Ancient's Memories: Chapter Kishin

di Tarlo Viola
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Il sacro vajra ***
Capitolo 3: *** Blu Notte ***
Capitolo 4: *** -Terrore- ***
Capitolo 5: *** Coraggio ***
Capitolo 6: *** Dio ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


-Prologo-

 

-Che mondo- Un’affermazione che facevo spesso, per me il mondo era uno schifo, ed effettivamente non avevo tutti i torti. La Grande Matriarca aveva ormai soggiogato da tempo questo posto chiamato Terra. Le streghe, donne, se si possono definire tali, in grado di utilizzare la magia. Nessuno sapeva esattamente quale fosse il loro scopo, forse non ne avevano uno, ma noi poveri mortali non potevamo certo andare a chiederlielo.
 
Ricordo che quella mattina mi alzai dal letto a fatica, scagliai addirittura la sveglia dentro il camino. Ahhh che tempi, da noi era tutto tranquillo, eravamo uno dei pochi paesi ad avere un Signore della Guerra a difenderci dalle streghe. Per cercare di svegliarmi un po’ tentai con una doccia fredda, di solito funzionava, anche se quella mattina sentii quel consueto atto leggermente diverso, non mi faceva alcun effetto, l’acqua addirittura non riusciva a bagnarmi. In seguito capii che era perché avevano staccato l’acqua.
-Ti decidi a scendere?- Era mio nonno, vecchio scorbutico. Un po’ frastornato mi infilai in fretta le prime due cose che avevo sotto mano e a passo di lumaca mi avviai dal resto della famiglia che mi attendeva per iniziare a pranzare. –Dovresti smetterla di star tutta la notte davanti a quel coso- Era mia madre, brava donna, si preoccupava sempre di me, anche per le cose più piccole, e ovviamente non le andava giù la mia abitudine di stare alzato per  osservare il cielo stellato col telescopio. –Ma lascialo fare, magari un giorno diventerà un famoso astronomo ahah!- Non avevo ben capito cosa aveva da ridere papà, ma a dire il vero, non trovavo divertente quasi niente, non so neanche se abbia mai riso in tutta la mia vita.
Il pasto era passato velocemente, avevamo parlato come sempre del più e del meno, mentre il nonno si metteva a dire carinerie sulla ragazza del meteo. Uscii di casa accompagnato da un problema che mi perseguitava da non so quanto tempo: la domenica. Non ero un tipo molto socievole, e nei giorni festivi mi ritrovavo spesso e volentieri col non saper che fare. A volte mi limitavo a lunghe passeggiate in solitudine, mi piacevano, mi permettevano di vedere il mondo da un punto di vista quasi estraneo. Lo so può sembrare inquietante, ma sentivo come se la vita quasi non mi appartenesse, o comunque non quella vita, sentivo che potevo fare altro, altro che però non riuscivo a imprimermi nella mente.
 
Che storia noiosa neh? Ma la vita è noiosa, la vita fa schifo.
Forse mettere vita e mondo sullo stesso piano non era troppo corretto, ma non riuscivo a notare differenze, la vita è influenzata dal mondo, e il mondo è influenzato dalla vita. Ci si verrebbe da chiedere cosa accadrebbe a uno dei due senza l’altro, ed è proprio con questa domanda che inizia la mia incredibile avventura, un avventura che mi porterà a diventare il salvatore del mondo, e a far rivivere la mia leggenda per secoli e secoli… Il mio nome? Ashura

 

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Capitolo 2
*** Il sacro vajra ***


-Il sacro vajra-


-Allora? Che vuoi fare, accetti o no??- Minaccioso era il tono di Giriko mentre teneva per la collottola il sindaco di una città caduta a pezzi. Era una conseguenza delle smanie di potere di una misteriosa che si stava poco a poco espandendo in tutto il mondo, silenziosamente, inesorabilmente, paese dopo paese veniva attaccato dalle buki: umani che accettando di servire la potente Arachne venivano letteralmente trasformati in armi, acquisendo capacità metamorfiche e potenza ben superiori a comuni persone.
-Ma sei sordo? Allora Che fai?-
Una squadra di buki era stata inviata in quel desolato luogo per accrescere le fila del terrificante esercito, infatti, un’organizzazione di recente origine detta Arachnofobia stava guidando numerosi micro-attacchi in varie zone del mondo, con lo scopo ben preciso di sottomettere e acquisire nuovi alleati in vista di un futuro assalto. Non poco lontano dalla scena c’è Trevor, buki della falce. Oohh se non ci fosse Trevor, Giriko era un tipo molto irascibile ed estremamente impulsivo, se gli aggiungiamo la potenza poi, è facile immaginare cosa accade quando si lascia trasportare; aveva però quel prezioso amico, di personalità opposta, che grazie ai suoi tempestivi interventi riusciva sempre a impedirgli di esagerare… beh, a volte. –Emmh, Giriko, mi sa che è morto-.
–Come? Aaah ma che roba, questa gente non sa proprio incassare- Il deluso ragazzo si era alzato lasciando cadere il corpo della vittima come se fosse un giocattolo rotto, iniziando poi a cercare qualcosa girando per le macerie del campo di battaglia. –Vajraaaaa, dove sei finitaaa?- Diceva mentre  guardava sotto il rottame di un’auto della polizia. –Vajraaaa…-
-Vajra non c’è- Interrompe Trevor avvertendo prima con qualche gesto delle mani. Vajra era venuta con quei due in missione, tuttavia sembrava non aver partecipato attivamente al massacro.
–Come non c’è? Ma se era qui due minuti fa- Risponde leggermente irato Giriko.
–Non è qua, punto.- Ora anche Trevor si era messo a sbirciare di qua e di là per trovare la compagna scomparsa, camminando in punti della zona seguendo un preciso schema di ricognizione, al contrario dell’altro che stava guardando anche nei posti più assurdi. Nel vagare il giovane si ritrovò nella stanzetta di un appartamento, accogliente, piena di fotografie di chi ci stava vivendo poco prima. Con un rapido sguardo all’abitazione, il suo occhio cadde su un grande specchio di pregevole fattura, non che abbia un qualche particolare interesse per l’oggetto o per se stesso, si limitò a sistemarsi il farfallino che portava al collo, elegante decorazione per il suo completo nero, che era perfettamente abbinato ai suoi capelli argentati e gli occhi rosso scarlatto. Intanto Girino si era seduto a terra esausto.
 
 
-Che mondo- Era ormai diventato il mio tormentone, ma in fondo non è che potessi dire molto per scacciar la noia.
La giornata era passata in fretta, come al solito attraversai il paese per tutte le sue le sue vie, mi capitò anche di incontrare qualche compagno di classe, sempre a parlare e divertirsi tutti insieme all’interno di un gruppo che mai si scioglierà, classico pensiero di chi non cerca di vedersi in terza persona. Tutti si separano, chi per un motivo chi per un altro, nessuno rimarrà per sempre assieme, cambierà scuola, traslocherà, avverrà un lutto, ogni scusa è perfetta per allontanarsi da chi ci ha stufato. Certo ci sono delle eccezioni, alcuni non si stuferanno mai della compagnia dell’altro, e questo accade perché questi riescono ad avere una visione esterna, anche se non perenne come la mia, e a causa di questo lasceranno comunque per Terrore di venir lasciati.
Ma perché diavolo faccio queste considerazioni, forse non sono neanche esatte.
 
Con sorpresa quel pomeriggio lo passai non a riflettere su quel discorso dell’amicizia, ma a capire e fosse vero. Non è che avessi potuto averne conferma da qualcuno, per una cosa così mi risponderebbero che non sono a posto di testa, oppure capirebbero, ma per non compromettere la loro reputazione (ma che dico) darebbero medesima affermazione.
Quasi ironicamente, le nubi del cielo si avvicinarono tra loro, scurendosi, e portando la pioggia per raffreddarmi un po’ la mente. Un piccolo ombrello rosso ce l’avevo sempre dietro, tanto non occupava molto spazio, ma sfortuna vuole che a ogni mia dimenticanza, l’acqua scenda. Attraversai il cancelletto del parco e, notando quanto il posto fosse deserto, mi sedetti su una panchina bagnata.
Mi piaceva la pioggia, non perché come si dice lava via tutto, ma perché rappresenta il mondo, almeno sotto i miei occhi: le gocce scendono, scendono, scendono, e alla fine cadono. Tantissime goccioline in tutto il pianeta stanno cadendo, proprio come gli abitanti di questo mondo che continuando a vivere si avvicinano sempre più alla morte. Possibile che un mortale non Tema la mietitrice? E se è così, allora perché per me non è così?
 
Non sono a posto di testa per davvero, ma nonostante cerchi di terminare la mia lunga tesi, sento che ancora qualcosa mi sfugge.
 
E mentre mi scervellavo, una ragazza bionda mi camminò da davanti la staccionata di ferro. Non mi degno di sguardo. Ma la sua calma sembrava un po’ dubbiosa, se è possibile tale cosa.
Quell’evento mi sorprese in modo a dir poco incredibile. Mi fece notare una cosa a cui non avevo dato retta. Quel giorno, aveva piovuto, e io avevo l’ombrello. Può sembrare sciocco, ma nella mia vita niente era mai andata fuori dagli schemi.
A questo punto i casi erano due, o era il mio giorno fortunato, o avevo dimenticato qualcosa di diverso dal rosso oggetto.



Note del Tarlo:
Primo capitolo di questa "Allegra" storiella, commenti?

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Capitolo 3
*** Blu Notte ***


-Blu Notte-


-Che giornata- Non potevo che fare un breve sorriso al seguito di quella affermazione. La mia domenica tipo aveva lasciato un altro mistero nella mia già traboccante mente dubbiosa. Ma perché proprio in quel momento? Possibile che quel singolo evento fosse bastato ad accendere un qualcosa nella mia, posso anche dirlo, inutile vita?
Ciò che albergava nella mia insana mente si stava avvicinando all’intruso di recente apparizione, e giocando sulle probabilità, mi fu facile capire che ci sarebbe stata una reazione.
-Aaaahh…!!- Basta, basta… Più cercavo di rimediare a quei tormenti e più se ne aggiungevano, proprio lì, nell’attimo, con un ennesimo interrogativo che mi assillava, con un ennesimo demone che mi ballava sfrenatamente in quel terribile cranio, gioia o disperazione per ogni psicanalista.
Avevo ormai perso il conto di quegli odiosi regali portati dalla pioggia, e dopo tanto tempo passato ci avevo fatto il callo con gli altri, nonostante mi colpissero comunque.
Rimedio utile che avevo trovato negli anni per combatterli era perdersi in qualche altra parte, non fisicamente, si intende, ma spiritualmente. Beh, la meditazione non è mai stata il mio forte, e per logici motivi che vi ho spiegato qui sopra, però la lettura fungeva da ottimo rimpiazzo, soprattutto nei giorni in cui ero impossibilitato ad usare il mio amato telescopio. Aaah lo spazio. Che bello. Pensare che ci sia qualcun altro, là fuori, che potrebbe aver già passato una situazione simile alla nostra, è una cosa che dà speranza, peccato solo che sia così dannatamente lontano. Ma basta fermarsi qui, per il momento; è giunta l’ora di continuare questo mio immenso flashback, altrimenti i miei futuri lettori si annoieranno no?
Ripercorrendo a ritroso le strade che avevo preso, ero finalmente giunto davanti alla porta di casa. L’ombrello mi aveva protetto dall’acqua, ma avevo comunque bisogno di un buon bagno caldo per disperdere le idee.
Nonno dormiva sonoramente sul divano, con ancora la tivù accesa; sarebbe buona cosa spegnerla, ma zittire il brusio con cui ci si è addormentati di solito svegliava il vegliardo, indi evitavo ad entrambi il dispiacere. I miei erano fuori a far spesa, si distraevano facilmente, e ogni volta tornavano con incredibili ritardi, soprattutto quando il supermercato restava aperto fino a mezzanotte e non poteva così avvertirli che era ora di levare le tende. Tra tutti quegli ingombranti problemi che ho nel cervello, ho ancora in qualche immaginario cassetto quella scena di quando ero piccolo, dove tutta le famiglia stava correndo come dei forsennati nel tentativo di raggiungere l’uscita in chiusura, mentre il nonno era seduto sui sacchetti nel carrello cigolante… Ahah, alla fine venne la polizia a tirarci fuori. Mi fa bene ripensare a queste cose, sono impercettibili e inaspettati i momenti in cui potresti trovar gioia, e se lo dice un’anima tormentata come la mia, allora ci dovreste credere.
La sera la passai nella vasca, alla ricerca di momenti simili a quello sopraccitato, per poter permettere qualche piccolo sprazzo di luce all’interno di quella folle sfera nera che non era altri se non il riflesso di me stesso. Non ne trovai molti.
In quella ricerca avevo speso molto tempo, e finii con l’uscire da quella cesta di granito solo a notte fonda. Il cielo era ancora coperto, ciò mi impediva di praticare il mio hobby.
A quel punto, nel buio della mia stanza, accesi un cerino all’interno di quel semplice camino che stava di fronte al letto e, con la sua flebile fiamma che ancora non riusciva ad illuminare, feci scorrere il dito sulle copertine dei libri che adornavano una libreria pericolosamente posta a fianco a quella fiammella, non che fosse mai successo qualcosa. Messomi tra le coperte, inizia a sfogliare qualcosa, aiutato da una bajour di metallo blu che stonava totalmente con lo stile della mia stanza, dalle pareti bianche e spigolose, da cui sporgono gocce di vernice bianca volutamente lasciate indurire, e con il sontuoso letto matrimoniale dalla struttura in legno che occupava i due terzi della camera.
Era tardi, e iniziavo a sentire gli attacchi del sonno. Tuttavia non volevo dormire, non con ancora quelle “cosette” che mi giravano irrefrenabili per la testa, e così attaccai a leggere, inizialmente sfogliando a casaccio le pagine dl libro, per poi fermarmi e finalmente iniziare la storia dall’inizio come si deve.
Non stavo guardando l’orologio, per non scoraggiarmi e continuare a leggere, ma forse avrei dovuto piantarla e mettermi a pisolo visto che il giorno dopo avrei avuto scuola. E invece mi ero ben intestardito, ignorando tutti i segni di stanchezza, come il rileggere più volte la stesa riga senza neanche accorgersene, o rileggerla apposta perché non si riesce a capirne il senso nonostante la sua semplicità. Fatto sta che alla fine sono crollato lasciandomi scoperto al freddo, prima ancora che mi coprissi interamente col piumone beige.
 
 
 
Numerose streghe, come sempre, giravano in tutta tranquillità all’interno dell’immensa fortezza di Mabaa-Sama; c’era chi chiacchierava con le amiche, e chi pianificava allegramente di spodestare la regina.
Nonostante la gente, ci volle qualche secondo prima che qualcuno notasse ciò che non andava, e come l’avevan vista, qualche urlo scappò.
Era una ragazza giovane e snella, dai lunghi capelli castani sporcati di rosso, e da un grazioso vestito giallo che purtroppo fu rovinato da ciò che successe alla povera streghetta.
Nonostante tutte le pozioni che giravano per l’enorme salone, nessuna poté salvarla in tempo, e dopo che ella avvertì dell’accaduto, venne subito chiamata la Matriarca per informarla.
Qualcuno si stava avvicinando. Viaggiando in ogni stato, per scovare il “Boss”, una furia blu seminava terrore e panico fra tutte le streghe che, cercando di impedirne l’avanzata, venivano sterminate in pochi istanti. Solo una, grazie alla sua abilità di teletrasporto, era riuscita a fuggire da quella tragicità che aveva portato alla morte tutte le streghe dell’Irlanda. Un tentativo pieno di disperazione fu il suo, per avvertire della minaccia il prima possibile, e per riuscire a sfruttare quelle poche pause del combattimento, Elisabeth non badò ai particolari che l’abilità imponeva, e finì con il materializzarsi nel luogo desiderato, ma con un braccio annientato nel muro. Mutilata e sanguinante, si era trascinata fino a cadere addosso ad una collega, ignara del pericolo.
-I Signori della Guerra han deciso di mandare l’offensiva- Borbottava la Suprema mentre pensierosa si avvicinava al cadavere.
-Non si tratta loro- Correggeva intimorita la testimone del fatto. –Come?? Non è possibile, chi mai si spingerebbe a tanto allora, e a questi livelli?-
Come se volesse una risposta direttamente da chi avvertì, le si avvicinò rapidamente, e con un incantesimo di resurrezione, la riportò tra i vivi per breve tempo. Il ritorno dalla morte le destò una tale, e logica, sorpresa, tale che la sua voce svanì; ma la giovane deceduta non si diede per vinta, e dopo qualche piccolo tentativo vano di comunicare, decise di scrivere la sue parole.
Una normale magia ultraterrena sarebbe durata solo qualche secondo, in norma, ma fortunatamente chi l’aveva eseguita era di straordinaria potenza, il che permise la pittura, tramite sangue, non di un nome, ma di una frase, rivolta a Mabaa-Sama, anzi, come viene chiamata nel messaggio, Mabaa-Chan.

Mi son sempre chiesto come sarebbe vedere un film attraverso i tuoi occhi.

 
 
 
 
Note del Tarlo:
Bon, niente di che, mi sono limitato a dire che è andato a nannare, al prossimo si farà un bel combattimento.
 
Non so se l’avete notato, ma ho lasciato sparse qua e là qualche piccola allusione, i piccoli demoni che ballano nella testa, le sfere nere di follia… *ammicca*
 
Chi ha capito l’identità dell’ammazza streghe alzi la mano^^ *Alza mano*
 
Ora basta però perché sono le tre e trenta del mattino e il sonno sta prendendo il sopravvento (sì avete capito bene, questo capitolo è basato sulla mia giornata di oggi, e ora vado a spegnere il camino per godermi un meritato riposo)
 
Love
Tarlo Viola

 

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Capitolo 4
*** -Terrore- ***


-Terrore-


Che fugace apparizione…
Era lì, nel sogno, davanti a me. Era una persona, probabilmente ferita, poiché era fasciata da capo a piedi da un numero infinito di bende; altre informazioni non posso dare poiché, lo sconosciuto, mi si era presentato solo per un istante, nella mia stanza, davanti al mio letto. Avevo letto da qualche parte di episodi simili, credo si chiamino pandafecc, o giù di lì. Se la vogliamo mettere sul piano scientifico, quell’entità si è mostrata poiché, nell’atto di svegliarmi di soprassalto, avevo mischiato in quel secondo realtà con dormiveglia. Una spiegazione razionale che mi avrebbe tranquillizzato, e così è stato, finché un altro interrogativo non mi invase la già contorta mente: cosa mi aveva provocato quella reazione.
Mi ero perso… Mi aprivo gli occhi con le dita, mentre ogni altro muscolo del corpo aveva praticamente cessato ogni sua funzione. Disteso sul letto, in coma, mi ero bloccato mentre cercavo di aprirmi ancor di più gli occhi, con l’assurdo obbiettivo di veder attraverso il soffitto e raggiungere il cielo.
Non riuscivo, non riuscivo a reagire, in nessun modo. Ogni mio dubbio, incertezza, ogni sorta di domanda che mi ero posto fin dal mio primo natale, spariti. Cosa ancor più inconcepibile, però, era il capire ciò in cui sbagliavo, perdere tutto ciò per cui avevo vissuto, voleva dire perdere ciò che mi formava, e cosa diamine otterrei perdendo me stesso? Il Terrore, il terrore di abbandonare la mia anima, il terrore che qualcuno la possa prendere; tutto, e ribadisco in questo momento, tutto, mi si aprii davanti, per poi dimenticarla, quell’esperienza, proprio come un qualsiasi sogno.
Troppi pensieri mi affliggevano, e troppi nuovi arrivi di tali dimensioni. Mi ero recato al bagno, a vomitare, la mia salute si era evidentemente spossata; tuttavia non avevo la benché minima intenzione di rimanere in camera, lì, in quel luogo, dove il demone sarebbe potuto tornare. Avevo paura.
 
-Stai bene?- Mi chiese il professore. A quella domanda qualche compagno si voltò a guardarmi, chissà il perché, tanto, da quell’espressione annoiata, si riusciva benissimo a capire che non erano in alcun modo preoccupati per me. Più probabilmente stavano sperando che il discorso si dilungasse, così, tanto per perdere un po’ di tempo su quella monotona spiegazione in classe.
-Nono sto benissimo- Aaahh alla fine ci ero caduto pure io, ho nascosto il mio essere sotto un falso sorriso, ero arrivato addirittura ad uscire di casa in modo furtivo per non mostrarmi ai parenti. Erano indubbiamente segni di qualcosa, qualcosa che, al contrario del risveglio, mi rimarrà impressa per sempre.
 
 
-Cosa intende fare Mabaa-Sama?- Chiese titubante la segretaria della regina.
-Interverrò personalmente, la perdita di altre streghe potrebbe causare serie ripercussioni sull’esito delle nostra guerra- Questo era l’ordine della maga suprema, colei che fu forgiata da mille battaglie, colei che da sola poteva tener testa al Dio della Morte in persona.
Gli occhi della Matriarca iniziarono a brillare, i cerchi mistici presenti nelle sue pupille si ingigantirono, fino ad occupare l’intero volto. Stava per usare una delle sue tanto temute magie dimensionali, per la precisione quella del teletrasporto, anche se di un tipo diverso dal comune usato.
La rotta era stata segnata, Irlanda, il luogo dove sarebbe avvenuto lo scontro tra lei e il misterioso aggressore; ed ecco; il corpo della Suprema si stava sgretolando in tanti minuscoli tasselli del suo essere, pronti per intraprendere il viaggio nel tunnel che esternamente ingloba l’immenso universo.
 
 
Era solito, per lui, andare in perlustrazione del paese che stava proteggendo. Terrore, il Signore della guerra affine a questo terribile sentimento stava levitando in cielo, come un rapace in cerca della sua preda, o, nel suo caso, di qualche possibile minaccia.
Di lui si riusciva ad intravedere ben poco, coperto da un grande cappotto verde scuro, simile ad una foglia in via di morire, tutto ciò che stava sotto all’indumento era nascosto da un numero incontabile di bende bianche, da cui traspariva solo qualche lembo di pelle dalle giunture; anche il viso era di questa opinione, mascherato, riusciva a percepire l’ambiente circostante unicamente da un grande occhio sinistro, e da qualche ciuffo di capelli che, per motivi di crescita, scappava dall’involucro medico.
Normale routine per lui, con gli anni aveva memorizzato un buon sentiero aereo per riuscire a controllare tutto il territorio, e caso volle che quel giorno si fermò proprio sopra la mia scuola.
Il suo sguardo tranquillo si era sostituito ad uno sorprendentemente incredulo. Non perse tempo, le bende che penzolavano dal suo abito si disposero subito a rete, quasi sembravan sparire da quella zona, e riuscendo nell’inaspettata impresa di catturare un qualche invisibile pesce. La trappola si mosse ad elevata velocità verso l’indietro, spinta dall’agitata anziana catturata; e sì, quella che aveva per le mani era proprio Mabaa-Sama, uscita dalla sicura protezione dell’anima per qualche motivo a lui sconosciuto, cosa poco rilevante. Era riuscito ad agguantare il nemico numero uno del mondo, sarebbe riuscito ad abbatterla? Sarebbe stato meglio chiamare rinforzi, ma nella situazione in cui era avrebbe perso un’irripetibile occasione… no, doveva affrontarla ora.
-Ho ben altro a cui pensare, quindi ora lasciami- Il tono imperioso di lei fu seguita da un rapido passaggio di energia su tutta sé, debole, ma sufficiente a rompere le fasce.
Riuscita a liberarsi, la strega impiegò poco tempo a riformulare le parole magiche del suo precedente incantesimo di passaggio, lasciando a bocca asciutta il monocolo e raggiungendo il suo obbiettivo… però questo non accadde. Terrore aveva già disposto le sue bende in un’altra formazione, ispiratrice di un violino, che, nel momento preciso del termine dei vocaboli detti, mise un suono possente, in grado di penetrare nella frequenza di chi gli stava davanti, e a dirottarne i comandi. Una tecnica particolare, che in futuro verrà chiamata “Meditazione dell’anima”.
Il campo da gioco era pronto, il potente protettore del pianeta aveva rimodellato il teletrasporto, trasformandolo nell’Indipendent Cube, magia della durata di circa un’ora, in grado di separare una piccola porzione di terreno dal resto dello spazio-tempo; e a quel punto, era tempo di battaglia!
 
 
 
 
Avevo promesso un combattimento, ma questo capitolo mi è venuto più lungo del previsto, quindi sarà per la prossima^^ sorry.
MMM< impressioni? Io mi autocriticherei a morte in qualunque caso quindi non conto XD
 
Ed ecco come me lo immagino Terror =D
 

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Capitolo 5
*** Coraggio ***


-Coraggio-



Incredibile. Ogni classe si era mobilitata per uscire fuori dall’edificio. Non era un’esercitazione, come tutti potevano pensare, ma un vero e proprio pericolo. I bidelli, terrorizzati, avevano scorto due curiose figure in cielo, inizialmente niente di allarmante, ma la reazione fu immediata non appena il territorio scolastico venne delimitato ai suoi confini da una imponente muraglia di luce.
Ogni gruppo stava seguendo le solite regole di evacuazione, ignare di quello che stava sopra le loro teste; io, come è giusto che faccia uno studente, mi ero limitato a seguire la folla, a volte avanzando tra i compagni che commentavano cinicamente l’evento, e a volte indietreggiando, per non intromettermi in discorsi poco affini a me.
Quasi mi divertii, in seguito, a notare la reazione di tutti quando scoprirono che non c’era modo di uscire, fuggire da quello che stava accadendo tra gli sfidanti di quella incredibile, e breve, battaglia celeste, di indubbia pericolosità, e che, avrebbe spaventato a morte tutti quelli che stavano al di sotto dello scontro. Il personale, seguito da un po’ tutti, aveva iniziato a tastare  quella barriera, nella speranza di trovare un varco, riuscendo in tal modo a salvarsi la pelle. Un’attività che iniziò ad essere praticata poco a poco da tutti, velocizzando subito le loro azioni in risposta allo scoppio d’inizio.
La somma strega era stata costretta a ritardare il suo arrivo dinnanzi al misterioso furia blu, dovendo, per forza di cose, abbattere prima il paladino che le si poneva davanti. Se per lei un’ora era una colossale perdita di tempo, per lui invece era un breve attimo che avrebbe dovuto saper sfruttare al meglio, inaugurando così la lotta. Abilità particolare di Terror era il saper manovrare le bende che lo rivestivano seguendo il semplice istinto, vivo più che mai nel primario momento; punte, così avvolte su se stesse al fine di creare un cono dall’acutezza sufficiente a perforare ogni sorta di scudo che si sarebbe contrapposto, dimostrando al contempo le curiose parvenze di una lunghezza infinita dei suoi strumenti. La caratterizzazione della magica sovrana era di poter manipolare lo spazio, e forse addirittura il tempo, che le stava attorno; detto ciò, ella si allontanò con estrema facilità dai colpi passando per un piccolo cerchio di ovvia utilità. Certo, forse non era la miglior mossa che potesse fare, ma decise ugualmente di apparire nei pressi del suo nemico, uscì da quel secondo cerchio, e tentò un piccolo colpo verso il collo; possedere una lama non era di grand’utilità per qualcuno del suo calibro, ma in momenti analoghi a quello riusciva a dimostrare la sua efficacia.
Difficile descrivere due ruoli in contemporanea, ma non ho altro modo per poter raccontare ciò che ai miei occhi ancora pareva incredibile, e per questo chiedo venia.
Non si posizionavano a quote esagerate, e ogni loro singolo gesto, o movimento, ma anche offese, raggiungevano gli spettatori, beh, lo spettatore, a cui tuttavia non interessava il combattimento in sé, e cercava più che altro di analizzare il protagonista di quel sogno che tanto lo attanagliava. Possibile che fosse lui? E se così non fosse, quale assurda coincidenza lo avrebbe portato a fermarsi proprio sulla mia scuola? Domande legittime in fondo, vista la rapidità di questo continuo susseguirsi di anomali eventi, che mai, erano riusciti a rivelarsi prima nella mia vita.
Il fendente andò a vuoto, o meglio, non ferì il Signore della Guerra, portatosi inspiegabilmente in un punto differente dell’azzurra arena, lasciando al suo posto un semplice manichino di bende, dissolto al tocco di quel metallo dalla probabile origine sconosciuta. La risposta fu immediata, aveva già in serbo una particolare formazione da applicare alle sue bianche appendici, potendo puntare contro l’obbiettivo una simil balestra che scoccò a grande velocità il dardo albino. Ed ecco la prima ferita, un semplice taglio, anche abbastanza superficiale, che fece però elevare le difese. Mabaa-Sama prese così a muoversi tra un portale e l’altro, rendendo imprevedibili i suoi spostamenti. Come ciò non bastasse, aveva per giunta creato delle copie illusorie di se stessa, rendendo insuperabile il suo vantaggio. Sfruttando l’attenzione del nemico nei propri confronti, fece apparire alle sue spalle quello che sembrava in tutto  per tutto… la Torre Eifel!
-Che casino- Ma quanto urlava quella gente, e non si stancava mica. Era abbastanza fastidioso tutto quel chiasso, ed esso mi impediva di pensare, ragionare. Non mi dilungherò troppo su quest’ultimo aspetto, i pensieri di un dio non sono alla portata di tutti, e queste memorie servono proprio per raccontare a tutti gli ignari che non hanno potuto assistere alla mia ascesa.
-Colpito!- Era una voce debole, molto soffocata, e molto lontana. Si celava nelle profondità della sua anima, incatenata in una immaginaria stanza da lui stesso creata.
L’immenso monumento francese piegò la malandata schiena di un terrore non più in grado di combattere nel pieno delle sue forze, sconvolto dall’offesa subita, e barcollante come se d’un tratto avesse perso l’abilità del volo.
Il nemico non attese a lungo, e cogliendo l’occasione si precipitò ad infliggere il colpo di grazia a quel frastornato rivale.
-Aih aih- Quella voce iniziava a farsi sentire troppe volte.  L’occhio poco prima spento riuscì a rinsavire, come se il guerriero avesse riacquistato tutte le energie perse, e forse anche oltre. Il movimento fu facile, rapido, e potente; di fronte a quell’esercito di illusioni, quelle linee di stoffa formarono un nuovo strumento musicale, un piano, a cui l’eroe si accinse a suonare una nota, no due, nonostante le prima fosse muta. “Meditazione dell’anima” l’aveva chiamato, una tecnica in grado di calmare qualunque spirito, sì, anche quello di una eminenza come Mabaa. Quest’ultima venne colta alla sprovvista, un brivido di quiete e pace la trapassò, causando la sparizione dei suoi cloni, e svelando la propria posizione.
Come aveva fatto riprendersi, chiederete giustamente voi, beh, dovete sapere che esiste una potente entità, che noi definiamo rozzamente “Follia”. Essa, è presente in tutti noi, ma di rado si manifesta in modo dannoso per una civiltà. Certo, i matti esistono, ma essendo semplici umani, questa si concentra solo su di essi, che tuttavia vengono prontamente internati dalla legge. Ma allora che problema c’è? Ed è qui che dobbiamo entrare nelle spiegazioni, ma preferirei lasciare questa per il futuro, in modo da non rovinare ulteriormente la storia. Vi dico solo che il paladino bendato è riuscito nell’incredibile intento di soggiogare la follia, acquisendone parte dei poteri.
Una lunga lancia perforò l’addome della strega, portando nuovamente il vantaggio a lui, il coraggioso, persona che ha affrontato il male faccia a faccia, senza indietreggiare, e perciò ripagato con nuova potenza. Questa volta pareva che a prevalere sarebbe stata la giustizia, agganciata per un’arma imbrattata di rosso a colei che meno la rappresentava. Ma sarebbe davvero finita così? No.
Nonostante il colpo, un teletrasporto permise alla maga di allontanarsi sulla sua futura vittima, che sarebbe stato tra poco conscio di ciò che lo aspettava.
Le parole più funeste che la storia abbia mai conosciuto si rivelarono in quell’occasione, creando un’arma di immane potenza. I simboli che tanto la rappresentavano si ingigantirono, fino quasi a fuoriuscire dal suo volto, mentre davanti a lei si materializzarono due inquietanti occhi, pronti per attaccare.
Aveva tralasciato qualcosa, qualcosa di importante, qualcosa che lo colpì ancor prima del vero danno: la sua posizione.
Era rivolto al terreno, mentre l’avversaria sopra di lui avrebbe scatenato un tormento dalla potenza analoga ad un asteroide. Il fatto che ci fosse una scuola sotto di lui era il minore dei mali, poiché, se avesse schivato il fatale destino, la sua sorte sarebbe poi passata al resto del mondo, devastata come accadde in precedenza ai dinosauri. Quanta, quanta disperazione, era combattuto, anche se la risposta l’aveva già decisa.
Non so come, ma capivo cosa provava, incredibile. Ero fisso, immobile, a contemplarlo in tutta la sua magnificenza, senza fare distinzione per entrambi gli avversari. Quell’abbagliante luce che lo cospargeva, ricordo, mi costrinse a distogliere lo sguardo, per non accecarmi. –Lo fa anche a te né?- non ci avevo fatto caso, ma assieme a me c’era anche lui tra le tribune dell’incontro. Era un ragazzo biondo, dal fisico non troppo atletico, ma comunque in forma, quasi mi assomigliava. Mi sorrideva, in attesa di risposta, ma sia io che lui ci rigirammo per vedere come sarebbe andato a finire quel crudele spettacolo, io, per capire la losca figura, lui, per pura e semplice ammirazione di quelle due divinità.
Le somme iridi verdi si erano unite alla pupilla dilatata di quelle due “armi”. Il colpo stava per partire, e Terror aveva dato fondo a tutte le sue energie, per evitare che il raggio arrivasse anche a terra. Non poteva farcela, non con il solo potere della paura che lui comandava. No, non ci sarebbe mai riuscito a rimediare all’errore, quell’errore che non avrebbe mai dovuto fare, l’errore di mettere a rischio la vita di tutti i suoi protetti. E così prese coraggio, quel coraggio che gli aveva permesso di sconfiggere la pazzia, e ce gli avrebbe permesso di vincere, se così si può dire.
La colonna di luce si avviò, e il nostro salvatore la prese in pieno, riuscendo quasi a curvarla su e stesso. Non so, ma quell’immagine, gli dava un nonsoché di ultraterreno, con quell’aspetto, quella luminosità, sembrava di trovarsi per davvero al cospetto di un angelo, una creatura che stava sprizzando coraggio da tutti i pori, resistendo, fin quando non terminò la lunga ondata.
L’Indipendent Cube sparì, il tempo era terminato. La “Cattiva”, a cusa delle ferite riportate, dovette rimandare la caccia all’obbiettivo, e rintanarsi nel suo segreto maniero. Il “Buono”, invece, era lì, non saprei spiegare neanche tuttora, beato, tranquillo, mentre chinando il capi, ci diede una profonda occhiata. Era rivolto a me? O all’altro che guardava, naa, probabilmente ammirava per l’ultima volta il mondo che avrebbe lasciato, terminando l’azione con un volar via, indisturbato. Solo in seguito lo venni a sapere… andò a morire.
 
E con questo si conclude il primo atto della mia incredibile avventura, portando all’apertura del secondo, in cui feci la conoscenza di un mio futuro caro amico.
 
-Che lotta incredibile vero?- si rivolgeva a me, con occhi ardenti dall’ambizione. Gli altri erano subito scappati via dalle loro mammine, mentre noi due eravamo rimasti soli, a parlare e a scambiarci informazioni su quello che sapevamo sui grandi Otto, Signori della guerra di cui il nostro perdente faceva parte, e ad ipotizzare su come l’avrebbero presa i suoi compagni.
-Come ti chiami?- Forse l’azione più strana tra tutte quelle che ho fatto, socializzare.
-Arturo Fumagalli è il mio nome messere, ma voi mi potete chiamare semplicemente Artù- si mise a parlare in modo altezzoso, tanto per sollevare un po’ il mio morale che emanava negatività a chilometri.
Nei giorni che passarono finimmo col diventare amici.
 
 
 
 
 
-Sai che è morto?- un mantello nero copriva il suo corpo, mentre una maschera bianca a tre fori lasciava intravedere degli occhi sgranati, così, senza motivo.
-Perché mi perseguiti ancora?- Serio era il tono di voce di Death, detto lo shinigami, che si rivolse scontroso alla sua bizzarra copia.
-Death death death death… non crederti così importante, io perseguito tutti… in fondo sono… Follia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Tarlo Note:
Bon, perdonate il ritardo, coooooooomunque, che ne pensate di come ho scritto questo combattimento (sbatte testa contro pavimento)?

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Capitolo 6
*** Dio ***


-Dio-


Death.
Shinigami era un titolo che veniva dato all’intero gruppo, ma era a lui che meglio si addiceva; ogni torto, disastro, minaccia, veniva annullata dall’intervento di questa persona, che in tempi a me sconosciuti rinunciò ad un corpo fisico.
-Sai che è morto?- Un mantello nero copriva il suo corpo, mentre una maschera bianca a tre fori lasciava intravedere degli occhi sgranati, così, senza alcun motivo.
L’incontro con tale figura, di aspetto riflesso a quello del nostro nero eroe, avveniva in un mondo di sogno, od oserei dire d’anima, dov’era solito recarsi Death durante le sue meditazioni.
-Se sei qui, vuol dire che…- L’affermazione, dal tono leggermente spaventato, fu interrotta dalla fretta di proferir parola dell’altro.
-Sì Sì, quel tipo che andava in giro col mio nome se ne è finalmente andato.- Sembrava essere felice di ciò, tanto che si mise a fare svariati volteggi nel buio di quell’immaginario salone.
-Come temevo, possibile che neanche coi tuoi poteri sia stato in grado di vincere le streghe?- Non possedeva volto, ma il suo capo chino faceva intendere tutto il dispiacere che lo avvolgeva.
-A dire il vero, ci sarebbe riuscito, ma lo ho abbandonato un attimo prima che venisse colpito.- Si era d’improvviso fermato, per poi attaccare con una snervante serie di risatine.
La furia pervase l’eroe, ma sapeva di non poter fare niente dinnanzi a quell’essere che gli rideva davanti. Stringendo i pugni, così, si limitò a far domanda. –E come ci sei riuscito?-
-Sono intervenuto io- Dal nulla arrivò camminando Diritto, un altro figlio di Follia.
-Lo avevo avvertito che avrei liberato mio fratello, prima o poi…-
-E DOVEVI FARLO PROPRIO ORA?!?- Non poteva, non poteva mantenersi calmo quando un suo amico veniva trattato in simil modo.
-Ti correggo, non lo ho fatto ora, ma il quel momento, cerchiamo di essere precisi. E poi era il momento migliore, secondo mio giudizio.- Si manteneva sempre risoluto, lui, cercando di ordinare sempre le cose, per mantenere ciò che lo circondava simmetrico. Diritto aveva sempre affiancato Death nella vita, sia prima che dopo aver fatto il grande passo ed esser divenuto Shinigami, ecco perché appariva con il suo precedente corpo, ragazzo dagli occhi gialli, che si differenziava solo per un piccolo particolare: le tre linee di Sanzu che coprivano metà del capo, erano invece cinque, e disposte verticalmente.
-Terror commise un gravissimo errore intrappolando la follia dentro di sé…- Riprese a parlare –Come sai, noi concediamo parte dei nostri poteri ad otto persone, otto Dei della Morte, affinché possano impedire la distruzione del mondo. Sai anche che noi offriamo la possibilità di evoluzione a chi voglia accettare la nostra prova, facendolo cadere nella follia, questi dovrà riuscire ad abbracciarla e a superarla, come è successo proprio a Terror. Ma a lui non bastava, gli abbiamo offerto una mano e si è preso il braccio, ha sigillato la paura e ne ha usato i poteri, a fini nobili, questo lo riconosco, ma nessuno dovrebbe mai spingersi a questo genere di blasfemia.-
-Se possedete delle regole talmente rigide, perché non intervenite personalmente a risolvere questa questione delle streghe?- Ormai non rimane che la rassegnazione, come potrebbe mai, lui, un semplice mortale, opporsi alle scelte di una divinità?
-Perché le streghe sono nate a causa degli umani, e perciò rimane un problema degli umani. Vi stiamo già dimostrando la nostra infinita misericordia creando gli shinigami. Non chiedeteci altro, o ve ne pentirete.-
Detto questo, Death si risvegliò, per poi recarsi in riunione con i suoi colleghi e discutere sul da farsi. Non erano risposte che avrebbe voluto sentire, ma almeno sa la verità sull’accaduto… e su quello che accadrà.




Uccidetemi D: (od uccidete il mio pc, tanto è già malconcio)
Riattacco con questo capitolo, nel frattemmpo non abbandonatemi D: e recensite.

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