Perché no?

di KuroiNamida_
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Evidentemente no ***
Capitolo 2: *** Buongiorno bell'anima ***
Capitolo 3: *** Dovresti essere felice per me ***
Capitolo 4: *** Non posso biasimarvi ***
Capitolo 5: *** 9 Crimes ***
Capitolo 6: *** Freddo ***
Capitolo 7: *** Povero stupido Jeffrey ***
Capitolo 8: *** Enjoy the silence ***
Capitolo 9: *** Una parte di me sarà per sempre tua ***
Capitolo 10: *** Make Love ***



Capitolo 1
*** Evidentemente no ***


yuri
Perché no?

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Evidentemente no


Il sole entrava dalla finestra e trapassava pigramente le tende spesse della camera di Clair. La sveglia suonò e un braccio esile e pallido si allungò per bloccare quell'infernale rumore elettronico. Le lenzuola erano a tratti appiccicate sul corpo della ragazza per il caldo afoso che opprimeva Los Angeles in quei giorni. Si alzò svogliatamente sedendosi sul bordo del letto e subito si accese una sigaretta aspirando forte, accorgendosi della ragazza in slip che dormiva ancora beata sotto i lenzuoli verde acqua. Era a pancia in giù con la testa affondata nel cuscino, ma le si intravedeva metà volto nascosto da una ciocca di capelli castani. Clair rapita da quel momento così intimo e dalla corporatura della esile ragazza nel suo letto, le spostò la ciocca per scoprire quella metà meravigliosa.
Un mugugnio uscì dalla bocca della morettina, si mosse mettendosi sul fianco sinistro in modo che le si scoprirono i piccoli seni nudi. Quella visione fece sussultare Clair scoprendola ancora eccitata, una risata amare le uscì piano e silenziosa mentre scuoteva la testa riportandosi la sigaretta alle labbra piccole e carnose.
Non le era bastata la notte appena trascorsa? No evidentemente no. Non le bastavano mai quelle notti fugaci rubate tra una trasferta e l'altra, e neanche quando aveva delle settimane libere non passavano tanto tempo fuori all'aria aperta. Si amavano in quel letto ormai da tre anni, era iniziata come un'amicizia, ma poi non bastava più. Ogni tocco casuale era un sussulto e quel sfiorarsi era diventato sempre più premeditato o dall'una o dall'altra. E anche allora, più di adesso, non le bastava quel toccarsi con falsi pretesti; ben presto le azioni diventarono più consapevoli ,finché non successe. In un camerino freddo e mal riscaldato le distanza si erano ridotte a una sottile lama d'aria tra le due bocche piene delle ragazze, non si erano rese conto neppure come fosse accaduto, eppure erano là a scavarsi nell'anima con gli occhi, verde dentro verde. Si baciarono. Il problema non sarebbe sussistito se non fossero andate oltre, fino al punto di spaventarsi, ritrovandosi senza maglietta. Clair conosceva benissimo la sua sessualità, aveva già sperimentato certe cose, gli uomini non la eccitavano, ma se un paio di gambe erano fatte bene non sapeva resistere.
Spense la sigaretta trasalendo dai suoi pensieri. Si stese vicino alla ragazza spostandole nuovamente una ciocca di capelli, che insolente, aveva osato nuovamente nascondere quella perfezione dormiente. Il gesto destò l'addormentata.
«Buon giorno Clair» disse stiracchiandosi e portando subito le sue braccia fine intorno al collo della ragazza
«'Giorno Kris» e le stampò un bacio a fior di labbra.

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Capitolo 2
*** Buongiorno bell'anima ***


cap2 Salve ragazze.
Alcune di voi hanno criticato la scelta dei miei personaggi giudicando questa storia "squallida" e "infamatoria". Forse queste persone si sono fatte un'idea sbagliata di me e dei miei fini. Non voglio infamare nessuno, anche perché sarebbe assurdo voler infamare una celebrità che non è nemmeno a conoscenza di questo sito, e tanto meno non era mia intenzione turbarvi.
Detto ciò tengo a precisare che questa fan fiction non vuole deridere Kristen Stewart dipingendola come lesbica!
Sono fermamente convinta che nella vita reale abbia una storia d'AMORE con Robert Pattinson e che non sia una montatura e sostengo la coppia e la difendo nei limiti della civiltà.
Il fatto che scrivo di lei come una ragazza innamorata di un'altra è molto semplice: lo scopo di questa ff è raccontare la paura di una ragazza di uscire allo scoperto e dichiarare alla società la sua omosessualità. Molte persone vivono fingendo, nascondendosi per paura dei giudizi altrui, con la paura che il loro AMORE possa essere giudicato sbagliato. E' forse malato o perverso scrivere di questo? Penso proprio di no.
Ho scelto come soggetto Kristen poiché presuppongo sia una delle attrici più in luce di questi ultimi due anni, e chi meglio di una ragazza continuamente sotto i riflettori e continuamente giudicata può rappresentare le paure di cui parlavo prima? Se avessi inserito un altro nome nella battuta finale lo scopo di questa fan fiction non sarebbe stato compreso e il mio lavoro sarebbe stato vano. Il fatto di usare una celebrità amplifica tutto ciò.
Con questo spero di aver chiarito. Continuo questa storia per non cedere ai pregiudizi e all'omofobia che ancora vive nella nostra società moderna. L'omofobia è ignoranza e immaturità.
Venendo a questo capitolo...Il titolo è uguale alla canzone di Biaggio Antonacci perchè l'ho ascoltata a loop mentre scrivevo queste righe...penso che sia un pò la colonna sonora di questa FF. Posto ora in nuovo capitolo perchè da domani ricomincio lezione e mi dedicherò anima e corpo allo studio quindi non so quando posterò il prossimo >.<
Cordialmente Bibis.

Buongiorno bell'anima

«Mi secca che te ne debba andare di già» le due ragazze stavano facendo colazione in una tavola calda fuori dal centro. Avevano capelli sciolti e arruffati, solo che  Kristen li aveva di un tono più scuro, indossavano occhiali da sole e masticavano pancake con sciroppo d'acero.
«Anche a me secca lo sai» l'attrice tolse una briciola amorevolmente dalla guancia della sua compagna
«A me di più. Odio saperti qui a Los Angeles, ma non poterti vedere» le sfiorò il palmo della mano con le labbra, a quel gesto Kris la ritrasse subito. Per Clair non era stato facile farle ammettere la sua sessualità dopo "l'incidente" a Vancouver, i rapporti al tempo si erano freddati, Kris la evitava riducendosi a salutarla a malapena se la incontrava per caso negli studios, e quando avvenivano questi incontri, cercava di non essere mai da sola. Da parte sua Kristen pensava d'essere sbagliata, non era più sicura di niente, era come se quel bacio le aveva aperto gli occhi sbattendole in faccia il significato di ogni gesto che era avvenuto tra loro nei mesi precedenti. Aveva smesso di fare sesso con Mike, suo fidanzato all'epoca dei fatti, e si ritrovava a respingere le avance di Robert il quale trovava attraente, almeno prima dell'arrivo di Clair.
Quest'ultima, per convincere l'amica a parlare e chiarire, si vide costretta ad attenderle un agguato in camerino. Una volta chiuse a chiave dentro la stanza che fu teatro del loro primo incontro di labbra, scoppiò a piangere confessando l'attrazione nei confronti della moretta, che a sua volta l'abbracciò consolandola dicendole che "tutto sarebbe andato bene". A Kristen parve strana la situazione, era lei quella che doveva sentirsi frustrata e sconfortata, invece ora, mentre stringeva tra le braccia la ragazza in lacrime, era come se avesse trovato il suo ruolo nella vita, li accanto a Clair. Si ribaciarono.
Quella volta riuscirono a controllarsi ma presero coscienza dei sentimenti che stavano nascendo e Clair accettò il quel momento di vivere la loro relazione clandestinamente, accettando tutte le conseguenze e i rischi.
Ma ora non bastava più. La sua camera le sembrava troppo piccola e il loro rapporto le appariva sempre di più basato sul sesso occasionale. Voleva condividere più momenti come quello che stavano condividendo ora: sedute ad una tavola calda per la colazione.
«Ti verrò a trovare quando avrò del tempo libero lo sai»
«Mi domandavo solo il perché tu non possa dormire da un' "amica"» mimò le virgolette
«Lo sai come stanno le cose» rispose arresa
«Si le cose stanno che io e te scopiamo da tre anni in camera mia o in qualche albergo, quando mi permetti di raggiungerti, ma non vuoi che ci vedano insieme e che ci scambino semplicemente per amiche» sostenne lo sguardo a testa alta. Verde nel verde.
«Non fare scenate...» scosse la testa sconsolata
«Vuoi sapere la verità? Odio saperti con quella biondina!»
«Dakota è un'amica» ripeté esasperata per l'ennesima volta
«Anche io ero un'amica» Clair non era mai stata una ragazza di quel genere, gelosa e possessiva, neppure quando usciva con i ragazzi. Ma ora la situazione era diversa. Kristen ai suoi occhi era una ragazze perfetta. Bella, intelligente, simpatica, riflessiva, matura, insomma una donna completa, e sapeva che queste qualità non erano visibili solo a lei, non era difficile apprezzare quella splendida ragazza. Per questo motivo la gelosia si era annidata piano piano, giorno dopo giorno. Durante ogni telefonata un calore le inondava il volto per la rabbia, perché non poteva essere insieme a lei a condividere quei momenti di felicità e per consolarla con qualche carezza quando la giornata non era stata delle migliori.
Anche Kristen era gelosa, ma lo dava meno a vedere. In fondo la lontananza non impediva a Clair di tradirla e pensava che se fosse uscita con altre ragazze non avrebbe avuto uno stuolo di paparazzi a confronto suo, quindi il tradimento sarebbe stato occultato facilmente.
L'attrice guardò l'ora «Devo andare, di ciao a questa chioma» si ravvivò i capelli
«Mi mancherà sentire le ciocche dei tuoi capelli sulla mia schiena» prese una ciocca giocandoci un po'
La moretta rispose con un sorriso nostalgico nonostante quel gioco l'avessero ripetuto solo poche ore fa.

A metà pomeriggio Clair si trovava nel suo appartamento china su un cartamodello con l'iPod nelle orecchie. Aveva seguito i corsi di fashion design laureandosi con ottimi voti. Conobbe Kristen durante il tirocinio, quando andò a lavorare come aiuto dell'aiuto costumista per  una piccola produzione cinematografica che sarebbe diventata una saga. Non conosceva i libri, ma provò a leggerli senza riscontrare grande interesse.
Kristen stava fuori dalla porta con addosso un paio di occhiali da sole neri, com'erano ora i suoi capelli. Infilò la chiave nella toppa ed aprì piano per non farsi sentire. Si avvicinò furtivamente alla sua compagna e le schioccò un bacio sulla guancia facendola sussultare dallo spavento.
«Tadaaaan!» l'attrice si sedette sulle ginocchia di Clair muovendo la testa per far ondeggiare i capelli corti e neri
«Ma buon giorno signorina Jona!» disse ridendo e cingendogli i fianchi
«Come ti sembra?» arrossì per paura di un giudizio negativo
«Stai benissimo! Ok devo ammettere che ti preferisco con tagli meno scalati, ma anche così sei bellissima, tu sei sempre bellissima per me» le stampò un bacio a schiocco
«A cosa stavi lavorando?» Kristen cambiò discorso afferrando un bozzetto. Non si sarebbe mai abituata a ricevere complimenti lusinghieri dalla ragazza che amava, era più forte di lei, la sua timidezza a modestia la bloccavano a tal punto. Clair lo sapeva e a volte la metteva in imbarazzo apposta con complimenti degni da lustrare ogni pavimento. Quelle situazioni finivano sempre con un bisticcio scherzoso e baci meno leggeri.
«Non importa...ora vorrei lavorare ad altro» rispose maliziosamente.
Quella sera Clair non sentì le lunghe ciocche di Kristen sulla sua schiena dopo aver consumato il loro amore, ma sentì i suoi capelli corti solleticarle le cosce durante e la cosa le piacque da impazzire.
Tutto in quella ragazza la faceva letteralmente impazzire.

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Capitolo 3
*** Dovresti essere felice per me ***


cap3 Vi lascio al capitolo, spero di non deludervi. Non prendete paura, ci vediamo sotto!

Dovresti essere felice per me

Le due ragazze erano distese sul tappeto del piccolo studio di Clair, coperte da un paio di metrature di jersi. Il ventilatore girava con un movimento ipnotico e quando la ventola puntava alla bacheca, i foglietti attaccati sopra, si alzavano nei lati non fissati nel sughero producendo un fruscio.
Clair stava contando per la milionesima volta le lentiggini sulla schiena pallida di Kristen, perdendo il conto ogni dieci macchioline epidermiche. Ogni tanto le soffiava sulla pelle nuda per provocarle dei brividi e osservare i peletti della nuca che le si rizzavano.
«Che ore sono?» chiese Kristen appoggiandosi sui gomiti per vedere l'ora formata dai led rossi della sveglia sul comodino «Cazzo è tardissimo!» si alzò di scatto iniziando a raccogliere i vestiti.
«Il tempo è una convenzione» si lamentò Clair mettendosi a pancia in su.
L'attrice si riabbassò per baciarle le labbra «Se ti dico una cosa non ti arrabbi?» chiese appoggiando la fronte sulla sua
«Se già inizi così...» l'ammonì con lo sguardo «...ok no non mi arrabbio»
«Bene perché...» esitò sapendo la reazione che avrebbe scatenato «...Jona Jett ha baciato Cherie Currie una volta»
Cosa le aveva promesso due secondi prima Clair? Che non si sarebbe arrabbiata, ma non avrebbe mantenuto la promessa, lo sapeva. Sotto sotto si chiedeva se non l'avesse fatto apposta per allontanarsi, per allontanarla, per smettere di farla soffrire costringendola in quella camera o in qualche camera d'albergo come le aveva detto lei la mattina stessa.
«Come?!» chiese un'ottava più alta, alzandosi di scatto ed avvolgendosi nel jersi.
«E' un'esigenza di copione! Se potessi non lo farei!» alzò la voce anch'essa
«Tu..Tu io non ci credo» Clair era allibita alla notizia, la mattina stessa le aveva detto di non temere, rassicurandola sul rapporto solo d'amicizia tra lei e la biondina, e ora le diceva così a cuor leggero che l'avrebbe baciata. Cosa le aveva promesso due secondi prima a Kristen? Che non si sarebbe arrabbiata, ma non avrebbe mantenuto la promessa.
Iniziò a vestirsi inveendo contro ogni cosa, Kristen osservava in silenzio in un angolo timorosa delle conseguenze che avrebbe potuto avere ogni suo gesto.
«E sei anche una stronza!» urlò la designer  contro l'attrice, facendola sussultare «...Perché prima di accettare la parte avevi letto lo script! Lo sapevi e non mi hai detto nulla! Hai aspettato fino all'ultimo!» lacrime copiose le rigavano il volto offuscandole la vista della sua compagna rendendola una macchia nera dondolante « Perché mi fai questo? Già con quel cavolo di video di te e Nikki mi sono fatta mille paranoie e ti ho fatto passare momenti d'inferno e ora mi dici che ti dovrai slinguazzare la biondina?!» concluse con voce stridula e senza fiato.
L'anno prima, durante una cena con il cast, Kristen aveva bevuto un po' troppo. Si ritrovò in macchina con Nikki, sua migliore amica e confidente, per tornare verso l'albergo. Erano state accerchiate da un gruppetto di fans e così decisero di prendersi beffa di loro fingendo di baciarsi. Si sarebbero baciate anche veramente, ma le ragazzine fuori dall'abitacolo brandivano cellulari e fotocamere, così decisero di fingere; un altro elemento che rese il loro incontro di labbra fittizio fu la coscienza di Kristen che si ricordò di Clair anche sotto i fumi dell'alcol. I video andarono su Youtube e, naturalmente, Clair li vedette andando prima su tutte le furie, chiamando Kristen inveendole contro, poi cadde in una profonda depressione. Per fortuna l'attrice si presentò a casa della ragazza con Nikki per spiegarle la situazione a cui, dopo mille suppliche, credette.
«Vedi? Non capisci! Sai che per me è una grande opportunità questo film! E, scusa se te lo dico, ma l'ultima cosa che poteva fermarmi era quella scena!» a Kristen non piaceva quando Clair le rinfacciava quella storia, anche se si era comportata da stronza non l'aveva fatto con cattiveria e non l'aveva tradita, quindi non aveva diritto di ricordarle ogni volta quella questione
«Già anche fare la spogliarellista era una grande occasione...» disse amara
«Perché?! Perché ogni volta le stesse storie?! Mi rinfacci sempre tutto! Dovresti essere felice per me! E' come se te...se te mi dicessi...» non concluse la frase cercando nella sua mente un metro di paragone.
«Che mi hanno scelta per lavorare come stagista da Pucci a NY?» il suo tono era amaro, sapeva da sconfitta e lacrime nella sua bocca.
«Cosa?» lo sguardo incredulo di Kristen sciolse il tono duro di Clair
«Già...Sorpresa...» ora era lei che si sentiva dalla parte del torto, e anche per l'altra ragazza era così. Come aveva potuto nasconderle una cosa del genere?
«E poi mi fai problemi per un bacio finto del cazzo?Tu mi abbandoni e...e...» disse con un filo di voce.
«Dovresti essere felice per me...» si prese gioco di lei «...Sai Kris, hai fatto "finta" di baciare Nikki davanti a delle ragazze e il video è stato visto ma migliaia di persone e bacerai Dakota sullo schermo. Ma con me non usciresti mai per una passeggiata o per qualche locale o semplicemente per andare al cinema, perché finché si tratta di fingere ne sei capace, ma menti ancora a te stessa dicendoti che hai accettato la tua omosessualità quando non è affatto così» Il silenzio scese nella stanza pesante come un macigno. I loro sguardi si incontrarono. Verde nel verde, ma nessuna seppe sostenere lo sguardo dell'altra per più di un secondo «Ti chiamo un TAXI»
«No sono in macchina, non prenderti questo disturbo» uscì sbattendo la porta.


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Carissime ragazze,
non so come esprimere la mia gratitudine per il vostro sostegno. Questi due capitoli hanno avuto più visualizzazioni dell'altro mio racconto, giunto al settimo, e questo penso sia anche merito vostro! Cerco di rispondere ad ogni recensione in modo esauriente e non con un semplice grazie o grazie mille, se esistesse un termine diciamo "più grande " lo userei sicuramente. Grazie di sostenermi e spero che questa piccola storia possa aiutare in qualche modo quei lettori silenziosi che si stanno interrogando sulla propria sessualità.
Detto ciò non disperatevi, nel prossimo capitolo ci sarà un salto temporale e comunque non ci saranno ancora molti capitoli. Non voglio trasformarla in una long da 20 capitoli perché penso che perderei di vista l'obbiettivo!
Con amore Bibis.

P.s.= pensando a ciò che ha detto  Cris87_loves_Rob ovvero "mi piace come descrivi il loro mondo, come se fosse chiuso in una bolla in cui loro si sentono protette, e che prende le sembianze di quella stanza troppo piccola.", ho buttato giù uno schizzo di come immagino la casa di Clair, in particolare la camera/laboratorio.

CASA DI CLAIR

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Capitolo 4
*** Non posso biasimarvi ***


cap4
Non posso biasimarvi

Era passata una settimana e ancora non si erano sentite.
Kristen aveva deciso di soggiornare dai suoi genitori durante le riprese del film. Aveva visto veramente poco la sua famiglia nell'ultimo periodo, e ora che aveva l'occasione di stare con loro ne approfittava. Le sarebbe piaciuto stare anche con Clair, ma il problema, sostanzialmente, non era iniziare a convivere con una ragazza, ma iniziare a convivere punto. A prescindere dal sesso del suo partner non voleva legarsi così tanto. Aveva già le chiavi dell'appartamento di Clair e aveva passato anche più giorni a casa sua, non voleva fare il passo più lungo della gamba, perché, se fosse uscita allo scoperto e poi qualcosa fosse andato storto con la sua ragazza, i media avrebbero ingigantito tutto e magari Clair non sarebbe più riuscita a trovare un lavoro decente, come quello che aveva trovato ora, quello che le aveva tenuto nascosto,che l'aveva allontanata definitivamente da lei. Tutti questi pensieri la irritarono, una rabbia le salì dallo stomaco, davanti alla sua impotenza in queste circostanze.
Doveva continuamente stare all'erta; da una parte la sua carriera, dall'altra il suo amore. Non riusciva a capire cos'era più importante. Aveva pensato che la risposta fosse la carriera, visto che non era più tornata in quell'appartamento dopo la litigata, ma sapeva che anche Clair era importante, significava molto per lei. La conclusione era che sia il lavoro e l'amore non erano tutto, ma erano molto. Tirate le somme la rabbia non passò, perché non aveva avuto una risposta delineata e secca, così colpì con forza la  carota che aveva sul tagliere.
«Povera carota, che ti ha fatto di tanto grave?» Chiese scherzando Jules dandole poi un bacio in fronte
«Niente...» farfugliò passandosi la mano tra i capelli nervosamente.
«Sei mia figlia e, se non mi ricordo male, negli ultimi vent'anni ogni volta che fai così significa che qualcosa c'è» sentenziò la donna indicando la figlia con un indice
«Così come? Se non c'è niente...»
«Mano tra i capelli, sguardo vacuo, "niente"...» ora l'indice si era spostato verso la mano ancora tra la corta chioma della ragazza, la quale tolse subito arrossendo «Tutto ok a lavoro?»
«Si solo che...» ora il nervosismo era visibile dal coltello infilzato sul tagliere «...mamma quando...ok mi sento veramente stupida, ma quando hai capito di amare papà?» fissava il coltello imbarazzata dalla situazione
«Ok...bhè...credo quando...non so...mi fai sentire una stupida anche me!» rise di cuore del suo imbarazzo, ma accorgendosi di quello della figlia tornò seria «Potrà sembrarti stupido, ma c'è stata una volta che io e tuo padre lavorammo insieme. Eravamo dei neofiti nel campo dello spettacolo e non conoscevamo nessuno, così abbiamo legato come amici prima di tutto. Un giorno, durante una pausa, ci volevamo fumare una sigaretta e così si voltò verso di me e me l'accese...bho la mi accorsi che mi ero innamorata. Ok è stupido...» sorrise imbarazzata
«No...non lo è»
«Perché mi fai questa domanda?» le accarezzò il viso preoccupata
Come poteva dirle a sua madre quello che voleva dirle? "No sai perché mi sono innamorata, ma è complicato, sai Clair ora partirà per New York e abbiamo appena litigato...si Clair hai capito è una ragazza..." sua madre avrebbe capito, la sua famiglia avrebbe capito. Amava un'altra persona e questo bastava. L'amore è amore, non esistono distinzioni di sesso, razza o religione; ognuno dovrebbe essere libero di amare chi vuole senza la paura dei giudizi degli altri, i genitori devono accettare l'inclinazione del proprio figlio e non ammonirlo o, addirittura, sbatterlo fuori casa rinnegandolo, poiché è frutto del loro amore e con tale sentimento va trattato. Non va trattato come malato o deviato, ma semplicemente come un figlio che si sente attratto da persone del proprio sesso, e ciò non lo rende diverso dall'essere che era due secondi prima di pronunciare quelle parole
«Mamma sono lesbica» quelle che aveva pronunciato ora Kristen a voce alta in un lungo sospiro liberatorio. Era come se quella grossa bolla d'aria che le creava oppressione al petto, fosse fuoriuscita tutta in quel lungo sospiro.
Jules tacque. Cosa le stava dicendo esattamente sua figlia? Prima le aveva fatto una domanda, per quanto farfugliata, sull'amore, poi le aveva detto di essere lesbica. Non stava facendo un outing sul fatto di essere omosessuale, ma di essere innamorata, poco importava a Jules se di una donna o di un uomo, sua figlia era innamorata e stava soffrendo.
«Ti ha spezzato il cuore» non lo chiese ma lo constatò nello sguardo vuoto della figlia. L'abbracciò forte stringendola al petto materno  «Oh piccola, se vuoi sfogarti fallo pure»
«Non sei arrabbiata?» chiese Kristen ricambiando il caldo abbraccio e respirando forte il profumo della mamma
«Di cosa?!» le prese le spalle e la fissò dritta negli occhi «Il tuo orientamento sessuale non cambia la splendida bambina che ho cresciuto e che ho visto diventare donna» le sorrise sinceramente e le baciò la fronte «La conosco?»
«No...l'ho conosciuta sul set di Twlight...» sorrise al ricordo «Clair...ha degli occhi magnetici...»
«Cos'è successo?»
«Abbiamo litigato una settimana fa ed...è difficile... Non le avevo detto della scena del bacio, ma non volevo tenerla allo scuro così gliel'ho detto, la sua reazione è stata esagerata...e lei mi ha detto che andava a New York per uno stage. Non penso che non volesse dirmelo, magari me l'avrebbe detto più avanti in un altro momento, ma la rabbia ha reso tutto più meschino e doloroso»
«E non vi sentite da allora?»
«Esatto»
«Bhè...non posso biasimare nessuna delle due» non è che Kristen volesse avere ragione ma comunque sgranò gli occhi all'affermazione della madre «Lei ha ha reagito in modo esagerato trasformando una bella notizia in una specie di ripicca, ma si è sentita tradita diciamo, così si è vendicata. Per quanto riguarda te, potevi avvisarla prima di quella scena e non il giorno prima, non credi? Avrebbe avuto il tempo per assimilare il tutto»
«Non posso non accettare certi lavori a causa della sua gelosia»
«E ben direi che è gelosa! Non per vantarmi ma ho fatto un bel lavoro in quei nove mesi!» cercò di sdrammatizzare e ce la feci strappando una lieve risata alla giovane ragazza, la quale si chiese se ridesse per un crollo nervoso. Aveva detto tutto a Jules e ciò la fece sentire più leggera «Comunque sia, come tu non le impediresti di partire per New York, lei non ti impedirebbe di prendere parte a pellicole a cui tieni, no?»
Sia Kristen che Clair erano vittime di una gelosia sana, amplificata dalla loro difficile situazione, non erano due ragazze "normali" dal punto di vista professionale. Per quanto avrebbero cercato di sforzarsi, ci sarebbero sempre state divergenze di questo tipo, dovevano solo accettare tutto ciò, rinnovare la proposta fattasi tre anni prima in quel camerino di Vancouver.
«Credo che andrò a chiedere scusa a Clair, e ad accettare le sue scuse» si avviò verso la porta
«Una sera portala qui a cena!» urlò Jules ma Kristen era già uscita.

Mentre Kristen apriva la porta della sua Mini, Clair chiudeva quella del taxi.
Mentre Kristen accendeva il motore della macchina, Clair dava l'indicazioni al taxista.
Mentre Kristen raggiungeva la piccola casa con la veranda, Clair arrivava all'aeroporto.
Mentre Kristen apriva la porta dell'appartamento, a Clair si aprivano le porte delle partenze.
Mentre Kristen osservava la stanza vuota di fronte a lei, Clair ripensava alla lettera lasciata sopra il suo letto.


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Capitolo 5
*** 9 Crimes ***


cap5
9 Crimes

" Kris,

se stai leggendo queste righe significa che non abbiamo avuto il coraggio di chiederci scusa fino ad ora.
Come puoi notare dalle scatole sparse per l'appartamento ho deciso di partire prima del previsto e senza preavviso. Penso che troncare così sia meglio per entrambe, niente pianti e niente urla, solo dolore anestetizzato che piano piano sparirà.
Mi sono interrogata molte volte sul nostro rapporto e so che mi ami, e ti amo anche io, ma appunto per questo devo lasciarti andare.
Non riusciresti a darmi quello che voglio, non ancora, e io non voglio sforzarti perché non è giusto.
Non sei pronta per uscire allo scoperto e ciò riesco a capirlo benissimo. Sei icona per molte ragazze e non posso immaginare cosa direbbe la Summit su probabile decisione.
Non posso nascondere e reprimere la mia gelosia, non è nel mio carattere, e tu sei troppo fragile per sopportare le mie pressioni. Perciò è meglio finirla qui.
Non voglio essere causa delle tue paure, non sopporterei vederti impazzire a causa mia, per i miei capricci, perché paragonato a tutto ciò che potresti perdere a causa della mia richiesta, la mia richiesta risulta un capriccio. Quindi è meglio se "perdi" me.
Il tempo guarirà ogni ferita, ogni dolore e magari ti innamorerai di un'altra donna a tal punto da abbattere ogni tua paura.
Io non sono abbastanza forte per fare questo, il mio amore non basta per farti uscire dal guscio e vivere serena, sono solo capace di farti soffrire con il mio carattere.
Mi mancherai e ti penserò, e ricorda che, comunque andranno le cose, una parte di me sarà per sempre tua.
Clair. "

Mentre osservava Los Angeles diventare sempre più piccola sotto di lei, Clair era scossa dai singhiozzi a tal punto da doversi nascondere in bagno per non allarmare nessuno. L'amava, l'amava talmente tanto da non sopportare più la visione dei suoi occhi lucidi e del suo broncio, quello che a volte gli teneva per gioco e che la faceva impazzire. Quel ricordo strappò un sorriso amaro alla giovane. A New York sarebbe stata talmente presa dal lavoro che non si sarebbe accorta del profondo senso di vuoto dentro di lei. Si era chiesta più volte se tutto ciò avesse potuto dipingerla come egoista agli occhi di Kristen, e giunse alla conclusione che, se sarebbe riuscita a farsi odiare, la sua ormai ex compagna  avrebbe sofferto meno.
Ma così non era.
Kristen era distesa sul letto in posizione fetale scossa anch'essa dai singhiozzi. Stringeva tra le mani quel pezzo di carta simbolo di un addio pensato, premeditato. Tutta la stanza era ancora impregnata dell'odore di Clair. Caffè,tabacco e mirtillo bianco. Ogni volta che l'attrice prendeva una boccata d'aria, tra un movimento convulso del petto ed un altro, i polmoni le si riempivano di quella fragranza familiare. Prese un respiro più lungo saturandosi i polmoni di quel profumo, poi si svuotò con un urlo di dolore passionale.
Passarono ore e riacquistò quel poco di lucidità per rendersi conto che doveva recarsi sul set. Quando si chiuse la porta alle spalle, strinse ancora più forte la lettera tra la mano e il petto.

«Ciao! Mi chiamo Jeffrey sono il tuo coinquilino, mentore, amico e spalla su cui piangere! Ma non illuderti sono gay» Jeffrey era un ragazzo, ormai uomo, di bell'aspetto. Alto, dalla corporatura massiccia, capelli biondi come il pizzetto e occhi azzurri, più che un fashion designer sembrava un modello, soprattutto con indosso quel giubbotto di pelle nera invecchiata.
«Piacere...e tranquillo anche io sono gay» Clair mise subito le cose in chiaro pure lei. Ormai era come dare le proprie generalità: nome, cognome, orientamento sessuale ecc...
«Oh sia ringraziato il cielo!» rispose Jeffrey alzando gli occhi al cielo e posando la valigia dentro al porta bagagli «Yukino, la ragazza che hai rimpiazzato, c'ha provato in ogni modo e ha anche detto "Dai che con me guarisci" cioè come se fosse una malattia! Non ho parole!» Clair sorrise, non sembrava un tipo da rimanere senza parole, infatti continuò imperterrito «Comunque alla mattina partiamo insieme io mi alzo alle sei e alle sette si parte che alle otto si deve essere operativi! Come ben sai ci sono due bagni e la camera è grande, sentiti libera di portare chi vuoi! Magari ti presento delle mie amiche!» era troppo impegnato a parlare, guidare e controllare il cellulare per accorgersi del lampo di dolore che attraversò il volto di Clair «Sono vegetariano ma gli animali domestici mi danno fastidio soprattutto i gatti, che pare abbiano un debole per la mia giacca Dolce e Gabbana! Domande?» chiese fermandosi al semaforo e guardandola sorridente
«Parli sempre così tanto?» chiese divertita
«Si sarò il tuo incubo» si girò di scatto verso la strada e suonò il clacson imprecando verso le macchine, giustamente ferme perché rosso
«Non ne dubito» si lasciò andare in una risata che contagiò Jeffrey
«Allora andiamo a vedere lo studio?»

«Ciao! Cos'è successo stai bene?» Robert era un ragazzo, ormai uomo, affascinante e sexy. Alto, dalla corporatura muscolosa, ma non troppo, capelli biondo rossicci come la barba incolta e occhi azzurri, più che un attore sembrava un qualche dio greco, soprattutto con indosso quella camicia a maniche corte e semi sbottonata.
«Birra?» chiese Kristen porgendogli una bottiglia
«Si grazie...sigaretta?»
«Si grazie» il rapporto tra Robert e Kristen era sempre stato simbiotico, quello che voleva uno lo voleva anche l'altro; perciò si instaurò un rapporto d'amicizia indissolubile e sincero composto da risate, discorsi seri, interessi comuni, e consolazioni.
«Allora spara...anzi no fammi indovinare! Quell'ergumero di Mike ti ha chiamato!» bevve un sorso di birra tutto soddisfatto
«No niente affatto, veramente mi sentivo con un'altra persona» la piccola puntina di gelosia si fece sentire nel cuore di Robert come se si fosse risvegliata da un sonno precario. Aveva sempre considerato l'amica una bella ragazza e si era sorpreso che tale bellezza potesse perdere tempo con uno come Mike. Così aveva provato a farle capire che la sua amicizia iniziava ad essere qualcosa di più, e quando vide Kristen lasciare definitivamente il ragazzo, ed avvicinarsi a lui, la speranza era quasi diventata certezza. Da parte sua Kristen vedeva l'amico come tale, soprattutto dopo l'arrivo di Clair. Sostanzialmente Robert era un sognatore e da tale si costruì dei castelli in aria.
«A davvero? E chi è?» fece il finto disinteressato
«Non ha importanza...non ci sentiamo più, ora è a New York quindi...» soffiò del fumo che si condensò in una nuvola bianca
«Quindi mi hai chiamato» 
«Si volevo sfogarmi con qualcuno e so che posso contare su di te» appoggiò la testa sulla spalla dell'amico, il quale le cinse le esili spalle con un braccio. Per Kristen quel contatto sapeva da famiglia e sicurezza, chiuse gli occhi e rilassò i muscoli dopo la giornata di sofferenza e lavoro.
«Io ci sono sempre per te» ora o mai più. Robert si avvicinò al volto di Kristen e le diede un bacio lieve sulla fronte, poi le prese il mento e le alzò il viso. La ragazza non capì le intenzioni del giovane finché le loro labbra  con combaciarono.
«Ma sei scemo?!?!?» Kristen si alzò di scatto rossa in volto per l'imbarazzo
«Ma...ma...io pensavo...» Robert sbiancò. Alla vista della sua espressione l'attrice iniziò a ridere di gusto. Sembrava un bambino appena scoperto a rubare dei biscotti in cucina: attonito, incredulo, mortificato. Si risedette accanto a lui e gli diede una pacca sulla spalla continuando a ridere.
«Scusahahahaha!!»
«Non c'è nulla da ridere»
«Si invecehahahaha»
«Spiegamelo allora perché mi sento un'idiota in questo momento...» prese un bel sorso di birra e la finì
«La persona...è una ragazza...Robert a me piacciono le ragazze» gli accarezzò il volto sorridente
«Avresti un'altra birra per favore?»



_____________________________

Salve ragazze!
Ho deciso di allegerire un pò i toni inserendo questo nuovo personaggio, ovvero Jeffrey! Io l'adoro già e voi??
Ricordo che ho sia un account Twitter che una pagina Facebook dove scrivo (o almeno ci provo visto che FB sta cambiando tutto e non funziona nulla) aggiornamenti sullo stato di scrittura dei capitoli, foto dei personaggi, copertine delle storie e spoilersssssss!
Un'altra cosa che ritengo importante: ho fatto richiesta di cambio nick... diventerò KuroiNamida_ (significa lacrime nere che sarebbe un titolo di una canzone) e con tale nick mi trovate in Twitter e Facebook!
Detto ciò...buona giornata!
Con amore KN




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Capitolo 6
*** Freddo ***


cap6
Freddo

Clair era china sui fogli intenta a disegnare qualche schizzo che avrebbe dovuto presentare ad inizio settimana. Ormai era a New York da diversi mesi; si era gustata lo spettacolo color fuoco di Central Park in ottobre, ora stava patendo il freddo assiderale di fine gennaio. Aveva raggiunto i suoi genitori ad Accomack, isola della Virginia, nel periodo Natalizio e vi aveva trascorso anche il capodanno. A Los Angeles non ci aveva rimesso più piede nonostante possedesse ancora l'appartamento in zona Venice.
«Stasera usciamo!» aveva sentenziò Jeffrey sedendosi sul bordo della scrivania
«No devo finire qui» sperava che avrebbe reagito come al solito al suo rifiuto, ovvero un'alzata di spalle e corsa verso la porta e verso Alan...
«No signorina! Era tra i propositi dell'anno nuovo! Io non avrei più perso tempo con quello stronzo, aproffitatore, lecca culo, puttana di Alan e te saresti uscita, avresti conosciuto gente nuova!»...ma Alan l'aveva mollato appena gli presentò un pezzo grosso, un "talent scout" come si definiva lui, del mondo della moda. L'aveva usato solo per raggiungere i vertici del settore, consegnare il suo book fotografico alle persone giuste. Jeffrey se ne era "quasi ma non proprio del tutto" innamorato e perciò appena il modello gli diede il ben servito si consolò con diverse bottiglie di vino rosso. Clair quella sera lo ascoltò e gli fece da spalla su cui piangere. Lei però non si aprì mai del tutto con lui e non gli raccontò della bellissima ragazza scaricata a Los Angeles con una lettera.
«Jef che palle! I propositi per l'anno nuovo si dicono così tanto per dire!» si diresse verso la cucina per scappare alla ramanzina di Jeffrey
«No mia cara! Io Alan non lo vedo più...»
«Da due settimane!»
«Sono state le settimane più dure della mia vita! Ma è come smettere di fumare, passate le due settimane è fatta!»
«Ecco dovevi smettere pure di fumare...»
«Senti non faccio sesso da due settimane! Dovrò pure tenermi occupata la mente! Meglio la nicotina che Alan! E poi appunto devo cambiare aria pure io, perciò se non vuoi uscire per conoscere gente nuova, puoi uscire con per farmi compagnia!» Clair si avvicinò all'amico prendendogli il volto tra le mani
«Jef...no!» lo guardò dritto negli occhi e scappò in bagno, per cercare un pò di tregua
«Ok fai come vuoi, ma sarebbe un peccato se, PER SBAGLIO, rovesciassi della china SOPRA I TUOI BOZZETTI» a quella minaccia non del tutto velata Clair si arrese ed uscì dal bagno
«Così non è valido!» Ma Jeffrei la stava già aspettando con in mano dei tacchi che ovviamente lei avrebbe dovuto indossare per salvaguardare i suoi lavori.

Il Milk era un locale nella zona di Manhattant dove ogni sabato sera c'era musica live e DJ set.
«Penso che quella ragazza ti stia guardando!» urlò il ragazzo all'orecchio dell'amica, la quale si girò per osservare se fosse vero. Erano seduti al bancone del bar bevendo birra.
«Sta guardando te!» constatò soddisfatta
«Ma che dici?!!!» per dare prova della sua ragione, Clair salutò ammiccando la brunetta vestita in rosso. Quando si accorse del disguido distolse lo sguardo imbarazzata scatenando le risate dei due coinquilini.
«Vedi?! Ho occhio clinico!»
«No! E' che mi piacciono troppo i ragazzi per pensare di piacere a una ragazza!» risero ancora più forte.
Ad un certo punto Clair la vide. Indossava dei jeans neri molto stretti e un top scollato dello stesso colore, capelli non molto corti color corvino. I loro sguardi si incrociarono e per un momento in quel verde le parve di rivedere Kristen. Il locale le sembrò troppo piccolo e affollato e lei così vicina.
«Clair tutto bene?» chiese preoccupato Jeffrey vedendo il mutamento improvviso della sua espressione
«Si...» appoggiò la birra e posò le mani sulle ginocchia prendendo grandi boccate d'aria «...non hai caldo?» chiese sorridendo e minimizzando l'attacco di panico incombente
«Vuoi che usciamo?Ci fumiamo una sigaretta?» cercò di confortarla
«Si ti prego»
L'aria era pungente e frizzante nella notte newyorkese. Piano piano Clair si stava riprendendo, consapevole che fosse impossibile che quella ragazza fosse Kristen, ma gliela ricordava molto nei lineamenti. Ci stava ancora ripensando quando ricomparve la ragazza in questione, anch'essa uscita per una sigaretta. Clair la osservò più attentamente. Era più alta e formosa, ma il viso era lo stesso ovale che racchiudeva un taglio d'occhi identico anche nel colore. Le labbra leggermente più carnose e il naso più tondeggiante.
«La stai scanerizzando?» Chiese Jeffrey accorgendosi di tutto.
«Molto divertente Jef...» spense la sigaretta e fece per rientrare
«Dove vai?»
«Bagno» in parte era vero, in parte stava scappando per l'ennesima volta dal dolore del ricordo.


Vento, freddo, che giorno è?
Fuori dalla finestra la neve scende lenta.
Caffè, tabacco, mirtillo bianco, che ora è?
«Kris voglio farti un vestito» un sorriso.
Ti spogli, rimani in biancheria intima, le sue mani ti misurano.
I vostri volti si avvicinano, le vostre labbra si sfiorano.
«Insegnami» un sussurro.
Imbarazzo, curiosità, piacere nella tua testa.
Saliva, sudore, umori sulla tua pelle.
Caffè, tabacco, mirtillo bianco nella tua bocca.
«Clair» caldo.
«Kris....»


«Kris!?» Si sentì scuotere. Perché è tutto così sfocato? Non fa più tanto caldo. «Kris! Sveglia o faremo tardi!» Kristen si svegliò di scatto percependo il freddo fastidioso sulla pelle, le coperte buttate ai piedi del letto.
«Che ore sono?» chiese dirigendosi ciondolante in bagno
«Le nove! Devi sbrigarti altrimenti alla conferenza non arriviamo più» rispose Dakota infilandosi gli stivali.
Aprì il getto d'acqua calda appoggiando la testa sulla superficie liscia. Oggi si ricominciava. Doveva sorridere ai fotografi, rispondere in modo sensato alla stampa e soprattutto apparire in gran forma. Aveva passato le vacanze natalizie con Robert, con il quale aveva consolidato ancora di più il suo rapporto d'amicizia fraterna, ma in quell'appartamento non ci aveva messo più piede nonostante avesse conservato le chiavi. Più di una volta provò a chiamare Clair, ma aveva cambiato numero e quello vecchio era disattivato.
Clair.
Non aveva più pronunciato quel nome, se non dentro la sua testa, in qualche sogno o fantasia, era troppo doloroso ed era stufa di star male. Si asciugò in fretta, fuori dal bagno Dakota la stava già aspettando da un pò e non voleva prolungarle l'attesa ulteriormente. Indossò dei jeans grigio scuro, una maglietta grigio chiaro, adidas e felpa nere.
Uscita dall'albergo, si accorse che aveva ricominciato a nevicare. Come quella volta. Come se il destino non volesse che si scordasse della prima volta che si rese conto di amare Clair. Della loro prima volta, nel freddo di Vancouver, mentre fuori nevicava.


_____________________________________

Salve ragazze!
E da un'estate di Los Angeles siamo passate al freddo Newyorchese e alla neve dello Utah...avete capito dove si trova la nostra Kristen, no?
Di Kristen si parla poco, evidentemente perché è Clair che ora deve prendere coscienza di una cosa....
Detto ciò.
Ricordo la mia pagina Facebook (finalmente funzionante!) dove trovate foto dei personaggi, spoilers e altro!
Poi c'è anche l'account Twitter !
Lo so sono rompi balle XD
Con amore KN

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Capitolo 7
*** Povero stupido Jeffrey ***


cap7
Povero stupido Jeffrey

Era passata esattamente una settimana da quando l'aveva vista in quel locale dove Jeffrey l'aveva costretta a tornarci.
Clair si osservò allo specchio, indossava un vestito nero non molto elegante, quasi sportivo, che l'amico aveva confezionato per lei mesi prima.
«Non so perché ti ostini a portarmi in questi locali» borbottò la ragazza mentre si metteva un filo di rossetto
«Perché ne hai bisogno, perché è sabato, perché quella puttana di Alan è al locale e voglio umiliarlo pubblicamente e perché appena ci sederemo al tavolo mi ringrazierai!» nonostante fossero passati mesi, Jeffrey possedeva ancora degli oggetti che appartenevano al suo ex, come foto compromettenti che avrebbero segnato la carriera del giovane modello in maniera non del tutto positiva.
«Ok, ma solo perché so che dovrò salvarti da Alan» gli diede una pacca sulla spalla ed uscirono.
Il locale era gremito di persone e la musica era talmente alta che per parlare bisognava urlare nell'orecchio dell'altra persona. I due amici si sedettero nel tavolino prenotato precedentemente, e saggiamente, dal ragazzo.
«Stai qui vado a prendere da bere!» urlò Jeffrey. Clair si limitò ad annuire e lo vide scomparire tra la folla. Si guardò intorno cercando di intravedere Alan; non le stava particolarmente simpatico soprattutto per come aveva trattato Jeffrey.
Quest'ultimo intanto era al bancone del bar, ben nascosto dalla folla, e non stava aspettando solo i drink. Una ragazza di media altezza si avvicinò battendogli la spalla per attirare l'attenzione del ragazzo.
«Ciao!»
«Ciao bellezza!» si baciarono sulle guance «Ma sei bellissima! Farai un figurone!» la ragazza fece una piroetta su se stessa ridendo
«Allora andiamo?!» chiese tutta euforica, era il suo primo appuntamento al buio, o quasi.


Clair era appena scappata in bagno quando Jeffrey si avvicinò alla ragazza su cui la sua amica aveva puntato gli occhi.
«Hey» sorrise
«Ciao...» la ragazzo lo guardò scettica «...ci conosciamo?»
«No, non credo, ma la mia amica ti stava guardando e mi pareva interessata, non so se l'hai vista, è quella piccola con i capelli mori lunghi, molto bella»
«No, mi dispiace» sorrise
«Capisco, eppure avrei detto che eri lesbica» Jeffrey ci rimase male, di solito riusciva a capire ad un miglio di distanza se la persona con cui stava parlando era gay o meno «Vabbè scusa il disturbo» e si allontanò giusto in tempo per non farsi vedere da Clair vicino alla ragazza.
Per il resto della serata Jeffrey controllò con la coda dell'occhio, e senza farsi notare, se la ragazza osservasse Clair e, con sua somma soddisfazione, la beccò più di una volta a fissarla. Mentre il ragazzo aspettava l'amica fuori dal locale, una mano afferrò timidamente il polso del ragazzo il quale, girandosi, si ritrovò davanti la piccolina con un sorriso imbarazzato sulla faccia
«Tieni, questo è il mio numero» e gli porse un foglietto «io sono Kimberly»
«E io sono gay cara» fece per liberarsi dalla presa, ma Kimberly lo tirò insistente
«Pure io» sorrise soddisfatta e lui rispose con la stessa espressione.

Quando Clair vide Jeffrey arrivare assieme alla ragazza, perse un battito. Per la seconda volta le parve di vedere Kristen in quei occhi verdastri, anonimi in confronto a quelli della sua ex, ma riuscivano a scatenare ricordi di ogni tipo nella mente della giovane.
«Clair ti presento Kimberly» disse soddisfatto il ragazzo
«Chiamami pure Kim» le sorrise porgendogli la mano 
«Clair piacere» rispose al saluto sorridendo anch'essa, ma non per il piacere. Kris e Kim erano due nomi molto simili, altro scherzo malefico del destino.
«Allora! Che ne dite di parlare un pò, conoscervi meglio, scoprire che siete fatte una per l'altra e vivere felici e contente? Io intanto vado in cerca della putt...Alan, divertitevi!» il ragazzo sparì subito tra la folla lasciando l'amica nella situazione più imbarazzante della sua vita
«Parla sempre così tanto?» chiese Kimberly per spezzare il ghiaccio
«Si» sospirò
«Te non parli molto invece...»
«No è che...non mi aspettavo che combinasse tutto ciò...ecco»
«E' la prima volta che ti combinano un appuntamento al buio?» chiese divertita
«Si, la prima, e non lo sapevo neppure, mi ha incastrata!» rise divertita dalla situazione assolutamente imbarazzante.
Intanto Jeffrey era al quarto long iceland, senza contare gli shottini e il vino bevuto a casa. Alan lo riduceva sempre così, non in prima persona, ma il pensiero di doverlo affrontare lo agitava sempre a tal punto.
«Alan Carey!» si fiondò su di lui cingendogli le spalle con un braccio «Qual buon vento?!»
«Jeffrey ciao...» rispose il giovane visibilmente imbarazzato
«Con...con chi sei qui vediamo...» osservò le persone che lo circondavano «...uuuuu ora sei passato ai fotografi?» scoppiò a ridere
«Jeff sei ubriaco»
«E te sei una troia!» la risata aumentò mettendo in imbarazzo sia Alan che i suoi amici «Lo sapete vero? E' molto furbo davvero...»
«Smettila» il modello iniziava ad irritarsi
«No no è una bella cosa...allora, prima viene a letto con me, è molto bravo anche, ma scommetto che lo sapete, e appena gli presento le persone giuste puff! Me l'ha messa in culo! E per la prima volta, perché il ragazzino...»
«Jeffrey smettila!» lo interruppe Alan, ormai iracondo «Che cazzo vuoi!?»
«Ho le tue foto!»
«Bhè mi hanno visto in mutante tutti ormai quindi vaffanculo! Vattene e non rompermi più il cazzo!» Jeffrey incassò il colpo e smise di sorridere sornione e batté in ritirata. Per l'ennesima volta Alan l'aveva umiliato e ferito, non gli dava fastidio averlo perso, ma non sopportava l'idea che potesse essere di un altro uomo. Prima di tornare al tavolo dalle ragazze, passò al bancone del bar per riempire il bicchiere.
«Eccolo...» sospirò Clair scuotendo la testa in segno di dissenso. Kimberly si voltò e vide camminare molto instabilmente verso di loro Jeffrey con uno sguardo allucinato.
«Clair non mi sento bene...» si accasciò su una sedia «....portami a casa»
«Chiamo un taxi ok?»
«Sono in macchina se volete» si propose subito la ragazza
«Non vorrei...»
«Ottimo!» la interruppe Jeffrey con uno slancio di allegria che si tramutò all'istante in un dolore lancinante in tutto il corpo.
Arrivati sotto al condominio dei due designer Kimberly si propose di aiutare Clair per sorreggere l'amico e portarlo sano e salvo fino all'appartamento. Di primo impatto non le sembrava una buona idea, avrebbe comportato il rimanere praticamente da sole in un appartamento, ma dovette accettare quando Jeffrey si abbandonò a peso morto su di lei.
Raggiunsero il letto dell'amico con il fiatone e lo abbandonarono a un sonno profondo.
«Degli di mettersi a dieta» abbozzò un sorriso Kimberly
«No!Altrimenti sono costretta a seguirlo in palestra super io!» risero piano per non svegliare il ragazzo, anche se una cannonata non l'avrebbe smosso.
«Mi sono divertita stasera»
«Già...»
«Potremmo rivederci, non trovi? Magari una cena da sole» le distanze si erano accorciate, Kimberly le aveva accorciate, non voleva uscire da quell'appartamento a mani vuote
«Non so dovrei vedere...» Clair era, più che imbarazzata, confusa. Quella ragazza le ricordava Kristen, ma era qualcosa di vago ed indefinito. Non si muoveva come lei, non aveva il magnifico vizio di passarsi la mano tra i capelli, non teneva la sigaretta tra le labbra come lei, anzi non fumava proprio, la sua risata aveva un altro suono, gli occhi erano quasi anonimi confronto a quelli lasciati a Los Angeles. Ma aveva bisogno di sentirla vicina, voleva risentire Kristen sulla sua pelle e nella sua mente. Voleva che riesplodesse in lei.
«Potrei trovare un modo per convincerti?» Kimberly annullò le distanze e Clair non si mosse. Fu un bacio profondo ma il cuore non pulsava forte. La trascinò in camera, si spogliarono veloci, ognuna per un'urgenza diversa. Era diverso, era sbagliato, era completamente sbagliato, Clair lo sapeva, ma doveva risentirla addosso.
Con rabbia si mise sopra di lei, con gesti decisi cercò quella sensazione assente. Tutto sapeva di sterilità, torturata da baci e carezze che non le procuravano nulla. Chiuse gli occhi e quando gli riaprì la vide. Bella come sempre, da togliere il fiato. Il tempo sembrava essersi fermato e riuscì a percepire il calore della sua casa a Los Angeles che le avvolgeva come una volta, quando erano felici.
«Kris» ansimò in un sorriso
«No sono Kim» il brusco ritorno alla realtà fu come una pugnalata di ghiaccio nello stomaco. Fu sovrastata dalla sfortunata amante di quella notte, che si mise sopra di lei ignara di non procurarle nessun brivido, nessun piacere, nessun orgasmo, solo un buio fitto nella mente e lacrime mute.

Clair osservava la ragazza nuda dentro il suo letto. La pelle non era candida, nessuna lentiggine sulla schiena, capelli scompigliati che non trasmettevano nulla di dolce, solo disordine. Cosa aveva fatto? Per un attimo le era sembrato di essere felice tra le braccia di Kimberly, perché in quell'attimo il suo cervello le aveva fatto il brutto scherzo di trasformarla in Kristen.Ad un tratto quella presenza dentro il suo letto le sembrò fastidiosa, un'ulteriore prova della sua debolezza e della sua infelicità. Aveva proiettato su quella ragazza il desiderio opprimente di voler rivedere Kristen, di volerle baciare gli occhi e di chiederle scusa cercando perdono, invece il risultato era una ragazza sconosciuta nel suo letto, ad impregnare le lenzuola con un odore che non era il SUO.
«Hei..» scosse Kimberly e questa si svegliò
«Ciao...» fece per baciare Clair, ma si scostò evitando il contatto «Che c'è?»
«Te ne devi andare» disse secca
«Ma sono le quattro, ti secca se passo qui altre tre ore?» era sconcertata
«Io e Jeff abbiamo delle regole e le sto infrangendo» mentì mantenendo una voce fredda
«Ma sta dormendo, me ne andrò via presto...» sorrise e tentò di ribaciare la ragazza. Clair la frenò scocciata, e per quanto non la volesse più ne suo letto, le dispiaceva doverla trattare così, avrebbe ferito un'altra ragazza
«Senti...devi andare, davvero» si alzò ed iniziò a raccogliere i vestiti di Kimberly
«Sei proprio una stronza!» si alzò di scatto strappandogli di mano gli indumenti «Fai sempre così? Te le porti a letto e poi le sbatti fuori casa?»
«No» rispose passiva
«Vaffanculo! Troia!» e sbatté la porta uscendo.
Clair se ne stette seduta sul bordo del letto frastornata e incapace di pensare, ma un'assoluta verità le occupò tutta la mente ed il cervello. Stava prendendo in giro se stessa comportandosi così. Le mancava Kristen, voleva rivederla e dirle una volta per tutte d'amarla.



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Ragazze!
Sono in ritardo lo so e chiedo scusa, ma questa FF non ha un aggiornamento fisso.
Questo capitolo è un pò strano lo so, non odiate Clair, dovete comprendere la sua solitudine che l'ha portata a farsi del male per l'ennesima volta.
E per l'ennesima volta vi ricordo la mia pagina Facebook e il mio account Twitter !!!! Sono svenante vero? Sopportatemi!

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Vi piacciono le crossover? Le cossover originali? Quelle che leggi un capitolo e poi vivi in funzione del giorno di pubblicazione?
Vi è piaciuto Welcome to the Riley? Amate Mallory? Vi è anche piaciuto Remember me? amate Tyler? Vorreste vederli assieme???
Bene! allora vi consiglio      When you crash in the clouds   di crazyfred !!!!

e dopo tutto ciò...commentate!!!!
Con amore KN

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Capitolo 8
*** Enjoy the silence ***


cap8
«Come stai oggi?» chiese Clair distendendosi vicino al coinquilino sotto le coperte
«Non dovevo bere tutti quei shottini...» dichiarò Jeffrey coprendosi il volto con le mani.
Clair si sistemò vicino al petto del ragazzo in cerca di un contatto umano.
Neanche la notte appena trascorsa con Kimberly le era sembrata umana, anzi. Si era trasformata in un mostro, in una persona che non era lei, invadendosi di un terrore che la portava ad evitare di specchiarsi, per la quasi totale convinzione di trovare il suo riflesso mutato. Tutta la sua vita, da quando aveva lasciato Los Angeles, era stata tutto tranne umana. Nessuno la voleva caricare di lavoro più del necessario, ma Clair accettava di prendersi incarichi che la impegnassero giorni interi, che le togliessero il sonno, pur di non fermarsi un attimo e...pensare. Quanto poteva andare avanti così? Un'altro mese? Forse un'altro anno, ma non di più. Aveva bisogno di aiuto altrimenti sarebbe impazzita.
«Per fortuna che è domenica...» Jeffrey parlava poco. Nonostante la sua semi incoscienza aveva sentito le urla di Kimberly e la porta sbattere e trarre le somme non gli era stato difficile. Ma lei aveva bisogni di parlare, ora più che mai.
«Jef...»rantolò
«Starò in silenzio giuro, ho un mal di testa colossale e mi da fastidio la mia stessa voce...»
«No....io....devo raccontarti una cosa» lo interruppe.
Si raccontare era il termine adatto. La storia con Kristen, seppur vissuta in modo spesso sofferto, era la storia d'amore più bella che avesse mai vissuto. Ok aveva ventiquattro anni, ma lo sapeva con certezza. «A Los Angeles avevo una ragazza, bellissima. Altezza media, corporatura esile, lunghi capelli castani, occhi verdi e lentigini sulla pelle chiara» si fermò per godere appieno del ricordo della ragazza «Lei fa un lavoro che la tiene costantemente sotto i riflettori, così abbiamo sempre vissuto la nostra relazione clandestinamente»
«Per quanto?» chiese serio Jefrey
«Tre lunghissimi e fottutissimi anni...i migliori della mia vita» finì la frase con voce strozzata. L'amico tacque, aspettando che la ragazza si riprendesse «lei è molto conosciuta e se fosse venuto fuori che è lesbica sarebbe stata la fine...Così accettai di accontentarmi di fugaci giornate con lei nel mio appartamento, o di raggiungerla negli hotels dove alloggiava»
«Povera cucciola...eri la sua...» Clair lo interruppe prima che potesse finite. Kristen non era quel genere di ragazza che Clair conosceva fin troppo bene.
«No Jef...Lei mi amava, e dico mi amava perché dopo quello che le ho fatto mi odierà, ma credo che sia meglio così, meglio l'odio che l'amore...sarebbe meglio l'indifferenza poiché l'odio è comunque un sentimento, e io non mi merito di occupare ancora un posto nella sua mente e nel suo cuore» Jeffrey annuì. Forse poteva capire la sofferenza di Clair, in fin dei conti era reduce da una serata di sconfitta e umiliazione, ma a conti fatti non si era ancora innamorato. Non aveva provato quell'amore che ti azzera per poi ricomporti a suo piacimento, più incasinato di prima, ma di una felicità indescrivibile. Non aveva trovato quella persona per cui vivi, con la quale ti sembra di vivere pienamente solo quando stai con lei, e quando è assente, brami quel momento come aria per i polmoni. Non aveva trovato il suo "Kristen".
«Sai come l'ho scaricata?» chiese con le lacrime ormai sgorganti e un singhiozzo in gola
«No come?» sospirò pieno di tristezza Jeffrey, non sopportava vederla così.
«Una lettera!» sussurrò Clair scoppiando in un pianto pieno di tutta lo sofferenza repressa in quei mesi. Si strinse all'amico che l'accolse tra le sue braccia accarezzandole la testa «Una fottutissima lettere in uno schifo di appartamento vuoto!» singhiozzò più forte «L'ho abbandonata!» e il pianto continuò straziante.


"Words like violence...break the silence..."
Kristen osservava il paesaggio scorrere fuori dal finestrino, assorbita totalmente dalla musica che l' MP3 riversava nelle sue orecchie. "Come crashing in...into my little world" Mise le mani nelle tasche della felpa e percepì il fruscio del foglio di carta ormai letto fino a consumarlo. "Una parte di me sarà per sempre tua", questa frase le balenava nella testa da mesi. Cosa significava? Che, ammettendo  avesse voluto, non si sarebbe mai dimenticata di Clair? Oppure che le sarebbe sempre appartenuta? Ma chi apparteneva a chi? La verità era che entrambe si appartenevano, e la loro lontananza non comportava nulla, solo dolore. Forse Kristen stava impazzendo. A quel pensiero la ragazza sorrise "Painful to me...pierce right through me"
«Kris è da un'ora che ti parlo e mi stai snobbando!» esordì Dakota strappandole le cuffiette
«Scusa, cosa stavi dicendo?»
«Nulla, solo che appena arriviamo a Los Angeles ci comunicheranno le date della premier» si avvicinò all'amica abbandonando la testa sulla magra spalla e sbuffando
«Dakota...sei felice?» Non sapeva esattamente il motivo per cui aveva posto quella domanda, ma l'idea che una sua amica potesse essere felice avrebbe potuto consolarla un po'. Con Nikky non parlava quasi più, da quando l'aveva respinta dopo il concerto di Jackson.
«Kris, cos'hai ultimamente?» rispose seria
«Io...non lo so. Forse sono un po' stanca per via di tutte queste trasferte» la biondina fissò l'amica negli occhi «Cosa c'è?»
«Non dirmi cazzate» l'ammonì Dakota
Kristen sospirò e, con tutto il coraggio che aveva in corpo, porse il foglio stropicciato all'amica
«Leggi, leggi tutto fino alla fine»
La biondina iniziò a leggere mentre l'amica osservava attentamente la sua espressione, per cogliere ogni minimo segno che poteva sancire la fine della loro amicizia. Non pretendeva che Dakota capisse, volva solo finirla di nascondersi dalla sua migliore amica.
Silenziosamente Dakota ripiegò la lettera come se fosse la cosa più preziosa del mondo, come se stesse maneggiando un'antica pergamena ritrovata all'interno di qualche piramide, come se stesse maneggiando il cuore della sua amica
«Ok...» prese un sospiro
«Scusa» disse Kristen con un filo di voce
«Si ok, ti perdono perché ti sei innamorata e hai dovuto nascondere questo amore agli altri e anche a te, e perché hai sofferto...» prese le mani dell'amica tra le sue «...Kris, mai chiedere scusa per queste cose! Al massimo potrei ammonirti per non avermelo detto prima, ma non ammonirti perché sei gay! Dio! Viviamo nel ventunesimo secolo!» Kristen si lasciò ad un sorriso morbido che da molto tempo non abitava il suo volto
«Grazie»
«Posso chiederti una cosa?»
«Certo!»
«Hai mai...Cioè mi hai mai trovato...carina?» Kristen divenne rossa e si passò una mano tra i capelli corti
“Koty...sei...scusa ma sei piccolina, cioè sei matura e tutto ma hai sedici anni...»
«Ok era per sapere...Non vorrei mai che mi saltassi addosso!» fece una faccia tra lo schifato e il preoccupato, ma subito dopo iniziò a ridere prendendo in giro l'espressione allibita dell'amica, che la seguì subito dopo nella risata capendo lo scherzo
«Si Koty attenta! Potrei scoparti con il mio dildo rosa di gomma!» e le risate continuarono.


Clair si era calmata tra le braccia di Jeffrey. Erano avvolti nel silenzio totale per la prima volta.
«Come si chiama?» chiese il ragazzo
«No...non posso...» Clari sentiva gli occhi bruciare e i muscoli stanchi. Era sfinita.
«Si, fidati»
«E' un'attrice...»
«Posso indovinare se vuoi, ma comporterebbe un mio sproloquio lungo ore ed ore, con tutte le considerazioni pro e contro per ogni attrice che possa sembrarmi anche lontanamente gay, e non so quanto tu possa...»
«Quando fai così sei fastidioso» lo interruppe ridacchiando
«Lo so...» sorrise il ragazzo
«Ma ti voglio bene anche per questo»
«Anche io te ne voglio, sai che non ti farei mai del male» il silenzio avvolse nuovamente i due ragazzi abbracciati nel letto
«Kris...» ma si fermò, ancora silenzio «Kristen»
«Stewart?» chiese conferma
«Si» confermò ogni sospetto
«Ora capisco perché eri scappata...scusa se avessi saputo non avrei sforzato le cose» Clair si alzò prendendo il volto di Jeffrey tra le mani
«Non è colpa tua, tu non potevi sapere...ma promettimi...» la domanda era implicita, non doveva farne parola ad anima viva, e Clair sapeva che poteva fidarsi.
«Promesso» le baciò la fronte sperando che un giorno l'avrebbe perdonato.


___________________
Non ho molto da dire in realtà. Solo che Kristen non sta soffrndo come soffre Clair, perché quest'ultima ha anche il senso di colpa che la opprime.
Un bacio KN

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Capitolo 9
*** Una parte di me sarà per sempre tua ***


cap9
Una parte di me sarà per sempre tua

Era tutta la mattina che Jeffrey fissava Clair da lontano. Mille pensieri lo turbavano tra cui la speranza di non finire ucciso soffocato nel sonno, ma quello che era fatto ormai non poteva essere cambiato. La settimana prima si era recato all'ufficio amministrativo e, con metodi poco ortodossi e evidenti minacce, convinse l'amministrazione a mettersi in moto per proporsi come griff ad una determinata premier che si sarebbe svolta tra alcuni mesi. Fu irremovibile anche su chi avrebbe dovuto seguire la star di turno; era la prova del nove che avrebbe determinato l'assunzione della stagista, ormai parte della famiglia da tempo e che si era dimostrata collaborativa e determinata, assumendosi più lavoro del necessario. Il suo piano si era svolto senza intoppi, ora doveva dare la notizia alla diretta interessata.
«Ciao dolcezza! Ti ho portato il caffè come piace a te! Ma che bei capelli, cambiato maschera? Oggi ti sei truccata benissimo!» condì tutto con un sorriso a trentasei denti
«Grazie...» rispose sconcertata Clair. Più che sconcertata era terrorizzata, l'ultima volta che le aveva sorriso così si era ritrovata a letto con una sconosciuta e subito dopo a piangere tra le braccia dell'amico «...e mi fai paura» confessò infine
«Di cosa?! Anzi!»
«Ok sono terrorizzata!» diede voce ai suoi ultimi pensieri
«Dai sciocca! Ti ho trovato un incarico fa-vo-lo-so! Non puoi dire di no, anche perché ho già detto all'amministrazione che te ne saresti occupata te e perché se fallisci sei licenziata» sorrise ancora come se le avesse dato la notizia più rassicurante del mondo
«Jef...io ti voglio bene lo sai, ma potrei attentare alla tua vita che so...mentre dormi? Con un cuscino? Magari inciampo e ti soffoco...» l'amico cambiò espressione temendo seriamente alla sua incolumità, ma ormai la frittata era fatta.
«Clair, devi disegnare un vestito, anzi IL vestito della tua vita» la sua espressione era come quella che indossò abbracciato all'amica mentre lei singhiozzava, seria e concentrata, come se dovesse pesare ogni singola parola, non poteva permettersi errori.
«Continua ti seguo»
«Tra due mesi ci sarà una premier e molto probabilmente ci sceglieranno come “stilista”. Dovrai disegnare e realizzare un vestito. » fece una pausa per captare i movimenti dell'amica
«Ok, due mesi? È fattibile. Che genere e che persona?» Clair non sospettava nulla, le era già capitato si dover rivisitare anche intere collezioni o disegnare un capo in base al vip di turno. Jeffrey si avvicinò alla porta fingendo di temporeggiare fissando i disegni sulla bacheca. A essere terrorizzato era lui, aveva già preventivato di passare la notte fuori «...The runaway Kristen Stewart non puoi dire no ciao!» uscì dalla porta chiudendola e bloccandola.
Clair trattenne il fiato finché le orecchie non iniziarono a fischiare ricordandole l'esistenza dei polmoni. Prese una boccata d'aria e si fiondò all'uscita, che trovò bloccata.
«Jeffrey!!! Ti odio! Apri la porta!» stringeva tra le mani la maniglia immaginandosi il collo del biondino
«No ci tengo alla mia vita!»
«Sei uno stronzo!»
«No cara! Se Maometto non va alla montagna, è la montagna ad andare da Maometto!» Clair prendeva a pugni la porta urlando come una matta, nel corridoio si era creato un gruppetto che osservava confuso la scena
«Jef io ti ci butto giù dalla montagna!»
«Mi ringrazierai!»
«Oh si certo! Sei un bastardo!»
La verità era che Clair non era arrabbiata perché Jeffrey l'aveva praticamente costretta a rivedere Kristen, ma perché per l'ennesima volta aveva sbagliato. Non era stata lei a chiamarla per avere un confronto di qualsiasi tipo. Ancora una volta si era immaginata Kristen leggere su di un pezzo di carta quella partenza, quella notizia. Stava male, il suo orgoglio era stato ferito, e solo una persona riusciva a farglielo mettere da parte in certi momenti, e di certo non era Jeffrey.
«Calmati!»
«Ok...ok sono calma» si scostò dalla porta alzando le mani in segno di resa, come se l'amico potesse vederla
«Apro ok?» titubante aprì la porta e vide la ragazza seduta al tavolo di lavoro che lo fissava «Tutto ok?» scattò in piedi e si fiondò sul ragazzo mollandogli uno schiaffo
«Questo è per aver fatto tutto alle mie spalle» gliene tirò un antro «Questo è per non avermi chiesto il permesso» Jeffrey indietreggiò un po', ma Clair riuscì ad afferrargli il volto tra le mani «E questo è perché non ti ringrazierò mai abbastanza» gli stampò un bacio sulle labbra.
Jeffrey, confuso, abbozzò un sorriso che ostentava sicurezza, come se avesse calcolato tutto e si aspettasse una reazione così...schizofrenica.
«Te l'avevo detto...»
«Potevi avvistami prima»
«Perché? Non mi avresti ucciso?»
«Si...ma ora passerò notti insonni. Dovrà essere bellissima»

Kristen fissava con sguardo vuoto le sue mani sopra alla scrivania di legno scuro. Non aveva ascoltato nulla di quello che avevano detto dopo le parole “premiere” e “New York”.
«Allora, tutto chiaro?» era come se percepisse le parole lontane da lei, in un altro luogo, come se non fosse realmente la, come se fosse già a New York in cerca di quegl'occhi.
“...Una parte di me sarà per sempre tua...”
«Kris...» la scosse per un braccio Dakota «Hai ascoltato o eri nel tuo mondo?»
«Si tutto chiaro, ma non ho capito bene la parte di New York» rispose con nonscialans, annotandosi mentalmente di chiedere all'amica di ripeterle tutto una volta terminata la riunione.
«Abbiamo il teatro, abbiamo l'albergo, abbiamo lo stilyst, ma per quanto riguarda l'abito ci sono delle indecisioni e varie offerte» Kristen ingoiò la saliva a fatica per paura che accadesse ciò che temeva, oppure che non accadesse, comunque fosse New York era territorio caldo.
«E chi sarebbero?» cercò di rimanere il più fredda possibile
«Galliano, Banana Republic, Pucci e Elie Saab» il terzo nome non fu pronunciato con solennità o sottolineato in alcun modo, eppure alle orecchie di Kristen risuonò tra la minaccia e le promessa.
«Elie! Come Byoncè!» ruppe il silenzio Dakota venendo in salvo della sua amica
«Kris, bisogna dare una risposta entro domani mattina» riprese la ragazza non seduta davanti a lei.
Per l'ennesima volta si perse tra i suoi pensieri, tornando a fissare le proprie mani.
«Kris, lo so che l'istinto ti porterebbe a scegliere altro, ma...» iniziò a dire Dakota
«Pucci» l'interruppe la ragazza
«Sei sicura?»
Si limitò ad annuire e i suoi ricordi tornarono a quel piccolo appartamento a Los Angeles, a quando per gioco si faceva prendere le misure da Clair. Ora avrebbe potuto realizzare un vestito per lei. Era come se si tesse realizzando un sogno, solo che non capiva bene se fosse il suo o quello della sua amante.

***
Si scrutavano il volto con severità. Clair aveva due occhiaie profonde sotto gli occhi e la pelle diafana, aveva dormito tre ore a notte per realizzare il miglior vestito che la sua fantasia e le sue mani potessero partorire, ora sperava solo che avrebbe reso giustizia alla persona che l'avrebbe indossato. Kristen non era presa tanto meglio, i continui spostamenti la sfinivano. Una di loro faceva boccacce per riattivare la circolazione, un'altra  si passava le mani tra i capelli sistemandoli al meglio.
Quando uscirono dal bagno Clair prese la macchina dirigendosi all'hotel, Kristen entrò nel taxi per raggiungere lo stesso luogo. Da li a poco si sarebbero riviste ed entrambe avevano le farfalle nello stomaco.

«Professionalità, professionalità, professionalità...» continuava a ripetersi Clair sottovoce mentre si martoriava le mani, annodando le dita e strappandosi pellicine. Infondo non c'era nulla da temere, Jeffrey aveva promesso che sarebbe rimasto accanto a lei se avesse avuto bisogno. Quando bussarono alla porta la ragazza sussultò
«Sono qui tra cinque minuti, tutto ok?» Jeffrey si avvicinò posandogli una mano sulla spalla per confortarla. Si sentiva in colpa ora a vederla così tesa, ma d'altronde non avrebbe potuto fare altrimenti.
«Si sono pronta» bussarono nuovamente e si affacciò una ragazza asiatica che rispondeva al nome di Yanming.
«Sono qui, le faccio accomodare» Clair annuì e trattenne il respiro.
Entrando dentro alla camera Kristen aveva smesso di respirare da dieci secondi.
Anche se avessero voluto non avrebbero potuto evitarlo. I loro occhi si trovarono, scontrarono, affogarono i quel mare, e tutto perse importanza.
Verde nel verde.
Sembrò passato un giorno solo dall'ultima volta che si erano viste, e quel giorno non era accaduto nulla. Nessun litigio, niente urla, niente addii, niente lacrime. La sofferenza era svanita lasciando posto alla voglia di ricominciare, al desiderio che una aveva dell'altra.
«Signorina Stewart lei è Clair e si occuperà del suo vestito, se la signorina Fanning vuole seguirmi la riaccompagno alla sua camera. Con lei rimarrà Jeffrey che supervisionerà il lavoro, non si preoccupi è in buone mani» Jeffrey sorrise a quell'affermazione.
Uscirono tutti tranne le due morette e il biondo. Un silenzio imbarazzante avvolse la stanza. Il ragazzo sapeva che era di troppo, infatti si era già inventato un impegno dimenticato che l'avrebbe portato molto lontano per un bel po' di ore, come se fosse possibile.
«Prego se vuole...darsi una rinfrescata, poi iniziamo» Kristen si diresse verso il bagno, ma Clair la fermò sfiorandole la spalla, entrambe percepirono lo stesso brivido «In...indossi subito l'abito» balbettò la stilista indicando la gruccia coperta da un involucro bianco. L'attrice non rispose, si limitò ad eseguire. Si chiuse dentro al bagno prendendo una boccata d'aria che fece fatica ad arrivare ai polmoni. Il significato di quella frase che tanto le aveva tormentato la mente in quei mesi gli lampò davanti. Appena entrata in quella stanza aveva percepito il vuoto che si riempiva nuovamente, la stessa sensazione che tre anni prima l'aveva colta impreparata mentre abbracciava Clair in lacrime. Si era quello il suo posto, aveva fatto la scelta giusta. Prese un'altra boccata d'aria e aprì la custodia svelandone il contenuto.
Paiette verdi, azzurre e grigie creavano dei giochi tra di loro, come se fosse spuma di mare o fumo, gli ricordava il cielo della “Notte stellata” di Van Gogh. Sorrise per molti motivi che non riusciva a spiegarsi neppure lei. Le sembrava di essere dentro a quella tela ora, un cielo tormentato e una città ignara, il suo amore e l'inconsapevolezza degli altri di tutto ciò.
«Ok io vado!» Jeffrey si avviò all'uscio
«No! No no no! Me l'hai promesso!» protestò allibita l'amica
«Si ma con me qui non concluderete nulla...» abbracciò la ragazza «...è per il vostro bene, dovete parlare e motlo!» le baciò i capelli ed uscì.
Clair iniziò nervosamente a percorrere la stanza finché la porta del bagno si aprì.
Era come se l'era immaginata, forse meglio, senz'altro. Si guardarono imbarazzate senza sapere bene cosa dirsi ora che avevano l'opportunità di parlare di tutto.
«Non...la zip fa fatica» iniziò Kristen indicando l'apertura del vestito che lasciava scoperto tutto il fianco sinistro.
«Sono le paiette» si avvicinò Clair per aiutarla nell'operazione cercando di non toccare la pelle bianca che tanto la tentava. Ma solo la vicinanza era inebriante e distraente.
«E' bellissimo» sussurrò l'attrice a pochi centimetri dal volto della ragazza che percepì il suo fiato caldo sulla guancia.
«Ecco fatto» si allontanò con notevole sforzo. Doveva mantenere la mente fredda se voleva ottenere qualche risultato, come il suo perdono per esempio.
«Clair io ho pensato molto...quello che è successo...» Kristen prese coraggio. Era ora di affrontare tutto ciò che era stato sotterrato e represso in quei sette mesi.
«Kristen» la interruppe immediatamente Clair «poche cose in questo periodo mi sono sembrate certe, una di queste è che te non hai colpa. Sono stata io a farti pressioni, sono stata io a farti del male abbandonandoti. Perché ho reagito così non lo so. Ero arrabbiata, e per l'ennesima volta non sono riuscita a mettere da parte il mio ego.» si avvicinò nuovamente sfiorando la pelle tanto ambita, un brivido percorse la schiena dell'attrice
«Non posso...» sussurrò
«Lo so, è difficile, ma un'altra cosa di cui sono certa è che ti amo.» i loro occhi si incatenarono. Verde nel verde. «Ti amo da sempre, sei il motivo per cui ogni mattina mi sveglio e vado in ufficio per creare qualcosa di buono.» percorse le spalle nude con un tocco leggero fino ad arrivare alle mani, afferrandole tra le sue «Ti ricordi quella volta? Nevicava e ti avevo detto che uno dei miei più grandi sogni era creare un abito per te. Se non fosse stato per te non ce l'avrei fatta, non sarei qui»
«Vorrei solo» sospirò con gli occhi lucidi Kristen «vorrei solo che fosse tutto più semplice anche per me» abbassò la testa, non voleva farsi vedere debole, non voleva che Clair pensasse che era per colpa sua che soffriva. Altre persone decidevano per lei e questo, mai come allora, le pesava tanto da farla pentire di aver scelto Clair come sua stilista. Perché appena aveva pronunciato “Pucci” nella sua menta aveva detto Clair.
«Ma può essere semplice basterebbe solo...» fece per sollevarle il volto
«No!» le lacrime iniziarono a sgorgare prepotenti senza chiedere il permesso dagli occhi di Kristen «Non capisci?! Io...loro...loro vedrebbero tutto, capirebbero! Perché quando sono con te io mi azzero e rinasco diversa ogni volta, capirebbero da come ti guardo che...ti amo. Dio se ti amo, e questo fa male, mi fa male perché non posso amarti come desidero, come meriti!»
Clair afferrò il volto di Kristen tra le mani imprimendo le labbra sulle sue. Si aggrapparono l'una all'altra come delle naufraghe ad un salvagente, ognuna era la salvezza dell'altra, Kristen motivava ogni giorno Clair, mentre Clair ogni giorno ricordava a Kristen la sua umanità, fin troppe persone la trattavano come oggetto e pretendevano sempre il mille per mille da lei. No Clair non poteva chiedere altro. Si staccarono con il fiato corto e il volto umido di lacrime
«Torniamo a tre anni fa, ti prometto che manterrò la promessa, aspetterò lo giuro, ma non posso stare un giorno in più senza di te»
«Io...» ma Kristen non riuscì a dire quello che voleva, un bussare alla porta la interruppe.
Le due ragazze si distanziarono e riassettarono «Avanti!» urlarono in stereo con la voce ancora un po' tremante.
«Signorina Stewart, se tutto è pronto noi procederemo con il trucco e acconciatura» Yanming sorrideva alla porta
«Si...» si voltò verso Clair «..sarò Landmark Sunshine Theater, ti aspetterò li» detto ciò si divisero con la certezza, questa volta, di rivedersi a serata conclusa.

Kristen era tesa, nervosa, felice, leggera. Tutte queste emozioni le provava contemporaneamente per colpa della premier e dei fotografi, ma grazie a Clair. Indubbiamente sapeva che si sarebbe recata all'after party, dove avrebbero ripreso il discorso. Ma poi cosa c'era da dirsi ancora? Ormai il passo più difficile l'aveva fatto, ovvero dire ai suoi genitori che era lesbica, e non era cambiato nulla. Anzi a pensarci bene qualcosa era cambiato, ora si sentiva più libera e poteva parlare tranquillamente con sua madre senza la paura di dover soppesare ogni volta le parole. Era stata fortunata, almeno lei si riteneva tale poiché a Clair non capitò la stessa fortuna. Si ricordava ancora di quando le raccontò del suo coming out, i suoi genitori non la presero affatto bene, la cacciarono di casa dandole del mostro, della diversa della pervertita, interruppero ogni rapporto tanto da non avvisarla neppure della morte del nonno a cui era legata come se fosse suo padre poiché la crebbe lui.
Concluso il red carpet entrò in sala e rivide per l'ennesima volta “The Runaway” provando la stessa soddisfazione di sempre, forse una punta in più. Terminò anche la proiezione ed arrivò il momento, la prova del nove. Aveva deciso. La sua famiglia era la cosa più importante senza ombra di dubbio, poi c'erano Clair e gli amici, Dakota e Robert erano al corrente di ogni cosa e tanto bastava quindi non doveva rendere conto più a nessuno. Chi erano per lei “quelli” della Summit, i fotografi, giornalisti, televisione, giornali e tutti gli altri media che odiava? A loro non doveva proprio nessuna spiegazione, non potevano impedirle ancora di essere ciò che voleva per paura dell'opinione di chi? Se i suoi fans l'amavano davvero per le sue doti da attrice avrebbero accettato, anzi non si sarebbero posti neppure il problema. Si aveva deciso.
Clair entrò con le mani sudate per l'agitazione e la bocca secca per lo stesso motivo. Jeffrey l'aveva scortata personalmente per evitare fughe improvvise, ma non ce ne sarebbero state, dopo mesi di lontananza per nulla al mondo avrebbe trascorso un secondo lontano da Kristen se era possibile stare con lei.
«Sei qui» Kristen l'accolse stringendola forte tra le sue braccia piccole e magre
«E dove dovrei essere?» sorrise scostandosi per godere della visione del suo volto
Entrambe sapevano che non c'era più nulla da dire, ma percepivano la cosa in modo diverso.
Clair non avrebbe più colpevolizzato Kristen e le avrebbe lasciato i suoi tempi, erano trascorsi tre anni e tutto era andato a puttane per colpa sua, non per colpa della compagna, quindi bastava tornare a quel giorno e accettare quel bacio finto, da copione, dare la buona notizia dell'imminente trasferimento a New York, per la stilista doveva andare così, era già così.
Invece Kristen, non sapendo come esprimersi in parole per paura di usare quelle sbagliate, o semplicemente perché non esistevano termini adatti, tese la mano a Clair guardandola dritta negli occhi.
Verde nel verde.
Era una promessa racchiusa in un gesto che Clair colse subito in quel silenzio denso e pieno di mille suoni. I battiti dei loro cuori accelerati, il fruscio delle ali delle farfalle dentro gli stomaci, la musica lontana che rimbombava nella testa leggera.
Si presero per mano, intrecciando le dita e in quel momento anche le loro anime si legarono in quel preciso istante, nuovamente dopo quel lungo tempo di lontananza. Forse le persone non avrebbero capito subito e quando avrebbero aperto gli occhi forse neanche allora avrebbero capito, ma Kristen e Clair non pretendevano ciò e uscirono così, con le mani intrecciate, sorridenti. Uscirono ad affrontare quel mondo, perché nel loro mondo non serviva nient'altro, bastava il loro amore.


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La fine è sempre dolorosa e traumatica. Non si sa mai quale sia la frase giusta per concludere, spero di non avervi deluso insomma, so che ci sono dei puntini di sospensione, ma penso che chiarirò ciò rispondendo alle vostre recensioni.
Ringrazio tutti per aver seguito, anche silenziosamente, questa storia.
Grazie a Simona che mi ha “betato” inconsciamente e che non leggerà mai questa storia su EFP, ma la perdono comunque!
Grazie a Cris87_lover_Rob che, con quel messaggio privato all'inizio e con le sue recensioni, mi ha dato una bella spinta a proseguire! Grazie a crazyfred per avermi sostenuta anche tramite twitter!
Grazie a tutte le ragazze del forum che sono corse a leggere e recensire facendomi capire così che questa storia vale, ha un senso e non è squallida!
Grazie a tutti con tutto il mio cuore! Senza di voi questa storia non sarebbe nata, cresciuta e giunta al termine. Non sono una ragazza che porta al termine molte cose, ed è per questo che sono orgogliosa di questa mia creazione!
Grazie!
Con amore Iris


P.S. Se tornate al primo capitolo troverete la copertina :)
P.S.2 Sto lavorando a un capitolo extra RR lemon 

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Capitolo 10
*** Make Love ***


Make Love

La neve cadeva lenta e pigra, il vento non soffiava forte, ma ogni tanto i fiocchi volavano leggeri nell'aria creando l'illusione che stessero giocando a rincorrersi. Faceva freddo quella notte a Vancouver, il buio appariva più luminoso sotto quel manto bianco e soffice.
Kristen e Clair erano in camera a guardare la televisione abbracciate sul divano. Era passato un mese da quando l'attrice aveva deciso di provare a vivere quell'amore “diverso”, trentun giorni da quando aveva consolato la ragazza che le aveva cambiato la vita, in quel camerino riscaldato male, tra le lacrime.
Si perse a giocare con le ciocche dei suoi capelli, di solito era Clair che l'accoglieva tra le sue braccia quando si concedevano un momento di intimità alla sera, ma Kristen voleva contraccambiare a modo suo, era stufa di essere oggetto di dolci attenzioni e non artefice, non voleva che la sua ragazza si sentisse trascurata. Era un nuovo equilibro che voleva imparare a  mantenere.
«Vedi! Voglio anch'io diventare così!» disse Clair indicando lo schermo della televisione dove passavano immagini di ragazze in passerella con addosso abiti dalle fattezze monumentali.
«Chi è?» chiese Kristen consapevole della sua ignoranza in materia. Poteva citare tutti i registi indipendenti d'America e non solo, ma quando si trattava di stilisti anche il più famoso le era totalmente sconosciuto.
«Alexander McQueen! E' un Dio della moda! Non è uno stilista è...un artista! Come Vivienne Westwood, una grande donna! Mi piacerebbe, non dico essere come loro, ma almeno lavorare per loro»
«Fai bene ad essere ambiziosa. Una persona che non punta in alto continuerà a vivere nella mediocrità. Fai bene ad inseguire i tuoi sogni» le baciò la testa stringendola più forte a se
«E' un altro il mio sogno» disse imbarazzata Clair
«Ah no? Non volevi aprire un ateliè tutto tu?»
«Si anche...un giorno...ma prima...» si alzò per guardarla negli occhi «Voglio farti un vestito Kris...voglio creare qualcosa per te, che tu possa indossare e mostrare al mondo intero» le sorrise amorevolmente per poi baciarla con lo stesso sentimento. Nuovamente nella bocca di Kristen esplosero quei sapori a qui non si era ancora abituata, non del tutto. Caffè, tabacco e mirtillo bianco. L'aroma più buono del mondo.
«Potresti disegnarmi qualcosa...» soffiò sulle sue labbra che si schiusero in un sorriso
«Dovrei prenderti le misure»
«Hai il metro sempre in borsa, vero?» le chiese alzandosi lentamente con lei. A Clair scappò una risatina dal suono innocente «Che c'è?»
«No nulla...ti voglio bene» e le sfiorò le labbra prima di dirigersi alla borsa dove all'interno non mancava mai ago, filo e metro da sarta. Clair sapeva a memoria le misure della compagna e aveva detto quella frase per dare un incipit che la ragazza non aveva capito “Ti devo toccare” . Non erano necessarie le misure per un bozzetto, potevano mettersi fianco a fianco e pasticciare su dei fogli, ma questo Kristen non l'aveva capito e di certo Clair non si sarebbe fatta scappare l'occasione di sentirla così vicina. Non si reputava egoista, solo che dopo un mese di baci più o meno profondi, sentiva l'esigenza di altro. Naturalmente non avrebbe spinto Kristen a fare qualcosa contro la sua volontà, doveva sentirsi pronta, anche perché dopo relazioni esclusivamente etero poteva risultare traumatico  anche se fortemente voluto.
Intanto l'attrice era in piedi in mezzo alla stanza, osservava Clair avvicinarsi con il metro in mano e mano a mano che la distanza si accorciava, un calore nuovo la inondava.
«Devo togliere...» la domanda le morì in bocca, un po' per l'imbarazzo un po' per il totale abbandono nelle mani di Clair
«Si sarebbe meglio» rispose con tono professionale.
Kristen indossava dell'intimo nero in cotone, semplice ed essenziale come lei, ma nonostante la semplicità del completo Clair non riuscì a rimanere del tutto indifferente davanti a quella pelle nuda e candida. Iniziò a misurarla con il metro concentrandosi sui numeri ormai impressi nella sua mente. Iniziò dalle spalle, la lunghezza delle braccia e subito dopo arrivò il petto. Imbarazzata sul da farsi tentennò un attimo, Kristen colse l'occasione per lanciarle quel segnale.
Le accarezzò lievemente la guancia provocandole un brivido di piacere, poi la costrinse a guardarla negli occhi. Clair si aprì in un sorriso dolce e goffo.
«Scusa...» ma non riuscì a finire la frase che la sua bocca fu riempita dal sapore di quelle della sua ragazza; fu un bacio profondo e piene di desiderio che la lasciò senza fiato.
Si strinsero forte tra loro, tra passione e sofferenza, quella nota amara che condiva il loro rapporto costretto alla segretezza. Si staccarono ansimanti e subito Kristen fece per togliere la maglietta a Clair.
«Hei...» la fermò sorridendole dolcemente «... non serve, davvero»
«Io sono pronta» la baciò nuovamente
«Voglio che tu ne sia sicura» quando si staccò dalle sue labbra, Kristen ne approfittò per toglierle definitivamente la t-shirs
«Lo sono, lo voglio, ti voglio» la voce era roca dal desiderio.
Dolcemente Clair accompagnò l'attrice in camera da letto, facendola distendere sopra le coperte, la spogliò completamente e Kristen si sentì osservata come se fosse la cosa più bella del mondo, arrossì a quella sensazione.
Clair si dedicò al corpo della piccola donna sotto di lei, riempendola di baci e carezze, inebriata dal profumo della pelle candida. Kristen sentiva le lunghe ciocche di capelli accarezzarle il ventre, e quando il piacere la pervase, si rese conto che ancora una volta era lei al centro delle attenzioni.
«Clair» ansimò
«Sono qui» ritornò al volto della ragazza
«Insegnami» le sussurrò all'orecchio. Sorridendole dolcemente le si distese accanto, le prese una mano e la guidò nei movimenti senza distogliere lo sguardo dal suo. Senza sapere come, Kristen si ritrovò a imitare i gesti gentili e attenti che Clair le aveva riservato poco prima.
Era un gioco dove ci si scopriva piano piano, donandosi piacere e amore. Il loro respiro era diventato unico e anche i loro cuori battevano all'unisono, erano un'unica anima. Ogni centimetro della loro pelle sembrava risplendere e profumare di qualcosa di diverso, ma allo stesso tempo familiare: il profumo di Clair e Kristen che era diventate un “noi”.
Quella notte continuò a nevicare a Vancouver, la neve non si accorse che in quella piccola stanza d'albergo due ragazze stavano scoprendo la cosa più bella e devastante allo stesso tempo: il loro amore.


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Dopo quasi un anno ecco il capitolo extra!
ho cancellato la pagina FB non so quando tornerò effettivamente operativa.
con amore KN

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