Ogni battito del mio cuore di cloe cullen (/viewuser.php?uid=63641)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Oscar night ***
Capitolo 2: *** Destinazione paradiso ***
Capitolo 3: *** Love at first sight ***
Capitolo 4: *** The Pattinson method ***
Capitolo 5: *** Joy to the world ***
Capitolo 6: *** Just like us ***
Capitolo 7: *** The damned day ***
Capitolo 8: *** Family Bliss ***
Capitolo 9: *** You are my boyfriend ***
Capitolo 1 *** Oscar night ***
Oscar night
SORPRESA! :D
Indovinate
chi è qui, di nuovo, a proporvi un'altra super mega
fantastica storia?! *___* (sì, sì, la panna....).
Ebbene
sì. Forse non ci contavate più, forse molte di voi lo
sanno già (grazie Letizia.... -___-"), ma c'è poco da
dire...
Se non che noi siamo insieme e... JOY'S BACK!!! *____* awwwwwwww
ENJOY! *____*
PS: vi lasciamo ai vostri tripudi (tradotto in lingua comprensibile = festeggiamenti) di GIOIA! <3
PPS: nel
caso ci fosse qualcuno (pfft!) che non lo sapesse, questa FF è
un continuo della FF "Qui dove batte il cuore" :)
Ci leggiamo sotto ;)
CAPITOLO 1 (Fio)
OSCAR NIGHT
POV KRISTEN
“Perseguire
un obiettivo singolo; si riesce con il sorriso, l’abbandono della
rabbia, con una respirazione attiva, con lo stimolo dei cinque sensi,
guardando in alto, imitando chi si stima, favorendo il sonno,
riflettendo, delle piccole e delle grandi cose, che diventano chiare,
acquisite. Nel pensiero, nelle idee, nelle parole e nelle azioni
positive... Nella calma.”
“Papaaaaaaaaaaaaà, ho finiiiiiiiiiiiitoooooooooooo”.
Espirai l'intera riserva di fiato
che ero riuscita ad accumulare e, cercando di non perdere il controllo
e la concentrazione, tornai a rilassarmi.
“Lasciare
le sciocchezze, le frivolezze. Capire che ci sono quattro stadi:
conoscere, riflettere, sintetizzare, elaborare in modo creativo.”
“Papaaaaaaaaaaaaaà”
Storsi la bocca in una espressione
contrariata e disturbata. Mi concentrai sulla voce che veniva dallo
stereo, sul mio corpo, sul mio pancione.
Rilassati, Kristen. Rilassati.
Quasi a volermi rassicurare, il bimbo scalciò e sorrisi automaticamente. Era stato un bel calcio.
“La
memoria sia senza interferenza della mente e del ragionamento, senza
fatica fino all’entusiasmo; ma è ancora l’inizio,
poi si ha chiarezza, la coscienza di essere nel giusto.”
“PAPAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA'”
L'urlo quasi disumano di Joy mi
scosse la mente in modo definitivo; non sapevo se essere più
tentata dallo strangolare mia figlia, che aveva preso la brutta
abitudine di urlare, o mio marito che mi aveva detto espressamente di
rilassarmi, non fare nulla, perché tanto “Penso a tutto io, tranquilla!”
Cercai di fidarmi delle sue parole
ma combattere l'istinto di alzarmi dal letto e andare a vedere di cose
avesse bisogno Joy era difficile.
Proposi a me stessa di contare un minuto e decidere di conseguenza.
Dio, lo yoga diventava uno stress
fatto in quel modo. E, con quello che mi aspettava quella sera,
ulteriore stress era l'ultima cosa di cui avevo bisogno.
Cercai di non pensarci.
Respirai ed espirai mentre la musica rilassante invadeva la camera e io iniziavo a contare mentalmente i sessanta secondi.
Aprii gli occhi e, nonostante fosse impossibile non sentire Joy, feci attenzione ad ogni suono fuori.
Niente.
Chiusi gli occhi sollevata,
beandomi di trovare nuovamente un po' di pace, quando sentii la porta
schiudersi e scricchiolare fastidiosamente.
Stavolta il respiro divenne una specie di sbuffo, strinsi le mani attorno alle ginocchia e chiusi gli occhi più forte.
“Rob... la porta...”
Sapeva quanto mi dava fastidio
essere distratta, soprattutto dal momento in cui era stato lui stesso a
presentarsi con un kit di corso potenziato di yoga, semplice e pratico,
con tanto di videocassetta e dischi di signorine dalla voce sensuale.
Quando l'avevo fatto notare a Rob
lui aveva detto che, ovviamente, per lui non erano affatto sexy ma
aveva rifiutato la mia proposta di trovare un corso tenuto da un uomo.
La porta scricchiolò ancora.
Ero sul punto di perdere tutta la concentrazione guadagnata finora e
saltargli addosso quando la voce che mi arrivò fu un'altra.
“Mami...”
Aprii gli occhi di scatto e voltai
il capo verso l'entrata. La mia bambina era lì, la porta chiusa
lasciava intravedere solo il suo faccino che sembrava mortificato per
avermi interrotto.
“Joy, amore. Che succede?” le chiesi prima di abbandonare la posizione accovacciata che avevo assunto.
Lei, in risposta, spinse un po' la
porta lasciandola aprirsi completamente e mostrandomi il suo stato, con
i pantaloni e le mutandine abbassate e la farfallina che si intravedeva
dalla maglia non troppo lunga.
“Oh...” facendo forza contro il materasso mi misi in piedi e la raggiunsi.
Dall'alto, con quella pancia di sette mesi, quasi non riuscivo a vederla.
Mi chinai alla sua altezza. “Amore, dov'è papà?”
“Non lo to”
scrollò le spalle. “No lipponde e io avevo finito...
Pelò non sono liussita a pulilmi...”
Un sorriso abortì sulle mie
labbra quando mi fece vedere le mani che reggevano un po' di carta
igienica. Peccato che non fosse solo quella ad essere sporca.
“Oh, Joy...” storsi la
bocca cercando di non vomitare. Non che si sentisse la puzza o che non
avessi mai visto della cacca prima d'ora ma in gravidanza ero
ipersensibile ad alcune cose, e questa era una di quelle.
“Potto accalezzale il flatellino?”
Vidi le sue mani avvicinarsi pericolosamente alla mia pancia e riuscii a fermarle appena in tempo.
“No!” quasi urlai bloccandole nelle mie. “Ce le laviamo prima, okay?” le sorrisi.
Scrollò di nuovo le spalle.
“Okay...” acconsentì per poi allungare le braccia
verso l'alto quando io mi fui rialzata.
Oh-oh.
“Amore, la mamma non ce la fa a prenderti in braccio...”
“Ti plego”
riprovò ma il medico era stato chiaro. Non avrei dovuto fare
sforzi per tutto il corso della gravidanza e non avevo intenzione di
rischiare per un capriccio di Joy. Poteva benissimo fare a piedi quei
cinque passi che ci separavano dal bagno.
“Andiamo, su.” dissi,
risoluta, prendendola per i polsi e facendola camminare avanti a me.
Risi quando vidi un pezzo di carta igienica penzolare dal suo sederino.
Quando fu di nuovo pulita e
profumata le aggiustai i capelli e mi abbassai per scoccarle un bacio
sulla guancia. Lei si buttò su di me per abbracciarmi facendomi
sbilanciare e cadere per terra.
Per fortuna ero così vicina
al pavimento da non aver avvertito il minimo dolore ma ciò non
impedì a Rob di urlare preoccupato e terrorizzato.
Lo sentii correre su per le scale e precipitarsi verso di noi.
“Kristen! Che è successo?”
Riuscii a percepire il terrore
nella sua voce, tirò un sospiro di sollievo solo quando ci fu
accanto e vide che ridevo e stavo perfettamente bene.
“Cavolo Kris, devi per forza
farmi crepare di paura così?” sospirò rilassato
mentre mi porgeva le mani e mi aiutava ad alzarmi.
“Papi ma dov'eli?”
“Già, dov'eri? Ho
dovuto ripulire le mani di tua figlia dai suoi stessi escrementi
perché qualcuno che ha tanto insistito di badare a lei, mentre
io mi prendevo tutto il tempo per rilassarmi, non l'ha fatto...”
“Oh, chiedo scusa.” fu
la sia unica risposta mentre prendeva in braccio Joy che si stringeva a
lui prendendosi le coccole che aveva desiderato da me ma che non avevo
potuto darle.
“Bè, allora dov'eri?” chiesi di nuovo visto che non avevo ottenuto risposta.
“Come ti senti?”
“Bene. Dov'eri?”
“Il piccolo?”
“Sta bene, Rob. Non eludere
la mia domanda o inizierò a pensare che hai un'amante che ti
aspetta dietro il vialetto...”
“Certo, e io avrei aspettato
un anno e mezzo che ti liberassi da quella scimmia e ti accorgessi di
me, ti avrei sposata dopo aver messo al mondo la bimba più bella
del mondo, aspettato un altro paio d'anni per ingravidarti di nuovo
solo per il gusto di farmi una scappatella con la postina...”
“Il nostro postino è maschio...” gli feci notare.
“Appunto, Kristen. Le uniche donne della mia vita sono qui, tutte e tre.”
Sorridemmo insieme e lui mi attirò a sé.
“No vi capisco quando pallate cotì...”
Joy, tra le braccia di Rob, fece scontrare i nostri visi per un bacio a stampo.
“Pelò mi piase quando
vi basate.” ci mostrò il suo sorriso sdentato, complice
della sua s moscia. “Zio Tom dise che lo fate sempe... “
Sia io che Rob ridemmo e lo stimolo giunse prima ancora che potessi finire di ridere.
“Con permesso, la gravida avrebbe bisogno di fare una pipì.”
“Ti serve aiuto?”
Non avrebbe mai imparato.
“Oh, si! Facciamo
così. Joy mi abbassa i pantaloni, tu le mutande e poi mi porgi
le tue dolci manine così posso riempirle col mio caldo e
invitante liquido, che dici?”
“Siiiii fazzamolooooo” esultò Joy che, della cosa, doveva aver solo immaginato che sarebbe stato divertente.
Rob strizzò un occhio e
sorrise. “Ok, scusa. Non voglio interrompere un momento tanto
importante tra madre e figlia” aggiunse serio solleticando il mio
pancione e guardandolo con sguardo adorante. Lo sguardo che riservava
solo a me e a Joy. E ora al piccolo che da sette mesi cresceva in me,
in noi.
“Continui ad essere convinto che sia una femmina, eh?”
“Sicuro. Solo le donne sono così preziose.”
Sorrisi sulle sue labbra che si posavano sulle mie per un altro bacio.
“Papi mi fai fale
l'aloplanooo?” stavolta fu Joy stessa ad interromperci ma Rob
continuò a baciarmi per un'altra manciata di secondi facendomi
dimenticare ogni cosa.
La mia domanda, il mio bisogno del bagno e l'ansia per quella sera.
L'effetto durò solo per qualche secondo purtroppo perché, due ore dopo, ero sull'orlo di una crisi di nervi.
“Non può essere sparita!” sbraitai rovistando in ogni cassetto.
Joy mi guardava curiosa mentre,
accovacciata sul letto, era intenta a coccolare Bear e Cake. Grazie a
Dio aveva imparato a farlo senza tirar loro le code o le orecchie.
C'era voluto un po' per farle capire quello che poteva o non poteva
fare con loro ma ne era valsa la pena visto che ora era completamente a
suo agio con gli animali che, tanto per cambiare, stavano sul nostro
letto.
Rob si sarebbe arrabbiato da
morire. Non voleva che qualsiasi forma di pelo fosse a contatto con
superfici delicate, soprattutto se si trattava del piumone sotto cui
dormivamo ogni sera.
Avevamo toccato quel tasto dolente
anche quando aspettavo Joy e non voleva che mi avvicinassi a Jella ma
ora, come se potesse essere possibile, era ancora più protettivo
e pignolo.
Quando entrò in camera notai
subito i suoi occhi diventare due palle enormi quando vide gli animali
sul letto ma non gli diedi il tempo di adirarsi perché mi
scagliai contro di lui.
“Tu!” lo minaccia col dito e col pancione. “Dove hai messo la mia maglia?”
“Quale maglia?”
“Quella con i lupi sopra.”
“Non l'ho vista in giro.”
“Stai mentendo. Te lo leggo
negli occhi, Rob. Hai sempre adorato quella maglia ma non ti è
mai andata. Che fine le hai fatto fare? Te la sei messa e l'hai
stracciata? Eh?”
Il mio tono iniziava ad essere ridicolo.
“Kristen, ti giuro che non ho fatto niente alla tua maglia.”
“E allora dov'è finita?”
“Non lo so!”
“L'hai presa tu, lo so.” insistetti, cocciuta.
“Non ho preso niente, Kris.”
“Allora dev'esserci qualche
presenza in casa perché non è possibile che le cose
spariscano così!”
“Devi averle dimenticate a Londra...”
“No, no. Ci siamo stati un mese fa a Londra. Queste cose non le trovo da qualche giorno!”
“Magari ti sbagli...”
“Rob, sono incinta. Non sono idiota. Sono sparite diverse maglie e anche un paio di jeans.”
“Ma se metti sempre lo stesso”
“Perché gli altri sono
spariti! Non trovo nemmeno le converse bianche!”. D'improvviso mi
voltai verso Joy con sguardo indagatore ma non notai alcun segno di
colpevolezza sul suo viso.
“Io non ho fatto nente” si limitò a dire e capii dal suo sguardo sicuro che era la verità.
“Che devi farci con quella
maglia e le converse?” Rob sembrava non capire la gravità
della situazione. Lo fulminai con uno sguardo.
“I coriandoli.” sbottai acida e ironica. “Indossarle, Rob. Che credi?”
“Kristen, siamo a Febbraio. Quella maglia è leggera.”
“Non mi importa! E' larga e mi va comoda e non mi fa sentire una balena.”
“Amore, non sei una balena. Dovrò ripetertelo ogni volta che aspetterai un bambino?”
“Vacci piano, amico. Non
metterti contro di me oggi. Sono incinta, sono in ansia, sono
terrorizzata e non voglio andare a quel cazzo di evento vestita rosa
confetto.”
“Kristen, stai scherzando?”
“No!”
“Dobbiamo andarci.”
“No, non dobbiamo. Dove sta scritto?”
“Sui nostri inviti.”
“Bruciali.”
“Kristen sei nominata a un Oscar, ti rendi conto?”
“NO!” urlai nervosissima. “Cioè, sì. Insomma, lo sono?”
“Che vuoi dire?”
Sospirai. “Oh ma che ne so, Rob! Non so se ce la faccio ad andare lì... e...”
“Accettare una sconfitta?”
“Accettare una
vittoria...” fui costretta a confessare mettendo a nudo le mie
paure, nonostante fossi sicura che Rob le conoscesse già. Si
avvicinò a me quando dovette sentirsi salvo da un mio eventuale
attacco alla gola. Mi posò le mani sulle spalle e si mise dietro
di me. Con estrema calma e con la precisione di un vero istruttore di
yoga fece scivolare le sue mani lungo le mie braccia nude in movimenti
continui e cadenzati. Le sue dita sembravano essere nate per il mio
corpo e la mia pelle era così sensibile che divenne subito d'oca
al suo tocco.
“Chiudi gli occhi.” sussurrò Rob al mio orecchio.
Chiusi gli occhi cercando di respirare bene e di rilassarmi.
“Ora ripeti dopo di me: Io.”
“Io.”
“Sono.”
“Sono.”
“Una fantastica attrice.”
“Rob...” alzai gli occhi al cielo.
“Ripetilo.”
“Una fantastica attrice.” quasi sbuffai.
“Bene, ora dillo tutto d'un fiato.”
“Rob, per cortesia...”
“Fallo.”
Mmm...
“Io sono una fantastica attrice.” lo accontentai sentendomi una perfetta idiota egocentrica.
“Perfetto. Ora continua a ripeterlo finché non te ne convinci tu stessa!”
Non gli dissi di quanto mi sentissi
idiota nel farlo però davvero continuavo a ripeterlo a me
stessa, almeno mentalmente, mentre le mani di Rob erano scese sul
pancione, il mio punto debole ormai, abbassando ogni mia difesa, e con
le sue labbra che assaggiavano piano il mio collo avrei potuto credere
a qualsiasi cosa.
“Mmm...” mugolai
sentendo un'improvvisa voglia di lui. Strinsi le mie mani nelle sue,
sopra la mia pancia, ma dovetti davvero trattenermi quando ricordai che
Joy era ancora nella stanza con noi e che, inoltre...
“E' tardi. Dobbiamo andare.”
Rob anticipò i miei pensieri riportando alla luce l'ansia.
“Okay...” riuscii a sussurrare con voce rotta dalla voglia che avevo di lui.
“Hai intenzione di venire in reggiseno o...?”
“Posso mettermi una maglietta?”
“Fino a casa dei tuoi genitori, sì.”
“Posso metterla anche stasera?”
Mi volta circondando le mie braccia
attorno al suo collo e sentendo il contatto caldo che la sua felpa
creava contro il mio pancione.
“No...”
“Perché no? Io ti piaccio anche in jeans e maglietta...”
“Se è per questo mi
piaci ancora di più senza vestiti ma ciò non ti autorizza
ad andare nuda per strada.”
“Sarebbe divertente! Potrei affittare un cavallo e protestare per qualcosa, tipo Lady Godiva!”
“Sarebbe perfetto solo se l'unico spettatore fossi io.”
Mi strinse a sé e mi aggrappai a lui ancora più forte.
“Ma dove sono finite le mie maglie, allora?” piagnucolai sul suo collo mentre mi cullava.
“Te l'ho detto, le avrai lasciate a Londra...”
Sospirai, iniziando a convincermi che fosse la verità. “Sì, forse hai ragione tu...”
Mi prese il viso tra le mani e mi baciò. “Vestiti. Io e Joy sistemiamo le bestie.”
“Pappaaaaaaaaaaa” urlò Joy che non si era lasciata sfuggire le parole di Rob.
Bear e Cake saltarono giù
dal letto a quella parola e in due secondi furono in fondo alle scale.
Rob sorrise e fermò Joy prima che facesse la stessa fine.
“Dove corri tu?” disse
con tono minaccioso caricandosela sulle spalle e causando una sua lunga
risata che mi accompagnò per molto. Potevo sentirla riecheggiare
nella casa, dal piano di sotto, scaldarmi il cuore e darmi la forza di
affrontare tutto.
Avrei portato quella risata con me
quella sera e ne sarei uscita viva, pensai sorridendo, ma dovetti
ricredermi quando, ormai in macchina, Joy si ammutolì
completamente.
“Amore, che succede?” le chiesi portando un dito sotto il suo mento chino.
Aveva lo sguardo triste.
“Pecchè non posso
venile co voi?” sussurrò con voce flebile mentre le dita
stringevano forte il suo peluche.
Oh...
Lanciai un'occhiata a Rob sperando che fosse lui a parlarle approfittando del potere che aveva su di lei.
“Hey, vieni qui...” bisbigliò prendendola dal seggiolino e portandola sulle sue gambe.
Joy continuò a tenere il viso basso mentre le dita stringevano la maglietta di Rob.
“Amore, ne abbiamo già parlato, ricordi?”
Joy annuì poco convinta.
“Sei ancora piccola piccola
per queste cose e lì ci sono tanti grandi e non potresti giocare
con nessuno. Invece dai nonni ci sono gli zii, c'è Jella, non
vuoi giocare con lei?”.
Sospirò pesantemente alzando le spalle.
“Ma poi mi venite a plendele?”
“Certo che ti veniamo a
prendere. Ti prometto che ti sveglierai nel tuo lettino”
intervenni io prendendole la manina e sorridendole. “Okay?”
“Okay...” sussurrò infine col morale ancora a terra.
Lanciai un'occhiata a Rob, incerto
quanto me. Non riuscivo a capire da dove nascessero tutte quelle
piccole paure. Joy era sempre stata molto attaccata a noi ma non aveva
mai fatto storie per andare dai miei genitori. Immaginai che l'aver
passato quegli ultimi sette mesi sempre con lei, lontani dal lavoro e
dagli impegni, avesse influito sulla cosa.
Mi chiesi cosa potesse passarle per
la testa per tutto il resto del viaggio fino a Los Angeles; non mi resi
nemmeno conto che eravamo arrivati finché la macchina non fu
ferma.
Scesi per prima salutando i miei
genitori che erano già fuori ad aspettarci. Rob mi seguì
e stava per far scendere Joy quando lei puntò i piedi in
macchina e allungò le braccia verso di me.
“Voio la mamma.”
“No, tesoro. La mamma non ce la fa. Ti prendo io.”
“Nooooo, voio
mammaaaaa.” iniziò a sbattere i piedi a terra e fu
istintivo per me avvicinarmi a lei e allungare le braccia per prenderla
in braccio ma Rob me lo impedì.
“No, Kristen. Deve capire. Joy, basta. La mamma non può prenderti.”
Rob cercò di prenderla ma lei ritirò le braccia e assunse un'espressione tra il triste e il deluso.
“Non puoi fale più
nente con me!” urlò scoppiando a piangere e, saltando
giù dalla macchina, ci superò e corse da mio padre.
Si buttò tra le sue braccia e si lasciò cullare mentre Rob ed io ci scambiavamo uno sguardo perplesso.
“Ci penso io...” disse
Rob dirigendosi verso mio padre e prendendo Joy dalle sue braccia.
Iniziò a sussurrarle qualcosa che non riuscii a sentire per poi
portarla dentro casa.
“Ma che succede?” chiesero i miei genitori all'unisono.
“Vorrei tanto saperlo...” fu la mia unica e onesta risposta.
Avrei tanto voluto saperlo.
“Come ti senti per stasera?”
Ora peggio di prima. Una merda.
“Normale...” scrollai
le spalle fingendo indifferenza ma i miei genitori mi conoscevano bene,
così bene da non chiedermi né dirmi nient'altro se non:
“Andrà tutto bene.”
Sospirai stanca e preoccupata
finché non vidi Rob uscire di nuovo con Joy in braccio. Sembrava
più calma ora ma quando si avvicinarono a noi...
“Dai, saluta la mamma.”
“No” ribatté lei
stringendo le braccia attorno al collo di Rob e nascondendo il viso.
“Non la voio più!”
Per un secondo, per quattro parole, mi si ruppe il cuore.
Non mi voleva più. Non mi voleva più ora, non mi voleva più come mamma?
“Joy!” la riprese Rob ma lei non mosse un capello.
“Ragazzi, dobbiamo andare o faremo tardi.”
Mio padre, responsabile tecnico, si
sarebbe unito a noi così da non dover andare con due macchine.
Ormai eravamo liberi di uscire senza terrore ma per eventi del genere
Rob preferiva ancora avere due guardie del corpo e una macchina che ci
accompagnasse e ci venisse a prendere.
Rob passò Joy a mia madre. Di nuovo nascose il suo viso senza darmi la possibilità di vederlo.
“Le passerà.” bisbigliarono Rob e mia madre nello stesso istante e pensai che era vero.
Non era la fine del mondo.
Le sarebbe passata sicuramente,
mentre io ancora non sapevo se e come avrei passato quella serata ora
che non avevo nessuna risata a cui aggrapparmi.
“Non mi lasciare!” sussurrai con voce stridula afferrando la mano di Rob che stava per allontanarsi da me.
Lui sorrise quasi divertito. “Kris, andrà tutto bene.”
Perché sembravano esserne tutti convinti tranne io?
Lo guardai ancora terrorizzata di
restare da sola. Non ero pronta ad affrontare tutto questo, non a
ventitré anni. Non ora. Non senza di lui.
Okay, forse la gravidanza mi stava
trasformando in un melodramma vivente. In fondo si trattava di stare
separati solo un paio d'ore per organizzare il trucco, i capelli, il
vestito e... Oddio, non ce l'avrei mai fatta.
Rob tornò verso di me e mi carezzò una guancia.
“Che c'è?”
“Non mi va di stare senza di
te...” sussurrai storcendo il naso per le mie stesse parole. Da
quando ero così dipendente da lui? Certo, Rob era sempre stato
il mio cavaliere, da sempre. Da quando avevo diciassette anni non aveva
fatto altro che venire in mio soccorso quando non sapevo cosa dire,
quando l'ansia prendeva possesso di me. Mi bastava sussurrare il suo
nome e lui era lì, anche solo per dirmi che ero bellissima.
“Ti sei vista, Kristen?
Centinaia di donne vorrebbero essere al tuo posto ora, tantissime ti
stimano e vorrebbero imparare da te.”
“Mi sento piccola, Rob...”
Lui annuì, capendo perfettamente.
“Non lo sei. Sei una donna, Kris. E una madre fantastica...”
“Mh!” sbuffai ironica.
“Non ci giurerei.” sussurrai rattristandomi al ricordo
delle parole di mia figlia.
“E' questo il vero problema? Stai pensando a quello che ha detto Joy?”
C'era davvero bisogno di rispondere? Chinai il viso lasciando che fosse quel gesto a dargli la risposta alla mia domanda.
“Hey...” mi alzò
il viso con un dito. “Ha tre anni. Vedrai che stasera non se lo
ricorderà nemmeno...”
“Già...”
O, in alternativa, non avrebbe nemmeno voluto darmi il bacio della buona notte.
“Non puoi venire a vestirti
nei camerini delle donne?” piagnucolai. “Ho la sensazione
che non darebbe fastidio a nessuna...” alzai un sopracciglio.
Lui rise. “E io ho la sensazione che dopo un po' darebbe fastidio a te...”
Non aveva tutti i torti. Di certo
non avrei retto gli sguardi di altre donne su mio marito. Non ora che i
miei ormoni erano a mille. No, meglio di no.
“E poi non sei sola,
ricordi?” le sue mani scesero sul mio pancione e lo carezzarono
dolcemente mentre mi guardava negli occhi.
Il bambino scalciò proprio in quel momento e Rob si aprì in un sorriso a sessantaquattro denti.
“No, infatti...” sorrisi io portando le mie mani sulle sue.
Avvicinò le labbra e
lasciò sulle mie un bacio dolcissimo finché Ruth
reclamò la mia attenzione. “Kristen, lo rivedi tra un'ora
e mezza al massimo!” mi disse con tutta la calma di cui era
capace. La stavo sicuramente facendo innervosire ma nessuno osava
mettersi contro di me quando ero in dolce attesa.
“A tra poco.” Rob mi fece l'occhiolino. “Ciao piccola.” sussurrò al pancione.
“Ciao.”
Lo guardai allontanarsi per il lungo corridoio finché non voltò l'angolo.
Sospirai e mi voltai verso Ruth che mi aspettava con un falsissimo sorriso stampato in faccia.
Con pollice e indice mimai una zip
che si chiudeva sulla bocca per intimarla a non fiatare. Lei
alzò le mani in segno di resa e accondiscendenza.
Le sorrisi cercando di calmarmi ma era difficile.
Ruth mi prese sotto braccio e iniziammo a camminare lungo il corridoio.
Il mio pancione arrivava sempre un secondo prima di noi.
“Non lasciarmi!” pregai anche lei prima di mettere piede nel camerino.
“Tranquilla, non ti lascio.”
Non ti lascio, un corno!
Dopo soli dieci minuti ero seduta,
sola, su quella cavolo di sedia piccola e scomodissima. Possibile che
non avessero accortezza per donne incinte?
Certo, il mio sedere non era poi così grosso ma i miei fianchi si, e lì ci stavano decisamente troppo stretti!
E dove cavolo era finita Ruth? E
quel diamine di parrucchiere che avrebbe dovuto farmi l'acconciatura? E
dov'era Rob ora? E Cosa stava facendo Joy? E perché quella sedia
era così maledettamente piccola?!
Feci forza sui braccioli e mi misi in piedi cercando di reprimere una crisi di nervi.
Ci mancò poco che prendessi
a calci quella stupida sedia. Chiusi le tempie tra le dita e ringraziai
la voce che attirò la mia attenzione bloccando l'istinto.
“Tutto bene?”
Scossi il capo prima di voltarmi e quando lo feci rimasi a bocca aperta.
Cazzo. Kate Winslet era accanto a
me. La stessa Kate Winslet che avevo incontrato ai BAFTA circa quattro
anni prima. La stessa Kate Winslet davanti alla quale avevo
boccheggiato come una cretina. La stessa Kate Winslet che ora mi
fissava aspettando che dicessi qualcosa.
“Wow.”
Cazzo, Kristen. Perché devi essere così idiota?!
“Nervosa?”
Stai calma,
stai calma. Respira e rispondi come se fosse una persona qualunque e
non una delle attrici che più stimi al mondo.
“Un po'...” annuii cercando di darmi un contegno.
Lei sorrise come se capisse
perfettamente la situazione e sicuramente la capiva davvero essendo
stata la più giovane attrice a ricevere due nomination a soli
ventidue anni.
“Ti capisco. Stavo esattamente come te circa venti anni fa.” un sorriso accompagnò il suo ricordo.
“E come hai fatto a restare calma?”
“Oh non ce l'ho fatta. Ero
terribilmente in ansia e, credimi, devi esserlo perché è
la sensazione migliore del mondo...”
Riflettei sulle sue parole per
qualche secondo e dovetti darle ragione quando mi resi conto che se non
fossi stata agitata non sarebbe stata la stessa cosa. Si trattava di un
Oscar e avevo tutto il diritto di sentirmi come mi sentivo.
“Bè, pare che abbiamo
lo stesso team trucco-capelli.” commentò lei riportandomi
indietro di quattro anni, quando aveva detto le stesse esatte parole e
io ero nella stessa esatta posizione in cui ero ora: insicura,
spaventata e... incinta.
Trovai ironico averla incontrata di
nuovo nella stessa condizione, con la sola differenza che stavolta era
decisamente più evidente.
“Forse se ti siedi è meglio...” consigliò lei sorridendo al mio pancione.
“Oh... ehm...” il mio
cervello era totalmente disconnesso dalla bocca e finii per dire
proprio quello che non volevo. -Non ci entro.-
Bene. Ottimo. Perfetto.
“Cioè... è un po' stretta... i braccioli...”
“Ti hanno dato una sedia
stretta”- chiese lei incredula alzandosi e venendo verso di me e
studiando la sedia. “E' inconcepibile!” sbottò
quando si rese conto che in effetti la sedia sarebbe stata scomoda ad
ogni donna incinta di sette mesi.
Prima che potessi rendermene conto
aveva fermato un responsabile. “Le sembra normale che una donna
incinta debba sedere su una cosa del genere?”
“Oddio, no, davvero. Non c'è bisogno...”
“Sì che c'è
bisogno. Non puoi restare in piedi.” mi disse per poi voltarsi di
nuovo verso il povero giovane ragazzo che si era beccato le lamentele.
“Non crede anche lei?” Per fortuna addolcì i toni.
“Gliene procuro subito
un'altra.” boccheggiò il ragazzo. Sembrava quasi
terrorizzato e, in un certo senso, lo ero anche io.
“Sarebbe perfetto.”
sorrise lei tornando in sé e osservandolo anche da lontano per
assicurarsi che la sua richiesta fosse la sua nuova priorità.
“Non... non ce n'era bisogno... Grazie...”
“Non dirlo nemmeno.” mi fece un occhiolino. “Allora, a quanti mesi sei?”
“Sette.”
“Posso?” chiese gentile e mi sentii così lusingata che non avrei mai potuto dirle di no.
“Certo!”
Lei mi sorrise mentre le sue mani esploravano la mia pancia.
“Maschio o femmina?”
“Non si sa. Si nasconde..”
“Scommetto che è una femmina!” esclamò dopo qualche secondo.
“Davvero?”
“La pancia è estesa
anche ai fianchi e ha una forma più ovoidale. Hai avuto nausee
mattutine all'inizio?”
“Sì, a volte sì...”
“Allora è sicuramente
una bambina.” confermò lei con una sicurezza che non
riuscivo a comprendere. Avevo letto anche io di diversi modi per capire
il sesso del bambino ma non mi ero mai fidata ciecamente né ne
avevo parlato con Rob per dirgli che tutti i segni portavano a una
femmina e sentirmi dire: Che ti avevo detto?!
Avrei potuto aspettare benissimo.
“Anche Robert è sicuro che sia una femmina...” commentai dopo un po' non avendo altri argomenti.
A proposito: Grazie piccolino, mi carezzai la pancia.
“Ne hai già una, vero?”
“Sì, una bambina. Ha
tre anni e mezzo ora... E sono abbastanza sicura che mi odi al
momento...” chissà perché lo stavo dicendo anche a
lei.
“Perché?”
“Non so cosa le prende... E'
un po' scontrosa, mi risponde male... Ce l'ha con me... Ed è
assurdo perché era così contenta all'idea...”
Lei annuì e alzò le sopracciglia con l'aria di chi la sapeva lunga.
“Lascia che ti dica una cosa:
quando aspettavo il mio secondo figlio, mia figlia non mi ha parlato
per una settimana quando non la portammo all'ecografia.” disse
scuotendo il capo.
“Quindi si tratta di gelosia?”
“Sì, una strana forma.
Anche se è felice all'idea di avere un fratellino o una
sorellina può succedere qualcosa, anche piccolissima, che mette
il suo mondo sottosopra e le fa credere che sta per cambiare
tutto...”
Strinsi gli occhi e mi morsi le
labbra annuendo piano e assimilando ogni parola di quella teoria che
non era per niente assurda, anzi.
“Vedrai che le
passerà... Potrebbe peggiorare con la nascita, potrebbero
esserci alti e bassi ma prima o poi le passerà.”
cercò di rassicurarmi non sapendo di aver peggiorato le cose.
La sola idea che il comportamento
di Joy cambiasse ancora dopo la nascita mi mandava al manicomio, ma non
potevo pensarci al momento.
La ringraziai per i consigli che mi
stava dando quando Ruth rientrò seguita da un responsabile con
una nuova sedia per me.
Salutò Kate con garbo e mi
informò che avrei dovuto prima vestirmi visto che il
parrucchiere non mi avrebbe sistemato i capelli col rischio che si
rovinassero infilando l'abito.
“D'accordo...” le risposi confusa e desiderosa solo che qualcuno pensasse al posto mio.
“Comunque tu cosa preferiresti?” mi chiese Kate prima che andassi via.
“Di cosa?”
“Un maschio o una femmina?”
Ci pensai su qualche secondo e
diedi l'unica risposta possibile a quella domanda. -Io voglio solo che
stia bene. Il resto non m'importa.- sorrisi scrollando le spalle.
Lei ricambiò il sorriso e mi prese una mano per stringerla.
“In bocca al lupo, Kristen.” mi disse sincera. “E, mi raccomando, stai in ansia.”
Sorridemmo entrambe finché non fui costretta a salutarla e seguire Ruth.
Ognuno che incontravamo lungo la
strada mi salutava congratulandosi per il mio pancione e la cosa
aumentò di intensità un paio d'ore dopo, quando ero ormai
in quel vestito color bordeaux che fasciava la mia vita alla
perfezione, con grazia ed eleganza; trucco leggere come sempre, i
capelli raccolti lasciavano libera solo qualche ciocca che cadeva lungo
il mio viso.
“Sei bellissima...” mi disse Kate.
“Sei bellissima...” mi disse Ruth.
“Sei bellissima...” mi disse mio padre.
Ma nessun di quei sei bellissima avrebbe mai avuto lo stesso tono e la stessa intensità di quello di Rob.
Era di spalle mentre mi aspettava alla limousine e per un secondo mi sembrò quasi di rivivere il giorno del matrimonio.
Si voltò lentamente e dalla
sorpresa che lessi nei suoi occhi quando mi vide, capii che non mi
stava aspettando, non ancora.
Accompagnò ogni mio
movimento con il suo sguardo ammaliato, il suo sorriso perfetto, i suoi
occhi lucidi quando furono di fronte ai miei.
“Sei... bellissima...”
sospirò e le sue labbra sorrisero dolci sulla mia guancia per
poi lasciarvi un bacio delicato.
“Come ti senti?” mi chiese in macchina.
“In ansia.” confessai.
“E va bene così...” sorrisi stringendo la sua mano
un momento prima che le portiere si aprissero.
Erano mesi che non vedevamo
così tanti flash tutti insieme e, nonostante tutto, mi fecero
quasi sentire bene. Raccolsi tutta la forza che avevo in ogni riserva
di amore per Rob, per Joy, per quel piccolo dentro di me.
Istintivamente portai una mano
sotto il pancione mentre Rob mi teneva l'altra e insieme camminavamo e
posavamo sul tappeto rosso.
Fummo dentro prima ancora che
potessi accorgermene e immaginai che Rob aveva progettato di fermarci
per non più di tre minuti per la mia salute mentale.
Salutammo diverse persone
all'interno del teatro. Ci congratulammo con Anna che era di nuovo
candidata, abbracciai Sean Penn, Jodie Foster ed Emile Hirsch che non
vedevo da una vita e al quale ero, in un certo senso, sempre stata
riconoscente.
Ci fermammo a parlare con Kirsten, Garret e Sam, nominato come miglior attore protagonista.
Walter si aggiunse a noi augurando buona fortuna a tutti e a se stesso per la nomination come miglior film.
Rob restò accanto a me tutto
il tempo partecipando ad ogni tipo di conversazione in cui fossimo
coinvolti che, ovviamente, non escludeva mai un “Congratulazioni
ad entrambi!”
Gli strinsi la mano mentre eravamo
indirizzati ai nostri posti decisi, di proposito, all'esterno della
fila così che, se avessi vinto, non avrei avuto
difficoltà ad uscire.
Io e Rob parlammo e spettegolammo
un po' sulla gente attorno a noi, ma senza malizia; un gioco che ci
piaceva fare ad un qualsiasi evento nell'attesa che iniziasse.
Quando si spensero le luci iniziai
ad avvertire un buco enorme allo stomaco che sembrò sprofondare
completamente quando fu presentata la categoria “Migliore attrice
non protagonista” e Natalie Portman salì sul palco per
annunciare la vincitrice.
Strinsi la mano di Rob così forte che ebbi paura di avergli rotto le ossa, sudai freddo e mi morsi le labbra.
“E l'Oscar va a Kristen Stewart, On the Road.”
Sentii ogni muscolo del mio corpo
rilassarsi all'istante, ogni paura affievolirsi, ogni ansia lasciarmi
andare, completamente libera.
Incredula, mi alzai e Rob insieme a
me. Mi diede un bacio sulla guancia e, tenendomi per mano, mi
accompagnò fin sopra le scale dove mi aspettava il mio premio.
Il mio Oscar. La ricompensa per l'amore verso il mio lavoro.
“Congratulazioni!”
esclamò Natalie sorridendomi e abbracciandomi quando la
statuetta era ormai nelle mie mani.
“Grazie...” fu tutto
quello che riuscii a dire mentre l'emozione mi mangiava da dentro e il
bambino iniziò a scalciare come non aveva mai fatto prima.
Presi un lungo sospiro e affrontai il microfono davanti a me.
“Wow...”
Tutto d'un fiato, senza interromperti, mi dissi.
“Grazie... Così
tanto... perché anche solo avere un'opportunità era
più di quanto potessi volere perciò... Grazie mille,
è assurdo. La ricompensa più grande per me è
lavorare con persone stupende di cui ho stima profonda. Sono
così grata di aver avuto tutto questo e la possibilità di
fare il lavoro che faccio. Voglio ringraziare i miei genitori per
avermi dato la mia vita e... per avermi supportato fin da quando ero
piccola e avermi insegnato come essere una persona umana. Voglio
ringraziare il mio Team che ha fatto e ancora fa così tanto per
me. La mia agente, i miei amici che sono tutto per me. Walter per aver
creduto in me e avermi scelta per questo ruolo dandomi la
possibilità di far diventare realtà un sogno di bambina.
Chiunque mi abbia mai dato un'offerta di lavoro e tante persone in film
di cui nessuno parla mai. Sono sempre stata attratta per film che
nessuno mai vedeva perciò... vedere quanto una cosa possa essere
apprezzata è... stupefacente e inspiegabile. Ringrazio ogni
persona che mi ha permesso di arrivare qui; più di tutti la mia
famiglia, i miei amici, mia figlia, e l'uomo che è sempre con
me, qualunque cosa accada. Grazie...”
E prima che potessi evitarlo, due copiose lacrime mi solcarono il viso.
“Ti ho già detto che sono orgoglioso di te?”
“Almeno trenta volte, sì...” sorrisi e baciai Rob seduto in macchina accanto a me.
Mi sentivo molo stanca ma anche
ancora piena di energie. Era una sensazione strana. Sembrava che il mio
corpo volesse dormire la mia mia mente fosse ancora totalmente attiva.
Sotto consiglio di mio padre avevo
rilasciato le interviste e fatto qualche altra foto con e senza Rob ed
eravamo andati via. Troppe emozioni tutte insieme per una donna in
stato interessante, secondo lui.
Rob aveva lasciato che fossi io a
decidere e saltare l'after-party era una prospettiva davvero troppo
invitante per rifiutare e, tenendo conto del fatto che potevo essere
automaticamente giustificate, avevo appoggiato la proposta.
Così ora eravamo in
macchina, verso casa dei miei genitori: io stringevo la mia statuetta
tra le mani ma in realtà non avrei voluto stringere altro se non
Joy.
Entrammo in casa e sperai con tutta
me stessa che mi corresse incontro e si gettasse tra le mie braccia.
L'avrei afferrata e l'avrei tirata su, in ogni caso.
Mia madre ci intimò subito il silenzio e ci indicò la nostra bambina che si era addormentata sul divano.
Avrei voluto prenderla io ma Rob mi precedette. Dovetti accontentarmi degli abbracci di mia madre e dei miei fratelli.
Ci fermammo a parlare per almeno un
quarto d'ora e, considerando la mia stanchezza e quella di Rob che
continuava a tenere Joy in braccio, era fin troppo.
Usai il loro bagno per cambiarmi
dato che non avevo alcuna intenzione di viaggiare fino a Santa Monica
con quel vestito lungo. Un comodo vestitino premaman sarebbe andato
decisamente meglio.
La mia famiglia mi abbracciò
di nuovo, si congratulò di nuovo, pianse per me, di nuovo?
Sì, mamma mi aveva confessato che le erano scese due lacrime
quando aveva visto le mie.
I miei fratelli pretesero di vedere la statuetta quindi ci accompagnarono in macchina.
Altri cinque minuti passarono a contemplare l'oggetto, dopo di che fummo finalmente liberi di tornare a casa.
Appoggia il capo alla spalla di Rob e iniziai a carezzare il viso e i capelli di Joy.
Stava diventando così bella che era impossibile non stare ore a fissarla e contemplarne ogni lineamento.
Le guance lisce, il nasino all'insù, i capelli dorati. Era un piccolo angelo. Il nostro piccolo angelo.
Si stiracchiò un po' e,
senza svegliarsi, afferrò il mio dito e lo strinse, come faceva
già da quando aveva pochi mesi. Fu difficile farlo scivolare via
quando arrivammo e Rob avrebbe dovuto metterla nel suo lettino. Le
carezzai la guancia e vi posai un tenero bacio.
“Torno subito...” disse
lui e salì le scale mentre io andavo in cucina per soddisfare
un'improvvisa voglia di cioccolato.
Preparai qualche fetta biscottata
con la nutella, una tisana per me e una birra per Rob e mi spostai nel
salotto con la compagnia di Bear e Cake.
Rob non disse nulla quando scese, ormai abituato alle mie voglie improvvise.
Erano le due passate, ero stanca ma
non volevo ancora andare a dormire. Parlare con lui fino a tardi, con
il sottofondo delle dolci canzoni notturne trasmesse alla radio, mi
riportava indietro nel tempo, ad ogni tempo passato con lui.
Era semplicemente troppo bello
stare lì, sul divano, stesa con lui. La mia testa sulle sue
gambe, la sua mano sulla mia pancia e le sue labbra sulle mie una volta
ogni tanto.
Avrei potuto vivere così in
eterno o almeno fino alla mattina ma Rob non ammetteva che dormissi in
posizioni scomode onde evitare ulteriori mal di schiena e io non potevo
non assecondarlo dati i rischi corsi in passato.
Non avevo fatto niente se non stare
a riposo da quando avevamo scoperto che ero incinta e, dopo tutto,
andava bene così. I soldi non ci mancavano come invece ci
mancava goderci un po' la vita, nostra figlia e una gravidanza
tranquilla che, fortunatamente, procedeva nel migliore dei modi.
“Stai dormendo?” sentii la voce di Rob quasi in lontananza, persa com'ero nei miei pensieri.
“Mmm, non ancora, ma quasi...”
“Andiamo, su, prima che ti addormenti completamente.”
Furono le sue mani a rimettermi eretta e a farmi alzare dal divano ma i gradini preferivo farli da sola.
“Vengo subito.” dissi a
lui quando fummo davanti la camera di Joy. Rob mi sorrise e si
avviò in camera nostra mentre io entravo in quella illuminata
dalla fioca luce del lumino sul comodino.
Mi posai sul suo lettino con quanta più leggerezza possibile e le scostai i capelli dal viso.
Lei prese un profondo respiro e sbadiglio mentre apriva piano gli occhi.
“Mami...”
“Ssssh, dormi...”
Ma lei non mi diede ascolto e aprì gli occhi completamente, anche se ancora assonnati.
“Hai vinto...”
Non era una domanda.
“Sì, ho vinto...”
“Lo tapevo... vi abbamo vitto alla TV...”
Le sorrisi e lei allungò una mano per toccare il mio viso.
“Eri bellittima...”
sussurrò piano e non potei credere di aver trovato qualcun altro
che nel pronunciare quelle parole le facesse arrivare davvero al cuore.
“Sei più bella tu...”
Lei sbadigliò di nuovo, potevo vedere che era molto assonnata ma nonostante tutto si mise a sedere nel suo lettino.
“Mami, cusa pel
plima..” bisbigliò col viso chino e tono rammaricato.
“Non è velo che non ti voio più, io ti voio
ancola!” si mise in piedi in un secondo, così da arrivare
alla mia altezza, e mi gettò le braccine al collo, stringendo
forte.
Io affondai il mio viso nel suo piccolo collo e la strinsi a me.
“Lo so, amore mio. Lo so...” sussurrai tra i suoi capelli cullandola e baciandola continuamente.
“Tu mi vuoi ancola bene, velo?”
Mi pianse il cuore. “Certo che ti voglio bene. Ti amo più di qualsiasi altra cosa al mondo, okay?”
La sentii annuire contro la mia
spalla e dovetti prendere il suo piccolo viso tra le mani per bloccare
le lacrime che, sapevo, stavano per scendere. Infatti incontrai i suoi
occhi lucidi e mi aggrappai a uno dei modi che le avrebbero fermate
sicuramente.
“Che ne dici se vieni a dormire in mezzo a mamma e papà stasera?”
Le si illuminò il viso. “Davvelo???”
“Si, davvero. Andiamo.” Feci per alzarmi con lei in braccio ma lei fece forza verso il basso.
“No, cammino!” esclamò scivolando via dal mio abbraccio e correndo verso la nostra camera.
Arrivai sulla soglia della porta giusto in tempo per vederla tuffarsi nel letto e mettersi accanto a Rob, nel mezzoo del letto.
“Hey, che ci fai tu qui? Che ci fai sveglia a quest'ora?” chiese Rob con aria minacciosa.
“La mamma ha detto che potto dolmile co voi.”
Sentii che Rob mi stava lanciando
uno sguardo ma nel buio non riuscimmo a coglierci finché non fui
anche io nel letto e potei vedere i suoi occhi curiosi e felici.
Feci una piccola smorfia che avrebbe dovuto significare: una volta ogni tanto ci vuole, e lui la colse.
“Mmm, d'accordo, se l'ha detto la mamma va bene. Venite qui, principesse mie...”
Joy si strinse a Rob dandomi le spalle che io coprivo con un mio braccio.
E così, alle quattro di
notte, con la mano di Rob che si alternava tra il carezzare i nostri
capelli e l'altra ferma sul pancione, ci addormentammo.
Fui svegliata dal suono del mio
cellulare. Strizzai gli occhi e mi stiracchiai alla luce del sole che
entrava dalle finestre. Ero sola nel letto enorme e dire che me ne ero
completamente appropriata sarebbe stato riduttivo.
Lanciai una rapida occhiata alla
svegliava che segnava le undici del mattino e afferrai il mio cellulare
che continuava a squillare.
Oh, era Rob.
Un secondo, era Rob?
Corrugai la fronte e risposi.
Restai in silenzio per qualche secondo. “Rob...?”
“Svegliati. La colazione
è sul comò e i tuoi vestiti sulla poltrona. Mangia,
lavati, vestiti e scendi. Ti aspettiamo fuori. Hai trenta minuti. Non
fare domande.”
Stavo per replicare quando mi resi conto che aveva già attaccato.
Non cercai nemmeno di capire che cosa potesse avere organizzato e mi limitai a seguire le sue istruzioni.
Sul comò c'era un vassoio con un cornetto e un cappuccino, e una rosa.
Sulla poltrona c'era uno dei vestitini più comodi che avessi; ne usavo parecchi in gravidanza.
Mangiai la colazione, mi lavai e mi vestii ansiosa di capire cosa stesse succedendo.
Scesi le scale sorpresa di non trovare Bear o Cake a farmi le feste.
Solo quando aprii la porta e uscii fuori capii il perché.
Rob era appoggiato a un taxi fuori
il vialetto, teneva lo sportello aperto e giocava con Joy che era
già sistemata nel suo seggiolino.
Mi avvicinai cauta e quando si accorse di me sorrise estasiato.
Aveva i capelli al vento, un sorriso luminoso e gli occhiali da sole che mi facevano morire. Era bellissimo.
“Rob...”
“Ce l'abbiamo fatta”
“Rob ma... che significa?”
“Sali, sali”
“Rob...”
“Sali!”
“Tao mamiiiii” mi
salutò Joy da dentro la macchina e non potei fare a meno di
salire per salutarla con un bacio. “Ciao, amore mio.”
Fu in quel momento che notai due valigie dietro di noi. Oddio ma dove mi stava portando?
“Joy, tu lo sai dove stiamo andando?”
“Ti ma papà ha detto
che non devo ditti nente.” rise soddisfatta di essere complice
del padre che, dopo aver chiuso casa, si era messo al posto davanti.
“Rob, posso sapere cosa succede?”
“Lo saprai quando arriveremo?”
“Arriveremo dove?”
“Sorpresa.”
Alla settimana prossima e fate girare la voce ;)
(Frà, Marti, Paola, Vero, Annie, e tutte voi... contiamo su di voi u.u).
A tal proposito, se volete
aggiungerci su FB per spoiler, anticipazioni, per parlare o anche
mandarci a quel paese :D ci trovate QUI.
Un bacioneeeeeeee,
Cloe&Fio. xx
|
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Capitolo 2 *** Destinazione paradiso ***
cap nuovooooo
Bonsoir!!!!!!
Awwwwwwwwwww non avete idea di quanto adori ricominciare a commentare
con battute cattive e stupide questa storia a inizio e fine capitolo
*---*. Da una soddisfazione incredibile muhamuhamuhamahuaahmmahuhaha Ok
basta Cloe u__________u. Che poi fino ad ora siamo state buone, invece
in futuro avrò modo di sfogare e deliziarvi con tutta la mia
ironia.
*Nessuno ride mai -_-*
Vabbè U_U passiamo alle cose serie :D
Prima di tutto i ringraziamenti
per tutte le fantastiche recensioni che ci avete lasciato la settimana
scorsa *_*. Caspita, più di 50 recensioni, oltre cento
preferiti..e siamo solo al primo capitolo *__* siamo estasiate girls.
No words. Ci commuoviamo...anche un pò xchè la settimana
scorsa eravamo insieme e ora siamo di nuovo separate T__T. Miss u
sisters :(((.
Ok basta con i momenti depressione
perchè fra 19 giorni c'è BD e la vita sarà bella e
il mondo un luogo stupendo per quelle due magnifiche ore. E soprattutto
Cloe non sarà più sola al cinema come tutti gli anni
perchè tutti si sono rifiutati di accompagnarla a vedere il
primo spettacolo del primo giorno (Ma sei scema?? Che ti importa,
aspetta il week end. U__U la gente nn capisce ) ma sarà con la
sua dolce mamma Leti C. awww. E Fio sarà con la dolce
(vabbè ehm...più o meno u_u) Leti S.
Ok, smetto di parlare e senza ulteriori indugi vi lasciamo al capitolo!!!
Un bacione enorme dalle vostre due scrittrici preferite (e montate ahahah)
Cloe & Fio
P.S= Ahahah dal titolo sembra che
muoiano tutti xD. Non è così ahah per lo meno non in
questo capitolo muhamuhamuha +___+
CAPITOLO 2 (Cloe)
DESTINAZIONE PARADISO
KRISTEN POV
“No dai, seriamente, ditemi dove stiamo andando”
Joy rise ancora più forte e
Rob si battè la mano contro la fronte per quella che doveva
essere la centomillesima volta.
“No”
“No mami.”
“No? Ma state scherzando, vero?”
Si certo quello doveva essere uno
scherzo di quei due pazzi di mio marito e mia figlia. Probabilmente
anche le valige erano vuote, vero?
Vero??
Rob si voltò e mi rivolse
uno di quei sorrisi che facevano venire l’infarto a metà
della popolazione del pianeta, me compresa, anche se non lo avrei mai e
poi mai ammesso.
“Robert Thomas Pattinson non scherza mai mia cara.” Decretò “Si va in vacanza”
“Ma…ma ..” balbettai “Non possiamo mollare tutto quanto così.”
“Possiamo e dobbiamo. Guarda
come sei pallida e bianchiccia. Abbiamo bisogno di rilassarci e
prendere un po’ di colore. Soprattutto tu. Mi sembri un po’
nervosa, sicura che lo yoga ti abbia aiutata?”
Alzai la mano pronta a fermarlo.
“Ok, sorvoliamo sul fatto che lo yoga è stato
un’idea tua. Quanto…quanto pensi che resteremo
fuori?”
Lui scrollò le spalle e mi abbagliò di nuovo col suo sorriso. Alzò un solo dito.
“Uno? Un giorno?”
“Una settimana”
Cosa?? La mia mente, in un secondo,
tornò indietro, a casa nostra, a tutto ciò che avevamo
lasciato in sospeso. Finestre aperte, il balcone, Bear e Cake che
ancora non avevano mangiato e..
“Oddio Bear e Cake! Sono lì da soli e abbandonati! Dobbiamo tornare indietro subito.”
Alle mie parole sia Rob che Joy
risero e se potevo capire mia figlia che neppure aveva quattro anni, mi
trattenni dall’impulso di colpire in testa mio marito.
“Rob ma sei scemo?”
“Kris ma..” parlava tra
un singhiozzo e l’altro “Secondo te non sono abbastanza
responsabile da aver pensato a tutte queste cose? Tua madre sarà
già a casa nostra a chiudere porte e finestre e a prelevare Bear
e Cake per portarli a casa sua.”
Mi calmai all’istante sapendo
che i miei due cucciolotti erano al sicuro. Forse la gravidanza faceva
impazzire tutti gli ormoni legati all’istinto materno
perché ultimamente ero più apprensiva del solito, e non
solo con Joy. Insomma, con lei lo ero sempre, ma di solito con gli
animali ero più calma e non tendevo a preoccuparmi della loro
salute in modo eccessivo. Ultimamente invece mi sembrava sempre che
avessero qualcosa che non andava. Bear che scodinzolava troppo poco o
Cake che beveva troppo poco latte…
In più la storia
dell’Oscar aveva lavorato un bel po’ sui miei nervi
già tesi e dovevo ammettere che l’idea di una vacanza
rilassante non era per nulla male, se mi fermavo a pensarci. E non era
male neppure per Joy e Rob visto che avevano coraggiosamente sopportato
tutti il mio nervosismo di quei giorni.
Un sorriso affiorò sulle mie labbra e quello di Rob divenne ancora più luminoso.
“Beh una vacanza non sarebbe affatto male in effetti…”
“Lo sapevo che era
un’ottima idea. Dopotutto l’ho avuta io”
scherzò baciandomi le labbra con passione “Vedrai ci
divertiremo da impazzire.”
Il suo entusiasmo stava iniziando a
contagiarmi e presi una saltellante Joy sedendola sulle mie gambe prima
che si gettasse fuori dal taxi in corsa per la troppa eccitazione.
“Ok, dov’è che andiamo?”
Rob mi guardò accigliato per un attimo. “Non te lo posso dire. E’ ancora una sorpresa”
“Oh ma dai!” protestai
“tanto già so che stiamo via una settimana, che prendiamo
un aereo e che ci abbronzeremo. Che ti costa?”
“No” si voltò
verso il finestrino ma poi tornò a fissarmi ad occhi spalancati
“Ehi come sai che prenderemo un aereo? Io non ho mai parlato di
aerei.”
“Rob, vivo a Los Angeles da tutta la mia vita, so qual è la statale per LAX.”
“Accidenti”
Risi alla sua espressione
dispiaciuta e mi avvicinai di nuovo a lui stringendomi il più
possibile al suo calore. Presi a baciargli piano il collo, come sapevo
lo faceva impazzire. Dopotutto era mio marito da più di tre anni
e avevo imparato qualche trucchetto da usare a mio vantaggio.
“Ti pregooooo”
“Oh nooo. Non ci provare ne…”
Gli mordicchiai il lobo dell’orecchio prima di scendere verso il basso alternando un morso ad un bacio ogni volta.
“Per favore…”
Lo sentii tremare.
“No..Joy non glielo dire”
“Dai Rob” implorai
senza più cartucce da sparare “Mi sa che l’avete
detto anche al tassista tranne che a me!”
Rob arrossì, facendomi capire che avevo ragione per quanto la cosa fosse folle.
“Glielo ha detto Joy!” si giustificò.
Tornai a osservare mia figlia che ci fissava confusa ma interessata.
“E alla tua mamma non lo dici? Povera mamma…”
“Te lo dico tolo te tu mi dici una coda” rise coprendosi il viso con le manine, affondandolo poi contro il mio seno.
“Pecchè moldi papà sul collo? A papà piace essele moldicchiato?”
“Oh amore” scoppiai a
ridere imbarazzata più che mai. A volte tendevo a dimenticare
quanto Joy stesse crescendo velocemente e che quando vedeva qualcosa di
insolito non si limitava più a ridere sbattendo le manine, ma
faceva domande. Tante domande.
“Sì, sì” annuii “A papino piace essere morso. Specie quando ha fatto il cattivo”
“Che bello!!! Potto moldelti papino?”
Non aspettò la risposta
prima di prendere la mano di Rob e dargli un piccolo morsicotto, cosa
che fece scattare la rappresaglia del solletico, che trasformò
il sedile posteriore di quel taxi in un vero e proprio manicomio.
Finalmente, dopo dieci minuti di
risate, arrivammo alla zona partenze dell’aeroporto e
probabilmente non avevo mai ringraziato tanto Dio di essere in un
posto pubblico. Il bambino premeva con una sua parte anatomica non
precisa sulla mia vescica e alla prossima risata ero certa che avrei
allagato il sedile. E non d’acqua.
Ci precipitammo fuori e Rob si
offrì di fare il check in dei nostri bagagli mentre io e Joy
cercavamo un bagno il più urgentemente possibile. Anche se mi
promise che il volo sarebbe durato poco non mi fidavo del mio corpo e
neppure troppo della parola di Joy sul non avere assolutamente bisogno
di fare la pipì. Ricordai con un sorriso i giorni in cui
avevamo cercato di farla abbandonare il pannolino; mi sembrava ieri e
invece erano già passati anni. Da una parte il pensiero che
stesse crescendo e diventando una bambina buona e generosa mi riempiva
di orgoglio ma dall’altra non potevo contrastare la sensazione di
tristezza ogni volta che davo via pacchi di vestiti che non le
entravano più o giochi vecchi e rotti. Per fortuna presto avrei
potuto rivivere ancora una volta i primi, intensi giorni di vita di un
nuovo figlio. Non ero precisamente eccitatissima all’idea di
poppate nel mezzo della notte e coliche ma…c’era qualcosa
nel dividere quelle ore notturne con tuo figlio, a guardarlo mangiare
dal tuo seno, che non avrei saputo spiegare. Cementava il rapporto ed
era una sensazione magica e unica.
Io e Joy trovammo un bagno poco
distante ma, paradossalmente, dopo essersi svuotata le venne una sete
terribile. Ci accomodammo al tavolino di un bar poco distante, io con
un bicchiere d’acqua frizzante e lei con la sua immancabile
Coca-Cola.
Anzi, scusate, era una Pepsi. Avevano solo quella e di questo fatto Joy era piuttosto contrariata.
“E’ buona amore?”
“Non è motto motto
buona ma non fa niente” sospirò come se caricasse sulle
spalle il peso delle ingiustizie del mondo “Non è
Coca-Cola”
“Piccola ma la Pepsi e la Coca-Cola hanno lo stesso sapore, dai”
Quando alzò gli occhi e mi
guardò come se avessi detto una parolaccia orrenda non potei non
rivedere Rob in ogni suo piccolo gesto.
“Ma mami, la Coca-Cola e moooooooooootto più buona!!”
Le carezzai la guancia paffuta. “Hai ragione. E’ molto più buona”
Avremmo anche continuato a parlare
dei pregi di quella che era la sua bevanda preferita e, se fosse stato
per lei, unica, se non fossi stata attirata da un flash a pochi metri
da me.
Merda.
“Guadda mami c’è
uno dei tinioli che fanno semple foto!” lo indicò e
sventolò la mano in segno di saluto provocando un’altra
raffica di flash. Dio solo sapeva quanto avrei dato per avere la calma
e la pazienza di mia figlia. Le avevamo spiegato che quelle persone
facevano foto per il loro lavoro e che, visto che mamma e papà
facevano i film che si vedevano in televisione,a volte era normale
incontrarli in giro. Lei non ne era affatto infastidita, anzi. Di
solito sapeva gestire la cosa meglio di me e Rob messi assieme e
sorrideva e salutava tutti molto educatamente.
Mandai un sms a Rob e quando ci raggiunse non sembrava affatto felice.
“Dai non fa niente” gli
massaggiai la schiena per tranquillizzarlo. Tra noi quello che aveva
ancora una grossa avversione per i paparazzi e per i giornali di
gossip era soprattutto lui, specie dopo ciò che era successo
durante il rapimento di Joy. “Tanto non possono seguirci dopo il
controllo sicurezza, no?”
“Figurati. Tanto qualcuno ci vedrà e lo scriverà su twitter.”
Il suo buon umore si era
velocemente sfaldato e io non potevo permetterlo. Aveva fatto
così tanto per organizzare qualche giorno solo per noi che
sprecare quel tempo pensando a cosa sarebbe o meno potuto accadere era
un’opzione non contemplabile.
“Ehi, davvero pensi che
permetterò a qualcuno di scriverlo su internet quando neppure
io, tua moglie, so la destinazione? Assolutamente no mio caro”
Passammo il controllo e poi ci avviammo piano tutti e tre mano nella mano verso il gate.
Joy saltellava su un piede solo
davanti a noi e ne approfittai per baciargli la guancia e, poi, la
bocca. Mi tenne stretta per i fianchi approfondendo il nostro contatto
per prolungare quei pochi ma intensi secondi.
“Ehi, questa vacanza è
già perfetta perché siamo insieme e perché
l’hai organizzata tu”
“Spero solo che non ci trovino.”
“Non ci troveranno”
scherzai “E se anche lo facessero Joy è più che
felice di mettersi in posa per loro e avere tutta l’attenzione
per sé, tranquillo.”
Rise e il suono mi scaldò il cuore.
“Adesso ti manca solo dirmi dove caspita stiamo andando”
“Oh signora Pattinson” rispose “Ti basta alzare gli occhi e guardare tu stessa”
E così lo feci e quando lessi la scritta sul tabellone del gate non potei non sorridere.
“Hawaii. Dicono che sia un paradiso…”
“Bene…” le sue
mani mi circondarono la vita e il pancione da dietro, avvicinandomi a
se “Perché è la nostra destinazione. Destinazione
paradiso….”
“Haloha!”
Beh, dire che Rob aveva organizzato
le cose in grande e in modo super dettagliato era un eufemismo.
Champagne in prima classe(anche se potei berne solo qualche sorso),
autista ad attenderci all’arrivo e guardie del corpo del posto
che il suo agente aveva personalmente selezionato. Paradossalmente
persino le nostre guardie del corpo erano diventate
‘famose’ a forza di essere fotografate con noi,
perciò Rob aveva pensato che assumerne un paio di nuove per
quella settimana fosse una buona idea per passare inosservati. E lo
era…sorvolando sul fatto che avevano nomi hawaiani
impronunciabili, ovviamente, e che quando si erano presentati li avevo
fissati con uno sguardo da ebete e Joy era scoppiata a ridere.
Dopo tutto questo, finalmente,
eravamo arrivati al resort dove ci attendeva una suite, una
settimana di relax, il mare e…tante e tante collane di fiori.
Avete presente quei film in cui
appena uno dei protagonisti scende dall’aereo alle Hawaii viene
accolto da gente sorridente pronta a riempirlo di Ghirlande?
Beh, è la verità.
Per lo meno se vostro marito ha deciso di spendere quindicimila dollari per una settimana di vacanza.
Fummo accolti in una stanza
separata dalla hall dal direttore dell’albergo in persona e da
una ragazza che sembrò sul punto di svenire non appena vide Rob.
Ci scortarono fino alla nostra suite e dovetti ammettere che ogni
dubbio che avevo avuto su quella vacanza così improvvisa
svanì non appena mi guardai intorno.
Era…beh era enorme e
lussuosa ma non nel senso di troppo opulenta o eccessiva. Mi ricordava
tanto l’arredamento del Bungalow in cui io e Rob avevamo
trascorso la nostra luna di miele, con divani bianchi ed enormi, fiori
tropicali che profumavano la stanza e mobili in legno semplici ma dal
gusto esotico.
“Pocca midelia!”
Ecco, Joy aveva più o meno espresso il mio pensiero.
“Amore non dire le parolacce”
La seguii mentre correva attraverso
le altre due porte che davano sul salottino principale. Uscì
subito dalla prima quando capì che quella era la stanza
destinata a me e Rob e la sentii urlare di gioia quando capì che
l’altra era tutta per lei. In realtà era piuttosto simile
alla nostra, forse solo un po’ più piccola, ma la cosa che
doveva eccitarla più di tutto era dormire in un posto nuovo ed
‘esotico’ e, soprattutto, la zanzariera che come un velo
circondava il suo lettino.
Mi sedetti sul letto e la presi in
braccio, affondando il naso tra i suoi ricci biondi. Avevo passato le
ultime settimane a preoccuparmi di un Oscar che avrei potuto o non
potuto vincere e, non fraintendetemi, era stato un grande onore, ma
essere lì con Joy e Rob mi faceva capire come certe cose senza
l’amore della tua famiglia non contassero nulla. Se non avessi
avuto loro al mio fianco e un nuovo bambino dentro di me che cosa avrei
fatto in quel momento? Sarei stata a casa tutta sola a lucidare il mio
premio fino a farmi male alle dita? Per me aveva un valore solo
perché potevo condividerlo con chi amavo e perché aveva
reso orgogliosa di me la mia intera famiglia. Quello che pensava il
resto del mondo, in fondo, valeva meno di zero.
“Allora amore sei contenta di essere qui?”
“Sì, sì,
sì, sì!!” strillò gettandomi le braccia al
collo e io la strinsi così forte e per così tanto
che quasi non mi resi conto di quando le braccia forti di Rob si
unirono al nostro abbraccio.
Ci guardò e mi bastò
una frazione di secondo per leggere l’eccitazione e lo
sbrilluccichio dei suoi occhi. Era emozionato, era felice e questo
perché potevamo passare finalmente del tempo tutti e quattro.
Non mi sentii mai amata e voluta come in quel piccolo passeggero
istante.
Un’ora dopo eravamo stesi
sulla spiaggia tiepida e dorata, baciati dal sole e potevo dire con
assoluta certezza che neppure le spiagge della California in pieno
agosto potevano qualcosa contro quel…quel paradiso. La brezza
era leggera e smorzava il caldo che era alla giusta temperatura per
crogiolarsi e fare un riposino.
“Facciamo il bagno? Facciamo il bagno? Eh? Eh? Eh? Peffavoleeee? Facciamo il bagno?”
Ovviamente sembrava proprio che Joy non fosse del nostro stesso parere.
“Joy non sei stanca?”
borbottò Rob che era steso dietro di me e, a giudicare dal suo
respiro tiepido e costante sul mio collo, era ad un passo dal crollare
addormentato.
“No. Voio fale il bagno!”
“Mmm..devi togliere il prendisole e infilarti il costume”
“Messo!”
“Devi spalmarti la crema”
“Fatto!”
“Anche sulla faccia”
“Fatto! Andiamo a fale il bagno?!”
Aprii piano un occhio e rimasi
stupita nel vedere Joy che inginocchiata al nostro fianco ci fissava
impaziente. Aveva il costume, il cappellino di paglia e uno spesso
strato di crema solare spalmato su tutto il corpo, schiena compresa. Ma
come aveva fatto?
“Ok” gracchiai
combattendo l’impulso di sprofondare ancora di più nel mio
comodo asciugamano. Anche se da incinta usare il lettino sarebbe stato
più saggio per la mia schiena, la voglia di sdraiarmi
nell’asciugamano per assorbire il calore della sabbia sotto di me
era stata una tentazione troppo forte. E forse un po’ stupida
visto che ora non avevo la più pallida idea di come fare ad
alzarmi da sola, tra il mio pancione enorme e il mio fondoschiena
che…beh forse era solo una mia fissa ma mi appariva altrettanto
enorme.
“Rob”
Lo scrollai piano e lui si
limitò a stringersi ancora più forte contro di me.
Sorrisi. Sembrava un bambino piccolo quando si comportava così
ed adoravo quel suo lato tenero.
“Rob non riesco ad alzarmi da sola”
“E allora non alziamoci”
“Ma papà io voio fale bagno!”
“Ma Joy amore…dammi solo cinque minuti”
Fu allora che vidi la
determinazione farsi largo sul volto di mia figlia e quando
afferrò il suo secchiello di plastica e si diresse decisa verso
l’acqua capii cosa voleva fare. Sapeva di non avere il permesso
di fare il bagno da sola e infatti non era assolutamente quello che
voleva fare. Prese, invece, una secchiata d’acqua e poi
tornò rapida verso di noi. Io mi allontanai il più
possibile da Rob che ebbe appena il tempo di aprire gli occhi prima che
una cascata d’acqua lo colpisse in testa.
“Ma cosa diavolo…”
“Adetto facciamo il
bagno?!” Joy sbattè le manine e scoppiò a ridere,
scappando via di corsa, ben sapendo ciò che la stava per
aspettare.
Rob balzò in piedi e si mise
a correrle dietro; la raggiunse in due falcate e insieme caddero in
acqua ridendo. Ovviamente io ero ancora bloccata sulla spiaggia come
una balenottera arenata ma non era affatto importante, non quando
potevo sentire le loro risa e i loro gridolini felici mentre si
schizzavano nell’acqua bassa. Più lontano le onde erano
parecchio alte ma vicino alla spiaggia l’acqua arrivava lenta e
tranquilla.
Li lasciai a divertirsi per qualche
minuto prima di iniziare il mio tentativo di alzarmi in piedi. Ci
riuscii mettendomi prima in ginocchio e alla fine cedendo e chiedendo
aiuto ad uno dei camerieri che consegnavano cocktail ai pochi clienti
presenti in spiaggia.
Entrai piano nell’acqua anche
se scoprii subito che era tiepida come quella di una vasca da bagno,
proprio come me l’ero immaginata e raggiunsi Joy e Rob
mentre questo era impegnato a spiegarle come fare il morto a galla.
Mi unii a loro due che guardarono
affascinati mentre mi lasciavo galleggiare con il pancione che usciva
quasi totalmente dall’acqua. Improvvisamente il bimbo tirò
un calcio che fu così forte da essere visibile perfino sulla mia
pelle.
Joy vi posò un bacio sopra
cosa che fece nascere un altro calcio e uno scoppio di risa da parte
sua a quella vibrazione contro la sua piccola bocca. Continuarono a
toccarmi ed accarezzarmi tanto che ad un certo punto mi ribaltai,
ridendo per il troppo solletico.
Rimanemmo in acqua per una buona
mezz’ora ma quando un nuvolone coprì il sole e Joy
iniziò a battere i denti per il freddo capii che forse era
meglio avvolgerla per un po’ nell’asciugamano al caldo.
Rob rimase ancora un po’ in
acqua a guardare il fondale e prese a chiacchierare con quello che
capii essere l’istruttore di surf del resort, mentre io e Joy
tornammo al nostro ombrellone. Dopo averla asciugata e averle dato un
pezzo di anguria per merenda ci sdraiammo al sole, ma notai ben presto
che lei non toglieva gli occhi da un bambino di colore che, a pochi
metri da noi, giocava a fare una buca nella sabbia. Ogni volta che lui
alzava lo sguardo lei lo abbassava imbarazzata, tornando a concentrarsi
sulla frutta.
“Ehi..guarda c’è un bambino, magari potreste giocare” la buttai lì molto vagamente.
“Mmmm..non so…magali…”
Le carezzai i capelli per qualche
minuto. Non mi era difficile capire perché Joy fosse così
estroversa con gli adulti ma timida con i suoi coetanei. Doveva
iniziare l’asilo il settembre seguente ed era sempre rimasta con
la mia famiglia o con quella di Rob. Al massimo giocava coi suoi
cuginetti o col figlio di qualche mia amica sporadicamente, ma legare
con bambini che non conosceva non era facilissimo per lei.
“Magari gli piace l’anguria. Perché non gli vai a chiedere se ne vuole un pezzo?”
Lei mi guardò dubbiosa. “Sicula?”
“Fidati”
Si
alzò e molto lentamente gli si avvicinò. Prima di
parlargli gli girò intorno per parecchi minuti, poi si fece
coraggio e gli si inginocchiò vicino.
Non riuscivo a sentire quello che
si stavano dicendo anche se avrei dato qualunque cosa perché
fosse così, come ogni buona madre impicciona che si rispetti.
“Che fa Joy?”
“Shh “ Rob era tornato
gocciolante al mio fianco e insieme restammo a guardare mentre i due
bambini parlavano fra loro e ridevano “Awww voleva parlarci ma
era così nervosa!”
Prima che avesse il tempo di
rispondermi i due tornarono da noi e Joy mi chiese un pezzo di anguria
anche per il suo nuovo amichetto che si presentò come Chris.
Lui mi fissò ad occhi
spalancati e, per un assurdo secondo, credetti quasi che mi avesse
riconosciuta. Questo prima di rendermi conto che fissava più che
altro il mio pancione.
“Credo che la tua mamma se lo
sia ingoiato tutto” sussurrò a Joy e quando capii che
pensava davvero che la mia pancia fosse così grossa
perché avevo ingoiato un anguria intera non potei contenere le
risa.
“Tranquillo, ce
n’è ancora” lo tranquillizzai “La mia pancia
è grossa perché c’è un bambino qui
dentro”
Porsi due fette ad entrambi e Joy
corse di nuovo verso la buca che Chris stava scavando. Lui però
rimase accanto a me, ancora pensieroso. “E come ci è
finito lì dentro?”
Oh…
Oh..ehm..
“Sai che c’è? Perché non lo chiedi alla tua mamma e al tuo papà dopo?”
Lui scrollò le spalle prima di correre via da Joy.
“Wow..sai dobbiamo trovare
una risposta per quando Joy ce lo chiederà. E’ strano che
non l’abbia ancora fatto, conoscendola.” Mi voltai verso
Rob e vidi che guardava i bambini con sguardo assorto
“Sai, non sono sicuro che quel ragazzino mi piaccia”
“Cosa? Perché?”
“E’ un maschio. I
maschi pensano solo a cose sconce già sin da piccoli, si
sa.” Iniziò a blaterare mentre si sbrodolava mangiando
l’anguria, come sempre “Secondo me non ha intenzioni
serie”
Mi sdraiai di nuovo al sole e presto lui mi raggiunse ma vedevo che con la coda dell’occhio non li perdeva mai di vista.
“Rob non essere assurdo. Avrà sei o sette anni al massimo…di certo non pensa di sposarla domani.”
In realtà dovevo ammettere
che era piuttosto tenero vederlo così geloso di Joy e mi
scaldava il cuore che pensasse che nessuno sarebbe mai stato
all’altezza della nostra piccolina. E in fondo anche io ero
gelosa di lei …solo che Rob tendeva a diventare paranoico di
tanto in tanto.
E infatti…
Joy abbracciò il bambino e Rob…Rob impazzì del tutto.
“Voglio fare surf” decretò e quasi mi strozzai con il cocktail che uno dei camerieri mi aveva consegnato.
“Tu…cosa??”
“Hai capito benissimo, voglio
provare a fare surf” borbottò “Joy lo troverà
forte e così tornerà qui con noi invece che andarsene da
strani, sconosciuti ragazzi…”
“Bambini…”
“E’ uguale”
Gli carezzai i capelli, posando il
capo sul suo cuore. Era incredibilmente dolce il suo lato protettivo
nei confronti della nostra cucciolotta ma se si aspettava che gli
permettessi di sfracellarsi sugli scogli si sbagliava di grosso.
“Rob, c’è un
motivo per cui ti chiamo Flippy” risi “E poi, comunque,
l’istruttore non ti farà mai andare in mare aperto la
prima volta che sali su una tavola. Bisogna fare prima lezioni in
spiaggia perché ti spieghi come si fa ad alzarsi in piedi
credo…”
Sospirò e ridacchiò
in un modo che non mi fece presagire nulla di buono. “Andiamo, io
non ho bisogno di lezioni. So perfettamente come si surfa”
“Certo” commentai
“E’ ovvio visto che il surf è lo sport tipico
inglese. Fammi indovinare , dove lo praticate? Nel Tamigi?”
“Guarda mia cara che sull’Isola di Wight ci sono splendide onde”
Scoppiai a ridere così forte
che temetti di farmi la pipì addosso. “Rob su
quell’isola ci sono solo vecchietti la maggior parte
dell’anno”
“Anche la Cornovaglia ha ottime onde”
“Non sai neppure dov’è la Cornovaglia!”
Ormai stavo rotolando del ridere, sempre metaforicamente per via del pancione ovvio.
Rob si alzò indignato e mi
guardò, lanciandomi uno dei suoi sorrisi fatti per incantare
ogni donna. Mi incantò, ma solo un pochino.
“Mia cara Kris ti
dimostrerò che sono un papà figo come nessun altro e che
il tempo che Joy passa con me vale molto di più di quello che
passa con un bambino maniaco qualunque.”
Fu proprio il caso di dirlo. Le.ultime.parole.famose.
Non so come Rob convinse quel folle
istruttore a farlo salire su una tavola da surf, fatto sta che io e Joy
fummo testimoni della più rovinosa cavalcata delle onde a cui
Maui avesse mai assistito. Rob cadde in acqua e la tavola da surf
riemerse colpendolo sopra l’occhio sinistro. Inizialmente mi
prese un colpo ma quando vidi che stava bene e che era tutto
intero mi venne una voglia matta di prenderlo a schiaffi o a calci in
un posto ben preciso.
Lasciai Joy con i nostri due fidati
e muscolosi body guard a continuare a giocare in spiaggia e lo
accompagnai dal medico. Non gli rivolsi la parola per tutto il tempo in
cui lo disinfettarono e gli diedero i due punti necessari perché
sentivo lacrime di rabbia premere e non volevo piangere o fare una
scenata davanti ad uno sconosciuto. Quando fummo usciti, però,
sentii due goccioloni scendermi lungo le guancie e solo in quel momento
mi resi conto di quanto davvero mi fossi spaventata.
“Ti fa male?”
“Un pochino sì”
“Bene, sono felice.”
Solo quando mi guardò
confuso vide i miei occhi umidi. Mi staccai da lui e accellerai il
passo ma mi bloccò prima che mi fossi allontanata troppo.
Mi prese la mano e nonostante fossi
furiosa con lui lo lasciai fare perché il suo contatto tiepido
mi dava sollievo e calma, paradossalmente.
“Mi spiace”
“Potevi farti davvero male,
lo sai?” mi ripulii il viso ma fui presto interrotta dalle sue
mani che mi obbligarono a guardarlo “Sei un’idiota.”
Gli colpii il petto prima di abbracciarlo forte “Stupido, stupido
uomo senza cui non posso vivere…”
Mi massaggiò i capelli e quando rialzai gli occhi per incontrare i suoi li vidi carichi di rimorso.
“Hai ragione, mi
dispiace” ma carezzò la pancia e mi strinse a sé
mentre ricominciavamo a camminare “Tu stai bene?”
“Sì, ma mi è mancato il respiro prima per un attimo. Non lo fare mai più”
“Promesso” mi strinse con più forza “Te lo prometto”
Ritornammo mano nella mano in spiaggia proprio mentre il sole stava ormai tramontando e Joy ci venne incontro di corsa.
“Papino ti tei fatto male?”
Lui le arruffò i riccioli chiari. “No amore, per niente”
“Meno male! Sei stato bravissimo, sai? Domani lo fai di nuovo?”
Lanciai uno sguardo omicida a Rob. Se solo si azzardava a..
“Mmmm no, non credo. Lo lasciamo fare a chi è più bravo, ok?”
Joy annuì e poi si
battè un colpo in fronte come se si fosse dimenticata di dirci
qualcosa di fondamentale importanza.
“Mamma,
papà…Chlis e io ci tiamo fidanzati!” esclamò
“Clis è il mio fidantato!!”
Joy battè le mani felice,
Rob sbiancò e io risi così tanto che mi feci anche
qualche goccia di pipì addosso.
Perché i miei ormoni erano
sotto sopra, perché ero incinta e perché potevo
permettermi di essere un pò cattiva.
Soltanto un pochino, però.
“L’isola di Maui
è la seconda per superficie delle isole hawaiiane, ha una
popolazione di circa 117.000 abitanti. Uno dei due più grandi
vulcani è l’Haleakala che ha un cratere spettacolare,
raggiungibile anche in auto. Dobbiamo assolutamente andarci”
La mia idea di restare ancora un
giorno a crogiolarci sulla spiaggia era stata prontamente scartata ma,
al momento, tra i due la persona che odiava di più quel
maledetto vulcano era proprio colui che aveva detto quella frase,
suonando tanto simile a una versione parlante di Wikipedia.
Rob.
Si appoggiò alla parete dell’ascensore che ci stava riportando in camera, lo sguardo stravolto e stanco morto.
“Mai più…assolutamente mai più!”
“Secondo me è stato divertente” protestai “Insomma la vista era davvero fantastica…”
Ed era vero, anche se potevo capire
che fare l’intero viaggio in macchina era una cosa mentre farlo a
piedi era…beh, decisamente peggio.
Posò la testa sulla mia spalla e io gli carezzai i capelli come facevo sempre con Joy quando era stanca.
“Non vorrei essere quella che
dice ‘te l’avevo detto’ però te l’avevo
detto di venire in macchina con noi e non fartela a piedi con la
guida.”
“Lo so” mugugnò.
A malapena eravamo entrati in camera che già si era gettato sul
letto, in modo piuttosto drammatico.
Spalancai le finestre per cambiare
l’aria anche se la stanza era stata pulita e sistemata
impeccabilmente come ogni giorno da quando eravamo arrivati.
“Ti va se stasera mangiamo in
camera? Pizza, servizio in camera…decidete pure voi basta che
non mi fate uscire da qui.”
Annuii. Tanto anche Joy
probabilmente sarebbe tornata di li a poco completamente distrutta da
una giornata passata in spiaggia e poi allo zoo. Si era categoricamente
rifiutata di venire con noi in gita e aveva preferito restare in hotel
con uno dei nostri body- guard con cui aveva particolarmente legato ed
il loro figlioletto di quattro anni. Qualcosa mi diceva che Chris aveva
un po’ di competizione ma non mi azzardavo a dirlo ad alta voce
per paura di Rob.
Mi spogliai e attaccai l’aria
condizionata, pronta a buttarmi sotto una bella doccia rinfrescante,
quando il mio sguardo si posò su Rob ancora semi sdraiato. Solo
che ora non sembrava più così stanco, anzi una certa
parte del suo corpo sembrava particolarmente attiva.
“Ma tu non eri distrutto?”
Il suo sguardo e la sua domanda successiva risposero per lui.
“Quando torna Joy?”
Guardai velocemente l’ora
sentendo un flusso di eccitazione farsi strada nel mio corpo, visto che
la sola nota negativa di quella vacanza era che Joy aveva trovato il
suo lettino molto divertente per giocare a saltarci sopra ma non molto
per dormirci.
“Almeno un ora e mezza direi…”
“Vieni qui”. La sua
voce era roca quando mi trascinò a cavalcioni su di lui.
Osservò il mio corpo nudo per diversi minuti prima di posare le
labbra sopra il mio cuore. “Sei bellissima”
“Davvero? Non mi ci sento moltissimo ultimamente”
“ Fai male…” sussurrò “Perché per me lo sei sempre…tantissimo…”
Dopo un lungo momento di silenzio
cominciò a baciarmi, la lingua che sfiorava le mie labbra,
facendole schiudere e poi infilandosi dentro per farmi impazzire.
Presto fummo completamente nudi sul letto, il bambino dentro di me che
scalciava furiosamente. Ma non era una sensazione
spiacevole….non lo era affatto. E le mani di Rob che mi
accarezzavano….era così incredibilmente tenero che mi
venne voglia di piangere. Dalle guancie alla gola ai seni, la sua
carezza era così gentile…finchè la bocca
seguì la stessa strada e io mi sentii calda dappertutto..
Mentre accarezzavo la sua testa
posata sui miei seni, ancora una volta, stupidamente, mi vennero le
lacrime agli occhi. Maledetti ormoni!
Ma non potevo contrastarle
perché mi sentii coccolata, preziosa e desiderata. Mi sentii
bella, un’emozione che non provavo spessissimo da quando ero
incinta ed ero sempre troppo stanca o gonfia o affamata.
Ci amammo lentamente in una delle
poche posizioni che ancora ci erano concesse: il suo petto sulla
mia schiena e le sue mani che accarezzavano nostro figlio o figlia
sotto la mia pelle.
“Ti amo”
sussurrò prima di lasciarsi andare contro di me e non mi
sorpresi di poterlo davvero sentire, il suo amore. Erano passati ormai
gli anni in cui mi ero posta domande o ne avevo dubitato, presa dalla
paura, perché ormai seguivo solo il mio cuore per quanto
riguardava la nostra famiglia.
“Ti amo anche io..”
A noi non serviva dire
assolutamente altro. Non ci serviva fare niente di elaborato o
stravagante per essere felici: solo fare l’amore con la persona
che amavamo e passare la serata in camera a mangiare pizza con nostra
figlia.
Rob mostrava ancora i sintomi della
classica gelosia dei papà verso le figlie femmine e quindi, dopo
che Joy fu tornata ed ebbe mangiato due fette di pizza, le permise di
ordinare una doppia porzione di gelato con panna e di comprare un
cartone sulla pay per view.
E, ovviamente, le propose di
passare con noi la notte nel lettone. Gli sorrisi attraverso lo
specchio e lui mi rispose con una linguaccia.
Mi baciò e mi persi nel suo sapore fresco di menta prima che staccasse le labbra dalle mie.
“Oggi ho coccolato te, stasera tocca a Joy”
“Mi sembra giusto”
Mi prese per mano ed insieme ci
gettammo nel lettone con lei. O perlomeno Rob si gettò
perché se lo avessi fatto io lo avrei come minimo sfondato.
Rob si premurò di rimboccarci le coperte e poi ci accomodò i cuscini.
“Allora, hai scelto un po’ di film?”
“Li
ho complati tutti!” esclamò lei “Tu hai detto
schiaccia ‘ok’ col bottone verde e io l’ho
schiacciato pel tutti!”
E in effetti vidi che tutti i
titoli erano spuntati col verde e, anche se spendere 100$ in pay per
view era probabilmente davvero uno schiaffo alla miseria,
non mi sentii di rimproverarla. Ma mi sentii di uccidere Rob quando
cliccò sul primo film e mi resi conto quale sezione Joy avesse scaricato.
Decisamente non i cartoni animati.
“Infermiere biricchine?”
Immediatamente le coprii gli occhi mentre Rob tornava velocemente indietro e mi fissava con lo sguardo alla non-sono-stato-io.
“Pecchè tono bilicchine? Tono cattive? Lo vediamo?”
Rob si schiarì la voce e notai con piacere che Joy aveva scaricato solo film
porno. Mentre le tenevo ancora gli occhi coperti Rob cliccò sul
primo cartone animato della lista dei film per bambini per comprarlo.
“Mamma non ci vedo!”
La liberai e quando vide Cars sullo
schermo si sistemò per guardarlo tranquilla. Certo non prima di
avermi riempita di domande imbarazzanti.
“Mamma ma pecchè non guaddiamo quello delle infemmiele? Non ela bello? E pecchè elano bilicchine?”
“Ahahah ehm..chiedilo a papà”
Rob impallidì ma si
ricompose subito. “Perché non sapevano fare le punture. E
poi c’era tanto sangue…nahh, Cars è molto, molto
più carino, credimi. Ok?”
Joy scosse le spalle. “Ok”
Si addormentò dopo circa
quindici minuti, non prima di aver sussurrato qualcosa
all’orecchio di Rob. Qualcosa che lo lasciò con
un’aria incredibilmente sorridente.
“Che ti ha detto?” domandai piano quando ormai aveva chiuso gli occhi da un po’.
“Che lei e Chris si sono
lasciati” rispose con aria felice e non mi sarei sorpresa se
l’avessi visto sferrare un pugno in aria “E che io sono il
suo principe azzurro.”
Sorrisi carezzandomi il pancione e tornando a vedere il film. Rob mi prese la mano e intrecciammo le nostre dita sul lenzuolo.
Questo era quello per cui vivevo.
La mia folle, folle famiglia
composta da padri super gelosi, madri con gli ormoni in libertà
e bambine che si divertivano a scaricare film porno.
La mia famiglia.
Pazza sì, ma pur sempre il mio paradiso.
Awwwwww ahahah Joy che a 4 anni
già si scarica i porno O____o. Iniziamo bene ahah, Rob si
prenderà un bel numero di infarti ahahah.
A giovedì prossimo girls!!
Un mega bacio!!
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Capitolo 3 *** Love at first sight ***
le rag
Bonsoirrrrrrrrrr!!!
Lo sappiamo, avremmo dovuto postare ieri sera ma....ma....scommetto che
lo sapete perchè non abbiamo postato :))). ma perchè ieri
è stato uno dei Robsten epic day, la cerimonia e poi la press e
poi l'mtv first *-----* era una giornata così piena di news che
postare sarebbe stato troppo. Poi ci facevate indigestione da Rob e
Kris U__U (*Ok è una bugia ahahahah lo sappiamo che nn ne
avremmo mai abbastanza :D).
Anyay, ecco a voi il capitolo e......
ENJOY!!!
CAPITOLO 3 (Fio)
LOVE AT FIRST SIGHT
POV Kristen
“Rob...”
“Mmm...” sentii un vago lamento provenire dalla sua bocca semichiusa e mi avvicinai per tentare ancora.
“Rooob...” sussurrai quasi sulle sue labbra cercando di essere quanto più sensuale possibile.
Stupidi ormoni.
“Mmm...” altro mugolio in risposta.
“Amore...”.
Forse questo lo avrebbe fatto svegliare di più. “Mi si sono rotte le acque...”
“Mmm...” mugolò
ancora stiracchiandosi per qualche secondo nel letto finché non
realizzò quello che avevo detto e sbarrò gli occhi in
preda al panico.
“Cosa?!” gridò
con la voce ancora impastata dal sonno. “Ti si sono...? Oh
cazzo... ma a che mese siamo? A che mese sei? Com'è
possibile?”
In un secondo il panico lo aveva
aggredito e si era messo a sedere sul letto per osservarmi e cercare di
capire cosa fare. Meglio fermarlo prima di peggiorare le cose.
“No, okay. Non è vero,
mi serviva la tua attenzione...” ammisi con un sorriso colpevole
sperando che non se la prendesse troppo.
La sua bocca si aprì in una
o complice di un'espressione mista di sorpresa, sconcerto,
sollievo e forse anche un pizzico di rabbia.
“Kristen, che cazzo ti salta
in mente?” biascicò buttandosi di nuovo di schiena sul
letto. Ne approfittai e mi avvicinai ancora a lui così da
potermi appoggiare al suo petto.
“Scusa...” mormorai lasciando un soffice bacio sulla sua giugulare. “E' che ho una strana voglia...”.
La sua mano andò alla mia
schiena e iniziò a carezzarla. “Kris, ti amo. Davvero. Ma
se te ne esci di nuovo con qualche strano frutto introvabile non
rispondo delle mie imprecazioni.”
Non potei fare a meno di ridere al ricordo di quella mia assurda voglia di... cos'era?
Alchechengi?
Sorrisi divertita al pensiero e anche quasi imbarazzata che non si trattasse di una voglia del genere.
“In realtà... pensavo a qualcosa di più... esotico...”
“Esotico?” disse tra i miei capelli.
“Sì. Bè, non proprio. Cambia la s con una r...”
Nel frattempo la mia mano si era
già infilata sotto la sua canottiera e il mio ultimo indizio non
gli rese tanto difficile capire di cose parlavo.
“Oh...” disse in un monosillabo carico di ogni emozione possibile e immaginabile.
“Vuoi dirmi che mia moglie,
incinta, alle sei di mattina del giorno del suo compleanno, ha strane
voglie erotiche da soddisfare?”
Alzai il viso risalendo con le labbra dalla gola all'angolo della mandibola che era uno dei suoi punti più deboli.
“Ah-ah” confermai in
una specie di gemito smorzato. “Non ho diritto a un trattamento
speciale il giorno del mio compleanno?”
La sua mano iniziò a massaggiarmi la schiena mentre un'altra scendeva verso la mia pancia.
“Tu hai sempre diritto a un trattamento speciale...”
E non so cosa fu. Non so se fosse
il tono sensuale della sua voce, le sue mani che mi stavano facendo
impazzire o le sue labbra a un centimetro dalle mie. So solo che,
complici gli ormoni a mille, in un secondo mi avventai sulle sue labbra
e le intrappolai tra le mie, mordendole di tanto in tanto e lasciando
che le nostre lingue si incontrassero.
Rob non si lasciò certo
pregare. Ci mise un secondo ad accogliere ogni mia richiesta e
assecondare ogni mio movimento. Spesso lasciava che fossi io a
scegliere essendo molto limitata dal pancione, ma quella mattina...
Dio, quella mattina non resistevo per nulla e avevo solo un gran
desiderio di lui o delle sue mani.
Mi poggiai di schiena sul letto
trascinando il suo corpo sopra al mio, facendo attenzione a non pesare
troppo sul bambino. Poggiai la mia mano sulla sua che mi carezzava il
pancione e la guidai verso il basso.
“Dio, Rob... Ti prego, sto morendo...”
“Come mai così vogliosa stamattina?”
“Ma che ne so... saranno i ventiquattro anni... Dio...”
Spinsi il bacino contro la sua mano che si posava dolce sulle mie mutandine.
“Niente pantaloni?”
Sapeva che non li usavo quasi mai
per dormire, non quando ero incinta almeno, perciò mi era
abbastanza evidente che stava facendo di tutto per prolungare
quell'attesa snervante e portarmi al limite della sopportazione.
“Rob, ti prego. Tra poco Joy sarà...”
“Mami...”
“...sveglia...”.
Perfetto.
Sospirai mentre Rob ritirava la sua mano e si metteva in una posizione che non avrebbe creato strane domande a nostra figlia.
“Che tate facendo?”
Ecco, appunto.
“Niente!” rispondemmo io e Rob all'unisono mentre lei si stropicciava gli occhi e si avvicinava al letto.
Io lanciai un'occhiataccia a Rob e accennai uno sbuffo per renderlo partecipe della mia totale insoddisfazione.
“Prega che non abbia visto
niente...” mimai a Rob pochi secondi prima che Joy ci
raggiungesse sul letto e si mettesse seduta in ginocchio di fronte a
noi.
Rob, in risposta, scosse la mano e
lasciò cadere la questione. Potevo solo pregare che Joy non
chiedesse cosa ci faceva praticamente addosso a me.
Mentre io ero persa nei miei
pensieri e nelle eventuali spiegazioni da dare a mia figlia, mi ero
persa una specie di conversazione privata tra lei e Rob che si era
alzato dal letto e aveva preso la chitarra all'angolo della stanza.
Tornò a sedersi sul letto.
“Pronta?” disse a Joy e lei annuì sorridendo e guardandomi ansiosa.
Rob le diede qualche secondo ancora e poi iniziò a suonare.
Non mi ci volle molto per capire
che si trattava di Tanti Auguri A Te, e sorrisi appena la riconobbi ma
restai di sasso quando iniziarono a cantare. Entrambi.
E spalancai gli occhi quando
ripeterono la strofa ancora una volta ma Rob lasciò che Joy
cantasse da sola accompagnata dal solo suono della chitarra.
Oh.Mio.Dio.
Era la cosa più dolce del
mondo e riuscivo a malapena ad elaborare il fatto che la mia bambina di
neanche quattro anni mi stesse davvero cantando una canzone per il mio
compleanno. Certo erano solo quattro parole ma riusciva a intonarle
bene, andava a tempo e sentiva il ritmo. Sentiva la musica.
“Tanti auguli, mamminaaaa. Tanti auguli a te...”
Potevo quasi sentire le mosche
entrarmi in bocca per tutto il tempo in cui l'avevo tenuta aperta. Se
avessi continuato così la mia mascella avrebbe presto toccato il
pavimento ma dire che ero scioccata sarebbe stato un eufemismo.
“Mio dio... Amore, dove... dove hai imparato a cantare così?” sussurrai preda dello sgomento.
“Papi mi ha integnato...” sussurrò lei entusiasta e con il suo adorabile sorriso sdentato.
Io non sapevo su chi concentrare le mie attenzioni. Le spostai su Rob per qualche secondo.
“E' brava. Sicuramente una
migliore allieva di quella che eri tu quando cercai di insegnarti
qualcosa al pianoforte...”
“Sì, lo vedo che è brava. Ma...dobbiamo fare qualcosa... Insomma... ha solo quattro anni...”
Cercai di tenere il tono della voce
basso per non far capire a Joy di cosa stessimo parlando. Era fin
troppo intelligente e non volevo che si facesse strane idee solo
dettate da qualche pensiero buttato qua e là.
“Kristen...”
sussurrò Rob. “Proprio perché ha solo quattro anni
non possiamo fare niente... Non vivrebbe la sua infanzia. È
già abbastanza sotto i riflettori così. Se uscisse fuori
che ha una specie di talento per la musica non ci lascerebbero
più in pace. Non la lascerebbero più vivere...”
Anche questo era vero, però...
“Però se ha talento non possiamo tapparlo così...”
“La seguiamo noi per ora, vediamo come va... Se è destino...”
Annuii subito, capendo
perfettamente il suo discorso. In fondo si trattava solo di un Tanti
auguri a te. Probabilmente qualsiasi bambino di quattro anni avrebbe
potuto cantarla con un po' di allenamento.
Tornai sulla terra prima che il mio viaggio mentale si spostasse a livelli cosmici.
“Mami, mi fai le fliettelle pel colazione? Ti pleeeego...”
Le sorrisi e iniziai a farle il solletico beandomi della sua risata.
“Certo che te le faccio. Te le meriti tutte!” esclamai ancora entusiasta e frastornata.
“Siiii, andamo alloraaaaa!” gridò lei defilandosi dalle mie mani e saltando giù dal letto.
Io mi voltai verso Rob. “E da te pretendo ancora il trattamento speciale.”
“Ti devo un orgasmo stasera. Te lo prometto.” disse lui ammiccando e io lo incenerii con lo sguardo.
Cavolo, ma era idiota? Dire quelle cose con Joy che ascoltava ogni cosa che dicevamo. E infatti...
“Papi cos'è un oggasmo?”
“Qualcosa che non puoi sapere a tre anni, né a trenta, né a cinquanta...”
Scossi il capo e, preso un cuscino, glielo lanciai in faccia per tappargli la bocca.
“Mmm... non ho capito...” disse la piccola, giustamente confusa.
“Lascia stare, tesoro. Vai in cucina. Vengo subito e facciamo le frittelle insieme.”
“Oooookay. Muoviti
pelò!” e gridando per tutta la casa uscì dalla
stanza lasciandomi libera di stendere Rob sul letto con un ceffone.
“Uh, anche manesca? Mi piaci così. È la gravidanza per caso? Devo metterti incinta più spesso.”
“Ma sei idiota?!” dissi di tutta risposta avventandomi su di lui. Il mio pancione a contatto con la sua pancia.
“Dai, nel giro di due minuti si sarà anche dimenticata la parola.”
“Credo che tu sottovaluti l'intelligenza di nostra figlia.”
“Tutt'altro. È fin
troppo intelligente ma dubito che possa capire, da sola, a tre anni, il
significato della parola orgasmo...”
“Potrebbe chiedere in giro e
faremmo la figura dei genitori perversi che rendono la figlia partecipe
dei loro amplessi.”
“L'esagerazione e la fantasia
sono sempre state le tue particolarità più
sviluppate.” rise lui. “Joy ha magri contatti con il mondo
esterno e per quando inizierà la scuola non ricorderà
nulla. A chi vuoi che lo chieda?”
Il bambino iniziò a scalciare e poteva sentirlo anche Rob attraverso quegli strati di pelle che ci dividevano.
Sorrise mentre poggiava entrambe le mani sul mio pancione.
“Vedi? Anche lei è d'accordo con me.”
Alzai gli occhi al cielo, sorridendo.
“Meglio che vada prima che inizi a sussurrare cose poco consone anche a lei.”
Gli si illuminarono gli occhi alle mie parole e solo quando parlò capii il perché.
“Allora è una femmina? Davvero? Come lo sai?”
“Mmm...” mi lamentai.
“Non lo so cos'è, Rob. Come posso saperlo? Sei venuto ad
ogni ecografia con me e, se non sbaglio, non sono io quella che torna
indietro con una scusa banale solo per farsi dire il sesso del bambino
che doveva essere una sorpresa.”
Lui si morse le labbra con aria colpevole. “Non rivanghiamo il passato. Pensiamo al presente.”
“Bè, il presente
è questo e ti riserva la giusta punizione per non aver saputo
aspettare la prima volta. Io la trovo una giustizia divina. Hai voluto
saperlo a tutti i costi con Joy e ora non puoi saperlo per cause di
forza maggiore.” esclamai quasi fiera del mio ragionamento e del
piccolino che continuava a nascondersi rendendo impossibile capire se
fosse maschio o femmina.
“Sei davvero una piccola serpe.”
“Lo so che mi ami.”
risposi deridendolo finché non mi prese alla sprovvista
poggiando, improvvisamente, le sue labbra sulle mie.
“Sì... ti amo... Nonostante tutto...”
Gli diedi un colpetto che non
avrebbe fatto male a una mosca e mi alzai per raggiungere la piccola
peste prima che combinasse qualche disastro in cucina.
“Hey, Kristen?”
Mi voltai e lo trovai con un sorriso sincero stampato sul viso.
“Buon compleanno...”
Adoravo quando mi chiamava Kristen.
Amavo quando mi chiamava per dirmi
le cose più semplici del mondo che, però, suonavano come
le più speciali.
E amavo il sorriso sincero che non faceva altro che richiamarne uno altrettanto sincero e felice da parte mia.
Quando scesi in cucina, trovai Joy per terra, quasi completamente sotterrata da Bear che le faceva le feste.
“Noooo...” rideva. “Mettila di leccalmiiiiii. Aaaaaaaah.”
Risi della scena e li lasciai
continuare. Sapevo bene che quando Joy chiedeva a quel cane di
lasciarla in pace in realtà si stava divertendo da morire e
l'ultima cosa che avrebbe voluto era qualcuno che lo allontanasse. Una
delle prime volte Rob lo aveva fatto lei gli aveva tenuto il muso per
un'ora.
“Non fallo mai più,
papà!” aveva gridato e si era avventata di nuovo sulla
bestiolina che poi, ora, tanto bestiolina non era più...
Preparai il caffè e
l'impasto per le frittelle e, non vedendo Rob scendere ancora, decisi
di portargli una tazza di caffè-latte per aiutarlo a svegliarsi
mentre aspettavo che la padella si riscaldasse abbastanza.
Afferrai la caraffa e andando a
voltarmi successe tutto in un secondo. In quel secondo in cui non avevo
visto Joy e Bear ai miei piedi, quel secondo in cui la mia mano
tremò e metà del caffè si riversò,
bollente, sulla mia pancia.
Mollai la caraffa immediatamente
lasciando che cadesse sul pavimento e mentre lanciai un urlo mi resi
conto di non essere l'unica. Joy, ai miei piedi, stava urlando e
piangendo.
Porca puttana! Il caffè era andato anche su di lei...
Senza pensarci due volte, senza
pensare al bruciore che sentivo io stessa, mi chinai e afferrai la
bambina che piangeva disperata.
“Buciaaaaaaaaa” diceva tra le lacrime mentre la poggiavo sul ripiano della cucina.
“Sssh, ssssh. Va tutto bene. Fammi vedere!”
Grazie a dio si era scottata solo un po' sul braccio che misi subito sotto il getto dell'acqua.
“Mamma, blucia.” pianse
ancora nello stesso momento in cui Rob entrò in cucina
trovandosi quella che, immaginavo, non doveva essere una bella scena.
“Che diamine è successo?”
“Reggila!” dissi
semplicemente e lui non se lo fece ripetere due volte. Prese Joy dal
ripiano e la strinse a lui. Osservò il caffè e il
contenitore per terra e potei quasi vedere la scena ricostruirsi nella
sua testa...
Mi tolsi subito la maglietta ed
esaminai la mia pancia. Avevo avuto l'impressione e il terrore di
trovarla completamente arrossata o in fiamme, non sapevo bene cosa
aspettarmi, perciò fui più che sollevata quando mi resi
conto che, in effetti, il caffè era caduto solo su una minima
porzione di pelle e non su tutto il pancione come invece mi era
sembrato. Immaginai che la sensazione di bruciore bollente confondesse
le zone del dolore e non facesse capire più nulla.
“Oddio.” sentii Rob
sussurrare mentre io prendevo la pezza più vicina e la bagnavo
con acqua fredda per poggiarla sulla piccola scottatura.
“Kristen, fammi
vedere!” quasi gridò Rob mentre continuava a cullare Joy
che non era ancora riuscita a calmarsi. Povera piccola.
“Non è niente,
Rob!” cercai di tranquillizzarlo ma potevo capire benissimo che
fosse preoccupato. Io stessa mi ero spaventata a morte e se non fosse
stato per Joy che aveva bisogno di me sarei andata nel panico
più totale.
Lui non si lasciò tranquillizzare per nulla dalle mie parole e scostò la mano per osservare la ferita lui stesso.
“Andiamo all'ospedale.” decretò infine e mi augurai che stesse scherzando.
“Cosa?”
Il suo sguardo serio fu la risposta ai miei dubbi. Non stava scherzando.
“Vestiti, andiamo.”
“Rob, non vado al pronto soccorso perché mi sono rovesciata il caffè addosso.”
“Non addosso, Kris. Sulla pancia. Su una pancia di otto mesi e mezzo. Non addosso!”
Oh, cavolo. Era davvero preoccupato e Joy lo percepiva. Si strinse a lui e iniziò a piangere più forte.
Uccidetemi in questo momento.
Sospirai e alzai gli occhi al
cielo. Mi avvicinai a lui e massaggiai la schiena di Joy lasciandole
qualche bacio qua e là per farla calmare e lanciando occhiatacce
a Rob per fargli capire che dovevamo calmare prima la bambina.
Rob mi incenerì con gli
occhi perché aveva ben capito che non avevo alcuna intenzione di
andare all'ospedale. Solo quando Joy fu più calma e felice con
il suo cerottino colorato e le sue frittelle, potemmo ragionare in modo
civile.
“Ti brucia?”
Bè, sì. Bruciava ma era una cosa minima...
“Rob, non andremo all'ospedale per una sciocchezza del genere.” impuntai i piedi.
Non poteva davvero essere
così apprensivo... Non osavo immaginare come sarebbe diventato
con l'arrivo del piccolo. In fondo erano quattro anni che non eravamo
alle prese con un neonato e, dopo tutto quello che avevamo passato,
riuscivo perfettamente ad immaginarlo iper-protettivo e paranoico.
Rob scosse il capo e capii che non era per nulla tranquillo. Ce l'aveva con me e odiavo quando ce l'aveva con me.
Mi avvicinai a lui che stava
appoggiato al tavolo della cucina, con sguardo serio e preoccupato.
Presi le sue mani e lui mi guardò mentre le poggiavo sulla
pancia.
“Stiamo bene, Rob. Ti prego, non devi preoccuparti in questo modo. Non vivi bene così...”
Lui mi guardò per qualche secondo poi chinò di nuovo il viso sospirando.
“Puoi... puoi chiamare almeno la dottoressa Smith? Sentire se...”
“Sì, sì, okay.
La chiamo.” lo rassicurai senza nemmeno fargli finire la frase.
Gli carezzai le guance e lo baciai.
La dottoressa mi rassicurò
consigliando semplicemente un unguento e di stare più attenta
ora che la gravidanza era quasi al termine.
“Contento?” esordii quando riattaccai la chiamata in viva voce.
“Meglio...” finalmente
sorrise e mi baciò con tranquillità, senza il sapore del
terrore sulle labbra. “Però vi accompagno io in
città...” disse sulle mie labbra.
Io alzai gli occhi al cielo e
sbuffai. Non perché volesse accompagnarci lui ma perché
l'idea di andare in città non mi esaltava poi così tanto.
Come potevo dire a Rob che il suo regalo, un giorno di relax in un centro benessere, non mi entusiasmava per nulla?
“Cosa?” chiese lui.
Scrollai le spalle cercando di
essere diplomatica. “Che ne dici se... saltassimo il centro
benessere e ce ne stessimo qui... Io, tu e Joy... a vedere DVD nel
lettone o sul divano e a fare un bel niente?” spodestai il mio
sorriso completo sperando che non vi resistesse, ma ero solo un'illusa,
evidentemente.
Lui sorrise e prese il mio viso tra
le mani. “No.” disse infine suggellando la sentenza con un
bacio. “La dottoressa ha detto che devi rilassarti quanto
più possibile le ultime tre settimane...”
“Posso rilassarmi anche a casa...”
“Mi stai dicendo che non ti piace il mio regalo di compleanno?”
Oh-oh.
“No! Che dici!? Pensavo solo
che magari ti andasse di... stare un po' insieme...” dissi
cercando di risultare provocante, ma col pancione mi sembrava di essere
sempre più impacciata del solito.
“Amore della mia vita.”
già da come aveva iniziato capii che sarebbe stato un mini
sermone in cui mi avrebbe detto: “Ti amo da morire e lo sai, ma
possiamo passare insieme ogni giorno della nostra vita e...”
Bla, bla, bla...
Avevo smesso di ascoltarlo tanto sapevo che sarebbe finito con...
“Oggi tu ti rilassi e non si
discute.” dissi anticipando di un secondo la sua stessa battuta.
“Ti conosco come le mie tasche, Robert. So che stai escogitando
qualcosa.” dissi infine per poi salire le scale e andare a
vestirmi. “Prepara Joy!” urlai prima di chiudermi in bagno.
Quando fui pronta, Rob e Joy mi
aspettavano già all'ingresso. Come cavolo avevano fatto ad
essere pronti prima di me? Si stava rivoltando il mondo e non me ne ero
accorta?
“L'hai lavata, Rob?”
“Certo che l'ho lavata.”
“Ti ha lavato il papà?” chiesi a Joy che scosse il capo con sguardo birichino.
“Rob!”
“Kristen!” rise a
metà tra l'incredulo e l'indignato. “Ti giuro che l'ho
lavata. Insomma, credi più a tua figlia di quattro anni che a
me? Dici la verità, brutta monella!” iniziò a
prendersela con Joy estorcendole la verità con il solletico.
“Ti, ti. Okay, okay. Mi tono lavata... hahaha batta papiiiiiiiiii”
Avrei quasi voluto gettarmi su di
loro e unirmi alla mischia ma ormai dovevo stare particolarmente
attenta. Già afferrare Joy da terra quella mattina era stata una
mossa avventata.
La macchina ci aspettava fuori, con
una guardia del corpo senza la quale né io né Rob avevamo
ancora il coraggio di uscire se eravamo da soli. Soprattutto io. Mi
sentivo così fragile quando ero incinta e dopo tutti gli sforzi
per arrivare di nuovo a questo punto temevo che anche una sola spinta
da un paparazzo o un matto per strada potesse rovinare tutto. Cercai di
convincere Rob a stare a casa, non c'era alcun bisogno che venisse
anche lui ma fu irremovibile e in fondo non mi dispiacque.
“Come torni ora a casa, geniaccio?” gli chiesi quando fummo fermi dentro il parcheggio del centro.
“Prendo un taxi.”
sorrise mentre mi attirava tra le sue braccia per baciarmi. “Tu
fai la brava, mi raccomando. Non far stancare la mamma.” disse
poi rivolgendosi a Joy che gli scoccò un bacio sulla guancia.
“Okay papi. Ci vedamo più taldi.”
Ci salutammo un'ultima volta mentre
ancora cercavo di capire il senso di tutto ciò, dopo di che
presi la mano di Joy e scortate dal nostro fidato JB, meglio conosciuto
come HBG, ci dirigemmo all'ingresso.
“Mamma, anche Hottie viene co noi?”
Non potei proprio evitare di scoppiare a ridere per l'uscita di Joy.
Dovevo ammettere che ero rimasta un
po' scioccata dal sapere che anche il mio bodyguard avesse un suo
fan-site e che gli avessero affibbiato quel nomignolo che non poteva
non far ridere. Hot BodyGuard. Quando ne avevamo parlato aveva fatto
finta di non saperne nulla ma sapevo che era impossibile non sentire
come le ragazzine lo chiamassero ogni volta che ci vedevano in giro.
Era una situazione alquanto esilarante.
“Non lo so tesoro. Chiedilo a lui.” continuai a divertirmi.
Joy allungò una manina e
strattonò un po' la giacca del nostro omone che si voltò
a guardarla facendo finta di niente.
“Hottie anche tu ti fai bello co noi?”
Oddio, ma da dove le uscivano certe
cose? Di certo non aveva mai sentito me e Rob chiamarlo in quel modo.
Speravo solo che non si fosse trovata a guardare qualche stupido
programma in TV. Maledette CrispyNews di Mtv.
“No, piccola. Io vi guardo solo...”
“Ma papà non è geloso, mami?”
Tasto dolente,
pensai tra me e me. Quando avevamo assunto la nuova guardia del corpo
Rob non era stato del tutto contento di notare la sua avvenenza ma la
cosa si era affievolita quando era stato testimone della sua
professionalità in diverse occasioni per cui non era più
un problema.
Una signorina ci accolse con ogni
tipo di cerimonia possibile e immaginabile e ci mostrò il
programma della giornata. Massaggi, fanghi, capelli, unghie...
Un inferno.
Ti uccido. Sappilo.
Mandai l'sms a Rob prima di essere invitata a spegnere il cellulare. E che diamine.
Mi dispiaceva che JB dovesse stare
in sala d'aspetto tutta la giornata. Cercai anche di tranquillizzarlo e
dargli la possibilità di farsi un giro in città ma fu
irremovibile.
“Faccio solo il mio lavoro.” rispose quando gli dissi che si sarebbe annoiato a morte.
Caso volle che presto non fu l'unico.
“Mami, quanto tempo ancola?”
“Non lo so, tesoro...”
“E ola?”
“Ancora un po'?”
“Mmm...e ola?”
“Amore, ti stai annoiando per caso?”
Dopo la prima ora chiuse in una
stanza con due cetrioli sugli occhi, la mia adorata bambina, che aveva
insistito tanto nel venire con me e provare il brivido del Centro
Benessere, si era giustamente stufata.
Rob aveva tentato di dissuaderla
dal venire e restare a casa con lui così che io non dovessi
pensare a nulla, ma lei aveva così insistito che non me l'ero
sentita di dirle di no, sebbene avessi previsto che si sarebbe presto
scocciata.
Sapevo che non potevo tornare a
casa o Rob mi avrebbe rispedito indietro per preparare la sua sorpresa,
non potevo chiedere a JB di accompagnare Joy da Rob perché
sapevo che non mi avrebbe mai lasciata da sola. Se mi fosse successo
qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato, diceva.
“Bene, allora vuol dire che te la tieni tu...” conclusi infine non vedendo altra soluzione.
“Cosa? No... No, Kristen. Non ho figli, non so...”
“Oh ma lei tranquillissima. Vedrai che non ti darà problemi... Vero, amore?”
Joy annuì un po' timida. Per
qualche motivo era sempre stata intimorita da lui ma non sapevo proprio
come altro fare ed era evidente che per accettare di separarsi da me e
restare con lui doveva davvero essersi annoiata parecchio.
“Faccio la blava,
Hottie...” gli disse mentre, contemporaneamente, mi stringeva la
mano senza avere alcuna intenzione di lasciarla andare.
“Amore, torno tra poco, okay?” le dissi chinandomi con un po' di fatica e lasciandole un bacio sulla guancia.
“Mami ma se mi luba poi mi tolvate?”
Rimasi un po' atterrita da una
domanda del genere che, inevitabilmente, mi provocò un tuffo al
cuore e per un secondo solo mi fece mancare il respiro.
A volte mi chiedevo se Joy potesse avere un qualche vago ricordo di quello che le era successo.
“Tesoro, certo che ti
troviamo. Ti troviamo sempre. Ma Hottie è bravo e non ti
ruberà, okay? Stai tranquilla, va bene?”
“Okay... tao mami...”
E lasciandomi perplessa corse da JB
che l'afferrò tra le sue braccia. Sembrava così piccola
in braccio a lui che ebbi quasi timore a lasciarla da sola, temendo che
avrebbe avuto paura e sarebbe corsa urlando per tutto il centro.
Fortunatamente non fu così e
dovetti ammettere che, in effetti, era davvero rilassante. Non dover
pensare a nulla, ascoltare musica soft mentre una qualche sostanza non
ben identificata veniva spalmata sul tuo corpo, sentire il bambino
scalciare di tanto in tanto sotto le mani. Il silenzio regnava
così sovrano che mi sembrava quasi di sentire il rumore dei suoi
calci e la forza che aveva nel darli. Sembrava quasi che chiedesse di
uscire.
Incontrai Joy e JB per il pranzo e
la mia bambina aveva cambiato totalmente atteggiamento nei confronti di
quello che le era sempre sembrato l'uomo nero.
“Hottie mi ha potato a fale
un gilo tutto qua intolno. C'è un gialdino glandissimooo, devi
vedello, mami! E poi ci sono i laghetti e le papele dentlo e abbiamo
pleso il pane e gli abbiamo dato a lolo...”
Così dopo pranzo decidemmo
di fare una passeggiata tutti e tre e, con mia enorme sorpresa, Joy
rifiutò la mia mano per godersi lo spettacolo comodamente seduta
sulle spalle di JB che, per quanto non avesse figli, se la cavava
perfettamente. D'altronde con Joy ognuno avrebbe potuto cavarsela
perfettamente. Se all'inizio sembrava un po' timida, una volta
conquistata la sua fiducia, cosa che accadeva di solito dopo i primi
cinque minuti, era una bambina accomodante e accontentabile con poco.
Nel pomeriggio decise di stare con
me e farsi fare la manicure. Scelse uno smalto verde acqua che si
intonava bene con il colore dei suoi occhi mentre io optai per quello
trasparente. Non amavo molto lo smalto se non era nero, ma ogni volta
Rob diceva che gli sembrava un po' macabro perciò evitai.
Il parrucchiere fu la tappa che ci
tenne impegnate più a lungo. Joy era rimasta affascinata dal
modo in cui vedeva le ciocche dei capelli tagliati cadere a terra con
tanta grazia e aveva deciso di voler farlo anche lei ai suoi capelli.
“Scusa, me li puoi talliale
così pule a me?” aveva detto al parrucchiere indicando una
ragazza con i capelli a caschetto e mi era quasi venuto un infarto.
L'uomo si era voltato verso di me,
non sapendo che fare; lo avevo fatto avvicinare chiedendo un secondo di
tempo prima che lavassero i miei, e gli avevo raccomandato di tagliarle
solo le punte.
Per quanto lasciassi che Joy
esprimesse il suo pensiero e si vestisse con quello che più le
piaceva e le andava comodo non le avrei permesso di lasciarsi tagliare
quei bei boccoli biondi solo perché era divertente vedere i
capelli cadere.
Decisamente no!
Io scalai i miei di poco ed entrambe li asciugammo lisci, tanto per cambiare look.
Nel giro di un paio di giorni ci
saremmo stancate e saremmo tornate al mosso, ma nel frattempo mi
piaceva vedere Joy con i capelli lisci. Le stavano davvero bene.
Quando uscimmo dal centro e guardai
l'orologio rimasi sconvolta dal vedere che erano le sette di sera. Dove
diavolo era finito il tempo?
Rob ci aspettava a casa già
da un po'. Lo chiamai ma non rispose così gli mandai un
messaggio per tranquillizzarlo.
Dove sei? Comunque nella vaga ipotesi che la paranoia si sia impossessata di te, stiamo tornando. Tranquillo. x
Non potevo sapere, però, che
i paparazzi erano in agguato e per non metterli sotto fummo costretti a
camminare a passo d'uomo per un bel tratto.
Attirai Joy verso di me,
abbracciandola. “Nascondi il viso, amore.” le dissi mentre
lei lo faceva automaticamente. Non era stato facile spiegarle
perché nascondersi. Molte volte era così tranquilla da
salutarli e mandare loro qualche bacio quando glieli chiedevano;
spiegarle che, per una questione di etica e di comportamento, non
avrebbe dovuto far vedere il suo faccino per dare a quei bastardi una
busta paga ricavata dall'invasione della nostra privacy, non era del
tutto semplice. Per lo più lasciavamo che si comportasse come
volesse ma quando ero da sola, senza di Rob, mi sentivo maggiormente
violata.
“Stronzi di merda...” mugugnai tra me e me quando fummo finalmente liberi di procedere normalmente.
Rob ci aspettava fuori casa e Joy saltò letteralmente in braccio a lui appena scese dalla macchina.
“Amoreeee, fatti vedereeee! Ma come siamo belle! Ti sei tagliata i capelli?”
“Ti, pochino pelò pecchè mamma non voleva.”
E io che credevo che non se ne fosse accorta. Decisamente sottovalutavo troppo l'intelligenza di mia figlia.
Lui sorrise e le scoccò un
bacio sulla guancia, mentre io invece attiravo la sua bocca alla mia
per un bacio decisamente troppo passionale.
“Mi sei mancato...” sussurrai in preda agli ormoni.
Dio, quanto mi era mancato.
“Wow, e io che credevo di dover organizzare il mio funerale...”
Sorrisi. “No, devo ammettere che sono stata bene. Ci voleva, in effetti.”
“Visto?” disse con aria
vincente per poi accennare un saluto a JB che stava per andare via. Per
quanto volessimo essere sicuri e protetti, sapevamo di poterlo essere a
casa nostra. Dopo l'incidente di circa due anni prima avevamo
rivoluzionato ancora il sistema di sicurezza e poi c'era Bear che, per
quanto fosse solo un cane, era una grande garanzia almeno nel sapere se
si avvicinasse o entrasse in casa qualche estraneo.
“Come stai? La scottatura?”
“Sto bene, Rob. Non brucia.”
“Come mai ci avete messo tanto?” chiese mentre camminavamo verso casa.
“C'elano gli stonzi di medda.” Joy mi precedette.
Oh cazzo.
“JOY!” la riprese Rob, indignato.
“Cota? Mamma lo dice semple.” disse lei scrollando le spalle con aria ovvia.
Rob si voltò per lanciarmi un'occhiata denigratoria.
Storsi le labbra e strinsi la fronte. “Sì, tesoro. Ma tu non devi ripeterlo. È una brutta parola!”
“Pecchè tu lo dici allola?”
“La mamma lo dice solo quando è tanto incazz...”
“Kristen!”
“Arrabbiata! La mamma lo dice
solo quando è arrabbiata. Ma lei lo può dire, okay? Tu
non le devi ripetere certe cose...”
Lei scrollò le spalle non del tutto convinta e lasciammo cadere la cosa per il momento.
“Perché la casa è al buio?” chiesi mentre ci avvicinavamo alla porta.
“Sono appena tornato...”
“Davvero? Dove sei stato?”
Dio, era così ovvio che aveva organizzato una festa a sorpresa, ma non volevo dirgli che lo sapevo perfettamente.
“Oh, solo ad organizzare una...”
“SORPRESAAAAAAAAAAAA!!!”
Nello stesso momento in cui
entrammo in casa le luci si accesero e rivelarono una piccola e modesta
folla di amici che uscivano da dietro colonne, tavoli e divani e ci
vennero incontro.
Mi fingevo totalmente sorpresa
mentre ognuno si avvicinava per abbracciarmi e riempirmi di regali di
cui metà erano anche per il bambino. Regali neutrali più
che altro, visto che il sesso ancora non si conosceva.
Aprii giocattoli, CD, DVD, tutine, magliette...
Rob aveva organizzato tutto alla
perfezione. La casa era arredata per l'occasione, un festone con
scritto “BUON COMPLEANNO MAMI!” regnava sul salone, i
tavoli erano pieni di roba.
C'erano i nostri amici più stretti e i miei fratelli.
“Grazie per la sorpresa...
Forse avrei dovuto immaginarlo...” dissi a Rob quando fummo
liberi dalla massa di gente che si era creata attorno a noi.
“Sembra che, dopotutto, non
conosci le tua tasche così bene quanto credi...” sorrise
dandomi un bacio sulla guancia.
“Già, forse no...” acconsentii ma lui rise ancora di più.
“So che lo sapevi,
Kristen.” rise. “Da un canto mi fa quasi piacere. Vuol dire
che davvero mi conosci bene... e che sono un pessimo attore...”
Risi anche io. “Scusa...”
“Non scusarti. Anche tu sei una pessima attrice quando si tratta della realtà.”
“Non ero molto sorpresa, eh?”
“Non proprio.” sorrise
scuotendo il capo. “Ma sono sicuro che di una cosa sarai sorpresa
davvero...”Lo guardai per un secondo ma non ebbi il tempo di
chiedere nulla perché Joy si avvicinò a Rob attirando la
sua attenzione. Entrambi ci voltammo a sentire cosa voleva e, forse, se
avessimo saputo quello che le passava per la testa, l'avremmo
sicuramente ignorata.
“Papi, ma allola ela questo l'oggasmo che dovevi dale alla mamma stasela?”
Oh.mio.dio.
Terra, ti prego, mangiami in questo istante.
Perché ognuno fermava quello che stava facendo e spostava l'attenzione su Joy quando diceva qualcosa?
Rob sgranò gli occhi, io
divenni rossa come un peperone mentre l'intera stanza scoppiava in una
fragorosa risata e in commenti e domande oscene.
Fummo salvati dal suono del
telefono. Bè, almeno io fui salvata visto che mi offrii per
rispondere prima che potesse farlo Rob.
“E meno male che nel giro di
due minuti avrebbe dimenticato la parola, eh?” non mancai di dire
a Rob all'orecchio quando mi aiutò ad alzarmi dal divano ma di
tutta risposta mi diede un pizzico sul sedere.
Parlai al telefono con i miei
genitori che erano fuori città, con la famiglia di Rob che non
era venuta per ovvi motivi, infine arrivò la chiamata di Tom...
che non vedevamo da tanto, da circa tre mesi, cioè da quando si
era lasciato con Sienna ed era partito per un viaggio on the road in
Europa nel tentativo di disintossicarsi dalla sua influenza.
“Non mi sarai diventato uno zingaro per caso? Non fraintendermi, il look da barbone ti donava, però...”
“Ah-ah. Divertente. Come stai, Kristen?”
“Sto bene. Certo, starei meglio se il mio migliore amico fosse qui, ma non si può avere tutto, no?”
Lo sentii ridere attraverso la
cornetta e mi resi davvero conto di quanto mi mancasse. C'era un
periodo, ancora prima dell'arrivo di Joy, ancora prima di essere sicura
che le cose tra me e Rob sarebbero funzionate, in cui Tom mi era stato
così vicino, nell'aiutarmi a capire cosa fare, cosa scegliere,
senza mostrare cenni di favoreggiamento per Rob, senza cercare di
convincermi che lui fosse la cosa giusta per me, che legare con lui fu
inevitabile. Parlavamo, così tanto e così a lungo che
avevo paura di fare mosse sbagliate anche per il terrore di perdere
lui...
Parlammo per un bel po' e mi
sorpresi solo che ancora non avesse chiesto di parlare con Joy. Era
sempre stata il primo pensiero di ogni sua chiamata.
“Mi manchi, Tom...” sussurrai nello stesso istante in cui suonò il campanello.
“Mi manchi anche tu, Kris...”
“Vuoi che ti passi Rob?”
“Ma sì, dai. Tu rispondi alla porta.”
“Che ne sai che hanno suonato?”
“Ho sentito attraverso la cornetta...”
“Oh, okay. Allora, ci sentiamo presto. Fatti vivo.”
“Quanto prima, stai sicura.”
“Ciao...”
“Ciao, Kristen. Auguri ancora...”
Passai il telefono a Rob, ignorando il perché del suo sorriso idiota sul viso, e mi diressi all'entrata.
Lanciai una veloce occhiata a Joy che giocava con Dakota e con i miei fratelli e, distrattamente, aprii la porta.
“Oh mio dio!” riuscii ad esclamare quando Tom apparve davanti a me, ancora con il telefono all'orecchio.
“Sì, direi che
è sorpresa...” disse a Rob che sentii subito dietro di me,
un secondo prima di buttarmi tra le braccia del mio amico.
“Oddio, non ci credo che sei qui!” continuavo ad esclamare, incredula, mentre lo abbracciavo.
“Tanti auguri, tesoro. Wow, sei diventata enorme!”
“Grazie...” dissi con finto tono seccato.
“Dai, entra!” disse Rob mentre si scambiavano un abbraccio veloce, subito interrotto dalle urla di Joy.
“Tiooooo
Tooooooooooooom” corse attraverso la stanza finendo perfettamente
ad incastro tra le braccia di Tom che si era accovacciato per prenderla.
“Puclino miooooo!” esclamò stringendola e baciandola ovunque.
I convenevoli durarono ancora qualche minuto finché non ci rendemmo conto di essere ancora sulla porta di casa.
“Entriamo, su...”
“Ehm... veramente avrei anche io una sorpresa per voi...”
Io e Rob ci scambiammo un'occhiata
e poi tornammo a guardare lui invogliandolo a parlare. Ma lui non
parlò. Fece un passo indietro e tornò fuori la porta per
qualche secondo per presentarsi di nuovo davanti a noi, non solo.
Una ragazza, sui venticinque anni, capelli corti, occhi chiari e sguardo sbarazzino, era accanto a lui.
Non ci aveva detto che avrebbe
portato una ragazza... Bè non lo aveva detto a Rob a giudicare
dalla sorpresa sul suo viso.
“Vorrei presentarvi Alyson.”
Io e Rob sorridemmo e allungammo le mani per presentarci.
“Mia moglie.”
Io e Rob tornammo seri e le nostre mascelle raggiunsero il pavimento in due secondi.
POV Rob
“...allora non so come sono
finito in questo bar alternativo. Cioè il tizio che mi aveva
invitato non sembrava gay! Ma a Roma sono un po' tutti così...
Ovunque ti giri trovi bar e feste del genere... Quando sono arrivato e
mi sono reso conto di dov'ero, volevo sotterrarmi io stesso! Volevo
andare via subito ma avevo una consumazione gratis così... mi
sono seduto al bancone e... ed è allora che ho visto Alyson...
Tanto spaesata quanto me... Ci siamo messi a parlare e poi il resto
è storia...”
Storia? Ma quale storia? Una storia di tre settimane non è storia. Un matrimonio di due settimane non è storia.
Avrei voluto che qualcuno mi
venisse vicino e mi confidasse che il mio amico era stato rapito dagli
alieni e quello che era di fronte a me, e stava raccontando la
romanticissima storia di come aveva conosciuto sua moglie e se n'era
innamorato a prima vista in un locale alternativo, fosse solo un
cartonato mandato sulla terra per rimpiazzare la sua figura.
Lanciai uno sguardo a Kristen,
seduta accanto a me sul divano, e capii perfettamente che era scioccata
quanto me. Tutti sembravano interessati, chiedevano del matrimonio, del
perché avessero fatto tutto così di fretta ma io non
ascoltavo nemmeno le risposte.
Avevo smesso di ascoltare quando
aveva raccontato di come erano tornati a Londra insieme e avevano
passato stesso lì la loro luna di miele.
“Anche Alyson e inglese, era
in viaggio di piacere, entrambi mancavamo da casa da un po',
perciò... perché no?”
Strinsi la mano sulla spalla di Kristen e lei la sua sulla mia coscia.
“Tom mi ha parlato tantissimo di voi... Mi sembra quasi di conoscervi!”
“Davvero?”
Oh-oh. Il tono di Kristen non preannunciava nulla di buono.
“Tom invece non ci ha detto proprio nulla di te...”
“Sì, lo so. Voleva che fosse una sorpresa.”
“Direi che c'è riuscito...” commentai io sottovoce.
“Adoro il modo in cui parla
di voi... Sembrate davvero due persone interessanti e poi è
innamorato della piccola Joy...”
Si, okay, queste cose le sapevamo. Perché non parlare di qualcosa di più informativo?
“Oh, lo sappiamo. Tu cosa fai, Alyson?” disse Kristen leggendomi nel pensiero.
“Oh, io gestisco una galleria d'arte a Londra.”
“Sei un'artista?” chiesi io, andando dritto al dunque.
“Sì, bè, mi diverto a fare un po' di tutto. A proposito! Ho portato una cosa per Joy!”
“Davvelo?” chiese la piccola, subito attenta.
“Sì, vuoi vederla?”
Sembrava una brava ragazza. Era
carina, solare, gentile. L'unica pecca era che era la moglie del mio
migliore amico e noi l'avevamo appena scoperto.
Guardai Tom per vedere se si fosse accorto delle nostre reazioni ma lui era totalmente preso da Alyson, e ora lo era anche Joy.
Si era fermata tra le ginocchia della ragazza che le stava cedendo un bel pacco di media grandezza.
“E' mobbidoooo” esclamò mia figlia prima ancora di aprirlo.
“Sì, è morbidissimo. Dai, aprilo. Vedi cos'è. Se non ti piace ti faccio qualcos'altro.”
Come se davvero Joy avesse detto
che un regalo non le piaceva. Le avevamo insegnato a ringraziare per
ogni cosa che riceveva e lei lo faceva ed era davvero felice di ogni
tipo di regalo che le veniva fatto.
“Che bellaaaaaaa”
esclamò, infatti, quando scartò il regalo e aprì
la grande coperta che ne uscì.
“E' mobbidissimaaaa!”
“Ti piace?”
“Tiiii...”
“Guarda, qui c'è
scritto il tuo nome e... ci sono disegnati Bear e Cake così
quando non sono con te puoi portare la coperta e abbracciarli
così...”
Incredibile. Quella ragazza sapeva
tutto di noi, anche i nomi dei nostri animali, e noi nemmeno il suo
cognome. Più ci pensavo più mi sentivo arrabbiato. Con
lei e con Tom.
“Glazieeeee!”
esclamò Joy buttandosi tra le sue braccia. “Tio ma quindi
se ola Aly è tua moglie, vuol dile che è mia tia?”
Oh, perfetto. Ora anche Joy era caduta ai suoi piedi.
“Certo, amore.” acconsentì Tom.
“E potto chiamalla tia?”
“Se lei vuole, certo.”
“Potto chiamalti tia, Aly? Tia Aly?”
“Certo che puoi, piccolina.”
Oddio, era davvero troppo da assimilare nel giro di un'ora sola.
“Okay, scusatemi. Vado a
preparare la torta!” Kristen davvero mi anticipò di
qualche secondo, qualche minuto al massimo.
“Ti aiuto!” risposi prontamente alzandomi per aiutare anche lei ad alzarsi.
Non sarei rimasto ad ascoltare da solo un minuto di più.
“Non ci credo. Non ci posso credere!” esclamò Kristen quando fummo in cucina, porte chiuse.
“Sì, lo so.”
“Come ha potuto non dirci niente?”
“Non lo so!”
“Con... con che coraggio si
presenta qui, dopo tre mesi, con una ragazza conosciuta in un bar e se
ne esce con 'Oh a proposito, questa è mia moglie!'? Idiota!
Come? Perché? Perché non ci ha detto niente? E cosa
sappiamo di questa tipa? Un bel niente! Okay, è carina, sembra
simpatica, sa fare le coperte e ora Joy la chiama zia, ma per il
resto?”
“Non la conosce nemmeno lui!”
“Giuro, se non fossi incinta avrei fatto una strage!”
“Respira, Kristen.”
intervenni avvicinandomi a lei che continuava a camminare avanti e
dietro. Doveva calmarsi. La bloccai e le massaggiai le spalle.
“Respira... Va tutto bene. Andrà tutto bene... Non
è niente di che... non c'è nessun problema...”
Continuai a tranquillizzarla e farla rilassare. Infine aprì gli occhi e riprese un respiro normale.
“Meglio?”
“Sì...” confermò.
Io mi passai le mani tra i capelli cercando di fare mente locale. “Magari è una tossica...”
“Non ti sembra di stare esagerando ora?”
“Scusa, ma tu da che parte stai?”
“Bè, ora che mi sono calmata, non lo so.”
Grande.
“Ma fino a un secondo fa eri furiosa quanto me!”
“Sì ma io ho gli
ormoni in subbuglio! Sono giustificata. Tu, invece, hai un'innata
propensione al melodramma quando si tratta di queste cose.”
“Melodramma?!” non
potevo credere alle mie orecchie. “Kristen, si è lasciato
con Sienna tre mesi fa!”
“Grazie a dio, Rob! Lo stava rovinando! Ricordi la barba?!”
“E ora è sposato! Cioè, è un marito!”
“Sì, ma un marito rasato! Non ci hai fatto caso?”
“Ma perché sono circondato da gente affetta dalla sindrome di matrimonio-lampo? Prima Lizzie, ora Tom...”
“Ecco, appunto. Stai facendo
la stessa cosa che hai fatto con tua sorella e, se non sbaglio, in
quella occasione ti sei dovuto ritirare con la coda tra le
gambe...”
“Perché ero
preoccupato per lei e ora lo sono per lui! Quanto saprà di
questa tizia?” non potevo credere di aver perso il sostegno di
Kristen.
“Per come ragioni tu non avrei nemmeno dovuto scegliere te al provino!”
“Che c'entra questo ora?”
“C'entra perché non
capisco come puoi fare ragionamenti del genere quando noi siamo la
prova vivente del colpo di fulmine.”
“E' diverso.” scossi il capo.
“Lo è sempre quando ti riguarda.”
“No, Kristen. No! Noi ci
siamo conosciuti, ci siamo piaciuti, ci siamo amati, siamo cresciuti e
poi ci siamo sposati. Non dopo tre settimane scarse...”
“Rob, mi hai chiesto di
sposarti quattro volte mentre giravamo Twilight! E non ti facevi
nemmeno scrupolo di andare a dirlo in giro nonostante io fossi
impegnata con un altro...”
“Che vuol dire? Sai che scherzavo...”
Mi rispose alzando un sopracciglio.
“Okay, forse non scherzavo ma
solo perché sapevo che avresti detto di no. E, ti prego, non
tocchiamo il tasto Michael ora.”
“Non voglio toccare proprio
nessun tasto. Anzi, non c'è proprio nessun tasto da toccare. Sto
solo cercando di farti ragionare.”
“Non capisco come fai a non essere delusa!”
“Non ho detto che non sono
delusa!” esclamò e potei leggere l'esasperazione nei suoi
occhi. “Sarebbe piaciuto anche a me andare al suo matrimonio,
stargli vicino nel giorno più bello della sua vita, cosa credi?
Sto solo cercando di dargli un po' di fiducia, perché lo
conosco, e lo conosci anche tu. E sai che non avrebbe mai fatto una
cosa del genere se non fosse stato sicuro.”
“Non l'hai mai visto ubriaco.”
“Sì che l'ho visto ubriaco.”
“Con ubriaco intendo ubriaco ubriaco.
Fradicio, incapace di intendere e di volere. Quasi morto. Magari l'ha
ricattato! O drogato! O portato a Las Vegas! O tutte e tre!”
“O magari si sono conosciuti
in un bar, si sono visti e si sono innamorati. Perché devi
essere così negativo?Dai una possibilità a quella
poverina prima di mandarla in prigione...”
Fui costretto a sospirare e riflettere sulle parole della mia riflessiva moglie incinta.
“E tu da quando sei così saggia?” le chiesi stringendola in un abbraccio.
“Sarà la gravidanza.”
“Prima o poi questa scusa non varrà più.”
Sorrise. “Parlagli, e fallo prima che non ci inviti al battesimo di suo figlio...”
“Non...” oh mio dio. “Aspetta, è incinta? Oddio, questo spiegherebbe tutto! È incinta!”
Kristen alzò gli occhi al cielo, oltre l'esasperazione. “Non è incinta, Rob. Smettila.”
Cercai di rilassarmi. “Sono solo preoccupato...”
“Anche io, ma se non dovesse avere intenzioni serie saggerà i miei calci in culo, tranquillo.”
Sorrisi e le diedi un bacio a fior di labbra, presto interrotto dalla porta della cucina che si apriva e dalla voce di Tom.
“Scusate, ragazzi. Allora,
che ne pensate?” disse quasi emozionato di avere la nostra
opinione. “Lo so, lo so che è stata una carognata non
dirvi nulla ma... davvero sentivo che era la cosa giusta da fare... Non
avevo intenzione di escludervi dalla mia vita. L'ho solo afferrata,
così come mi si è presentata davanti in un
secondo...”
Kristen mi carezzò la schiena come ad avvertirmi di continuare a stare calmo.
“Bè... siamo un po'
scioccati in effetti... e magari dobbiamo ancora conoscerla bene... Ma
se tu sei felice, siamo felici per te.”
Tom sorrise alle parole di mia moglie che aveva parlato al plurale come una grande stratega.
“Porti tu la torta?”
“Certo.” annuii e lei si avvicinò al nostro amico.
“E' molto carina, Tom.” gli diede un bacio sulla guancia e uscì richiudendo la porta alle sue spalle.
Restammo in silenzio per qualche secondo, forse qualche minuto, finché non fu lui a parlare per primo.
“Allora, cosa ne pensi?”
Mi massaggiai le tempie con le mani
prima di rispondere. “Penso...” respirai e cacciai tutto
fuori. “Penso che avresti potuto dircelo. Penso che mi avrebbe
fatto piacere conoscere la tua ragazza prima che diventasse tua moglie
e magari farti da testimone. Penso che avresti potuto pensarci meglio,
conoscerla di più. Penso che avresti potuto usare un po' di
cervello in più, se ne hai ancora.”
Lui annuì mortificato. “Lo so, Rob. Credimi, mi dispiace.”
“Insomma, io ti ho fatto una
testa enorme con tutti i miei dubbi su Kristen quando ancora nemmeno la
conoscevo e tu ti presenti a casa nostra con tua moglie e...”
“Ma è proprio questo
il punto! Ricordi quando hai visto Kristen, su quella piccola TV, per
soli due minuti e hai detto 'Tom, un giorno sposerò quella
ragazza'? Così, senza conoscerla, senza sapere nulla di lei...
Solo che l'avresti sposata perché lo sentivi...”
E' diverso... stavo per dire ma poi
ricordai le parole di Kristen e mi resi conto che aveva ragione. Non
era per niente diverso. Magari era davvero amore e se il mio migliore
amico aveva finalmente sentito quello che aveva attraversato me quella
lontana sera di anni fa, non potevo che essere felice per lui.
“Sei davvero sicuro?”
“Non sono mai stato
così sicuro di qualcosa in vita mia. La amo, Rob. E... e lei mi
ama. Non so perché ma è così...”
Dovetti abbandonare, con qualche
sforzo, ogni dubbio e ogni rancore consapevole che continuare ad averne
non avrebbe portato a nulla. Sospirai e sorrisi.
“D'accordo allora... congratulazioni fratello!” dissi infine e ci scambiammo un abbraccio.
Portammo la torta di là, davanti a Kristen.
“Esprimi un desiderio...” le sussurrai ad un orecchio qualche secondo prima che spegnesse le candeline.
Non so cosa espresse né volevo saperlo. Volevo solo che si avverasse se l'avrebbe resa felice.
La baciai, facemmo le foto, mangiammo la torta, restammo soli.
Soli con Tom ed Alyson e una casa da riordinare, ma l'avrei fatto domani.
“Allora, quando finisci i
conti?” chiese Alyson a Kristen che stava appena stendendo le
gambe sul tavolino di fronte al divano.
“A inizio maggio, ma non mi
sorprenderei se venisse fuori prima. Joy è nata davvero in un
momento inaspettato. Rob era fuori città quando mi si ruppero le
acque...”
“Già... trovai duemila chiamate e messaggi e poi ebbi quell'incidente...”
“Sì, me l'ha raccontato.” Alyson rise verso Tom che si stava coccolando Joy che stava per crollare.
“Ma ha parlato di lui in queste settimane o solo di noi?” scherzò Kristen mentre io mi sedevo accanto a lei.
“Ha parlato molto di voi.” ammise. “Anche della sua gaffe agli Mtv Movie Awards.”
“Sì, guarda. Stendiamo
un velo pietoso.” dicemmo io e Kristen quasi all'unisono
ricordando della grande uscita del nostro amico che aveva avuto la
brillante idea di salire sul palco e ringraziare i suoi cari amici che
stavano per renderlo zio una seconda volta, mettendo il mondo a
conoscenza dello stato interessante di Kristen.
Se non era essere scemi non sapevo come definirlo.
Tom assunse un'aria colpevole e lanciò ad Alyson un'occhiata alla dovevi-proprio-ricordarglielo?
“Comunque, Kristen, ho
portato una cosa anche a te. Insomma... per il tuo compleanno...”
disse la ragazza salvando il marito (non potevo credere di aver appena
pensato a Tom in quei termini) dalla situazione.
Kristen fu davvero sorpresa di quella uscita e del pacco che Alyson le mise in mano.
Era un libro di ricette.
“Non è un ricettario
tradizionale. Era di mia nonna... Cioè ho dovuto farne una copia
perché a stento mi ha lasciato prendere in prestito l'originale
ma... Ci sono tante ricette inglesi, anche molto antiche... e,
bè... Tom mi ha detto che ami cucinare, per cui...”
Gli occhi di Kristen si illuminarono mentre sfogliava il libro e la ringraziava davvero con tutto il cuore.
Forse, dopotutto, eravamo davvero
troppo prevenuti nei confronti di quella ragazza. Potevo solo sperare
che non me ne sarei pentito in futuro.
“Apri il mio regalo!”
disse Tom chiedendo ad Aly di passare a Kristen la busta visto che lui
era impossibilitato a muoversi per Joy.
Kristen aprì la busta e ne uscì una maglia con la scritta “BE A MOM AND FUCK EVERYONE!”
Entrambi ridemmo e non riuscivamo a smettere di guardarla.
“Grazie mille, Tom. Ma perché è così enorme?”
“E' premaman, così puoi metterla ogni volta che sei incinta.”
Risi di tutto cuore mentre Kristen già sgranava gli occhi.
“Ogni volta? Ma mi hai preso per un forno per caso?”
Ridemmo tutti, parlammo e scherzammo fino alle due. Avremmo dovuto smetterla di andare a letto così tardi.
“La metto io a
letto...” disse Tom alzandosi con calma per non far svegliare
Joy. “Vestita com'è?” chiese.
“Ma sì, toglile solo le scarpe...”
“Potete restare, se volete.” riproposi la nostra offerta anche ad Alyson.
“Grazie ma non vogliamo
approfittare. Abbiamo già un posto. Penso che resteremo per
qualche settimana. Tom non vuole perdersi la nascita del bambino.”
“D'accordo.” sorrisi non sentendo di dover insistere e immaginando che volessero la loro privacy.
Quando Tom scese, quasi più
di un quarto d'ora dopo, ci informò che Joy si era svegliata
mentre la metteva a letto e aveva approfittato per infilarle anche il
pigiama e farla riaddormentare.
Sarebbe stato un bravo padre quando
avrebbe avuto figli, ma preferii non dirlo ad alta voce per non
metterlo in imbarazzo, immaginando e sperando che non avessero ancora
affrontato quell'argomento perché quello sì che sarebbe
stato davvero prematuro.
Li salutammo sulla porta e restammo
di nuovo soli. Nel silenzio del salone, nel silenzio della nostra casa.
Anche Bear e Cake avevano preso posizione nelle loro cucce e sembravano
non dare minimamente peso alla nostra presenza.
“Puliamo domani, no?”
“Io pulisco domani, sì.”
Kristen sorrise e alzò gli occhi al cielo.
“E' stata una bella serata,
grazie...” chinò il viso stringendomi le braccia al
collo e alzandosi sulle punte per baciarmi.
“E non è ancora finita...”
“Ah no?”
“Sbaglio o ti devo ancora qualcosa? Qualcosa che aspetti da stamattina...”
“Pensavo te ne fossi dimenticato...” ammise lei, ammiccando.
“Oh, Mrs. Pattinson... dovrebbe sapere che suo marito mantiene sempre le sue promesse.”
“Lo spero davvero, Mr. Pattinson. Perché non vedo l'ora...”
Chi vuole essere la moglie di Tom alzi la mano ahahahahah.
Io, io,iooooooooooooooooooo
Cmq
non è giusto U____U cioè Tom era interessato alla tata
Cloe e adesso l'ha dimenticata ??? Cioè mi ha dimenticata??
T___T Cloe si getta dal ponte vedendo evaporare la sua
possibilità di essere zia di Joy T___T
Vabbè almeno si è mollato con quella cessa
di Sienna *vomito*. Vecchia, cessa, zoccola, scarto di Jude Law U__U
allontanati da Tom u__u. Speriamo lo faccia pure nella vita reale u__u
Alla prox week e grazie a tt per il vostro supporto costante sia qui sia su fb *----*
P.S= Joy tra porno ed orgasmi vari O______O ci preoccupa O__O
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Capitolo 4 *** The Pattinson method ***
prova joy novembre
Buonasera
ragazze!!!!!! Eccoci qui con questo esilarante (ahahahah speriamo
almeno) capitolo. Se avete mai avuto un bambino fateci sapere se ci
siamo avvicinate alla realtà, se vi abbiamo fatte ridere e,
soprattutto, se vostro marito è stato folle ed assurdo come Rob.
Se poi vostro marito assomiglia anche a Rob non ditecelo perchè
ehm...potremmo sul serio venire a cercarvi u_____u.
Anyway, anche questa volta vi
ringraziamo dell'amore, passione e totale devozione (esagerata come
sempre cloe -_-) con cui continuate a seguire le avventure della nostra
piccola, dolce, scaricatrice di film porno, Joy *-----*. Siete le
migliori lettrici lì fuori, per prima cosa perchè amate
Rob e Kris e poi perchè amate noi. *--*
*Smontateviii -_-*
Ah ecco poi, molto probabilmente la prossima settimana non avrete il capitolo...
Ok, ehm...questa è una
brillante idea che sto avendo io, Cloe,ma che sono certa la mia socia
Fio approverà U__U. Visto che mercoledì esce BD e siamo
tutte eccitate
(ahsggagunnudgxgvsdcngcajchhbhbsasHDAUYFGHCXAHuHDDJ..ecco si è
capito u.u) e passeremo probabilmente i giorni da mercoledì a
(almeno) domenica in pellegrinaggio costante al cinema più
vicino a casa con la faccia da pesce lesso, di cui vi lascio una
diapositiva
Bella eh??
Anyway, che stavo dicendo? Ah ecco
sì. Visto che saremo tutte in questo stato di beatitudine
celeste e divina e per noi il mondo sarà un luogo roseo e felice
in cui i coniglietti saltellano e il karma fa succedere solo cose belle
a tutti, dove non ci saranno recessione, pioggia, politici inetti e i
telegiornali saranno popolati solo da news sull'amore fra Rob e
Kris....dico io...ma che senso ha postare, no??? Insomma, saremo tutte
troppo impegnate a rivivere nel nostro cervello Edward che spacca le
testiere dei letti per scrivere, leggere, postare, no?????
Ecco, questo poema per dire che
probabilmente (anzi certamente visto che Fio mi ama ed in comunicazione
telepatica sta approvando ogni mia parola u.u), anzi quasi certamente
la prossima settimana il capitolo salterà. Tanto questo di oggi
è un capitolo molto tranquillo, perciò non è come
se vi lasciassimo due settimane in ansia e piena suspence in un momento
cruciale della storia u__u
Ok, ci si vede in fondo.
Kiss
Cloe e Fio
CAPITOLO 4 (Cloe)
THE PATTINSON METHOD
ROB POV
“Fonti
note vicine alla coppia ci informano che i coniugi Pattinson stanno
pensando al nome Tallulah per una femmina e Robert Junior per un
maschietto. Anche se viste le dimensioni del pancione di Kristen non ci
stupiremmo se fossero, dopotutto, due bei gemelli”
Io risi forte. Kris un po’ meno.
“Non sono poi così
enorme da sembrare incinta di due gemelli!” protestò
mentre ce ne stavamo tutti e tre stesi sul lettone. “Anche se
sono abbastanza enorme per uno solo in effetti”
“Mamma ma chi tono le fonti note?” domandò Joy in tutta la sua innocenza.
“Non lo so amore, sono anni
che mi faccio la stessa domanda” rispose scacciando una
gocciolina di sudore dalla fronte. Aprile stava finendo e stava
arrivando molto velocemente il caldo tipico di Los Angeles, cosa che mi
portava a pregare che il bimbo nascesse il più presto possibile.
Era questione di giorni in realtà visto che Kris era ormai alla
trentasettesima settimana e, proprio quel giorno, avevamo
l’appuntamento per l’ultima ecografia.
“Se è un macchietto lo voio chiamale Winnie Pooh e se è una femmina Flagolina, ok?”
Sia io che Kristen scoppiammo a
ridere ma quando vidi che Joy ci fissò torva e imbronciata capii
che lei non stava affatto scherzando.
“Sono nomi stupendi amore ma
vanno meglio per le bambole o i peluche” le risposi tirandomela
sul petto. “Un bimbo vero ha bisogno di un nome vero. Tu potrai
scegliere fra quelli che decideremo io e mamma, te l’abbiamo
promesso”
“Okkkkkkkkk” si
alzò in piedi, afferrò il telecomando e poi scese dal
letto, optando per guardare la tv stesa sul tappeto mentre io e sua
madre prendevamo una delle decisioni più importanti della nostra
vita.
“Allora, hai scelto i tuoi due nomi?”
Lei mi fissò sorridendo a
trentadue denti, allacciata a quella specie di strano cuscino che aveva
usato in passato per allattare Joy e che ora fungeva ..beh, fungeva da
appoggio per ogni sua parte anatomica che fosse gonfia od indolenzita.
“Ci puoi scommettere mio caro e saranno quelli che verranno selezionati alla fine”
“Joy sceglierà i
miei” ribattei “Non vedo l’ora di toglierti quel
sorrisino soddisfatto dalla faccia”
Mi fece la linguaccia mentre sollevava il foglio su qui erano scritti i suoi due nomi. “Inizio io…”
“Ok”
“Pronto?”
“Kris vai. Potresti partorire a ore e ancora non abbiamo un nome.”
“Ok, ok. Anzi facciamo così, analizziamo prima quelli da maschio e poi quelli per una femmina”
Sbattei la testa sul cuscino e per
l’ennesima volta sperai che quel piccolino si decidesse a fare la
sua comparsa molto presto perché amavo Kristen con tutto il mio
cuore ma…ma mi stava davvero facendo diventare matto.
“Va bene, allora ti dico i miei due e poi vai coi tuoi due e non se ne parla più”
“Spara”
“Allora, le mie scelte
sono…” esitò per creare un po’ di suspence
“Hope e Alexander. Adesso dimmi subito i tuoi e poi ci
pensiamo”
“Ok, David e Haley”
Ci guardammo per un secondo e poi
ci lasciammo di nuovo ricadere tra le lenzuola ponderando la cosa in
silenzio. Dovevo ammettere che Alexander aveva un bel suono e forse era
anche meglio di David, però Hope non mi convinceva affatto. Con
Pattinson stonava leggermente e non fluiva al meglio.
Quando glielo dissi ovviamente Kris mi diede una manata sulla spalla. “Suona benissimo, invece!”
“Dai, ammetterai anche tu che è un pochino cacofonico?”
“Non è cacofonico!”
“Un pochino!”
“Uff” sbuffò con forza ma vidi l’ombra di un sorriso sulla sua bocca.
“Ammetti che pensi che Haley
sia più carino” la punzecchiai sul fianco ma quando mi
resi conto che non avrebbe ceduto partii col solletico. Chissà,
magari avrebbe anche smosso le acqua ed indotto il parto.
“No, Rob smettila…ahahah Rob basta…”
“Joy presto ho bisogno di aiuto per torturare la mamma!”
Mia figlia non se lo fece ripetere
due volte e saltò sul letto muovendo le sue piccole manine sulla
pelle tesa del pancione di Kris. Sapeva che doveva fare molto piano e,
in realtà, Kris faceva più scena che altro visto che la
stavamo appena sfiorando.
“Ok, ok, lo ammetto! Haley è molto bello! Molto, molto bello!”
Immediatamente io e Joy smettemmo e
presi mia figlia in braccio, dandole un bacio e chiedendo la sua
opinione, perché volevo che si sentisse parte integrante di quel
momento.
“E a te piace se è una sorellina?”
Annuì con forza. “Haley..tì, mi piate pelò…se è un macchietto?”
“Beh, mi costa ammetterlo
ma..ma devo dire che Alexander ha un suo perché” ammisi
mentre Kris ritornava a sfoggiare il suo sorrisetto felice.
“Aleccan…Alecc..Alleccandel!”
esultò Joy e mi resi conto che per lei non era facilissimo da
pronunciare.
“Puoi chiamarlo Alex, ok?”
Battè le manine felice
buttandosi fra noi. “Alecsssssssssss…mi piate tì,
tì. Pelò adetto dobbiamo chiedele se gli piate a
lui”
“A lui chi amore?” domandò Kristen confusa
“Al bibbo” rispose Joy
avvicinando la bocca all’ombelico della mamma “Bibbo!!!! Ci
sei?? Ti piate Haley? Ti piate Alecssss??”
Premette con più forza le
labbra, ostinata nel voler ottenere una risposta. “Lippondi
pelò!! Devi lippondelmi hai capito?!”
Io e Kristen ci stavamo rotolando
dal ridere mentre Joy ci fissava come se fossimo degli idioti che non
capivano i suoi enormi sforzi nel tentare di parlare ad un feto.
“Tesoro sono sicuro che gli piacciono”
Joy sospirò, posando la guancia sul pancione. “Pelò pecchè non mi lipponde mai?”
In quel momento il bimbo tirò un forte calcio che senti anche Joy, proprio sulla sua guancia.
Kristen mi sorrise e io non potei trattenere l’impulso di baciarla.
“Visto? Adesso ti ha risposto”
“Eccitati eh?” domandò la dottoressa Johnson spalmano il gel freddo sulla pancia di Kristen.
Poteva dirlo forte! Ormai avevamo
passato il punto di eccitazione e stavamo sfiorando l’isterismo
totale. Quella era l’ultima ecografia prima del parto e, molto
probabilmente, la nostra ultima chance di sapere se era maschio o
femmina. A quel punto forse non cambiava più molto ma ci
tenevo a comprarle qualcosa di adatto per portarlo, o portarla, a casa
dall’ospedale. Avevamo comprato tutine in colori chiari e
pastello che andassero bene in ogni caso ma, se fosse stata femmina,
volevo prenderle una tutina rosa tutta sua.
“Ok, adesso Kristen rilassati…”
Fece scorrere l’apparecchio
sul pancione e io e Joy fissammo meravigliati lo schermo dove si
vedevano alla perfezione i tratti del bambino prendere vita.
Dovevo ammettere che
l’ecografia morfologica era davvero una delle invenzioni migliori
a cui avessi mai assistito. Si vedeva alla perfezione il suo visino, il
corpicino rannicchiato e..
“Questo bambino è
davvero testardo. Mi spiace Kristen, è già in perfetta
posizione per il parto ma con le ginocchia così piegate ancora
una volta non si vede nulla.”
“Aspettate, aspettate”
quasi strillai per l’eccitazione “Ho visto qualcosa
lì..quella cosa lunga non è..”
La dottoressa Johnson cercò
di trattenersi ma mi scoppiò in pratica a ridermi in faccia.
“Robert, quello è il cordone ombelicale”
“Oh..”
“Però è tutto
perfetto. Il battito è regolare e costante”
continuò lei dopo aver smesso di ridere “La posizione
è ottima, il cordone non lega né ostruisce nulla e le
dimensioni sono nella norma. Ora non ci resta che aspettare”
“Uff, ma quaddo esce? Bibbo
muoviti!” Joy alzò la mano e fece ‘ciao, ciao’
con la manina ma non vedendo alcuna risposta incrociò le braccia
al petto, profondamente offesa.
“Non mi ripponde mai, cattivo”
Kristen le sorrise. “Joy lui non ti vede, per questo non ti saluta, ma ti vuole già molto, molto bene”
“Ooooooooook”
Joy si stava annoiando ora che
sapeva che, ancora una volta, non avrebbe saputo se il piccolo sarebbe
stato un fratellino o una sorellina e la visita volgeva al termine.
“Bene Kristen, direi che puoi
rivestirti. Io vado di là a stampare qualche immagine per voi.
Mi spiace davvero per il sesso…”
“Grazie di tutto. E non fa nulla, non era così importante. Conta solo che sia sano”
Kris era serena e tranquilla, come
se quella notizia non fosse davvero poi così importante. Un
po’ troppo serena e tranquilla…
“Joy amore, resta qui con mamma. Io devo chiedere un paio di cose alla dottoressa”
Corsi nel piccolo studio vicino alla sala visite prima che Kristen potesse intrappolarmi con una sua occhiata sospettosa.
“Oh Robert ecco le immagini”
“Lei..non è che per caso lo sa eh?”
“Come scusa?”
“Il sesso…intendo. Davvero non si è mai visto niente di niente?”
Insomma, quella donna già era stata mia alleata in passato, quindi con un po’ di persuasione magari…
“Ah no, io non so
assolutamente niente, lo giuro” fece per chiudersi la bocca con
le dita e non cedette neppure quando le rivolsi il mio miglior sorriso.
“Kris non me la conta giusta”
“Robert le giuro che io non
sono mai riuscita a vedere le parti genitali di suo figlio o
figlia” mi mise in mano le istantanee che aveva stampato
“Mi dispiace”
Fummo interrotti da Kristen in
persona che si materializzò al mio fianco con una faccia non
proprio felice, che mi fece capire all’istante che aveva sentito
la nostra conversazione.
“Allora, porti a casa la tua mogliettina che non te la racconta giusta?” sbottò
“Kristen..”
Mi zittì con un’occhiataccia.
“Ok” la dottoressa
Johnson diede a Joy una caramella e a noi due una stretta di mano
“Ci vediamo …beh sono certa che la prossima volta che ci
rivedremo sarà in ospedale per far nascere il vostro bel
bambino”
KRISTEN POV
Peccato che, invece, la
quarantesima settimana era arrivata ma del mio bambino non c’era
ancora nessunissima traccia. Mi sentivo enorme come una pallina da
ping-pong e la pelle della mia pancia era così tesa che non
credevo che, ormai, avrebbe potuto contenere ancora qualcosa.
E così io, Rob e Joy ci
ritrovammo di nuovo nello studio della dottoressa Smith, dopo sole due
settimane dall’ultima volta.
“Esploderò”
“Nah, non esploderai,
è fisicamente impossibile” Rob teneva in braccio Joy e la
faceva saltellare sul suo ginocchio.
“Non epplodelai mammina, tai tranquilla.”
Joy era così dolce e i miei
ormoni così impazziti che non riuscii ad impedire ad una lacrima
di scendere. Sì, perché ormai piangevo per qualsiasi
cosa. La sera precedente Cake si era acciambellato sulle mie gambe e
avevo pianto immaginando tutti i gattini randagi che non avevano una
famiglia e che dovevano trascorrere la notte al freddo e senza cibo.
Persino Joy, che amava gli animali con ogni fibra del suo essere, aveva
pensato che stessi un tantino male.
Rob mi carezzò la guancia e tolse la singola gocciolina col pollice.
“Non piangere, amore, dai. Sono sicuro che ormai è questione di giorni se non di ore”
“Vorrei solo che fosse
già qui” mi lamentai. Sapevo di essere insopportabile e
lagnosa e in pratica Rob era la sola persona che, ormai, mi
sopportava senza mai lamentarsi ventiquattr’ore su
ventiquattro. Era sempre presente, sempre attento e sempre a casa
con me o, in alternativa, in giro a cercare cibi strani che
soddisfacessero le mie voglie notturne.
“Ti amo”
Mi sfiorò le labbra e non
potei non sorridere alle sue dolci parole. Sapeva che c’erano
momenti in cui avevo bisogno di sentirmelo dire e che, quello, era
esattamente uno di quei momenti.
Si abbassò e posò le labbra anche sulla pelle scoperta della mia pancia.
“E tu farai meglio ad uscire o sei in punizione fino a vent’anni, intesi?”
Risi forte, massaggiandogli i capelli, mentre anche Joy si sporgeva e urlava ‘intedi?’ dentro al mio ombelico.
“Allora, niente bebè eh?”
La dottoressa Johnson entrò
nello studio con la mia cartella in mano e Rob e Joy si rimisero seduti
dritti sulla sedia al mio fianco.
“Nemmeno contrazioni, Braxton Hicks, dolori lombari?”
Scossi il capo, sconfortata.
“Macchè. Solo un lieve mal di schiena ma credo sia normale
visto il pancione che mi porto sul davanti”
Ci sorrise. “Direi di
sì. Ok, alza bene la maglietta fino a sotto il seno e proviamo a
fare un’ecografia.”
Dopo un paio di minuti
un’infermiera entrò con l’apparecchiatura e la
dottoressa Smith sparse del gel freddo sulla mia pancia prima di
passare l’apparecchio per cercare il battito del cuore. Solo
quando questo inondò l’aria, però, tirai
inconsapevolmente un lungo sospiro di sollievo e mi bastò
un’occhiata ed un sorriso di Rob per scoppiare di nuovo a
piangere come una fontana. La verità era che erano quasi due
giorni che non sentivo più il bambino muoversi ed ero stata
completamente terrorizzata.
“Kristen tutto bene?”
“Mamma, mamma coda cè?”
Joy guardò prima me, poi la dottoressa ed infine Rob, prima di scoppiare in lacrime lei stessa.
Tesi le braccia e la strinsi a me
con forza, cercando di rassicurarla con delle carezze, visto che non
ero in grado di fermare i singhiozzi che mi scuotevano. Rob si sedette
al mio fianco sul lettino e probabilmente scambiò uno sguardo od
una parola con la dottoressa perché sentii la porta richiudersi
mentre affondavo il viso contro il suo petto nel tentativo di calmarmi.
Il suo profumo, le sue carezze lente sulla schiena e le sue parole
appena sussurrate al mio orecchio operarono il miracolo e nel giro di
qualche minuto ero abbastanza controllata da frenare le lacrime,
anche se qualche singhiozzo ancora mi scuoteva, esattamente come Joy.
“Mamma, coda c’è?”
“Nie…niente amore, niente”
“Kristen” Rob mi baciò i capelli e mi costrinse ad alzare gli occhi per guardarlo.
“Cosa
c’è?” mimò con le labbra per non farsi
sentire da Joy che mi abbracciava forte, il volto sepolto nel mio seno.
“E’ che non si muoveva
e..avevo così paura che..” sussurrai e non ci fu bisogno
di altre parole per spiegargli quale fosse la cosa che avevo temuto di
più.
Mi strinse con più forza a
sé, forse cercando di infondermi più coraggio possibile ,
anche se di certo era stata una paura che aveva avuto anche lui.
“Hai sentito il suo cuore. Sta benissimo…”
“Lo so”
“E’ solo pigro. Deve aver preso da me”
“O pigra..”
Mi sorrise e mi diede un bacio a fior di labbra. “O pigra. Lo scopriremo fra pochissimo”
Presi un lungo respiro di sollievo
mentre sentivo la calma che solo Rob sapeva darmi fluire piano dentro
di me. Ero certa che se fosse stato lontano per lavoro o altro in
quegli ultimi mesi sarei totalmente impazzita.
“Mamma, il bibbo sta bene?”
Nemmeno Joy piangeva più ma
aveva ancora lo sguardo terrorizzato e mi sentii immediatamente uno
schifo per essere crollata di fronte a lei. Era ancora in quella fase
di età in cui i genitori sono visti come forti o invincibili e
vederli piangere è qualcosa di estremamente agghiacciante e
spaventoso.
“Sì, sì amore,
sta bene. Mamma vorrebbe solo vederlo perché è tanto
grande e pesante ormai.”
“Acche io voio vedello”
sussurrò “E’ stato li dettlo taaaaaaaaaaaanto tempo.
Non si annoia?”
“Sì” ridacchiai “Ma credo che stia bene al calduccio dentro la pancia”
“Mmmm, penso di sì”
Per fortuna la dottoressa Johnson
tornò con un grosso lecca lecca alla fragola per Joy che,
insieme a dei modellini di feti di svariate dimensioni in fondo alla
stanza che Rob le mostrò, riuscì a distrarla abbastanza
da farle scordare, o per lo meno accantonare, il piccolo incidente.
La dottoressa mi
tranquillizzò anche sul perché il bambino avesse smesso
di muoversi così tanto, dicendo che era cresciuto parecchio
nelle ultime due settimane e che , vista la mia corporatura esile e il
mio bacino stretto, lo spazio per muoversi iniziava a scarseggiare.
“In effetti non pensavo che
saresti arrivata così avanti con la gravidanza. Sin dal secondo
trimestre ho capito che sarebbe stato un bambino bello grosso
ma…beh significa che non avrà problemi ad attaccarsi al
seno o abituarsi a mangiare.”
“Mmm, ma grande più o
meno quanto?” domandai, questa volta un pochino intimidita. Joy
pesava circa tre chili quando era nata e già mi era sembrata
enorme mentre spingevo per farla uscire. Certo, quando l’avevo
presa tra le braccia invece era uno scricchiolino che si perdeva nella
sua copertina rosa…
Scacciai quel pensiero, prima che
il ricordo di cosa avevo provato tenendola fra le braccia la prima
volta facesse aprire i rubinetti di nuovo.
“Penso che sia sui tre chili e cinquecento. Anche se le misurazioni non sono precisissime”
“Wow, deve avere preso di
certo da me allora” Rob tornò vicino a noi carpendo
l’ultimo stralcio della nostra conversazione “Io pesavo
quasi quattro chili”
Risi anche se l’idea di
tentare di far passare un bambino di quattro chili attraverso un
buchino di dici centimetri di diametro era particolarmente
agghiacciante. Improvvisamente l’idea che restasse dentro di me
ancora qualche giorno, o anche mese, non era poi così terribile.
“Non preoccuparti Kristen,
andrà tutto benissimo” continuò il medico davanti
alla mia espressione un poco atterrita “Facciamo così. Se
entro la prossima settimana non avrai partorito indurremo il travaglio,
ok? Io intanto inizio a prenotarti per il 14 maggio anche se sono quasi
certa che lo avrai probabilmente fra qualche giorno. Puoi fare delle
piccole cose per stimolarlo, per esempio camminare molto. Fai lunghe
passeggiate, specialmente in salita. Ovviamente prenditela con calma e
non strafare mai, ma la salita aiuta perché così
tieni il pancione in avanti e aiuti il collo dell’utero ad
abbassarsi.”
“Ok, passeggiate in salita. Sarà fatto” risposi.
Dopo essermi rivestita e ripulita
io e Rob uscimmo, tenendo Joy per mano mentre ancora si mangiava il suo
enorme lecca-lecca. L’aria di inizio maggio era particolarmente
piacevole e tiepida e fu bello fermarsi a comprare un paio di gelati
prima di tornare a casa per una tranquilla serata in famiglia.
Ordinammo una pizza e la
mangiammo seduti sul divano, guardando per l’ennesima volta Kung
Fu panda con Joy, che ogni tanto gettava pezzi di prosciutto sul
pavimento per Bear e Cake. La cosa più buffa era che, ogni volta
che si ritrovavano a contendersene una fettina, era sempre Cake il
vincitore e Bear si ritrovava a scappare via spaventato.
Entro le dieci di sera Joy era
crollata dopo essersi costruita un fortino di cuscini e coperte sul
tappeto e anche io ero sulla strada del mondo dei sogni, acciambellata
nel calore del divano e col capo posato sul grembo di Rob. Ogni tanto
mi carezzava i capelli anche se riuscivo ancora a sentire il ronzio del
suo portatile acceso.
“Kris?”
“Mmmm”
“Kristen?”
“Cosa?”
“Vuoi sapere cosa ho letto su internet?”
“Rob lo so già che i
tuoi sono ancora i capelli più sexi del mondo anche dopo due
anni dalla fine di Twilight, me lo dici ogni…”
“No, no, non c’entrano
i capelli. Girovagavo sui siti per future mamme e ho trovato un sacco
di metodi per stimolare il travaglio. Cibi, massaggi,
bevande…”
“Ma la dottoressa non ci ha
detto nulla di simile. Non è niente di scientifico Rob”
mormorai accoccolandomi meglio contro di lui “Lasciami dormire,
ho sonno.”
“Ma se io chiamassi la dottoressa e chiedessi se fanno male o no?” continuò.
“Rob…”
“Dai, tentare non costa nulla. Sono solo piccole…piccocle cose normalissime che si potrebbero provare.”
“Ok, allora se dice che va bene, possiamo provare” borbottai.
Gli occhi erano così pesanti
per la stanchezza che, ormai, quello che disse dopo si perse nel mondo
che divide l’incoscienza dalla realtà.
“Secondo me
funzionerà. Brevetteremo un nuovo metodo che si chiamerà
‘metodo Pattinson’ e vedrai che il piccolino uscirà
in un battibaleno.”
Ultime parole famose.
Metodo Pattinson –giorno 1
“Tu sei pazzo se davvero credi che io lo beva”
“Kristen..”
“E’ grigio. Io non bevo una cosa che sembra fango o cemento”
“Guarda che ti farà bene.”
“Mamma attaggia magali è buono”
Già, era proprio quel magari che
mi inquietava un tantino. Perché Rob era partito davvero alla
carica con la sua folle idea del metodo Pattinson ed aveva passato
l’intera notte alla ricerca di modi naturali per invogliare il
bambino a nascere, per non parlare delle due ore che aveva trascorso al
telefono con la dottoressa per sottoporre alla sua analisi la sua
teoria. Sostanzialmente nessuno di quei metodi aveva valore scientifico
ma erano tutte cose naturale e che, indipendentemente dalla loro
riuscita o meno nel farmi partorire, non avrebbero fatto male né
a me né al piccolo.
Perciò avevo detto ‘ok, proviamo.’ Questo prima di vedere il beverone che si trovava di fronte a me.
“Ripetimi cosa c’è dentro”
“Quattro cucchiai di olio di
ricino in una spremuta d'arancia fatta con 3 arance mature e
tanto zucchero.” Lesse rapido dal foglio che teneva in mano
“Oh, e un goccio di birra perché contrasta gli effetti
negativi dell’olio di ricino”
Il sopraciglio scattò
involontariamente verso l’alto. “Effetti negativi? Vuoi
dire lassativi vero? Abbiamo dato le capsule a Joy quando non riusciva
ad andare in bagno l’anno scorso”
Lei increspò le sopraciglia. “Oh…che male al pancino pelò”
“Mi ricordo amore” le
diedi un veloce bacio sulla guancia “Mangia i cereali dai,
così dopo andiamo tutti a fare una bella passeggiata in
salita”
Rob posò anche davanti a me
una tazza di latte caldo a cui aggiunse due bei cucchiai stracolmi di
cioccolata in polvere. Ormai latte e cioccolata era diventata una vera
droga per me e non potevo fare colazione senza.
Stavo per prendere tra le mani la tazza quando Rob mi ficcò di nuovo quel bicchiere nauseabondo sotto al naso.
“Ti prego?”
“Rob…”
“Un sorso, dai”
implorò “Odio vederti così stanca tutto il tempo.
Prima il bambino sarà qui, prima starai di nuovo al meglio”
Sospirai, perché sapevo di
non essere capace di dirgli di no quando mi fissava con quegli occhi
imploranti così simili a quelli di Joy. In fondo quale altro
marito passava ore a cercare su internet metodi per aiutare la propria
moglie incinta? Ero estremamente fortunata e dargli una piccola
soddisfazione non mi costava nulla.
“Ok…solo un paio di sorsi, però”
“Non chiedo altro”
Li buttai giù veloce, trattenendo il respiro, anche se l’aspetto era molto peggiore del sapore, in fin dei conti.
“Di coda sapeva mamma?” domandò Joy fissando con sguardo dubbio il liquido grigiastro.
“Di ..medicina in realtà. Bah, il dolce dello zucchero copriva tutto il resto”
Mi concentrai sulla mia tazza di
latte che scacciò presto lo strano sapore che mi era rimasto in
bocca e in meno di mezz’ora eravamo pronti per uscire.
Rob aiutò Joy a infilarsi le
scarpe da ginnastica e attaccò Bear al guinzaglio mentre Cake ci
fissava dal divano, sdraiato e pieno di cibo come qualsiasi bravo gatto
che si rispetti.
Non c’era molto sole
fortunatamente e potevamo mantenere un’andatura confortevole ma
spedita, senza scioglierci come dei ghiaccioli. JB ci seguiva pochi
metri più dietro.
“Papà tono tanca, mi plendi in blaccio?”
Camminavamo da meno di un quarto
d’ora quando Joy iniziò a risentire della leggera salita
che stavamo percorrendo. Avevamo preso una via pedonale dietro casa che
aveva un tratto che diventava piuttosto ripido nel portare ad un
piccolo osservatorio li vicino.
“Ok, vieni con papà”
Rob se la caricò sulle spalle e io feci per prendere il guinzaglio di Bear ma lui prontamente me lo impedì.
“Lo sai che se vede un gatto
o un uccellino inizia a correre e a tirare” mi baciò la
tempia stringendomi al suo fianco “Non voglio che tu ti faccia
male.”
E io non potei resistere
all’impulso di baciarlo, semplicemente perché era dolce,
perfetto e…era semplicemente Rob. E nonostante fosse una sorta
di sex simbol per milioni di donne del pianeta, per me era qualcosa di
estremamente diverso. Era mio, il mio uomo e l’amore della mia
vita ogni singolo giorno.
“Ti amo tanto Kristen”
“Vi amo tatto acche io mammina e papino. Pelò andiamo, voi state semple a basialvi.”
Risi contro la sua bocca e fu in
quel preciso momento che qualcosa successe dentro di me. Qualcosa che
avrei preferito non succedesse proprio in un momento simile.
“Oddio, no..”
Rob si staccò allarmato e posò a terra nostra figlia. “E’ il bambino vero?”
“Flatellino!! Flatellino!!”
Joy si mise a saltare impazzita ma io scossi il capo veloce.
Sentii le guance accendersi per l’imbarazzo.
“Rob non credo che un sorso
di birra contrasti l’effetto dell’olio di ricino,
sai?” domandai in un sussurro.
I suoi occhi si spalancarono. “Oh”
Già. Oh.
Metodo Pattinson – giorno 2
“Mmmm…sì, proprio lì”
“Qui?”
Premette con più forza le
dita e trattenni a stento un gemito, beandomi delle doti da
massaggiatore di Rob. “Sì”
“Allora che dici, mi sono
fatto perdonare per ehm… l’incidente?”
domandò mordicchiandomi l’orecchio. Immediatamente
avvampai e scacciai il ricordo del giorno precedente con tutta la forza
possibile. Forse se mi rifiutavo di pensarci potevo fare finta che non
fosse mai successo.
“Hai giurato che non ne avremmo parlato mai più” borbottai.
“Oook”
“Tla lei e lei chi plefelisci?”
Joy mi mise davanti due Barbie, una
bionda e una bruna, visto che io e Rob eravamo stati assunti come
giudici del suo concorso ‘Miss America’.
“La bruna” risposi
senza pensarci ma mi morsi la lingua davanti al suo visino dispiaciuto
“Mmmm però ora che mi ci fai pensare la bionda è
più bella”
Sorrise, soddisfatta. “E tu papà?”
“Non c’è una rossa? Le rosse sono molto sexi”
Gli occhi di Joy lo scrutarono confusi. “Che coda vuol dile sexxxxi?”
Ed eccolo lì. Avrei dovuto
mettergli un cavolo di filtro da quel giorno in poi perché era
evidente che mio marito non era assolutamente in grado di collegare il
cervello alla bocca nel novantanove per cento dei casi.
“Vuol dire che un ragazzo o
una ragazza sono molto, molto carini” intervenni prima che Rob se
ne uscisse con un’altra perla di saggezza.
“La ragatta di zio Andrew ha
i capelli lossi” Joy sorrise accingendosi a svestire le ultime
Barbie rimaste in gara per la sfilata finale. “E’ molto
calina”
“Sì, hai ragione, lo è” rispose Rob con un po’ troppa enfasi per i miei gusti.
“Scusami?”
Smisi di ingurgitare la mia tisana
alle foglie di lampone (il rimedio del giorno) e lo guardai torva, in
parte scherzando, in parte no.
Da quando in qua gli piacevano le rosse?
Che cosa avevano di così speciale?
Era mai stato con una dai capelli rossi?
“Eh?”
“Non fare il finto tonto caro mio, ti ho sentito. Da quando hai questa predilezione?”
Lui rise forte come se fossi pazza.
“Ma dai, scherzavo. Ho avuto una sola ragazza coi capelli rossi
ed è stato un grande errore.”
“E chi era?”
“Chi?”
Alzai gli occhi al cielo. “Questa tizia”
“Una…avrò avuto sedici anni”
“E perché non me ne hai parlato prima?”
Mi fissò e smise di massaggiarmi. “Perché non contava niente. Avevo sedici anni.”
“Beh, tu sai con chi sono stata prima di te, perciò…”
A quelle parole Joy alzò lo sguardo e mi fissò stralunata.
“Avevi un attlo fidantato plima di papà?”
“Io..” non so
perché ma arrossii in imbarazzo. Come spiegare alla propria
figlia che spesso le persone prima di incontrare l’anima gemella
avevano diverse storie?
Ci pensò Rob per me. “No, tesoro, la mamma aveva solo una scimmia.”
“Una timmia? Ed ela calina?”
“No, era bruttissima”
Tirai una gomitata nelle costole a
Rob ma trattenni a stento una risata. Lui se ne accorse e mi
abbracciò stretta, avvolgendomi il pancione da dietro.
“Allola chi plefelisci? Quetta o quetta?”
Rob mi baciò la guancia con amore.
“La bruna. Preferisco sempre, sempre la bruna”
Metodo Pattinson – giorno 3
Era passata la mezzanotte, la casa
era avvolta in un totale silenzio, Joy dormiva nel suo lettino, Rob era
steso al mio fianco e io…io mi massaggiavo i capezzoli.
Suonava ridicolo anche solo a dirsi, figuriamoci a farsi.
“Ricordami perché lo sto facendo”
“Perché ehm…dovrebbe rilasciare ossitocina nel corpo, che dovrebbe far partire le contrazioni”
Dovrebbe…
L’uso del condizionale non mi
piaceva per niente visto che mi diceva che, molto probabilmente,
sarebbe stato l’ennesimo buco nell’acqua.
“Aspetta, io ti massaggio il pancione mentre tu continui”
Si spalmò un po’ di
olio per massaggio sulle mani finchè non divenne caldo e poi
prese a massaggiare la pelle tesa in lenti movimenti circolari. Chiusi
gli occhi e cercai di rilassarmi. Il suo massaggio era piacevole ma
trovavo il fatto di toccarmi il seno ancora abbastanza strano e
ridicolo.
“Ti stai eccitando?”
Scoppiai a ridere così forte che dovetti coprirmi la bocca con la mano per non rischiare di svegliare Joy.
“Direi di no”
“Perché?”
Dal suo tono di voce sembrava quasi deluso e la cosa mi fece ridere ancora di più.
“Perché…Dio perché è una situazione ridicola e totalmente assurda!”
Quando, però, si mosse al mio fianco mi resi conto che per lui non doveva essere tanto assurda.
“Oh mio Dio..tu ti stai eccitando per caso?”
“Mmmm” posò le labbra sul mio collo e allontanò veloce le mie mani che ancora mi coprivano il seno.
“Lascia stare, continuo
io…” sussurrò e le sue labbra si abbassarono sempre
di più fino a lavorare insieme alle sue mani
nell’accarezzarmi.
Nel giro di dieci minuti ero completa gelatina, le mani che stringevano con forza il lenzuolo sotto di me.
“Pensi ancora che sia assurdo?”
Scossi il capo, incapace di rispondere.
No, decisamente non pensavo più che fosse assurdo.
E probabilmente avevo anche rilasciato una grande, grandissima quantità di ossitocina.
Metodo Pattinson – giorno 4
“Non la voglio fare.”
“Dai, Kristen”
“Rob sono incinta, perderò l’equilibrio”
“Ma ti terrò io per le mani”
“Pff, siamo apposto allora. La pallina da ping-pong e Flippy”
“Mami ti aiuto io!”
Joy lasciò perdere Bear e decise che aiutare il padre a torturarmi fosse la sua nuova abitudine preferita della giornata.
“Elencami le altre
alternative, per favore” implorai Rob che mi fissava seduto sulla
grossa palla di gomma che voleva farmi usare.
“Fare le scale”
“Le abbiamo già fatte stamattina” protestai incrociando le braccia al petto “No”
“Agopuntura”
“Sarò morta il giorno in cui permetterò a chiunque di ficcarmi degli aghi nella pelle”
“Doccia fredda”
“Che dovrebbe servire a…”
Rob sembrò pensarci a fondo prima di scuotere le spalle. “Ok, questa non ha molto senso”
Ah, quella. Certo, perché tutte le altre sue idee fino a quel momento erano state davvero fantastiche invece.
“Semi di apermus”
“Rob ti prego, ho una gran voglia di ficcarteli…non farmi parlare”
“Fare addominali”
Gli indicai il pancione con il dito. “Proviamoci dai, mi sembra una soluzione davvero fattibile”
“Ok, non è necessario essere così sarcastiche. Mmm..enteroclismi.”
Alzai le mani al cielo ricordando
lo spiacevole incidente dopo l’olio di ricino. “No, ho
già dato grazie tante”
“E allora” si
avvicinò e mi prese entrambe le mani guidandomi verso la
diabolica palla che se ne stava ferma al centro esatto del tappeto del
salotto. “E’ ora di un po’ di ginnastica.”
Joy saltò in piedi sul divano, imitando le movenze di una cheer leader.
“Folta mammina. Pel mammina
hip hip
hurràààààààààààà!”
Mi appoggiai a Rob che mi aiutò a sedermi sulla palla di gomma.
“E adesso?”
“E adesso devi..ehm..ondeggiare avanti e indietro. Qui dice così”
“Ondeggiare?”
Lui annuì e molto piano
iniziai a darmi deboli spinte con i piedi avanti e indietro. Beh,
dovevo ammettere che non era così male e neppure troppo
spiacevole. Stavo quasi iniziando a pensare di potercela fare quando i
miei occhi incontrarono quelli di Rob e, per un attimo, immaginai come
dovesse apparire la scena vista dall’esterno.
Un uomo che aiutava un enorme donna
incinta a dondolare su una palla viola di gomma. Contemporaneamente,
insieme, scoppiammo a ridere così forte che, come avevo
previsto, perdemmo l’equilibrio e ci ritrovammo sul mucchio di
cuscini che avevamo disposto a terra, con le lacrime agli occhi.
“Ma tate lidendo o tate piangendo?” Joy saltò sulla pancia di Rob per esaminare i nostri visi.
Non avrei saputo cosa risponderle.
A quel punto ormai ridevamo entrambi, più che altro per non piangere.
Metodo Pattinson – giorno 5
“Lo sai, questo è un metodo che mi piace davvero. Il primo dell’intera settimana”
“Mmm” mi baciò
ancorando le mani ai miei fianchi “Chissà perché
qualcosa me lo diceva”
Già, finalmente la lista di
Rob iniziava a ragionare, visto che il metodo del giorno era
‘fare più sesso possibile’.
Joy stava passando la notte a casa dei nonni e noi…noi eravamo già al terzo round.
Quasi al terzo round.
Aprii le gambe per accoglierlo dentro di me ma lui, improvvisamente, si bloccò.
“Che c’è?”
“Pensi che potrei ehm..colpirlo in testa?”
“Ma di cosa stai parlando?”
“Insomma, la ginecologa ha
detto che il collo del tuo utero si sta..aprendo e che la testa del
bimbo preme verso il basso per cui..secondo le leggi della
gravità…”
Non ridere Kristen, non ridere
Scossi il capo. “No, è ben protetto”
“Promesso?”
“Promesso…e adesso facciamo l’amore.”
Sorrise prima di chinarsi su di me per un ultimo bacio. “Come desideri.”
Ci amammo per ore, perché
nonostante fossi un pallone ormai, Rob trovava sempre il modo di farmi
sentire bella e speciale. E anche se a volte le sue idee erano un
po’ folli e le sue preoccupazioni un tantino assurde sapere che
avrebbe fatto qualsiasi cosa per fare stare bene me e i suoi figli mi
rendeva piena di orgoglio. Perché ero certa non ci fosse uomo al
mondo che avrebbe fatto anche solo la metà di ciò che lui
ogni singolo giorno faceva per me, Joy e quel bimbo che, dalla
testardaggine che stava dimostrando, iniziavo seriamente a pensare
fosse femmina.
Dal nulla mi salirono le lacrime agli occhi.
“Ehi..che succede?”
“Solo..ti amo e..non so cosa farei senza di te.”
“Bene perché non dovrai mai, mai scoprirlo, intesi?”
Annuii e mi venne un po’ da ridere nel vedere la posizione in cui eravamo, con Rob ancora dentro di me.
“Mi farai impazzire, un po’ piangi, un po’ ridi..”
“E’ per la posizione” risposi “credo che sia meglio che tu esca adesso.”
“Ok ma mi raccomando, tieni…”
“Tengo le gambe in alto
perché il tuo ehm..hai capito… deve restare lì e
rilasciare le prostaglandine che indurranno le contrazioni”
terminai per lui. Mi aveva detto quella frase ogni singola volta che
era venuto. “Forse”
“Verranno” rispose
aiutandomi ad alzare le gambe “Il mio super sperma
riuscirà lì dove ogni altra cosa ha fallito”
“Sbruffone”
Mi fece l’occhiolino mentre
si alzava dal letto. “Vado a prendere qualcosa da mangiare. Tu
riposati ancora un po’”
“Va bene, e Rob..” si
girò sulla porta e gli rivolsi il mio più caldo sorriso.
Dopotutto era passata la mezzanotte, quindi…
“Buon compleanno amore.”
Metodo Pattinson – giorno 6
“Allora ehm..Rob ha detto a
Tom del metodo Pattinson” mi guardò timida, probabilmente
chiedendosi se davvero mi stesse simpatica o facessi solo finta per il
bene di Tom.
La verità era che mi stava
davvero simpatica, anche se ovviamente la notizia che Tom aveva un
moglie e che si era sposato senza una parola mi stava ancora un
po’ sullo stomaco. Ma era la cosa in sé, non Alyson in
particolare, che cercava in ogni modo di essere gentile e farsi
accettare. Anzi, in un certo senso la capivo: Rob, Tom e gli altri
erano amici da così tanto tempo che entrare nel gruppo poteva
dare una sensazione strana, come se in qualche modo tu non fossi
all’altezza di farne parte. Avevo sperimentato anche io la cosa e
potevo capirla benissimo.
“Non me ne parlare, va. Rob ha trovato questa assurda lista sul web e ha deciso di sperimentare ogni singolo punto.”
“E non ha funzionato”
“Direi di no” risi
“O adesso mi vedresti con un bimbo fra le braccia e non un enorme
piatto di enchilladas di pollo. Anche se il cibo piccante è
proprio uno dei punti di quella dannata lista. Però ti
prego non chiedermi come le spezie possano dilatarmi o far sì
che il mio utero si contragga perché io davvero non lo so.”
Lei rise.“A proposito, bella festa”
Arrossì e si morse il labbro come se avesse voluto dire qualcos’altro ma si fosse trattenuta per non offendermi.
“Oddio, spara dai. Il pollo ha un odore cattivo? Le decorazioni fanno schifo?”
Scoppiò a ridere e fortunatamente scosse il capo.
“No, tutt’altro.
E’ davvero bellissimo. La casa è stupenda, il clima
è l’ideale per stare in giardino, e una festa messicana
è divertente e davvero carina” sospirò “Solo
che…forse è assurdo ma ho sempre creduto che voi di
Hollywood foste abituati a feste con catering e cose
simili…”
“Molte persone lo sono ma Rob
e io..nah, noi siamo molto informali. Siamo esattamente come
appariamo” dissi mentre sistemavo il sale nel bordo dei bicchieri
dei margaritas che stavo preparando “E anche Tom lo è,
credimi. E’ normale…un normale ragazzo di 25 anni, senza
pretese assurde o da star.”
“Me ne sono accorta. E’
per questo che lo amo. Solo che quando ho visto le ex famose con cui
è stato…tipo Sienna Miller…”
Mi trattenni dallo sparare un epiteto non proprio carino e tornai a concentrarmi sui bicchieri.
“Stai tranquilla, alla fine ha sposato te e non Sienna Miller”
Grazie Signore, Grazie Signore…
Le battei la mano con la mia . “Questo significa pur qualcosa, no?”
Si aprì in un bellissimo sorriso. “Sì, probabilmente sì”
“E’ così, lo so.
Senti, mi fai un favore? Puoi portare fuori il pollo mentre io finisco
i cocktail? E già che ci sei puoi dire a mio fratello di non
ingozzarsi di tutto e lasciare un po’ di cibo anche agli
altri?”
“E’ quello coi tatuaggi sparsi un po’ ovunque vero?”
Annuii ridendo mentre lei usciva.
Non rimasi sola a lungo però, visto che Rob, da brava ombra,
entrò in cucina non appena Alyson fu uscita.
“Tranquillo, ormai anche
questo giorno è quasi andato” sussurrai mentre mi
stringeva da dietro “A questo punto è evidente che non
c’era verso di smuovere questo piccolino in alcun modo. Comunque
sia domani mi indurranno il parto e lo conosceremo.”
Mi baciò la guancia. “Mi sembri un po’ triste.”
Come al solito mi conosceva meglio di chiunque altro.
“E’ che un po’ ci
speravo che fosse oggi” mormorai “Volevo darti questo
bambino come regalo, in un certo senso”
Prese il mio volto fra le mani e mi
fece voltare in modo che potessi guardarlo. “Questo bambino
è comunque un regalo stupendo, che arrivi oggi o domani. E sei
sempre tu che me lo farai, il giorno non conta assolutamente
niente”
“Lo so” mentii.
Non volevo starci male
perché sapevo che il parto non era qualcosa che si potesse
prevedere o programmare a proprio piacimento, ma una parte del mio
cuore aveva pensato che a quel ritardo ci fosse un motivo e che quel
motivo fosse dare a Rob un figlio il giorno del suo compleanno.
“Adesso vieni fuori a
divertirti un po’ e basta pensarci, ok?” sussurrò
dopo un lungo e lento bacio sulla bocca. “E basta anche cucinare,
c’è da mangiare per un esercito”
“Ok”
“Ti amo”
“Ti amo anche io”
Non appena rimasi sola, Joy spuntò come un folletto in punta di piedi.
“Il legalo è plonto! Quaddo glielo do, quaddo glielo do?? Eh? Eh? Eh?”
“Mmmm…dopo la torta, che ne dici?”
“Ok” riprese a
saltellare eccitata aggrappandosi al mio grembiule. Io e Joy avevamo
preparato una sorta di collage con tutte le nostre foto e con al centro
uno spazio bianco ancora da riempire per una di quando il piccolino o
piccolina sarebbe stato fra noi.
“Pensi che gli piatelà, velo?”
“Ma certo amore lo
adorerà, vedrai” risposi posando i bicchieri sul vassoio
“E adesso fa attenzione che mamma deve passare”
Non appena sollevai il vassoio tra le mani, però, successe.
Sentii del liquido, tanto liquido tiepido colarmi fra le gambe, e di certo non era il margarita.
Ok, Kristen stai calma, stai calma..
“Mamma ti tei fatta la
pipì addotto!” Joy si portò le manine alla bocca e
mi fissò senza sapere se ridere o essere mortificata per me.
“Joy, amore, fammi un enorme favore. Corri veloce da papà e digli di venire qui subito ok?”
“Ok”
Non so se colse l’urgenza nella mia voce o altro ma partì a razzo verso il giardino.
E io rimasi lì,
completamente impalata senza avere il coraggio di muovere un muscolo,
tantomeno di posare il vassoio sul tavolo.
Perciò fu così che Rob mi trovò quando entrò pochi secondi dopo.
“Kristen, perché Joy sta dicendo a tutti che ti sei fatta la pipì add..”
Si bloccò quando vide la
grossa pozza ai miei piedi e il suo sguardo si alternò da quella
a me. Mi bastò che i nostri occhi si incrociassero per sapere
che aveva capito benissimo che non era pipì.
Impallidì così
velocemente e così in fretta che mi sentii in dovere di fare una
battuta per risollevare la situazione.
“Lo sapevo che il super sperma non avrebbe fallito”
Deglutì quasi visibilmente. “Stiamo per avere un bambino?”
E, nonostante la paura, gli sorrisi. “Stiamo per avere un bambino”
.............
.............
Silenzio di tomba su efp....
Un'orda di ragazzE arrabbiate cita ciò che voi, Cloe e Fio, avete scritto sopra.
Tanto
questo di oggi è un capitolo molto tranquillo, perciò non
è come se vi lasciassimo due settimane in ansia e piena suspence
in un momento cruciale della storia u__u.
Mmhahuahuauhauhahaamuhmhuahahauahuaahha (APRIRE QUESTO LINK) ahaha..
Oddio non ricordavo più
quanto fosse divertente scrivere i commenti a questa storia
bhabhaubuhabhubaubhuahbuaha ahahah ehm..
ehm...ehm...state ridendo??
O______O su ragazze. Siate felici, stanno per avere un bambino!!!
Ehm...ok ci vediamo la prossima setti...cioè, volevamo dire tra due settimane O___+
Ehm...
Addio.
P.S= Vi vogliamo bene anche se, a volte, non sembra bauhbbuhabhuahuabhuabhua.
|
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Capitolo 5 *** Joy to the world ***
Joy to the world
Sera
girls!!!! Allora vogliamo sapere commenti, impressioni e opinioni su
quel capolavoro che è stato BD awwwwwwwwwwwwww. Noi lo abbiamo
adorato, glirificato e venerato ahahah (non si vede eh?? ahahah) e
secondo noi ha incarnato perfettamente il libro *----*. beh la chimica,
alchimia, passione, amore travolgente che c'è tra Rob e kris
ovviamente hanno reso tutto reale awwwwwwwwwwwwwwwwwwwwww. E quando
Edward bacia la pancia a Bella so che la parola che è risuonata
nella vostra mente è stata solo una...
JOY!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! *__________________________*
Aahahahhaha o in alternativa
quella del suo/a fratellino/sorellina ahahah. Eh no, non ve lo dico il
sesso ma la smetto di parlare e vi lascio al favoloso capitolo qui
sotto.
La cicogna sta arrivandoooo!!!
Un beso enorme Cloe&Fio.
P.S=Grazie per le meravigliose recensioni. *----* vi adoriamo...tanto quanto adoriamo BD. Beh, quasi hihihihih.
P.P.S= Ahahahah il nome David
è stato gentilemnte preso (ehm..ehm..fottuto ehm..*colpo di
tosse*) dalla mente geniale ( se vabbè nn esageriamo) di Ross
cess e dalla sua splendida raccolta di shot su Rob e kris di cui vi
lascio il link:)))
CAPITOLO 5 (Fio)
JOY TO THE WORLD
POV Kristen
Continuavo a fissare l’ampia
pozza di quella che poteva benissimo sembrare acqua ai miei piedi.
Avrei potuto crederlo anche io se non mi sentissi bagnata fradicia dal
bacino in giù, per tutte le gambe.
Assurdo che in un momento come
questo riuscissi solo a pensare che, per fortuna, avevo seguito il
consiglio di Rob e, in previsione di un evento del genere, avevo messo
appositamente delle vesti pre-maman.
Stavo per avere un figlio e il mio
pensiero era concentrato sulle mie mutandine bagnate. Certo, Rob che
continuava a fissarmi come un perfetto idiota non migliorava di molto
la situazione.
“Rob?” lo chiamai ormai convinta che fosse entrato in trance o in catalessi.
Da quando gli avevo annunciato che
stavamo per avere un bambino non aveva mosso un muscolo e probabilmente
erano passati solo pochi secondi ma a me sembrava già
un’eternità.
Quando avevo avuto Joy era stato
tutto così diverso. Avevo con me mia madre che, pronta e
scattante, aveva mantenuto il sangue freddo, raccolto la borsa con le
mie cose e portatami subito in ospedale.
Che Rob non ci fosse era un altro
paio di maniche ma nemmeno ora la situazione era molto diversa dato che
mio marito non sembrava accennare a prendere in mano la situazione.
Certo, non ero malata, ma tra i due quella che avrebbe dovuto andare nel panico ero io, no?
Mi resi conto, proprio mentre i
pensieri vagavano sconnessi, che se per me non era tutto nuovo, per Rob
lo era. Lui non era stato con me durante il travaglio di Joy, non
dall’inizio almeno e ora sembrava completamente perso.
“ROB!” lo chiamai di nuovo con voce possente per farmi sentire.
Lui, di risposta, alzò il viso e scosse il capo come a volersi svegliare da un sonno profondo.
“Oh, sì.
Scusa…” borbottò semplicemente prima di muoversi
per fare l’ultima cosa che mi sarei aspettata in quel momento.
Si avvicinò e per un secondo
pensai che stesse per prendermi in braccio ma, invece, mi passò
accanto, raccolse dei fazzoletti ed iniziò ad asciugare la pozza
ai miei piedi. Proprio come se fosse acqua caduta da un vaso di fiori.
Grazie a dio non erano ancora iniziate le contrazioni altrimenti non avrei risposto delle mie azioni.
Ero incinta, cavolo! Incinta e in
procinto di partorire e mio marito non aveva trovato nulla di meglio da
fare che asciugare le mie acque da terra.
“Rob!” gli diedi un calcetto. “Che diavolo stai facendo!?”
Lui alzò il viso, mortificato. “Sto… asciugando per terra…”
“Lo sai cosa stai asciugando?”
Deglutì visibilmente prima di rispondermi. “Le tue acque…”
“E lo sai cosa succede quando si rompono le acque?”
Annuì, poco convinto.
“Allora vai a prendere quella
cazzo di borsa e portami all’ospedale come farebbe ogni persona
normale!” il mio tono di voce era decisamente alterato, tanto da
portare gli altri ad avvicinarsi alla cucina.
“Che succede?” chiese
Tom per aggiungere un secondo dopo: “Wow, Kristen! Ti sei davvero
fatta la pipì addosso?”
“L’avevo detto io!” approvò mia figlia tra le sue braccia.
Perché ero circondata da un branco di idioti? Potevo capire Joy che aveva quattro anni ma… anche Tom?
“Non è pipì,
Tom” rispose Alyson per me e fu allora che vidi
l’espressione sul suo viso cambiare visibilmente.
“Oh, cazzo!”
“Le si sono rotte le acque…” continuò lei ridestando anche me.
Non dover essere io a dirlo a
qualcuno ma avere qualcuno che lo dicesse a me mi fece realizzare che
stavo davvero per avere un bambino ed improvvisamente ebbi così
paura che dovetti sedermi.
“Okay. Kristen, vuoi cambiarti prima di andare?”
Mi massaggiai le tempie e annuii piano.
“Ho un ricambio pronto nel bagno qui giù.”
“Perfetto… Tom, vai a
prenderlo. Cameron, prepara la macchina. Rob, tu prendi la borsa! E
smettetela di starle addosso! Fatela respirare!” urlò
Alyson sorprendendo tutti e rivolgendosi alla calca di persone che si
era riunita attorno a me facendo domande che non stavo nemmeno ad
ascoltare.
“Tia io che potto fale?” riuscii a sentire la voce della mia bambina che si preoccupava per me.
“Tu stai con la mamma, tesoro.”
E infatti, dopo essersi fatta
spazio tra gli altri, Joy mi raggiunse. Non disse niente. Mi
posò una mano sul pancione e sorrise.
“Sta pel allivale, velo?”
Annuii impercettibilmente e le carezzai i capelli.
“Hai paula?” chiese,
poi, prendendomi totalmente alla sprovvista non solo perché non
avevo idea di come avesse fatto a capirlo ma anche perché la sua
sensibilità mi lasciava spesso interdetta. Stavo per mentirle,
dirle di no ma non ci riuscii e fui salvata dalla voce di Alyson che,
di nuovo, invitava tutti a lasciare la stanza per permettermi di
cambiarmi.
Tom entrò in cucina con il mio ricambio in mano e vi rimase.
“Vuoi andartene?” gli disse Alyson quando prese i panni dalle sue mani e vide che lui era ancora lì.
“Andiamo, è la mia migliore amica!”
“E allora? Mica hai il diritto di vederla nuda?!”
“Ma non voglio perdermi nessun momento!”
“Tom!”
“Aaaah, Alyson. Lascia stare. Non mi da fastidio! Capirai…”
Nel giro di poco sarei stata in
sala parto a fare bella mostra delle mie parti basse ad almeno cinque o
sei persone. Non mi sembrava il caso di fare dell’etica per Tom
che, però, si girò ugualmente.
“Hai già le contrazioni?” chiese Alyson mentre mi aiutava a svestirmi.
“No… dovrei, vero?
Insomma, perché non ce l’ho? Se non mi si fossero rotte le
acque non direi per nulla di essere in travaglio…”
“Credimi, non significa nulla. Ogni gravidanza così come ogni parto è diverso per ogni donna.”
Mi tranquillizzai un po’ ma non potevo fare a meno di chiedermi cosa di diverso avrebbe avuto il mio caso.
Se fosse andato male? Se fosse successo qualcosa…? Se…
“Non sapevo fossi così
esperta…” mi distrassi ringraziando implicitamente Alyson
per aver preso in mano la situazione.
“Sono la più grande di cinque figli. Con l’ultimo ho diciotto anni di differenza…”
“Cavolo!” spalancai gli occhi. “Complimenti a tua madre…”
Lei sorrise e mi aiutò con le scarpe.
“Io ne voglio almeno sette” commentò Tom che aveva avuto il permesso di girarsi di nuovo.
“Tu sei fuori di testa. Io non li partorisco sette figli!”
“Perché no? Se potessi lo farei io…”
Un grugnito mi scappò
insieme a una risatina ironica. “Prova a farne uno e poi
vediamo se sei ancora della stessa idea.”
“Andiamo, voi donne siete
tutte uguali. Quando state in sala parto giurate di non fare mai
più sesso in vita vostra…”
Riuscii quasi a sentire la freccia che scoccava dai suoi occhi ai miei.
“Che ti ha raccontato Rob?” gli chiesi quasi furiosa.
“Non farò mai più sesso in vita mia, lo giuro, lo giuro…” cinguettò lui imitando la mia voce e facendomi tornare in mente gli estenuanti dolori del parto.
“Chiudi quella bocca prima di fare danni o prima che io ti faccia danni!”
“Mamma cot’è il sessio?”
Aly e Tom risero mentre mia figlia
mi guardava curiosa per una domanda a cui non avevo intenzione di
rispondere, non ora almeno.
“Non lo so nemmeno io, amore.
Chiedilo a zio Tom!” lo fulminai con lo sguardo che, se avesse
potuto, lo avrebbe incenerito anche.
“Tio, cot’è allola?”
Tom fu preso alla sprovvista e onde
evitare ulteriore confusione alla piccola riuscì solo a
rispondere che glielo avrebbe spiegato quando sarebbe stata un
po’ più grande, ora non avrebbe capito.
“E comunque il punto è
che, nonostante il dolore, ne hai voluto un altro, quindi non
può essere tanto tragica, no?”
Per un secondo rividi davanti ai
miei occhi gli sforzi che io e Rob avevamo fatto per avere un altro
bambino, l’attesa, il dolore. E il mio pensiero volò al
bambino che avevo perso. Non so se si accorsero di quello che mi stava
passando per la testa, probabilmente si dal momento in cui si
affrettarono a cambiare discorso.
“Che fine ha fatto Rob?!” sbuffò Alyson.
“Forse dovremmo accettarci che non sia caduto per le scale, imbranato com’è…”
“Grazie per la fiducia,
eh.” Rob entrò in quello stesso istante e fui costretta a
fargli un sorriso per nascondergli la mia paura. Lui ricambiò e
mi venne incontro. Sembrava quasi più rilassato e finalmente
conscio di ciò che stava accadendo quando lui e Tom mi aiutarono
ad alzarmi e a farmi strada tra i nostri amici che, nonostante gli
inviti di Alyson ad andare via, erano rimasti in salotto in trepidante
attesa di news e non sembravano intenzionati a lasciare la casa. Non
prima di noi.
Sorrisi e salutai tutti mentre Rob li rassicurava sul fatto che avremmo fatto sapere loro quanto prima.
“Dove andate?” chiese Joy, preoccupata, mentre noi ci avviavamo alla macchina.
“In ospedale, amore.”
“Pecchè? Non può stale qui la mamma?”
“No, tesoro. Ha bisogno di persone brave per far venire fuori il fratellino.”
“Oh…” sembrò delusa. “Ma io vollio venile co voi…”
Riuscii a percepire una nota di
pianto nella sua voce ma Alyson fu pronta a consolarla e rassicurarla.
“Io e lo zio restiamo qui con te” disse prendendola in
braccio. “E prima di quanto pensi la mamma e il papà
saranno di nuovo a casa col fratellino o la sorellina, okay?”
Mi voltai a guardarla e notai la
sua espressione triste mentre annuiva piano. Mi avvicinai per darle un
bacio. “Fate plesto pelò…” mi sussurrò
all’orecchio e io le promisi che avremmo fatto prestissimo.
Non sapevo ancora che avevo sperato troppo presto.
Okay, non andava per niente bene.
Il viaggio in macchina era stato
tranquillo, Rob mi aveva tenuto la mano nonostante non provassi alcun
dolore, ma giunti in ospedale non avevano fatto altro che mettermi su
una sedia a rotelle, manco fossi invalida, e sistemarmi sul lettino di
una stanza dove mi trovavo da venti minuti senza che nessuno venisse a
vedere come stavo.
Rob era andato a cercare un medico
appena eravamo entrati in ospedale, mio fratello era andato a chiamare
la mia famiglia e ora erano spariti tutti e due.
L’unico contatto umano che
avevo avuto negli ultimi venti minuti era stato con un’infermiera
straniera che si era limitata ad azionare il monitoraggio e mi aveva
lasciata lì senza rispondere alle mie domande.
Si può anche impazzire così!
Avrei voluto alzarmi e andare via.
Mi pentii quasi di aver bocciato la proposta di Rob di affittare una
camera in una clinica come facevano la maggior parte delle star di
Hollywood.
“Noi non siamo così” gli avevo risposto ma iniziavo a credere che forse sarebbe stata la cosa migliore.
Non avevo nemmeno il cellulare con me. Rob aveva tutto con sé e non potei fare a meno di maledirlo per un secondo.
“Brutto traditore di un
marito… Aspetta che torni e vedi cosa ti faccio…”
grugnii tra i denti prima di sentire la sua voce che attraversava la
stanza.
“Cosa mi fai?” scherzò sorridendo. Sorridendo!
“Grandissimo bastardo che non
sei altro! Come ti permetti di lasciarmi qui, da sola, per
mezz’ora, senza farti vivo!?”
“Ero andato a compilare dei moduli e cercare un dottore, Kristen.”
“Non dovrebbe essere tua
competenza!” gli diedi contro mentre lui si avvicinava.
Nonostante la rabbia mi lasciai prendere la mano e, per qualche motivo
sentii gli occhi riempirmisi di lacrime. Grazie a dio lui non se ne
accorse. Si limitò a stringere la mano e affermare, vittorioso:
“Però è servito. Tra poco verrà qualcuno,
tranquilla.”
Nello stesso momento in cui lo
disse, infatti, un medico dal camice ovviamente bianco e con una
cartellina in mano entrò in stanza con aria indaffarata.
“Allora, come andiamo?”
“Male” sputai acida.
“Dolori?”
“No.”
“Contrazioni?”
“No.”
“Quando si sono rotte le acque?”
“Circa un’ora fa” rispose Rob per me.
“Mmm…” fu il commento del medico prima di controllare la dilatazione che era…
“Solo due centimetri. Quasi assente. Direi che ci vorrà un po’ di tempo.”
“Come? Cosa? Un po’ di tempo? Quanto tempo?”
“Kristen, si calmi.”
Mi diede quasi fastidio che quello
sconosciuto, che per giunta sembrava trattarci in modo alquanto
superficiale, si prendesse la briga di chiamarmi per nome solo
perché sapeva chi ero.
“Non sono ancora iniziate le
contrazioni, non c’è dilatazione. Capita a molte donne. La
rottura delle acque non vuol dire necessariamente l’inizio del
travaglio. Spesso ci vogliono ore…”
Mi sentii male e rigettai la testa
all’indietro sul cuscino maledicendomi per aver promesso a Joy
che saremmo tornati presto.
Cosa avrebbe pensato di me?
Nella sua mente di bambina,
potenzialmente gelosa, avrebbe potuto credere che il suo fratellino era
nato e noi avevamo voluto passare del tempo soli con lui o lei.
Scacciai i pensieri tornando a
concentrarmi sul mio pancione, ancora troppo incombente, sul bambino
che dovevo far nascere e sulle parole del medico.
Consigliò di rilassarmi,
come se fosse facile, chiamò un’infermiera che mi aiutasse
a cambiarmi e chiese alla stessa di essere avvisato nel momento in cui
iniziavano le contrazioni.
Dopodiché, con mia enorme
felicità, ci lasciò da soli in stanza. Preferivo non
averlo in giro, per qualche motivo. Non riusciva a darmi sicurezza e
trattava il caso come uno qualsiasi. Non che avessi qualcosa di
speciale ma la freddezza tipica dei medici era sempre stato uno dei
motivi per cui non mi piacevano particolarmente gli ospedali.
Un’altra lunghissima e
insopportabile ora dopo ero ancora lì, con un camice che avevo
portato da casa, e una pancia ancora enorme.
Dolori e contrazioni erano ancora
assenti e non sapevo se fosse una cosa normale e possibile o solo una
mia impressione ma avevo la sensazione di starmi asciugando lentamente,
internamente.
Decisi di non pensarci. Il dottore
non mi era particolarmente simpatico ma avrebbe certamente saputo se
una rottura di acque prematura rispetto al travaglio vero e proprio
potesse essere un problema oppure no. Aveva anche aggiunto che
c’erano molti casi come il mio per cui mi imposi di rilassarmi ma
in quella posizione era alquanto snervante.
“Dammi una mano, Rob.”
“Che vuoi fare?” chiese lui afferrando il mio braccio e assecondando i miei movimenti.
“Mi verranno le piaghe di
questo passo. Vediamo di velocizzare le cose…” risposi
sistemandomi a sedere sulle mie caviglie.
“Kristen…” iniziò Rob, con voce titubante. “Io non credo che…”
“Lo sapevi che alcune donne partoriscono in posizione caprina?”
“No… e preferivo non
saperlo.” Azzardò un sorriso incerto. “Ma tu sei
sicura? Non sei scomoda così? Non ti fanno male le
caviglie?”
“Sssh. Mi sto concentrando.” Chiusi gli occhi iniziando a respirare profondamente.
“Ho letto da qualche parte che aiuta la fase di espulsione.” Parlai calma.
“Non siamo ancora in fase di espulsione, anzi siamo molto lontani dall’esserlo a quanto pare…”
Aprii gli occhi e lo fulminai con
lo sguardo. “Solo perché siamo lontani non vuol dire che
non possiamo fare in modo di a-aaaaa….” Lasciai la frase
incompiuta quando un dolore improvviso e imprevisto mi invase
costringendomi ad aggrapparmi a Rob per tornare a stendermi sul letto.
“Oh, cazzo!” imprecai chiudendo gli occhi e stringendo la mano di Rob.
“Kristen!”
“Aaaaah!” strinsi
più forte aspettando che quella dannata contrazione passasse. Mi
sentii morire quando finalmente si affievolì di colpo.
Respirai profondamente e allentai
la presa sulla mano di Rob che mi guardava preoccupato ma allo stesso
tempo speranzoso. Forse era arrivato il momento…
Gli sorrisi e stavo per dirgli di
andare a chiamare il medico quando una nuova contrazione, a distanza di
pochi secondi dall’altra, mi percosse di nuovo il corpo.
“Rob, vai…. Vai a
chiamare il medico…” riuscii a dire tra i denti ma era
impossibile per lui muoversi data la forte stretta della mia mano nella
sua.
Questa durò meno e lasciai la mano di Rob prima che potesse arrivarne un’altra.
Lui volò fuori dalla stanza
per tornare con il medico buoni dieci minuti dopo quando, per ironia
della sorte, le contrazioni erano cessate.
Erano altamente irregolari e potevo
averne a distanza di molto tempo l’una dall’altra, averne
un paio riavvicinate e poi ancora niente per molto tempo. Che fossero
iniziate era un buon segno ma ciò che realmente importava era
che la dilatazione era ancora a due centimetri.
Di conseguenza mi trovavo di nuovo
al punto di partenza, senza la minima idea di quando il mio bambino si
sarebbe deciso ad uscire e con dannate contrazioni che venivano a
intervalli irregolari, quando meno me l’aspettavo.
Continuavo a stringere la mano di
Rob quanto più potevo ogni qualvolta una contrazione mi faceva
quasi piegare su me stessa per il dolore, se fosse stato possibile
ovviamente.
Rob, da canto suo, aveva
posizionato un coniglietto di peluche sul mio pancione e non faceva che
dirmi di guardarlo e concentrarmi sul respiro.
“Così, respiri corti e veloci. Come abbiamo fatto al corso. Guarda il coniglietto.”
E io lo guardavo, vedevo quel
dannato peluche che se ne stava sul mio pancione, di fronte a me, con
un sorriso soddisfatto tra i baffi, quasi a prendermi in giro e tutto
ciò che avrei voluto fare era staccargli la testa o comunque
staccare la testa di qualcuno, non importava chi fosse.
Mi rilassai ancora quando
l’ennesima contrazione passò e sentii anche Rob tirare un
sospiro di sollievo quando lo lasciai.
Lui! Lui sospirava! Il colmo!
“Se ti stai annoiando puoi anche andartene, eh!” sbottai quando lo vidi massaggiarsi la mano dopo la mia stretta.
“Cosa?”
“Niente…”
sbuffai evitando di litigare per quelle che, sapevo, erano stronzate;
eppure in quel momento ero così ipersensibile che ogni cosa mi
sembrava di importanza vitale, proprio come il pensiero di Joy che ci
aspettava a casa già da tre ore.
“Kristen, cosa succede?” chiese Rob sedendosi sul letto accanto a me e massaggiandomi la mano.
“Sono preoccupata per Joy. Le
avevo detto che saremmo tornati presto e invece…” di nuovo
sentii le lacrime agli occhi ma riuscii a trattenerle.
“Vedrai che capirà…”
“Ha quattro anni, Rob. Non capirà.” Alzai gli occhi al cielo.
Lui non riuscì a consolarmi
e mi trovai persa perché da sempre avevo sempre contato su di
lui in momenti del genere e ora mi trovavo spiazzata.
“Hey, faccio una chiamata a casa e vedo come va, okay?”
Annuii senza dire altro e lasciai
che Rob si allontanasse per dare il cambio a mio fratello, unico della
mia famiglia ad essere lì dato che non volevano affollare
l’ospedale ma a me sembrava che tutti fossero più nervosi
di me all’idea che io dovessi avere un bambino.
Difatti anche mio fratello, dopo
avermi tenuto la mano per un paio di contrazioni, scappò via a
gambe levate con la scusa di dover fare una telefonata.
“Uomini…
originalità zero e codardi di merda…” commentai tra
me e me prima di accogliere, da sola e con immenso piacere, una nuova
contrazione che mi fece urlare dal dolore.
Dio, possibile che nessuno si preoccupasse di darmi qualcosa per farmi sentire meglio?
“Piccolo stronzetto…
non solo arrivi con due settimane di ritardo, devi anche farmi passare
l’inferno prima eh…” ghignai tenendomi la pancia tra
le mani. Sospirai quando il dolore passò e potei rilassarmi.
“Perché non vuoi venire fuori?”
“Fosse li piace di più lì dentlo.”
Strabuzzai gli occhi quando sentii
la voce di Joy e per un secondo pensai di essermela immaginata ma
quando si arrampicò sulla sedia accanto a me, potei vedere che
era reale davanti a me e non era per niente frutto della mia
immaginazione.
“Ciao, amore!”
“Tao mami!” mi sorrise.
“Come sei venuta qui?”
“Con tio Tom e tia Aly. Ci scocciavamo a stale a casa.”
Allungai una mano e le carezzai le guance rosa.
“E come mi hai trovata?”
“Papà ha detto che potevo venile.”
“E lui dov’è?”
“E’ limasto fuoli. Secondo me si sta facendo la pupù sotto.”
Risi e le chiesi cosa intendesse dire.
“Non lo to… Fa come quando io ho paula…”
Corrugai la fronte e stavo per chiederle altro ma lei mi interruppe con una nuova domanda.
“Non vuole ussile?”
Scossi il capo accompagnando la mia risposta. “Sembra di no.”
“Anche io ho messo tanto tempo ad ussile?”
“No, tu un po’ di meno.”
In realtà anche per Joy
c’era voluto un po’ ma non era il caso di spiegarle della
dilatazione. Con lei era stata molto graduale mentre, in questo caso,
di questo passo saremmo rimasti in ospedale fino al mattino dopo.
“E ti fa male se lesta lì?”
“Un pochino…”
“Pel questo ullavi plima?”
Annuii piano e con un sorriso per
non impressionarla troppo. Non volevo che pensasse che stessi soffrendo
a causa del bambino. “Però è normale, sai? Anche
quando sei nata tu faceva un po’ male.”
“Davvelo? Ma io non volevo
fatti male…” si affrettò a dire e capii che era un
discorso troppo complicato perché lei potesse capire come
funzionasse senza avere nuove e nuove domande.
“Lo so, amore. E nemmeno il fratellino o la sorellina qui dentro vuole farmi male. Però succede.”
“Mmm… allola muoviti a
venile fuoli cotì non fai più male alla mamma,
capito?” urlò avvicinando la bocca al pancione per poi
accarezzarlo dolcemente.
“Mamma pelò non capisco una cosa?” aggiunse dopo un po’ con espressione corrucciata.
“Da dove deve venile fuoli?”
Ah. Oh-oh.
“Oh… ehm…”.
Bene, come spiegare a una bambina
di quattro anni che i bambini escono da quel minuscolo buco di quella
piccolissima parte del corpo che lei chiama farfallina?
“Vedi, dipende. Qualche volta
fanno un taglietto sulla pancia, altre volte fanno un taglietto alla
farfallina ed escono da lì.”
Joy sbarrò gli occhi, terrorizzata.
“No! Che chiiiiiifoooooo! E come pattano?”
“Oh ma loro diventano piccoli
piccoli prima di uscire, così ce la fanno!” decisi di
improvvisare prima di traumatizzare mia figlia a vita.
“Oh…” sembrava
più confusa di prima e, del tutto insoddisfatta, decise di
passare a una nuova domanda direttamente collegata con la precedente.
“E allola come ci entlano nella pancia?”
Perché avevo una figlia così curiosa e perspicace? Perché?
Stavo per inventarmi
qualcos’altro quando un nuova contrazione arrivò,
improvvisamente. Strinsi i denti quanto più potei per evitare
suoni e lamenti che avrebbero potuto spaventarla. Non avevo nemmeno la
forza di aprire gli occhi e vedere come lei stava reagendo.
“Amore… che ne dici se ne parliamo un’altra volta?”
“Okay, okay.”
“Anzi, perché non vai
a chiederlo a papà?” dissi tra i denti. “E poi digli
di venire subito qui, okay?”
“Okay, mami.” La sua voce preoccupata mentre mi carezzava il viso con la manina. “Ma tu tai bene?”
Grazie a dio in quel momento il
dolore passò e potei risponderle con voce più normale.
“Sì. Sì, tesoro. Però vai a chiamare
papà. Okay?”
“Okay!” esclamò saltando giù dal lettino e correndo fuori dalla stanza.
Dopo due minuti Rob entrò insieme al dottore e non fu risparmiato da un mio sguardo omicida.
“Vuoi smetterla di lasciarmi sola? Ti sembra normale che debba chiedertelo?”
Lui si scusò gettando la
scusa di stare parlando con il medico ma ormai non reggeva più.
Lasciai correre la cosa e mi concentrai sulla prima persona nella
stanza che non sopportavo.
“Allora, Kristen. Come andiamo? E’ in travaglio già da due ore…”
“Oh, ma davvero?! Strano, a
me sembra una vita!” sbottai acida. Non potevo proprio farne a
meno. Rob sussurrò parole per farmi calmare ma ero troppo
nervosa e su di giri. Il pensiero che qualcosa stesse andando male mi
faceva tremare e non riuscii a calmarmi finché il medico ebbe la
prima buona idea della giornata e probabilmente della sua intera vita:
fare un’ecografia tanto per essere sicuri che fosse tutto nella
norma e che il bambino non avesse cambiato posizione in qualche modo,
ma tutti sapevamo che a quello stadio avanzato della gravidanza era
alquanto improbabile.
“Mmm” mugugnò tra sé e sé fissando il monitor.
“Cosa?” chiesi con un filo di voce.
“C’è qualche problema?” Rob mi strinse la mano.
“No, no. Nessun problema… E’ solo un bel bambino!”
“Nel senso che è maschio?” chiese Rob.
“No, nel senso che è grande. Il sesso è ancora nascosto.”
Sia io e che Rob tirammo un sospiro di sollievo ma presto la mia attenzione si focalizzò su una sola parola: grande.
“Grande? Quanto grande?”
“Diciamo… grande” rise l’idiota.
Gli lanciai un’occhiata che diceva chiaramente: guardi che non fa ridere, ma mi trattenni e mi preoccupai solo di sapere se il bambino stesse bene. Era il mio unico pensiero.
“Sta benissimo, davvero.
E’ solo grande!” ripeté con una seconda risata, come
se provasse piacere nel rendermelo noto continuamente. Sadico.
“Dai, Kristen. Tanto ti allarghi.”
Non registrai nemmeno le parole di Rob e mi limitai a rispondere affondando le unghie nella pelle della sua mano.
Brutto idiota insensibile.
“Ad ogni modo” riprese l’idiota poco dopo. “Consiglierei un cesareo.”
Sia io che Rob alzammo il viso verso di lui.
“Cosa? Perché?”
“Bè, è in travaglio già da un po’ e la dilatazione non accenna ad aumentare.”
“Il bambino è in pericolo?” chiese Rob un secondo prima che lo facessi io.
“Assolutamente no.”
“Allora non voglio fare il cesareo!” dissi io, risoluta.
“Le assicuro che è un
metodo sicurissimo. Si risparmierà tempo e dolore e presto
avrà il suo bambino tra le braccia…”
“Non mi importa del tempo e
del dolore. Non voglio fare il cesareo!” affermai di nuovo,
stavolta con decisamente poca calma.
“Kristen, forse dovresti dargli retta.”
“No, conosco il mio corpo, Rob. Non ho cinquant’anni. Posso resistere!”
“Kristen, il medico sta solo dando la sua opinione.”
“Allora voglio un’altra opinione!”
“Io non credo che un’altra…”
“Rob, amore. Ti amo. Ma chiudi il becco!”
Tutta la calma che avevo conservato
fino ad allora andò a farsi fottere. Chiesi della dottoressa
Cameron e della dottoressa Smith che mi avevano assistito al parto di
Joy e fui così risoluta che non poterono contraddirmi.
“Misogino di merda.” Borbottai quando quello stupido idiota fu fuori dalla stanza.
“Stava solo facendo il suo lavoro.”
“Stai dalla sua parte?”
“Non essere ridicola! Io sto sempre dalla tua parte, okay?”
Mi diede un bacio sulla fronte e si sedette accanto a me ma non ero per nulla più calma.
“Come ti senti?”
“Come una balena in travaglio
da tre ore con un idiota di medico che vuole squartarle la pancia
perché, a quanto pare, più che un bambino
partorirà un cucciolo di elefante!”
“Dai, Kristen… Tanto…”
“E se ti azzardi a dire di nuovo che tanto mi allargo, giuro che ti allargo io il buco del culo!”
Detto questo, Rob non aprì
più bocca e, tra una contrazione e l’altra,
continuò a sopportare il dolore insieme a me che gli stringevo
la mano con quanta più forza possibile. Dovevo pur sfogare su
qualcuno.
Le dottoresse entrarono insieme, scusandosi per non essere venute prima perché impegnate in un altro parto.
Dopo una piccola chiacchierata convennero con me sull’evitare il cesareo.
“Se ti senti di procedere
naturalmente faremo come vuoi. Ma se tra tre ore non avrai raggiunto la
dilatazione necessaria dovremo procedere diversamente. Chiaro?”
“Sì, sì, okay…” riuscii a rispondere, sollevata, tra una contrazione e l’altra.
“E’ presto per un’eventuale epidurale… ma vuoi qualcosa per il dolore?”
“SI’!” urlai disperata, e Rob insieme a me.
POV Rob
“Bel bambiiiiino… Bel
bambiiiiinooooo. Tutti amano i bambini è per questo che io amo
tanto teeeeee…”
Lanciai un’occhiata a Tom ed
Alyson che, nonostante i miei avvertimenti, avevano deciso di entrare
per vedere come stesse Kristen ed erano rimasti un po’ scioccati
da come l’antidolorifico stava facendo effetto su di lei.
“Vi avevo avvertito…” dissi semplicemente mentre Joy guardava la mamma con aria sconcertata.
“Bel bambiiiinooo, Bel
bambiiiino…” continuò a canticchiare facendo
danzare le sue mani e le sue dita sull’enorme pancione.
“Perché non vieni quaaaaa, a lasciarti cullare tra i raggi
del soooooleeeee…”
Kristen era sempre stata particolarmente intonata ma…
Decisamente le nostre orecchie avrebbero avuto bisogno di cure dopo l’ultima ora delle sue performance.
“Vieni qua oraaaaaaaaaaaa…” e si rivolse a noi sorridendo come se fosse in paradiso.
Sembrava più drogata che sotto analgesico.
“Papi, canto quasi mellio di lei…” fu il commento sussurrato di Joy all’ennesimo acuto di Kristen.
Decisi che probabilmente era il caso di portarla fuori e non lasciare che vedesse la madre in quelle condizioni.
“Forse è meglio
andare…” suggerì Alyson indicando Joy e notando che
in fondo Kristen era catapultata in un mondo tutto suo fatto,
probabilmente, di case di cioccolata, prati fioriti e conigli danzanti.
“Già…” confermai alzandomi.
Tom seguì i miei movimenti
per poi chinarsi su Kristen e darle un bacio in fronte. “Siamo
qui fuori, okay?” le disse.
“Certo, amore” sorrise
lei mentre noi ci scambiavamo uno sguardo perplesso. “Oh, ma sai
che assomigli particolarmente a Tom oggi?”
“Non mi dire…”
rispose il mio amico mentre io scuotevo il capo e mi chiedevo come
avesse fatto a mettere l’avverbio particolarmente in un frase di
senso concreto.
“Okay, andiamo fuori” dissi prima di non riuscire a sopportare oltre.
Joy era ormai così annoiata
per quell’estenuante attesa da costringere Alyson a farle fare un
giro per l’ospedale. Santa donna. Forse avrebbero preso qualcosa alle macchinette dato che era ormai passata ora di cena, almeno per Joy.
Non le diedi il permesso di prendere patatine o cioccolata ma riuscimmo a trovare un accordo e le concessi dei biscotti.
Quando fu fuori dalla mia visuale
mi buttai a peso morto sulla sedia accanto a Tom. Avevo spedito Cameron
a casa dato che sembrava che la cosa continuasse per le lunghe e di
certo continuare a stare lì non sarebbe servito a molto.
Chiusi gli occhi e li massaggiai con le mani. Sospirai.
“Che c’è?” chiese Tom.
“Cosa?”
“Che problema c’è?”
“Nessun problema, perché?”
“Andiamo, Rob. Sei nervoso.”
“Bè, certo che sono nervoso. Sto per diventare padre… di nuovo.”
“Non è questo.”
“Non capisco che vuoi dire.”
“Voglio dire che fai di tutto
per tenerti lontano da quella stanza. Ci entri giusto per dovere e
necessità… Perché?”
Ah…
Fissai il pavimento lucido e pensai
a come esporre in modo sincero e chiaro le idee contorte che avrebbero
dovuto essere una risposta.
“Non… non lo so, Tom.
Insomma, l’hai vista? Io… io non sapevo che fosse
così. Quando è nata Joy ho perso tutta questa
parte… Sono arrivato quando stava già quasi fuori…
E… non lo so. Io non ce la faccio a vederla così.
Ogni… ogni volta che ha una contrazione mi sento male. Vorrei
poter fare qualcosa per farla stare meglio. E penso che...
Sono le nove, Tom. Le nove. E’ lì dentro da sei ore! Perché ci vuole tanto?
Se qualcosa va storto? Se questo
ritardo è dovuto a un motivo particolare? Se qualcosa dovesse
andare male… Io non ce la farei a riprendermi stavolta… e
nemmeno lei…”
Non sapevo cosa fosse uscito dalla mia bocca ma sentivo il cuore legato e la gola in fiamme. Come se volessero piangere.
“Rob…” Tom
chiamò la mia attenzione. “Penso che tutto quello che
provi sia assolutamente normale considerando quello che avete passato.
Ma Kristen sta bene, il vostro bambino sta bene e sono entrambi
lì dentro. Devi viverla questa cosa e non evitarla per paura che
le cose vadano male. Non puoi pensare in questo modo. Andrà
tutto bene, fidati.”
Gli sorrisi annuendo e gli diedi
una pacca sulla spalla come ringraziamento. Aveva ragione lui. Non
potevo vivere di paura perché Kristen lo avrebbe avvertito e,
anzi, ero abbastanza sicuro che l’aveva già avvertito.
Dovevo starle vicino, anche se significava vederla delirare o soffrire e non poter fare altro che tenerle la mano.
Stavo per alzarmi e tornare da lei quando Joy voltò l’angolo e prese a correre verso di me allargando le braccia.
Risposi alla sua richiesta e la presi in braccio scoccandole un bacio sulla guancia.
“Papi?”
“Dimmi, principessa.”
“Non t’è latte…”
“Dove non c’è latte?”
“Qui…
Nell’oppedale. Non t’è il latte? Quetti bicotti tono
più buoni col latte…” rispose mostrandomi un pacco
di Oreo.
“Oh… E’ vero. Questi non puoi mangiarli senza latte. Okay, vediamo se ne troviamo in giro…”
Continuando a tenerla in braccio mi alzai e chiesi alla prima infermiera se ci fosse un distributore di latte da qualche parte.
“Latte?” chiese lei.
“Ti!” rispose Joy. “E’ pel me! Vollio mangiale quetti biccotti nel latte…”
“Oh, che amoreeeee”
rispose la donna entrando in modalità Joy-fan. In effetti ero
abbastanza scioccato dal fatto che nessuno sembrava averci
riconosciuto. Certo avevano chiesto i nostri nomi e avevo trovato quasi
impossibile che non sapessero chi eravamo ma immaginai che per coloro
che lavorano in ospedale e hanno a che fare con questione di vita e
morte ogni giorno, il gossip non era altro che un concetto astratto.
“Comunque c’è un
distributore in corridoio…” disse quando ebbe finito di
ammirare i capelli di Joy.
“La ringrazio…”
“Però, aspetti!”
disse bloccandoci. “Il distributore c’è ma non posso
garantire su quello che c’è dentro. Aspetti
qui…”
Io strabuzzai gli occhi e feci come mi disse.
“Ma coma fai a fare colpo su tutti, eh? Come fai?”
“Che vuol dile che faccio coppo su tutti, papà?”
“Che sei la bimba più
bella del mondo.” le baciai le guance e il collo diverse volte
facendola sorridere e poi ridere finché l’infermiera fu di
nuovo da noi, stavolta con una tazza di latte caldo.
“Questo è sicuramente buono. Lo usiamo per il nostro caffè…”
“Hai visto che gentile, Joy? Come si dice?”
“Glazie mille…”
rispose mia figlia nascondendosi timidamente nell’incavo del mio
collo e provocando una serie infinita di awwwww da parte della
simpatica donna.
Ringraziai per la gentilezza e
tornai a sedermi con Joy in braccio. Mangiò i biscotti
bagnandoli nel latte, bevve quello che ne rimase e, infine, si stese
così comodamente su di me che in breve tempo fu addormentata.
A casa ci voleva la mano di dio per
farla addormentare entro le undici e ora, alle nove e mezzo, stava
già nel mondo dei sogni.
Certo, l’essersi già
sfrenata in giro per l’ospedale e il non avere nulla da fare se
non aspettare potevano aver contribuito parecchio.
Rimasi a guardarla dormire per un
po’ mentre le carezzavo i capelli e le baciavo la fronte
e… Non vedevo l’ora di poter tenere tra le braccia anche
il piccolo o la piccola.
Non mi importava nemmeno più se fosse una femmina o un maschio. Lo volevo solo tra le mie braccia.
Lasciai che Tom prendesse Joy, attento a non farla svegliare, e tornai in camera da Kristen.
Quando entrai la vidi in preda a
una contrazione e mi affrettai a raggiungerla per stringerle la mano.
L’effetto dell’antidolorifico era passato.
“Respira, Kristen. Respira. Guarda il coniglietto! Come facemmo al corso, ricordi? Respira su…”
“Aaaaah, cazzo che dolore!” sospirò quando fu passata. “Dov’eri?”
“Perché non lasciamo
stare e invece non ci esercitiamo con la respirazione prima della
prossima contraz…” ma prima che potessi finire la frase
lei aveva già spalancato gli occhi e afferrato di nuovo la mia
mano.
“Certo!” strinse la mia
mano. “Concentriamoci sulla respirazione!” ringhiò.
“Perché no? Ora guarda il bel coniglietto e respira mentre
soffri! Provaci tu!” strinse ancora più forte e fui
costretto a stringere i denti. “Dai, coraggio! Come va,
tesoro!?” calcò l’ultima parola con un tono sadico
di cui non ero mai stato testimone prima e finalmente lasciò
andare la mia mano che era diventata totalmente insensibile. Mi alzai e
mi voltai per nascondere una lacrima che dovetti raccogliere al bordo
dell’occhio.
“Su, smettila di piangere adesso.”
“Non sto piangendo.”
“Invece sì.” Rispose scorbutica per poi cambiare tono nuovamente.
“Allora dov’eri?” chiese con sguardo tra il triste e l’accusatorio.
“Ero.. a far mangiare qualcosa a Joy.”
“Oh, che ha mangiato?”
“Biscotti con latte… Ora dorme…”
Annuì piano e sembrò pensare a qualcosa. “Sai, Joy ha detto una cosa strana prima…”
“Davvero? Cosa?”
“Ha detto che hai paura di entrare qui. È vero?”
Semplice e diretta. Forse avrei
dovuto esserlo anche io ma c’era ancora quella parte di me che
voleva mentire per rassicurarla.
“No… è tutto okay…”
Ma non funzionava un granché come piano.
“Rob…”
alzò un sopracciglio. “Ti conosco da sette anni, siamo
sposati da quattro. Non sai mentirmi.”
E infatti era inutile continuare a negare.
Tornai a sedermi sulla sedia accanto al suo letto.
“Sì, Kristen. Ho
paura. Ho paura quando ti vedo soffrire. Ti ho vista soffrire troppe
volte e non ce la faccio più” ammisi quasi vergognandomi.
“E hai paura che qualcosa vada male, vero?” alzai il viso e vidi che una lacrima solcava la sua guancia.
Oh no.
Annuii e le presi la mano.
“Ho paura anche
io…” sussurrò stringendo le labbra e cercando di
bloccare le lacrime ma non ci riuscì.
Lo feci io chinandomi su di lei e baciando il suo viso per spazzarle via.
“Andrà tutto
bene” dicemmo all’unisono, cosa che provocò una
piccola risata prima di un’altra contrazione.
“Uh-uh. Cazzo, cazzo!”
Questa durò molto e ne seguì un’altra cinque minuti dopo e un’altra ancora quattro minuti dopo.
Dopo un quarto d’ora di
contrazioni a intervalli regolari e brevi Kristen fu trasferita in sala
parto e, in preda al dolore, chiese quando le avrebbero fatto
l’epidurale.
“Non ce la fa proprio a sopportare?” le chiese un’infermiera.
“Guardi, se me lo chiede tra una contrazione e l’altra le direi che posso andare anche in capo al mondo.”
“Sarebbe meglio non farla.”
Ma io stesso ricordai le parole della dottoressa.
Non lasciare che siano gli altri a decidere quello che puoi o non puoi fare. Scegli tu!
“No, voglio farla. Non voglio arrivare senza forze.”
Così, con una dilatazione di
otto centimetri che sarebbe dovuta arrivare almeno a dieci, le fecero
un’epidurale e starle accanto fu di nuovo più facile.
Lanciai uno sguardo all’orologio.
Le undici e dieci.
Un’altra ora era passata e
non potevo credere che eravamo in quel posto dalle tre del pomeriggio.
L’unico pensiero che mi consolava era il sapere che tra poco
sarebbe stato tutto finito e avremmo finalmente visto il nostro
bambino, l’avremmo tenuto in braccio e scoperto il suo sesso e il
suo nome.
Girovagando per la stanza mi trovai
a fissare il monitor che era collegato a Kristen e non potei fare a
meno di notare che sembrava tracciare contrazioni meno intense quando
invece Kristen diceva che stava iniziando a sentirle di nuovo.
“Probabilmente sta passando
l’effetto dell’anestesia” azzardò
un’infermiera quando la chiamai per chiedere spiegazioni eppure
qualcosa non era ancora del tutto chiaro.
Stavo per andare a cercare un medico quando Kristen urlò e mi bloccai.
Una sua mano era tra le sue gambe.
“Cazzo, Rob! Qui sta uscendo la testa!”
“COSA?!”
“CHIAMA QUALCUNO!!!”
E successe tutto in un attimo. Non
mi resi nemmeno conto di aver realmente chiamato qualcuno, non sapevo
se la gente fosse accorsa in camera per le mie urla o per quelle di
Kristen. Sapevo solo che la dilatazione era completa e il bambino era
finalmente pronto per venire fuori.
“Grazie a dio!” fu il
commento di Kristen quando mi chinai su di lei per baciarla e stringere
la mano. Era già sudata e ancora non aveva fatto niente.
“Bene, Kristen!”
esclamò la dottoressa Cameron. “Il bambino è
pronto. Quando te lo dico, inizi a spingere, okay?”
Kristen annuì visibilmente e
io riconobbi quello che doveva essere un bisturi tra le mani della
dottoressa. Voltai lo sguardo e mi concentrai su quello di Kristen.
Quando si contrasse in una smorfia capii che probabilmente avevano
applicato l’incisione, il che voleva dire che ora doveva…
“Okay, ora spingi!”
Kristen strinse la mia mano e urlò.
“Aaaaaaaaaah”
Si fermò per fare una pausa e respirare in modo affannato.
“Su, piccola, Ce la fai. Respira, respira.”
“Di nuovo!”
E di nuovo non sentii più la
mia mano ma non importava. Avrei quasi voluto dare a lei le mie forze.
Mi sentivo egoista per averne così tante e vedere lei che
sembrava visibilmente aggrapparsi ad ogni ultima risorsa di forza che
aveva.
“Aaaaaah!” urlò ancora contorcendo il viso.
Altra pausa. Non azzardai a guardare oltre il telo onde evitare di svenire.
“Coraggio, Kristen. Un’ultima spinta ed è fuori.”
“Quando scommetti che non è l’ultima? Lo dicono sempre che è l’ultima…”
Non potei fare a meno di sorridere e le baciai la fronte sudata.
“Avanti, amore. Sono qui. Ce la fai! Avanti!”
E guidata dalle mie parole spinse ancora. Stavolta l’urlo sembrò quasi squarciare la stanza a metà.
“Mio dioooooo! Ma che
cazz…. E’ tutta colpa tua! Tua e dei tuoi stupidi geni
inglesi!” grugnì tra i denti mentre continuava a spingere.
Trovai rassicurante che riuscisse anche ad imprecare contro di me
nonostante il dolore.
“Okay, Kristen. Un’ultima spinta ora…”
“Che ti avevo detto?”
“Questa è davvero l’ultima. Le spalle sono fuori!”
E prima che potessi accorgermene lei aveva spinto di nuovo urlando e… un pianto aveva invaso la stanza.
Otto ore di attesa ed era venuto fuori in cinque minuti.
Non volevo lasciare Kristen ma la
forza che mi spingeva verso quel pianto e quel piccolo corpicino, pieno
di sangue, che riuscivo a vedere a stento, era troppo forte. Mi alzai
sulle punte per lanciare una sguardo oltre il telo e… lo vidi.
Sorrisi come un idiota mentre mi chinavo su Kristen. “E’ Alexander…”
“Davvero?” sorrise lei con occhi stanchi ma lucidi.
Annuii e la baciai diverse volte. “Sei stata bravissima. Bravissima!”
“E’ un maschio…” ripeté lei quasi incredula.
“Sì. Te lo avevo detto che sarebbe stato un maschio.” Risi come un perfetto imbecille e lei insieme a me.
“Sì, certo. Come vuoi…” riprese fiato. “Voglio vederlo!”
“Lo stanno pulendo” le dissi mentre il mio sguardo era orientato verso il piccolo.
“Com’è?”
“Pesa quattro kili e cento
grammi!” quasi urlai quando riuscii a percepire qualche pezzo di
conversazione tra le infermiere.
“Quattro chili e cento?! Ci credo, è stato una vita lì dentro! Sta bene, Rob? Sta bene?”
“Sta bene, Kris. Ed è bellissimo. Tu sei bellissima.”
Le baciai le guance e poi le labbra.
“Non è vero. Sembro uno zombie. Voglio vederlo.”
“Ora lo portano.”
E infatti un secondo dopo
un’infermiera si era avvicinata con un fagotto tra le mani e con
molta delicatezza l’aveva appoggiato sul petto di Kristen.
“Ciao piccolo, benvenuto” sussurrò commossa e io insieme a lei.
Era decisamente più grande di Joy ma sembrava ugualmente piccolissimo e indifeso.
Passarono giusto un paio di minuti prima che lo portassero via di nuovo per controllare Kristen.
A quel punto lei mi costrinse a
lasciare la sala parto e io non capii più niente. Mi trovai a
ciondolare tra un corridoio e un altro senza sapere nemmeno bene dove
stessi andando finché non riconobbi Tom e Alyson ancora seduti
in sala d’aspetto.
Appena mi videro saltarono in piedi e mi vennero incontro.
“E’ un maschio!
E’ un maschio! E’ un maschiooooo!” urlai abbracciando
il mio amico che saltava insieme a me come se fossimo due cretini.
Abbracciai Alyson e feci una rapida chiamata alle famiglie che aspettavano in trepida attesa.
“Dov’è
Joy?” chiesi quando tornai dentro. Loro la indicarono sul divano
dietro di me, dormiva beata con la giacca di Tom addosso e poteva
essere quasi un peccato svegliarla ma sapevo che lei stessa non se ne
sarebbe pentita.
Mi abbassai e la svegliai dolcemente.
“Joy, amore?”
“Mmm… no Beal. È plesto, fammi dolmile.”
Sorrisi. “Sono papà, amore.”
A quel punto aprì gli occhietti. “Papi…” sussurrò con voce impastata dal sonno.
“Hey…”
“E’ nato?”
“Sì…”
“Allola è flatellino o solellina?”
“E’ un fratellino. Vuoi venire a conoscerlo?”
A quelle parole lei si tirò su in uno scatto e si buttò in braccio.
Stranamente non mi fece domande
mentre camminavo tra i corridoi e solo quando fummo fermi davanti il
vetro, disse: “Woooow. E chi è?”
Dovetti cercarlo anche io per un
secondo ma appena lo vidi lo riconobbi immediatamente senza bisogno di
vedere gli altri. Dormiva e aveva al polso un braccialetto blu
dov’era scritto il suo nome. Alexander Pattinson.
Mi sentii improvvisamente orgoglioso e fu difficile non commuovermi.
Lo indicai a Joy e lei
corrugò la fronte. “Semblano tutti uguali…
pelò è calinoooo. Lo potto vedele da vitino? E lo potto
plendele in blaccio?”
Risi facendola un leggero
solletico. “E’ ancora troppo piccolo. Tra poco potrai
vederlo più da vicino. Andiamo dalla mamma, su.”
Entrai in camera di Kristen in
punta di piedi e feci segno a Joy di non fare rumore quando vidi che
Kristen stava dormendo. O almeno era quello che mi era parso
finché a un leggero fruscio di piedi aveva aperto gli occhi.
Sembrava stanca, molto stanca, ma ciò non le impedì di mettersi leggermente seduta appena vide Joy.
“Amore...”
“Mammaaaaa.”
La issai sul letto e le ricordai di fare piano perché la mamma poteva ancora sentire un po’ di male.
“Allora, l’hai visto il fratellino? Ti piace?”
“Ti, anche se l’ho detto che sono tutti uguali…”
“Vedrai che cambierà col tempo. Magari ti somiglia pure…”
“Allola salà bellittimo…”
Ridemmo tutti e tre quando bussarono alla porta.
“Si può? C’è qualcuno che vuole conoscere la sua famiglia.”
Io guardai Kristen e i nostri occhi
brillarono gli uni negli altri. L’infermiera si avvicinò
spingendo la piccola scatola e quasi ebbi paura quando lo prese da
lì. Sembrava potesse spezzarsi con il semplice tocco.
Stava ancora dormendo quando lo presi in braccio.
“Fammi vedele, papà. Fammi vedeleeeee.”
Mi abbassai un po’ per farlo
vedere a Joy che lo guardò quasi incantata e poi mi resi conto
che anche Kristen lo stava guardando con desiderio.
Mi avvicinai a lei e lo posai dolcemente tra le sue braccia.
“Com’è
piccolo…” sussurrò Joy, estasiata e con dolcezza
infinita si allungò per carezzargli una manina.
“Lo ta chi tono io?”
“Sicuramente lo sa… Ma
è sempre meglio presentarsi, vero?” rispose Kristen
incapace, come me e come Joy, di distogliere gli occhi da quel pulcino
che era tra le sue braccia.
“Tao Alex. Quetti tono mamma
e papà… e io tono la tua tolellina. E quetta è la
tua famiglia…”
“Sì…”
aggiunse Kristen. “Ciao, Alexander David Pattinson…”
sussurrò impercettibilmente. “Benvenuto tra noi.”
Io mi sedetti accanto a lei e le baciai la spalla leggermente nuda.
Kristen cercò un contatto più profondo col suo corpo, avvicinando la sua schiena al mio petto.
“Buon compleanno,
amore” sussurrò sul mio collo prima di lasciarvi un bacio.
E fu allora che guardai l’orologio che segnava le undici e
quaranta, del tredici Maggio.
Era ancora il mio compleanno e avevo appena ricevuto il più bel regalo che potessi volere.
Alexander is hereeeeeeeeeeeeeeeeeeeeee!!!
Omg awwwwwwwwww è un
maschio awwwwwwwwww. Complimenti a tutte voi che l'avevate indovinato e
chi optava per la femminuccia, beh, sono giovani magari prima o poi
awww hihihihihihi.
Finalmente dopo tante peripezie è fra noi il nostro Alex awwww *_____*-
E ora??
E ora so cazzi miei cari Rob e
Kris mahmuuhmauhamuhauhmahmu. Vedrete, vedrete... *cloe e fio si
sfregano le mani con aria demoniaca*
Ahahahah il
nome David è stato gentilemnte preso (ehm..ehm..fottuto ehm..*colpo di
tosse*) dalla mente geniale ( se vabbè nn esageriamo) di Ross cess e
dalla sua splendida raccolta di shot su Rob e kris di cui vi lascio il
link:))) LINK
Alla prossima settimana ragazze!!!
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Capitolo 6 *** Just like us ***
obdmc6
Maumhaumauhauauauauhauhauhmauh
buonasera girls!!!! Lo sappiamo, lo sappiamo non abbiamo postato
giovedì e di questo facciamo 'mea culpa' u__u. ma..ma avevamo
una ragione più che ottima per farlo e questa ragione è
che domenica, come magari molte di voi hanno notato, abbiamo postato la
nostra annuale ff natalizia, chiamata TURNING PAGE. Ci
farebbe davvero piacere che passaste a leggerla (è sempre una
Rob/kris) e se ci lasciaste la vostra opinione *_____*. Verrà
aggiornata ogni cinque giorni fino alla vigilia di Natale (ha solo 5
capitoli).
'Ogni battito del mio cuore'
sarà dunque in pausa da ora fino al sei gennaio. Ci piange il
cuore( ehm..ehm u.u) ma scrivere Turning page ci ha davvero stremate e
dobbiamo recuperare nella scrittura (o i nostri neuroni già
scarsi rischiano la fusione @.@).
E poi questo è un capitolo
tranquillo quindi non è come se vi lasciassimo fino al sei
Gennaio nel bel mezzo di un punto cruciale e critico della storia.
Babbuhabuhabuabbaaaba...so che ho già detto questa frase ma questa volta è vero, lo giuro u.u
Ok, vi lasciamo a condividere la gioia della maternità con Kristen e Rob ahahah ehm..ehm..vedrete u.u
Voglio dedicare (io, cloe)
personalmente questo capitolo a Ross Cess visto che compare un
personaggio femminile che lei ama particolarmente *__*. lo so che mi
odi cess u.u
Bene, bando alle ciance e... enJOY! ;)
Cloe&Fio
CAPITOLO 6 (Cloe)
JUST LIKE US
ROB POV
“Quetta”
“No, amore, questa non mi piace”
“Quettaaaaaaaaaaaaaa”
“Joy”
“Papà”
“Joy”
“Papà”
“Il cagnolino è carino”
“Quetta…daiiiiiiiiiiiiiiiiiii”
Mi arresi all’ostinazione di
mia figlia. Avevo imparato anni prima che contestare le sue scelte
portava a ben pochi frutti. “Ok, prendiamo la scimmia”
“Sì, sì,
sì!!” esclamò issandosi in piedi sul carrello e
dandomi una bacio sulla guancia “Timmiaaaaaaaaaaaa! Ho una
timmiaaaaaaaa!”
“Joy siediti o finirai per cadere”
Lei obbedì, tornando a
sprofondare fra la miriade di peluche che inondavano il carrello del
negozio di giocattoli in cui ci trovavamo.
“Quindi se la scelta è la scimmia possiamo rimettere via gli altri?”
Mi guardò torva e scioccata. “Ma io li voio tutti tutti tutti!”
Certo, ovviamente.
A volte pensavo che portare Joy a
fare shopping non fosse una buona idea e, quando lo facevo, la cosa
veniva nettamente confermata. O forse era tipico di ogni bambino
volere…tutto. Lei voleva uno di tutto.
“Joy, siamo venuti
perché volevi comprare un regalino per il fratellino. Non gliene
servono tanti, basta uno solo” risposi “E se li prendiamo
tutti, poi agli altri bambini cosa resta? Non hanno più
peluche”
Fortunatamente la mia spiegazione
le parve sensata perché non protestò e ,anzi, mi diede
una mano quando rimisi i peluche sugli scaffali. C’era poca
gente nel negozio e pagammo velocemente il nostro acquisto. Presto
fummo di nuovo in macchina diretti all’ospedale e, mano a mano
che ci avvicinavamo, tirai un lungo sospiro di sollievo. Non mi piaceva
lasciare sola Kris, neppure con guardie del corpo o Tom e Alyson quasi
sempre presenti. I giornalisti, specialmente i paparazzi, riuscivano
sempre a trovare un modo per infilarsi da ogni parte e scattare una
foto. Cosa che assolutamente non volevamo accadesse. Specie oggi che,
dopo quattro giorni, potevamo tornare a casa.
“Pelò potevi complale
accola qualche pupazzo, papà” insistette nuovamente Joy
mentre aspettavamo l’ascensore al piano terra della struttura.
“Noi tiamo pieni di soldi, no?”
“Mmm, no, non così pieni”.
Ci mancava solo che sapesse davvero
quanti soldi avevamo e mi avrebbe chiesto di comprarle un allevamento
di cani e gatti. E, magari, anche cavalli conoscendola.
“Tì invece. Tu hai tantiiiiiiiiiiii soldi”
“Ehm..amore dove le senti tutte queste cose interessanti?”
“Me l’ha detto lo zio Tom che puoi complalmi tutto quello che voio” esclamò felice.
Grazie, grazie Tom.
Non mi rimaneva altro che sperare che avesse presto un figlio tutto suo
su cui riversare la mia vendetta. Non appena fosse stato grande
abbastanza gli avrei raccontato un po’ di momenti imbarazzanti
del suo vecchio, e allora sì che avrei riso io.
“Lo zio Tom dice tante cose sciocche”
“Nooo” staccò la
mano dalla mia per aver detto una cosa simile “Lo tio è
blavo. E poi lo dite anche la tinolina alla tv che sei pieno di toddi.
E dite anche che sei sei…ah sì, sexxxxxxxxxxxi”
Era da quando le avevo detto per
sbaglio quella parola la settimana precedente che Joy la ripeteva
costantemente, mettendola nelle frasi più disparate al posto
dell’aggettivo ‘carino’.
Beh, per lo meno sembrava essersi totalmente scordata dell’altra parola, nettamente peggiore che..
“Papà come si dice quella cosa che tu fai alla mamma quaddo..”
“Guarda, la mamma! Joy corri dalla mamma! Falle vedere la scimmia!”
“Mammaaaaaaaaaaaaa!”
Joy riconobbe Kristen in fondo al corridoio e si mise a correre col suo
grosso pupazzo davanti, dimenticandosi totalmente di ciò che
stava dicendo. Non sapevo per quanto tempo avrei ancora potuto sperare
di scampare così bene il pericolo, ma tenevo duro e pregavo che
quella parola finisse al più presto nel dimenticatoio. E magari
anche sexi, già che c’eravamo.
Raggiungemmo Kris che camminava, o più che altro tentava di farlo, aggrappata a JB.
“Mamma guadda! Abbiamo pleaso
una timmia pel il flatellino. E’ anche pel te pelò
pecchè ti piacciono le timmie” si rivolse a JB con un
enorme sorriso “Lo sapevi che la mamma aveva un fidanzato timmia
plima di papà? E che poi pelò lo ha lasciato
pecchè papà l’ha abbagli..abbaglia..abbagliata con
i suoi enormi occhi veldi e si sono peddutamente innamorati?”
“Ah sì eh?”
Kristen rise e ne approfittai per sostituirmi a JB nel sostenerla. Non
che non riuscisse a camminare da sola ma era ancora piuttosto
indolenzita e quando ci provava sembrava un po’..una papera. Non
che glielo avrei mai detto, visto che ci tenevo a conservare la testa
attaccata al collo.
“Tu Hottie conoscevi la
timmia della mamma?” sussurrò Joy a JB mentre ci
dirigevamo di nuovo verso la stanza di mia moglie.
“Ehm..no, non ho avuto il
piacere” rispose quello e, anche se Kristen stava cercando con
tutte le forze di lanciarmi l’occhiataccia
‘non-devi-raccontare-queste-cose-a-Joy’, si capiva
chiaramente che stava tentando di non morire dal ridere. Se per non
darmela vinta o se per non sentire dolore, ancora non lo avevo capito.
“Che c’è?
“ sussurrai “Ieri sera voleva la favola della buona notte
ma si era stufata delle solite storie. E allora..”
“..e allora hai pensato bene
di raccontarle la ‘nostra’ storia. Ok, ma potevi fare dei
tagli. Se incontrassimo Michael in giro e lo chiamasse
‘scimmia’ potrei sprofondare dall’imbarazzo”
Non appena disse quelle parole mi
irrigidii. Sentire il suo nome, specie sulle labbra di Kristen, mi
faceva un brutto effetto e risvegliava i ricordi dell’ultima
volta che ci eravamo visti che, a loro volta, mi facevano pensare alla
litigata con Kristen, alla festa di Joy e…
La stretta di lei si fece
più forte sul mio braccio e avvertii le sue labbra tiepide
posarsi sulle mie. “Stiamo bene Rob. La nostra vita è
perfetta per cui non pensare a ciò che so ti sta frullando in
quel cervellino, ok?”
“Ok” mormorai,
ricambiando il bacio, questa volta sulle sue labbra. “Ti amo. Amo
te, Joy e Alex.” E solo in quel momento mi accorsi che,
stranamente, non era fra le braccia di kris, posto che aveva occupato
quasi interamente per quei tre giorni. “A proposito,
dov’è?”
“Beh ecco piangeva, mi sono
scocciata e l’ho abbandonato solo in camera” scosse la
spalle e le diedi una leggera spinta di lato.
La ricambiò, pronta.
“Non fare del male alla tua povera moglie dolorante. E comunque
è in camera, ma non solo ovviamente. Sono arrivate due persone a
trovarci che se lo stanno completamente spupazzando” rispose
“Oh, due persone che hanno anche una bella notizia. Evidentemente
i fiori d’arancio sono nell’aria”
La guardai confuso. Non ricordavo
altri membri della famiglia che fossero in procinto di sposarsi, ameno
che uno dei fratelli di Kristen…
Cercai di immaginarmi Cameron o Taylor all’altare ma scartai immediatamente l’idea.
Oddio, e se Victoria..
Ma, no, la mia famiglia era arrivata ieri ed ora stava in hotel ed ero sicuro che Vic fosse venuta senza nessun uomo appresso.
Quando aprii la porta, però, pensai di essere stato un vero idiota a non immaginare subito di chi dovesse trattarsi.
Forse non erano parte della
famiglia ma, se c’era qualcuno tra i candidati al matrimonio,
quelli erano proprio Andrew ed Emma.
Se ne stavano seduti sul letto di Kristen e, tanto per cambiare, stavano battibeccando.
“Fammelo tenere un po’”
“No”
“Dai”
“Smettila. Sono io la donna per cui si presume che abbia più istinto materno di te”
“Ehm…ehm..” mi
schiarii la voce ed entrai veloce a salutarli. Erano mesi che non
vedevo Andrew, visto che stava girando un film in sud Africa, ed anche
Emma era volata da lui per stare insieme.
Si alzarono in piedi per abbracciarmi ma Joy, con Andrew, mi precedette di gran lunga.
Gli saltò fra le braccia e lo strinse con forza, dandogli ben due baci, prima di guardarlo adorante.
“Tio Andlew! Hai pottato un legalino pel Alex?”
“Joy” Kris la rimproverò ma lei non parve badarci molto.
“Certo che l’ho portato. Per che razza di zio mi hai preso?”
“E pel me l’hai pottato??”
Emma tolse dalla borsa una scatola rosa che passò a Joy, entusiasta di non essere mai dimenticata.
“Grazie di averlo preso anche
a lei. Per ora non è ancora gelosa ma inizio a cogliere segnali
non proprio incoraggianti al riguardo” gli mormorai
all’orecchio mentre lo stringevo per qualche secondo.
“E così vi sposate eh?”
Andrew alzò gli occhi al
cielo teatralmente. “Sai, Emma alla fine ha così insistito
che non me la sono sentita di dirle di no”
Inutile dire che si beccò uno scappellotto in testa, nonostante Emma stesse tenendo saldamente con una mano Alex.
“Veramente sono io quella che
ha ceduto alle sue implorazioni se vogliamo proprio essere sinceri,
comunque” ribadì mentre Joy saltellava intorno a tutti
mostrando la sua nuova collana di corallo rosa e poi correva fuori per
mostrarla anche ad JB o, come lo chiamava lei, Hottie.
“E avete deciso una
data?” domandò Kris carezzando la testina scura di Alex.
Era stranamente silenzioso contro il petto di Emma. Nei giorni
precedenti avevamo scoperto che aveva un bel paio di polmoni e che
amava molto usarli.. molto più di Joy a dirla tutta. Forse
però vicino alla morbidezza del seno si sentiva al caldo e al
sicuro. Era piuttosto intelligente mio figlio, pensai con una punta di
orgoglio.
“Beh..pensavamo
settembre” rispose Emma “ma non sappiamo ancora con
precisione, e neppure il posto. E speriamo che non lo venga a sapere
neppure la stampa”
“Già, ti capisco” mormorò Kris.
In effetti come avessimo fatto a
mantenere segreto il nostro stesso matrimonio era, per me, ancora un
vero e proprio mistero, nonché miracolo. E capivo alla
perfezione anche l’ansia di Emma e Andrew visto che negli ultimi
anni erano diventati un po’ la nuova coppia bersaglio dei
giornali. Avendo mantenuto la politica del non voler vendere la loro
storia confermandola pubblicamente avevano solamente attirato
ancora di più l’interesse dei media e, anche se ero felice
che questo fosse un po’ scemato da me e Kristen, mi dispiaceva
davvero per loro.
Emma ritornò a sorridere.
“In realtà speravamo che poteste farci un favore, o
meglio, che Joy potesse farcelo. Né io né Andrew abbiamo
una parente abbastanza piccola per fare da flower-girl, perciò
ci chiedevamo se a Joy avrebbe fatto piacere..”
Per me e Kris ovviamente non
c’era alcun problema e Joy, come c’era da aspettarselo,
accettò la proposta felice ed entusiasta. Prima di tornare a
giocare nel corridoio, però, si avvicinò a me per
sussurrarmi qualcosa all’orecchio.
“Posso andale con Hottie a prendere la cioccolata?”
“Mmmm, non lo so tesoro. Tra
un po’ è ora di pranzo e lo sai che andiamo tutti a casa,
anche la mamma e il fratellino. La nonna ha organizzato una festicciola
con tante cose da mangiare”
“Solo un pezzetto” mi
fece gli occhi da cucciola a cui non sapevo resistere e le diedi
qualche moneta per le macchinette. Kris era presa a far vedere a Emma e
Andrew come si cambiava un pannolino e non si rese conto del nostro
confabulare.
“Però rimane un segreto fra te e papà, ok?”
Annuì con forza. “Celto, io so tenele i segleti!”
Fece qualche passo verso la porta
ma poi sembrò cambiare idea e tornò indietro,
strattonando Emma per il bordo della gonna.
“Tia Emma?”
Lei si inginocchiò alla sua altezza. “Dimmi piccola”
“Sai che ieli sela abbiamo vitto Easy..easy girl? Ela ploplio bello. Ah, e papà dice che sei sexxxxxxxi” disse tutto d’un fiato prima di correre via.
Beh, per lo meno sapeva tenere qualche segreto.
Dopo un’oretta, un po’
di prese in giro alla mia lingua troppo lunga e uno scappellotto di
Kris per aver fatto vedere Easy girl a Joy, stavamo finalmente
sistemando i vestiti e tutte le cose di Kristen e Alex
all’interno della borsa.
O meglio, io tenevo Alex che si era
addormentato fra le mie braccia mentre lei piegava la sua biancheria e
guardava che non mancasse nulla..
Le sue mani si posarono sulla tutina rosa che avevo comprato in caso fosse stata femmina e la vidi intristirsi per un istante.
“Cavolo era davvero carina.
Quasi quasi mi spiace che non sia una femminuccia”
commentò “Magari potremmo regalarla a qualcuno. Con tutti
questi matrimoni prima o poi ci saranno anche dei bambini”
Scossi il capo. La verità
era che io stesso mi ero affezionato parecchio a quel pezzo di stoffa e
poi trovavo l’idea di liberarcene ridicola. Poteva sempre
servirci in futuro.
“La mettiamo via e la teniamo per il prossimo” scossi le spalle, tranquillo, e vidi le sue mani bloccarsi.
Scosse il capo, più o meno divertita.
“Certo, come no. Se speri che io spinga un altro enorme tuo bambino fuori da me molto presto…”
La sua frase fu interrotta dal
suono della mia risata. Ricordavo perfettamente che aveva detto
più o meno le stesse parole dopo la nascita di Joy eppure
eravamo lì, insieme, con un nuovo figlio tra le braccia,
nonostante tutto ciò che avevamo passato e tutti i problemi che
avevamo avuto.
“Non c’è niente
da ridere” sbottò “E lo so che ho detto una cosa
simile dopo il parto di Joy ma questa volta è vero”
“Ok” risposi tranquillo “Sicuro”
“Guarda che sono seria”
“Lo so”.
Certo, come no, avrei scommesso qualunque cosa che entro un paio d’anni…
Il mio sorrisino le faceva
chiaramente capire che nella mia mente stavo complottando ma la sentii
solo mormorare qualcosa di molto simile a ‘nascondere la
confezione della pillola’, prima di sedersi sulla sedia a rotelle.
“Già non capisco perché devo uscire seduta qua sopra”
“Politica
dell’ospedale” risposi passandole Alex e spingendola con
una mano mentre l’altra era stretta attorno a quella di Joy.
In pochi minuti firmammo il foglio
di dimissione e ci ritrovammo nell’aria calda di maggio nel
parcheggio dell’ospedale. Un’infermiera si preoccupò
di accompagnarci per riprendere la sedia a rotelle e, una volta
restituitala e legati Alex e Joy nei seggiolini, restammo qualche
secondo a respirare l’aria fresca e pulita della bella stagione
che stava velocemente avanzando.
Bella stagione, una bella vita, una moglie fantastica e due figli meravigliosi.
Presi la mano di Kristen nella mia, rendendomi pienamente conto di quanto fossi fortunato.
“Pronto per parenti pazzi, pannolini sporchi, notti insonni e coliche?” sussurrò lei.
Non ebbi alcuna esitazione. “Certo”
Dopotutto avevo lei al mio fianco e tutto andava bene.
Ma Kristen non aveva sbagliato in nulla nelle sue previsioni, a partire
dai parenti pazzi. Erano a casa nostra da ore e, anche se i miei
genitori e le mie sorelle mi mancavano tanto, dovevo ammettere che
averli tutti insieme contemporaneamente era…estenuante.
Terribilmente estenuante.
Ma, per fortuna, dopo un pomeriggio
fra regali, torta, braccia che facevano a gara per passarsi Alex,
stavano per tornare a casa ed al loro hotel.
Questo se fosse stato possibile trovare dove diavolo si erano cacciati Joy, Thomas e Jaymes, i figli di Lizzie e Paul.
Mia sorella li stava cercando come
una pazza da più di mezz’ora, sbraitando contro Paul che,
a parer suo, aveva la responsabilità di averli lasciati scappare.
“Mi fa un po’ pena quel poverino” mormorò Kristen ad un certo punto.
E dire che rispecchiava totalmente i miei pensieri era riduttivo.
“Anche a me”
Si avvicinò di più e
notai il suo sorrisino cattivo. “Dici che dovremmo dirle che di
solito Joy si nasconde in lavanderia e che probabilmente sono tutti
lì?”
“Dovremmo” risposi “ma mi diverto a vederla andare fuori di testa”
“Un po’ anche io”
kris ridacchiò ma, poi, si bloccò subito “Ti rendi
conto che se non li trovano magari penseranno di lasciarceli per la
notte?”
“Liz!”
Ci mettemmo meno di dieci minuti
per trovare i bambini. I gemelli si erano infilati dentro la lavatrice,
mentre Joy, che era nettamente più grande, occupava da sola
l’intera asciugatrice.
“Chiamaci, ok? Se avete
bisogno di qualsiasi cosa. Qualsiasi” mia madre mi
stritolò quando la salutai sulla porta. Lei e papà
sarebbero stati in hotel ma non per molto visto che avevano in
programma un viaggetto tra i vigneti della California con i genitori di
Kris. Noi qui con bambini urlanti e loro in giro ad ubriacarsi. Dovevo
ammettere che l’idea di invecchiare non era poi così male.
“Ma sì certo, ci sentiamo tutti i giorni. E se abbiamo bisogno chiamiamo. Tranquilla”
Una volta che tutti furono saliti
in auto, finalmente, in casa ci fu qualcosa che non avevo più
sentito da ore e che sia io che Kris accogliemmo con grande gioia:
silenzio.
Alex si era addormentato circa
mezz’ora prima quindi, in teoria, avrebbe dovuto dormire per
altre tre o quattro ore. Magari cinque. In fondo era vero, in ospedale
non aveva dormito molto ma ora era a casa, tranquillo e sereno e
magari…magari era un bambino super dormiglione.
Kristen si appoggiò a me. Non erano nemmeno le nove ma dire che eravamo distrutti sarebbe stato un eufemismo.
“Voglio solo dormire per…mmm due giorni di fila” mormorai.
“Io direi che al massimo possiamo sperare in due ore di fila. Se siamo fortunati eh.”
Le massaggiai la schiena mentre rientravamo in casa e inserii l’allarme. “Non essere negativa”
“Rob, ho passato le ultime
quattro notti con quel bambino in ospedale e credimi quando ti dico che
dormire non è in cima alla sua lista di cose preferite”
sospirò “Però hai ragione tu. Magari a casa si
sentirà più sereno e..”
In quell’esatto istante si sentì il suono del pianto incessante e disperato di Alex provenire dal baby phone.
Guardai Kris ed entrambi scoppiammo a ridere.
Beh, questa volta se l’era davvero gufata.
Mi baciò veloce le labbra. “Io vado a vedere lui. Tu metti a letto Joy, ok?”
“Ok”
Corse di sopra mentre io andai in
salotto e aiutai Joy a sistemare tutti i suoi pennarelli e i disegni
che aveva fatto coi cuginetti. Le feci il bagnetto ma, arrivati al
momento di metterla a letto, la sentii stranamente capricciosa. Si
rifiutò di sdraiarsi nel lettino senza di me; non voleva neppure
una storia. Pretese solo che restassi con lei fino a che non fu
completamente addormentata.
Le massaggiai i capelli e le
canticchiai qualcosa finchè non la sentii cedere piano al sonno.
Prima di crollare, però, mi fece una domanda piuttosto strana.
“Pelò Alex non lo poltate nel lettone, velo?”
“No, non lo portiamo, stai tranquilla. Ha il suo lettino”
Si era immediatamente calmata ma io
avevo iniziato a capire quanto la gelosia, forse, sarebbe stata un
problema. Accidenti, riuscivo quasi a capire perché le mie
sorelle si erano tanto divertite a vestirmi da donna e usarmi come loro
schiavo personale finchè non ero stato abbastanza grande da
ribellarmi..
Trovai Kris fuori dalla porta della nostra camera, con i nostri pigiami in mano.
“Cosa..?”
Mi tappò la bocca con le mani e mi trascinò in bagno chiudendosi la porta alle spalle.
“Se questo è un tuo
tentativo di sedurmi” scherzai “Credo che non si possa
fare. Il dottore dice che è meglio se aspettiamo mia cara.”
Alzò gli occhi al cielo e mi
passò i pantaloni della tuta ed una t shirt. Posò il baby
phone che non mi ero resa conto avesse in mano sul ripiano vicino al
lavello, fissandolo con uno sguardo di semi terrore.
“Dobbiamo cambiarci qui e poi
scivolare nel letto molto lentamente e facendo molto piano”
sussurrò come se Alex avesse potuto sentirci perfino dal bagno
“Ogni minimo rumore lo sveglia. Ho provato a rimetterlo in quella
maledetta culla sei volte prima che non si svegliasse di nuovo
piangendo..”
“Speriamo che la situazione migliori”
Già, la situazione sembrò migliorare, almeno all’inizio.
Io e kris ci vestimmo per la notte,
scivolammo sotto le coperte al buio e lei sussurrò
‘buonanotte’ così piano contro il mio orecchio che
quasi faticai a sentirla. Ma era intimo averla di nuovo stretta a me
nel nostro letto e, quando si strinse a me, non ci misi molto ad
abbandonarmi al sonno. Circa lo stesso tempo che Alex impiegò
per capire che aveva dormito più che a sufficienza e che era
pronto per un'altra poppata.
La cosa successe ciclicamente, ogni
mezz’ora, finchè l’alba ci vide seduti tutti e tre
sul divano. Inutile dire che Alex era di nuovo attaccato al seno di
Kristen.
Teneva i suoi enormi occhioni
grigio-azzurri spalancati su di noi e succhiava come se fosse stato il
suo ultimo pasto. Il che era assurdo perché aveva mangiato tutta
la notte a intervalli regolari e ravvicinati. Come diavolo faceva ad
avere ancora fame?
“Ma fanno male le tette” mormorò kris ad un certo punto.
I suoi occhi arrossati per il sonno
e la spossatezza fissavano la parete di fronte a noi e i capelli
arruffati le conferivano un’aria vagamente da pazza.
Mi venne da ridere. “Hai l’aria di una fuggita dal manicomio”
Lei mi fissò come se il
pazzo fossi io. “Guarda che nemmeno tu sembri proprio uscito da
un servizio fotografico di Vogue eh?”
Scoppiammo entrambi a ridere.
Probabilmente era vero e se qualcuno ci avesse visti quella mattina di
maggio mai avrebbe immaginato che eravamo due delle star più
pagate di Hollywood.
“Sai, penso che se ce ne andassimo in giro con questo aspetto i paparazzi non capirebbero neppure che siamo noi”
“Lo penso a.. oddio dorme.”
Non appena Kris ebbe pronunciato
quelle parole guardai in basso e notai che in effetti Alex dormiva e,
pareva, piuttosto profondamente. Ma , neppure nel sonno, aveva mollato
la presa sul seno della madre e più lei cercava di allontanarlo
più lui si aggrappava con forza con le gengive.
“Oddio ti prego staccamelo, staccamelo, mi sta facendo malissimo”
Gli infilai il polpastrello in
bocca in modo che succhiasse la mia pelle e potesse lasciare andare
Kris. Solo quando lo ebbe fatto lei tirò un lungo sospiro di
sollievo.
Posai un piccolo bacio sulla fronte di Alex e poi su quella di Kristen. “Caffè?”
Annuì con forza. Qualcosa mi diceva che sarebbe presto diventato il nostro più grande alleato.
Ne preparai due tazze, una grande
per me e una più piccola per Kristen, visto che per via
dell’allattamento doveva limitare il consumo di caffeina.
Tuttavia, quando tornai in salotto,
vidi che Kris si era sdraiata sul divano e che il bambino dormiva
ancora fra il suo petto e lo schienale. Entrambi avevano gli occhi
chiusi e respiravano piano e regolarmente.
Mi sdraiai dietro Kristen e la
strinsi leggermente, ascoltando per un secondo il silenzio della casa
completamente addormentata, prima di crollare con lei.
“Non sei tu Rob. Non ti odia, lo so”
Quanto era patetico che mia moglie,
che aveva dormito sei ore meno di me, mi stesse consolando e riuscisse
a mantenere il controllo mentre io stavo lentamente abbandonando ogni
tipo di razionalità?
Kris mi aveva lasciato dormire per
sei ore di fila e poi mi ero offerto di darle il cambio. Dopotutto
c’era il suo latte in frigo e dovevo semplicemente scaldarlo
quando Alex avesse avuto fame e dargli il biberon..
Certo, sulla carta era facilissimo, ma nella realtà era stato molto diverso.
Sin da quando lo avevo tolto dalle
braccia di Kris si era messo a piangere, fissandomi con gli occhi
più tristi del mondo, come se gli avessi fatto chissà
quale torto solo con la mia presenza.
Dopo due ore di pianti Kristen era
ritornata con me. In pratica non ricordavo da quanto non dormiva. Alex
era a casa da quattro giorni quindi probabilmente…mmm quattro
giorni.
“Invece mi odia. Non mi vuole”
Lei sospirò dandomi qualche
pacca sulla schiena. Ora che aveva di nuovo il seno di sua madre tra le
labbra mi osservava soddisfatto e…era un’aria di sfida
quella?
O forse stavo solo impazzendo per la stanchezza?
“Ricordi quando ero io quella
che Joy non voleva? Beh mi accorgo di quanto ero assurda allora. Non
c’entra niente la simpatia, c’entra il fatto che tu non hai
le tette piene di latte. Joy non era una gran mangiona e non le
importava molto ma per questo bambino…per questo topino mangiare
è evidentemente molto importante, vero amore di mamma?”
Gli diede un bacino all’eskimese e avrei quasi potuto giurare di vederlo sorridere.
Perché a me non sorrideva?
Anzi, perché con me urlava sempre?
Cercai di pensare a
quell’idea come una sciocca e stupida mia fantasia e passai il
resto della giornata a giocare con Joy o ad osservare mentre Kristen le
spiegava le basi del ‘fare la mamma’: riscaldare il
biberon, far fare il ruttino e cambiare il pannolino. Inutile dire che
quest’ultima cosa fece scappare Joy a gambe levate
nell’altra stanza e mi fece strappare la promessa di farla
dormire con noi nel nostro letto. Anche kris non si sentì di
dirle di no e sapevo che la sua ragione era la stessa che avevo io. Da
quando avevamo portato Alex a casa ci eravamo concentrati quasi
totalmente su di lui, limitando nettamente le ore che trascorrevamo con
Joy e se non volevamo che la gelosia diventasse presto un enorme
problema…
E così, come promesso, alle
dieci di quella sera ci ritrovammo tutti e tre stretti nel lettone
mentre Alex, almeno per il momento, dormiva nella tranquillità
della nursery. Visto che sentiva ogni minimo rumore, avevamo pensato
che lasciarlo in una stanza solo, senza possibili fonti che lo
disturbassero, era un tentativo da provare.
“Pecchè Alex dolme di
là?” domandò dopo che la luce fu spenta e lei si fu
accoccolata sul petto di Kristen.
“Perché sente tutti i rumori e si sveglia e noi non vogliamo che si svegli, no?” rispose lei.
Joy sospirò e affondò
il capo nel cuscino. Doveva essere molto stanca dopo un’intera
giornata passata a giocare ma sembrava essersi divertita parecchio.
“Ma non si sente solo povelino? E’ piccolo”
“No, non si sente solo
vedrai” questa volta fui io a risponderle mentre le carezzavo i
riccioli. “Buonanotte”
“Buonanotte mami, notte papi”
Ma le parole di mia figlia avevano
lasciato una strana sensazione dentro di me. E forse ero paranoico
ma…se il babyphone si fosse rotto e noi non l’avessimo
sentito piangere? Se avesse avuto freddo? Se davvero si fosse sentito
solo?
Non riuscii a chiudere occhio per
tutta l’ora seguente, sentendomi un pessimo genitore, ma non
dovetti preoccuparmi ancora per molto visto che Alex, poco dopo le 23,
decise di avere dormito a sufficienza.
Scivolai fuori dalle coperte prima
che Joy e Kris sentissero il suo pianto debole. Dormivano così
bene, abbracciate l’una all’altra e volevo davvero
lasciarle riposare, specialmente Kristen. Anche se non lo avrebbe
ammesso non l’avevo mai vista così a pezzi, neppure dopo
la nascita di Joy.
Andai prima in cucina per
riscaldare un biberon nel microonde e poi entrai in punta di piedi
nella nursery. Ora era di nuovo tutto tranquillo, ma Alex non si era
riaddormentato. Se ne stava steso nel suo lettino troppo grande, con
gli occhio velati di blu spalancati. Mi osservò mentre accendevo
la lucina nell’angolo della stanza e lo prendevo tra le braccia.
Non pianse e, miracolosamente,
quando avvicinai la tettarella alle sue labbra iniziò a
succhiare con forza. Mi mossi il più lentamente possibile,
ringraziando tutti i santi del paradiso, finchè non mi sedetti
sulla sedia a dondolo che ci avevano regalato per la nascita di Joy.
Alex continuava a succhiare
guardandomi, accolto nel tepore della copertina bianca in cui
l’avevo avvolto. E mi sorpresi a pensare che quella era forse la
prima volta in cui era sveglio fra le mie braccia e non stava
piangendo. Anzi, se ne stava tranquillo e pacifico e
sembravo…sembravo stargli simpatico.
Avvicinai il volto al suo e inspirai il suo profumo di borotalco e lavanda e…
Dio, com’era possibile che tutti i neonati profumassero così tanto di buono?
“Che state facendo?”
Kris era appoggiata allo stipite della porta e, nonostante la stanchezza, ci sorrideva.
“Si sentiva solo” mormorai.
La verità era più che
altro che ero io quello ad essersi sentito solo. Volevo un momento con
lui per instaurare un legame speciale e non c’era nulla di meglio
di sentire il suo calore fra le braccia, nel buio della notte.
“Dovresti riposare”
sussurrai mentre lei si avvicinava e si sedeva sul bracciolo della
sedia. Le passai una mano intorno alla vita, affondando il volto nella
sua maglietta. Avevo trovato qualcosa che profumava anche meglio di
Alex.
“E perdermi questo momento?” mormorò “Assolutamente no”
Gli bastarono dieci minuti per
scolarsi l’intero biberon e per lasciare che i suoi occhietti si
chiudessero di nuovo lentamente.
“Forse…forse potrebbe
dormire nella culla di là , no?” nella sua voce
c’era un chiaro tono speranzoso. Neppure lei voleva lasciarlo
lì da solo. “Visto che si sente così
solo…”
Tornammo nella nostra stanza mano
nella mano. Joy dormiva profondamente e, quando posai Alex nella culla,
si mosse solo un poco, tornando subito a riposare. La sua boccuccia si
aprì leggermente nel sonno.
Io e Kristen sgattaiolammo di nuovo
fra le coperte e, per la prima volta da giorni, mi parve davvero di
dormire per ore ed ore. Era un sonno così profondo, così
ristoratore…
Quando riaprii gli occhi la luce
dell’alba filtrava dalla finestra e non so se fu un mio piccolo
movimento a svegliarla ma, nello stesso istante, anche Kris aprì
gli occhi.
Vidi le sue sopraciglia incresparsi. “Dov’è Joy?”
In effetti il corpo di mia figlia non era più steso fra i nostri.
“Perché Alex non si è svegliato? Che cazzo di ore sono?”
Si tirò a sedere di scatto e lo stesso feci io.
“E’ strano che non abbia voluto mangia..”
Bloccai la frase a metà quando, dopo aver gettato un’occhiata dentro alla culla, vidi ciò che ci aspettava.
Joy si era rannicchiata al fianco
di Alex e, anche se in due occupavano tutto lo spazio disponibile, lei
non sembrava avere alcun problema a dormire schiacciata il più
possibile alla parete per lasciare quasi tutto il materasso ad Alex.
Dividevano il calore sotto la copertina di cotone e Alex le stringeva
un ditino nel suo pugnetto.
Vicino a loro c’era anche il
biberon di latte vuoto. Joy sapeva usare il microonde teoricamente e il
giorno prima Kris le aveva fatto vedere come si faceva a riscaldare
qualcosa ma…
Mi meravigliai ancora una volta di
quanto mia figlia fosse intelligente e speciale. E, anche se sapeva di
non avere il permesso di toccare nulla in cucina e ci aveva quindi
chiaramente disobbediti, non potei non provare un grande orgoglio
guardandola.
“Si è alzata da sola a..prendergli il latte e…E’ perfetta. E’ una bambina perfetta”
Era stata Kris a parlare ma era esattamente ciò che anche io pensavo.
“Sì…sì lo è. Lo sono entrambi”
“E pensare che
c’è stato un tempo in cui…in cui l’idea di
avere un altro bambino, dopo quello che avevamo passato…
“Avevi solo paura” le carezzai la schiena, stringendola a me.
“Ho ancora paura”
ammise dolcemente “Ma non di essere la loro madre. Di..di
fallire. Con loro…con te..”
“Non potresti mai fallire” sussurrai “Ci ami troppo.”
Scacciai via una piccola lacrima
che le rigava il volto e la baciai, questa volta dandole tutto me
stesso. Piano e lento, con passione e con amore, con tutto ciò
che avevo…
Quando si staccò per guardarmi, sorrideva.
“Quindi abbiamo trovato la chiave magica per farlo stare buono, eh? La sua sorellina”
“Ci abbiamo messo un po’ ma…ma questo momento vale tutta la frustrazione iniziale, no?” domandai .
Si chinò, posando un bacio su entrambe le fronti dei nostri figli.
“Un po’ come noi due.”
Ripensai alla nostra storia e a tutto il dolore e i malintesi dell’inizio e…e non potei fare altro che annuire.
Sorrisi. “Esattamente come noi”.
************************
Qualcuno si offre di aiutare
questi due poveri disgraziati??? ._______. Dai su scommetto che
perdereste tutte qualche ora preziosa di sonno per Alex Pattinson U__U.
Detto questo, ma quanto è
bella Joy che se ne va a dormire con il nostro piccolo Alex *__*. E' un
pulcino dolcissimo awww. Certo lo sappiamo che ha 4 anni e se avesse
scaldato da sola il biberon probabilmente glielo avrebbe dato troppo
caldo e avrebbe potuto ustionargli la bocca ahah, ma questa è
una ff quindi passateci la cosa *_____*.
E Andrew ed Emma che si sposano,
ma quanto sono carini? Non trovate anche voi che siano carinissimi come
coppia? *__* (Ehm..ehm..Cess, Emma chiede se vuoi fare da damigellau__u)
Comunque sia l'idea di Joy che va
ad accudire il suo fratellino mi è venuta quando ho visto questa
immagine che mi ha letteralmente sciolto il cuore.
Lo sappiamo che ci sentiremo su
twitter, fb e nell'altra ff, ma ne caso voi seguiate solo questa storia
e non le altre o i social network cogliamo l'occasione per augurarvi un
fantastico Natale e un felice nuovo anno,
pieno di cose belle e di sorprese (e di Joy..la chiediamo ogni anno e
non arriva u.u. che schifo). Ancora auguri a tutte quante voi!!!
Ci si vede il 6 gennaio!! :D
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Capitolo 7 *** The damned day ***
the damned day
WE
ARE BAAAAAAAAAAAAACK!!!! Vi siete dimenticate di noi??? Speriamo
proprio di no eh u___u. Tanto che comunque neppure durante la pausa
natalizia vi siete liberate di noi visto che vi abbiamo
intrattenute con Turning Page, quindi si può dire che siamo
proprio buone, sull'orlo della santità ahahah. Si vabbè
nn esageriamo u__u.
Anyway oggi è venerdì 13 per cui questo capitolo ha un titolo azzeccatissimo xD.
Vi lasciamo alla lettura,
ringraziandovi sempre per le recensioni meravigliose, i preferiti e
seguiti e anche per tutte voi che ci avete seguite e recensite anche in
Turning Page *_____*
Siete meravigliose.
Buona lettura e...enjoy ;D
CAPITOLO 7 (Fio)
THE DAMNED DAY
POV Kristen
Un respiro, un gemito, un silenzio. Urla.
Così come avevo tolto le mani dal passeggino ripresi a muoverlo avanti e indietro e cullarlo.
“Alex, amore mio, ti
prego…” sussurrai esasperata mentre le sue urla riempivano
la stanza ancora e ancora. Notte dopo notte. Mese dopo mese… e
negli ultimi due non c’era stata una notte che avessimo passato a
dormire per cinque ore di fila. E dire che avevamo creduto che Joy
fosse terribile quando era piccola ma lui… lui non aveva
paragoni.
Piangeva per il semplice gusto di
farlo, doveva avere una specie di radar o sensore o chissà cosa
che lo avvertiva di quando lasciavamo la stanza perché
onestamente non credevo possibile che un bambino di appena due mesi non
riuscisse a dormire per qualche ora di fila.
Mangiava e piangeva. Piangeva e
mangiava. Non faceva altro e, sebbene Joy fosse una delle poche che
riuscisse a farlo stare zitto, non potevo certo andare a svegliare una
bambina di quattro anni all’una di notte perché ero
incapace di fare la madre.
Senza contare che mi avrebbe
amabilmente mandato a quel paese. Aveva sviluppato nei confronti di
Alex una forma d’amore decisamente strana ed intrisa,
palesemente, di gelosia.
Paradossalmente preferiva stare lei
con lui piuttosto che ci stessimo io e Rob e non sapevo se fosse un
bene o meno. Certo era chiaro che non lo respingeva dato il tempo che
passava con lui ma i capricci nei momenti in cui vedeva me o Rob soli
con il piccolo erano assurdi. Pretendeva attenzione, continuamente, e
nonostante facessimo di tutto per non farla sentire esclusa e
rassicurarla sul fatto che il bene che provavamo per lei non fosse per
nulla cambiato lei continuava a sentirsi quasi in competizione.
“Ma volete più bene a
me che a lui, velo?” chiedeva fin troppo spesso. Di solito io e
Rob ci scambiavamo un’occhiata esasperata e continuavamo a
spiegarle che volevamo bene ad entrambi allo stesso modo e, nonostante
la tentazione, avevo proibito a Rob di farle regali ingiustificati; ci
mancava solo che si abituasse a riceverne per nessun motivo valido.
No. Joy doveva capire e accettare
che Alex faceva parte della famiglia e non sarebbe andato da nessuna
parte. Oddio, al momento lo avrei volentieri spedito sulla luna.
Lo presi dal passeggino con
delicatezza mandando al diavolo ogni buon proposito di non fargli
prendere anche quell’abitudine.
“Cosa vuoi, eh? Cosa vuoi? Non capisco…”
Non era sporco, aveva mangiato da poco e non poteva avere di nuovo fame.
Iniziai a camminare per il salone
dondolandomi ritmicamente e canticchiando qualcosa ma nulla aveva
effetto. Mezz’ora di pianti estenuanti e continui dopo mi sedetti
sul divano, completamente distrutta, e lo misi al seno sperando che con
un’altra poppata si calmasse ma niente. Fu allora che mi resi
conto di quanto fosse arrossato in viso, decisamente più del
solito.
Afferrai il cellulare e chiamai Rob.
“Pronto…” rispose con voce assonnata, lui.
“Scendi, per cortesia. Sto impazzendo.”
“Kristen…? Ma dove sei?”
“Sto in salone! Dove vuoi che sia?! Non la smette di piangere, non so più che fare! Scendi, ti prego!”
“Arrivo subito…” mormorò con voce che tradiva la sua stessa affermazione.
Apparve sulla porta del salone ben
cinque minuti dopo, con la faccia del sonno e i capelli che sembravano
aver appena subito un elettroshock. Strizzò gli occhi e fece una
smorfia quando, finalmente, il pianto di Alex giunse anche a lui
svegliandolo completamente.
“Che succede?” disse mentre veniva a sedersi sul divano accanto a noi.
“Credo che abbia le coliche…” risposi passandogli il piccolo.
Dato che a Joy erano venute alla
quarta settimana e normalmente sparivano al terzo mese credevamo di
averle scampate stavolta ma era evidente che avevamo sperato troppo
presto.
“Oh… Che
c’è, ometto? Hai le coliche?” Rob gli parlò
come se lui potesse rispondergli e bè, si può dire che
gli rispose a gran voce se urla disperate fossero considerate una
risposta. Poi, inaspettatamente, si alzò tenendo Alex tra le
braccia e andò al lettore DVD.
“Che fai…?”
Tornò a sedersi.
“Sta’ a vedere…” Prese il telecomando del
lettore e potevo solo immaginare l’espressione stupita e
contrariata sul mio volto quando premette play e partì una
canzone dei Metallica.
“Sei impazzito?!” urlai quando mi resi conto di essere l’unica a farlo. Alex si era… calmato.
“Non può
essere…” mormorai a me stessa mentre lo vedevo, tra le
braccia di Rob, completamente rilassato.
“Già…” sussurrò Rob.
“Okay ma…l’heavy metal?”
“L’ho scoperto l’altro giorno per caso. Stando su MTV.”
“Rob. Heavy metal.”
“Kristen, che te ne importa dell’heavy metal? Si è calmato, no?”
“Guarda, preferisco che pianga piuttosto che trovarmi un figlio metallaro.”
“Lo dici solo perché ora non sta piangendo.”
“No, no. Credimi. Lo credo davvero.”
“Oh, davvero? Allora non ti
dispiacerà se faccio così…?” e nello stesso
momento in cui premette il tasto pausa, Alex arricciò la boccuccia e in meno di cinque secondi scoppiò a piangere di nuovo.
Mio Dio, no.
“Okay, okay! Hai ragione. Vada per l’heavy metal. Ti prego!”
E con un ghigno soddisfatto sul viso premette play e il piccolo si calmò di nuovo. Assurdo.
“Però guarda quella
boccuccia…” sussurrai poggiando il capo sul petto di Rob e
chinandomi a sfiorare Alex che boccheggiava come un pesciolino. E non
so se fossi improvvisamente impazzita ma prima di potermi fermare rubai
a Rob il telecomando e premetti pausa, di nuovo, solo per vederlo arricciare quella boccuccia.
“Kristen!”
“Oddio, ma guardalo!”
premetti subito play, un secondo prima che scoppiasse a piangere, per
poi premere pausa due minuti dopo.
“Ti stai divertendo?”
“E’ più forte di me, è troppo tenero!”
Alla terza volta Rob pensò bene di sequestrarmi il telecomando.
“Vuoi farla finita? Sarà traumatizzato a vita!”
“LUI?! Io sarò
traumatizzata a vita se davvero si rinchiude in camera con una chitarra
elettrica e una sfilza di catene al braccio!”
Rob rise e mi diede un veloce bacio in fronte prima di tornare a concentrarsi su Alex.
“Potrà essere quello che vuole.”
“Non un metallaro.”
“Quello che vuole, Kristen.”
“Mi rifiuto di credere che a nostro figlio piaccia l’heavy metal. Seriamente.”
“Eppure è così.”
“Ma hai provato con altro?”
“Perché cercare altre soluzioni se ne hai già una?”
Lo guardai scettica.
“Perché altre soluzioni possono andare meglio, Rob. Oddio,
non ci credo. Magari gli piace semplicemente la musica! Non
c’è bisogno di farlo affezionare a questa merda!”
“Allora prego, libera di fare
esperimenti alle due di notte con la prospettiva di non chiudere
più occhio fino alle sette!”
Meditai appena due secondi prima di lasciar andare l’idea.
“Possiamo provare un altro giorno in effetti…”
“Vedo che ti è rimasto ancora un po’ di materia prima in quel cervello…”
“Rob, non fare lo spiritoso
con me. Non a quest’ora e non quando non ho abbastanza energie e
facoltà mentali per risponderti a tono.” Mi si chiudevano
gli occhi.
Lui rise mentre Alex iniziò a lamentarsi di nuovo.
“Nemmeno l’heavy metal
può nulla contro le coliche…” commentai
sfiorandogli il viso liscio e sperando con tutto il cuore che non
iniziasse a piangere di nuovo.
“Sssh, sssh…”
Rob prese a cullarlo e massaggiargli il pancino mentre io,
completamente sfinita, poggiavo il capo sulla sua spalla.
“Vai a letto, piccola. Ci penso io…”
“Mmm… non ne ho la
forza…” borbottai. “E poi tra poco vorrà
mangiare di nuovo…” aggiunsi stanca alla sola idea.
“Gli do il biberon. Dai, vai a dormire un po’…”
“No. Sto bene qui…” continuai lasciandogli un bacio sulla spalla.
“Amore…”
“Sì... due minuti e
vado…” ma prima ancora che potessi prendermi quei due
minuti di sonno il disco iniziò a saltare e si interruppe
improvvisamente causando un urlo di Alex che avrebbe potuto rompere i
timpani anche ai sordi.
“Cazzo!” imprecò Rob accovacciato con Alex accanto al lettore DVD. “Si è inceppato!”
Il piccolo nel frattempo continuava a piangere.
“Scherzi? E mettine un altro!”
“Avevo solo quello, Kris! Quanti CD dei Metallica vuoi che abbia?!”
“Cosa?! E perché non ne hai comprati altri?”
“Perché non ce ne
sarebbe mai stato bisogno se una certa persona non si fosse divertita a
premere i pulsanti play e pausa duemila volte!”
Alzai gli occhi al cielo non avendo forza di fare altro.
“Metti Van! Scommetto che gli piace. Deve piacergli!”
Rob mi ascoltò e attendemmo con pazienza i primi secondi della prima canzone sperando in un qualche miracolo ma niente.
“Sta segretamente congiurando contro di noi. Come fa a non piacergli?”
“Non ne ho idea, Kristen. Perché non lo chiedi a lui?”
“Perché non la smetti di fare il simpatico?”
“Perché non smette di piangere!” urlò esasperato quanto lo ero stata io prima.
“Metti qualcosa, Rob! Qualsiasi cosa!”
“Sto cercando ma…”
“Ti è lotto?”
Chissà come riuscii a sentire la voce di Joy tra le urla di Alex.
“Amore, cosa fai sveglia?” le chiesi mentre allungavo le braccia per farle capire di venire a sedersi accanto a me.
“Non liesco a dolmile co
quetto catino. Pecchè non la smette di piangele?” si
lamentò lei mettendosi a cavalcioni su di me e poggiando il capo
sul mio petto.
“Non sta tanto bene, tesoro.”
“Davvelo? Che cot’ha? Ta male?” mi guardò in viso con aria preoccupata.
“No, no. Ha solo un po’ di male al pancino…”
“Oh…”
sussurrò lei stringendo le sopracciglia come immersa in qualche
pensiero profondo. “Ma non è glave, velo? Poi ta
bene?”
“No, non è grave,
anche tu hai avuto il male al pancino tante volte” la rassicurai
sfregando il mio naso con il suo.
“Potto plovale io?”
Strabuzzai un po’ gli occhi.
Non credevo che stavolta Joy avrebbe davvero potuto fare molto ma ormai
tanto valeva tentarle tutte.
Rob che ancora stava cercando
qualcosa che riuscisse a calmarlo ci raggiunse il tempo necessario per
posizionare con accuratezza Alex tra le braccine di Joy che
iniziò a parlargli sotto voce non dandomi la possibilità
di capire cosa gli dicesse.
Mi aprii in un sorriso sorpreso
quando lui smise di piangere ma era solo una magra impressione. Presto
ricominciò e io sospirai di depressione.
“Okay. È lotto.”
Ed ora ad essere assonnati e
disperati eravamo in tre. Rob stava davvero per rinunciare quando, ad
una canzone dei Paramore, Alex si zittì.
Ci guardammo tutti e tre con
terrore e con speranza. Joy non osava muoversi per paura che, con un
piccolo movimento, Alex, tra le sue mani, fosse distolto da quella
nuova attrazione. Rob tornò a sedersi accanto a noi e lo prese
da lei molto attentamente.
“Almeno stavolta ci siamo
andati bene…” commentai quasi sotto voce temendo di
coprire la musica. Pensata assurda ma in momenti di disperazione e con
quattro ore di sonno… meglio prevenire che curare.
Joy tornò a sedersi su di me
poggiando di nuovo il suo viso al mio petto mentre io chinavo il mio
sulla spalla di Rob, di nuovo. Stavolta avrei davvero potuto
addormentarmi mentre la musica definitivamente piacevole scorreva e
cantava una specie di ninna nanna per noi ma non passò nemmeno
un quarto d’ora che Alex prese a lamentarsi di nuovo. Guardai
l’orologio, scioccata dal notare che erano le tre di notte ma
alquanto sollevata di capire anche perché stesse piangendo e di
avere la soluzione.
“Cambio!” esclamai
smuovendo Joy che sbuffò quando dovette andare dal suo
papà mentre io allattavo Alex.
“Sta semple in mezzo pelò…”
Io e Rob evitammo di commentare
anche perché, onestamente, non ne avevamo proprio la forza ma
Rob ebbe una brillante idea.
“Hey, ma oggi non è il compleanno di qualcuno?” stuzzicò Joy.
“No, papiiii. È domaniiiii”
“Ma la mezzanotte è passata quindi vuol dire che domani è già adesso!”
Spostai lo sguardo da Alex a lei che guardava Rob cercando di capire.
“Quindi domani è adetto?”
“Esatto!”
“Quindi è il mio compianno?”
Rob annuì energicamente.
“Lo vuoi aprire un regalo?”
Joy si voltò verso di me alla mia domanda. “Davvelo?”
“Sì, davvero. Prendine uno, dai.”
“Solo uno però, Joy.”
“Ti, ti, ti!”
esultò lei scendendo dalle braccia di Rob e volando
nell’angolo del salone, dietro la tenda.
“Te l’avevo detto che
dobbiamo cambiare nascondiglio…” dissi a Rob mentre una
smorfia sicuramente mi marcava il viso al dolore che provavo al seno.
“Ti fa male?”
Annuii sorridendo. “Sentissi com’è… avido. Di questo passo diventerà un porco.”
“Mio figlio non diventerà un porco.”
“Come no? Lui sarà tutto quello che vorrà essere, no?”
“Non un porco…”
Risi mentre entrambi osservavamo Alex succhiare con così tanta forza da farsi uscire il latte dalla bocca.
Joy tornò da noi trascinando un pacco.
“Aplo quetto!!!”
annunciò come ad avere il nostro consenso, totalmente inutile
visto che in due secondi ebbe già scartato la carta e saltava
per tutta la stanza alla vista dei RollerBlade che desiderava tanto.
“Tu sei davvero sicura che
sia stata una buona idea?” mi chiese Rob mentre Joy continuava ad
urlare e saltare sulla poltrona.
“Ti prego. Io ho imparato a
pattinare a cinque anni, nel corridoio di casa mia. Solo perché
tu sei un incapace non vuol dire che lo sia anche la tua
progenie.”
“Che ne sai? Magari hanno ereditato da me il gene della…”
“No!” non lo feci
nemmeno finire di parlare. “Sono sicura che hanno preso le mie
abilità sportive. Non metterti contro una donna che sta
allattando.”
“Okay… come vuoi…” lui alzò gli occhi al cielo e tornò a concentrarsi su Joy.
“Gazzie, gazzie,
gazzieeeee!” lei si lanciò letteralmente su di lui che
riuscì a prenderla al volo tra le braccia.
“Tesoro però hai visto
che c’è anche un casco, vero? Senza quello non li puoi
usare i pattini, d’accordo?”
“Ti, d’accoddo!”
“Promesso?”
“Pometto!”
“Mano sul cuore?”
“Mano tul cuole, papà! Ola potto mettelli?”
“Ora è tardi. Domani
li usi tutto il tempo che vuoi, okay?” intervenni io consapevole
del fatto che se li avesse messi in quel momento non li avrebbe
abbandonati e noi non avremmo più dormito.
“Okaaaay. Gazzie mami, gazzie
papi!” diede un bacio ad entrambi e tornò tranquilla a
sedere tra le braccia di Rob e ad accoccolarsi al suo petto.
“Di niente, tesoro…”
“Buon compleanno…”
E ci addormentammo lì.
“Posso
restare, Kristen. Non c’è problema; Ma no Rob, vai pure a
prenderli tu!; Sicura?; Certo, magari porta solo Joy con te; No mamma
io voglio restare quiii; A patto che non fai stancare la mamma, okay?;
Okay papà, non ti preoccupare; Chiama se ci sono problemi, mi
raccomando; Ho tutto sotto controllo, amore, tranquillo! Tutto sotto
controllo un corno!” bofonchiai tra me e me quando ebbi
finito di ripetere a me stessa il dialogo di quella mattina. Come
diavolo mi era saltato in mente? Non mi sembrava il caso che Lizzie e
Paul prendessero un taxi dall’aeroporto fino a casa nostra quando
uno di noi avrebbe benissimo potuto andare a prenderli, sarebbe stato
per un’oretta massimo e avrei avuto tutto sotto controllo. Quello
che non avevo previsto quando avevo costretto Rob ad andare era che
Alex non dormisse le sue due solite ore mattutine e che Joy si
svegliasse prima del solito eccitata all’idea di provare i nuovi
pattini.
Perché? Perché glielo avevo permesso?
E ora mi trovavo sola in casa con
un bambino di due mesi e mezzo che iniziava a piangere appena lo posavo
nel passeggino e una bambina di quattro anni che scorrazzava nel
corridoio sui rollerblade e con la possibilità di rompersi
qualcosa.
Dovevo finire di preparare la torta
e, con Alex perennemente in braccio, non era il massimo della
semplicità; come se non bastasse il telefono prese a squillare.
“Ma sì, Dio. Manda pure uno dei tuoi diavoli a punirmi a questo punto!”
Non riuscii nemmeno ad arrivare al
telefono in tempo, afferrai la cornetta e avevano già attaccato
ma almeno ebbi la possibilità di vedere Joy che, reggendosi alle
pareti del corridoio cercava di lasciarsi andare ondeggiando
visibilmente.
“Tesoro, puoi toglierli, per favore?”
“Pecchè?”
“Perché è pericoloso e ora non posso stare a guardarti. Dai, toglili!”
La sentii sbuffare e lamentarsi sotto voce mentre tornavo in cucina e Alex iniziava a premere la manina contro il mio seno.
“Amore, hai mangiato un’ora fa…” mi lamentai imponendomi di aspettare almeno il ritorno di Rob.
Non passarono nemmeno cinque minuti che sentii Joy borbottare un ‘ahia’.
“Joy?” la chiamai dalla
cucina da cui non potevo allontanarmi o la crema per i pasticcini
avrebbe fatto una brutta fine. “Hai tolto i pattini, vero?”
Aspettai una risposta che non
arrivò. “JOY?” la chiamai di nuovo per sentire solo
un altro tonfo. Sospirai irritata e spensi sotto il fuoco per andare a
controllarla.
Quando uscii dalla cucina lei stava
giusto cadendo col sedere per terra dopo aver cercato invano di
scendere lo scalino che dava dal corridoio all’ingresso.
“Joy! Che ti avevo
detto?!” le urlai contro mentre l’afferravo per un braccio.
“E perché non hai il casco?”
Lei esitò qualche secondo prima di rispondere. “L’avevo appena totto…”
“Ma ti avevo detto di
toglierli o no?!” continuai ad urlare esasperata. Posai Alex nel
passeggino e iniziò a piangere dopo nemmeno tre secondi mentre
io mettevo Joy a sedere e le slacciavo quei dannati affari.
“NO! IELI HAI DETTO CHE OGGI POTEVO UTALLI QUANTO VOLEVO!”
“NON QUANDO NON C’E’ TUO PADRE! LO SENTI TUO FRATELLO CHE PIANGE?!”
“NON ME NE IMPOTTA CHE PIANGE! LUI PIANGE SEMPE!”
“Joy, smettile di urlare!”
“NO, PULE TU TAI ULLANDO! E NON ME NE IMPOTTA! E NON ME NE IMPOTTA DI ALEX! TENITELO ALEX! TANTO IO NON LO VOLLIO!”
Libera dai pattini era saltata giù dalla sedia e mi aveva spinto via.
“Joy, non voglio che parli così di tuo fratello!”
“LUI NON E’ MIO
FLATELLO! NON LO VOLLIO! E TU SEI DIVENTATA CATTIVA E NON MI IMPOTTA
NEMMENO DI TE!” urlò sull’orlo delle lacrime ma
ciò che mi sconvolse fu il dito medio che mi rivolse prima di
correre via. L’afferrai prima che potesse salire le scale e la
strattonai così che potesse guardarmi negli occhi.
“Non azzardarti mai più a parlarmi in questo modo né a fare quel gesto” dissi tra i denti.
“Pecchè no?? TU LO FAI SEMPE!”
“A te non deve importare
quello che faccio io, va bene? Io sono grande e tu sei piccola e non
voglio che fai queste cose. Ci siamo capite?”
Non rispose e distolse lo sguardo mentre iniziavo a vedere il suo mento tremare.
“Joy! Ci siamo capite?!” chiesi ancora.
“Ti, ho capito!
LATTAMI!” e con uno strattone si liberò dalla mia presa e
corse su per le scale. “PELO’ E’ VELO CHE TEI
DIVENTATA CATTIVA!” urlò per l’ultima volta prima di
sbattere la porta della sua cameretta.
Io mi passai le mani tra i capelli,
sconsolata e incredula prima di rendermi conto che Alex stava ancora
piangendo nel suo passeggino.
Un inferno. Un vero inferno.
Non feci in tempo a prenderlo che bussarono alla porta.
“Tanti auguriii a…” Tom si troncò quando mi vide. “Hey! Che succede?”
“Lasciamo
stare…” dissi semplicemente facendomi di lato per far
entrare lui ed Alyson. Mi seguirono in cucina dove presi Alex,
perennemente urlante, dal passeggino e iniziai a cullarlo e a
passeggiare convulsamente.
“Kristen, ma che succede?” chiese Alyson.
“Oh niente. Alex ha le
coliche e non la smette di piangere, ho appena litigato a morte con Joy
che ora mi odia e per beccarmi il suo dito medio ho fatto attaccare la
crema per i pasticcini. È tutto okay!”
Sospirai mentre Tom poggiava il suo
pacco sul tavolo. “Ma Rob dov’è?” chiese con
esitazione quasi temesse il peggio.
“E’ andato a prendere Lizzie e Paul all’aeroporto.”
“Non potevano prendere un taxi?”
“Gli ho detto io di andare.”
“E non poteva chiedere a me? Sarei andato io.”
“Non importa, Tom. Davvero. È tutto okay, sono solo…”
“…distrutta. Non hai dormito?”
“Poco e niente. Alex ancora
di meno…” sospirai mentre Tom me lo levava da mano per
lasciarmi qualche minuto libera, almeno il tempo di respirare…
ma no! Ovviamente al principino non andavano bene le braccia di Tom o
di Alyson. Lui voleva unicamente le mie. Lo ripresi dalle sue braccia e
finalmente si calmò di nuovo ma era… assurdo. Non poteva
pretendere che lo tenessi in braccio tutto il giorno.
Prima o poi si sarebbe
addormentato, quantomeno per lo sforzo immane nel piangere tutto il
giorno. Sarebbe stato esausto… prima o poi.
“Vedrai che passerà,
Kris.” Mi rassicurò Alyson ma io lo sapevo. Lo sapevo
benissimo e riuscivo a farcela finché Rob era accanto a me. Non
avrei creduto che averlo lontano per appena un paio d’ore avrebbe
creato tanto casino e probabilmente erano solo una serie di circostanze
e situazioni avverse allineatesi nella stessa orbita ma in fondo di
cosa mi meravigliavo? Era il giorno maledetto.
Oltre alla nascita di Joy, il 24 Luglio non aveva mai portato nulla di
buono e, per quanto stupido potesse essere, io ne avevo segretamente il
terrore.
“Dov’è la festeggiata allora?”
“In camera sua…”
borbottai facendo loro strada, nonostante la conoscessero benissimo.
Era chiaro che in realtà cercavo una scusa per andare da Joy e
controllare come stesse.
“Joy, ci sono gli zii…” dissi alla porta con tutta la calma che avrei dovuto avere prima.
Non rispose così aprii leggermente la porta e la vidi stesa sul letto, la schiena verso di noi.
“Amore… ? C’è lo zio Tom…”
“Non vieni nemmeno a darmi un bacio scricciolo?”
Si voltò di scatto saltando
giù dal letto e correndo verso Tom, buttandosi letteralmente tra
le sue braccia e nascondendo il viso in lacrime nel suo collo.
“Ssssh… ssssh… chi è che fa piangere la mia nipotina preferita…?”
Joy indicò me senza nemmeno alzare il viso.
Grazie, Tom. Giriamo pure il coltello nella piaga…
Li lasciai nella stanza quando
sentii il mio cellulare squillare in cucina ma con Alex in braccio
precipitarmi per le scale era fuori questione. Persi di nuovo la
chiamata e un secondo dopo arrivò un messaggio di Rob.
-Sto tornando. Tutto okay?
Non risposi.
POV Rob
Aspettai un messaggio di risposta
da Kristen ma non arrivò. Cercai con tutto il cuore di non
pensare al peggio e, grazie a Dio, Lizzie e Paul riuscirono a calmarmi
facendomi notare che probabilmente non aveva semplicemente avuto il
tempo di prendere il cellulare in mano ma inutile dire che mi
piombò il cuore in gola quando arrivammo e ad aprirci la porta
fu Tom.
“Dov’è Kristen?” chiesi con il cuore che stava per uscirmi dal petto.
“In cucina” rispose lui e io tornai a respirare normalmente. Grazie a Dio.
Mi diressi subito da lei che aveva appena finito di allattare Alex.
“Hey!”
“Hey! Tutto bene?” la
salutai con un bacio. “Perché non rispondevi al telefono?
Mi stavo preoccupando…”
“Scusa…” scosse
il capo. “E’ stata una mattinata…”
sospirò. “Alex mi è stato in braccio tutto il tempo
altrimenti piangeva…”
“Dallo a me” lo presi
dalle sue braccia lieto di constatare che accettava anche le mie oltre
quelle di Kristen. Sembrava davvero troppo stanca…
“Dovresti riposare un po’, Kristen. Seriamente.”
“Magari dopo… Non hai ancora sentito la parte migliore…”
E non riuscii a sentirla visto che Lizzie era piombata in cucina e, dopo un rapido saluto a Kristen, si era fiondata su Alex.
“Eccolooo il mio nipotino preferitoooo. Dammelo un po’ Rob!”
“Ma non hai i tuoi figli a cui badare?” scherzai passandole il piccolo.
“Le due bestie stanno già in giardino giocando con Joy.”
Io e Kristen ci scambiammo un sorriso divertito.
“Ma che cicciobelloooo. È diventato un porcelloooo!”
“Non è un porcello!” risposi subito.
“Rob, senza offesa ma è enorme. Quanto lo fate mangiare?”
“Non ne parliamo, guarda. Non mi sento più il seno…”
Lizzie rise giocando con Alex che però non perse altri cinque secondi per scoppiare a piangere.
“Oggi gli girano”
commentò Kristen mentre prendeva di nuovo il piccolo dalle
braccia di Lizzie che aiutò me a scartare il regalo che aveva
portato anche per lui.
“Non c’era bisogno,
Liz” commentò Kristen ma lei la zittì senza troppe
cerimonie ed estrasse dallo scatolo un gradissimo puffo a forma di
orso.
Era davvero adorabile; Kristen lo
provò subito e con enorme sorpresa Alex non pianse quando lo
posizionò sulla finta ma ugualmente morbida pelliccia di orso.
“Sembra che gli
piaccia!” commentò estasiata e Liz prese a saltare sul
posto come una bambina di due anni, esattamente come stava facendo Joy
che si dirigeva come un razzo verso di noi. La vidi dal giardino
passare la porta-finestra, correre per il salone, attraversare
l’atrio ed entrare in cucina buttandosi a capofitto tra le mie
braccia.
“Papaaaaaaaaaaaà!”
L’afferrai al volo e la feci volare in aria un paio di volte prima di stringerla normalmente.
“Amore! Hai salutato la zia?”
“Tiiii, li ho talutatili plima. Hai vitto il legalo che m’hanno fatto?”
Non l’avevo visto ma Lizzie
mi aveva detto cos’era: un non so quale strano tipo di tenda con
non so quale strano meccanismo che permetteva di legarla ad un albero
così che scendesse fino ad essere sospesa a pochi centimetri dal
suolo. Decisamente una novità.
“Io non l’ho visto. Me
lo fai vedere?” chiese Kristen e nessuno fu più sorpreso
di me nel sentire Joy risponderle con un no secco ed… acido.
Non ebbi il tempo di chiedere cosa stesse succedendo quando Joy mi scivolò dalle braccia.
“Cot’è quetto?
Avete pottato un legalo anche ad Alex?” chiese a Liz indicando il
puffo su cui Alex era beatamente steso.
Guardai Kristen che scosse il capo e si passò una mano tra i capelli.
“Lo vollio pule io!” esclamò Joy prima che chiunque di noi potesse dire qualcosa.
“Tesoro, hai già il tuo regalo” disse Kristen.
“Io vollio questo.”
“Questo è di Alex.”
“Ma pule io lo vollio!”
ribatté ancora lei sull’orlo delle lacrime al che Kristen,
inaspettatamente, raccolse Alex dal puffo e lo lasciò libero.
“Tieni. È tutto tuo. Prendilo!”
Joy la guardo sconcertata per
qualche secondo poi scrollò le spalle. “No, non lo vollio
più…” disse semplicemente per poi prendere Liz per
mano e trascinarla via.
“Okay, cos’era quello?”
“Quello cosa?”
Alzai la sopracciglia incapace di
trovare parole per descrivere la situazione. Non ce n’era bisogno
data l’evidenza che qualcosa non andava.
“Ah giusto. La parte migliore. Tua figlia mi ha fatto il dito medio.”
Scoppiai a ridere e mi accorsi subito che era la cosa peggiore da fare. Kristen mi trafisse con lo sguardo.
“Aspetta, davvero?”
“Davvero.”
“Chissà da chi ha imparato, eh, Kris?”
“Io non faccio quel gesto quando sono davanti a lei! E comunque non è questo il punto…”
“Okay… cos’è successo?”
“E’ gelosa, Rob.
È dannatamente gelosa, hai visto? E… Alex piangeva e
voleva solo stare in braccio e lei stava con quei dannati pattini, si
era tolta il casco… e allora le ho urlato contro e lei anche! Mi
ha urlato contro, mi ha detto che sono diventata cattiva e mi ha fatto
il dito medio!”
Non potei davvero trattenere un sorriso.
“Però devi ammettere che ha classe.”
“La smetti di ridere? Sono seria!”
“Lo so, Kristen. Ma dai, le passerà, lo sai…”
“Sì, lo so che le passerà! Ma non capisco perché debba prendersela sempre con me e mai con te!”
“Forse perché avete lo stesso carattere?”
“In che senso?”
“Siete entrambe testarde e
orgogliose! Ora, posso capire lei che ha quattro anni ma tu, Kristen,
ti comporti da bambina peggio di lei…”
“Senti, non voglio discuterne tanto era normale che succedesse qualcosa oggi.”
“Oggi?”
“Sì, oggi. È il giorno maledetto, Rob.”
“Non ti seguo.”
“Bè, oltre alla nascita di Joy questo giorno ci ha sempre portato sfortuna.”
“Davvero?”
“Il tuo incidente mentre io ero in ospedale, io che perdo… perdo il bambino…”
Mi alzai dalla sedia e mi avvicinai a lei per prenderla ai fianchi; lasciai un bacio al piccolo capo di Alex tra di noi.
“Andiamo, amore. Sono solo coincidenze.”
“Tu dici? Io non ci credo più tanto.”
“Okay, allora se succede qualcosa anche oggi ti darò ragione. Non c’è due senza tre, no?”
Lei sbarrò gli occhi e si
allontanò da me. “Ma sei scemo?! Perché l’hai
detto?! Se prima poteva esserci la possibilità che non
succedesse niente, ora succederà di certo!”
“Kristen, dai…”
“Niente ‘Kristen, dai’.
Ho dormito due ore, sono sfinita, devo finire di preparare una torta,
tra poco arriverà un casino di gente e tu ti azzardi a dire
‘Non c’è due senza tre!’ E non provare a metterti contro di me.”
E non ne avevo alcuna intenzione infatti ma i miei tentativi di calmarla furono stroncati dal campanello.
“Ecco, inizia la festa.”
La fermai prima che potesse andare
ad aprire. “Senti, ascoltami, okay? Ora tu mi dai Alex e a lui ci
penso io per tutto il pomeriggio.” Iniziai prendendo il piccolo
dal suo petto e posandolo sul mio. “Tu finisci di cucinare e tra
tre ore massimo salutiamo tutti e vai a letto a farti una bella
dormita, okay?”
“Ma Rob…”
“Okay?”
Sospirò. “Okay…”
“Bene.” La strinsi a me
e le lasciai un bacio tra i capelli. “Andrà tutto bene,
piccola. Non hai niente di cui preoccuparti” le promisi e avrei
tanto desiderato tornare indietro e rimangiarmi le mie parole quando,
un’ora e mezza dopo, eravamo alla disperata ricerca di qualcosa
che potesse calmare Alex.
Era… impossibile. Se fino ad
allora si era calmato passando tra le braccia mie e di Kristen (e con
ciò ero già venuto meno ad una parte del patto), ora era
impossibile calmarlo.
Anche Joy aveva avuto le coliche ma erano state niente in confronto a ciò.
Alex si dimenava letteralmente e noi eravamo in alto mare.
Kristen cercava di distrarlo, Tom
cercava qualsiasi soluzione su internet, Liz era nel bagno in cerca
delle gocce omeopatiche mentre io aspettavo che la pediatra mi
rispondesse al telefono.
“Niente…”
“Prova di nuovo!”
esclamò Kristen esasperata nello stesso momento in cui Joy
entrava in cucina saltellando e reclamando attenzione.
“Tio Tom?? È finito il pallone sull’albelo!”
“Sì, tesoro. Un secondo.”
Non si avvicinò nemmeno a Kristen e riprovò con lui. “Me lo vieni a plendele pel favole?”
Ma Tom era troppo concentrato nelle sue ricerche al computer e la liquidò con una carezza veloce al viso.
Io feci il numero della pediatra
per l’ennesima volta quando Joy strattonò anche i miei
jeans. “Papi, mi vieni a plendele il pallone sull’albelo
pel favole?”
“Tesoro, non ora. Dopo…”
E in quell’istante la
dottoressa mi rispose. Grazie a Dio. Non sapevo nemmeno come riuscii a
sentirla tra tutto il frastuono e le incessanti grida di Alex ma dopo
una veloce spiegazione dei sintomi del bambino dedusse che le gocce
probabilmente non sarebbero bastate e che se non avessero avuto effetto
avremmo dovuto provare con uno sciroppo. Chiusi la telefonata e
afferrai le chiavi della macchina diretto alla prima farmacia aperta
quando un urlo dal giardino, così forte da superare anche il
pianto di Alex, ci fece accapponare la pelle.
Io e Kristen ci guardammo
terrorizzati solo un secondo prima di dire a Tom di guardare Alex e
precipitarci in giardino dove, per terra, ai piedi dell’albero,
c’era Joy che piangeva e urlava rannicchiata su se stessa.
“Mammaaaa, mammaaaa!” piangeva e urlava disperata e in un secondo le fummo tutti attorno.
Avevo il terrore di guardare cosa
si fosse fatta per cui fui quasi sollevato dal non vedere alcuna
traccia di sangue ma il braccio… Appena Kristen lo sfiorò
per aiutarla ad alzarsi lei gridò di dolore e capimmo.
“E’ rotto.” La mia voce fu eco di quella di Kristen.
Tom e Jamie cercarono di spiegarci
alla meglio ciò che era successo, cosa che, per due bambini di
due anni e mezzo, risultò alquanto difficile nonché
inutile visto che era chiaro in ogni caso: sicuramente doveva essersi
arrampicata sull’albero per prendere il pallone ed era caduta.
Testarda, proprio come la madre.
La presi in braccio con quanta
più dolcezza possibile e cercammo di convincerla a non piangere
ma giustamente non ne era capace.
Tom si rese subito disponibile ad
andare in farmacia, Aly avrebbe badato ad Alex e Liz a tutto il resto
mentre noi andavamo all’ospedale.
“Bè, di nuovo qui. In
questo giorno. Che novità, eh?” disse Kristen mentre
aspettavamo che la lastra di Joy fosse pronta.
“Kristen, non vorrai davvero pensare che…”
“Io l’avevo detto Rob. Questo giorno è maledetto ed è… è tutta colpa tua!”
“Colpa mia?”
“‘Uuuh non c’è due senza tre’. Non l’ho detto io. Sai cosa avevo detto io? Che sarebbe successo qualcosa…”
“Cosa? Ma io l’ho detto tanto per dire!”
“Bè, allora lo vuoi un consiglio? Non dire più le cose tanto per dire, non in questo giorno!”
“Sei assurda.”
“Avevo ragione.”
“Non litigate,
dai…” sospirò Joy seduta sul lettino con una mano
nella mia e l’altra delicatamente poggiata sul suo grembo.
“Non stiamo litigando,
tesoro…” sussurrò Kristen sedendosi accanto a lei e
pescando un cioccolatino dalla borsa.
“Non lo vollio. Mi fa male il
blaccio…” si lamentò la piccola con nuove lacrime
che scendevano silenziose sul suo piccolo visino. Mi uccideva vederla
così.
Kristen asciugò una lacrima e io un’altra.
“Ma sai che la cioccolata
aiuta le ossa a rimettersi apposto e a crescere bene? E poi questo
è un mini-mars… tu li adori…”
Joy non sembro tanto convinta ma accettò ugualmente la cioccolata.
Non volevo immaginare il dolore che
avrebbe provato quando le avrebbero rimesso il braccio in sesto ed
infatti ebbi solo il coraggio di dirle di stare tranquilla, nonostante
le sue urla prima e dopo la manovra si sentirono per tutto
l’ospedale.
Fortunatamente una volta messo il
gesso il peggio sembrò passato e sembrava quasi eccitata
all’idea, probabilmente perché durante il viaggio in
macchina, di ritorno verso casa, io e Kristen non avevamo fatto altro
che descriverla come una cosa molto figa, soprattutto per una bambina
di quattro anni.
Quando rientrammo in casa tutto era
in completo ordine e silenzio e ci rendemmo conto di aver passato in
ospedale più di due ore. Erano le sette e non si sentiva volare
una mosca. E sicuramente in casa c’erano altri mille rumori ma
tutto sembrava nullo senza le grida di Alex.
“Come… come avete fatto?” chiedemmo allibiti a Tom ed Alyson che cullavano il bambino sul divano.
“Bè, gli abbiamo dato
lo sciroppo ma dopo un po’ ha ricominciato per cui ho pensato
solo che avesse bisogno di fare uscire un po’ di gas in
modo… diciamo… naturale. E l’ho aiutato un
po’…”
Io e Kristen ridemmo immaginando la scena mentre Joy si faceva scarabocchiare il gesso dai suoi cuginetti.
Kristen cercò di convincere
Lizzie a Paul a restare da noi, e sapevo che lo stava facendo per pura
gentilezza dato che si leggeva sul suo viso che desiderava solo un
letto e di certo avere ben quattro bambini in casa non avrebbe
facilitato le cose. Ovviamente i due rifiutarono anche perché
avevano l’aereo per Rio de Janeiro alquanto presto la mattina
dopo.
“Ma davvero era il caso di
passare le vacanze a Rio con due bambini ancora così
piccoli?” dissi sulla porta prima di salutarla.
“Se non la viviamo ora, non la vivremo più.”
Kristen sorrise e quando si
appoggiò a me capii quanto fosse realmente distrutta. Avrebbe
dovuto dormire almeno dodici ore di seguito per recuperare parte del
sonno e delle energie perdute.
Salutammo anche Tom ed Alyson
ringraziandoli per tutto, io presi qualcosa da mangiare della tanta
roba avanzata oggi e cenammo sul divano mentre Alex se ne stava
tranquillo nel suo passeggino.
“Ancora non posso credere che
non stia piangendo…” sussurrò Kristen quasi col
terrore che lui potesse sentirla e capirla.
Io sogghignai. “Comunque,
devo ammettere che avevi ragione tu. L’anno prossimo festeggiamo
il compleanno di Joy un giorno dopo!”
Lei rise e socchiuse gli occhi
proprio quando Alex iniziò a lamentarsi di nuovo… e
stavolta ne aveva tutte le ragioni. Non vedeva il suo amato seno da
almeno quattro ore e Kristen insistette per allattarlo piuttosto che
farmi preparare un biberon di latte naturale.
“Ti piace, vero? Allattarlo…”
“Sì. Mi piace”
rispose lei un po’ rossa in viso mentre slacciava il reggiseno e
abbassava la maglia larga sotto le spalle.
E piaceva anche a me… Guardare Alex succhiare e spingere così avidamente era quasi magico.
Avrei potuto guardarlo per ore ma
quando ebbe finito costrinsi Kristen ad andare a dormire. Mi diede un
bacio e non ribatté niente. Era davvero troppo esausta per
rifiutare un’offerta del genere.
Quando anche Alex fu addormentato,
aiutai Joy a mettere il pigiama e le raccontai una favola per
addormentare anche lei. Avrei non voluto dormire in camera per timore
che il baby-phone svegliasse Kristen ma capii subito che non
l’avrebbero svegliata nemmeno le cannonate quando mi stesi nel
letto e lei non mosse un muscolo.
In una situazione normale si
sarebbe quanto meno voltata per stringersi a me. Ma stavolta no…
eppure quando sentii Alex piangere e mi alzai, lei non c’era. La
cercai velocemente nel bagno della nostra camera ma non era nemmeno
lì. Sperai davvero che non si fosse alzata per prendere Alex o
avrei potuto considerarmi un vero disastro sia come marito che come
padre; non potei fare a meno di sorridere quando, passando davanti la
camera di Joy, le vidi entrambe nel suo lettino.
Kristen sul lato destro in modo da non sfiorare il braccio rotto e Joy con il viso chino nel suo collo.
Sorrisi ancora, e ancora sorridevo
quando andai nell’altra camera per prendere Alex dalla sua culla.
Scesi in cucina e, scaldato un biberon di latte, tornai in camera di
Joy, entrai facendo quanto più silenzio possibile e allo stesso
modo mi sedetti sulla sedia a dondolo.
Sistemai Alex sul mio braccio,
portai il biberon alla sua boccuccia avida, e lo osservai con occhi che
oscillavano da lui a Kristen a Joy.
E rimasi lì per tutta la notte, sveglio, solo per guardare le persone che amavo di più al mondo.
Solo per sentirle respirare nel sonno.
Solo per guardarle dormire.
Il giorno maledetto O____O. Se fossimo in Joy non vorremmo mai compiere gli anni O__O
Aehm...lo so che avevo promesso
ieri su fb che non sarebbe successo nulla di tragico in questo capitolo
ma..un braccio rotto non rientra in tale definizione, vero???
Ehm...
Ahahaha alla prossima settimana ragazze *___*
Un mega bacio,
le vostre
Cloe&Fio
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Capitolo 8 *** Family Bliss ***
family bliss
Buon pomeriggio girls!!!! ^______________^
Eccoci qui con un nuovo bel
capitolo hihihihihi. In questo capitolo vedremo la nostra Pattz Family
alle prese col matrimonio di Andrew Garfield, grande amico di Rob.
Muhamuhamuha ross cess questa risata malefica è tutta per te u.u
Ok, detto questo vi vogliamo
ringraziare ancora una volta per tutto l'affetto, le recensioni e
l'amore con cui ci seguite qui e con cui sclerate con noi su fb. Grazie
ancora, siete tutte magnifiche *----*
Ecco a voi il capitolo e....enjoy ;D
CAPITOLO 8 (Cloe)
FAMILY BLISS
KRISTEN POV
“Joy vieni qui”
“No”
“Joy!”
“No!”
“Joy, ti prego dove diavolo
ti sei cac..” mi bloccai in mezzo alla sua stanza quando vidi una
massa di capelli biondi sporgere dallo spazio fra il lettino di mia
figlia e il termosifone. Le avevo vietato di entrare ancora nella
lavatrice o nell’asciugatrice perché era diventata
decisamente troppo grande per starci senza romperle e lei aveva trovato
subito un altro nascondiglio.
Beh, questo almeno era un posto dove non rischiava di rimanere incastrata, o peggio..
Pian piano mi avvicinai senza fare
rumore e, quando finalmente Joy alzò il viso e mi vide
torreggiare su di lei, i suoi occhi si spalancarono.
“Buuuuuuuuuuuuuuh” strillai.
Scoppiò a ridere, tentando di divincolarsi e fuggire via da me come un anguilla.
Eh no bella mia..
“Papààààààààààààà
aiuto, la mamma è un mottlo e mi vuole maggialeeeeeeeeeeee”
“Sì, ti mangio, ti
mangio tutta quanta” le morsi il pancino e, nonostante mi beccai
una sua accidentale ginocchiata nelle costole, sentire il suono della
sua risata ne valeva decisamente la pena.
Le ultime due settimane non erano state semplici. Per niente semplici.
Faceva caldo e il gesso le faceva
prudere il braccio costantemente. Rob aveva avuto la brillante idea di
provare svariati oggetti per tentare di grattarla, finchè una
forchetta non le era rimasta incastrata, seguita da altro viaggio in
ospedale, rimozione del gesso, sostituzione con un altro e conseguente
pianto disperato di Joy.
Dovevo dire, però, che
vedere la faccia di mio marito quando la forchetta si era rifiutata di
uscire fuori era stato un momento impagabile. Non avevo riso
così tanto da mesi. Purtroppo le mie dimezzate ore di sonno
avevano reso la mia voglia di trovare la vita super divertente un
tantino assente.
Come chiamato dai miei pensieri Alex scoppiò in lacrime, facendomi sentire le sue urla sin dall’altra stanza.
“Tranquilla! Non gli piace
essere vestito ma ho tutto sotto controllo. Appena ho finito gli do il
biberon e vedrai che si calma!”
Quando Rob urlava ‘ho tutto
sotto controllo’ di solito si prevedevano disastri colossali ma
questa volta volevo e dovevo fidarmi pienamente. Controllai
l’orologio e mi accorsi che eravamo in terribile ritardo.
“Ok Joy, adesso dobbiamo vestirci velocemente”
“No”
La portai sul letto nonostante cercasse di sfuggirmi e non cooperasse per nulla al mio tentativo di sfilarle il pigiamino.
“Amore eri così felice di mettere il tuo vestitino nuovo, perché ora non vuoi più?”
“Pecchè il gesso lo lovina! Nessuna bambina spalgipetali ha il gesso!”
“Ma Joy vedila così.
Sarai la prima flower girl ad avere un bel gesso rosa al braccio.
Nessun’altra l’ha mai avuto. E tu non vuoi essere uguale a
tutte le altre vero?”
Il suo broncio mi fece capire che, per una volta, non le sarebbe affatto spiaciuto essere completamente conforme alla massa.
“Ok, lo so che avere il gesso
è una scocciatura ma lo hai promesso ad Emma perciò non
possiamo dirle di no adesso, ok?”
“Ok” sbuffò infilando le braccia dentro le maniche dell’abito rosa vaporoso.
La sola cosa che non avevo previsto
era che il gesso le rendeva un braccio troppo grosso per passare
attraverso il raso della manica. Tirai e spinsi finchè le mie
orecchie avvertirono un suono che mi fece gelare il sangue.
Crac.
Qualcosa aveva fatto crac.
E sapevo esattamente che cosa.
Oh cazzo.
“Oh catto!”
esclamò Joy, facendomi il verso e facendomi capire che avevo
parlato ad alta voce. “Mamma che cos’è un ca..”
“Niente” quasi urlai e
caddi dal letto contemporaneamente “Niente, niente. Te lo
spiegherò quando sarai più grande.”
“Più glande quanto?”
“Mmmm quando avrai..mmm
sedici anni, ok?” risposi rapida cercando di sbrogliarmi da quel
pasticcio. Io e Rob dovevamo decisamente cercare di migliorare nei
nostri, fino ad allora penosi, tentativi di non dire parolacce.
“E ora resta qui ferma e immobile. Vado a prendere ago e
filo”
“Ma mammaaaaaaaaaaaaaaaaaa!”
“Ferma e immobile, ti prego, amore”
Corsi di sotto, nel mobile dove
c’era un piccolo kit di emergenza che qualcuno, forse mia madre,
mi aveva regalato anni prima.
Era ancora nuovo e persi cinque minuti abbondanti per capire come aprirlo.
Quando finalmente ce la feci
ritornai al piano di sopra da Joy. Nel farlo, però, passai
davanti a camera mia e di Rob e fui costretta a tornare indietro di
qualche passo, fissando scioccata i due uomini di casa.
“Rob cosa..ehm..stai facendo?”
“Hai visto che sono riuscito a vestirlo senza farlo più piangere? E adesso giochiamo.”
“Rob..”
“Gli piace fare la scimmia appesa al ramo. Chi l’avrebbe detto? Un altro modo perché non pianga”
Non avrei mai voluto far scoppiare
la sua bolla di felicità ma la sua espressione particolarmente
compiaciuta mi fece capire che da solo non ci sarebbe mai arrivato.
“Ehm..Rob, credo che vomiterà, lo sai questo vero?”
Rob teneva Alex per le gambe,
inchinandolo a testa in giù e, malgrado mio figlio ridesse
divertito, sapevo che la cosa non sarebbe durata per molto e che
presto il latte che aveva appena bevuto ci avrebbe graziati della sua
ricomparsa.
“Nahhh, non vomiterà. E’ un ometto forte e robusto”
Ok..
Decisi di non replicare e non solo
perché il tempo scarseggiava e se continuavamo così la
flower girl non avrebbe mai fatto la sua comparsa in tempo, ma anche e
soprattutto perché Rob e Alex vestiti nei loro smoking
erano la cosa più tenera che avessi mai visto.
E potevo solo pregare Dio che presto non puzzassero di rigurgito di neonato.
Schizzai nell’altra stanza
alla velocità della luce. Joy era rimasta fedele alla parola
data, seduta sul letto, anche se non sapevo se fosse perché
aveva deciso di essere obbediente o perché col braccio
incastrato non poteva muoversi.
“Ok, amore ora stai ferma, non voglio rischiare di pungerti”
Annuì solennemente mentre io prendevo un bel respiro.
In fondo non doveva essere
così difficile, no? E poi avevo un pò di esperienza:
avevo guardato per anni le costumiste e le assistenti che sistemavano
gli abiti di scena che si erano strappati accidentalmente. E lavoravano
veloci e rapidissime, nei pochi minuti di pausa tra un ciak e
l’altro.
Sì, ce la potevo fare.
Ok..com’era?
Passare il filo dentro la cruna dell’ago. Fatto.
Fare un nodino al fondo. Fatto.
Infilare l’ago nella stoffa. Fatto.
Rendersi conto che il rosa scelto non è affatto simile al colore dell’abito. Fatto.
Mi maledii mentalmente ma ormai il tempo scarseggiava e non potevo permettermi di perderne altro.
Presi un lungo respiro e ripresi col mio lavoro.
Ripassare l’ago dall’altra parte della stoffa e rendersi conto che il punto teneva. Fatto.
Sorrisi compiaciuta da me stessa, continuando, finchè non fui interrotta dall’urlo disumano di Joy.
Pungere la propria figlia. Fatto.
“Cazzo! Joy scusa! Joy, amore mio scusa, scusa, scusa! Oddio! Porco cazzo!”
“Cattooooooooooo, mamma mi ha tatto male! Cattooo!!”
“Cazzo Kris, Alex mi ha vomitato sulla camicia!”
Il mio sguardo spaziò sulla
stanza e sulle persone che la popolavano. Rob sconvolto, Joy che mi
guardava imbronciata e Alex che ci fissava tutti confuso,
probabilmente tentando anche lui di dire ‘cazzo’.
Tanto ormai sembrava la parola numero uno della famiglia..
Non sapevo se scoppiare a ridere o a piangere ma optai per la prima opzione.
Ero una madre e vivere nel caos e nel casino più totale era normale.
Ero una madre e sapevo gestire la cosa.
Presi un profondo respiro e partii come un generale.
Afferrai lo scotch che Joy teneva
sulla scrivania per i suoi disegni e, tornata da lei, allontanai
l’ago, strappando il filo dalla stoffa. Era evidente ormai che
nelle mie mani erano armi micidiali. Attaccai i lembi di stoffa con lo
scotch e benedissi il fatto che almeno l’abito si fosse strappato
accanto all’ascella. Se non si fosse mossa troppo nessuno
se ne sarebbe accorto..
“Joy mi raccomando…tieni il braccio così per tutta la cerimonia, ok?”
Lei annuì, probabilmente solo felice che non avessi ripreso a pungerla.
Ok, meno uno.
“Rob, vieni con me”
Andai in camera nostra e non fu
difficile trovare un’altra camicia bianca tra le decine nel
suo armadio. La infilai rapida dentro un sacchetto.
“Siamo in ritardo, perciò te la cambi là, ok? Alex non si è macchiato, vero?”
“No, no, lui è ok”
“Ok, perfetto. Joy!!! Presto, si va!”
Trotterellammo tutti e quattro
giù per le scale e piazzammo i bambini nei loro seggiolini in
tempo record. Solo quando la mia testa toccò il sedile
tirai finalmente un sospiro di sollievo.
“Pronta per la prima uscita ufficiale della Pattinson family al completo?”
Annuii veloce, dando un bacio sulla
guancia a Rob. In effetti dovevo ammettere che ero eccitata di uscire
da casa dopo mesi reclusione post parto. Sarebbe stata una giornata
allegra, anche se faticosa.
Ma la cosa che contava era che eravamo tutti insieme come una famiglia.
E chi se ne importava se eravamo un
po’ spettinati, stracciati o puzzolenti di rigurgito di neonato?
In fondo ai matrimoni tutta l’attenzione era sulla sposa, no? Chi
avrebbe calcolato la trasandata famiglia Pattinson? Proprio nessuno.
I riflettori sarebbero stati puntati su Emma e Andrew.
Solo su di loro.
Certo Kristen, l’importante è crederci.
In fondo io ero presentabile. Mi ero alzata alle cinque per sistemarmi i capelli e dare una parvenza di colore al mio volto.
“Posso solo chiederti una
cosa?” domandò Rob mentre guidava “Perchè hai
deciso di ehm..tenere la camicia da notte?”
Subito non capii le sue parole ma, quando esse fecero presa dentro di me, mi sentii mancare.
Mi ero occupata di Joy, di Alex, di Rob e..
No, non era possibile.
Non stava succedendo a me.
Mi guardai verso il basso.
Sì, stava decisamente succedendo a me.
“Cazzo!”
“Emma ti prego respira”
“Sì Emma leppila” la incitò Joy con me.
Ed Emma in effetti stava respirando.
Iperventilando in realtà.
Dentro un sacchetto di carta.
“Ok, ok sono calma”
annuì decisa. “Sono solo nervosa, ma non ne ho motivo. In
fondo guarda te. Sei un’attrice, sei una moglie, sei una madre e
riesci a conciliare tutto senza perdere niente di te stessa. La mia
vita non cambierà affatto”
Mi sorrise. “A proposito
Kris, bel vestito! Gli abiti disegnati sul modello dei negligè
sono tornati molto di moda quest’anno. Non ti facevo così
al passo coi tempi”
“Già” risi nervosa “Nemmeno io”
Mi sembrava inutile dirle che in
realtà quello era il negligè con cui avevo dormito la
notte precedente e che, nel tentativo di badare alla mia famiglia, mi
ero dimenticata persino di cosa avevo addosso. Viste le sue paure
improvvise sul suo futuro ruolo di moglie e, magari, anche di madre,
non mi sembrava una mossa saggia.
E per fortuna che la sera
precedente avevo pescato dal cassetto quella specie di sottoveste di
raso Victoria’s Secret dato il caldo che faceva, o mi avrebbero
vista tutti con una canotta e un paio di shorts ad un matrimonio.
Lanciai una nervosa occhiata allo specchio in fondo alla stanza.
Dopotutto con la giacca ed i tacchi poteva davvero sembrare un abito.
Riportai la mia attenzione su Emma quando ricominciò a camminare nervosa su e giù per la stanza.
“Sai, probabilmente anche
Andrew è nervoso. Tom mi disse che Rob era un fascio di nervi il
giorno del nostro matrimonio. Forse non lo danno a vedere ma gli uomini
sono molto peggio di noi e credimi, quando ti vedrà, quasi
sverrà per la tua bellezza.”
“Tembli una principessa zia Emma”
“Oh grazie Joy” si
accucciò accanto a mia figlia e si scambiarono un veloce
abbraccio “Se ora vai da papà e zio Andrew e ascolti di
che parlano, cosa si dicono e che stanno facendo, la zia Emma ti da una
bella banconota da ben dieci dollari, ok?”
Gli occhi di Joy si illuminarono mentre i miei si alzarono al cielo.
A volte dimenticavo quanto le spose potessero essere folli e paranoiche. Ero stata una di loro non molto tempo fa..
“Dieci dollali tono
tantittimi!!!” esclamò mia figlia correndo via e, ne ero
certa, già pensando a cosa poter comprare con quei soldi. Di
certo credeva che bastassero a comprare un castello o una casa delle
Barbie da dieci piani.
Emma non smise di camminare nervosa
finchè Joy non tornò da noi, dieci minuti dopo, col
fiatone per via della corsa.
“Allola” si
preparò ad un lungo discorso dettagliato “Erano là
in piedi con Alecs e pallavano e lidevano. Andlew mi ha chietto come
stavi e io ho detto che eli bella come più di Cenelentola e
allola lui ha detto che tu sei temple bellittima!”
“Awwwwww”
Questa volta furono gli occhi di Emma a sbrilluccicare intensamente.
“Visto che ti ama ed è lì, pronto ad aspettarti?” domandai.
Lei annuì, sembrando davvero tranquilla per la prima volta da quando ero arrivata.
Poi, però, Joy aggiunse le parole maledette.
“Ahhhhhhhhhhhh e poi pallava
con papà di una lagazza. Shannon. Non ela la zia che avevo plima
, mamma? Ela la zia plima di Emma?!”
Cazzo..
Questa volta evitai di urlarlo ad alta voce ma ci sarebbe stato benissimo.
Il volto di Emma passò da
una gradazione di bianco pallido a una di rosso intenso, inframmezzate
da una vasta gamma di colori intermedi.
E poi fu il diluvio universale, seguito dall’apocalisse , seguito dalla disperazione.
Emma si convinse che Andrew fosse
intenzionato a mollarla sull’altare per correre fra le braccia
della sua ex e nulla di ciò che dissi o feci sembrò
riuscire a calmarla.
Ma, come era ovvio, ciò che lei aveva catastroficamente predetto non accadde.
Andrew fu li ad aspettarla all’altare, felice e adorante.
Joy camminò fra le sedie
spargendo petali e, anche se sembrava avesse una specie di paralisi
visto il modo in cui teneva il braccio sinistro incollato al corpo per
non far vedere lo scotch, fu totalmente perfetta e aggraziata.
Nessuno alzò la mano per
obiettare alle nozze (anche se ormai ero quasi certa che quella parte
accadesse solo nei film e mai nei matrimoni veri).
E io e Rob ci ritrovammo nel fresco del tardo pomeriggio a ballare un lento in mezzo alla pista da ballo.
Joy si scatenava muovendosi da sola
poco distante da noi, sculettando in un modo così adorabile che
mi fece venire quasi voglia di estrarre il cellulare e riprendere la
sua esibizione. Ma Rob mi battè e lo fece lui, mentre Joy
continuava a fare la pazza, guardata e ammirata da tutti.
“Un giorno quando avrà vent’anni e lo vedrà si farà quattro risate”
Fui io quella a ridere.
“Quando a vent’anni lo vedrà , sarà uno di
quei momenti terribilmente imbarazzanti che ti fanno venire voglia di
uccidere i tuoi amati genitori”
Affondai il naso nella sua camicia pulita che sapeva di sapone.
“Mmmm, ti sei cambiato”
“Sì. Prima la nonna di
Emma mi ha annusato e ha urlato davanti a tutti che puzzavo di
vomito” rispose “Mi hanno guardato tutti male.”
Soffocai la risata sul suo petto e
guardai Alex che dormiva nel passeggino accanto ad uno dei tavoli del
ricevimento, guardato a vista dalle nonne di Emma e Andrew che avevano
passato l’intera giornata a fare a gara a spupazzarselo.
Non potei nascondere la sensazione
di pace e serenità che provai in quel momento. I nostri amici
avevano avuto una grandiosa idea a fare un matrimonio all’aperto.
Nonostante fosse estate, sotto i rami si stava benissimo e il fresco
degli alberi rendeva l’atmosfera magica.
“Mmm, perché
così contenta?” domandò Rob dopo che l’ebbi
baciato improvvisamente con passione. “Non avrai dormito
più di quattro ore ieri notte.”
“Perché sì.” Risposi “Perché ho te, Joy e Alex e..e chissene frega di dormire.”
Mi guardò curioso e le
guance accaldate furono ciò che, di certo, gli fece capire che
al mio super entusiasmo c’era anche un’ulteriore
spiegazione.
“Dimmi la verità…c’è altro”
Non potei fare altro che annuire,eccitata.
“Sì, ma te lo dico quando siamo a casa da soli”
Rob però sembrava così eccitato che per tutto il resto del pomeriggio continuò a tampinarmi di domande.
E’ qualcosa che faremo?
E’ qualcosa che hai comprato?
Ti è successo qualcosa di bello?
Ci è successo qualcosa di bello?
Dovetti chiuderlo in salotto e
fargli promettere di restarci quando andai al piano di sopra a mettere
a letto i piccoli. Joy si addormentò subito, distrutta per il
sonno e la stanchezza della giornata mentre Alex fu un po’
più difficile ma, dopo una poppata e un po’ di
coccole contro il mio seno, chiuse gli occhi e si ranicchiò in
mezzo al lettone. Non pensai neppure di spostarlo nel suo lettino,
limitandomi a circondarlo di cuscini che fungessero da barriera.
Ero troppo eccitata di parlare con Rob e di rivelargli il motivo per cui ero così felice.
Ci misi pochi secondi ad arrivare in salotto e presi il pc, lasciando Rob a guardarmi confuso.
“Che fai?”
“Aspetta e vedrai” mormorai digitando un nome su google e, poi, voltai il portatile verso di lui.
Vidi la sua espressione passare dal confuso al…totalmente perso.
“E chi sarebbe questo Chris Hemsworth?”
“Un attore” risposi ovvia.
“Questo lo vedo ma non capisco che cosa..”
“Lui è la mia nuova
co-star” continuai, così eccitata da non farlo finire di
parlare “Una delle mie nuove co-star, in realtà. Mi hanno
presa Rob! Per ‘Biancaneve e il cacciatore’! Ricordi che
quando ero rimasta incinta di Alex avevo fatto quel provino? Beh,
tutto era stato rimandato ma ora..ora il progetto è partito. E
il regista vuole me. Ha proprio insistito per me, ci credi?!”
Non mi sentivo così
entusiasta per un nuovo film da quando ero una ragazzina, in pratica.
Erano più di due anni che ero ferma e la voglia di tornare a
fare ciò che amavo era tanta. Soprattutto perché sapevo
che Rob non era impegnato in nulla fino all’anno nuovo e ora, con
tutta l’esperienza che avevo, ero certa di poter conciliare
l’essere madre col lavoro.
Non ero più spaventata come la prima volta che avevo dovuto lasciare Joy per andare sul set.
Adesso era tutto diverso.
“Ehm..sì, ci credo.
Ovvio che ci credo. Tu sei un’attrice favolosa”
mormorò Rob, spostando lo sguardo dallo schermo a me “Ma
da quando lo sai?”
“Una settimana più o meno”
Vidi i suoi occhi guardarmi scioccati. “E perché non me lo hai detto prima scusa?”
Il suo tono non aveva neppure una
punta dell’eccitazione che mi aspettavo di trovarci e la cosa mi
ferì più di quanto mi aspettassi.
“E’ che all’inizio non era sicuro e poi beh..sai come vanno queste cose, no?”
“Sì certo. Ovvio”
Sì alzò dal divano, gettando la giacca sopra e sparendo in cucina.
Senza dire altro.
Niente.
Non una sola fottuta parola gentile.
Lo seguii come una furia nell’altra stanza. Delusa ed amareggiata
“Che diavolo c’è che non va ora?”
“Niente” bevve un sorso
d’acqua con quell’aria da ‘mi hai fatto un torto
incredibile ma non mi va neppure di parlarti’ che mi faceva
saltare i nervi ogni volta.
Per fortuna che era un padre e un marito, cazzo. Viva la maturità.
“Niente, perfetto. Tanto non ti devo chiedere il permesso”
Me ne stavo per andare a dormire
quando decise di parlare. “Potevi chiedere un consiglio
però. Un parere. Un’opinione. Dovremmo essere una
squadra”
Lo guardai a occhi spalancati e mi
chiesi se si fosse rimbecillito del tutto. Noi eravamo una squadra ma
per quanto riguardava il lavoro eravamo sempre stati di supporto
l’uno all’altra. E io sapevo che non aveva progetti per
molti mesi, per cui..quale diavolo era il problema?
“E’..sei già stressata così. Dormiamo poco e Alex è ancora piccolissimo”
“Ce la posso fare Rob e poi
le riprese non iniziano fino al mese prossimo. E Alex sta dormendo di
più ultimamente, man mano che cresce le cose miglioreranno
solamente. Per di più le riprese sono a Londra, vicino ai tuoi
genitori. Possiamo stare di più con la tua famiglia e..”
“A Londra?” quasi si
strozzò con la birra che stava bevendo “Non so se ti
ricordi che Joy deve iniziare l’asilo il mese prossimo”
“E che differenza fa
farglielo iniziare qui o a Londra? Non credo che i metodi di
insegnamento siano poi così diversi, no?”
Scosse le spalle, bevendo un altro sorso di birra, senza degnarsi di rispondere.
A quel punto mi veniva quasi da piangere per il nervoso.
“Possiamo prendere una
baby-sitter come quando c’era Cloe. In fondo sono solo tre mesi,
passeranno in un lampo.”
“Certo brava, assumi pure la prossima psicopatica per badare ai nostri figli. Che idea grandiosa.”
Aveva parlato a bassa voce ma lo avevo sentito benissimo.
Ogni singolo poro del mio corpo lo aveva sentito, come se invece che sussurrate quelle parole mi fossero state urlate addosso.
I suoi occhi si spalancarono
leggermente, come se si fosse accorto della gravità di
ciò che aveva detto quando ormai era troppo tardi.
“Senti, non era quello che..”
“Vaffanculo. Vacci davvero”
Come diavolo poteva guardarmi in faccia e dirmi una cosa del genere dopo tutto quello che avevamo passato?
Feci un passo fuori dalla cucina ma
subito le sue braccia furono attorno a me e mi fece sedere sul bancone
della accanto ai fornelli. Ripulì rapido con le dita le lacrime
che mi rigavano il viso e ,anche se avrei voluto con tutta me stessa
tirargli un calcio fra le gambe, esitai di fronte alle sue parole e al
suo sguardo pentito.
“Scusa, scusa, scusa. Sono
uno stronzo..non so nemmeno perché ho reagito così,
davvero. Tu devi fare quello che ami e io non ho alcun diritto
di..”
“Hai diritto di dire la tua
opinione” tirai sul col naso e lo guardai, anche se mi aveva
ferito incredibilmente con le sue parole “Ma non hai il diritto
di farmi sentire una pessima madre. Tu hai..hai anche la musica e la
tua scrittura e..ma io ho la recitazione. E’ quello che ho sempre
saputo fare meglio e anche se amo Joy e Alex con tutta me stessa dopo
un po’ sento il bisogno di avere qualche spazio per me. Sono
pochi mesi e..”
“Lo so, lo so” mi prese
il volto fra le mani e mi diede un delicato bacio sulle labbra. La
voglia di picchiarlo scemò totalmente “E’ che ..non
so, mi sono abituato ad averti a casa sempre e..Dio suona così
maschilista e ottocentesco..”
“Sì, sì..decisamente.”
“E’ che non sono
più capace a stare lontano da te. Ti vorrei sempre con noi
e..ora tu il film e Joy all’asilo..”
Lo abbracciai, sapendo che era
molto apprensivo nel lasciare Joy lontana dal suo sguardo. Non lo
biasimavo di certo; avevamo avuto una vita a dir poco movimentata e
piena di momenti belli ma anche incredibilmente orrendi.
“Ti assicuro che le riprese
saranno finite per Natale” lo tranquillizzai “E vedi il
lato positivo: Londra! Il nostro appartamento è vicino al
centro, vicino ai tuoi! Joy adora quella città e possiamo
costruire nuovi ricordi, nuove esperienze con Alex“
Alle mie parole, finalmente, anche lui sorrise. “In effetti sembra eccitante”
“Lo è!”
confermai “Tanto più che avevo anche un’altra
sorpresa per farti felice, ma sei stato uno stronzo”
“Dimmela”
“No”
“Nemmeno se stappo lo champagne per rimediare alla mia stronzaggine?”
“Ok” risi
“Beh..l’appartamento a Londra ce l’abbiamo. Ma ..ho
affittato un cottage in campagna fino a settembre. Non so..possiamo
prenderci una bella vacanza. Forse con un cambiamento d’aria Alex
prenderà un ritmo sonno veglia più regolare,
chissà? E pensavo che sarebbe stato bello stare un po’
insieme come una famiglia lontano da Los Angeles.”
I suoi occhi mi guardarono con
amore e seppi all’istante che la piccola incomprensione di poco
prima era appianata e dimenticata.
“Non è una buona idea” sussurrò sulla mia bocca “E’ un ottima idea”
“Perciò..
Londra?” domandai, eccitata e felice per quelli che si
prospettavano mesi fantastici con la mia famiglia in un luogo che
adoravamo.
“E Londra sia..”
ROB POV
“Guarda! Rob guarda come sono brava!”
“Papà! Guaddami!”
“Siete entrambe
bravissime!” urlai perché mi sentissero sopra il nitrito
del cavallo. Sia Kris che Joy erano appollaiate sopra un cavallo e,
anche se all’inizio erano state un po’ intimorite, alla
fine avevano voluto provare l’ebbrezza in un maneggio vicino alla
casetta che Kris aveva affittato.
Notai che Kris, comunque, era
ancora un po’ nervosa e, oltre a tenere salda Joy davanti a
sé, aveva le mani ancorate alle redini in modo quasi spasmodico.
Non potei trattenere un risolino, che lei vide e a cui rispose con una linguaccia.
Il ragazzo che teneva saldamente il
cavallo ad una corda ricominciò a muoversi, facendogli
fare un altro giro del recinto.
Alex era tra le mie braccia, che si
sporgeva, gorgogliando qualcosa di incomprensibile, guardando
meravigliato il mondo attorno a sé. Da poco aveva iniziato a
sorridere e la pediatra ci aveva detto che adesso i suoi sorrisi erano
veri mentre prima, molto probabilmente, erano più che altro
smorfie dovute ai gas alla pancia.
“Ehi campione, che facciamo eh?”
Lo alzai nell’aria tiepida e
lui sbrodolò un po’ di bava sul mio viso, ma non mi
importò affatto. Non quando vedevo lui e tutta la mia famiglia
molto più serena.
Kris aveva avuto ragione su tutta
la linea, ovviamente. Una vacanza era davvero ciò di cui avevamo
bisogno e una vacanza in Inghilterra era come una fiaba.
Mi sedetti con Alex sulla coperta
che avevamo steso all’ombra di alcuni alberi, pronto a cambiargli
il pannolino mentre Joy e kris continuavano con le loro lezioni di
equitazione.
Mia figlia adorava la campagna e si
divertiva tantissimo nei maneggi e nei centri sportivi che
c’erano intorno a casa nostra, specialmente ora che il
gesso era stato tolto, sostituito da una più comoda fasciatura
elastica. E per quanto riguardava Alex..beh, lui ora dormiva.
Dormiva davvero.
Faceva l’ultima poppata a mezzanotte e poi dormiva fino alle sette del mattino.
Sette ore di sonno filate.
In pratica un vero e proprio miracolo divino.
Dormiva nella culla accanto al
letto mio e di kris, con la finestra leggermente aperta, e non si
svegliava per nessun rumore, che fosse il canto degli uccellini o io e
Kris che, per la prima volta da quando era nato, avevamo fatto
l’amore la notte precedente.
Io e Alex dovemmo addormentarci
entrambi perché un po’ di tempo dopo fui svegliato da un
bacio leggero di Kris e dal suo corpo premuto sul mio.
“Buon risveglio bello
addormentato” sussurrò, posando un dito sulla mia bocca e
guardando al nostro fianco. Sia Joy che Alex dormivano sulla coperta,
tranquilli e vicini l’uno all’altra.
Perfino la gelosia di Joy sembrava essere scemata in quel luogo.
Ancorai le mani ai fianchi di Kris, eccitandomi all’istante, trascinandola con forza su di me.
La sua bocca fu sulla mia in meno
di un secondo e le mie mani sotto la sua maglietta. Quando le sfiorai
il seno, però, si ritrasse e si accoccolò accanto a me,
carezzando la testolina di Alex e sistemandola per bene. Riprendemmo a
baciarci, questa volta più lentamente ma più a fondo.
“Ti voglio”
Rise piano per non svegliare i bambini “Stanotte. Calma i bollenti spiriti cowboy”
Mi limitai a tenerla stretta a me, respirando l’aria profumata e i suoi capelli.
“Puzzi un po’ di cavallo Kris”
Mi colpì al petto
scherzando. “Grazie, sai sempre la cosa più romantica da
dire ad una ragazza. E comunque devo fare ancora molto pratica. Sono
troppo rigida e ho tantissime scene a cavallo nel film”
“Andrai benone”
E, come ogni volta che parlava del
suo nuovo film, mi sentii una vera e propria merda per il modo in cui
avevo reagito quando me l’aveva detto, il giorno del matrimonio
di Andrew. Io volevo che fosse felice e realizzata, solo avevo sperato
in un altro po’ di mesi da trascorrere tranquilli in famiglia.
Ma quello era il suo nuovo sogno e io l’avrei supportata sempre.
E poi si trattava solo di qualche mese..qualche mese che sarebbe passato in fretta e senza alcun problema.
Quella sera, però, mentre mi
stavo lavando i denti, vidi Kristen entrare in bagno di corsa. Nelle
sue mani il cellulare squillava forte.
“Scusa, ti spiace se parlo qui? Di là Alex si è appena addormentato”
Scossi le spalle, tranquillo.
Tranquillo finchè non la sentii parlare.
“Ciao Chris! No, figurati,
non mi disturbi affatto” disse “E’ un piacere anche
per me e..no, smettila. Non sono assolutamente così
brava..”
Kris arrossì come ogni volta
che qualcuno le faceva i complimenti. “Sì ,sarà una
bella esperienza. Anche io non vedo l’ora di conoscerti di
persona. Non vedo l’ora di iniziare. Ho finito proprio stasera la
seconda rilettura del copione e già ho delle idee per..”
Aggrottai le sopraciglia, leggermente infastidito.
Kristen era una madre di famiglia e non si chiamavano le madri di famiglia alle dieci di sera, no?
Quando lei chiuse la comunicazione, dopo qualche minuto, la stavo ancora fissando pensieroso.
“Che c’è?”
domandò con un mezzo sorrisino sulle labbra, come se avesse
saputo esattamente quale fosse il problema.
“Niente”
“Sei geloso” mi
solleticò il fianco prendendomi in giro “Sei geloso che un
nuovo aitante attore, affascinante e biondo mi rubi il cuore”
“Ti prego” risi “Mister Ballando con le stelle?”
“Smettila con questa storia!”
Ma rise con me mentre la trascinavo
in camera e la gettavo sul letto. Sentivo Joy russare dalla sua
cameretta e Alex dormire profondamente.
Percorsi il corpo di Kristen di baci e quando arrivai alle sue labbra eravamo entrambi ansanti.
“Non è colpa mia se ha fatto quel programma” sussurrai
“Rob piantala. Ha fatto anche
altre cose. Un sacco di altre cose” mi rimproverò mentre
le sue mani mi sfilavano la maglietta “E ora basta parlare di
Chris Hemsworth, ok? Preferirei fare l’amore con mio
marito..”
“Ai tuoi ordini moglie”
La accarezzai sulla pelle nuda e
non mi importò minimamente più di nient’altro, solo
di godermi lei ed il momento. E seppi che non importava se nei prossimi
mesi sarebbe stata molto impegnata o stressata; era il suo sogno, la
sua carriera e doveva viverla fino in fondo, completamente.
E io sarei stato al suo fianco a sostenerla
Come sempre
***************************
Uhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh un nuovo progettino per Kris *___*
Chissà cosa porterà. Chissà....muhamuhamuhamuhauamhmhamuhauhmauhmahumauh
Ok, non sono divertente u__u me ne rendo conto.
Un mega bacio e....see ya soon ;D
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Capitolo 9 *** You are my boyfriend ***
You are my BF
Buon sera girls!!!!
Eccoci qui con un nuovo bel
capitolo hihihihihi. Joy alle prese con una tappa temuta ed odiata da
tutti i bambini del mondo: l'asilo O___O. Io personalmente piangevo ed
imploravo mia madre di non lasciarmi ueueueueu ma poi mi sono dovuta
mettere il cuore in pace. E lei che farà?? Mumhauhahumaumha
vedremo u__U
Ok, detto questo vi vogliamo
ringraziare ancora una volta per tutto l'affetto, le recensioni e
l'amore con cui ci seguite qui e con cui sclerate con noi su fb. Grazie
ancora, siete tutte magnifiche *----* anche se come sapete
già la ff verrà postata senza un giorno fisso di
postaggio. Con le altre ff e la vita reale che rompe purtroppo non
possiamo fare altrimenti :(
Un consiglio? Sposatevi un miliardario così da poter scrivere e leggere ff tutto il santo giorno *___*.
Vi lasciamo alla lettura e...enjoy ;D
CAPITOLO 9 (Fio)
YOU ARE MY BOYFRIEND
KRISTEN POV
“Joy!”
Chissà per quale motivo
speravo davvero che mi figlia mi ascoltasse nonostante non avesse
minimamente preso in considerazione i miei precedenti richiami.
“Joy, amore, ti prego. Apri.”
“NO!” urlò lei, cocciuta, dall’altra parte della porta.
“Andiamo, tesoro. Vedrai che ti piacerà!”
“No, no, no e no!”
“Ma ieri ti piaceva così tanto…”
“E oggi non mi pace più!”
Sicuramente mi avrebbe fatto una
linguaccia se l’avessi avuta di faccia ma immaginai che non
avrebbe rischiato di aprire la porta solo per una smorfia.
Sbuffai iniziando a considerare la
possibilità di scavalcare il balcone della nostra camera da
letto e arrivare al bagno camminando sul cornicione, sempre sperando di
avere la grazia di trovare la finestra aperta; ma probabilmente quella
piccola peste che, nonostante i suoi quattro anni e tre mesi scarsi,
sapeva chiudersi in bagno, aveva pensato anche a bloccare ogni altra
entrata. O forse no…
“Che succede?” disse Rob, salendo l’ultimo gradino delle scale.
Indicai semplicemente la porta e sicuramente Rob notò la mia espressione avvilita.
“L’hai chiusa dentro!?” esclamò, isterico.
“Sì, perché
infatti sono così intelligente da chiudere nostra figlia in
bagno. Ci si è chiusa da solo, idiota.”
“Non è un po’
troppo presto per chiudersi in bagno?” cambiò subito
argomento lui. “Come dobbiamo fare con queste donne,
ometto?” continuò, scuotendo un po’ Alex per poi
lanciarlo in aria un paio di volte.
“Rob, ha mangiato.”
Si fermò immediatamente, memore dell’ultima disastrosa volta.
“Perché si è chiusa dentro?”
“Perché non ti chiedi come fa a sapere come ci si chiude dentro?”
“Anche.”
“Quello non lo so. Comunque dice che non le piace la divisa e non vuole metterla.”
“Ma se ieri l’adorava.”
“Infatti! Ma si tratta di tua figlia…”
“E… quindi?” strabuzzò gli occhi.
“Quindi è lunatica come te.”
“Ma per favore! Qui la lunatica sei tu, semmai. E comunque è chiaro che si tratta di una scusa.”
Mi illuminai come se avesse appena
detto l’ultima cosa a cui sarei mai andata a pensare. “No,
ma dai! Davvero? Non ci avevo proprio pensato, sai?”
Mi riservò un’occhiataccia tra il divertito, il sarcastico e l’offeso.
“Tieni Alex, ci provo io” rispose passandomi il piccolo che si accucciò al mio petto.
“Joy? Tesoro?”
tentò un approccio leggero accostandosi alla porta da cui
provenne un sonoro “Che vuoooooi?”
“Voglio che apri subito la porta, okay? Non devi chiuderti dentro.”
“E io ho detto che non la vollio mettele quella cota!”
“Joy ti conviene aprire se non vuoi fare arrabbiare il papà, o entro da solo.”
“Tanto è chiuto a chiave e io lesto qui pel semple. Non mi metto quella cota e non vado a cuola!”
“Ah sì? E come pensi
di mangiare? Guarda che il mangiare sotto la porta non ci passa e la
mamma non cucina per le bimbe cattive.”
“Mi mangio l’acqua oppule muoio di fame!” risuonò la sua voce, attutita da quella dannata porta.
Rob mi guardò, divertito.
Ricambiai il sorriso ma solo per poco, giusto il tempo che mi serviva a
realizzare che restare chiusa in bagno non era del tutto sicuro per una
bambina di quattro anni. C’erano lamette in giro, forbicine nei
cassetti, acqua e corrente a poca distanza l’una
dall’altra. Dovevamo farla uscire da lì prima che la cosa
mi facesse impazzire.
Come se mi leggesse nel pensiero,
Rob si allontanò dalla porta, entrò in camera nostra e ne
uscì pochi secondi dopo con una forcina per capelli.
“Seriamente…?” commentai sarcastica.
“Conosco le serrature inglesi come le mie tasche. Non hai idea di quante volte l’abbia fatto.”
“Guardaci, dopo tanti anni ci sono ancora cosa che non so di te. Che cosa carina.”
Sperai cogliesse l’ironia
nella mia voce ma ciò che davvero mi importava al momento era
che tirasse Joy fuori da quel bagno.
Armeggiò diversi minuti senza alcun risultato.
“Sembra che tu sia arrugginito, scassatore”
lo presi in giro cullando Alex che iniziava ad essere irrequieto. Ormai
dormiva con ritmi quasi regolari ma… superfluo dire che non
amava particolarmente stare fermo, non amava nulla di statico in
effetti.
“Devo chiamare un fabbro?”
“Sta’ zitta. Mi deconcentri!”
“Mi scusi, signor conosco-le-serrature-inglesi-come-le-mie-tasche.”
Passarono altri minuti, niente.
Continuavo solo a tenere Joy impegnata con stupidi tentativi di
convincimento, sperando che nel frattempo uscisse di sua spontanea
volontà.
“Faremo tardi…”
commentai tra me e me proprio nel momento in cui la serratura fece uno
strano rumore, la porta scattò e si aprì davanti a noi,
mostrando Joy che stava comodamente seduta sul water, nuda.
Assunse la faccia della paura
quando ci vide, espressione alla ‘come diamine avete
fatto?!’. Le fu subito chiaro che il suo piano di sfuggire al
primo giorno d’asilo stando chiusa in bagno non aveva avuto
grande successo.
“Allora, signorina”
iniziò Rob battendo il piede sul pavimento in segno di minaccia.
“Che facciamo?”
Joy esitò diversi secondi
prima di ingoiare un nodo di saliva che aveva in gola e saltare
giù dal gabinetto per tentare una fuga. Rob fu più veloce
di lei, ovviamente, e la prese proprio nel suo tentativo di passargli
sotto le gambe.
“Lattamiiiii. Lattamiiii papaaaaà!”
Senza rispondere, Rob la strinse
più forte impedendole i movimenti e la portò nella nostra
camera da letto. Li seguii e mi limitai a guardare la scena di come lui
la lasciava andare sul letto e si divertiva a baciarle il pancino con
la bocca, causando urla e rise svariate e a decibel allucinabili. Niente di più sereno alle nove meno dieci del mattino.
Oh cazzo, le nove meno dieci. Cioè dieci minuti alle nove, ovvero venti minuti prima dell’inizio delle lezioni. Non ce l’avremmo mai fatta.
“Cazzo!”
“Papà! Mamma ha detto catto! Ola la devi picchiale!”
“Tranquilla, amore.
Papà punirà per bene la mamma più
tardi…” E mi beccai un’occhiata di rimprovero misto
a un carico di sottintesi non indifferente.
Come poteva pensare a queste cose ora?
“E la mamma punirà tutti e due se non siete pronti tra dieci minuti!”
Tesi Alex a Rob, approfittando del
fatto che richiedesse la sua attenzione, ma nel mentre Joy si era
nuovamente incupita e, appena mi avvicinai, strinse gambe e braccia
così da rendere impossibile infilarle anche solo l’intimo.
“Joy, ora basta, dai!”
“Ma mamma… non mi piate quella divita. Pule tu hai detto che è tupida, ti ho tentita!”
Evitai di guardare Rob per non ricevere un altro dei suoi sguardi accusatori ma non si fece mancare il rimprovero.
“Poi ti meravigli che non voglia metterla.”
“Non ho detto che è stupida.”
Alzò un sopracciglio, segno che non l’avrebbe mai creduto.
“Okay, forse l’ho detto
ma non… Cioè… è carina, dai…
Però… Non so... Nemmeno a me farebbe piacere che mi
dicessero cosa mettere. Soprattutto se è qualcosa a
scacchi.”
“Kristen, le divise a scuola sono essenziali per l’uguaglianza e la disciplina…”
“…disse quello che è stato espulso da scuola…” e stavolta fui io a metterlo al tappeto.
“Che vuol dire che papà è tato epulto da cuola?”
“Che andava tanto bene a
scuola ed è stato premiato!” improvvisò lui e lo
fulminai con lo sguardo, ma lui rispose con un occhiolino. “Sai,
papà la metteva sempre la divisa a scuola.”
“E io non tono come te allola.”
Mi costrinsi a reprimere un sorriso. “Bel tentativo, amore” bisbigliai a Rob.
“Joy, ieri ti piace la divisa
ed eri tutta emozionata di andare a scuola. Perché oggi non
è così?”
Tentativi di convincimento pre-primo giorno di scuola in dieci minuti o meno.
Se ci fossi riuscita, avrei scritto un manuale per quelle povere disgraziate che si trovavano nella mia situazione al momento.
“Allora…?” chiesi ancora quando lei chinò il viso, triste.
“Pecchè non… non conocco nettuno…e io vollio tale a cata co voi…”
“Tesoro, sai che la mamma e il papà devono lavorare…”
“Pelò Alex all’atilo non ci va…”
“Perché è ancora troppo piccolo. Quando avrà la tua età, ci andrà anche lui.”
“Vi plego, potto tale qui? Oppule dai nonni? Non gli do fatidio, lo giulo!”
Oh Dio, non poteva guardarmi con quegli occhi così chiari, sinceri, supplicanti e… in lacrime.
Guardai Rob in cerca di aiuto perché, accidenti, stavo crollando. Sarei crollata se fossi stata da sola.
Rob si sedette sul letto accanto a lei, sistemò Alex tra le sue braccia al meglio, e carezzò le guance di Joy.
“Cucciola, ma qui o con la
nonna non hai mai niente da fare. Vedrai che lì ci sono maestre
bravissime che vi faranno fare tanti giochi e conoscerai tanti bambini,
farai tanti nuovi amichetti…”
“Non li vollio li amichetti…” sussurrò triste. “Se poi non li piaccio?”
E bastò quella piccola frase a spezzarmi il cuore.
Fanculo l’asilo, stavo per
dire. Fanculo i nostri propositi di aprirla un po’ al mondo
esterno e farla socializzare con qualcuno che avesse meno di venti
anni.
Fanculo anche il lavoro, pensai nella foga del momento.
Per qualche secondo mi pentii anche di aver accettato il ruolo, cosa mi era saltato in mente?
Trasferirsi a Londra, stare fuori casa per ore. Lontana dai bambini, lontana da Rob.
Alex aveva appena cinque mesi e Joy aveva chiaramente ancora bisogno di me.
Grazie a Dio, Rob prese la parola
interrompendo quel flusso di pensieri disconnesso nonché inutile
visto che non avrei comunque avuto possibilità di tirarmi
indietro e… non volevo farlo. Avevo voluto quella parte, volevo
farlo.
“Ascoltami…”
disse Rob a Joy alzandole il mento e facendo scendere una lacrima sulla
guancia. “Tu sei la bimba più bella e intelligente di
questo mondo, ed è impossibile che tu non piaccia a qualcuno,
okay? E se qualcuno dice il contrario dovranno vedersela con me!
Muhauha”
Inutile dire che, nonostante il
tono minaccioso di Rob e l’impostazione da eroe, la piccola non
sembrò per nulla convinta.
“Non
attaaaacca…” sussurrai quando la vidi sospirare afflitta.
Non solo facevamo sempre più tardi e i miei dubbi mi stavano
mangiando da dentro; Joy iniziava anche a prendere freddo. Lo vedevo
chiaramente dai brividi che iniziavano a coprirle il corpicino, eppure
tentare di infilarle la maglia intima a tradimento fu del tutto
inutile. Si ritirò sulla difensiva e tornò a stringere le
braccia.
“Okay, piccola, facciamo
così. Se ti metti la divisa e vai all’asilo, prometto che
vengo a prenderti un pò prima oggi, okay?”
Vidi il viso di Joy illuminarsi
come il sole mentre il mio invece doveva assumere un’espressione
contrariata. Avrei voluto far notare a Rob che fare promesse non
avrebbe risolto nulla e che probabilmente avrebbe richiesto sempre di
più, ma quando lo vidi scrollare le spalle, in
difficoltà, capii che doveva andare così. Almeno per oggi.
“Awww okay okay okay. Pelò plometti papà??”
“Mano sul cuore!”
recitò lui solenne, facendoci una piccola croce al petto.
“Però solo a patto che ti vesti subito, eh!”
“Tì tì tì, okay!”
E, finalmente, non se lo fece ripetere due volte e collaborò all’opera.
Dovevo ammettere che, nonostante il
mio astio per ogni imposizione (soprattutto se a righe o a scacchi),
quella uniforme le stava troppo bene e la rendeva ancora più
bella ai miei occhi. In fondo, non era nemmeno tanto male. Il tema era
a righe rosse e blu, la camicetta bianca con il colletto che richiamava
la gonna e la giacchina blu sopra. Era adorabile, bellissima con gli
occhi blu che si intonavano perfettamente alla giacca e i capelli
biondi, ormai sul cenere, che creavano uno stacco decisamente dolce.
Rob prese la macchina fotografica e
passarono altri cinque minuti a fare foto prima che ci decidessimo ad
uscire ed entrare nella macchina parcheggiata sulla strada fuori casa.
John ci aspettava da almeno tre
quarti d’ora eppure non si scomodò a partire subito ma
perse diverso tempo a complimentarsi con Joy. Insomma, mise in moto nel
momento in cui… avremmo dovuto già essere lì.
Io sarei dovuto essere già
sul set ma non mi sarei mai persa un momento del genere e, nonostante
avessimo iniziato da appena una settimana, avevo dovuto chiedere un
permesso di qualche ora. Fortunatamente si erano dimostrati abbastanza
comprensivi ma capivo perfettamente il disagio che potesse creare non
avere la protagonista, soprattutto nelle prime fasi di produzione.
L’avevo sperimentato con Twilight e non era risultata una delle
cose più comode di questo mondo ma non avrei mai rinunciato al
primo giorno di scuola di mia figlia. Potevano fare a meno di me per
un’ora. Insomma, gli inglesi erano così particolari.
Conoscevo Rob, la sua famiglia, i suoi (e miei) amici… ma loro
sembravano sempre così sbandati e simili a noi americani che non
mi aspettavo tanta tolleranza sul set.
Decisamente strani questi inglesi.
Pronti offrirti un tè alle otto di mattina, anche se ti
aspettano da dieci minuti, ma con la faccia contrariata se chiedi un
permesso di un’ora.
I vetri oscurati della macchina
rendevano ancora più cupo il cielo di Londra, già
arrabbiato di sé come suo solito ad Ottobre. Eppure, per quanto
assurdo fosse, a me piaceva anche quell’aspetto della
città. Sarà perché non ero mai stata
un’amante delle abbronzature californiane o perché uscire
alla luce del sole, senza impedimenti, non era una delle cose
più semplici del mondo, non per noi almeno; restava il fatto che
mi piaceva il tempo londinese. Era particolare, a cazzi suoi, pronto ad
esplodere da un momento all’altro. Un po’ come me da quando
ci eravamo trasferiti.
Sapevo che era stata una mia scelta
e non me ne pentivo ma non avrei immaginato che fosse stato così
pesante. Abbandonare quel ritmo che avevo preso durante quel tempo di
pausa dal lavoro per veder crescere Joy ed essere una madre presente.
Aveva davvero avuto senso se ora ero lontana da casa per quasi mezza
giornata, con non uno ma due bambini ancora piccoli?
Certo, Rob sarebbe rimasto sempre
con loro, avrebbe letteralmente fatto il casalingo finché ce ne
sarebbe stato bisogno ma… era giusto anche questo?
Quello che stavo facendo nei suoi
confronti. Ero rimasta così sorpresa ed emozionata
dall’idea del lavoro che non avevo pensato che lui potesse volere
fare altro che stare tutto il giorno a casa; non che non gli facesse
piacere, come infatti non sarebbe stato un problema per me, ma erano
anni che lavorava all’album. Anni che continuava a coltivare quel
progetto in silenzio, entrare e uscire da sale di registrazione,
comporre, scrivere, suonare… senza mai avere davvero il coraggio
di farvi qualcosa, con quello che creava. Forse tutto ciò non
avrebbe fatto che togliergli altro tempo, tempo che avrebbe dovuto
dedicare alle sue passioni.
Potevi anche pensarci un po’
prima Kristen, mi dissi, consapevole del fatto che ormai ciò che
era fatto era fatto e potevo solo ripromettermi di ripagargli il tempo
che mi stava regalando.
“Kristen? A che pensi?”
“Eh? Oh, no. A niente. Siamo arrivati?” cambiai subito argomento, notando che la macchina era ormai ferma.
“Già” disse lui, sgranando un po’ gli occhi in attesa dell’apocalisse.
Riuscire a convincere Joy ad uscire
dalla macchina fu praticamente impossibile così che dovetti
prendere Alex dalle braccia di Rob, in modo che lui potesse
stringersela e coccolarsela per bene mentre camminavamo verso
l’entrata e la rassicurava sulla promessa fatta a casa.
L’asilo era privato,
ovviamente, come quasi tutte le scuole di Londra ma ne avevamo scelto
uno perfettamente normale, non uno di quelli prestigiosi dove di
solito i figli delle persone famose giravano con tacchi e cravattino.
Non volevamo che Joy crescesse in un’ambiente dove la puzza si
respirava sotto al naso, volevamo che fosse trattata per quello che era
e non per i genitori che aveva. Parlammo con le maestre per qualche
minuto, mentre John teneva d’occhio Joy, e ci raccomandammo su
quelle che erano le nostre paure.
“Joy è… una
bambina molto solare e aperta ma ha avuto pochi contatti con bambini
della sua età…” ed infatti quello era stato uno dei
motivi per cui non avevamo aspettato un altro anno per iscriverla
all’asilo.
“Capiamo perfettamente,
signora Pattinson. Non tutti i bambini sono uguali, ognuno ha modi di
approccio diverso ma siamo sicure che si troverà benissimo
qui.”
Annuii alla donna dai capelli biondi che aveva parlato per entrambe.
“Avete i nostri recapiti
telefonici. Per qualsiasi cosa, chiamate me” intervenne Rob
omettendo il fatto che Joy aveva anche un proprio cellulare. Una
decisione del genere era stata forzata da circostanze praticamente
ovvie. Certo, non lo aveva sempre con sé se non in situazioni
particolari e noi le avevamo fatto capire che poteva usarlo solo se
davvero ne avesse avuto bisogno, ma era decisamente un modo per stare
più sicuri.
Sbofonchiai un po’,
contorcendomi le mani, massacrandomi il labbro inferiore. Joy non
voleva venirci all’asilo, ed era abbastanza comprensibile, ma la
verità era che ero io quella ad avere una fottuta paura a
lasciarla lì. Un conto era essere lontana da lei ma saperla con
Rob, altra storia era immaginarla qui, lontana da entrambi, magari
seduta da sola in un angolo e…
No, non dovevo pensarci. Sarebbe andato tutto bene.
Alex iniziò a piagnucolare,
come sempre quando ero ferma con lui in braccio per troppo tempo, e mi
ridestò dai miei pensieri.
“E’ un amore, posso?”
Ero così gelosa di lui, dei
miei figli in generale, che ero sempre restia ad affidarli ad
estranei… anche se non lo davo a vedere.
Da brava attrice, allargai le labbra in un sorriso e glielo porsi.
“Noi…” lasciai
la frase a metà indicando Joy che aspettava, nervosa, qualche
metro più in là. Anche da lontano potevo vedere quanto
forte stringesse la mano di John.
“Sì, certo, fate pure.”
Io e Rob ci guardammo velocemente
prima di andare da lei e accovacciarci alla sua altezza. Ed eccolo di
nuovo, il faccino triste di quella mattina completo di occhi imploranti
e bocca corrucciata su se stessa.
“Andrà tutto bene, vedrai. Sono solo poche ore…”
“E scommetto che quando verrò non vorrai nemmeno tornare!”
Joy lasciò la mano di John e si buttò tra le nostre braccia.
“Pelò…
pelò tolnate velo? Io ci sto pule qui… pelò voi
dovete tolnale. Non mi lassiate qui.”
“Amore, certo che torniamo” mi affrettai a dire, massaggiandole la schiena.
Rob le diede un bacio tra i capelli e la distanziò un po’ per poterla guardare bene.
“Hey, cucciola, cosa abbiamo detto prima?”
“Che… che vieni a plendelmi siculamentele…?”
Sorrisi.
“Esatto.”
“E che altro?”
“E che… se tuccede quaccosa batta che ti chiamo e tu vieni qui…”
“Perfetto. E io vengo a
prenderti anche un po’ prima e mi troverai esattamente qui e poi
ci andiamo a prendere una bella crepes insieme ad Alex, okay?”
Joy annuì debolmente.
“Eh, però non la
voglio vedere questa faccina triste, se no poi il cielo diventa nero
nero e si mette a piangere e non possiamo andare da nessuna parte, e
non sarebbe tanto bello, no?”
“No…” rispose, scuotendo il capo e tirando un po’ su con il naso.
“E allora lo fai un sorriso al tuo papà che se no piange?”
Joy esitò diversi secondi prima di annuire, alzare il viso, e accennare un sorriso.
“Ah, e cos’era questo?
Ti sembrava un sorriso? No, no! Voglio un bel sorriso!” e prese a
farle pernacchie nel piccolo incavo del collo, facendola ridere e
tirandola un po’ su di morale.
Restammo qualche altro minuto per
le ultime raccomandazioni e infine, salutandola con un bacio sulla
guancia da entrambi, la lasciammo alle insegnanti e ripresi Alex in
braccio. Dio, iniziava anche a farsi pesante, soprattutto imbottito
com’era.
“Pensi che starà bene? Abbiamo fatto la cosa giusta, vero?”
Esposi i miei dubbi a Rob mentre la macchina mi accompagnava sul set.
“Starà bene, è giusto così, Kristen. Deve avere altri spazi oltre a noi…”
“Detto da chi passerà
la giornata appostato fuori l’asilo nel caso succedesse qualcosa,
non fa una piega, vero?”
Rob scosse il capo, fingendo che quella idea non gli fosse nemmeno passata per la testa.
“Non è assolutamente nelle mie intenzioni” disse, serio e impegnato a far fare il cavalluccio ad Alex.
“Quindi quali sono i tuoi programmi per la giornata?”
“Mi vedo con i ragazzi
più tardi, o pensavo di andare dai miei e restere lì
finché non si sarà fatta l’ora esatta per scendere
e andare a prendere Joy, torturandomi il fegato con l’eccesso di
bile, incapace di abituarmi all’idea di non averla più per
casa o accanto.”
“Non fare il
melodrammatico” fu il mio solo commento mentre facevo di tutto
per allontanare spiacevoli ricordi che quella frase avrebbe potuto
risvegliare.
“Starà bene, vedrai. Non le manca nulla, può fare tutto quello che vuole…”
Sorrisi a quelle parole e ai suoi
tentativi di calmarmi. Non del tutto efficaci, ma niente che Alex non
potesse risolvere; me lo coccolai ancora un po’ prima di arrivare
sul set, sempre troppo presto.
“Ciao piccolino, ci vediamo più tardi”
Gli lasciai
un’infinità di baci sulle guance paffute e soffici, uno
dietro l’altro. Infiniti. Ero incapace di staccarmene.
Diedi un bacio a Rob e feci per scendere dalla macchina ma lui mi bloccò, afferrandomi la mano.
Mi voltai a guardarlo.
“Andrà tutto bene. Te lo prometto.”
E delle promesse di Rob… potevo fidarmi.
POV Rob
“…tu che ne pensi, Rob?”
Fu solo il sentire il mio nome a destarmi dai miei pensieri. Scossi il capo e mi voltai verso Tom.
“Sì, sì è una grande idea” improvvisai sperando che andasse bene una frase del genere.
“Ah, quindi posso mettere un po’ di birra nel biberon di Alex? Grande!”
“Sì, fa’
pure…” tornai a fissare il vetro che dava sulla strada
prima di rendermi davvero conto di quello che aveva detto il mio amico.
“Eh, che? Cosa?”
esclamai lanciando subito lo sguardo ad Alex che era tra le sue
braccia. Tom rise insieme a Marcus mentre cercavo di riappropriarmi di
mio figlio, con scarsi risultati visto che nessuno dei due sembrava
intenzionato a cedermelo.
“Cos’è questa mania che hai di voler far ubriacare i miei figli? Fai ubriacare i tuoi!”
“Se ne avessi, lo
farei!” rise. “E comunque non è una mania, è
solo l’unico modo per attirare la tua attenzione quando continui
a fissare la scuola di Joy dal vetro di un pub che hai scelto
appositamente a due passi dall’asilo così che se mai
dovesse succedere qualcosa o dovessi impazzire senza di lei, ci
metteresti meno di due secondi ad irrompere stile Superman.”
Avevo capito sì e no tre parole di quello che aveva detto, ma il senso era chiaro e ben inquadrato.
Non avevo resistito dal gironzolare
lì intorno per buona parte della mattinata. Ero andato a trovare
i miei, lasciato che si coccolassero Alex per una buona ora, ero
tornato in centro e avevo girato per un paio di negozi portando Alex
nella piccola sacca davanti al mio petto, ma il tempo sembrava non
passare mai senza Kristen e Joy. Certo avevo Alex ma il contatto
più ravvicinato che avevamo avuto da quella mattina era stato il
cambio di pannolino.
In definitiva, mi ero trovato a
camminare sempre in quei dintorni così che alla fine avevo dato
appuntamento ai ragazzi lì, tanto per stare più sicuri.
Pensavo che se fosse capitato
qualcosa, se Joy avesse chiamato o ci fosse stato bisogno di me,
sarebbe stato più semplice se fossi stato nei paraggi.
Continuavo anche a controllare il cellulare, sperando quasi di trovare
una chiamata persa… Ma, no. Non dovevo essere ridicolo. Una
chiamata persa avrebbe significato problemi e non volevo che Joy ne
avesse. Stava andando tutto per il meglio, mi ripetei per
l’ennesima volta continuando, tuttavia, a fissare la scuola e
l’orologio.
“Non sono ansioso. Sono solo un po’… apprensivo. Tutto qui.”
Tom e Marcus si scambiarono
un’occhiata prima che quest’ultimo mi facesse notare che i
due termini erano praticamente sinonimi.
“Siete venuti solo per
rompermi le palle stamattina?” scherzai, mandando giù
l’ultimo sorso di birra rimasto.
“Stai rilassato, Rob. Sta bene.”
“Lo so che sta bene, ma posso
essere solo un pochino ansioso? È la prima volta che passa tanto
tempo sola con qualcuno che non siamo noi dopo…”
Dopo quell’incubo che spesso
continuavo a rivivere nel suo surrealismo. Da allora non avevamo mai
più lasciato Joy in mano ad estranei, anche per questo avevamo
da subito scartato l’idea di assumere una baby-sitter e non
potevamo certo chiedere a Dean o JB di prendersi cura di lei tutto il
tempo. Non sarebbe stato giusto e, in fondo, ero io a sentirmi
più sicuro a stare con loro. Non sarebbe stato un problema
se non avessimo deciso da tempo di iscriverla ad un asilo e
cercare di andare avanti e separarci da quella storia. Joy aveva
bisogno di socializzare con la sua generazione, non con la nostra. E
per lasciarglielo fare, dovevamo starle lontana, volenti o nolenti.
Dopotutto quattro ore al mattino non avrebbero ucciso nessuno.
Bè, forse non avrebbero ucciso Kristen che era impegnata in
altro, forse non avrebbero ucciso Joy che magari avrebbe imparato ad
apprezzare quella nuova esperienza, ma sicuramente avrebbero ucciso me,
proprio come stavano facendo in questo momento.
Infine guardai l’orologio che
segnava le dodici e un quarto e decisi che tre quarti di d’ora di
anticipo potessero rappresentare bene il mio concetto di prima.
Mi alzai lasciando venti sterline sul tavolo e mi sistemai la pettorina.
“Dove vai?”
“A prendere Joy”
risposi, soddisfatto, mentre riprendevo Alex dalle braccia di Tom. Lo
coprii per bene, assicurandomi che il cappellino e la tuta imbottita
non lasciassero spiragli, e lo sistemai di nuovo davanti al mio petto.
“Ma credevo che finisse all’una.”
“Dovrebbe sì, ma oggi le ho promesso che andavo a prenderla prima.”
“Rob…”
“Era l’unico modo per convincerla! Gliel’ho promesso!”
“Ha quattro anni, amico! Non ha la concezione del tempo!”
In effetti era vero ma…
ormai mi ero già abituato all’idea di andare a prenderla
prima. Era più forte di me.
“E dovrei prenderla in giro
solo perché non se ne renderebbe conto? Una promessa è
una promessa” terminai, solenne, credendo in ogni mia parola.
“Sei più capriccioso di lei…”
“Mio Dio…”
Li sentii commentare ma stavo già per uscire dal pub, ormai.
“Venite o no?”
“Sì, veniamo!”
Attraversare la strada non mi
sembrò mai un tragitto tanto lungo come in quel momento e mi
sembrò di percorrere chilometri prima di trovarmi nuovamente nel
cortile dell’edificio e poi all’interno.
I bambini erano tutti nella prima
sala alla mia destra, riuscivo a vederli dal vetro che separava
l’ingresso dal resto e mi ci vollero appena due secondi per
scorgere la testolina bionda di Joy. Era china sul suo foglio, intenta
a colorare qualcosa.
Inutile dire che la faccia della
signorina di quella mattina, di cui non ricordavo nemmeno il nome, fu
alquanto sorpresa quando mi vide e, quando mi venne incontro, fui
costretto a spiegarle il motivo del mio anticipo.
Lei sorrise e annuì, mentre
i miei amici scuotevano il capo, e si raccomandò di non farla
diventare un’abitudine. Annuii con vigore prima di salutarla.
Entrò dentro e si chinò su Joy che, due secondi dopo,
alzò il viso e si illuminò in un sorriso appena mi vide.
Abbandonò tutto quello che stava facendo e corse verso di me.
Mi chinai con attenzione, dal momento in cui avevo ancora Alex al petto, e la tirai su mentre gridava il mio nome emozionata.
“Papiiii! Tei venuto
finammente! Tei venuto plima come avevi plometto! Io guaddavo semple
l’olologgio ma tu non venivi mai!”
La strinsi a me e lanciai
un’occhiata a Tom che aveva la bocca aperta, come a rimangiarsi
tutto ciò che aveva insinuato su Joy e sulla sua concezione del
tempo. Evitai di precisare che ovviamente non era capace di leggere
l’orologio con le lancette.
“Certo che sono venuto! Te lo avevo promesso, no?”
Sorrise e mi strinse di nuovo.
“Tao Alex!!!” esclamò, lasciando un tenero bacio al fratellino.
“Vai a prendere lo zainetto e andiamo, okay?”
“Ti, ti! Okay!”
Scese velocemente e corse verso la
maestra che l’aiutò a indossare il cappottino e lo zaino
in spalle. La sentii ringraziarla molto sonoramente prima di tornare da
me, saltellando, per poi prendermi la mano.
“Tio Toooom!”
continuò, poi, quando uscimmo dalla sala e trovò Marcus e
Tom ad aspettarla. Mi lasciò andare all’istante e
piombò tra le braccia dello zio.
“Cucciola! Vieni qui! Allora, fammi sentire. Ti sei divertita?”
Joy scrollò le spalle.
“Bè? Che hai fatto? Hai conosciuto qualche amichetto?”
Scosse il capo e scrollò le
spalle di nuovo. “Abbiamo tolo cololato un po’…
Niente di ché…” disse come una perfetta adulta.
“Uuuh e che hai colorato di bello?”
La conversazione che Tom tentava di
tenere, e a cui Joy rispondeva a monosillabi, proseguì diversi
minuti finché il mio amico ebbe la brillante idea di cambiare
argomento e chiederle se avesse fame.
“Tiiiii, tanta fameeee.”
“Non hai mangiato la merenda che ti ha dato la mamma?”
Scosse il capo con vigore.
“Mmm naaah, non mi andava. Ela senza cioccolato e io ho
più fame di una melendina senza cioccolato. Voglio l’happy
meal! Pottiamo, papi? Ti plego!”
Non feci in tempo a
risponderle che Tom le aveva già promesso l’happy meal
più grande del mondo e se l’era messa sulle spalle
correndo verso l’insegna del McDonalds più vicino.
“Questo, però, non lo diciamo alla mamma” le dissi mentre ordinavamo.
“Okaaaay, non glielo ditiamo!”
Avanzò un mignolo e io il mio per stringere il nostro patto.
Il pomeriggio passò tra
un’altra visita ai miei genitori, che mi avevano fatto promettere
di passare ancora per sentire da Joy del suo primo giorno di scuola e
anche in quel caso fu alquanto apatica e priva di entusiasmo, e il
parco.
Rientrammo a casa verso le sei
circa. Joy buttò il suo zaino all’ingresso e andò a
piazzarsi sul divano per vedere i cartoni. Io entrai in cucina e
scongelai delle salsicce come ricordava il post-it di Kristen attaccato
al frigo.
Sorrisi anche solo vedendolo. Quel
caos e il vuoto in casa che derivava dalla sua assenza era iniziato da
appena una settimana e già mi sembrava di impazzire senza di
lei. Non sapevo come avrei resistito per tre mesi o più, sapevo
solo che avrei dovuto sforzarmi e non dare a vedere quanto avrei
preferito averla a casa.
Proprio in quel momento, mentre poggiavo il pacco di carne sul lavello della cucina, chiamò Kristen.
“Ti manco troppo, vero?” azzardai visto che ci eravamo salutati ai suoi ultimi cinque minuti di pausa, poco fa.
“Rob, credo di aver fatto un guaio.”
“Che è successo?”
“Sei a casa?”
“Sì, Kristen, che è successo?”
“Hai visto il post-it? Hai scongelato la carne?”
“Sì…”
“Bene, scongelane ancora. Abbiamo ospiti a cena.”
“Cosa? Chi?”
“Beh, gli altri. Un paio di persone solo, forse tre. Non lo so.”
“Kristen, di chi parli? Mi spieghi?”
“Okay, senti. C’era
questa specie di cena stasera, cioè hanno organizzato tutto
all’ultimo minuto, non sono riusciti a trovare un tavolo, non lo
so, cioè io non volevo nemmeno andarci perché volevo
tornare a casa e rilassarmi. E poi non so cos’è successo.
Qualcuno ha disdetto, c’è stato un imprevisto, insomma,
non lo so che mi è passato per la testa e ho detto che potevamo
fare benissimo a casa nostra.”
“Cosa!? Kristen, la casa è un disastro, sono appena tornato a casa… Perché l’hai fatto?”
“Oh, non lo so, Rob! Ti ho
detto che ho fatto un guaio, okay? Ma ora non posso fare niente…
e… uff…”
Presi un profondo respiro. Dio, che
scazzo. Avevo solo voglia di aspettarla, cenare, stare con i bambini e
andare a dormire. Passare un po’ di tempo insieme, soli. Ormai
l’unico spazio di tempo rimastoci era la sera quando tornava e
invece oggi si sarebbe portata dietro tutto il cast.
“Okay, okay. Ehm, quanti hai detto che sono?”
“Tre. Cinque compresi me e te. Mi dispiace, amore. Non l’ho fatto di proposito.”
“Non importa…” sospirai. “Scongelo la carne e metto apposto casa. Verso che ora venite?”
“Le otto, credo.”
“Come fai a preparare una cena alle otto di sera? Vuoi che faccia un ordine al ristorante per quell’ora?”
“No, no. Mi arrangio con quello che c’è, non preoccuparti.”
“Sicura?”
“Sì, sicura.”
“D’accordo…”
“Grazie, amore. Giuro che mi dispiace ma non ho saputo come fare.”
“Tranquilla. Ho tutto sotto controllo!”
“Ti amo… davvero. Hey, devo scappare. Ci vediamo a casa.”
“Okay, a dopo. Ti amo
anch…” mi bloccai quando sentii il telefono morto
dall’altra parte. “Ti amo anch’io…”
mormorai tra me e me prima di passarmi le mani tra i capelli.
Guardai Alex che saltava tutto felice nel suo jumper.
“Ah. Beato te” gli dissi e guardandolo ridere mi rallegrai e riuscii a chiarirmi le idee.
Prima di tutto scongelai l’altra carne, diedi una pulita veloce alla cucina, e presi Alex.
Gli feci il bagnetto, lo vestii con una tuta calda e lo sistemai nel box.
Passai a Joy e solo riuscire a
convincerla a lasciare la televisione, e quindi il divano, per
cambiarsi e lavarsi, fu un’impresa. A lei misi un completino di
lana, gonna e maglioncino, con calze multicolore, di lana anche quelle,
e i calzini antiscivolo che usava spesso al posto delle pantofole.
Mettendola sul gioco riuscii ad
accattivarmela e a farmi aiutare a mettere in ordine la sua camera e il
salone, dopo di ché preparammo la tavola con il servizio di
vetro e tre posate ciascuno. Mi presi la briga di preparare
l’insalata, una tagliata di frutta e ordinare un dolce alla
pasticceria a pochi isolati da noi.
Alle otto in punto, tutto era
pronto. La casa era in ordine, i bambini lavati e vestiti, la tavolo
apparecchiata, Alex aveva mangiato e io…
Io puzzavo, cazzo. Come cazzo avevo potuto dimenticare di lavarmi?
Tra una cosa e l’altra avevo totalmente perso il centro della situazione e ora ero sudato e puzzavo da far schifo.
Cazzo.
E come potevo fare una doccia e lasciare Alex e Joy senza…
Doppiamente cazzo!
Non avevo molta scelta e se avessi
aperto la porta in questo stato non avrei potuto guardarmi allo
specchio per i prossimi sei mesi.
“Joy, papà può chiederti un favore grande grande?”
“Mmm quanto glande?”
“Guarda tuo fratello per cinque minuti, okay? Io salgo sopra ma tra tre minuti sono di nuovo giù.”
“Ma che cota devo fale?”
Guardai Alex nel suo box. In fondo non poteva succedergli davvero nulla, non in tre minuti almeno.
“Stai solo vicino lì a guardarlo e urla tanto forte se succede qualcosa, okay?”
“Okay, papi. Tlanquillo!”
“Brava la mia cucciola!” le diedi un bacio veloce sulla guancia.
“Papi, vatti a lavale che puzziiiii”
Ecco, appunto.
Ci misi quattro minuti esatti a
fare la doccia, vestirmi con jeans e pullover e scendere con i capelli
bagnati. Joy era ancora intenta a tenere d’occhio Alex, nella
stessa identica posizione in cui l’avevo lasciata, e immaginai
che non doveva essersi mossa per nulla.
Erano appena le otto e sette minuti
quando iniziai a passare velocemente l’asciugamani tra i capelli
e quando sentii la porta di casa aprirsi. Nascosi l’asciugamani
tra i cuscini del divano, presi Alex dal box e seguii Joy che si era
precipitata verso la porta, urlando.
“MAMMAAAA!”
Si buttò tra le braccia di Kristen senza nemmeno lasciarle il tempo di entrare in casa.
“Amore! Ciao! Com’è andata a scuola, allora?”
“Mmm cotì!” scrollò le spalle per l’ennesima volta quella giornata.
Kristen mi guardò velocemente per cercare una risposta più completa ma non ebbi il tempo di parlarle.
“Che hai fatto ai
capelli?” mimò Kristen un secondo prima di aprire casa ai
tre. Ebbi solo il tempo di scuotere il capo e scrollare le spalle.
“Rob. Charlize, Chris e Sam. Ragazzi, lui è Robert.”
Strinsi la mano a tutti facendo ben
attenzione alla femmina che Kristen aveva descritto come una tosta che
non faceva che renderle la vita difficile. In realtà sapeva che
non era così e immaginavo fosse lei a sentirsi un po’ in
soggezione lavorando con tali personalità. Continuavo a dirle
che nel giro di una settimana avrebbe avuto le sue rivincite ma lei non
poteva fare a meno di essere titubante al riguardo, e in effetti non
potevo darle torto. Non avevo mai incontrato Charlize Theron di persona
ma non ci voleva un genio per capire quanto fosse sicura di sé.
Sam sembrava un tipo apposto. Di lui sapevo poco e continuavo ad
identificarlo come il ‘prete che… non si sa che fine ha fatto’
in Pirati dei Caraibi. Magari avrei potuto approfittare e chiederglielo
ma forse non sarebbe stata una grande idea rivelare di non aver visto
il seguito. Il più enigmatico dei tre era Chris. Chris
Hemsworth. Anche di lui non sapevo nulla, se non ciò che mi
raccontava Kristen, che era comunque molto poco. Spesso,
nell’ultima settimana, c’erano stati diversi scambi di
telefonate riguardo copioni, battute e inquadramento dei personaggi, ma
avevo cercato di non dar peso alla cosa e non lasciare che gelosia
inutile prendesse il sopravvento.
“E’ un piacere
conoscervi e avervi per cena. Scusate il casino, Kristen mi ha avvisato
all’ultimo momento” sottolineai l’ultima frase con
l’intento di mettere in imbarazzo mia moglie che, infatti, mi
lanciò un’occhiataccia.
“Figurati, Robert. Anzi,
siamo noi che abbiamo organizzato all’ultimo momento e Kristen si
è offerta di cucinare per noi.”
“Meglio per voi, è un’ottima cuoca.”
“Sì, l’ho sentito dire” intervenne Chris.
Non potei nemmeno esaminare il tono della sua affermazione prima che Charlize fosse catturata da Alex e Joy.
“Oddio, questi devono essere loro, vero?”
“Sì…” sussurrò Kristen. “Lei è…”
“Joy! Piacele!” disse la piccola senza peli sulla lingua e allungando una manina verso Charlize.
“Oh, piacere mio!” rispose allungando le braccia.
Con grande sorpresa, Joy vi
andò senza pensarci ma non esitò a chiedere me quando
Kristen prese Alex dalle mie braccia. La nostra vita con i bambini era
un continuo passamano, in effetti.
“Quindi voi tiete quelli che lavolano con la mamma?”
“Già, siamo noi.”
“Oh” sussurrò,
scrutando Sam e Chris attentamente. “Allola tiete voi quelli che
se fate quaccosa con la mamma, papà ha detto che vi spezza le
gambine…”
Due colpi di tosse, forti e potenti, invasero la stanza mentre io davo un pizzicotto a Joy.
“Ahi! Papà! Pecchè mi hai dato un pittico?”
“No, tesoro, non è vero.”
“Tì, invece. L’ho tentito. Ah, di nuovo!”
“Non si inventano le cose, Joy. Quante volte dobbiamo dirtelo?”
“Ma voi dite che devo semple dile la velità!”
Charlize rise e le sussurrò
qualcosa sull’onestà, di quanto fosse una grande
qualità, e lo pensavo anche io finché mia figlia non
trovava sempre un modo per farmi fare le migliori figure di merda.
“E chi è questo ometto?” fu Sam a interrompere l’imbarazzante momento.
“Lui è Alex” lo
presentò Kristen, scioccandogli un bacio sulla guancia.
“Fai ciao, Alex. Fai ciao.”
Il piccolo si limitò a guardare gli estranei con sospetto prima di sbrodolare e nascondersi nel petto di Kristen.
“E’ un po’
timido…” lo giustificò lei prima di rendersi conto
di stare intrattenendo un’intera conversazione all’ingresso.
Ci spostammo nel salone e mostrai
casa mentre Kristen macchinava qualcosa in cucina. Grazie a Dio non ci
mise molto e presto ci raggiunse in salone, dove venne presto a
scoprire del pranzo di Joy. La piccola traditrice si coprì
subito le labbra e mi guardò supplicandomi di perdonarla.
“Cusa papi, mi è cappato!”
Inevitabilmente ridemmo tutti. Ecco
qual era il grande dono di quella bambina: riusciva a mettere tutti di
buon umore con un sorriso, una frase, un gesto. Ogni cosa di lei
trasmetteva gioia.
“Quindi, Robert, se ho capito bene… Tu sei il casalingo della situazione?”
In effetti c’era da dirlo, che Charlize non aveva peli sulla lingua o, se ne aveva, dovevano essere quanti quelli di Joy.
“Bè, detta così sa tanto di straccione, ma sì.”
“Ti occupi dei bambini tutto il giorno?”
“Esatto.”
“Wow. E il tuo lavoro? Cosa fai?”
“Niente di fisso, al
momento” restai sul vago senza rivelare il proposito di
pubblicare un album, prima o poi. Io stavo bene così, non avevo
bisogno di lavorare. L’avevo fatto tempo prima, mentre Kristen
era sola con Joy, ma stavamo perfettamente bene così, non
avevamo davvero bisogno di altre entrate. Se accettavamo lavori era per
il semplice amore per ciò che facevamo. Questo aveva spinto
Kristen ad accettare la parte e me a restare a casa. Passavo il tempo
con i miei figli e nel frattempo scrivevo, pensavo, suonavo. Cosa avrei
potuto volere di più? Certo non dovevo preoccuparmi che qualcuno
facesse i conti nelle nostre tasche.
“E’ ammirevole, comunque. Sei molto fortunata, Kristen.”
Vidi la mia ragazza
chinare il viso e arrossire visibilmente. Spesso, nonostante gli anni,
mi capitava di trovarmi a pensarla come mia ragazza piuttosto che come
mia moglie, e mi piaceva. Forse perché una parte di me
continuava a vederla come una ragazzina; quella fragile e, allo stesso
tempo, forte e indecisa ragazzina che aveva rubato il mio cuore e mi
aveva fatto penare mesi prima di aprirmi il suo.
Mesi, anni, decenni. Non avevano importanza. Lei sarebbe sempre stata la mia ragazzina, mia e solo mia.
Tra una cosa e l’altra la
conversazione si spostò in cucina, dove Kristen aveva servito un
semplicissimo ma ottimo piatto di spaghetti al sugo, quel sugo italiano
che le veniva così bene e che di solito doveva stare a cuocere
una giornata intera da portarmi a chiedere come avesse fatto a farlo
venire così buono in un’ora. Pensai anche che
probabilmente lo aveva già pronto e lo aveva solo riscaldato.
Sarebbe stato tipico di lei e nessuno l’avrebbe mai capito
difatti non mancarono complimenti vari.
Non potei fare a meno di tenere
d’occhio Chris tutta la serata. Quell’uomo dallo sguardo
incomprensibile mi creava qualche problema, anche se sapevo che non
avrebbe dovuto. Probabilmente ero solo molto prevenuto nei suoi
confronti ma, ogni volta che guardava Kristen, mi dava fastidio…
il ché era assurdo considerando che anche Sam la guardava mentre
parlava. Eppure, non riuscivo a spiegarlo, c’era qualcosa nel
modo in cui lui guardava lei, così attento e preso, così
mio, da farmi sentire quasi violato in ciò che avevo di
più sacro. Solo io guardavo Kristen in quel modo, solo io potevo
guardarla così.
Cercai di non pensarci offrendomi di mettere a letto i bambini.
Alex dormiva già e, fortunatamente, non si svegliò nel passaggio dal passeggino alla culla.
Joy, ovviamente, fu
tutt’altra storia. Come accadeva sempre quando c’era gente
in casa, cercò di trattenersi il più possibile
finché non le demmo un ordine vero e proprio.
“Okay… andiamo…
uffi… Pelò devi laccontalmi la favola papi, te no non mi
addolmento pecchè ploplio non ho tonno…”
“Sì, te la racconto. Tranquilla.”
“Vado io se vuoi…” disse Kristen ma con un semplice gesto della mano rifiutai.
“Bacino.” Indicò la sua guancia e Joy si alzò sulle punte per baciarla.
La piccola peste, la stessa che non aveva sonno, crollò in meno di venti minuti.
Quando tornai a sedermi al tavolo e
informai Kristen di aver provveduto alla frutta e al dolce, la
conversazione tornò ai tasti che aveva già toccato prima.
“Oh mio Dio, Kristen, e
lavori anche con un uomo così in casa? Se mio marito avesse
avuto anche solo un quarto delle qualità del tuo…
bè, forse lo avrei lasciato lo stesso ma con più
rammarico, no?”
Kristen sorrise, annuì, le
sussurrò qualcosa e nel giro di pochi secondi, complice il vino,
la cena si trasformò in una specie di momento-confessioni.
“Questo mondo può distruggerti in due secondi se non riesci a reggerlo…”
E tante volte l’avevo pensato
anche io, tante volte ero arrivato ad avere paura di quel mondo prima
di capire che con Kristen non avrei dovuto temere nulla del genere.
Non c’era niente di Hollywood in noi.
Charlize continuava a ripetere
quanto Kristen fosse fortunata e presto anche Chris si unì alla
lagna raccontando del suo imminente divorzio.
Restai in ascolto quasi
passivamente ma solo quando notai l’espressione più che
sorpresa di Kristen e degli altri, capii che quella doveva essere una
vera e proprio confessione, qualcosa che nessuno ancora sapeva e che il
vino aveva contribuito a far uscire fuori.
“E lei vuole tenere il
bambino. Sto lottando con gli avvocati per… Ah, non lo so.
È un gran casino…”
Mi sentii subito in pena per lui.
Se mi avessero tolto la possibilità di vedere i miei figli non
sarei riuscito ad andare avanti. Nel vero senso della parola.
Stavo per dirgli qualcosa quando Kristen mi precedette. Gli prese una mano e sussurrò qualcosa come ‘coraggio’ e ‘andrà tutto bene’
e a me diede un fastidio enorme. Sapevo che non dovevo sentirmi
così, sapevo che stava semplicemente consolando un amico ma, cazzo!, mi dava fastidio.
“Ah, tranquilli. E comunque
nessun dolore può competere con un suo destro, signorina”
disse rivolgendosi a Kristen.
Risero senza che io potessi capire a quale strana situazione facessero riferimento.
“Non era così forte, dai!”
“Kristen, mi hai steso a terra.”
“Non è colpa mia se sei un pappamolle!”
“Non sono un pappamolle, mi hai colto impreparato.”
“Piangevi!”
Lei prese a ridere, forte.
“Non.Piangevo. Tu, piuttosto,
impara cosa vuol dire finzione prima di tornare sul set. Stiamo
recitando, hai presente?”
“Posso capire?” intervenni prima che strappassi la tovaglia con le mia stesse mani.
“Ah, oh… Scusa,
ehm… Niente, dovevo dargli un pugno per finta oggi, ma mi
è scappato davvero e l’ho messo KO.”
“Ah…” commentai apatico.
“Ecco, appunto. Finta. Cerca sul dizionario.”
“Dio, che pesanteee. Ti ho chiesto scusa mille volte. Quasi piangevo io per il dispiacere.”
“Certo, prima di andare in giro a vantarti soddisfatta.”
Risero tutti. Tutti tranne me e Alex che irruppe col suo pianto nel baby-phone.
Mi alzai, senza dire nulla.
“Rob, resta. Vado io.”
“No, resta tu.”
Kristen mi venne dietro e mi afferrò la mano per fermarmi.
“Dai, mangia il dolce, fai andare me.”
“Kristen, resta tu!” urlai, lasciando la sua mano.
Rimase immobile con il labbro inferiore stretto tra i denti e gli occhi che si stringevano sempre più.
“Scusa…” bisbigliai. “Vado… vado io, okay? Resta con i tuoi amici.”
E quel tuoi, per qualche motivo, mi uccise. Forse perché i nostri amici erano sempre stati nostri.
I miei, suoi. I suoi, miei. E ora invece mi trovavo tre estranei a cena
e non potevo fare a meno di sentirmi una barca alla deriva in quella
nuova parte della sua vita.
Senza aggiungere altro, salii in
camera e addormentai Alex in dieci minuti, eppure restai lì a
guardarlo dormire tra le mie braccia e pensare. Per molto, molto tempo
ancora, finché non sentii le voci all’ingresso e la porta
di casa che si apriva. Con calma riposi Alex nella culla e lo coprii
per poi scendere frettolosamente le scale e scusarmi per
l’assenza usando la scusa del bambino.
“Tranquillo, Robert. È
stato un vero piacere conoscerti…” biascicò
Charlize, decisamente un po’ brilla. Sorrisi e annuii stringendo
la sua mano e, di malavoglia, anche quella di Chris. Ci scambiammo un
solo sguardo incomprensibile prima che lasciassero, finalmente, la casa.
“Sei sparito.”
Kristen si voltò verso di me con sguardo serio.
“Alex non riusciva ad addormentarsi…”
“Per un’ora e un
quarto? Seriamente, Rob? Dio, almeno abbi la decenza di non prendermi
in giro, non sono idiota!”
Non risposi.
“Avevo bisogno di te stasera.
Sai quanto ci tengo a questa cosa, sai quant’è difficile
per me tornare a lavorare dopo aver passato mesi e mesi ferma. Sai
quanto facilmente mi senta fuori luogo o in difficoltà, lo sai e
sei semplicemente sparito. Lo so che stai facendo grandi sacrifici per
me in questo momento, so che non è il massimo per te non avere
un vero minuto solo per te stesso. Lo so e ti ringrazio per quello che
fai, lo sai anche tu. Ma cos’era quello… non so, quello
che hai detto, quel tono di voce? Perché? Cos’era? Una
scenata di gelosia concentrata in due parole? Anzi, non voglio nemmeno
sapere questo. Non mi interessa la gelosia. Mi interessa sapere
dov’eri stasera, Rob. Dov’eri? Puoi badare ai bambini tutto
il giorno, puoi soccorrermi quando ti chiamo disperata, puoi tagliare
la frutta e ordinare un dolce... Ma se devi fare questo sacrificio e
poi urlarmi contro quando torno a casa, è meglio che finisco
qui.”
Distolsi lo sguardo dai suoi occhi,
incapace di reggerli. Erano troppo in quel momento e non facevano altro
che farmi sentire una merda.
“Vado a farmi un bagno.”
E così restai solo. Solo in un salone vuoto. Con i miei pensieri e in cerca di un modo per chiederle scusa.
Quando Kristen scese e venne a
sedersi sul divano accanto a me, non ne avevo trovato ancora uno
valido. Finii per voltarmi verso di lei, la maglia del pigiama che
aderiva al suo seno, il sublime profumo dei capelli, gli occhi
più verdi del solito.
“Scusami…” dissi con tutta la semplicità del mondo.
E non ci fu bisogno di dire altro,
come sempre. Erano piccole liti, ma erano nostre anche quelle e le
adoravo proprio per la capacità che avevamo sempre avuto di
comprenderci con poche parole.
Kristen sorrise e passò una mano tra i miei capelli.
“Sai cosa ho pensato quando sono entrata in casa e ti ho visto con i capelli bagnati?”
Scossi il capo lentamente mentre lei si avvicinava sempre più al mio viso e le sue labbra al mio orecchio.
“Ho pensato che avrei voluto sbatterti al muro e sentire le tue dita dentro di me.”
Inghiottii un groppo di saliva
mentre lei mordicchiava il lobo del mio orecchio e si sistemava
perfettamente a cavalcioni su di me. Le mie mani furono subito sulla
sua vita, sulle natiche, sulla schiena. Ovunque.
La mia bocca sul suo collo per salire sulla mandibola e poi nella bocca.
“Perché proprio questo
pensiero…?” biascicai facendo entrare una mano nei
pantaloni della tuta che usava come pigiama.
“Mmm… ricordi
quando… quando in albergo facevamo la doccia insieme… e
tu uscivi gocciolante e… con quei capelli bagnati che…
Ah…”
Carezzai il suo interno coscia
spingendomi sempre più dentro, continuando a muovere la mia mano
mentre lei si muoveva sopra di me, ma qualche secondo prima di portarla
al piacere, tolsi la mano velocemente e l’alzai per togliermi il
suo peso dal corpo.
“Cosa…?”
La lasciai ansimante, entrai in
cucina, immersi la testa sotto l’acqua e, tornando di là,
tolsi la maglia restando in canottiera.
“Oh mio Dio…”
Riuscii appena a percepire il suo
sussurro prima di avventarmi di nuovo sulle sue labbra e riportarla sul
mio corpo e le mie mani di nuovo su di lei e in lei.
Ansimò di piacere fino a posare dolcemente la sua fronte contro la mia.
“E comunque… sei carino quando fai il geloso…”
“Sapevo che ti piaceva…” ansimai nell’attesa di avere quella pace che avrei trovato solo in lei.
“Sì ma non serve a nulla… Il mio ragazzo sei tu. Sarai sempre e solo tu.
Awwwwwwwwwwwww sei anche il nostro
ragazzo mio caro Rob awww ma come sono carini, anche se ehm...i
nuvoloni grigi si avvicinano inesorabilmente o è una nostra
impressione?? U____U ehm...
Ok, nella realtà Chris
è felicemente sposato e in attesà di un bebè dalla
moglie (awww auguri *_*) ma visto che la nostra ff è ambientata
nel futuro ci siamo immaginate che lui e la moglie si siano lasciati e
che purtroppo lei nn gli faccia vedere il figlio, tutto questo a fine
narrativo. Non vorremmo mai mandare secce al povero Chris u___u sia mai.
Poi...una domanda che ci preme..
Ma voi avete capito che fine ha
fatto il prete missionario (tutte le volte che scrivo sta parola mi
vengono in mente cose porno u.u anyway) nell'ultimo film dei Pirati dei
Caraibi? Noi propendiamo per la teoria che sia diventato un 'sireno'
u__u
Ok ahahah vi lasciamo e alla prossima ;D
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