nothing is too wonderful to be true.

di gomezpickles
(/viewuser.php?uid=173671)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You wish you had stayed. ***
Capitolo 2: *** Live like there's no tomorrow. ***



Capitolo 1
*** You wish you had stayed. ***




“And I hope the sun shines and it’s a beautiful day and something reminds you , you wish you had stayed, you can plan for a change in weather and town, but I never planned on you changing your mind”


Taylor Swift.
Perché ha questo enorme potere di farmi stare meglio anche nel peggiore dei giorni?
Come lo è questo, d’altronde.
Mia madre ormai ha deciso.
Ci trasferiamo.
È meglio per noi, Charlie” continua a ripetermi.
E forse ha ragione.
Lei ha sempre ragione.
È la mia mamma.
Non è come mio padre.
Ci ha abbandonate tre settimane fa, quello stronzo
Ups.
Non penso che in un diario si possano scrivere le parolacce.
Scrivi i tuoi pensieri su un diario.”
Sempre la voce di mia madre.
I miei pensieri dici, mami?”
Allora okay.
Io penso che sia uno stronzo.
Penso che lo sia sempre stato.
Da quando ha messo mia madre incinta a diciassette anni fino ad adesso, che ci ha lasciate.
Entrambe.
Con un biglietto.
Perdonatemi, ma questa vita non fa per me. Non cercatemi. Vi voglio bene.”
No, padre.
Se ci avessi davvero voluto bene, non l’avresti fatto.
«Tesoro, prendi le tue cose. Dobbiamo andare»
È arrivato il momento.
Prendo la mia borsa e prima di chiudere alle mie spalle –per l’ultima volta- la porta di quell’edificio che spesso chiamavo “casa” , mi guardo intorno.
È completamente vuoto.
È stato privato di tutti i ricordi che vi erano all’interno.
Prendo un grande respiro e chiudo la porta.
Finalmente.
 
 
 
 
 
 
 
 

1.     “You wish you had stayed.”

 
 
 


«Andrà tutto bene, non è vero, mamma?» le chiedo con voce tremante, mentre lei guida.
«Certo, Charlie. È qui che non andava bene» mi risponde.
"Mi chiedo se lo pensi davvero, mamma."
Adoro mia madre.
Forse perché la differenza di età tra noi due è davvero poca.
Quasi diciassette anni.
Le ho sempre detto tutto.
E lei mi ha sempre dato i consigli migliori.
È rimasta incinta l’ultimo anno di liceo e ha deciso di tenermi.
Ora stiamo andando da mia zia, sua sorella.
Los Angeles.
Hanno un fantastico rapporto.
Si vedono una volta al mese, ma basta per fare in modo che siano felici.
Zia Julie, oltre ad essere fantastica, è una produttrice discografica.
È ricca?”
Si lo è.”
Ed è sposata con Lucas; mio zio.
Hanno adottato una bambina.
Viene dalla Cina.
L’hanno chiamata Therese.
Penso proprio che sia la bambina più bella sulla faccia di questo pianeta.
Ha ormai due anni.
Comunque sia, noi ci trasferiremo a casa degli zii.
Mia madre lavorerà come segretaria nello studio di zia.
Io andrò ad una nuova scuola.
Wow.
Entusiasmante.
Beh, io sono felice.
Perché? Beh, perché a Los Angeles vive la mai migliore amica.
Che idiota che sei. Non hai una migliore amica a casa tua e ce ne hai una che vedi una volta no e l’altra neanche.”
Ci vediamo una volta al mese; come mamma e zia.
E ci sentiamo ogni santissimo giorno.
Senza di lei non sarei quella che sono.
Lei è la mia aria.
Sì, proprio come il suo nome.
Aria.
«Tesoro mio, siamo arrivate!» mi dice mia madre, frenando l’auto. È entusiasta.
Immersa dai miei pensieri, avevo perso la cognizione del tempo.
Accenno un lieve sorriso.
«Charlie, saremo sempre io e te. Ormai lui è uscito dalla nostra vita e non credo proprio che tornerà»
Lui.
Non ha il coraggio di chiamarlo per nome.
Ma il suo discorso sembra convincente.
L’abbraccio, velocemente, ma un abbraccio pieno di emozioni, che probabilmente solo lei riesce a percepire.
Apro la portiera dell’auto.
La mia converse calpesta il prato perfettamente curato del giardino di mia zia.
Aiuto mia madre con le valigie, poi sento un urlo, proveniente dalla casa di fronte a quella degli zii.
«OH MIO DIO! OH MIO DIO! OH MIO DIO! Siete arrivate finalmente!»
Vedo Aria corrermi in contro per poi abbracciarmi.
Io ricambio l’abbraccio e sorrido.
Un sorriso sincero.
Sono davvero felice di rivederla.
«Non riesco a credere che ora vivremo a dieci passi di distanza» esclama la mia migliore amica.
Sì, lei abita nella villa di fronte a zia.
«No, non riesco a crederci neanche io.»
Lei sorride, ma dopo pochi istanti l’espressione sul suo volto diventa subito seria.
«Come stai, Tess?»
Tess. Solo lei mi chiama così. Una volta aveva provato a chiamarmi “tesoro” , ma a me era venuto il voltastomaco per l’eccessiva dolcezza, quindi l’aveva trasformato in Tess!
Le sorrido.
«Va tutto bene, Aria. Grazie»
Lei annuisce.
In quel momento zia e zio, che tiene in braccio Therese, arrivano a salutarci anche loro.
Il resto della giornata prosegue normalmente.
Per quanto possa essere normale che una ragazza di sedici anni e mezzo e sua madre di trentatré anni, vadano a vivere a casa della sorella della madre perché il padre le ha lasciate sole.
«Charlotte, perché non vieni con me e tua madre domani a lavoro? Sarà divertente» mi chiede sorridente zia.
Aria mi aveva detto che sarebbe dovuta andare da suo padre il giorno seguente.
Sì, i suoi sono divorziati.
Lei ha una sorella maggiore, Olivia.
Vivono dalla madre, ma vedono spesso il padre.
Lo amano.
Non le posso capire.
O forse sì, ed è proprio per questo che sto soffrendo.
Annuisco, comunque «sarà divertente» ripeto le ultime parole di mia zia, finendo di mangiare il mais sul piatto.

 

Author’s note:
Yeep, questa è la mia prima FF.
So che questo primo capitolo è terribile, ma era un po’ per presentare un po’ la situazione.
Se leggete, vi prego, recensite, anche una piccola-piccola recensione a me va bene, non mi lamento!
Spero che vi piaccia e che la continuate a leggere<3
peace&love;
@gomezpickles

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Live like there's no tomorrow. ***


 


And we can find a way to do anything, if we try to live like there's no tomorrow , 'cause all we have is here right now; love like it's all that we know, the only chance that we ever found. Believe in what we feel inside, believe and it will never die; don't never let this life pass us by.
Selena Gomez.
Ma vie.
Vivere come se non ci fosse un domani, eh Sel?
È difficile, Selena.
Tu puoi capirmi.
Anche tuo padre ti ha lasciato da piccola, vero?
Sì.
Apro gli occhi.
La luce mattutina è riuscita a passare attraverso i vetri della finestra di quella che da ora in poi, sarà camera mia.
Mi guardo intorno.
Sono sdraiata su un letto matrimoniale.
La camera è enorme; davvero grande.
Praticamente grande quanto il monolocale dove vivevamo io, mamma e papà.
Papà.
Mi alzo dal letto e vado verso il bagno che ho in camera; anche questo è grande.
Eccessivamente grande.
Non sono abituata a tutto questo lusso.
Casa mia era minuscola, ma io mi trovavo bene.
Andrà tutto bene. Qui è fantastico, Tess.
Dici Aria?
Mi fido di te, quindi proverò a fare in modo che tutto vada veramente bene.
Sarà difficile, lo so, ma mi ci impegnerò.
«Charlotte, tesoro, noi stiamo per uscire! Vuoi muoverti?» è mia zia che urla dal piano di sotto.
«Sto arrivando, zia!» anche io urlo di risposta.
Mi metto una minigonna aderente, infilata sopra ad una canottiera, poi vado nuovamente verso il bagno, mi guardo rapidamente allo specchio, decido di lasciare i capelli castano chiari sciolti, un filo di trucco e via.
Los Angeles, i’m comin’!
Scendo di fretta le scale e mi trovo in ingresso, dove mia zia e mia madre mi stanno aspettando, sorridenti.
Sorrido anche io.
Usciamo dall’enorme villa e un’ondata di calore mi assale. È la prima settimana di settembre.
Il caldo è incontrollabile.
Dicono che a Los Angeles faccia caldo tutto l’anno.
Alzo le spalle; non mi è mai dispiaciuto il caldo, anzi.
Entriamo nell’auto argentata della zia (niente a che vedere con il pick up arancione di mamma, mezzo rotto che ora si trova nel parcheggio di casa) e ci dirigiamo verso il lavoro della zia.


 
 
 
 
 

1.     “Live like there’s no tomorrow.”

 
 
 
 
 
 
«Bene, eccoci qui» afferma soddisfatta mia zia, parcheggiando l’autobus.
Io e mia madre ci guardiamo sorprese, dopo aver visto l’edificio davanti a noi.
È qualcosa di terribilmente grande.
Grigio.
Molto grigio.
«Dentro è carino, fidati, ti piacerà.» zia Julie guarda mia madre. Poi me. «E piacerà anche a te, Charlotte.» Io e mia madre alziamo le spalle e usciamo dall’auto.
Entriamo dalla porta d’ingresso, grigia, e ci dirigiamo verso un ascensore, grigio.
«Non ispira molta allegria, Julie. Non me ne lamento, ma diciamo che non è proprio come l’avevi descritto al telefono» sempre sincera mia madre.
«Vuoi essere paziente, Mary?» zia si volta sorridente verso mia madre; in quel momento l’ascensore si ferma, le porte si aprono.
Io esco dall’ascensore e mi guardo attorno, meravigliata.
Completamente diverso dal piano inferiore.
Una cosa è certa, qui sì che c’è allegria.
«Wow» è l’unica cosa che riusciamo a mormorare io e mia madre contemporaneamente.
«Già» esclama soddisfatta zia «e ora andiamo, ti faccio vedere dove lavorerai, Mary.»
Ci incamminiamo lungo un corridoio che mi pare infinito, alla fine di questo, c’è una grande porta.
Zia la apre e dritto davanti a noi vediamo una grande scrivania.
Ce n’è un’altra sulla destra.
Zia la indica «Lì lavorerai tu» poi indica quella davanti a noi «Quella è la mia»
«IIIIIP!» esclama mia madre sorridente.
«Bene, noi abbiamo molto da fare oggi. Dobbiamo cominciare a registrare con una band di ragazzi inglesi che hanno deciso che lavoreranno in America. Quindi tu, Charlie, puoi farti un giro dove vuoi»
Io annuisco poco convinta.
Mi aspettavo qualcosa di più entusiasmante, ma per me va bene.
Esco da quella stanza e percorro il corridoio precedente.
Cammino per circa un’ora, poi –come mio solito- mi perdo.
Grande, Charlie
Sono in una sala.
Non chiedetemi come ci sono finita dentro, perché non ne ho davvero la minima idea.
È buia, illuminata solamente dalla luce di una macchinetta, grazie alla quale riesco ad intravedere qualche divanetto.
Mi avvicino alla macchinetta, voglio prendermi un bounty.
Sto per mettere le monetine , quando sento una voce.
«Fidati, non mettere niente là dentro. Tutto rimane bloccato» mi giro di scatto, per vedere da dove proviene quella voce. Credevo di essere sola.
Intravedo una sagoma seduta su un divanetto.
Mi avvicino.
La voce appartiene ad un ragazzo, decisamente carino.
Capelli lisci, corti e castani, occhi chiari. Non riesco ad identificare il colore.
Ha una maglietta a righe.
Mi ricorda terribilmente mio padre.
«Sono Louis.» mi dice.
Mi chiedo se gliel’avessi chiesto, perché a me non sembrava.
Mi fa piacere.
Troppo acida come risposta, mi limito ad annuire.
Non voglio dire il mio nome ad un estraneo.
«Qualcosa non va?» mi viene naturale chiederglielo, ha un’aria terribilmente triste; non so perché, ma sono fatta così. Qualcuno sta male? Cerco di aiutarlo.
«Hai mai sentito parlare di Louis Tomlinson?» mi chiede.
Non capisco.
Scuoto la testa «No, mi dispiace.»
In realtà non è che mi dispiace, ma non riesco a capire il collegamento.
«Ovvio. Ma probabilmente sai chi sono Zayn Malik, Liam Payne, Harry Styles e Niall Horan»
Scuoto la testa, nuovamente.
«Beh, tu sei un caso a parte.» sorride, un bel sorriso.
Mi ricorda papà.
Ancora una volta.
«Io però faccio parte di quella band come ne fanno parte tutti loro. Il fatto è che io non prendo mai assoli. Neanche Niall in realtà, ma quando lui non li riceve tutti cercano di aiutarlo. Fanno di tutto per fare in modo che possa cantare. Louis invece non se lo fila nessuno»
Ho capito il collegamento.
Lui è Louis Tomlinson.
Wow, sei sveglia mi hanno detto.
«Io… a me dispiace» riesco a mormorare. Non so davvero cosa dire.
Lui sorride, di nuovo.
Che bel sorriso.
«Non ti preoccupare, non è di certo colpa tua. Neanche ci conosci, scusa se ti sto dicendo tutte queste cose, ma sai… non ne parlo mai con nessuno e a volte si sente proprio la necessità di sfogarsi.»
Ti capisco, Louis.
Mi sento in terribile imbarazzo.
D’altronde, è naturale.
Insomma non conosco quel ragazzo che mi sta raccontando tutti i fatti suoi. Cosa dovrei fare?
Dico la solita ed inutile frase.
«Hai provato a parlarci?»
Lui sorride nuovamente «No, non vorrei mettere tensione tra la band»
Un altro collegamento.
Fa parte di quella band che diceva zia prima.
Annuisco comprensiva.
«Senti, è meglio che io torni a non-cantare o mi daranno per disperso, non che possa disturbarli, ovvio.»
Mi sorride, si alza e si incammina verso la porta.
Prima di uscire, si volta verso di me.
«Grazie mille, davvero»
Io accenno un sorriso.
«Figurati» riesco a mormorare, non so se mi ha sentito.
Spero di sì.
Rimango a pensare a quella strana situazione.
Sento il telefono squillare; è Aria.
«Ari, dimmi»
«Papà ha chiesto se possiamo rimanere con lui fino alla fine della settimana, Tess. Mi dispiace, io non so che dire. Ovvio che se per te è un problema gli dirò di no, insomma…»
Io sorrido.
Il padre abita piuttosto lontano dal centro della città, dove abitiamo io e Aria.
«Prima di tutto, prendi fiato.» La sento ridere per poi prendere un grande respiro «E secondo stai, tranquilla. Ci vedremo ogni singolo giorno a scuola tra una settimana, stai con tuo padre. E salutami Olly»
La telefonata finisce là, tra qualche risata.
Io esco da quella strana e buia stanza e continuo a camminare, senza una meta precisa.
Mi trovo in un corridoio.
Un corridoio? Ma che novità!
A sinistra c’è uno studio di registrazione.
Davanti a degli strani computer riesco ad intravedere mia madre, mia zia e altri tipi mai visti prima; mentre dall’altra parte ci sono cinque ragazzi.
Ognuno con il proprio microfono davanti.
Riesco a vedere Louis.
Alla luce è più bello.
Decisamente.
I suoi occhi.
Quelli sono meravigliosi.
Ora riesco a vedere il colore.
Una via di mezzo tra un azzurro ghiaccio e un verde  chiaro.
Una meraviglia insomma.
Sorrido, spontaneamente.
Lui mi vede e sorride a sua volta.
Vedo zia voltarsi verso di me e farmi segno di entrare.
Apro la maniglia della porta di vetro ed entro.
«Lei è mia figlia Charlotte» mi presenta mia madre.
Io sorrido a tutti, allungando la mano.
Poi mi siedo su una poltroncina e i ragazzi cominciano a cantare.
Sono bravi, non posso negarlo.
Dopo qualche canzone comincio a distinguere la voce di ognuno di loro.
Louis ha ragione.
Non ha molti assoli.
E deduco che Niall sia il biondino, che non ne ha molti neanche lui.
Un riccetto dagli occhi chiari ha una voce meravigliosa.
Ma anche quella di Louis non è da meno.
Continuo a sorridere per tutta la durata delle canzoni.
«Okay, ragazzi. Per oggi va bene così, continueremo domani.»
Vedo i cinque sorridere e cominciare ad uscire dalla stanza dove avevano cantato, venendo verso di noi.
«Ragazzi, questa è Charlotte, mia nipote»
Questa volta è mia zia a presentarmi.
Senza il mio consenso, però.
Cos’è tutta questa confidenza con degli sconosciuti?
Comunque sia, sorrido.
Il primo a presentarsi è quello dai capelli corti e castani.
Anche lui ha molti assoli, come il riccetto.
«Liam, Liam Payne» allunga la mano, educato, e io la stringo.
«Charlotte.»
Il prossimo!
Anche lui ha i capelli corti. Ma più scuri del precedente.
Pelle olivastra.
«Zayn»
Si limita a dirmi, sorridendo.
Ricambio.
«Sono Niall»
L’avevo intuito.
Sorrido anche al biondino.
«Ciao Charlotte!»
Mi dice invece sorridendo Louis.
Io non riesco a fare a meno di sorridere.
Mi viene proprio spontaneo.
«Bene, noi dovremmo andare. Ci vediamo domani!» mia zia e mia madre salutano i ragazzi ed i loro manager ed escono dalla stanza. Io li seguo.
Non mi accorgo neanche che quei cinque ragazzi –uno più bello dell’altro- mi stanno fissando, ridacchiando tra loro.

 
 
 



 

Author’s note:
TA DAA!
Secondo capitolo.
No, non ho fatto trascorrere tanto tempo, è che questa storia mi sta prendendo, non so perché.
So che probabilmente a voi non piacerà, se è così fatemelo sapere in una bella/brutta recensione.
 le critiche fanno sempre comodo, per evitare di sbagliare nuovamente.
Comunque sia, in questo capitolo Charlotte conosce i ragazzi.
Vi siete fatti qualche idea se ci sarà qualche fiamma, secondo voi?!
Anche per questo, fatemelo sapere con una recensione
J
peale&love;
@gomezpickles

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=961550