High & Low, for yesterday.

di madbunny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Capitono Uno - London ***
Capitolo 3: *** Capitolo Due - Change ***
Capitolo 4: *** Capitolo Tre - Party ***
Capitolo 5: *** Capitolo Quattro - Not my home ***
Capitolo 6: *** Capitolo Cinque - The way you are ***
Capitolo 7: *** Capitolo Sette - Secrets ***
Capitolo 8: *** Capitolo Otto - Dirty Mind ***
Capitolo 9: *** Capitolo Nove - Paradise ***
Capitolo 10: *** Capitolo Dieci - Sexy Silk ***
Capitolo 11: *** Capitolo Undici - Fake Truth ***
Capitolo 12: *** Capitolo Dodici - I love you ***
Capitolo 13: *** Capitolo Tredici - Just a dream ***
Capitolo 14: *** Capitolo Quattordici - Here we come ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


"Jessica, giusto?"
"Si." risposi alla mia guida
"Bene, questa è la mappa della città, ho evidenziato il tuo appartamento... buona permanenza" mi disse.
"Grazie" risposi, e lui mi fece un mezzo sorriso come se stesse pensando "eccone un'altra che mi chiamerà perché si è persa".
La guida, un ragazzo alto dai capelli biondi e ricci, mi lasciò lì, da sola, e andò via.
"wow.." pensai, "sono a Londra!"
e credo che quei pensieri mi uscirono così forti che i passanti che circolavano mi guardarono male.
Mi sforzai di non scoppiare a ridere e cominciai a leggere la mappa alla ricerca della via giusta per la mia nuova vita, o meglio per il mio nuovo appartamento.
Camminando per le strade affollate di Londra mi vennero in mente le parole di mia madre: "Non riesco ancora a capire come farai a vivere in un posto in cui nessuno parla la tua lingua! Come farai a chiedere di passarti il sale?!"
"Mamma.. so come si dice sale in inglese!" le risposi scherzando, e lei mi guardò in modo atroce e sapevo a cosa pensava: le parole che ormai non aveva fatto altro che ripetermi da settimane: "Come puoi lasciare la tua vita qui e andartene?! E tutti i tuoi amici? E la carriera che ti sei creata? E al tuo ragazzo?! Non ci pensi a queste cose..?!"
Altrochè, se ci avevo pensato. E più ci pensavo più mi rendevo conto che erano quelli i motivi per cui volevo andare via.
Ma l'unica risposta che riuscivo a ripeterle era: "Ho bisogno di un cambiamento".
Lasciai soli i miei pensieri e mi concetrai bene sulle strade, fino a quando non giunsi a quel cerchietto rosso disegnato sulla cartina.
Un mini palazzo in stile inglese con le scale aperte all'esterno mi era di fronte e tutto ciò a cui riuscii a pensare fu:
"E se piove?!"
Sull'uscio, una giovane ragazza dai capelli rossi stava ad aspettare. Mi vide e disse "sei Jessica", ma non era una domanda.
"Si" le dissi, mi diede le chiavi dell'appartamento con una piccola targhetta con scritto "2nd" e andò via.
"Ma sono tutti così socievoli qui?!" pensai, e poi salii le scale fino al secondo piano, entrai nell'appartamento, lasciai la valigia lì e mi fiondai sulla prima cosa comoda che trovai: un divano bordeaux vecchio stile, che era sicuramente più comodo dei sediolini dell'aereo.
"Sono a Londra.." furono le mie ultime parole, che dissi con tanta felicità repressa. Forse non avevo amici lì, non avevo un ragazzo, nè una famiglia, ma mi sentivo in paradiso, e morivo di sonno.

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Capitolo 2
*** Capitono Uno - London ***


*driiin* fece il cellulare.
E ancora assonnata, allungai la mano per rispondere.
"Pronto?"
"Non posso crederci che te ne sei andata davvero!!!" urlò la voce dall'altro lato.
"Che.. che ore sono?"
"Hai idea di quanto sia stato male Jess?! Perché diavolo non mi hai detto nulla? Sarei potuto venire lì con te.. io non.."
"Ok, calmati Ale, ne abbiamo già parlato... questa è la mia vita, il mio sogno! Tu odi l'Inghilterra e io la amo. Siamo così diversi, smettila, ti prego, stai diventando ridicolo" dissi.
Sentii Alessandro, il mio (ormai ex) ragazzo, sospirare.
"Non cambierai mai.."
"No." risposi secca, e staccai la chiamata.

Bhè, forse il risveglio non era stato un granchè, ma niente poteva mettermi giù di morale... apparte l'orribile tempo che notai guardando la finestra.
Pioggia, vento, tuoni e una città intera a me completamente ignota.
Passai il resto della mattinata ad ambientarmi nella casa, misi in ordine i cumuli di panni incastrati nella valigia e preparai il pranzo.
Era tutto così terribilmente silenzioso, e mi sentivo talmente sola che quel silenzio mi angosciava, così accesi la radio e lo speaker annunciò una canzone che si chiamava "Gold Forever" di qualcuno che non riuscii ad afferrare il nome. Quella melodia era così orecchiabile, faceva tipo:
"Butterflies, butterflies... we were meant to fly.. you and I, you and I... colors in the sky... we could rule the world someday, somehow but we'll never be as bright as we are now...."
Segnai le parole su un foglietto e continuai a canticchiarla tutto il pomeriggio, poi, mi preparai e, finalmente, mi inoltrai per le strade di Londra.
La pioggia non cadeva più, ma i grossi nuvoloni e le pozzanghere per terra non mettevano certo di buon umore! Mi recai allo studio "Collins Photography & Co." e dopo il *din* dei campanellini appesi alla porta un ragazzo sui 20 anni, probabilmente gay, mi sorrise e corse verso di me.
"Tu devi essere Jessica!" quella frase ormai mi era fin troppo familiare.
"Ciao, piacere io sono Nick, e mi hanno incaricato di accoglierti e di spiegarti come funziona il tuo nuovo lavoro!"
Parlava fin troppo veloce per i miei gusti e sembrava così eccitato all'idea di incontrarmi! Poi si aggiustò il foular verde pastello con fare da diva.
Si.. era proprio gay!
"Vieni.. da questa parte, ti faccio vedere la tua scrivania".
Era così gentile!
Gli sorrisi e camminando per il lungo corridoio delle risate e delle voci mi distrassero dal pensare a come era vestito Nick.
"Ahahah, Nath sei un idiota!" ...
"Perché? Non mi sta bene? Ahahaha"
Non resistetti.
"Di chi sono queste voci?" chiesi a Nick.
Lui mi guardò sbalordito. "Ah.. perché vuoi dirmi che non le hai riconosciute?!"
"Uhm.. riconosciute?"
Non so come, Nick riuscì a rappresentare la faccina " -.- " sulla sua faccia.
"Vieni, non dovrei portarti ma credo che sia il caso che tu impari qualcosa dell'Inghilterra."
Ci accostammo a sbirciare alla seconda porta del corridoio che era semi-chiusa.
Cinque ragazzi, piuttosto carini devo dire, e un uomo erano impegnati in un set fotografico. Uno di loro indossava un gonnellino Hawaiano e scherzosamente tentava di ballare la danza del ventre mentre tutti gli altri se la ridevano.
Forse quello era "Nath", pensai.
Nick mi interruppe, "non posso ancora crederci che non stai urlando e non corri verso di loro a chiedergli un'autografo!"
"Eh?"
"Ok.. ho capito, dunque, questi sono i The Wanted, un gruppo pop che va molto di moda negli ultimi tempi. Loro sono di quelli che tipo non possono camminare per strada che vengono assaliti dalle fan!!! E poi sono anche mooolto carini.."

Nick li guardava in modo ammirevole.
"Mi pare strano che non conosci nessuna loro canzone" continuò lui.
A dire la verità non avevo idea di chi fossero. Sarà che in Italia le cose belle arrivano sempre dopo.
"Ehi! Che state facendo?" disse una voce.
Quando alzai lo sguardo un ragazzo ricciolino dagli occhi azzurri da invidiare ci sorrise.
Era uno dei The Wanted.
"Uhm..ecco, io.. " provai a dire, ma Nick mi interruppe: "Jay! Ti presento la mia amica Jessica! è arrivata ieri dall'Italia e lavorerà qui come fotografa.. non ci crederai, ma non sa chi siete!"
Jay non sembrò affatto deluso dalla cosa, anzi, sembrò più.. interessato. Io arrossii.
"Ehi, ragazzi!" urlò Jay agli altri quattro, "venite qui!"
E loro, incuriositi, obbedirono.
"Ciao" mi dissero in coro e io riuscii a malapena a fare un sorriso.
Mi mancava il respiro. Erano davvero belli, e anche famosi, e io mi sentivo una cretina da prendere in giro perché non li conosceva.
Tutti mi sembrarono abbastanza neutri nel vedermi e aspettavano che Jay prendesse parola, tutti tranne uno.
Quello col gonnellino hawaiano mi guardava in modo strano, quasi a bocca aperta. E quando me ne resi conto le mie guance diventarono due mele rosso fuoco e lui abbozzò un sorriso. Se non avessi distolto lo sguardo probabilmente sarei svenuta.
"Si chiama Jessica" continuò Jay, "ed è Italiana. E non ci conosce!" urlò scherzosamente. "Dovremmo fare qualcosa sapete? Dovremmo farci conoscere anche in Italia.."
Un tizio alto e rasato, anche lui con gli occhi azzurri, sospirò.
"Non sei simpatico Jay, lo so che scherzi, ma in fondo è vero.."
"Ehi, potremmo usare Jessica per farci conoscere anche in Italia.." disse l'hawaiano in modo provocatorio e tutti lo guardarono male, ma sorridendo.
Poi l'ultimo dei cinque, un moretto abbastanza magro da farmi pensare di voler diventare anoressica, mi venne vicino mettendomi un braccio sulla spalla.
"Perdonali, Jessie. Sono degli idioti." mi disse sorridendo.
"Ad ogni modo, quello che cerchiamo di dirti è che noi siamo i The Wanted, e cantiamo. O almeno ci proviamo ahah" ridemmo tutti e la risata di Nick in stile cavallo ci portò a farla finita.
"Bhè.." continuò l'anoressico abbracciatore, "questo è Max," disse indicandomi quello alto e rasato. "Io sono Tom, loro sono Nathan e Jay.. e questo è Siva"
L'ultimo, potrei dire che era davvero il più carino. Era più scuro (o forse abbronzato?) a differenza degli altri, e mi fece sentire meglio pensare che magari anche lui non era Inglese.
"Ehi, visto che devi fare pratica con la fotografia, perché non vieni con noi domani sera?" chiese improvvisamente Nathan.
"Si, mi sembra una buona idea" continuò Siva. E tutti gli altri annuirono.
"Uhm.. si, per me va bene.."
"Perfetto! Potresti fare le foto della serata.. allora ci vediamo al The Red Lion Pub, Duke of York Street." finì Tom.
Segnai l'indirizzo sul cellulare, mentre gli altri memorizzavano il mio numero.
"Ragazzi.." ci interruppe il fotografo dei The Wanted. "dobbiamo continuare con il photoshoot..."
Così i cinque cantanti mi salutarono e ripresero a farsi fotografare. Nick mi mostrò la scrivania e mi spiegò cosa avrei dovuto fare.
In pratica, leggevo le richieste che arrivavano al capo, il fotografo Shane Collins, che da quanto avevo capito era uno dei più famosi di tutta Londra, e nei giorni in cui lui era occupato me ne occupavo io, facendo il lavoro al posto suo.
Figo.
Nick mi invitò a cena, e mi presentò il suo fidanzato.
Erano entrambi due splendite persone, molto socievoli e cordiali e una volta arrivata a casa mi dissero che avrei potuto chiamarli per qualunque cosa. Che carini.
Entrata nell'appartamento accesi il pc e riuscii a scroccare una connessione Wi-Fi.
Cercai tutto sui The Wanted, la loro storia, le loro canzoni, il loro successo.. e scoprii che la dolce canzone che avevo sentito quella stessa mattina alla radio era la loro.
Mi addormentai così, seduta alla scrivania con sottofondo "Gold Forever" dei The Wanted.

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Capitolo 3
*** Capitolo Due - Change ***


Fu un buon risveglio per essere una giornata tetra e nuvolosa, ma mi sentivo stranamente bene!
Mia madre mi aveva chiamata in preda al panico perché non mi ero fatta sentire, angosciandomi e supplicandomi di tornare a casa, ma niente poteva farmi cambiare idea.
Decisi di provare per la prima volta l'autentica colazione inglese, così, mi alzai presto e uscii alla ricerca di un bar.
Mentre la cameriera mi serviva i pancakes inzuppati nello sciroppo d'acero, squillò il cellulare. Pensai fosse Nick.
"Pronto!" dissi con euforia.
"Siamo di buon umore?"
Era Nathan.
Attimi di panico, poi presi fiato e dissi "ehi.."
"Senti," fece subito lui, "io e Siva siamo ancora in giro per Londra, e visto che domani torniamo a Manchester avevamo pensato di farti fare un giro della città..."
Manchester?!
"Uhm.. si, è una buona idea, adesso sono a fare colazione da..." lessi l'insegna del bar, "Tracy's... Devo essere allo studio fotografico per le 16.00"
"Perfetto! Non muoverti, ti passiamo a prendere lì". "Va bene" e riattaccai.
Mi sforzai di non urlare dalla felicità. Chiunque mi passasse accanto probabilmente si accorgeva di come sprizzassi gioia da tutti i pori, ma era più forte di me!
In 19 anni che avevo vissuto in Italia non era mai successa una cosa del genere. Due giorni che abitavo a Londra e: avevo trovato lavoro come fotografa, due ragazzi gay erano diventati i miei migliori amici, avevo conosciuto dei tizi famosi e due di loro mi stavano passando a prendere.
Wow.
Ero all'ultimo boccone di pancake quando alzai lo sguardo notando un tizio incappucciato con gli occhiali da sole che cercava di attirare la mia attenzione.
Nathan e Siva erano arrivati, ed erano tremendamente buffi a cercare in tutti i modi di non farsi riconoscere dalle fan, mi ricordavano quei film d'azione stile Mission Impossible in cui voltano l'angolo guardandosi bene le spalle.
In meno di quattro ore visitai quasi tutta Londra: London Eye, il Bing Bang, il museo delle cere di Madame Tussauds in cui assistetti al rabbioso sfogo di Nathan che si chiedeva perché i The Wanted non avessero dei sosia di cera. Siva sosteneva che prima o poi sarebbero arrivati anche a quello. Io ero troppo poco informata sul gruppo per poter esprimere un'opinione.
Mi raccontarono un po' delle loro vite, del gruppo e capii a cosa si riferiva Nathan parlando di Manchester. Abitavano lì.
Quelle ore passarano velocemente e mi divertii da matti. Quei ragazzi erano fantastici!
Quando mi accompagnarono allo studio di Collins, Nathan mi ricordò dell'evento di quella sera e io promisi che ci sarei stata. (ovviamente)
Nick mi salutò con un grosso sorriso e io ricambiai, poi mi misi a maneggiare le fotografie di un matrimonio con photoshop.
"Allora.. com'è Londra?" mi chiese Nick, quando mi portò un frappuccino marcato Starbucks.
"Meravigliosa è dire poco" risposi sorseggiando quella delizia.
"Nathan e Siva mi hanno portato a fare un giro prima.." continuai io, "sono stati davvero gentili". "Già.." disse accigliandosi.
"..che c'è?"
"Nulla.. è solo che non è cosa di tutti i giorni arrivare a Londra e stringere amicizia con il gruppo più "in" del momento, Jess" mi sorrise maliziosamente.
"Che cosa stai insinuando, Nick?!"
"Assolutamente niente! Solo che se fossi in te farei più attenzione a come ti guarda Nathan..." e poi scoppiò a ridere.
Lo guardai sbalordita. Che? Nathan? Nahhh...
"Avrà sicuramente una ragazza.." conclusi.
"Non ne sarei così sicuro." E andò via.
Mi lasciò là da sola, col frappuccino, il computer e tutti quei dannati pensieri che a causa - o forse grazie - alle sue parole si erano raddoppiati.

18.30, Nick stava chiudendo lo studio e avevo tempo fino alle 21.00 per premararmi.
mmmhh...
Decisi di andare a fare shopping, e, una volta a casa, optai per un bagno caldo.
Indossai il vestito nuovo, mi truccai e sistemai i capelli.
Mancavano ancora trenta minuti e non sapevo che fare.
Ero ansiosa, così presi il cellulare in mano e scrissi un messaggio alla mia amica.
"Ciao Marty, Londra è bellissima e mi manchi. Sto per andare ad una festa a cui parteciperanno dei ragazzi carini e anche famosi! Credimi, non sto scherzando! ahah... saluta tutti. <3"
Inviai l'sms e scesi di casa. Non avevo idea di cosa mi aspettasse.

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Capitolo 4
*** Capitolo Tre - Party ***


Il taxi fermò di fronte un locale dall'insegna luminosa con scritto "The Red Lion Pub", affianco l'immagine di un leone circondato da fiamme.
Scesi dall'auto e mi armai di macchina fotografica e coraggio e varcai la soglia del locale. Un bodyguard chiese il mio nome, controllò sulla lista e mi lasciò passare.
Nel momento esatto in cui aprii la porta della sala sentii in bocca il sapore di un cocktail fatto di orrore e stupore.
Gente ovunque, luci soffuse e colorate, musica a palla e fiumi di alcool.
E io che mi aspettavo il classico evento formale e noioso!
Mi misi alla ricerca dei The Wanted quando una mano afferrò la mia spalla.
Max urlò un "ciao!" che riuscii a capire solo leggendo il labbiale a causa del volume della musica troppo alto. Stava con una ragazza che mi presentò come la sua fidanzata ma non riuscii a capirne il nome, poi mi indicò il privè dicendo che gli altri mi aspettavano, ringraziai e seguii l'indicazione.
Nel privè le mie orecchie iniziarono a respirare.
"BUONASEEERAAA!", mi salutò Tom abbracciandomi.
"Come siamo eleganti.." stuzzicò Nathan con fare malizioso. Se ne stava seduto a gambe aperte sul divanetto.
"Bhè, almeno non sono l'unico idiota!" finì Siva mettendo in bella mostra il suo elegante smoking con tanto di cravatta. Scoppiamo tutti a ridere.
Le luci erano scure ma riuscii a vedere abbastanza da capire che ce ne mancava uno.
"Dov'è Jay?" chiesi.
"Lì!" rispose Tom, indicandomi un ragazzo e una ragazza che mandavano giù cicchetti di Soco & Lime alterndoli a baci intensi e passionali.
Ommioddio. Quello era Jay!
"Tu non bevi?" mi chiese Siva notando la mia espressione di disgusto.
"Ehm.. a dire la verità si, e non poco... ma stasera non mi sembra il caso.."
E davvero non mi sembrava il caso! Visto che ogni volta che avevo superato i miei limiti con l'alcool la mattina dopo mi ero svegliata nel letto di qualcuno o, nei casi peggiori, nel letto di qualcuna.
"Pff.. scommetto che non hai mai provato nulla in vita tua." continuò a stuzzicare Nathan. Teneva in mano un Mojito e dai bicchieri sul tavolino e da come parlava, intuii che era già abbastanza brillo.
"Non mi sfidare.." risposi e subito dopo qualcuno urlò "SHOOOOOOTS!" indicando i cocktail appena 'sfornati'.
Nathan mi guardò sorridendo e io provai un forte odio nei suoi confronti, poi presi un Long Island Ice Tea dal bancone e iniziai a berlo velocemente.

Un'ora dopo ero a quota 7 cocktail lunghi e 4 cicchetti. L'ultimo era un B52 che Tom ci mise davanti dicendo:
"Questa è l'ultima sfida gente! La sfida decisiva! Chi vincerà?! Quell'ubriacone di Nathan? Oppure la dolce donzella Jessica?! .."
Ci scherzava tanto e io non riuscivo a smettere di ridere. La testa girava ma riuscii ad afferrare il piccolo bicchierino e a mandarlo giù tutto d'un sorso.
Caddi sul divano e riuscii a vedere Nathan che si arrendeva e Tom che se la rideva da matti.
Dopo un po' Tom mi chiese "sigaretta?" e io gli sorissi rispondendo "Ci sta.."
Barcollai fino alla terrazza e iniziai a fare lunghi tiri da quella Marlboro.
"Mi sono divertito troppo a vedere Nathan perdere.. contro una donna!" iniziò a dire. "Di solito lui ci batte sempre tutti.."
Riuscivo a seguirlo a malapena tra i singhiozzi, così mi appoggiai alla vetrata e alzai lo sguardo.
Una bella ragazza bionda dal vestitino molto -ino era seduta a gambe aperte su Nathan. Si baciavano e lui cercava di metterle le mani in quanti più posti possibili.
Era una di quelle scene da film porno che se non avessi visto con i miei stessi occhi non ci avrei mai creduto.
Oh.
Fu il mio ultimo pensiero.

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Capitolo 5
*** Capitolo Quattro - Not my home ***


"Secondo me è morta."
"ODDIO. e se l'abbiamo uccisa noi?! cioè.. forse dovevamo portarla all'ospedale prima..!"
"Shhh! Si sta svegliando.."


Ecco. Non so se se avete presente quelle scene dei film in cui qualcuno resuscita misericordiosamente seguendo quella forte luce bianca davanti ai suoi occhi.
La scena fu più o meno così. Quando riuscii ad aprire le palpebre le teste di Jay, Siva e Tom mi fissavano curiose, come se loro fossero dei dottori e io un alieno da analizzare.
"AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!" urlai, alzandomi di scatto. "ACQUAA!"
E Tom mi gettò un bicchiere d'acqua fredda in faccia.
"Non credo che intendesse quello..." sgnignazzò Max che stava a guardarci all'impiedi con una tazza di caffè tra le mani.
Jay corse in un'altra stanza e subitò dopo tornò con un nuovo bicchiere d'acqua e un'asciugamano offrendomeli gentilmente.
Bevvi e poi cercai di capirci qualcosa di quella strana situazione.
"Ma che cazz..!?" borbottai.
"Ecco, sta bene." intervenne Nathan che se ne stava seduto su una poltrona a godersi lo spettacolo.
"Do..dove sono?! Che è successo?!"
"Ehi, ti ricordi almeno come ti chiami?"
replicò Tom.
"Tranquilla," iniziò Max avvicinandosi al divano dove ero seduta. "sei a casa nostra. E ieri eri ubriaca. Completamente ubriaca." sorrise e mi offrì la mano per aiutarmi ad alzare.
Dopo svariati minuti riuscii a realizzare il quadro che mi era stato gentilmente spiegato da Siva.
La sera prima, alla festa, avevo bevuto parecchio ed ero svenuta, Tom, che era con me, mi aveva presa sulle spalle e insieme agli altri mi avevano portato a casa loro. E io avevo dormito. Tutta la notte. Con 5 ragazzi.
"Oddio." riuscii a dire. "Cioè, quindi, sono a Manchester? ..ma.. ora come ci torno a Londra?"
"Non ci torni."
aveva replicato Max con fare protettivo.
"Ah si.. certo come no.. aspetta, state scherzando vero?"
"No"
replicò lui.
"COSA?!" tornai ad urlare. "Ma.. oh andiamo ragazzi non posso restare qui! Devo essere a lavoro alle quattro!"
"Abbiamo chiamato Nick per chiederti una giornata libera", disse Jay mentre si infilava il cappotto.
"EH? Non posso non andarci! Non ci lavoro neanche da una settimana e già chiedo un giorno libero?! Devo tornare a Londra, assolutamente."
"Bhè.." sospirò Max, "noi ora stiamo andando a Bolton e siamo già in ritardo, puoi chiedere a Nathan"
Mi voltai di scatto verso Nathan che era ancora seduto sulla poltrona. Cercai di imitare il gatto che compare in Shrek, ma a quanto pare non funzionò.
"Non ci pensare neanche." rispose lui subito.
"Devo guardare la partita e ho taantisssime cose da fare.."
"Ah si? Ad esempio?! Stare seduto tutto il giorno su quella poltrona?!" ribattei.
"Di meglio! Stare seduto tutto il giorno su questa poltrona e guarda la partita!" disse con tanta enfasi e poi sfoggiò un sorriso a 36 denti.
Quanto lo odio.
"Quiiindi.." riprese Max, "noi andiamo. Fa come se fosse casa tua Jess. E Nath, fai il bravo." Al suono di quell'ultima frase Mr Poltrona & Partita alzò gli occhi sospirando mentre gli altri se la ridevano.
Salutarono e si chiusero la porta alle spalle.
Cercai di deviare i miei pensieri dal tentativo di suicidarmi al solo pensiero di dover restare con quell'essere spregevole per tutto il giorno e iniziai a guardare qua e là per la casa, cercando di ambientarmi.
Suonò il campanello e andai ad aprire. Tom mi sorrise imbarazzato e disse "ho dimenticato le chiavi della macchina..!" e iniziammo a cercarle insieme nel disordine più totale di quella che lui chiamava "stanza".
"Jess.." disse all'improvviso lui serio.
"Si?"
"Che ne pensi di Nathan?"

"Che è un egoista" mi sentii di rispondergli. Ed era quello che pensavo in quel momento.
Lui sorrise. "Bhè, ieri non la pensavi così.."
"Co-cosa?"
provai a chiedergli, terrorizzata da quello che avrebbe potuto raccontarmi, dato che non ricordavo un bel nulla.
"Uhm.. hai presente quando sei svenuta? Ecco, eravamo fuori a fumare e stavi per collassare, fino a quando hai visto Nathan che baciava la bionda con le tette rifatte, e poi hai detto "Che stronzo." e sei svenuta."
Iniziò a ridere, io arrossii, e cercai di coprirmi la faccia fingendo interesse nel cercare le chiavi dell'auto.
"Confesso che prima di prenderti sono stato a ridere per 10 minuti e passa.." continuò lui.
Chefffiguradimmm...
D'un tratto notai un luccichio che proveniva dalla tasca del cappotto di Tom.
"Tom..?" chiesi continuando a fissare quella luce. "Si?"
"Che hai in tasca?"

Mi guardò accigliato, poi mise la mano nella tasca e voi-là! Le tintinnanti chiavi di una Mercedes spuntarono dal nulla.
"Sei un idiota." gli dissi e lui mi sorrise arrossendo, poi disse "ehm... devo andare!" e si precipitò di corsa dagli altri che lo aspettavano giù impazienti.

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Capitolo 6
*** Capitolo Cinque - The way you are ***


Dopo il giro turistico per la casa dei famigerati The Wanted, passai una buona mezz'ora sotto la doccia per schiarirmi le idee, fino a quando non sentii il mio stomaco fare rumori abbastanza forti da distrarre anche Nathan impegnato a guardare la sua squadra del cuore.
Così, indossai dei pantaloncini e una felpa che mi avevano lasciato i ragazzi (probabilmente era roba della ragazza di Max poichè dubito che uno di loro abbia una felpa rosa confetto di Hello Kitty nell'armadio.) e mi recai in cucina per mangiare qualcosa.
Nel bel mezzo del tavolo c'era un invitante piatto di frittelle ricoperte di cioccolato dall'odore appetitoso con un piccolo biglietto:
"Ti abbiamo lasciato qualcosa per farci perdonare di averti 'affidato' Nathan per un giorno! :DD
Spero ti piaccia la Nutella!

P.S.
Cinque cose da sapere su Nath:
1. Mai avvicinarsi a lui quando segna il Manchester Utd.
2. Non tifare la squadra avversaria.
3. Non mettere del latte nel suo thè! Devia il sapore.....
4. Mai disordinare la sua stanza. E non toccare i cappelli!
5. E' in preda agli ormoni!

xoxo Max, Jay, Siva e Tom"

Fantastico.
Divorai le frittelle e preparai del thè, che, da brava donna, offrii anche a Nath che mi guardò sorpreso.
Ero sul divano a sorseggiare il thè quando il telecronista alla tv urlò l'uno a zero per il Man. Utd.
In quel momento mi ricordai del biglietto ed ebbi paura. Mi aspettavo una reazione esagerata a quell'annuncio e invece niente.
Nathan rimase impassibile. Immobile. Con il suo thè tra le mani a fissare lo schermo.
"wow.. mi aspettavo delle urla di gioia..." dissi, e lui mi guardò con la coda dell'occhio.
"Semplicemente mi contengo, quando ci sono delle donne." disse con molta calma.
"Uhm.. ok, fa' come se non ci fossi."
Sorrise appena e bisbigliò un "ok", ma non fece nulla. Restò attento ai movimenti dei calciatori che correvano instancabili.
Non bastò neanche il tempo di pensarci che le casse del plasma urlarono un nuovo goal.
In meno di due secondi Nathan si alzò di scatto gettandosi a peso morto sul divano, e su di me, urlando dei ripetivi "GOAALLL!" ...
"NATHAAAAN!!" gli urlai contro per cercare di calmarlo, poichè mi stava addosso.
Fu un attimo che durò una vita. Mi sentivo sciogliere al solo pensiero che distesa su quel divano ci fossi io e lui era sopra di me.
Si fermò all'improvviso, il suo viso vicinissimo al mio, e sorridendo disse: "oh, scusa, pensavo non ci fossi.."
Cercai di frenare l'istinto di ringhiargli contro e strappargli la bocca a morsi, perché, inevitabilmente, e per quanto lui fosse bello, era proprio quella la causa del mio odio nei suoi confronti. La sua bocca. E tutte le cazzate che ne fuoriuscivano.
Me lo scrollai di dosso sospirando con rabbia e andai a fumare una sigaretta per rilassarmi.
E per quanto tentassi di non farlo, ogni volta i miei pensieri ricadevano sulle parole di Tom, su tutto quello che era accaduto la sera prima e sulle mie emozioni.
Non c'era niente da fare. Dovevo tenermi occupata, oppure non sarei sopravvissuta a lungo, così decisi chiamare Nick.
"Hola!" mi aveva risposto lui e mi sforzai di non ridere per quanto buffo era suonato il suo accento.
"Ciao Niick! Mi dispiace non essere lì.. sai.."
"Traanquilla Jess! E' tutto a posto, Tom mi ha raccontato tutto e mi fa piacere che tu ti sia divertita!!". Riuscivo a sentire la sua euforia invadermi anche attraverso un misero telefono.
"già.. ehi, senti, perché non mi passi per e-mail quello che ho da fare? Ho un pc qui davanti e nulla da fare..!"
"E-mail in arrivoo!"
e riagganciò.
Aprii il piccolo portatile che era sulla scrivania e lo accesi aspettando il mio lavoro. Girovagando tra una cartella e l'altra capii che quello era il pc di Nathan perché era pieno di foto/messaggi/video di fan dedicate a lui e, soprattutto, la cartella musica era per lo più popolata dagli Boyz II Men. Misi play a "End of the road" e aprii i file che Nick mi aveva mandato per posta elettronica.
Avrei giurato che qualcuno mi fosse passato dietro le spalle ad un tratto, ma quando mi voltai non c'era nessuno e Nathan era chiuso in camera sua.
Mah..
Quando non ci fu più nulla da fare e quando Nick si rifiutò di continuare a mandarmi file per farmi lavorare nel mio giorno libero, pensai di mettermi alla ricerca di qualche libro interessante che fosse in casa, ma quando passai davanti alla porta della camera di Nathan qualcosa mi fermò.
La melodia, dolce e delicata, delle dita su un pianoforte e una voce che intonava "The way you are" di Bruno Mars mi tennero ferma tutto il tempo lì.


Me ne stavo accostata alla porta a sbirciarlo.
Era perfetto. Non c'era niente, almeno in quel momento, che non andasse in lui. La sua voce. Le sue mani sul pianoforte. I suo occhi blu...
E poi, quando le cose vanno alla perfezione la regola dice di no. Il cellulare squillò ed io per lo spavento, caddi a terra finendo nella stanza di Nathan che mi guardò accigliato.
"Ehm.. scusa!" riuscii a dire imbarazzata com'ero, e in men che non si dica mi rialzai e corsi in corridoio per rispondere.

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Capitolo 7
*** Capitolo Sette - Secrets ***


"Pronto?" dissi rispondendo al cellulare, ancora rossa per la vergogna
"CHI SONO LORO?! Dimmi tuuuutttoooo!!!"
La voce di Marty, la mia migliore amica, mi stonò con sorpresa.
"Martyyyyy!" la salutai contenta "è bello risentirti! Però.. ehm, ecco non è il momento perfetto!! Posso richiamarti stasera?"
"Uffiii! Non ci sei mai! Va bene tesoro, volevo solo dirti che mi manchi e che qui ti salutano tutti.."
"Ricambia, ciaooo!"

Riattaccai la chiamata e mi fiondai su una sedia che era in corridoio.
"Accidenti. Sono una calamita per le figure di merda", piagnucolai tra me e me.
E così era, quindi, per evitare di farne di altre scavai tra una pila di libri sui The Wanted e tutto quello che riuscii a trovare fu un libro dedicato al film Avatar.
Iniziai a sfogliare le pagine disinteressata, poi, il mio sguardò si posò su una vecchia videocassetta che c'era sul tavolino. Sopra c'era scritto "Nathan Spears. LOL", e incuriosita la misi nel video registratore e la guardai.
www.youtube.com/watch?v=uoCmHhEWQ0c
Stavo per scoppiare a ridere quando la voce di Nath mi distrasse.
"Non sapevo ti piacessero gli Boyz II Men" disse quando era ancora in corridoio.
Tirai veloce fuori la videocassetta e mi voltai verso di lui che era appena entrato in salotto.
"Già.." dissi io sorridendo, "e io non sapevo ti piacesse Britney Spears.."
Agitai la cassetta e lui mi guardò sconvolto.
"Ridammela." disse come se volesse sfidarmi.
Io risi e iniziò a rincorrermi per tutta la casa, poi a un certo punto si fermò è disse "bhè.. sai che c'è, puoi tenerla, io ho questa!"
Mi sfoggiò davanti il suo Blackberry con una mia immagine della sera precedente. Sembravo una tossica uscita da un manicomio.
"Sono convinto che tutto il mondo di internet sarà curioso di vederla". Mi sorrise e iniziò a scappare.
"NATHAN JAMES SYKES!" urlai, "io TI ODIO! Vieni subito qui!!"
Feci per rincorrerlo ma pochi metri dopo lui si fermò di scatto voltandosi verso di me e, al tempo stesso, riuscì a prendermi saldamente per le spalle.
"Io no." disse a mezzo fiato.
"Eh?!"
"Io no.. non ti odio. Anzi, uhm, penso che mi piaci.." Sbiascicò le parole velocemente. Aveva vergogna e lo dava a vedere, ma era così tremendamente dolce. Non feci in tempo ad aprire bocca per replicare che stesse scherzando. Si avvicinò piano e appoggiò le sue labbra morbide alle mie.
Non sapevo che fare. Ero totalmente nel panico, riuscii a stento a chiudere gli occhi per godermi quell'attimo. Due secondi dopo si allontanò piano e mi tirò a sè per abbracciarmi. Sentivo il suo respiro teso sul collo - e mi dava i brividi - poi iniziò a canticchiare sottovoce.
"When your lips touch mine... it's the kiss of life.. I know that it's a little bit frightening... but we might aswell be playing with lightning.."
Sussurrò l'ultima frase parlando.
"Che canzone è?" riuscii a dire senza fiato.
Si spostò per guardarmi negli occhi e mi sorrise, poi, lentamente tornò a miscelare le sue labbra con le mie.
Era una sensazione mai provata prima. Quei baci lunghi e intensi che si alternavano alle sue carezze sui miei fianchi mi mandavano in estasi e lungo la mia schiena correvano scariche elettriche ad una velocità allucinante.
Sarei svenuta se non fosse stato per il rumore della serratura. La porta si aprì e Nathan mi lasciò correndo in cucina.
"Che cos'è questa puzza di bruciato?!" La voce di Jay spezzò il silenzio quando i ragazzi entrarono dalla porta di ingresso.
Ero ancora sotto shock ma riuscii a voltarmi per sorridergli e feci spallucce.
"Ragazzi!" urlò Nath dalla cucina, "credo che ci conviene ordinare una pizza, perché ho dimenticato la cena in forno..!"
"Sempre il solito.."
dissero loro in coro e scoppiamo tutti in una grossa risata.

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Capitolo 8
*** Capitolo Otto - Dirty Mind ***



Ce ne stavamo seduti a tavola a mangiare una pizza come una di quelle famiglie felici che si vedono nei telefilm americani.
Intanto si discuteva su chi mi avesse riportato a casa.
"Fammi capire.. io adesso dovrei mettermi in macchina per accompagnare te a Londra?!" aveva detto Tom con sarcasmo.
"Avreste potuto farlo oggi, e invece ho dovuto sopportarmi Nath tutto il giorno!" replicai io mandando occhiatine a Nathan che mi sorrise.
Probabilmente Jay si accorse di qualcosa perché aggrottò le sopracciglia e disse: "Non puoi semplicemente rimanere a dormire qui?"
"Si e magari mi ci trasferisco anche!"
risposi ironica, ma Siva non afferrò la mia simpatia e disse subito "mi sembra una fanstastica idea!"
Tutti gli altri annuirono e io li guardai sconvolta.
"Portatemi a casa! Subito!!" sbottai e tra gli sbuffi dei ragazzi la voce di Nathan si fece avanti.
"La accompagno io" disse improvvisamente, e tutti - ma proprio tutti - rimanemmo shoccati da quel suo improvviso atto di bontà.
Si limitò a sorridere imbarazzato sotto gli occhi dei suoi amici e disse "che c'è?! Mi sento in colpa per avergli rovinato una giornata!"
Ovviamente nessuno se la bevve e per evitare domande impertinenti mi alzai e andai a prendere le mie cose.

Le tre ore di viaggio passarono silenziose. Silenziose perché Nath non aprì bocca per tutto il viaggio, e grazie a dio c'era la musica, altrimenti sarebbe stato piuttosto imbarazzante.
Una volta arrivati sotto casa mia lo guardai e inevitabilmente notai la sua stanchezza. Era mezzanotte passata e per tornare a casa avrebbe dovuto affrontare altre 3 ore di viaggio, così la compassione prese il sopravvento.
"Sei stanco eh?" gli chiesi.
"Niente di grave" rispose lui, ma anche la voce lo contraddiva visto che a quelle parole seguirono degli sbadigli.
"Ho un divano di sopra.. ed è anche comodo, ci ho dormito la prima notte che sono stata a Londra!" dissi con disinvoltura cercando di convincerlo.
Lui mi sorrise ma quello non era un si, quindi decisi di passare alle maniere "forti".
Rubai le chiavi dalla serratura e mi avviai verso casa. Lui rimase per un po' lì, poi però scese dall'auto e mi seguì.
"Accogliente.." disse esplorando l'interno quando entrammo in casa.
Lasciai l'acqua per il thè sul fuoco e intanto andai a fare una doccia.
Ripensai a tutto quello che mi era capitato da lì a due giorni, a come la mia vita fosse cambiata radicalmente e mi sentii addirittura in colpa per aver lasciato quella vecchia in un angolo a morire.
Quando uscii dal bagno, Nathan era seduto accanto al tavolo dove c'erano due tazze di thè caldo e fumante.
Il calore di quella bevanda mi divampò dentro mentre fissavo gli occhi stanchi di Nath che leggevano una rivista e quando lui si accorse del mio sguardo fisso su di lui aggrottò le sopracciglia.
Bisbigliai un "buonanotte" e andai in camera mia. Il letto morbido mi regalò una bella sensazione e chiusi gli occhi cercando di non ricordarmi chi ci fosse nell'altra stanza.

Non avevo idea di quanto tempo fosse passato ma era notte fonda e quando aprii a stento gli occhi il profilo di Nathan comparve dal nulla nella stanza buia.
Li richiusi e li riaprii.
Era proprio lì!
Spalancai gli occhi e mi tirai su dallo spavento.
"Scusa.. non volevo svegliarti.." disse dolcemente.
"Sei impazzito Nath?! Chi credi di essere, Edward Cullen?!"
Accennò un sorriso, ma era diverso dalle altre volte.
"Non riesco a dormire" disse poi tornando serio.
Se ne stava all'impiedi davanti al letto con le mani in mano, immobile. Gli feci segno di sedersi accanto a me e lui obbedì.
"Va tutto bene?" gli chiesi timorosa e lui continuò a fissarmi a lungo, senza rispondere.
Mi guardava come se fossi un diario col lucchetto, nei suoi occhi c'era il terrore e la disperazione di non poterlo riuscire ad aprire. Sembrava.. un bambino.
La differenza era che un bambino non avrebbe avuto i suoi stessi sporchi pensieri.
Si avvicinò lentamente, continuando a fissarmi serio, e mi baciò piano prendendomi la mano e accarezzandola.
Tutto d'un botto mi buttò giù dal letto... e iniziò a ridere.
"Il divano era scomodo!" disse soddisfatto mentre si sistemava nel mio letto.
Mi rialzai da terra con calma, presi un grosso cuscino appoggiato su una poltrona e con la stessa calma glielo scaraventai in faccia.
Quel gesto diede inizio a una lotta di cuscinate che poi si trasformò in una gara di solletico e, dopo i numerosi *toctoc* della vicina per il troppo chiasso, in teneri baci.
Sbadigliai e lui si fermò di colpo, mi trasse a sè e accarezzandomi i capelli appoggiò la mia testa al suo petto.
"Buonanotte tesoro", mi disse piano.
Mi addormentai tra i brividi.

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Capitolo 9
*** Capitolo Nove - Paradise ***


Come al solito mi risvegliai per colpa del cellulare. Questa volta però non era nè mia madre nè qualche amica, ma uno Sconosciuto che chiamava in continuazione e che stava zitto.
In cucina Nath aveva appena preparato la colazione - con il solito thè - e vedendomi sfoggiò il suo bellissimo sorriso.
"Buongiorno!" mi salutò continuando a rigirare le frittelle nella padella.
"Strano che non hai fatto bruciare nulla.." dissi ironica, e lui mi servì la colazione.
"Stavo pensando di accompagnarti a lavoro.." disse tra un boccone e l'altro.
"Non devi tornare a Manchester?"
"Si, ma non prima che tu mi abbia concesso un'uscita, da soli."

Diede peso alle ultime due parole e mi sentii bloccare il cuore.
"Un'uscita? E cosa dovremmo fare di preciso?"replicai cinica.
"Tutto quello che vuoi, principessa." Mi stampò un baciò veloce sulla guancia e si diresse verso il bagno.
Principessa?! Ma parlava con me, si?
Dopo una doccia veloce, Nathan mi accompagnò a lavoro e rimase lì per un po' a chiacchierare con Nick.
La giornata trascorse veloce: ignorai le domande curiose di Nick e continuavo a viaggiare con la mente su tutte le parole che diceva Nath, sui suoi gesti, sui suoi baci...
Si erano fatte le 19.00, presi la borsa e sgattaiolai via salutando Nick che si era insospettito per la mia fretta.
A casa non c'era nessuno, apparte un bigliettino con scritto "Ti passo a prendere alle otto! :) "
Un'ora bastò per prepararmi, mi vestii carina e promisi a me stessa di non toccare niente di alcolico per nessuna ragione al mondo.
Alle 20.00 in punto Nathan era sotto casa mia ad aspettarmi.
Lo salutai con un baciò sulla guancia e lui mi sorrise.
Era andato fino a Manchester per cambiarsi. Ahw!
( http://i40.tinypic.com/35in8xx.jpg )
"Allora, dove andiamo?" chiesi curiosa.
"Uhm.. ho in mente un posticino, vieni." Mi tirò dalla mano per abbracciarmi e appoggiarmi un braccio sulle spalle mentre camminavamo per andare chissàdove.
Passeggiando per le strade di Londra mi rendevo conto di come tutto mi facesse uno strano effetto, era tutto fin troppo romantico, e queste sono cose a cui, di certo, io non sono abituata.
Mi stava raccontando di sua madre e di sua sorella, quando il flash di una macchina fotografica mi prese alla sprovvista. In meno di due secondi una folla di ragazzine dai 12 ai 20 anni ci circondavano. Chiedevano autografi e foto a Nath che, sebbene le accontentasse, non sembrava molto contento della situazione.
"Mi dispiace.." mi sussurò mortificato all'orecchio ed io gli feci segno che non era niente. Passai un'ora e passa ad ammirare la fama di Nathan finché lui non mi disse "dammi la mano". Obbedii e lui continuò sottovoce:
"al mio tre, scappiamo. Uno.. due.. tre!"
Iniziò a correre tenendomi stretta e una volta riusciti a uscire dalla folla continuammo a correre tra le strade di Londra inseguiti da alcune fan non soddisfatte.
Ci nascondemmo in un vicolo, dietro un cassonetto della spazzatura e riuscimmo a seminarle. Ridevamo tutti e due a crepapelle.
"Davvero un gran bel posto per un appuntamento, complimenti Nath!", scherzai.
"Si, amo i cassonetti della spazzatura!" rispose lui continuando a ridere.
Mi appoggiai con la schiena contro il muro, lui mi stava davanti, vicinissimo, e mi fissava.
"Qualunque altra ragazza se ne sarebbe andata subito.." iniziò a dire serio.
"Uhm... non mi sembra giusto" farfugliai.
"Ti sposerei." disse lui sfacciatamente e poi scoppiammo a ridere.
"Si? E dov'è l'annello? Eh?!" continuai io scherzando e lui si fece pensieroso.
Prese un filo di ferro che stava appeso a un chiodo nel muro e iniziò ad attorcigliarlo e a maneggiarlo, poi mi prese la mano e mi infilò quella specie di anello deformato chiedendomi
"mi vuoi sposare?"
Non sapevo se ridere o piangere. Certo, era per scherzare, ma nessuno era mai stato così romantico con me.
"Solo se abbandoni il gruppo e inizi a vendere questi anelli" gli risposi io e tra le risa lui mi baciò.
Là, dietro quel cassonetto, assieme a Nathan e i suoi baci, mi sentivo in paradiso.

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Capitolo 10
*** Capitolo Dieci - Sexy Silk ***



Si erano fatte le 22.30 e decidemmo di andare a prendere qualcosa da mangiare. Nathan mi portò in un locale che conosceva, di fatti, il proprietario ci accolse calorosamente offrendoci un tavolo davanti al palco.
Non era un ristorante per quelle cenette romantiche, era più uno di quei locali dove vanno i ragazzi single con gli amici ad ubriacarsi, ma era l'unico aperto nelle vicinanze e non era neanche poi così male.
La cena venne accompagnata da uno spettacolo di canti e balli fatti da delle Drag Queen.
"Mi dispiace averti portato qui.." mi disse Nath imbarrazato.
gli risposi: "Non preoccuparti, mi sto divertendo" ed era la verità.
Così iniziammo a discutere su chi fosse la/il più carina/o. A fine cena il presentatore annunciò la serata Karaoke, e Nathan venne incitato dal proprietario a salire sul palco e a cantare.
"Ti dispiace?" mi chiese dolcemente.
"Vai!" gli dissi e lui mi baciò la fronte dicendo "ok, ma dopo canti anche tu."
COSA?!
Nathan si mise al piano e iniziò a suonare e a cantare, ma prima preannunciò: "questa è per una persona che mi vuole bene per così come sono.."
Cantò la canzone del giorno precedente, The way you are di Bruno Mars, e ancora una volta rimasi incantata da come faceva scivolare leggero le dita sul piano.
Terminata la performance bisbigliò qualcosa al presentatore e tornò a sedersi.
"Fammi vedere che sai fare.." mi disse ed io non capii.
"E ora, su richiesta, chiamiamo qui sul palco Jessica!" urlò il presentatore al microfono e tutti iniziarono ad applaudire.
"Sei pazzo!" sussurrai a Nathan, ma non potei fare a meno di alzarmi e salire sul palco, nonostante il forte imbarazzo.
Cercai tra le varie tracce che c'erano a disposizione e decisi che se proprio dovevo fare una figuraccia, tanto valeva farla con stile, quindi scelsi Sexy Silk di Jessie J.
http://www.youtube.com/watch?v=SoLUiXEcm8Y
La base partì e io iniziai a cantare e a muovermi ispirandomi allo spettacolo delle Drag Queen di prima, insomma, come una ballerina del Burlesque.
Diedi il meglio e ricevetti gli applausi di tutti e, nonostante stessi morendo di vergogna, mi sentivo soddisfatta, sicura di me stessa e, soprattutto, mi stavo divertendo da matti.

"Devo ammetterlo, mi sono eccitato." mi disse Nathan quando eravamo sotto casa.
"Si, ma non ti aspettare che ricapiti una cosa del genere.."
"Neanche solo per me?"
disse con voce maliziosa e mi spinse contro il portone per baciarmi.
"Dovrei tornare a Manchester..." sussurrò triste tra un bacio e l'altro.
"Nahh.." sussurrai e, aprendo il portone, lo tirai con me per la collana.
Di scatto, lui mi prese in braccio e mi portò in casa buttandomi come un sacco di patate sul divano.
"Ahi." dissi facendogli notare di avermi fatto male.
"Ops.." gnignò lui e tornò a baciarmi distendendosi anche lui sul divano.
Ancora labbra a labbra iniziai a far scendere la zip della sua felpa e a cercare di sfilargli la maglia, accarezzandogli il petto con le mani fredde.
Poi lui mi bloccò la mano, si allontanò piano e mi guardò sconcertato.
"Wowowo, che stai facendo?" disse.
"Uh?"
"Jessica.. quanti anni hai?"
"... 19"
"Ok, io 20. E da quanti giorni ci conosciamo?"
"Uhm... 4? 5?"
"Esatto."
fece una breve pausa, sospirò e poi continuò serio "io ti conosco pochissimo. E voglio sapere tutto di te, non mi sono mai legato a una persona come mi sto legando a te. E ti voglio, capisci? Non immagini quanto ti desidero, ma non voglio correre... voglio andarci piano.."
Fece un altro sospiro come se stesse scaricando la tensione.
Ero letteralmente senza parole. Non sapevo assolutamente cosa dire nè che fare e leggevo negli occhi di Nathan che era sincero e che, in qualche modo, si contraddiva, e frenava, probabilmente, l'istinto di saltarmi addosso.
"Oh.. uhm.. h.." farfugliai. Persino quel filo di voce tremava come una foglia.
Nathan capì il mio stato di imbarazzo/ommioddiochebelloquellochemihadetto e sorrise dolcemente stampandomi un leggero bacio sulle labbra.
"Stanotte dormo sul divano, te lo prometto.." disse sorridendo.
"Ok" bisbigliai, poi mi distesi meglio in quel poco di spazio e chiusi gli occhi.
Sentii Nathan trattenere una risata, poi si mise disteso accanto a me e mi abbracciò.

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Capitolo 11
*** Capitolo Undici - Fake Truth ***



2 mesi dopo.

"Porca troia Tom muoviti!" urlò Max continuando a dare i pugni sulla porta del bagno.
"Ma fate sempre così prima di un'intervista?" chiesi a Jay che era l'unico già pronto.
"Si, più o meno... a volte è anche peggio" rispose lui continuando a giocare con Neytiri, la sua lucertola.
Chissà se è legale tenere una lucertola addomesticata in casa, pensai.
Erano passati due mesi ormai da quando quella dei The Wanted era diventata la mia seconda casa.
In settimana restavo a Londra ma venerdì, sabato e domenica li trascorrevo assieme a loro, o a un live, o a qualche "gita" che si inventavano all'ultimo momento.
Eppure, c'erano ancora tante cose che non sapevo su di loro. Nell'arco di tutto questo tempo la mia vita si era rivoluzionata completamente. Prima di tutto, mi ero ritrovata la mia faccia spiaccicata sulla rivista di un giornale. Secondo, le numerose fan dei TW mi riconoscevano come "Miss Sykes" e alcune di loro mi minacciavano generosamente di fucilarmi se la relazione tra me e Nath non fosse finita.
Apparte questo il resto andava più che bene. Certo, dovevo sopportare Tom e Siva che mi riprendevano ogni volta che tentavo di avvicinarmi a Nathan per sfotterci a più non posso, o Jay e le sue crisi isteriche perché non poteva portare Neytiri in giro con sè, o, ancora, Max e i suoi stati altalenanti da depresso a felice a causa dei litigi con Michelle, la sua ragazza. Oh, e non ci dimentichiamo di Kevin, body guard del gruppo, che da quando avevo ricevuto rose nere accompagnate a bigliettini di morte sotto casa, era diventato come un padre iper-protettivo.
"Lo fa solo per il tuo bene" l'aveva giustificato Nathan, ma io ero più che sicura che lui lo dicesse perché, in fondo, era stata proprio una sua idea quella di mettermi Kevin come guardia del corpo durante la giornata, e Nick nelle ore di lavoro.
"Sono pronto!" annunciò Tom con enfasi uscendo dalla porta del bagno e Max gli tirò un pugno sulla spalla.
Arrivammo a destinazione con 10 minuti di ritardo e il tizio che si occupava del programma televisivo in cui dovevano partecipare i The Wanted era su tutte le furie perché aveva dovuto mandare la pubblicità per aspettarli.
Jayne, colei che per così dire aveva fondato il gruppo, mi aspettava sul backstage e quando mi vide mi fece cenno di raggiungerla.
Mi accomodai su una di quelle famose sedie da regista affianco a lei e iniziai a godermi lo spettacolo.
L'intervistatrice era una ragazza sui 25 anni carina e dallo sguardo curioso. Iniziò a fare domande sul gruppo, sulle loro canzoni e così via, poi passò a interrogarli ad uno ad uno.
Iniziò con Max, chiedendogli del rapporto con Michelle e lui rispose che aveva intenzione di sposarla. Una notizia che scioccò un po' tutti, compresa lei che mi chiamò al cellulare urlando di gioia.
Passò poi a Jay e a come mai non avesse una ragazza, ma lui continuava a restare vago sulle risposte.
Con Siva le domande finirono presto perché tra lui e Nareesha, la sua ragazza, non c'era niente che andasse storto, più curioso fu invece Tom che quando gli chiese di Kelsey lui farfugliò: "uhm.. ehm.. non so quanto durerà".
A quella risposta io e Jayne scoppiammo a ridere. Kelsey non ci era molto simpatica, anzi, per niente a dire la verità.
Mi concetrai bene su Nathan quando arrivò il suo turno.
"Quiindi, pare che il piccolino del gruppo si sia fidanzato seriamente eh?!" chiese lei maliziosa.
Lui si limitò a sorridere imbarazzato.
Ahw.
"Bhè.. vorrei farti una domanda Nathan.. ti fidi di lei?"
Eh?
"Si" ribattè lui calmo e con tanta sincerità.
L'intervistatrice sghignazzò e pochi secondi dopo apparve un immagine sul maxi schermo dietro di lei.
"Che sai dirmi di questa?" continuò lei sorridendo con cattiveria.
Mi guardarono tutti sconcertati, tutti eccetto lui. Nathan continuava a fissare la foto, che ritraeva me e Alessandro, il mio ex, che ci baciavamo.
Se ne stava a guardarla attentamente con la mascella serrata, come se quella foto potesse parlare, come se potesse dargli delle risposte.
"è stata scattata pochi giorni fa a Londra.." riprese l'intervistatrice.
"Cosa? No! Non è vero!" sussurrai e Jayne mi abbracciò.
"Può capitare." ripose Nathan freddo e subito dopo Max riprese parola nel tentativo di cambiare argomento.
Non resistetti, mi alzai di scatto e corsi via, in lacrime, anche se non avevo idea di dove potessi andare.

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Capitolo 12
*** Capitolo Dodici - I love you ***


Ero a casa dei ragazzi quando Nathan entrò nella stanza sbattendo la porta.
"Che cazzo significa?!" urlò rabbioso. Aveva gli occhi lucidi e il respiro affannoso.
"Nath per piacere.." farfugliai tra i singhiozzi.
"Un cazzo!" continuò a sbraitare, "posso sapere che stai facendo?!?"
"Le valigie!" gli urlai contro disperata, "me ne torno in Italia."
"COSA?! Cioè mi stai dicendo che mi lasci così? Prima mi illudi per due mesi e poi te ne vai tutto d'un botto?! Cosa cazzo sei un fottuto robot senza sentimenti?!"
Lo guardai fisso negli occhi, tremavo e non riuscivo a smettere di piangere, ma tutte le parole che mi stava dicendo erano lame affilate che mi trafiggevano il cuore e faceva male, tanto male.
Ma che ne sapeva lui che quella foto era vecchia di anni e anni?
Anche se gliel'avessi spiegato non mi avrebbe creduto, così decisi di dare un taglio a tutto e a tutti.
"Mi dispiace." farfugliai. Presi la valigia e feci per andarmene. "Mi dispiace." ripetei un'ultima volta singhiozzando.
Mi bloccò per un braccio. "Non te ne andare." sussurrò.
Stava piangendo.
Lo guardai un'ultima volta, aprii lo porta e la richiusi alle mie spalle.
Sentii Nathan dare un pugno al muro, poi mi accorsi che affianco a me Max, Tom, Jay e Siva avevano sentito tutto.
Mi fissavano senza parole, sbalorditi.
"Non te ne andare..." mi ripetè Jay quasi supplicandomi, ma niente riusciva a convincermi.
Restai due secondi lì ad imprimerli bene nella mia mente, consapevole che non li avrei più rivisti, poi aprii la porta e mi diressi in aereoporto.

Era notte, pioveva, non avevo idea di quante ore avessi viaggiato, ero appena atterrata a Napoli e mi sentivo più stordita che mai.
Decisi di passare la notte nell'albergo dell'aereoporto e di non dire nulla a mia madre, per il momento.
Fu una notte lunga quella, non chiusi occhio neanche per un secondo. Seduta sul letto infreddolita, continuavo a fissare il mio cellulare che non dava segni di vita. Mi sentivo così sola e non c'era niente che non mi mancasse di tutto quello che avevo appena abbandonato.
Si erano fatte le 6 di mattina, la suoneria del telefono della stanza mi spaventò.
"P-pronto?" risposi a mezza voce.
"Signorina, c'è una visita per lei, dice che è urgente." disse la receptionista.
Riattaccai e sforzandomi di poggiare i piedi a terra mi affacciai alla finestra.
Non credevo ai miei occhi.
Raccolsi le ultime energie che avevo per corrergli in contro e lui era proprio lì. Ad aspettarmi, sotto la pioggia.
Quando mi avvicinai aveva l'aria stanca e triste.
"Sei orribile." disse sfacciatamente. "Scommetto che non hai mangiato nulla e che non hai chiuso occhio.. sei un'idiota." continuò premuroso.
Non riuscivo a parlare, gli occhi mi si chiudevano e le gambe arrivarono al punto di cedere facendomi cadere. Nathan mi afferrò al volo, prese il mio viso tra le mani e mi asciugò una lacrima col dito.
"Io ti amo." disse tutto d'un fiato. "E non ti merito neanche, perché non ti ho dato la possibilità di spiegare, ma ti amo, e sono un coglione, lo so, però tutto quello che riesco a fare è amarti.."
Le lacrime ripresero a scendere.
Possibile? Possibile che quel ragazzo fosse così dannatamente perfetto?!
Nathan mi abbracciò forte, poi mi prese in braccio e mi portò in camera distendendomi sul letto e mettendosi di fianco a me. Non so quanto tempo passò prima che crollassi, ma il mio ultimo ricordo fu il suo dito sottile che mi accarezzava la guancia e la sua voce, leggera e melodiosa, che mi sussurava un ti amo.

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Capitolo 13
*** Capitolo Tredici - Just a dream ***


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N.B. d'ora in avanti i capitoli saranno divisi in due parti: una è narrata in prima persona, l'altra in terza persona.
Se vi sentite disorientati o vi sembra di stare leggendo la ff sbagliata, non preoccupatevi, capirete meglio con lo scorrere dei capitoli xD
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(Pt.1)

"Sam! Ho fatto di nuovo quel sogno.." dissi andandole in contro nel corridoio della scuola.
"Uh? Quello con i The Wanted e l'amore passionale tra te e Nathan?" Disse lei ridendo.
"Già... è possibile che da settimane non sogno altro?"
Lei non rispose, si limitò a guardarmi e io capii che quello sguardo significava la sua solita risposta: "Hai completamente perso la testa."
Mi arresi e entrammo in classe. La giornata passò veloce, ovviamente non ascoltai una singola parola di quello che dicevano i professori.
Non facevo altro che pensare a quel sogno così ripetitivo e così.. realistico.
Alzarmi la mattina era diventato più traumatico del solito anche a causa sua, perché mi sembrava di vivere due vite parallele.
Solo che io non avevo 19 anni, e tantomeno ero così fortunata da stare insieme a Nathan Sykes.
Quello non poteva essere che un sogno, un sogno che non sarebbe mai diventato realtà.

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(Pt. 2)

"Oh, ti senti bene?!" chiese Tom a Nathan che se ne stava disteso sul divano al contrario con la testa penzolante e una Corona in mano.
"No, ho fatto di nuovo quel sogno Tom"
"Madò Nath, che palle che sei, è un fottutissimo sogno non significa niente... e poi a quella neanche la conosci."
"Appunto!"
replicò Nathan alzandosi e guardando l'amico, "non la conosco e sono settimane che la sogno. Non ci credo che fare sempre lo stesso identico sogno non significhi nulla... forse ho bisogno di uno psicologo!?"
"So io di che hai bisogno..."
ribattè Tom sottovoce.
Nathan si accigliò ed era come se in faccia avesse stampato un punto interrogativo.
"Di trovare una ragazza e portartela a letto, ecco cosa!" gli rispose tirandolo per un braccio e portandolo fuori.

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Capitolo 14
*** Capitolo Quattordici - Here we come ***


(Pt. 1)


Era inizio marzo, e tutto andava come sempre. La scuola occupava buona parte del mio tempo ma quel che ne rimaneva riuscivo a dedicarlo alle mie amiche, al "fangirling" e a scrivere la mia Fan Fiction.
Sam passava spesso i pomeriggi a casa mia, o io da lei, ma quel giorno eravamo particolarmente felici.
"Ma ci credi che andiamo in spagna per un mese?! Oddio sono emozionatissimaa!" mi disse tutta euforica.
La nostra scuola, infatti aveva organizzato un corso per una certificazione esterna in cui era compreso un viaggio. Da lì a poco saremmo partite per la Spagna e questo non poteva che renderci felici.
Assecondai la mia amica e continuai ad applicarmi a Twitter alla ricerca di qualche news sui The Wanted.
"Non mi ascolti nemmenooo! Da quando fai quel sogno non ti interessi a nient'altro" mi disse ridendo.
"Ah si? Oh bhè allora sono sicura che non ti interesserà che Tom e Kelsey si sono lasciati..."
"COSA?! DOVE? fammi leggereeeeeeee!"
Si fiondò su di me per cercare di trovare scritto da qualche parte che il suo sogno si fosse realizzato.
"Ahahahah scherzavo! Ci sono solo alcune voci che dicono che lui si sia scocciato.."
"Bhè, non ha tutti i torti! Ma non la lascia ancora perché aspetta me, ovviamente! u.u"
disse tutt'altro che modesta, ed entrambe scoppiammo a ridere.
Era bello stare con qualcuno che condivideva le tue stesse follie ed io mi sentivo veramente a casa quando ero con lei e le altre fan che avevo conosciuto sul forum, proprio come una famiglia.

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(Pt. 2)


"Ohhhh, guarda è un puffo!" disse Nathan indicando un secchio blu.
Erano completamente ubriachi e in compagnia di due ragazze. Ridevano, dondolavano, si ammoccavano e continuavano a bere.
"Sapevo che uscire ti avrebbe fatto bene Sykes" disse Tom continuando a ridere.
Le due ragazze li seguivano come ombre e cercavano qualunque tipo di approccio.
*click*
Il flash di una macchina fotografica fu come un lampo nel buio totale. Pochi secondi dopo un furgoncino squarciò il silenzio in stile Edward Cullen in Twilight quando tenta di salvare la sua Bella dai malintenzionati.
"Salite in macchina, coglioni" disse una voce dall'interno e due mani si allungarono per prendere Tom e Nathan lasciando i paparazzi e le due ragazze in uno stato di confusione.
Pochi minuti dopo, nel furgoncino, i due realizzarono la situazione.
"WOOO! Che figaata! Ma siete voooi!" urlò Tom divertito, Nathan, intanto, non smetteva di ridere dal sedile anteriore.
"Siete degli emeriti idioti!" li sgridò Max, "domani partiamo per il tour e voi vi ubriacate camminando per strada e facendovi fotografare?! Ma che avete in testa!?"
Siva e Jay annuirono silenziosi, erano tutti arrabbiati.
"Oh, tranquilli.." iniziò Tom nel tentativo di giustificarsi, "stavamo solo facendo un giro per far riprendere Nathan dall'ossessione del sogno.."
Tom non riuscì a terminare la frase che si sentì un tonfo, un rumore secco che li fece voltare tutti.
"Tranquilli ragazzi.." disse l'autista calmo, "era solo Nathan che si è addormentato sbattendo la testa"
Max si sforzò di mantenere un tono rabbioso ma non ci riuscì, scoppiarono tutti a ridere e si diressero verso casa.

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