Gates of Eden di Mirwen (/viewuser.php?uid=2444)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** I - Belial ***
Capitolo 3: *** II - Kate ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
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«È
difficile spiegare chi sono se non conosci il resto…
Dovete
capire che esiste un altro piano, un altro luogo, ai piedi
dell’Eterno, del
Creatore. Un luogo immobile, lo Yeztara, la Città
d’Argento. Vi chiedere la
Città di chi? Ma di tutte le creature angeliche. Ognuno di
noi, ognuno di
quelli che voi chiamate “Angeli” è stato
creato per servire l’Eterno. Vi sono
le schiere minori, guerrieri
e maghi,
artigiani e filosofi. Vi sono gli Aasimar e i Kami, i più
vicini agli uomini,
più simili nell’aspetto, nei modi, intermediari
fra cielo e terra. Vi erano i
Dijin, i geni degli elementi, un tutt’uno con il creato, un
tutt’uno con fuoco,
terra, acqua e aria. Poi le Valkirye, protettrici delle giuste cause e
delle
batteglie, dalle ali dure come l’acciaio, guerriere con
lancia e scudo. E
ancora i Totemn, animali ed angeli, corpo umano e testa
d’animale, saggi e
potenti. E infine i Deva, i più vicini alla luce, signori
dello spazio e del
tempo.
Al di
sopra di questi vi sono i Cherubini, i generali dell’esercito
celeste, ed è ciò
che io sono, un guerriero, un soldato, sono fatto per eseguire gli
ordini dell’Eterno.
Questi ordini mi sono trasmessi dai Serafini, essi non abbandonano mai
il trono
dell’Eterno, eseguono il Suo volere trasmesso loro dal
Metatron, dalla Bocca di
Dio. E infine al di sopra di tutti, forse perfino ignorati dai
più vi erano i
Troni, gli angeli che sorreggevano il trono di Dio.
Migliaia
di anni fa ci fu una guerra. Un Serafino, una delle creature
più alte nella
sfera celeste, Samael, il Lucifer, il portatore di luce
sfidò l’Eterno. Samael
aspirava a ciò che gli era precluso, aspirava al libero
arbitrio, quel dono che
l’Eterno riservò ai suoi figli minori.
Poiché le creature angeliche per contro
avevano un ruolo predefinito nella sua opera. Samael lottò
per il suo libero
arbitrio irretendo non solo angeli minori ma anche altri. Helial, capo
dell’Ordine
dei Cherubini si votò alla sua causa, lo stesso fecero
Borganel e Belial e
perfino Lamastuael, un Serafino. Al loro seguito migliaia di Caduti.
Guidati
da Samael i Caduti dettero la scalata al Primun Mobile, il trono
dell’Eterno
fino ad arrivare dinanzi al Metatron. Davanti a loro si schieravano gli
ultimi
Serafini rimasti in vita, solo sette su settantasette, Haziel, la nuova
guida
dei Cherubini e Abbadon, l’Angelo della Morte. Eppure
lì l’equilibrio si ruppe,
i Troni abbandonarono l’Eterno tentando di schiacciare
Samael. Così il Creatore
fu perso, sempre più distante, in altri piani dimensionali,
così lontani che la
Sua volontà ci è preclusa ormai.
Samael e
i suoi fuggirono dalla Città d’Argento, seguiti da
chi vi si opponeva. I Troni
allora diedero il potere a quattro semplici angeli. Donarono loro un
altro paio
d’ali e la forza necessaria per sconfiggere Samael. Questi
erano Michael, il
guerriero; Rafael, il guaritore; Gabriel, il plasmatore e Uriel,
l’occhio di
Dio. Gli Arcangeli. Essi riuscirono a cacciare Samael e i Caduti su un
altro
piano e lì i Troni li rinchiusero, una prigione da cui
Samael non poteva
uscire, la Gehenna…
La
battaglia però fu tremenda e a milioni furono le vittime di
quel massacro,
eppure sembra che le anime di quei miei fratelli non siano scomparse.
Al di
fuori dei piani dei Troni, forse unico segno oramai tangibile della
volontà
dell’Eterno, le loro anime trovarono posto in cuori umani,
nei vostri cuori. Così
nacquero i reincarnati.
All’inizio
vennero da noi guardati con sospetto, ma quando la fine
dell’umanità sembrava
essere vicina, quando i Troni lanciarono il loro attacco sperando di
compiacere
l’Eterno, anticipando il Giudizio. Quel giorno, non molti
anni fa, se non fosse
stato per alcuni di loro, il vostro mondo e il nostro non esisterebbero
più.
Con la
morte dei Troni però la prigione di Samael si dissolse, di
nuovo libero non aspettò
molto. Ha il suo libero arbitrio e ciò lo spinge a volere.
Desidera sempre più,
desidera governare il mondo, governare gli uomini, perciò
è arrivato qui, su
questo piano dimensionale. Il suo arrivo fu un disastro, tentammo di
combatterlo, molti morirono. La furia di Michael inseguì
ogni caduto. I Principati,
i centri di potere della Città d’Argento sulla
Terra, vennero attaccati, alcuni
distrutti. I Serafini allora, per evitare la catastrofe nascosero il
genere
umano a Samael. Lontano dai suoi scopi, al sicuro in una Terra
illusoria. Qui rimasero
solo i reincarnati a conoscenza di ciò che accadeva, e i
caduti, nonché alcuni
uomini. Uomini particolari che conoscono la nostra esistenza e la
temono. Né cattivi
né buoni, umani… umani che hanno tentato di
bloccare l’avanzata delle creature
angeliche cancellando i collegamenti fra le dimensioni….
Loro e il loro HAARP…
mi hanno fatto restare qui a forza… mi hanno bloccato
qui…
Ma non
lascerò che sia tutto inutile…
combatterò e proteggerò voi
e questo luogo…»
Emdael
Salve a
tutti, questa storia è nata da una ambientazione creata da
un gruppo di amici, se vi interessano altre dettagli su ciò
che vi ho narrato in questa introduzione potete trovarli su questo sito.
La storia
è composta da 20 brevi capitoli, ognuno narrato dal punto di
vista di uno dei protagonisti di questa vicenda. Non mi resta che
augurarvi buona lettura e sperare in qualche recensione.
Elisa
|
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Capitolo 2 *** I - Belial ***
GoE
«Vi
hanno
ingannato, vi hanno rubato la libertà… ma io, io
posso concedervela…»
Grattacieli di
vetro ed acciaio, cemento ed insegne al neon, autostrade e giardini,
stadi e scuole, tutto era vuoto. Desolazione, solo la desolazione si
presentava
ai suoi piedi. Una città spettrale, vuota e silenziosa, ecco
come si presentava
Tokyo un centinaio di metri sotto di lui.
Quella metropoli
caotica appariva una città fantasma in quel patetico
tentativo di sottrarre il genere umano a quella guerra che si stava
già
svolgendo, e un tentativo ancora più patetico di tenere i
reincarnati lontani
dai campi di battaglia, al sicuro nascosti nell’ignoranza di
quel mondo
fittizio che i Serafini avevano dato loro. Ma lui sapeva…
era riuscito ad
individuare quel piano dimensionale, riusciva perfino a percepire i
pensieri di
quei ragazzini inconsapevoli.
Era arrivato nel
luogo che stava cercando, là dove lui avrebbe addestrato
le sue pedine, una volta sbarazzatosi di quegli insetti fastidiosi,
naturalmente.
Sorrise malevolo
fissando le figure che gli stavano volando incontro… erano
solamente in tre: tutto ciò che restava del principato di
Tokyo, non ci sarebbe
voluto molto a spazzarli via, a cancellarli dalla sua strada.
Il loro arrivo
mosse l’aria immobile che aleggiava sopra la
città. Facendo
ondeggiare i lunghi capelli rossi della Virtù che li
guardava con sufficienza.
«Belial!
Tu…» iniziò uno di essi,
interrompendosi davanti al suo sguardo di
disprezzo e forse anche derisione.
«Non
avete mai capito perché Lamashtuel fosse interessato a
questo luogo,
non è così?» la sua voce era
tranquilla, quasi pacifica, parlava affabilmente
come si parla ad un vecchio amico, eppure gli angeli davanti a lui
rimanevano
sulla difensiva. La magia di Belial era potente, lo sapevano, per
quanto fosse
solo la virtù era comunque uno dei quattro principi della
Gehenna…
Le ali nere di
Belial si mossero rapide, fendendo l’aria, mentre si
lanciava in picchiata, atterrando poi su di una strada sopraelevata.
Meno di
tre mesi prima quella strada sarebbe stata ingombrata dal traffico
della
metropoli, ma quella era la Terra di prima… quella di adesso
era semplicemente
un campo di battaglia, un’immensa scacchiera su cui erano a
pronti a sfidarsi
gli angeli e i caduti. E quella Tokyo, Belial lo sapeva, racchiudeva
molte
aspettative per il suo Signore, lì c’era il Seed,
lì sarebbe sorto il suo
Sheol, il luogo in cui avrebbe addestrato tutti i reincarnati che
sarebbe
riuscito a trasportare su quel piano, a richiamare indietro: il suo
piccolo
esercito, le sue pedine.
I tre angeli
atterrarono alle sue spalle, Belial sospirò scocciato:
odiava
le mosche.
«Non
ho tempo da perdere con voi…» il tono della voce
era cambiato, la sua
voce era ostile, ma gli angeli non esitavano, infondo erano comunque in
tre
contro uno.
«Cosa
ti porta a Tokyo?» chiese uno cercando di prendere tempo,
sapeva che
contro Belial era solo questione di tempo, la Virtù leggeva
la paura nei loro
cuori, poteva utilizzare un loro attimo di debolezza per attaccarli, le
sue
maglie potevano addirittura spedirli in qualche altro piano
dimensionale.
«Nulla
che ai Serafini debba importare…» non aveva voglia
di perdere tempo
con loro, indossò l’elmo che fino a quel momento
aveva tenuto in mano, un
piccolo omaggio al luogo in cui si trovava, l’armatura di un
samurai era quella
adatta da indossare in quei luoghi si era detto. Nera come le sue ali e
rossa
come il sangue dei campi di battaglia, degna di un principe delle
tenebre.
Gli angeli si
prepararono, erano delle Dominazioni, soldati delle schiere
celesti. Stavano estraendo le loro armi angeliche quando delle ombre
calarono su
di loro. Due grossi lupi di cristalli neri si avventarono sugli angeli
come
belve fameliche. Il primo azzannò uno dei tre alla gola,
mentre il secondo
saltato sulla schiena della sua preda stava affondando le zanne nere
nell’attaccatura delle ali. L’ultimo angelo, colto
dalla sorpresa stava per
darsi alla fuga, ma un uomo lo bloccò a terra. Aveva il
volto bendato e le
bende macchiate di sangue, ma nonostante ciò fu con forza
sovraumana che trattenne
l’angelo a terra, mentre con uno schiocco mostruoso le sue
mani spezzarono il
collo dell’angelo.
Belial si
ritrovò a sorridere guardando le ali nere del reincarnato,
l’uomo
si alzò mentre i suoi lupi di cristallo sventravano gli
altri due malcapitati,
come mostri famelici nonostante fossero solamente dei costrutti.
«Sono
al vostro servizio, Belial, signore degli
inganni…»
«Chi
ho l’onore d’incontrare?»
«Al
principato mi chiamavano l’Orco…»
Belial sapeva
che era vicino, quando aveva sondato il mondo onirico dei
Serafini per rintracciare le “nuove leve”
l’aveva trovato subito. E ciò che
l’aveva colpito era stato il fatto che lui l’avesse
visto. Questo era
accaduto qualche settimana prima,
era stata la spinta che aveva fatto decidere a Belial di occuparsi di
Tokyo
personalmente, lasciando alle altre virtù cadute il compito
di addestrare le
reclute negli altri Shoel.
«Chi
stiamo cercando?» la voce di Orco era aspra come il ringhio
di una
belva. Belial aveva avuto modo di conoscere il nuovo alleato, o meglio
il nuovo
sottoposto. Orco era un totemn e un plasmatore, il suo nome proveniva
dai
crimini che aveva compiuto prima ancora di sapere di essere un
reincarnato.
Come gli orchi delle favole aveva rapito molti bambini, di alcuni dei
quali non
ne era mai stata trovata traccia. Quando poi il genere umano era stato
spostato
da quel piano, Orco si era trovato tra i pochi caduti di Tokyo e non vi
era
voluto molto prima che i sopravvissuti del principato li trovassero.
Orco era
stato ridotto male e gli altri erano stati uccisi, di certo non era un
reincarnato da sottovalutare, e Belial era ben lungi dal fidarsi di
lui, ma
finché Orco avrebbe eseguito gli ordini, un carnefice come
lui era senz’altro
un ottima arma.
«Un
ragazzo… si chiama Hakui…» disse
brevemente Belial, i tre angeli che Orco
aveva ucciso erano gli ultimi sopravvissuti del principato, ma non
dubitava che,
quando i Serafini fossero venuti a conoscenza della loro sparizione,
avrebbero
mandato qualcuno a dare un’occhiata, doveva quindi trovare il
ragazzo prima
dell’arrivo di quel qualcuno.
«È
uno di noi?» chiese ancora Orco
«Non
ancora…» il ragazzo aveva capacità
latenti strabilianti, era riuscito
a scorgere Belial attraverso il mondo onirico e sotto il suo richiamo
si era
risvegliato da solo, Belial immaginava che utilizzandolo nel modo
appropriato
Hakui avrebbe potuto richiamare altri reincarnati più
rapidamente di quanto
avrebbe potuto fare da solo, inoltre così facendo avrebbe
dovuto essere in
grado di celare abbastanza a lungo la sua presenza a Tokyo ai Serafini.
Più
reincarnati avesse richiamato a se prima di qualche intervento esterno,
più di
loro non avrebbero avuto dubbi di sorta e quindi sarebbero state pedine
perfette.
Nelle strade
deserte il rumore dei passi di Orco risuonava pesante, ad un
tratto Belial si fermò.
«È
qui…» disse osservando il palazzo alla sua destra,
al piano terra si
apriva quella che una volta era stata una sala giochi.
«Vieni
fuori Hakui…» chiamò Belial. Silenzio,
nulla si mosse.
«Non
c’è nessuno qui…»
commentò Orco spazientito.
Belial sorrise,
rimanendo in silenzio. I secondi sembravano ore intere,
Orco si guardava attorno nervoso, un animale irrequieto.
«Sei
tu che mi hai chiamato?» chiese infine una voce dalla sala
giochi.
«Io
sono Belial, Hakui… io ti ho guidato
qui…»
Un ragazzo fece
capolino dalla sala giochi deserta. Aveva i capelli lunghi,
corvini, avrà avuto si e no diciotto, venti anni al massimo.
«Che
luogo è questo?» chiese sospettoso il ragazzo.
«È
uno di loro…» ringhiò Orco, notando le
ali candide del ragazzo. Belial
lo ignorò facendogli cenno di rimanere immobile
«Questa
è Tokyo… la vera Tokyo…»
rispose Belial. Il ragazzo lo guardò
dubbioso, non capendo.
«E
dove sarebbe la gente allora?»
«Nella
falsa Tokyo, intrappolati nella Terra illusoria…»
Hakui si avvicinò
guardingo.
«Tu li
senti, vero Hakui, nell’altra dimensione, così
lontani, senti il
smarrimento di quelli come te?» Hakui annuì.
«Cosa
sono io?» il ragazzo aveva mille domande per la testa, era
arrivato
in quel luogo da un paio di giorni, si era trovato solo in mezzo al
nulla, con
un paio d’ali dietro la schiena. Era spaventato, ma non
voleva ammetterlo e di
certo non voleva rimanere solo e nel dubbio.
«Sei
un reincarnato… un angelo perduto da centinaia di anni che
in un corpo
umano è tornato alla vita…»
«Perché
qui ci siamo solo noi?» Belial percepiva la confusione di
quel
ragazzo e l’avrebbe usata, così come si forgia
un’arma, lui avrebbe plasmato
quel ragazzo, gli sorrise tristemente.
«Vi
hanno ingannato, vi hanno rubato la libertà… ma
io, io posso
concedervela…»
Hakui lo
guardò stranito, quelle parole non avevano alcun senso
«Chi
ci ha ingannato? La libertà?»
«I
Serafini hanno imprigionato il genere umano in un mondo
illusorio… tu ne
sei uscito perché sei in parte una creatura
angelica… ce ne sono altri come te,
altri che devono essere liberati dalla menzogna…»
«Altri?»
«A
centinaia, molti ragazzi come te, anche solo bambini, magari anche li
avrai visti passeggiare per queste stesse strade, quando ancora il
mondo era
reale…» Orco fissava Belial, le parole della
Virtù erano suadenti, si disse che
nessun reincarnato, che si fosse risvegliato da quel giorno in avanti,
non
avrebbe potuto non cedere a quella voce, a quei modi, a quella che
suonava come
una verità.
«Puoi
liberarli?»
«Potrei…
così non saresti solo…» Belial sorrise
trionfante intercettando lo
sguardo del ragazzo, la scintilla di speranza che si era accesa alla
scoperta
dell’esistenza di altri come lui era scomparsa «ma
non posso farlo senza il tuo
aiuto…»
«Il
mio?» Hakui corrugò lo sopracciglia sorpreso
«Ti
posso dare il potere di toccare le loro menti sull’altro
piano, ti
posso dare il potere di influenzarli di far loro capire che
ciò che stanno
vivendo non è reale, sono rendendosene conto potranno
liberarsi…» Belial sondò
il volto del ragazzo, miliardi di pensieri attraversavano la mente del
giovane:
la paura, la solitudine, la rabbia verso l’illusione e poi un
briciolo di
speranza.
«Potrò
davvero liberarli?» chiese poi incerto. Belial
annuì, il volto di
Hakui si aprì in un sorriso.
«Mostrami
come fare…» disse poi.
Belial sorrise,
il primo tassello del mosaico era stato posto, la prima
mossa della sua personale scacchiera, il primo passo per
l’ascesa del suo
maestro Lucifer.
Buonasera a tutti, spero che questo secondo capitolo sia di vostro
gradimento, fatemi sapere cosa ne pensate con qualche recensione, forza
non siate timidi!
Elisa
|
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Capitolo 3 *** II - Kate ***
GoE
«Non
siamo soli, ogni giorno Hakui ne libera altri, Mike… non
può non essere giusto questo…»
La notte era
buia, tremendamente buia, la terrorizzava, l’atterriva,
più di
quanto avesse voluto ammettere. Si strinse di più accanto
all’amica che dormiva
affianco a lei. Si erano risvegliate assieme, pochi giorni dopo suo
fratello ed
altri ancora si stavano risvegliando. Ma loro erano le sole ragazze,
per ora, aveva
sottolineato Hakui, ce ne erano altre, ma per ora aveva risvegliato
solo loro
due, lei e Hagumi.
Hagumi era, per
Kate era difficile trovare le parole per descriverla,
l’ammirava troppo per essere obbiettiva, ma senza dubbio
Hagumi era bellissima,
sorrideva spesso nonostante gli allenamenti fossero terribili,
nonostante
Belial volessero che imparassero in fretta.
C’era
qualcosa in lui che le faceva scorrere i brividi lungo la schiena,
Mike diceva che era perché lui era una creatura eterna,
qualcosa al di sopra di
loro…
Belial e Hakui
li avevano risvegliati dall’Inganno, così
l’avevano chiamato,
il mondo illusorio in cui l’umanità era
prigioniera… non era passato molto
tempo da quando si era risvegliata ed ancora adesso a volte era
difficile
accettarlo, sembrava di essere all’interno di un film di
fantascienza, eppure
era la realtà, o meglio era l’unica
realtà che conoscevano.
C’erano
tanti punti interrogativi in quel mondo, tante domande a cui Belial
aveva risposto tranquillamente, ma solo dopo ci si rendeva conto che
quella, al
momento una risposta, lo era solo a metà… ad
esempio, nessuno sapeva dire
perché i Serafini avessero imprigionato
l’umanità, eppure era certa che tutti
loro l’avessero fatta quella domanda. Mike per primo,
figurarsi se suo fratello
non aveva chiesto una cosa simile appena arrivato?! Mike che metteva
sempre
tutto in discussione, Mike che le dava quella forza che a volte non
aveva, che
la spingeva ad aprirsi con le persone e non essere la solita, timida
Kate.
Di giorno era
facile, i ragazzi stavano tutti assieme, Mike la incoraggiava
ed anche Hagumi; appena risvegliati Belial li aveva portati in
ciò che restava
della residenza imperiale, tutto era vivo lì, i giardini, i
colori, a discapito
del resto della città, grigia e morta che li circondava,
eppure a volte Kate
temeva che fosse anche quella un’illusione, e in quei momenti
se guardava le
ali nere di Belial ed Orco qualcosa la spaventava…
Ci aveva pensato
parecchio, nessuno di loro aveva le ali di quel colore,
neanche durante le trasmutazioni. Suo fratello ad esempio poteva farle
ricoprire di fuoco, di elettricità o di ghiaccio; quelle di
Hagumi potevano
contenere un piccolo universo; mentre lei ancora non era riuscita a
trasmutarle, ma per adesso le piacevano così
com’erano: bianche.
Restò
a fissare il soffitto per quelle che sembravano ore, non riusciva a
riprendere sonno, era impossibile, non con quel buio e quel silenzio
che
aleggiava intorno a loro, per fortuna c’era Hagumi. Il
respiro dell’amica
riusciva a tranquillizzarla quel tanto che bastava per evitare di
gridare
terrorizzata.
E poi venne
l’alba, dalla finestra Kate guardò il cielo
diventare sempre
più chiaro, finché sentì
l’urgenza di alzarsi, di andare a vedere che fosse
davvero giorno, che un’altra terrificante notte fosse
passata.
Cercando di far
piano per non svegliare Hagumi dal suo “sonno di
bellezza”,
come diceva lo chiamava l’amica per scherzo, si
avvicinò alla finestra
affacciandosi sui giardini, alcuni dei ragazzi erano già
svegli. Sorrise,
avvicinandosi ad Hagumi e scuotendola leggermente.
«Hagumi…
Umi-chan, svegliati…» Hagumi per tutta risposta si
portò una mano
sul volto.
«Che
ore sono?»
«Il
sole è abbastanza alto e credo che alcuni degli altri siano
già
svegli…» Hagumi aprì le dita della
mano, sbirciando Kate con un occhio.
«Come
fai ad essere già in piedi tu?» Kate sorrise, a
volte si stupiva di
quanto fossero diverse. Erano il giorno e la notte: Hagumi dai capelli
di
tenebra, lei di sole; Hagumi che dormiva all’infinito, lei
che si annoiava a
letto; Hagumi che parlava con tutti, lei che aveva
difficoltà a parlare con chiunque,
eppure Kate sapeva che un’amica come Hagumi non
l’avrebbe mai trovata da
nessuna parte.
«Forza!
Forza! Che poi dicono che facciamo sempre tardi!» disse Kate
cominciando a spingerla giù dal letto.
«Mi
alzo!!!!» gridò Hagumi alzando le mani in segno di
resa.
I ragazzi si
erano raccolti attorno a Nozomu quando Kate scese nei
giardini. Raggiunse Mike, il fratello era più indietro
rispetto gli ragazzi.
«Che
succede?» gli chiese, Mike la guardò con un alzata
di spalle.
«Nozomu
si è svegliato con le ali nere
stamattina…» Kate lo guardò sorpreso
«Perché?»
Mike non rispose, Kate si sentiva confusa, credeva che il tipo di
ali dipendesse dall’angelo che avevano dentro… o
almeno così aveva detto
Belial, perché allora le ali di Nozomu erano cambiate? E se
un giorno fossero
cambiate anche le sue?
«Ma ci
deve essere un motivo, magari sta sviluppando qualche
potere…» tentò
Kate, Mike scosse la testa fissando Nozomu che tutto esaltato mostrava
il nuovo
paio d’ali ai compagni.
«Ieri
sera abbiamo litigato…» disse leggermente, Kate lo
fissò, suo
fratello era strano, aveva le sopracciglia aggrottate, sembrava stesse
pensando
a qualcosa d’importante.
«Come
mai?»
«Ho
chiesto a tutti se sapessero perché questi fantomatici
Serafini
avessero “rapito” il genere
umano…» Kate lo fissò sorpresa, erano
gli stessi
pensieri che aveva avuto lei quella notte «Nozumo ha detto
che non gli
importava, che lui se ne infischiava del perché, ma li
avrebbe uccisi tutti
quanti per Belial e per riportare indietro i suoi
fratellini…» Kate immaginava
cosa avesse risposto Mike ad una frase simile, Mike non voleva mai che
qualcuno
gli dicesse cosa fare, Mike era forte e determinato, tutto quello che a
lei
mancava.
«Gli
ho chiesto se si sarebbe fatto uccidere se gliel’avesse
chiesto
Belial…» Kate scosse la testa, era logico che
avessero finito per litigare,
erano agli estremi.
«Non
credo che Belial ci chiederebbe di morire, è
gentile…» disse
leggermente Kate, aveva tanti dubbi, ma per ora l’angelo
dalle ali nere non
aveva fatto nulla di male, almeno da quando lei era lì.
«Non
mi fido delle persone gentili…» disse Mike serio
«non si capisce mai
se lo sono davvero o lo sono per un motivo… ed essere qui,
da soli, con lui…
beh non mi mette tutto questo entusiasmo…»
« Non siamo
soli,
ogni giorno Hakui ne libera altri, Mike… non può
non essere giusto questo…»
tentò Kate sorridendo appena.
«Non
dico che non sia giusto ma non mi va che nessuno ci dica
nulla… vorrei
sapere cosa sta succedendo davvero… se siamo i soli
superstiti, se nel resto
del mondo ce ne sono altri…»
Kate rimase
ancora un po’ affianco al fratello, finché Hagumi
non li
raggiunse poco prima che Belial facesse la sua comparsa nel giardino e
poi
cominciò.
Come ogni
giorno, come ogni dannato giorno che passavano in quella Terra
distrutta, Kate si ritrovò a dover spingersi al limite,
finché non si sarebbe
sentita esausta sia mentalmente che fisicamente.
Secondo Belial
dovevano imparare in fretta a planare, e perché no, anche a
volare. Per questo quel giorno Kate, Hagumi e pochi altri, sotto lo
sguardo
poco amichevole di Orco, erano stati trascinati in cima a quello che un
tempo
era stato il palazzo imperiale e poi si sarebbero dovuti lanciare. Era
un salto
di dodici metri, ma chi non superava quella prova non poteva passare
alla
successiva e di solito chi non superava la prova si trovava con almeno
una
gamba rotta… e anche chi la superava per la prima poteva
avere il problema
dell’atterraggio.
Era la prima
volta che Kate doveva lanciarsi da un posto così in
alto…
quando guardò giù deglutì a stento,
lanciarsi da tre metri era un conto, ma da
qui… per un momento non invidiò suo fratello che
quel giorno era andato a
lanciarsi da un grattacielo assieme a quelli arrivati da più
tempo.
Si
guardò indietro, Orco li guardava seccato, come fossero una
perdita di
tempo.
«Vedrai
che andrà bene…» le disse Hagumi
intuendo forse il suo timore. Kate
prese un respiro, indietreggiò appena e poi saltò
aprendo le ali, in fondo cosa
cambiava fra tre, dodici o cento metri? Il principio era lo stesso!
Quando le
ali fecero attrito con l’aria sentì tutto il suo
corpo rallentare, le piegò
appena cercando di non perdere il favore del vento e lentamente si
lasciò
planare a terra. Il “volo” fu più rapido
di quello che pensava e quando le
gambe urtarono terra, Kate sentì una fitta di dolore
attraversarle tutto il
corpo… atterraggio brusco… si disse piegandosi
sulle ginocchia a controllare
che fosse tutto a posto, poco dopo la raggiunse anche Hagumi.
«Atterraggio
un po’ pesante? Sai che te lo faranno rifare per
questo?» Kate
guardò l’amica atterrare leggera come una piuma
accanto a lei, provò una punta
d’invidia, Hagumi sembrava nata con le ali…
cioè tutti loro erano tecnicamente
nati con le ali ma Hagumi lo era di più… non si
stupiva se Hakui riusciva a
trovare del tempo per passarlo con lei, insomma Hagumi era
letteralmente
perfetta.
«Dici
sul serio?»
«Beh
se non riesci ad atterrare dolcemente da qui, figuriamoci da
lassù…»
disse lei indicando il grattacielo da cui si stavano lanciando gli
altri
ragazzi…
Già,
figuriamoci cosa mi succede se atterro male da
quell’altezza… Kate
sperò di non dover conoscere la risposta ma purtroppo la
conobbe molto presto.
Al pomeriggio
infatti si divisero in gruppi, qualcuno a combattere,
qualcuno a plasmare, Kate e un paio di altri Aasimar si ritrovarono
invece a
fare i conti con chi aveva avuto un atterraggio un po’ troppo
brusco.
«Curateli.»
aveva detto loro Belial, senza aggiungere altro, senza nemmeno una
spiegazione. Kate fissava il ragazzo davanti a lei: aveva tutte e due
le gambe
fratturate e lei onestamente non sapeva davvero cosa fare, o meglio
sapeva cosa
fare ma non sapeva come farlo, e poi i gemiti di dolore del ragazzo la
stavano
facendo andare in confusione.
Dopo ore di
tentativi e l’aggiunta dei ragazzi che si erano fatti male
nei
combattimenti d’allenamento, Kate riuscì a
trasmutare le ali. Una nebbia
leggermente luminescente si formò al loro posto, si sfumava
e ricostituiva la
forma delle ali ad ogni istante, l’aveva già visto
fare agli altri ma era la
prima volta che ci riusciva. Si concentrò cercando di
mantenere la
trasmutazione, la nebbia era diversa dalla solita, era calda e asciutta
e ogni
volta che le sfiorava il viso le sembrava di riprendere le forze, ma
non doveva
usarla su di lei… c’erano gli altri da
curare…
Quando finirono,
Kate era stravolta, le sembrava di aver corso per giorni
interi, tutti i muscoli erano indolenziti e perfino le ali, una volta
che
avevano ripreso la loro forma abituale, le sembravano indolenzite. Si
rimise in
piedi stancamente e solo in quel momento vide Belial, la stava fissando
con un
sorriso compiaciuto.
«Brava
Kate» disse con voce suadente «un’ottima
prima volta…» Kate arrossì,
aveva visto spesso Belial elogiare alcuni di loro, di solito erano
Hakui,
Hagumi, qualche volta perfino Mike, spesso regalava anche alcuni
cristalli ai
più meritevoli, ma quella era la prima volta che si
congratulava con lei.
Quando
scese la notte Kate si ritrovò di nuovo a fissare il
soffitto mentre, come al
solito, Hagumi si addormentava non appena toccato il cuscino.
Sospirò appena,
chiedendosi per l’ennesima volta se il giorno successivo
avessero scoperto
qualcosa in più su chi erano, su cosa avrebbero
fatto… su tutta la situazione. La
solita inquietudine si stava impadronendo di lei e solo dopo un
po’, cullata
dal respiro di Hagumi, riuscì a prender sonno, ignara che il
giorno dopo non
sarebbe stato come tutti gli altri.
Buon giorno a tutti, scusate l'assenza ma la laurea mi ha spremuto un
po' (tanto) di tempo XD
Spero di ricevere qualche commento
Elisa
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