Promises. The ending of a dream.

di Zawa chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un'incredibile tempesta. Un amico ritrovato ***
Capitolo 2: *** SPiegazioni finalmente! Un'ombra dal passato ***
Capitolo 3: *** La nobile povera. Cosa si nasconde dietro alla freddezza di Tsuki ***
Capitolo 4: *** Partire o restare. Arrivano le complicazioni! ***
Capitolo 5: *** Il Death Game! L'entrata nel labirinto ***
Capitolo 6: *** Vincere o perdere! La battaglia per decidere il proprio futuro ***
Capitolo 7: *** Vento contro acqua! Quale sarà l'elemento vincente? ***
Capitolo 8: *** La decisione di Tsuki. Non riguarda solo te! ***
Capitolo 9: *** Comincia la battaglia finale. Mi fido di te! ***
Capitolo 10: *** L’ultima battaglia. L’ultimo segreto ***



Capitolo 1
*** Un'incredibile tempesta. Un amico ritrovato ***


Salve a tutti, eccoci finalmente tornate con il continuo della storia Promises. The beginning of a dream!
Allora, avverto chi non lo avesse ancora fatto di passare a leggere la storia della Cami che tratta del passato di Tsuki, Sometimes it happens. Per il resto, buona lettura.

CAPITOLO 1
Un’incredibile tempesta. Un amico ritrovato


Chapter Sountrack: Pre Parade



Il tempo soleggiato era di beneficio a tutta la ciurma che godeva di quel tiepido caldo, in particolare ad una ragazza bionda, di circa diciannove anni. Hikari Mizuki stava nuotando tranquillamente tra le profondità marine, l'acqua che rispecchiava i raggi luminosi del sole, intenta a cercare qualche bella conchiglia da aggiungere alla sua collezione, muovendosi distrattamente con piccoli movimenti decisi e calcolati mentre lo sguardo vagava sul fondo. Non passò molto che ne trovò un bel gruzzolo e, mentre tornava in superficie, l’incantatrice si voltò, il volto visibilmente preoccupato da uno strano presentimento: improvvisamente qualcosa la infastidiva, una sensazione poco chiara ma  piuttosto distinguibile. A confermare il suo pensiero vennero una cinquantina di pesci di vario genere e colore che, come impazziti, guizzavano tutti verso la direzione opposta in cui lei e la sua ciurma stavano andando. Lo spostamento dell'acqua che gli animali provocarono le scompigliarono i capelli che ben presto le ostruirono la vista e, cercando di non farsi prendere dal panico, riemerse lasciando cadere le conchiglie che aveva precedentemente raccolto.
Quando il suo volto uscì dall’acqua, cominciò immediatamente a chiamare il nome della navigatrice, urlando come poteva. Una ragazza dai lunghi capelli arancioni corse preoccupata verso di lei porgendosi dalla nave e, non appena la bionda fu salita con qualche agile balzo, cominciò a farle delle domande. Anche gli altri pirati accorsero preoccupati, credendo che alla ragazza fosse accaduto qualcosa di negativo. Quando le attenzioni cominciarono a soffocarla, Hikari esclamò senza cattiveria: « Sto bene, io! Ma saremo in guai seri se non invertiamo la rotta immediatamente: sta arrivando una tempesta apocalittica! ». Effettivamente anche Nami aveva notato uno strano cambiamento del mare, ma sicuramente l’incantatrice era più sensibile a queste cose, essendone in pieno contatto. All'orizzonte, a quell'affermazione, fu finalmente visibile una montagna di nuvoloni neri e minacciosi. La donna dai capelli arancioni scattò in piedi e diede ordini a destra e a manca, mentre tutti obbedivano senza fiatare: era palese il pericolo a cui andavano incontro ma, considerando le avventure che erano soliti passare, questo probabilmente non avrebbe dato loro molto fastidio. Per questa volta la navigatrice avrebbe sostituito la bionda al timone, mentre quella aiutava i ragazzi a tener dure le cime. In quel momento serviva più forza possibile, e la sua non si poteva certo trascurare. Cominciarono subito ad avvertire le prime folate di vento, che in pochi minuti si trasformò in un vero e proprio ciclone non troppo lontano da loro. Tutti i pirati si tenevano stretti per non essere catapultati via e le persone che tenevano strette le corde tenevano dura la presa stringendo i denti, altrimenti sarebbero stati spacciati. Molti si chiedevano cosa diavolo avesse mutato la pacifica quiete di pochi attimi fa in una confusione gigantesca. Hikari, Rufy, Ace, Tsuki e Zoro erano gli addetti alle cime e stavano facendo del loro meglio anche se tutti erano in visibile difficoltà. Lo spadaccino era immobile, i nervi tesi e i muscoli contratti dallo sforzo, sua sorella era più tranquilla, stava infatti trattenendo la corda con diverse delle sue catene. I due fratelli erano piuttosto forti e trattenevano, seppur con qualche difficoltà rispetto a Zoro che si allenava tutti i giorni, le corde scivolose. L’unica ad avere qualche problema più serio era la bionda: le mani cominciavano a farle male, già prima si era graffiata tra le rocce del mare e questo non migliorava certo la situazione. Sulla cima cominciava a far capolino il liquido scarlatto, seppur difficilmente visibile per via della pioggia che era cominciata a scendere copiosa sopra i presenti.
Con gli occhi chiusi e i denti digrignati, l’incantatrice trattenne il dolore e cominciò a sentirsi veramente male quando avvertì qualcuno appropriarsi della sua corda e lasciarla da parte. Hikari aprì velocemente gli occhi e, come sempre, il suo migliore amico la stava aiutando e tratteneva due delle cinque cime: una con un braccio, l'altra con l'altro. Che avesse forse intravisto il sangue e si fosse preoccupato? « Tranquilla, Hikari-chan. Qui ci penso io, tu aiuta Nami », le disse, senza nemmeno voltarsi, anche se la ragazza potè giurare che stava sorridendo.
La bionda corse ad aiutare la navigatrice, prendendole di mano il timone e chiedendole gli aggiornamenti: stava cercando di trovare la sua lucidità mentale mentre respirava a pieni polmoni l'aria gelida. La tempesta si era trasformata in un ciclone, e questi era dritto davanti a loro. Cosa potevano fare per fuggire? « Ma certo! Nami, pensi che se ci avviciniamo al punto più sottile del ciclone, possiamo aggirarlo? », chiese mentre la donna ci pensava su. Effettivamente era possibile, ma era anche molto pericoloso e c’erano poche probabilità di sopravvivere: cos'altro fare altrimenti? . « Non preoccuparti, quella manovra la so fare, dì solamente a Franky di preparare il Cou de Burst ». Nami, non avendo migliori idee si fidò della sua compagna e, senza farsi pregare, scese ed avvertì il cyborg della loro strategia. Dopo una prima impressione sorpresa, cominciarono i preparativi.

Passare dalla cima al timone era stato un bene, ma le mani le dolevano ugualmente. L’incantatrice pensò quindi ad un modo per medicarsi momentaneamente le ferite, ritrovandosi così a fare una cosa che poco tempo prima non si sarebbe mai aspettata: « Cagnaccio! Mi presti la tua felpa? ».
Tsuki, che stava tenendo la sua cima con una sola mano e l'aiuto di ben tre catene, vide la bionda dare il timone alla navigatrice, tornata intanto al suo posto, e dirigersi velocemente verso di lei. « Perché? », domandò sospettosa.
Senza preoccuparsi di sembrare scortese la ragazza borbottò solamente: « Perché si, non discutere e muoviti! ». La rossa, pensierosa, passò momentaneamente la corda a suo fratello che prontamente l'afferrò deciso, si levò in velocità la felpa nera scoprendo, con grande felicità di Sanji, la maglietta a maniche corte che portava sotto e lanciò l’indumento alla bionda, riprendendo solo in un secondo momento la sua cima.
Dopo essersi infilata la felpa e tirate ben giù le maniche in modo da non far notare le ferite, Hikari si diresse nuovamente alla sua postazione e cominciò i preparativi per avvicinarsi al ciclone. Franky le aveva dato il segnale che il carburante era pronto e lei si stava lentamente avvicinando al centro della tempesta mentre il vento era sempre più forte. Quando la nave fu abbastanza vicina l’incantatrice urlò con tutta la voce che possedeva: « Tenetevi forte! ». Tutti ascoltarono il consiglio ma non fecero in tempo a trovare un appiglio solido che Hikari virò di colpo il timone e portò la Sunny abbastanza lontano da non essere ridotta in frantumi. « Ora! », esclamò poco dopo e dalla poppa partì un getto di energia che catapultò i pirati in aria, lontano dal pericolo.
Erano in salvo: tutti si stavano godendo la pace ritrovata distesi sul prato erboso della nave, sospirando di solievo, quando Nami, avvolta da un’inquietante aura oscura, si diresse minacciosa verso la timoniera, la quale tentò inutilmente di scappare. La navigatrice furiosa prese per il cappuccio della felpa la ragazza, mollandole un pugno in testa.
Dopodiché presa dalla rabbia, Nami cominciò a strattonarla e per poco Hikari non vomitò. Quando la donna si fermò le urlò nell’orecchio: « Ma sei impazzita per caso?! Perché diavolo hai fatto una manovra del genere?! Potevamo restarci tutti secchi! ». La reazione era comprensibile ma un tantino esagerata.
La bionda, scappando dalle sue grinfie, si rifugiò dietro all’albero maestro e mormorò impaurita: « Se non l’avessi fatto la Sunny si sarebbe disintegrata, e poi è andato tutto bene ».
Quella fu la goccia che fa traboccare il vaso. Nami cominciò a rincorrere l’incantatrice per tutta la nave sbraitando cose del tipo: “La prossima volta che lo rifai ti uccido”.

Dopo aver corso per tutta la nave, la bionda si ritrovò in infermeria, nascosta dietro un mobile in legno scuro. Approffittò della situazione per procurarsi delle bende, che il premuroso Chopper le mise attorno alle mani spalmando prima un miscuglio di erbe sul palmo mentre la rimproverava per il comportamento avventato.
Hikari si ritrovò per il resto della giornata con le mani fasciate e, di conseguenze, anche i suoi movimenti erano limitati. Non era un grosso problema, in quanto nel pomeriggio non aveva nulla in programma se non riposarsi un po'. Andò sul ponte e si mise a fissare l’orizzonte, lasciando vagare lo sguardo curioso. Scorse presto una piccola isoletta in mezzo al mare. In poco tempo avvisò tutta la nave e corsero a vedere la terra, impazienti di vivere una nuova avventura. Il carpentiere diresse l’imbarcazione verso la terra e sulla spiaggia la ciurma gettò l’ancora. L’isolotto sembrava praticamente deserto, tranne qualche animale non c’era molto al di fuori di foreste e grotte. Fu così che in poco tempo i pirati organizzarono una squadra d’esplorazione con il compito di fare rifornimento, alla quale vollero partecipare Rufy, Ace, Zoro, Sanji e Tsuki.
« Voglio venire anche io! », brontolò la bionda, impossibilitata dal raccogliere le provviste per via delle bende e quindi costretta a rimanere a bordo.
La risposta fu immediata: « Sei peggio di una bambina, stai sulla Sunny e riposati invece di frignare! », la rimbeccò infatti la rossa, e le due iniziarono nuovamente a litigare, una a terra e una ancora sull'imbarcazione. Alla fine anche Hikari si unì al gruppo ma con lo scopo di vedere ciò che l'isola poteva offrirle e non per lavorare come gli altri.
Per evitare che qualcuno si perdesse rimasero tutti uniti e il cuoco e la timoniera guidarono la spedizione, essendo gli unici con un minimo di senso dell’orientamento rispetto agil altri. Gli alberi dell’isola erano ricchi di noci di cocco e l’aria che si respirava era piacevole, quasi fosse un posto pacifico. Come previsto Sanji e Zoro ingaggiarono una gara in cui il vincitore sarebbe stato chi avrebbe raccolto più frutta rispetto agli altri. L'incantatrice si ritrovò presto l'unica rimasta con le mani in mano, seduta sul ciglio del sentiero ad osservare gli altri che correvano ovunque.
Fu proprio mentre i compagni stavano camminando svogliatamente, tornati dalla caccia, che la bionda notò a terra un cappello: era sul lato sinistro del sentiero, seminascosto, certamente non facile da vedere. Era un cappello tipico degli uomini ricchi, a Goa ne aveva visti molti del genere quando viveva su quell'isola. Avvicinandosi, incuriosita, notò che aveva un paio di occhialini sopra, sporchi e apparentemente rotti. Quel copricapo cilindrico le sembrava terribilmente familiare, ma la ragazza non ricordava di averne mai visto uno così.
Poi la memoria tornò all’improvviso e tutto le sembrò ancora più strano. Quel cappello non avrebbe dovuto essere lì, ma molto lontano, nella loro casa al Mare Orientale. Hikari era ferma, immobile davanti all’oggetto, lo sguardo perso nei ricordi. I pirati cominciarono a preoccuparsi non vedendola muoversi e, arrestando il loro moto, si volsero verso l'amica e la raggiunsero ma non fecero in tempo a proferire parola che ci fu un fruscio sinistro. Tutti si misero in posizione d’attacco, lasciando cadere alcuni frutti e impugnando le armi, quando da dei cespugli venne fuori un ragazzo biondo e piuttosto alto. Ace, suo fratello e la loro amica lo fissarono con gli occhi spalancati, increduli a quello che vedevano. Era inconcepibile per loro che quella persona fosse davvero lì e nessuno dei tre riuscì a fare qualcosa.
« S-Sabo! », mormorarono i due fratelli all’unisono e il biondo li guardò stupiti, riconoscendoli. Quasi fosse un segno d'assenso i due ragazzi, felici, lo abbracciarono saltandogli addosso con le lacrime agli occhi. Avevano ritrovato il loro terzo fratello, creduto morto per dodici anni.
« Prima Ace riportato in vita dal cagnaccio, ora Sabo… lassù qualcuno ci ama! », esclamò felice la bionda, anche lei con le lacrime agli occhi dalla gioia. L’unica che mancava all’appello era Sara, ma anche lei era qui ad osservarli, lei lo sapeva.
In disparte Tsuki, Zoro e Sanji osservavano la scena confusi, recuperando alcuni frutti e sorridendo, commossi per la scena davanti a loro. Non capivano chi fosse quel misterioso ragazzo al quale i tre erano molto affezionati ma sembrava che lo considerassero veramente importante. Si scambiarono uno sguardo d’intesa e seguirono i compagni che, urlanti, stavano tornando alla nave fra sghignazzi e pizzicotti, neanche fossero ancora bambini.

Sulla Sunny i presenti, seduti in cerchio, ascoltavano interessati Robin che narrava una storia letta su un libro finito pochi giorni prima, quando udirono voci molto familiari avvicinarsi all'imbarcazione. Tutti si avvicinarono per notare che i ragazzi erano tornati in compagnia, accompagnati da un biondo che continuava a guardarsi intorno, come in attesa di vedere qualcosa. Quando lo sguardo del ragazzo inquadrò la nave, i suoi occhi brillarono e continuò a parlare con il loro capitano e suo fratello.
Quando anche i ritardatari furono giunti nei pressi dell’imbarcazione, la navigatrice chiese alla rossa chi fosse il loro ospite e quella fece spallucce. Ad intromettersi nella conversazione fu Hikari che con un sorrisone lo presentò: « Lui è Sabo: l’altro fratello di Rufy e Ace ».
Ma cosa ci faceva Sabo in quell'isola sperduta?

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Capitolo 2
*** SPiegazioni finalmente! Un'ombra dal passato ***


Salve a tutti! Allora, abbiamo finito lo scorso capitolo con il ritorno di Sabo. In questo introdurremo un personaggio che alcuni di voi potrebbero aver già visto nella fan fiction della Cami, se non l'avete ancora letta, vi preghiamo di farlo altrimenti capirete ben poco.
Ringraziamo ora
fior di loto  e robinchan07  per aver recensito lo scorso capitolo, Nechan91  per aver inserito la storia tra le ricordate e  Pipigi  per averla messa tra le seguite. Per il resto... buona lettura!


CAPITOLO 2
Spiegazioni finalmente! Un’ombra dal passato
Chapter Soundtrack:一粒大の涙はきっと 

 
La ciurma stava vagando ormai da un paio di ore nei dintorni di quell'isola sperduta. Era stato Sabo ad avere l’idea della spedizione, con la scusa che ci fosse un villaggio nascosto lì vicino. Lui e Hikari guidavano il gruppetto, davanti a tutti gli altri. Passato il momento di felicità nell’aver ritrovato l'amico, la ragazza infuriò e insistette sul perché fosse sparito dalla circolazione per ben dodici anni e, ottenendo risposte vaghe, cominciò a prenderlo a pugni. Inutili furono i tentativi di fermarla e alla fine Sabo si ritrovò con alcuni bernoccoli in testa e diversi lividi sui bracci. Lungo il cammino, allora, il ragazzo cominciò a raccontare del perché fosse ancora vivo e come mai si trovasse qui. Disse che, un momento prima che la nave dei Draghi Celesti sparasse la seconda cannonata, si buttò in mare e nuotò fino alla spiaggia rimanendo sott'acqua. Non passò molto tempo che riuscì nuovamente a salpare come mozzo su una nave mercantile anche se, purtroppo, si era dovuto nascondere fino all'ultimo data la presenza dei Draghi Celesti in città. Ben presto scoprì che i marinai con cui si era imbarcato erano niente meno che un gruppo di Rivoluzionari e, dopo diverso tempo, riuscì ad incontrare Dragon in persona e, grazie all'adesione di questo, venne addestrato nel combattimento nella speranza di entrare a far parte delle sue truppe.
Pochi anni prima aveva cominciato a vagare per le basi dei Rivoluzionari e in nuove isole per giungere a nuovi accordi, circa quello che faceva l’incantatrice prima di rincontrare Rufy. Il motivo per cui era giunto su quell’isola era semplice: era una dei loro covi, lui ed alcuni suoi compagni erano approdati qualche giorno fa e, data la sua curiosità, si era spinto fino alle coste per esplorare la città sconosciuta.
In seguito fu il suo turno e si fece raccontare tutti gli anni passati dai suoi fratelli e dall’amica, che non fece parola della morte di Sara, in quanto ancora molto restia a parlarne apertamente. Ad inserirsi fu inaspettatamente Robin, che si giustificò dicendo di conoscere Sabo il quale l’aveva salvata più volte mentre lei era tra i rivoluzionari durante l’allenamento. Subito dietro c’erano gli altri pirati, che stavano ancora guardando storto il nuovo arrivato, nonostante tre dei loro compagni, più Ace, avevano affermato di conoscerlo. La più sospettosa era Tsuki: era davvero strano che addirittura Sabo fosse scampato alla morte, o il capitano era davvero fortunato o c’era sotto qualcosa. Per ora decise di assecondare tutti e di non parlare, ma non era l’unica a pensarla in questo modo.
 
Passarono un paio d'ore ma alla fine giunsero al fatidico villaggio, situato all’interno di uno spiazzo di alberi sradicati da non troppo tempo e aveva tutta l’aria di essere un posto allegro e pacifico. Per le strade correvano moltissimi bambini che erano da poco usciti dalla scuola facilmente visibili non troppo lontano. Nonostante fosse una postazione nascosta per evitare di essere trovati dalla Marina, il posto offriva un dojo, delle terme, una biblioteca e vari negozi per svagarsi e fare del sano shopping.
I pirati osservavano ammirati quel che avevano di fronte e il loro sguardo vagava da un posto all’altro, alla ricerca di qualcosa di interessante. Subito Nami partì alla carica e decise di andare per negozi con Robin e Tsuki, che si erano messe d’accordo per visitare la biblioteca. Per completare il gruppo anche Hikari fu trascinata via dalla navigatrice, ignorando le richieste di aiuto che la bionda faceva ai compagni maschi. Sabo guardò divertito le compagne allontanarsi e si congedò dagli amici, dicendo che doveva tornare al lavoro. Sanji decise così di andare a comprare delle provviste e il capitano e il fratello lo seguirono a ruota, nella speranza di qualche assaggio gratis. Zoro si avviò spedito verso il dojo, seguito da Chopper che moriva dalla voglia di vederne uno. Usopp, Franky e Brook invece si misero a girovagare per il luogo senza una meta precisa, godendosi un po' di meritato riposo.
 
Lo shopping era una vera tortura per la povera incantatrice, lo era sempre stato. Dover camminare per le strade non le dispiaceva affatto, ma quando entravano in un negozio iniziava l’incubo: le ragazze, più Nami che le altre, le lanciavano vestiti da provare o semplicemente tenere in mano, nemmeno quello le dava troppo fastidio. La cosa che più odiava era entrare in quel buco di camerino e doversi mettere dei vestiti che a lei non piacevano ma che, a detta delle compagne, le stavano d’incanto. Non era mai stata una persona che badava all’aspetto, tutt’altro, spesso si metteva su la prima cosa che trovava. Fu per questo che, alla fine, comprò solo un paio di pantaloncini e qualche t-shirt.
All’uscita la navigatrice era dispiaciuta e leggermente arrabbiata, e quando le chiesero cos’avesse lei sbraitò: «  Come può una come te non voler degli abiti decenti? La prossima volta col cavolo che ti pago i vestiti! Se non cominci a comportarti come una ragazza come pensi di trovarlo il ragazzo?! » , Robin si mise a ridacchiare seguita a ruota dalla rossa, che si pentì di aver interpellato la navigatrice.
La bionda era restata abbastanza confusa da quella risposta. « Nemmeno il cagnaccio si può definire una fanatica del look, eppure il ragazzo ce l’ha. E poi, lo metto subito in chiaro, io resterò ETERNAMENTE SINGLE! » , rispose però, sottolineando le ultime due parole.
Tsuki, sentendosi presa in causa, rispose semplicemente: «  Io ho i miei dubbi » . Era una semplice mossa per stuzzicare la sua compagna e riuscì alla perfezione.
L’incantatrice gonfiò le guance e trattenne il fiato, poi divenne completamente rossa dall’imbarazzo ed esclamò: «  Chiudi il becco tu! » . Le risa delle altre non si fecero aspettare e, almeno per ora, Hikari dovette ammettere la sconfitta.
 
Sanji, Ace e Rufy erano invece andati nella parte mercantile: l’isola non era molto fruttuosa e la merce era molto cara, ma riuscirono comunque ad acquistare pesce, frutta e verdura per le prossime tre settimane di viaggio. Il capitano era perfino riuscito a ricavare qualcosa da mangiare gratis e tra i ragazzi girava un’innaturale allegria collettiva. Sarà stato per caso o per fortuna che incontrarono per strada Usopp, Chopper, Brook, Zoro e Franky che passeggiavano per le strade. Come era successo a loro, lo scheletro, il cyborg e il cecchino si erano incontrati per caso mentre lo spadaccino e il dottore erano di ritorno dal dojo.
Cominciarono così a passeggiare tutti insieme e a raccontarsi cos’avessero fatto nell’oretta in cui si erano divisi, svogliati e rilassati. Mentre il cecchino stava illustrando come aveva fatto un ottimo punteggio al tiro al bersaglio, il cuoco lo interruppe: «  Chissà cosa staranno facendo i miei angeli? Magari le troviamo per strada come è successo con voi! » .
Senza nemmeno farlo apposta ecco spuntare da una via che portava al distretto commerciale il volto di Hikari, che era in testa al gruppo, intenta ad ammirare il panorama mentre proseguiva con le mani in tasca e lo sguardo leggermente scocciato. «  Hikari-chan! », la chiamò il suo amico e quella si girò nella direzione dalla quale proveniva il richiamo. I pirati si riunirono e cominciarono ad avviarsi al punto d’attracco della nave, in quanto l’ora e mezza di tempo a disposizione per visitare il villaggio stava quasi per scadere.
 
Mentre le ragazze si divertivano e i ragazzi erano in giro per il villaggio, in un luogo ben isolato i capi Rivoluzionari del posto stavano discutendo su varie questioni piuttosto importanti. La ciurma di Cappello di Paglia era approdata questo pomeriggio, ma pareva che non fossero gli unici pirati che si aggiravano per quelle terre.
Sabo era uno dei pochi che si erano informati su quell’argomento «  Pare siano una ciurma piuttosto forte e conosciuta nel Nuovo Mondo, sono del gruppo di pirati spietati e crudeli, ma Rufy e gli altri sono assolutamente diversi, ve l’assicuro! » , anche in un’isola composta in gran parte da Rivoluzionari i pirati non erano certo i benvenuti, ma il biondo li difendeva come meglio poteva, certamente non poteva pretendere che gli credessero.
Un uomo della sua stessa età, forse qualche anno di più, dai capelli scuro e dagli occhi verdi era appoggiato con la schiena contro il muro della stanza. «  Se lo dici tu, Sabo, magari se me li fai incontrare mi convinci. Però questi pirati “cattivi” non mi piacciono per niente, potrebbero creare problemi e non va bene. Per ora raddoppiamo le difese, poi si vedrà » . Tutti gli altri consulenti furono d’accordo e la questione finì lì. I Rivoluzionari si congedarono e ritornarono nelle proprie stanze.
Soltanto il biondino si diresse spedito fuori, ad una velocità talmente sorprendente per lui che l’amico dai capelli corvini lo fermò, chiedendogli dove stesse andando. Disse solamente: «  Vorrei fare un salto salla ciurma di Cappello di Paglia, vuoi venire?» . Il Rivoluzionario rispose giustificandosi, affermando di avere un sacco di pratiche da sbrigare e una pila di fogli da firmare, ma se avesse finito presto avrebbe volentieri conosciuto i pirati di cui Sabo continuamente parlava e lodava.
 
Il punto d’incontro che avevano stabilito era la Sunny, che era rimasta tranquillamente ancorata senza nessuno di guardia. Una mossa decisamente azzardata, ma non erano certo in territorio nemico e Rufy si fidava ciecamente di suo fratello e dei suoi compagni, pur non avendo mai conosciuto questi ultimi.
Il gruppetto finalmente riunito trovò la nave, fortunatamente in perfette condizioni, come l’avevano lasciata. Ad aspettarli c’era Sabo che si era disteso sulla spiaggia ad osservare il cielo, aspettando i pirati ritardatari.
Dopo un paio di scuse per l’eccessivo tempo impiegato a tornare indietro, il Rivoluzionario decise di informarli della seduta tenuta dai capi del luogo: «  Pare ci siano un sospetto gruppo di pirati che si aggirano da queste parti, vi avverto subito, non fate mosse azzardate, questi qui sono famosi per essere dei sanguinari ». Dopo la breve spiegazione aleggiava un’aria pesante e preoccupante, così il biondo decise di alleviare un po’ la tensione: «  Comunque non preoccupatevi, a quello ci penseremo noi. Piuttosto, forse dovrebbe venire un mio amico a conoscervi. Non è sicuro, è il cervello del gruppo e ha un sacco di cose da fare, ma è il mio migliore amico e mi farebbe davvero piacere se voi lo incontraste, quindi mi raccomando di non farmi fare brutta figura » .
Come previsto l’atmosfera divenne più leggera e tutti pendevano dalle labbra del Rivoluzionario per sapere di più su questo amico misterioso. Il ragazzo non sapeva molto di lui ma raccontò ugualmente quello che gli avevano riferito. «  È qui da prima di me, sedici anni per essere precisi. Dragon in persona lo ha trovato semi morto, da quel che ho capito è l’unico sopravvissuto della sua famiglia. Apparte questo è un vero e proprio genio, era un nobile e quindi ha avuto uno studio molto approfondito e completo, ma sa spiegare in un modo talmente perfetto che perfino Rufy capirebbe un piano complicatissimo. Da quando sono diventato un Rivoluzionario mi ha sempre aiutato e coperto quando combinavo qualcosa anche ha pochi anni in più di me, quindi è giovane. Magari è la volta buona che un ragazzo non si becca i tuoi pugni, Hikari » , a quella frase tutti si misero a ridere e l’incantatrice, dapprima sorpresa e imbarazzata, si diresse con aria minacciosa verso il fratello, con tutta l’intenzione di tirargli un ceffone di quelli che se ne sarebbe ricordato a vita.
I due fratelli si contrapposero per evitare che la “furia marina” si abbattesse su Sabo, e se non fosse stato per il loro intervento e quello di Tsuki, che aveva dato pienamente ragione al Rivoluzionario, si sarebbe trovato in grossi guai. La rabbia della ragazza si spostò così sulla compagna e le due ingaggiarono una delle loro lunghe e monotone discussioni.
Qualcosa però non andava nella rossa, da un po’ pareva assente e rispondeva meno a tono del solito alla bionda. Effettivamente Tsuki era turbata, aveva uno strano presentimento sul ragazzo che Sabo doveva presentare loro, la sua descrizione pareva fin troppo familiare.
 
Senza nemmeno farlo apposta il Rivoluzionario misterioso si era finalmente liberato da tutte le pratiche e tutto il resto e si stava dirigendo verso il punto in cui il compagno aveva detto che si sarebbero recati. Era curioso di vedere questi pirati di cui l’amico parlava continuamente e quando giunse alla spiaggia e vide il biondo cercò di captare la discussione in corso. Quando capì di essere colui che aveva provocato il litigio si decise a venire fuori, rimbeccando Sabo: «  Dovresti smetterla di parlare di me a tutti, te l’ho già detto, no? » .
Era completamente al centro dell’attenzione e il moro squadrava uno ad uno i pirati. Il suo sguardo si bloccò quando vide una ragazza dalla particolare zazzera rossa. Tsuki lo fissava stupita e incredula. I suoi occhi azzurro ghiaccio incontravano quelli verdi del Rivoluzionario, le mani davanti alla bocca, per fermare i singhiozzi. Grosse lacrime scendevano copiose, ed anche se era troppo lontano per sentire quel flebile sussurro, potè giurare di aver sentito il suo nome: Fuyu.
 
Nota 1: Il dojo è il luogo dove si allenano gli spadaccini, tipo quello in cui andava Zoro. 

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Capitolo 3
*** La nobile povera. Cosa si nasconde dietro alla freddezza di Tsuki ***


Salve a tutti! Allora prima di tutto vi avverto di una cosa importante ATTENZIONE! Prima di leggere il capitolo dovete leggere il nuovo capirolo della Cami, qui. Poi ringraziamo valepassion95  e  hinata 92  per aver messo la storia tra le seguite,  cola23  per averla inserita tra le preferite e ovviamente  fior di loto  (che spero stia meglio) e  hinata 92    per aver recensito. Per il resto... buona lettura!

 

CAPITOLO 3
La nobile povera. Cosa si nasconde dietro la freddezza di Tsuki?
Chapter Soundtrack: Kono te nobashite

Dapprima nessuno notò la rossa: la ciurma era tutta impegnata ad ammirare il Rivoluzionario appena comparso e tanto nominato. Poi, guardando la traiettoria del suo sguardo videro Tsuki in lacrime, cosa alquanto singolare: le lacrime calde rigavano le pallide guance, gli occhi sgranati erano puntati sul ragazzo mentre la giovane portava le mani al volto. Subito accorsero Zoro e Ace, preoccupatissimi della reazione dell'amica e della fidanzata. Entrambi, non sapendo come comportarsi, si erano rassegnati a starle vicino, senza sfiorarla, guardandola con pietà mentre cercava di trattenersi.
Anche il moro stava fissando la scena, stupito: la sua mente vagava fra i ricordi lontani, mentre la vista si offuscava lentamente . Non si aspettava di certo di rivedere quella zazzera rossa, rossa come il suo paese quel giorno funesto. Fece qualche passo, per assicurarsi di non aver sbagliato persona, mentre stropicciava gli occhi come di risveglio da un sogno: «Tsuki? Sei davvero tu? » , sussurrò indeciso e con la voce che tremava lievemente.
La ragazza, a quelle parole trattenne un pianto e corse via dalla ciurma, il più lontano possibile da Fuyu.
Corse come non aveva mai fatto prima, o meglio, come non correva dal giorno del suo quinto compleanno: sentiva che il corpo la rallentava e sentì il bisogno di trasformarsi per aumentare l'andatura della fuga. Stava scappando, quindi. Si rifugiò nella foresta, un luogo abbastanza grande dove i suoi compagni non l’avrebbero trovata tanto facilmente: la sensazione che le davano le foglie mosse dal leggero venticello la tranquillizzarono appena perché tornasse a ragionare. La strada era tutta in discesa e fangosa, ma nonostante quello la rossa riusciva a non cadere, pur non prestando attenzione a dove andava. Non si accorse minimamente di essere entrata in un cespuglio di erbacce, che la graffiarono sulle braccia e sulle gambe. Correva nella speranza di evadere da quello che le si era appena ripresentato, il suo doloroso passato.
Le lacrime le scendevano lentamente, mentre i suoi ricordi riemergevano e la sua mente si tingeva nuovamente di rosso. Rosso come il fuoco che divampava nella sua città natale, rosso come il sangue dei suoi compaesani, rosso come il sangue dei suoi amici d’infanzia, rosso come il sangue di suo fratello in quel giorno d'Inferno.
Ripensando a quel giorno e distraendosi, estranianosi dalla realtà, inciampò su una semplice radice e mise male un piede nel tornare in posizione eretta, finendo per cadere in avanti e, poiché la strada era sempre in discesa, il suo moto non si fermò semplicemente e ruzzolò giù. Si fermò solo quando la sua schiena andò a sbattere contro la parete di una capanna in legno scuro, apparentemente umido. Si tirò su a forza, ignorando il dolore e stringendo i denti, le gocce salate che scendevano silenziosamente dagli occhi arrossati. Raggirò la piccola abitazione e, distratta da ciò che le era successo poco prima, dopo aver ripetutamente bussato, aprì la porta davanti a lei. Come immaginabile, considerata la locazione dell'abitazione, era ben fornito di armi da caccia, ma non vi era nessuno all’interno: tutto era fermo, immobile e l'aria all'interno odorava di muffa. La piratessa, tornata con i piedi per terra, decise di nascondersi proprio lì: si accovacciò in un angolo e, portandosi nuovamente le mani sul volto, si lasciò in un pianto straziante e disperato.

Nel frattempo i pirati di Cappello di Paglia stavano confabulando su quanto era accaduto poco prima. Ace, impulsivo come sempre, era già corso alla ricerca della ragazza, avvisando gli altri che li avrebbe aspettati alla Sunny in un secondo momento. Fuyu invece era ancora traumatizzato: non proferiva parola e restava immobile, senza rispondere agli altri che continuavano ad interpellarlo, chiedendo il suo aiuto. Solo quando sentì una persona urlargli nelle orecchie cosa diavolo fosse successo, riprese coscienza di sé. Si girò verso la diciannovenne bionda che gli aveva rivolto la parola, mormorò un’impercettibile risposta: «Non lo so, ma quando torna potete condurla alla mia abitazione, cortesemente? Sabo vi dirà dove si trova » , disse indicando una casetta poco lontana dal punto d’incontro.
In realtà, ovviamente, il ragazzo era cosciente di ciò che Tsuki provava, ma non aveva né la forza, né la voglia di spiegare tutto a dei pirati che, pur essendo amici di Sabo, non aveva mai visto: erano passati diversi anni da quando aveva pensato, per l'ultima volta, al suo passato e vederselo davanti lo aveva realmente lasciato senza parole. Si diresse verso l’abitazione, incurante del fatto che la stessa ragazzina di prima gli stava urlando contro.
Dopo che Fuyu si fu allontanato dai pirati, non rimase altro che aspettare, per quanto questo risultasse difficile. Effettivamente Pugno di Fuoco ci stava mettendo più tempo del previsto, e non a tutti i membri piaceva restare fermi ad aspettare: «Che cavolo, Ace si vanta sempre del fatto che ha un ottimo senso dell’orientamento e proprio quando serve è fuori uso! Basta, ora quel maledetto cagnaccio mi ha stufato, ci vado io a cercarla! » , Hikari si mise a sbraitare e in men che non si dica si era già messa in marcia, con i suoi compagni che la guardavano stralunati. Alla fine perfino l’incantatrice si era affezionata a Tsuki, per quanto probabilmente nemmeno lei lo sapeva.

Era passato diverso tempo da quando Tsuki si era rintanata nel capanno momentaneamente disabitato ma, fortunatamente, nessuno era venuto a disturbarla. Se lo aspettava, in fondo chi mai avrebbe voluto una persona come lei? Fu esattamente dopo questo pensiero che la porta del rifugio si spalancò, mentre si cominciava a distinguere la figura di Hikari. La bionda si guardò intorno e non appena vide la rossa, rannicchiata su un angolino, la testa nascosta fra le ginocchia e le braccia a nasconderla, le chiese immediatamente cosa fosse successo. Tsuki si chiuse in se stessa più di quanto non lo fosse già e vedendola in quelle condizioni l’incantatrice chiuse la porta del capanno e si sedette di fronte a lei, aspettando una risposta: non era solita aspettare in silenzio ma attese ugualmente.
Passò qualche minuto prima che la rossa si decidesse a proferir parola, ma alla fine raccontò tutto alla compagna, omettendo i dettagli, però. Non ci mise molto, ma forse la ragazza non comprese tutto, fra i continui singhiozzi. «Credo di avere troppa paura di sbagliarmi per andare da quel ragazzo e chiedergli se è veramente mio fratello » , concluse infine, nascondendo nuovamente il volto, come per difendersi.
Hikari era restata completamente immobile durante la spiegazione, ma alla fine si alzò in piedi e, con il tatto di un elefante in una gioielleria, sibilò: «Sei patetica » . La rossa alzò la guardò stupefatta, mentre l’incantatrice si stava spazientendo sempre di più, il suo tono di voce passò da un sussurro ad un grido vero e proprio: «Hai troppa paura? Mi prendi in giro per caso? Siete stati separati per così tanto tempo e tu non vuoi chiedergli una cosa del genere?! E questo solo perché hai paura di rimanere delusa perché c’è la minuscola probabilità che lui non sia tuo fratello?! Sei veramente patetica, Tsuki Roronoa. Al tuo posto non avrei esitato ad andare da lui e a farmi spiegare tutto per filo e per segno! » .
Anche la rossa si alzò, le mani strette in pugni e le braccia che seguono i fianchi ritte, e rispose dritta in faccia alla ragazza con il tono più sprezzante che poteva usare: «Ma tu non sei al mio posto! » .
La contromossa fu immediata: «Appunto per questo te lo sto dicendo! Io non sono te, mentre Fuyu non è Sara, per quanto lo desideri mia sorella non comparirà da dietro l’angolo dopo essere tornata magicamente in vita! Ho la conferma che lei è morta davvero, mentre tu se talmente una codarda che non vuole nemmeno sapere la verità! » . Hikari era fatta così: per quanto dicesse di non essere addolorata per la morte di Sara, in realtà soffriva più di chiunque altro, come era facilmente immaginabile, dopotutto.
Interdetta, la rossa rifletté attentamente sulla risposta da dare alla ragazza di fronte a lei, finché non optò per la pura e semplice verità: «Ho paura che me lo rinfacci, che mi dica che è colpa mia se il villaggio è stato sterminato e che quei pirati hanno ucciso i miei amici solo perché questi volevano proteggermi. Io sono scappata, lasciandoli soli!» .
Ora la bionda ne aveva veramente abbastanza. Non sopportava in nessun modo che qualcuno dicesse qualcosa del genere. «Credi di essere l’unica che ha visto la sua casa distrutta?! Capisco il fatto che ti incolpi per quello che è successo. Capisco anche che tu abbia paura, non conoscendo Fuyu non posso dire che tipo sia, ma il fatto che tu ti consideri sola al mondo, questo proprio non mi va giù! È la cosa che non sopporto di te: te ne stai sempre sola e pensi che nessuno ti voglia bene. Guardati intorno: Ace, Zoro e tutti quanti, perfino a me stai simpatica! Ma devi capire che non sei sola e che nessuno c’e l’ha con te per quello che hai fatto! Eri una bambina, non puoi pensare che a quell'età tu avessi potuto salvare tutti » .
Il litigio aveva raggiunto il suo apice: da una parte Hikari si tratteneva dal non tirare un pugno a Tsuki, che dal canto suo era rimasta senza parole, a metà tra lo stupito e l’infuriato. Semplicemente era terribilmente arrabbiata per quanto le diceva l’incantatrice, ma era anche sorpresa che tra tutte le persone che conosceva, proprio lei, la persona che più non la sopportava e che anche lei odiava, la stesse rincuorando, spronandola a reagire.
La ragazza dalla zazzera rossa si sedette nuovamente, questa volta a gambe incrociate, e cominciò a riflettere su quello che la bionda le aveva appena detto. In effetti aveva senso, solamente: «Questo è quello che dici tu. Come faccio a sapere che anche gli altri non ce l’hanno con me? » . Fortunatamente aveva finalmente ritrovato la sua lucidità e stava attentamente esaminando la situazione.
Hikari gonfiò le guance e in men che non si dica prese per mano la compagna e la trascinò fuori, non potendo attendere oltre. Inutili furono le proteste di Tsuki, e quando chiese dove la stesse portando, la ragazza si limitò a dire: «Vieni con me: se fai come dico ti toglierai ogni dubbio. Fidati e basta! » .
Fiducia, era difficile collegare quella parola con le azioni dell’incantatrice, in particolare per la piratessa, ma stranamente in quel momento le riuscì facilmente. Facile come è facile per due… amiche. La rossa rabbrividì al solo pensiero, ma infondo non le sarebbe dispiaciuto affatto qualcuno con cui parlare e litigare, come facevano lei e la bionda.
Hikari la portò fino al villaggio, stando molto attenta a non essere beccate da qualche loro compagno, e non appena raggiunse una casa qualunque, busso alla porta lignea. Tsuki si pietrificò all’istante quando sull'uscio comparvero una donna che teneva per mano una graziosa bambina. Entrambe le stavano fissando curiose, mentre la malcapitata cercava di sfuggire da quello che con tutta probabilità sarebbe stato un momento d’imbarazzo puro. Non era per niente facile fidarsi dell’incantatrice, questo era poco ma sicuro. «Mi scusi per il disturbo ma è estremamente urgente. Sia sincera, ad una prima occhiata pensa che la ragazza qui con me sia pericolosa, cattiva o quant'altro? » . Ed ecco il momento che la piratessa avrebbe volentieri evitato. Inaspettatamente da quello che pensava, la bambina castana si avvicinò a lei e le si attaccò alla gamba, curiosissima.
Dapprima Tsuki non seppe cosa fare, ma le bastò accarezzare la testolina perché la piccola le rivolgesse un sorriso a trentadue denti. Alzò lo sguardo: anche la madre sorrideva, ora con le braccia incrociate, e perfino Hikari finalmente si era rilassata. Quest’ultima ringraziò la famiglia e si trascinò dietro la rossa, bussando alla porta della casa accanto, dove la cosa si ripeté, più o meno. Poi fu il turno dell’abitazione dopo e di quella dopo ancora, finché non finirono di perlustrare tutto il villaggio, suscitando risate e divertenti reazioni.
Alla fine, nessuno aveva giudicato male la rossa, molti le avevano addirittura consigliato di sorridere di più e divertirsi, data la sua giovinezza. Le erano stati dati molte consigli, da vecchietti saggi o da madri che invidiavano la sua età.
Mancava ancora una casa, una singolare abitazione dalla porta nera, che l’incantatrice aveva lasciato volutamente per ultima: aveva letto la targhetta di quella strana casa, girovagando per le vie del borgo qualche ora prima.
Quando le ragazze si presentarono davanti a Tsuki si strinse la gola in una morsa che le mozzò il fiato per diversi secondi. Quella era una casa degna di suo fratello: nonostante dentro sarebbe stata sicuramente piena di scartoffie, fuori era curata e con un giardino da far invidia alle casalinghe del suo villaggio. Fissava la porta come se fosse l’entrata per l’inferno, finché non sentì una spinta buttarla in avanti. «Sei una vera seccatura a volte, Baka-chan » , sogghignò la rossa trattenendo le lacrime, poi si diresse verso la persona che sperava con tutto il suo cuore sarebbe stata suo fratello.

Ormai Tsuki era entrata da diversi minuti, e Hikari la stava aspettando, seduta in modo barbaro su una panchina lì vicino. Sogghignava felice per la riuscita del suo piano, i piedi rasentavano il suolo e andavano avanti e indietro, come se fosse stata sull’altalena della Sunny. «Ha ragione: sei davvero una scocciatura, lo sai? » , l’incantatrice fece un salto e in men che non si dica era con la faccia a terra. Si girò per vedere il suo interlocutore e dirgliene quattro, ma le parole le morirono in gola. Una ragazza di circa la sua età, con occhi scuri e capelli arancioni, la guardava sorridente e divertita, sua sorella. O almeno, il fantasma di sua sorella, questo la bionda lo sapeva perfettamente, come sapeva che l’avrebbe perseguitata fino a che non avrebbe realizzato il suo sogno, se lo erano dette poco prima di cominciare l’allenamento con Shara. Sta di fatto che rivederla lì, quasi fosse ancora viva, era troppo anche per lei.
Si rimise seduta sulla panchina e cominciò a squadrarla, quasi in cerca di qualcosa che confermasse il fatto che stesse sognando tutto, ma lei era davvero lì, anche sotto forma di fantasma. Si misero a parlare dei tempi passati, di come si erano, fin da subito, trattate da sorelle pur non avendo legami di sangue. Hikari si mise a fissare il suolo, un sorriso malinconico le attraversava il volto: «Eri il mio punto di rifermento, la mia ancora di salvezza. Mi mancano davvero tanto i pasticci che combinavamo, mi manchi tu, Nee-chan. So che sei qui accanto a me e che lo sarai per tutto il tempo che ne avrò bisogno, ma aver visto quanto sono felici Rufy e Ace dopo aver rivisto Sabo e il cagnaccio che vuole tanto bene a suo fratello, mi ha fatto capire che tu non tornerai in vita, mai. Non mi dispiace stare a parlare così ma sapere che non sarai più fisicamente qui con me, è comunque dura » , una sola lacrima rigò il viso triste dell’incantatrice, e nonostante quello lei continuava a sorridere, tristemente. Sara provò ad accarezzarla ma il suo tocco non suscitò nulla, come se non si fosse mossa. Un rumore distrasse le ragazze,che volsero lo sguardo lontano. Tsuki aveva finito di parlare con Fuyu e stava andando a recuperare la compagna per tornare alla Sunny, che non era così distante. Hikari si asciugò velocemente le lacrime, fece per salutare la sorella ma quella era già scomparsa.
Le ragazze tornarono alla nave e chiarirono tutto con la ciurma. Alla fine Ace si era perso nella foresta: a forza di stare vicino alla sua ragazza lo aveva contagiato. Per quanto riguarda quello che era successo a loro, evitarono di includere la loro litigata, dicendo che si erano incontrate per caso pochi minuti fa. E dopo questa giornata movimentata tutti mangiarono e andarono a letto dopo aver festeggiato allegramente il ritorno di tutti. Come al solito, un pretesto vale l'altro per ridere e divertirsi. Ma quello era un semplice momento, un attimo di calma prima della tempesta. 

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Capitolo 4
*** Partire o restare. Arrivano le complicazioni! ***


Salve a tutti quanti, anime sante che leggete questo capitolo! Oggi sono di buon umore visto che il saggio di hip-hop di ieri è andato alla grande, ma a voi che vi interessa, giusto? Ok non ho molto da dire e devo ringraziare solo robinchan07  per aver recensito e  fior di loto  per aver inserito la storia tra le ricordate. Per il resto... buona lettura a tutti
 


CAPITOLO 4
Partire o restare? Arrivano le complicazioni
Chapter Soundtrack: Just a dream

 

La calma regnava sovrana sulla Thousend Sunny, in una notte dal cielo stellato che in pochi avevano ancora la forza di ammirare. I pirati avevano festeggiato tutta la sera per il riconciliamento di Fuyu e Tsuki. Il ragazzo di quest’ultima si preoccupò fino all'ultimo istante, speranzoso di non dover litigare anche con lui come era successo inizialmente con lo spadaccino. Il sottoscritto manteneva la sua solita espressione seria, ma in fondo si sentiva nuovamente geloso di non essere l’unico a voler bene alla rossa, anzi, ora era calato in ultima posizione.
Poche persone erano ancora sveglie a quell’ora della notte, e tra queste c’era la piratessa dalla curiosa e particolare zazzera rossa. Non aveva raccontato a nessuno di cosa si erano detti lei e suo fratello, lo aveva tenuto per lei. Il Rivoluzionario le aveva infatti proposto di fermarsi da lui per un po’, come quando erano piccoli, in quanto lui non sarebbe potuto partire con la ciurma: doveva seguire i suoi doveri, così come Sabo. Lei non era certo una persona avventurosa e attiva come Hikari, questo era poco ma sicuro, ma le sarebbe dispiaciuto non viaggiare più e non avrebbe saputo dire addio ad Ace, ma mentì, dicendo di doverci pensare. Pensare non si era mai, per lei, rivelato così difficile.

La ragazza era nella sua stanza, assieme all’incantatrice che dormiva beatamente e, come si addice ad una principessa, russava rumorosamente. Cercò di ignorarla, ma alla fine si spazientì, insofferente, e uscì fuori, sperando di avere un po’ più di pace.
E in men che non si dica si ritrovò sul ponte della nave, nel suo pigiamone rigorosamente nero, a piedi scalzi, nella speranza di ricevere una risposta al suo interrogativo. Quando si rese conto che l’erbetta della nave era troppo fredda da sopportare, salì sulle scale di legno, leggermente più calde: si sistemò con la schiena appoggiata alla parete della nave. Ma nemmeno quella posizione le diede sollievo, così cominciò a vagare in giro come un fantasma, finché non giunse davanti alla camera dei ragazzi, la porta rigorosamente aperta, ovviamente. Attentamente si mise ad osservare i pirati, chi dormiva e chi russava addirittura. Zoro era già tra le braccia di Morfeo, e questo la fece sorridere lievemente, ma la sensazione di tepore non durò a lungo: non vide infatti Pugno di Fuoco. Con braccia incrociate sotto il seno, si sporse e cercò di scorgere il volto addormentato del suo ragazzo, ma lui non c’era. E lei cominciava ad avere veramente freddo: di notte si gelava anche con una maglia pesante.
Stava pensando di ritornarsene in camera, pensando che il ragazzo fosse semplicemente in giro, quando sentì un tocco familiare sulla schiena ed un corpo venire a contatto con il suo. Si rilassò immediatamente, mentre due braccia muscolose le cingevano la vita, donandole il calore che tanto desiderava. Da quando si erano baciati ad Oceana, lei ed Ace si erano concesse solo qualche coccola, ma nient’altro, per evitare la collera della ciurma. Tsuki alzò lo sguardo e come previsto incontrò due occhi neri contornati da innumerevoli lentiggini: il ragazzo le diede un bacio sulla fronte e sorrise non lasciandola andare. Lei si girò e si ritrovò con la faccia appiccicata al petto del moro: anche dopo anni era lei la più bassa. Si alzò allora sulle punte dei piedi e avvicinò le labbra a quelle di Pugno di Fuoco. Colto di sorpresa, il ragazzo non seppe cosa fare, quindi ricambiò il bacio, passandole una mano fra i capelli. Quando, alla fine, si separarono, le chiese: « Come mai sveglia a quest’ora? ».
Lei si incupì immediatamente, con l’arrivo di Ace si era completamente dimenticata dei suoi pensieri. Non volle dare una spiegazione al ragazzo e, afflitta, si congedò affermando di avere sonno e di voler tornare nella sua 'stanza'.
Effettivamente la ragazza se ne tornò in camera, ma decise di pensare ancora un po’ sulla sua situazione: non era ancora venuta a capo di nulla e quel bacio con Ace le aveva incasinato notevolmente le idee. Dopo aver passato una mezz’ora buona senza ottenere nessun risultato, prese una monetina che si trovava nella sua felpa e la lanciò. Se fosse uscita testa sarebbe rimasta sull’isola con Fuyu, se fosse uscita croce sarebbe ripartita con la ciurma. La rossa continuò a fissare la monetina che girava vorticosamente in aria, finché questa non incontrò la superficie di legno della testiera del letto e non vi si impiantò, perfettamente dritta. Rimase a bocca aperta, avvicinandosi piano e stando attenta a non far cadere quel pezzo di metallo che invece di migliorare le cose, le aveva peggiorate. Si trattenne a stento dal non imprecare, poi si rese conto che la soluzione era sempre stata davanti a lei. Era davvero disposta a rinunciare al suo futuro per vivere nel passato? E che cos’era il futuro a cui doveva rinunciare? Ace, Zoro e gli altri? Loro l’avrebbero fermata se lei avesse deciso di restare, giusto?

Il giorno dopo la ragazza si alzò con due occhiaie da far concorrenza ad un panda, fece colazione in silenzio e sparì per l’intera mattinata. Nessuno sapeva cosa le fosse preso ma conoscendola decisero di non indagare, avrebbe sicuramente reagire male. Era impossibile sapere dove si fosse diretta, così presero all’unanime la decisione di non andarla a cercare, anche se Pugno di Fuoco si preoccupò più di quanto non fosse già, considerata la sera prima. Credeva fosse colpa sua se la rossa si comportava così, che qualcosa la notte scorsa l’avesse turbata; fu così che ruppe il patto che lui e gli altri avevano fatto e corse a raggiungerla, presumendo dove fosse andata.
Come previsto eccola lì, davanti all’abitazione del fratello che, sperava con tutto il suo cuore, non fosse in casa. Seduta composta su una panchina sentì l’odore del moro e si voltò bruscamente, con uno sguardo a metà tra l’arrabbiato e l’imbarazzato. Lui si costrinse a venire fuori e si avvicinò piano a Tsuki, che continuava a sostenere il suo sguardo furioso. Ace fece per aprire bocca, ma lei lo anticipò: «  Nami ha detto che partiremo nel pomeriggio, ma ho deciso che non verrò: resto qui con Fuyu ». Le parole gli morirono in gola e, per un momento, il cuore si fermò. Il ragazzo stava così immobile da parere una statua, fissandola triste e stupito.
Non era quello che voleva? Che lei smettesse di cacciarsi nei guai e fosse finalmente al sicuro? Allora perché gli dava così fastidio? Forse il suo destino non era quello di dire alla sua ragazza di stargli lontano, ma di convincerla a restare sempre con lui. « Che vuol dire che resti qui? Tu vuoi venire con noi, no? DEVI venire con noi! ». Il cuore cominciò a prendere possesso del suo corpo, e per quanto lui gli dicesse di stare zitto e lasciarla restare, continuava ad urlare e a prendere il sopravvento.
La rossa non si sarebbe mai aspettata una reazione simile da Ace. Il suo Ace, che l’aveva sempre sostenuta e appoggiata, ora le andava contro? « Restavo con voi solo perché c’eri tu e non avevo nessun’altro posto in cui stare, ora che so che mio fratello è vivo voglio restare vicino a lui, quindi resto qui. Lo sai che ti amo e che non voglio separarmi da te, ma sono io a decidere della mia vita » . Non si sarebbe mai nemmeno aspettata di dire al suo ragazzo che lo amava mentre ci litigava, fatto sta che la discussione di pochi minuti che Pugno di Fuoco aveva programmato si trasformò in una vera e propria litigata.
Andarono avanti così per troppo tempo, al fine del quale si diressero verso la nave per esporre la decisione anche a Rufy e la sua ciurma. Non smisero di parlare nemmeno per strada e gli abitanti del villaggio, stupefatti, si giravano a guardare la fonte di tanto chiasso. Fu così che uscirono velocemente dal paesino e velocemente si incamminarono fino a raggiungere la Sunny.

I pirati non si erano minimamente resi conto della scomparsa del ragazzo, e quando lo videro tornare arrabbiato con la sua ragazza, sospettarono tutti di guai in arrivo. Fu sottoposta la questione anche a loro e tra lo stupore generale fu chiesto di mettere ai voti lo stabilimento di Tsuki.
Il moro contava sullo spadaccino e il fratello, il primo aveva le sue ovvie ragioni per non lasciar partire la sorellina, mentre il secondo difficilmente avrebbe permesso che un suo compagno lasciasse la ciurma. Ma soprattutto, lui contava su Hikari e sullo strano rapporto di amicizia/odio che lei e la rossa avevano intrapreso. Contro ogni sua aspettativa l’incantatrice gridò: « Qualcuno mi dia un pizzicotto: sto sognando! Mi tolgo finalmente dai piedi questo maledetto cagnaccio della malora! ». E così diedero ragione alla piratessa tutti quanti, meno Zoro, dicendo che era lei che doveva decidere per sé e se questa era la sua volontà, loro potevano solamente rispettarla.
E così sembrava averla vinta la ragazza che, anche se un po’ dispiaciuta per la partenza degli amici, era tutta gongolante e felice per aver vinto su Ace. Ma si sa che le disgrazie non arrivano mai da sole. Stavano arrivando anche Sabo e Fuyu che avevano sentito tutto il putiferio provocato in città ma il loro moto venne improvvisamente arrestato.
Un’esplosione per poco non colpì la nave e tutti quanti si girarono dal mandante. Alcuni individui che lasciavano a vedere la loro natura piratesca si stavano avvicinando con la loro flotta di quasi dieci brigantini. Con tutta probabilità erano i famosi pirati sanguinari di cui il biondo aveva parlato loro ieri.
Il capitano, un uomo grosso e muscoloso dalla stana capigliatura viola, era in piedi e si stava dirigendo verso Rufy, con cui probabilmente voleva parlare: le vesti inusuali si adattavano alla perfezione a quel corpo voluminoso mentre camminava verso l'altro capitano, con aria divertita. « Vogliamo proporvi di partecipare ad un gioco, vi va? » .
Alla parola “gioco” il capitano accettò immediatamente, dimenticando cosa era appena successo, mentre veniva preso a pugni dalla sua amica incantatrice. L’arrivo immediato di questa ciurma la insospettiva, anche se ammetteva che un po’ di svago non le sarebbe dispiaciuto. Stando molto attenti si fecero così spiegare le regole di questo gioco. « È molto semplice in realtà, noi costruiamo un labirinto nel quale voi dovete nascondervi. Siete dodici giusto? Quindi sceglierò personalmente altri miei dodici sottoposti che dovranno trovarvi. Dopodiché comincia il vero e proprio gioco: i miei pirati dovranno tentare di uccidervi, mentre se riuscite a sconfiggerli avete vinto. Noi lo chiamiamo il Death Game! », l’uomo scoppiò in una risata, seguito dagli altri. Sapute le regole, Cappello di Paglia si rifiutò categoricamente di continuare: niente e nessuno avrebbe mai messo a repentaglio la vita dei suoi compagni. «  Mi avevano avvertito che probabilmente avresti reagito così. Mettiamola in questi termini: o partecipi… » .
Un’altra grossa esplosione proveniente dal villaggio, fu l’unica cosa che tutti sentirono. Si ripararono come meglio poterono e quando alzarono gli occhi, una grossa barriera grigiastra aveva inglobato gli abitanti e le loro case. Per i Rivoluzionari, ancora all’interno della bolla, era impossibile distinguere ciò che era dentro da ciò che non lo era, come i rumori provenienti dall’esterno ormai non più udibili. «  O farò esplodere tutto ciò che si trova all’interno della bolla, persone comprese, ovviamente » .
Rufy, che era dietro ai suoi compagni, stava fremendo dalla rabbia. Cominciò a pensare di usare l’Haki per far svenire tutti, così fece un passo in avanti, poco prima di venire fermato. Hikari stava abbracciando la sua schiena nel tentativo di bloccarlo, che riuscì alla perfezione. Il moro, ancora arrabbiato, potè udire chiaramente le parole della giovane: «  Non fare lo stupido come il tuo solito: se lo attacchi farà saltare in aria Sabo e tutti gli abitanti. L’unico modo per impedirgli di far del male a qualcuno è fare questo gioco infernale e vincere, vincere e ancora vincere! ».
Questo Rufy lo sapeva benissimo, ma sapeva anche che se avessero aderito a questo evento c’era l’alta possibilità che i suoi amici morissero. Ma a quanto pare non c’era scelta. Scostò le mani dell’amica e si diresse verso il pirata sanguinario: «  Ok, noi accettiamo! » .
E fu così che cominciò l'incubo. Una battaglia tra pirati che avrebbe portato cambiamenti per tutti, soprattutto per chi non se li sarebbe mai aspettati.


 

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Capitolo 5
*** Il Death Game! L'entrata nel labirinto ***


Salve a tutti i nostri lettori! *rumore di grilli* Ok siamo un po' depresse perchè non abbiamo ricevuto nessuna recensione, ma non importa! Ringraziamo comunque chi ci segue senza fare il suo nome, e Messenger che ha smesso di funzionarmi e vorrei prenderlo a mazzate! (scusate lo sclero). Grazie ancora a tutti e... buona lettura!
 


CAPITOLO 5
Il Death Game! L’entrata nel labirinto
Chapter soundtrack: This is war


 


Sembrava tutto un sogno, un enorme e brutto incubo. All’inizio i pirati di Cappello di Paglia ci sperarono con tutto loro stessi. Davanti a loro, la flotta nemica sanguinaria chiamata Chiniueta, li scrutava dall’alto in basso, pur conoscendo la loro fama.
Era insopportabile solo guardarli. Dopo che il villaggio fu inglobato e i ragazzi costretti ad accettare il gioco, cominciarono i preparativi. Il capo aveva detto loro che avrebbe pensato lui alla costruzione del labirinto, mentre loro si preparavano.
Erano tutti sulla Sunny per discutere sul da farsi. Il libro con le regole era già stato loro consegnato ed avevano appioppato il malloppo a Robin e Tsuki, già arrivate a metà volume. Si respirava un’aria pesante che raramente aleggiava tra la ciurma: si erano cacciati in una situazione veramente pericolosa. Tutti, nessuna eccezione, restavano in silenzio e cominciavano ad equipaggiarsi: chi si sgranchiva, chi puliva le spade, chi preparava vari arnesi da lanciare, chi creava delle erbe mediche in caso di necessità. Non erano riuniti in gruppo come al solito, a dir la verità erano poche le persone che stavano chiacchierando con qualcuno. Mentre entrava nella sua stanza, Hikari potè distinguere i nemici non troppo lontani da loro. Tra di loro c’era una donna, di qualche anno più di lei, che la incuriosiva particolarmente: capelli grigi ed occhi rosso rubino, li fissava come se dovessero rivelarle qualcosa, quand’ecco che quegli occhi si voltarono verso di lei e la squadrarono, mentre la bocca si apriva in un sorriso malevolo. L’incantatrice, rabbrividendo, si affrettò ad aprire la porta e richiuderla dietro di lei, spaventata. Chi diavolo era quella lì? Come aveva fatto ad accorgersi che la stava fissando? E perché da lei proveniva una strana energia negativa ma allo stesso tempo familiare? Si cambiò velocemente cercando qualcosa adatto a muoversi, cosa facile da trovare nel suo armadio. Prese la sua solita maglietta senza maniche verde bosco, i pantaloncini jeans e si legò i capelli in due codini spostati leggermente all'indietro, le ciocche bionde in contrasto con i riflessi rosso scarlatto. Non aveva altro da fare così si sedette sul suo letto e decise di riposarsi, prima di combattere era l’ideale. Già, quando si riusciva a dormire! Perché l’immagine di quella donna le tormentava la mente? Cos’aveva di speciale per attirarla tanto? Ancora persa nei suoi pensieri stava distesa quando sentì bussare. Aprì la porta e si ritrovò il volto del suo migliore amico davanti, lo sguardo serio come poche volte nella sua vita. Senza chiedere nulla lo fece accomodare, ormai non aveva più bisogno di domandargli, sapeva benissimo che era preoccupato per Sabo, per il villaggio, ma soprattutto per i suoi compagni ed Ace. Sotto quel comportamento ingenuo e allegro, perfino lui aveva paura, paura di soffrire come gli era successo di recente.
Si sedettero entrambi sul letto, senza dire né fare nulla, uno di fronte all'altro finché , d'un tratto, il moro esclamò: «  Facciamo del nostro meglio, vinciamo questo gioco e facciamola vedere a quei bastardi! » , alzò il pugno al cielo e la bionda non potè fare a meno di sorridere. Poi il suo volto si illuminò ulteriormente e poggiò il suo cappello di paglia sulla testa della ragazza. « Ah già! Prima che mi dimentichi, vorrei che tu tenessi questo. Sceglieranno degli avversari forti per combattere, quindi cerca di non rovinarmelo, ok? ». Molte persone non avrebbero compreso il vero significato delle parole del capitano, ma Hikari recepì perfettamente il messaggio: avrebbe rovinato il cappello se avesse combattuto, quindi voleva tenerla il più lontano possibile dai guai. Avrebbe tanto voluto rispondergli di essere in grado di bastare a sé stessa, ma pensò che anche il cagnaccio doveva essere preoccupata per Fuyu, quindi uscì lasciando il suo amico solo.

Ci misero quasi due ore per preparare il labirinto. Sanji aveva distribuito grandi quantità di cibo a tutti, Chopper si era impegnato per procurare le erbe mediche, distribuendone un po' a tutti, e il resto della ciurma si era allenata e preparata. I pirati nemici avevano fatto la selezione e tra i prescelti c’era quella donna, più altre undici persone. Il labirinto era di pietra ed esteso per circa cinquanta metri quadrati, avrebbero avuto molto spazio a disposizione. Come già detto, il compito della ciurma era di scappare e salvarsi la pelle da dodici nemici pronti ad ucciderli. Avevano tutto il tempo a disposizione per sconfiggerli e vincere, ma questo comportava una maggiore esposizione ad eventuali attacchi. Erano state predisposte dodici entrate diverse ed ognuno era già al suo posto. Sembrava una corsa, quando si aspetta il segnale di partenza e il cuore batte forte per la paura, i muscoli in tensione. A dare il via al Death Game fu il capitano dei pirati Chiniueta, e tutti si addentrarono, i suoni sempre più ovattati, la luce sempre meno presente. La squadra nemica si era già messa al lavoro, si poteva sentire il fiato della morte sul collo.
I primi ad incontrarsi furono Nami e Zoro, entrambi già stati trovati dai loro avversari. Nessuno dei loro attacchi aveva funzionato, i nemici li avevano respinti tutti, ed ora li stavano affrontando senza esclusione di colpi. Il nemico della navigatrice era una donna dai capelli rosati, un grosso arco pronto ad essere utilizzato in qualsiasi momento, che aveva procurato molti guai alla ragazza. Lo spadaccino invece combatteva un uomo grande e grosso, con i muscoli che costituivano gran parte del corpo, capelli ed occhi di un colore tendente al blu. Quest’ultimo si difendeva dai fendenti con la sola muscolatura possente ma, non essendo certamente inesperto, Zoro lo colse di sorpresa e lanciò un attacco da dietro l’energumeno che collassò all’istante, tradito dal suo punto cieco.
La donna, intanto, lanciava delle frecce ad una velocità incredibile, ma Nami, riuscendo ad evitarne la maggior parte, si nascose dietro una parete e creò una nuvola carica di fulmini e la colpì, facendola svenire: furono vinti così i primi due scontri. Avevano superato la loro parte del gioco molto facilmente, forse troppo facilmente. Per un attimo crederono entrambi che fosse una trappola, ma dall'esterno si sentì una voce annunciare solennemente «  NAMI E ZORO DELLA CIURMA DI CAPPELLO DI PAGLIA VINCONO! COME SE LA CAVERANNO GLI ALTRI? » .
I loro compagni si rassicurarono leggermente, pensando che non doveva essere poi così difficile se lo spadaccino e la navigatrice avevano già vinto. Peccato che ci fosse qualcun altro ad osservare la sconfitta dei nemici, qualcuno a cui non piaceva perdere. I due pirati si batterono il cinque, felici, ma proprio sotto di loro si aprì una voragine che si innalzò fino a formare un tornado di medie dimensioni, ma abbastanza forte per travolgerli. In poco tempo erano a terra e, da fuori, si udì nuovamente la voce esclamare: « COLPO DI SCENA: NAMI E ZORO SONO STATI SCONFITTI! CHI SARÀ MAI STATO?! » .
I pirati di Cappello di Paglia rimasero in silenzio ad ascoltare, pregando che quello che avevano appena udito non fosse vero. Come facevano ad essere a terra se poco prima avevano vinto? Qualcuno aveva finito il lavoro dove gli avversari avevano cominciato? Uno dei nemici che avrebbero dovuto affrontare? Se li aveva sconfitti così facilmente doveva essere davvero forte.

Tsuki stava correndo ormai da un bel pezzo. Quando la voce da fuori aveva gridato, pochi minuti prima, non ci poteva credere. Sia Nami che Zoro erano ridotti così male come pensava? Uno dei suoi fratelli era ferito, l’altro era un ostaggio, mentre il suo ragazzo si trovava da qualche parte con qualcuno alle calcagna che tentava di ucciderlo. Non poteva andare peggio di così. Se solo avesse portato Fuyu fuori dal villaggio prima dell’esplosione, forse ora non sarebbe qui. “Ma che dico! Non avrei mai lasciato gli abitanti in pericolo”, pensò mentre continuava a correre. Prima di entrare in questo inferno, Hikari l’aveva avvicinata per chiederle se era preoccupata, ma non aveva risposto. Era strano avere una conversazione con lei senza litigare, fin troppo strano. Aveva notato anche il cappello di paglia del capitano in testa, ma per non turbare questa strana pace che si erano poste decise di non parlarne. Ancora immersa nei suoi pensieri si ritrovò a scivolare sul terreno, fradicio e molle. Sarebbe stato molto più facile girovagare da lupo, ma avrebbe attirato maggiormente l’attenzione, e quello non era il momento più adatto. Udì dei passi e si ritrovò davanti Pugno di Fuoco, che la chiamò venendole incontro. Abilmente la ragazza estrasse una delle sue catene e colpì il moro, facendolo accasciare a terra. Questi si alzò e, ancora intontito, chiese: «  Come hai fatto a capire che non ero lui? » , intanto il suo aspetto cambiava, i capelli mori si schiarivano fino a diventare violetti, il corpo si rimpiccioliva e cominciava a prendere le fattezze di una donna, la voce si addolciva e in poco tempo Ace fu sostituito da uno dei nemici, probabilmente quello destinato a lei, che si metteva in posizione d’attacco.
Sul viso della rossa si allargò un sorriso soddisfatto e, con la mano libera, si toccò lievemente il naso. «  Dall’odore. Ace non puzza certo di profumo, tra l’altro molto sgradevole » , spiegò lei e in poco tempo estrasse anche la seconda catena, preparandosi ad attaccare.
Velocemente la donna le lanciò un pugnale che la colpì lievemente alla guancia sinistra, mentre l’avversaria cominciava a ridere. «  Molto brava ad aver capito il trucco, ma ho usato il mio potere di trasformazione anche su alcuni dei miei compagni, ora come faranno i tuoi amici a riconoscersi? » , nello stesso preciso istante la ragazza pensò che, qualunque fosse stato l’avversario, i pirati si sarebbero comunque ritrovati fregati.

L’incantatrice, nonostante il suo senso dell’orientamento fosse molto buono, non sapeva da che parte andare e continuava a girare in tondo. Preoccupata da quanto sentito poco prima si tranquillizzò quando sentì che tutti i suoi compagni avevano vinto. Gli unici di cui non sapeva nulla erano Ace, Rufy e Tsuki. La voce non li aveva nominati, forse dovevano ancora cominciare a combattere, o forse no. “Dannazione! La terra è scivolosa; e io odio quando la terra è scivolosa!” imprecò mentalmente, mentre incontrò un sasso sulla sua strada che la fece inciampare. Nella caduta si sporcò completamente di fango, ma si rialzò e continuò a camminare, sicura che prima o poi qualcuno avrebbe trovato. Senza nemmeno farlo apposta girando l’angolo notò una familiare zazzera rossa che veniva verso di lei. La bionda ricoprì il pugno d’acqua e si fiondò contro la compagna, che evitò con facilità l’attacco. La rossa cominciò a trasformarsi: i capelli cominciavano ad allungarsi e schiarirsi, gli occhi si tingevano di un rosso scarlatto, la bocca si apriva in un ghigno. In poco tempo Hikari si trovò davanti l’albina che aveva intravisto poco prima, che tutt’ora la metteva in uno stato d’inquietudine. «  Ma che brava! Come hai capito che ero un falso? » , si chiese la donna, il sorriso aperto che tentava di mettere paura.
La timoniera si risvegliò all’improvviso e, ingenuamente, domandò: « Era un falso? » . La risposta suscitò un’altra risata dell’avversaria, mentre l’altra ne approfittò: «  Tu sai che fine hanno fatto i miei amici che non sono stati chiamati? Stanno bene? » .
Improvvisamente la nemica diventò seria e cominciò ad informarla: «  Non ne ho la minima idea. Comunque non mi preoccuperei per… com’è che si chiama? Ah sì, Tsuki Roronoa! Lei non può morire, altrimenti non avrebbe senso proporvi il Death Game. Oh non fare quella faccia, uno Zoo-Zoo mitologico non si trova tutti i giorni, no? Così, mentre voi siete impegnati in questo stupido gioco, noi catturiamo la vostra amichetta e ce ne andiamo. Ma voglio concederti la grandiosa occasione di affrontarmi! » , la spiegazione lasciò senza parole la bionda, che però non si perse d’animo e cominciò a dirigersi verso di lei evocando un’ondata. Qualsiasi persona normale sarebbe morta sul colpo, ma la donna allungò una mano verso l’attacco e dal palmo partì una palla di vento compresso, che fece disperdere completamente l’acqua. In quel preciso momento Hikari capì perché provava una sensazione familiare provenire da lei, perché non le piaceva quella lì. Perché mischiava la sua malvagità, con il potere degli incantatori del vento. 

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Capitolo 6
*** Vincere o perdere! La battaglia per decidere il proprio futuro ***


Salve a tutti e scusateci tanto se non siamo riuscite ad aggiornare la scorsa volta, ma abbiamo deciso che da ora in poi pubblicheremo ogni due settimane in quanto, oltre a questa fanfic e lo special, si sono aggiunte la mia nuova fanfiction e la nuova fanfiction della Cami. Abbiamo provato a mantenere il ritmo ma pubblicarne quattro alla settimana non è facile, quindi scusateci ancora.
Ringraziamo comunque  
robinchan07  e  hinata 92
 per aver recensito e... buona lettura!

CAPITOLO 6
Vincere o perdere! La battaglia per decidere il proprio futuro
Chapter Soundtrack: Trough the looking glass

 

Mentre le due incantatrici cominciavano la loro lotta, un altro combattimento era appena iniziato. Tsuki Roronoa era intenta a schivare gli innumerevoli pugnali che la sua avversaria tirava con rapidità e continuità. La donna si divertiva a tentare di centrare la ragazza, quasi stesse giocando al tiro a freccette. Per quanto però fosse abile con la mira, sapeva benissimo che non sarebbe riuscita a colpirla tanto facilmente,ma in un primo momento si limitava a tenerla occupata mentre pensava a cosa fare. Tentò un attacco diretto dirigendosi a tutta velocità verso di lei con un coltello da macellaio nella mano destra e, presa alla sprovvista, Tsuki fu solo in grado di lanciarle entrambe le catene contro, proteggendosi con le braccia, ma l’arma nemica riuscì comunque a colpirla all’arto sinistro, anche se non in profondità. C’era però qualcosa che non tornava nello stile di combattimento della ragazza dai capelli rosa: era troppo veloce e forte per essere una donna: le armi che non erano andate a segno erano ben conficcate nel muro intorno a loro. Era ridicolo penasre ad una cosa del genere ma, per quanto fosse allenata, nemmeno lei avrebbe saputo trafiggere una parete in pietra. Con il braccio sanguinante e il fiatone la rossa cominciò a riflettere seriamente su quello che aveva formulato il suo cervello poco prima e raggiunse la conclusione che avrebbe addirittura potuto essere la verità: non c'era da stupirsi se i membri di quella ciurma stavano cercando di metterli in difficoltà.
Cercò quindi di mantenere la calma ed in poco tempo richiamò a sé le sue catene, cadute a terra dopo l’inaspettato attacco, e cominciò: « Hey tu! Chi diavolo sei? Non ho mai visto una ragazza come te, il tuo aspetto è davvero questo? » , chiese quindi riprendendo la posizione d'attacco e stringendo i denti, mentre il sangue scendeva lungo il braccio.
Per tutta risposta le arrivò un ghigno, seguito da qualche luce grigiastra e, pian piano la figura della donna cominciò a deformarsi fino a raggiungere dimensioni grottesche. Si allontanò il più possibile dal mostro che stava venendosi a formare, una massa informe che cominciò a prendere le sembianze umane. Un uomo corpulento e dai capelli rossastri si avvicinava a lei minacciosamente, il che non era un bene con le sue ferite. Aveva infatti riportato vari tagli su tutto il corpo, senza contare il sangue che stava perdendo dall'arto superiore sinistro. Se un corpo da donna le aveva provocato così tanti danni non immaginava cosa sarebbe successo d’ora in poi. Di solito lei combatteva solo con il gentil sesso perché pensava di avere più possibilità di vittoria, pur riuscendo benissimo a battere chiunque grazie al suo frutto del diavolo. “Perché non ci ho pensato prima?! Non devo preoccuparmi di attirare l’attenzione ora che ho già trovato il mio avversario!” sapeva di essere stata incredibilmente stupida, alla pari di Baka-chan aveva successivamente pensato, ma vedendo la trasformazione di questo pirata le era venuto un lampo di genio. Il suo corpo cominciò a raggiungere un colore grigiastro, il pelo cominciava a spuntare, il suo corpo sempre più grande cominciava pian piano a sentire il bisogno di mettersi a quattro zampe, come un animale. Divenne presto un lupo, la sua salvezza e forza ma, per molte persone avrebbe significato la fine di tutto, e perfino Tsuki ne avrebbe risentito. Ciò che non aveva detto ai suoi compagni è che quella forma le portava via parecchie energie: controllare un essere così grande non era certamente facile, anche per lei. In più ogni volta che finiva col trasformarsi sentiva la sua volontà venire sempre meno, l’istinto assassino del Fenirir voleva prendere il sopravvento su di lei. Tuttavia non le importava di cosa sarebbe successo dopo, doveva solo pensare a sopravvivere, pensare a ritornare dai suoi compagni. Ora tutti e due stavano dando il meglio di loro, trasformati nell'essenza della loro forza.
L’avversario scattò a tutta velocità verso le enormi zampe dell’animale, che per tutta risposta cercò di alzare l’arto prima di essere colpito dall’attacco, ma le dimensioni troppo grandi rallentarono il movimento, consentendo al pugnale brandito dall’uomo di conficcarsi nella pelle del lupo. Quello non era certo uno sprovveduto: se era riuscito a colpire in profondità la difesa informe del semidio sapeva controllare l’Haki dell’armatura, come minimo e Tsuki, fino a quel momento, non se n'era accorta. Un ululato di dolore provenne dall’enorme creatura che, ringhiando, si volse verso il suo nemico, cercando di avvicinanarsi ma non rendendosi conto che mentre avanzava veniva colpita da altri coltelli.
Si mosse con velocità e rapidità, cercando di impedire al pirata ogni via di fuga, ma questi passò sotto al gigantesco animale, evitando l’attacco e facendo in modo che quest’ultimo si schiantasse sul solido muro di pietra del labirinto. Era sempre la rossa ad essere ferita, alla fin fine, e anche contando sulla sua resistenza non sarebbe riuscita a combattere per molto con quelle ferite, man mano che aumentavano, il dolore si faceva sempre più forte e la sua volontà di vincere cominciava ad esaurirsi. Cercò di tentare un ultimo attacco che sperava sarebbe stato efficace, concentrò così tutte le energie possibili nelle sue possenti zampe, cercando di non rimanere vulnerabile in tutto il resto del corpo. Un ringhio si sentì a malapena, poi Tsuki si lanciò all’attacco, mentre l’uomo restava lì, immobile e con un’espressione indecifrabile sul volto. “O la va, o la spacca” si ritrovò a pensare il lupo, il vento che le scompigliava il pelo, l’adrenalina a mille e gli occhi impegnati a guardare quel maledetto sorriso diabolico.
Avvenne tutto in un attimo, troppo velocemente perché la creatura se ne rendesse conto. Il pugnale nella mano sinistra del pirata cominciò ad ingrandirsi fino a raggiungere le dimensioni di una spada gigantesca, che con rapidità inaudita andò a conficcarsi nel petto dell’enorme animale. In poco tempo il lupo fu nuovamente sostituito dal corpo di una ragazza ventunenne dalla curiosa zazzera rossa, che andava ad accasciarsi al suolo di questo insolito labirinto. Aveva perso su tutti i fronti, pur non essendo ancora morta. Sapeva che non avrebbe più rivisto i suoi cari fratelli, sia quello adottivo che quello di sangue, sapeva di dover dire addio alla ciurma di Cappello di Paglia, a quella che ormai era diventata la sua migliore amica, ma soprattutto, avrebbe detto addio ad Ace, il suo amato Ace. Prima di cominciare il combattimento, il pirata le aveva riferito quali fossero i piani della sua ciurma sanguinaria, sapeva che l’avrebbero presto privata del suo Frutto del Diavolo, liberandola così dal demone che pian piano cominciava a prendere sopravvento su di lei. Ma c’era un altro demone di cui nessuno era a conoscenza e di cui nessuno sarebbe mai riuscito a liberarla, un demone che la perseguitava fin da quando era nata: sé stessa. Tutto ciò che faceva portava grida e sangue, lacrime e sofferenza.
Dopo tutti questi anni non era ancora riuscita a trovare qualcuno che non fosse mai stato triste a causa sua. Dopo lo sterminio del suo villaggio aveva pensato di suicidarsi e farla finita, ma qualcosa le aveva fatto cambiare idea. O meglio qualcuno, a cui ora stava dicendo addio per sempre. Sì, aveva perso.

Chiuse gli occhi per un solo istante, per lasciarsi andare all’amarezza del momento, quando avvertì un odore fin troppo familiare per sembrarle un sogno. Stesa a terra potè avvertire i passi del nemico che si avvicinavano, con l’intento di portarla via. Pregò con tutta sè stessa che quello che aveva avvertito fosse solo un suo stramaledetto errore ma, quando l’uomo fu a pochi passi da lei, arrivò un grido a smentirla: «  Hiken! ». A seguire una sensazione di calore indescrivibile pervase la rossa. Sapeva benissimo che a pochi metri da lei la persona che poco tempo prima l’aveva battuta stava bruciando tra le fiamme, quindi l’opzione più probabile sarebbe che il calore venisse da lì, ma lei sapeva che quello che sentiva non proveniva dal fuoco, o meglio non da quello che bruciava. Si sentì sollevare da terra delicatamente, poi il suo salvatore la prese in braccio e cominciò a correre via, l’odore indimenticabile di carne bruciata ancora nell’aria. Tsuki si sforzò di aprire gli occhi, ma anche quel semplice gesto le costava molta energia, si sforzò così di parlare, o meglio di gridare, alla persona che l’aveva salvata, ordinando di essere lasciata lì. Non voleva essere di peso per lui, non voleva costringerlo a combattere per salvarla, non voleva che proprio lui dovesse rischiare la vita. Si costrinse a guardarlo e, come previsto, potè notare il volto lentigginoso del suo ragazzo, che cercava di portarla al sicuro. Le lacrime cominciarono a scendere copiose, i pugni che battevano contro il petto possente di Pugno di Fuoco, la voce strozzata della rossa che lo implorava di ascoltarla e mollarla qui, si sarebbe consegnata al nemico per far cessare quella tortura. Fuyu era un ostaggio, Zoro era ridotto in fin di vita da qualche parte e il resto della ciurma stava combattendo… non ne poteva più di vedere gente che soffriva a causa sua.
Un’esplosione mise fine alla discussione a senso unico, vedendo con orrore che il nemico, seppur con qualche bruciatura, era in piedi davanti a loro. Ace pose delicatamente Tsuki il più lontano possibile dal pirata, dopodiché si diresse verso quest’ultimo con uno sguardo che facevano paura. Occhi pieni di rabbia pura, la rabbia che viene fuori quando qualcuno fa del male ad una persona a cui vuoi davvero bene, la rabbia che ti assale quando questa persona piange, la rabbia che ti pervade quando capisci che questa persona si sente responsabile della tua sorte e dei tuoi amici, quando in realtà lei è solo un pretesto per scatenare una battaglia: questa era la rabbia che provava il moro. Il nemico non ebbe paura però e si diresse verso il ragazzo con uno dei suoi innumerevoli pugnali, che per tutta risposta lanciò uno dei suoi leggendari pugni di fuoco che spedirono a metri di distanza il mal capitato. Dietro di lui la rossa continuava a piangere, inerme, ed implorarlo di lasciar perdere, che si sarebbe consegnata volontariamente ai nemici e tutto si sarebbe concluso per il meglio.
Per lui era la goccia che faceva traboccare il vaso, si girò bruscamente verso di lei e gridò: « Non usare gli altri come scusa per morire! Nessuno ti ritiene responsabile per quello che è successo, e se anche ti permettessimo di consegnarti a loro, mi pare un po’ troppo tardi! ». La ragazza stava immobile e rifletteva sulle parole di Ace. Era vero, li stava usando come scusa per togliersi da questo mondo, e solo ora se ne rendeva conto. La bocca aperta per l’incredulità dopo aver sentito le parole del moro si trasformò presto in un sorriso, ed eccola ad incoraggiarlo nel combattimento. Non poteva perdere proprio ora che aveva un pubblico, si ritrovò a pensare il pirata, così si diresse a tutta velocità verso il nemico che non aveva esitato ad attaccare dopo essersi ripreso dalla scottatura ricevuta. Corsero entrambi fino a quando non ci furono solo pochi metri a separarli, così Pugno di Fuoco ebbe il tempo di fermarsi ed evocare una colonna di fuoco, che impedì all’uomo di avvicinarsi ulteriormente. Dopo che anche il suo ultimo attacco si spense, il ragazzo partì con tutto il suo armamentario di tecniche, lanciando contro onde di fuoco, piccole sfere infuocate ed esplosive e vampate di fuoco. Sta di fatto che nessuno si rese conto quando il pirata svenne, e dopo tutti quegli attacchi era comprensibile, ma alla fine furono entrambi sollevati. Pareva davvero incredibile: avevano vinto. Ace esausto si avvicinò a Tsuki e, dopo averle baciato dolcemente la fronte, si occupò delle sue ferite e cercò di cicatrizzarle con il calore del fuoco. L’operazione era molto delicata e dolorosa, le fiamme dovevano essere deboli ma non troppo, e la cosa variava a seconda della gravità della ferita, ma la rossa non si lasciò sfuggire nemmeno un gemito, stringendo i denti. Passarono così una ventina di minuti ad occuparsi delle loro lacerazioni e parlare della situazione del Death Game fino ad ora. Tutta la ciurma aveva vinto gli scontri, prima di incontrarla il moro aveva facilmente battuto il suo avversario, e gli unici di cui non si avevano notizie erano Rufy e Hikari. Cominciavano entrambi ad essere piuttosto preoccupati: entrambi sapevano che la loro forza era di poco inferiore a quella di Pugno di Fuoco, se non eguale, e cercavano in tutti i modi di immaginare quanto forti sarebbero stati i loro avversari. Si rilassarono quando si resero conto di quanto facile era stato per il moro vincere, ma una vocina dentro di loro continuava a mormorare che non sarebbe stato così facile. C’era inoltre una cosa che tormentava la ragazza: Ace aveva battuto un avversario che non era il suo, e si ricordava di aver letto qualcosa in proposito sul regolamento, ma non ne era sicura. Lasciò perdere e decise di concentrarsi su quello che sarebbe accaduto dopo, ma la vocina che prima le aveva parlato era ancora lì e la perseguitava costringendola a ricordare. Così si mise a riflettere, tanto che pensò di avere del fumo che le usciva dalle orecchie da quanto ci rifletté, ma alla fine ricordò tutto e l’unica cosa che riuscì a pensare fu: “Oh merda!”

Da tutt’altra parte le due incantatrici avevano da poco cominciato lo scontro e si poteva dire che l’avversaria Kage fosse in vantaggio. In fatto di elementi il vento batteva l’acqua e la donna non si faceva certo scrupoli ad uccidere qualcuno di insignificante come la principessa del suo regno, nossignore. Stava per sferrare un nuovo attacco quando si bloccò guardandosi in giro e, sotto lo sguardo esterrefatto della bionda, si dileguò. Per un attimo Hikari pensò ad una trappola, ma poi capì che l’albina non era più li per davvero. Decise allora di allontanarsi per cercarla e combattere ancora, fino a quando non avvertì la sua voce tra le pareti e non apparve una grossa immagine in cielo. Era una delle strade del villaggio e la bambina che veniva inquadrata era la stessa che Tsuki e lei avevano visto quel giorno in cui avevano girato per il paese. La voce diceva: « Così non va proprio! Guardate cosa mi avete fatto fare maledetti pirati: abbandonare uno scontro per venirvi a punire. Sbaglio o il regolamento ve lo avevamo consegnato? E allora perché uno di voi ha combattuto con un nemico che non era il suo? Così ora il capo mi ha mandato a fare questo lavoretto ». Avvenne tutto in un attimo: il filmato sullo schermò mostrò un grosso e tagliente pezzo di vento che si conficcava nel piccolo corpicino della bambina che si accasciava a terra, la madre la fissava incredula così come tutti i pirati all’interno del labirinto. La timoniera si fece improvvisamente seria e furiosa e cominciò a correre dappertutto gridando il nome della sua avversaria ed attirando l’attenzione della maggior parte del pubblico. Da tutt’altra parte Tsuki non riusciva a credere ai suoi occhi: ora avevano perso davvero.


 

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Capitolo 7
*** Vento contro acqua! Quale sarà l'elemento vincente? ***


Salve a tutti gente! Allora, prima di tutto avviso che lo special relativo al passato di Tsuki si prenderà una piccola pausa causa verifiche di fine anno (chi non le odia? Io ho già cominciato a contare: meno 44 giorni senza contare le Domeniche e le feste).  Cooomunque, ringraziamo  marrrry  per aver inserito la storia tra le seguite, e naturalmente  hinata 92  per aver commentato (giuro che questa settimana trovo il tempo per recensirle le tue storie XD)... per il resto buona lettura a tutti!

 

CAPITOLO 7
Vento contro acqua! Quale sarà l’elemento vincente?
Chapter Soundtrack: See me smiling
 

 
Lo schermo che poco prima si era aperto oscurando il parte del cielo scomparve immediatamente, lasciando alla Ciurma di Cappello di Paglia il tempo di rendersi conto dell’accaduto, e subito dopo tutti si sentirono indirettamente in colpa. C’era chi era ancora paralizzato dalla sorpresa, a chi invece scappava qualche lacrima, e c’era chi invece non aveva proprio tempo per pensare a qualcos’altro che non fosse la battaglia. Così, tra una delle tante vie di quel labirinto d’inferno, Hikari correva furiosa in continua ricerca della sua avversaria, l’adrenalina a mille. Non le importava minimamente del fatto che fossa anche lei un’incantatrice, capace di controllare un elemento in contrasto con il suo. Probabilmente avrebbe vinto, se ne rese conto lei stessa, ma di questo si sarebbe preoccupata più tardi: ora l’unica cosa che le interessava era dare una bella lezione all’albina, che se l’era svignata. Come avvenuto poche ore prima le capitò di scivolare, ma abilmente si rannicchiò ed eseguì una perfetta capriola in avanti e riprese a correre, mentre non la smetteva di gridare il nome della sua nemica, che non accennava a rispondere.
La ragazza sapeva di avere ben poche possibilità nei cunicoli stretti che stava attraversando, così cercò di dirigersi in un punto aperto, in modo da avere più libertà di movimento. Si rese presto conto che in questo luogo non esistevano zone spaziose, così le venne la brillante idea di buttare giù tutti i muri che incontrava, provocando un rumore assordante ma guadagnando una ventina di metri quadrati. Anche attirando l’attenzione in quel modo non era però riuscita a ritrovare Kage, la piratessa albina che fino a pochi minuti prima le dava la caccia. Eppure avvertiva la sua presenza, sapeva che era lì da qualche parte, ma con tutta probabilità si era mimetizzata disperdendosi nell’aria, e poteva attaccarla in qualsiasi momento. Semplicemente non voleva. Ormai anche la bionda aveva capito che si era ritrovata contro una sadica che amava vedere gli altri in difficoltà. E per lei, la timoniera ne era sicura, la frustrazione che stava provando in questo momento mista a rabbia era un vero spettacolo. Si guardò intorno circospetta finché non avvertì una specie di esplosione poco lontano da dove si trovava. Inizialmente considerò l’eventualità che fosse la sua avversaria, ma non avrebbe mai lasciato la sua scenetta a metà, così si concentrò e ripensò ai suoi compagni che avevano vinto. Nami, Zoro, Sanji, Usopp, Chopper, Robin, Franky, Brook, Ace e il cagnaccio, voleva dire che mancavano solo lei e Rufy all’appello. Quindi doveva essere lui e, conoscendolo, sarebbe stato tranquillamente capace di provocare così ingenti danni durante un combattimento. Anche se la cosa continuava comunque a turbarla e la sua piccola coscienza continuava a tormentarla, mentre lei pregava mentalmente che stessero tutti bene. Fu proprio questa distrazione ad esserle fatale perché, concentrata nei suoi pensieri, non si era minimamente accorta di un addensamento dell’aria che si avvicinava pericoloso. Quando avvertì finalmente la presenza di qualcosa dietro di lei era troppo tardi e si ritrovò ben presto all’interno di un ciclone bell’e buono. Il vento cominciava a farsi troppo forte per i suoi gusti, l’aria iniziava a provocarle dei leggeri graffi sul corpo, i piedi si sollevavano lentamente da terra e la povera Hikari cominciava a girare, urlando dal dolore. Le orecchie le facevano malissimo, ma nonostante non volesse nient’altro che tapparsele con le mani, queste erano completamente inutilizzabili, quasi non fossero state sue. E nonostante il rumore dell’uragano sovrastasse tutto quello che c’era fuori da esso, riusciva benissimo ad udire le risate irritanti della persona che aveva provocato l’attacco. Ed ecco che il turbinio cessò, la calma cominciò a tornare nel labirinto, l’incantatrice dell’acqua per terra, ferita. Si alzò a fatica, aveva il fiatone e sia sul volto che sul resto del corpo erano presenti piccoli tagli, la maggior parte arrossati, ma il suo sguardo era tra i più determinati che si potessero mai vedere.
Di fronte a lei, pochi metri di distanza a separarle, l’incantatrice del vento era in piedi, perfettamente in salute, mentre sghignazzava e metteva in risalto il color rosso sangue dei suoi occhi, che guardavano in modo spaventoso la sua prossima vittima. Non appena questa si fu rialzata, cominciò la vera e propria battaglia: in pochi secondi entrambe indietreggiarono di molti metri e la bionda cominciò ad evocare nuovamente una grossa onda d’acqua dal colore azzurro marino. In risposta l’albina provocò nuovamente un forte vento tipico delle tempeste che fece disperdere l’attacco. Si avvicinò così alla sua avversaria e la colpì allo stomaco, costringendola a rannicchiarsi dal dolore. Attimo di cui la nemica approfittò per colpire con forza la testa della ragazza con un nuovo pugno, dopodiché la prese per un bracciò e la lanciò dall’altra parte dello spiazzo di terra. Prima che potesse reagire ecco arrivare una nuova folata di vento, che fece contorcere la timoniera dal dolore, che la trascinò in alto e poi si dissolse, facendola precipitare da una decina di metri d’altezza. Ed ancora Kage l’aspettava sotto, pronta a sferrare un nuovo attacco che avrebbe sconfitto definitivamente Hikari ma questa, durante la caduta, la schiena rivolta verso il suolo sempre più vicino, si girò con rapidità e gridò: « Mizu no kyodaina bōru! » , evocando così una gigantesca palla azzurrina che la inglobò, attutendole la caduta e allontanandola dalla sua avversaria. Questa non demorse e, non appena la barriera si fu dissolta si lanciò a tutta velocità verso la persona che stava al suo interno e le lanciò contro un nuovo tornado, aspettandosi di ferirla nuovamente. Ma questa volta la ragazza non si fece cogliere di sorpresa e fece comparire una colonna del colore del mare,innalzandola in alto fino a farla uscire dal campo di forza del ciclone e permettendole di salvarsi. Intanto la sua nemica era sempre più nervosa, visto che non uno, ma ben due dei suoi tentativi di una vittoria facile e veloce erano falliti, ora si trovava davvero a corto di idee sul da farsi. Così, mentre sulla faccia dell’albina cominciava a disegnarsi un’espressione arrabbiata, sul volto della bionda spuntava un vivido sorriso.
Fiduciosa si diresse nuovamente verso la piratessa che, inaspettatamente, non fece nulla per evitare il pugno ricoperto d’acqua che le stava arrivando in piena faccia. C’era qualcosa di strano, anche la timoniera se ne rendeva conto, ma per ora la cosa più importante era infierire un colpo all’avversaria, così si scagliò contro di lei e la beccò sul viso. Pensò di aver vinto ma, mentre abbassava la mano, notò che le labbra sanguinanti della persona davanti a lei si aprivano in un ghigno minaccioso. Presa dalla paura cercò di allontanarsi e raggiungere una distanza di sicurezza, ma Kage la prese per un braccio e mormorò: «  Ora non puoi più scappare, principessina! » , e per un momento Hikari la guardò con occhi a metà fra il sorpreso e lo spaventato, prima che una folata di vento la inghiottisse e le provocasse molteplici ferite dappertutto. Ebbe la forza di emettere un urlo straziante prima di accasciarsi a terra, incapace di muoversi e a malapena cosciente. Aprì gli occhi a fatica, ma fu costretta a richiuderli subito dopo per colpa di un forte dolore allo stomaco provocato da un calcio della sua nemica. Ne avvertì un altro, un altro e un altro ancora, finché non la colpì così forte da mandarla a qualche metro di distanza, dove ebbe il tempo di riprendersi e tentare invano di alzarsi. Quando ci fu quasi riuscita avvertì una mano tirarle i fluidi capelli biondi che terminavano con delle ciocche rosso scarlatte. Avrebbe voluto dimenarsi e gridare, ma ormai la sua energia aveva raggiunto il limite, e i pugni che in seguito le arrivarono non migliorarono certo la situazione. «  Scommetto che ti stai chiedendo come faccia a sapere le tue origini, principessina. Ho semplicemente letto i giornali che parlavano di alcune aggiunte nella ciurma di Cappello di Paglia, tra le quali c’era la legittima erede al trono di Oceana, la mia città natale, e una strana ragazzina con un interessante Frutto del Diavolo. Ho usato lei come scusa per portare il capitano e gli altri qui, mentre io mi occupavo di te. Ho una domanda da farti: perché una ragazzina ricca sfondata come te si è unita ad una ciurma pirata? Insomma, sappiamo tutte e due che non è il tuo sogno il motivo, no? Allora perché ti sei unita ad una ciurma pirata, o meglio, perché ti sei unita a loro? », l’albina aveva continuato a picchiarla nonostante stesse parlando e, quando dalla sua bocca uscirono le ultime parole della conversazione, cessò anche di tirare dei pugni, guardando la sua vittima curiosa della risposta che avrebbe dato.
Per tutta risposta, la bionda si alzò facendo leva sulle gambe mal ridotte e, con una nuova ferita sulla nuca che la faceva sembrare inquietante, alzò il capo mostrando due occhi sinceri e dolci, che incorniciavano un sorriso sporco di sangue. Le bastò mormorare poche parole: « Perché con loro sono libera di essere chi sono realmente: un’imbranata pirata che si diverte con i suoi amici. Perché con loro, dopo tanto tempo, ho ritrovato il sorriso » , la risposta fece innervosire molto la sua nemica, ma non ebbe il tempo di replicare che la ragazza continuò, il volto ora attraversato da un’espressione determinata come non mai: «  Per questi motivi, io non permetterò a nessuno, che siate voi pirati da strapazzo o il Governo Mondiale in persona… non permetterò a nessuno di far del male ai miei amici! » . Successe tutto così velocemente che nessuna delle incantatrici seppe darsi una spiegazione all’accaduto, ma in poco tempo una strana aura scintillante avvolse il corpo della timoniera e provocò un ingente spostamento d’aria nella zona circostante, e la piratessa fu costretta ad allontanarsi. Dal canto suo, Hikari non si era nemmeno resa conto di cosa fosse successo e si stupì molto quando, improvvisamente, vide Kage saltare a diversi metri da lei.
Quest’ultima mostrò nuovamente un sorriso e, camminando molto lentamente, si diresse verso l’incantatrice d’acqua tranquilla, sicura di avere la vittoria in tasca. Questi attimi di calma diedero tempo alla ragazza di riprendersi e pulirsi i vestiti sporchi di sangue, si stava sistemando la maglietta verde, quando non sentì più i passi avvicinarsi. Alzò velocemente la testa, ma non sembrava esserci un pericolo vero e proprio, fino ad ora: l’albina se ne stava tranquillamente in piedi, davanti a lei, ed era assolutamente sicura che stesse pianificando qualcosa. «  Sai cos’è il leviatano? Anzi, ora si chiama Leviathan, certo che hai davvero fantasia! » , di nuovo la bionda si stupì di quante cose quella donna sapesse sul suo conto, quasi la conoscesse da molto tempo. Incerta su cosa rispondere scosse la testa, se avesse scoperto nuove informazioni su quella creatura, tanto valeva far finta di non saperne niente. « È un mostro che viene evocato solo dagli incantatori che controllano l’acqua, in origine era una specie di servo che veniva mandato in avanscoperta durante una battaglia, non certo un guardiano alle porte del regno! Tuttavia, nell’eventualità che il suo padrone rimanesse con poche energie, il leviatano prestava a lui il suo potere, rimanendo più esposto ad eventuali attacchi ma consentendo all’incantatore la possibilità di agire. Ovviamente, Leviathan è il servo degli incantatori acquatici, ma qualunque incantatore possiede almeno qualcuno di potentissimo su cui contare. Tu non possiedi ancora abbastanza potere per evocare il tuo “famiglio”, ma la stessa cosa non vale per me: ho capito benissimo quanto vali, considerati fortunata, ora ti mostrerò le mie vere potenzialità! », alzò la mano destra in direzione del muro di fianco a lei, poi si avvertì una brezza leggera, che si intensificò fino a raggiungere la forza necessaria a spazzare via un’intera casa; poi gridò: «  SUSANOO, TI ORDINO DI PRESTARMI LA TUA FORZA! » , il tifone che si scatenò a quelle parole fu talmente forte che la bionda dovette tenersi salda ad uno dei muri che aveva distrutto poco prima. Ma la sua presa venne meno quando Kage lanciò uno dei suoi attacchi: « KAZE SUSANOO NO KEN!! » , e lo spostamento d’aria fu tale che perfino lei venne spazzata via, nonostante cercasse inutilmente di tenersi a qualunque cosa le capitasse sotto tiro. Alla fine fu costretta a mollare il suo appiglio e venne lanciata tra i muri del labirinto che lei non aveva ancora distrutto. All’inizio cercò di raggomitolarsi per attutire la caduta che, sperava, sarebbe avvenuta a breve, ma continuò a volare anche dopo qualche minuto. Si costrinse ad aprire gli occhi e si guardò intorno, cercando di capire dove fosse esattamente. Si accorse di alcuni dei suoi compagni che si stavano rimettendo, e che guardarono stupefatti la massa di vento che veniva trasportata ad una velocità indescrivibile. Il suo cuore, colmo di adrenalina, stava battendo all’impazzata, tanto che avrebbe giurato che da un momento all’altro sarebbe uscito dal suo corpo e volato via pure lui. Fu, solo per un momento che a lei parvero secoli, che il muscolo smise di battere alla vista di una scena sconcertante: un grosso e corpulento uomo stava tenendo in braccio il suo trofeo che dimostrava la sua vittoria, un ragazzo che Hikari riconobbe subito come il suo migliore amico nonché suo capitano: Rufy.

NOTA 1: L’attacco di Hikari significa “grande palla d’acqua”, mentre quello di Kage vuol dire “pugno del vento di Susanoo”.
NOTA 2: Susanoo è una divinità nipponica che controlla il vento e le tempeste. 

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Capitolo 8
*** La decisione di Tsuki. Non riguarda solo te! ***


Salve a tutti gente! Ancora un po' di capitoli e finisce pure questa seconda saga... ma i colpi di scena non tarderanno ad arrivare, ve lo assicuriamo. Ringraziamo comunque la nostra Hina-chan per aver recensito, e auguriamo buona lettura a chi darà un occhiata al capitolo!
 

CAPITOLO 8
La decisione di Tsuki. Non riguarda solo te!
Chapter Soundtrack: Fairy Tail Main Theme

 

Quando finalmente il corpo dell’incantatrice raggiunse il suolo, lei si rialzò velocemente, guardandosi intorno. Si trovava in una parte del labirinto che lei non aveva mai visitato, ed era nuovamente sola. In un primo momento rimase immobile, gli occhi fissi nel vuoto, rammentando la scena che aveva visto poco prima. Le era bastato un nanosecondo per rendersi conto della gravità della situazione e le servirono diversi minuti per calmarsi. Non riusciva a credere ai propri occhi: il suo capitano, il suo migliore amico era stato sconfitto, e probabilmente era in pericolo di morte. Avrebbe desiderato con tutto il suo cuore andare ad aiutarlo, ma era sicura che gli sarebbe stata d’intralcio: Kage poteva tornare da un momento all’altro, e con tutta probabilità Cappello di Paglia si sarebbe preoccupato di proteggerla, distraendolo durante il combattimento. Però non voleva nemmeno starsene con le mani in mano: non era più la debole bambina di un tempo, ora sapeva combattere. Si convinse e decise di reagire, cercando di orientarsi il più possibile in questo luogo. “Se trovo chi ha inventato questo stramaledettissimo labirinto giuro che lo uccido con le mie mani!”, pensò rendendosi conto che il suo senso dell’orientamento, per quanto buono, non riusciva a stare al passo con le strade che le si presentavano davanti, e questo la mandava su tutte le furie. Si reggeva al muro, attenta a non cadere: ne aveva riportate di ferite nel combattimento contro quell’incantatrice. Probabilmente avrebbe chiesto aiuto ad Ace e al cagnaccio che, seppur controvoglia fu costretta ad ammettere, era più utile e forte di lei in quel momento. Era ridotta così male per colpa della sua avversaria, del suo tremendo potere. Non l’avrebbe certamente sconfitta se avesse continuato ad incassare colpi, soprattutto ora che aveva evocato quella terribile divinità del vento. Se con un solo pugno era riuscita a mandarla a quella distanza, chissà cos’avrebbe fatto sprigionando tutta la sua potenza. Le venne in mente che la piratessa aveva detto che loro due avevano lo stesso legame che legava Hikari a Leviathan, quindi le bastava tentare di chiedere aiuto alla creatura marina. No, era fuori discussione mettere nuovamente a repentaglio il suo potere già parzialmente esaurito con una tattica suicida, quella donna ci aveva messo anni, cosa pretendeva di fare lei in pochi minuti? Anche se con Crowely aveva funzionato, la forza che l’ex sovrano aveva usato contro di lei non era minimamente paragonabile a quella della divinità del vento. E se avesse chiesto aiuto al mostro, cosa ne sarebbe stato di Oceana quando avrebbe avuto bisogno di rinforzi? Non poteva certo mettere in pericolo il suo popolo, anzi, il popolo della sua maestra per una battaglia che sperava avrebbe vinto presto. Era naturalmente preoccupata dalla quantità enorme di potere che sentiva provenire dall’avversaria, ma sperava di riuscire a cavarsela per il rotto della cuffia, come aveva sempre fatto. Si ritrovò a pensare come fosse possibile per una della loro specie tradirli ed attaccarli, senza motivo. Come esistevano però gli incantatori buoni, c’erano anche quelli cattivi e perfidi. Però lei non ne aveva mai conosciuto uno che amasse tanto combattere e veder soffrire le persone. Ma la sua testa dura non poteva far a meno di veder della luce anche nelle anime più oscure, e si chiedeva se la donna amasse davvero la guerra e ciò che essa comportava? C’era qualcos’altro sotto? E poi, come un lampo di genio, una sfolgorante idea, si rese conto di cosa celasse l’albina.
« Certo che ti hanno ridotto proprio male! », la bionda fece un salto e per poco non cadde a terra. Si girò visibilmente nervosa, riconoscendo immediatamente la persona a cui apparteneva quella voce. Anche in un momento del genere quella ragazza dai capelli arancioni doveva farle salire il cuore in gola, ma la cosa più irritante era che Sara sorrideva pacificamente. La sua faccia divenne velocemente seria notando che, effettivamente, la sua sorellina era davvero ridotta male. A testimoniarlo era il fatto che riuscisse a malapena a reggersi in piedi e le numerose ferite su tutto il corpo. La cosa che la faceva soffrire di più era che lei non poteva fare assolutamente niente per aiutarla: poteva solo guardarla mentre stava male, e non le piaceva per niente fare la parte della debole. Hikari si appoggiò nuovamente al muro e continuò la sua camminata zoppicante, invitandola a seguirla. Gli stivali erano ridotti così male che era stata costretta a disfarsene ancora prima di incontrare il fantasma, ed ora i piedi strisciavano sul terreno, ferendosi più di quanto non lo fossero già. Quel sorriso che era spuntato pochi minuti prima sul viso della ragazza dai capelli arancioni, quando l’aveva vista, era completamente sparito a quella vista, al suo posto delle labbra tremanti si facevano largo, assieme a delle lacrime calde. Si mise a singhiozzare, rannicchiandosi a terra, sentendosi impotente di fronte a tutto quello che le capitava, e il fatto che fosse la sua piccola sorellina a pagarne le conseguenze non le piaceva affatto. A soccorrerla fu proprio lei che, preoccupata, le si era avvicinata e cercava di consolarla con un abbraccio, ma anche solo toccarla per lei era impossibile, in quanto le sue mani affondavano dentro di lei. Cercò comunque di tranquillizzarla, rendendosi conto che era davvero patetica se perfino lei si era messa a piangere. Tutt’altra reazione ebbe invece Sara che, nel bel mezzo del pianto, si alzò in piedi ed esclamò: « Io vado a cercare aiuto, tu resta qui! », e scomparve nel bel mezzo del nulla.
Nuovamente sola, la ragazza visibilmente furiosa si ritrovò a gridarle contro: « E dove vuoi che vada?! ».

La prima persona che il fantasma trovò fu, per sua fortuna, Ace che, con Tsuki alle calcagna, stava cercando il missile umano che poco prima avevano visto passare. Felice, gridò il suo nome, ma quello non la badò minimamente in quanto non poteva sentirla. Nessuno poteva sentirla, e quindi aiutarla. Si ritrovò quindi costretta ad usare tutto il suo fiato nel vano tentativo di attirare l’attenzione del pirata, che però non riusciva ancora ad avvertire la sua presenza. Sconsolata, si avvicinò alla rossa che, inaspettatamente, si voltò verso di lei ed estrasse una delle sue catene. Pugno di Fuoco le chiese se fosse successo qualcosa e lei rispose che sentiva l’odore di qualcuno che le giungeva nuovo. Raggiante, la ragazza dai capelli arancioni benedì l’olfatto sviluppato della piratessa e si rivolse a lei, sperando che riuscisse anche a sentirla. Ma purtroppo non era affatto così e, seppur guardinga, Tsuki ritornò sui suoi passi. Infuriata come non mai, Sara imprecò in tutte le lingue che conosceva e, senza rendersene conto, fece spuntare una fiammata sul bacino di entrambi i ragazzi. Ignorando la sua fidanzata che lo incolpava, del tutto indifferente dall’accaduto, Ace mormorò il nome della fantasma, che ebbe un colpo di genio. Sfruttando la maestria che solo gli incantatori del fuoco possiedono, scrisse sul terreno un messaggio, che diceva: HIKARI È NEI GUAI, SEGUITEMI ATTRAVERSO L’ODORE DELLA RAGAZZA DI BAKACE. La strana scritta stupì entrambi ma, ricordandosi delle parole dell''incantatrice, li convinse che, sicuramente, era Sara che cercava di contattarli. Le due sorelle erano le uniche a chiamarlo Bakace, inoltre sapevano benissimo del fatto che la bionda riusciva a vendere i fantasmi, sorella compresa. Alla rossa non piaceva aiutare la sua “nemica”, ma aveva visto la potenza di quell’attacco, sicuramente non sarebbe rimasta viva a lungo se lasciata sola. Attraverso il suo naso riuscirono così ad attraversare i cunicoli e orientarsi in giro per il labirinto, guidati da un fantasma che nemmeno vedevano. Stavano girando da un paio di minuti quando, improvvisamente, la piratessa si bloccò, annusò l’aria ma non si mosse, confusa e preoccupata. Quando il moro le chiese perché si fosse fermata, lei rispose che non avvertiva più l’odore che le aveva permesso di guidarlo. La ragazza dai capelli arancioni era infatti scomparsa completamente, stare continuamente nel mondo dei vivi l’aveva sfinita e non riusciva più nemmeno a muoversi per colpa della sua stanchezza, così aveva deciso di abbandonare a malincuore i due pirati. Sfortunatamente li aveva lasciati proprio di fronte ad un bivio, l’odore dell’incantatrice dell’acqua troppo lontano perché la sua compagna lo sentisse, così furono costretti a dividersi. Preoccupato anche per il fratello, Ace lasciò alla sua ragazza il compito di trovare Baka-chan, a cui lei non si oppose minimamente, dimostrando quanto fosse preoccupante la sorte in cui si trovavano i due concorrenti ancora in gara. Si salutarono con un lungo abbraccio che durò qualche minuto, ma a loro parve un solo e misero secondo; si dissero buona fortuna e poi, si separarono.

Quando Tsuki trovò finalmente Hikari era sul punto di rimproverarla per la sua debolezza, ma le parole le morirono sulle labbra. La sua amica stava rannicchiata per terra, gli occhi color oceano tristi e spenti, il viso rigato da alcune lacrime che lei cercava di nascondere, il prezioso cappello di paglia prestatole dal suo migliore amico stretto al petto. E per la millesima volta quel giorno si sentì in colpa, la tristezza le piombava sul cuore, il solo pensiero che Hikari Mizuki, la ragazza più allegra che avesse mai conosciuto, avesse pianto per colpa sua era troppo da sopportare. Tutta la ciurma stava soffrendo per quella sfida, e nonostante tutto si davano tutti da fare per vincere e sembrare felici, mentre lei era impotente di fronte a tutti quei cuori tristi. Vide la bionda alzare lo sguardo e l’espressione disperata svanire sul suo viso, seguita da una allegra e sorridente, una semplice maschera. Le spiegò cos’avesse visto di così brutto, ma la sua faccia non tradiva le emozioni che provava, restando sempre sorridente. Stava per continuare la sua spiegazione quando fu bloccata: « Basta così! Non ce la faccio! », la rossa stava davanti a lei, il volto rabbuiato. « Non ce la faccio a vedere gente triste per colpa mia! So che avevo detto ad Ace che non ci avrei riprovato, ma non voglio più vedere nessuno piangere. Se mi consegno al loro capitano il gioco sarà finito, no? Avremo perso, ma saremmo comunque tutti vivi, giusto? Vale la pena tentare se questa è la posta in palio >>, mormorò.
La serie di eventi che si susseguirono dopo furono talmente veloci che nemmeno Tsuki se ne rese conto pienamente. Sapeva solo che un momento era in piedi, di fronte alla sua compagna, e un momento dopo era stata scaraventata contro il muro. La timoniera le aveva appena tirato un pugno in piena faccia, si era alzata ed ora si dirigeva verso di lei minacciosa. Le tirò un secondo colpo, poi un terzo e un quarto, continuò così e non permise alla rossa di muoversi, continuandola a prenderla a pugni. « E poi sarei io l’egoista?! Lo vuoi capire che ormai è troppo tardi per arrendersi?! Ora non riguarda più solo te, ci siamo di mezzo tutti quanti! », non smise di colpirla neanche quando le lacrime cominciarono a sgorgarle, finché non caricò un pugno che bloccò a pochi centimetri dalla faccia della piratessa. La lasciò libera di reagire, ma questa non si mosse, ancora stupita dalla reazione di Hikari, che si sedette per terra, recuperando il cappello di paglia del suo capitano e indossandolo, per poi stringere i lembi senza mollarli. «  Siamo tutti nei casini ora! Anche Rufy è… » , non volle terminare la frase, o semplicemente non ci riuscì. Restarono così per dei minuti, il tempo di riprendersi e di andare avanti, come aveva sempre fatto. Si asciugò le lacrime con il dorso della mano e si alzò in piedi, stiracchiandosi come se si fosse appena svegliata da un pisolino. E in effetti era così, ora non era più il tempo di rilassarsi e dormire, bisognava combattere sul serio. « Mi sa che ci siamo dilungate anche troppo, alzati ora, torna dal tuo Bakace e trovate gli altri, io vedo di sbrigarmela in fretta con questa storia », le sorrise e cominciò ad imboccare una delle strade lì intorno. Tsuki le chiese come se la sarebbe cavata con la sfida e lei, per tutta risposta si girò facendogli uno sberleffo: « Non è nel mio stile perdere: quando io gioco, non mi accontento del secondo posto. Il numero uno mi dona molto di più, e perdere contro una persona del genere mi ripugna. L’unica cosa che ho in mente di fare ora è vincere! », dopodiché si allontanò, lasciando sola la rossa che, dopo essersi massaggiata le guance, acconsentì a seguire il consiglio dell’incantatrice in quanto era l’unica cosa che le rimaneva da fare. Si alzò e, con l’aiuto del suo olfatto, cominciò a cercare gli altri pirati. Decise di non avvertire Pugno di Fuoco delle condizioni del fratello, se aveva capito almeno una parte della mente della bionda, si sarebbe occupata di lui dopo aver finito la sua sfida. Si addentrò anche lei nei cunicoli del labirinto, sparendo nell’oscurità che si trovava al suo interno. 

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Capitolo 9
*** Comincia la battaglia finale. Mi fido di te! ***


Salve a tutti gente! Tra poco si conclude anche questa saga, la penultima di tutta la serie! Ok, ringraziamo quindi Hina-chan e Robin-chan (che ha recuperato i capitoli persi) per aver recensito, e buona lettura a tutti quanti!


 CAPITOLO NOVE
C
omincia la battaglia finale! Mi fido di te!
Chapter Soundtrack: Dead End

 

Erano ormai un paio di minuti che Hikari correva per le strade del labirinto ormai praticamente distrutto. Aveva promesso che avrebbe vinto la battaglia e aveva intenzione di farlo, ma prima aveva un’altra priorità. Voleva capire cosa diavolo era successo a Rufy, chi fosse il suo avversario e come riuscisse a nascondersi così bene in un momento critico come quello. Raramente lo aveva visto ridotto male, escludendo il salvataggio di Ace e la loro infanzia, dove riusciva tranquillamente a batterlo pur non avendo ancora sviluppato il suo elemento. Eppure in quel nanosecondo lo aveva visto grondante di sangue, tenuto per il collo dal nemico. Anche mentre correva si rese conto di tremare, dalla paura di affrontare il pirata avversario, dal terrore che il suo migliore amico raggiungesse sua sorella come fantasma… temeva di soffrire sia fisicamente che mentalmente. Però Cappello di Paglia non doveva essere così in pericolo, visto che non era ancora stata annunciata la sua sconfitta. Mentre pensava a tutto questo il tempo passava, senza che lei incontrasse nessuno. Girò ancora, senza capire dove stesse andando, prima di bloccare la sua corsa e di ritrarsi, appena in tempo per evitare un tornado, che aveva trascinato con sé abbastanza detriti che la costrinsero a coprirsi il viso per non essere ulteriormente ferita. Fu quel piccolo lusso che le costò caro: avvertì solo un leggero tocco allo stomaco, prima di essere completamente lanciata contro il muro adiacente. Kage si avvicinò minacciosa, il vento intorno a lei iniziava a concentrarsi in una strana aura negativa, che con tutta probabilità derivava dall’aver richiesto il potere ad un dio del vento. Tutte le preoccupazioni di poco prima si dissolsero in poco tempo alla vista della nemica battagliera, che tuttavia si stupì quando vide la sua avversaria scappare. Con pochi passi la raggiunse, ma lei non sembrava degnarla nemmeno di uno sguardo, come assorta da altri pensieri. Decise di lanciarle un nuovo vortice contro, per farle capire che doveva combattere, ormai erano arrivate agli sgoccioli dello scontro. Quest’altra approfittò di un muro rotto a metà per ripararsi dall’attacco, poi girò più veloce che poteva dietro l’angolo, non badando all’albina che la incitava a combattere, e quando fu finalmente dall’altra parte di quel muro, evocò un’ingente quantità d’acqua che allontanò di qualche metro l’omaccione muscoloso dal suo capitano. Il ragazzo non fece in tempo ad accasciarsi a terra che la sua amica lo sostenne, stando bene attenta agli attacchi dell’incantatrice del vento e dell’altro uomo. Questi ultimi, dopo essersi avvicinati, cominciarono a discutere sottovoce sulle loro battaglie, e sul fatto che non erano ancora usciti dei vincitori. Intanto la bionda stava osservando le condizioni del moro, che non erano certo delle migliori. Aveva ferite su tutto il corpo, ma quella che più la preoccupava era quella sul petto: aveva mancato il cuore di pochi centimetri, troppo pochi per essere stato un caso. « Dannazione Rufy! Quanto è forte quel tizio se è riuscito a batterti anche se tu stai utilizzare il Frutto del Diavolo e l’Haki! », sbraitò la ragazza, sostenendo al meglio l’amico che, anche se di poco, era sicuramente più pesante di lei. Ora il problema era uno soltanto: presi singolarmente, quei due erano davvero forti, chissà cos’avrebbero combinato insieme.
L’uomo sentì l’imprecazione della ragazza che pensò a voce alta e rise divertito, al suo sguardo tra l’interrogativo e il furioso rispose bonariamente con: « Nel combattimento non ha usato nessuna delle abilità che hai menzionato, anzi, si è fatto ferire tranquillamente! », sorpresa, Hikari squadrò prima il nemico e poi Rufy, infuriata come non mai. Aveva detto al suo amico di rimanere al gioco e non reagire alle provocazioni dei pirati nemici, ma era stato prima che il Death Game cominciasse e non pensava che l’avrebbe presa sul serio.
I due avversari si presentarono rispettivamente a coloro che non avevano avuto ancora il piacere di conoscere: l’omone si chiamava Set, ed era uno dei più forti esponenti della ciurma. Mentre l’albina si presentava, la sua avversaria cercava di far alzare il suo amico, che dopo qualche tentativo potè reggersi sulle proprie gambe. La ragazza lo rimproverò per non aver reagito, ma lui la interruppe: « È vero che non ho combattuto, ma questo qui ha detto che se avessi vinto, avrebbe innescato un meccanismo che annullava i poteri di Hikari-chan, e così la tua avversaria avrebbe avuto il tempo di ucciderti. Stavo aspettando che tu vincessi per combattere! ». La bionda, rimasta a metà della frase, sgranò gli occhi. Mentre lei perdeva tempo con inutili discussioni con il cagnaccio, il moro stava aspettando di sentire la voce fuori dal labirinto annunciare la sua vittoria, in modo da poter combattere seriamente. E non aveva fatto altro che aspettare, senza cercare di difendersi. Non aveva mai sentito parlare di un dispositivo che annullasse i poteri degli incantatori, anche se sapeva perfettamente che questo avrebbe comportato a morte certa dell’utilizzatori. Gli elementi erano infatti una vera e propria parte della loro specie, come gli organi e le ossa, se qualcuno li avesse privati di questo, sarebbero stati inoffensivi. Eppure quell’uomo aveva minacciato di azionare un’arma potente come quella che, almeno secondo l’incantatrice dell’acqua, avrebbe comunque colpito la sua compagna. Lo fece notare anche ai suoi avversari e, mentre il suo capitano si sorprendeva di incontrare una nuova incantatrice, Set si mise a ridere sonoramente: « Il capitano ha sottoposto Kage a diversi esperimenti, e dopo anni di tentativi siamo riusciti a renderla immune a quell’effetto che la farebbe schiattare in poco tempo. Purtroppo, la cosa funziona solo quando evoca Susanoo, ma l’abbiamo allenata a resistere per giorni usando questa tecnica, quindi non dovrebbero esserci dei problemi ».
Fu solo per un breve istante, ma negli occhi dell’albina apparve una strana ed indescrivibile emozione, un misto tra rabbia profonda e tristezza, che non le permisero di dire niente, solamente di fissare i pirati, uno sorpreso e piuttosto confuso, l’altra furiosa, il suo sguardo passava da lei all’omone al suo fianco. « State scherzando, vero?! », esclamò, facendo sobbalzare l’incantatrice del vento « Esperimenti che riducono la propria energia vitale? Resistere per giorni sotto l’influenza di un DIO?! Nessuno sarebbe in grado di resistere a qualcosa di così doloroso, e voi che ne siete i responsabili siete dei veri bastardi! », in preda alla collera più brutale, la timoniera si lanciò verso Set, ignorando l’amico che tentava di fermarla, il pugno ricoperto d’acqua fermo a mezz’aria, un largo sorriso sul volto dell’uomo.
Fu un attimo, anche se ai presenti parvero ore interminabili. Prima che il compagno potesse muovere un muscolo per difendersi, Kage si parò davanti alla ragazza, che rimase notevolmente sorpresa. Dopodiché avvertì intorno a sé una brezza leggera, che presto si trasformò in un vero e proprio tifone che la travolse e la catapultò in aria. Lei seppe abilmente sfruttare il salto su in cielo per osservare le cose da lassù, ma dopo essersi resa conto dell’altezza cui si trovava, rabbrividì e si lasciò cadere con gli occhi chiusi per la paura. Sperò con tutto il suo cuore che il cagnaccio avesse seguito il suo consiglio, radunando tutti quanti. Quando finalmente giunse a terra, e fissò la scena, tutto sembrava tranquillo, pur essendo nel bel mezzo di una battaglia. Cappello di Paglia correva verso di lei preoccupato, aveva ormai riacquistato tutte le facoltà motorie. La sua avversaria la fissava arrabbiata ed era a metà strada tra loro e il suo compagno, che non aveva perso il sorriso e continuava a fissare la scena divertito. Una delle mani penzolava senza vita, attirata a terra dalla forza di gravità, mentre l’altra era nascosta dietro la schiena, come se stesse proteggendo qualcosa di segreto e allo stesso tempo conosciuto da tutti, innocuo ma mortalmente letale. E quando la bionda capì di cosa si trattava, era ormai troppo tardi per bloccarlo.
In tutta l’isola si avvertì un leggero spostamento d’aria, questa volta non dovuto al vento dell’incantatrice, ma ad una piccola bomba appena innescata, che già mieteva le sue prime vittime sul campo di battaglia. Ed era proprio da quelle parti che i tre pirati presero coscienza di cosa fosse successo. All’albina cominciò a mancare il fiato, cominciò a tossire e per calmarsi fu costretta a fare inspirazione profonde ed espirazioni prolungate. A Hikari invece cedettero immediatamente le gambe e fu costretta a reggersi al moro per non cadere. Cominciava a tremare, e il corpo non rispondeva più alle sue azioni: non poteva muoversi. Era appena stato innescato il meccanismo che riduceva i poteri di un incantatore al minimo, e lei che non ne era abituata, ne risentiva pienamente gli effetti. Alla fine fu costretta a sedersi, ormai gli arti inferiori erano completamente fuori uso, e anche le braccia cominciavano a cedere sotto il suo peso. Rufy, intanto, lo guardava con uno sguardo furioso che sembrava non appartenergli. Quando cominciò a muoversi verso di lui l’incantatrice cercò di fermarlo. Era vero che non aveva reagito quando era stato preso a pugni, ma se con dei pugni era ridotto così male nemmeno il pirata doveva essere una mezza calzetta. Non la badò nemmeno e continuò ad avanzare, mentre lei tentava in tutti i modi possibili di bloccarlo, di fermarlo da andare incontro a un vero suicidio, anche se le avrebbe fatto comodo che il marchingegno si rompesse. Si resse ad un muro traballante e avanzò con la sola forza delle braccia, in quanto le gambe erano come ibernate, ma anche la parte superiore del corpo cominciava a dare i primi segni di cedimento. Cercò in tutti i modi di fermare la sua avanzata, ma testardo come sempre, il suo capitano entrò velocemente in modalità Gear Third, e grazie all’aiuto dell’Haki, riuscì ad usare nuovamente la mossa che aveva messo fuori combattimento il Kraken ad Oceana. Il braccio gigantesco si colorò di un nero metallizzato, mentre si dirigeva verso l’uomo gridando a squarciagola il nome della tecnica: Elephant Gun. Con quell’attacco entrambi vennero lanciati a diversi metri di distanza dalle due incantatrici, che non riuscirono più a vedere i loro compagni. L’albina notò l’avversaria tentare di reggersi in piedi, per cadere con un sonoro tonfo e cominciare a tossire. « Prima di tutto cominciano a cederti le gambe, quindi non hai più possibilità di scappare. Poi i tuoi polmoni cominciano a schiacciarsi da una pressa invisibile, e anche la respirazione viene compromessa », cominciò a descrivere i vari sintomi che man mano cominciavano a manifestarsi nella bionda. Il petto le doleva terribilmente e cominciò a sputare le prime gocce di sangue, segno che presto o tardi non avrebbe più potuto respirare. Non resistette più e si lasciò cadere a terra, per cercare di riposare i muscoli ancora in funzione, cosa che stupì molto la nemica. « Come? Sei già arrivata al secondo stadio? Vuol dire che ora nemmeno il resto del corpo vuole muoversi. Cerca di dire le tue ultime parole, perché questo è l’unico momento in cui potrai farlo. Il prossimo stadio è l’ultimo: la morte! ».
Sembrò quasi che qualcuno l’avesse sentita perché, nel punto esatto in cui erano scomparsi i pirati, scoppiò una forte esplosione. Entrambe rimasero a guardarla, poi l’incantatrice del vento cominciò ad esclamare cose come “quella sì che era un’esplosione”. Poteva esserci andato di mezzo anche il suo compagno, quello che poco prima aveva difeso, e allora perché era così tranquilla? Quando l’incantatrice dell’acqua glielo fece notare, questa si incupì leggermente e, sempre fissando il punto dove poco prima c’era stato l’enorme spostamento d’aria, cominciò a dire: « Non mi importa un bel niente di quei due. Nemmeno di Set, il braccio destro del capitano, quello che ogni giorno mi sottoponeva agli esperimenti. Se non lo avessi difeso prima, sarei stata punita dal capo perché ero lì e non ero intervenuta, ma ora che mi tocca combattere con te non avrei potuto fare altrimenti, non mi succederà niente! E tu invece, non sei preoccupata per il tuo amico? Cosa dicono le tue ultime parole? », chiese, spostando lo sguardo su di lei.
Alcune lacrime cominciavano a spuntare dagli occhi, ma la timoniera sorrideva e, sorprendendo tutti, perfino lei stessa, chiuse gli occhi e sussurrò: « Mia madre mi diceva sempre che se manca la fiducia, i sogni non si avverano mai. Fiducia smisurata e una grande amicizia, sono queste le basi di una persona per bene, che sia un regnante o un pirata. Quindi, io credo in te, Rufy! », solo due lacrime scesero sul viso delicato della ragazza, prima che si abbandonasse in un sonno profondo, che sarebbe stato svegliato solo da quella speranza che lei riponeva nel suo migliore amico.

Ad diversi di chilometri di distanza, nella grandiosa e sfavillante città sottomarina di Oceana, la sua regina stava amabilmente chiacchierando con la guardia reale che proteggeva l’intero regno: il mostro marino Leviathan. Dopo aver ricostruito la città, Shara si era impegnata costantemente in una nuova amministrazione del paese: tutti i problemi che Crowely aveva causato erano ormai cancellati, e lui se ne stava rinchiuso in una cella di massima sicurezza. Era comunque in pensiero per la sua allieva, e spesso si chiedeva come stesse andando il suo viaggio. Poco dopo aveva scoperto che Leviathan era in grado di percepire i suoi stati d’animo, in quanto quei due erano legati da quando la ragazza lo aveva evocato. La donna aveva così instaurato un rapporto di mediatore con lui, le riferiva se stesse andando tutto bene nella vita della principessina, anche se lei lo rimproverava spesso, in quanto sapeva perfettamente che alla bionda non piaceva essere chiamata così. Anche quel giorno si stava chiedendo come stesse ed era andata dalla creatura, che aveva percepito fin da subito uno stato di ansia e paura, anche se non lo riteneva importante e non aveva riferito niente alla regina per non preoccuparla ulteriormente. L’aveva così salutata ed era nuovamente rimasto a fare la guardia, quando avvertì una strana voce, familiare, rimbombargli dentro l’enorme testa.
Leviathan! Leviathan! Riesci a sentirmi? Leviathan!
Principessa? È Davvero lei? Si riscosse e in un primo momento non si rese conto di quello che stava succedendo, poi capì che Hikari si era messa in contatto con lui tramite lo speciale legame che avevano.
Ovvio! E ti ho già detto che non mi piace essere chiamata così! Comunque, volevo chiederti una cosa… è vero che tu sei una specie di riserva di energia per me?
Diciamo di sì: quando Hikari-sama è priva di energie può ricorrere al mio potere, recuperata la sua energia non avrà più bisogno del mio aiuto e questo ritornerà da me attraverso l’oceano. Comunque è una cosa abbastanza nociva per un incantatore molto potente, figuriamoci per lei. Si può usare solo in caso di estrema necessità.
Cosa vuoi dire con questo?! E credimi, questo è un caso di estrema necessità! Uno strano tizio ha un telecomando che annulla completamente il potere degli incantatori!
Intendevo solo che lei è solo molto giovane ed inesperta, Hikari-sama. Non avevo mai sentito parlare di un marchingegno simile, comunque!
Non è tutto. Ho conosciuto un’altra incantatrice di nome Kage, e lei mi ha detto che è stata sottoposta per anni a questo marchingegno, e doveva tenere in costante evocazione il dio del vento Susanoo, la sua riserva d’energia. Una persona può davvero resistere a tanto?
Pochissime persone ne sarebbero capace, Hikari-sama. E se sa così bene i suoi poteri devo dedurre che stia ingaggiando un combattimento con lei, dico bene?
Sì, e quella lì non è certo facile da battere! Quindi ti devo chiedere un favore: Leviathan, presami il tuo potere, ti prego!
Non è così semplice, Hikari-sama, lei potrebbe stare davvero male se io accettassi, quindi non posso farlo.
Sto già male! E non solo io, tutta la ciurma sta male! So che ti sto chiedendo molto, ma ti prego: prestami il tuo potere, Leviathan!
Sia chiaro, non riferirò niente a Shara-sama, perché questa conversazione non ha mai avuto luogo. Io non parlo con Hikari-sama da quando è partita con i suoi compagni, giusto?
Credo si possa fare. Hey, Leviathan!
Cosa c’è, Hikari-sama?
Grazie di tutto, davvero.

Kage si avvicinò lentamente alla timoniera, per constatare la sua morte. Cercò di stare il più attenta possibile, questo poteva benissimo essere un attacco a sorpresa e la cosa non le piaceva per niente. Prese un bastoncino caduto lì vicino, e cominciò a scuotere la ragazza. Non sembrava reagire, ma i suoi polmoni funzionavano ancora e quindi non era di certo morta. Si avvicinò un po’ di più e, inaspettatamente, quella aprì gli occhi, quegli occhi color dell’oceano che si erano trasformati in occhi di un celeste chiarissimo, e non promettevano niente di buono. 

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Capitolo 10
*** L’ultima battaglia. L’ultimo segreto ***


Buonasera.
Quest'oggi sono io, Mangetsu chan, ad aggiornare la storia. Chiedo venia per il ritardo ma entrambe siamo state molto impegnate e abbiamo avuto diversi imprevisti. Ringrazio Hinata per la recensione allo scorso capitolo.
Detto questo, buona lettura.

CAPITOLO 10
L’ultima battaglia. L’ultimo segreto
Chapter Soudtrack: Dragons and Demons



La ragazza si alzò meccanicamente in piedi, quasi non avesse più il controllo del suo corpo. Una strana aura azzurrina le girava vorticosamente intorno ma si espanse velocemente quando questa aprì gli occhi. Percepì lei stessa che il suo potere, poco prima ridotto al minimo, era aumentato in modo vertiginoso e, si ritrovò a dover ammettere, riusciva a malapena a controllarlo. Durante il combattimento di prima non si era accorta di essersi avvicinata involontariamente al mare: ora aveva addirittura un’altra fonte di energia da cui attingere il suo elemento. Un’onda gigantesca si avvicinò minacciosa alla scogliera ma, poco prima che si infrangesse sulla roccia, si arrestò a mezz’aria, venne trasportata in avanti e cadde sul terreno, come fosse un’immensa nuvola di pioggia. Preoccupata per la sua incolumità l’incantatrice del vento cominciò a scagliare lame del suo elemento contro la sua avversaria che, puntando solamente lo sguardo per terra, materializzò una solida barriera d’acqua che la difese dalla nemica. Kage pensò allora di dirigersi verso la ragazzina e di immobilizzarla ma, quando riuscì a prenderla per un braccio, pensando di avercela fatta, si sentì sollevare e si ritrovò a vari metri dal terreno. Dov’era finito tutto il potere che era riuscito a farla resistere al macchinario di Set? Dov’era la sua determinazione che le aveva permesso di non morire quando l’avevano sottoposta a tutti quegli esperimenti? Quella ragazzina li aveva annientati tutti in un solo istante…

“No! Non posso perdere, non io! Chi perde viene ucciso, questa è la regola del capitano, e io non posso tirare le cuoia proprio adesso, non ora che sono così vicina alla verità!”, pensò la donna e, attingendo a tutte le sue forze, materializzò sulla propria schiena delle ali, capaci di individuare le correnti del vento e di sfruttarle per rimanere in aria. Fu così che a velocità impressionante si diresse verso la bionda e, colpendola alla sprovvista, infierirle un colpo con una lama di vento. Osservò il suo operato soddisfatta, mentre la timoniera si premeva le mani contro la ferita. Gli sguardi delle due si incrociarono e, immobili, si fissarono, stufe di combattere e, soprattutto, desiderose di vincere. Corsero l’una verso l’altra e cominciarono a tirarsi una serie di calci e pugni, incrementati dal loro elemento, nel tentativo di sfinire la propria nemica.
L’albina spiccò il volo ancora una volta e, concentrando la maggior parte del suo potere, evocò una grossissima ascia dalla lama di vento affilatissima, tanto che anche solo un tocco sarebbe bastato a porre fine all’esistenza di una persona comune. La scagliò con tutta la forza che possedeva verso Hikari, che cercò di attutire il colpo con una nuova barriera che, però, venne completamente distrutta e lei dovette subire l’attacco direttamente: un grido acuto uscì dalle sue labbra sanguinanti.
Quando si ritrovò a terra, scattò in piedi e fissò l’avversaria con uno sguardo indescrivibile, a metà tra l’impaurito e il preoccupato. Poi quello sguardo lasciò posto a degli occhi ed un sorriso sicuri. L’incantatrice del vento fece appena in tempo a girarsi che una grossa mano color acquamarina la intrappolo e, quando questa riuscì a liberarsi, la mano si disperse in molteplici stalattiti ghiacciate che colpirono la donna, anche se non le procurarono ferite troppo gravi. Questa dovette comunque appoggiarsi alla prima cosa che trovava per reggersi in piedi, poi a sua volta fu circondata da un’aura grigiastra e si rialzò in piedi, scattante, come se le ferite fossero completamente sparite. Ma erano ancora lì, belle e visibili e ad ogni suo movimento un po’ di sangue fuoriusciva macchiando il terreno di rosso. La ragazza si rese conto di cosa stava succedendo, anche se pareva inverosimile: aveva già sentito parlare di altre persone che subivano lo stesso effetto e lei controllava Susanoo da molto prima che la bionda controllasse Leviathan. « Tu… ti stai sforzando di muoverti anche se le tue ferite non lo permetterebbero?! Stai solo ingannando il tuo corpo, che senza la forza che emani non riuscirebbe a reggersi in piedi? Non è la prima volta che usi questo trucco, vero? Quante volte è successo prima d’ora? », non sapeva nemmeno lei come l’avesse capito, ma era una cosa inaudita. L’albina non la guardò nemmeno e le lanciò contro uno dei suoi tornadi, che l’incantatrice dell’acqua non evitò e prese in pieno. Aveva rimediato un paio di ferite in più, ma non se ne preoccupava, continuava a fissare il corpo dell’avversaria sfinito, la paura di aver combinato qualcosa al di fuori della sua portata era palpabile. La vide avvicinarsi velocemente, mentre una scia di sangue cadeva al suolo. « Smettila per favore! », gridò la timoniera, non riuscendo a sopportare di vedere cose così.
Era nel suo carattere preoccuparsi per tutti e non sopportare la vista di sangue e quant’altro, pur non avendo problemi a farsi male da sola. Era troppo, troppe persone stavano soffrendo per colpa di questo stupido gioco! L’unico modo per fermare questa continua carneficina era sconfiggere Kage e lei sapeva benissimo come riuscire nel suo intento. Lo aveva capito tempo prima, quando si era ritrovata da sola nel labirinto, poco prima di incontrare sua sorella, che cosa celava la nemica. E questo piccolo combattimento confermava la sua teoria che, seppur strampalata e un po’ troppo strana per essere associata al comportamento dell’incantatrice del vento, sembrava essere veritiera. Prima però di verificare quest’idea, doveva renderla inoffensiva, e sperava di farlo il più presto possibile. Caricò un pugno d’acqua e si diresse verso di lei, “O la va o la spacca!” si ritrovò a pensare e tirò un destro dritto in faccia all’avversaria, mandandola a diversi metri di distanza. Prima che si potesse rialzare piombò su di lei e le sferrò un’altra scarica di pugni, tutti ricoperti da uno spesso strato azzurrino. Avvertì un colpo allo stomaco e si ritrovò lanciata all’indietro, colpita da un calcio della piratessa. La bionda corse allora verso di lei e, poco prima di scontrarsi, balzò in aria e da un paio di metri da terra ricoprì la gamba sinistra d’acqua per poi sferrare un sonoro calcio sul suolo, spaccandolo in pezzi giganteschi e formando una voragine, che ben presto si riempì della materia di cui è composto il mare, la stessa da cui lei può trarre beneficio.
E così fece, evocando una grossa ondata che ben presto si divise in decine di spadoni affilati che volavano da una parte all’altra, colpendo ripetutamente l’albina e riducendola in fin di vita, facendola accasciare a terra sfinita.
Nello stesso istante in cui ciò avveniva, si udì la voce fuori campo commentare incredibilmente stupita: « INCREDIBILE, GLI ULTIMI DUE COMPONENTI DELLA CIURMA DI CAPPELLO DI PAGLIA CHE NON AVEVANO ANCORA TERMINATO LO SCONTRO, SONO USCITI ENTRAMBI VINCITORI DALLE LORO BATTAGLIE!!! AVEVETE CAPITO BENE, SET HA PERSO CONTRO IL CAPITANO RUFY, MENTRE KAGE È STATA SCONFITTA DA HIKARI! ». Quest’ultima sospirò sollevata: era ancora preoccupata per il suo migliore amico dopotutto. Il suo sguardo felice si spostò sulla sua ormai ex avversaria.
Con le ultime forze che le restavano stava evocando un pugnale di vento e mormorò sommessamente: « Ormai ho perso, non mi resta che farla finita >>, dopodiché avvicinò l’arma alla gola, dove si bloccò improvvisamente.
Alzò lo sguardo stupefatta, pur sapendo perfettamente chi era stato ad impedirle il suicidio. Hikari le aveva afferrato il braccio e non desisteva dal mollarlo, lo sguardo serio e furioso che non si addiceva per niente all’immagine da principessina viziata sempre dolce e composta che si era scavata nella mente di Kage. « E da quando uccidersi pone fine ad un combattimento? Morire è solo da codardi. Non vale la pena che il mondo si privi di una persona buona come te per la paura verso il tuo capitano ». Lentamente l’evocazione si dissolse e la ragazza mollò la presa, mentre si sedeva davanti alla donna.
« Cosa? Ho ucciso un sacco di persone in questa battaglia, figuriamoci in tutta la vita! », esclamò lei, a metà tra l’arrabbiato e il commosso. Era la prima volta da quando era nata che qualcuno vedeva qualcosa di bello in lei, proprio ora che uccideva donne e bambini senza proferir parola, le bastava un solo comando del suo superiore.
Un piccolo sorriso si fece strada tra le labbra dell’incantatrice dell’acqua, mentre la testa andava a destra e sinistra per sottolineare un “no”: « Lo so, ma in realtà non hai mai voluto uccidere, non è così? ». Per tutta risposta ci fu solo uno sguardo esterrefatto, che la fece ridere un po’. « Ho notato che ogni volta che scagli un attacco, che sia per uccidere, ferire o intrappolare, finisci per chiudere gli occhi. Probabilmente è qualcosa di involontario ma la tua mente ti impedisce di vedere atrocità… forse perché ne hai visto troppe ». Lo sguardo stupito non accennava ad andarsene, anzi, alcuni lacrimoni cominciarono a rigarle le guance, e inavvertitamente partì il racconto di cosa le era avvenuto.

Facevo parte di una parte del governo di Oceana che si basava sulla ricerca. Scientifica, storica e quant’altro. I bambini dovevano essere istruiti in tutti i campi e poco dopo si introdusse anche il combattimento, per la quale non ero portata, anzi, si può dire che fossi negata. Nonostante ciò dovevo per forza studiare tutto e combattere, prestare servizio alla corte reale, in modo da fornirgli tutti i bisogni di cui avessero bisogno. A quel tempo tu eri appena nata, mentre io avevo già cinque anni e spesso mi veniva chiesto di farti da guardia, visto che molte persone avrebbero volentieri attentato alla tua vita. Un giorno, mentre tua madre faceva uno dei discorsi ai compaesani, pensai per la prima volta alla tua situazione: non avevi un padre e nessuno sapeva chi fosse. Io scoprii la sua identità in seguito.
Passarono gli anni e, quando arrivarono i Draghi Celesti ed avvenne lo sterminio, io ero già stata rapita dai pirati che sarebbero diventati i miei compagni. Per verificare se ero adatta a sopravvivere mi mandarono per un mese in una città di assassini con una spada e con poca esperienza nei combattimenti e nell’evocazione del vento. Sopravvivere caricandosi di vite umane o morire immacolata, ero continuamente di fronte a questa scelta anche se il più delle volte scappavo impaurita. Poi capì che nessuno può rimanere candido per sempre e da quel momento cominciai a combattere. Ci impiegai esattamente una settimana e sei giorni per uccidere tutti, centoventisei assassini. In quel frangente mi ero allenata sui miei poteri e, all’età di dodici anni cominciarono a sottopormi ad esperimenti per rafforzarmi e diventare imbattibile.
Passò il tempo e mi permisero di continuare a studiare e fare ricerche:  dopo aver scoperto che la mia città natale era stata sterminata, volevo capire cos’era successo. Non potevo credere che solo per qualche capriccio fosse stata distrutta una cittadina dall'enorme forza e che la nostra regina fosse morta. E circa due mesi fa, scoprì la verità. So chi era la persona responsabile di tutto, anche se non so ancora spiegare bene il perché lo abbia fatto, ma ciò che più mi fa paura è il metodo con cui ha sterminato tutti.
Come premio per la tua vittoria ti concedo il privilegio di conoscere uno dei due misteri da me risolti, l’identità di tuo padre o lo sterminio di massa di quattordici anni fa?


Durante la spiegazione gli occhi azzurri della ragazza erano stati attenti e non avevano tolto lo sguardo dagli occhi rossi della donna. All’ultima domanda posta la ragazza era decisamente sconcertata, la verità sullo sterminio? Non l’aveva già scoperto due mesi fa quando era scesa nella sua isola natale? « So già chi ha combinato questo: era stato l’ultimo re, Crowely, ad uccidere mia madre perché lavorava per i Draghi Celesti, ora lo ha succeduto Shara, una dei Dieci Saggi, nonchè mia ex maestra », esclamò, anche se, se ne rese conto lei stessa, non era del tutto convinta. Quelle parole si insinuavano nella sua mente come le zanzare si intrufolano nelle case nella stagione estiva.
Uno sguardo interrogativo comparve sull’altra faccia che conduceva la conversazione, cominciando a parlare: « Re? Oh, tu intendi il maggiore. No, la verità è che sta coprendo qualcun altro. Tu eri presente e hai visto come si è scatenato l’attacco oltre alle bombardate delle navi da guerra, quindi dovresti almeno averlo intuito. Vuoi saperlo no? Quindi il fatto di tuo padre non ti interessa, meglio così: non dovrò rompere la promessa fatta a Sayoko-sama. La persona che ha provocato il pandemonio di quattordici anni fa è… », il nome le morì sulle labbra, mentre uno sonoro sparo partiva da una pistola situata chissà dove.
In quel momento la giovane Mizuki spalancò gli occhi, vedendo l’ormai sfinita ex nemica accasciarsi al suolo, il sangue sgorgare copiosamente dal suo petto. La scosse violentemente, mentre le praticò il massaggio cardiaco come le avevano insegnato alla scuola per incantatori. Gocce bagnate cominciarono a cadere dagli occhi, mentre cominciava ad urlare come una forsennata: « Non azzardarti a chiudere gli occhi, non proprio ora! Non dovevi rivelarmi cosa successe ad Oceana quel giorno?! Non puoi morire, se provi a smettere di respirare giuro che ti riempio di sberle finché non rinvieni! Non devi morire, devi vivere! Per favore, non chiudere gli occhi! NON PUOI FARE DI TESTA TUA, FA COME TI DICO DANNAZZIONE! ».
Inutili furono i tentativi di salvataggio della ragazza e, mentre Kage cominciava a chiudere gli occhi e il respiro cominciava ad affievolirsi, mentre le grida cominciavano a diventare sempre più forti, la donna alzò lentamente la mano e la posò sulla solare e bionda testolina della principessa, che si bloccò immediatamente, e con le sue ultime parole, le disse una cosa che probabilmente era quello che voleva sentirsi dire di più in quel momento: « Non è colpa tua, sono stata io a proporti una specie di premio. Sei un’incantatrice straordinaria, capace persino di superare Sayoko-sama se solo lo volessi, sei riuscita a vedere il meglio in un’assassina  come me. Sono io ad avere sbagliato, sapevo perfettamente che mi avrebbero scoperto, loro sono dappertutto. Non importa dove tu sia, loro ti troveranno, stai attenta di chi fidarti. La vostra prossima isola è completamente tropicale, vi chiedo di comprare immediatamente un Eternal Pose per un luogo desertico, non importa quanto ci metterete ad arrivarci. Perché loro ti troveranno, loro assieme a quelle odiose creature loro succubi. Queste ultime sono così oscure da non essere comprensibili nemmeno per i demoni, stai attenta soprattutto a loro: le Ombre! », queste furono le parole in punto di morte dell’incantatrice del vento, che dopo anni di torture fisiche e psicologiche poteva concedersi l’eterno riposo ed andare nell’aldilà, che sia inferno o paradiso. La mano cominciò a perdere le forze e si accasciò a terra, ormai completamente priva di un’anima che la controllasse, mentre Hikari scoppiava in un pianto dirotto.

Nota uno: Crowely è il cognome di… bhè Crowely (non so come altro chiamarlo!), quindi Kage non sa con precisione di chi Hikari stia parlando. Come avrete capito infatti, l’ex re non è l’unico in famiglia.

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