelligenti…ma anche abbastanza pazzi! XD
Che dirvi? Vi ringrazio davvero di avermi seguito fino
alla fine, di essere stati curiosi, di aver provato un minimo di sentimento nel
leggere questo mio racconto…vuol dire che qualcosa di buono l ‘ho fatto! Spero
che vi sia piaciuto, anche perché non sapete che fatica scrivere un racconto
quando hai il blocco dello scrittore! E allora stai ferma per interi giorni a
pensare “ adesso? Che succede adesso?”, eheheh! Bene, ultimi avvisi:
1- presto cambierò il titolo
della FF perché non c’entra proprio un accidente con il racconto! Se avete
delle idee sono ben accette!
2- presto correggerò alcune cose
(sintassi e cose simili, non temete), quindi mi scuso in anticipo per eventuali
errori…
3- infine, ma non per importanza, vorrei ringraziare
tutti i miei “fans” che hanno seguito passo per passo questa FF, tra cui:
Johnny Jack (:*), Shalna, Pikkola Papavero, Pikky91, maxie, Lady Angel, YURI,
angelonero e tanti altri! E’ grazie soprattutto che ho avuto il desiderio di
continuare questa FF!
4- ultimo avviso: stavo pensando
ad un sequel se voi siete d’accordo! Che ne dite?^^
Bene, ho detto tutto…adesso via
alle telefonate! No, ecco, ho sbagliato…volevo dire…via ai commenti! :*