UNHAPPY ANGEL

di Hotrod
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Intro ***
Capitolo 2: *** POSTO DI COMANDO ***
Capitolo 3: *** MY FRIENDS ***



Capitolo 1
*** Intro ***


Unhappy Angel

Unhappy Angel

Capitolo 1 INTRO

 

Ero ormai stipato all’interno dell’autobus. Saranno state le 7:45 di mattina e sembrava che lì dentro ci fosse il mondo. Tutta gente che andava al lavoro. Gente che aveva finito le vacanze e tornava alla sua triste routine. Come me.

Ronald Louis, 25 anni, impiegato della GR Trading Inc. Un grande e famoso gruppo di public relations che ha clienti in tutto il mondo. Nel tempo libero (cosa che purtroppo è abbastanza rara per gli impiegati dell’azienda e fra poco vi spiegherò perché) mi piace giocare con le mie vecchie console di videogiochi a casa: ho un Saturn, un Mega Drive e un Super Nintendo con tutti i giochi e tutti in ottimo stato. Inoltre in ufficio tengo anche un emulatore del Saturn sul PC per i momenti in cui, ad esempio finisco di lavorare. Ho un paio di giochi del Saturn in ufficio: li tengo in un doppio fondo del cassetto vicino alla scrivania. Lo so cosa state pensando: sono uno scansafatiche. Non è assolutamente vero. Solo questo: odio il mio lavoro ed ecco il perché. Il capo della filiale dell’azienda per cui lavoro è uno stronzo nel senso più ampio del termine, e tratta male la maggior parte degli impiegati per delle motivazioni insignificanti: io siccome ero l’impiegato più giovane, venivo caricato di lavoro, deriso e sbeffeggiato. Se solo avessi il coraggio di avvertire i piani alti se la prenderebbe sonoramente nel culo perché il numero di clienti diminuirebbe vertiginosamente: infatti, chi mai vorrebbe avere a che fare con un individuo del genere? Purtroppo tutti, perché è un ottimo attore e riesce a nascondere tutto quanto sparando stronzate del tipo “lavoro di squadra” oppure “la nostra azienda è come una famiglia”. Mi piacerebbe che qualcuno gli rovinasse la vita per sempre in qualche modo. Io pensavo di non riuscirci. Avevo un temperamento troppo docile; certo, mantenevo la calma ma la cosa mi faceva incazzare dentro. Mi trattenevo. Mi avrebbero detto che ero un angelo. Sì un ANGELO ARRABBIATO.

Potete chiamarmi come volete, ma più o meno quello è il soprannome che mi si addiceva di più.

Si profilava un’altra giornata di merda.

La numero 2138.

Avevo due pratiche da finire assegnatemi dal capo, che non avendo un cazzo da fare era venuto a rompere le scatole a me. A quanto pare per i dipendenti non nutriva molta simpatia, anzi non ne nutriva affatto. Dipendesse da me lo avrei mandato a fare in culo già da tempo. E non mi sarebbe dispiaciuto affatto vederlo per strada come un fottuto barbone mentre chiede l’elemosina. Penso che ci avrei goduto alla grande.

Piano piano, l’autobus si inoltrava nel centro cittadino e imbocca la strada che porta all’ufficio. Avevo tenuto lo sguardo fisso al pavimento per tutto il tempo, ma proprio in quell’istante lo alzai e vidi che davanti a me era seduta una ragazza. I miei occhi incrociarono il suo viso che in quel momento guardava altrove. Era davvero carina: aveva dei bei capelli castani lunghi e dei dolci occhi neri e indossava un impermeabile celeste. In quel momento si girò verso di me e mi guardò. Fui preso da un misto di paura e di imbarazzo. Di scatto presi il giornale e me lo misi davanti alla faccia a mo’ di muro: ero diventato rosso come un peperone. Non avevo il coraggio di farmi vedere in faccia, ero imbarazzatissimo. Abbassai un lembo per guardarla di nuovo e mi accorsi che mi guardò di nuovo e mi sorrise. Nello stesso istante, sentivo il cuore che batteva sempre più forte.

Cazzo, possibile che solo perché una ragazza mi ha guardato sorridendo debba quasi scoppiare?!

Però tutto sommato allo stesso momento mi piaceva che fosse successo tutto quello. Mi sentivo “diverso”. Più sveglio, un po’ più felice... Sarà forse, che per la prima volta in due anni stavo riuscendo ad andare al lavoro di buonumore?

 

Ecco il primo capitolo. Spero che vi piaccia. Ci sto lavorando su in modo da scriverne una decina. Allora, volevo giusto dire grazie a BigFut, Xbass e a tutti coloro che recensiranno questa storia. Infine dicevo che SEGA, i marchi delle console, dei giochi e dei personaggi sono tutti di proprietà dei rispettivi proprietari. Alla prossima puntata J

 

Scleroticamente vostro,

Hotrod.

 

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Capitolo 2
*** POSTO DI COMANDO ***


Unhappy Angel

Unhappy Angel

Capitolo 2 POSTO DI COMANDO

 

Nonostante la bella sensazione che provai, tenni il giornale davanti alla faccia per altri due minuti. Quando lo tolsi lei era già scesa perché il bus era già arrivato a destinazione. Io rimasi lì seduto al mio posto per qualche istante col giornale ormai stropicciato in mano. Mi rigirava nella testa il dolce viso e il sorriso di quella ragazza. Se solo non fossi così timido...

Questi pensieri mi giravano nella mente mentre scendevo dall’autobus ed entravo nel palazzo della GR Trading. Un classico grattacielo per uffici in vetrocemento. Non c’era ancora la macchina del capo parcheggiata fuori. Meglio così, almeno avrò qualche istante per respirare. Questi stronzi mi fanno così schifo: solo perché sono ricchi sfondati pensano che possono permettersi di arrivare al lavoro all’ora che gli pare.

“Ascensore fuori servizio, splendido... Mi tocca farmi le scale...

Non ero molto abituato a salire a piedi: soprattutto quando per raggiungere l’ufficio dovevo farmi 5 rampe di scale!

Finalmente arrivo e sprofondo nella poltrona. Sembrava proprio che il capo non fosse ancora arrivato: perfetto. In quel momento aprii il cassetto e diedi una rapida occhiata in giro prima di svelare il famoso doppio fondo in cui c’erano tutti i miei videogiochi del Saturn: tutta la serie di Sonic, Sega Rally, Virtua Fighter...

Dopo aver acceso il PC, aprii l’emulatore e inserii il CD: mi sembrava di tornare indietro quando avevo 13 anni e con questi giochi ci passavo i pomeriggi con i miei compagni di scuola; quando ancora non ero vittima di questo insulso “razzismo aziendale”e le uniche preoccupazioni erano i compiti a casa e lo studio. In questi momenti mi piace tornare bambino e anche pensare un po’ a me. Ma in uno di questi momenti, più precisamente mentre ero impegnato in un concitato livello di Sonic R, sentii un vocione dietro di me: “Partitina??”

Mi cagai addosso in maniera paurosa, diventando bianco come la candeggina: il capo era già qui?!

Neanche per sogno; quella voce era troppo nasale per essere la sua. Qualcuno si era divertito a farmi spaventare.

“Jacques! Porca puttana! Mi hai fatto cagare sotto!!”

Dietro di me, un ragazzo di 27 anni con un accenno di pizzetto che se la rideva alla grande.

Dai, stavo solo scherzando... Ti ho spaventato?”

“Sì! E mi hai anche fatto perdere la partita!”Lo spavento era tale che mi aveva fatto cadere dalla piattaforma: GAME OVER.

Sei caduto?”

“Sei cieco?! Vedi questa scritta?! Sai cosa vuol dire?! GAME OVER! Cioè, partita finita!”

“Dai, non prendertela. Sono sicuro che avrai tutto il tempo per riprovarci...

“Non credo proprio, signori miei!”Stavolta il vocione dietro di noi era quello del capo. Mi cagai addosso il doppio di prima. Porca zozza: ci aveva scoperti!

“Tu,escargot’”disse a Jacques “se non sbaglio, dovevi finire il bilancio delle ultime due settimane!”

Lui guardò il capo sudato: “Sì signore, è quasi ultimato”

“Molto bene, anche perché lo voglio sulla mia scrivania fra 30 minuti!”

Jacques filò verso la sua scrivania. Poi il capo si girò verso di me.

E tu matricola! Dove sono le due pratiche che ti avevo detto di sbrigare?”

“Non ho fatto in tempo, signor Ferguson”

“Ma davvero?”disse lui, mentre prendeva in mano la custodia del mio CD di Sonic “forse eri troppo impegnato a ottenere qualche bonus o sconfiggere un boss di fine livello?! Eh?! Mocciosetto?!”

In quel momento mi sentivo come uno scolaro a cui il maestro aveva appena sequestrato i giocattoli: avevo una gran paura che mi sequestrasse la roba! Poi appoggiò la custodia e puntò il suo dito contro di me.

“Stammi a sentire, piccolo foruncolo che cammina: qui non sei in sala giochi! Voglio le pratiche pronte per questo pomeriggio e in più mi preparerai anche una relazione sull’aumento dei profitti”

Prima di tornarsene nel suo ufficio tuonò di nuovo: “E ricorda che ti tengo d’occhio!”

Ecco qua, se esiste l’inferno questa è più meno la visione che ho.

Solo un assaggio di quello che succedeva ogni giorno in ufficio.

Ormai non potevo perdere altro tempo. Meglio chiudere l’emulatore e iniziare a lavorare. Almeno fino alla pausa pranzo delle 14,00. Ed erano appena le 8,15: si preannunciava una lunga mattinata...

 

Ed ecco il secondo capitolo! Come sempre, ringrazio Bigfut e Xbass e in anticipo tutti coloro che vorranno recensire questa storia! J Alla prossima puntata!

 

Scleroticamente vostro,

Hotrod

                                                 

 

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Capitolo 3
*** MY FRIENDS ***


Unhappy Angel

Unhappy Angel

Capitolo 2 MY FRIENDS

 

Ormai erano le 13:56. Solo altri quattro minuti e sarà il momento della tanto attesa pausa pranzo. Un attimo per staccare mi ci voleva proprio: ero solo a metà della mia giornata e mi sentivo stanco morto. Non vedevo l’ora di finire il lavoro. Anche perché non vedevo l’utilità della relazione sulla crescita dei profitti. Me l’avrà data per farmi sgobbare di più... come al solito... Io spero solo che quel figlio di puttana abbia una morte lenta e dolorosa.

Sembra un professore “vecchio stile” che si diverte a torturare gli studenti. Che carogna.

Ma non mi interessava in quel momento.

Stavo ancora pensando alla ragazza che ho visto sull’autobus: era troppo carina. Il solo pensiero mi faceva abbozzare un sorriso. Ero sicuro che aveva una voce dolce almeno quanto il suo viso; chissà se l’avrei mai sentita...

Purtroppo non avevo proprio la forza di rivolgerle la parola e mi sono messo il giornale davanti al viso come un coglione.

Io odio essere timido. Ma purtroppo questa era una delle mie caratteristiche principali....

Ed è soprattutto per questa ragione che sentivo che era meglio chiedere consiglio ai miei amici.

Dato che si tratta di persone speciali, tanto vale che ve li presento.

Il primo si chiama Jacques d’Alembert e l’avete già conosciuto in precedenza. Jacques è originario di Quebec, in Canada, ed è un grande appassionato di musica rock. Ama molto fare scherzi e ridere in compagnia, tanto che lo si potrebbe definire il mio totale opposto, in quanto è molto estroverso e aperto agli altri. Come me, anche lui era purtroppo vittima dei “divertimenti” del nostro capo. Infatti, viene continuamente soprannominato “escargot” perché il capo (stranamente) odia i francesi a morte e crede che Jacques lo sia. Ditemi se uno può avere più merda nel cervello di questo qui!? Non conosce il Canada!! Ma che cazzo di cartine geografiche compra?! Quelle dei Coco Pops!?

Comunque, per farla breve, Jacques potrei definirlo il mio miglior amico qui in ufficio. Ma non voglio trascurare gli altri due ch ho: Ibrahim Jones e Hirohito Kagata.

Ibrahim è afroamericano e molta gente lo scambia per un giocatore di basket: ha un fisico atletico e in effetti quando giochiamo a basket fra di noi se la cava bene. Anche lui è oggetto dei divertimenti del capo: “cioccolata”, “orso marrone”e “marron glacè” sono solo alcuni dei tanti soprannomi appioppati. La cosa lo fa incazzare da matti, ma si tratteneva per il semplice motivo che questo lavoro gli dava i soldi per pagare l’afitto del suo appartamento.

Hirohito è originario di Tokyo e purtroppo basta guardare il suo cognome per capire come mai il capo lo piglia per il culo. Il primo giorno che arrivò, il capo gli rise in faccia e gli disse: “Con un nome così saresti più adatto a sturare i cessi!”. Da quel giorno viene sempre umiliato a morte, nonché conosciuto anche con il “pittoresco” soprannome “uomo-cacca”. Tutti noi avevamo il comune obiettivo di escogitare qualcosa per distruggere completamente il nostro capo e fargliela pagare per tutto.

Ormai erano le 14:00. Pausa pranzo.

 

Ed eccoci al terzo capitolo! J Come sempre, ringrazio BigFut, Xbass e tutti coloro che vorranno recensire la mia storia!

Appuntamento al prossimo capitolo! Ciao!

 

Scleroticamente vostro,

Hotrod

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