Le cose, le persone, che ti rendono felici non andranno mai d'accordo, quindi dovrai scegliere, o una cosa o l'altra.

di Mrs Vic
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** E di Edward. ***
Capitolo 2: *** Disco party. (Tutto attaccato) ***
Capitolo 3: *** Mi sono lasciata andare, lasciata andare fin troppo. ***



Capitolo 1
*** E di Edward. ***


''Sei un'egoista, sai pensare solo a te stessa!''
Me lo sentivo dire ogni santo giorno, Isabella di qua, Isabella di là. Avevo quasi 18 anni eppure per lei ero ancora la sua piccola bambina. Non voleva accettare per nulla al mondo il fatto che io ero cresciuta,non ero più quella bambina alla quale faceva smettere di piangere con una caramella, la bambina che aveva bisogno della sua mamma in ogni secondo della sua vita. Ora ero grande, avevo imparato a cavarmela da sola e non avevo più bisogno di lei. Le volevo bene, sì, ma tutti quei suoi comportamenti, tutte quelle sue frasi mi portavano al punto di odiarla. Volevo renderla fiera di me, fiera come quando all'asilo le maestre gli dicevano che avevo mangiato tutto e essa abbracciandomi forte diceva: ''bravissima amore mio.'' Ora però, era cambiato tutto, era cambiata lei, ero cambiata io ed era cambiato il rapporto tra noi due. Vivevamo a Bronx, quella città era meravigliosa, piena di gente che sperava, gente delusa, felice, triste, piena di sogni.. era così che descrivevo Bronx le poche volte che mi aveva chiamata mio padre. Non lo sentivo più, lui si era fatto un'altra famiglia e poi mia madre per un motivo o per l'altro non voleva che io parlassi con lui. Non lo sentivo da quando avevo 5 anni, ma pian piano mi ero abituata alla sua assenza, già abituata perchè in fondo non l'avevo mai dimenticato. Tutti quei pianti per lui, avevo tanto bisogno della sua presenza, a volte era l'unica persona che volevo quando soffrivo per quei cosidetti 'amori adolescenziali' ma cosa ci potevo fare? Potevo solamente immaginarlo vicino a me. Era mezzanotte del 9 aprile, cazzo avevo 18 anni! Nonostante avessi appena compiuto 18 anni non ero felice.. no, proprio per niente.
''Auguri amore.''
Era mia madre e il suo fidanzato, quando doveva fare la carina era proprio insoportabile.
''Buon compleanno tesoro!'' - ''Grazie pà, grazie mà.''
Li abbracciai ad entrambi e loro ricambiarono stringendomi più forte che potevano, era strano, perchè mi sentii prottetta, prottetta come mai, era come se mi volessero far capire che tutte le cose che hanno fatto fin'ora erano per me, che se la maggior parte delle volte mi dicevano ''NO!'' era solo per il mio bene.
Ecco, forse l'ho capito troppo tardi che avrò per sempre bisogno di loro, ma va bene meglio tardi che mai.
Mi darono il regalo e se ne andarono, mi girai con la faccia verso la finestra e fissai le stelle, formarono la ''E''. Ecco cazzo, questa maledetta E, E di Edward, questo fottuto figlio di puttana che mi ha fatta sognare per poi buttarmi nella realtà, questo fottuto motivo per i quali i miei 18 anni erano così, infelici(?) NO PORCA PUTTANA, di più! Mi dicevano tutti: ''gli amori adolescenziali si dimenticano col passare del tempo, dai tempo al tempo'' e bla bla bla e non so cosa e ancora bla bla bla ''ma vaffanculo voi e il tempo!''.
Erano passati 4 anni dovevo dare ancora dare tempo al tempo? Quanto, 100 anni? Ero stufa, stufa cazzo! Eppure era stupido. Avevo 13 anni quando l'ho conosciuto, non come tutte le ragazze sperano di incontrare un fidanzato, non per strada, non a scuola, non a danza e nemmeno in qualche negozio, l'avevo conosciuto tramite chat. Mi faceva sentire così bene, così amata, forse è questo che amavo, come lui mi faceva stare. Non l'avevo mai visto nonostante lui dovette venire più di 79 volte non è mai arrivato qui. Le mie amiche continuavano a dire ''lascialo stare, tanto vedi che non viene, cosa ci pensi a fare?''. Il punto è che mi ci ero affezionata troppo e non potevo farne a meno, era diventato la mia vita e se lo avrei lasciato una volta per tutte sarei rimasta senza niente, niente di niente. Avevo sperato per un anno intero, sperato nel suo arrivo, sperato in una vita in cui lui sia presente. Ma forse nel mio destino la parola 'felicità' non esisteva. L'avevo lasciato proprio quando avetti 14 anni. Lo sentii piangere al telefono, ma non sapevo nemmeno se quelle lacrime erano vere, in fondo se mi amava sarebbe statato vicino a me da un bel pezzo ad abbracciarmi forte e non lasciarmi più.
Chiusi gli occhi ma lui c'era anche lì, perfino nei miei sogni, ma avevo già 18 anni dovevo riuscire a levarlo dalla mia vita come lui ha fatto con me.
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Capitolo 2
*** Disco party. (Tutto attaccato) ***


Mi svegliai, la casa era libera, forse i miei avevano capito che avevo bisogno di un po' di tranquilità. Andai in cucina, trovai un bigliettino: ''Amore mio, io, papà e tuo fratello siamo partiti per andare per due settimane da nonna e nonno, così tu hai la casa tutta tua, fai la brava e non combinare guai, un bacio.''
Andai a fare una doccia per rinfrescarmi un po'. L'idea della casa libera, sì, è fico, cazzo, come nei film americani. Avevo sempre desiderato avere casa libera e fare una di quelle feste, ehem, quelle feste 'americane'. Ora però, tutta quella voglia di divertirmi si era andata a farsi fottere insieme ai miei 17anni. ''Va bene'' dissi tra me e me, ''cercherò di divertirmi, oh yeah!''. Che cazzo stavo dicendo non lo so nemmeno io ma va bene, tralasciando.
Uscii dalla doccia e mangiai. Mi misi nel divano e provai a capire me stessa. Già, era ora di pensare un po' a me, era ora di capire che vita di merda stavo passando, era ora di cominciare a sorridere, era ora che io me la smetessi di pensare a quel fottuto Edward.
''MA PORCA PUTTANA!Perchè continuo a dire il suo nome(?)''
Forse tra tutti i significati delle parole che mi hanno fatto imparare alle superiori, la parola ''dimenticare'' non c'era.
Volevo levarlo dalla mia vita perchè causava troppo, troppo male. Non faceva male pensare a lui, faceva male pensare che la sua presenza era tutto e ora che la sua presenza non c'era più.. io ero diventata nulla, nulla di nulla.
Le mie amiche mi fecero una sorpresa e si fecero trovare nell'ora di pranzo tutte lì, davanti alla porta. Non mi preoccupai di nulla, non come i adulti '''oh mio dio ora cosa offro a questi ospiti, la casa è in disordine, dio mio come faccio, che vergogna'' e bla bla bla e poi siamo noi adolescenti che ci facciamo 'seghe mentali'.
Loro erano come delle sorelle per me, casa mia era anche la loro, ed ecco erano anche quelle persone che comunque nonostante tutto erano davanti a quella porta pronte a farmi sorridere anche per solo un istante, pronte a darmi una mano, insomma, rappresentavano il concetto di 'amicizia'. Aprii la porta e loro mi saltarono addosso butandomi per terra. Sembravano delle scimmie uscite dalla giungla, mi feci due risate. Mi darono come regalo un peluche enorme con un preservativo della Nike nella bocca.
''Voi siete pazze!'' esclamai.
''Ahahahahahahahahahaha. Parlavi sempre del cazzo ultimamente e noi come delle buone amiche ti abbiamo regalato il vestitino per egli, dicci grazie maleducata!Ahahaha''
''Ma andate a farvi fottere altro che grazie ahahahahah!''
Ci guardammo un film, con tanti di quei sacchettini di pop corn, con tante di quelle cose da raccontarci di quel che ci era successo nei due giorni che non ci eravamo viste.
Loro nonostante sapessero ogni minima cosa di me, non sapevano quanto io ancora potevo amare Edward.
''E CHE CAZZO!'' esclamai.
''Che succede, Isabella?'' mi chiesero.
Porco dinci! Avevo pronnunciato di nuovo quel nome, mi dissi.
''Niente ragazze, schizzi per i miei 18 anni, ahaha.'' Risi per non far capire niente.
''Ci si puo' aspettare di tutto da te eh, proprio tutto. Ahaha.''
Stammo per un po' in silenzio ma lo interruppi io: ''Allora, ragazzuole, quando dormiamo insieme?''
''Ecco Isabella, forse è meglio che facciamo la settimana prossima, questa settimana abbiamo allenamenti di basket di continuo.'' mi risposero.
''Va bene.'' risposi.
Alla sera se ne andarono, rimasi sola, ma avevo in mente una cosa, che in poco tempo avrei fatto.
Andai in camera, presi un paio di leggins e una maglia scolata. Volevo andare in discoteca, cazzo, avevo 18 anni, un po' di divertimento e magari dimenticando per un istante'sto mondo che è bello come la merda.

Mi truccai e mi sciolsi i capelli, mi misi una giacca sottile, presi un tassì e andai. Andavo in una delle discoteche più celebre di Bronx.
Per tutto il viaggio guardai fuori dalla finestra, volevo divertirmi, ma non volevo fare qualche cazzata della quale poi me ne sarei pentita.
Scesi da quel tassì, entrai dentro la discoteca. Era piena di gente ''felice'', o perlomeno così sembrava. Cominciai a ballare, un ragazzo mi venne da dietro, mi prese per i fianchi e comincò a muoversi insieme al mio corpo, il suo corpo strusciava sul mio, e la mia mano continuava a far bere alla mia bocca alcoolici..


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Capitolo 3
*** Mi sono lasciata andare, lasciata andare fin troppo. ***


Avevo quelle mani lì, di non so chi, avvolte intorno alla mia pancia, stringevano forte. Quelle mani mi erano sconosciute, eppure trasmettevano tanto calore. L'alcool comminciava a possedermi, bicchiere dopo bicchiere, bevuta dopo bevuta, quel sconosciuto,quelle mani non fermavano le mie bevute. Continuava a stringermi, eppure io non sapevo nemmeno se quelle mani.. se il corpo, la mente e il cuore a cui appartenevano quelle mani mi conoscevano.
L'unica cosa che riuscii a dire fu:
''C-ch-chi se-sei tu?''
Non ebbi risposta.
Era buio, c'erano luci blu, verdi, gialle, arancioni, ma non c'era la luce di un colore che mi permetesse di vedere quel..quel lui.
E' che in fondo, io, nonostante tutto, speravo che fosse lui lo sconosciuto, speravo che il non conoscere le mani di quel lui era appunto perchè quel cazzo di Edward non l'avevo mai visto. Sapevo però anche che comunque non era lui, era impossibile. Sarei stata troppo felice, il mio cuore avrebe battuto troppo forte, sarebbe stato un regalo troppo grande, tutto ciò che sarebbe accaduto di conseguenza, se fosse stato lui sarebbe stato troppo bello, e il troppo rovina tutto, sempre.
Che poi se avrei avuto tutta quella felicità non avrei nemmeno saputo dirigerla, non avendola mai incontrata in tutti i miei 18 anni.
Ora..però, cominciavo a chiedermi: ''Perchè mi facevo sfiorare le mani di quel maniaco sulla pancia scolata, perchè? Perchè non mi giravo per vedere o cercare di vedere chi era, perchè? Perchè non insistevo con la mia domanda di chi fosse, perchè?''
Capii però che scoprire chi fosse avrebbe fatto male, perchè nonostante avevo bevuto tutti quei litri di alcoolici io amavo ancora quel Edward, perchè ci speravo troppo, ecco, di nuovo, 'sto troppo. Sarei rimasta delusa, nel vedere che quel lui non era lui, nel capire che il suo 'ciao' era un 'addio'.
''Vaffanculo all'amore, voglio divertirmi cazzo!'' Urlai.
Lui mi girò di scatto, mi ripeteva: ''E' questo che volevo sentirti dire!''
Cominciò a baciarmi, a toccarmi, a sfiorarmi. Appartenevo a lui, così sembrava.
Non era Edward, no, proprio per niente, ma ero ubriaca, il suo fascino mi attraeva.
Cominciò a prendermi in braccio e a spingermi verso il muro, continuava a toccarmi, toccare ogni parte del mio corpo, continuava a baciarmi, a mordermi le labbra. Ero totalmente presa da lui. Avrei voluto prendere e scappare, non volevo fare qualche cazzata,del tipo farmelo. Sarebbe stata la mia prima volta, non me ne ero fatta altri fin'ora, diciamo che ho sempre aspettato quello giusto. Magari poteva essere lui quello, giusto, ma non sapevo nemmeno il suo nome, non potevo farmelo, ma proprio no.
Era impossibile.
Mi prese e mi portò in una camera, era buio, qua le luci non c'erano, nemmeno quelle colorate. Mi baciava e pian piano mi tolse la maglietta, e io gli lasciavo fare. Sembravo una puttana in astinenza, ma non era così. Non c'era una giustificazione per la quale io gli permettevo tutto ciò, succedeva e basta, senza una spiegazione.
Mi tolse tutto, rimasi senza vestiti, e lui anche, lo stavamo facendo ed io ero felice.
Era uno sconosciuto che però sembrava una persona che conoscevo da sempre. Me lo scopai, ecco tutto. Lui continuava e continuava, sembrava una gara di sesso tra me e lui che era verso l'infinito e oltre. Lui mi alzò, mi diede un qualcosa che mi fecce sentire strana, in un mondo tutto mio.
E ogni volta che finivo quel qualcosa lui me ne dava ancora, ancora e ancora, e continuava a metetrmi il suo cazzo dapertutto.
Fino a quando i miei occhi si chiusero.

''Isabella, Isabella, Isabella ti prego, ti prego, apri gli occhi, Isabella te lo scongiuro!''
Sentivo ma non riuscivo a parlare, aprii gli occhi, ero dentro a un ospedale. La mia faccia era verso una finestra, fuori era buio, era sera. Ma non era quella sera. Non riuscivo, non volevo capire, o provare a capire quant'ero stata in quel letto. Dirissi la mia testa verso l'altra parte, c'era mia madre. Era disperata, aveva gli occhi che a poco a poco avrebbero voluto spegnersi per tutte le lacrime che aveva versato e continuava a versare.
''Sto bene ma..mma, tranquilla.''
''Che hai fatto Isabella, che hai combinato, che ti è successo Isabella?E' passato un solo giorno dal tuo compleanno e tu sei all'ospedale, dovresti ancora continuare a festeggiare ma spiegami cos'è accaduto, perchè ora sei qui?''
Odiavo gli interogatori di mia madre, non li digerivo proprio per niente.
Che quel figlio di puttana mi aveva sverginata e riempita di droga l'avevo capito, ma non l'avrei detto a mia madre, mi sarei inventata qualche cazzata, qualche scusa. C'era un problema però, per quale altro motivo si puo' stare un giorno senza svegliarsi, quasi in coma, in questo fottuta letto dell'ospedale se non per la droga? Ok, ci sono persone a cui succede ciò per un incidente, per una perdita di un familiare, per uno shok. E io che cazzo di shock ho avuto se non quello di essermi ubriacata e essermi fatta fottere da uno del quale nemmeno sapevo il nome(?).

''Mamma, mi sono mangiata un kebab, che mi ha provocato vomito continuo e dopo ciò sono svenuta e Rosalie, Victoria e Alice hanno chiamato l'ambulanza dato che erano da me a guardare un film, tranquilla.''
''Tu il kebab non la mangerai mai più, per tutta la tua vita, capito?!''
''Si mamma.''
Le mie amiche mi avrebbero capita e mi avrebbero difesa, come hanno sempre fatto.

Entrò mio padre o meglio il fidanzato di mia madre, ma va bene dopotutto lui si era preso cura di me più di quanto ha fatto il mio vero padre.
''Come stai Isabella?'' mi chiese.
''Bene pà, molto meglio.'' risposi.
''Cosa hanno detto i dottori?'' chiese mia madre a mio padre agitata.
''Hanno detto che ha preso qualcosa che non doveva prendere che però non riescono a capire cos'è, perchè ha una strana cosa nella pancia.'' rispose lui.
Una strana cosa nella pancia, mi chiesi(?) oh cazzo..
''Il kebab mamma vedi, tutta colpa di quei kebab.'' risposi con il mio solito falso sorriso.

Cazzo, avevo una ''strana cosa'' nella pancia, come disse mio padre. Ma che cazzo era?
Dopotutto, però, sentivo il bisogno della droga.
 

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