NON SOLO COLPA DELLE BOOZYE

di isina17
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1) IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO ***
Capitolo 2: *** 2) SCOMMETTIAMO ***
Capitolo 3: *** 3) IL PRIMO INCONTRO ***
Capitolo 4: *** 4) IL CONTE DEI VELENI ***
Capitolo 5: *** 5) DANNI IN BUONA FEDE ***
Capitolo 6: *** 6) PROGETTI A PRANZO ***



Capitolo 1
*** 1) IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO ***


IL BUON GIORNO SI VEDE DAL MATTINO

Esiste un detto che dice:

“il buon giorno si vede dal mattino”.

Non sapete quanto sia vero.

È già difficile alzarsi la mattina sapendo che devi andare a scuola, ma svegliarsi al dolce suono delle grida del tuo migliore amico deve essere veramente una tortura….

“Michael!”

Un ragazzo di 21 anni stava marciando deciso per il corridoio verso la camera del suo migliore amico, con il quale divideva l’ appartamento.

“Questa volta ti ammazzo, lo giuro!” continuò a gridare mentre apriva la porta.

“Eros, ma sei impazzito?” il ragazzo si alzò con un salto dal letto.

I suoi capelli rossi che normalmente erano lisci ma leggermente scompigliati, sembravano essere appena usciti da una lavatrice impazzita. Il lato destro della maglietta nera del pigiama non c’ era più, lasciando visibile il drago viola tatuato che iniziava dall’ addome e terminava sulla sua guancia sinistra ed entrambi i cuscini erano dall’ lato opposto del letto.

Anche se visibilmente frastornato, il ragazzo guardò l’ intruso in camera sua con occhi dorati che giuravano vendetta. Nessuno poteva disturbare in questo modo il suo sonno di bellezza.

Nonostante il suo aspetto che sembrava essersi momentaneamente ribellato, non perdeva comunque niente del proprio fascino e restava sempre molto attraente.

Alto circa 1 metro e 85, aveva il fisico ben strutturato, ma non esageratamente palestrato.

Era un bel ragazzo ma pur essendone cosciente non si dava troppe arie.

A meno che, ovviamente, non si trattasse di una buona scusa per attaccare briga con Eros, il suo migliore amico, con il quale da due anni divideva un piccolo appartamento vicino all‘ università che frequentavano insieme.

Erano sempre stati insieme, da quando erano piccoli.

All’ inizio la loro era stata un amicizia fondata su un desiderio costante di entrare in competizione l’ uno con l’ altro, ma con il tempo, e con il fatto che alla fine i loro compiti si erano rivelati essere molto diversi l‘ uno dall‘ altro, era solo rimasta la voglia di scherzare e di passare del tempo insieme.

Eros aveva la sua stessa età, ma a parte la forte amicizia che li univa restavano due ragazzi fisicamente e caratterialmente completamente diversi.

Eros aveva dei lineamenti più femminili, ma non eccessivamente. Si notava subito che era un ragazzo nonostante il fatto che i lunghi capelli biondi avrebbero potuto non darlo a vedere.

Gli occhi azzurri gli davano un aria quasi reale, anche se l’ atteggiamento non era certo quello di una persona che si sentiva superiore agli altri.

Alle volte era anche troppo accondiscendente nei confronti delle persone che gli chiedevano aiuto.

Era una persona molto sensibile, caratteristica fondamentale per il suo tipo di lavoro.

Al contrario, Michael aveva una personalità molto più combattiva, tanto che a volte appariva arrogante… ok, molte volte appariva arrogante, ma era solo il suo modo per dimostrarsi meno insicuro, e per questo prendeva “di petto” le persone che, in qualche modo, potevano minacciare la sua autorità.

Autorità che in fondo non poteva esercitare sugli altri, ma lui questo non lo capiva.

“Se sono impazzito? Ma ti sei visto allo specchio? Sembra che tu abbia sia appena uscito da un incontro di Lotta Libera contro i tuoi stessi cuscini!” lo prese in giro l’ amico che si era fermato ad osservarlo appoggiandosi sulla cornice della porta.

Indossava una maglietta a maniche lunghe bianca e un paio di Jeans chiari.

Ai piedi aveva delle normali scarpe da ginnastica.

“Quindi, mi avresti svegliato di Domenica mattina per commentare sul mio aspetto fisico?”

Gli chiese Michael guardando l’ amico con disprezzo.

“Non solo” gli rispose adesso Eros con tono non più scherzoso ma freddo “sono venuto per commentare anche sulla tua salute mentale…vedi, non è Domenica, è Lunedì! E a meno che tu non voglia continuare ad arrivare puntualmente in ritardo a lezione ogni giorno, dovresti comprare una sveglia…e un calendario…e un cervello…”

Eros riuscì a trattenersi a fatica dal ridere alla reazione del suo amico, che prima lo aveva guardato con aria persa, poi aveva spalancato gli occhi e infine si era letteralmente lanciato fuori dal letto, sbarazzandosi , nel processo, del resto della maglietta e iniziando a vestirsi quasi alla velocità della luce.

“Cavolo Eros, ma perché non mi hai svegliato prima?” gli chiese Michael che adesso stava tentando di mettersi le scarpe, correre in cucina, e preparare la sua borsa dei libri, tutto nello stesso momento.

“Non sono mica tua mamma! E poi scusami ma non sei stato proprio tu a dirmi, cito testualmente: - entra in camera mia senza permesso e ti taglio le ali, prendi le mie cose senza permesso e ti taglio le ali, colpiscimi ancora con le tue frecce e ti taglio le ali, fregami la ragazza e ti taglio-”

“Le ali. Lo so.” lo interruppe Michael che era riuscito a vestirsi discretamente e adesso era alla porta dell’ appartamento con le chiavi della macchina in mano. Indossava anche lui un paio di Jeans chiari, ma aveva una camicia nera a maniche lunghe, forse di una taglia troppo grande, e un paio di All Star nere.

“No Mik…veramente non avevi detto che mi avresti tagliato le ali. Ma se preferisci quelle come alternativa, io non ho certo da obbiettare.”

“Lasciamo fare Va….. Ma come fai a ricordarti esattamente le mie parole? Te le avrò dette il giorno in cui siamo trasferiti qui insieme, e sono passati 2 anni!”

“Tu non hai di che preoccuparti perché probabilmente ne sei sprovvisto, ma io tengo moltissimo ai miei gioielli di famiglia, così come qualunque vero uomo. Dunque ricordo molto bene ogni volta che il mio orgoglio maschile viene messa a repentaglio.” gli rispose Eros uscendo dalla porta con un ghigno compiaciuto in viso, ignorando completamente gli sguardi nauseati di Michael.

“No comment.”

“Bravo Mik… no comment, e adesso andiamo che abbiamo solo 10 minuti per passare a prendere il Conte e arrivare a scuola in tempo.”

-------------------------------dall’ altra parte del Campus un ora prima---------------------------------

“Loy! Dove hai messo il mio libro di Chimica?!”

“L’ hai prestato alla Z (soprannome di Elisa, si legge zi) non a me!!”

“Loyola io non studio chimica!!”

“Oh..”

“Ana, hai visto il mio quaderno degli appunti?”

“è nel mio zaino”

“Cosa ci fa nel tuo zaino?!”

“Ce lo hai messo tu!”

“No! Altrimenti non ti avrei chiesto dove si trovava, ti pare!?”

“Su, veloci che facciamo tardi!”

Tre ragazze stavano correndo per l’ appartamento come se fosse appena andato in fiamme mentre una quarta era tranquillamente seduta su uno dei divani del salottino.

Non era un appartamento grandissimo, ma più che sufficiente per quattro ventenni che un anno prima erano state troppo eccitate all’ idea di andare finalmente a vivere insieme ,per scegliere con cura il posto in cui sarebbero dovute andare a finire.

Così, avevano scelto di affittare insieme uno degli appartamenti disponibili all’ interno del Campus dell’ università.

Comunque non era certo piccolissimo, avevano due camere doppie,una camera singola, una cucina, due bagni e un salottino.

La divisione delle camere aveva fatto nascere una vera e propria guerra civile tra le quattro ragazze, ma una buona dose di ceffoni da parte di Ana era riuscita a sedare tutte le discordie e a trovare un metodo più diplomatico per dividere le stanze.

Con metodo diplomatico intendo un partitone di Monopoli in cui la vincitrice avrebbe avuto il diritto di scegliere come sistemarsi… anche se alla fine si erano coalizzate tutte contro Ana perché, nel caso in cui avesse potuto scegliere lei, sarebbero sicuramente andate a finire tutte e tre a dormire sul divano.

(Paolina vinse)

A dire tutta la verità, un bel lato positivo nel vivere tanto vicine alla scuola c’ era, ed era quello di poter dormire (relativamente) fino a tardi.

Loyola, Elisa e Paolina erano delle pigrone inguaribili.

Preferivano di gran lunga fare tardi la sera per poi alzarsi dopo pranzo piuttosto che uscire il pomeriggio e andare a letto presto.

Ma questo ritmo da vampire le avrebbe uccise prima o poi!

Ana, al contrario, poteva dormire solo 2 ore e sembrava la persona più riposata del mondo.

Elisa e Loyola attribuiscono questo suo lato ai geni che divide con le Boozye, festaiole inguaribili.

Ana aveva veramente un caratterino.

Era sempre stata una persona molto difficile da avvicinare.

Non era mai stata molto aperta a nuove amicizie, e questo l’ aveva fatta sembrare come una persona scorbutica e poco socievole agli occhi di chi non la conosceva bene.

In realtà sarebbe capace di dare la vita per le proprie amiche (come tutte loro farebbero per lei ,del resto), il fatto è che si accontentava di quelle che già aveva. Ma se avesse voluto, non avrebbe fatto certo fatica a trovare tanti amici, sia per la sua simpatia che per la sua disponibilità.

L’ unico suo grande difetto era quello di non essere molto profonda, ma un tantino superficiale.

Ad esempio, non avrebbe mai guardato due volte un ragazzo senza un fisico particolarmente impressionante, e non si fermava davanti a niente pur di ottenere ciò che voleva.

Come quella volta in cui volle pedinare un ragazzo che neanche conosceva durante una gita scolastica a Parigi.

Ana, e con lei Elisa e Loyola che erano insieme alla ragazza, finirono per ricevere una bella denuncia per molestie.

A volte, però, l’ attenzione era reciproca. Erano rare le occasioni in cui non veniva corrisposta, infondo era una bella ragazza, con capelli castano scuro lunghi fino all’ altezza delle spalle e occhi quasi altrettanto intensi.

Non era comunque molto alta, raggiungeva circa il metro e 65, ma era bella così.

Paolina era esattamente l’ opposto di Ana, che invece che apparire esuberante dava più l’ impressione di essere una persona che ha un atteggiamento superiore.

Sempre molto calcolata e attenta a non lasciarsi mai prendere dal momento, non era mai stata la prima a fare la prima mossa, ma aspettava che fossero gli alti a venire da lei.

Forse era stato anche un po’ il suo aspetto fisico a farla sembrare quasi irraggiungibile.

La pelle chiara, i capelli neri, lunghi fino ad oltre metà schiena, gli occhi marroni.

In tutta la sua vita non aveva mai indossato un paio di pantaloni, era molto calcolata anche nei movimenti. Se avesse voluto avrebbe potuto fare la modella, ma nonostante il suo bell’ aspetto, aveva sempre voluto concentrarsi suolo studio, dimostrandosi una persona davvero dotata di grande intelligenza.

Spesso Loyola ed Elisa si erano chieste come facesse a mantenere tutto il suo autocontrollo.

Poi, un giorno, lo scoprirono… i suoi unici punti deboli…

La crema di Whisky e il caffè; per un bicchiere dei quali venderebbe anche l’ anima.

Era comunque, sempre stata la migliore amica di Elisa, che aveva conosciuto quando avevano entrambe 3 anni.

Erano all’ asilo, e visto che Elisa era piaciuta alla mamma di Paolina, avevano iniziato subito a stare insieme.

Perché Elisa era piaciuta a sua mamma?

Perché sembrava un angioletto dai capelli biondi e gli occhi verdi.

Le cose non erano cambiate molto, aveva sempre i capelli biondi, lunghi e lisci, e aveva sempre gli occhi verdi, con una striscia marrone che tagliava l’ occhio destro a metà.

Era però cresciuta parecchio, diventando alta quasi 1 metro e 80.

Si era dimostrata particolarmente dotata per l’ arte.

Adorava disegnare, e quando non aveva una matita in mano, è perché al posto suo c’ era un libro.

Si era rivelata anche abbastanza brillante nello studio, ma mai quanto Loyola.

Loyola era un vero genio.

Particolarmente brillante nelle materie scientifiche come Chimica e Matematica, lei ed Elisa si erano conosciute per sbaglio, durante una gita in seconda Liceo.

Loyola si trovava in Italia da quasi un anno, (trasferitasi lì perché suo padre era un militare)

ma essendo andata a finire in una classe in cui l’ individuo migliore meritava solo di essere ghigliottinato, quando era stata costretta dai suoi genitori ad andare in gita era finita in camera con Elisa e Ana.

Da lì, iniziando da un discorso sul Signore degli Anelli, erano diventate inseparabili.

Era quasi impossibile non volerle bene.

Si era dimostrata essere una persona dolce e sensibile, ma non aveva comunque paura di dire ciò che pensava, e per questo veniva rispettata.

L’ unico campo, però, in cui era veramente insicura, era quello riguardante i ragazzi.

Anche se infondo non aveva assolutamente motivo di preoccuparsi.

Era veramente una bella ragazza, con i capelli castani, lunghi fino all’ altezza delle spalle e gli occhi nocciola.

Restava comunque sullo sportivo, al contrario della Pao che amava il classico.

Era molto brava a fare Kik Boxing, che aveva iniziato a praticare insieme ad Ana.

Elisa e Paolina, invece, non amavano gli sport con il contatto fisico diretto.

Elisa erano ormai diversi anni che praticava Tiro con l’ Arco, e Paolina aveva studiato danza da quando era solo una bambina.

 

“Non posso crederci Pao, noi siamo in ritardissimo e tu sei lì tranquilla che ti bevi un caffè”

La rimproverò Ana che con una scarpa in mano stava saltellando verso la porta dell’ appartamento.

Indossava una maglietta bianca, con dei Jeans chiari e una felpa bianca legata in vita.

Le scarpe, o in questo caso la scarpa, era una normale scarpa da ginnastica argentata

“Esatto Pao! E poi come fai a non essere iperattiva? È già la terza tazza di caffè che bevi in mezzora, se ci fossi io al posto tuo, a quest’ ora non riuscirei a stare ferma”

Loyola era appena uscita da camera sua vestita con una maglietta a maniche corte color crema, e un paio di pantaloni Beige, portando i libri in una borsa a tracolla.

“Forza Pao, prendi la tua roba e andiamo.. Io ho lezione tra 10 minuti…accidenti…AAH!”

Elisa aveva scaricato non con molta leggerezza lo zainetto di Paolina accanto a lei sul divano, ed era scattata, quasi correndo, in direzione della porta. Tanto che era inciampata sul famoso libro di chimica di Ana ed era finita per terra.

Indossava una maglietta senza spalline celesta, con un paio di Jeans scuri e sandali blu.

Anche lei aveva la borsa dei libri a tracolla.

“Accidenti, oggi proprio non è la mia giornata… mi aiutate ad alzarmi?”

Ana e Loyola la aiutarono a rimettersi in piedi e fecero per uscire dalla porta quando notarono che l’ altra loro amica non aveva ancora fatto cenno di volersi alzare dal divano.

Agli sguardi inquisitori delle tre ragazze Paolina si alzò elegantemente dal divano, raccattò la sua borsa dei libri appoggiando la tazza di caffè sul tavolino del salotto, e si diresse con calma inaudita verso la porta dell’ appartamento dove le sue tre amiche, adesso la stavano guardando come se, nel caso in cui fosse stata più lenta, sarebbero corse nuovamente dentro l’ appartamento e l’ avrebbero portata fuori in collo.

“Siete troppo agitate di mattina… vi offro la colazione, andiamo.”

E non degnandole nemmeno di uno sguardo, iniziò a camminare giù per le scale.

All’ inizio Loyola, Ana ed Elisa si guardarono negli occhi, poi corsero anche loro giù per le scale dietro alla loro amica, ricordandosi che erano in ritardo.

“Pao! Non puoi offrirci la colazione! Siamo in ritardo!” le ricordò Elisa che l’ aveva raggiunta.

“Avete provato a dare un occhiata ai vostri orologi prima di agitarvi come pazze?” le rispose Paolina che, uscita dalla palazzina, stava camminando tranquillamente in direzione di un bar sull’ angolo dell’ incrocio.

“Certo che abbiamo guardato l’ orologio! è partita la sveglia e abbiamo visto che aveva suonato mezz’ ora in ritardo! Per questo ci siamo “agitate come pazze” le rispose Ana che , come le altre, si stava arrabbiando perché non riusciva a capire dove l’ amica volesse arrivare.

Questa volta Paolina interruppe la sua marcia verso il bar per tirare su la manica della camicia e mostrare al trio l’ ora che segnava il suo orologio.

“Hai visto Pao! Anche il tuo orologio segna le 8..infatti dovremmo già essere a lez..LE OTTO?!?!”

“Ma..ma..non è possibile! Quando ho guardato la mia sveglia, diceva che erano le 8 e mezza! Come fa ad essere ancora così presto?si sarà fermato il tuo orologio!” Loyola non riusciva a capire cosa fosse successo.

“Mie care…” rispose loro Paolina che adesso le stava guardando con un sorriso che sapevano benissimo era più falso della bontà delle Boozye.

“Sono stanca di dovermi alzare sempre al suono degli urletti isterici di voi che siete in ritardo, quindi, ieri sera, ho mandato avanti le vostre sveglie… il che significa che abbiamo un po’ di tempo prima di dover andare a lezione. Ora, avete due opzioni :

accettare il mio invito ad offrirvi la colazione, oppure mangiare a pranzo quello che cucino io”

A questo le tre ragazze fecero un passo indietro, coprendosi la bocca dallo shock a quello che poi aggiunse la loro amica: “per 2 settimane”.

Dopo di che, Paolina, si girò e tornò nuovamente a camminare in direzione del bar.

-non avrebbe mica il coraggio di farci mangiare quello che cucina per 2 settimane? Morirebbe anche lei!-

Pensò Loyola mentre guardava la Pao che si stava allontanando.

-potremmo fare finta di voler andare a trovare i nostri genitori e sparire per alcuni giorni-

Si disse Ana che sperava di trovare una via d’ uscita.

-ho sonno, ma non voglio morire- Ed Elisa si mise a camminare dietro la Pao con accanto le sue amiche.

“Sarà una giornata molto lunga” dissero all’ unisono, sospirando tutte e quattro.

-------------------------------ancora da un’altra parte del Campus-------------------------------------------

“Ale, mi presti il tuo lucidalabbra?”

“Solo se mi lasci il tuo ombretto!”

“A me chi mi lascia usare un mascara?”

“C’è mica una matita nera che la mia è finita?”

Le tre Boozye si stavano accalcando l’ una sopra l’ altra per avere il monopolio dello specchio nel bagno, ma a parte questo sembravano le ragazzine più felici del mondo, nonostante fossero in ritardo di 10 minuti, non avessero ancora preso i loro libri, la sera prima avevano avuto la brillante idea di ubriacarsi e ,infine, avevano usato l’ unico loro estintore per giocare un brutto scherzo al loro vicino d’ appartamento altrimenti noto come “Il Pervertito”… il poveretto , al suo risveglio, avrebbe seguito la sua normale Routine mattiniera senza sapere che le tre Boozye gli avevano gentilmente sostituito il quasi vuoto recipiente di schiuma da barba, per uno bello peno -pieno sì, ma di schiuma di estintore- e tutto questo perché questo donnaiolo sembrava provarci con tutte tranne che con le tre ragazzine.

Insomma, adesso stavano uscendo tutte e tre dal loro appartamento per arrivare, come di consueto, in ritardo a lezione.

Questo sarebbe stato il loro primo anno all’ università, anche se la scuola era cominciata già da due mesi.

Non che fossero particolarmente brillanti, la carriera scolastica non era mai stata un vero e proprio problema per loro, ma non essendo ancora abbastanza grandi o abili per andare a lavorare definitivamente per Kira, avevano dovuto necessariamente iscriversi alla stessa Università delle rispettive sorelle, nonché guardiane, e continuare a vivere la loro vita in santa pace.

Si…la loro vita era, effettivamente, l’ unica che continuava a trascorrere in tranquillità perché l’ episodio con il “pervertito” citato qua sopra, era stato solo uno dei tanti.

A dire il vero, i problemi per Loyola, Ana , Paolina ed Elisa iniziarono molto prima dell’ arrivo delle fanciulle all’ università.

Qualche giorno dopo l’ incontro tra Elisa e Loyola, alla fine della seconda liceo, le due ragazze avevano deciso di far incontrare anche le rispettive sorelline nella speranza che potesse nascere un amicizia.

Quello che non potevano certo immaginare, era che sarebbe nato qualcosa di molto più grande di loro.

Era iniziata come un uscita tranquilla, erano in un cinema all’ aperto, ormai era estate, ed Elisa aveva invitato Paolina, Ana, e Loyola ad andare con lei e sua sorella.

Ovviamente Loyola aveva approfittato dell’ occasione per portare con se anche sua sorella Alejandra, e Gianna aveva chiamato la sua migliore amica, Giulia.

Nel momento in cui Gianna, Giulia ed Alejandra si salutarono, qualcosa cambiò.

Era stato un po’ come se il tempo si fosse fermato, e davanti a loro apparve Kira.

Potete anche solo immaginare lo sconforto di 7 adolescenti che si vedono materializzare davanti agli occhi un uomo alto, dai capelli neri, lunghi, con i lineamenti rigidi e un espressione illeggibile in volto.

Le informò, con voce fredda, tanto da far correre dei brividi lungo schiena a tutte, che una

Profezia riguardante la nascita di una nuova specie sperimentale di demoni si era compiuta con l’ incontro delle tre ragazzine e, nel caso in cui avessero avuto bisogno di chiarimenti o di una guida, lasciò loro un cristallo che lo avrebbe invocato se avessero voluto.

Ora, l’ unica che in quel momento era stata capace di muoversi, forse perché vantava la presenza della caffeina di almeno 24 caffè nel sangue, era stata Paolina che, riluttante e spinta dalle altre, aveva preso l’oggetto dalle mani del demone.

Subito dopo scomparve, lasciandole alla stregua di parole anche da scambiare tra di loro.

Erano rimaste lì, bloccate, fino a quando il passaggio di un ragazzo tutto pompato aveva sbloccato a pieno Ana che, di conseguenza, aveva riportato tutte fuori dalla loro trance.

Alla fine avevano concordato che sarebbe stato meglio dimenticare l’ accaduto, probabilmente era solo uno stupido scherzo che qualche adolescente sadico aveva voluto giocare su di loro.

Con il tempo, però, notarono alcuni cambiamenti.

Ogni volta che diventavano particolarmente emotive, finiva per succedere qualcosa.

Gianna, Giulia e Alejandra finivano per trasformare un oggetto in un altro oppure facevano esplodere qualcosa (per fortuna mai qualcuno).

Ana iniziò a fare sogni strani, molto più nitidi; alle volte, alcuni finivano persino per avverarsi.

Loyola iniziò a sentire voci, quasi non riusciva più a dormire la sera.

Paolina riceveva dei calci mentali ogni volta che qualcuno le mentiva, non che fosse in grado di capirlo al momento ma dopo due o tre volte riuscì a capire perché si sentiva tanto stressata.

Ed Elisa, durante uno dei suoi allenamenti nella palestra in cui faceva tiro con l’ arco, fece esplodere uno dei centri con una freccia perché , in modo da poter centrare meglio il bersaglio, aveva immaginato di colpire la testa di un suo compagno di classe che quel giorno l’ aveva fatta particolarmente arrabbiare.

Insomma, alla fine erano rimaste terrorizzate.

E per quanto la ritenessero una cosa ridicola, decisero di usare la chiamata del cristallo…o qualunque cosa fosse……

Per l’ orrore di tutte, funzionò.

Apparve nuovamente Kira.

Questa volta fu molto più chiaro riguardo alla loro situazione.

Gianna, Giulia e Alejandra, per qualche strano scherzo del destino non erano altro che le Boozye di una profezia, secondo la quale avrebbero dato vita ad una nuova generazione di demoni.

Essendo, però, solo i primi esemplari di questa nuova “specie”, avevano necessariamente bisogni di guardiani… e chi meglio delle proprie sorelle e di persone a loro altrettanto vicine?

Siamo sinceri, chi non vorrebbe avere dei poteri magici?

Per questo, una volta digerita completamente la notizia, le ragazze iniziarono ad accettare il loro ruolo.

Le Boozye non fecero molta fatica ad abituarsi ai propri poteri dal momento in cui scoprirono che potevano trasformare semplici bottoni in accessori all’ ultima moda e fare il lavaggio del cervello al proprio professore.

Inoltre, Kira fu molto più d’ aiuto, addestrandole non personalmente ma indicando loro chi avrebbe potuto farlo per lui.

Certo, all’ inizio le domande erano molte, ma con il tempo divenne per loro quasi naturale convivere con i propri poteri.

Le Boozye erano perfettamente a loro agio.

Ana, l’ unica Boozye-Guard esistente, poteva controllare a volere le proprie visioni, diventando capace di bloccare i propri sensi per evitare di avere premonizioni, e se proprio ne riceveva una anche con una barriera alzata, voleva dire che era una cosa che doveva necessariamente vedere.

Il nome Boozye-Guard era nato dal fatto che la ragazza non era ne una Boozye, ne una Guard, ma prendeva le parti di uno o dell’ altro gruppo a seconda del momento.

A volte aiutava le Boozye a rendere la vita delle Guard (come quella di chiunque capitasse loro sotto tiro) un vero e proprio inferno, e a volte fiancheggiava le Guard nei momenti in cui la forza distruttiva delle bestiole andava arrestata.

Comunque, tra le tre guardiane (Loyola, Paolina ed Elisa) non c’ era malcontento oltre al fatto che adesso dovevano esercitato un controllo quasi serrato sulle Boozye.

Paolina non diventava più nervosa se qualcuno le mentiva e poteva lavorare tranquillamente sui suoi esperimenti (pozioni, antidoti…).

Loyola poteva comunicare con spiriti che si trovavano già nell’ oltre tomba, come quelli che erano rimasti sospesi nel mondo dei vivi (potere molto utile se dovevano trovare informazioni su di una persona o un oggetto) ed Elisa poteva purificare demoni usando le mani o , all’ occorrenza, frecce.

Anche se all’ inizio non riuscivano a capire perché era toccato proprio a loro ricevere questo “dono”, come lo aveva introdotto Kira, con il tempo, oltre che ad apprezzare i propri poteri, videro il fatto che erano proprio le loro sorelline queste famose “Boozye”, come cosa positiva perché nonostante la maggior parte delle volte potessero sembrare come superficiali, cattive, sciocche, pazze……… infondo erano ragazze molto speciali.

Gianna era sempre stata molto sicura di se, senza però perdere la sua dolcezza e la sua sensibilità.

Aveva sempre avuto come sua eterna complice Giulia, che aveva conosciuto durante il suo primo giorno alle elementari.

Una frase banale come “vuoi essere mia amica”, detta da due bambine con le codine e i fiocchi nei capelli era stata l’ inizio di un amicizia epica.

Da quel giorno non si erano mai separate, anche se le liti ci sono state, ma Giulia era sempre stata accondiscendente nei confronti di Gianna, probabilmente per insicurezza.

Resta il fatto però che ogni volta che le due ragazze si trovino insieme, diventa praticamente impossibile non ridere.

Hanno una spensieratezza e una voglia di vivere davvero sorprendente.

Alejandra è forse la più dolce delle tre, e anche quella con più voglia di divertirsi.

Tutto sommato, l’ unico loro difetto, che poi si può rivelare dannoso sotto molti punti di vista, è quello di non essere molto mature; e anche per questo le Guard e Ana provarono con tutte le loro forze a convincerle di frequentare la loro stessa università.

Tanto per provare di ridurre al minimo i possibili danni che le Boozye avrebbero potuto causare.

Alla fine era stato Kira a convincerle.

Comunque, eravamo rimasti alle Boozye che stavano trotterellando allegramente verso la loro prima aula di lezione.

Tutte e tre indossavano una mini gonna rosa, di sfumature diverse, ma pur sempre rosa, una maglietta bianca con il colletto, e una giacchetta sempre rosa.

In spalla avevano una cartella con l’ 1% delle sue capacità, impiegato per i libri, e il 99% rimanente, per trucchi, cambi di vestiti, e per le occasioni d’ emergenza, scarpe con il tacco.

Adesso indossavano semplicemente un paio di sandali bianchi legati alla caviglia.

Viste da dietro, potevano sembrare tutte e tre sorelle gemelle, avevano all’ incirca, tutte la stessa altezza,e i capelli , tutte e tre, di un marrone scuro, anche se con tagli differenti:

Gianna li aveva corti appena sopra le spalle, riccioli.

Alejandra poco più lunghi e lisci, e Giulia lungi fino a metà schiena e leggermente ondulati.

Gianna aveva gli occhi verdi, mentre Alejandra e Giulia, gli occhi color nocciola.

Da lontano sembravano ragazzine normali, con i vizzi, le paure e i desideri di tutte le ragazze della loro età.

Eppure il loro non sarebbe mai stato un futuro normale, come del resto quello delle loro guardiane.

Il loro primo incontro non aveva fatto altro che dare inizio ad una reazione a catena che le avrebbe portate a vivere, tutte insieme, avventure inimmaginabili.

Tra le quali, la più grande che si possa vivere.

La strada più difficile da percorrere, ma sulla quale, inevitabilmente, passiamo tutti.

L’ amore.

Che fare se si incrocia una Boozye innamorata?

Semplice… pregare, urlare e SCAPPARE.

 

 

Ja Ne!

Z.Z.

 

---------------------------------------CHIACCHERANDO-------------------------------------------------

ELISA: Wow......il primo capitolo è finito.....

BOOZYE: *in coro* BELLO! BELLO! BELLO!

ELISA: Davvero vi è piaciuto?

BOOZYE: *in coro* BELLO! BELLO! BELLO!

ELISA: *le scende una lacrima dalla commozione* oh ragazze, mi fate felicissima! e io che pensavo che non ve ne importasse proprio nulla.

ANA: hem....Z..... in effetti, non credo che a loro importi molto di questa storia.

ELISA: Ma cosa dici?! *sguardo indignato* non vedi quanto dicono che è bello? vero mimme *sorride alle Boozye* è bello no?

BOOZYE: *in coro* BELLO! BELLO! BELLO!

ELISA: *le abbraccia* vi amo tanto....

LOYOLA: Ely....ecco...non stanno parlando del capitolo...Ana ha ragione.....

ELISA: *sguardo minaccioso in direzione di Ana e Loyola* dovreste vergognarvi! siete solo gelose del fatto che le Boozye trovano bellissimo il mio-

*viene interrotta dalle Boozye che le lanciano in viso una rivista di moda*

BOOZYE: *iniziano a saltare in cerchio gettando fogli per aria* Nuovo Catalogo di Gucci!! Nuovo Catalogo di Gucci! Yaaaaaah!!!!!

ELISA: *sguardo perso nel vuoto* ...............NO - COMMENT..................

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** 2) SCOMMETTIAMO ***


A/N:Faccio una premessa, i poteri che ho attribuito ad Ana, Loyola e Paolina, sono poteri che a loro piacerebbe avere oppure doti che già possiedono..

Ad esempio, Paolina riesce sempre a capire quando le sto’ mentendo, e per questo, darle l’ abilità di capire se una persona mente o meno, mi sembrava un idea simpatica. Ana invece una sera aveva fatto un sogno che il giorno dopo aveva finito per avverarsi…dunque il ruolo di “veggente” per lei è abbastanza adeguato. Loyola è veramente un genio per quanto riguarda la matematica e la chimica, invidio molto le sue capacità….e per quanto riguarda il suo ruolo di Itako, beh quello era un potere che a lei piaceva particolarmente. Ora, il personaggio di Elisa potrebbe sembrare pericolosamente simile a quello di Kagome (Preferisco dire che assomiglia a Kagome perché spero che Kikyo marcisca all’ iferno =SOLA=) è perché, effettivamente, deve assomigliare a lei. Io faccio Tiro con l’ arco, ed è uno sport che amo alla follia, dunque ho voluto dare a questo personaggio un potere che facesse riferimento allo sport che amo tanto…e l’ unico potere che sono riuscita a trovare è stato quello di Miko. Ok? Comunque, adesso vi lascio alla lettura…se volete… Besitos Z.Z.

 

 

SCOMMETTIAMO

“D’accordo… ricordatemi un po’ perché ancora vi sopporto?”

Il Conte Cain Hargreaves stava discendendo le scalinate del piazzale frontale della sua Villa, in direzione di Michael ed Eros che lo stavano aspettando infondo al viale per dargli un passaggio fino a scuola.

Cain era il capo famiglia di un’antica casata nobiliare e, per questo, aveva vissuto per la maggior parte della sua vita isolato dagli altri.

I suoi genitori erano entrambi morti quando ancora era molto piccolo, ed era quindi cresciuto affiancato da tutori che ne facevano le veci.

Tuttavia nel momento in cui raggiunse l’età di 18 anni, non appena gli fu riconosciuto il titolo di Conte Hargreaves, e unico capofamiglia, decise di finire i suoi studi in una normale università piuttosto che continuare a studiare con degli insegnanti privati, ma essere accettato apertamente dagli altri, si era rivelata un' impresa più ardua e lunga del previsto.

Era cresciuto sempre solo, e non sapeva come relazionarsi con i suoi coetanei, visto che aveva passato tutta la sua vita circondato da persone più grandi di lui e che non mostravano mai nessuna confidenza negli altri, anche perché l’amicizia, in un ambiente aristocratico, era considerata una perdita di tempo.

Inoltre, chiunque lo avesse incontrato, lo aveva preso per un ricco snob senza che nemmeno lo conoscessero bene.

Per peggiorare ulteriormente le cose dal punto di vista sociale, con il tempo si era guadagnato l’appellativo di “Conte dei Veleni” e questo perché effettivamente,aveva come Hobby (se così si può chiamare) quello di collezionare veleni.

Ora, gli unici due pazzi che avrebbero potuto trovare interesse in una persona che secondo le voci doveva essere Snob, altezzosa, riservata, ricca, poco socievole e amante dei veleni, potevano essere solo Michael ed Eros.

Certo, neanche loro scherzano in quanto ad anormalità… anzi… diciamo che se gli chiedeste se credono nella magia, vi risponderebbero senz’altro di si…. E questo perché sono entrambi tra le entità magiche più pure che esistono, anche se a vederli bene non si direbbe per niente.

Sono Angeli.

Michael è destinato a diventare l’Arcangelo dominatore del quarto elemento, il fuoco, mentre Eros è il futuro capo dei Cherubini, dominatore dei due sentimenti umani fondamentali, l’Amore e l’Odio. (se serve a rendervi le cose più semplici, possiamo dire che Eros è una specie di Cupido. L’unica differenza è che, mentre Cupido è un Dio, Eros è un Angelo).

Perché ancora non sono gli effettivi padroni di questi loro poteri?

È molto semplice:

Sappiamo che la vita, in tutti i sensi, non è altro che un cerchio senza fine.

Ogni angelo, una volta concluso un cerchio vitale, si re-incarna per prendere parte a quello successivo.

Ovviamente, la vita di un angelo è molto più lunga di quella di un essere umano normale, ed è per questo che in genere conducono un’esistenza solitaria, senza mai trovare qualcuno con cui passare tutta la loro vita.

Tra angeli non è possibile innamorarsi, ed amare un essere umano è una cosa altrettanto difficile.

Così quasi ogni cerchio vitale si chiude senza che si trovi il proprio o la propria compagna.

Ma solo un sentimento può permettere ad un angelo di raggiungere l’apice del proprio potenziale, ed è l’Amore per un’altra persona.

Così, gli angeli continuano a re-incarnarsi fino a quando non incontrano la loro sola e unica anima gemella, con la quale raggiungono l’immortalità.

E con quella, la capacità di rendere immortali anche altre persone, in questo caso umane o semi-umane…non angeli che non hanno ancora trovato la propria anima gemella.

In ogni caso, sono pochi gli angeli non più trascendenti.. Molto pochi.

Ad ogni modo, il vero motivo per cui Michael ed Eros non sono ancora i legittimi custodi dei poteri a cui sono destinati è perché sono ancora Molto giovani, hanno entrambi appena 21 anni, sia in anni umani che in anni magici. (la velocità con cui crescono gli angeli, come per i demoni, diminuisce radicalmente una volta che hanno raggiunto le maggior’età).

Insomma, potremmo chiamare quest’arco di tempo in cui i nostri Angioletti ancora non hanno piena padronanza di questi poteri, un periodo di Tirocinio, durante il quale devono dimostrare di esserne degni.

Per questo motivo, Michael, per dominare il potere del fuoco, ha bisogno di tenere al collo un ciondolo d’oro a forma di chiave, con al centro una piccola sfera contenente una fiamma, che non è altro che la sorgente dalla quale attinge il potere che adesso ha a disposizione.

Eros, invece, può già usare frecce d’Amore e d’Odio, ma con effetti differenti:

Funzionano solo se le persone che vengono colpite provano già anche solo un piccolo quantitativo di Odio o di Amore reciproco, ed hanno una durata temporanea.

Al contrario, le frecce “Ufficiali” creano anche dal nulla questi due sentimenti verso un’altra persona, ed hanno durata permanente a meno che non ne si annulli l’ effetto colpendo chi ha subito il primo attacco con una freccia di qualità opposte.

Normalmente, gli angeli, a meno che non abbiano incarichi specifici da svolgere, non vivono sulla terra, ma diciamo che questi due hanno un caratterino molto particolare.

Sono più che decisi a diventare immortali, e per farlo devono trovare la loro anima gemella.

Proprio per questo hanno deciso di trasferirsi sulla terra e frequentale una normale Università.

Ed è così che sono venuti a conoscenza di quell’ asociale, antipatico, snob ,Conte dei Veleni.

A dire il vero, avevano già sentito parlare di lui in cielo, e questo sempre per via del suo piccolo Hobby, che a quanto pare lo aveva portato a creare veleni capaci di ferire ed indebolire anche gli immortali.

Per questo Michael ed Eros avevano pensato che sarebbe stato molto meglio avere una persona con le sue capacità come Amico piuttosto che come Nemico.

E,sempre per questo, avevano scelto quella particolare università.

Lo studio non è poi così importante per loro, anche perché non sarebbe di nessuna utilità ai loro fini.

Quindi l’ avevano scelta perché era la stessa università del grande Cain Hargreaves.

Le cose, però, non erano state facili da subito.

Non si aspettavano certo che il famigerato Conte era un ragazzo della loro età così ambiguo.

Visto da lontano poteva sembrare una persona fragile, ma a guardarlo negli occhi si cambia subito idea.

Per essere un ragazzo, aveva i capelli lunghi, all’ altezza di almeno metà guancia, di un marrone scuro, quasi nero. Gli occhi verdi, con i riflessi dorati, unici.

Alto quasi quanto Michael ed Eros, era però di corporatura più piccola.

Sempre composto e attento aveva dato prova di possedere una mente straordinaria ma non si era ma, al contrario delle tanto famose “voci di corridoio” non si era mai dato delle arie per il fatto di essere nobile, che tra l’ altro, al nostro tempo, non significa essere niente di particolare.

In realtà, il suo comportamento apparentemente Snob e distaccato, non era stato altro che il frutto della sua indole fiera e riservata. Non avrebbe mai ammesso a nessuno di avere bisogno di amici.

Per fortuna che Michael ed Eros non si erano lasciati intimidire da un paio di boccette avvelenate che il giovane conte aveva lanciato loro incontro e avevano continuato a pedinarlo ovunque andasse, talvolta anche autoinvitandosi a casa sua…e i portoni blindati, per i due angeli, non si erano mai rivelati un vero ostacolo.

Alla fine, Cain, si era talmente abituato alla loro presenza, che quasi non riusciva più a sopportare di stare solo a casa e spesso, senza neanche accorgersene, si ritrovava all’ appartamento dei due angeli con loro che già lo aspettavano. Inoltre, non ci aveva messo molto a capire che non erano umani, visto che anche i suoi veleni più potenti si erano rivelati quasi inefficaci.

A loro faceva più male l’ impatto con la boccetta di vetro che il veleno stesso e ,alla fine, avevano dovuto dirgli che erano angeli, o non avrebbe più smesso di tentare (invano) di ferirli.

Adesso erano un trio quasi inseparabile… ignari che di lì a poco avrebbero trovato qualcun’ altro in grado di tenerli occupati.

Cain era arrivato alla macchina dei suoi due amici, con aria altamente scocciata, visto che per l’ ennesima volta erano in ritardo.

“Si può sapere per quale motivo mi volete onorare della vostra presenza sempre all’ ultimo momento? Cos’ è, volete che venga a svegliarvi io la mattina? Vi ricordereste di me per tutta la vita” Disse loro Cain con tono serio ma lascivo.

I due angeli erano entrambi fuori dalla macchina, appoggiati sullo sportello destro anteriore, l’ uno accanto all’ altro.

“Come Conte? Perché di mattina? Potresti venire la sera, avremmo più tempo..” gli rispose Michael, che voleva stare al gioco.

“Si, ti piacerebbe…hai visto con chi hai a che fare? Prendi un appuntamento…”

Detto questo, si mossero per entrare in macchina, ridendo.

“Sentite, non so voi ma io non voglio fare tardi, quindi sarebbe meglio andare… tra l’ altro, Cain, sai come guida Michael quando siamo di fretta, dovremmo darci una mossa..”

“Hey! Quando dovetti portarti d’ emergenza al pronto soccorso perché il nostro caro Conte qui ti aveva rovesciato addosso un intero scaffale di fiale, non ti sei lamentato!”

Protestò Michael che era andato a sedersi al volante, mentre sia Cain che Eros si erano seduti sul sedile posteriore con le cinture allacciate e sguardi impauriti.

“Forse non mi sono lamentato perché avevo perso conoscenza?”

“Ragazzi, lasciamo stare, comunque io continuo ad offrirvi la possibilità di venire a vivere qui da me, almeno possiamo farci accompagnare a scuola in Limousine, e poi non dovreste più pagare l‘ affitto di quel vostro appartamento. Se così si può definire… sembra più una Tana, vista da dentro…” disse loro il Conte, senza nascondere un espressione disgustata.

“Non so Cain, stare con te anche la notte… non credo che potresti resistermi..” gli rispose Michael, che mancò di un soffio lo specchietto retrovisore di un camion. (il camion era fermo)

“Ok, piantatela, mi state spaventando”

“Tranquillo Eros, non te lo rubo…comunque siamo veramente in ritardo oggi… ditemi, avete passato la nottata in bianco?” chiese loro Cain facendo l’ occhiolino a Michael dallo specchietto retrovisore.

“Hai poco da scherzare, il nostro angelo della luce era convinto che oggi fosse Domenica.

Tra l’ altro, Mik, ora che ci penso, sembrava veramente che tu avessi passato la notte senza dormire…hai qualcosa da dirci?”

“Ma figuriamoci, ho dormito benissimo!”

Eros lo guardò in modo scettico.

“Si! L’ ultima volta che non hai dormito bene, hai dato fuoco per sbaglio a due campetti da calcio, la sala del consiglio d’ istituto, il laboratorio di informatica e la tua stessa macchina” gli elencò Eros con voce meccanica. Michael si limitò a sbuffare.

“Complimenti mio caro angelo, non sapevo di questa tua disavventura, mi sono perso veramente un bello spettacolo” gli disse Cain molto divertito.

“Zitto Conte, che l’ anno scorso è scoppiata un epidemia in tutta l’ università per uno dei tuoi esperimenti andati male” lo rimproverò Michael mentre sia Eros che Cain stavano ancora ridendo.

Alle sue parole, però, Cain smise di ridere all’ istante, aprendo e chiudendo la bocca come un pesce, senza sapere cosa dire.

Eros ripensò alle disavventure dei suoi amici, e dopo qualche attimo, gli venne in mente un idea.

“Facciamo così” esordì “Michael, Tu mi lasci il tuo ciondolo così, per sicurezza, non puoi usare il tuo potere e Cain non deve fare il sapientone a Chimica. Questo per un giorno. Oggi.

Che ne dite?”

A questa sfida, i due ragazzi non sapevano cosa rispondere,e si guardarono negli occhi un po’ titubanti.

Era una cosa abbastanza seria per Michael rinunciare al proprio potere per un giorno intero, e l’ arroganza di Cain durante l’ ora di Chimica era risaputa. Era l’ unico ambito nel quale poteva letteralmente schiacciare i suoi compagni di corso.Non perdeva certo l’ occasione di dimostrare agli altri quanto fosse abile in quella materia, e in genere lasciava tutti a bocca aperta.

Eros, notando l’ insicurezza che mostravano i suoi amici, decise di movimentare un po’ le cose per spingerli ad accettare.

“Lasciamo stare và, capisco se siete troppo fifoni per accettare una piccola sfida di ventiquattro ore. sarà troppo difficile” gli disse, enfatizzando sull’ ultima parte del discorso.

A questo, ovviamente, l’ ego dei due ragazzi si mise praticamente a strillare nella loro testa prendendoli a calci mentali, e ovviamente, quando l’ ego chiama, l’ arrogante risponde.

“Accetto!” gli urlarono dietro i suoi due amici.

Così Michael si sfilò dal collo la sua catenina con la chiave, e la passò ad Eros che se la mise subito.

“Benissimo ragazzi miei!” disse loro il Cherubino, battendo le mani molto soddisfatto.

“Ricordatevi, tu niente poteri, e tu, Cain, devi fare finta di essere un deficiente a Chimica per tutta la giornata” i due ragazzi annuirono un ultima volta nella sua direzione.

-Sarà MOLTO divertente- si disse l’ angelo, sicuro che oggi sarebbe stata una giornata MOLTO speciale. Senza sapere quanto avesse ragione.

“Vabbé, siamo arrivati! Che orario avete? Così decidiamo dove e a che ora ci incontriamo.”

Chiese loro Michael, che preferiva non pensare alla stupidaggine che aveva appena fatto.

-è ovvio che lo ha fatto apposta- pensò -ma non ho saputo resistere-

“Io ho 3 ore di Chimica e poi ,dopo la pausa pranzo,altri corsi a me completamente inutili, quindi non ricordo a che ora finisco… che ne dite di provare quella chiamata spirituale?”

“Ci riesci Cain? Sicuro? Nemmeno io finisco prima di oggi pomeriggio perché subito dopo pranzo vado ad allenarmi un po’ al Club di “Tiro con l’ Arco”, ma possiamo incontrarci lì se vuoi, poi chiamiamo Michael”

“Ok ragazzi! Ci sentiamo più tardi!” E detto questo uscirono di macchina e si diressero tutti e tre nella loro direzione.

Cain verso il laboratorio di Chimica, Michael verso l’ aula di Storia ed Eros verso l’ aula di Disegno.

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“Grazie Pao per averci offerto la colazione, ma la prossima volta potresti non svegliarci così presto?” chiese Loyola mentre lei, Paolina, Ana ed Elisa stavano uscendo fuori dal bar in direzione della loro università. Certo erano ancora un po’ assonnate, ma a stomaco pieno era più difficile arrabbiarsi con la Pao.

“Allora, come torniamo a casa oggi? Ci troviamo lì?”

“No, io e Loyola abbiamo promesso alle Boozye che saremmo andate con loro a fare un po’ di Shopping oggi pomeriggio. So che sanno essere tremende, ma sono pur sempre le nostre sorelle.”

“Allora, a che ora ci rivediamo?”

“Non so, l’ istruttore del club di Tiro con l’ Arco è di nuovo malato, quindi lo devo sostituire.

Penso che non avrò finito prima delle cinque.”

“Ok, allora ci vediamo alla pausa pranzo e ne parliamo con calma insieme alle Boozye.

Ho già parlato con l’ Ale e le ho detto di incontrarci a quell’ ora. Se poi fanno le furbe, possiamo sempre percepirle con la Z, così fa qualcosa di utile tanto per cambiare” le disse Ana sorridendo.

“Oh, grazie, sono felice di sapere che almeno servo a qualcosa…..”

“Figurati” le rispose l’ amica con un cenno della mano, come per scansare il suo commento.

“Allora, ragazze, ci vediamo più tardi!”

E anche le nostre ragazze si separarono per andare ognuna alla propria aula di lezione.

Elisa aveva due ore di Storia e una di scienze, per poi passare il resto della giornata, fino alle cinque, al Club.

Loyola invece,avrebbe avuto la sua prima lezione di Chimica nel corso superiore.

Visto che aveva passato tutti gli esami del corso del secondo anno con il massimo dei voti, l’ avevano fatta passare, dopo soli due mesi, al corso del terzo anno.

Paolina aveva, alla prima ora, Psicologia ed Ana, l’ intera mattinata nell’ aula di Disegno.

 

 

Ja Ne!

Z.Z.

 

 

 

Se non avete capito nulla della spiegazione sulla re-incarnazione degli angeli soprastante, potete fare delle domande a quella sadica, malata di mente che non ha niente di meglio da fare che scrivere queste stupidaggini, Cliccando QUI.

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Capitolo 3
*** 3) IL PRIMO INCONTRO ***


IL PRIMO INCONTRO

“Ti ammazzo, ti ammazzo, ti ammazzo…”

Gojio continuava a minacciare, sotto voce, l’amico che si trovava accanto a lui.

“Perché ti ho ascoltato? Perché? Come se non mi mettessi nei guai già abbastanza da solo, dovevi per forza aiutarmi tu!”

“Su Gojio, non ti arrabbiare, hai perso una scommessa e adesso devi pagare la penitenza!”

Gli rispose tranquillamente l’amico, che però si stava visibilmente trattenendo a stento dal ridere.

“Si, ho capito, ma avresti potuto inventarti un altro tipo di penitenza, questo sarebbe troppo anche per Frey..”

“Guarda caro, che non sono io che ho pensato a questa penitenza, è stato Kira, e io non ci penserei affatto a disubbidirgli, del resto, hai fatto una scommessa con il diavolo, cos’ atro ti saresti aspettato?”

E non sapete quanto avesse ragione, visto che Kira, non era altri che Lucifero in persona e i due ragazzi che stavano camminando lungo uno dei corridoi della scuola, diretti verso la loro prima aula di lezione, non erano altri che due demoni.

Si conoscevano ormai da quando avevano 10 anni, ovvero da quando entrambi avevano raggiunto l’ età necessaria per iscriversi ad una specie di accademia per demoni, dove migliorare il proprio stile di combattimento e le proprie abilità.

Non erano stati subito amici, forse perché erano entrambi convinti che sarebbero riusciti ad arrivare in alto senza l’ aiuto di nessuno, ma più passava il tempo, e più dovevano fare affidamento l’ uno sull’ altro per superare con successo le varie prove imposte dalla scuola.

L’ unione fa la forza no?

Finito il loro periodo all’ accademia, proprio per l’ affinità che si era creata tra di loro, avevano deciso di formare una squadra e di continuare a lavorare insieme.

Dopo non molto tempo erano riusciti a mettersi in contatto con Kira, che alla fine aveva deciso di ingaggiarli per controllare persone da lui richieste.

Negli ultimi due anni, avevano come priorità assoluta, quella di controllare tutte le mosse di Michael, suo fratello gemello.

L’ angelo, per qualche strana ragione, aveva deciso di trasferirsi sulla terra ed iscriversi ad una normale università, nella quale aveva appena iniziato il suo terzo anno di studi affiancato dalla sua fedele spalla destra, Eros.

Ovviamente Kira, conoscendo suo fratello, capì che doveva esserci per forza un altro motivo, oltre a quello di migliorare la propria erudizione (nonostante l’ Arcangelo ne avesse bisogno), che aveva spinto il suo gemello ad abbandonare il Paradiso e a trasferirsi sulla Terra.

Ma quale?

Ed ecco perché adesso Kogaiji e Gojio dovevano fare vita comune con gli altri studenti e controllare le mosse del giovane angelo, frequentando le sue stesse lezioni….nelle quali, comunque, loro stavano fallendo miseramente.

Tuttavia Kira aveva fatto bene ad affidare a loro quell’ incarico perché, nonostante non apparissero molto professionali, erano comunque molto molto abili.

In combattimento Kogaiji faceva affidamento sui propri poteri spirituali, mentre Gojio preferiva l’ uso delle armi.

Ovviamente per nascondere la loro natura demoniaca, entrambi usavano delle barriere spirituali.

Non che avessero tratti somatici particolarmente ambigui nella loro forma demoniaca, ma Kogaiji aveva tre strisce rosse su ogni guance che gli avrebbero fatto attirare di gran lunga troppa attenzione…per non parlare poi delle orecchie a punta. Gojio comunque non era molto differente dalla sua forma umana, dove però preferiva portare i capelli corti che altrimenti, senza la barriera, tornavano lunghi oltre la metà schiena

Potete anche solo immaginare lo scompiglio se fossero entrati a scuola nella loro forma naturale.

Ma adesso sarebbero sembrati a chiunque come due ragazzi normali…o quasi….

Le cose oggi non erano certo come d’abitudine.

Kogaiji ,con i capelli lunghi, di un rosso rubino, legati in due cose basse e gli occhi verdi, indossava un paio di pantaloni bianchi e una maglietta nera aderente. Gojio, che in genere indossava dei Jeans scuri e anche lui magliette aderenti, con i capelli, sempre rossi, tagliati corti, adesso era vestito con sandali azzurri, calze a rete, Mini-gonna di Jeans, maglietta a maniche lunghe, stretta, e con i capelli sciolti, che risultavano lunghi fino ad oltre la metà schiena perché si trovava nella sua forma demoniaca. In più, aveva dovuto fare la conoscenza con il nemico peggiore dell’ vero uomo. IL TRUCCO.

“In ogni caso, stai bene vestito così, ti dona molto!” continuò a prenderlo in giro Kogaiji, approfittando del fatto che il suo amico, conciato così, non poteva fargli assolutamente nulla.

“Io la pianterei se fossi in te….Mamma mia quanto sono scomode queste calze, ma come fanno le ragazze a portarle?”

“Beh, Gojio, vista la posizione in cui ti trovi dovresti essere in grado di rispondere da solo a quella domanda…” e questa volta, non riuscendo più a trattenersi, si mise a ridere apertamente.

Gojio non sapeva davvero cosa fare. Da un lato avrebbe voluto polverizzare all’istante Kogaiji che a mala pena si reggeva in piedi da quanto stava ridendo, e dall’ altro, tornare al suo aspetto normale, avrebbe significato disubbidire a Kira, e nessuno ignora gli ordini di Kira, a meno che non si consideri la propria vita un Optional.

L’unica che era riuscita ad uscire incolume dopo aver disubbidito a Kira era stata Belial, che però, sappiamo tutti, è non poco fuori di testa. Non voleva certo finire come lei.

“Ma perché mi sono giocato la mia dignità, avresti dovuto fermarmi!” lo rimproverò Gojio quasi ringhiando al suo amico che stava piangendo dalle risate.

“Scusami….è che…..è troppo buffo…HAHA!” Riuscì a dirgli a malapena Kogaiji che, appunto, stava ancora riprendendo.

“Comunque Gojio, sai come si dice no? Sfortunato in gioco, fortunato in amore!”

A questo, Gojio, lo guardò con aria scettica, non che non avesse fortuna con le donne, ma ancora non aveva trovato quella giusta.

“Si, magari fosse così facile….”

E proprio in quel momento, si scontrò con una altra persona in corridoio.

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“Sapete, l’ altro giorno sono riuscita a copiare, pari pari, le scarpe n°12 della nuova collezione di Gucci!”

“Io sono riuscita a convincere il mio professore di Matematica che sul mio compito c’ era scritto tre per tre e non tre e basta”

“Davvero? Io ancora non riesco a fare incantesimi sulle persone, a parte i capelli viola che ho fatto venire a quella poliziotta bruttissima che ieri voleva portarmi al distretto con lei per guida in stato di ebbrezza, cinture non allacciate, assenza di libretto di circolazione e patente scaduta.”

Le tre Boozye stavano conversando allegramente per il corridoio, in cerca della loro aula.

“Ma come Nanny (Soprannome di Gianna), non riesci a fare incantesimi sugli altri esseri umani? Eppure sei la più brava quando si tratta delle metamorfosi negli oggetti, strano”

“Ragazze!” disse loro Gianna sospirando, “non è che perché mi riesce trasformare una normale matita in uno dei nuovi ombretti di Chanel, mi riesce anche controllare le persone o cambiare il mio futuro.”

“Ma hai provato a fare un po’ di pratica?” insistette Alejandra, e Gianna sbuffò.

“Non è mica così facile, non basta mica dire…che so….Abra cadabra- Bibedi Igo, adesso fammi incontare un bel Figo.” Gianna, ignara che la formula, a modo suo, avrebbe funzionato, mentre disse queste parole fece affiorare parte del suo potere. illuminandosi leggermente di rosa.

Aveva appena finito di dire la formula, inventata sul momento, e anche un po’ scettica riguardo alle parole che aveva usato, quando andò a sbattere contro qualcuno davanti a sé.

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-ma chi è quel deficiente che non guarda dove va? Ora gliene dico quattro!-

Pensò Gojio che era già abbastanza di cattivo umore, l’ ultima cosa di cui aveva bisogno era qualcuno che gli venisse addosso in corridoio, specialmente quando si trovava in questo stato.

Non appena però alzò gli occhi per poi insultare chi aveva davanti, gli insulti gli morirono in bocca.

Aveva, davanti a sé, una delle ragazze più belle che avesse mai visto, e per poco non iniziò quasi a sbavare, ignorando il fatto che era vestito da ragazza e che se qualcuno lo avesse visto, avrebbe fatto una figuraccia inaudita.

Per fortuna che nessuno aveva fatto caso alla collisione dei due ragazzi, e non c’ erano stati danni.

“Ah, scusami, non stavo guardando dove andavo!” si scusò la ragazza.

“No, no!” la interruppe Gojio, che però si schiarì la gola e tornò a parlare con una falsa vocina da ragazza.

No,no, non ti preoccupare, non stavo guardando dove andavo neanche io.” le disse, e si mise a ridere insieme alle altre tre ragazze.

“come ti chiami?” Le chiese Giulia, socievole come sempre.

Per un momento, il demone, si trovò nel panico.Non aveva un nome. Non ci aveva pensato perché, finché si trovava in questo stato, si era promesso di non rivolgere parola ad anima viva.

Si guardò intorno freneticamente.

Come mi chiamo?…hehe… io …ecco…mi chiamo…”

Poi, notò che una ragazza che stava passando, portava in mano un libro di chimica.

Chimica! Mi chiamo Chimica, ma le amiche mi chiamano Chim” rispose loro Gojio, ancora preoccupato perché era convinto che, dopo questa stupidaggine, l’ avrebbero scoperto sicuramente.

Al contrario delle sue aspettative, però, le tre ragazze continuarono a sorridergli.

“Ti chiami Chimica? Come quella cosa strana che studiano le persone noiose?” gli chiese Alejandra.

Gianna le tirò una gomitata nello stomaco“Ale, tua sorella studia chimica…” le ricordò con tono serio.

“Lo so!” le rispose Alejandra come se fosse stata la cosa più scontata del mondo.

Nel vedere come le tre amiche si relazionavano tra di loro, Gojio constatò che probabilmente, anche se erano veramente belle, non erano molto intelligenti.

-Proprio come piacciono a me- si disse osservandole attentamente.

Aveva trovato particolarmente interessante la ragazza di mezzo, della quale però, non aveva ben capito il nome.

Come se gli stessero leggendo nella mente, subito le ragazze si presentarono.

“Io sono Giulia” gli disse la ragazza che si trovava sulla sua sinistra.

“Piacere Gianna” si presentò la ragazza centrale, stringendogli la mano.

“Io sono Alejandra, ma mi chiamano Ale!” gli disse l’ ultima allegramente, stingendogli anche lei la mano.

“Che corso hai adesso?” gli chiese Gianna con una vocina dolce che per poco non lo fece ricominciare a sbavare.

voi che corso avete?” gli rispose invece Gojio, sperando di fare un bello scherzetto al suo amico Kogaiji, che aveva notato lo stava guardando, nascosto dietro ad un armadio,con aria divertita.

“Noi abbiamo il corso di cucina” gli rispose Alejandra.

In quel momento, Gojio, decise di fare un bel sorriso al caro Ko che adesso lo guardava con aria un po’ perplessa e non più divertita dalla sua posizione dietro lo scaffale.

-Vuoi giocare bello? E va bene, giochiamo- pensò, sempre fissando il suo amico negli occhi.

Ma guardate che coincidenza!” disse alle Boozye fingendosi sorpresa/o. (hehe….che situazione! O.o)

Anche io ho il corso di cucina!”

A questo, le tre ragazze, ignare di tutto, presero sotto braccio quella che per loro era la nuova amica Chimica, e si avviarono tutte insieme verso il laboratorio.

Intanto, mentre aveva luogo tutta questa scenetta, Kogaiji osservava tutto nascosto dietro uno scaffale lì vicino, in corridoio, così da godersi lo spettacolo. Non appena aveva visto con chi si era scontrato Gojio, Kogaiji si era subito nascosto così da non fare una figuraccia anche lui.

-Ma guardalo, come si diverte- pensò Kogaiji osservando l’ amico che si stava presentando alle ragazze.

-Ma tanto, non durerà molto, tra poco lo scopriranno- si disse sogghignando. Effettivamente, aveva voglia di farsi un’altra bella risata alle spese del suo migliore amico.

Tuttavia, le cose non andarono esattamente come si aspettava, e quasi gli venne un colpo quando vide Gojio fargli l’ occhiolino e allontanarsi a braccetto con le tre bellissime ragazze che erano convinte fosse anche lui una donna.

“Ko?”

Kogaiji saltò quasi sopra il mobile dallo spavento e girandosi si trovò faccia a faccia con Frey che lo stava guardando un po’ perplesso.

Frey era un nuovo elemento che Kira aveva deciso di aggiungere al gruppo di pedinatori di Michael.

Solo che, mentre Gojio e Kogaiji si occupavano di seguire le mosse dell’ angelo a scuola, lui lo faceva al di fuori dell’ università. Doveva comunque frequentare corsi alla scuola, anche se non gli stessi, perché quello doveva essere il suo punto di partenza, e Gojio e Kogaiji lo avrebbero informato degli spostamenti dell’ angelo.

Tutto questo faceva parte di una strategia adottata da Kira per non far insospettire suo fratello.

Se Michael avesse percepito un aura di natura demoniaca all’ interno dell’ università, frequentata da centinaia di altri studenti, si sarebbe certamente preoccupato di meno che se l’ avesse percepita all’ esterno.

Ovviamente, i due demoni erano molto attenti a nascondere la propria natura ma gli imprevisti possono comunque capitare.

Per questo era Frey a controllare Michael dopo la scuola, perché lui non era di natura demoniaca, ma si occupava di magia bianca.

Non era molto potente, ma se Michael avesse percepito la sua aura, lo avrebbe riconosciuto come un essere potenzialmente buono, e non malefico. Non che Frey fosse malefico, ma essendo un po’ materialista, aveva dedotto che lavorare per Lucifero gli conveniva di più.

Adesso viveva vicino agli altri due demoni, che comunque non ci avevano messo molto ad accettarlo nel loro gruppo perché molto abile nel suo lavoro, ed essendo un ragazzo di bell’ spetto, avevano deciso di usarlo anche per attirare le ragazze.

Ebbene si….erano particolarmente donnaioli tutti e tre. Ma presto, avrebbero trovato pane per i loro denti.

 

“Non saranno affari miei, ma, cosa stavi facendo nascosto lì dietro?” gli chiese Frey guardando l’ amico che, con una mano sul cuore, stava uscendo da dietro lo scaffale.

“Ma nulla! Una stupida scommessa con Gojio..”

“Gojio?” gli chiese il ragazzo adesso incuriosito, guardandosi attorno “ e dov’ è ora?”

“Bella domanda! Guarda, è una storia buffissima… aspetta però, tu non hai lezione di cucina alla prima ora?”

“Beh, si, ma che c’ entra con Gojio?”

“Vedrai..vedrai! Allora ci vediamo alla pausa pranzo eh! Ciao!!”

E detto questo, Kogaiji si girò e se ne andò prima che Frey avesse il tempo di chiedergli chiarimenti.

Guardando il suo amico che se ne andava, Frey, scrollò le spalle, non dando troppo peso al comportamento strano di Kogaiji, e se ne andò anche lui.

-----------------------10 minuti dopo nel laboratorio di cucina------------------------------

Gojio non si era mai divertito tanto.

Adesso, vedeva il fatto di essersi dovuto vestire da ragazza, non più come una punizione, ma come una benedizione.

Chi l’ avrebbe mai detto che sarebbe stata una cosa tanto piacevole?

Certo, nessuno sano di mente e con anche solo un minimo di mentalità maschile avrebbe trovato il lato negativo nello stare schiacciato tra tre bellissime ragazze che gli stavano raccontando praticamente tutta la loro vita , riempiendolo di attenzioni.

“Allora gli ho detto….bla…bla…bla” continuò a parlare una di loro.

Ovviamente il nostro demone non la stava neanche ascoltando.

-Questo è proprio il paradiso- pensò guardandosi attorno.

Poi, per poco non gli venne un colpo.

Il suo amico Frey si trovava ,da solo, proprio sul tavolino accanto a loro.

Inconsapevolmente, si era girato verso quelle che per lui erano 4 ragazze da urlo e quando aveva dato una bella occhiata alla nostra Chimica, per poco non si era messo ad urlare veramente.

Adesso Frey non la stava guardando più con interesse ma , avendo riconosciuto il suo amico vestito da ragazza, gli stava rivolgendo uno sguardo di puro orrore e Gojio, nel vederlo così turbato, si trattenne a stento dal ridere.

-ma guarda il pervertito quanto ci è rimasto male-

Si disse ,compiaciuto del fatto che Frey non si era ancora ripreso e lo stava guardando letteralmente a bocca aperta, tanto che Alejandra, che si trovava più vicina a Frey di tutte le altre, non aveva saputo resistere e gli aveva infilato in bocca un sedano, portandolo fuori dalla sua trance.

-Ha! È rimasto senza parole! Lui che ha sempre la battuta pronta! Così impara il depravato-

Continuò a pensare Gojio che adesso rideva apertamente con le altre Boozye, ma per motivi completamente diversi.

“Scusami” si scusò a stento l’ Ale che ancora rideva.

“Ma stavi lì a guardarci come se fossi ipnotizzato e non ho saputo resistere!”

Frey, che si era quasi strozzato con l‘ insulso ortaggio, nel sentire le sue parole, si riprese all’ istante, e la guardò come se fosse diventato tutta una altra persona.

“Perdonatemi, ma la vostra visione mi ha lasciato completamente alla stregua di parole degne di descrivervi, pensavo che creature così angeliche esistessero solo in cielo.”

Disse loro con una voce vellutata e seducente accompagnando le sue parole con un sorrisino Sexy che lasciò il trio a bocca aperta.

Adesso erano state le Boozye a rimanere senza parole.

Effettivamente, nessuno poteva biasimarle, Frey era veramente un ragazzo attraente e , apparentemente, molto sicuro di sé e carismatico.

Aveva i capelli biondi, un po’ scompigliati, con una piccola treccia che scendeva dal lato destro del suo viso fino a sotto il mento.

Gli occhi azzurro ghiaccio davvero surreali, quasi come quelli di Eros, e un bel fisico, senza però eccedere nel classico ragazzo super-palestrato.

Indossava un paio di Jeans larghi, neri, con una maglietta stretta, azzurra, a maniche lunghe, che non lasciava niente all’ immaginazione.

Mentre le Boozye erano ancora occupate a fissarlo, Gojio, dalla sua posizione equivoca, rigirò gli occhi e sospirò.

-Ecco che riparte, il solito Casanova-

In effetti, Frey, si stava avvicinando verso l’ Ale con passo felpato, e quando la ebbe raggiunta, le prese la mano, la baciò, e facendole l’ occhiolino le disse con la sua solita voce sexy, :

“Io sono Frey… tu come ti chiami angelo?”

A questo Gojio, per poco non si sentì male, e guardò sdegnato il suo amico che ancora non aveva lasciato andare la mano di Alejandra.

-Così impari, razza di travestito con il complesso di Lolita- pensò Frey lanciando un occhiata veloce alla falsa ragazza che lo stava osservando.

Il resto della mattinata, fino alla pausa pranzo, lo passarono in relativa tranquillità.

Gianna e Giulia non facevano più caso all’ Ale che era troppo occupata a sbavare dietro a Frey, che sembrava corrisponderla in pieno. Gojio si stava sforzando al massimo per non correre in bagno ogni volta che il suo amico apriva quella specie di boccaccia sdolcinata.

E Frey si divertiva come un matto perché, da un lato aveva qualcosa con cui ricattare il suo amico a vita, e dall’ altro aveva conosciuto la ragazza dei suoi sogni.

 

Ja Ne!

Z.Z.

 

--------------------------------------CHIACCHERANDO------------------------------------

KOGAIJI: Z, non è per criticare, ma io in questo capitolo non ci azzecco proprio nulla.

ELISA: *sospiro* si, lo so, nemmeno a me è piaciuto molto. Però il meglio deve ancora venire! Vedrete che migliorerà!

FREY: A me è piaciuto.

GOJIO: Certo! Non sei tu che ti sei dovuto vestire da donna!! Con le calze a rete poi!! Ma cosa ti è venuto in mente?!

ELISA: Beh…vedi….

GOJIO: E poi ancora non ho beccato la ragazza! Non ne è valsa neanche la pena!!

ELISA: si, ma io non…..

GOJIO: E quell’ intervento di Frey? Come ha fatto a riconoscermi?!

ELISA: Beh… siete amici, allora lui-

GOJIO: inoltre va solo dietro ad Alejandra! Se è un pervertito, perché va solo dietro a lei?!?

ELISA: Si, ho capito, ma la storia sennò….

GOJIO: E un’altra cosa, questo passaggio non va bene perché--

*KRACK*

*Gojio cade a terra succhiandosi il pollice come un bambino*

ELISA: Oh… non ne potevo più….

* scrolla le palle e prende dalla tasca un’altra boccetta di sonnifero presa da Cain facendola vedere a tutti*

Qualcuno ha qualche altra obbiezione?

TUTTI: *si allontanano da lei scuotendo la testa* NO…NO….

ELISA: *sorride dolcemente* bene…. Andiamo pure avanti….

KOGAIJI: *bisbigliando a Frey* che caratterino eh?

*KRACK*

 

AN: Davvero questo capitolo non mi è piaciuto molto…. Credo che avrei potuto fare di meglio… pazienza, mi rifarò più in là…

Una cosa, volevo chiedere scusa alle persone che imbattendosi nella mia Fik, potrebbero rimanere offese perché ho usato personaggi di Anime o Manga che amano, ma che sembrano completamente diversi.

In realtà, se fate attenzione, non è veramente così.

Il motivo per cui ho scelto quei personaggi, (oltre al fatto che sono quelli preferiti di altri personaggi nella Fik) è perché mi piace il loro carattere.

Quindi sarei stupida a cambiarli!

Si trovano solo in circostanze diverse, ma a mio parere sono molto simili al loro originale.

Per quanto riguarda, invece, le personalità degli altri personaggi (Gianna, Giulia, Alejandra, Paolina, Loyola, Ana ed Elisa) loro corrispondono esattamente a come sono nella realtà.

(Leggendo alcuni capitoli successivi, in cui le loro personalità verranno fuori un po’ più apertamente, lo hanno ammesso)

Allora, io ho finito di blaterare! Grazie per l’ attenzione e continuate a leggere!

Besitos Z.Z.

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** 4) IL CONTE DEI VELENI ***


PRESENTANDO: IL CONTE DEI VELENI

“Che noia, ho tre ore di chimica e mi annoierò come un matto… anche perché il mio insegnante è un incompetente. In più, non ho un compagno di laboratorio perché sono tutti altrettanto incapaci.”

Cain era appena arrivato nel laboratorio di chimica con il suo solito atteggiamento negativo.

Certo, chi avrebbe potuto biasimarlo visto che probabilmente era vero il fatto che fosse più intelligente del suo stesso professore.

Diciamo che durante queste ore poteva concedersi un po’ di svago..

Era immerso nel suo mondo dove il suo attuale professore gli stava baciando i piedi e aveva vinto il suo terzo premio nobel, quando qualcuno attirò la sua attenzione poggiandogli una mano sulla spalla.

Guardando in alto, si trovò faccia a faccia con una ragazza sorridente dagli occhi del colore del cioccolata fuso, e non riuscì a distogliere lo sguardo.

-Chi sarà? Non l’ ho mai vista? Magari ha sbagliato classe…-Pensò mentre continuava a fissarla.

---------------------------------------------10 minuti prima-----------------------------------------------------

Loyola stava camminando lungo il corridoio che portava al suo nuovo laboratorio di chimica.

Era molto contenta di essere passata al livello superiore, non solo perché avrebbe trovato le lezioni molto più interessanti, ma anche perché il suo -adesso- vecchio compagno di laboratorio era un cretino. (Un certo Lombardini che diceva che il ghiaccio sublimava e i criceti erano invertebrati).

Sperava davvero che questa volta avrebbe trovato qualcuno più interessante, più intelligente e più abile con cui passare le sue ore di lezione.

Arrivata davanti alla porta del laboratorio, Loyola si fermò di colpo, quasi come se si fosse trovata davanti alla porta dell’ Inferno.

-Ok…ci siamo…speriamo bene và- E prendendo un bel respiro profondo,chiuse gli occhi, ed entrò.

Una volta dall’ altro lato, aprì gli occhi e si guardò intorno.

Il professore non era ancora arrivato, ma l’ aula era quasi al completo.

Prendendo un altro bel respiro, iniziò a camminare tra i tavoli per vedere se trovava qualcuno che non aveva ancora un compagno.

Peccato, però, che erano tutti già accoppiati.

-Avrei dovuto immaginarlo, la scuola è iniziata da due mesi. Vabbè, pazienza, mi metterò da sola infondo alla classe…..sempre meglio che stare in coppia con uno come il Lombardini, che crede di sapere tutto e poi ha il quoziente intellettivo di un sasso.”

Così, si avviò verso i tavoli che si trovavano infondo all’ aula.

Una volta arrivata alla fine dei tavoli, però, notò che nell’ ultima fila c’ era un ragazzo, apparentemente assorto nei suoi pensieri, completamente SOLO.

-Siiiiiii!!!!!! È tardi, quindi, forse, non ha un compagno- sperò Loyola con tutta se stessa mentre camminava verso di lui a passo veloce.

Una volta arrivatagli dietro, gli poggiò un a mano sulle spalle e giratosi verso di lei, Loyola si bloccò. Affascinata.

Aveva gli occhi più incredibili che avesse mai visto, di un verde brillante dai i riflessi dorati.

Unici. E senza rendersene conto, rimase lì, bloccata, a fissarlo.

Lui facendo lo stesso.

Dopo quasi due minuti in cui entrambi erano stra-imbambolati, una provetta indirizzata alla testa del Conte, lo portò fuori dalla sua trance.

Cain si girò di colpo quando venne colpito dalla fialetta di vetro che però, fortunatamente, non si era rotta.

Non era la prima volta che succedeva, e per questo aveva chiesto a Michael di insegnargli come creare una barriera così da non farsi male se fosse successo di nuovo.

Ad ogni modo, dopo aver interrotto il contatto visivo, avevano entrambi ritrovato il dono della parola. Allo stesso momento.

“Ecco…” iniziarono a parlare insieme, e dopo di questo, risero entrambi nervosamente.

Questa volta fu Loyola la prima a riprendersi, e porgendogli la mano si presentò.

“Piacere, sono Loyola”

Cain non esitò un secondo e le prese la mano, presentandosi a sua volta.

“Io sono Cain, Cain Hargreaves, a cosa devo questo onore?”

“Bè, ho notato che non hai un compagno, io sono nuova in questo corso, magari possiamo fare coppia?” gli domandò Loyola guardandolo con un espressione da cucciolo abbandonato che avrebbe fatto cedere chiunque.

-Che faccio…accetto? Carina è carina, ma magari è un po’ tonta…pazienza, al massimo vedrò di sbarazzarmene in qualche modo- Pensò Cain prima di accettare.

Loyola, nel vedere che quel bellissimo ragazzo sarebbe stato il suo nuovo compagno di laboratorio, riuscì a trattenersi a stento dall’ urlare.

-Che bello! Che bello! Alla faccia delle Boozye! Però, magari è solo bello e nient’ altro- più Loyola pensava, e più si buttava giù di morale.

-Oddio, magari c’ era un motivo se era infondo all’ aula….probabilmente è la bella copia del Lombardini! Oh no! Devo fuggire!! Come faccio! È già un miracolo se con tutto il tempo che ho dovuto passare con la brutta copia il mio quoziente intellettivo non è regredito tanto da non farmi più trovare la strada di casa-

Adesso la ragazza era nel panico, e aveva fatto tutto da sola visto che Cain non le aveva dato alcuna ragione di pensare che fosse un cretino, o almeno non ancora.

Stava quasi per darsela a gambe e mandare all’ aria tutto, quando il professore entrò in aula, ed invitò tutti i suoi studenti a prendere i loro posti.

La povera Loyola, piuttosto che fare una brutta impressione sul nuovo professore, preferì rischiare, e si mise a sedere accanto a Cain, che però aveva notato i cambiamenti emotivi della ragazza, da uno stato di felicità, a uno di dubbio, fino ad arrivare a quello di panico ed infine, rassegnazione.

Diciamo che non ci aveva praticamente capito nulla. Comunque non diede peso alla cosa.

-Mà, chi le capisce le ragazze, vabbè, iniziamo un’altra noiosissima lezione-

E senza nemmeno dare un occhiata al suo professore, chiuse gli occhi.

“Buon giorno ragazzi!” disse loro un allegro omuncolo semi-pelato che stava seduto alla cattedra.

“so che non mi conoscete, infatti sono un supplente.

Vedete, il vostro professore ha avuto un incidente quindi sarò io a farvi lezione per un po’….”

Cain sospirò.

-Uffa…un altro incompetente… adesso ci dirà che visto che starà con noi solo per poco tempo, ci farà studiare liberamente, magari riesco a parlare con questa Loyola e a capire perché si è rattristata tutta d’un tratto.-

Peccato che il fato (o meglio io…autrice sadica e crudele) aveva ben altro in mente.

“Allora” continuò a parlare allegramente il supplente,

“visto che starò con voi per un po‘, sapete, il vostro insegnante è all’ ospedale, non è niente di particolarmente grave, ma ha bisogno di almeno due mesi per riprendersi del tutto”

-Alla faccia del “niente di grave“…oh bi pazienza…lo sopporterò-

Pensò il ragazzo che non stava nemmeno guardando in faccia il suo nuovo insegnante mentre continuava a blaterare Era troppo occupato a guardarsi le scarpe.

“Quindi, visto che non so a che punto siete, ora facciamo un piccolo compituccio” continuò a parlare allegramente l’ ometto, sempre sorridente.

“Prendete carta e penna.”

Cain sospirò e alzò gli occhi al cielo.

-Uffa, oggi mi tocca anche questa. Vabbè, farò questo compito impegnandomi almeno un po’, così si renderà subito conto che a me non ha assolutamente nulla da insegnare e mi lascerà in pace.

Cain stava prendendo a fatica dei fogli dalla sua cartella quando gli tornarono in mente le parole della scommessa che aveva fatto con Eros quella stessa mattina:

= Cain, devi fare finta di essere un deficiente a Chimica per tutta la giornata =

Il ragazzo rimase pietrificato.

-Oh No…No…No…No…No…No..NO! Non è possibile! Non posso!! Oddio come faccio?!-

In quel momento gli venne in mente solo una parola: S.O.S.

Loyola, intanto, riusciva a fatica a nascondere un sorriso.

-Bene, fino ad ora ha sempre avuto quella faccia annoiata e adesso guarda come si preoccupa-

Pensò questo fino a quando non notò che Cain aveva iniziato a sbiancare. E si preoccupò.

Certo, era contenta che adesso non aveva più quell’ aria strafottente, ma il ragazzo le piaceva, non era normale che fosse diventato così bianco tutto a un tratto.

“Hargreaves?” gli chiese appoggiandogli una mano sulla spalla.

“Cain? Stai bene? Mi sembri un po’ bianco, è tutto a posto?”

Cain stava quasi per sorridere….quasi.

Il problema stava nel fatto che stava male veramente, ma non per cause naturali.

Sappiamo già che Cain è un vero esperto quando si tratta di veleni, tanto che, sfruttandone alcuni, è riuscito a creare sostanze meno nocive dei veleni stessi, ma altrettanto pericolose se in mano a persone che non sono in grado si gestirle.

Tra queste, ce ne sono due che porta sempre con se.

1) è un potentissimo sonnifero che fa effetto anche solo a contatto con la pelle, pericoloso perché funziona fino a quando non si prende l’ antidoto.

Quindi, volendo, una persona potrebbe anche restare incosciente per un periodo di tempo illimitato.

2) l’ alta è una sostanza che Cain chiamò, scherzosamente, S.O.S.

Per cui, se ingerita, provoca in pochi secondi, gli stessi sintomi di una forte influenza, non curabile con i farmaci normali, ma solo con il proprio antidoto. Altrimenti non è che peggiora, ma non migliora neanche.

Morale della favola, il nostro caro conte, una volta capita la situazione, piuttosto che sottomettere la sua autorità a quella del proprio insegnante come farebbe ogni alunno normale, aveva preferito ammalarsi bevendo di nascosto una boccetta intera di S.O.S.

“Non mi sento molto bene” bisbigliò a Loyola , appoggiandosi al banco e quasi cascando dalla sedia.

-oddio, ma sta veramente male…-pensò la ragazza, che subito alzò la mano per attirare l’ attenzione del suo professore.

L’ ometto seduto alla cattedra, che stava per dettare le domande del compito, la guardò sorridendo dolcemente.

“Si signorina…?”

“Matamoros” gli offrì Loyola “sono Loyola Matamoros”

“Cosa posso fare per lei signorina Matamoros?”

“Ecco, vede, il mio compagno qui non si sente molto bene, penso che sarebbe meglio lasciarlo andare in infermeria”

“Ma davvero? Lo porti qui signorina” le rispose l’ insegnante sempre sorridendo.

Loyola si girò subito verso di Cain e lo prese sotto braccio.

“Cain? Ce la fai?” gli chiese preoccupata aiutandolo ad alzarsi.

Anche solo così riusciva a sentire che aveva la febbre alta.

-Dio mio, ma come ha fatto? Stava bene un attimo fa…-

A fatica Loyola riuscì a portarlo fino alla cattedra e lì il professore lo guardò, e nonostante si vedesse di lontano che stava male, l’ ometto continuava a sorridere come se niente fosse, e sempre allegro, prese una fialetta da uno dei cassetti della cattedra e la passò a Loyola.

“è una medicina eccezionale, fagliela bere un po’ ”

Loyola era scioccata.

-Ma questo qui è pazzo-

“Scusi professore, non è per mancarle di rispetto, ma dubito assai fortemente che una qualsiasi sostanza possa curare o far ammalare qualcuno all’ istante”

-Beata ignoranza- pensò Cain che iniziava a trovare Loyola sempre più interessante.

-che carina, si preoccupa per me senza neanche conoscermi…magari non è scema come credevo..-

“Signorina Matamoros” la voce del suo professore lo portò fuori dai suoi pensieri.

“Gliela faccia prendere che poi ne riparliamo”

Loyola, però, non si muoveva, e continuava a fissare il suo docente con occhi scettici e increduli.

Questo fino a quando non si sentì togliere di mano la fialetta.

Infatti, Cain, vedendo che Loyola esitava, e volendole rendere le cose più semplici, decise di fare a modo suo, prendendole la fialetta di mano e bevendola da solo.

Dopo di questo, guardò il suo professore negli occhi che adesso aveva uno sguardo trionfale in volto perché convinto di averlo appena guarito.

-oh, quanto ti sbagli-

Si disse Cain sorridendo a sua volta, e subito dopo, cadde a terra.

“Cain!” urlò Loyola afferrandolo giusto un momento prima che si scontrasse con il pavimento.

“Accidenti, Cain come stai?”

“Benissimo” le rispose il ragazzo con un filo di voce “Mai stato meglio”

-si, ma intanto sei sarcastico-

Pensò Loyola che però, piuttosto che riprendere Cain, preferì rifarsela con il suo professore.

“Ma cosa gli ha dato?!”

“Si calmi signorina!” la rimproverò l’ ometto che adesso, però, non rideva più.

“Gli ho soltanto dato una medicina efficacissima”

“Ma sì! Certo! Si vede di lontano che ha proprio fatto effetto! Ma mi faccia il piacere, io lo porto in infermeria!”

E senza nemmeno aspettare che il professore le rispondesse, aiutò Cain ad alzarsi e tenendolo con una mano sul fianco e una sotto le spalle, si incamminarono verso l’ infermeria.

Una volta che le porte dell’ aula di laboratorio si furono chiuse alle loro spalle, Loyola sospirò scuotendo la testa.

“Mi dispiace, avrei dovuto portarti subito fuori e basta..”

Il tono preoccupato della ragazza lo sorprese notevolmente, ma mai quanto il fatto che lei, apparentemente tanto composta e controllata, avesse appena risposto male e voltato le spalle al proprio professore solo per lui, che tra l’ altro aveva appena conosciuto.

“Stai tranquilla, non è nulla” le disse Cain per tranquillizzarla, non c’ era niente di cui preoccuparsi, ma lei non lo sapeva.

“Come nulla? Non ti reggi nemmeno in piedi! E poi quell’ incompetente ti ha pure dato quella specie di robaccia…si, medicina un cavolo!”

“Già…” decise di concordare con lei, anche se dentro di sé la pensava in tutt’ altro modo.

-Piccina, quell’ antidoto probabilmente era anche efficace, ma io ho creato quella pozione in modo che qualsiasi altro tipo di antidoto di riveli completamente inefficace…..però questo Lei non lo deve sapere-

“Forza Cain che ci siamo, poi durante la pausa pranzo vado a riprendere le nostre cartelle”

Loyola non tentava più nemmeno di nascondere il fatto che fosse preoccupatissima.

Sapeva di averlo appena conosciuto, ma essendo un Itako, poteva capire facilmente se una persona fosse maligna o meno, e l’ aura di Cain non era proprio purissima, ma aveva qualcosa di particolare, per cui non ne aveva mai percepita una simile.

E poi, diciamocelo, dopo aver passato un anno intero in coppia col Lombardini, la prospettiva di avere come compagno di laboratorio un ragazzo come Cain era un sogno.

-non sono disperata- Pensò Loyola contenta del fatto che fossero quasi arrivati.

-è solo che voglio provare a diventare sua amica, e aiutarlo adesso che ne ha bisogno mi sembra il modo migliore per iniziare a conoscerlo meglio-

“Dai che siamo arrivati”

Erano finalmente arrivati in infermeria.

Era una stanza tranquilla, con i muri tutti bianchi, larga quanto una normale aula di lezione.

Sul lato destro della stanza c’ erano 5 letti con la spalliera attaccata al muro, mentre su quello sinistro, c’ erano alcuni scaffali con vari medicinali e una scrivania, dove di solito stava una infermiera o un infermiere, che però, adesso non c’ era.

Erano soli.

-Per fortuna- Cain tirò un sospiro di sollievo.

-Se ci fosse stato lui mi avrebbe fatto una partaccia-

Adesso Loyola lo stava aiutando a camminare verso il fondo dell’ aula, e quando arrivarono all’ ultimo lettino, lo aiutò a sdraiarcisi sopra.

“Cain, senti, vuoi che cerchi qualcosa negli armadietti? Magari un aspirina…non lo so…

Accidenti, è Paolina che in genere si occupa di queste cose quando una di noi sta male..”

L’ ultima parte del discorso era più rivolta a se stessa che a Cain, infatti lui non ci aveva capito assolutamente niente. In più, gli stava venendo il mal di testa a guardare Loyola che, parlando tra se e se, stava rovistando in tutti gli scaffali con l’ aria di un gatto disidratato che cerca una granita.

“Chi è Paolina?”

Le chiese Il ragazzo una volta che Loyola si decise a mettersi a sedere su una sedia accanto a lui, con in mano un aspirina e un bicchiere d’ acqua.

“Una tra le amiche con le quali divido l’ appartamento. È nel campus, non molto lontano da qui.

Siamo in tante, anche contando le Boozye, ma lei è l’ unica che ci capisce qualcosa in fatto di arti curative. È un alchimista fantastica, io sono abbastanza brava in chimica, mi posso inventare quasi di tutto, ma quando si tratta di antidoti o medicine mi trovo un po’ in difficoltà. Preferisco di gran lunga il lato scientifico della materia.”

Gli rispose la ragazza sorridendogli.

-Però, è veramente carina. Aspetta un attimo….ha detto Boozye?-

“Scusami ma, hai detto che siete in tante? E chi sono queste Boozye?”

Cain non capiva bene perché, ma voleva saperne di più su di lei.

“Beh, io divido l’ appartamento con tre mie amiche: Paolina, Ana ed Elisa.

Ci siamo conosciute nei primi anni del liceo quindi siamo molto legate. Poi, ho una sorella più piccola, Alejandra, che abbiamo scoperto è la terza Boozye”.

-Rieccoci con questa parola, ma cosa è una Boozye?-

Come leggendogli nella mente, il che non era difficile visto che Cain la stava guardando come se stesse parlando un’altra lingua, Loyola continuò.

“Vedi, è un po’ complicato…. Non so se mi crederai…”

“E perché non dovrei?”

“Ecco, prima rispondi a questo: Credi nella magia?”

Adesso Cain le aveva proprio sentite tutte.

-Ma che razza di domanda? Se me l’ avessero fatta due anni fa mi sarei messo a ridere, ma dopo quello che ho passato con Eros e Michael, la risposta è una soltanto-

Mentre il ragazzo pensava a tutto questo, Loyola, vedendolo esitare, avrebbe voluto sotterrarsi.

-Ma che razza di domanda gli ho fatto?! Sono impazzita! Mi sta fissando in modo strano… oddio, magari sta pensando al nome di uno psicologo da cui mandarmi! Penserà che sono una matta! Devo andarmene…-

Stava quasi per alzarsi quando sentì la sua risposta.

“Certo”

Loyola scattò la testa in direzione di Cain e lo fissò dritto negli occhi.

“Cosa hai detto?”

“Certo. Certo che credo nella magia.”

“Veramente? Oddio, per un momento ho pensato che mi credessi una matta”

Loyola tirò un sospiro di sollievo.

“Fidati” le disse Cain “ è più facile il contrario… ma dimmi che sono queste Boozye”

“Allora diciamo che è una nuova razza sperimentale di Demoni. Il problema è che non sono proprio delle creature degli inferi, hanno più la cattiveria dei demoni normali, ma sono molto più potenti. Come mentalità, assomigliano più a quella di una Barbie, tutte trucchi e scarpe.”

“Vorrai dire trucchi, scarpe e vestiti?”

“No, no, gli importa assai di quello che indossano, potrebbero anche andare in giro nude per quello che le riguarda, e credo che ne avrebbero anche il coraggio, ma basta che abbiano delle scarpe da urlo. Per me da urlo perché non mi piacciono, ma l’ ultima volta che io e la Z (zi) abbia nascosto i loro ultimi acquisti ,ci hanno murate vive in una diga mentre dormivamo. Quindi, vedi, sono un po’ cattive.”

Sorprendentemente, Cain stava ascoltando tutto con molta attenzione, al contrario delle aspettative di Loyola, che si aspettava che si mettesse a correre in cerchio urlando e agitando le braccia.

(Le era già successa una cosa simile, ma questa è un’altra storia.)

“E questa Z (zi) chi sarebbe?”

“Ah, scusami, è solo il soprannome di una delle mie amiche, Elisa. Ma la chiamiamo tutti Z (zi)”

“E lei cosa c’ entra con queste Boozye?”

“è la sorella maggiore della prima Boozye, Gianna. Poi viene Giulia, la sua migliore amica e infine Alejandra.”

“Come fate a convivere con queste bestiole?”

Loyola si mise a ridere al nomignolo.

“Ecco, ci sono tre entità diverse, chiamiamole così, che possono contenere e controllare il potere distruttivo delle Boozye, e sono il stana dell’ ira, che però noi non abbiamo ancora mai visto,

Le Guard, che sono dei guardiani con poteri particolare in grado di tenere testa alle bestiacce di cui stiamo parlando, e-”

Cain a quel punto la interruppe.

“Chi sono queste Guard? Che poteri hanno?”

-accidenti, ma gli interessa veramente? Tanto vale approfittarne allora!-

“Le Guard sono tre, come le Boozye, e siamo Io, Elisa e Paolina. Poi, esiste anche una

Boozye-Guard, che sarebbe l’ Ana, chiamata così perché non è sempre dalla stessa parte.

A volte aiuta le Boozye e a volte aiuta noi.

A proposito dei poteri, abbiamo tutte poteri molto differenti, ma non posso entrare troppo in dettaglio. Io sono un’ Itako, Paolina riesce a capire se una persona sta mentendo o meno, ed è molto controllata, una dote necessaria quando si ha a che fare con una Boozye.

Elisa è una Miko, e infine, Ana è una veggente.

Ora, Cain, io mi rendo conto che magari tutte queste cose potranno sembrarti assurde, ma è la pura verità, fino all’ ultima cellula diabolica delle Boozye.”

-A me non sembra matta….penso di poterle credere…-

“Comunque, tornando al discorso di prima, c’ è poi la terza entità che può fermare le Boozye, che poi è anche la più potente. Il problema sta nel fatto che la maggior parte delle volte lascia a noi l’ onore di sbrigarcela da sole. È un po’ sadico nei nostri confronti….”

“E chi sarebbe?”

“ah, scusami, è Lucifero, o meglio detto Kira”

A Cain per poco non gli cascarono gli occhi.

-Ora si che le credo. Mioddio, e se lo sapesse Michael?-

“Si, siamo quasi sempre da lui, negli inferi, l’ ultima volta gli abbiamo fatto una partaccia.

E comunque, non è che lui sia molto, molto più potente di noi una volta che uniamo le forze tutte e quattro. È che tutte e tre le Boozye perdono completamente quel poco di cervello che hanno una volta che vedono Kira. Lo amano alla follia, quindi non reagiscono.”

“Avete questo tipo di rapporto con Lucifero?” Le chiese Cain sconvolto.

Le poche volte che aveva visto insieme Kira e suo fratello Michael, gli era parsa una persona degna del nome di -Signore di tutti i mali-, non aveva avuto nemmeno il coraggio di parlargli.

“Effettivamente può sembrare strano, ma noi siamo le uniche Guard che esistono, e se dovessimo lasciare tutte e tre le Boozye negli inferi a piede libero, sono sicura che impazzirebbe anche Kira.

Quindi, in poche parole, gli stiamo facendo un favore.”

“Wow…. Che storia…”

Cain non poteva quasi crederci.

-Accidenti, come ho fatto a non notarla prima? Persone come lei o le sue amiche, se dice la verità, con dei poteri e delle qualità così ambigue, dovrebbero avere un aura molto insolita. Almeno Michael ed Eros avrebbero dovuto percepirle…. Magari sono qui solo da poco.”

“Cambiando discorso..” iniziò ancora a parlarle Cain

“ come mai non ti ho mai vista in classe fino ad ora? Era il tuo primo giorno in questa scuola?”

“Oh no! Ma vedi, io ho un anno in meno di te, l’ anno scorso ho fatto il corso del primo anno, e visto che le cose per me erano quasi troppo facili, ho fatto il corso del secondo anno in questi primi due mesi, e sono entrata subito in quello del terzo.”

Adesso Cain era davvero senza parole.

-Ok, è carina, simpatica, dolce, con dei poteri magici e intelligente. Qualcuno lassù mi deve volere bene-

A Loyola, però, si limitò a dire “Bravissima.”

“Senti Cain, io ho un’altra ora di lezione, Storia, ma posso tornare dopo la pausa pranzo ok?

Dopo passo in laboratorio a prendere il tuo zaino, tu resta qui e non ti muovere!”

Il ragazzo si limitò ad annuire.

Dopo di che , Loyola si alzò dalla sedia, e sempre sorridendogli uscì dall’ infermeria.

Adesso era in corridoio, ma non riusciva a toglierselo dalla testa.

-Dio mio che occhi. Mai visti così belli. E poi che fisico…. Accidenti, spero di non averlo spaventato con tutti i miei discorsi… però sembrava interessato. Vabbè, lo vedrò più tardi-

E confortata dal fatto che lo avrebbe rivisto, si diresse verso la sua prossima aula di lezione.

 

 

Ja Ne!

Z.Z.

 

 

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Capitolo 5
*** 5) DANNI IN BUONA FEDE ***


DANNI IN BUONA FEDE

Ana in questo momento era la ragazza più felice del mondo.

Circa 2 ore fa era entrata nell’ aula di disegno e dopo essersi messa al suo posto davanti a uno dei tanti cavalletti messi in cerchio al centro della stanza e aver attaccato il suo foglio e tirato fuori il proprio materiale, era stata informata dal suo professore che quel giorno, e per tutta la settimana, avrebbero disegnato un modello.

Ovviamente, visto che non potevano avere dei modelli professionisti, avrebbero scelto la persona che doveva posare per loro tra i partecipanti al corso.

Ora, diciamocelo chiaramente, nessuno propenso a migliorare le proprie doti artistiche avrebbe voluto passare una settimana intera, ore e ore, a posare per i propri compagni di classe.

Di conseguenza, non c’ era nessuno disposto ad offrirsi volontario.

-Dovrò rimediare- pensò Ana guardandosi intorno, e proprio alla sua sinistra individuò la sua preda.

Davanti al cavalletto accanto a lei, si trovava uno dei ragazzi più belli che Ana avesse mai visto,

O meglio detto, con termini che la stessa ragazza ha usato - cito testualmente- un fiho da paura.

Insomma, quel povero ragazzo non aveva idea di quello che, a sua insaputa, la losca Boozye-Guard aveva in serbo per lui.

Come per renderle le cose più facili, il professore aveva trovato un metodo per scegliere chi avrebbe dovuto posare, veramente ideale.

“Allova vagazzi, pev sceglieve il nostvo modello, peschevete da qvesto sacchetto, dei foglietti numevato. Successivamente, la nostva Ana qui, peschevà da quest’ altvo sacchetto, un altvo foglietto numevato. La pevsona con lo stesso numevo del foglietto pescato da Ana, dovrà vassegnavsi a posave pev noi. Ova, siamo tutti d’ accovdo?”

A questo punto, nella classe ci fu un si generale. Anche perché, nonostante l’ aspetto apparentemente pacifico del professore, se arrabbiato poteva diventare una vera belva. E nessuno lo voleva contraddire. E poi c’ era solo una possibilità su trenta che uno venisse scelto. La classe era molto numerosa.

Ad ogni modo, Ana, prima di pescare dal primo sacchetto ,aveva tolto la barriera spirituale che bloccava i suoi sensi premonitori e si concentrò sulle proprie sensazioni per tentare di avere una visione su quale numero pescare.

Non appena toccò uno dei foglietti all’ interno della busta, le apparve il numero che avrebbe poi pescato nel secondo sacchetto. Il numero tre.

-Perfetto- pensò Ana sorridendo mentre finiva di estrarre il suo foglietto dal primo sacchetto

-Come il numero delle Boozye. Dunque, ora non mi resta che fare in modo di far pescare il tre a questo pezzo di gnocco alla mia sinistra, ma come faccio?-

Per un qualche scherzo del destino ( ma chi vogliamo prendere in giro? È colpa mia!! È colpa mia!! Forza, al mio tre: chi è l’ autrice sadica? Buahahaha )

Insomma, per un qualche scherzo del destino, il numero che Ana aveva appena pescato dal primo sacchetto, era proprio il tre.

-Oh Yes!!-

Così, senza perdere altro tempo e prima che il professore la chiamasse a sorteggiare il fatidico numero dal secondo sacchetto, la ragazza prese una delle matite appuntate che aveva sul bordo inferiore del cavalletto e spostandosi alle spalle del ragazzo predestinato lo colpì con la matita sul suo fondo/schiena. Tutto questo prima che potesse leggere il biglietto.

Ovviamente, il poverino, colto di sorpresa, fece cascare per terra il foglietto che teneva in mano, con su scritto il suo numero, e approfittando della situazione, Ana, scambiò il suo numero tre, con quello del ragazzo. Allontanandosi, poi, quasi alla velocità della luce per non essere scoperta.

Subito dopo, la ragazza, si fiondò in direzione del secondo sacchetto, estrasse il fatidico numero e lo mostrò, saltellando, al suo professore, il quale, dopo averlo letto, richiamò l’ attenzione della classe.

“Pevfetto vagazzi, il numevo estvatto, e qvindi qvello covvispondente alla pevsona che dovvà favci da modello è il numevo”

A questo puntò tutti gli studenti trattennero il respiro e pregarono con tutta la propri anima che il numero estratto non fosse il loro.

Tutti tranne Ana ovviamente, che aveva un aria talmente compiaciuta che se avesse sorriso anche solo un millimetro in più, probabilmente le si sarebbe spaccato il viso.

“Nove!” urlò il professore.

Ana scattò in direzione del suo professore.

“Cosa?! NO!”

“Schevzavo! Ha ha ha”

Li prese in giro il docente, ridendo, e la povera ragazza alla quale, apparentemente, era toccato il numero nove, per poco non svenne.

“Il numevo è il Tve! Chi ha pescato il numevo tve si faccia avanti!”

A quel punto, il ragazzo tanto ambito dalla mente perversa della Boozye-Gurd, iniziò a camminare verso il suo professore quasi tremando.

Comunque, nessuno sano di mente avrebbe potuto dare torto ad Ana per aver preso di mira proprio quel ragazzo. Era particolarmente bello.

Aveva dei capelli biondi, leggermente ondulati, abbastanza lunghi, degli occhi azzurri da brivido

( in senso buono) e un fisico perfetto. Come biasimarla?

Insomma, adesso il poverino era in trappola e non c’ era nulla che potesse fare.

-Come sono stata brava- si auto complimentò Ana che stava praticamente appiccicata al ragazzo, facendo finta di ascoltare quello che diceva il professore.

“Cavo vagazzo, come ti chiami?” gli chiese il docente non poco soddisfatto del fatto che fosse toccato proprio a questo ragazzi modellare.

Voleva che fosse un bel modello, e in questo caso, si può dire che la fortuna era stata pienamente dalla sua parte. (in realtà era solo colpa della brama maniacale di Ana per i bei ragazzi, ma questo lui non lo sapeva)

“Sono Eros” si presentò il ragazzo con una voce a mala pena udibile.

Non voleva ASSOLUTAMENTE fare il modello, ma non aveva il coraggio di contraddire il suo professore.

“Bene, appoggia tutto il tuo mateviale sul tuo cavalletto mentve io spiego ad Ana qui qvello che devi fave, e poi lei lo spiegevà a te d’ accovdo?” e senza aspettare una risposta, diede una spinta ad Eros indirizzandolo verso il suo cavalletto dove doveva rimettere a posto tutto il suo materiale, visto che non gli sarebbe servito.

Povero Eros.

La sua mattinata era cominciata veramente male.

Dopo essersi separato da Michael e Cain, era andato subito nell’ aula di disegno, dove sperava di passare 3 ore in tranquillità, e invece era andato tutto storto.

Non solo era stato colpito con una matita proprio sul suo fondo-schiena da chi sa quale pervertito, ma adesso doveva pure fare da modello per una settimana intera! E come se non bastasse, a un certo punto aveva anche percepito un aura insolita nell’ aula, come di un altro ente magico, che però aveva subito rialzato una barriera così da non essere scoperto.

Non è che la cosa lo preoccupasse più di tanto, ma preferiva sapere se e quali fossero le entità magiche con cui doveva avere a che fare.

-Ma, sarà meglio non pensarci- Si disse Eros che, dopo aver finito di mettere via tutto il suo equipaggiamento e averlo appoggiato in fondo all’ aula dove teneva anche la sua borsa per andare ,più tardi, a fare tiro con l’ arco , tornò a camminare in direzione della ragazza che gli aveva indicato il professore, la quale, senza un motivo in particolare, lo stava guardando sorridendo in modo maligno e compiaciuto.

Lì per lì, il ragazzo, nel vederla con un espressione simile si bloccò di colpo, ma lei non gli diede nemmeno il tempo di decidere se scappare correndo dall’ aula o restare, che aveva gentilmente preso la decisione per lui e lo aveva raggiunto.

Dopo di che, lo aveva afferrato per la parte frontale della camicia e lo aveva tirato giù fino a quando non avevano quasi i nasi che toccavano.

Eros pensò che stava quasi per baciarlo quando, sempre sorridendo, gli disse soltanto una parola:

Spogliati”.

Al povero angelo gli ci vollero almeno 15 minuti buoni per recuperare dallo Shock, durante i quali, però, Ana non aveva perso tempo, e prendendo nuovamente l’ iniziativa, lo aveva praticamente svestito quasi del tutto, e portato al centro della stanza.

-M guardalo poverino quanto è rimasto shockato….bah, sai quanto mi importa, purchè si faccia a modo mio..hehe-

È qui che potete notare la vena Boozye dell’ Ana, non si fermano davanti a niente o nessuno ( a meno che non sia Kira) pur di ottenere quello che vogliono.

E in questo caso, lei voleva Eros, il quale, dopo che, appunto, la ragazza lo aveva lasciato

-letteralmente -in mutande, si era finalmente ripreso dal suo Shock.

“Ma sei impazzita?”

Il ragazzo aveva cercato in vano di fermarla dall’ intento di spogliarlo del tutto, con poco successo però, aveva una presa ferrea.

“No! Il professore ha detto che devi posare nudo! Non sarò certo io a disubbidirgli…” gli aveva risposto Ana, sempre sorridendogli ma senza guardarlo negli occhi. (Stava guardando da altre parti ^_^!)

“Ma io non voglio! Nessuno aveva detto che avrei dovuto spogliarmi!”

“Oh piccino! Non ti aveva detto nulla nessuno?” gli disse Ana con tono dolce toccandogli la guancia.

“Ma allora come facciamo? Ah! Io ho un idea…Non me ne frega NULLA!!”

Ed Ana, a quel punto, gli saltò letteralmente addosso.

Eros, che sarebbe stato più che capace di fermare l’ attacco della Boozye-Guard, era rimasto bloccato perché colto alla sprovvista, e adesso stavano rotolando lungo il pavimento dell’ aula.

Questo fino a quando non arrivò il professore, che lasciò ad Eros la possibilità di tenere un asciugamano legato in vita, e ad Ana quella di scegliere la prima posa in cui disegnarlo.

Così, dopo circa due ore che stavano disegnando, Ana era la persona più felice del mondo.

Al contrario, Eros, aveva quasi il fumo che gli usciva dalle orecchie per la rabbia, visto che ogni volta che tentava di lanciare un occhiataccia omicida ad Ana, la ragazza gli rispondeva soffiando un bacio nella sua direzione e facendogli l’ occhiolino.

Insomma, il nostro povero angelo aveva dovuto passare tre ore infernali.

Quando finalmente suonò la campanella che segnava la fine della lezione, corse praticamente fuori dall’ aula per rivestirsi in bagno, lasciando entrambe le sue borse vicino alla porta.

Ora, Ana, da ragazza beneducata che è, aveva avuto la brillante idea di mettersi a rovistare fra le sue cose, una volta che tutti furono usciti. E dopo aver trovato l’ arco, visto che Elisa le aveva insegnato come fare, lo aveva montato.

E fu così che Eros la trovò, un volta tornato in classe.

Con Ana che mimava una scenetta del cartone Disney di Robin Hood.

-Questa è tutta matta- pensò osservandola abbastanza divertito mentre restava a guardarla dalla porta dell’ aula, adesso Ana stava recitando qualcosa sulle linee di “Muori! Principe Giovanni!”

-Peccato che sia un caso da manicomio, è pure carina-

Avrebbe continuato ad osservarla ancora per un po’, se non fosse per il fatto che una frecce gli era appena passata a circa 2 millimetri dalla guancia e tagliandogli un ciocca di capelli.

“Ups” esordì la vocina dolce di Ana che si era messa a ridere nell’ aver visto l’ espressione sconvolta del ragazzo.

Eros , al contrario, non ci trovava niente da ridere.

“Ma allora sei veramente pazza! Per poco non mi uccidevi! Che volevi farmi un buco in testa!? Però hai una buona mira, ci sei arrivata vicinissima”

Ana rise. “Veramente, non ti avevo nemmeno visto, io stavo mirando al cavalletto…”

Gli rispose la ragazza indicando un cavalletto dalla parte opposta di dove si trovava Eros.

-Ok, è pazza e ha la mira di una strabica…peggio di così non poteva andare-

I suoi pensieri vennero interrotti dalla visione della ragazza che tirava fuori dalla sua faretra una altra freccia. Era tutta d’ oro con le alette e la punta azzurre.

-Oh No… dimmi che non ha preso quelle frecce-

“Hei! Ti chiami Ana giusto? Senti, non puoi usare quelle frecce!”

Le disse Eros camminando verso di lei dopo aver staccato dalla cornice della porta la freccia con la quale per poco non lo aveva preso in pieno.

Questa, al contrario di quella che aveva Ana in mano adesso, era tutta nera con la punta e le alette rosse.

“Come hai fatto a montare il mio arco? Fai parte del Club?”

“Io? Fare parte del Club di -tiro con l’ arco-? No..No… ma una delle amiche che viene qui all’ università con me è nel Club.. Forse la conosci, è parecchio brava. Comunque è lei che mi ha insegnato come montarlo.”

Eros la guardò in modo scettico.

“Allora ho un idea!” Gli disse Ana saltellandogli in contro. “Tu mi insegnerai a tirare!”

Era più un esclamazione che una domanda. Anzi, era un ordine, ed Eros non sapeva se ridere o arrabbiarsi.

-Ma mi sta prendendo in giro?-

“Allora? Quando cominciamo?” insistette Ana sventolandogli la freccia che aveva in mano sotto il naso.

-Evidentemente No… ma come faccio a sbarazzarmi di lei senza offenderla?… ho passato troppo tempo con Michael, mi sta attaccando le sue cattive maniere… ci vorrebbe una ragazza che fosse cocciuta tanto quanto lui. Ma quello non è il problema. adesso devo solo farmi ridare le mie frecce e il mio arco… focalizza Eros.-

“Scusami ma, non hai detto che anche una tua amica tira con l’ arco?”

“Beh si..”

“Allora fatti insegnare da lei e rendimi le mie frecce!”

“No.”

“No cosa?”

“No lei non mi insegna e no, mi tengo le tue frecce perché sono molto più belle.”

Gli rispose Ana tranquillamente, come se fosse stata una cosa ovvia.

“E perché non ti insegna?”

-Ma cosa sto facendo?! Perché mi interessa?-

“Bè perché in meno di mezz’ ora sono riuscita a perdere 42 frecce..no 43!”

A questa risposta Eros si mise a ridere, perdere delle frecce non era mai piacevole.

“Ha… poverina! Gliele hai perse tutt- PERSE?!? RIDAMMI LE MIE FRECCE!!”

Al solo pensiero che quella ragazza potesse perdere le sue armi, Eros era rimasto sconvolto.

Del resto, quelle che Ana, a sua insaputa, aveva adesso in mano non erano frecce qualunqui, ma le sue frecce di Odio e di Amore.

Erano fondamentali per lui, visto che se non fosse diventato abbastanza bravo non avrebbe mai potuto diventare il Cherubino ufficiale, il vero angelo dell’ Amore.

Non poteva ASSOLUTAMENTE permettersi di perderle.

Così, si lanciò in direzione della ragazza, con l’ intento di recuperare le sue adorate frecce, ma aveva solo finito per scontrarsi con una barriera, visto che Ana, prevedendo la sua mossa, aveva innalzato un campo di energia.

-Ma cosa diavolo!-

Il povero angelo non aveva idea di quello che era successo. E adesso si trovava per terra perché respinto dallo scudo.

Quando mise insieme le cose era scioccato.

-Ma allora è lei l’ ente magico che ho percepito tre ore fa!-

I suoi pensieri vennero interrotti da una risatina acuta da parte della ragazza.

“Pensavi veramente di cogliermi alla sprovvista? Tu non hai idea di con chi hai a che fare:”

Gli disse Ana con tono apparentemente dolce. In realtà era chiaro come il sole che lo stava minacciando. Eros però non volle farsi spaventare.

“Dimmelo tu allora! Cosa sei? So bene che un essere umano normale non può creare una barriera spirituale.”

Le chiese l’ angelo che intanto le si stava avvicinando spinto sia da una voglia notevole di farle del male, visto che lo aveva fatto arrabbiare, che dalla sua curiosità.

“Non sono affari tuoi” gli rispose disinvolta la ragazza, ormai dimenticatasi del tentato-attacco.

Era troppo occupata ad esaminare la freccia dorata che aveva in mano.

“E comunque non capiresti…” aggiunse sotto voce. Eros la sentì comunque.

“Tu credi?”

“Bè, si. È raro che uno non mi creda pazza per quello che dico..”

-Solo per quello che dici?- Pensò Eros tra sé e sé , non osando però dirglielo a voce alta.

“Mi prometti che non lo dirai a nessuno e che non riderai di me?”

Adesso Ana lo stava guardando dritto negli occhi e gli parlava in modo serio.

“Ma si! Certo, te lo prometto..”

“Non ti credo.”

“Ma me lo hai chiesto tu!”

“Ho cambiato idea.”

“Oh per l’ amor di Dio! Cosa devo fare con te?!”

Eros era veramente sfinito. Non si sentiva così mentalmente frustrato dall’ ultima volta che aveva giocato a scacchi con Cain ( che tra l’ altro era stata la prima e l’ ultima. L’ unico che forse poteva tenere testa al Conte in fatto di giochi di strategia era l’ “Infermiere” = Lo so, mi odierete per questo, ma ancora non vi dico chi è questo “infermiere“ hi hi hi non è ancora il momento! ^_^)

Aveva l’ impressione che stesse litigando con una bambina piccina.

“Facciamo così! Io ti rendo il tuo arco e le tue frecce e ti dico cosa sono, e tu mi insegni a tirare con l’ arco.. Ok?”

Lì per lì, l’ angelo non aveva assolutamente idea di cosa fare.

-Non che abbia molta scelta, ho l’ impressione che se rifiuto me le farà mangiare le mie frecce…

Ma magari non sarà tanto male come credo, carina è carina… e poi sembra anche simpatica.

Se non fosse che ha un po’ di manie a pazza isterica, sarebbe proprio il mio tipo..

Vabbè, io mi butto-

E senza ripensarci un secondo le strinse la mano.

“Mi posso fidare di te? Non è che poi vai via e non ti rivedo più?”

Gli chiese Ana che adesso trovava Eros ancora più interessante di prima, non solo era bello, bello e ancora bello, ma aveva avuto una pazienza inaudita con lei. Non le era mai successo.

“Ma certo che ti puoi fidare di me!” le rispose il ragazzo sorridendo.

“Guarda, in segno della mia buona fede ti lascio la mia catenina. Se poi non ti dessi lezioni, puoi tenerla! Tra l’ altro, è di oro bianco, quindi ha anche un certo valore economico”

E senza aspettare , si sfilò una delle catenine dal collo, e la mise in mano ad Ana, che da brava Boozye che è, anche se solo in parte, nel sentir parlare di denaro, e nel vedere oggetti luccicanti, non fece domande e accettò felicissima la catenina che le aveva appena dato Eros.

“Adesso passami la mia roba che dopo la pausa pranzo devo andare a fare tiro con l’ arco”

“D’ accordo, tieni” e sempre sorridendo, Ana gli passò entrambe le sue borse, l’ arco e le frecce.

Dopo di che fece per uscire dalla porta.

“Ana!” all’ ultimo momento, Eros la fermò chiamandola per nome.

“Si?”

“Non mi hai ancora detto cosa sei? E come faccio a ritrovarti? Ci sei domani?”

Ana gli sorrise dalla porta.

“Credo proprio che ci rivedremo molto prima di domani, e a proposito di quello che sono… beh….io sono una Boozye-Guard”

E ridendo, scomparì in corridoio.

Eros rimase lì per almeno 10 minuti, tentando di capire cosa glia aveva detto.

Aveva già sentito quel nome da qualche parte, ma proprio non gli veniva in mente dove .

-Accidenti, eppure mi sembrava fosse una cosa importante, e poi cosa voleva dire con “credo proprio che ci rivedremo molto prima di domani?” non abbiamo altre classi insieme…

Meglio non pensarci và, ora, dopo la pausa pranzo vado al Club e poi cerco Cain e Michael-

Era a metà strada tra dove si trovava adesso e la porta quando la cosa lo fulminò.

-Michael, Boozye, Demoni, Kira-

-Oh No… Michael mi ammazza, sono mesi che tenta di capire cosa stà tramando suo fratello, e l’ unica cosa che siamo riusciti a capire è che ha creato una nuova specie di demoni, chiamati Boozye.

A quanto pare ci deve essere un’altra entità chiamata Boozye-Guard, e io l’ ho appena lasciata andare…..

Michael mi ammazza.

Povero Eros, non aveva idea di cosa lo aspettava… beh, nessuno aveva idea di cosa sarebbe successo… tranne Ana ovviamente.

Che gusto c’ è nell’ avere la capacità di vedere il futuro quando poi non la puoi usare?

Insomma, la nostra cara Boozye-Guard sapeva già che da questo giorno in poi, le cose non sarebbero più state le stesse… in senso buono…credo.

 

 

Ja Ne!

Z.Z.

 

A/N: Vi è piaciuto questo capitolo?

Credo sia uno molto divertente!

Non vi spaventate, ma Ana è veramente così…haha

Stò anche pensando ad un nuovo “CHIACCHERANDO”… a me piacciono molto..

Per favore, se leggete, lasciatemi un commento! È molto importante per me, e tutti i vostri consigli sono benaccetti!

Besitos

Z.Z.

 

 

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Capitolo 6
*** 6) PROGETTI A PRANZO ***


A/N:*striscia per terra* ragazzi, non avete idea di quanto mi dispiace! Sono pienamente consapevole del fatto che sono passati 1...2...3.….insomma TROPPI mesi, ma non potete capire quanto il tempo che ho a disposizione, alla fine, non sia MAI abbastanza per fare tutto. Ho riscritto (PER L’ ULTIMA VOLTA) la Fan Fiction perché mi sono resa conto che i primi capitoli erano veramente brutti, e anche di questo vi chiedo scusa. Seriamente, come avete fatto a leggerli? Nell’ arco dell’ estate sono riuscita a scrivere altri 5 capitoli, che però non aggiungerò subito…altrimenti le cose non sarebbero più divertenti. Credo di essere migliorata moltissimo, ma spero proprio che sarete voi a dirmelo attraverso le vostre recensioni… Per favore, se leggete, lasciatemi un commento. È MOLTO importante. Insomma, vi ringrazio ancora per la vostra pazienza e per non avermi infamata! Buona lettura. Besitos Z.Z.

PROGETTI A PRANZO

La pausa pranzo era uno dei momenti più attesi da tutti gli studenti.

Certo, la mattinata era di sole tre ore di lezione, ma molte erano lezioni molto pesanti e spesso, tra gli studenti, c’ era chi doveva tornare anche di pomeriggio, che fosse per i corsi di recupero, per attività extra scolastiche o per i corsi degli iscritti ai vari Club.

In questo momento, però, la pausa pranzo era appena iniziata e ogni studente si stava avviando a mangiare nella propria direzione, visto che tutto il perimetro della scuola era letteralmente circondato da ristoranti, bar e piccoli chiostri che venivano presi d’ assalto in quell’ ora.

Loyola, Paolina, Ana ed Elisa, dopo essersi incontrate all’ uscita dell’ aula di Francese ( nessuna di loro aveva preso quella materia, ma era l’ aula più vicina a tutte e quattro) si erano messe a sedere sul loro solito tavolino ad aspettare il ritorno delle Boozye, che erano state mandate a prendere da mangiare per tutte.

Ovviamente,a loro volta, le tre ragazzine avevano corrotto dei ragazzi che, troppo occupati a sbavare dietro ai falsi angioletti, ormai erano diventati dei veri e propri schiavi e che venivano mandati al posto loro a fare la coda per prendere del cibo.

Comunque, le nostre Guard ed Ana, le stavano aspettando sedute sul solito tavolino da Pik-Nik, che si trovava in un bellissimo giardino, non molto lontano dalla scuola.

Capirete che era molto difficile trovare, tra tutta quella gente, un tavolo libero. Per non dire sempre il solito, ma il fatto è che Elisa, ci aveva attaccato sopra una specie di Fuda, che piuttosto che purificare il tavolo (Dando per scontato il fatto che il tavolo non è un essere vivente, tanto meno un entità demoniaca, e tentare di purificarlo sarebbe stupido anche per una Boozye) , serviva a creargli intorno una barriera che avrebbe reso invisibile all’ occhio umano, chiunque vi si sarebbe seduto sopra.

Ora, non sto parlando di un invisibilità intangibile, nel senso che le persone potevano passare loro attraverso, ma sto parlando di un invisibilità illusoria.

Il trucco stava nel fatto che il Fuda, creava una barriera che inglobava sia il tavolo che le persone che ci stavano sopra, e proiettava sulla superficie del campo di energia, l’ immagine della siepe al di là del tavolino.

Ovviamente, le uniche persone che potevano vedere la barriera, e tanto meno attraversarla, erano loro. E non perché la barriera le riconosceva o cose simili, ma perché solo le entità magiche la potevano vedere, e almeno per quanto ne sapevano, loro erano le uniche nei paraggi.

In poche parole, potevano fare quello che volevano, e nessuno le avrebbe viste o sentite, anche perché era come una cupola insonorizzata.

Insomma, le ragazze, adesso, si stavano raccontando le propria mattinata, e finora, la storia più interessante, era stata quella di Ana.

La Boozye-Guard era seduta sul lato destro del tavolo con accanto Loyola e poi il posto riservato ad Alejandra, davanti a lei sedeva Elisa con accanto Paolina, e come capo tavola avevano tenuto il posto da un lato a Gianna e dall’ altro a Giulia.

“Insomma, questo ragazzo era veramente stupendo, mamma mia, avreste dovuto vederlo:

Biondo, alto, muscoloso, occhi azzurri. Un angelo! E poi è stato gentilissimo! Mi ha sopportata durante tutta la mia bizza, e ha tentato di afferrarmi una volta sola” continuò a parlare Ana, sfoggiando un sorriso a 32 denti.

“Mioddio, è davvero un santo..” considerò Paolina, che guarda caso, aveva in mano un bicchierino di caffè.

“Deve piacerti veramente tanto, è passata mezz’ ora e ancora non hai visto nessun altro ragazzo che lo batte in fatto di bellezza….. È un record”

“Si, lo so!” le rispose la ragazza che non aveva individuato la vena di sarcasmo nella voce dell’ amica. Del resto, non è che Paolina si potesse biasimare, Ana aveva uno strano modo di vedere i ragazzi, questo è un altro degli aspetti ereditati dai geni Boozye.

Diciamo che mentre le Guard sono le classiche ragazze romantiche, che sognano il ragazzo ideale, da amare per tutta la vita, la nostra cara Boozye-guard, così come le tre giovani Boozye, è più il tipo da impostare una relazione piuttosto che sulle linee di “Ti amo come la mia stessa vita”, più sull’ onda “Hai un bel culo…ma avanti il prossimo”

Insomma, era una faccenda delicata.

Comunque, Ana continuava a raccontare alle ragazze la piccola avventura che aveva avuto durante la lezione di disegno.

“Cavolo ragazze, ma come avete fatto a non notarlo? Uno come lui non passa certo inosservato…”

E adesso Ana aveva uno sguardo perso negli occhi.

“Si potrebbe dire lo stesso di te” disse Elisa, più a se stessa che all’ amica, che però la sentì comunque.

“Come prego?”

“Nulla tesoro, nulla!” si difese la ragazza che non voleva litigare.

“Comunque, hai detto che frequenta il Club no? Strano, io non l’ ho mai visto….”

“Non saprei, magari è lì in orari differenti. Comunque ha detto che doveva tornarci oggi pomeriggio dopo la pausa pranzo, magari lo vedi visto che devi andare lì come sostituta istruttrice ai nuovi iscritti. Prova dare un occhiata in giro.

Aspetta, per sicurezza lo descrivo di nuovo, è alto, bion-”

“Lo sappiamo!!”

La interruppero Paolina ed Elisa insieme, che non ne potevano più di sentire quanto questo ragazzo fosse alto, bello, muscoloso ecc…..

“Uffa” Ana mise il broncio e guardò le sue amiche con gli occhi di un cucciolo abbandonato.

“Ana, ci hai descritto questo ragazzo 10.000 volte! Potrei disegnarne un ritratto!”

-He he… il ritratto…è quasi perfetto……se non fosse per quel maledetto asciugamano.

Pazienza…. Posso anche rimediare-

La nostra cara Boozye-Guard era entrata in =modalità pervertita= come la chiamava Elisa, ma si sbloccò subito, una volta vista l’ espressione di Loyola.

“Voi forse mi avrete ascoltato, ma Loyola qui, ha l’ aria di una che ha dell’ ovatta al posto del cervello…”

In effetti, Loyola sembrava persa nel suo mondo, era fissa a guardare in cielo, e ogni tanto sospirava.

Sembrava quasi l’ atteggiamento di una ragazza che aveva appena preso una cotta per un ragazzo, ma non poteva essere! …. Giusto?

“Loy?” Elisa la chiamò, ed effettivamente, Loyola neanche la degnò di uno sguardo.

“Loyola!” la chiamò con più forza Ana, che le urlò direttamente nell’ orecchio.

“Aaaah!”

Questa volta l’ aveva sentita forte e chiara… tanto che era caduta all’ indietro dalla panchina.

“Loy? Stai bene? Ti sei fatta male?”

“Male? Chi sta male? Cain! Giusto! Ci vuole un termometro..” blaterò Loyola sotto voce mentre si massaggiava l’ orecchio che la sua amica aveva appena molestato.

Peccato che, nonostante avesse blaterato sotto voce, le altre la sentirono.

“Ok… è peggio di quanto pensassi..” disse Paolina che aveva fatto il giro del tavolo e la stava aiutando a rimettersi in piedi mentre, Ana, era troppo occupata a ridere ed era quasi viola per via della mancanza di ossigeno per aiutarla lei, che tra l’ altro si trovava anche più vicina.

“Loy? Ma a cosa stai pensano?” le chiese Elisa che non sapeva se ridere anche lei o preoccuparsi per il fatto che la ragazza stava parlando ad alta voce, a se stessa.

“Ma nulla… nulla… hehe, tutto a posto!” le rispose l’ amica che però stava ridendo nervosamente.

Adesso che si era rimessa a sedere, anche Paolina era tornata al suo posto davanti a lei.

“Ah si? ,Allora chi è questo Cain?! E di che termometro stai parlando?”

Le chiese Elisa sorridendo in modo maligno e non perdendo l’ occasione di infilare un doppio senso nella sua domanda.

Alle sue parole Loyola per poco non cadde di nuovo dalla panchina.

“Ok!” Le urlò Elisa alzandosi in piedi e puntandole un dito contro “Adesso me lo dici!, hai tre secondi!”. era ovvio che stesse nascondendo qualcosa! E voleva sapere SUBITO di cosa si trattasse.

Loyola, consapevole del fatto che ormai non aveva altra scelta, se non quella di raccontare tutto alle sue amiche, sospirò, e iniziò a parlare, spiegando loro tutto quello che era successo dal momento in cui le aveva salutate davanti a scuola subito dopo la colazione, a quando si erano riviste per la pausa pranzo.

Quando ebbe finito, Ana era a bocca aperta e la stava fissando come se non l’ avesse mai vista prima.

Elisa e Paolina, invece, le stavano sorridendo.

“Loyola! Sono contentissima per te! Era molto che non trovavi un ragazzo che ti piacesse così tanto! E poi, vogliamo paragonarlo a quella specie di mollusco che ti faceva da compagno di laboratorio l’ anno scorso? Davvero fantastico!” le disse Paolina che continuava a sorriderle.

“Brava Loy! Prima di me eh? Ora dovrò trovarmi il ragazzo anche io…”e detto questo Elisa si piegò in avanti sul tavolo e le strinse la mano aggiungendo: “Ancora complimenti!”

Come previsto, Loyola arrossì.

“Ma smettila! Non è il mio ragazzo! L’ ho appena conosciuto! E poi, io non gli piaccio..”

Disse loro la ragazza, guardandosi i piedi sotto il tavolo perché non aveva il coraggio di guardare in viso le sue amiche, che tra l’ altro, le stavano ancora sorridendo.

Bè, tutte tranne Ana, che aveva altri pensieri per la testa.

Io non gli piaccio” le fece il verso con una vocina in falsetto la ragazza che, a quanto pare, aveva ritrovato il dono della parola.

“Ora ascoltami bene” la Boozye.Guard l’ aveva afferrata per la parte frontale della maglietta e la stava scuotendo.

“Tu. La. Devi. Piantare!” adesso non la stava scuotendo più ma non l’ aveva ancora lasciata andare, in più la stava guardando come se le volesse dare fuoco con gli occhi.

“Tornerai lì, e ti prenderai quel ragazzo” continuò a parlarle Ana con voce gelida, quasi meccanica.

“Ma io non-” Ana la zittì con un altro strattone alla maglietta.

“Tornerai lì, e ti prenderai quel ragazzo” le disse ancora Ana che sembrava quasi che stesse parlando con una bambina di tre anni.

“Ana, ma nemmeno lo conosco!” si difese Loyola che però in questo momento aveva un po’ paura della sua amica.

“E poi te l’ ho già detto…” continuò a difendersi la ragazza “Io non gli piaccio! Come potrei?!”

Ecco, le parole sbagliate al momento sbagliato.

Se siete minacciati da una Boozye-Guard per via del fatto che siete troppo insicure di voi, queste sono delle parole che non dovete mai…e ripeto MAI …dire.

Infatti, Loyola si ritrovò per terra prima che avesse il tempo di capire cosa era successo.

“Maledizione Loyola! La devi finire!”

Le urlò dietro Ana che la teneva a terra e le stava facendo battere, ripetutamente, la testa sull’ erba.

“Devi essere più sicura di te stessa! non è possibile!!"

“Aiuto!”

Loyola non riusciva a spostarsela di dosso, e le stava venendo un emicrania.

Per fortuna che sia Elisa che Paolina si erano alzate per aiutarla.

Adesso, una aveva afferrato Ana per le spalle e l' aveva tirata indietro, e l' altra, quando meno se lo aspettava, le aveva infilato in bocca un lecca lecca alla ciliegia.

Ecco, un altro grosso punto debole delle Boozye e delle Boozye- Guard è lo zucchero.

Quindi, nel momento in cui avete a che fare con questi demonietti, fate in modo di avere sempre con voi dei lecca lecca alla fragola o alla ciliegia.

“Ana…calma” le disse Elisa che l’ aveva praticamente trascinata di peso al tavolo e costretta a rimettersi a sedere.

“Ma che ti è saltato in mente?”

“Hmph muoffo pefoh df eppefhe pe steppha”

“Eh!?!?”

Ana si tolse il lecca lecca di bocca.

“Lei deve essere più sicura di se stessa!”

“Si, ma diglielo con calma..” la rimproverò. Poi si girò verso l’ amica che per la seconda volta veniva rimessa in piedi da Paolina.

“Loy è tutto a posto?”

“Si….tutto ok….wow, è forte” le disse Loyola, riprendendo fiato.

“Bè. Si….comunque torniamo al discorso di prima, dopo la pausa pranzo torni da lui no?"

Le chiese Elisa, volendo finire il discorso riguardo a questo nuovo ragazzo, e mettere ancora in difficoltà la sua amica.

Non che fosse cattiva, figuriamoci, ma Loyola era una persona molto tranquilla, forse anche troppo, e l’ amica non perdeva certo occasioni per scuoterla.

"Bè...si....poverino, stà male...io...non...."

"Stai balbettando lo sai vero?!"

"Zitta!!!chiudi il becco!!!"

“Ok, ok…tranquilla. Ah, vedo le Boozye!”

Elisa interruppe il loro discorso,alzandosi in piedi e iniziando a camminare verso Gianna, Giulia e Alejandra che finalmente erano tornate con il pranzo.

Ovviamente, nessuno fece troppe storie a proposito di questa nuova , improvvisa, interruzione del discorso perché Elisa aveva troppa fame per continuare a ridere del panico della sua amica, Loyola non vedeva l’ ora di cambiare argomento, Paolina stava iniziando a perdere il proprio controllo senza la sua ennesima tazza di caffè e Ana era troppo occupata con il suo nuovo lecca lecca.

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“Smettila di ridere……”

“Non ci riesco”

“Ti ho detto smettila di ridere….”

“è più forte di me…..non posso…..”

“Ora mi arrabbio! Piantala subito..”

“Guarda…mi scendono le lacrime dagli occhi, oddio, è troppo buffo”

A questo punto, visto che Frey non riusciva proprio a smetterla di ridere, Gojio gli pestò un piede…con i tacchi….forte……avete idea di quanto faccia male? Ecco, il biondo lo ha appena scoperto, e adesso aveva le lacrime agli occhi per un altro motivo.

“Dai Gojio…..devi ammettere che se ci fosse lui al posto tuo, a quest’ ora non riusciresti nemmeno a respirare dalle risate!”

Kogaiji aveva interrotto la loro piccola scenetta, della quale, però, erano a conoscenza solo loro tre, beatamente seduti sull’ erba di un prato vicino alla facoltà.

Dopo la fine delle ore del corso di cucina, Frey e Gojio avevano incontrato Kogaiji al solito chiostro dove prendevano da mangiare ad ogni pausa pranzo, ed erano andati a sedersi insieme in un posto tranquillo dove avrebbero potuto parlare con calma….o almeno in teoria.

Diciamo che il povero Gojio in tacchi non era proprio lo spettacolo ideale per mantenere un clima di serietà tra i tre amici.

Per questo Frey, una volta che si erano messi a sedere, non riusciva più a smettere di ridere.

In più, adesso Kogaiji voleva sapere esattamente cosa era successo durante il corso che i due ragazzi, avevano seguito insieme.

“Insomma ragazzi, adesso mi volete dire cosa avete combinato durante queste tre ore?”

“Vedi..” iniziò a spiegare Frey “Il nostro Gojio qui, si stava godendo la compagnia di tre bellissime ragazze, e io, da bravo amico che sono, gli ho sollevato dalle spalle, il Pesante compito di intrattenere da solo tutte quante le incantevoli fanciulle. Altrimenti, che amico sarei?”

“Ma guarda come sei altruista!” gli rispose sarcastico Gojio che , tra l’ altro, era ancora vestito da ragazza perché questa “punizione” inflittagli da Kira doveva durare fino alla fine della giornata.

“E io che credevo che ti eri veramente preso una cotta per una di quelle tre ragazze…”

Frey si irrigidì visibilmente.

“Io, che sono il Casanova più bello, più ricercato, più bravo in circolazione?

Siiiiii….. Piuttosto mi rendo assolutamente ridicolo travestendomi da donna” gli rispose il giovane facendogli l’ occhiolino.

“Ma brutto-”Gojio non prese bene la battuta, e fece per tirargli dietro una scarpata, quando venne interrotto dal frontino di Kogaiji..

“Smettetela di fare gli immaturi e parliamo di cose veramente importanti”

Disse loro l’ amico con tono serio, e a questo punto, gli altri due focalizzarono tutta la loro attenzione su di lui.

“Io voglio Giulia”.

A questo, i due ragazzi, per poco non si strozzarono con il panino che stavano mangiando.

“Come prego?” gli chiese Frey che si era ripreso per primo.

“L’ho prenotata” rispose l’ amico con tono ovvio. “voglio Giulia”.

Gli altri due ragazzi erano scioccati.

“Scusami Ko, ma quando si sono presentate, tu eri occupato ad abbracciare la polvere di uno scaffale, come fai a ricordare i loro nomi?”

“Frey” iniziò a rispondergli Kogaiji, con il tono di uno che sta tentando di insegnare ad un bambino di tre anni a non mangiare la terra, “Io ho un udito superiore, lo sai, sono un demone.

Non un….cosa sei? Ah si… non un fiore-master.”

“Lotis-master! Lotis-master!! Accidenti a te!!”

“Ma non ti sembra un nome più da ragazza? Senti: “Siamo le Mew-Mew” … “Siamo i

Lotis-master” gli disse il ragazzo con la vocina acuta, in falsetto.

Il povero Frey lo guardò sdegnato.

“Ti ignoro, non meriti nemmeno una risposta. E ti dirò di più! Da ora in poi i miei migliori amici non sarete più voi, ma le mie nuove scarpe..sono favolose…”

“Ok, adesso sembri Gay…”

“Che cosa?!”

Questa volta Gojio tentò di fermarli prima che potessero ricominciare a litigare.

“Ragazzi..ragazzi! Calmi! Non siate immaturi!”

“Disse il travestito….”

“Ok, va bene….basta. Stavo dicendo, che a me è piaciuta molto Giulia, quindi, è mia.”

“Bene” gli disse Gojio “Perché a me è piaciuta Gianna. Mi sembra proprio il mio tipo, e poi è molto carina.”

“Ma davvero?” lo prese in giro Frey.

Sapeva che l’ amico era un donnaiolo, era raro che trovasse solo una ragazza che gli piacesse parecchio.

“Bè, tu non l’ avrai notato perché forse eri troppo occupato a sbavare - e visibilmente se posso aggiungerlo- dietro alla spagnola… Alejandra, mio caro Girasole-master”

“Lotis-master!!!! Maledizione!!!”

“Ma come facciamo a rivederle?” chiese loro casualmente Kogaiji.

“Ecco, io ho preso i loro numeri di cellulare perché mi hanno invitato ad uscire, bè hanno invitato Chimica ad uscire, ma ho pur sempre i loro numeri…”

“E noi come facciamo?”

“Dunque..” tutti e tre i ragazzi si misero a pensare.

“Potrei presentarvi come miei amici!” suggerì per primo Gojio, ma Kogaiji lo smentì subito.

“No, non siamo i tipi che si auto-invitano ad uscire con delle ragazze, ci vuole qualcosa che ci permetta di conoscerle meglio facendole restare a loro agio….dunque… HA ! HO TROVATO!!”

“Cosa?!”

“Ci puoi sì presentare tu, ma come tue amiche e non amici

“Scusa Ko, ma io non capisco…”

“Ci travestiamo anche noi da ragazze!! Dai! È un idea brillante! Anche perché così potremo conoscerle meglio e loro si confideranno più facilmente con noi!… sono un genio vero?

Ok, adesso potete complimentarvi con me per la mia fantastica idea”

Disse loro Kogaiji sorridendo brillantemente ai suoi due amici, che però adesso lo stavano guardando come se gli fosse appena cresciuta una seconda testa.

Poi, Frey lo guardò male….Molto male….

“Oh ,ma certo…..davvero una buona idea!” gli disse sarcastico.

“andrà veramente lontana…si, fuori dalla finestra!, e tu sarai il prossimo se non la finisci di ridere!” aggiunse , vedendo che Gojio trovava molto divertente il fatto che fosse nel panico.

“Vedi, il mio Ego maschile non mi permette di degradarmi a tal punto…..”

“Perché Frey, tu hai un ego maschile?”

“E dai Frey!! Pensaci bene! Non è una cattiva idea! Facciamo così, se riesci a pensare ad un idea migliore per uscire con le ragazze, non dovremo più travestirci”

Ovviamente, al povero ragazzo non venne niente in mente e dovette accettare l’ orribile destino che, di lì ma poco, gli sarebbe toccato.

“E va bene! Va bene….. Ma me la pagherete! Ribadisco che è un idea assurda, ma non me ne vengono di migliori in mente, quindi non ho altra scelta…”

Kogaiji sorrise compiaciuto, e gli dette una pacca amichevole sulla spalla.

“E bravo il mio Orchidea-master!!”

“ORA BASTA TI PURIFICO!!”

-------------------------------------Da una altra parte del Campus--------------------------------------------

Eros era visibilmente nel panico.

Aveva l’ aria di uno che aveva appena perso un sacco di soldi in una scommessa, e probabilmente avrebbe dato via l’ anima perché le cose fossero andate veramente così.

Almeno i soldi si potevano riguadagnare, la vita era tutto una altro discorso.

Solo pochi minuti prima era uscito dall’ aula di disegno dopo il suo incontro con Ana che lo aveva lasciato sia sconvolto dalla forza e il carisma della ragazza, sia divertito dall’ allegria e la determinazione di quest’ ultima, che, a quanto pare, non voleva accettare “No” come una risposta.

In più, era molto intrigato dal fatto che aveva detto di essere una Boozye-Guard, un entità magica della quale lui non aveva mai sentito parlare.

L’ unica cosa che si avvicinava al nome e che gli stava familiare era la parola Boozye.

Le Boozye, avevano scoperto lui e Michael, erano una nuova specie sperimentale di demoni, l’ orgoglio di Lucifero, che però esistevano solo nelle leggende.

Dei demoni simili non potevano esistere, ne sarebbero sicuramente venuti a conoscenza…come avrebbe fatto Kira a nascondere una cosa simile?

-Ma se fosse vero?- si chiese l’ angelo mentre camminava per il corridoio dell’ università che portava ad una porta secondaria dove lui e Michael si incontravano ogni giorno prima di andare a pranzo insieme. Di solito c’ era anche Cain, ma quella stessa mattina gli aveva detto che si sarebbero rivisti più tardi al club di tiro con l’ arco.

Assorto dai suoi pensieri riguardanti sia la ragazza che aveva incontrato prima che l’ ipotetica esistenza delle Boozye, Eros iniziò a giocherellare con il ciondolo che portava al collo.

Era una semplice croce argentata, molto platonica, attraversata al centro da una freccia dorata.

Adorava quella catenina, ma non era minimamente importante quanto quella di Michael, visto che Eros poteva usare i suoi poteri anche senza portarla al collo, mentre il suo amico, ne aveva necessariamente bisogno visto che la piccola sfera al centro della chiave dorata era la sorgente dalla quale attingeva tutto il suo potere.

Senza di quella non avrebbe potuto dare fuoco ad un fiammifero.

Potete quindi immaginare l’ orrore di Eros quando si accorse che portava al collo una sola catenina.

Si fermò di colpo in corridoio, e con le mani che quasi gli tremavano, la staccò dal collo per osservarla meglio.

Era la sua.

-Oddio-

Era l’ unica cosa a cui riusciva a pensare.

Poi si ricordò quello che aveva dovuto fare per Ana, e per poco non svenne.

A causa della sfida che aveva lanciato quella stessa mattina ai suoi amici, secondo la quale Michael doveva rinunciare al suo potere per un giorno, aveva appena dato ad una sconosciuta, che per quanto la conoscesse sembrava non avere neanche tutte le rotelle al loro posto, il potere del quarto Arcangelo, nonché suo migliore amico.

-non ci posso credere-

Le cose non migliorarono di certo quando Michael, che apparentemente lo aveva visto in corridoio, gli apparve davanti sorridendo.

“Ciao! Come è andata la tua mattinata?” gli chiese allegramente l’ amico, ignaro della situazione critica all’ interno della quale, a sua insaputa, adesso si trovava anche lui.

Ad Eros si ghiacciò il sangue nelle vene.

Cosa poteva dire?

Notando che il suo amico aveva abbassato la testa e non lo stava guardando negli occhi, Michael gli poggiò una mano sulla spalla e gli chiese cosa c’ era che non andava, visto che era visibilmente a disagio.

Quando, ancora una volta, Eros non rispose, Michael iniziò seriamente a preoccuparsi.

“Eros? Che c’è che non va? È successo qualcosa? Hai l’ aria di uno che ha appena scoperto che è morto qualcuno?”

-Non ancora- pensò l’ angelo cinicamente. -non ancora-

-Che faccio?- si chiese quasi nel panico -Cosa gli dico?-

Adesso Michael iniziava ad arrabbiarsi, se il suo amico aveva un problema era fondamentale che gliene parlasse. Se non diceva nulla come poteva aiutarlo?

Immaginando che magari non avrebbe voluto parlarne in mezzo ad un corridoio affollato, Michael afferrò Eros per un braccio e lo trascinò in un aula vuota, chiudendo la porta alle loro spalle.

“Ok… guardami negli occhi e dimmi cosa è successo!”

Il tono di voce di Michael non lasciava spazio a nessun tipo di discussione ed Eros dovette arrendersi all’ amico e tentò di raccontargli tutto nel modo più indolore possibile, pregando che poi facesse lo stesso con lui.

“Ecco…vedi… durante la lezione di disegno, ho incontrato una ragazza..”

Il ragazzo iniziò a raccontare, ma non aveva ancora il coraggio di guardarlo negli occhi, e continuava a guardarsi i piedi.

“Si…e lei, quando non era rimasto più nessuno nell’ aula, ha frugato nelle mie borse e ha preso le mie frecce, ovviamente ho tentato di fermarla, ma è venuto fuori che anche lei è un qualche ente magico, così, per convincerla a rendermele, le ho dovuto promettere che le avrei insegnato a tirare, e per dimostrarle la mia buona fede, ho dovuto darle un pegno”.

A questo punto Michael intervenne.

“Che tipo di pegno?”

“Em…il mio ciondolo, le ho detto che se non mi sarei fatto vivo avrebbe potuto tenerselo..”

Istintivamente Michael guardò il collo dell’ amico, e notò che la catenina che effettivamente aveva con se, era la sua.

-Com è possibile- pensò -questa ragazza avrà cambiato idea e gliela avrà resa, perché cel’ ha al collo-

“Scusami Eros, ma io non vedo quale sia il problema visto che hai la tua catenina con te”

A questo punto l’ angelo guardò il suo amico negli occhi.

“Dai fuoco a quel cestino laggiù” gli disse indicando un cesto della spazzatura poco lontano da loro.

Michael l’ avrebbe definita una richiesta ridicola, ma avendoglielo chiesto con un tono più che serio, quasi rammaricato, obbedì senza fare storie, puntò il dito verso il cestino e con un cenno del polso fece per circondare di fiamme l’ oggetto.

Dopo qualche attimo, però, notò che non era successo nulla.

-Com è possibile?-

Questa volta aumentò la concentrazione e riprovò con più forza.

Niente.

“Cosa significa Eros? Perché non-”

Michael non riuscì nemmeno a finire la frase che la realtà dei fatti gli crollò addosso.

Ma come diavolo era potuta succedere una cosa simile.

Involontariamente Eros rispose alla sua domanda.

“Mi dispiace Mik, ma non mi ricordavo di avere con me anche la tua catenina, io l’ ho semplicemente sfilata e data ad Ana, non mi sono preoccupato di controllare che fosse la mia”

Lo sguardo che Michael aveva negli occhi avrebbe fatto rabbrividire chiunque, persino suo fratello…forse.

Ed era una fortuna che in questo momento non aveva nemmeno una piccola parte del suo potere, se avesse potuto mandare in fiamme qualsiasi cosa, avrebbe fatto impallidire i fuochi d’ artificio a capodanno.

In quel momento Eros si rese conto che aveva tre scelte:

1) Soccombere ad una morte lenta e dolorosa.

2) Uscire dalla stanza alla velocità della luce, recuperare la catenina,prostrarsi ai piedi dell’ arcangelo piangendo ed implorando perdono per poi soccombere ad una morte lenta e dolorosa.

3) Suicidarsi.

“Mik, ascoltami, vedrai che entro oggi, te lo giuro, ritroverò quella ragazza e il tuo ciondolo.

Te lo prometto. Guarda, quando gliel’ ho dato se l’ è messo subito al collo.

Tu sai bene che tutti gli oggetti mistici come quello hanno un aura spirituale molto particolare, proprio perché quel potere risponde solo a te dovresti essere in grado di percepire il tuo ciondolo.

So bene che tu dopo la pausa pranzo non hai nulla da fare, e devi aspettare sia me che Cain, quindi, mentre io sono al poligono di tiro, tu puoi iniziare a cercare la ragazza con il ciondolo. Stai tranquillo, capirai subito che è quella giusta, è molto carina….”

Una volta che Eros ebbe finito di parlare, Michael non disse nulla.

“Senti” sospirò Eros, “So bene che sei molto arrabbiato con me, ma io ti giuro su tutto quello che sono che piuttosto che fare del male a te preferirei di gran lunga farlo a me stesso…. Mi dispiace, davvero..”

Ancora una volta Michael non disse nulla, ma iniziò a camminare verso di lui, accorciando la distanza tra di loro.

Eros non sapeva se indietreggiare o restare dov’ era, ma preferì non peggiorare ulteriormente le cose e non si mosse.

“Ho capito” disse semplicemente Michael una volta che lo ebbe raggiunto.

Il tono era calmo, ma la rabbia che provava nei confronti dell’ amico era ancora percepibile.

“Non è colpa tua, possiamo rimediare. Del resto, nessuno può usare quel potere tranne me………….ma….”

“Ma…?” lo incitò Eros.

“Appena sono in grado di mandare in fiamme qualcosa, il mio primo atto da piromane sarà incenerire il tuo arco” Concluse con tono gelido il ragazzo, quasi sussurrando.

Eros sospirò di nuovo.

“D’ accordo, mi sembra giusto…. Infondo, avrei potuto evitare tutto questo se fossi stato più attento…”

-E poi non sai dove si trova il mio arco preferito…hehe… quello scuola lo puoi anche bruciare- Pensò il ragazzo sforzandosi di non sorridere malgrado la situazione.

E poi, inaspettatamente, fu proprio Michael a sorridere, e gli disse solo un ultima cosa prima di uscire ridendo dalla porta.

“Quello Nero Eros… brucio quello Nero”.

Cosi, il povero angelo dovette rassegnarsi a subire la vendetta dell’ amico, che adesso era a caccia di chiavi mentre Eros andava ad esercitarsi al poligono di tiro, rimpiangendo la futura morte del suo arco preferito.

 

 

 

Ja Ne!

Z.Z.

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