Postcards From Far Away di Betelgeuse17 (/viewuser.php?uid=122207)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Remus ***
Capitolo 2: *** George ***
Capitolo 3: *** Sirius ***
Capitolo 4: *** Oliver ***
Capitolo 5: *** Neville ***
Capitolo 6: *** Rodolphus ***
Capitolo 7: *** Priscilla ***
Capitolo 8: *** Merope ***
Capitolo 1 *** Remus ***
Nota
legale:
Harry Potter © 19977, J.K. Rowling.
Il qui presente
intreccio è da considerarsi proprietà esclusiva
dell'autrice; pertanto, non può essere riprodotto
- totalmente o parzialmente - senza il consenso di quest'ultima.
Avvertimenti: angst, lupi, autrici che
soffrono
Note:
Questa
raccolta nasce per raccogliere tutte le flash su Harry che
scriverò da qui a, tipo, l'eternità.
Pleine lune
Ad
Alessandra,
perchè
è una donna cazzuta anche se non riesce a masticare
prosciutto secco come tabacco.
Perchè
è stata la prima a credere in me, anche se ha tentato di
farmi morire assiderata.
Perchè
crede nel potere delle castagne.
Perchè
è una grande fotografa, e questo lo dimostra.
Scusa
se non so scrivere dediche in rima.
Ti
voglio bene, donnaccia. Bazinga!
Il buio e l'attesa hanno lo stesso colore
(Giorgio Faletti)
Aspetto.
L’attendo. La Luna.
È una
tiepida notte primaverile.
Simile a una di quelle
tante che abbiamo condiviso, dietro alle mura del nostro dormitorio
rosso-oro.
Mi
ricorderò sempre il buio, le sigarette, il balcone. Le
risate. E voi, gli amici.
Perché noi
saremo sempre i Malandrini.
Insomma, Remus,
svegliati, sono solo ricordi ammuffiti, stupida robaccia da cartolina.
Pensandoci, non so
quando mi è presa. La paura della gente.
Credo di averla sempre
avuta, fin da ragazzino, forse perché anche il sentimento
era reciproco.
Sono sempre stato
additato come il Mostro.
Però
voi, James, Sirius, Peter e Lily, non me lo avete mai fatto
pesare, mi avete fatto sentire accettato e amato.
Anche il dolore per un
poco è svanito, si è appallottolato in fondo al
cuore.
Ma ora sono solo;
Ramoso e Lily sono stati uccisi da
Colui-che-non-deve-mai-essere-nominato e di Peter non è
rimasto che un dito, brutalmente strappatogli da Felpato, ma ormai non
più degno di essere chiamato così. Ci ha traditi
e ora marcirà ad Azkaban per questo.
E
io?
Esisto, che volete,
esisto ancora, respiro.
Ma non sapete di me,
dei miei occhi pesti, quando mi affaccio alla finestra ogni mattina.
Un fardello di pene si
è aggiunto alla mia maledizione.
Il sole non mi scalda
più come una volta.
Sembra impossibile ma
a vent’anni sono diventato vecchio. E cinico.
Posso dir di aver
provato tutto, l’amore, il dolore, e ho riso, ho visto il
cielo di Hogwarts – e la vita- colorarsi di rosa
all’alba, quando tutto dorme e nessun rumore, sen non il
rubinetto del bagno che gocciola lento.
Come la vita. Una
finzione.
Perché la
vita è effimera, quando hai davvero tutto quello che si
può desiderare, scivola via, rapida, e ti ritrovi
così.
A guardare indietro.
Basta pensare. Eccola.
È arrivata.
Forse questa notte si
uccide.
Forse domani il peso
di troppi ricordi ucciderà noi.
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Capitolo 2 *** George ***
Storia quarta classificata e
vincitrice del Premio Stile al Tumblr.
The contest indetto
da adamantina sul forum di Efp.
Left
... Addio mio piccolo signore,
che sognavi i treni e sapevi dov'era l'infinito.
Tutto quel che c'era
io l'ho visto, guardando te.
E sono stata ovunque,
stando con te.
E' una cosa che non
riuscirò a spiegare mai a nessuno.
Ma è
così. Me la porterò dietro, e sarà il
mio segreto più bello.
(Alessandro Baricco)
Pioveva, ormai da ore.
Forse giorni, il ragazzo non ricordava bene.
Non rammentava nemmeno
il motivo per cui si fosse messo ad osservare le gocce lente che
scivolavano lungo il vetro appannato. Forse per ignorare quelle, calde
e salate, che scivolavano lungo le guance pallide con estenuante calma.
Con lo scopo di
distrarsi dal dolore di un cuore ferito, martoriato, straziato, a
metà.
Per far
finta di non sentire i singhiozzi che crescevano dal petto e,
bruciando, si facevano strada su per la gola.
George chiuse gli
occhi, gettando la testa indietro e sospirò.
«Mi dispiace
Fred, stavolta non ce la faccio ad andare a sinistra».
Pioveva, ormai da ore.
Forse giorni, il bambino non ricordava bene.
No, non spaventatevi,
non era incominciato il Diluvio Universale, solo che il
nostro protagonista era piuttosto melodrammatico.
Non rammentava nemmeno
il motivo per cui si fosse messo ad osservare le gocce lente che
scivolavano lungo il vetro appannato.
Ma che poteva
farci, non c’era niente di meglio con cui impegnare
il tempo in quelle condizioni, e con Mamma apprensiva in quella maniera.
Stufo però
della sua amorfa condizione, il bimbo dai capelli rossi
provò ad alzarsi, riuscendo a mettersi in piedi, ma
sentendosi gli arti molli quasi quanto gli orribili sufflè
di quella lontana zia Muriel, fu costretto a rigettarsi sul
letto, che cigolò, scricchiolante.
Per le mutande di
Merlino, quanto odiava essere malato, pensò George tastando
la superficie del comò alla ricerca del fazzoletto, mentre
il materasso molleggiava ancora.
Soffiandosi il naso il
piccolo iniziò ad elencare tutti i difetti del
buscarsi l’influenza, primo fa tutti il fatto che il
simpatico malanno gli aveva impedito di andare con papà e
gli altri a casa di zio Albert in Scozia, dove, a quanto pareva, non
c’era una nuvola.
Immaginate la bellezza
di giocare a Quidditch volando sopra le distese immacolate e verdissime
e gli specchi d’acqua rilucenti al sole!
Che fortunati i
fratelli, non se ne rendevano conto e come li invidiava,
continuò a pensare andando sempre più incontro
alle braccia di Morfeo e accomodandosi sul cuscino.
Oltre
all’invidia per lo spasso a lui negato, la cosa che
più stava facendo arrabbiare George era che quello stupido
del fratello gemello lo aveva abbandonato al suo infausto destino (che
volete farci, era tragicamente teatrale…) e
così borbottando scivolò nel sonno.
«George,
George!» i bambino aprì gli occhi, maledicendo lo
sconosciuto e tentando di mettere a fuoco.
Vide un faccino uguale
al suo, con tanto di occhi azzurri e efelidi, sogghignargli in faccia.
«Santa
Morgana, ma cosa ci fai tu qui?» domandò
sbalordito a Fred, che nel frattempo si era seduto sulla branda.
«Sono venuto
a farti compagnia, ovvio. Guarda, ti lascio da solo nemmeno due giorni
e al posto di un fratello mi ritrovo un’ameba. Ma ti rendi
conto che avevi la casa tutta per te, con libero accesso addirittura
alla camera di Charlie, e non ne hai approfittato? Dovresti imparare a
guardare il lato positivo delle cose.
E ora
muoviti, che dobbiamo escogitare qualche scherzo a Percy, in Scozia
è stato davvero daaaavero assillante».
George rise e assunse
una posizione seduta, con la schiena appoggiata alla testiera del letto
«Grazie Fred».
«Di
niente…ah, zio dice: when
nothing goes right.. go left!».
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Capitolo 3 *** Sirius ***
It’s over
They
have tied me to a stake; I cannot fly,
But bear-like I must fight the course.
(William Shakespeare)
Dolore. Sempre
più aspro, sempre più intenso. Una Luce.
Un giovane Sirius
Black si sente afferrare da una mano possente, strattonare i capelli
con brutalità affinchè la testa si rivolga verso
il bagliore di prima.
Il ragazzo fa fatica
ad aprire gli occhi: le palpebre ricadono, pesanti e dolenti, ma
è ancora forte Sirius, sì, ecco, con un ultimo
sforzo li spalanca vittorioso e sgrana le magnetiche iridi grigie.
Cerca di mettere a
fuoco; davanti a lui qualcosa – qualcuno - si muove.
Ma aspetta, la chiazza
colorata ed indaffarata che passeggia davanti al suo volto spaesato non
è sola.
Finalmente Sirius
riesce a distinguere gli individui davanti a lui. Auror, senza
dubbio-...Cosa volet…-geme, il fiato spezzato da un colpo
sulla schiena.
Crolla, piegato,
mentre nella testa echeggiano parole d’accusa.
«Assassino»
«Li ha
uccisi»
«Traditore!»
«Erano suoi amici».
Quanti anni sono
passati, eh, Sirius?
Tredici, venti, forse
più, trenta, quaranta.
Quanti anni hai?
Che importanza ha,
qui, ormai.
In questa cella
sudicia, così fredda, in un luogo abbandonato da qualsiasi
Dio e volutamente celato dagli uomini.
Perché
Azkban è casa di reietti, infami, assassini.
Ma quando sono
diventato uno di loro?
Mai, semplicemente.
Perchè
posso essere definito in tanti modi – arrogante, stupido,
impulsivo, una vera testa calda, come ai tempi di Hogwarts - ma non
assassino.
Non sono il carnefice,
ma la vittima.
D’accordo,
siate liberi di non credermi, ma proclamerò sempre
fiero il mio diritto alla libertà.
Nonostante tutti
questi anni in cella ele sentenze, le torture, sarò sempre
sicuro della mia innocenza.
E non mi
piegherò mai davanti ai dissennatori, siatene certi,
perché ad occhi chiusi, quando si illumina tutto, ricordo e
il nel mio petto qualcosa s’alleggerisce.
E nella mia mente si
fanno chiari i ricordi di voi, i miei Malandrini, le scorribande, gli
allenamenti, i temi ricopiati, gli abbracci.
I momenti
più belli della mia vita sono nuova linfa vitale.
Energia stillante.
E sapete una cosa? Mi
sembra di riessere lì, sulle rive del LAgo Nero, e mi sento
di nuovo vivo.
Il matrimonio di James
e Lily, la commozione, Harry. La sensazione di far parte di una
famiglia, dopo aver abbandonato i Black senza rimpianti.
Oh, Harry, spero che
qualcuno ti abbia raccontato dei tuoi genitori, di noi, di me.
Sogno che mi stia
aspettando, piccolo. Quanto ho atteso, quanto, per poterti rivedere.
Per conoscerti, per incrociare nuovamente gli occhi di Lily.
Ritrovare il sorriso
di James.
Per spiegarti di non
averli uccisi, perchè ho perso anch’io un pezzo
d’anima quello stramaledetto giorno in cui sei scampato a
Voldemort.
E’ giunto il
momento.
Scappa Sirius, fuggi,
corri fin quando le zampe non faranno male, sino al momento in cui
sanguineranno, ma non ti fermare neanche allora, annaspa con le unghie,
con i denti, fai leva sulla testa e spingi, e arriva dal piccolo Potter.
L’attesa
è finita.
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Capitolo 4 *** Oliver ***
Troppo
After all its not easy
Banging your heart
against some mad buggers
Wall
(Pink Floyd)
La mia ossessione mi
sta lentamente corrodendo dentro.
E incendia, brucia.
Del mio cuore non restano che ceneri.
Il petto è
squarciato da questo tormento e le ferite non smettono di sanguinare.
Silenzio, silenzio,
quanto dovrò attendere perché tu
distrugga nuovamente questo muro come hai fatto con la mia
anima?
Sarei disposto a
tutto, persino perdere questa fottutissima partita, ma non lo
accetteresti.
No, perché
sei stupido, dannatamente cocciuto ed orgoglioso.
Ma dovevo
immaginarmelo quando ho deciso di abbandonarmi a te.
Perché
pensavo che, se si ha abbastanza fortuna, dolore a amore possono
compensarsi, e allora sarà valsa la pena di tutti i
sacrifici, delle bugie a famiglia ed amici, verrà
dimenticato lo squallore di una relazione che non corrisponde ai canoni
della società.
Non bisogna mai
rinnegare se stessi, l’avevi detto tu.
Sei stato tu ad
iniziare tutto; eri tu a rassicurarmi quando lo sconforto e il senso di
colpa per qualcosa di sbagliato mi assaliva, rendendo le mie notti
insonni.
Sarebbe andato tutto
bene.
A te non è
mai importato del giudizio degli altri, vero?
Invece, ora che le
voci girano, ti sei tirato indietro.
Cos’è,
il perfetto Serpeverde ha paura che la reputazione gli sia rovinata da
una relazione omosessuale?
Voldemort non lo
vorrà più fra i suoi adepti?
Ma quando mi sono
messo in gioco io andava bene, non è così?
Mi hai spinto ed
intrappolato nella tua voragine di cazzate, e adesso eccomi qui,
sospeso a mezz’aria, durante l’incontro
più importante dell’anno, a fare i conti con i
miei sentimenti.
Nessuno mi aveva
raccontato che, se hai sfortuna, il desiderio può essere
talmente elevato da trasformarsi in dolore così atroce da
soffocare completamente la mente. Per poi sfociare il rabbia.
Ho cambiato idea, sai,
questa è la mia vittoria.
Anche se ti ho amato e
ti amerò sempre troppo.
Tu invece non lo farai
mai abbastanza, Marcus?
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Capitolo 5 *** Neville ***
It's too late
Che stupidi che siamo,
quanti inviti respinti,
quanti...
quante frasi non dette,
quanti sguardi non
ricambiati...
tante volte la vita ci
passa accanto
e noi non ce ne
accorgiamo nemmeno.
(Le fate ignoranti)
Rintoccavano a festa,
le campane di una chiesina di campagna, simile a quelle tanto amate
delle favole, dove la principessa corona il suo sogno d’amore
con il damerino di turno.
Una piccola
costruzione in pietra, immersa in un pascolo verde, addobbata con
tripudi di corolle e festoni gialli, forse in maniera troppo
vistosa, oltre modo pacchiana, ma le persone riunite in
quella saletta, solo per il semplice fatto di trovarsi lì,
non avrebbero dovuto meravigliarsi. O disgustarsi.
In fondo la sposa lo
trovava decisamente un bel colore, così beneaugurante.
Così simile
ai suoi capelli, pensò l’uomo attraversando il
corridoio, per prendere posto.
Inspirò a
pieni polmoni; l’aria aveva un intenso profumo di fiori,
sapeva di erba tagliata e, se ti soffermavi un attimo, ecco,
sì, potevi percepire l’odore pungente del giornale
appena stampato.
Le labbra
dell’uomo si piegarono verso l’alto. Anni prima
questo era l’aroma emanato da una fiala di
Amorentia.
Un sorriso malinconico
il suo. Uno di quelli che nasce sulle labbra di persone che non hanno
mai smesso di guardarsi indietro. Di bearsi nei baci scoloriti.
Crogiolarsi nelle piaghe di vecchi rimpianti, auto
convincendosi di non aver mai sbagliato. Di aver sempre fatto
la scelta giusta.
Di essere felici.
Ma tutte le
convinzioni di Paciock stavano cadendo. Sapeva di non dover accettare
il ruolo di testimone, rispondendo, con fin troppo entusiasmo al gufo
di qualche mese prima. Ma dopo tutto quel tempo, chi avrebbe mai
creduto che il solo fantasma della presenza di Luna avrebbe fatto
risorgere sentimenti ormai assopiti? Di certo l’uomo aveva
dimenticato gli scherzi che i Nargilli possono tirare.
E così, al
vedere la sposa attraversare la navata rettangolare, a piedi nudi,
tipico di lei, i suoi capelli biondi raccolti, diversi dalla chioma
stopposa che ricordava, e quel sorriso che- ancora -illumina il mondo,
il cuore di un Neville ormai adulto tornò ad essere come
quello, dimenticato, del diciassettenne eroe della Guerra Magica. Lo
sentì ripompare il sangue nelle vene. E soprattutto, ecco il
suo amore rifar capolino dalle ceneri come la più splendente
delle fenici.
Ma, nel vedere la sua
Luna, pronunciare quel fatidico sì, qualcosa nel petto smise
di battere per la seconda volta.
Si pentì di
non averle mai rivelato ciò che sentiva. Non era un semplice
amore adolescenziale, in cuor suo l’aveva sempre saputo.
Aveva perso tante occasioni, troppe. Se ne sarebbe dovuto
rendere conto prima.
Non
c’è niente di peggio del troppo tardi.
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Capitolo 6 *** Rodolphus ***
Storia
terza classificata al contest Last minutes on Earth
contest indetto da Rox_Malfoy sul forum di Efp.
Ma
chère
Mai due
estranei legati allo stesso destino furono
più
estranei di noi.
(Oriana
Fallaci)
Vertigini.
Vorrei
morire.
Accasciarmi al suolo,
come fa il tuo corpo inerme in questo momento, mentre la tua voce, un
latrato strozzato, un grido abortito, squarcia ancora l'aria.
Un battito di ciglia e
non ci sei più. Un'altra maledizione viene scagliata nella
mia direzione, si tratta di un sussurro lontano e ovattato.
Non lasciarmi,
Bellatrix. Non lo fare, ti scongiuro.
Mi avresti
già coperto di insulti, rimproverandomi di essere troppo
sentimentale.
Quasi umano, oserei
dire.
Non illuderti, non
è amore questo, non lo è mai stato: la
fiamma si è spenta anni fa, lo stesso giorno delle nozze.
Fasciata in
quell'abito di seta bianca, eri avvolta da una purezza che non ti
è mai appartenuta, e io ero rimasto rapito da una bellezza
feroce e spietata.
Quella notte, con la
benedizione delle stelle sopra di noi, sei rimasta nuda sotto di me, i
muscoli in tensione e un sorriso terribile ad accarezzarti le labbra.
Lì ho capito che la scintilla dei tuoi occhi non ardeva per
questo scialbo e debole Mangiamorte francese.
Inizialmente avevo
pensato – sperato – in qualcosa di più.
Illuso.
Siamo stati insieme
per non rimanere soli.
Insieme per essere
ammirati.
Insieme per
accontentare famiglie pressanti e troppo invadenti
Marito e moglie
potenti, perfetti e invidiabili agli occhi degli altri. Due
estranei ai nostri.
I brividi risalgono
ogni singola vertebra, il respiro è rotto e pesante, ma non
è la passione di un cuore devastato, è paura.
Terrore di soffrire da
solo, stavolta. Andrò avanti senza più sentire i
tuoi deliranti monologhi sull’operato illuminato del Signore
Oscuro, al riparo dal tuo folle culto della morte. Chi mi
ripeterà di consolarmi, di non pensare, di agire,
perché tutti i nostri crimini sono stati commessi per il
Bene Superiore? Nel buio della notte erano il tuo sguardo febbrile,
assoluto era il solo conforto.
Nessuno può
suturarsi da solo le proprie ferite.
Dopo tutti questi
anni, mi ritroverò faccia a faccia con la mia coscienza,
sarò dichiarato colpevole nel mio stesso processo interiore,
accusato da mio sguardo macchiato, inquinato, violentato da troppi
orrori visti.
Nello specchio ci
sarà solo un assassino come tanti altri, un uomo debole e
codardo, burattino nelle mani della sua - non sei mia stata mia, come
avresti potuto? - donna, della casata, delle tenebre. Come
farò ad alzarmi dal letto la mattina, come
riuscirò ancora a sentirmi degno di ogni alba che mi
sarà regalata, di ogni briciola d’aria che
entrerà in questi polmoni?
Riesci a capirlo,
Bella?
Non voglio vedere il
Rodolphus corrotto da evanescenti sogni di gloria. Accecato
dall’orribile follia che ha scatenato questa guerra.
Il lampo verde mi ha
colpito in piena schiena, troppo concentrato a contemplare il tuo
cadavere disteso sul pavimento.
Ha una strana
compostezza, emana pace. Buffo, non è da te.
Sembri una persona
migliore, defunta.
Vertigini.
Non provo dolore,
forse è una specie di sollievo.
La morte arriva serena
e tiepida.
È solo una
vecchia amica.
Solo un vecchio amore.
Adieu, ma chère.
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Capitolo 7 *** Priscilla ***
Storia
terza classificata al contest Maschere.
Perchè a volte l'apparenza inganna indetto da
Earth e CrazyDancer.
Storia quarta classificata al contest Quello che a loro (non)
piace indetto da StellaLontana sul forum di Efp.
Every
teardrop is a waterfall
As we
saw oh this light
I swear you, emerge blinking into
To tell me it’s alright
As we soar walls,
every siren is a symphony
And every tear’s a waterfall
Is a waterfall
Oh (Coldplay)
Sfoggi uno dei tuoi sorrisi migliori, mentre riveli a tuo marito la
lieta novella.
Vuoto, ma pur sempre un sorriso.
Sei incinta.
Fissi Godric, che ti guarda, titubante.
È felice. Dovresti esserlo anche tu, no?
Si avvicina. Incredulità, gioia, commozione? Cosa riesci a
leggere nei suoi occhi?
Ti abbraccia, goffamente.
Poggi la testa nell’incavo del suo collo muscoloso,
abbassando lo sguardo.
Ti stringi a lui, respiri il suo profumo, per cercare di saziare il tuo
cuore affamato.
Ma cos’è che stai cercando, Priscilla?
“Amore”
un sussurro, flebile, esce dalla bocca del tuo compagno.
Esatto. Ora capisci ciò che vuoi, nulla
è più complicato della sincerità,
soprattutto quella verso se stessi. Niente fa più male.
Una lacrima, una sola, calda, solca la tua guancia pallida.
Vorresti urlare contro quell’uomo così ottuso che
ti stringe al petto.
Lo disprezzi, con tutte le tue forza, e biasimi te stessa, per essere
divenuta così debole. Il fantasma di quella donna orgogliosa
e sprezzante che era stata Priscilla Corvonero, che nasconde il suo
dolore –parola a te finora così estranea - dietro
la maschera di abile strega, moglie felice, donna realizzata.
Fondatrice di una nobile Casa, nota in tutto il mondo magico per il suo
ingegno, la sua
logica.
Ma non c’è razionalità nelle sensazioni
che ti pervadono, che ti tolgono il sonno. Scappare, ecco la soluzione,
correre lontano e ritrovarlo.
Ritrovare l’Amore della tua vita.
Ma se ne andato. Ti ha abbandonato, una bella mattina, e le promesse di
una vita felice si sono srotolate sotto il cielo azzurro.
Sciolte come la tua fragile maschera di cartapesta in questo istante.
Ti rendi conto solo ora della tua commovente superbia.
In cuor tuo hai sempre sperato che tornasse. Ne eri sicura.
Perché l’aveva detto.
Piangi, non vorresti, ma lo fai. Ti manca, desideri sia lì a
ricordati che tutto andrà per il meglio.
Ma Salazar ha scelto di percorrere un cammino solitario.
Non c’era più posto per te.
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Capitolo 8 *** Merope ***
Storia
quarta classificata al contest Chi è Merope
Gaunt?, indetto sul forum di efp da GinevraCorvino, e
vincitrice del Premio Originalità.
Into White
Nessuno
vede il dolore nascosto dietro quello
strato
bianco
(Alessandro
D’Avenia)
Bianco. Cielo bianco,
pesante.
È
l’ultima immagine vista che ricordo, prima che le
fitte troppo intense mi facessero perdere i sensi.
Sono in un luogo
chiuso ora, al sicuro e al caldo, dopo aver dato alla luce il mio
bambino.
Forse è il
dolore, o si tratta di allucinazioni date dalla stanchezza seguita al
parto, ma immagini nitide si formano nella mia mente.
Eccomi, cammino,
cammino sempre più veloce.
Corro, il vento freddo
sul viso, il fiato corto, la pancia ingombrante di donna incinta.
Sto scappando via,
lontano dal ragazzo che ho amato e che ho ingannato, dalle
sue parole crudeli e piene di rabbia e ribrezzo.
Che sciocca, che ho
anche solo potuto pensare che il mio sentimento sarebbe stato
corrisposto?
Appena è
ritornato il sé, quando l’effetto
dell’Amorentia è svanito, l’uomo della
mia vita ci ha abbandonato.
Ha scacciato, dal
misero appartamento che avevamo comprato vicino la stazione di
Queensbury, me, la piccola, insignificante, sciatta Merope, e suo
figlio, la creatura che portavo il grembo.
Apro piano gli occhi e
vedo sfuocate, confuse, le sue manine tenere e bianche, come il cielo
nella mia mente, che si tendono verso di me..
Tom, bambino mio
adorato, ti chiamerai Tom, come il tuo papà. E sarai bello,
simile a lui.
Mi vedo camminare
ancora, ma questa volta è estate, e lo scenario che ricordo
è il bosco, scuro e umido, dall'odore penetrante, dietro la
casa di mio padre.
Cerco di allontanarmi
per sempre da una famiglia che non ha mai conosciuto legami
d’amore.
Mi gira la testa.
Sento le forze mancare, scivolare via da questo corpo ossuto e pallido.
Sto per svenire. O
morire?
Sì, potrei
morire. Qui. In questo preciso batter di ciglia.
Trasformarmi in una
statua di ghiaccio, come quelle che adornano la nostra bella Londra in
questo freddo dicembre. O in una stella. Veglierò su di te,
piccolo Tom.
Anche se
sarò sempre la meno luminosa*.
.
*Merope: Pleiade sposa di
Sisifo, da cui ebbe Glauco e Ornizione. Dopo la sua morte fu posta come
le sorelle nella costellazione delle Pleiadi ma, poiché
aveva sposato un mortale, rimase la stella meno brillante.
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