Insegnami a Volare

di Bellatrix Malfoy
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'inizio della fine ***
Capitolo 2: *** Primi approcci ***
Capitolo 3: *** Stai scherzando? ***
Capitolo 4: *** Drink, Pugni e Baci ***
Capitolo 5: *** Mysterious Skin ***
Capitolo 6: *** Wish I Could Fly ***
Capitolo 7: *** Unfaithful- Prime Crisi di Coppia ***
Capitolo 8: *** Smells Like Teen Spirit ***
Capitolo 9: *** In cui una Finta Wronsky fatta da Pansy, mette Harry in difficoltà ***
Capitolo 10: *** La rivelazione di Harry ***
Capitolo 11: *** Incontro Ravvicinato ***
Capitolo 12: *** Frozen ***



Capitolo 1
*** L'inizio della fine ***


Insegnami a Volare

CAPITOLO 1 "L'INIZIO DELLA FINE!"

"Cosa?" il volto di Pansy Parkinson si tese improvvisamente.

"Andiamo, Pansy...mi hai capito benissimo!"

"Stai scherzando, vero?" sussurrò la mora, ravviandosi alcune ciocche corvine dietro l'orecchio.

"Senti tu hai scommesso con me, ma io ho vinto...cosa c'è da spiegare?"

Pansy boccheggiò più volte, cercando le parole.

"Ma...ma...è di lui che stiamo parlando...lui, insomma...Potter!!"

"Bè, la scommessa consisteva proprio in questo..." continuò Draco Malfoy rilassato, sdraiandosi sulla poltrona di pelle nera.

Al suo fianco, Millicent Bullstrode e Blaise Zabini ridacchiavano divertiti.

Pansy si guardò intorno, scioccata.

Oddio...oddio....aveva appena mandato a puttane la sua reputazione di spietata Regina dei Serpeverde.

Decise di fare un altro patetico tentativo, per sottrarsi da quella terribile realtà.

"Draco...Draco ti scongiuro...non si può annullare?...ti prego!"

Malfoy per tutta risposta, fece un segno di negazione.

"Pansy, queste sono le regole...tu hai perso e non si può tornare indietro!"

La ragazza lo fissò sconvolta. "E che cosa dovrei fare secondo te?"

Malfoy si voltò verso Zabini sorridendo leggermente.

A Pansy, quel segno di intesa, non piacque per niente.

"Bè, stavamo pensando....che come punizione, potresti chiedere a Potter di insegnarti...tipo...qualcosa che riguadarda il quidditch...o magari come si monta una scopa!"

Cosaaaa? Ma sono impazziti tutti insieme?

"Draco, allora hai davvero deciso di morire giovane, eh?" sussurrò furibonda la bella serpeverde.

"Niente minaccie, Parkinson...tu hai perso e le regole, noi le rispettiamo! Andrai dallo Sfregiato e cercherai di farti insegnare a volare e a giocare a Quidditch in 2 settimane!"

Pansy rimase a fissare il volto posato e arrogante di Malfoy....le guance le bruciavano dall'umiliazione.

Poi, ringhiando come un isterica, corse fuori la Sala Comune dei Serpeverde e sbattè la porta, gridando: "VI ODIOOO!!"

Si, era decisamente molto, molto infuriata.

Ok, questa è una piccola fic che ho deciso di scrivere e che avevo in mente, da un pò di tempo.

naturalmente i personaggi principali sono Harry e Pansy, ma ci saranno anche alcune coppie minori!!

Mi raccomando, recensite. Baci!!

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Capitolo 2
*** Primi approcci ***


Pansy Parkinson meditava.

Pansy Parkinson meditava vendetta.

Se solo non avesse accettato...

Possibile che Draco dovesse sempre coinvolgerla in quel genere di cose?

E pensare che sembrava tanto innocente, come cosa...

Ricordava ancora le parole di Draco...avevano scommesso che Michael Corner avrebbe lasciato la Weasley entro quella settimana, naturalmente, la cosa non accadde...e Pansy aveva perso.

Ma la cosa, che più di tutto, la faceva infuriare, è che nessuno le aveva detto che Harry Potter sarebbe stata...la penitenza!

Lui...perchè, Draco? Perchè?

Perchè sai che lo odio?

Perchè sai che non lo sopporto, e che lui non sopporta me?

E perchè ho accettato? Si può essere così scema?

Ma non potè continuare a lungo con le sue riflessioni, perchè lo stesso Harry Potter...l'oggetto dei suoi pensieri negativi...era proprio lì.

Davanti a lei.

Camminava ridacchiando come un ebete, con Weasley e la Mezzosangue-Granger.

Ed era semplicemente odioso!

Pansy lo squadrò con occhio critico e superiore.

Potter indossava un paio di jeans neri, totalmente diversi da quelli della divisa, ma che dovette ammettere  gli stavano bene...la camicia bianca della uniforme, era sgualcita e fuori dai pantaloni, le maniche erano arrotolate fin su i gomiti, la cravatta rossa e oro era annodata malissimo e pendeva leggermente...i capelli neri come la notte erano spettinati come sempre, gli occhi verde marcio (come diceva sempre Draco) erano incastonati dietro a un paio di lenti.

Pansy storse leggermente la bocca in una smorfia.

Perchè? Perchè? Ma che cazzo ho fatto di male, me lo dite?

Decise di interrompere quella patetica scenetta.

Qualunque cosa...pur di disturbare Potter, andava bene.

"Bene...Ma guarda un po! Ecco il Trio Monnezza...Potter dove hai preso quei pantaloni? Te li ha prestati Weasley, per caso?"

Fantastico. Non male come primo approccio!

Offendere.

Voleva solo offendere.

Ma quanto sarebbe durato?

Del resto, l'idea della scommessa bruciava ancora troppo, per potersi calmare.

Era nervosa....e lo sguardo di Potter, non presagiva niente di buono.

Pansy lo guardò...non era nemmeno più lui.

Non sembrava il Potter di sempre.

Ok, era anche dannatamente carino!

Ma da quando Potter  era carino?

"Parkinson, hai deciso di farci morire di infarto con la tua vomitevole presenza?"

Pansy voltò lo sguardo verso Ron Weasley.

Piccolo, sudicio pezzente! Ma come...osava?

La serpeverde boccheggiò più volte, prima di rispondere. Va bene, non se lo aspettava.

La risposta di Lenticchia, era totalmente impensata.

"Ti conviene stare attento, brutto morto di fame!  Non provocare mai...una come me!" ma mentre rispondeva alla provocazione, Pansy Parkinson sentì di avere per la prima volta, le gambe che tremavano.

Se solo quei tre avessero potuto immaginare...la sua scommessa con Draco.

Sarebbe bastato dirglielo...per farli fuori.

Ma non poteva parlarne con loro. Doveva prendere Potter, quando era da solo!

Almeno l'avrebbe fatta finita con quella storia assurda!

Potter l'avrebbe pagata...e anche Draco!

"Parkinson ho saputo che sei in crisi di astinenza...è per questo che sei così nervosa? Malfoy non ti appaga più?"

Parli del diavolo...

Ok.

Questo era troppo.

Passi Weasley, passi Draco...Ma Potter non aveva nessun diritto di parlarle così!

"Che ne sai tu, della mia vita Sfregiato?"

"Poco e niente...e sinceramente non mi interessa nemmeno saperlo!"

"Bene!" strillò istericamente Pansy, prima di allontanarsi.

"Bene!" ripetè Harry, infuriato, trascinando via i suoi amici.

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Capitolo 3
*** Stai scherzando? ***


Capitolo 3  " Stai scherzando?"

 

 

Pansy Parkinson si pettinò altezzosamente i capelli.

Ciocche nere e setose passavano tra i dentini del pettine argentato, senza nemmeno impicciarsi una volta. Aveva dei capelli perfetti. Una pancia perfetta. La pelle non era brufolosa e sopratutto: nemmeno un poro visibile.

Notò con stupore che i capelli erano piuttosto cresciuti dall'ultima volta che li aveva tagliati.

Non aveva più il caschetto. Ora le arrivavano alle spalle.

Ma era comunque bellissima.

"Parkinson..."

Una voce fintamente cordiale, la fece voltare di scatto.

Daphne Greengrass, la bionda serpeverde, era lì davanti a lei.

Più che una divisa scolastica, i vestiti che portava sembravano fatti apposta per rimorchiare qualcuno.

"Greengrass...Cosa ci fai...qui? Non vedi che ci sono ancora io in bagno?"

La smorfiosa sorrise con disprezzo. "Tu ti stai solo pettinando, Parkinson...non puoi occupare il bagno per questo! Io devo farmi la doccia!"

Pansy si voltò con noncuranza, ricominciando a pettinarsi. "Prego, nessuno te lo vieta..."

Daphne si richiuse la porta alle spalle, avvicinandosi poi vicino a lei.

Ora si guardavano tutte e due dentro lo specchio.

"A proposito..." sussurrò la bionda, cattiva. "Buona fortuna con Potter...E' nel Campo da Quidditch, se ti interessa..."

Il pettine in mano a Pansy scivolò nel lavandino, seguito dalla fredda e crudele risata della Greengrass.

 

 

                   °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

 

Harry Potter si trascinò nello spogliatoio, completamente esausto.

Affiancò a lui, Ron, completamente fradicio di sudore si rovesciò una bottiglietta d'acqua  in testa scompigliando i capelli in una maniera che, a Lavanda, faceva impazzire.

Harry sorrise a quel pensiero.

"Cosa c'è? Perchè quel ghigno?" chiese Ron, con sospetto.

Harry distolse lo sguardo. "Niente...pensavo a Lavanda!" e aspettò che quella frase, facesse il suo effetto.

"Tu....pensavi a....Cosa?" Ron, aveva l'aria di uno che aveva appena preso una paralisi.

"Bè, si pensavo...chissà cosa penserebbe se ti vedesse ora?"

"Harry caro, hai deciso di morire adesso? Non vuoi almeno aspettare Voldemort?" ringhiò Ron, con le orecchie pericolosamente rosse.

Potter scoppiò docilmente a ridere. "Molto spiritoso...allora, le parlerai?"

"Si, le dirò che la lascio..."

"Sul serio?" chiese Harry, che sinceramente si domandava, quand'è che l'amico avrebbe smesso di far soffrire Hermione con la Brown.

"Si... insomma non posso continuare così! Nessuno di noi due, può!"

Ma Harry non potè replicare, perchè un coro di fischi e risate si levò talmente alto, da distogliere la loro attenzione.

"Wow....Ehi, Parkinson, ti sei persa per caso?"

"Chiudi la fogna, Finnigan!"

"Ma che persa! Era qui per me, vero tesoruccio?" si intromise una voce, che Harry riconobbe per quella di McLaggen.

"Sparisci!" rispose la mora, dibattendosi.

Pansy finalmente notò Harry. Era seduto su una delle panche, vicino a Weasley il Re.

I capelli neri e scompigliati erano bagnati di sudore e pioggia. Un asciugamano rosso e oro, era  poggiato sulle sue spalle.

A suo malgrado, Pansy dovette ammettere che era tremendamente affascinante.

D'accordo, ma che mi prende ultimamente? Ieri era carino e oggi lo trovo affascinante?

Sto diventanto peggio di Colin Canon...

La Pottermania dilaga.

La splendida serpeverde si fermò davanti a loro. Harry alzò lo sguardo.  Ron guardò prima Harry, poi la Parkinson.

Gli occhi verdi di Potter erano sbarrati dallo stupore.

"Sfregiato, non fare quella faccia...ti devo parlare!" replicò ad alta voce la bruna.

Potter alzò un sopracciglio. "Ah, si e di cosa?"

"Non qui..." mormorò poi lei, arrosendo. "In privato!"

Il coro di risate e stridii di approvazione aumentò. "Potter, ma sempre tu!!? Certo che sei proprio ambito!"

Harry si alzò, arrossendo anche lui.

"Andiamo fuori!" sussurrò seccato. Pansy lo seguì fuori dagli spogliatoi.

Ma che diavolo sto facendo? Devo essere impazzita...Oddio, e ora che faccio?

Uscirono.

Harry si volò a guardarla, scuotendo le braccia. "Ebbene? Cosa vuoi, ora?" domandò ironico.

"Senti prima di tutto modera i termini, San Potter! Ok?" ribattè Pansy accigliandosi.

Harry rimase zitto.

"Devi aiutarmi" proruppe infine, dopo aver ispirato profondamente.

Harry la osservò stupito e perplesso. "Come, scusa?"

Pansy socchiuse gli occhi. "Ascolta Potter, lo so che sembra assurdo...credimi, piuttosto che chiederti questo, avrei preferito buttarmi sotto l'Espresso di Hogwarts ma non posso farlo, quindi...devi stare al gioco, d'accordo?" concluse lei, convinta che Potter non avesse capito nulla.

"Parkinson mi prendi per il culo per caso?"

Infatti.

"No, ascolta..." tentò Pansy ma Potter la interruppe. Ora sembrava davvero furibondo.

"No, ascolta tu! Mi sono stufato! Questo è un altro stupido scherzo, già lo so! Lasciami in pace, ok? E' già abbastanza difficile così!" urlò Harry.

Pansy lo fissò. La sua espressione era indecifrabile. "Ma...non mi hai nemmeno fatto finire..."

"Vai al diavolo, Parkinson! Credi davvero che sia così cretino?" la aggredì lui.

Pansy si ravviò una ciocca di capelli corvini dietro l'orecchio. "Potter...ascoltami ti prego...è una cosa così stupida..."

"Già" ribattè Harry arrogante. "Una cosa stupida per uno stupido come me!!"

Harry fece per andarsene, ma lei lo afferrò per un braccio. "Che fai? Ci provi con me, adesso? Non sarai caduta troppo in basso?"

"Chi è lo stronzo, adesso?" si difese lei.

Harry si divincolò dalla sua stretta. "Non ci provare, Parkinson! Questi giochetti non funzionano con me!"

"Non sono giochetti! Si tratta di una scommessa!" proferì lei, osservando la sua espressione.

"Quale scommessa?" domandò Harry con una smorfia.

"Ho scommesso che Dean- Scimmione- Thomas avrebbe mollato la Ginny -Piattola-Weasley entro la fine di questa settimana...sfortunatamente per me, non è successo! E ora tu sei la mia penitenza! Felice?"

Harry smise di strofinarsi i capelli. "Tu... che hai fatto?? MA SEI MATTA?"

Pansy sbuffò. "Senti, Potter...nessuno mi aveva detto che la penitenza eri tu, d'accordo? Sono stati molto molto bastardi! Questo lo capisco! Ma se mi tiro indietro, penseranno che non ho il fegato per fronteggiarti!"

"Ed è esattamente quello che farai! Ti tirerai indietro!" replicò Harry sconvolto.

"Non posso farlo, Potter" proferì Pansy drammaticamente.

"Oh, si che puoi!"

"No, non posso!"

"Si, puoi!

"No, ti dico di no!"

"Ti dico di si!"

"Ma se non sai nemmeno quello che dobbiamo fare nella penitenza..." concluse Pansy ghignando.

Harry impallidì. "Spero che non sia...quello che penso, insomma...non quella cosa, vero?"

"Oh, Merlino! Potter, e meno male che siamo noi di Serpeverde a essere fissati con il sesso! Comunque, non si tratta di quello....Devi insegnarmi a volare sulla scopa! E dopo devi insegnarmi il Quidditch!"

Harry trattenne il fiato. "Io devo...cosa?"

"Devo andare adesso! Potter, domani voglio una risposta! Pensaci e guarda...che non mi aspetto un NO!"

E se ne andò, lasciando Potter ammutolito.

 

 

 

FINE 3 CHAP!! SCUSATE PER IL RITARDO!

RINGRAZIO MOLTISSIMO CHI MI RECENSISCE E CHI LEGGE SOLAMENTE!!

IL PROSSIMO CHAP SARA' PUBBLICATO VENERDI' 3 NOVEMBRE!

 Belllatrix Malfoy

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Capitolo 4
*** Drink, Pugni e Baci ***


CAPITOLO 4   " DRINK, PUGNI E BACI"

 

Harry Potter non aveva proferito una parola per tutta la serata.

Nella Sala Comune, quei giorni prima di Natale, c'erano solo loro tre.

Hermione, Ron e lui.

Naturalmente, Ron sapeva perchè Harry faceva così. O meglio, non è che lo sapeva. Lo intuiva.

Harry era strano tutto il giorno.

Ovvero subito dopo che la Parkinson gli aveva parlato. Chissà cosa gli aveva detto.

"Harry..."

Harry si voltò a guardarlo, senza realmente distinguerlo. "Si, Ron?"

"Tutto bene?" domandò il ragazzo rosso, assumendo un'aria molto stupida.

"Si...certo..." rispose Harry. Naturalmente non era riuscito a convicere nessuno.

Ma la cosa di cui si era più pentito, sicuramente era stata parlare con la Parkinson e dirgli di "si", che avrebbe accettato la scommessa.

Ed era esattamente quello che aveva fatto.

 

 

                                *****************************************

 

It's hard to remember how it felt before
Now I found the love of my life...
Passes things get more comfortable
Everything is going right

And after all the obstacles
It's good to see you now with someone else
And it's such a miracle that you and me are still good friends
After all that we've been through
I know we're cool

 

"Millicent vuoi abbassare la musica??"

Pansy non ne poteva più. Ma che razza di musica era, poi?

"Millicent, piantala con questa lagna!!"

"Non ti permetto di offendere Gwen Stefani, Pansy? Capito? E' una delle migliori cantati babbane esistenti....l'unica forse!"

"Non mi piacciono le parole...?E da quando ascolti la roba babbana?"

"Oh! OH! Senti questa allora! La devi sentire...e poi non dirmi che è melensa!!" Millicent toccò con la bacchetta lo stereo magico, che improvvisamente cambiò musica.

Peccato che la voce era sempre quella di... Gwen Stefani

"Ok! Ho capito, ora spegni! Ti prego!! Ho capito!"

Lo stereo si spense all'improvviso.

La stanza ripiombò nel silenzio.

"Ohhh" Pansy trasse un respiro profondo. "Le mie povere orecchie..."

Millicent scoppiò a ridere. "Esagerata!" disse.

"Bè, io scendo giù...quando vuoi raggiungimi..." continuò Pansy, sistemandosi i capelli e indossando un paio di jeans brillantinati.

"Non mi dire che...vai in giro così?"domandò sconvolta la Bullstrode, osservandola attentamente.

Pansy indossava una maglietta verde chiaro piuttosto scollata e gli jeans. Ai piedi aveva le scarpe da ginnastica.

"Si, e allora?"

"E la divisa?" chiese Milli.

"E' a lavare...e comunque, Silente ha detto che stasera non c'è l'obbligo della divisa! Meglio, no?"

Pansy uscì dalla stanza.

"Pansy, ho visto Potter giù...aveva una faccia! Presumo che tu gli abbia detto della scommessa..."

Pansy si voltò.

Draco Malfoy, sempre più bello e biondo, la stava guardando appoggiato a uno stipite.

Pansy non ce la faceva più. Stava per esplodere.

"Draco, per favore...non ora! oggi Ho dovuto sopportare le frecciatine di Daphne Greengrass, poi mi sono umiliata entrando nello spogliatoio dei Grifondoro, che tra parentesi, non ti dico cosa avevano addosso, e adesso mi ha preso quasi un colpo, quando ho visto la mia migliore amica ascoltare MUSICA BABBANA!"

Draco sollevò lievemente un sopracciglio. "Che vita eccitante, quella di Pansy Parkinson!"

"Smettila! Non sei divertente!" sbottò Pansy.

"Senti, stasera come già saprai hanno organizzato una piccola festicciola in sala Grande...Che ne diresti di andarci insieme...poi andiamo sù in camera mia e..."

"Ehi! Ehi! No, Draco...non correre così!" proruppe Pansy scuotendo la testa.

Draco sbuffò. "Accidenti, non ti riconosco più...una volta ci scatenevamo io e te!"

Pansy scoppiò in una risata isterica, mentre si avvicinò verso lo specchio per passarsi un pò di gloss sulle morbide labbra  fruttate.

"Hai ragione....una volta!" ironizzò lei. Draco le si avvicinò, prendendola per le spalle. Il volto era scuro e accigliato.

"Non giocare con me, piccola..." le disse, facendola voltare.

"Io non sto giocando, Draco...Ma non credo che si possa tornare indietro e lo sai meglio di me..."

"Abbiamo litigato e va bene, hai perso quell' insulsa scommessa e va bene....ma non puoi ammettere che sia un valido motivo per finirla qui!"

Pansy lo guardò attentamente. "Non c'è niente che va bene, Malfoy...è proprio questo il punto!"

"Possiamo ricominciare..."

"Non è così semplice! Ora devo andare..." si dimenò lei.

Draco chiuse gli occhi con veemenza. "Pansy...ti prego....Io ci tengo davvero a te, non è un gioco..."

Pansy si fermò sulla soglia. Si voltò a guardare il bel serpeverde.

"Senti, se ci tieni davvero tanto, ne possiamo parlare più tardi, ok? Dopo la festa...che ne dici?" tentò lei, tristemente.

Draco annuì. "Sarebbe magnifico!"

Pansy dischiuse le labbra. "Bene, anzi...magnifico!"

 

 

                             *****************************************************

 

 

Sala Grande. Ore 20.34

"Coosa?? Non è voluta venire? perchè?" stava chiedendo Harry sconvolto, mentre sorpassava un folto gruppo di Tassorosso che lo guardavano sognanti.

"Oh, andiamo Harry! Sai com'è Hermione, no? Probabilmente, pensa che le feste siano solo un inutile perdita di tempo che grava sulla condizione didattica degli studenti!"

Harry inarcò un sopracciglio. "Non poteva dire semplicemente che non aveva voglia?"

Ron scoppiò a ridere. "Bè non sarebbe Hermione, no?"

"Giusto..."

"Harry!! Won-Won!!"

Harry e Ron impallidirono. Lavanda Brown si stava precipitando al volo verso di loro.

"Ehm...Che dici, ci stai a una corsa verso la Sala Comune?" stava dicendo Harry, preoccupato.

"Quasi quasi vorrei essere al posto di Hermione!" mormorò Ron, imprimendosi un finto sorrisetto sulle labbra e salutando Lavanda con la mano.

Lavanda indossava un vestitino turchese molto scollacciato. Ai piedi, aveva un paio di stivaletti neri di pelle.

Harry la guardò attentamente, chiedendosi sempre più spesso come avesse fatto Ron a mettersi con una del genere.

"Allora, che si dice ragazzi?" strillò lei, tutta uno zucchero, ammicando a Ron con evidenza.

Ron fece una smorfia. "Grazie per avermi spaccato il timpano, Lavanda...ma ti avverto che fino a 5 secondi fa non ero sordo..."

Harry rise. "Bè, io vi lascio...vado a vedere chi altro c'è in giro!" stava quasi per voltarsi e fuggire, quando la voce a papera di Lavanda gli fece rabbrividire la schiena.

"Ah, Harriuccio! Già che ci sei...portaci qualche drinks, se non ti dispiace! Nel frattempo io e Ron cerchiamo un posto a sedere!"

"Si, che mi dispiace!" mormorò Harry, atono.

Lavanda lo sguardò crucciata. "Scusa...? Non ho capito, c'è così caos qui dentro!"

Harry si girò nuovamente verso la ragazza: "Ti ho chieso che drink ti piace..." mormorò a denti stretti.

"Ah, portaci due Whisky Incendiari...Per te Won-Won, vanno bene, giusto?" chiese poi, voltandosi verso Ron, che in quel momento, aveva l'aria di un condannato a morte.

"Ok!"

Harry si avvicinò al tavolo delle bevande, trattenendo a stento una risatina.

 Se Ron non si fosse deciso a mollare Lavanda e mettersi con Hermione, avrebbe fatto lui una strage!

Mentre si spprestava a riempire i bicchieri, una leggere pacca dietro la spalla sinistra, lo costrinse a voltarsi.

Harry si girò, trovandosi davanti Draco Malfoy, Tiger e Goyle.

"Cameriere, altri due di questi, per favore!" stava dicendo Malfoy sbadatamente, senza guardarlo.

Tiger e Goyle ridacchiarono.

Harry si schiarì la gola. "Te li prendi da solo,Malfoy!Io non sono il cameriere!"

Draco posò il suo sguardo annoiato su Harry. Tiger e Goyle fecero scrocchiare i pugni.

"Potter, oh perdonami... Direi che ti confondi spesso con la servitù...Non mi ero accorto della tua...presenza!"

"Io invece si, Malferret! Quindi, perchè non ti levi di mezzo?" sbottò Potter, allontanandosi con i bicchieri.

Malfoy sogghignò.

"Potter, i tuoi capelli sono sporchi e disordinati...forse hanno bisogno di una lavata!" e così dicendo, prese un bicchiere sul tavolo e lo rovesciò in testa a Harry.

Parecchi ragazzi lanciarono gridolini. Harry riconobbe il sentore effervescente del cocktail, rovesciarglisi addosso.

"Ecco, Potty! Adesso, va molto meglio...!" mormorò il biondino, allontanandosi con audacia fra la folla che lo guardava meravigliato.

"Harry!"

Ron gli corse incontro insieme a Lavanda. "Ma che è successo? Sei tutto bagnato!"

"Grazie per questa illuminante precisazione, Ron!" ringhiò Harry, tamponandosi con un fazzoletto di Lavanda.

Molti studenti lo stavano ancora guardando. Notò che da lontano, Cho Chang e Marietta Edgecombe faticavano a restare serie.

Harry si sentì fremere di collera.

 

 Draco Malfoy raggiunse il tavolo allestito dei serpeverde. Pansy era pigramente seduta su di esso.

Accanto a lei, Millicent Bullstrode e altre due ragazze del sesto anno, come lei, chiaccheravano del più e del meno.

Pansy era mortalmente nauseata. Draco non doveva farlo...insomma, che non che fosse sbagliato, anzi! lei adorava quando lui torturava Potter...ma così le sembrava un pò...sfacciato, da parte sua!

"Pansy!" Draco le venne incontro, poggiandole, in maniera tutt'altro che pudica, una mano sulla coscia.

"Draco...era proprio necessario?"

"No, non necessario....inevitabile!" sussurrò il biondo, baciandola con trasporto.

Ma non fu un bacio duraturo, anche perchè qualcosa, o meglio, qualcuno, fece in modo che Malfoy si staccasse da lei, con violenza.

"Ehi, ma che..."

SBAM!

Harry Potter si era avvicinato a loro, scuro in volto, i capelli bagnati sparati in tutte le direzioni e aveva colpito Malfoy fino a buttarlo a terra.

Seamus Finnigan e Dean Thomas afferrarono Harry per le braccia e lo allontanarono.

Pansy era sconvolta. Il cuore le batteva a mille...probabilmente, aveva fatto perfino fatica a realizzare l'accaduto.

"Potter! MA SEI IMPAZZITO!"  sbraitò lei, cercando di picchiarlo.

Attorno a loro, si era radunata una piccola folla di "spettatori".

"Perchè, scusa?"  urlò Harry, con la voce impastata. " Questo cretino del tuo fidanzato fa finta di scambiarmi per il cameriere e poi mi rovescia addosso un bicchiere stracolmo, e il pazzo sono io! Brava, Parkinson! Hai capito tutto della vita, tu...."

Pansy lo guardò schifata. Attorno a loro, regnava un silenzio inquietante.

"E tu invece credi di risolvere tutto così? Sei un idiota..."

Harry scoppiò a ridere, divincolandosi poi dalla presa di Dean.

"Il bue che disse cornuto all'asino, eh Parkinson? Se tu aprissi di più il cervello, e tenessi chiuse le gambe, capiresti che l'idiota non sono io!"

Lavanda esalò un gemito. Ron sgranò gli occhi.

Pansy si sentì scorrere un brivido lungo la schiena.

Ok, questa era davvero cattiva.

La ragazza sentì gli occhi pungerle, a cause delle lacrime.

Si avvicinò a Harry, tutta tremante...L'intenzione era quella di ucciderlo lì...davanti a tutti, ma non era proprio il caso.

"Probabilmente l'idiota sono io, Potter... E' DIFFICILE NON DIVENTARLO QUANDO SEI NEI PARAGGI" e gli mollò un ceffone, scappando via.

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Mysterious Skin ***


CAPITOLO  5 " mysterious SKIN"

 

Il sole era sorto da pochissimi minuti, ma Pansy non aveva la minima voglia di rientrare.

Era seduta nella Torre di Divinazione, la finestra era spalancata e guardava fuori.

Si era sentita offesa nell'intimo, oltraggiata come mai non lo era stata.

Come si era permesso?

Con che coraggio aveva detto quelle cose?

La giovane scosse la testa, mentre una piccola lacrimuccia le scese dalla guancia. Non le interessava più di scontrarsi con quel bastardo.

Non le importava più di quella stupida scommessa.

Non più.

Scese dal pouf, decisa a dirigersi nel Dormitorio, magari a vedere se Draco era sveglio...

Si era appena girata quando...

"Oh, NO...cazzo, Potter...ma allora mi perseguiti!" strepitò lei. Si, stavolta l'avrebbe buttato giù dalla Torre.

E lo avrebbe fatto passare per un incidente!

Harry James Potter era proprio davanti lei.

Sulla porta... I capelli erano asciutti, ma ugualmente spettinati, la maglietta scura era chiazzata di rosso.

Pansy notò che non portava gli occhiali, ma erano attaccati alla maglia. Puzzava di alcol da un kilometro.

"Si può sapere cosa cazzo vuoi, stavolta?"

Lui non rispose. Non subito almeno. "Lo sai cosa voglio..."

Pansy lo fissò sgranando gli occhi. Harry sorrise, rendendosi conto del doppiosenso di quella frase.

"Ero venuto a chiederti scusa..." si corresse frettolosamente.

Pansy scoppiò in una brevissima risata. "Va bene, questa era buona, te lo concedo...adesso vai a farti fottere!"

"Parkinson, fossi in te starei attenta..."

"E' un vero peccato che tu non sia me, Potter! Almeno capiresti che quello che dimostro fuori non è la realtà! E sopratutto, capiresti che si è creato un volgare stereotipo!"

Harry si avvicinò, sedendosi su un banco di fronte a lei. "Che vorresti dire, scusa?"

"Che tutti credono che sia una facile, ma non è così! Credono che io mi diverta a fare la...bè, hai capito, insomma...ma non l'ho voluto io, è una cosa che ha messo in giro Draco...dopo che siamo stati insieme una volta!"

Harry sorrise. La cosa fece irritare non poco Pansy. "...E levati quel ghigno dalla faccia, cretino!"

Harry la osservò, mentre si passava un dito sotto gli occhi, per levarsi il rimmel colato.

La sua mano era così candida. Le unghie perfettamente curate.

Pansy sembrava finta.

Come diavolo facevano a dire che aveva la faccia da Carlino? Ma era veramente lei, quella ragazza che tutti prendevano in giro?

"La smetti di fissarmi?"

"Scusa" tagliò corto lui, imbarazzato. Pansy roteò gli occhi. "Non scusarti...non serve...Lo fai sempre, poi!"

"Fare, cosa?" domandò lui.

"Scusarti! Lo fai sempre Potter! SEMPRE!"

"Oh....ehm...si, mi dispiace!"

Pansy rise. "Vedi, avevo ragione! Ma da dove sei uscito,San Potter?!"

Harry la guardò. Era la prima volta che Pansy rideva apertamente con lui...la prima volta che lo prendeva in giro in maniera amorevole.

"Forse è meglio se vada, adesso...davvero, si è fatto tardi! Cioè, non che sia tardi..però forse non dovrei essere qui... " mormorò Pansy, scostandosi impacciata.

"Ah, s-si...ok..." balbettò Harry.

Pansy si allontanò, volgendo un ultimo sguardo a Potter. Lo vide sospirare e guardare fuori dalla finestra.

Un terribile senso di solitudine la colse, appena varcata la soglia. Era come se l'effetto-Potter avesse sortito in lei una sensazione di...allegria.

"Potter?" lo chiamò, ancor prima di rendersene conto.

Lui si voltò, sorpreso che lei fosse ancora lì con lui. "Si, Parkinson" il tono della voce era di nuovo inespressivo.

"Mi insegnerai a volare, adesso?"

"Adesso?"

"Si, adesso...ti prego...Non voglio tornare da Draco...non ora, almeno..."

Harry sembrò pensarci sù.

"Va bene, Pansy. Vieni con me"

 

CAPITOLO UN PO' CORTO LO SO!

CHIEDO PERDONO! SPERO COMUNQUE CHE VI SIA PIACIUTO!!

VI RINGRAZIO DAVVERO PER LE VOSTRE RECENSIONI! MI FANNO SUPER CONTENTA!

UN BACIO!

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Capitolo 6
*** Wish I Could Fly ***


CAPITOLO  6  "Wish I Could Fly"

 

Wish I could fly, around and around
Over this town, the dirt on the ground
I'd follow your course of doors left ajar
To try to find out who you really are
To try to find out who you really are

(Roxette- Wish I Could Fly)

 

"Fa freddo!" sussurrò lei, sfregandosi le braccia.

"Parkinson devi concentrarti sulla scopa...devi desiderare che sia lei a venire da te!"

"Potter...forse non hai sentito quello che ho detto...mi sto congelando!"

Harry alzò gli occhi al cielo. "Senti, lo hai voluto tu! Sei stata tu a dirmi che volevi cominciare a volare adesso, alle 6 di mattina di domenica! O sbaglio?"

Pansy lo guardò. La voglia di incenerirlo aumentava sempre di più.

La ragazza fissò la scopa di Potter.

"Che devo fare?"

Harry sospirò. "Osservala attentamente e dì: SU, tendendo la mano destra! Ma devi essere convinta anche tu di volerlo fare! Ok?"

Pansy aggrottò le ciglia, assumendo un'aria concentrata. "Ok, allora...SU!"

La Firebolt  non si mosse.

"Oh, no!"

Harry sospirò annoiato. "Parkinson, posso sapere dov'eri quando abbiamo fatto la prima lezione di volo?"

"Stavo male! Avevo...mal di pancia, credo!" la ragazza assunse un'aria arcigna.

"Dai, riprova" mormorò Harry, svogliatamente.

Pansy trasse un respiro profondo, tese di nuovo la mano sulla scopa. "SU!...ahhah!Oh, dio! Che schifoooo!"

Harry la fissò sconvolto. "Cosa c'è? Ma che ti urli??"

"Una vespa...orribile...non l'hai vista? Ce l'avevo sul naso!"

"Non c'è nessuna vespa! Ma come pretendi di far sollevare la scopa se pensi alle vespe? Non sei attenta! Avanti, riprova e stavolta non pensare a nulla...concentrati!!" Pansy sbuffò, distendendo di nuovo la mano sulla scopa. Le parole di Potter risuonavano ancora nella sua mente.

Concentrati....concentrati...

"SU!" urlò con quanto fiato aveva in gola.

La scopa scattò con un balzo nella sua mano. Pansy afferrò il manico di legno, totalmente incantata.

"AH! AHH! Hai visto! Siii... C'e l'ho fatta! Yuuuu!"

Harry sorrire, battendo leggermente le mani. "Molto bene, lo vedi? Ci sei riuscita...adesso montaci sopra!"

"Eh?" l'espressione di Pansy si trasformò in puro orrore.

"Salici sopra...al mio tre ti dai una spinta con i piedi e ti sollevi leggermente,ok?"

"Devo...devo...volare?" domandò Pansy, osservando la scopa.

"No, devi spazzare il prato...secondo, te? Avanti non è diffile, devi solo staccarti da terra per pochi secondi! Mi raccomando...solo quando te lo dico io, d'accordo?"

 

Oh darlin...
In a sky full of people, only some want to fly,
Isn't that crazy?
In a world full of people, only some want to fly,
Isn't that crazy?
Crazy...

(Alanis Morissette- Crazy)

 

 

"D'accordo" sussurrò Pansy poco convinta. Fece passare la gamba destra oltre il manico della Firebolt.

"Mi raccomando, reggiti bene con le mani alla scopa! NON LA MOLLARE MAI! Qualcunque cosa accada..."

Pansy lo guardò, ansiosa. "Perchè...che deve accadere?"

Harry sorrise. "Bè, finalmente capirai perchè stavo sempre in Infermieria..."

"Potter, non sei affatto divertente!" affermò lei, torva. Il ragazzo moro le si avvicinò, facendole distendere meglio le braccia. Lei lo guardò, sbalordita.

"Devono essere tese...capito? E mi raccomando...consiglio pratico: non guardare giù!"

Pansy annuì, poco convinta. "Sono pronta" comunicò.

"Molto bene...al tre, ti dai una spinta, ok?" disse Harry, guardando il suo orologio. "1,.2....3!"

Pansy diede una leggere pressione, staccandosi da terra. La scopa, dapprima oscillò, poi iniziò a sollevarsi.

"Ohh...Merlino....E'...è incredibile...mi tremano le gambe!" strepitò Pansy, sorridendo. Harry era sotto di lei, e controllava preoccupato l'andamento della sua Firebolt.

"Parkinson, tieni d'occhio la scopa...e non distrarti!" la rimproverò lui, severo.

"Non fare il guastafeste, Sfregiato! Hai visto? Sono brava, eh?"

"Si, certo...Al confronto Viktor Krum è una schiappa!" la schernì lui.

"Vaffanculo, Potter!"

"Dopo di te, Parkinson" rispose lui, scoppiando a ridere.

La scopa nel frattempo, si allonatava sempre di più del suolo. "Potter... e adesso che faccio? Dove sta andando la tua scopa?"

"Sta tranquilla! Mantieni il controllo...non farti prendere dal panico...Il tuo baricentro deve stare al centro dell' impugnatura!"

"Ah, certo Potter! E che ci vuole, allora!"  lo derise lei, guardandolo storto.

"Prova a spostarti verso di me..." disse Harry, a un certo punto, cominciando a camminare.

Pansy lo osservò allonatanarsi. "Potter? Potter, dove stai andando?"

"Fai in modo che la scopa ti guidi da me!" lo sentì gridare, mentre indietreggiava sempre di più.

Pansy trasse un altro profondo respiro. Le mani erano sudate.

Diede un colpetto alla scopa. Per tutta risposta, quella sfrecciò in avanti con un balzo e si sollevò ancora di più.

"AHHH! POTTER! QUESTO COSO NON FUNZIONA!" gridò lei, sentendo la Firebolt vibrare.

"Avanti! Ci sei quasi!" urlò Harry fcacendo segno con la mano di avanzare.

"NO! NO! Fammi scendere! AHHHH!"

Harry vide la scopa puntare verso l'alto e sfrecciare in su. Pansy sentì la voce di Potter sempre più lontana.

"Potter! Aiuto!! AIUTAMI TI PREGOOOO!"

"Oh, merda!!" Harry la guardò distanziarsi...doveva fare assolutamente qualcosa!

Ma cosa?

Nel frattempo, la sua scopa, con sopra una Pansy Parkinson urlante, aveva cominciato a piroettare sopra la torre di Astronomia.

Tirò fuori la bacchetta. Non aveva la più pallida idea di quale stregoneria usare... ma forse l'Incantesimo di Appello avrebbe funzionato!

Puntò la bacchetta verso la Firebolt e urlò: "ACCIO Pansy Parkinson!"

La ragazza venne risucchiata, come in un vortice invisibile e cominciò a proiettarsi verso di Harry.

Harry tese le braccia, cercando disperatamente di prenderla. Lei gli cadde addosso con un tonfo sordo.

"Oh, mio Dio...oh, mio Dio...."

"Chiamami Potter...non sono ancora arrivato ad avere manie di onnipotenza!" replicò Harry, aiutandola ad alzarsi.

"Ma dico sei scemo?? Come ti è venuto in mente di richiamarmi con l'Incantesimo di Appello??"

Harry si incupì. "Oh, scusa...preferivi forse restare lì a svolazzare sulla Torre di Astrononia tutta la mattina! Perchè, in quel caso...mi avresti fatto un favore!"

Pansy si spolverò la gonna della divisa e si allontanò, ma non prima di avergli detto: "Sei un pessimo insegnante,lo sai?"

Harry la guardò andarsene. Alcune foglie secche erano rimaste attaccate al suo fondoschiena.

Quella scommessa cominciava a piacergli.

She's
An Extraordinary girl
In an ordinary world
And she can't seem to get away
He
Lacks the courage in his mind
Like a child left behind
Like a pet left in the rain...

(Green Day-Extraordinary Girl)

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** Unfaithful- Prime Crisi di Coppia ***


Destinazione Paradiso

CAPITOLO 7: Unfaithful

 

You belong to me
my snow white queen
there's nowhere to run, so lets just get it over
soon I know you'll see
you're just like me
don't scream anymore my love, cause all I want is you

 

Evanescence- Snow White Queen

 

La biblioteca.

Oscura. Buia. Tetra. Umida.

Pansy, quel giorno, non l'aveva mai trovata così attraente.

Ebbene si. Stava diventando come Hermione Granger. Come quella sporca mezzosangue della Granger, cazzo.

Ma che le stava succedendo?

Chinò in fretta lo sguardo sul libro davanti a sè.

"Ecco, ci mancavano solo loro..." sussurrò tra sè, vedendo arrivare Draco Malfoy, Daphne Greengrass e Blaise Zabini.

Fece finta di non vederli. Troppo tardi.

"Pansy!" urlò Draco. Molti studenti si voltarono.

Pansy si stampò in faccia un'aria stupita, e alzò gli occhi dal libro. Daphne si sedette davanti a lei, facendo molto rumore con la sedia.

"Pansy, ancora qui a studiare...stai diventanto come la Secchiona Mezzosangue, vedo..."

Pansy sorrise, malignamente.

La stupidità di Daphne Greengrass rasentava il ridicolo.

"Non me ne ero accorta, Greengrass..." ironizzò.

"Comunque..." continuò sempre Pansy, spostando lo sguardo da Malfoy a Daphne. "Perchè siete venuti qui? Non avete lezione, adesso?"

"Grazie, Pansy...Io sono il vicino della porta accanto?"

"Oh,scusa Blaise...ma tanto, lo so che tu salti sempre Erbologia...la domanda era per loro due!"

"Abbiamo deciso di saltare, stavolta...Daphne aveva...un compito importante!" borbottò il bel biondino alzando lo sguardo sulla Greengrass.

Lei sorrise maliziosa. "Pozioni, sai com'è...ci siamo aiutati..."

Aiutati?

Pansy spostò lo sguardo da Draco a Dahne-meretrice- Greengrass e poi, di nuovo verso Draco.

"E perchè l'hai portata qui, adesso? Blaise, non ti bastava?" chiese cinicamente a Draco.

"Perchè parli di me come fossi un oggetto ornamentale? Guarda che IO sono qui!" sbraitò la biondina, ammiccando a Malfoy.

Pansy la guardò. Gli occhi blu cobalto, adesso, erano accesi di ira.

"Già, sei qui! Purtroppo!" ribattè Pansy, alzando la voce.

"Ehi, ehi...ragazze...ma che vi prende?"

"Che mi prende? Credi che me la beva, Draco? Andiamo...tu e lei che studiate insieme! Che barzelletta è? Lei non sa nemmeno cosa significhi studiare!"

"Non ti sembra di esagerare, adesso?" sbottò Draco, socchiudendo nervosamente gli occhi.

"Te l'ho già detto...ci siamo aiutati, cosa c'è di male?" rispose lei, spudoratamente.

"L'hai aiutato a fare cosa? A trovarsi i boxer nei pantaloni?"

"Pansy!" la ammonì Blaise ridacchiando.

"Mi sà che la vicinanza con Potter, ti deve aver dato alla testa!" perse il controllo Daphne, lanciandole un'occhiataccia.

"Lascia Potter, fuori questa faccenda, se non ti dispiace!" strepitò Pansy, per poi allontanarsi dal loro tavolo.

Se ne andò, ben al corrente di aver decine di teste che la osservavano.

Non poteva crederci.

Che bugiarda! Ma sopratutto, il bugiardo era stato lui!

Come aveva potuto mentirle così?

Del resto era così, no?

Le aveva mentito, giusto?

Oppure stava diventando paranoica?

Terribilmente... pericolosamente paranoica.

Mi sà che la vicinanza con Potter, ti deve aver dato alla testa...

Potter...Potter...Potter...Maledizione divina... Potter.

Maledizione.

 

 

I long to be like you
lie cold in the ground like you
there's room inside for two and I'm not grieving for you
I'm coming for you...

 

Evanescence- Like You

 

 

Pansy non si stava affatto rendendo conto di dove stesse andando.

Camminava, con l'unica speranza di mettere più lontananza possibile dalla Biblioteca.

"Pansy! Pansy!"

Oh, no...ti prego. Non può essere.

Pansy si voltò. Draco Malfoy le corse incontro. "Si può sapere che ti è preso? Come hai potuto credere, che io ti abbia tradito con Daphne?"

Pansy sentì gli occhi inumidirsi.

"E tu mi credi così stupida, Draco? Ho visto come ti guardava...come tu la guardavi!"

"Pansy, devi assolutamente piantarla con questa storia!"

"Altrimenti? Cosa fai, eh? Mi picchi?"

"Sai bene che non potrei mai farlo..." sussurrò Draco, cercando di abbracciarla. Pansy si scansò, cercando invano di superarlo.

"Se ci tieni davvero a me, prima di tutto dovresti lasciarmi andare, Draco..."

Malfoy per tutta risposta, la strinse ancora di più, cercando anche di baciarla. "No, non posso lasciarti andare via, con la convinzione che io abbia fatto sesso con Daphne!"

Pansy fece una smorfia. "Cosa vuoi fare? Come pensi di dimostrarmi il contrario, allora ?"

"Abbiamo studiato per davvero...e c'è una persona che può confermarlo!"

"Chi?" domandò Pansy, sentendo il battito del suo cuore aumentare.

Draco sorrise.

"Ti dò un indizio...E' il Trio Delle Meraviglie di Hogwarts..."

Il...come? Oh, no. Oddio. Non saranno loro...

Pansy sgranò gli occhi. "Non mi dire che stai parlando di Carotina, Mezzosangue e..."

"Si, proprio lui...Sfregiato!"

"Merlino, Draco hai davvero deciso di umiliarti?" enfatizzò Pansy, sorpassandolo e ricominciando a camminare verso il Dormitorio di Serpeverde.

"Se davvero non ti fidi di me, allora Potter potrà dirti la verità! Lui ha visto tutto..."

"Mi stai chiedendo di andare da Potter e chiedergli se ha visto te e Daphne scopare? Dico, ma sei deficiente?"

"Se sarà necessario, si!" proruppe Draco, seriamente.

"Io non vado da Potter! Lo vedo già abbastanza spesso, ultimamamente, per quella scommessa...e l'ultima volta ci ho rishiato l'osso del collo!" rabbrividì Pansy, ripensando alla sua prima lezione di Volo.

"Lo so che detesti Potter, piccola...Lo detestiamo tutti! Ma ho forse scelta? Sono disposto a tutto, per convincerti!"

Pansy sorrise, piuttosto rincuorata. "Direi, che questa, come prova è già sufficiente...ma se Potter mentisse per metterti nei guai?"

"Bè, mettiamola così...quella sulla fronte, non sarà l'unica cicatrice che si ritroverà!"

"Sento odore di minacce, Malfoy? O sbaglio?"

Quella voce...così odiosa e patetica. Poteva appartenere solo a una persona.

Harry Potter.

Pansy e Draco si voltarono, sussultando. La ragazza portò automaticamente le mani sui capelli nerissimi, tirandondosi una ciocca dietro l'orecchio.

Potter li fissava sorridendo. La divisa scolastica, sembrava essere diventata un optional anche per lui.

Aveva una maglietta nera e un paio di jeans dello stesso colore.

Pansy vide, inoltre, che indossava una strana banda nera sul polso.

Ai piedi aveva delle semplici all star bianche.

Babbane.

Doveva ammettere che stava davvero bene.

Oltretutto...lei adorava il nero.

Se non fosse, che si stava sempre parlando di lui. Harry Potter.

L'eroe perfetto e fastidiosamente buono.

Quel colore lugubre, stonavano moltissimo, con la sua personalità. Ma fisicamente, gli donava.

"Potter...giusto te cercavo..."

"Questo lo avevo capito! Credevo fossi ancora con la tua cara Greengrass, Malfoy!"

Pansy si voltò, furente, verso Malfoy. Draco per tutta risposta, sogghignò. "Andiamo, Potter. Sai benissimo che Daphne e io non abbiamo fatto niente! Tu lo sai. Dillo. Così Pansy si convincerà una volta per tutte!"

Potter scoppiò a ridere. "Oh, Malfoy...come sei caduto in basso! E così, avresti bisogno di me...come testimone?"

"Lascia stare, Draco...Io mi fido di te! Prima ero molto arrabbiata, non sapevo quello che dicevo! Forse aveva ragione quella puttanella...La vicinanza con Potter, produce effetti collaterali !" e qui, occhieggiò con aria cattiva verso il bel moretto.

"Ma come...credevo che tra noi, ci fosse...attrazione!" ribattè Potter, falsamente indignato.

"Tra noi due non c'è proprio nulla! L'unico rapporto che c'è tra noi, è solo grazie a quella scommessa!"

Harry rimase zitto, inarcando il sopracciglio.

"Ti conviene sparire, Potter...Potrei sempre riproporti una delle mie...doccie fredde!" tuonò Malfoy, alludendo alla festa in Sala Grande dell'altra sera.

Pansy vide il volto di Potter arrossire dalla rabbia.

La tensione era palpabile.

"Non sarà nulla in confronto a quello che riceverai tu, quando Parkinson saprà che la tradisci davvero!" e accennò a Pansy, appoggiata al muro vicino a Draco.

"Sei un bugiardo, Potter. Draco mi ha detto che tu sai benissimo che tra lui e quella stronza non è successo niente!" lo contraddisse Pansy, sicura dell'innoncenza del suo ragazzo.

"Come fai ad esserne sicura? E' lui il falso...crede davvero che io menta per ingannarti?"

"Mi si spezza il cuore, Potter...da dove viene tutta questa gentilezza? Ti metti a fare anche il Paladino dei Cuori Infranti, adesso?" mormorò Pansy, riaggiustandosi lo zaino sulla spalla.

"Sei libera di non credermi..." rispose Harry, alzando le mani.

"E infatti non ti credo...Vieni, Draco. ANDIAMO VIA!" Pansy lo prese per la mano e lo trascinò via.

Harry restò a a guardarli mentre si allontanavano, lo sguardo furente.

Senza nemmeno rendersene conto, tirò un pugno sul muro, attirando gli sguardi di due corvonero che passavano lì accanto.

"CHE AVETE DA GUARDARE, EH?"

 

 

        °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°

 

Il Parco di Hogwarts era completamente invaso dal sole, quella mattina.

Un sole piuttosto insolito, per quel periodo.

Harry era seduto su un masso. Lo sguardo ancora fisso sulla mano dolorante. Come poteva essere stata così ingenua?

Come poteva credere che Malfoy, non la tradisse?

L'aveva preso in giro, sfacciatamente, dicendole che lui aveva visto tutto e che loro due non aveva fatto nulla. Solo studiato.

Ma non era così.

Ma del resto, cosa gli importava? Pansy Parkinson voleva continuare a fare la donna tradita? E allora?

Peggio per lei. Quella sarebbe stata l'ultima volta, che avrebbe aiutato una serpeverde.

"Ehi! Ehi, Harry!"

Potter si voltò. Ginny Weasley stava correndo verso di lui.

Le guancie erano rosse e i capelli fiammanti, apparivano selvaggi. Harry notò che poteva benissimo competere con Pansy.

Come aspetto, nonstante fossero diverse, erano belle entrambe. Ginny forse, sembrava più delicata, fragile...ma anche Pansy a volte, aveva l'aria da cucciola impaurita.

E questo lo faceva impazzire.

Oddio, era fuori di testa! Ma che diavolo stava pensando?

"Ciao Ginny!" la salutò Potter, facendole spazio.

Ginny indossava una gonna jeans a pieghe molto carina e corta, e una maglietta bianca con una stella d'orata.

"Ma dove sei stato? Ron e Hermione ti cercano da ore!"

"Cosa?"

"Non sei venuto a lezione!" puntualizzò lei.

Harry si battè una mano sulla fronte. "Oh, giusto...che scemo! Ho perso la cognizione del tempo...e scommetto che ho saltato anche Erbologia e Difesa, vero?"

Ginny sorrise, annuendo. "Le lezione sono finite un'ora fa, quindi...suppongo di si!"

"E' per questo che...non porti la divisa?" domandò lui, accennando ai suoi abiti corti e scollati.

"Già, mi sono cambiata prima! Tu invece la divisa non te la sei messa mai, immagino!" rispose lei notando maglietta e jeans neri.

"No! Sinceramente, oggi non avevo voglia di andare a lezione! Mi farò fare una giustificazione da Madama Chips, più tardi...Ti sta bene questa gonna!" le disse poi, sorridendo.

Ginevra sorrise ed Harry notò, che per la prima volta, non sembrava affatto imbarazzata.

"Già...avevo un...appuntamento con Dean! Ma è finito peggio del previsto!"

Harry la guardò attentamente. "Come mai? Cosa è successo?"

"Ci siamo lasciati...o meglio, uh, mi ha mollato lui!"

"Perchè? E' scemo, o cosa?" chiese Harry, che non riusciva a speigarsi una cosa del genere.

"Ha detto che stavo diventando troppo noiosa...che sono cambiata tutta in un botto e non sono più come ricordava! Insomma, cercava una scusa per mollarmi...forse, lo pensava di fare già da tempo!"

Harry notò che c'era tristezza, nella sua voce.

"Mi dispiace davvero tanto, Ginny! Non so...se posso fare qualcosa, magari parlare con Dean!" provò a consolarla Harry.

Ginny sorrise nuovamente. Un sorriso genuino, spontaneo.

"Ecco che Harry Potter, torna alla carica per salvare i deboli e gli afflitti!" lo schernì ironicamente.

"Oh, la potresti piantare, per favore? Il mio è un favore da amico, non da Harry Potter- Eroe–del-Mondo- Magico!"

"Scusa...non pensavo di poterti...offendere così! Mi dispiace!" Ginny sembrò parecchio sconvolta, dalla sua reazione.

"Siete tutti fissati con la storia del Paladino...o dell'Eroe...mi sono stufato!" balzò in piedi lui, agitando le braccia.

"Scusa! Volevo solo sdrammatizzare un pò!" si difese Ginny, ferita.

Harry sospirò e si risedette.

"Ehi..." provò a dire. Ginny volse il capo dall'altra parte. Harry la prese dolcemente per il mento, facendola voltare.

"Scusami...non volevo attaccarti, così! Sono solo un pò nervoso, ultimamente! Dai, ti prego...guardami!"

Ginny si voltò di malavoglia. "Cosa c'è?"

Harry la guardò un attimo...era bellissima. Doveva ammetterlo.

"Ti chiedo scusa!"

Ginny sembrò pensarci sù. "Perdonato" disse infine, sorridendogli. Harry distolse lo sguardo, fissando un punto dritto davanti a se.

Rimasero in silenzio qualche altro minuto, finchè Ginny non posò la sua mano calda e liscia su quella di Harry.

Il ragazzo spostò lo sguardo sulle loro mani intrecciate, e poi di nuovo su lei. "Hai la mano bollente!" disse stupidamente.

"La tua invece è molto fredda" rispose lei, sfregandola con la sua.

"Mi dispiace!"

"Non fa niente!" sussurrò la rossa. Improvvisamente, il volto di Ginny si fece sempre più vicino a Harry.

I loro nasi, quasi si sfioravano.

"NON POSSO FARLO!" Harry scattò nuovamente in piedi, portandosi una mano sulla fronte.

Ginny lo guardò, sorpresa. "Perchè? Harry, perchè non puoi farlo?"

"Tu...insomma, ti sei appena lasciata con Dean! Io...non..."

"Probabilmente, lui è abbastanza felice per qualcun'altra! Perchè non posso esserlo anch'io! Perchè non puoi esserlo anche tu?" si spazientì la giovane Weasley.

Harry si voltò. "Non ho detto che non voglio esserlo...è solo che...Ginny, tu cosa provi per me?" domandò Harry, lanciando un sasso lontano.

"Che vuol dire cosa provo? Harry, tu sei un bel ragazzo...e sei straordinario! Ma non c'è qualcosa che provo...So soltanto che fin'ora, ero con la persona sbagliata! E prima, sentivo l'impulso di baciarti!"

Harry rimase a guardarla, parecchio sbalordito.

"Quindi volevi baciarmi...perchè ti andava?" domandò cercando di capire.

"Non ho detto questo!"

"No, infatti...tu hai detto di aver sentito l'impulso! Ma non mi ami nemmeno!" sbottò Harry, sentendosi vagamente usato.

Ginny sospirò. "E tu che cosa ne sai, eh? Chi ti dice che non ti amo? E poi, come posso ancora amarti quando mi sono appena lasciata con Dean?"

"Non mi sembra che tu abbia le idee molto chiare! Forse devi pensarci un pò, prima!" le sussurrò dolcemente.

"Ti prego, Harry! Non te ne andare di nuovo!"

Harry si voltò. Cosa voleva dire?

"Ginny, che sta succedendo?" domandò Potter, tornando a sedersi vicino a lei.

Ginny sentì piccole calde lacrime amare, sgorgarle dagli occhi azzurri. "Ti ho mentito, Harry!"

"In che senso?" domandò il bruno senza capire.

"Non è vero che Dean mi ha lasciato, semmai è stato il contrario! Io...io mi ero messa con lui solo per far ingelosire te! Assurdo, vero?" sussurrò lei, tamponandosi le gote.

Harry non poteva crederci. "Tu...dimmi che non è vero! Ginny, dimmi che non l'hai fatto davvero!"

 

 

Bound at every limb by my shackles of fear
Sealed with lies through so many tears
Lost from within, pursuing the end
I fight for the chance to be lied to again

 

Evanescence-Lies

 

 

"Perdonami, Harry! Sono stata una sciocca...Lo so, cosa penserai adesso di me! Come ho potuto fare una cosa del genere a Dean! Sono un mostro!"

Harry non sapeva cosa fare. Rimase a guardarla piangere, sentendosi in parte, in colpa per quel tradimento.

Poi...fece una cosa del tutto inaspettata.

La baciò, troncando così, quei singhiozzi. Fu un bacio lungo e intenso.

Harry sembrò dimenticare tutto, in quel momento.

Dimenticò Draco Malfoy che pomiciava con Daphne Greengrass.

Dimenticò quella stupida scommessa.

Dimenticò la prima lezione di volo della Parkinson.

Dimenticò lei.

Dimenticò la ragazza di ghiaccio di Serpeverde.

Ma non sapeva nemmeno, quanto si sarebbe sbagliato.

COME SEMPRE VI RINGRAZIO X LE VOSTRE RECENSIONI!! SPERO CHE IL SETTIMO CHAP VI SIA PIACIUTO! IL PROX SARA' POSTATO PRESTISSIMO! A PRESTO! ^^

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Capitolo 8
*** Smells Like Teen Spirit ***


Destinazione Paradiso

Hola gente! ecco a voi l'8 chappy!

spero proprio che vi piaccia! Stavo pensando, siccome questa storia si preannuncia lunghetta, di aggiungere un'altra coppia alla ff, voi che dite...

Una Ginny/Draco

Una Draco/Hermione

Una Ron/Hermione

Votate! E fatemi sapere! (Io sarei molto più propensa per una delle ultime due! la prima coppia proprio non la reggo! scusate...)

E ora, vi lascio al chap! (Buona lettura...e fatemi sapere!) ^^

 

 

 

CAPITOLO 8: Smells Like Teen Spirit

 

Wake up in a dream
frozen fear
all your hands on me
I can't scream

Evanescence- Snow White Queen

 

"Sapevo che sarebbe successo!" urlò Ron, complimentandosi con l'amico.

Harry gli aveva appena raccontato di essersi messo con Ginny, la sorella del rosso...e in parte, avrebbe creduto che Ron se la fosse presa...invece sembrava contento.

"Davvero? Te l'ha detto la Cooman?" domandò Harry, versandosi del succo di zucca.

Erano entrambi in Sala Grande, ma di Hermione non c'era traccia.

"Tu piuttosto...ho saputo che hai lasciato Lavanda!" continuò Harry, ammiccando alla giovane dall'aria smorta a e funebre, poco distante da loro.

"Saputo? Più che altro si è sentito..." ribattè Ron, rabbrividendo al ricordo delle sue urla disperate.

"Già...Cioè, io sinceramente non ho sentito molto le sue grida affrante..."

Ron lo guardò scettico, inarcando un sopracciglio.

Harry sorrise, alzando le mani in segno di resa. "Ok, si...l'ho sentita...ma che cosa le hai detto?"

Ron sembrò pensarci su, mentre raccontava.

"Bè, non mi ricordo molto...le ho detto che non eravamo fatti per stare insieme...e roba del genere!!"

"Oh" mormorò Harry, stupidamente. "Semplice, ma efficace!"

Ron lo guardò. "Già...efficace, di sicuro..."

"Potter!"

Harry si voltò, sentendosi chiamato.

"Oh, no!" gemette.

Pansy Parkinson seguita da Millicent Bullstrode, stava vendendo proprio verso la loro Tavolata.

Parecchi Grifondoro, alzarono le loro testa dai piatti per guardarle.

"Parkinson!" la salutò Harry, lanciando a Ron uno sguardo disperato. "Cosa vuoi, Parkinson?" si intromise Ron, scocciato.

"Nulla, Weasel...solamente complimentarmi con Potter! Ho saputo del tuo fortuito ricongiungimento con la Piattola!"

"UNO, Lei si chiama Ginny, non Piattola! DUE, si ci siamo messi insieme! TRE, nessuno ti ha chiesto di farmi le congratulazioni! E comunque...come diavolo fai a saperlo?" ribattè Harry irato, precendo Ron.

Pansy sorrise, per niente turbata. " Andiamo, Sfregiato! La gente mormora a scuola...e comunque, chi non perderebbe mai un pettegolezzo che riguarda Harry Potter? Strana cosa, tuttavia...non sta Dean Thomas?"

Harry sospirò irritato.

"Stava...con Dean Thomas! Si sono mollati...è un vero peccato che non l'abbiano deciso, quando tu avevi fatto quella stupida scommessa...almeno mi sarei risparmiato di insegnarti come si monta una scopa!" soffiò Harry, sapendo di farla irritare.

"Tu...cosa? Era questo che dovevi dirgli nello spogliatoio?" chiese Ron, impallidito voltandosi verso Pansy.

"Esatto, Weasley! Finalmente ci sei arrivato! Hai vinto mille galeoni! Ti servirebbero proprio!"

"Ah, ma che spiritosa!"

"Comunque..." sussurrò lei, voltandosi nuovamente verso Potter. "Non prendere impegni con la tua....ehm, ragazza, oggi pomeriggio! Verrò a prenderti davanti al Dormitorio di Grifondoro alle 5 in punto!" e detto questo, si allontanò facendo segno alla Bullstrode di seguirla.

Harry e Ron la guardarono allontanarsi.

"Tu...ehm...tu ci vai?" chiese Ron, incerto.

"Ho forse scelta, Ron?" domandò Harry, tornando sul suo porridge. "Quella è capace di farmi a fette e seppellirmi nella Foresta Proibita, facendolo passare per un incidente!"

Ron deglutì.

 

 

"Ma dai, con la Weasley?" stava dicendo Malfoy, sfogliando una rivista di Quidditch rubata ad un Grifondoro del 4° anno.

"Si..." fu tutto quello che riuscì a dire Pansy. Non aveva mai odiato Ginny Weasley in vita sua.

Il Perchè...non lo sapeva. Gelosa? Certo che NO!

O si?

"Bè, in parte sapevo che sarebbe successo! Insomma, dai...quei due sembrano fatti proprio per stare insieme! Il Principe e la Piccola Fiammiferaia! Perfetti, no? Sembrano usciti da uno di quei romanzi rosa babbani in stile "Harmony"!" sbottò Theodore Nott, cercando di infiammare un foglietto di pergamena con la bacchetta.

A Pansy non piacque affatto, quel commento. "Theodore, cosa diavolo stai facendo?"

"Niente, perchè?"

"Vuoi bruciarci vivi, per caso?" continuò lei, accennando al suo gesto da piromane.

"No, stavo solo..."

"...E piantala di dire cazzate!" continuò lei alzando la voce, detto questo si alzò, e corse fuori dalla Sala Comune sbattendo la porta.

"Ma che cavolo ho detto?" domandò Nott, con ancora la pergamena e la bacchetta in mano.

"Avrà le sue cose..." provò a dire Draco, guardando le soluzione del suo gioco a Quiz sugli sport magici.

 

                                          

                                       §§§§§§§§§§§§§§§§§§§§             

 

 

Il sole del Pomeriggio riscaldava fiocamente l'enorme Parco della scuola. Due ragazzi, seduti vicino al Lago, sembravano discutere animatamente.

"Come sarebbe, oggi no?" esclamò la piccola Weasley alzandosi dall'erba.

Harry, seduto sotto un albero, rimase a fissarla senza sapere cosa dirle. "Mi dispiace, Gin...mi sono ricordato che devo fare una cosa urgente!"

"Ti sei ricordato?" lo schernì la rossa, sorridendo appena.

Harry si alzò, sgrullandosi i pantaloni, e la raggiunse. "Lo so...sei arrabbiata, insomma...doveva essere il nostro primo appuntamento! Ma vedrai che ci rifaremo!" provò a rassicurarla.

Ginny annuì, dispiaciuta. "Posso almeno sapere cosa devi fare?"

Harry rimase a fissarla un pò, imbarazzato. "Nulla di preoccupante...Organizziamo, ehm...degli schemi per la squadra di Quidditch!"

Il volto di Ginny si aprì in un radioso sorriso. "Allora, vengo a vederti!"

Harry si raggelò all'istante. "Ma no, tranquilla...non occorre! E una cosa lunga...ti annoieresti e basta!"

 

Nel frattempo, non molto lontano dal Parco, una furia corvina si abbatteva su qualunque persona ostacolava il suo passaggio.

Pansy Parkinson correva spintonando chiunque, ignorando i loro turpiloqui.

Un solo obiettivo: trovare Harry Potter.

Poi, eccolo lì, come un miraggio. Un segno del fato.

L'esile figura pieni di libri della Granger, fece la sua comparsa nel corridoio. Molto imbranata.

Il volto contratto in una smorfia. Il passo ne troppo lento ne troppo veloce.

Il passo da verginella.

Pansy, che stava arrivando dalla parte opposta, la raggiunse assumendo un'aria dominante.

"Granger!" urlò.

Hermione alzò lo sguardo, per niente impaurito verso Pansy.

"Oddio Santo! Ci mancava solo lei..." la sentì confutare. Pansy si avvicinò, scuotendo le braccia come un' invasata.

"Ho bisogno di te!" le disse, vergognandosi molto di se stessa. Come sono caduta in basso!

"Merlino...Pansy Parkinson che ha bisgno di me? Ho sbagliato dimensione temporale, per caso?"

"No sei in quella giusta!" annunciò frettolosamente  Pansy. "Devi dirmi dove diavolo è Potter!!"

"Harry?" domandò la Granger, scambiandola per una matta.

"Si! Harry POTTER! Quello con la cicatrice sulla fronte! Gli occhiali! I capelli neri! Che vive in un sobborgo babbano con i suoi zii babbani..."

Hermione la fissò, meravigliata. "Sai molte cose di lui, vedo..." esclamò sarcasticamente.

"Leggo i rototalchi, Granger...e sento quello che dicono a scuola! Mi sai dire ora, dov'è?" ribattè la mora, rispondendo alla provocazione.

"L'ho visto andare nel Parco...ma non era solo! C'era anche Ginny con lui..."

"E ti pareva che la Piattola non poteva mancare!" sussurrò a bassavoce la bella brunetta.

"Cosa vuoi da Harry, Parkinson?" domandò Hermione, guardandola seriamente.

Pansy la fissò intensamente. Cosa voleva da Potter?

Nulla, assolutamente nulla. Avrebbe senza dubbio preferito continuare con la sua vita...frequentare di più le sue amiche, tenere meglio d'occhio il suo ragazzo...e invece!

Se non fosse stato per quella stupida scommessa...Ma perchè proprio lei? Cosa aveva fatto di male?

Era una punizione divina?

Si, era senza dubbio, qualche entità superiore a lei, che si divertiva a giocare.

"Devo parlargli!" rispose semplicemente la mora con voce asciutta. "Ora, se non ti dispiace mezz...Granger, dovrei passare!"

 

In between the cover of another perfect wonder
And it's so white as snow
Running through the field where all my tracks will
Be concealed and there's nowhere to go oh!

 

Red Hot Chilli Peppers- Snow (Ehy oh)

 

 

Non le lasciò nemmeno il tempo di risponderle, o di fermarla. La superò senza tanti complimenti e si fiondò nel Parco.

Un attimo dopo li vide. La scena che gli si presentava di fronte, era degna di ogni situation commedy.

Harry Potter era in piedi, alle sue spalle un grosso faggio metteva in ombra sia la sua figura, che quella della Weasley.

La rossa invece era davanti a lui.

Le braccia incrociate sul petto, e sbuffava. "Si sono messi insieme da un giorno, e già litigano?Dio, Potter...sei incomparabile!" sussurrò Pansy, avvicinandosi a un cespuglio per guardare meglio.

La ragazza si avvicinò di più, cercando di non farsi vedere...cavoli, ma come poteva interrompere una scenetta del genere?

"Lo sapevo che avresti reagito così!" escalmò Harry, sfregandosi la fronte.

"Così come, scusa?" ribattè Ginny, furiosa. Harry scosse la testa con violenza.

"Senti, lasciamo perdere...Non voglio discutere, te l'ho detto! Ti prometto che dopo starò con te tutto il tempo...ok?!"

"Me lo prometti?" ripeté Ginny, puntandogli l'indice contro.

"Ma certo!" rispose Harry, dandole un bacio a fior di labbra. Finalmente, Harry riuscì a separarsi da Ginny, al quale volò dritta verso il Castello con il sorriso stampato sulla bocca.

Harry deglutì, lasciandosi cadere di nuovo sotto l'albero.

Passarono pochi secondi, quando decise di alzarsi di nuovo. Si sgrullò le foglie secche di dosso, e si allontanò anche lui verso il Castello, passando proprio vicino al cespuglio di Pansy.

All'improvviso, qualcosa lo strattonò per la maglietta, trascinadolo fra gli arbusti verdi.

"Ehi...ma che cazz..."

"STA ZITTO, POTTER!" urlò la ragazza, tirandolo giù.

"Parkinson? Che diavolo ci fai nascosta qui dietro?" stepitò Harry, non appena si trovò la faccia della ragazza a pochi centrimetri dalla sua.

"Potter, sai leggere l'ora, suppongo...Vero?" domandò, sbattendogli il quadrante del suo orologio in faccia.

"Si, sono le cinque e un quarto e...Oh, merda...Sono già le cinque e un quarto!!" urlò Harry, guardandola scioccato.

"Già...IO e TE avevamo un incontro...Ricordi?"

Harry non sapeva cosa dire. Rimase semplicemente a fissare la giovane, con una strana espressione indecifrabile.

Poi ad un tratto una fragranza di frutta. Frutta glassata. Come un dolce nettare...

Era inebriante.

Ma da dove veniva?

"Potter, ti sei incantato?" domandò Pansy, sentendo le ginocchia cedergli, per la posizione innaturale dietro al cespuglio.

"Eh? No, scusa...è solo che..."

"Solo che, cosa?" chiese Pansy, cominciando a temere per la sua salute mentale.

"Hai un buon profumo, tutto qui..."

Pansy rimase non poco sconvolta, da quell'affermazione.

Se avesse avuto a portata di mano un telecomando per mandare indietro la scena, avrebbe appurato se quella rivelazione fosse stata realtà, o se se lo era solo sognato.

"Davvero?" chiese lei, sorridendo e scuotendo leggermente i bei capelli nerissimi.

Harry annuì.

Rimasero a fissarsi per qualche istante.

Poi, Pansy tornò seria. "Forse, sarebbe meglio se...andiamo! Ho una penitenza da portare a termine!"

Harry sussultò. "Si, forse..."

"Vieni, muoviamoci..."

Harry la seguì, ancora scosso da quel contatto e da quell'aroma...Oh, merda. Ma come gli era venuto in mente?

Ma che aveva in testa?

Non lo sapeva neanche lui...ma qualunque cosa fosse, gli piaceva.

 

And I forget just why I taste
Oh yeah, I guess it makes me smile
I found it hard, it was hard to find
Oh well, whatever, nevermind

 

Nirvana- Smells Like Teen Spirit

 

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Capitolo 9
*** In cui una Finta Wronsky fatta da Pansy, mette Harry in difficoltà ***


"Non ci credo

Salve a tutti!

Eccomi con un nuovo capitolo.

E' stata scelta a grande richiesta la Draco/Herm! Coppia che personalmente, adoro!!

Naturalmente mi auguro, cne nonostante tutto continuerete a seguirmi! (lo farete vero? sniff sniff *______*)

Buona lettura!

 

CAPITOLO 9: In cui una Finta Wronsky fatta da Pansy, mette Harry in difficoltà

 

"Non ci credo, e quella cos'è?...Dov'è la tua Firebolt?" chiese Pansy sconvolta, quando vide Harry uscire dallo spogliatoio con una vecchia Comet.

"Oh, andiamo...Hai deciso di morire giovane? Non posso farti allenare con una Firebolt...serve una scopa più semplice e meno veloce...Una per principianti!" si spiegò Harry, notando che Pansy lo fissava senza capire.

"Principianti, eh?" ripetè Pansy,fingendosi indignata.

"Già...E ora voglio che riprovi a montarci, questa volta cerca di controllarla, però...altrimenti sarà la scopa a guidarti dove vuole!"

"E che ci vuole?" ribattè lei, sfacciata.

"Hai detto così anche l'ultima volta..."

"No, ti prego. Non me lo ricordare...Ho capito!" lo zittì lei, salendo sulla Comet 260.

"Molto bene...ora riproviamo da dove eravamo rimasti l'altro giorno...Alzati molto lentamente non appena sentirai il mio fischietto, ok?"

Pansy annuì tesa, stringendosi di più sul manico della scopa.

"Bene, uno...due...tre..." Harry soffiò nel fischietto, emettendo un acuto sibilo. Pansy si staccò da terra, dandosi una leggerissima spinta.

Stavolta, funzionò con più precisione.

"Adesso....devo provare ad avvicinarmi di nuovo?" domandò Pansy, un pò preoccupata.

Harry sorrise, al suo sguardo impensierito. "Non temere...Ti aiuterò se sei in difficoltà...Sono qui apposta!"

"Lo spero per te, Potter, perchè se solo ti azzardi a lasciarmi cadere..."replicò la mora, marcando molto bene alcune parole.

"Non lo farò, credimi!"

Pansy un pò più rassicurata, fece in modo che la scopa si muovesse in avanti. Finalmente ci riuscì.

In effetti, non c'erano dubbi, con la Firebolt era praticamente impossibile, fare quelle semplici manovre per lei, aveva bisogno di una scopa molto più... elementare.

"Oh, mio Dio! Potter, guarda! Sto volando davvero...e hai visto come mi tengo bene?" gridò Pansy, mentre volteggiava in maniera aggraziata, con il manico di scopa.

Harry la controllava a vista, con la bacchetta pronta in caso di bisogno. "Tieni d'occhio il paesaggio, qualunque ostacolo davanti alla tua scopa, può metterti nei guai!"

Pansy sbuffò, mentre eseguiva una capriola. "Potter...come sei catastrofico!"

"Sono semplicemente realista!" si giustificò lui, un pò offeso.

Pansy emise un urletto di esultanza, mentre la scopa sfrecciava verso l'alto, per poi ripiombare con grazia verso il campo.

"Ehi, Attentaattenta!!" urlò Harry. Di lì a un passo, Pansy si sarebbe schiantata al suolo...invece, oh, cielo...non poteva crederci!

Aveva appena eseguito una Finta Wronsky!

La scopa di Pansy si era sollevata un attimo prima di toccare il prato.

L'ultima volta che aveva visto fare a qualcuno una mossa del genere, era stato 3 anni fa alla Coppa del Mondo di Quidditch, ed era stato Viktor Krum a eseguirla!

"Allora...come sto andando?" urlò Pansy, mentre volteggiava sopra la sua testa. Il sorriso che andava da orecchio a orecchio.

Harry la guardò a bocca aperta, poi, come scosso da una trans, si riprese e soffiò nel fischietto.

"Basta così...adesso scendi!"

No, non era un finta Wronsky. Era impossibile... O no?

Forse, era una finta della Finta Wronsky...era un ipotesi più probabile...E comunque, Pansy non se ne era nemmeno accorta.

"Allora, come ti sono sembrata adesso, pesce lesso?" chiese lei sorridendo con aria di sfida, mentre si avvicinava a Potter.

Lui la guardò, scrutandola seriamente.

Come lo aveva chiamato?? Pesce lesso?

Faceva anche l'arrogante, adesso? Ma chi si credeva di essere? Dopotutto, si trattava della solita fortuna del principiante...

Harry ispirò a fondo, prima di aprire la bocca e sputare veleno. Voleva pregustarsi quel momento a lungo...

"Sinceramente? la tuo tecnica di volo è imperfetta, nonchè estremamente pericolosa...in aria ti muovevi come un pachiderma di 200 kg, e non rendevi giustizia alla tua esile figura...sei goffa, e guardi troppo spesso in basso.. che tradotto, significa che sei ancora molto insicura! Ah, e la prossima volta che provi a scagliarti con la scopa verso il suolo, cercando di imitare una Finta Wronsky, me ne vado, ok?"

Harry repirò a fondo, lasciando il tempo di farle assimilare tutta quella valanga di giudizi...Era stato troppo duro?

Chi se ne frega.

Si sarebbe arrabbiata? Peggio per lei.

Pansy rimase non poco sconvolta da quelle parole, dure come il marmo. "Che cosa? Ma che stai dicendo?"

"Esattamente quello che ho detto...che ingenua...credi davvero di essermi riuscita a colpire, così? Devi lavorare ancora molto!"

"Ma sono soltanto alla seconda lezione!" strillò Pansy, furiosa.

"Appunto...non fare mai più una cosa del genere...Potevi...potevi morire!"

"E' il tuo cordiale modo per dirti che ti sto a cuore, Potter? O forse ammettere che per una volta sono stata brava, ti costa troppo fatica?" infierì Pansy, mettendo le mani sui fianchi e ghignando malignamente.

Harry boccheggiò come un idiota. Il fischietto ancora stretto in mano, i capelli neri disordinati, la frangietta alzata. Le guancie in fiamme.

"La lezione è finita!" fu tutto quello che riuscì a dire.

La lezione è finita... Eh, si...che mente inventiva, la sua...

Pansy lo guardò stupita, battendo più volte le palpebre piene di ombretto rosa scuro. "Bene..." bofonchiò.

"Bene!" ripetè Harry, guardando a terra.

 

          ..........

 

Hermione Granger era appollaiata su un vecchio tronco, vicino al campo da Quidditch.

Lo sguardo carico di apprensione, era per il suo migliore amico. Dove diavolo si era cacciato?

Forse la Parkinson lo stava torturando...oddio, non voleva neanche pensarci.

Poi, la vide.

"Parkinson?" urlò la ragazza, alzandosi di botto. Hermione notò che le sue guancie erano bagnate di lacrime.

Come non detto...Harry aveva torturato lei?

"Che cosa è successo?" domandò, bloccandola per un braccio. Pansy si voltò, i suoi occhi sprizzavano scintille.

"Niente..." biascicò prima di allontanarsi a grandi passi. Draco Malfoy, che proprio in quel momento sopraggiungeva lì, la fermò abbracciandola.

Hermione non aveva mai visto, in Malfoy, uno sguardo così preoccupato. Faceva quasi tenerezza...

"Cosa vuoi, mezzosangue? Che hai da guardare?"

Si, aveva scelto la parola giusta. Quasi.

Hermione sembrò riprendersi, sentendo il tono duro e glaciale di Malfoy. Quel ragazzo non sarebbe mai cambiato.

"Niente, cercavo...cercavo Harry!" si spiegò, prima di andarsene via correndo.

Lo avrebbe cercato un'altra volta.

"Hermione!"

Hermione si voltò. "Harry, mi spieghi cosa divolo sta succedendo? Cosa voleva la Parkinson da te?"

 

TO BE CONTINUED

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Capitolo 10
*** La rivelazione di Harry ***


I used to live 'round here
I was the boy with the flash clothes
She was the girl with the acid stare
I saw her at the place
You knows she knows you know
How she shakes
When she jacks her body
To the sounds of Oran Juice Jones
and Jocelyn Brown

 

Robbie Williams – Spread Your Wings

 

 

Quella sera, Hermione e Harry erano seduti davanti al fuoco del camino.

Il ragazzo le stava raccontando nuovamente la scommessa di Pansy e le loro lezioni di volo.

Il volto di Hermione era impossibile da descrivere.

“Tu…che cosa?” ripetè Hermione scioccata per l’ennesima volta.

Harry indietreggiò spaventato da quell’urlo.

“Senti, mi hai capito bene!” ribattè lui, lanciando una pallina di carta contro il fuoco.

“Harry, mi sarei aspettata di tutto ma…insegnare a volare a Pansy Parkinson è un’impresa ardua…” rispose la riccia, scuotendo la testa alla sola idea.

“Lo so…senti, anche Ron lo sa e sapevo che presto la cosa sarebbe venuta fuori e credimi, mi dispiace non avertelo detto prima….è solo che… non sapevo come l’avresti presa!”  si giustificò Harry, passandosi una mano tra i capelli ribelli.

Hermione si sedette sul tappeto e Harry potè notare che il suo volto si era fatti incredibilmente serio.

“Cosa c’è, Herm?” domandò il ragazzo.

Hermione ci impiegò un po’ a rispondere. “Sei consapevole che anche Ginny lo verrà a sapere, vero?”

Harry sospirò. “Si, ma…prima finisce questa penitenza e meglio sarà…e poi io non sto con la Parkison…sono sicuro che lei capirà!”

La ragazza sorrise. “Lo spero davvero, Harry…lo spero davvero…”

Rimasero ancora qualche minuto in silenzio, quando la giovane decise di alzarsi dopo aver visto l’ora. “Accidenti è mezzanotte passata…sarà meglio andare a letto, domani ci aspettano due ore di Difesa e non voglio arrivare lì dormiente!” Hermione fece per alzarsi quando si voltò nuovamente verso Harry, che era rimasto lì, impassibile a fissare le fiamme.

“E faresti meglio ad andare a dormire anche tu, Harry…non puoi stare sveglio per la terza notte di fila…guarda che io e Ron lo sappiamo che non vai mai a dormire…lui ti sente rientrare in camera quando è già l’alba….”

Potter non rispose, ma si limitò a dire: “Non preoccuparti…”

Hermione sospirò e si allontanò scuotendo loeggermente la testa, desiderando ardentemente conoscere quali idee passassero per la mente del suo migliore amico.

 

                                                   bbbb

 

Draco Lucius Malfoy era appoggiato al muro della Sala Comune, dove un piccolo party privato stava avendo luogo alla faccia di Silente e dei prefetti.

Del resto, Malfoy e Pansy erano prefetti e avevano la possibilità di autorizzare certi simili eventi, per cui il problema non si poneva.

La ragazza in questione, era appoggiata alla spalla del biondo, una burrobirra nella mano sinistra e una sigaretta nella destra e ciò faceva presagire che non fosse certamente una condotta degna di un prefetto.

Ma non aveva importanza. Al diavolo Silente, i prefetti, i Grifondoro, al diavolo Potter…Si al diavolo quellol stupido incrocio mezzosangue di Harry Potter.

Chissà dov’era in quel momento, l’adorato sfregiato…lucidava la sua fiammante Firebolt al chiaro di Luna? O pomiciava con Ginny-.sono-una piattola-e-me-ne-vanto-Weasley?

Il solo pensiero le provocò un brivido ingiustificato…Improvvisamente mollò la burrobirra ormai vuota e fece un altro disperato tiro alla sua sigaretta.

D’altronde quei due erano fidanzati…e lei stava con Draco, il ragazza più bello e biondo della terra…perché le fregava di Potter? Era forse gelosia la sua?

Che cavolata…No, non poteva essere. Pansy Parkinson era gelosa che la Weasley stesse con Potter?

Assurdo.

Inconcepibile.

Impossibile.

Fuori questione.

L’alcool le faceva strani effetti.

Pansy si alzò, ma l’effetto di tutte quelle bevande stava cominciando, se pur in maniera “regolare”,

a fare il suo corso.

La mora ci mise un po’ a mettere a fuoco la stanza…dapprima, la testa di Blaise e quella di Theodore Nott, apparvero incorniciate da una serie di puntini bianchi simili a piccole mosche e la sua vista si presentava sfocata e confusa, poi la stanza cominciò a girare e Pansy dovette reggersi al muro per non crollare sopra Malfoy.

“Ehi, attenta piccola…” le fece il biondo con gentilezza, mentre la sua mano calda le aveva afferrato saldamente la vita.

Pansy fece un timido sorriso e annuì per far segno che era tutto a posto.

“Sto bene, Draco…devo solo…fare due passi! Mi accompagni?” domandò la ragazza, massaggiandosi le tempie. Improvvisamente, il ricordo di Potter e la Piattola che si sbaciucchiavano le invase la mente provocandole un conato.

Draco la guardò, poi passò in rassegna la Sala Comune con lo sguardo e fece segno a Blaise.

“Dove andate, ragazzi? Un po’ tardi per appartarsi, non trovate?” mormorò il moretto con un sorriso malizioso.

“Sta zitto, Blaise…. non lo vedi che sta male? Noi due usciamo, le faccio smaltire la sbornia…voi vedete di non combinare casini mentre sono via!” tagliò corto Malfoy.

In un attimo, il tono era tornato quello di sempre e il vecchio Malfoy, che amava torturare i Grifondoro, era ricomparso.

Blaise annuì, serio. “D’accordo…”

I due uscirono. Pansy si richiuse la porta alle spalle con una spinta della gamba e sbuffò.

“Cosa c’è?” le chise Draco, mettendosi le mani nelle tasche dei jeans.

“Niente…mi sono rotta!” mormorò la giovane, slacciandosi un po’ di più la camicietta, il reggiseno di pizzo bianco si intravedeva a malapena, ma provocò a Draco un brivido.

Le mise le mani sui fianchi e la attirò a sé.

“Ma…Draco, che fai?” Pansy lo allontanò con una leggera spinta.

Il biondo serpeverde la guardò meravigliato…”Scusa io…pensavo che stessi meglio!”

“No, tu pensavi che volessi farlo adesso…” ribattè Pansy, fissandolo dritto negli occhi.

Nel corridoio buio c’erano solo loro.

 

So she walks into this dead end bar
Sticks her handbag
On the chair
So she walks into this dead end bar
Puts hers handbag on the chair
And she waits
For words we shared
When we were 15 and still cared
Cos she feels I'm a scar from the wound that time cant heal
And I said
Don't let your dreams out of your head
Stick it to the man instead
Don't fool your heart
Lying about the fears that you had back then

 

“Hai ragione ho sbagliato! E’ solo che…”

“Cosa?”

“E’ da un po’ che io e te non…”

Un rumore lontano li constrinse a voltarsi.

“Aspetta qui…vado a vedere io!” rispose Draco, sfoderando la bacchetta.

Pansy lo trattenne. “Lascia perdere, Draco…torniamo in Sala Comune!”

“No, aspetta!” ribattè il biondo con uno strano sorrisetto, “Potrebbe essere qualche incauto moccioso del primo anno che non è ancora a letto…”

Pansy lo lasciò andare rassegnata, e ironia della sorte, nell’esatto momento  in cui lei si stava girando per tornare dentro, un assonnato Potter  si imbattè proprio nella coppia di Prefetti.

“Fermo là!” gridò Malfoy, illuminando il volto del disgraziato capitato per caso.

Alla vista della bacchetta, il moro sgranò gli occhi facendo un passo indietro.

“P…Potter? Che accidenti ci fai qui?”

Harry trasalì. Pansy che aveva sentito la voce di Malfoy si rigirò immediatamente, incapace di credere che lui fosse lì.

Certo, non che volesse vederlo…anzi, gli faceva ribrezzo e avrebbe tanto voluto che se ne fosse andato subito. Ma non appena gli occhi verdi di Harry incontrarono quelli blu scuro di Pansy, alla ragazza parve chiaro, che avrebbe voluto poter restare così per sempre.

Semplicemente per vederlo.

“Malfoy…lo sapevo che ti avrei incontrato proprio adesso…ti presenti sempre quando penso a cose spiacevoli!”

Malfoy ficcò la bacchetta sotto la giugulare del Grifondoro con un misto di rabbia e disprezzo.

“Bè, non si può dire la stessa cosa per me, caro Sfregiato! Appari sempre nei momenti meno appropriati per rompere!”

Harry scorse la figura di Pansy, appoggiata allo stipite della porta.

“Parkison!” la salutò Harry, beffardo.

“Potter!” ribattè lei, sparando raggi dagli occhi.

“Mi dispiace aver disturbato i piccioncini…Immagino che volevate stare un po’ per conto vostro…ma devo informarvi che il corridoio appartiene alla scuola, a meno che Malfoy non l’abbia comprato!” disse Harry e Pansy poteva giurare di averlo visto stranamente triste o serio…ma forse era solo quello che lei voleva vedere.

Era solo frutto della sua mente.

“Ci vediamo domani mattina, Potter…” sentenziò la mora, sforzandosi a non sprofondare anche lei in quel senso di tristezza incomprensibile.

“Domani è sabato!” disse Harry, senza pensare.

“Intendevo…non a lezione…ci vediamo per la nostra scommessa, ricordi?”

Harry non rispose subito. Emise un profondo sospiro e poi guardò prima Malfoy, che sbuffava annoiato e poi la bruna serpeverde. Quello che disse dopo, non sapeva nemmeno come gli fosse venuto in mente, o forse si lo sapeva…ma non poteva spiegarlo.

“Non credo che continueremo con le lezioni di volo!”

Lo aveva detto. Lo aveva fatto. Harry Potter si era piegato al volere dei Serpeverde.

Di nuovo.

Al volere di lei.

O al volere di egli stesso.

Pansy alzò di scatto la testa. “Cosa…perché?” Malfoy guardò prima Pansy e poi Potter.

“Pansy…”

“Draco, puoi lasciarci soli qualche minuto…per favore!”

“Sicura?”

“Si…si, tranquillo…”

Draco gettò un ultimo sguardo di sprezzo in direzione del moro e poi si allontanò.

Harry non aveva battuto ciglio.

“Si può sapere che cosa ti salta in mente…io e te avevamo un accordo!”

Harry la guardò attentamemente, come a perforarla con lo sguardo. “L’accordo è saltato!” disse con freddezza.

La mora lo guardò scioccata. “E io cosa cosa faccio?”

“Bè, immagino che debba dire ai tuoi cari amichetti che non hai avuto il coraggio di farti insegnare a volare da me…che ti eri stufata, insomma, inventati qualcosa…”

“E’ per colpa della Weasley, vero? Hai paura che lo venga a sapere e che non ti creda!”

Harry la guardò. La sua impressione si fece inaspettatamente indecifrabile.

“Creda, cosa?”

Pansy diventò immediatamente maliziosa e uno strano sorrisetto le illuminò il viso.

“Bè, potrebbe pensare che tu non mi veda solo per  insegnarmi a volare…potrebbe immaginare che facciamo anche… altro…se sai cosa intendo!”

Un brevissimo silenziò regno nel corridoio.

Harry la fissò, interdetto. “Ti saluto, Parkison!”

“Allora, perché mi stai lasciando?”

Sbam!

L’aveva detto. Le parole erano uscite senza che lei le avesse neanche pensate.

Harry, che si era appena girato per tornare verso il Dormitorio dei Grifondoro, si bloccò all'istante, come fulminato.

Pansy chiuse gli occhi, maledicendo la sua esistenza.

“Io…come, scusa?” balbettò Harry, ma in realtà, aveva capito anche troppo bene.

Pansy scosse la testa e deglutì come una bambina colta con le mani nella marmellata.

 

I just can’t see where the truth lies

I remember seeing in your eyes…

But then, oh then, your bitter words

When you knew I wasn’t hiding

You… you hit my soul, you couldn’t make it any deeper inside

You just hit my soul and I cried, I cried over

Elisa –Bitter Words

 

“Io…volevo dire! Ecco…insomma…” Ma perché sto balbettando come un idiota? Pensò la ragazza nervosamente.

Harry era rimasto davanti a lei e la guardava, senza fiatare.

“Io non ti sto lasciando, Parkinson…Non mi sembra che io e te stessimo insieme, o sbaglio?”

Pansy scosse la testa. Perché Potter non capiva?

“Non intendevo in quel senso!” si lamentò lei. “Hai interpretato male quello che volevo dirti!”

“E cosa volevi dirmi?”

“Che non puoi mollare tutto adesso…ho fatto un patto…Sai che conseguenza potrebbe avere?”

La risposta di Harry fece, se è possibile, ancora più male. “Non me ne frega niente…E’ solo una stupida scommessa non stiamo parlando di un Voto Infrangibile, e se permetti, mi sono stufato di fare da cavia!” detto questo, Harry si voltò e tornò indietro lasciando Pansy da sola nel grande corridoio di nuovo semideserto.

Quando Pansy aprì la porta della Sala Comune, Malfoy fece per avvicinarsi ma lei alzò semplicemente la mano e disse: “Non chiedermi niente…vado a letto!”

Nel frattempo, non molto lontano da lì, Daphne Greengrass aveva osservato tutta la scena e ghignava soddisfatta come mai non aveva fatto prima di allora.

 

Alla fine sono tornata! (Meglio Tardi che Mai XD) Dopo quasi 7 mesi fra problemi al Pc, compiti e cose varie sono riuscita ad aggiornare e lo so di essere imperdonabile.

Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Ho in mente dei nuovi risvolti soprattutto per la coppia Draco/Hermione!

 

Un bacio e mi raccomando commentate! ^^

 

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Capitolo 11
*** Incontro Ravvicinato ***


Capitolo 11

 

Strange how we are hiding

It seems like we’re secretly fighting

In the meanwhile we’re both hoping

In the meanwhile we both know

That this way we’re just gonna…fall down,

 

Elisa - Written In Your Eyes

 

Nuvole. Nuvole che giocano a rincorrersi. Nuvole primaverili. Bianche.Grigie. Azzurre.

Pansy amava osservarle mentre si muovevano silenziose, caute. Spostate via dal vento senza il minimo rumore.

Nuvole leggere. Nuvole gonfie e cariche di pioggie. Semplicemente nuvole.

“Pansy! Pansy!”

La ragazza si voltò.

Era nel cortile interno della scuola e osservava seduta su un muretto il passaggio degli studenti che si preparavno per le lezioni.

Per la prima volta, Pansy li invidiava. Si vergognò quasi di averlo pensato ma era così. Loro ridevano, vivevano la loro vita.

Non vi era nessuno ragazzo con la cicatrice che occupava la loro mente.

Che brutta cosa la paranoia…

“Ciao Milli…” la salutò Pansy sforzandosi di sembrare normale, allegra.

Ma all’amica non poteva sfuggire quello sguardo. Non era la prima volta che vedeva Pansy soffrire in quello stato, era già capitato.

Per causa di Malfoy, ovviamente.

“Bè, cos’è quella faccia?” disse l’amica, intuendo subito che Pansy non le avrebbe risposto a dovere.

“Niente, Millicent…”

Millicent sapeva benissimo che “niente” per Pansy voleva dire “Sono triste perché non sono felice con Draco e odio a morte Potter per avermi lasciata fare una figura con i miei amici!”

Ma se c’era una cosa che aveva capito è che il problema doveva essere risolto fino alla radice…Per cui, prima ne parlavano e meglio sarebbe stato per entrambe. Sopratutto per lei, per Pansy.

“Ho sentito quella stronza di Daphne parlare di ciò che era successo ieri…Ha detto che non sei stata capace di opporti a ciò che diceva Potter!”

Pansy scosse la testa e, con un gesto della mano si sciolse i capelli corvini, liberandoli dal fermaglio argentato.

“Non ha più importanza…può parlare fino a quando non si sentirà più la lingua! In fondo era solo una stupida scommessa!”

Millicent Bullstrode annuì.

“Ma alla fine…è un bene che tu e Potter abbiate…smesso di vedervi per quelle lezioni, no? Vi detestate entrambi! E tu avresti finalmente la possibilità di stare vicina a Draco!” disse saggiamente la ragazza, proseguendo in quella conservazione dolorosa.

Pansy sospirò. “Già…Draco…” poi si voltò in fretta verso la ragazza. “Millicent…Draco mi hai mai tradito con…qualcun’altra?”

Millcent sgranò gli occhi e sollevò in fretta il capo.

“Draco ti adora…Pansy, lo sai che non lo farebbe mai…sei la sua Regina di Ghiaccio!” mormorò incantata Millicent, non riuscendo a credere a quanto Pansy fosse sciocca a non accorgersi di questo.

Millicent Bullstrode, del resto, avrebbe dato tutto pur di avere una vita come quella dell’amica.

Perchè, se tralasciamo il lavoro che facevano i genitori di Pansy…la sua vita era davvero perfetta!

Era una ragazza popolare, temuta, regina indiscutibile del Regno delle Serpi, fidanzata storica del bellissimo Draco Malfoy, nonostante le vicissitudini di quegli ultimi 5 anni di scuola. Nonostante i continui tira e molla dei due. Ma in fondo erano ancora insieme.

Ma Millicent sapeva, che il cambiamento in Pansy aveva cominciato a verificarsi da quando avevano dato il via a quell’insulsa scommessa.

Era stata tutta colpa di Daphne Greengrass. Già, Daphne.

Sembrava solo ieri quando lei, Pansy e Millicent erano amiche del cuore.

Poi quel maledetto litigio, alla fine del quinto anno, aveva cambiato tutto.

Un segreto non mantenuto. La confessione di Pansy. Il racconto di una sua ‘simpatia’ per la persona che più detestavano al mondo. Colui che prendevano sempre in giro. Le risate di Daphne che non credeva alle sue orecchie. Una promessa fatta da tutte e tre. Daphne che giurava con la mano sul cuore.

E il giorno dopo lo sapeva anche Draco.

 

Giugno 1995. La fine della scuola. Il sorriso spensierato che torna sulle labbra di giovani fanciulli. Il sorriso innocente di chi tira avanti, sapendo che presto, molto presto, si andrà in vacanza. Nostalgia e ricordi di un anno appena trascorso. La natura che sboccia e il dolce profumo di rose selvatiche. Il profumo d’ estate.

“Stiamo parlando di quel Potter?” una semplice domanda. Ingenua. Retorica.

Pansy sbatte le ciglia, cercando di non ridere. “Non ne conosco altri che siano ancora vivi, Daphne…”

La ragazza bionda si alza in piedi e la fissa. “Pansy…stiamo parlando di Harry Potter!”

Millicent scoppia a ridere, ingenua.

Pansy osserva le sue migliori amiche. “Lo so…è solo che…ultimamente si è fatto particolarmente carino, no? Tralasciando gli occhiali che porta, ovviamente…”

Daphne non poteva credere a ciò che diceva. Non era vero.

“Si, è carino…ma…ma…” balbettò l’amica.

“Ma…cosa?” sbuffò Pansy, acidamente.

“Tu sei fidanzata con Draco, Potter è un grifondoro e voi dovreste essere nemici…E poi è uno sporco mezzosangue!” sibilò la bionda, scuotendo la chioma e elecando una serie di differenze tra i due.

Pansy rimase molto ferita da quel commento. Certo, era vero. Potter era un mezzosangue.

Ma c’era il bisogno di ricordaglielo?

“Daphne, io amo Draco…è solo che non si può dire che lo Sfregiato… sia cresciuto male!”

“Sopratutto con la divisa da Quidditch!” sospirò Millicent, tappandosi poi la bocca come se avesse detto la più disgustosa delle parolaccie.

“Voi due siete matte!” sentenziò la Greengrass, scioccata. “E tu…” sbottò in direzione di Pansy, “…Non ti

rendi nemmeno conto del ragazzo che hai accanto!”

“Certo che me ne rendo conto!” protestò la mora.

“Allora…” sibilò sorridendo Daphne, “Non perdere tempo a sbavare dietro quello sfigato di Potter!”

“Io non gli sbavo dietro, Daphne! E….guai a te se lo dite a qualcuno, sono stata chiara??”

E tutte e tre scoppiarono nuovamente a ridere.

 

Quella fu probabilmente l’ultima volta che Pansy e Daphne si parlarono da amiche, a quanto ricordava Millicent.

La bionda serpeverde non aveva perso tempo a sputtanarla tra la loro Casa e poco ci mancò perchè anche Potter ne fosse venuto a conoscenza.

Ma quel giorno Potter non era nemmeno a scuola. Era successo qualcosa al suo padrino e lui e la sua combriccola di amici erano andati al Ministero, provocando chissà quali casini.

Le loro “imprese” erano su tutti i giornali il giorno dopo. Il ricordo più vivo era sicuramente la rabbia di Draco.

Non aveva mai detestato Potter come in quel momento.

Il giorno prima viene a sapere che Pansy aveva una mezza cotta per lui, e il giorno dopo legge sul giornale che lo stesso Potter che aveva rubato il cuore della sua ragazza, aveva sbattuto in galera suo padre, Lucius.

Per Draco Malfoy, quello fu davvero troppo.

Il giorno dopo l’assassinio di Sirius Black al Ministero, Draco incontrò Potter nel cortile della scuola.

Millicent era lì e aveva visto tutto. Ricordava perfino le loro parole.

Sei morto, Potter” aveva sibilato Malfoy a voce bassa. Ed egli aveva risposto più arrogante e scontroso che mai.

Buffo, credevo che da morto avrei smesso di camminare!”

“Millicent…Millicent? Ci sei?”

Pansy sventolò una mano davanti alla faccia. La ragazza scosse la testa, strizzando gli occhi marroni.

“Si, scusa…”

Pansy sorrise e disse: “Credo sia meglio che tu ti allontani…il mio effetto catatonico è piuttosto contagioso!”

La ragazza si sforzò di sorridere. “Stavo pensando all’anno scorso…quando…io, te e Daphne avevamo parlato della tua…cotta per Potter!”

Il sorriso di Pansy scomparve con la stessa velocità con cui era apparso.

“Non ero innamorata di Potter..” rispose lei, gelida. La Bullstrode sospirò. “Lo so è solo che…”

“E non sono innamorata nemmeno adesso…” la interruppe la mora, senza pensare.

“Già… ma ti sei mai chiesta perchè Draco abbia deciso di farti fare comunque quella penitenza con Potter, nonstante avesse scoperto che…ehm, lo reputavi carino?” continuò la ragazza.

In effetti, non aveva alcun senso. Se Draco fosse stato geloso di Potter, avrebbe fatto di tutto per impedirgli che lui e Pansy si trovassero soli insieme in un campo da Quidditch.

Pansy non rispose subito. “Credo che l’abbia fatto per vedere se poteva fidarsi ancora di me...voleva darmi un altra possibilità!”

Millicent non rispose, e Pansy non fece nulla per continuare quella conversazione.  Probabilmente era meglio crederla così. Era meglio pensare di avere una seconda chance.

Era meglio rischiare e provarci di nuovo che mollare tutto.

Lei aveva avuto la sua possibilità.

E stava rischiando di gettare di nuovo tutto nel caos.

Potter non sapeva quello che era successo alla fine di quell’anno, nè sapeva perchè lei eDaphne avevano litigato.

Daphne voleva solo separare Pansy da Draco.

E avrebbe fatto di tutto.

Ma nessuna di loro, sapeva, che in realtà sarebbe stata un altra persona a conquistare il cuore del biondo. E non era certo Daphne.

 

           dddd

 

I can't change who I am

not this time, i won’t lie to keep you near me

and in this short life, there's no time to waste on giving up

my love wasn't enough

 

Evanescence - Lacrymosa

 

Hermione Granger era da sempre una ragazza diligente.

Il suo luogo di ritrovo indiscusso dove sapeva che sarebbe potuta restare sola, ovviamente, era la Biblioteca.

Pile di libri che trattavano argomenti come gli Incantesimi di Trasfigurazione, Pozioni cambiacolore e le rivolte dei Troll di Montagna abbondavano sull’esile tavolo di legno che faceva ormai fatica a reggerne il peso.

La ragazza era inginocchiata davanti alla libreria e cercava nei ripiani più bassi.

“Ma dove diavolo è finito?” si disse, ben sicura di essere rimasta sola nella grande Biblioteca della Scuola.

Poco lontano, sul tavolo carico di libri, vi era un foglio di pergamena aperto e vi era già scritte poche righe.

Hermione aveva appena iniziato il tema per Pozioni, ben sapendo, che Piton prediligeva I temi lunghi e complessi e avrebbe avuto così più tempo per svolgerlo.

La ragazza partiva sempre dai compiti più complicati da svolgere, totalmente l’inverso di ciò che facevano Harry e Ron che si riducevano sempre all’ultimo.

Poi come una specie di miracolo, Hermione lo vidi. Il libro di Pozioni dalla copertina nera che cercava era lì.

Nell’ultimo scaffale. Bastava solo cercare con più attenzione. La riccia sorrise. Un sorriso di trionfo.

Si alzò tenendo il libro con la mano sinistra, mentre con la destra si spolverava la gonna della divisa, soddisfatta.

“E’ inutile che ti spolveri quella misera gonna, Granger…Tanto rimane sempre lurida!”

C’era una sola persona che poteva parlarle in quel modo e con quel tono di voce. Ed Hermione purtroppo conosceva benissimo quella persona.

Si voltò.

Draco Malfoy si era seduto proprio sul suo banco e teneva in mano il suo tema, appena cominciato.

“Malfoy…potevi anche evitare di venire qui a rovinarmi l’esistenza con le tue battutine dementi!” sbottò la ragazza, in un fiato.

Il biondo sorrise. “Certo, avrei potuto…ma trovo sempre il tempo per disturbare la più asociale delle Grifondoro!”

Se c’era una cosa che Hermione disprezzava, era di sentirsi chiamare asociale e purtroppo, lo facevano in molti.

“Il fatto che mi avvantaggi i compiti passando del tempo qui dentro, non fa di me un asociale, Malferret!”

Malfoy scoppiò a ridere. “Ma certo, Granger…ti capisco…tu hai degli amici in fondo, ammesso che si possano definire così!” rispose riferendosi chiaramente a Harry, Ron e gli altri Grifondoro.

“Gli amici che ho non sono affar tuo, Malfoy…su questo, penso che siamo d’accordo!” ribattè Hermione, strappandogli il foglio tra le mani e riponendolo in mezzo al quaderno.

Malfoy era ancora seduto al suo posto. Sulla sua sedia. Nel suo angolo preferito. Hermione lo detestava.

“Sono d’accordo sul fatto che dovresti uscire di più, Granger…spassartela…I ragazzi non guardano i topi da biblioteca!”

Hermione alzò la testa, piuttosto colpita da quel commento. “Malfoy, sei venuto qui solo per darmi consigli su come rendere eccitante la mia vita sociale?”

Lui sorrise di rimando. Affascinante. Freddo. Insopportabile. “Lo so, sono caduto in basso, vero?”

Il sorrisetto scomparve dalle labbra della giovane, che emise un ringhio rabbioso. “Non volevo dire questo…E’ solo che non è da te…”

“Hai ragione…magari preferisci parlare della tua cotta per Weasley…”

Hermione alzò leggermente il capo. “Non hai niente di meglio da fare, oggi? Pansy Parkison è troppo impegnata a farsi i cavoli suoi per prestarti attenzione?”

Poche parole che bastarono a cancellare il ghigno dalla faccia del biondo.

Hermione si accorse subito di aver fatto centro.

La mano fredda del serpeverde si avvolse sul braccio della grifondoro, fino a stringerla impetuosamente. “Attenta a te, Granger…non dovresti parlare di cose che non ti riguardano…”

“Ho forse toccato un nervo scoperto, furetto?”

Il giovane non rispose, ma si avvicinò fino a fissarla negli occhi. Ora erano entrambi a stretto contatto.

“Fra me e Pansy va tutto a gonfie vele, Granger…Non occorre che tu ti preoccupi!”

“Ultimamente la tua cara Pansy mi sembra troppo distratta da Harry, Malfoy…dovresti tenerla a bada! Lontano da noi e da lui…”

“E tu puoi rasserenare la Weasley…Si può tenere quello sfigato!”

Hermione strinse le palpebre. “Bene…visto che abbiamo chiarito le nostre intenzioni, potresti cominciare a staccarti dal mio braccio, mi stai facendo male!”

Da lontano una porta sbattè. Sia Hermione che Malfoy si voltarono in fretta, per poi tornare a guardarsi.

Malfoy si staccò in fretta e si allontanò, disgustato. “Sei avvertita, Granger…” sibilò lui.

La ragazza lo vide scomparire dietro le lunge file di scaffali e poi tirò un sospiro di sollievo. Di sicuro, quella era la conversazione più strana che avessero mai avuto in quasi sei anni di scuola.

 

Anche questo chap è terminato…dopo averlo riscritto, ricancellato e rimodifcato almeno 60 volte, ho avuto finalmente la possibilità di aggiornare!

Ringrazio moltissimo Yoko_Chan,  MabyChan e Nikoletta per i vostri commenti! Siete fantastiche, un bacio!

 

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Capitolo 12
*** Frozen ***


Capitolo 12

Capitolo 12

 

I can’t feel my senses

(Non riesco a sentire i miei sensi)

I just feel the cold

(Sento solo il freddo)

All colors seem to fade away

(Tutti i colori sembrano svanire)

I can’t reach my soul

(Non riesco a raggiungere la mia anima)

I would stop running,

(Avrei smesso di correre)

If knew there was a chance

(se avessi saputo che c’era una possibilità)

It tears me apart to sacrifice it all

(Mi lacera  sacrificare tutto),

but I’m forced to let go

(ma sono forzata a lasciare andare)

 

Within Temptation - Frozen

 

Capitolo 12

 

Pansy era seduta sullo sgabello davanti allo specchio del bagno e si passava come ogni mattina, la spazzola sui capelli neri appena lavati.

La dimora era ancora al buio e le sue compagne di stanza non avevano nemmeno provato ad alzarsi dai loro letti.

“Pansy…potresti spegnere la luce?”

La voce assonnata e impastata di Millicent Bullstrode la fece sobbalzare dalla sedia.

“Ancora un attimo e me ne vado…” rispose lei, posando il pettine e cercando nella trousse dell’amica il suo mascara preferito.

Si passò il rimmel sulle ciglia allungandole leggermente e sistemò la frangietta, racchiudendo i capelli in una coda di cavallo.

Ai lobi, mise gli orecchini d’oro di sua madre. Pansy aveva litigato con lei, poco prima di prendere il treno e andare a Hogwarts.

Ricordava ancora l’avvenimento.

Pansy si era voltata e aveva lanciato a terra gli orecchini …poi li aveva raccolti, poco dopo averla vista andare via delusa, piangente.

Raccolse di nuovo fra le mani la lettera del padre. Aveva trascorso tutta la notte a leggerla e rileggerla, in poche parole non aveva chiuso occhio.

Sua madre era stata ricoverata al San Mungo dopo che un gruppo di Auror l’avevano imprigionata ad Azkaban e lasciata per ore senza mangiare.

Tutto questo, perché erano convinti che lei fosse una Mangiamorte.

Pansy non poteva crederci.

Strinse il foglio di carta tra le mani. Sua madre non era mai stata contro il Ministero, né tantomeno contro la Comunità Magica.

Ma a quanto pare, il Ministero della Magia non sembrava credere a ciò che dicevano.

Il fatto di essere serpeverdi non implicava per forza dover diventare servi del Signore Oscuro, vero?

Era solo uno stupido clichè…

Si alzò, sistemandosi meglio la gonna della divisa e si alzò. Guardò l’ora. Erano le 7, 20.

 

 

                                                                                                ggg

 

                                                 

Hermione Granger, quella mattina, non si era svegliata di buonumore.

Mentre leggeva le pagine della Gazzetta Del Profeta, infatti, sbuffava e borbottava qualcosa di imcomprensibile, che Ron avrebbe tanto voluto sapere.

“Pazzesco…lo sapevo che non si sarebbe salvata neanche lei!” sussurrò.

Ron si scambiò un’occhiata disperata con Neville e poi si rivolse verso la riccia. “Ehm…Hermione…posso sapere che succede?”

La ragazza guardò Ron, poi Neville, poi Harry e porse di sgarbatamente il giornale al rosso.

Quando Harry vide l’articolo dinnanzi a sé, per poco non sbiancò.

 

Gli Auror Arrestatano Christine Parkinson

 

“Christine Parkison? Non sarà la madre di…?” domandò Ron, sconvolto.

“Vai avanti nell’articolo…” rispose Hermione, annuendo a malapena.

 

Christine Parkinson, purosangue e appartenente a una delle ultime generazioni di maghi puri, è stata accusata di collaborare con altri Mangiamorte per il Signore Oscuro ed è stata arrestata ieri notte, verso le 10 nel suo domicilio, alla residenza di famiglia.

Al momento non vi sono dichiarazioni della sospettata. Il Ministero provvederà a procurarle un legale, nell’attesa di un’ udienza, nel frattempo, la signore Parkison, 42 anni, è stata trattenuta tutta la notte nel carcere di Azkaban.

Per alcuni approfondimenti, pagg 5,6,7.

 

Rita Skeeter

 

“Era solo questione di tempo…prima o poi avrebbero preso anche lei…Ma suo padre non è stata arrestato?” domandò Ron, sorpreso.

“E’ stato rilasciato insieme a Lucius Malfoy…le accuse sono cadute!Bè succederà la stessa cosa con sua madre…” spiegò Hermione, inghiottendo a fatica il suo succo di zucca.

“Sono cavolate…Rita Skeeter le spara in continuazione! Non vi ricordate quello che ha detto su di me quando ho partecipato al Torneo Tremaghi?”

Hermione alzò lo sguardo. Era abbastanza prevedile che Harry avesse provato a difendere la Parkinson.

“Non possiamo sapere se si tratta davvero di menzogne! Ricordati che i suoi genitori sono in combutta con quelli di Malfoy…”

“Si, ma questo non fa di lei una Mangiamorte…” disse d’impulso Harry, addentando la fetta di pane imburrato che aveva in mano.

“Probabilmente no, Harry…ma al momento non possiamo fidarci di nessuno…Nemmeno della Parkinson…sono dei serpeverde, loro ci hanno sempre detestato in tutti questi anni di scuola…il fatto che tu le abbia dovuto insegnare a volare per una stupida scommessa, non fa di lei una tua amica!” ribattè Ron.

Hermione ammutolì all’improvviso diventando pallida come un cencio e Harry socchiuse gli occhi, maledicendo mentalmente il suo migliore amico.

Se c’era una cosa che Ron non conosceva, era sicuramente il significato dell’espressione “parlare a voce bassa”.

Pansy Parkinson, era appena scesa per la colazione, e aveva sentito tutto.

I suoi occhi blu incontrarono quelli di Harry, che in quel preciso instante, non potè che sentirsi un imbecille da parte di Ron.

La ragazza si scostò, con evidente nervosismo, una ciocca di capelli dagli occhi sfuggita per puro caso alla sua sempre perfetta coda di cavallo e raggiunse la tavola dei Serpeverde.

Harry, Hermione e Ron la osservarono, mentre andava a sedersi tra Blaise e Draco Malfoy, che in quel preciso istante, stavano guardando nella loro direzione.

Hermione e Ron distolsero immediatamente lo sguardo, esattamente il contrario di quello che fece il giovane Potter.

I suoi occhi, celati come sempre dalle lenti degli occhiali, passarono in rassegna tutta i volti delle serpi.

In quel preciso instante, Draco Malfoy si alzò dalla tavolata raggiungendo i Grifondoro, il cui aspetto diventò più pallido della porcellana.

“Potter, hai qualche problema, per caso?”

Harry fissò Malfoy negli occhi grigi e glaciali. Nessuno parve avere la forza, o la voglia, di muovere un muscolo.

“Nessun problema, Malfoy…” rispose Harry il cui volto non sembrava per nulla teso.

Per un attimo, calò il silenzio. Alcuni Corvonero gettarono uno sguardo alla tavola dei Grifondoro, più per curiosità che per vero interesse.

Draco non si era mosso di un millimetro, quando Pansy sembrò apparire di colpo al suo fianco, trascinandolo via.

“Andiamo, Draco…Lasciali stare, sono solo degli sfigati!” la voce di Pansy era rotta dal pianto. Harry se n’era accorto, mentre la vedeva trascinare Malfoy lontano da loro.

Poi vide la mora alzarsi dopo aver sussurrato qualcosa a Malfoy e correre nervosamente fuori dalla Sala Grande, seguito da Millicent Bullstrode.

“Harry?”

Cosa diavolo stava succedendo? Perché si sentiva triste per lei?

Harry sentì l’impellente bisogno di fare qualcosa, ma non sapeva cosa.

Il suo senso altruistico e la sua mania di essere il Buon Samaritano della scuola lo spingevano a vedere se Pansy stesse bene.

Voleva scusarsi con lei, ben sapendo che non vi era nulla che poteva fare.

E’ Pansy Parkinson… si ripeteva in testa, sperando di riuscire a convincersi che lei non avesse affatto bisogno del suo aiuto.

Lei è cattiva…Lei è una serpe…Come Malfoy…

Harry strinse le palpebre. La sua testa stava scoppiando.

“Harry! Ci sei?”

Il moro alzò lo sguardo, trattenendosi dal bestemmiare. Aprì gli occhi e la luce della sala lo invase, bruciandogli le iridi.

Spostò lo sguardo su Ron ed Hermione, che ora lo guardavano come se fosse matto.

“Sapete una cosa?” mormorò Harry, posando rumorosamente il bicchiere sul tavolo, “Non ho più fame…” si alzò, lasciando velocemente il resto del suo bacon a Neville, che ora lo guardava come se fosse una nuova specie di microrganismo vegetale.

“Dove vai?” chiese Ron, serio.

“A farmi un giro!” fu la sua risposta. Secca. Decisa.

                             

                       ggg

 

 

Tell me I’m frozen but what can I do?

(Dimmi che sono gelida, cosa ci posso fare?)

Can’t tell the reasons I did it for you

(Non posso spiegare le ragioni, l’ho fatto per te)

When lies turn into truth I sacrificed for you

(Quando le bugie si trasformano nella verità che ho sacrificato per te)

You say that I’m frozen but what can I do?

(Dici che sono gelida, ma cosa posso farci?)

 

Ginny Weasley non si era mai considerata una ragazza vanitosa. Ma era piuttosto conscia del suo cambiamento fisico.

In effetti, di quella ragazzina timida di dodici anni che aveva sempre provato una cotta per il famoso Harry Potter, restava poco e niente.

I lunghi capelli rossi erano gli stessi, ma l’aspetto che dimostrava la giovane Ginevra Weasley era più perfezionato e meno infantile.

Quando le capitava di sentire fischi o commenti di apprezzamento, non arrossiva più come quella tenera bambina piccola che era.

Aveva un portamento e camminava fiera nei corridoi.

E ne aveva tutti i motivi, visto che si era messa proprio con Harry Potter.

Quando Ginny si svegliò, domenica mattina, aprì le tende del suo letto a baldacchino, pensando alla bella giornata che gli si prospettava.

Sarebbe andata a Hogsmeade con Harry? O avrebbero passato la giornata in riva al Lago, a passeggiare fianco a fianco?

Sorrise tra sé. Harry sicuramente avrà un’idea…pensò

Scese a colazione. La Sala Grande era piena.

“Ehi, ehi…Ginny!” Hermione si sbracciò per farle segno. Ron la vide arrivare e si spostò per farle posto, tornando a mangiare come se niente fosse.

Fu in quel preciso instante che notò l’assenza di Harry.

“Hermione, dov’è Harry?”

Hermione guardò Ron che guardò Neville che guardò di nuovo Ginny.

“Lui…è uscito!” borbottò il fratello di Casa Weasley, particolarmente interessato alla sua forchetta.

Ginny lo guardò, sospettosa per poi afferrare con curiosità il giornale davanti a sé, aperto ancora, per ironia della sventura, all’articolo riguardante la madre di Pansy Parkinson.   

                      ggg     

 

 

Harry camminava a passo spedito verso l’unico luogo dove era ancora sicuro di trovare Pansy: la Torre di Divinazione, dove avevano parlato per la prima volta senza uccidersi a vicenda.

Era lì, che Pansy gli aveva chiesto di insegnarle a volare.

E lui aveva accettato.

Si trovò davanti alla porta.

Piccoli flebili singhiozzi provenivano dall’interno.

Harry afferrò la maniglia e rabbrividì al contatto con l’ottone, ghiacciato dal freddo della notte appena trascorsa.

Il giovane grifondoro si fece coraggio.

Spinse lentamente la maniglia e la porta si aprì, accompagnando l’entrata del moro con un lieve cigolìo.

Pansy era sulla terrazza, dove una leggera brezza venuta dal lago le accarezzava dolcemente i capelli di nuovo sciolti.

L’elastico era tra le sue mani e molto probabilmente si sarebbe rivelato più utile come anti-stress che per fermare realmente le sue ciocche corvine.

Harry si avvicinò, e per la seconda volta, gli sembrò che le sue narici fossero nuovamente inondate di un profumo dolce…lo stesso profumo di nettare sentito alcuni giorni prima. Inebriante, che si insinua nel cervello.

Poi quella voce.

“Potter…una cosa rapida e indolore.” Disse, ed Harry non capì immediatamente quelle parole. Nonostante il tono fosse condizionato dal pianto, Pansy conservava ancora la stessa voce fredda e sensuale di sempre.

Ad Harry ricordava la stessa sensazione che si provava dopo aver bevuto qualcosa di freddo. Molto freddo. Il suo stomaco si contorceva dolorosamente ogni volta che lei lo guardava, ogni volta che lei gli parlava.

Il ragazzo sobbalzò, finendo contro lo spigolo di uno dei banchi.

“Di cosa parli?” domandò e non potè che sentirsi davvero stupido, nei confronti di una creatura così lontana anni luce da lui.

Pansy si voltò, gli occhi erano leggermente gonfi ma sempre impeccabili. Il trucco era stato scrupolosamente pulito. Le gote appena accentuate di rosso.

“Sapevo che saresti venuto qua…Volevi chiedermi di mia madre, vero? Se stava bene…E’ gentile da parte tua, Potter…Tu sei sempre gentile…”

Harry non sapeva se fosse davvero un complimento, il suo: “No!” esalò un respiro, pensando che perfino mettersi a ballare sul cornicione della torre, sarebbe stato più semplicemente che parlare con lei. “Sono venuto a vedere come stavi tu!”

Lei lo guardò e per la prima volta, era piacevolmente sorpresa.

“Vedere come stavo?” domandò, mantenendo il tono arrogante e allusivo.

“E’ tanto difficile da credere?” chiese ironico Harry.

“No…ma non ho bisogno di confidare quello che provo…tanto meno a te!”

Harry le si avvicinò di più, pensando a quanto fosse prevedibile il suo comportamento.

Pansy era troppo orgogliosa per mostrare le sue debolezze, ma lei era un essere umano. E ogni essere umano, ne aveva almeno una.

Harry la vide trafficare con la borsa della scuola, per poi tirar fuori un pacchetto di Camel.

Sigarette babbane.

“Non sapevo che fumassi quelle sigarette…” rispose Harry, ricordando che l’ultima volta, le aveva viste nel cassetto della camera di Dudley.

Pansy lo guardò, gettando fuori del fumo. Gli tese la sigaretta appena cominciata con le unghie smaltate.

“No, grazie…non fumo.” Fu la risposta del bruno.

Harry la vide sorridere, beffarda. “C’era da aspettarselo. Il grande Harry Potter non può permettersi di fumare. Ha un pianeta da salvare!”

Harry sbuffò, sentendosi preso in giro per l’ennesima volta. “Senti…dammi qua!” sbottò, tenendo la mano.

Pansy lo guardò, alzando saccentemente le sopracciglia. “Come, scusa?”

“Dammi quella sigaretta!”

La serpeverde gli tese la cicca, che venne prontamente afferrata da Harry.

Il ragazzo fece un tirò, e ispirò la nicotina. Ebbe l’immediata sensazione che i suoi polmoni andarono a fuoco.

“Coff…coff…C-contenta?” balbettò, mentre Pansy batteva con garbo la mano dietro la sua schiena.

“L’hai fatto per me? Ma che tesoro…” borbottò sarcastica, gettando la cicca fuori dalla terrazza.

Harry impallidì di colpo e si sporse per assicurarsi che non fosse caduta sulla testa del Guardiano della scuola.

In quel caso, non occorreva aspettare Voldemort per tirare le cuoia.

“Ma sei matta? Se Gazza scopre che abbiamo fumato, ci consegna al primo Centauro della foresta!”

La mora scoppiò a ridere. “Potter, ascolta caro, sarai anche bravo a volare ma ti devo avvertire che noi non abbiamo fumato…quel patetico tentativo di dimostrarmi che sapevi mettere in bocca una avanzo di sigaretta, non si chiama fumare!”

“Mantieni sempre la tua simpatia, vedo…” osservò Harry, pensando a quanto potesse essere velenosa la sua lingua. “Pensare che ero venuto qui a consolarti…chissà che avevo in testa!”

Pansy lo trattenne per un braccio. “Te ne vai, così?”

“Devo darti il bacio del buon giorno?”

Harry si accorse che nonostante tutto, lei era arrossita. Ma si accorse anche della cavolata appena uscita dalla sua bocca. Il bacio del buongiorno…ma che diavolo aveva in testa?

“Il bacio del buon giorno?” chiese Pansy, trattenendo a stento una risata.

Harry si grattò il naso. “Bè, ecco…ne esiste già uno per la buona notte…Ma siccome è mattina…”

“Veramente…io volevo chiederti se ti andava di ricominciare a insegnarmi a volare…”

Harry sgranò gli occhi. “Credevo di averti già spiegato che non si può fare…Devi cercarti qualche altro grifondoro più sprovveduto di me.”

Pansy sospirò, per poi trafficare con il laccio dei capelli.

“Potter…non esiste un grifondoro più incauto di te, e lo sai …ma a me piacevano quelle lezioni, dopo tutto…e poi Daphne mi prende in giro…adesso dice che ho paura di te!”

“Cosa?” sbottò Harry, incredulo.

“E’ la verità…lo so che è difficile da credere! Quando me lo ha detto l’avrei strozzata!”

“No, no, quello che hai detto prima…a te piacevano quelle lezioni?” chiese stupito il ragazzo.

Pansy abbassò gli occhi, sentendo che con quella frase, aveva fatto crollare il suo invalicabile muro di orgoglio e arroganza, degno di un tipico serpeverde.

“Bè, io non ho mai apprezzato pienamente la nobile arte del Volo…” rispose Pansy, sbirciando di tanto in tanto, l’espressione di Harry, “ma sarei felicissima, se tu potessi darmi qualche altra lezione…La scommessa doveva durare due settimane e mancano solo 9 giorni…”

“Bè, è più di una settimana!”

“Una settimana e due giorni…Oh, dai, adesso non metterti a fare il pignolo…se vuoi parlo io con la Weasley…suo fratello ha accettato e lo sa anche la Granger e la casata di Grifondoro!” sbottò lei, ravviandosi i capelli, che puntualmente sfuggivano dalla sue dita a causa del vento nordico.

“La casata di Grifondoro?” ripetè Harry, incredulo.                                                        

 “Si, Potter…dimentichi che quando sono entrata nello spogliatoio per parlarti ho dovuto patire la vista riprovevole di Finnigan in asciugamano…bè, parlo di questo…”                                                                     

 

                      ggg

 

I can feel your sorrow

(Posso sentire la tua sofferenza)

You won’t forgive me,

(Non mi perdonerai),

but I know you’ll be all right

(Ma so che starai bene)

It tears me apart that you will never know

(Mi lacera il pensiero che tu non saprai mai,)

but I have to let go

(ma devo lasciare andare)

 

Hermione Granger camminava a passo svelto per raggiungere l’Aula di Divinazione.

Il respiro era troncato dalla fatica. L’unico fine, con cui si poteva giustificare quella  sua scalata ai vertici più alti del Castello di Hogwarts, era trovare Harry Potter, prima che Draco Malfoy avesse deciso di portare a termine il suo trapasso.

La mano destra racchiudeva l’articolo di giornale della Gazzetta del Profeta, e in quella sinistra, vi era la sua amata bacchetta magica.

“Hermione!”

La ragazza si voltò, reggendosi al corrimano della scala a chiocciola.

Dietro di lei, Ginny Weasley. Il volto rosso e livido e l’espressione stampata di chi voleva sapere cosa diavolo stesse succedendo.

“Ginny…” Hermione si sforzò di sorridere. “Cosa ci fai qui? Non mi dire che hai Divinazione alla prima ora?”

“Dov’è Harry? E perché è sparita anche la Parkinson?”

Hermione la guardò inebetita, cercando mentalmente un modo per distrarre Ginny da quell’affannata ricerca.

“Sta per arrivare…Aveva dimenticato che c’erano delle cose da…sbrigare!”

“Non mentirmi Hermione…sono giorni che sento gli altri studenti parlare di una certa scommessa che ha perso la Parkinson…”

“Scommessa? Quale scommessa?” rispose Hermione, temporeggiando.

“Ginny!”

Una voce per riconoscibile dalle due ragazze, le costrinse a voltarsi.

Harry Potter stava scendendo le scale, seguito da Pansy. Hermione che era dietro di Ginny, fece un sospiro di sollievo.

“Cosa ci facevi con lei?” sussurrò la rossa, correndo ad abbracciarlo. Harry la baciò a fior di labbra, sentendo la mora, sbuffare.

“Quante smancerie…” bisbigliò Pansy, mordendosi un’unghia laccata.

“Che diavolo ci facevi con lei?” replicò la rossa, fissandolo con un vago cipiglio che ricordava vagamente quello di Molly Weasley.

“Non preoccuparti, Weasley! Potter voleva sapere se mia madre aveva intenzione di portarmi al rito d’iniziazione per diventare una Mangiamorte…Sei fortunata, che ti abbia trovato in tempo…” rispose lasciva la bella serpeverde.

Harry e Hermione si scambiarono uno sguardo vacuo.

Ginny sembrò bersi quella colossale balla, e in ogni caso, Pansy non aveva mai dubitato che le qualità intellettive della rossa fossero sufficientemente scarse.

“Capisco…C'era da aspettarselo, Parkinson…quelli come te, sono destinati a diventare Mangiamorte già quando sono in fasce! E’ un miracolo che Harry non abbia deciso di denunciarti a Silente!”

Vipera!

Harry gettò una rapida occhiata verso Pansy, che in quel preciso instante, stava facendo ricorso a tutto il suo auto-controllo, per non uccidere Ginny.

Forse con una leggera spinta…avrebbe potuto farlo passare per un incidente.

“Vieni Ginny, andiamo…” Harry la spinse via, prendendola per il giro-vita.

Quel contatto procurò non pochi conati di vomito alla serpeverde.

“Pansy! Dove diavolo eri finita?”

Harry e Ginny non avevano fatto in tempo a voltarsi, che Draco Malfoy era apparso all’improvviso dinnanzi a loro, seguito da Blaise Zabini. Suo cugino, nonché fedele spalla.

Hermione abbassò lo sguardo, torturando con la mano una ciocca di capelli che puntualmente s’impigliavano tra le sue dita.

“Malfoy, Zabini…giusto voi mancavate all’appello… il raduno di giovani Mangiamorte ha fatto le sue radici nell’aula della Cooman, vedo…” li aggredì Ginny, stringendo vigorosamente la mano di Harry, che diventò improvvisamente bianco.

Hermione era sul punto di svenire.

Adesso si poteva assicurare che erano nella merda.

“Weasley, non ho idea di dove trovi i soldi per drogarti, ma ti consiglio di cambiare spacciatore!” la provocò Malfoy, fissandola con avversione.

“Sai bene a cosa mi riferisco, Malferret!”

Pansy soffocò a stento una risata.

Hermione decise di intervenire, prima che il loro alterco avesse raggiunto livelli insostenibili.

“Va tutto bene, Ginny…Malfoy era venuto a vedere come stava la Parkinson! Tra poco se ne vanno! Intanto che ne dici se cominciamo ad incamminarci noi?” provò a distrarla la riccia.

Malfoy guardò Hermione negli occhi. La ragazza ricambiò lo sguardo, ripensando alla loro ultima conversazione in Biblioteca.

“Per una volta mi trovo d'accordo con la Mezzosangue, Weasley! Se ti levi dai piedi, saremo ben lieti di farlo anche noi…”

Hermione fissò Malfoy a bocca aperta. Non se lo aspettava. Poteva aspettarsi tutto da Malfoy, ma non che le avesse dato retta.

Quella era una data da fissare sul calendario. Una data che sarebbe rimasta nella storia.

Malfoy la guardò allontanarsi e, a meno che la sua testa non avesse cominciato a procurargli scherzi, gli sembrò perfino di averla vista sorridere, per un breve instante.

 

                                                                                                                         ggg

 

Is there so much hate for the ones we love?

(C’è davvero così tanto odio per coloro che amiamo? )

Tell me, we both matter, don't we?

(Dimmi, noi importiamo entrambi, non è vero?)

You, it's you and me

(Tu, siamo tu ed io)

It's you and me won't be unhappy

(Siamo tu ed io che non saremo infelici)

 

Within Temptation - Running Up That Hill

 

Harry e Ginny erano seduti sul grande tappeto rosso della Sala Comune di Grifondoro.

Quel pomeriggio non vi era nessuno.

Gran parte degli studenti era fuori, per approfittare del pomeriggio soleggiato che non vedevano da tempo.

Da un po’ di giorni a quella parte, infatti, le giornate di sole duravano fino a mezzogiorno non consentendo nemmeno delle passeggiate nel cortile.

Ginny si avvicinò a lui, alimentando con un incantesimo le fiamme del camino.

Harry la strinse tra le braccia, sentendo uno strano aroma di fiori invadergli il naso.

Nulla a che vedere con il profumo di miele sentito nella Torre di Divinazione.

“Harry?”

Il moro alzò lo sguardo al richiamo della sua ragazza. “Si, Ginny?”

“Mi stavo chiedendo… secondo te la Parkinson è davvero una Mangiamorte?”

Harry sentì uno strano strappo all’altezza del suo stomaco.

“Bè, non credo…Non lo so!” rispose vago, chiedendosi come le fosse venuto in mente di chiederle della Parkinson proprio in quel momento.

Ginny si avvicinò a lui, baciandolo leggermente.

Harry rispose al bacio, ma l’immagine di Pansy che rideva con una Camel stretta fra i denti, era ancora fresca nella sua mente.

Probabilmente quello ero il più bel sorriso che le aveva visto fare…

“Mmm…cosa abbiamo qui?”  la voce stridula di Ginny sembrò giungere da molto lontano.

Harry si destò all’improvviso non appena la sentì aprire la cerniera dei suoi pantaloni.

“Ginny…Ginny…che stai facendo?” le disse, spostandole la mano.

“Ti sto levando i pantaloni…” rispose lei, sorridendo maliziosa.

Domanda retorica.

“Certo…ma, ehm… posso sapere perché?” chiese Harry, distaccandosi leggermente.

Ginny lo fissò a bocca asciutta come se fosse un mentecatto. Di quelli della peggior specie.

“Perché? A te non va…”

“Di…fare cosa?”

Ginny alzò gli occhi al cielo. “Credevo fosse ovvio, vuoi che ti faccia un disegnino?” e gli mise le mani sotto la maglietti accarezzando i pettorali appena visibili ma ben scolpiti.

“Ginny, non credo che sia una buona idea…stiamo insieme da neanche un mese!”

La ragazza sbuffò contrariata. “Credevo che mi volessi…”

“Si, si…” balbettò Harry, “Ma non così, non adesso…”

Ginny lo guardò un po’, prima di avvicinare il suo volto a quello del ragazzo.

“Harry, cosa c’è? Ho fatto qualcosa di sbagliato?”

Il moro la guardò, sospirando appena.

No, Ginny. Non hai fatto nulla, avrebbe voluto dirle.

Non è colpa tua. Non so che mi prende ultimamente, ma non sono sicuro di amarti, è successo tutto troppo in fretta. Mi dispiace.

E lei le avrebbe risposto. Perché? Perché non mi ami più?

E lui avrebbe ripensato alla ragazza mora di Serpeverde con la sigaretta fra i denti, per dimostrare più anni di quanti ne ha in realtà.

Alla ragazza che lui aveva definito “carlino”, non sapendo quanto bella fosse realmente.

Alla ragazza che aveva offeso Ginny, Hermione, Ron, Neville e lui per tutti questi anni.

Alla ragazza che aveva fatto da spalla inseparabile a Draco Malfoy, suo acerrimo nemico.

Alla ragazza che detestava e che credeva avrebbe sempre detestato.

Per il resto della sua vita.

Perché lui la odiava.

La odiava per evitare di amarla. Perché sapeva che erano diversi per stare insieme. Troppo.

Ma non avrebbe mai avuto il coraggio di dirglielo. Non così.

“Harry?”

“Mmh?” il bruno scosse la testa. Ginny abbassò lo sguardo, riabbottonandosi la camicetta della divisa scolastica.

“Ti sei incantato di nuovo…” lo disse con semplicità. Una semplicità che racchiudeva molta amarezza.

“Lo so, non accadrà più!”

“Lo dici davvero?”

Harry non rispose. La baciò per l’ennesima volta, e stavolta, la spinse delicatamente a terra.

Sul grande tappeto rosso. Testimone involontario di molti incontri d’amore.

Ginny lo fissò stupita e Harry la vide sorridere ingenua, mentre le sbottonava nuovamente la camicia.

 

To Be Continued

 

Arrivati a questo punto, lo so cosa starete pensando!

Tuttavia, prima di tirarmi addosso uova, pomodori, e altre pietanze di cui disponete, permettetemi di dire che Harry e la Piattola-Weasley non resteranno a lungo insieme!

Vorrei e anzi, dovrei ringraziarvi singolarmente ma sfortunatamente ho avuto a malapena il tempo di pubblicare questo benedetto dodicesimo capitolo che mi trascino da giorni!

Un grazie comunque a tutti quelli che mi seguono, commentando e non.

J Kiss! Gaia.

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