Perché no? di KuroiNamida_ (/viewuser.php?uid=90549)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evidentemente no ***
Capitolo 2: *** Buongiorno bell'anima ***
Capitolo 3: *** Dovresti essere felice per me ***
Capitolo 4: *** Non posso biasimarvi ***
Capitolo 5: *** 9 Crimes ***
Capitolo 6: *** Freddo ***
Capitolo 7: *** Povero stupido Jeffrey ***
Capitolo 8: *** Enjoy the silence ***
Capitolo 9: *** Una parte di me sarà per sempre tua ***
Capitolo 10: *** Make Love ***
Capitolo 1 *** Evidentemente no ***
yuri
Perché no?
Evidentemente no
Il sole entrava dalla finestra e trapassava pigramente le tende
spesse della camera di Clair. La sveglia suonò e un braccio
esile e pallido si allungò per bloccare quell'infernale
rumore
elettronico. Le lenzuola erano a tratti appiccicate sul corpo della
ragazza per il caldo afoso che opprimeva Los Angeles in quei giorni. Si
alzò svogliatamente sedendosi sul bordo del letto e subito
si
accese una sigaretta aspirando forte, accorgendosi della ragazza in
slip che dormiva ancora beata sotto i lenzuoli verde acqua. Era a
pancia in giù con la testa affondata nel cuscino, ma le si
intravedeva metà volto nascosto da una ciocca di capelli
castani. Clair rapita da quel momento così intimo e dalla
corporatura della esile ragazza nel suo letto, le spostò la
ciocca per scoprire quella metà meravigliosa.
Un mugugnio uscì dalla bocca della morettina, si mosse
mettendosi sul fianco sinistro in modo che le si scoprirono i piccoli
seni nudi. Quella visione fece sussultare Clair scoprendola ancora
eccitata, una risata amare le uscì piano e silenziosa mentre
scuoteva la testa riportandosi la sigaretta alle labbra piccole e
carnose.
Non le era bastata la notte appena trascorsa? No evidentemente no. Non
le bastavano mai quelle notti fugaci rubate tra una trasferta e
l'altra, e neanche quando aveva delle settimane libere non passavano
tanto tempo fuori all'aria aperta. Si amavano in quel letto ormai da
tre anni, era iniziata come un'amicizia, ma poi non bastava
più.
Ogni tocco casuale era un sussulto e quel sfiorarsi era diventato
sempre più premeditato o dall'una o dall'altra. E anche
allora,
più di adesso, non le bastava quel toccarsi con falsi
pretesti;
ben presto le azioni diventarono più consapevoli
,finché
non successe. In un camerino freddo e mal riscaldato le distanza si
erano ridotte a una sottile lama d'aria tra le due bocche piene delle
ragazze, non si erano rese conto neppure come fosse accaduto, eppure
erano là a scavarsi nell'anima con gli occhi, verde dentro
verde. Si baciarono. Il problema non sarebbe sussistito se non fossero
andate oltre, fino al punto di spaventarsi, ritrovandosi senza
maglietta. Clair conosceva benissimo la sua sessualità,
aveva
già sperimentato certe cose, gli uomini non la eccitavano,
ma se
un paio di gambe erano fatte bene non sapeva resistere.
Spense la sigaretta trasalendo dai suoi pensieri. Si stese vicino alla
ragazza spostandole nuovamente una ciocca di capelli, che insolente,
aveva osato nuovamente nascondere quella perfezione dormiente. Il gesto
destò l'addormentata.
«Buon giorno Clair» disse stiracchiandosi e
portando subito le sue braccia fine intorno al collo della ragazza
«'Giorno Kris» e le stampò un bacio a
fior di labbra.
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Capitolo 2 *** Buongiorno bell'anima ***
cap2
Salve ragazze.
Alcune di voi hanno criticato la scelta dei miei personaggi giudicando
questa storia "squallida" e "infamatoria". Forse queste persone si sono
fatte un'idea sbagliata di me e dei miei fini. Non voglio infamare
nessuno, anche perché sarebbe assurdo voler infamare una
celebrità che non è nemmeno a conoscenza di
questo sito,
e tanto meno non era mia intenzione turbarvi.
Detto ciò tengo a precisare che questa fan fiction non vuole
deridere Kristen Stewart dipingendola come lesbica!
Sono fermamente convinta che nella vita reale abbia una storia d'AMORE
con Robert Pattinson e che non sia una montatura e sostengo la coppia e
la difendo nei limiti della civiltà.
Il fatto che scrivo di lei come una ragazza innamorata di un'altra
è molto semplice: lo scopo di questa ff è
raccontare la
paura di una ragazza di uscire allo scoperto e dichiarare alla
società la sua omosessualità. Molte persone
vivono
fingendo, nascondendosi per paura dei giudizi altrui, con la paura che
il loro AMORE possa essere giudicato sbagliato. E' forse malato o
perverso scrivere di questo? Penso proprio di no.
Ho scelto come soggetto Kristen poiché presuppongo sia una
delle
attrici più in luce di questi ultimi due anni, e chi meglio
di
una ragazza continuamente sotto i riflettori e continuamente giudicata
può rappresentare le paure di cui parlavo prima? Se avessi
inserito un altro nome nella battuta finale lo scopo di questa fan
fiction non sarebbe stato compreso e il mio lavoro sarebbe stato vano.
Il fatto di usare una celebrità amplifica tutto
ciò.
Con questo spero di aver chiarito. Continuo questa storia per non
cedere ai pregiudizi e all'omofobia che ancora vive nella nostra
società moderna. L'omofobia è ignoranza e
immaturità.
Venendo a questo capitolo...Il titolo è uguale alla canzone
di
Biaggio Antonacci perchè l'ho ascoltata a loop mentre
scrivevo
queste righe...penso che sia un pò la colonna sonora di
questa
FF. Posto ora in nuovo capitolo perchè da domani ricomincio
lezione e mi dedicherò anima e corpo allo studio quindi non
so
quando posterò il prossimo >.<
Cordialmente Bibis.
Buongiorno bell'anima
«Mi secca che te ne debba andare di già»
le due
ragazze stavano facendo colazione in una tavola calda fuori dal centro.
Avevano capelli sciolti e arruffati, solo che Kristen li
aveva di
un tono più scuro, indossavano occhiali da sole e
masticavano
pancake con sciroppo d'acero.
«Anche a me secca lo sai» l'attrice tolse una
briciola amorevolmente dalla guancia della sua compagna
«A me di più. Odio saperti qui a Los Angeles, ma
non
poterti vedere» le sfiorò il palmo della mano con
le
labbra, a quel gesto Kris la ritrasse subito. Per Clair non era stato
facile farle ammettere la sua sessualità dopo "l'incidente"
a
Vancouver, i rapporti al tempo si erano freddati, Kris la evitava
riducendosi a salutarla a malapena se la incontrava per caso negli
studios, e quando avvenivano questi incontri, cercava di non essere mai
da sola. Da parte sua Kristen pensava d'essere sbagliata, non era
più sicura di niente, era come se quel bacio le aveva aperto
gli
occhi sbattendole in faccia il significato di ogni gesto che era
avvenuto
tra loro nei mesi precedenti. Aveva smesso di fare sesso con Mike, suo
fidanzato all'epoca dei fatti, e si ritrovava a respingere le avance di
Robert il quale trovava attraente, almeno prima dell'arrivo di Clair.
Quest'ultima, per convincere l'amica a parlare e chiarire, si vide
costretta ad attenderle un agguato in camerino. Una volta
chiuse a chiave dentro la stanza che fu teatro del loro primo incontro
di labbra, scoppiò a piangere confessando l'attrazione nei
confronti della moretta, che a sua volta l'abbracciò
consolandola dicendole che "tutto sarebbe andato bene". A Kristen parve
strana la situazione, era lei quella che doveva sentirsi frustrata e
sconfortata, invece ora, mentre stringeva tra le braccia la ragazza in
lacrime, era come se avesse trovato il suo ruolo nella vita, li accanto
a Clair. Si ribaciarono.
Quella volta riuscirono a controllarsi ma presero coscienza dei
sentimenti che stavano nascendo e Clair accettò il quel
momento
di vivere la loro relazione clandestinamente, accettando tutte le
conseguenze e i rischi.
Ma ora non bastava più. La sua camera le sembrava troppo
piccola
e il loro rapporto le appariva sempre di più basato sul
sesso
occasionale. Voleva condividere più momenti come quello che
stavano condividendo ora: sedute ad una tavola calda per la colazione.
«Ti verrò a trovare quando avrò del
tempo libero lo sai»
«Mi domandavo solo il perché tu non possa dormire
da un' "amica"» mimò le virgolette
«Lo sai come stanno le cose» rispose arresa
«Si le cose stanno che io e te scopiamo da tre anni in camera
mia
o in qualche albergo, quando mi permetti di raggiungerti, ma non vuoi
che ci vedano insieme e che ci scambino semplicemente per
amiche» sostenne lo sguardo a testa alta. Verde nel
verde.
«Non fare scenate...» scosse la testa sconsolata
«Vuoi sapere la verità? Odio saperti con quella
biondina!»
«Dakota è un'amica» ripeté
esasperata per l'ennesima volta
«Anche io ero un'amica» Clair non era mai stata una
ragazza
di quel genere, gelosa e possessiva, neppure quando usciva con i
ragazzi. Ma ora la situazione era diversa. Kristen ai suoi occhi era
una ragazze perfetta. Bella, intelligente, simpatica, riflessiva,
matura, insomma una donna completa, e sapeva che queste
qualità
non erano visibili solo a lei, non era difficile apprezzare quella
splendida ragazza. Per questo motivo la gelosia si era annidata piano
piano, giorno dopo giorno. Durante ogni telefonata un calore le
inondava il volto per la rabbia, perché non poteva essere
insieme a lei a condividere quei momenti di felicità e per
consolarla con qualche carezza quando la giornata non era stata delle
migliori.
Anche Kristen era gelosa, ma lo dava meno a vedere. In fondo la
lontananza non impediva a Clair di tradirla e pensava che se fosse
uscita con altre ragazze non avrebbe avuto uno stuolo di paparazzi a
confronto suo, quindi il tradimento sarebbe stato occultato facilmente.
L'attrice guardò l'ora «Devo andare, di ciao a
questa chioma» si ravvivò i capelli
«Mi mancherà sentire le ciocche dei tuoi capelli
sulla mia schiena» prese una ciocca giocandoci un po'
La moretta rispose con un sorriso nostalgico nonostante quel gioco
l'avessero ripetuto solo poche ore fa.
A metà pomeriggio Clair si trovava nel suo appartamento
china su
un cartamodello con l'iPod nelle orecchie. Aveva seguito i corsi di
fashion design laureandosi con ottimi voti. Conobbe Kristen durante il
tirocinio, quando andò a lavorare come aiuto dell'aiuto
costumista per una piccola produzione cinematografica che
sarebbe
diventata una saga. Non conosceva i libri, ma provò a
leggerli
senza riscontrare grande interesse.
Kristen stava fuori dalla porta con addosso un paio di occhiali da sole
neri, com'erano ora i suoi capelli. Infilò la chiave nella
toppa
ed aprì piano per non farsi sentire. Si avvicinò
furtivamente alla sua compagna e le schioccò un bacio sulla
guancia facendola sussultare dallo spavento.
«Tadaaaan!» l'attrice si sedette sulle ginocchia di
Clair
muovendo la testa per far ondeggiare i capelli corti e neri
«Ma buon giorno signorina Jona!» disse ridendo e
cingendogli i fianchi
«Come ti sembra?» arrossì per paura di
un giudizio negativo
«Stai benissimo! Ok devo ammettere che ti preferisco con
tagli
meno scalati, ma anche così sei bellissima, tu sei sempre
bellissima per me» le stampò un bacio a schiocco
«A cosa stavi lavorando?» Kristen cambiò
discorso
afferrando un bozzetto. Non si sarebbe mai abituata a ricevere
complimenti lusinghieri dalla ragazza che amava, era più
forte
di lei, la sua timidezza a modestia la bloccavano a tal punto. Clair lo
sapeva e a volte la metteva in imbarazzo apposta con complimenti degni
da lustrare ogni pavimento. Quelle situazioni finivano sempre con un
bisticcio scherzoso e baci meno leggeri.
«Non importa...ora vorrei lavorare ad altro»
rispose maliziosamente.
Quella sera Clair non sentì le lunghe ciocche di Kristen
sulla
sua schiena dopo aver consumato il loro amore, ma sentì i
suoi
capelli corti solleticarle le cosce durante e la cosa le piacque da
impazzire.
Tutto in quella ragazza la faceva letteralmente impazzire.
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Capitolo 3 *** Dovresti essere felice per me ***
cap3
Vi lascio al capitolo, spero di non deludervi. Non prendete paura, ci
vediamo sotto!
Dovresti essere felice per me
Le
due ragazze erano distese sul tappeto del piccolo studio di Clair,
coperte da un paio di metrature di jersi. Il ventilatore girava con un
movimento ipnotico e quando la ventola puntava alla bacheca, i
foglietti attaccati sopra, si alzavano nei lati non fissati nel
sughero producendo un fruscio.
Clair
stava contando per la milionesima volta le lentiggini sulla schiena
pallida di Kristen, perdendo il conto ogni dieci macchioline
epidermiche. Ogni tanto le soffiava sulla pelle nuda per provocarle dei
brividi e osservare i peletti della nuca che le si rizzavano.
«Che
ore sono?» chiese Kristen appoggiandosi sui gomiti per
vedere l'ora formata dai led rossi della sveglia sul comodino
«Cazzo è tardissimo!» si alzò
di scatto
iniziando a raccogliere i vestiti.
«Il
tempo è una convenzione» si lamentò
Clair mettendosi a pancia in su.
L'attrice
si riabbassò per baciarle le labbra «Se ti dico
una cosa non ti arrabbi?» chiese appoggiando la fronte sulla
sua
«Se
già inizi così...» l'ammonì
con lo sguardo «...ok no non mi arrabbio»
«Bene
perché...» esitò sapendo la reazione
che avrebbe scatenato «...Jona Jett ha baciato Cherie Currie
una
volta»
Cosa
le aveva promesso due secondi prima Clair? Che non si sarebbe
arrabbiata, ma non avrebbe mantenuto la promessa, lo sapeva. Sotto
sotto si chiedeva se non l'avesse fatto apposta per allontanarsi, per
allontanarla, per smettere di farla soffrire costringendola in quella
camera o in qualche camera d'albergo come le aveva detto lei la mattina
stessa.
«Come?!»
chiese un'ottava più alta, alzandosi di scatto ed
avvolgendosi nel jersi.
«E'
un'esigenza di copione! Se potessi non lo farei!»
alzò la voce anch'essa
«Tu..Tu
io non ci credo» Clair era allibita alla notizia,
la mattina stessa le aveva detto di non temere, rassicurandola sul
rapporto solo d'amicizia tra lei e la biondina, e ora le diceva
così a cuor leggero che l'avrebbe baciata. Cosa
le aveva promesso due secondi prima a Kristen? Che non si sarebbe
arrabbiata, ma non avrebbe mantenuto la promessa.
Iniziò
a vestirsi inveendo contro ogni cosa, Kristen
osservava in silenzio in un angolo timorosa delle conseguenze che
avrebbe potuto avere ogni suo gesto.
«E
sei anche una stronza!» urlò la designer
contro l'attrice, facendola sussultare «...Perché
prima di
accettare la parte avevi letto lo script! Lo sapevi e non mi hai detto
nulla! Hai aspettato fino all'ultimo!» lacrime copiose le
rigavano il volto offuscandole la vista della sua compagna rendendola
una macchia nera dondolante « Perché mi fai
questo?
Già con quel cavolo di video di te e Nikki mi sono fatta
mille
paranoie e ti ho fatto passare momenti d'inferno e ora mi dici che ti
dovrai slinguazzare la biondina?!» concluse con voce stridula
e
senza fiato.
L'anno
prima, durante una cena con il cast, Kristen aveva bevuto un po'
troppo. Si ritrovò in macchina con Nikki, sua migliore amica
e
confidente, per tornare verso l'albergo. Erano state accerchiate da un
gruppetto di fans e così decisero di prendersi beffa di loro
fingendo di baciarsi. Si sarebbero baciate anche veramente, ma le
ragazzine fuori dall'abitacolo brandivano cellulari e fotocamere,
così decisero di fingere; un altro elemento che rese il loro
incontro di labbra fittizio fu la coscienza di Kristen che si
ricordò di Clair anche sotto i fumi dell'alcol. I video andarono
su Youtube e, naturalmente, Clair li vedette andando prima su tutte le
furie, chiamando Kristen inveendole contro, poi cadde in una profonda
depressione. Per fortuna l'attrice si presentò a casa della
ragazza con Nikki per spiegarle la situazione a cui, dopo mille
suppliche, credette.
«Vedi?
Non capisci! Sai che per me è una grande
opportunità questo film! E, scusa se te lo dico, ma l'ultima
cosa
che poteva fermarmi era quella scena!» a Kristen non piaceva
quando Clair le rinfacciava quella storia, anche se si era comportata
da stronza non l'aveva fatto con cattiveria e non l'aveva tradita,
quindi non aveva diritto di ricordarle ogni volta quella questione
«Già
anche fare la spogliarellista era una grande occasione...»
disse amara
«Perché?!
Perché ogni volta le stesse storie?! Mi
rinfacci sempre tutto! Dovresti essere felice per me! E' come se
te...se te mi dicessi...» non concluse la frase cercando
nella
sua mente un metro di paragone.
«Che
mi hanno scelta per lavorare come stagista da Pucci a
NY?» il suo tono era amaro, sapeva da sconfitta e lacrime
nella
sua bocca.
«Cosa?»
lo sguardo incredulo di Kristen sciolse il tono duro di Clair
«Già...Sorpresa...»
ora era lei che si sentiva dalla
parte del torto, e anche per l'altra ragazza era così. Come
aveva
potuto nasconderle una cosa del genere?
«E
poi mi fai problemi per un bacio finto del cazzo?Tu mi abbandoni
e...e...» disse con un filo di voce.
«Dovresti
essere felice per me...» si prese gioco di lei
«...Sai Kris, hai fatto "finta" di baciare Nikki davanti a
delle
ragazze e il video è stato visto ma migliaia di persone e
bacerai Dakota sullo schermo. Ma con me non usciresti mai per una
passeggiata o per qualche locale o semplicemente per andare al cinema,
perché finché si tratta di fingere ne sei capace,
ma
menti ancora a te stessa dicendoti che hai accettato la tua
omosessualità quando non è affatto
così» Il
silenzio scese nella stanza pesante come un macigno. I loro sguardi si
incontrarono. Verde nel verde, ma nessuna seppe sostenere lo sguardo
dell'altra per più di un secondo «Ti chiamo un
TAXI»
«No
sono in macchina, non prenderti questo disturbo»
uscì sbattendo la porta.
__________________
Carissime ragazze,
non so come esprimere la mia gratitudine per il
vostro sostegno. Questi due capitoli hanno avuto più
visualizzazioni
dell'altro mio racconto, giunto al settimo, e questo penso sia anche
merito vostro! Cerco di rispondere ad ogni recensione in modo
esauriente e non con un semplice grazie
o grazie mille,
se esistesse un termine diciamo "più grande " lo userei
sicuramente.
Grazie di sostenermi e spero che questa piccola storia possa aiutare in
qualche modo quei lettori silenziosi che si stanno interrogando sulla
propria sessualità.
Detto ciò non disperatevi, nel prossimo capitolo ci
sarà
un salto temporale e comunque non ci saranno ancora molti capitoli. Non
voglio trasformarla in una long da 20 capitoli perché penso
che
perderei di vista l'obbiettivo!
Con amore Bibis.
P.s.= pensando a ciò che ha detto Cris87_loves_Rob
ovvero "mi
piace come descrivi il loro mondo, come se fosse chiuso in una bolla in
cui loro si sentono protette, e che prende le sembianze di quella
stanza troppo piccola.", ho buttato giù uno
schizzo di come immagino la casa di Clair, in particolare la
camera/laboratorio.
CASA
DI CLAIR
|
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Capitolo 4 *** Non posso biasimarvi ***
cap4
Non posso biasimarvi
Era passata una settimana e ancora non si erano sentite.
Kristen aveva deciso di soggiornare dai suoi genitori durante le
riprese del film. Aveva visto veramente poco la sua famiglia
nell'ultimo periodo, e ora che aveva l'occasione di stare con loro ne
approfittava. Le sarebbe piaciuto stare anche con Clair, ma il
problema, sostanzialmente, non era iniziare a convivere con una
ragazza, ma iniziare a convivere punto. A prescindere dal sesso del suo
partner non voleva legarsi così tanto. Aveva già
le chiavi
dell'appartamento di Clair e aveva passato anche più giorni
a
casa sua, non voleva fare il passo più lungo della gamba,
perché, se fosse uscita allo scoperto e poi qualcosa fosse
andato storto con la sua ragazza, i media avrebbero ingigantito tutto e
magari Clair non sarebbe più riuscita a trovare un lavoro
decente, come quello che aveva trovato ora, quello che le aveva tenuto
nascosto,che l'aveva allontanata
definitivamente da lei. Tutti questi pensieri la irritarono, una rabbia
le salì dallo stomaco,
davanti alla sua impotenza in queste circostanze.
Doveva continuamente
stare all'erta; da una parte la sua carriera, dall'altra il suo amore.
Non riusciva a capire cos'era più importante. Aveva pensato
che
la risposta fosse la carriera, visto che non era più tornata
in
quell'appartamento dopo la litigata, ma sapeva che anche Clair era
importante, significava molto per lei. La conclusione era che sia il
lavoro e l'amore non erano tutto, ma erano molto. Tirate le somme la
rabbia non passò, perché non aveva avuto una
risposta delineata e secca,
così colpì con forza la carota che
aveva sul
tagliere.
«Povera carota, che ti ha fatto di tanto grave?»
Chiese scherzando Jules dandole poi un bacio in fronte
«Niente...» farfugliò passandosi la mano
tra i capelli nervosamente.
«Sei mia figlia e, se non mi ricordo male, negli ultimi
vent'anni
ogni volta che fai così significa che qualcosa
c'è»
sentenziò la donna indicando la figlia con un indice
«Così come? Se non c'è
niente...»
«Mano tra i capelli, sguardo vacuo, "niente"...»
ora
l'indice si era spostato verso la mano ancora tra la corta chioma della
ragazza, la quale tolse subito arrossendo «Tutto ok a
lavoro?»
«Si solo che...» ora il nervosismo era visibile dal
coltello infilzato sul tagliere «...mamma quando...ok mi
sento
veramente stupida, ma quando hai capito di amare
papà?»
fissava il coltello imbarazzata dalla situazione
«Ok...bhè...credo quando...non so...mi fai sentire
una
stupida anche me!» rise di cuore del suo imbarazzo, ma
accorgendosi di quello della figlia tornò seria
«Potrà sembrarti stupido, ma c'è stata
una volta
che io e tuo padre lavorammo insieme. Eravamo dei neofiti nel campo
dello spettacolo e non conoscevamo nessuno, così abbiamo
legato
come amici prima di tutto. Un giorno, durante una pausa, ci volevamo
fumare una sigaretta e così si voltò verso di me
e me
l'accese...bho la mi accorsi che mi ero innamorata. Ok è
stupido...» sorrise imbarazzata
«No...non lo è»
«Perché mi fai questa domanda?» le
accarezzò il viso preoccupata
Come poteva dirle a sua madre quello che voleva dirle? "No sai
perché mi sono innamorata, ma è complicato, sai
Clair ora
partirà per New York e abbiamo appena litigato...si
Clair
hai capito è una ragazza..." sua madre avrebbe capito, la
sua
famiglia avrebbe capito. Amava un'altra persona e questo bastava.
L'amore è amore, non esistono distinzioni di sesso, razza o
religione; ognuno dovrebbe essere libero di amare chi vuole senza la
paura dei giudizi degli altri, i genitori devono accettare
l'inclinazione del proprio figlio e non ammonirlo o, addirittura,
sbatterlo fuori casa rinnegandolo, poiché è
frutto del
loro amore e con tale sentimento va trattato. Non va trattato come
malato o deviato, ma semplicemente come un figlio che si sente attratto
da persone del proprio sesso, e ciò non lo rende diverso
dall'essere che era due secondi prima di pronunciare quelle parole
«Mamma sono lesbica» quelle che aveva pronunciato
ora
Kristen a voce alta in un lungo sospiro liberatorio. Era come se quella
grossa bolla d'aria che le creava oppressione al petto, fosse
fuoriuscita tutta in quel lungo sospiro.
Jules tacque. Cosa le stava dicendo esattamente sua figlia? Prima le
aveva fatto una domanda, per quanto farfugliata, sull'amore, poi le
aveva detto di essere lesbica. Non stava facendo un outing sul fatto di
essere omosessuale, ma di essere innamorata, poco importava a Jules se
di una donna o di un uomo, sua figlia era innamorata e stava soffrendo.
«Ti ha spezzato il cuore» non lo chiese ma lo
constatò nello sguardo vuoto della figlia.
L'abbracciò
forte stringendola al petto materno «Oh piccola, se
vuoi
sfogarti fallo pure»
«Non sei arrabbiata?» chiese Kristen ricambiando il
caldo abbraccio e respirando forte il profumo della mamma
«Di cosa?!» le prese le spalle e la
fissò dritta
negli occhi «Il tuo orientamento sessuale non cambia la
splendida
bambina che ho cresciuto e che ho visto diventare donna» le
sorrise sinceramente e le baciò la fronte «La
conosco?»
«No...l'ho conosciuta sul set di Twlight...»
sorrise al ricordo «Clair...ha degli occhi
magnetici...»
«Cos'è successo?»
«Abbiamo litigato una settimana fa ed...è
difficile... Non
le avevo detto della scena del bacio, ma non volevo tenerla allo scuro
così gliel'ho detto, la sua reazione è stata
esagerata...e lei mi ha detto che andava a New York per uno stage. Non
penso che non volesse dirmelo, magari me l'avrebbe detto più
avanti in un altro momento, ma la rabbia ha reso tutto più
meschino e doloroso»
«E non vi sentite da allora?»
«Esatto»
«Bhè...non posso biasimare nessuna delle
due» non
è che Kristen volesse avere ragione ma comunque
sgranò
gli occhi all'affermazione della madre «Lei ha ha reagito in
modo
esagerato trasformando una bella notizia in una specie di ripicca, ma
si è sentita tradita diciamo, così si
è vendicata.
Per quanto riguarda te, potevi avvisarla prima di quella scena e non il
giorno prima, non credi? Avrebbe avuto il tempo per assimilare il
tutto»
«Non posso non accettare certi lavori a causa della sua
gelosia»
«E ben direi che è gelosa! Non per vantarmi ma ho
fatto un
bel lavoro in quei nove mesi!» cercò di
sdrammatizzare e
ce la feci strappando una lieve risata alla giovane ragazza, la quale
si chiese se ridesse per un crollo nervoso. Aveva detto tutto
a
Jules e ciò la fece sentire più leggera
«Comunque
sia, come tu non le impediresti di partire per New York, lei non ti
impedirebbe di prendere parte a pellicole a cui tieni, no?»
Sia Kristen che Clair erano vittime di una gelosia sana, amplificata
dalla loro difficile situazione, non erano due ragazze "normali" dal
punto di vista professionale. Per quanto avrebbero cercato di
sforzarsi, ci sarebbero sempre state divergenze di questo tipo,
dovevano solo accettare tutto ciò, rinnovare la proposta
fattasi
tre anni prima in quel camerino di Vancouver.
«Credo che andrò a chiedere scusa a Clair, e ad
accettare le sue scuse» si avviò verso la porta
«Una sera portala qui a cena!» urlò
Jules ma Kristen era già uscita.
Mentre Kristen apriva la porta della sua Mini, Clair chiudeva quella
del taxi.
Mentre Kristen accendeva il motore della macchina, Clair dava
l'indicazioni al taxista.
Mentre Kristen raggiungeva la piccola casa con la veranda, Clair
arrivava all'aeroporto.
Mentre Kristen apriva la porta dell'appartamento, a Clair si aprivano
le porte delle partenze.
Mentre Kristen osservava la stanza vuota di fronte a lei, Clair
ripensava alla lettera lasciata sopra il suo letto.
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Capitolo 5 *** 9 Crimes ***
cap5
9 Crimes
" Kris,
se stai leggendo queste
righe significa che non abbiamo avuto il coraggio di chiederci scusa
fino ad ora.
Come puoi notare dalle
scatole sparse
per l'appartamento ho deciso di partire prima del previsto e senza
preavviso. Penso che troncare così sia meglio per entrambe,
niente pianti e niente urla, solo dolore anestetizzato che piano piano
sparirà.
Mi sono interrogata
molte volte sul
nostro rapporto e so che mi ami, e ti amo anche io, ma appunto per
questo devo lasciarti andare.
Non riusciresti a darmi
quello che voglio, non ancora, e io non voglio sforzarti
perché non è giusto.
Non sei pronta per
uscire allo
scoperto e ciò riesco a capirlo benissimo. Sei icona per
molte
ragazze e non posso immaginare cosa direbbe la Summit su probabile
decisione.
Non posso nascondere e
reprimere la
mia gelosia, non è nel mio carattere, e tu sei troppo
fragile
per sopportare le mie pressioni. Perciò è meglio
finirla
qui.
Non voglio essere causa
delle tue
paure, non sopporterei vederti impazzire a causa mia, per i miei
capricci, perché paragonato a tutto ciò che
potresti
perdere a causa della mia richiesta, la mia richiesta risulta un
capriccio. Quindi
è meglio se "perdi" me.
Il tempo
guarirà ogni ferita,
ogni dolore e magari ti innamorerai di un'altra donna a tal punto da
abbattere ogni tua paura.
Io non sono abbastanza
forte per fare
questo, il mio amore non basta per farti uscire dal guscio e vivere
serena, sono solo capace di farti soffrire con il mio carattere.
Mi mancherai e ti
penserò, e ricorda che, comunque andranno le cose, una parte
di me sarà per sempre tua.
Clair. "
Mentre osservava Los Angeles diventare sempre
più piccola
sotto di lei, Clair era scossa dai singhiozzi a tal punto da doversi
nascondere in bagno per non allarmare nessuno. L'amava, l'amava
talmente tanto da non sopportare più la visione dei suoi
occhi
lucidi e del suo broncio, quello che a volte gli teneva per gioco e che
la faceva impazzire. Quel ricordo strappò un sorriso amaro
alla
giovane. A New York sarebbe stata talmente presa dal lavoro che non si
sarebbe accorta del profondo senso di vuoto dentro di lei. Si era
chiesta più volte se tutto ciò avesse potuto
dipingerla
come egoista agli occhi di Kristen, e giunse alla conclusione che, se
sarebbe riuscita a farsi odiare, la sua ormai ex compagna
avrebbe
sofferto meno.
Ma così non era.
Kristen era distesa sul letto in posizione fetale scossa anch'essa dai
singhiozzi. Stringeva tra le mani quel pezzo di carta simbolo di un
addio pensato, premeditato. Tutta la stanza era ancora impregnata
dell'odore di Clair. Caffè,tabacco e mirtillo bianco. Ogni
volta
che l'attrice prendeva una boccata d'aria, tra un movimento convulso
del petto ed un altro, i polmoni le si riempivano di quella fragranza
familiare. Prese un respiro più lungo saturandosi i
polmoni di quel profumo, poi si svuotò con un urlo di dolore
passionale.
Passarono ore e riacquistò quel poco di lucidità
per
rendersi conto che doveva recarsi sul set. Quando si chiuse la porta
alle spalle, strinse ancora
più forte la lettera tra la mano e il petto.
«Ciao! Mi chiamo Jeffrey sono il tuo coinquilino, mentore,
amico
e spalla su cui piangere! Ma non illuderti sono gay» Jeffrey
era un
ragazzo, ormai uomo, di bell'aspetto. Alto, dalla corporatura
massiccia, capelli biondi come il pizzetto e occhi azzurri,
più
che un fashion designer sembrava un modello, soprattutto con indosso
quel giubbotto di pelle nera invecchiata.
«Piacere...e tranquillo anche io sono gay» Clair
mise
subito le cose in chiaro pure lei. Ormai era come dare le proprie
generalità: nome, cognome, orientamento sessuale ecc...
«Oh sia ringraziato il cielo!» rispose Jeffrey
alzando gli
occhi al cielo e posando la valigia dentro al porta bagagli
«Yukino, la ragazza che hai
rimpiazzato, c'ha provato in ogni modo e ha anche detto "Dai che con me
guarisci"
cioè come se fosse una malattia! Non ho parole!»
Clair
sorrise, non sembrava un tipo da rimanere senza parole, infatti
continuò imperterrito
«Comunque alla mattina partiamo insieme io mi alzo alle sei e
alle sette
si parte che alle otto si deve essere operativi! Come ben sai ci
sono due bagni e la camera è grande, sentiti libera di
portare
chi vuoi! Magari ti presento delle mie amiche!» era troppo
impegnato a parlare, guidare e controllare il cellulare per accorgersi
del lampo di dolore che attraversò il volto di Clair
«Sono
vegetariano ma gli
animali domestici mi danno fastidio soprattutto i gatti, che pare
abbiano un debole per la mia giacca Dolce e Gabbana!
Domande?»
chiese fermandosi al semaforo e guardandola sorridente
«Parli sempre così tanto?» chiese
divertita
«Si sarò il tuo incubo» si
girò di scatto
verso la strada e suonò il clacson imprecando
verso le
macchine, giustamente ferme perché rosso
«Non ne dubito» si lasciò andare in una
risata che contagiò Jeffrey
«Allora andiamo a vedere lo studio?»
«Ciao! Cos'è successo stai bene?» Robert
era un
ragazzo, ormai uomo, affascinante e sexy. Alto, dalla
corporatura muscolosa, ma non troppo, capelli biondo rossicci come la
barba incolta e occhi azzurri,
più che un attore sembrava un qualche dio greco, soprattutto
con
indosso quella camicia a maniche corte e semi sbottonata.
«Birra?» chiese Kristen porgendogli una bottiglia
«Si grazie...sigaretta?»
«Si grazie» il rapporto tra Robert e Kristen era
sempre
stato simbiotico, quello che voleva uno lo voleva anche l'altro;
perciò si instaurò un rapporto d'amicizia
indissolubile e
sincero composto da risate, discorsi seri, interessi comuni, e
consolazioni.
«Allora spara...anzi no fammi indovinare! Quell'ergumero di
Mike
ti ha chiamato!» bevve un sorso di birra tutto soddisfatto
«No niente affatto, veramente mi sentivo con un'altra
persona» la piccola puntina di gelosia si fece sentire nel
cuore
di Robert come se si fosse risvegliata da un sonno precario. Aveva
sempre considerato l'amica una bella ragazza e si era sorpreso che tale
bellezza potesse perdere tempo con uno come Mike. Così aveva
provato a farle capire che la sua amicizia iniziava ad essere qualcosa
di più, e quando vide Kristen lasciare definitivamente il
ragazzo, ed avvicinarsi a lui, la speranza era quasi diventata
certezza. Da parte sua Kristen vedeva l'amico come tale, soprattutto
dopo l'arrivo di Clair. Sostanzialmente Robert era un sognatore e da
tale si costruì dei castelli in aria.
«A davvero? E chi è?» fece il finto
disinteressato
«Non ha importanza...non ci sentiamo più, ora
è a
New York quindi...» soffiò del fumo che si
condensò
in una nuvola bianca
«Quindi mi hai chiamato»
«Si volevo sfogarmi con qualcuno e so che posso contare su di
te» appoggiò la testa sulla spalla dell'amico, il
quale le
cinse le esili spalle con un braccio. Per Kristen quel contatto sapeva
da famiglia e sicurezza, chiuse gli occhi e rilassò i
muscoli
dopo la giornata di sofferenza e lavoro.
«Io ci sono sempre per te» ora o mai
più. Robert si
avvicinò al volto di Kristen e le diede un bacio lieve sulla
fronte, poi le prese il mento e le alzò il viso. La ragazza
non
capì le intenzioni del giovane finché le loro
labbra
con combaciarono.
«Ma sei scemo?!?!?» Kristen si alzò di
scatto rossa in volto per l'imbarazzo
«Ma...ma...io pensavo...» Robert
sbiancò. Alla vista
della sua espressione l'attrice iniziò a ridere di gusto.
Sembrava un bambino appena scoperto a rubare dei biscotti in cucina:
attonito, incredulo, mortificato. Si risedette accanto a lui e gli
diede una pacca sulla spalla continuando a ridere.
«Scusahahahaha!!»
«Non c'è nulla da ridere»
«Si invecehahahaha»
«Spiegamelo allora perché mi sento un'idiota in
questo
momento...» prese un bel sorso di birra e la finì
«La persona...è una ragazza...Robert a me
piacciono le ragazze» gli accarezzò il volto
sorridente
«Avresti un'altra birra per favore?»
_____________________________
Salve ragazze!
Ho deciso di allegerire un pò i toni inserendo questo nuovo
personaggio, ovvero Jeffrey! Io l'adoro già e voi??
Ricordo che ho sia un account Twitter
che una pagina Facebook
dove scrivo (o almeno ci provo visto che FB sta cambiando tutto e non
funziona nulla) aggiornamenti sullo stato di scrittura dei capitoli,
foto dei personaggi, copertine delle storie e spoilersssssss!
Un'altra cosa che ritengo importante: ho fatto richiesta di cambio
nick... diventerò KuroiNamida_
(significa lacrime nere che sarebbe un titolo di una canzone)
e con tale nick mi trovate in Twitter e Facebook!
Detto ciò...buona giornata!
Con amore KN
|
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Capitolo 6 *** Freddo ***
cap6
Freddo
Clair era china sui fogli intenta a disegnare qualche schizzo che
avrebbe dovuto presentare ad inizio settimana. Ormai era a New York da
diversi mesi; si era gustata lo spettacolo color fuoco di Central Park
in ottobre, ora stava patendo il freddo assiderale di fine gennaio.
Aveva raggiunto i suoi genitori ad Accomack, isola della Virginia, nel
periodo Natalizio e vi aveva trascorso anche il capodanno. A Los
Angeles non ci aveva rimesso più piede nonostante possedesse
ancora l'appartamento in zona Venice.
«Stasera usciamo!» aveva sentenziò
Jeffrey sedendosi sul bordo della scrivania
«No devo finire qui» sperava che avrebbe reagito
come al
solito al suo rifiuto, ovvero un'alzata di spalle e corsa verso la
porta e verso Alan...
«No signorina! Era tra i propositi dell'anno nuovo! Io non
avrei
più perso tempo con quello stronzo, aproffitatore, lecca
culo,
puttana di Alan e te saresti uscita, avresti conosciuto gente
nuova!»...ma Alan l'aveva mollato appena gli
presentò un
pezzo grosso, un "talent scout" come si definiva lui, del mondo della
moda. L'aveva usato solo per raggiungere i vertici del
settore, consegnare il suo
book fotografico alle persone giuste. Jeffrey se ne era "quasi ma non
proprio del tutto" innamorato e perciò appena il modello gli
diede il ben servito si consolò con diverse bottiglie di
vino
rosso. Clair quella sera lo ascoltò e gli fece da spalla su
cui
piangere. Lei però non si aprì mai del tutto con
lui e
non gli raccontò della bellissima ragazza scaricata a Los
Angeles con una lettera.
«Jef che palle! I propositi per l'anno nuovo si dicono
così tanto per dire!» si diresse verso la cucina
per
scappare alla ramanzina di Jeffrey
«No mia cara! Io Alan non lo vedo più...»
«Da due settimane!»
«Sono state le settimane più dure della mia vita!
Ma
è come smettere di fumare, passate le due settimane
è
fatta!»
«Ecco dovevi smettere pure di fumare...»
«Senti non faccio sesso da due settimane! Dovrò
pure
tenermi occupata la mente! Meglio la nicotina che Alan! E poi appunto
devo cambiare aria pure io, perciò se non vuoi uscire per
conoscere gente nuova, puoi uscire con per farmi compagnia!»
Clair si avvicinò all'amico prendendogli il volto tra le mani
«Jef...no!» lo guardò dritto negli occhi
e scappò in bagno, per cercare un pò di tregua
«Ok fai come vuoi, ma sarebbe un peccato se, PER SBAGLIO,
rovesciassi della china SOPRA I TUOI BOZZETTI» a quella
minaccia
non del tutto velata Clair si arrese ed uscì dal bagno
«Così non è valido!» Ma
Jeffrei la stava
già aspettando con in mano dei tacchi che ovviamente lei
avrebbe
dovuto indossare per salvaguardare i suoi lavori.
Il Milk era un locale nella zona di Manhattant dove ogni sabato sera
c'era musica live e DJ set.
«Penso che quella ragazza ti stia guardando!»
urlò
il ragazzo all'orecchio dell'amica, la quale si girò per
osservare se fosse vero. Erano seduti al bancone del bar bevendo birra.
«Sta guardando te!» constatò soddisfatta
«Ma che dici?!!!» per dare prova della sua ragione,
Clair
salutò ammiccando la brunetta vestita in rosso. Quando si
accorse del disguido distolse lo sguardo imbarazzata scatenando le
risate dei due coinquilini.
«Vedi?! Ho occhio clinico!»
«No! E' che mi piacciono troppo i ragazzi per pensare di
piacere a una ragazza!» risero ancora più forte.
Ad un certo punto Clair la vide. Indossava dei jeans neri molto stretti
e un top scollato dello stesso colore, capelli non molto corti color
corvino. I loro sguardi si incrociarono e per un momento in quel verde
le parve di rivedere Kristen. Il locale le sembrò troppo
piccolo
e affollato e lei così vicina.
«Clair tutto bene?» chiese preoccupato Jeffrey
vedendo il mutamento improvviso della sua espressione
«Si...» appoggiò la birra e
posò le mani
sulle ginocchia prendendo grandi boccate d'aria «...non hai
caldo?» chiese sorridendo e minimizzando l'attacco di panico
incombente
«Vuoi che usciamo?Ci fumiamo una sigaretta?»
cercò di confortarla
«Si ti prego»
L'aria era pungente e frizzante nella notte newyorkese. Piano piano
Clair si stava riprendendo, consapevole che fosse impossibile che
quella ragazza fosse Kristen, ma gliela ricordava molto nei lineamenti.
Ci stava ancora ripensando quando ricomparve la ragazza in questione,
anch'essa uscita per una sigaretta. Clair la osservò
più
attentamente. Era più alta e formosa, ma il viso era lo
stesso
ovale che racchiudeva un taglio d'occhi identico anche nel colore. Le
labbra leggermente più carnose e il naso più
tondeggiante.
«La stai scanerizzando?» Chiese Jeffrey
accorgendosi di tutto.
«Molto divertente Jef...» spense la sigaretta e
fece per rientrare
«Dove vai?»
«Bagno» in parte era vero, in parte stava scappando
per l'ennesima volta dal dolore del ricordo.
Vento,
freddo, che giorno è?
Fuori dalla finestra la
neve scende lenta.
Caffè,
tabacco, mirtillo bianco, che ora è?
«Kris voglio
farti un vestito» un sorriso.
Ti spogli, rimani in
biancheria intima, le sue mani ti misurano.
I vostri volti si
avvicinano, le vostre labbra si sfiorano.
«Insegnami»
un sussurro.
Imbarazzo,
curiosità, piacere nella tua testa.
Saliva, sudore, umori
sulla tua pelle.
Caffè,
tabacco, mirtillo bianco nella tua bocca.
«Clair»
caldo.
«Kris....»
«Kris!?» Si sentì scuotere.
Perché
è tutto così sfocato? Non fa più tanto
caldo.
«Kris! Sveglia o faremo tardi!» Kristen
si svegliò
di scatto percependo il freddo fastidioso sulla pelle, le coperte
buttate ai piedi del letto.
«Che ore sono?» chiese dirigendosi ciondolante in
bagno
«Le nove! Devi sbrigarti altrimenti alla conferenza non
arriviamo
più» rispose Dakota infilandosi gli stivali.
Aprì il getto d'acqua calda appoggiando la testa sulla
superficie liscia. Oggi si ricominciava. Doveva sorridere ai fotografi,
rispondere in modo sensato alla stampa e soprattutto apparire in gran
forma. Aveva passato le vacanze natalizie con Robert, con il quale
aveva consolidato ancora di più il suo rapporto d'amicizia
fraterna, ma in quell'appartamento non ci aveva messo più
piede
nonostante avesse conservato le chiavi. Più di una volta
provò a chiamare Clair, ma aveva cambiato numero e quello
vecchio era disattivato.
Clair.
Non aveva più pronunciato quel nome, se non
dentro la sua
testa, in qualche sogno o fantasia, era troppo doloroso ed era stufa di
star male. Si asciugò in fretta, fuori dal bagno Dakota la
stava
già aspettando da un pò e non voleva prolungarle
l'attesa
ulteriormente. Indossò dei jeans grigio scuro, una maglietta
grigio chiaro, adidas e felpa nere.
Uscita dall'albergo, si accorse che aveva ricominciato a nevicare. Come quella volta.
Come se il destino non volesse che si scordasse della prima volta che
si rese conto di amare Clair. Della loro prima volta, nel freddo di
Vancouver, mentre fuori nevicava.
_____________________________________
Salve
ragazze!
E
da un'estate
di Los Angeles siamo passate al freddo Newyorchese e alla neve dello
Utah...avete capito dove si trova la nostra Kristen, no?
Di
Kristen si parla poco, evidentemente perché è
Clair che ora deve prendere coscienza di una cosa....
Detto
ciò.
Ricordo
la mia pagina
Facebook
(finalmente funzionante!) dove trovate foto dei personaggi, spoilers e
altro!
Poi
c'è anche l'account Twitter !
Lo
so sono rompi balle XD
Con
amore KN
|
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Capitolo 7 *** Povero stupido Jeffrey ***
cap7
Povero stupido Jeffrey
Era
passata esattamente una settimana da quando l'aveva vista in quel
locale dove Jeffrey l'aveva costretta a tornarci.
Clair
si
osservò allo specchio, indossava un vestito nero non molto
elegante, quasi sportivo, che l'amico aveva confezionato per lei mesi
prima.
«Non
so perché ti ostini a portarmi in questi
locali» borbottò la ragazza mentre si metteva un
filo di
rossetto
«Perché
ne hai bisogno, perché è sabato,
perché quella puttana di Alan è al locale e
voglio
umiliarlo pubblicamente e perché appena ci sederemo al
tavolo mi
ringrazierai!» nonostante fossero passati mesi, Jeffrey
possedeva
ancora degli oggetti che appartenevano al suo ex, come foto
compromettenti che avrebbero segnato la carriera del giovane modello in
maniera non del tutto positiva.
«Ok,
ma solo perché so che dovrò salvarti da
Alan» gli diede una pacca sulla spalla ed uscirono.
Il
locale era gremito di persone e la musica era talmente alta che per
parlare bisognava urlare nell'orecchio dell'altra persona. I due amici
si sedettero nel tavolino prenotato precedentemente, e saggiamente, dal
ragazzo.
«Stai
qui vado a prendere da bere!» urlò Jeffrey.
Clair si limitò ad annuire e lo vide scomparire tra la
folla. Si
guardò intorno cercando di intravedere Alan; non le stava
particolarmente simpatico soprattutto per come aveva trattato Jeffrey.
Quest'ultimo
intanto era al bancone del bar, ben nascosto dalla folla,
e non stava aspettando solo i drink. Una ragazza di media
altezza si avvicinò battendogli la spalla per
attirare
l'attenzione del
ragazzo.
«Ciao!»
«Ciao
bellezza!» si baciarono sulle guance «Ma sei
bellissima! Farai un figurone!» la ragazza fece una piroetta
su
se stessa ridendo
«Allora
andiamo?!» chiese tutta euforica, era il suo primo
appuntamento al buio, o quasi.
Clair era appena scappata in bagno quando Jeffrey si
avvicinò alla ragazza su cui la sua amica aveva puntato gli
occhi.
«Hey» sorrise
«Ciao...» la ragazzo lo guardò scettica
«...ci conosciamo?»
«No, non credo, ma la mia amica ti stava guardando e mi
pareva
interessata, non so se l'hai vista, è quella piccola con i
capelli mori lunghi, molto bella»
«No, mi dispiace» sorrise
«Capisco, eppure avrei detto che eri lesbica»
Jeffrey ci
rimase male, di solito riusciva a capire ad un miglio di distanza se la
persona con cui stava parlando era gay o meno
«Vabbè scusa
il disturbo» e si allontanò giusto in tempo per
non farsi
vedere da Clair vicino alla ragazza.
Per il resto della serata Jeffrey controllò con la coda
dell'occhio, e senza farsi notare, se la ragazza osservasse Clair e,
con
sua somma soddisfazione, la beccò più di una
volta a
fissarla. Mentre il ragazzo aspettava l'amica fuori dal locale, una
mano afferrò timidamente il polso del ragazzo il quale,
girandosi, si ritrovò davanti la piccolina con un sorriso
imbarazzato sulla faccia
«Tieni, questo è il mio numero» e gli
porse un foglietto «io sono Kimberly»
«E io sono gay cara» fece per liberarsi dalla
presa, ma Kimberly lo tirò insistente
«Pure io» sorrise soddisfatta e lui rispose con la
stessa espressione.
Quando
Clair vide Jeffrey arrivare assieme alla ragazza, perse
un battito. Per la seconda volta le parve di vedere Kristen in quei
occhi verdastri, anonimi in confronto a quelli della sua ex, ma
riuscivano a scatenare ricordi di ogni tipo nella mente della giovane.
«Clair
ti presento Kimberly» disse soddisfatto il ragazzo
«Chiamami
pure Kim» le sorrise porgendogli la mano
«Clair
piacere» rispose al saluto sorridendo anch'essa, ma
non per il piacere. Kris e Kim erano due nomi molto simili, altro
scherzo malefico del destino.
«Allora!
Che ne dite di parlare un pò, conoscervi meglio,
scoprire che siete fatte una per l'altra e vivere felici e contente? Io
intanto vado in cerca della putt...Alan, divertitevi!» il
ragazzo sparì subito tra la folla lasciando l'amica nella
situazione più imbarazzante della sua vita
«Parla
sempre così tanto?» chiese Kimberly per spezzare
il ghiaccio
«Si»
sospirò
«Te
non parli molto invece...»
«No
è che...non mi aspettavo che combinasse tutto
ciò...ecco»
«E'
la prima volta che ti combinano un appuntamento al buio?»
chiese divertita
«Si,
la prima, e non lo sapevo neppure, mi ha incastrata!»
rise divertita dalla situazione assolutamente imbarazzante.
Intanto
Jeffrey era al quarto long iceland, senza contare gli shottini
e il vino bevuto a casa. Alan lo riduceva sempre così, non
in
prima persona, ma il pensiero di doverlo affrontare lo agitava sempre a
tal punto.
«Alan
Carey!» si fiondò su di lui cingendogli le spalle
con un braccio «Qual buon vento?!»
«Jeffrey
ciao...» rispose il giovane visibilmente imbarazzato
«Con...con
chi sei qui vediamo...» osservò le
persone che lo circondavano «...uuuuu ora sei passato ai
fotografi?» scoppiò a ridere
«Jeff
sei ubriaco»
«E
te sei una troia!» la risata aumentò mettendo in
imbarazzo sia Alan che i suoi amici «Lo sapete vero? E' molto
furbo davvero...»
«Smettila»
il modello iniziava ad irritarsi
«No
no è una bella cosa...allora, prima viene a letto con
me, è molto bravo anche, ma scommetto che lo sapete, e
appena gli
presento le persone giuste puff! Me l'ha messa in culo! E per la prima
volta, perché il ragazzino...»
«Jeffrey
smettila!» lo interruppe Alan, ormai iracondo «Che
cazzo vuoi!?»
«Ho
le tue foto!»
«Bhè
mi hanno visto in mutante tutti ormai quindi
vaffanculo! Vattene e non rompermi più il cazzo!»
Jeffrey
incassò il colpo e smise di sorridere sornione e
batté in
ritirata. Per l'ennesima volta Alan l'aveva umiliato e ferito, non gli
dava fastidio averlo perso, ma non sopportava l'idea che potesse essere
di un altro uomo. Prima di tornare al tavolo dalle ragazze,
passò al bancone del bar per riempire il bicchiere.
«Eccolo...»
sospirò Clair scuotendo la testa in
segno di dissenso. Kimberly si voltò e vide camminare molto
instabilmente verso di loro Jeffrey con uno sguardo allucinato.
«Clair
non mi sento bene...» si accasciò su una sedia
«....portami a casa»
«Chiamo
un taxi ok?»
«Sono
in macchina se volete» si propose subito la ragazza
«Non
vorrei...»
«Ottimo!»
la interruppe Jeffrey con uno slancio di allegria
che si tramutò all'istante in un dolore lancinante in tutto
il
corpo.
Arrivati
sotto al condominio dei due designer Kimberly si propose di
aiutare Clair per sorreggere l'amico e portarlo sano e salvo fino
all'appartamento. Di primo impatto non le sembrava una buona idea,
avrebbe comportato il rimanere praticamente da sole in un appartamento,
ma dovette accettare quando Jeffrey si abbandonò a peso
morto su
di lei.
Raggiunsero
il letto dell'amico con il fiatone e lo abbandonarono a un sonno
profondo.
«Degli
di mettersi a dieta» abbozzò un sorriso Kimberly
«No!Altrimenti
sono costretta a seguirlo in palestra super
io!» risero piano per non svegliare il ragazzo, anche se una
cannonata non l'avrebbe smosso.
«Mi
sono divertita stasera»
«Già...»
«Potremmo
rivederci, non trovi? Magari una cena da sole» le
distanze si erano accorciate, Kimberly le aveva accorciate, non voleva
uscire da quell'appartamento a mani vuote
«Non
so dovrei vedere...» Clair era, più che
imbarazzata, confusa. Quella ragazza le ricordava Kristen, ma era
qualcosa di vago ed indefinito. Non si muoveva come lei, non aveva il
magnifico vizio di passarsi la mano tra i capelli, non teneva la
sigaretta tra le labbra come lei, anzi non fumava proprio, la sua
risata aveva un altro suono, gli occhi erano quasi anonimi confronto a
quelli lasciati a Los Angeles. Ma aveva bisogno di sentirla vicina,
voleva risentire Kristen sulla sua pelle e nella sua mente. Voleva che
riesplodesse in lei.
«Potrei
trovare un modo per convincerti?» Kimberly
annullò le distanze e Clair non si mosse. Fu un bacio
profondo
ma il cuore non pulsava forte. La trascinò in camera, si
spogliarono veloci, ognuna per un'urgenza diversa. Era diverso, era
sbagliato, era completamente sbagliato, Clair lo sapeva, ma doveva
risentirla addosso.
Con
rabbia si mise sopra di lei, con gesti decisi cercò quella
sensazione assente. Tutto sapeva di sterilità, torturata da
baci
e carezze che non le procuravano nulla. Chiuse gli occhi e quando gli
riaprì la vide. Bella come sempre, da togliere il fiato. Il
tempo sembrava essersi fermato e riuscì a percepire il
calore
della sua casa a Los Angeles che le avvolgeva come una volta, quando
erano felici.
«Kris»
ansimò in un sorriso
«No
sono Kim» il brusco ritorno alla realtà fu come
una pugnalata di ghiaccio nello stomaco. Fu sovrastata dalla sfortunata
amante di quella notte, che si mise sopra di lei ignara di non
procurarle nessun brivido, nessun piacere, nessun orgasmo, solo un buio
fitto nella mente e lacrime mute.
Clair
osservava la ragazza nuda dentro il suo letto. La pelle non era
candida, nessuna lentiggine sulla schiena, capelli scompigliati che non
trasmettevano nulla di dolce, solo disordine. Cosa aveva fatto? Per un
attimo le era sembrato di essere felice tra le braccia di Kimberly,
perché in quell'attimo il suo cervello le aveva fatto il
brutto scherzo
di trasformarla in Kristen.Ad un tratto quella presenza dentro il suo
letto le sembrò fastidiosa, un'ulteriore prova della sua
debolezza e
della sua infelicità. Aveva proiettato su quella ragazza il
desiderio
opprimente di voler rivedere Kristen, di volerle baciare gli occhi e di
chiederle scusa cercando perdono, invece il risultato era una ragazza
sconosciuta nel suo letto, ad impregnare le lenzuola con un odore che
non era il SUO.
«Hei..»
scosse Kimberly e questa si svegliò
«Ciao...»
fece per baciare Clair, ma si scostò evitando il contatto
«Che c'è?»
«Te
ne devi andare» disse secca
«Ma
sono le quattro, ti secca se passo qui altre tre ore?» era
sconcertata
«Io
e Jeff abbiamo delle regole e le sto infrangendo»
mentì mantenendo una voce fredda
«Ma
sta dormendo, me ne andrò via presto...» sorrise e
tentò di ribaciare
la ragazza. Clair la frenò scocciata, e per quanto non la
volesse più
ne suo letto, le dispiaceva doverla trattare così, avrebbe
ferito
un'altra ragazza
«Senti...devi
andare, davvero» si alzò ed iniziò a
raccogliere i vestiti di Kimberly
«Sei
proprio una stronza!» si alzò di scatto
strappandogli di mano gli
indumenti «Fai sempre così? Te le porti a letto e
poi le sbatti fuori
casa?»
«No»
rispose passiva
«Vaffanculo!
Troia!» e sbatté la porta uscendo.
Clair
se ne stette seduta sul bordo del letto frastornata e incapace di
pensare, ma un'assoluta verità le occupò tutta la
mente
ed il cervello. Stava prendendo in giro se stessa comportandosi
così. Le mancava
Kristen, voleva rivederla e dirle una volta per tutte d'amarla.
________
Ragazze!
Sono in ritardo lo so e chiedo scusa, ma questa FF non ha un
aggiornamento fisso.
Questo capitolo è un pò strano lo so, non odiate
Clair,
dovete comprendere la sua solitudine che l'ha portata a farsi del male
per l'ennesima volta.
E per l'ennesima volta vi ricordo la mia pagina
Facebook e il mio account Twitter
!!!! Sono svenante vero? Sopportatemi!
PUBBLICITÀ
Vi piacciono le crossover? Le cossover originali? Quelle che leggi un
capitolo e poi vivi in funzione del giorno di pubblicazione?
Vi è piaciuto Welcome to the Riley? Amate Mallory? Vi
è
anche piaciuto Remember me? amate Tyler? Vorreste vederli assieme???
Bene! allora vi consiglio When
you crash in the clouds di crazyfred !!!!
e dopo tutto ciò...commentate!!!!
Con amore KN
|
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Capitolo 8 *** Enjoy the silence ***
cap8
«Come
stai oggi?» chiese Clair distendendosi vicino al coinquilino
sotto le coperte
«Non
dovevo bere tutti quei shottini...» dichiarò
Jeffrey coprendosi il volto con le mani.
Clair
si sistemò vicino al petto del ragazzo in cerca di un
contatto umano.
Neanche
la notte appena trascorsa con Kimberly le era sembrata umana,
anzi. Si era trasformata in un mostro, in una persona che non era lei,
invadendosi di un terrore che la portava ad evitare di specchiarsi, per
la quasi totale convinzione di trovare il suo riflesso mutato. Tutta la
sua vita, da quando aveva lasciato Los Angeles, era stata tutto tranne
umana. Nessuno la voleva caricare di lavoro più del
necessario,
ma Clair accettava di prendersi incarichi che la impegnassero giorni
interi, che le togliessero il sonno, pur di non fermarsi un attimo
e...pensare. Quanto poteva andare avanti così? Un'altro
mese?
Forse un'altro anno, ma non di più. Aveva bisogno di aiuto
altrimenti sarebbe impazzita.
«Per
fortuna che è domenica...» Jeffrey parlava
poco. Nonostante la sua semi incoscienza aveva sentito le urla di
Kimberly e la porta sbattere e trarre le somme non gli era stato
difficile. Ma lei aveva bisogni di parlare, ora più che mai.
«Jef...»rantolò
«Starò
in silenzio giuro, ho un mal di testa colossale e mi da fastidio la mia
stessa voce...»
«No....io....devo
raccontarti una cosa» lo interruppe.
Si
raccontare era il termine adatto. La storia con Kristen, seppur
vissuta in modo spesso sofferto, era la storia d'amore più
bella
che avesse mai vissuto. Ok aveva ventiquattro anni, ma lo sapeva con
certezza. «A Los Angeles avevo una ragazza, bellissima.
Altezza
media, corporatura esile, lunghi capelli castani, occhi verdi e
lentigini sulla pelle chiara» si fermò per godere
appieno
del ricordo della ragazza «Lei fa un lavoro che la tiene
costantemente sotto i riflettori, così abbiamo sempre
vissuto la
nostra relazione clandestinamente»
«Per
quanto?» chiese serio Jefrey
«Tre
lunghissimi e fottutissimi anni...i migliori della mia
vita» finì la frase con voce strozzata. L'amico
tacque,
aspettando che la ragazza si riprendesse «lei è
molto
conosciuta e se fosse venuto fuori che è lesbica sarebbe
stata
la fine...Così accettai di accontentarmi di fugaci giornate
con
lei nel mio appartamento, o di raggiungerla negli hotels dove
alloggiava»
«Povera
cucciola...eri la sua...» Clair lo interruppe prima
che potesse finite. Kristen non era quel genere di ragazza che Clair
conosceva fin troppo bene.
«No
Jef...Lei mi amava, e dico mi amava perché dopo quello
che le ho fatto mi odierà, ma credo che sia meglio
così,
meglio l'odio che l'amore...sarebbe meglio l'indifferenza
poiché
l'odio è comunque un sentimento, e io non mi merito di
occupare
ancora un posto nella sua mente e nel suo cuore» Jeffrey
annuì. Forse poteva capire la sofferenza di Clair, in fin
dei
conti era reduce da una serata di sconfitta e umiliazione, ma a conti
fatti non si era ancora innamorato. Non aveva provato quell'amore che
ti azzera per poi ricomporti a suo piacimento, più
incasinato di
prima, ma di una felicità indescrivibile. Non aveva trovato
quella persona per cui vivi, con la quale ti sembra di vivere
pienamente solo quando stai con lei, e quando è assente,
brami
quel momento come aria per i polmoni. Non aveva trovato il suo
"Kristen".
«Sai
come l'ho scaricata?» chiese con le lacrime ormai sgorganti e
un singhiozzo in gola
«No
come?» sospirò pieno di tristezza Jeffrey, non
sopportava vederla così.
«Una
lettera!» sussurrò Clair scoppiando in un
pianto pieno di tutta lo sofferenza repressa in quei mesi. Si strinse
all'amico che l'accolse tra le sue braccia accarezzandole la testa
«Una fottutissima lettere in uno schifo di appartamento
vuoto!» singhiozzò più forte
«L'ho
abbandonata!» e il pianto continuò straziante.
"Words
like violence...break the silence..."
Kristen
osservava il paesaggio scorrere fuori dal finestrino, assorbita
totalmente dalla musica che l' MP3 riversava nelle sue orecchie.
"Come
crashing in...into my little world" Mise le
mani nelle tasche della felpa e percepì il fruscio del
foglio di carta ormai letto fino a consumarlo. "Una
parte di me sarà per sempre tua",
questa frase le balenava nella testa da mesi. Cosa significava? Che,
ammettendo avesse voluto, non si sarebbe mai dimenticata di
Clair? Oppure che le sarebbe sempre appartenuta? Ma chi apparteneva a
chi? La verità era che entrambe si appartenevano, e la loro
lontananza non comportava nulla, solo dolore. Forse Kristen stava
impazzendo. A quel pensiero la ragazza sorrise
"Painful to me...pierce right
through me"
«Kris
è da un'ora che ti parlo e mi stai snobbando!»
esordì Dakota strappandole le cuffiette
«Scusa,
cosa stavi dicendo?»
«Nulla,
solo che appena arriviamo a Los Angeles ci comunicheranno
le date della premier» si avvicinò all'amica
abbandonando
la testa sulla magra spalla e sbuffando
«Dakota...sei
felice?» Non sapeva esattamente il motivo per
cui aveva posto quella domanda, ma l'idea che una sua amica potesse
essere felice avrebbe potuto consolarla un po'. Con Nikky non parlava
quasi più, da quando l'aveva respinta dopo il concerto di
Jackson.
«Kris,
cos'hai ultimamente?» rispose seria
«Io...non
lo so. Forse sono un po' stanca per via di tutte queste
trasferte» la biondina fissò l'amica negli occhi
«Cosa c'è?»
«Non
dirmi cazzate» l'ammonì Dakota
Kristen
sospirò e, con tutto il coraggio che aveva in corpo, porse
il foglio stropicciato all'amica
«Leggi,
leggi tutto fino alla fine»
La
biondina iniziò a leggere mentre l'amica osservava
attentamente la sua espressione, per cogliere ogni minimo segno che
poteva sancire la fine della loro amicizia. Non pretendeva che Dakota
capisse, volva solo finirla di nascondersi dalla sua migliore amica.
Silenziosamente
Dakota ripiegò la lettera come se fosse la cosa
più preziosa del mondo, come se stesse maneggiando un'antica
pergamena ritrovata all'interno di qualche piramide, come se stesse
maneggiando il cuore della sua amica
«Ok...»
prese un sospiro
«Scusa»
disse Kristen con un filo di voce
«Si
ok, ti perdono perché ti sei innamorata e hai dovuto
nascondere questo amore agli altri e anche a te, e perché
hai
sofferto...» prese le mani dell'amica tra le sue
«...Kris,
mai chiedere scusa per queste cose! Al massimo potrei ammonirti per non
avermelo detto prima, ma non ammonirti perché sei gay! Dio!
Viviamo nel ventunesimo secolo!» Kristen si lasciò
ad un
sorriso morbido che da molto tempo non abitava il suo volto
«Grazie»
«Posso
chiederti una cosa?»
«Certo!»
«Hai
mai...Cioè mi hai mai trovato...carina?»
Kristen divenne rossa e si passò una mano tra i capelli corti
“Koty...sei...scusa
ma sei piccolina, cioè sei matura e tutto ma hai sedici
anni...»
«Ok
era per sapere...Non vorrei mai che mi saltassi
addosso!» fece una faccia tra lo schifato e il preoccupato,
ma
subito dopo iniziò a ridere prendendo in giro l'espressione
allibita dell'amica, che la seguì subito dopo nella risata
capendo lo scherzo
«Si
Koty attenta! Potrei scoparti con il mio dildo rosa di
gomma!» e le risate continuarono.
Clair
si era calmata tra le braccia di Jeffrey. Erano avvolti nel silenzio
totale per la prima volta.
«Come
si chiama?» chiese il ragazzo
«No...non
posso...» Clari sentiva gli occhi bruciare e i muscoli
stanchi. Era sfinita.
«Si,
fidati»
«E'
un'attrice...»
«Posso
indovinare se vuoi, ma comporterebbe un mio sproloquio
lungo ore ed ore, con tutte le considerazioni pro e contro per ogni
attrice che possa sembrarmi anche lontanamente gay, e non so quanto tu
possa...»
«Quando
fai così sei fastidioso» lo interruppe ridacchiando
«Lo
so...» sorrise il ragazzo
«Ma
ti voglio bene anche per questo»
«Anche
io te ne voglio, sai che non ti farei mai del male»
il silenzio avvolse nuovamente i due ragazzi abbracciati nel letto
«Kris...»
ma si fermò, ancora silenzio «Kristen»
«Stewart?»
chiese conferma
«Si»
confermò ogni sospetto
«Ora
capisco perché eri scappata...scusa se avessi saputo
non avrei sforzato le cose» Clair si alzò
prendendo il
volto di Jeffrey tra le mani
«Non
è colpa tua, tu non potevi sapere...ma
promettimi...» la domanda era implicita, non doveva farne
parola
ad anima viva, e Clair sapeva che poteva fidarsi.
«Promesso»
le baciò la fronte sperando che un giorno l'avrebbe
perdonato.
___________________
Non ho molto da dire in realtà. Solo che
Kristen non sta
soffrndo come soffre Clair, perché quest'ultima ha anche il
senso di colpa che la opprime.
Un bacio KN
|
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Capitolo 9 *** Una parte di me sarà per sempre tua ***
cap9
Una parte di me sarà
per sempre tua
Era tutta la mattina che Jeffrey fissava Clair da lontano. Mille
pensieri lo turbavano tra cui la speranza di non finire ucciso
soffocato nel sonno, ma quello che era fatto ormai non poteva essere
cambiato. La settimana prima si era recato all'ufficio amministrativo
e, con metodi poco ortodossi e evidenti minacce, convinse
l'amministrazione a mettersi in moto per proporsi come griff ad una
determinata premier che si sarebbe svolta tra alcuni mesi. Fu
irremovibile anche su chi avrebbe dovuto seguire la star di turno; era
la prova del nove che avrebbe determinato l'assunzione della stagista,
ormai parte della famiglia da tempo e che si era dimostrata
collaborativa e determinata, assumendosi più lavoro del
necessario. Il suo piano si era svolto senza intoppi, ora doveva dare
la notizia alla diretta interessata.
«Ciao dolcezza! Ti ho portato il caffè come piace
a te! Ma che bei capelli, cambiato maschera? Oggi ti sei truccata
benissimo!» condì tutto con un sorriso a trentasei
denti
«Grazie...» rispose sconcertata Clair.
Più che sconcertata era terrorizzata, l'ultima volta che le
aveva sorriso così si era ritrovata a letto con una
sconosciuta e subito dopo a piangere tra le braccia dell'amico
«...e mi fai paura» confessò infine
«Di cosa?! Anzi!»
«Ok sono terrorizzata!» diede voce ai suoi ultimi
pensieri
«Dai sciocca! Ti ho trovato un incarico fa-vo-lo-so! Non puoi
dire di no, anche perché ho già detto
all'amministrazione che te ne saresti occupata te e perché
se fallisci sei licenziata» sorrise ancora come se le avesse
dato la notizia più rassicurante del mondo
«Jef...io ti voglio bene lo sai, ma potrei attentare alla tua
vita che so...mentre dormi? Con un cuscino? Magari inciampo e ti
soffoco...» l'amico cambiò espressione temendo
seriamente alla sua incolumità, ma ormai la frittata era
fatta.
«Clair, devi disegnare un vestito, anzi IL vestito della tua
vita» la sua espressione era come quella che
indossò abbracciato all'amica mentre lei singhiozzava, seria
e concentrata, come se dovesse pesare ogni singola parola, non poteva
permettersi errori.
«Continua ti seguo»
«Tra due mesi ci sarà una premier e molto
probabilmente ci sceglieranno come “stilista”.
Dovrai disegnare e realizzare un vestito. » fece una pausa
per captare i movimenti dell'amica
«Ok, due mesi? È fattibile. Che genere e che
persona?» Clair non sospettava nulla, le era già
capitato si dover rivisitare anche intere collezioni o disegnare un
capo in base al vip di turno. Jeffrey si avvicinò alla porta
fingendo di temporeggiare fissando i disegni sulla bacheca. A essere
terrorizzato era lui, aveva già preventivato di passare la
notte fuori «...The runaway Kristen Stewart non puoi dire no
ciao!» uscì dalla porta chiudendola e bloccandola.
Clair trattenne il fiato finché le orecchie non iniziarono a
fischiare ricordandole l'esistenza dei polmoni. Prese una boccata
d'aria e si fiondò all'uscita, che trovò bloccata.
«Jeffrey!!! Ti odio! Apri la porta!» stringeva tra
le mani la maniglia immaginandosi il collo del biondino
«No ci tengo alla mia vita!»
«Sei uno stronzo!»
«No cara! Se Maometto non va alla montagna, è la
montagna ad andare da Maometto!» Clair prendeva a pugni la
porta urlando come una matta, nel corridoio si era creato un gruppetto
che osservava confuso la scena
«Jef io ti ci butto giù dalla montagna!»
«Mi ringrazierai!»
«Oh si certo! Sei un bastardo!»
La verità era che Clair non era arrabbiata perché
Jeffrey l'aveva praticamente costretta a rivedere Kristen, ma
perché per l'ennesima volta aveva sbagliato. Non era stata
lei a chiamarla per avere un confronto di qualsiasi tipo. Ancora una
volta si era immaginata Kristen leggere su di un pezzo di carta quella
partenza, quella notizia. Stava male, il suo orgoglio era stato ferito,
e solo una persona riusciva a farglielo mettere da parte in certi
momenti, e di certo non era Jeffrey.
«Calmati!»
«Ok...ok sono calma» si scostò dalla
porta alzando le mani in segno di resa, come se l'amico potesse vederla
«Apro ok?» titubante aprì la porta e
vide la ragazza seduta al tavolo di lavoro che lo fissava
«Tutto ok?» scattò in piedi e si
fiondò sul ragazzo mollandogli uno schiaffo
«Questo è per aver fatto tutto alle mie
spalle» gliene tirò un antro «Questo
è per non avermi chiesto il permesso» Jeffrey
indietreggiò un po', ma Clair riuscì ad
afferrargli il volto tra le mani «E questo è
perché non ti ringrazierò mai
abbastanza» gli stampò un bacio sulle labbra.
Jeffrey, confuso, abbozzò un sorriso che ostentava
sicurezza, come se avesse calcolato tutto e si aspettasse una reazione
così...schizofrenica.
«Te l'avevo detto...»
«Potevi avvistami prima»
«Perché? Non mi avresti ucciso?»
«Si...ma ora passerò notti insonni.
Dovrà essere bellissima»
Kristen fissava con sguardo vuoto le sue mani sopra alla scrivania di
legno scuro. Non aveva ascoltato nulla di quello che avevano detto dopo
le parole “premiere” e “New
York”.
«Allora, tutto chiaro?» era come se percepisse le
parole lontane da lei, in un altro luogo, come se non fosse realmente
la, come se fosse già a New York in cerca di quegl'occhi.
“...Una parte
di me sarà per sempre tua...”
«Kris...» la scosse per un braccio Dakota
«Hai ascoltato o eri nel tuo mondo?»
«Si tutto chiaro, ma non ho capito bene la parte di New
York» rispose con nonscialans, annotandosi mentalmente di
chiedere all'amica di ripeterle tutto una volta terminata la riunione.
«Abbiamo il teatro, abbiamo l'albergo, abbiamo lo stilyst, ma
per quanto riguarda l'abito ci sono delle indecisioni e varie
offerte» Kristen ingoiò la saliva a fatica per
paura che accadesse ciò che temeva, oppure che non
accadesse, comunque fosse New York era territorio caldo.
«E chi sarebbero?» cercò di rimanere il
più fredda possibile
«Galliano, Banana Republic, Pucci e Elie Saab» il
terzo nome non fu pronunciato con solennità o sottolineato
in alcun modo, eppure alle orecchie di Kristen risuonò tra
la minaccia e le promessa.
«Elie! Come Byoncè!» ruppe il silenzio
Dakota venendo in salvo della sua amica
«Kris, bisogna dare una risposta entro domani
mattina» riprese la ragazza non seduta davanti a lei.
Per l'ennesima volta si perse tra i suoi pensieri, tornando a fissare
le proprie mani.
«Kris, lo so che l'istinto ti porterebbe a scegliere altro,
ma...» iniziò a dire Dakota
«Pucci» l'interruppe la ragazza
«Sei sicura?»
Si limitò ad annuire e i suoi ricordi tornarono a quel
piccolo appartamento a Los Angeles, a quando per gioco si faceva
prendere le misure da Clair. Ora avrebbe potuto realizzare un vestito
per lei. Era come se si tesse realizzando un sogno, solo che non capiva
bene se fosse il suo o quello della sua amante.
***
Si scrutavano il volto con severità. Clair aveva due
occhiaie profonde sotto gli occhi e la pelle diafana, aveva dormito tre
ore a notte per realizzare il miglior vestito che la sua fantasia e le
sue mani potessero partorire, ora sperava solo che avrebbe reso
giustizia alla persona che l'avrebbe indossato. Kristen non era presa
tanto meglio, i continui spostamenti la sfinivano. Una di loro faceva
boccacce per riattivare la circolazione, un'altra si passava
le mani tra i capelli sistemandoli al meglio.
Quando uscirono dal bagno Clair prese la macchina dirigendosi
all'hotel, Kristen entrò nel taxi per raggiungere lo stesso
luogo. Da li a poco si sarebbero riviste ed entrambe avevano le
farfalle nello stomaco.
«Professionalità, professionalità,
professionalità...» continuava a ripetersi Clair
sottovoce mentre si martoriava le mani, annodando le dita e
strappandosi pellicine. Infondo non c'era nulla da temere, Jeffrey
aveva promesso che sarebbe rimasto accanto a lei se avesse avuto
bisogno. Quando bussarono alla porta la ragazza sussultò
«Sono qui tra cinque minuti, tutto ok?» Jeffrey si
avvicinò posandogli una mano sulla spalla per confortarla.
Si sentiva in colpa ora a vederla così tesa, ma d'altronde
non avrebbe potuto fare altrimenti.
«Si sono pronta» bussarono nuovamente e si
affacciò una ragazza asiatica che rispondeva al nome di
Yanming.
«Sono qui, le faccio accomodare» Clair
annuì e trattenne il respiro.
Entrando dentro alla camera Kristen aveva smesso di respirare da dieci
secondi.
Anche se avessero voluto non avrebbero potuto evitarlo. I loro occhi si
trovarono, scontrarono, affogarono i quel mare, e tutto perse
importanza.
Verde nel verde.
Sembrò passato un giorno solo dall'ultima volta che si erano
viste, e quel giorno non era accaduto nulla. Nessun litigio, niente
urla, niente addii, niente lacrime. La sofferenza era svanita lasciando
posto alla voglia di ricominciare, al desiderio che una aveva
dell'altra.
«Signorina Stewart lei è Clair e si
occuperà del suo vestito, se la signorina Fanning vuole
seguirmi la riaccompagno alla sua camera. Con lei rimarrà
Jeffrey che supervisionerà il lavoro, non si preoccupi
è in buone mani» Jeffrey sorrise a
quell'affermazione.
Uscirono tutti tranne le due morette e il biondo. Un silenzio
imbarazzante avvolse la stanza. Il ragazzo sapeva che era di troppo,
infatti si era già inventato un impegno dimenticato che
l'avrebbe portato molto lontano per un bel po' di ore, come se fosse
possibile.
«Prego se vuole...darsi una rinfrescata, poi
iniziamo» Kristen si diresse verso il bagno, ma Clair la
fermò sfiorandole la spalla, entrambe percepirono lo stesso
brivido «In...indossi subito l'abito»
balbettò la stilista indicando la gruccia coperta da un
involucro bianco. L'attrice non rispose, si limitò ad
eseguire. Si chiuse dentro al bagno prendendo una boccata d'aria che
fece fatica ad arrivare ai polmoni. Il significato di quella frase che
tanto le aveva tormentato la mente in quei mesi gli lampò
davanti. Appena entrata in quella stanza aveva percepito il vuoto che
si riempiva nuovamente, la stessa sensazione che tre anni prima l'aveva
colta impreparata mentre abbracciava Clair in lacrime. Si era quello il
suo posto, aveva fatto la scelta giusta. Prese un'altra boccata d'aria
e aprì la custodia svelandone il contenuto.
Paiette verdi, azzurre e grigie creavano dei giochi tra di loro, come
se fosse spuma di mare o fumo, gli ricordava il cielo della
“Notte stellata” di Van Gogh. Sorrise per molti
motivi che non riusciva a spiegarsi neppure lei. Le sembrava di essere
dentro a quella tela ora, un cielo tormentato e una città
ignara, il suo amore e l'inconsapevolezza degli altri di tutto
ciò.
«Ok io vado!» Jeffrey si avviò all'uscio
«No! No no no! Me l'hai promesso!»
protestò allibita l'amica
«Si ma con me qui non concluderete nulla...»
abbracciò la ragazza «...è per il
vostro bene, dovete parlare e motlo!» le baciò i
capelli ed uscì.
Clair iniziò nervosamente a percorrere la stanza
finché la porta del bagno si aprì.
Era come se l'era immaginata, forse meglio, senz'altro. Si guardarono
imbarazzate senza sapere bene cosa dirsi ora che avevano
l'opportunità di parlare di tutto.
«Non...la zip fa fatica» iniziò Kristen
indicando l'apertura del vestito che lasciava scoperto tutto il fianco
sinistro.
«Sono le paiette» si avvicinò Clair per
aiutarla nell'operazione cercando di non toccare la pelle bianca che
tanto la tentava. Ma solo la vicinanza era inebriante e distraente.
«E' bellissimo» sussurrò l'attrice a
pochi centimetri dal volto della ragazza che percepì il suo
fiato caldo sulla guancia.
«Ecco fatto» si allontanò con notevole
sforzo. Doveva mantenere la mente fredda se voleva ottenere qualche
risultato, come il suo perdono per esempio.
«Clair io ho pensato molto...quello che è
successo...» Kristen prese coraggio. Era ora di affrontare
tutto ciò che era stato sotterrato e represso in quei sette
mesi.
«Kristen» la interruppe immediatamente Clair
«poche cose in questo periodo mi sono sembrate certe, una di
queste è che te non hai colpa. Sono stata io a farti
pressioni, sono stata io a farti del male abbandonandoti.
Perché ho reagito così non lo so. Ero arrabbiata,
e per l'ennesima volta non sono riuscita a mettere da parte il mio
ego.» si avvicinò nuovamente sfiorando la pelle
tanto ambita, un brivido percorse la schiena dell'attrice
«Non posso...» sussurrò
«Lo so, è difficile, ma un'altra cosa di cui sono
certa è che ti amo.» i loro occhi si incatenarono.
Verde nel verde. «Ti amo da sempre, sei il motivo per cui
ogni mattina mi sveglio e vado in ufficio per creare qualcosa di
buono.» percorse le spalle nude con un tocco leggero fino ad
arrivare alle mani, afferrandole tra le sue «Ti ricordi
quella volta? Nevicava e ti avevo detto che uno dei miei più
grandi sogni era creare un abito per te. Se non fosse stato per te non
ce l'avrei fatta, non sarei qui»
«Vorrei solo» sospirò con gli occhi
lucidi Kristen «vorrei solo che fosse tutto più
semplice anche per me» abbassò la testa, non
voleva farsi vedere debole, non voleva che Clair pensasse che era per
colpa sua che soffriva. Altre persone decidevano per lei e questo, mai
come allora, le pesava tanto da farla pentire di aver scelto Clair come
sua stilista. Perché appena aveva pronunciato
“Pucci” nella sua menta aveva detto Clair.
«Ma può essere semplice basterebbe
solo...» fece per sollevarle il volto
«No!» le lacrime iniziarono a sgorgare prepotenti
senza chiedere il permesso dagli occhi di Kristen «Non
capisci?! Io...loro...loro vedrebbero tutto, capirebbero!
Perché quando sono con te io mi azzero e rinasco diversa
ogni volta, capirebbero da come ti guardo che...ti amo. Dio se ti amo,
e questo fa male, mi fa male perché non posso amarti come
desidero, come meriti!»
Clair afferrò il volto di Kristen tra le mani imprimendo le
labbra sulle sue. Si aggrapparono l'una all'altra come delle naufraghe
ad un salvagente, ognuna era la salvezza dell'altra, Kristen motivava
ogni giorno Clair, mentre Clair ogni giorno ricordava a Kristen la sua
umanità, fin troppe persone la trattavano come oggetto e
pretendevano sempre il mille per mille da lei. No Clair non poteva
chiedere altro. Si staccarono con il fiato corto e il volto umido di
lacrime
«Torniamo a tre anni fa, ti prometto che manterrò
la promessa, aspetterò lo giuro, ma non posso stare un
giorno in più senza di te»
«Io...» ma Kristen non riuscì a dire
quello che voleva, un bussare alla porta la interruppe.
Le due ragazze si distanziarono e riassettarono
«Avanti!» urlarono in stereo con la voce ancora un
po' tremante.
«Signorina Stewart, se tutto è pronto noi
procederemo con il trucco e acconciatura» Yanming sorrideva
alla porta
«Si...» si voltò verso Clair
«..sarò Landmark Sunshine Theater, ti
aspetterò li» detto ciò si divisero con
la certezza, questa volta, di rivedersi a serata conclusa.
Kristen era tesa, nervosa, felice, leggera. Tutte queste emozioni le
provava contemporaneamente per colpa della premier e dei fotografi, ma
grazie a Clair. Indubbiamente sapeva che si sarebbe recata all'after
party, dove avrebbero ripreso il discorso. Ma poi cosa c'era da dirsi
ancora? Ormai il passo più difficile l'aveva fatto, ovvero
dire ai suoi genitori che era lesbica, e non era cambiato nulla. Anzi a
pensarci bene qualcosa era cambiato, ora si sentiva più
libera e poteva parlare tranquillamente con sua madre senza la paura di
dover soppesare ogni volta le parole. Era stata fortunata, almeno lei
si riteneva tale poiché a Clair non capitò la
stessa fortuna. Si ricordava ancora di quando le raccontò
del suo coming out, i suoi genitori non la presero affatto bene, la
cacciarono di casa dandole del mostro, della diversa della pervertita,
interruppero ogni rapporto tanto da non avvisarla neppure della morte
del nonno a cui era legata come se fosse suo padre poiché la
crebbe lui.
Concluso il red carpet entrò in sala e rivide per l'ennesima
volta “The Runaway” provando la stessa
soddisfazione di sempre, forse una punta in più.
Terminò anche la proiezione ed arrivò il momento,
la prova del nove. Aveva deciso. La sua famiglia era la cosa
più importante senza ombra di dubbio, poi c'erano Clair e
gli amici, Dakota e Robert erano al corrente di ogni cosa e tanto
bastava quindi non doveva rendere conto più a nessuno. Chi
erano per lei “quelli” della Summit, i fotografi,
giornalisti, televisione, giornali e tutti gli altri media che odiava?
A loro non doveva proprio nessuna spiegazione, non potevano impedirle
ancora di essere ciò che voleva per paura dell'opinione di
chi? Se i suoi fans l'amavano davvero per le sue doti da attrice
avrebbero accettato, anzi non si sarebbero posti neppure il problema.
Si aveva deciso.
Clair entrò con le mani sudate per l'agitazione e la bocca
secca per lo stesso motivo. Jeffrey l'aveva scortata personalmente per
evitare fughe improvvise, ma non ce ne sarebbero state, dopo mesi di
lontananza per nulla al mondo avrebbe trascorso un secondo lontano da
Kristen se era possibile stare con lei.
«Sei qui» Kristen l'accolse stringendola forte tra
le sue braccia piccole e magre
«E dove dovrei essere?» sorrise scostandosi per
godere della visione del suo volto
Entrambe sapevano che non c'era più nulla da dire, ma
percepivano la cosa in modo diverso.
Clair non avrebbe più colpevolizzato Kristen e le avrebbe
lasciato i suoi tempi, erano trascorsi tre anni e tutto era andato a
puttane per colpa sua, non per colpa della compagna, quindi bastava
tornare a quel giorno e accettare quel bacio finto, da copione, dare la
buona notizia dell'imminente trasferimento a New York, per la stilista
doveva andare così, era già così.
Invece Kristen, non sapendo come esprimersi in parole per paura di
usare quelle sbagliate, o semplicemente perché non
esistevano termini adatti, tese la mano a Clair guardandola dritta
negli occhi.
Verde nel verde.
Era una promessa racchiusa in un gesto che Clair colse subito in quel
silenzio denso e pieno di mille suoni. I battiti dei loro cuori
accelerati, il fruscio delle ali delle farfalle dentro gli stomaci, la
musica lontana che rimbombava nella testa leggera.
Si presero per mano, intrecciando le dita e in quel momento anche le
loro anime si legarono in quel preciso istante, nuovamente dopo quel
lungo tempo di lontananza. Forse le persone non avrebbero capito subito
e quando avrebbero aperto gli occhi forse neanche allora avrebbero
capito, ma Kristen e Clair non pretendevano ciò e uscirono
così, con le mani intrecciate, sorridenti. Uscirono ad
affrontare quel
mondo, perché nel loro
mondo non serviva nient'altro, bastava il loro amore.
________________________________
La fine è sempre dolorosa e traumatica. Non si sa mai quale
sia la frase giusta per concludere, spero di non avervi deluso insomma,
so che ci sono dei puntini di sospensione, ma penso che
chiarirò ciò rispondendo alle vostre recensioni.
Ringrazio tutti per aver seguito, anche silenziosamente, questa storia.
Grazie a Simona che mi ha “betato” inconsciamente e
che non leggerà mai questa storia su EFP, ma la perdono
comunque!
Grazie a Cris87_lover_Rob che, con quel messaggio privato all'inizio e
con le sue recensioni, mi ha dato una bella spinta a proseguire! Grazie
a crazyfred per avermi sostenuta anche tramite twitter!
Grazie a tutte le ragazze del forum che sono corse a leggere e
recensire facendomi capire così che questa storia vale, ha
un senso e non è squallida!
Grazie a tutti con tutto il mio cuore! Senza di voi questa storia non
sarebbe nata, cresciuta e giunta al termine. Non sono una ragazza che
porta al termine molte cose, ed è per questo che sono
orgogliosa di questa mia creazione!
Grazie!
Con amore Iris
P.S. Se tornate al primo capitolo troverete la copertina :)
P.S.2 Sto lavorando a un capitolo extra RR lemon
|
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Capitolo 10 *** Make Love ***
Make
Love
La neve
cadeva lenta e pigra, il vento non soffiava forte, ma ogni tanto i
fiocchi volavano leggeri nell'aria creando l'illusione che stessero
giocando a rincorrersi. Faceva freddo quella notte a Vancouver, il buio
appariva più luminoso sotto quel manto bianco e soffice.
Kristen e Clair erano in camera a guardare la televisione abbracciate
sul divano. Era passato un mese da quando l'attrice aveva deciso di
provare a vivere quell'amore “diverso”, trentun giorni da quando aveva
consolato la ragazza che le aveva cambiato la vita, in quel camerino
riscaldato male, tra le lacrime.
Si perse a giocare con le ciocche dei suoi capelli, di solito era Clair
che l'accoglieva tra le sue braccia quando si concedevano un momento di
intimità alla sera, ma Kristen voleva contraccambiare a modo suo, era
stufa di essere oggetto di dolci attenzioni e non artefice, non voleva
che la sua ragazza si sentisse trascurata. Era un nuovo equilibro che
voleva imparare a mantenere.
«Vedi! Voglio anch'io diventare così!» disse Clair indicando lo schermo
della televisione dove passavano immagini di ragazze in passerella con
addosso abiti dalle fattezze monumentali.
«Chi è?» chiese Kristen consapevole della sua ignoranza in materia.
Poteva citare tutti i registi indipendenti d'America e non solo, ma
quando si trattava di stilisti anche il più famoso le era totalmente
sconosciuto.
«Alexander McQueen! E' un Dio della moda! Non è uno stilista è...un
artista! Come Vivienne Westwood, una grande donna! Mi piacerebbe, non
dico essere come loro, ma almeno lavorare per loro»
«Fai bene ad essere ambiziosa. Una persona che non punta in alto
continuerà a vivere nella mediocrità. Fai bene ad inseguire i tuoi
sogni» le baciò la testa stringendola più forte a se
«E' un altro il mio sogno» disse imbarazzata Clair
«Ah no? Non volevi aprire un ateliè tutto tu?»
«Si anche...un giorno...ma prima...» si alzò per guardarla negli occhi
«Voglio farti un vestito Kris...voglio creare qualcosa per te, che tu
possa indossare e mostrare al mondo intero» le sorrise amorevolmente
per poi baciarla con lo stesso sentimento. Nuovamente nella bocca di
Kristen esplosero quei sapori a qui non si era ancora abituata, non del
tutto. Caffè, tabacco e mirtillo bianco. L'aroma più buono del mondo.
«Potresti disegnarmi qualcosa...» soffiò sulle sue labbra che si
schiusero in un sorriso
«Dovrei prenderti le misure»
«Hai il metro sempre in borsa, vero?» le chiese alzandosi lentamente
con lei. A Clair scappò una risatina dal suono innocente «Che c'è?»
«No nulla...ti voglio bene» e le sfiorò le labbra prima di dirigersi
alla borsa dove all'interno non mancava mai ago, filo e metro da sarta.
Clair sapeva a memoria le misure della compagna e aveva detto quella
frase per dare un incipit che la ragazza non aveva capito “Ti devo
toccare” . Non erano necessarie le misure per un bozzetto, potevano
mettersi fianco a fianco e pasticciare su dei fogli, ma questo Kristen
non l'aveva capito e di certo Clair non si sarebbe fatta scappare
l'occasione di sentirla così vicina. Non si reputava egoista, solo che
dopo un mese di baci più o meno profondi, sentiva l'esigenza di altro.
Naturalmente non avrebbe spinto Kristen a fare qualcosa contro la sua
volontà, doveva sentirsi pronta, anche perché dopo relazioni
esclusivamente etero poteva risultare traumatico anche se
fortemente voluto.
Intanto l'attrice era in piedi in mezzo alla stanza, osservava Clair
avvicinarsi con il metro in mano e mano a mano che la distanza si
accorciava, un calore nuovo la inondava.
«Devo togliere...» la domanda le morì in bocca, un po' per l'imbarazzo
un po' per il totale abbandono nelle mani di Clair
«Si sarebbe meglio» rispose con tono professionale.
Kristen indossava dell'intimo nero in cotone, semplice ed essenziale
come lei, ma nonostante la semplicità del completo Clair non riuscì a
rimanere del tutto indifferente davanti a quella pelle nuda e candida.
Iniziò a misurarla con il metro concentrandosi sui numeri ormai
impressi nella sua mente. Iniziò dalle spalle, la lunghezza delle
braccia e subito dopo arrivò il petto. Imbarazzata sul da farsi
tentennò un attimo, Kristen colse l'occasione per lanciarle quel
segnale.
Le accarezzò lievemente la guancia provocandole un brivido di piacere,
poi la costrinse a guardarla negli occhi. Clair si aprì in un sorriso
dolce e goffo.
«Scusa...» ma non riuscì a finire la frase che la sua bocca fu riempita
dal sapore di quelle della sua ragazza; fu un bacio profondo e piene di
desiderio che la lasciò senza fiato.
Si strinsero forte tra loro, tra passione e sofferenza, quella nota
amara che condiva il loro rapporto costretto alla segretezza. Si
staccarono ansimanti e subito Kristen fece per togliere la maglietta a
Clair.
«Hei...» la fermò sorridendole dolcemente «... non serve, davvero»
«Io sono pronta» la baciò nuovamente
«Voglio che tu ne sia sicura» quando si staccò dalle sue labbra,
Kristen ne approfittò per toglierle definitivamente la t-shirs
«Lo sono, lo voglio, ti voglio» la voce era roca dal desiderio.
Dolcemente Clair accompagnò l'attrice in camera da letto, facendola
distendere sopra le coperte, la spogliò completamente e Kristen si
sentì osservata come se fosse la cosa più bella del mondo, arrossì a
quella sensazione.
Clair si dedicò al corpo della piccola donna sotto di lei, riempendola
di baci e carezze, inebriata dal profumo della pelle candida. Kristen
sentiva le lunghe ciocche di capelli accarezzarle il ventre, e quando
il piacere la pervase, si rese conto che ancora una volta era lei al
centro delle attenzioni.
«Clair» ansimò
«Sono qui» ritornò al volto della ragazza
«Insegnami» le sussurrò all'orecchio. Sorridendole dolcemente le si
distese accanto, le prese una mano e la guidò nei movimenti senza
distogliere lo sguardo dal suo. Senza sapere come, Kristen si ritrovò a
imitare i gesti gentili e attenti che Clair le aveva riservato poco
prima.
Era un gioco dove ci si scopriva piano piano, donandosi piacere e
amore. Il loro respiro era diventato unico e anche i loro cuori
battevano all'unisono, erano un'unica anima. Ogni centimetro della loro
pelle sembrava risplendere e profumare di qualcosa di diverso, ma allo
stesso tempo familiare: il profumo di Clair e Kristen che era diventate
un “noi”.
Quella notte continuò a nevicare a Vancouver, la neve non si accorse
che in quella piccola stanza d'albergo due ragazze stavano scoprendo la
cosa più bella e devastante allo stesso tempo: il loro amore.
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Dopo quasi un anno ecco il capitolo extra!
ho cancellato la pagina FB non so quando tornerò effettivamente
operativa.
con amore KN
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