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Lista capitoli: Capitolo 1: *** Capitolo I - In una giornata di giugno del 1975 *** Capitolo 2: *** Capitolo II - Partire per non tornare più *** Capitolo 3: *** Capitolo III - ... e in mezzo a tutta quella gente, dovevi essere tu... *** Capitolo 4: *** IV - Un mattino di settembre del 1975 ***
Capitolo 1 *** Capitolo I - In una giornata di giugno del 1975 ***
Ehi, Evans
Ehi, Evans!EVANS!By
Kamala1 (traduzione di Black Moody)
Riassunto: basata su “Il peggior ricordo di Piton”,
capitolo del V volume di Harry Potter. Nella vita ci sono alti e bassi. Per
James Potter, Lily Evans incarna tutti gli alti e bassi della sua vita. Il
problema è che con lei… ci sono più bassi che alti!
Disclaimer e spoiler: non ho inventato
nulla, è tutto di JK Rowling!Solo alcuni personaggi sono di mia invenzione,
come le amiche di Lily… ma non tutte, come vedrete più avanti. Infine, vi do un
piccolo avvertimento prima di cominciare a leggere: ATTENZIONE!Ho scritto
questa storia a partire dal V libro di Harry Potter, ed essa è interamente
ispirata al capitolo “Il peggior ricordo di Piton”. D’altronde, gran parte del
primo capitolo della mia fic si svolge durante quell’episodio… Potrei
addirittura dire che ho fatto una traduzione parola per parola di un passaggio
di quel capitolo!… ma ve lo segnalerò, beninteso^^!
NdTraduttrice: spero di aver svolto al
meglio il mio lavoro e che la traduzione sia di vostro gradimento. Mi
raccomando, recensite questa storia di Kamala, io l’ho trovata davvero
bella!Ah, un piccolo avviso: mi sa che aggiornerò in tempi piuttosto lunghi
perché non ho molto tempo… chiedo perdono in anticipo!
E ora… enjoy yourselves ^__^!By Black
Moody aka Reidur
***
CAPITOLO PRIMO: In una giornata di giugno del 1975
« Tutto è iniziato quel giorno… un “innocente” che provoca
una disputa, fecendo manifestare certi rancori sopiti, e delle parole
pronunciate, apparentemente banali, ma che hanno una loro importanza perché
fanno riflettere certe persone, delle reazioni a catena… E tutto può cambiare a
partire da quel momento»
[sull’episodio narrato in “Il peggior
ricordo di Piton”, ma dal punto di vista di Lily-NdA]
Lily sedette con evidente piacere sulla sponda del lago,
assieme alle sue amiche. Faceva ancora molto caldo in quel tardo pomeriggio, e
l’atmosfera era stata talmente opprimente durante gli esami che le ragazze si
permisero di sfilarsi calze e scarpe e di immergere i piedi nell’acqua.
- Come si sta bene dopo una giornata
come questa! – mormorò la rossina.
- Parla per te! – borbottò una ragazza
dai capelli biondi tendenti al rosso, piena di efelidi, che si chiamava
Severina Davies. – Scommetto che avrai preso “Eccellente” a tutte le prove! -
Lily inarcò leggermente le
sopracciglia.
- Io non lo direi, se fossi in te! –
brontolò.
- Oh, Lily! – la rimbeccò Melissa Kent,
una morettina dai neri occhi ridenti. – Non mi dirai che la prova scritta di
Difesa Contro le Arti Oscure non era semplice! -
- Bisognerebbe sentire Sirius Black… -
sospirò Alicia Calminy, una ragazza bionda, molto riservata, con chiari occhi
blu. Melissa la fulminò con lo sguardo.
- Ti ho vista, l’hai guardato durante
tutto l’esame!E non dire il contrario – continuò tranquillamente Alicia.
Melissa si limitò a scrollare le
spalle.
- È vero che quella prova era veramente
facile – le interruppe Lily, che si comportava come se non avesse sentito
niente. – Meno male che il professore ci ha fatti lavorare bene! -
Le sue tre amiche assentirono, poi si
lasciarono andare alla contemplazione del lago, ridendo di tanto in tanto a una
battuta di Severina o Melissa. Ma all’improvviso, un piccolo grido (o piuttosto
uno squittìo) d’ammirazione turbò la calma che era scesa tra loro, e Lily si
accorse che da qualche secondo Melissa stava guardando dietro di lei, un’aria
sognante stampata in viso.
- Ehilà! – esclamò Severina in tono
birichino. – Guardate chi c’è là! -
Lily si irrigidì immediatamente.
- Lasciami indovinare… - bofonchiò
sarcastica. – Potter e la sua banda? -
- Esattamente! – assentì Severina.
- Sono seduti sotto l’albero – aggiunse
pacificamente Alicia.
- E suppongo… - continuò Lily con voce
annoiata - … che lui stia ancora giocando con il suo Boccino d’Oro,
facendo pigolare quell’altro piccoletto grassoccio -
- Perfetto – fece Severina.
- Ovviamente gettando di quando in
quando uno sguardo su di te! – terminò maliziosamente Melissa.
Lily sospirò pesantemente. – Passandosi
una mano tra i capelli per assomigliare meglio a un barbone, come al solito? –
- Indovinato! – le risposero in coro le
altre tre.
- Ah, cosa non farebbe perché tu lo
notassi… - esclamò Melissa, sorridendo sotto i baffi.
- Quando capirà che con me non attacca?
– si esasperò Lily. – Mi fa innervosire più di ogni altra cosa! -
Le sue amiche si limitarono a
stringersi nelle spalle. Lily fece udire di nuovo un sospiro. Dio, come
detestava James Potter!E questo da quando lui le aveva messo gli occhi addosso,
al primo anno. Lily non aveva alcun desiderio che lui s’interessasse a lei, era
una cosa che la imbarazzava moltissimo!Più lui si faceva notare, più a lei
veniva voglia di nascondersi per la vergogna, o che lui la dimenticasse, che se
ne andasse il più lontano possibile da lei… non aveva più voglia di vederlo!
Lily fu strappata dalla sua riflessione
dalla voce di Sirius, proveniente da dietro di loro.
- Potresti smetterla? -
E la voce di James in risposta.
- Se ti dà fastidio… -
Con somma soddisfazione di Lily, gli
squittii di Peter cessarono. Le ragazze ne dedussero che James doveva aver
smesso di giocare con il suo Boccino, e poterono di nuovo lasciarsi andare alla
tiepida dolcezza del sole sulla pelle e alla frescura dell’acqua sui piedi. Ma
quella pace non fu che di breve durata. Un leggero clamore s’innalzò nel parco.
- Oh, oh!Si direbbe che c’è del
tafferuglio, laggiù! – mormorò Melissa con una nota di timore nella voce.
Lily alzò gli occhi e vide che tutti
gli sguardi di dirigevano verso un solo, medesimo punto. Una figura era stesa
per terra a una trentina di metri da loro, e due persone avanzavano verso di
essa, le bacchette in mano. Lily riconobbe James nel momento in cui questi
lanciava un’occhiata al di sopra della sua spalla, nella speranza, sicuramente,
che lei lo stesse guardando. Ma chi si credeva di essere, lui lì?Pensava di
riuscire a impressionarla con le sue buffonate miserabili e ripugnanti?E chi
c’era con lui?Ma Sirius Black, ovvio!C’era da stupirsi…
- Oh, no, non è possibile! – borbottò
la rossa tra i denti. – Eccoli che ricominciano il loro spettacolo con Piton! -
Era riuscita a distinguere i capelli
unticci del giovane disteso a terra. Prima che le sue amiche potessero impedirlo,
Lily balzò in piedi e si precipitò verso il gruppetto di ragazzi. Quando li
raggiunse, James aveva giusto lanciato un incantesimo su Piton e delle bolle
rosa di sapone stavano ora uscendo dalla bocca di quest’ultimo. Lily sentì il
sangue ribollire. – Lasciatelo STARE! –
I due ragazzi di voltarono verso di
lei. Lily non potè reprimere un grugnito esasperato quando vide la mano libera
di James posarsi automaticamente sui capelli già disordinati.
- Tutto bene, Evans? – domandò James
con un tono di voce che voleva rendere più profondo, gentile e maturo. Era una
battaglia persa. Lily restò impassibile di fronte al suo tentativo di seduzione
e continuò a guardarlo come se fosse stato la peggior scoria della terra.
- Lasciatelo stare. Cosa ti ha fatto? -
- Beh… - Lily levò gli occhi al cielo
nel sentire la voce di James assumere un’aria professionale, come se volesse
dibattere sulla questione. – È piuttosto il fatto che esiste, se capisci ciò
che intendo dire… -
Lily dovette fare appello a tutto il
suo sangue freddo per non colpirlo mentre tutti gli altri studenti ridevano
della sua pietosa battuta.
- Ti credi divertente – disse lei nel
tono più glaciale possibile – ma sei solo un cretino arrogante, Potter.
Lascialo stare -
- Lo farò solo se uscirai con me, Evans
– disse rapidamente James. – Esci con me e non punterò più la mia bacchetta sul
nostro buon vecchio Mocciosus -
Lily avvertì un tremito di rabbia
percorrerla da capo a piedi. Come osava??
- Non uscirei con te nemmeno se dovessi
scegliere tra te e la piovra gigante – rispose. Lo sguardo di James si oscurò.
Colpito e affondato, Potter!
- Niente da fare, Ramoso – gli disse
vivacemente Sirius, prima di voltarsi di nuovo verso Piton. – EHI! -
Troppo tardi. Piton aveva già puntato
la sua bacchetta dritto contro James: ci fu un lampo di luce e un taglio
comparve sulla guancia di James, schizzandogli la veste di sangue. James ruotò
su sé stesso e, un lampo di luce più tardi, Piton pensolava per aria a testa in
giù, l’abito da mago che gli ricadeva sul capo mostrando due gambe pallide e
magre e un paio di mutande grigiastre. Tutti scoppiarono a ridere attorno a
Lily, e lei stessa dovette riunire tutte le sue forze per non sorridere a sua
volta. La situazione era ben poco grottesca, era quasi… divertente. Ma lei non
poteva lasciarli fare.
- Mettilo giù! – ordinò.
- Certo – fece James, e agitò la
bacchetta verso l’alto. Piton ricadde mollemente al suolo. Districandosi dal
groviglio della veste, si rimise rapidamente in piedi, la bacchetta pronta, ma
Sirius gridò: - Pietrificus Totalus! -e Piton cadde di nuovo, rigido come un palo. Questo fece saltare i nervi
a Lily.
- LASCIATELO STARE!! – urlò estraendo
la propria bacchetta. Con sua immensa soddisfazione, James e Sirius perdettero
all’istante la loro sicurezza e la fissarono con apprensione.
- Ah, Evans, non mi obbligare a
lanciarti un incantesimo – le disse James, serio.
- Allora liberalo! -
James emise un profondo sospiro, poi si
girò verso Piton e mormorò il contro-incantesimo.
- Ecco fatto – disse, mentre Piton si
rimetteva in piedi a fatica. – Ti è andata bene che Lily fosse qui, Mocciosus -
- Non ho bisogno dell’aiuto di una
piccola, schifosa Mezzosangue come lei! -
Lily spalancò gli occhi, stupita. Come…
come si permetteva?Dopo quello che aveva appena fatto per lui!
- Molto bene – disse freddamente. – In
futuro non mi prenderò più la briga di aiutarti. E se fossi in te, mi laverei
le mutande, Mocciosus -
- Chiedi scusa a Evans! – ruggì James
minaccioso, la bacchetta puntata su di lui. Reagiva sempre così quando Lily
veniva insultata. Ma lei era ancora troppo incollerita a causa sua e a causa
delle parole di Piton per curarsene.
- Non voglio che mi chieda scusa perché
glielo hai detto TU! – gridò Lily, voltandosi verso James. – Siete uguali, voi
due -
- Cosa? – protestò James. – Io non ti
ho MAI chiamata una… tu – sai – cosa! -
- Passi il tuo tempo a spettinarti i
capelli, perché pensi che ti faccia sembrare “cool” avere l’aria di uno che è
appena sceso dalla scopa, sempre a dare spettacolo con quello stupido Boccino,
a camminare tronfio per i corridoi e a gettare incantesimi su chiunque
t’infastidisca solo per dimostrare quanto sei bravo. Mi stupisce che tu riesca
ancora a decollare sulla scopa, pieno di te come sei!Mi dai la NAUSEA -
Con queste parole, la rossa girò sui
tacchi e si allontanò con passo rapido, la testa ribollente di collera. Udì
James, alle sue spalle, che la richiamava disperatamente: - Evans!Ehi, EVANS! –
Ma lei non si voltò. Tornò alla torre
di Grifondoro, mentre dei pensieri cupi si mescolavano nella sua mente, e si
precipitò nel suo dormitorio. Una volta là, si gettò sul suo letto con un grido
di rabbia, affondando il viso nel cuscino. – Lo odio!Lo odio! – gemette.
E, senza sapere veramente perché,
scoppiò in singhiozzi, stanca. Perché tutti i giorni lui la metteva in uno
stato del genere?
***
James la guardò e la chiamò finchè non
scomparve nel castello.
- Ma che cosa le è preso? – disse,
cercando di comportarsi come se tale domanda fosse stata buttata lì per caso,
come se non avesse alcuna reale importanza per lui. Ma fallì miseramente. Non
poteva far cessare il forte battito del suo cuore nel petto, né riusciva a
sbarazzarsi di quell’orribile sentimento di delusione.
- Leggendo tra le righe – gli rispose
Sirius – io direi che ti trova leggermente vanitoso, amico mio -
- Molto bene – fece James, un sentore
di collera che lo invadeva – Molto bene… -
[fine del passaggio tratto da “Il peggior ricordo di
Piton” – il resto è di mio invenzione… o meglio, sono io che l’ho scritto^^NdA]
Lei
lo trovava vanitoso?Benissimo!Allora lui la trovava… troppo seria!Troppo
guastafeste. Diventava maniacale con le sue tirate sul rispetto delle regole, e
non doveva nemmeno conoscere il vero significato della parola “divertirsi”… Del
resto, sapeva forse sorridere?No!Quindi non c’era niente da perdere con quella
ragazza!Allora… perché quella delusione?Perché la amava sempre allo stesso
modo?
Un
gruppo di ragazze passò di fronte a loro. Erano quelle che stavano con Lily ai
bordi del lago, qualche minuto prima. Una di esse, quella con i capelli neri,
una certa Melissa, arrossì nell’incrociare lo sguardo di Sirius. James la trovò
subito ridicola e pietosa. Lily non arrossiva mai quando lui la guardava. Non
distoglieva timidamente gli occhi, lo fissava a testa alta, il volto
disperatamente immobile. Se Lily avesse capito quanto lui la amava, forse
avrebbe cambiato idea sul suo conto. Ma era tempo perso, lo sapeva. Sì, la
ragazza che James voleva veder avvampare era lei!Se un giorno lo avesse fatto
nell’incrociare il suo sguardo, la avrebbe baciata sul posto, senza riflettere…
Una mano che si agitava freneticamente davanti ai suoi occhi lo distolse da
quei pensieri.
-
Beh, ora che il nostro piccolo Mocciosus se n’è andato che si fa? – gli chiese
Sirius.
James
si era completamente scordato di Piton, di Sirius e persino del Boccino che
riposava nella sua tasca… Solo Lily Evans occupava l’intera sua mente, in quei
momenti. Dimenticata la sua vanità, dimenticato il suo orgoglio, solo Lily
Evans contava per lui. Davanti a lei si sentiva fragile, davanti a lei non era
altro che James, soltanto James, l’adolescente maldestro. Se solo avesse potuto
sapere che proprio quell’aspetto della sua personalità sarebbe poi piaciuto a
Lily, avrebbe smesso all’istante di tentare di nasconderlo per giocare a fare
il duro!
-
Non lo so – mormorò in risposta all’amico, gli occhi fissi sulle proprie
scarpe.
-
Non mi dire che sei ancora arrabbiato a causa delle parole della Evans! – gridò
Sirius, esasperato. – Francamente, quello che dice non ha affatto importanza… -
-
È qui che ti sbagli, mio caro Sirius – fece una voce dietro di lui. Remus aveva
finalmente chiuso il suo libro e li aveva raggiunti. – Non sarai mica orbo fino
a questo punto?E dopo tutto questo tempo…! -
E
lanciò una strizzata d’occhio maliziosa all’indirizzo di James, il quale, con
loro grande stupore, arrossì fino alle orecchie. Sirius scoppiò a ridere.
-
Certe che me n’ero accorto, idiota!James fa sempre di tutto purchè lei lo
noti!È solo che non mi è andato giù che lei abbia osato dirgli… -
-
Tuttavia aveva ragione – rispose Remus. – E non mi guardare con quell’aria
offesa, James, sai benissimo di avere le tue colpe. Nessuno nasce perfetto, in
fondo! -
-
Sì, sì, d’accordo – concesse Sirius, borbottando, mentre James si mordeva le
labbra, mortificato. – Ma in ogni caso è la prima persona, a parte noi, che si
è permessa di rimbeccare James. La ragazza ha davvero del carattere! -
-
Sì, infatti – assentì Remus. – È diversa da tutte quelle che sono fisse ai suoi
piedi. Non ammutolisce per l’ammirazione di fronte a noi e non arrossisce come
un’oca quando la guardate. La Evans è una ragazza che ti considera per quello
che sei, James. Ti giudica e non riesce a sopportarti perché non smetti mai di
mostrare agli altri i tuoi difetti e il tuo “cattivo” carattere. Non si lascia
impressionare dalla tua “celebrità”, o dai tuoi scherzi, o dalle tue
prestazioni in campo quando si gioca a Quidditch. Ma questo non è altro che il
lato esterno della tua personalità. Perciò, se un giorno lei s’innamorerà di
te, sarà per quello che hai dentro, per quello che sei realmente -
I
suoi tre amici rimasero in silenzio per un attimo (anche Sirius, il che è
davvero raro!).
-
Ehi, Lunastorta, devo chiamarti Signor – il – Gran – Saggio oppure Signor
Psicologo? – finì per domandargli Sirius. – Non hai mai pensato di diventare
professore, più avanti?Non so, “Professor Lupin” suona bene, no?A me pare di
sì… -
Remus
scrollò le spalle, un po’ infastidito, e si girò verso James, che restava
ostinatamente in silenzio.
-
Avevo torto, James? – gli chiese.
James
alzò gli occhi color nocciola verso si lui. – No, certo che no, Luny – mormorò.
– Hai sicuramente ragione… ma io non so veramente perché la amo… però, di
sicuro è per questo –
Si
dondolò sui due piedi evitando deliberatamente di guardare gli altri tre. Alla
fine rialzò appena la testa e non potè fare a meno di scoppiare finalmente a
ridere.
-
Comunque, Luny, sai che a volte mi fai paura sul serio? – gli chiese.
-
E come mai? – fece Remus sorridendo.
-
Sai sempre tutto sugli altri!Capisci persino ciò che nemmeno loro stessi
sanno!È davvero impressionante, sai? – Poi, ancora vagamente impacciato, disse:
- Bene, possiamo cambiare argomento, se non vi dispiace? -
-
Ok – concordò Sirius. – Allora torno a dire quello che dicevo poco fa: che si
fa ora che Mocciosus se n’è andato? -
La
pancia di Peter gli rispose con un sonoro gorgoglìo: - Potremmo andare a
mangiare, no? – propose timidamente, arrossendo fino alle orecchie.
-
La cena è tra due ore – gli fece notare Remus aggrottando leggermente le
sopracciglia.
-
E le cucine a cosa servono? – domandò Sirius in tono di sfida.
Remus
sospirò pesantemente prima di seguire i suoi amici, che si stavano dirigendo
verso il castello. Invece di scendere direttamente nelle cucine, salirono
innanzitutto alla torre di Grifondoro per posare borse e libri. Nel momento in
cui i quattro si apprestavano a uscire dalla sala comune, qualcuno sbattè
dritto contro Sirius, ed entrambi caddero a terra. Sirius riuscì a rialzarsi in
fretta, ma la persona al suolo aveva levato il capo verso di lui ed era rimasta
pietrificata sul posto. Era Melissa Kent, la ragazza che avvampava non appena
incrociava il suo sguardo. Cominciò a balbettare delle scuse mentre gli occhi
neri del giovane restavano puntati su di lei con una certa inquietudine.
-
Scusa, io… io… -
Sembrava
aver perso la capacità di parlare. – Io… sono davvero… non volevo… -
Sirius
scoppiò a ridere. – Tranquilla, tranquilla!Ho visto di peggio a Quidditch! –
La
ragazza abbassò la testa allorchè lo sguardo di Sirius si posò di nuovo si di
lei.
-
Ehi, e tu come stai, invece?Ti sei fatta male?Vuoi che ti aiuti a rialzarti? –
le chiese e le tese una mano. Melissa la prese timidamente, con dita tremanti,
e Sirius la aiutò a rimettersi in piedi. Fu così che James si accorse che non
le tremava solo la mano, ma tutto il corpo.
-
Grazie – disse lei in un soffio. Il suo volto era completamente rosso e pareva
che riuscisse a respirare a fatica. Sirius, un po’ inquieto, le mise una mano
sulla spalla.
-
Sei sicura che sia tutto a posto, Melissa? -
-
Sì, sì! – rispose lei, rapida, mettendosi nervosamente una ciocca di capelli
color dell’ebano dietro l’orecchio.
–
Forse lo shock! -e si sforzò di
ridere. Sirius le rispose con un sorriso e James credette che sarebbe svenuta…
patetica!
-
Bene, bisogna che vada, adesso – riprese lei guardandosi con ostinazione la
punta delle scarpe. – Devo andare da Lily -
In
quel momento, la ragazza non sembrò più tanto patetica agli occhi di James, che
la fissò con interesse improvviso. – Non vuole scendere dal dormitorio – finì
di dire Melissa.
-
Sul serio?Non si sente bene? – esclamò vivamente James, preoccupato. Mentre i
suoi tre amici dissimulavano a malapena un sorrisetto, Melissa parve ancora più
confusa.
-
Eh no, non proprio… Non dopo quello che è successo prima al lago -
E
con tali parole girò svelta i tacchi e si precipitò verso il dormitorio
femminile. James rimase piantato dov’era, ghiacciato. – Ho innervosito la Evans
a tal punto? –
Sirius
scrollò le spalle. – Parrebbe –
-
Beh, non c’entra niente, ma… andiamo giù alle cucine, ora? – squittì Peter.
-
Let’s go! – gridò Sirius. E se ne andarono.
-
Non te la prendere, Sirius… - disse beffardo James. – È folle l’effetto che hai
sulle donne!Bisognerà che un giorno mi spieghi come fai -
***
-
Lily? -
Lily
sentì qualcuno che le carezzava con dolcezza i capelli mentre lei affondava
ancora di più la faccia nel cuscino. – Lily, rispondimi! – la supplicò Melissa.
Di malavoglia, Lily girò un viso arrossato e gonfio per le lacrime verso la sua
amica. Questo non fece che turbare maggiormente quest’ultima, che posò una mano
sulla sua guancia. Bruciava. Melissa stava per aprire la bocca per dire
qualcosa, ma Lily la prevenne.
-
Scusami – mormorò. – Non so perché, ma mi mette sempre in queste condizioni
quando mi fa innervosire così -
Melissa
sorrise. – Allora forse non è unicamente per via dell’arrabbiatura… - le
suggerì con una sfumatura di malizia nella voce.
-
Sì, è vero – rispose Lily. – È perché lo odio talmente tanto che… -
Melissa
scosse la testa. – Perdonami, Lily, ma non ti credo quando dici che lo odi…
Sono sicura che in fondo… Non sei del tutto sincera quando pronunci quella
parola, non lo sei affatto e lo sai bene –
-
Cosa potrei mai provare se non odio per un ragazzo tanto arrogante, immaturo e
pieno di sé? – fece Lily, impuntandosi.
-
Adesso è così – disse pazientemente Melissa. – Ma nel profondo è
certamente diverso -
Lily
emise uno sbuffo sprezzante. – Anch’io ho creduto che fosse diverso, per un
certo periodo! – ribattè con una punta di amarezza nella voce. – Oggi mi ha ben
provato il contrario –
Melissa
si morse le labbra. – Lo sai? – continuò – Poco fa, quando ho detto che
rifiutavi di uscire di camera, lui aveva davvero l’aria inquieta e dispiaciuta.
Sono sicura che se ti gli lasciassi una qualche possibilità in più… -
Lily
le lanciò un’occhiataccia: - Dici questo solo perché speri di avere
un’occasione di avvicinarti a Black! –
Le
sue parole parvero ferire Melissa. – Non essere ingiusta, Lily! – esclamò. –
Ok, non nego di avere un debole per Sirius Black, diciamo pure un gran
debole, ma se sono qui è per te!Sei la mia migliore amica e vieni prima di
tutto!Mi preoccupo sinceramente per te, lo sai. Renderebbe la vita più facile a
tutti, in particolare a te, se tu e James faceste una tregua –
Lily
scrollò le spalle guardando fissa il soffitto. Melissa sospirò. – Lily,
ascolta… -
-
Non ne parliamo più, d’accordo? – la interruppe l’altra bruscamente. Melissa
alzò gli occhi e Lily le sorrise.
-
Credo sia l’ora di mangiare – disse la rossa. – E se andassimo? -
Melissa
le sorrise di rimando, troppo felice che l’amica volesse uscire dalla sua
stanza, e annuì. Severina e Alicia le stavano aspettando nella sala comune. –
Ah, eccola! – esclamò Severina. – Una resuscitata!Hai infine accettato di
tornare tra i vivi, Lily? –
Lei,
per tutta risposta, le mostrò la lingua. Si stavano apprestando ad uscire,
quando il quadro della sala comune ruotò per lasciar passare i quattro
Malandrini. Melissa lanciò uno sguardo nervoso a Lily, il cui volto era
impassibile, adombrato. James, invece, si era bloccato sul posto e la fissava
dritta negli occhi. Il silenzio cadde nella sala comune. Nell’attimo in cui
James fece per dire qualcosa, Lily girò sui tacchi, volendo tornare al
dormitorio, ma Melissa la trattenne per un braccio. – Piantala, non
ricominciare! – le sibilò.
James
aveva fatto un passo verso di lei e si era fermato, nervosamente. – Ascolta,
Evans, io… - esordì.
La
ragazza evitava deliberatamente il suo sguardo, la testa alta. James prese ad
agitarsi e alzò una mano per passarsela tra i capelli. Ma le sue dita non
raggiunsero quella massa scarmigliata, il gesto fu sospeso.
-
Ti chiedo perdono, Evans -
Lei
non rispose.
-
Perdono per averti fatta arrabbiare. Non era mia intenzione, sul serio -
Lily
non si mosse, non disse nulla. Poi, finalmente, girò la testa verso di lui. - È
molto semplice scusarsi così, Potter. “Ti chiedo perdono per averti fatta
arrabbiare”!Non è sufficiente!Non ti rendi conto di quanto sia stata stupida e
anche crudele la tua azione di questo pomeriggio!Divertirsi a spese degli altri
è la peggior… -
Si
fermò quando vide James aprire la bocca per protestare. Lily scosse il capo.
-
No, ovvio, ho torto, non è così?Vuoi chiedermi scusa, ma non sai perché?Rifiuti
di riconoscere il tuo sbaglio, non è così? – Vedendo che James non rispondeva,
un sorriso sarcastico si dipinse sulle sue labbra. – Fintanto che non avrai
abbassato la cresta, fintanto che resterai uno schifoso, piccolo cretino
arrogante, io continuerò a detestarti, Potter – gli disse seccamente. E con passo
rapido di diresse verso il dipinto della Signora Grassa. Ma prima di uscire si
voltò un’ultima volta verso di lui.
-
Salvo un avvenimento imminente, salvo che un giorno tu non mi sorprenda,
Potter, le cose resteranno per sempre tali e quali – e se ne andò. Le sue
amiche la seguirono. Passando, Sirius fece l’occhiolino a Melissa, cosa che la
fece arrossire più che mai. James era furioso.
-
Come osa?Ho fatto lo sforzo di scusarmi e lei… Perché stavolta sono stato
corretto, no?Non ho giocato al ragazzo sicuro di sé, no?Non le ho neppure
chiesto di uscire con me!Allora perché ha reagito così? -
-
Io penso che ce l’abbia davvero con te – fece Sirius.
-
Io credo che te ne voglia veramente – disse Remus.
James
sospirò e si lasciò cadere su una poltrona con aria profondamente delusa e
desolata.
***
-
Sei stata davvero dura con lui sulla questione! – le disse Melissa in tono di
rimprovero. Lily si strinse nelle spalle e si tagliò una fetta di pollo.
-
Sono d’accordo con lei, Lily – aggiunse Alicia. – Le sue scuse avevano l’aria
di essere sincere sul serio -
-
E sembrava talmente agitato! – rincarò Severina.
Lily
sbattè con violenza le posate sul tavolo per troncare di netto le loro
rappresaglie.
-
Voglio che capisca fino a che punto mi innervosisce – esordì, tranquilla – Fino
a che punto è arrogante, vanitoso, egocentrico e fino a che punto non sopporto
il suo carattere. Forse questo gli farà lavorare le meningi, no? -
E
riprese il suo pasto da dove lo aveva lasciato. Le altre tre si guardarono tra
loro e sospirarono all’unisono.
-
Forse hai ragione, dopotutto – disse Alicia alzando le spalle. – Ma credo che
la tua reazione lo abbia fatto arrabbiare più di ogni altra cosa… -
Lily
si morse le labbra per una frazione di secondo, però si riprese subito. – Non
ho la minima intenzione di rovinarmi la vita per lui! – esclamò. – E smettetela
di lanciarmi quegli sguardi supplichevoli!Cambiamo argomento, va bene? –
Controvoglia,
le amiche accettarono. – Che prova abbiamo domani? – proseguì Lily.
Ecco
fatto, aveva tirato in ballo il solo argomento che la metteva del tutto a suo
agio: gli studi. Le altre tre ragazze si trattennero a fatica dal levare gli
occhi al cielo prima di risponderle. La conversazione continuò così,
spostandosi da un argomento all’altro, ma evitando il caso “James Potter”…
almeno finchè questi non mise piede nella Sala Grande seguito dai suoi tre
compari. Il volto di Lily si oscurò non appena lo vide, e lo stesso acadde a
James.
-
Ma questi due andranno avanti a lungo con i loro casini? – borbottò Alicia tra
i denti.
Poco
più in là, alla medesima tavola, un certo Remus Lupin disse esattamente la
stessa cosa.
***
James
lanciò un nuovo sguardo quasi disperato a Lily. Lei, esasperata, sospirò
pesantemente, sbattè le posate sul legno del tavolo, si alzò e uscì a
precipizio dalla Sala Grande, le amiche alle calcagna. James non cessò di
seguirle con gli occhi fino a che non furono completamente sparite dalla sua
vista… e fu allora che si accorse di qualcosa che gli fece aggrottare la
fronte. Le quattro giovani erano seguite, e non dalle persone migliori di
Hogwarts…
Lily
camminava con passo rabbioso e le sue amiche facevano molta fatica a starle
dietro.
-
Lily, aspettaci! – gridò Severina esasperata. L’interpellata non si voltò
nemmeno.
-
Mio Dio, ma quanto è cocciuta! – brontolò Melissa.
Lily
svoltò in un corridoio perpendicolare a quello in cui si trovavano loro e sparì
dal campo visivo delle amiche; con loro grande inquietudine, il rumore dei suoi
passi cessò. Si precipitarono a raggiungerla e… Alicia impallidì, Melissa
lanciò un grido soffocato e Severina serrò i pugni. Davanti a Lily, che si era
bloccata, c’era un gruppo di Serpeverde che le sbarravano il passaggio. Ce
n’erano due del settimo anno che tutti temevano, vale a dire Bellatrix Black,
cugina di Sirius, e Rodolphus Lestrange, il suo ragazzo. Poi ce n’erano quattro
dei quinto anno, i rivali dei Malandrini: Evan Rosier, Tom Wilkes, Adam Avery e
Severus Piton, che si teneva in disparte.
-
Cosa volete ancora da noi? – grugnì Severina.
Bellatrix
esplose in una risata sprezzante, altezzosa e un po’ folle… come lei. – Chi vi
dice che vogliamo qualcosa da voi in particolare? – domandò, un ghigno beffardo
che le stirava le labbra. Rodolphus prese a sua volta la parola: - I vostri
adorati, piccoli compari, quelli che tutti chiamano “i Malandrini” – e
pronunciò questa parola con un tono di evidente disgusto – hanno ferito l’onore
di Serpeverde, questo pomeriggio, attaccando Severus Piton qui presente –
-
Quindi ci vogliamo vendicare! – seguitò Bellatrix, una luce diabolica, crudele,
dipinta sul viso. – Attaccando ciò che è loro più caro -
La
reazione di Lily non si fece attendere. Scoppiò in una risata sarcastica: -
Scusatemi, ma credo che vi stiate sbagliando. Non credo che noi siamo così…
care ai Malandrini!Insomma, è assurdo. Non vedo in cosa potremmo… -
Con
sua grande sorpresa, fu Piton a risponderle: - È raro vedere James Potter
obbedire agli ordini di qualcuno… -
-
Ma non ha obbedito a un mio ordine! – replicò Lily, iniziando a innervosirsi. –
L’ho minacciato con la bacchetta e, siccome sono migliore di lui negli incantesimi,
ha avuto fifa, ecco tutto! -
Di
nuovo, Bellatrix si mise a ridere. E nell’udirla le quattro ragazze ebbero
voglia di picchiarla, di farla tacere… quella risata le rendeva matte.
-
La povera, piccola Mezzosangue è cieca fino a questo punto? – chiese,
nell’orribile imitazione di una voce infantile.
-
Non hai visto come ti guardava? – fece Piton in tono di ruvido stupore.
-
Ma… - cominciò Lily, pronta a dire qualcosa come “Non voglio essere la persona
cara a Potter”, però si fermò di botto. La sua espressione divenne più dura. –
E questo in che modo ti riguarda, Mocciosus?Da quando t’interessi agli affari
di una Mezzosangue? -
La
mascella di Piton si contrasse, mentre i suoi compari gli gettavano delle
occhiate stupefatte.
-
Forza, bando alle chiacchiere! – esclamò all’improvviso Bellatrix estraendo la
propria bacchetta.
-
Sì, che la festa cominci! – le fece eco Rodolphus con voce sorda, fissandole
con sguardo da predatore. Gli altri sogghignarono e, ciascuno con un sorriso
diabolico stampato in volto, si avvicinarono alle ragazze, accerchiandole poco
a poco. Avevano giusto alzato le bacchette, pronti a lanciare un incantesimo,
quando tre lampi rossi colpirono in pieno tre Serpeverde, disarmandoli.
I
Malandrini erano lì.
-
Levatevi di mezzo! – tuonò James. Bellatrix gli rivolse un sorriso sardonico.
-
Ecco il tuo cavalier servente, Mezzosangue! – disse a Lily. Questo fece montare
a James una rabbia folle. Sentiva il bisogno di scagliarsi contro Bellatrix, ma
Sirius lo trattenne, scoccando l’occhiata più nera e cattiva possibile a sua
cugina. Ma la loro reazione non fece che divertirla ancora di più, e la
Serpeverde afferrò brutalmente Lily per i capelli, facendola cadere
all’indietro. Le sue tre amiche avrebbero voluto venirle in aiuto, ma gli altri
Serpeverde bloccarono loro il passaggio.
-
Non puoi sapere il piacere che mi dà, Potter, vedere il tuo viso inquieto… -
rincarò Bellatrix, sadica. – Che faresti, eh, se io le facessi del male?Se la
uccidessi?Tu tieni a lei, non è vero? -
James
non le rispose, gli occhi fissi sul volto di Lily bagnato di lacrime. –
Lasciala subito! – ringhiò con voce sorda. Ma Bellatrix serrò ulteriormente la
presa e Lily lanciò un grido di dolore. La Serpeverde, piena di piacere sadico,
iniziò a scuoterla a destra e a manca, sempre tenendola per i capelli, e la
giovane Grifondoro si morse le labbra per non urlare. Poi, Bellatrix cominciò a
tirarle dei calci. Sirius riusciva sempre meno a trattenere James, che voleva
avventarsi su di lei. Lily rotolò su un fianco, in posizione fetale, mentre
Bellatrix, con quella sua gioia malsana, continuava a colpirla.
-
STUPEFICIUM!!!!! – urlò all’improvviso una voce. Lo Schiantesimo colpì
in pieno la Serpeverde e questa si accasciò al suolo. James era infine riuscito
a liberarsi dalla stretta di Sirius e stava lì, ansimante, la bacchetta ancora
puntata dritta davanti a sé. Gli altri Serpeverde avanzarono per vendicare la
compagna, ma adesso i Malandrini (tranne Peter, che si era nascosto tremante
dietro un’armatura) e le tre ragazze (che avevano approfittato di quel momento
di distrazione per unirsi ai ragazzi) li stavano fronteggiando, bacchette
pronte in mano. Così, i Serpeverde finirono per battere in ritirata (Rodolphus
con Bellatrix tra le braccia) e fuggirono verso la loro sala comune prima che
arrivasse un professore o il custode. In men che non si dica, James si
precipitò da Lily, che era ancora rannicchiata a terra.
-
Tutto bene, Evans? – chiese, seriamente preoccupato. Voleva posarle una mano
sulla spalla, ma lei lo respinse con forza: - Lasciami in pace! – urlò. – Non
mi serve il tuo aiuto! -
-
COSA?? – esplose James, improvvisamente furioso. – Come ti permetti?Eri davvero
in pericolo!Ti ho salvata mentre ti trovavi in una gran brutta situazione e tu…
tu… è così che mi ringrazi!Bene, ti confesso che non riesco veramente a capire!
-
Lily
si raddrizzò con difficoltà e rivolse verso di lui due occhi rossi di pianto. –
È a causa tua se sono in questo stato! – gridò. – Non voglio essere una persona
a te cara!Mi rifiuto!Non voglio che tu provi dei sentimenti per me!Non voglio,
tu mi disgusti, mi disgusti! –
Si
sarebbe quasi detto che gli stesse sputando quelle parole in faccia. Le sue
amiche la guardarono, completamente spiazzate, perché non l’avevano mai vista
così. James, di fronte a lei, era a metà tra la collera e le lacrime.
-
Non capisco davvero – ripetè, quasi in un sussurro.
Lily
si rialzò, sistemandosi la veste. – Te l’ho già detto. Te l’ho già spiegato
poco fa, nella sala comune, e tu non hai che da riflettere – e girò i tacchi e fuggì
lungo il corridoio. Le amiche la seguirono dopo aver ringraziato brevemente i
Malandrini e aver lanciato delle occhiate desolate a James. Quest’ultimo restò
impalato sul posto, gli occhi sempre posati sullo spazio occupato da Lily fino
a qualche minuto prima.
“Fintanto
che non avrai abbassato la cresta, fintanto che resterai uno schifoso, piccolo
cretino arrogante, io conitnuerò a detestarti, Potter ”. Le parole di Lily
gi risuonavano nella mente. “Salvo un avvenimento imminente, salvo che un
giorno tu non mi sorprenda, Potter, le cose resteranno per sempre tali e quali
”. Remus gli mise una mano sulla spalla.
-
Io credo che sia nel giusto, in fondo – disse – anche se ha agito ingiustamente
nei tuoi confronti. Ciò significa semplicemente che è necessario che tu ti
rimetta in discussione. Bisognerebbe forse che tu cambiassi il tuo
atteggiamento verso gli altri… che tu cambiassi in breve tempo, anche… -
James
sospirò. – Non si può cambiare dall’oggi al domani, così, nemmeno con un colpo
di bacchetta –
-
Devi solo essere naturale! – esclamò Sirius con brio.
James
scosse la testa. – Non riuscirò mai a raggiungerla! –
Remus
gli sorrise. – Sai, ci restano ancora due anni di scuola, hai tutto il tempo
che vuoi per allenarti e riprovarci. In due anni molte cose possono cambiare… -
***
«
Ecco com’era la mia vita all’epoca, mio caro diario. Tra gli assilli incessanti
di Potter e le minacce dei Serpeverde non era certo semplice. Niente poteva
cambiare, la vita sarebbe rimasta sempre la stessa. O almeno, questo è ciò che
credevo, mio caro diario… Lily Evans.»
*******
Fine del I capitolo*******
NdA:
eccovi la mia nuova storia!Vi piace?Vale la pena che continui a
scriverla?Recensite, pleaaaaaaase!!!
NdTraduttrice: e io vi faccio la stessa domanda… vale la
pena che continui a tradurla^^?Mi raccomando, gente, ve lo ripeto, leggete e
recensite, in positivo e in negativo!Ci vediamo con il secondo chap!By Black
Moody
Capitolo 2 *** Capitolo II - Partire per non tornare più ***
Spoiler: questa storia è interamente ispirata al V libro, ma chi parla
di spoiler del V parla anche di spoiler degli altri qua
Spoiler: questa storia è interamente ispirata al V
libro, ma chi parla di spoiler del V parla anche di spoiler degli altri quattro
volumi!Questo capitolo è tratto soprattutto da “La nobile e antichissima Casata
dei Black”.
Piccola nota: questo capitolo è completamente (o
quasi) dedicato al personaggio di Sirius Black. Sì, lo so, questa fic è su
Lily&James, e si parlerà molto di loro nei prossimi capitoli… ma questa
storia concerne anche gli ultimi anni dei Malandrini a Hogwarts, e mi sembrava
importante parlare della fuga di Sirius, che scappa così dalla sua tirannica
famiglia. Infine, spero che non me ne vorrete e che questo capitolo vi piaccia
^__^!
NdTraduttrice: innanzitutto chiedo perdono a tutti
i lettori, visto che sono in ritardissimo con l’aggiornamento… ma sapete com’è,
il tempo a volte stringe e non si riesce a fare tutto ciò che si vorrebbe
^_-!Poi grazie a tutti coloro che hanno recensito il primo chap: continuate a
farlo, mi raccomando, anche perché la storia si farà sempre più bella!Ed infine,
una precisazione: nello scrivere la presentazione della fic ho sbagliato… i
capitoli NON si fermano al quinto!Perciò sappiate che “Ehi,Evans!EVANS!” vi
terrà compagnia più a lungo del previsto…
And now, enjoy yourselves again ^_______^!By Black
Moody aka Reidur
***
CAPITOLO
SECONDO: Partire per non tornare più
« So che detto così potrà sembrarvi leggermente
drammatico, ma i miei genitori non mi hanno mai amato davvero. Non sono mai
stato il figlio sottomesso e attento ai loro desideri come avrebbero voluto…
non sono mai stato d’accordo con il loro modo di pensare, con i loro ideali su
quello che loro chiamano “sangue puro”. Invidio mia cugina Andromeda che è
riuscita a fuggire da questa famiglia di pazzi sposando Ted Tonks, un mago di
origini babbane. È stato il suo modo di scappare.
Mia madre non ha mai apprezzato la maniera in cui
mi vesto, la mia aria disinvolta, i miei occhi ridenti e la mia passione
sconsiderata per burle e trappole di tutti i tipi. Ma tutto è degenerato quando
sono arrivato a Hogwarts. Innanzitutto, contrariamente alla maggior parte dei
membri della mia famiglia, non sono andato a Serpeverde, bensì a Grifondoro. E poi,
mia madre non ha mai sopportato le mie amicizie, tutti quei “Mezzosangue”,
quei “filobabbani”… Ben presto le vacanze in famiglia sono divenute un
vero inferno. “Traditore del nostro sangue’’… questo non vuol dire
niente!Non posso più vivere in questa casa. Ed è per questo che, non appena
potrò… partirò.
E al più presto possibile. Parola di Sirius Black.
»
Appena il giovane ebbe finito di scrivere queste
parole, una voce aspra echeggiò dietro la porta della sua camera, seguita da
dei colpi ripetitivi contro il legno. – SIRIUS!Razza di cretino ritardato!Mamma
ti vuole di sotto! –
Sirius grugnì. – Sì, va bene Regulus!Non è
necessario che tu faccia esplodere le tue povere, piccole corde vocali per
questo! – rispose di rimando con disprezzo.
Un nuovo grido riecheggiò, stavolta quello di una
donna, molto più forte e rabbioso, proveniente dal piano inferiore. Fu
accompagnato non da pugni contro la porta, bensì da colpi di scopa da sotto il
pavimento della sua stanza. – SIRIUS! TRADITORE DEL MIO SANGUE! CREATURA
INDEGNA DI ESSERE USCITA DAL MIO VENTRE! SCENDI SUBITO! –
Sirius sospirò pesantemente e, con un gesto
rabbioso, fece cadere tutto quello che c’era sulla sua scrivania: pergamene,
piume, quaderni… Uscì dalla camera, stando ben attento a urtare, nel passargli
accanto, suo fratello Regulus, uno “schifoso piccolo spione” di tredici anni
(che presto avrebbe iniziato il suo IV anno ad Hogwarts), il quale si mise a
piangere a dirotto… Ciò non fece che raddoppiare le grida e gli insulti di sua
madre al piano sottostante. Respirando profondamente per un’ultima volta,
Sirius scese le scale. Sua madre lo attendeva dabbasso, le mani sui fianchi e
gli occhi neri scintillanti di furore.
- Sapete, madre, potreste recitare in qualche
tragedia… - la apostrofò Sirius con un tono in cui beffa e disprezzo si
mescolavano. La donna gli tirò uno schiaffo magistrale. Sirius serrò denti e
pugni.
- Non mi parlare in questo modo! – urlò lei.
Sirius non si sarebbe stupito di vederle gli occhi
iniettati di sangue.
- Che succede, madre?Quale abominio ho commesso
stavolta? – domandò freddamente, cercando di mantenere la calma. A mo’ di
risposta, la donna gli tese un foglio di pergamena.
- Leggi – ordinò, la voce che risuonava secca e
sferzante come una frusta.
« Signore e Signora Black, troverete qui aggiunto,
assieme ai risultati dei G.U.F.O. di Vostro figlio, un bilancio annuale delle
sue “prodezze”. In un solo anno, il signor Sirius Orion Black ha raggiunto il
numero inimmaginabile di 365 punizioni dovute alle sue innominabili “burle” fatte
agli allievi di Serpeverde, tra 156 tazze di gabinetto esplose, 234 articoli
del regolamento di Hogwarts violati (in particolare durante le sue scappatelle
a Hogsmeade), ecc., ecc… la lista sarebbe troppo lunga da enumerare. Benchè il
giovane Sirius Black sia un eccellente alunno, vi saremmo grati, gentili
genitori, d’insegnare a Vostro figlio a comportarsi come si deve, d’ora in
avanti.
Sinceramente, la Vicepreside e Direttrice della
Casa di Grifondoro, Minerva McGrannitt »
Sirius sospirò in silenzio. La sua povera, cara,
vecchia McGrannitt non sapeva cosa diceva nel consigliare ai suoi genitori di
insegnarli a comportarsi bene!La punizione sarebbe arrivata, severa e dura come
d’abitudine, e non avrebbe portato altro che discussioni violente di fronte al
suo ostinato rifiuto di obbedire. Sì, Sirius aveva talmente imparato a odiare
quella famiglia, nella quale non si sentiva affatto al suo posto, che non
faceva niente di ciò che gli veniva ordinato… peggio, faceva l’esatto
contrario!
- Però, che dire… - esclamò gioiosamente e
fieramente. – 365 punizioni?Ho battuto il record dell’anno scorso! -
Un nuovo manrovescio, più violento del precedente,
si abbattè sulla sua guancia.
- Ah, sì?Ne vai fiero, eh, Sirius? – gli sibilò
l’altra con odio. – Sei veramente indegno di portare il nome dei Black! -
Sirius alzò gli occhi al cielo. – Per pietà, madre,
cambiate disco!Ormai conosco questa tiritera! –
La donna alzò la mano per colpirlo ancora, ma
Sirius la bloccò, serrando con tutte le sue forze il polso di lei per
immobilizzarla. Si affrontarono con lo sguardo, fumanti di rabbia: le mascelle
contratte, i volti quasi pallidi per lo sforzo. Sirius aveva indubbiamente
maggior forza di sua madre, la quale abbandonò il confronto liberando
furiosamente il braccio dalla stretta del figlio. – Come osi? – disse in un
soffio d’indignazione.
Sirius scrollò le spalle e si appoggiò con
noncuranza alla ringhiera delle scale.
- Non sopporto che mi si tocchi, madre, soprattutto
se lo si fa per colpirmi -
Questa frase lasciò la donna senza fiato, da tanto
che sembrava indignata. – Co… come… - balbettò. Intuendo che stava per urlare
di nuovo fino ad assordirlo, Sirius preferì batterla sul tempo.
- E avete visto i miei risultati ai G.U.F.O.?Sono
stato bravo? – chiese il più correttamente possibile.
Ciò non calmò affatto sua madre.
- No, non li ho guardati! – berciò. – E non
m’interessa per nulla farlo!Che m’importa se hai dei buoni voti?Questo non
riuscirà a ristabilire l’onore che hai fatto perdere alla nobile famiglia dei
Black!Il tuo comportamento al di fuori di questa casa è troppo indegno e
inammissibile!Dei semplici voti non faranno di te un buon membro della nostra
casata!Esigo che tu… -
- Oh, ma certo!Non ve ne frega niente di me!Non
guardate altro che i miei lati negativi!Non vi accorgete che riesco anche in
qualche cosa di buono, a volte!Non m’incoraggiate mai quando prendo dei bei
voti o quando… No, tutto quello di cui v’importa è mantenere l’onore dei Black!
– urlò Sirius di rimando.
- Oh, per favore! – abbaiò sua madre. – Non essere
patetico!Sei completamente ridicolo. Perché dovrei interessarmi a qualcuno come
te?Se davvero lo desideri devi cambiare, ragazzo mio, essere all’altezza di un
vero Black. Bisogna che tu ti comporti come un Black, che tu sia un
Black!Che tu sia fiero di portare questo nome! -
- Sprecate fiato, madre, quel nome mi fa ribrezzo –
sibilò Sirius. – Ora, se non vi dispiace, vorrei vedere i risultati dei miei
G.U.F.O. -
Sua madre gli lanciò un’occhiata nera e gli passò
brutalmente la pergamena su cui erano scritti i voti.
- Tieni, visto che solo questo t’interessa! –
esclamò.
Sirius iniziò a leggere e, poco a poco, un sorriso
si disegnò sulle sue belle labbra. Sua madre lo stava osservando
minuziosamente, e con discrezione si alzò sulla punta dei piedi per vedere cosa
vi era scritto. Ma non riuscì a scorgere nulla. Irritata, riconoscendo in
silenzio la propria sconfitta, la donna si morse il labbro inferiore e domandò
seccamente al figlio: - Bene, allora come sono i tuoi risultati? –
Sirius sorrise, vincitore. Ce l’aveva fatta!
- Credevo non v’importasse saperlo – disse in tono
canzonatorio.
Sua madre serrò i denti. – Dammi quel foglio e
taci! – grugnì.
- Uh, donna di poca fede… - mormorò Sirius tra i
denti. E le tese la pergamena.
C’era un Eccellente in Difesa Contro le Arti
Oscure, come Sirius aveva pensato, così come in Trasfigurazione (naturale, per
uno che era riuscito a diventare Animagus dopo soli cinque anni di studio!) ed
in Incantesimi. Il resto dei voti era vicino a Eccellente, a parte in
Pozioni, ma anche lì il voto era di poco inferiore… Fu con grande soddisfazione
che Sirius vide sua madre mordersi di nuovo le labbra.
- Mh, non male – bofonchiò nel rendergli i fogli.
Gli gettò uno sguardo in tralice, mentre Sirius arrotolava la pergamena e la
riponeva nella propria tasca. – E cosa vuoi diventare, più avanti? -
- Auror – rispose lui con calma.
Questa volta credette che sua madre si sarebbe
strozzata: - AUROR???? –
- Sì, mamma, voglio diventare un Auror – continuò
Sirius con voce impassibile. – Cosa c’è ancora?Non è un mestiere abbastanza
onorevole? -
- Non ricominciare a fare l’insolente! – tuonò lei.
– E perché vorresti divenire Auror, innanzitutto? -
- Visti i tempi che corrono, mi auguro di poter
difendere le vedove e gli orfani – rispose Sirius con ironia. – Voglio
combattere Voldemort e i suoi tirapiedi, voglio che tutta questi distruzione e
tutti questi massacri cessino! -
Una luce di collera si accese negli occhi neri di
sua madre. – Il Signore Oscuro e i suoi Mangiamorte si battono per uno scopo
onorabile: vogliono preservare la purezza del mondo dei maghi e cancellare
tutta la feccia! – tuonò la donna. – Non mi dirai che ti vuoi schierare al
fianco di quei filobabbani, vero?Non te lo lascerò fare, te lo prometto,
Sirius!Un Black non combatterà mai con dei perdenti! –
Sirius scosse la testa con aria afflitta: - Siete
più pazzi gli uni degli altri, in questa famiglia – mormorò.
Per la terza volta, un ceffone si abbattè su di
lui, lasciandogli dei segni sulla pelle.
- Un Black non combatterà mai al fianco di quei
perdenti!! – ripetè sua madre ancora più forte.
Sirius la respinse violentemente, facendola
barcollare all’indietro e mandandola a cadere sul pavimento. La donna si
raddrizzò all’istante, gli occhi che scagliavano fulmini. Kreacher, l’Elfo
domestico, accorse subito in aiuto della sua padrona, mente guardava Sirius
scandalizzato: - Come osate, Padrone? – squittì.
- Fermo lì, Kreacher! – tuonò Sirius, accecato
dalla rabbia. Poi si voltò verso la madre: - Se le cose stanno così, io RIFIUTO
di essere un Black!Mi rifiuto di far parte di una famiglia di PSICOPATICI!! – e
girò i tacchi, iniziando a salire furiosamente le scale.
- VEDREMO STASERA CON TUO PADRE! – gridò la donna
con tanta foga da spaccarsi quasi i polmoni. – VEDRAI, LUI NON SARÀ DIPLOMATICO
COME ME!!!! -
- Certo, certo, come no! – berciò Sirius di
rimando.
Nel corridoio che portava alla sua stanza, il
ragazzo trovò suo fratello con l’orecchio incollato per terra, segno che aveva
palesemente ascoltato l’intera conversazione. Regulus si rialzò nello scorgere
Sirius, l’aria spaventata di fronte allo sguardo duro del maggiore. In quei
momenti non osava fargli alcun commento acido, poiché sapeva bene di cosa era
capace Sirius.
- Che vuoi, spione? – lo apostrofò seccamente quest’ultimo.
- N… niente – balbettò il ragazzino.
- ALLORA LEVATI DI MEZZO! – ruggì Sirius.
Acchiappò il fratello per la collottola,
spingendolo all’altro capo del corridoio e strappandogli dei gemiti di dolore.
- Me la pagherai! – strillò Regulus con una vocetta
acuta mentre Sirius si allontanava.
- Provaci pure! – gli rispose l’altro
scimmiottandolo, prima di entrare in camera e di sbattere la porta dietro di
sé.
Regulus non la vide mai più riaprirsi.
Non posso più vivere in questa casa.
Ed è per questo che, non appena potrò… partirò.
E al più presto possibile.
Parola di Sirius Black.
Aveva preso la sua decisione. Quella vita non poteva
durare oltre. Perciò aveva riunito tutte le sue cose, le aveva stipate nel
baule, lasciando fuori la scopa, il calderone ed altri utensili troppo per
farceli entrare, e aveva gettato il tutto dalla finestra, lanciando un
incantesimo per attutirne la caduta.
Poi si gettò a sua volta.
***
Come ogni week-end, Bellatrix Black andava a far
visita a sua zia, la sua cara e dolce zia, sulla quale contava molto per
l’eredità. Aveva indossato il suo abito più bello, lisciato con cura i suoi
lunghi capelli neri che avevano quella fastidiosa tendenza ad abboccolarsi, ed
aveva esibito il suo sguardo più fiero e sprezzante per dare una buona
impressione di sé. Quando giunse al numero 12 di Grimmauld Place, fu sorpresa
di trovare sua zia in uno stato pietoso, seduta sul sofà del salone con Regulus
al suo fianco che tentava di confortarla… o piuttosto, di calmarla. A
prima vista si sarebbe detto che la donna stesse piangendo, ma in realtà era
devastata dalla rabbia: il suo volto era rosso paonazzo, la mascella contratta
e gli occhi lampeggianti.
- Quel… quel… QUEL TRADITORE! TRADITORE DEL NOSTRO
SANGUE! QUELL’ABOMINIO! LA VERGOGNA DELLA MIA CARNE!!! -
- Madre, madre!Calmatevi, vi prego! – balbettava
Regulus, bianco come un cencio.
- COME HA OSATO!? – si sgolò l’altra di nuovo.
Bellatrix avanzò verso sua zia affinchè questa si
accorgesse della sua presenza. “Cos’ha potuto fare ancora quell’imbecille di
mio cugino?” sibilò tra i denti, poiché non vi era alcun dubbio che si stesse
parlando di Sirius, visto che era il solo che sua zia chiamasse così.
- Mia cara zia, che cosa accade? – domandò
Bellatrix rendendo più dolce possibile la propria voce.
La signora Black sussultò nel vedere la nipote
davanti a sé.
- Oh, Bellatrix!Non ti avevo vista! – esclamò, lo
sguardo che le si addolciva. – È quel traditore di tuo cugino! -
- Sirius? -
- Sì!Sai che è scappato?Quel piccolo idiota ha
deciso di rinunciare al cognome dei Black, disonorando così la nostra famiglia!
-
Rabbiosa, i pugni serrati, la donna si alzò,
voltando le spalle alla nipote e avanzando verso il grande arazzo che ornava la
parete di fondo: tale arazzo rappresentava l’albero genealogico della famiglia,
e risaliva al Medioevo. Fronteggiandolo, la signora Black mormorò parole
inudibli tra i denti.
“ È diventata pazza” pensò Bellatrix scuotendo il
capo. “Quell’imbecille di mio cugino me la pagherà, statene certi!”
Poi raggiunse sua zia con tutta calma, seguita da
vicino dal cugino più giovane, Regulus. Sua zia fissava un punto sull’arazzo,
quello che indicava il posto di “Sirius Black” in quella vasta famiglia. La
signora Black tirò fuori la propria bacchetta magica dalla tasca e la puntò
contro quel piccolo spazio. Due secondi più tardi, quel nome non esisteva più,
e al suo posto rimaneva un minuscolo foro simile a quelli lasciati dai
mozziconi accesi di sigaretta. Bellatrix, notando che sua zia non accennava a
smettere di tremare in tutto il corpo, le posò su una spalla una mano che
voleva essere confortante.
- Non arrabbiatevi, mia cara zia – disse con voce
glaciale, una di quelle voci che davano brividi lungo la schiena. – Ritroverò
quel traditore di Sirius, potete starne certa!E vi prometto che vendicherò il
disonore che ha fatto verso la nobile famiglia dei Black -
E le parole che pronunciava, non le diceva
unicamente per consolare la sua povera e miserabile zia. No, quelle
parole erano anche a titolo personale: la giovane pensava realmente a ciò che
aveva appena detto. E quando Bellatrix Black faceva una promessa, soprattutto
se era una promessa di morte, era meglio non starle vicino, perché il vostro destino
a quel punto era ormai segnato.
***
Aveva agitato una, due, tre volte la bacchetta, e
il Nottetempo era apparso, i fari abbaglianti. Dopo aver mormorato un flebile
“A Godric’s Hollow, per favore” dette le sue generalità al conduttore, il quale
gli assegnò uno dei letti in fondo. Vi si lasciò cadere, e una lacrima sfuggì
dai suoi occhi. Poco a poco, i singhiozzi s’intensificarono, scuotendogli le
spalle e facendolo tremare in tutto il corpo. Non sapeva esattamente il motivo
per cui stava piangendo. Non era triste per aver lasciato la sua famiglia,
affatto, ne era piuttosto contento. No, doveva essere a causa della violenza
del litigio, della rabbia che aveva provato in quei momenti, dell’emozione
datagli dalla fuga, dell’angoscia che chiunque sente nell’imbarcarsi in
un’avventura pericolosa, della fatica ed infine della libertà che aveva
finalmente raggiunto… Sì, era tutto questo mescolarsi di sentimenti che l’avevano
gettato in uno stato simile. A quel punto, Sirius si mise a piangere sul serio,
con l’intento di sfogarsi una volta per tutte. Poi, una mano esitante si poggiò
sulla sua spalla.
- Si… Sirius? – fece una voce assai insicura.
Il giovane alzò vivamente la testa per trovarsi
faccia a faccia con due occhi neri di ragazza… gli occhi di Melissa Kent. La
ragazza che arrossiva sempre quando lui la guardava, quella che tremava ovunque
ogni volta che la toccava, quasi come se lui fosse una sorta di Dio o chissà
cos’altro. Ma ora la ragazza in questione lo stava guardando, mordicchiandosi
le labbra, con aria desolata, e senza arrossire. Non sapeva come poterlo
consolare, e lo fissava come avrebbe fissato (forse) un povero bambino
spaventato. Ed ecco che Sirius si ritrovò a pensare che era carina – perché non
se n’era mai reso conto prima di allora?Forse perché era troppo allegro per
fare attenzione a una cosa del genere. Forse perché certe cose si realizzano
quando si è tristi, forse perché vediamo la bellezza della gente quando si è
smarriti…
- Me… Melissa? – mormorò Sirius.
Lei annuì.
- Che ci fai qui? – le chiese.
La ragazza sorrise. – Dovrei girarti la domanda! –
gli rispose.
Sirius le restituì il sorriso. – Prima le signore –
disse cortesemente e maliziosamente, ridiventando per un attimo il solito
Sirius, Sirius il Malandrino.
Per un certo verso, si sentì rassicurato quando la
vide arrossire.
- Vado a trovare mia nonna, passo spesso il fine
settimana da lei – rispose Melissa, leggermente imbarazzata. – Sì, lo so,
penserai che fa un po’
“ragazzetta-smielata-che-fa-visita-alla-sua-adorabile-nonnina”,però… -
- Non lo sto affatto pensando – commentò Sirius con
franchezza.
Lei arrossì di nuovo, sistemandosi una ciocca di
capelli dietro l’orecchio.
- E tu? – gli domandò timidamente.
- Vado da James – rispose lui in tono un po’
evasivo.
La ragazza lo squadrò con aria scettica. – Tutto
qui? – replicò inarcando un sopracciglio. – Allora perché poco fa stavi
piangendo? –
Sirius si morse il labbro inferiore, con la strana
impressione di stare arrossendo a sua volta. Poteva raccontarle ogni
cosa?Poteva farle una tale confidenza?Alzò lo sguardo su di lei e scrutò un
momento quei suoi grandi occhi neri. Poi si raddrizzò in modo da lasciare del
posto sul suo letto.
- Siediti – le disse battendo la mano sullo spazio
libero accanto a lui. – Sto per raccontarti una storia piuttosto lunga,
ragazzina -
Lei scoppiò a ridere e si accomodò sul letto vicino
a Sirius.
- Ma ho tutto il tempo che voglio, sai! – ribattè
maliziosamente e, dandogli una piccola pacca sulla testa, aggiunse: - E non
chiamarmi “ragazzina”, lo detesto -
Alla fin fine, la ragazza non era poi così delicata
e timida…
E le raccontò tutto.
***
« Cara Evans… »
- No, così non va, è un attacco troppo freddo per
una lettera!Soprattutto per quello che ho da dirle! – grugnì James
accartocciando la pergamena sulla quale aveva iniziato a scrivere la sua
lettera per la decima volta. Posò la piuma e si massaggiò le tempie con le
mani. Che cosa poteva scrivere a Lily Evans?E oltretutto, perché stava provando
a scriverle?Era completamente folle, completamente grottesco!No, bisognava
arrendersi all’evidenza: Lily Rose Evans lo odiava con tutto il cuore; era una
battaglia persa in partenza…
- No! – esclamò James a voce alta. Sbattè il pugno
così bruscamente sul tavolo, che Leopoldo, il suo gufo, svolazzò via dal
proprio trespolo e andò a posarsi in cima all’armadio, lanciando di tanto in
tanto dei versi un po’ offesi. James intanto si era alzato, i pugni serrati e
una luce determinata degli occhi.
- Le farò cambiare idea, parola di Malandrino!Le
dimostrerò che io non sono colui che lei crede che sia! – e si rimise al lavoro
con impegno.
« Cara Lily… »
- No, no e no!Questo non va bene!Vediamo… -
« Mia carissima Lily… »
- Naaaaaaaah! -
« Mia dolce e tenera Lily… »
- Mammia mia, no, troppo intimo!È ancora troppo
presto per chiamarla così… e poi potrebbe prenderla a male. Uhm… che cosa
potrei dire?Ah, ecco ho trovato! -
Prese un nuovo foglio di pergamena e lo lisciò con
cura.
- Semplicemente “Lily”. Sì, così è perfetto -
E cominciò a scrivere.
***
Quando ebbe finito il suo racconto, Sirius notò che
gli occhi di Melissa si erano spalancati per la sorpresa, o forse anche per lo
shock e l’indignazione… non poteva saperlo con precisione. La ragazza si era
posata una mano sulla bocca e lo guardava sicuramente con compassione. Sirius
ebbe un momento di silenzio, e lei finì per parlare.
- Mai mi sarei immaginata questo – mormorò quasi
tra sé e sé. – Hai un’aria così gioiosa quando sei a Hogwarts, sei così
contento, fiero, sicuro di te… Ti avevo sempre immaginato coccolato e adorato
in mezzo ad una grande famiglia importante. Pensavo che la tua vita fosse
perfetta, credevo che tu… -
- Che fossi io stesso un essere perfetto? – le
chiese Sirius in tono sarcastico. – Che fossi una specie di Dio tra gli
umani?Che i sentimenti degli altri non mi sfiorassero nemmeno? -
Melissa abbassò la testa, vergognandosi. – Sono
desolata – disse.
Sirius le passò un braccio intorno alle spalle,
facendola sussultare dalla sorpresa.
- Non devi esserlo, Melissa. Quella è l’impressione
che ho sempre voluto dare di me, e questo mi dava quel piccolo sentimento di
superiorità, quel mio essere al di sopra di tutto e tutti… Ma a conti fatti
sono un essere umano, sai, sono pieno di difetti come ogni altra persona, visto
che oltretutto sono un Black, nel profondo di me. Posso essere forte così come
posso essere debole, alle volte. L’hai visto tu stessa poco fa, no? -
La ragazza annuì e lui sorrise.
- Non arrabbiarti, Sirius, non ti comparerò più a
un Dio -
Lui si sforzò di sorridere ancora, avvertendo al
contempo una piccola punta di delusione. Ecco rovinato il suo alter ego!Ma
non gl’importava, Melissa si era resa conto di chi era Sirius Black in realtà,
e questo sarebbe comunque accaduto, un giorno o l’altro, no?
- Ma non posso impedirmi di continuare a pensare
che tu sia speciale – continuò lei. – No, Sirius, non mi guardare con
quell’aria stupita, non dirmi che ho torto!D’accordo, a Hogwarts sei stato
arrogante, vanitoso e borioso fino al midollo (“Ehi!” protestò Sirius facendola
sorridere) ma questa sera, salvandoti così dalla tua famiglia, ti sei mostrato
molto coraggioso. Hai provato di essere diverso da quegli immondi degli altri
Black, se posso definirli in questo modo (“Fai pure, usa i peggiori insulti
della terra per qualificarli, che non mi fa né caldo né freddo!”). Hai
rinnegato la tua famiglia per seguire la tua vita, non ti sei lasciato
influenzare da loro, sei determinato a rimanere te stesso e a conservare i tuoi
ideali… Ed è per questo motivo che ho detto che sei speciale, Sirius Black -
Sirius deglutì a fatica. Quella ragazza… l’avrebbe
baciata direttamente sul posto, se non se lo fosse impedito!
– Wow! – commentò in un soffio.
Melissa avvampò, e lui si accorse di avere il
medesimo colorito sulle guance. Ma come aveva fatto a non capirlo prima?
- Grazie – disse con voce arrochita.
Ecco, in una mezz’ora della sua vita aveva imparato
a conoscere una ragazza che gli stava al fianco già da cinque anni. Soltanto in
una mezz’ora, in trenta minuti, in… no, era troppo stanco per calcolare quanti
secondi fossero.
- Anche tu sei speciale, Melissa Kent -
Il colorito sul viso della giovane faceva invidia a
quello di una rosa, in quel momento.
- Io?Speciale? – rise. – No, altro non sono che una
ragazza di quindici anni e mezza, strega, d’accordo, Grifondoro, questo sì, ma
niente di più! -
Sirius le scoccò un sorriso malizioso.
- Ebbene, credetemi mia cara – declamò ad alta voce
in tono vagamente teatrale. – Non c’è una sola “semplice-ragazza-quindicenne”
come voi tra tutte le “semplici-ragazze-quindicenni” esistenti al mondo! -
- Fermo lì, Sirius! – gridò lei con voce
esageratamente acuta e coprendosi le guance. – Io odio arrossire! -
- Guarda che finora non hai fatto altro – la
punzecchiò lui con tono di bonaria presa di giro. Melissa gli fece una linguaccia.
- Ehi, mi succede soltanto quando ci sei tu nei
paraggi, Signor Black!Ogni volta arrossisco, e quando mi tocchi mi metto subito
a tremare!Detesto questa sensazione!Soprattutto quando comincio a balbettare e
non arrivo a dire due parole sensate di fila!Ah, mi detesto davvero in questi
momenti! -
- Eh, beh! – ribattè Sirius in tono divertito. – Ci
sono dei progressi, a quanto vedo, mia cara!Siete riuscita a sostenere una
conversazione con me della durata di mezz’ora e senza balbettare. Siete persino
riuscita a farmi dei complimenti e a tirarmi su di morale! -
- Oooh! – esclamò Melissa mimando un moto di grande
stupore. – Credete che sia in via di guarigione, dottore? -
- Ma certamente – rispose Sirius.
E scoppiarono a ridere. Senza sapere il perché, le
parole della ragazza gli avevano riscaldato il cuore. Forse era quella
dichiarazione sapientemente mascherata che lo faceva sentire tanto felice… chi
poteva dirlo?In quel preciso istante, il Nottetempo si fermò così bruscamente
che i due giovani caddero rumorosamente dal letto.
- Godric’s Hollow! – annunciò il conduttore dal
posto di guida.
Sirius si alzò e prese la valigia.
- Bene, io sono arrivato – disse girandosi verso
Melissa, che sembrava improvvisamente imbarazzata. Quest’ultima si alzò a sua
volta.
- Oh, d’accordo – rispose. Pareva esitante per una
ragione a lui sconosciuta. – Sono stata contenta di aver parlato con te -
- Anch’io – replicò Sirius tendendole la mano.
La ragazza la strinse, poi, mordicchiandosi le
labbra, si alzò sulla punta dei piedi e gli posò un bacio leggero sulla
guancia. – Grazie per tutto – disse con trasporto.
- Sono io che ti devo ringraziare – le fece notare
Sirius con un sorriso timido. Si sporse verso di lei e le restituì il bacio.
- Ci rivedremo a Hogwarts, Melissa! – le disse
salutandola con la mano.
- Sì, ci rivedremo a Hogwarts – mormorò Melissa, di
nuovo rossa in volto.
E Sirius scese dal Nottetempo.
***
« Ti auguro un buon fine vacanze… »
- No, così non va, è un saluto troppo moscio! -
« Ci vediamo a Hogwarts, non vedo l’ora di essere
di nuovo là… soltanto per rivedere i tuoi magnifici occhi verdi, Lily. »
- Naaaaaaah!!!No, no e no!!Cosa potrei mettere come
ultima frase? -
Per la centesima volta nella serata, James poggiò
la piuma sulla sua scrivania e riflettè. Non avrebbe mai immaginato che
scrivere una lettera fosse così duro, soprattutto nel fare attenzione agli
errori, al senso delle frasi… E bisognava trovare assolutamente le parole
giuste per non vessare o incollerire la sua cara e tenera interlocutrice… era
così facile scrivere a Sirius, per esempio!O a Remus, o a Peter!No, soprattutto
a Sirius, perché lui, almeno, non faceva caso agli errori, e poteva fargli
delle battute senza che se la prendesse a male. Ah, perché Lily Evans era così…
Un suono di campanello interruppe i suoi pensieri, e fu seguito da
un’esclamazione di sua madre proveniente dal pianterreno. Chi diamine poteva
essere? In un batter d’occhio, James si alzò dalla scrivania e si precipitò
fuori dalla camera, scendendo di volata le scale.
***
Fuori era calata la notte. Sirius camminava
lentamente nel piccolo villaggio addormentato di Godric’s Hollow. Assaporava la
frescura del vento che gli soffiava leggermente tra i capelli scaruffati per il
viaggio, e la tranquillità del luogo. Un immenso sentimento di calma lo invase,
e gli venne da sorridere.
Era arrivato dai Potter. Una grande inferriata,
dietro la quale una folta siepe nascondeva la dimora da sguardi indiscreti,
s’innalzava dinnanzi a lui. Sirius penetrò nella proprietà, percorse il viale
che conduceva fino alla casa e, infine, giunse alla porta e suonò il campanello.
La porta si aprì immediatamente per lasciare spazio alla figura di Eleonor
Potter, che lanciò un’esclamazione di sorpresa nel vederlo: - Sirius?Ma che fai
qui a quest’ora? –
Appariva sinceramente inquieta, come una vera madre
lo è nei confronti di un figlio. A Sirius morirono le parole in gola. – Io… -
attaccò. – Buonasera signora Potter –
Ma lei non lo stava ascoltando. I suoi occhi
andarono dalla valigia che portava fino ai suoi capelli spettinati (cosa molto
rara in lui), passando per le occhiaie che aveva e per il suo sguardo
arrossato.
- Mio Dio, Sirius, ma cosa ti è successo? – esclamò
la donna. – Avanti, entra, altrimenti prenderai freddo! -
Il ragazzo entrò nell’ingresso dipinto di rosso e
oro: quella casa gli sembrava così calorosa, così accogliente… Un rumore di
passi affrettati gli fece alzare la testa, e vide James galoppare a tutta
velocità giù per le scale. Due secondi dopo, il suo migliore amico lo stava
abbracciando fin quasi a stritolarlo.
- Mio buon vecchio Felpato! – gridò nello stesso tono
della madre. – Che ti è capitato? -
- Ehm… - farfugliò Sirius mentre si districava
dalla stretta di James. – Io ho… -
Eleonor scambiò uno sguardo con suo figlio ed
entrambi scossero il capo con aria d’intesa: - Credo, Sirius, che sia una buona
idea andare a sederci in cucina di fronte ad una buona cioccolata calda, di
modo che tu possa raccontarci con calma tutta la faccenda, d’accordo? –
Il giovane annuì, riconoscente ad Eleonor per la
sua sensibilità. E per la seconda volta nella serata, Sirius narrò l’intera
storia.
Quando ebbe finito, attese con apprensione la loro
reazione. Gli occhi di James avevano assunto le dimensioni di due piattini, e
quelli di Eleonor non facevano eccezione. Riguardo a Ramoso, Sirius non si
faceva troppi problemi: James conosceva i fatti che accadevano nella famiglia
Black, poiché gliene aveva sempre parlato. Avrebbe sicuramente approvato la sua
scelta… ma sua madre, la signora Potter, cos’avrebbe detto?Lo avrebbe giudicato
completamente folle?Avrebbe definito totalmente insensata la sua decisione di
fuga?
- Santo Cielo, Sirius… - mormorò scioccata. – Non
avrei mai immaginato che la sua famiglia arrivasse a certi punti… -
“Mai mi sarei immaginata questo. Hai un’aria così gioiosa
quando sei a Hogwarts, sei così contento, fiero, sicuro di te… Ti avevo sempre
immaginato coccolato e adorato in mezzo ad una grande famiglia importante.
Pensavo che la tua vita fosse perfetta, credevo che tu…”
Le parole di Melissa gli tornarono alla mente. Sì,
Eleonor stava certamente pensando la medesima cosa. Dietro la maschera che si
ostinava a portare a scuola e con gli amici, Sirius voleva assolutamente
nascondere la verità, la verità su di sé e sulla sua famiglia…
- Puoi restare qui fin quando lo vorrai! – disse la
signora Potter con calore e compassione. Questo risvegliò Sirius, che si alzò
d’un balzo:
- Oh! Signora Potter…! -
- Andiamo, Sirius! Chiamami Eleonor – lo rimbeccò
lei.
- Eh… sì… allora signora Eleonor… -
La donna levò gli occhi al cielo, mentre James
rideva sotto i baffi davanti alla cortesia imbarazzata del suo amico. – Non
desidero darvi fastidio, però, né tantomeno esservi di peso – continuò Sirius.
- Suvvia, Sirius… - cominciò Eleonor.
- Per me va benissimo accamparmi nel vostro
giardino, se non vi disturba! – la interruppe il ragazzo, determinato. – Non
voglio occupare troppo spazio -
La signora Potter scoppiò a ridere, divertita.
- Se ti accampi nel giardino, allora esigo di
accamparmi assieme a te! – gridò James con entusiasmo. Poi, rivolto alla madre:
- Sei d’accordo, vero mamma? -
Sirius non credeva alle proprie orecchie… James lo
prendeva come un gioco!Ma un sorriso gli si dipinse sulle labbra: dopotutto,
accamparsi doveva essere davvero divertente!Eleonor parve riflettere.
- Uhm… non so mica se te lo meriti, James… Ho visto
la lettera che hai ricevuto stamane… 365 punizioni sono tante, sai… -
- Sì, va bene, ma sono andato alla perfezione (o
quasi) nei G.U.F.O.! – replicò James. – E ho avuto tre Eccellenti! -
- Ah! Come me! – aggiunse Sirius con trasporto.
La signora Potter girò gli occhi e lo guardò in
faccia.
- Beh, i risultati dei G.U.F.O. compensano le
punizioni, no? – domandò Sirius a sua volta, prendendo il coraggio a piene
mani. Un sorriso finì per rischiarare di nuovo lo sguardo severo di Eleonor: -
E allora andate, su! Andate a cercare la tenda in solaio! -
James fece un saltello di gioia e trascinò Sirius
in un balletto scatenato. Chi avrebbe potuto credere che soltanto quella
mattina, il giovane Black fosse ancora a Grimmauld Place, in quell’antica e
lugubre dimora con quella madre despotica e quel fratello vigliacco?Sirius si
sentiva definitivamente al suo posto, dai Potter… aveva trovato il suo piccolo
angolo di paradiso.
Nella tarda serata, rientrò anche Edward Potter.
Quale non fu la sua sorpresa nel vedere una tenda montata nel bel mezzo del
giardino di casa! Sua moglie lo aspettava sulla scalinata, un sorriso divertito
sulle labbra. Gli spiegò tutta la situazione, ed Edward approvò la decisione di
tenere Sirius con loro:
- È assolutamente fuori discussione che torni di
nuovo da quell’odiosa famiglia! Sarà molto meglio per lui rimanere qui. In
fondo, una bocca in più da sfamare non ci manderà sul lastrico – esclamò il
padre di James.
***
« E fu così che iniziarono gli anni più belli della
mia vita. Ero stato accolto a braccia aperte in quella famiglia meravigliosa
che erano i Potter, con il mio buon vecchio James accanto. Quell’estate si
annunciava formidabile. Pertanto, non desideravo che una sola cosa: il ritorno
a Hogwarts per rivedere Melissa e per ringraziarla ancora una volta di avermi
aiutato in un momento in cui mi sentivo del tutto perso… »
**** Fine del II capitolo ****
NdAutrice: grazie a tutti voi per aver letto e
recensito!!!Vi adorooooooo ^__^!!!!
NdTraduttrice: ovviamente, un GRAZIE gigantesco e
immensamente sentito anche da parte mia =D!!Scusatemi di nuovo per avervi fatto
aspettare così tanto con questo secondo capitolo… che, tra l’altro, io ho
trovato veramente bellissimo °_° (oltre che lunghissimo…@_@) !E voi, gente,
cosa ne pensate?Recensite, mi raccomando, e ditemi la vostra opinione! In
attesa del terzo chap (che mi impegno a tradurre più velocemente di questo
^^’’’), vi saluto e vi ringrazio ancora! Un abbraccio a tutti ^____^!
Capitolo 3 *** Capitolo III - ... e in mezzo a tutta quella gente, dovevi essere tu... ***
Nota: finalmente sono riuscita a finire questo capitolo
Nota: finalmente sono riuscita a finire questo
capitolo!!! Sono desolata per il ritardo, ma con la ripresa delle lezioni,
l’ultimo anno, la moltitudine di compiti che ci piovono addosso, il concorso e
la possibilità di scrivere solo nei miei momenti di riposo, ho avuto pochissimo
tempo per stare dietro a questo nuovo capitolo… ma eccolo comunque qui! Spero
davvero che vi piacerà! Credo di aver fatto del pastrocchio in qualche
passaggio, e ho sempre paura che sia un po’ “piatto”… beh, spero che mi direte
cosa ne pensate voi ^o^!
Disclaimer: tutti i personaggi appartengono a
JKRowling (a parte qualcuno, come Melissa e Alicia che sono di mia invenzione).
Spoiler: i primi 5 volumi di Harry Potter.
NdTraduttrice: anche questo chap è molto lungo, ma farò
del mio meglio per velocizzare la traduzione, prometto! Ah, vi ringrazio di
cuore per le recensioni fatte al capitolo scorso… grazie mille a tutti!!
Porgerò i vostri complimenti anche a Kamala. Ma adesso vi lascio alla lettura
del terzo capitolo… come sempre, enjoy yourself !
***
CAPITOLO TERZO: … E in
mezzo a tutta quella gente, dovevi essere tu…
«
Mi ricordo bene della prima volta che l’ho vista, me ne ricordo come se fosse
ieri. Se ne stava sola, isolata in uno scompartimento… e piangeva. Non sapevo
perché, probabilmente per disperazione, per nervosismo, per la solitudine…
l’ignoravo. Ma quella sua espressione mi colpì al cuore: non potevo più vedere
quelle lacrime attorno ai suoi occhi, quello sguardo colmo di tristezza… mi
sconvolgeva. Senza saperlo, mi ero istantaneamente, disperatamente innamorato
di lei. Ma avevo soltanto undici anni, e non sapevo che un sentimento tanto
forte potesse scoppiare a quell’età. Volevo consolarla, volevo che capisse
quello che provavo, ma temo di essere stato piuttosto maldestro nel
mostrarglielo, e lo sono tutt’oggi… Ho voluto cancellare le sue lacrime alla
mia maniera, facendola ridere, facendo degli scherzi ai malcapitati che
transitavano davanti al suo scompartimento, eppure lei non ha apprezzato. Io ho
continuato, instancabilmente. Senza tregua, lei era furiosa, mi respingeva,
litigavamo, ed io non potevo impedirmi di punzecchiarla sempre di più. Quando
la vedo è spesso in collera, con il volto arrossato… Ma non ho più visto colare
delle lacrime lungo le sue guance, non l’ho mai più vista piangere (se non di
rabbia, di tanto in tanto). Questa è stata la mia sola vittoria. Lei non mi
sopporta, mi odia addirittura. Tutti mi ammirano, ridono alle mie battute, e in
mezzo a tutta questa gente, bisognava che fosse proprio lei la sola a
disprezzarmi… la sola che io ho scelto.
E
in mezzo a tutta quella gente, dovevi essere tu… Lily… tu… la persona che amo.
James
E. Potter »
Non
era mai stato un grande appassionato di diari intimi: li trovava futili,
infantili, leggermente patetici… riteneva che fossero più che altro le ragazze
ad abbandonarsi a certe attività. E invece… dopo qualche mese, dopo qualche
anno, questo lo aiutava a liberarsi l’anima e a sfogare le sue tristezze… e
tutto per quella benedetta ragazza! All’esterno non lasciava trasparire niente,
continuava a comportarsi da “cool boy”, da malandrino, facendosi adorare per il
suo carattere sempre entusiasta, per la sua capacità di essere spiritoso, per i
suoi scherzi… Ma lui non era così, a volte. Le sue debolezze, soltanto il suo
diario e Sirius potevano conoscerle. Solo loro due erano autorizzati a sapere
tutto, e nessun altro, non Lily Evans… soprattutto Lily Evans!
Lily
Evans… James sospirò. Perché quella ragazza lo ossessionava tanto?Rivide i suoi
lunghi capelli fulvi che le ricadevano ondulati sulle spalle, i suoi occhi
simili agli smeraldi, il suo viso rischiarato da un sorriso, poi il suo volto
incollerito e le sue labbra serrate dall’irritazione… Non c’era un’altra come
lei al mondo, lo sapeva, ma gli era veramente destinata? Sospirò di nuovo e si
allungò sul suo materasso: le aveva inviato tra le cinque e le dieci lettere
dall’inizio delle vacanze estive, eppure non aveva avuto alcuna risposta. Le
aveva ricevute? Oppure aveva deciso d’ignorarlo e di non rispondergli? O,
peggio ancora, le aveva bruciate senza neanche aprirle? James si morse le
labbra e si rigirò sullo stomaco, affondando la testa nel cuscino. Come avrebbe
reagito Lily nel ricevere l’ultima lettera che le aveva scritto? Aveva provato
a renderla diversa dalle precedenti…
Si
riscosse dalle proprie riflessioni quando udì dei passi avvicinarsi alla tenda.
Poi, una testa dai capelli corvini spettinati (non se li era ancora sistemati)
fece capolino dall’apertura:- Allora, Jamie! – esclamò Sirius con vivacità. –
Vuoi dormire fino a tardi, oggi? –
Istintivamente,
James si affrettò a nascondere il diario sotto il cuscino. Sirius inarcò un
sopracciglio.
-
Ah, Jamie, Jamie! – disse scuotendo il capo in aria delusa e desolata. – Dunque
ti fidi così poco di me? -
James
scrollò le spalle e abbozzò un sorriso. – Nooo, certo che no, Siri! Ho solo
paura che tu scopra quello che scrivo nel mio diario personale e che tu lo
divulghi per l’intera scuola, ecco tutto – fece, con un tono di voce totalmente
innocente.
Sirius
assunse un’espressione tragica e fece finta di scoppiare in singhiozzi.
-
Ah, amico, tu mi offendi profondamente – e tirò fuori dalla tasca un
fazzoletto. – Tu mi speeeeezzi il cuore!!! -
James
scosse la testa in segno d’esasperazione, poi i suoi occhi si persero di nuovo
nel vuoto ed il ragazzo emise un profondo sospiro. Sirius smise di fare
l’idiota e lo guardò con inquietudine.
-
Allora, amico mio, cosa succede? -
James
distolse lo sguardo, e Sirius non potè impedirsi di alzare gli occhi al cielo.
-
Oh, no! – gemette. – Non dirmi che pensi ancora a lei! -
Nessuna
risposta. Questo voleva dire visibilmente “Sì”.
-
James… - cominciò Sirius in tono di rimprovero, ma poi si trattenne, mordendosi
le labbra. Come doveva reagire adesso? Con rimproveri, ragionamenti a mente
lucida o semplice compassione? Non lo sapeva più davvero. – Non riesci proprio
a torgliertela dalla testa, eh, vecchio mio? – finì per dire con dolcezza
posando una mano sulla spalla di James.
-
No. Non ce la faccio e mi accorgo che ci sono dei momenti in cui non capisco
perché – rispose l’amico con voce triste.
Calò
un silenzio insopportabile. Sirius si sentì quasi male: detestava trovarsi in
situazioni come quelle. Fare una battuta, ridere, scatenarsi in una festa,
divertirsi, creare un’atmosfera allegra… quello sapeva farlo. Ma in ciò che
concerneva i momenti di confessione, quelli in cui spettava a lui confortare
qualcuno… si sentiva totalmente perso, anche se voleva sinceramente aiutare i
suoi amici. Allora, Sirius fece la sola cosa in cui non rischiava di sbagliare:
sorrise e dette una robusta pacca sulla schiena dell’amico.
-
Nooooo, è troppo cariiiiiiino!! – esclamò con aria un po’ affettata,
scompigliando i capelli di James. – Il mio piccolo Jaaaamie si è innamoraaaaaaaato!
– fece, imitando la voce di una madre completamente zuccherosa verso i suoi
figli.
-
Sirius! – gridò James, irritato, respingendo la mano dell’altro. – Guarda che
ero serio! -
Ma
Sirius, con sua immensa soddisfazione, potè notare che l’amico aveva mal
dissimulato un sorriso. Beh, in fondo non se la sbrogliava poi troppo male nel
consolare le persone… a modo suo, ovviamente!
-
Desolato, amico – gli rispose. – Ma un Sirius serio, lo hai mai visto? -
James
emise un sospirone falsamente sconsolato:- Si, lo so, è più forte di te… Per
adesso è impossibile recuperarti! –
E
scoppiarono a ridere.
-
Oh, posso sempre cambiare! – finì per dire Sirius. – Non ho ancora finito di
crescere -
James
gli fece una smorfia dubbiosa nel guardarlo. – Quel che mi domando è se hai
iniziato a crescere, visto che dal nostro primo anno non sei cambiato molto… -
Per
tutta risposta, un cuscino si abbattè su di lui, seguito da una massa pesante
che gli si lasciò cadere addosso tentando di stritolarlo.
-
Ripeti un po’ quello che hai detto, se ne hai il coraggio? – domandò Sirius con
una voce che voleva essere minacciosa.
-
Aaaaargh! Shiriush!! – esclamò James, mezzo soffocato dal cuscino.
-
Come?Non ho capito bene… - disse Sirius tendendo l’orecchio, un sorriso
divertito sulle labbra.
-
Shcusha! Ritiro quello che ho detto! – bofonchiò la voce di James.
-
Perfetto! – concluse Sirius soddisfatto, e si rialzò, lasciando respirare di
nuovo l’amico. Ma, curiosamente, James rimase con la testa sotto al cuscino.
Inquieto, Sirius si sentì invadere dal panico, pensando di averlo soffocato sul
serio. Fortunatamente i suoi timori si volatilizzarono quando James si rimise a
parlare:
-
Tucredicheancheioposshacambiare? – mormorò con voce incomprensibile.
-
Cosa? James, togli la testa da lì sotto! Non capisco niente di quello che dici!
– brontolò Sirius togliendo il cuscino. Il volto di James riapparve, ed era
completamente arrossato… “Ahi, mi sa che stavolta ho esagerato!” pensò Sirius.
“Forse l’ho strizzato un po’ troppo”
James
ripetè ciò che aveva appena detto, con l’aria di chi si vergogna:
-
Tu credi che anche io possa cambiare? -
Un
sorriso divertito si disegnò di nuovo sulle labbra di Sirius: non avevano
ancora finito con le faccende sentimentali di James!
-
Stai ripensando a quello che lei ti ha detto prima delle vacanze, eh? -
-
Mm-mh – assentì James di malavoglia. – Ho voluto scusarmi… ma lei non aveva
affatto l’aria di… -
-
Da quant’è che le hai spedito la lettera? – lo interruppe Sirius.
-
Due giorni -
-
Ah! Lasciale il tempo di riceverla e di risponderti, allora! – esclamò il moro
con voce rassicurante.
-
Sì, però… non ha mai risposto alle altre lettere… -
Sirius
aggrottò le sopracciglia:- Le altre lettere? James, quante gliene hai
mandate? –
-
Ehm… - borbottò James sempre più a disagio. – Non ricordo… credo cinque o sei…
o forse una decina… -
Le
labbra di Sirius tremarono, lottando con forza per non farne uscire nemmeno un
sorriso. Ma a quel punto era veramente troppo, e il ragazzo scoppiò in una
risata irrefrenabile, rotolandosi per terra tanto da farsi male alle costole.
Era in quei momenti che James avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potersi
nascondere in un buco a misura di topo. “Ma perché diamine ho preso la forma di
un cervo?Non potevo trasformarmi in un ratto, come Peter?Almeno è più
discreto…”
[ NdA: non spaventatevi, quando pensa certe cose è
assolutamente disperato! Per niente al mondo cambierebbe il proprio posto con
quello di Peter, state tranquilli! ]
-
Non è poi così strano! – grugnì.
-
Desolato, amico mio – fece Sirius cercando di riprendere fiato, coricato sulla
schiena. – Ma sei disperato fino a questi punti? -
-
Non sono disperato, Sirius! – esclamò James con veemenza. – Io divento matto!
Quella ragazza mi fa perdere completamente la testa! -
-
Questo l’avevo notato… - replicò Sirius in tono sarcastico.
James
nascose il viso tra le mani, e Sirius non potè impedirsi di provare un po’ pena
per lui. Così, per la seconda volta nella mattinata, gli posò una mano
confortante sulla spalla.
-
Cosa posso fare, Sirius? – chiese James in un soffio.
-
Una sola cosa, vecchio mio – rispose l’altro.
-
Quale? -
-
Aspettare. Non puoi fare altro che essere paziente. Non vale la pena di
bombardarla di lettere, altrimenti va a finire che lei si sente come molestata.
Oltretutto, può anche darsi che ad un certo momento crolli e si decisa a
risponderti, chi lo sa? Non ha un cuore di pietra, la nostra piccola
Lily-la-Tigrotta! -
***
Le
sopracciglia aggrottate, le labbra leggermente serrate, il volto che mostrava
interamente e definitivamente tutti i segni della concentrazione, Lily Evans
era intenta a fare i compiti di Trasfigurazione. Fu quindi con grande
irritazione che si lasciò distrarre dal proprio lavoro a causa di un grido di
sua sorella proveniente dalla sala da pranzo.
-
Lily! – chiamò sua madre dalle scale. – Ancora un gufo per te! -
Lily
chiuse gli occhi, prendendo un gran respiro per calmarsi.
“Dio,
per pietà, fai che non sia ANCORA lui!” pregò mentalmente.
Scese
le scale incrociando le dita. Ma, sfortunatamente, la sua preghiera non fu
esaudita: arrivando in sala da pranzo, una civetta dal colore rossiccio andò a
posarsi sulla poltrona di fronte a lui, tendendole la zampa attorno alla quale
era attaccata una pergamena. Quella civetta rossa, sempre la stessa civetta
rossa! Cominciava a conoscerla bene! La ragazza prese la lettera sospirando e
la piccola civetta si spostò sulla sua spalla, mordicchiandole l’orecchio in
segno d’affetto. Lily non potè impedirsi di sorridere.
-
Non posso avercela con te, accidenti! Se tu non fossi la sua civetta
sarei molto contenta di riceverti in casa, sai? – disse.
Quella
bestiola era talmente adorabile che aveva finito per affezionarvisi. Ma
nonostante questo, apparteneva a LUI, e le portava una lettera scritta da LUI!
-
Maledetto sia James Potter! – strepitò Lily quando fu tornata in camera con la
piccola civetta ancora appollaiata sulla spalla. Poggiò la lettera in cima ad
una pila di pergamene simili. – Dodici lettere! – esclamò di nuovo. – Mi ha spedito
dodici lettere dall’inizio delle vacanze a oggi! Mi farà diventare
completamente matta, quello là! -
La
civetta rossa planò sul letto di Lily, e si mise a guardarla piegando la testa
con inquitudine.
-
Stai aspettando che io risponda alla sua lettera, non è vero? – sospirò la
ragazza rivolgendosi all’animale. – E vuoi anche che la legga bene, giusto? -
La
bestiola non rispose, beninteso, ma Lily sapeva che, se avesse potuto, le
avrebbe detto di sì. Allora, sempre sospirando, srotolò la pergamena ed intraprese
la lettura.
«
Lily.
Sì,
lo so, questa è la decima o undicesima lettera che ti scrivo… e tu non mi hai
mai risposto. Non so più cosa pensare. Non so più come fare affinchè tu mi
accordi il tuo perdono. Sono stato uno stupido, l’anno scorso, completamente e
definitivamente stupido. Non smetto di pensare alle parole che mi hai detto.
Vorrei che tu sapessi che non sono esattamente come mi vedi: posso cambiare, e
lo farò! Farò tutto il possibile per piacerti! Sono sincero nello scrivere
queste parole, cerca di capirlo, e questo non è il semplice capriccio di un
“ricco figlio di papà viziato e arrogante” (come non cessi mai di definirmi).
Mi piacerebbe che fossimo in rapporti migliori, io e te… e (forse) che fossimo
addirittura amici.
A
parte questo, stai passando delle buone vacanze? Ci rivedremo al rientro.
Con
amicizia, James. »
Lily
serrò gli occhi, lasciando andare indietro la testa in segno di resa. Dio, quel
ragazzo aveva il potere di metterla a disagio!
-
Va a finire che mi sento in colpa – brontolò.
Avvertì
una leggera stretta al cuore.
-
Ok, MI SENTO in colpa! -
E
si lasciò cadere sul letto. Perché insisteva così? Era veramente innamorato di
lei? Gli occhi le si posarono di nuovo sulla pila di lettere che attendevano
saggiamente sulla sua scrivania. Nel giro di qualche secondo, le si affacciò
alla mente l’immagine di un James che attendeva impaziente e disperato la sua
risposta. Ed era vero che quell’ultima lettera era diversa dalle altre. Il tono
era differente: meno adolescenziale, meno arrogante, più franco e forse più
triste che nelle precedenti… Lily guardò la piccola civetta che la stava ancora
osservando con curiosità.
-
Vuoi davvero che gli risponda? – le domandò in tono pigro.
L’animaletto
le fece una specie di occhiolino e la ragazza emise un grugnito inudibile.
–
Va bene, va bene, lo faccio! Sei contenta adesso? – esclamò prima di alzarsi e
di sistemarsi alla scrivania. Quando prese piuma e pergamena, la bestiola le si
appollaiò un’altra volta sulla spalla (come se volesse leggere quello che
avrebbe scritto). Lily stava per accostare la piuma alla carta ingiallita, ma
ritirò la mano all’improvviso.
-
Oddio! Metto “James” o “Potter”? – si chiese angosciata. Abbassò gli occhi sul
foglio ancora intonso come per trovare la risposta. – E dopo cosa gli dico? -
***
James
stava masticando una fetta di toast, lo sguardo fisso sulla finestra che gli si
trovava davanti. Sirius, che era intento a mangiare di fianco all’amico, gli
lanciava di tanto in tanto un’occhiata divertita.
-
Aspetti qualche gufo? – gli domandò maliziosamente, conoscendo già molto bene
la risposta. La reazione non si fece attendere: James arrossì fino alle
orecchie e si riscosse rapidamente dalla contemplazione della finestra.
-
Che cosa te lo fa pensare? – grugnì tra i denti.
Sirius
sospirò, alzando gli occhi al cielo: - Come sai essere rozzo, al mattino! –
In
risposta, non udì che un mormorìo appena percettibile.
-
Aspetti sempre un segno della Evans? – continuò Sirius, imperturbabile.
James
non rispose, ma fece una leggera smorfia che lo tradì. Un sorriso di trionfo
illuminò le labbra di Sirius, sebbene non occorresse essere dei grandi indovini
per capire i pensieri attuali di James. Oltretutto era già una settimana che
parlava solo della graziosa rossina e che languiva in attesa di una sua
risposta (che non sarebbe arrivata tanto facilmente…).
-
Lo sapevo! – fece Sirius con voce maliziosa.
James
gli riservò un’occhiataccia, cosa che accentuò il divertimento di Sirius. Dio,
come gli piaceva dargli fastidio su certe cose! James aveva un’espressione
talmente comica, in quei momenti! Questi stava per lanciare una risposta
tagliente, ma si fermò prima ancora di cominciare a parlare, gli occhi puntati
di nuovo sulla finestra: Gingerygood, la sua piccola civetta rossiccia (“Che
nome per una civetta, mamma mia…” ripeteva sempre Sirius), stava battendo il
becco contro il vetro per poter entrare, e alla sua zampa destra… era legata
una pergamena.
Prima
che Sirius potesse fare qualsiasi commento, James si catapultò come un
indemoniato oltre il tavolo e si precipitò ad aprire la finestra a Gingerygood.
Due minuti più tardi, la lettera era nelle sue mani. Per un lungo istante, il
ragazzo mantenne lo sguardo fisso sulla scrittura curata e tondeggiante che
formava il suo indirizzo sulla busta.
-
Mmmh… - fece Sirius sbirciando da sopra la spalla di James e facendo sussultare
quest’ultimo – Ha tutta l’aria di essere una calligrafia femminile! -
-
È sua – mormorò James.
-
Ah sì? Come lo sai? – finse di stupirsi Sirius.
James
avvampò: - Beh, ho già visto la sua scrittura, ecco tutto! – balbettò.
-
Oh, sì sì, sarà… - replicò l’amico, scettico, carezzandosi il mento –
Confessalo, conosci a menadito la sua calligrafia perché non perdi occasione di
sbirciare nel suo diario sperando di leggere qualcosa di buono su di te! -
-
Ma non… io… - esclamò James, imbarazzato, il rossore che aumentava sulle sue
guance.
-
Mi ricordo persino che all’inizio hai avuto delle difficoltà ad aprirne il
lucchetto: lei ci aveva gettato un incantesimo anti-alohomora… astuto!
Poi l’hai portatp nel nostro dormitorio e hai passato almeno tre giornate
intere a cercare un contro-incantesimo -
-
Ma che… ?! -
-
Fortunatamente in quel periodo Lily Evans era in infermeria. Non si è accorta
di niente, altrimenti sono sicuro che avresti passato un brutto quarto d’ora! -
-
Sirius! -
-
E allora, ha scritto delle cose su di te? -
James
smise immediatamente di protestare e fece un’altra smorfietta:
-
Sì… - borbottò.
-
Ah, lasciami indovinare! – lo interruppe Sirius – Era qualcosa del tipo “Oggi
James mi ha fatta innervosire ancora! È veramente un piccolo, odioso pavone
vanitoso! Uno di quei disgustosi tipetti arroganti e pieni di sé! Mi irrita! Lo
odio! ”… è così? -
-
Mh, qualcosa del genere – biascicò James, l’aria più che abbattuta.
-
Ma potrebbe aver scritto cose diverse, questa volta… in questa lettera… - gli
disse Sirius con uno sguardo carico di sottintesi: non attendeva altro che
poterne leggere il contenuto! Il suo intento era chiaro come un cristallo.
-
Vuoi proprio leggerla appoggiandoti alla mia spalla? – domandò James,
esasperato.
-
Ovvio, perché? – ribattè Sirius con aria assolutamente innocente.
James
grugnì (anzi, non aveva mai smesso di farlo) e finì per aprire la lettera.
«
James Potter,
sì,
in effetti questa è la DODICESIMA lettera che mi spedisci. Davanti al tono
quasi disperato di essa mi sono sentita obbligata a risponderti, temendo che
possa venirti all’improvviso la folle idea di suicidarti (con te non si sa
mai!). Poiché insisti tanto, accetto le tue scuse, ma riconosci sul serio di
essere stato stupido o lo dici per farmi piacere? L’anno prossimo non
ricomincerai forse con il tuo gioco? Non mi stupirebbe affatto, Potter! Dici
che puoi cambiare, ma sei sincero? Lo sai, non so cosa pensare di te: sei così
dal primo anno, quindi come potresti cambiare in soli due mesi?
“Farò
di tutto per piacerti”, mi dici. Perché? Perché insisti così? Quante volte devo
ripeterti che… Lasciamo stare. Farai di tutto pur di piacermi, non è così?
Allora dimostramelo! Scommetto che mollerai dopo un mese neanche. Sì, resta da
dimostrare come il fatto che “non è il semplice capriccio di un figlio di papà
ricco, viziato ed arrogante”! Vuoi che i nostri rapporti siano migliori? Che
siamo amici? Mmh… tutto dipende da te, James, dipende dal tuo comportamento,
come tutto il resto.
Comunque,
parlando di “buone vacanze” non posso certo usare l’aggettivo “buone” per
descrivere le mie. Benchè i miei genitori siano adorabili, ho una sorella che
mi rovina la vita e che si lamenta ogni giorno della mia esistenza (ti
risparmio i dettagli). E tu?
Sì,
ci rivedremo al rientro… (no comment)
Con
amic… (cosa diamine stavo per scrivere??)
Saluti.
Lily Evans
p.s.:
piuttosto, mi piacerebbe sapere come si chiama la tua civetta… è talmente
carina che voglio assolutamente conoscere il suo nome! »
James
sospirò.
-
Non vuole ancora credermi – disse, deluso – È sempre fredda nei miei riguardi…
-
Sirius
inarcò un sopracciglio: - Fredda? – ripetè - Uhm… - aria maliziosa – Non lo
direi proprio… - aggiunse.
James
si voltò verso di lui, sorpreso.
-
La nostra piccola Lily nasconde bene il suo gioco, ma è sul punto di tradirsi…
- finì di dire Sirius con una strizzatina d’occhio.
James
avrebbe voluto sapere cosa intendesse con quelle parole, ma l’amico non si
spiegò meglio… e così cambiarono argomento.
***
Diagon
Alley era come sempre, in quella stagione dell’anno, molto animata. Le strade
erano ingombrate da una folla multicolore di maghi e streghe e i negozi erano pieni
fino a scoppiare. Ci si poteva sentire a nemmeno un metro di distanza, da tanto
che la via era animata. Tuttavia, una voce (o piuttosto un urlo) riuscì ad
elevarsi al disopra del brusìo.
-
LILYYYYYYYYY!!! -
L’interpellata,
che stava guardando in tutta calma le civette esposte davanti al negozio di
animali (si era letteralmente innamorata di quella di James e ne voleva una),
sussultò e si voltò di scatto, sorpresa, giusto in tempo per vedere una ragazza
dai capelli biondi rossicci precipitarsi su di lei e saltarle al collo.
-
Buongiorno pulceeeeeeeeeeee! – continuò questa con fare isterico.
-
Buongiorno Severina! – le rispose Lily, mezza soffocata e mezza sorridente.
Appena
si fu liberata dalla stretta di Severina un paio di mani le coprirono gli occhi
all’improvviso:
-
Indovina chi è? – mormorò allegramente una voce al suo orecchio.
-
Melissaaa! – gemette Lily – Pietà, non ci vedo niente! -
La
bruna scoppiò a ridere e tolse le mani dagli occhi dell’amica. Questa si voltò
e abbracciò Melissa per dire “buongiorno, mi sei mancata”. Qualcuno le
tirò una ciocca di capelli.
-
E allora, Lily? A me non dici buongiorno? – domandò una voce.
La
rossa ridacchiò.
-
Dio, vi prego, smettetela! Non so più da che parte guardare! – esclamò facendo
finta di avere un capogiro e abbracciando a sua volta Alicia Calminy.
-
Di che ti lamenti, Lily? – fece Melissa con nonchalance – Questo è avere del
successo! -
-
E non hai ancora visto tutto! – rincarò Severina – Aspetta di vedere come James
Potter ti… -
-
Ecco, si ricomincia – sospirò Lily alzando gli occhi al cielo.
-
Andiamo, Lily! – replicò Melissa con un sorriso malizioso – Non dirmi che ti
saresti immaginata che avremmo smesso almeno per un giorno? -
-
Sfortunatamente sì – rispose lei in tono tragico.
Le
sue amiche stavano per ribattere qualcosa quando un ennesimo grido (non della
stessa persona, stavolta) le interruppe:
-
LILY EVANS!! WHOUHOU! -
Avrebbe
riconosciuto quella voce tra mille altre. Le era veramente troppo familiare.
Lentamente, molto lentamente, si voltò: a una dozzina di metri da lei, James
Potter le stava facendo dei grandi segni con la mano, un sorriso immenso sulle
labbra.
-
Si parla del diavolo… - bisbigliò beffarda Severina all’orecchio di Lily.
La
rossa prese un gran respiro, leggermente esasperata, mentre James avanzava a
grandi passi verso di lei, seguito d’appresso da Sirius Black. Con la coda
dell’occhio, Lily vide Melissa arrossire un po’, ma fece giusto in tempo a
comprendere cosa stava succedendo che James le si era già praticamente gettato
addosso, stringendola con forza a sé.
-
Potter, mi soffochi! – esclamò lei invano, il viso premuto contro il petto del
ragazzo.
-
Ti sono mancato? – chiese lui con aria birichina.
Lily,
riuscendo infine a sottrarsi alla sua presa, gli lanciò un’occhiataccia:
-
Secondo te? – borbottò tra i denti.
Il
sorriso di James si allargò.
-
Dunque ne deduco che ti sono mancato! -
La
ragazza fece roteare gli occhi con un nuovo sospiro (e non aveva finito!).
-
Hai ricevuto la mia ultima lettera? – domandò ancora James.
-
Sì, Potter, ho ricevuto la tua quindicesima lettera! -
Tre
paia d’occhi spalancati fino a raggiungere le dimensioni di sei piattini si
volsero all’istante verso di loro (frattanto che Sirius se la rideva sotto i
baffi):
-
Quindici lettere?! – gridarono le tre amiche in coro.
-
Ma perché non ci hai detto niente, Lily? – si offese Severina.
-
Perché non mi faceste una scena come questa, appunto – disse loro Lily a denti
stretti – Ogni volta mi spaccate i timpani -
Mentre
la ragazza dai capelli fulvi s’innervosiva contro le compagne e James faceva di
tutto per attirare la sua attenzione, Melissa si girò verso Sirius:
-
E tu… è tutto a posto dopo l’ultima volta che ci siamo visti? – domandò
timidamente.
Sirius
le sorrise come per rassicurarla sulla questione.
-
Come puoi vedere sì – le disse in tono leggero – James è un vero amico, e i
Potter sono come una seconda famiglia, per me -
Melissa
gli sorrise di rimando e si sistemò un ciuffo di capelli neri dietro
l’orecchio: - Questo mi tranquillizza, allora – fece – Mi ero accorta che eri
piuttosto inquieto quando ti ho lasciato scendere dal Nottetempo la volta
scorsa… -
A
questo giro, fu su di lei che si posarono tre paia d’occhi (più quelli di
James, quindi quattro in totale):
-
Come? Ho sentito bene? – esclamò Severina.
-
Ma che è questa storia? – si stupì James – Sirius, non me l’hai detto! -
Le
braccia conserte, Lily guardò Melissa: - Capisci come ci si sente, adesso? –
domandò con voce divertita.
Visto
il numero di domande che gli stavano rovesciando addosso, Sirius era diventato
di un bel colore scarlatto. Era abbastanza strano che i ruoli si invertissero,
pensò Melissa, e lui così era ancora più carino…
-
Bene, James, ascolta – disse il moro all’amico con il tono più dolce che gli
era possibile – Ti spiegherò tutto più tardi, d’accordo? -
-
Allora, Melissa, ci racconti? – chiese Severina, che si era messa di fronte
all’amica con le mani sui fianchi.
-
Ehm… Senti, Sev – rispose debolmente la bruna – Dopo, ok? -
I
due ragazzi furono salvati da una voce proveniente dalle loro spalle:
-
Ehi, Sirius! James! – li chiamò – Sono qui! -
Era
Remus. Sirius sospirò di sollievo e James avanzò verso l’altro per dargli
“l’accoglienza speciale dei Malandrini”, il loro colpo segreto che nessuno,
finora, aveva saputo imparare o descrivere. Bizzarramente, anche il viso di
Alicia s’illuminò nel vederlo…
-
Bene, ragazze – finì per dire Sirius dopo un momento – Vi andrebbe di passare
il pomeriggio con noi? -
Prima
che Lily potesse rispondere no le sue tre compagne avevano già offerto
un sì, e lei levò gli occhi al cielo. Accidenti! Aveva ancora la brutta
impressione di trovarsi in trappola. Che cosa si sarebbero inventati a questo
giro? Dopo anni e anni, le sue amiche e quelli di James si alleavano per
cercare di farli mettere insieme. Stava diventando stressante. Inoltre, sentiva
che alla fine sarebbe andata in paranoia! E vedere il volto del ragazzo
sprizzare gioia come se fosse stato Natale la irritava ancora di più.
***
James
si voltò verso di lei con un sorriso a trentadue denti. Avrebbe trascorso tutto
il pomeriggio con lei, al suo fianco! Non riusciva a crederci. Non si stancava
mai di contemplarla: i suoi occhi del colore degli smeraldi, i suoi capelli di
un rosso fiammante, tutto in lei sembrava bello.
-
Potter? Che c’è? Ho una macchia sul naso? – grugnì Lily.
-
No, ti sto guardando, tutto qui -
-
E potrei sapere perché? -
“Perché
sei superba, perché ti amo e muoio dalla voglia di baciarti, perché?”
-
Ti guardo perché ti guardo, Tigrotta, è vietato? -
Lei
grugnì di nuovo. Era carina persino con quell’espressione esasperata: come
diavolo faceva?
-
Guarda là! – esclamò Lily d’improvviso – C’è un negozio di articoli da
Quidditch! È sicuramente più interessante di me, no? -
-
Credi davvero? – ribattè lui con un sorriso divertito.
James
udì gli altri ridacchiare. Dall’aria che assunse, ebbe l’impressione che la
ragazza fosse sul punto di battere la testa contro il muro più vicino. Mosso da
una certa pietà, e non volendo che si rovinasse il bel viso, si rivolse quindi
ai suoi due compari: - Che ne dite di un giro nel negozio? –
Sirius
accettò con trasporto, Remus li seguì. Con la coda dell’occhio, James vide Lily
sospirare con sollievo, ma la sua felicità fu di breve durata…
-
Veniamo anche noi! – saltarono su Melissa e Severina.
Alicia
e Lily non ebbero altra scelta che tener loro dietro. “Fanno in fretta, eh!”
borbottò la rossa tra sé e sé. James, intento a osservare i nuovi accessori per
il Quidditch che erano esposti sul banco principale, gettava spesso delle
occhiate nella sua direzione.
-
Frena, amico mio – gli disse Sirius affettuosamente – Stai male per una cosa
minima e in più lei finirà per accorgersene -
James
scrollò le spalle, poi un sorriso gli si dipinse sulle labbra. Lily stava
osservando distrattamente i Boccini, un po’ più in là: la vide carezzarne uno
con la punta delle dita e ridere quando le ali della minuscola palla presero a
vibrare e a solleticarle le mani (era fissato al bancone, ovvio), e un’idea si
fece strada nella sua mente. Una mano si serrò attorno al Boccino che portava
sempre in tasca e l’altra, automaticamente, corse tra i suoi capelli.
-
James? – lo chiamò Sirius, incuriosito.
Ma
l’altro non l’ascoltava, si era avvicinato a Lily.
-
Allora i Boccini ti interessano, Evans? – le sussurrò in un orecchio.
La
ragazza sobbalzò, andando a sbattere la testa contro il ripiano che si trovava
sopra di lei: - Potter! – sbottò.
-
Vuoi che ti faccia una dimostrazione? – domandò lui con fare affascinante.
-
No grazie, ti ho visto mille volte fare il pagliaccio con il tuo stupido
Boccino, e mi basta – gli rispose Lily a denti serrati.
-
Oh, andiamo! Una dimostrazione piccola piccola! -
-
No! -
-
Per farmi piacere! -
-
NO! -
-
Chiudo gli occhi e mi chiami quando il Boccino è a un metro da me! Poi ti
mostrerò come si fa -
Lily
avrebbe voluto dirgli “me ne frego” ma era troppo tardi: James aveva già
lasciato andare la sua piccola palla dorata e chiuso le palpebre. Lei stava per
sbuffare ancora quando le venne un’idea a sua volta… Una luce maliziosa brillò
nel suo sguardo, accompagnata da un lieve sorriso. Il ragazzo intanto aspettava
che Lily lo chiamasse, ma restò in silenzio.
“Il
mio Boccino dovrebbe essere già lontano! Se n’è andata o cosa?”
Aprì
gli occhi per controllare e… quello che vide lo gelò! Lily, ridente, inseguiva
il Boccino per tutto il negozio, saltando a piedi uniti per acciuffarlo;
inciampò diverse volte e si rialzò le guance arrossate, con scoppi di risa. I
clienti si erano voltati a guardarla, alcuni infastiditi, altri divertiti
(soprattutto un gruppetto di adolescenti che ben la conoscevano). A James
servirono alcuni minuti per riprendersi dallo stupore:
-
Ehi, il mio Boccino! – gridò.
E
si lanciò all’inseguimento di Lily e della pallina. Mentre il negozio andava
riempiendosi di esclamazioni e risate, i loro amici si guardarono con aria
intenerita: - Sono davvero adorabili – si estasiò Melissa.
-
Sono fatti l’uno per l’altra, senza dubbio! – fece Severina – Lily è troppo
testarda per ammetterlo -
Remus
si limitò ad annuire, mentre Sirius le aveva appena ascoltate: era troppo
impegnato a ridere, piegato in due, un’aria furba dipinta sul bel viso.
-
Ce l’ho! – urlarono all’unisono e all’improvviso James e Lily.
I
due si gettarono con lo stesso movimento verso il Boccino: ci fu un gran
fracasso, una nuvola di polvere, dei colpi di tosse, e infine tutti videro un
banco rovesciato con, stese per traverso su di esso, due persone ora mezze a
terra. Lily aveva male alla pancia, da tanto che rideva.
-
Calmati, Evans! – proruppe James – Non è divertente! E mi sono anche fracassato
un ginocchio… -
-
L’ho preso! – riuscì a dire Lily tra le risate.
-
Come, scusa? – si stupì James.
Si
puntellò su un gomito e vide che Lily aveva il pugno destro chiuso, due ali
sottili che si dimenavano con furia tra le sue dita.
-
Non è possibile! – urlò lui.
E
tese il braccio per tentare di afferrarlo, ma Lily allontanò ancora di più la
mano col Boccino, ridendo sempre. James si alzò, usò la sua leggendaria
rapidità per recuperare il suo tesoro, e di nuovo lei, con una prontezza di
riflessi che lo sorprese, rotolò di scatto su un fianco: riuscì a prenderla per
un polso, ma era il sinistro, non quello giusto. Allungò la mano libera per
bloccare quella che imprigionava il Boccino, e poi si fermò di botto. I suoi
occhi si posarono sul volto della ragazza che stava sotto di lui: rideva
sempre, non l’aveva mai vista così. I suoi denti erano bianchissimi; i suoi
occhi, che già erano di un verde brillante, scintillavano di gioia, tali e
quali a due veri smeraldi; e per puro caso, un raggio di sole le illuminava il
viso, facendo risaltare le sfumature dorate dei suoi capelli rossi… Fu come
un’apparizione, per James, qualcosa che gli si era appena dischiusa innanzi.
Le
labbra di Lily lo attiravano senza tregua, si sentiva come ipnotizzato da esse.
Non pensava più a niente, non ragionava più, limitandosi ad avvicinarlesi… Lei
aveva cessato di ridere e lo fissava con aria stupita, ma non faceva alcun
gesto per respingerlo. James avvicinò una mano appena tremante alla sua guancia
e…
-
EHI, VOI DUE! CHE DIAMINE STATE FACENDO, POSSO SAPERLO?! -
La
magia si spezzò di colpo. Il proprietario del negozio avanzava a grandi passi
verso di loro, la faccia cianotica dalla collera. I due si alzarono di scatto,
e con un tocco di bacchetta il banco e ciò che vi era sopra furono rimessi a
posto. Dopo aver balbettato un vago “Ci scusi, signore”, Lily e James fecero la
cosa migliore che potesse loro venire in mente: uscire in fretta da lì.
Una
volta fuori, James incrociò lo sguardo della ragazza, che sembrava indecisa tra
il mettersi a ridere, l’irritazione e lo sconcerto…
-
Oddio, che cosa ho fatto! – esclamò all’improvviso, arrossendo.
Lui
fece un passo verso di lei.
-
Dai, Li… Evans, non è mica grave -
-
Invece sì che lo è! – gridò Lily, stavolta furiosa.
-
È stato solo un incidente! -
-
Un incidente! Solo un incidente? – si adombrò lei.
-
Non hai il diritto di ridere? Di divertirti, qualche volta? – ribattè James, né
arrabbiato né esasperato. No, lo aveva detto con dolcezza, incredibilmente
calmo. Lily restò silenziosa, evitando il suo sguardo, mordendosi le labbra. Si
era appena divertita con James, le era piaciuto ridere con lui, e questo non le
era mai successo. Ma era successo con James Potter, e avrebbe dovuto sentirsene
infastidita più che da ogni altra cosa. Si trovava di fronte ad un enorme
dilemma.
James
preferì tagliare corto, e tese il pugno verso di lei.
-
Che stai facendo? – chiese Lily perplessa.
-
Guarda – disse l’altro dolcemente.
E
aprì la mano: il Boccino era posato sul suo palmo. Tirò fuori le ali, cominciò
a batterle, e James lo imprigionò di nuovo prima che volasse via.
-
L’ho preso, ho vinto io – mormorò sorridendo.
Lily
gli si avvicinò: - Lo avevo acciuffato prima di te! Imbroglione! – replicò, gli
occhi accesi di malizia. Il ragazzo sentì la gola serrarglisi, si mosse ancora
una volta ad incontrare il volto di lei…
-
Ehi, Jamie! Aspettaci! -
Sirius
e gli altri stavano venendo verso di loro a corsa e sbracciandosi. Lily si
allontanò rapida da James, una maschera di freddezza dipinta di nuovo sul viso:
- Non starmi così vicino, Potter! – sibilò con una nota di disgusto.
Lui
se la prese a male, ma fece come se niente fosse. I loro amici erano arrivati.
Sirius si girò a guardare Lily con aria divertita:
-
Allora, piccolo fiore… non sapevo che aveste queste doti! -
-
Cosa? Il giocare come un moccioso di quattro anni? – fece lei sulla difensiva.
Era
tornata ad essere Lily-la-Tigre, aggressiva, suscettibile, i nervi a fior di
pelle. Sirius alzò le mani in segno di resa.
-
Dai! Non lo dicevo per criticarti, era un complimento -
-
Non c’è nulla per cui farmi i complimenti – sbuffò Lily – Volevo fare uno
scherzo a Potter, prendergli quella stupida pallina e nasconderla in un angolo
affinchè non facesse più lo sbruffone, ecco tutto! -
-
Eppure sembrava che tu ti stessi divertendo… - si arrischiò Melissa, prudente.
-
Mi sono resa ridicola davanti a tutti! – s’inalberò Lily – Mi sono comportata
in modo totalmente immaturo! Io sono un Prefetto! Dovrei dare il buon esempio
agli altri e… -
-
Aspetta, scusa un attimo… ma siamo forse a Hogwarts? – la interruppe James. Era
arrabbiato anche lui. Arrabbiato, ferito, deluso. Per la prima volta in vita
sua aveva riso con la Evans, si era sentito davvero vicino a lei, come sempre
aveva sognato… Ed ecco che lei rovinava ogni cosa. Ed ecco che l’incubo
ricominciava. Lily, invece, si calmò.
-
Io… - provò a replicare, ma l’espressione di James la fece desistere. Allora
troncò la conversazione di netto e saltò su animatamente: - E se andassimo al
negozio di animali? Ho una gran voglia di comprarmi una civetta! -
Subito,
Sirius colse al volo l’occasione per distendere l’atmosfera.
-
Nessun problema, adoro gli animali! Tu no, Meli Jolie? – chiese a Melissa.
Quest’ultima
arrossì leggermente quando sentì il soprannome che le aveva dato: - Sì, anche
io – rispose, un po’ goffamente.
-
Allora in marcia, canaglie! – esclamò Sirius.
E
offrì il braccio a Melissa, che, paonazza come non mai, lo accettò. Remus fece
lo stesso con Alicia, che lo prese con un sorriso, e Severina li seguì ridendo
e facendo finta di borbottare frasi come “E io allora? Sono tutta sola?”. James
e Lily chiudevano la fila.
La
ragazza, dopo aver esitato a lungo, prese la parola:
-
Scusami se sono stata scorretta, è che non sono abituata a… -
-
… a ridere con una persona che detesti? – concluse James per lei.
Lily
si morse le labbra: - Io non ti detesto –
Lui
la guardò stupito e lei distolse gli occhi, cambiando argomento.
-
Mi sono davvero presa una cotta per la tua civetta -
James
scoppiò a ridere: - Lo so, me l’hai detto nella lettera! –
Lei
gli sorrise: - È vero che ho avuto modo di vederla durante le vacanze, è
adorabile! È per questo che vorrei la stessa! Cioè, non proprio la stessa ma… -
-
Non esiste un’altra come Gingerygood, in effetti -
-
Gingerygood? -
-Sì, ma io la chiamo Ginger -
-
Aha… ehm… è originale come nome… -
-
Sono negato per sceglierli, non si può contare su di me in tal senso! -
-
Ho… beh… ho notato -
-
Però potrei aiutarti a scegliere la tua civetta, in questo ho gusto… -
-
Se vuoi… -
E
rise di nuovo. Un record! James si mordicchiò le labbra: e se avesse tentato
ancora una volta? Tra le tante, una buona doveva pur esserci, no? Aveva
conversato civilmente con Lily Evans, fatto storico, si erano avvicinati un
po’… Si arrischiò a guardarla, aveva il viso radioso. O la va o la spacca,
pensò.
-
Ehm… Evans? -
-
Che c’è? -
-
Vuoi uscire con me? -
Lei
si fermò e alzò per l’ennesima volta gli occhi al cielo:
-
Potter! Non ricomincerai, spero! Quando dico no è NO -
James
sospirò:
-
Se lo dici tu… -
-
Lo dico eccome! -
Prima
che alcuno dei due potesse pronunciare un’altra frase erano giunti davanti al
negozio di animali.
***
Era
scesa la notte. James, steso sul suo materasso, guardava fisso il soffitto di
tessuto della tenda, passando in rassegna gli avvenimenti del pomeriggio.
Quando erano arrivati insieme, lui e Lily, al negozio di animali, i loro amici
si erano deliziati a fare battute sulla loro improvvisa intimità, il loro
repentino avvicinamento: la bella rossa si era immediatamente ribellata, le
guance colorite, e aveva infine evitato James per il resto della giornata.
Non
riusciva a capire. Aveva avuto una conversazione civile con lei, la prima in sei
anni. Lily era diventata sorprendentemente dolce, gentile, allegra, vicina a
lui… E due minuti più tardi era tornata alla sua consueta freddezza, sprezzante
e distante.
-
Non sa quello che vuole – gli aveva detto Sirius – Dev’essere tutto confuso
nella sua testa. Penso che lei ti apprezzi molto, ma è troppo caparbia per
riconoscerlo -
Ma
James non poteva impedirsi di pensare che l’amico gli avesse detto ciò più che
altro per confortarlo… Sospirò. Sarebbero veramente cambiate le cose con Lily
Evans, un giorno? Poteva sperare di avere, prima o poi, una possibilità con
lei? Poi, un’immagine gli tornò alla mente: quella di una ragazza stesa in
mezzo a divise e altri accessori da Quidditch sparsi al suolo, una ragazza
ridente, con un raggio di sole che le carezzava i capelli infuocati. Chiuse gli
occhi e avvertì un brivido percorrergli il corpo.
Accanto
a lui, Sirius leggeva, e la sua bacchetta, illuminata da un incantesimo,
fluttuava sopra la sua testa grazie ad un Wingardium Leviosa. James lo
imitò e prese piuma e inchiostro che teneva nascosti sotto il materasso,
assieme al suo diario. L’amico gli lanciò un’occhiata di biasimo ma, per una
volta, si trattenne dal commentare e non cercò di leggere quello che scriveva.
«
Quando, questo pomeriggio, ho visto quel raggio posarsi sui suoi capelli di
fiamma e i suoi occhi brillare mentre rideva, mi sono ricordato delle parole di
Remus: È diversa da tutte le altre ragazze.
E
lì ho capito. Davanti a quelle ciocche fulve, a quelle iridi di un verde
disarmante, a quel suo carattere impetuoso, tutte le altre sembrano svanire.
Lily Evans è come un punto di luce in mezzo ad un mondo in bianco e nero. Ho
capito che non può esserci che lei a farmi battere il cuore così, lei e
nessun’altra. Ho avuto la certezza che solo lei potrà essere il mio unico
amore. Forse è da pazzi pensarlo, ma mi rifiuto di morire senza aver prima
potuto, almeno per una volta, prendere Lily Evans tra le braccia, senza averla
baciata (con il suo consenso, naturalmente! Non mi prendete per quello che non sono,
grazie!).
Soltanto
allora potrò lasciare questa terra con il cuore leggero ed appagato.
James
Potter »
***Fine del III capitolo***
NdAutrice:
magari è inutile ripeterlo ma… grazie infinite a tutti voi che leggete e
recensite!!! Continuate così, vi prego, ne sono felicissima!
Grazieeeeeeeeeeeeeee! ^-^
NdTraduttrice: dunque… quanto tempo è passato dall’ultima
volta che ho aggiornato? Un anno e più? Perdonatemi veramente, non so che altro
dirvi… Il tempo mi è mancato, ero impegnata su molti altri fronti, ho avuto
esami e cose varie da affrontare, e anche Kamala aveva i miei stessi problemi,
perciò la storia si era “arenata” ad un punto morto… Ma adesso siamo tornate, e
posso garantirvi che non dovrete più aspettare così a lungo! La fic è arrivata
a quota 11 capitoli, e non è ancora finita, perciò mettetevi comodi, ne vedrete
delle belle. Voglio ringraziare anch’io tutti voi che avete letto e recensito
e, come l’autrice, invitarvi a farlo ancora, a continuare con il dire la vostra
su questa bellissima storia: mi raccomando! E … mille grazie davvero! J
Ah,ultima
comunicazione: cercherò di aggiornare prima possibile anche la mia fic sui
Malandrini (“Just a little Hogwarts love”), anche se nemmeno so se tra voi c’è
qualcuno che la segue °-°… Va bon, comunque l’ho detto!
Ci sentiamo con il quarto capitolo! See you soon! Black
Moody
Ps: il soprannome “Meli Jolie” è quello originale francese
e ho preferito lasciarlo così per non rovinare l’effetto sonoro e il gioco di
parole, che peraltro sono azzeccatissimi… “jolie” vuol dire “carina”,
“graziosa”, tanto per chiarire XP
Capitolo 4 *** IV - Un mattino di settembre del 1975 ***
NdAutrice: Waoh
NdAutrice: Waoh! Indovinate un po’? Rieccomi qui, dopo un
lungo momento d’assenza, con un nuovo capitolo ^o^! Maledetto liceo e maledetti
compiti…
Disclaimers: tutti i personaggi appartengono a JK
Rowling, tranne alcuni che sono di mia invenzione.
CAPITOLO QUATTRO: Un mattino di settembre del 1975
Estratto dal diario personale di Lily Evans
« Deve sempre piovere in un giorno come questo, sempre! E
come se non bastasse, è necessario che sia proprio in un giorno come questo che
tutti decidono di uscire, e sento mio padre, al volante, brontolare di continuo
a causa di questi ingorghi che non finiscono più. Devo anche sopportare mia
sorella Petunia, seduta accanto a me qui dietro: ignora totalmente la mia
presenza e mi fa una testa così a forza di lagne, come se fosse una condanna
quella di accompagnarmi alla stazione! Dovrebbe ma prenderlo come un momento di
gioia intensa, dato che me ne vado! Il peggio però è rappresentato da mia
madre, che non smette di tirare su col naso, tentando di nascondere come può le
lacrime che le colano giù dalle guance… Io odio gli addii strazianti! Non li
sopporto perché mi fanno piangere, e non voglio piangere per niente al mondo,
soprattutto oggi! Se Potter passasse di qui e mi vedesse? Cosa direbbe, eh? Oh,
no! In momenti come questi vorrei soltanto una cosa, essere già sul treno. Mio
Dio, non è perché detesto separarmi dai miei genitori… ma perché adoro
raggiungere le mie amiche! »
***
Non fu dunque senza una grande gioia che Lily scorse da lontano
la stazione di King’s Cross. Fu senza troppa sorpresa che i suoi genitori
(ormai abituati a vederla reagire così da sei anni) osservarono Lily uscire
dalla macchina come un diavolo e, come un tornado rosso, precipitarsi nella
stazione. Ma non riuscirono a impedirsi di sospirare, un’aria intenerita e
malinconica dipinta in volto, prima di seguirla, le sue valige in mano.
Petunia, notando la loro espressione, si accigliò e, per contrastare con la
sorella, assunse una smorfia di disgusto quando i suoi occhi si posarono su
Lily che al momento si era fermata, aspettandoli con impazienza.
“Non ne posso più di vedere mia sorella che mi
guarda con odio, non ne posso più di sentirla trattarmi come un mostro… E non
posso più aspettare di rivedere i miei amici, che mi considerano per quella che
sono. Persino James Potter, per quanto sia snervante, mi tratta meglio di lei!
Hogwarts mi manca, mi manca terribilmente. Prima salirò sul treno e meglio
sarà!”
- Non dimenticare di scriverci, Lily tesoro! – le
disse Rose Evans abbracciandola con affetto.
- Sì, mamma, non preoccuparti. Non me ne sono mai
scordata finora, non vedo perché quest’anno dovrebbe accadere! -
- Hai ragione – sospirà sua madre – Scusami, non
riesco a non… -
Vedendo che sua madre era sul punto di farle una
delle sue famose scenate-da-crisi-di-pianto-prima-della-partenza, Lily si
sottrasse dal suo abbraccio e si rivolse a suo padre.
- Prenditi cura di te, fiore – le disse lui
baciandola in fronte.
- Lo farò, papà – gli rispose lei con un sorriso.
Poi si voltò verso sua sorella e ne incontrò lo
sguardo gelido, impassibile: - Mh… arrivederci, Petunia – azzardò. Avrebbe
voluto avvicinarsi, ma l’altra la respinse con violenza, con grande orrore
della signora Evans, facendola quasi rovinare a terra.
- Sbrigati! – sbottò con astio la ragazza bionda
dal mento cavallino – Non voglio più vederti, mi hai capita? -
Lily deglutì a fatica. Frattanto che i suoi
genitori si voltavano verso Petunia con fare scandalizzato, lei afferrò
saldamente le valige, la gabbia della sua nuova civetta e lanciò debolmente un
ultimo “Arrivederci!” prima di andarsene a corsa. Non voleva ascoltare i
rimproveri che avrebbero fatto a sua sorella. Non voleva più sentire niente. Le
discussioni che avevano avuto luogo durante l’estate bastavano e avanzavano.
Adesso voleva soltanto raggiungere le sue amiche.
Prima di sparire dietro il muro che separava i
binari babbani da quello magico, Lily si girò ancora una volta in direzione dei
suoi genitori. Non sopportava di vedere quell’aria sofferente dipinta sui loro
volti, pertanto fece loro un altro cenno di saluto, molto breve, e poi
abbandonò il mondo troppo comune, così desolatamente non-magico di Londra.
***
« Non ho mai capito perché Petunia mi odiasse a tal punto,
perché mi considerasse come un mostro… Ho provato a sistemare le cose,
all’inizio, di andarle incontro. Poi, stanca dei suoi continui rifiuti, ho
lasciato perdere, ci ho fatto l’abitudine. Ma non posso fare a meno di
avvertire una profonda stanchezza, una profonda tristezza. Il suo comportamento
è così… tagliente, umiliante! Non smetto di ripetermi che devo ignorarla,
dimenticare… E non ci riesco affatto. »
***
Fu scacciando qualche lacrima fuggitiva che Lily giunse al
binario 9 e ¾. Con lo sguardo cercò le amiche tra la folla, e non tardò a
individuarle, pronte a montare sull’Espresso, che le facevano ampi cenni con la
mano. Allungò il passo per arrivare più in fretta da loro.
- Ehi, hai una nuova compagna? – domandò
maliziosamente Severina indicando con la testa la civetta dal piumaggio bianco
e bruno che ululava della gabbia.
- Ma sì, dai! – rispose Lily ridendo – Eri lì
quando l’ho comprata, no? -
- Rettifico! Ero lì mentre esitavi di fronte a un
monte di civette, estasiandoti per tutte quante! Dopo un’ora sono andata via
perché non volevo arrivare in ritardo al mio appuntamento con Matthew -
Matthew era il suo ragazzo, ed era Babbano, ma
Severina non gli aveva mai voluto dire di essere una strega per timore di
perderlo.
- E avevi ragione – esclamò Melissa in tono
esasperato – Si è decisa ben due ore dopo che te ne sei andata! -
- Uffaaa! Va bene, non mi prendete in giro –
borbottò Lily, sebbene fosse più divertita che arrabbiata.
- Come l’hai chiamata? – chiese finalmente
Severina.
- Miout! – dichiarò Lily, fiera.
- Miout? -
A quel nome, le tre rimasero perplesse.
- Uffa – proruppe ancora Lily – È perché non smette
mai di fare quel verso! -
Le sue amiche inarcarono le sopracciglia:
- Fa “miout”? Per una civetta è piuttosto bizzarro…
-
Come per smentirle sulla questione, la bestiola
lanciò un sonoro “miout”.
- Visto? Che vi avevo detto? – si vantò la rossa,
vittoriosa.
- Sei sicura che non abbia il raffreddore o cose
simili? – s’informò Alicia, inquieta.
- Ah, non lo so, dovrei scoprirlo… -
Mentre dialogavano si erano mosse lungo il
corridoio del treno, ed ora erano arrivate davanti ad uno scompartimento che
sembrava vuoto, almeno a guardare di primo acchito. Le quattro verificarono
scrutando attraverso il vetro e, sicure che non ci fosse nessuno, vi entrarono.
Dopo aver posato i bagagli sulla reticella apposita si lasciarono cadere sui
sedili imbottiti:
- Allora! – esordì allegramente Severina dopo un
minuto di silenzio – Le vostre vacanze? -
Lily fece una smorfia: - Con mia sorella non son
state proprio una festa continua… -
“Sono state più che altro un inferno!”
- Ma a parte questo è andato tutto bene. I miei
genitori sono talmente gentili che ho sopportato… -
Le sue tre amiche annuirono e, sapendo che Lily non
amava parlare dell’argomento, si rivolsero a Melissa. Una per una, raccontarono
le proprie vacanze: Severina era andata al mare in Francia, sulla Costa
Azzurra, Alicia aveva fatto un viaggio in Grecia e Melissa, un po’ contrariata,
confessò di essere rimasta da sua nonna, sebbene non le fosse dispiaciuto
troppo, poiché era stata coccolata e riempita di cioccolato e dolci…
Se non ci fosse stata sua sorella, avrebbe potuto
essere stato lo stesso per Lily. Ma ascoltandole non potè fare a meno di invidiarle.
Per fortuna fu rapida a distogliere la mente da quei pensieri, e lo fece a
causa del rumore della porta dello scompartimento che si era appena aperta
bruscamente. James Potter entrò con fare teatrale, seguito da un Sirius che
faceva lo scemo, da un Remus impassibile e da un Peter che si nascondeva,
intimidito, dietro le vesti da mago dei tre giovani. Lily sospirò di
esasperazione quando i Malandrini le si sedettero di fronte senza chiederle
permesso, e fu ancor più contrariata dal fatto che le sue amiche non se
l’ebbero minimamente a male e li accolsero senza difficoltà. Già James Potter
non le toglieva gli occhi di dosso, un sorriso malizioso sulle labbra,
ricominciando il suo gioco! Dio, come le dava sui nervi!
- Cosa vuoi, James Potter? Una mia foto? -
Il ragazzo fece finta di riflettere: - Mmh… perché
no? È una possibilità… Ma tu da sola mi basti, sai? Meglio fare economia di
rullini… ahio! –
Lily gli aveva appioppato un calcio impietoso sulla
gamba.
- Dacci un taglio, Potter! – rincarò.
- Ma… - gemette James – Perché tanta violenza? -
- Per i casi disperati come il tuo, non c’è altro
modo per far loro comprendere che sarebbe il caso di non insistere oltre! –
ribattè lei crudelmente.
James grugnì. Lily continuò a fissarlo sempre più
torva. Gli altri fecero un profondo respiro, pensando che in fondo erano
entrambi esasperanti…
- E dire che cominciava a migliorare, tra loro! –
esalò con dolcezza Severina.
Gli altri mossero la testa affermativamente. Non
c’era niente da fare con quei due, se non arrendersi all’evidenza e lasciarli
perdere! Tuttavia… ciò che essi ignoravano… era che battibeccando così con
James, Lily aveva completamente dimenticato sua sorella… E l’estate trascorsa
era già lontana da lei, relegata in un angolo dei suoi ricordi. Almeno, per un
breve istante…
***
Avevano finito per calmarsi. Lily aveva aperto un
libro (quello di Incantesimi, per l’esattezza) e vi si era letteralmente
immersa; i Malandrini e le altre tre ragazze, dal canto loro, si erano lanciati
in un’infuocata (è il caso di dirlo!) partita a Sparaschiocco. Regolarmente,
James lanciava una discreta occhiata a Lily, la quale faceva finta di non
accorgersene. Lui sospirava, si passava le mani tra i capelli, le lanciava un
nuovo sguardo e tornava a concentrarsi sul gioco. Era quello che si poteva
definire “il metodo classico” che James aveva instaurato per cercare di
ammorbidire la ragazza dopo le innumerevoli dispute che avevano avuto. La qual
cosa durava dal primo anno.
Gli altri si comportarono come se niente fosse. Ma
dentro di loro l’esasperazione iniziava a montare: fu Severina a esplodere per
prima.
- Ehi, Lily, non ti va di giocare? -
- No, grazie – rispose la rossa senza alzare il
naso dal libro.
- Eddai, vieni! Esci un po’ da quei benedetti libri
e divertiti con noi! -
James aveva appena alzato due occhi supplicanti e
pieni di speranza verso di lei.
- Con un cretino simile accanto dubito che sarebbe
divertente – rispose Lily seccamente.
Il ragazzo perse di botto il sorriso che gli stava
germogliando sulle labbra, mentre gli altri sospiravano all’unisono.
- Andiamo, Lily – azzardò Melissa – Stai
esagerando! James non è così male! E sono sicura che vi intendereste a
meraviglia se soltanto tu volessi… -
CLACK.
Lily aveva chiuso con violenza il libro e l’aveva
gettato al suolo.
- ADESSO BASTA! – urlò. Un gran silenzio scese
nello scompartimento. Melissa aveva abbassato gli occhi, Severina si mordeva le
labbra, Alicia fingeva di riallacciarsi le scarpe (peccato che queste non avessero
stringhe), Remus sembrava particolarmente interessato a ciò che accadeva
all’esterno, Peter si era rintanato nel proprio sedile, Sirius aveva lasciato
cadere le carte da gioco, bocca e occhi spalancati, e James… James era più
pallido di un fantasma. Il suo stomaco era contratto, la gola secca. I begli
occhi verdi di Lily gettavano lampi di rabbia, le sue guance si erano tinte di
rosa sotto l’impeto della collera. C’era seriamente da avere timore.
- PIANTATELA DI PASSARE IL TEMPO A ESCOGITARE MODI
PER TENTARE DI FARMI USCIRE CON… CON… CON QUESTO QUI! A ME NON PIACE JAMES
POTTER, VA BENE? QUANDO VE LO FICCHERETE IN TESTA? ADESSO BASTA, BASTA! MI
FARETE DIVENTARE PAZZA CON LE VOSTRE CRETINATE!
A-ME-NON-PIA-CE-JA-MES-POT-TER!!! -
E detto questo, uscì dallo scompartimento sbattendo
furiosamente la porta. Le faceva male la testa, sentiva il sangue pulsarle
nelle tempie. Doveva assolutamente calmarsi. Arrivata ai bagni, si sciacquò il
viso. Aveva fatto bene a rispondere in quella maniera, si ripeteva instancabilmente:
le sue amiche, e gli amici di Potter, l’avrebbero finalmente lasciata
tranquilla. E Potter stesso, d’altronde, avrebbe smesso di tormentarla. Doveva
pur capire che lei non provava alcun sentimento per lui… Il cuore le si
strinse. Per il senso di colpa. E perché mai per il senso di colpa? Rivide il
volto di James fissarla mentre urlava quelle parole, quel volto pallido come la
morte, quegli occhi supplicanti, così spaventati… come se rifiutasse anche solo
di ascoltare quel fiume di insulti. E poi la pena, quella pena immensa che gli
si era dipinta nell’espressione, lo sguardo vuoto… Malgrado tutto, Lily si
accorse di stare piangendo. Era stata crudele, orribilmente crudele.
- No, ho avuto ragione! – si disse con forza – Se
lo meritava! Doveva capire! Perché me ne preoccupo tanto? Non è che uno
stupido, grandissimo presuntuoso, arrogante, narcisista… -
La voce le si spezzò. Quell’estate, quando gli
aveva spedito quella lettera, quando si erano visti a Diagon Alley… era stato
diverso. Si sovvenne della loro schermaglia nel negozio di Quidditch, dei loro
scoppi di risa, della loro prima, vera conversazione. Aveva scordato per un
istante la vita d’inferno che le procurava sua sorella Petunia.
La sensazione di aver sbagliato ogni cosa finì per
sommergerla. Perché aveva reagito così dal momento che a Diagon Alley era
andato tutto bene? Perché se l’era presa con lui sul treno? Perché non gli
aveva lasciato una chance, come aveva fatto d’estate?
- Gli basta tornare a Hogwarts per ridiventare
insopportabile! – dichiarò per convincersi.
“Ammetti piuttosto che era per sfogarti dopo tutto
quello che ti ha fatto passare la tua cara e dolce sorella in questi mesi” le
suggerì viziosamente una voce nella sua testa. Il suo cuore mancò di un
battito. No, non era stata migliore di lui. Era stata anche peggio. Si era
servita di lui come valvola di sfogo, gli aveva riversato addosso tutti i suoi
rancori, le sue delusioni, le sue sofferenze, tutto il suo stress… L’aveva
odiato con passione per potersi vendicare del mondo intero, per vendicarsi
della propria vita, di essere un mostro, un rospo dai capelli rossi e gli occhi
verdi, come la chiamava sua sorella.
- E ha ragione – esalò Lily – Sono un mostro -
James, malgrado le sue pretese e la sua arroganza,
non aveva mai voluto né chiesto questo. Anche se la tormentava senza posa, non
meritava forse di essere disprezzato a tal punto.
James… No, Potter!
- Non voglio più vederlo -
Non voglio più vedere i suoi occhi posarsi su di me, non
voglio più doverli guardare. Voglio scacciarlo dalla mia anima, bandirlo dalla
mia mente… E voglio che lui faccia lo stesso con me.
- Sono un mostro, non posso amare… e non mi si può
amare! -
Serrò le palpebre, poi si lasciò scivolare contro
il muro. E le sue amiche, che cosa avrebbero pensato dopo la crisi che aveva
appena avuto?
“Avranno capito come sono davvero, ecco tutto! Si
saranno rese conto che non sono una persona da frequentare”
Una lacrima solitaria scivolò giù.
- Sono un mostro, non posso amare… e non mi si può
amare… - ripetè a mezza voce, ma forte abbastanza perché l’ombra di cui non si
era ancora accorta e che le stava alle spalle la sentisse:
- Lily, va tutto bene? -
La ragazza dai capelli rossi trasalì e si voltò di
scatto. Era Alicia, e né odio né disprezzo si leggevano nei suoi occhi,
soltanto pura inquietudine.
- Posso sedermi accanto a te? – e senza attendere
risposta si accomodò per terra, vicina a Lily. Questa rimase ostinatamente
silenziosa ed evitò il suo sguardo. Alicia tuttavia non si lasciò scoraggiare:
aveva sentito bene quella frase, quella frase che l’aveva colpita, e aveva
visto perfettamente le tracce di lacrime che avevano solcato il viso
dell’amica. Le prese dolcemente una mano.
- Lily, guardami, per favore -
Due smeraldi si volsero verso di lei, più
brillanti, più chiari del solito.
- Adesso dimmi, spiegami cos’è successo
quest’estate per farti stare così -
Silenzio.
- Sono sicura che c’è un rapporto con questa
estate. Quando ti ho vista a Diagon Alley eri radiosa, splendente, eri come sei
sempre… E ora ti vedo d’improvviso così distante, e triste, e tormentata…
C’entra tua sorella, vero? -
Lily abbassò leggermente lo sguardo, mordendosi il
labbro inferiore. Alicia continuava a fissarla, aspettando con pazienza un
qualche segnale da parte sua.
- Sei in questo stato ad ogni rientro, Lil. Ma non
ti eri mai comportata come poco fa. Tutti sono preoccupati, lo sai? Quando hai
lasciato lo scompartimento ci siamo tutti chiesti cosa fosse realmente successo
-
- Perché? – la interruppe Lily – Perché
preoccuparsi per me? Dopotutto io… -
- Stupida! – esclamò Alicia, furiosa. La rossa
spalancò gli occhi, sorpresa di vedere l’amica, solitamente calma, innervosirsi
così di punto in bianco. Questa si raddolcì all’istante: - Come puoi dire
questo, Lily? Ti siamo tutte amiche, dal primo anno, e ti vogliamo bene. Non
sopportiamo di vederti soffrire e ancor meno torturarti in questo modo. Perciò,
ti prego, dimmi cosa c’è! -
Allora, Lily cominciò a parlare. Le raccontò degli
insulti che subiva ogni estate da parte di sua sorella, tutto il suo disprezzo,
quell’odio e quella violenza contenuta. Ma il peggio era stato quell’anno.
L’animosità di Petunia era stata ancora più forte: aveva trovato un ragazzo, un
maiale su due zampe chiamato Vernon. Era venuto spesso a casa loro, ed ogni volta
che c’era lui Petunia costringeva Lily ad andarsene, a uscire, o a nascondersi
in camera sua. Non voleva che la vedesse, lei, il mostro, la sorella maledetta
che non voleva mostrare innanzi a Vernon. Sì, si vergognava di lei. Che cosa
avrebbe pensato Vernon se avesse saputo che aveva per sorella una “sporca
strega”?
L’umiliazione era che Lily aveva accusato molto il
colpo. Era un disonore essere quello che era? Era forse vero ciò che Petunia
asseriva? I suoi genitori era forse completamente ciechi? O forse volevano
proteggerla, nasconderle il suo handicap? O forse…
- Smettila di torturarti, Lily – la bloccò Alicia.
La ragazza si morse le labbra e i suoi occhi si
riempirono nuovamente di lacrime. L’amica l’abbracciò stretta.
- Tua sorella non è che un’imbecille che non ti
conosce – continuò – Il mostro è lei. Non sei tu -
Lily scoppiò in singhiozzi contro la sua spalla e
restarono entrambe così, silenziose, nel bel mezzo del corridoio, per qualche
minuto.
- E per quanto riguarda James – fece ancora Alicia
– Ti lasceremo tranquilla perché lo desideri -
Lily si sciolse dall’abbraccio e scrollò la testa,
asciugandosi le lacrime con il dorso della mano. Poi, sentendosi sempre
colpevole, abbassò lo sguardo.
Alicia evitò i suoi occhi (cosa che non la
rassicurò affatto) e fece spallucce:
- Se ne farà una ragione – finì per dire – Col
tempo ci avrà fatto l’abitudine -
Il cuore di Lily si strinse di nuovo. Aveva davvero
fatto del male a quel ragazzo? Alicia si voltò verso di lei e sorrise:
- Avanti, calmati adesso! – esclamò allegra dandole
dei colpetti sulla mano – Non possiamo certo restare qui nel corridoio per
secoli, oltretutto! Coraggio, alzati, ce ne torniamo al nostro scompartimento -
E senza aspettare risposta, afferrò le braccia di
Lily e la rimise in piedi. Ripresero il cammino del ritorno così, a braccetto.
Alicia riuscì persino a far ridere la rossa, ma quest’ultima non poteva
impedirsi di pensare a James. Inoltre, qualcosa la tormentava, una voce
fastidiosa che seguitava a sussurrare nella sua testa: pensava realmente ciò
che aveva detto?
Aveva mentito, in fondo, quando aveva gridato di
non amare James Potter?
Scacciò subito questo pensiero poco gradevole. Si
parlava di quel borioso di un Potter, il ragazzo che più odiava da quasi sei
anni…
Immersa nelle proprie riflessioni, Lily non si
accorse che erano praticamente arrivate a destinazione. Fu il verso di sorpresa
di Alicia a farla tornare tra i comuni mortali: davanti allo scompartimento
stava riunita una quindicina abbondante di persone, e dall’interno giungevano
scoppi di voci-
- Ma che diamine hanno ancora, quelli là? – sbottò
Lily, furiosa.
***
Dopo l’improvvisa crisi di collera di Lily e la sua
dipartita, il compartimento restò silenzioso per tre minuti buoni. Nessuno si
azzardava a guardare James, il quale era divenuto ancor più pallido di prima.
Aveva la mascella contratta e fissava un punto indistinto di fronte a sé, perso
nel vuoto.
- James…? – si arrischiò infine Sirius.
Ma gli occhi nocciola del suo amico cominciarono a
inumidirsi di lacrime e, non volendo piangere come un idiota davanti a loro,
indurì subito lo sguardo facendovi brillare della collera. Uscì precipitosamente,
innervosito, e prese la direzione opposta a quella di Lily. Tutti rimasero
interdetti: non avevano mai visto James così tormentato.
- Credo che avesse iniziato seriamente a sperarci –
sospirò Sirius.
- Io penso che sia seriamente e disperatamente innamorato
di quella ragazza – sospirò Remus a sua volta.
- E io sento che ne resterà completamente ferito –
aggiunse Peter.
Tutti sospirarono all’unisono. E di nuovo ci fu
silenzio.
Poi, Alicia si alzò di scatto; Remus la guardò con
aria stupita.
- Vado a cercare Lily – disse brevemente a mo’ di
spiegazione.
E uscì anche lei, l’espressione preoccupata. Una
volta che la porta si fu richiusa, gli altri sospirarono per la seconda volta.
- Forse sarebbe meglio lasciare perdere – osservò
Melissa, rassegnata.
- Lily è davvero troppo testarda! Non ci sarà mai
una soluzione! – grugnì Severina alzando gli occhi al soffitto. Sirius annuì e
si lasciò cadere contro lo schienale del suo sedile, gettando un’occhiata
inquieta verso la porta che era ancora chiusa.
- Mi auguro che James stia bene… - mormorò.
- Non ti angustiare per questo – lo rassicurò Remus
– Ne ha passate di peggio -
- E se andassi a cercarlo? – domandò Sirius
girandosi bruscamente verso di lui.
- Lascialo un po’ da solo, Sirius, adesso ne ha
bisogno – rispose Remus.
Il ragazzo sospirò pesantemente ma non protestò,
obbedendo saggiamente all’amico. Questi si rivolse alle due ragazze:
- Avete ragione a dire che sarebbe meglio lasciar
correre, e non perché Lily sia così caparbia, bensì perché noi non facciamo altro
che peggiorare le cose, nel nostro tentativo di forzarle. Lasciamo che seguano
il loro corso e tutto si sistemerà da sé. Dobbiamo soltanto dare a Lily il
tempo di capirsi e a James il tempo di cambiare e moderarsi un po’. È loro
compito far proseguire la loro storia, non spetta certo a noi. E se non succede
niente, allora vorrà dire che niente doveva accadere, tutto qui -
Quando ebbe terminato di parlare scese di nuovo il
silenzio.
- Sei sicuro di non voler diventare professore,
Rem? – disse piano Sirius.
Il giovane lupo mannaro gli sorrise: - Ci avevo già
pensato, figurati –
Ripresasi dallo stordimento iniziale, le ragazze si
riscossero e si dichiararono completamente d’accordo con Remus. Lui stava per
rispondere loro quando la porta dello scompartimento si spalancò: era James, di
ritorno. Il suo volto era cupo, immobile come una maschera. Si sedette senza
dire una parola, senza disserrare i denti. Sirius, malgrado lo sguardo severo
ed esasperato che gli lanciò Remus, si precipitò da lui.
- Tutto a posto, mio piccolo Jamie? – esclamò –
Andiamo, riprenditi vecchio mio! -
L’occhiata nera che gli dedicò il suddetto Jamie fu
sufficiente a farlo tacere e addirittura a farlo indietreggiare di qualche
passo.
- Ehi, vecchio mio, calmati -
- Sirius, credevo di averti detto di lasciarlo
tranquillo – intervenne Remus.
James alzò una mano per interromperlo: - Va bene,
Rem, lascia stare –
Severina si dimenò sul sedile, a disagio.
- Ascolta, James – esordì – Non preoccuparti per
Lily, sono sicura che lei… -
James chiuse gli occhi e sbuffò:
- Me lo dite ogni maledettissima volta! Non te
la prendere, Jamie! Siamo sicuri che non pensa realmente quello che ha detto! Oppure
Non ha ancora realizzato quali siano i suoi veri sentimenti! … Ah,
giusto, c’era anche Non piangere, Jamie! Se non andrai da Lily, sarà lei a
venire da te… -
- JAMES! – urlarono tutti al contempo per farlo
stare zitto.
- D’accordo, abbiamo capito – borbottò Severina.
Remus riprese la parola: - James, hai ragione. Noi
non sappiamo niente dei sentimenti di Lily. Tuttavia, ho una mia piccola idea…
-
- E come faresti a saperlo? – lo bloccò James in
tono amaro.
Remus lo freddò con un’occhiataccia: - Me lo sento,
ecco tutto – rispose, insistendo sul verbo “sentire”. James tacque di botto,
rendendosi conto che l’istinto dell’amico era più sviluppato del suo.
- Tutto quello che posso dirti, James, è di lasciar
fare al tempo. Cerca di essere il più naturale possibile quando sei con lei… -
- Facile a dirsi – sbuffò James.
- Smettila di metterti in mostra – continuò Remus,
ignorandolo – L’unica cosa che riesci a fare, in quel modo, è di renderti
ridicolo -
- Ehi…! -
- E invece di provarci sempre bruscamente con lei,
della serie “esci-con-me-e-smetterò-di-tormentare-Mocciosus”, sii più dolce!
Sii gentile con lei, senza pretendere di apparire come un essere speciale, e
poco a poco Lily vedrà che non sei così pessimo… -
James gli riservò l’ennesimo sguardo cupo:
- E va bene! – disse con rabbia – Avevo leggermente
inteso che quella non era una gran bella tecnica di corteggiamento! -
Poi sospirò e ricadde pesantemente sul sedile.
- Tanto è tutta fatica sprecata – esalò – Sai bene
che, qualsiasi cosa io faccia, lei mi considererà sempre un imbecille -
Remus scrollò le spalle, contagiato dal malumore
dell’amico occhialuto.
- Cosa vuoi che ti dica, James? Aspetta con
pazienza… -
Ci fu un minuto di silenzio. Ci mancava soltanto di
veder transitare un angioletto biondo con ali, aureola e abito azzurro fuori da
finestrino e l’atmosfera da crisi mistica creata da James sarebbe stata
perfetta.
- Riprendiamo la nostra sfida a Sparaschiocco? –
propose Sirius per sbloccare la situazione. Ma non ottenne risposta: la porta
dello scompartimento si era aperta di nuovo e nella luce fioca del corridoio si
stagliavano quattro figure. Il gruppo di Grifondoro fece una smorfia. Non erano
nemmeno arrivati a Hogwarts e già i Serpeverde si mettevano a seminare
zizzania!
- Levatevi dalle palle! – li aggredì subito James.
Quando era di cattivo umore era meglio non andarlo
a cercare.
- Ooooh! Potter non ha l’aria di stare molto bene,
oggi! – esclamò Rosier in tono chiaramente canzonatorio.
- Ohi! Finitela qui e toglietevi dai piedi! –
sbottò Severina, che evidentemente non aveva digerito il fatto che James le
avesse fatto il verso, prima.
- Ma guardate qui! La Mezzosangue osa prendere la
parola! – ragliò Wilkes.
Diverse esclamazioni indignate si levarono e, in un
solo movimento, i Grifondoro presenti estrassero le bacchette per puntarle
contro i Serpeverde.
- Buoni, buoni – fece Avery con un ghignetto, per
niente spaventato.
- Altrimenti rischiate di finire male – disse Piton
con odio.
Sirius si voltò verso di lui: - Toh, Servilo!
Fai il fiero quando sei coi tuoi compari, eh? – lo canzonò.
- FINISCILA! – sbraitò Piton, furioso.
- Aha, abbiamo toccato un punto sensibile – rincarò
James.
Piton lo fulminò con lo sguardo, e lentamente, con
grande sorpresa di tutti, un sorriso maligno gli si dipinse sulle labbra:
- Tu sei coraggioso, Potter, vero? Non come me… -
disse in un soffio che sapeva di minaccia – Ma sai, anche io conosco il tuo
punto debole -
Gli occhi di James presero a stringersi, il che non
presagiva niente di buono. Onde evitare guai, Peter si era rintanato sotto i
sedili e Remus aveva posato una mano sulla spalla di James.
- Giusto! – intervenne Avery – Dov’è quella
Mezzosangue della tua ragazza? -
I pugni di James si serrarono.
- Com’è che si chiama, quella ragazzetta di sangue
impuro? – chiese Rosier con fare innocente.
- Evans – rispose Piton, che non aveva cessato un
solo istante di sostenere lo sguardo minaccioso di James – Lily Evans -
- Come può una come quella mettere piede a
Hogwarts? – aggiunse Wilkes.
Ma quelle prese di giro furono di breve durata. Con
un urlo di rabbia, James, la bacchetta pronta a colpire, si era gettato contro di
loro. E la puntò contro il primo che gli capitò tra le mani, ovverosia… Severus
Piton.
***
Giocando di gomito, Lily era riuscita a farsi strada
attraverso la folla di curiosi e a raggiungere la porta del suo scompartimento.
Quel che vide allora la pietrificò sul posto. Si sentì invadere da un vago
furore.
Come in un déjà-vu, Piton fluttuava a
mezz’aria, la testa in basso, la veste a coprirgli gli occhi. James gli teneva
la bacchetta puntata contro e lo fissava con aria soddisfatta, mentre gli altri
tre Serpeverde si stringevano in un angolo dello scompartimento. James, che
sembrava particolarmente ispirato, guardò i presenti con un sorriso furbo:
- E adesso, c’è qualcuno che vuole vedere cosa si
nasconde sotto i mutandoni del nostro caro Servilo? -
Lily aprì la bocca, la mente offuscata, e urlò: -
POTTER!! –
Sorpreso, James sobbalzò. Si deconcentrò e
l’incantesimo che aveva scagliato su Piton si ruppe: il ragazzo ricadde a terra
e si rialzò massaggiandosi la testa, digrignando i denti dal dolore. James lo
guardò peggio che mai.
- Levatevi dalle palle sul serio, ora – sibilò
all’indirizzo dei tre Serpeverde. Questi non si fecero pregare, e filarono via
più veloci delle proprie ombre; Piton li seguì, non senza fare a James un gesto
esplicito che Lily non vide. E James per un attimo si sentì gonfiare il petto
di orgoglio, visto che aveva battuto quella feccia di Serpeverde una volta di
più. Ma poi si accorse dell’espressione di Lily e capì cosa lo aspettava…
- Non c’è più niente da vedere! – annunciò
seccamente lei agli “spettatori” – Tornatevene nei vostri scompartimenti,
forza! -
Parlottando, tutti si eclissarono e Lily sbattè la
porta dietro di loro prima di girarsi vivamente verso James.
- Allora, ti sei divertito, Potter? – gli chiese
freddamente.
La mascella di James si contrasse ancora, con
enorme preoccupazione degli altri.
- E dire che mi stavo preoccupando per te! Povera
imbecille! – proseguì Lily senza rendersi conto di nulla – Sei troppo immaturo!
Crudele! Egoista! Sei un vero… -
- STAI ZITTA!! -
Lily tacque di colpo, sconcertata dal tono che
aveva preso James tutto d’un tratto; questi tremava di rabbia da capo a piedi.
- Non sai nemmeno cos’è successo – fece con voce
sorda, senza smettere di guardarla.
- Oh, me lo posso immaginare! Hai soltanto… -
- Ti ha insultata ancora, Evans! Ha osato
disprezzarti in quanto Mezzosangue! -
Gli altri annuirono: - Lily, è la verità – lo
appoggiò Severina.
- Ma non è comunque un buon motivo per dare
spettacolo come tu hai fatto! –s’indignò Lily – Bisogna mostrarci più
intelligenti di loro! Bisogna… -
- Ah sì, bisogna mostrarci più intelligenti di
loro? – la rimbeccò seccamente James – Avanti, dimmi come, allora -
Lily aprì la bocca e la richiuse senza emettere un
suono, scombussolata dal tono del ragazzo: - Ignorandoli! – finì per dire,
lugubre.
James tirò un pugno magistrale contro il muro.
Tutti sussultarono, e Lily indietreggiò, timorosa.
- Non riesco a seguirti, Evans, non ci riesco! –
gridò lui di nuovo – Come puoi restare indifferente davanti ad un insulto
simile? -
Lily gli rispose con un sorriso triste: - Ci sono
abituata, non è così grave… -
- SÌ CHE È GRAVE! – esplose James. Poi il suo viso
si addolcì: - Non devi permetterlo. Non hanno il diritto di trattarti in questo
modo. Non meriti affatto di farti insultare come loro ti insultano, dal momento
che vali dieci volte di più -
Gli occhi di Lily si inumidirono di lacrime, ma non
le lasciò uscire.
- Non è con la violenza che si possono risolvere
certi problemi – disse in tono che voleva essere freddo, eppure aveva la voce
incrinata – Quando li prenderò con le mani nel sacco toglierò loro molti punti,
dato che sono un Prefetto. Ma per ora, sei tu che meriti di perdere punti! -
James le lanciò un’occhiata furente. Le voltò le
spalle, andò a sendersi accanto al finestrino e fissò con ostinazione il
paesaggio che sfilava all’esterno, muto. Facendo l’indifferente, Lily si
sedette dalla parte opposta e sprofondò di nuovo nel suo libro. Non si
rivolsero più la parola per tutta la durata rimasta del viaggio, facendo
piombare lo scompartimento in un clima di disagio assoluto. Quando arrivarono a
destinazione, Lily, trascinando Remus con sé, raggiunse gli altri Prefetti per
occuparsi degli allievi del primo anno. Gli altri montarono in una delle
carrozze senza cavalli che li avrebbero condotti al castello. James non parlava
ancora.
- Decisamente, l’anno comincia a meraviglia –
mormorò Melissa.
Sirius, che le sedeva accanto, annuì e levò lo
sguardo al cielo.
***
« Tutto si mescola nella mia testa e mi getta nella
confusione più totale. Perché ogni volta che esco finalmente da un incubo,
puntualmente cado in un altro? Perché James deve sempre combinare casini? E non
riesco a credere a quello che ha detto! Era la verità? Avrà davvero preso le
mie difese?
Non lo sopporto! Che smetta con le sue cazzate! Che
smetta di tormentarmi! Lo odio, io lo odio! Non gli rivolgerò mai più la
parola, d’ora innanzi! Ormai mi sono sbarazzata di lui! Tutto sta andando per
il meglio, no? Ho fatto bene a farmi prendere da quella crisi, prima, sono
finalmente riuscita a disgustarlo. Rinuncia, e io ho vinto la partita!
Allora per quale motivo… per quale motivo mi sento
così male, adesso? »
***
Fine del IV capitolo ***
NdTraduttrice: moi
voilà, eccovi il quarto capitolo! Spero di essere stata abbastanza veloce con
l’aggiornamento, stavolta, ho fatto il possibile… Che ve ne pare, in ogni caso?
Dal canto mio, ho trovato Lily leggermente esagerata, qui, quasi isterica,
mentre mi è piaciuto molto il comportamento di James, per sbruffone che sia…
Mettetevi comodi e saprete come si evolverà questa brutta situazione che si è
venuta a creare… Ringrazio le ragazze che hanno recensito lo scorso capitolo
[Lily Potter, Iride89, Lily90, W Lily e James!, Spongy, Tigrotta e Mirwen]:
arigatou gozaimasu, mina-san, continuate a sostenerci! E grazie anche a tutti
coloro che leggono soltanto! Sono felice che vi piaccia la storia (riferirò
all’autrice!) e che apprezziate il mio lavoro di traduzione °///°! Sperando di
non avervi delusi e di tornare al più presto con il quinto capitolo, io e
Kamala vi diamo appuntamento alla prossima… See you soon! Black Moody