L'Ordine delle cose

di Danya
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro ***
Capitolo 5: *** Capitolo cinque ***
Capitolo 6: *** Capitolo sei ***
Capitolo 7: *** Capitolo sette ***
Capitolo 8: *** Capitolo otto ***
Capitolo 9: *** Capitolo nove ***
Capitolo 10: *** Capitolo dieci ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***
Capitolo 25: *** Capitolo 25 ***
Capitolo 26: *** Capitolo 26 ***
Capitolo 27: *** Capitolo 27 ***
Capitolo 28: *** Capitolo 28 ***
Capitolo 29: *** Capitolo 29 ***
Capitolo 30: *** Capitolo 30 ***
Capitolo 31: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ebbene sì

Ebbene sì. Ho una storia in sospeso, purtroppo l’altro computer non vuole collaborare e avendola già scritta tutta, non voglio riscriverla tutta di nuova!

Però, tra una lezione e l’altra, un lavoretto e l’altro, un’attività e l’altra… mi è venuta in mente questa “What if…?”.

Pensavate di esservi liberati di me, vero??? E invece no =D

Avevo, nel vecchio e quasi defunto pc, tante idee per tante altre storie ma ho pensato… perché non tutte in una ff così mi caccio il pensiero?

No, non ce la faccio a stare lontana da EFP e dalla tastiera..è più forte di me O.o

Passando al capitolo: ci capirete poco. È normale. Anche io c’ho capito poco xD sarà un passaggio di avanti e indietro nel tempo, un arco di circa quattordici giorni =)

Detto questo… buona lettura ^^

 

 

 

Capitolo 1

 

Pianeta Alieno, ora.

 

Mew Berry guardò le sue compagne a terra, prive di sensi. La loro pelle bianca era piena di escoriazioni, tagli e sembravano nuotare nelle loro pozze di sangue rosso che macchiava i loro bei vestiti colorati della trasformazione.

Un alieno dall’aria crudele le prese i corti e arruffati capelli rosa. Erano stopposi, pieni di sangue, sudore e lacrime.

Mew Berry non aveva più forze per ribellarsi. La trasformazione era inutile contro quegli alieni. Neanche Gish, Pai o Tart erano mai stati così crudeli. Loro, almeno, avevano un’etica in battaglia. Certo, le avevano ferite, avevano usato un sacco di mezzi per sconfiggerle, ma mai, mai con tanta crudeltà. E poi, loro lo facevano per il loro pianeta. Quei bruti maledetti che le avevano rapite? Per cosa lo facevano? Vendetta? Potere? Fanatismo?

“Maledetti. Se esiste un Dio vi deve maledire ora”.  Mew Berry provò a divincolarsi dalla presa ma questo le causò solo altro dolore.

Avevano viaggiato per un paio di giorni nello spazio, forse una settimana.

Era stata divisa dalle sue compagne ed erano atterrati in un posto misterioso… il pensiero della Terra lontana la mandava nel panico.

Era in trappola.

Il suo corpo urlava di dolore. Era stata malmenata e torturata ma non era quello il peggio. La testa pulsava a causa della mano prepotente che le tirava i capelli, ma una voce nella sua testa urlava più forte.

“Sono morte! Le ragazze sono morte!”

Il peggio era stato vedere le sue amiche cadere, una per una.

Avevano combattuto con valore ed erano cadute come foglie. Solo per salvarla. Solo per lei.

Erano vive?

Respiravano ancora?

“Ti prego Dio… ti prego!” si ripeteva.

-Dacci l’Acqua Mew.- mormorò l’alieno, feroce.

-O..ormai...- la sua voce tremò –Ormai è finita. L’avete usata per il vostro pianeta.

Un pugno in pieno viso la fece tremare. Un'altra ferita sul suo corpo.

-Allora svelaci il segreto dei vostri poteri. Parla!

-Non c’è niente da sapere- fece la dura ma in cuor suo piangeva e i suoi occhi cercavano segni di vita sulle sue amiche.

L’alieno la strattonò, attirando l’attenzione su di sé -Sono morte.- la freddò -Come hanno fatto gli Ikisatashi a rivivere? Erano morti contro Profondo Blu, no?

Mew Berry non rispose.

Gli Ikisatashi. Già.

Che fine avevano fatto? Erano veramente nelle mani di quei maledetti alieni? Loro, che li avevano in qualche modo salvati dalla vita del topo chiuso sotto terra ad aspettare un raggio di sole che non sarebbe mai arrivato? Era per queste persone che avevano combattuto per un anno?

-Bene. Il gatto ti ha mangiato la lingua?- l’alieno sorrise della sua battuta.

Guardò i suoi collaboratori –Sapete cosa fata con le Mew Mew. Della rossa me ne occupo io. Poi, andate e uccidete gli Ikisatashi.

Gish…Pai… Tart… anche loro?

Mew Berry cominciò a piangere –Vi prego, no…- cominciò a supplicare.

Le stavano per uccidere…

Moriranno tutti. Le disse una voce nella sua testa.

Non sono stata in grado di difendere nessuno.

Mina, che con la sua grinta aveva sempre ottenuto il meglio del meglio.

Lory, che con la sua dolcezza aveva portato un Pai Ikisatashi ad aiutarle contro Profondo Blu.

Puddy, sempre sorridente e gioiosa che nei suoi nemici aveva visto un mondo da scoprire.

Pam, dolce e terribile. La reincarnazione della bellezza e della forza.

Le aveva perse.

Strinse gli occhi pieni di lacrime–Dove sono Gish e i suoi amici?

-Sono pronti per essere giustiziati. Complimenti, gattina. È tutta colpa tua. Forse li stanno già scuoiando vivi.

Mew Berry provò a lottare ancora. Si divincolò dalla presa e atterrò di lato. Come un gatto balzò sul suo nemico e lo graffiò in pieno volto. Con la sua arma poi lo colpì in pieno petto e quello cadde a terra, colpito dal fascio di luce.

Lo aveva ucciso.

Altri due alieni riuscirono a bloccarla.

Mew Berry voltò la testa verso le sue compagne.

Vide Mew Puddy trascinata da un piede. Aveva gli occhi socchiusi e mormorava qualche cosa.

I suoi istinti felini la aiutarono a capire.

“Addio, Strawberry. Ti voglio bene”.

Mew Berry fu colpita allo stomaco e svenne, tossendo sangue.

 

Pianeta Terra, qualche giorno prima.

 

Lo scontro contro Profondo Blu era terminato con la vittoria delle paladine della giustizia. Gish, Pai e Tart erano partiti promettendo la pace dei due mondi.

Tutto sembrava aver preso una piega giusta. Avevano continuato a lavorare al Caffè con le ragazze e la vita trascorreva tranquilla, tra la scuola, le amiche e i piccoli amori del gruppo.

Ma qualche cosa non era andata nel verso giusto.

Le ragazze, due settimane dopo lo scontro, erano sparite.

E nel peggiore dei modi.

Mash aveva ripreso la sparizione di Strawberry e Ryan e Kyle guardavano quel video come se fosse un’ossessione.

La ragazza era stata presa alle spalle, un alieno dai capelli neri l’aveva presa e fatta svenire. Era successa la stessa cosa alle altre?

Dov’erano?

Sulla Terra non più, questo era certo.

Le famiglie erano disperate. Si pensava a un serial killer che le aveva prese di mira. Tokyo era terrorizzata. Prima gli alieni, ora ragazzine che scompaiono.

Poi…

Poi era arrivato un messaggio da parte loro.

-C’è nesssuuno?

La faccia di Gish era apparsa sul loro schermo. Sembrava sereno.

-Micetta?

-C’è Puddy?- fuori campo la voce di Tart.

-Finitela di fare confusione. Terrestri, ci ricevete?- per ultimo, Pai.

Ryan si alzò di colpo –Cosa..?- era rimasto una notte intera davanti al computer nella speranza di ricevere qualche segnale che gli indicasse la posizione delle ragazze perché in cuor suo sperava fossero ancora sulla Terra.

-Sorpreso? È una trovata di Pai!- disse Gish –Volevamo dirvi che qui va tutto bene, l’Acqua Mew ha fatto il suo corso! Dove sono le ragazze? Mi mancano i loro mini-vestitini colorati, non vedo l’ora di rifarmi gli occhi!

Ryan e Kyle si guardarono. Era chiaro che loro non sapessero niente.

-Rapite. Da alieni.

Silenzio. Gish assunse un’aria seria –Quando?

-Qualche giorno fa. Abbiamo delle riprese.

Pai cacciò Gish dallo schermo –Posso collegarmi al vostro computer, adesso e accedere a tutti i vostri file. Avete avuto più notizie? Siete sicuri che non si trovino più sulla Terra?

Ryan indurì la mascella –Sì.

-Vi aiuteremo. Lo farà tutto il nostro pianeta. Dobbiamo le nostre vite alle ragazze. Non temete.

Queste parole, dette da Pai, un po’ li rincuorarono. Pai che dava speranza? Una cosa molto divertente…

 

Ed erano passati giorni, poi una settimana intera.                                                  

E non ebbero più notizie se non qualche veloce messaggio da parte di Tart o Pai.

Ancora niente. Niente. Non si trovavano. I tre fratelli avevano assicurato che si stavano muovendo tutte le forze armate per trovarle, per scovarle. Stavano setacciando tutto il sottosuolo e la superficie e qualcuno era pure partito per lo spazio, alla ricerca di navicelle o piccoli insediamenti in altri pianeti più piccoli.

Poi lo chiesero –Trovate il modo di portarci sul vostro pianeta.- aveva chiesto Kyle.

Pai aveva annuito –Una navicella sarà da voi tra qualche giorno. Verranno a prendervi. Pensiamo potreste essere un prossimo bersaglio. E sono sicuro che siete più utili qua con le vostre apparecchiature che sulla Terra. Noi non sappiamo bene come localizzarle, voi si.

-Avete scoperto chi le ha rapite?

-Ribelli, forse.- Pai aveva l’aria stanca –Ci dispiace per quello che è successo, ma sarò franco…- lo sguardo s’intristì –Ci sono buone probabilità che siano morte.

-No!- Ryan batté una mano sul tavolo –Sono vive! Me lo sento!

Pai, dall’altra parte dello schermo, strinse i pugni.

E se Lory fosse morta…

-Lo spero. Vivamente.

 

Pianeta Alieno.

 

Pai chiuse ancora una volta la comunicazione.

Gish era accanto a lui –Sono vive.- disse il minore –Non sono così deboli.

Gish si morse un labbro, quasi a farlo sanguinare.

“Strawberry,… resisti. Ti prego, piccola.”.

Tart stava cercando di essere utile tenendo il morale alto.

-Sono vive! Ho un ottimo presentimento!- diceva, cercando di convincere tutti.

In casa Ikisatashi la tensione era alta.

Il padre dei tre, un Generale delle alte sfere, aveva mobilitato tutto il suo reparto ma con scarsi successi.

-Papà, quelle ragazze ce la faranno!- disse Tart –Tu non sai come sono! Sono forti!

La madre di Tart lo strinse forte –Lo spero, piccolo.

Tart strinse la tunica della madre –Mamma, voglio che tu conosca Puddy. È una promessa.

La donna strinse a sé il figlio minore e guardò i due più grandi. Due ragazzi, cresciuti troppo velocemente e ormai divorati dalle fiamme.

“Chiunque ascolti le mie preghiere. Salvi quelle ragazze”.

 

Prigione, qualche giorno dopo.

 

La cella puzzava. Puzzava di chiuso, di muffa.

Faceva freddo, un freddo che entrava nelle ossa e ti faceva rabbrividire l’anima.  Ma a Strawberry non importava più niente.

Incatenata al muro, piena di ferite e il cuore spezzato, aspettava la morte. Forse avrebbe potuto rivedere le sue amiche…

Un carceriere entrò nella cella, sorridente.

-Sono tutti morti. Quando ti deciderai a parlare?

Ma Strawberry non parlava più. Aveva perso la parola quando le sue amiche erano morte. Aveva smesso di mangiare e di bere. Non ne poteva più di vivere.

-Parla!- l’alieno le prese il mento e lo alzò in alto. Lo sguardo cioccolato della Mew Mew era spento, senza vita.

-Stupida umana. Morirai per nulla.

Uscì dalla piccola prigione e si diresse in delle gallerie.

Arrivò in una piccola sala ben curata –Ancora non parla. È in stato di shock- domandò a un uomo seduto su una sedia.

Quello si alzò. Era giovane, bello e temibile. I capelli erano neri come la pece e dello stesso colore erano gli occhi erano ancora più scuri. Il viso era magro, affilato e il corpo tonico e muscoloso.

-E delle altre che mi dici?- chiese,  con voce profonda.

-Silenziose. Tranne la piccola, che continua a urlare che ce la farà pagare. Frigna troppo.- sul suo volto si dipinse una maschera di disgusto –Non la sopporto.

-Dobbiamo pazientare. Parleranno..

-Ma ci stanno addosso!- fece l’alieno, sbattendo un pugno sul muro di pietra –Gli Ikisatashi sono vicini a noi…

-Che vengano pure- sentenziò l’uomo –Avremo ciò che ci serve.

-Da quelle ragazze non avremo niente…

-Lo avremo.

I due si guardarono e poi l’alieno abbassò lo sguardo, sconfitto. Il capo non era lui.

-Va a riposare. Sarai stanco- lo congedò freddamente il suo superiore e l’uomo annuì, uscendo.

Il moro si sedette sulla sedia, stanco.

O quelle Mew Mew si decidevano a parlare, o le avrebbe uccise sul serio.

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Capitolo 2
*** 2 ***


Essendo un secondo capitolo, non ci ho messo molto a scrivere… siamo ancora alle battute iniziale dove protagoniste sono le cinque eroine e dei carcerieri particolari che vengono più o meno presentati (voglio lasciare ancora un po’ la cosa con del mister

Essendo un secondo capitolo, non ci ho messo molto a scrivere… siamo ancora alle battute iniziali, dove protagoniste sono le cinque eroine e dei carcerieri particolari che vengono più o meno presentati (voglio lasciare ancora un po’ la cosa con del mistero =P).

Nel prossimo capitolo mi concentrerò sui maschi della storia… =) buona lettura ^^

 

Capitolo due

 

Lory aprì stancamente gli occhi. Non aveva più gli occhiali, accartocciati accanto al suo corpo ferito e inerme. Aveva un taglio con del sangue incrostato sulla fronte.

Sentì due mani fredde che le toccavano il volto. Cercò di mettere a fuoco e lo vide.. forse era un’allucinazione?

-Pai..?- mormorò, piano, spaventata a sentire la sua voce dopo tanto tempo. Era così rauuca?

L’alieno aggrottò la fronte –No. Non sono il tuo amico.

La voce era profonda, roca. Lory mise a fuoco. Gli somigliava, ma non era Pai. Aveva un viso affilato, capelli lunghi fino al mento, scuri, più scuri di Pai e gli occhi erano glaciali… ma gli somigliava tanto che…

-Chi sei?- domandò confusa, con un filo di voce.

L’alieno eluse la domanda e mise una mano sulla fronte –Ringrazia che ci servi viva, altrimenti saresti già morta giorni fa, con le tue amiche.-

Tu-tum.

Perse un battito

-Sono… morte?

L’alieno annuì –Sta ferma, che devo medicare o s’infetterà. Ci servi viva.

Lory provò a muoversi ma era incatenata al muro. Era inutile e si sentiva debole. Le lacrime pizzicavano gli occhi ma decise di non piangere –Non è possibile… perché fate questo?

-Perché è così, e basta.

Quell’alieno non somigliava a Pai solo nell’aspetto, ma anche nella freddezza dei modi. Ma lei aveva visto un Pai buono, coraggioso, deciso. Quell’alieno era… inquietante.

-Gli somiglio? A Ikisatashi Pai.- domandò il sosia, come se le avesse letto nel pensiero.

Lory non rispose, abbassando la testa, lasciando che i capelli sporchi le coprissero il viso. Sentiva la schiena abbassarsi velocemente. Stava per scoppiare.

-Anche lui è morto.- le scappò un singhiozzo ma l’alieno rimase impassibile. Le prese il mento con una mano –Allora, gli somiglio?

Lory tremò di paura. Annuì debolmente mentre una lacrima le rigava il volto.

-Ma non sei come lui- mormorò piano, ferita. Pai era morto come le sue amiche?

L’alieno sorrise e gli occhi gli si allumarono di cattiveria –Ti piaceva, eh?

Lory non rispose neanche questa volta.

Le era mai piaciuto Pai?

Sì. Era bello, forte, intelligente. Un po’ come Ryan ma più esotico, selvaggio nonostante la sua mente calcolatrice e fredda. Era come il vento, difficile da prendere. E le aveva regalato un sorriso.

Uno solo.

Un sorriso che l’aveva fatta tremare dentro l’anima. Per un po’ aveva aspettato il suo ritorno ma niente… era partito ed era giusto così. Probabilmente, Pai non l’aveva mai considerata più di tanto sotto l’aspetto femminile perché erano stati nemici agguerriti. Ma sì, Pai le piaceva. Era incredibile che la piccola e ingenua Lory si fosse presa una cotta per l’algido alieno ma si sa: il cuore di una ragazza è volubile quanto sincero.

Rimase in silenzio, incatenata agli occhi inquisitori dell’alieno glaciale tanto simile a Pai.

-E ti piaceva tanto?- chiese ancora, senza però aspettarsi una risposta –Sai, penso che tu piacessi un po’ a lui. Prima di morire ti ha cercato con tutte le sue energie. Io lo conosco, lo conosco bene. Eravamo in accademia insieme. È stato un piacere batterlo.

Lory sgranò gli occhi. Quell’alieno… non stava asserendo la verità.

-Tu menti- il suo sesto senso scattò nell’esatto momento in cui l’alieno le aveva mollato il volto e lei aveva percepito una strana luce negli occhi.

-Tu menti- ripeté.

L’alieno si avvicinò e si accostò all’orecchio –Sei graziosa. Potrei fare tanti bei pensierini su di te. Se ti stanchi delle catene, fammi sapere.

Lory rabbrividì e si schiacciò contro il muro, lontana dall’essere viscido –Va via!- mormorò, spaventata e turbata. No, quell’alieno non assomigliava a Pai. Per nulla al mondo.

Quello, sorrise –A presto.

 

Il dolore che provava, la povera Puddy non poteva paragonarlo a niente.

Era ferita, una brutta ferita lungo tutta la schiena che le portava brividi e dolori lancinanti. Una volta al giorno, o almeno così credeva poiché il trascorrere del tempo non le era molto chiaro, passava un alieno a medicarle in modo rozzo la ferita e a farle trangugiare un liquido trasparente e molto dolce.

Più volte le era stato intimato di fare silenzio ma lei no, lei urlava, chiamava le ragazze, chiamava il suo Tart e Pai e Gish. Non potevano essere morti, dovevano essere vivi, lo sentiva! Aveva lottato duramente ed era stata battuta e impotente aveva visto Strawberry portata via da quei maledetti alieni e anche le altre… erano state separate… ma lei sapeva che erano lì, vicino a lei. Non avrebbe mai perso la speranza.

Mai.

Il carceriere entrò nuovamente e le diede da bere il liquido che la faceva vomitare, tanto era dolce.

-Dove sono le mie amiche?- domandò, tremando dalla febbre.

-Sono morte- disse quello, distaccato – Come faccio a ficcartelo in testa?

-Se fossero morte, lo sentire…- fece la ragazzina, intristita.

L’alieno che la curava era anziano, con una barba folta e grigia. Le sopraciglia erano arruffate, incolte e nascondevano due occhi neri. Sembrava stanco, sempre sul punto di cadere  a terra in mille pezzi tanto sembrava fragile.

-Cosa volete da noi?- domandò la Mew Mew –Dove siamo?

Il vecchio non rispose e Puddy sentì la rabbia montarle addosso –Rispondi!

-Il tuo amichetto, Tart, mentre moriva ti chiamava.

Un colpo al cuore. Tart morto? La sua mente lo rifiutava, il suo cuore lo rifiutava –Non è vero- ringhiò, nonostante il dolore fisico –BUGIARDO!

Il vecchio la lasciò da sola –A breve, morirai pure tu. Non temere. Li rivedrai tutti all’Inferno.

 

Pam rimase immobile. Assolutamente immobile.

Con gli occhi chiusi aveva ampliato i suoi sensi al massimo, nella speranza di cogliere un sospiro, un urlo. Lei poteva farcela.

Ora che era rimasta sola, ora che le sue compagne erano morte, doveva darsi da fare.

Combattere.

Ormai erano ore, forse giorni, che non veniva nessuno a trovarla. Gli ultimi due carcerieri erano rimasti colpiti dalla giovane donna: a uno aveva rotto il naso con una testata, l’altro, forse, non avrebbe più avuto figli.

Le sanguinavano i polsi ma quasi riusciva a sentire il sangue che scorreva sulla pelle bianca. Sentiva il sangue pulsare nelle vene, il cuore pomparlo e portarlo in ogni cellula del suo corpo.

Pam era seduta, una gamba distesa e un’accovacciata al corpo. Le braccia legate con pesanti catene al muro e la testa piegata in avanti con i capelli fini e violacei che le coprivano il viso.

Si concentrò di più.

Poteva sentire le guardi parlare tra di loro, una dormiva.

Poteva quasi vederle… vestite di scuro, con abiti pesanti che appoggiate al muro, chiacchieravano a bassa voce, temendo di essere visti dai capi.

Sentì dei passi. Leggeri. Di chi erano?

Qualcuno aprì la sua porta e una leggera luce ferì gli occhi di Pam, completamente al buio da un paio di ore.

La ragazza lupo alzò lo sguardo e quasi scoppiò a ridere. Davanti a lei c’era un ragazzino, non poteva essere più grande di Puddy.

-Che, hanno finito i pezzi grossi?- borbottò, con un filo di voce.

Il bambino era magro, vestito con pantaloncini e maglietta neri senza maniche. I capelli erano bianchi e gli occhi cerulei.

-Non sottovalutarmi, Pam Fujiwara.- disse il ragazzino, con voce cristallina –Avrei alcune domande da farti.

-Non chiedermi del Mew Power, né dell’Acqua Mew. Non risponderò mai.

Il bambino si sedette di fronte a lei –Volevo chiederti com’è tornare sola. Perché ora che sono tutte  morte, sei rimasta l’unica Mew Mew su questo Universo.-

Pam strinse i pugni –Maledetto.- sapeva cosa volevano fare. Volevano confonderla e farla crollare. Lei era tosta, era dura. Avevano sbagliato a lasciarla viva per carpirle delle informazioni perché lei avrebbe portato tutto nella tomba.

-Unisciti a noi. Sei forte, tu.

Pam non rispose e il bambino piegò la testa di lato –Mi sarebbe piaciuto combattere ad armi pari contro di te, sai? Ma così ridotta…

Il ragazzino si alzò –A presto, Pam.

 

 

Mina provò a far scivolare il polso fuori dalla catena... ecco… sentì la pelle tirarsi e poi il bruciore della ferita. Strinse i denti. Faceva male ma doveva libarsi, trasformarsi e.. liberare le altre. O almeno Strawberry che sapeva essere lì vicino.

La sua carceriera era una donna molto provocante con capelli blu scuro che si era fatta sfuggire con un alieno alla guardia della sua porta che Strawberry era caduta in un assoluto mutismo.

Sciocca... era così sicura che fosse svenuta che non aveva controllato la sua effettiva condizione. Riuscì a far scivolare il polso.

“Sì!” esultò in testa.

Aveva un’ossatura così delicata e sottile… da vera ballerina classica.

Ora doveva attendere, aspettare pazientemente.

Era sicura, anzi no, sicurissima che fossero tutte vive. E che qualcuno le stava cercando.

Al 100%.

 

Ryan si sistemò lo zaino sulle spalle e guardò diritto l’alieno che per mesi avevano combattuto fargli strada verso la navicella.

-Gish, ti ringraziamo per essere venuto a prenderci- disse Kyle, gentile come sempre ma con un velo di nervosismo nella voce.

Gish non diede segno di aver sentito e teletrasportò i due umani nella navicella.

Era un posto scuro e freddo e Ryan si sentì a disagio ma cercò di non darlo a vedere. La sua prerogativa erano le ragazze. Doveva lasciar da parte le paure e affrontare lo spazio con l’alieno di nome Gish che aveva più volte dato segno di instabilità mentale.

-Partiamo a secondi. Saremo sul mio pianeta a giorni. Due, se non troviamo traffico.

Il biondo americano decise di non chiedere cosa fosse il “traffico” menzionato con tanta non curanza da Gish.

-Come procedono le ricerche?- chiese Kyle, sedendosi su quella che sembrava una poltrona ma l’ambiente era troppo scuro per distinguere qualche cosa.

Gish sospirò. Era stanco, si vedeva –Siamo ad un punto morto. Pai le sta cercando.

Gish non aggiunse altro, ma Ryan percepì quasi la rassegnazione nella sua voce.

-Sono vive, lo sento.

Gish annuì –Lo spero. Con tutto il cuore.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre ***


Ecco a voi un capitolo tutto al maschile,o quasi =D mi sono divertita molto a scrivere dei boy in questo capitolo anche se più per Kyle e Tart, sempre messi in secondo piano

Ecco a voi un capitolo tutto al maschile,o quasi =D  mi sono divertita molto a scrivere dei boy in questo capitolo anche se più per Kyle e Tart, sempre messi in secondo piano. =) ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo o chi ha solo letto ^^ Spero di non deludervi ma, anzi, di farvi venire un po’ di curiosità =D e vi faccio una domanda: a fine capitolo, mi potreste far sapere chi dei nostri boys vi è piaciuto di più??

Buona lettura ^^

 

Capitolo tre.

 

Ryan si stiracchiò sulla sua branda. Guardò il soffitto grigio, scuro e metallico sopra di lui. La cuccetta dell’astronave era piccola, non era granché. Ma era veloce e secondo Gish sarebbero arrivati nel pianeta degli alieni in pochi giorni e orma ne rimaneva uno e mezzo. Ma sembravano un’eternità.

Il tempo era lento e Ryan, oltre al nervosismo causato dal rapimento delle ragazze e dalle ricerche che erano arrivate a un punto morto, si annoiava.

Si era portato il computer per lavorare, ma lì, su quella maledetta navicella, non funzionavano gli “aggeggi umani”, come li aveva chiamati Gish. Non aveva niente da fare, se non dormire, mangiare strana roba liofilizzata e farsi trattare freddamente dall’alieno dagli occhi ambrati. Ricordava che fino a qualche tempo fa, quando l’alieno aveva tentato di invadere la Terra, si comportava in maniera molto… espansiva, se era il termine adatto. Molto probabilmente lo aveva fatto solo per spiccare davanti agli altri due compari e alle ragazze, ma non si sarebbe mai aspettato un atteggiamento così.. freddo, distaccato.

Da quando erano partiti, non aveva detto quasi niente. Era rimasto chiuso nella sua cabina a parlare con Pai in collegamento.

Si mise a sedere facendo leva con le braccia. I capelli biondi caddero sulla fronte e li spostò indietro in un gesto automatico. Si stropicciò la faccia, stanco.

Poggiò nuovamente la testa sulla branda. Si coprì gli occhi azzurri con l’avambraccio.

“Come staranno le ragazze? Strawberry…”

Già, Strawberry.

La ragazza tutta pepe, quella cui aveva rinunciato per sempre. La piccola testolina buffa con la quale bisticciava continuamente, che… che gli piaceva da pazzi.

Aveva provato a cacciarsela dalla testa, per vari motivi.

1.     Era innamorata di Mark.

2.     Era una “collega”

3.     Di mezzo c’era una guerra e pensare al suo cuore non gli era mai sembrata una priorità.

4.     Sapeva di piacere a Lory, dolce e timida, per la quale non provava nulla che un semplice affetto fraterno e non voleva mettere le due amiche a disagio.

5.     Nonostante la ragazza sembrasse attratta da lui, anche solo fisicamente, più volte l’aveva rimesso al posto con cazzotti e ceffoni dopo i suoi “innocenti” baci.

Quindi, doveva rassegnarsi. Ma non poteva certo smettere di preoccuparsi per lei… né per le altre.

Quando era arrivato un Mash terrorizzato al laboratorio, aveva avuto un brivido lungo la schiena. E quando aveva visto il video del rapimento di Strawberry, quasi stava per piangere. Forse, di peggio, c’era stato solo il non avere notizie delle altre. Almeno sapeva che nel momento del rapimento lei stava bene, che era viva… ma le altre?

Mina, Lory, Puddy e Pam… come erano state rapite?

Erano sopravvissute?

Chiuse gli occhi forte e trattenne l’aria nel petto. Doveva calmarsi. Essere utile per la missione, per quelle cinque paladine che avevano salvato la Terra e lui dalla sua malinconia. Erano una seconda famiglia e le avrebbe riportate a casa.

 

Kyle si stiracchiò sulla sua sedia galleggiante.

Mash gli fece le fusa e sorrise, accarezzandolo dolcemente –Hai preso da Berry, solo lei fa così.

-Strawberry! Pi pi! Strawberry ti salvo io! Pi pi!

Il sorriso dovette sforzarsi di non lasciare posto alla tensione. Guardò il libro che aveva sulle ginocchia; lo chiuse.

Toccò con le dita affusolate le lettere del titolo:Torte.

Era una bella scrittura, elegante, raffinata. Stava studiando la ricetta di una torta ai frutti di bosco a più strati. Doveva essere buona e sicuramente sarebbe piaciuta a tutte, soprattutto a Pam, che ne avrebbe assaggiato un pezzettino perché sempre attenta alla linea favolosa che si ritrovava.

Tastò la tasca della giacca e sentì la sensazione ormai familiare di un oggetto duro e piccolo. Lo estrasse.

Al tatto era vellutato e il colore blu scuro era bello e ricordava tanto un cielo di notte. Lo aprì lentamente e osservò il suo contenuto. Era un gioiello molto bello quanto elegante. La montatura era sottile, per una mano affusolata, d’oro bianco e al centro, come a sbocciare proprio dal fine metallo, un diamante non grande ma ben intagliato, talmente bene che se messo sotto la luce poteva irradiare i colori dell’arcobaleno. L’aveva comprato mesi fa e se ne era subito pentito. Non era il momento adatto di darlo alla persona amata, no. Dovevano aspettare e lei, sagace e intelligente come sempre, l’aveva intuito una sera quando la stava riaccompagnando a casa.

“Per un progetto futuro..” aveva detto Pam, guardando fuori dal finestrino, accavallando le belle gambe bianche “Sarà meglio aspettare la fine della guerra. Ora ho altro per la testa”.

Sapeva che era imbarazzata, ormai la conosceva bene nonostante stessero insieme da un paio di mesi. Ma Pam era così. Non aveva voluto pubblicità della loro relazione e poco manifestava i suoi sentimenti per lui, anche se, lo sapeva, lo amava nella stessa maniera in cui lui amava lei.

Era stato così semplice innamorarsi di nuovo, come respirare. Era facile stare con lei, sorseggiare il caffè, parlare, uscire, baciarsi nonostante lei fosse molto chiusa. Gli aveva mostrato un lato imbarazzato, forse un po’ imbranato e se ne era innamorato di più.

Per questo voleva sposarla, nonostante lei avesse ancora diciotto anni e lui sette in più (*), nonostante fosse famosa in mezzo mondo e lui poco, poco nonostante la sua intelligenza e la sua bravura nel campo della scienza genetica (anche se preferiva notevolmente cucinare le torte per le sue paladine del cuore).

Ora, Pam stava bene, ne era sicuro. Era viva e stava dando filo da torcere ai suoi carcerieri, ne era certo. Doveva essere così, altrimenti il suo cuore si sarebbe spezzato in modo irreparabile e non ne sarebbe più uscito vivo.

E quando l’avrebbe rivista, al diavolo la guerra e l’Universo. Le avrebbe chiesto di sposarla e lei avrebbe detto “Sì”.

 

Gish si era rintanato nella sua stanza. Si era seduto sulla branda e stava aspettando pazientemente notizie di Pai, che non arrivavano.

Gli aveva lanciato un messaggio dicendogli che aveva prelevato gli umani e si stavano dirigendo a tutta velocità verso il loro rinato pianeta.

Ma quel dannato computer, una sfera luminosa grande quando una pallina da tennis, rimaneva spenta tra le sue mani.

Gish, nella sua vita, aveva commesso molti errori, tantissimi. Era famoso per i provvedimenti disciplinari dategli. Una volta aveva imbrattato un muro di una casa, una volta aveva fatto esplodere un laboratorio con alcuni ragazzi mentre cercavano di fare un esperimento assurdo con tanti di quei componimenti chimici che poco mancava a far saltare in aria tutta la Caserma.

E poi, l’ultimo, irrimediabile errore: essersi innamorato di un’umana. Della leader delle Mew Mew, Mew Berry, bella, combattiva, una micina che credeva di essere una leonessa e che affrontava i pericoli con una forza che non si addiceva a quel corpo minuto.

Quando avevano creato il collegamento con i terrestri, sperava di rivederla e capire che ormai gli era passata, che non la amava più e invece la stava cercando disperatamente per salvarla, anche questa volta.

Già, perché la prima volta era stata contro Profondo Blu, dove era morto. Provò un brivido a pensare al momento in cui il suo cuore aveva ceduto a causa della terribile ferita al petto, della quale portava una cicatrice che ancora prudeva.

Non ricordava niente della morte e forse era giusto così. Ma ricordava l’attimo in cui stava per raggiungere le labbra schiuse di Mew Berry, terrorizzata, che a stento tratteneva le lacrime che gli bagnavano il volto. In quel momento, nonostante il sudore, la polvere e il sangue, profumava di buono. E le sue labbra dovevano avere un dolce aroma di fragola esattamente come la prima volta che le aveva rubato un bacio pionbandole addosso. Strawberry non era di certo la più bella del team, infatti, riteneva che Pam e Mina fossero veramente attraenti e aggraziate, ma lei.. aveva una luce negli occhi, una luce abbagliante esattamente quanto il suo Fiocco del cuore. Scosse la testa. Doveva togliersela dalla testa e cercare solo di salvarla. Lei aveva fatto una scelta ben precisa, in altre parole quella di stare con Mark. Lo amava, non poteva far altro che arrendersi anche perché a dividerli c’era un viaggio spaziale non indifferente. Nonostante ciò, la doveva salvare, come doveva salvare il resto della squadra Mew Mew perché se non fosse stato per loro, il loro pianeta sarebbe andato allo sfascio. Dopo aver donato l’Acqua Mew era nata la speranza. Il pianeta, spinto da una forza incredibile, aveva cambiato traiettoria, si era avvicinato a un sole, i ghiacci si erano sciolti e dalla terra germogliavano piante, nascevano fiumi e mari, laghi… era simile alla Terra, solo più pulita e più piccola. Ma quella era casa sua, non c’erano dubbi. E lui doveva stare con la sua famiglia, con Pai e Tart come fratelli.

“Strawberry… ti riporterò.. a casa”.

-Gish?- la sfera s’illuminò, strappando l’alieno dai suoi pensieri.

-Si, Pai. Ti sento. Novità?

- Sì. Ma non sono tanto buone.

Gish riuscì a mettere a fuoco l’ologramma del fratellastro. Aveva profonde occhiaie e stava veramente messo male –Spara..

-Le abbiamo trovate. Sono a una ventina di chilometri dalla capitale. Sotto terra. Stanno usando delle tecniche per coprire la loro presenza ma siamo stati più bravi noi.

-Andrete a prenderle, vero?- disse Gish, ma il suo entusiasmo fu smorzato all’istante.

- Una squadra si sta preparando ma ho fatto ritardare di un giorno l’operazione. Ci servi tu.

Gish sentì la rabbia montare -Sei pazzo! Salvale!

Pai sospirò –Ho gli stessi motivi tuoi per volerle al sicuro con noi, ma..- Pai si fermò un attimo, massaggiandosi gli occhi con l’indice ed il pollice di una mano -…ma abbiamo bisogno di Ryan Shirogane e Kyle Akasaka perché da quello che abbiamo raccolto, ci sono anomalie con i poteri delle ragazze. E tu sei troppo indispensabile. Non mi fido dei soldati del nostro pianeta. Qualcuno potrebbe voler approfittare della situazione. Non tutti sono riconoscenti del loro gesto e preferirei ci fossimo tutti e tre per portarle a casa.

-Hai coinvolto pure Tart? Devi essere preoccupato. I nostri genitori cosa dicono?

-Nostro padre e nostra madre sono con noi- un lieve sorriso spuntò sul volto pallido di Pai –Hanno preparato delle stanze per i nostri ospiti. Sai com’è fatta mamma…

-Già.

La madre di Pai e Gish, Saku, in realtà era una zia di Gish. Lo aveva adottato alla morte del suo amato fratello ma forse per la dolcezza della donna e per l’età tenera di Gish, non era stato difficile farla diventare una seconda mamma. Ed era molto attenta ai dettagli, a fare sempre la cosa giusta.

I figli l’adoravano.

-Domani, alla sera, saremo arrivati. Preparatevi per allora. Arrivo e pariamo. Mollo i terrestri alle guardie e sono da te. Aspettami, fratello.

Pai annuì, grave –A presto, fratello.

 

Pai chiuse la comunicazione con Gish. Decise di farsi una doccia, per cercare di calmarsi. Gli tremavano le mani e la vista era annebbiata.

Lory Mikorikawa era ancora viva e aspettava di essere liberata.

Lory Midorikawa, il suo incubo personale, la persona che più aveva detestato in mesi di guerra, ora era indebolita e in attesa di essere tratta in salvo. Da lui.

Perché non avrebbe permesso a nessuno di toccarla ma suo doveva essere l’onore di strappare la giovane dalle catene della prigionia e portarla al sicuro. Solo suo. Perché a lei doveva la vita e avrebbe ripagato il forte debito nei suoi confronti.

Si spogliò e per un attimo rimase a fissare la sua immagine nuda a uno specchio.

La pelle era bianca ma meno di quella di altri suoi compagni, grazie alla permanenza sulla Terra. I muscoli erano visibili sotto la pelle. Anni di allenamento duro e intensivo l’avevano reso una macchina da guerra fredda e spietata. Era un bel giovane, non poteva certo dir di no. Le soldatesse, le donne del suo paese lo ammiravano per forza e intelligenza, oltre che per la bellezza.

Ma quella bellezza, ora, era stata scalfita. Lì, sul petto, c’era il segno del suo cambiamento, della sua mutazione a causa di quella ragazza umana dai grandi occhi blu e verdi.

Una cicatrice a forma di stella grande quanto una mano si estendeva al centro del petto, tirando la pelle e intaccando il petto marmoreo.

Inizialmente, non gli aveva dato peso ma sapeva che alla fine avrebbe dovuto fare i conti con la realtà. Era morto per salvare la ragazza umana, la Mew Mew e stranamente non si sentiva in colpa ma era grato a se stesso per il gesto.

Si buttò sotto il getto dell’acqua e lasciò vagare i pensieri.

Stava bene? No, sicuramente no. Anche lei, ora, aveva i segni di nuove cicatrici sul corpo?

Sperava di no, perché troppo bella perché fosse intaccata.

Quando uscì, si frizionò i capelli con forza “Ti prego. Se esiste un Dio in cielo, proteggile. Tutte quante.”

 

Tart giocò con le sue bolas, steso sul suo letto, in attesa della chiamata di Pai. Era nervoso all’idea di Puddy imprigionata. Le mancava da morire. Era una sua amica, strano a dirsi e le mancava da impazzire ma non pensava di rivederla così presto.

A saperla più vicina, si sentiva nervoso. Lo stomaco si contraeva ogni secondo. L’ultima volta che aveva visto Puddy, era nel Palazzo di Profondo Blu e l’aveva teletrasportata in salvo con le sue amiche sulla Terra. Quanto avrebbe voluto piangere dopo aver abbandonato la Terra… ma i suoi fratelli non piangevano mai e lui non sarebbe stato da meno. Non avrebbe pianto mai perché era un guerriero forte, anche se aveva solo tredici anni e forse questo doveva considerarlo un onore. Ricordò quando era stato scelto. I suoi parvero terrorizzati e subito provarono a far ritirare la sua candidatura, fatta di nascosto. Ma non funzionò e il suo Governo lo volle proprio in prima linea e allora, sua madre in lacrime lo aveva affidato a Pai e Gish mentre suo padre gli diceva “Scappare non è da conigli. È per chi vuole sopravvivere”.

Si toccò il petto. Lì aveva una cicatrice rosa, quasi invisibile. Gliela aveva fatta Pai quando l’aveva ucciso.

Quando stavano tornando sul loro pianeta, Tart aveva chiesto, quasi con timore al fratello maggiore –Perché mi hai.. ucciso? Perché ero con le Mew Mew?

Pai allora l’aveva guardato con il suo sguardo amestia che Tart aveva imparato un po’ a temere in quell’anno. Era diverso dal suo Pai di quando erano a casa, era sempre serio, non sorrideva mai, non rideva mai e parlava pochissimo come se si fosse chiuso in se stesso e non volesse più uscire fuori.

Pai aveva piegato la testa di lato e aveva socchiuso gli occhi –Non lo immagini?

Tart aveva negato con la testa e Gish, nella sua sedia, li osservava in silenzio.

Pai allora, alla risposta negativa, si era girata guardare i comandi, serio.

-Pai…?- Tart cercò lo sguardo del fratello, che non trovò.

Fu Gish a parlare –E’ stato un modo un po’ macabro di salvarti.

-Co… come?- Tart si voltò a guardare Gish, braccia dietro la testa e gambe appoggiate ai comandi.

-Pensaci un po’. Profondo Blu non sapeva del tuo tradimento, non era palese come il mio ma quando eravamo nel palazzo, ti sei schierato apertamente con le ragazze. A quel punto, Pai correggimi se sbaglio, il nostro caro fratellone ha pensato a delle miriadi di conseguenze. Se tu fossi morto in battaglia e Profondo Blu avesse vinto, avrebbe potuto dire che ti avevano ucciso le Mew Mew e il tuo nome non sarebbe stato bollato come traditore e forse avrebbero potuto usare gli immensi poteri di Profondo Blu per riportarti in vita. Se invece avessero vinto le Mew Mew, avrebbero fatto lo stesso, ridandoti la vita. La tua era una morte temporanea. Ma forse non era solo per quello… vero, Pai?- il viola continuava a stare in silenzio e Gish, con un ghigno, continuò –Se invece Profondo Blu fosse morto e noi avremmo avuto la possibilità di tornare a casa senza Acqua Mew e una spiegazione valida, ci avrebbero ucciso a tutti e tre come traditori e ci avrebbero, penso, ucciso senza neanche ascoltarci. In quel caso, era una morte indolore e veloce per risparmiarti le torture e il dolore di vedere i nostri genitori piangere per riaverti. Per quanto può sembrare strano, Pai l’ha fatto pensando sempre al tuo bene, anche se in modo un po’ macabro- ridacchiò Gish.

Tart tornò alla realtà e finì di ripercorrere la ferita con le dita bianche. Era stato un modo per non ferirlo. Pai, fino all’ultimo, aveva fatto di tutto per proteggerlo.

Strinse la stoffa della maglietta “Questa volta sarò io a difendere tutti. E salverò Puddy” pensò il ragazzino, alzandosi di botto e saltando per terra. Guardò fuori dalla finestra e vide il paesaggio simile a quello terrestre. La sua gente stava costruendo il Palazzo centrale, smontando pezzo per pezzo quello sotterraneo. In parte avevano fatto così per tutti gli edifici. Davanti alla finestra di casa sua passarono dei bambini che guardarono verso di lui e sventolarono le mani, salutandolo.

Tart alzò la sua mano, per ricambiare, ma gli ricadde sul fianco. Era tropo teso.

 

L’atterraggio della navicella fu tranquillo e veloce.

Quando scesero dalla navicella, Gish li superò volando, dicendo alle guardie –Prendete in custodia gli umani. Shirogane, Akasaka, preparatevi a ricevere le ragazze. Ve le riporteremo sane e salve.

Ryan strinse i pugni –Chiederti di portarti con te è troppo, vero?

Gish annuì, serio –Tranquilli. Domani le riabbracceremo tutti insieme. Lo prometto.

Kyle sorrise –Conosciamo il tuo valore. In bocca al lupo, Gish. Ci fidiamo di te e dei tuoi fratelli.

Gish volò velocemente verso casa e si teletrasportò a metà strada.

Pai e Tart erano fuori dalla porta ad attenderlo e molte teste guardarono Gish, ammirati per i suoi poteri che solo in pochi potevano utilizzare su quel pianeta grazie a dei cristalli che li escludevano dalle barriere anti-potere.

-Andiamo?

I due fratelli annuirono e insieme si diressero verso la capitale, dove ad attenderli, c’era un esercito.

 

Mew Mina uccise la seconda guardia. Si appoggiò un attimo a un muro, stanca. I polsi sanguinavano e si sentiva svenire ma era vicina a una delle ragazze.

Si avvicinò al corpo dell’alieno e impugnò un mazzo di chiavi nascoste nella giacca. Aprì la porta e vi trovò dentro Puddy, ferita ed in compagnia di un vecchio.

Gli puntò l’arco turchese –Liberala, o ti ammazzo- ringhiò.

Puddy sorrise, stanca, sapeva che era viva! Ed era venuta a salvarla!

Il vecchio liberò Puddy dalle catene –E’ inutile che ti affanni, Mew Mew- disse, c on voce bassa –Non servirà a niente, non potrai ucciderci tutti.

-Ma posso portare qualcuno con me all’altro mondo.

L’alieno sorrise. Un sorriso a trentadue denti e per un attimo, Puddy tremò nel vedere la sua espressione cattiva –Buona fortuna- e si teletrasportò via.

Mina raggiuse Puddy –Ce la fai a trasformarti?

-Sì. Andiamo a liberare le altre e Tart!

Mina annuì ma disse –Loro non sono qui, intento Tart e compagnia bella. Ci hanno mentito.

-Allora non perdiamo tempo. Sono sicura che ci stanno cercando! Mew Puddy, METAMORPHOSIS!

 

Il capo della missione anti-Mew Mew, l’alieno dai capelli neri e gli occhi ancora più neri della notte, accese un fiammifero e lo gettò dentro un cestino di metallo. Il suo contenuto prese fuoco all’istante e vide bruciare le foto e delle immagini delle Mew Mew. Uno ad uno bruciò i fascicoli che riguardavano le ragazze terresti e per ultimo tenne quello di Strawberry.

Sulla copertina scura c’era una scritta : “Completato”.

Sorrise, maligno, bruciando anche quello. Uscì dal suo laboratorio e fece saltare in aria tutto con una sfera d’energia. Sapeva che l’esercito stava arrivando e aveva ordinato di evacuare la base per partire.

Usando i suoi poteri, incise una frase sul muro del laboratorio.

Ridendo, se ne andò.

 

Note:

(*) Età dei personaggi principali:

Strawberry 16

Mina 16

Lory 17

Puddy 13

Pam 18

Ryan 18

Kyle 25

Gish 17

Pai 23

Tart 13

 

Sono aumentate rispetto all’anime, ma non credo ci siano problemi, no?XD

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro ***


Un regalo per la festa della donna =DDD tanti auguri, donne

Un regalo per la festa della donna =DDD tanti auguri, donne! ^^

 

 

Ps: In questa ff, per chi non lo avesse capito, ho aggiunto pg della mia ff Other planet. =) mi piacciono troppo per lasciarli marcire in una ff sola xDD

Mi piacevano e sono stati inseriti qui, un po’ diversi forse =) Ancora qui do spazio più ai pg che all0intrigo vero e proprio.. e a fine capitolo, avrete pure una sorpresina un po’… particolare che potrebbe cambiare molte cose =D

Buona Lettura!

 

Capitolo quattro.

 

-Allora non perdiamo tempo. Sono sicura che ci stanno cercando! Mew Puddy, METAMORPHOSIS!

Dopo essersi trasformata, Mew Puddy si mise in piedi. La ferita alla schiena bruciava ancora ma sentiva l’adrenalina in tutto il corpo e questo le dava forza.

Ora che Mew Mina le aveva assicurato che Tart non era in quella base come prigioniero e che le altre erano chiuse chissà dove ma vive, si sentiva decisamente meglio.

-Dove siamo, ora?- chiese, uscendo dalla cella.

-E’ una struttura a un unico piano, a come ho visto. Tu eri la più vicina alla mia cella. Ma non so altro. Ho cercato mappe, un laboratorio ma niente.

-Allora ci conviene cercare le atre, no?

-Esatto.

Le due Mew Mew presero a correre, affidandosi al fiuto di Mew Puddy.

 

Il bambino alieno, carceriere di Pam, si presentò da lei per la seconda volta in un giorno. Cosa rara poiché lo faceva solo per farla mangiare e bere.

-Noi ci salutiamo qua, Pam Fujiwara.- disse il ragazzino alieno dai capelli bianchi.

Pam non disse niente e rimase in silenzio ad osservarlo.

Il ragazzino buttò delle chiavi sul pavimento sporco e freddo –Ma tua amica, quella azzurra, sta venendo a prenderti. È riuscita a scappare, è stata molto brava.

Parlava di Mew Mina. Era viva? Sorrise lievemente –Scommetto che stanno arrivando a farvi fuori tutti, vero?

Il ragazzino sorrise tranquillo, come se la cosa non lo toccasse –Ci vediamo, Pam! Mi piaci un sacco.

Il bambino chiuse la cella e scomparve dalla vista e dall’udito della mew lupo.

Pam allungò una gamba verso la chiave e la trascinò a fatica verso di sé. Era tanto debole e i suoi muscoli non reagivano come dovevano.

Quando pensò di aver afferrato la chiave, la porta di aprì, anzi, si disintegrò in centinaia di pezzi.

Vide Mew Puddy entrare e la ragazzina sorrise nel vedere Pam nella posizione buffa che aveva assunto –Cosa stai cercando di fare, Pam?

La modella evitò di ringhiare e rispose –Faccio stretching.

Mew Mina entrò volando –Non è il momento di scherzare. Mancano Lory e Strawberry all’appello.- aprì con la chiave le catene di Pam –Ce la fai ad alzarti?

Pam annuì –Stanno abbandonando il posto, credo.

Mew Mina la guardò –Meglio. Avremmo più tempo.

Ci fu un tremendo boato.

 

Lory aprì stancamente gli occhi e sentì il fiato sulle labbra del suo carceriere –Buon giorno, mermaid. Hai visto? Sto studiando bene la vostra lingua. Dimmi, l’ho pronunciato bene?

Lory cercò di allontanarsi ma era impossibile. L’alieno le cinse la vita con un braccio forte e sentì la pelle fredda –Io sto per andarmene, questo posto non è più per me- lo sentì dire e riuscì a incatenarla nei suoi occhi scuri e glaciali. Ora che era così vicina, notava una strana sfumatura dorata nella pupilla mentre il resto dell’occhio era violaceo scuro –Se vuoi, mi basta una tua parola e ti porterò con me. Sarai nel mio harem e sarai trattata bene, niente catene… se non quelle per giocare con me…- disse, malizioso

Una mano dell’alieno stava entrando pian piano sotto la gonna della ragazza, tastando piano la coscia –Ci divertiremo- le disse, lusinghiero all’orecchio –Puoi fingere che io sia quel Pai. Non mi dispiacerebbe. Io ti saprei far sentire una vera femmina. Devi solo dire di sì.

-La.. lasciami…- mormorò Lory, chiudendo forte gli occhi, nella speranza che sparisse come succede con gli incubi. Ma ciò non avvenne.

-Sei sicura, piccola? Sei sicura di non voler venire con me? Ti porterò lontano dalla guerra e dal dolore per farti entrare in un mondo di piacere e lussuria.

Le sue labbra erano a pochi centimetri da quelli della ragazza ma Lory era stanca. Delle lacrime uscirono dagli occhi –Va via…

Sentirono delle voci fuori dalla cella, urla varie e l’alieno strinse le labbra con disappunto. Aprì le catene di Lory –Peggio per te, piccola. Peggio per te. A presto.

 

La base tremò tutta. Una trentina di soldati iniziò a invadere il sottosuolo, alla ricerca di nemici da uccidere ma tutto era vuoto.

C’era silenzio e inizialmente si pensò a un’imboscata ma poi videro che chi vi abitava aveva fatto saltare in aria e bruciato alcune stanze. Avevano abbandonato tutto e distrutto ogni prova.

Gish, Pai e Tart si guardarono –Perlustrate tutto!- ordinò il maggiore –E se trovate le ragazze terrestri…

-TART!

Il ragazzino si voltò e la vide. Mew Puddy era sorretta da una Pam messa male quanto lei e qualche metro sopra di lei, Mew Mina, arco con la freccia azzurra pronta a scoccare alla prima mossa falsa. Ne mancavano due all’appello.

Tart si lanciò contro le tre e Mew Puddy si sciolse dalla presa di Pam, che per un attimo si era fatta più forte, correndo verso Tart, finendogli tra le braccia –Sapevo che eri vivo!- singhiozzò la bambina –Quelli lì mentivano, tu stavi bene!- disse, felice.

Tart non capì bene cosa stesse dicendo la ragazzina, ma poco importava.

-Sono ferite!- disse, voltando il capo indietro –Che fate lì impalati? Qualcuno le curi! Puddy, andrà tutto bene- disse, sentendosi colmo di emozione.

Pai e Gish corsero verso le tre –Lory e Strawberry?- chiese il viola, cercandole, nella speranza di vederle dietro le altre Mew Mew.

Mew Mina scese a terra. Era stanca, più magra di come la ricordavano (e ora che ci faceva caso, le ragazze sembravano mal nutrite, i capelli spenti e profonde occhiaie, oltre a lividi e ferite varie) –Le stavamo cercando. Chi ci ha catturato, ha abbandonato la base- asserì.

Gish non ebbe dubbi sull’affermazione della ragazza –Lasciate che questi uomini si prendano cura di voi. Vi porteranno a casa nostra, dove ci sono Shirogane e Akasaka- disse Pai e prima che le ragazze dicessero altro, aggiunse –Poi parleremo. Gish, andiamo. Tart, controlla la situazione.

-Sì!

I due fratelli cominciarono a perlustrare la zona e a un tratto, Pai sentì alcuni soldati qualche stanza più in là dire –Qui c’è una ragazza!

Sentì un tuffo al cuore. Volò verso di loro e scansò una guardia che stava aprendo la cella. Era lì.

I capelli erano sciolti, arruffati e sporchi. Sembrava stordita.

La sua uniforme scolastica era strappata in più punti e c’erano delle macchie di sangue a imbrattarla. Gli occhiali erano accartocciati per terra. Le braccia erano libere dalle catene e quando vide il gruppo di uomini davanti a lei, assunse un’aria terrorizzata.

Lory non riusciva a mettere bene a fuoco e provò a mettersi in piedi ma le gambe erano tutte un formicolio doloroso che per poco non la fecero cadere a terra ma la presa forte di due braccia le impedì di cadere.

- Andate, di lei me ne occupo io. - disse una voce bassa che Lory riconobbe come quella del suo carceriere. Ma non era andato via? Perché continuava a tormentarla così?

-No!- disse, cercando di staccarsi dalla presa salda e fredda e quando la mollò, provò a scappare via. Si aggrappò al muro, dandogli le spalle e tremando. Cosa le avrebbe fatto?

Pai rimase spiazzato dalla reazione e gli sembrò giusto dire -Calmati, sono io, Pai.

Lory si fermò, bloccando il banale tentativo di fuga.

Intanto gli uomini che aveva intravisto se ne erano andati in silenzio.

Si voltò a guardare chi aveva parlato. La figura un po’ sfocata si avvicinò piano, con le braccia in segno di resa –Lory, sono io, Pai - ripeté, come se fosse una bambina.

Le scostò la frangetta davanti agli occhi e vide che c’era un brutto taglio sull’occhio destro.

Avrebbero pagato per ogni graffio sulla sua pelle.

La ragazza lo fissava, a bocca aperta, incredula e un po’ diffidente. Era una trappola per farla cadere nelle braccia di quel mostro? Doveva risentire quelle mani e quelle labbra sulla sua pelle?

-         Lory, mi riconosci?

E poi sì, lo riconobbe. Quello era Pai. Il Pai che aveva visto prima di partire, con il volto serio e bello, fiero e dolce. Il Pai determinato, amante della sua gente e forte.

Pai. Era Pai. Quello vero. Non una brutta copia cattiva.

Lei annuì per rispondere alla domanda dell’alieno e piano aprì e richiuse la bocca, come a voler parlare ma le mancava l’aria.

Ora che le era vicino, riusciva a distinguere bene i lineamenti e la voce era diversa, più dolce, adesso.

-Scusami- mormorò la ragazza e iniziò a piangere, poggiandosi sul suo petto piatto –Scusami… scusami.. scusami…

Pai le cinse le spalle. La verde era sotto shock e mormorava parole sconnesse oltre a molti “scusami” eppure, non poté evitare la dolce sensazione di calore che provava a stringerla dolcemente.

-Pensavo fossi morto- singhiozzò anche lei e Pai pensò che a quelle ragazze era stato fatto un lavaggio del cervello coi fiocchi. Ma a cosa era servito?

- Le tue amiche ti stanno aspettando. Riesci a camminare?

Lei annuì piano ma al primo passo, le gambe cedettero, facendola sbattere con le ginocchia contro il pavimento freddo.

Pai le mise un braccio sotto le gambe e uno intorno al busto –Ti porto io- per un attimo il cipiglio fu serio e le scoccò un’occhiata impenetrabile. Poi sorrise, in modo impercettibile –Ma non farci un’abitudine.

Lory ispirò a fondo l’odore di quel bellissimo miraggio. Perché lo era sicuramente. E si addormentò, incredibilmente.

 

Gish aprì da solo la cella di Strawberry. La vide riversa a terra, senza catene e non s mosse.

Per un attimo pensò fosse morta, ma il movimento lieve della sua schiena gli fece capire di essersi meravigliosamente sbagliato. La ragazza era viva ma svenuta.

Si avvicinò e notò, con orrore, il suo colorito e il suo stato.

Era pallida, come se fosse morta. Le labbra quasi bianche. I bei capelli rossi erano arruffati e spenti. Le braccia sembravano più magre di quanto le ricordasse. La strinse per un attimo a sé –Micetta, mi senti?

Strawberry si sentì prendere il braccio e qualche cosa di caldo e soffice sulle sue labbra. Aprì gli occhi per un attimo e incrociò uno sguardo intelligente, dorato e felice.

Di chi erano quegli occhi?

-Strawberry, mi senti?

Chi era quella Strawberry? Chi era quel tizio che la teneva così stretta? E dove era?

-Chi … sei?- mormorò piano. Quella era la sua voce? Così rauca e bassa? Proprio brutta come voce.

Sentiva le forze mancare e la testa ricadde all’indietro.

Gish la tenne stretta a sé e uscì dalla cella –Ho trovato una Mew Mew!- urlò.

Vide Pai volare con Lory in braccio. Ora c’erano tutte e cinque. Era meglio portarle a casa e curarle.

 

Quando Lory aprì gli occhi, vide due occhi viola chiari su di sé. Era il volto di una bella donna, con lunghi capelli violacei che le ricadevano sulle spalle.

Spaventata, si mise seduta e capì in quel momento di essere su un letto morbido con coperte colorate di azzurro. La stanza era di tonalità chiare ma non era la sua. Dove era?

-Buon giorno, cara- disse la donna aliena, gentile –Mi chiamo Saku.

Vestiva di una specie di chimono rosa pesca con fiori violacei e sembrava una bambola di porcellana, tanto era bella e liscia la sua pelle.

Dato che la ragazza non si decideva a rispondere, le disse, porgendole degli occhiali –Mio figlio Pai te li ha fatti aggiustare. Ecco a te…

Si mosse piano, per non spaventarla. Lory prese gli occhiali –Suo.. figlio? Lei è…- la voce era timida e insicura -…la madre di Pai?

La donna annuì.

Lory si sentì prendere una mano –Buon giorno, hime-chan.

-Kyle!

Solo allora, Lory sentì le forze tornarle. Vide accanto a sé il cuoco e gli saltò letteralmente addosso, affondando il viso nella camicia –Oh, Kyle!

-Emh emh -Un colpo di tosse fece alzare gli occhi a Lory e vide Pam e Mina dietro il moro e sentì le lacrime rigarle il volto –Voi… voi…-

Sentiva un dolore formicolato in tutto il corpo, ma non le importava. Scese dal letto con velocità, prendendo le due compagne per mano e singhiozzando –Ragazze!

Mina abbracciò Lory –Non ti svegliavi più. Sono ore che dormi- la rimproverò dolcemente e Lory si dovette asciugare le lacrime perché non vedeva più niente.

-Un’altra vecchiaccia si è svegliata. Gish, ho vinto io. Lo dicevo si svegliava prima lei di Strawberry.

-Tart, non chiamare vecchiaccia alla mia Lory!

Lory si voltò. Possibile che quella stanza fosse affollata e non se ne fosse accorta.

Dietro di lei c’erano altri letti, dove stava seduta una Puddy tutta fasciata accanto ad un Gish e un ridente Tart. Appoggiato ad un muro c’era Pai.

-Puddy!

La bambina scese dal letto e piano piano arrivò dall’amica –Ciao, Lory. Hai visto quante bende? Sembro una mummia!

Lory strinse a sé la bambina –Mio dio, allora siete vive.

Gish annuì –A quanto pare, volevano farvi credere di essere le uniche sopravvissute e di aver ucciso anche noi. Il perché non l’abbiamo ancora capito.

La donna di nome Saku, si avvicinò alle due –Anziché rimanere per terra a prendere freddo, che cosa ne dite di mettervi su un letto? Avanti, Gish, tesoro, aiuta la signorina… come ti chiami tu, scusa?

-Lory… la.. la ringrazio.- disse, diventando rosso peperone.

Gish sghignazzò e aiutò Lory a rimettersi in piedi –Ora sono quattro ad essere sveglie. Ne manca una.

Lory osservò bene la stanza. Sembrava una stanza di ospedale. C’erano delle finestre grandi e fuori s’intravedeva un po’ di luce chiara.

-Non siamo sulla Terra, vero?- chiese, con una nota dolente nella voce.

Kyle la fece rimettere a letto –No. Siamo su un pianeta alieno, mon cher. Hanno abbandonato quel carcere, dove vi stavano tenendo prigioniere e sono scappati via.

Lory si guardò attorno. Per un attimo incrociò gli occhi indagatori di Pai ma lo evitò accuratamente e disse –Strawberry?

-E’ con Ryan. Ancora non si è svegliata. Anzi, vado ad aiutarlo a tenerla sotto controllo.

Kyle si alzò ma prima di uscire, baciò dolcemente la guancia di Pam, che arrossì leggermente a disagio.

Puddy rise –Pam e Kyle sono fidanzati- canticchiò.

Pam fulminò la ragazzina con lo sguardo viola ma Puddy non si fece intimidire.

Mina sospirò. Aveva i polsi fasciati ed un cerotto sul collo –Kyle e Pam. Non l’avrei mai sospettato.

Lory ridacchiò piano. Lei lo aveva un po’ immaginato ma preferì non dire nulla per non urtare la modella.

Saku si avvicinò a Lory –Scusatemi, ragazze, ma mi sembra il caso che vi corichiate di nuovo. Non vorrete affaticarvi troppo.

-Oh, non si preoccupi!- trillò Puddy, saltando sul letto.
Saku guardò Pai e Gish, che annuirono, afferrando la ragazzina e mettendola a letto composta sotto le sue proteste –Come vostro medico, ve lo ordino. Signorina Mina, a minuti le cambio le bende sui polsi.

Pai, per piacere, vieni qua e portami il disinfettante che voglio guardare questo brutto taglio di questa ragazza.

Lory sentì la frangetta che si alzava al tocco lieve della donna.

Pai si avvicinò con una ciotola e si sedette accanto a Lory e la ragazza per un attimo tremò sentendo una lieve scossa percorrerle il braccio che l’alieno le aveva sfiorato.

-Brucia, lo so- disse la donna, fraintendendo il gesto –Ma è un attimo.

Lory decise di distrarsi –Strawberry sta bene?

Gish si mise davanti al suo letto –Sì, sta bene ma è ancora priva di sensi. Ormai è quasi un giorno.

Lory osservò un attimo gli occhi della donna davanti a lei. Aveva sbagliato… non aveva gli occhi violacei.. c’era un alone d’orato intorno agli occhi.

La donna si sentì osservare e chiese, dopo aver messo il cerotto –Tutto bene?

-Le.. le somiglia…

Saku guardò Pai ma Lory fece di no con la testa –Somiglia all’alieno che mi teneva imprigionata. Pensavo assomigliasse a Pai, ma ha i suoi occhi.

Saku aggrottò le sopraciglia –Ne sei sicura?

Lory annuì.

Pai guardò la madre –Mamma... sai chi è?

Lei strinse le labbra e guardò Gish con la coda dell’occhio –Se è come penso, la cosa si fa veramente misteriosa.

-Cosa intendi?- chiese Gish.

-Ne parleremo dopo. Ora vado a casa. Occupatevi delle ragazze e non fatele sforzare troppo. Pai, occupati dei polsi della signorina Mina.

Saku uscì velocemente dalla stanza “Non può essere”.

 

Strawberry era sdraiata su un letto a tinte azzurrine. Ryan accanto a lei controllava dei dati al computer insieme a un’aliena dai capelli corti e neri e due occhi verdi. Aveva un’aria sveglia e movimenti aggraziati ed era molto piccola, a Ryan arrivava alle spalle.

Era di poche parole e di questo Ryan ne era molto contento perché era troppo preso a vegliare sulla ragazza.

Qualcuno entrò nella stanza. Kyle.

-Novità?- chiese.

-Ancora niente, signor Akasaka.

-Mi chiami pure Kyle, signorina- sorrise affabile.

La bell’aliena sorrise di rimando –Io sono Catheryna. La vostra amica è stabile ma non accenna a svegliarsi.

-Ragazze, no, non fate così…

-Fermatevi, dannazione!

Voci adirate e preoccupate di Pai e Gish giunsero alle orecchie dei tre e improvvisamente la porta si aprì.

In piedi, conciate come mummie in pigiama, c’era il team Mew Mew.

-Vogliamo solo vedere Strawberry- si lamentò Mina

-Dovete stare a letto- la rimproverò Pai ma la ballerina gli scostò un’occhiataccia.

Ryan ridacchiò per la prima volta da quando era su quel pianeta –Buon dì ragazze. Vedo che vi siete riprese bene.

-Ryan!- lo salutarono le ragazze, che lo vedevano per la prima volta con un’aria serena.

In quel momento, Catheryna disse –Rifatelo.

-Uh?

-Continuate a parlare. Fatelo. La vostra amica da segni.- disse, eccitata, guardando i segni su un monitor

Scostando Pai e Gish e superando Kyle e Ryan, le ragazze si misero attorno al letto di Strawberry.

Puddy si sedette ai piedi del letto, Pam e Lory si misero sulla testiera del letto e Mina le si sedette accanto, prendendole la mano.

-Berry, ci senti?- la chiamò Lory, dolcemente.

-Razza di stupida popolana, smettila di farci preoccupare tutte quante.- fece Mina, stringendole la mano

-Straw, ha detto Kyle che ci farà una torta enorme!- fece Puddy, scollandola leggermente.

Pam le toccò la fronte, scoprendola dai capelli arruffati.

I monitor sembravano impazziti.

La mano di Strawberry si strinse intorno a quella di Mina e strizzò gli occhi, fino ad aprirli completamente.

Di chi erano quelle voci? Chi la stava strappando al dolce sonno?

Era tutto così confuso..

-Strawnerry

-Berry..

-Svegliati..

-Dai, apri gli occhi..

-Ci senti?

Voci confuse. Dove era?

Si mise a sedere.

Era in una stanza non molto grande, piena di macchinari.

Sentiva un dolore soffocato su tutto il corpo, come se non si muovesse da tanto tempo. Vide che i polsi erano fasciati.

C’era una ragazza con buffi codini che la guardava con occhi scuri. Davanti a lei una bambina che le ricordava tanto una scimmietta,  tutta fasciata. Dietro di lei, appoggiate, due ragazze con lunghi capelli: una viola e un volto serio, l’altra verdi, con spessi occhiali. Vicino ai macchinari c’erano un ragazzo biondo con occhi azzurri, un uomo alto, ben vestito e sorridente, una ragazza con strane orecchie e occhi verdi. Poi, sulla porta, due ragazzi e un bambino, sempre con quelle strane orecchie e poi… uno di quelli aveva occhi d’orati, gli occhi che le sembrava di aver visto qualche tempo fa.

-Strawberry,come ti senti?- chiese la ragazza dai capelli verdi.

-Uh…- socchiuse gli occhi –Chi è Strawberry? Dove mi trovo?

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Capitolo 5
*** Capitolo cinque ***


Ecco a voi dieci pagine di imbarazzo totale xDD cercherò, mi sforzerò, di dare il giusto peso a tutti i personaggi e anche chi sembra abbandonato, avrà i suoi momenti di “gloria” (tra disperazioni e altro XD)

Ecco a voi dieci pagine di imbarazzo totale xDD cercherò, mi sforzerò, di dare il giusto peso a tutti i personaggi e anche chi sembra abbandonato, avrà i suoi momenti di “gloria” (tra disperazioni e altro XD).

Ringrazio chi ha commentato, con tutto il cuore =D divento stranamente allegra quando leggo i vari commenti xDD

 

Capitolo cinque.

 

C’era una ragazza con buffi codini che la guardava con occhi scuri. Davanti a lei una bambina che le ricordava tanto una scimmietta, tutta fasciata. Dietro di lei, appoggiate due ragazze con lunghi capelli: una viola e un volto serio, l’altra verdi, con spessi occhiali. Vicino ai macchinari c’erano un ragazzo biondo con occhi azzurri, un uomo alto, ben vestito e sorridente, una ragazza con strane orecchie e occhi verdi. Poi, sulla porta, due ragazzi e un bambino, sempre con quelle strane orecchie e poi… uno di quelli aveva occhi d’orati, che le sembrava di aver visto qualche tempo fa.

-Strawberry,come ti senti?- chiese la ragazza dai capelli verdi.

-Uh…- socchiuse gli occhi –Chi è Strawberry? Dove mi trovo?

Il posto non era familiare, ma non le era familiare neanche il suo viso, che vedeva riflesso negli occhiali spessi della verde, né la sua voce. Chi erano quelle persone? E questa Strawberry di cui parlavano…chi era?

-Tu..- l’aliena vestita da medico le si avvicinò –Per piacere, guarda questa luce qui…-

Dal suo dito comparve una piccola fiammella e Strawberry la seguì con gli occhi. Poi le provò i riflessi, la frequenza cardiaca. Le chiese di mettersi in piedi e di camminare e Strawberry mostrò la classica coordinazione. Niente insicurezze, niente problemi.

All’apparenza.

 

-Amnesia?!- fecero Lory e Puddy insieme, mentre parlavano con Catheryna.

-Già.

Erano tornate nella loro grande stanza e la bella aliena si era appoggiata comodamente a un mobile –Non ricorda niente. Ora i vostri amici, Kyle e Ryan, si stanno occupando di lei. Le stanno mostrando foto, video della sua vita ma non ha memoria. Ride e scherza ma è completamente bianca.

Mina si portò una mano al mento –Cosa le hanno fatto…?

Pai schioccò la lingua –Forse per lei è stato troppo. Ci avete raccontato che avete combattuto insieme, l’ultima volta che vi siete viste e ha creduto seriamente che foste morte, mentre in voi era rimasta un po’ di speranza di rivedervi. Forse le hanno fatto del male…

-No!- questa volta, a urlare furono Lory e Gish, riuscendo bene a capire cosa intendesse Pai.

-Pensateci…- continuò il viola ma Lory gli scostò un’occhiataccia e guardò Tart e Puddy e l’alieno si zittì.

-No, Pai, non può essere. Ho controllato. Su tutte loro. Nessun segno di violenza.

Cadde il silenzio.

Gish si morse un dito.

Quando l’aveva trovata, aveva sentito il cuore leggero e non aveva resistito alla tentazione di baciarla. A quel bacio, come le principesse delle favole, si era svegliata ma… non lo aveva riconosciuto.

E un po’ c’era rimasto male. Lui l’aveva pensata per giorni e lei…

Cosa vado a pensare.. sicuramente avrà sofferto come non mai.”.

-Le tornerà la memoria?- chiese Mina apprensiva.

-Non lo so. Forse- disse la dottoressa –Dobbiamo aspettare.

 

Strawberry guardò attentamente le immagini proiettate da Kyle e Ryan. Ritraevano lei con quelle strane quattro ragazze, con i suoi genitori e alcune con Mark –Ah, ma quindi sono pure fidanzata?- chiese la rossa.

Ryan e Kyle si guardavano –Sì. Avete combattuto insieme… lui era il Cavaliere Blu e tu Mew Berry.

-Sono una.. mmh..- sembrò cercare le parole esatte –Una eroina?

Kyle sorrise, prendendole la mano fasciata –La più forte. Riesci sempre a sorprenderci. Hai un potere incredibile. Il tuo Dna è fuso con quello del gatto selvatico di Iriomoto, una specie in via di estinzione…

-Eccoti, Mew Berry- disse Ryan, cambiano clip e mostrando l’immagine di Mew Berry mentre combatteva con a fianco Mew Mina.

Strawberry sbatté le palpebre. Una ragazza, con orecchie felice e sguardo rosa come i capelli e i vestiti appariscenti.

Toccò l’immagine con due dita –Ecco come dovrei essere…

Si toccò le orecchie, umane –Le ho mai quando sono umana?

Kyle annuì –Quando ti emozioni, provi una forte emozione, ti spuntano orecchie e coda.

-Ah si? Succede mai con questo Mark?

Ryan sbuffò, irritato –Sempre.

-E le altre ragazze?- guardò  un’altra immagine dove si vedeva con tutto il team trasformato.

-Strawberry, pi pi!- un piccolo Mash uscì dalla tasta di Kyle e le si mise sul grembo

-Ma quanto sei carino! Tu chi sei?- domandò, portandoselo alla guancia e strofinandoselo addosso.

-Mash! Pi pi!- rispose il robottino con la sua voce metallica.

-Che nome carino!

Ryan si concesse un sorrisetto. Strawberry stava bene, nonostante la sua amnesia. Era viva e stava giocando con Mash come e nulla fosse.

-E i miei genitori? Sanno chi sono?- domandò Strawberry.

Ryan fece segno di no con la testa –Di loro ti ricordi?

-No- ammise, un po’ dispiaciuta -Vorrei…- disse, arrossendo -.. vedere quelle ragazze.. e il ragazzo con gli occhi dorati. Mi ha trovato lui, giusto?

Ryan strinse i pugni –Non so se ti conviene alzarti…

Strawberry si mise in piedi –Non ho chiesto il permesso… ma sento che… mi mancano.

Kyle annuì ma disse –Ora siete troppo deboli. Aspettate domani e vi faremo stare insieme. I medici non vogliono affaticarvi.

Strawberry si rimise a letto, sbuffando.

Provava una strana sensazione, dentro, come se a quelle situazioni un po’ ci fosse abituata.

 

Mina e Pam si erano rintanate in un angolo della stanza a parlare a bassa voce. Pam era leggermente rossa in viso e Mina sembrava tutta eccitata. Si erano chiuse in un mondo tutto loro e Lory poteva sentire da lontano che parlavano di Kyle, o per lo meno, Mina lo menzionava e Pam le intimava di starsi zitta.

Puddy e Tart dormivano sul letto della biondina e Lory guardò fuori dalla finestra, sospirando.

Era strano essere tanto lontani da casa e che, stranamente, erano al sicuro.

La porta della stanza si aprì piano ma non ci fece caso, fino a che non sentì qualcuno sedersi sul suo letto.

Presa com’era dalle sue fantasticherie, quando si voltò a guardare il nuovo arrivato, saltò in aria, vedendo Pai accanto a lei.

Arrossì di colpo e Mina e Pam lo notarono e trattennero delle risatine.

-Scusami- commentò solo Pai, inarcando un sopraciglio, con la faccia dubbiosa.

Lory balbettò qualche cosa d’incomprensibile e abbassò lo sguardo, timida, come sempre.

-Come ti senti?- domandò l’alieno.

Lory sentì il cuore martellare nel petto –Io... io…bene, grazie.

Pai le porse una mano –Ho chiesto a Catheryna il permesso di farti uscire. Ti va di venire con me?

Lory guardò la mano di Pai, arrossendo ancora di più. Ripensò a quello che le aveva detto il suo carceriere, sul fatto che le piacesse Pai. Come poteva piacerle una persona con la quale aveva scambiato poche parole, sempre dure e scostanti?

Eppure, era così.

L’afferrò, piano e disse, a bassissima voce –Va bene.

E uscirono dalla stanza, sotto lo sguardo curioso di Mina e quello attento di Pam.

 

-Metti questi.- Pai porse a Lory un pacchetto, che la ragazza guardò un po’ dubbiosa. L’alieno, vedendo l’insicurezza, disse –Farti uscire in pigiama, non mi sembra il caso.

Lory avvampò sempre di più ed annuì, entrando in uno dei bagni dell’ospedale, rischiando di sbattere contro una porta.

Sei un’idiota, Lory! Stai calma, stai calma. Si diceva, mentre indossava gli abiti. È stato così gentile, non rovinare tutto, al solito. Stai calma, razza d’idiota.

E mentre Lory s’imponeva di stare calma, Pai si era appoggiato ad una finestra, piegato in avanti per sporgersi lievemente. Era strano avere delle finestre. Fino a che vivevano nel sottosuolo, non ne avevano avuto mai bisogno ma adesso sembrano… indispensabili.

Era bello vedere il mondo fuori.

In pochi giorni erano state costruite strade principali con lastre di pietra staccate dal sottosuolo e portate alla luce. Le case non erano più blocchi bianchi, tutti uguali ma case diverse, colorate, vive. Quasi ogni casa aveva un giardinetto e la gente provava a coltivare i semi che i tre Ikisatashi avevano portato sul solo pianeta in ricordo della Terra e dopo averli clonati, erano stati distribuiti nei vari quartieri. E poi l’erba... verde, meravigliosa. Aveva un buon profumo ed era bella toccarla. Qualche animale che viveva con loro nel sottosuolo, era riuscito alla luce del sole, non troppo vicino né troppo lontano, dando la sensazione di dolce tepore sulla pelle.

Era un bel pianeta. Certo, col tempo, tutto quel verde sarebbe stato sostituito da edifici e varie strutture, a questo, Pai era preparato.

L’ospedale era stato una delle prime cose a salire in superficie e non distanziava molto dal Palazzo che, Gish, Pai e Tart avevano notato assomigliare a quello di Profondo Blu, solo, meno cupo.

Chiuse gli occhi, mentre un leggero vento gli accarezzava il viso, portando al suo naso buoni odori.

-Emh… la voce incerta della ragazza lo fece voltare.

Davanti a sé aveva una Lory rossissima, con le mani giunte in grembo e il volto basso.

I vestiti che le aveva dato erano, per fortuna non troppo grandi

Tonalità viola, era composto di un paio di pantaloni un po’ più larghi dal ginocchio in giù ma molto simili ai suoi e una maglia a maniche lunghe e larghe e per completare il tutto, una giacca lunga fino ai piedi con un unico bottone sul centro e un cappello viola, di quelli che aderiscono completamente alla forma della testa. Forse era un po’ grande sulle spalle ma poco importava. Doveva camuffarsi, non andare a una festa.

-Chiedo scusa se la taglia non è quella giusta- disse l’alieno, notando l’imbarazzo della ragazza –Sono i miei di due anni fa, forse.. ero più basso e più magro ma non ho avuto il tempo per trovare altro.

Si avvicinò e aggiustò meglio il capello –Così non vedranno le tue orecchie e sarai meno riconoscibile agli occhi della mia gente.

Lei annuì. Si sentiva goffa in quegli abiti e il sapere che appartenevano all’alieno, le procurava un accelerazione del battito cardiaco di almeno il doppio.

Pai osservò bene la ragazza che sembrava più piccola dentro quei vestiti. Era alta come ragazza, ma il restare con la testa reclinata in avanti e le spalle curve, la faceva sembrare più bassa. E poi, aveva il viso rosso e gli soggiunse un dubbio –Forse stai ancora male…

Lei alzò lo sguardo –Eh? No, no, sto bene!- si affrettò a dire.

-Ma sei tutta rossa- insistette quello –Forse hai un po’ di febbre- continuò, calmo.

-No, puoi... stare tranquillo. Sto bene. Mi sento solo un po’ a… disagio… - ammise, distogliendo lo sguardo.

Pai osservò la ragazza per un altro secondo e poi le diede le spalle –Puoi stare tranquilla, nessuno ti riconoscerà. Tu sta accanto a me e non accadrà niente.

Lory sospirò piano. Se l’alieno avesse saputo che si sentiva a disagio con lui, sicuramente ci sarebbe rimasto male.

La portò fuori dall’ospedale e per un attimo le girò la testa. C’era molta luce e una bella arietta fresca. Il giovane camminava spedito e lei lo raggiunse, un po’ a fatica perché sentiva fitte di dolore un po’ ovunque.

La gente gli passava accanto e nonostante lanciasse occhiate verso i due, non si avvinavano mai, sicuramente intimoriti dalla presenza di Pai. La gente vestiva in modo semplice e solo qualcuno aveva lunghi chimoni come quello di Saku e alcuni uomini, tuniche rosse o blu decorate in modo squisito ma era impossibile indovinare la trama di quei disegni senza soffermarsi a guardarli.

-Mmh… dove mi stai portando, Pai?- domandò, mettendosi al suo fianco.

L’alieno indicò un vicolo –Lì.

Lory si chiese cosa ci fosse di tanto interessante in un vicolo ma quando vi arrivò, la risposta le venne da sola: nulla.

Non c’era nulla d’interessante. Era un vicoletto che c’era fra due case, stretto e poco illuminato.

-Pai?

L’alieno si voltò finalmente verso di lei e le afferrò il polso, tirandola verso di sé per poi passarle un braccio forte intorno alla vita, facendo aderire i due corpi.

-Qui non ci vedrà nessuno… Stringiti a me- le ordinò l’alieno, senza esprimere nessuna emozione e Lory si perse in quegli occhi amestia così belli e magnetici.

La ragazza non diede segno di muoversi, incantata e Pai sbuffò, prendo un braccio della ragazza e mettendoselo attorno al collo –Stringiti. – ripeté seccato e Lory intuì le azioni dell’alieno, dandosi della stupida. Pai non ci stava provando, la stava preparando.

-Forse sentirai un po’ di nausea. È la prima volta che ti teletrasporti per lunghe distanze., vero?

Lei annuì, anche se sapeva che Pai non voleva risposte.

-Tieni gli occhi chiusi. Ora andiamo.

Le orecchie di Lory furono investite dallo schiocco del teletrasporto e sentì il suo corpo risucchiato. Ecco perché Pai l’aveva fatta stringere a sé. Perché rischiava di cadere.

Aprì gli occhi, nonostante l’ordine di prima e sentì i conati di vomito salirle dalla bocca dello stomaco.

Attorno a sé vedeva immagini sfocate, come se fosse su un treno che viaggiava ad alta velocità. Sembrava che loro fossero fermi e che tutto il resto si muovesse. Pai era concentrato e non si accorse di Lory che lo fissava, estasiata.

La presa di Lory si fece più salda intorno al corpo di Pai e l’alieno la guardò con la coda dell’occhio. Deliziosa, nonostante il colorito che indicava il suo attuale malessere.

Improvvisamente, toccarono terra e Lory sentì le gambe non reggere –Te l’avevo detto di chiudere gli occhi.

Dopo essersi assicurato che la ragazza non vomitasse, la lasciò andare.

Lory si guardò intorno. Era un’enorme valle, tutta verde. C’erano pure degli alberi enormi che le ricordavano le querce terrestri, ma erano troppo grandi, forse quanto un palazzo.

Sembrava un bosco pieno di enormi alberi e c’era nell’aria un dolce profumo di… di pulito.

Si sentì invadere da una dolce sensazione di tepore e sorrise, inspiegabilmente.

Sentiva un rumore di acqua che scorreva e si chiese se dove fosse la sorgente.

-Che posto è?- domandò, allora.

L’alieno fece strada –Vieni.

Lory, ubbidiente, eseguì l’ordine, docile.

Poi, arrivarono ai piedi di un grande albero, più maestoso degli altri, più bello.

Pai le indicò la liana che pendeva –Riesci a salire?

Lory strabuzzò gli occhi. Come dirgli che in educazione fisica era un disastro?

L’alieno non attese la risposta e iniziò a salire con movimenti decisi e precisi. Lory pregò di non cadere e cominciò a salire, con fatica. No. Non ce la faceva.

Le mani presero a scivolare sulla liana e si aspettò di cadere a terra ma, magicamente, questa si mosse in suo aiuto e la ragazza incominciò a salire con la liana, come se questa la stesse guidando.

Pai era in cima, o per meglio dire, dentro l’albero poiché ora la ragazza era stata poggiata delicatamente dentro una sua cavità.

 E quando Lory arrivò, Pai quasi rise –Sapevo che ti avrebbe aiutato- i suoi occhi ora, brillavo, ricchi di intelligenza.

-Chi?- chiese la ragazza, sentendosi presa in giro.

-Lei.

Pai, con un indice bianco, indicò una parete della cavità.

Era poco più grande di una palla da calcio ed era trasparente, liscia e…bellissima… all’interno di quella sfera c’era un frammento di Acqua Mew che brillava con una luce azzurrina.

-Solo io, Gish, Tart e qualche altra persona conosciamo questo luogo. È la casa dell’Acqua Mew. Dopo averla utilizzata, si è rintanata qui ed ha creato il suo habitat naturale.

Lory sentì le lacrime sulle guancie e il loro sapore salato sulle labbra. Una mano al petto, chiusa in un pugno all’altezza del cuore.

-E’ bellissima.

Il Dna di Lory sembrava impazzito e la ragazza prese a brillare di azzurro, mentre i capelli, a causa di una forza misteriosa, si scioglievano e si muovevano da soli. Gli occhi divennero verdi, brillanti e misteriosi e sentì un dolce formicolio in tutto il corpo.

Allungò le braccia verso la sfera e poi…sentì tutto un calore bruciante negli arti e si vide riflessa nella sfera.

Con la coda dell’occhio intravide Pai che aveva in mano una piccola sfera computer e la guardava con occhi attenti e freddi. Capì le intenzioni dell’alieno all’istante ma non importava più. Non era più Lory, ma un’incantevole neofocena che nuotava tranquilla, lontana dal dolore di quei giorni, dall’imbarazzo e dalla mortificazione.

Sentiva l’acqua scorrere lungo il corpo e nuotò veloce, tra alghe e altri pesci. Era libera da ogni costrizione. Vedeva tutto, sentiva tutto, percepiva tutto. Era meraviglioso. Era parte del creato e

-Lory?

Una voce lontana le ricordò che lei era un’umana e dovette, a malincuore, tornare alla realtà. Fu peggiore del teletrasporto.

Pai era sopra di lei.

-Tutto bene?

Lory annuì, triste.

Peccato, era stato bello essere neofocena. Si rese conto di essere sdraiata –Che cosa è successo?

-Sei svenuta appena hai tocca il Cristallo.

Si mise a sedere e raccolse le gambe al petto, sconsolata.

-Che cosa è successo?- domandò questa volta Pai, stringendo gli occhi.

Lory sospirò –Noi Mew Mew siamo strettamente collegate all’Acqua Mew. Reagisce alle nostre forti emozioni. È parte di noi- Lory guardò Pai diritto negli occhi per la prima volta in quella giornata senza arrossire o balbettare –Se ricordi bene, durante l’ultima battaglia, i poteri miei, di Mina, Pam e Puddy si sono esauriti perché non avevamo più energie necessarie e Ryan ci ha infuso dell’Acqua Mew per farci ritrasformare. Per giusto, avrebbe dovuto infonderci nuovamente i Dna degli Animali Codice Rosso, ma è bastata quella goccia… Finito il combattimento, dopo esserci teletrasportate nel Palazzo da Strawberry, i poteri se ne sono andati nuovamente per riapparire quando siamo state rapite. È l’Acqua Mew che ci fa reagire. Ecco perché eravamo più forti quando combattevamo con il Cavaliere Blu, perché lui stesso ne era portatore. Io… io penso che ormai sia parte di noi, del nostro Dna modificato. Non siamo più umane, non lo saremo più. Ogni volta che si presenterà un pericolo, lei ci farà reagire.

Pai annuiva e fece per dire -Ma prima…

-Prima ho… sognato- lo interruppe Lory, guardando fuori dalla cavità e ammirando i raggi del sole che giocavano sulle foglie -… penso sia il termine adatto… ho sognato di essere una neofocena.-  iniziò a stropicciarsi le mani, nervosa –Era bello. Nuotavo libera e… serena. Penso che se esista una seconda vita, voglio rinascere come neofocena… o un cetaceo qualsiasi. Se non mi avessi chiamato, probabilmente mi sarei… persa nel mio Dna.

-Interessante- mormorò Pai, guardando la goccia di Acqua Mew che era più luminosa.

-Pai…- Lory si rimise in piedi –Tu volevi fare questo esperimento, vero? Volevi vedere come reagivo all’Acqua Mew…

Negli occhi di Lory non c’era accusa, ma solo un po’ di mortificazione e Pai, in un angolino del suo ego, si sentì in colpa.

-Esatto- ammise.

-Perché?

-Perché sono affascinato da questa teoria. Per mesi l’ho ideata, cercando di capire del perché diventavate più forti ad ogni nostro attacco- Pai poggiò una mano sul fianco, serio ma con un sorrisetto sulle labbra –E a quanto pare, abbiamo avuto la stessa idea ed ora credo di aver avuto le mie risposte.

Lory guardò l’alieno e poi il Cristallo. Scoppiò a ridere, tanto da doversi tenere la pancia con una mano.

Pai la guardò, scioccato –Cosa c’è di divertente?

-Oh, Pai.. non potevi chiedermelo e basta, senza fare tutta questa scenetta?

L’alieno arrossì –Non sapevo come l’avresti presa.- si giustificò, quasi ringhiando.

-Avanti, su… le altre si staranno chiedendo, dove sono finita… torniamo indietro.

-Non ancora- Pai le afferrò un polso –Che cosa succede quando vi emozionate tanto? Oltre a brillare?

A causa della vicinanza, la ragazza arrossì un po’ –Emh.. credo che la nostra forza aumenti.

-Per questo, quando hai baciato Shirogane, sei diventata tanto forte da subire una seconda trasformazione?

A questo punto, Lory impazzì, iniziando a balbettare frasi sconnesse mentre gli occhiali si appannavano –Io.. ecco… non… ba.. ba…- si riprese un attimo, spinta da un orgoglio sopito –Era una respirazione bocca a bocca. Stava annegando! (*)

Pai socchiuse gli occhi, ridendo –Ah sì? Non hai abbandonato il nostro combattimento per baciarlo?

-No!- protestò la ragazza, mentre Pai la stringeva a sé, pronto a teletrasportarsi di nuovo.

Alle debole proteste della ragazza, il sorriso di Pai si allargò il doppio –Andiamo, penso di aver capito.

E si teletrasportarono via.

 

Gish entrò nella stanza di Strawberry, dove la rossa era finalmente sola, senza quei due terrestri a scocciare.

-Ehilà- la salutò, sorridendo allegro.

La rossa socchiuse gli occhi –Tu sei Tart?

Gocciolone –No, sono Gish. Come stai, micetta?

Si sedette accanto, guardandola diritto negli occhi. Notò che in mano aveva un piccolo computer e stava vedendo delle immagini.

-Emh… cercavo di ricordare qualche cosa. Ma sinceramente, di questo Mark o della scuola non ricordo niente. Ryan dice perché non mi è mai piaciuta la scuola.

Un tuffo al cuore.

Non si ricordava di nessuno. Nemmeno di Mark. Né di lui. Poteva… poteva riprovarci… poteva….

“Adesso siamo pari, merluzzo”.

Sorrise. Un bel sorriso sghembo che per un attimo fece arrossire la ragazza, facendole saltare il cuore nel petto. Che strana sensazione… sentiva di averle già provato queste cose.

- Strawberry… se ti dico che io…- chiuse la sua mano pallida su quella di Strawberry -… e te siamo in qualche modo legati, mi crederesti?

Se la portò alle labbra, compiendo un baciamano che fece arrossire la ragazza, fino a farle spuntare orecchie e coda feline.

La ragazza si toccò le morbide e calde orecchie e deglutì “Funziona così…”.

Ignorò Gish e si alzò, andando verso il bagno e guardandosi allo specchio. Il giovane la seguì passo passo.

-Cosa c’è?

La ragazza guardò la coda e se l’accarezzò. Era reale, era vera.

-Io… io credo... di essere questa persona.

Gish non capì –Come?

Strawberry prese fiato –Forse non ricordo nulla della mia vita perché in realtà sono un gatto. Un gatto umano, non un umano trasformato in gatto. Forse io…

- Micetta, che stai dicendo? Vieni, coricati…

La ragazza lo guardò, confusa e scoppiò a piangere –Puoi rimanere con me? Fino a che no mi addormento?

Gish annuì, serio –Certo, piccola. Tutto ciò di cui hai bisogno…

Gish si diede del masochista. La ragazza si era messa sotto le coperte e lui le accarezzava i capelli in modo gentile e delicato. Era sicuramente un masochista perché non era normale farsi un discorso interiore, pensare di andare avanti e poi… pum! Essere da punto e d’accapo. Strawberry si addormentò profondamente e respirò con calma. Quando si alzò per andarsene, la manina della rossa si strinse nella sua, dolcemente e Gish si morse il labbro.

-Se continui così, finirò per innamorarmi nuovamente di te, micetta…

 

Ryan socchiuse la porta, arrabbiato.

Quel Gish.

Che cosa credeva di fare? Approfittare di Strawberry? Non l’avrebbe permesso. Tanto, quando sarebbero tornati sulla Terra, lei si sarebbe innamorata nuovamente di Mark. Per lui.. non c’erano speranze.

Sentì ridere fuori una voce conosciuta. Si affacciò alla finestra e quasi gli venne un colpo.

Lory passeggiava con Pai, vestita in modo strano. Portava i capelli sciolti e l’alieno teneva in mano gli occhiali della ragazza. Aveva un volto rilassato e li metteva in alto, fuori dalla sua portata e la ragazza doveva sporgersi, rossa e ridente, per prenderli.

Strinse i pugni. Perché quei due stavano tubando?

Perché erano così vicini? Perché Lory non arrossiva?

Li vide entrare e camminò in fretta verso l’uscita e li incrociò all’entrata.

- Lory, dovresti essere a letto.

 

Kyle si sedette sul letto con Mina e Pam, prendendo la mano della viola e stringendola amorevolmente –Come vi sentite, ragazze?

Pam sorrise e Mina pensò che non c’era sorriso più bello di quello di una donna innamorata.

In cuor suo, un po’ la invidiava. Essere amata con tanto ardore… Kyle se la mangiava con gli occhi, facendola sentire di troppo…

-Ma Lory... dove è finita?- domandò Kyle, un po’ allarmato.

Pam e Mina si guardarono e la modella regalò alla ballerina uno sguardo d’intesa – E’ in buone mani.

 

- Lory, dovresti essere a letto.

La ragazza osservò bene il biondo americano. I suoi occhi di ghiaccio lasciavano trapelare un velo di stizza che poche volte gli aveva visto.

Mortificata, si tolse il cappello –Ecco… io…

-Era al sicuro, con me- intervenne Pai, poggiandole una mano sulla spalla –Le ho fatto vedere il posto. Mi sembra giusto, poiché è anche merito suo la rinascita del mio pianeta.

Ryan strinse i pugni con più forza –E perché non ti sei portato dietro anche le altre ragazze?

-Erano per fatti loro.

- Lory è ferita. Deve riposare.

-Umano, guardala. Sta bene… non l’ho strapazzata- disse gelido Pai.

-Ha subito delle violenze in quella prigione. Che cosa credi di fare? Solo perché l’hai tirata fuori, non puoi spupazzartela così. Deve stare a letto, con le altre ragazze.

Pai capì l’enfasi dell’ultima parte della frase. “con le altre ragazze” voleva dire “con quelle della sua specie”.

Lory tossicchiò, nervosa – Ryan, tranquillo, ora le raggiungo. Pai emh… i vestiti te li faccio avere appena mi cambio- e senza dare tempo ai due, scappò, infilandosi a letto sotto gli sguardi attoniti di Mina, Pam e Kyle.

 

Note:

(*) secondo me, questa teoria non è da scartare… leggevo alcuni commenti e effettivamente quella di Lory sembra una respirazione bocca a bocca e ha più senso xD

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Capitolo 6
*** Capitolo sei ***


Non mi dilungherò molto, ma v’informo che, sicuramente, non posterò prima di una settimana a causa di esami =( purtroppo, avrei voluto scrivere un capitolo più lungo ma ho dovuto tagliare

Non mi dilungherò molto, ma v’informo che, sicuramente, non posterò prima di una settimana a causa di esami =( purtroppo, avrei voluto scrivere un capitolo più lungo ma ho dovuto tagliare! Perdonatemi!

Ringrazio tanto chi ha commentato lo scorso capitolo ^^ sentire le vostre parole da carica e soprattutto, mi fa capire se la storia piace o meno… se avete suggerimenti o altro, parlate pure ^^ sono aperta a tutto!

Prima di concludere, volevo condividere con voi un pensiero:  esattamente tra 24 giorni (ovvero giorno 16 Aprile), compirò 21 anni. Mi sento una vecchia XD il mio fidanzato mi guarda e dice “Ancora con le Mew Mew sei?! Amore? Ti devi accontentare di me, non ci sono questi strani alieni!

=( Uff! ma almeno ci siete voi ^^

Buona Lettura!

 

Capitolo sei.

 

Quando Strawberry si svegliò, si vide sdraiata accanto all’alieno che si faceva chiamare Gish, anche lui addormentato.

Si toccò le orecchie, di nuovo umane.

Uffa, erano più carine pelose e nere. Pensò

Osservò bene il volto dell’alieno. Era molto carino, a essere sinceri. Il volto era pallido, liscio e ovale. La frangetta verde scuro cadeva disordinata sulla fronte. Con due dita liberò la fronte.

Forse lo aveva scosso nel sonno, perché Gish mormorò –Strawberry

Chiama me…

E poi, tornarono in mente le parole di poche ore prima:

-Strawberry… se ti dico che io… e te siamo in qualche modo legati, mi crederesti?”

Strawberry aveva visto e rivisto le immagini del suo passato ma nulla. Non ricordava niente, né di guerre, né di fidanzati né di amiche.

Ma quegli occhi… erano la prima cosa che aveva visto.

Impercettibilmente si calò sul volto dell’alieno. Quello aveva la bocca socchiusa e sentì il buon profumo di… menta? …Sì, forse menta, che le inondava il viso. Aveva ciglia lunghissime. Sembrava un angelo, così addormentato e forse lo era, visto che lui l’aveva salvata da quella prigione.

Poi, un flash, un ricordo.

Era nella stessa posizione ma c’era un altro ragazzo, con lei. Non lo vedeva bene ma aveva i capelli scuri e riposava tranquillo (*)… si scostò, violentemente. Il cuore le batteva a mille. Gish si svegliò, sbattendo un paio di occhi di oro colorato –Buon giorno- disse, stiracchiandosi.

La ragazza si morse il labbro. Aveva uno strano nodo al petto…

Perché? Chi era quel ragazzo del ricordo?

Che sia il famoso Mark?

-Gish… scusa… posso chiederti un favore?

-Dimmi tutto, micetta…

-Puoi portarmi dalle altre ragazze? Sento che... voglio vederle, ma Ryan dice che non devo sforzarmi troppo…

Gish sorrise, mostrando i canini – Purtroppo i miei poteri non funzionano dentro le strutture a causa di inibitori, ma posso portarti senza farti faticare.

-E come?- chiese ingenuamente la ragazza.

Gish si alzò e velocemente, prese la ragazza in braccio, senza che questa potesse dire o fare niente.

-Ma…- diventò rossa e Gish la strinse.

-Niente “ma”. Hai chiesto, e ogni tuo desiderio è un ordine. Poi mi darai un bel bacio per sdebitarti.

Strawberry quasi ebbe un collasso e Gish rise –Scherzo, sciocchina. Andiamo. So che anche loro ti stanno aspettando.

Mentre camminavano, Strawberry chiese –Siamo molto unite?

Gish annuì –In modo incredibile. Siete cinque persone ma vi muovete, pensate come se foste una sola creatura. Come se aveste un cuore solo. Nelle battaglie, prese singolarmente non siete un granché, ma unite…

-Sento che mi mancano un po’…

-E’ normale. Ognuna di voi credeva che le altre fossero morte. Il tuo subconscio cerca di portarti a loro… le hai viste, ma eri appena uscita da quella specie di coma… forse devi passarci un po’ di tempo insieme.

Arrivarono nella grande stanza, ma i due si bloccarono, vedendo un Ryan Shirogane che rimproverava le ragazze, mentre Kyle cercava di calmarlo.

-No, Kyle, devono capire!- l’americano era furente –Sono state rapite, torturate, malmenate e incatenate come animali! Devono stare qui, non devono andare in giro. Appena si riprenderanno, torneremo subito sulla Terra e di quei ribelli se ne occuperà questo pianeta!

La ragazza dai capelli verdi disse, timidamente, alzandosi in piedi –Ryan, non c’è bisogno che tu ti arrabbi… so che stai dicendo questo per il nostro bene, ma...

- Lory, non dovevi andare in giro con quel Pai. Dovevi stare qua. Non sappiamo dove sono quelle persone! E se vi avessero attaccati?

Strawberry guardò Gish –Pai è quello con i capelli viola?

Gish annuì, ma aveva lo sguardo duro come l’acciaio.

- Ryan… ora calmati- disse Pam, duramente, mentre Mina alzava le braccia al cielo

-Non accadrà più niente, sta tranquillo!

Puddy prese la mano di Tart, sconsolata e Ryan la fulminò con lo sguardo. Guardando il ragazzino, disse: - Non vi muoverete più di qui e le visite sono…

-Ora basta!

Strawberry era scesa dalle braccia di Gish e puntava diritto verso l’americano –Ma chi ti credi di essere?- gli urlò –Non sei una baby sitter!

Tutti si stupirono della ragazza e per un attimo pensarono che le fosse tornata la memoria.

- Strawberry, che cosa ci fai tu qui?- Ryan guardò Gish con rabbia –Voi alieni siete degli irresponsabili!

-Tecnicamente, gli alieni ora, siete voi- corresse Gish, sorridendo ma mantenendo uno sguardo freddo.

Strawberry si frappose tra i due, e puntando il dito al petto dell’americano, disse –Quello che faccio è affar mio! Io non ricordo chi tu sia, ma sicuramente mi stavi antipatico! Anche se sei preoccupato per loro… o per noi… non puoi fare così! Siamo al sicuro, qui!

Con quella frase, Strawberry aveva dimostrato di non ricordare niente ma almeno il suo carattere non era cambiato ed era rimasta sempre esuberante e… esplosiva.

Ryan le mise una mano sulla spalla –Strawberry…

Improvvisamente, gli occhi di Ryan si fecero tristi. Un velo di tristezza che su quel bel volto, ci stava meglio quel sentimento di rabbia o stizza.

Una scossa percosse i due quando si toccarono.

Ryan fu investito dai sentimenti che provava per la ragazza e lei avvertì come una strana attrazione verso quel bel volto ora serio. Quegli occhi color del cielo erano… bellissimi. Per un attimo, un attimo solo, si dimenticò delle altre persone nella stanza…

Strawberry si stacco e le spuntarono la coda e le orecchie. Ancora piena di rabbia, disse –Noi siamo al sicuro, qua.

Ryan si arrese –Fate quello che volete.- uscì, velocemente e scomparve dai loro occhi.

Kyle baciò lievemente Pam –Vado da lui.

Strawberry riprese fiato e si rese conto del silenzio attorno a sé.

-Che… succede?- domandò, imbarazzata.

Puddy le saltò addosso –Eccoti! Questa sei tu! Queste sfuriate mi mancavano!

Tart era rimasto pietrificato dalla reazione di Strawberry – Ehy, vecchiaccia!- rise, levitando verso di lei –Sei una bomba!

-Eh... eh... come mi hai chiamato???- Questa volta, Strawberry si avventò contro il piccolo Tart, afferrandolo da una caviglia –Torna qui!

-No! Aiuto!

Lo sbatté al letto e lo prese a cuscinate, ridendo come una pazza –Così impari, nanerottolo!

Tart le prese il cuscino dalle mani e le disse, rosso –Almeno questo te lo ricordi, no?

Un flash.

Un’enorme pianta che la teneva ferma e lei che la strappava a  mani nude e il piccolo alieno che urlava “Vecchiaccia!”.

Strawberry si toccò la testa e Pam le fu subito vicina, vedendola barcollare –Tutto bene?- chiese la modella.

-Io…

Strawberry si sedette, tenendosi qualche ciocca di capelli rossi tra le dita –Io… ogni tanto vedo delle cose… delle immagini… ma non mi sembra di essere me

Mina si avvicinò –Sei la solita, Strawberry!- aveva un’aria da saputella e subito si sentì urtata.

Ecco. Un’altra cosa familiare.

Gish le fu vicino –Tutto bene? Vuoi tornare a letto?

Strawberry scosse la testa –Vorrei dormire qua.

Lui annuì –Farò portare qui la tua attrezzatura. Tart, vieni.

Il ragazzino annuì e seguì il fratellastro, lanciando un’ultima occhiata a Puddy.

Strawberry guardò in silenzio quelle quattro ragazze che erano molto belle, nonostante le bende e le varie contusioni ancora visibili. Sembrano contente di vederla…

-Posso… posso sapere chi siete voi per me?- chiese, timidamente.

Lory, dolce e amorevole, le strinse le mani –Tutto quello che vuoi…

Nella stanza entrò un alieno dai capelli viola che Strawberry aveva già visto. Era alto e i suoi occhi si fermarono prima su di lei e poi su quelli della verde… ora che ci faceva caso, non portava gli occhiali.

L’alieno si avvicinò –Stai bene, Strawberry?- chiese senza un vero interesse apparente.

Stranamente, Strawberry sentì un’insana fiducia nei confronti di quel giovane  mista, però, a uno strano timore. Sembrava forte e sicuro di sé, un verso soldato, non come Gish e Tart, così infantili. Nei suoi occhi non leggeva nessuna emozione particolare ma percepì uno strano velo di curiosità tipico delle persone intelligenti.

Annuì –Sì. Tu sei… emh

Il giovane storse la bocca –Pai. Puoi stare con le ragazze se non combini pasticci.

Il suo tono era severo e distante.

-Ne combino spesso?- domandò, ma l’alieno strinse le spalle.

Detto questo, porse a Lory un oggetto –Te li sei dimenticati prima.

Lory afferrò gli occhiali e li infornò sul naso –Grazie- bisbigliò ma Pai non diede segno di aver udito niente, uscendo senza degnare nessuno di uno sguardo.

Strawberry sorrise alla verde –Il tuo ragazzo è proprio strano- disse ingenuamente e Lory finì con il volto rosso e gli occhiali appannati –Cheeeeeeeeeeeeeeee?

Pam e Mina si tenevano la pancia dal ridere e Puddy batteva le mani.

-Scusa, che succede? Ti guardava come se volesse stringerti da un momento all’altro!- fece la rossa, provocando una crisi respiratoria alla verde –E tu lo guardavi come se fosse un principe azzurro! Che avete da ridere?

Pam abbracciò Strawberry –Sei sempre la solita. Arrivi sempre prima, forse troppo. Lory non è impegnata-

-Ah… chi di voi è fidanzata?

Puddy indicò Pam –Lei si sposa con Kyle!

Strawberry identificò Kyle con l’uomo gentile e galante –Sembra una brava persona…

Le ragazze si misero a parlare insieme e pian piano, Strawberry si sentì sempre di più a casa.

 

Un soldato, un ragazzo magro, con i capelli lunghi fino al mento e nero blu, ispezionava le prigioni delle Mew Mew. La sua armatura era aderente e risaltava i bei muscoli che il suo faticoso allenamento gli aveva fruttato.

Con una torcia illuminava la galleria e i suoi occhi color del cielo, così giovani e pieni di vita, intravidero una cosa. Una scritta scavata nel muro freddo e duro.

“Terra”.

Assottigliò lo sguardo. Subito fece come gli era stato insegnato: chiamò i suoi maggiori e cominciò a ispezionare la stanza che vi era dietro il muro, notando, con orrore, il suo stato pietoso. Vide dei resti di carte nere e bruciate, ampolle rotte.

“Cosa diamine…?” si chinò, puntando la luce della torcia su un punto ben preciso. Era, o almeno era stato, un cestino della spazzatura e al suo interno vi erano dei fascicoli e il cielo aveva voluto che un foglio, uno solo, si salvasse.

Lesse attentamente e sgranò gli occhi –Devo avvertire subito…

 

Saku, chiusa nella sua camera, sfogliava dei piccoli ritratti di famiglia.

Era concentrata, con un solo obiettivo in testa. Cercarlo.

In cuor suo ci aveva sempre sperato, quando aveva accolto Gish in casa sua, ma ormai, a quasi sedici anni dalla loro scomparsa, aveva abbandonato.

Infondo, la galleria era sprofondata di molto, non erano stati trovati tutti i corpi e

Trovò l’immagine che voleva.

Sentì bussare alla porta –Avanti- disse, distrattamente.

Pai entrò nella stanza, con Gish –Ciao, mamma!- la salutò Gish, di buon umore.

La donna strinse gli occhi, guardando con sospetto il figlio –Che cosa hai combinato che sei di buon umore?

Gish mise il broncio –Madre prevenuta…

La donna accarezzò la mano di Gish.

Anche se non lo aveva partorito Gish, era suo figlio.

Era arrivato nella sua casa che ancora gattonava ma non gli aveva mai tenuto nascosto niente. Sapeva del loro legame di sangue, come zia e nipote, ma poco importava. Era suo figlio tanto quanto Pai e Tart. Era così simile alla sua defunta cognata, così bella e dolce, ma aveva il carattere del padre, suo fratello, coraggioso, furbo, intelligente, forte.

Inizialmente aveva temuto in una reazione di gelosia esagerata per Pai, ancora piccolo e ancora attaccato a lei, ma per fortuna, si erano affezionati subito ed ora… litigavano come veri fratelli!

-Cosa hai in mano?- chiese Pai.

Sempre acuto, suo figlio maggiore. Forse troppo.

-Vecchie foto. Vorrei farle vedere a quella ragazza terrestre, Lory.

Il volto di Pai si corrucciò un attimo –Perché?

Lei nascose la foto sotto la veste – Abbiate un po’ di pazienza.

Gish chiese –Mamma, centra chi le ha rapite, vero?

Lei annuì –Ma non voglio… parlarne ancora. Non vi dispiace, vero?

I due giovani si guardarono e annuirono, consapevoli di non poter far niente di più.

-Ed ora… facciamo una bella chiacchierata madre figli: andrete con loro, vero? Tornerete sulla Terra e le proteggerete fino a che qui non si capirà qualche cosa?

Pai annuì, piano – Ci sembra il minimo. Loro hanno salvato il nostro pianeta.

-E a voi manca e quel pianeta, vero?- la donna sospirò –Porterete pure il piccolo, vero?

Pai si concesse un sorriso –Non credo sia nei suoi piani rimanere a casa. Lo terremo d’occhio, tranquilla.

-Ne sono certa- sospirò nuovamente, senza molta convinzione –Questa volta non state via un anno, per piacere. E fatevi sentire.

 

Il Generale Ierol Ikisatashi, padre dei fratelli Ikisatashi mandati sulla Terra, era un uomo taciturno ma pieno di orgoglio e buon senso.

Quando gli arrivò la comunicazione da parte di un soldato d’inquietanti scoperte, gli si erano rizzati i capelli castani sul collo mentre gli occhi color ambra, simili a quelli di Tart, guizzavano da una parte all’altra, nervosi.

Quando poi ebbe visionato la scritta “Terra” incisa a fuoco nella parete e intravide il foglio superstite, capì che c’era un urgente bisogno di provvedimenti.

“Progetto Mew” c’era scritto in alto, annerito

“Prelievo di campioni di Dna.

Inserirlo in esseri compatibili”.

Il resto, poi, era tutto bruciato ma ciò bastava a far capire la gravità della situazione.

Che era molto grave.

Chiamò un soldato fuori dalla porta, quello stesso soldato che aveva scoperto quelle cose –Il tuo nome, ragazzo?

Quello si sentì inorgoglire –Mi chiamo Stev.

-Bene. Soldato Stev, chiama immediatamente i miei figli e gli umani ideatori del Progetto Mew. E per piacere, comincia a pregare per le sorti dell’Universo.

 

 

Note:

(*) è la puntata in cui Strawberry diventa gatto per la prima volta e cercando di baciare Mark, diventa gatto.

Episodio 27, se non sbaglio. Ecco a voi il link della trasformazione, anche se va un po’ oltre XD

http://www.youtube.com/watch?v=50b0ztyBGaw&feature=results_video&playnext=1&list=PL06F67C33AEDC6E92

 

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Capitolo 7
*** Capitolo sette ***


Con gioia metto questo nuovo capitolo =DDD Spero di non andare troppo a rilento e v’informo che probabilmente, computer permettendo, posterò dei disegni riguardanti la storia (e poi, devo capire come si fa, anzi, se qualcuno mi spiega…

Con gioia metto questo nuovo capitolo =DDD Spero di non andare troppo a rilento e v’informo che probabilmente, computer permettendo, posterò dei disegni riguardanti la storia (e poi, devo capire come si fa, anzi, se qualcuno mi spiega…. XD).

Vi ringrazio tanto per le vostre recensioni ^^ Mi danno carica quando mi sento stanca e non ho voglia di fare niente.

 

Capitolo sette

 

Ryan e Kyle parlavano in modo sommesso.

Il primo era adirato e il secondo cercava di calmarlo con parole dolci.

- Ryan, non puoi fare così.

Il biondo americano guardò l’amico, una volta tutore, con astio- Non si rendono conto del pericolo! Non vi rendete conto del pericolo.

-Tu non ti fidi abbastanza.- fece Kyle, con la voce dura

-E tu ti fidi troppo- ribatté acido Ryan.

Kyle strinse gli occhi. Conosceva Ryan Shirogane da quando era un bambino e sapeva bene cosa c’era nel suo cuore: gelosia.

Ma una cosa la poteva capire, la gelosia nei confronti di Gish che stava attorno a Strawberry, la quale non sembrava disdegnare la sua presenza, ma il comportamento che aveva nei confronti delle altre ragazze, soprattutto nei confronti di Lory, non sembrava avere molto senso.

“Forse è solo perché non si sfoga con Strawberry da un po’ di tempo” pensò, amareggiato.

-Ha mortificato Lory. Ryan, se ci rifletti, sai che…

-Emh emh

Una voce sconosciuta li distrasse. Era quella di un soldato di quella città –Scusate… il Generale Supremo, Ierol Ikisatashi, chiede un colloquio con voi.

 

Saku entrò nella stanza delle ragazze, ma non le trovò.

Inarcò un bel sopraciglio. Era tutto in ordine, a parte il letto di Puddy, ma delle cinque terrestri, neanche l’ombra.

-Attenta, Puddy!

Questa sembrava la voce di Mina…

-Ehy! Strawberry, cosa fai?

Lory…

-Ragazze, Ryan s’infurierà e probabilmente tutti i medici di questo posto.

Pam, senza dubbio.

-YEEEEAH!

Ecco Puddy.

Seguì le voci e ben presto si trovò nel giardino della struttura.

Era piccolo e molto verde, con piccoli impianti di strani alberi terrestri che i suoi figli avevano portato. Si chiamavano meli e il frutto, a detta di Gish, era molto buono.

Le ragazze erano sedute sotto uno di questi alberelli e sembravano rilassate e tranquille.

Pam, la più grande, si accorse di lei e la salutò con un cenno del capo e l’altra ragazza più minuta, Mina, sorrise, gentile.

Allora si voltarono Puddy, Strawberry e Lory. La prima e la seconda si sbracciavano, la terza arrossì un po’.

Saku si avvicinò, elegantemente, con una grazia degna di una modella, secondo le ragazze.

Era molto bella, questo lo avevano constatato e Pai le assomigliava in modo incredibile. Non sembrava nemmeno molto grande, anzi, le avrebbero dato una ventina di anni ma visto e poiché aveva tre figli e il maggiore sembrava avere sulla ventina…

-Cosa state combinando?- chiese curiosa.

- Prendevamo solo un po’ d’aria- disse Mina –Spero che ciò non sia contro le regole- aggiunse, con un tono un po’ seccato.

Saku annuì –Assolutamente no, vorrei solo che non vi stancaste. I miei figli mi ucciderebbero, se per caso vi capitasse qualche cosa, di nuovo.

Saku guardò Strawberry –Ricordi niente, tu?

Strawberry scosse il capo, facendo ondeggiare i bei capelli rossi –No, ma loro- e indicò le Mew Mew –Mi piacciono un sacco- rise di gusto.

Sembrava serena e non più confusa come poco prima e di questo, Saku era contenta.

Il suo sguardo materno si spostò a Lory –Scusami, cara… posso parlarti un attimo? In privato?

Puddy e Mina ridacchiarono e Strawberry sussurrò la parola “suocera” e Lory arrossì mentre la rossa si beccò una gomitata nelle costole da parte di Pam, che tratteneva una risata.

Lory si alzò, titubante –Va… va bene…

“Perché vogliono tutti parlare con me… sigh

 

Ierol guardò i tre figli e i due umani. Mostrò loro il foglio e disse senza tante cerimonie –Ho la netta sensazione che siano andati sulla Terra.

-Chi?- domandò Tart, come caduto dalle nuvole.

Il padre guardò duramente il figlio minore e disse –Chi ha rapito quelle ragazze.

Kyle esaminò il foglio e disse –Cosa c’è scritto?

Gish glielo sfilò delicatamente dalle mani e lesse ad alta voce

“Progetto Mew”

“Prelievo di campioni di Dna.

Inserirlo in esseri compatibili”.

Ryan si mise una mano sotto il mento –Non può essere.

-Che cosa vuol dire?- domandò ancora Tart e Ierol pensò che fosse stato uno sbaglio inserirlo in quella conversazione. Era ancora troppo piccolo, nonostante i suoi incredibili poteri.

Intervenne Pai, acuto come sempre –Vuol dire che stanno cercando altre persone in cui inserire il Dna delle Mew Mew.

Tart ci pensò –Altri umani? E’ possibile?

-No- asserì Ryan –Strawberry, Mina, Lory, Puddy e Pam sono le uniche. Le abbiamo cercate per mesi e sono state compatibili al 70% al Dna degli animali Codice Rosso.

Gish sgranò gli occhi -70%? Pensavo fossero… completamente fuse con il Dna inserito nel loro corpo.

Kyle scosse la testa –No. Non sono neanche stabili. Ad esempio a Strawberry se si emoziona troppo si trasforma in gatto oppure Mina è molto elastica rispetto a molte ragazze e deve stare attenta perché è diventata… così leggiadra da prendere il volo… Lory appena tocca l’acqua diventa per metà pesce mentre Puddy è diventata esageratamente ginnica senza il minimo sforzo e Pam ha aumentato la sua forza in modo sproporzionato. Tutti questi fattori sono instabili e reagiscono secondo gli stati d’animo.

-Abbiamo pure temuto- aggiunse Ryan, pensoso –Che la loro mutazione fosse..  irreversibile, ovvero che si trasformassero nei loro animali.

Pai ripensò a quello che aveva detto Lory e gli venne un brivido lungo la schiena.

-Cioè, le avete trasformate senza nessuna certezza?- chiese Tart, scandalizzato.

Ryan lo guardò, acido –Ci stavate attaccando, dovevamo difenderci in qualche modo e non pensare che non mi dispiaccia per quelle ragazze.

Ierol batté una mano sul tavolo, spazientito –Non è il luogo per certi dibattiti. Dobbiamo intervenire poiché non credo siano solo quelle ragazze in pericolo ma anche il nostro pianeta.

Gish strinse i pugni –Noi andremo sulla Terra. Proteggeremo tutti, puoi starne certo.

Ierol sospirò –Non credo bastiate.

-Non dimenticarti delle Mew Mew. Loro hanno sconfitto Profondo Blu- fece Pai, sostenendo Gish.

Ierol annuì. Rimandare i suoi figli in guerra non gli piaceva ma sapeva che era necessario.

Guardò Tart –Tu resti qua.

Il minore sgranò gli occhi –No. Vado con loro!

-Sei solo un bambino. Non ero d’accordo a mandarti un anno fa, non lo sono ora.

-Io vado, che ti piaccia o no. Sono forte quasi quanto Pai e Gish e sicuramente più forte di molti soldati! Io andrò!

Ierol lesse negli occhi del figlio la determinazione.

E nella sua testa, partì una strana riflessione: Pai era la fotocopia fisica della madre ma il carattere, i modi calcolatori, la forza, l’intelligenza, erano di Ierol, grande Comandante e Generale, impeccabile e temuto, orgoglioso e spietato in battaglia. Gish, invece, nonostante non fosse suo figlio ma, suo nipote, aveva ereditato da lui l’astuzia, e dalla moglie i modi eleganti e l’acume brillante. Tart, era un caso a parte. Era testone, irascibile e ostinatamente orgoglioso anche se molto forte. Di certo, non prendeva da lui anche se a moglie, ridendo e scherzando, diceva che su Tart poteva essere sicuro al 100% che fosse suo figlio.

Sospirò –Pai, occupati di lui.

Il maggiore annuì, serio –Va bene.

Tart fece per rispondere ma Gish gli diede un pizzicotto e si morse la lingua. Aveva vinto, e doveva starsi zitto.

-Quando partiamo?- chiese Kyle, con un tono impaziente nella voce.

-Quando volete- disse Pai, senza far parlare Ierol.

Ryan guardò freddamente l’alieno -Ottimo. Domani stesso, allora.

Voleva allontanarsi da quel pianeta. Avrebbe preferito, però, allontanare le ragazze da quei tre alieni ma sembrava impossibile. Erano come calamite per i guai.

Pai e Ryan si guardarono un paio di secondi e per un attimo, l’alieno giurò che lo stesse sfidando. Era lo stesso sguardo di poco fa quando era con Lory.

Ryan distolse lo sguardo a causa di Kyle, che li richiamò all’attenzione –Sarà il caso di avvisare le ragazze. Dobbiamo preparare Strawberry perché lei, della Terra, non ricorda niente.

Altro problema: Strawberry e quell’odioso Gish.

Ryan si sentì investire dalla gelosia. Possibile che su tre alieni che avevano avuto modo di conoscere da vicino, sembravano aver catturato l’interesse di tre componenti delle Mew Mew.

Uscirono dalla stanza e Ryan sembrava sbuffare fumo.

 

-Vorrei affidarti un incarico.

La ragazza e la donna si erano allontanate dalle Mew Mew ed erano andate in una stanzetta piccola ma accogliente che assomigliava tanto a uno studio.

Saku chiuse la porta, a chiave e Lory si chiese del perché di tanta segretezza.

La donna la fece sedere e le porse, poi, una foto.

Lory capì che era un po’ vecchia a causa delle pieghe che aveva e quindi fece attenzione a come lo toccava.

Era una foto di famiglia, senza dubbio.

E poté riconoscere tutti e tre gli ex nemici piccoli ma

C’erano due donne adulte, e una era Saku, senza dubbio. L’altra aveva dei lunghi capelli verdi e occhi del medesimo colore scuro e assomigliava incredibilmente a Gish, che teneva in braccio. Il piccolo Gish indicava l’obbiettivo e rideva con i grandi occhi dorati. Poi c’erano Ierol e… un Pai grande o una Saku femmina, non lo sapeva dire.

Era la fotocopia di Pai adulto, con solo i capelli più corti e ordinati e un viso dolce e affettuoso mentre gli occhi erano vispi, come quelli di Gish. Teneva per mano braccio un altro bambino. Strabuzzò gli occhi. Era un Pai piccolo… un gemello? Ma la cosa non quadrava perché vicino a questa famiglia, c’erano Ierol che teneva in braccio un Tart in fasce e Saku aveva le mani appoggiate con fare protettivo su Pai

Poi notò un’altra cosa… il braccio del Pai grande erano intorno alla vita di Saku, come se fossero molto intimi.

Lory decise di parlare –Chi sono, queste persone?

Saku sorrise, dolce e Lory capì che li doveva amare molto, quei soggetti nella foto.

-Questa- indicò la donna con i capelli verdi –E’ mia cognata. Si chiamava Layla ed era la mamma naturale di Gish, il bambino che tiene in braccio. Carino, vero? Crescendo è diventato ancora più vivace, proprio come sua madre. Una donna eccezionale. Quella accanto a lei è suo marito, mio fratello. Si chiamava Tori. Non siamo gemelli, se è quello che pensi, ma non è bellissimo? Un po’ come il mio Pai ma più maturo. In braccio c’è il loro primogenito, Rei. Un testone bambino. Non assomiglia tanto a Pai? Strano, eh?

Poi ci siamo io, Ierol, mio marito, Pai e il piccolo Tart.

-Non capisco cosa vuole da me…- fece Lory, confusa da tutti quei nomi e intrecci familiari.

- Lui- indicò Tori –Lei- ora indicò Layla –Sono morti in n crollo di una galleria, tempo fa. È successo circa una settimana dopo questa foto- gli occhi di Saku si intristirono –Abbiamo trovato i loro corpi sepolti. Gish si è salvato perché la madre ha fatto da scudo con il suo corpo ed è uscito illeso.

Lory fece la domanda che le premeva –E Rei?

-Non si è mai trovato il corpo. Tutti lo davano per morto, ma mi sembrava molto strano. Anche dopo anni, i corpi si ritrovavano, nelle gallerie.

Si accese una lampadina nella testa della verde –Lei pensa che Rei sia….

- Il tuo carceriere, esatto.- Saku la guardò con i suoi occhi violacei con il contorno dorato -Hai detto della stranezza degli occhi, simili ai miei. Erano gli stessi di Tori e di Rei. Sono sicura che sia lui.

Lory si sentì sempre più confusa -Ma allora perché…

-Non è mai venuto da noi? Non lo so. A breve tornerete sulla Terra e sono sicura che li incontrerete e ti prego, ti scongiuro: riportalo indietro.

Lory si sentì carica di emozioni e guardò Saku. Era meravigliosa, anche ora che i suoi occhi erano pieni di lacrime.

-Cosa le fa credere che io ce la posso fare?- si portò una mano alla testa, scuotendola forte.

Lei non era tanto… capace. Era la più debole sia fisicamente che psicologicamente e convertire una persona del genere…

“Con Pai, ad esempio, ho fallito clamorosamente”.

Saku la distolse dai suoi pensieri -Perché lo so. Tart mi ha raccontato tante cose su di voi. Lo farai, per me?

Lory sospirò. Non sapeva dire di no –Gish lo sa di avere un fratello?

-Sì- disse Saku –Ma non ha mai visto questa foto ed è l’unica con suo fratello. Non ha idea del suo volto.

-Glielo posso dire?

-Fa quello che ritieni necessario anche se preferirei che rimanesse segreto... non sappiamo con certezza che sia lui, ma tu devi scoprirlo e riportarlo dalla parte giusta.

Lory annuì e seppe, in quel medesimo istante, di essersi cacciata in un grosso, grossissimo guaio.

 

Meno di ventiquattro ore.

Meno di ventiquattro ore e sarebbero tornati sulla Terra.

Strawberry e le altre avevano ricevuto una visita di, Kyle, nel pomeriggio e gli era stato detto dell’imminente partenza e delle cose scoperte.

Avrebbe rivisto Mark, la sua famiglia… forse avrebbe scoperto qualche cosa in più su di sé…

Ripensò allo sguardo di Ryan, così carico di emozioni che non riusciva a trattenere.

Accanto a lei sentiva Puddy russare.

Si rigirò nel letto e sospirò.

Dentro di sé avvertiva una strana sensazione di disagio ripensando a quei bei occhi color del ghiaccio.

 

 

 

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Capitolo 8
*** Capitolo otto ***


Ta daaaan

Ta daaaan! Ecco a voi il capitolo nuovo nuovo ^^

A breve vorrò postare la “foto” che Lory conserva, quella si Saku. Devo solo capire come =D

Grazie tanto a chi ha commentato ^^ Mi fa veramente piacere!

È stato un periodo un po’ così, al solito, e piano piano che si avvicina il mio compleanno (il 16, sigh) mi viene lo sconforto. Detesto il mio compleanno xD Inviterei il mondo, ma io mi lascerei a casa xD

Che dire? Fatemi un bel regalo e ditemi cosa ne pensate ^^ Un bacio ^^

 

Capitolo otto.

 

Nessuno venne a salutarli alla partenza, se non Saku.

La navicella partì sola e Strawberry si chiese se era giusto così ed espose il suo pensiero a Pai.

L’algido alieno la guardò con freddezza e poi disse –Quando siamo partiti la prima volta, non c’era neanche nostra madre. Sono le regole ed è un po’… una superstizione.

-In che senso?- chiese la rossa.

La sua voce prese un’intonazione quasi disgustata -Si cerca di mantenere l’ultima immagine delle persone partite, quella in casa, il giorno prima, pregando che essi tornano solo più forti di prima.

Strawberry aggrottò la fronte -E se non tornano vivi?

Pai la guardò diritto negli occhi.

Cosa ci trovava Gish in lei? Era carina, graziosa, ma finiva tutto là. Non vedeva in lei quelle caratteristiche così… belle da aver portato suo fratello al tradimento e alla morte.

Forse Gish aveva pessimi gusti in fatto di donne? Probabile.

-Se non tornano vivi, i loro corpi non sono accettati dalla famiglia perché se sono morti, non erano abbastanza forti.

Strawberry si mise una mano al cuore –E’ una cosa triste.

-Già.

Gli occhi di Strawberry s’inumidirono di tristezza e Pai provò una strana morsa allo stomaco. Odiava vedere le donne piangere perché gli ricordavano sua madre quando erano stati scelti per la guerra. Poi, veder piangere una ragazzina…

-Non c’è bisogno di fare così, sai?- le disse, un po’ più dolce –Oggi non è venuto nessuno perché abbiamo tenuto il tutto segreto.

Strawberry sembrò rasserenarsi e sorrise, asciugandosi gli angoli degli occhi -Capisco. Senti, mi parli un po’ di me? E delle Mew Mew?- domandò a bruciapelo.

Strawberry, fino a quel momento, aveva parlato con tutti, tranne che con Pai che sembrava molto distante e difficile da raggiungere. Quelle poche volte che lo aveva visto era sempre concentrato su Lory o molto silenzioso e concentrato, lontano dal suo corpo con la mente persa nello spazio.

Pai aggrottò la fronte – Che cosa vuoi sapere?

Strawberry si strinse le spalle -Quello che sai tu…

Pai si lasciò andare sulla sedia dei comandi e mise il pilota automatico con un tasto –Sei molto forte. E testona. La tua potenza, le volte che la usi tutta, è del 110%. Sei la più forte delle Mew Mew.

Rimase in silenzio, non sapendo che altro dire, ma gli occhi di Strawberry, colmi di curiosità lo misero a disagio e cercò di aggiungere altro, scavando nella memoria –Sembri essere molto legata alle tue compagne e…- si bloccò di nuovo –Mi spiace, non so che altro dirti. Sei coraggiosa e forte. Per me basta.

Strawberry rimase delusa –Beh… almeno parlami un po’ delle mie compagne, no?

Pai sospirò, a disagio –Non so cosa dirti… beh… Mew Mina è agile, forte anche lei ma più.. aggraziata, credo sia questo il termine. È incrociata con il Lorichetto Blu. Sembra molto presuntuosa ed è una potenza quando combina i suoi attacchi con i vostri, specialmente con Mew Pam. Anche lei è forte, la seconda in classifica, secondo me. È un po’ un vero lupo come carattere. Quando mi confrontavo con lei, dovevo usare tutte le mie abilità per non finire schiacciato dal suo potere- la sua fonte si corrucciò –Poi c’è Mew Puddy. Poco da dire. È una mocciosa pestifera e s’intratteneva sempre con Tart, il che mi faceva stare più tranquillo poiché più che lotte sembravano scaramucce. Infine c’è Mew Lory. Credo che abbia un forte potenziale ma non lo usa. È molto riluttante a combattere. Va bene, così?

Strawberry si grattò la testa –Sei stato poco utile.

Gocciolone –Scusami, eh…- fece ironico.

Strawberry si strinse le spalle –Fra quanto arriveremo sulla Terra?

- Una settimana circa.

-Uh…

 

Ryan si ritrovò faccia a faccia con Strawberry a un paio di ore dalla partenza.

La ragazza, nel vederlo, assunse tante espressioni: prima arrossì, con quel dolce rosso che le coloriva le guance, poi invece, assunse un’aria confusa e infine, quella che preferiva nelle giornate noiose: quella furiosa.

-Ancora tu!- fece la giovane e Ryan sorrise, quasi rise davanti alla ragazza.

- Eh… siamo nello spazio dentro una navicella… credo di non poterti evitare, cara la mia Strawberry - e le diede un buffetto sulla testa e la ragazza chiuse gli occhi.

Un altro flash.

Lei, con indosso uno strano vestito color amarena da cameriera che minacciava il biondo con una scopa.

Si toccò la parte toccata e disse, con voce piccola –Perché nei miei frammenti di ricordi siamo amici e qui invece… litighiamo?- chiese, quasi rattristandosi.

Ryan mise le braccia dietro la testa –Noi… litighiamo sempre… è il nostro modo per dirci che… emh…- arrossì, guardando di lato –Che ci vogliamo bene.

Strawberry lo guardò, corrucciata –E allora perché ti sei comportato così, con noi? Ci hai rimproverato ingiustamente.

Ryan era a disagio –Sono solo preoccupato per voi. Da quando siete scomparse…- si fermò, notando Gish dietro Strawberry, che li guardava con occhi dorati pieni di diffidenza.

Fece cadere le braccia sui fianchi, sentendo il suo corpo reagire con violenza alla vista dell’alieno, che fece altrettanto, avvicinandosi a grandi passi, prendendo Strawberry da una mano –Ehilà, micina- disse cercando di fingersi amichevole ma il suo sguardo era come fuoco contro Ryan.

Iniziò una lotta con lo sguardo e Strawberry era al centro, come se fosse stata nell’occhio del ciclone. Si sentì a disagio e abbassò lo sguardo, mangiucchiandosi un’unghia.

Ryan osservò Strawberry e strinse la mascella –Vi lascio soli- disse, cercando di fare retro marcia, ma la mano di Strawberry, calda e vellutata lo fermò per il braccio.

Lo sguardo della ragazza era confuso ma tenace. Incrociarono lo sguardo e per un attimo, la ragazza si pese in quegli occhi color del cielo.

 –Aspetta, non…

Strawberry si sentì tirare da Gish e si voltò a guardarlo un po’ adirata.

Sentiva troppe… cose…

Il fuoco di Gish, il ghiaccio di Ryan… la voglia di abbracciarne uno e di stringersi all’altro.

“Cosa mi succede?” pensò, sconfortata, mollando entrambi.

I ragazzi erano confusi dalla reazione di Strawberry e non fecero niente quando questa li lasciò soli, quasi scappando da quella stanza piena di sentimenti contrastanti.

Gish guardò Ryan –Guarda cosa hai fatto!- lo accusò Gish.

Ryan si voltò nuovamente, dandogli le spalle –Non è giusto quello che stai facendo. La stai confondendo ma quando torneremo sulla Terra, lei tornerà da Mark. Sono fatti per stare insieme, ti sei dimenticato l’ultima battaglia? Non importa che non si ricordi di lui. Basteranno un paio di settimane- e uscì dalla stanza, lasciando Gish frustrato “No, non sarà così”.

 

Quando avevano deciso di lasciare la terra, Nadia non pensava che si sarebbe annoiata tanto.

I suoi capelli blu come il cielo notturno erano acconciati in una morbida treccia che era appoggiata sulla spalla e gli occhi del medesimo colore erano lucidi dalla noia.

Vestiva leggero. Era scesa sulla Terra e aveva fatto un po’ di shopping e indossava un’adorabile camicia verde scuro su dei jeans attillati e neri e ai piedi portava stivali con la zeppa. Era bellissima.

Aveva dovuto nascondere le sue orecchie aliene per far spese e aveva chiesto a Rei e poi a Natsu di accompagnarla ma i due non avevano voluto sentire ragione.

Poi c’erano il bambino e il vecchio, Koda e Loren, ma erano così… inquietanti… silenziosi e con lo sguardo perso.

Si stiracchiò. Avevano  creato una nuova dimensione simile a quella di Pai, Gish e Tart ma era più piccola e doveva accontentarsi di una stanza veramente piccola, di tinte azzurre molto delicate.

-Fra quanto arriveranno le Mew Mew?- chiese Natsu, un alieno con i capelli neri e lo sguardo castano.

Rei alzò lo sguardo dalla sua rivista umana -Chiedi al Capo.

Già.

Il Capo.

Un uomo bellissimo. Giovane, bello e temibile. I capelli erano neri come la pece e dello stesso colore erano gli occhi erano ancora più scuri. Aveva detto di chiamarsi Syrio e Nadia se ne sentiva già innamorata. Era carismatico, intelligente… non sembrava aver niente in comune con quella marmaglia che aveva per compagni. Era stato lui a trovarli, lui aveva ideato il piano… ma qual era il suo scopo?

Lo avevano seguito incondizionatamente. Non trovavano giusto vivere in un pianeta di seconda mano, né che gli umani vivessero felici.

Syrio era comparso così, dal nulla, per loro.
“Per me” sorrise Nadia.

-         Dov’è adesso?- chiese, dolce.

Koda la guardò –Credo sia sulla Terra ma oggi era di cattivo umore. Lascialo stare.

Loren alzò la sua testa canuta –Le Mew Mew saranno qua a giorni. Lasciamo che tutto si riordini un po’.

Nadia si scaldò –Ma noi non dovevamo conquistare la Terra?

Rei la guardò, acido –Taci, femmina. Syrio sa cosa deve fare. E noi lo seguiremo.

-Non metto in dubbio il suo volere, ma

Natsu la guardò, dolcemente con i grandi occhi castani –Cara Nadia, compagna mia, tutto a suo tempo. Nessuno comprende i piani di Syrio ma non siamo costretti a stare qua. Possiamo andarcene quando vogliamo.

Nadia si arrese, sedendosi scomposta –Che noia…- ripetè, non vedendo l’ora di rivedere l’urtante faccino di Mew Mina.

 

Note:

Per non confondervi le idee, poiché mi rendo conto di non essere mai stata molto chiara:

Natsu: carceriere di Strawberry.

Nadia: carceriera di Mina

Rei: carceriere di Lory

Koda: carceriere di Pam

Loren: carceriere di Puddy

Syrio: l’alieno misterioso che ha fatto saltare tutto in aria xD

 

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Capitolo 9
*** Capitolo nove ***


Non ho avuto molto tempo per scrivere e a questo capitolo ho dovuto fare dei tagli assurdi perché non ho il tempo di completarlo

Non ho avuto molto tempo per scrivere e a questo capitolo ho dovuto fare dei tagli assurdi perché non ho il tempo di completarlo. Cercherò di essere più veloce e più coincisa per il prossimo capitolo ^^ Un ringraziamento a chi ha commentato!!!

VI chiedo scusa se il capitolo è un po’ giù di tono ^^

 

Capitolo nove.

 

Terra, qualche giorno dopo…

Un pianeta che dallo spazio presenta colori come il blu, il verde e il bianco girava tranquillo su se stesso e intorno al sole. Non si preoccupava di nulla perché, lo sapeva, era difeso da cinque Paladine, bellissime ragazze con cuori puri e mente aperta, pronte ad affrontare le difficoltà. Ecco perché le aveva scelte, ecco perché aveva donato, dopo millenni, l’Acqua Cristallo.

Così aveva sempre pensato Mark, il bel ragazzo moro di origine americana impiantato a Tokyo quando era molto piccolo.

Ricordava perfettamente quando Strawberry gli aveva chiesto di uscire la prima volta: rossa in volto, imbarazzata, piena d’insicurezze… la sua piccola dolce Strawberry.

Provava un forte attaccamento per lei, la amava, ne era attratto e la voleva al sicuro, lontana dai pericoli, dai dolori, dalle battaglie.

Si era accorto di tenere tanto a lei quando l’aveva aspettata per ore sotto la pioggia.

Mark mise giù la matita e smise i fare i compiti, tenendo la testa fra le mani, stringendo forte la capigliatura nera.

Avrebbe preferito morire, farsi lapidare, tornare sotto il controllo di Deep Blu, combattere da solo contro gli alieni con la sua spada di kendo come unica arma. Avrebbe sacrificato la vita, l’anima per rivedere Strawberry a casa.

Aveva capito che la sua sparizione non era normale dal fatto che Ryan e Kyle si erano volatilizzati.

Poggiò la testa sulla scrivania e guardò il suo letto con sopra una valigia disfatta.

Sarebbe dovuto partire per la Gran Bretagna ma… prima doveva aver notizie di Strawberry. Doveva sapere se stava bene, se era viva se…

Sentì dei passi nervosi su per le scale e sua madre entrò con il fiato corto, con il telefono in mano e gli occhi lucidi di… gioia?

-Mark!- la madre gli corse incontro, prendendo la sua faccia scura nelle sue mani chiare.

Era una brava donna, gentile e onesta. Mark era contento che l’avesse adottato una donna così gentile ma faticava a vederla come una madre perché lei, biologicamente parlando, non lo era. Si sforzò comunque di chiamarla come a lei piaceva sentire –Sì, mamma? Cosa c’è?

-E’ a casa. È tornata.

Le parole lo investirono con una violenza inaudita e quasi cadde dalla sedia.

Si alzò, sentendo una scarica di adrenalina nel corpo improvvisa –Vado da lei.

-Sono in ospedale. Sono ricomparse anche le sue amiche. Le hanno trovate i loro amici Ryan e Kyle. Aspetta domani…- la donna provò a prenderlo tra le braccia, ma Mark si scostò -No!-

La donna lo guardò –Mark, tesoro mio... ascoltami attentamente. Strawberry ha… non ricorda niente. Neanche dei suoi genitori.

Mark sorrise –Non importa. Non m’importa. Non è importante. Lei s’innamorerà nuovamente di me e sarà tutto come prima… come prima!- e corse fuori, dirigendosi verso l’ospedale mentre la donna gli urlava qualche cosa che lui ignorò.

L’avrebbe trovata, abbracciata, tenuta tra le sue braccia e…

-Ma chi si vede…

Mark si fermò. Quella voce era riconoscibile anche a distanza di settimane.

Appollaiato come un gatto sopra un muro, c’era Gish.

Mark sentì un brivido lungo la schiena. Quell’alieno era pericoloso. E lui non poteva trasformarsi nel Cavaliere Blu perché alla morte di Profondo Blu aveva perso i suoi poteri ed ora, quell’alieno pazzo e sadico avrebbe potuto scuoiarlo vivo in pochi attimi come se fosse fatto di burro

-Hai rapito tu Strawberry?- chiese, con rabbia, quasi urlando. Non importava se era più forte di lui. Avrebbe ucciso chiunque facesse del male a Strawberry!

Gish assunse un’aria seria –Io l’ho salvata. È tornata a casa grazie a me e sappi che non ricorda chi tu sia.- Gish apparve in un battito di ciglia davanti a Mark, così vicini da sfiorarsi i nasi –E si innamorerà di me. Puoi starne certo.

Mark lesse negli occhi dorati di Gish la determinazione che rasentava la pazzia che lo aveva caratterizzato nell’anno di battaglia.

Lo scansò, educatamente, e senza voltarsi, continuò a camminare e disse –Strawberry può amare chi vuole. Non m’importa. Voglio solo che sia felice e che stia bene. Non sono egoista, io.

Gish serrò la mascella –Mi stai insultando, umano?

Mark si voltò a guardarlo, freddo e inespressivo –Sai, nel mio sangue c’è un po’ della tua razza. Secondo Ryan e Kyle ci sarà sempre quindi chiamarmi umano è un po’ inappropriato.

Gish lo guardò con disgusto –Tu non sei come me.

-No, è vero. Ma sono molto più simile a Strawberry e alle Mew Mew di voi altri. Ora scusa, voglio vederla e so che tu non mi accompagnerai da lei, quindi…- Mark riprese a camminare, velocemente e Gish si teletrasportò via, sentendo il disgusto per quell’umano cresceva sempre di più.

 

Mina sospirò, poggiandosi al muro.

Era esausta. Erano ore che parlavano con la polizia, con i medici.

Che cosa ricordavano?

Che cosa è successo?

Chi le aveva rapite?

Non lo so, non lo sappiamo, non ricordiamo niente… no, eravamo in una casa sulla montagna e ci hanno trovato Ryan e Kyle, sì, stiamo bene, no, non ci hanno fatto del male.

Che cos avrebbero potuto dire? Dovevano mentire, mentire e mentire.

Ryan e Kyle avevano rifiutato interviste e la polizia si era messa in moto per trovare i responsabili dei rapimenti delle ragazze.

Le famiglie erano arrivate quasi subito.

C’era stata molta cofusione… dovette sforzarsi un attimo per fare ordine nella testa.

Pai, Gish e Tart si erano camuffati da umani, vestiti e cappelli adatti e si erano finti guardie del corpo di Ryan e Kyle… o almeno Pai e Gish, mentre Tart stava sempre vicino a Puddy.

I genitori di Mina erano raramente in Giappone, ma da quando era scomparsa, non avevano abbandonato la loro casa, in attesa di notizie di Mina e quando la videro, la strinsero forte, un po’ goffamente. Seji l’aveva abbracciata e la balia era scoppiata a piangere, inveendo contro i rapitori e augurando loro le peggiori pene.

Pam era stata accolta dalla sua manager, che l’era arrivata incontro sorridendo e dicendole –Cara Pam, tutto bene? Hai saltato parecchi appuntamenti in questo periodo.

Pam aveva sorriso, contenta che la donna non si fosse persa in smancerie –Oh, Lidia cara, spero di recuperare presto. Non è che per caso mi procuri un caffè molto forte?

Il padre di Puddy e Ron Yuebin non si erano scomposti in abbracci o baci ma i fratellini l’avevano travolta, piangendo come pazzi e Pai criticò alla freddezza dei modi dei due adulti: era una bambina, infondo. Non sapevano far di meglio? Il padre della bambina era freddo e composto e i suoi occhi non tradivano emozioni e Puddy ne sembrò amareggiata, un po’, quando le disse –Farti rapire così… spero che i tuoi rapitori non abbiano avuto vita facile, con te.

-No, papà.- rispose composta la ragazzina.

-Bene. Quando ti riprenderai, intensificheremo il tuo allenamento.- Gish e Pai si scambiarono uno sguardo, storcendo le labbra.

I genitori di Lory e il fratello le erano corsi in contro, tenendola stretta, chiudendosi in un nido d’amore tutto loro.

Per Strawberry fu tutto più difficile.

I genitori la abbracciarono ma la ragazza sembrava confusa e guardandoli, chiese –Voi… emh… siete i miei genitori?

L’amnesia non si poteva nascondere. Dovettero affrontare la dura verità.

Shintaro si coprì con la mano gli occhi ma Sakura non si perse d’animo. Prese il volto di Strawberry nelle mani e disse –Sì, siamo la tua mamma e il tuo papà. Non siamo mai stati così in pena per te da quando sei nata e messa dentro l’incubatrice.

Nel petto di Strawberry si sciolse un qualche cosa… quella donna le somigliava da morire e le sue mani erano dolcemente fredde, curate e faceva un buon profumo di.. di lavanda, di casa. L’uomo aveva i suoi occhi. Allungò una mano verso di lui –Tu sei mio padre?

Shintaro annuì e Strawberry sorrise –Allora, papà emh.. io  ho un ragazzo, giusto?

Gish si agitò, ma Pai lo colpì a una costola. Sapeva che Gish prima si era catapultato da Mark, il motivo gli era estraneo, ma non avrebbe permesso che il fratello rovinasse tutto.

Gish si appiattì contro il muro, carico di tensione ma nessuno sembrò notarlo.

-Ahimè! La mia bambina!- scherzò l’uomo, abbracciandola con trasporto.

Sakura le prese una mano –Se vuoi vederlo, lo chiamo subito.

Strawberry ci pensò. Chi era questo Mark? Che tipo era? Dalle foto sembrava proprio un bel ragazzo e le altre Mew Mew le avevano detto che era anche simpatico e cordiale.

Aprì la bocca per rispondere, ma una voce accarezzò le sue orecchie e un brivido percorse la schiena.

-Strawberry!- non aveva urlato ma la voce le era arrivata chiara e forte.

La ragazza alzò la testa, oltre la porta, e lo vide. Sudato, con il fiatone e gli occhi che brillavano dall’emozione.

La ragazza sentì lo stomaco contrarsi.

Ryan distolse lo sguardo, guardando fuori dalla finestra mentre Gish fu trattenuto da un braccio da Pai.

La ragazza fissò a lungo Mark e divenne rossa.

Il ragazzo corse da lei, e dolcemente, con calma, la strinse a sé, carico di emozioni.

Strawberry sentì una scarica di adrenalina su tutto il corpo e piano, rispose all’abbraccio, mormorando il nome del giovane.

-Mark

Eppure si sentiva inquieta e percepiva lo sguardo di fuoco di Gish e il gelo di Ryan.

 

Dopo varie insistenze, le ragazze riuscirono a farsi accompagnare a casa e finalmente poterono riposare nei loro letti.

 

Al Caffè Mew Mew.

I membri di sesso maschile della squadra stavano seduti attorno ad un tavolo bianco, rotondo e un po’ impolverato.

Kyle aveva preparato del caffè per tutti, eccetto che per Tart, al quale aveva portato del latte con cioccolato che il bambino bevve con gusto.

-Come dobbiamo fare, ora?- chiese Kyle, sedendosi fra Gish e Ryan, sotto uno consiglio dettatogli dagli occhi di Pai.

-Aspettare o attaccare?- fece Tart, sentendo gli occhi che si chiudevano.

Nessuno rispose e ognuno rimase chiuso nei suoi pensieri, cercando una soluzione ai problemi che avrebbero dovuto affrontare.

Kyle ruppe il silenzio per primo –Propongo di vegliare il più possibile sulle ragazze. Giorno e notte. Faremo dei turni dove ognuno di noi controllerà al meglio le abitazioni delle ragazze di notte e scorte di giorno soprattutto quando escono da scuola per venire qua. Sono i momenti più delicati dove sono più vulnerabili. Dovranno stringere un po’ i denti e sopportarci al loro fianco un po’ più del dovuto. Potete creare dei sistemi di controllo efficaci?

Gish guardò Pai –Abbiamo qualche Chimero o roba simile?

Pai scosse la testa –No, ma posso far funzionare i para-para come piccole telecamere. Posso andarli a inserire ora. Avvisate però le ragazze, non vorrei che li distruggessero alla sola vista.

Tart si concesse una risatina, ma sbadigliò di nuovo –Posso andare da Puddy?

Ryan corrucciò la fronte –E’ tardi, ormai…

-Mi ha chiesto di stare da lei per un po’… - si giustificò il ragazzino, arrossendo.

Pai annuì piano e Tart lo prese come consenso, sparendo.

Ryan guardò gli ultimi due con faccia tetra –Anche voi siete stati invitati da qualcuno?

Gish guardò diritto negli occhi Ryan, infastidito ma non disse niente.

Kyle diede a Pai un piccolo cellulare nero –Nel caso dovessimo contattarvi. Avete dove dormire?

-Sì- disse Pai, laconico e alzandosi in piedi –Metto i para-para. Sarò il primo a controllare le Mew Mew. Domani qualcuno mi darà il cambio- e sparì.

 

Nella sua stanza, Strawberry si sentiva a proprio agio. Era stata fino a poco fa con i suoi genitori a guardare foto di quando era piccola e le sembrava tutto molto familiare.

Tranne che per una cosa.

Forse tre.

Si sentiva stranamente attratta da Mark, da Ryan e da Gish e si rendeva anche conto che non poteva continuare così. Nascose la testa sotto il cuscino, arrossendo, non notando che fuori dalla finestra due occhi dorati la fissavano.

Gish rimase appollaiato per ore nella finestra di Strawberry e solo quando albeggiò, sparì.

 

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Capitolo 10
*** Capitolo dieci ***


So di essere in forte ritardo, ma ho avuto molti problemi. Mi spiace che il capitolo sia corto, solo tre pagine, ma vi prometto che superato questo momento, tornerò alla carina ^^
Vi ringrazio di cuore per la paziena!
 
Capitolo 10
 
La nuova vita di Strawberry era… strana.
Sapeva di familiarità e di novità. Era tornata a scuola e molti dei suoi compagni l’avevano accolta con calore, abbracciandola dandole baci e quasi la soffocarono.
I professori le avevano dato il benvenuto con piccole pacche sulla testa e qualcuno le aveva pure dato un programma semplificato di ciò che era stato svolto fino a quel momento e lei, sorridendo nervosamente lo aveva accettato.
“Io non ricordo cosa ho fatto prima” pensò, amaramente.
Uscì dalla classe e troppo intenta a guardare il suo foglio con il programma andò a sbattere contro Mark, che la prese al volo –Buongiorno!- la salutò, sorridendo.
Guardare il volto di quel ragazzo era… meraviglioso. Assolutamente perfetto.
Sorrise, sentendo una dolce sensazione allo stomaco.
-Buongiorno!- disse di rimando.
-Oggi vai al Caffè, vero?
Lei annuì. Le era stato detto dove lavorava prima del rapimento e cosa faceva –Sì ma sinceramente… non ricordo molto la strada.
Mark sorrise, quasi abbagliandola –Ti porto io, allora. Ci vediamo alla fine delle lezioni.
 
Gish si era presentato davanti alla scuola di Strawberry, vestito in una comoda tuta umana, che apparteneva a Ryan –avevano più o meno la stessa corporatura- e in testa un cappellino umano per nascondere le orecchie.
Qualche ragazza si era fermata a guardarlo, curiosa e lui aveva risposto con l’occhiolino, sorridendo e facendo cenni. Faceva di tutto per farsi notare e le ragazze sospiravano dietro di lui. Sorridendo, cercò con lo sguardo Strawberry e la vide… sorridente vicino a Mark.
Si fece avanti, mani in tasca e sguardo sicuro.
Mark si fermò davanti a lui, stringendo forte la mano della ragazza, che salutò Gish, sorridendo e sembrava felice di vederlo.
-Devo portarla al Caffè.- disse solo Gish.
-Ci penso io.
Mark lo superò, trascinando un po’ Strawberry. La ragazza guardò Gish diritto negli occhi dorati.
Gish si aspettava che lei si ribellasse, che gli dicesse a Mark di andare al diavolo e che corresse tra le sue braccia…
Invece si limitò a sorridere mesta, alzando le spalle e seguendo docile Mark.
 
Lory uscì di fretta dalla classe. Era in terribile ritardo. Per arrivare al Caffè ci volevano esattamente sedici minuti e mezzo –li aveva cronometrati durante l’anno passato- e lei ne aveva passati venti a ricopiare appunti di vecchie lezioni. “Sono una sciocca” pensò, correndo per rampe di scale.
La cartella le cadde di mano e si affrettò a raccogliere tutti i libri e solo allora si rese conto di aver dimenticato il quaderno di matematica. Sospirando nervosamente corse di nuovo su.
Entrò nell’aula e recuperò il quaderno mentre il cellulare aveva cominciato a vibrare nella tasca e lo prese rischiando di farlo finire sul pavimento. Sul display compariva un numero per lei sconosciuto.
-Pro… pronto?- disse, con la sua solita insicurezza.
-Ma dove diamine sei finita?
La voce di Pai? Cosa ci faceva l’alieno al telefono con lei? E soprattutto… come aveva il suo numero?
- Ehy, ragazzina, ci sei?- domandò brusco, non ottenendo risposta.
-S… sì. Sto andando al Caffè… io…
-Sono al cancello della tua scuola. Ti aspetto qui. Non metterci troppo.
Fine della conversazione.
Lory si affacciò tremante alla finestra. Che cosa avrebbe pensato la gente nel vedere un alieno nella sua scuola?
Cercò Pai con lo sguardo ma non c’era.
Però le sembrò intravedere un ragazzo con un cappello in testa… il ragazzo alzò il capo verso di lei ma non riuscì a vedere molto.
Questa volta le sembrò di correre più velocemente di prima e quando arrivò all’entrata della scuola a cambiarsi le scarpe, vide il ragazzo avvicinarsi. Era proprio Pai, vestito da umano e con un capello in testa.
Sembrava aver indossato abiti di Kyle e forse era un po’ troppo muscoloso per lui perché i bottoni sembravano un po’ tirati e alcuni sotto il collo erano sbottonati.
-Come mai… sei qui?- domandò. Poi arrossì e si rese conto di non aver saluto e fece un frettoloso inchino –Scusami… emh… Ciao.
Pai la guardò con sguardo critico e asettico –Tu sei sempre così?
Questo la fece arrossire di più. A che cosa si riferiva? Al suo essere goffa? All’arrossire sempre? A quella sua strana tendenza di far impietosire le persone?
Abbassò lo sguardo, mortificata.
-Andiamo. Ci teletrasporteremo qui vicino- e dandole le spalle, iniziò a camminare.
Lory fece per seguirlo ma a un tratto si sentì chiamare e volse lo sguardo verso l’entrata della scuola –Midorikawa!
Si voltò e incrociò lo sguardo delle tre ragazze che l’avevano infastidita per tanto tempo. Quella al centro, con il caschetto castano, si avvicinò e le chiese –Midorikawa, va tutto bene?
Lory annuì, guardandola con leggero sospetto.
-Io… sto bene. Grazie.
Il suo ritorno a scuola era stato seguito da quasi un corteo di studenti che le davano il bentornato e aveva cercato di evitarli il più possibile.
Il senso di sospetto svanì quando le tre ragazze sorrisero. –Ti va se andiamo a prenderci un gelato, oggi pomeriggio?- chiese la biondina, sorridendo.
Lory ci pensò. Doveva andare al Caffè e avrebbero perso un sacco di tempo sia per lavorare che per parlare dei nuovi nemici.
-Io… oggi non posso.
La moretta strinse gli occhi –Dai, su. E siccome ci siamo, potresti prestarci gli appunti di matematica che il professore ti ha dato.
Crack.
Ecco… se lo doveva aspettare. Ci doveva essere una motivazione per tanta dolcezza da parte di quelle tre.
Pai si era fermato poco più in là ed era in dubbio se intervenire o meno in aiuto di Lory.
Vide la ragazza mettere mano nella cartella e uscire un plico di fogli e porgerlo alle tre che l’avevano fermata.
La ragazza con i capelli neri lo prese e guardò le altre due compagne, per un attimo insicura.
Lory fece un leggero inchino e si girò, avvicinandosi a Pai –Andiamo…- disse.
L’alieno vide gli occhi blu di Lory lucidi e non fece domande.
-Lory! Aspetta!
La ragazza si sentì tirare da un gomito e la ragazza dai capelli neri le si era avvicinata. Per un attimo guardò Pai, intimorita dalla postura eretta e dallo sguardo freddo, ma poi disse, porgendolo –Lory… scusa.
Lory prese i fogli, con le mani che tremavano e guardò negli occhi la giovane, che era imbarazzatissima –Di niente. A domani…
-A domani…
Pai cominciò a camminare e Lory gli si fece vicino, sorridendo.
-Molto simpatiche le tue amiche- commentò solo.
Lory lo guardò, piegando la testa di lato –Forse non sono mie amiche… ma può darsi che lo diventeranno.
Pai fissò intensamente gli occhi blu di Lory. Quegli occhi… erano talmente profondi che si sarebbe potuto perdere, smarrire la propria anima alla ricerca degli enigmi che la giovane gli dava; enigmi troppo complessi e nello stesso tempo facili da sciogliere. Un attimo prima sembrava disperata, in lacrime, l’attimo dopo… sorridente e tranquilla.
Avrebbe potuto dare la solita scusa del “sono femmine” ma sarebbe stata riduttiva.
No, quella ragazza era un prezioso enigma che avrebbe voluto sciogliere, prima o poi.
-Forza… aggrappati a me- disse Pai, arrivati in un punto più nascosto.
Lory, imbarazzata, si avvicinò e Pai la strinse a sé e scomparvero.
 
Ryan aspettava nervoso le ragazze, che arrivarono chi in anticipo, chi in ritardo.
Mina era stata scortata da alcune sue guardi del corpo ma a metà strada si era incontrata con Pam e Gish vegliava dall’alto su di loro, pronto a qualsiasi movimento strano.
Tart aveva preso Puddy e Pai Lory mentre Strawberry aveva informato che sarebbe arrivata da sola con Mark, cosa che lui non aveva approvato e quindi aveva mandato il robottino a seguirli e avvertire se ci fossero stati problemi.
I primi a comparire nella stanza furono Mina, Pam e Gish, piuttosto depresso, poi Puddy e Tart e infine Pai e Lory.
Quando ci furono tutti, disse semplicemente –Seguitemi.- e scesero nel laboratorio, luogo di riunione, complotti e frustrazioni.
La nuova guerra stava avendo inizio e aspettava dietro l’angolo con nuovi dolori, nuove perdite e infinito dolore.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


Ok. Sono un essere deplorevole.
Due anni di assenza. PERDONO.
Avevo perso un po’ la voglia e un po’ non trovavo il tempo di scrivere qualche cosa di decente… mi perdonerete? ^^””
 (No! ndKisshu) Zitto tu che oggi farai abbastanza danni! >_<
Beh… non so che dirvi.. spero vivamente di riuscire ad aggiornare tra due, tre settimane (dopo due anni non è poi un tempo esageratamente lungo xD)
 
Capitolo 11
 
Ryan scese in laboratorio, seguito dalle Mew Mew e dagli alieni. Detestava mostrare il suo laboratorio a quei tre, ma non aveva altra scelta. Infondo avevano salvato le ragazze e si erano proposti di proteggerle fintanto che sarebbero rimasti sulla Terra. Tuttavia nonostante tutto, non riusciva a fidarsi di loro. Li vedeva incombere sulle ragazze, specialmente Gish nei confronti di Strawberry. “Sempre attaccato alla sua gonna”, pensò sprezzante e geloso. Doveva già confrontarsi ogni giorno con Mark, adesso pure con quell’alieno.
Arrivarono davanti alla porta del laboratorio e depose la mano su una lastra. Dopo un piccolo bip e la porta davanti a loro si aprì, facendoli entrare in una buia sala che s’illuminò appena arrivarono al centro della sala.
Pai guardò ammirato –Interessante. Solo tu puoi entrare qui, Shirogane?
Ryan scosse la testa –No, chiunque sia coinvolto nel progetto Mew, ossia Kyle e le ragazze, anche se loro hanno un accesso limitato perché possono solo entrare e non utilizzare niente.
Puddy mise le braccia dietro la testa –Vero… Ryan non si fida di noi!- scherzò.
Quello sorrise –Non è che non mi fido… potreste… che so… spazzare via Tokyo credendo di giocare al computer.
La bimba arrossì –E’ successo solo una volta!- protestò.
Tart guardò allibito Puddy –Che cosa hai combinato?
Quella strinse le spalle –Ma niente… pensavo che Kyle stesse giocando a Tetris e volevo aiutarlo a vincere e per sbaglio ho premuto due, tre pulsanti!
Pam annuì e Lory si portò una mano alla bocca, coprendo la sua risata –Già!- esordì Mina –Infatti la sua bravata ha quasi fatto scattare un altro progetto Mew e lanciare qualche tipo di arma nucleare sulla città- disse con tono pacato.
Gish si sbatté una mano sulla faccia e Pai guardò i due uomini, pallidi in viso al solo ricordo –Dopo quel giorno, abbiamo limitato i loro accessi- disse Kyle.
-E le tazze da tè che non possono oltrepassare quel tavolo- disse Ryan, indicando un tavolo dietro di loro.
Questa volta toccò a Lory arrossire –Io… non…
Pai guardò la ragazza, completamente fucsia in faccia e in preda ai balbettamenti.
- Lory ha versato una tazza da te sopra il computer- disse Strawberry, ridendo –Che faccia ha fatto Ryan!- si bloccò di colpo, sentendosi osservata -Che… che cosa c’è?
Lory sorrise, radiosa –Te lo ricordi!
La rossa si fermò un attimo, irrigidendo i muscoli. Vero. Ricordava quella scena di Lory che portava una tazza di tè per i due amici e Ryan che strillava vedendo il liquido scorrere sulla tastiera –Già- disse solo, sorridendo a Lory.
Kyle prese posto su una enorme sedia nera imbottita –Forse dovremmo dare libero accesso anche a loro tre, non trovi Ryan?- il suo tono era pacato ma non era una vera e propria domanda, quanto una imposizione. Kyle conosceva bene i sentimenti dell’amico ma non voleva che interferissero con la sicurezza delle ragazze.
Il biondo americano annuì, poco convinto, cogliendo al volo il tono del tutore –Forse. Dovremmo però avere il loro dna.
Pai annuì –Va bene- disse, anche se non gli era stata rivolta alcuna domanda diretta.
Ryan gli lanciò un vasetto con dentro un bastoncino con all’estremità un po’ di cotone –Mi basta un campione di saliva- disse, passandolo poi anche a Gish e Tart.
Il piccolo mise il bastoncino in bocca e quando lo estrasse lo consegnò a Kyle e la stessa cosa fecero gli altri due.
- Ottimo- Kyle inserì i tre bastoncini con la saliva dentro ad una macchina che silenziosamente iniziò a esaminare le salive, registrando il dna alieno.
-Bene- disse Ryan – Da dove possiamo cominciare, adesso?- guardò le ragazze –Devo chiedervi di descriverci quello che potete sapere riguardo le persone che vi tenevano prigioniere.
Le ragazze sembrarono per un attimo prese contropiede, ma la prima a parlare fu Pam –Vi abbiamo già fornito delle descrizioni… e il quanto ai loro poteri… non ne sappiamo niente. O almeno, la mia guardia non ne ha mostrato alcuno.
Le altre annuirono, poco convinte.
-Volevano informazioni sul Cristallo Mew e sul Mew Power- disse Mina, ricordando la sua carceriera, l’aliena dai capelli blu –Sembravano interessati a… come funzionasse.
Ryan annuì.
Puddy sospirò, irritata –E sembravano pure forti. Il vecchio che era da me mi ha prelevato in tutti sensi da casa mentre sistemavo la lavatrice- scosse forte la testa, scacciando il ricordo.
-Io ero alla scuola di ballo- ricordò Mina.
-Io in biblioteca- continuò Lory.
-E io al lavoro- concluse Pam.
Strawberry si sedette pesantemente su una sedia, premendosi le meningi –Io credo… ero in giro…- si sforzò, cercando di focalizzare un qualche ricordo ma era del tutto inutile.
-Non preoccupati, Strawberry le disse Kyle –Il tuo rapimento è stato registrato da Mash. È stato lui ad informarci e a lanciare l’allarme.
-Mash utile! Pi!pi!. Trillò il robot rosa, facendo sorridere la ragazza. Strawberry lo accolse tra le braccia per coccolarlo e quello sembrò fare le fusa dalla contentezza.
-A quanto pare- Pai interruppe le conversazioni –Quelle persone hanno estratto il dna delle ragazze per inserirle in “esseri compatibili”.- ricordò.
Kyle e Ryan annuirono –Che vogliano riproporre i poteri delle Mew Mew?- domandò Kyle, portandosi una mano al mento.
-Forse- Lory azzardò –emh… loro ci hanno chiesto come funzionassero il Cristallo e il Mew Power. Forse volevano informazioni per non essere… sopraffatti dal potere Mew. Che vogliano… un’altra guerra contro la Terra? No, vero?- si stropicciò le mani, nervosa.
-Avrebbe senso- disse Mina –Non essendoci riusciti i tre qui presenti e Profondo Blu, hanno pensato di usare le nostre stesse armi per prendere il pianeta.
Gish si grattò il mento –Io… non credo sia proprio questo il loro obiettivo.
Mina gli scoccò un’occhiata acida –E cosa pensi, tu?
Gish ignorò il tono –Il Cristallo, il Potere Mew… voi reagite alla Mew acqua no? Ho visto come funzionava quando le eravate vicino. Forse sperano di recuperarne ancora per poter… che so, far risorgere Profondo Blu? O anche solo per diventare più forti e prendere due pianeti anziché uno?
Pai annuì –Potrebbe aver senso.
-E perché non prendere il Cristallo da noi?- chiese Tart, galleggiando sul tetto della stanza.
-Perché non può essere semplicemente preso- disse Pai –Abbiamo eseguito degli esperimenti e qualunque minaccia si avvicini ad esso, viene spazzata via.
Poi fu come folgorato e puntò lo sguardo verso Lory.
-A meno che…- guardò la ragazza, visibilmente nervoso –Non… non condivano già parte del loro potere.
Lory sembrò cogliere –Io… mi sono avvicinata al vostro Cristallo.
-Di cosa state parlando?- domandò Pam.
Pai raccontò brevemente di quando aveva portato Lory nella foresta del Cristallo e di come aveva reagito a essa –Ho qui dei dati- nelle mani comparve una piccola sfera colorata –Shirogane, Akasaka, permettetemi di scaricare i dati nel vostro computer, così da rivedere il tutto.
Pai avvicinò la sfera all’unità centrare e da questa partirono piccoli bip e dei cavetti comparvero dal nulla. Si agganciarono al computer e presto Pai riuscì a condividere tutti i dati raccolti giorni fa.
Le ragazze videro sono Lory che si avvicinava al Cristallo illuminandosi di azzurro. Accanto alla sua figura erano comparsi dati e numeri vari che sembravano impazziti e capirono che il Cristallo reagiva bene alla mew focena.
Gish afferrò una spalla di Pai –Dobbiamo avvisare ti tenere sotto controllo quel luogo. Se … usassero il Cristallo per il nostro pianeta sarebbe la fine: morirebbe nuovamente.
Pai annuì –Avverto subito- si smaterializzò con uno schiocco, lasciando i presenti basiti.
 
Lasciarono il laboratorio, più ansiosi che mai.
-Quindi è per vedere il Cristallo che quella mattina sei stata prelevata da Pai- disse Ryan, scrutando la verde che annuì lentamente.
-Come… è stato?- domandò Mina.
Lory si portò le mani al grembo –Bellissimo ma… ho temuto di trasformarmi in neofocena.
-In che senso?- Kyle parve interessato più che mai.
-Io…- Lory cercò le parole adatte –Ho sentito di essere una neofocena. Il mio dna credo sia impazzito al contatto con il Cristallo. Una stupenda sensazione.
Kyle guardò Ryan. Non prometteva nulla di buono.
- Loro credono che sia rimasta della Mew Aqua sulla Terra- disse Puddy –La dobbiamo cercare pure noi?
Ryan annuì –Mi sa proprio di sì. State allerta, ragazze.
 
Strawberry aveva adocchiato dei dolci su un bancone e Kyle glieli aveva fatti divorare uno dietro l’altro. Erano ottimi! Quell’uomo doveva essere una specie di mago dei dolci, ne era certa! Forse aveva anche lui un dna modificato con qualche strana entità culinaria e non lo sapevano!
-Vacci piano!- la voce irritante di Ryan le sfiorò le orecchie e si voltò a guardare il ragazzo che a stento tratteneva una risata nel vederla in quello stato –La torta non scappa mica, eh.
Ingollò quello che aveva già messo in bocca e guardò l’americano.
“Dio, quanto è irritante” –Lo so, ma è troppo buona ed è un peccato lasciarla nel piatto!- ne prese un altro boccone, ingoiandolo nuovamente.
Ryan sbuffò –Diventerai una balena.
-Oh beh, vuol dire che dopo andrò a correre!- rimbeccò quella –Non c’è bisogno che ti preoccupi per me!
Ryan sorrise ancora e avvicinandosi al piatto di Strawberry prese una fragola con due dita, la intinse nella panna e la portò alla labbra –Mmmmh buona!
-Ehy! E’ mia!
-Tecnicamente questo è il mio negozio.
-Beh, e io ci lavoro,  quindi me la sono guadagnata!
-Ah ah, come no!
 
Lory era seduta a un tavolo un po’ più distante e aspettava paziente che Kyle e Pam tornassero con le loro uniformi. Osservava Ryan e Strawberry battibeccare.
Sembrava tutto come prima, esattamente come a prima e si sentì in colpa nel provare una punta di gelosia nei confronti dell’amica. Scherzava e litigava con Ryan senza problemi anche senza memoria.
Mina si sedette vicino a lei, portando un vassoio con due tazze di te fumante –Vuoi?- le offrì.
Lory la ringrazio, zuccherando la sua bevanda –Strawberry sembra stare bene.
Mina annuì –Sì. Ma qualcuno non è contento- indicò con un cenno della testa a Gish, appoggiato a una colonna vicino a loro che guardava i due con sguardo sofferente.
-Se gli sguardi potessero uccidere- mormorò Mina –Che poi… che segno di maleducazione fissare così apertamente!- ma Gish l’aveva sentita.
Gli occhi ambrati si puntarono su quelli scuri di Mina. Erano indispettiti si avvicinò alle due –Chi sarebbe il maleducato?
Mina alzò il mento –Tu. Mi sembra ovvio.
Gish strinse gli occhi –Non ti ricordavo tanto acida. Con cosa sei incrociata tu? Un pollo? Una gallina?
Mina divenne fucsia in viso e Lory poté benissimo immaginarsela con il fumo che usciva dalle orecchie come fosse un bollitore –Come osi!- strillò, sbattendo le mani sul tavolo e alzandosi.
-Gallina spennacchiata!
-Razza di maleducato! Pezzente!
Lory spostò la sedia all’indietro.
Gli insulti piovevano sui due e i suoi banali tentativi di fermarli erano inutili.
Prese il suo tè, sorseggiandolo piano, rassegnata.
Tart e Puddy apparvero nella stanza. Da quando avevano lasciato il laboratorio si era volatilizzati e atterrarono proprio dietro Gish –Che succede qui?- domandò la ragazzina.
Lory si strinse le spalle, -Litigano.- disse, come stessero parlando del tempo.
Guardarono dall’altra parte della stanza. Anche Ryan e Strawberry stavano litigando, alzando i toni. Erano rossi e puntavano i piedi e sulla fronte di Ryan c’era una vena che sembrava sul punto di scoppiare.
Kyle e Pam tornarono con le mani piene delle loro uniformi. La modella sorrise alla vista dei litigi – Fate tutti amicizia, a quanto vedo!
Mina si voltò a guardare Pam, e lo stesso fece Strawberry –Ha cominciato lui!- dissero in coro, indicando una Gish e l’altra Ryan.
Pam rise di gusto e poggiò le uniformi sul tavolo e Kyle sembrò divertito tanto quanto la ragazza –Allora, quando volete ricominciare?
Puddy afferrò la sua uniforme gialla e arancione –Subito!
Lory guardò il pacchetto e Mina afferrò il suo –Pff!
Strawberry afferrò la sua e la aprì –Ma è favolosa!- disse, raggiante.
Gish storse le labbra –Troppi merletti e pizzi- disse –E poi questo posto sembra una casa per le bambole.
Kyle prese la mano di Strawberry –Ma loro sono bamboline! – disse, dolce e premuroso facendo arrossire piacevolmente Strawberry.
Gish si aspettò di vedere una reazione esagerata della mew gatto a quel commento, ma quella si limitò a sorridere come un’ebete.
“Quell’uomo ci sa fare” disse, rassegnato.
Lory si alzò –Io dovrei andare, se non vi spiace- prese la sua uniforme, portandosela sotto braccio.
-Dove vai, onee-chan?
-Devo fare delle commissioni- disse Lory –Non ho più un quaderno a casa e devo recuperare dei libri per la scuola.
-Non puoi andare sola- disse Ryan –Non ora, almeno.
Lei sorrise –Starò attenta e avrò la spilla a portata di mano.
Gish fece un passo in avanti –La porto io- la guardò –Aspettami qui.
Guardarono allibiti l’alieno che si teletrasportava via.
-Si è offerto per aiutare qualcuno?- Tart sgranò gli occhi, stupefatto –Ma è impazzito?
Lory dovette aspettare esattamente cinque minuti. Gish era riapparso vestito di tutto punto come fosse un essere umano con un capello che nascondeva le sue orecchie aliene.
-Andiamo?- disse semplicemente a Lory e quella annuì, sentendosi a disagio.
Quando furono fuori dal locale, la ragazza cominciò a camminare, Gish fianco a lei
–Vuoi usare il teletrasporto?
-Oh… no! Non c’è bisogno. È tutto sulla strada- si fermò un attimo, -Emh… grazie per essere venuto con me.
Gish strinse le spalle, non dicendo più niente.
Lory sbrigò velocemente le faccende in cartoleria e ne uscì con una busta piena di quaderni, mine, penne e blocchetti per gli appunti.
-Tanta roba- disse Gish, sorridendo divertito.
Lei annuì –Sì! E poi adoro la roba di cancelleria. Mi fa sentire sempre preparata!- disse, arrossendo un po’ –So che può sembrare una cosa stupida- mormorò.
Gish scosse la testa –No, è adorabile.
Lory rimase basita dal tono. Gish gentile. Gish disponibile. Gish forse stava morendo e non lo sapeva nessuno e voleva andarsene con un’ultima azione buona.
-Allora, dove andiamo?
Percorse la strada per una biblioteca e lì, Gish la perse. La ragazza frugò fra vari scaffali e dopo aver preso due libricini per la scuola, la vide nascondere la faccia dietro alcuni volumi, annuire e riposarli sullo scaffale o tenerli sotto braccio.
Dopo venti e interminabili minuti dove Gish rischiò di addormentarsi, Lory lo guardò, quasi trionfante –Finito!
Firmò alcuni moduli per il prestito dei libri e ne uscì con una busta piena di quattro libri, in parte grossi.
-Non sono solo per lo studio, vero?- domandò, guardando con aria interrogativa i titoli.
Lory avvampò, nascondendo il sacchetto –Non ho… niente da leggere a casa- mormorò.
-Quindi ti piace leggere-  la faccia della ragazza era uno spasso mentre cercava di giustificare quella sua noiosa passione –Una secchiona!
Quando uscirono dalla biblioteca, Lory affrontò Gish. Prese un lungo respiro e chiese –Tu non mi hai accompagnato solo per spirito di cavalleria, vero?
Il ragazzo si sentì un po’ accusato, ma lo ammise –Sei intelligente, Lory- ammiccò.
La verde sospirò, rassegnata “E io che speravo in una gentilezza”.
-Vieni, di qua potremmo parlare tranquillamente- .
Camminarono ancora un po’ e si fermarono su una panchina di un piccolo giardino.
-Ho bisogno del tuo aiuto- disse solo Gish.
Lory attese pazientemente e quello continuò, deglutendo –Io… vorrei avere una chance con Strawberry.
Lory non rispose, scrutandolo attentamente -Non credo sia un segreto... la voglio dal primo momento che l’ho vista… E ora che è senza memoria…
-Cosa vuoi che faccia, Gish?- domandò pazientemente la verde. Il ragazzo fraintese il tono e si voltò a guardarla, afferrandole le mani –Lory, a te piace Shirogane, no? Io attirerò Strawberry dalla mia e aiuterò anche te con lui. Ho visto come lo guardavi oggi! Si vede lontano un miglio che…
Lory si alzò di scatto, rossa in viso. Non era solo imbarazzata, quanto… arrabbiata?
- Gish, mettiamo in chiaro alcune cose- la verde prese un bel respiro profondo –Strawberry ha Mark. L’interesse che ha per lui va fuori ogni misura. E Shirogane-kun non è affar mio. Non puoi pretendere che io cerchi di… fare qualsiasi cosa che possa danneggiare l’uno o l’altra. Ne soffrirebbero!
- Ma a te piace quel ragazzo, no?- insistette Gish –Ti do un’opportunità.
Lory si sentì un po’ ferita –Io… mi piace Shirogane-kun… lo ammiro… molto!- disse.
-Avanti! Non puoi dire sul serio- la schernì Gish –Senti, almeno cerca di aiutarmi con Strawberry! Sei o no quella buona? Io potrei far sì che…
- Gish, finiscila!- Lory aveva alzato la voce. Cercò di ricomporsi –Basta, io vado.
- Ehy… no, Lory!- Gish si affrettò a raggiungerla –Senti, io devo pur provarci!
La ragazza s’innervosì parecchio –Ma lo fai in modo egoistico! Se vuoi conquistare Strawberry fallo con le tue forze!- lo guardò e questa volta addolcì lo sguardo –Gish, sono sicura che tu sia una persona eccezionale. Ma non puoi costringere qualcuno a volerti.
Questo ferì Gish nel profondo e la guardò piccato –Va bene, sei perfettamente inutile! Afferrò con forza i suoi sacchetti –Io… vado a casa- biascicò, scappando via.
 
-Chi sarebbe inutile?
Pai era dietro di loro. Arrossì all’istante come se fosse stato colto in flagrante di reato.
Quanto aveva sentito?
Pai guardò Gish –Cosa le hai chiesto?
Quello eluse la domanda –Che ci fai da queste parti?
-Ti conosco. Quando Tart mi ha detto che ti eri proposto per accompagnare Lory e mi sono insospettito.- si guardò intorno –Dove è andata, adesso?
Gish si strinse le spalle, levandosi il cappello, furioso –Chi se ne frega!
Pai sospirò –Ti conviene non fartela nemica, quella. –e sparì.
Gish digrignò i denti, irritato.
-Dannate femmine! Tutte dannate!
 
Qualche giorno dopo
 
Dolore. Immenso dolore. Catene ai polsi, alle braccia. Un uomo alto e cattivo. Una siringa.
-Sono morte. Stai buona, carina…
Un ago nelle vene. Un liquido che brucia e…
-No!-
Strawberry si mise a sedere di scatto, mentre la classe la guardava con occhi curiosi.
- Momomiya- la professoressa si avvicinò, indispettita –Anche se la mia materia può sembrarle noiosa, le chiedo di stare attenta.
Strawberry arrossì, sentendo improvvisamente una vampata di calore arrivarle fino alle orecchie –Mi… mi scusi…
Ryan e Kyle l’avevano avvertita dei suoi poteri instabili e le avevano detto che molte volte, come un gatto, poteva addormentarsi in qualunque momento.
“Uffa… sono proprio sfortunata”.
Guardò fuori dalla finestra e le sembrò di captare un certo movimento. Sbatté gli occhi ma non vide più niente.
Si stiracchiò e cercò di stare attenta alla lezione, anche se i suoi sensi da gatta rimanevano all’erta.
 
Natsu poggiò i piedi sul tetto della scuola e si circondò di para-para.
-Nasci, Chimero.
I para-para si unirono e formarono un ammasso gelatinoso e azzurro che si muoveva come un budino.
- Attacca- disse semplicemente.
Si scostò i capelli biondi dal viso e guardò verso il basso. C’erano un sacco di umani molto giovani che passeggiavano tranquilli.
“Mi spiace uccidere tanti innocenti”.
Il Chimero piombò sugli scolari e in meno che non si dica, il suo corpo gelatinoso ne assorbì due. I due ragazzi rimasero a lottare un po’ nella sostanza ma poi rimasero immobili. Natsu schioccò le dita e nelle sue mani comparve una grande spada bastarda (*) e questa cominciò a surriscaldarsi e sentì il suo calore pervadergli il corpo.
Alzò il braccio e lasciò che una sfera infuocata grande quanto un pallone da calcio si abbattesse sul muro nell’edificio di fronte.
-Fermo!
Una voce stranamente familiare richiamò la sua attenzione.
Si trovò davanti a Strawberry ancora non trasformata, il volto rosso e il fiatone –Ah, sei tu. Ciao, gatta.
-Non ti conosco!- disse Strawberry, guardando l’alieno biondo.
Quello sorrise impercettibilmente. Il suo sembrava un sorriso triste, enigmatico e pieno di tante altre cose che Strawberry non colse. Qualche cosa nel suo avversario la confondeva dandole un senso di vertigine non indifferente e sentiva un dolore sordo alla testa.
Natsu inarcò il sopraciglio –Almeno vedo che hai ripreso la parola. Dimmi, stai bene?
Istintivamente Strawberry portò una mano alla tasca, dove sentì la spilla Mew, fredda. Le diede forza e sicurezza e non tentennò più.
- Mew Mew… Ichigo… METAMORPHOSIS!
Quelle parole le aveva sentite nei video che Ryan e Kyle le avevano fatto vedere sul pianeta alieno ma erano uscite dalla sua bocca senza neanche pensarci un attimo, come se qualche cosa le avesse formicolato sulla lingua! Fu investita da una fonte di calore proveniente dal suo corpo e fu circondata da una luce rosa.
Si mise in posizione di attacco e le gambe si mossero a molla contro l’avversario mentre caricava un forte pugno.
Natsu evitò il colpo, con grazia ed eleganza.
- Brava. Sei ancora in allenamento.- commentò solamente –Ma non è mia intenzione ucciderti oggi.
-Cosa vuoi? Lascia quelle persone!- urlò Mew Ichigo.
-Devo uccidere tanti esseri umani.- Guardò sotto di sé –E credo di aver fatto qualche vittima già.
Mew Berry guardò di sotto non perdendo di vista il suo avversario. Vedeva delle persone stese a terra –Maledetto!- si lanciò contro Natsu e provò a prenderlo ma quello la evitò –Ciao, Mew Berry. La prossima volta che ci vedremo ci saranno anche i miei amici. E sappi che non ti piacerà.
 
Mew Berry fu lasciata sola su quella terrazza.
Sentì poco dopo arrivare Gish e prenderla dalle spalle ma gli occhi rimasero fermi a guardare il basso. Erano raccolti nove cadaveri di ragazzi. Il Chimero era sparito da solo. Si sentiva morire.
Si scosse Gish di sopra e si toccò i capelli rosa, stringendoli forte. Sentiva il capello che tirava il cuoio capelluto e le pizzicava la testa ma nulla era in confronto a ciò che stava succedendo dentro la testa. Un senso di colpa la dilaniava.
“Non è questo che doveva succedere. Dovevo sconfiggerlo, pensare al Chimero e salvare quelle persone. Avrei potuto farlo! Sono stata completamente inutile!”.
Le ginocchia cedettero e Gish le fu accanto per afferrarla in tempo –Strawberry?- le disse a un orecchio –Dobbiamo andarcene da qui… va bene?
Lei annuì meccanicamente e si sentì risucchiata nel vortice del teletrasporto.
 
Note:
(*)http://it.wikipedia.org/wiki/Spada_bastarda
 
Bene! Cosa accadrà adesso? Stiamo per entrare nel vivo delle battaglie e delle guerre e spero di poter fare dei capitoli dedicati ai nostri nemici (che sicuramente ricordate pochissimo!). Non temete. Giuro, sarò più diligente! =3 

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Come promesso un capitolo postato a poca distanza dall’altro. Sto riprendendo punti? XD
La mia intenzione per questa storia è assolutamente… pessima. Avevo conservato varie bozze ma credo di star degenerando e di usare questi poveri pg come… valvola di sfogo (Povera me ndPuddy T.T)
Ringrazio di CUORE KiriaL e mobo che hanno commentato lo scorso capitolo. Credetemi, siete state veramente care!
Detto ciò, vi lascio al capitolo senza altri indulgi … =)
 
 
Capitolo 12
 
“Nemico” Disse una voce fredda nella testa.


Gish aveva portato Strawberry al Caffè Mew Mew.
 
“Uccidili” Insisteva.
Era buio ma riusciva a distinguere un’ombra davanti a sé.
        
Era il primo luogo che gli era sembrato sicuro per la ragazza, inerme fra le sue braccia. Gli occhi rosa erano spalancati e vitrei, fissi sul soffitto mentre la bocca si muoveva freneticamente come se stesse pregando. Gish, per un attimo, pensò che si fosse fuso il cervello.
 
“Traditori” Ringhiò ancora la voce.
Due occhi profondi e neri la fissarono e sentì come se la stessero strozzando. Boccheggiò, disperata.
 
Era ancora trasformata in quel vestito sgargiante e rosa, forse troppo eccentrico e ogni tanto le mani guantate avevano spasmi, si chiudevano a pugno per poi riaprirsi tanto da far sembrare che le dita volessero staccarsi.
 
“Sono qui per distruggere la razza umana” e a Mew Berry non sembrò una bugia.
Era vero.
Dannatamente vero.
Sentiva le braccia dell’alieno sul suo corpo e provò disgusto.
 
Ryan e Kyle furono subito su di lei, scostando Gish in mano modo e la confusione richiamò anche Pai e Tart.
 
“Alieni”abbaiò ancora, rabbioso.
 
- Mew Berry?- la chiamò ancora Kyle.
 
Mew Berry. Sveglia.
 
La ragazza era stata messa seduta su una sedia e la sua coda nera riprese a muoversi, facendo tintinnare il grande campanello, quando si riprese.
Ryan si chinò su di lei –Va tutto bene? Sei ferita?
Lei scosse la testa e si guardò –Rimarrò per sempre così?- chiese, sentendo uno strano ronzio nelle orecchie. La voce insisteva, le riecheggiava nella testa. Provò a mettere a fuoco Ryan e la stanza ma non riusciva. Che fosse diventata miope tutta in una volta?
Ryan scosse il capo, rispondendo alla sua domanda –No. Basta che tu ti rilassi e pensi a te stessa umana. Tornerai come prima –Pai, per piacere, raccogli i dati che ti trasmetterà Mash.
Mew Berry alzò lo sguardo sui tre alieni e sentì montarle dentro una rabbia assurda. Loro li vedeva chiaramente i loro contorni erano chiari in quel mondo sfocato.
Strinse i pugni.
-Voi- soffiò, mentre il corpo scattava in posizione di attacco.
 
Mina, Lory, Puddy e Pam furono informate subito tramite una veloce mail di Ryan che Mew Berry era stata attaccata e che Gish la stava riportando al Caffè.
Corsero a rotta di collo verso la loro base operativa e l’auto della manager di Pam le raccolse per strada, risparmiando loro molto tempo.
Ma quando arrivarono, non si aspettarono di vedere quello spettacolo.
Il Caffè Mew Mew dava su un enorme parco e il cortile e alcuni piccoli alberi, per non parlare della strada erano molto danneggiati e sembrava che proprio lì si fosse consumata un’aspra battaglia.
Lampi di luce rosa mandavano bagliori all’orizzonte.
-Fiocco di luce… massimo splendore!- sentirono urlare ma il bersaglio dell’attacco della ragazza fu subito chiaro: Gish che volò sopra di loro, evitando il fascio rosa.
Pai e Tart furono subito accanto a lui, armi alle mani ma sembravano indecisi, specialmente il ragazzino che sputava parole senza senso contro la ragazza.
- Strawberry!- urlò Mina, guardando allibita l’amica.
Corsero verso la ragazza che aveva i capelli irti come il pelo di un gatto e lo sguardo folle.
-Cosa aspettate?- urlò alle ragazze –Quelli sono nostri nemici!- disse.
- Ma cosa stai dicendo?- Pam guardò allibita la sua leader –Loro sono nostri alleati!- disse.
La rosa le soffiò contro –No! E’ colpa loro! E’ colpa degli alieni se siamo ridotte così! Se la gente muore!
- Strawberry, torna in te!- urlò Tart.
Mew Berry lo guardò con astio, fulminandolo con lo sguardo e un raggio rosa provò a colpirlo ma Pai fu più veloce, scostando il fratello minore dal pericoloso attacco, ma finendo ferito a un braccio. Quello si tenne la parte lesa, stringendo i denti. Sentiva il braccio in fiamme!
- Tart, è inutile. È andata di testa!- disse Gish.
Mina si mise accanto a Strawberry, cercando di farle abbassare il braccio armato.
–Ascolta un attimo…!
La Mew gatto la guardò con rabbia –Se non siete con me… siete contro di me!- urlò, carica di rabbia. Afferrò Mina per il polso e glielo torse dietro la schiena per poi lanciarla via con una forza mostruosa. Mina rischiò di spaccarsi la testa o rompersi l’osso del collo ma due braccia forti l’avevano afferrata saldamente: Gish. L’alieno era riuscito ad afferrarla prima che cadesse.
Mina lo guardò con gratitudine prima di riportare lo sguardo sull’amica –Cosa le è successo?- scrutò l’alieno. Era pieno di tagli sulle braccia e uno profondo sulla guancia e respirava a fatica.
-Non ne ho idea!- disse quello –L’ho portata al Caffè e si è svegliata così!
Ryan e Kyle li notò allora: erano dietro a dei cespugli. Il biondo sembrava ferito mentre Kyle aveva in mano il suo computer e batteva in modo febbrile dei tasti.
Non trovò altra soluzione se non trasformarsi –Mew Mina… Metamorphosis!- urlò.
In lampi di luce colorata le sue compagne la seguirono, ma la situazione era immobile: attaccare Mew Berry col rischio di ferirla? Lasciarsi colpire?
- Ryan, cosa dobbiamo fare?- chiese Mew Pam.
-Trattenetela!- abbaiò il biondo, chinandosi su Kyle.
Pai e Tart scesero a terra.
-State bene?- domandò Mew Lory. Notò con orrore il braccio di Pai che aveva un profondo taglio dal quale usciva troppo sangue e Tart aveva una guancia gonfia.
-Sì, ma Mew Berry…- Tart guardò la ragazza, con lo sguardo contrito e ferito –Ci ha definiti assassini.
-Fiocco di luce… massimo splendore!- urlò Mew Berry, contro di loro.
Con agilità evitarono tutti gli attacchi e si misero in posizione chi di attacco, chi di difesa.
-Fiocco... d’energia!- la frusta di Mew Pam si avventò sulla rosa, afferrando il braccio con il cuore di peluche, tirandolo verso di sé –Non essere sciocca, Mew Berry. Sciogli la trasformazione!- in tutta risposta, quella mostrò i denti. Con uno strattone tirò Mew Pam verso di sé e la Mew lupo si trovò a una spanna di Mew Berry “Da dove esce questa forza?” pensò, prima di essere colpita da un potente calcio che la scaraventò via dietro alcuni cespugli.
- Mew Pam!- urlò Mew Lory, terrorizzata.
-Fiocco… immobilizza!- il budino di Mew Puddy colpì la ragazza, lasciando libera solo la testa. Mew Berry ringhiò, ma riuscì a liberarsi con semplici strattoni.
-Siete delle traditrici! Non vi rendete conto!- urlò –Fiocco di luce… massimo splendore!
- La barriera!- urlò Mew Mina.
Mew Berry lanciò l’ennesimo l’attacco che era aumentato di potenza tutto in un colpo. Aveva aumentato il raggio di azione e la sua luce era più forte e non riuscirono ad evitarlo. Mew Lory, Mew Puddy e Mew Mina alzarono una barriera, riuscendo a contrastare l’attacco, anche se a fatica. Le loro braccia parvero sul punto di staccarsi, tanto era stata la forza con cui la loro amica le aveva attaccate.
Mew Pam apparve dietro a Mew Berry e la afferrò con la frusta che la avvolse come fa un boa con la sua preda.
- Mew Puddy! Mew Mina!- chiamò.
Le due saltarono in avanti, pronte a lanciare il loro attacco.
- Mew Lory, dovete distrarla!- disse Kyle –Ho quasi finito!
-Che cosa stai facendo?- chiese Gish –Spero sia una cosa geniale perché qui la vedo brutta!
Intanto le tre Mew Mew attaccavano Mew Berry che sembrava essere diventata più forte che mai.
Pai fece per lanciare un suo attacco ma Mew Lory gli si parò davanti –Fermo! Non puoi!
Pai la scostò, schioccando la lingua. Non si sarebbe fatto ammazzare da Mew Berry né le avrebbe permesso di ferire Tart o Gish – Elettro siluro!
La scarica elettrica si abbatté su Mew Berry ma non sembrò scalfirla più di tanto. La Mew Mew saltò addosso all’alieno, scansando la frusta di Mew Pam.
Mew Lory fece per alzare nuovamente le nacchere per difendere l’alieno ma Mew Puddy fu più veloce. Si mise in mezzo, tra Mew Berry e Pai e ricevette il fiocco della ragazza diritto al petto.
Mew Lory buttò un urlo terrorizzato e Mew Puddy cadde a terra senza emettere alcun suono e la sua trasformazione si sciolse mentre Pai la afferra saldamente.
Ryan si mosse allora e sparò un colpo con una strana pistola. Il colpo prese Mew Berry a un braccio e anche quella cadde a terra, priva di sensi.
 
Le due ragazze erano in condizioni differenti.
Strawberry era stesa su un letto del Caffè, legata con delle cinghie che le bloccavano mani e piedi, ma era stabile e veloci controlli non avevano riscontrato alcuna anomalia.
Il cuore di Puddy, invece, aveva smesso di battere. Pai era stato velocissimo, aveva cominciato un massaggio cardiaco, ributtando aria nei suoi polmoni. E alla fine, il petto della ragazzina si era mosso, aveva riaperto i grandi occhi per un paio di secondi per ricadere nuovamente nell’oblio. Ma almeno era viva. Per ora.
Gish l’aveva saldamente presa in braccio –Pai, la portiamo sulla navicella?- chiese e il fratellastro annuì, pallido e teso. Guardò i due umani –Abbiamo delle apparecchiature per casi… urgenti.
Ryan annuì –Teneteci informati.
 
La situazione era tesissima. Mina, Pam e Lory erano al piano centrale del Caffè, tese e Tart sembrava impazzino. Aveva gli occhi iniettati di sangue e se gli era rivolta parola, scattava come una molla. Puddy era quasi morta, davanti ai suoi occhi. Il solo pensiero gli faceva venire voglia di vomitare.
Ryan e Kyle monitorarono Strawberry per un’ora intera ma niente diceva loro del perché la ragazza avesse incominciato ad attaccare gli alieni in quel modo.
Kyle si stropicciò la faccia –Forse è stato lo choc - propose.
Ryan si strinse le spalle, non rispondendo. Si sedette accanto a Strawberry –Va dalle altre… e vedi se hanno notizie di Puddy.
No, nessuna notizia della mew scimmia. Pai e Gish non erano ancora tornati.
Mina sembrò sul punto di esplodere ma lo schiocco del teletrasporto attirò la loro attenzione.
Gish era appena atterrato, il viso pallido e tirato –Come sta?- lo aggredì Pam.
Gish sorrise debolmente –Non è morta. L’attacco di Mew Berry l’ha conciata malissimo… è andata nuovamente in arresto cardiaco ma voi Mew Mew siete toste. Ora Pai la sta monitorando ma è stabile. È dentro la Capsula di Rigenerazione che abbiamo sulla navicella.
Lory lo guardò –Possiamo vederla?
Gish scosse la testa –Domani. Ora ha bisogno di calma. Pai ha cacciato pure me!- disse, sorridendo senza sentimento.
Tart guardò il fratellastro –Vado da lei.- annunciò.
Gish scosse la testa, afferrandolo saldamente per le spalle e s’inginocchiò davanti a lui, guardandolo in quegli occhi enormi e umidi –Ascolta: Pai è un asso in queste cose, ha preso da nostra madre. Puddy non morirà sotto le sue mani. Ti prometto che domani la rivedrai, va bene?
Tart annuì, poco convinto.
Gish guardò Tart, questa volta sorrise – Ehy, fratellino, perché questa notte non fai un pigiama party dai suoi fratelli? Tanto li conosci già, no? Sono sicuro che vi divertirete un mondo- disse, facendo un occhiolino –E saresti di grande aiuto per Puddy.
Tart annuì e si teletrasportò via.
-Cosa non ci ha detto?- chiese Kyle. Gish aveva mandato via Tart per parlare con più calma, ne era certo.
Gish si sedette su una sedia, esausto. Si stropicciò il viso con una mano –Se quell’attacco avesse preso Pai, me o Tart ci avrebbe uccisi all’istante, invece sembra che i vostri attacchi abbiamo meno effetto su voi stesse. Ha lesioni interne non indifferenti. Però si sta stabilizzando ma sarà fuori uso per un po’.
Kyle annuì, grave.
- Strawberry, invece?- chiese l’alieno – Come sta?
Kyle si scompigliò i capelli –Sta bene. Dorme- sospirò e sulla fronte comparvero rughe di preoccupazione –Faccio due telefonate. Avvertirò che vi stiamo portando in montagna per il fine settimana così Strawberry potrà rimanere qui monitorata.
Convincere i signori Momomyia non fu semplice ma la buona dose di pazienza di Kyle e Masha che riproduceva la voce della ragazza, convinsero i genitori a lasciarla partire, pretendendo però una telefonata ogni tanto. Il problema erano i fratellini di Puddy. Non potevano stare soli ed era impensabile che Tart si occupasse di loro.
-Potremmo farli venire qua- propose Pam, non vedendo altra soluzione.
Kyle annuì –Forse, ma dobbiamo stare attenti a non farci scappare nulla sulle condizioni della sorella.
 
Mina, Pam e Lory rimasero a dormire lì. Kyle preparò una stanza per le ragazze ma quelle rimasero nel letto a fissare i muri. Il team Mew Mew sembrava sfaldato. I fratellini di Puddy erano nella stanza accanto e dominavano con Tart mentre Gish faceva da guardia a Strawberry e Pai monitorava Puddy.
-E se Puddy muore e Strawberry diventa una pazza assassina?- domandò Lory, stringendosi le coperte al corpo.
Pam non rispose e Mina disse –Non accadrà. Domani andrà meglio, vedrai.
 
- Allora Natsu, hai colpito?- domandò Syrio.
Il Capo si era presentato nella loro dimensione senza preavviso e Nadia era subito esplosa. Guardava Syrio con occhi sognanti e innamorati, beandosi di quella vista meravigliosa.
Syrio era alto, con quei bei capelli morbidi e gli occhi del colore dell’onice…. Sentiva il suo cuore battere violentemente nel petto e, oltretutto, i gli abiti cadevano in modo favoloso, come se fosse un modello.
Portava una casacca nera, con le maniche larghe che si chiudevano sui polsi e dei pantaloni scuri che gli fasciavano le gambe muscolose.
Vide Natsu annuire e si costrinse a prestare attenzione sul rapporto della missione. Infondo erano sulla Terra per un motivo ben preciso, no?
–Sì. Sembra che lo choc abbia risvegliato in lei il suo istinto primordiale e abbia attaccato i tre Ikisatashi dopo il suo risveglio. E ovviamente credo che tu abbia aiutato parecchio- l’ultima frase aveva un che in accusatorio, ma Syrio non ci badò, pensando invece a mostrare il più bel sorriso spietato che aveva –La mente di quella ragazza è sprovvista di protezione, in questo momento. Non ha più memorie, non sa chi sia.
Rei sorrise –Spero le prendano di santa ragione, quei tre- disse, maligno.
Loren e Koda, il vecchio e il bambino stavano in silenzio, e ascoltavano attentamente o almeno così sembrava a Nadia.
Fissò Natsu. I capelli biondi erano perfettamente pettinati all’indietro e gli occhi scuri, di quel bel color nocciola chiaro, erano chini sul pavimento, come non volesse incrociare lo sguardo di Syrio. Poteva anche essere un bell’uomo ma la sua aria sempre contrita la rendeva nervosa e le faceva desiderare di prenderlo a schiaffi.
-L’ordine che ho impartito a Mew Berry non era quello di uccidere gli Ikisatashi - puntualizzò Syrio, guardando Rei –Ma solo di costatare la sua forza. Sapete bene che questo esperimento servirà a voi per imparare a gestire i nuovi poteri.
Rei alzò gli occhi al cielo –Si, si- mormorò, seccato.
-Allora, qual è il risultato?- chiese Koda, il bambino dai capelli bianchi.
Syrio sorrise –Il risultato è stato ottimo. Se si innesta nel cervello un nemico naturale, il vostro nuovo DNA reagirà bene.
Nadia lo guardò, terrorizzata –Dobbiamo farci impiantare qualche cosa nel cervello?
Loren, il vecchio alieno, fu quasi sul punto di strozzarsi a causa della grossa risata e Syrio sorrise, schernendola. Nadia divenne rosso peperone e Rei la guardò, ridendole in faccia –Sei uno schianto, ma in quanto a intelligenza…
Lo guardò con astio –Zitto, Rei. O ti…
-Silenzio!- li interruppe Syrio. Guardò Nadia, questa volta senza sorridere –Avete aderito spontaneamente al progetto e non avrete bisogno di alcun innesto da parte mia, basta che vi focalizziate sul vostro nemico. Ma se sarò costretto a farlo, lo farò, mia cara. La vicenda degli Ikisatashi, se ha insegnato qualche cosa, è quella di non fidarsi mai completamente dei propri sottoposti- Nadia annuì, pensando a Mew Mina. Syrio continuò – Quello che oggi ha mostrato Mew Berry è esattamente come doveva essere allo stato brado un mutante della sua portata.
Rei lo fissò, scettico -Ma così l’hai solo resa più forte. Ora l’avremo contro.
Syrio scosse la bella testa –No. La mia influenza mentale terminerà quando riprenderà i sensi.
 
Lory uscì dalla sua stanza da letto e si diresse verso la stanza dove era tenuta Strawberry. Aprì piano la porta e vide Ryan seduto su una sedia accanto a lei, addormentato. Richiuse lentamente e scese nella cucina, sperando di trovare Gish e lì lo trovò.
Sapeva che l’alieno non avrebbe lasciato Strawberry ma non sopportava troppo la vicinanza di Shirogane. Gish era seduto nella penombra del salottino, dove accoglievano le clienti. Era seduto su una sedia e i piedi erano sul tavolo. Le braccia le teneva raccolte dietro la testa che voltò appena per vederla –Non dormi?
Lory scosse il capo e senza accendere la luce, si avvicinò all’alieno –La vuoi una tazza di camomilla?
Gish arricciò il naso –Non ho idea di cosa sia- ammise.
Lory sorrise, nel buio e Gish non poté non notare che fosse piacevole, quel sorriso.
-Te la porto subito.
La sentì lavorare in cucina per un paio di minuti e poi tornò da lui con un vassoio e due tazze fumanti.
-E’ calda… desideri zucchero?- lui annuì e Lory lo servì in silenzio. Gish prese la tazza e ci soffiò sopra, e bevve un sorso. Dolce e calda. Buona.
Bevvero la loro bevanda in silenzio –Sono passata da Strawberry, prima- disse Lory –Riposava tranquilla.
Gish annuì, meccanicamente.
Lory prese un respiro profondo –Gish, devo chiederti un favore.
L’alieno la guardò –Chiedi e ti sarà dato- disse, poco convinto.
-Vorrei andare da Puddy. Sono troppo preoccupata per dormire e sono sicura che a Pai farebbe bene riposare-  Gish scosse la testa e la ragazza lo guardò con aria affranta –Per piacere, Gish! Apri che so… un portale. E di certo non sono una che fa confusione o disturberà Pai… anzi! Sono sicura di essergli d’aiuto.
Gish sospirò e tese una mano su un muro e dopo tre secondi si sentì uno schiocco –Porta direttamente alla navicella e hai la possibilità di andare e venire. Ma all’alba si richiuderà, va bene?
Lory gli sorrise –Grazie infinite.
La vide entrare un attimo in cucina e senza più degnarlo di uno sguardo, tenendo in mano un fagotto, entrò nel portale.
 
Pai vide apparire Lory senza preavviso e per poco non gli venne un colpo. La ragazza era in piedi, con un pigiama rosa a fiori e in mano aveva un piccolo fagotto. I capelli le ricadevano sulle spalle, lunghi e morbidi e quando incrociò lo sguardo, arrossì fino alla punta dei capelli.
Fece un inchino –Gish mi ha permesso di venire qui- si giustificò, tremando un attimo sotto lo sguardo seccato dell’algido alieno.
Erano in una stanza con poca illuminazione che proveniva da alcuni neon e c’erano un sacco di macchine e computer alle pareti. La stanza non era molto grande e infondo Lory notò delle vasche che collegò subito a quelle di Rigenerazione menzionate ore prima.
Pai sospirò, irritato. Era stanco, si vedeva, e non aveva forza per arrabbiarsi.
-Come sta Puddy?- domandò Lory, avvicinandosi con circospezione alle vasche.
Pai si alzò, avvinandosi –Meglio, ogni tanto riprendere coscienza. Ha la pelle dura.
Lory sorrise al commento. Guardò dentro una vasca e vide il corpicino di Puddy immerso in una strana sostanza gelatinosa e notò, con un po’ d’imbarazzo, che era nuda, ma a coprirla c’era un telo scuro. Era piena di tubi ma non mostrava segni del combattimento.
-Starà bene, vedrai- la rassicurò –Puoi tornare a letto e fidarti delle mie cure.- disse, prendendola per il gomito e riportandola vicino al portale. La ragazza si bloccò e lo guardò, imbarazzata –Ma io non sono qui per lei.
Poggiò il fagotto su un tavolino e mostrò il suo contenuto. C’era un termos e dei bicchieri, un panino dentro della pellicola e un pezzo di dolce. Lory arrossì un po’ di più –Credevo potessi avere fame- poi guardò il braccio di Pai che era stato ferito ore fa. Non si era medicato, aveva solo messo una benda che era rossa di sangue.
Dal fagotto uscì pure un piccolo contenitore rosso con una croce bianca –Fammi vedere il braccio.
Pai le lanciò la miglior faccia intimidatoria che poté ma Lory lo prese per un polso, portandolo su una sedia accanto alla vasca –Non opporre resistenza- disse Lory, seria –Potrebbe infettarsi. Domani chiederemo a Kyle di metterti qualche punto.
Pai la scostò –Ma stai scherzando?
Lory sbuffò –Sono serissima. Puddy si è messa in mezzo per salvarti e di certo non manderò all’aria il suo sacrificio!
La guardò allibito e  Lory cominciò a sciogliere la benda.
Non la sentì emettere un verso. La ragazza disinfettò la ferita, tamponò con garza disinfettata che gli fece prudere gli occhi dal dolore.
Lory esaminò la ferita. Le faceva senso la carne lacerata ma s’impose e le dita non tremarono quando toccarono il braccio.
Tutta la parte superiore del braccio era lacerata e bruciata in altri punti. Era una ferita brutta e sentì per un attimo salirle la nausea…
“Se potessi curare tutte queste cose. Se ne avessi il….potere di farlo”.
Le sarebbe piaciuto, fin da piccola poter curare le persone. Ricordava di giocare con fratello in cortile e quando quello cadeva e si feriva a un ginocchio o un gomito, correva in case a prendere cerotti e disinfettanti per poterlo medicare. Durante la passata guerra aiutava Keiichiro a medicare se stessa e le compagne. Adorava quel ruolo. Essendo poco utile in combattimento riteneva giusto che ricoprisse quella mansione.
Dalle mani di Lory uscì una tiepida luce bianca e Pai si voltò a guardare la ragazza, più spaventata di lui.
Immediatamente tolse le mani dalla ferita, buttando un urlo strozzato.
-Scusami!- disse agitata –Io… non so…
Pai guardò il braccio. La ferita era quasi del tutto scomparsa. Si fissarono sconcertati.
-Rigenerazione- mormorò l’alieno – Fallo ancora- le ordinò.
Lory deglutì, poco convita e riappoggiò le mani sulla ferita In meno di un secondo, la pelle sotto il braccio di Pai si richiuse e della ferita non rimaneva più traccia.
Pai tastò la pelle –Come… cosa…?
Lei lo fissò, con gli occhi enormi e terrorizzati –Io… io…
Istintivamente guardarono la vasca, dove Puddy era immersa.
-Non so cosa tu abbia fatto… ma tentare non costa nulla- mormorò Pai.
 
Angolo autrice:
 
Uhuhuh… ebbe… ecco a voi una piccola chicca! Ho sempre pensato a una cosa del genere e questa storia si presta bene per questi piccoli esperimenti.
Abbiamo appena scoperto una parte dei poteri di Syrio. Cosa altro avrà in mente? 

Puddy si riprenderà? Strawberry cercherà nuovamente di uccidere i suoi compagni?
E cosa hanno in mente Syrio e la sua combriccola? *ç* Lo scoprirete leggendo i prossimi capitoli!
 
Piccolo sondaggio: come la vedete l’idea dei poteri nuovi? Secondo voi le altre Mew Mew cosa dovrebbero avere come nuova abilità? ^_^
Mi racomando, commentare, anche per esprimere una critica... sono sempre costruttive ^^ 

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Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


Capitolo 13
 
Quando Strawberry aprì gli occhi, aveva accanto Ryan Shirogane assopito e scomposto sulla sedia. Aveva le braccia sul ventre, la testa appoggiata al muro dietro di lui e le gambe  lunghe distese.
Guardò fuori dalla finestra. Stava albeggiando.
“Che cosa è successo?” si chiese, ma i ricordi del giorno prima l’assalirono.
L’attacco alla sua scuola. I morti che aveva visto. L’odio irrazionale e smisurato verso i tre alieni –alieni che l’avevano salvata!- e per le sue compagne –le sue adorate compagne!
Le venne in mente un vecchio episodio. Le ragazze erano nel cortile di un tempio e davanti a loro c’erano gli alieni, uno in particolare era alto e vestito di blu.
“Profondo Blu” le suggerì una vocina nella testa. Ricordò del sostegno delle sue amiche, di Ryan e il sacrificio di Tart. Di Gish e infine, di Pai.
Si portò la mano alla bocca “Come ho potuto essere così… spietata?”.
Ryan si mosse sulla sedia e alzò le palpebre –Strawberry…- la guardò, gli occhi velati di sonno –Stai…bene?
Lei annuì, gli occhi lucidi mentre tremava come una foglia.
- Ryan… io…
Ryan capì e aprì le braccia e lei vi gettò dentro –Oh, Ryan! Ho fatto delle cose orribili! Orribili!
Ryan la strinse piano –No, non eri in te.
-C’era quella voce in testa…- singhiozzò la rossa –Mi diceva… cose… e io…. Non… non…
Ryan la strinse sempre di più –Raccontami cosa è successo su quella terrazza.
Strawberry e Ryan parlarono fino a che il sole non fu alto nel cielo.
La ragazza ricordava di due occhi neri e profondi che le ordinavano di attaccare gli alieni e si era sentita più forte che mai.
Ryan ascoltò in silenzio e infine disse –Sembra che abbiano un qualche tipo di capacità che gli permette di manovrarvi- si portò una mano al mento –Dobbiamo stare attenti.
I due si guardarono per interminabili secondi e Ryan le aggiustò un ciuffetto di capelli dietro l’orecchio.
Si avvicinò a lei impercettibilmente e quando fece per arrestarsi, ricordandosi che non poteva, che c’erano di mezzo troppe cose e non poteva pensare certo all’amore, considerato poi che Strawberry aveva Mark –il dannato Mark- , la ragga chiuse gli occhi e schiuse le labbra.
Erano talmente vicini che potevano sentire l’uno di fiato dell’altra… così…
-SHIROGANE-SAAAAAAN!- la voce terrorizzata di Lory, lo schiamazzo improvviso di una bambina che saltellava come una pazza e un abbaio che proveniva da Pai, li fece allontanare subito, rossi in viso.
Ryan si mise in piedi –Vado a vedere cosa è successo-
Strawberry rimase sola e si portò le mani al petto. Il cuore sembrava un uccellino impazzito, tanto batteva forte. Non stava neanche respirando bene.
“Ma cosa mi è venuto in mente” pensò amara, portandosi una mano alla bocca “Io sto con Mark”.
Già.
Le stava con Mark. Del quale non ricordava quasi niente.
 
Puddy saltellava per il laboratorio, sana come un pesce mentre Strawberry cercava di farla scendere dal soffitto con una scopa, schernita da Tart con ogni sorta di epiteto e Gish battibeccava con Mina, che era seduta su una delle sedie imbottite e beveva del tè, e la discussione sembrava esser caduta sul tipo di utilità che avesse avuto Gish nell’ultimo combattimento e Zakuro sembrava l’unica interessata agli esami del sangue di Lory, in chiaro sullo schermo.
Ryan aveva una vena pulsante sulla testa e Kyle sorrideva nervosamente a Pai, che guardava la scena con distacco. Quelle erano le paladine della giustizia, come amavano definirsi loro, che lo avevano battuto centinaia di volte. Dentro di sé non poté che provare un moto di vergogna.
Lory era imbarazzatissima per le sue compagne che non sembravano minimamente interessate. E poi provava una vergogna assurda nei confronti di Pai che ogni tanto le lanciava occhiate gelide e sprezzanti. Perché, in qualche modo, doveva sempre sentirsi inadeguata davanti a lui?
Infine Ryan urlò.
S’immobilizzarono tutti, fissando sconcertati l’americano.
-Volete stare un po’ zitti?- abbaiò –Qui si cerca di lavorare!
Folgorati, il gruppo si mise in riga e Strawberry nascose la scopa dietro la schiena, che spuntava per lo spazzolone sopra la sua testa rossa.
–Emh… stavi dicendo?- domandò, imbarazzata.
Ryan strinse la mascella e fece scricchiolare i denti. Strawberry era fastidiosa anche senza memoria. Era irrecuperabile. E prima, in camera…
Kyle prese la parola, ridacchiando –Dobbiamo capire del perché questa manifestazione dei poteri di Lory. E scoprire se anche i vostri poteri stanno crescendo con voi.
Puddy guardò i due adulti, sorridendo a trentadue denti –Posso avere un super mega potere che mi fa diventare invisibile?
- Emh... non credo tu possa scegliere…- ma Puddy era partita, saltellando da una parte all’altra della stanza e continuando con i suoi schiamazzi.
Ryan sospirò d’irritazione ma riuscì a prelevare un campione di dna a tutte le ragazze, compresa Puddy, con la promessa di scoprire il suo nuovo super poter.
La bambina sembrava scoppiare di energia e questo non sfuggì a Gish, ormai esasperato nel vederla saltare da ogni parte della sala. Era divertente, all’inizio… poi cominciò a pensare a quanto poteva stare bene dentro la vasca di Rigenerazione.
-Non è che per caso le hai pure ricaricato le batterie, eh?- domandò alla verde, afferrando Puddy dalla vita e scuotendola forte –Dove si spegne?- rise, guardando dietro le orecchie, alzando le braccia.
Scoppiò l’ilarità nella stanza e Pam, quando ebbero finito di ridere disse –Forse Gish non l’ho posta male. Non ha solo guarito Puddy ma le ha anche tolto la stanchezza… come fosse rigenerata in tutti i sensi.
Lory si guardò le mani, scettica. Il potere di guarigione era certamente utile, ma dopo che lo aveva usato sulla sua amica, era quasi svenuta e arrossì al pensiero di Pai che la sorreggeva per non farla cadere malamente.
Però…
Guardò Gish. Era stanco, con le occhiaie, si vedeva.
Prese coraggio e fece la sua prova: gli poggiò una mano sulla spalla e si concentrò un attimo… ed ecco. L’energia fluiva dalla sua mano alla spalla di Gish, irradiandosi per tutto il corpo dell’alieno e lui si sentì improvvisamente… bene. Sveglio.
Puddy la guardò con gli occhi pieni di commozione e gioia –Vuol dire che non avrò più bisogno di dormire!- trillò, al settimo cielo.
Pai scosse la testa, staccando delicatamente Lory da Gish –Non abusate dei nuovi poteri. Lory alla fine era esausta.- le ricordò.
Lei annuì, per conferma. Ma non era così entusiasta del nuovo potere. Era sempre più lontana dalla normalità che tanto agognava…
Pai le mollò la mano e istintivamente, se la strinse insieme all’altra. La mano di Pai era grande e calda.
Strawberry si schiarì la voce e attirò l’attenzione su di sé.
Arrossì lievemente e dopo un breve respiro, chinò il busto –Scusatemi. Non avevo alcuna intenzione di ferire nessuno.
Guardò Puddy, con lo sguardo contrito –Perdonami!
Gish ghignò –Per essere, stavi per ammazzare Pai- Mina gli assestò una gomitata al fianco, fulminandolo con lo sguardo ma Strawberry divenne pallida –Perdonami, Pai!
L’alieno si sentì in imbarazzo. Troppe attenzioni. Tossicchiò –L’importante è il finale di questa faccenda.- disse laconico.
-E Puddy…- iniziò, contrita.
Puddy le diede una manata in mezzo alle spalle, allegra –Suvvia! Non avremmo scoperto i nuovi super poteri…
-Però…
Lory trattenne una risatina e Pam le schiacciò un occhiolino.
-Che ne dite di andare a fare due passi, invece?- propose Kyle, uscendo un attimo dal laboratorio –Lasciamo chiuso oggi. E Ryan è esausto. No, Lory, non utilizzerai il potere nuovo. È già abbastanza dipendente dalla caffeina.
Le ragazze si guardarono –E dove potremmo andare?- domandò Mina, aggrottando la fronte.
-Beh, i nostri nuovi amici non hanno mai visto Tokyo da sotto- fece notare il cuoco. Puddy batté le mani, entusiasta –Potremmo andare alla sala giochi!
-Oppure in qualche negozietto carino!- trillò Strawberry.
-Magari allo zoo?- propose Lory.
- Lo zoo?- Tart la fissò –Quel posto con gli animali e giostre?
Kyle annuì –Ottima idea- li accompagnò al piano superiore e scomparve un attimo dietro il bancone e ne uscì una busta –E io ho qui un paio di biglietti omaggio. C’è un mio amico che lavora come veterinario e ogni tanto me ne manda qualcuno.
Puddy e Strawberry si lanciarono contro la busta –Siii!- dissero in coro –Presto, andiamo a cambiarci!- proposero, trascinando con loro le altre tre compagne.
I tre alieni rimasero basiti.
-Dovremmo fare….
-…i turisti?
Gish e Pai non erano per niente entusiasti. Girare per la città umana non era nei loro progetti giornalieri né di un futuro prossimo. Erano stati in giro per Tokyo, in realtà, e l’avevano odiata. Caotica e con un brutto odore di smog e poi la gente spingeva ai passaggi pedonali, tanta calca…
Ma quando Strawberry e Puddy li costrinsero a cambiarsi, a indossare abiti umani e cappelli per nascondere le orecchie aliene, non riuscirono a opporsi.
 
Lo zoo era enorme e Tart non aveva smesso di fare domande.
Chiedeva di quell’animale, dell’altro e con Puddy si erano fiondati nella zona bambini dove facevano interagire cuccioli umani con quelli umani.
Puddy aveva afferrato un leoncino e se l’era stretto tanto al petto che quello aveva cominciato a miagolare in modo penoso e più volte era dovuto intervenire l’addestratore per fermare la tortura della ragazzina.
Tart era rimasto particolarmente affascinato dai conigli. Ne aveva preso uno tutto marrone e se ne era praticamente innamorato, anche se non l’avrebbe mai ammesso.
-Ti piace, eh?- chiese Lory, vicino a lui.
Quello arrossì –Non… ne abbiamo così da emh… noi.
Lory ridacchiò, accarezzando l’animaletto dietro le orecchie.
Si guardò attorno e vide Mina che trascinava un’urlante Strawberry dentro una casa dei fantasmi, seguite da uno sghignazzante Gish. Pam, era sparita silenziosamente e Pai era davvero sparito dopo meno di mezzora che erano dentro quello zoo.
Si rabbuiò un attimo ma con la coda dell’occhio notò l’acquario.
Era una struttura chiusa con pesanti tende e si mosse verso quella zona, lasciando i due bambini con i loro nuovi amici.
Entrò nella zona, spostando le pesanti tende. Era tutto in penombra, fatta eccezione per le teche in parte grandi illuminate e qualche luce che proveniva dal pavimento.
La luce diffusa era di un delicato azzurro, rilassante e deva l’impressione di essere calati dentro l’oceano. Poteva anche immaginare l’odore salmastro del mare.
Scrutò le prime teche, leggendo i nomi degli animali, i loro habbitat. E poi lo sentì.
Una strana sensazione di pace.
Poi un po’ di noia.
Un po’di malessere.
Si guardò attorno confusa e poi capì. Poggiò una mano su una teca piena di pesci pagliaccio e anemoni.
“Empatia”.
E già. Infondo, Strawberry aveva dato prova di poter parlare coi gatti e Mina era riuscita a farsi capire da alcuni uccelli durante uno scontro del passato (*) quindi perché non capire anche lei il popolo del mare?
Cominciò a vagare senza una meta precisa dentro la struttura. Non c’era quasi nessuno, solo qualche coppietta o qualche anziano che girava solitario.
Con la coda dell’occhio notò una figura davanti ad una teca circolare, al centro del corridoio e riconobbe la figura di Pai.
Si avvicinò lentamente e Pai sembrò averla udita perché si voltò a vederla quasi subito.
Lory sorrise mesta, avvicinandosi –Che cosa vedi?- disse in sussurro, timorosa di rompere il silenzio.
Pai tornò a guardare davanti a sé e indicò una targhetta.
“ Chironex fleckeri (più nota come vespa di mare).”
Lory si apprestò a leggere la descrizione della bestiola.
Chironex fleckeri (più nota come vespa di mare o medusa scatola) è uno cnidario della classe delle cubomeduse. È una veloce nuotatrice, possiede sensi molto sofisticati ed è conosciuta per essere uno degli animali più velenosi del mondo. È diffusa nella fascia costiera del mare del nord dell'Australia e del Sudest asiatico, dove si nutre di crostacei e piccoli pesci. È di taglia relativamente grande, con tentacoli che possono superare i 3 m di lunghezza; il pericolo comunque deriva dalle migliaia di nematocisti (cellule velenifere) ripartite fra i lunghi e delicati tentacoli. Contengono complessivamente veleno a sufficienza per uccidere 60 persone, o un animale di 3.500 kg in meno di mezz’ora.
 
Rabbrividì.
“Certo, Pai non poteva fermarsi davanti a una teca con una tartaruga marina” pensò, sconsolata.
-Avete un ecosistema abbastanza vario, su questo pianeta -, disse Pai, prendendola in contropiede.
- Oh. Emh….- stava per rispondere  “Grazie” ma si zittì prontamente e non trovò cosa dire, rimanendo nel totale silenzio e imbarazzo.
Pai non sembrò particolarmente turbato. Sfiorò con un dito la teca –Sarebbe bello raccogliere qualche campione e provare a clonarli. Con alcuni animali abbiamo avuto successo.
Lory annuì –Ho visto Tart innamorarsi di un coniglio. Potreste clonare quello- scherzò.
Pai la guardò, confuso –Tart… cosa?
Lory ridacchiò –Si è attaccato a un coniglietto tutto marrone, fuori- spiegò la ragazza.
Pai si grattò il mento –I conigli… sono tipo quei topi grandi? Con la coda a batuffolo?
Lory si tappò la bocca con una mano, soffocando una risata. La faccia di Pai era assolutamente –Cosa c’è di divertente?
Quella cercò di ricomporsi –Sc…scusami! E che… ecco…- cercò le parole adatte e alzò una mano, cominciando a fare un elenco con le dita –Sapete creare mostri terribili… -
-Chimeri- borbottò quello.
- Ognuno di voi sembra controllare poteri… incredibili. Sapete volare, teletrasportarvi. Avete attraversato una galassia per tornare qui sulla Terra e la vostra tecnologia sembra cent’anni avanti a noi- si fermò –Ma non sapete cosa è un coniglio- ridacchiò ancora.
Pai schioccò la lingua, seccato –Sai, non è che ci abbiano dato un libro sulla flora e sulla fauna della Terra- ribeccò, acido.
-Oh, immagino- l o fissò, mordendosi il labbro e scoppiò nuovamente a ridere.
Pai la fissò, glaciale –Cosa c’è, ora?
-Sai cosa è un telefono cellulare?
Aggrottò le sopraciglia –Certo.
-E un frullatore?- Pai non rispose –Un mp3? ipod? O un… un grammofono!
Pai la superò a grandi passi, cinereo in faccia ma Lory non se la prese. Gli trotterellò accanto. Pai era offeso e aveva assunto uno strano broncio, portando le labbra leggermente all’infuori e stringendo la mascella –Pai, scusami!- ridacchiò –E’ che… così…strano!
-Cosa ci trovi di strano?- rispose, scontroso.
Lory rimase un attimo colpita dal tono, ma non si arrestò –E che… sembrate così avanti, rispetto a noi terrestri- si fermò un attimo, mordendosi il labbro –Un po’ invidio questa tecnologia. Sono sicura che… possediate… la cura a molte malattie terribili…
Pai si bloccò davanti alla vasca di uno squalo piccolo ma non parlò.
Lory si agitò, credendo di averlo offeso se rimanete. Si aggiustò nervosamente gli occhiali –Però… posso… potrei pure spiegarti come funzionano tante cose… cioè… potresti... proporle, ecco…- balbettò, mortificata.
Pai sospirò. Quell’umana era… fastidiosamente… goffa e tenera.
Scacciò il pensiero, ignorando la morsa alla bocca dello stomaco. 
- Sono- cominciò, interrompendosi subito. Si sentiva dannatamente… nudo davanti agli occhi della ragazza. Lo guardavano con un misto di curiosità e speranza che lo mettevano a disagio, più delle scuse di Strawberry di qualche ora prima. Sospirò, rassegnato e tossicchiò –Sono curioso di capire come ve la cavate con le diverse valute.
Lory lo fissò. Era su un pianeta che per lui rappresentava un mistero e chiedeva… dei soldi?
Pai sembrò leggerle nel pensiero e si mosse davanti ad un’altra teca –Noi abbiamo un tipo di moneta. E molte persone usano ancora il baratto.
La verde sorrise. Cominciò a spiegare, in modo molto superficiale del valore della moneta, il valore effettivo, la semplice carta o il poco metallo prezioso, e il valore dato invece come simbolo –Però ne abbiamo tante. Lo yen, la moneta Giapponese però non so dirti come va a livello mondiale.  L’economia non è mai stata il mio forte!- si schernì.
Pai ascoltava silenziosamente e con attenzione anche se Lory fu sicura di averlo annoiato. Ormai giravano da più di quindici minuti nell’acquario e avevano quasi completato il giro.
-E voi… invece…?- domandò un po’ incerta. Pai sembrava sempre restio a parlare della sua gente.
Quello strinse le spalle –Cosa noi?
-Beh… come funziona da voi la vita?
-Te l’ho detto. Noi non abbiamo cose come… oro ma un materiale simile al bronzo e all’argento e la cosa più preziosa sono alcune rare pietre preziose come i diamanti.
-Dici niente!
-Beh, non tutti le possono avere. Anche le famiglie più ricche sono costrette a fare baratti.- spiegò laconicamente.
Lory annuì –E quando siete maggiorenni? Cioè, funziona come da noi?
Pai la fissò, nuovamente in imbarazzo e Lory si affrettò ad aggiungere –In Giappone si è maggiorenni quando si raggiungono i vent’anni, ma in altri posti, tipo in alcuni paesi Europei anche a diciotto… in altri ancora basta il pieno sviluppo fisico. (***)
-Noi lo siamo a ventitré anni. Sia uomini che donne.
-E tu quanti ne hai?
La domanda lo colse alla sprovvista. Tossicchiò –Ventitrè. (****)
Lo fissò basita e arrossì di colpo. “Sei anni più di me”.
Pai per la sua gente era un uomo fatto e finito. Lei ancora doveva lottare tra i compiti a scuola e le vicissitudini della sua tanto odiata e amata adolescenza.
-Qualche cosa non va?
Lei scosse la testa –No. Solo… non credevo fossi tanto più grande di me- ammise, imbarazzata.
Erano ormai all’uscita dell’acquario. Pai scostò la tenda, continuando a fissarla –Più grande? Quanti anni avete voi?- la schernì ma il viso pallido di Lory e i suoi occhi improvvisamente terrorizzati lo costrinsero a voltarsi, per incrociare uno sguardo ricco di paiuzze dorate.
 
Strawberry uscì correndo dalla casa degli orrori –Mina! Ti detesto!- urlò la rossa.
Mina rideva, la sua risata snob e altezzosa, mentre scherniva la rossa. Gish era dietro di lei, completamente rosso a furia di ridere. Quella giostra non avrebbe terrorizzato nessuno, nessuno. Eppure Strawberry aveva cominciato a piangere quasi subito a urlare e Gish e Mina erano stati stranamente complici a massacrare la povera Mew Mew, che cercava di nascondere orecchie e coda feline.
L’alieno abbracciò la rossa – Ko-neko, sei una bambina!
La strinse forte, provocando il rossore della ragazza –La… lasciami!- protestò quella. Mina li fissò, infastidita leggermente e si voltò dall’altra parte ma si gelò.
“oh-oh” pensò, guardando Mark Aoyama fissare Strawberry abbracciata a Gish.
Mark non si era accorto di essere fissato da lei e Strawberry e l’alieno erano troppo intenti a litigare per degnare il moro di uno sguardo.
“Presto! Prima di creare altri danni!” si avventò su Gish, colpendolo sulla testa con violenza –Brutto maniaco screanzato! Lascia stare la mia amica!- strillò, mentre Gish cadeva sotto i suoi colpi.
Afferrò Gish dal colletto –Muoviti e vieni con me, razza di screanzato! Accompagnami! Strawberry, non muoverti di qua!- le ordinò, volatilizzandosi con Gish, inerme nelle sue mani.
Strawberry fissò la scena completamente basita e imbarazzata.
Si sentì sfiorare la spalla e un brivido la scosse dentro –Mark!
Il ragazzo era apparso dietro di lei, e la guardava con lo sguardo più dolce che poteva riservale –Stai bene… Kyle mi ha detto che potevo trovarti qua.
Strawberry sentì lo stomaco pieno di farfalle e la testa leggera. Era una sensazione meravigliosa –Sì ecco… ci sono stati un po’ di problemi…
Mark le sfiorò il campanellino con dito –Questo è stato uno dei posti dove siamo stati insieme. Ricordi?
Strawberry cercò di fare mente locale. Aveva varie sensazioni e ricordi ma niente. Dei fantastici momenti vissuti con il ragazzo davanti a lei neanche l’ombra, solo quella strana sensazione di ebbrezza.
Mark non sembrò particolarmente deluso –Facciamo due passi?
Lei annuì, ignorando l’ordine impartito da Mina. Mark le prese la mano, camminando insieme a lei.
Strawberry si sentiva completamente ubriaca. Quel ragazzo le faceva un effetto… strano.
Ma infondo erano fidanzati, no?
Quindi eliminò la sensazione che le dava Ryan Shirogane e l’imbarazzo provocato con Gish.
Se aveva scelto Mark c’era sicuramente un motivo.
Peccato che quella mattina aveva quasi baciato Ryan e… si bloccò.
Aveva baciato un altro ragazzo, o almeno, lo aveva quasi fatto. Se era così innamorata di Mark come tutti le ripetevano, perché allora…?
-Mark. Dobbiamo parlare- disse. Il moro si voltò verso di lei, lo sguardo triste e carico di tensione.
-Lo so.
-Senti, io…
Urla terrorizzate e schiamazzi li fecero voltare. La gente scappava terrorizzata, investendoli.
Strawberry perse l’equilibrio e Mark la sostenne –Abbiamo visite- disse, indicando il cielo.
Sopra la ruota panoramica vide figure galleggiare –I nostri nemici?
La ragazza si irrigidì.
“Voglio uccidere degli innocenti…!”
- Mark, io..
-Va’- le diede un buffetto sulla testa –E non preoccuparti.
La ragazza lo guardò con gratitudine e non resistette e si alzò sulle punte, baciandolo sulla guancia liscia e profumata.
Infondo c’era qualche cosa di prezioso nel suo cuore per quel ragazzo. Doveva solo fare ordine.
- Mew Berry… methamorfosis!
Fu un lampo di luce rosa e saltò contro le varie attrazioni. Le sue compagne erano a portata di voce. Mew Mina e Gish le volarono di sopra e Mew Pam e Mew Puddy insieme a Tart erano sopra la casa degli spettri. Ne mancavano due all’appello.
Studiò i nemici.
Natsu lo conosceva già e sentiva un brivido di terrore pure. Accanto a lui c’erano un vecchio, un bambino e una donna dai capelli di un assurdo azzurro.
-Ragazze, teniamoli lontani dalla folla!- urlò.
Natsu la fissò imperscrutabile.
-Ah, ma allora ti sei ripresa- le disse. Le scagliò contro dei para-para e Mew Berry li evitò agilmente –Sì!- urlò –E la pagherai per le vite sprecate!
Koda schioccò le dita e nelle sue mani apparve una najaika con uno strano bagliore violaceo –Cominciamo?- chiese, imperscrutabile.
Il vecchio Loren annuì e tra i palmi delle mani apparvero strane sostanze gelatinose e gialle.
I due si lanciarono. Mew Pam intercettò Koda. Le due fruste si scontrarono, creando scintille mentre Loren scagliò le due palline gialle contro Mew Puddy e Tart. Evitarono il colpo ma videro la panchina dietro di loro ricoperta di un simile budino al Fiocco immobilizza di Mew Puddy, solo che la panchina iniziò a… corrodersi.
Nadia urlò di gioia, richiamando un arco composito azzurro e dalle sue dita comparve una freccia azzurra –Non vedevo l’ora di utilizzarla!- e la scagliò contro Mew Mina. Questa evitò e urlò –Fioccò…d’azione!- la freccia di Mew Mina colpì di striscio il viso di Nadia. Mew Mina sorrise –Puoi essere simile a me… ma io ho un anno di pratica in più!- la schernì.
Nadia digrignò i denti –Sarà un piacere farti fuori!
 
Lory quasi si impose di non scappare dentro l’acquario, mentre fissava Rei che sghignazzava davanti a loro. Pai si era subito messo in posizione di difesa e fissava l’alieno davanti a sé.
Erano dannatamente simili, l’altro era solo un po’ più basso e muscoloso.
-Trasformati, razza di stupida- le ringhiò contro.
Rei rise, sguaiato –Oh sì, adoro quei vestititi attillati di voi ragazze!
Pai si lanciò contro Rei ma questo era pronto all’assalto, scattando di lato agilmente.
Quando si voltò, Mew Lory era davanti a lui, meno spaventata di prima ma comunque insicura.
Sorrise –Sai, Mew Lory… mi chiedevo come facessi… a muovere tutta quell’acqua. Poi ho capito.
Mosse la mano in avanti e dalle dita uscirono cinque getti di acqua. Mew Lory li evitò e questi colpirono un palo dietro di lei, disintegrandolo come fosse stato trivellato.
Deglutì pesantemente. Pai le fu affianco –Non imbambolarti- la rimproverò.
Lei annuì, poco convinta.
Ripensò alle parole di Saku.
Quello era il fratello di Gish e forse non lo sapeva nessuno, ma solo lei.
Guardò a sottecchi Pai. Aveva lo stesso sguardo di quando combattevano un anno fa. Freddo. Glaciale. Una macchina da guerra.
“Con Pai nei paraggi al massimo riporterò Rei dentro una bara a casa”.
-Devo fare un tentativo, Pai- gli mise una mano sul braccio –Ti prego.
La fissò, allbiito –Tu sei pazza.
Incassò il colpo e si mise davanti a lui, dandogli la schiena e ignorando le fitte di vergogna per le parole usate dall’alieno.
-Rei- lo chiamò. Quello sembrava aspettarla, in mano una palla di acqua che vorticava pericolosamente –Ho un messaggio da parte di… Saku. Tua zia.
Pai la fissò sconcertata. –Ma che stai…?
Rei rise –Sì? E sentiamo?
Ancora più incredibile, Pai si rese conto, Rei non sembrava sorpreso dalle parole di Lory.
-Ti hanno cercato per tanto tempo….! Non ha mai perso la speranza in un tuo ritorno! Gish era così piccolo e tu...
Gli occhi di Rei si chiusero in due fessure –Tu menti.
Le lanciò contro la palla di acqua che la prese in pieno. Cadde all’indietro, e nella sua traiettoria prese Pai e insieme si schiantarono contro un muro, distruggendolo.
Pai se la tolse malamente di dosso –Fine delle trattative. Ora si fa a modo mio.
 
Note:
 (*) Episodio 43 -Amica o Nemica
(**) Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Chironex_fleckeri
(***)http://it.wikipedia.org/wiki/Maggiore_et%C3%A0 quante cose che si imparano aah xD
(****) Note portami via X°D Bene. Non so se avevo affrontato l0argomento i questa ff ma io ODIO le età degli anime XD quindi vi propongo la mia idea di età perdonatemi, non possono avere la media di 12/13… mi sentirei un po’ troppo depravata XD
 
Strawberry 16
Mina 16
Lory 17
Puddy 13
Pam 18
Ryan 18
Kyle 25
Gish 17
Pai 23
Tart 13
 
…. X°D Un capitolo che mi ha impegnato un po’, ammetto XD e sono stata costretta a tagliarlo perché io stessa mi stavo confondendo. Il prossimo capitolo sarà ricco di azione e spero di esserne all’altezza =3.
Sto cercando in tutti i modi di aggiustare la testa di Strawberry, ma è veramente difficile. E’ una zuccona, credetemi X°D (Senti chi parla >_> ndStrawbeey).
Ringrazio infinitivamente KiriaL, tibby92, mobo e Ria. Sempre gentili e probabilmente sempre troppo buone nei confronti di questa vecchia (sigh, sob… gli anni passano! Inizio ad avere capelli bianchi!). intanto sono al lavoro per i nuovi poteri delle fanciulle e nel prossimo capitolo, invece, vedrete i poteri dei loro nemici. La mia frustrazione si riversa su poveri pg. (No, ti prego.. ndLory ç_ç) Oooh tu tranquilla che sarai il mio punch ball preferito *sguardo cattivo*.
Che dire altro? Vi ringrazio a tutti e commentate, commentate, commentate! 

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Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Buona sera, popolo di EFP!

Ecco qui un nuovo capitolo… cercherò di farmi perdonare per i miei vecchi ritardi (quelli mentali? NdGhis) *spiaccica l’alieno contro un muro*
Ci vediamo infondo ;)

Capitolo 14

 
Mew Berry evitò il fascio di luce mandatole contro da Natsu. L’alieno era incredibilmente veloce e potente e come se non bastasse, dalle mani usciva un raggio molto simile al suo Fiocco di Luce, ma con la peculiarità di poter essere direzionato.  Non aveva bisogno di prendere la mira, gli bastava sparare e poi spostare il fascio come se fosse una frusta, anche se ciò durava solo pochi secondi, ma Natsu non le dava fiato, e la Mew rosa che ormai annaspava dalla fatica. Era ferita e la sua coda era spelacchiata e bruciacchiata. Evitò l’ennesimo raggio di luce con un balzo in avanti e atterrò con le mani e ginocchia, soffiando minacciosamente mentre il pelo delle orecchie e della coda si rizzava.
-Fiocco di Luce… massimo splendore! – urlò, con tutto il suo fiato. Natsu semplicemente alzò una mano e spazzò via il suo Fiocco, come se fosse solo aria innocua.
Mew Berry soffiò, contrariata. Non andava per niente bene.
 
Mew Mina scagliò l’ennesima freccia e Gish faceva da spola tra lei, Mew Berry e Mew Puddy per tentar di difenderle al meglio, ma era ridotto a un colabrodo, ferito e senza fiato.
-Fiocco… d’azione! - la freccia andò a vuoto, mentre Nadia spariva, per riapparire più in là.
Gish lanciò dei para-para alla nemica e riuscì a prenderla in pieno e questa volò via per un paio di metri.
- Gish, va via!- volò a fianco dell’alleato -Me la vedo io con lei! - urlò la blu, scrutando l’alieno, ferito e con un orribile taglio sulla fronte.
-Ce la faccio, colombina.- disse a labbra serrate, asciugandosi un rivolo di sangue che gli faceva chiudere fastidiosamente gli occhi.
Si gettò in picchiata verso Loren che era riuscito a intrappolare per qualche secondo a Tart, che ora aveva un braccio mezzo bruciato. Il fratellastro aveva richiamato alcuni chimeri-piana ma Loren sembrava non notarli neanche. Per la sua età era dannatamente veloce e preciso anche se non molto forte fisicamente e si chiedeva come diamine facesse a essere preciso nei suoi attacchi, nonostante l’apparente cecità. Mew Puddy gli fu addosso, assestandogli un pugno in pieno volto e il vecchio stramazzò a terra, non prima di averle lanciato contro una palla gelatinosa.
Tart si caricò urlando e lanciò le bolas contro il vecchio, che però scomparve immediatamente per riapparire dietro di lui e colpirlo alle spalle.
 
Mew Pam afferrò a mani nude la najaika di Koda e trattenne a stento un gemito di dolore mentre il filo spinato si conficcava nella pelle, squarciandola dolorosamente.
Quel dannato bambino dai capelli argentei era un osso duro ma iniziava a mostrare la fatica del combattimento, ma meno di lei.
Era abilissimo nell’utilizzo di quella strana frusta piena di filo spinato ma non era veloce quanto lo era lei. Tirò forte e con la mano libera richiamò la sua frusta, colpendo il bambino sulla spalla.
Quello emise un semplice gridolino, simile più alla sorpresa che di dolore.
-Dannazione, ma di cosa sei fatto? - abbaiò la Mew lupo, frustrata.
Koda si tenne la spalla ferita e la guardò, sorridendo senza sentimento –Io non sono.
Mew Pam non si lasciò impressionare dalle parole, tornando all’attacco.
Nonostante usassero tutti i loro poteri, quei dannati incassavano bene e sembravano meno stanchi di loro.
 
Mew Lory evitò l’ennesimo attacco di Rei.
Pai aveva intrapreso un a corpo a corpo contro l’alieno e nonostante riuscisse bene a distinguerli, temeva di lanciare un attacco rischiando così di colpire Pai.
Rei sembrava estremamente più forte e più veloce di Pai e il suo pugno, circondato da una bolla di acqua colpì il viola, mandandolo a schiantarsi contro un albero.
Mew Lory pigolò di terrore e corse verso l’alleato. Pai si rimise in piedi a fatica e solo all’ultimo si accorse di Rei che si era parato di fronte a loro, la mano carica di sfere blu. Mew Lory attutì il colpo, innalzando la sua barriera e le sfere si disintegrarono.
Mew Lory si gettò sopra l’alieno, mentre dalle nacchere partiva un Fiocco d’acqua molto più potente del solito, che lo investì.
Pai si mise in piedi, dolorante e si asciugò un rivolo di sangue dalla bocca. Rei e Mew Lory si stavano fronteggiando ma la ragazza era più lenta e meno precisa e con rabbia, sentì che la ragazza cercava di dire qualche cosa.
Rei la colpì in pieno viso, facendola volare via –Sta zitta, lurida...!
- Elettro siluro! - la distrazione di Rei gli fu fatale e Pai riuscì a colpirlo con il suo ventaglio.
Rei stramazzò al suolo e l’alleino gli fu di sopra. Lo scrutò attentamente. Assomigliava a lui, vero, ma gli occhi erano come quelli della madre.
“Fratello di Gish. Mio cugino” ricordò le parole di Mew Lory.
-Addio- mormorò, pronto a dare il colpo di grazia ma la voce di Mew Lory lo distrasse.
-Fermo, Pai!
Rei ne approfittò. Si alzò in aria e, tenendosi un braccio, sbraitò –Che tu sia dannata, Mew Lory! E puoi dire a quella scrofa che me ne infischio delle sue giustificazioni! - e sparì, lasciandoli soli.
Pai si voltò verso la ragazza, che aveva una guancia gonfia e rossa. Non si fece intenerire perché lui stava fisicamente peggio. Le sfere acquatiche di Rei erano pesanti come il piombo ed era pieno di ecchimosi e tagli più o meno profondi e provava un dolore sordo alle costole e a un polso.
-Ma cosa diamine hai mente, razza di stupida? - le urlò, andandole incontro.
Mew Lory sembrò tremare sotto il suo sguardo –Io… Lui è…
-Ma che diamine!- la strattonò con forza per un braccio, ignorando la smorfia di dolore della ragazza –Quelli ti volevano ammazzare e tu cerchi una… rimpatriata di famiglia?
-E’ fratello di Gish!- urlò lei di rimando, cominciando a scaldarsi.
-No, Gish ha un’altra famiglia. Potrebbe essere suo padre, non toglie che è un criminale!
-L’ho promesso a tua madre!
-Cosa? Cosa diamine hai promesso?- Pai strinse gli occhi in modo minaccioso e Mew Lory districò dalla presa –Che lo avrei riportato indietro!
Pai strinse i pugni dalla rabbia. Dannazione. Andava tutto bene, prima. Dentro l’acquario…
Perché doveva sempre cercare di contraddirlo?
La sua voce uscì tagliente e gelida –La prossima volta che ti metti in mezzo con le tue sciocchezze, non avrò pietà né per te né per altri.
Mew Lory si portò le mani al petto –Pai, per piacere…- l’alieno era livido di gelida rabbia e la guardava con disprezzo. Sentì le lacrime pungerle gli occhi e la gola si chiuse e non riuscì più a parlare. Distolse lo sguardo dall’alieno e rimasero un attimo in silenzio.
-Andiamo a vedere se gli altri sono ancora vivi-, disse Pai dopo un paio di secondi e la ragazza non lo degnò più di uno sguardo.
 
Mew Berry unì il suo attacco a quello di Gish. Decine di para-para e il suo raggio di luce centrarono Natsu in pieno e quello, ululando di dolore, venne sbalzato via.
Dall’altra parte, Mew Mina aveva abbandonato l’arco e combatteva contro Nadia a mani nude ma erano pari, e nessuna prevaleva sull’altra.
Mew Pam aveva atterrato Koda per l’ennesima volta e quello, per l’ennesima volta, l’aveva colpita, lanciandola via.
Loren ebbe più fortuna.
Il suo budino inglobò Tart dalla vita in giù e il bambino urlò di dolore. Mew Puddy si sentiva le gambe e le braccia indolenzite ma vedere Tart imprigionato e immaginandoselo già sciolto in quella sostanza corrosiva e velenosa, mosse qualche cosa dentro di lei.
Urlò contro Loren e gli si lanciò contro, incapace di controllare i suoi movimenti con precisione. Poggiò i piedi a terra e si lanciò sull’alieno, non prima di aver lasciato una profonda impronta a terra, spaccando la terra.
-Lascialo stare!- urlò.
Lei doveva difendere Tart, i suoi fratelli, le sue amiche. Doveva difendere la Terra. L’Universo.
Ma era così piccola, come avrebbe potuto fare?
Suo padre la voleva forte, valorosa, perché un giorno avrebbe guidato la palestra Fon e aveva molte responsabilità su di sé.
Lo sentì allora. Come un trillo nella testa. Colpì Loren allo stomaco e il vecchio, però incassò e balzo di lato, spingendo via la bambina che, contro ogni sua aspettativa, afferrò una panchina strappandola dal terreno e lanciandogliela contro, come se fosse una sedia giocattolo.
Loren fu incapace di opporsi, stanco, spossato e soprattutto sorpreso per la nuova forza della ragazzina e solo l’intervento di Koda, sfuggito a un’adirata Mew Pam lo salvò dallo sfracellamento.
Koda afferrò saldamente il vecchio compagno e guardò verso Nadia e Natsu –Noi andiamo via. È inutile qui. Rei è già a casa!
E sparirono.
Nadia urlò, rabbiosa e guardò Mew Mina –Ci rivedremo, dannata cornacchia!
Ma Mew Puddy fu di un altro avviso: afferrò un palo della luce e piegandolo come fosse un boomerang lo lanciò contro Nadia.
Quella sarebbe stata colpita in pieno se non fosse stato per Natsu che la afferrò saldamente per un braccio e spostandosi giusto in tempo.
Mew Lory e Pai arrivarono in quel momento. L’algido alieno non perse tempo e volò veloce verso Natsu e Nadia, ventaglio pericolosamente affilato in mano e pronta ad assestare il colpo di grazia. Gish lo aiutò, fiancheggiandoli, ma quelli furono più veloci, volando via e sparendo mentre Nadia urlava parole poco consone e sparirono via.
Calò il silenzio. Mew Puddy si guardò le mani.  Si sentiva stranamente forte. Fisicamente. Le mani emanavano in pericoloso bagliore arancione e le sentiva bollenti ma quando si fu calmata e il cuore prese a battere regolarmente, le mani tornarono normali e le rimase solo una grande stanchezza, tanto che Tart la dovette sorreggere, trattenendo un doloroso gemito.
Mew Pam si avvicinò –Sembra che tu sia dannatamente forte, adesso.
Un sibilo minaccioso fece alzare i loro nasi al cielo. Videro delle bolle verdognole galleggiare sopra di loro e il loro contenuto fece accapponare loro la pelle.
-Ma quelle sono persone!- strillò Mew Lory.
Erano esamini, immobili.
Mew Berry fu percorsa da un brivido.
Mew Mina scagliò una freccia su una sfera, e questa si squarciò. Gish afferrò il suo ospite, una donna. Appena l’ebbe tra le braccia, capì che era morta.
Le altre sfere scomparvero nel nulla.
La donna era squarciata, dilaniata e nessuno riuscì a esaminarla.
-E’ la seconda volta che lo fanno- mormorò la rosa –Prendono i cadaveri… perché?
Nessuno riuscì a guardare oltre, solo Pai si avvicinò al corpo, chiudendogli gli occhi con due dita.
Il suono delle sirene fece capire che dovevano andare via.
Gish adagiò la donna con gentilezza a terra, come fosse un’ultima gentilezza che la donna non avrebbe mai potuto sentire –Andiamo. Non è il caso rimanere qui…
 
Un silenzio opprimente avvolgeva il Caffè.
Lory aveva curato quasi tutti, almeno le ferite più gravi ma si sentiva esausta e capì di aver raggiunto un limite.
-Perché prendere dei cadaveri?- domandò Mina, mentre la verde imponeva le mani sulle sue spalle.
-Non saprei- Gish si portò una mano al mento, pensoso –Potrei capire se rubassero l’energia vitale, ma non tutti lo sanno fare…mah…
-Non saprei- Pai aveva rifiutato ogni tipo di cura e si era messo il più distante dal gruppo, esausto.
Lory lo guardò a sottecchi, cercando di  capire il suo umore ma quello evitava accuratamente di guardarla, ostinandosi a tenere lo sguardo diritto a sé.
-Analizziamo tutto- Ryan si appoggiò al computer –Hanno i vostri poteri. Hanno combinato il loro dna con quello dei Red Data Animal. Il che li rende pericolosi.
-E uccidono innocenti senza alcun senso- finì Kyle. Sospirò –Andate a casa, ragazze. Riposate un po’. Sono stati due giorni pesanti…
-Vi portiamo noi- si propose Gish.
Gish afferrò Strawberry e Mina, mentre Tart prendeva Puddy e Lory, ma la verde si scostò gentilmente –Devo fare una cosa. Torno da sola- il bambino non discusse e prese Pam.
Nella stanza rimasero Ryan, Kyle, Pai e Lory.
Kyle le prese con gentilezza una mano fasciata –Perché non ti curi?
Lei scosse il capo –Il mio potere non funziona su me, a quanto pare- disse.
Ryan annuì –Immaginavo. Stiamo analizzando i dati tuoi e di Puddy…
Fissò la ragazza –Hai bisogno di qualche cosa?
Lei arrossì –Niente. Ho lasciato una cosa nell’armadietto…- mormorò.
Ryan capi che la ragazza stava mentendo, che in realtà voleva altro, ma non insistette. Stava cercando disperatamente lo sguardo di Pai, ma quello la stava ignorando.
Kyle, le sorrise –Va a prendere quello che devi. Pai ti porterà a casa- guardò l’alieno per conferma e questo annuì, anche se lo sguardo era perso, vacuo.
Lory scomparve nelle scale, col cuore in gola.
Arrivò nello spogliatoio e aprì l’anta del suo armadietto e afferrò la borsa del cambio, l’unico oggetto al suo interno.
Poggiò la testa allo sportelletto, cercando di stare calma. Doveva affrontare Pai. Le parole dell’alieno l’avevano ferita ma doveva farlo ragionare, fargli capire l’importanza del convincere Rei a riunirsi alla sua famiglia.
Sorrise impercettibilmente. Pai si era sicuramente arrabbiato, ma non era uno stupido. Aveva cominciato a capirlo e conoscerlo e prima, allo zoo, aveva mostrato un lato che trovava delizioso.
-Allora?
La voce bassa dell’alieno la fece trasalire.
Da quanto era dietro di lei? E soprattutto… quando era entrato?
Si voltò lentamente. Pai era rigido e diritto e sembrava più alto e austero ma era uno straccio, ferito e provato.
Lory sorrise impercettibilmente, timida –Pai, posso…?
L’alieno non si mosse. Lory sbuffò –Per portarmi a casa mi dovrai toccare- gli fece notare.
Gli si avvicinò e gli poggiò una mano sul petto.
Pai smise di respirare. Quel contatto bruciava come fuoco. La fissò ma quella non alzava lo sguardo su di lui, concentrata o forse intimorita.
“Dannata ragazzina”.
Le bloccò il polso, interrompendo il contatto. Non gli aveva curato quasi niente, ma non importava. Detestava quel contatto.
- Pai…
-Ti porto a casa.
Provò a divincolarsi -Aspetta…- implorò
-No. – fece caustico, sibilando fra i denti
- Pai, non possiamo…quello è il fratello di Gish…- disse debolmente.
-Quello non è nessuno. Mia madre sta perdendo tempo e tu con lei- la troncò.
-No, non puoi dire così…- protestò debolmente. Deglutì, facendosi coraggio –Pai, se non avessi cercato di confrontarmi con te l’anno passato, forse non saremo qui, come alleati, amici!- disse, con gli occhi grandi e blu carichi di affetto.
Questo fu come buttare sale sulle ferite aperte. Si sentì schernito e ferito nell’orgoglio e vide Lory sotto un aspetto nuovo e sconvolgente, o forse semplicemente si ritrovò a pensare alla ragazza come quando all’inizio della loro guerra: una ragazzina illusa che giocava a fare la guerriera.
 - Sapevamo che era una guerra sbagliata!- continuò Lory portandosi le mani al petto –Lui è sangue del tuo sangue!
-E’ un criminale! E’ qui per uccidervi!- rimbeccò. Non capiva. Come faceva Lory a ragionare in quel modo? E di certo forse sarò un alleato ma non un amico- sbottò.
Le parole la ferirono ma continuò, imperterrita -Anche tu lo eri!- ricordò, con rabbia.
-Era diverso!- rispose, sempre con più foga.
-No! Anzi, ora c’è un aggravante! Tua madre vuole…
-Mia madre!- Pai si portò una mano al viso, esasperato –Ma cosa ne sai, tu?- l’apostrofò.
Lory non si diede per vinta. Cacciò la mano nella borsa e uscì la fotografia che Saku le aveva dato durante la loro permanenza sul pianeta alieno –Guarda! Gish ha il diritto
-Non sei tu a dover dire cosa è in diritto o meno!- alzò pericolosamente la voce –Sei solo una stupida! Se non ci fossi stato io, saresti già morta! Te ne rendi conto?
Lory si portò le mani alle orecchie –No, no! Non puoi dire così! C’è sempre una soluzione a tutto!- si sentì esasperata. Come faceva a non capire? Se Rei avesse capito… quell’alieno credeva di essere stato abbandonato! Che avessero scelto di non salvarlo!
- Smettila, Lory, e usa la ragione!- la scosse. Doveva capire, diamine, capire che non era mai stato un gioco, ora più che mai. Quelli non erano mossi da chissà quale intenzione, dovevano solo distruggerle. Come faceva a non capirlo?
La ragazza chiuse i pugni, puntandoli ai fianchi –Secondo la tua logica, a quest’ora staremo ancora combattendo! Forse Profondo Blu avrebbe vinto e ucciso tutti! Compreso la tua famiglia!
-Non è…
-Sì, invece, e lo sai!- Lory sentì la voce stridula e le lacrime pungerle gli occhi
 –Sarebbero tutti morti e saresti unico servitore di un dio che non vi voleva!- lo guardò con rabbia e per la prima volta, Pai si sentì investito da quei rimproveri mentre in cuor suo sapeva che la verde aveva ragione. Ma non poteva dargliela vinta. Mai.
-Sei solo una stupida!
-No!- la ragazza gli puntò il dito al petto –Sei tu lo stupido! E zuccone!- singhiozzò –Ed è per tua testaccia tua che Gish ti aveva voltato le spalle e hai ucciso Tart!
Pai non ci vide più dalla rabbia. Sentì il sangue salirgli alla testa e non controllò più le sue azioni.
La prese dalle braccia, sbattendola contro gli armadietti dietro di lei con tanta forza che la ragazza gemette di dolore, strizzando gli occhi per la botta. Le strinse pericolosamente le braccia, pizzicandole la pelle mentre la schiacciava contro gli armadietti, furente.
Ma il lamento di dolore di Lory, l’unica del gruppo sulla quale i poteri rigenerativi non avevano effetto, gli ricordò che era ferita e provata da un combattimento. E che era una sua alleata che doveva proteggere, non sbattere con violenza al muro.
Si staccò subito, come scottato, ma il danno era fatto. Gli occhi della ragazza erano spalancati, lucidi e spaventati. Non le aveva mai visto quello sguardo smarrito, neanche durante una delle più cruente battaglie.
La ragazza si abbracciò, incrociando le braccia al petto, con gli occhiali leggermente calati sul naso. Pai si sentì dannatamente in colpa. Aveva esagerato, lasciandosi sopraffare dagli eventi, dalle accuse della verde e l’aveva appena ferita, sia fisicamente sia dentro. Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime, e quelle scapparono dalle ciglia, bagnandole le guance. - Lory, scusa, io non…volevo- cercò di allungare una mano verso di lei, ma Lory si ritrasse, come un animale ferito. Se inizialmente l’era sembrata spaventata, capì invece che c’era anche altro dietro quegli occhi pieni di lacrime: delusione.
E ciò bruciò ancora di più: aveva ferito Lory che lo aveva appena definito alleato e amico.
-Tu… tu non sei come credevo- mormorò quella, con la voce rotta da un singhiozzo e questo fu peggiore di uno schiaffo in pieno viso – Credevo fosse diverso adesso ma… Tu sei senza cuore.
Lory afferrò saldamente la borsa, caduta a terra durante la litigata e corse fuori dallo spogliatoio, evitando di guardalo e scansandolo.
Non provò neanche a rincorrerla, continuando a fissare un punto imprecisato dell’armadietto.
La morsa allo stomaco si fece più serrata e la gola bruciò di fastidio. Si strinse i capelli con una mano.
 
–Secondo la tua logica, a quest’ora staremo ancora combattendo! Forse Profondo Blu avrebbe vinto e ucciso tutti! Compresa la tua famiglia!
 
-E’ un criminale! E’ qui per uccidervi!
-Anche tu lo eri!- ricordò, con rabbia.
-Era diverso!
-No! Anzi, ora c’è un aggravante!
 
-Tu… tu non sei come credevo-
–Tu sei senza cuore.
 
Lory si fiondò in casa. Aveva corso per tutto il tragitto e il cuore le pulsava nel petto, impazzito.
“Pai” pensò, rabbiosa, delusa, amareggiata.
Sulle scale di casa incrociò il fratello, Touya. Il ragazzino la fissò, con occhi blu un po’ più scuri dei suoi –Ehy, onee-sama, che succede?- la guardò, agitato: sua sorella stava piangendo.
-No, niente. Dì a mamma che non mi sento bene.- tagliò lei, superandolo di corsa e sbattendo la porta del bagno.
Touya fissò inebetito. Lory sembrava acciaccata e aveva notato dei graffi sul viso e sulle mani.
Pensò al rapimento della sorella avvenuto settimane prima e sentì un brivido lungo la schiena. I rapitori non erano mai stati trovati né lei, né le sue amiche avevano mai fornito dettagli importanti.
“E se…?”
 
Lory si asciugò con rabbia le lacrime e si chiuse nel bagno. Riempì la vasca di acqua bollente e s’immerse, ignorando le ferite. Guardò gli avambracci, dove Pai l’aveva stretta. Erano rossi e poteva benissimo vedere il segno delle dita lunghe dell’alieno.
“Stupido zuccone!” pensò singhiozzando. Calò la testa sotto la superficie dell’acqua.
Come diamine aveva potuto credere nel buon cuore dell’alieno?
“Non voglio mai più rivederlo!” si disse, rabbiosa, ma sentì subito il cuore perdere battiti, e ciò era semplicemente doloroso.
Non l’aveva visto per settimane, dalla partenza dell’alieno. E quando era comparso nella prigione, si era sentita finalmente al sicuro. E all’acquario, o davanti al Cristallo Mew sul suo pianeta natale… era forse tutta una sua illusione? Aveva veramente frainteso il carattere dell’alieno? Era veramente così diverso da come aveva potuto credere…? Così spietato da voler uccidere il sangue del suo sangue? Infondo, una volta l’aveva fatto con Tart…
“Mi sono solo illusa. Pai non capirà e non cambierà mai.”
 
Gish teletrasportò Strawberry a casa –Lasciatemi qua, voi andate- disse, afferrando il telefonino mentre atterravano sul prato dietro casa –Devo fare una cosa.
Mina guardò l’amica e nel vederla premere febbrilmente i tasti del telefonino, capì che Strawberry aveva bisogno di Mark, in quel momento. Afferrò Gish per un gomito e lo guardò. L’alieno sembrava aver capito anche lui e aveva lo sguardo affranto.
Non si oppose quando Mina lo tirò, ma con un’ultima occhiata, disse –Ko-neko, fai un fischio quando vuoi… compagnia.
La rossa lo guardò e sentì la sensazione allo stomaco, un po’ pesante, come se si sentisse in colpa.
Mina e Gish sparirono davanti a lei.
Fece un respiro profondo e premette il tasto di chiamata.
Non squillò che due volte e la voce di Mark le perforò le orecchie col suo tono preoccupato –Strawberry?
- Mark. Sì, sono io.
-Come stai?- domandò, in un soffio. Sentì l’ansia salirle insieme alla bile.
- Bene- silenzio –Mark, vorrei… vederti per… parlare.
-Anche io, Strawberry - ancora silenzio –Forse dovremmo parlare tutti e due… dove ci vediamo?
-Al parco Inohara- disse, senza pensarci. Quel parco le dava una sensazione di … pace.
-Va bene. Sarò lì a breve.
Chiuse la telefonata. Si sentì per un attimo persa ma riprese il coraggio. Doveva far pace con la testa e col cuore, e lo avrebbe fatto quella sera.
A passo veloce iniziò si diresse al parco Inohara.
 
Gish e Mina avevano ascoltato tutto da sopra un albero. Mina non si era stupida quando Gish, anziché lasciarla a casa, l’aveva trascinata con sé e ne era segretamente felice.
-Non è educato origliare e spiare le persone- lo rimproverò comunque, nonostante fosse sua complice.
Quello le scoccò un’occhiata scettica –Però mi sembrava che tu fossi attenta, vero?
Lei fece una smorfia di disappunto –Oramai che sono in ballo…
Videro Strawberry allontanarsi e si scambiarono uno sguardo d’intesa –Ti porto a casa?- concluse l’alieno, ma Mina per poco non cadde dall’albero, per evitare la mano di Gish –No!- Protestò, cercando di tenere un tono basso –Vengo con te!
-Ah, ma non era poco educato?- ghignò quello.
-No, non è per niente educato- lo corresse con il suo tono perentorio –Ma devo sapere cosa sta per fare!
Gish scosse la testa, e la fissò per un lungo attimo negli occhi scuri –Certo che tu sei tremenda.
Mina arrossì e distolse lo sguardo, un po’ imbronciata –Non perdiamo tempo. Il parco è qui vicino.- disse, guardando l’orizzonte.
Gish sospirò e chiuse gli occhi –Lo so.
 
Seguirono Strawberry, che era talmente persa nei suoi pensieri tormentati da non accorgersi di essere seguita.
Mina si sentì per un attimo in colpa, ma scacciò subito il pensiero “Strawberry sta per farne una delle sue” si disse “Lo faccio per lei!” cercò di convincersi.
-Sai che sei pensante? Eppure sembri magrolina. Le ballerine non devono essere tipo… anoressiche?
Mina non era preparata a quell’affondo di Gish. Lo guardò allibita. Stavano volando, o per lo meno, Gish la trasportava da un tetto all’altro perché senza trasformarsi non poteva spiccare il volo e il commento acido dell’alieno la punse nell’orgoglio –Non bisogna essere anoressiche. E poi io sono una gran ballerina.- lo guardò con orgoglio –Ho fatto il cigno bianco in uno dei più importanti spettacoli tenutosi a Tokyo, l’anno scorso.
-Ah ah- la fissò di sbieco –Ma è tipo quella cosa dove lei alla fine muore?
Mina dovette ingoiare un urlo di disapprovazione –Quella cosa? Ma dico, sei impazzito? Tu non hai idea!
Gish ridacchiò –Sei facile da infastidire, eh? Sta zitta, siamo arrivati.
 
Strawberry era seduta su una panchina. Non aveva niente di speciale eppure quando era entrata nel parco, aveva pensato “Questo è un posto molto speciale”.
Attese un paio di minuti, torturandosi le mani e staccandosi qualche pellicina. Si sentiva nervosa, inquieta e dannatamente incolpa.
- Strawberry?-
Prima di sentire la voce, lo aveva avvertito, forse grazie ai sensi del gatto selvatico di Iriomoto. Quando la chiamò, scattò in piedi come se avesse le molle al posto delle gambe.
Il ragazzo le sorrise –Strawberry. Sediamoci.
Lei annuì.
Rimasero in silenzio per alcuni minuti.
-Cosa volermi dirmi?- chiese lui, con una nota strana.
Strawberry prese fiato –Mark… io… io credo.... di volerti molto bene- deglutì. Quello che stava per dire era difficile da pronunciare –Ma sono successe troppe cose…- abbassò lo sguardo. Ripensò alla prigionia in un pianeta sconosciuto, alla sensazione di vuoto.
Al brivido che aveva quando bisticciava con Gish e al quasi bacio con Ryan.
Ryan. Ecco, quello era un grosso, grossissimo problema perché quando lo vedeva, sentiva il cuore galoppare e il sangue fluire al viso, dandole un piacevole senso di vertigine.
“Non è giusto. Non posso fargli questo.”
-So che- trattenne un singhiozzo –So che ne abbiamo passate tante ma…- si portò una mano al petto –Io non sono questa, capisci?
Mark rimase in silenzio. Le prese una mano, ma continuò a guardare davanti a sé –Io devo partire per Londra -, disse solamente.
Strawberry sollevò lo sguardo –Come?
-Ho vinto una borsa di studio. Andrò a Londra fra una settimana, ma prima volevo parlare con te- finalmente la guardò. Aveva lo sguardo lucido –Ti ho sempre amata, e sempre lo farò, Strawberry - si alzò, trascinandola con sé, tenendole serrata la mano –Ma ti capisco.
Strawberry si sentì in colpa. Talmente tanto che avrebbe preferito scappare via.
Mark la strinse piano –Starò via per un paio di mesi. Quando tornerò, saprò la tua risposta e capiremo se saremo destinato o meno- le sfiorò la fronte con le labbra –Ma sappi che resterai per sempre il mio primo, grande amore.
 
Mark accompagnò Strawberry davanti casa, la salutò con un bacio lieve sulla guancia e andò via, sorridendo triste.
La ragazza entrò in casa. Sua madre era in cucina, la sentiva canticchiare.
-Sono a casa- mormorò, togliendosi le scarpe ed entrando in cucina.
La donna si voltò a guardare la figlia e dopo un attimo mise giù uno strofinacci –Tesoro, che succede?
Strawberry aveva gli occhi gonfi e rossi e tratteneva a stento i singhiozzi –Mamma… ho lasciato Mark.
La donna accolse la figlia tra le braccia, facendola sedere e cullandola piano. Sakura aveva un buon odore, misto a sapone da cucina e fragole –Strawberry, cosa è successo?
La ragazza tirò su col naso –Non so… è che… che… non è più… come prima…!
Sakura lasciò che la figlia si sfogasse sulla sua spalla. Quando il marito, Shintaro, entrò in casa, lo cacciò via con una semplice occhiataccia e quello, dopo un attimo di esitazione, si andò a rifugiare in salotto, rimanendo però a portata di orecchio, cercando di captare parte del discorso sconnesso della figlia.
- Strawberry, amore- Sakura le asciugò le lacrime con un tovagliolo –Non sempre le cose vanno come vorremmo ma…- cercò le parole –Chissà? Forse avete solo bisogno di un po’ di tempo per crescere e capire meglio. Infondo sei ancora una bambina.
Strawberry trovò a ridire sull’ultima parte. Aveva infondo sedici anni e tanto più bambina non era. Ed era una paladina della Terra che fino a qualche ora prima aveva combattuto degli alieni invasati che avevano copiato i loro poteri per fare chissà che cosa, mentre rubavano cadaveri di gente morta ammazzata durante i loro assalti. Ma questo a sua madre non poteva dirlo, no di certo.
Sospirò, accoccolandosi al petto della mamma fino a che non si sentì svuotata.
Quando si andò a coricare, si tolse il campanellino al collo e lo chiuse in un cassetto della scrivania. Strinse forte gli occhi “E’ meglio così!” si disse.
E sperò fosse vero.
**
 
 
Taaaa-daaaan! Bene, signori e signori *_* Come ben potete leggere, la vita delle povere ragazze si complica!
Ho pensato a lungo al potere per Mew Puddy e la forza bruta mi è parsa un’idea fantastiche XD E’ così piccola, ma agile e, infondo, lei stessa ha sempre mostrato un carattere competitivo quindi… XD (
non ha senso quello che dici ndPai -____-) Zitto tu! Hai fatto abbastanza danni, per oggi! *Pai va a nascondersi in un angolo*
Ringrazio chi ha commentato lo scorso capitolo: KiriaL, Ria, Angelo Biondo99, Hipnotic Poison e Mobo. I vostri commenti mi hanno riempito di gioia e mi fanno venir voglia di scrivere e di non mollare nuovamente (no tranquille, non lo farò, anche perché i prossimi due capitoli sono pronti per voi XD).
Penso ci sentiremo presto (me li concedete una decina di giorni?XDD).
A presto… Danya <3

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Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Come promesso, sono di nuovo qui!
Ho dovuto lavorare un po’ su questo capitolo, nonosante fosso pronto ho fatto un po’ di copia-incolla pauroso… praticamente tagliando questo ho il capitolo 16 fatto per metà XD
Voi avete cominciato le vacanze, il mare?
L’estate… ma chi la ricorda più? X°D aaaaaaah meno male che ci sono le ff XD

 
Capitolo 15
 
Il giorno dopo la prima ad arrivare al Caffè fu Mina.
Era arrivata molto in anticipo per trovare Strawberry ma si diede subito della stupida perché quella lì non era mai puntuale.
Sospirò, andando verso lo spogliatoio per mettere la sua uniforme blu da cameriera.
Il giorno prima aveva seguito Strawberry fino a che non si era separata da Mark e Gish l’aveva riaccompagnata a casa senza commentare. L’alieno le era sembrato pensieroso ma non gioioso come aveva pensato di trovarlo.
“Chissà, forse infondo ha un cuore e gli dispiace per quei due” pensò, scartando subito l’idea. No. Non di certo.
Mark non le era mai andato granché a genio. Troppo melenso, troppi sorrisi e belle parole, ma doveva certo riconoscergli il suo coraggio e gli ideali. Forse era veramente il ragazzo perfetto ma di certo non era il suo tipo.
Nello spogliatoio trovò Puddy e Pam, già vestite di tutto punto.
- Ciao, Mina!- Puddy afferrò una panca con una mano –Guarda cosa so fare!- la lanciò in aria e la afferrò subito, prima che cadesse. Mina sbiancò –Fra tutto quello che poteva capitarti, la super forza è forse il peggio dei poteri, Puddy- costatò, pensando a quanti guai creava Puddy già così com’era.
La ragazzina rise – Ma cosa dici, Mina? Sono la più forte! Yuuuu!- Puddy uscì correndo, chiamando a gran voce Tart e Mina provò un misto di pietà per il povero alieno.
Pam ridacchiò e Mina con lei –Sviluppati nuovi super poteri nella notte?- chiese la modella.
Mina strinse le spalle –Macché! Solo un gran mal di testa! E tu?
Pam scosse il capo –Novità di Strawberry?
Mina fissò l’amica a sottecchi. Perché Pam era sempre un passo davanti a tutti?
-Credo abbia rotto con Mark- disse, dopo un attimo. Doveva ammettere di averla seguita e spiata con Gish?
Pam annuì –Lasciamo che sia lei a parlarcene, va bene? E non dire niente a Puddy, o metterà i manifesti ovunque.
Mina annuì. Aveva una domanda da fare alla modella, ma si vergognava. Strinse le mani sotto il seno e chiese –Pam… tu e Kyle vi sposerete?
Pam arrossì un po’. Un evento raro, lì al Caffè. Mina era sicura che, se avesse scattato una foto in quel momento a Pam e l’avesse venduta a qualche rivista, avrebbe fatto centinaia di soldi, giusto quello che bastava per campare di rendita –Un giorno- tagliò la viola.
Mina non si arrese –Sì, ma quando?- le guardò la mano, in cerca dell’anello che Kyle le avesse regalato, ma non c’era niente – Non è che ti sei già pentita?- chiese, preoccupata. Già s’immaginava con il suo meraviglioso abito da damigella! Non potevano mandare tutto a monte! (*)
Pam ridacchiò un attimo –Non è il momento, adesso. C’è una guerra.- ricordò.
Mina deglutì e annuì. –Pam… saremo così per sempre? Mutanti?
- Kyle dice che gli effetti non sono permanenti. Spariranno con il pericolo- disse, ma dallo sguardo che si scambiarono, conoscevano la verità: sarebbero rimaste sempre delle mutanti e ora che i loro poteri aumentavano d’intensità…
Un leggero toc toc interruppe la loro conversazione.
Mina aprì la porta dello spogliatoio e si trovò davanti al cuoco. Arrossì leggermente, pensando al discorso matrimonio con Pam e sperò non avesse sentito –Sì, Kyle? Ci stiamo preparando…
Il cuoco-scienziato sorrise –Vedo. Volevo informarvi che Lory non verrà oggi, ha chiamato sua madre e dice che sta poco bene e volevo chiedere a una delle due se potesse fermarsi un’oretta in più per aiutarmi.
-Credo sia esausta per aver utilizzato il nuovo potere- ipotizzò Mina, ma lo sguardo di Pam non era della stessa opinione –Ah sì?- chiese solamente, sorridendo appena.
Kyle la guardò di rimando –Così sembra…
Mina si sentì tagliata fuori dalla conversazione. Quei due stavano parlando con un linguaggio tutto loro e ciò le diede parecchio fastidio e provò una fitta di gelosia.
-Rimango io, Kyle. Oggi non ho nessuna lezione- fece, con un tono forse un po’ troppo minaccioso. “Ehy, ti sto lasciando sposare Pam. Non tagliarmi fuori!” pensò, stizzita.
Kyle sembrò percepire lo sguardo assassino di Mina e si ritrasse, dandole così la possibilità di cambiarsi.
-Non è malata, secondo te?- domandò alla modella, curiosa di sapere il suo pensiero.
Pam le scoccò un’occhiata fredda –Mina, dovresti imparare che se vuoi farti gli affari degli altri, devi stare attenta- e detto ciò, la lasciò sola nello spogliatoio.
 
Quando uscì da lì, era piena di domande riguardo alla possibile malattia di Lory e a Strawberry, quando la rossa le comparve davanti, correndo come un treno.
-Scusate il ritardo!- urlò, fiondandosi nel camerino e Mina rimase travolta.
Strawberry fu pronta in un paio di minuti, e uscì dallo spogliatoio mentre cercava di aggiustare il fiocco del grembiule.
Mina scosse la testa, rassegnata e si avvicinò all’amica –Ti aiuto io.
Sciolse il nodo fatto male e ne rifece uno perfetto.
-Fatto!
-Grazie!
Mina la guardò, studiandone il volto. Strawberry aveva gli occhi cerchiati di scuro, segno che non aveva dormito granché, ma era sorridente. Mina sentì una stretta al cuore: la sua migliore amica non le aveva ancora detto niente… mesi fa l’avrebbe chiamata per condividere una cosa del genere ma niente. Strawberry doveva ancora abituarsi alla sua vecchia vita e l’amnesia non l’aiutava. E notò una cosa che al primo impatto le fece strano: non aveva il campanellino datogli da Mark.
- Senti popolana, meglio che tu ti muova. Quei tavoli non si apparecchiano da soli- le ordinò, secca.
Strawberry gonfiò le guance – Eeeeh? Possibile mai che tu debba essere sempre così dannatamente urtante?
Mina alzò il naso all’insù, guardandola di sbieco –Ovvio. Qui ci vuole qualcuno che dia ordini, o cadremmo del caos totale. Su, Strawberry!
La rossa se ne andò, urlandole cose poco simpatiche.
-Devi per forza stuzzicarla, eh?
Gish era dietro di lei, appoggiato ad un muro. La fissava con gli occhi dorati luccicanti di divertimento e teneva le braccia conserte sul petto.
Mina poggiò una mano sul fianco, sorridendo furba –Qualcuno deve pur farlo questo sporco lavoro, non trovi?- disse teatrale.
Gish sghignazzò –Sei simpatica, colombella.
Mina arrossì leggermente. Non si aspettava tanta affabilità –Pff. Ovvio. Io sono affabile e simpatica!
-E soprattutto modesta.- finì Gish, sbeffeggiandola.
-Non credo che tu passa capire la mia magnificenza! Infondo sei solo tu.
Gish proruppe in una grossa risata – Kami-sama… sei veramente pessima, Mina-chan. Veramente!
-Non chiamarmi “Mina-chan”. Non credo di averti dato questo permesso- sbottò la moretta.
Gish si avvicinò –Altrimenti che fai…?
Mina lo fissò rabbiosa e Gish, in un attimo, fu scaraventato via, sbattendo contro una parete.
Il rumore aveva attratto Pam, Puddy e Strawberry e la scena che si prestò loro davanti, fu devastante e allo stesso tempo esilarante: Mina utilizzava la mano e sbatacchiava Gish a destra e sinistra, ridendo di gusto –Forza Gish, se mi chiedi scusa, forse ti metto giù!
L’alieno provò con tutte le sue forze ad opporsi, ma era come se una gelida morsa gli stringesse il corpo, impedendogli di muoversi liberamente.
-Telecinesi…?- Pam fissò Mina –Interessante.
Puddy incrociò le braccia al petto –Non poteva essere diverso per Mina. Infondo lei ha sempre sbatacchiato tutti avanti e indietro.
 
Passarono un paio di giorni dall’ultimo attacco alieno. Strawberry non aveva parlato a nessuno di Mark ma lo capirono da soli. La ragazza non chiedeva più permessi per uscire con il ragazzo né stava attaccata la telefonino per mandare e-mail.
Semplicemente, lo capirono.
Ryan non le aveva più parlato direttamente. Quando aveva capito dell’attuale situazione di Strawberry, si era sentito sollevato. Ma si ostinava a tenerla lontano perché, lo vedeva bene, Strawberry ostentava allegria ma ogni tanto s’imbambolava, persa nei suoi pensieri.
Quindi faceva di tutto per evitarla, provocando l’ilarità di Kyle che lo guardava sorridendo sotto i baffi.
-Non dovresti fare così- lo ammonì l’ex tutore –Dovresti essere più gentile con lei.
Ryan sbuffò. Non aveva voglia di una paternale –Lory è ancora malata?
Kyle scosse il capo –No, verrà oggi. Le ho chiesto un favore… non riesco a fare l’inventario senza di lei.-
Questa volta fu Ryan a sorridere. No, Kyle sapeva fare l’inventario da solo, ma era talmente tanto empatico da capire che dietro quei giorni di ferie presi da Lory c’era altro e che la ragazza si stava letteralmente nascondendo.
I due scienziati erano al laboratorio, elaborando gli ultimi dati dei poteri telecinetici di Mina, che si divertiva a muovere oggetti, o Gish, per la stanza.
- Lory rigenera, Puddy solleva oggetti di una tonnellata, Mina muove le cose solo guardandole. Temo in quelli che potranno essere i poteri di Pam o Strawberry - asserì l’americano, leggermente preoccupato.
Nella stanza di fu uno schiocco e Pai comparve nella stanza –Ecco i dati dell’ultimo combattimento. Elaborati e studiati.- lanciò un piccolo dischetto che Ryan afferrò al volo –Fantastico. Ti ringrazio- disse, senza eccessivo trasporto.
Bussarono alla porta del laboratorio e comparve la testa rossa di Strawberry, imbarazzata –Emh. Salve- pigolò –C’è Lory, ma non può scendere.
Ryan aggrottò la fronte –Perché?
-C’è un piccolo problema.
 
Touya era seduto a un tavolo. Il fratellino di Lory, tredici anni, era composto, braccia incrociate al petto e un’espressione seria e imbronciata.
Era entrato a seguito della sorella, paonazza in viso e subito il ragazzino aveva cominciato a perquisire il posto, facendo domande a Mina e Strawberry, le uniche due presenti in quel momento.
-Allora, si può sapere cosa fate qua?- domandò il ragazzino.
Kyle gli pose davanti una fetta di torta e un bicchiere di succo –Dolci, Touya-kun!- scherzò.
Il ragazzino lo guardò in tralice –Ma mi fate scemo? Ma vi pare che a mia sorella non la vedo?
Lory avvampò –Touya! Chiedi scusa!- ordinò, imbarazzatissima –Kyle, mi spiace! E’ da un po’ che è troppo sospettoso e maleducato! – gli scoccò un’occhiata severa –Ma ora va a casa.
-Non esiste- sbottò quello –Io devo stare con mia sorella. Da quando frequenta voi…- guardò i presenti nella sala –…Si comporta in modo sospetto!
Assunse uno sguardo pensieroso e indagatore –Ed è stata tre giorni a casa debole e malata. Non è neanche andata a scuola, e lei è una secchiona!- sottolineò, come fosse l’indizio principale di un misfatto.
Kyle sorrise nervosamente, mentre Mina ebbe la tentazione di scaraventare quel moccioso fuori dalla finestra. Non era come Lory, affabile e gentile ma maleducato.
“Finirà con lo scoprirci” pensò, guardandosi con Strawberry, che cercava di sorridere, mostrando però solo labbra tirate e una vena pulsante alla fronte.
Detto fatto.
Puddy entrò, seguita da Tart e Gish. Scendevano le scale a rotta di collo e Puddy portava in spalla Tart, come fosse una piuma, ridendo ambedue come qualcuno che l’aveva combinata grossa. Gish gli volò accanto –Dannata scimmia! Ti faccio vedere io…! Tart, ti rimando indietro a calci…!- sbottò,
I tre scesero le scale, passarono davanti ai loro occhi esterrefatti e scomparvero in un’altra sala.
Touya aprì la bocca, ma non uscì alcun suono.
Lory lo afferrò per le spalle –Eh eh, divertente! Ora va a casa, va!
Touya fissò la sorella –Quelli erano … alieni!- ricordò le immagini alla tv dei mesi scorsi e questa volta sorrise, entusiasta –Lo sapevo che nascondevi qualche cosa di grosso!
Non ebbero scelta. Il danno era stato fatto e Mina perse la pazienza, insieme al controllo dei suoi nuovi poteri. Stizzita mosse la mano con rabbia verso i tre che intanto correvano di nuovo nel salone principale, atterrandoli – Finitela, imbecilli!
Kyle si grattò la nuca, ridendo nervosamente e Ryan scoccò un’occhiata velenosa ai presenti –Perfetto. Complimenti a tutti.
Touya fu ben felice di ascoltare la storia. Mew Mew, alieni, mostri. Per un tredicenne, quello era un sogno fatto realtà.
Lo avevano portato nel laboratorio, trovando Pai davanti a una sfera galleggiante e quello strillò di gioia, vedendo tutti quei computer e quella, citando le sue parole, “meravigliosa tecnologia aliena!”
Diede un pizzicotto al braccio della sorella –Mi hai nascosto tutto questo!
Lory guardò sospirando Ryan –Mi ha voluto seguire. Se avessi saputo…
Ryan guardò Gish, Puddy e Tart e sibilò –Non è colpa tua. Ma di questi stupidi.
Pai fece scomparire la sfera con un pop e scrutò il ragazzino. Era alto più o meno come Tart e assomigliava incredibilmente a Lory. Evitò lo sguardo della ragazza e domandò –Nuova recluta?- e aggrottò la fronte, cercando di capire del perché ci fosse quel ragazzino insieme ai suoi fratelli e alle Mew Mew.
Kyle sospirò –Touya, ascoltaci. Non devi farne parola con nessuno… è per il bene di tua sorella e delle sue amiche.
Touya guardò la sorella, gonfiandosi di orgoglio –Potete stare tranquilli! Temevo che mia sorella fosse capitata in un brutto giro, invece è una Mew Mew!- la fissò, sconcertato –Sicura di essere una combattente?- guardò il gruppo –A casa fa un sacco di danni, tanto che mamma pensa di assicurare ogni oggetto della casa.
Lory avvampò, coprendosi il viso –Touya!
Gish rise –Ma guarda! La pesciolina ha un fratello simpatico!
-Vi prego, fatemi vedere tutto!- pregò estasiato, avvicinandosi ai computer.
Pai lo intercettò, bloccandogli il passaggio –Ma stiamo scherzando? Non bastavano già tutti i problemi, adesso pure questo?- lo guardò con sprezzo –Un moccioso che conosce troppi segreti.
Touya affrontò lo sguardo di Pai senza timore –Ehy, spilungone!- gli puntò un dito al petto –Non sono uno moccioso. E il segreto di mia sorella è al sicuro con me.
Pai guardò in tralice Lory, che ostentava a guardarsi la punta delle scarpe. Ma quando gli sentì parlare in quel modo al fratello, alzò la testa, arrabbiata.
- Touya, ora va a casa. Questa sera parliamo.- disse, con troppa foga.
Il fratello la fissò. Sua sorella non era mai arrabbiata. Mai.
- Onee-sama, non dirò niente…-
- Lo so. Ma adesso vai, noi dobbiamo lavorare.
Il tono di Lory aveva preso tutti alla sprovvista ma Touya era troppo insistente –Posso pure darvi una mano- guardò Kyle –Per piacere!
 
Touya rimase in cucina tutto il tempo, con il libro di matematica davanti ma senza riuscire a fare una sola delle espressioni segnate dal suo professore.
Le ragazze lavoravano con gran lena, ignorandolo e solo Kyle sogni tanto gli passava un succo o un bignè.
Temette di averla fatta grossa, con sua sorella e ancora peggio, che non lo avesse perdonato, ma aveva agito solo nel suo bene, per proteggerla! Quando era rientrata a casa giorni fa era esausta e aveva notato le bende e i cerotti su tutto il corpo e lo sguardo stanco e preoccupato. Lui adorava sua sorella, era il suo modello, e voleva proteggerla come meglio poteva.
Nella cucina, apparve Tart. L’alieno lo guardò con sospetto –Sono tutti in sala?
Touya annuì –Già.
Touya era affascinato dall’alieno… quelle orecchie a punta, gli occhi felini… tutto urlava alieno e il vederlo levitare a un paio di centimetri da terra, non fece che mettergli curiosità, più che timore, che aveva solo nei confronti dell’alieno più alto.
-Io sono Touya- gli porse una mano, titubante e imbarazzato.
Tart osservò il ragazzino e piano strinse le dita sudate del fratello di Lory e in quel momento gli sembrò di avere davanti proprio la ragazza in verde –Io sono Tart.- disse solo.
Si studiarono per parecchi secondi.
-Sei un amico di mia sorella?
Tart strinse le spalle –Una specie- guardò il suo libro –Che sono quelli?
Touya fissò le pagine –Compiti di Matematica. Ma non ho voglia di farli. litamente li faccio con Lory ma credo sia arrabbiata con me.
Tart annuì. Nonostante l’atteggiamento di Pai, quel tipo gli ispirava simpatia, forse perché erano quasi coetanei.
-Quanti anni hai?- domandò Tart.
-Tredici… tu?
Incredibile. Stava facendo amicizia con un alieno. Un incontro del terzo tipo non indifferente!
-Anche io- deglutì, imbarazzato –La vuoi vedere una cosa?
Touya annuì, curioso e Tart mosse un dito verso una pianta della cucina. Quella crebbe e sbocciò, mostrando i fiori colorati della begonia.
Touya strabuzzò gli occhi –Fantastico!- urlò, saltando giù dalla sedia –Lo sapete fare tutti?
Tart scosse il capo, ghignando orgoglioso –E’ una capacità rara persino tra la mia gente.
Touya lo guardò ammirato –Fantastico emh… che altro sai fare?
-Volare. Teletrasportarmi per certe distanze …
-Tele…trasporto…? Come Spok?
-Chi?
Touya arrossì –Quello di Star Trek. Ma tu non lo puoi sapere, è un telefilm.
-…un teleche?
La conversazione aveva preso una strana piega e Touya vide come Tart si stava innervosendo –Senti, ti va di… andare fuori? A giocare?
Tart sbuffò –E a che cosa?
Touya ci pensò –Sai cosa è il calcio?
Tart scosse il capo e Touya sorrise –Bene! Ti posso insegnare ma forse…- guardò le orecchie dovresti emh… nasconderle.
Tart si sfiorò le orecchie con due dita –Torno subito! Aspettami qui!
 
Lory sparecchiò l’ultimo tavolo, con un sospiro e guardò l’ora. Suo fratello si era volatilizzato con Tart ore fa!
-Non essere in ansia- le fece gentilmente Strawberry –Saranno in giro!
La verde sospirò ancora. Rabbrividì un attimo quando nel suo campo visivo comparve Pai, che si guardava intorno –Avete visto Tart?
Mina ridacchiò –E’ fuori a giocare con Touya.
Le labbra di Pai divennero una linea dura e la fronte si aggrottò.
-Stanno solo facendo amicizia, Pai- disse Strawberry esasperata –E ti ricordo che quello è il fratello di Lory, quindi il nostro segreto è al sicuro.
Pai scoccò un’occhiata verso Lory, che continuava a sistemare un tavolo.
Non si erano ancora parlati. Ignorò l’orribile sensazione del senso di colpa e parlò invece verso Strawberry –Beh, se lo vedi, mandalo da me- e scomparve al piano di sopra del Caffè.
Pam fissò il punto in cui l’alieno era sparito, aspettò un paio di secondi e poi domandò, con tranquillità –Lory, avete litigato?
La verde confermò i suoi dubbi, arrossendo un po’.
Mina fissò Lory, sorseggiando un po’ di tè –Lory, è successo qualche cosa?
La verde strinse lo strofinaccio che aveva in mano in modo convulso.
Doveva dire loro la verità? Doveva dire dell’identità di Rei, uno dei loro nemici? Del compito assegnatole da Saku?
“Non è il caso” pensò “E non capirebbero”.
Non avrebbero mai capito, come non era stata capita durante la scorsa guerra, quando aveva chiesto alle sue compagne di trovare una soluzione diversa dalle battaglie.
-Non è niente- disse infine, andando in cucina –Vado ad aiutare Kyle.
 
Mina uscì fuori in giardino, sicura di trovare Gish –Ehy tu!- lo apostrofò, quando lo vide appollaiato a un albero, intendo a sonnecchiare.
Gish aprì un occhio – Umh?
-Accompagnami.- ordinò.
Gish si voltò dall’altra parte –Scordatelo- bofonchiò quello.
Mina sbatté un piede a terra –Te lo devo chiedere con le cattive?- sorrise, muovendo un dito nella direzione dell’alieno, che sentì tremare il ramo.
L’alieno sbuffò –Potresti anche chiedere per favore, no? Non sono uno schoffer!
Mina soppesò un attimo le parole dell’alieno, per poi rispondere –Va bene. Gish, potresti accompagnarmi a lezione, per favore?- civettò, facendo una voce molto infantile e sciocca.
Gish ridacchiò e scese giù dall’albero, fermandosi a una spanna da Mina –Così va meglio, ma eviterei il sarcasmo.
Mina arrossì per la vicinanza, ma non si fece intimorire –Allora?
-Dove devi andare?- chiese quello, portando le braccia dietro la testa.
-Alla mia scuola di ballo.
Gish fece mente locale e ricordò il luogo, dove mesi fa aveva attaccato le Mew Mew con un chimero-cigno.
 
La scuola di ballo di Mina era molto grande e Gish strabuzzò gli occhi nel vedere tante ragazze in tutù o calzamaglia che gli sfilavano davanti senza vergogna. Si era messo degli abiti umani e un cappello celava le orecchie e più di una volta qualcuna gli aveva rivolto uno sguardo ammiccante.
Era al settimo cielo. Tutti quei sederini…
-Puoi andare sugli spalti- disse Mina, svegliandolo dal suo sogno –Ci metterò un’oretta- e tenendo salda la sua borsa a tracolla si diresse verso una porta verde scuro.
Gish obbedì mesto, mentre osservava goloso le ragazze che gli passavano affianco.
Trovò subito l’auditorio e si accomodò, stravaccandosi su due sedili, poggiando i piedi in avanti.
“Speriamo di vedere altre meraviglie!”.
Poco dopo vide entrare sul palco ragazze e ragazze, compresa Mina, e una donna dal volto tutto tirato e i capelli raccolti in una crocchia.
Gish fu certo di addormentarsi ma quando partì la musica, si concentrò sulla scena. (**)
Mina era brava, niente da dire. Era un po’ più bassa di alcune colleghe, ma era aggraziata e delicata. Sorrideva sempre e Gish pensò che non fosse solo per la scena, ma proprio perché si divertiva. Muoveva le braccia e le gambe, si fletteva, si alzava sui piedini. Notevolmente deliziosa.
Poggiò una mano sul volto, osservando la Mew Mew più acida di tutte trasformarsi sotto i suoi occhi. Ogni tanto la donna con la crocchia interrompeva e correggeva gli alunni, anche con parole poco carine, ma nessuno fiatava. Aveva visto mentre bacchettava sulle ginocchia di Mina correggendola, anche se a lui era parsa perfetta, e Mina non aveva fiatato, annuendo e riprovando.
Rimase a fissare la lezione senza battere ciglio e senza staccare gli occhi di dosso da Mina, attento ad ogni passaggio. Ogni tanto gli sembrava che richiamasse la sua arma, ma con gesti dolci e decisi, non da guerriera.
La lezione finì e Gish andò sotto il palco, e intravide Mina parlare con l’insegnante.
-Complimenti Aizawa, migliori ogni giorno- la sentì dire, con tono caloroso.
-Tutto merito suo, madame -disse Mina, umile e Gish sghignazzò, pensando invece a come la ragazza si atteggiava solitamente, a come battibeccasse con tutti e come riusciva ad avere sempre l’ultima parola grazie a quella lingua velenosa.
Salì sul palco, sedendosi sul bordo quando l’insegnante si allontanò e fischiò in direzione della moretta  –Ma che colombella deliziosa che ho visto oggi.
Fissò la calzamaglia blu di Mina e fischiò di ammirazione  –E sei pure una graziosa bambolina!- prese in faccia l’asciugamano sudata della ragazza, ma rise della propria battuta, mentre Mina arrossiva –Idiota. Aspetta qua, torno subito.
-Sissignora!- la schernì.
Mina lo ignorò, uscendo dalla scena a passo deciso e lieve.
-Quella gallina- sentì bisbigliare da due ragazze dietro di lui, intente a sciogliersi le scarpette.
-Crede di essere chissà chi- sbottò la seconda, acida.
-E’ sono una bambina viziata- rispose la compagna –E’ tutto merito dei suoi genitori. Sai che suo padre è un regista?
-Sì. Sua madre invece era una modella. Dico, come gli è uscita una figlia priva di grazia e talento?
-Tutti questi encomi solo per i soldi dei suoi genitori!
Risero delle loro battute acide e Gish notò un movimento dietro la tenda. Vide un codino blu nascondersi dietro e la borsa di Mina scomparire con esso.
Si alzò e andò verso le due –Ehy, voi- le apostrofò.
Le due ragazze alzarono lo sguardo verso Gish, arrossendo un attimo –Sì?
-Dico, hanno aperto l’aia?
Le due lo fissarono, non capendo e Gish, sorridendo, continuò –Mi avevano detto che qui avrei trovato cigni, non galline.
Le due arrossirono di vergogna e rabbia –Ma come ti permetti?
-Villano!
-Ma chi ti ha fatto entrare?
Gish sorrise alle due. Il suo sorriso peggiore, quello che riusciva a inquietare Strawberry.
-Sapete, io non sopporto questo genere di cose. Tutto quello che dovete dire, dovete dirlo in faccia, così è troppo facile.
Afferrò una spalla di una ragazza, avvicinandosi a lei in modo pericoloso e vide la tremare sotto il suo sguardo dorato –E la prossima volta, vi andrà male, sono stato chiaro?
Le due annuirono, spaventate e scapparono via.
Gish aspettò un attimo e poi andò ad aprire la tenda dove aveva visto Mina nascondersi –Colombella, andiamo?
Mina era rossa in faccia, gli occhi sgranati. Guardò Gish –Tu.. mi hai…- non trovò la parola adatta e Gish gnignò davanti a lei.
Le schioccò un bacio sul naso e Mina avvampò, buttando un urlo stridulo di sorpresa –Ma che diamine fai, idiota?
Gish rise –Ecco, così va meglio- le porse una mano –Non sono un Santo, ma non tollero quei tipi di comportamenti. Io preferisco che le cose vadano dette in faccia. Non trovi?
Mina annuì, afferrando la mano di Gish. Era rossa in faccia.
Gish ammiccò –Ecco perché ti ammiro. Tu dici tutto in faccia, affrontando la qualunque. E perché, infondo, non sei una principessa senza cuore.
Mina cercò di capire se Gish fosse serio o se la stesse prendendo in giro. Nessuno le aveva mai detto niente del genere.
Gli occhi ambrati dell’alieno erano sinceri, divertiti e le labbra trattenevano a stento una risata.
-Grazie.- mormorò solo.
-Nulla, chérie.
Le sorrise, facendole l’occhiolino e il cuore di Mina perso un battito.
Quando voleva, Gish sapeva essere molto affabile. Troppo.
 
Lory chiuse il quaderno dei conti con Kyle. Le doleva la testa –Quanta roba!- disse –Mancano un po’ di cose!
Kyle annuì –Manderò Ryan domani a prenderle. Grazie mille, Lory!
La ragazza sorrise –Di nulla, Kyle.
La ragazza si tolse gli occhiali massaggiandosi gli occhi e sentì la Kyle dire –Vado a prenderti una cosa da portare a Touya, va bene? Aspettami qua.
Lory si stropicciò la faccia, stanca. Fare l’inventario non era mai facile ma non riusciva a dire di no a Kyle, sempre così gentile.
Sentì dei passi dietro di lei e inforcando le lenti, disse –Kyle, io vado a casa.
Dietro di sé vide Pai e si gelarono le parole sulla lingua.
Sentì le guance andare in fiamme e sistemò nervosamente gli occhiali sul naso.
-Pensavo fosse Kyle- si giustificò, abbassando lo sguardo.
Pai rimase fermo sul posto –Hai perso questa.- le porse la foto della famiglia Ikisatashi. Lory pensò all’assurdità del gesto –E’ della tua famiglia- gli fece notare –La puoi tenere.- si diede della stupida: Pai doveva aver bisogno del suo permesso per tenere una vecchia foto?
L’alieno non obiettò, mettendo la foto dentro la maglia.
-Stai bene?- le chiese d’un tratto. Lory alzò lo sguardo verso di lui. C’era una ruga in mezzo agli occhi, di preoccupazione… forse?
“No, impossibile” si disse.
Cercò di mettersi diritta –Sì- rispose solo, quasi soffiando in mezzo ai denti.
- Le tue ferite?
- Rimarginate- tagliò lei, distogliendo di nuovo lo sguardo.
 
-Tu… tu non sei come credevo-
–Tu sei senza cuore.
 
Lory risentì le sue stesse parole in testa e quasi se ne vergognò. Aveva declassato Pai a un essere spietato senza sentimenti e sapeva che non merita quell’accezione, ma non poteva perdonare, non ci riusciva proprio.
Ancora le dolevano le braccia per la stretta dell’alieno e non riusciva a sopportare di provare quella stupida morsa alla bocca dello stomaco quando lo vedeva. Eppure, nonostante fosse arrabbiata, delusa, non poteva ignorarla.
Pai dal canto suo si chiedeva cosa le passasse per la testa. Aveva sentito la ragazza parlare con Kyle e aveva aspettato che fosse sola ma ora che l’era davanti, non sapeva cosa dirle.
Fece due passi e le fu abbastanza vicino che se avesse allungato una mano l’avrebbe potuta toccare, ma così non fece.
-Vuoi ancora … riportare Rei sulla retta via?
Lei alzò lo sguardo –Sempre.
Pai sospirò –Allora spera che io non sia lì, quando ci proverai.
Kyle ritornò in quel momento, con un sacchetto in mano.
La scena davanti a lui aveva dell’incredibile: Pai e Lory si stavano fissando con un misto di rabbia, delusione, frustrazione e, come spinto via, fece un passo indietro, nel tentativo di non disturbare la strada discussione. Pai lo sentì comunque, e quando incrociò lo sguardo scuro di Kyle sembrò quasi sollevato.
Uscì semplicemente dalla cucina, senza degnarli di uno sguardo o una parola.
Kyle si avvicinò al bancone, notando con apprensione che Lory guardava la porta con rammarico.
Posò il sacchetto sul tavolo, avvolgendole le spalle sottili con un braccio –Lory, cosa succede?
-Oh Kyle…- guardò l’amico, e si chiese per l’ennesima volta se non dovesse raccontare della sua particolare missione con qualcuno. No. Se fosse sfuggito…
-So che Pai può sembrare un tipo piuttosto freddo- disse l’uomo, interrompendo i suoi pensieri –Ma è un valido alleato. Fino ad ora ha lavorato con Ryan a varie cose per voi ragazze. Vuole che siate al sicuro.
Lory annuì, sentendo un nodo alla gola –Vado a casa- disse, alzandosi e trascinandosi fuori dal locale.
 
Nella dimensione aliena, il gruppo di mutanti alieni curava ancora le proprie ferite.
Nadia era contrariata al massimo… quella dannata Mew Mina l’aveva ridotta a uno scolapasta!
Syrio apparve davanti a loro. Dopo la loro disfatta, non si era fatto più vivo, adirato con loro. Aveav preso i cadaveri degli umani ed era sparito
“Cosa se ne fa?” si chiese Nadia.
Siryo gli scoccò un’occhiata –Ci serve un sacrificio maggiore- annunciò
–Ascoltatemi bene…
 
 
Note

(*) breve nota stupida che potete saltare… due un miei amici si dovevano sposare ed io dovevo fare da damigella. Avrei avuto vestito bellissimo, di quelli classici che fanno un po’ risaltare le mie magre forme… uno dei pochi abiti che sarei disposta a mettere e sembrare una femmina. Si sono lasciati prima del matrimonio. Il mio cuore si spezzò con un sonoro crack. Provai a farli rimettere insieme ma niente T.T
Buona continuazione XD ( Deficiente… -__- “” ndPai)
 
(**) http://www.youtube.com/watch?v=UaO7bS5Ky6M&hd=1
purtroppo non sono una ballerina (sono coordinata quando una mucca XD) ma ADORO questo video e pensavo che con Mina ci stesse benissimo ^^ quindi immaginatevi questa musica =)
**
 
Uhuhuuh bene!
Che ve ne pare? Usare un punto di vista di Mina è stato un po’ complesso perché non sono molto abituata a lei, ma è un personaggio troppo bello per ignorarlo tanto.
Il piano degli alieni si sta formando e dal prossimo capitolo comincerà un po’ di azione soft *ride malefica*.
Un grazie a chi ha commentato la ficcy *_* Ria, Hipnoic Poison, Mobo, Angelobiondo99, KiriaL e Tibby92. Mi fate sempre venir voglia di aggiornare ^^
Adesso una nota dolente… forse per il prossimo aggiornamento passeranno più di dieci giorni… tra lavoro (cominciato una settimana fa e vorrei già uccidere alcuni bambini xD) esami (qualcuno mi aiuti), attività scout per i campi estivi (Dio mi salvi) e mille altre cose, quando arrivo a casa la sera sono talmente esausta che scrivo e correggo veramente poco quindi sto andando a rilento X°D Ma non temente. Non passeranno due anni ^^”
 
 

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Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


OOOOoK!

Tutta la depressione esami e tutta questa ansia dei maturandi (voi tremate ORA... non sapete cosa vi aspetta dall'altra parte!) mi ha portato a postare il capitolo in modo abbastanza celere (come la richiesta disperata di una collega di disperazione XDD Vero Ria? =P).

La trama si sta definendo in modo più complesso del previsto, nonostante io abbia uno schema ben definito su ciò che dovrà accadere ad ogni capitolo, tra intrighi, paring ecc… aiuto… X°D

Vi lascio al capitolo e ci vediamo giù!

 

 

Capitolo 16

 Lory e Puddy guardarono l’amica dai buffi codini rossi, e si scambiarono uno sguardo preoccupato.

- Onee-sama è strana- mormorò Puddy.

-Perché Mark parte-, rispose Lory a bassa voce.

-Ma non si sono lasciati?

-Puddy! /// sei troppo piccola per certe cose!

Il locale era ormai chiuso e le ragazze si apprestavano a sistemare i tavoli e le sedie e Pam portò un secchio con l’acqua e due stracci per lavare il pavimento, mentre Tart e Touya si fiondavano fuori dal locale, seguiti a ruota da Puddy che urlava loro di aspettarla –Ehy! Voglio venire pure io!- protestò.

Tart la guardò scocciato –Muoviti, scimmia!

Lory ridacchiò nel vedere quella scena e nel vedere Touya e Tart andare d’accordo, la rendeva serena, stranamente tranquilla. Passavano quasi tutti i pomeriggi a giocare, come era giusto per ragazzini della sua età, e vedere Puddy che si intrometteva con irruenta allegria la sollevava ancora di più. Era giusto in quel modo, checché ne dicesse Pai, per nulla concorde a questo nuovo trio. Con l’alieno non avevano più scambiato alcunché di opinioni riguardo ai metodi della ragazza o quelli dell’alieno, né per altro. Non la accompagnava a casa ed evitavano di stare nella stessa stanza a meno che non fosse strettamente necessario.

Un sospiro la riportò a concentrarsi su Strawberry.

Mancava un giorno alla partenza di Mark e la ragazza spazzolava meccanicamente il pavimento.

Quel giorno era stata particolarmente silenziosa e non aveva neanche avuto la forza, o la voglia, per rispondere alle frecciatine di Mina, respingere con forza gli abbracci di Gish o inveire contro Ryan e il suo schiavismo.

Niente.

-Berry?- la chiamò gentilmente Lory.

La mew gatto alzò lo sguardo verso l’amica –Sì?

-Tutto bene?

Strawberry non rispose subito. Si morse il labbro nervosamente e dopo un po’ disse –Non so cosa fare…

La verde lasciò lo strofinaccio e si avvicinò a lei. Mina, poggiò lo spazzolone insieme a Pam e tutte e quattro le ragazze si sedettero attorno al tavolino.

-A scuola sembra tutto normale- mormorò la rossa, che aveva nascosto la testa tra le braccia, mentre le spuntavano orecchie e coda da gatto –Ma fuori… non ho il coraggio neanche di salutarlo- sentì salirle un singhiozzo e stringere la gola.

Lory le strinse una mano e fissò le altre, non sapendo cosa dire.

-Andrai a salutarlo?- domandò Pam, neutra.

Strawberry la guardò –Forse non  è giusto…

Pam aggrottò la fronte –Perché? Infondo gli vuoi bene. Ti è stato vicino per tanto tempo e ora partirà per un altro paese, lontanissimo e non lo vedrai per mesi. E’ il minimo che tu possa fare- il suo tono era perentorio e severo.

Strawberry deglutì, mentre la coda nera si muoveva intono alla sedia –Non so che fare.- ammise. La sua era codardia. Non riusciva ad affrontarlo come avrebbe dovuto e ciò, sentiva, non era da lei. Avrebbe dovuto essere più coraggiosa ma… –Non ce la faccio- sospirò, rossa in viso, cominciando a singhiozzare.

Mina sbuffò –Tutte sciocchezze. Va a salutarlo e finiscila di fare la sciocca. È Mark, non un estraneo. Quando tornerà da Londra avrai già le idee più chiare.

Strawberry annuì.

“Non è un estraneo… eppure, è come se lo fosse”.

 

Mark partiva alle dodici precise dall’aereo porto di Tokyo.

Strawberry non aveva dovuto chiedere alcun permesso per prendersi il pomeriggio libero, semplicemente Ryan le era andato incontro e le aveva detto – Domani sei libera.

Ryan aveva girato sui tacchi e stava per rintanarsi nel suo laboratorio, cosa che faceva spesso oramai, ma Strawberry gli corse dietro, tirandolo per la maglia –Ryan…

L’americano la guardò di sbieco, seccato –Che cosa vuoi? Hai già il pomeriggio libero- la aggredì. Ryan fece per scendere le scale, ma la voce di Strawberry lo gelò, con la frase meno inaspettata –Mi spiace, mi spiace per tutto, Ryan. Se potessi fare qualsiasi cosa per non far soffrire la gente attorno a me… ma mi sento così confusa…

Ryan deglutì e rispose –Strawberry, questi non sono affari che mi riguardano.  Fa quello che devi e va via.

Strawberry rimase paralizzata a quella frase così tagliente e glaciale. Rimase ferma sulle scale e solo quando sentì la voce irritata di Mina che la chiamava, tornò in sala, moggia e con un’improvvisa tristezza nel coure.

Non sono affari che mi riguardano

Ryan era così… dannatamente difficile da capire. Neanche una settimana prima la stava per baciare e fino a quel momento si era mostrato dolce e sensibile.

Non parlò più per tutto il pomeriggio e quando uscì dal locale, aveva gli occhi gonfi e Mina se ne accorse e con lei Pam.

-Dannato Ryan!- urlò, in preda alla rabbia –Ora mi sente…!

La mano di Lory la prese per le spalle –Aspetta, non sappiamo cosa si sono detti…!- Mina se la scrollò di dosso –No, Lory, lo sappiamo bene- indicò il portone d’ingresso –Lo sappiamo tutti che Strawberry non è più la stessa e da quando ha rotto con Mark…

-La volete finire con questa confusione?- si lamentò Gish, comparendo nella stanza, annoiato –Che hai da starnazzare?

- Gish!- Mina lo fulminò con lo sguardo –Non è il momento. SHIROGANE!- urlò, fiondandosi di sotto. Spalancò la porta del laboratorio, trovando Ryan, Kyle e Pai davanti a dei dati al computer e pieni di fogli. I tre alzarono lo sguardo sulla moretta.

- Shirogane!- sbraitò Mina –Tu ed io dobbiamo fare…

Pam la spinse fuori, tirandola verso di sé –Lascia parlare me- le disse.

Mina arrossì –No, Pam, Strawberry…

Pam entrò nella stanza e Kyle sorrise nervoso –Pai, scusa, potresti venire di là con me?

L’alieno non si oppose, ma guardò in tralice Pam, che fissava Ryan, imperturbabile.

Chiusero la  porta dietro di loro e Kyle sospirò, poggiandosi allo stipite.

Mina era furente e Lory dovette trascinarla con la forza di sopra –Lascia fare a Pam. In queste cose ci sa fare, lo sai!- tentò di quietarla.

Gish era appoggiato ad una colonna, e quando le vide, sghignazzò –Già ritirata?

Lory lo implorò con lo sguardo per non provocare l’amica ma Mina era già abbastanza nervosa –Tu!- lo puntò, pronta ad avventarsi su di lui con quale epiteto poco carino, ma la voce perentoria di Pai la bloccò –Non vedo perché prendersela con Gish.

Mina lo guardò torva, ma si fermò.

Lory sospirò di sollievo –Io vado a casa. Mina, ci vediamo domani?

La moretta annuì –Sì- si tolse la cuffietta con rabbia e si diresse verso lo spogliatoio con passo pesante, tanto per far capire bene il suo umore.

 

- Ryan, dobbiamo parlare- disse Pam, sedendosi di fronte l’americano.

Quello posò le carte con un gesto brusco e seccato –Sto per essere rimproverato?

Pam sorrise impercettibilmente –No- si mise una ciocca dietro le orecchie –Ma Mina vorrebbe strozzarti. Ha sentito quello che hai detto a Strawberry prima. Non sei stato molto gentile, sai?

Ryan si appoggiò alla sedia, scomposto –Pam, cosa vuoi?

-Solo darti un consiglio- Pam si chinò verso di lui –Quando una ragazza è così confusa, allontanarla è la cosa peggiore.

-Ma tu da che parte stai?- domandò Ryan, esausto. I giochetti mentali di Pam gli davano  fastidio.

Pam strinse le spalle –Da nessuna. Vorrei solo non vedere le ragazze disperarsi. Siamo in guerra, ogni distrazione potrebbe essere fatale.

-Quindi sono una distrazione-, finì Ryan ma Pam scosse la testa

–Non so, questo tu devi dirlo.

Le narici di Pam si riempirono di un odore strano, pungente. Aggrottò la fronte e arricciò il naso.

Fastidio.

Ecco, era fastidioso quell’odore e assomigliava … “Frustrazione”.

Pam doveva aver fatto una faccia strana, perché Ryan la studiò attentamente –Cosa c’è?

-Credo… di aver scoperto il mio nuovo potere.

 

Strawberry era davanti all’aereo porto. Stringeva i pugni lungo i fianchi e fece per entrare, quando voci familiari la fecero voltare.

- Strawberry!

Puddy, Mina, Lory e Pam erano dietro di lei.

-Ragazze, cosa ci fate qui?

Mina alzò gli occhi, scocciata –Siamo qui per salutare un amico.

Lory annuì –Mark mancherà a tutte.

Puddy saltellò accanto a Strawberry, prendendola per mano –Andiamo?

La rossa le guardò confuse –Voi non siete qui solo per Mark, vero?- si sentì improvvisamente commossa. Erano lì per lei, per sostenerla –Siete incredibili!

Mina la superò –Non farti strane idee, popolana. Andiamo su. Abbiamo abbandonato Ryan al Caffè da solo.

- Eeeeh?

Lory annuì, con lo sguardo colpevole –Già… siamo uscite senza permesso…!

Strawberry annuì e pensò a Ryan che doveva fare avanti e indietro tra un tavolo e l’altro –Gli sta bene- disse ridendo –Avanti, prima di perdere i saluti!

Mark era circondato da qualche amico del kendo e dai genitori adottivi che lo guardavano con orgoglio –Sta attento!

-Mi raccomando, chiama!- disse la madre, aggiustandogli la maglietta.

Mark sembrava imbarazzato e gli amici lo canzonarono, prendendoselo in giro.

Strawberry sentì il cuore mancare un battito ma la mano delicata di Pam le fece fare qualche passo verso la sua direzione e tossicchiò nervosa.

Si voltarono verso di lei e qualche amico diede una gomitata a Mark, che portò la sua attenzione sulla ragazza. E le sorrise: il sorriso più bello del mondo.

- Maaaak!- Puddy gli saltò al braccio –Siamo venute tutte a salutarti!

Quello ridacchiò e puntò nuovamente lo sguardo su Strawberry –Lo vedo.

 

Strawberry si trattenne quanto poté dal piangere ma quando l’aereo partì, calde lacrime inzupparono gli occhi e le ciglia. Pam le mise una mano sulla spalla –Avanti, su. Lo potrai rivedere.

La rossa annuì. Mark le aveva dato un contatto per parlare via internet, se lei avesse voluto, ma aveva accartocciato il biglietto e buttato nella borsa. Non lo avrebbe mai chiamato perché non sarebbe stato giusto.

-Oh…! Ragazze, abbiamo un problema!- Lory mostrò imbarazzata il suo cellulare –Ryan ci sta cercando!

Mina ridacchiò, malefica –Che si occupi lui delle comande, oggi!

 

Ryan sbottò, imprecando in cucina –Dannate ragazze!- guardò con stizza Gish e Pai, comodamente seduti in cucina a gustarsi la scena.

Ryan aveva indossato un grembiule, probabilmente di Pam visto i bordi viola, e faceva avanti e indietro tra i tavoli, sorridendo forzatamente alle clienti che lo guardavano in un misto di pietà e schifo.

-Potreste aiutarmi!-sbottò.

Gish sorrise –E perché mai? E poi, come la mettiamo con il nostro aspetto?

Pai sorrise lievemente –Ha ragione- annuì  -Strano ma vero.

Ryan sentì la bile salirgli lungo l’esofago –Voi vi state prendendo gioco di ….!

Kyle si affacciò alla cucina –Ryan, il tavolo due aspetta!- lo richiamò, non senza ridere sotto i baffi.

-Dannate...!

-Siamo quiiii!- la voce di Puddy perforò le sue orecchie e quando si voltò a vedere le cinque ragazze già vestite di tutto punto con le loro uniformi da cameriera, mancò poco che lanciasse contro di loro il vassoio che stringeva tra le dita.

Strawberry era presente, e gli occhioni rossi della ragazza lo fecero, però, desistere. La ragazza era provata, si vedeva, ma era lì per chissà quale strana ragione. Aveva avuto il pomeriggio libero, avrebbe potuto andare ovunque, ma era lì e si sentì dannatamente sollevato e felice. Incrociò lo sguardo color cioccolato di Strawberry e quella parve sorrider.

Ryan si tolse il grembiule con un gesto di stizza e Pam lo prese al volo, indossandolo ridendo –Oggi rimarrete tutte fino a tardi a recuperare le ore perse!- sbottò.

Nessuno rispose, ma risero in compenso, persino Pai e Gish, e quest’ultimo si teneva la pancia dal ridere.

Ryan gli lanciò un’occhiataccia –Non riderei se fossi in te- disse, in tono minaccioso, scomparendo.

Kyle sfiorò la tempia di Pam con le labbra –E’ bello rivedervi. Ryan è intrattabile, non sa proprio relazionarsi coi clienti.

Pam sorrise al cuoco e le altre risero di gusto nel vedere la ragazza sciogliersi come neve al sole sotto gli occhi scuri del fidanzato. Pam afferrò un vassoio, scappando in sala, seguita a ruota da Mina e Puddy. Strawberry afferrò il vassoio lanciato da Ryan –Tavolo due, eh?- lesse la comanda –Lory, qui dice succo alla pesca e la torta del giorno! Riempi tu, io vado a vedere altri ordini, oggi è pieno!

Lory annuì, afferrando la domanda e dirigendosi verso l’enorme frigo.

Gish si grattò il mento –Certo che ne avete di lavoro. C’è sempre tanta gente?

Lory annuì, passandogli accanto e sollevando uno dei coperchi sulla penisola –Già, specialmente quando si avvicinano le vacanze o ci sono particolari eventi- tagliò una fetta di torta e la posizionò in un piatto, versò il succo in un bel bicchiere.

Gish sentì improvvisamente sete –Me ne versi un po’? Che cosa è?

Lory lo fissò un attimo, sorridendo –Pesca. È molto dolce.

Riempì un secondo bicchiere e glielo porse. A Gish non sfuggì il leggero rossore della ragazza quando la ringraziò sorridendo, né lo sguardo nervoso lanciato a Pai. Lory si cacciò una ciocca dietro le orecchie –Pai, ne vuoi un po’?

Il fratellastro era stato zitto tutto il tempo e si era improvvisamente incupito, serrando i pugni e mascella, quasi se si imponesse l’immobilità. Quando Lory gli aveva fatto la domanda, Gish si chiese del perché di tanta formalità. Li aveva visti più volte scambiarsi qualche frase e Pai era sempre sembrato a suo agio con la verde, mai così nervoso, anzi, più volte gli era sembrato che la cercasse con lo sguardo. Era da un paio di giorni che sembravano evitarsi.

Pai deglutì –No, grazie.

Lory arrossì un po’, poi prese il vassoio e quasi corse fuori, rischiando di far rovesciare tutto il contenuto del vassoio così diligentemente preparato.

Gish provò il suo succo e lo trovò buono e dolce –Allora, che succede?
Pai lo guardò in tralice –Divergenza di opinioni- rispose.

Gish non si sentì soddisfatto della risposta –Sembravate andare d’accordo.- disse solo, e Pai non rispose più.

“Qui puzza qualche cosa.”.

 

Procedette tutto il pomeriggio con tranquillità, e Strawberry sembrò improvvisamente più leggera, quasi tranquilla.

Kyle si presentò alla fine della serata con una torta piena di more e bicchieri colmi di te fresco –Per le mie ragazze!- disse.

Puddy si fiondò su un pezzo di torta –Uuuuaaaao! Kyle, sei il migliore!

Il cuoco sorrise al complimento.

Ryan fece la sua comparsa in quel momento. La sua espressione era diabolica e maligna. Cercò Pai e Gish e vide il primo appoggiato ad un muro, con sguardo cinereo, l’altro con la bocca piena di torta.

-Eccovi qua.- disse solo.

Aprì i palmi delle mani –Giacché siete ufficialmente le scorte delle ragazze e comincia a far caldo per i cappelli, ho pensato questa cosuccia per voi.

Tra le dita teneva due polsini neri. Gish ne prese uno, pulendosi la faccia con il palmo della mano –Che sono?

Pai sembrò animarsi di colpo –Ma io questo lo conosco.- disse e il suo tono sembrava quasi scherzoso.

Ryan ridacchiò e Gish li fissò spazientiti –Ma che sono?

Pai mise il polsino al polso e cliccò su un piccolo pulsante al centro. Improvvisamente la sua immagine sembro distorcersi e infine quello che ebbero davanti era un Pai versione umana, con orecchie normali, normali pupille, pelle più scura.

-Ma che figata!- trillò Puddy –Siete umani così!

Ryan le scompigliò i capelli –Solo apparentemente. Per il resto sono sempre gli stessi.

Gish premette il suo pulsante e si guardò attraverso un vetro. Storse il  naso –Kami-sama, umano sono meno figo!- si lamentò.

Mina rise –Certo!- lo schernì.

Gish la guardò –Che cosa hai da dire, eh Mina?

-Credo che il tuo ego sia smisurato- lo schernì Mina e Gish fece per risponderle, ma la voce timida di Lory li separò –Avanti su, non litigate- disse la verde.

Gish fissò la ragazza per qualche secondo di troppo e poi soggiunse – Credo sia il caso che tu ti faccia gli affari tuoi.

Lory avvampò di colpo e questo fece inferocire di più Mina, ma le mani di Kyle batterono per tre volte, riportandoli alla calma – Ragazze, per piacere.

Ryan tossicchiò, prendendo da bere –Abbiamo purtroppo delle brutte notizie.

Pam sospirò –Lo sapevo- guardarono tutti la Mew lupo, e questa aggiunse –Ultimamente quando avete qualche cosa, lo sento dal vostro odore.

Silenzio.

- Pam… senti odori di quello che pensiamo?- chiese Strawberry, scioccata. Pam si strinse le spalle –No. Sento gli odori di… sensazioni, a quanto pare… ma Ryan non ha ancora confermato la cosa.

Tutti gli sguardi su puntarono sul biondo, che si grattò una guancia –Vero. Pam ha un olfatto molto… acuto. Riesce a sentire degli odori creati dalle reazioni chimiche del nostro corpo, che provocano cose come la paura, amore, tristezza.- fece laconico.

Strawberry ci pensò. Pam era sempre stata un tipo deciso e soprattutto molto intuitivo… probabilmente questa sua peculiarità si era manifestata in questo modo proprio per quello.

Pai interruppe il silenzio, tornando al discorso iniziale –Quale sarebbero le brutte notizie?

-Abbiamo seguito i notiziari e notizie varie… a quanto pare ci sono strane attività in giro- disse Kyle, cauto.

-Di che tipo?- Pam annusò l’aria. Preoccupazione.

-Stanno scomparendo tante persone nel quartiere di Shinjuku.

Pam aggrottò la fronte –Perché la cosa ci interessa?

Kyle poggiò il computer portatile su un tavolino –Scompaiono più che altro stranieri, immigrati, prostitute o comunque gente che difficilmente si va a cercare e ogni volta ci sono trace di colluttazione e strani avvistamenti.

-Strani avvistamenti? Prostitute?- Puddy aveva posato il suo dolce e stava attentamente ascoltando. Lory la guardò con apprensione “Non è bene che una bambina senta queste cose”. Si sentì osservata e incrociò un attimo lo sguardo di Pai, che la guardava con un cipiglio severo, probabilmente cogliendo il motivo di apprensione della ragazza. Lory si rabbuiò: non era giusto che Pai la leggesse tanto bene.

-Gente con strane orecchie, gente che vola- disse Ryan –Speriamo che siano solo voci di corridoio ma credo che il nostro nemico stia accelerando i tempi, qualunque sia il suo piano.

Mina arricciò il naso –Non vorrete farci girare per quel posto, vero?

Gish la guardò, ghignando –Che c’è, paura di camminare?

Mina lo guardò, seria –Quello non è posto per gente per bene.

Ryan annuì –Mina ha ragione. Quello è denominato il quartiere a luci rosse e ha una legge tutta sua, specialmente quando cala la notte.

Lory rabbrividì –E cosa dovremo fare noi?

-Girare. Setacciarlo.

Questa volta  Pam distinse bene l’odore. Paura.

Lory fece un passo avanti –Puddy e Tart saranno fuori da questa ricerca.- era un’imposizione più che una richiesta.

Kyle e Ryan si guardarono –Va bene. Ma resteranno in contatto nel caso succeda qualche cosa- asserì il biondo.

Nessuno trovò da obbiettare –Quando cominceremo?- chiese Strawberry, sentendo una strana energia dentro: aveva bisogno di fare qualsiasi cosa.

-Questa sera stessa- disse Ryan –Siamo già in ritardo.

-Va bene- fu la risposta corale.

 

Puddy aveva protestato fino alla nausea, asserendo di esser capace di badare a se stessa, ma erano stato irremovibili. Tart tornò poco dopo, sudato e sporco di terra.

-Dove sei stato?- Pai lo squadrò con severità e Tart arrossì –Touya ed io abbiamo giocato con alcuni suoi compagni a calcio.

Aveva le ginocchia sbucciate ed i palmi delle mani scorticate.

Pai sbuffò, seccato –Datti una sistemata e poi resta con Kyle e Puddy. Se ti muovi da qui, te ne faccio pentire.

Tart annuì –Ci sono novità?

Quello annuì –Ho bisogno che tu rimanga qui.

Nella sua mano comparve una sfera colorata –E’ più sensibile dei computer degli umani e potrai vedere dove siamo ogni secondo e avvertire strani movimenti.

Tart annuì –Va bene. Conta su di me- rispose, inorgoglito per la fiducia.

 

Il quartiere di Shinjuko era enorme ed erano state tutte costrette a separarsi, ma continuando a comunicare con il loro ciondolo e battevano vie parallele, in modo da non essere lontani gli uni dagli altri.

Lory stringeva la sua borsa in modo nervoso. C’era pochissima gente intorno e dentro pregava che nessuno cercasse di avvicinarla. Su quel quartiere sua mamma l’aveva sempre messa in guardia, perché non solo era un posto malfamato, ma si poteva incorrere in pessime compagnie.

Aveva più volte inciampato sui marciapiedi e cercava di guardarsi intorno, disperata, pregando in cuor suo che Ryan le richiamasse a casa.

-Signorina?

Una mano sottile e calda la bloccò per un gomito, facendola voltare.

Lory si trovò faccia a faccia con un uomo perfettamente rasato, dal viso sottile e occhi piccoli e, dentro la sua testa quel volto si accavallò con un’altra immagine: un serpente. L’uomo aveva i capelli corti, un taglio alla moda e vestiva bene –Ti sei persa, bimba?

Lory aprì la bocca, ma non riuscì a formulare una risposta, sentendo le orecchie andare in fiamme. La stretta dell’uomo era salda su di lei.

-Sei straniera?

Lory scosse la testa –Scusi, devo andare- disse, cercando di divincolarsi e camminare.

Quello mollò la presa, un attimo sorpreso e Lory allungò il passo velocemente, cercando di seminarlo. Afferrò la spilla, pronta a chiamare qualcuno, ma l’uomo le era nuovamente accanto –Sei una studentessa delle medie o delle superiori? Abiti qui vicino?

Lory camminò a testa bassa, cercando di perdesi nella folla, ma l’uomo era sicuro e riuscì nuovamente a tagliarle la strada –Sto parando con te, ragazzina!- disse, scontroso e spinse Lory contro un muro più riparato. La spilla le scivolò di mano e Lory ebbe paura dell’uomo davanti a sé.

- La ragazza è con me.

La voce bassa e fredda di Pai la rincuorò, mentre il cuore faceva un salto nel petto.

Pai aveva preso la spilla da terra e si era avvicinato all’uomo, che aveva bloccato Lory contro il muro. Era in versione umana, con le orecchie ridotte e i capelli leggermente più scuri e vestito con abiti comodi. Avrebbe fatto fatica a riconoscerlo nella folla anche lei.

Lo sguardo dell’alieno era freddo privo di espressione e qualche cosa in quello sguardo fece desistere l’uomo. Quello mollò Lory e la guardò di sbieco –Potevi dirmi di essere impegnata, carina.- spostò lo sguardo su Pai –Non le stavo facendo niente, eh- ridacchiò –Credevo fosse…

Pai socchiuse lo sguardo e fece un passo verso i due e l’uomo sentì morire le parole bocca –Non mi sono spiegato, forse- Pai lo fissò truce –Sparisci.

Quello deglutì ancora e si defilò, imprecando a bassa voce.

Lory si appoggiò al muro, alla ricerca di sostegno e scivolò a terra, sentendo le gambe tremare. Se Pai non fosse apparso, chissà in che guaio si sarebbe cacciata…

Pai si avvicinò, tendendole la mano –Andiamo.

Lory fissò la mano, inebetita.

“Sei senza cuore”.

Le accuse di giorni fa le tornarono in mente e si vergognò ancora di più. I loro confronti in quel periodo erano stati scontrosi e freddi ma l’alieno era comunque intervento in suo aiuto.

Afferrò la mano, sentendola fredda –Come… come sei arrivato qui? Non dovevi essere più in là?- domandò, dandosi subito della stupida. Avrebbe dovuto ringraziarlo!

Pai sembrò un attimo a disagio –Sono capitato su questa via per sbaglio- disse e qualche cosa nel suo tono suggerì a Lory che mentisse e una vocina maligna suggerì “Ti stava seguendo!”.

 Questo non seppe se le diede fastidio o le fece piacere.

Pai le diede le spalle –Sta più attenta e continuiamo a cercare. Ci vediamo.

Lei annuì ma la sua spilla e il polsino di Pai emisero un attimo un suono e poi la voce di Kyle dall’altra parte parlò.

-Ragazzi, Tart ha trovato qualche cosa. Ci sono strane interferenze in un locale vicino a dove si trova ora Lory e… Pai.- un attimo di pausa –Si chiama “Mars”. Recatevi tutti lì.

Fine trasmissione.

Lory guardò a sottecchi Pai. Prese un respiro profondo e lo superò –Andiamo.

-Lory…- a ragazza si voltò a stento a guardarlo, nervosa. Pai si grattava il mento con due dita e aveva una ruga in mezzo alla fronte. Gli occhi erano pensosi e per un attimo le parvero turbati.

 -… no, niente.

Lei lo fissò per interminabili secondi e infine il ragazzo la superò, dandole nuovamente le spalle. Sospirò. Con Pai era così. Un passo avanti, dieci indietro.

 

Il locale era in realtà una chiassosa discoteca dove la gente ballava, bevendo cocktail e ridendo.

C’era una leggera cortina di fumo e Pam storse il naso, riconoscendo l’odore dolce della cannabis.

Si voltò a guardare le sue amiche –La prima, dico, la prima che accetta da bere o da fumare, la sbrano.

- Pam, non abbiamo nessuna intenzione- disse Strawberry, ridendo nervosamente.

-Dove dobbiamo cercare?- chiese Lory, già intimorita. Il locale era pieno di luci colorate e si divideva in vari spazi e da dove erano loro si poteva vedere la pista da ballo e il bar.

Gish storse la bocca in una smorfia –Questo è ballare, per voi?- guardò la pista dove vedeva solo un groviglio di gente che si attorcigliava su se stessa, alla ricerca quasi patetica di un contatto fisico.

-Non confondere un’arte con questo- rimbeccò Mina.

La musica cambiò di colpo, diventando da house-tecno a un motivo più latino, quasi coinvolgente e la pista fu percorsa da un brivido.

-Volete fare due salti?- una ragazza truccata di nero e blu, dal vestito attillato nero, si era avvicinata a Gish e Pai, tirandoli dal braccio. Ambedue fissarono la ragazza –Scusa, con chi?- domandò Gish, cercando di capire le intenzioni dell’umana. Non era brutta ma troppo truccata per i suoi gusti.

Lei ammiccò –Con entrambi, se lo volete.

Mina buttò un colpo di tosse molto forte, cercando di sovrastare la musica –Smamma, bella.

La donna guardò Mina e sorrise in modo sbieco –Non lo sai che i bambini a quest’ora devono essere a dormire?

Mina avvampò di vergogna e aprì la bocca per rispondere ma Pam fu più veloce di lei –Stanno con noi.- disse solo, sorridendo lievemente.

Quella scrutò Pam per qualche secondo e si allontanò.

Strawberry guardò Pam –Perché mi sembra che tu abbia detto una cosa brutta?

Pam fece un cenno alla sala –Guarda lì. Che cosa vedi?

Strawberry guardò le persone e solo con una seconda occhiata capì cosa intendesse Pam e del perché della sua occhiata.

La sala era piena di uomini abbastanza avanti con l’età o comunque vestiti bene, eleganti, accompagnati da ragazze giovani e ben vestite, provocanti e seducenti.

-Escort- mormorò Mina, disgustata –Cioè, sono stata paragonata ad una…?

Pam le fece cenno di zittire –Quindi qui c’è molto movimento… guardiamoci in giro, facciamo domande. Restate in vista.

Pam si disperse nella folla, e la persero di vista.

Strawberry fece un lungo respiro –Va bene. Pai, Gish, andate vicino alle uscite di emergenze. Lory, tu vai al bancone. Mina, con me.

Strawberry e Mina si gettarono anch’esse nella folla e più volte rischiarono di inciampare e finire malamente addosso alle persone.

Mina era più aggraziata della rossa, e riusciva ad aggirare tutti gli ostacoli ma per Strawberry era un’altra cosa.

Come quella donna le avesse potute scambiare per hostess (*) visto anche come erano vestite (Mina il suo classico vestito da bambolina, scuro con un fiocco sul davanti e lei con una gonna a pieghe rossa e una maglia bianca, per non parlare poi di Lory, con la gonna lunga e la maglia accollata), non le era chiaro ma poco importava. Nessuno le degnava di uno sguardo e sicuramente era un bene, anche perché temeva veramente di finire in qualche guaio.

-Lì!- Mina indicò un punto della stanza, sotto una colonna, dove c’erano dei divanetti e uno era vuoto. Si fiondarono su di esso, affondando nella morbida imbottitura scura.

-Cosa dobbiamo cercare?- chiese Strawberry, guardandosi attorno.

-Cose strane.- rispose l’altra, poco convita.

Strawberry alzò gli occhi al cielo. Lì di cose strane ce ne erano già abbastanza.

 

Lory si avvicinò incespicando al bancone, chiedendo timidamente scusa e facendosi forza per non correre fuori dal locale.

Il bancone era una tavolata lunghissima, ma quasi vuota. C’era qualche uomo o qualche donna che bevevano e qualche coppietta che tubava tranquillamente, incurante degli occhi indiscreti. Lory si sedette su uno sgabello e si guardò attorno.

Ok. Bene. Che cosa doveva cercare?

-Vuoi qualche cosa?

Lory si voltò di colpo, incrociando uno sguardo nero e profondo del barman dietro il bancone. Era un uomo molto sottile, rasato ma truccatissimo negli occhi. Aveva un sorriso accattivante e la squadrava divertito –Sei nuova?

-Io… beh…

Le mise davanti un cicchetto con del liquido ambrato –Su, festeggia! Si è giovani una volta sola!

Lory guardò con attenzione il bicchierino e l’uomo la guardò aggrottando la fronte –Verginella, eh?

Lory avvampò e quello rise di gusto –Bevi, su!

Afferrò il bicchierino e annusò il contenuto. Era forte, tanto da farle lacrimare gli occhi.

Una mano pallida le tappò la bocca –La mia amica non beve… chi mi porta a casa altrimenti?

- Gish!

L’alieno le schiacciò l’occhio e poi si rivolse al barman –Certa gente non approva l’alcool per una così tenera ragazza! - indicò con la testa un punto su una balconata sopra loro, e Lory avvampò quando incrociò lo sguardo serio di Pai. Tornò a mostrare attenzione per il barman e Gish che si erano scambiati qualche battuta. Sentiva ancora lo sguardo di disapprovazione di Pai, ma cercò di ignorarlo.

-Ultimamente questo è un posto che sarebbe meglio evitare- buttò lì Gish.

Il barman sorrise –Lo è da sempre.

Lory vide Gish giocare con il bicchierino che teneva fra le dita. Intinse le dita, giocando con il liquido ambrato –Ma ora scompaiono persone.

Il barman sorrise ancora, tirando il sorriso –Qui la gente appare e riappare come meglio crede.

L’alieno prese un fazzoletto e si pulì le dita e ripiegandolo lo posò in tasca –Bene. Chérie, andiamo, va o qualcuno potrebbe essere geloso- e le strizzò l’occhio.

 

Pam seguiva il suo olfatto, alla disperata ricerca di qualche traccia. Era tutto troppo confuso. Sentiva eccitazione, ansia ma niente di simile alla paura o terrore.

Un odore intenso la fece voltare di scatto. Vide una donna, la stessa che ci aveva provato con Gish e Pai essere avvicinata da un uomo alto, sottile e dannatamente affascinante. Vestiva di nero il viso era mezzo coperto dall’oscurità.

Annusò l’aria. Sudore. Eccitazione e poi lo trovò.

Un odore esotico, che non era  di nessun umano.

“Alieno” suonò nella sua testa.

A grandi falciate camminò tra la folla, ma l’uomo misterioso e la donna erano spariti dietro ad alcune tende pesanti e scure.

Fece per attraversarne una, ma una enorme figura di un uomo di colore la bloccò.

-Qui non puoi passare.

Pam sorrise, cercando di essere cordiale –La mia amica è entrata lì e vorrei raggiungerla.

L’uomo non sembrò interessato –Qui entra solo chi ci lavora. E la tua amica ci lavora.

Pam provò ad analizzare la situazione.

Atterrare il bestione? Possibile, ma avrebbe creato confusione.

Aggirarlo? Impossibile.

Sorrise, glaciale –Vorrà dire che l’aspetterò fuori.

L’appostamento di Pam durò un po’, ma da dietro quella tenda vide entrare molte coppie ma la donna e l’uomo non uscirono mai.

La spilla vibrò nella tasca e stanca, rispose.

-Si torna indietro.- disse la voce di Ryan –Forse abbiamo una pista.

 

**

 

Note:

(*) Allora, Escort ed Hostess… non so bene se ci sia una vera distinzione tra le due occupazioni oppure no. Datemela per buona =P

 

Uhuhuuh! Bene. In che cosa sono incappate le ragazze? Cosa succede dietro quelle tende? Strawberry farà pace col cervello, insieme a Ryan? Per il biondo ho in mente il PEGGIO del PEGGIO (Hypnotic, non avercela con me XD).

E Lory e Paiuccio? Vi informo che si creerà un’alleanza ambigua e strana più in avanti (forse già dal prossimo capitolo!) e spero di non essere linciata e di non perdere lettori ^^”” Il mio cuore non reggerebbe =P

Ringrazio tutti coloro che hanno commentato: Ria, Hypnotic Poison, mobo, AnegloBiondo99, Scorpio 17 *_* grazie mielle <3

Il prossimo capitolo è in fase di elaborazione… spero di poter postare il più presto possibile!

Un bacio…  ^3^

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Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Bene. Capitolo un po’ pesante e intricato (almeno per la sottoscritta ^^”) e scriverlo è stato un po’ un parto (lo dici sempre ndKisshu).
Voglio precisare che le opinioni religiose di questo capitolo sono utili al fine della storia. Non mi sbilancerò dicendovi con chi o con quale teoria io sia favorevole =D
 
Vi faccio notare fin da subito che i nomi dei nostri eroi sono tornati nella versione giapponese. Non ce la faccio a usare quella italiana ^^” Spero di essere perdonata per questo! Ci vediamo alla fine!

 
Capitolo 17
 
-Narcotici.
-Narcotici?
Le ragazze guardarono lo schermo del computer portatile. Il turno al Caffé, sfiancante dopo la notte precedente, era concluso e ora Ryou le aveva messe davanti alla realtà dei fatti.
- Kisshu ci ha portato un campione di una bevanda che Retasu stava per bere ieri sera- disse Ryou, lanciando un’occhiata alla verde.
Zakuro la guardò in cagnesco –Vi avevo detto di non fare nulla del genere.
La verde incassò la testa tra le spalle –Ero sola e… ecco…
-Lascia stare- Kisshu le batté una mano sulla spalla –La tua stupidaggine ci ha fatto avere un’informazione in più.- le strizzò l’occhio, mentre le passava un braccio intorno alle spalle, facendo diventare bordeaux la ragazza.
Nessuno aggiunse altro, ma Ichigo sbuffò tra i denti, cercando di trattenere una risata.  Retasu era imbarazza e Kisshu continuava a sorridere ebete verso il fratellastro maggiore che cercava in tutti i modi di non guardare dalla loro parte.
“Che cosa mi sto perdendo!” pensò fra sé “Prima o poi dovrò fare due chiacchiere con Retasu!”.
-A quanto pare avrebbero provato a drogarla- Keiichiro interruppe il frivolo pensiero di Ichigo –Mi chiedo se è così che hanno attirato le loro vittime.
Zakuro ci pensò –Probabilmente. C’erano odori alterati lì dentro e molta confusione tra la gente.
Minto storse la bocca –Disgustoso.
-E se fosse un semplice giro di prostituzione?- propose poi Ryou ma Pai schioccò la lingua in segno di dissenso –No. Ascoltando quello che si vociferava sembra che ci siano strane persone che gestiscono la cosa e sono stato scambiato per uno di loro.
Retasu guardò in modo apprensivo Pai.
-Intendi per quello che teneva prigioniera Retasu? Quel Rei?- domandò Purin, appoggiata alla spalla di Taruto.
Pai annuì –Già- guardò di sbieco Retasu –E mi chiedevano se avevo intenzione di portare con me qualche ragazza.
Il silenzio calò sul gruppo. I loro nemici stavano gestendo un locale notturno e loro lo scoprivano solo ora.
-Cosa dobbiamo fare?- domandò Minto, preoccupata.
Pai strinse le spalle –Proverò a infiltrarmi e poi cercherò informazioni.
-Da solo è troppo rischioso.- disse Ichigo –Qualcuno deve accompagnarti. E poi da solo saresti poco credibile.
L’algido alieno la fissò freddamente –E cosa proponi di fare?
 
Zakuro passò un po’ di lucidalabbra rosa chiaro e sistemò i capelli castani lunghi, chiudendoli in una treccia elaborata e morbida.
-Sicuro di saperli portare?- disse, alzando i tacchi neri.
Il compagno sorrise, schiacciando l’occhio curato e truccato di azzurro –Sono un uomo pieno di sorprese.
Keiichiro si era offerto come volontario, contrastando ogni protesta delle sue dolci principesse che non avevano intenzione di metterlo in pericolo.
-Sei quello senza poteri! Ti potrebbero far del male!- aveva detto Purin, guardando l’uomo –E poi, dovresti vestirti da…
Keiichiro aveva sorriso –Se per caso stessimo prendendo un abbaglio, vi mettereste in brutte situazioni. Voi starete fuori e aspetterete il segnale di Pai.
L’alieno non aveva battuto ciglio e aveva accettato di buon grado il travestimento di Keiichiro, mentre Ryou era scioccato e Kisshu rideva come un pazzo.
Zakuro porse uno dei suoi abiti neri a Keiichiro. Era lungo e poteva nascondere le gambe mascoline e soprattutto aveva delle coppe sul seno, così da simulare un po’ di forme femminili. Sulle spalle aveva una stola nera chiusa in un fiocco e Keiichiro si era rasato ben il volto e il risultato finale non era male.
-Sono proprio uno schianto!- scherzò quello, ammiccando allo specchio.
Zakuro ridacchiò –Ci vorrebbe una foto.
Keiichiro le prese una mano, baciandola piano –Vorrei osare di più, ma temo di far tardi. Il mio accompagnatore non sembra un tipo paziente.
Zakuro annuì, grave –Vero.- non trattenne il sorriso –Sta attento.
-Ci sarà il mio cavaliere a proteggermi.- rise quello.
 
Ichigo, Minto, Retasu, Purin, Taruto, Kisshu e Zakuro erano alle spalle del locale.
Kisshu squadrò il moro da capo a piedi –Se ti vestissi così tutti i giorni, credimi, potrei anche…ahi!
Minto gli aveva assestato un pugno in testa –Smettila, razza di idiota!- sibilò –Non prendere in giro Kei!
L’uomo sorrise e parlò con una voce più alta del normale –Non sono fantastica?
Ichigo non seppe se ridere o meno del travestimento dell’amico ma decise di rimanere seria e trattenere le risate e l’ansia che aveva in corpo. A breve sarebbero entrati in azione e dentro di sé sentiva la molla pronta a scattare.
Keiichiro fece un sorriso smagliante, con le sue labbra rosso mattone e s’incamminò verso il locale.
 
Il locale era sempre pieno di gente e di luci colorate.
Keiichiro cercò di essere saldo sui tacchi e nonostante avesse fatto lo spavaldo con le ragazze, aveva un po’ di timori. In un orecchio aveva nascosto un auricolare che lo teneva in contatto con Ryou, più agitato degli altri e ogni tanto lo sentiva mormorare cose come “Ti tengo d’occhio” e “Lascia fare tutto a Pai”.
Già. Pai.
Si guardò intorno, cercando l’alieno ma quello lo aveva rassicurato che lo avrebbe avvicinato lui, quindi, ancheggiando nel modo più sensuale possibile, andò verso il bancone, dove intravide subito il barman descritto da Retasu e Kisshu. Fece un respiro profondo e si sedette, cercando di sembrare a proprio agio in quel vestito e conciato a festa.
Il barman lo squadrò un attimo. Non sembrava sorpreso di vedere un travestito al bancone e non mostrò alcuna emozione –Da bere, bella?
Sorrise, mostrando i denti bianchi e cercando di alterare la voce nel modo più naturale possibile –Sì, grazie.
Il barman trafficò un attimo sotto il bancone –Sei sola?
Keiichiro scosse la testa acconciata –No, ho un appuntamento.
-Kei, fai il nome di Rei!- sentì gracchiare Ryou dentro la testa e Keiichiro ubbidì –Sto aspettando Rei-sama.
Il barman annuì piano gli versò il cicchetto e lo osservò un attimo, afferrandolo con dita smaltate di rosso.
“Se lo bevi” le aveva detto Ryou “Cadrai in uno stato confusionale”.
-Potrei avere degli stuzzichini?- disse, ammiccando.
Il barman annuì e le diede le spalle e subito versò il contenuto a terra. Portò il bicchiere alle labbra e fece finta di bere. Poggiò il bicchierino –Wow. Buono- disse, portando una mano alla testa –Ma c’è del wishy?- ringraziò la sua occupazione di cuoco che gli aveva dato un fiuto infallibile e gli ingredienti elencati da Ryou e Pai mentre esaminavano il campione prelevato da Kisshu.
Il barman le mise davanti delle noccioline, strizzandole l’occhio truccato –Sì. Buono, eh?
Un colpo di tosse attirò l’attenzione di Kei e quando vide Pai dietro di sé, una mano dentro la tasca dei pantaloni e vestito elegante, capì del perché Retasu si agitasse tanto quando l’alieno era nei paraggi.
Pai si era pettinato i capelli all’indietro, sciogliendo il codino e liberando la fronte da ciocche ribelli. Indossava abiti simili a quelli di Rei, scuri, ma più eleganti, tirati fuori dall’armadio di Keiichiro. Lo sguardo era freddo ma le labbra erano tirate in un sorrisetto sghembo.
“Povera Retasu”.
Il barman sorrise, freddo – Rei-sama, è un piacere vederla oggi. Posso offrire…?
Pai scosse la testa e prese Keiichiro per un gomito –Abbiamo da …fare.
Kei ammiccò verso il barman e si alzò e vide Pai stringere la mascella. Era in imbarazzo.
-C’era bisogno di tacchi tanto alti?- domandò in un soffio Pai.
-Colpa di Zakuro.- scherzò quello, ricordando come la fidanzata lo aveva agghindando bene.
-Rei-sama è un gentleman con le ragazze- il barman schiacciò l’occhiolino a Keiichiro e quello ridacchiò come se fosse colpito dal complimento.
Pai lo strinse a sé, cingendole la vita con un bracco forte e sorrise al barman. Un sorriso così da… Kisshu.
Pai sorrideva in modo malizioso, ammiccando all’uomo scuro e portando il cuoco dentro la pista –Sembri a tuo agio- cercò di dire Pai, mentre camminava. Quell’umano gli faceva uno strano effetto, sempre pacato e tranquillo e stranamente sfacciato.
Keiichiro rise piano -Forza. A quanto pare ti aspetta una serata movimentata-, ironizzò quello, puntando alle tende scure.
L’omaccione che era davanti al tendone si scostò subito quando vide arrivare Pai insieme a Kei. L’uomo fece un mezzo inchino, borbottando un saluto a mezza voce, non udibile bene per via della musica a palla.
Scostò la tenda e Keiichiro incrociò lo sguardo dell’uomo. Sembrò per un attimo impietosito.
Pai lo spinse delicatamente dentro e si trovarono davanti ad un lungo corridoio piastrellato di nero.
-Andiamo su-, disse Pai, mollando la presa su Keiichiro.
Quello si portò una mano all’orecchio –Siamo dentro, Ryou.
-Lo so. Attenti.
I due camminarono per pochi minuti e infine trovarono varie porte scure alla loro destra e sinistra. Pai e Keiichiro accostarono l’orecchio alla prima e non sentirono nessun rumore.
-Io apro al tre- disse Pai –Sta dietro di me. Uno, due…tre!
Spalancò la porta e si trovarono davanti alla scena più imbarazzante della loro vita. La stanza era piccola, giusto per un letto e un divanetto e sopra quest’ultimo c’erano un uomo sulla cinquantina e una ragazza molto giovane e truccata sopra di lui, a cavalcioni. Mezzi nudi.
-Occupato!- ringhiò l’uomo e Pai chiuse la porta velocemente quanto l’aveva aperta.
-Va bene, la prima è andata- borbottò, mentre le guance diventavano rosa.
Keiichiro annuì e prese respiri profondi –Va bene- tossicchiò un attimo –Ma se vedo altre persone nude, io mollo tutto.
Pai fece uno strano verso, simile a una risata e si diresse a un’altra porta –Avanti, o fuori moriranno di crepacuore.
 
Fuori dal locale attesero per una ventina di minuti.
Le ragazze saltellavano sul posto, nervosissime e Taruto non era da meno mentre Kisshu era l’unico quasi afflitto.
-Ma si può sapere che hai da borbottare?- sbottò Minto, infastidita dal continuo mormorio di Kisshu.
Quello la guardò triste –Pai è lì dentro.
Ichigo gli batté una mano sulla spalla –Sta tranquillo. Sono sicura che non corrano pericoli e poi siamo in diretta comunicazione!
Quello scosse la testa –Sì, ma… Pai è dentro, con tante femmine pronte a darla e io… io inchiodato qui!
Ichigo e Minto lo colpirono contemporaneamente su ambedue le guance –Idiota!- sibilarono minacciose.
Zakuro scoccò loro un’occhiata severa –Mi sembra il caso?- ringhiò. Era nervosissima, e non solo a causa di Keiichiro, ma anche perché sentiva una miriade di odori diversi che la confondevano. Aveva provato a seguire le tracce di Keiichiro ma l’uomo le era sembrato così sicuro e deciso da perdersi immediatamente, mimetizzandosi.
“Dannato te e i tuo sangue freddo” lo maledisse mentalmente.
-Ci siamo. Abbiamo trovato quello che cercavamo- la voce di Pai arrivò piatta dai loro ciondoli –Arrivo.
Detto fatto, Pai apparve davanti a loro. Per un attimo le ragazze rimasero sorprese nel vederlo agghindato ed elegante, ma si riscossero subito quando notarono lo sguardo cinereo e serio, quasi turbato.
- Taruto, Purin, portate questo a Ryou, adesso.- allungò un braccio e porse una pendrive.
Taruto lo guardò, confuso –Ma noi…
-E’ urgente, Taruto- la voce di Pai era stranamente atona e qualche cosa fece capire alle ragazze che lui stesse volontariamente allontanando i due ragazzini, che ubbidirono mesti, scomparendo in uno schiocco.
- Dov’è Kei?- domandò Ichigo.
Pai sospirò –Sta raccogliendo ultimi dati. Spero non siate deboli di stomaco- fissò un attimo Retasu e si teletrasportò con loro dentro il locale.
I due uomini erano stati formidabili, arrivando a quello che sembrava la base operativa del nemico.
Era un luogo in penombra, con grandi teche di vetro sparse qua e là e una fila di computer che si perdeva a vista d’occhio. Alle ragazze sembrò enorme, quasi si estendesse per tutta la superficie del locale sopra di loro e oltre.
Keiichiro aveva sciolto i capelli e aveva inforcato gli occhiali, mentre digitava dei tasti su un computer.
-Ho avvisato la polizia- disse Keiichiro –Ma non credo ci sia niente da fare, oramai. Possiamo solo rallentarli.
Ichigo non capì cosa intendesse ma un odore aspro attirò la sua attenzione. Si chinò su una delle vasche e si trovò faccia a faccia con una donna pallida immersa in una strana sostanza. Sembrava… prosciugata, letteralmente. la teca era colpa di una strana gelatina trasparente e i corpi erano nudi e scheletrici.
Zakuro si tappò in naso, diventando pallidissima e si dovette aggrappare a Retasu per non cadere a terra in preda alla nausea.
Ichigo capì che la donna era morta e si ritrasse immediatamente.
-Sono tutte piene di… di…- Retasu non riuscì a dire altro e le sue parole furono sovrastate da una risata forte che riecheggiò nella sala.
-Ma brave!
Da dietro una colonna grigia apparve Rei, vestito in abiti umani e sorridente –Ci siete arrivati prima del previsto, sono sorpreso!
-Tu!- Ichigo fece un balzo verso di lui, la mano aperta che puntava a graffiare ma Rei si spostò semplicemente, lasciando che la rossa cadesse a terra.
-Cosa fate con questa gente?- disse Zakuro, cercando di chiudere la mente agli odori impestanti.
Rei sorrise e Zakuro percepì una strana nota, non identificabile, amarognola.
-Cadaveri… che ve ne fate?- ripeté ancora.
Rei scosse il capo –A noi piace il riciclo!- rise della sua battuta - Ci serviamo dei loro corpi e delle loro energia vitali fino alla fine- sorrise –Ma ora che avete chiamato la polizia, avete bloccato la nostra rete. Gli umani lassù avranno grossi problemi.
Puntò lo sguardo su Kisshu e l’alieno dagli occhi dorati richiamò immediatamente i suoi sai., digrignando i denti. Rei piegò la testa di lato, socchiudendo gli occhi violacei. Kisshu era identico a sua madre. Ancora se la ricordava, bella, morbida e calda, con quei capelli verdi e gli occhi sempre allegri. La donna che aveva preferito salvare il moccioso anziché lui.
-Che hai da fissare, eh?- Kisshu gli apparve davanti, mentre Pai lo chiuse di lato.
Rei sembrò aspettarselo, smaterializzandosi in alto a Kisshu e colpendolo con forza alla bocca dello stomaco. Kisshu volò di sotto, schiantandosi addosso a un macchinario, ammaccandolo pesantemente e Pai provò ad afferrare Rei, ma quello alzò una mano scagliando un getto d’acqua fredda e Pai fu anche lui sbalzato via. Rei fissò divertito Retasu –Ah, non lo sa? Pesciolina, mi sorprendi!
-Cosa…?- Kisshu seguì lo sguardo di Rei e vide Retasu diventare pallida.
Voci e urla li riportarono alla realtà.
-Vengono da sopra- disse Minto, guardando il tetto.
Rei sorrise sghembo –Addio, ragazze. Ci rivedremo- e sparì.
Pai si alzò, bagnato fradicio e si avvicinò a Kisshu, controllando che stesse bene.
 –Andiamo via di qui. Dobbiamo teletrasportarle prima che le veda qualcuno.
Kisshu fissava ancora Retasu.
Ah, non lo sa?” Kisshu aveva la sensazione che quella frase fosse riferita a lui.
–Kisshu!- Pai  richiamò il fratellastro con una punta di stizza e il verde si riscosse.
–Sì, andiamo.- mormorò solo.
 
La fermata al Caffè fu d’obbligo. Nonostante fosse veramente non poterono non condividere subito le informazioni avute da Keiichiro.
Ryou li aspettava con Taruto e Purin, mezzi addormentati sul tavolo del laboratorio. Ryou aveva esposto i dati di Pai sul grande schermo e digitava i tasti della sottile tastiera con calma e quando li vide comparire al centro della stanza, chiese semplicemente: -Allora?
Keiichiro sospirò pesantemente, sedendosi su una sedia. Si tolse la stola e grattò le tempie –E’ una cosa stranissima. Credevo facessero esperimenti e in parte è così… poi ho trovato questo.- mise un dischetto dentro un altro computer e comparvero subito delle scannerizzazioni di vecchie pergamene malconce e quasi del tutto indecifrabili ma alcune scritte erano evidenziate e Pai lesse ad alta voce, senza che le ragazze riuscissero a capire una sola parola.
-E’ la mia lingua- disse subito –O almeno, una vecchia versione.
-Cosa dice?- chiese Retasu, col cuore in gola.
Kisshu aggrottò la fronte, avvicinandosi al monitor –Parla d’innata malvagità.
-Innata malvagità?- biascicò Purin, accoccolandosi alla spalla di Taruto –Che vuol dire “innata”?
-Che nasce con l’uomo stesso- spiegò laconico Ryou –Continua, Kisshu.
-Dice che…- continuò a leggere, facendo scorrere gli occhi ambrati sullo schermo –Che le cose malvagie nascono perché create. “Gli dei buoni nascono dalla bontà e dalle azioni dei giusti mentre gli dei malvagi da uomini e donne che nell’animo hanno malizia e cattive intenzioni” .- guardò Pai –Ma che roba è?
Quello si strinse le spalle –Saranno vecchi scritti dei nostri Avi, forse a giustificare la nascita degli dei come entità superiori.
Zakuro si portò una mano al mento –Non è una concezione estranea ai terrestri. Basta pensare alle divinità greche.
Ichigo guardò l’amica –Divinità greche?
-Sì. Zeus, Era, Apollo eccetera era tutti specchi dell’animo dei popoli antichi. Erano con fattezze umane ma erano l’amplificazione dei vizi umani. Ad esempio, Zeus rappresentava la lussuria giacché aveva molte amanti nonostante fosse sposato. Ares, il dio della guerra era la bellicosità dell’uomo e così via.
Ichigo la guardò confusa, sbattendo più volte le palpebre.
Retasu annuì –E’ vero. Anche le divinità celtiche. Una volta ho letto che Loki era stato concepito dagli uomini perché, con un pantheon di buoni dei ci voleva il giusto equilibrio e Loki rappresentava il caos… più o meno- balbettò timidamente.
-Mi state dicendo che le divinità sono create dagli uomini?- Minto guardò scettica le due e il computer –Mi sembra una favoletta creata da agnostici e atei.
Pai scrollò le spalle –Nulla di tutto ciò. Ognuno crede in ciò che vuole o che pensa sia giusto. Stiamo semplicemente riportando quello che c’è scritto.
-Ma la cosa non ha senso- continuò Ichigo –Che cosa c’entrano dei e gli alieni che vogliono il Mew Power e la Mew Aqua? E da gente morta?- si strofinò la testa con entrambe le mani, come a cercare di scrollare via i brutti pensieri –Non ha un senso.
Kisshu e Pai rimasero in silenzio e i loro occhi continuavano a sfiorare le parole antiche. Videro Kisshu aggrottare la fronte e Pai trattenere un attimo il respiro
 –Sempre che non…- il verde guardò Pai, mordendosi il labbro -… ma sarebbe quasi del tutto impossibile soprattutto… pazzesco.
-Può essere però. Il Mew Power e la Mew Aqua sono due fonti di energia potentissime e pure da un punto di vista di contaminazione. Ma completamente neutri, né buoni né malvagi.
Zakuro schioccò la lingua, infastidita –Di cosa state parlando?
Pai sbuffò dal naso –Seguendo queste scritture sembra che utilizzando persone in cui è intrinseco il male e unendolo a un’energia potentissima, si possa creare una specie di divinità, che però sottostà a un’entità di controllo.
-Loro avrebbero ucciso… persone cattive?- mormorò Purin, stropicciandosi gli occhi.
Kisshu strinse le spalle –Non ha senso.
 
Syrio urlò la sua frustrazione contro Rei e Natsu –Dovevate sorvegliare quel dannato posto! Ci serviva!
Rei non sembrò curarsi delle urla del proprio superiore e Natsu fissava incessantemente un punto imprecisato del pavimento.
Nadia, Loren e Koda erano in silenzio, pietrificati dalle urla di Syrio che sembrava aver perso il controllo. La blu osservava l’uomo che tanto ammirava distruggere una colonna con un’onda di energia blu che era scaturita dal palmo aperto.
Gli occhi erano glaciali e il volto era una maschera di odio.
-Ci mancava veramente poco!- urlò –Adesso quegli stupidi terrestri hanno preso i miei corpi e li stanno seppellendo, mandando a fanculo tutto il mio lavoro! Per non parlare dei dati di ricerca!
-Il nostro, vorrai dire- corresse impunemente Rei –E poi, quando sono arrivato era troppo tardi. Avevano preso quasi tutto.
Syrio lo guardò intensamente negli occhi e dopo pochi secondi, Rei si accasciò a terra, con la testa pulsante –Bastardo. Tu sei contaminato, non dovresti stare qui. Non so neanche perché ti abbia affidato questo incarico.
-Perché a quanto pare, sono molto carino e bravo- ironizzò, contorcendosi dal dolore. Syrio strinse gli occhi ancora di più e Rei urlò di dolore.
Nadia non ce la fece più –Syrio, basta! Troveremo un altro modo!
Syrio fermò il suo potere e Rei riprese a respirare a tratti, con il corpo che si alzava e abbassava dagli spasmi del dolore.
-Tzk. Voi.- li guardò tutti –Voi dovreste essere le nuove Colonne Portanti, eppure siete un branco di inutili…- non terminò la frase, teletrasportandosi via.
Natsu si chinò su Rei –Ti ha conciato per le feste- constatò.
Quello si mise a sedere puntellandosi su un gomito –Se avessi il potere di rigenerazione della mermaid, non avrei più problemi.- si asciugò un rivolo di bava che usciva dalla bocca e strizzò gli occhi dal dolore pulsante.
Quello era il potere di Syrio. Ti entrava dentro e il corpo non era più tuo e questo Rei non lo tollerò.
-Siamo stati scelti per un motivo- borbottò a mezza voce –Quello non è neanche depositario del Potere Mew. Perché seguiamo i suoi ordini?
Il vecchio Loren gli si accostò, porgendogli una mano –Sopra di lui c’è una divinità.
Rei fissò il vecchio cieco. Quell’uomo celava un mistero dietro la sua figura. Era stato il primo a essere convocato e con lui il bambino dai capelli bianchi. Li trovava insopportabili. Al contrario di lui e Nadia, sembravano sapere quasi tutto ed erano chiusi nel loro mondo che, ne era sicuro, parlassero tra loro in un modo del tutto segreto ed inaccessibile, utilizzando quale strano legame di comunicazione.
Nastu era un’altra storia.
Era stato spesso Rei ad adescare le prede, uomini o donne che fossero e a portarli nel laboratori e Syrio provvedeva ad ucciderli. Natsu aveva più che altro elaborato dati e utilizzato l’energia vitale degli esseri umani secondo le istruzioni dategli. Non si fidava di lui, peggio che degli altri.
Rei si mise in piedi, ignorando l’aiuto di Loren.
-Siamo Colonne Portanti- ripeté tra i denti –Eppure chi ci ha convocati non si è mai mostrato. Solo una voce che detta ordine.
-Ma è così che deve andare- disse Koda, con voce neutra –Altrimenti sarebbe tutto più facile.
Rei lo fissò di sbieco ma non aggiunse altro.
 
Retasu si gettò sul letto di casa, esausta. Aveva solo voglia di dormire per un giorno intero. Le dolevano le gambe dalla tensione e ancora non era riuscita a mandar giù un boccone, tanto il suo stomaco era chiuso.
Erano le tre del mattino e da lì a poche si sarebbe dovuta alzare per andare a scuola. Il solo pensiero la fece imbronciare ancora di più, pensando alla faticosa giornata che si presentava davanti ai suoi occhi.
-Retasu.
La verde saltò a sedere nel letto, sentendo chiamare e il cuore salì fin alla gola dallo spavento. Sulla finestra della sua camera c’era Kisshu appollaiato.
Si portò una mano alla bocca, trattenendo un urlo –Kisshu-san!- borbottò a mezza voce –Cosa c’è? E’ successo…?
Il verde la guardava con occhi freddi e indagatori –Parliamo, pesciolina- cominciò, senza temere di parlare a voce alta –Cosa non so, io?
Retasu sentì il cuore galoppare nel petto e si sentì il sangue fluire alla testa. Doveva dirlo a Kisshu? Doveva parlare di Rei?
“Fingi, cretina!”
-Io… non so… Ecco…- deglutì a fatica.
Kisshu entrò nella stanza con un agile salto atterrando senza far rumore –Detesto chi cerca di fregarmi.
- Kisshu-san, ascolta, io…
- Kisshu.
I due si voltarono insieme. Una mano lunga e pallida aveva bloccato Kisshu per una spalla mentre lo scrutava con stanchezza –Pai, che vuoi? Sempre intorno alla pesciolina- stuzzicò maligno.
Pai non rispose alla provocazione, ma tirò via il fratello –Andiamo. È tardi.
Kisshu si liberò dalla presa del fratellastro –Ah no, Pai. La ragazza ed io stavamo scambiando due chiacchiere.
Retasu non potè pensare all’assurdità della cosa. Era notte fonda e Kisshu le chiedeva spiegazioni.
Si stropicciò gli occhi da sotto le lenti –Kisshu, non credo di potertene parlare- disse solo, mesta.
Kisshu digrignò i denti –Cosa diamine vuol dire?
-Che Retasu è troppo tenera e teme di darti uno shock.- il tono di Pai sembrò quasi derisorio e divertito, nella penombra della stanza –Kisshu, Rei è tuo fratello.
Il verde squadrò Pai da capo a piedi –Eh?
Retasu era impallidita. Perché Pai stava dicendo a Kisshu la verità?
-Pensavano fosse morto durante il crollo della galleria- spiegò Pai –Ma a quanto pare è sopravvissuto.
Kisshu era diventato, se possibile, ancora più pallido –Come… chi…?
-Mamma.- disse solo Pai, e nella mano comparve la foto di famiglia vecchia che Saku aveva dato a Retasu.
Kisshu sbirciò appena e puntò subito lo sguardo sulla verde –E tu cosa diamine centri in tutto ciò?
Retasu abbassò il capo, mortificata e imbarazzata –Saku-sama mi ha chiesto di… parlare con Rei. Di farlo ragionare.
Kisshu scrutò la ragazza e la prese per una spalla, scuotendola forte –Tu non hai alcun diritto…
-Kisshu, sveglierai tutti- Pai si mise in mezzo, separando i due –Retasu non centra niente. Nostra madre pensava solo di fare una cosa per te e lui- Pai puntò gli occhi ametista dentro quelli dorati di Kisshu –Dimmi solo cosa dobbiamo fare ora.
-Pai…!- Retasu provò a protestare debolmente, ma Pai, senza guardarla, le rispose freddamente –Non sono più affari tuoi. Ora è Kisshu che se ne deve occupare.
Il verde era rimasto di sale, immobile. Cosa doveva fare?
-Io… meglio che vada.- e si smaterializzò via.
 
**
 
Nyaaaah! Non uccidetemi! XD Questo capitolo è stato un trauma e lo trovo un po’ pensante, ma spero di avervi incuriosito un po’. Le bozze per il prossimo capitolo sono pronte e prometto un po’ di azione e, forse, un po’ di pippe mentali per qualcuno *risata malefica*.
Ringrazio chi ha recensito! Mi fa sempre piacere leggere i vostri commenti, consigli e/o critiche! Spero di aggiornare presto e di dedicarvi un nuovo capitolo a breve ^^
A presto!

 
 

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Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Buona sera! =D Dopo un po’ di tempo, ecco a voi un piccolo aggiornamento ^^ Credo piacerà un po’ alle fan di Kisshu =D
Ci vediamo infondo alla pagina!
 
Capitolo 18
 
Saku guardò il piccolo Kisshu dentro gli occhi colat di ambra. Kisshu aveva i capelli corti e ribelli e un grande cerotto alla guancia, unico ricordo del crollo che l’aveva privata dei suoi cari.
Era da poco uscito dall’ospedale e da una settimana buona chiedeva di vedere la sua mamma con insistenza tale che si rifiutava di mangiare e scacciava via le infermiere e i medici che provavano a nutrirlo a forza.
- Kisshu, da oggi sarò la tua mamma- aveva detto, con sguardo dolce.
Aveva parlato a lungo con Ierol, arrivando a quella decisione di predere Kisshu nella loro casa. Nonostante avessero già due figli, si sarebbero stretti un po’ in quella loro piccola casa e avrebbero cercato di dare a Kisshu una vita piena di amore e gioie che altrimenti gli sarebbero negate.
-Ma io ho una mamma!- aveva protestato debolmente il bambino, seduto sul letto bianco e duro dell’ospedale.
Ierol, che teneva in braccio un Taruto in fasce, gli scompigliò i capelli –Saremo una famiglia e Pai e Taruto saranno i tuoi fratelli. Potrai giocare con loro a tutte le ore del giorno.- indicò con la testa Pai, otto anni, magro e sempre imbronciato. Suo cugino non gli era mai andato particolarmente a genio ma i suoi genitori gli avevano spiegato la sua delicata situazione. Aveva pianto un po’ nel sapere che i suoi zii, gli unici parenti che aveva mai avuto, erano andati via, strappati alla vita e aveva messo da parte quella fitta di gelosia che gli attanagliava il petto. I suoi genitori gli avrebbero comunque voluto bene, il loro amore si moltiplicava, non si divideva, gli aveva spiegato la madre.
Kisshu scosse la testa. Era piccolo ma non stupido –Dov’è Rei? Lui è mio fratello!
Saku lo strinse dolcemente al seno –Tesoro… loro… sono volati in cielo- disse, con la voce rotta dall’emozione.
Per settimane rimaneva sveglio nel suo letto e quando si addormentava, urlava, allungando le braccia nella speranza di afferrare la mamma che volava via e quando aveva provato a scappare per cercarli, era stato Pai a fermarlo.
-Dove vai?- aveva chiesto il bambino.
-Li devo cercare! Il Cielo non deve essere così lontano!
Pai lo aveva guardato triste –Kisshu, i tuoi genitori non possono più tornare.
Kisshu lo aveva capito poco più in là che i suoi genitori erano morti insieme a suo fratello ma la vita a casa Ikisatashi trascorreva tranquilla e Kisshu pian piano, smise di chiedere dove fossero finiti i suoi genitori o suo fratello smise di fare domande e di sperare di rivederli.
Qualche anno dopo, bloccò un adolescente Pai che stava sudando su dei difficilissimi libri dell’Accademia. Il maggiore era talmente concentrato che quando sentì la voce di Kisshu, si spaventò, saltando sulla sedia. Avevano undici anni e diciassette (*).
-Pai?
Pai alzò lo sguardo seccato –Che c’è?
-Mi porti al Cimitero?
Pai fissò il fratellino adottivo. Kisshu era molto alto per la sua età e aveva mostrato doti che a stento suoi colleghi dell’Accademia faticavano a far emergere tanto che Ierol e Saku pensavano di iscriverlo con lui all’Accademia. Stava affinando lo sguardo malizioso e il sorriso sghembo e importunava tutte le ragazze del vicinato, grandi o piccole che fossero e questo a Pai dai sui nervi.
-Forse è meglio se vai con mamma o papà- cercò di tagliare.
- No. Papà non capirebbe e mamma piangerebbe. Ti prego.
Kisshu aveva una faccia seria e il busto diritto e Pai conosceva quello sguardo: tenace e testone che caratterizzava la loro famiglia.
-Se mi scoprono, finirò in punizione.- disse, ma non troppo seriamente.
-Allora saremo puniti in due!
 
Il cimitero era un luogo tetro e poco accogliente. Un enorme palazzo che accoglieva salme e ceneri dei defunti.
Pai si avvicinò a un computer lì vicino e digitò il nome di quelli che erano stati i suoi zii e suo cugino –Sono nel reparto Q 3.
Le tombe erano semplici lastre metalliche con incisi i nomi dei caduti. Sterile e grigio come il loro mondo.
-Dici che stanno bene?- aveva chiesto Kisshu, accarezzando la lapide della madre.
Pai poggiò le mani sulle spalle di Kisshu –Sicuramente. Sanno che sei con noi e quindi sono felici.
Kisshu annuì, poco convinto –Pai… tu e Taruto mi volete bene?
Il maggiore sorrise –Ovvio.
-E Rei? Non ricordo neanche la sua faccia…- disse, con un tono triste.
-Sicuramente. E poi, la mamma dice che assomigliava a me e a lei, come tuo papà.
Kisshu deglutì, cercando di trattenere le lacrime –Io ci provo. Ci provo a dimenticarli, ma non ci riesco.
Pai iniziò a sentirsi in imbarazzo e si schiarì la voce –Non credo che tu debba dimenticarli. Credo vada bene così. Ma ora siamo noi la tua famiglia, Kisshu.
-Lo so.
Per la prima volta,dopo anni di convivenza forzata e poco affettuosa, Kisshu allungò una mano tremante a quella di Pai e intrecciarono le dita, unendo i palmi.
Pai non sembrò a disagio e ricambiò la stretta dolcemente e Kisshu pensò che quello era il vero contatto che avrebbe avuto con suo fratello Rei ma, infondo, era contento che Pai fosse il suo altro fratello maggiore. Gli insegnava un sacco di cose ed era divertente stuzzicarlo e scappare a nascondersi dietro la mamma dopo che usava i suoi poteri ancora acerbi.
Rimasero fermi davanti alle tombe per molto tempo,e fu Pai a rompere quel contatto e quella visita –Mamma si starà chiedendo che fine abbiamo fatto.
-Cosa inventiamo?
Pai aggrottò la fronte –Che so… che siamo andati a giocare fuori.
-Non ci crederebbe mai, lo sai.
-Beh, allora tu sei scappato e io ti ho rincorso.
 
Kisshu volava a rotta di collo su Tokyo.
“Rei è tuo fratello.”
Quel Rei che aveva intravisto era suo…
Scosse il capo con forza “No. I miei fratelli sono Pai e Taruto”.
Kisshu da bambino non aveva chiesto mai niente alla sua famiglia adottiva, se non per i primi tempi. Sua zia Saku e zio Ierol erano sempre stati buoni con lui e quando c’era stato il crollo della galleria lo avevano preso con sé, strappandolo dalla crudeltà degli Orfanotrofi dove i bambini erano mal nutriti e condannati ad una esistenza più misera e grigia.
Ricordava poco dell’incidente, era troppo piccolo per i dettagli ma sapeva che era lì con i suoi genitori e sì, c’era un fratello ma…
L’unico ricordo veramente marchiato a fuoco nella mente era l’immagine di uno dei soccorritori che a fatica lo aveva tirato da sotto il corpo della madre che lo aveva stretto con tanta forza da rischiare di soffocarlo. Sentì un groppone alla gola.
Aveva seppellito quelle cose dentro di sé per anni e ora stavano riaffiorando prepotentemente…
-Dannazione!- singhiozzò appoggiandosi sopra un albero
-Ma cosa stai facendo?
Kisshu non aveva preso una meta precisa quando era scappato da casa di Retasu, aveva semplicemente volato e adesso aveva di fronte una Zakuro Fujiwara con i capelli legati in una treccia laterale e una semplice vestaglia da notte.
- Kisshu?
L’alieno fissò inebetito la viola che era affacciata da una di un appartamento –Kisshu, stai piangendo?- lo disse con un soffio di voce, quasi a non volerlo spaventare. Kisshu toccò la guancia umida.
Piangeva. Non accadeva da quando si era sacrificato per Ichigo…
Zakuro fece un passo indietro dentro la stanza –Entra. Ti prenderai un malanno.
Meccanicamente entrò nella stanza con un balzo. Zakuro gli indicò una sedia –Vuoi bere qualche cosa?
Kisshu non rispose, sedendosi con un tonfo sulla sedia e coprendo il volto con le mani.
Zakuro osservò silenziosamente il ragazzo e senza far rumore andò in cucina e riempì un bicchiere alto e largo con una delle poche cosa sfiziose che teneva in casa: una birra. Ci pensò su un attimo. Non sapeva se Kisshu fosse o no maggiorenne o se tollerasse l’alcool, ma strinse le spalle.
“ Poco importa. Sembra uno cui è caduto il mondo addosso.”.
Quando tornò nella sala dove aveva accolto Kisshu, un salottino, lo trovò come lo aveva lasciato. Sulla sedia e con la testa tra le mani.
-Bevi.
Era quasi un ordine e Kisshu afferrò il bicchiere –Che roba è?
-Birra.
-Sarebbe?
Zakuro alzò gli occhi al cielo –Assaggia e zitto.
Kisshu obbedì, svuotando il bicchiere davvero in un fiato. Aveva un sapore strano, un po’ dolce ma sul finale amarostico e non era sicuro gli piacesse, ma sentì la testa improvvisamente leggera e la stanza girava.
-Wow- guardò la viola e sorrise –Siete in due!
- Kisshu, che ci fai qua?
Quello buttò la testa all’indietro –Hai proprio una casa carina.
L’alieno si alzò e si mise a frugare intorno sotto lo sguardo esterrefatto di Zakuro.
- Vivi sola? Non hai genitori o fratelli?
Zakuro piegò la testa di lato –Sono sola.
Kisshu annuì, come se capisse –Ma sola sola oppure semplicemente fai l’eremita?
La viola aggrottò la fronte –Kisshu…
-Sì, intendo, non hai legami di sangue?- la fissò un attimo e poi si avvicinò pericolosamente a lei –Sei un bel bocconcino, mi chiedo se quel Keiichiro reggerà allo stress.
- Co…?- Zakuro afferrò Kisshu dal bavero, con lo sguardo carico di rabbia e fastidio –Si può sapere che vuoi, Kisshu?
Odorò il sudore dell’alieno. Era acido, fastidioso.
Era molto simile al suo. Era un misto di depressione e malinconia che le diede subito alla testa.
Kisshu si scrollò la ragazza di dosso e disse, sorridendo amaro –Vorrei solo delle risposte. Che non otterrò- guardò Zakuro fissa nelle pupille –Sai, ho un fratello.
Zakuro aggrottò la fronte –Pai e Taruto. Sono due.
- No. Uno di sangue. E lo scopro solo ora.
Rimasero in silenzio e Zakuro lo ruppe dopo un minuto buono –Vuoi un posto dove dormire?
 
Pai si toccò la guancia arrossata che pizzicava in modo fastidioso.
Retasu aveva ancora il braccio alzato dopo averlo colpito con forza sulla guancia sinistra.
-Sei un idiota!- sibilò Retasu, quasi sull’orlo delle lacrime –Ti rendi conto di ciò che hai fatto?
Pai la guardò senza rispondere e il volto era una maschera atona che non tradiva i pensieri dell’alieno.
-Perché lo hai fatto? Ora chissà cosa farà Kisshu…!- Retasu trattenne un singhiozzo, tappandosi la mano con la bocca –Tua madre voleva solo il suo bene… e quello di Rei- singhiozzò, abbassando il capo, sconfitta.
Non si sarebbe mai aspettata un colpo basso da parte di Pai. Mai. Lo sapeva severo e inflessibile, ma questo era troppo per lei.
Trasalì quando sentì la mano di Pai che le accarezzava la testa con gentilezza, sistemando le ciocche ribelli che sfuggivano ai lacci delle trecce –Kisshu non è un bambino. E se mia madre vuole rivedere una famiglia unita, bisogna che lo vogliano tutti. E Rei non lo vuole- la mano grande di Pai smise di accarezzare i capelli e si spostò sulla spalla, attirandola dolcemente a sé.
Retasu si trovò a premere il viso contro l’ampio petto dell’alieno e si ritrovò ad arrossire nel buio della stanza.
- Kisshu è mio fratello e lo conosco come le mie tasche.- cominciò Pai. Sembrava leggermente impacciato e Retasu poté chiaramente avvertire il battito del cuore che diventava più veloce, -Sarà lui ad andare infondo alla storia e capire come Rei sia sopravvissuto e sarà lui a dover aprire uno spiraglio. Per non parlare di Rei. Tu e mia madre avete pensato troppo in rosa, dimenticandovi che Rei probabilmente ha scelto di non tornare da noi.
-Ma…!- Retasu alzò la testa, incrociando lo sguardo di Pai. Retasu era alta e con la fronte poteva, se avesse voluto ovviamente, sfiorare la guancia del viola.
Pai la strinse un po’ di più togliendole il fiato e le proteste le morirono in gola.
-Promettimi che la smetterai di ricorrere quel Rei. Lascia che sia io a occuparmene.
Retasu strabuzzò gli occhi, stentando a credere ciò che aveva appena sentito –Tu vuoi… parlare con lui?
Pai annuì –Ma lo affronterò se sarà necessario.
A Retasu bastò quello. Allungò le braccia sul collo dell’alieno, abbracciandolo forte
Grazie!- soffiò contro l’orecchio dell’alieno. Quello la strinse per la vita, poggiano le mani sulla schiena. Rimasero in quella posizione per pochi secondi e quando si allontanarono, non solo Retasu era rossa in viso ma Pai sembrava quasi riluttante a separarsi da lei.
-Meglio che vada. Tu… domani … è tardi- biascicò Pai. Retasu annuì, poco convinta –B… buonanotte!
Pai si smaterializzò via e Retasu si sedette sul letto, sperando che il cuore smettesse di galoppare tanto forte.
Si era appena riappacificata con Pai e non solo… si tuffò sul cuscino, trattenendo a stento un urlo.
 
Ichigo trattenne a stento uno sbadiglio. La lezione era noiosa e la stanchezza del giorno prima rendeva tutto più difficile del solito. Nessun professore, però, le perdonava più niente, ignorando di proposito che fosse una poveretta scampata da una prigionia e senza memoria.
- Momomiya-san, se la mia lezione l’annoia tanto è pregata di accomodarsi fuori- disse semplicemente la professoressa dall’austera capigliatura grigia.
Ichigo tentò di nascondersi sotto il banco, ma ben presto la donna la sbatté fuori dall’aula e la rossa si dovette appoggiare al muro della classe e rimanere lì ferma per il resto dell’ora… o almeno così avrebbe dovuto fare.
Sospirò pesantemente. Ormai la memoria stava tornando a sprazzi e le tornavano in mente i bei momenti passati con le amiche, con Masaya o le battaglie contro gli alieni.
“Tutte a me capitano.” Singhiozzò.
Ancora doveva metabolizzare ciò che avevano trovato sotto quella discoteca e ancora doveva cercar di capire cosa avessero detto Kisshu e Pai.
Cadaveri. Dei. Energie negative. Scosse il capo rosso “Sembra tutto uscito da un film di fantasia”.
Il cellulare vibrò nella tasca della gonna, facendola saltare e strappandole un urletto. Prese il telefono e riuscendo a non farlo cadere a terra, riuscì a leggere il mittente della e-mail.
 “Ryou Shirogane”.
Il cuore perse un battito. La mano prese a sudare subito e aprì il messaggio.
“Sei libera pomeriggio?”
Tu-tum.
Che cosa voleva dire?
Ingoiò l’aria rimasta in gola e digitò velocemente, guardandosi un attimo introno per evitare di essere beccata con il telefono acceso e in funzione.
“Certo, un buongiorno o un ciao sarebbero stati più educati!”
“Forse. Hai bisogno di qualche cosa?”, digitò velocemente.
Aspettò la risposta che non tardò ad arrivare.
“Avrei bisogno di te. So che è il tuo giorno libero. Ci sei?”.
Non sapeva se sentirsi urtata dai toni del messaggi, secchi e laconici oppure lusingata per essere stata pensata.
“Sì” rispose solo, quasi convinta di fargli un torno ma il messaggio che arrivò dopo la fece saltare sul posto.
“;-)”
Uno smile? Da quando Ryou mandava SMILE?
Si portò il telefonino alle labbra, quasi ridendo.
- Ehy!- si disse, ricomponendosi –Smettila di fare la sciocca…è solo un messaggio. Stupido messaggio-, però non poté non diventare rossa e ridacchiare come una sciocca.
Da quando aveva rotto con Masaya, l’americano era stato poco cortese con lei a rasentare quasi l’indifferenza totale e quello spiraglio le dava speranza per…
“No, Ichigo, frena l’immaginazione!” si disse, con il cuore che andava a mille.
 
Rei era seduto su una mezza colonna da ore, ormai.  Non muoveva un muscolo e fissava un punto imprecisato del pavimento.
“Kisshu”.
Lo aveva visto dopo… quanto tempo era passato? Quindici anni? Era incredibile come somigliasse a sua madre. Mise mani nella tasca dei pantaloni e sfiorò l’immagine oramai rovinata della madre e del padre. Un unico ricordo.
Ricordava bene il crollo della galleria, il dolore e le ferite. Era stato tratto in salvo da Lui e quando aveva chiesto di tornare a casa, lo aveva lasciato libero e… l’amara verità gli era crollata addosso: Kisshu aveva una nuova famiglia. E lui?
Niente.
Aveva odiato Saku, Ierol, Pai e perfino Taruto bambino e più di tutti, Kisshu.
Strinse il pugno, accartocciando il piccolo ritratto “Bastardi”.
 
 
-Lo sapevo!- sbuffò Ichigo, guardando torva Pai e Ryou davanti a lei.
-Devo prelevarti un po’ di sangue- disse l’alieno, mostrano un piccolo quadrato bianco –Ti pungerò il dito e poi devi premere qua, va bene?
Ichigo annuì, poco convita.
Quando era arrivata al Caffè, tutta contenta e sorridente si era recata davanti al biondo. Si era curata nel preparasi: gonna corta nera, maglietta rossa e le scarpe abbinate ai codini rossi. Era un amore di ragazza e quello si era semplicemente limitato a squadrarla e le aveva detto –Vieni di sotto con me.
Ecco. Il laboratorio. Non era un appuntamento ma un semplice... dannatissimo… controllo.
Non avendo ancora mostrato nuovi poteri, Ryou aveva pensato bene di farle un piccolo controllo per vedere cosa stesse mutando dentro il corpo della ragazza. E Pai era con loro come super mega cervellone che le ordinava e pretendeva che stesse in silenzio.
-Non è giusto!- disse ad alta voce.
Pai la guardò, aggrottando la fronte –Non è giusto prelevarti il sangue?
Ichigo divenne purpurea –N...no, cioè…
-Questa è una fifona- disse Ryou a Pai, come se Ichigo non fosse presente –Fa sempre un mucchio di storie.
-Capisco.- commentò laconicamente l’alieno ma Ichigo lo vide: l’ombra di un sorriso. Si divertiva, lo stronzetto!
Ichigo gonfiò le guance e dalla rabbia le spuntarono orecchie e coda da gatto –Bene! La fifona ora leva le tende e se ne va!
Si liberò della piastrina al dito, sbattendola con furia al bancone girò sui tacchi.
Pai aggrottò la fronte –Credo che tu debba rivedere i tuoi modi, Shirogane.
Quello sbatté gli occhi cerulei, incredulo –Ma è impazzita?
 
 
 
Note
(*)
vi rammento le mie età u.u
Strawberry 16
Mina 16
Lory 17
Puddy 13
Pam 18
Ryan 18
Kyle 25
Gish 17
Pai 23
Tart 13

Strawberry 16
Mina 16
Lory 17
Puddy 13
Pam 18
Ryan 18
Kyle 25
Gish 17
Pai 23
Tart 13
 
**
Ulalà! Scusate il ritardo, ma tra campo estivo con gli scout e il lavoro ho avuto veramente poco tempo e aggiustare questo capitolo si è rivelato un lavoro lungo, tanto che l’ho dovuto tagliare e dividerlo in due (Il prox capitolo è mezzo fatto, abbiate pazienza).
Vi informo che si sta avvinando la fine. Spero di sciogliere i nodi e gli intrighi e di regalarvi una fine più che aspettata!
Ringrazio INFINITAMENTE chi commenta i capitoli che legge… mi fa sempre un enorme piacere e mi lusingate troppo.
Grazie a Ria, HypnoticPoision, Mobo, AngeloBiondo99, Broken (waaaa*ç* da quanto tempo!). Siete una forza e questo capitolo è tutto per voi ^^
Spero di aggiornare il più in fretta possibile (e di darvi anche un po’ di pagine in più per fantasticare meglio ;)  )
A presto!
 

 

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Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


 
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.

[Ria, questo è per teee ahahah ]
Nyaaaaah!
Scusate per il ritardo ma le mie non vacanze mi consumano completamente ^^”
Non vi trattengo qui ma vi lascio subito a queste pagine… attenzione, capitolo melenso =P
 




Capitolo 19
 
Kisshu era sprofondato nel divano di Zakuro, coperto da un semplice lenzuolo. La viola gli aveva dato una vecchia maglietta larga e sbiadita per dormire, ma quello alla fine aveva preferito dormire a petto nudo, stravaccato sul divano.
Il suo era stato un sonno stranamente tranquillo e senza sogni, probabilmente aiutato da quella cosa, la birra, che Zakuro gli aveva rifilato la sera prima.
-Sveglia!
Una voce imperiosa, fastidiosa gli fece aprire un occhio –Mmh?
- Zakuro ma cosa ti è venuto in mente di ospitare questo qui a casa tua? Avrebbe potuto molestarti durante la notte!- Kisshu si sentì apostrofare.
“Non sono ancora sveglio. Cosa avrò fatto per incorrere nelle sue ire?” pensò, estenuato.
-Minto, non urlare, ho mal di testa.- bofonchiò, coprendosi fin sopra la testa.
-Zitto, tu!- rimbeccò la moretta, scoprendolo dal lenzuolo –Ed esci da questa casa!
Kisshu aprì stancamente gli occhi, passando una mano sulla fronte spettinata –Sei fastidiosa. Non sono neanche…- guardò l’orologio appeso al muro –Ah no. Siamo quasi a l’ora di pranzo- constatò –Potente quella cosa. Zakuro, me ne procuri un po’?
-Minto- Zakuro chiamò la ballerina e quella, ubbidiente ma fumante di rabbia si avvicinò alla viola, che era seduta su uno sgabello vicino a una penisola in marmo –Per piacere, porta Kisshu via di qui, adesso- disse a bassa voce –Non vorrei che a Keiichiro prendesse un colpo.. o alla mia manager. Ecco, forse rischierebbe di spaventare più lei che Kei.
Minto annuì –Ma perché io?- domandò, afflitta. Non sopportava quell’alieno. Era fastidioso, arrogante e pieno di sé.
Zakuro strinse le spalle –Forse ha bisogno di qualcuno che lo sbatacchi di qua e di là.
Minto annuì per la seconda volta, ma questa volta sorrise cattiva e senza guardare l’alieno, alzò una mano, e questo si alzò dal divinano –Eeeeeeehy!- Kisshu si sentì strappare dal comodo divano e quando vide la ragazza muovere le dita con fare agile e avvicinarlo alla finestra spalancata, impallidì –Va bene! Mi alzo! Mi alzo!
 
Quella mattina, mentre Minto era a scuola, era arrivato un messaggio di Zakuro, dove chiedeva alla moretta un piccolo servizio da parte sua: “Liberami di Kisshu”.
Un semplice messaggio che aveva confuso la ballerina, e quando aveva chiesto delucidazioni, la modella le aveva risposto “Me lo sono trovata questa notte a casa mia, sembrava che gli fosse passato un tir di sopra”. Inizialmente le era venuto un colpo, pensando a come l’alieno si fosse potuto approfittare della sua adorata Zakuro, ma poi, quando lo aveva visto  profondamente addormentato, si era calmata.
Ora Kisshu le camminava accanto, vestito da umano e sembrava seccato, il viso imbronciato.
-Come mai eri da Zakuro?- domandò Minto, mentre camminavano verso il Caffè Mew Mew.
Kisshu non rispose, perso nei suoi pensieri.
Se Rei era veramente suo fratello, cosa della quale non dubitava visto le parole di Pai e Retasu della sera prima, perché non si era mai fatto vivo, tornando da loro, da lui?
Ricordava poco di quel fratello lontano nel passato, allegro e furbo, sempre in giro a far marachelle mentre lui, piccolo e gracile si nascondeva tra le braccia della madre biologica.
Rei era sulla Terra ed era suo nemico. Ma mancavano pezzi del puzzle, ovvero: come era sopravvissuto? E come era finito a lavorare con quei pazzi ladri di DNA?
E poi…
“Perché non mi ha mai cercato?”.
Non era spinto dalla curiosità verso il fratello minore? Quella strana curiosità che ora stava divorando lui? Certo, amava i suoi genitori adottivi, voleva bene a Pai e Taruto ma si domandava come sarebbe stata la sua vita se fosse cresciuto con i suoi familiari biologici, con la donna che lo aveva partorito, col padre che lo aveva cullato e col fratello con il quale aveva condiviso i primi anni della dura vita su quel pianeta.
- Kisshu? Ma mi stai ascoltando?
Il verde alzò lo sguardo verso Minto e la ragazza si sorprese di quello che vide negli occhi del verde: confusione e smarrimento.
Non era un’espressione che poteva accostare facilmente a Kisshu, sempre spavaldo e sicuro e si sentì immediatamente preoccupata, per quanto fosse una cosa illogica da parte sua.
- Kisshu? Stai bene?- domandò, cauta.
L’alieno sospirò –Senti, Minto, non ho voglia di andare al Caffè. Ti teletrasporto e me ne vado- disse, alzando una mano e pronto a usare i suoi poteri.
Mino afferrò d’impulso il braccio di Kisshu –Vengo con te!- disse, avvampando subito dopo.
Kisshu ghignò –Che fai, salti il lavoro? Le brave signorine fanno anche questo?- la canzonò.
Minto cercò di ricomporsi, voltando la testa dall’altra parte –Semplicemente oggi posso non andare. E poi lasciare uno stupido in giro non è mai una cosa buona da fare. Potresti, che so, far danni.
Kisshu soffio tra le labbra, trattenendo una risata.
Minto era veramente una bambolina smorfiosa e arrogante ma dal rossore della guance e dal suoi irrigidirsi capì che aveva agito d’impulso e che stava miseramente cercando di arrampicarsi sugli specchi. E, stranamente, non gli diede fastidio.
Minto era eccentrica, arrogante e presuntuosa ma si era reso conto di quanto la ragazza fingesse. Portava una maschera, un po’ con lui.
-Allora ti porto nel mio posto preferito- disse l’alieno, sorridendo.
Il cuore di Minto perse più battiti.
 
Ichigo camminava come una furia verso la prima fermata dell’autobus, sbattendo i piedi con forza quasi volesse sfondare l’asfalto.
-Cretino! Idiota!- urlò, rossa di rabbia.
- Ichigo!- la ragazza si voltò e le venne un colpo quando vide che Ryou le stava correndo dietro –Ma cosa stai facendo? Non abbiamo ancora finito!
Lei voltò il capo dall’altra parte –Non m’importa!
Ryou la fissò allibito –Ma ti rendi conto che te ne sei andata via durante un controllo? Non sappiamo cosa potrà accadere al tuo corpo e…
- Shirogane, puoi zittirti, per piacere?- urlò la ragazza, rossa di rabbia.
-Ma cosa…- Ryou la afferrò per un polso, strattonandola indietro –Si può sapere che ho fatto?
Ichigo aprì la bocca per parlare e questa rimase aperta. Che dirgli?
“Ryou speravo tanto che il tuo fosse un invito per un appuntamento e invece mi sono sentita una cavia da laboratorio!”
No, suonava certo male. E poi, perché aveva sperato in un appuntamento?
“Perché Ryou Shirogane ti piace più di quanto ti piacesse Masaya Aoyama!” le disse una voce maligna nella sua testa.
- Ichigo, entreranno le mosche.
L’americano le chiuse la bocca spalancata con due dita, e Ichigo divenne rossa di vergogna. Si era persa nei suoi giri mentali dimenticandosi funzioni basilari come aprire e chiudere la bocca.
Ryou si passò una mano tra i capelli biondi, portandoli all’indietro –Facciamo così. Capisco che sei stanca e stressata, quindi di propongo un patto- la guardò, sorridendo –Ti faccio fare un giro in moto, gelato e poi torniamo dal povero Pai che ho mollato da solo.
Ichigo sbatté gli occhi ripetutamente.
“Un giro… in moto?”.
-Aspettami qui, va bene?
E come avrebbe potuto muoversi? Era diventata improvvisamente di sale, diritta e impalata neanche l’avessero bloccata sul cemento.
Ryou arrivò in meno di due minuti, sulla sua moto rossa. Le lanciò un casco e Ichigo dovette far ricorso ai suoi istinti felini per non farlo cadere a terra, presa come era alla sprovvista dal ragazzo. Il cuore martellava furioso nel petto come un piccolo uccellino e la bocca era improvvisamente arsa.
“Appuntamento” urlava la vocina nella sua testa “Appuntamento! Approfittane!”
Ryou ridacchiò della sua goffaggine –Sali- ordinò.
Ichigo guardò dubbiosa la moto: non era mai salita su quella cosa e per un attimo si vide cadere alla prima curva.
-Vedi che ti mollo qui- minacciò non troppo seriamente Ryou.
Ichigo annuì, avvicinandosi alla moto –Prima il casco- le disse l’americano.
Ichigo mise la testa dentro il casco nero, colta subito da un senso di claustrofobia che peggiorò quando Ryou mise mani intorno al sottile collo per controllare che fosse ben fissato. Le alzò la mascherina scura –Reggiti a me, va bene?
Perfetto.
Si agguantò ai fianchi dell’americano e sentì il cuore partire per la sua strada, battendo furiosamente nel petto quasi fino a esplodere.
“Calmati, Ichigo!” cercò di dirsi “Calmati!” ripeté, ma stava andando in iperventilazione e quando Ryou partì, si strinse ancora di più, strappando un sorriso soddisfatto al biondo.
 
Minto aprì gli occhi. Il teletrasporto non le andava particolarmente a genio ma quando alzò le palpebre, dimenticò il malessere immediato.
Kisshu l’aveva portata su una radura, sicuramente fuori Tokyo, dove poteva vedere il mare azzurro e sconfinato senza intravedere la città. Intorno a loro alberi che davano il sollievo dell’ombra e un prato con tanti fiorellini colorati. Non andava pazza per la montagna, preferiva più la città o al massimo, la villa al mare, ma doveva ammettere che il paesaggio non era niente male. Il verde degli alberi che poteva vedere oltre la radura si estendeva fino a confondersi con l’orizzonte e sembrava un mare verde con un mare blu vicino (*).
-Bello- le sfuggì.
-Minto, mi stai per staccare il braccio.
Minto si ricordò di aver agguantato Kisshu con forza durante il teletrasporto e si staccò immediatamente, avvampando di vergogna.
Kisshu ridacchiò, lasciandosi cadere a terra con un tonfo.
-Ma che posto è questo?- domandò la ragazza, ammirando il panorama.
-Periferia della vostra inquinata città. L’ho scoperto mesi fa. Bello, no?
Minto annuì –Sono stranamente d’accordo con te, Kisshu- rispose.
Il sole del pomeriggio era dietro di loro e una leggera brezza fresca portava i profumi del bosco lì vicino.
Kisshu osservò Minto andare in esplorazione, camminando vicino ai cespugli e sfiorando gli alberi grandi almeno il suo doppio. La figura di Minto era piccola, mingherlina ma sapeva che dietro quei modi aggraziati c’era tanta forza e arroganza ma non malizia. Tra le cinque Mew Mew era quella più complessa, secondo il suo modesto parere.
Non era bella come Zakuro, non era pimpante come Purin, né dolce come Retasu e non possedeva la grinta di Ichigo. Presuntuosa, altezzosa, caparbia, testona … tutti sinonimi che andavano a porre l’accento sul carattere della ballerina.
Però…
Era anche insicura, dimostrato dal fatto che anelasse alla così detta perfezione di Zakuro o quando l’aveva accompagnata alla lezione di ballo. Litigava con Ichigo, la insultava ma era sempre accanto alla rossa quando aveva avuto bisogno ed era coraggiosa e battagliera. Era anche estremamente intelligente nonostante non lo dimostrasse sempre e anche se non era gentile, sapeva bene adattarsi alle situazioni.
La vide china su un cespuglio e la sentì borbottare qualche cosa.
Si alzò e levitando a un paio di centimetri da terra, senza farsi sentire, si avvicinò alle sue spalle.
Stava riempiendo le mani di piccoli frutti neri ed era concentrata e si mordicchiava il labbro mentre strappava i frutti cercando di non graffiarsi con delle spine.
-Che stai facendo?- domandò improvvisamente.
Minto saltò, spaventata –Idiota!- lo fulminò con lo sguardo –Mi hai fatto prendere un colpo!
Kisshu prese uno dei frutti caduti a Minto –Che cosa sono?
-More di rovo-  rispose –Non le hai mai assaggiate?
Kisshu scosse la testa –Che sapore hanno?
Minto tirò le labbra fino a fare un sorriso furbo –Provala.
L’alieno lanciò il frutto in aria e lo fece scendere in bocca. Masticò un attimo e inghiottì.
-E’ un po’ acida- cominciò, leccandosi le labbra –Ma non è male- ammise infine.
Minto se ne portò una in bocca –Da piccola ne andavo pazza. Quando la mia tata ci portava in campagna, ne cercavamo sempre per poi divorarle.
-Ci? Tu e chi?
-Io e mio fratello.
Kisshu ricordava vagamente il ragazzo che una volta aveva incrociato durante le battaglie.
-Ci divertivano un mondo- continuò la ragazza, nostalgica.
-Parli al passato- notò Kisshu –Non le fate più queste cose?- domandò, improvvisamente curioso.
Lei scosse il capo –No. Mio fratello è…l’erede degli Aizawa. Qualche anno fa è stato assorbito dai suoi… obblighi.
-E tu?- Kisshu si accomodò accanto a lei, prendendo un’altra mora.
-Io? Sono la figlia minore. Meno oneri, diciamo.
Kisshu notò il cambio di tono e di espressione di Minto, irrigiditosi come un pezzo di ghiaccio –Non ne sembri entusiasta. Forse volevi una fetta di torta più grande?- la stuzzicò Kisshu ma il sorriso gli morì sul nascere quando Minto gli puntò addosso uno sguardo ardente e ferito –Non ho mai chiesto niente, io- disse, quasi rabbiosa.
Kisshu alzò le mani –Scusami!- cercò le parole adatte –Non volevo offenderti… scherzavo.- disse, talmente serio che Minto non poté arrabbiarsi con lui.
Minto inghiottì due more, rimanendo in silenzio.
-Non andate d’accordo, forse?- provò, un po’ timoroso.
Minto abbassò lo sguardo, triste –No. Gli voglio molto bene, sia a lui che ai miei genitori…
-Ma? Ne sento uno molto grosso- la incalzò Kisshu.
-Non ci sono mai- mormorò –I miei sono sempre in giro per affari… ci riuniamo per eventi… ma manca la… quotidianità- disse, atona –Invidio un po’ Retasu e Ichigo perché le loro famiglie sono più unite.
Ecco. Un altro lato di Minto nuovo. Un po’ malinconica. L’espressine della mewbird era estremamente dolce ma triste e Kisshu sentì smuoversi qualche cosa nello stomaco. Per una volta si sentiva vicino alla ragazza.
-E tuo fratello?
Minto respirò a fondo –Non c’è mai. Cerca di essere presente ma… ha la responsabilità degli Aizawa sul capo… la sua spada di Damocle.
-Chi?
-Mio fratello.
-Tuo fratello va in giro con una spada?
-…no…
- Si chiama Damocle?
Minto sbatté gli occhi –No…
-Qualcuno lo minaccia, forse? Non c’è un modo per aiutarlo?
-… è… un modo di dire- mormorò l’altra, per poi scoppiare a ridere.
-Che c’è?- domandò Kisshu offeso.
-E’ un modo di dire. Avere la spada di Damocle sul capo… come dire che c’è un pesante fardello su di sé!
-Ma chi è Damocle?
Minto rise ancora, cercando di ricomporsi.
–Lascia stare- sbottò Kisshu, imbarazzato –Comunque sia, la tua sembra una famiglia assai poco calorosa.
Minto guardò il cielo azzurro –Già. Quando eravamo un po’ più piccoli, mio fratello è stato mandato a studiare fuori e da allora ci vediamo poco… mi manca un po’.
-Sembra una cosa che ti sei abituata a dire- disse Kisshu. Rimasero in silenzio, ognuno assorto nei loro pensieri.
E se fosse cresciuto con Rei? Come sarebbe stato?
-Sai…- Kisshu ruppe il silenzio –A casa mia le cose funzionano bene. Insomma, Saku e Ierol sono i genitori ideali e stranamente Pai e Taruto non sono male, specialmente Pai, nonostante sia monotono.
-Anche da te si sente un “ma” grande come una casa- mormorò Minto attenta.
Era certa che Kisshu le stesse dando la possibilità di creare una breccia nel muro di spacconaggine che lo caratterizzava –Non sono la mia vera famiglia. Sono zii. E mi chiedo come sarebbe stato vivere con i miei veri genitori.
Minto annuì –Mi spiace.
Kisshu si strinse le spalle –Non mi è mai mancato niente. Né affetto né altro… solo che…
-… ti sei sempre chiesto come sarebbe ora se le cose fossero andate diversamente- concluse Minto.
Kisshu e Minto si guardarono, scambiandosi un lungo sguardo.
Erano simili. Erano come due note che suonavano bene insieme. Pensando a una tastiera di pianoforte, Minto intonò due note che insieme non sembravano suonare: il fa diesis e il si bemolle. Due piccoli tasti neri che già detti ad alta voce suonavano strani, ma insieme, armonicamente davano un bell’effetto.
Erano un fa diesis e un si bemolle.
Kisshu pensò a quanto la ragazza davanti ai suoi occhi fosse particolare e strana. Appariva arrogante, presuntuosa e lo era… ma era anche, dopo un’attenta analisi insicura e stranamente dolce. Come una mora di rovo. Un po’ acida ma buona da mangiare.
-Tu… non sei poi tanto male- disse Kisshu.
-Tu, invece, sei pessimo. Peggio di quello che sembri.
 
Retasu era arrivata al Caffè con largo anticipo. Aveva intravisto Ichigo scappare via e Ryou che la inseguiva quasi travolgendola.
“Avranno litigato di nuovo” sospirò rassegnata.
Si era cambiata e sistemata la cuffia in testa e si fermò ad osservare la sua immagine allo specchio.
Aveva delle occhiaie, segno del sonno perduto ma uno strano sorriso stampato.
Ogni volta che ripensava alla notte precedente, non poteva che sorridere. Pai era dalla sua parte. Aveva fatto pace con Pai. Pai l’aveva abbracciata. Pai…
“Bene, sto diventando pazza” si disse, chiudendo lo sportelletto con n gesto secco e arrossendo fino alla punta dei piedi.
Uscì dallo spogliatoio, e la testa era talmente presa dal fantasticare, quasi saltellava dalla contentezza, che non si rese conto di finire addosso proprio all’alieno che stava risalendo dal laboratorio.
Rimbalzò sul corpo dell’alieno e sarebbe caduta miseramente a terra se i riflessi pronti dell’altro non l’avessero aiutata, afferrandola per una mano e tirandola nuovamente diritta.
-Oh… io.. Pai ecco…- abbassò lo sguardo, avvampando come mai in vita sua e cercò di sistemarsi la cuffietta e la gonna, con gesti goffi borbottando delle scuse.
Pai si avvicinò e le inforcò gli occhiali –Sono tutti storti.- disse solamente, aggiustandoli meglio sul naso e mettendo un’asticina dietro le orecchie e sistemando meglio un ciuffo verde di capelli.
Retasu rimase immobile per quei secondi troppo lunghi e logoranti. Pai era talmente vicino che poteva ben vedere ogni tratto del volto, notare il filo di barba sulle guance e lo sguardo sempre serio e attento.
-Vanno bene così?
Retasu si svegliò dal suo sonno, deglutendo a fatica.
-Io… gra…grazie... vanno bene- borbottò, nervosa.
Abbassò nuovamente lo sguardo, unendo le mani al ventre, incapace di muoversi.
“Era solo una gentilezza!” pensò, cercando di darsi una calmata. Ma la notte precedente era troppo fresca perché ragionasse più lucidamente.
“Stai calma! E se ti avesse baciato, cosa avresti fatto?” le disse la vocina maligna nella sua testa.
Improvvisamente la scena di lei e Pai che si scambiavano un bacio, magari al tramonto, magari in riva al mare, magari avvolti da una leggera brezza, magari stretti e vicini tanto da sembrare un’unica cosa le piacque così tanto che entrò quasi in catalessi.  
- Retasu, stai bene?
L’alieno le alzò il viso con una mano, scrutando gli occhi lucidi della ragazza, il viso rosso e l’espressione inebetita.
Quello fu troppo. Pai era così vicino che…
-Si, grazie!- quasi urlò, chiudendo gli occhi e scappando via nella sala principale, con il cuore che galoppava nel petto.
Pai era rimasto con la mano alzata e fissava il punto in cui era scappata.
-Ma che hanno tutti, oggi?- sospirò, rassegnato.
 
Ichigo ingollò l’ultimo cucchiaio di gelato –Buoooono!- trillò, soddisfatta.
Ryou trattenne una risata –Sei una ghiottona- le puntò il dito contro e con la punta le sfiorò la guancia –E non sai mangiare senza sporcarti.
Ichigo arrossì un po’ –E’ un po’ di panna…
Ryou scosse la testa, sorridendo lievemente.
Erano seduti al tavolino di un bar del centro, un po’ appartati e la ragazza aveva ordinato un enorme coppa, ormai vuota, al cioccolato e panna.
–Possiamo tornare al laboratorio, ora che abbiamo soddisfatto le tue esigenze?
Ichigo sbuffò –Neanche per sogno- borbottò –Sei stato scortese, prima!
-Solo perché ti ho dato della fifona? Suvvia, Ichigo…
Quella non rispose e Ryou sospettò che ci fosse altro nascosto dietro la faccia imbronciata della ragazza –Ichigo… non è che tu…
“Ecco, mi ha scoperto!” Ichigo chiuse gli occhi, stringendoli forti e sentendo un brivido lungo tutto il corpo. Ryou aveva capito che gli piaceva.
“E’ arrivato il momento, Ichigo!”
-…non è che tu hai preso l’ennesimo brutto voto a scuola?
*SDENG*
-Co… come?- domandò la ragazza con voce tremante.
-Si… insomma… hai quella faccia. Se vuoi posso vedere di trovarti un bravo professore privato. Forse Kei potrebbe essere disponibile.
Ichigo sentì un macigno al petto –Credi che sia questo? Che io abbia preso un brutto voto a scuola?- era diventata seria.
Ryou fissò la ragazza intensamente. Ichigo era rossa, non lo guardava direttamente e aveva un leggero tremore alle mani –Scusami- disse, credendo fosse la cosa giusta da dire.
Ichigo incassò la testa dentro le spalle. Doveva dirglielo. Oramai era quasi tutto al suo posto, nella sua testa. Era quasi riuscita a recuperare la sua memoria e i pezzi tornavano al loro posto.
Masaya aveva un posto speciale nel suo cuore, non poteva dire di no. Ma chi aveva di fronte la mandava in confusione e il saperlo vicino la mandava in brodo di giuggiole.
-Ryou… tu… non esci con nessuno?
-Ora sono con te. Ma non ho molto tempo visto che al Caffè…
- Intendevo- Ichigo prese un respiro profondo – Non hai la ragazza?
Ryou rimase di sasso –Co… come?- Ichigo era paonazza e sicuramente si stava trattenendo per non far spuntare le orecchie e la coda da gatto. Sentì il cuore gonfiarsi –No, Ichigo. Non esco con nessuno.
La rossa lo guardò per la prima volta negli occhi. Poteva spingersi oltre, adesso. Avrebbe potuto chiedergli un appuntamento, uno vero. Avrebbe indossato un bel vestitino, si sarebbe pettinata i capelli e avrebbe messo un po’ di profumo. Sarebbero andati allo zoo o a qualche mostra o semplicemente avrebbero fatto un giro per negozi.
“Retasu”.
Il volto dell’amica occhialuta le apparve davanti agli occhi. Era certa che la verde si stesse avvicinando all’alieno, a Pai, ma non ne era certa. Però era sicura che a Retasu piacesse il biondo, lo sapevano tutti e forse pure Ryou che però la trattava con gentilezza e cortesia ma niente di che.
Per un attimo avvertì Retasu come un’avversaria, ma si diede della sciocca perché la verde tutto era, ma non una rivale in amore.
“Prima devo parlare con lei” si disse, decisa.
-Ryou, torniamo al Caffè?- disse improvvisamente.
Ryou scrutò Ichigo senza dire niente e annuì, lasciando una banconota sul tavolino –Andiamo.
 
Natsu era fermo davanti a uno specchio. Aveva il fiato corto e sentiva la testa pesante.
“Non ora…” pensò, scrutando lo specchio “Dove sei, dannazione?”.
Immerse la testa nello specchio e fino alle spalle scomparve.
Aprì gli occhi nella dimensione, completamente nera e vuota ma interruppe quasi subiti il contatto a causa di un eccesso di tosse. Si piegò in due e si coprì la bocca con la mano e notò che, ancora una volta, sputava sangue insieme alla saliva.
Si pulì un rivolo di sangue dalla bocca, imprecando “Non ho più molto tempo” guardò lo specchio.
Era una superficie liscia, azzurrognola e la cornice era semplice, senza particolari decorazioni. La fece sparire con un gesto debole del braccio e si accucciò a terra in posizione fetale.
Quando aveva cominciato a prendere parte al progetto, sapeva a cosa andava incontro e conosceva tutti i rischi ma il tempo a sua disposizione stava finendo.
“Devo farcela” si disse “Devo farcela da solo”.
 
Due persone lo stavano spiando ma non sapendo l’uno dell’altro.
Nadia e Rei erano nascosti dietro a delle grosse colonne e osservavano Natsu mentre annaspava di dolore.
Rei era dannatamente curioso di capire cosa nascondesse il compagno. Come Colonne Portanti avrebbero dovuto ubbidire agli ordini di Syrio, ma Natsu era restio, un po’ come lui ma per motivi sicuramente differenti. Rei aveva accettato solo per vendetta. Avrebbe sterminato gli Ikisatashi che lo avevano abbandonato al suo destino e per quel motivo aveva seguito Lui e Syrio, che negli anni era rimasto immutato. Di certo quello non era normale. L’aspetto del capo non era cambiato, rimanendo sempre giovane e forte ma non aveva mai rivelato i suoi poteri veri e proprio e per anni si era allenato con lui ubbidendo ad ogni suo ordine, per quanto stupido o umiliante che fosse. Aveva bisogno di potere e gli era stato concesso.
Lui si era mostrato poche volte e ogni volta in forma diversa e Rei forse, era l’unico delle Colonne a conoscere il volto dell’entità che servivano.
Nadia invece, era dannatamente preoccupata.
Syrio si faceva vedere di rado e ogni volta era sempre più nervoso e il bel volto diventava austero. Aveva capito che qualche cosa, nei piani di Syrio era andato storto, ma cosa non sapeva. Lei come le altre quattro Colonne avevano reagito bene al Potere Mew e avevano dolorosamente scoperto che la Mew Aqua era ormai finita. Quando avevano aperto quel locale, avevano raccolto tanto di quel materiale, come lo chiamava per superare il disgusto delle azioni che faceva, che oramai dovevano aver raggiunto il limite adatto.
Quanto sangue avevano raccolto? Non lo sapeva né sapeva dove andava a finire.
Natsu era diventato più pallido e malaticcio e spariva per ore intere senza dar segno di sé e lei voleva vederci chiaro. Che cosa nascondeva Natsu? E quello specchio…
Si morse un’unghia, nervosa.
“Dannati uomini!” pensò stizzita, teletrasportandosi via.
 
Note:
(*) espressione rubata dalla canzone scout “Il delfino e la colomba”
 
https://www.youtube.com/watch?v=TJV0ONVRjDY&hd=1... Per chi avesse pazienza ahah X°D
 
Eeeeeh ecco a voi *_* Per le fan RyouxIchigo forse non finirò lapidata, per oggi X°D forse un po’ per quelle di Kisshu e Pai… XD
Mi sono divertita un mondo a scrivere qeusto capitolo *_* soprautto la parte MintoxKisshu ma vi prometto che nel prossimo ci sarà più azione ;).
Un ringraziamento grande quanto un palazzo va a chi ha commentato, Hypnotic Poison, mobo, Ria, Broken, SilviettaDbz e grazie a chi legge e dedica un po’ di tempo ai miei capitoli (però un commentino me lo potete lasciare… tanto per dire “Ehy, che schifo” XD).
Un bacio e .. spero a presto ^__________^

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Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.
 
Capitolo 20
 
Retasu e Purin annaspavano dietro i tavoli. Zakuro era arrivata da poco ed era ancora in camerino a sistemarsi, Minto non si era semplicemente presentata e Ichigo era scappata, inseguita da Ryou
Nonostante ce la mettessero tutta, Purin faceva più danni che servizi e Retasu ormai aveva le guance doloranti a furia del troppo sorridere e scusarsi con le clienti per il ritardo nel servire i tavoli.
Minto si presentò dopo ore di ritardo, e non sembrava molto mortificata –Chiedo scusa- disse a Retasu –Mi cambio e arrivo subito!
Dietro di lei c’era Kisshu. Il cuore della verde accelerò i battiti e guardò il ragazzo con apprensione. Kisshu le passò vicino e le diede un buffetto sulla spalla. Le schiacciò l’occhio e disse –Allora, fatta pace con Pai?
La verde arrossì fino alla punta dei capelli e aprì la bocca che produsse solo suoni incomprensibili. Ancora sentiva la sensazione delle braccia di Pai e del calore dell’alieno durante il loro veloce abbraccio.
Kisshu ridacchiò e la lasciò in mezzo alla stanza, mentre la verde era reclamata dalle clienti.
Il locale era pieno.
Minto fu veloce a vestirti e a prendere i primi ordini e la sua precisione le portò avanti con gli ordini e qualche cliente uscì più soddisfatto.
Ichigo e Ryou arrivarono quando mancava un’ora alla chiusura. Pai si era arreso ad aspettare i due e si era rintanato in cucina, dove veniva, a suo dire, sfruttato da Keiichiro.
-Per piacere, mettili questi su quel vassoio- disse il cuoco, indicando una fetta di torta e un bicchiere colmo di liquido violaceo. Pai sbuffò ma ubbidì. Infondo l’umano era gentile e poi, mancando Ichigo, il suo materiale di studio, non sapeva come occupare il tempo.
Retasu rientrò in cucina per la centesima volta – Keiichiro-san, il tavolo…
-…quattro è lì, pronto per te. Fermati un attimo, sei tutta rossa e affannata- disse il moro, schernendola dolcemente.
Lei scosse la testa e afferrò l’ordinazione –Pai, sono tornati- disse, evitando accuratamente lo sguardo del viola.
Quello annuì –Quando Sua Eminenza vorrà farsi un piccolo …- Retasu non ascoltò la fine della frase che, detta da Pai, era un evento apocalittico da segnare sul calendario perché, che Dio ci aiuti, stava cercando di fare dell’ironia. La ragazza, che aveva incrociato un attimo il suo sguardo era letteralmente scappata via, rischiando di far cadere tutto il vassoio a terra.
Pai si lasciò cadere sulla sedia, provando un forte senso di frustrazione. Retasu sembrava evitarlo come la peste. Aveva deciso di appoggiarla in quella folle impresa di redenzione e dopo quel goffo e troppo veloce contatto della notte precedente… niente.
Keiichiro sembrò notare il suo stato d’animo –Problemi?- gli mise davanti una tazza di tè.
Pai aspirò il profumo ma non bevve subito e non rispose.
Keiichiro sfoderò un sorriso carismatico e saggio, di chi la sa lunga –Donne. Uguali anche a distanza di anni luce.
La battuta strappò un pallido sorriso a Pai –Chissà. Forse sarà un tratto genetico condiviso.
Ichigo entrò in quel momento, vestita con la sua uniforme da cameriera –Pai- lo fissò, quasi indispettita –Ti chiedo scusa per prima.
-Se queste sono delle scuse, stai sbagliando tono- disse, sorseggiando la bevanda, apparentemente calmo.
Keiichiro ridacchiò nervosamente –Su, Ichigo, puoi fare di meglio. Hai lasciato questo poveretto appeso per ore e…
Ichigo non sembrò interessata alle parole del cuoco e afferrò un vassoio e sgattaiolò fuori.
Ryou entrò e si sedette accanto a Pai.
Keiichiro trattenne una risata –Tutti di un colore, eh!
- Pai, Ichigo è pronta per l’esame, ma mi ha chiesto se possiamo rinviare alla fine del turno.
Pai annuì.
Ryou scrollò le spalle.
Keiichiro trovò i due molto comici. Avevano facce grigie ed erano di cattivo umore tanto che non si sarebbe meravigliato se sopra di loro fosse comparsa una nuvoletta nera piena di pioggia e tuoni.
Certo, per Ryou era abituato perché ogni volta che aveva un confronto con Ichigo, il biondo cadeva in quello strano stato di depressione di chi è stato schiacciato sotto un macigno. Diverso era per Pai. L’alieno era ombroso di suo, taciturno ma aveva notato come la presenza di Retasu lo rilassasse e lo innervosisse insieme.
La stessa reazione aveva la ragazza che saltava come una molla in presenza dell’algido alieno. Ne aveva parlato con Zakuro: Retasu e Purin erano troppo legate a Pai e Taruto e quando si sarebbero separati…
- Kei, non sono affari tuoi- lo aveva apostrofato duramente –Se la caveranno. E per nostra fortuna, i due alieni sono più saggi e maturi. Lo sanno benissimo che non c’è futuro.
Non poteva dire niente, la ragazza aveva più che ragione e dovette arrendersi all’evidenza che non poteva proteggerle.
-Ci vorrebbe una vacanza- borbottò il biondo.
Keiichiro annuì –Perché non andare al mare? Ormai le vacanze estive si stanno avvicinando.
-Oppure quella in montagna, per avere un po’ di fresco…- borbottò Ryou sovrappensiero.
Pai scrutò i due –Vi sembra il caso di proporre una vacanza?
Keiichiro annuì –Le ragazze hanno bisogno di staccare la spina, ogni tanto. E se succedesse qualche cosa, torneremo a Tokyo con il vostro teletrasporto- gli schiacciò l’occhiolino e Pai scosse la testa. Gli umani erano incomprensibili.
 
Ichigo aveva atteso la fine del turno. Sapeva che sarebbe dovuta andare da Pai e Ryou, ma il bisogno di parlare con Retasu era troppo forte.
Intercettò l’amica dentro lo spogliatoio –Vai a casa?
Retasu annuì, sistemandosi le trecce –Sì. Devo studiare per domani!
Ichigo si mordicchiò il labbro –Devo parlare con te.
La verde la guardò, leggermente preoccupata –Cosa c’è, Ichigo?
-Io…- si bloccò, arrossendo fino alla punta dei piedi –Senti, non è il luogo questo. Andiamo a fare una passeggiata…
Retasu, contro ogni previsione e non riuscendo a contraddire Ichigo, agitata e imbarazzata, fu trascinata fuori.
-Ma… ma il tuo test…- cercò di ricordarle ma Ichigo scosse una mano davanti al volto –Chiusa nel laboratorio non è nei miei programmi, per oggi!
L’unico a vederle uscire fu Kisshu. L’alieno era seduto in un angolo del giardino e se le vide passare accanto senza che loro lo notassero “Dove vanno così di fretta?”.
Il parco vicino il Caffè era abbastanza grande e Ichigo si sedette su una panchina, cercando di riordinare le idee. Che cosa doveva chiedere alla verde, esattamente?
Retasu si sedette accanto a lei, composta –Ichigo-chan… cosa vuoi dirmi?- domandò dolcemente.
-Io… devo confessarti una cosa… ecco…- Ichigo era imbarazzata e l’amica così dolce e accomodane le metteva agitazione.
Se avesse detto che a lei piaceva Ryou, avrebbe anche potuto intaccare la loro amicizia, cosa che voleva evitare, decisamente. Era anche vero che non poteva tenersi tutto dentro perché rischiava di esplodere. Retasu la guardava con curiosità dalla sua panchina e decise di dirle tutto in modo diretto, quando furono interrotte da una voce.
-Eccovi! Ma che graziose bamboline!
Ichigo e Retasu alzarono lo sguardo, agitate.
Sopra di loro fluttuava Rei, col sorriso trionfale –Ciao, Retasu-chan!- la salutò.
-Trasformiamoci!- disse la rossa, dimenticando subito il discorso preparato per l’amica.
Il loro nemico fluttuava sopra di loro, lo sguardo acceso e cattivo.
- Mew Mew Ichigo…
- Mew Mew Retasu…
-…Metamorophosis!
-Speriamo che le altre arrivino subito!- sbottò Mew Ichigo, afferrando il cuore di peluche e facendo tintinnare la campana.
-Sai Ryuu Ko!
Una sfera di elettricità di abbattè su Rei, che riuscì però a evitarlo all’ultimo e Kisshu apparve proprio sopra di loro –Ehilà!- le salutò.
- Kisshu!
L’alieno puntò lo sguardo su Rei. La somiglianza con Pai era disarmante e in un momento di confusione avrebbe forse potuto confonderli. Ma Rei aveva il viso più affilato e poi le labbra erano piegate in un ghigno, tanto simile al suo.
-State vicine, ma non v’intromettetevi- disse Kisshu.
Kisshu si diede uno slancio in avanti e il sai fendette l’aria vicino a al volto di Rei.
Rei richiamò due kukri dalla lama nera tra le mani. Fece sfiorare le lame e queste emisero uno inquietante rumore, emanando scintille.
Il metallo dei sai e dei kukri si scontrarono, mentre l’elettricità passava per le due armi senza ferire i due contendenti e i due fratelli poterono finalmente guardarsi in faccia.
-Ma che bambina adorabile- lo schernì Rei, maligno.
 
Kisshu bambino era arrabbiato con sua madre. Furioso. La donna insisteva nel legargli i capelli, come era tradizione e aveva insistito per fargli due semplici codine. Rei era andato davanti a lui e rideva a crepapelle –Una femminuccia! Una femminuccia!
-Mamà! Rei non la smette!- piagnucolò.
La donna ridacchiò, abbracciando il piccolo Kisshu –Oooh ma tu diventerai bello e forte! Altro che femminuccia!
 
-Rei- Kisshu disse solo quello. Spinse le braccia in avanti e lo mandò più lontano di un paio di metri.
-Kisshu! Rei! Smettetela!- urlò Mew Retasu, portandosi una mano al cuore.
-Dobbiamo intervenire subito- disse Mew Ichigo ma Mew Retasu le abbassò l’arma –Noi... non possiamo!
-Certo che sì! Rei è solo e possiamo sconfiggerlo e…
- Ichigo. Rei è…
-Rei è affar suo- Pai era comparso dietro le due ragazze –Ma il Chimero no- disse atono.
Mew Ichigo si diede della stupida per non aver notato l’enorme bestia a un centinaio di metri da loro.
Pai le afferrò –Andiamo. Kisshu se la caverà da solo- e le risucchiò nel suo teletrasporto per finire proprio sotto la bestia. Per pura fortuna evitarono una zampata.
-Attento a dove ci molli!- sbottò Mew Ichigo.
-Scusa- borbottò quello, osservando il Chimero.
Era veramente grande e assomigliava a un lupo dal pelo verde, gli occhi erano cavità vuote e i denti assomigliavano a cesoie, solo che di file ne aveva due.
- Ribbon Lettuce Rush!- Mew Retasu prese subito l’iniziativa, sorprendendo i due –Avanti, prima lo togliamo di mezzo, prima potremmo andare da Kisshu!- disse, vedendo come il colpo colpiva il Chimero sul collo.
Pai annuì –Ecco. Quando ragioni così, va bene.
Mew Ichigo ebbe giusto il tempo per vedere i due scambiarsi uno sguardo complice per poi scattare di lato.
“E io che mi sono fatta scrupoli!” pensò, ridendo interiormente mentre lanciava il suo attacco contro il Chimero.
 
Touya accettò con piacere la fetta di torta offertagli da Keiichiro –Mmh!- disse solo, leccandosi le labbra.
Keiichiro rise –Sei più goloso di tua sorella, non è vero?
Il ragazzino annuì –Già! Quella sta sempre attenta alla forma, anche se non sembra. E poi mangia solo certe cose!
Purin si affiancò a lui –Le torte di Keiichiro nii-chan sono le migliori ma anche tua sorella è brava!
Touya arrossì un po’ quando Purin mangiò dal suo piatto la fragola usata come guarnizione.
-Purin… ecco…- Touya gettò un’occhiata a Keiichiro che, pian piano si stava allontanando dalla stanza, facendogli l’occhiolino.
Ecco. Era solo con Purin. La cinese lo guardò, poggiando una mano sulla guancia abbronzata.
-Senti, se per caso… qualche volta tu volessi…
L’allarme rosso risuonò nel caffè.
-Kei!- chiamò la ragazzina, saltando giù dalla sedia mentre Taruto, Minto e Zakuro entravano nella sala alla velocità della luce.
-Ci attaccano!
 
Mew Minto lanciò la sua freccia e mancò il Chimero per un soffio. Accanto a lei Mew Zakuro, Mew Purin e Taruto lanciavano attacchi, ma il mostro non sembrava sentirne uno.
Assomigliava tanto a una cavalletta gigante che al posto delle tenaglie da insetto aveva lame ricurve e seghettate e gli occhi era buchi neri in mezzo alla faccia ovale e schiacciata.
-Dove sono Ichigo e Retasu?- sbottò Mew Minto.
La voce di Keiichiro uscì gracchiante dal ciondolo –Stanno affrontando un altro Chimero. Ci hanno separato.
- Ehy, cornacchia!- Minto alzò lo sguardo incrociando quello di Nadia che sorrideva –E’ un piacere rivederti!- la blu evitò a pelo una freccia, avvicinandosi all’aliena.
Alzò un pugno, pronta a colpirla sul volto ma Nadia bloccò il colpo usando l’arco come difesa –Lenta- la stuzzicò.
“Non farti fregare, Minto!” si disse, iniziando un corpo a corpo con l’aliena.
Nadia era più alta di lei, e più forte ma Minto era più agile e si rese conto come l’aliena dal capello blu scuro cercasse di tenerla a debita distanza.
Infine alzò una mano, avvicinando col la telecinesi a Nadia e riuscì a colpirla in pieno viso con un pugno ben assestato. L’aliena vorticò in aria, facendo una capriola indietro e si toccò la parte offesa, pulendo un rivolo di sangue dal naso.
Sorrise a Nadia –Che c’è, paura di rovinarti quel bel visetto?- la provocò.
Nadia ebbe meno sangue freddo –Stronzetta!
Mew Purin lanciò il suo Ribbon Puring Ring Inferno, e Taruto cercò di ampliarlo usando una scarica elettrica scaturita dalle bolas.
-Così non ce la faremo!- disse Taruto. Fece comparire dei para-para e colpì alcune piante lì attorno. I para-para si fusero con gli steli di alcuni semplici fiori che si ingigantirono, trasformandosi in alti fiori forti che ubbidivano ai comandi di Taruto
–Lo tengo bloccato!- urlò Taruto, mentre gli steli avvolgevano il Chimero.
Mew Purin annuì, saltando in aria. Grazie al suo nuovo potere, la forza, il salto fu più potente del previsto. Alzò la gamba e la piantò direttamente sulla testa del Chimero che emise in gemito forte che perforò le loro orecchie e cadde a terra con la testa spaccata.
-Sii!- urlò, vedendo il Chimero che s’illuminava, convinta di vedere i para-para abbandonare l’ospite che avevano infettato. Ma così non fu.
Il Chimero brillò per alcuni, interminabili minuti e infine esplose in una bomba di luce che avvolse Mew Minto, Mew Purin e Taruto.
Touya aveva assistito alla scena, tremante di paura e di frustrazione nel vedersi inutile da dietro un cespuglio di rose.
Quando la luce colpì il gruppo, non resistette –Purin! Taruto!- li chiamò, uscendo dal suo nascondiglio improvvisato e l’aria intorno a lui vorticò, risucchiandolo suo malgrado mentre emanava un urlo strozzato.
Nadia volò lontano e rise oca –Divertitevi, idioti!
 
Mew Ichigo si slanciò verso il lupo Chimero e usò Ribbon Strawberry Surprise e colpì l’animale in mezzo alle scapole.
Quello ululò di dolore e si voltò a guardare la rosa che ancora era in aria e stava cominciando ad atterrare su un albero.
Aprì le fauci e tra i denti si formò una palla gialla di energia e sembrò proprio sul punto di colpire la ragazza gatto ma un getto forte di acqua lo atterrò mentre la scarica elettrica del ventaglio di Pai si avventava su di lui. Il Chimero si alzò, scrollandosi di dosso gli attacchi. Puntò inizialmente Pai e abbaiò contro l’alieno. Onde d’urto andarono a colpire in pieno l’alieno che prese in pieno. Pai emise un urlo strozzato, sentendo quasi una presa intorno al corpo mentre cadeva a terra, alzando un grande polverone. Il lupo iniziò a caricarlo e fra esso e Pai si frappose Mew Retasu, che alzò le nacchere. Il lupo si scontrò con esse. L’urto tra la barriera appena innalzata e la testa fu tale che respinse ambedue. Mew Retasu gettò un urlo, sentendo il polso piegarsi in maniera innaturale su se stesso e cadde sopra l’alieno.
- Mew Retasu!
La ragazza si teneva il polso contro il petto, il volto trasfigurato dal dolore.
-Ora basta!
Mew Ichigo guardò Pai e Mew Retasu a terra. La verde era evidentemente fuori combattimento ma Pai no, nonostante fosse imbambolato a guardare la ragazza –Pai! Aiutami!
L’alieno si riscosse e si alzò in volo, colpendo il Chimero per l’ennesima volta.
-Pai, adesso!- urlò Mew Ichigo.
Quello non se lo fece ripetere. Il suo ventaglio divenne due volte più grande e il suo attacco si abbatté sul Chimero contemporaneamente al fascio di luce rosa di Mew Ichigo che si era dato uno slancio in aria. Il Lupo si contorse su se stesso, ululando di dolore.
Pai capì subito del comportamento anomalo.
- Mew Ichigo, spostati di lì! Adesso!- urlò Pai ma la rosa era ancora a mezz’aria. Pai si lanciò su di lei, afferrandola per la vita e teletrasportandosi accanto a Mew Retasu, mezza svenuta. Fece appena in tempo afferrarle che anche il Chimero Lupo esplose in una bomba di luce e i suoi fasci colpirono i tre. Pai cercò di stringere le due ragazze a sé ma si sentì risucchiato da quella strana luce.
 
Kisshu e Rei erano letteralmente alla pari. Erano feriti entrambi, pieni di graffi, tagli più o meno gravi e sanguinanti e lividi.
Rei sputò a terra, asciugandosi un rivolo di sangue dal labbro –Però, sei bravo come dicono!- disse a Kisshu.
Kisshu sghignazzò –Invece tu sei più scarso di quanto mi avevano descritto.
Rei non si scompose. Vide in quel momento il suo Chimero diventare luce e sorrise.
-Uh guarda. Sono caduti in trappola.
Kisshu guardò con orrore Pai, Mew Ichigo e Mew Retasu inghiottiti dalla luce sprigionata dal Chimero –Perché non vai con loro?- disse Rei, ridendo
-Dove li stai mandando?- Kisshu provò a volare in quella direzione ma Rei lo intercettò, spingendolo via –In un posticino molti simpatico! Magari riesci a salvarne una!- lo derise
In realtà Rei non diceva sul serio. Voleva uccidere Kisshu lì davanti ma prima desiderava vederlo impazzire per la morte dei suoi compagni ma Kisshu lo fissò un attimo –Perché?
Rei lo guardò duramente –Io ti odio.
– Ti faccio una promessa.- Kisshu lo fissò con sfida -Ti giuro che li farò uscire da qualunque posto tu li stia sbattendo e poi verrò a prenderti a calci nel culo- strinse e lo sguardo –Tu ce l’hai con me, non con loro.
Rei strinse la mascella –Io ce l’ho soprattutto con quei tuoi genitori. E i tuoi amati fratelli.
Kisshu non era un tipo che provava pietà o compassione, ma per una volta sentì quegli strani sentimenti farsi largo in lui. Vedeva Rei ferito nell’animo, pieno di odio e di rancore.
“Se io fossi stato abbandonato, sarei diventato così?”.
-Addio, Rei.
Scartò di lato e si gettò nel mare di luce. Kisshu si tuffò a occhi chiusi e la mano, tesa, sfiorò qualche cosa, forse una mano, che strinse istintivamente. E anche lui finì nel buio.
Rei rimase a fissare il Chimero che assorbiva i quattro –Idiota- borbottò a mezza voce. Strinse i pugni fino a conficcarsi le unghie nel palmo.
 
Rei aprì gli occhi. Sentiva un dolore sordo su tutto il corpo.
-Mamma? Papa’? Kisshu?- urlò.
Era sprofondato a chissà quanti metri di profondità e non riusciva a mettersi in piedi perché la gamba aveva uno squarcio lungo e profondo dal quale usciva tanto sangue.
Si sentì perso e spaventato. La galleria gli era caduta di sopra durante un’escursione con la famiglia e l’ultima cosa che aveva visto era sua madre afferrare Kisshu e suo padre che si allungava su di lui, prima di finire sotto dei massi enormi. La terra aveva tremato pochi, interminabili secondi e la terra gli era mancata sotto i piedi.
Il crollo delle gallerie erano fenomeni quasi naturali, delle calamità che non guardavano nessuno. Eppure lui si era fidato del padre che aveva detto “Qui è sicuro”.
Suo padre gli aveva detto, solo pochi minuti prima –Rei, non allontanarti da noi!- ma lui, da monello qual era, era andato più avanti, mentre loro erano fermi ad ammirare alcune pietre che brillavano nella roccia. Era la loro escursione e lui usciva così poco da quella grigia e malata cittadina che quelle gallerie brillanti e piene delle rare piante lo avevano ipnotizzato.
Ne stava vedendo una. Era un piccolo fiore bianco dalle foglie piccole e gialline.
-Mamma!- lo staccò dalla sua roccia, attento a prendere anche le radici, così da poterlo conservare a casa –Guarda! Non è bell...oOh!- la terra tremava e suo padre si spinse verso di lui mentre vedeva il bambino sprofondare e Rei, prima di precipitare nel buio, vide il corpo del padre schiacciato e sentì le urla e il pianto della madre e del fratello che si confondevano l’uno con l’altro mentre dalla sua bocca non uscì un suono.
-Papaaaa’! MAMMMA!- urlò, mentre le lacrime uscivano copiose, annebbiando la vista –Aiutooo!
Passarono ore. Non sentiva suoni, voci e infine aveva perso le forze, abbandonandosi contro una parete di roccia fredda e ruvida. In mano aveva ancora il piccolo fiore ora tutto rovinato.
 
Kisshu aprì gli occhi. Gli sembrava di essere precipitato per chilometri e di aver sbattuto il corpo contro spuntoni acuminati.
Si mise a sedere con difficoltà, sentendosi quasi male dal troppo tossire.
Accanto a sé c’era Ichigo svenuta. Si avvicinò, scostandole i capelli dal viso e sospirò di sollievo quando la vide respirare. La scosse un attimo –Ichigo? Ko-neko-chan?
La rossa si mosse, muovendo le palpebre e infine aprendole a fatica. Lo sguardo vacuo e confuso della ragazza vagò un attimo su Kisshu e poi sul luogo, ma era troppo buio per capire dove fosse.
- Ki....Kisshu?
-Almeno non hai perso di nuovo la memoria- disse, sorridendo.
-Do… dove siamo?
Kisshu si guardò attorno con più attenzione. I suoi occhi alieni erano abituati alle buie vide della vecchia città e perciò non aveva grandi difficoltà –Sembra una grotta.
-C’è dell’acqua- disse Ichigo, ascoltando. Effettivamente c’era un rumore di acqua che cadeva lenta.
Solo in quel momento Kisshu guardò la mano: le sue dita, scorticate e sanguinati tenevano un copri avambraccio di Pai.
“Pai e Retasu. Erano vicino ad Ichigo quando…”. Si alzò, ignorando il giramento di testa per lo spostamento improvviso e facendo finta di non sentire il dolore sordo in tutto il corpo, e camminò intorno –Pai!- chiamò a gran voce –Retasu! Dove… oh merda!
Ichigo vide Kisshu sparire dietro l’angolo e si aggrappò alla roccia fredda e camminò nella sua direzione –Kisshu? Che cosa succede?
-Aiutami! Veloce!- lo sentì dire.
Agitata dal tono di voce si avvicinò e superando una piccola roccia che si sovrapponeva, vide un corpo galleggiare a faccia in giù nell’acqua e Kisshu, immerso fino alla vita che tentava in tutti i modi di tirarlo fuori.
-Aiutami!
- Pai…!
Ichigo si gettò in acqua, e la sentì gelata ma camminò in avanti e afferrò la testa di Pai facendola uscire dalla superficie. Il volto dell’alieno era blu e temette il peggio.
-Portiamolo sulla riva!
Ichigo afferrò Pai da sotto le ascelle, tirandolo verso la riva e Kisshu lo sosteneva dalle gambe e quando arrivarono sulla sponda, le ginocchia ancora in acqua, lo distesero.
-Pai? Pai?- lo chiamò Kisshu, sentendosi improvvisamente terrorizzato. Per anni, da bambino aveva pensato a un modo per togliere di mezzo Pai con mille espedienti, dalle purghe alle botte in testa e durante la lotta con Deep Blu aveva pensato a intrappolarlo da qualche parte per facilitarsi il lavoro ma mai, mai lo aveva pensato morto e la cosa lo stava bruciando dentro vivo.
- Kisshu! Dobbiamo fare qualche cosa!- disse Ichigo, presa anche lei dal panico.
Il verde strappò la maglia del fratellastro –Tienigli la testa- ordinò ad Ichigo e lei ubbidì, pallida. Kisshu gli aprì la bocca e mentre una mano premeva sulla fronte per mandarla indietro l’altra gli tappava il naso e Kisshu poggiò la bocca, espirando aria dentro il petto del fratellastro che si alzava inerme, come fosse un semplice palloncino. (*)
- Avanti- borbottò, prima di riprendere aria e ripetere la sua azione.
Non l’aveva mai fatta in vita sua, solo su manichini di prova durante l’addestramento ma stop. Non avrebbe mai pensato di farlo su Pai o chiunque altro.
“Dannazione! Se c’è un Dio, adesso lo salva altrimenti vado e gli rompo il…” (**). Il flusso dei pensieri nefasti fu interrotto dal tossire forte e incensante di Pai. Kisshu l’aiutò a mettersi di lato e Pai vomitò tutta l’acqua ingerita mentre Ichigo continuava a tenergli la testa, ignorando la sensazione di ribrezzo che aveva in quel momento.
-Ehy… Pai? Tutto… tutto ok?- Ichigo aiutò l’alieno a mettersi seduto. Pai era pallido, freddo ma continuava a tossire e a frizionarsi la testa.
Kisshu si rilassò di colpo –Ben sveglia, principessa!- sorrise –Lo sapevo che i miei baci fanno miracoli!
Pai sembrò non capire, o forse ignorò il tono del fratellastro ma borbottò un –Idiota- e un –Grazie- abbastanza strascicati.
-Dove siamo?- domandò, quando riuscì a calmarsi.
Ichigo scosse la testa –Non lo so…
-Credo sia una dimensione. Ci siamo finiti dentro dopo che avete sconfitto il Chimero.
Pai si guardò attorno, impallidendo ancora di più –Retasu?
Ichigo strinse le spalle, sgranando gli occhi –Kami-sama!- proruppe –Lei è pure ferita!
Kisshu si mise in piedi, porgendo una mano a Pai che si mise diritto un po’ traballante.
-Dobbiamo cercarla- Ichigo estrasse la sua spilla Mew –Retasu? Keiichiro? Ryou? Mi sentite?
Silenzio.
-N… non è detto che… sia successo niente. Può essere che … che non arrivi il… segnale- disse, tremando.
Kisshu le afferrò una mano, d’istinto –Se siamo in una dimensione, c’è per forza un’uscita. C’è sempre. Sta a noi trovarla.
Ecco. Ora era nel panico più totale.
Strinse forte gli occhi, desiderando con tutta se stessa di rivedere le sue compagne.
“Ho paura!” pensò.
Ecco che la prigione sul pianeta alieno riaffiorava. Le tornò in mente, in modo doloroso, come se le fosse stato conficcato un cuneo nel cervello, della sensazione atroce quando aveva visto trascinare via le sue compagne e di quando le credeva morte.
“Ti prego, Retasu! Dimmi che stai bene!” pensò, tremando.
Ichigo sentì improvvisamente una sensazione di calore pervaderle il corpo e vide, con stupore suo e dei due alieni, che si era illuminata di rosa.
-C…cosa succede?
La luce rosa scese fino ai suoi piedi e la sua ombra si allungò, segnando come un percorso e sentì, con precisione, che dovevano seguirla.
Pai rimase in silenzio e scrutò Ichigo. Si chinò e toccò la luce ma  non percepì niente al tatto ma solo una strana vibrazione nell’aria.
- Ichigo, cosa senti?- domandò atono.
Lei strinse le mani al petto, risoluta –Dobbiamo andare di là!- indicò la via –E troveremo l’uscita e Retasu!
A Kisshu sfuggì un sorriso –Che sia il suo nuovo potere?
Pai annuì –Beh, se usciamo di qui, cara Ichigo, puoi andare a cercare il cervello che hai sicuramente perso cadendo per le scale. O la tua voglia di studiare.
La rossa fissò allibita Pai. Da quando era in vena di battute?
“Avrà bevuto tantissima acqua e ora il cervello starà annegando”.
 
Taruto aprì stancamente gli occhi. Sopra di sé vide Minto e Purin che lo fissavano con ansia –Sei sveglio!- Purin gli strinse un braccio, come a tastare che fosse lì presente e Minto sospirò, lasciando che l’ansia lasciasse il corpo insieme all’aria
–Ben sveglio.
-Dove siamo?
Le due Mew Mew scossero la testa.
Taruto si mise a sedere, guardandosi intorno –Sembra un’altra dimensione. Le pareti erano alte e non si vedeva il soffitto ed era praticamente in penombra. Richiamò dei para para che illuminarono flebilmente la zona intorno a loro.
-Che dobbiamo fare?- chiese Purin per nulla intimorita.
-Dovremmo proseguire- disse Minto. Guardò davanti a sé: c’era un bivio –Destra o sinistra?
Purin si mise ad annusare l’aria –Non sento odore di aria fresca… ma da qui- indicò sinistra –Sento odore di acqua.
Taruto si portò una mano al mento –Acqua… vuol dire che c’è una sorgente e da qualche parte deve sfociare. Andiamo e seguiamo il corso, se c’è un fiume, e non sia invece  un… che so, un lago o uno stagno.
Le due annuirono –Ce la fai camminare?- domandò Minto e il ragazzino annuì –Bene- la moretta si mise in piedi –Andiamo.
 
Retasu aprì gli occhi. era sdraiata su ciottoli e pietre. Non vedeva quasi niente, e tastò a terra, alla ricerca dei suoi occhiali. Li trovò ma erano frantumati e inutilizzabili e quando poggiò una mano a terra, sentì una scossa di dolore che percorse tutto il braccio. Si raggomitolò dolorante, trattenendo a stento un gemito tra i denti.
“E ora dove sono finita?”. Senza occhiali era praticamente cieca e da quello che poteva percepire, era buio intorno a lei. Il polso le faceva male ma non poteva farci niente perché per curarsi, avrebbe dovuto avere energie necessarie che in quel momento non aveva.
Si mise in piedi e strappò un pezzo della sua maglietta, scoprendo l’addome e dopo vari tentativi e cercò di fasciarsi alla bene e meglio il polso cercando di dargli immobilità. Respirò a fondo un paio di volte e cercò di analizzare la situazione.
Era ferita.
Era sola.
Era mezza cieca.
Ok, ora poteva farsi prendere dal panico.
- Retasu.
Si voltò di scatto e vide una figura davanti a sé, sfocata. Strinse gli occhi –Chi… chi sei?
La figura rise –Oh, mermaid.
Retasu capì di trovarsi davanti a Rei.
-Che… che cosa vuoi?- disse, cercando di essere coraggiosa.
-Ma non è ovvio? Mermaid, volevo giocare un po’ con te.
Retasu indietreggiò fino a che non sentì le spalle contro il muro di roccia. I passi di Rei erano decisi e rimbombavano. L’alieno le arrivò accanto e Retasu si sentì afferrare per i capelli e malamente la testa si alzò.
-M… mi fai male!- gemette e Rei rise. Una risata roca e senza allegria.
-Ma veramente? E dimmi, dovrebbe importarmi?
-Rei- Retasu si sentì prendere dal panico –Tu… per piacere, smettila!
Rei la sbatté contro il muro, strappandole un altro gemito secco –Ora starai con me, mermaid. Sarai la mia esca.
-E…esca?
Rei si avvicinò tanto al suo viso che riuscì a distinguere, seppur non a pieno, i tratti e lo vide sorridere –Verranno a cercarti e ti troveranno. E io li ammazzerò tutti.
-Perché lo fai?- Retasu sentì montare le lacrime mentre tremava da capo a piedi.
-Perché? Perché devono morire tutti. Tutti. A cominciare dagli Ikisatashi.
-Ma se…- deglutì –Se loro avessero saputo che eri vivo… allora ti… ti avrebbero preso con sé. Non lo potevano sapere!
Il viso di Rei si fece serio e freddo mentre negli occhi vedeva un bagliore di follia.
-Ecco cosa ha rincitrullito quel Pai- le afferrò le guance, stringendo con forza –Erano questi occhioni colmi di speranza e buone intenzioni- la schernì –Peccato che non li rivedrà più.
-Rei, per…!
La verde provò a spingerlo via ma quello la inchiodò al muro sovrastando su di lei –Andiamo, Retasu! E’ questo il tuo massimo? Non riesci a cacciare l’alieno cattivo? – la schernì, ridendo forte.
-Via… via!- si sentiva debole e spossata e l’aria cominciava a mancargli nei polmoni e la stretta di Rei sul volto sembrava soffocarla.
-Fuu shi sen!
Una folata di vento prepotente spostò Rei, colpendolo alle spalle mentre era sbalzato via.
Retasu, più che la voce, aveva riconosciuto l’attacco di Pai e subito dopo sentì due braccia stringerla –Ma non ti possiao lasciare sola un attimo!- la voce di Kisshu al suo orecchio la fece arrossire –Ki… Kisshu-san!
- Sempre formale, eh- continuò a prenderla in giro.
- Retasu, sono qui- la verde sentì la presenza di Ichigo accanto a lei e si sentì rincuorata: non era più sola.
Pai intanto aveva ingaggiato una lotta contro Rei, ma sentiva che i suoi attacchi erano più lenti di come volesse e quello schivava ogni stoccata di ventaglio, ogni pugno, ogni attacco con facilità –Oooh! Ma suvvia! Basta così poco a fermarvi?
-Pai, quello è mio!- urlò Kisshu, lanciandosi contro.
Sentì le gambe diventare molli e pesanti e la vista gli si annebbiò. Rei sorrise, bloccando i pugni dei due fratellastri –Interessante, eh?
-Che… che posto è questo?- domandò Pai, che dallo sforzo di muoversi sentiva sudava e tremava.
-Questo è un posticino creato per voi dal mio capo!- Rei fece l’occhiolino –E i vostri poteri non hanno il minimo effetto, qui.
-Lo vedremo! Mew Mew Ichigo, metamorphosis!- la rossa baciò il ciondolo e si investì di luce rosa ma non successe niente.
-Cosa?
Rei rise –Non potete usare i vostri poteri, sciocche!
Ichigo guardò con astio l’alieno “Maledizione!”
 
 
Note:
(*) questa è la respirazione bocca a bocca, non un gioco. Io l’ho fatta ad una mia compagna degli scout e vi assicuro che salva veramente una vita. In ogni caso, sembra perentorio dirlo ma è la forza dell’abitudine, se non si sa fare, non fatela. Non è un massaggio cardiaco e quello lo deve fare SOLO chi lo sa fare perché anziché salvare una persona, l’ammazzate.
Per chi fosse curioso, ecco come si fa la respirazione bocca a bocca!
 
http://www.linguaggioglobale.com/sos/txt/101.htm
 
(**) We we… piano O_O”””
Kisshu: >_> che c’è? Mi sta morendo il fratello!
 
**
 
Eccoci alla fine del capitolo! Eheheh spero di avervi fatto prendere un colpo <3
Retasu: Kisshu… ha baciato…Pai?
*O_O nd Pai*
Uhuhuh XD
Ringrazio infinitamente Ria, Hypnotic Poison e Broken per aver commentato *ç*
Il prossimo capitolo è a metà stesura e ammetto che purtroppo non sarà lungo comr questo (mi sono proprio impegnata eh!) ma più cruento, sicuramente e forse, dico forse, cominceremo a svelare gli altarini *^*
Kisshu:  non vedono l’ora >_>
Sarcastico, Kisshu-chan?
Kisshu: Chi, io? ^__________________________^
Oh bene. Il prossimo capitolo ti faccio pomiciare con Ryou! *sguardo malefico*
Ryou: e io che ho fatto è_é
 
Bene! Ci vediamo alla prossima, gentaglia ;) lasciatemi un commentino-ino-ino così da poter sempre migliorare e, perché no, accontentarvi!
 
 

 

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Capitolo 21
*** Capitolo 22 ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche.
 
Saaaaalve!
Sicuramente vi state dicendo “Ma ha aggiornato di già?” e no, non è un miraggio.
Ma non crediate che è per bontà divina X°D Da domani ricomincio a lavorare e sono pure vicina ad alcuni esami quindi il tempo a mia disposizione diminuirà (ç_ç) quindi aggiorno ora perché non so quando potrò farlo.
Il capitolo 22 è mezzo pronto ma insomma, forse ci metterò un po’ a finire di stenderlo…
 
Avviso ai lettori!
Questo capitolo è un po’ cruento e cattivo. Se pensate di essere deboli di cuore, non andate avanti. u.u
E vi informo che l'ho scritto ascoltando "This is War". Aiuto. T.T *piange sapendo di finire linciata*

 
Capitolo 21
 
Minto, Purin e Taruto camminarono per quelle che sembravano ore. Non avevano incrociato nessuno e nonostante seguissero l’acqua, o per lo meno, l’odore che Purin avvertiva come tale, non trovavano niente, se non buio, rocce e spuntoni.
Minto sentiva le gambe indolenzite e non riusciva quasi più a camminare. Ogni passo costava il doppio della fatica e, a detta di Taruto, chi aveva creato la dimensione aveva pensato di aumentare la gravità, tanto per rendere la loro escursione meno piacevole.
-Chissà dove è finita Zakuro- mormorò Purin, togliendo una ciocca di capelli dalla fronte.
Minto tentò di ignorare il nodo al petto –Lei è la più forte. Sicuramente starà bene, ne sono certa!
-E Retasu-chan e le altre? Avranno trovato anche loro un Chimero come il nostro?
Minto scosse la testa, non sapendo cosa rispondere –Non ci resta che proseguire.
D’un tratto, davanti a loro si materializzò una figura rosa, di pura luce.
Si misero in guardia, credendo a un Chimero, ma la figura sembrava più un’ombra proiettata sul muro.
Osservarono bene la sagoma e dopo un paio di secondi videro che aveva due strane protuberanze alla testa e una coda con quello che sembrava un fiocco.
- Ichigo?- mormorò Taruto, sfiorando la figura che era calda.
L’ombra rosa cominciò a muoversi verso il corridoio. Fece una decisa di passi e poi si voltò e fece un gesto con la mano, invitandola a seguire.
-E se fosse una trappola?- borbottò Taruto.
-Non abbiamo molta scelta…- disse Minto, iniziando a seguire la figura.
 
Zakuro si trascinava con fatica. Sapeva che la su gamba era maciullata e probabilmente rotta. Si era fasciata alla bene e meglio ma era inutile e ogni passo era una scossa di dolore per tutto il corpo, una scossa di dolore che partiva dalla pianta del piede fino alla schiena e doveva trattenere i gemiti e cercar di non svenire.
Respirava a pieni polmoni, nella speranza di avvertire l’odore delle altre compagne o di qualsiasi altra cosa, ma niente.
Esausta si accasciò contro il muro, respirando a fatica. Stava seguendo una figura rosa che assomigliava vagamente ad Ichigo ma non riusciva più a starle dietro.  Chiuse gli occhi e perse i sensi.
 
Quando li riaprì, era nuda, sopra uno specchio di acqua. Tutto era evanescente e per un attimo pensò “E’ un sogno”, per poi ricredersi. Sentì la pelle fredda contro l’acqua e un inspiegabile senso di pace.
Era al centro di quello che le sembrava un lago molto grande e non vedeva sponde, solo il nero orizzonte e questa distesa d’acqua blu scura.
Camminò sull’acqua. I primi passi furono incerti perché credeva di cadere e sprofondare, ma poi vide che la superficie non si apriva sotto di lei, ma la sosteneva. Annusò l’aria, sentendo un odore di acqua pulita e pura, un odore familiare e antico quanto il mondo.
Non conosceva la direzione esatta, ma i piedi si muovevano da soli verso una sola direzione e alla fine capì di essere arrivata perché si fermò.
L’acqua cominciò a incresparsi e davanti a lei apparve una sfera di luce, uscente proprio dall’acqua. Chiuso dentro la sfera c’era un bambino chiuso in posizione fetale.
Zakuro allungò una mano per toccarlo ma si scontrò contro la superficie fredda e dura della sfera.
Girò attorno alla sfera, esaminando il bambino. Era piccolo e bianco e completamente glabro e le orecchie sembravano come quelle degli alieni, affusolate.
- Cosa sei tu?- domandò.
Il bambino si mosse e aprì gli occhi, grandi e azzurri come il cielo ma freddi come il ghiaccio.
Zakuro si spaventò, e fece due passi indietro. Quegli occhi non erano di n bambino, ma erano vecchi e saggi e la scrutavano con attenzione.
‘Salve’
Una voce cristallina risuonò, echeggiando sopra di lei.
‘Tu devi essere una Mew Mew’ disse ancora la voce.
Zakuro capì che la voce proveniva dal bambino.
-… chi sei tu?- domandò, osservando la figura.
Il bambino si distese.
‘Non è importante’
Zakuro si morse un labbro –Dove mi trovo?
‘Nella mia dimensione’ rispose, sorridendo e Zakuro pensò che quel sorriso sdentato fosse inquietante ‘Ti ho chiamata per capire un po’ come sta andando. Ed ero curioso di vedervi’
-Cosa intendi? Cosa vuoi sapere?
‘Quante vite sono state sacrificate, fino ad ora?’
Zakuro non rispose subito e cercò di elaborare la situazione. Qualche cosa le diceva di non fidarsi di quella creatura –Tante vite sacrificate per la rinascita di dei malvagi, intendi?
Il bambino annuì.
-Tante.
Quello annuì ancora, come fosse pensoso ‘La storia è ciclica. Si ripete sempre e inesorabilmente come non avesse altro scopo. Si nasce, si cresce, si muore. Così vale per tutti. Non accade mai che un’Era sia diversa dalle altre. Tutto si sta ripetendo alla nausea’
Zakuro avvicinò il volto alla sfera –Che cosa vuoi dirmi bambino?
Quello sorrise e gli occhi s’illuminarono di azzurro ‘Che presto, molto presto, torneremo al punto zero’.
Dalla fronte del bambino uscì un filo di luce e Zakuro lo avvertì sulla pelle perché bruciava. Sentì frugare nella propria mente e annaspò.
‘Interessante. Ma siete solo delle bambine’ lo sentì dire.
Zakuro si portò una mano al petto, ansante –Guai a te se tocchi le ragazze- ringhiò.
Quello rise, spietato ‘Io mi preoccuperei per te.’ le disse ‘Infondo… sei così giovane e inesperta. Mi chiedo cosa farai quando lo scoprirai’
La terra tremò e il bambino cominciò a ridere. Le acque cominciarono a inghiottire i piedi di Zakuro, che tentava disperatamente di non affondare. Prima di cadere nelle fredde acque, vide due figure nere accanto al bambino. La figura più alta immerse le mani nella sfera e prese il bambino e lo strinse al petto.
-A presto, Mew Mew.
 
Zakuro aprì gli occhi, annaspando. Vide il volto di Minto su di lei che la guardava con apprensione –Zakuro? Mi senti?
La viola si passò una mano fra i capelli, pallida e sudata. Si guardò attorno notando di essere ancora nella grotta.
- Zakuro?
La viola alzò lo sguardo su Minto e dietro di lei notò Taruto e Purin.
Si alzò in piedi, a fatica e trattenendo un gemito di dolore –Dobbiamo trovare gli altri- mugugnò –Al più presto.
 
Rei atterrò per l’ennesima volta Kisshu e Pai, ridendo.
-Meraviglioso!- urlò.
Retasu e Ichigo erano impossibilitate a trasformarsi e osservavano la scena, impotenti. Al contrario di Pai e Kisshu non avevano avuto un allenamento marziale, mentre loro sì, sapevano combattere senza i loro poteri anche, se contro Rei erano in netto svantaggio.
-Rei, basta!- urlò Retasu –Tu non puoi volerli uccidere!
Rei fissò la verde –Tu dici?- nelle mani apparvero dei para para e nell’altra apparve una piccola lucina verde. Li fuse e li gettò a terra.
-Oh merda- sbottò Pai, cercando di rimettersi in piedi, riuscendo solo a inginocchiarsi. Guardò Ichigo e Retasu –Andate via, presto!
Ichigo afferrò Retasu per il braccio sano, cominciandola a tirare verso uno dei cunicoli ma i para para avevano già toccato terra, facendo tremare tutta la grotta.
Davanti ai loro occhi si materializzò un enorme Chimero pianta. Aveva decine di tentacoli e la corolla era come quella di un bocciolo di rosa ma con più file denti aguzzi e verdi.
I tentacoli erano ricoperti di aculei sottili e immediatamente, con un cenno del suo padrone, il Chimero pianta allungò questi per afferrare le due Mew Mew che furono chiuse in una morsa soffocante.
- Ichigo! Retasu!- Kisshu si mise in piedi in tempo per evitare un tentacolo ma Pai fu meno veloce finendo anche lui catturato tra quelle spire.
Rei strinse il pugno e la pianta cominciò a stritolare i tre.
Retasu e Ichigo urlarono di dolore e Pai cercò di non pensare agli aculei che tagliavano la carne e penetrando in profondità. La sensazione era quella di centinaia di lame che affondavano la carne e ogni tanto, come a farsi beffa del loro dolore, il Chimero si muoveva, rigirando gli aculei nelle carni.
Altre spire sparirono dentro dei cunicoli e Kisshu sentì con orrore delle voci gridare poco lontano da loro e in meno di un minuto queste riapparvero tenendo saldi Purin, Taruto, Minto e Zakuro. Le inchiodò a terra contro il muro e quelle non riuscirono a muoversi, mentre l’aria abbandonava i polmoni.
-Da chi cominciare, eh?- Rei fissò Kisshu –Sopporterai la tensione?
I tentacoli che tenevano fermi Pai e Taruto si alzarono un po’ di più e Rei si mise proprio in mezzo –Allora- guardò Kisshu –Da chi comincio?- Rei passò lo sguardo prima da Pai e poi si fermò su Taruto –Mmh. Sì. Prima i bambini, mi sembra giusto!
- Taruto!- Purin urlò e cercò di divincolarsi ma il tentacolo strinse di più e le strappò un forte gemito di dolore, tanto da farla lacrimare.
-Fermati!- Kisshu si mise diritto, cercando d ignorare il peso del corpo che sembrava essere diventato cinque volte più pesante. –Perché diamine ce l’hai con me?- gli urlò contro, cercando di osservare Pai e Taruto che diventavano più pallidi ogni minuto.
- Perchè te lo meriti- disse Rei, assottigliando lo sguardo –Se non fosse stato per te non sarei mai finito in quel posto- ringhiò –Se non fosse stato per te, io sarei cresciuto con i nostri genitori, avrei vissuto normalmente e sai stato Eletto e non sarei una schifosa Colonna.
Pai cercava di elaborare ciò che Rei stava dicendo. Con fatica, sperando di non finire stritolato prima del tempo, provò a parlare –Non… non ti hanno mai trovato- farfugliò.
-Certo. Perché hanno pensato a soccorrere un moccioso anziché cercarmi!- gli urlò contro e Pai quasi svenne perché il tentacolo strinse più forte, tanto da togliergli l’aria.
-No Rei! Ti hanno cercato! Tanto!- urlò Retasu, sperando di fermare la furia–Saku e Ierol ti hanno cercato con tutte le loro forze, ma è stato inutile!
-Sta zitta tu!- sbottò Rei. Gli occhi erano diventati ancora più grandi ed erano iniettati di sangue e Retasu capì che quello era uno sguardo di un folle. Per Rei non c’era più niente da perdere.
Rei sentiva una confusione in testa non indifferente. La voce che per tutti quegli anni lo aveva accompagnato si faceva sempre più forte e prepotente.
“Abbandonato. Ti hanno lasciato a marcire lì sotto. Se non fosse stato per me tu saresti uno scheletro abbandonato in quella schifosa grotta”.
Pai notò che il volto di Rei sembrava trasfigurato dal dolore e lo vide portarsi una mano alla testa e mormorare cose sena senso come se stesse recitando una litania.
E allora notò una cosa strana: alla base del collo di Rei c’era una protuberanza gonfia e rossa che sembrava vagamente una ciste pulsante. La pelle era tirata e Pai poté vedere le vene della parte tese e gonfie.
“Parassita” gli disse subito la sua mente.
Rei chiuse più forte il pugno –Hanno pensato a difendere te! Solo te!- si era lanciato su Kisshu, afferrandolo per il bavero della maglia e colpendolo con furia sul viso. Kisshu si schiantò contro una parete di roccia e sputò sangue.
-Kisshu!- Pai guardò il fratellastro “Dannazione, non ce la farà mai!”. Spostò velocemente gli occhi su Taruto –Taruto, devi prendere il controllo di questo chimero.
Quello strizzò gli occhi dal dolore –Come faccio? Mi tiene saldo!
- Provaci, dannazione! E ordinagli di colpire alla nuca di Rei!
Taruto non obbiettò oltre e provò a muovere due dita, nella vana speranza di creare un para para; doveva infonderne uno dentro il Chimero, forse più di uno e poi avrebbe avuto il controllo.
-Rei, ora basta.
Sopra di loro era apparso Natsu. L’alieno era pallido e sudato e guardava l’alleato accanirsi contro il povero Kisshu.
-Come diamine sei entrato qui?- sbottò, mollando Kisshu a terra –Questa è la mia dimensione!
Natsu scosse la testa –No. E’ di Syrio- nella mano apparve la sua spada –Ascoltami bene, siamo stati ingannati- gli disse –E adesso devi riportare queste ragazze sul pianeta.
Natsu aggrottò la fronte, non capendo e Rei rise –Non prendo ordini da un traditore!- abbaiò. .Ti ho visto, con quell’aggeggio, quello specchio! E so che stai tramando qualche cosa
-Qui l’unico traditore è Syrio!- lo guardò con compassione –Il compito delle Colonne è di difendere e togliere dalla faccia della Terra la feccia, non gli innocenti!
-E’ quello che sto facendo!- disse Rei, calciando Kisshu che ormai non si muoveva quasi più –Elimino la feccia!
-Rei, basta!- urlò ancora Retasu.
Rei puntò lo sguardo su Retasu –Mermaid, ti avevo detto di stare zitta.
Nella sua mano apparve un dardo di acqua che si ghiacciò. Lo puntò su di lei e prese la mira –Buona notte, sirenetta!- e sparò.
 
Touya stava correndo per quella strana dimensione. Qualche momento fa aveva visto
Una strana figura rosa che lo aveva indirizzato in una strada e l’aveva seguita. Ogni volta che inciampava si rialzava col cuore in gola.
“Dove sono tutti?”.
Aveva provato a gridare aiuto ma non aveva ottenuto risposta, se non quella figura rosa e adesso sentiva rumori, grida e urla e li stava seguendo, tremando di paura ma sentendo l’adrenalina nelle vene
-Qui l’unico traditore è Syrio!- sentì dire –Il compito delle Colonne è di difendere e togliere dalla faccia della terra la feccia, non gli innocenti!
-E’ quello che sto facendo!- rispose una seconda voce –Elimino la feccia!
-Rei, basta!-
Touya riconobbe la voce della sorella e quando entrò nella grande cavità, vide un tizio dai capelli viola puntare un dardo di ghiaccio contro la sorella che era bloccata al muro.
–Buona notte, sirenetta!- e sparò.
-No!
Touya fece appello a tutte le sue forze. Si slanciò in avanti e riuscì appena in tempo a mettersi tra il dardo e la sorella.
Sentì la voce di Retasu e quella di Purin e Taruto urlare il suo nome ma più di tutto, sentì il dardo conficcarsi dentro di lui, all’altezza della spalla sinistra e lacerare la pelle, passando da parte a parte.
Guardò un attimo la sorella, che aveva gli occhi sbarrati e lucidi.
-Onee…sama…- si toccò la spalla che zampillava e vide la mano rossa mentre la maglietta si appiccicava al petto. Sentì in bocca il sapore metallico del sangue e tossì.
Retasu cercò di liberarsi dalla presa del Chimero mentre guardava suo fratello accasciarsi al suolo con un tonfo sordo.
- Nooo!- il suo urlò riecheggiò come un lamento tra quelle mura di pietra fredde e inospitali.
- Touya!- lo chiamò, mentre sotto il ragazzino si creava una pozza di sangue.
Erano rimasti tutti impietriti. Da dove era arrivato Touya? Cosa… perché?
-Rei!- Retasu alzò lo sguardo colmo di dolore sul ragazzo alieno poco distante da lei. Rei era rimasto di sale  nel vedere la scena e gli occhi erano sgranati e il volto aveva perso il poco colore.
Natsu si lanciò su Rei, arrivando dietro di lui e con il filo della spada fece un taglio sulla ciste, che esplose, rigettando un piccolo oggetto nero.
Rei si sentì mancare e Natsu lo afferrò saldamente –Adesso basta- gli disse all’orecchio –Sei stato per troppo tempo una sua pedina. E ora hai versato sangue di un innocente. Non sei degno di essere una Colonna- disse duro.
“Sangue innocente” pensò Rei, sentendo un macigno sul petto “Sangue innocente versato a causa mia”.
Tutto era diventato nitido e confuso al tempo stesso. Vedeva gli anni passati a servire Syrio e il suo padrone sotto un’altra luce mentre vedeva ora il corpo del bambino dei capelli verdi ora Kisshu stesi uno davanti a lui l’altro dietro.
-Cosa… ho fatto?
-Rei, ti supplico! Lasciami! Devo salvarlo!- urlò Retasu.
Nessuno riusciva a dire niente, solo guardavano il corpo di Touya e poi spostavano gli occhi su Retasu e Rei –Per favore! Non c’entra niente! È mio fratello! Posso curarlo!- urlò ancora la verde.
Rei rimase immobile –E’ una guerra. La gente muore- biascicò, non riuscendo a fare altro. I suoi occhi erano allucinati e sembrava aver perso il senno.
 “La gente muore. Come i tuoi genitori che hanno preferito salvare quel marmocchio  a te” gli ricordò un voce.
Fu come uno schiaffo per la ragazza –No!- mormorò –Per favore… so che… non sei malvagio… le vostre vittime fino ad ora erano… persone che si… macchiavano di crimini. Lui è un innocente. È mio fratello e devo difenderlo… prima che sia… tardi.
La macchia sotto Touya era diventata grande e il ragazzino non si muoveva più.
I loro cervelli erano inceppati. Rei alzò una mano e non solo Retasu, ma tutti furono liberati dalle spire del Chimero che sparì con un semplice pop. Natsu lo teneva saldo mentre il filo della spada gli minacciava il collo, anche se aveva la netta sensazione che non avrebbe mosso un muscolo.
Retasu cadde di malagrazia ma incespicando corse verso il corpo del fratello, freddo e pieno di sangue.
Lo voltò sulla schiena, vedendo con orrore il buco sulla spalla che sanguinava. Poggiò entrambe le mani sulla ferita e si macchiarono di sangue rosso.
- Touya!- mormorò –Non mi lasciare, te ne prego!
Nessuno riusciva ad avvicinarsi. Purin si era aggrappata a Taruto e quello invece aveva gli occhi sbarrati. Quello che probabilmente era morto era un suo amico e sentì il cuore annodarsi su se stesso e incrinarsi mentre gli occhi pungevano fastidiosamente.
-No…
-I poteri non funzionano qui!- disse Ichigo, guardando Rei –Per favore!... Touya è….
Rei chiuse gli occhi. Sentiva un enorme nodo alla gola.
 
“È mio fratello e devo difenderlo… prima che sia... tardi.”
 
Sentì uno strano calore nel petto.
Un ricordo, un flash che aveva sepolto da qualche parte.
 
La sua mamma era in un ospedale. Fino a qualche giorno prima l’aveva vista con la pancia gonfia e gli era stato spiegato che avrebbe avuto un fratellino.
Il padre lo guidò nei lunghi corridoi bianchi e sterili e infine aprì una porta. La sua mamma era lì, coi lunghi capelli verdi sulla schiena e una cosetta minuscola tra le braccia. Quando lo aveva visto, i suoi occhi dorati si erano illuminati –Oh, Rei!- spostò il fagotto sull’altro braccio –Vieni qui, tesoro!
Rei non se lo fece ripetere due volte. Mollò la mano del padre e corse ad abbracciare la mamma e allora notò il visetto del neonato appoggiato al seno.
-E’ lui?- domandò, scrutandolo con curiosità.
-Sì!- trillò la donna –Kisshu. Il tuo fratellino.
Rei toccò la guancia del bambino addormentato –E che ci devo fare? Questo qui manco ha i denti!
La donna rise –Per ora!- lo baciò sulla fronte –Ma crescerà e diventerà bello e forte come a te!
-Pf. Non credo, mamma. Il maestro dice che sono uno dei migliori allievi.
Il padre si era avvicinato, strofinandogli i capelli con gesto affettuoso –Sicuro. Per questo dei aiutare Kisshu a diventare più forte. Lo devi difendere e accompagnare. Sarà l’unica persona che resterà al tuo fianco. Vedi, io e zia Saku? Lei è mia sorella è io ho fatto di tutto per farla crescere bella e forte. La stessa cosa devi fare tu.
Rei annuì –Va bene- disse –Lo aiuterò a crescere.
 
Guardò Kisshu. Il fratello aveva ripreso conoscenza e guardava con orrore Retasu e Touya.
Lo odiava con tutto se stesso perché aveva avuto ciò che a lui era stato negato. Amore, affetto, agi, ma…
 
“-Rei, ascoltami bene- sua madre lo attirò a sé –Devi smetterla di prendere in giro Kisshu. È piccolo e poi piange. Crede che tu non gli voglia bene.
-Ma mamma, è un frignone!- protestò il bambino.
-Sì, ma devi aiutarlo a diventare forte come te. È tuo fratello e devi difenderlo”.
 
Rei batté le mani. Tutti si ritrovarono davanti al Caffè Mew Mew, sotto cielo sfumato dal tramonto.
-Salvalo- disse Rei, quasi un mormorio che però Pai, Kisshu e Natsu colsero.
Le mani di Retasu s’illuminarono di bianco e l’energia che avrebbe dovuto curare il fratellino fece rimarginare la ferita ma il volto era sempre pallido e il petto rimaneva fermo.
-No, ti prego- mormorò Retasu. Poggiò la fronte sul petto, ignorando la sensazione del sangue sulla pelle, di quell’odore ferroso e pesante su di sé.
-Svegliati!- urlò a pieni polmoni.
Zakuro prese Retasu dalle spalle –Retasu…- mormorò all’amica, cercando di farla allontanare dal corpo.
Retasu cacciò via l’amica e afferrò Touya con tutta se stessa lasciando che la testa cadesse inerme sul petto.
Ichigo alzò lo sguardo su Rei. Era carica di rabbia, di dolore.
-Questo volevate? Uccidere innocenti?- urlò –Tutto questo … dolore…!-
Rei rimase impassibile, anche quando Kisshu gli puntò un sai alla gola –Dovrei ucciderti qui, ora e subito- mormorò il verde. Rei guardò il suo fratello/avversario, domandandosi come la sua vita sarebbe stata diversa se fossero cresciuti insieme. Pai, Kisshu e Taruto si difendevano, si aiutavano e avevano ragion di vivere. Li detestava con tutto se stesso.
Natsu lo aveva tirato via dalle grinfie di Kisshu –Mi spaice- aveva detto solo.
Retasu s’illuminò di blu.
- Le scuse non servono a niente!- urlò, fuori di sé.
Intorno a lei e al fratello si creò un vortice di acqua e luce. La colonna si alzò alta nel cielo mentre la verde si alzava. Tanta era l’energia sprigionata che dovettero chiudere gli occhi e coprirsi il viso mentre un forte vento li spingeva via.
La verde si era messa in piedi e aveva puntato lo sguardo furioso, verde acceso contro Rei.
-Cosa… sta…? Retasu, no!- urlò Zakuro, vedendo l’amica che faticava a trasformarsi in quello strano stato. Il suo corpo era ricoperto di una luce azzurra ma i capelli  e gli occhi erano dello stesso colore della trasformazione in Mew Retasu, ma lo sguardo della verde era allucinato
La colonna di acqua si scagliò contro Rei e Natsu non poté fare niente perché Rei fu scagliato lontano. Si schiantò contro un albero, disintegrandolo e non si mosse più.
Retasu allora si trasformò e mosse le nacchere. Non era più lei, il volto era una maschera di lacrime, odio e rabbia e puntava su Rei, immobile.
-Ferma!- Pai aveva afferrato la ragazza dal busto, bloccandole le braccia e alzandola un po’ da terra –E’ finita, Retasu!- le disse, ma la ragazza riuscì a respingerlo con violenza, facendolo rotolare a terra –Deve pagare!- urlò, con voce sfalsata.
-…su… ta…su…- la verde girò la testa di scatto. Suo fratello aveva allungato una mano e le stava sfiorando lo stivale verde.
Fu un attimo, si chinò su lui, sciogliendo la trasformazione.
- Touya!
Il minore aveva socchiuso gli occhi. Sentiva il corpo pesante e la mente confusa
–Onee-sama… - mormorò, prima di perdere nuovamente i sensi.
 
Kisshu volò verso Rei, sai alla mano e trovò Natsu su di lui –E’ vivo. Mezzo annegato ma vivo.
Kisshu fece roteare le armi –Chi siete? Che storia è questa delle Colonne?- urlò furioso –E cosa hai fatto prima?
Natsu si caricò Rei sulla spalla e lanciò verso Kisshu un oggetto che il verde prese al volo –Stiamo dalla stessa parte- gli disse.
Kisshu rise amaro –No, non credo proprio!
Natsu si strinse le spalle –Allora diciamo che vogliamo la stessa cosa. A presto, Kisshu. Mi prenderò cura di tuo fratello per un po’- e sparì.
Kisshu rimase solo e osservò l’oggetto lanciatogli da Natsu. Era un piccolo disco nero. Lo strinse forte “Che diamine sta succedendo?”
 
**
Ok, lo so. Sono ORRIBILE! Però almeno non ho ammazzato nessuno!
Retasu: st*** è_é
Si si, ma almeno sappiamo che è vivo e che Rei… ops… che cosa era quella cosa che Natsu gli ha tolto e che Paiuccio ha notato? E cosa ha fatto Syrio che Natsu sa e noi (voi XD) no?
Altro che altarini scoperti =P Sono stati coperti tantissimo! Ma vi prometto che il prossimo spiego un paio di cose…sì, insomma, o qui mi diventano tutti pazzi!
Touya: ma che ho fatto di male… >_>
Eh eh ^^””
Ringrazio tantissimo chi ha commentato: FullMoonEris, Ria, Broken, Amuchan, Hyonotic Poison, , AngiolettoBiondo99, Lady Astrea, Mobo. Siete state gentilissime *_*
Come ho detto sopra, non aggiornerò per un po’, forse due settimane (spero di essere meno incasinata così da dedicarvi un po’ di tempo) ma non datemi per dispersa =D
Nel prossimo capitolo, piccola anticipazione… Zakuro è nei pasticci =D
Zakuro: >_> tu morirai presto!
Dedicherò un po’ alla coppia KeixZakuro e cercherò di dar spazio a lei perché… p un personaggio molto bello ma che poco riesco a gestire… spero di riuscirci!
A presto!

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Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


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Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche
 
Avvertenza : il contenuto del capitolo è necessario alla storia. L’autrice si discosta da qualsiasi commento etico/morale e chiede scusa se urterà qualche persona.
 
Capitolo 22
 
Retasu era rimasta fuori dalla sala d’attesa mentre Touya veniva portato in terapia intensiva.
Dovevano giustificare le loro ferite, i loro malesseri ma per fortuna il ritorno delle Mew Mew e degli alieni aveva spopolato a Tokyo quindi giustificare le loro condizioni perché attaccati da alieni era abbastanza plausibile.
Le avevano steccato il braccio, slogato di brutto e accanto a lei Ichigo, Purin, Minto e Zakuro erano state ricoperte di bende e cerotti tanto da sembrare mummie.
La cosa avrebbe potuto far ridere Purin o Taruto accanto a lei ma i due ragazzini erano talmente seri e grigi in viso da non sembrare loro.
Retasu non aveva più parlato e non si era staccata dal fratello fino all’arrivo dell’ambulanza.
I loro genitori erano stati avvisati e ora i signori Midorikawa erano seduti davanti a loro, chiusi nel loro doloro pregando silenziosamente.
Le condizioni di Touya sembravano stabili, gravi ma stabili ma era caduto in coma e non si era più svegliato.
Kisshu sorseggiò una bevanda presa da un distributore e osservava i coniugi senza vederli in realtà. Keiichiro e Ryou erano con loro in ospedale. Aveva subito dato ai due umani il dischetto datogli da Natsu ma avevano ritenuto opportuno esaminarlo con più calma il giorno dopo.
Pai non si era mosso da dietro Retasu, diventando quasi la sua ombra e la ragazza sembrava diventata un fantoccio incapace di muoversi, con gli occhi fissi, aveva messo le lenti a contatto provvisorie e talmente pallida da fare paura.
Zakuro era in piedi con una stampella e osservava la sala, sospirando ogni tanto. Ichigo era appoggiata alla spalla di Ryou, mezza addormentata e Minto era appena tornata con una lattina in mano.
Minto gli si affiancò –Spero stia bene- disse in un sussurro, quasi a non voler rompere il grave silenzio.
-Se è tosto quanto la sorella, se la caverà- disse Kisshu, sorridendo senza sentimento.
Minto fissò Kisshu e dopo un po’ domandò –Rei è tuo fratello?
Kisshu annuì piano –Sì. L’ho scoperto da poco.
La moretta annuì, aprendo la lattina e bevendo un sorso di te freddo –Non ti somiglia.
-Certo, assomiglia a Pai, ovvero a mio padre, il fratello di Saku.
-Non intendevo quello- Minto lo guardò diritto negli occhi –Non credo sia malvagio… ma tu. Sembri più furbo nel elaborare i tuoi piani.
Kisshu trattenne a stento una risata –Speravo dicessi ‘sei più buono’, ‘nobile’, oppure ‘di buon cuore’. Con te non ci si annoia mai!
Minto ammiccò –Beh, di certo hai dato prova di sbalzi di umore non indifferenti l’anno scorso.
Kisshu scosse la testa, sorridendo –Grazie lo stesso, Minto. Ma sei una pessima consolatrice.
-Non era mio interesse esserlo.
Un medico si avvicinò ai signori Midorikawa –Signori, il ragazzo è fuori pericolo- cominciò, distaccato –Ma non possiamo sapere quando riprenderà conoscenza. Per ora lo alimenteremo con flebo e faremo dei test.
-Possiamo vederlo?- domandò la signora, trattenendo un singhiozzo.
Il medico annuì –Solo per pochi minuti. Uno di voi può rimanere per la notte- disse.
 
Portarono le ragazze a casa, scortate da Kisshu e Pai.
-Tenete i ciondoli e i telefoni sempre con voi- le avevano avvisate –Nel caso succeda qualche cosa.
Tutti avevano annuito, stanchi e svuotati.
Retasu era stata accompagnata per ultima e aveva trovato solo il padre, irrequieto sul divano.
- Papa’?
-Dimmi bimba- le aveva sorriso.
Retasu si morse il labbro. Doveva dirgli che le dispiaceva, che si sentiva uno schifo ma non poteva perché avrebbe mandato a monte la copertura da Mew Mew…
Il padre fraintese il silenzio –Son sicuro che Touya si sveglierà presto. È un Midorikawa, infondo.
Lei annuì. Fece per salire le scale ma la voce del padre la bloccò.
- Carino quel tuo amico. Pai-kun, giusto?
Retasu avvampò un attimo. Il padre la fissava con occhi vispi e sorridenti –Un po’ grande forse…
-No…non è come credi- borbottò, imbarazzata –E’ fratello di Taruto-kun, l’amico di Touya- Retasu si chiese come il padre riuscisse a scherzare in un momento simile, mentre arrossiva fino alla punta dei capelli.
Il padre annuì –Certo. Ricorda solo che per alcune cose sei piccola. Magari lo puoi portare a pranzo un giorno di questi, quando Touya tornerà a casa. Ovviamente, tutti e due i fratelli. Così, per festeggiare.
Retasu avvampò – Papa’…!
-Va a dormire- le disse, schiacciando l’occhio.
 
Retasu si fiondò in bagno a farsi una doccia, completamente rossa. Suo padre aveva sicuramente pensato di farla distendere e di calmarla, ma in quel modo…!
E poi, non c’era niente fra lei e Pai!
Andò in camera e chiuse la porta con un sospiro, si frizionò i capelli ancora un po’ umidi
-Ci mancava solo questa- borbottò.
Si spogliò, mettendosi il pigiama e continuò a pettinarsi i capelli.
Che diamine. Le faceva male il polso, era in ansia per Touya e adesso ci si metteva pure suo padre.
-Insomma.. io.. e Pai…!- avvampò, nascondendo la faccia tra le mani.
Si gettò sul letto, nella speranza di prendere sonno presto. Rimase a fissare per tanto il suo soffitto, contando le pecore, respirando piano ma sentiva un prurito su tutto il corpo.
“Touya è in coma” pensò, torturandosi le labbra “Chissà se… usando i miei poteri…”.
Dopo aver mangiato e fatto la doccia ed essersi riposata, si sentiva meglio ed era certa di poter riutilizzare i poteri e perché no, curare qualsiasi cosa avesse suo fratello.
Si mise seduta di colpo dopo oltre un’ora.
“Devo provarci…!”.
Si alzò e si vestì di fretta e furia, cercando abiti poco appariscenti e afferrò la tuta che usava per la scuola, grigia e blu. Faceva un po’ caldo ma prese comunque la felpa perché doveva introdursi dentro un ospedale in modo furtivo. Magari avrebbe potuto pure rubare un camice!
Uscì di casa cercando di fare il minimo rumore per non disturbare il padre. Si guardò per strana e prese un lungo respiro e trattenne l’aria in bocca per un paio di secondi. Era uscita altre volte di soppiatto quando combattevano, ma mai in quel modo.
Cominciò a correre. L’ospedale era un po’ lontano e forse avrebbe potuto prendere un tram o un autobus notturno…
-Che stai facendo?
A Retasu venne un colpo e si tappò la bocca con una mano per non urlare e si bloccò sul posto mentre vedeva davanti a sé la figura del viola e per un soffio evitò l’infarto.
-….P…Pai? E’… Cioè…- prese un respiro profondo –Cosa ci fai tu qui?
L’alieno trattenne un sospiro irritato tra i denti. Fissò la ragazza con lo sguardo indagatore e poi le disse –Dove stai andando?- chiese lapidario.
Sbagliava, o sembrava arrabbiato?
-Io… volevo andare… andare in ospedale.
-A quest’ora? Mi sembrava che aveste degli orari.
Lei abbassò il capo –Volevo provare a curare Touya.
- Oh- Pai scosse il capo e la prese per il gomito –Non esiste. Ora tu torni a casa, andiamo.
Retasu se lo scrollò di sopra –Pai… devo provarci!
-Dopo l’episodio di oggi? Ti rendi cosa di cosa sei stata capace di fare?- la guardò intensamente –Lo farai quando avrai ripreso le forse. E girare di notte non è il caso. È pericoloso per una ragazza.
-Ma…!
-Smettila di fare la capricciosa- la rimproverò –Forza.
Retasu impuntò i piedi e lo fissò con sfida –Pai, o mi molli e mi lasci andare oppure…!- lasciò in sospeso la minaccia e questo fece ridere l’alieno sotto i baffi
-Che fai? Mi dai un manrovescio?
-No, mi accompagni- disse, mettendosi diritta e guardandolo seria.
Pai sospirò rassegnato –Quanto ti metti d’impegno sei peggio di Kisshu- borbottò.
-Ma non raggiungerò mai il tuo livello- rispose un po’ troppo acida, incrociando le braccia sul petto.
-Dobbiamo per forza litigare?
Pai le poggiò due dita sotto il mento e la costrinse a guardarlo e questa la fece arrossire. Retasu capì di aver vinto perché Pai annuì piano –Ad una condizione.
Lei cercò di trattenere lo slancio –Cioè?
Pai sorrise –Poi vedrai.
E la teletrasportò via.
 
Pai riuscì a portarla proprio davanti alla stanza del fratello. Sbirciando al suo interno, Retasu vide solo sua madre, assopita accanto al fratello su una sedia e il corpicino del bambino.
Entrarono senza far rumore e Pai ebbe l’accortezza di chiudere la porta e le tendine della stanza. Vide Retasu muoversi al buio sulla punta dei piedi e trattenne un sorriso quando la vide rimboccare il lenzuolo sul ventre della madre e le sfilava con delicatezza gli occhiali dal naso per poi metterli sul comodino.
Si mosse verso il fratellino e si sedette sul letto e allungò le mani sulla fronte sudata.
Pai osservò appoggiato al muro l’operato. Le mani della ragazza s’illuminarono e il corpo del fratello si illuminò a sua volta.
Durò solo un minuto e quando si avvicinò a Retasu, le sussurrò –Tutto bene?
Lei annuì ma era poco convita –Spero di aver risolto qualche cosa- guardò Pai –Però, so cosa voglio fare da grande.
Pai aggrottò la fronte e Retasu sorrise –Il medico.
La signora Midorikawa si mosse sulla sedia e Pai afferrò Retasu –Andiamo via.
 
Il giorno seguente il team si presentò al Caffè Mew Mew, armati di scopa e paletta.
Il cortine del Caffè era mal ridotto e prima dell’apertura al pubblico dovevano pensare a sistemare un po’ e a supervisionare i lavori delle ragazze c’era solo Taruto mentre Pai, Keiichiro, Ryou e Kisshu erano rintanati nel laboratorio.
Keiichiro aveva inserito il discetto e pian piano il computer fu inondato di dati, testi, immagini.
-Cosa sono?- domandò Ryou, non capendo il testo scritto.
Pai lesse velocemente –Risultati di esperimenti. O meglio, di vecchia scienza dei nostri avi.
-Scienza che, a quanto pare tendeva a sacrificare vite- borbottò Ryou.
Pai gli scoccò un’occhiata –Se vogliamo essere del tutto onesti, mi sembra che alcuni dei vostri popoli antichi sacrificassero bambini per avere venti propizi (*).
-Non siamo qui per questo- ricordò Keiichiro, tagliando la loro conversazione –Stiamo cercando di venire a capo. Vi ricordo che le ragazze sono state rapite e che stanno subendo prove durissime. Lo scopo dei nostri nemici, fino ad ora, sembrava quello di impossessarsi del Mew Power e di cercare la Mew Aqua e sembra che la seconda l’abbiano abbandonata visto che non ce ne è più.
-Eppure- Pai fece comparire la sua sfera, tracciando con l’indice alcune linee –Sembra che i poteri delle ragazze siano aumentati. Però non capisco il nuovo potere di Ichigo.
-Un GPS. (**)- scherzò Kisshu.
-Mmh- Ryou esaminò alcune cose e poi si poggiò sulla sedia, con fare pensoso –Forse non vai del tutto errato. Ma io credo che i poteri delle ragazze si siano sviluppati in necessità.
-Che intendi dire?- incalzò Pai.
-Beh, Retasu ha usato i suoi poteri su Purin quando era in fin di vita. Era un suo desiderio aiutare.- pausa –Purin poi voleva essere più forte. Minto si è arrabbiata tanto con Kisshu tanto che avrebbe voluto sbatterlo contro il muro con violenza, cosa che ha fatto- gli sfuggì un ghigno guardando Kisshu –Zakuro ha… questo dannato sesto senso e quindi ora trova le tracce chimiche. Ichigo invece in quel momento desiderava trovare Retasu e le altre quindi il suo potere di localizzazione si è sviluppato così. Credo sia stata innescata… l’evoluzione della specie.
-Cosa che dovrebbe avvenire in milioni di anni- ricordò Pai.
-Ma loro sono delle mutanti. Non sono umane normali.
Nella sua voce Kisshu percepì una nota malinconica. Ormai aveva imparato a conoscere quel ragazzo tanto fastidioso quanto geniale e si era convinto del fatto che il suo istinto protettivo nei confronti di quelle ragazze si fosse spinto al limite.
- Ryou- Kisshu guardò l’americano con intensità –Torneranno mai umane? Normali ragazze?
Cadde il silenzio, rotto solo dal ronzio dei computer.
-E’ difficile da definire- disse Keiichiro –Il loro dna è modificato in modo tanto… Zakuro?
Il gruppo si voltò verso la porta, guardando la bella moretta sull’uscio. Era arrivata silenziosa e li osservava, chissà da quanto.
La ragazza però non guardava loro, bensì lo schermo del computer dove c’era un’immagine di quella che sembrava una vecchia diapositiva.
Un bambino dentro una sfera.
Entrò nella stanza e chiuse la porta –Devo dirvi una cosa.
Zoppicava un po’ e aveva ancora la gamba fasciata nonostante Retasu le avesse curato parte della frattura. Si avvicinò allo schermò e sfiorò col dito lo schermo del computer –Cosa c’è scritto qui?
Pai inquadrò la parte e la estese e prima di leggere ad alta voce lo videro aggrottare la fronte –Spiega che quella è un’Essenza.
-Spiegati. E non essere così spiccio- lo pregò acidamente Zakuro.
-Una Essenza- continuò Pai, senza celare un tono caustico – ‘E’ proprio una essenza di un qualche cosa. Nel nostro Mondo sono presenti due tipi di Essenze ma i nostri studiosi non escludono ve ne siano altre, ma per ora ci siamo limitati a scoprire l’Essenza Bene e l’Essenza Male. Rappresentano l’equilibrio del Mondo. Sono creati in maniera simile, ma con nette differenze.
L’Essenza del Bene alla quale noi facciamo affidamento  fu creata con la nascita dei primi esseri viventi e in seguito quella del Male nacque con le prime guerre.
Zakuro ci pensò un attimo –Io questo l’ho visto. Dentro quel tunnel.
Tutti gli uomini la guardarono, pendendo dalle sue labbra –Credo di essere svenuta e mi è apparso questo bambino e poi due figure l’hanno portato via. E…- si fermò nuovamente e recitò le parole dell’Essenza –“‘La storia è ciclica. Si ripete sempre e inesorabilmente come non avesse altro scopo. Si nasce, si cresce, si muore. Così vale per tutti. Non accade mai che un’Era sia diversa dalle altre. Tutto si sta ripetendo alla nausea… presto, molto presto, torneremo al punto zero’.
-E questo cosa diamine vuol dire?- sbottò Kisshu, sentendo la pelle accapponarsi.
-Che siamo vicini alla fine del mondo- mormorò Pai.
La viola lo guardò –Pai, perché la vostra gente ha abbandonato il pienate? Cosa è successo?
Pai si strinse le spalle –Condizioni sfavorevoli. Sembrava che la Terra stesse per implodere su se stessa, nonostante fosse piuttosto giovane come pianeta.
-… tu ne sei convinto?
L’alieno guardò il computer –No. Deep Blu ne è stata la prova. Lui conosceva la Mew Aqua prima di noi. Si è reincarnato in quel Masaya Aoyama. Sapeva che il Cristallo era nascosto in quel palazzo. No. Alla luce dei fatti, io credo che centrino queste Essenze.
-Forse Deep Blu era un’Essenza?- domandò Keiichiro.
-Credo proprio di sì.
 
Kisshu si stiracchiò le braccia salendo pigramente le scale. Aveva deciso di prendersi una pausa anche perché lui dietro un computer non riusciva a stare. Gli dolevano gli occhi e non capiva come Pai potesse sopportare di starci ore intere.
Entrò di soppiatto nel caffè, e vide le ragazze sedute intorno a un tavolo.
Tutta la loro attenzione era rivolta a Zakuro che probabilmente le stava informando su ciò che avevano appreso.
-E’ terribile- sentì dire da Retasu.
-Questa storia delle Colonne, poi- Minto si portò una mano sotto il mento –Hanno i nostri poteri. Questo fa di noi delle Colonne?
-Ma cosa è una Colonna?- domandò frustrata Ichigo.
-Sicuramente qualche cosa che supporta l’Essenza, questo mi sembra chiaro- disse Zakuro, soppesando le proprie parole –Ricordate le parole di Natsu a Rei dopo aver colpito Touya? “Sei stato per troppo tempo una sua pedina. E ora hai versato sangue di un innocente. Non sei degno di essere una Colonna”.
Retasu rabbrividì ricordando l’episodio del giorno prima –Quindi forse per loro siamo noi i cattivi?
Zakuro scosse la testa –Sono sicura che lo siano loro, ma in modo diverso. Natsu e Rei… forse hanno abbandonato le fila nemiche.
-O forse era solo un inganno?- propose Purin.
Rimasero in silenzio a riflettere.
Pai affiancò Kisshu senza fare rumore e il fratellastro sussultò quando  lo sentì parlare –Io credo che anche voi siate delle Colonne. Infondo avete i poteri originali. Abbiamo trovato delle cose interessanti.
La voce di Pai aveva attirato le loro orecchie e si misero subito sull’attenti, cogliendo le sue parole.
-Le Colonne, a come sembra da quel documento, erano protettrici delle Essenze- disse sedendosi tra Purin e Retasu –Ma non è specificato  altro. Se Natsu voleva darci informazioni, non ci ha detto poi molto, o comunque niente che ci sia utile.
-Non sappiamo cosa vogliano, in realtà- sospirò Ichigo, crollando sulla sedia.
Natsu. Quel Natsu che l’aveva tenuta segregata in quella prigione ora sembrava aver cambiato bandiera.
Cercò di focalizzare i momenti passati sul pianeta alieno ma ricordava così poco da far male.
La voce di Pai la riportò alla realtà –Poi, quella cosa uscita dal collo di Rei- sul tavolino mise un pezzo di stoffa e mostrò loro una biglia nera –Questo è un crontroller.
-A che serve?
Purin allungò una mano per afferrarlo, ma Pai gliela schiaffeggiò –Non toccarlo, appena entra in contatto con l’epidermide, entra dentro il corpo.
-Epiche?
Pai strinse la mascella e sentì le mani prudere.
-La pelle, Purin- spiegò gentilmente Retasu, toccandole la mano –Si chiama epidermide.
-Aaaaah!
-A cosa serve questo controller?- domandò Minto, facendo eco a Purin.
-Da quel che so è una tecnologia molto avanzata- disse, soppesando le parole –La nostra gente aveva cominciato a sviluppare dei progetti per creare dei… super soldati. Impiantati questi dentro il corpo della persona, questa veniva assoggettata al proprio Generale o chiunque impartisse l’ordine primario. Chi ha messo questa in Rei, lo controllava, almeno in parte.
-Come mai non è stata utilizzata dai vostri eserciti?- domandò ancora Minto.
Pai strinse le spalle –Effetti collaterali.
La frase lasciata in sospeso non soddisfò la curiosità di Minto, ma fu distratta dalla elegante camminata di Zakuto che andava verso le scale.
-Dove vai, Zakuro?
-Devo..fare una cosa.
 
Nadia sospirò, di irritazione.
Syrio le aveva dato un compito ingrato, ovvero ritrovare Natsu e Rei, i due ‘fottuti traditori’ come li aveva chiami lui e riportargli ‘quello che Natsu ha rubato’.
Stava cercando da ore, ormai ma i due sembravano volatilizzati.
“Doveva solo eliminarli!” pensò adirata “Come ha potuto fallire? Quella dimensione sembrava fatta apposta….!”.
Un vento caldo le scompigliò la chioma blu e mosse una mano per opporsi ad essa, creando una barriera intorno al proprio corpo. Se c’era una cosa che odiava di quel pianeta, erano i venti, imprevedibili e soprattutto portatori di sporcizia.
Il suo compito di Colonna sembrava diventare sempre più ingrato.
Si era unita a Syrio perché colpita dal suo carisma e perché non tollerava vivere in un pianeta di seconda mano, ma cominciava ad avere qualche dubbio sull’obbiettivo della loro missione. Prima dovevano trovare la Mew Aqua, che non si era trovata. Prendere il Mew Power e installarlo nei loro corpi e questo lo avevano fatto ma al prezzo che ora Nadia doveva stare attenta a come si muoveva o ai propri sbalzi di umore perché rischiava di creare folate di vento o peggio, tornadi.
Il suo dispositivo di localizzazione suonò.
“Bingo!” lo guardò, felice di essere vicina ai due, ma qualche cosa non andava. Il localizzatore diceva che uno era dietro di lei.
-Nadia.
La ragazza si voltò, spostandosi velocemente di un paio di metri indietro mentre incrociava lo sguardo castano di Natsu –Ti ho trovato!- disse fiera.
Natsu inarcò un sopraciglio –Direi che io ho trovato te.
In tutta risposta arrossì fino alla punta delle orecche e Natsu si concesse un sorrisetto –Non voglio combattere, Nadia. Riferisci solo un messaggio a Syrio: io so.
-Cosa sai tu, eh?- sbottò Nadia –Siete dei traditori, tu e quel dannato di Rei! Non vi importa nulla di riavere la Terra!
Natsu scosse il capo –Nadia, a me importa fare ciò che è giusto. E Syrio non può controllarmi, non più- allargò le braccia –Sappi che noi siamo nati per compiere imprese più grandi che conquistare un pianetuncolo qualsiasi!- in un battito di ciglia le fu a un respiro dal volto della blu –Nadia, i tuoi poteri  crescono, lo senti?
Nadia provò a scostarsi, ma l’alielo ed ex alleato la bloccò per una spalla –Nadia, quando sarai sola, guardati bene. Osservati bene- ripeté –Se qualche cosa non va, se anche un solo neo sarà fuori posto, torna qui.
Nadia fu di nuovo sola, confusa e frustrata.
“Cosa diamine avrà voluto dire?”
 
Zakuro bussò piano alla porta del laboratorio e non aspettò risposta per entrare.
Ryou e Keiichiro erano davanti al computer ad esaminare altre pagine di quel documento e solo il fidanzato si voltò verso di lei.
-Ryou, puoi lasciarci soli?- chiese la viola, senza alcuna inclinazione nella voce.
Ryou guardò l’amico e poi la ragazza –Dovremmo…
-Ora.
Il tono della ragazza lo perforò da parte a parte e si alzò dalla sedia,lanciando un’occhiata a Keiichiro, leggermente confuso prima di sparire dietro la porta.
 
-Zakuro, siediti.
La ragazza rimase diritta al centro della stanza, mentre il cuoco la squadrava da parte a parte.
-Cosa c’è?
Zakuro ispirò l’aria e avvertì lo stato d’animo di Keiichiro. Se all’apparenza sembrava calmo e rilassato, poteva chiaramente avvertire l’odore dell’ansia che lo stava attanagliando.
-Io non ti sposerò- disse semplicemente.
Keiichiro la osservò senza dire niente. La vide appoggiare l’anello di fidanzamento al tavolino –Non posso- mormorò Zakuro.
Il moro si alzò e con apssi lenti si avvicinò alla modella –Perché?
Zakuro non lo guardò diritto in faccia, ma osservava un punto imprecisato del pavimento –La mia mutazione è irreversibile, vero? E non mentire, lo sai che lo posso sentire se dici una bugia. L’odore cambia.
Lo sentì sospirare –No, penso che resterai così per sempre.
  • Quindi c’è il rischio che anche i miei figli lo siano, vero? Dei mutanti?
-Zakuro, i vostri poteri si attivano solo in caso di pericolo- Keiichiro le prese dolcemente una mano –Finita questa minaccia…
-Può accadere che ce ne siano altre- sbottò la viola, scostandosi.
Gli diede le spalle –Non voglio far nascere un bambino… come me. Non sarebbe giusto. Non…- le morirono le parole in gola e sentì lo stomaco chiudersi e contrarsi.
-Zakuro
-Kei, io aspetto un bambino.
Keiichiro non pensò che Zakuro potesse stravolgerlo così tanto in meno di due minuti.
Prima lo lasciava, poi avvertiva di una gravidanza.
Sentì la terra mancargli sotto i piedi –Co…? Pensavo che…
-I contraccettivi possono fallire- mormorò la ragazza.
-Quando l’hai scoperto?
-Questa notte. Dopo la battaglia sono tornata a casa. L’Essenza mi aveva detto una cosa strana… penso avesse avvertito la gravidanza e all’ospedale mi sono fatta dare uno stick.
-Può essere un errore…
-Non credo.
Keiichiro metabolizzò le frasi di Zakuro –Non puoi volerlo. Zakuro, no. Per piacere.
La voce di Keiichiro era un misto tra freddezza e tristezza, e la mew lupo potè avvertire l’odore del dolore e della frustrazione dell’uomo.
-Interromperò la gravidanza. Non stiamo insieme, quindi non mi serve il tuo consenso.
Keiichiro le si parò davanti prima che potesse uscire dalla stanza –Ascotla, possiamo…
-No!
Zakuro sbottò, guardandolo in faccia per la prima volta. Aveva gli occhi grandi e sconvolti tanto quanto quelli di Keiichiro, ma sembrava ferma e decisa –Io sono una Mew Mew. Il mio compito è combattere. È già tanto se il feto ha resistito fino ad ora. E non voglio far nascere un mutante! Una vita di segreti! Di menzogne!
Keiichiro si portò una mano ai capelli, stringendoli forte –Non puoi, Zakuro.
-Non dirmi cosa devo o non devo fare, Akasaka.
 
Zakuro uscì dalla stanza  ma si bloccò quasi subito. Davanti a lei c’erano Minto e Ryou che la fissavano chi gelido chi imbarazzata.
-Zakuro…
Minto fece un passetto verso la viola, ma quella le passò senza degnarla di uno sguardo.
-Zakuro!- la voce di Ryou rimbombò in tutto le scale, arrivando anche alle orecchie di chi era rimasto discretamente al piano di sopra in attesa di notizie.
Ryou e Zakuro si osservarono per svariati secondi e poi quello proferì gelido –Non fare cose di cui potresti pentirti.
-Dovevate pensarci prima- mormorò Zakuro –Prima di farmi diventare così.
E risalì la tromba delle scale con passi veloci e nervosi.
 
 
Note:
(*) http://it.wikipedia.org/wiki/Ifigenia_(mitologia)
(**) Citazione rubata a Hypnotic Poison X°D
 
Va bene.
Sono in ritardo, lo so. Sono stata crudele, lo so. Soprattutto per la parte finale °-°””
Vorrei però specificare che Zakuro non è una ragazzina come le altre, quindi cose come “rimanere incinta” e “voler interrompere una gravidanza” sono cose che potrebbe pensare. Non vorrei che voi poteste riflettere questa mia osservazione con una mia posizione di coscienza (ma non vi dirò neanche che sono contro) ma in questa storia funziona così.
I problemi di Zakuro si evolveranno ancora ma anche quelli degli altri, e spero di essere vicina alla fine (le bozze ci sono ma scrivendo mi rendo conto che la cosa si prospetta un po’ più lunghetta del previsto!).
Spero che le battute finali su Zakuro non facciano allontanare qualcuno dalla storia perché mi dispiacerebbe molto u.u
Detto ciò, ringrazio tantissimo chi ha speso un paio di minuti per commentare il capitolo precedente:  Hypnotic Poison, AngeloBiondo99, FullMoonEris, mobo, Broken, tibby92, Amuchan, Ria, Lady Astrea… siete sempre molto gentili ^^
Detto ciò, spero di riuscire ad aggiornare più o meno tra due settimane ^_^ a presto!!
 
ardate il riquadro azzurro affianco e se non sapete cos'è l'html, utilizzate la prima delle due opzioni, l'editor di EFP.

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Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che le massacrano scrivendo come disperate! Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche
 

 

Ok. Altro capitolo di passaggio. Dopo queste obbrobriose dieci pagine, ci sarà una pesante scazzottata al prossimo capitolo XD Ho dovuto tagliare per non mettere troppa carne sul fuoco!

Ci vediamo infondo!

 

Capitolo 23

 
Da quando Zakuro aveva lasciato il locale correndo erano passati due giorni.
Il Caffè aveva riaperto e le ragazze si erano ritrovate nuovamente sommerse di lavoro e, per loro fortuna, senza attacchi.
Touya non era ancora uscito dal coma ma i medici avevano riscontrato un miracoloso miglioramento ed erano sicuri che ben presto sarebbe ritornato a casa.
Purin e Taruto erano andati a trovarlo quel pomeriggio stesso.
-Anche Touya-chan non è sveglio, sono sicura che potrà sentirci! Gli farà tanto piacere!- aveva detto la biondina e Taruto aveva guardato Pai per chiedergli il permesso di andare e il viola aveva fatto un secco cenno del capo.
Per l’occasione Purin aveva indossato un vestitino giallo stile cinese e Taruto nascondeva le sue orecchie e il suo aspetto con i bracciali di Pai ma si sentiva impacciato in quella enorme maglietta  e nei jeans.
La camera di Touya era sempre piena di gente che controllava il “ragazzo del miracolo” e i suoi genitori erano sempre al suo capezzale e quel giorno la madre stava leggendo un qualche libro a mezza voce.
Purin aveva portato un mazzo di non ti scordar di me e la signora Midorikawa l’aiutò a sistemarli in un vaso –Siete molto gentili. Quando Touya li vedrà, se sarà entusiasta! Dimmi Purin, come stanno i tuoi fratellini?
-Benissimo, Midorikawa-san! – rispose educatamente.
La donna si concentrò di Taruto –Tu devi essere l’amico di mio figlio, quello straniero.
Taruto annuì, sempre più a disagio.
-Sai, mio figlio aveva intenzione di invitarti a cena, uno di questi giorni. Quando si riprenderà dovrò chiedere il permesso ai tuoi genitori per invitarti- gli disse sorridendo.
-Oh beh… ecco… in realtà io sono… sono qui solo con i miei fratelli. I miei sono emh.. a casa loro.
La signora Midorikawa assomigliava molto a Retasu, soprattutto nei gesti a modo e a quelle parole parve incupirsi per l’imbarazzo e allora si sentì in obbligo di aggiungere una spiegazione –Vede, i miei fratelli stanno studiando in questo paese e io sono venuto qui per emh… stare con loro e imparare qualche cosa in più. Però li sento quotidianamente, mamma e papa’- mentì. Non sentiva sua madre da tantissimo tempo.
La signora annuì, poco convita –Stavo leggendo questo libro a Touya- lo alzò verso di loro e Purin poté leggere “Favole tradizionali”.
-Midorikawa-san, possiamo farlo noi? Possiamo leggere noi qualche cosa a Touya? Così lei può riposarsi!
Taruto pensò che non fosse molto educato cacciare la signora dalle sue mansioni, ma la donna doveva essere molto paziente perché si alzò sorridendo e lasciò il libro sul tavolino lì vicino, sfiorò la fronte a Touya e uscì dalla stanza dicendo –Vado a prendermi un caffè. Volete qualche cosa?
I due ragazzini mossero la testa in segno di diniego e la donna li lasciò soli.
Purin si sedette sulla sedia e Taruto sul letto.
Rimasero a fissare il loro amico per un po’ e poi Purin cominciò a leggere
Presso l'Ama no Gawa (*)abitava Tentei, imperatore del Cielo e sovrano degli dei.
Sua figlia 
Orihime dedicava tutto il suo tempo a tessere stupendi vestiti che dava poi in dono a suo padre e alle altre divinità.
Crescendo iniziò però ad essere presa dalla tristezza, poiché non aveva mai avuto modo di avere contatti col mondo esterno e soprattutto d'innamorarsi. Perciò Tentei, impietosito, le organizzò un matrimonio. Lo sposo da lui scelto era Hikoboshi, abitante dell'altra riva del fiume che impiegava le sue giornate facendo pascolare i buoi.
I giovani s'innamorarono tanto perdutamente l'uno dell'altra da dedicarsi unicamente al loro amore, trascurando i loro doveri; i buoi vagavano liberi per la Volta Celeste, e gli dei non ricevevano più i loro preziosi capi. 

Il padre di Orihime, adirato, per risolvere la situazione separò gli sposi, costringendoli a stare sulle rive opposte dell'Ama no Gawa, che rese impetuoso e privo di ponti.
I due innamorati però con tristezza pensavano continuamente alla propria dolce metà, e non riuscivano a lavorare.
Tentei e le altre divinità, mossi anche dalla commozione, decisero così di permettere alla fanciulla e Hikoboshi di incontrarsi una volta l'anno, a patto che in quell'arco di tempo svolgessero diligentemente i rispettivi compiti.
Da quell'anno, ogni settimo giorno del settimo mese, uno stormo di gazze trasporta Orihime dall'amato. Ma nel caso in cui la coppia nel periodo di separazione non si sia impegnata a sufficienza, gli dei manderebbero la pioggia, impedendo il viaggio della giovane, e quindi il loro incontro. (**)
 
- E’ molto triste!- sbottò Taruto –Ma perché avete queste storie stupide? A noi maschi non piacciono queste cose!
Purin alzò gli occhi al cielo –Sono favole, e sono belle! E poi trovo questa storia bellissima! Potremmo essere io e te, Taru-Taru!
Il moretto arrossì –Ma che dici!
-Ma sì! Un giorno tu andrai via, e sarò molto triste, ma ogni tanto potrai venire a trovarmi, no?
Taruto distolse lo sguardo, completamente a disagio e tossendo prese la mano di Touya –Ehy, sai che Pai mi ha dato il permesso di portarti sulla navicella? Ha detto che possiamo andare, a patto che non tocchiamo niente! Che figata, no?
-Voglio venire pure io!- protestò Purin.
-No, le femmine non sono invitate!- disse facendogli la linguaccia
-Ma perchéèèèè?
-Senti, scimmia, sono cose da uomini!
-Uomini? Ma se sono più alta io di voi!
-Ma che dici? Touya, diglielo tu!
- Taru-Taru, sei impossibile!
 
La signora Midorikawa osservava la scena da dietro la porta, ridacchiando silenziosamente.
Quei due dovevano essere ottimi amici e le si scaldò il cuore nel vedere che Taruto teneva la mano a Touya, cercando di coinvolgerlo in quella conversazione improbabile.
Si appoggiò al muro, e fu allora che vide l’amica della figlia, Fujiwara Zakuro, camminare a passo svelto e vestita con un capello e occhiali scuri.
- Fujiwara-san! Salve!
La viola voltò il capo, incrociando lo sguardo blu della donna.
Accennò ad un breve inchino e rimase ferma aspettando che la donna le si avvicinasse.
-Buon pomeriggio, Midorikawa-san. Touya sta bene?
La donna sorrise mesta –Ora è in compagnia di Purin-chan e Taruto-kun.
Zakuro le sorrise educatamente. Midorikawa notò che aveva in mano un fascicolo –Hai avuto qualche visita?
Zakuro sembrò a disagio e strinse le dita sulla cartella –Io…
Il caso gioca strani scherzi. Una infermiera che spingeva una barella vuota le finì proprio addosso, facendola sbilanciare. Zakuro aveva un forte senso dell’equilibrio e non sarebbe mai caduta, ma la signora Midorikawa si protese verso di lei, cercando di non farla cadere e nella momentanea confusione creatasi, a Zakuro cadde la cartella a terra, che si aprì sparpagliando i fogli.
-Oh, che sbadata!
La signora si chinò a raccogliere la cartelletta e notò allora il contenuto –Ma queste sono ecografie!- fissò la ragazza, con gli occhi che brillavano –Ma tanti auguri!
Gliele porse e Zakuro quasi gliele strappò di mano, arrossendo.
Retasu doveva aver preso dalla madre la sua empatia perché la donna la studiò per alcuni secondi –Fujiwara-san, c’è qualche problema? Ti senti bene?
Zakuro sentì la terra mancare sotto i piedi. Erano due giorni che non andava al Caffè, due giorni che non rispondeva alle chiamate delle ragazze e a quelle di Keiichiro. Deglutì a fatica.
La decisione di… abortire le era sembrata talmente sensata che l’aveva presa come unica strada possibile. Perché era una Mew Mew, perché era troppo giovane, perché non era adatta a fare la madre. E soprattutto, temeva di rimaner legata a qualcuno, di essere felice e di veder tutto esplodere in una miriade di lucine colorate.
-Fujiwara-san? Ma stai… piangendo?
Zakuro si sfiorò la guancia, rendendosi conto che qualche lacrima stava affettivamente bagnando le guance e si diede subito della stupida.
-Saranno gli ormoni!- scherzò la donna, abbozzando un sorriso.
Zakuro osservò la donna. Retasu le somigliava molto e non sembrava per niente madre di una ragazza di diciassette anni.
-Signora, posso chiederle un favore?
 
Il Caffè era finalmente vuoto di clienti e Ichigo e Retasu si apprestavano a pulire i tavoli e il pavimento mentre Minto faceva il conto della cassa mentre Kisshu, che era l’unico rimasto con loro, svolazzava pigramente sopra le loro teste.
Ogni qualvolta che finivano una giornata di lavoro, Keiichiro portava loro dei dolci invenduti, fette di torta, biscotti e del tè e le ragazze, specialmente Ichigo e Purin, si rimpiazzavano di quelle leccornie. Invece in quei due lunghissimi giorni, Keiichiro si limitava a sfornare qualche cosa e poi si rintanava nel laboratorio con la scusa di dover “lavorare”.
Avevano provato più approcci. Era intervenuta Retasu, dolce e mesta, poi Ichigo, amichevole e sorridente, ma il cuoco le aveva respinte con un dolce sorriso dicendo “Hime-chan(***), non preoccuparti per me! Ora va, io devo lavorare”.
Ryou, poi, era funereo. Guardare l’amico in quelle condizioni lo rendeva gelido e scontroso e neanche Ichigo riusciva a sfidarlo.
-Porto qualche cosa giù al laboratorio- disse Retasu –Forse avranno un po’ di fame.
Minto sospirò, chiudendo il registro.
-Minto?
Ichigo richiamò l’attenzione dell’amica –Secondo te, Zakuro…
-Non lo so- disse caustica –Non risponde alle chiamate…
-Secondo me dovresti farvi gli affari vostri- borbottò Kisshu.
Le due lo guardarono male, ma quello continuò –E’ una donna adulta, sa cosa vuole. E sicuramente ci avrà pensato. Non intromettetevi più del dovuto…
-Ma Zakuro …!
- Ichigo, non mettere bocca nelle sue decisioni- la freddò Kisshu –Non sarebbe giusto. Siete sue amiche, no? Allora lasciatela stare e sostenetela.
-Minto, digli qualche cosa tu!- protestò la rossa.
Minto in tutta risposta era rimasta in silenzio a fissare il registro senza vederlo.
 
Retasu portò in laboratorio tre tazze di caffè e dei biscotti. Bussò delicatamente e non aspettò di ricevere risposta.
Ryou, Keiichiro e Pai erano davanti a dei computer, ma sembrava che l’unico a lavorare fosse Pai; Ryou sfogliava le immagini sul computer mentre Keiichiro era immobile sulla sedia, cinereo.
-Vi ho portato qualche cosa- mormorò, temendo di rompere il silenzio.
Pai era l’unico che l’aveva degnata di uno sguardo e aveva subito smesso di lavorare.
La verde poggiò il vassoio e prese le tazze, porgendo loro le tazze di caffè nero.
-Amaro per Ryou, mezzo cucchiaio di zucchero per Pai e uno pieno per Keiichiro!- disse, sorridendo e cercando di essere allegra, cozzando con l’ambiente.
Keiichiro accettò la sua tazza sorridendo amabilmente –Sempre gentile.
Ryou accettò senza neanche guardarla e Pai le fece un cenno col capo. Rimase ferma al centro della stanza, cercando qualche cosa da dire, una qualsiasi cosa che potesse rallegrarli.
Ryou però fu più pronto di lei.
-Retasu- le puntò gli occhi di ghiaccio diritto in faccia, lasciando la tazza sul tavolo –Ho sempre sentito l’opinione di tutte, eccetto la tua- pausa –Cosa pensi dell’essere una Mew Mew?
Retasu non si aspettava una domanda del genere anche se forse avrebbe dovuto pensare che le parole di Zakuro avevano fatto un certo effetto anche sull’imperscrutabile Ryou.
-Non so- ammise, stringendosi le spalle.
Ryou continuò a fissarla e allora si sentì in dovere di continuare –E’ difficoltosa, la doppia vita. Ci sono… tante cose da fare- si mordicchiò il labbro –La scuola. Il lavoro qui al Caffè. Tutte le battaglie che abbiamo affrontato e che tante volte ci hanno portato vicino alla morte. Non credo che nessuno la vorrebbe, questa vita.
Ryou annuì, seguendola e abbassò il capo sul computer.
-Ma essere utile mi rende felice- mormorò, riattivando l’attenzione –Sapere che ho aiutato per salvare la Terra…
-Anche se non sarai mai una ragazza normale? Non tornerai mai più come prima.
Retasu abbassò il capo –Un po’ mi fa rabbia… ma i sacrifici… alle volte sono necessari.
Keiichiro la guardò con dolcezza –Sei una cara ragazza, Retasu. Veramente cara.
-Stiamo cercando un modo per separare i due dna- mormorò Ryou –Ma neanche con l’aiuto di Pai ci stiamo riuscendo.
Retasu annuì, conscia del significato di quelle parole. Non ci aveva mai pensato prima, sul fatto che la sua vita potesse essere così stravolta. Era ancora troppo immatura per pensare di avere una famiglia, dei figli, ma ciò che era successo con Zakuro le aveva scosse un po’ tutte.
Con la coda dell’occhio si sentì osservata da Pai; lo sguardo dell’alieno era serio  e imperscrutabile ma per un attimo sembrò frustrato tanto quanto Ryou.
-Io... vado di sopra- si congedò, inchinandosi frettolosamente
 
Zakuro era il suo idolo, il suo esempio da seguire. Avrebbe voluto essere come lei: forte, bella, sicura. Ma ora che la sua amica, perché erano amiche nonostante tutte le differenze che le dividevano, stava male e lei non era stata capace di aiutarla e né sapeva cosa poteva fare. Certo, sostenerla sarebbe stato l’ideale anche se l’idea di un aborto non la faceva esultare molto, ma Zakuro si era chiusa nel suo silenzio e le aveva nuovamente escluse dalla sua vita. Non aveva saputo della storia di Keiichiro fino al giorno in cui erano state salvate, non aveva saputo dei sentimenti della mew wolf né i suoi dubbi e incertezze.
Strinse convulsamente il libricino dei conti, sentendo le lacrime fare capolinea negli occhi castani e si ritrovò a singhiozzare.
-Minto…!
Ichigo si mosse verso la blu ma Kisshu fu più veloce, scendendo verso di lei e mettendosi accanto, sfiorandole le spalle col braccio.
-Non... non possiamo fare niente per lei. Niente!- si sentì dire, mentre i singhiozzi la scuotevano –E lei ha ragione, ha ragione, dannazione! Saremo delle mutanti a vita… non saremo mai normali ragazze! Capisco cosa vuole fare, le sue ragioni  e le scelte che ha preso anche se è triste e crudele!- la voce era stridula e incrinata –Io non ho scelto di essere una Mew Mew! Non l’ho mai fatto! Nessuno ha chiesto il nostro parere!
-Oh… Minto.
Retasu era appena arrivata al piano superiore e aveva colto le parole della blu, ora appoggiata a Kisshu.
Sospirò, portandosi una mano al petto.
“Come faremo?”
La nuova consapevolezza le aveva travolte con violenza e ora dovevano fare i conti con la realtà. Un buffo alla spalla la distolse dai cupi pensieri e prima ancora di voltarsi a vedere Pai, lo aveva riconosciuto dalla voce.
- Retasu, mi devi un favore o sbaglio?
La verde scrutò l’alieno per interminabili secondi, cercando di capire cosa avesse detto l’alieno.
- Co… come?
Pai annuì –Ti ho portato in ospedale, no?- Pai fece uno strano sorriso, quasi malizioso –Hai quasi finito il turno, no?
Il cuore di Retasu perse più battiti.  Aveva tutta l’aria di un… appuntamento?!
Annuì meccanicamente e Pai annuì –Bene. A dopo allora.
Per un attimo Retasu pensò che Pai avesse deciso di prenderla in giro ma l’alieno non aveva mostrano spirito e si era allontanato da lei, tornando al piano di sotto
“Oh mamma…”
 
Zakuro mescolò la sua tazza di the. La signora Midorikawa le aveva gentilmente detto di non prendere il caffè perché avrebbe fatto male al bambino, e Zakuro aveva ordinato il the e la donna aveva storto la bocca ma non aveva aggiunto altro.
Retasu le aveva sempre parlato di quella Zakuro Fujiwara come una cara ragazza, adulta e matura oltre che molto bella e la donna la scrutava con attenzione, aspettando pazientemente che la viola cominciasse a parlare.
-Lei è molto giovane- cominciò Zakuro e vedendo la donna annuire, arrossendo un po’, continuò –Immagino che abbia avuto Retasu da ragazza.
La signora Midorikawa aggrottò le sopraciglia e Zakuro sentì l’odore di imbarazzo e confusione –Andavo… ancora all’Università- mormorò sincera quella. Vedendo che Zakuro rimaneva in silenzio, continuò –Mio marito era il mio ragazzo dell’epoca e quando ho scoperto di aspettare Retasu, ci siamo sposati.
-Immagino che abbia lasciato gli studi.
-Sì.
-E non… le ha dato fastidio? Insomma, ha dovuto lasciare tutto per un bambino che non aspettava.
La signora Midorikawa soppesò le parole –Un po’ mi è dispiaciuto. Ero abbastanza brava ma quando ho scoperto di aspettare Retasu, dopo la prima volta che ho sentito il battito cardiaco non ho avuto dubbi. Tu non l’hai ancora sentito, vero?
Zakuro si morse il labbro –No.
- E’ una sensazione strana. Non ascoltarlo se vuoi interrompere la gravidanza.
Zakuro si sorprese della schiettezza della donna e bevve un sorso di te –La situazione è complessa- mormorò.
-Il tuo ragazzo, cosa dice? Retasu mi aveva detto che sei fidanzata con Akasaka-san.
- L’ho… diciamo che per ora non è coinvolto nelle mie decisioni, ma solo informato.
- E’ anche un suo diritto.
- E’ il mio corpo.
-Ma eravate in due quella volta, no?
Zakuro pensò che se Retasu avesse preso un po’ di schiettezza dalla madre, i problemi della verde si sarebbero dimezzati, in quanto a relazioni con le persone.
-Sì, eravamo in due. Ma portare avanti la gravidanza sarebbe difficile.
La signora parve confusa ancora una volta –Problemi di salute?
-No, di vita.
La verde sospirò e afferrò una mano di Zakuro. La viola si infastidì per la confidenza ma non ritrasse la mano –Ascoltami bene. Quando ho scoperto di aspettare Retasu volevo interrompere la gravidanza. Mio marito non si era espresso e la decisione spettava a me. Il corpo è tuo, certo, ma sei sicura di non voler …
-Non lo so- la voce di Zakuro si incrinò.
Lei era una Mew Mew, combatteva. E se avesse perso il bambino durante una battaglia? E poi, la carriera da modella…
- Zakuro, parla col tuo fidanzato- la signora Midorikawa le sorrise –Non credo che tu sia una persona impulsiva sulle questioni personali, ma se hai scelto quell’uomo per te, allora forse è il caso di confrontarsi. Retasu mi aveva detto che vi sareste dovuti sposare, quindi forse la tua decisione non riguarda la sicurezza di un rapporto…
“Retasu parla tanto”.
Zakuro si alzò, lasciando la mano della verde –La ringrazio. Ora devo andare.
La donna vide Zakuro allontanarsi con passo fermo e rigido e sospirò, pulendosi le lenti degli occhiali. Sperò in cuor suo di essere stata di aiuto.
 
Retasu aspettò fuori dal camerino, dondolandosi sui piedi e trasportando il peso da una parte all’altra del corpo. Si sentiva agitata, con il cuore che martellava prepotente.
-Sei pronta?
Retasu voltò la testa, trovandosi Pai camuffato da umano e annuì, senza troppa convinzione –Dove… emh…?
-Allo zoo dell’altra volta- l’anticipò il viola, avvicinandosi e prendendola per un braccio.
Retasu sentì il risucchio del teletrasporto e si aggrappò al braccio dell’alieno, sentendo le vertigini.
La verde aprì gli occhi quando Pai sciolse la presa e vide che non il parco stava per chiudere e loro erano finiti dietro a dei cespugli –Ma… emh… se volessimo fare un giro forse dovremmo tornare domani- farfugliò, guardando le varie attrazioni che venivano chiuse.
Pai sbuffò –Ma noi abbiamo bisogno che chiuda, invece. Vieni.
Retasu scivolò con Pai verso la grande struttura che riconobbe come l’acquario e l’alieno la spinse dentro delicatamente. Le fece segno di tacere e di entrare in una piccola stanzetta,quella del custode e di accucciarsi insieme a lui per terra per sfuggire ad occhi indiscreti.
Alla ragazza veniva quasi da ridere per l’assurdità della situazione. Pai la tenne giù per dieci minuti buoni e quando le luci dell’acquario si chiusero, lasciandoli al buio, la verde sussultò, a Pai le strinse un polso per non farla balzare in piedi.
-Aspetta ancora cinque minuti. – le sussurrò.
Retasu ingoiò l’aria, preoccupata e strinse le dita contro la mano di Pai. La mano dell’alieno era grande e tiepida e quando quello ricambiò dolcemente la presa, si dimenticò della paura del buio, avvertendo invece l’imbarazzo totale unito a una strana contentezza.
Pai si tirò sui, portandosela dietro e non lasciò la presa. Schioccò le dita e apparvero dei para-para che illuminavano la stanza con una flebile luce. 
-Ma perché…?- Retasu cercò di capire del perché Pai l’avesse trascinata alla chiusura ma l’alieno le fece ancora cenno di tacere, trascinandola lungo i corridoi.
Arrivarono nella sala dei pesci più grandi delle acque del Giappone e dei mari dell’Oriente e Pai sciolse la presa.
Allungò una mano e sul palmo comparve la sua sfera-computer e dopo aver digitato alcuni tasti e la sala si illuminò con le luci di emergenza.
-Perfetto- Pai riprese a parlare col suo solito tono e guardandola aggiunse –Tieni questa- le porse la sfera –Dividiamoci le sale. Devi ordinare al para-para di entrare nelle vasche, lui preleverà dei campioni di dna per me e poi li inserirà nella sfera.
-Come?
Retasu sbatté gli occhi confusa –Pe…perché? Vuoi fare dei… Chimeri?- domandò rabbrividendo.
-Devo raccogliere dei campioni di dna- ripetè Pai. Vedendo che la ragazza non accennava a muoversi, continuò seccato –Il mare del mio pianeta è poco popolato. Cloneremo alcuni esemplari e altri proverò a farli accoppiare con alcune specie che popolano il pianeta.
Retasu guardò il para-para che le svolazzava sulla testa –Non gli farà male?
Pai si fece sfuggire uno sbuffo col naso –Non te lo avrei chiesto. Andiamo. Questo acquario è enorme. In due finiremo prima.
Retasu cominciò a raccogliere i vari campioni, prima con titubanza e preoccupazione ma quando vide che il para-para entrava nelle vasche ed entrava e usciva dal corpo dei pesci senza causare dolore, si tranquillizzò.
Lavorò di buona lena e ogni tanto si guardava intorno, preoccupata di vedere qualche custode o speranzosa di rivedere Pai comparire accanto a lei. L’alieno era sparito e non si erano più incrociati e quando ebbe finito la seconda sala, se lo ritrovò davanti.
Sussultò e arrossì e istintivamente strinse la sfera e il para-para al petto.
Alle luci del neon il volto di Pai era più pallido e le ombre rendevano il suo volto più austero del solito.
-Mi… mi hai spaventata- borbottò, aggiustandosi una ciocca dietro l’orecchio.
Un guizzo divertito negli occhi di Pai la tranquillizzò –Finito?
Lei annuì, esausta. Le dolevano le gambe dal tanto camminare ma si sentiva soddisfatta. Porse la sfera e il para-para e Pai li fece sparire con un semplice pop.
-Si è fatto tardi- disse l’alieno. Sarebbe il caso portarti a casa.
Retasu guardò l’ora nel display del telefonino e impallidì nel vedere che fosse ora di cena –Non credevo fosse passato tanto tempo!
-Raccogliere dati può essere lungo e noioso alle volte.
-Anche per te lo è?
Pai e Retasu cominciarono a camminare tra le vasche, controllando che non ne avesse saltata neanche una.
- No. In realtà mi rilassa.
Rimasero in silenzio, fissando un banco di pesci che si muoveva placidamente nell’acqua della vasca.
Retasu si sentiva stranamente bene e la stanchezza era sparita. Nonostante avessero parlato pochissimo con Pai, si sentiva rilassata e anche l’alieno lo sembrava, o almeno in un primo momento.
Dopo la quinta vasca, Pai si bloccò, respirando pesantemente e Retasu lo vide passarsi una mano sui capelli con fare nervoso.
Era a qualche passo di distanza dal giovane e si fermò a fissarlo –Tutto bene?
Pai non rispose e la fissò diritto negli occhi –Devo parlarti.
Quelle due semplici parole la fecero andare nel panico. Pai era improvvisamente serio e lo vedeva rigido sul posto.
Si voltò a guardarlo intimorita e si morse il labbro inferiore, cercando di anticipare il giovane.
Pai rimase fermo un altro po’ e infine cominciò a parlare –Non voglio che ti accada niente di male- lo vide bloccarsi di nuovo e Pai si voltò verso la vasca, distogliendo lo sguardo –Quando… quando siete state rapite sono entrato nel panico. Pensavo a… credevo che avrei trovato i vostri cadaveri e quando ti ho trovata viva, mi sono sentito… sollevato.
Retasu rimase in silenzio ad ascoltare le parole di Pai, incapace di intervenire o interromperlo.
-E fino a che starò qui, vorrei stare la tuo fianco. Voglio impedirti di farti del male. Come l’ultima volta con Rei. Voglio… vorrei esserti sempre vicino e che tu me lo permettessi.
Un brivido percorse Retasu, da capo a piedi. Pai sembrava aver perso la rigidità  momentanea e si era avvicinato, fino ad essere neanche un passo dalla verde.
Retasu alzò lo sguardo, incrociando l’espressione seria di Pai. Capì che quella sarebbe stata una delle manifestazioni di affetto più grandi che le avrebbe mostrato.
-Vorrei conoscerti meglio- mormorò l’alieno a mezza voce –Sapere cosa ti passa per la testa, le tue passioni e le cose non ti fanno impazzire.
-Ne… ne conosci già alcune…- borbottò imbarazzata. Avrebbe voluto andare a nascondersi dietro ad una teca ma al contempo non riusciva a staccarsi dallo sguardo ametista.
Pai alzò le braccia e la strinse a sé, togliendole il fiato.
Retasu affondò il volto nella maglia dell’alieno, sentendo il cuore diventare come un palloncino mentre poggiava le mani sull’ampio petto.
Pai strofinò il naso sui capelli della verde, respirando il buon profumo dello shampoo, mentre le sfiorava la schiena con delicate carezze.
-Non so quanto rimarrò sulla Terra- mormorò –Ma fino a che starò qui…
-Ma tu sei… sicuro?
Pai si scostò un attimo, cercando di guardarla in volto, e vedendola rossa si sentì intenerito e venne preso dalla voglia di baciarla e toglierle definitivamente il fiato.
“Calma, Pai. Calma”.
-In che senso?
-Beh… ecco…- deglutì a fatica, sentendo la bocca secca –Io… co…cosa…
Pai rise discretamente –Non credo di aver sbagliato persona. Conosco pochi terrestri per potermi sbagliare.
Lei annuì, confusa. Avrebbe voluto staccarsi un attimo per riprendere fiato, ma Pai la teneva saldamente a sé si lasciò cullare un altro po’.
Chiuse gli occhi respirando l’odore dell’alieno e Pai la scostò solo dopo pochi minuti per chinarsi su di lei, ad occhi chiusi e lentamente.
Retasu entrò nel panico e fece un salto indietro, lasciandosi scappare un urletto.
Pai la fissò confuso. Che avesse frainteso? In effetti Retasu non gli aveva risposto, forse…?
-Scusami, io…
Retasu scosse il capo, torturandosi le mani –No… mi… mi hai preso alla sprovvista- disse fissandosi la punta delle scarpe –Solo questo.
Pai rimase fermo un altro po’, indeciso sul da farsi. Aveva una bruciante voglia di prendere il volto di Retasu e baciarla ma non voleva spaventarla ulteriormente.
La ragazza prese un lungo respiro e gli si avvicinò timida e con la testa incassata fra le spalle, mortificata.
Pai non trovò come definirla se non “assolutamente adorabile” e la voglia di stringerla fu tanta. Rimase invece a distanza di sicurezza e le alzò il volto –Chiudi gli occhi.
-Chiudo gli occhi- ripeté la ragazza, completamente nel pallone.
Pai ridacchiò tra i denti e si chinò piano, spingendo la nuca della ragazza e le sfiorò le labbra con le proprie. Non si mosse di un solo centimetro,  cercando di capire se stesse per avere un infarto o meno. La verde si scostò un attimo, riprendendo fiato e poi si slanciò, allacciando le braccia sul collo forte e stringendosi con forza al corpo dell’alieno. Pai trattenne uno sbuffo, rilassandosi su quelle labbra morbide e calde.
Per quanto sarebbe durata quella felicità?
 
 
 
 Note:
 (*)Fiume Celeste, la Via Lattea
(**)http://www.asakusa.it/giappone_extra/tanabata_matsuri_leggenda.html
(***) principessina! Kei sei sempre un gentiluomo!
 
 
**
OOOK! Ce l’ho fatta! *_* mi spiace aver tagliato il capitolo  con la seconda parte, ma era impensabile non avrei aggiornato prima di giorni, quindi vi lascio ‘questo’. So che è tremendamente orrendo, ma di più non sono riuscita a fare X°D ho avuto un blocco e l’ho riscritto più e più volte X°D
Ringrazio tanto chi ha commentato lo scorso capitolo, ossia: Angelobiondo99, Ria (tiè, beccati Pai dolce!), Hypnotic Poison (ti prometto che i prossimi saranno Kisshu e Minto!), mobo, Broken.
Vi ringrazio per la pazienza <3 spero di leggere tanti altri commenti ^^ 
A presto!

 

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Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


 
 
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: 
Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che
le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni di vite elettroniche
 
Capitolo non molto lungo ma serve per cominciare a chiarire alcuni aspetti della vicenda. Sono esausta @.@ sono giornata che trascorrono troppo velocemente e io ho il tempo di mangiare un boccone che devo subito studiare/andare al lavoro/morire.
Aiuto XD
Ci vediamo infondo!
 

Capitolo 24

 
Nadia inarcò la schiena, sentendo una vampata di calore percorrere il suo corpo. Ansimò forte e incastrò meglio il bacino contro il corpo di Syrio che prepotente spingeva dentro di lei.
Con un grugnito Syrio si svuotò dentro di lei, ansimando forte e Nadia avvertì la sensazione che ci fosse qualche cosa di sbagliato. Non era raggiunta al cluo, Syrio non glielo permetteva mai. Entrava dentro di lei, col corpo e con la mente e la bloccava, desideroso di vederla impotente.
Inizialmente le era andato bene ma adesso la cosa era frustrante e la faceva arrabbiare.
Dopo la scomparsa di Rei e Natsu Syrio era era diventato ancora più taciturno e violento. Neanche Koda e Loren si vedevano più in giro, ma questo non sembrava turbarlo.
-Sono in missione- le aveva detto –Non pensarci.
Syrio si alzò dal suo corpo, rivestendosi. Nadia si raggomitolò sensualmente nel suo giaciglio e guardò a sottecchi l’uomo. Syrio era proprio bello, con la pelle marmorea e le spalle larghe, con la pelle perfetta senza neanche un neo che potesse intaccarlo.
Sembrava veramente un dio greco, per usare una espressione umana.
Syrio aveva sempre uno sguardo lontano, severo e truce. E sapeva qualche cosa che lei, Nadia, non sapeva. E Nadia detestava non sapere le cose.
 
–Nadia, a me importa fare ciò che è giusto. E Syrio non può controllarmi, non più. Sappi che noi siamo nati per compiere imprese più grandi che conquistare un pianetuncolo qualsiasi!
Nadia, quando sarai sola, guardati bene. Osservati bene. Se qualche cosa non va, se anche un solo neo sarà fuori posto, torna qui.
 
Le parole di Natsu le tornarono violente in testa mentre Serio finiva di indossare la maglia. Non la salutò, esattamente come ogni volta e non se ne stupì.
Si sentì un oggetto, un semplice oggetto per sfogare una pulsione fin troppo umana.
Sospirò e si mise diritta e schioccò le dita. Davanti a lei apparve uno specchio grande due volte la sua esile figura e si osservò.
I capelli blu erano scomposti dopo il mezzo amplesso ed era leggermente rossa. I seni erano tondi e sodi e i fianchi stretti. Braccia e gambe lisce e sottili.
“Cosa non va in me?” si disse, guardando i glutei e la schiena.
Poi lo notò. Un bozzo, come fosse una piccola ciste sulla spalla. Lo sfiorò con le dita, attentamente e socchiuse i begli occhi.
Si morse il labbro inferiore.
Se qualche cosa non va, se anche un solo neo sarà fuori posto…”
Deglutì con forza e nelle mani apparve un piccolo pugnale e si tagliò la pelle sulla ciste, trattenendo un gemito in gola. Dalla ferita uscì del sangue e con due dita allargò il taglio e inserì l’indice nella ferita e ne uscì una cosa grande quanto una biglia, nera e sporca.
La lasciò cadere a terra, sentendosi improvvisamente debole e intontita.
Si portò le mani alla testa e si piegò in due.
I ricordi le tornarono in mente, più nitidi e da un’altra angolazione. Provò un moto di vergogna e di nausea per quello che aveva fatto sulla Terra.
Aveva ucciso.
Lei non voleva uccidere.
Non lo aveva mai desiderato.
Certo, avrebbe voluto tornare sulla Terra, detestava gli Ikisatashi per il tradimento ma…
Il nuovo pianeta le piaceva. Accogliente. Pulito.
Annaspò, tossendo forte.
Le Mew Mew.
Il potere Mew. Il Cristallo.
-Ho capito.
 
Retasu si fermò alla fermata dell’autobus. La giornata di lavoro si era conclusa e lei sarebbe dovuta andare al Caffè per il turno pomeridiano.
Avvampò.
Caffè= Pai.
Il giorno prima, dopo il bacio all’acquario, Pai l’aveva stretta a sé e in silenzio l’aveva riportata a casa, dandole solo un lieve bacio sulla testa e augurandole la buona notte.
“Pai”.
Si portò una mano alla bocca, cercando di trattenere il rossore.
-Ti senti bene?
-Ah!
Fece un saltò all’indietro, buttando un urlo strozzato trovandosi l’alieno come uscito dai suoi pensieri. Gli occhi ametista erano divertiti –Sembra che tu abbia visto un fantasma.
-P…Pai!- sentì subito la necessità di salutarlo, ma non sapeva come e fece un rigido mezzo inchino, non avvicinandosi.
Pai aggrottò la fronte, sempre più divertito –Stavi per prendere l’autobus?- la vide annuire con vigore, sempre rossa e rigida –Potevi chiamarmi.
Retasu abbassò lo sguardo sulle scarpe scure –Non.. non volevo disturbarti- ammise.
Pai le strinse debolmente due dita –Andiamo.
A Retasu parve sorridere dolcemente e si sentì sciocca. Avrebbe voluto buttargli le braccia al collo come la sera prima ma nel mentre formulava quel pensiero si sentì risucchiata dal teletrasporto e si ritrovò davanti al camerino.
Traballò un attimo –Gra… grazie.
-Dovere. A dopo.- le disse asciutto, dandole un buffetto sulla testa.
L’alieno le diede le spalle e Retasu prese un grosso respiro. Lo raggiunse in due passi, mettendosi davanti a lui e si alzò sulle punte, quel tanto che bastava per raggiungere le labbra del viola. Morbide e tiepide.
Sentì il suo fiato mischiarsi a quello del giovane e le braccia di Pai che la tenevano per le spalle. Lo sentì sorridere mentre la stringeva più forte. Pai le schiuse le labbra con delicatezza e Retasu pensò che fosse diventata leggera come una piuma e…
-Ci diamo dentro, eh?
La ragazza fece un salto indietro, staccandosi dal ragazzo e trattenendo un urlo di spavento mentre un Kisshu piegato in due dalle risate era appoggiato ad una colonna.
Pai incenerì Kisshu con lo sguardo –Kisshu- mormorò, tra l’imbarazzato e l’adirato –Cosa vuoi?
-Ooooh!- Kisshu si avvicinò a Retasu, passandole un braccio sulle spalle –Ma allora siamo cognati! Respira, cara! Respira!
La ragazza cambiava colore in volto e riuscì a svincolarsi dalla presa di Kisshu e scappare in camerino, non prima di sbattere contro una colonna e rischiare di buttare giù la porta.
Pai mollò un pugno in testa a Kisshu e quello, ancora attraversato dalle risate, si massaggiò la parte dolorante.
-Pai, Pai, Pai! Lo dicevo che non me la raccontavi giusta, tu!
-Ringrazia solo che non posso ammazzarti!- ringhiò idrofobo.
-Suvvia, quante storie! Potevate pomiciare da un’altra parte!- disse Kisshu, indicandolo con in indice mentre scuoteva la testa divertito, assumendo una espressione solenne.
-Noi.. non… non…
Pai era rosso e Kisshu continuò a ridere –Dovrei farti una foto, adesso.
-Sparisci,prima che…
-Ragazzi- la voce di Keiichiro li richiamò all’ordine e la sua espressione seria cambiò l’animo dei due fratellastri –Abbiamo qualche cosa.
 
Nadia ricordava il giorno in cui Syrio le si era avvicinato.
Era indelebile, ora che tutto sembrava schiarito e molte cose avevano un senso.
Si era rivestita, indossando vestiti umani che aveva preso da dei manichini in centro (quanto amava i vestiti umani!) che comprendevano in una minigonna nera con una maglia a maniche lunghe morbide e velate ma accollata, che copriva la ferita che si era inferta. Incrociò i piedi nudi, ignorando le decolté che aveva rubato e mirò la biglia nera ancora sul pavimento.
“Bastardo”.
 
-Ehy.
Nadia,strinse al petto il cesto colmo di spesa.
I capelli erano legati in una morbida e sobria treccia e quando si voltò, ondeggiò sensualmente sulla schiena.
Davanti ai suoi occhi c’era un uomo molto alto, dai capelli neri e gli occhi scuri, ben vestito e serio. Il cuore della blu perse un colpo.
-B…buongiorno- disse, facendo un mezzo inchino un po’ impacciato.
Quel tizio l’aveva presa alla sprovvista, cosa che odiava a morte, e quegli occhi scuri sembravano indugiare troppo sulla sua persona –Posso essere utile?
Quello sorrise, ma solo le labbra parvero coinvolte mentre gli occhi rimanevano gelidi e freddi –Nadia. Proprio un bel nome. Speranza e delicata. Giusto? (*).
La blu annuì, poco convinta –Con chi ho il piacere di parlare?
-Il mio nome è Syrio.
-Il nome di una stella- ammiccò, cercando di recuperare terrore.
Syrio questa volte sorrise con più sincerità e vide l’espressione mutare diventando per un attimo divertita.
-Nadia. Seguimi.
I piedi si erano mossi da soli e Nadia aveva sentito quasi una strana forza trascinarla per la via.
La bocca si era sigillata e le labbra non accennavano a staccarsi “Cosa succede?”.
Syrio le lanciò uno sguardo da sopra la spalla –Ho per te il più splendente dei futuri, Nadia.
 
Non l’aveva fatta camminare tanto. Erano andati fuori la città e l’aveva condotta nel giovane boschetto e solo allora sentì la lingua sciogliersi –Co… cosa mi stai facendo? Dove siamo?
-Tu, mia cara, sei diventata una dei pochi eletti che ci porterà alla gloria.
Le aveva rispost mesto e non aveva più parlato. La foresta sembrava muoversi con Syrio: non un ramo, pianta o sasso sembrava intralciare i l suo cammino e riusciva. Vide gli alberi piegarsi e sassi voltare lontano.
-Chi sei?
Syrio non accennava a dirle niente e l’aveva portata lontano f ino ad arrivare all’entrata della vecchia città.
Nadia aveva avverttito un fastidioso senso di claustrofobia nello scendere nuovamente sotto terra, ora che era abituata all’aria fresca, al sole e al cielo terso ma Syrio sembrava più a suo agio. Lo vide camminare davanti a sé.
-Loren. Koda.
La voce riecheggiò dentro le fredde e antiche pietre e Nadia avvertì la fredda presa di due mani vecchie e ossute che la tenevano ferma.
-Impiantate la lulua  controller (**).
-Co..? Ehy!
Nadia si vide presa con forza da un vecchio dagli occhi velati e un bambino che sorrideva in modo inquietante.
-Andrà tutto bene. Sarai perfetta, come Colonna.
 
Rei guardò fuori dalla finestra della sua attuale dimora.
Natsu si era rivelato capace di grandi poteri e aveva creato una piccola dimensione dentro un appartamento della città,in periferia. All’esterno dava  l’impressione di essere abbandonato in uno dei quartieri meno frequentati da gente per bene e quindi erano al sicuro dagli occhi di Syrio.
-Cosa dobbiamo fare, eh?
Domandò seccato volgendo lo sguardo verso Natsu. Il biondo era steso un divano, il volto pallido e tirato. Si era coperto con una pesante coperta e sembrava sofferente.
Rei lo guardò con freddezza –Stai morendo, non è vero? È a causa di quello specchio? (***)

Natsu fissò il viola, sorpreso –Non mi ero accorto di essere spiato- scherzò.

Fece respiri profondi –No. Non è a causa dello specchio. Io sto semplicemente morendo.
Rei sentì una strana sensazione al petto, come una corda che si stringeva dolorosamente –Sei malato, quindi.
-Non è così semplice.
-E allora cosa è? Mi hai chiuso qui da giorni, dammi almeno uno straccio di spiegazione valida perché io non esca ad uccidere Syrio o gli Ikisatashi!
Natsu puntellò sui gomiti, mettendosi diritto –Perché non devi macchiarti le mani di sangue. Hai già quasi ucciso quel ragazzino, no? Non basta?
Rei distolse lo sguardo, rabbioso –Io odio questo posto.
-Lo so amico, ma dobbiamo aspettare- mormorò con stanchezza Natsu.
Rei sospirò irritato e sbatté un pugno sul muro. La sua frustrazione era quasi visibile e Natsu osservò dal suo cantuccio il ragazzo.
La somiglianza fisica con Pai Ikisatashi era evidente ma era altrettanto chiaro che il carattere fosse focoso come quello del fratello Kisshu.
-Come ti ha trovato Syrio?
Rei si morse l’interno della guancia –Ero in una galleria… mi hanno trovato Syrio e mi ha portato da quel mostriciattolo.
-Mpf. Non si parla così dell’Essenza- ironizzò –Eri un bambino, no?
-Sì.
Rei ricordò con dolore quel giorno.
Syrio l’aveva preso da sotto le macerie dopo chissà quanto e lo aveva portato in un laboratorio dove era stato curato. Era rimasto su quel freddo lettino per settimane, incapace di muoversi e l’uomo non aveva mai parlato. Syrio in quegli anni non era mai invecchiato e lo aveva tenuto con sé, vicino e prigioniero e ora che aveva il pieno controllo di sé, ricordò di quando la lulua gli fosse stata impiantata e lo convinse a rimanere al suo fianco.
Era rimasto in quel posto per anni e poco alla volta aveva visto arrivare i futuri compagni: Koda, Loren, Natsu e infine Nadia.
Poi si era manifestata per la prima volta l’Essenza. Ricordava quando ne aveva sentito solo la voce, tetra e lontana, quasi un flebile sussurro ma quando la Mew Aqua era arrivata sul loro pianeta, si era manifestati quella cosa obbrobriosa, simile a un bambino ma dagli occhi antichi come l’Universo e li aveva incaricati della missione di rapire le Mew Mew e di sottrarre loro i poteri.
L’unica cosa che non riusciva a spiegarsi era una –Perché hanno fatto scegliere a noi la Mew Mew?- domandò a Natsu.
Quello trattenne un respiro nel petto, per poi rilasciarlo lentamente –Per affinità, credo. L’Essenza desiderava che fossimo forti.
-Ma io avevo scelto prima Mew Zakuro. Invece poi … ho cambiato idea, credo.
- Probabile. Sarai affine con quel tipo di persona, no? Con quei poteri?
Rei pensò alla ragazza dalla chioma verde. Tra le cinque era sicuramente la più debole ma riusciva a controllare l’acqua e aveva sviluppato il potere della Guarigione. Sicuramente era l’animo più gentile e altruista del gruppo e provò un moto di disgusto –Non sono affine a quella ragazza.
-E credi che io sia come Mew Ichigo? Ma l’hai vista?
Rei ridacchiò –Se riesci a fare spirito, forse ti stai riprendendo, no?
-Va e viene.
Natsu si mise finalmente seduto, per poi alzarsi lentamente –Le Colonne sostengono l’Universo e, in un modo o in un altro, siamo tutti collegati.
Rei osservò il cielo che si stava rannuvolando -Pensi che Nadia verrà?
-Lo spero. Con lei saremo molto più forti- disse stoico
-E dopo? Quale sarà il passo successivo?
Natsu non rispose subito. Lo vide muoversi nella spartana cucina e riempire un bicchiere di acqua dal rubinetto per poi mandarlo giù –Andremo dalle Mew Mew.
 
Zakuro fece uno, due respiri profondi e prese il numero della ginecologa e cominciò a digitare sulla tastiera il numero per prendere l’appuntamento. Il primo. Il secondo. Il terzo.
La mano le tremò e dovette chiudere gli occhi.
“- …dopo la prima volta che ho sentito il battito cardiaco non ho avuto dubbi. Tu non l’hai ancora sentito, vero?
–No.
- E’ una sensazione strana. Non ascoltarlo se vuoi interrompere la gravidanza.
–La situazione è complessa”
Come era il battito di quel bambino? Era un maschio o una femmina? Avrebbe avuto il capelli di Keiichiro e i suoi occhi? Avrebbe condiviso il suo dna mutante?
Strinse il telefono fino a far diventare bianche le nocche. Lei era una mutante. Suo figlio avrebbe avuto l’istinto del lupo? O i suoi poteri?
“Non ci riesco”.
Si strinse la testa tra le mani, sedendosi scomposta sulla poltrona di casa.
Guardò ancora una volta il telefonino e tremando un attimo lo riprese, digitando a memoria il numero di telefono.
-Pronto?
-Keiichiro.
La voce dell’uomo era calma, dall’altra parte del telefono e la sua sembrava troppo calma.
-Io… non posso farlo- disse, piatta.
Silenzio per alcuni secondi ma Zakuro riuscì quasi a sentirlo trattenere il fiato e se lo immaginò seduto su una delle sedie del laboratorio, intento a bere una tazza di te e a studiare al computer.
-Sei a casa?
-Sì.
-Vengo da te.
 
 
Note:
(*) Nadia viene usato in due lingue: arabo e russo. In arabo vuol dire “delicata”e in russo “speranza”. Mi sembra carino metterli tutti e due ^^
(**) lulua in arabo è una perla. Nyah, adoro questa lingua XD
(***) vedi cap 19.
 
Ok. Lo so. Sono in ritardo e il capitolo è piccolo XD Misere sei pagine dedicate ai nostri alieni! =D
Ultimamente sono stanca e trovo poco tempo per mettermi a scrivere… sapete che sto imparando la lingua araba? *_* è una lingua fantastica e ora posso fare un minimo in conversazione (devo trovare un arabo disposto a parlare con me, ora ahah).
Cercherò di aggiornare con cadenza, anche perché non è il caso lasciarvi tanto in sospeso ^^” .
Ringrazio tanto chi ha commentato fino ad ora *_* : Hypnotic Poison (lo so, aspetto Kishinto. Arriverà.. a brevissimo =P), FioreBjChoi, mobo, AngeloBiondo99, Mew_vale, Broken.
Cosa accadrà ora?  Che farà Nadia? E Natsu e Rei? Riusciranno le nostre eroine a venirne a capo? O rimaranno schiacciate dagli eventi? E Zakuro e Kei? Che faranno ora? *_*
Ryou:  sei una dannata…. -__-***
Kisshu: grandissima…
Ehy! Piano con le paroline!
Vi lascio un po’ con l’amaro in bocca… A presto ^o^
 

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Capitolo 25
*** Capitolo 25 ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: 
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le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni
di vite elettroniche

Chiedo perdono per il ritardo, ma al solito sono incasinata e non riuscivo a concludere bene =P Prima di uccidere qualcuno, mi sono presa una pausa XD ci vediamo sotto!

 

Capitolo 25

Minto si guardò intorno con circospezione e afferrò la borsa con entrambe le mani. Quel pomeriggio le ragazze avevano lavorato da sole senza l’aiuto del cuoco e solo ogni tanto Keiichiro saliva in cucina a dare una mano per poi tornare di fretta giù, in quel buco d laboratorio a risolvere una qualsiasi cosa che sembrava distrarlo dal pensiero della viola. Si sentiva un po’ in colpa per il modo in cui stava sgattaiolando via, senza salutare e in completo silenzio, ma non voleva farsi vedere da Purin, che l’avrebbe seguita, o da Ichigo e Retasu, che l’avrebbero invece rimproverata per la sua ‘missione di salvataggio ’.
Desiderava andare solo da Zakuro, parlare con lei ed essere una buona amica, una spalla sulla quale la modella potesse piangere.
Uscì dalla porta sul retro e cominciò a camminare per strada, convinta di averla fatta franca, ma sentì due mani stringerle le spalle con forza e trattenne un urlo in gola, girandosi di scatto e mollando una gomitata all’indietro.
-Ehy!
-Tu!
Minto aveva per poco mancato il naso di Kisshu, colpendo di striscio l’orecchio alieno che ora si stava massaggiando –Sei così…irruenta! Potevi farmi male, sai?
-Oh beh, tu arrivi sempre di soppiatto!- rimbeccò acida.
Kisshu la squadrò un attimo e Minto fece altrettanto –Perché sei in versione umana?
-Perché scappavi di soppiatto?
Minto sentì il sangue fluire alle guance –Non stavo scappando si soppiatto- disse con calma –Stavo solo andando via di fretta.
-Mh. Certo, e io sono nato ieri- Kisshu sospirò –Se ho capito come funziona la tua testolina, tu stai andando a fare qualche cosa di poco conveniente.
Minto si mordicchiò il labbro. Tanto valeva parlare con Kisshu ed essere sincera così da scrollarselo di dosso –Sto andando da Zakuro.
Kisshu scosse la testa –Dovresti…
-Senti, lo so, va bene? Ma non voglio lasciarla sola, non adesso!- disse con tanta serietà da far morire ogni tipo di protesta sulle labbra dell’alieno.
In quel momento furono attirati da rumori di passi li fecero voltare e poi una portiera che veniva aperta e chiusa.
Minto poté intravedere Keiichiro che saliva sulla macchina, serio e che partiva quasi sgommando.
La blu afferrò un braccio di Kisshu –Accompagnami.- il suo sesto senso gli diceva che Keiichiro stava andando da Zakuro. La strada era quella e nessuna di loro abitava in quella zona e non c’erano supermercati o negozi di pasticceria dove il moro dovesse andare a fare la spesa.
Quello se la scrollò di dosso –Non esiste. Veditela da sola…
- Kisshu!
La ragazza mosse una mano e l’alieno si ritrovò a una spanna dal viso della mora
–Accompagnami. Ora.
Minto era una dittatrice, una a cui piaceva dare ordini e quando una sua richiesta era rifiutata, le si gonfiava una vena sul collo, quasi volesse scoppiare con la sua rabbia.
“Perché tutte a me?”
 
Non è che Kisshu non fosse curioso, ma aveva il terrore della mew wolf poichè conosceva la sua forza e l’orgoglio. Farsi trovare in un momento di disagio e debolezza avrebbe potuto scatenare il demone in lei e ora che si trovava appollaiato sul balcone di casa Fujiwara, con Minto appiccicata, pregava in cuor suo di non farsi scoprire.
Keiichiro era arrivato poco dopo di loro e ora i due sedevano sul divano della viola, dando loro le spalle.
-Non sento niente!- bisbigliò Minto, rossa dallo sforzo.
-Ssh.. non ho queste orecchie per nulla!
 
-Zakuro.
La modella aveva fatto entrare Keiichiro senza una parola e si era seduta sul divano, in silenzio e aveva dato al cuoco una cartelletta che quello riconobbe subito.
L’aprì, apparentemente calmo e rilassato, fissando la ecografia che nulla mostrava ancora della creatura che cresceva dentro la giovane donna. La sfiorò con due dita.
-Un mese…
Zakuro annuì –Non ce la faccio. Non… riesco- ammise –Credevo di poterlo fare, ma no.
-E allora?- Keiichiro osservò bene la ragazza, incerto su cosa dire e la lasciò parlare: era raro che Zakuro si aprisse, meglio approfittarne.
-Lo terrò… terremo.
Quella frase al suo interno aveva tutto. Paura, incertezza ma per un attimo gli occhi color vinaccio si erano illuminati.
-Sarà meravigliosa- Keiichiro sentì un nodo alla gola. Non avrebbe mai pensato di poter essere padre. Fino a quel momento, Ryou era stata la sua unica famiglia e le sue relazioni non erano mai andate a buon fine:il progetto Mew aveva avuto sempre la precedenza nella sua vita. Si era immaginato più volte vecchio, con intorno i figli di Ryou che sgambettavano qua e là ma mai era stato tanto egoista da pensare a una famiglia tutta sua.
-Meravigliosa? Cosa ti fa credere che sia una femmina? È troppo presto- Zakuro si concesse un sorrisetto ironico.
-Lo sapremo tra due settimane. Alla sesta settimana inizierà il differenziamento, guidato dalla presenza o meno del cromosoma Y- spiegò, continuando a guardare l’ecografia –Ma ho un’ottima sensazione. (*)
Zakuro si sfiorò la pancia –No. Sarà un maschio. Ma si accettano scommesse.
Keiichiro si portò una mano sotto il mento con fare pensoso -Allora dovremmo dirlo alle ragazze,  non trovi? Così potranno cominciare a puntare i loro risparmi.
-Immagino già Ichigo che sbandiera il sesso femmina. Comprerà qualche cosa con su fragoline e fiocchetti rosa. Minto invece andrà da qualche divina per farsi predire il sesso.
-Giusto. Retasu invece dirà qualche cosa come ‘l’importante sia in salute’ e Purin diventerà gelosa perché non sarà più la piccola del gruppo.
-No, il geloso sarà Ryou. Il suo amato tutore dovrà prendersi cura di una creaturina nuova.
- Naah.. Ryou l’adorerà. Ha sempre desiderato un fratello o una sorella. Certo, magari non sarà adatto al cambio del pannolini.
La coppia si guardò un attimo per poi scoppiare a ridere. Zakuro si teneva la pancia dal troppo ridere e non si accorse, o forse ignorò, la sensazione di umido sulle guance. Si sentì avvolgere dalle braccia di Keiichiro e pian piano da risata passò a un sommesso singhiozzo.
Dopo un minuto di sfogo, sembrò riprendere il controllo di sé –E se le mutazioni…
- Sarò io stesso a monitorare la gravidanza. Controllerò tutto. Il bambino prenderà parte del tuo dna ma non è detto che sarà così catastrofico come pensiamo.
-E con la guerra? Come facciamo?- Zakuro si scostò un po’, accoccolandosi al petto –Non posso non combattere.
Keiichiro la strinse a sé –Mi fido di te e del tuo giudizio… e delle ragazze.
 
Kisshu tappò la bocca a Minto, quasi in lacrime –Sssh! Non vorrai farci scoprire!- bisbigliò agitato.
Prima avevano spiato Ichigo e Masaya, ora Keiichiro e Zakuro.. stava diventando una pessima abitudine!
-Andiamo via, Minto- la tenne salda per le spalle e si teletrasportarono via a villa Aizawa.
-Oh, suvvia! Perché piangi!- Kisshu mollò la ragazza sul balcone della sua stanza. Minto si era premuta le mani sulla bocca, trattenendo i singhiozzi che però scuotevano le spalle.
“Femmine… piangono per una cosa.. poi per l’altra. Meno male che sono nato maschio”.
-Sono così… felice! Per Zakuro …! E Keiichiro…!
Kisshu cominciò a sentirsi a disagio. Detestava vedere piangere le ragazze e l’effetto era ancor più strano se non piangevano a causa sua –Beh, tutto bene quel che finisce bene, no?
Minto si asciugò gli occhi con un fazzoletto e lo stomaco di Kisshu si strinse un po’ di più –Beh… vado- bofonchiò disse, dandosi una leggera spinta sulle ginocchia e facendo un piccolo volo.
-A… aspetta!
Minto aveva portato un pugno sotto il naso, imbarazzata e guardava un punto non ben precisato del pavimento sotto Kisshu –Ti... andrebbe una tazza di the?
-…the?
-..ne… ne ho trovato… uno alle more che forse potrebbe piacerti.
Kisshu sentì improvvisamente un peso sullo stomaco, ricordandosi di come aveva mostrato alla ragazza la sua radura e della merenda a base di more. Tornò sul balcone, grattandosi la nuca con fare imbarazzato e preso contro piede –Io… va bene.
 
Minto era sparita da cinque minuti e si era trovato solo in quella stanza da letto troppo grande per una ragazza sola  e aveva cominciato a curiosare un po’ intorno. Poi aveva avuto la brutta idea di aprire quella che sembrava una porta che invece si era rivelato un… armadio. Una cabina armadio enorme.
“No. Non ci credo. Non metterebbe tutti questi vestiti in un anno”.
Sapeva che Minto fosse vanitosa e certo di buona famiglia, ma non si aspettava tale sfoggio di…pizzi, merletti e… che cosa erano quelle cose che sembravano vestiti da bambole con piume?
“Quali pennuti avrà cacciato quella pazza?” disse, sfiorando l’abitino bianco con la gonna in tulle. Sulle spalline c’erano quelle che sembravano ali bianche e morbide.
-Kisshu? Dove sei finito?- sentì la voce della mora e subito dopo vide il faccino tondo affacciarsi dentro la cabina armadio –Ma che stai facendo? Lascia stare il mio tutù!
-Il tuo…? Ah, quella cosa che metti per ballare?- Kisshu lo squadrò un attimo, ricordandosi di averlo già visto –Sono certo che addosso ti sta meglio, cheriè.
Le guance della ragazza si arrossarono –Esci da qui immediatamente!
L’alieno scosse la testa divertito, camminando tranquillamente verso la ragazza –Quanta roba. Sei proprio una bambolina, eh!
Minto sbatté la porta della cabina armadio furiosa –Finiscila, Kisshu. Io ho tanti abiti quanti me ne servono.
-Uno al giorno? Hai messo due volte lo stesso… ahi!- la ragazza lo aveva colpito sulla spalla –I tuoi commenti non sono graditi! Specie visto come ti vesti!
Kisshu guardò il proprio abbigliamento –Che hanno i miei vestiti? Sono pratici, non mi fanno sentire gli sbalzi di temperatura e poi, sono di un bel colore.
Minto storse il naso, vedendo il verde melma dei vestiti dell’alieno e non aggiunse altro.
Invece gli mise sotto il naso una bella tazza bianca con decorazioni blu con il liquido fumante.
Kisshu aveva assaggiato quella bevanda altre volte e non gli era proprio dispiaciuta, ma quella aveva un odore dolce che solleticava il palato.
-Zucchero?
Kisshu poggiò le labbra sulla tazza. Minto stava per dirgli qualche altra cosa ma il liquido caldo gli bruciò la lingua e le labbra, e ingollò quel po’ che aveva bevuto trattenendo una parolaccia –Ma por…! Brucia!- le mollò la tazza di mano, tappandosi la bocca con forza.
-Ovvio, cretino!- Minto si premette due dita sulla tempia –L’acqua è appena uscita dal bollitore! Devi aspettare e magari soffiarci sopra!
Kisshu cominciò a aspirare l’aria, nella speranza di rinfrescarsi la bocca –Potevi avvertire, cornacchia!
-Te lo stavo per dire- Minto fissò Kisshu sventolarsi una mano sulla bocca e ridacchiò –Ti prendo un bicchiere di acqua.
-No, lascia stare. Saresti capace di darmi acqua e aceto.
Riprese la tazza di mano e soffiò e aspettò un minuto buono prima di assaggiare la bevanda. Era dolciastra nonostante fosse senza zucchero e mandò giù con tranquillità. Con la coda dell’occhio studiò Minto, apparentemente indifferente che lo osservava.
-Buono- decretò infine –Si fa proprio di tutto, eh?
Minto sorrise e Kisshu rimbeccò –Non essere tanto compiaciuta. Non l’hai mica fatto tu.
-Sempre la risposta velenosa tu…!- rispose, incrociando le braccia sul petto –Anziché ringraziare per averti fatto assaggiare una prelibatezza!
-Mmh- Kisshu si portò due mani sulle labbra, sorridendo furbo –Oh sì, un modo per ringraziarti ci sarebbe.
Fu un attimo. Kisshu le si avvicinò, schioccandole un bacio proprio sulla punta del naso.
Minto divenne rossa come un pomodoro e il cuore si dibatté come un uccellino mentre Kisshu, schioccando il bacio, si allontanava già da lei.
-Ehy, che faccia! Co… ahi!
Minto gli aveva lanciato contro la prima cosa utile, la tazzina da dove aveva bevuto l’alieno che prontamente parò. Prima che si infrangesse a terra, riuscì ad afferrarla col piede e quella rotolò sana e salva sul pavimento. Il verde prese a ridere forte, volando verso la finestra.
-Brutto….!
-Un bacio, cheriè!
-Va via, maniaco!
Kisshu riuscì a spiccare il volo poco prima che Minto riuscisse a lanciargli contro altra roba, magari appuntita e contundente, continuando a ridere come un esaltato.
 
Nadia volava ormai da molti minuti.
“Dove è quel dannato di Natsu?” pensò esasperata. Non ricordava dove aveva incontrato il biondo e aveva provato a localizzarlo, e la cosa era risultata del tutto inutile.
-Ma dove voli con tanta fretta?
Una sfera di energia sfiorò appena il braccio della ragazza, che volteggiò in aria, trovandosi faccia a faccia con Syrio.
-Ehy, dolcezza, non mi sembrava di averti dato il permesso di andare via. Non senza lulua.
Nadia serra la mascella con tanta forza che sentì i denti scricchiolare –Syrio, non posso dire che sia un piacere.
-Nadia, torna indietro e dimenticherò questa cosa- disse serio –E l’Essenza non saprà niente.
Nadia schioccò le dita, e tese immediatamente le braccia, incoccando il suo arco –Non sono più una tua marionetta, Syrio- e scoccò.
L’uomo afferrò la freccia a mani nude e sorrise –Bene. Loren, Koda- i due apparvero dietro di lui –Sapete cosa fare.
 
Natsu aprì gli occhi di scatto. Si era addormentato e non se ne era reso conto. Rei doveva avergli messo una benda umida sulla fronte perché se la ritrovò appiccicata alla guancia. L’Ikisatashi era seduto sul tavolo della spartana cucina  mangiare una mela con fare annoiato.
-Rei…!-
Il viola alzò lo sguardo su di lui –Cosa c’è?
Natsu si mise in piedi e batté le mani. L’aria attorno a loro si smosse e davanti apparve lo specchio che già una volta Rei aveva visto –Cosa è?
-Un passaggio. Ci porterà da Nadia.
-Non possiamo teletrasportarci?
-Non so dove sia- Natsu sfiorò la superficie  -Ma questo la localizzerà e ci porterà da lei. Sta affrontando Syrio da sola.
 
-Ma cosa…? Pai, guarda qua.
Il biondo digitò sulla tastiera dei comandi e la mappa della città zumò su un punto preciso sopra il centro di Tokyo, dove sembrava esserci un combattimento in corso.
-Non sono le ragazze- disse Pai, osservando i dati scritti accanto alle sei lucine colorate sullo schermo e confermando ascoltando il baccano al piano di sopra. Le uniche a mancare all'appello erano Zakuro, ma sapevano fosse a casa, visto come Keiichiro era schizzato fuori dal laboratorio più di un'ora prima e Minto, che aveva finito il suo turno.
-Sono i nostri nemici- bofonchiò Ryou.
Rimasero intercedetti –Mandiamo le Mew Mew- disse dopo un po’ Ryou –Io avverto Minto e Keiichiro, tu rintraccia Kisshu.
-Zakuro?
-… lei lasciamola fuori per ora.
 
Mew Ichigo era in testa al gruppo, saltando di palazzo in palazzo. Anche se erano a duecento metri dal punto indicato da Pai, si vedevano chiaramente i segni della battaglia: lampi, fasci di luce, rombi facevano tremare la terra e il cielo era diventato color piombo, pesante e pauroso. 
La popolazione era scappata terrorizzata e Mew Retasu pigolava preoccupata –Perché si stanno affrontando?
-Non ne ho idea- Pai e Kisshu volavano sopra di loro, armi in mano –Ma non intervenite senza il mio segnale- ordinò il viola.
Si arrestarono a una decina di metri dallo scontro, che li lasciò confusi: da una parte c’erano Koda, Loren e un terzo alieno che non avevano mai visto, mentre dall’altra parte Nadia, Rei e Natsu che sembravano in difficoltà.
-Perché?- Mew Minto richiamò il suo arco –Cosa dobbiamo fare?
Mew Retasu guardò Pai e Kisshu –Forse Rei e il suo compagno…
-Non cominciare- la rimproverò severamente Pai –State ferme.
 
Il combattimento era una  lotta ad armi impari.
Nonostante Nadia fosse al di sopra della media, i suoi attacchi erano del tutto inefficaci contro Syrio e i due tirapiedi e Natsu stava troppo male per aiutarli, nonostante avesse in sé il potere di Mew Ichigo.
-Arrendetevi- urlò Syrio, ridendo in modo sguainato mentre faceva vorticare tra le dita sfere di luce azzurra –Siete finiti ormai! Non mi servono tre Colonne come voi! Posso farne a meno!
Rei lanciò contro i tre l’ennesimo getto d’acqua ma Loren usò il budino giallo per assorbire il colpo.
-Dobbiamo andare via di qui, Natsu!
-Se andiamo via ora… ci troveranno- tossì il biondo.
“Merda!”
Vide le Mew Mew e i tre alieni fermi a fissare il combattimento.
Incrociò lo sguardo di Kisshu, freddo e austero. Potevano chiedere aiuto? Ora che, forse, erano dalla stessa parte… ma un moto di orgoglio e stizza lo fece tornare sul combattimento, giusto in tempo per evitare l’attacco di Koda.
-Ribbon.. Zakuro’s pure!
La frusta viola si chiuse sul braccio di Syrio, pronto a colpire Natsu.
Il moro fissò sbigottito la mew viola, l’unica che mancava all’appello.
-Zakuro!- la voce apprensiva di Mew Minto si elevò stridula, mentre spiccava il volo verso la compagna.
-Che ci fai qui?
Il Mew team affiancò la viola, mentre Syrio, Koda e Loren si voltavano verso loro.
Che le Mew Mew e i traditori avessero stipulato una sorta di alleanza?
Mew Zakuro sorrise, avvertendo l’odore dell’indecisione –Andatevene- abbaiò –Siete tre contro undici.
-Zakuro, cosa fai?- ringhiò Pai.
-Quella si farà ammazzare- sbottò Kisshu –E trascinerà con sé le altre.
-Mew Zakuro…- Mew Ichigo richiamò il suo peluche, affiancando la modella –Ti stai schierando? Cosa…?
-Fidatemi di me- Mew Zakuro si toccò allusiva il naso –Qui c’è in ballo qualche cosa di grosso.
Syrio, si teneva la mano che era stata colpita con rabbia.
-Cosa dobbiamo fare?- Koda osservava con indifferenza sotto di sé, mentre Loren ancora teneva sotto scacco Nays, Rei e Nadia, più confusi di loro.
Syrio socchiuse gli occhi e li puntò dentro quelli di Mew Zakuro. La ragazza era entrata in contatto con l’Essenza, lei stesso lo aveva ammesso.
Mew Zakuro affrontò lo sguardo e ciò gli diede la possibilità di esplorarla ancora di più.
La ragazza…
Sorrise, per nulla battuto –Vi lasciamo, moscerini. Arrivederci, Mew Zakuro- e sparirono.
Natsu tossì così forte che rischiò di sfracellarsi al suolo. Rei fu veloce ad afferrarlo prima che cadesse e Nadia lo aiutò.
-Sta male?
-Sta morendo- rispose atono.
Furono costretti a scendere sul primo terrazzo disponibile e il mew team era indeciso su cosa fare.
-Sono a portata di mano- disse Kisshu, facendo sfrigolare le sue lame.
-Zakuro, cosa hai sentito?- Mew Retasu fissò l’amica con apprensione.
-Si sono divisi. Se l’altra volta, quando Rei ci aveva imprigionato avevamo dei dubbi, ora ne possiamo avere la certezza. Koda, Loren e l’altro sono intenzionati ad ucciderli.
-Andiamo da loro- Mew Ichigo fissò il cielo plumbeo.
-Koneko, sei sicura?- la presa di Kisshu sull’elsa si fece più forte e Pai si morse l’interno della guancia: temeva il confronto di Kisshu con Rei.
-Sì. Andiamo, mi fido di Zakuro.- la rosa guardò con ammirazione l'amica più grande -E' bello rivederti.
La modella sorrise e fece un balzo in avanti.
Arrivarono sul palazzo in una manciata di secondi.
Natsu era seduto, con la testa tra le mani pallide e tossiva forte.
Nadia era china su di lui e fu Rei ad accoglierli con uno sguardo truce e in mano teneva una alabarda azzurra che sembrava fatta di acqua –Siete venute a finire il lavoro?- sputò velenoso.
-Rei.. dovevamo confrontarci con loro.. prima o poi- Natsu si mise in piedi e gli poggiò una mano sulla spalla.
-Cosa sta succedendo qui?- domandò Taruto, confuso più che mai.
Rei si mise traballante di fronte a loro e sorrise –Abbiamo un unico scopo, ormai. Distruggere Syrio, l’Essenza e ogni cosa che può nuocere all’esistenza- guardò Ichigo -Mi spiace per tutto.
Mew Ichigo sentì la bile salirle su per la gola. Fu un secondo e scattò con un gatto sul topo, colpendo Natsu in pieno viso –Ti spiace?- urlò –Dopo tutto quello che abbiamo passato?- ringhiò.
Nadia fece per muoversi contro la rosa, ma Natsu la fermò con un cenno della mano –Lasciala stare. Ha ragione infondo. Non gli abbiamo reso la vita facile in quelle settimane.
Si toccò la guancia offesa, sospirando –Mew Ichigo, se può servire a qualche cosa, non  mi muoverò di un passo e potrai fare ciò che vuoi.
Mew Ichigo digrignò i denti con rabbia ma non si mosse. No, sarebbe stato sleale, soprattutto ora che Natsu sembrava tenere in piedi per miracolo.
-Stiamo cercando gli ultimi frammenti di Mew Aqua. Anche Syrio li cerca.
Mew Retasu fissò Pai –Ma quella è stata usata tutta per il vostro pianeta, non..
-Eppure qualche frammento non è giunto lì. È qui, sulla Terra.
Rei sembrò collegare le cose –Lo specchio… serve a quello, no?
Natsu annuì –Noi, siamo Colonne.
-Ancora con questa storia- Mew Minto sbottò irritata –Cosa vuol dire?
-Una colonna regge un tetto- spiegò Rei, acido –Noi reggiamo il tetto dell’Universo, o almeno dovremmo fare quello- ironizzò.
-Co…? Spiegatevi- Kisshu socchiuse gli occhi sul fratello –Questa mi sa tanto di cazzata bella e buona.
-Modera i termini, Kisshu- lo riproverò Mew Minto, alzando gli occhi al cielo con esasperazione.
-Syrio ha forzato la mano e creato cinque Colonne come nell’antichità, prendendo persone compatibili a voi e unendo i dna. Una volta erano scelte dagli dei, si è dovuto attrezzare- ironizzò Nadia, fissandosi le unghie perfette –Ma non ha centrato in pieno il bersaglio.
-Non capisco niente- protestò debolmente Mew Purin –Per questo siamo state rapite?
Nadia annuì –Avevamo bisogno di voi. Credeva che i frammenti rimasti nel Cristallo fossero dentro di voi, ma così non è. Con quelli avrebbe avuto il potere necessario.
-Per fare cosa?
Mew Zakuro aveva il pelo diritto ripensando all’Essenza –Vuole fari rinascere l’Essenza, vero? Deep Blu?
-In parte- Rei fissò Natsu e continuò –Vuole diventarlo lui stesso.
                  
Note:
(*) allora, non sono mai stata ferrata in biologia. Mai. Quindi mi sono messa a fare ricerche e ho ricopiato quello che c’era su un libro. Da come mi è stato poi spiegato dal fidanzato biologo (la controparte secchiona e nerdosa), già nel momento del concepimento c’è il sesso del feto, solo che noi non possiamo ovviamente vederlo. Sarà nel lasso di tempo successivo a questo che si intravedrà la differenza. Poi la sicurezza
 
Ok. Basta. Odiatemi pure X°D
Ecco svelato parte del mistero (che forse tanto mistero non era più). Inizialmente era un capitolo pieno di spiegazioni ma poi ho voluto diluire con le scene demenziali di Kisshu X°D Sono così contenta di aver fatto riappacificare Zakuro e Kei che ho il cuore come un palloncino ^-^ Avanti, si accettano scommesse. Maschio o femmina? Sappiate che io ho già la risposta ed è scritta più in là nei capitoli uhuhuh
Bene. Cosa c’è da aspettarsi ora? Dove saranno gli ultimi frammenti? Comincerà una dura ricerca che porterà qualcuno al manicomio ^_^ (ridi, maledella… ridi.. ndKisshu).
Grazie tante a Hypnotic, Poison, mew_vale, mobo e tibby92 e anche a chi legge  solamente ^^  fa sempre piacere vedere che la storia viene visualizzata da tanti (spero non venga aperta per sbaglio eh XD).
A presto… spero di essere più veloce la prossima volta ^^
Danya!

         

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Capitolo 26
*** Capitolo 26 ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: 
Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che
le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni
di vite elettroniche

Ulalaà! Ma da quanto non aggiorno? Ci siete ancora?

Questo è un capitolo abbastanza importante che farà da ponte all’ultima parte della storia (fine, stiamo arrivando ahahah!)
Ci sentiamo infondo J

 

Capitolo 26

 
–Vuole far rinascere l’Essenza, vero? Deep Blu?
-In parte- Rei fissò Natsu e continuò –Vuole diventarlo lui stesso.
Le parole di Rei riecheggiarono nelle orecchie del presenti, fastidiose e pensanti.
-Deep Blu è morto- Mew Ichigo lo fissò sconcertata –Sono stata io ad ucciderlo, con l’aiuto di Aoyama-kun.
Natsu annuì –Certo. Ma avete distrutto solo il corpo e lui è tornato ad essere quello che era prima: una Essenza- guardò Mew Ichigo – Lo hai provato talmente tanto che non è riuscito più a risvegliare una vera e propria coscienza. Per questo sembrava veramente sparito.
-Impossibile- Pai guardò Kisshu, cercando la sua conferma –Noi abbiamo cercato tracce di Deep Blu per settimane, dopo la sua scomparsa e niente. Neanche una traccia.
-Questo perché cercavate in questa dimensione.
-…cosa vuol dire?
Mew Minto aveva definitivamente abbassato l’arma, terrorizzata. Qualche cosa nei suoi sensi di mutante le urlava “pericolo”.
- Deep Blu è ritornato nella sua dimensione precedente- continuò Rei –Un posto che sta tra noi e l’aldilà. Un Limbo dove non avrà pace e dove vaga senza sosta.
-Voi vaneggiate- disse Pai, schioccando la lingua –Andiamo, qui loro non hanno niente per noi.
-E se noi sapessi come arrivare?- Natsu lo fissò con sfida –Se sapessi come raggiungerlo e distruggerlo? E come trovare la Mew Aqua?
-… penso abbiamo ragione.
-Mew Zakuro!
La viola aveva chiuso gli occhi, sciogliendo la sua trasformazione –So per certo che non mentono- disse –Ma voglio sapere tutto.
-E’ impazzita- borbottò Pai, beccandosi un’occhiata gelida sia da Zakuro che da Mew Minto.
-Se lei si fida…- Mew Minto guardò Mew Retasu e Mew Ichigo che annuirono insieme, tornando normali e Purin le seguì.
Natsu sorrise –Bene. Allora direi che possiamo parlarne.
Dietro di lui apparve lo specchio.
Nadia lo fissò attentamente –Eccolo di nuovo. A cosa diamine serve?
Natsu fece una risatina divertita –Ma allora non sono proprio stato attento, eh? Quante volte mi avete visto?
Nadia e Rei si lanciarono uno sguardo –Un paio- ammise la blu –Syrio me lo aveva ordinato.
-Quindi avrai fatto rapporto?
Nadia non rispose e Natsu continuò tranquillamente a camminare verso lo specchio –Questo, miei cari, è un portale molto antico. Al suo interno, il Limbo. Ho provato a entrarci per cercare Deep Blu e distruggere definitivamente la sua essenza, ma niente. Il risultato è stato.. disastroso.
Rei squadrò il compagno –Ecco perché stai morendo.
Natsu annuì lentamente ma senza sembrare preoccupato –Non ho abbastanza energia vitale, per cercarlo ancora.
-Allora andrò io- disse Nadia, sicura e Rei la fermò per una spalla –Sta ferma, non credo la storia sia finita qui.
-Io sono stato incaricato dal mio Ordine. Avvicinarmi a Syrio, scorpire i suoi piani e distruggere l’Essenza. Per essere, sarei dovuto arrivare sulla tre al posto degli Ikisatashi e distruggere definitivamente senza dargli la possibilità di risorgere.
-Aspetta un momento- Pai lo squadrò con diffidenza –E la conquista della Terra? Il Governo…
-Il nostro Governo è una massa di vecchi rimbambiti- sbuffò Natsu –L’Ordine aveva il compito di distruggere l’Essenza di Deep Blu.
-Ma che sta…?
Taruto guardò il maggiore –Tu sai cosa sia questo Ordine?
Il viola scosse la testa, frustrato.
-Quando siete tornati con il Cristallo, avevamo abbassato la guardia e ci è sfuggito Syrio, uno dei grandi sostenitori di Deep Blu.  Ma l’Essenza non c’era più e aveva bisogno di Mew Aqua. Quella del nostro pianeta è troppo al sicuro, per essere recuperata. Ci provarono e tu- guardò Pai –Sai bene come sono finiti quegli uomini.
Pai annuì, ricordando come la foresta a guardia della Mew Aqua avesse distrutto gli intrusi. Solo lui e altre poche persone avevano il permesso di entrare in quel luogo.
-Io stesso ne vidi i cadaveri- asserì Pai –E mi è dispiaciuto molto non sapere chi li avesse mandati.
-Ora lo sai- Natsu sfiorò la superficie dello specchio, che traballò –Quindi, dicevo, avevano bisogno della Mew Aqua e Syrio pensò che potesse usare queste Mew Mew. Ma loro non hanno la Mew Aqua, per quel motivo Syrio ve le ha lasciate trovare.
-Bastardi- ringhiò Mew Ichigo. Sentiva la nausea risalirle, ricordando tutto quello che aveva subito, anche per mano di Natsu –Maledetto.
Natsu non aggiunse altro e rimase in silenzio, lasciando che i ricordi si affacciassero prepotenti.
 
Chinò il busto in avanti –Giovane candidato, abbiamo per te una missione molto importante.
Una donna dall’aria secolare, senza capelli e con gli occhi vitrei allungò una mano verso la sua figura, scossa da brividi. Non sapeva se essere eccitato o meno perché, lo sapeva, stava per segnarsi il suo destino.
-I tre fratelli hanno riportato questo freddo e inospitale pianeta al suo antico splendore- mormorò –Ma non è finita.
-Mia Signora, Deep Blu è stato distrutto dalle Mew Mew- ricordò –Forse la vostra ansia…
-Natsu, ho mai sbagliato le mie previsioni? - la voce si era fatta tetra e fredda e Natsu tornò a guardare il pavimento –No, mia Signora.
-Sei stato molto vicino a Syrio. La sua adorazione verso Deep Blu non è passata inosservata e ora sappiamo che sta per ritornare alla carica. Morto il suo Dio, ne prenderà il posto. Sarà un’apoteosi.
Natsu capì che quelle parole avevano un certo peso: prendere il posto di una divinità voleva dire…sacrificio di sangue.
-Cosa devo fare?
-Seguilo. Diventa il suo braccio destro. Lui ha fiducia in te.
*
Erano passate un paio di settimane da allora.
Syrio fissava compiaciuto Nadia e Rei che si allenavano nelle sue segrete mentre Loren e Koda rimanevano in perfetto silenzio e immobili come statue dietro di loro.
-Partiremo a breve- enunciò Syrio.
Nadia, adorante, si era fermata, osservandolo –Per andare dove?
-Abbiamo bisogno del Cristallo Mew. I miei uomini che hanno tentato l’impresa di strapparlo a questo stupido pianeta hanno fallito e sono certo che loro ne abbiamo ancora un po’.
Natsu respirò a fondo –Rapirle, quindi?
-Esatto. Le porteremo qui e strapperemo dai loro corpi ogni goccia di Mew Aqua e di Mew Power. Se è quello che ha distrutto Deep Blu, allora sarà nostro.
Natsu annuì –Partiremo subito, allora.
 
*
 
Ichigo non riusciva a credere ai suoi occhi. Natsu chiedeva … il loro aiuto? Dopo tutto quello che le avevano fatto?
Si toccò la testa, dolorante.
-Non... è giusto- mormorò, chinandosi su se stessa.
-Ichigo! - Retasu cercò di sorreggerla, ma Ichigo cadde a peso morto.
-Sono stato io a privarti della memoria- Natsu si chinò alla sua altezza –Per non farti soffrire di più.
Gli occhi rosa e felini si puntarono su quelli color nocciola –Ridammeli.
Natsu si morse il labbro –E sia. Mi spiace.
Le sfiorò la fronte con due dita e Mew Ichigo sentì il corpo percorso da una scarica elettrica, mentre la voce delle sue amiche che urlavano diventavano lontani echi.
 
 
**
 
Ichigo venne mollata malamente sul pavimento duro di quella fredda e inospitale grotta.
-Ragazze!
Le altre Mew Mew erano nelle sue stesse condizioni: ferite, piene di tagli e contusioni e ancora stordite da quei maledetti narcotici.
Decine di alieni erano attorno a loro, armati con strane pistole e lunghe spade elettriche che sfrigolavano.
Si morse l’interno della guancia –Mew Mew Ichigo… Metamorphooos-is!- urlò.
Le sue compagne la imitarono e si misero spalle contro spalle.
-Che cosa facciamo? - pigolò Mew Retasu spaventata.
-Combattiamo! - urlò Mew Zakuro –Ribbon Zakuro pure!
La battaglia contro gli alieni la persero in pochi minuti. Le accerchiarono, le presero singolarmente e Mew Ichigo vide una a una le amiche cadere e rimanere a terra, esanimi.
Durante lo scontro era riuscita ad ucciderne uno, ma la sua mente non riuscì a metabolizzare l’accaduto. La bloccarono e la tramortirono a terra e prima di perdere i sensi, aveva visto Mew Purin sussurrare qualche cosa
“Addio, Ichigo. Ti voglio bene”.
Così sarebbe finita? Finita chissà dove… a morire?
 
Quando Natsu la svegliò, era legata contro un fetido muro e sentiva il corpo urlare dal dolore. Le passate battaglie contro Kisshu e compagni erano state molto aspre, ma vuoi per il numero elevato, vuoi per l’effetto sorpresa, non erano riusciti a batterli.
-Lasciami andare! - urlò –Dove sono le mie amiche?
-Sono morte- le disse –Ora parliamo di te. Dove è la Mew Aqua. Sappiamo che l’avete voi. La bambina ce lo ha confermato.
Ichigo lo guardò con rabbia –Non è vero! So che sono qui! So che sono vive! - urlò –Fateci uscire!
Natsu rise –Per andare dove, mia cara? Siete in trappola qui. Anche gli Ikisatashi che hanno provato a fermarci sono morti.
-Gli.,.. Ikisatashi?
-Kisshu, Pai e Taruto.
Ichigo si sentì la terra mancare sotto i piedi. No. Non poteva essere vero. Non potevano essere tutti morti.
Fu in quel momento che cominciò l’incubo.
Ogni giorno entrava Natsu alternato ad un altro alieno di nome Syrio.
Le chiedevano della Mew Aqua e ad ogni risposta negativa, veniva colpita.
-Sappiamo che reagisce con le forti emozioni- le disse Natsu –Quindi, no farti pregare. Odio colpire le donne.
Ichigo aveva stretto i denti, ignorando il dolore del corpo e dell’anima. Non era la tortura fisica a farle più male, quanto quella fisica. Dove erano le sue amiche? Masaya?
Una mattina aveva smesso di rispondere, trattenendo per sé gli insulti rivolti a tutti gli alieni.
Natsu scivolò nella sua cella dopo due giorni e si chinò su di ella, facendola tremare.
-Mi spiace, Ichigo- le sussurrò. La rossa si era ritratta, spaventata dal tono e sapendo che da lì a breve avrebbero ricominciato a farle male –Ti dimenticherai tutto… e non soffrirai per un po’. Va bene?
Natsu l’aveva guardava in modo strano, compassionevole e rammaricato.
Le aveva sfiorato le tempie e Ichigo aveva urlato di dolore, sentendo quasi l’anima strapparle dal corpo.
-Ho bisogno di questi ricordi- le disse –Ma un giorno te li darò di nuovo.
-N… no!- gemette. Come poteva entrare nel suo intimo e toglierle ciò che le stava dando forza?
-Mi spiace, Ichigo. Ma pian piano i ricordi più belli torneranno soli. Non temere.
-Chi sei tu?- domandò, sempre più confusa.
Natsu sorrise –Ichigo, quando riacquisterai tutti questi ricordi, dovrai fare una cosa per salvare il tuo pianta e il mio. Forse l’intera Galassia. Ma non posso dirti altro.
E l’aveva svuotata fino a lasciarla un guscio vuoto.
 
Ichigo aveva riaperto gli occhi ore dopo, quando la luce del sole entrava arancione. Accanto al suo letto c’era Ryou, addormentato con un libro in grembo.
Si mise seduta, sentendo un forte mal di testa e sospirò.
Doveva aver dormito parecchie ore se il sole stava tramontando.
Fissò Ryou che dormiva scomposto sulla sua sedia e sentì lo stomaco sfarfallare.
Era rimasto lì per tutte quelle ore, dopo lo strano scontro con Natsu e i suoi?
-Ryou…?- si alzò, scuotendolo un po’. Voleva che il ragazzo si coricasse per bene perché il collo era in una strana posizione e poteva svegliarsi con dolori che avrebbero potuto dargli noia.
Non si aspettava che Ryou, nel sonno, la chiamasse, tentando un goffo abbraccio.
Ichigo avvampò, avvertendo l’odore dello shampoo di Ryou e sfiorando i capelli con le labbra.
Ryou era sempre così caldo?
Ryou aprì piano gli occhi, sentendo un corpo caldo davanti al suo e si ritrovò con un braccio intorno al corpo morbido di Ichigo, che tentava di svegliarlo in modo goffo e imbarazzato.
-M… mi … potresti mollare?
Ryou sbadigliò, ostentando indifferenza e la lasciò andare stiracchiandosi e Ichigo si risedette con pesantezza sul letto.
-Stai bene?
Era probabilmente la domanda più stupida che potesse farle, ma Ichigo sorrise, in modo tirato, ma sorrise –Non bene- ammise –Ho mal di testa.
Ryou annuì –Vado a prenderti una aspirina, magari…
-Ryou- Ichigo aveva stretto un lembo della maglia di Ryou. Arrossendo cominciò a parlare tentennando –Io… ricordo tutto… quello che è successo durante la nostra prigionia. Ero disperata perché credevo che le ragazze fossero morte e non avrei più rivisto la mia famiglia, Masaya, te e Keiichiro.
Ryou tornò a sedersi di fronte a lei, ascoltandola.
-… mi sono sentita morire- singhiozzò –Dicevo la verità. Io non avevo la Mew Aqua e non sapevo dove fosse… ma a loro non… importava. Eravate tutti la mia isola felice e quando mi siete stati tolti, con i miei ricordi, sono caduta in quel posto… freddo e nero.
Strinse i pugni –Se non avessi perso la memoria, non avrei mai lasciato Aoyama-kun- ammise –Ma ho dovuto farlo. Perché… era tutto confuso.
L’americano aprì bocca per parlare, ma non aveva niente da dire. Ecco, Ichigo stava ritornando sui suoi passi. Avrebbe richiamato Aoyama?
-Tu mi sei sempre stato vicino, Ryou- Ichigo alzò lo sguardo su di lui –E… devo chiederti di farlo anche ora- tirò su col naso –Resteresti qui, ancora un po’? Sono sicura che il mio mal di testa passerà se sei vicino.
Ryou si sedette accanto ad Ichigo e alzò un braccio per cingerle le spalle in modo goffo. Ichigo si appoggiò sul petto, singhiozzando piano.
“Ryou ha proprio un buon odore”.
 
Li avevano portati al Caffè Mew Mew perché altra soluzione non c’era.
Nadia fissava con curiosità quel luogo tutto merletti e confetti mentre Natsu stava composto su una sedia, con una maschera di dolore d volto. Rei stava dietro di loro, le braccia conserte e il viso truce. Scambiava occhiate con Kisshu e Pai era subito accanto al fratellastro, i nervi tesi.
Zakuro si tappò il naso –La volete smettere? - implorò, sentendo il pessimo odore emanato dai tre.
Minto era accanto a Kisshu e anche se non possedeva i poteri di Zakuro, poteva avvertire la tensione creatasi.
-Vo….- Retasu si schiarì la voce, balbettando una domanda –Volete qualche cosa? Un… un the… o…
-Grazie, mermaid, almeno qualcuno piacente c’è qua.
Retasu sorrise gentile mentre spariva nella cucina ma avvertì la terribile sensazione di qualcuno che le perforava la schiena con lo sguardo. Ignorò e andò avanti.
Kisshu incrociò le braccia, studiando Rei –Cosa dovremmo fare, adesso? - domandò.
Rei alzò un sopracciglio –Non pensare che sia finita. La mia vendetta è solo procrastinata.
-Procrastinata? - Nadia sghignazzò –Cafone, hai sfogliato un vocabolario ultimamente?
Rei fulminò con lo sguardo Nadia e quella fece spallucce – Reiuccio, credo sia il caso di darsi una calmata. Siamo in svantaggi numerico.
-Senti la tua amica- ringhiò Kisshu.
-Tu fatti gli affari tuoi- abbaiò Rei.
-Rei, smettila- implorò Natsu, allo stremo delle forze.
- Hai una faccia tosta a venire a cercare il nostro aiuto.
-Non è per voi, ma per una missione più grande!
-Beh, prendi la tua missione e ficcatela…
I due si sentirono strattonare in avanti e finirono testa contro testa. Minto aveva le braccia incrociate sul volto e una espressione truce in viso –Adesso basta- sibilò minacciosa ed esasperata.
-A nessuno piace questa cosa- Minto fissò con astio Nadia, che ricambio – Ma a quanto pare, è necessario- Minto fissò Rei, alzando il mento stizzita –E noi vi abbiamo salvato la vita. Abbi un mino di rispetto.
Rei fece un passo verso la Mew bird ma Natsu lo bloccò per un polso –Rei, per piacere. Smettila.
Il giovane guardò il compagno e sbuffando camminò dall’altra parete, appoggiandosi al muro.
Retasu tornò in quel momento con un vassoietto che poggiò sul tavolino, porgendo prima a Nadia e poi a Natsu. Cercò Rei che era rimasto imbronciato contro la parete e tentennò nell’offrirgli qualche cosa.
-Lascialo stare- le disse gentilmente Natsu e Retasu si mordicchiò il labbro: era ad un passo nell’aiutare Saku e Kisshu e non poteva fare niente.
Ichigo arrivò in quel momento nella stanza, mano per mano con Ryou.
Kisshu fissò quel contatto e sentì attorcigliarsi lo stomaco, ma era una sensazione tanto lieve che ci passò su, ignorandola.
-Onee-sama!- Purin corse verso Ichigo e le altre ragazze la imitarono.
Ichigo sorrise, imbarazzata –Beh? Non sono mica in convalescenza! Che facce terribili!
-Siamo state in pensiero per te- disse Retasu, con tono severamente dolce.
-Cafona- bofonchiò Minto –Mai che apprezzi un gesto gentile.
-Non cominciate- implorò Zakuro, massaggiandosi la tempia.
-Ma ora che ci penso…! – Purin fissò Zakuro e poil a sua pancia –Ma quindi avrò dei nipotini?
Le guance di Zakuro divennero leggermente rosee –Non mi pare il momento, Purin.
-Come no? Dobbiamo festeggiare! - trillò.
Un secco colpo di tosse di Pai riportò la biondina alla realtà –Non per rompere le uova nel paniere, ma forse è il caso di capire come muoversi con…
-Zitto tu!- lo apostrofò Purin –Vado dire a Keiichiro di fare una torta e…
-Purin- Zakuro la prese per le spalle, bloccandola –Cuccia- Zakuro non riuscì a trattenere il risolino, avvertendo tracce di buon umore e contentezza della bambina.
Ichigo guardò Natsu, sciogliendo la presa salda di Ryou e guardandolo con fare serio ma non più ostile –Cosa devo fare, adesso?
Natsu le sorrise –Ricordi? - lei annuì silenziosamente e Natsu schioccò le dita, mentre lo specchio compariva accanto a lui –Devi entrare qui dentro.
-Non se ne parla- Kisshu si era messo tra i due, impedendo lo scambio di sguardi –Se tu sei ridotto così, non oso immaginare lei. E’ un suicidio.
Ryou aveva ripreso Ichigo e riportata al suo fianco –Non ti azzardare- le ringhiò.
-Loro sono diverse da noi- asserì serio Natsu –E Ichigo ha un potere che la aiuterà a muoversi velocemente e senza problemi.
-…il mio nuovo potere- sussurrò.
-Il GPS? - Kisshu la guardò, vedendo come la ragazza sembrava … decisa –A cosa diamine le servirà?
Natsu si mise in piedi, camminando intorno alla stanza –Se Ichigo ha il potere di trovare le cose, allora può certamente trovare l’Essenza.
-E combatterla da solo? - parlò acidamente Pai –Per quanto sia forte, non avrà il potere necessario per…
-Lei lascerà delle tracce. Una scia che unirà le due dimensioni.
-Questo non è…
-Ikisatashi, credimi. Ho fatto lunghe ricerche e so quello che dito- lo tagliò Natsu –Ichigo aprirà la strada e arriverà all’essenza e noi potremmo seguirla. Le basterà arrivare dall’Essenza per portarla su questo Piano.
-E con i tuoi compari? - Minto lo guardò astiosa –Quelli cercheranno di…
-Per questo lei deve essere veloce. Syrio ha con sé parte dell’Essenza, ma molta di essa è ancora rinchiusa in quel Piano di non vita.
-Stiamo parlando di Deep Blu- deglutì Ichigo.
-Una parte di esso. Se noi riuscissimo a distruggerlo, sicuramente Syrio non potrà assorbire tutto il suo potere.
Ichigo annuì –Va bene. Lo farò.
Ryou la fissò truce -Non esiste. È troppo pericoloso.
-Possiamo andare noi con lei- annuì Minto ma il suo entusiasmo fu smorzato.
-Deve andare lei sola. Se entraste tutte, Syrio si accorgerebbe di voi e non avrete scampo perché lì, noi non potremmo aiutarvi perché moriremo subito. Ichigo avrà un paio di ore, forse un giorno interno per trovare l’Essenza.
-E se non la trova? - pigolò Retasu.
Natsu non rispose, lasciando che il silenzio parlasse per lui.
 
Retasu chiuse la borsa, pronta per andare a casa.
Ichigo aveva protestato violentemente contro tutti, asserendo di voler entrare nello Specchio e cercare l’Essenza.
-Avrò Masha con me. Vedrete e sentirete quello che vedo e sento io e se ci saranno problemi, Kisshu potrà teletrasportarmi fuori- aveva detto –Ma è mio compito trovarlo! Con il mio potere ce la farò di certo.
Nadia e Rei erano stati molto sullo sfondo, soprattutto l’ultimo che si era scambiato sguardi di odio con Pai e Kisshu. Sospirò, pensando ai due fratellastri.
Come avrebbero reagito a quella alleanza forzata?
Uscì dal camerino, trovandosi proprio Rei davanti.
-Yo.
Retasu sorrise istintivamente. Rei aveva un atteggiamento molto simile a Kisshu.
-Siete ancora qua?
-Solo io.
Cadde il silenzio tra i due. Rei si passò una mano sui capelli violacei e sospirò –Devo scusarmi.
Retasu rimase zitta, lasciandogli la possibilità di parlare, anche percvhé non avrebbe saputo cosa dire.
-Per tuo… fratello.
-Oh.
-Come sta?
Retasu sentì per un attimo il verme di rabbia aggrovigliarsi allo stomaco, ma lo ignorò –Sono riuscita a stabilizzarlo, ma è ancora in coma. Stavo andando da lui, adesso.
-Posso venire con te?
La domanda la prese alla sprovvista e si trovò a guardare Rei con curiosità –Beh, se proprio vuoi…
-Retasu.
La verde guardò oltre la spalla di Rei, intravedendo Pai che li fissava gelidamente –Dobbiamo andare.
-Pai, Rei-kun vorrebbe…
-Sarebbe il caso che andasse con i suoi compagni. Natsu sembrava veramente messo male- disse. Nonostante fosse una frase abbastanza cortese, l’aveva pronunciata come un automa –Andiamo.
Retasu si sentì a disagio e fissò nuovamente Rei, che sorrise sghembo –Sarà per un’altra volta, mermaid.
Retasu fece un leggero inchino e quando lo superò, sentì una pacca sul sedere che la fece avvampare tanto da farle appannare gli occhiali –Bye Bye, Ikisatashi! - e sparì con uno schiocco.
Pai sbuffò d’irritazione, prendendo Retasu per la mano –Possibile che non possa lasciarti sola?
La ragazza, ancora rossa, ridacchiò nervosamente, producendo un verso stridulo.
“Ma perché tutte a me?”
 
Kisshu masticò rumorosamente il dolcetto fregato dalla cucina appollaiato su uno dei merletti del Caffè.
Lasciò che la frutta della crema invadesse il palato, masticando e rigirandosi la pasta del dolcetto che ormai era una poltiglia.
Non aveva quasi ricordi di quel tipo, da bambino. Sì, c’era un fratello ma era stato sostituito con il tempo da Pai e Taruto, per quanto brutto e doloroso potesse essere ma il suo Io infantile non aveva colpe: aveva fatto di tutto per sopravvivere.
-Si può sapere perché stai facendo il corvo, lassù?
Kisshu gettò un’occhiata in basso –Qui di cornacchia ce ne è una sola, e sei tu.
-Il solito cafone.
-La solita presuntuosa.
Minto aggrottò la fronte –Kisshu? Tutto bene?
L’alieno fissò la ballerina –Un po’ stupida come domanda.
La mora deglutì –Ti va… di prendere il the insieme?
Kisshu questa volta la guardò per bene, soffermandosi sulla sua minuta figura. Si teletrasportò davanti a lei –Ad una condizione.
-E sarebbe?- arrossì lei.
-Che poi posso darti un bac..ah!- la ragazza gli aveva assestato un pugno di faccia.
-Scordatelo, maniaco.
Minto gli diede le spalle, incamminandosi verso l’uscita del giardino mentre Kisshu si teneva il naso con entrambe le mani, imprecando in una lingua sconosciuta.
-Beh? - Minto si voltò a guardarlo –Vieni?
-Oh sì- disse Kisshu e parve tanto una minaccia.
 
**
 
Ciao gentaglia *^* spero di avervi fatto una sorpresa piacevole xD
Ormai siamo veramente agli sgoccioli: si entra nella terza e ultima fase della storia.
Ringrazio tanto tantissimo tutte voi che avete lasciato un commento: Ria, Hypnotic Poison, AngeloBiondo99, mobo, tibby92, _cercasinome_ e Jade Tisdale.
Grazie anche a chi legge silenziosamente (però fatevi sentire per sapere come va eh XD).
So che ancora non sono stata chiarissima, ma il prossimo sarà un capitolo denso e –spero di no-  pesantuccio. Alla prossima!
Vi auguro una buona Domenica e un buon inizio settimana. 

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Capitolo 27
*** Capitolo 27 ***


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Sono tipo una persona deplorevole ad aggiornare con tanto ritardo, ma pensiamola così: è un regalo di Paqua X°D
Per i vari commenti, ci vediamo in fondo =3
 
Capitolo 27
 
-Cosa credi farà Ichigo?
Kisshu camminava accanto a Minto: alla fine avevano deciso di andare alle prove della ballerina a piedi, visto la mite giornata di sole. Kisshu non lo avrebbe ammesso tanto facilmente ma camminare accanto alla mora gli rilassava i nervi e in quel momento ne aveva veramente bisogno.
Collaborare a fianco a Rei lo rendeva particolarmente teso.
-Credo andrà.- disse in tono neutro.
-Lo credo anche io.
Camminarono ancora un po’, quando Minto aggiunse –Kisshu… se Ichigo entrerà nello specchio, voglio che tu ti tenga pronto.
-A fare cosa?
-A recuperala.
Le scoccò un’occhiata –E rischiare di morire? - disse con uno strano tono.
Minto sorrise –Non morirai. E quando tutto sarà finito, ti offrirò un the alle more.
-Mmmh…
-Siamo arrivati- Minto guardò la scuola di danza e strinse la sua borsa –Io vado.
Kisshu le diede una pacca sulla testa –Ti aspetto qui.
-Non vuoi entrare?
Kisshu storse il naso –Troppe curve all’aria. Il mio cuore non reggerebbe!
Minto scosse la testa –Sei un caso perso- e dandogli le spalle varcò il cancello.
Kisshu sospirò, appoggiandosi al muro.
Era ovvio che sarebbe andato a prendere Ichigo in capo al mondo: l’aveva salvata una volta, lo avrebbe fatte altre cento, però…
Glielo aveva chiesto Minto e ciò assumeva un senso diverso alla cosa.
“Devo provare”.
 
Ichigo si era rintanata nella stanza dove aveva ripreso i sensi. I nuovi alleati erano spariti, lasciando tempo alla mew rosa per decidere e gli altri erano mestamente andati via, chi per una commissione chi per l’altra, volendo invece lasciarla in pace.
Sarebbe entrata nello specchio e non aveva paura, ma al contrario sentiva una strana adrenalina scorrere lungo il corpo.
Si sedette a gambe incrociate sul letto, rigirandosi la spilla Mew tra le dita.
-Yo.
Ichigo trasalì e Kisshu rise di gusto, appoggiato al muro e con una mano dietro la nuca –Persa nei pensieri eh?
Ichigo prese un lungo respiro profondo –Mi hai fatto prendere un colpo, Kisshu.
-Lo so.
Kisshu le si sedette accanto, per terra e le sfilò la spilla dalle mani –Come ti senti?
Ichigo sorrise –Sei il primo che me lo chiede.
L’alieno le schiacciò l’occhio –Sono felice che tu sia tornata in te.
Ichigo annuì –Sto bene.
-Sei sicura?
Ichigo trattenne nuovamente l’aria nei polmoni –Sì. Ce la posso fare. E ho fiducia in voi… in te.
Kisshu sorrise –A quanto pare tutti sperate che venga a recuperarti.
-Credo che Pai mi lascerebbe a marcire in qualsiasi dimensione- scherzò su la rossa e Kisshu annuì divertito –Probabile.
Rimasero in silenzio e Ichigo, che si rigirava una ciocca tra le dita ruppe il silenzio dopo un po’ dicendo –Non ti ho mai ringraziato.
-Uh?
-Contro Deep Blu. È stato grazie a te se ho risvegliato Aoyama-kun, infondo.
Kisshu rimase in silenzio, dandole la possibilità di parlare –E per essere stato un amico in questo periodo...
L’espressione usata da Ichigo gli fece uno strano effetto. “Un amico” si ripeté
-Io non volevo essere tuo amico- disse piano.
Le prese una mano, stringendola e si avvicinò al volto di Ichigo, che presa in contropiede non si mosse abbastanza in tempo per evitare quello che sarebbe diventato un bacio. Kisshu però si fermò poco prima, giusto per sentire l’alito della ragazza sotto il naso.
-Che…c he…?
L’imbarazzo fu tale che le spuntarono la coda e le orecchie da gatto mentre diventava scarlatta e Kisshu sospirò, allontanandosi.
-Niente. Credo che il mio amico Fritz non funzioni più (*).
-…c…che?
Kisshu, sempre sospirando e con una faccia depressa si alzò, dandole un buffetto sulla guancia –Niente, Ichigo. Torna nel tuo modo pieno di fragole e cuoricini.
-…ma cosa stai dicendo?
Ichigo pensò che potesse aver preso una forte botta e forse fosse impazzito, ma l’alieno aveva un pallido sorriso sulle labbra. Le sciolse un codino, alzando il nastro sopra la sua testa –Ehy! Ridammelo!
-Eheheheh! - rise ebete quello –Aaaah, mi sono proprio rammollito!
Ichigo gli strappò di mano il nastro –Ma sei impazzito?
Kisshu sorrise, incrociando le braccia sul petto –Probabile, micina.
Rimasero a fissarsi per un po’ e Ichigo si sentì sempre più confusa e imbarazzata –E allora?
Kisshu si strinse le spalle –Sono felice che tu stia bene, Ichigo- la fissò serio –Quando sarai lì dentro, io sarò pronto a venire a prenderti per tirarti fuori. Ci siamo intesi? Mi basta un tuo segnale.
Ichigo sorrise, grata –Lo so.
Kisshu schioccò le dita, dopo un attimo di riflessione -Potresti usare una parola d’ordine.
-Una… parola d’ordine?
-Esatto. Quando dirai quella parola, io verrò a salvarti- le schiacciò l’occhio.
Ichigo sbatté un paio di volte gli occhi -…cioccolato.
-Sempre a mangiare pensi, eh?
-Cretino- Ichigo gli lanciò il cuscino –Dirò “cioccolato” e verrai a prendermi!
-Mmh- Kisshu si portò una mano al mento –Penso sia meglio ‘Kisshu sei il più bello di tutti! ’ o ‘Kisshu re dell’universo’. - disse con la voce appositamente più alta di tre ottave.
-Oppure ‘Che cosa ci fate voi due qua? ’.
La voce di Ryou strappò i due dal loro gioco.
Ryou era appoggiato allo stipite della porta e li fissava con aria interrogativa.
Ichigo arrossì un pochino e Kisshu sospirò rassegnato –Non c’è verso, eh?
-Non dovevi essere con Minto? - Ryou socchiuse gli occhi, guardandolo malissimo e Kisshu annuì con noia –Sì, ma non posso entrare nella scuola. Il mio cuore non reggerebbe!
-…eh?
-Ma si, bambolina- Kisshu le prese le mani con fare teatrale –Tutte quelle donne mezze nude e…
-Kisshu- borbottò debolmente Ryou.
Il verde ridacchiò divertito e mollò le mani di Ichigo –Fai un fischio quando attraversi lo specchio, bimba. Arrivederci, biondo! - e sparì con uno schiocco.
Ryou scosse la testa, trattenendo a stento un sorriso –Che voleva?
-Io… non ne sono sicura- ammise Ichigo, ridacchiando.
Ryou le si sedette accanto –Momomiya, ti inforno che hai invaso la mia stanza- le pizzicò una guancia –Potresti andare a invadere lo spazio privato di altri?
La rossa sbuffò –Io sto per andare in chissà quale dimensione e tu vuoi privacy?
Ryou cambiò repentinamente espressione –Andrai?
Ichigo irrigidì la postura -Ho altra scelta?
L’americano non rispose ma le strinse la mano in una presa solida e sicura –Saremo la tua ombra.
-Lo so- tentò di sorridere Ichigo e rimasero in silenzio per l’ora successiva.
 
Purin finì di sistemare la cena per i fratelli.
Taruto la osservava da dietro, a gambe incrociate seduto sui cuscini e la faccia annoiata.
-Quanta roba- disse dopo un po’.
Purin annuì, un po’ distratta –C’è anche il bento per domani, così se lo porteranno a scuola.
-Non glielo puoi preparare domani stesso? - azzardò il moro, conoscendo già la riposta.
Purin pose l’ultima scatolina di bento sul ripiano della cucina e guardò il ragazzino
–Sai, Taru-Taru- cominciò, sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio –Quando… sono diventata una Mew Mew ero veramente confusa ma… felice. Le… le ragazze mi hanno subito voluto bene e mi divertivo un mondo a… stare con loro.
Taruto sbuffò –Sono delle befanone, specie Ichigo. Fanno un sacco di confusione.
Purin ridacchiò, sedendosi sul cuscino a terra –Sai, ero pure felice di averti conosciuto- ammise, sempre sorridendo –Io ti voglio molto bene, Taru-Taru.
Taruto arrossì e distolse lo sguardo, guardandola di sbieco –Sempre con queste sciocchezze tu- borbottò.
Purin non rispose e l’udito fine avvertì un leggero sospiro trattenuto.
Allarmato si girò a guardarla e la vide con il faccino congestionato e gli occhi chiusi mentre i pugni erano serrati sulle ginocchia.
-Ehy, stavo…
-E se questa volta non vincessimo? Se Ichigo nee-chan non ce la facesse da sola?
Taruto le diede un pugno in testa –Non dirlo neanche per scherzo! - la rimproverò –Ce la farà e noi la aiuteremo! - sbottò adirato.
Purin si massaggiò la parte colpita –Perché mi hai dato un pugno?!
-Perché il tuo cervello ha smesso di lavorare!
-Il mio cervello funziona benissimo! – Purin gli fece la linguaccia –E’ il tuo che ha qualche problema!
-Il mio cervello…!
Purin gli saltò addosso, stringendo forte le braccia intorno al collo quasi a soffocarlo.
Taruto cambiò colore di pelle di un paio di gradazioni ma ricambiò la stretta soffocante –Quando tutto questo sarà finito- la voce di Purin gli arrivò all’orecchio sottile e appena udibile –Tu andrai via con Pai nii-chan e Kisshu nii-chan- prese un altro respiro profondo –E non ci vedremo più.
Taruto sentì un peso enorme sullo stomaco e strinse di più Purin –Tornerò, allora. Quando potrò… e starò con te e Touya. Vi farò vedere quanto forte diventerò.
-Promettimelo.
Taruto si staccò da lei e frugò nella stanza fino a che non trovò un vecchio vaso. Lo riempì di terra e lo bagnò con un po’ di acqua, tutto sotto gli occhi di Purin, stranamente silenziosa.
Richiamò un para-para e lo fuse con il terreno e sputò un enorme fiore giallo-arancione, grande quanto un pugno ma delicato e profumato. Il gambo era pieno di foglie piccole e seghettate e sulle punte dei petali Purin intravide piccole chiazze rosse.
-Bene. Ogni volta che appassirà, io tornerò e te lo farò ricrescere. Tu devi solo averne cura- le disse, con le guance rosso peperone.
Purin accarezzò la corolla con due dita –Me ne prenderò cura, Taru-Taru.
-E…e smettila di chiamarmi così.
 
Che Pai fosse arrabbiato era chiaro come il sole.
Retasu era dovuta passare da casa prima di andare in ospedale e, per la prima volta, Pai era entrato in casa sua. Era strano vederlo in giro per casa conciato come un umano. I genitori non c’erano, probabilmente erano all’ospedale e sulla cucina aveva trovato un biglietto della madre che le chiedeva di riscaldare del cibo per la sera.
-Prendo le mie cose e andiamo- mormorò, sapendo bene che avrebbe ricevuto solo un brontolio per risposta.
Andò in cucina e accese il forno a microonde per poi sparire al piano superiore, mentre l’alieno si accomodava su una sedia della cucina.
Con un sospiro entrò in camera della madre, le prese un cambio pulito e poi andò nella sua stanza, cercando una borsa dove mettere tutto l’occorrente per la notte della madre e in pochi minuti tornò al piano di sotto, sapendo che avrebbe trovato Pai immusonito in cucina.
-Posso… offriti niente? - domandò sorridendo.
Pai le lanciò un’occhiata gelida –Devi smetterla di rincorrere le persone per le tue buone azioni- la rimproverò duramente.
Retasu sospirò –Rei-kun…
-Ha quasi ammazzato tuo fratello e noi, se non ricordo male.
-…è il fratello di Kisshu.
Pai strinse batté nervosamente il piede a terra –Non dovresti essere così gentile col nemico.
-Se non lo fossi stata con te, non saremo a questo punto- si morse la lingua, accorgendosi troppo tardi di aver risposto troppo bruscamente.
-Tu non…
-Pai, vuoi veramente tornare sulla questione? - la verde lo guardò implorante –Non posso avere questa discussione con te. Non è il momento e non è giusto.
Pai si alzò di scatto, camminando nervosamente per tutta la stanza –Non sappiamo quale siano le loro intenzioni.
-Puoi fermarti un attimo? - la ragazza lo raggiunse nel mentre si fermava, guardandola con freddezza. Retasu deglutì, incerta se avrebbero meno ricevuto un rifiuto da parte di Pai –Non so possiamo … fidarci- cominciò incerta –Ma possiamo provarci… ed essere di sostegno a Ichigo- lo guardò negli occhi e strinse una mano sull’avambraccio dell’alieno –E mi fido di te e Kisshu perché so che non farete che le accada niente di male.
-Io la tua amica non la sopporto- borbottò.
Retasu sorrise per la battuta e vide Pai rilassarsi un po’.
L’alieno le cinse la vita, stringendosela al petto –Non fare nulla di avventato, ti prego.
Retasu ricambiò la stretta, sentendosi infinitamente bene –Neanche tu.
-Io non faccio nulla di avventato-la corresse.
-Certo- Retasu strofinò la guancia sul petto –Assodi ogni minima mossa perché sei un maniaco del controllo- mormorò.
Lo sentì trattenere una risata e le baciò i capelli –La situazione è diventata spinosa.
-Ichigo sarà in grado di trovare l’Essenza- disse con fermezza Retasu –Mi fido di lei. Ha già sconfitto Deep Blu una volta, lo farà ancora.
Pai ci rifletté su. Ichigo non era riuscita a battere Deep Blu da sola, ma solo perché Taruto l’aveva aiutata ad entrare nel Palazzo, Kisshu si era sacrificato per lei e lui aveva fatto da barriera alle Mew Mew, dandogli la possibilità di trasmettere il Mew Power alla mew gatto, ma tenne per sé le sue riflessioni.
 
Kisshu attese pazientemente il resto dell’ora fuori dalla scuola di ballo. Non era mai contento quando si trattava di essere inattivo, ma quella volta si sentiva stranamente calmo e rilassato.
Con Ichigo non era successo niente. Niente.
Sentiva ancora una lontana e deliziosa stretta allo stomaco quando la vedeva, ma… nulla di che.
La sensazione più strana era quando vedeva Minto, soprattutto quanto la cercasse la tra folla, al Caffè, durante le battaglie. Non era certo di poter classificare quella sensazione, ma gli piaceva sempre più stuzzicare la mew bird, parlarci o semplicemente osservarla per un po’.
Nonostante non fosse alta, la vide subito nella piccola folla della scuola di ballo che stava uscendo. Camminava diritta e impettita, sicura e per nulla stanca dopo la lezione che sicuramente aveva messo a dura prova lei e le sue colleghe.
Minto fece vagare lo sguardo scuro davanti a sé e incrociò quello di Kisshu, divertito.
-Che hai da ridere? - domandò, avvicinandosi.
-Mi stavi cercando.
Minto arrossì appena, alzando il nasino all’insù –Avevi detto saresti stato qua, stavo solo controllando.
-Certo, certo- le pizzicò il naso e Minto protestò, strappandogli uno sbuffo divertito
 –Andiamo?
-Torniamo al Caffè- propose Minto.
Kisshu annuì e cominciarono a camminare vicini, puntano al primo vicolo disponibile e nascosto per telestraportarsi e con la coda dell’occhio continuò a osservarla attentamente.
Sentì l’ennesima stretta allo stomaco, piacevole e un po’ soffocante forse, ma gradita.
-Di qua.
La prese dal gomito, indirizzandola in una via secondaria e Minto lo seguì docile.
  • Mh ti porto in un vicolo isolato e non opponi resistenza- scherzò malizioso.
Minto alzò gli occhi al cielo –Sei il solito debosciato.
-Però questo debosciato ti piace un po’, no?
La frase, nonostante fosse stata buttata lì, sorprese ambedue.
Minto si sentì arrossire ancora mentre Kisshu si morse l’interno della guancia. La frase era stata detta così, per scherzo e senza alcuna reale intenzione ma Minto aveva sgranato gli occhioni ed era arrossita e ciò gli aveva fatto perdere un battito o due.
Erano dentro il vicolo e Kisshu la teneva ancora per il gomito e la guardava diritto in faccia.
Se la sua fosse stata una vera domanda, ponderata, la reazione di Minto sarebbe stata una chiara risposta, ma in quella circostanza non poteva dire di esserne sicuro.
Dal canto suo, Minto avrebbe voluto distogliere lo sguardo e andare subito al Caffè. Già era difficile stare insieme a Kisshu in normali circostante, sopportando la presenza dispettosa e maliziosa dell’alieno, ma in quel momento lo era ancora di più, specie perché, per un solo attimo, avrebbe rischiato di rispondere “” alla domanda stupida dell’alieno. Kisshu la mandava in confusione, la mandava in bestia e tante, tantissime volte avrebbe voluto sbattergli la testa al muro e vedere se potesse uscire qualche cosa di buono, ma…
-Minto- Kisshu strinse un po’ di più il gomito della ballerina, quasi a farle male –Posso chiederti un… favore?
Minto annuì piano, sentendo le gambe diventare gelatina perché mai, mai aveva visto quell’espressione seria negli occhi di Kisshu.
-Non ti muovere.
La mora non si mosse e Kisshu si chinò piano su di lei, fino a sfiorarle il naso con la punta del proprio. Kisshu aveva ancora gli occhi aperti e Minto aveva sgranato i suoi ancora di più, arrossendo visibilmente.
-K…Kisshu- tartagliò, maledicendosi per la voce tanto incerta –Dovre…
Le labbra di Kisshu sfiorarono solo l’angolo della bocca e si sentì diventare di ghiaccio. Kisshu le diede un secondo bacio sulla guancia, poi sul naso e poi uno leggero, appena percettibile, sulle labbra.
Minto era rimasta immobile, scarlatta e con il cuore che sembrava intenzionato a scoppiare e sulle labbra di Kisshu comparve un sorriso irriverente –Non si seguono le persone nei vicoli. Potrebbe essere che abbiano cattive intenzioni.
La battuta la fece ridestare. Sbatté gli occhi due, tre volte e sembrò riscuotersi con un brivido lungo la schiena –I…idiota! - sbottò, improvvisamente arrabbiata –Non… non ce la fai ad… essere serio per più di un minuto alla volta?
L’alieno ridacchiò discretamente –Le prendi sul serio le cose, eh?
La frase la gelò, per la seconda volta in pochi minuti.
“Le prendi sul seriole cose, eh?”
Valeva a dire che hanno poca importanza per lui.
-Sempre gentile- mormorò, sentendosi improvvisamente triste. Abbassò lo sguardo mortificata e Kisshu non sembrò nemmeno accorgersene, sempre allegro –Andiamo al Caffè. L’ora “x” si avvicina.
 
La luce del tramonto aveva inondato il Caffè e Keiichiro sistemò l’ultima tazzina nella credenza. Zakuro, silenziosa, era rimasta con lui tutto il tempo, aiutandolo in silenzio.
Quando videro Ichigo e Ryuo scendere le scale mano nella mano, il cuoco sentì un brivido lungo tutto la schiena. Ichigo aveva uno sguardo risoluto e Ryou serrava la mascella indurendo lo sguardo ceruleo.
-Qualche cosa mi dice che alla fine di questa storia dovrò preparare una enorme torta- mormorò e Zakuro annuì, improvvisamente nervosa quando sentì l’odore dei due, tesi e nervosi.
-Dobbiamo contattare Natsu per lo specchio- disse solo Ichigo –Prima cominciamo, meglio è.
-Meglio analizzarlo prima- la voce di Pai era arrivata dietro di loro, improvvisa e subito dopo comparvero l’alieno e Retasu –E forse Shirogane conviene che ricalibrare il vostro robottino per consentire una adeguata comunicazione sia una buona idea.
-Magari è la volta buona che si perde.
-Minto!
Ichigo guardò inaspettata l’amica che invece aprì le labbra in un sorriso furbo –Con tanto di gps incorporato saresti in grado di perderti comunque!
-Sei sempre la solita!
Retasu ridacchiò discretamente e dietro di loro notò comparire Taruto e Purin e la biondina saltò subito sulle spalle ad Ichigo –Nee-chan, ti prego non perderti! - rise divertita.
-Anche tu? Ma insomma…!
Pai scosse il capo, rassegnato e richiamò la propria sfera –Dobbiamo però rintracciare quei tre.
-Non credo ci sia bisogno.
-Odio il teletrasporto- bofonchiò Zakuro, vedendo comparire l’ennesimo alieno nel Caffè.
Rei e Nadia fissavano il gruppetto con aria neutra –Purtroppo Natsu non sta bene- disse Nadia –Ma abbiamo il portale con noi.
Ryou li fissò con diffidenza –Non vi spiace se lo analizzeremo prima.
-La tua non mi sembra tanto una domanda- stuzzicò Rei.
Retasu fissò Kisshu guardare Rei e intercettò lo sguardo di Pai, severo e incassò la testa fra le spalle.
“Non è giusto che lui riesca a leggermi tanto bene”.
Nadia allungò una mano verso un muro e su di esso apparve lo specchio di Natsu.
-Qui è il portale. Fate quello che volete, ora. Ci vediamo a mezzanotte.
E sparirono.
 
Ryou, Pai e Keiichiro osservavano il portale da ore, esaminandolo da ogni punto di vista.
-Non emette radiazioni- bofonchiò Pai –Ma ha uno strano campo magnetico.
-Sembra sicuro- disse Keiichiro, aggiustandosi gli occhiali sul naso e leggendo i dati del suo computer.
Non si erano mai fermati e avevano continuato a tenere sotto controllo il portale, ed era ormai passata la mezzanotte quando Keiichiro pronunciò la frase: - Non possiamo più fare niente.
Pai e Ryou si erano scambiati uno sguardo d’assenso, non potendo che dare ragione al cuoco.
-Chiamiamo le ragazze.
 
Le cinque Mew Mew si erano rifugiate in una delle stanze al piano superiore, una delle più grandi ed erano appisolate tutte, eccezion fatta per Ichigo e Retasu accanto a lei.
-Retasu- Ichigo mormorò il nome dell’amica cercando di non svegliare le altre.
La verde aprì gli occhi fissando la rossa –Sì?
Ichigo si chiese se era quello il momento di parlare con la verde, se forse non era fuori luogo ma vista la loro precaria situazione, forse non avrebbe avuto altra possibilità.
-Devo chiederti una cosa.
Retasu si sistemò gli occhiali, mettendosi in ascolto della mew gatto che prese un forte respiro –A me piace Ryou. Credo di essermene innamorata.
Retasu sentì le guance imporporarsi sentendo la dichiarazione e fissò Ichigo con meraviglia –Emh...- non seppe cosa dire, e Ichigo le tolse il peso di parlare, continuando –So che a te non è mai stato indifferente- mormorò, grattandosi la guancia imbarazzata –Ma ecco, io volevo…
-Aspetta, aspetta!
A Retasu venne un po’ da ridere e intenerita prese la mano di Ichigo per bloccarla –Non mi stai chiedendo il…premesso?
Ichigo annuì.
Retasu ridacchiò a bassa voce, imbarazzata –Ichigo, se ti fa felice, credimi: per me non ci sono problemi.
-E che… non voglio che possa guastarsi nulla fra noi- ammise.
Retasu scosse la testa –Posso confessarti una cosa?
-Sì?
Fu il turno di Retasu arrossire e controllò attentamente che le altre tre amiche dormissero –Pai…- lasciò la frase in sospeso, sentendo un groppone alla gola e il sorriso di Ichigo si congelò –Pai? Quel Pai?
-Quanti Pai conosciamo, scusa?
Le due si voltarono verso Minto, che con grazia si stava stiracchiando. Le due arrossirono di un paio di gradazioni di rosso –Minto!
-Pensavate di essere sole, eh? - Minto scosse Purin che aprì gli occhietti vispi e Zakuro sorrise nel sonno.
Retasu e Ichigo abbassarono lo sguardo mortificate e colte in flagrante.
-Anche Purin è fidanzata con Taru-Taru! - trillò la bimba.
-Tu non sei…- Minto provò a correggere la biondina, ma quella aveva preso le mani di Retasu –Questo fa di noi sorelle!
-Purin, non credo che…
-E Zakuro avrà un bambino da Kei! - continuò allegra –Rimane solo Minto! - Purin fissò la ballerina, che la guardava con cipiglio severo –E’ rimasto solo Kisshu nii-chan, ma forse non è una buona idea! - propose, assumendo poi un’aria contrita e pensosa –Forse abbiamo qualche amico…
Zakuro studiò a sottecchi Minto, che era arrossita anche lei e borbottava come una ciminiera in orario di lavoro e diede un buffetto a Purin –Forse non è detto Purin, sai?
Purin, Ichigo e Retasu fissarono Minto a bocca aperta, ma ala ballerina si era già messa sul fianco fingendo di dormire –Eh no! Sputa il rospo! - Ichigo le saltò sul fianco, pizzicandola e Minto si dimenò ridendo –No! No! - protestò –Avete prese un abbaglio! Un abbaglio!
-No, l’abbaglio l’hai preso tu! - stuzzicò ancora Ichigo –ora vado da Kisshu e gli chiedo conferma!
-Conferma di cosa?
L’alieno aveva appena aperto la porta e le fissò con fare interrogativo –Shirogane e Pai sono pron… che state facendo?
Kisshu osservò Ichigo e Purin sopra una rossa Minto e sghignazzò –Oh, potevate invitarmi a questa festicciola!
-Screanzato! - Ichigo gli lanciò contro il cuscino e poi gli si parò davanti puntandogli un dito contro –Sappi che faremo i conti, io e te!
-Già, i conti!- le fece eco Purin.
Kisshu cercò lo sguardo di Zakuro e Retasu, nel vano tentativo di capire, ma le due lo ignorarono. Cercò allora Minto, ma la moretta aveva messo il broncio e fissava intensamente le punte dei piedi.
 
Ryou osservò le cinque ragazze scendere le scale, con un enorme peso nello stomaco. Erano stanche ma decise, specie Ichigo.
-E’ inutile essere preoccupati. Io e Kisshu ci teletrasporteremo a recuperarla se andasse male- gli disse Pai vicino a lui.
Ryou gli scoccò un’occhiata indifferente. Quello di Pai era un tentativo di gentilezza, se ne rendeva conto, ma aveva usato un tono così neutro e freddo da non sembrare.
-Lo so- mormorò –E non posso che esservi grato- ammise.
-Mermaid!
Due braccia pallide e forti agguantarono Retasu da dietro, provocando il rossore e lo spavento dei presenti in sala che lanciarono occhiate di meraviglia alle loro spalle, vedendo Natsu e Nadia a qualche passo da loro e Rei che aveva abbracciato la mew focena che era arrossita.
-Sempre belle fanciulle! - trillò Rei.
Nadia si sbatté una mano in faccia –Possibile che non capisca la gravità della situazione? - borbottò rassegnata.
-Re…Re…Rei-kun!- Retasu provò a districarsi dall’abbraccio soffocante e sentì su di sé gli occhi furenti di Pai che, ne era certo, meditava di folgorare Rei col il solo sguardo.
Rei mollò la presa, guardando con sfida Pai e scompigliando la frangetta alla verdeE’ così carina, come non abbracciarla?
-Abbraccia una colonna, forse sarà meno riluttante- disse velenoso Kisshu e Rei lo guardò sorridendo sghembo –Forse.
Nadia prese Rei da una manica, tirandolo indietro –Smettila, idiota- lo rimproverò –Natsu non ha molto tempo.
Quella semplice frase fece l’effetto desiderato sull’alieno che si staccò immediatamente assumendo un’aria seria.
Nadia fissò Ichigo –Quando vuoi. Attiva il tuo potere e comincia la tua ricerca.
-Quando sarai lì, noi entreremo seguendo la tua scia e porteremo l’Essenza su questo piano dove è più vulnerabile e la distruggeremo-. Concluse Rei.
Ichigo prese un bel respiro profondo e guardò le amiche –Ci vediamo tra poco- mormorò e chiudendo gli occhi trasformandosi.
Minto stritolò la mano di Kisshu quando vide la rosa entrare nello specchio senza voltarsi indietro –Hai promesso- mormorò.
Kisshu strinse di rimando –Fidati di me.
 
Quando Mew Ichigo mise piede nella dimensione, lo specchio dietro di lei era diventata una porta molto evanescente e poteva scorgere le figure dei suoi amici.
Strinse i pugni lungo i fianchi, desiderosa di tornare indietro ma si costrinse a guardarsi intorno.
Era tutto di uno strano verde acqua, come fosse immersa dentro uno stagno con l’acqua torbida e una leggera nebbia le sfiorava le caviglie.
Aveva già perso il senso dell’orientamento: non vedeva orizzonte, né un inizio o una fine.
Prese un altro respiro profondo e si concentrò.
“Deep Blu!” pensò, ricordando l’alieno dagli occhi glaciali.
Sotto i suoi piedi la sua ombra si allungò, diventando poi di un bel rosa confetto e davanti a lei si aprì una via.
“Ci siamo” pensò, sentendo la scarica di adrenalina scuoterla.
 
Note:
(*) codesta espressione, “amico Fritz” l’ho sentita da Hypnotic Poison in riferimento all’organo sessuale maschile xD Io non la conoscevo e voi ahah?
 
Eeeee! Ichigo è andata.
La scena successiva a questa è nella mia testa da più di due anni e non vedo l’ora di presentarvela.
La battaglia finale si avvicina, =3 (e con essa la fine della ff!)
Al volo ringrazio tantissimo: mobo, Jada Tisdale,  Hypnotic Poison, Broken, Lady_vale e Link_Skillet. Mi spiace se non riesco sempre a rispondere a tutte le recensioni, ma ho sempre poco tempo e sono quasi sempre col cellulare e quando torno a casa sono veramente esausta e riesco giusto a buttare due o tre righe.
Il prossimo capitolo vedremo Ichigo alla ricerca dell’Essenza e qualche altra evoluzione (o involuzione) di vari rapporti X°D
 
Spero di aggiornare entro due settimane <3
Un bacio e Buona Pasqua a tutti!

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Capitolo 28
*** Capitolo 28 ***


 
Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che
le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni
di vite elettroniche
 
Capitolo 28
 
Ichigo non seppe dire se si era effettivamente mossa dal punto iniziale o meno, ma una parte del suo cervello che ancora ragionava con lucidità le disse che si, si era sicuramente mossa in una qualsiasi direzione visto il fiatone e le gambe molli.
La cosa più snervante di tutto quel luogo era l’assurda assenza di suoni: neanche i suoi piedi emettevano rumore, ovattati da quella nebbia.
L’unico colore era la scia rosa che l’avrebbe dovuta portare da Deep Blu. Però quel suo pensiero incerto la rendeva inquieta perché non era certa di essere sulla pista giusta.
“Infondo siamo veramente certi che sia Deep Blu? La sua Essenza?”.
Eppure Natsu era stato chiaro.
“Ma possiamo fidarci?”
-Non posso farmi prendere dai dubbi proprio ora- disse ad alta voce per rassicurarsi.
Strinse il fiocco fucsia tra le dita guantate come se fosse l’unica cosa alla quale potesse appoggiarsi –Avanti, Ichigo.
 
Ichigo era entrata nella dimensione ormai da dieci minuti.
Nessuno si era mosso dal locale: Ryou monitorava il portale con Keiichiro, le ragazze erano sedute qui e lì per la sala e non perdevano di vista lo specchio, i tre Ikisatashi erano seduti e l’unico che tradiva nervosismo era Taruto.
Nastu, Nadia e Rei erano dall’altro lato della sala e l’ultimo non faceva che guardare Kisshu con insistenza.
Il mezzano lo ignorò “Devo rimanere concentrato nel caso Ichigo chiami”.
Lo sguardo indagò ancora un attimo sulla sala e cercò lo sguardo di Minto, perso nei pensieri ma tesa, con la spilla Mew in mano esattamente come le amiche.
-Quando prenderò Ichigo- Kisshu ruppe il silenzio creatosi –Non la teletrasporterò qui. Dobbiamo avere un luogo che conosciamo per poter affrontare Deep Blu.
Tutti quegli occhi si puntarono su di lui –E dove lo porteremmo? - azzardò Pai –Per noi Tokyo o dintorni non sono…
-Portiamolo allo zoo.
Zakuro si stiracchiò, aggiustandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio –Noi lo conosciamo bene, no?
-Ma noi no- fece notare Kisshu.
Retasu si stropicciò le mani –Al tempio- propose timidamente.
Pai incrociò gli occhi della ragazza e annuì –Quello lo conosciamo bene. Ci abbiamo combattuto mentre lui no. Si è subito teletrasportato nel Palazzo.
Natsu tossì rumorosamente –Come volete voi. Noi vi aiuteremo.
Kisshu si alzò e prese a camminare nervosamente per la stanza fino a che non si avvicinò a Minto e si sedette accanto a lei.
La ragazza lo fissò un attimo stizzita, si alzò a sua volta e si diresse in cucina –Ho bisogno di bere qualche cosa- mormorò più a se stessa che al gruppo.
Kisshu la studiò allontanarsi e sentì gli occhi delle tre Mew Mew su di sé.
Sbagliava o Minto gli sembrava… arrabbiata?
“Sarà solo nervosa” si disse “La sua amica è in una dimensione sconosciuta” azzardò.
Si alzò nuovamente e la seguì in cucina, sentendo i risolini di Purin, che ignorò.
Minto era appoggiata al muro con le braccia dietro la schiena e il visino di porcellana imbronciato.
Quando Minto gli puntò lo sguardo contro, Kisshu capì che Minto fosse arrabbiata, visto che lo trapassò da parte a parte come a volerlo fulminare.
-Che c’è?- sbottò –Che ho fatto, questa volta?
Minto non rispose e fece per uscire dalla stanza, ma Kisshu le si teletrasportò accanto, afferrandola per il braccio e tirandola indietro –Minto.
La moretta lo guardò e gli parve… affranta -Tu non ragioni mai prima di fare le cose, vero?
-…no, solitamente no- ammise stupidamente, non sapendo bene a cosa si riferisse Minto e quando la vide diventare rossa di rabbia aggiunse subito –Però dipende dalla situazione, ecco.
Minto batté un piede, stizzita –La mia amica è persa chissà dove, non voglio mettermi a litigare con te.
-Ma perché stiamo litigando? - domandò con faccia ebete.
-…tu sei un idiota, Kisshu- mormorò lei, riuscendo a stento a trattenere le lacrime di rabbia che fremeva in lei.
Kisshu sospirò e le cinse la vita con braccio –Passerotto, se non parli con me, io non so che cosa fare.
La vicinanza la fece arrabbiare ancora di più ma non si mosse –Tu…- si morse l’interno della guancia –Non è il momento.
-Lo è- Kisshu la guardò negli occhi –Stiamo per affrontare Deep Blu. Se devo morire voglio lasciare questo mondo senza dubbi o ripensamenti.
La frase piombò su Minto come acqua gelata.
Morire.
Non ci aveva pensato, non seriamente. I vecchi ricordi tornarono a galla, quando si scontrarono contro Deep Blu, uno scontro vinto solo perché qualcuno le aveva aiutate…
Taruto.
Kisshu.
Pai.
Non avrebbero mai vinto se per primo Taruto, che loro svalutavano perché bambino, non avesse affrontato Pai ancora fedele alla causa.
Il freddo abbraccio della morte li aveva già presi una volta. Istintivamente Minto strinse le mani sulla maglia di Kisshu, sentendosi presa dal panico.
-Non esista che tu o… chiunque altro… muoia- sussurrò.
Kisshu le sfiorò la fronte –Perché sei arrabbiata? - cambiò discorso.
Minto lo fissò contrita, sentendosi in colpa il suo umore e sentendosi una egoista –Per il… bacio.
-Uh?
Minto si divincolò dalla presa –Non ha avuto lo stesso significato per entrambi, vero? - strinse i pugni –Non importa chi baci o… come. Basta che tu lo faccia, no?
Kisshu la fissò basito –Cosa…. Perché ti è venuta in mente una cosa simile? Credevo di essere stato chiaro!- sbottò confuso.
-Chiaro un corno- sibilò, incrociando le braccia al petto –““Le prendi sul seriole cose, eh?- lo scimmiottò.
Kisshu mosse le mani in avanti, in senso di diniego –Aspetta! Non intendevo quello! – tentò di blandirla –Era un modo per… allentare la tensione. Non intendevo… io volevo baciare te.
Minto lo guardò dubbiosa e sentì tornarle il coraggio -Bene- disse, sentendo anche risalire il suo umore –Ma non te lo lascerò fare di nuovo.
Kisshu aprì la bocca e non seppe cosa dire se non un –Perché? - sussurrato in maniera sofferente.
-Perché… cose come baci a sorpresa piacciono a gente come Ichigo. Magari Retasu- lo guardò con aria superba –Io sono di alta classe.
Kisshu sbuffò, mettendo le mani dietro la testa ma Minto sorrise lievemente, e lo vide anche se era di spalle.
Dopo neanche un minuto, però, Minto si rabbuiò –Quando diamine ci mette Ichigo…
Kisshu le picchiettò un dito sulla testa –Non può perdersi e Masha è con lei. Mi chiamerà quando avrà bisogno.
 
Retasu non riuscì a starsi ferma a lungo. Si dovette alzare e a forza andò in cucina, appena Kisshu e Minto uscirono per prepara qualche cosa per i presenti.
The, un succo, un pezzo di dolce. Qualsiasi cosa pur di fermare l’ansia e il vorticare dei pensieri.
-Retasu- Keiichiro l’affiancò e le poggiò una mano sulla spalla –Faccio io.
Retasu studiò il volto dell’amico, leggendo la sua stessa ansia ma celata meglio. Keiichiro era seduto davanti al computer da ore e di certo aveva bisogno più lui di muoversi che lei.
Annuì, lasciandogli la postazione e si affacciò alla porta della cucina, mirando la sala.
Nastu sembrava dormire sulla spalla di Nadia: aveva il viso teso, bianco e sudato e l’aliena le stringeva la mano con forza ma sembrava che quel contatto fosse più utile a lei che a lui. Rei era dietro di lei e ogni tanto lanciava occhiate cariche di ansia al compagno.
Qualcosa sfuggiva dei loro nuovi alleati: non era solo desiderio di fermare Syrio e gli altri due compari o la rinascita di Deep Blu. C’era altro.
Retasu spostò lo sguardo sulle amiche e si rese conto che Pai si era alzato e andava verso di lei. Si fece subito da parte e lo fece entrare in cucina.
Senza dire una parola mise il bollitore sulla cucina e prese una tazza bianca.
-Lo vuoi un biscotto? - domandò piano per non rompere il silenzio nella stanza accanto.
Pai annuì piano, assente.
Retasu gli porse dei biscotti fatti la mattina ma il viola non li prese. Le afferrò una mano, massaggiandola piano tra indice e pollice –Devi farmi un favore.
Il tono di Pai era serio ma non riusciva ad essere distaccato e lei annuì sorridendo in moto tirato –Dimmi pure.
-Quando affronteremo Deep Blu… va via.
Retasu sbatté gli occhi –Non puoi chiedermi una cosa del genere, lo sai.
Pai strinse la presa a farle male –Prendi Taruto e le tue amiche e va via.
-Pai…
-Retasu, ci ha ammazzati una volta, lo rifarà anche se non sarà al pieno delle sue forze- guardò il portale nel salone principale –Quel portale emana forti radiazioni e ciò che captiamo non è … rassicurante.
Retasu poggiò la mano su quella di Pai, tesa per lo sforzo –Io combatterò insieme a te e le mie compagne perché è l’unica cosa che posso fare- lo guardò con tenerezza –E grazie per preoccuparti per me ancora una volta.
Rimasero in silenzio fino a che il bollitore non fischiò e lei riempì due tazze –Quando tutto questo sarà finito- cominciò dolcemente –Mi piacerebbe… vedere il tuo pianeta, la tua famiglia. Lo abbiamo visto molto poco.
Pai sorseggiò piano la sua bevanda, osservandola in silenzio.
-Magari… magari potremmo…. Si, fare un po’ avanti e indietro, vederci e sentirci quando… sarà possibile- la voce le tremò appena e rimase fissa a guardare il contenuto ambrato della tazza.
Pai posò la sua –Magari.
Lei si arrischiò ad alzare lo sguardo su di lui e incrociò lo sguardo ametista più rilassato.
Pai le toccò una guancia e le alzò il mento –Ti preoccupa più non vedermi che affrontare Deep Blu- sembrava divertito e lei sorrise.
-Un po…
-Pai!
La voce di Kisshu lo raggiunse e Pai cambiò repentinamente espressione, tornando serio e imperscrutabile.
Kisshu si affacciò alla cucina, il viso tirato ma sempre sorridente –Notizie dalla bella gattina.
Il corpo di Pai entrò in tensione e Retasu si alzò come una molla –Bene. Si comincia.
Ritornarono nel salone principale: tutte le Mew Mew erano attorno a Keiichiro e Ryou mentre Rei, Nastu e Nadia si erano semplicemente alzati e si erano lanciati una fugace occhiata.
-Dove è? - Ryou sibilò al computer, cercando di focalizzare il segnale di Ichigo e riuscire a vedere attraverso le telecamere di Masha.
Kisshu si affacciò alla sua spalla –Posso andare.
-Verrò con te.
I presenti si voltarono verso Rei che aveva fatto un passo avanti.
-Se tu credi che…- Pai si era mosso contro il cugino ma Kisshu aveva troncato le sue parole sovrapponendosi a lui –Va bene. Nel caso ammazzasse uno dei tre, l’altro porterà Deep Blu qui su questo piano.
Pai lo fissò storto ma non disse nulla.
Rei gli si avvicinò e gli tese una mano –Tu devi teletrasportarci lì.
-Toccata e fuga.
-Toccata e fuga- fece eco Kisshu. Il verde guardò Pai e Taruto –Ci vediamo al Tempio. A più tardi.
 
L’ombra rosa di Ichigo la precedette per molto tempo. Le gambe le facevano seriamente male e sentiva i sensi affievolirsi, come se l’aria si fosse fatta meno respirabile e la gravità fosse aumentata. I movimenti erano lenti, talmente lenti che poté sentire le gocce di sudore calare lungo il collo, le braccia, il viso.
D’un tratto la sua ombra rosa svanì e si sentì persa, letteralmente.
Si guardò intorno ma era tutto un colore, un odore, un suono.
Non c’era nulla, se non lei e Masha che svolazzava meccanicamente accanto a lei.
Deglutì e continuò a camminare diritta, sperando di trovare la strada giusta.
D’un tratto il paesaggio cambiò: non c’era più quella foschia e quella tenebra ma il Parco Inohara.
Lo riconobbe grazie al grande ciliegio al centro. Fino a qualche settimana fa avrebbe identificato in quel ciliegio il simbolo di amore con Masaya, ora le metteva dentro un po’ di tristezza e rimpianto… se non fosse stata rapita le cose con Masaya sarebbero finite in quel modo?
Continuò ad andare diritto e vide una figura seduta su una panchina.
Lei stessa.
O almeno una versione di se stessa: nonostante fosse in versione umana aveva i capelli e gli occhi rosa e tra le mani teneva un piccolo gatto che faceva le fusa.
Le passò accanto, guardinga e si fermò di fronte a lei: quella le ricambiò uno sguardo serio e profondo, antico che le fece uno strano effetto.
-Sei quasi arrivata- le disse con la sua stessa voce e Ichigo si chiese se non fosse lei stessa a parlare.
-Chi sei?
Quella alzò un sopracciglio –Te. O parte del tuo potere.
-…l’ombra rosa…
Il gatto emise delle fusa come a confermare.
-Perché non mi guidi più? - domandò la paladina e quella strinse le spalle.
-Non posso andare oltre questo punto. Più in là i tuoi poteri non funzioneranno, o almeno non bene.
-… come fai a essere reale?
La proiezione di Ichigo scoppiò a ridere –Nello stesso modo in cui sei viva tu, credo. Avanti, l’Essenza è più in là- alzò un indice e indicò il sentiero –Non puoi sbagliare.
Ichigo fece due passi e poi si fermò –Anche le altre hanno una… loro versione?
La Ichigo col gatto scosse il capo –No. Solo tu.
-Perché?
L’altra sorrise in modo enigmatico –Siete paladine della giustizia, Angeli protettori…ma tu sei di più.
Ichigo capì che non avrebbe ricevuto altre risposte e facendole un timido cenno con la mano, andò avanti.
La foschia tornò prepotente e Ichigo si sentì nuovamente presa dal panico ma continuò a camminare.
Il paesaggio mutò una seconda volta.
Questa volta era un lungo corridoio pieno di specchi o così le sembravano: non riflettevano la sua immagine, bensì quelli che le parvero proprio ricordi antichi.
Riconobbe il glorioso popolo alieno perché già una volta lo aveva visto grazie a Masha (*).
Uno attirò la sua attenzione. Era uno specchio lungo e non molto largo dove al suo interno vide quello che sembrava Deep Blu ma lo sguardo non era cattivo ma benevolo.
Poggiava le mani sulle persone e quelle guarivano.
Rimase a fissare il bel volto alieno e si chiese se quello non fosse uno squarcio del passato di Deep Blu, quando ancora il popolo alieno lo venerava come Dio.
Sfiorò la superficie che si increspò e prese un respiro profondo “Sarà come un tuffo a mare” si disse, ed entrò al suo interno.
 
Poggiò i piedi su un pavimento di pietra finemente lavorato.
Deep Blu era circondato da altri cinque alieni vestiti in modo semplice ma ricco: lunghe tuniche colorate di oro adornavano i sottili corpi e sorridevano benevoli a Deep Blu.
Ichigo non riuscì a capire se fossero donne o uomini: i loro visi erano glabri e le tuniche coprivano ogni cenno distintivo fisico.
-Mio Signore- uno di essi si inginocchiò e Deep Blu rise, una risata sincera e dolce.
-Alzati, amico mio. Io dovrei inginocchiarmi davanti a voi, visto i vostri sacrifici.
 Quello sorrise –Mio Signore, sarete stanco.
-Mai, per il mio Popolo.
Era quello Deep Blu? Il pazzo col quale si era scontrata un anno fa?
Non poteva essere! Era così… benevolo…
L’immagine cambiò: questa volta Deep Blu era nel mezzo di un combattimento.
Riconobbe la spada di Ao No Kishi e la stessa che aveva usato Deep Blu per trafiggere Kisshu.
Era schierato con gli stessi alieni di prima i quali sembravano concentrati. I loro corpi si illuminarono di azzurro e un potente colpo si abbatté contro un essere nero, umanoide di forma ma senza alcun tratto facciale.
Nonostante la potenza dell’attacco, la nera figura parve non risentire nulla ed emise un sibilo.
Deep Blu strinse i denti e si voltò verso i compagni.
Ichigo vide che aveva un profondo taglio sopra il sopracciglio e varie escoriazioni in tutto il corpo. Gli occhi color ghiaccio erano turbati –Non c’è altro modo!- disse –Voi siete le mie Colonne, e lo farete, o sarà la fine!
-Mio Signore! - uno degli alieni lo guardò affranto e Ichigo poté quasi sentire il cuore che si spezzava –Quando lo avrai assorbito…
-Diventerò io stesso l’Essenza! - urlò –E voi mi ucciderete!
Ichigo provò un moto di paura e avrebbe voluto urlare a Deep Blu di non fare sciocchezze ma la sua voce era muta e il corpo paralizzato.
Deep Blu si lanciò contro l’Essenza e la toccò. Un tuono squarciò il cielo e l’ombra nera entrò nel corpo dell’alieno, strappandogli un urlo straziante che fece rizzare il pelo alla mew gatto.
Deep Blu cadde a terra e i Cinque alieni gli furono subito attorno. Vedeva nei loro visi il dolore e la frustrazione ma imposero le mani davanti a lui ma…
Una potente scarica di energia li fece volare via e Deep Blu si rialzò.
Lo sguardo brillò di furia rossa e la bocca si piegò in un ghigno malefico.
-Poveri sciocchi…
 
Ichigo si ritrovò a boccheggiare a terra e sentì un forte conato di vomito risalirle in gola.
Tossì e si mise diritta e sentì due colpi di mani: qualcuno applaudiva.
Si guardò alla propria destra e vide, con orrore, Syrio –Speravo venissi, Mew Ichigo.
La ragazza si mise in posizione –Che cosa era quella cosa? - soffiò, sentendo l’odio per uno dei suoi ex carcerieri.
-Quello che hai visto- schioccò le dita e Ichigo provò paura.
-Masha, chiama Kisshu- disse piano e il piccolo emise due bip bip.
Accanto a Syrio comparvero Koda e Loren e ai loro piedi un piccolo fagottino dagli occhi glaciali, nudo e serio.
Nonostante sembrasse un neonato, aveva uno sguardo savio e serio, quasi maligno come fosse pienamente cosciente.
-Mio Signore. Le tue Colonne sono qui- disse Syrio, inginocchiandosi davanti al bambino.
Quello annuì e si mise in piedi e allungò le manine paffute verso Koda e Loren che sfiorarono i palmi dell’Essenza.
Ichigo poté vedere l’energia vitale di quei due fluire fuori dai loro corpi e caddero mollemente a terra.
-Cosa state…?
-Ichigo!
Kisshu le comparve alle spalle e le prese le spalle –Cosa sta…?
-Siamo arrivati tardi- la voce funerea di Rei fece accapponare la pelle di Ichigo e tornò a guardare di fronte a sé.
Syrio aveva puntato un dito sulla fronte del neonato e quello aveva preso a brillare di luce bianca e accecante: il corpo sembrava sbriciolarsi in luce e tutta quella energia fluì dentro Syrio.
-Glielo impedirò…!
Mew Ichigo prese la sua arma e urlò –Ribbon Strawberry surprire!
-Ichigo…!
Il lampo iridescente diretto verso Syrio si infranse contro una strana barriera e si dissolse –Andiamo via!
Rei le prese un gomito ma Syrio si mosse verso di loro –Lei viene con me!
Colpì il viola allo stomaco scaraventandolo via.
Kisshu richiamò i sai e puntò alla gola del nemico la questo aveva afferrato Mew Ichigo dai capelli e in un rumore di schiocco era sparito.
-Dannazione! - urlò il verde, guardandosi attorno –Mew Ichigo! Ichigo!
Neanche l’eco rispose al suo richiamo e le sue orecchie sensibili sentirono il lamento di Rei dietro di sé.
Lo vide alzarsi e sputare a terra mentre tossiva.
-Perché? - urlò il mezzano.
Rei lo guardò per la prima volta senza astio ma con rassegnazione –Perché è convinto che in Mew Ichigo alberghi la Mew Aqua.
 
Tornarono senza Ichigo.
Mew Minto li guardò con orrore –Dove è Ichigo?
Kisshu la fissò affranto –Syrio…
Natsu era dietro una delle colonne del tempio, il viso più rilassato e sembrava stare meglio ma zoppicò verso di loro. Tutti circondarono i due fratelli.
Kisshu tenne lo sguardo basso e strinse i pugni tanto forte da conficcarsi le unghie nei palmi.
Guardò Natsu –Ichigo non possiede Mew Aqua- disse rabbioso –Perché? Lo sapevate?
Natsu annuì piano –Sapevo che Syrio pensava ciò…. Ma credevo avesse capito- mormorò, pallido –Doveva arrivare prima…- disse febbrile.
Pai lo guardò gelido –Cosa vuol dire? La Mew Aqua è sul nostro pianeta- disse piano e Mew Retasu gli strinse una mano mentre con l’altra si tappava la bocca.
-Non tutta. Una piccolissima parte non è stata assorbita dal vostro Cristallo- disse Nadia.
-Se Ichigo avesse avuto la Mew Aqua...!- Mew Minto si guardò con le amiche –Noi lo avremmo saputo!
Natsu annuì –Anche io ero convinto che Mew Ichigo ne avesse una piccola parte.
Mew Zakuro lo prese per il colletto scuotendolo come un lenzuolo–Sapevi quello che rischiava e…
-Credevo che Syrio se ne fosse accorto- ripeté calmo e stanco.
-Cosa? Di cose doveva accorgersi! – urlò Taruto.
Nadia, Natsu e Rei si scambiarono uno sguardo e la bella alinea presa parola -…. Quando avete affrontato Deep Blu la Mew Aqua si è condensata nel Cristallo. Un po’ di quel potere si è trasformato in goccia ed è caduto sulla terra. Ha guarito le vostre ferite- disse, guardando Mew Minto che annuì lentamente.
-Mew Ichigo sfruttò il suo potere per salvare il corpo umano di Deep Blu, non la Mew Aqua- continuò lentamente, sperando che quelli capissero -…il suo amico glielo ha restituito quando l’ha fatta tornare in vita.
-Certo, la Mew Aqua…
-No- Rei interruppe Pai scuotendo forte la testa –E’ stato uno scambio di potere, tutto qui. La Mew Aqua, quella che si è dispersa, è andata altrove.
-Dove?
La domanda di Mew Purin aleggiò nell’aria e Pai ebbe un brivido lungo la spina dorsale.
-La Mew Aqua ci ha riportato in vita- mormorò e Kisshu alzò la testa di scatto.
-… Syrio ha sbagliato persone- sussurrò Kisshu.
-Di che state parlando?
Pai si guardò la mano, come se lì dentro potesse esserci una risposta –Può essere che…
Natsu annuì –E’ dentro voi tre.
 
 
Note
(*) è stato durante un episodio… il rapimento di Masha… non ricordo il numero e non sono riuscita a trovarlo XD
 
Dio mio! Sono sempre in ritardo! Mi faccio un sacco di appunti e niente! Mi spiace tanto per il pessimo e il ritardo!
Allora, chiarisco un po’ il complesso…
Avete presente l’ultima puntata delle Mew Mew , no? Quando Ichigo bacia Masaya gli dice “Ti donerò tutto il mio potere!” e lo bacia (bleah).
Nella mia testa bacata pensavo che fosse Mew Aqua, il che può essere, nel senso che Ichigo sfruttasse il potere di Masaya e bla bla e poi mi è venuta questa ideuzza…
Sarò onesta, all’epoca quando mi è venuta questa idea, guardavo HP e i dono della mrote, quando Silente parla dell’anima di Voldemort che si è attaccata ad Harry, l’unico essere vivente nella sera dell’omicidio dei suoi genitori.
Ovviamente migliori chiarimenti non devono essere fatti qui, infatti nel prossimo capitolo ci sarà una spiegazione, spero, adeguata.
 
Ringrazio infinitamente Jade Tisdale, Rin Hikari, tibby92 e princessredmoon!
Spero di non aver perso nessuno per strada  e informo che il prossimo aggiornamento non andrà oltre il 16 Agosto ! Siamo agli sgoccioli, ed era ora!
Nel prossimo capitolo… botte, botte botte!
A presto…
Danya!

Ps: per chi fosse interessato ai Tre Mewschettieri,.... https://www.facebook.com/the3mewsketeers?fref=ts *_* Aiutateci a crescere... e sarete ricompensati.... *risata malvagia*

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Capitolo 29
*** Capitolo 29 ***


 
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le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni
di vite elettroniche
 
Capitolo 29
 
-La Mew Aqua ci ha riportato in vita- mormorò e Kisshu alzò la testa di scatto.
-… Syrio ha sbagliato persone- sussurrò Kisshu.
-Di che state parlando?
Pai si guardò la mano, come se lì dentro potesse esserci una risposta –Può essere che…
Natsu annuì –E’ dentro voi tre.
Retasu osservò bene Pai che continuava a fissarsi la mano con fare spaesato, espressione veramente rara sul suo viso.
-E ora che Ichigo è in mano sua…
Le parole di Minto la riportarono alla realtà –Dobbiamo salvarla- disse piano –Dobbiamo trovarla e…
-E come? - Rei si massaggiava la parte colpita da Syrio –Chissà dove diamine saranno…
Il singhiozzo di Retasu ruppe il momentaneo silenzio, seguito poi dai ciondoli che suonarono all’unisono –Ragazze- la voce di Ryou era calma e misurata –Tornate al Caffè. Ora pensiamo a cosa fare.
Zakuro puntò la propria arma contro i tre ex nemici –Voi no. Ci avete tradito abbastanza, mi sembra- ringhiò.
Natsu osservò bene la mew viola –La gravidanza procede bene?
Il commento, così fuori luogo, la fece sussultare. Che cosa ne sapeva, lui?
Natsu si toccò il petto –Noi tre siamo delle Colonne. Così come lo sono Koda e Loren.
-Erano- lo corresse stoicamente Rei.
-Erano. Noi siamo. I nostri poteri vanno oltre i vostri e saremo di aiuto e…
-Non vi vogliamo con noi- fece eco la voce di Ryou dai ciondoli –Non ora- aggiunse dopo un attimo.
 
Tornare al Caffè non li aiutò.
Ryou era come un leone in gabbia, camminava avanti e indietro nella speranza che il computer desse segnali di Ichigo. Quando era stata portata via, Masha era rimasto indietro e non avevano alcun collegamento con lei, se non il ciondolo Mew ora muto. Non risultava neanche nello schermo, per quanto ne sapevano poteva essere nello spazio o in qualsiasi dimensione.
-Se pensa che lei abbia Mew Aqua- azzardò Keiichiro –Può essere che tornerà sulla Terra per liberare il suo potere.
-Probabile.
Pai aveva chiesto una siringa e si stava legando un laccio emostatico al braccio. Conficcò l’ago in vena e si prelevò del sangue –Non ce ne siamo mai accorti- bofonchiò.
-Forse siete stati voi a sviluppare i poteri delle ragazze- disse piano Ryou, con lo sguardo vacuo.
Pai annuì –Farò un test veloce.
-Non è che voi vi illuminerete come lampadine? - la battuta di Purin avrebbe strappato una risatina o un sorriso in circostanze normali, ma in quel momento neanche Taruto aveva la forza di ribattere nulla.
-Cerchiamo Ichigo- propose Retasu –Tutti insieme. Ognuno di noi potrebbe monitorare un computer e…
-Andate a riposare- disse stancamente Keiichiro –Quando rispunteranno, dovrete essere in forza- cercò di sorridere loro e cercò lo sguardo di Zakuro, la quale sentì un brivido nella spina dorsale.
Tutti si dispersero nel Caffè e la mew lupo si sfiorò il ventre “Come faceva a sapere che io…?”
 
Minto aveva letto nello sguardo Kisshu il suo rammarico.
Aveva un po’ sperato che l’alieno la cercasse, ma dopo un’ora non si era fatto vivo.
Uscì nel cortile del Caffè e lo vide sotto un albero: stava albeggiando e il cielo di Tokyo era rosa e arancione.
Minto si sedette accanto a lui –Non è colpa tua- disse solo.
Timidamente gli cercò la mano e l’alieno ricambiò la stretta. Minto si appoggiò alla sua spalla –La troveremo.
-Sicuro.
-E pagherà per tutta questa ansia.
Kisshu sorrise per la battuta –Le vuoi bene.
-Certo che no- sbuffò di rimando Minto.
Kisshu osservò bene il viso di Minto, stanco e tirato nonostante cercasse di mantenere un cipiglio serio.
Le baciò una nocca –Dovevo essere più veloce- si rammaricò.
Si sentiva dannatamente in colpa e avrebbe preferito farsi strappare le braccia anziché pensare alla mew gatto nelle grinfie di quel Syrio.
La scena della quale era stato testimone lo aveva confuso. Quel ricordo del passato, quel Deep Blu così simile ad Ao No Kishi… e quel bambino, l’Essenza…
Si trovò a pensare che quando era apparso Deep Blu al suo popolo: era sembrato veramente una entità benefica e per un po’ anche lui aveva confidato nel suo potere.
Era stata con la scoperta della Mew Aqua che tutto era precipitato…
-Io credo che la Mew Aqua sia sempre stata il problema, mai la soluzione- disse dopo un po’.
Minto non rispose. Le strinse più forte la mano e lei trattenne a stento un singhiozzo nel petto –Quando la ritroviamo la prendo a schiaffi, giuro.
 
Contemporaneamente, Pai e Keiichiro non avevano smesso un attimo di esaminare il sangue dell’alieno.
Era la prima volta che si trovava ad esaminare sangue alieno e le piccole differenze riscontrate (come una maggiore presenza di anticorpi) erano laconicamente spiegatagli da Pai e dalle varie formule che scorrevano sullo schermo.
-Qui non c’è nessuna traccia anomala- disse Keiichiro –Nulla. Sei perfettamente sano e … normale.
Pai diede una manata sul tavolo, spazientito –Come è possibile che la Mew Aqua…- guardò ancora i dati sullo schermo e un attimo si fermò a pensare.
Forse erano diventati dei contenitori di Mew Aqua visto il contatto avvenuto con essa. Ripensò alla foresta della Mew Aqua del suo pianeta, dove aveva portato Retasu.
Lui e i suoi fratelli erano pochi che potevano entrare nell’area senza finire colpiti da qualche liana o arbusto particolare e il Cristallo davanti a loro non aveva mai reagito in alcuna strana maniera. Forse quello doveva essere preso come un segno, magari la Mew Aqua riconosceva un simile davanti a loro.
Eppure non sembravano aver sviluppato alcuna dote come Deep Blu, né potevano guarire se ferite e le varie battaglie lo dimostravano.
-Shirogane ha probabilmente ragione dicendo che siamo stati noi a scatenare i nuovi poteri delle ragazze- disse dopo un po’.
Keiichiro annuì –Pensavo la stessa cosa. Infondo eravate con loro e abbiamo notato quanto siano diventate... potenti. Nel giro di poche settimane.
-Esatto.
-Il problema ora è… come estrarre la Mew Aqua.
Pai strinse un attimo la mascella, non ne ho idea… forse col fiocco di Gocce di Mew Ichigo- si interruppe, rendendosi conto della stupidaggine della cosa perché Mew Ichigo non era con loro.
 
Keiichiro aveva praticamente cacciato Ryou dal laboratorio: aveva bisogno di dormire e calmarsi.
Come avrebbe potuto?
Ichigo era…
Prese a calci una sedia della sua stanza, trattenendo a stento un gemito nel sentire scricchiolare le dita del piede.
La porta della sua stanza di aprì e fece capolino Zakuro –Non spaccare i mobili- gli disse, guardandolo –Con un piede rotto non sei utile.
L’altro la guardò frustrato –Sarei utile in qualche modo, eh?
La ragazza annuì –Lo sai che tu e Keiichiro ci servite lucidi dietro gli schermi.
-Dietro le quinte.
-Al vostro posto- disse la ragazza tenendo un tono di voce fermo e piatto.
Ryou si scompigliò i capelli, abbassando lo sguardo –Hanno Ichigo.
-Se la saprà cavare, lo sai.
-No, non può da sola. Non sappiamo dove sia.
Zakuro si appoggiò allo stipite –Dobbiamo localizzarla con ogni mezzo possibile. Ora dormi, fatti una doccia e poi scendi giù. Keiichiro sta già battendo il globo palmo a palmo.
Zakuro chiuse la porta della camera del ragazzo, sentendosi stanca e spossata.
-Zakuro?
Sobbalzò sentendosi chiamare da Pai e si voltò a vedere il viola che la squadrava con neutralità –Dobbiamo parlare.
La ragazza alzò un sopracciglio ma annuì –Qui?
Pai scosse il capo con fermezza –La terrazza- e con uno schiocco si ritrovarono tutti sul pianerottolo superiore.
La Mew wolf attese che parlasse.
-Dobbiamo fare una prova, e solo tu lo potresti fare- cominciò il viola –Per battere Deep Blu e Syrio abbiamo bisogno di tutte le nostre forze- fece una pausa -Ho una teoria- continuò, schioccando la lingua –Penso che non ci sia bisogno dello Scettro di Mew Ichigo per usare la Mew Aqua, ma che voi possiate manipolarla, visto i vostri crescenti poteri.
-La Mew Aqua è dentro di voi- ricordò dubbiosa e vide Pai annuire.
-Esatto. Devi provare ad estrarla.
-Perché io? - i due non risposero e chiuse gli occhi in due fessure, capendo –Non penserete che…
-Se è lei che ci ha tenuti in vita fino ad ora… estrapolandola potremmo tornare allo…. Chiamiamolo stadio precedenti.
-Morti- corresse lei.
Pai strinse le spalle –Nessuna delle ragazze lo farebbe- insistette.
Zakuro annuì, capendo: nessuna delle ragazze avrebbe mai condannato Pai, Kisshu e Taruto e loro ben sapevano che lei non si sarebbe fermata, per la salvezza del mondo.
Infondo non lo aveva sempre affermato?
-Come facciamo?
-Per ora una prova- disse Pai, accostandosi a lei –Se ne sarai capace, allora interrompi il contatto. Lo farai a tempo debito, quando lo scontro sarà più vicino.
Zakuro annuì e allungò una mano verso Pai, poggiando il palmo sul petto.
Chiuse gli occhi e lasciò che le sue energie si concentrassero sul palmo caldo contro il petto dell’alieno e annusò le emozioni del suddetto. Pai era apparentemente calmo ma poteva percepire l’odore acre del dubbio e della paura.
Sentì una leggera vibrazione tra le dita e quando aprì il palmo, lo vide azzurro.
Tirò lentamente la mano indietro e vide come piccole gocce azzurre e luminose si staccassero dal petto di Pai.
Odorò il suo dolore.
Il volto dell’alieno era pallido, improvvisamente coperto di sudore e le spalle furono percorse da spasmi violenti.
Staccò la mano di colpo, interrompendo il contatto e Pai tossì, ritrovando sangue sulla mano.
-Avevo ragione- mugugnò solo con un brivido e Zakuro constatò quanto sembrasse soddisfatto, nonostante i tremiti.
-Purtroppo- disse Zakuro, guardandosi la mano.
Strinse il pugno –Se lo facessi…
-Devi farlo- tossì ancora Pai, rimettendosi diritto –E’ l’unico modo, e lo sai bene.
La mew wolf lo guardò negli occhi –Farvi morire una seconda volta… sarebbe inumano. Retasu mi odierebbe.
Pai scosse la testa –Capirebbe e se ne farebbe una ragione- rimase in silenzio per un po’ e poi disse –Taruto lascialo fuori- fece lapidario e abbassando la voce disse –Anche Kisshu. Prendi la mia Mew Aqua e basterà. Deep Blu non ne dovrebbe avere più e sono stato quello più a contatto con essa.
Zakuro aggrottò la fronte –Kisshu era nel Palazzo, quando…
-Kisshu è stato ucciso dal colpo di spada di Deep Blu- ricordò Pai –Io ho preso in pieno l’energia scatenata. Ora andiamo di sotto.
Zakuro lo superò e gli si pose davanti –Devi dirlo a Retasu, o lo farò io.
Pai scosse il capo –No, sai che non si concentrerebbe sulla battaglia.
E la lasciò indietro, scendendo al piano di sotto.
 
Mew Ichigo aprì stancamente gli occhi. Si ritrovò distesa a terra.
-Dove sono? - si mise a stento in piedi e studiò il luogo dove era.
Sembrava una grande grotta immersa nell’oscurità e tra le pareti rocciose vide incastonati degli specchi e, con orrore, notò che non vedeva il suo riflesso, ma solo il vuoto.
Ricordava vagamente ciò che era successo prima e si toccò il ciondolo, cercando di recuperare un contatto ma quello rimase muto al suo collo.
“Non farti prendere dal panico!” si disse, tremando però dalla testa ai piedi. Chiuse gli occhi e si concentrò un attimo e piano piano ai suoi piedi si formò la rosa figura che avrebbe potuto aiutarla ad uscire da lì, ma come era apparsa, sparì.
-Difficile uscire da qui, Mew Ichigo.
Quella raccapricciante voce le fece accapponare il pelo sulla coda. Si voltò verso uno degli specchi e vide quello che un tempo era stato Syrio.
L’alieno aveva ora i tratti del viso sfigurati: i capelli erano sempre neri ma avevano preso una sfumatura bluastra e gli occhi erano troppo grandi e deformati con la pupilla rossa ora sottile come quella di un gatto. La pelle del viso non era più pallida, ma traslucida e poteva vedere, sotto di essa, le vene del viso che davano al suo aspetto un tono macabro e malata.
Fece un passo indietro e richiamò la sua fidata campanella tra le dita e la strinse forte “Concentrati” si disse “Non è Deep Blu. Gli somiglia solo!”.
Syrio uscì da uno specchio e si fermò a pochi metri da lei –E ora, dammi la Mew Aqua.
Mew Ichigo strinse i denti e la sua coda sferzò l’aria –Ti ho già detto che io non la ho!
-Vedremo.
Syrio stese una mano verso di lei e la ragazza gatto sentì il corpo stendersi in avanti.
Un dolore sordo partì dal petto e fu come le si strappasse il cuore. Come avesse un elastico in mano, Syrio cominciò a tirare verso di sé e lei impuntò i piedi a terra mentre un gemito usciva dalle labbra.
-…r…r…Ribbon…- chiuse gli occhi e cercò di respirare nonostante il dolore fosse veramente forte –Ribbon Strawberry Surprise!
L’attacco prese in pieno Syrio che ritirò la mano, scottato e infastidito.
La guardò con lo sguardo folle –Non sono arrivato fino a qui per farmi mettere i bastoni tra le ruote da una ragazzina. - disse velenoso –Vorrà dire che ti ammazzo e poi la prendo!
Mew Ichigo si mise in posizione di difesa e riuscì a evitare un pugno di Syrio che si abbatté sul suolo: l’urto fu tale che il pavimento sembrò sgretolarsi.
Dalla mano di Syrio apparve una spada che per un attimo le ricordò quella di Deep Blu.
“Di male in peggio” pensò sconfortata.
Guardò in alto e misurò in pochi attimi la distanza tra la terra e gli specchi: poteva superarli in un balzo?
Ci provò e salì su una sporgenza della roccia sopra uno specchio e Syrio sferzò l’aria e quello specchio si spezzò, cadendo in mille pezzi. Mew Ichigo fu sbalzata via dall’urto atterrò in mano modo e atterrò su alcuni dei frammenti di vetro che le graffiarono le ginocchia.
Un altro fendente, e un altro ancora. La mew rosa alzava la sua arma creando la barriera e deviando gli attacchi ma più di una volta la lama le sfiorò il braccio, la guancia, fianco. Se non fosse stata attenta di certo la spada l’avrebbe trapassata da parte a parte riducendola spiedino.
Non poteva fare nulla da sola. Se ne rendeva conto.
Syrio era troppo concentrato su di lei per notare la rosa figurella che pian piano si allontanava dal combattimento.
“Fammi trovare dai ragazzi!” aveva ordinato, supplicato e la sua ombra si era staccata da lei.
 
La rosa figura apparve davanti a Minto.
La ragazza si era appisolata ancora mano nella mano con Kisshu e lo aveva strattonato in mano modo e chiamato le altre ragazze che si erano precipitate fuori insieme ai ragazzi.
-Dove è Ichigo? - chiese Minto.
La figura indicò dietro di sé un piccolo sentiero rosa pallido e sparì in un pop.
Le ragazze si guardarono attentamente e cominciarono a correre lungo la strada. Con orrore Ryou notò che il sentiero diventava sempre più pallido fino a scomparire.
“Non va bene!”.
-Kei- guardò il moro –Vado con loro.
Il bruno non fece in tempo a rispondere e vide Ryou schizzare sotto forma di fatto e superare tutti.
Strinse forte i pugni lungo i fianchi vedendo i capelli color glicine di Zakuro sparire dietro l’angolo.
“Dio ti prego, proteggili.”.
 
Il sentiero diventava sempre più stretto fino a scomparire e Art li precedeva, anticipando il percorso con piccoli balzi e le ragazze gli stavano dietro mentre Pai, Kisshu e Taruto volavano sopra di loro.
-Il sentiero porta alla baia! - constatò Taruto, indicando il mare davanti a loro.
Effettivamente il percorso scomparve propria sopra il molo.
Retasu si piegò in due e prese a respirare forte nel disperato tentativo di riprendere fiato.
-E adesso? - la voce di Purin le sembrò più allarmata del solito e si costrinse a mettersi in piedi per guardare meglio.
Pai, Kisshu e Taruto erano sempre sopra di loro ma un paio di metri più avanti sopra le onde scure del mare.
Vide la schiena di Pai piegarsi verso l’aria e allungare una mano verso un punto –C’è un portale. - lo sentì dire.
I tre volarono un po’ più indietro e Pai scagliò un fulmine davanti a sé e questo scomparve nel nulla.
-Dobbiamo entrare lì dentro…- disse Taruto.
Kisshu annuì –Prendiamo le ragazze, e andiamo.
Ryou, che nel mentre era tornato umano, si mise in testa –Vengo con voi.
Pai lo squadrò malamente –Shirogane, non dire sciocchezze.
Ryou alzò il mento –Muovetevi e non perdete tempo.
Kisshu afferrò l’americano dalla spalla –Se vuoi farti ammazzare, fatti tuoi. - gli disse e presa anche Minto si teletrasportarono davanti al portarle, scomparendo subito dopo.
Taruto afferrò la mano di Purin e Pai fece lo stesso con Zakuro e Retasu.
Alla verde non sfuggì lo sguardo che Pai e Zakuro si erano lanciati e sentì un brividi percorrerle la schiena.
 
Dentro il portale furono accolti da un ambiente nero e silenzioso e lì dentro ancora vi erano lievi tracce del sentiero rosa di Mew Ichigo, che però sparirono poco alla volta.
In un lampo di luce, le ragazze si trasformarono e i sensi mutanti percepirono la presenza di un combattimento davanti a loro.
-Andiamo. - disse Mew Minto, incoccando una freccia nel piccolo arco a forma di arpa.
 
Non camminarono-volarono molto.
Ad un tratto videro stagliarsi davanti a loro una fila di specchi quasi tutti rotti e sopra quei vetri scuri vi era Mew Ichigo stremata e ferita.
Syrio non sembrava esser messo meglio, visto come si teneva la spalla e aveva i vestiti bruciati qua e là.
Kisshu non perse tempo. Unì i sai e davanti a sé apparve la sfera di energia elettrica di colore blu che si scagliò su Syrio.
Quello sembrò percepirla un attimo prima e si teletrasportò via mentre due forti liane afferravano con decisione la mew gatto, portandola davanti a Taruto.
-Mew Ichigo! - Mew Minto le cinse le spalle, studiandola con attenzione e la rosa sorrise sollevata.
-Meno male! - mormorò, sentendo le forze mancarle.
Intanto Pai, insieme a Kisshu aveva preso a lanciare attacchi contro Syrio, mentre questo parava e rispondeva con fendenti di spada e raggi blu.
Syrio sembrò spazientirsi e piantò con forza la spada sul terreno.
Fu un attimo.
La terra prese a tremare e quelle strane pareti di roccia ai loro lati si sbriciolarono, così come gli specchi.
-Ho passato secoli a cercarla! - sbraitò Syrio –E voi non me la porterete via!- sentì il corpo tremare di rabbia e… la sentì.
Il suo corpo si illuminò di blu e una potente energia scagliò i due Ikisatashi maggiori lontano.
Syrio studiò un attimo la propria mano, ancora blu e guardò i due, sorridendo.
-Ma allora…
-Ribbon Mint Echo!
La freccia di Mew Minto fu evitata con facilità, così come il Pudding Ring Inferno, ma come specchietti per le allodole, lo avevano distratto dalla frusta viola di Mew Zakuro che gli afferrò il braccio armato, tirandolo verso di loro e a stento Syrio evitò la cascata di acqua che lo prese solo in parte su una gamba.
Syrio stese una mano verso il gruppo: otto contro uno e non era al massimo della potenza.
Doveva prendere la Mew Aqua… doveva… doveva
Il suo sguardo si fermò su Mew Ichigo, aggrappata saldamente a Taruto.
Un fascio di energia colpì il brunetto e Mew Ichigo cadde con lui con un urlo strozzato.
Syrio creò un turbine di energia elettrica che colpì chi aveva attorno e mentre quelli si difendevano o venivano colpiti dai blandi attacchi, si portò su Mew Ichigo, stendendo la mano su di essa.
-Addio, gatta.
Il corpo di Mew Ichigo fu percorso da uno spasmo e Taruto capì troppo tardi che le aveva strappato l’energia vitale.
Essa pulsò rosa tra la mano di Syrio che la unì ad un Para-Para.
Sorrise malevolo mentre accanto a lui comparve un enorme gatto nero, più simile ad una pantera gigante, dagli occhi rosa e cattivi. Aveva cinque code che sferzavano l’aria ed emetteva bassi ringhi minacciosi.
Il chimero-gatto soffiò contro i nemici del suo padrone e quello ordinò –Attaccali!
Con un balzo arrivò su Kisshu, menandolo a terra con una zampata mentre le cinque code divennero affilate come lame.
-Fuu rain sen!
Il colpo di Pai prese il Chimero su una spalla, facendolo agitare e ringhiare ancora più forte.
-Pai! E’ Ichigo! - urlò Mew Retasu, terrorizzata.
-Se lo sconfiggiamo- ricordò –Potremo far tornare l’energia vitale di Ichigo al suo posto! - le urlò contro.
Mew Retasu strinse le nacchere con forza e avvertì un pizzico dietro la nuca, un altro brivido.
Si girò e vide Syrio che teneva Taruto dal collo, alzandolo come fosse un pupazzo
–Taruto!
Mew Zakuro fu più veloce di tutti e si scagliò contro i due, ma fu troppo tardi.
Il corpo di Taruto giaceva immobile vicino a quello di Mew Ichigo, più pallido di prima e Syrio, in mano, teneva un frammento di Mew Aqua.
L’urlo di Mew Purin squarciò l’aria -Taru-Taruuuu!
 
**
 
….
….
….
Ma ssshhhaaalve!
Taruto: è_é
Come promesso, eccomi qui! Siamo veramente alle botte finali!
Taruto è… diciamo k.o., Ichigo è un Chimero e gli altri sono confusi! Cosa accadrà adesso?
Purin: Taru-Taru! ç_ç
Tantissime grazie a mobo, Rin Hikari e Hypnotic Poison! ^-^
Il prossimo aggiornamento mmmh probabilmente i primi di Settembre, adesso le mie (corte) ferie finiscono e ci sono pure gli esami ma, giuro, non mollo alla fine X°D Mi sembra anche l’ora di mettere la fine a questa storia =P
A presto cari!
*scappa via prima di essere linciata*

 
 
 

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Capitolo 30
*** Capitolo 30 ***


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Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che
le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni
di vite elettroniche
 
Ok gente… ci vediamo direttamente giù X°D
Ultimo capitolo! Poi Epilogo!
 
Capitolo 30
 
Taruto non era riuscito a trattenere Mew Ichigo, che gli era scivolata dalle braccia e non aveva fatto in tempo a dire niente, a fare nulla che Syrio lo aveva afferrato per il collo, alzandolo come se non fosse per nulla pesante.
Syrio sghignazzò –Nulla di personale, nanetto.
Gli aveva poggiato la mano sul petto e improvvisamente tutto il suo corpo aveva preso a bruciare e a tremare.
-N…no! La…lasc…!
Le parole gli morirono in gola: non riusciva a tenere gli occhi aperti e le orecchie presero a ronzare fastidiosamente mentre la bocca si riempiva del sapore metallico del sangue.
La testa gli ricadde all’indietro e le orecchie percepirono l’ultimo suono.
L’ultima voce.
 -Taru-Taruuuu!
 
Kisshu provò a liberarsi dalla presa della zampa del Chimero, ma inutilmente.
-Taruto! - la voce profonda e alterata di Pai gli indicò che il fratellastro era volato in avanti e aveva scagliato il suo attacco contro Syrio ma quello si era già teletrasportato un po’ più in là, lasciando cadere malamente il corpo inerme del ragazzino.
-Uno. - disse, mirando con meraviglia il piccolo frammento che gli illuminava di azzurro il volto.
Mew Retasu era corsa verso il corpicino di Taruto e Mew Purin era già su di lui che gli teneva la testa. La bambina guardò Retasu, con gli occhi colmi di lacrime –Tornerà, vero?
A Retasu gli si spezzò il cuore. Sentì le lacrime pungerle gli angoli degli occhi e fu come se avesse una pietra calda in gola.
-Purin…
La mew scimmia si alzò e scattò in avanti con Syrio. Fece un balzo e tirò indietro il pugno, pronto a colpirlo in volto ma quello la bloccò a mezzaria.
Ghignò –Chimero, la cena!
Mew Purin fu sbalzata verso il Chimero-gatto che aprì le fauci e Mew Purin chiuse gli occhi, non potendo evitare l’impatto. Si sentì afferrare per una mano e trascinata via.
Pai la lasciò cadere a terra a la guardò con severità –Concentrati, stupida.
Purin si mise in piedi e lo guardò adirata –Taruto è…! - non riuscì neanche a dirlo, sentendo il groppone in gola.
Pai puntò lo sguardo su Syrio e poi sul Chimero-gatto che combatteva contro Mew Minto, Mew Zakuro e Kisshu.
-Facciamo tornare Ichigo normale e a riprenderci il frammento di Mew Aqua- le disse –A Taruto pensiamo dopo.
Mew Purin rimase a guardare la schiena di Pai che si allontanava verso Syrio, teletrasportandosi di fronte a lui.
Guardò il corpicino di Taruto che Mew Retasu e Ryou avevano messo al riparo, accanto a quello di Mew Ichigo.
Come poteva…?
Strinse i pugni “Taruto…”.
-Purin…- si sentì afferrare dalle mani ferme di Mew Retasu, che la scosse leggermente –Andiamo. Aiutiamo Pai- le sorrise –Taruto starà bene, fidiamoci di Pai.
 
Kisshu si asciugò un rivolo di sangue e prese un attimo fiato mentre vedeva Mew Minto lanciare l’ennesima freccia contro il Chimero.
Accanto a lui, Mew Zakuro studiava con insistenza le movenze del gatto.
-O sferza con la coda, o usa zampe e morsi. – disse.
Kisshu annuì –Cosa consigli di fare? – nonostante provasse a restare concentrato lo sguardo vagava fino a Taruto. I suoi colpi erano meno precisi, i suoi fendenti meno letali e la mano tremava vistosamente, non solo per la stanchezza.
Era come se fosse stato strappato un braccio, eppure non poteva darlo a vedere. Zitto. Muto. Come era abituato a fare e come era stato addestrato.
“Concentrati.”  Ordinò a se stesso.
Mew Zakuro studiò anche Mew Minto –Noi lo infastidiamo dietro, sulla coda. Tu… cerca di colpirlo sul davanti.
Kisshu annuì e disse –Tu attenta a non farti frullare troppo…- e le indicò il ventre che si alzava e abbassava per lo sforzo.
Mew Zakuro annuì seccamente e saltò, chiamando Mew Minto e cominciando ad attaccare le code.
Kisshu provò più volte a prendere il volto del Chimero-gatto (avvertendo ogni volta delle fitte pensando che lì dentro c’era una parte di Ichigo) ma il Chimero era veloce e riusciva a intercettare ogni attacco.
Infastidito, poi, dalla presenza delle due Mew Mew dietro di sé, diede una sferzata di coda. Mew Minto si frappose fra la coda acuminata e Mew Zakuro, ancora a mezzaria per lo slancio dell’ultimo attacco.
La Mew bird fu presa di striscio sul fianco e sul vestito azzurro apparve una macchia rossa che pareva allargarsi.
-Mew Minto!
Mew Zakuro riafferrò l’amica e la trascinò via e la ballerina la guardò –Non devi farti colpire! - le disse seria e con la voce rotta dalla fatica e dalla paura –Il bambino…!
-Minto? - la voce di Kisshu, sopra di loro gli fece alzare la testa.
-Sto bene! - mentì la ragazza, ignorando la fitta al fianco.
Mew Zakuro non mollò la presa e la guardò indecifrabile. Mew Minto sorrise –Riportiamo Ichigo al suo posto e finiamo questa storia.
Mew Zakuro avvertì un fremito. Non era abituata a sentire la gente preoccupata per lei.
“Ma non è per te che si preoccupato”.
Si girò di scatto ma non vide nessuno. Eppure aveva sentito qualcuno… sussurrare. Ne aveva percepito l’alito chiaramente sulle orecchie…
“Zakuro, il Chimero” schioccò la frusta di luce e balzò in avanti.
 
-Ribbon… Lettuce Rush!
-Pudding Ring Inferno!
-Fuu rain sen!
Syrio scartò di lato, evitando sia la cascata d’acqua e che i fulmini ma il Pudding Ring lo prese in pieno.
Strinse nella mano il frammento “Perché non riesco ad assorbirlo?”.
Evitò il pugno di Mew Purin che frantumò la roccia dietro di lui –La pagherai! – urlò la bambina con tutto il fiato che aveva in corpo.
Mew Retasu e Pai fiancheggiarono ancora una volta Syrio e questo strinse i denti fino a farli scricchiolare.
Avevi bisogno delle tue Colonne” ronzò fastidiosa una voce nella sua testa “Solo sei solo molto forte.”.
-Stronzate!
Alzò la spada e fendette l’aria. Mew Retasu prese in tempo Mew Purin e la strinse a sé prima che la lama di luce tagliasse in due la bambina,
Il colpo fu comune forte e le sbalzò via, facendole urtare contro la fredda pietra e togliendole il respiro. Pai evitò lo schianto levitando e Syrio lo allontanò di parecchi metri.
Era troppo lontano e quando lo vide poggiare la scheggia di Mew Aqua sulla spada sentì la pelle accapponarsi.
-Se non può essere mio…- disse Syrio -… allora la utilizzerò in maniera differente.
 
Art balzò di lato, studiando i movimenti del Chimero.
Non era lì per vedere, per essere spettatore. Era lì perché doveva aiutare, perché Ichigo era imprigionata dentro il Chimero, perché Taruto…
Quando Syrio aveva strappato la Mew Aqua dal corpo di Taruto e aveva sentito urlare Purin era stato come un déjà-vu. Ricordava come un anno prima il corpicino di Taruto era precipitato dal cielo per averli aiutati ma ora... ora era stato peggio.
Pai era stato veloce, preciso. Un colpo, un respiro, un battito di cuore e Taruto era morto prima di toccare terra.
Invece lui aveva visto… aveva visto Taruto soffrire.
Le gambe che sgambettavano per aria, cercando di calciare il viso del nemico, le mani che si chiudevano sul polso di Syrio, il viso che diventava prima rosso e poi perdeva ogni colore.
Gli occhi vitrei che si chiudevano e le labbra increspate in una parola non detta, rimasta muta sulla lingua.
Balzò su una delle code del Chimero: era così piccolo e lui così indaffarato ad evitare i colpi delle ragazze e Kisshu che non si accorse delle sue zampe felpate e dei piccoli artigli che si conficcavano sulla pelle coriacea.
Doveva rendere cieco il Chimero. Impedirgli di vedere perché, se aveva capito il piano di Kisshu…
-Ryou!
Doveva essere stata Mew Minto a urlare ma non se ne curò. Arrivò sul muso del mostro e gli artigli si conficcarono sull’occhio rosa di sinistra. L’urlo di dolore del Chimero per poco non lo fece precipitare. Si concentrò e facendo perno sulla zampetta ancora premuta dentro l’iride del Chimero (non avrebbe mai, mai dimenticato quella sensazione, come fosse immerso in gelatina dura e fredda!) cavò anche l’altro occhio.
-Via di lì, gattaccio!
Ignorando il tono di Kisshu, Art saltò giù, riprendendo le sue sembianze umane.
Riuscì a vedere Kisshu che caricava un colpo di energia elettrica azzurra e la piantava diritta alla gola del Chimero che collassò su se stesso.
Il Chimero si dissolse in luce e sul pavimento roccioso rimase solo una piccola e flebile luce rosa che Mew Minto prese delicatamente fra le dita –Rimettiamola al suo posto.
 
-Mew Retasu! Mew Purin!
Pai si era messo davanti alle due –Preparate la barriera.
-Hanno sconfitto il Chimero!
-Purin…! La barriera!
La biondina alzò i suoi tamburelli giusto in tempo per intercettare un altro potente fendente.
Syrio sembrava più affaticato e stanco e la spada tremava nelle sue mani ma ciò non lo rendeva meno pericoloso di prima.
  • Ribbon… Strawberry Surprise!
Mew Ichigo non aveva dato tempo a Minto di dire nulla che era balzata in avanti. Si sentiva frastornata ma parte dei momenti vissuti prima erano permeati nella sua coscienza e lo scontro sotto forma di Chimero le aveva lasciato una brutta sensazione dentro.
Prese in pieno Syrio e la freccia di Mew Minto sibilò vicino al suo orecchio.
Syrio sbatté violentemente a terra ed emise un ringhio basso “Perché non ho la forza dell’Essenza?”
“Perché hai sbagliato tutto”.
Puntellò la spada a terra ma il potente calcio di Mew Zakuro lo fece volare via di un metro ma la spada rimase salda alla sua mano.
“Il frammento…  Il frammento!”.
Forse ne aveva bisogno di più… di più…
“Ma chi?”.
I due restanti erano troppo forti per lui, a meno che… non li dividesse.
Alzò la spada che si conficcò nel terreno e quello si spaccò, facendo tremare la terra.
Colonne di luce si levarono dalle crepe createsi che scottarono le pelli, code, orecchie e Mew Ichigo ritirò la coda con un grido, sentendola bruciare e soffiandosi sopra. Un altro proiettile di luce la colpì alla gamba e cadde a terra rovinosamente. Era troppo debole e frastornata per evitare ogni singolo attacco e i suoi sensi erano annebbiati.
E poi…
Una luce che partì direttamente dal frammento, puntando verso di lei.
Potente, devastante che mise in allerta di sensi dei Red Data Animal. Erano tutti troppo lontani per lei, per portala via e…
Kisshu riuscì in tempo a vedere Pai e i suo ventagli vermigli essere spazzati via.
Tutto rallentò.
Vide Pai frapporsi con i suoi due ventagli fra quel colpo e Mew Ichigo a terra.
Kisshu afferrò appena in tempo Mew Retasu che aveva lanciato un urlo. Pai fece un enorme sforzo, i ventagli volarono via dalle mani e il proiettile di luce gli perforò il petto da parte a parte.
-Pai!
Pai fu sbalzato indietro e sbatté con troppa forza contro una parte senza emettere un suono. Respirava ancora, lo vedeva dal petto che si alzava lentamente ma quel fascio di luce lo aveva preso vicino alla spalla e perdeva troppo sangue. Troppo.
Syrio si avvicinò a Pai, mentre ancora tutti erano impegnati a evitare i fasci dal terreno e lo afferrò per il colletto della maglietta.
-Fuori un altro.
-Fermo dove sei!
Mew Ichigo era balzata su Syrio, spingendolo via e Mew Minto, Mew Purin e Kisshu la fiancheggiarono.
Mew Retasu era corsa al fianco di Pai, portandosi le mani alla bocca e trattenendo un gemito.
-T… ti curo io!
Poggiò le mani su Pai e il fascio blu che apparve da essere non sortì alcun effetto. La ferita sembrava rimarginarsi ma poi riprese a sanguinare.
-Non avrà effetto… - Pai le bloccò il polso e fissò invece oltre la spalla della verde. -Mew Zakuro.
La mew focena guardò il volto dell’amica, esausto e…. Addolorato.
-No… no. - boccheggiò.
–Lui ha… quello di Taruto. - parlare era diventato fatico, troppo. Anche muovere le palpebre era una fatica e sentiva il cuore battere nel petto, furioso mentre la ferita all’addome perdeva troppo sangue.
-No!
Mew Zakuro prese Mew Retasu per una spalla –Lo rimetteremo al suo posto. Ha funzionato già una volta. – la viola cercava di darle sicurezza ma Mew Retasu la sentiva la paura che provava, l’incertezza nella voce e la confusione nel suo sguardo.
Se i frammento venivano usati… avrebbero disperso il loro potere.
Guardò Pai e strinse la mano sentendo un groviglio al petto troppo stretto da sciogliere –No…
Mew Zakuro prese un respiro profondo e poggiò la mano sul petto di Pai.
Questa volta fu meno doloroso, si disse. Forse perché era stato ferito ed era già vicino alla morte ma fu come addormentarsi.
Mew Retasu strinse la mano immobile di Pai e guardò Mew Zakuro. La Mew wolf prese il frammento e la guardò –Andiamo, Mew Retasu. Non è ancora finita.
La verde non si mosse subito. Impiegò molti secondi per ritornare alla realtà.
-I frammenti…- mormorò piano ma Mew Zakuro si era già allontanata, chiamando Mew Ichigo a gran voce.
Due mani le si poggiarono sulle spalle e vide il volto di Ryou dietro le lacrime che le offuscavano la vista –Ci penso io a lui. – le disse con calma.
Mew Retasu si mise in piedi e con passo malfermo si girò verso le amiche, andando ad aiutarle. Sentiva talmente tanta rabbia…
  • Ribbon Lettuce Rush!
Un getto molto forte colpì Syrio, che deviò con la spada –Avanti, Mew Ichigo! - urlò Mew Zakuro –Il fiocco di Gocce!
Mew Ichigo non se lo fece ripetere due volte. Nella mano guantata apparve lo Scettro e il frammento che Mew Zakuro aveva in mano fu attratto come da una calamità. Venne assorbito dal cristallo a forma di cuore e la rosa fu inondata di energia e calore.
-Avanti, ragazze!
-Mew Mew Power!
Le quattro voci si unirono e fasci colorati fluirono dentro lo Scettro. Mew Ichigo balzò in alto e cominciò a muoverlo -Ribbon Aqua Guttæ!
Syrio alzò la spada per difendersi, ma contro ogni sua aspettativa il suo frammento s staccò, raggiungendo Mew Ichigo –No! No! - urlò.
Centinaia di bolle di luce illuminarono quel luogo e anche Syrio fu toccato da esse.
Mentre le Mew Mew parevano guarire, lui sentiva dolore in tutto il corpo, come bruciasse vivo.
Dagli occhi, bocca, naso, orecchie, uscì una nera figura che strillò e ululò di dolore al contatto con la Mew Aqua e si dissolse, sparendo.
-Ce l’abbiamo fatta!
Le gocce caddero anche sui corpi di Taruto e Pai. Le ferite si rimarginarono ma i due non si mossero ancora.
Kisshu strinse i pugni “Non è bastata.”.
Mew Retasu e Mew Purin continuavano a chiamarli, ma senza che essi rispondessero.
Immobili, freddi.
Morti.
Tornò a guardare furioso Syrio e alzò il sai, pronto per finirlo. L’alieno era in ginocchio, palmi aperti verso l’altro e sguardo trasognato come aspettasse qualcosa. La sua mano si fermò solo perché un altro lo aveva anticipato.
Una spada sottile e leggera aveva passato da parte a parte il collo di Syrio, che cadde senza emettere suono a terra e sotto di esso si allargò velocemente una pozza di sangue.
Dietro il suo corpo comparvero Natsu, Nadia e Rei.
La mano di Natsu si ritrasse e con essa la spada, pulendo il sangue sugli abiti neri di Syrio.
-…che ci fate qui?
La loro presenza era sbagliata, fuori posto.
Kisshu sentì decine di campanelli d’allarme, specie quando Natsu guardò Mew Ichigo.
-Sai perché non ha vinto? - Natsu guardò Mew Ichigo, che intanto era ritornata giù, affannata –Perché nessuno era al suo fianco.
-… cosa vuoi dire con questo? Cosa c’entra?- Mew Ichigo non aveva forze.
Stava accadendo tutto troppo in fretta e avrebbe voluto correre dalle amiche, da Ryou, da Taruto e Pai che l’avevano protetta e salvata due volte…!
Ma Nastu le impedì di avvicinarsi a loro, frapponendosi fra gli occhi rosa e le scene strazianti dietro le sue spalle.
Natsu indicò Rei e Nadia –Loro sono le mie Colonne. Sostengono. Aiutano.
Mew Ichigo lo guardò senza capire. Nadia e Rei fecero dei passi indietro e dal corpo di Syrio si espanse una barriera che circondò se stesso e la rosa, escludendo tutti gli altri, eccetto il corpo di Syrio.
-Mew Ichigo! - Mew Minto si gettò sulla barriera e il corpo venne passato da mille scariche elettriche che la paralizzarono e sbalzarono via. Kisshu la prese prima che si schiantasse a terra e guardarono la loro amica e Natsu parlare.
-L’Universo è retto da un ordine ben preciso- Natsu cominciò a girare intorno e Mew Ichigo ne seguiva i movimenti appiattendo le orecchie sulla testa mentre stringeva la sua strawberry bell –Ogni cosa ha il suo posto, capisci?
Guardò le Mew Mew fuori dalla cupola trasparente –Loro sono Colonne. Non lo hanno scelto. La Terra vi ha scelto per proteggere un anno fa dall’invasione aliena e ha continuato a far sì che i vostri poteri non diventassero più deboli, ma che aumentassero! - aprì le braccia e le sorrise –Il tuo potere deriva da una Essenza, così come quello di Deep Blu e così come il mio adesso perché loro due, - e indicò i due compagni fuori - …hanno scelto me anziché Syrio.
 -Non capisco perché tu sia qui, allora. – Mew Ichigo non aveva capito tanto bene quello che stava dicendo Natsu, però sentiva la pelle formicolare e i sensi erano in allerta, –Il nemico era Syrio, no? È stato sconfitto!
Natsu sorrise tristemente –E a quale caro prezzo? - lo sguardo vagò e indugiò su Pai e Taruto –Due di voi sono morti. Non torneranno mai più indietro. – si toccò il petto –Solo una Essenza ha il potere di farlo e lì, nel tuo simpatico Scettro hai ancora Mew Aqua.
Mew Ichigo si rianimò –Allora lasciami uscire così…
Un fascio di luce rosa esplose ai piedi di Mew Ichigo, che balzò all’indietro, strabuzzando gli occhi –Pensavo fossimo alleati!- urlò.
Natsu annuì –Ma solo una Essenza alla volta può vivere nella stessa Epoca. Ho viaggiato per mesi per le dimensioni alla ricerca dell’Essenza adatta e l’avevo trovato… ma poi sei arrivata tu. Come nell’antichità, noi ora dobbiamo affrontarci.
Mew Ichigo scosse il capo –Io non ho motivo di combattere contro di te. –soffiò, nonostante sentisse il corpo in tensione.
Nastu scosse il capo –No, Mew Ichigo. Non senti il tuo potere? Non senti come ti dice lui stesso di uccidermi?
Mew Ichigo deglutì.
Natsu l’attaccò senza aggiungere altro. Mew Ichigo parò i colpi, non desiderando colpire Natsu. Ricordava lo stato di salute dell’alieno e nonostante ora le sembrasse in forma non voleva…
Natsu la colpì in pieno viso, facendola cadere a terra.
-Avanti, Mew Ichigo! Puoi fare di meglio! - le urlò contro.
Mew Ichigo si mise in piedi, tenendosi una mano davanti al naso sanguinante –Non … non ha senso!
-Sì!
Natsu la guardò con rabbia –L’Essenza avrà il compito di tenere in equilibrio l’Universo! Se ce ne sono due finirà come nel passato! Hai visto, no? Cosa è accaduto a Deep Blu?
Mew Ichigo ricordava vagamente ciò che aveva visto nella dimensione dell’Essenza… quel Deep Blu buono come Ao no Kishi…
-Ma io e te… io non ho alcuna Essenza! - sbottò. Era assurdo che dall’inizio di quella storia tutti volessero qualche cosa da lei.
-No? E il tuo potere Mew, allora? Cosa è, se non una Essenza?
Natsu sorrise –L’Ordine mi ha mandato a fermare Syrio, e l’ho fatto. Lui ha creduto di usarmi e io ho usato lui. Come avreste fatto a sconfiggerlo, altrimenti? Chi vi ha dato gli indizi per trovare la gente morta che nutriva la sua Essenza?
Natsu si lanciò verso di lei, brandendo la spada e Mew Ichigo parò il colpo e con un calcio colpì il ginocchio di Natsu –Lasciami andare da loro! - implorò la mew neko –Lascia che io li salvi! Prendi tutto il potere che ti serve, ma ti prego!
Natsu la prese per una spalla e la spinse verso la barriera. Mew Ichigo urlò di dolore mentre sentiva le scariche percorrerla su tutto il corpo e cadde in ginocchio.
-Perché fate questo? - Mew Minto guardò con odio Nadia e Rei –Fermatelo!
Nadia la squadrò con supponenza –Non lo senti, uccellino?
-Sento cosa? - sbraitò.
Nadia sorrise –Tu ed io ci odiamo. Loren e Mew Purin erano come due calamite, dovevano scontrarsi, così come Koda e Mew Zakuro e la verdina con Rei. Portati allo scontro, in un modo o nell’altro. – divenne seria –Sembra una cattiveria, questa, ma può esserci una sola Forza. Una sola Essenza. Se così non fosse, Natsu e Mew Ichigo potrebbero alche distruggere il vostro pianeta e la Galassia. È già accaduto in passato, con Deep Blu e l’Essenza che ha piegato un Essere potente come lui. – poggiò una mano sul petto –Ma mentre per noi è più facile, per loro non lo sarà mai. E anche se moriranno per cause naturali senza prevalere l’uno sull’altra, questo fardello passerà ai loro discendenti.
-Devono farlo. – concluse seccamente Rei.
Mew Minto spostò lo sguardo verso i due che combattevano dentro quell’improvvisato campo di battaglia.
Era assurdo.
Retasu e Purin stringevano i corpi senza vita di Pai e Taruto, Ryou urlava qualche cosa verso Mew Ichigo, Kisshu la teneva salda mentre Mew Zakuro osservava attonita quella scena. Si guardarono un attimo: Mew Minto lesse negli occhi della sua onee-sama lo stesso dilemma e dubbio.
-Perché una? - domandò la viola, guardando Rei e Nadia –Perché una sola persona dovrebbe essere in grado di tener in equilibrio l’Universo? - sembrava più un’accusa che una domanda ma Rei le rivolse un’occhiata gelida –Sono come due cariche uguali. Si respingono. Quando Natsu ha ottenuto i poteri di Mew Ichigo ha avuto la verità che stava cercando.
-… questa responsabilità andrebbe condivisa. – mormorò Mew Purin.
La biondina alzò il capo mostrando le guance bagnate di lacrime –Noi siamo in cinque e abbiamo salvato il mondo… - disse con la voce stridula - Taru-Taru e i suoi fratelli erano in tre… bisogna essere in tanti per... per…- la voce le si ruppe e strinse forte gli occhi singhiozzando.
Ryou osservò attonito Mew Ichigo che combatteva: nonostante lei fosse statisticamente più forte, Natsu era decisamente più agile e meno stanco di lei e ormai la rosa era allo stremo delle forze.
Ogni volta che i loro colpi si incrociavano, generavamo scintille di energia che rimbalzavano sui loro corpi e facevano traballare anche la barriera.
D’un tratto vide che per un solo secondo era ceduta, che aveva perso consistenza quando l’attacco di Mew Ichigo si era infranto alle spalle di Natsu, sulla parete.
-Mew Ichigo!- urlò –Colpisci la barriera!
La rosa non parve sentirlo subito, intenta a saltare di lato ma eseguì ciò che le era stato detto e lo fece.
La barriera tremò ancora.
  • Mew Zakuro! Mew Minto!
Le due capirono subito e prima che Rei e Nadia si frapponessero fra loro e la barriera, le due avevano scagliato i loro attacchi in un punto molto vicino a quello di Mew Ichigo.
Un attimo ancora e la barriera tremò fino a sparire.
Mew Zakuro e Mew Minto corsero da lei, mentre anche Rei e Nadia facevano da scudo al compagno.
Natsu digrignò i denti –Non avete capito proprio niente, voi! - sbottò –Non è un capriccio!
Mew Minto guardò con rabbia i tre –Lo è! - strinse i pugni –Nessuno è mai riuscito a difendere da solo la Terra, figurarsi un Universo interno!
Natsu la guardò gelidamente –Non capite proprio niente. La bilancia è stata intaccata. L’equilibrio spezzato. L’Essenza riporterà l’ordine fra bene e male.
Mew Minto incoccò una freccia e prese la mira ma Mew Ichigo fece un passo in avanti, accostandosi a lei. – Noi vogliamo che questo equilibrio sia rotto. – soffiò –Vogliamo penda sul bene. Questa è la scelta che bisogna fare! - si portò le mani al petto –Combattere poterà sempre a una guerra, dolore, lacrime! - fissò con la coda dell’occhio i corpi di Pai e Taruto ora abbandonati e vide che anche Mew Retasu e Mew Purin le avevano raggiunte –Noi siamo le paladine della giustizia. – disse, alzando il mento mentre Mew Purin le stringeva la mano –Abbiamo difeso la Terra, e lo faremo sempre.
 
Un flash.
 
Ichigo non concluse la frase che fra loro, seduta su uno spuntone comparve una figura minuta.
Pareva evanescente ma allo stesso tempo tangibile ed era di una bellezza fanciullesca incredibile.
Aveva i capelli coloro indaco tagliati a caschetto con due ciuffi più lunghi che le incorniciavano un dolce viso ovale. Gli zigomi alti, le labbra carnose arricciate in un tenero sorriso e due grandi occhi castani espressivi e gioiosi.
Non aveva abiti addosso ma la luce che irradiava il suo corpo copriva ogni forma ma a giudicare dal viso e dalla possibile altezza, non aveva più di dodici, tredici anni.
Ryou osservò le ragazze rimanere immobili, così come il trio di fronte a loro. Solo Kisshu, ancora vicino ai corpi dei fratelli estrasse i sai, in allerta.
-… non è possibile…- Nastu rimase a bocca aperta, mirando la figura che sorrideva amabile e batteva le mani con calma e grazia.
La bambina si girò verso di lui e piegò la testa –Perché ti opponi?
Mew Zakuro sentì il pelo della coda rizzarsi: era la stessa voce che le aveva sussurrato prima, durante il combattimento.
 
 Natsu si inchinò ad essa. Nadia e Rei lo studiarono, confusi ma non accennando a fare nulla.
-…chi sei?
Mew Ichigo fece un passo verso la bambina, studiandola e trovando in lei qualche cosa di familiare.
-Mmmh…- si portò una mano al viso, puntellando la guancia con l’indice –Difficile da dire. – si alzò in piedi –Una Essenza, credo. O quello che sarò, un giorno.
-Non capisco…- Mew Ichigo sentiva la testa girare. Non doveva essere lei una Essenza, insieme a Natsu? Chi era quella bambina?
La bambina dai capelli color indaco sorrise gentile.
-E’ questa la soluzione.
Lasciò che le braccia dondolassero sui fianchi e allora Mew Ichigo potè notare una voglia sul fianco, rosa come la sua.
“No, è impossibile.”.
-Come ti chiami?
La bambina si fermò e guardò prima Mew Ichigo, poi Mew Zakuro e sorrise.
-Ancora non lo so. – disse la bambina e camminò verso Pai e Taruto.
-Mew Ichigo, hai detto bene… - si chinò sul bambino, scostandogli i capelli dal volto –A furia di combattere si è perso il senso di pace.
Poggiò una mano sul capo di Taruto –La sua anima non ha ancora lasciato questo mondo. Forse c’è ancora speranza. – guardò le guerriere Mew Mew –Ma avete poca Mew Aqua. Potete riportarne in vita solo uno.
Ognuna di loro ebbe un fremito.
Solo uno di loro poteva tornare da loro.
-Aspetta un momento!
Kisshu era talmente vicino alla bambina Essenza che ne distingueva bene i tratti del viso e avvertiva un formicolio sul corpo –Io ne ho ancora.
L’Essenza strinse le spalle –Così ci sarebbe il rischio di far morire anche te e di perdervi. – gli disse tranquillamente.
Mew Minto guardò bene Kisshu, temendo fosse l’ultima volta.
Il mezzano annuì con un cenno secco della testa –Ichigo, fallo. – guardò diritto davanti a sé –O tutti e tre, o nessuno.
-No, Kisshu…. Io…
Mew Minto strinse una spalla di Ichigo e mormorò –Fallo.
La rosa guardò l’amica che teneva il viso alto e non batteva le palpebre ma non poteva ignorare il loro luccichio.
L’ultima cosa che desiderava era veder morire un altro amico. Odiava con tutto se stessa quel lato da Mew Mew perché era sempre guerra e in guerra tutti muoiono. Ricordava con orrore la vita che aveva strappato quando era stata rapita la prima volta, quando era stata portata nel pianeta alieno e aveva ucciso delle guardie per sopravvivere.
Ma qui era tutta un’altra storia.
-Ichigo.
Kisshu la riportò al presente e lei lo guardò in volto.
Poteva farlo?
“Sei una Essenza. Potresti. Ma potresti anche fallire.” Le disse maligna una vocina in testa “Condannarli tutti e tre.”.
Strinse i pugni e guardò Natsu che sembrava aver riperso le forze e le venne una idea.
-Io… io non voglio essere niente di più che Ichigo. – disse ad alta voce e guardò Natsu –Non ho scelto nulla, niente. Non ho mai voluto difendere la Terra o l’Universo, mi è stato imposto. – spostò lo sguardo su Kisshu –Voi invece lo avete scelto… di combattere. – guardò la bambina evanescente –E tu? Tu sceglierai?
Lei si strinse le spalle –Dipenda da oggi. – disse enigmatica –M verrà data una eredità e io la prenderò così come è.
Ichigo tornò a guardare Kisshu –Se tu sei d’accordo…
-Va bene.
Kisshu annuì ma non era certo di aver capito il ragionamento di Ichigo –Che devo fare?
Ichigo ci pensò un attimo e poi fece apparire nella mano il Scettro Mew –Utilizzala tu.
Kisshu prese l’oggetto tra le mani e cercò un attimo lo sguardo di Minto, tesa come una corda di violino.
Mew Ichigo prese le mani delle amiche –Finiamola qui.-  disse loro –Niente più Mew Mew. Solo noi.  – chiuse gli occhi e le altre la imitarono.
In modo molto tenue i loro corpi presero a illuminarsi e lo scettro si illuminò. Non erano certe di quello che facevano, ma era una cosa istintiva.
Se loro non avevano scelto di combattere non dovevano farlo. Ma potevano scegliere chi appoggiare, chi seguire, esattamente come Colonne.
Mew Ichigo avvertì chiaramente una cosa: non vi era così tanto potere in lei, non più delle amiche.  Buone intenzioni, carattere, senso di giustizia.
Era tutto lì.
Se tutto doveva finire, doveva finire nel modo giusto e se ciò avesse voluto dire la fine delle Mew Mew, ben venga.
Kisshu avvertì un pizzicore al centro del petto mentre le Mew Mew si accendevano a lampatina.
-Va bene. – disse più a se stesso che agli altri –Facciamo finire questa storia.
Chiuse gli occhi. Cosa doveva cercare?
-Ora hai il potere… - sentì dire dalla ragazzina -…usalo.
D’un tratto avvertì un’altra sensazione… come se dentro di sé ci fosse qualcuno di diverso.
Ne avvertì quasi i tocchi delle cinque ragazze davanti a lui. Strinse l’elsa dello scettro e prese un respiro profondo.
L’equilibrio è rotto. Sentì la bambina parlargli nella testa Scegli tu come ripristinarlo. Loro ti daranno solo un po’ di potere.
“Scegliere io.” Le sue scelte non erano mai state felici.
Aveva scelto di tradire Deep Blu per Ichigo, era inutile che fingesse e dicesse che era per il suo popolo, quello era venuto dopo. Aveva scelto di baciare Minto perché stava bene accanto alla dispotica ballerina. Aveva scelto quel femminile scettro che di certo non avrebbe mai utilizzato per riportare indietro i suoi fratelli. Aveva scelto di non riconoscere in Rei nulla, neanche un lontano parente perché non riusciva a vederlo come sangue del proprio sangue.
Le sue non erano mai scelte ponderate, ma sempre dettate dall’istinto e da buona dose di egocentrismo e caparbietà.
“Questa volta facciamo le cose per bene.”.
 
Quando riaprì gli occhi non era in un altro posto.
Era tutto bianco, eccezion fatta per la sfera azzurra che vorticava davanti a sé.
“Mew Aqua” si disse.
Allungò una ano per prenderla ma una evanescente lo bloccò per il polso –Aspetta.
Kisshu rabbrividì perché riconobbe Deep Blu, evanescente, ma sempre Deep Blu.
Provò a scostarsi ma la presa era ferrea e fredda.
-Tu…!
-Non allarmarti. – la voce era diversa, più dolce e calma –Qui sei al sicuro.
Kisshu si guardò intorno –Dove siamo?
Deep Blu strinse le spalle –Un’altra dimensione. – mollò Kisshu, certo che non lo avrebbe attaccato e il verde lo fissò stralunato –Che ci faccio qui?
-Devi utilizzare questo potere. Ma ho una cosa da chiederti.
Stava male. Era morto e non se ne era reso conto.
Non poteva essere lì, con Deep Blu che gli chiedeva un favore…!
-Sfrutta tutto il potere che hai in te. Consuma la Mew Aqua e distruggi ogni possibilità di Essenza e Colonne.
-Che vuol dire? - Kisshu strinse gli occhi perché era difficile scrutare il volto dell’altro.
-Avevi detto bene. La Mew Aqua non è la soluzione, è sempre un problema. La creai con le mie Colonne e con essa un altro tipo di potere, più oscuro che ci ha sopraffatti tutti e portati a questo, oggi. Distruggendo anche solo il concetto di Essenza, l’Universo imparerà a cavarsela da solo.  – Kisshu fece per parlare, ma Deep Blu fece un cenno con la mano, zittendolo – Voi tre non siete stati in grado di conquistare un pianeta e quelle Mew Mew non sarebbero mai capaci di difendere la Terra in eterno e nell’Universo non ci sono più Essenze da venerare o conquistare. È l’ultima, questa. – indicò la Mew Aqua davanti a loro –Trasmettete tutto ai vostri discendenti. Che la responsabilità sia condivisa, non il potere.
Kisshu annuì –Va bene.
Sfiorò con la punta delle dita la sfera e Deep Blu scomparve. Accanto a lui apparve nuovamente la figura della bambina e Kishsu la studiò un attimo –Tu sei… una delle eredi?
Lei annuì –Dai, che sono qui per portarti indietro.
Kisshu avvertì un altro brivido lungo il corpo. Dopo quella storia si sarebbe preso una vacanza.
Una lunghissima vacanza.
 
**
 
Hola! Ultimo capitolo.  Ho aggiornato ora perché tra pochi giorni si riprenderà il solito tram-tram e non voglio lasciare la ff troppo in sospeso.
Lo so, probabilmente siete confusi ma tutta la ficcy è nata da questa immagine di eredità di coscienza. Un desiderio per dire che non è che tutto può reggersi sulle spalle di pochi XD
Ma ora, che accadrà? Manca l’Epilogo, no? =3
Kisshu ce la farà o farà cilecca? Pai e Taruto resteranno freddi e immobili o no?
Le Mew Mew che faranno? =3
Io spero di essere stata abbastanza chiara con tutti sti discorsi di Essenze, Colonne e responsabilità X°D.
Ringrazio di CUORE chi ha seguito fino ad ora e anche chi lo ha fatto in silenzio (se volete farvi sentire all’ultimo, io non mi offendo, eh!).
Grazie a Hypnotic Poison, Endorphine_94, mobo, Rin Hikari e Ria.
Ci leggiamo al prossimo capitolo ^^
Danya


Angolino dello spamm!
Se volete,f ate un salitno qui: https://www.facebook.com/the3mewsketeers?ref=hl
. i Moschettieri vi aspettano *-* Idee e suggerimenti e qualche risatina insieme ce la possiamo fare =3 
Baci baci!

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Capitolo 31
*** Epilogo ***


Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit: 
Non essere indifferente!
Salva anche tu una tastiera da pazzoidi che
le massacrano scrivendo come disperate!
Non chiudere gli occhi, puoi salvare milioni
di vite elettroniche

 

 

Epilogo

 

Era come camminare nell’aria. Neanche volando o teletrasportandosi aveva mai avvertito quella sensazione.

Da che si sentiva in posizione diritta sulle sue gambe, si ritrovò sdraiato sulla schiena e con una leggera pressione al petto.

Tentò di aprire gli occhi e le orecchie si riempirono pian piano di voci concitate.

La stessa voce che lo aveva accompagnato al buio freddo della morte ora lo riportava alla vita.

Alzò le palpebre e vide il faccino gonfio di Purin, pieno di tagli ed escoriazioni e inondato di lacrime.

-Oh, Taru-Taru!- le sue braccia l’avvolsero con forza e dolcezza, inondandolo di calore e cercò di vedere attorno.

Kisshu era seduto e prendeva aria, affannato e Mew Minto e Mew Zakuro cercavano di tenerlo in piedi. Ryou reggeva Mew Ichigo e accanto a sé vide Pai che si muoveva anche lui, mentre Mew Retasu gli teneva la mano, singhiozzando sonoramente e cingendo anche lei il petto di Pai, forse in cerca di consolazione lei stessa.

-Cosa è successo? - domandò il ragazzino e vide Pai un attimo confuso pure lui, mentre accarezzava i capelli verdi di Retasu –Ichigo?

La rosa si avvicinò tremante ai due, cadendo in ginocchio e prese la mano di Taruto, stringendola forte –Se non fosse stato per te e Pai…- lanciò un’occhiata al viola -…saremmo tutti morti.

-Certo. – Kisshu rise sarcastico –E io non ho fatto nulla.

Mew Ichigo gli fece la linguaccia, allegra.

-Natsu!

La voce allarmata di Nadia li fece voltare, notando che i tre erano ancora fermi là. Natsu era caduto in avanti e Nadia provò a scuoterlo, ma senza successo. Rei sfiorò la gola del compagno e poi strinse la mano in un pugno –E’ morto.

Mew Ichigo si mise in piedi –Perché?

Rei la guardò, trapassandola da parte a parte con uno sguardo che, stranamente, non era ostile –Era malato. Viaggiare per le dimensioni come ha fatto lui lo ha ridotto all’osso… - prese Nadia da un braccio e la fece alzare -…ucciderti, Mew Ichigo, era la sua sola speranza.

La rosa ebbe un fremito –Mi spiace. – disse, non certa fosse la cosa giusta da dire.

Pai la scostò, zoppicando malamente –Non so cosa… sia successo…- Mew Retasu gli strinse la mano ma lui la ignorò, andando avanti -Inutile dirvi che voi siete in arresto, ora.

-Pai! - il viola ignorò la voce di Mew Retasu.

Rei sogghignò –Tu dici?

Pai socchiuse lo sguardo –Cosa farete, allora?

Nadia sospirò, asciugandosi una lacrima –Non ha più senso stare qui. – guardò Rei –Andiamo. Costituiamoci e diamo tutte le informazioni necessarie al Consiglio.

Pai sembrò concorde con lei –Magari la pena sarà diversa.

Rei guardò oltre la spalla di Pai, incrociando lo sguardo di Kisshu –Ti odio ancora. Sarà per sempre.

Kisshu non parve colpito dalla cosa – Saku però sarebbe felice di vederti.- disse.

Questa frase, invece, colpì un po’ tutti, specie Rei. Il viola lo guardò diritto in viso e annuì piano e Nadia lo strattonò –Prendiamo Natsu e andiamo via…

 

Erano tornati al Caffè ripassando per la dimensione. Erano esausti e quanto apparvero nel locale, trovarono Keiichiro col volto bianco e stanco ma sorrise cordiale e amichevole –Bentornati.

Zakuro gli si avvicinò, stringendogli una mano e l’uomo la studiò bene –Forza, vi ho preparato le stanze di sopra. Riposatevi, al resto penseremo domani.

 

Keiichiro era stato così gentile da dividere quelle poche stanze del locale, pensò Kisshu con ironia.

In una lui e i suoi fratelli, ancora frastornati dal ritorno alla morte, una con tutte le ragazze eccetto Zakuro che era scomparsa col cuoco appena si erano divisi.

Bussò piano e la sua testa fece capolinea, trovando una Purin addormentata mentre le altre tre erano sveglie e intente a parlare a bassa voce.

-Si può?

Ichigo sorrise all’alieno e guardò Minto –Sì, entra.

Il verde si sedette in mezzo a loro –Come vi sentite?

-Stanche. – disse Retasu e il leggero russare di Purin rimarcò la cosa.

Kisshu notò che il tatuaggio sulla fronte della biondina era quasi del tutto scomparso –Quindi… siete ancora delle Mew Mew?

Minto strinse le spalle –Non credo sia una cosa che si possa “togliere”, il gene mutato. – fece notare –Probabilmente siamo solo più deboli. – e provò a spostare con la telecinesi una penna sulla scrivania –Lo notavo prima. Non riesco più a farlo.

-Né io riesco a guarire neanche un graffio. – fece eco Retasu.

Kisshu annuì –Meglio per voi, no? Più vicine alla normalità.

Rimasero in silenzio e dopo un po’ di sguardi furtivi fra le ragazze, Ichigo domandò –Quando partirete?

Kisshu studiò le tre –Non so. Conoscendo Pai anche fra una settimana. Il tempo di riprenderci e comunicare tutto al Consiglio.

Minto non disse nulla e Kisshu sospirò –Colombella, ti va di fare due passi?

Ichigo e Retasu ridacchiarono e Minto scoccò loro un’occhiataccia ma seguì l’alieno che, appena furono fuori dalla stanza, le prese la mano –Andiamo alla radura?

-… sì.

Furono lì in meno di un secondo. Kisshu si sedette insieme a lei all’ombra di un albero –Sei contenta che sia finita?

Lei sospirò –Sì. Ma sono stanca. Stanchissima.

-Lo siamo tutti.

Minto giocherellò con un filo di erba.

C’era una leggera brezza e il sole stava tramontando. Erano partiti col buio e dovevano essere passate parecchie ore senza che se ne accorgessero. Le arrivò un buon odore di erba e terra che la rilassò ancora di più.

–Cosa… cosa è successo quando hai usato lo Scettro Mew?

Kisshu le raccontò della visione di Deep Blu –Io credo che dopo questa, siano finite definitivamente le scaramucce tra pianeti.

-Tu dici?

Kisshu annuì –Ho chiaramente avvertito la Mew Aqua che si disperdeva. Non ne esiste più, in tutto l’Universo.

-Direi “meno male”.

-Già.

Rimasero in silenzio un altro po’ e dopo un minuto, la ballerina domandò, con vocina flebile–Quanto tornerete?

In quella domanda c’era un grande ‘se’.

“Tornerai?”. Era difficile da dire, da spiegare, non sapeva se sarebbe mai tornato veramente, se gli sarebbe stato permesso di farlo.

-Un giorno. – le disse.

Lei non aggiunse altro e gli strinse la mano e con la coda dell’occhio le vide gli occhi gonfi e lucidi di lacrime.

Le sfiorò la fronte con una carezza –Un giorno, te lo prometto. – disse con più forza.

Rimasero in silenzio snervante e Kisshu vide la ragazza trattenere le lacrime e tremare appena per la frustrazione. Non desiderava quel tipo di ricordo, di lei.

Kisshu le cinse la vita e la gettò a terra, guardandola con uno sguardo dispettoso e malizioso mentre Minto sgranava gli occhi dalla sorpresa –Me le fai vedere le mutandine?

Minto avvampò –Cheee? Levati di dosso, screanzato!

 

Retasu era rimasta imbambolata chiedendosi se era il caso disturbare Pai e Taruto. I due erano quelli più provati di tutti ma Purin l’aveva trascinata, asserendo che doveva vedere Taruto.

I due Ikisatashi erano nella stanza, uno a pancia all’aria nel letto, l’altro davanti alla sua sfera-computer.

-Taru-Taru! - la biondina gli si fiondò di sopra, saltandogli sullo stomaco e facendogli uscire gli occhi dalle orbite.

-Ma sei cretina?

Lei rise, aggrappandosi con le braccia al collo –E’ bello rivederti!

Taruto avvampò –Mi hai visto poco fa!

- Embè? - sorrise a trentadue denti –Io voglio starti sempre attaccata!

-Sparisci!

-No!

-Sì!

-No!

Pai si massaggiò la base del naso –Per piacere, quietatevi. – sospirò.

Retasu sorrise e Pai le lanciò un’occhiataccia ma non se ne curò.

Purin strinse ancora Taruto e gli disse –Devo portarti in un posto! - fece convinta –Vieni con me!

Taruto guardò un attimo Pai che annuì seccamente e Purin lo trascinò via, correndo.

Pai sospirò di sollievo e allungò una mano verso Retasu; la verde la strinse e l’attirò piano a sé –Tutto bene?

-Sì.

Retasu si mangiucchiò il labbro, incapace di dire qualcosa, frenata dalla faccia stanza e tirata di Pai, ma il viola la guardò per almeno un minuto buono e scosse il capo –Cosa mi devi dire?

Lei si portò un ciuffo dietro le orecchie –Ora andrai via.

Pai non disse nulla per un po’ e infine disse –Sarà dura. Ma torneremo.

Lei lo guardò con un misto di paura e ansia –Chissà quando…

Pai sorrise lievemente –Kisshu farà in modo di farci sbattere fuori.

Lei lo strinse a sé, improvvisamente bisognosa di sentirne il calore del corpo di Pai e lui la lasciò fare, un po’ sorpreso dalla spontaneità.

Le passò una mano dietro la nuca e l’abbassò al suo livello, baciandola e la sentì sospirare contro le sue labbra. La strinse più forte a sé. Non si sarebbe voluto allontanare, ma sentire al tatto se Retasu era effettivamente morbida e calda. Schiuse le labbra, il bacio divenne più profondo e la sentì agitarsi un po’ e gli scappò un sorriso ma Retasu non si allontanò da lui, stringendosi ancora di più.

Pai si staccò appena da lei solo per guardarla in viso e inclinò nuovamente la testa, baciandola ancora mentre sentiva lo stomaco contorcersi e uno strano movimento nella zona pelvica che non sapeva come ignorare.

Un toc toc fece trasalire Retasu e Pai di controvoglia si scansò. Grugnì un “avanti” e quando vide la testa rossa di Ichigo fare capolino sbuffò mentre cercava rimanere inespressivo.

Ichigo rimase sulla porta, evidentemente a disagio visto come giocherellava con gli indici e la strana ridarella –Emh… scusate io…- guardò Retasu, sorridendo mortificata e la verde ricambiò divertita e anche lei a disagio ma intuì quasi subito cosa volesse l’amica. Stringendo un altro po’ le dita di Pai, si incamminò verso l’uscita –Vado a prendere qualche cosa da mangiare. – disse a bassa voce e lasciò i due soli.

A Pai la cosa parve strana, non ricordava effettivamente di aver mai scambiato civili parole con la rossa, ma era chiaro che lei aveva qualche cosa da dirgli e allora rimase fermo sulla sedia, con le mani sulle ginocchia e diritto in attesa.

Ichigo si dondolò un attimo sulle punte –Grazie. – soffiò. Vedendo Pai rimanere in silenzio e con una faccia sorpresa, aggiunse –Per avermi salvata. Tu…- non seppe trovare le parole adatte e Pai annuì, a disagio.

-Lascia stare. – le disse con un cenno secco della mano.

Lei scosse il capo –Lo so che non mi sopporti. – disse, sorridendo –E la cosa è reciproca. –rise della sua battuta, sola perché Pai parve seccarsi sempre di più –Ma entrambi vogliamo bene a Retasu e forse è l’unica cosa in comune che abbiamo. – stese una sua mano verso di lui e Pai si trovò a stringerla quasi in automatico –E spero di rivederti presto.

Pai fissò Ichigo negli occhi, studiandone il volto e l’espressione buffa mista tra imbarazzo e contentezza e si sentì intenerito dalla Leader delle Mew Mew per la prima volta in vita sua, e forse l’ultima. Per un attimo capì il perché Kisshu si fosse infatuato di lei.

-Lo spero anche io.

 

Taruto era stato trascinato in casa Fon, tra proteste e lamentele ma quando si trovò davanti alla foto della donna dai capelli neri e il sorriso dolce sentì un groppo in gola.

Purin aveva giunto le mani davanti al volto e chinato il capo –Questa è la mia mamma.

Taruto ebbe la sensazione di aver bevuto un bicchiere di acqua gelata che gli fece contorcere lo stomaco. Purin lo guardò con un faccino serio e disse –Promettimi davanti a lei...- indicò la foto con l’incenso che lentamente saliva al soffitto -… che tornerai. Promettimelo.

Purin aveva non solo lo sguardo serio, ma gli occhi erano pieni di lacrime che tentava coraggiosamente di trattenere.

Le strinse una mano, intrecciando le dita –Va bene. – chinò il busto davanti alla foto –Signora Fon, prometto di tornare indietro e stare con Purin.

La biondina gli strinse le dita fino a stritolarlo ma lui non disse nulla.

Andava bene in quel modo.

Per il momento.

 

La partenza arrivò.

Dolorosa e necessaria.

Touya vide la sorella stringere i pugni e trattenere l’istinto di correre incontro a Pai.

Stava seduto su una sedia del Caffè, ancora troppo debole per muoversi del tutto ma aveva espresso il desiderio di salutare il ragazzino alieno. Era uscito dal coma meno di una settimana fa e si trovava lì con un permesso speciale che Shirogane era riuscito a strappare.

Taruto gli diede il cinque –Ci si vede, quattrocchi!

Touya sorrise e mise mani dentro i pantaloni, uscendo un piccolo gioco elettronico con tanto di carica batterie –Te lo presto.

Questo fu un colpo al cuore. La prima volta che era andato via, Taruto aveva ricevuto delle caramelle, adesso un gioco, e in tutti e due i doni c’era la promessa e richiesta di tornare.

Lo strinse come fosse prezioso e fragile –Grazie, Touya.

Nessuno si perse in parole o sciolse in lacrime ma ci furono goffi abbracci e strette di mano.

Nadia e Rei si presentarono alla partenza, accostandosi silenziosi ai tre Ikisatashi senza esprimere alcunché. Il corpo di Natsu non era con loro e nessuno domandò cosa ne avessero fatto.

Minto non seppe dire cosa sentisse in quel momento. Era più che altro apatica e il cuore pareva non batterle in quel momento.

Eppure non avrebbe mai dimenticato quel momento, mai.

Kisshu si voltò a guardarla e le fece l’occhialino –Colombella…- Minto scrollò il capo a quel nomignolo –La prossima volta, però, le mutandine me le fai vedere.

-Cos… Kisshu!

-Bye bye!

Sparirono, mentre Pai si sbatteva una man o in faccia e Taruto arrossiva fino alla punta dei capelli.

No, non lo avrebbe mai dimenticato.

 

Era passata una settimana da quando erano partiti. La loro vita era ripresa monotona e un po’ più triste ma cercavano di essere allegre e aspettavano i messaggi dei tre che arrivavano con una cadenza di due/tre giorni.

Ichigo aveva ancora una cosa fare, prima di chiudere definitivamente quel capitolo della sua vita.

Aveva preso due grossi respiri e si era recata al Caffè, trovandolo deserto visto il giorno di chiusura, e si era subito diretta verso la stanza di Ryou.

Bussò.

Silenzio.

Bussò ancora.

Sbuffò.

-Ryou? Ci sei? - fece per aprire la manopola ma sobbalzò strillando quando sentì qualcuno soffiarle ad un orecchio –Iiiii!

Si voltò di scattò per ritrovarsi la faccia ghignante di Ryou –Fifona.

Le pizzicò il naso e lei emise un verso che lo divertì ancora –Che ci fai qui?

Lei boccheggiò, sentendo venire meno tutto il coraggio che aveva accumulato nel tragitto fino a lì –Mi… mi chiedevo se…. – insomma, aveva affrontato cose ben peggiori. Strinse i pugni lungo i fianchi e lo guardò con una solenne serietà che lo lasciò un attimo ebete –Ti andrebbe di uscire, Domenica?

La domanda galleggiò sopra di loro e Ryou aveva appena sgranato gli occhi, sorpreso.

Fu un colpo duro per Ichigo, che scostando lo sguardo da quello ceruleo fece per dire qualche altra cosa, ma Ryou fu più veloce –Passo a prenderti io.

Ichigo arrossì piacevolmente e giocherellò con una ciocca di capelli.

Ryou mise le mani in tasca –E sii puntuale.

 

Rei sbuffò mentre il soldato gli toglieva le manette dai polsi. Vide Nadia accanto a lui rilassarsi e sorridergli e avvertì una stretta allo stomaco.

Erano liberi.

Gli Ikisatashi avevano portato prove a loro favore, condannando solo Syrio e sia lui che Nadia erano tornati ad essere veri cittadini. Nadia avrebbe potuto riprendere la sua vita di prima di quella storia, ma lui...

Lui era morto anni fa dentro delle gallerie crollate.

-Ehy.-

L'irritante voce di Kisshu lo distolse dai suoi pensieri e lo guardò di malagrazia ma si congelò sul posto. Accanto a lui c'era una donna piccola e dal viso dolce che riconobbe come Saku: l'aveva vista in lontananza durante il processo ma non si era mai avvicinata più di tanto visto le restrizioni della sua carcerazione.

Saku mosse dei passi verso di lui, prendendogli il volto ruvido di barba tra le dita.

-Quanto gli somigli. - mormorò lei.

Rei chiuse gli occhi, colto da un brivido mentre sentiva quelle manine che gli accarezzavano il viso.

Una carezza di una madre.

-Io...- sentì la gola chiudersi. Quelle carezze erano fuori luogo, non era un bambino.

Saku parve capire e si allontanò un po' e guardò Kisshu che annuì piano, un po' seccato -Casa nostra è sempre aperta, per te.

Rei annuì.

-Grazie. - guardò Kisshu in tralice e poco più indietro Pai che teneva le braccia conserte e lo fissava duramente.

Saku si accorse dello scambio di occhiatacce e guardò i due figli con biasimo e poi tonrò a parlare con Rei -Sappi che c'è una stanza per te. Potrai recuperare tutto il tuo tempo, sistemarti.- lo guardò un attimo con esitazione -Se lo vorrai.

Rei avrebbe voluto risponderle che non aveva intenzione di vivere con loro ma rispondere male a quella bella donna che ricordava una zia amorevole gli parve cattivo.

Nadia gli strinse un braccio -Rei starà da me per un po', ma giuro che ve lo porto ogni volta che vorrete.

Saku studiò attentamente la ragazza dai capelli blu e sorrise -Va bene.

 

Quando si furono allontanati, Rei guardò Nadia -Quando avremmo parlato di vivere insieme?

Nadia gli fece la linguaccia -Mi sembravi sul punto di piangere.

Rei non rispose, mettendo le mani in tasca e Nadia aggiunse -La mia proposta è valida. Puoi stare da me.

Le lanciò un'occhiata maliziosa e lei arrossì un attimo -In camere separate. Ho un divano molto comodo.

Rei rise discretamente -Se non mi vorrai nel letto con te... il divano è sempre ben accetto!

La ragazza scosse il capo e lo precedette verso la via di casa e Rei ne studiò la schiena e le movenze sentendo qualche cosa smuoversi dentro. Sapeva che Nadia aveva avuto uno strano rapporto con Syrio e nelle ultime settimane di vita di Natsu gli era stata molto vicino.

“Chissà...” pensò, camminandole dietro e raggiungendola con poche falcate.

-Nadia?

-Sì?

-Eri innamorata di Natsu?

Lei arrossì ma lo sguardo divenne un po' triste -No. Mi era caro. Forse perché eravamo sue Colonne...

Rei annuì -Sì, credo di capire.

Quando arrivarono nella casa della ragazza, Rei si rese conto che non metteva piede in una struttura definibile “casa” da una vita e si sentì un attimo perso. I mobili, il profumo della casa erano di Nadia, di donna, di cure, nonostante fosse disabitata da mesi.

Si sarebbe mai abituato a tutto ciò?

Nadia lo studiò un attimo -Cosa vuoi per cena?

Rei sospirò -Quello che vuoi...- la guardò e ghignò -E se mi imboccassi tu sarebbe meraviglioso.

-Un'altra battuta simile e ti mando a vivere dagli Ikisatashi.

Rei alzò le mani in segno di resa -No, per carità! Farà il bravo e laverò pure i piatti.

Lei annuì soddisfatta -Così va meglio.

 

 

Dieci anni dopo.

 

-Purin! Respira!

- Respiro! Si, respiro!

Minto finì di sistemarle i capelli a caschetto in uno chignon –Ti avevo detto di farti crescere i capelli. – la rimproverò.

Purin sbuffò –Minto-chan, lo sai che sono di impiccio quando mi alleno!

-E certo. – sbuffò la mora –Poi tocca a me fare miracoli con il velo.

Purin le fece la linguaccia –Però quando lo hai indossato tu ce l’hai fatta.

Minto non rispose e la guardò attentamente –Retasu, secondo te e diritto?

La verde si mosse nel suo abito lungo verde acqua fino ad andarle vicino –Sì. – le sorrise radiosa –Sei bellissima!

Purin annuì poco convinta, mirando la sua immagine allo specchio: sembrava più alta in quel vestito bianco dall’aria semplice e sobria e il velo correva lungo la schiena fino ad arrivare a terra.

-Kami-sama, sembro…. Non sembro io! - pigolò a disagio –Non mi riconoscerà, vedrete! - sembrò seriamente a disagio e Zakuro le poggiò una mano sulla spalla –Allora andrò a dirgli che sei quella in bianco, così non sbaglia.

La porta della sala si aprì e apparve una testolina dai capelli color indaco acconciati in un bel caschetto e un cerchietto pieno di fiorellini bianchi.

-Mamma? - la bimba puntò lo sguardo su Zakuro, elegante nell’abito blu scuro e trotterellò verso di lei, lasciando frusciare l’abito color crema con la gonna a palloncino da damigella –Papà dice che sono pronti, loro.

-Megan ma sei bellissima! - trillò entusiasta Ichigo, abbassandosi al livello della bambina di nove anni e stropicciandole le guance.

-Ahi! Nee-chaaaaan! - si lamentò la bimba, dimenandosi tra quelle mani dispettose che le pizzicavano le guance –Minto-chaaaan! Aiutami!

Ichigo si allontanò prima che la madrina di Megan la colpisse con la spazzola che teneva in mano e si sistemò le pieghe del vestito amarena e bianco.

Guardò le sue amiche, più vecchie di anni ma allegre.

Minto si destreggiava, fasciata dal tubino celeste attorno a Purin e canticchiava la marcia nuziale, che pareva avere un effetto calmante su di lei, meno su Purin.

Sorrise maligna –Minto, quando mi farai fare tu la damigella?

Minto arrossì e alzò il mento con aria di supponenza –Non sono affari tuoi. – borbottò.

Ichigo ridacchiò e toccò invece la pancia di Retasu –E quando mi dai anche tu una nee-chaaan? Non è che il futuro paparino è…

Retasu arrossì, portando le mani al ventre e Zakuro fulminò con lo sguardo Ichigo, indicando con la testa Megan che stava diligentemente sistemandosi allo specchio –Non è… cioè noi non… ancora non è… capitato…- mormorò Retasu.

-Ichigo, finiscila. - ringhiò Purin –E’ il mio matrimonio. Mi stai mandando in panico la testimone!

Ichigo ridacchiò e giocherellò con la fede all’anulare sinistro –Va bene, va bene. Solo che adesso manca solo Minto e poi siamo tutte sistemate.- disse ancora dispettosa.

La balerina finì di sistemare il velo di Purin –Quando mi sposerò, tu neanche lo saprai. - le disse -Non sperare che io ti inviti.

-Ma convivete già!- protestò la rossa ridendo –Daaaaai, voglio diventare sorella di Kisshu!

Minto alzò gli occhi al cielo –Per l’ultima volta: quando finirò la tournée del balletto. Allora ci penseremo meglio.

Ichigo sbuffò, per nulla contenta ma Megan le stava tirando il vestito. Spostò la sua attenzione sulla bambina e, come ogni volta che la fissava negli occhi, ricordava quella figura evanescente della loro ultima battaglia da Mew Mew. Al contrario di loro, Megan non aveva alcuna voglia ma come Zakuro anni prima, era molto empatica e tante volte diceva di sentire delle cose col naso.

-Dimmi cara.

-Nee-chan, ma tu quando me lo dai un cuginetto? Papà dice che nii-chan vuole una squadra di calcio. Che vuol dire?

La donna arrossì, pensando al compagno qualche stanza più in là e le amiche sorrisero maligne –Chi di spada ferisce…- mormorò divertita Zakuro –Megan, vai a dire che la sposa è pronta.

La bambina annuì forte, correndo fuori urlando “Sta arrivandoooo!” e strappò uno sbuffo divertito alla mamma.

Purin strinse le mani delle amiche –Ok. È fatta.

 

Taruto saltellava sul posto, a disagio nell’abito umano da cerimonia e Pai si massagigò la tempia –Finiscila, ti prego.

-Dobbiamo ricordare come eri tu, al tuo matrimonio?- sghignazzò Kisshu e Pai lo guardò male.

-Secondo me le viene il panico e scappa. – mormorò Taruto.

Pai guardò il fratello in volto (ormai erano alla stessa altezza) e alzò gli occhi al cielo –Per piacere, no. O non ti cacciamo più di casa.

Taruto lo guardò divertito –Spiritoso.

Le porte della piccola Chiesa si aprirono. Purin era lì.

Le amiche camminarono veloce verso la navata e si posizionarono ai loro posti e partì la musica nuziale e Purin, attaccata letteralmente al braccio del padre, camminava verso di lui, guardandolo negli occhi.

Era stata dura.

Erano tornati sulla Terra dopo tre lunghissimi anni e quando l’aveva rivista, adolescente, più alta e magra, forse più timida, aveva deciso che non l’avrebbe più lasciata.

Negli anni Ichigo e Ryou si erano sposati dopo anni di corteggiamento e piagnistei della rossa, Retasu e Pai li aveva seguiti dopo meno di un anno, Minto e Kisshu convivevano, Zakuro e Keiichiro non solo stavano insieme ma crescevano Megan con amore.

Mancavano solo loro due.

Aveano dovuto convincere il padre di Purin, prima ancora aveva dovuto vincere la sua timidezza e chiederle “Vuoi stare con me, per sempre?” e aveva dovuto sopportare l'addio al celibato di Kisshu.

Megan camminava diritta come fosse una modella in passerella e dietro di lei Purin.

Quando si trovarono uno di fronte all'altra, la vide sorridere: un bel sorriso teso e allegro. Le strinse le dita della mano.

-Ciao. - le mormorò.

-Credevo non mi riconoscessi. - bisbigliò di rimando lei mentre prendevano posto.

-Ti riconoscerei anche con un sacco in testa.

Le strinse la mano con forza, emozionato.

Guardò Megan che, da brava damigella le sistemava il velo e ridacchiò, vista la faccia seria e composta.

Erano dieci anni che erano in pace, sette che si erano ritrovati e nulla poteva andare meglio di così.

 

**

 

….

….

Ho finito? Serio?

Mi ci sono voluti ANNI per questa cosa? X°D

Ammetto di essere molto emozionata. Lo so che forse Purin e Taruto sono leggermente OOC, ma sono vecchi di dieci anni, rispetto alla trama originale quindi... credo che un po' di nervosismo ci stia e di panico X°D (O almeno io il giorno delle mie nozze, quando saranno, avrò un sorriso alla Joker e il fidanzato sarà un lago di sudore freddo XD). Ho voluto concludere così perché sì, le Tarupurin sono sempre belle e mi emozionano. Credo sia l'unica coppia di tutto il fandom che ci concilia tutti xD

Forse vi aspettavate i funerali di Pai e Taruto? O qualche altra cosa? Mi spiace ahaha l'Epilogo era già predisposto nella mia mente da tempo, dovevo solo metterlo nero su bianco =3 grazie mille a chi mi ha seguito, supportato, sopportato e consigliato! Fate un ultimo sforzo e fatemi sapere se l'Epilogo è rientrato nelle vostre aspettative, così come la storie in generale.

 

Grazie!

Un abbraccio,

Danya.

 

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