Postcards From Far Away

di Betelgeuse17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Remus ***
Capitolo 2: *** George ***
Capitolo 3: *** Sirius ***
Capitolo 4: *** Oliver ***
Capitolo 5: *** Neville ***
Capitolo 6: *** Rodolphus ***
Capitolo 7: *** Priscilla ***
Capitolo 8: *** Merope ***



Capitolo 1
*** Remus ***


Nota legale: Harry Potter © 19977, J.K. Rowling.
Il qui presente intreccio è da considerarsi proprietà esclusiva dell'autrice; pertanto, non può  essere riprodotto - totalmente o parzialmente - senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti: angst, lupi, autrici che soffrono
Note: Questa raccolta nasce per raccogliere tutte le flash su Harry che scriverò da qui a, tipo, l'eternità.


Pleine lune

Ad Alessandra,
perchè è una donna cazzuta anche se non riesce a masticare prosciutto secco come tabacco.
Perchè è stata la prima a credere in me, anche se ha tentato di farmi morire assiderata.
Perchè crede nel potere delle castagne.
Perchè è una grande fotografa, e questo lo dimostra.
Scusa se non so scrivere dediche in rima.
Ti voglio bene, donnaccia. Bazinga!


                                                                         Il buio e l'attesa hanno lo stesso colore
(Giorgio Faletti)


Aspetto. L’attendo. La Luna.
È una tiepida notte primaverile.
Simile a una di quelle tante che abbiamo condiviso, dietro alle mura del nostro dormitorio rosso-oro.
Mi ricorderò sempre il buio, le sigarette, il balcone. Le risate. E voi, gli amici.
Perché noi saremo sempre i Malandrini.
Insomma, Remus, svegliati, sono solo ricordi ammuffiti, stupida robaccia da cartolina.
Pensandoci, non so quando mi è presa. La paura della gente.
Credo di averla sempre avuta, fin da ragazzino, forse perché anche il sentimento era reciproco.
Sono sempre stato additato come il Mostro.
Però  voi, James, Sirius, Peter e Lily,  non me lo avete mai fatto pesare, mi avete fatto sentire accettato e amato.
Anche il dolore per un poco è svanito, si è appallottolato in fondo al cuore.
Ma ora sono solo; Ramoso e Lily sono stati uccisi da Colui-che-non-deve-mai-essere-nominato e di Peter non è rimasto che un dito, brutalmente strappatogli da Felpato, ma ormai non più degno di essere chiamato così. Ci ha traditi e ora marcirà ad Azkaban per questo.
E io?    
Esisto, che volete, esisto ancora, respiro.
Ma non sapete di me, dei miei occhi pesti, quando mi affaccio alla finestra ogni mattina.
Un fardello di pene si è aggiunto alla mia maledizione.
Il sole non mi scalda più come una volta.
Sembra impossibile ma a vent’anni sono diventato vecchio. E cinico.
Posso dir di aver provato tutto, l’amore, il dolore, e ho riso, ho visto il cielo di Hogwarts – e la vita- colorarsi di rosa all’alba, quando tutto dorme e nessun rumore, sen non il rubinetto del bagno che gocciola lento.
Come la vita. Una finzione.
Perché la vita è effimera, quando hai davvero tutto quello che si può desiderare, scivola via, rapida, e ti ritrovi così.
A guardare indietro.
Basta pensare. Eccola. È arrivata.
Forse questa notte si uccide.
Forse domani il peso di troppi ricordi ucciderà noi.


















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Capitolo 2
*** George ***


Storia quarta classificata e vincitrice del Premio Stile al Tumblr. The contest indetto da adamantina sul forum di Efp.

                                                                                                                                                  


Left


... Addio mio piccolo signore, che sognavi i treni e sapevi dov'era l'infinito.
Tutto quel che c'era io l'ho visto, guardando te.
E sono stata ovunque, stando con te.
E' una cosa che non riuscirò a spiegare mai a nessuno.
Ma è così. Me la porterò dietro, e sarà il mio segreto più bello.
(Alessandro Baricco)


Pioveva, ormai da ore. Forse giorni, il ragazzo non ricordava bene.
Non rammentava nemmeno il motivo per cui si fosse messo ad osservare le gocce lente che scivolavano lungo il vetro appannato. Forse per ignorare quelle, calde e salate, che scivolavano lungo le guance pallide con estenuante calma.
Con lo scopo di distrarsi dal dolore di un cuore ferito, martoriato, straziato, a metà.
Per  far finta di non sentire i singhiozzi che crescevano dal petto e, bruciando, si facevano  strada su per la gola.
George chiuse gli occhi, gettando la testa indietro  e sospirò.
«Mi dispiace Fred, stavolta non ce la faccio ad andare a sinistra».


Pioveva, ormai da ore. Forse giorni, il bambino non ricordava bene.
No, non spaventatevi, non era incominciato il Diluvio Universale, solo che  il nostro protagonista era piuttosto melodrammatico.
Non rammentava nemmeno il motivo per cui si fosse messo ad osservare le gocce lente che scivolavano lungo il vetro appannato.
Ma che poteva farci,  non c’era niente di meglio con cui impegnare il tempo in quelle condizioni, e con Mamma apprensiva in quella maniera.
Stufo però della sua amorfa condizione, il bimbo dai capelli rossi provò ad alzarsi, riuscendo a mettersi in piedi, ma sentendosi gli arti molli quasi quanto gli orribili sufflè di quella lontana zia Muriel,  fu costretto a rigettarsi sul letto, che cigolò, scricchiolante.
Per le mutande di Merlino, quanto odiava essere malato, pensò George tastando la superficie del comò alla ricerca del fazzoletto, mentre il materasso molleggiava ancora.
Soffiandosi il naso il piccolo iniziò ad elencare tutti  i difetti del buscarsi l’influenza, primo fa tutti il fatto che il simpatico malanno gli aveva impedito di andare con papà e gli altri a casa di zio Albert in Scozia, dove, a quanto pareva, non c’era una nuvola.
Immaginate la bellezza di giocare a Quidditch volando sopra le distese immacolate e verdissime e  gli specchi d’acqua rilucenti al sole!
Che fortunati i fratelli, non se ne rendevano conto e come li invidiava, continuò a pensare andando sempre più incontro alle braccia di Morfeo e accomodandosi sul cuscino.
Oltre all’invidia per lo spasso a lui negato, la cosa che più stava facendo arrabbiare George era che quello stupido del fratello gemello lo aveva abbandonato al suo infausto destino (che volete farci, era tragicamente teatrale…) e  così borbottando scivolò nel sonno.

«George, George!» i bambino aprì gli occhi, maledicendo lo sconosciuto e tentando di mettere a fuoco.
Vide un faccino uguale al suo, con tanto di occhi azzurri e efelidi, sogghignargli in faccia.
«Santa Morgana, ma cosa ci fai tu qui?» domandò sbalordito a Fred, che nel frattempo si era seduto sulla branda.
«Sono venuto a farti compagnia, ovvio. Guarda, ti lascio da solo nemmeno due giorni e al posto di un fratello mi ritrovo un’ameba. Ma ti rendi conto che avevi la casa tutta per te, con libero accesso addirittura alla camera di Charlie, e non ne hai approfittato? Dovresti imparare a guardare il lato positivo delle cose.
 E ora muoviti, che dobbiamo escogitare qualche scherzo a Percy, in Scozia è stato davvero daaaavero assillante».
George rise e assunse una posizione seduta, con la schiena appoggiata alla testiera del letto «Grazie Fred».
«Di niente…ah, zio dice: when nothing goes right.. go left!».
















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Capitolo 3
*** Sirius ***


It’s over

They have tied me to a stake; I cannot fly,
But bear-like I must fight the course.
(William Shakespeare)


Dolore. Sempre più aspro, sempre più intenso. Una Luce.
Un giovane Sirius Black si sente afferrare da una mano possente, strattonare i capelli con brutalità affinchè la testa si rivolga verso il bagliore di prima.
Il ragazzo fa fatica ad aprire gli occhi: le palpebre ricadono, pesanti e dolenti, ma è ancora forte Sirius, sì, ecco, con un ultimo sforzo li spalanca vittorioso e sgrana le magnetiche iridi grigie.
Cerca di mettere a fuoco; davanti a lui qualcosa – qualcuno - si  muove.
Ma aspetta, la chiazza colorata ed indaffarata che passeggia davanti al suo volto spaesato non è sola.
Finalmente Sirius riesce a distinguere gli individui davanti a lui. Auror, senza dubbio-...Cosa volet…-geme, il fiato spezzato da un colpo sulla schiena.
Crolla, piegato, mentre nella testa echeggiano parole d’accusa.
«Assassino»
«Li ha uccisi»
«Traditore!»
«Erano suoi amici».



Quanti anni sono passati, eh, Sirius?
Tredici, venti, forse più, trenta, quaranta.
Quanti anni hai?
Che importanza ha, qui, ormai.
In questa cella sudicia, così fredda, in un luogo abbandonato da qualsiasi Dio e  volutamente celato dagli uomini.
Perché Azkban è casa di reietti, infami, assassini.
Ma quando sono diventato uno di loro?
Mai, semplicemente.
Perchè posso essere definito in tanti modi – arrogante, stupido, impulsivo, una vera testa calda, come ai tempi di Hogwarts - ma non assassino.
Non sono il carnefice, ma la vittima.
D’accordo, siate liberi di non credermi, ma  proclamerò sempre fiero  il mio diritto alla libertà.
Nonostante tutti questi anni in cella ele sentenze, le torture, sarò sempre sicuro della mia innocenza.
E non mi piegherò mai davanti ai dissennatori, siatene certi, perché ad occhi chiusi, quando si illumina tutto, ricordo e il nel mio petto qualcosa s’alleggerisce.
E nella mia mente si fanno chiari i ricordi di voi, i miei Malandrini, le scorribande, gli allenamenti, i temi ricopiati, gli abbracci.
 I momenti più belli della  mia vita sono nuova linfa vitale. Energia stillante.
E sapete una cosa? Mi sembra di riessere lì, sulle rive del LAgo Nero, e mi sento di nuovo vivo.
Il matrimonio di James e Lily, la commozione, Harry. La sensazione di far parte di una famiglia, dopo aver abbandonato i Black senza rimpianti.
Oh, Harry, spero che qualcuno ti abbia raccontato dei tuoi genitori, di noi, di me.
Sogno che mi stia aspettando, piccolo. Quanto ho atteso, quanto, per poterti rivedere. Per conoscerti, per incrociare nuovamente gli occhi di Lily.
Ritrovare il sorriso di James.
Per spiegarti di non averli uccisi, perchè ho perso anch’io un pezzo d’anima quello stramaledetto giorno in cui sei scampato a Voldemort.

E’ giunto il momento.
Scappa Sirius, fuggi, corri fin quando le zampe non faranno male, sino al momento in cui sanguineranno, ma non ti fermare neanche allora, annaspa con le unghie, con i denti, fai leva sulla testa e spingi, e arriva dal piccolo Potter.
L’attesa è finita.






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Capitolo 4
*** Oliver ***


Troppo

After all its not easy

Banging your heart against some mad buggers
Wall
(Pink Floyd)


La mia ossessione mi sta lentamente corrodendo dentro.
E incendia, brucia. Del mio cuore non restano che ceneri.
Il petto è squarciato da questo tormento e le ferite non smettono di sanguinare.
Silenzio, silenzio, quanto dovrò attendere perché tu distrugga  nuovamente questo muro come hai fatto con la mia anima?
Sarei disposto a tutto, persino perdere questa fottutissima partita, ma non lo accetteresti.
No, perché sei stupido, dannatamente cocciuto ed orgoglioso.
Ma  dovevo immaginarmelo quando ho deciso di abbandonarmi a te.
Perché pensavo che, se si ha abbastanza fortuna, dolore a amore possono compensarsi, e allora sarà valsa la pena di tutti i sacrifici, delle bugie a famiglia ed amici, verrà dimenticato lo squallore di una relazione che non corrisponde ai canoni della società.
Non bisogna mai rinnegare se stessi, l’avevi detto tu.
Sei stato tu ad iniziare tutto; eri tu a rassicurarmi quando lo sconforto e il senso di colpa per qualcosa di sbagliato mi assaliva, rendendo le mie notti insonni.
Sarebbe andato tutto bene.
A te non è mai importato del giudizio degli altri, vero?  
Invece, ora che le voci girano, ti sei tirato indietro.
Cos’è, il perfetto Serpeverde ha paura che la reputazione gli sia rovinata da una relazione omosessuale?
Voldemort non lo vorrà più fra i suoi adepti?
Ma quando mi sono messo in gioco io andava bene, non è così?
Mi hai spinto ed intrappolato nella tua voragine di cazzate, e adesso eccomi qui, sospeso a mezz’aria, durante l’incontro più importante dell’anno, a fare i conti con i miei sentimenti.
Nessuno mi aveva raccontato che, se hai sfortuna, il desiderio può essere talmente elevato da trasformarsi in dolore così atroce da soffocare completamente la mente.  Per poi sfociare il rabbia.
Ho cambiato idea, sai, questa è la mia vittoria.
Anche se ti ho amato e ti amerò sempre troppo.
Tu invece non lo farai mai abbastanza, Marcus?

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Capitolo 5
*** Neville ***


It's too late


Che stupidi che siamo,
quanti inviti respinti, quanti...
quante frasi non dette,
quanti sguardi non ricambiati...
tante volte la vita ci passa accanto
e noi non ce ne accorgiamo nemmeno.
(Le fate ignoranti)

 
Rintoccavano a festa, le campane di una chiesina di campagna, simile a quelle tanto amate delle favole, dove la principessa corona il suo sogno d’amore con il damerino di turno.
Una piccola costruzione in pietra, immersa in un pascolo verde, addobbata con tripudi di corolle e festoni gialli, forse in maniera troppo vistosa,  oltre modo pacchiana, ma le persone riunite in quella saletta, solo per il semplice fatto di trovarsi lì, non avrebbero dovuto meravigliarsi. O disgustarsi.
In fondo la sposa lo trovava decisamente un bel colore, così beneaugurante.
Così simile ai suoi capelli, pensò l’uomo attraversando il corridoio, per prendere posto.
Inspirò a pieni polmoni; l’aria aveva un intenso profumo di fiori, sapeva di erba tagliata e, se ti soffermavi un attimo, ecco, sì, potevi percepire l’odore pungente del giornale appena stampato.
Le labbra dell’uomo si piegarono verso l’alto. Anni prima questo era l’aroma emanato da una fiala di Amorentia.            
Un sorriso malinconico il suo. Uno di quelli che nasce sulle labbra di persone che non hanno mai smesso di guardarsi indietro. Di bearsi nei baci scoloriti. Crogiolarsi nelle piaghe di vecchi rimpianti, auto convincendosi  di non aver mai sbagliato. Di aver sempre fatto la scelta giusta.
Di essere felici.
Ma tutte le convinzioni di Paciock stavano cadendo. Sapeva di non dover accettare il ruolo di testimone, rispondendo, con fin troppo entusiasmo al gufo di qualche mese prima. Ma dopo tutto quel tempo, chi avrebbe mai creduto che il solo fantasma della presenza di Luna avrebbe fatto risorgere sentimenti ormai assopiti? Di certo l’uomo aveva dimenticato gli scherzi che i Nargilli possono tirare.
E così, al vedere la sposa attraversare la navata rettangolare, a piedi nudi, tipico di lei, i suoi capelli biondi raccolti, diversi dalla chioma stopposa che ricordava, e quel sorriso che- ancora -illumina il mondo, il cuore di un Neville ormai adulto tornò ad essere come quello, dimenticato, del diciassettenne eroe della Guerra Magica. Lo sentì ripompare il sangue nelle vene. E soprattutto, ecco il suo amore rifar capolino dalle ceneri come la più splendente delle fenici.
Ma, nel vedere la sua Luna, pronunciare quel fatidico sì, qualcosa nel petto smise di battere per la seconda volta.
Si pentì di non averle mai rivelato ciò che sentiva. Non era un semplice amore adolescenziale, in cuor suo l’aveva sempre saputo. Aveva perso tante occasioni, troppe.  Se ne sarebbe dovuto rendere conto prima.
Non c’è niente di peggio del troppo tardi.




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Capitolo 6
*** Rodolphus ***


Storia terza classificata al contest Last minutes on Earth contest indetto da Rox_Malfoy sul forum di Efp.



Ma chère


Mai due estranei legati allo stesso destino furono
più estranei di noi.
(Oriana Fallaci)


Vertigini.
Vorrei  morire.
Accasciarmi al suolo, come fa il tuo corpo inerme in questo momento, mentre la tua voce, un latrato strozzato, un grido abortito, squarcia ancora l'aria.
Un battito di ciglia e non ci sei più. Un'altra maledizione viene scagliata nella mia direzione, si tratta di un sussurro lontano e ovattato.
Non lasciarmi, Bellatrix. Non lo fare, ti scongiuro.
Mi avresti già coperto di insulti, rimproverandomi di essere troppo sentimentale.
Quasi umano, oserei dire.
Non illuderti, non è amore questo, non lo è mai stato:  la fiamma si è spenta anni fa, lo stesso giorno delle nozze.
Fasciata in quell'abito di seta bianca, eri avvolta da una purezza che non ti è mai appartenuta, e io ero rimasto rapito da una bellezza feroce e spietata.
Quella notte, con la benedizione delle stelle sopra di noi, sei rimasta nuda sotto di me, i muscoli in tensione e un sorriso terribile ad accarezzarti le labbra. Lì ho capito che la scintilla dei tuoi occhi non ardeva per questo scialbo e debole Mangiamorte francese.
Inizialmente avevo pensato – sperato – in qualcosa di più.
Illuso.
Siamo stati insieme per non rimanere soli.
Insieme per essere ammirati.
Insieme per accontentare famiglie pressanti e troppo invadenti
Marito e moglie potenti, perfetti  e invidiabili agli occhi degli altri. Due estranei ai nostri.
I brividi risalgono ogni singola vertebra, il respiro è rotto e pesante, ma non è la passione di un cuore devastato, è paura.
Terrore di soffrire da solo, stavolta. Andrò avanti senza più sentire i tuoi deliranti monologhi sull’operato illuminato del Signore Oscuro, al riparo dal tuo folle culto della morte. Chi mi ripeterà di consolarmi, di non pensare, di agire, perché tutti i nostri crimini sono stati commessi per il Bene Superiore? Nel buio della notte erano il tuo sguardo febbrile, assoluto era il solo conforto.
Nessuno può suturarsi da solo le proprie ferite.
Dopo tutti questi anni, mi ritroverò faccia a faccia con la mia coscienza, sarò dichiarato colpevole nel mio stesso processo interiore, accusato da mio sguardo macchiato, inquinato, violentato da troppi orrori visti.
Nello specchio ci sarà solo un assassino come tanti altri, un uomo debole e codardo, burattino nelle mani della sua - non sei mia stata mia, come avresti potuto? - donna,  della casata, delle tenebre. Come farò ad alzarmi dal letto la mattina, come riuscirò ancora a sentirmi degno di ogni alba che mi sarà regalata, di ogni briciola d’aria che entrerà in questi polmoni?
Riesci a capirlo, Bella?
Non voglio vedere il Rodolphus corrotto da evanescenti sogni di gloria. Accecato dall’orribile follia che ha scatenato questa guerra.
Il lampo verde mi ha colpito in piena schiena, troppo concentrato a contemplare il tuo cadavere disteso sul pavimento.
Ha una strana compostezza, emana pace. Buffo, non è da te.
Sembri una persona migliore, defunta.
Vertigini.
Non provo dolore, forse è una specie di sollievo.
La morte arriva serena e tiepida.
È solo una vecchia amica.
Solo un vecchio amore.


Adieu, ma chère.

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Capitolo 7
*** Priscilla ***


Storia terza classificata al contest  Maschere. Perchè a volte l'apparenza inganna indetto da Earth e CrazyDancer.
S
toria quarta classificata  al contest Quello che a loro (non) piace indetto da StellaLontana sul forum di Efp.

 
Every teardrop is a waterfall


As we saw oh this light
I swear you, emerge blinking into
To tell me it’s alright
As we soar walls,
every siren is a symphony
And every tear’s a waterfall
Is a waterfall
Oh (Coldplay)


Sfoggi uno dei tuoi sorrisi migliori, mentre riveli a tuo marito la lieta novella.
Vuoto, ma pur sempre un sorriso.
Sei incinta.
Fissi  Godric, che ti guarda, titubante.
È felice. Dovresti esserlo anche tu, no?
Si avvicina. Incredulità, gioia, commozione? Cosa riesci a leggere nei suoi occhi?
Ti abbraccia, goffamente.
Poggi la testa nell’incavo del suo collo muscoloso, abbassando lo sguardo.
Ti stringi a lui, respiri il suo profumo, per cercare di saziare il tuo cuore affamato.
Ma cos’è che stai cercando, Priscilla?
“Amore” un sussurro, flebile, esce dalla bocca del tuo compagno.
Esatto.  Ora capisci ciò che vuoi, nulla è più complicato della sincerità, soprattutto quella verso se stessi. Niente fa più male.
Una lacrima, una sola, calda, solca la tua guancia pallida.
Vorresti urlare contro quell’uomo così ottuso che ti stringe al petto.
Lo disprezzi, con tutte le tue forza, e biasimi te stessa, per essere divenuta così debole. Il fantasma di quella donna orgogliosa e sprezzante che era stata Priscilla Corvonero, che nasconde il suo dolore –parola a te finora così estranea - dietro la maschera di abile strega, moglie felice, donna realizzata. Fondatrice di una nobile Casa, nota in tutto il mondo magico per il suo ingegno, la sua logica.                     
Ma non c’è razionalità nelle sensazioni che ti pervadono, che ti tolgono il sonno. Scappare, ecco la soluzione, correre lontano e ritrovarlo.
Ritrovare l’Amore della tua vita.
Ma se ne andato. Ti ha abbandonato, una bella mattina, e le promesse di una vita felice si sono srotolate sotto il cielo azzurro.
Sciolte come la tua fragile maschera di cartapesta in questo istante.
Ti rendi conto solo ora della tua commovente superbia.
In cuor tuo hai sempre sperato che tornasse. Ne eri sicura. Perché l’aveva detto.
Piangi, non vorresti, ma lo fai. Ti manca, desideri sia lì a ricordati che tutto andrà per il meglio.
Ma Salazar ha scelto di percorrere un cammino solitario.
Non c’era più posto per te.



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Capitolo 8
*** Merope ***


Storia quarta classificata al contest Chi è Merope Gaunt?, indetto sul forum di efp da GinevraCorvino, e vincitrice del Premio Originalità.
 


Into White

 
Nessuno vede il dolore nascosto dietro quello
strato bianco
(Alessandro D’Avenia)


Bianco. Cielo bianco, pesante.
È l’ultima immagine vista che ricordo, prima che le  fitte troppo intense mi facessero perdere i sensi.
Sono in un luogo chiuso ora, al sicuro e al caldo, dopo aver dato alla luce il mio bambino.
Forse è il dolore, o si tratta di allucinazioni date dalla stanchezza seguita al parto, ma immagini nitide si formano nella mia mente.
Eccomi, cammino, cammino sempre più veloce.
Corro, il vento freddo sul viso, il fiato corto, la pancia ingombrante di donna incinta.
Sto scappando via, lontano  dal ragazzo che ho amato e che ho ingannato, dalle sue parole crudeli e piene di rabbia e ribrezzo.
Che sciocca, che ho anche solo potuto pensare che il mio sentimento sarebbe stato corrisposto?
Appena è ritornato il sé, quando l’effetto dell’Amorentia è svanito, l’uomo della mia vita ci ha abbandonato.
Ha scacciato, dal misero appartamento che avevamo comprato vicino la stazione di Queensbury, me, la piccola, insignificante, sciatta Merope, e suo figlio, la creatura che portavo il grembo.
Apro piano gli occhi e vedo sfuocate, confuse, le sue manine tenere e bianche, come il cielo nella mia mente, che si tendono verso di me..
Tom, bambino mio adorato, ti chiamerai Tom, come il tuo papà. E sarai bello, simile a lui.
Mi vedo camminare ancora, ma questa volta è estate, e lo scenario che ricordo è il bosco, scuro e umido, dall'odore penetrante, dietro la casa di mio padre.
Cerco di allontanarmi per sempre da una famiglia che non ha mai conosciuto legami d’amore.
Mi gira la testa. Sento le forze mancare, scivolare via da questo corpo ossuto e pallido.
Sto per svenire. O morire?
Sì, potrei morire. Qui. In questo preciso batter di ciglia.
Trasformarmi in una statua di ghiaccio, come quelle che adornano la nostra bella Londra in questo freddo dicembre. O in una stella. Veglierò su di te, piccolo Tom.
Anche se sarò sempre la meno luminosa*.








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*Merope: Pleiade sposa di Sisifo, da cui ebbe Glauco e Ornizione. Dopo la sua morte fu posta come le sorelle nella costellazione delle Pleiadi ma, poiché aveva sposato un mortale, rimase la stella meno brillante.

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