Bentrovati a tutti!!!

Come promesso, ecco postata una nuova traduzione, di una delle autrici IN ASSOLUTO più acclamate - ma che dico - adorate di Portkey: LA MIA GOLDY!

A dire la verità, questa traduzione bolle in pentola da talmente tanto che avevo quasi deciso di evitare di postarla, dopo l'uscita del Principe, per OVVI motivi, ma nuove "spinte" Harmony lette in qua e là, la gentilezza e gioia di una lusingata Goldy, nonchè il (non da ultimo) pensiero delle tante ore spese a realizzarla mi hanno fatto cambiare idea.....SPERO NE SIA VALSA LA PENA!!------------ voi intanto fatemi sapere!! ^___________^-------

Buona lettura!

Snivella ^___^

...ps: come ho già fatto per Four Points, metto anche l'originale, per chi OSI o PREFERISCA o semplicemente voglia cercare i miei errori...(e in quel caso, vi avverto...non è una cosa tanto sana...)

Bend and Not Break

Cap.1

Breathe in for luck, breathe in so deep,

this air is blessed, you share with me.

This night is wild, so calm and dull,

these hearts they race from self control.

Your legs are smooth as they graze mine,

we're doing fine, we're doing nothing at all.

My hopes are so high,

that your kiss might kill me.

So won't you kill me? So I die happy.

My heart is yours to fill or burst.

To break or bury, or wear as jewellery,

whichever you prefer.

Hands down, this is the best day I can ever

remember, always remember, the sound of the

stereo, the dim of the soft lights, the scent of your

hair that you twirled in your fingers, and the time

on the clock, when we realized it's

so late, and this walk that we shared together.

The streets were wet, and the gate was locked,

so I jumped it, and I let you in.

And you stood at your door, with hands on

my waist, and you kissed me like you meant it,

and I knew that you meant it.

-Hands Down, Dashboard Confessional

***

Harry odiava stare lì.

Grimmauld place numero 12. Nonostante i loro travolgenti tentativi di far pulizia l’estate precedente, la casa non era mai sembrata più tetra. Forse era perché la presenza di Sirius permeava praticamente ogni stanza. Harry sentiva di inciampare nel fantasma del suo padrino ad ogni passo.

Comunque non era dai Dursley. E tutto era meglio che venire rinchiuso al n°4 di Privet Drive, Little Whinging.

La porta si aprì ed Harry alzò lo sguardo, riemergendo dalle proprie riflessioni. Ron se ne stava in piedi sulla soglia della loro stanza, tirandosi nervosamente il colletto.

“Hey, amico…” disse, sembrando intensamente a disagio. “Hai un minuto?”

Harry sospirò e guardò in giù senza speranza ai compiti che stava cercando di fare. Spingendoli da parte, si alzò e si stirò profondamente. “Certo,” disse, sbadigliando. “Che succede?”

Ron prese un respiro profondo, come per raccogliere il suo coraggio. ”C’è err…qualcosa di cui penso noi dovremmo parlare.”

“Si?” disse Harry con disinvoltura. “Ron, se è per Sir…”

“No, no,” aggiunse in fretta Ron. “No, err…veramente si tratta di Hermione.”

Sollevato, Harry si sentì un po’ più amichevole. Esaminò con curiosità il suo miglior amico. “Cosa c’è che non va con Hermione?”

Ron tirò il suo colletto dei nuovo. “Beh…il fatto è che…” Ron guardò oltre lui, nel corridoio vuoto. Schiarendosi la gola, chiuse la porta ed iniziò a camminare nervosamente in su e giù per la stanza. “Il fatto è che Hermione…”

Harry si risedette alla sua scrivania e alzò le sopracciglia in direzione di Ron. “Il fatto è che Hermione?” lo incalzò.

Ron sospirò pesantemente e sprofondò sul suo letto. “Oh, miseriaccia,” borbottò. “E’ più difficile di quanto pensassi.”

Harry, guardando l’amico con divertimento, ebbe un improvviso sprofondante sospetto.

“Giusto…err…” Ron prese un respiro profondo. “In un certo senso…mi piace. Hermione, intendo.”

Harry sbatté le palpebre più volte, sentendo lo stomaco cadere giù velocemente. “Oh.”

“Già…” Ron fece una risatina nervosa. “Strano, eh? Non è che lo progettassi. Penso di averci…combattuto contro per un bel po’ di tempo.”

Harry annuì, senza guardarlo. “Si…lo penso anch’io.”

“Penso che…beh, penso che andrò a dirle qualcosa.” La voce di Ron si abbassò. “Voglio dire, se per te non è un problema.”

Harry inghiottì con difficoltà, trovando improvvisamente il pavimento molto interessante. “Perché dovrei farmene un problema?”

“Non so,” disse Ron. “E’ solo che…non ne abbiamo mai veramente parlato, lo sai? E volevo solo essere certo…”

“Essere certo di cosa?” chiese Harry, alzando finalmente lo sguardo dal pavimento. Ron lo stava scrutando, visibilmente titubante ma determinato.

“Tu non…voglio dire…ti piace Hermione?”

“Certo che no,” rispose Harry velocemente.

“Okay…bene,” disse Ron, sorridendo un po’. “Veramente, veramente bene.” Balzò su, saltando nervosamente in punta di piedi.

Per qualche ragione, Harry si ritrovò con la bocca improvvisamente molto asciutta.

“Quindi, err…cosa pensi di dirle?”

Ron arrossì profondamente e strascicò  i piedi. “Veramente non lo so,” ammise. “Ma sono un Grifondoro, giusto?”

“Giusto,”rispose Harry debolmente, desiderando all’improvviso che Ron semplicemente se ne andasse. La stanza tutto ad un tratto sembrava decisamente troppo piccola.

“Penso che debba saperlo…” disse Ron lentamente.”Di cosa provo. Ho l’impressione che…ho un buon presentimento su questa cosa, Harry.”

“E’ magnifico, Ron,” disse Harry con grande entusiasmo, la sua voce eccessivamente cordiale.

La bocca di Ron si aprì in un gran sorriso. “Si, lo è, non è vero?”

Harry strinse i denti. Vattene soltanto, pensò. Vattene. Soltanto.

“Voi due farete una bella coppia,” disse, trovandosi incapace di guardare in direzione di Ron.

Bugiardo.

“Si,” disse Ron, ancora sorridendo, e gettando alla porta sguardi speranzosi. “Beh, err…ci vediamo dopo, allora.”

“Già,” disse Harry sommessamente. Quando Ron uscì, Harry riguardò in basso ai compiti poggiati sulla sua scrivania. Li spinse di nuovo davanti a sé, facendo del suo meglio per concentrarsi.

Odio questo posto, si disse.

Involontariamente, la sua mente ricadde nella conversazione che aveva appena avuto con Ron. Non voglio pensarci, decise. Non voglio pensarci.

Così. Ron e Hermione. Ma guarda.

Il suo stomaco si contrasse dolorosamente. Harry strinse i denti. Per me non è un problema, si disse. Per me non è un problema.

E quale possibile motivo avrebbe avuto per farsene un problema?

A Ron piaceva Hermione da secoli. Lo sapevano tutti. E loro due stavano sempre a battibeccare come una vecchia coppia sposata.

Forse era quello, ragionò. Forse il suo stomaco si stava contorcendo in nodi perché lui non poteva sopportare l’idea di vedere Ron ed Hermione bisticciare più di quello che già facessero.

//Ti piace Hermione?

Certo che no.//

Harry chiuse i suoi occhi per un momento desiderando che Ron tornasse indietro perché per lui era un problema, era un problema abbastanza grande, in effetti.

Non che potessi dirglielo, Harry ammise a sé stesso. Ron è il mio migliore amico.

Ron aveva avuto ragione su una cosa, fra loro non avevano mai parlato dei proprio sentimenti per Hermione. Era un tacito accordo che loro tre fossero amici. Migliori amici. Hermione era off-limits, provare qualsiasi cosa più dell’amicizia per lei avrebbe fatto perdere al tutto il suo equilibrio. La loro amicizia era precaria, se due si fossero avvicinati fra loro in quel senso l’ago della bilancia sarebbe pesato drammaticamente in una direzione. Loro erano Harry Ron ed Hermione. Il trio d’oro di Hogwarts.

Ron ed Hermione.

Harry sentì un piccolo lampo di gelosia. Con amarezza, sentiva che lo stessero lasciando indietro. Loro erano le uniche persone che aveva – e all’improvviso era di fronte alla possibilità che loro volessero più bene l’uno all’altra che a lui.

Adesso sono semplicemente ridicolo.

Ridicolo o no, Harry non poteva ignorare la sensazione che gli era scesa nello stomaco. Era una sensazione molto simile al tradimento, stavano per andare dove non avrebbe potuto seguirli. Intenzionalmente o no, lo stavano lasciando indietro.

Piantala, si ordinò. Se sono felici, tu devi essere felice per loro.

Harry si accasciò, appoggiando la fronte sulla fredda superficie della sua scrivania. Non poteva fermare la voce che mormorava insistentemente nella sua testa. E che mi dici di te? Di quello che rende te felice?

//Ti piace Hermione?

Certo che no.//

Ma non si era mai preso esattamente il tempo per rifletterci, Harry pensò. Non una volta. Hermione era la sua migliore amica, e a Ron piaceva, e c’erano già abbastanza chiacchiere su loro due così come stavano le cose. Non aveva dovuto pensarci perché lei era semplicemente Hermione. Era semplicemente una dei suoi due migliori amici, una ragazza, si, ma comunque solo la sua migliore amica.

Quindi aveva detto a Ron la verità. A lui non piaceva Hermione.

Beh, ci hai mai pensato prima?

No, non ci aveva mai pensato prima. Improvvisamene realizzò che questo era un po’ strano. Neppure quando erano sbucati fuori gli articoli della Skeeter, neppure quando Krum aveva fatto il geloso…non una volta gli era venuto in mente di poter pensare ad Hermione “in quel senso”. Certo, lei era piuttosto carina, e non è che non fosse attratto da lei, a dirla tutta. Solo non era una cosa a cui aveva pensato.

//Certo che no.//

Non voglio pensarci, Harry, rifletté con disperazione. E’ troppo tardi, non ha importanza. Piace a Ron. Non pensarci…non pensarci…

Ma sembrava che non potesse smettere di pensarci. Hermione. La sua migliore amica Hermione, che era sempre stata al suo fianco, che si preoccupava da matti per lui, che rimaneva calma di fronte alla sua rabbia, che lo aveva sempre trattato come se fosse solo Harry e non Il Bambino Sopravvissuto.

Ed era di nuovo nel Dipartimento Misteri e la maledizione di Dolohov la colpiva al petto e lui guardava mentre Hermione si accasciava al suolo. Non importava che fosse accaduto mesi prima, Harry sentiva il familiare lamento di dolore partire nella sua testa. Non Hermione, diceva qualcosa dentro di lui. Non posso perdere Hermione.

Quel pensiero fece scattare la sua attenzione. I suoi occhi si spalancarono, focalizzandosi sullo spazio smorto e grigio della sua camera a Grimmauld Place. Non era al Dipartimento Misteri ed Hermione stava bene.

Ma non posso perderla.

Harry si sedette un po’ più dritto, sentendo la consapevolezza crescere dentro di sé. Se avesse perso Hermione quella notte…

Rabbrividì mentre il pensiero passava attraverso la sua mente. Lo rifiutò violentemente. Si trovò improvvisamente sopraffatto dall’impulso di andare e trovarla e rassicurarsi che fosse viva. Non puoi, ricordi? La mente gli disse amaramente. C’è Ron con lei.

Ci fu un’altro lampo di gelosia. Era tutto perché Ron aveva semplicemente realizzato la cosa prima di lui. Se lui, Harry, l’avesse fatto per primo, avrebbe potuto esserci lui a cercare Hermione…

No, si disse. Piantala. A te non piace Hermione. Così hai detto a Ron.

Ma l’idea di Ron ed Hermione insieme provocò un senso di nausea alla bocca del suo stomaco.

Si, si ti piace, si disse. Ti piace, ti è piaciuta per tanto tempo e lo stai realizzando solo ora perché sei uno stupido imbecille.

Harry improvvisamente si sentì incapace di fermarsi. Più ci pensava, più non riusciva a tirar fuori una ragione sul perché non dovesse provare quelle cose verso Hermione. La rivide di nuovo, cadere giù con un piccolo “oomf” si sorpresa. La vide cadere dietro il velo…

“No,” disse ad alta voce.

Scosse la testa, provando a schiarire la mente.

Ho bisogno di lei.

Sarei perso senza di lei.

Non posso perderla.

Un impeto di protettività si riversò in lui. La terrò al sicuro, giurò a sé stesso. Questo è ridicolo. Tu non puoi promettere una cosa simile. In più, questo non è il medioevo, pensi davvero che Hermione apprezzerà di essere fatta sparire in un castello sotto la protezione del principe azzurro?

Harry sapeva che lo avrebbe odiato. Avrebbe voluto stare accanto a lui ad ogni passo. Combattere con lui, aiutarlo, tenerlo al sicuro.

Per un disperato attimo, desiderò di poter tornare indietro nel tempo. Prima che Ron coinvolgesse Hermione nell’equazione. Quando ignorava i suoi sentimenti e quelli di Ron. E ancora non conosceva i sentimenti di Hermione, ma all’improvviso aveva un disperato bisogno di saperli anche se non importava, in ogni caso, perché Ron era il suo miglior amico e lui non poteva prendere iniziative sulla ragazza del suo miglior amico.

Ma questo non è giusto, nemmeno.

Perché Harry era certo che i sentimenti di Ron non erano neanche lontanamente vicini ai suoi.

No, non era niente di simile a come si sentiva Ron. A Ron piaceva Hermione. Ron aveva una cotta per Hermione.

Harry era certo che lui non l’aveva. Qualsiasi cosa provasse per Hermione, era più profondo di una cotta, si era fatto strada dentro di lui in tutti i modi così tanto che non riusciva a comprendere sé stesso. Era pericoloso ed elettrizzante e sentiva come una mano stretta attorno alla gola…soffocarlo…

Perché Ron aveva realizzato la sua cotta prima. Che non era veramente giusto, rifletté Harry.

Piantala, si disse con decisione. Non c’è niente che tu possa fare.

Che cosa stavano facendo adesso? Ron aveva già raccolto abbastanza coraggio per parlarle?

Forse stavano già insieme. Forse era già troppo tardi.

Non. Importa.

Con quel pensiero fermamente nella testa, Harry fece del suo meglio per spingere Hermione fuori dai suoi pensieri. Lui non aveva nessun diritto di interferire. Non li avrebbe invidiati della loro felicità.

***

Ci fu un colpo alla sua porta. Harry, che aveva da tempo abbandonato i suoi compiti, e si era gettato a faccia in giù nel suo letto, si rigirò e strizzò gli occhi nell’ammuffita oscurità della sua stanza.

“Harry, la cena!” chiamò Ginny, bussando si nuovo sulla porta. “Ron è lì con te? Non sono riuscita a trovarlo da nessuna parte…”

Chiuse gli occhi momentaneamente. Alla cieca, trovò i suoi occhiali e incespicò per aprire la porta. Se Ginny fu sorpresa dalla sua scarmigliata comparsa, non ne diede alcun segno esteriore.

“No,” disse, la voce tesa. “Non lo vedo dal primo pomeriggio.”

Ginny si accigliò al suo tono. “Che mi dici di Hermione? Non riesco a trovare nemmeno lei.”

Harry deglutì. “Non so dove sia, Gin.” Si fermò mentre un’ondata di dolore sbatteva contro di lui. “Forse sono fuori…insieme…da qualche parte…”

Ginny sembrava dubbiosa. “Forse.”

Lentamente si fecero strada verso il piano di sotto, lei che gli lanciava confuse occhiate tutto il tempo. “C’è qualcosa che non va, Harry?” alla fine chiese. “Sembri un tantino, beh…stai bene?”

“Sto bene.”

Ginny sospirò. “Mamma non sarà felice di sapere che Ron ed Hermione sono scomparsi. Sai come si preoccupa, è capace di riunire l’intero Ordine quando Ron non compare per cena.”

Harry non disse nulla.

La cena fu una faccenda tesa. Il Sig. Weasley era stato trattenuto al lavoro di nuovo. George e Fred stavano passando l’estate a Diagon Alley tentando di risollevare da terra il loro negozio di Scherzi. Tonks e Lupin si erano fermati per un attimo mangiando un boccone frettolosamente prima di precipitarsi fuori di nuovo.

La Sig.ra Weasley, Ginny ed Harry mangiavano in rispettivo silenzio. Le sedie ai lati di Harry erano vuote. La Sig.ra Weasley, fortunatamente, non fece alcun commento eccetto dire che Ron ed Hermione avrebbero fatto maglio ad evitare di scendere dopo un’ora aspettandosi che lei preparasse loro la cena.

La casa sembrava più abbandonata del solito. Ad Harry mancavano i lievi tentativi di umorismo di Ron e le canzonature che si concedeva con Ginny. Gli mancavano perfino Ron ed Hermione che si lanciavano sfrecciatine. Tutto era meglio del silenzio.

Si ricordava come Sirius si era seduto allo stesso tavolo l’anno precedente. Il suo padrino era risentito, anche allora, di essere rinchiuso dentro casa.

Un dolore familiare fluì in Harry e lui spinse il suo piatto da parte.

La Sig.ra Weasley alzò lo sguardo verso di lui, un’espressione di compassione sul suo viso. “Hai a malapena toccato cibo, caro.”

“Non ho fame,” borbottò Harry. “Scusi, era squisito Sig.ra Weasley.”

Lanciò di nuovo uno sguardo alle sedie vuote vicino a lui. Dove erano? Immediatamente immagini assalirono la sua mente…Ron e Hermione che pomiciavano…Ron e Hermione fuori insieme…

Harry scosse la testa e radunò la sua roba. “Sono veramente stanco,” biascicò. “’notte.”

Mettendo i suoi piatti nel lavello, se ne andò, impaziente di uscire dalla cucina. I corridoi di Grimmauld Place non erano certo migliori. Sporchi e polverosi, rivelavano un’aura di arido vuoto.

Lentamente Harry salì le scale, domandandosi se avrebbe aspettato finché Ron non fosse andato a letto. Aveva disperatamente bisogno di sapere cosa era successo – cosa stava succedendo – mentre un’altra parte di lui voleva far finta che non stesse accadendo per niente.

Raggiungendo la sua camera, a Harry fu risparmiato di dover prendere quella decisione. Ron se ne stava seduto sul pavimento, la schiena contro i piedi del letto. Stava lanciando con pigrizia una palla contro il muro e la riprendeva quando gli rotolava di nuovo indietro.

Non si preoccupò di alzare lo sguardo mentre Harry entrava. Continuò a gettare la piccola, gommosa pallina contro il muro. A parte il piccolo thunk della palla contro la parete, il silenzio nella stanza era opprimente.

Harry si inumidì le labbra e lo fissò dubbiosamente. Si girò, uscendo di nuovo dalla sua stanza e lasciandosi Ron alle spalle. Sapendo a malapena quello che stava facendo, si fece strada verso la seconda rampa di scale. Questa portava al tetto di Grimmauld Place. Grazie agli incantesimi piazzati nella casa, ogni inquilino era invisibile ai babbani fintanto che rimaneva nella sua proprietà. Sebbene il tetto fosse all’esterno, Harry sapeva che sarebbe stato perfettamente al sicuro.

Che sto facendo? Si chiese, continuando a salire le scale. Sapeva che questa era una cattiva idea. Avrebbe dovuto essere con Ron, cercando di tirargli fuori quello che era successo.

Harry si fermò, la mano sul corrimano in cima alle scale. Se faccio questo, non c’è modo di tornare indietro.

Fece un respiro profondo ed aprì la porta. Il suono del mondo babbano lo investì­ – i clacson delle auto, i forti ululiì di sirene, gatti miagolanti, e cani che abbaiavano.

Seduta sul bordo del tetto, appollaiata in una angolo c’era Hermione. Le sue gambe erano raggomitolate sotto di lei. I suoi capelli danzavano sul retro del suo collo ad ogni soffio di vento.

Harry si avvicinò a lei cautamente, conscio del suono del proprio respiro pesante. Hermione sussultò visibilmente divenendo consapevole della presenza di un’altra persona.

“Ron,” disse senza voltarsi. “So che sei arrabbiato, ma non penso di poter sopportare altro stanotte. Per favore…solo rientra dentro.”

Harry si congelò. Poteva tornare indietro adesso, realizzò. Poteva rientrare ed Hermione non avrebbe mai saputo. Ron non avrebbe mai saputo.

Torna dentro!

“Hermione,” disse, invece. “Non è…voglio dire, non sono…” Hermione si calmò al suono della sua voce e si girò. “Ron,” terminò Harry, abbastanza a disagio.

Hermione si tolse i capelli dal viso, gli occhi che apparivano un po’ umidi. Stava piangendo, realizzò Harry, turbato al pensiero. “Oh, Harry…” sussurrò. “Mi dispiace, non avevo capito che eri tu. Che stai facendo qui?”

Lui le si avvicinò, preso dalla sua presenza. Sembrava vulnerabile nell’aria della notte. Indossava una piccola maglia nera e si sfregava le braccia per il freddo. Si alzò ed Harry si fermò di fronte a lei, pochi centimetri li separavano. Lei inspirò bruscamente.

“Come stai?” sussurrò lui, desiderando all’improvviso di potersi avvicinare di più.

Un debole rossore di diffuse sulle guance di Hermione. “Oh…Ron ha…ti ha detto qualcosa?”

“Si,” rispose Harry sommessamente. “Ci ha provato. Ma non so veramente…cosa è successo?”

I loro occhi si incontrarono. Il cuore di Harry iniziò a battere forte e si scoprì incapace di emettere suoni o muoversi mentre gli occhi di lei ardevano nei suoi. La sua bocca era disperatamente asciutta e si ritrovò incapace di guardare altrove. Questo è pericoloso, la sua mente lo avvertiva, anche se un’altra parte di lui voleva avvicinarsi ancora di più a lei. I respiri di Hermione uscivano in piccoli, aspri ansimi e sembrava congelata almeno quanto lui.

Smettila. Smettila. Ron è il tuo migliore amico. E’ il tuo migliore amico.

“Harry…” disse lei, il suo nome non più che un respiro.

Trovò la sua decisione risvegliarsi e fece un altro esitante passo verso di lei, desiderando disperatamente di raggiungerla. Sembrava così infreddolita, e lui si sentiva così insopportabilmente caldo.

“Harry,” disse di nuovo, come per rassicurarsi che lui fosse veramente lì. i suoi occhi si chiusero per un istante, interrompendo bruscamente l’incantesimo che sembrava essersi impossessato di loro. Con difficoltà, fece un passo indietro.

Il cuore di Harry stava sbattendo talmente forte che ne poteva sentire l’eco nelle orecchie. “Cosa ha detto Ron?” chiese di nuovo, all’improvviso desiderando disperatamente sapere.

Non che questo importi. Lei è off-limits. Non puoi fare questo a Ron.

“Che cosa importa?”

Harry era sul punto di urlare per la frustrazione. “Per favore, Hermione…” disse. “Ho bisogno di sapere cosa è successo. Dimmelo e basta.”

Hermione ebbe un piccolo brivido per l’aria fredda della notte. “Piaccio a Ron.”

Le parole rimasero sospese nell’aria fra loro e sebbene lei fosse soltanto a pochi passi di distanza da lui, Harry sentì come se fossero una barriera fisica che lo tratteneva indietro.

“Tu non provi le stesse cose per lui.”

Il tono di Harry era piatto e le sue parole ebbero un effetto immediato. Hermione trasalì vistosamente, strizzando gli occhi nel tentativo di mantenere il controllo delle proprie emozioni. Ma Harry sapeva che quello che aveva detto era vero – sapendolo dal momento che aveva trovato Ron chiuso nella sua camera. Sapendolo quando era andato in cerca di Hermione.

Stai tradendo Ron.

Non mi importa.

Si, si invece.

“Hermione,” disse, con un tono più dolce. “Scusa, non avrei dovuto – “

“No, hai ragione,” lo interruppe lei, apparendo scoraggiata. Si strofinò di nuovo le braccia, che si erano coperte da sottile pelle d’oca. “A me non piace Ron.”

“C’è qualcun altro,” disse Harry, cercando i suoi occhi di nuovo. Hermione scosse la testa risolutamente, ma Harry aveva visto fino in fondo a lei. “Va tutto bene,” disse. “Non devi dirmelo.”

E se fossi io?

E se non lo fossi?

E se?

Il labbro inferiore di Hermione tremò. Harry non riusciva più a sopportarlo. Senza essere del tutto cosciente di ciò che stava facendo (o delle conseguenze delle proprie azioni) allungò le braccia per tirarla contro di sé. Lei sembrò cadere facilmente verso di lui, il viso schiacciato appena sotto il suo collo. Le  sfregò energicamente le braccia, sentendo il freddo irradiarsi dalla sua pelle.

Hermione tirò su col naso sommessamente ed Harry fu momentaneamente preoccupato che stesse per ricominciare a piangere. Invece, lei si strinse ancora più forte contro di lui, come se questo avesse potuto scacciare via la sua paura e il freddo.

“Dimmi chi è, Hermione,” bisbigliò intensamente. Sto impazzando senza sapere.

“Non posso,”sussurrò lei.

“Perché no?”

“Perché non è – corretto – da parte mie provare queste cose per lui,” disse infine, con titubanza, le parole uscendole in corti, sommessi ansiti. “Ma non credo – non posso – evitarlo. Lui non può sapere. Mai. Perché – questo potrebbe – incasinare tutto. Le cose sono delicate. Se noi – mai –  persone verranno ferite. Ma io…”qui il suo respiro si chiuse. “Vorrei che lui – sapesse. Perché io voglio così disperatamente sapere se – lui – potrebbe mai…” la voce di Hermione si affievolì senza che lei potesse farci niente. “Che pensi, Harry?”

Harry chiuse gli occhi, sentendo sottili frammenti di vetro tagliargli il cuore. “Io penso,” disse, nello stesso, esitante tono. “Che ti ricambi. Penso che abbia scoperto sentimenti per te così forti che lo stanno terrificando. Ma lui sa – lei ha ragione. Non possono – perché persone verranno ferite.”

“Il loro miglior amico verrà ferito,” sussurrò Hermione pesantemente. “E nessuno dei due può affrontare quel dolore.”

“Ma non è giusto in realtà…” Harry continuò, come se lei non avesse parlato. ”Non possono nasconderlo per sempre, non è vero? E’ destinato a esplodere, se lo spingono da parte.”

Hermione alzò lo sguardo verso di lui, le lacrime non versate negli occhi luccicanti alla luce della luna. “Oh, Harry…” sussurrò. “Che stiamo facendo?”

Ron è il tuo migliore amico.

Anche Hermione.

Tu non puoi fargli questo.

Tu non puoi fare questo a te stesso.

Lo stai tradendo.

Non mi importa.

E poi la sua bocca ricopriva quella di Hermione, premendo furiosamente contro di lei. Lei smorzò un lamento e si appoggiò contro di lui, le braccia avvolte intorno al suo collo, spingendosi più vicina, più vicina, più vicina…

Le mani di lui scivolarono in giù sulle sue braccia, le sue dita sfregando e insinuandosi sull’orlo della sua maglietta. La lingua di lei premeva contro la sua e lui era incapace di fare nient’altro che baciarla più forte. Le punte delle sue dita erano sotto la sua maglietta, scivolando sopra il suo stomaco, andando a fermarsi giusto sotto l’elastico del suo reggiseno.

Che succede se ci scoprono?

Che succede se Ron sale e ci trova…e…oh,Dio…

Hermione sembrò arrivare alla sua stessa conclusione perché si divisero con uno strattone allo stesso instante. Harry aveva la pelle informicolita, la sua bocca che avvertiva ancora la pressione delle labbra di lei contro le sue, il suo corpo che desiderava ardentemente di più.

Hermione stava in piedi scioccata, gli occhi spalancati mentre il rossore le saliva sulle guance. Le sue labbra erano rosse e gonfie per il loro furioso bacio ed Harry si sforzò di guardare altrove.

“Oh…che abbiamo fatto?” si lamentò lei piano, premendosi un dito con stupore sulle labbra.

“Ci siamo baciati,” disse Harry in modo aggressivo. “Era quello che volevamo entrambi.”

“Lo so, ma – oh –  questo non sarebbe dovuto accadere!” Hermione sembrava vicino all’isteria. “Harry, non possiamo fare questo a Ron. Non possiamo.”

“Non mi importa.”

I loro occhi si incontrarono di nuovo ed Hermione scosse con coraggio la testa.

“Si, si che ti importa,” disse con disperazione. “E’ il tuo miglior amico – ti piacerebbe che non ti importasse, ma è così.”

“Ti dispiace, quindi?”

Hermione sbatté le palpebre velocemente, sembrando angosciata. “Questa è una domanda ingiusta, e tu lo sai.”

“Non è ingiusta,” disse piano Harry. “E’ semplice. Ti dispiace o no?”

“Mi dispiace per Ron, “ rispose infine lei. “Non può dispiacermi che ci siamo baciati.”

Harry lasciò cadere le spalle, sentendo la rabbia defluire. “Cazzo,” disse. ”Non posso crederci.”

Hermione sembrò sconcertata dal suo linguaggio. “Forse se gli parliamo…”

Lui si lasciò sfuggire una risata amara. “Già, sono sicuro che sarà perfettamente comprensivo.”

“Beh, che cosa vorresti fare?” scattò lei, iniziando a perdere la calma. “Mentirgli? Far finta che questo non sia mai successo?”

“Non lo so,” ammise Harry con difficoltà. “Non lo so, va bene?”

Hermione sembrò arrabbiarsi ancora di più. “Allora forse avresti dovuto pensarci prima di baciarmi!”

“Me ne vado a letto,” Harry si arenò, sentendo che la situazione stava uscendo sempre di più fuori controllo. Fece un respiro profondo. “Rientro semplicemente e me ne vo a letto.”

“Non riusciremo a farlo scomparire,” disse Hermione sommessamente. “Non riuscirò a far scomparire cosa provo per te.”

Nemmeno io.

Per un lungo istante, si fissarono e basta, senza muoversi, sentendosi impotenti. Infine, Hermione scosse la testa. “Bene,” disse piano. “Me ne vado a letto. Ci vediamo domani, Harry.”

“Si. Va bene.” Rispose lui in modo opaco.

Da solo sul tetto, emise un lungo sospiro, camminando senza sosta in su e giù sul portico sporgente della casa. Sapeva che il tetto era incantato per impedire che qualcuno accidentalmente scivolasse giù e si sentiva perfettamente a suo agio contro il cornicione, spiando il mondo babbano intorno a lui. Forse a causa della notte, perfino quello sembrava scuro e tetro.

Harry sapeva che Grimmauld Place era collocata in una zona relativamente povera della città. Le case erano fatiscenti, portici e gradini erano crepati e scadenti. L’intonaco era scheggiato e scrostato. I pratini all’inglese si erano ridotti a rinsecchiti raggrinzimenti di sudiciume. Di sera, gli inquilini di Grimmauld Place potevano spesso sentire le zuffe fra bande rivali fuori nella strada.

Nessuna di queste persone sa, pensò, mentre guardava una giovane donna babbana portare nervosamente a spasso il suo cane. Continuava a mandare occhiate sospettose dietro le sue spalle, sembrando chiaramente più che disturbata attimo dopo attimo. Nessuno di loro sa cosa accadrebbe…

Se muoio.

Se Voldemort vince

Harry chiuse i suoi occhi. Non voleva pensare alla profezia in quel momento. Non con tutto il resto delle cose che gli erano crollate addosso.

Aveva baciato Hermione, incapace di fare nient’altro. Perfino in quel momento, ogni fibra del suo essere la cercava. Voleva mandare al diavolo le conseguenze, mandare al diavolo i sentimenti di Ron, mandare al diavolo tutto il resto dall’inferno in su, perché quel bacio aveva valso talmente di più.

Eppure, ora volteggiava fra loro, una cicatrice dell’amicizia avuta con Ron ed Hermione. Avevano tradito Ron.

Un senso di vergogna salì sulla bocca del suo stomaco, Harry si allontanò dal cornicione del tetto e rientrò in casa. Era all’improvviso svuotato e i suoi piedi strascicavano sul pavimento mentre si faceva strada verso la sua camera.

Poteva sentire Ron russare da tutti i punti dell’ingresso. Evidentemente, aveva dormito durante tutto quello che era accaduto tra i suoi due migliori amici.

//Ho un buon presentimento su questa cosa, Harry.//

Entrando nella sua stanza, Harry avvertì una piccola fitta d’indignazione. Avrebbe dovuto saperlo, pensò amaramente, gettando sguardi al suo amico addormentato. Non è colpa tua, protestò con sé stesso. Era solo felice di pensare che Hermione avrebbe potuto ricambiare i suoi sentimenti. Aveva ogni diritto di esserlo.

Proprio come lei aveva ogni diritto di volere te e non lui.

Harry entrò nel letto, sentendo i suoi sensi di colpa alleggerirsi ad ogni sbuffo che Ron faceva.

Potremo mai far finta che non sia successo nulla? Posso io far finta che non sia successo nulla?

Questa…cosa che aveva con  Hermione, adesso che ne era consapevole, stava permeando ogni parte di lui. Non se ne stava andando via.

Harry strizzò gli occhi chiusi, permettendo alla sua mente di lasciarsi cadere nel sonno.

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TESTO ORIGINALE

Harry hated it here.

Number 12 Grimmauld Place. Despite their overwhelming clean-up attempts the previous summer, the house had never seemed bleaker. Perhaps it was because Sirius' presence permeated nearly every room of the house. Harry felt as though he stumbled into his godfather's ghost with every step he took.

Still, it wasn't the Dursley's. And anything was better than being cooped up at Number 4 Pivet Drive in the Little Whinging.

The door opened and Harry glanced up, pulling himself out of his musings. Ron was standing at the entrance to their shared bedroom, tugging nervously at his collar.

“Hey, mate…” Ron said, looking intensely uncomfortable. “D'you have a moment?”

Harry sighed and glanced forlornly down at the homework he'd been trying to do. Pushing it off to the side, he stood and gave a long stretch. “Sure,” he said, yawning. “What's up?”

Ron took a deep breath, seeming to gather his courage. “There's err… something I think we should talk about.”

“Yeah?” said Harry casually. “Ron, if this is about Sir—”

“No, no,” Ron said hurriedly. “No, err… it's about Hermione, actually.”

Relieved, Harry felt a little friendlier. Curiously, he surveyed his best friend. “What about Hermione?”

Ron tugged at his collar again. “Well… the thing is…” Ron looked behind him into the empty hallway. Clearing his throat, he shut the door and started pacing nervously around the room. “The thing about Hermione is…”

Harry sat back down at his desk and raised his eyebrows in Ron's direction. “The thing about Hermione is…?” he prompted.

Ron sighed heavily and sat down on his bed. “Oh, bullocks,” he muttered. “This is more difficult that I thought it would be.”

Harry, watching his friend in amusement, had a sudden sinking suspicion.

“Right… err…” Ron took a deep breath. “I sort of… fancy her. Hermione, I mean.”

Harry blinked a few times, feeling his stomach drop even further. “Oh.”

“Yeah…” Ron gave a nervous chuckle. “Weird, eh? It's not like I meant to. I think I've been… struggling against it for a long time.”

Harry nodded, looking away from Ron. “Yeah… I think you have, too.”

“I think that… well, I think I'm going to say something to her.” Ron's voice turned quieter. “I mean, if you don't have a problem with it.”

Harry swallowed with difficulty, suddenly finding the floor to be intensely interesting. “Why would I have a problem with it?”

“Dunno,” Ron said. “It's just that… we've never really talked about it, you know? And I just wanted to make sure…”

“Make sure of what?” Harry asked, finally looking up from the floor. Ron was peering at him, clearly hesitant but determined.

“You don't… I mean… do you fancy Hermione?”

“Of course not,” Harry responded quickly.

“Okay… good,” Ron said, grinning a little. “That's really, really good.” He jumped up, bouncing nervously on the balls of his feet.

For some reason, Harry found that his mouth was suddenly very dry. “So, err… what are you planning on telling her?”

Ron blushed deeply and shuffled his feet. “Don't really know,” he admitted. “But I'm a Gryffindor, right?”

“Right,” Harry said weakly, suddenly wishing that Ron would just leave. The room felt entirely too small all of a sudden.

“I think she deserves to know…” Ron said quietly. “About how I feel. I reckon that… I have a good feeling about this, Harry.”

“That's great, Ron,” Harry said heartily, his voice sounding overly cheerful.

Ron's mouth split into a wide grin. “Yeah, it is, isn't it?”

Harry grit his teeth. Just leave, he thought. Just. Leave.

“You two would make a good pair,” Harry said, finding himself unable to look in Ron's direction.

You liar.

“Yeah,” Ron said, still grinning, and shooting the door hopeful looks. “Well, err… I'll see you later, then.”

“Yeah,” Harry said quietly. When Ron left, Harry glanced back down at the homework sitting on his desk. He pushed it back in front of him, doing his best to pay attention.

I hate this place, he thought to himself.

Involuntarily, his mind shifted back to the conversation he'd just had with Ron. I don't want to think about it, he decided. I don't want to think about it.

So. Ron and Hermione. Fancy that.

His stomach twisted painfully. Harry grit his teeth. I don't have a problem with it, he told himself. I don't have a problem with it.

And what possible reason could he have for having a problem with it?

Ron had fancied Hermione for ages. Everyone knew it. And the pair of them were always sniping at each other like an old married couple.

Maybe that was it, he reasoned. Maybe his stomach was twisting itself into knots because he couldn't bear the thought of Ron and Hermione bickering more than they already did.

//Do you fancy Hermione?

Of course not.//

Harry closed his eyes and for a moment wished that Ron would come back because he found that he did have a problem with it, he had a rather large problem, at that. Not that I could have told him so, Harry admitted to himself. Ron's my best friend.

Ron had been right about one thing, they never had discussed their feelings for Hermione. It went by unspoken agreement that the three of them were friends. Best friends. Hermione was off-limits, feeling anything more than friendship with her would throw the everything off balance. Their friendship was precarious; if two were to get closer the scale would dramatically tip in one direction. They were Harry, Ron and Hermione—the golden trio of Hogwarts.

Ron and Hermione.

Harry felt a small flash of jealousy. Bitterly, he felt as though they were leaving him behind. They were the only people he had—and he was suddenly faced with the possibility that they cared more for each other than for him.

Now I'm just being ridiculous.

Ridiculous or not, Harry couldn't help the feeling that settled in his stomach. It was a feeling very much like betrayal. They were about to go somewhere he couldn't follow. Intentionally or not, they were leaving him behind.

Stop it, he ordered himself. If they're happy, you should be happy for them.

Harry slumped down, leaning his forehead on the cool surface of his desk. He couldn't quite stop the nagging, whispering voice in his head. What about you? What about what makes you happy?

//Do you fancy Hermione?

Of course not.//

But he'd never exactly taken the time to think about it, Harry reflected. Not once. Hermione was his best friend, and Ron fancied her, and there were enough rumours circulating about the two of them as it was. He didn't have to think about it because she was simply Hermione. She was simply one of his two best friends, a girl, yes, but still only his best friend.

So he'd told Ron the truth. He didn't fancy Hermione.

Well, have you ever even considered it before?

No, he'd never thought about it before. He suddenly realized that is was a little odd. Even when Skeeter's articles came out, even when Krum expressed jealousy… he'd never once considered what it could mean to think of Hermione “in that way.” Sure, she was rather pretty, and it wasn't that he wasn't attracted to her, exactly. It just wasn't something he'd thought about.

//Of course not.//

I don't want to think about this, Harry thought desperately. It's too late, it doesn't matter. Ron likes her. Don't think about it… don't think about it…

But it seemed as though he couldn't stop thinking about it. Hermione. His best friend Hermione, who'd always stayed by his side, who worried herself sick over him, who stayed calm in the face of his anger, who always treated him as just Harry and not The Boy Who Lived.

And he was back in the Department of Mysteries and Dolohov's curse hit her in the chest and he was watching as Hermione crumpled to the ground. It didn't matter that it was months ago, Harry felt the familiar whine of panic start up in his head. Not Hermione, something inside him said. I can't lose Hermione.

That thought snapped him to attention. His eyes snapped open; focusing on the dull, grey room of his bedroom at Grimmauld Place. He wasn't in the Department of Mysteries and Hermione was fine.

But I can't lose her.

Harry sat up a little straighter, as he felt the realization surge through his system. If he had lost Hermione that night…

Harry shivered as the thought crossed through his mind. Vehemently, he denied it. He found himself suddenly overcome with the urge to go and find her and reassure himself that she was alive. Can't, remember? His mind said bitterly. Ron's with her.

There was another flash of jealousy. It was all because Ron had simply realized before he did. If he, Harry, had realized first, he could be the one going to find Hermione…

No, Harry said to himself. Stop it. You don't fancy Hermione. You told Ron so.

But the idea Ron and Hermione together caused a feeling of nausea in the pit of his stomach.

Yes, you do, he said to himself. You like her, you've liked her for a long time and you're only just realizing it now because you're a daft git.

Harry suddenly felt helpless to stop himself. The more he thought about it, the more he couldn't come up with a reason for why he shouldn't feel that way about Hermione. He saw her again, falling down with a small “oomf” of surprise. He saw her falling through the veil…

“No,” he said aloud.

He shook his head, trying to clear his brain.

I need her.

I'd be lost without her.

I can't lose her.

A surge of protectiveness rushed through him. I'll keep her safe, he vowed to himself.

That's ridiculous. You can't promise something like that. Besides, this isn't the Middle Ages, do you really think Hermione would appreciate being whisked away to a castle under the protection of the shining hero?

Harry knew she'd hate it. She'd want to stand next to him every step of the way. Fight with him, help him, keep him safe.

For a desperate moment, Harry wished he could go back into time. Before Ron had brought Hermione into the equation. When he'd been ignorant of his feelings and Ron's feelings. And he still didn't know Hermione's feelings but he was suddenly desperate to know even if it didn't matter, anyway, because Ron was his best friend and he couldn't move in on his best friend's girl.

But that wasn't fair, either.

Because Harry was certain that Ron's feelings were nowhere near his own.

No, it wasn't anything like how Ron felt. Ron fancied Hermione. Ron had a crush on Hermione.

Harry was certain he didn't. Whatever he felt for Hermione, it went deeper than a crush, it went all the way through him so much that he didn't understand it himself. It was dangerous and thrilling and he felt as though there was a hand closed around his throat… choking him…

Because Ron had realized his crush first. Which wasn't really fair, Harry reflected.

Stop it, he told himself firmly. There is nothing you can do.

What were they doing now? Had Ron already gathered up enough courage to talk to her? Maybe they were already together. Maybe he was already too late.

It. Doesn't. Matter.

That thought firmly in mind, Harry did his best to push Hermione out of his thoughts. He had no right to interfere. He would not begrudge them their happiness.

***

There was a knock at his door. Harry, who had long since abandoned his homework, and thrown himself face-down on his bed, rolled over and squinted into the musty darkness of his bedroom.

“Harry, dinner!” Ginny called, knocking on the door again. “Is Ron in there with you? Haven't been able to find him anywhere…”

Harry closed his eyes momentarily. Blearily, he found his glasses and stumbled to open the door. If Ginny was surprised by his dishevelled appearance, she didn't make any outward signs of it.

“No,” Harry said, voice tight. “Haven't seen him since earlier this afternoon.”

Ginny frowned at his tone. “What about Hermione? Can't find her, either.”

Harry swallowed. “Dunno where she is, Gin.” Harry stopped as a wave of pain slam into him. “Maybe they're off… together… somewhere…”

Ginny looked doubtful. “Maybe.”

Slowly they made their way downstairs, Ginny shooting him confused looks the entire way. “Something wrong, Harry?” she finally asked. “You seem a little, well… are you alright?”

“I'm fine.”

Ginny sighed. “Mum's not going to be happy that Ron and Hermione have disappeared. You know how she worries, she's bound to call the entire order together when Ron doesn't show up for dinner.”

Harry didn't say anything.

Dinner was a tense affair. Mr. Weasley had been held up at work again. George and Fred were spending their summer in Diagon Alley trying to get their joke shop off the ground. Tonks and Lupin stopped by for a short period, hastily grabbing a bite to eat before rushing off again.

Mrs. Weasley, Ginny, and Harry ate in relative silence. The chairs on either side of Harry were empty. Mrs. Weasley, thankfully, had not made any comments except to say that Ron and Hermione had better not come down in an hour expecting her to make them dinner.

The house seemed more forlorn than usual. Harry missed Ron's light attempts at humour and the teasing he'd indulge in with Ginny. He even missed the sounds of Ron and Hermione sniping at each other. Anything was better than the silence.

He remembered how Sirius had sat at the same table the year before. His godfather had been bitter, even then, at being cooped up inside.

Familiar pain washed over Harry and he pushed his plate off to one side.

Mrs. Weasley looked over at him, a look of sympathy on her face. “You barely ate, dear.”

“I'm not hungry,” Harry muttered. “Sorry, it was delicious, Mrs. Weasley.”

Harry glanced back at the empty chairs next to him. Where were they? Immediately images assaulted his mind… Ron and Hermione snogging… Ron and Hermione off together…

Harry shook his head and gathered up his stuff. “I'm really tired,” he mumbled. “G-night.”

Placing his dishes in the sink, he left, eager to get away from the kitchen. The hallways of Grimmauld Place were hardly any better. Grimy and dusty, they exhibited an aura of barren emptiness.

Slowly Harry climbed the stairs, wondering if he should wait up until Ron went to bed. He desperately needed to know what had happened—what was happening—while another part of him wanted to pretend that it wasn't happening at all.

Reaching his bedroom, Harry was spared having to make that decision. Ron was sitting on the floor, back against the foot of his bed. Lazily he was throwing a ball against the wall and catching it again as it rolled back to him.

Ron didn't bother looking up as Harry entered. He continued tossing the small, rubber ball against the wall. Besides the small thunk of the ball against the wall, the silence in the room was oppressive.

Harry licked his lips and stared at Ron uncertainly. He turned, going back out of his bedroom and leaving Ron behind. Barely aware of what he was doing, Harry made his way up a second flight of stairs. These ones led to the roof of Grimmauld Place. Because of the charms placed on the house, any occupant of the house remained unseen by Muggles as long as they remained on its property. Though the roof was outside, Harry knew that he would be perfectly safe.

What am I doing? Harry asked himself, continuing up the stairs. He knew that this was a bad idea. He should be with Ron, trying to draw from him what had happened.

Harry paused, his hand on the handle at the top of the stairs. If I do this, there's no turning back.

Harry took a deep breath and opened the door. The sounds of the Muggle world hit him—the honking of cars, the loud wail of sirens, cats mewling, and dogs barking.

Sitting by the edge of the roof, perched on its corner was Hermione. Her legs were curled up under her. Her hair danced around the back of her neck with each puff of wind.

Harry approached her cautiously, aware of the sounds of his heavy breathing. Hermione visibly flinched as she became aware of another person.

“Ron,” she said without turning. “I know you're upset, but I just don't think I can take anything more tonight. Please… just go back inside.”

Harry froze. He could turn around now, he realized. He could go back and Hermione would never know. Ron would never know.

Go back inside!

“Hermione,” he said, instead. “It's not… I mean, I'm not…” Hermione stilled at the sound of his voice and turned around. “Ron,” Harry finished, rather uncomfortably.

Hermione brushed hair out of her face, eyes looking a little watery. She's been crying, Harry realized, the feeling unsettling him. “Oh, Harry…” she whispered. “I'm sorry, I didn't realize it was you. What are you doing here?”

Harry moved closer to her, thrown off by her presence. She looked vulnerable in the night air. She was wearing a small, black t-shirt and she rubbed her arms in the cold. Hermione stood up and Harry came to a stop in front of her, mere inches separating them. She sucked in a sharp breath.

“How are you?” Harry whispered, wishing suddenly that he could get closer.

A faint blush spread over Hermione's cheeks. “Oh… did Ron… did he say something to you?”

“Yeah,” Harry said quietly. “He might've. But I don't really know… what happened?”

Their eyes met. Harry's heart began to pound and he found himself unable to make a sound or move as her eyes burned into his. His mouth was desperately dry and he found himself helpless to look away. This is dangerous, his mind warned, even as another part of him wanted to get even closer to her. Hermione's breathing was coming out in small, harsh gasps and she seemed just as frozen was he was.

Stop it. Stop it. Ron's your best friend. He's your best friend.

“Harry…” she said, his name no more than a whisper.

He found his resolve weakening and he took another hesitant step towards her, desperately wishing to reach out. She looked so cold, and he felt so unbearably warm.

“Harry,” she said again, as if trying to reassure herself that he was really there. Her eyes flickered shut for a moment, abruptly ending the trance that had seemed to fall down upon them. With difficulty, she took a step backwards.

Harry's heart was beating so hard that he could hear it echoing in his ears. “What did Ron say?” he asked again, suddenly desperate to know.

Not that it matters. She's off-limits. You can't do this to Ron.

“Why does it matter?”

Harry was ready to yell with frustration. “Please, Hermione…” he said. “I need to know what happened. Just tell me.”

Hermione gave a small shiver from the cool night air. “Ron fancies me.”

The words hung in the air between them and though she was only a few feet away from him, Harry felt as though the words were a physical barrier holding him back.

“You don't feel the same away about him.”

Harry's tone was flat and his words had an instantaneous effect. Hermione visibly flinched, her eyes screwing up in an attempt to keep control over her emotions. But Harry knew what he'd said was true—known it from the moment that he'd found Ron shut up in his bedroom. Known it when he came searching for Hermione.

You're betraying Ron.

I don't care.

Yes, you do.

“Hermione,” he said, in a gentler tone. “I'm sorry, I shouldn't have—”

“No, you're right,” she cut in, looking downcast. She rubbed at her arms again, which had broken out into small goose bumps. “I don't fancy Ron.”

“There's someone else,” Harry said, finding her eyes again. Hermione steadfastly shook her head, but Harry saw right through her. “It's alright,” Harry said. “You don't have to tell me.”

What if it's me?

What if it's not?

What if it is?

Hermione's bottom lip trembled. Harry couldn't take it anymore. Without being fully aware of what he was doing (or the consequences of his actions), he reached out to pull her against him. Hermione seemed to fall against him easily, her face pressing just below his neck. He rubbed her arms briskly, feeling the cold radiating off her skin.

Hermione let out a little sniffle and Harry was momentarily worried that she was going to start crying. Instead, she pressed herself tighter against him, as if that could stave off her fear and her cold.

“Tell me who it is, Hermione,” he whispered insistently. I'm going crazy not knowing.

“I can't," she whispered.

"Why not?"

"Because it's not—right—for me to feel that way about him,” she finally said hesitantly, her words coming out in short, quiet gasps. “But I don't think—I can't—stop. He can't know. Not ever. Because—it would—mess things up. Things are delicate. If we—ever—people would get hurt. But I…” here, her breath caught. “I wish that he did—know. Because I want so desperately to know if—he—could ever…” Hermione trailed off helplessly. “What d'you think, Harry?”

Harry shut his eyes, feeling tiny shards of glass slicing at his heart. “I think,” he said, in that same, hesitant tone. “That he likes you back. I think that he's found feelings for you that are so strong that it's terrifying him. But he knows—she's right. They can't—because people will get hurt.”

“Their best friend will get hurt,” Hermione whispered heavily. “And neither of them can stand that pain.”

“But it's not really fair…” Harry continued, as if she hadn't spoken. “They can't hide it forever, can they? It's bound to explode, if they push it aside.”

Hermione looked up at him, the unshed tears in her eyes glistening in the moonlight. “Oh, Harry…” she whispered. “What do we do?”

Ron's your best friend.

So is Hermione.

You can't do this to him.

You can't to this to yourselves.

You're betraying him.

I don't care.

Then his mouth was covering Hermione's, pressing furiously against her. She gave a muffled moan and leaned against him, her arms winding around his neck, pushing closer, closer, closer...

His hands slid down her arms, his fingers scraping and prying at the bottom of her t-shirt. Her tongue probed against his and he was helpless to do anything but kiss her harder. His fingertips were under her shirt, sliding over her stomach, coming to rest just below the lace of her bra.

What if we get caught?

What if Ron comes up and finds us… and… oh, God…

Hermione seemed to come to the same realization he did because they wrenched themselves apart at the same time. Harry was with his skin tingling, his mouth still feeling the pressure of Hermione's lips against his, his body aching for more.

Hermione stood shocked, eyes wide as a flush settled out over her cheeks. Her lips were red and swollen from their furious kissing and Harry forced himself to look away.

“Oh… what have we done?” she moaned quietly, as she pressed a finger wonderingly to her lips.

“We kissed,” Harry said aggressively. “It's what we both wanted.”

“I know, but—oh—this wasn't supposed to happen!” Hermione looked near hysterics. “Harry, we can't do this to Ron. We can't.”

“I don't care.”

Their eyes met again and Hermione valiantly shook her head. “Yes, you do,” she said desperately. “He's your best friend—you'd love to not care, but you do.”

“Are you sorry, then?”

Hermione blinked rapidly, looking anguished. “That's an unfair question, and you know it.”

“It's not unfair,” Harry said quietly. “It's simple. Are you sorry or not?”

“I'm sorry about Ron,” Hermione finally said. “I can't be sorry that we kissed.”

Harry slumped, feeling the anger drain out of him. “Fuck,” he said. “I can't believe this.”

Hermione looked startled by his use of language. “Maybe if we talk to him…”

Harry let out a bitter laugh. “Yeah, I'm sure he'll be perfectly understanding.”

“Well, what do you want to do?” she snapped, beginning to lose her temper. “Lie to him? Pretend this never happened?”

“I don't know,” Harry admitted with difficulty. “I don't know, okay?”

Hermione looked even more upset. “Then maybe you should have thought it all out before kissing me!”

“I'm going to bed,” Harry ground out, feeling like the situation was growing steadily more out of control. He took a deep breath. “I'm just going to go in and go to bed.”

“We can't make it go away,” Hermione said quietly. “I can't make what I feel for you go away.”

Neither can I.

For a long moment, they just stared at each other, not moving, caught helpless. Finally, Hermione shook her head. “Fine,” she said softly. “I'm going to bed. I'll see you tomorrow, Harry.”

“Yeah. Okay,” Harry said dully.

Alone on the roof, he let out a long breath, pacing restlessly to the stoop overhanging the house. He knew the roof was enchanted to prevent anyone accidentally slipping off and felt perfectly at ease leaning against the edge, overlooking the Muggle world around him. Perhaps because it was night time, even that seemed dark and grey.

Harry knew that Grimmauld Place was located in a relatively poor section of town. The houses were run-down, porches and steps were cracked and shotty. Paint was chipping and peeling. Lawns had shrunk to dried up shrivels of dirt. In the evening, the occupants of Grimmauld Place could often hear the scuffles of rival gangs out in the streets.

None of these people know, he thought, as he watched a young Muggle woman nervously walk her dog. She kept casting suspicious looks over her shoulder, looking distinctly more unsettled by the moment. None of them know what will happen if….

If I die.

If Voldemort wins.

Harry shut his eyes. He didn't want to think about the prophecy at the moment. Not with everything else he had weighing down on him.

He had kissed Hermione, helpless to do anything else. Even now, every fibre of his being called out to her. He wanted to damn the consequences, damn Ron's feelings, damn everything else to Hell and back, because that kiss was worth so much more.

And yet, it now hung out between them, a scar on the friendship he held with Ron and Hermione. They had betrayed Ron.

A feeling of shame settling in the pit of his stomach, Harry turned away from the edge of the roof and returned back to the house. He was suddenly drained and his feet shuffled along the floor as he made his way down to his bedroom.

He could hear Ron's snores from all the way out in the hall. Clearly, Ron had slept through everything that had transpired between his two best friends.

/I have a good feeling about this, Harry./

Entering his bedroom, Harry felt a small stab of indignation. He should have known, Harry thought bitterly, glancing at his sleeping friend.

It's not his fault, he protested to himself. He was just happy to think that Hermione might return his feelings. He had every right to be.

Just like she had every right to like you and not him.

Harry climbed into bed, feeling his guilt tighten with every snort that Ron made.

Can we even pretend that nothing happened? Can I pretend that nothing happened?

This… thing that he had with Hermione, now that he was aware of it, was permeating every part of him. It wasn't going away.

Harry screwed his eyes shut, willing his mind to drop off onto sleep.

Ecco a voi il nuovo capitolo!..sono particolarmente affezionata a questo cap, denso ed esilarante, drammatico e come sempre scritto con una naturalezza quasi imbarazzante tutta di Goldy: spero che la mia traduzione gli renda onore!Mi sono presa qualche libertà per i "dialoghi-post-Whisky", per rendere meglio quello che l'autrice fa nell'originale... è stato divertente! 

Mille grazie a chi ha recensito (... e un salutino anche a chi ha letto e basta...), cioè Marikotter, Alisa e Desdeus: ho riletto tre-quattro volte i vostri commenti...tutta gongolante...manco fossi io l'autrice...^_____^

MI RACCOMANDO! CONTINUATE A FARLO!!!

(ps: Alisa! ma fra i tuoi preferiti c'è anche Four Points!!! Che bellooo!!^________^)

"Giuro solennemente che cercherò di aggiornare una volta a settimana"...a dir la verità i capitoli sono già tutti bell'e pronti sul mio computer, ma sono un pessimo elemento, piena di impegni fino al collo, sempre in ritardo ecc...percui dovrete aspettare, temo!

......................naaaa...in realtà mi diverto molto di più così...fa molta più suspense!!!

Per di più non dirò quanti sono...usate la fantasia!!^__^

BUONA LETTURA!!!

Snivella

Cap. 2

I catalog these steps now, decisive and intentioned

precise and patterned specifically to yours.

I'm talented at breathing, especially exhaling,

so that my chest will rise and fall with yours.

I'm careful not to wake you, fearing conversation.

It's better just to hold you and keep you pacified.

I'm talented with reason, I cover all the angles.

I can fail before I ever try.

Try to understand, there is an old mistake that fools will make.

And I'm the king of them, pushing everything that's good away.

So won't you hold me now? I will not bend, I will not break.

Won't you hold me now? For you I rise for you I fall.

I am fairly agile, I can bend and not break.

Or I can break and take it with a smile.

I am so resilient, I recover quickly.

I'll convince you soon that I am fine.

- Dashboard Confessional: `Bend and Not Break'

***

“Okay, che sta succedendo fra voi tre?”

Harry, Ron ed Hermione sussultarono insieme, come colti a gironzolare furtivamente per Hogwarts dopo il coprifuoco. Hermione stava raggomitolata nella sua poltrona, un libro spalancato in grembo. Ron era giù sul pavimento sfogliando una rivista sui Cannoni ed Harry era in un angolo a pulire la sua Firebolt.

Ginny era in piedi sulla porta del soggiorno, il labbro arricciato con sospetto. “Oh, non guardarmi in quel modo, Ron. No, non mi ‘chiuderò la bocca’…qualcosa sta chiaramente succedendo fra voi tre.”

Hermione sembrò come in procinto di dare una risposta, ma si fermò all’ultimo momento e ritornò alla propria lettura. Ron fissava Ginny freddamente, senza emettere suono.

Harry si schiarì la gola. “Cosa intendi, Gin?”

“Intendo,” disse, gesticolando intorno. “Che voi tre vi siete a malapena rivolti la parola durante l’ultima settimana! Lo so che c’è qualcosa che non va.”

Ron chiuse bruscamente la sua rivista, si alzò, e sfiorò velocemente Ginny facendosi silenziosamente strada fuori della stanza. Hermione girò un’altra pagina del suo libro, emettendo nel frattempo un sospiro annoiato.

“È tutto a posto, Ginny,” disse Harry fiaccamente.

A dir la verità, niente era a posto, e tutti lo sapevano. Provava un tormentoso senso di colpa ogni volta che guardava Ron. Le cose fra Ron ed Hermione erano imbarazzanti e, di conseguenza, stavano parlando veramente poco l’uno con l’altra. Harry scoprì  che poteva a malapena incontrare lo sguardo di Hermione e subito si trovava a duellare con l’urgenza di parlare di cosa era accaduto fra loro quella notte sul tetto e trascinarla lassù per fare in modo che accadesse di nuovo.

Ginny sbatté le palpebre. “Non sono stupida, sapete.”

“Ginny,” disse Hermione freddamente. “Non sono certo affari tuoi quello che succede fra Harry, Ron e me. Per favore lasciaci stare.”

“No,” scattò Ginny. “Voi tre state rendendo tutto veramente insopportabile per tutti noi.”

Senza una parola, Hermione chiuse sbattendo il proprio libro e seguì l’esempio di Ron, lasciando Harry solo con Ginny.

Lui tornò a dedicarsi al suo manico di scopa, decidendo di ignorarla. Dopo un attimo, Ginny se ne andò, chiaramente tutt’altro che elettrizzata.

Sentiva le palpebre abbassarsi, il processo meccanico di pulire il suo manico di scopa che lo portava in uno stato di trance. Non riusciva a dormire bene ultimamente – non dalla notte del Dipartimento Misteri. I suoi sogni erano solo divenuti peggiori dopo la notte con Hermione sul tetto e la loro intera amicizia saltata fuori controllo.

“Cos’è che ti spaventa, Harry?”

La voce di Hermione lo risvegliò dai proprio pensieri, e alzò lo sguardo verso di lei. Era ritornata indietro, senza il suo libro, e lo stava fissando con intensa concentrazione. “Come scusa?” riuscì a dire.

“Oh, non prendermi in giro,” scattò lei. “Sappiamo entrambi bene che Ginny ha ragione.”

“E quindi?” domandò lui. “Questo c’entra con qualcosa?”

“Tu hai paura di qualcosa,” disse Hermione con semplicità. “Qualcosa – noi, forse.”

“Non c’è nessun ‘noi’,” ribatté lui, ritornando al suo manico di scopa. “Pomiciare una volta non è qualificato come appuntamento.”

Harry sapeva di essersi spinto troppo oltre. Invece di lasciarlo solo come sperava avrebbe fatto, il suo commento sembrò solo rafforzare la sua determinazione. Gli strappò di mano la Firebolt e la lanciò dall’altra parte della stanza.

“Che – hey! Guarda che stai –“

“In piedi.”

“Cosa?” disse Harry, buttando un’occhiata alla sua Firebolt.

“In. Piedi.” ringhiò lei.

Lui si alzò, fronteggiando la sua collera. “Non ti azzardare a tentare di spillarmi tutto questo addosso,” le disse a voce bassa. “Mi stai evitando almeno quanto me da quella notte.”

“Bene,” disse Hermione, gli occhi ridotti a sottili fessure. “Ma lo sto affrontando adesso. Ho l’intenzione di affrontarlo adesso – con te.”

“Forse io no.”

“Forse sei solo spaventato,” parò lei con rabbia.

“Tu non hai la più pallida idea di che cosa stai parlando, Hermione.”

“Oh, si, ce l’ho,” disse lei, avvicinandosi con un piccolo passo. “So un sacco di cose più di quante tu creda, Harry. So che mi stai nascondendo qualcosa e so che qualunque cosa sia ti spaventa a morte. Così a morte che senti il bisogno di spingermi da parte.”

Harry sentì la furia sorgere in lui. Che diritto aveva lei di fare così la superiore? Non ne sapeva niente.

Si cacciò le mani nelle tasche, serrando la mandibola. “Vattene, Hermione.”

La frustrazione iniziò a crescerle negli occhi. “No, non me ne vado. Non prima di aver sentito qualcosa da te.”

“Bene,” scattò Harry. “Allora me ne vado io.”

Senza un altro sguardo nella sua direzione, raccolse la sua scopa da terra e si diresse fuori dalla stanza. Salì le scale verso la sua camera, stringendo con forza la sua Firebolt in mano.

Non avresti dovuto lasciare le cose in quel modo.

 Non che avesse potuto fare molto altro. Avrebbero potuto urlarsi contro per ore, per quanto gli riguardava. E non sarebbero giunti a nessun tipo di soluzione.

Trovò Ron stravaccato sul proprio letto, sdraiato sulla schiena. Stava fissando intensamente il soffitto, gli occhi spalancati.

Sperando che non cercasse di parlare con lui, posizionò frettolosamente la sua scopa in un angolo e si rivolse precipitosamente indietro verso la porta.

“Ha ragione lei, lo sai.”

Harry si congelò. Lentamente, si voltò indietro. “Chi ha ragione?”

Ci ha sentito? Sta parlando di Hermione?

“Ginny.” Ron rotolò su di un fianco in modo da guardarlo. “Le cose sono diventate dannatamente imbarazzanti da queste parti, ultimamente.”

“Ron –“

“È colpa mia,” lo interruppe gravemente. “Se non avessi deciso di aprire la mia grossa grassa bocca. Le cose potevano essere ancora nel modo in cui sono sempre state.”

“Non è colpa tua,” disse Harry sommessamente.

Ron roteò gli occhi. “Non sono stupido, Harry. Non riesco più neppure a guardare Hermione, lo sai? Non so come si sente ad avermi intorno. Probabilmente mi odia. E so che questo sta logorando te, anche. Non dovrebbe essere così solo perché ci sono problemi fra me ed Hermione.”

“Io non –“

“Stai camminando sulle uova intorno ad entrambi,” disse Ron imbronciandosi. “Guarda – mi dispiace, Harry. Non avrei mai detto niente se avessi saputo che avrebbe incasinato le cose così tanto.”

Harry aveva un disperato bisogno di fuggire. Guardando il viso di Ron, brillare di colpa, sentì lo stomaco gorgogliare. “Ron, te lo giuro, non è colpa tua.”

Per un attimo, lui sembrò un po’ sospettoso. Scuotendo la sua testa, si lasciò cadere di nuovo sul lettolo sguardo che tornava al soffitto. “È stata anche veramente carina al riguardo, sai.”

Harry sentì lo stomaco serrarsi un po’ di più. “Beh – così è Hermione con te, Ron. È la tua migliore amica, lo sai che ti vuole bene.”

“Si,” disse lui, fissando ancora il soffitto. “Sembra che non pensi che saremmo un gran che insieme. Perché litighiamo troppo o qualcosa così.”

Piantala. Piantala di parlare di questo.

“Beh…”

“Forse ha ragione,” disse Ron, ignorando Harry. “Forse litighiamo troppo.”

Dava l’impressione di voler dire altro, ma si trattenne, il broncio che aumentava mentre studiava il soffitto. Harry guardò a lungo la porta, desiderando essere fuori dalla stanza e lontano dall’infelicità di Ron.

Sospirò. “Vieni, ho un’idea.”

Senza aspettare una risposta, uscì, sapendo che Ron l’avrebbe seguito. Senza dire un’altra parola, lo condusse nella vecchia camera di Sirius. Spingendo lontano le amare sensazioni che gli stavano salendo in gola, aprì la porta ed entrò.

La stanza era ben pulita, Harry sapeva che la Sig.ra Weasley entrava e ordinava ogni settimana. Il letto era fatto, le superfici spolverate.

A parte questo, niente era stato toccato. I vecchi averi di Sirius ingombravano pavimento e cassettone. Un orologio lampeggiava sul comodino. Un paio di pantaloni erano buttati casualmente sulla sedia nell’angolo. Un gran numero di fogli di pergamena giaceva confusamente sul cassettone. Uno specchio era appeso dietro la porta, incrinato e macchiato.

Si dovette fermare, l’atmosfera vissuta della stanza dandogli le vertigini per un attimo. “Dovremmo ripulire questo posto,” disse infine piano, camminando intorno cautamente.

Ron lo stava fissando come se fosse diventato matto. “Ti senti bene, Harry? Sei sicuro che vuoi stare –“

Si interruppe quando Harry aprì l’ultima anta del cassettone di Sirius e tirò fuori un po’ di bottiglie di Whisky Incendiario Ogden Stravecchio.

“Oh,” disse, con la comprensione che gli si dipingeva negli occhi. “Oh…”

“Già,” disse Harry, lanciandogli una bottiglia. “Immaginavo che Sirius avesse una scorta nascosta da qualche parte.”

Ron fissò la bottiglia nella propria mano, una battaglia interna visibile sulla sua faccia. “Sei sicuro che questa sia una buona idea?”

Harry alzò le spalle e aprì la bottiglia. “Non so.”

“Questo è confortante,” borbottò Ron, ma aprì la bottiglia che Harry gli aveva lanciato.

“Penso che ci dovremmo ubriacare,” disse Harry infine, guardando in giù alla sua bottiglia. “Questo mi sembrava un buon inizio.”

Ron gli gettò un’occhiata a metà tra ammirazione e terrore. “E se mamma ci becca?” disse con voce roca.

“Non lo farà.”

“Ma se lei –“

Senza aspettare che Ron finisse la sua frase, Harry si portò la bottiglia stappata alle labbra e buttò giù un gran sorso. Il liquido bruciò mentre faceva la sua strada lungo la sua gola prima di depositarsi caldamente sul suo stomaco. Lottò contro un conato di vomito, aspettando che il liquido gli entrasse in circolo.

Non volendo essere da meno, Ron prese un sorso dalla propria bottiglia. Diversamente da Harry, dopo lanciò uno sputo abbastanza grosso d’indignazione.

Harry sghignazzò. “Bel tentativo, Ron.”

“Questa roba è disgustosa,” disse lui, guardando la bottiglia con apprensione.

Alzando le spalle, ne prese un altro sorso, questa volta cercando di non sputare.

Harry bevve un altro sorso della sua, con gli occhi che si inumidivano un po’ mentre gli bruciava lungo la gola. “Non credo che Sirius avesse molto altro da fare,” borbottò, la gola ancora in fiamme.

Ron, che era già quasi a metà bottiglia, lo guardò, gli occhi in qualche modo sfocati. “Che vuoi dire?” farfugliò.

“Voglio dire,” disse Harry, prendendo un altro sorso e resistendo all’impulso di rabbrividire. “Deve essersi fatto fuori un sacco di questa roba.”

“Sembra di si,” rispose Ron allegramente. “Quante bottiglie hai trovato qui dentro?”

“Non so,” disse Harry ingoiandone un altro po’. “Un sacco.”

“Un sacco,eh?”

“Già.”

Sentendosi in qualche modo traballare, Harry incespicò fino a dove Ron era appoggiato contro la porta chiusa. Si appoggiò al muro vicino a lui, desiderando che la stanza tornasse a fuoco.

“Bel lavoro, che hai trovato,” disse Ron orgogliosamente, quasi alla fine della sua prima bottiglia.

“Lavoro di Sirius,” disse Harry, i suoi pensieri divagando sul padrino per un momento. “Silente non avrebbe mai dovuto rinchiuderlo qui,” disse piano.

“Al shicuro,comunque,” disse Ron, incespicando fino all’ultimo cassetto per una seconda bottiglia. “Ricordi che i Malfoy shapevano che era un animagus?”

“’ensho di si,” disse Harry. “Ma lui odiava questa casa. Io odio questa casa.”

“Non è cosgì male, ‘arry,” disse Ron con tono confortante, prendendo un sorso dalla seconda bottiglia.

Harry a malapena grugnì una risposta, guardando con fascino perverso mentre Ron iniziava a dare fondo alla sua seconda bottiglia di Whisky Incendiario praticamente con la stessa velocità della prima. Nonostante il suo stomaco brontolasse in protesta, ingoiò un altro lungo sorso dalla propria bottiglia.

“Hey, ‘arry?”

“Si?” disse lui, gettandogli un’occhiata.

Ron aveva una buffa espressione sul viso, come se stesse cercando di sorridere, ma non ci riuscisse completamente. “Penshi che…” la sua voce si affievolì, ogni traccia di sorriso che spariva completamente dal suo viso. “C’è qualcun altro?”

Harry sentì il cuore accelerare. “Perché disci cogì?”

“Pensho che…” Ron deglutì profondamente. “Pensho che ‘rmione…che ci sia qualcun’altro.”

“Cosha te lo fa pensare?” disse Harry, la sua voce che suonava ridicola ai propri orecchi.”

Ron sbattè le palpebre più volte, come se non riuscisse bene a capire cosa lui stesse dicendo. “Beh – è solo che…” disse con esitazione. “Quando gliel’ho detto…sai che gliel’ho detto, vero?”

“Già…” disse Harry, sorridendo un po’. “Hai detto a ‘rmione che ti piace.”

Ron ridacchiò come se quella fosse la cosa più divertente che avesse sentito in tutta la giornata. “E queshto è stato ‘ompletamente sctupido da parte mia,” disse con orgoglio. “’ndare e incasinare la nostra intera ‘micizia.”

“Nahh…” Harry disse, facendo un ampio gesto col braccio. “Lei ha incasinato tutto.”

“Non importa chi,” disse Ron lentamente. “Sholo che è cosgì.”

“È cosgì.” ripeté Harry.

“Già,” disse Ron. “Giusto.”

“Questo non ha ‘lcun senso.”

“Certo, che ce l’ha,” disse Ron raggiante. “Ha un sacco di senso. Ha senso su senso di senso.”

Per puntualizzare la sua dichiarazione, strizzò gli occhi e annegò un altro po’ nella sua bottiglia. Tossì un po’ di volte, ma dopo alzò lo sguardo con orgoglio.

“Ma c’è qualcun altro,” disse, facendo ondeggiare la bottiglia in aria così che il Whisky Incendiario scivolò un po’ fuori. “’rmione è innamorata di un altro tizio.”

“Nu,uh.’ermione non ama nessuno,” disse Harry, bevendo velocemente dalla propria bottiglia.

“Vorrei sapere chi è,” disse Ron con tono avvilito. “Pensho che lo uccirei.”

Harry cominciò a soffocare nel suo Whisky Incendiario e lui lo colpì sulla schiena più volte.

“Probabilmente è quel cretino, Victor Krum,” borbottò Ron, gli occhi che si rabbuiavano. “Ho sempre shaputo che non aveva buone ‘ntenzioni.”

“Non è Victor, Ron,” Harry disse, non abbastanza in grado di fermarsi.

Ron si accigliò e prese un’altro sorso dalla sua bottiglia. “No, eh? Tu non sai chi è, ‘on è vero?”

“Certo che lo so.”

Ron ridacchiò. “Moolto divertente, ‘arry. Tu non ne sai più di me.”

“Io so tutto di ‘ermione,” disse Harry, mostrando i denti.

“Haha,” ridacchiò Ron, dondolandosi sui piedi. “Non sai tutto, ‘arry. Io comunque vorrei. Vorrei shapere chi è.”

Harry sentì lo stomaco fare un piccolissimo sobbalzo e si chiese se fosse stato per l’alcol o per quello che Ron stava dicendo. “Non mi sento troppo bene, Ron.”

“Aww…respira, Harry…questo è patetico…non riesci a trattenere il liquore…” Ron si strascicò fino al cassetto per prendere ad entrambi nuove bottiglie. “Oops!” disse, sbattendo il suo stinco nell’anta aperta.

Per qualche ragione, Harry trovò la cosa selvaggiamente divertente. “Tutto benee,Ron?”

“Porca miseria! Sto sanguinando!”

“Colpaccia tua che ci sei ‘ndato a sbattere contro.”

“Non vedo niente…la stanza è tutta sottosopra…”

“È perché siamo ubriachi.”

“io non shono ubriaco.” Ron emerse vittorioso con le due bottiglie di Whisky Incendiario. “Ho la corporatura di un Weasley. Noi non ci ubriachiamo.”

Harry sbuffò. Ron si ritrascinò al suo posto ed lui accettò la bottiglia. Il silenzio discese su di loro mentre combattevano per aprire le nuove bottiglie, questa volta trovando la cosa molto più difficile.

“Cosa penshi che dovrei fare, Harry?”

“Ubriacarti,” disse lui con l’aria di chi la sa lunga.

Ron sbuffò. “No…” disse. “Con ‘ermione.”

“Oh. Beh – niente. Suppongo.”

“Niente?” disse Ron, uno sguardo infelice sulla faccia. “Harry…” disse piano, all’improvviso serio. “Non doveva andare in questo modo.”

Harry prese un lungo sorso dalla sua bottiglia e si asciugò le labbra col dorso della mano. “Forse questo era il modo in cui doveva ‘ndare. Forse non era destino che tu stessi con Hermione. Ci hai mai pensato?”

Ron sbatté le palpebre e sembrò come non capire bene cosa Harry stesse dicendo. “Vorrei solo che non facesse così male, pensho.” Disse piano. “È una sensazione terribile.”

Sembrava aver perso interesse nella sua bottiglia di Whisky Incendiario e lo lasciò ciondolare invano da una mano. Harry avvertì la tristezza discendere su di loro, cambiando tutta l’atmosfera della stanza. Sentendosi veramente abbastanza male a questo punto, mise giù la sua bottiglia, un’onda di vertigini che sbatteva in lui. Ron non sembrava stare meglio, ed Harry notò con orrore che stava lottando contro le lacrime.

“’ndiamo, Ron, va bene…c’è pieno di altre streghe in giro, davvero…”

“Chi pensi che sia?” chiese Ron bruscamente, fissandolo intensamente.

Harry sentì una fitta di dolore. Lo sa. No…scosse la testa. Non poteva saperlo. Era semplicemente impossibile.

“Può essere chiunque.” Disse alzando le spalle. “Andiamo a letto, molto stanco…”

“Si…va bene…” disse Ron fiaccamente.

Dal momento che lui sembrava sul punto di crogiolarsi nelle sue miserie, Harry  rimise le bottiglie nel cassetto, non desiderando lasciare alcun tipo di prova che la Sig.ra Weasley potesse scoprire.

“Dai, Ron…’ndiamo…non mi piacerebbe essere scoperto da tua madre…”

Ron sbatté le palpebre assonnatamente e fece un grande sbadiglio. “Non sho, Harry. Non sono certo di potermi muovere. Sta girando tutto in modo terribilmente veloce…”

Harry sospirò, e passò un braccio attorno alla spalla di Ron per poterlo aiutare.

“Whoa…” disse Ron, ridacchiando un po’. “Vacci piano, Harry…”

“Non ci siamo ancora mossi!” scattò Harry, cercando di accompagnarlo in avanti.

Ron si appoggiava su di lui pesantemente, sembrando sprofondare di nuovo nella sua malinconia. Harry trascinò entrambi avanti, sentendosi sul punto di svenire. Aveva come l’impressione che ci fosse qualcosa di vivo nel suo stomaco, che cercava di arrampicarsi lungo la sua gola.

“Se riuscissimo solo ad arrivare in camera…” disse ansimando. “Dovremmo essere a posto.”

Le parole avevano appena lasciato la sua bocca quando Harry si rese conto che non erano soli. Hermione stava camminando in su e giù davanti alla loro stanza, mostrando un cipiglio di disapprovazione. Chiaramente era là già da un po’.

“Che sta succedendo? Cosa state…siete ubriachi?”

“No,” scattò Harry proprio mentre Ron disse, “Si.”

Hermione strinse gli occhi. “Come avete…perché avete…dove avete…”

“Scusaci, Hermione,” disse Harry bruscamente. “Ma stiamo cercando di arrivare in camera nostra, se non ti dispiace.”

Invece che inasprire Ron, la presenza di Hermione sembrò solo sgonfiarlo ancora di più, fatto che Harry trovò abbastanza preoccupante. “Ciaao, Hermione,” disse il primo, cercando di suonare allegro, e, come risultato, la sua voce rimbombò forte. “Harry pensava che se mi ubriacavo dopo sarei stato in grado di dimenticarti.”

Hermione fece un passo indietro, gli occhi che sfrecciarono al viso di Harry.

“Oh…” sussurrò, piano.

“Non so perché lo pensasse,” disse Ron, continuando con la stessa voce alta. “Non pensho che stia funzionando.”

“Oh, Ron, mi disp-“

“Non è colpa tua, Hermione. Harry ed io abbiamo deciso, ti piace un altro tizio.”

“Tu ed Harry avete…”

“Deciso, sii,” disse Ron, completamente ignaro del sussulto di Harry. “Capisco. Lo ucciderò, ma capisco.”

Hermione chiuse gli occhi e prese un respiro. “Ron, riposati,” disse, la voce tremolante. “Devi andare a letto.”

“Devi aver pianto,” disse Ron bruscamente. “Aww…mi dispiace, Hermione…tutta colpa mia…non avrei mai dovuto dire niente…reso le cose un inferno qui…”

Sorpreso, Harry mise a fuoco il viso di Hermione, spaventato nel notare che i suoi occhi erano rossi e gonfi. Aveva pianto.

Lei gli gettò uno sguardo significativo. “No, Ron,” disse con decisione. “Ascoltami, niente di tutto questo è colpa tua, va bene? Non sei il motivo per cui ho pianto.”

No, quello sarebbe colpa mia, Ron.

Ron si lasciò cadere ancora di più, non sembrando convinto. Harry, non del tutto capace di guardare Hermione negli occhi, continuò ad aiutarlo ad avanzare. Lei si spostò per farli passare, chiaramente irritata. Sbuffando e scalciando, Harry portò Ron in camera e lo buttò sul suo letto. Lui rotolò subito sul suo stomaco e si addormentò in qualche secondo.

Harry fissò il suo amico per un attimo, sentendosi sul punto di svenire e in colpa.

“Beh – ti senti meglio?”

Al suono della voce di Hermione, si girò, solo per sentire qualcosa farsi strada nel suo stomaco. Spingendola da parte, corse lungo il corridoio, spalancò la porta del bagno, e incespicò fino alla toilet prima di dar di stomaco violentemente. Esausto, appoggiò la fronte sulle mani, aspettando che il suo stomaco si acquietasse.

Sentì il rumore dell’acqua scorrere ed emise un tremolante respiro, le cose dentro di lui iniziavano a tornare di nuovo normali. Fu tirato lo sciacquone,ed Harry si rese conto di non essere solo. Lentamente alzò la testa, spaventandosi nel vedere Hermione accovacciata vicino a lui, un asciugamano bagnato nelle sue mani.

“Qui,” disse lei gentilmente, allungando la mano per passargli l’asciugamano sul mento. Lui chiuse gli occhi, la stoffa fresca e pulita contro la pelle.

“Grazie,” disse fievolmente, quando ebbe finito.

Lei sorrise. “Nessun problema. Devo avvertirti, però, puzzi terribilmente. Un po’ un misto tra Whisky Incendiario e vomito. È una combinazione interessante.”

Harry portò la testa indietro, appoggiandola sul freddo marmo della toilet. Un martellio ottuso iniziava a farsi sentire dietro i suoi occhi. “Non credo che berrò mai più.”

“Oh, lo dubito altamente,” disse Hermione.

“No, credimi, non berrò mai più,” ripeté lui, mentre il dolore nella sua testa aumentava.

“Credo proprio di non riuscire ad immaginarmi cosa mai abbia posseduto voi due idioti per farvi andare ad ubriacarvi in primo luogo,” disse lei con semplicità.

“Tu che cosa ne pensi, Hermione?” disse lui freddamente.

Lei trasalì. “Harry…”

Lui prese un respiro profondo. “Scusa. Era fuori luogo.” Pensò per un attimo. “Mi spiace veramente di averti fatto piangere,” disse con sincerità.

Harmione non di disse nulla, ma si avvicinò un po’ di più a lui. “Come…come sta Ron?” sussurrò.

“Lo sa.”

Lei girò la testa per guardarlo. “Cosa… pensi che lui…”

“Qualche parte di lui si,” disse Harry cupamente. “Bell’amico che sono. Non riesco neppure a dirgli la verità su di noi.”

“Non c’è nessun ‘noi’,” disse Hermione in modo tagliente. “Questo è quello che hai detto, no?”

Harry deglutì con difficoltà, conscio del dolore che sentiva nella voce di lei. “Ho mentito.”

Hermione adesso era ancora più vicina. “Perché?”

Era vicina, troppo vicina. Harry si alzò veloce, momentaneamente instabile sui suoi piedi. Appoggiò una mano contro il muro per mantenersi dritto. “Guarda…dimenticatene, Hermione…sto solo dicendo idiozie. Me ne vo a-“

“No,” disse lei piano, alzandosi per guardarlo in faccia. Era saldamente in piedi nello spazio fra lui e la porta del bagno. “No,” disse di nuovo, con maggiore incisività. “Noi ne parleremo.”

La testa di Harry nuotava nel dolore. “Non c’è niente di cui parlare.”

Hemione fece un passo per avvicinarsi a lui, gli occhi piatti. “Si, c’è. C’è. Dobbiamo risolvere questa cosa, Harry. Prima che ci distrugga.”

“Forse l’ha già fatto.” Disse lui con voce roca, appoggiando la schiena contro il muro.

Hermione stava ancora avvicinandosi. “Cos’è che ti fa paura?”

Tutto.

Tu.

Ron.

Quella profezia.

Morire e lasciarvi soli.

“Non puoi capire.”

Lei si bloccò improvvisamente, sembrando sconfitta. “Bene,” disse piano. “Se è quello che credi.”

Harry sospirò. “Hermione…guarda, è che…”

Lei alzò una mano. “Va tutto bene,” disse, lo stesso tono leggero. “Non mi devi niente.”

“Hermione…” disse lui con disperazione, allungando una mano verso di lei. Lei si congelò, ma non si mosse. Lentamente, lui portò le dita alle sue guance. “Questo è…”

“Difficile…”

“No,” disse lui con decisione. “È…non lo è affatto, per la precisione…”

“Oh, Harry,” sussurrò lei, i suoi occhi ingrandendosi e riempiendosi di lacrime. “Perché siamo facendo questo a noi stessi?”

“Stupidità,” mormorò, avvicinandosi e prendendole entrambe le guance fra le mani. Lei sbatté gli occhi in su verso di lui, il suo respiro che usciva rapido.

“Hai un odore…terribile…” disse fievolmente. “Vorrei che ti fossi fatto una doccia o qualcosa…”

Comunque, non fece un passo per allontanarsi da lui.

“Hermione…” sussurrò. “C’è qualcosa che devi sapere…”

 Lei gli stava stringendo le braccia con una forza che era dolorosa. Due occhi terrorizzati stavano perforando i suoi.

Sa che non è niente di buono.

“Riguarda…Voldemort…e me…” Harry disse titubante. “Vedi, la cosa è che, Hermione…la profezia…non è stata distrutta, non sul serio…Silente, lui mi ha detto cosa diceva…”

Hermione impallidì. “Co - cosa?” riuscì a dire. “Tu – e Silente – e la profezia – Oh…Oh, mio…”

Harry fece un respiro profondo. “Beh, ci sono un sacco di enigmi e non sensi, ma per farla breve…immagino che Voldemort ed io non possiamo vivere entrambi. Uno di noi deve uccidere l’altro.”

Ci fu una lunga pausa durante la quale Hermione continuò a stringere con paura le braccia di Harry. Il suono dei loro respiri riecheggiava attraverso la stanza vuota. Da qualche parte sopra di loro, l’asse del pavimento scricchiolò forte.

“Hermione..” disse, quasi supplicandola. “Mi dispiace, guarda…lo so che non avrei dovuto dirti-“

Le parole di Harry furono interrotte quando lei si lanciò contro di lui con un abbraccio che lo fece incespicare indietro di diversi passi. “Non sarai tu…” disse con decisione. “Non lascerò che sia tu.”

Non puoi fare promesse del genere.

Nonostante ciò, comunque, Harry si sentì rassicurato dalla certezza delle semplici parole di Hermione. Lo stava tenendo fino a fargli male e lui ricambiò il suo abbraccio con la stessa forza.

Lei si allontanò da lui con la stessa velocità con cui lo aveva abbracciato. Deglutì con difficoltà prima di stringere i denti. “Ascoltami, Harry. Non devi vivere questa cosa da solo, mi hai sentito? Non ti permetterò di -“

“Si, lo farai,” disse lui con voce più bassa. “Quella profezia ha il mio…”

“In culo la profezia!” Hermione urlò aspramente, le sue parole che esplodevano nel silenzio del bagno e giù nell’ingresso.

Nello stesso istante, si voltarono entrambi verso la porta con gli occhi spalancati, scrutando. Dal momento che non accorse nessuno, sospirarono in sollievo.

Lo scoppio di Hermione sembrò prosciugarla delle sue ultime energie. “Harry…per favore…tu devi capire…farei di tutto per te.” Sembrava vicino alle lacrime ora, la sua voce che diventava più stridente mentre gesticolava con le braccia. “Non puoi fare questo da solo. Quando accetterai il fatto che hai bisogno di me?”

Harry incontrò i suoi occhi e sentì come se stesse bruciando proprio di fronte a lui. Scosse la testa, staccando il suo sguardo da quello di lei.

Intenso. Fuoco. Bruciante. Disperazione.

Questo stava correndo velocemente, vorticosamente fuori controllo. Era passata solo un’ora da quando lui e Ron avevano cercato di ubriacarsi fino all’intontimento? Era mai possibile che Ron stesse dormendo mentre cose talmente importanti stavano accadendo fra i suoi due migliori amici?

Mentre continuava a non dire nulla, Hermione lentamente iniziò a camminare verso di lui. Mise una mano sul suo petto, i suoi occhi che cercavano il suo viso. “Ti prego, Harry…noi lo sconfiggeremo. Ti prego credici…ti prego credi in me…noi…”

Harry fece scivolare la mano sopra la sua e gli occhi di lei rotearono fino ad incontrare di nuovo i suoi. All’improvviso non riuscì più a pensare, il suo cuore stava battendo pazzamente nelle orecchie. Campane d’allarme stavano suonando nella sua testa, ma lui le ignorò, seguendo il bisogno, il desiderio del proprio corpo…

La stava tirando a sé, l’altro braccio che le circondava la schiena. Dopo si stavano baciando,e per la barba di Merlino, nessun altra cosa importava…

Nonostante la loro posizione precaria, Hermione si stava premendo insistentemente contro di lui ed Harry trovò la sua schiena spinta con forza contro il muro. Ci si appoggiò pesantemente perché le sue gambe non gli stavano dando molto sostegno. La lingua di lei era nella sua bocca, premendo e domandando. La testa gli stava girando vorticosamente, si sentiva sul punto di svenire…così fuori controllo…

“Harry…” lei inspirava velocemente, fra i baci. “Il mio Harry…”

E lui non era in grado di pensare ad un singolo modo di rispondere a questo, eccetto baciarla con maggior impeto, serrandola più stretta a sé. Lei era dappertutto e sapeva così di buono. Così di buono mentre nient’altro sembrava esserlo. Mentre le cose andavano fracassandosi tutto intorno a lui.

Si separarono, respirando pesantemente.

Harry rimase appoggiato contro il muro, sicuro che se si fosse mosso sarebbe crollato sul pavimento. Ansimando, guardò Hermione provare a rimettersi in ordine. Le sue guance erano leggermente rosse, le sue labbra gonfie. Doveva fermare la quasi travolgente urgenza di cercarla di nuovo.

Il mio Harry…

Scosse la sua testa, desiderando schiarirsela, per ragionare di nuovo in linea retta.

“Non possiamo fermare questo,” disse, le proprie parole che sembravano più forti di ciò che intendesse. Una frase così semplice, restò sospesa nell’aria fra loro. Lì, giusto lì, e non c’era modo di farla scomparire, non c’era modo di fermarlo.

Hermione inspirò bruscamente. “D’accordo,” disse semplicemente.

***

Quando Harry si svegliò la mattina seguente, fu con un brutale, pulsante mal di testa. La luce si riversava nella stanza, da dove non sapeva dirlo, ma desiderò che non lo facesse. Con un gemito smorzato rotolò su sé stesso, tirandosi il cuscino sopra la testa.

Udì qualcun altro emettere un guaito di dolore e ci fu un forte sospiro imbronciato.

“Onestamente, voi due, mezzogiorno è passato da un sacco…se non vi alzate al più presto, la Sig.ra Weasley verrà qui, e sono sicura che preferiate entrambi che non sappia cosa stavate combinando ieri…”

Harry gettò il cuscino di lato, raccolse i suoi occhiali, strizzando gli occhi al bagliore della stanza. Hermione era in piedi vicino alla finestra, dove aveva appena spalancato le tende, i suoi occhi stretti ed accusatori.

Ron era seduto nel letto, strofinandosi la fronte e facendo sordi, smorzati rumori lamentosi.

Lei sembrava disgustata. “Tenete,” disse, porgendo due bicchieri. “Ho preparato questi per voi.”

Ron continuava a mugolare del dolore. “Mi sento male…” borbottò a sé stesso, strofinandosi gli occhi.

Harry guardò i boccali con sospetto. “Cos…cos’è?”

Hermione gli porse uno dei calici prima di passare l’altro a Ron. “Dovrebbero farvi sentire meglio. Comunque, sono stata tentata di lasciarvi pagare le conseguenze del vostro mal concepito party per ubriaconi di ieri notte…”

Continuando ad adocchiare con sospetto il liquido marrone turbinare nella sua tazza, Harry decise che non avrebbe potuto fargli male. Tentò un sorso, sorpreso di scoprire che il suo sapore non era poi così male come si era aspettato. In fretta, prosciugò il boccale, sollevato di sentire che faceva sparire quasi immediatamente il suo mal di testa.

Ron sembrava voler essere lontano, molto lontano da Hermione.

“Err…grazie,” borbottò goffamente. “Mi sono appena ricordato che… farò una doccia…”

Stringendo il suo boccale, fuggì fuori dalla stanza, portando con sé il suo asciugamano. Harry ed Hermione stettero in ascolto finché non poterono sentire il suono dell’acqua che scorreva. Tirarono entrambi un sospiro di sollievo.

“Hey…” disse lui lentamente. “Abbiamo fatto qualcosa la scorsa notte? È tutto sfocato…non ti ho detto niente, vero?”

Fu una delle rare occasioni in cui vide Hermione colta alla sprovvista.

Si irrigidì e lo fissò con occhi pieni di paura. “Tu…tu non ricordi…” sussurrò. “Harry…noi…beh,noi -“

“Oh, no,” disse Harry, soffocando un sorriso. “Non è che ci siamo baciati o giù di lì?”

Hermione lo fissò per un attimo. Improvvisamente, strinse gli occhi. “Mi stai prendendo in giro, non è vero?”

Harry alzò le sopracciglia. “Un po’, si.”

Lei si rilassò e si sedette con esitazione sul bordo del suo letto. “Harry, stavo pensando ieri notte…dopo essere andata a letto…che, beh…potrebbe non essere una buona idea…”

“Dirlo a Ron?” completò lui con ironia. “Già, ho pensato la stessa cosa.”

Hermione lanciò un’occhiata impaurita oltre la porta aperta. “Voglio dire,” disse frettolosamente. “Dovremmo dirglielo prima o poi, ma non…ora. È troppo presto, credo.”

Harry annuì, sentendosi sollevato dal suo suggerimento, anche se un’altra parte della sua mente gli sussurrava che era sbagliato.

Mentire renderà solo la cosa peggiore.

Per di più, un’altra parte di lui era segretamente elettrizzata dalla prospettiva di tenere le cose con Hermione private. Lei era semplicemente…sua. Ciò che condividevano, era qualcosa che nessun altro aveva il diritto di sapere. Era loro, il loro piccolo segreto.

Solo nostro.

Hermione gli sorrise un poco, sembrando sapere esattamente a cosa stesse pensando.

Questo è sbagliato.

Questo non porterà nient’altro che problemi.

Non mi importa.

Non mi importa. Non mi importa. Non mi importa.

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Testo originale

“Okay, what's going on between you three?”

Harry, Ron and Hermione all jumped, as if caught guiltily sneaking around Hogwarts after hours. Hermione was curled up in her armchair, book spread across her lap. Ron was down on the floor flipping through a Canon's magazine and Harry was in a corner polishing his Firebolt.

Ginny stood at the entrance to the living room, her lip curled in suspicion. “Oh, don't give me that look, Ron. No, I will not `shut up about it.' Something is clearly going on between the three of you.”

Hermione looked as though she was about to make a reply, but she stopped herself at the last moment and went back to her reading. Ron stared at Ginny coolly, not making a sound.

Harry cleared his throat. “What d'you mean, Gin?”

“I mean,” she said, gesturing around her. “You three have barely spoken to each other in the last week! I know something is going on.”

Ron abruptly shut his magazine, stood up, and brushed by Ginny as he made his way silently out the room. Hermione turned another page in her book, emitting an annoyed sigh as she did so.

“Everything's fine, Ginny,” Harry said weakly.

In truth, nothing was fine, and everyone knew it. He felt a gnawing guilt every time he looked at Ron. Things between Ron and Hermione were awkward and, consequently, they were speaking very little to each other. Harry found that he couldn't quite meet Hermione's gaze and he found himself battling duelling urges to talk to her about what had happened between them that night on the rooftop and dragging her out there so they could do it again.

Ginny blinked at them. “I'm not stupid, you know.”

“Ginny,” Hermione said coolly. “It's hardly any of your business what goes on between Harry, Ron and I. Kindly leave us alone.”

“No,” Ginny snapped. “You three are making it downright miserable for the rest of us.”

Without another word, Hermione slammed her book shut and followed Ron's example, leaving Harry alone with Ginny.

Harry went back to his broomstick, deciding to ignore her. After a moment, Ginny left, clearly less than thrilled.

He felt his eyelids drooping, the mechanical process of polishing his broomstick bringing on a trance-like state. He hadn't been sleeping well recently—not since that night at the Department of Mysteries. His dreams had only become worse after the night with Hermione on the rooftop and their entire friendship had spun out of control.

“What are you scared of, Harry?”

Hermione's voice pulled him out of his thoughts, and he glanced up at her. She'd come back down, without her book, and was staring at him in intense concentration. “I'm sorry?” he managed.

“Oh, don't give me that,” she snapped. “You know as well as I do that Ginny was right.”

“So?” he demanded. “What's that got to do with anything?”

“You're scared of something,” Hermione said plainly. “Something—us, maybe.”

“There is no `us,'” Harry returned, going back to his broomstick. “Snogging once doesn't qualify as dating.”

Harry knew that he'd gone too far. Instead of leaving him alone like he hoped she would, his comment only seemed to strengthen her resolve. She tore the Firebolt out of his hands and hurled it to the other side of the room.

“I—hey! Watch what you're—”

“Get up.”

“What?” Harry said, glancing over at his Firebolt.

“Get. Up,” she snarled.

Harry stood up, facing her angry rage. “Don't you dare and try and pin this all on me,” he said in a low voice. “You've been avoiding me just as much since that night.”

“Fine,” Hermione said, eyes narrowing into tiny slits. “But I'm facing it now. I'm willing to face it now—with you.”

“Maybe I'm not.”

“Maybe you're just scared,” she parried back angrily.

“You don't have any idea what you're talking about, Hermione.”

“Oh, yes, I do,” she said, taking a small step closer to him. “I know a lot more than you think I do, Harry. I know you're hiding something from me and I know that whatever is scares you badly. So badly that you feel you need to push me away.”

Harry felt fury rising in him. What right did she have to act all condescending? She didn't know anything.

He shoved his hands in his pockets, clenching his jaw. “Go away, Hermione.”

Frustration began to grow in her eyes. “No, I will not go away. Not until I hear something from you.”

“Fine,” Harry snapped. “Then I'm going.”

Without another look in her direction, he picked up his fallen broomstick and headed out of the room. Harry climbed the stairs towards his bedroom, clenching his Firebolt tightly in one hand.

You shouldn't have left things like that.

Not that he could have done much else. They could have yelled at each other for hours, as far as he was concerned. And they'd never come to any kind of a solution.

He found Ron sprawled out on his bed, lying flat on his back. He was staring intently at the ceiling, eyes wide.

Hoping Ron wouldn't try and talk to him, Harry hurriedly placed his broomstick in a corner and rushed back toward the door.

“She's right, you know.”

Harry froze. Slowly, he turned back around. “Who's right?”

Did he hear us? Is he talking about Hermione?

“Ginny.” Ron rolled over on his side so he could face Harry. “Things have been awkward as hell around here lately.”

“Ron—”

“It's my fault,” he interrupted seriously. “If I hadn't decided to open up my big fat mouth. Things could still be the way they used to be.”

“It's not your fault,” Harry said quietly.

Ron rolled his eyes. “I'm not stupid, Harry. I can't even really look at Hermione anymore, you know? I dunno how she feels around me. Probably hates it. And I know it's rubbing off on you, too. Shouldn't have to be that way just `cause there's problems between me and Hermione.”

“I'm not—”

“You've been walking eggshells around both of us,” Ron said with a scowl. “Look—I'm sorry, Harry. I would never have said anything if I had known it would mess things up this badly.”

Harry was desperate to get away. Looking into Ron's face, shining with guilt, sent his stomach gurgling. “Ron, I swear to you, this isn't your fault.”

For a moment, Ron looked a little suspicious. Shaking his head, he flopped back down on the bed, gaze returning to the ceiling. “She was really nice about it, too, you know.”

Harry felt his stomach tighten a little more. “Well—that's Hermione for you, Ron. She's your best friend, you know she cares about you.”

“Yeah,” Ron said, still staring at the ceiling. “She didn't seem to think that we'd be very good together. `Cause we argue too much or something.”

Stop it. Stop talking about this.

“Well…”

“Maybe she's right,” Ron said, ignoring Harry. “Maybe we do argue too much.”

Ron looked as though he wanted to say more, but he tapered off, his scowl deepening as he studied the ceiling. Harry looked longingly at the door, wanting to be out of the room and away from Ron's misery.

Harry sighed. “C'mon, I have an idea.”

Without waiting for a response, Harry left, knowing that Ron would follow him. Without saying another word, Harry led Ron to Sirius' old bedroom. Pushing away the bitter feelings that rose in his throat, Harry opened the door and walked in. The room was well cleaned, Harry knew that Mrs. Weasley went through and vacuumed every week. The bed was made, the surfaces dusted.

Besides that, nothing had been touched. Sirius' old belongings littered the floor and dresser. A flashing clock was blinking on the bedside table. A pair of pants was tossed causally over the corner chair. Several pieces of parchment lay messily on the dresser. A mirror hung over the backside of the door, cracked and smudged.

Harry had to stop, the lived-in atmosphere of the room making him dizzy for a moment. “We should clean this place out,” he finally said softly, gingerly walking around.

Ron was staring at him like he'd gone mad. “You feeling alright, Harry? You sure you want to be—”

Ron stopped when Harry opened the bottom drawer of Sirius' dresser and pulled out several bottles of Oldgen's Firewhisky.

“Oh,” Ron said, comprehension dawning in his eyes. “Oh…”

“Yeah,” Harry said, tossing Ron a bottle. “I figured that Sirius would have a supply stashed away somewhere.”

Ron stared down at the bottle in his hand, an internal battle waging on his face. “You sure this is a good idea?”

Harry shrugged and popped the bottle open. “Dunno.”

“That's comforting,” Ron muttered, but he opened the bottle Harry had tossed him.

“I think we should get drunk,” Harry finally said, staring down at the bottle in his hand. “This seemed like a decent enough place to start.”

Ron gave him a look that was half awe and half terror. “What if Mum catches us?” he said hoarsely.

“She won't.”

“But what if she—”

Without waiting for Ron to finish his sentence, Harry brought the uncorked bottle to his lips and took a large swallow. The liquid burned as it made its way down his throat before settling warmly in his stomach. Harry clamped down on the urge to gag, waiting for the liquid to settle into his system.

Unwilling to be outdone, Ron took a swig from his bottle. Unlike Harry, he gave a rather large sputter of indignation afterwards.

Harry grinned. “Nice one, Ron.”

“This stuff's foul,” Ron said, looking at the bottle appraisingly. Shrugging Ron took another sip, managing to stop himself from gagging this time.

Harry took another sip from his, eyes watering a bit as it burned down his throat. “Don't reckon Sirius had much else to do,” Harry muttered, throat still tingling.

Ron, who had gone through almost half the bottle, looked at him, eyes somewhat unfocused. “What d'you mean?” he slurred.

“I mean,” Harry said, taking another swig and resisting the urge to shudder. “He must have gone through a whole lot of this stuff.”

“Seems like,” Ron answered cheerfully. “How many bottles did ya' find in there?”

“Dunno,” Harry said, taking another sip. “Lots.”

“Lots, eh?”

“Yeah.”

Feeling somewhat unsteady on his feet, Harry stumbled over to where Ron was leaning back against the closed door. He leaned on the wall next to him, willing for the room to come back into focus.

“Good stuff, you found,” Ron said proudly, nearly all the way through his first bottle.

“Sirius' stuff,” Harry said, his thoughts straying to his godfather for a moment. “Dumbledore should never have cooped him up in here,” he said quietly.

“Safer, though,” Ron said, stumbling over to the bottom drawer for a second bottle. “'Member how the Malfoys knew he was an animagus?”

“I s'pose,” Harry said. “But he hated this house. I hate this house.”

“S'not so bad, Harry,” Ron said comfortingly, taking a sip from the second bottle.

Harry merely grunted in reply, watching in morbid fascination as Ron started going through his second bottle of firewhisky at nearly the same rate as his first. Though Harry's stomach rumbled in protest, he took another large gulp from his own bottle.

“Hey, Harry?”

“Yeah?” Harry said, glancing over at Ron.

Ron had a funny look on his face, like he was trying to make himself smile, but couldn't quite do it. “D'you think that…” Ron trailed off, all traces of a smile vanishing completely from his face. “There's someone else?”

Harry felt his heart speed up. “Why d'you mean?”

“I reckon that…” Ron swallowed hard. “I reckon that Hermione… that there's someone else.”

“Why would you think that?” Harry said, his voice sounding funny to his own ears.

Ron blinked a few times, as if he couldn't quite understand what Harry was saying. “Well—it's just that…” he said hesitantly. “When I told her… you do know I told her, don't you?”

“Yeah…” Harry said, smiling a little. “You told Hermione you fancied her.”

Ron snickered as if it was the most hilarious thing he'd heard all day. “And it was right stupid of me,” he said proudly. “Went and messed up our whole friendship.”

“Nahh…” Harry said, making a sweeping gesture with his arm. “She messed up.”

“Don't matter who,” Ron said slowly. “Only that it is.”

“That it is,” Harry repeated.

“Yeah,” Ron said. “That's right.”

“That don't make any sense.”

“Sure, it does,” Ron said brightly. “It makes loads of sense. It makes sense upon sense of sense.”

To punctuate his statement, Ron squeezed his eyes shut and drowned more of his bottle. He coughed a few times, but looked up proudly afterwards.

“But there is someone else,” Ron said, waving the bottle around so that firewhisky sloshed over the sides. “Hermione's in love with another bloke.”

“Nu, uh. Hermione doesn't love nobody,” Harry said, quickly drinking more from his own bottle.

“Wish I knew who,” Ron said in a dejected voice. “I think I'd kill him.”

Harry started choking on his firewhisky and Ron thumped him on the back a few times.

“S'probably that git, Viktor Krum,” Ron continued, eyes darkening. “Always knew he was up to no good.”

"S'not Viktor, Ron," Harry said, not quite able to stop himself.

Ron frowned and took another swig from his bottle. "S'not, eh? You don't know who it is, do you?"

"'Course I do."

Ron snickered. "Very funny, Harry. You don't know any more than I do."

"I know everything about Hermione," Harry said, grinning.

"Haha," Ron said, rocking back on his feet. "Don't know everything, Harry. Wish I did, though. Wish I knew who it was."

Harry felt his stomach give a small little lurch and he wasn't sure if it was from the alcohol or from what Ron was saying. "I don't feel too good, Ron."

"Aww... suck it up, Harry... tha's pathetic... can't hold down your liquor..." Ron shuffled over to the drawer to get them both more bottles. "Oops!" he said, banging his shin on the opened drawer.

For some reason, Harry found that wildly funny. "Alright, Ron?"

"Bloody hell! I'm bleeding!"

"Own damn fault for running into it."

"Can't see nothin'... room's all topsy turvy..."

"It's 'cause we're drunk."

"I'm not drunk." Ron emerged victorious with the two bottles of firewhisky. "I have a Weasley constitution. We don't get drunk."

Harry snorted. Ron shuffled back and Harry accepted the bottle. Silence descended upon them as they both struggled to open the new bottles, suddenly finding it much more difficult this time around.

"What's do you reckon I should do, Harry?"

"Get drunk," Harry said knowingly.

Ron snorted. "No..." he said. "About Hermione."

"Oh. Well—nothing, I s'pose."

"Nothing?" Ron said, a look of misery passing over his face. "Harry..." he said quietly, suddenly serious. "It wasn't supposed to be this way."

Harry took a long gulp of from his bottle and wiped his lips with the back of his hand. "Maybe this is the way it's supposed to be. Maybe you aren't supposed to be with Hermione. Did you ever think of that?"

Ron blinked and looked as though he didn't quite understand what Harry was saying. "Just wish it didn't hurt, though," he said quietly. "It's an awful feeling."

Ron seemed to have lost interest in his bottle of firewhisky and it dangled uselessly in one hand. Harry felt a gloominess descend around them, changing the entire feel of the room. Feeling really quite sick by this time, Harry set down his own bottle of firewhisky, a wave of dizziness slamming into him. Ron didn't look any better, and Harry was somewhat horrified to see that he was struggling against tears.

"C'mon, Ron, s'okay... there's plenty of other witches, honest..."

"Who do you think he is?" Ron asked abruptly, staring at Harry intently.

Harry felt a pang of fear. He knows. No... Harry shook his head. He couldn't know. It just wasn't possible.

"Could be anyone," Harry said with a shrug. "Let's go to bed, really tired..."

"Yeah... okay..." Ron said dully.

Since Ron seemed prepared to wallow in his misery, Harry put all the bottles back in the drawer, unwilling to leave any kind of evidence for Mrs. Weasley to pick up on.

"C'mon, Ron... let's go... don't fancy getting caught by your Mum..."

Ron blinked sleepily and gave a great yawn. "Dunno, Harry. I'm not sure if I can move. Things are spinning awfully fast..."

Harry sighed, and threw an arm around Ron's shoulder to help him along. "Whoa..." Ron said, snickering a bit. "Slow down there, Harry..."

"We haven't even moved yet!" Harry snapped, trying to usher him forward.

Ron leaned on him heavily, seeming to sink back down into his gloom. Harry shuffled them forward, feeling rather faint himself. He felt like there was something alive in his stomach, trying to claw its way up his throat.

"If we can just make to our room..." Harry wheezed out. "We should be okay."

The words had barely left his mouth when Harry became aware that they weren't alone. Hermione was pacing nervously in front of their room, wearing a disapproving frown. She had clearly been there for a while.

"What's going on? What are you two... are you drunk?"

"No," Harry snapped at the same time as Ron said, "Yes."

Hermione narrowed her eyes. "How did you... why did you... where did you..."

"Excuse us, Hermione," Harry said crossly. "But we're trying to get to our bedroom, if you don't mind."

Instead of angering Ron, Hermione's presence only seemed to deflate him further, something that Harry found rather worrisome. "Hullo, Hermione," he said, trying to sound cheerful and, as a result, his voice boomed out loudly. "Harry thought that if I got drunk then I'd be able to get over you."

Hermione took a step back, eyes flying to Harry's face. "Oh..." she whispered, quietly.

"Dunno why he thought that," Ron said, continuing in that same loud voice. "I don't think it's working."

"Oh, Ron, I'm so—"

"S'not your fault, Hermione. Harry and I have decided, you like some other bloke."

"You and Harry have..."

"Decided, yeah," Ron said, completely oblivious to Harry's wince. "I understand. I'm going to kill him, but I understand."

Hermione closed her eyes and took in a breath. "Ron, get some rest," she said, her voice shaky. "You should go to bed."

"You've been crying," Ron said sharply. "Aww... I'm sorry, Hermione... all my fault... never should have said anything... made things as awkward as hell around here..."

Surprised, Harry focused on Hermione's face, startled to see that her eyes were red and puffy. She had been crying.

Hermione gave Harry a significant look. "No, Ron," she said firmly. "Listen to me, none of this is your fault, alright? You are not the reason I was crying."

No, that would be my fault, Ron.

Ron slumped even more, looking unconvinced. Harry, not quite able to look Hermione in the eye, continued to help him along. Hermione moved out of the way to let them pass, clearly upset. Huffing and puffing, Harry helped Ron to their bedroom and deposited him on his bed. Ron promptly rolled onto his stomach and was asleep within seconds.

Harry stared at his friend for a moment, feeling dizzy and guilty.

"Well—do you feel better?"

At the sound of Hermione's voice, Harry turned around, only to feel something in his stomach give way. Pushing past her, he ran the length of the hall, ripped open the bathroom door, and stumbled to the toilet before retching violently. Spent, he rested his forehead in his hands, waiting for his stomach to settle.

He heard the sound of water running and he drew in a shaky breath, things inside him beginning to feel normal again. The toilet flushed, making Harry aware that he wasn't alone. He slowly raised his head, startled to see Hermione crouched down beside him, a wet washcloth in her hands.

"Here," she said kindly, reaching up to smooth the washcloth over his chin. Harry closed his eyes, the cloth cool and clean against his skin.

"Thanks," he said weakly, when she was done.

She smiled. "No problem. I should warn you, though, you smell awful. Bit of a mix between firewhisky and vomit. It's an interesting combination."

Harry leaned his head back, resting it on the cool marble of the toilet. There was a dull pounding beginning to form behind his eyes. "I don't think I'm ever going to drink again."

"Oh, I highly doubt that," Hermione said.

"No, believe me, I'm never drinking again," Harry repeated, the pain in his head increasing.

"I suppose I just don't understand whatever possessed the two of you to go and get drunk in the first place," Hermione said quietly.

"Why do you think, Hermione?" he said coolly.

Hermione flinched. "Harry..."

Harry took a deep breath. "I'm sorry. That was uncalled for." He thought for a moment. "I'm really sorry I made you cry," he said sincerely.

Hermione didn't say anything, but she moved a little closer to him. "How's... how's Ron doing?" she whispered.

"He knows."

Hermione shifted her head around to look at him. "What... you think he..."

"Some part of him does," Harry answered darkly. "Some best friend I am. I can't even tell him the truth about us."

"There is no 'us,'" Hermione said sharply. "That's what you said, isn't it?"

Harry swallowed with difficulty, aware of the pain he heard in her voice. "I lied."

Hermione was even closer to him now. "Why?"

She was close, too close. Harry stood up, momentarily unsteady on his feet. He braced a hand against the wall to steady himself. "Look... forget it, Hermione... I'm just talking crazy. I'm going to—”

"No," she said quietly, rising to face him. She stood firmly in place between Harry and the bathroom door. "No," she said again, voice going up a few notches. "We're going to talk about this."

Harry's head was swimming with pain. "There's nothing to talk about."

Hermione took a step closer to him, her eyes flat. "Yes, there is. There is. We have to figure this thing out, Harry. Before it destroys us."

"Maybe it already has," he said hoarsely, backing up against the wall.

Hermione was still coming towards him. "What are you afraid of?"

Everything.

You.

Ron.

That prophecy.

Dying and leaving you alone.

"You can't understand."

Hermione stopped suddenly, looking defeated. "Fine," she said quietly. "If that's what you think."

Harry sighed. "Hermione... look, it's..."

She put up a hand. "It's alright," she said, the same soft tone to her voice. "You don't owe me anything."

"Hermione..." he said desperately, reaching out to her. She froze, but didn't move. Slowly, he trailed his fingers down her cheek. "This it's..."

"Difficult..."

"No," he said firmly. "It's... not that, exactly..."

"Oh, Harry," she whispered, her eyes wide and filling with tears. "Why are we doing this to ourselves?"

"Stupidity," he murmured, stepping closer to her and cupping both of her cheeks. She blinked up at him, her breath coming out quickly.

"You smell so... awful..." she said weakly. "Wish you would take a shower or something..."

However, she didn't take any steps to get away from him.

"Hermione..." he whispered. "There's something you have to know..."

She was gripping his arms with a force that was painful. Fearful eyes were boring into his own.

She knows this isn't good.

"It's about... Voldemort... and me..." Harry said hesitantly. "See, the things is, Hermione... the prophecy… it wasn't destroyed, not really… Dumbledore, he told me what it said…”

Hermione paled. “Wh—what?” she managed. “You—and Dumbledore—and the prophecy—Oh…Oh, my…”

Harry took a deep breath. “Well, there was a lot of riddles and nonsense, but the long and short of it is... I guess Voldemort and me can't be alive at the same time. One of us has to kill the other."

There was a long pause while Hermione continued to grip Harry's upper arms in fear. The sounds of their breathing reverberated through the emptiness of the bathroom. Somewhere above them, the floorboards gave a loud creak.

"Hermione..." he said, almost pleading. "I'm sorry, look... I know I shouldn't have told you—”

Harry's words were cut off when Hermione threw herself into him in a hug that had him stumbling back several feet. "It won't be you..." she said fiercely. "I won't let it be you."

You can't make promises like that.

Despite that, however, Harry felt reassured by the certainty in Hermione's simple words. She was holding on to him to the point of pain and he returned her hug in kind.

She pulled away from him as abruptly as she had hugged him. She swallowed with difficulty before setting her jaw. "You listen to me, Harry. This is not yours to share alone, do you hear me? I won't let you—”

"Yes, you will," he said in a low voice. "That prophecy has my—”

"Fuck the prophecy!" Hermione yelled sharply, her words exploding into the stillness of the bathroom and down the hall.

Simultaneously, they both turned to the open door with wide, searching eyes. When no one came running, they slumped in relief.

Hermione's outburst seemed to drain her of the last of her energy. "Harry... please... you must understand... I would do anything for you." She looked near tears now, her voice becoming raspier as she gestured with her arms. "You can't do this alone. When will you accept that you need me?"

Harry met her eyes and felt as though she was burning right through him. He shook his head, tearing his gaze away from hers.

Intense. Fire. Burning. Desperation.

This was quickly spinning out of control. Had it only been an hour ago when he and Ron were attempting to drink themselves into a stupor? Was it possible that Ron was sleeping while such important things were transpiring between his two best friends?

When he didn't say anything, Hermione slowly began walking towards him. She put her hand on his chest, her eyes searching his face. "Please, Harry... we'll defeat him. Please believe that... please believe in me... us..."

Harry slid his hand over hers and her eyes tilted up until they were meeting his again. He suddenly couldn't think at all, his heart was pounding madly in his ears. Alarm bells were going off in his mind, but he ignored them, following the need, want of his body...

He was tugging her closer, his other arm encircling her back. Then they were kissing, and dear Merlin, nothing else mattered...

Despite their precarious position, Hermione was pushing insistently against him and Harry found his back pushed firmly against the wall. He leaned against it heavily because his legs weren't doing much to support him. Her tongue was in his mouth, pushing and demanding. His head was spinning he felt dizzy... so out of control....

"Harry..." she gasped out, between their kisses. "My Harry..."

And he couldn't think of a single way to respond to that, except to kiss her harder, crush her closer. She was everywhere and she felt so good. So good, when nothing else seemed to. When things were crashing down all around him.

They pulled away, breathing heavily.

Harry remained leaning against the wall, sure that if he moved he'd go crashing to the floor. Panting, he watched Hermione try and gather herself together. Her cheeks were slightly red, her lips swollen. He had to stop the nearly overwhelming urge he had to reach for her again.

My Harry...

He shook his head, willing to clear it, to think straight again.

"We can't stop this," Harry said, his words seeming louder than he intended. Such a simple sentence, it hung in the air between them. There, right there, and there was no way they could make it go away, no way to stop it.

Hermione sucked in a sharp breath. "Alright," she said simply.

***

When Harry awoke the next morning, it was to a vicious, pounding headache. Light was pouring into the room, from where he couldn't tell, but he wished that it'd go away. With a muffled groan he rolled over, tugging his pillow down on his head.

He heard someone else give a yelp of pain and there was a loud huffy sigh.

"Honestly, you two, it's well after noon... if you don't get up soon, Mrs. Weasley's going to come in here, and I'm sure you'd both rather she didn't know what the pair of you were up to yesterday..."

Harry tossed his pillow aside, and picked up his glasses, squinting into the brightness of the room. Hermione was standing near the window, where she'd just peeled back the curtains, her eyes narrowed and accusatory.

Ron was sitting up in bed, rubbing at his forehead and making, low muffled moaning noises.

Hermione looked disgusted. "Here," she said, holding out two glasses. "I brewed these up for you."

Ron continued to moan in pain. "I feel sick..." he muttered to himself, rubbing at his eyes.

Harry looked at the mugs in suspicion. "What... what is it?"

Hermione thrust one of the mugs and him before handing the other one to Ron. "They should make you feel better. Though, I'm almost tempted to let you suffer through the consequences of your ill-conceived drunken party last night..."

Still looking at the brown liquid swirling in his cup with suspicion, Harry decided that it couldn't hurt. He took a tentative sip, surprised to find that it didn't taste as awful as he was expecting. Quickly, he drained the mug, relieved to find that it made his headache ebb nearly immediately.

Ron looked like he wanted to be far, far away from Hermione.

“Err… thanks,” he mumbled awkwardly. “Just remembered though… gotta take a shower…”

Grabbing his mug, he bolted out of the room, taking his towel with him. Harry and Hermione listened until they could hear the sounds of water running. They both slumped a little in relief.

"Hey..." Harry said slowly. "Did we do something last night? It's all a blur... I didn't say anything to you, did I?"

Harry was present for one of the few moments when Hermione was caught off guard. She went very still and stared at him with fearful eyes. "You... you don't remember..." she whispered. "Harry... we... well, we—”

"Oh, no," Harry said, muffling a grin. "We didn't kiss or anything did we?"

Hermione stared at him for a moment. Suddenly, she narrowed her eyes. "You're having me on, aren't you?"

Harry raised his eyebrows. "A bit, yeah."

Hermione sagged in relief and tentatively sat down on the edge of his bed. "Harry, I was thinking last night... after I went to bed... that, well... it might not be a good idea to—”

"Tell Ron?" Harry finished wryly. "Yeah, I had the same thought."

Hermione glanced fearfully towards the open doorway. "I mean," she said hastily. "We should tell him eventually, but not... now. It's too soon, I think."

Harry nodded, feeling relieved by her suggestion, even as another part of his mind whispered that it was wrong.

Lying will only make it worse.

Yet, another part of him was secretly thrilled by the prospect of keeping things with Hermione private. She was just... his. What they shared, it was something no one else had a right to know. It was theirs, their little secret.

Just ours.

Hermione smiled a little at him, seeming to know exactly what he was thinking.

This is wrong.

This can't lead to anything but trouble.

I don't care.

I don't care. I don't care. I don't care.

Cari Harmonians (e non, spero) siete fortunati...ero qui che mi traccheggiavo sul computer in preda all'abbrutimento più profondo (domani ho un esame....AAARRGHH!!) ed ho deciso di aggiornare B&nB! Eccovi il terzo capito, quindi, non molto lungo a dirla tutta, un pò di passaggio, ma pur sempre made-in-Goldy, e quindi più che ben venuto, a parer mio...breve ma intenso, direi!

Spero come sempre di aver reso giustizia all'originale!...ma passiamo ora ai commenti, come le star...

Marikotter:..."sei veramente una traduttrice fantastica...ma come fai?"..^_____^ Mi lusinghi, davvero, e, come avrete capito in più d'uno a questo punto, sono anche abbastanza vanitosa da prendermi i complimenti...ma, a questo punto, penso che dovrei svelare anche le mie armi segrete: mia sorella, che mi taglia ferocemente le frasi troppo ingarbugliate-sdolcinate, e Silvia (+ sister!) che mi dà le rimbeccate su parole sbagliate e frasi incomprensibili...è anche un lavoro di squadra!Comunque di nuovo grazie, buona lettura e continua a recensire, pleeease!

Desdeus:...si, pessima idea quella di continuare a mentire...lo vedrai fra un pò! ^____^ (Snivella sghignazza come Izma delle Follie dell'Imperatore). Concordo sul fatto che il pezzo ubriachi è il meno brillante...PERO' E' DIVERTENTE, NOO?...nei libri sono così sempre politically-correct - a volte è snervante - e così è più realistico: miseriaccia, ma 'sti poveri ragazzi hanno 16 anni O NO? Sono curiosa di leggere i tuoi prossimi commenti!

Alisa:....spero che farai i salti di gioia anche questa volta!^___^...la tua recensione, ti confesso, mi ha messo in testa un mucchio di grilli..."Perchè non ti cimenti nella scrittura?Credo che tu sia portata!!"...bhè, non che l'idea non mi abbia mai sfiorato: non sono analfabeta, ho letto praticamente di tutto e ho la fantasia che galoppa stile "locomotiva western" (ciuff-ciuff compresi..), ma ti confesso che sarebbe un tormento: sono talmente pignola e auto-critica che non vorrei solo scrivere una HHr, ma la MIGLIORE HHR mai scritta, un manoscritto di 2000 pag, la ff "della verità"...ecc..e presto perderei la salute. Vaneggiamenti a parte, il mio problema più grosso, direi, si chiama Università...tradurre è lo svago dopo 6-12 ore di studio (a seconda della voglia...^___^), il modo di staccare la testa da argomenti astrusi e non sempre serenissimi...il mio "porto dei sogni". In più le storie che ho pubblicato e che pubblicherò sono veramente pezzi di cuore, ricordi bellissimi di qualche anno fa...per concludere, quindi, ti rigiro la domanda:...E TU? PERCHE' NON SCRIVI? Baci e alla prossima! 

A CHI LEGGE E NON COMMENTA (tantissimi!):...ehmmm...come dire...questa traduttrice è una che ogni nuova short pubblicata riceve in media 40 recensioni...quiiindi...MI STATE FACENDO FARE BRUTTA FIGURAA!! PENSERA' CHE LA MIA TRADUZIONE FA SCHIFO!!........sigh....anche soolo una parolina, pleeeeease!

Cap. 3

Harry Potter temeva di stare diventando claustrofobico.

Ad un certo punto, aveva scoperto di odiare le grandi folle, di odiare i piccoli spazi, di odiare la sensazione di venire inscatolato senza vie di fuga… i polmoni che scottano, nessun modo di uscire, intrappolato…

Probabilmente è tutta colpa dei Dursley, rifletté cupamente.

Con un lampo, gli tornarono alla mente i muri dello sgabuzzino sotto le scale. Il modo in cui la polvere cascava ogni volta che Dudley correva in su e giù per i gradini. Il modo in cui zio Vernon era solito rinchiuderlo lì dentro per diversi giorni di fila…

Harry represse un brivido.

In ogni caso, immaginò, odio semplicemente stare rinchiuso.

Inspirò la fredda aria della notte godendo del modo in cui fluiva liberamente nei polmoni. Spazio aperto, aria aperta, libertà…

Il tetto di Grimmauld Place. Dal momento del bacio che lui e Hermione si erano dati sul cornicione, era diventato per lui una specie di rifugio. Un posto dove andare quando si sentiva troppo in trappola.

Grimmauld Place era ormai quasi sempre vuota. Nonostante fosse il quartier generale dell’Ordine della Fenice, in pochi ormai vi passavano un po’ di tempo. Con buone ragioni – la casa emanava un’aura di morte e desolazione.

Qualche volta si domandava come Sirius fosse stato capace di rimanervi tanto a lungo come aveva fatto. Harry stava già contando i giorni che lo separavano dal ritorno ad Hogwarts.

Silente non avrebbe mai dovuto lasciarlo rinchiuso qui.

Ah. E riemergeva ancora la sua rabbia contro il Preside. Bruciante, persistente, Harry sentì una fitta acuta attraversarlo al pensiero di Silente. Si, realizzò, era più facile incolpare Silente della morte di Sirius.

Più facile che incolpare se stesso.

Più facile che ricordare il litigio che aveva avuto con Hermione prima di precipitarsi al Dipartimento Misteri. Ogni volta che la guardava si domandava perché non riuscisse a vedere accusa nei suoi occhi. Per poco non l’aveva fatta uccidere, per poco non aveva fatto uccidere tutti… aveva realmente fatto uccidere Sirius…

Quindi si aspettava di vedere qualche segno di delusone nel suo sguardo. Qualche rivendicazione del fatto che lei aveva avuto ragione e lui torto.

Ma non una volta, non una volta aveva guardato nei suoi occhi e visto biasimo.

Harry istintivamente trasalì quando la porta del tetto si spalancò.

Solo, voglio essere lasciato solo. Non riesco ad avere a che fare con la gente e gli spazi chiusi e, oh Dio, sono veramente claustrofobico… tutto quello che Voldemort deve fare è chiudermi in una scatola per qualche ora e sarà la fine…

Sbuffò alla propria battuta privata, non interessandosi del fatto che altri potessero pensare che stava impazzendo.

Era Hermione.

Probabilmente avrebbe dovuto aspettarselo. Era l’unica che sapeva dove andava quando voleva essere lasciato solo. Era l’unica che mai si azzardasse ad avvicinarlo quando “aveva la luna storta”.

“Ciao.” Disse lei piano. Aveva con se due piccoli piatti.

Harry la guardò di traverso, sorpreso di vedere che c’era una fetta di dolce in ogni piatto. Torta al cioccolato con glassa di vaniglia, uno dei pezzi aveva una lettera d’oro in cima, sebbene fosse impossibile sapere che lettera fosse stata una volta…

Buon compleanno Harry!

Un passo in più verso l’adempimento del tuo destino, Harry.

Potrebbe essere davvero il tuo ultimo compleanno.

Meglio che te lo goda.

“Ti ho portato un po’ di dolce,” continuò Hermione con dolcezza non ricevendo risposta da lui.

Harry alla fine si scosse dalle sue meditazioni. “Grazie,” borbottò, accettando la fetta di torta. La infilzò con la sua forchetta alcune volte, non sentendosi neanche lontanamente un po’ affamato.

“Tutti si stanno chiedendo dove ti sei cacciato,” disse Hermione.

Alzò le spalle. “Davvero?”

Lei lo scrutò con attenzione. “Va tutto bene, Harry?”

Lui infilzò la sua fetta di torta con più forza del dovuto.

Le cose sono proprio maledettamente perfette, Hermione.

“Bene,” disse meccanicamente, continuando a tagliare il dolce. Taglia, taglia, taglia.

Lei sospirò e sedette silenziosamente accanto a lui. Non disse nient’altro, sedette solamente, guardando al di là del tetto di Grimmauld Place e verso la strada sotto di loro.

“Perché non mi odi?”

Le parole scivolarono fuori, Harry a malapena conscio di ciò che stesse dicendo. Per poco non aprì la propria bocca per rimangiarsele, ma poi decise che non voleva. Fissò lo sguardo dritto davanti a sé, improvvisamente curioso di sapere la sua risposta, sapere la verità.

Hermione restò a lungo in silenzio. “Beh - ,” disse infine con esitazione. “Veramente non – io non ho molte ragioni per odiarti, vero?”

“Si, ce l’hai,” disse lui di nuovo, tornando a tagliare il suo dolce. Adesso stava iniziando a sbriciolarsi. Piccole briciole di torta al cioccolato sparse nel suo piatto e glassa spalmata lungo i bordi. “Hai un mucchio di ragioni per odiarmi.”

Lei a dire il vero sorrise. “Harry…” disse dolcemente. “Questo è ridicolo, sai che non potrei mai – “

“Non sono ridicolo,” scattò lui con rabbia, furioso che lei non lo stesse prendendo seriamente. “Hermione, sei quasi morta. Avevi ragione. Avevi ragione. Voldemort non aveva preso Sirius – stava solo cercando di attirarmi lì perché io ho questa mania del cazzo di salvare la gente! E la sai una cosa? Ha funzionato. E ora lui è MORTO! E tu sei quasi morta! E non mi hai incolpato nemmeno una volta – non una volta – mai – ed io proprio non capisco…perché.”

Hermione lo fissò per un attimo prima di appoggiare la sua fetta di torta mezza mangiata sul pavimento e spingerla delicatamente da parte. Emise un lungo sospiro. “Posso spiegarti.” Disse piano. “Potrei darti un centinaio di ragioni sul perché non ti incolpo, sul perché non potrei mai incolparti, sul perché non posso odiarti, Harry. Ma tu non ne accetteresti neanche una, perciò qual è il punto?”

Lui deglutì il nodo che aveva in gola. “Ma…” annaspò. “Proprio non capisco.”

“Lo so,” sussurrò lei, spostandosi un po’ più vicina a lui. “Tu non devi capire, hai solo bisogno di accettarlo.”

Harry sbattè gli occhi. “Io – io non so se – “

“Stop,” disse lei, la sua voce ancora un debole sussurro. Si raggomitolò, appoggiando la testa contro il tuo torace ed avvolgendogli le braccia attorno. “Accetta e basta, Harry. Accettalo e basta.”

Accettalo e basta.

“Hermione…” disse lui sommessamente, la mano che le accarezzava i capelli. “Hermione…io…”

Io cosa?

Io ho un bisogno così forte di te che mi spaventa.

“Lo sai?” chiese lei con curiosità, come se lui non avesse parlato. “Che mi fai sentire al sicuro? Più al sicuro che…ogni altra cosa. L’hai sempre fatto.”

“Io…davvero?”

La testa di Hermione dondolò in su e giù. “Si, davvero.”

Lui avrebbe così tanto voluto sapere perché, perché lei si sentiva al sicuro con lui, perché non lo biasimava.

“Ti fidi di me?”

Lei girò la testa in modo da studiare il suo volto. “Certo che si,” disse, come se fosse la cosa più naturale del mondo.

Perché?

Vedendo l’espressione sul suo viso, Hermione sorrise in modo confortante. “Andiamo, Harry,” disse dolcemente. “Dovremmo rientrare. Sono venuti tutti per vedere te.”

“Non tutti.”

Gli occhi di lei si rabbuiarono. “Si,” disse. “Non tutti.” Alzandosi, gli tese una mano, che lui afferrò riluttante. “Lui non avrebbe voluto che ti crogiolassi nell’autocommiserazione, lo sai.”

“Non penso che tu abbia idea di cosa volesse.”

Hermione incontrò il suo sguardo polemico, senza battere ciglio. “Io non voglio vederti crogiolare nell’autocommiserazione, e nemmeno tutti gli altri.”

“Scusa, allora,” scattò lui, sentendo i peli rizzarsi. “La prossima volta proverò a non rattristarmi quando sei nei paraggi.”

Lei prese un respiro. “Questo non è quello che intendevo e tu lo sai.”

“Smetti di comportarti come se capissi quando non capisci nulla!”

Per un attimo, Harry fu certo che Hermione lo stesse per colpire. Quello o che girasse i tacchi e se ne andasse. Invece non fece nulla, solo lo fissò per un lungo momento, come persa nei suoi pensieri.

“Bene,” disse, rassegnata. “Siamo alle solite, vedo. Molto bene. Buon compleanno, Harry.”

Si chinò in avanti e lo baciò sulla guancia prima di voltarsi dall’altra parte. “Penso che sarebbe decente da parte tua entrare e almeno salutare tutti.”

“Già, beh…forse tutto quello che voglio è essere lasciato solo…”

Sebbene Hermione gli voltasse le spalle, Harry potè avvertire la sua irritazione. “L’hai reso abbastanza chiaro.”

Lui serrò la mascella. “Non ti ho chiesto io di venire qua, Hermione!”

Lei si lasciò sfuggire un lungo sospiro ed iniziò a camminare indietro verso casa. Poi, talmente piano che era sicuro che lei non avesse intenzione di farlo sentire, disse, “Forse avrei dovuto scegliere Ron, dopo tutto…”

Qualcosa dentro Harry scattò. Si lanciò dietro di lei, afferrandola prima che aprisse la porta per entrare dentro. Stringendola per entrambe le braccia, la girò velocemente in modo che la sua schiena venne schiacciata contro la porta. Lei rimase senza fiato dalla sorpresa e lui registrò un piccolo lampo di paura attraversarle gli occhi. Allentò la presa sulle sua braccia, ma non indietreggiò.

“Harry…” disse lei debolmente. “Che stai –“

“Dicevi sul serio?” disse bruscamente, ancora avvicinandosi fino ad intrappolarla contro la porta, il proprio corpo premuto contro il suo.

Lei emise un aspro respiro. “Dire cosa?”

“Non sono stupido, Hermione,” scattò.

Lei incontrò i suoi occhi. “E se l’avessi fatto?” disse piano. “Che faresti, allora?”

Il suo sguardo era di sfida mentre perforava il suo. Harry riusciva a stento a pensare correttamente e il battere del suo cuore gli echeggiava nelle orecchie. “Dimmi che non dicevi suo serio.”

Lei inghiottì con difficoltà. “Non lo dirò di certo!”

Era perduto – così tanto perduto che non riusciva a fare nient’altro che premersi più stretto a lei, così stretto che i loro nasi quasi si sfioravano. “Tu non intendevi dire cos’hai detto. Lo so.”

Lei respirava con brevi ansimi. “Tu non sai niente.”

Il controllo di lei si stava indebolendo e tutta le fondamenta di Harry stavano traballando sotto di lui. Il sangue stava rimbombando nelle sue orecchie. Stava iniziando a tremare. Poteva sentirla premuta contro di lui, toccando tutti i punti giusti…

Voleva con dilaniante disperazione sentirla rimangiarsi quelle parole. Sapere che lei apparteneva a lui e a lui soltanto…

Adesso erano così vicini che stavano respirando l’uno sul viso dell’altra. Hermione era diventata completamente immobile, tutta l’aria sembrava esserle uscita dai polmoni mente lo guardava. Lo stava provocando, lui lo sapeva…

Le lascò andare le braccia, la mani scendendo sulle anche. Strofinò il viso sul lato del suo collo, premendo le labbra in baci delicati sulla pelle appena sotto l’orecchio, scivolando e cospargendone altri sul profilo del mento. Hermione si lasciò scappare un gemito sommesso, inclinando la testa indietro per il piacere. Le sue braccia si incrociarono dietro il collo di lui, le sue dita scivolarono fra i suoi capelli scompigliati.

“Dimmi che non dicevi sul serio,” sussurrò, appena sotto il suo orecchio.

Non ricevette nessuna risposta tranne il brusco respiro di Hermione. Continuò a premere le labbra contro la sua pelle, il suo profumo, la sensazione di lei, che lo stava facendo impazzire…

“Dimmi che non dicevi sul serio,” ripetè di nuovo.

“Oh…” gemette lei. “Non dicevo…non dicevo sul serio…”

Lei girò la testa e le loro labbra si incontrarono, scontrandosi in un bacio che fu quasi doloroso. Harry le si premette ancora più insistentemente contro e lei si appoggiò pesantemente contro la porta, le sue dita che stringevano i suoi capelli.

Si allontanò per rimanere sospeso giusto sopra le sue labbra. “Dimmi che sei mia,” sussurrò.

Invece di rispondere, Hermione lo tirò in avanti di nuovo finchè non si baciarono, le lingue scontrandosi e i cuori sbattendo.

“Dillo,” Harry sibilò, allontanandosi leggermente da lei.

Hermione chiuse gli occhi. “Sono tua,” disse infine con voce roca.

Si baciarono di nuovo, disperati e così pieni di desiderio…bisogno…

“Sono tua,” sussurrò di nuovo, contro la sua bocca. “Sono tua…”

Mia.

Lui si staccò dalla sua bocca, lasciando che le labbra si soffermassero sull’angolo di quelle di lei prima di scivolare giù. Le mani scorsero sotto la stoffa della sua maglietta, strofinandole la pelle liscia del ventre. La baciò facendosi strada lungo il suo collo, prendendosi il suo tempo e godendo dei piccoli suoni che stava emettendo.

“E tu sei mio,” lei ansimò. ”Sei mio, Harry.”

Lui si allontanò da lei, fissandola attentamente negli occhi ed ascoltando il suono dei loro bruschi respiri. Infine, annuì.

“Sono tuo,” disse.

Gli occhi di lei gli dissero tutto quello che aveva bisogno di sapere. Lo tirò a sé di nuovo e infranse le sue labbra contro le proprie.

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Testo Originale 

Harry Potter was afraid that he was becoming claustrophobic.

At some point, he'd discovered that he hated large crowds, he hated small spaces, he hated the feeling of being boxed in without any escape… lungs burning, no way out, trapped…

It's probably all because of the Dursley's, he reflected grimly.

With a flash, he remembered the walls of that cupboard under the stairs. The way that dust cascaded down every time Dudley ran up or down the stairs. The way Uncle Vernon used to lock him in there for days at a time…

Harry repressed a shudder.

Whatever, he figured. I just hate being closed in.

Harry sucked in a breath of the cool, night air, reveling in the way that it flowed freely through his lungs. Open space, open air, freedom…

The roof of Grimmauld Place. Ever since that kiss he'd shared with Hermione on the rooftop, it had become somewhat of a haven for him. A place to go when he felt too boxed in.

Grimmauld Place was almost always empty. Headquarters of the Order of Phoenix it might be, but very few actually spent any length of time there. With good reason—the house exuded an aura of death and bleakness.

Sometimes he wondered how Sirius had been able to stand it for as long as he did. Harry was already counting down the days until he'd be allowed to return to Hogwarts.

Dumbledore should have never left him cooped up in here.

Ah. And there was his anger with the Headmaster again. Burning, persistent, Harry felt a sharp pang go through him at the thought of Dumbledore. Yes, he realized, it was easier blaming Dumbledore for Sirius' death.

Easier than blaming himself.

Easier than remembering the fight he'd had with Hermione before rushing off to the Department of Mysteries. Every time he looked at her he wondered why he didn't see the accusation in her eyes. He'd nearly gotten her killed, nearly gotten them all killed… he'd really gotten Sirius killed…

So he expected to see some kind of disappointment in her eyes. Some kind of vindication that she had been right and he had been wrong.

But not once, not once has he ever looked into her eyes and seen blame.

Harry instinctively flinched as the door to the roof swung open.

Alone, I want to be left alone. Can't deal with people and enclosed space and, Oh God, I really am claustrophobic… all Voldemort has to do is lock me in a box for a few hours and that'll be the end...

Harry snorted at his own internal joke, not caring if he was thought to be going mad.

It was Hermione.

Which he probably should have expected. She was the only one who knew where he went when he wanted to be left alone. She was the only one that ever dared approach him when he was “in a mood.”

“Hi,” she said quietly. She was carrying two small plates.

Harry squinted at her, surprised to see that there was a piece of cake on each plate. Chocolate cake with vanilla icing, one of the pieces had a the very bottom of a golden letter inscribed on it, though it was impossible to know what letter it had once been…

Happy Birthday Harry!

One step closer to fulfilling your destiny, Harry.

Could be your very last birthday.

Better enjoy it.

“I brought you some cake,” Hermione continued softly when she didn't get a response out of him.

Harry finally roused himself from his internal musings. “Thanks,” he muttered, accepting the piece of cake. He jabbed his fork at it a few times, not feeling in the least bit hungry.

“Everyone's wondering where you got to,” Hermione said.

Harry shrugged. “Are they?”

Hermione peered at him shrewdly. “Is everything alright, Harry?”

Harry jabbed at his slice of cake with more force than was necessary.

Things are just bloody perfect, Hermione.

“Fine,” he said mechanically, continuing to jab at the cake. Jab, jab, jab.

Hermione sighed and settled down silently next to him. She didn't say anything else, just sat there, looking out over the rooftop of Grimmauld Place and into the street beyond it.

“Why don't you hate me?”

The words slipped out, Harry barely aware of what he was saying. He almost opened his mouth to take them back, but then decided that he didn't want to. He stared straight ahead of him, suddenly curious to know her answer, know the truth.

Hermione was silent for a very long time. “Well—” she finally said hesitatingly. “I don't really—I don't have much reason to hate you, do I?”

“Yes, you do,” Harry said again, back to jabbing at his cake. It was beginning to crumble now. Little balls of chocolate cake sticking to his plate and icing smeared around the corners. “You have loads of reasons to hate me.”

Hermione actually smiled. “Harry…” she said gently. “This is ridiculous, you know I could never—”

“I'm not being ridiculous,” he snapped angrily, furious that she wasn't taking him seriously. “Hermione, you nearly died. You were right. You were right, Voldemort hadn't taken Sirius—he was just trying to lure me there because I have a fucking saving-people's thing! And you know what? It worked. And now he's DEAD! And you nearly died! And you've never once blamed me—not once—not ever—and I just don't understand… why.”

Hermione stared at him for a moment before placing her half eaten piece of cake on the floor and nudging it off to the side. She heaved a great sigh. “I could explain,” she said quietly. “I could give you a hundred reasons for why I don't blame you, for why I could never blame you, for why I can't hate you, Harry. But you won't ever accept any of them, so what's the point?”

Harry swallowed past the lump in his throat. “But…” he rasped. “I just don't understand.”

“I know,” she whispered, shifting a little closer to him. “You don't have to understand, you just need to accept it.”

Harry blinked at that. “I—I don't know if—”

“Stop,” she said, her voice still a quiet whisper. She curled up against him, placing her head against his chest and wrapping her arms around him. “Just accept, Harry. Just accept it.”

Just accept it.

“Hermione…” he said softly, his hand stroking through her hair. “Hermione… I…”

I what?

I need you so badly that it scares me.

“Did you know?” she asked inquisitively, as if he hadn't spoken. “You make me feel safe? Safer than… anything else. You always have.”

“I… really?”

Hermione's head bobbed up and down. “Yes, really.”

He so badly wanted to know why, why she felt safe with him, why she didn't blame him.

“Do you trust me?”

Hermione turned her head so that she could peruse his face. “Of course I do,” she said, as if it was the most natural thing in the world.

Why?

Seeing the look on his face, Hermione smiled comfortingly. “C'mon, Harry,” she said softly. “We should go back. Everyone's come here to see you.”

“Not everyone.”

Hermione's eyes darkened. “Yes,” she said. “Not everyone.” Standing up, she held a hand to him, which he reluctantly grasped. “He wouldn't want you to wallow in self-pity, you know.”

“I don't think you have any idea what he'd want.”

Hermione met his challenging stare, her gaze unblinking. “I don't want to see you wallow in self-pity, neither does anyone else.”

“I'm sorry, then,” he snapped, feeling furry rising. “Next time and I'll try and not grieve around you.”

She sucked in a breath. “That's not what I said and you know it.”

“Stop acting like you understand when you don't understand anything!”

For a moment, Harry was sure Hermione was going to hit him. Either that or she was going to turn on her heel and walk away. Instead she did neither, just stared at him for a long moment, as if lost in her thoughts.

“Fine,” she said, resigned. “We're back here, I see. Very well. Happy birthday, Harry.”

She leaned up and kissed him on the cheek before turning away. “I think it'd be decent of you to come in and at least say hello to everyone.”

“Yeah, well… maybe all I want is to be left alone…”

Though Hermione's back was to him, Harry could sense her annoyance. “You've made that quite clear.”

Harry clenched his jaw. “I didn't ask you to come up here, Hermione!”

Hermione let out a long sigh and began walking back towards the house. Then, so softly that Harry was sure she hadn't intended him to hear it, she said, “Maybe I should have chosen Ron, after all…”

Something inside of Harry snapped. He charged after her, catching her just before she opened the door to go back inside. Gripping both her arms, he spun her around so that her back was pressed up against the door. She gasped in surprise and Harry registered a small flicker of fear pass through her eyes. He loosened his grip on her arms, but didn't back away.

“Harry…” she said faintly. “What are you—”

“Did you mean it?” he said sharply, moving closer to her still until he had her trapped against the door, his body pushing against hers.

She let out a harsh breath. “Mean what?”

“I'm not stupid, Hermione,” he snapped.

She met his eyes. “And what if I did?” she said softly. “What would you do, then?”

Her gaze was defiant as it bore into his. Harry could scarcely think properly and the pounding of his heart echoed in his ears. “Tell me you didn't mean it.”

She swallowed with difficulty. “I most certainly will not!”

He was lost—so very lost and he couldn't do anything but push closer to her, so close that their noses nearly brushed. “You didn't mean what you said, I know you didn't.”

Her breath was coming out in short gasps. “You don't know anything.”

Her control was weakening and his entire foundation was rocking underneath him. Blood was roaring in his ears. He was beginning to tremble. He could feel her pressed up against him, touching all the right places…

He felt a clawing desperation to hear her take back those words. To know that she belonged to him and him alone…

They were so close now that they were breathing into each other's faces. Hermione had gone absolutely still, all the breath seemed to have gone out of her lungs as she watched him. She was challenging him, he knew…

He let go of her arms, hands going to her hips. He nuzzled the side of her neck, pressing his lips into delicate kisses to the skin just under her ear, sliding up and peppering kisses along her jaw line. Hermione let out a low moan, tilting her neck backwards in pleasure. Her arms entwined themselves around his neck, her fingers sliding into his messy hair.

“Tell me you didn't mean it,” he breathed, just under her ear.

He received no reply but Hermione's harsh breathing. He kept pressing his lips up against her skin, her scent, the feel of her, driving him crazy…

“Tell me that you didn't mean it,” he repeated again.

“Oh…” she moaned. “I didn't… I didn't mean it…”

She turned her head and their lips met, clashing together in a kiss that was almost painful. Harry pushed more insistently against her and she leaned heavily backwards against the door, her fingers tightening in his hair.

He pulled away to hover just over her lips. “Tell me you're mine,” he whispered.

Instead of answering, Hermione urged him forward again until they kissed, tongues clashing and hearts pounding.

“Say it,” Harry hissed, pulling slightly away from her.

Hermione closed her eyes. “I'm yours,” she finally said hoarsely.

They kissed again, desperate and so full of want… need…

“I'm yours,” Hermione whispered again, against his mouth. “I'm yours…”

Mine.

He moved away from her mouth, letting his lips lingers over the corner of her lips before sliding down. His hands slid under the material of her t-shirt, rubbing against the smooth skin of her stomach. He kissed his way down her neck, taking his time and enjoying the low noises she was emitting.

“And you're mine,” she gasped out. “You're mine, Harry.”

He pulled away from her, staring intently into her eyes and listening to the sounds of their harsh breathing. Finally, he nodded.

“I'm yours,” he said.

Her eyes told him everything he needed to know. She pulled him forward again and crushed his lips to hers.

BUON POMERIGGIO A TUTTI!!!

Nuovo capitolo...^__________^ ...e uno dei miei preferiti, a dir la verità! Denso e tragico, come da manuale...e finalmente ritroviamo un pò di quel buon vecchio Harry irascibile (e sexy...=P) del quinto libro che piace taaanto a me...e a tanti altri, a quel che vedo in giro!

Percui...BUONA LETTURA!!!

Snivella^^

Alisa: ti rispondo subitosubito, che vuoi farci, mi piacciono proprio le tue recensioni! Si, anche io preferisco quando nelle storie si scava un pò nel personaggio di Harry, che secondo me è veramente complesso e merita il suo spazio...e a questo proposito spero proprio che questo capitolo ti piaccia: secondo me è una delle cose mai scritte sul Fandom più realistiche e amare riguardo alla profezia, la prima volta che l'ho letto ero quasi commossa...=P..per la questione "scrivi-tu-che-scrivo-io" sono contenta di vedere che la pensiamo nella stesso modo!Per di più, le tante - troppe - storie (a mio parere) scadenti che ho avuto la disgrazia di leggere mi rattristano un bel pò, anche se ammiro le persone che riescono a scrivere tutto quello che passa loro per la testa..per questo mi piace tradurre chi ha STILE...ps:..WOW! Anch'io avrei "stile" nel tradurre?? Arrosisco!!! Prima o poi con questi complimenti che mi fate mi convincerete a pubblicare tipo "Il Manuale del Perfetto Traduttore", o '"Le 1000 Regole di Base per la Traduzione di FF"..o cose simili!....Buona lettura e, mi raccomando, continua a recensire che ti aspetto!!!!(...e NO CHE NON mi annoio, anzi, ormai aspetto proprio le tue recensioni come le e-mail di un'amica!!)..baci!^___________^

Desdeus:...sorry...temo che l'"eroe complessato" farà nuove apparizioni in futuro...^__^...che ci devo fare, io le storie con il Pathos Struggente me le cerco apposta...AMORE&LACRIME sono gli ingredienti BASE di una HHr che si rispetti!...dopotutto siamo la parte "tragica" degli shipper, quelli della coppia matura, drammatica e tormentata, no?...grazie mille e continua a recensire, le tue sono sempre le parole più divertenti!

Victoria9025 - Lisepotter - Giulia - Principe Myskin: inchini a profusione e grazie dei commenti!Bentrovate/i! Buona lettura, e spero proprio che lascerete anche solo due paroline pure a questo cap!^_____^

ULTIMISSIMA COSA:...duunque...l'altra volta direi che un pò a funzionato, percui io ci riprovo...

A CHI LEGGE NON COMMENTA (tantissimi!):...ehmmm...come dire...questa traduttrice è una che ogni nuova short pubblicata riceve in media 40 recensioni...quiiindi...MI STATE FACENDO FARE BRUTTA FIGURAA!! PENSERA' CHE LA MIA TRADUZIONE FA SCHIFO!!........sigh....anche soolo una parolina, pleeeeease!

Cap.4

Alla fine, la seguì dentro.

È il tuo compleanno, Harry. Devi ringraziare ogni persona che è venuta a trovarti. È semplicemente educato.

Scesero le scale insieme, tenendosi per mano e ascoltando i rumori di persone che ridevano e parlavano sotto di loro. Era un momento raro per loro, avevano passato l’ultimo paio di settimane muovendosi intorno furtivamente, fingendo che tutto fosse normale. Ron ed Hermione sembravano aver raggiunto il tacito accordo di non parlare semplicemente della confessione di Ron. In tutto, il trio stava sopravvivendo – aggrappato a bugie, a pose, ad una piccola messa in scena - ma stava sopravvivendo.

Raggiunsero il secondo piano e si lasciarono le mani. Hermione si girò verso di lui, mordendosi il labbro superiore piuttosto nervosamente. “Harry…” disse con esitazione. “Ora…so che potrebbe non sembrarti ovvio, ma sembriamo abbastanza come se avessimo…beh, lo sai…”

Harry colse l’opportunità di studiare a fondo Hermione. Realizzò con un lampo improvviso che lei dava l’idea di essere appena uscita da uno sgabuzzino per le scope dopo una buona pomiciata. I suoi capelli erano arruffati, le guance rosse, le labbra rosee e la maglietta storta e raggrinzita. Potè solo immaginare di non sembrare meglio.

Allungò la mano di nuovo verso la sua e la tirò contro di sé. “Già…” disse. “Sembri piuttosto, err…baciabile, in effetti…”

“Fermati,” sibilò lei in tono d’ammonimento. “Lo sai che non possiamo…”

“Ahh, Harry! Hermione! Eccellente!”

I due adolescenti scattarono via l’uno dall’altra, completamente orripilati.

“Sig.Weasley!” Hermione balbettò sorpresa. “Cosa…che state…quanto avete visto?”

Con la totale meraviglia di Harry , questi emise un risolino sommesso e barcollò pericolosamente in su e giù sui piedi. “Mia cara ragazza,” disse. “Ho visto in abbondanza! Lavorando al Ministero, sai.”

Hermione sbarrò gli occhi.

“È ubriaco,” disse Harry piano. Gli occhi di lei si illuminarono di comprensione e si rilassò un po’, sollevata.

“Ve lo assicuro!” disse il Sig.Weasley, gonfiando il petto in fuori. “Che non sono poi tutto questo che. Cattivo, cattivo esempio per voi giovanotti…”

Gli suoi occhi scivolarono vacui dietro di loro, e si concentrarono su un punto oltre le loro teste.

“Bene…io andrò in bagno, vedo se riesco a rendermi meno…accusabile,” Hermione disse ad Harry, adocchiando con sospetto il Sig.Weasley. “Probabilmente è meglio se non scendiamo di sotto insieme.”

“Hem – giusto,” disse Harry, mentre il Sig.Weasley incespicava oltre lui, apparentemente impegnato in una sonora conversazione col muro.

Si avviò quando Hermione se ne fu andata, non trovando la prospettiva di trovarsi di fronte tutti alla sua festa di compleanno particolarmente allettante. Lentamente scese le scale, il trambusto dei rumori della festa che saliva a incontrargli i timpani.

Odio le folle, si disse, fermandosi sul pianerottolo. Il suo polso accelerò al pensiero di entrare, circondato da così tante persone…

Fattene una ragione, Potter. Se non riesci neppure a parlare ad un gruppetto di persone per cinque minuti, come cazzo programmi di sconfiggere Voldemort?

“Ah, bene, Harry…proprio la persona che volevo vedere…”

Harry si sentì svenire di sollievo, accogliendo con entusiasmo la presenza di Albus Silente. I suoi sentimenti nei confronti del preside ultimamente erano meno  che lusinghieri, nella migliore delle ipotesi, ma al momento avrebbe accettato tutto ciò che avesse posticipato la sua riunione col party di compleanno.

“Stavo proprio sperando di avere l’opportunità di parlare,” Silente disse con aria loquace, accennando col capo indietro verso il piano di sopra da dove Harry era appena venuto.

Lui annuì e seguì il preside di sopra. “Cosa…uh, va tutto bene?”

Silente sorrise amabilmente. “Certo,” disse con disinvoltura. “C’è, forse, qualche luogo dove possiamo non essere uditi, per caso ?”

“Si,” disse Harry, conducendolo verso la camera che divideva con Ron. Una volta lì, chiuse la porta dietro Silente, sentendosi goffo. Lanciò uno sguardo intorno alla stanza, provando un pizzico di imbarazzo. Lui e Ron non stavano facendo grandi pulizie di recente e, come risultato, indumenti e altra roba giacevano sparpagliati in giro.

Silente non fece alcun commento sul disordine, semplicemente si accomodò sul bordo del letto di Harry come se quello fosse il suo posto abituale. Lui, dopo aver riflettuto per un attimo, andò dalla parte opposta e sedette sul letto di Ron prima di guardare Silente in attesa.

“Bene – per prima cosa,” questi disse, sorridendo serenamente, “volevo augurarti un felice compleanno, Harry.”

“Grazie,” rispose lui, desiderando che Silente arrivasse al punto senza sprecare tempo in formalità.

“Veramente molte persone si sono presentate per festeggiare con te,” Silente continuò. “È bello da vedersi – non so immaginare nessun altro più degno di tale riguardo.”

“Già,” rispose Harry, spostando lo sguardo al pavimento. Avrebbe di gran lunga preferito un compleanno semplice. Ron, Hermione, forse Ginny e il resto degli Weasley. Questo era troppo e serviva solo a ricordargli chi non era lì…

“Sirius sarebbe stato fiero di te, Harry,” disse Silente tranquillamente, come percependo i suoi pensieri. “Sono certo che ti direbbe lo stesso se fosse qui.”

“Già, beh, non c’è,” Harry disse, guardandolo negli occhi. Sentì la rabbia a lui familiare bruciargli nelle vene.

Il preside emise un lungo sospiro. “Mi dispiace molto, Harry.”

Lui non riuscì a trattenere del tutto un piccolo sbuffo. “Questo non è certo – “

“Sufficiente,” Silente finì stancamente. “È difficile per me, lo vedi. Ho scoperto che è piuttosto doloroso per me…vederti soffrire.”

La rabbia di Harry si gonfiò. “Davvero?” chiese con amarezza. “Che strano…avrei pensato…me destinato a sconfiggere Voldemort e tutto…che quella fosse l’unica cosa di cui lei si preoccupasse.”

Silente non sembrò per niente colpito dalle sue parole. “Credi ciò che vuoi, Harry,” disse con calma. “Comunque – “

“NO!” Harry urlò, balzando in piedi. Era talmente stufo che persone avessero controllo sulla sua vita, che altri esercitassero il loro potere su di lui. Quella era la sua profezia, il suo destino e non avrebbe permesso a Silente di manipolarlo. “Questo è tutto quello che sono, non è vero? Solo ‘colui che sconfiggerà Voldemort’, il ‘grande salvatore del mondo della magia’. Beh, la sa una cosa? Lei non deve dirmi che le dispiace! Lei non deve dirmi quanto si preoccupa per me! Lei mi ha mentito! Lei mi ha mentito per quindici anni!”

Harry si bloccò e fulminò Silente con lo sguardo, aspettando che il preside facesse la prossima mossa.

Questi incrociò le dita, l’espressione del viso completamente impassibile. “Siedi, Harry.”

“No.”

“Siedi.”

“No.”

Per la prima volta, un lampo di frustrazione apparve sul volto di Silente ed Harry avvertì un piccolo brivido di vittoria. “Nonostante i tuoi…sentimenti verso di me, c’è una questione di cui dobbiamo discutere.”

Harry incrociò le braccia sopra il petto, restando ancora in piedi. “Quale?”

“La tua relazione con la signorina Granger.”

Harry si pietrificò, il colore che gli veniva meno dal viso. “Come fa lei…come fa lei a saperlo?”

Silente alzò le sue sopracciglia. “Ci sono vari modi con cui un’informazione può essere passata. Perfino un’informazione segreta.”

Harry reagì con indignazione, provando un intenso risentimento al pensiero che Silente avesse si fosse preso il diritto di intromettersi nella sua relazione con Hermione.

Questo doveva essere solo nostro.

Un altro, più inquietante pensiero, corse dentro di lui. Se Silente sapeva, allora chi altro? Poteva saperlo Voldemort? Improvvisamente raggelato, si sfregò le braccia e si sforzò di incontrare lo sguardo del preside.

“Che cosa ha da dire sulla nostra relazione?” disse in tono di sfida.

Silente appoggiò la schiena, sapendo di avere la piena attenzione di Harry. “Per prima cosa – immagino che le congratulazioni siano di rito. La signorina Granger è una ragazza di qualità.”

“Si, lo è,” Harry strinse. “Ma non è questa la questione adesso.”

“No, non lo è,” Silente ammise imperturbabile. “Devo ammettere, comunque, che ero piuttosto preso dall’idea che tu avresti…”

“Arrivi semplicemente al punto!” Harry lo interruppe con rabbia. “Cosa importa com’è la nostra relazione?”

Silente lo osservò per un momento molto lungo. “Ho ragione di credere che questo sia ovvio, Harry,” disse infine.

Harry strinse i pugni, attimo dopo attimo sempre più furioso. “Già, e lo è?”

Silente chinò il capo, sembrando perso fra i pensieri. “Harry ,” disse infine con calma. “Sono sicuro che tu comprenda che la tua delicata…situazione…richieda più cautela. La tua relazione con la signorina Granger potrebbe molto verosimilmente influenzare le decisioni che prenderai negli anni a venire. Sei pronto ad affrontare questo?”

Mai prima d’ora Harry si era sentito più frustrato dall’incapacità di Silente di dire semplicemente quello che intendeva dire. “Pronto ad affrontare cosa? Le mie decisioni…Hermione non ha niente a che fare con – “

“Penso che scoprirai, Harry,” Silente lo interruppe con calma. “che lei ha completamente a che fare col tuo futuro. Permettimi di porti una domanda, se ci fosse mai da scegliere fra la tua vita o la sua, quale sceglieresti?”

Harry lo fissò. “Mi scusi?” chiese. “Questo è…non posso rispondere – “

“Chi sceglieresti?” Silente tagliò corto bruscamente.

Harry deglutì pesantemente, il cuore che batteva.

Che cosa importa?

Che sta dicendo in realtà?

“Io…” la sua voce si affievolì, prima di incontrare lo sguardo di Silente. “Hermione. Sceglierei Hermione.”

Il preside inclinò leggermente la testa, come se si fosse aspettato quella risposta. “Anche a spese del mondo?” disse lievemente.

“A spese del…” la sua voce si disperse, sentendo una sensazione spiacevole approdargli nello stomaco. “Cosa…non capisco – “

“La tua vita, Harry, “ Silente disse con semplicità, “vale molto di più per il mondo di quella della signorina Granger.”

Harry sentì le ginocchia tremare. Sedette pesantemente sul letto di Ron, il pieno impatto delle parole di Silente che lo colpiva.

Se Hermione fosse stata mai…

La profezia è stata fatta a mio nome…

Non voglio…posso perderla…

La sua vita per me ha molto più valore della mia.

“Prenditi il tuo tempo, Harry,” disse Silente gentilmente. “Sono sicuro di averti dato tanto su cui riflettere.” Il preside emise un lungo sospiro. “Le mie scuse – sembra che io abbia uno straordinario pessimo tempismo. Questo è di gran lunga diverso dal modo in cui avrei sperato di vederti passare il tuo compleanno.”

“Non mi importa del mondo,” disse Harry, le mani che gli tremavano lievemente. “Non mi importa.”

Silente sorrise serenamente. “Per il bene più grande, talvolta una persona deve sacrificare la propria felicità. Questa è troppo spesso la regola del mondo, temo. Ma, forse, la cosa più vantaggiosa da fare in questo caso sarebbe parlare con la signorina Granger.”

Silente se ne andò, lasciando Harry nella stanza, catturato in un turbine di tumultuose emozioni.

Dovrei farla finita fra noi due adesso…

Cosa ho forse in più da perdere?

Non mi importa del mondo.

Voldemort sa?

Come ha fatto Silente a scoprirlo?

//La tua vita vale molto di più per il mondo di quella della signorina Granger//

Per il mondo, Harry.

Una persona deve fare sacrifici personali.

Per il fottuto-bene-più-grande.

Qualcuno bussò alla porta.

“Via di qui,” disse Harry, fissando pietrificato il vuoto.

La porta si aprì. Era Hermione. La chiuse dietro di sé e si voltò per guardarlo, aggrottando le sopracciglia per la preoccupazione.

“Harry?” domandò gentilmente, avvicinandosi a lui. “Mi stavo chiedendo…non ti sei più fatto vedere di sotto. Silente ha detto che eri qui. Va tutto…” la voce le si affievolì con la preoccupazione che le allungava il viso. “Che ti ha detto?”

Harry alzò lo sguardo verso di lei. “Lui…lui ha detto – “

“Oh!” si intromise lei con foga, senza ascoltare ciò che lui aveva da dire. “Il giorno del tuo compleanno! Non ha già fatto abbastanza? Quanta più responsabilità può ancora gettarti sulle spalle? Harry, tu ascolta me, non importa cosa ti ha detto – “

“Sa di noi,” la interruppe lui con voce piatta. “Sa…sa tutto, Hermione.”

La bocca di lei si aprì e richiuse. “Oh,” disse debolmente.

“Già,” disse lui pesantemente. “È meglio se tu…penso che sia meglio se ti siedi.”

Hermione sedette ed Harry abbandonò le braccia sulle proprie ginocchia, fissando con sguardo pensieroso un punto di fronte a lui.

“Che cosa faresti per me?” chiese, infine.

“Che cosa fa…” ripeté lei in confusione. “Harry, cosa…non stai dicendo niente di sensato.”

“Per me, Hermione,” disse insistendo. “Faresti di tutto? Daresti la tua propria vita? Daresti…” si bloccò e strinse i denti prima di continuare. “Daresti le vite di altri?”

Hermione inspirò aspramente. “Io non…perchè mi stai chiedendo questo?”

Harry si voltò verso di lei, sentendo la disperazione che lo dilaniava da dentro. Doveva sapere. Doveva sapere di non essere solo. Lei lo fissò senza fiato, con l’imbarazzo e la preoccupazione che le coloravano le guance. Le mani erano strette insieme in un pugno nel suo grembo.

“Dimmelo,” le disse in modo tagliente. “Dimmi cosa faresti per me.”

“Io – “ Hermione prese un lungo respiro e alzò lo sguardo dalle proprie mani che si stavano contorcendo sulle sue gambe. “Tutto,” disse infine pacatamente. “Farei di tutto. Si, darei la mia propria vita. Si, darei le vite di altri…farei di tutto.”

Harry deglutì, prendendole le mani fra le sue. “Anche io,” sussurrò.

Hermione alla fine sembrò aver capito. “Silente ti ha parlato – di noi…deve aver…la profezia…e tu faresti, per me…oh, Harry!”

Gettò le braccia attorno al suo collo, stringendolo con forza. “Tu non devi permettergli di separarci,” balbettò insensatamente. “So che è stupido da parte mia, Harry. Ma non mi importa – non mi importa. Tu hai già perso così tanto…”

“Quindi non importa nient’altro?” disse lui. “Non la profezia o Voldemort…o niente di tutto questo?”

“Certo che importa,” disse lei, staccandosi da lui in modo da vedere il suo viso. Afferrò le sua mani con una forza quasi dolorosa, come se non volesse permettergli di andarsene. “Ma…non…non tanto quanto…”

“Lo so,” disse Harry con dolcezza. “Lo so ed è egoista da parte mia perché Silente ha ragione. Perché farei di tutto per tenerti al sicuro e forse questo è sbagliato, ma non mi interessa. Io non posso perderti, Hermione. Mi capisci? Non posso perderti.”

Lei si morse il labbro così forte che le uscì il sangue. “Harry…” sussurrò con tristezza. “Questo non è…ha ragione lui…non lo vedi? Tu vieni prima. Tu vieni prima di me. Per il mondo…tu sei talmente più importante di me.”

“E cosa importa di quello di cui io ho bisogno?” disse Harry, la voce roca. “Non importa niente di questo?”

Gli occhi di Hermione si strinsero forte per un attimo. “Certo che importa, ma questo non è…”

“È tutto,” disse lui con tono piatto. “Tutto.”

Hermione lo fissò per molto tempo, respirando a fatica. “D’accordo,” disse alla fine fievolmente. “d’accordo…”

“Dimmi che non mi lascerai mai,” disse Harry sommessamente.

Lei sbatté gli occhi, sembrando colpita. “Oh, Harry, sai che non posso…non c’è modo di – “

“Per favore, Hermione,” tagliò corto lui. “Solo…dimmelo.”

Lei deglutì. “Non ti lascerò mai,” sussurrò.

“Promettimelo.”

“Lo prometto,” disse Hermione. “Lo prometto. Non ti lascerò mai, Harry.”

“Perfino se significa mettere il mondo al secondo posto,” continuò lui con disperazione. “Perfino se significa mettere noi stessi davanti al bene più grande?”

“Tu vieni prima,” disse Hermione. “Questo è già così. Non c’è niente – non posso cambiarlo adesso. Tu vieni prima.” 

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Testo Originale

In the end, he followed her back inside.

It's your birthday, Harry. You must thank everyone that came to see you. It's only proper.

They walked down the stairs together, holding hands and listening to the sounds of people laughing and talking below. It was a rare moment for them, they had spent the last couple of weeks sneaking around, pretending all was normal. Ron and Hermione had seemed to reach an unspoken agreement where they simply did not discuss Ron's confession. In all, the trio was surviving—it was hanging on by lies, by affectations, by a petty show, but it was surviving.

They'd reached the second floor and let their hands drop. Hermione turned to him, chewing her upper lip rather nervously. “Harry…” she said hesitantly. “Now… I know it might not seem obvious to you, but we look rather like we were… well, you know…”

Harry took the opportunity to really study Hermione. He realized with a sharp flash that she did look like they were just off in a broom closet having a good snog. Her hair was tangled, her cheeks flushed, her lips were rosy and her shirt was crooked and wrinkled. Harry could only imagine that he looked no better.

He reached for her hand again and pulled her up against him. “Yeah…” he said. “You look rather, err… kissable, actually…”

“Stop it,” she hissed warningly. “You know we can't—”

“Ahh, Harry! Hermione! Excellent!”

The two teenagers spun away from each other, completely horrified.

“Mr. Weasley!” Hermione stuttered in surprise. “What's… what are you… how much did you see?”

To Harry's complete astonishment, Mr. Weasley let out a low chuckle and tottered back and forth dangerously on his feet. “My dear girl,” he said. “I have seen plenty! Comes from working at the Ministry, you know.”

Hermione stared.

“He's drunk,” Harry said quietly. Hermione's eyes alighted in comprehension and she sagged a little in relief.

“I assure you!” Mr. Weasley said, puffing out his chest. “That I am no such thing. Bad, bad example to be setting for you young'uns…”

Mr. Weasley's eyes slid unfocusedly past them, and focused on a point over their heads.

“Well… I'll, uh… just go and use the lavatories, see if I can make myself less… incriminating,” Hermione said to Harry, glancing at Mr. Weasley suspiciously. “It's probably best if we don't go downstairs together.”

“Err—right,” Harry said, as Mr. Weasley stumbled past him, apparently engaged in a loud conversation with the wall.

Harry started when Hermione left, not finding the prospect of facing everyone at his birthday party particularly appealing. Slowly he descended the stairs, the loud ruckus of the party noise coming up to meet his eardrums.

I hate crowds, he thought to himself, stopping himself on the landing. His pulse quickened at the thought of going back in there, surrounded by so many people…

Get over it, Potter. If you can't even talk to a bunch of people for five minutes, how the fuck are you planning on vanquishing Voldemort?

“Ah, good, Harry… just the person I wanted to see…”

Harry felt weak with relief, eagerly welcoming the presence of Albus Dumbledore. His feelings towards the Headmaster were less than flattering at best, but at the moment Harry welcomed anything that would prolong his having to re-join the birthday party.

“I was rather hoping that we'd have an opportunity to talk,” Dumbledore said conversationally, nodding his head back towards the upstairs where Harry had just come from.

Harry nodded and followed the Headmaster upstairs. “What's… uh, is everything alright?”

Dumbledore smiled pleasantly. “Of course,” he said easily. “Is there, perhaps, some place where we won't be overheard?”

“Yeah,” Harry said, leading him towards the room that he shared with Ron. Once there, he shut the door behind Dumbledore, feeling awkward. He glanced around the room, feeling a touch of embarrassment. He and Ron hadn't been doing a lot of cleaning recently and, as a result, clothing and other scraps lay strewn about.

Dumbledore didn't make any comments about the mess, just settled himself down on the edge of Harry's bed as if he belonged there. Harry, after thinking it over for a moment, went over and sat on Ron's bed before looking at Dumbledore expectantly.

“Well—first,” Dumbledore said, smiling serenely. “I wanted to wish you a happy birthday, Harry.”

“Thanks,” Harry said, wishing that Dumbledore would get to his point without wasting time on formalities.

“Very many people showed up to celebrate with you,” Dumbledore continued. “It's good to see—I can't imagine anyone else who is more deserving of the concern.”

“Yeah,” Harry said, shifting his gaze to the floor. He would much rather have preferred a quiet birthday. Ron, Hermione, maybe Ginny and the rest of the Weasleys. This was too much and only served to remind him of who wasn't there…

“Sirius would have been proud of you, Harry,” Dumbledore said quietly, as if sensing his thoughts. “I'm sure he'd tell you as much if he could be here.”

“Yeah, well, he's not,” Harry said, looking Dumbledore in the eye. He felt the familiar anger at him burning in his veins.

Dumbledore heaved a great sigh. “I'm very sorry, Harry.”

Harry couldn't quite contain his small snort. “That's hardly—”

“Good enough,” Dumbledore finished tiredly. “It's difficult for me, you see. I've found that it's rather troubling for me to… see you in pain.”

Harry's anger surged. “Really?” he said bitterly. “That's odd… I would've thought… me being vanquisher of Voldemort and all... that'd be the only thing you'd care about.”

Dumbledore didn't seem at all affected by Harry's words. “Believe what you will, Harry,” he said calmly. “However—”

“NO!” Harry shouted, standing up. He was so tired of people having control over his life, of others hoarding their power over him. This was his prophecy, his destiny and he was not going to let Dumbledore manipulate him. “That's all I am, isn't it? Just the `vanquisher of Voldemort' the `grand savior of the wizarding world.' Well, you know what? You don't get to tell me your sorry! You don't get to tell me how you care for me! You lied to me! You lied to me for 15 years!”

Harry stopped and glared at Dumbledore, waiting for the Headmaster to make the next move.

Dumbledore steepled his fingers together, his face completely impassive. “Sit down, Harry.”

“No.”

“Sit down.”

“No.”

For the first time, a hint of frustration appeared on Dumbledore's face and Harry felt a small thrill of victory. “Regardless of your… feelings towards me, there is a matter we must discuss.”

Harry crossed his arms over his chest, still standing. “What?”

“Your relationship with Miss Granger.”

Harry froze, the colour draining from his face. “How do you… how do you know about that?”

Dumbledore raised his eyebrows. “There are ways in which information can be passed on. Even secret information.”

Harry bristled, feeling intense resentment that Dumbledore felt he had the right to intrude on his relationship with Hermione.

This was supposed to be ours.

Another, more disturbing thought, swept over him. If Dumbledore knew, then who else? Could Voldemort know? Suddenly chilled, Harry rubbed his arms and forced himself to meet Dumbledore's gaze.

“What about our relationship?” he said challengingly.

Dumbledore leaned back, knowing that he had Harry's full attention. “First—I daresay a congratulations is in order. Miss Granger is a fine girl.”

“Yeah, she is,” Harry bit out. “But that's not what's at issue here.”

”No, it's not,” Dumbledore conceded impassively. “I must admit, however, I was rather taken by the idea that you would—”

“Just cut to the point!” Harry interrupted angrily. “What does it matter what our relationship is?”

Dumbledore watched him for a very long time. “I should think that would be obvious, Harry,” he finally said.

Harry clenched his fists, growing angrier by the moment. “Yeah, and that is?”

Dumbledore bowed his head, appearing lost in thought. “Harry,” he finally said calmly. “I'm sure you understand that your delicate… situation… requires much thought. Your relationship with Miss Granger could very well affect the decisions you make in the coming years. Are you prepared to deal with that?”

Never before had Harry ever been so frustrated with Dumbledore's inability to simply say what he meant. “Prepared to deal with what? My decisions… Hermione has nothing to do with—”

“I think you will find, Harry,” Dumbledore interrupted calmly. “That she has everything to do with your future. Let me ask you something, if it was ever a question between your life or her life, what would you chose?”

Harry stared. “Excuse me?” he demanded. “That's… I can't answer—”

“Who would you chose?” Dumbledore cut in sharply.

Harry swallowed heavily, heart pounding.

What does it matter?

What's he really saying?

“I would…” Harry trailed off, before meeting Dumbledore's gaze. “Hermione. I would choose Hermione.”

Dumbledore inclined his head slightly, looking as though he had expected the answer. “Even at the world's expense?” he said lightly.

”At the world's…” Harry trailed off, feeling a sick feeling settle in his stomach. “What's… I don't understand—”

“Your life, Harry,” Dumbledore said simply. “Is worth a great deal more to the world than that of Miss Granger's.”

Harry felt his knees weaken. He sat down heavily on Ron's bed, the full impact of Dumbledore's words hitting him.

If Hermione were to ever…

The prophecy has my name on it…

I won't…can't loser her…

Her life's worth more to me than my own…

“Take your time, Harry,” Dumbledore said kindly. “I am sure I have given you much to think on.” The Headmaster released a long sigh. “My apologies—I seem to have remarkably bad timing. This is hardly the way in which I wanted you to spend your birthday.”

“I don't care about the world,” Harry said, his hands trembling slightly. “I don't care.”

Dumbledore smiled serenely. “For the greater good, sometimes one must sacrifice his own happiness. That is all too often the way of the world, I'm afraid. But, perhaps, the most beneficial thing to do in this case would be to talk to Miss Granger.”

Dumbledore left, leaving Harry in the room, caught in a whirlwind of tumultuous emotion.

I should end things between us now…

What more do I possibly have to give up?

I don't care about the world…

Does Voldemort know?

How did Dumbledore find out?

//Your life is worth a great deal more than that of Miss Granger's//

For the world, Harry.

One must make personal sacrifices.

For the greater-fucking-good.

There was a knock at the door.

“Go away,” Harry said, staring transfixed off into space.

The door opened. It was Hermione. She shut it behind her and turned to look at him, worry causing her eyebrows to furrow.

“Harry?” she questioned softly, approaching him. “I was wondering… you never showed up downstairs. Dumbledore said you were in here. Is everything…” Hermione trailed off and her face alighted in concern. “What did he say to you?”

Harry glanced up at her. “He… he said—”

“Oh!” she cut in furiously, without hearing what Harry had to say. “On your birthday! Hasn't he done enough? How much more responsibility can he possibly put on your shoulders? Harry, you listen to me, no matter what he said to you—”

“He knows about us,” Harry interrupted flatly. “He knows… he knows everything, Hermione.”

Hermione's mouth opened and closed. “Oh,” she said faintly.

“Yeah,” Harry said heavily. “You better… I think you had better sit down.”

Hermione sat down and Harry rested his forearms on his knees, staring speculatively out in front of him.

“What would you do for me?” he asked, finally.

“What would I…” she repeated in confusion. “Harry, what's… you're not making any sense.”

“For me, Hermione,” he said insistently. “Would you do anything? Would you give up your own life? Would you…” Harry stopped and clenched his jaw before continuing. “Would you give up the lives of others?”

Hermione sucked in a harsh breath. “I don't… why are you asking me this?”

Harry turned towards her, feeling the desperation clawing up inside him. He had to know. He had to know that he wasn't alone. She stared at him breathlessly, embarrassment and worry colouring her cheeks. Her hands were fisted together on her lap.

“Tell me,” Harry said sharply. “Tell me what you would do for me.”

“I—” Hermione took a deep breath and shifted her gaze to the twisting hands in her lap. “Anything,” she finally said quietly. “I would do anything. Yes, I would give up my own life. Yes, I would give up the lives of others… I would do anything.”

Harry swallowed, reaching out to take her hands in his. “Me, too,” he whispered.

Hermione finally seemed to understand. “Dumbledore talked to you—about us… he must've… the prophecy… and you would, for me…. Oh, Harry!”

She threw her arms around his neck, gripping him tightly. “You mustn't let him separate us,” she babbled senselessly. “I know it's selfish of me, Harry. But I don't care—I don't care. You've lost so much already…”

“So none of the rest of it matters?” Harry said. “Not the prophecy or Voldemort or… or any of it?”

“Of course it matters,” Hermione said, pulling away so she could see his face. She gripped his hands with a force that was almost painful, as if unwilling to let him go. “But… not… not as much as…”

“I know,” Harry said softly. “I know and it's selfish of me because Dumbledore's right. Because I would so anything to keep you safe and maybe that's wrong, but I don't care. I can't lose you, Hermione. Do you understand me? I can't lose you.”

Hermione bit her bottom lip so hard she drew blood. “Harry…” she whispered sadly. “That's not… he is right… don't you see? You are first. You do come before me. The world… you're so much more needed than I am.”

“What about what I need?” Harry said hoarsely. “Doesn't any of that matter?”

Hermione's eyes flickered shut for a moment. “Of course it matters, but that's not—”

“It's everything,” Harry said flatly. “Everything.”

Hermione stared at him for a long time, breathing hard. “Alright,” she finally said weakly. “Alright…”

“Tell me you'll never leave me,” Harry said quietly.

Hermione blinked up at him, looking caught. “Oh, Harry, you know I can't… there's no way to—”

“Please, Hermione,” he cut in. “Just… tell me.”

Hermione swallowed. “I'll never leave you,” she whispered.

“Promise me.”

“I promise,” Hermione said. “I promise. I'll never leave you, Harry.”

“Even if that means that the world comes second,” Harry continued desperately. “Even if that means we're putting ourselves before the greater good?”

“You're first,” Hermione said. “It's already happened. There's nothing—I can't change it now. You're first.”

TA-DAAN!!Bentrovati e mille scuse a tutti se questa volta mi ci è voluto un tantino di più ad aggiornare...ero in vacanza!!..e si, ogni tanto succede anche alle pazze scatenate come me, di contemplare i possibili significati e benefici della parola RIPOSO...^_______^

Mi faccio perdonare con questo splendido capitolo...il mio preferito da così tanto tempo che non ricordo,  il motivo percui ho iniziato a tradurre B&nB, anzi, non mi sbilancio a dire che è praticamente il motivo percui ho iniziato a tradurre fanfictions...e quello percui continuo a setacciare senza tregua il fandom in cerca di FF in inglese: non ne ho mai più trovato uno simile, purtroppo...

Finalmente scendiamo fino in fondo alle radici del trio, fino ai visceri, le basi, a cosa significa un'amicizia, mettiamo in bilico quegli istabili e utopistici equilibri a cui siamo abituati ma che ogni tanto sanno di forzatura,e arriviamo ad una dimensione molto più umana e vicina dei nostri fatidici tre: ecco qui tutto quello che avreste voluto sentire da JK ma che, purtroppo, non ci ha ancora fatto leggere.

Insomma...per farla breve, morivo dalla voglia di farlo leggere in italiano a quante più persone possibile, orgogliosa di averlo letto e tradotto come se l'avessi scritto io stessa.....ecco a voi FINALMENTE ROOOON!!!...e che Ron, uno spettacolo!! ROCK'N ROLL BAAABY!!!!YEEEHH!!!

...ehmm...si, mi placo e passo alle risposte..

Lunatica:...AAAARGGHH!!!Ma come "recensisco solo ora ma sto leggendo la fic dall'inizio"?? Con tutte le mie preghiere? Comunque sono felicissima che alla fine hai deciso di lasciare un commento...spero di sentire cosa pensi anche di questo capitolo!..e, don't worry..il finale SARA' in crescendo, a partire da ora...ciaociao!^^

Lisepotter:eh si, Silente non ci fa proprio la figura del grand'uomo, per dirla alla Hagrid...ma in fondo questo deve essere il suo ruolo per complicare la vita del nostro principino-perseguitato, no? Penso che il bello del suo personaggio sia proprio questo...sembra che vegli sempre su di tutti mentre invece muove ogni personaggio dall'alto come tante pedine su du una scacchiera...ti confesso che sto aspettando di vedere come Jo risolverà un bel pò di cosuccie che secondo me non tornano tanto nei libri...come altre milioni di persone, del resto! Alla prossima e grazie!

Dalastor:...ciao! Bentrovato/a!!(..uffa, non riesco mai a capire se siete maschi o femmine..=P) Non ti puoi immaginare come mi ha esaltato la tua recensione ^^...il "triangolo" secondo me sarebbe primo la cosa più naturale del mondo, secondo la trama più elettrizzante da leggere per chiunque! Anch'io penso seriamente che la psicologia dei personaggi di Frances sia sublime, caratterizzata meglio di JK, da un punto di vista "interessato" (da Harmony^^) ma anche obiettivamente, agli occhi di qualsiasi fan. Spero che oltre ad Harry questo capitolo ti faccia apprezzare Ron!..e il prossimo Herm..eh!eh!Mille grazie del commento e fammi sapere!

Desdeus:...OHI...mi sa che sul destino di Silente dovrai cercare altre FF, che questa si incentra sull'amicizia in primo luogo, ogni altra cosa scompare...arrivati a questo punto svelerò il gran segreto...questo è il penultimo capitolo! Eh si, purtroppo B&nB è intensa ma breve, prometto comunque un sesto capitolo luUUnghissimo (..ci ho messo un secolo a batterlo al computer^^) e prossimi progetti, anche di Goldy, più impegnativi...se saprete aspettare sarete ripagati ALLA GRANDE...promesso! Grazie per il commento e spero di leggerne altri per i prossimi cap! ciaociao^^

Alisa:....e sono arrivata a te^^...mi esordisci con un "racchiusa l'essenza della saga di Harry Potter:il ragazzino sopravvissuto che non può lasciarsi andare ai suoi desideri perchè deve combattere una guerra che sente come imposta."...AAAH..che bello leggere di questi commenti! Sono veramente tentata di tradurre alcune delle recensioni per mandarle a Goldy...per darle anche solo un pò della soddisfazione che danno a me...ripensandoci in effetti lei è una star,di queste cose ne ha sentite e risentite fino alla nausea, c'è abituata...beata lei...^^...e subito dopo mi piazzi un "mentre vado avanti mi domando perchè la Row non abbia impostato così la vicenda di Harry Potter.Non riesco a capire come si possa pensare che la coppia HHr sia inverosimile."...ARI-AAAH...che gran cosa, l'esser COMPRESE!! Ti giuro, con i commenti che ho letto per il quarto capitolo, ho rialzato tutte le pumpkin-penne, l'orgoglio-Harmony ha subito un'impennata...da quando ho letto per la prima volta questa storia (anni fa!che bei tempi..^______^) ho desiderato con tutto il cuore che JK, durante le sue "sbirciatine" in rete, la leggesse..penso che avrebbe avuto un qualche impatto su di lei, anche minimo, magari...tu no? A volte mi sembra così naturale leggere i lavori di Goldy o Musca o altri, che mi scordo che il Best Seller è un'altro, e le loro sono solo FF..mia sorella dice che leggendo storie così perdo il senso della "realtà"...ma lei è Canon...(purtroppo..)...la mia opinione resterà sempre comunque quella che Jo abbia semplicemente SCELTO LA STRADA PIU' SEMPLICE per chiudere i libri..con HHr sarebbe stato tutto ENORMENTE più complicato...anche se inevitabilmente più beeeellloooo!...Chiudo con"se non fosse per la tua traduzione non potremmo leggere una fic così bella.": mi hai fatto salire un palloncino su per l'esofago..^_________________^ ...aspetto come sempre con impazienza, curiosa di sapere cosa scriverai, anche per conoscere meglio te!^___________________^....spero veramente che i nostri dialoghi non si esauriranno con la fine di questa storia!!....baciiiissimiiii!!

Emma:...ciaooo!! Anch'io sono come te, cerco apposta le HHr e salto le altre...è un difettaccio, lo so, però mi hai aperto gli occhi. In principio, quando mi sono trovata a dover scegliere i personaggi, avevo messo il pairing..ma poi ci ho ripensato, sperando di far la furba e accalappiare qualche RHr, DHr, HG o gentaccia simile...ehmmm...spero che nessuno legga questa riga...=P...in effetti non avevo pensato di perderne altri, pensavo che dal riassunto si capisse quel tanto che bastava!...Inchini a profusione per le lodi, il più bel complimento che tu mi potessi fare è quello di dichiarare quello che anch'io penso di questa FF, ossia che la prima volta che la leggi è qualcosa che ti folgora dentro, e lascia il suo segno per sempre, e in secondo luogo mi lusinghi....il mio sforzo è tutto volto verso una traduzione più fluida, naturale e scorrevole possibile, in modo da non sentire frasi "traballanti", da non capire che in effetti E' una traduzione...sentirmi dire che ci riesco è, ti giuro, qualcosa di unico!^___________^..come te, inoltre, semplicemente ADORO il modo in cui Goldy scende nelle introspezioni dei personaggi, il fatto che ti porta in una frenesia-da-lettura tale che vorresti leggere un capitolo dietro l'altro fino a notte fonda e anche di più, il fatto che, a lettura completata, tirando tutte le somme, scopri di amare tutti i capitoli allo stesso modo, perchè ognuno ha qualcosa di particolare e unico. Dici "non posso immaginare che avessi delle remore nel farlo, non dopo questi quattro capitoli splendidi"...bhè...non è certo per la storia in sé che mi peritavo!! Fosse per me, pubblicherei TUTTE le storie di Goldy, una dietro l'altra, un giorno dopo l'altro, senza un attimo di tregua!! Questo è il mio progetto, ma purtroppo i giorni non sono di 36 ore e ogni tanto anch'io ho bisogno di dormire...nonostante stia cercando da anni di imparare a evitarlo..^^...tu comunque seguimi, anche quando B&nB sarà finita (e a questo proposito leggi la risp per Desdeus..=P), ho anche progetti più a breve termine e semplicemente SPETTACOLARI...almeno per me...e metterò il pairing, tanto per andare sul sicuro..^^...grazie mille per recensione e complimenti, a presto, spero!

Marikotter:...devi scusarmi ma non avevo visto la tua recensione! Guardo direttamente l'ultimo capitolo che ho aggiornato, percui mi perdo chi recensisce cliccando su altri!!sorrysorry..^^...grasssie mille anco a te, per i complimenti e l'entusiasmo...spero di leggere presto nuovi commenti!

ODDIIIIIO...OGGI SONO STATA VERAMENTE PROLISSA!!!...chiudo subito, non senza prima i soliti atti intimidatori....

A CHI LEGGE NON COMMENTA (tantissimi!):...ehmmm...come dire...questa traduttrice è una che ogni nuova short pubblicata riceve in media 40 recensioni...quiiindi...MI STATE FACENDO FARE BRUTTA FIGURAA!! PENSERA' CHE LA MIA TRADUZIONE FA SCHIFO!!........sigh....anche soolo una parolina, pleeeeease!

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Cap. 5

This is where I say I've had enough 
and no one should ever feel the way that I feel now. 
A walking open wound, 
a trophy display of bruises 
and I don't believe that I'm getting any better. 

Waiting here with hopes the phone will ring 
and I'm thinking awful things 
and I'm pretty sure that few would notice. 
And this apartment
is starving for an argument. 
Anything at all to break the silence. 

Wandering the house 
like I've never wanted out 
and this is about as social as I get now. 
And I'm throwing away the letters that I am writing you
'cause they would never do, 
I would never do. 

So don't be a liar, 
don't say that "everything's working" 
when everything's broken. 
And you smile like a saint 
but you curse like a sailor 
and your eyes say the joke's on me. 

-Dashboard Confessional, Saint and Sailors

***

“Sei mai stata fuori dall’Inghilterra?”

Sono nella stanza di Hermione. Lei sta appoggiata alla spalliera del proprio letto, la testa di lui in grembo. Gli passa lentamente le dita fra i capelli.

Sembrano quasi…

Normali.

“Si,” dice Hermione, come se  non avesse trovato strana  la domanda.

“Io non l’ho mai fatto,” borbotta Harry, chiudendo gli occhi. “Qualche volta mi chiedo se lo farò mai. Mi piacerebbe. Penso…penso che mi piacerebbe vivere in qualche posto caldo.”

“In qualche posto caldo?” ripete Hermione, aggrottando lievemente le sopracciglia. “Io ci sarei?”

Il fantasma di un sorriso attraversa il volto di lui. “Certo che ci saresti. Voglio dire…se verrai con me…verresti con me, non è vero?”

Lui è ansioso ora e lei ne è deliziata.

“Potremmo vivere in una piccola casa…sull’oceano…” dice Hermione. “Con grandi finestre, così il sole entrerebbe sempre dentro. Ti piacerebbe, non è vero?”

“Lo adorerei,” risponde Harry.

“Una volta a settimana potremmo passare in drogheria,” medita lei. “Per il resto saremmo completamente appartati.”

“Saremmo completamente protetti,” continua Harry. “Tutti soli…niente ci preoccuperebbe più.”

La loro espressione sta cambiando adesso, diventando più buia come se stessero combattendo una battaglia già persa. C’è un lungo momento di silenzio mentre Hermione continua a far passare le sua dita fra i capelli di lui. Harry emette un lungo sospiro.

“Oh, cazzo,” borbotta. “Questo non succederà mai e lo sappiamo entrambi. Nessun modo di illudere noi stessi.”

“A volte è più facile,” sussurra Hermione. “Pensi mai al futuro?”

“No.”

Lei appare angosciata –  sono presto dimenticate le frasi spensierate. “Mai?”

Harry deglutisce. “È troppo difficile. Non posso…non riesco a immaginarmi quello che potrebbe accadere come qualcosa di passato.”

“Io penso al futuro.”

“Si?” Harry dice svogliatamente.

“Si.” Sussurra lei. “E tu ci sei.”

“Hermione…”

“Va tutto bene.” Dice. “Non devi dire niente.”

“Potrei non – probabilmente io non – tu non dovresti pensare a cose del genere.”

“Perché no?”

“Perché,” dice lui dolcemente. “Io non posso promettere che ci sarà un futuro per nessuno dei due.”

“Non devi farlo.”

Lui non dice nient’altro, ma la sta guardando con tale intensità – come se disperatamente volesse prometterlo.

Alla fine, quando parla, è con esitazione. “Hermione…tu mi…tu sei innamorata di me?”

Ron non rimase mai a sentire la risposta alla domanda di Harry. Invece fuggì via – indietro nella propria stanza, dove le pareti erano silenziose e vuote e lui era dolorosamente solo.

Non è sicuro di chi loro pensano di prendere in giro.

Certamente non stanno ingannando lui – sebbene abbia il vago sospetto di essere la prima persona dalla quale stanno cercando di nascondersi.

È sconcertato, davvero. Lei è la strega più brillante della loro età e lui…beh…lui è Harry Potter. Il Bambino Che Dovrebbe Sapere Queste Cose.

Il loro “segreto” non è più un segreto da un bel po’ di tempo.

A volte vuole urlare e gridare e infuriarsi perché come hanno potuto essere così stupidi da pensare di poter mai tenere la loro relazione privata?

Lo aveva sentito dai ritratti la prima volta. In ogni caso, una volta divenuto cosciente del “fatto”, Ron aveva velocemente realizzato che i suoi migliori amici erano non proprio-esattamente-perspicaci.

Il segreto più grosso – il vero segreto – è il fatto che lui sa.

Lui sa e loro sono talmente accecati l’uno dall’altra per rendersi conto di niente – di nessun altro – attorno a loro.

E lui non vuole sapere se è amore, perché loro avevano imbastito un tale gioco di finzioni. Un tale gioco.

È tutto a posto.

È tutto un gioco e va bene e non è cambiato niente e a lui non è permesso di sapere.

Solo che è una bugia.

È tutto sbagliato.

È tutto sbagliato, e lui non sa perché – e loro gli mentono, continuano a mentirgli, e lui sta iniziando ad odiarli.

E qualche volta pensa a come lui incosciamente li abbia spinti ad agire.

C’era sempre stato qualcosa di diverso fra Harry ed Hermione.

E adesso che è accaduto – inevitabilmente, irreversibilmente – lui non può evitarlo più a lungo.

È un escluso.

Sembra un escluso e il suo miglio amico non ha nemmeno abbastanza rispetto di lui per dirgli la verità.

Li odia un tantino per questo.

Odia il fatto di essere ancora legato a loro con tutto quello che gli è rimasto, perché essere parte del trio, persino una piccola parte, è talmente meglio di non esserne parte per niente.

Odia camminare in punta dei piedi per la casa, ora, perché odia disturbarli quando sono insieme. C’è sempre qualcosa di talmente intimo fra loro e intenso e lui odia vederlo, odia interromperlo, odia loro per metterlo in quella posizione.

E loro avrebbero dovuto sapere di non poter tener in piedi la facciata per sempre. Avrebbero dovuto sapere che il tutto sarebbe alla fine esploso. Avrebbero dovuto sapere.

Sta asciugando i piatti con Hermione, mamma è fuori a svolgere commissioni per l’ordine, e loro sono bloccati in casa, a fare le cose nel modo Babbano.

Stanno giocando il gioco – stanno fingendo – e lui si sta arrabbiando, perché lei gli sta mentendo. Sta lavando i piatti e ridendo con lui ed è tutta una bugia.

“Allora,” inizia lui con fare colloquiale, la gola in fiamme mentre le passa metodicamente un piatto che dev’essere lavato. “Te lo sei già scopato?”

La reazione è immediata.

Crash.

Il piatto cade a terra e si frantuma in milioni di piccole schegge di vetro.

Lei lo sta fissando, il viso pallido e le mani che iniziano a tremare.

“Co – cosa?” sussurra.

Ron si sente quasi cattivo. Quasi.

“Harry,” dice – sorpreso di sentirsi così calmo. “Te lo sei – “

“Non finire quella frase,” Hermione dice in modo tagliente, le lacrime stanno iniziando a formarsi nei suoi occhi adesso. “Non ti azzardare a finire quella frase.”

“Perché no?” dice lui con fare provocatorio, spazzando via i pezzi di vetro con le proprie scarpe. “Penso che questo sia il genere di cosa che avrei il diritto di sapere, non credi? Voglio dire, dopotutto…è solo dei miei due migliori amici che stiamo parlando!”

“Oh, Ron,“ sussurra lei, ma ora sembra meno arrabbiata – sembra terribilmente triste. Ron vorrebbe che fosse ancora in collera. “Mi dispiace così tanto. Noi – so che avremmo dovuto dirtelo, ma noi–“

“Non preoccuparti,” borbotta lui. “Non ne vale la pena. Non voglio sapere.”

“Devi essere così sconvolto…” dice Hermione comprensiva e Ron desidera che lei la pianti. Vuole che sia in collera. “Mi dispiace così tanto, Ron. Davvero…non c’è niente che…” lei abbassa la voce ed alza lo sguardo. “Spero che un giorno potrai perdonarci.”

Lui non sa che dire. Quindi non dice proprio nulla, solo fissa i frammenti di vetro rotto sparpagliati per il pavimento della cucina.

Hermione segue il suo sguardo. Con un piccolo singhiozzo, si inginocchia ed inizia a raccoglierli. Si taglia un dito con un pezzo di vetro e piccole gocce di sangue stillano fuori. Si morde il labbro dal dolore, il sangue che si mescola al vetro sul pavimento.

Porcellana, pensa Ron. Era un piatto di porcellana prima di fracassarsi per tutto il pavimento della cucina. Mamma non ne sarà felice. Ed ora è in pezzi e coperto di sangue di Hermione…

“Che diavolo sta succedendo qui?”

Ron alza la testa.

Harry.

Harry, i cui occhi sono piatti mentre incontrano i suoi – piatti e…feroci. Ron reprime un brivido e comprende, all’improvviso, perché è sempre Harry che alla fine fronteggia Voldemort.

“Che diavolo sta succedendo qui?” ripete Harry, entrando in cucina.

Ron realizza come la cosa debba apparire. Lui che sta in piedi sopra Hermione…Hermione che sta sanguinando e piangendo e…

“Harry, va tutto bene,” dice lei in fretta, ancora in lacrime. “È – mi è scivolato il piatto…e mi sono tagliata per raccoglierlo…”

Harry stringe i denti, con gli occhi privi di emozioni mentre gli tiene puntati su Ron. “Cosa ti ha detto?”

Ron per poco non  ride. “Oh, giusto!” urla. “Giusto! Il grande, potente Harry Potter è qui per salvare i suoi cari dal terribile Ronald Weasley!”

“Vacci piano, Ron,” dice avvertendolo e avvicinandosi ancora di più a lui, adesso.

“Non la toccherei mai neanche con un dito e tu lo sai,” dice Ron con calma. “Non sono io quello che pugnala gli amici alle spalle. Quello è il tuo lavoro.”

Hermione sta stringendo i pezzi di vetro così forte che stanno iniziando a penetrare in profondità nella sua mano. Sta sanguinando ancora di più ora.“Oh, non,” sussurra. “Non…”

Gli occhi di Harry si portano lentamente su di lei, e deglutisce con difficoltà alla vista del vetro stretto convulsamente nella sua mano. “Hermione, lascia andare il vetro,” dice, con sorprendente dolcezza. “Lascialo andare, Hermione.”

Lei lo fa, come risvegliata da un lungo sonno. Appare spaventata e si fissa le mani sanguinanti senza capire.

Harry torna a guardare Ron e il messaggio è chiaro.

Tu hai fatto questo.

Tu l’hai ferita.

Ron deglutisce e si appoggia contro il bordo della cucina sentendosi debole e stordito e domandandosi quando tutto abbia iniziato a cadere giù così velocemente. Harry sta parlando con Hermione in dolci, soffocati toni e lui non può sentire nulla di quello che stanno dicendo, ma può sentire la rabbia di Harry irradiarsi da lui e –

Improvvisamente teme per l’idiota che si azzarderà mai a provare a toccare Hermione.

Lei se ne sta andando. Harry l’ha fatta sentire meglio e lei se ne sta andando e lui è…Harry è…

“Non l’ho toccata.”

Ron è stupito di come le sue parole suonino calme perché all’improvviso è terrificato. È terrificato da Harry e di cosa il suo migliore amico sia capace di fare.

Raccoglie le proprie energie. Loro gli hanno mentito – gli stavano mentendo – loro lo hanno tradito.

“Non l’ho toccata,” dice di nuovo fermamente – in tono di sfida. “Non le farei mai del male, Harry. Lo sai.”

Harry smette di avvicinarsi. Combatte con se stesso per un momento. “D’accordo,” ammette. “Ma se hai pensato anche solo per un minuto di – “

“Miseriaccia!” Ron taglia corto, sentendosi dentro una furia cieca. “È questo quello che pensi di me? Hermione è la mia migliore amica, cretino!”

“Ma non è tutto quello che tu vorresti che fosse,” Harry scatta.

La rabbia straripa dal suo corpo, ma Ron prende un respiro, rifiutandosi di porgere ad Harry l’altra guancia. “Cosa – hai paura?” dice con voce alta. “Paura che lei alla fine si sveglierà un bel giorno e capirà il suo errore?”

Harry trasale. “Di che cosa stai parlando?”

“Penso che tu lo sappia,” scatta Ron, portandosi più vicino a lui. Sono quasi naso a naso. Il vetro scricchiola sotto i loro piedi. “Un giorno, Harry. Un giorno si sveglierà a saprà che scegliere te è stata la cosa più stupida che abbia mai fatto.”

“Tu non sai niente.”

Ron sbuffa. “Non mentire, Harry. Tu hai una paura del cazzo che lei realizzi di aver fatto un errore.” Ron tiene la sua voce alta e ferma perché sa quanto questo sta ferendo Harry.

Il suo miglior amico.

E questo è niente – niente comparato a cosa Harry ha fatto a lui.

Queste sono solo parole.

Semplici parole.

Harry lo ha tradito.

Sono così vicini da potersi soffocare l’un l’altro. Nessuno dei due ha la bacchetta fuori, ma l’aria intorno a loro è pesante.

Non abbiamo bisogno di bacchette.

Ron continua a spingere – ad aver bisogno di farlo soffrire, anche se solo un po’.

“Tu hai paura che lei non sia capace di sopportarlo più – non sia capace di sopportare te, più.” Il respiro di Harry è aspro e il suo torace sta ondeggiando. E Ron prova una nauseante soddisfazione in questo – e disgusto. È disgustato di cosa sono – cosa lui è…sono diventati.

“E cosa pensi Ron?” Harry dice con fermezza, rimanendo composto. “Cosa pensi? Che verrà a piangere da te?” fa un passo indietro, calmandosi. “Lei non proverà mai certe cose per te, Ron.”

“Non essere così ottuso, Harry,” scatta lui. “Non la voglio più nemmeno io.”

E Ron realizza che è vero.

Non la vuole più.

Non più.

Cosa vuole è essere tre mesi prima ad Hogwarts quando Harry era il suo migliore amico e lui battibeccava con Hermione perché gli piaceva e non sapeva cos’altro fare.

Harry sembra aver appena ricevuto un pugno. “Non parlare di lei in quel modo.”

Ron non la desidera più. Non vuole qualcosa che (così chiaramente) appartiene ad Harry.

Lei non è solo qualcosa, gli dice la testa. Lei è Hermione.

Hermione.

“Guarda, Harry,” dice, la sua voce addolcendosi. “È solo che non provo più quelle cose per lei.”

Harry lo fissa con chiara diffidenza.

A Ron non interessa, sta dicendo la verità – lui non vuole Hermione. Cosa vuole è riavere indietro il proprio amico. Vuole gli amici che non gli avrebbero mai mentito.

“Ti secca, comunque, non è vero?” dice sommessamente. “Ti secca che potrei ancora avere dei sentimenti per lei. Ti secca perché tu pensi di non essere abbastanza per lei.”

Harry continua a non dire niente, ma i suoi pugni si stanno stringendo e Ron sente un piccolo brivido.

“E lo sai perché ti senti in quel modo, Harry?”

“Perché, Ron?” chiede Harry con fermezza. “Perché, se sei così esperto?”

“Perché è vero.”

Harry emette un piccolo suono di disgusto. “Tu non sai nulla, Ron. Tu non ne capisci niente.”

Ron sbuffa. “Siamo stati migliori amici per cinque anni. Ti conosco meglio di quanto tu creda.”

“Migliori amici?” gli fa eco Harry. “Migliori amici, Ron? È questo quello che siamo?”

“È quello che eravamo abituati ad essere a qualunque costo,” mormora Ron, indietreggiando lontano da lui. “Non penso che il termine significhi molto per te adesso.”

Avevano raggiunto un punto morto. Ron si appoggia contro il bordo della cucina, respirando pesantemente. Sente la collera defluire da lui, lasciando una sorta di torpore lungo la sua scia.

Harry sta fissando il pavimento…i frammento di vetro, ancora coperti col sangue di Hermione.

“Non puoi proteggerla, lo sai,” dice Ron, studiando il suo (miglior) amico. “Loro verranno a cercarla e tu non sarai in grado di fermarli. Non sarai in grado di fare niente.”

“Sta zitto.”

Sta ancora fissando il pavimento e Ron avverte un cambiamento nella stanza. Potere, ce l’ha – ce l’ha (per una volta) ed Harry no.

“La uccideranno come hanno ucciso Sirius. Solo perché le vuoi bene.”

“Sta zitto!”

Harry sta avanzando adesso – arrabbiato, è talmente arrabbiato. E Ron è così intorpidito.

“Che cosa ti è successo?” Harry dice con disgusto. “Non so più chi sei.”

Ron prova un fremito di paura. Può vedere i segni di cosa Harry veramente è – di che cosa è capace.

“Sono io che non riconosco te,” ribatte. ”Non ti ricordi nemmeno, Harry? Ti ho chiesto se ti piaceva Hermione. Te l’ho chiesto. E tu hai detto di no!” Ron si ferma e prende fiato. “Tu mi hai tradito. Te la sei svignata in giro dietro le mie spalle. Hai passato un mese a mentirmi.”

Per la prima volta, vede un’ombra di rimorso negli occhi di Harry.

“Ron,” dice pesantemente. “Mi dispiace. Io non lo sapevo – non sapevo, lo giuro. Io…quando me l’hai chiesto. Pensavo di dire la verità.”

“Sai a che serve ora,” borbotta Ron.

“Già,” dice Harry, rilassando la sua posa. “Già,” dice di nuovo. “Ma lo sono. Sono veramente dispiaciuto.”

Ron si passa una mano tra i capelli. “Lo so.”

Un silenzio greve discende nella stanza. Acqua gocciola dal lavandino giù nel lavello, risuonando nell’aria.

Drip, drip, drip.

C’è una barriera fra loro – che li trattiene indietro.

Ron si chiede se saranno mai capaci di superarla.

“Dovrei…devo  controllare Hermione,” mormora Harry.

Lui annuisce. Non gli importa.

“Che cazzo ci è successo, Harry?”

Harry si ferma sulla soglia, la sua schiena rivolta verso di lui.

“Non lo so,” dice, senza voltarsi. “Non lo so.”

“Una volta ridevamo,” sussurra Ron.

Le spalle di Harry crollano, e lui prende un respiro secco.

“Ridevamo,” dice di nuovo Ron. “Tutto il tempo.”

“Le cose erano più semplici, Ron,”dice, afferrando lo stipite della porta.

“So che c’è qualcosa che non mi stai dicendo,” insiste, tenendo controllata la voce. “Solo…non capisco perché non ridiamo più.”

Harry è impallidito. “Vuoi davvero sapere perché, Ron?”

Lui apre la bocca per dire ‘si, certo che lo vuole’, ma qualcosa lo trattiene. Sapendo, dotrebbe mettere da parte la sua giustificazione per essere capace di odiare Harry anche solo per quel poco.

Invece dice, ”Una volta eravamo un trio. Ci dicevi ad entrambi ogni cosa.”

Harry non ha risposte a questo – continua solo a stare lì, fermo e impassibile. Le parole di Ron lentamente gli scivolano addosso.

Una volta eravamo un trio.

Una volta eravamo.

Una volta.

Un trio.

“Vai a cercare Hermione,” dice Ron, la voce traballante. “Assicurati che stia bene.”

Harry lo fa e Ron resta solo con nient’altro che il lavandino gocciolante e i pezzi frastagliati ai suoi piedi.    

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Testo Originale

This is where I say I've had enough 
and no one should ever feel the way that I feel now. 
A walking open wound, 
a trophy display of bruises 
and I don't believe that I'm getting any better. 

Waiting here with hopes the phone will ring 
and I'm thinking awful things 
and I'm pretty sure that few would notice. 
And this apartment
is starving for an argument. 
Anything at all to break the silence. 

Wandering the house 
like I've never wanted out 
and this is about as social as I get now. 
And I'm throwing away the letters that I am writing you
'cause they would never do, 
I would never do. 

So don't be a liar, 
don't say that "everything's working" 
when everything's broken. 
And you smile like a saint 
but you curse like a sailor 
and your eyes say the joke's on me. 

-Dashboard Confessional, Saint and Sailors

***

“Have you ever been outside of England?”

They're in Hermione's room. She's leaning against the headboard of her bed, his head in her lap. Her fingers are slowly combing through his hair.

They almost look…

Normal.

“Yes,” Hermione says, not seeming to find the question strange.

“I've never been,” Harry mumbles, closing his eyes. “Sometimes I wonder if I ever will. I'd like to. I think… I think I'd like to live somewhere warm.”

“Somewhere warm?” Hermione repeats, her eyebrows raising slightly. “Would I be there?”

A ghost of a smile crosses his face. “Of course you'd be. I mean… if you'll come with me… you will come with me, won't you?”

He's anxious now and she's delighted by it.

“We could live in a little house… by the ocean…” Hermione says. “With big windows, so that the sun will always come in. You'd like that, wouldn't you?”

“I'd love it,” Harry says.

“Once a week we could walk into town to buy groceries,” Hermione muses. “Otherwise, we'd be completely secluded.”

“We'd be completely safe,” Harry continues. “All alone… nothing would ever bother us.”

Their expressions are changing now, becoming darker as they fight a losing battle. There's a long moment of silence as Hermione continues to comb her fingers through his hair. Harry heaves a great sigh.

“Oh, sod it,” he mutters. “That's never going to happen and we both know it. No point in deluding ourselves.”

“Sometimes it's easier,” Hermione whispers. “Don't you ever think about the future?”

“No.”

Hermione looks distressed—long gone is her relaxed teasing. “Never?”

Harry swallows. “It's too difficult. I can't… I can't think past what might happen.”

“I think about the future.”

“Yeah?” Harry says listlessly.

“Yes,” she whispers. “And you're in it.”

“Hermione…”

“It's alright,” she says. “You don't have to say anything.”

“I might not—I probably won't—you shouldn't think about stuff like that.”

“Why not?”

“Because,” he says softly. “I can't promise that there will be a future for either of us.”

“You don't have to.”

He doesn't say anything more, but he's looking at her with such intensity—like he desperately wants to promise.

Finally, when he speaks, it's with hesitation. “Hermione… do you… are you in love with me?”

Ron never stayed to hear the answer to Harry's question. Instead he fled—back to his own room, where the walls were quiet and empty and he was painfully alone.

Ron isn't sure who they think they're fooling.

They're certainly not fooling him—though he suspects he's the one they're most trying to hide from.

It baffles him, really. She's the brightest witch of her age and he's… well… he's Harry Potter. The Boy Who Should Know These Things.

Their “secret” hasn't been secret for a long time.

Sometimes he wants to yell and scream and rage because how could they be so stupid to think that they could ever keep their relationship private?

He heard it from the portraits originally. Though, once he became aware of “it,” Ron quickly realized that his best friends are not-exactly-subtle.

The big secret—the real secret—is the fact that he knows.

He knows and they're too blinded by each other to notice anything—anyone else—around them.

And he doesn't want to know if it's love, because they've made such a game out of pretending. Such a game.

Everything is fine.

Everything is a game and it's fine and nothing's changed and he's not allowed to know.

Only that's a lie.

Everything is wrong.

Everything is wrong, and he doesn't know why—and they lie to him, continue to lie to him, and he's beginning to hate them.

And sometimes he thinks about how he may have unknowingly set them into motion.

There's always been something different about Harry and Hermione.

And now that it's happened—inevitably, irreversibly—he can no longer ignore it.

He's an outsider.

He's an outsider looking in and his best friends don't even have enough respect for him to give him the truth.

He hates them a little for that.

He hates the fact that he's hanging on to them with everything he has left, because being part of the trio, even a little part, is so much better than not being part of it at all.

He hates that he tiptoes around the house, now, because he hates disturbing them when they're together. There's always something so intimate about them and intense and he hates seeing it, hates interrupting it, hates them for putting him in that position.

And they should have known that they couldn't keep up the façade forever. They should have known that everything would eventually explode. They should have known.

He's drying dishes with Hermione. Mum's out doing stuff for the Order, and they're stuck at home, doing things the Muggle way. They're playing the game—they're pretending—and he's growing angrier, because she's lying to him. She's washing dishes and laughing with him and it's all a lie.

“So,” he begins conversationally, throat burning as he methodically passes her a dish that needs washing. “Have you fucked him yet?”

The reaction is immediate.

Crash.

The dish falls to the floor and shatters into millions of tiny shards of glass.

She's staring at him, her face pale and her hands beginning to tremble.

“Wh—what?” she whispers.

Ron almost feels bad. Almost.

“Harry,” he says—surprised by how calm he is. “Have you—”

“Don't finish that sentence,” Hermione says sharply, tears beginning to form in her eyes now. “Don't you dare finish that sentence.”

“Why not?” Ron says challengingly, prodding at pieces of broken glass with his shoe. “I think it's the kind of thing I have a right to know, don't you? I mean, after all… it's only my two best friends we're talking about!”

“Oh, Ron,” she whispers, but she sounds less angry now—she sounds terribly sad. Ron wishes she were still angry. “I'm so sorry. We've—I know we should have told you, but we—”

“Don't bother,” he mutters. “It's not worth it. I don't want to know.”

“You must be so upset…” Hermione says sympathetically and Ron wishes she would stop. He wants her to be angry. “I'm so sorry, Ron. Really… there's nothing…” she drops her voice and lowers her gaze. “I hope one day you can forgive us.”

He doesn't know what to say. So he says nothing at all, just stares down at the pieces of broken glass scattered across the kitchen floor.

Hermione follows his gaze. With a small sniffle, she bends down and starts picking up them up. She cuts her finger on a piece of glass and little droplets of blood trickle out. She bites her lip in pain, the blood mixing with the glass on the floor.

China, Ron realizes. It was a china dish before it smashed all over the kitchen floor. Mum isn't going to be happy. And now it's in pieces and covered in Hermione's blood…

“What the hell is going on here?”

Ron raises his head.

Harry.

Harry, whose eyes are flat as they meet his—flat and… murderous. Ron represses a shiver and he understands, suddenly, why it's always Harry that has to face Voldemort.

“What the hell is going on here?” Harry repeats, moving into the kitchen.

Ron realizes how it looks. He's standing there over Hermione… Hermione who's bleeding and crying and…

“Harry, it's alright,” she says hurriedly, still crying. “It's—I dropped the dish… and I cut myself picking it up…”

Harry clenches his jaw, his eyes emotionless as he keeps them trained on Ron. “What did he say to you?”

Ron nearly laughs. “Oh, that's right!” he yells. “That's right! Big, strong Harry Potter is here to save his beloved from scary Ronald Weasley!”

“Careful, Ron,” he says warningly, coming even closer to him now.

“I'd never lay a finger on her and you know it,” Ron says calmly. “I'm not the one who stabs my friends in the back. That's your job.”

Hermione's holding onto the pieces of glass so hard that they're beginning to tear into her hand. She's bleeding even more heavily now. “Oh, don't,” she whispers. “Don't…”

Harry's eyes tick over to her, and he swallows with difficulty at the sight of the glass clutched in her hand. “Hermione, throw out the glass,” he says, with surprising gentleness. “Throw it out, Hermione.”

Hermione does, as if she's been awakened from a long dream. She looks frightened and stares down at her bleeding hands in incomprehension.

Harry looks back at Ron and the message is clear.

You did this.

You hurt her.

Ron swallows and he backs up against the kitchen counter feeling weak and dizzy and wondering when it all came crashing down so fast. Harry's talking to Hermione in soft, hushed tones and Ron can't hear anything they're saying, but he can feel Harry's anger radiating off him and—

Ron suddenly fears for the idiot who will ever dare try and touch Hermione.

Hermione's leaving. Harry's made her feel better and she's leaving and he's… Harry's…

“I didn't touch her.”

Ron's surprised at how calm his words are because he's suddenly terrified. He's terrified of Harry and what his best friend is capable of.

Ron gathers himself together. They lied to him—they've been lying to him—they betrayed him.

“I didn't touch her,” he says again firmly—challenging. “I'd never hurt her, Harry. You know that.”

Harry stops moving towards him. He struggles with himself for a moment. “Alright,” he acquiesces. “But if you ever so much as think—”

“Bloody hell!” Ron cuts in sharply, feeling blind fury rising in him. “Is that what you think of me? Hermione's my best friend, you git!”

“But that's not all you want her to be,” Harry snaps.

Rage floods through Ron's body, but he takes a breath, refusing to give Harry the upper-hand “What—are you afraid?” he says in a low voice. “Afraid that she's finally going to wake up one day and realize her mistake?”

Harry flinches. “What are you talking about?”

“I think that you know,” Ron snaps, coming closer to him. They're nearly nose to nose. Glass crunches under their feet. “One day, Harry. One days she's going to wake up and know that choosing you was the stupidest thing she's ever done.”

“You know nothing.”

Ron snorts. “Don't lie, Harry. You're so fucking afraid that she'll realize she's made a mistake.” Ron keeps his voice low and steady because he knows how much this is hurting Harry.

His best friend.

And it's nothing—nothing compared to what Harry did to him.

These are only words.

Just words.

Harry betrayed him.

They're so close to throttling each other. Neither of them have their wands out, but the air is thick around them.

We don't need wands.

Ron keeps pushing—needing to make him suffer, if only a little bit.

“You're afraid she won't be able to put up with it anymore—she won't be able to put up with you anymore.” Harry's breathing is harsh and his chest is heaving. And Ron feels sick satisfaction in it—and disgust. He's disgusted at what they are—what's he's… they've become.

“And what do you think, Ron?” Harry says steadily, regaining his composure. “What do you think? That she'll come crying to you?” Harry takes a step back, calming himself. “She'll never feel that way about you, Ron.”

“Don't be so thick, Harry,” Ron snaps. “I don't even want her anymore.”

And Ron realizes that it's true.

He doesn't want her anymore.

Not anymore.

What he does want is to be threes months ago back at Hogwarts when Harry was his best friend and he bickered with Hermione because he liked her and he didn't know how else to act.

Harry looks as if he's been struck. “Don't talk that way about her.”

Ron doesn't want her anymore. He doesn't want something that (so clearly) belongs to Harry.

She's not just something, his mind says. She's Hermione.

Hermione.

“Look, Harry,” Ron says, his voice softer. “I just don't feel that way about her anymore.”

Harry eyes him in clear distrust.

Ron doesn't care. He's telling the truth—he doesn't want Hermione. What he wants is to have his friends back. He wants the friends that would never have lied to him.

“It bothers you, though, doesn't it?” Ron says softly. “It bothers you that I might still have feelings for her. It bothers you because you think that you're not good enough for her.”

Harry still doesn't say anything, but his fists are clenching and Ron feels a small thrill.

“And you know why you feel that way, Harry?”

“Why, Ron?” Harry says steadily. “Why, if you're such an expert?”

“Because it's true.”

Harry makes a small sound of disgust. “You know nothing, Ron. You don't understand anything.”

Ron snorts. “We've been best friends for five-years. I know you better than you think I do.”

“Best friends?” Harry echoes. “Best friends, Ron? Is that what we are?”

“That's what we used to be at any rate,” Ron mumbles, backing away from him. “Don't s'pose the term means much to you anymore.”

They've reached a weary truce. Ron backs against the counter, breathing heavily. He feels the anger drain out of him, leaving a sort of numbness in its wake.

Harry's staring at the floor… the broken pieces of glass, still covered with Hermione's blood.

“You can't protect her, you know,” Ron says, studying his (best) friend. “They'll come for her and you won't be able to stop it. You won't be able to do anything.”

“Shut up.”

He's still staring at the floor and Ron feels a shift in the room. Power, he has it—he has it (for once) and Harry doesn't.

“They'll kill her like they killed Sirius. Just because you care.”

“Shut up!”

Harry's advancing now—angry, he's so very angry. And Ron's so numb.

“What happened to you?” Harry says with disgust. “I don't know who you are anymore.”

Ron feels a flicker of fear. He can see the traces of what Harry really is—what he's capable of.

“I don't know you,” Ron retorts. “D'you even remember, Harry? I asked you if you fancied Hermione. I asked you. And you said you didn't!” Ron stops and draws a breath. “You betrayed me. You snuck around behind my back. You've spent a month lying to me.”

For the first time, Ron sees a hint of remorse in Harry's eyes.

“Ron,” he says heavily. “I'm sorry. I didn't know—I didn't, I swear. I… when you asked me. I thought I was telling the truth.”

“Fat lot of good that does now,” Ron mutters.

“Yeah,” Harry says, relaxing his posture. “Yeah,” he says again. “But I am. I'm really sorry.”

Ron runs a hand through his hair. “I know.”

A heavy silence descends on the room. Water from the tap drips down against the ink, ringing through the air.

Drip, drip, drip.

There's a barrier between them—holding them back.

Ron wonders if they'll ever be able to overcome it.

“I should… I have to check on Hermione,” Harry mumbles.

Ron nods. He doesn't care.

“What the fuck happened to us, Harry?”

Harry stops in the doorway, his back to Ron.

“I don't know,” he says, without turning. “I don't know.”

“We used to laugh,” Ron whispers.

Harry's shoulders slump, and he draws in a sharp breath.

“We used to laugh,” Ron says again. “All the time.”

“Things used to be simpler, Ron,” he says, gripping the edge of the doorway.

“I know there's something you're not telling me,” Ron persists, keeping his voice controlled. “I just… I don't understand why we never laugh anymore.”

Harry's gone pale. “Do you really want to know why, Ron?”

Ron opens his mouth to say `yes, of course he does,' but something holds him back. If he knows, it might take away his justification in being able to hate Harry just that little bit.

Instead he says, “We used to be a trio. You used to tell us both everything.”

Harry has no response to that—he only continues to state at him, steady and unblinking. Ron's words slowly drift back to him.

We used to be a trio.

Used to be.

Used to.

A trio.

“Go find Hermione,” Ron says, voice unsteady. “Go make sure she's alright.”

Harry does and Ron is left alone with nothing but the dripping tap and the jagged pieces of glass at his feet.

..... e ci siamo gente...il gran giorno è arrivato: dopo tanto soffrire eccoci alla fine di questa traduzione, un momento che qualche tempo fa, mentre per la prima volta la leggevo su Portkey non mi sarei aspettata di vedere realizzato. TREMILIARDIDISCUSESENTITISSIIIIIIME a chi ho fatto penare in questo mesetto di assenza, do spudoratamente la colpa alla mia Beta-reader, a chi inventa i virus dei computer e al mio prof di Cardiologia.

Ringraziamenti di rito in primis alla "mia" magnifica Goldy che ha permesso la traduzione, a chi mi ha aiutato (le sorelle Beta, chiamiamole così), a chiunque abbia letto e di più a chi dopo si è preso la briga di recensire, in particolare:

Ed: ciao! Volevo solo dirti che mi piacciono molto le tue recensioni (mi riferisco anche a Comma), sempre precise, sentite, attentissime…quasi professionali. Mi sembra quasi di leggere il giudizio di un proff, davvero! E non per metterti in imbarazzo, ma per farti capire quanto mi facciano piacere: ci  sento dietro un’attenta analisi, un’opinione sostenuta con cognizione di causa, la scelta curata delle parole da usare…insomma, tutte cose che mi lusingano davvero…spero che continuerai a recensire i miei prossimi lavori, vedrò di ricambiare appena posso! Anch’io credo fermamente nell’utilità delle recensioni, soprattutto di quelle complesse come le tue…Grazie mille!

Desdeus: il Ron Carogna!!!!!!!!!! SUVVIAAAAAAA!! È il suo lato infantile, un po’ cucciolo, che emerge! In effetti Goldy gli mette in bocca tutte, ma proprio tuuutte le parole che avrebbe potuto pronunciare, si spinge proprio al limite, ed è proprio questo il bello, secondo me: Mamma Jo spesso dà l’impressione di scegliere di non far entrare in certe conversazioni i suoi personaggi per la paura di doversene poi tirar fuori…e che libro diventi di 900 pagine o più…bisognerebbe farle capire che più o meno TUTTI lo comprerebbero lo stesso ancora più contenti, arrivati a ‘sto punto, NO??? Spero che in questo cap ti soddisfi anche la parte di Hermione che mi dicevi che ti era piaciuta anche se a mala pena accennata..e, come al solito, GRAZIE di complimenti e ringraziamenti vari!! Alle prossime, spero!

Dalastor: SEI UN LUI! Perfetto, così evito figurette...fra l’altro devo dire che mi fa davvero molto piacere che le mie storie tradotte coinvolgano entrambi i sessi, mi sento lusingata perché mi dà l’impressione di aver fatto un buon lavoro di traduzione, se richiamo l’attenzione di un “pubblico” più vario. Direi che hai capito pienamente quelli che secondo me sono i sentimenti di Ron in questa FF (e spesso anche nei libri!!), e direi anche che TI SONO NEL CUORE per le tue teorie sul settimo libro…ma che purtroppo però ho meno speranze di te…è per questo che le mie FF tradotte saranno SEMPRE, IRRIMEDIABILMENTE, SPASMODICAMENTE delle HHr con dialoghi moooolto tesi fra i tre…se non leggeremo mai certe cose nei libri almeno le possiamo leggere in internet, NO? L’importante è non confondere le due cose e mischiare fatti e caratteri dei personaggi. Grazie e alle prossime.

Alisa:….ALIIIISA!!! Scusascusascusa…davvero, mi rivedo in te per serate che ho passato a sbuffare davanti al computer maledicendo autori che si erano dati alle frasche..(PS: ma nessuno di voi ha mai letto La pergamena di Grise??...son sempre qui che aspetto la fine, dopo quasi due anni…e ho pure dato dolcemente del BASTARDO all’autore!...ç_____ç ). Le tue parole come al solito sono quelle che mi fanno gongolare di più…ho passato dei minuti a chiedermi cosa scriverti per ringraziarti e farti capire, ma non trovavo le parole, non capivo COS’ERA che mi toccava di più fra le cose che mi hai scritto. Poi ho capito. È che le emozioni che mi descrivi sono quasi esattamente quelle che IO STESSA ho provato anni fa quando ho seguito trepidante questa storia. Il senso di completo coinvolgimento, l’identificazione, la netta sensazione che le cose si svolgevano così perchè semplicemente QUELLO era il modo in cui era NATURALE che si svolgessero, la gioia di non trovare ‘inutili divagazioni o ipotesi assurde’, per il realismo dei personaggi, per i sentimenti messi a nudo di un Ron che finalmente esce fuori e non se ne sta lì a fare i pagliaccio. Anch’io ho avuto i brividi. Come continuo ad averli per la storia che sto traducendo adesso, e che spero di mettere in rete entro due o tre giorni massimo: sono in seri problemi perché non so trovare le parole del riassunto sotto il titolo: come si descrive la bellezza? Mi fa piacere che tu condivida la mia idea sulla Row…che dici, le mandiamo una lettera di proteste con un paio di storie Harmony di questo tipo? Baci e buona lettura. Sono sicura che ci risentiremo presto…^_____________________^

Emma: le storie sublimi le leggerai, promesso!! MIIIIILLE GRAZIE per tutte le parole che mi mandi, sono di grande supporto morale per le sere che scrivo al computer nonostante il sonno. Baci e a presto!

Marikotter: anche te eri abituata al personaggio stupido e ingenuo delle FF: valgono le stesse cose che ho detto a Desdeus, ma anche a Dalastor: mai commettere l’errore di mischiare finzione dei libri con quella in rete, anche se forse a volte è bello farsi stupire da una storia diversa che ti mette in nuova luce un personaggio, no? Grazie mille anche a te per tutte le recensioni e le lodi, spero di ritrovarti (e ritrovarle ^__^) prossimamente! Ciao!

Lunatica, Lisepotter e Lady86: grassssie e a presto!^______^

Cilvia:…lo sai da te, non mi dilungo. Un solo appunto: ‘Ma il mio eroe resta Ron’…MA LEI CHE LIBRO HA LETTO, SCUSI??...bacisssssimi, ringraziamenti per tutto e ai prossimi commenti (vero?), anche se licenziata, anzi, licenziate tutte e due. (Snivella pensa: ma che legge queste parole penserà che sono pazza!!..fa lo stesso, licenze poetiche..)^____^

BUONA LETTURA A TUTTI!!! MI RACCOMANDO I COMMENTI!!

A presto

Snivella

 Cap.6

I am fairly agile

I can bend and not break

Or I can break and take it with a smile

And I am so resilient

I recover quickly

I'll convince you soon that I am fine

-Bend and Not Break, Dashboard Confessional

**

Le sue mani stanno ancora sanguinando.

Dovrebbe pendersene cura –  acqua – disinfettante – un cerotto.

Non vuole che Harry la veda così.

Sa come lo farebbe sentire.

/Migliori amici, Ron? È questo quello che siamo?/

Di sotto le cose stanno precipitando e lei non può fare niente per impedirlo.

Hermione Granger – insopportabile so-tutto – la ragazza che aveva sempre ragione – non ha risposta a questo.

Nessun modo di aggiustare quello che sta accadendo loro.

/Tu mi hai tradito. Te la sei svignata in giro dietro le mie spalle. Hai passato un mese a mentirmi./

La cosa non avrebbe mai dovuto arrivare a tanto.

Lei non avrebbe mai dovuto innamorarsi di uno di loro.

Lei non avrebbe mai dovuto innamorarsi di nessuno di loro.

Ma specialmente non di uno.

Non di uno di loro.

/Che cazzo ci è successo, Harry?/

Si fissa le mani sanguinanti mentre la parte irrazionale della sua mente urla.

Colpa.

È questo quello che sta provando – colpa, così tanta colpa. La colpa è ciò che la trattiene nascosta nella sua stanza, le mani pulsanti per il vetro rotto.

Stai punendo te stessa.

Questo non è sano.

Non che qualcosa che stia facendo ultimamente sia sano.

Svignandosela in giro…mentendo al tuo miglior amico…e segretamente eccitata di avere Harry tutto per te…

La cosa non avrebbe mai dovuto arrivare a tanto.

Mai a tanto.

Lei non avrebbe dovuto permettelo.

Perché lei sapeva che questo è il modo in cui sarebbe inevitabilmente finita. Lo sapeva quando Harry per la prima volta l’aveva baciata sul tetto di Grimmauld Place. Lo sapeva quando avevano preso la decisione di mentire deliberatamente a Ron.

Per proteggere i suoi sentimenti.

Si mette quasi a ridere.

La casa è improvvisamente silenziosa ed Hermione sente il suo cuore iniziare ad accelerare.

E ora?

Desidera quasi che Harry e Ron si stiano ancora urlando addosso perché almeno potrebbe sapere cosa sta accadendo.

Odia il silenzio.

Il silenzio di Grimmauld Place è oppressivo. Spunta dietro ogni angolo e scricchiola nella casa al punto di farle venir voglia di urlare solo per farlo smettere.

Ma i cigolii sono la parte peggiore. Il modo in cui la casa cigola e mugola. Non sa se è Fierobecco o qualcuno che si muove da qualche parte di sopra e se è solo Kreacher.

Forse è solo Grimmauld Place stessa.

Quasi in risposta ai suoi pensieri, il pavimento dà un forte scrocchio. Ma questo è riconoscibile – confortante.

Alza lo sguardo e lui è lì – Harry, che la fissa dalla soglia della sua stanza. Per un lungo momento non dice nulla, la guarda soltanto, l’intensità del suo sguardo le fa battere più veloce il cuore.

“Hey,” dice alla fine, sommessamente. “Posso…posso entrare?”

Lei annuisce e lui entra nella sua stanza, la sua faccia prudentemente inespressiva.

È diventato più bravo a nascondere le sue emozioni, Hermione realizza con un sussulto.

Questo la turba perché era sempre stato l’unica persona lei che conoscesse davvero. Harry lasciava sempre che le proprie emozioni scorressero sul suo viso, e nessuno meglio di lei sapeva leggerle.

Ricorda il modo in cui aveva fissato Ron nella cucina. Il modo in cui i suoi occhi avevano tradito la violenza a malapena controllata.

Ed era Ron.

Ron il miglior amico di Harry.

Ron il suo miglior amico.

Non riesce a sopportare l’idea che Harry potrebbe guardare lei in quel modo un giorno.

Perdere Sirius lo ha cambiato, pensa.

No, quella profezia lo ha cambiato.

Può ancora sentirlo mentre le dice della profezia, può ancora avvertire come le pareti del bagno sembrassero come chiudersi sopra di loro, e ricorda il modo in cui i loro aspri respiri erano echeggiati per la stanza.

/Non sarai tu. Non lascerò che sia tu./

Ma non può fare altro che domandarsi cosa Harry debba diventare per vincere quella battaglia.

Ne aveva visto sprazzi – flash di quell’Harry – l’Harry che ha il potere in sé. Il potere di cui ha bisogno per sconfiggere Voldemort – per vincere dove nessun altro era stato capace.

Desidera talmente tanto piantare tutto e portarlo da qualche altra parte – lontano da questo – lontano da tutto. Vuole nasconderlo lontano e impedirgli di affrontare mai Voldemort perché è così terrificata da cosa quella profezia può significare per lui.

“Hermione?”

Sbatte le palpebre davanti a lui, avendo quasi dimenticato che fosse lì. La sta ancora fissando con la stessa intensità nei suoi occhi e lei ancora non riesce a leggerli.

“Hermione…” dice di nuovo, deglutendo profondamente. La sua faccia cambia e lei può vedere che lui è…preoccupato.

Per lei.

“Hermione, le tue mani,” dice aspramente, avvicinandosi. Lei sussulta e si allontana. Harry indietreggia e si infila le mani in tasca. “Dobbiamo…dovresti disinfettartele quelle.”

“Perché la casa scricchiola così tanto?”

È stupita di sentire la sua voce. Non aveva veramente avuto intenzione di fare la domanda e può dire di aver sorpreso Harry. Lui la fissa, con la bocca semiaperta e l’aria confusa.

Ci siamo, pensa. Sono diventata matta.

“La casa,” Hermione si scopre a dirlo di nuovo – sebbene non capisca veramente il perché. “È sempre…cigolante. Io non… mi agita.”

Harry chiude la bocca e pensa, mantenendo un’espressione prudentemente neutra. “Beh,” dice alla fine. “È una vecchia casa…probabilmente si sta solo assestando. Non dovresti preoccupartene.”

Lei annuisce grata, in qualche modo rassicurata dalla sua spiegazione. Forse perché è Harry ed Harry la fa sempre sentire al sicuro, le fa sentire che farebbe di tutto per proteggerla.

Lui si allunga per prenderle una mano e, questa volta, lei glielo lascia fare. Fa scorrere il pollice delicatamente sul dorso della sua mano prima di studiare i piccoli tagli sanguinanti che il vetro ha lasciato dietro, sul suo palmo. I suoi occhi si oscurano alla vista del suo sangue e lei sente qualcosa dentro di sé stringersi.

Avrei dovuto pulire prima che entrasse qui, avrei dovuto prendermi cura di me stessa, avrei dovuto essere Hermione Granger – la ragazza razionale che ha sempre una risposta.

“Andiamo,” sussurra lui. “Puliamo queste.”

Ancora una volta lei annuisce, permettendogli di condurla nel bagno. È qui che eravamo quando mi ha detto della profezia, pensa, guardandosi intorno. Non è il genere di posto che uno normalmente si immagina per una confessione che ti cambia la vita.

Harry chiude il coperchio del water e la fa sedere. Può sentirlo camminare strascicando i piedi, l’acqua che scorre, e sorride dentro di sé pensando a come si era presa cura di lui dopo che aveva vomitato…

Lui ritorna indietro, portando fra le mani un asciugamano bianco. Obbedientemente lei porge i suoi palmi mentre Harry pulisce le sue ferite, il panno caldo e umido contro la sua pelle.

“Stupida cosa da parte tua da fare,” dice lui, premendo l’asciugamano contro le sue mani e girando lo sguardo per incontrare i suoi occhi. “Se non avessi – “

“Lo so.”

“Dovresti essere più attenta,” dice Harry con voce roca, togliendo l’asciugamano – ora tinto di rosso – e tornando indietro con cerotti.

Hermione ricorda il modo in cui Ron si era voltato verso di lei nella cucina. Ricorda come erano stati feroci i suoi occhi, il dolore e il tradimento segnati sul suo viso.

/Te lo sei già scopato?/

Colpa mia, pensa, con un piccolo brivido. Questo è tutto per colpa mia...

Sente qualcosa dentro di sé spezzarsi e la disperazione fluire nel suo corpo. Questo è cosa sono diventati. Lei, Harry, e Ron…questo non può essere possibile…non dopo tutto quello che avevano attraversato insieme…

Sente una lacrima scivolare giù sulla sua guancia e prova con tutte le sue forze a fermarsi, non vuole che Harry la veda, non vuole che lui sappia, non vuole preoccuparlo – peggiorare le cose. Un’altra le scivola sotto il naso, soffermandosi sull’angolo della sua bocca finchè può quasi sentirne il sale. Un nodo le sale in gola e lei combatte per inghiottirlo, rifiutandosi di cedere all’urgenza di singhiozzare.

“Hermione?”

Scuote la testa coraggiosamente, ancora tentando di ricacciare indietro le lacrime, ma loro stanno uscendo in rapida successione ora. Non guarda Harry, ma può sentire quanto lui sia in tensione.

“Hermione…” la sua voce si affievolisce e lui non può far niente. “Hermione…cosa…”

Lei scuote di nuovo la testa e un grosso singhiozzo trova strada fuori dalla sua gola. Sbircia Harry, che sembra mezzo angosciato e mezzo terrorizzato dalle sue lacrime. Questo la fa sentire colpevole perché sa quanto lui odi quando le ragazze piangono.

Desidera poter parlare e rassicurarlo, ma escono solo più lacrime. Non riesce a fermarsi – e quello la spaventa più di ogni altra cosa.

Lo sguardo di paura mista a confusione di Harry velocemente si trasforma in preoccupazione. “Hermione, parlami,” supplica e lei sente che la sua voce sta tremando.

Sfiora con mano tremolante la sua guancia, strofinando via le lacrime col pollice. “Per favore…dimmi cos’è che non va…”

Lei piega la sua testa, mordendosi il labbro. Non riesce a parlare con lui – anche se vorrebbe. Non sa come spiegare da dove le sia uscito fuori tutto questo .

Questi sentimenti stanno esplodendo e lei non può fare altro che lasciarglielo fare.

Harry si muove a disagio, sembrando goffo e fuori posto. “Hermione, per favore…dimmi cosa fare…”

“Non posso,” sussurra lei, la gola secca e graffiata. Vuole dirgli che le dispiace – le dispiace così tanto – ma non sa come. All’improvviso non vuole far nient’altro che essere a casa nel suo letto, raggomitolata ed aggrappata ad un vecchio animaletto di pezza.

Un momento di indecisione prima che Harry la circondi titubante col le braccia. Glielo lascia fare, appoggiando la testa sulla sua spalla, anche se le lacrime continuano a scenderle lungo il viso. La sua gola si strappa e le braccia di Harry improvvisamente si stringono attorno a lei, tenendola stretta e cullandola. Le sta sussurrando delle cose – non sa cosa, ma non importa. Lui è lì – è forte ed è sicuro e lei si lascia andare.

Lentamente inizia a calmarsi, i suoi forti singhiozzi diventano piccoli sbuffi. Harry continua a cullarla ed a mormorarle qualcosa ed Hermione stringe forte gli occhi. Ha un improvviso flash di Harry dopo il suo bacio con Cho nella Stanza delle Necessità. Il suo sguardo perso, la sua confusione, la sua incapacità di capire i suoi sentimenti ed ormoni. Più di tutto, ricorda la sua imbarazzante ammissione di averle dato qualcosa come piccoli colpetti sulla schiena.

Ed adesso  è lì, a confortarla come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non sa come reagire a questo –non in ultimo perché di solito è lei che conforta lui.

La sua manica ora è tutta bagnata dove lei ha pianto, e a nessuno dei due importa. Lo tiene quasi tanto stretto quanto lui sta tenendo lei, prendendo un tremolante respiro. È piena del bisogno di non lasciarlo mai andare vuole tenerlo per sempre, proprio in questo modo, mentre sono entrambi al sicuro e niente può toccarli.

“Hermione…” la sua voce è a malapena un sussurro. “Hermione, stai…”

“Sto bene,” dice lei dolcemente e si discosta. Sa di dover apparire terrificante, gli occhi gonfi e rossi, i capelli spettinati e la faccia pallida. Harry la studia con un po’ dell’intensità di prima e lei sente il cuore salire di un gradino il suo ritmo.

“Dimmi cos’è che non va.”

La sua voce è mite, ma è un ordine e lei all’improvviso realizza cosa tutto questo debba significare per lui. È appena tornato dopo aver affrontato Ron ed ora, lì c’è lei, che piange fino a perdere gli occhi nel bagno incapace di dargli alcun tipo di spiegazione.

“Non lo so,” sussurra, la voce ancora forzata. “Mi dispiace – io non…non so cosa mi abbia preso.”

L’espressione di Harry non cambia ed Hermione è all’improvviso colpita semplicemente da quanto sia pallido. Il suo sguardo è lucido ma lei può vedere quanto è stanco. Ci sono profondi cerchi sotto i suoi occhi e tutto ad un tratto si trova a domandarsi quanto sonno si sia concesso di recente. Fa scorrere le dita lungo la sua guancia e lui sbatte le proprie palpebre chiudendoli. La mano di Harry sale ad intrecciarsi con le sue dita, stringendole dolcemente prime di lasciarle andare.

Il cuore di lei si stringe con così tanto amore misto a dolore. Mentre lo guarda in questo modo sa che farebbe qualsiasi cosa per lui.

Ma sente il peso della responsabilità sulle proprie spalle. Con Sirius scomparso e la sua discussione con Ron, lei si sente come l’unica cosa ancora rimastagli.

Con la profezia e la guerra e l’imminente battaglia con Voldemort, non sa se è forte abbastanza da essere l’unica cosa che lui abbia.

Guarda il suo viso pallido e gli occhi stanchi e sente la disperazione dilaniarla.

“Devi aggiustare le cose con Ron.”

Gli occhi di lui si spalancano, sorpresi, un attimo prima di mascherare velocemente i propri sentimenti. “Cosa?”

“Tu hai bisogno di lui!” dice con insistenza. “Voi due – voi siete stati entrambi testardi – siete stati stupidi – io so che vi mancate!”

Lui si allontana e lei sente la perdita dentro di sé. Rimane lì, seduta sulla tavoletta del cesso mentre Harry cammina nervosamente in su e giù di fronte a lei.

“È finita,” dice in modo piatto. “Ron ed io – è finita.”   

“Non è – “

“Si, lo è!” urla lui, smettendo di camminare.

Hermione sente un nodo salirle nella gola e i suoi occhi si riempiono di lacrime di nuovo. Con urgenza, distoglie lo sguardo da lui. “Penso solo…” dice tremolante, ordinando alla sua voce di restare calma. “Lui è stato il tuo primo amico – il tuo amico da più tempo. Io… non penso valga la pena rinunciare a tutto.”

“È finita,” dice lui di nuovo – con fermezza. “Non possiamo tornare indietro ora, Hermione.”

Lei sente un minuscolo accenno di rimorso nella sua voce e questo la riempie di speranza. Torna a guardarlo. Lui sta fissando il vuoto, quasi come se si fosse dimenticato che lei è ancora lì. Sbatte le palpebre, focalizzando i suoi occhi di nuovo su di lei.

“Oh,” dice, con un tono di voce rassegnato. “Ti ho fatto piangere di nuovo, non è vero?”

“Va tutto bene,” dice lei debolmente, accennando un sorriso umido.

“No – non va…è…” Harry si ferma, sembrando interdetto. “Sai cosa! Fammi fare una dormita. Parleremo domattina.”

Lei annuisce – con un po’ di riluttanza. Non vuole restare sola.

Lui le prende la mano, portandola fuori dal bagno. Passano davanti alla stanza che lui divide con Ron senza alcun commento e si fanno strada nella stanza di lei.

Hermione gli lancia un’occhiata, le sue intenzioni all’improvviso diventano chiare.

“Harry – “ dice con titubanza. “Forse questo non è – “

“Guarda,” dice lui interrompendola. “penso che entrambi abbiamo bisogno di riposo. E lo faremo meglio insieme.” Le rivolge il fantasma di un sorriso. “Devi solo promettermi che terrai le tue mani a posto, Granger.”

Le frana la mandibola, incapace di capacitarsi del fatto che Harry – il suo Harry – aveva appena fatto una battuta.

“Oh, andiamo,” dice lui debolmente. “Non guardarmi in quel modo. Sono un tipo affascinante. Può succedere.

Lei sbuffa, riuscendo  nel tentativo di farlo sembrare un po’ offeso. In un attimo, lui sostituisce la sua espressione ferita con un piccolo sorriso – un sorriso triste, ma pur sempre un sorriso. Lei avverte se stessa sorridere di rimando, con esitazione come se la bocca non fosse abituata al movimento.

“Va bene,” concede lei, “suppongo…suppongo…di poter tenere le mani per me.”

Harry ora le fa un vero sorriso e lei è colpita da quanto questo lo faccia sembrare più giovane. Lo fa sembrare un bambino di nuovo – il bambino che si ricordava di aver visto sull’espresso per Hogwarts per la prima volta tutti quegli anni fa. Il bambino con gli occhiali rotti e gli occhi spalancati e un’espressione nervosa.

***

Nessuno di loro ha dormito.

Non che questo gli avesse impedito di far finta.

Lei fissa  il soffitto sopra di loro, ordinando alle mente di rilassarsi, di smettere di pensare, di smettere di rivivere gli eventi di poco prima.

È un causa persa.

“Harry?” sussurra.

Per un momento, ha paura che lui non le risponderà – o che si sia realmente addormentato.

“Si?” sente infine.

Si sposta un po’, girandosi sul fianco così da poterlo vedere in viso. Non sta indossando gli occhiali e lei è sorpresa da quanto questo lo faccia apparire diverso. Più… vulnerabile, in qualche modo.

“Lo sai… tutte quelle cose che ha detto Ron… tu sai che sono tutte scemenze, giusto?”

“Quale parte?” chiede lui gravemente.

“Tu sai quale parte.”

“Ron ha detto un sacco di cose.”

Qualche parte di lei realizza che lui le sta rendendo le cose difficili di proposito, ma si lancia comunque.

“La parte in cui ha detto che avrei fatto uno sbaglio – che scegliere te è stato uno sbaglio.” La sua voce sta tremando. “Tu sai che è una scemenza, vero? Vero, Harry?”

Passa un lungo attimo prima che lui risponda. “Si.”

Lei desidera che ci sia più luce nella stanza così da poter vedere il suo viso. Vuole così tanto guardarlo ed essere in grado di leggere le sue emozioni – com’era sempre stata in grado di fare.

“Non suoni molto convinto.”

Lui sospira. “Sono convinto.”

“Adesso lo stai solo dicendo per calmare me.”

Harry non fa nessuna replica. Fissa in su il soffitto e lei si trova a desiderare che si giri verso di lei.

“A che cosa stai pensando?” chiede.

“Al fatto che sono steso su un letto con la mia ragazza. E che siamo entrambi completamente vestiti.

Lei resta a bocca aperta per la sorpresa – incerta se quello sia ciò che lui veramente pensi, ho se l’abbia detto solo per cambiare argomento.

“Ragazza?”  ripete finalmente. “Sono la tua… ragazza?”

“Beh – si,” dice lui, in qualche modo disorientato. “Voglio dire, l’ho in un certo senso supposto. Almeno che noi non stiamo facendo tutta questa cosa in modo terribilmente sbagliato.”

“Oh, ma certo,” dice lei frettolosamente. “Semplicemente non mi ero resa conto che ci stavamo mettendo sopra un’etichetta, tutto qui.”

“Forse è meglio se non lo facciamo,” dice lui dolcemente.

La testa le scatta in su e lei è così disperatamente bisognosa che lui la guardi – ha bisogno di vedere i suoi occhi.

“Che cosa vuoi dire?”

“Forse è meglio se non mostriamo al mondo che cosa abbiamo,” dice lui.

“Oh,” dice lei senza espressività. Le mani iniziano a tremarle ed è costretta a distogliere lo sguardo. Fissa il lenzuolo che copre il letto. Lilla – le era sempre piaciuto il lilla.

“Io solo…” la voce di lui è calma e forzata in modo strano. “Non c’è ragione per cui dovremmo farti diventare un bersaglio ancora più grosso di quello che già sei. L’ultima cosa che voglio fare è rendere maledettamente chiaro al mondo che sia la persona più importante nella vita di Harry Potter.”

Lei tiene lo sguardo fisso sulle lenzuola – lenzuola lilla – che profumano di fresco e pulito. Ha sempre amato infilarsi a aletto quando le sue lenzuola erano appena fresche di bucato ed avevano ancora una sfumatura del sapone che sua madre aveva usato.

“Harry, per favore…dimmi semplicemente cosa intendi.”

“Sto dicendo,” dice lui, la voce controllata, “che non sarà semplice. Che non ci saranno passeggiatine per le strade di Hogsmeade e appuntamenti da Madama Piediburro. Che nessuno può sapere di noi. Che non ci saranno balli per noi o baci in sala comune. Questo è quello che sto dicendo.”

“Sei serio, non è vero?” sussurra lei incredula.

Non ricevendo una risposta, emette un piccolo suono di disgusto e si gira dall’altra parte.

Ridicola cosa da dirle.

Non riesce a scuotersi di dosso la sensazione che lui la stia mettendo alla prova – come se spingesse per vedere quanto lontano andrebbe per lui.

Ed è stanca di giocare quel gioco.

“Hermione…” dice frustrato e può sentirlo spostarsi. “Per la barba di Merlino, che ti è preso?”

“Dormi,” dice lei con freddezza. “È tardi.”

“No, niente ‘dormi’, Hermione. È evidente che sei in collera per qualcosa guarda, se è per – “

“Non ci arrivi, vero?” lo interrompe lei, sedendosi. “Non è per quello che hai detto, ma perché lo stavi dicendo.”

“Di che diavolo stai parlando?” chiede lui, cercando i suoi occhiali. “Ci stai leggendo dentro troppe cose.”

Furiosa, ributta indietro le coperte ed esce dal letto. Ci gira rapidamente intorno così può vederlo – alla fine veramente vedere lui. È felice di notare che ha la sua piena attenzione.

“Tu hai tutto di me,” dice lentamente. “Lo capisci? Tutto di me. Non so in quanti modi diversi posso dirlo – in quanti modi diversi posso dimostrartelo. Non mi importa di appuntamenti a Hogsmeade o baci sotto la pioggia. Ma qualche volta penso che preferiresti di si. A volte ho l’impressione che tu voglia che io pensi che sei stato un errore – o che io scegliessi Ron, invece. Ti avrebbe reso felice? Questo ti avrebbe reso felice, Harry?”

Lui tira le ginocchia contro il petto e per un momento sembra perso e confuso. “No…” dice con difficoltà. “Quello non avrebbe…non potrei pensare a niente che avrebbe potuto rendermi meno felice.”

Lei avverte il suo spirito combattivo scemare e all’improvviso si sente esausta. “Beh – bene.”

“Ma Ron aveva ragione, Hermione,” sussurra lui. “Sono spaventato a morte. Spaventato che tu possa  indignarti di me, un giorno. Spaventato di poterti perdere nel modo in cui ho perso Sirius.”