La maledizione della Pietra Nera

di Frulli
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** A caccia di squali ***
Capitolo 2: *** Il Capitano ***
Capitolo 3: *** Il Triangolo Verde ***
Capitolo 4: *** Strani Presentimenti ***
Capitolo 5: *** Silenzio ***
Capitolo 6: *** Balocco ***
Capitolo 7: *** Klaret ***
Capitolo 8: *** stanza della penitenza ***
Capitolo 9: *** Fuga dalla prigione ***
Capitolo 10: *** Amitabh ***
Capitolo 11: *** capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** capitolo 22 (epilogo) ***



Capitolo 1
*** A caccia di squali ***


Capitolo 1

Capitolo 1: a caccia di squali

 

 

-Tu…Tu dovresti essere morto…ti ho visto con i miei occhi…- sussurrò perplesso e stupefatto Will, mentre osservava il capitan Barbossa scendere lentamente le scale e mangiare una succosa mela verde. Questi rise divertito, socchiudendo appena gli occhi. –Mi dispiace deludervi, signor Turner, ma no, non sono morto- rispose pacato. Elizabeth osservò il pirata che con i suoi stessi occhi aveva visto morire, ucciso da Jack. –Miss Swann, noto con piacere che vi siete avvicinata a noi poveri pirati mortali, mi fa piacere! E mi fa piacere anche vedere che due dei miei uomini sono liberi dalla prigionia..Ma che bel giorno è questo!- esclamò poi ridendo di cuore, ben sapendo cha la sua risata avrebbe provocato solamente altro dolore nei cuori dei pirati. –Insomma Barbossa…li aiuterai a raggiungere i confini del mondo?- chiese seria e seccata Tia Dalma.

Il pirata si volse lentamente verso di lei mentre ingoiava l’ultimo boccone di mela, poi le si avvicinò e le posò un bacio sulla bocca. Entrambi sorrisero in modo poco raccomandabile, ma Barbossa si volse verso Will e gli altri prima che potessero far domande. – Va bene, dolcezza. Porterò questa marmaglia oltre i confini del mondo. Anche perché ho un paio di faccende da sistemare lì- proferì pacato ed alla fine sogghignò tra sé. Will osservò Barbossa, poi la donna di cui Jack si fidava ciecamente. – Tia Dalma, dicci cosa dobbiamo fare per riportare indietro Jack- esclamò il ragazzo osservandola serio e deciso. La donna ricambiò il suo sguardo, poi si sedette al tavolo e afferrò dei pezzi di conchiglie; dopo averli scossi fra le mani li gettò sul tavolo. Avvicinò il viso ad essi, poi proferì in tono atono e pacato: -Per raggiungere i confini del mondo dovrete andare nella mano della Terra del Triangolo Verde. Lì troverete il portale per accedere…- .

– Come facciamo ad aprire il portale? C’è una chiave o qualcosa di simile?- chiese Will. La donna sorrise appena, annuì.  – Qualcuno possiede la chiave…ma fate attenzione, non tutte le chiavi sono di metallo…- proferì quella, in tono ancora misterioso e pacato.

- Dov’è? Dove possiamo trovare questo “qualcuno”??- chiese con insistenza Elizabeth. Tia Dalma sollevò lentamente gli occhi neri e profondi sulla ragazza, sorrise mostrando i suoi denti marci. – Lo troverete nella bocca dello Squalo…-

 

 

Will sollevò lentamente il capo, confuso e stordito, sentendo il calore del sole che picchiava sulla sua testa. Si osservò intorno: tutto mare. Era aggrappato debolmente ad un pezzo di legno e si lasciava trasportare dalle onde. Scosse appena il capo, mise a fuoco alcune figure in acqua. – Elizabeth! Gibbs!- gridò sforzandosi. –Will!- lo chiamò in risposta la sua donna. Si continuarono a chiamare fin quando tutti si ritrovarono. Will li osservò attentamente: c’erano tutti. –Che diavolo è successo?Non ricordo nulla…- borbottò Will osservandoli. – La nostra corvetta è stata colpita da una tempesta, questa notte. Abbiamo cercato di seguire la rotta nord-ovest, ma è stato inutile…Un fulmine ha colpito l’albero maestro e poi…- Gibbs non terminò la frase.

– Il Kraken…- sussurrò Will. I pirati si osservarono tra loro, terrorizzati, ma Elizabeth chinò il capo sul legno a cui si reggeva. Il pensiero le andò a qualche settimana prima, quando lasciò incatenato il capitano, condannandolo a morte certa, divorato dal mostro marino. Perché l’aveva fatto, diamine! Non poteva credere di aver ucciso un uomo, anche se pirata. Jack non si meritava quella fine, anche se era un imbroglione…alla fine anche lui era un uomo onesto…pensò tra sé la giovane, fissando l’acqua cristallina che la circondava  –Maledizione! Dobbiamo trovare quell’uomo! A costo di inseguirlo per tutti i sette mari!- esclamò furioso Will, battendo un pugno sul legno a cui si reggeva. Barbossa si osservò intorno, come nella disperata ricerca di qualcosa…qualcosa che trovò. - Non penso ce ne sia bisogno, signor Turner…- sussurrò il pirata portando lentamente la mano destra ad indicare la spettrale sagoma di una nave che avanzava tra le nebbie. In un primo momento Gibbs giurò che quella nave fosse la Perla Nera ma poi notò che sulla poppa s’aprivano enormi fauci circondate da denti affilati. I denti di uno squalo nero…

 

 

 

Salve a tutti! Questo è il primo capitolo della mia storia ambientata nei Caraibi di Jack Sparrow! Lo so, il primo chap è un po’ corto, ma i prossimi saranno più lunghi, promesso!

Ci sentiamo nel secondo capitolo…ciao ciao!^_^

P.S. ringrazio in anticipo per le recensioni!

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Capitolo 2
*** Il Capitano ***


Capitolo 2

Capitolo 2: il capitano

 

 

Aprì di scatto i profondi occhi neri. Davanti a sé vide la faccia seria di un marinaio che chiamava il suo nome. – Capitano! Capitano, abbiamo issato a bordo dei naufraghi!- esclamò l’uomo. Sospirando, il capitano si alzò dal letto e mentre seguiva il marinaio verso il Ponte di Coperta si infilò la lunga giacca nera. Uscì dal Sottocoperta, si avvicinò all’albero maestro dove erano stati radunati i suoi uomini. – Dunque…che succede qui?- chiese avvicinandosi ancora di più. Appena sentirono la sua voce, i marinai si scostarono, mostrando al loro superiore i naufraghi legati all’albero maestro, in ginocchio, svenuti in apparenza. –Sembrano svenuti…-proferì in tono meditativo, forse non proprio sicuro. Estrasse dalla cinta la sua pistola e la portò sotto il mento della donna con il capo chino in avanti. Le sollevò lentamente il capo e quella aprì di scatto gli occhi. Il capitano la osservò, lo sguardo freddo e terribile; le puntò la pistola sulla fronte.

– A molo - ordinò freddo osservando la ragazza, poi ripose la pistola nella cinta e si volse verso il Castelletto di Poppa, serio in volto, mentre i suoi uomini preparavano l’asse. Solo in quel momento Gibbs si svegliò ed osservò il capitano da dietro. –AnaMaria!- esclamò stupefatto, mentre osservava quel che era il capitano dello Squalo Nero, il capitano che stavano cercando…

 

Il comandante si volse lentamente verso gli uomini ancora legati all’albero. –Gibbs!- esclamò sorridendo appena e tornando presso di loro. –Fermi! Slegate lui e tenete gli altri sotto tiro!- ordinò imperiosa mentre lei stessa slegò il marinaio, suo vecchio compagno di mare e di avventure. I due si strinsero la mano,sorridendosi felici, poi AnaMaria lo inviò a seguirlo verso la sua cabina. –Gli altri sotto chiave!- ordinò di nuovo prima di scomparire oltre la porta.

Una volta giunti nella cabina, entrambi si sedettero –Gibbs, so perché siete qui. So chi vi ha mandato e che cosa cercate…Ma non vedo un valido motivo per aiutare chi l’ ha mandato all’altro mondo…- proferì poi seria, mentre stappava una bottiglia di rhum. – AnaMaria, io credo che l’abbia fatto per un motivo ben preciso…non penso per semplice vendetta…- proferì in risposta Gibbs. – Per vendetta? No,io credo di no. Io credo che sia stata presa dalla gelosia…- rispose pacata la donna posando i piedi sul tavolo per poi trarre un lungo sorso di rhum dal bicchiere. – Gelosia? Era gelosa di Jack?- chiese perplesso Gibbs. AnaMaria annuì, sorridendo appena. – Lo è ancora. Lo sarà sempre…Jack è libero, è un pirata, và contro le leggi, va contro tutti…và anche contro la natura stessa, tu lo sai…Era ed è gelosa di questo, di quella libertà che lei mai potrà avere del tutto…- disse in risposta. – Ma se è questo tipo di gelosia…perché allora proprio su Jack? Perché non su di me, o te o Cotton, ad esempio?- chiese ancora il marinaio, perplesso alle parole della ragazza. – Oh bhè, perché lei ovviamente ama Jack…O meglio, è attratta da lui, dal suo spirito libero e ribelle…come lo sono tutte le donne…- rispose AnaMaria, sorridendo appena e finendo il suo boccale di rhum. – Cosa? Oh dai, Maria…Non credo, n-non penso…Insomma, miss Swann e Will dovevano sposarsi!- esclamò incredulo alla rivelazione della pirata. La pirata sorrise compiaciuta: – Appunto, dovevano sposarsi…Ma dubito che un matrimonio possa impedire a “miss Swann” di innamorarsi di Jack…Sta diventando una pirata, è disonesta, è bugiarda, è traditrice…e va contro le leggi…- rispose pacata la pirata scostando i neri capelli dal volto.

Pochi secondi dopo un marinaio irruppe nella cabina, ansante. – Capitano, la donna è fuggita!- esclamò con gli occhi sbarrati per lo stupore. AnaMaria e Gibbs si alzarono e mentre si avviavano velocemente al Ponte di Coperta, la pirata si volse un attimo verso il marinaio, ghignando appena. –Dì che non avevo ragione, avanti- .

 

 

Tadan, secondo chap! Allora, che ve en pare della sorpresa? Vi aspettavate un capitano-femmina? =P. Spero vi sia piaciuto questo capitolo…grazie per le recensione e al prossimo chap!!

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Capitolo 3
*** Il Triangolo Verde ***


La voce della pirata risuonò imperiosa in quasi tutta la nave mentre lungo il corridoio del primo sottocoperta si soprapponeva

Capitolo 3: il Triangolo Verde

 

 

La voce della pirata risuonò imperiosa in tutta la nave mentre lungo il corridoio del primo sottocoperta si soprapponevano i passi veloci e le grida dei marinai. – Portatemi i prigionieri e trovate la ragazza! Subito!- .

Giunta sul Ponte di Coperta insieme a Gibbs sollevò subito gli occhi neri e spietati verso il cielo,osservando le vele in caso la ragazza si fosse nascosta lì. Pochi attimi dopo giunsero alcuni dei suoi uomini che le portarono i prigionieri con le mani legate dietro la schiena. AnaMaria si avvicinò a Will e nello stesso istante estrasse una delle due pistole. Puntò la canna contro la fronte del ragazzo. –Dov’è?- chiese seria,osservandolo con quegli occhi spietati che pochi riuscivano ad osservare. –Non lo so- rispose  Will, dicendo il vero. La pirata lo osservò ancora,tolse la sicura della pistola. –Dov’è…- ripeté di nuovo, lentamente. Come in risposta alla sua domanda, la pirata sentì una pistola posarsi dietro il suo capo. Velocemente estrasse la seconda pistola e la puntò contro lo stomaco di Elizabeth. Subito Will puntò la sua arma contro Barbossa che la puntava a sua volta contro Elizabeth,e nello stesso momento Gibbs la puntava su quest’ultima e Barbossa.

 Alla fine,insomma, si ritrovarono tutti con una o due pistole puntate contro. AnaMaria sollevò gli occhi al cielo e sospirò appena. –Sapevo che sarebbe finita così- proferì pacata per poi abbassare le due armi. Tutti seguirono il suo gesto, poi il capitano dello Squalo Nero si volse verso Elizabeth, osservandola. – Cosa volete da me, miss Swann?- chiese in tono cortese, troppo per il suo sguardo freddo e spietato. –Abbiamo bisogno della chiave per raggiungere il luogo dove si trova Jack- rispose la ragazza osservandola in volto, sostenendo il suo sguardo. Ciò fece quasi irritare la pirata che cominciò a girare intorno a lei con le mani dietro la schiena. – Abbiamo…o avete bisogno?- chiese ancora AnaMaria. Elizabeth parve pensarci pochi attimi mentre Will sentiva la pelle bruciargli. – Abbiamo -rispose infine Elizabeth, sicura nel suo dire ma gli occhi appena sollevati. – Ho capito…e perché mai dovrei aiutarvi miss Swann?-chiese ancora la pirata. – Perché…-cominciò Elizabeth, ma non rispose. AnaMaria ridacchiò, soddisfatta mentre Will non poteva fare nulla per toglierla da quella tortura mentale…poteva solo osservare. – Bene bene!Non sapete darmi una risposta! Eppure ognuno di noi, qui, ha un motivo per recuperare quell’uomo senza Dio. Io lo cerco perché mi deve una nave, Barbossa per lo stesso motivo, Gibbs per riavere il suo capitano, Will per riavere il suo amico, anche se disonesto…E voi, miss Swann? Perché siete innamorata di lui…o della sua libertà?- chiese insistente, alzando sempre di più la voce. –Basta!- urlò Will cercando di liberarsi dai due marinai che lo tenevano fermo. AnaMaria osservò prima la ragazza a capo chino, poi Will, gli occhi carichi di dolore. –Si, basta…-, ripeté infine pacata, - liberateli, rotta nord-ovest – disse senza osservare nessuno. E mentre i suoi uomini tornavano ognuno velocemente ai propri posti, lei avanzò lentamente verso la sua cabina.

 

 

- Dov’è AnaMaria?- chiese Will mentre la sera si ritrovò ad entrare in una stanza che fungeva da sala da pranzo. Illuminata da candele, l’aria profumava di arrosto e patate. Tutti avevano molta fame, soprattutto Barbossa che si abbuffò come mai non aveva fatto in vita sua. Ma nessuno rispose alla domanda di Will, perché nessuno sapeva dov’era il capitano. – Alcune volte si chiude nella sua stanza per ore, se non giorni interi, dando ordini attraverso la porta, rifiutando cibo o qualsiasi tipo di presenza…Ma non sappiamo il motivo di questo strano gesto- rispose infine un marinaio dello Squalo Nero quando Will gli porse il suo quesito. Il ragazzo sospirò ed osservò Elizabeth che ricambiò il suo sguardo per pochissimi secondi.

Che cosa doveva fare?Lasciare che la sua futura moglie le scivoli dalle mani e guardarla andare via con un altro, un suo amico…un pirata? No, non l’avrebbe permesso. Elizabeth era sua, nessuno l’avrebbe allontanata da lui, nemmeno Jack. Avrebbe riconquistato il suo cuore. A quelle ultime parole sorrise appena al pensiero di Jack. In fondo, lui non aveva nessuna colpa…o quasi. Lui è un pirata,è un disonesto,non gli importa dell’amore,della lealtà,e fa giocare tutto a suo vantaggio. Di certo è il miglior pirata che si ricordi…, pensò Will tra sé, mentre si serviva da mangiare. 

- Il capitano vuole vedervi nella sua cabina- annunciò dopo la cena John McLogan, un marinaio della nave. Si alzarono tutti da tavola e si diressero verso la fine del corridoio, verso una porta nella penombra. Gibbs aprì la porta e tutti entrarono nella cabina del capitano, seduto al tavolo rotondo, china su alcune carte geografiche illuminate dalla tenue luce di una candela. – Sedetevi- disse pacata mentre calcolava la distanza fra una piccola isola e un’altra. Tutti, eccetto Barbossa, ubbidirono a quel comando, come in segno di rispetto nei confronti di chi sa più di loro. Si, era proprio questa la sensazione che Gibbs aveva…L’impressione che AnaMaria sapesse più di loro.

– Qui è dove siamo noi…-cominciò la pirata quando tutti erano concentrati su di lei, ed indicò un punto delle Isole Caraibiche, tra la Jamaica e le Antille Olandesi. – Qui è dove dobbiamo andare - continuò poi indicando un puntino nella carta, nell’oceano Atlantico vicino alle Americhe. Era così piccolo quel puntino che si dovettero avvicinare per capire che era un’isola e non una macchiolina di inchiostro. –Ma perché andiamo in quello sputo di terra se invece dobbiamo andare al Triangolo Verde?- chiese perplesso Pintel. AnaMaria sospirò e sollevò gli occhi al cielo. – Perché quello è il Triangolo Verde, sciocco!- esclamò lei irritata e subito Pintel chinò il capo borbottando qualcosa di incomprensibile. La pirata scosse appena il capo poi tornò con la sua attenzione sulla cartina. – Quel punto piccolissimo sulla cartina è in verità un insieme di piccolissime isole, circa venti e solo in parte abitate. Fu chiamato Triangolo Verde dal primo pirata che esplorò quelle isole: triangolo dalla forma che aveva l’insieme delle isole; verde suppongo per la numerosa crescita di alghe marine e per la presenza di foreste vergini- spiegò per bene AnaMaria. – Dunque lì troveremo il portale che ci condurrà da Jack?- chiese Will, ma la pirata scosse il capo. – Non lo so, non mi sono mai spinta vicino a quelle isole, le ho solo aggirate. Pochi le hanno esplorate…- rispose pacata per poi osservare Barbossa. Tutti si voltarono sull’uomo rimasto in piedi. In quel momento la sua mano a mezz’aria reggeva una mela verde, pronta per essere addentata. Con quella stessa posizione li osservò, poi rise appena, scuotendo il capo.

– Oh no no, so cosa state pensando ma non posso! Tia Dalma mi ha fatto giurare di non rivelare nulla. Ed inoltre andrei contro le regole…- rispose sollevando appena le spalle, sorridendo con un ghigno contratto. – Regole di cosa?- chiese perplessa Elizabeth. – Le regole dell’altro mondo, miss Swann….Di cos’altro altrimenti?- esclamò l’uomo ridendo divertito, per poi uscire dalla stanza. La ragazza spalancò lentamente gli occhi, come tutti loro, eccetto AnaMaria che nel mentre si era alzata .Vide Gibbs toccare ferro e sorrise appena, divertita fin da sempre dal numeroso elenco di superstizioni a cui credeva Gibbs, a cominciare che avere una donna a bordo porti male.

– Ma come, signora? Cosa pensavate, che Barbossa fosse ritornato tra noi per magia o perché fosse stato bravo nella sua precedente vita?No, non credo…è stata Tia Dalma, strega Vodoo. Ha negoziato con la morte e riportato in vita Barbossa, per noi…- spiegò la pirata. – E allora perché non può far ritornare anche Jack?- chiese Will che non del tutto aveva compreso. AnaMaria sollevò le spalle, sospirando. – Non lo so. E’ per questo che dobbiamo vedere cosa c’è in quel maledetto sputo di terra- rispose poi mentre riponeva le sue cartine in una cassetta. – Scusami, ma tu tutte queste cose come diavolo fai a saperle? Insomma,noi abbiamo incontrato Tia Dalma subito dopo la venuta del Kraken e tu non sei potuta andare da lei dopo di noi e trovarti qui prima…oppure si?- chiese Ragetti,sempre più confuso. AnaMaria, di spalle, volse appena il capo verso di loro. – No infatti. Non vedo Tia Dalma da più di un mese…ma queste cose le so…perché Tia Dalma è mia sorella…- .

 

 

Sempre più sorprese per la nostra piccola ciurma! Spero vi sia piaciuto anche questo chap…recensite mi raccomando!^_*

 

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Capitolo 4
*** Strani Presentimenti ***


Tutti rimasero ad osservare la pirata che ancora volgeva loro le spalle…Tutti quanti erano sconvolti da quella rivelazione

Capitolo 4: strani presentimenti

 

 

Tutti rimasero ad osservare la pirata che ancora volgeva loro le spalle…Tutti quanti erano sconvolti da quella rivelazione. – T-tua sorella?? - chiese Gibbs osservandola negli occhi, una volta voltatasi verso di loro. Non sono poi così diverse, pensò Will: stesso colore della pelle, stessi occhi e capelli neri, stesso sguardo profondo, stesso sorriso distorto a volte in un ghigno.

AnaMaria annuì appena alla domanda dell’uomo,mentre si avvicina ad una finestra della cabina, osservando il tramonto. – Stesso padre, diversa madre. Tia è stata la prima figlia, maggiore di me di cinque anni, avuta con la vera moglie. Poi lei è morta durante l’arrembaggio di una nave nemica e mio padre, per il dolore della perdita della moglie, è andato con una prostituta di Tortuga…e così sono nata io. Quella cagna è morta poche ore dopo il parto, per fortuna…- spiegò con voce pacata la pirata. – Cielo…mi dispiace…-sussurrò Elizabeth, sconvolta da quella storia. AnaMaria si volse verso di loro, sollevando le spalle. –A me no . Odiava mio padre e se fosse vissuta ci avrebbe ucciso per fuggire con le ricchezze accumulate negli anni di pirateria. Nessuno vorrebbe una madre prostituta…Al suo posto ho avuto Tia Dalma e mio padre, non ho avuto bisogno di lei - rispose la pirata osservandoli in faccia uno per uno. Elizabeth la osservò: era meravigliata dalla forza d’animo dei pirati, soprattutto delle donne. Saccheggi, uccisioni, madri cagne, padri insensibili, violenze…tutto sopportano quella gente. Lei ha avuto la fortuna di avere una madre e un padre agiati, che l’amassero, gente che le voleva bene. Ma AnaMaria? Lei non aveva mai avuto una carezza materna o un’istruzione colta a scuola. Quando Elizabeth giocava con le bambole a sei anni, AnaMaria si allenava con la spada e beveva rhum. Si destò da quei tristi pensieri udendo la voce della stessa pirata.

- Non avevo previsto degli ospiti a bordo, quindi non ho delle camere libere per ospitarvi. Ma la stiva è spaziosa e calda, non soffrirete il freddo. Buona notte - proferì pacata, poi uscì dalla cabina, diretta al Ponte, mentre posava sul suo capo il largo cappello nero.

 

- Will, tieni…- disse Elizabeth porgendo al ragazzo una coperta scura. – No, tienila tu- rispose egli osservandola senza espressione. –Will…- cominciò a dire la ragazza ma lui si girò verso l’oblò al suo fianco, osservando il mare scuro e la sferica luna. – Lieta notte- . Elizabeth lo osservò, gli occhi riempiti di lacrime, poi si volse e si diresse al suo giaciglio.                Si avvolse nella coperta ma prima di addormentarsi si osservò intorno…E solo in quel momento vide che Barbossa non c’era…

 

Lo Squalo Nero avanzava nella notte a media velocità sul pelo dell’acqua. Pochi uomini andavano in giro sul ponte, per controllare che tutto stesse andando bene. Al timone v’era lo stesso capitano della nave che voleva controllare di persona la rotta e guidare lei stessa l’imbarcazione verso il Triangolo Verde. I suoi occhi osservavano dritto davanti a sé ed ogni tanto l’attenzione andava su i suoi uomini per controllare che non si addormentassero. Sospirò appena, il sonno cominciò a prendere possesso delle sue membra stanche. Lo sguardo, per puro caso, scivolò sul mare e spalancò lentamente gli occhi nel vedere un’enorme ombra scivolare vicino il fianco destro della nave. – Marinaio! - urlò verso un uomo lì vicino a cui affidò il timone; corse poi per quasi tutta la nave, fermandosi in alcuni momenti e affacciandosi dal parapetto per essere sicura che quella sagoma fosse solo un brutto scherzo della sua stanchezza…ma se invece fosse…?

- Qualcosa non va capitano?- chiese una voce alle sue spalle. Si volse e sobbalzò appena nel vedere Barbossa mangiare tranquillamente una mela verde. – Avvisatemi quando giungete, accidenti! Comunque si, va tutto bene…- rispose la pirata irritata. Era ancora tesa ed ogni tanto, mentre risaliva sul Castelletto, osservava il mare come per assicurarsi che quella sagoma era solo frutto della sua immaginazione. –Sicura che vada tutto bene, AnaMaria? Ti vedo un po’ scossa…- ripeté Barbossa seguendola. Strano a dirsi, ma il pirata era un pò più cortese ed “umano” con la pirata. – Si…Si, credo di si…- rispose di nuovo la pirata, riassumendo il controllo del timone e licenziando il marinaio che ritornò alle sue mansioni. – Non sembra, sai…Sembri molto tesa…- proferì pensieroso Barbossa. – Ho detto che va tutto bene, basta!-esclamò irritata la pirata. Ma come a contraddire le sue parole, ecco la nave fu presa da uno scossone che la fece oscillare appena. I marinai si osservarono tra loro, poi guardarono il capitano che aveva l’udito teso per captare qualsiasi rumore. Un altro scossone, più violento, colpì di nuovo la nave che oscillò di più rispetto a prima. In pochi attimi tutto l’equipaggio era fuori sul ponte, compresi Will, Elizabeth, Gibbs e gli altri. – AnaMaria, che diavolo era??- esclamò allarmato Gibbs, salendo a due a due i gradini che portavano al Castelletto, seguito dagli altri. – Non lo so, Gibbs, ma non credo sia nulla di buono…- rispose la pirata in un sussurro mentre virava tutto a babordo. – Ma dove stiamo andando?? - chiese Will vedendo che stavano cambiando la rotta, anche se non drasticamente. – Voglio evitare degli scogli laggiù il più possibile. Il cielo è nuvoloso e…- cominciò seria AnaMaria ma fu interrotta di nuovo, non da uno scossone alla nave, ma da qualcosa di più orribile….Un suono profondo, come l’eco di un tuono…Tutti rabbrividirono e dall’oceano apparve di nuovo la sagoma, come una enorme macchia…

- AnaMaria…- sussurrò Gibbs. La pirata aveva il cuore a mille, deglutì a fatica, gli occhi fissi sugli scogli alla loro destra. Un profondo rumore fece volgere tutti verso destra. Il relitto di un veliero, attraccato agli scogli, venne spezzato in due e inghiottito dal mare. Inconfondibile fu la vista di un enorme tentacolo che spuntò dalle profondità marine, per poi scomparire nell’oceano.

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Capitolo 5
*** Silenzio ***


Capitolo 5: silenzio

Capitolo 5: silenzio

 

 

- Il Kraken!!!!- urlò Gibbs che si trovava molto vicino alla parte destra nella nave. Subito i marinai cominciarono ad urlare, correndo allo sbaraglio da una parte all’altra. AnaMaria lasciò il timone a Will, ordinandogli di virare tutto a babordo, poi si affacciò dal parapetto che divideva il Castelletto dal Ponte. – Silenzio!!!- urlò imperiosa e  in modo che tutti gli uomini la udissero. Poi cominciò a dare ordini a tutti quanti. – Caricate i cannoni, gettate le ancore, ritirate le vele! Ai fucili, presto! Dobbiamo far in modo che quella bestia non ci veda, fino all’ultimo. Nascondetevi sul ponte e tra le vele, presto!-.

Subito gli uomini corsero veloci da ogni parte, nel sottocoperta, lungo gli alberi maestri, per tutto il ponte. – AnaMaria, cosa vuoi fare?? Quella bestia non ha occhi!- urlò Gibbs rincorrendola mentre lei dettava ordini a destra e a manca. – Gibbs, tu vai sull’albero maestro! Will, tu all’albero di trinchetto! Elizabeth, Barbossa, voi restate con me sul castelletto! Pintel, Ragetti, voi ai cannoni, presto!- rispose urlando la donna mentre caricava il suo fucile e le due pistole. Subito tutti ubbidirono mentre la pirata saliva velocemente i gradini ,per tornare al timone e nascondersi dietro di esso. In pochi secondi tutta la nave era desolata. AnaMaria chiuse gli occhi, stringeva forte il fucile a sé mentre sentiva i tentacoli della bestia marina scivolare sul ventre della nave ed il legno scricchiolare. Si volse appena verso Elizabeth che osservava i tentacoli senza espressione, poi posò lo sguardo su Barbossa che con una mano stringeva il fucile mentre con l’altra teneva una mela verde mezza mangiata. Cacciò un lieve sospiro dalla bocca, il pensiero andò per un attimo a Jack, +a dove fosse finito…Non poté evitare di sorridere al pensiero di quel pazzo che conosceva ormai da anni…Venne distratta da uno scricchiolio causato dal peso della bestia contro la nave.

Caricò con estremo silenzio il fucile e gli altri fecero altrettanto. – Non ora…- proferì lentamente il capitano mentre la piovra cominciava a salire sulla nave con i suoi tentacoli, sfiorando il legno del ponte come per capire se la nave fosse deserta oppure no. –Non ancora…- proferì più insistentemente la pirata quando vide un tentacolo sfiorare il piede di Barbossa. – Non ora….- disse ancora, più decisa nella voce mentre l’adrenalina nelle vene pompava sempre più sangue. Ormai i tentacoli della piovra era quasi tutti sulla nave. Avanti esci, pensava AnaMaria, esci bestiaccia maledetta!mostrami quella schifosa faccia puzzolente!!. Il desiderio della pirata di avverò e il mostro apparve con quella sua bocca enorme e maleodorante.

AnaMaria si alzò e gridò fortissimo:- Ora!!!!- e tutti cominciarono a sparare nella bocca della bestia, facendo schizzare pezzi di schifosa carne e sangue ovunque. Nel mentre i cannoni sparavano ai tentacoli. Il risultato fu efficace: era come se avessero tagliato le gambe ad una bestia – Mirate alla gola! Mirate alla gola!- gridava la pirata mentre scendeva sul Ponte di Coperta, sparando a volontà nella bocca della piovra che rimase immobile, come meravigliata da quell’attacco. Ma i suoi tentacoli volteggiavano in ogni dove, afferrando e spezzando, piegando e distruggendo. – Fuoco,fuoco!- gridò ancora la pirata, incoraggiando i suoi uomini a non aver paura ma a continuare a sparare contro la bestia. D’improvviso venne afferrata da un tentacolo e lanciata in aria. – AnaMaria!- gridò Will mentre vedeva la pirata sospesa sopra la bestia e questa aprire la bocca per divorarla. AnaMaria estrasse le sue due pistole mentre il fucile lo teneva sotto il braccio sinistro. Con un po’ di difficoltà mirò alla bocca della bestia ma esitò notando qualcosa sul suo capo: una protuberanza, simile ad un occhio, ma nero e viscido. Non sapeva perché ma doveva mirare a quella cosa.

Caricò le sue due pistole,le puntò contro la protuberanza. Fa che non sbagli,fa che non sbagli!,pregava la pirata mentre prendeva la mira. Poi sparò e più proiettili si infilzarono in quella cosa nera e viscida. La bestia gridò d’improvviso, contorcendosi dal dolore del colpo. I suoi tentacoli si muovevano velocemente, attorcigliandosi su ogni cosa, lanciando qualsiasi cosa vedesse, tra cui anche AnaMaria. Questa fece in tempo a riporre le pistole e a stringere forte il fucile mentre veniva gettata negli abissi dell’oceano. L’impatto con l’acqua fu atroce: la superficie le schiaffeggiò il viso e per pochi ma orribili attimi rimase vittima di un turbinio provocato dai mille tentacoli della piovra che si scagliavano agonizzanti nell’acqua. Poi tornò a galla e si osservò intorno: intorno a lei v’erano solo pezzi di legno, barili, frammenti di vele…La sua nave stava andando a picco. Una lacrima di dolore si unì all’acqua del mare. Sollevò gli occhi verso l’alto, vide uno squarcio di cielo sereno illuminato dal sole…Era l’alba…Sorrise felice, poi chiuse gli occhi e si lasciò trasportare dalle onde del mare verso il basso, senza opporre resistenza, mentre sentva qualcuno gridare disperatamente il suo nome….

 

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Capitolo 6
*** Balocco ***


- Si sta svegliando…è viva…- AnaMaria muove appena gli occhi sotto le scure palpebre,sente delle voci lontane e confuse che le

- Si sta svegliando…è viva…- AnaMaria muove appena gli occhi sotto le scure palpebre,sente delle voci lontane e confuse che lentamente si fanno sempre più vicine e chiare. Apre lentamente gli occhi,sente la morbida sabbia sotto il corpo…è a terra. Inarca il sopracciglio destro nel vedere più figure intorno a lei. Subito pensa che la sua ciurma sia approdata insieme a lei sulla stessa spiaggia,dopo il naufragio e l’attacco alla nave da parte del Craken,ma subito si accorge che purtroppo non è così…

Più facce la osservano in un misto di preoccupazione,perplessità e diffidenza. Facce di pirati,questo è certo:sono scuri di pelle,sia di natura che per i troppi anni sotto al sole;palese l’odore di legno bagnato e rhum;orecchini e gingilli vari pendono dai loro lunghi e sporchi capelli e attaccati ai loro nasi,orecchie e sopraccigli. Tre femmine e due maschi:questo il bilancio che mentalmente fa AnaMaria nel vedere quel gruppetto che ricambia il suo sguardo. –Ehi dolcezza?Ti hanno mozzato la lingua o sai parlare ancora?- chiese uno dei due uomini,un ragazzo non più vecchio di 25 anni,pelle bronzea,lineamenti delicati e belli,l’unico che vestiva di seta e di eleganza. AnaMaria ascoltò la sua domanda ma non ebbe la forza di rispondere anche se schiuse appena la bocca secca. –Oceano,porta qui una borraccia d’acqua. Questa poveraccia ha una sete bestiale- ordinò secca quella che pareva una giovane,poco più che ventenne,abissali occhi blu,pelle bronzea,lunghi capelli castani e un tricorno nero sul capo. Poi le tese la mano per aiutarla ad alzarsi. AnaMaria accettò il gesto e si alzò dalla sabbia. Le girava la testa e sbatté più volte le palpebre per rimettere a fuoco quelle figure. Un ragazzo di massimo diciotto anni,occhi e capelli scuri,le portò una borraccia d’acqua. L’afferrò senza troppi complimenti e bevve quasi tutta l’acqua,mentre l’uomo che per primo aveva parlato rise. – Ah ecco! Dovevo immaginarlo che aveva un po’ sete,questa povera cristiana!- esclamò. AnaMaria si staccò dalla borraccia e la porse al ragazzo che la pirata ha chiamato “Oceano”. – Cristiana io? Mai!- esclamò stizzita la cubana e tutti risero per la risolutezza di AnaMaria a proclamarsi non cristiana. – Io sono Elaine,ma chiamami Squalo. Lui è Pantera,lui Ira dell’Oceano,ma tutti lo chiamano Oceano. Mentre queste belle pupe sono Gatta e Pulce– proferì pacata la ragazza che l’aveva soccorsa. AnaMaria si volse sulle due giovani che ancora non aveva ben osservato: la più piccola poteva avere massimo quattordici anni;era mingherlina,piccola d’ossatura e grandi occhi chiari…capì subito che quella era Pulce. Poi osservò Gatta,e pareva davvero una gatta:fisico formoso ma affusolato,flessuoso,abiti aderenti,occhi attenti,lineamenti felini,sguardo ammaliante e penetrante. –Hai tu un nome,dolcezza?- chiese Pantera,che aveva davvero lo sguardo malefico e profondo di una pantera. – Si…AnaMaria è il mio nome,capitano dello Squalo Nero…- rispose in un debole sussurro,osservando tutti loro. Si osservarono i pirati,tra loro,borbottando qualcosa,i loro sguardi ancora più diffidenti. – AnaMaria?Conosci il capitano Jack Sparrow?- chiese una voce poco lontano da loro. Tutti si volsero verso un uomo muscoloso,vestito solo di un paio di neri pantaloni larghi. Anche la sua pelle era bronzea,gli occhi e i corti capelli neri,il sorriso furbo e lo sguardo attento a tutti,come un falco. – Si,signore,ho navigato sotto il suo nome per anni - rispose AnaMaria all’uomo. Tutti si osservarono di nuovo,Oceano sfregava fra le mani un pezzo di ferro. – Perché mi chiedete ciò,signore?- chiese perplessa la pirata. –A Tortuga gira voce che Jack Sparrow e la sua nave,insieme alla sua ciurma,sia morto…distrutto dal Craken…- rispose l’uomo ora giunti presso di loro. – E’ vero signore,ma in parte. Il capitano è morto per salvare la ciurma ed è stato preso dal mare,insieme alla Perla Nera…- rispose AnaMaria. – La Perla…- sussurrarono tra loro i pirati,ma l’uomo non mosse ciglio. –E come mai voi vi siete allontanata dalla nave o comunque dalla vostra ciurma?ammutinamento?- chiese ancora l’uomo. La pirata scosse appena il capo: - No,signore. Io andai via dalla ciurma di Sparrow prima ch’egli si allontanasse da Tortuga con la Perla. Mio padre è morto da pochi mesi ed ha lasciato a me la sua nave,insieme al suo equipaggio. Non ho visto più Sparrow da quel giorno…saranno passati almeno tre mesi…- rispose. L’uomo la osservò,nessuno disse una parola. Poi le tese la mano che AnaMaria strinse. – Io sono Balocco,AnaMaria…Commodoro della St. Mary- disse l’uomo,stringendole la mano con vigore. – Piacere,Balocco!Ho sentito parlare della vostra nave: dicono che sia magica- rispose AnaMaria mentre si avviavano proprio alla nave dei pirati. – Magica?si se è governata da un buon equipaggio!-esclamò ad alta voce il commodoro per sovrastare i rumori e le grida degli uomini che issavano l' ancora e spiegavano le vele per prendere il largo. Balocco le fece segno di seguirla nel sottocoperta,insieme a Squalo e Pantera che scoprì poco dopo si chiamasse in realtà Meridio. Seguì i tre pirati lungo il corridoio semibuio. In fondo,v’era la cabina del commodoro. – ,Andiamo subito al dunque: cosa stavi cercando prima del tuo naufragio?- chiese Balocco mentre si sedevano tutti e quattro al tavolo. AnaMaria bevve un sorso di rhum dal boccale di legno offertole dal capitano,poi rispose: - Stavo guidando la mia nave oltre i confini del mondo,al Triangolo Verde. Tia Dalma mi haha detto che lì troveremo Sparrow…. – Tia Dalma,la strega vodoo?-chiese Squalo,poi sorrise mostrando una dentatura perfette,bianchissima e leggermente appuntita alla fine…ecco perché la chiamano Squalo,pensò AnaMaria. – E’ da molto che non la vedo..- continuò Squalo,ma poi tacque,nascondendo il viso dietro il boccale di rhum. – E dimmi:perché cerchi Sparrow?Hai un particolare affetto nei suoi confronti?- chiese Pantera,malizia nella voce. – Io e Sparrow??Assolutamente no! Lui mi deve ancora una nave e parte del bottino che fino ad ora si è preso per se e per pochi!- esclamò stizzita AnaMaria. – Bhè,in effetti quel pirata è famoso per i suo leggendari debiti non pagati. A me deve venti corone…- disse Squalo. – Quaranta- dichiarò subito Pantera. – Due bottiglie di rhum…con resto!- esclamò Balocco,dunque tutti e tre i pirati sospirando,scuotendo il capo. AnaMaria sollevò il alto sinistro della bocca a quelle facce,pensando a quanti danni avesse fatto quell’uomo a tutti i pirati dei Caraibi. – Comunque,tornando a noi…- riprese Balocco- Anche noi stiamo cercando quell’uomo maledetto. Non solo per i debiti ancora non pagati,ma soprattutto per riprenderci qualcosa che è nostro ma che ha lui…- . AnaMaria osservò negli occhi l’uomo,cercando di capire cosa abbia Jack che appartiene a quei pirati,ma non le venne in mente nulla,niente di niente. – Dunque,mettiamoci d’accordo- continuò poi Balocco- Se noi ti portiamo al Triangolo Verde così da poter far saldare il debito a Sparrow,voglio avere la certezza che ci darai il tuo aiuto nella battaglia,la tua disponibilità a difendere la nave e a prestarci soccorso,tu e la ciurma,in qualsiasi occasione…-chiese infine. –Balocco…un gruzzoletto di corone ti fa schifo?- chiese in un sussurro Pantera accanto all’orecchio del suo superiore, ma questi scosse appena il capo. – No,niente denaro. Non ci serve,abbiamo fin troppo ore nelle nostre stive…e poi non vedi?non ha nulla con se,se non determinazione ad arrivare a quel maledetto sputo di terra- rispose pacato Balocco. AnaMaria sorrise appena,in segno di gratitudine,poi tutti si alzarono. – Allora siamo d’accordo,AnaMaria?- chiese il commodoro. La pirata osservò la sua mano tesa,poi la strinse e la scosse appena. – Abbiamo un accordo- rispose la donna,annuendo appena. I due pirati si sorrisero appena,in segno di complicità. -Bene…Squalo,vuoi condurre gentilmente questa donna nella sua stanza?- chiese poi Balocco verso la ventenne degli occhi abissali e il sorriso da squalo. Quella annuì:- Pantera,mi accompagni?- chiese. Il terzo pirata terminò di bere il suo bicchiere di rhum,poi sorrise appena ed annuì:- Certamente,dolcezza,non chiederlo nemmeno- . Ad AnaMaria quei tre pirati le parevano persino fin troppo cortesi e gentili,sia con lei che tra loro. Ed infatti aveva ragione…Sentì qualcosa di pesante caderle sulla testa e cadde a terra come un sacco di patate,svenuta. Dietro di lei Squalo aveva una bottiglia mezza rotta in mano e lo sguardo serio ma pacato. Balocco sospirò mentre la pirata e Pantera la sollevavano di peso. – Rinchiudetela nelle prigioni- .

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Capitolo 7
*** Klaret ***


Lentamente AnaMaria aprì gli occhi,confusa e frastornata,non sapendo cosa fosse successo

Lentamente AnaMaria aprì gli occhi,confusa e frastornata,non sapendo cosa fosse successo. Ricordava solo Balocco e gli altri due pirati che le sorridevano e la trattavano cortesemente,poi l’oblio. Si osservò intorno:era in una cella,nella stiva di una nave che velocemente tagliava la superficie dell’acqua,verso nord. Osservò la porta chiusa a chiave,irata si alzò e fece per avvicinarsi all’uscita della cella ma cadde subito a terra come un sacco di patate: i pirati le avevano agganciato alla caviglia destra una catena attaccata al muro. –Maledetti pirati!- esclamò lanciando un calcio contro la catena. – Ahi che male!- esclama sedendosi e massaggiandosi la punta dello stivale di cuoio. Dietro di sé,una risatina fanciullesca. Irritata da ciò,si volse di scatto verso la porta della cella e notò la giovane pirata che tutti chiamavano Pulce,ed in effetti era molto simile:non molto alta, l’aspetto un po’ malaticcio,debole,magro,ma uno sguardo vispo,furbo e un sorriso grande stampato sulle labbra. – Che diavolo ti ridi?- esclama irritata AnaMaria,sedendosi bene per terra,tra il muro di legno e la cella. – Pulce scosse appena il capo,avvicinandosi a lei:-Nulla,signora,scusatemi- rispose con voce pacata e docile. Si inginocchiò davanti a lei e le passò attraverso la cella un boccale d’acqua e del pane che poco dopo finì nella pancia della pirata. Quando fu saziata o almeno ebbe riempito lo stomaco,osservò la ragazzina e chiese:- quanto manca a raggiungere il Triangolo Verde?Da quanti giorni sono qui e da quanto tempo stiamo navigando?-. La ragazzina sorrise appena,poggiandosi poi contro la parete di legno della stiva.- Stiamo navigando da circa tre giorni,da quando vi hanno messo al fresco,più o meno…Alcuni mozzi dicono che arriveremo entro questa sera,ma io ci credo poco…Forse entro domani pomeriggio toccheremo le riva del Triangolo Verde…- proferì pacata. AnaMaria la osservò,sorridendo appena. – Come mai voi avete dei soprannomi?- chiese curiosa. – Non siamo mica stupidi,signora! E’ pericoloso,da queste parti,andare in giro a dare la propria vera identità a destra e a manca,senza motivo e al primo che passa! Abbiamo così deciso di darci dei soprannomi,come dei nomi in codice…più di uno. Ad esempio mi chiamano sia Pulce che Infarto- rispose la ragazzina,sorridendo. AnaMaria sollevò il sopracciglio destro,perplessa:Infarto??Ma che razza di nomignolo è Infarto?? Comunque non indago oltre ma continuò con le sue domande. – E quale sarebbe il tuo vero nome,Pulce-Infarto?- chiese divertita,sorridendole appena. La ragazzina ridacchiò allegra:- Klaret…il mio vero nome è Klaret…- rispose con tono pacato la ragazzina…- Klaret…che bel nome. Decisamente meglio di Pulce e Infarto!-esclamò AnaMaria ed entrambi risero sommessamente,per non essere udite dai pirati sopra di loro. – Dimmi Klaret,se così posso chiamarti…hai idea di cosa abbia Sparrow che i tuoi superiori pretendono?- chiese ancora la pirata,ma Klaret scosse il capo,arricciando le labbra. – No,purtroppo non ne ho la più pallida idea…Suppongo sia un oggetto di grande valore,altrimenti non lo andrebbero a cercare in capo al mondo…E voi invece perché lo cercate?E’ il vostro amato?- chiese Klaret ridacchiando. – Cosa??Io e Sparrow…??Oh per carità,no!Assolutamente no!- ribatté sconvolta AnaMaria - No no,piccola,nulla di tutto ciò!Solo per affari:Sparrow mi deve una nave e tre quarti di un bottino!- esclamò infine. Klaret sorrise,posando la testa contro la parete della stiva. – E’ davvero impressionante come i pirati siano così legati all’oro,agli oggetti,ad una nave…E nonostante questo,non hanno nessun valore,sono disonesti…-. – Ehi ehi,vacci piano cocca!- rispose con le mani sui fianchi AnaMaria- non ci allarghiamo!Abbiamo,si,una vera ossessione per l’oro,ma non è mica vero che non abbiamo dei valori! Per prima cosa,c’è il Parlè…e quello è già un valore!Abbiamo il valore della legge sulla nave,dell’amicizia,del senso della famiglia e dell’unione…raramente anche dell’amore…-spiegò sorridendo,poi tacque posando la testa contro il muro. Klaret sorrise,osservandola e per alcuni attimi non si dissero nulla,poi AnaMaria riprese parola:- tu lo conoscevi Sparrow?-. Klaret si volse verso di lei,arrossì sorridendo appena. –Si,lo conoscevo. Lo conobbi tre mesi fa,più o meno,quando tornò da Port Royal a Tortuga,con la sua amata Perla Nera. Ero nella locanda di Tortuga ed un uomo ubriaco mi stava dando fastidio,cercando di trascinarmi lungo le scale che portano alle camere. E poi è arrivato lui…bhè veramente è caduto sopra l’uomo,facendolo cadere lungo le scale insieme lui. Rimase miracolosamente in piedi,poi si volse verso di me e mi sorrise. Qualche minuto dopo eravamo ad un tavolo a bere rhum ed a raccontarci le nostre storie. E’ lui che mi diede il nome di Pulce…-rispose la ragazzina alla domanda della pirata. Tipico di Jack,pensò quest’ultima,si ritiene il miglior pirata dei sette mari,e questo è vero,ma ha un cuore d’oro in fondo,anche se non lo ammetterebbe mai…- E voi invece,come lo avete conosciuto?- chiese d’improvviso Klaret dopo una breve pausa di silenzio. AnaMaria la osservò negli occhi,sorridendo appena. – Come ho conosciuto Jack?Sinceramente non ricordo bene,è stato tanto tempo fa,a Tortuga anche io…circa 10 anni fa…a quel tempo io avevo quindici anni,lui venti,ma era già famoso in quasi tutti i Caraibi…Mio padre adottivo,un inglese trasferitosi in Jamaica,voleva darmi in sposa ad un nobile suo amico,ovviamente troppo grande e brutto per me. Dunque decisi di scappare la notte,ma quel furbo del mio promesso sposo aveva messo delle sentinelle al porto che mi presero e mi riportarono a casa. Mi costrinsero a prendere una nave che partiva per l’Inghilterra,per sposare il nobile. Giunse il giorno del matrimonio,la carrozza mi stava portando in Chiesa,lungo un paese di campagna visto che mio padre voleva farmi sposare proprio a Londra. Per fortuna fummo attaccati da dei briganti,rivelati poi come pirati. Jack mi prese e mi rapì. Pensava di avermi recato un torto,ma era l’esatto contrario…mi aveva salvata. Mi fece pirata,mozza nella sua nave,fino a diventare marinaio esperto sotto la guida di Barbossa e di Jack. Vidi l’ammutinamento,Sputafuoco ucciso dagli uomini di Barbossa e tutto il resto…Sono passati tre mesi circa da quando l’ho lasciato a Tortuga,lui per la sua strada,io per la mia. Ma evidentemente siamo destinati a litigare per sempre-rispose terminando con un lieve e malinconico sorriso. Klaret rispose al gesto e si osservarono per qualche istante,fin quando entrambe sobbalzarono nel sentire qualcuno chiamare Pulce dal 2°sottocoperta,in cima alle scale che porta alle Prigioni. –Pulce,a rapporto!Ora!!- gridò la voce imperiosa di Squalo e subito Pulce scattò in piedi. –Arrivo!!- gridò in risposta alzando lo sguardo verso le scale,poi si volse verso AnaMaria,ancora seduta all’angolo della cella. – Mi dispiace ma devo andare,ci vediamo questa sera quando vi porterò la cena. A dopo,AnaMaria!- poi sorrise e salì velocemente le scale,scomparendo alla vista della pirata che la osservò andare via. AnaMaria si osservò intorno,con aria affranta. – quando ti rivedo,Jack,per prima cosa ti picchio fino a farti uscire il sangue dalle orecchie. Guarda te che devo fare per venirti a riprendere!- borbottò tra sé poi rise tra sé,sommessamente,pensando che anche Jack parla tra sé quando è in una situazione negativa. – Sto diventando pazza…-sussurrò la pirata in un sospiro mentre si adagiava sul pagliericcio che fungeva da giaciglio,per poi addormentarsi quasi subito.

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Capitolo 8
*** stanza della penitenza ***


E dunque eccomi all’ottavo capitolo…Non ho mai scritto nessun pre-commento a nessun capitolo,ma a questo ci vuole

E dunque eccomi all’ottavo capitolo…Non ho mai scritto nessun pre-commento a nessun capitolo,ma a questo ci vuole. E’ stato un paragrafo concepito non solo dalla mia fantasia,ma anche da una mia teoria… E’ un po’ corto,anche rispetto agli altri,lo so,ma volge la funzione di “ingresso” ai capitolo successivi e sarà ripreso probabilmente nel decimo capitolo. Ok basta,volevo dire solo questo! =P buona lettura e un grazie speciale a tutti i “fans” che commentano,criticano o mi fanno i complimenti…accetto tutte e tre le cose! ^_*

-Porca paletta che noia in questo posto…niente rhum,niente donne,niente saccheggi e rapine…solo camminare,camminare,camminare…- borbottò una voce tra i milioni di persone che camminavano in circolo sull’urlo di un vulcano,al cui centro,su una piattaforma a mezz’aria,v’era un uomo vestito con una bianca tunica e ricami d’oro. Seduto presso una scrivania,leggeva e firmava colonne di fogli,gli occhi scuri che mai si sollevavano dal foglio se non quando qualcuno della folla si lamentava. – Tu!Sta zitto e cammina!E prega affinché qualcuno ti venga a riprendere entro il tempo deciso,o ti ritroverai in un posto in prima fila davanti Lucifero!- urlò l’uomo,furioso. – Scusa scusa…Ma che maniere!Certo che uno come te mi viene a chiedere di pregare..è proprio una bestemmia!- borbottò l’altro,cercando di muovere le mani incatenate all’altezza del ventre. Le catene che tutta quella gente aveva erano collegate da un'unica catena che teneva in bocca un’enorme pantera nera che li fissava tutti con occhi sbarrati e tirava la catena ogni volta che qualcuno si fermava. L’uomo che si era lamentato torna ad osservare per terra,visto che non aveva altro da guardare. I suoi stivali erano quasi rovinati totalmente visto il calore che emanava quel maledetto vulcano. I lunghi rasta gli oscillavano davanti il viso e gli occhi scuri marcati da kajal nero e ciò lo rendeva ancora più irritante e lo infastidiva. L’unica cosa che gli dava sollievo era il pensiero che qualcuno sarebbe venuto a prenderlo,con l’aiuto di Tia Dalma…che genio quella donna!,pensò l’uomo mentre non si dava pace per placare quel fischio nelle orecchie,sempre più forte. "Spero che gli altri si muovino a trovarmi,porca paletta!",pensò poi,sbuffando, "non voglio rimanere qui a vita!E rivoglio anche la mia nave!Per fortuna che ho chiesto anche questo nella mia richiesta!". Tutti i pensieri dell’uomo furono interrotti dalla voce dell’uomo in cima al vulcano. –Tu,bucaniere! Vieni con me,devi tornare in cella!- gridò imperioso,sollevandosi dalla scrivania. L’uomo si volse verso l’alto mentre la catena si scioglieva dalle catene così da poterlo lasciare andare. Sollevò appena le mani in alto,all’altezza del viso e punto i due indici in su,piegando le altre dita. – Per essere esatti,sono un pirata e non un bucaniere!- esclamò ribattendo alle parole dell’uomo vestito di bianco. – Va bene,signor pirata,come vuoi! Ma ora vieni con me!- esclamò irritato e stizzito quest’ultimo,afferrandolo per le catene e tirandolo lungo il pendio del vulcano,tra massi e fiumi di magma. Il pirata alzò al cielo gli occhi,borbottando qualcosa mentre veniva riportato in cella,avendo svolto il suo periodo di tempo a camminare. Giunsero davanti una colonna in fiamme. Il pirata si volse verso l’uomo di bianco. – Alastor,devo proprio?- chiese supplichevole ma il demone non ne volle sapere nulla e lo spinse contro la colonna che parve aprirsi e imprigionarlo nelle fiamme che bruciavano il corpo dell’uomo per poi farlo rinascere dalle proprie ceneri,come la mitologica fenice…soltanto che Sparrow sentiva dolore,la fenice no!. – Si,devi per forza!Un desiderio già l’ hai espresso,ora fai quello che diciamo noi!- rispose Alastor,poi ridendo tornò al suo posto. Il pirata si osservò intorno e sbuffò,annoiato: quel luogo non gli piaceva,nonostante fosse il famoso “confine del mondo”. Bella cosa! Tutti penseranno che il confine del mondo è una città misteriosa o una valle incantata piena di tesori. Eh no,ragazzi,vi sbagliate di grosso! Il confine del mondo è questo: un enorme vulcano circondato da colonne in fiamme,milioni di colonne quante sono quelle anime ancora attaccate in parte ai loro corpi….Anime che hanno venduto la loro anima al Diavolo,o meglio ad Alastor,il demone che esaudisce i desideri dei mortali in cambi della loro anima. Quando muoiono,queste persone hanno un’ultima possibilità di salvarsi: rinchiusi nelle colonne di fiamma infernale,attenderanno che qualcuno li venga a prendere e sacrificare la propria vita per farli tornare nel mondo dei vivi,completamente. Tuttavia ciò deve accadere in un determinato tempo. Nel caso del nostro eroe(se così può essere definito un pirata disonesto)lo scadere di questa possibilità avverrà quando la luna sarà completamente piena sulla terra e cioè entro una settimana. Jack annuì a quel pensiero che la sua mente stava elaborando,come se dovesse spiegarlo a qualcuno davanti a lui. In effetti davanti a lui v’era qualcuno,bensì non gente interessata a sentirlo,ma una pantera era che trascinava la catena che reggeva le manette di un’anima,intrappolato lì come lui. Jack lo osservò e l’anima si volse verso di lui,fissandolo con occhi neri. Qualcosa di smosse nel corpo di Jack,come una ferita riaperta,un libro lasciato in soffitta da anni,sporco ed impolverato…Ma ora,vedendolo,stava riaprendo quel libro…il libro della sua infanzia…Aprì appena la bocca e sentì una sola parola uscire da essa,giungendo subito all’udito dell’anima trascinata dalla pantera….- Papà…-

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Capitolo 9
*** Fuga dalla prigione ***


-Ehi dolcezza,svegliati su

-Ehi dolcezza,svegliati su!- esclamò una voce sopra di lei. AnaMaria aprì lentamente gli occhi,sentì un forte dolore alla schiena per il giaciglio scomodo. Mise poi a fuoco la figura davanti a sé. Due profondi occhi neri la osservavano,un sorsetto malizioso sulla bocca di un uomo. Per un attimo la pirata ebbe l’impressione che era Jack ed ebbe un tuffo al cuore,ma poi si ricordò che era sulla nave di quei pirati che l’avevano fatta prigioniera e si mise velocemente a sedere sul pagliericcio. – Che c’è?-chiese scontrosa,stirandosi e sbadigliando. –Siamo arrivati…- proferì sorridendo Pantera. AnaMaria lo osservò,perplessa e meravigliata allo stesso tempo. – Già siamo arrivati??- esclamò incrociando le gambe e mangiando pane e acqua portatole dall’uomo. Questi annuì con un leggero sorrisetto sulle labbra. – Si si,dolcezza,siamo già arrivati…fra pochi minuti approderemo sulla spiaggia occidentale dell’isola..- rispose pacato,poi la osservò mangiare velocemente,affamata. – Puma- proferì poi,come se stesse chiamando uno dei suoi compagni. AnaMaria alzò la testa verso di lui,la bocca piena di pane. – Chi?- chiese con ancora il cibo in bocca e lo sguardo perplesso. Pantera ridacchiò e poi rispose divertito: - Tu d’ora in poi ti chiamerai Puma…Sei silenziosa,sei cattiva…e maledettamente bella e provocante…- proferì Pantera osservandola pieno di desiderio negli occhi. – E allora una bestia non dovrebbe stare legata ad una catena,ma libera…- proferì in un sussurro AnaMaria,usando le sue armi di persuasione,oltre che al suo stesso aspetto fisico. L’uomo non potò resistere e velocemente liberò la pirata. Subito cercò di afferrarla ma lei sfuggì alla sua presa,uscendo velocemente dalla cella e rinchiudendolo dentro. – Maledetta!- esclamò furioso Pantera ed AnaMaria risa sommessamente. – Grazie Pantera,lo so! Mai fidarsi di un pirata,specialmente se onesto!- rispose mentre velocemente saliva le scale che portavano al 2° sottocoperta,silenziosa come un felino. Sentì delle voci lungo il corridoio,aprì la prima porta che ebbe vicino,sperò che non ci fosse nessuno e dopo che osservò la stanca vuota,entrò poco prima che quattro pirati correvano verso le scalette che portavano verso il Ponte. – Maledizione!Come faccio ad uscire senza che mi possano scoprire ??- esclamò appena in un impercettibile sussurro. Si osservò intorno:era una camera,per fortuna di una pirata. Rovistò in un baule vecchio pieno di abiti maschili in disuso da anni e anni,probabilmente parte di un vecchio bottino. Alla fine trovò una camicia bianca,neri pantaloni larghi e una lunga giacca nera,tutti abiti maschili. Se li infilò velocemente,tenendosi gli stivali di cuoio. Nascose sotto la giacca le pistole,la frusta e i pugnali. Si infilò poi un tricorno nero. Si specchiò:era irriconoscibile ed il copricapo le nascondeva il volto,se chinato. – Perfetto!- sussurrò tra sé,soddisfatta,poi uscì silenziosa dalla stanza. Il corridoio era vuoto,dunque velocemente e silente si avvicinò alle scalette del 1° sottocoperta. Si affacciò lentamente: il corridoio era vuoto anch’esso. In effetti,ora che ci pensava,la nave era totalmente silenziosa. Sono già approdati e i pirati sono andati in esplorazione! Evidentemente Pantera doveva rimanere a guardia della prigioniera,ovvero lei…ed ecco perché il motivo che ancora nessuno è andato a liberarlo! Sorrise per la gioia,ma avanzò cauta ancora,in caso qualche pirata fosse rimasto di guardia alla nave. Ed infatti così era: quattro pirati sul Ponte avanzavano lentamente su e giù,le pistole e i fucili in mano. Accidenti,pensò AnaMaria,come diavolo faccio!. Si osservò intorno e l’occhio cadde su due pali di legno,posti in verticale,che reggeva dei barili attraverso una rete. Sorrise,non chiedendosi che diavolo ci fosse lì dentro ne tantomeno perché quei barili erano sul Ponte e non sulla Stiva. Si assicurò che i quattro pirati fossero girati di spalle ed in quell’attimo di secondo,sgusciò fuori,dietro i barili in un angolo della nave,proprio sotto il castelletto di poppa. Estrasse uno dei suoi affilati pugnale e silenziosa cominciò a tagliare le corde della parte destra della rete,veloce ma senza provocare un rumore. Quando finì di tagliare la quarta corsa della rete,questa crollò sotto il peso dei barili che premevano verso l’esterno e si riversarono su tutto il Ponte. I quattro pirati,colti alla sprovvista,non ebbero nemmeno il tempo di accorgersi di quanto stesse accadendo e si ritrovarono distesi sul Ponte,svenuti o frastornati. Aveva poco tempo da ora fino al loro risveglio,dunque corse verso il lato della nave che dava sulla spiaggia,afferrò una corda e velocemente si fece scivolare lungo di essa. Quando si trovò a tre metri di altezza si lasciò andare e cadde sulla morbida sabbia bianca. Non ebbe tempo di ammirare la terra sconosciuta poiché sentiva già alcuni suoni sulla nave,quindi corse velocemente verso il confine di un bosco,nascondendosi tra gli alberi,dietro un grosso tronco. Ansante,la testa che le girava,vide i quattro pirati scendere velocemente dalla nave ed entrare nella foresta,maledicendo la prigioniera e quei barili che il Commodoro aveva fatto mettere lì per qualche ignaro motivo. AnaMaria sorrise,ma ancora per poco avrebbe potuto farlo,perché dietro di lei,qualcuno la osservava,nascosto dall’ombra degli arbusti…

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Capitolo 10
*** Amitabh ***


AnaMaria ebbe appena il tempo di rendersi conto che era libera dalla prigionia che lentamente sentì le gambe cederle e gli occ

AnaMaria ebbe appena il tempo di rendersi conto che era libera dalla prigionia che lentamente sentì le gambe cederle e gli occhi pesanti. Cadde a terra come se qualcuno le avesse rotto le ginocchia,vide l’oscurità avanzare davanti il suo sguardo e lei cadere in un sonno profondo

Si risvegliò lentamente,un forte dolore alla testa. La prima cosa che sentì fu lo scoppiettio del fuoco e il calore di una coperta. Seguirono poi una serie di lievi e delicati suoni,come la lieve pioggia fuori dalla grotta,il sussurro di parole che risuonavano appena nel luogo. Fece per sollevarsi ma due forti mani premettero le sue spalle contro il terreno. – Devi riposare,AnaMaria- disse una voce familiare al suo fianco. Si volse lentamente verso quella voce,mise a fuoco il volto davanti a sé: era Will. – Oh Dio,grazie al cielo mi avete trovato!- esclamò felice sentendosi tuttavia tutti i muscoli deboli. Will sorrise appena,osservandola:- Non ti abbiamo trovato noi, AnaMaria, ma lui- rispose il ragazzo indicandole poi con gli occhi un’altra figura alla sua destra. La pirata si volse così verso la sua destra. Per qualche folle e maledetto attimo pensò che davanti a lei vi fosse Jack: occhi scuri,pelle bronzea,lunghi capelli neri,sguardo profondo e tagliente,labbra carnose. Tuttavia,si accorse ancora una volta che la figura non era Jack,bensì un indigeno che spargeva dei fumi sulle sue gambe coperte. – Lui?- chiese perplessa osservando Will. – Si,lui. Ti ha trovata al confine della foresta,svenuta,avevi le gambe bloccate. Ti ha portato qui,il nostro nascondiglio,ed ora ti sta curando. Noi siamo giunti solo ieri sera e lui ci ha aiutato. E’ stato cacciato dal suo villaggio da due anni perché si era innamorato di una dama inglese giunta qui naufraga- rispose con un veloce riassunto il ragazzo. –Come come??bloccata??- esclamò terrorizzata,ma l’indigeno le fece segno di tacere e rimanere ferma mentre spargeva con le mani dei bianchi fumi,sussurrando parole a lei incomprensibili. – Ah,una cosa. Abbiamo trovato anche questo- continuò Will,ed indicò un uomo seduto a terra,legato ed imbavagliato,che la fissava. – Dove l’avete trovato??- chiese perplessa AnaMaria osservando Pantera. – Sempre al confine della foresta. Stava combattendo contro due pirati,in ginocchio. Si vedeva che era distrutto ma non mi fidavo e l’abbiamo legato- rispose il ragazzo. La pirata osservò Pantera: Dio come mi sono sbagliata su questo corsaro,pensò AnaMaria, mi ha salvata dai suoi stessi compagni. No,pensò poi,non è possibile,è un corsaro e perciò è uno sleale,mi ha salvata per qualche motivo da corsaro,ne sono sicura. Sospirò,non riuscendo a togliergli gli occhi di dosso,come una calamita il suo sguardo,come quello di Jack…Come si somigliavano anche nello sguardo i due uomini…Fu destata dai suoi profondi pensieri quando udì ancora una voce,sconosciuta:- Potete farla alzare e darle da mangiare,ora- disse con voce pacata l’indigeno,alzandosi da terra. Elizabeth,fino ad ora rimasta sulla soglia della grotta,si avvicinò ad AnaMaria,la mise a sedere e le porse da mangiare,senza dire una parole. – Tu dove andrai ora,Amitabh?- chiese Gibbs alzandosi da terra e togliendosi la pipa di bocca. L’indigeno si girò verso il pirata:- devo tornare nella mia dimora. Questa sera verrà mia sorella per continuare le cure alla vostra amica e per portarvi qualche mio messaggio,in caso ve ne sarà bisogno. Gli dèi vi proteggano- rispose prima di scomparire sotto le leggera e lieve pioggia. AnaMaria osservò l’indigeno andare via,un boccone di carne in bocca. Vide poi che Pantera la osservava,silente. Ora sei tu quello in gabbia bello mio,pensò soddisfatta la pirata. Tuttavia porse il resto della sua pranzo ad Elizabeth. – Dagli da mangiare- le ordinò indicando col capo,quasi in segno di disprezzo,Pantera. – Va bene – rispose la ragazzo,poi si alzò,tolse il bavaglio al corsaro e lo imboccò come un bambino. AnaMaria li osservò e ridacchiò appena a quella scena. Il corsaro non parve essere contento della sua reazione ma nulla disse,troppo impegnato a mangiare.

La sera venne presto,ancora non pioveva. Giunse poi una figura incappucciata da un mantello scuro di pelle d’animale. Entrata nella caverna,quando ebbe l’attenzione tutta su di se,posò il cappuccio sulle spalle e tutti(o quasi)riconobbero la bellissima sorella di Amitabh. I lunghi capelli neri le oscillavano dietro le schiena in parte nuda,le sode e snelle gambe mossero il bel corpo verso AnaMaria e Gibbs,gli occhi d’un nero abissale si posarono sulla pirata,osservandola dolcemente e con un lieve sorriso posato sulle carnose e belle labbra. Il volto pari a bronzo era illuminato dalle fiaccole all’interno della caverna,i suoi delicati e angelici lineamenti erano in parte offuscati dalla penombra. Pareva una principessa Maya. Tutti rimasero colpiti da quella giovane appena diciottenne ma che aveva una saggezza infinita. Senza nulla dire si chinò su AnaMaria,estrasse dalla sua sacca di pelle di coniglio delle scatoline. Le aprì e ne uscirono bianchi fumi. Eseguì poi lo stesso “rituale” del fratello. Tutti la osservavano,silenzioso,lo stesso corsaro ne rimase colpito,non solo per l’incredibile bellezza,ma anche per quella sensazione di pace e tranquillità che infondeva la sua presenza,come fosse la natura stessa. Finalmente Gibbs si decise a rompere quel silenzio quasi sacro:- Janaki,domani mattina potrà camminare?Dobbiamo sbrigarci,lo sai- disse in un lieve sussurro rispettoso, come non volesse disturbarla. La ragazza sorrise dolcemente,movendo come ali d’angelo le sue mani a spargere i fumi bianchi sulle gambe della pirata. – Se pregherete e se gli dèi vorranno,si,guarirà questa notte e domani sarà libera di camminare,correre e combattere. So della vostra missione,mio fratello me ne ha parlato ed ha ritenuto giusto che anche io vi accompagni. Molto conosco di quel mondo,attraverso le mie abilità nel campo. Sempre che a voi non reca disturbo- rispose con voce dolce e delicata la ragazza in perfetto inglese. Tutti scossero il capo appena. AnaMaria pensò che anche lei,come sua sorella Tia Dalma,fosse una strega vodoo o qualcosa di simile. Nel mentre Pantera non aveva detto nulla,sia perché era imbavagliato ma soprattutto perché non trovata parole necessarie. Temeva che stava per accadere ciò di cui aveva paura: si stava innamorando di quella ragazzo. Ma come era possibile?l’aveva vista da solo qualche ora e nemmeno le aveva detto una parola!Certo,per lui le parole non contano e le poche donne con cui aveva parlato aveva detto davvero poco ed aveva agito di più…ma con quell’angelo azteco la cosa era diversa:era così…così…non sapeva nemmeno descriverla con le parole. Smettila idiota!,pesò tra sé furioso,sei un pirata un po’ di contegno!E’ solo una strega,una selvaggia,tu invece sei un corsaro,un uomo vile e sleale,puoi avere tutte le donne che vuoi nel tuo letto,che ti importa di una selvaggia??. Ma lei non era come le altre,non voleva portarla a letto semplicemente…la voleva e basta,per sempre e non solo per una notte;voleva il suo corpo e il suo spirito,tutto di lei,qualsiasi cosa le riguardasse. Posò la testa contro la parete,respirò i fumi bianchi che si sparsero per tutta la grotta,chiuse gli occhi cullato da quella sensazione di poter volare,di essere in Paradiso. E si addormentò…

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Capitolo 11
*** capitolo 11 ***


Note d’autore: Coff coff, finalmente ecco l’11° capitolo

Note d’autore: Coff coff, finalmente ecco l’11° capitolo! La scuola mi ha tenuta molto impegnata in questi giorni, ma sono riuscita a ricavare un po’ di tempo per aggiornare il racconto…spero vi piaccia^_^

P.S. per i curiosi e le innamorate di Jack, anticipo che fra pochissimo tornerà in scena il bel piratuzzo e che si scoprirà tutto quello che c’è da scoprire ;D

 

 

 

Il mattino seguente AnaMaria si svegliò con un forte mal di testa ma il dolore alla gambe era passato e poteva camminare senza problemi. In meno di un’ora  tutti i pirati erano pronti. Uscirono uno dietro l’altro dalla grotta, diretti alla dimora di Amitabh e Janaki. AnaMaria era subito dietro Pantera e la sua destra era stretta intorno alle corde che legavano le mani del corsaro. – Ehi bellezza, non potresti togliermi le benda almeno?- chiese nel silenzio della foresta l’uomo. In risposta ebbe un cazzotto tra le scapole e un: - sta zitto!- . Dunque Pantera non fiatò qui e silenzioso avanzò lungo il segreto sentiero tra le fronde degli alberi, diretti dai due indigeni. Dopo mezz’ora circa di cammino, Gibbs fece segno alla ciurma di fermare il passo. Si osservarono intorno, poi un lieve rumore giunse dall’alto e videro fratello e sorella scendere velocemente da un albero frondoso, aiutandosi con delle liane. Atterrarono agili e silenziosi davanti a loro, flettendosi appena le ginocchia per poi tornare in postura eretta. Entrambi avevano il volto celato dai loro mantelli scuri. – Bene, siamo tutti. Possiamo andare- disse in un sussurrò Gibbs. Amitabh  annuì appena per poi tuffarsi nel folto bosco, facendo da guida alla ciurma.

 

 

Balocco si osservò intorno. Ancora nessuna nave in vista. Sospirò, irrequieto, dando un calcio alla sabbia su cui stava in piedi. – Sta calmo, Balocco, arriveranno presto- disse pacata Squalo vicino al commodoro il quale la osservò e annuì appena. L’Ammiraglia aveva ragione, giunsero poco dopo. Una nave si affacciò dal confine del mare, dirigendosi velocemente verso la spiaggia. Quando mancava poco all’approdo della nave, i due corsari si avvicinarono alla riva del mare. Il veliero finalmente approdò sulla riva mentre la bandiera inglese sventolava sulla cima dell’albero maestro. Due soldati precedettero il commodoro della nave mentre avanzavano verso i due corsari. – Come andiamo..?- chiese il commodoro senza giri di parole. – Tutto bene, commodoro Norrigton. Uno dei miei li ha seguiti e sappiamo dove si stanno dirigendo- rispose Balocco. Il commodoro inglese osservò i due corsari, come per essere sicuro che stessero dicendo la verità. – Ebbene, dove si stanno dirigendo?- domando impaziente. Il corsaro sorrise malefico, porgendo a palmo in su la mano destra. – Prima il bottino – rispose ghignando. Norrigton sospirò, poi annuì ad uno dei due soldati che porse ai corsari due sacchetti tintinnanti. – Bene, sono tutti- rispose Squalo dopo aver contato ogni singola moneta. – Si stanno dirigendo sulla cima della montagna e due indigeni li fanno da guida. Hanno poche armi con loro ed in più sono rimasti in pochi – riferì Balocco osservando il commodoro, per poi allontanarsi insieme al suo fidato braccio destro. – Perfetto…Turner, ti pentirai di avermi portato via mia moglie. In quanto a te, Sparrow, presto ti vedrò appeso alla forca- sussurrò colmo di rabbia il commodoro, per poi volgersi verso i due soldati: - Ordinate di scaricare il necessario a riva. Fra mezz’ora ci metteremo in marcia- . I due militi scattarono sull’attenti per poi dirigersi velocemente verso la nave. Norrigton osservò con avidità e rabbia la cima della montagna ai cui piedi si estendeva l’immensa foresta.

 

 

- Accidenti, ma quanto diavolo è lunga questa salita?- chiese Ragetti, ansante, mentre arrancava lungo la salita che li stava conducendo da più di tre ore verso la vetta della montagna dove, secondo Amitabh e Janaki, avrebbero trovato Jack. L’unica cosa che AnaMaria temeva, mentre avanzava dietro Pantera e al fianco di Barbossa, è che non avrebbero trovato proprio un bel niente. Non che non si fidasse dei due indigeni, ma è troppo scettica per poter credere ad un passaggio che la conducesse in un luogo dove nessun uomo è mai arrivato da vivo. Sospirò appena e sentì subito lo sguardo di Barbossa su di lei: - Che c’è, piccola? Qualcosa non và?- le chiese sereno il pirata, masticando una mela verde. –Cosa? – rispose AnaMaria, cadendo dalla nuvole -  No no, nulla- aggiunse poi accompagnando le sue parole con un cenno di dissenso del capo. – Dì la verità: sei preoccupata che su quella cima non ci sia un accidenti di niente- aggiunse sorridendo appena Barbossa. La donna sospirò e annuì lentamente mentre continuavano la loro ascesa. – Bhè, lascia che ti dica una cosa, piccola Ana: oltre la nostra vita, ve ne è un’altra comandata da due soli sentimenti: il bene e il male. Ora, puoi chiamare queste “entità” come vuoi, ma sono comunque loro che comandano. Se hai seguito il bene, vai in un determinato luogo che tutti chiamano Paradiso; se invece hai seguito il male vai in un altro luogo, l’ Inferno. Puoi crederci o meno, ma io li ho visti, piccola Ana. Ho visto chi effettivamente comanda, ho visto i loro aiutanti. Luce e Tenebre non fanno altro che scontrarsi per ottenere più beati o più dannati. Dicono che il Diavolo non ha mai più raggiunto il Paradiso, né che Dio abbia mai messo piede nell’Inferno…Bhè, io non ci conterei molto…- rispose Barbossa osservando la strada davanti a sé. AnaMaria osservò il pirata, perplessa. – E tu tutte queste cose come le sai??- chiese stupita. L’uomo sorriso: - A qualcosa serve essere il prediletto di tua sorella, no?- rispose ridacchiando il pirata. AnaMaria non credette alle sue parole: se Tia Dalma sapeva queste cose, le avrebbe dette anche a lei; in più Barbossa aveva detto “ho visto”, quindi vuol dire che lui deve essere stato lì…E poi Tia l’ ha riportato in vita per poterli condurre lì…ma lì dove? Non ci ha condotto proprio da nessuna parte, pensò AnaMaria, non ci voleva molto ad arrivare qui, esistono le cartine nautiche. Ed ora da Jack ci stanno conducendo Amitabh e Janaki. Secondo me Tia l’ ha riportato in vita solo per motivi personali, altroché.

Fu distratta da Amitabh che fece loro segno di fermarsi. – Che succede?- chiese AnaMaria, avvicinandosi al suo orecchio. Il giovane scosse appena il capo:- Non so di preciso, ma ho sentito dei rumori estranei alla natura. Affrettiamoci- rispose in un sussurro, poi ripresero il passo, aumentando la velocità e forzando quindi di più il corpo.

Giunsero dopo un’ora scarsa sulla cima del monte. Non sembrerebbe osservandola dal basso, ma sulla sommità della montagna v’era una radura circondata da un cerchio di alberi che terminava con una parete rocciosa e la punta del monte, alta dieci metri circa. Al centro della radura v’era solamente un piedistallo di pietra nera con sopra delle strane iscrizioni. – Bene- disse Amitabh ansante, volgendosi verso i pirati – Siamo arrivati, finalmente. AnaMaria, porta qui la chiave – aggiunse poi osservando la pirata. Tutti si volsero verso di lei che osservava perplessa e meravigliata l’indigeno. – La chiave…di cosa? – chiese confusa. Janaki sorrise dolcemente: - Il ciondolo che hai al collo è la chiave di accesso al luogo dov’è il pirata – spiegò con tono pacato. AnaMaria sganciò la corda che teneva al collo uno strano ciondolo che le diede tempo fa Jack. Lo osservò : un piccolo parallelepipedo diviso in tre parti che potevano essere girate; era di pietra nera ed aveva delle incisioni simili a quelle del piedistallo. Non sapeva in che modo Jack avesse avuto quella chiave, né perché l’avrebbe dovuta dare a lei, ma avanzò lentamente verso il piedistallo. – Infila la chiave nella fessura – disse Amitabh. AnaMaria obbedì e lentamente pose il cubo nella fessura. Vi fu un leggero scatto, poi Amitabh disse:- Ora posa la mano sinistra sul piedistallo e con l’altra mano gira verso destra la chiave- . La pirata eseguì anche questo passaggio, poi ci fu un altro scatto secco e breve. Non successe nulla…

Tutti si osservarono, perplessi e preoccupati. – Ebbene? Perché non accade nulla?- chiese irritata AnaMaria, rivolta verso i due indigeni. – Perché vi manca questo – disse una voce dietro di loro, divertita. Tutti si volsero lentamente verso il sentiero da cui erano giunti e videro qualcuno, o meglio qualcosa, che mai avrebbe pensato di poter vedere…

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Capitolo 12
*** capitolo 12 ***


Subito odore di salsedine e di pesce giunse sulla cima della montagna, ad accompagnare la venuta del mare stesso e del suo ese

Subito odore di salsedine e di pesce giunse sulla cima della montagna, ad accompagnare la venuta del mare stesso e del suo esercito. Tutti osservarono stupefatti e impauriti Davy Jones, tutti tranne AnaMaria e i due indigeni. – Jones, ma che dispiacere rivederti- sussurrò irritata la pirata. Il pirata maledetto rise soddisfatto mentre il suo cuore si muoveva nella sua mano. – Il dispiacere è tutto mio, AnaMaria. E’ da tanto che non ci vediamo, non trovi? E hai visto che bella sorpresa che ti ho portato? Il mio cuore serve per aprire il portale e raggiungere così il vostro amato Sparrow. E poi non dite che non sono buono!- rispose il pirata-pesce. AnaMaria sollevò un sopracciglio, perplessa e diffidente. – Perché mai dovrei fidarmi di te, Jones? E soprattutto, perché dovresti darci la chiave per liberare Jack? Se non sbaglio lui ha pagato le anime che gli dovevi, che bisogno c’è di tenerlo in vita ora?-. – Però, sei davvero intelligente, Ana! Bene, te lo dirò: Sparrow ha si pagato il suo debito verso di me, ma c’è ancora una cosa che mi brucia in petto: ha osato tenermi testa, ha osato ingannarmi…e ciò a Davy Jones non va bene, poiché egli è padrone dei Sette Mari, nonché del Crafen. E se non volete che mandi il mio cuccioletto a distruggere le vostre navi e chi vi è sopra, vi conviene ubbidirmi e mettere il mio cuore sul piedistallo. Io vi aspetterò qui, tranquilli- rispose il pirata, allungando i suoi tentacoli verso i pirati mentre il suo cuore batteva ancora, lentamente. AnaMaria strinse le mani a pugno, poi osservò gli altri pirati. – Secondo me è una trappola- sussurrò Gibbs verso la pirata, la quale non rispose, indecisa, troppo indecisa: da un lato avrebbe preso subito quel maledetto cuore per liberare Jack e riportarlo da loro; ma dall’altro lato temeva che fosse una trappola, cosa che sicuramente era. Di certo Jones non avrebbe permesso che portassero via Sparrow per poi dargli la caccia. Ma non c’era altra cosa.

Annuì appena, poi avanzò e decisa afferrò il cuore dai tentacoli di Jones. – Con delicatezza dolcezza- disse quest’ultime sorridendo. AnaMaria lo osservò per alcuni attimi, poi ritornò al suo posto e posò il cuore sul piedistallo, afferrò la chiave e la girò verso destra. Fu un l’ennesimo scatto e la terra cominciò a vibrare lievemente. Lentamente il piedistallo cominciò a scendere verso il basso fino a scomparire lungo un tunnel nero e largo solo per far scendere un uomo alla volta. Tutti si osservarono, in silenzio. – Allora, chi va per primo?- chiese Jones e i suoi uomini scoppiarono a ridere. AnaMaria sospirò, irritata, poi estrasse la pistola dalla cintola, la caricò e si sedette sul bordo del tunnel. Afferrò un sassolino e lo lasciò cadere nel baratro. Non si sentì nessun tonfo per avvisarli della lunghezza del tunnel. – Perfetto- borbottò ironica la pirata, poi si volse verso Gibbs. – Io vado per prima, poi vieni tu, poi Amitabh, Janaki: poi buttate Pantera ed infine il resto della ciurma. Non litigate per  chi deve scendere prima o risalgo su e vi pianto una pallottola nello stomaco. Chiaro?- ordinò osservando ciascuno di loro. Tutti annuirono, quindi AnaMaria osservò Jones che ricambiò lo sguardo senza nessuna espressione. Portò le braccia lungo i fianchi, rigida, poi si lasciò andare lungo il tunnel, viaggiando velocemente mentre l’aria diveniva sempre più calda e le schiaffeggiava il viso. Sentiva sopra di loro i corpi dei suoi compagni che tagliavano l’aria e si rincuorò che almeno c’erano loro con lei.

 

Non sa quanto la discesa lungo il tunnel durò. Forse minuti, forse ore, non lo sa. Sa solo che quando cadde a faccia in giù sentì un forte dolore su tutto il viso. Tutta ammaccata rotolò di lato impedendo che gli altri potessero schiacciarla. Si sollevò lentamente in ginocchio, sangue caldo scendeva dal naso, sporcandole la bocca. Le sfuggì una parolaccia e il sangue entrò anche nella bocca, costringendola a tossire e sputare nel nero terreno. L’odore di zolfo di certo non l’aiutava a respirare visto che il naso che li era storto. Quando tutti caddero a terra, Janaki corse velocemente verso di lei. – Si è rotto, ma puoi respirare ancora. Vieni, fermiamo l’emorragia e blocchiamolo per non far peggiorare le cose- disse la giovane porgendole un bianco tessuto che presto divenne rosso di sangue. AnaMaria si alzò  e si fece spazio tra i proprio compagni che si erano fermati intorno a lei. – No, non c’è tempo. Dobbiamo andare, presto- rispose a stento, quasi stesse affogando nel sangue. Vide la vista annebbiarsi ma si costrinse ad avanzare in avanti, verso un arco di pietra nera con sopra strane incisioni. – Barbossa, è questo il passaggio?- chiese al pirata mentre si tamponava con la manica il sangue che stava lentamente diminuendo. Barbossa annuì:- si, è questo il passaggio. Poi un lunga salita, fino a Jack- . –Bene, andiamo- ordinò AnaMaria, poi strinse forte la pistola nella mano destra, mentre con la sinistra tappava l’emorragia nasale. Avanzavano lentamente, la galleria illuminata appena dalle fiaccole rosse, la puzza di zolfo che aumentava sempre di più, le mura che grondavano liquidi scuri e maleodoranti. – Maledizione- borbottò ansante AnaMaria, mentre sentiva le forze venirle sempre più meno visto la quantità di sangue che aveva lasciato per terra e nel fazzoletto. Barbossa le si affiancò e le circondò le spalle con un braccio, sorreggendola. La pirata osservò gli occhi vitrei dell’uomo e annuì appena:- Grazie- sussurrò appena, poi continuò ad incedere lungo la galleria semi- oscura. Quando finirà questa storia, pensò mentre continuava ad incedere, mi do un anno di riposo; niente mare per molto tempo, torno a Tortuga e rimango un po’ lì. Mi riposo, mi rimetto, poi salpo di nuovo per le avventure. Ma fino a quel momento…ozio…E farò pagare a Jack tutto questo, dall’inizio alla fine.

 

Nel mentre Will ed Elizabeth camminavano davanti a Pantera, ancora legato ed imbavagliato. – Senti Will, io..- cominciò Elizabeth, ma Will la fermò:- No, Elizabeth, basta. Ti ho visto, ho visto che baciavi Jack prima di lasciarlo morire. Non solo hai tradito me, ma anche lui. Hai tradito chi ti voleva più bene. Chi tradirai ora, tuo padre?- rispose pacato, osservandola per un attimo. Gli occhi di Elizabeth si riempirono di lacrime:- Will…io pensavo di far la cosa giusta. Il Craken non ci avrebbe mai lasciati andare senza aver divorato qualcosa….Jack amava la Perla Nera, non l’avrebbe mai lasciata lì sola, lui stesso me lo ha detto- cercò di difendersi in un lieve sussurro. – Anche se l’amava, non l’amava quanto amava la propria vita di pirata, il mare…AnaMaria - rispose Will a capo chino. – Cosa??- esclamò stupefatta Elizabeth mentre sentiva il proprio cuore andare in frantumi. – E’ vero- intervenne Gibbs - Jack ed AnaMaria sono stati legati da sempre o almeno da quando conosco entrambi. Pappa e ciccia, non si sono mai divisi e Jack l’ ha sempre amata. Ma lei ha rifiutato più volte, odiando gli uomini a causa del suo passato, ma gli ha voluto sempre bene, fino ad ora. Ma Jack, testardo com’è, non si è mai dato pace. Non le ha più chiesto nulla, ma l’ ha sempre osservata sottecchi, speranzoso. Tuttavia, quando AnaMaria andò via dalla Perla Nera, verso la sua strada, Jack non obbiettò, non disse nulla. Era ovvio che era triste ma mettendo in mostra i suoi sentimenti avrebbe gettato in mare il suo orgoglio maschile. Ed ora guardate: AnaMaria arranca in fin di vita verso Jack, per salvarlo dalla morte, dall’unica cosa che ha osato dividerli. Non è romantico?- ridacchiò sotto i baffi, ma Will ed Elizabeth non dissero nulla, entrambi a capo chino, entrambi consapevoli di aver sbaglio nei confronti dell’altro e anche di Jack: lo avevano sempre ritenuto un uomo senza di Dio, un disonesto, un assassino, e forse lo era; ma aveva un cuore, anche lui. Will sollevò gli occhi verso AnaMaria, sorretta da Barbossa, verso la fine della galleria. Non aveva mai avuto tempo di parlarle o di conoscerla a fondo, ma secondo lui ciò che stava facendo era da eroe, era da qualcuno innamorato. Era inutile negarlo, AnaMaria secondo molti era legata a Jack non solo da patto di sangue e da amicizia, ma anche da qualcosa di più forte, che nemmeno la morte può dividere.

Questo lo sanno anche i pirati…

 

 

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Capitolo 13
*** capitolo 13 ***


AnaMaria si fermò davanti un incrocio: da uno giungeva aria molto calda, dall’altro invece aria gelida

AnaMaria si fermò davanti un incrocio: da uno giungeva aria molto calda, dall’altro invece aria gelida. La pirata si volse verso la ciurma con l’aiuto di Barbossa. – Allora, dove consigliate di andare?- chiese con voce flebile a causa del poco fiato che aveva a disposizione, e per il naso rotto e per l’aria che mancava in quel luogo. Tutti osservarono le due gallerie, indecisi. AnaMaria allora si volse verso Janaki la quale aveva chiuso gli occhi e chinato il capo. Gli occhi di ognuno si posò sulla giovane indigena, nell’attesa di un esito. Questo arrivò presto, quando Janaki aprì gli occhi ed indicò la galleria da cui giungeva l’aria infuocata. – Ma che bello- borbottò ironica AnaMaria, poi ordinò:- Va bene, si prende quella strada. Rimanete uniti e con le pistole cariche-. Mentre si avvicinavano alla galleria si udì un dolce rumore di pistole che venivano caricate e strette nelle mani. La pirata socchiuse gli occhi abissali e desiderò con tutta se stessa di tornare al più presto fuori da quel luogo infernale, sulla sua nave, con la spuma marina che le schizzava giocosa sui vestiti e la brezza oceanica che le sfiorava dolcemente il viso e i capelli, mentre il sole estivo nulla poteva contro la freschezza salmastra del mare.

I loro passi non furono ostacolati da niente o da nessuno, se non si conta l’incredibile caldo che faceva in quel luogo. I loro abiti grondavano sudore, nonostante avessero lasciato indietro giacche, camicie, cinte e tutto ciò che non era più che utile. AnaMaria aveva le vampate di caldo, gli occhi socchiusi e il capo quasi del tutto abbandonato fra le braccia di Barbossa che cominciava anch’egli a soffrire l’infernal caldo. – Janaki, puoi sapere quanto manca?- chiese in ansante un sussurro AnaMaria. – Non c’è ne bisogno, dolcezza- rispose subito una fin troppa familiare voce davanti a loro, nell’oscurità. Tutti osservarono davanti a loro una sagoma terribilmente conosciuta e si fermarono increduli. – Jack…- sussurrò incredula la pirata, mentre tutta la ciurma osservava con tanto d’occhi la figura sorridente del pirata che si stava avvicinando lentamente a loro.

Nessuno mosse dito e l’unico rumore che rompeva quel silenzio era il giungere del caldo vento su di loro. Nessuno osò muovere arto quando Jack si avvicinò lentamente ad AnaMaria, sorridendole. – Finalmente siete giunti, non ce la facevo più senza di te AnaMaria - le sussurrò in un orecchio. La pirata rimase meravigliata: possibile che il recupero di Jack fosse stato così facile? Eppure egli era lì, davanti a lei, che le sorrideva. Il pirata le sfiorò una guancia, sorridendole dolcemente.

 

- Tu non sei Jack-

 

La voce fredda e imperiosa di AnaMaria risuonò per tutta la galleria e la ciurma osservò la loro guida che senza espressione osservava Jack. – Cosa? Ma che dici dolcezza, perché non dovrei esserlo?- chiese quest’ultimo. – Madre di Dio, ma che ti prende AnaMaria??- esclamò meravigliato Gibbs. – Primo!, Jack non mi chiama mai “dolcezza”! Secondo!, tu non cammini come Jack! Terzo!, Jack non ha mai sorriso in questo modo né a me né a nessun altro! E quarto…Jack non ha la capacità di apparire dal nulla, cosa che invece tu sai fare…Dunque dimmi chi sei o và all’Inferno!- esclamò furiosa la pirata, in preda alla collera. Tutti tacquero, terrorizzati dall’ira della pirata. Ancora silenzio…Sul volto di Jack lentamente apparve un ghigno malefico e dalla sua bocca uscì una risata diabolica. – Accidenti, voi pirati siete più intelligenti di quando avessi immaginato!- esclamò, poi afferrò per la gola AnaMaria e la scaraventò contro il muro. La pirata batté la schiena contro la parete e con un gemito strozzato cadde a terra, inerme. Ancora la risata del sosia di Jack risuonava nella galleria mentre nessuno osava correre in aiuto di AnaMaria, sia per paura sia per rispettare il codice( “mai mettersi di mezzo in una rissa se non si è il diretto interessato”). L’uomo si avvicinò lentamente e la prese si nuovo per il collo, sollevandola di peso. – Vi conviene tornare indietro, pirati…Jack non tornerà…Jack è del mio signore ormai…- sussurrò serpentino l’uomo, poi estrasse un pugnale dalla fodera e stava per pugnalare allo stomaco AnaMaria, ma qualcosa giunse veloce dietro le loro spalle, come una pioggia. Janaki, gridando, aveva lanciato un pugno di semi verdi contro l’uomo che subito lasciò la pirata e gridando si accosciò al suolo, stringendo le mani al collo, come se stesse ardendo vivo. Lentamente le sue sembianze cambiarono in quelle di una creatura dalla pelle rossa e gli occhi gialli che lentamente si scioglieva, fino a scomparire, come risucchiato dal terreno. Barbossa corse subito in aiuto di AnaMaria e fece per alzarla ma subito Janaki li raggiunse:- No! Adesso lei resta qui mentre io la medico! Ha perso molto sangue, non può andare avanti- esclamò imperiosa la timida ragazza. – Chiamala timida- sussurrò ironico Ragetti nell’orecchio di Will che sorrise appena. Janaki si inginocchiò davanti ad AnaMaria e con l’aiuto del fratello Amitabh la curò con strane erbe, le diede da bere un liquido viola volto aspro e le fasciò il naso, bloccandolo alla buona. – Bene, ho fatto. Non è molto ma è già tanto- disse Janaki aiutando la pirata ad alzarsi, insieme a Barbossa. – Sento qualcosa…come se le forze mi stessero tornando- sussurrò AnaMaria osservandosi le mani. La ragazza sorrise felice:- la pozione ti sta facendo effetto. Erbe segrete, serve per ridonare vigore per almeno qualche ora-. La pirata sorrise alla giovane e la ringraziò, poi fece segno di avanzare verso l’uscita della galleria, in avanti. – Janaki, chi diavolo era quello che sembrava Jack?- chiese in un sussurro Will alla ragazza, tenendo al suo fianco Pantera. La ragazza lo osservò, poi posò lo sguardo su Pantera, gli sorrise dolcemente, infine rispose:- Vuoi dire cos’era. Era un demone infernale e proveniva dal luogo dove è rinchiuso il vostro amico-. Tutti spalancarono gli occhi, sconvolti. – Un demone??- . – Si, un demone. Che volete, siamo nel territorio infernale, è anche normale che ci sia un demone!- ribatté sollevando le spalle Amitabh, sorridendo. Nessuno più osò dire nulla, nessuno voleva sapere altro, terrorizzati e non fuggivano via solo per accompagnare AnaMaria e per riprendere con loro Jack.

 

Quella galleria parve interminabile a molti, ma nessuno fiatò, troppo impegnato a risparmiare fiato per la salita che stavano compiendo, interminabile, avvolti dal vento caldo. – Madre di Dio, sembra di stare nell’ Inferno!- esclamò Gibbs del tutto sudato. – In caso non l’avessi capito, Gibbs, ci siamo già- gli rispose AnaMaria quasi del tutto in forze – comincia a pregare se vuoi, ma non penso ti servirà a nulla- . Elizabeth osservò la pirata: come poteva una singola persona, una donna fra tutti uomini, avere un comando così autoritario? Nemmeno suo padre aveva un’ influenza simile su i suoi uomini! E da dove le usciva tutto quel coraggio di affrontare qualsiasi pericolo, persino Satana stesso? Lei era terrorizzata ed ogni volta che si fermavano tremava di paura, al solo pensiero che si trovavano nell’Inferno, anche se all’inizio. E poi c’era quel demone…un demone! E’ semplicemente pazzesco! Non aveva mai creduto all’esistenza dei demoni né degli angeli, come forse nessuno dei suoi attuali compagni…ma tutti loro dovevano ricredersi, a quando pare. Eppure AnaMaria ha osato sfidarlo, forse consapevole che quel Jack non poteva essere un suo gemello, né un suo parente.

Quasi con noia si volse verso Janaki che senza espressione continuava a camminare, avvolta nel mantello e senza una goccia di sudore, così come il fratello Amitabh. Rimase quasi spaventata: anche loro delle creature magiche? Come facevano a non sudare in quell’atmosfera che aveva superato da molto il limite della sopportabilità?? Li osservò ancora per qualche attimo, poi tornò a fissare davanti a sé, verso quella fine irraggiungibile della galleria. Ma prima osservò Will che aveva al suo fianco e le si strinse il cuore: doveva sapere il perché di quel suo gesto? Ma chi poteva saperlo, se non lei? Certo avrebbe avuto altri cento modi di intrappolare Jack, ma invece lei l’ ha baciato…e poi perché l’ ha lasciato morire, maledizione?!? Jack era attaccato alla Perla Nera, certo, ma non così tanto da lasciarci le penne sopra! – Elizabeth, stai bene?- chiese Will al suo fianco, vedendola stringere forte i denti. – Cosa? Oh si certo, non preoccuparti. Sto bene…- rispose lei all’inizio come cascata dalle nuvole, poi in tono rassicurante e lieve. Will le strinse la mano e lei ricambiò il gesto. Si sorrisero e solo in quel momento Elizabeth capì che qualsiasi cosa aveva fatto, forse Will la stava perdonando, grazie anche al loro forte amore.

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Capitolo 14
*** capitolo 14 ***


- Da quanto stiamo camminando

- Da quanto stiamo camminando?- chiese con voce flebile Gibbs mentre tutti ormai stavano trascinando i piedi per camminare, eccetto Amitabh e Janaki, freschi come due rose. – Non lo so, ma ci siamo quasi- rispose sospirando AnaMaria. – come lo fai a sapere…?- chiese perplesso Will poco dietro di lei. – Perché il vento sta diventando più forte ma anche più fresco, segno che o siamo arrivati o ci sono altre strade- rispose la pirata, voltandosi appena verso di lui. La prima ipotesi di AnaMaria era giusta: erano arrivati.

Cominciarono a rallentare quando videro finalmente in modo alla galleria una luce rossa, delle grida di imperio e la temperatura si stava abbassando. AnaMaria osservò per alcuni attimi Barbossa, poi si avvicinò a Pantera. – Ora ti libero, ma se provi a scappare non avrò nessuna pietà ad ucciderti. Chiaro?- disse osservandolo in faccia, poi gli tolse il bavaglio dal viso e il corsaro rispose:- Trasparente…- . – Ed ora avanti a me, forza- ordinò dopo averlo liberato dalle corde. Pantera la osservò negli occhi con il suo maledetto sguardo penetrante e il sorriso beffardo, poi avanzò verso la fine della galleria, le mani in tasca. AnaMaria sospirò e lo seguì ad un metro di distanza, infine tutti gli altri. Quando la galleria finì videro davanti ai loro occhi uno spettacolo che mai nessun uomo aveva visto…Ad un metro da loro la strada si interrompeva bruscamente per dar spazio ad una grande, immensa, mastodontica cava nel cui mezzo sorgeva quel che pareva un vulcano; sul bordo di questo, abbastanza largo, camminavano lentamente una moltitudine indecifrabile di persone, in fila indiana e tenute prigioniere da pesanti catene controllate da una feroce fiere che appena vedeva il minimo rallentamento, ringhiava e graffiava e colpiva. Sospeso in aria, sopra la cima del vulcano, una piattaforma in pietra grande abbastanza per ospitare un uomo vestito di una bianca tunica seduto presso una grande scrivania e circondato da colonne di fogli di pergamena. E come per dare un infernale tocco di eleganza a quel luogo, la base del vulcano era incoronato di milioni e milioni di colonne infuocate che pareva imprigionare in sé le persone che non stavano camminando lungo il bordo del vulcano. – Dio mio…- sussurrò Gibbs così immobile per la paura da sembrare una di quelle statue ai piedi del monte infuocato. Alle sue parole tutti si fermarono, come se fossero state dette a voce altissima.

In pochi minuti la ciurma di pirati si ritrovò circondata da quelli che parevano soldati inglesi armati però con lunghe fruste e lame affilate. Gibbs degludì quando AnaMaria lo fulminò con gli occhi. – Bene bene bene…degli umani che hanno osato varcare la soglia del mio regno…con chi ho l’onore di parlare?- chiese l’uomo di bell’aspetto vestito con la tunica bianca e dorata. – Io sono AnaMaria e questa e la mia ciurma di pirati. Siamo venuti sin qui per recuperare il nostro compagno: Jack Sparrow -  rispose AnaMaria con voce pacata ma senza emozione. L’uomo sorrise appena, in una specie di ghigno deformato che lasciava intendere la sua vera demoniaca natura. – Jack Sparrow…ma certo…siete venuti in tempo per poterlo riavere con voi…tuttavia, dovete pagare un pegno…Non ho voluto intralciarvi durante il viaggio così che poi non potevate lamentarvi per il prezzo da pagare…- disse con voce glaciale e languida. AnaMaria lo osservò ed annuì appena:- Va bene, pagherò qualsiasi somma per riaverlo con noi- rispose decisa ma con tono pacata. L’uomo scoppiò a ridere e la sua risata parve diabolica e tremendamente beffarda…forse non era un’illusione. – Somma?? Mi dispiace deludervi signora ma io ho tutto l’oro del mondo, tutto quello che posso volere. Tuttavia dalle nostre parti, per “somma” si intende qualcos’altro. Per poter riavere un’anima che dimora qui, bisogna che mi diate un’altra anima…in poche parole, se volete riavere il pirata uno di voi deve prendere il suo posto- rispose sorridendo l’uomo. – Ma è una cosa da disonesti!- esclamò Ragetti e l’uomo scoppiò di uomo a ridere:- Mi dispiace, umano, ma da noi funziona così. Se volete accordarvi con gli onesti, dovevate pensarci prima ed andare al piano superiore. O meglio, il pirata doveva pensarci prima…prima di vendere la propri anima a me- rispose ghignando…

 

 

Jack fissò l’anima trascinata da una delle tante pantere di quel luogo. L’anima di fermò e per un attimo anche la belva. In quel breve arco di tempo i due uomini si osservarono e parevano uno la fotocopia giovane dell’altro. – Jack…- sussurrò l’anima legata, meravigliata e stupita. Appena pronunciò il nome del pirata, il pirata assai più vecchio ma ancora in pieno vigore fu trascinata con rabbia dalla pantera. Jack osservò suo padre andare via: no, non poteva essere lui, non poteva essere suo padre…suo padre era morto durante una battaglia, mentre lui era rimasto a Tortuga; lo aveva lasciato quando aveva appena nove anni e si era promesso che lo avrebbe odiato con tutto se stesso. Tuttavia…rivederlo gli causava uno strano bruciore agli occhi e più il fuoco aumentava più egli non sentiva dolore. Sorrise, felice come un bambino, e le fiamme quasi gli facevano solletico. Dunque era questo il segreto: pensare alla felicità, alla voglia di vivere, ai bei ricordi…Poi, come attratto da qualcosa, sollevò il capo verso l’entrata e spalancò gli occhi nel vedere la sua ciurma e…- AnaMaria…- sussurrò rapito dalla figura della pirata che stava trattando con Alastor. Sono arrivati,  dunque, era ora! Mi stavo preoccupando sinceramente!,pensò Jack tra sé ma in verità tutti i suoi pensieri erano per AnaMaria. Poteva sentire il suo respiro affannato, vedere il suo viso: era distrutta, lo vedeva; chissà da quanto tempo non dormiva su un letto, da quando tempo non mangiava come si deve; ma ha il naso rotto??oh no, accidenti…

Jack sospirò mentre poggiava la fronte contro la colonna di fuoco e il suo corpo si bruciava lentamente. Che cosa diavolo si stavano dicendo? Ecco, finalmente scendono!, pensò felice Jack mentre vedeva tutta la ciurma essere guidata da Alatar e da due demoni verso la sua colonna. Si raddrizzò e assunse un comportamento nobile ma anche sofferente, anche se ormai la gioia aveva preso il posto del dolore. – Signor Sparrow, avete visite- esclamò sorridendo Alastor. – Lo vedo, Alastor, grazie- rispose il pirata mentre cercava di spingersi il più avanti possibile per avvicinarsi ai suoi compagni. – Ciao Jack- salutò AnaMaria, sorridendo appena. Tutti lo salutarono, chi con un sorriso, chi con un “Capitano”. – Bene…Sparrow, sei libero- annunciò il demone e subito la colonna smise di bruciare e Jack poté uscire da essa. Avanzò verso AnaMaria, per abbracciarla, ma si ritrovò dietro di lei, dopo averla attraversata. La pirata spalancò gli occhi per il gelido freddo che aveva sentito anche nelle ossa. – Che significa, Alastor??- chiese Jack indicandosi. Il diavolo rise:- Non preoccuparti, riavrai il tuo corpo e le sue funzioni mano a mano che ti avvicinerai alla terra-. Jack annuì poi osservò la ciurma ma si sbloccò nel vedere Pantera. Gli si avvicinò lentamente e più i due uomini erano vicini e più si potevano notare l’incredibile somiglianza. – Ciao fratellino- disse sorridendo beffardo Pantera. – Tu…Voi…Fratelli?- chiese perplesso Gibbs. – A quanto pare proprio qui vengo a ritrovare la mia famiglia- rispose Jack ed abbracciò il fratello gemello, felice. Alastor parve decisamente infastidito da tutta quella gioia e quell’amore. – Insomma basta, andate via!- esclamò il demone irritato. Jack però si volse intorno e vide in una delle colonne il padre che osservava i suoi figli. – AnaMaria, c’è mio padre laggiù, dì di liberare anche lui- sussurrò Jack alla pirata la quale riferì subito ad Alastor. – In tal caso- rispose quest’ultimo sollevando le spalle- l’ anima non sarà prigioniera ma andrà direttamente all’Inferno. Cosa preferisci, AnaMaria…?Ladri, bestemmiatori, omicidi, seduttori, falsari?-  disse poi ridendo maleficamente, insieme ai suoi demoni compagni. AnaMaria annuì alle parole di Alastor, accettando in silenzio. – Che significa, AnaMaria??Che significa!- esclamò furioso Jack mentre Gibbs non riusciva a dire nulla e tutti osservavano il proprio capitano. – Significa che AnaMaria offre la su vita per liberare te e tuo padre, quel cane- rispose Barbossa mentre ancora circondava le spalle della pirata con un braccio. Tutti la osservarono. – Capitano...siete sicura di ciò che state per fare?- chiese infine Gibbs in un flebile sussurrò. AnaMaria osservò il marinaio, poi tutti loro. – Sicurissima, Gibbs. Non c’è altra possibilità…e rispettate il codice: ogni uomo che indietro rimane, indietro viene lasciato. Ora avete il vostro capitano, il mio lavoro è finito- rispose con voce pacata mentre tutti la osservavano increduli ma silenziosi. – Andiamo- disse un demone- soldato verso AnaMaria. Quest’ultima osservò per un’ultima volta la sua ciurma, sorrise dolcemente per poi seguire i tre demoni mentre Alastor continuava a ridere, irrispettoso della sofferenza e del dolore che stavano provando tutti i pirati. – Andiamo- disse alla fine Jack dopo aver abbracciato anche il padre, ora libero. – Jack!AnaMaria sta per essere uccisa per te e tu dici “andiamo”??- esclamò incredulo Will mentre al suo fianco Elizabeth fissava le spalle della pirata che veniva condotta verso una colonna non infuocata. – Che posso fare…Io sono libero, questo mi importa…Andiamo- rispose Jack cominciando a camminare verso l’uscita. – Come puoi essere così egoista, Jack?- sussurrò in lacrime Elizabeth, incredula delle parole del pirata e del gesto d’amore di AnaMaria.

Spesso e volentieri si dice “morirei per te”, ma altrettanto spesso e volentieri non si dà peso a queste parole, quasi ignorandone il vero, letterale, profondo significato. Poche persone avrebbero il coraggio di sacrificare la propria vita per il proprio vero amore, per un proprio amico, per un ideale….AnaMaria è una di quelle coraggiose persone, pensò in lacrime Elizabeth quando vide che Jack non sapeva rispondere alla sua domanda, ma riuscì solo a camminare verso l’uscita del “confine del mondo”. Chissà cosa stava pensando il capitano Jack Sparrow? Che presto avrebbe riavuto la sua Perla Nera?O che presto avrebbe avuto le tasche piene d’oro? Che egoista che sei Jack, che vigliacco che sei Jack, che traditore che sei Jack, non sei un uomo Jack, lei si sta sacrificando per te e tu fuggi via come un cane con la coda tra le gambe, Jack…Chinò il capo mentre sentiva la carne di AnaMaria essere legata contro la colonna con pesanti catene, mentre sentiva su di sé gli sguardi di tutti…Ma cos poteva fare?Era più forte di lui, come se un’energia lo stesse trascinando a forza verso l’uscita. Quando giunse all’inizio della galleria si costrinse a voltarsi e puntò gli occhi sulla colonna dove era legata AnaMaria. Sentì dietro di sé Gibbs trattenere il fiato ed Elizabeth singhiozzare silenziosamente, soffocando le lacrime contro il petto di Will il cui respiro era praticamente inesistente. Fissò la pirata e per un attimo gli sembrò che stesse sorridendo proprio a lui, il volto sereno e disteso. – Dio, accoglila con te..- sussurrò Will mentre tutti si volgevano verso la galleria, dando le spalle a quell’orribile mondo. Jack la osservò un’ultima volta, poi volse le spalle mentre sentiva i demoni gridare e le fiamme che bruciavano velocemente intorno alla colonna.

 

Rimettimi i miei peccati, Dio…e perdonami, perché la mia anima è indegna di vedere la tua luce…

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Capitolo 15
*** capitolo 15 ***


Tutti erano silenziosi

Tutti erano silenziosi.

Nessuno aveva parlato, nessuno lo stava facendo.

Non c’erano più affanni, esclamazioni, borbottii.

No, nulla di tutto ciò.

Solo i loro passi risuonavano lungo la silenziosa galleria, solo i loro passi rompevano quel maledetto silenzio.

Jack era solo, davanti a tutti….E non aveva nemmeno la forza di piangere. Mio Dio, cosa ho fatto…Cosa ho fatto…Mio Dio…era tutto ciò che riusciva a pensare…cinque maledettissime parole per accorgersi che aveva sbagliato, che la sua stessa vita è stata un incredibile, immenso sbaglio; ogni suo passo lo ha condotto alla rovina, ogni cosa fatta, vista e conosciuta…era tutta una menzogna…Eccetto una: AnaMaria.

Quel nome gli risuonava nella testa, come le sue grida di comando quando avevano recuperato la Perla Nera, le sue risate quando lui la faceva ridere, il rumore dei suoi passi sul legno, il suono delle sue parole, il profumo della sua pelle, il calore dei suoi vestiti…

Sospirò appena…E quattro parole ora erano fisse davanti a sé: “torna indietro e salvala”. Camminava lentamente, quasi trascinando i piedi, come se quell’energia che prima lo aveva trascinato a forza lontano da AnaMaria era scomparsa. – Jack- suo padre lo richiamò alla realtà. Non aveva avuto nemmeno il tempo di abbracciare suo padre, di raccontare la sua vita a lui e a suo fratello, ritrovato dopo anni e anni di lontananza. No, non ci riusciva, gli mancava qualcosa…l’ultima moneta per riavere tutto il tesoro, l’ultimo tassello per terminare il mosaico della sua vita. Osservò suo padre, il quale gli sorrise. – Fa quello che devi fare…- gli sussurrò stringendogli una spalla, appena. Jack si fermò e così fece il padre e tutta la ciurma. Il pirata osservò il padre, annuì poi fece dietro-front e cominciò a dirigersi a passo veloce verso la fine della galleria, verso AnaMaria. – Jack…Jack! Dove diavolo stai andando??- gli gridò incontro Gibbs, mentre lo inseguiva. – A riprendere ciò che è mio!- urlò il pirata mentre gli occhi fiammeggiavano d’ira e le mani erano strette intorno alle pistole cariche. – Jack, rispetta il codice! “ogni uomo che indietro rimane, indietro viene lasciato”!- esclamò di rimando Gibbs anche se anche lui aveva le pistole cariche strette nelle mani. – Non m’importa del codice! Non m’importa di nulla se non di tornare da AnaMaria e portarla via con me!!!!- urlò furioso Jack non tutto il fiato che aveva nei polmoni. I suoi passi si fecero più veloci, così come il suo respiro e il battito cardiaco; cominciò a correre, sempre più veloce, sempre più veloce….

Ma i suoi occhi si spalancarono e il suo passò si fermò, così come il suo cuore, quando vide una parete di roccia invece dell’apertura della cava. Tutti dietro di lui si fermarono, ansanti. Le pistole scivolarono via dalle mani del pirata che osservava senza parole l’ostacolo ineliminabile che si poneva fra lui ed AnaMaria. – Spiegatemi che cosa significa… - sussurrò appena, il capo chino. – Non lo so - sussurrò incredulo Amitabh, e altrettanto disse Janaki. –Pantera…papà…Barbossa…spiegatemi cosa…significa…questa!!- esclamò furioso, battendo un pugno sulla roccia. Tutti scossero il capo, ma Barbossa prese parola:- Forse…l’apertura è stata chiusa perché nessuno di noi deve…deve recuperare nessuna anima…lì…- sussurrò con tono sempre più debole e avvilito. – Io si!!! IO SI!!!- urlò furioso Jack battendo un altro pugno contro la roccia. La sua voce furiosa risuonò per tutta la galleria, per poi scomparire nel nulla, così come tutte le possibilità di riavere al suo fianco AnaMaria. Si inginocchiò lentamente, sospirando, mentre gli dolevano i polmoni per quanta aria aveva cacciato fuori, come un demone irato…o forse di più.

-Jack….mi dispiace…so cosa..- disse in un lieve sussurro Elizabeth ma Jack sollevò velocemente il braccio all’altezza del viso. – NON…dire “so cosa significa”…perché non lo sai…- sussurrò freddo il pirata, osservandola in faccia con quegli occhi carichi di rabbia tanto che la ragazza ne fu spaventata. Il pirata si alzò lentamente, raccolse le pistole, non badò al sangue sulle nocche, non badò alla stanchezza, non badò a nulla…solo ad uscire da lì, da quel posto orribile, da quel posto dove nemmeno un granello di bontà è posato, dove ha perso la sua vita…solo che il suo corpo ancora non lo sa…

 

 

 

 

- AnaMaria…AnaMaria svegliati…-

Una dolce voce risuonò nella sua mente.

Aprì lentamente gli occhi e fu quasi accecata dalla luce di un sole così bello e luminoso come non l’aveva mai visto. Si mise a sedere sul prato smeraldino avvolto da variopinti fiori. Si osservò intorno e notò con stupore che nulla in quel posto era brutto, imperfetto, malvagio, ma al contrario tutto era divina perfezione di un altrettanto divino e perfetto creatore. Chiuse gli occhi al rumore del lieve rumore del ruscello, sorrise, altro non sapeva fare in quel momento. Annusò l’aria pregna di natura, di celestiali odori, che mai aveva sentito. Strinse appena l’erba sotto le sue mani, con piacere sentì la fresca rugiada posarsi su di esse. Sorrise, altro non sapeva fare in quel momento. Una stupenda pace v’era in quel posto, e la natura stessa pareva essere una bellissima musica, la più perfetta che avesse mai visto, la più adorabile, la più dolce…Sorrise, altro non sapeva fare in quel momento.

Chiuse gli occhi. Li riaprì. Vide davanti a sé, in piedi a celarle in parte la luce del sole, un uomo vestito di una bianca tunica, due dolci occhi celesti ad osservarla, un felice sorrise sulle labbra appena celate da una scura barba. – Ben svegliata- disse con dolcezza l’uomo, flettendo poi le ginocchia. Chi era quell’uomo così bello, così perfetto, così sacro…?Emanava dagli occhi un candore divino, una bontà arcana, qualcosa che le fece piangere il cuore di gioia, di rispetto, di incommensurabile amore. E sorrise di nuovo, perché altro non sapeva fare in quel momento. – Ho visto come si comporta quel pirata, Jack Sparrow…è un brav’uomo, e la sua scelta di pirata gli è stata imposta dalla sua vita. Il Padre gli ha donato il libero arbitrio, come a tutti gli uomini. Spesso, tuttavia, molti si pentono delle loro azioni malvagie, e tornano da Noi…Come Jack. Dovresti vedere com’è ora, AnaMaria, senza di te. E’ un uomo diverso nell’anima, nel carattere, nella disperazione, nel dolore…La tua scomparsa lo ha ferito a morte, la sua anima è rimasta attaccata a te, per sempre. Tuttavia è comunque un pirata, un assassino, un ladro, un bugiardo….Dunque ti chiedo, figlia mia, sei sicura di voler mantenere la tua promessa?- . AnaMaria ascoltò le Sue parole, poi sorrise e annuì:- Si, ne sono sicuro. Anche io ho commesso uno sbaglio a vivere da pirata…ed ora voglio solo vivere in pace, Padre, solo quello. Addio al mare, almeno per un po’….E poi devo saldare ancora qualche debito- rispose la giovane, la voce dolce e pacata. – E sia, dunque- rispose l’uomo, poi le sfiorò la fronte con un bacio e AnaMaria sentì come se una nuova vita le scorresse nelle vene, come se la luce del sole le inondasse il cuore. – Và, Figlia mia…Ti sono stati rimessi i tuoi peccati…- sussurrò l’uomo stringendo le mani della giovane. Quest’ultima fece per alzarsi ma l’uomo la fermò un attimo. – Un’ultima cosa…salutami quel simpaticone di Barbossa. E’ davvero simpatico quando non fa il cattivo pirata!- esclamò ridendo, poi la sollevò come se fosse una piuma…e la luce del sole parve aumentare, facendole chiudere forte gli occhi.

L’ultima cosa che vide su il volto luminoso dell’uomo e il suo dolce sorriso verso di lei…

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Capitolo 16
*** capitolo 16 ***


Mancava poco alla fine della galleria e tutti sapevano cosa li stava aspettando fuori, nella radura dove c’era il piedistallo

Mancava poco alla fine della galleria e tutti sapevano cosa li stava aspettando fuori, nella radura dove c’era il piedistallo. Quando giunsero ai piedi della discesa, notarono che questa era divenuta una lunga scala a chiocciola, stretta e pericolante. Cominciarono a salire Ragetti e Pintel, poi seguirono Will, Elizabeth, Barbossa e tutti gli altri – Ehi Jack…mi dispiace…- sussurrò Pantera alle spalle del fratello, il tono serio e lieve. – Grazie- sussurrò in risposta il gemello, il capo chino e lo sguardo cupo. Pantera si volse verso Rob, loro padre, che saliva dietro di lui. Questi gli volse uno sguardo triste e gli intimò in silenzio di non dire nulla ma di continuare a salire.

Quando Jack affacciò la testa verso l’esterno, non ebbe nemmeno il tempo di provare piacere nel respirare l’aria marina, nell’odorare il profumo salmastro del mare poco lontano, che subito sentì la fredda canna di una pistola sulla tempia. – Bentornato, Jack. Fatto bel viaggio?- chiese Davy Jones osservandolo dall’alto. Jack osservò i pirati saliti prima di lui con le pistole puntate addosso. – Jones…ma che gioia rivederti- disse ironico Jack mentre posava i piedi sull’erba smeraldina. Vide intorno a lui la ciurma marina del pirata-pesce e sospirò irritato. – Altrettanto Jack. Arrivo subito al dunque, senza preamboli. Voglio la tua anima e per ottenerla ci batteremo in duello. Solo le spade, è concessa la slealtà, ergo puoi usare qualsiasi arma…ma non le pistole, perché altrimenti il divertimenti finirebbe subito- disse Jones ridacchiando. – Mi pare ovvio- annuì Jack con le mani incrociate sul ventre mentre si dondolava sul talloni. – Dunque, quando si comincia?- chiese poi, osservandolo. – Ora- sussurrò Jones togliendo la sicura della pistola puntata sulla tempia di Jack. Nemmeno a sprecare tempo nel dire che nel giro di pochi istanti tutti i pirati, pesci e non, si ritrovarono con una o due pistole puntate sul cuore o sulla testa.

Will sollevò gli occhi al cielo e sospirando disse:- Ci risiamo -.

 

 

- Balocco? Sei ancora tra noi?- chiese perplessa Squalo, movendo appena una mano davanti al viso pensoso del commodoro. – Cosa? Si si, ci sono. Dicevamo?- disse infine l’uomo come tornato dalle nuvole. La ragazza lo osservò con i penetranti occhi blu e sorrise appena:- E’ per Pantera, vero? Lo so, anche io mi sento terribilmente in colpa. A quest’ora sarà sicuramente morto, a meno che Norrigton non l’abbia risparmiato per l’impiccagione a Port Royal. Ma ormai è troppo tardi…- disse sospirando infine. – Non è troppo tardi!- esclamò una voce femminile fuori dalla stanza. La porta di aprì ed entrò velocemente Klaret, ansante. – Ehi Pulce, ma che stai dicendo?- esclamò Balocco alzandosi dal tavolo. La ragazzina riprese appena fiato, poi disse. – Stavo cercando qualche conchiglia sulla spiaggia ed ho visto delle piccole figure sulla cima del monte, saranno almeno 20 persone!- esclamò sorridendo felice. Balocco e Squalo si osservarono, poi si precipitarono fuori dalla stanza, ordinando alla ciurma di armarsi e uscire immediatamente dalla nave. I passi veloci dei corsari risuonava nei corridoio dell’imbarcazione, insieme alle loro grida.

Uscirono tutti in spiaggia e osservarono la cima del monte, dove intravidero piccole ombre. – Presto, andiamo a riprenderci Pantera!- esclamò entusiasta Balocco, ma Squalo lo afferrò per un braccio:- No! Guarda…- sussurrò indicando le figure di prima che lentamente riscendono il sentiero della montagna. – Stanno riscendendo…Troviamo dei nascondigli e vediamo che succede! Non fate nulla finchè non do io l’ordine!- esclamò Balocco, poi tutti si nascosero in quella parte della foresta dove sicuramente le venti persone non sarebbero passate.

 

 

Jack affondò gli stivali nella sabbia e si sentì rinato.

Gli pareva di non sentire quella bella sensazione da anni. E provate ad immagine come poteva sentirsi il vecchio Rob Sparrow che per poco non scoppiò a piangere quando lo fecero sedere sulla sabbia, in un semicerchio. Davanti a loro sostavano in piedi, uno di fronte all’altro, Jack e Davy Jones. – Ultimo desiderio?- chiese sogghignando quest’ultimo. L’altro sorrise:- Posso togliermi gli stivali?-. Jones sollevò gli occhi al cielo e annuì appena. Subito Jack si tolse gli stivali, la giacca e il tricorno nero, sorridendo del vento marina che si intrufolava nella sua larga camicia, dandogli un dolce benessere. – Bene, possiamo cominciare- annunciò poi, sguainando la sua spada. Insieme si lanciarono uno contro l’altro, le bracci sollevate in aria. L’impatto fu feroce: Jack si ritrovò con un taglio sul braccio e Jones con due tentacoli tagliati. – Maledetto pirata- borbottarono all’unisono, poi ridiedero la carica, più decisi e arrabbiati di prima.

Il duello andò avanti per ore e i due avversari sembravano non si stancassero mai, ma al contrario più venivano feriti e più combattevo con ferocia. A Pantera gli scappò un improvviso sbadiglio e senti una dolce risatina sommessa. Si volse e alla sua sinistra vide Janaki osservarlo dolcemente. Rimase bloccato da quello sguardo così dolce nonostante le loro mani fossero legate dietro la schiena. – Scusami…ma non ho mai visto un duello tanto lungo- esclamò in un sussurro Pantera. Janaki ridacchiò ancora, lievemente, poi rispose in un sussurro:- Io non ne avevo mai visto uno ma come inizio non mi pare molto entusiasmante-. Pantera ridacchiò sommessamente, poi scosse appena il capo:- Se tu fossi su una nave di pirati non ci staresti bene per nemmeno un secondo. Per prima cosa tutti ti vorrebbero nei propri letti!- . Janaki spalancò gli occhi e poiché non poteva picchiarlo si voltò verso il duello indignata. – Oh no, scusatemi signorina, davvero….ma io non sono abituato a corteggiare, io…vado subito al dunque…e quindi non…scusatemi- sussurrò mortificato Pantera, ma a nulla valsero le sue parole. Un pirata della ciurma di Jones lo vide parlare e subito gli arrivò un calcio nella bocca dello stomaco, facendolo cadere a terra come un sacco di patate. – Zitto o ti taglio la gola!- esclamò in un sussurro poi tornò al suo posto, a pochi metri da loro. Janaki fece per soccorrerlo ma Pantera la fermò con le sue parole:- No, restate al vostro posto o ucciderà me e voi. Lasciate stare, ora mi alzo- sussurrò con voce flebile e strozzata, mentre tentava di sedersi, inutilmente. Rimase lì qualche minuto, sentendo il respiro irregolare di Janaki, poi finalmente riuscì a sedersi. Posò il capo contro un albero dietro di lui, sospirò. – Vi ha fatto male?- sussurrò appena Janaki facendo finta di commentare sul duello. In un lieve sospiro Pantera disse di no. – E’ colpa mia, perdonatemi. Accetto le vostre scuse solo se mi dite il vostro vero nome- sussurro di nuovo Janaki, senza osservarlo e senza farsi scoprire. – Meridio Sparrow – sussurrò con voce flebile Pantera. – Meridio…sembra un nome di un animale- sussurrò ridacchiando appena Janaki, come fece anche Pantera il quale rispose:- Lo odio anche io, ecco perché mi chiamano Pantera-. – Secondo la mia religione, la pantera è un animale in apparenza feroce ma in verità il suo animo è buono e protegge chi ama davvero…- disse con tono lieve Janaki, chinando il capo facendo finta di imitare. – Certo che siete brava a nascondervi…- sussurrò appena Pantera, ancora il capo contro il tronco. – Non altrettanto nel nascondere i miei sentimenti- rispose in un lieve sussurro la ragazza la quale attirò lo sguardo di Pantera. Questi sorrise nel vederla arrossire e la trovò davvero bella.

Sospirò, riportando lo sguardo sul duello interminabile. I suoi pensieri per un attimo andarono alla sua ciurma, a Balocco, a Squalo, a Pulce e a tutti gli altri compagni. A quest’ora devono essere già andanti via con la ricompensa di Norrigton che sicuramente è nascosto nella foresta in attesa che Sparrow o Jones muoia. Poi cattura i pirati rimanenti con un attacco a sorpresa e ritorna trionfante a Port Royal…fine della storia. Ma non può finire così, non può. Questa non è la fine che nessuno di loro merita, gente costretta a fare il pirata o il corsaro, gente onesta (anche se raramente). No, dovevano fare qualcosa. Ma chi poteva aiutarlo? Nessuno sapeva di quel piano, nessuno poteva aiutarlo…No doveva fare qualcosa: al più presto e da solo.

 

 

Lo so, lo ammetto, questo capitolo non è il massimo! Ma è solo un capitolo di “ponte” tra il ritorno in vita di Jack e …qualcos’altro! =P

Dai, non disperatevi, il 17° chap  arriverà presto e lì le cose saranno un po’ più movimentate!

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Capitolo 17
*** capitolo 17 ***


La notte stava scendendo lentamente e il fuoco sulla spiaggia illuminava due figure che duellavano

La notte stava scendendo lentamente e il fuoco sulla spiaggia illuminava due figure che duellavano.

Gibbs sbadigliò mentre sentì qualcuno dietro di lui russare appena: era un pirata-pesce il quale si era lasciato andare anche lui tra le braccia di Morfeo. Gibbs ridacchiò, poi tornò ad osservare esasperato Jack e Davy Jones che duellava dalla mattina, senza mai fermarsi. – Ma come diavolo fanno senza riposare o mangiare?? Posso capire Jones…ma Jack??- esclamò in un sussurro Will, al suo fianco. Gibbs sollevò le spalle. – Non ne ho la più pallida idea…- borbottò sbadigliando di nuovo.  Si osservò intorno e notò con stupore che quasi tutti si erano addormentati. Gli unici perfettamente svegli erano i due indigeni e Pantera, il fratello di Jack. Proprio il corsaro lo stava fissando, facendogli un gesto appena accennato al pirata- pesce al suo fianco. – Credo che sia ora si squagliarsela, ragazzo- sussurrò con un ghigno il marinaio. – E come?- sussurrò Will mentre cercava di svegliare Elizabeth al suo fianco. – La ciurma di Jones sta dormendo. Rubiamogli i pugnali, tagliamo le corde e svigniamocela - sussurrò annuendo Gibbs. Will lo osservò per alcuni stanti, poi ribatté: - E Jack? -. Gibbs aprì la bocca per dire qualcosa, ma nessun suono uscì. – Non provate nemmeno a…svignarvela, signor Gibbs…- sussurrò una voce dietro di loro. Si volsero e notarono la sagoma confusa di Norrigton e il lieve rumore delle sicure tolte ai fucili. – Porca paletta…- sussurrò Pantera, osservando sconfitto i soldati inglesi.

 

 

- Commodoro Norrigton, voi avete violato il codice del cavaliere!! Mai bloccare un duello in corso, se non per una causa ben motivata!- esclamò Jack mentre un soldato inglese lo metteva ai ferri. – Bhè, la causa è più che motivata: fuga, saccheggio, omicidio, rapina alla Marina Britannica, alleanza con dei Corsari…ne volete altri di motivi? – rispose Norrigton mentre metteva ai ferri il fratello del pirata. Jack aprì la bocca ma non disse nulla se non degli incomprensibili borbottii. Nel mentre la ciurma di Jones era stata ammanettata anch’essa ed attendeva che tutti fossero imprigionati per partire alla volta di Port Royal…verso la morte. – Se non avete altro da ribattere, signor Sparrow, dichiaro in arresto voi e tutti i pirati e corsari qui presenti- disse infine Norrigton, sorridendo trionfale. – Non posso credere che lo stiate facendo davvero- sussurrò d’un tratto Elizabeth, osservando sprezzante il commodoro. – Mmmmh, credo proprio di si, miss Swann – rispose annuendo questi. Elizabeth lo osservò schifata quasi mentre venivano condotti, legati come salami, verso la nave inglese.

D’improvviso però si udì come il suono di una fucilata e l’odore della polvere da sparo. Subito dopo un soldato si accasciò al suolo, un proiettile nel petto e gli occhi sgranati. – Alle armi!- urlò Norrigton mentre dalla foresta usciva Balocco e la sua ciurma, all’assalto contro la marina inglese. – Pantera, afferra!- gridò Squalo, lanciandogli una spada. Questi l’afferrò nelle mani, voltandosi di spalle. Tagliò le corde e liberò poi anche gli altri, tranne la ciurma di Jones. In poco tempo sulla spiaggia si consumò una vera e proprio battaglia tra marina e pirateria. Da entrambi i fronti vi erano morti, feriti, grida ed esclamazioni. – Il cuore, mi serve il cuore! Andate a prenderlo sulla cima del monte e fuggiamo!- esclamò in un sussurro Jones ad un suo marinaio mentre Jack passò lì davanti proprio in quell’istante. Si fermò e si volse verso di lui, ansante, la spada sanguinante in mano. Si osservarono per pochi istanti poi insieme partirono in una corsa sfrenata lungo il monte, taglio attraverso gli alberi e i rovi. Jack era certo più facilitato dalla libertà delle braccia, ma in pochi attimi Jones ruppe le corde con la sua chela enorme. – Perché non l’ hai fatto prima??- gli gridò contro Jack dall’altra parte del sentiero. – Perché prima non ne avevo voglia!- ribatté gridando il pirata-pesce.

Quando giunsero sulla cima del monte videro sul piedistallo di granito illuminato dalla luna, il cuore di Jones che batteva ancora e la chiave di AnaMaria posata lì ancora. Si fermarono, ansanti, mentre nella mente di Jack ritornò il ricordo di quando donò alla pirata quel ciondolo, fingendo che fosse solo quello, ma in verità ben sapendo cosa sia. “Che strano aggeggio! Ma potrei usarlo per stappare le bottiglie di rhum!” fu il commento della pirata, mentre rideva. La sua risata…Jack osservò il piedistallo, la chiave, il cuore di Davy…Sentiva gli occhi bruciargli, il cuore battere velocemente…Ti vendicherò, AnaMaria, ti vendicherò…

Spostò gli occhi su Davy il quale poco dopo prese parole:- Dunque Jack, che vogliamo fare ora che siamo qui? Io voglio il mio cuore, tu vuoi uccidermi…come ci mettiamo d’accordo?- chiese ridendo. Jack lo osservò sospirando:- Nemmeno ti rispondo!- esclamò irritato. Davy lo osservò divertito:- Ok, allora al mio tre…uno…due…tre!-. Al “tre” del pirata-pesce, entrambi si scagliarono contro il piedistallo, per afferrare tutti e due ambo le cose. La reazione del loro gesto avvenne in un attimo: le mani di Jack, che arrivò per primo, scivolarono dal cuore e dalla chiave che volarono a cinque metri indietro e caddero con un tonfo a terra. La chiave rimbalzò appena sull’organo vitale di Davy che sobbalzò e posò il suo tentacolo sul petto, come se avesse avuto una fitta al cuore. E Jack capì: ovvio! Se infilzava il cuore con la chiave Davy avrebbe smesso di vivere!. Corse subito verso i due oggetti ma Jones lo afferrò per una gamba con il tentacolo e lo trascinò a terra. – Fermo!- gridò furioso mentre camminava velocemente verso il cuore e la chiave. Quando passò vicino ad egli, Jack lo afferrò per la gamba più simile ad un arto umano e lo fece inciampare. Si alzò poi e corse velocemente verso la sua bramata mèta, ma Jones strinse la chela intorno alla sua gamba, facendolo cadere. Lanciò un grido di dolore mentre sentiva i la carne dilaniata e il caldo sangue scivolare lungo gli stivali, a terra. Gemendo, cercò di alzarsi, invano. – Ho vinto io Jack, ancora una volta ho vinto io!- gridò trionfante Jones, sollevando in aria il cuore e allontanando con un calcio la chiave-ciondolo. Jack sospirò, chinando verso il basso il capo. Era finita: Davy avrebbe ucciso i soldati inglesi e la sua ciurma, per poi salpare con il suo cuore ben custodito e lui non avrebbe vendicato tutte le anime che aveva donato inutilmente a Jones…non avrebbe vendicato AnaMaria…Strinse forte i denti e le mani, quando vide appeso al suo collo uno dei suoi tanti ciondoli, regalatole da una vecchia strega africana. Si slacciò il ciondolo a forma di pugnale, osservò Davy trionfante con il cuore sollevato in aria. Non ho nulla da perdere…tentar non nuoce…pensò quasi ridendo di quella situazione assurda: come poteva trafiggere  il cuore di Jones con un piccolo pugnale, che nemmeno era un pugnale vero e proprio ??Tuttavia lo lanciò con tutte le forze rimaste verso il cuore. Lo trafisse in pieno e subito il sangue cominciò a sgorgare lungo il tentacolo di Jones che smise di ridere d’improvviso, il fiato strozzato in gola. Indietreggiò di qualche passo mentre dal punto dove doveva esserci il cuore, si allargò velocemente una macchia di sangue. Boccheggiò, come cercando invano di respirare. Stramazzò al suolo. Pochi minuti e la sua esistenza terminò.

I suoi occhi rimasero aperti, il cuore ancora stretto nel tentacolo, un’espressione di stupore sul viso, come incredulo della sua definitiva disfatta…

 

 

 

 

Tadan!!Ecco qui il 17° capitolo!Spero vi sia piaciuto^_^ Così è come mi sono immaginata la morte di Davy Jones e chiedo scusa in anticipo a coloro che non è piaciuta. Avviso tutti voi che il racconto sta per finire…non vedete l’ora eh? =P

Tuttavia, la questione è un’altra: che fine ha fatto AnaMaria??Rimarrà in eterno nell’Inferno,o in Paradiso, o sarà risorta o…?

Questo ed altro, nel capitolo 18°…forse! XD

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Capitolo 18
*** capitolo 18 ***


Lentamente Jack aprì gli occhi, sentendosi la testa dolente

Lentamente Jack aprì gli occhi, sentendosi la testa dolente. Cercò di mettere a fuoco ciò che aveva davanti: il corpo senza vita di Davy Jones che puzzava incredibilmente di pesce. Si mise in ginocchio velocemente, sentendo il vomito salirgli, ma poi si placò, tossendo appena. Si trascinò lontano da Jones, reggendosi la caviglia ferita. Ansante, poggiò la schiena contro il tronco di un albero, sulla cima del monte, poi si strappò in pezzo della camicia e si fasciò la caviglia, anche se quasi inutilmente. Sospirò, si osservò intorno: doveva trovare un modo per scendere fino in spiaggia. Ma com’era possibile che nessuno si era preso la briga di andare a vedere dove fosse finito, se era vivo o morto??. Sbuffò irritato, socchiudendo gli occhi. Si godette il sole di mezzogiorno sulla pelle bronzea, sorrise felice mentre il vento proveniente dal mare gli sfiorava il corpo, dandogli sollievo. Lentamente si addormentò, preso dalla stanchezza e dalla perdita del sangue.

 

 

- Jack! Ehi Jack!- esclamò una voce al suo fianco. Aprì di nuovo gli occhi e vide il viso preoccupato di Will che lo osservava. – Ragazzo…dove siamo?- borbottò confuso e frastornato. – Ancora sull’isola, sulla cima del monte. Ce la fai a camminare?- rispose Will aiutandolo ad alzarsi. – Si, credo di si- disse pacato Jack, poggiandosi ad un albero per non cadere. – Dove sono gli altri, pronti a partire?- chiese poi mentre zoppicava verso il sentiero. Will annuì:- Tutto pronto Jack. Ma Jones…Lo lasciamo lì?- chiese osservando schifato il cadavere-pesce.

Jack si fermò, annuì appena, poi osservò il pirata morto. Ricordò solo in quel momento che lì per terra c’era il ciondolo di AnaMaria. – Aspetta- sussurrò verso Will, poi si diresse verso Jones, chinandosi col busto per trovare il ciondolo. Lo trovò sotto un tentacolo del pirata. Lo raccolse, lo pulì con la camicia e lo indossò, stringendolo appena. – Ehi Jack, mi dispiace…Era una brava donna- sussurrò Will, alludendo alla scomparsa della pirata. – Lo so, Will…Non mi meritavo nulla di lei, nemmeno la sua vita…- rispose in un sussurro Jack, poi cominciò la discesa da solo, camminando davanti Will, il capo chino e la mano sinistra stretta nel ciondolo. Ad ogni passo sentiva la stanchezza, il dolore, la rabbia e la vendetta farsi strana non solo nel suo cuore, ma in tutto il suo corpo e la sua anima…come un fiume bloccato da una diga che tenta di scivolare sul suo letto, di abbattere la barriera…invano…

 

 

Il suo cuore non si sollevò dal dolore nemmeno quando giunse in spiaggia e vide la Perla Nera ormeggiata. – Capitano ma…che diavolo ci fa la nave lì, intera??- esclamò stupefatto Gibbs. – Niente domande, Gibbs. Andiamo via di qui- rispose pacato Jack mentre avanzava tra i corpo dei soldati inglesi, Norrigton compreso, e la ciurma di Jones. I corsari dello Squalo Nero era fermi sulla spiaggia. – Capitan Jack Sparrow…salpiamo con voi. Ci avete rubato il nostro miglior corsaro, non possiamo dividerci da lui…- pronunciò sorridendo balocco, ma Jack scosse il capo. – Fate ciò che volete…tutti possono fare ciò che vogliono qui!!Lasciatemi stare!- urlò sempre di più Jack, furioso, cacciando fuori tutta l’aria che aveva nei polmoni. Tutti furono terrorizzati dalla reazione del capitano della Perla. Salì sul ponte di Coperta e sbatté la porta della propria cabina, nel sottocoperta. Sospirò, sedendosi al tavolo. Sfiorò il legno di quest’ultimo, sospirando e chiudendo gli occhi. Non aveva avuto tempo per assaporare la vita, il mare, la sua nave risorta. Che senso aveva assaporare le cose più belle, se quella per cui viveva non esisteva più? Afferrò un libro e lo scaraventò contro il muro, furioso. La ferita alla caviglia gli faceva malissimo, ma non ci badava, non ora.

Era così distrutto, afflitto, disperato…Non aveva più senso nulla, senza AnaMaria. Il mare, la pirateria, il saccheggio, la bella vita, le onde che si infrangono sul legno della nave, il vento che si sfiora il viso, il sole che batte sulla pelle e che ti sveglia la mattina presto, per una nuova avventura. Non aveva senso rubare gioielli, se non sapeva a chi regalarli; non aveva senso ubriacarsi di rhum, se non aveva qualcuno con cui condividere la sbronza. Sorrise appena, sentì gli occhi bruciargli, trattenne le lacrime. Non piangeva da quando aveva 8 anni, da quando suo padre l’aveva abbandonato, solo tra la gente di Tortuga, ed ora ne aveva trentacinque…era passato un bel po’ di tempo. Forse era il caso di sfogarsi un po’? Sorrise divertito nel ritrovarsi a parlare da solo. Incrociò le braccia al tavolo, posò il capo su di esse, sospirando…

- Ti odio…- sussurrò sospirando.

 

 

 

 

 

Vi prego, non mi picchiate! Avevo promesso che si sarebbe saputo qualcosa su AnaMaria, ma ho preferito soffermarmi sul pensiero doloroso di Jack. Lo so che è corto questo capitolo, ma ormai siamo alla fine e non c’è più molto da raccontare se non…la fine di AnaMaria ;)

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Capitolo 19
*** capitolo 19 ***


“…And if you go

 

 

“…And if you go

I wanna go with you

And if you die

I wanna die with you…”

-         Lonely Day, System of a Down –

 

Jack aprì lentamente gli occhi, confuso e frastornato. Davanti a sé ‘era una ragazza che gli sorrideva dolcemente. – Ciao Jack…- sussurrò lei, gli occhi neri velati di lacrime. Jack spalancò lentamente gli occhi…non poteva essere lei. – Sei tornata…- sussurrò poi, meravigliato e incredulo. Lei sorrise ancora di più e gli tese le mani, annuendo appena. Jack subito le strinse le mani nelle sue, sull’orlo di una crisi di pianto.

- Capitano, non sapevo le piacessero anche i maschi!- una voce scontrosa e maschile irruppe con violenza in quella idilliaca atmosfera. La figura di AnaMaria si dissolse nel nulla e al suo posto giunse un vecchio e sdentato marinaio che stava ridendo, stringendo le mani di Jack con le sue piene di calli e che puzzavano di pesce morto. – Oh cielo- gridò il capitando saltando sulla sedia, terrorizzato. Subito dopo si riprese e irritato gridò verso il marinaio:- Dieci frustate per l’offesa e lo scherno! Ed ora dimmi che vuoi!-. – Gibbs vi vuole sul Ponte di Coperta, signore- borbottò mesto il marinaio, che lo seguì mentre si dirigevano entrambi fuori dal Sottocoperta.

Quando Jack uscì si trovò in un mare di nebbia. Sentì la voce di Gibbs davanti a lui, poi vide la sua sagoma e il suo volto sconvolto. – Signor Gibbs, che succede? Sembra che abbiate visto un fantasma!- esclamò perplesso Jack. – Quasi, signore! Sono sicuro di aver visto lo Squalo Nero davanti a noi!- rispose incredulo il marinaio. – E quindi??- chiese Jack senza pensarci. – Come quindi, signore?? L’unica persona in grado di governare quella nave è AnaMaria!- esclamò eccitato il marinaio. Questi giurò di vedere Jack spalancare gli occhi per lo stupore. Il Capitano non disse nulla e corse verso il timone, affacciandosi dal parapetto per vedere davanti a sé: nella nebbia c’era effettivamente una nave avvolta dalla nebbia e a prua le paurose fauci di uno squalo bianco.

Si volse verso Gibbs, ansante. – Avviciniamoci lentamente, potrebbe anche essere qualsiasi altro pirata. Non siamo sicuro della legenda che solo lei possa governare quella leggendaria e misteriosa nave. Portatevi di fianco e abbassate i ponti. Voglio vedere che c’è lì dentro- ordinò velocemente prima di correre a svegliare Will, Elizabeth e gli altri. – Will, Elizabeth, svegliatevi! C’è lo Squalo Nero!- gridò entusiasta irrompendo nella loro stanza. I due ragazzi, insieme a Barbossa e a pochi altri, si svegliarono confusi e velocemente. – Che diavolo stai farneticando, Jack?? Quella nave può essere governata solo da AnaMaria!- esclamò scontroso Barboso, sbadigliando. – E allora perché è proprio davanti a noi??- rispose Jack, in tono di sfida. – Forza, vestitevi e armatevi! Fra poco andiamo lì sulla nave e vediamo chi o cosa c’è- continuò poi, prima di uscire dalla cabina e dirigersi verso la sua per armarsi della pistola e della sua seconda spada. 

 

In poco tempo la Perla si affiancò allo Squalo Nero. I marinaio abbassarono i pontili e cautamente tutti misero piedi nella silenziosa, vuota, sinistra nave. Jack fece segno di fare silenzio, poi avanzò lentamente sul ponte di coperta. Nessuno. Il pirata si volse verso la ciurma. – Will, Gibbs, Elizabeth: controllate il primo Sottocoperta; Barbossa, prendi alcuni uomini e controlla la stiva, le cucine e gli alloggi dei mozzi. Voi altri rimanete qui sul Ponte. Io controllerò il secondo Sottocoperta- sussurrò appena dividendo in gruppi la ciurma. Tutti annuirono e cominciarono a camminare verso le scalette che porta ai piani inferiori della nave. Barbossa si trattenne un attimo per lasciare su una corda la sua scimmia. – Mi dispiace, Jack, ma tu devi restare qui- sussurrò accarezzandogli la testolina, poi seguì gli altri.

Jack avanzava con cautela, mentre in quei luoghi rivedeva i passi di AnaMaria, sentiva le sue parole come fossero state intrappolate dal legno; sentiva le sue risate lontane, i suoi ordini decisi, il timone governato dalle proprie abili ed esperte mani. Scosse il capo, sospirando. Non ti ingannare, può anche non esserci nessuno; magari la nave è stata trasportata dalle onde, o magari la leggenda non è vera e dei bucanieri l’ hanno presa,pensò tra sé il pirata mentre avanzava lungo il corridoio, di stanza in stanza. Non c’era nessuno, non c’era niente se non barili, sacchi, letti sfatti, vestiti per terra, bottiglie rotte. Nulla di strano, né di familiare. Poi Jack si ritrovò davanti la porta della stanza di AnaMaria. Era chiusa. Ripose la spada nel fodero, lentamente. Posò ambo le mani sul legno, chinò il capo, sospirò. Chiuse gli occhi mentre i ricordi si rovesciavano nella sua mente come un fiume che si riversa su pianure e vallate, senza pietà. Troppi ricordi in quelle poche volte che lui, all’insaputa di tutti, era salito su quella nave. Ecco perché la conosceva bene, ecco perché aveva dei suoi ricordi. Quando non poteva stare senza di lei, l’attendeva giorni interi a Tortuga; quando lei arrivava (perché sapeva che sarebbe giunta) trascorrevano le giornate sulla nave. Scosse di nuovo il capo, sollevò il viso e aprì lentamente la porta. Per poco non cadde in mare.

Il pavimento della stanza non esisteva più, se non lungo i bordi. Al suo posto vi era un immenso buco colmo di acqua che aveva allagato la stanza sotto stante, chiusa da una porta di ferro e un pesante lucchetto, come potè vedere egli stesso mettendosi in ginocchio sul bordo di quella “vasca”. Ma la cosa che subito, immediatamente, lo colpì, fu qualcos’altro. Nel fondo della stanza, tra le onde dell’acqua che si muoveva lentamente, vide un letto sopra cui giaceva lei, AnaMaria. Jack si sporse, spalancando gli occhi. La pirata aveva gli occhi chiusi, i capelli ondeggiavano in acqua, così come la lunga veste bianca che aveva al posto dei vestiti da pirata. Il suo volto era rilassato ma aveva il naso rotto e un brutto taglio sul braccio destro. Come faceva a stare sul fondo senza galleggiare, non se lo chiese; perché indossava quella veste bianca, non se lo chiese; che diavolo faceva AnaMaria lì quando dovrebbe essere nell’Inferno…Si, quello se lo chiese! Era perplesso, confuso, sconvolto. Ci sarebbero molti aggettivi per descrivere il suo stato d’animo, ma non basterebbe un libro intero. Fatto sta, che il pirata decise di riprendersi la sua AnaMaria, anche se il suo semplice corpo. Avrebbe avuto una sepoltura degna del più famoso e temibile pirata dei Sette Mari. Lentamente si immerse, dopo essersi tolto la cinta d’armi, la giacca e il cappello. Posò delicatamente i piedi sul legno, avanzò nuotando verso il corpo della pirata. La osservò da vicino, gli bruciavano gli occhi (forse è l’acqua di mare che me li fa bruciare…!). Non poteva restare molto, non aveva visto. Dolcemente posò un braccio sotto il suo capo, l’altra sotto le sue gambe. Si diede una spinta con i piedi e in pochi attimi riemerse, ansante. Tenendosi a galla con le gambe, potè finalmente ammirare il corpo della ragazza. Sorrise appena, osservandola malinconico e triste. Con il pollice le sfiorava appena la scura pelle, accarezzandola. Quando una lacrime gli scivolò inaspettatamente lungo la guancia, si chinò per posare le labbra su quelle chiuse di lei. – Non ci provare…-

Spalancò lentamente gli occhi nel vedere la bocca della ragazza muoversi. Lanciò un grido acuto e arretrò velocemente, lasciandola andare. Non avendo più appoggio, il corpo della giovane affondò come un sacco di patate. Qualche secondo dopo AnaMaria riemerse. –Ma sei matta a lasciarmi? Vuoi che affoghi?!?- esclamò furiosa. Jack era sconvolto, incredulo, paralizzato. – Ma…ma tu…tu…tu sei morta!- ribatté quasi piagnucolante. – Si certo, sono morta! E allora perché respiro e sto parlando con te, zucca vuota??- chiese irritata la ragazza. – Io…ma che ne so io! Sei tu quella eri morta e poi sei risorta!- esclamò con voce acuta Jack, come faceva sempre quando era scandalizzato e irritato. – Risorta??Ma per favore!! Avanti andiamo via di qui! Sto gelando ed ho fame!. Ordinò imperiosa AnaMaria, nuotando verso la “riva” della stanza. Si issò sul pavimento ed uscì dalla stanza, senza degnare di uno sguardo Jack, allibito e senza parole.

 

 

Salve a tutti di nuovo! Ecco il nuovo capitolo, siamo alla fine quasi! Vi è piaciuto questo nuovo evento? Spero di si ;)

Nel prossimo capitolo vi saranno date altre spiegazioni…ma più che a voi, al povero Jack! XD

A presto!

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Capitolo 20
*** capitolo 20 ***


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"...I feel every mountain
I hear every tree
I know every ocean
I taste every sea..." 

-  Martius/Naticus II , Pain of Salvation - 

 

 

 

- Ma ti vuoi muovere?? Esci da lì!- esclamò AnaMaria, osservando Jack. Il pirata stava fissando ancora la porta da cui era uscita e tornata la pirata. Sentiva freddo nell’acqua fredda, ma non ci stava badando, ora troppo frastornato. – Senti, o mi dici che diavolo ci fai qui o giuro che ti appendo all’albero maestro!- la ricattò spazientito Jack. AnaMaria tutto d’improvviso sorrise e si inginocchiò sul bordo della camera. – E va bene, ora ti spiego tutto.

Come tu hai espresso un desiderio presso Alastor, il demone di ciò che è irrealizzabile all’uomo, io ho espresso un desiderio alla sua forza opposta. Ho chiesto Loro che si salvassero la vita e la nave, sempre; in cambio io avrei sacrificato la mia vita da pirata. Quando poi sei stato imprigionato da Alastor, che in un certo censo ha “collaborato” alla tua salvezza, io sono venuta per salvarti e sacrificare la mia vita per la tua libertà, come dice la legge. Tuttavia, non sono morta. Sembra strano, anzi pazzesco, ma io non sono mai morta. Hai presente un boomerang che vola via e poi torna indietro? Ecco, io ho fatto come un boomerang. Non sono caduta a terra, ma sono tornata indietro, trasportata dal vento e dalla mia stessa forza. Era così forte il desiderio di stare con te che sono stati costretti a lasciarmi andare, a patto che avrei abbandonato non il mare, ma la pirateria…-spiegò lentamente la pirata, poi sorrise appena, tacendo.

- La pirateria??Ma stai scherz...Aspetta un attimo...hai detto "era così forte il desiderio di stare con te"...o è una mia impressione??- esclamò poi ad occhi spalancanti, posando le mani sul bordo della camera. AnaMaria ridacchiò e scosse il capo, gli occhi velati di lacrime. - Hai sentito bene...- rispose a capo chino. Jack subito si issò sul pavimento, bagnato fradicio. - Fammi capire...vuoi stare con me per prenderti gioco di me o perchè sei affezzionata a me...?- richiese perplesso, ondeggiando con il busto e gesticolando lentamente. AnaMaria rise divertita da quell'oscillare. - Per prendermi gioco di te, ovviamente!- esclamò lei ridendo, poi diede una spinta al pirata che cadde di nuovo in acqua. Mentre la ragazza rideva il pirata riemergeva lentamente, sputando acqua, i capelli scuri a coprire il viso. AnaMaria rise ancora di più, sdraiata a terra. - Sembri un'alga!- esclamò in lacrime per il troppo ridere. - Faccio ridere vero?? Bene, vediamo come sei bella tu!- ribatté in tono di sfida Jack, quindi l'afferrò e la trascinò in acqua con violenza, fermando d'improvviso la sue risate. La pirata riemerse poco dopo, ridendo. - Dai Jack, che antipatico! Guarda, mi hai fatto bagnare e mi ero appena cambiata!- borbottò la ragazza sistemandosi i capelli dietro il capo. Jack sorrise e le si avvicinò. - Eri più bella con la veste bianca...- commentò nuotandole intorno. La ragazza lo osservò a braccia conserte, tenendosi ancora a galla. - Si certo...non cercare di corteggiarmi, Jack. Non ne sei mai stato capace, nè con me nè con le altre- rispose ridacchiando. - Questo non è vero, mia cara! Io sono un Don Giovanni, un corteggiatore esperto di primo livello! Nessuno può paragonarsi a me!- ribattè Jack alzando in aria un braccio. Tuttavia non si era accorto che aveva smesso di nuotare e che stava colando a picco come una nave, ancora il dito in aria e il braccio fiero. Ciò ovviamente suscitò il riso di AnaMaria e quando tornò a galla anche lui rise. - Nessuno può paragonarsi a te...eccetto tuo fratello- disse poi AnaMaria voltandogli le spalle e cominciando a nuotare per la stanza. - Come come? Aspetta un attimo, signorinella! Mio fratello...che c'entra??- chiese perplesso Jack mentre già sentiva il fuoco della gelosia bruciargli in corpo. - Nulla, assolutamente...ma siete così uguali...gemelli proprio...la notte prima di incontrarti sembrava di stare con te...- rispose AnaMaria osservandolo con tono di sfida. - Ah quindi hai....con mio fratello?- chiese Jack apparentemente non curioso, ma in verità stava maledicendo dentro di sè suo fratello...maledetto Pantera. - Ho cosa?- chiese AnaMaria fingendo di non aver capito. - Dai lo so, scema! Va bene, contenta tu! Ma guarda che non è affidabile come ragazzo, io te lo dico!- ribatté Jack mentre stava nuotando verso la porta della camera. La ragazza sorrise divertita e nuotò verso di lui, lo fermò e lo abbracciò da dietro, posando il mento sulla sua spalla. - La notte prima di ritrovarti eravamo dentro la galleria. Non c'è stato nè il tempo nè il luogo di fare qualsiasi cosa, anche se avessi voluto- sussurrò ridacchiando. Sentì il pirata sospirare appena e in quel momento desiderò un suo bacio più di qualsiasi altra cosa.

- Comunque non è una persona affidabile!- evidenziò Jack continuando a nuotare verso la porta, AnaMaria stretta intorno al busto, come un polipo. - Quindi se non lo è lui non lo sei nemmeno tu?- chiese la ragazza, osservando dall'alto Jack che nel mentre si era seduto sul bordo di legno. - Scherzi?? Io sono affidabilissimo! Non c'è persona più affidabile di me!- ribatté orgoglioso Jack. AnaMaria sorrise, posando il capo sulle sue ginocchia, sospirando. Jack rimase paralizzato, ruotò gli occhi intorno, poi chiuse la porta senza fare rumore. Si schiarì la voce appena e posò le mani su quelle della ragazza. - Ti voglio bene, Jack- sussurrò d'improvviso AnaMaria, senza osservarlo in faccia. Jack rimase paralizzato di nuovo. Aprì appena la bocca ma non disse nulla. - E dunque??Non dici nulla??E tu saresti un esperto corteggiatore??- esclamò d'improvviso AnaMaria sollevando il capo. - Oh ragazza mia, che polipo che sei! Prima non ti va bene che ti faccio un complimenti, poi neghi la mia carica di Corteggiatore Supremo e adesso pretendi che ti corteggi??Insomma, dimmi che vuoi e facciamola finita!- esclamò esapserato Jack osservandola dall'alto, le braccia larghe.

- Dimmi che mi ami- rispose AnaMaria, osservandolo negli occhi. Jack strabuzzò gli occhi, incredula. - Come scusa?- chiese credendo di aver sentito male. - Se è vero, dimmi che mi ami...-sussurrò AnaMaria, osservandolo dolcemente. Jack giurò di aver sentito il cuore dire:" per carità basta pompare altro sangue o scoppio! Dille che l'ami, che aspetti!". Osservò gli occhi della ragazza, tutto il suo corpo stava protestando perchè voleva che la baciasse. Che aspetti?? Le sfiorò inconsapevolmente una guancia, tremante. Prese poi il volto della ragazza tra le sue mani, osservò i profondi occhi neri. - Ti amo...-sussurrò dolcemente prima di chiudere gli occhi e di posare la bocca su quella di AnaMaria. La ragazza chiuse gli occhi, posando le mani sul petto del pirata.

 Non poterono andare oltre perchè sentirono la porta aprirsi e Jack allontanò quasi con violenza AnaMaria da lui. - Capitano...ah...volevo dirvi che abbiamo trovato questa fetente di AnaMaria...ma vedo che lo sapete già...- borbottò Gibbs, rosso in faccia, avendo capito che ha interrotto qualcosa. - Signor Gibbs, grazie lo so. Può andare ora- rispose Jack osservandolo furioso. - Si signore, certo signore, subito signore- rispose mortificato il marinaio prima di chiudere la porta.

Entrambi i pirati scoppiarono a ridere. AnaMaria si avvicinò di nuovo al bordo della camera, Jack la prese per la vita e tirò su, facendola sedere al suo fianco. Si osservarono ancora, sorridendo felici e con dolcezza. Finalmente Jack potè baciarla sulle labbra, con amore a dolcezza, stringendola a sè, come per proteggerla o per paura che lei fosse andata via. Eppure sentiva la ragazza stringersi a lui, sospirare appena. - Ti Amo, Ana....ti ho sempre amato, lo sai...e non ho mai smesso di farlo, nemmeno per un istante di secondo...- sussurrò Jack osservandola da vicino, accarezzandole il volto, baciandole le labbra con desiderio ma tuttavia senza volgarità. No, lei era speciale, perfetta; non l'avrebbe mai toccata per possederla come un rapace, no; lei avrebbe avuto un trattamento diverso, un vero amore. La ragazza sorrise a quelle parole così dolci ma anche così disperate, quei baci che cercavano pace, invano. - Jack...perdonami per averti respinto...perdonami...- sussurrò in lacrime la pirata, ma Jack posò un dito sulle labbra che subito dopo baciò di nuovo, non riuscendo a farne a meno. - Ssssh, piccola mia...Non parlare ti prego...non...parlare...- sussurrò Jack sfiorandole il viso. Si abbracciarono forte, sentendo il cuore dell'altro. Jack posò il capo sul suo collo, sulle sue spalle, odorando il suo profumo. La strinse forte a sè, affondando il viso fra i suoi capelli, chiuse gli occhi. Con lei, in quel momento, gli sembrò che potesse affrontare qualsiasi tempeste, dare la caccia a qualsiasi tesoro, uccidere interi eserciti, domare le onde del mare, controllare le stagioni, tutto quello che un dio potrebbe fare...e lui ora è superiore ad un dio...lui ora è Capitan Jack Sparrow, eternamente legato ad AnaMaria, sua promessa sposa, sua promessa madre dei suoi promessi figli...sua promessa vita...

 

- Ti amo...-

 

 

"...I see every spring arrive
I see every summer thrive
I see every autumn keep
I see every winter sleep..."

 

- Martius /Nauticus II, Pain of Salvation -

 

 

Ecco finalmente il fatidico bacio!! Contenti/e?? Spero vi sia piaciuto questo capitolo, anche perchè è davvero uno degli ultimi. Ancora non ho ben in mente quale sarà l'ultimo, forse il 21° o il 22°. Cercherò di aggiornare presto, grazie per i commenti! (soprattutto grazie alla mia fan Johnny Jack! =P )

 

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Capitolo 21
*** capitolo 21 ***


- Allora Jack…qui si dividono le nostre strade…- disse sorridendo appena Will, sulla banchina di Port Royal, stringendo a sé E

- Allora Jack…qui si dividono le nostre strade…- disse sorridendo appena Will, sulla banchina di Port Royal, stringendo a sé Elizabeth che osservava il famoso pirata dei sette mari. – Dividere? Io non conosco questa parola Will, in tutti i sensi…e non dico mai “addio”, ma solo “a presto”…Ci rivedremo al vostro matrimonio, fra qualche mese…nel mentre io ho alcuni affari da sistemare…- rispose serenamente il pirata, osservando per alcuni istanti AnaMaria, sorridente al suo fianco. – Già…allora…a presto- rispose Will, tendendogli la mano. Jack si morse la lingua, osservando esitante la mano tesa del ragazzo. Poi lo abbracciò, senza preavviso. Tutti scoppiarono a ridere mentre i due amici si abbracciavano. – Dolcezza…con noi davvero non può funzionare…l’abbiamo capito!- esclamò Jack baciando la mano ad Elizabeth. Lei rise e si inchinò appena. – Bene, è ora di andare…a presto!- salutò Jack dirigendosi verso la Perla Nera. Attese che tutti i suoi compagni furono saliti. – Jack- lo richiamò Elizabeth. – Ti raggiungo subito…- sussurrò verso AnaMaria, dandole un bacio sulla guancia, poi si avvicinò alla ragazza. – Si?- . – Volevo scusarmi con te…non avrei mai dovuto fare quel che ho fatto, mi dispiace tanto…- cominciò a scusarmi lei a capo chino. – Ehi dolcezza-, la interruppe Jack posandole una mano sulla spalla, - non ha importanza…pensa che se non fosse stato per te probabilmente non avrei mai più rivisto AnaMaria ed ora non staremo insieme-. Elizabeth sorrise. – Sono felice per voi, Jack, davvero…e non vedo l’ora di rivedervi, al nostro matrimonio…ma nel frattempo voi dove andrete? O meglio, che rotta prenderete?- chiese sorridendo la ragazza. – Sinceramente non lo so…la rotta che vorrà la mia donna…- rispose Jack volgendosi verso il Ponte della nave da cui sentiva AnaMaria urlare ordini a destra e a manca. – Allora a presto, dolcezza…- salutò infine Jack. - A presto…Capitano Jack Sparrow…- rispose Elizabeth. Jack le sorrise, poi si volse e corse verso la passerella che i suoi uomini stavano per ritirare sulla nave. – Allora, hai lasciato la tua ultima amante…- borbottò fredda AnaMaria mentre virava il timone, facendo prendere il largo alla loro nave, seguiti dallo Squalo Nero di Balocco. – Ti sbagli, non è l’ultima…è solo una delle tante- rispose con orgoglio Jack. Subito ricevette un bel ceffone da AnaMaria. – Questo è da parte di tutte quelle amanti che hai lasciato e lascerai!- esclamò irritata. – E questo è perché non l’ hai rincorsa per mari e per monti!- esclamò Meridio e subito gli assestò un altro schiaffo in viso. – Oh ma che vi siete coalizzati contro di me?- esclamò Jack massaggiandosi la guancia destra. I due pirati scoppiarono a ridere, poi Meridio scese verso il Ponte, lasciandoli soli. – Bene, ora che ti sei vendicata…che mi accadrà?- chiese Jack cingendola la vita da dietro la schiena, posando il mento sulla sua spalla. – Tu pensi che la mia vendetta è finita qui?Povero illuso…per salvarti ho rinunciato alla pirateria ed è quello che farai anche tu!- esclamò ridendo AnaMaria mentre guidava verso nord la Perla. – Devo per forza? Non posso abbandonare la Perla, la ciurma…- borbottò quasi in lacrima Jack. AnaMaria scoppiò a ridere e si volse appena verso il viso del pirata, posando sulla sua guancia un lieve e dolce bacio. – Ho detto alla pirateria, non al mare…Non sono così cattivi da levarci la nostra vita…Sai, mi piacerebbe visitare l’Italia…o anche la Cina…- ripose la pirata sospirando. Jack sorrise e la strinse più dolcemente a sé. – Che ci vuole, due paesi così vicini tra loro e soprattutto dai Caraibi che non ci metteremo nemmeno un giorno per arrivare!- esclamò ironico. La ragazza rise ancora e sollevò le spalle:- Ne abbiamo di tempo da trascorrere insieme, dolcezza!- esclamò felice. – Ehi, lo sai che non mi piace che mi chiami dolcezza!- ribatté il pirata. – Va bene, capitano…e adesso andiamo…dobbiamo risolvere alcuni affari…- sussurrò ridacchiando dopo aver affidato il timone a Gibbs. Sul volto di Jack apparve un lieve ghigno che mostrò i suoi bianchi e curati denti. – All’ordine, capitano- sussurrò stringendola a sé. – Ma…prima devi dare gli ordini per la notte alla ciurma!- esclamò AnaMaria ridendo, poi fuggì via, lasciando solo come un ebete Jack. – Le donne…tutto loro sanno!- esclamò il pirata sollevando le mani al cielo e dirigendosi verso Gibbs, mentre il sole era alto davanti a loro e le onde del mare erano placide e si infrangevano contro il legno della nave più veloce dei Sette Mari…e che aveva racchiuso in sé un amore che mai potrà essere più diviso o anche scalfito…

 

 

Et voilà! Ecco qui uno degli altissimi capitoli della FF( giuro che è uno degli ultimi!). E’ molto corto che non c’è più molto da dire, diciamo…devo solo narrare il lieto fine e porre le basi per il sequel, se voi lo vorrete =P

Vi annuncio che anche i seguenti capitoli (uno o due) saranno mooolto corti, quindi non picchiatemi. A presto! ^_*

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Capitolo 22
*** capitolo 22 (epilogo) ***


Epilogo

Epilogo

 

L’alba stava sorgendo lentamente, tingendo di rosa il cielo sereno, senza una nuvola. I gabbiani volavano alti nell’aria, verso sud, in cerca di cibo. Stormi interi di candidi uccelli, intere famiglie. L’acqua era cristallina come un mare di diamanti e lieve onde cullavano la Perla Nera.  Le vele venivano appena mosse del freddo vento del mattino che faceva rabbrividire la ciurma della Perla e quella dello Squalo Nero che si osservavano uno di fronte all’altro. – Allora qual è la tua scelta, Pantera?- chiese infine Balocco, rompendo il placido silenzio del mattino. – Rimango con Jack, Balocco. Ora che ho ritrovato lui e mio padre, dopo così tanto tempo, non posso allontanarmi da loro…e poi ho trovato anche un bellissimo tesoro- rispose Pantera che volse gli occhi scuri verso Janaki, vestita con abiti maschili, che gli sorrise. – Ho capito…credo dispiaccia a tutti perderti, vecchia carogna, ma di certo non possiamo costringerti a rimanere con noi. Hai trovato la tua strada, il senso della tua vita oltre la pirateria. Era quello che volevi, noi abbiamo solo contribuito a trovarla- rispose sorridendo Balocco, poi i due amici ci abbracciarono. – Mancherai a tutti, Meridio…ci mancherai- disse con voce lieve. Pantera sorrise e gli diede una pacca sulla spalla:- Avanti non fare così- sussurrò ridacchiando. Poi passò a salutare tutta la sua ciurma, ma quando giunse davanti Squalo, “la Capitana”, la giovane ragazza lo abbracciò forte e lacrime amare le scivolarono sul volto bronzeo. Pantera sospirò, stringendo a sé la sua amica:- Avanti sorellina, non fare così…ci rivedremo presto…ricorda cosa ti dissi quella volta sul porto…Non ci lasceremo mai…ci ritroveremo sempre…- sussurrò il corsaro abbracciandola forte. Squalo annuì asciugandosi velocemente le lacrime:- Hai ragione fratellino…ci vediamo presto, Meridio…- sussurrò sorridendo. – Ci vediamo…Elaine - . La ragazza sorrise ancora di più, poi gli diede un bacio sulla guancia e fece un passo indietro. – Allora siamo d’accordo, Jack. Ogni fine mese ci incontriamo a Tortuga per spartirci il bottino- disse poi Balocco tendendo la mano. Jack si morse la lingua, poi si volse verso AnaMaria che sollevò un sopracciglio minacciosa. – Abbiamo un accordo, Balocco!- esclamò infine il pirata, barcollando appena e stringendogli la mano. – Bene, allora ci vediamo fra una decina di giorni, visto che siamo a metà del mese! Mi raccomando, porta a casa il pane- esclamò Balocco dandogli una pacca sulla spalla. – Altrettanto, socio!- esclamò sorridendo Jack, poi i corsari tornarono lentamente verso la Squalo Nero, attraverso una passerella.

- Capitano…- una vocina delicata e femminile richiamò l’attenzione del pirata, volto di spalle. Si volse e sorrise nel vedere Klaret davanti a sè, gli occhi colmi di lacrime. – Ma guarda chi c’è, la piccola Pulce…Cosa posso fare per voi, mademoiselle?- disse Jack eseguendo un teatrale inchino. AnaMaria sorrise divertita a quel gesto, poi osservò con dolcezza la ragazzina( strano a dirsi vero?). – Volevo ringraziarvi, capitano…per avermi salvato, tempo fa. Non vi ringraziai mai e mi sento una stupida a farlo proprio ora e…-; Jack sorrise e sollevò appena una mano per farla tacere. – Non preoccuparti, piccola Pulce…per me è stato un dovere e un volere…non devi ringraziarmi…- rispose sorridendo, poi l’abbracciò paternamente. Klaret spalancò lentamente gli occhi, poi abbracciò imbarazzata l’uomo mentre lacrime stillavano dai suoi occhi. – Bene, adesso vai o Balocco ti frusterà- sussurrò Jack sorridendo. AnaMaria fu sicura di aver visto gli occhi dell’uomo velati di lacrime…- Certo, ora vado…Allora a presto! Grazie ancora Capitano…e anche a voi, AnaMaria…- rispose la ragazza, poi sorrise allegramente e corse verso la passerella che subito dopo i marinai della Perla issarono del tutto a bordo. Videro lo Squalo Nero andare via, con le sue fauci spalancate, pronta a divorare tutto con i suoi denti, a prendere con la forza ma anche con l’intelligenza ciò che le è dovuto…ma anche ciò che non le è dovuto!

 

 

Una argentea e lucente sfera brillava nel cielo notturno ricamato di piccole stelle. La Perla Nera era una di quegli astri scesi sulla terra…Scivolava sul mare appena mosso, lentamente, leggera come un soffio di vento che smuove appena le onde. La luna lunare filtrava attraverso le vele fantasma e attraverso le finestre delle cabine.

Jack stava osservando la luna da molte ore, non riuscendo a dormire. Sorrise nel constatare che la vedeva sempre fuori dalla finestra, come se li stesse proteggendo. Seguì con lo sguardo i suoi raggi luminosi e delicati che si posavano sul corpo di una donna al suo fianco, che dormiva. Sorrise dolcemente, sospirò appena. Sfiorò i neri capelli della sua donna, li portò dietro il suo capo. La osservò…aveva il volto rilassato, il petto nudo si sollevava dolcemente sotto le bianche lenzuola, i capelli scuri come il cielo notturno le si posavano sulle spalle scoperte che subito baciò dolcemente. La ragazza sospirò appena, stretta fra le sue braccia. Posò il capo sul cuscino, sospirando. Quanto aveva desiderato quel momento…sembrava lei stessa la luna, con gli argentei raggi che si posavano sul suo viso e sui capelli lucenti, come piccole perle preziose ad adornare la sua dea. Le posò un bacio sul capo e sussurrò un lieve:- Ti amo…- che scomparve subito, catturato dall’aria. Sorrise appena, la contemplò ancora per poco, poi la coprì per bene, con dolcezza. Infine sollevò lo sguardo verso il soffitto, ancora con AnaMaria che posava il capo sul suo petto nudo. Sfiorò la sua schiena sotto le candide coperte, sorride felice. Era sua, ora, per sempre. Nessuno, nemmeno la morte stessa, l’avrebbe più portata via…Ora aveva tutto: la donna che amava da tempo immemore, la sua nave, la sua ciurma, il suo bottino. Cos’altro voleva di più? Un pensiero improvviso gli affiorò nella mente e non scoppiò a ridere solo per non svegliare AnaMaria. L’unica cosa che manca ora è un pargoletto a cui insegnare le due doti nautiche, persuasive e ammaliatrici…anche perché ha due genitori che sono due opere d’arte, non può essere brutto! Pensò tra sé. Un ultimo sguardo verso AnaMaria che dormiva serena, poi chiuse gli occhi e anche lui si lasciò andare fra le braccia di Morfeo mentre la luna ancora vegliava su di loro e sulla nave interna, la sua Perla…verso cosa? La libertà…

 

 

Ok, ora siete liberi! Liberi di piangere, di ridere, di mandarmi a quel paese o di commuovermi. Questa è la parola chiave del racconto, ultima parola che chiude tutte le avventura dei nostri pirati: libertà…Chi non la vuole e chi non la cerca? Liberi di uscire la sera e di rientrare quando vogliamo, liberi di fare ciò che vogliamo, rispettando l’altro ma fregandocene di chi ci inculca in testa stupide idee. Ok, basta con il mio sermone alla Marco Antonio! =P Credo abbiate capito, no? Sono orgogliosa che i miei lettori sono abbastanza intelligenti…ma anche abbastanza pazzi! XD

Che dirvi? Vi ringrazio davvero di avermi seguito fino alla fine, di essere stati curiosi, di aver provato un minimo di sentimento nel leggere questo mio racconto…vuol dire che qualcosa di buono l ‘ho fatto! Spero che vi sia piaciuto, anche perché non sapete che fatica scrivere un racconto quando hai il blocco dello scrittore! E allora stai ferma per interi giorni a pensare “ adesso? Che succede adesso?”, eheheh! Bene, ultimi avvisi:

1- presto cambierò il titolo della FF perché non c’entra proprio un accidente con il racconto! Se avete delle idee sono ben accette!

2- presto correggerò alcune cose (sintassi e cose simili, non temete), quindi mi scuso in anticipo per eventuali errori…

3- infine, ma non per importanza, vorrei ringraziare tutti i miei “fans” che hanno seguito passo per passo questa FF, tra cui: Johnny Jack (:*), Shalna, Pikkola Papavero, Pikky91, maxie, Lady Angel, YURI, angelonero e tanti altri! E’ grazie soprattutto che ho avuto il desiderio di continuare questa FF!

4- ultimo avviso: stavo pensando ad un sequel se voi siete d’accordo! Che ne dite?^^

 

Bene, ho detto tutto…adesso via alle telefonate! No, ecco, ho sbagliato…volevo dire…via ai commenti! :*

 

Bacio a tutti/e!!

 

Frulli

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