The Dark Angel

di Immyprincess
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** Il primo incontro ***
Capitolo 3: *** Ikuto Tsukiyomi ***
Capitolo 4: *** Words ***
Capitolo 5: *** Revelations - parte 1 ***
Capitolo 6: *** Revelations parte 2 ***
Capitolo 7: *** Confusione, rifiuto e... ***
Capitolo 8: *** ...dichiarazione ***
Capitolo 9: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 10: *** Rivelazione inaspettata ***
Capitolo 11: *** Confronto e litigio ***
Capitolo 12: *** Visita a sorpresa ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


Era tutto finito. Inutile piangere,
disperarsi, ormai era avvolta nelle
sue ali, incollata al suo petto.
Si sentiva al sicuro. Ora poteva
chiudere gli occhi e sentirsi
come in Paradiso.

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Capitolo 2
*** Il primo incontro ***


E' notte e nel cielo stellato si scorge un'ombra con un paio di ali. In un lasso di tempo minimo appare una strana figura, un angelo, dai capelli blu come la notte, gli occhi color ametista ed un paio di ali nere; all'improvviso l'immagine scompare e... Una ragazza dai lunghi capelli rosa si sveglia improvvisamente urlando:
-AAAHHH! Che spavento! Per fortuna era solo uno stupido sogno.- Ma...chissà perché ho sognato un angelo, che a dire il vero non era poi così male.
Pensò tra sé e sé ridacchiando. Pov Amu Mi presento, sono Amu Hinamori, frequento da oggi la prima superiore e sono una ragazza molto insicura, ho una sorella minore di nome Ami e vivo a casa di mia madre; i miei genitori si sono separati circa quattro anni fa, ma ormai ci sono abituata. Ed ora eccomi qua , ad affrontare un altro giorno di scuola. Mi vesto in fretta , indossando la solita tuta che gli studenti portano, costituita da gonna nera, con un bordo bianco, una maglia sempre nera con un fiocco bianco nel mezzo, delle calze bianche lunghe fin sopra il ginocchio e un paio di ballerine nere con un po' di tacco con i laccetti che arrivano alle caviglie .
Dopo salutato mia madre e mia sorella rapidamente, esco di casa .
"Che sonno ! Chissà se oggi accadrà qualcosa di interessante . Queste vacanze sono state proprio noiose..."
- Amu! Amu! Fermati!
- Ah! Ciao Rima! Rima é una delle mie amiche, anzi é la mia migliore amica, é una ragazzina di piccola statura con lunghi capelli biondi e un viso dolcissimo. Ogni volta che la guardo non capisco come non possa avere ancora un ragazzo .
-Perché mi fissi?
-Eh ? ! Chi io?
-No! Guarda tua sorella!
Inizio a ridere a crepapelle per la sua battuta.
-Che c'é ? Che ho detto?
-Niente lascia perdere!
Ed iniziamo a rincorrerci fino ai cancelli della scuola. Eh si! Sembrerà strano, ma questo é il nostro modo di mostrare affetto. Ricordo come se fosse ieri il giorno in cui ci conoscemmo.
Era una calda giornata estiva , stavo andando a fare la spesa , ascoltando l' ultimo successo della mia band preferita, I Paramore, quando urtai contro qualcuno...
-Hey, stai più attenta! esclamò.
Ed io risposi già un po' alterata:
Scusa! Non l'ho fatto apposta!
-Si! Va bene! Ma la prossima volta cerca di stare un po' più attenta.
E con quella risposta così acida, ci dividemmo senza degnarci di uno sguardo. Qualche giorno dopo, in classe, ci fu una sorpresa ...
-Buongiorno a tutti! disse il professor Mikaido con il suo solito sorriso stampato in faccia.
-Bene ragazzi vi annuncio che da oggi avrete una nuova compagna di classe, Mashiro Rima.
Non vedevo l'ora di conoscerla, ma quando entrò la ragazza con la quale ero urtata qualche giorno prima non potei fare a meno di alzarmi ed esclamare: Tu? E lei vedendomi ebbe la mia stessa reazione, che intanto aveva provocato risate generali. Bene! -esclamò il maestro riportando il silenzio nell'aula-Vedo che vi conoscete già! Allora Rima ti siederai vicino ad Amu.
Quello fu un bel colpo per me e per Rima, infatti non ci parlammo per tutto il giorno.
-Amu?
-Si! Chi é?
-Hey sveglia bell'addormentata, é da circa dieci minuti che non parli! Dimmi la verità a chi stavi pensando!
-A nessuno!
-E tu aspetti che io ci creda, ma se sei diventata tutta rossa- disse ridendo e coinvolgendo anche me. Nel frattempo giungiamo a scuola e la campanella suona non appena varchiamo la soglia dell'atrio .
- Questo  il nostro primo giorno da liceali!
Con grande emozione, ci dirigiamo verso il cartellone delle sezioni, posto nel cortile dell' Istituto. Io per fortuna sono capitata con tutti i miei amici: Rima, Kukai, Tadase, Nagihiko e Kairi.
"Sapete, Tadase é stato il mio primo vero amore e non fu semplice confessargli i miei sentimenti. Capitò un giorno di primavera, nella stagione dei ciliegi in fiore. Ero così infatuata di lui, ma allo stesso tempo così poco esperta dell' amore. E quando Tadase mi disse che non ricambiava i miei sentimenti , ci rimasi un po' male, ma dopo un po' di tempo il dolore cessò ed io tornai quella di sempre. Comunque , tornando a noi..."
Io e Rima raggiungiamo la nostra aula e dopo aver salutato tutti e aver chiacchierato del più e del meno entra il professore Mikaido che ci annuncia l'arrivo di un nuovo studente (proprio un anno dopo l’arrivo di Rima) Ikuto Tsukiyomi.
Appena entra , resto sbalordita ..
"Ma...ma non é possibile ! E' lo stesso ragazzo del sogno".

pensai allibita

 
 
Buongiorno a tutti ragazzi ! Scusate tantissimo se ho aggiornato con molto ritardo . 
Ecco il primo capitolo di Dark Angel .  E per il lavoro voglio ringraziare ChocoStar, che mi ha seguita. 
Spero che vi piaccia .
Baci 
Immyprincess 
 
P.S.: Le frasi messe in grassetto corsivo sono i pensieri.

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Capitolo 3
*** Ikuto Tsukiyomi ***


Ma non é possibile...E' lo stesso ragazzo del sogno.
- Amu! Amu!
- Si, Rima! Che c'é?
- Se non te ne sei accorta te lo stai mangiando con gli occhi il nuovo arrivato e guarda che ti sta fissando.
Io, di sottecchi, alzai lo sguardo e i miei occhi s'immersero nei suoi: erano color ametista, proprio come quelli dell' angelo, erano così belli...di un viola così intenso e profondo...ma troppo presto i suoi occhi passarono altrove, ossia su dei  moduli che doveva finire di compilare.
- Ok! E questo era l'ultimo. - Esclamò con entusiasmo il Professor Mikaido. Poi aggiunse: - Vediamo un pò se ci sono posti liberi... ah si! Ti metterai in quel banchetto vuoto, proprio vicino alla signorina Hinamori.
Non appena il professore pronuncio quella frase tutti si girarono verso Amu, soprattutto le ragazze che la guardavano con un po’ d’invidia.
Io sorpresa, sgranai gli occhi ma appena notò che lui la stava fissando, con un’espressione quasi sofferente, abbassò lo sguardo arrossendo. Poi lui prese posto...stava quasi per sedersi, quando si avvicinò a lei e davanti allo stupore  generale, le alzò il volto e le disse: - ciao! - Poi si sedette. Tutti rimasero sorpresi di quel gesto, tranne il professore, che per fortuna stava sistemando delle carte, poi richiamò gli studenti alla lezione.
 
- Perchè si é dovuto mettere proprio davanti a me . Mammamia che imbarazzo e poi perché si è comportato così - pensai fissando la sua schiena, da cui capii che doveva essere molto muscoloso.
 
Pov Ikuto
"Che stupido! Perché sono stato così precipitoso. Mi avrà preso per pazzo. Eppure mi é venuto così naturale...diciamo che non ne ho potuto fare a meno. Ha un viso così innocente, che c'é mancato poco che non la baciassi. E poi cosa vado a pensare...non la conosco neanche .
Il vero motivo della mia visita é un altro: devo trovare assolutamente il capo degli angeli bianchi e riportarlo nel "Mondo degli Angeli" con me  e trovare il possessore della Humpty Lock.
Io provengo da una stirpe di angeli. Fin dalla notte dei tempi, eravamo tutti degli angeli bianchi e convivevamo pacificamente. Poi un giorno, un angelo nero ed uno bianco s'innamorarono di un essere umana (molto simile alla ragazza che si trova dietro di me), così dopo una lunga battaglia, si formarono due fazioni: quella degli angeli neri e quella dei bianchi.  In seguito l'ordine degli angeli  decise di sottoporci ad un test: vivere per un certo periodo sulla terra, al fine di scoprire se i nostri comportamenti sarebbero cambiati o meno. Fu ciò che accade. Per una serie di circostanze, le due fazioni "si scambiarono i ruoli". Dopo quest'avvenimento, la situazione non cambiò; così un giorno mio padre mi affidò questi due compiti.  Prima di partire, mi dette la Dumpty Key, l’ unica chiave in grado di aprire il lucchetto. Questi due oggetti sono il simbolo di un antica leggenda:
Nel mio mondo si dice che questi due oggetti vennero forgiati "dall'Angelo Supremo”, in cui racchiuse tutto il suo potere.  Il potere si sarebbe sprigionato e avrebbe portato pace e prosperità nel suo mondo solo quando la chiave avrebbe aperto quel lucchetto, ma poi il lucchetto fu rubato e portato sulla terra.
- Tsukyiomi?. Tsukyiomi? - mi disse il Prof, distogliendomi dai miei pensieri. Potrebbe perlomeno ascoltare anche se non è ancora munito dell' occorrente.
- Si...Mi scusi.
- Perfetto!
 
Pov. Amu
Chissà a cosa starà pensando ? E' solo il primo giorno e lo vedo immerso nel suo mondo .
E' così misterioso !
All’improvviso si girò ed io arrossii di nuovo. Non riuscivo a staccarmi da quegli occhi... era un legame troppo forte... inaspettatamente suonò la campanella e iniziai a preparare la mia borsa, nel farlo mi scivolò il lucchetto da fuori la camicetta ma non me ne preoccupi, così lo lasciai lì.
- Se continui di questo passo, quand'é che avrai una conversazione con lui?- mi disse Rima, sorprendendomi.
- Rima! Ma senza trovar modo di controbattere, le dissi: - Dai, su! Andiamo a casa!
 
Pov. Ikuto
Finii di preparare la mia borsa, quando mi accorsi che attorno al collo di Amu splendeva il "lucchetto magico". Senza ragionarci, la afferrai per un braccio, proprio mentre se ne stava andando e le dissi:
- Come mai hai tu l'Humpty Lock ?-
 
Scusate il ritarso, finalmente sono riuscita a mettere il secondo capitolo, spero vi piaccia. ImmyPrincess  

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Capitolo 4
*** Words ***



Era lui, che mi tratteneva stringedomi il polso. Aveva gli occhi fuori dalle orbite, l'unica cosa che riuscì a pronunciare fu questa : - Come mai hai tu l'Humpty Lock?
Stupefatta dal suo comportamento, arrossii di botto. Quando sciolse la presa ero furibonda...
- Ma chi ti credi di essere eh? A stento mi conosci e...scusami ma come l' hai chiamato?
- Humpty Lock .
- Vabbene, qualunque cosa sia...Come mai t'interessa così tanto?
- Questioni personali.
- E lo vai proprio a chiedere a me che mi conosci da appena cinque ore?
- S-scusa.
- Si! Ok! Ciao!
E furibonda uscii dalla classe .
- Quel ragazzo é veramente strano. Prima si avvicina e ti "ipnotizza con il suo sguardo" poi ti blocca all’uscita e ti fa strane domande…bah ! - disse Rima in tono ironico.
Io arrossii. Devo ammettere era carino, ma...ma cosa vado a pensare?
- Eh si! Avevo proprio ragione, sei arrossita di botto...
-Ma cosa dici? No! Chi io? Ma per chi mi hai presa, per quelle ragazze che appena vedono un ragazzo, se ne innamorano?
- Mmm…Colpo di fulmine?
- Non credo a queste cose, ed essendo la mia migliore amica, lo dovresti sapere .
- A volte nella vita siamo protagonisti di episodi inimmaginabili, che neanche noi stessi vorremmo che accadessero.
- Wow! Come sei filosofica...dove l'hai letta? Le chiesi anche se conoscevo già la risposta.
- Sulla mia rivista per preferita: Love Magazine - rispose con gli occhi a cuoricino.
- Lo sapevo... quella é roba da poppanti.
- A me piace, anche se ho quasi 15 anni.
- Ok... come vuoi. A proposito e che mi dici di Nagihiko?
- Che cosa ti devo dire?
- Eh dai...l'ho visto come lo guardavi e come ti arricciavi i capelli quando ti fissava. Stai pensando di ritornarci insieme, non é forse così?
- Ma neanche per sogno...dopo che l'ho visto baciarsi con quella nuova ragazza quest'estate...come si chiama...ah si Yuki, si può scordare che io esista. - Disse Rima arrossendo.
- Ah davvero e allora perché sei diventata rossa come un peperone?
- Guarda che anche tu lo sei!
E appena ci girammo, iniziammo a ridere.
Eh si! Rima era una grande amica.
Dopo quella avvincente discussione, mi accorsi che era ormai giunta l'ora di tornare a casa si era fatto tardi. Quindi salutai Rima e gli altri e lasciai l'atrio della scuola per dirigermi a casa.
 
 
Pov Ikuto
Accidenti…l’ho fatto di nuovo. Ma perché ogni volta che c’è quella ragazza di mezzo agisco senza pensare…non è da me. Questa volta mi avrà preso sicuramente per imbecille; sono un vero idiota. Questa sarà forse la trecentesima volta che me lo dico oggi.  Devo calmarmi ed escogitare un modo per calmare la mia impulsività...
- Ehi! Ikuto!
Mi voltai e vidi il biondino, seduto due file più dietro di me.
- Posso parlarti un attimo?
- Certo! Dimmi!
- Si può sapere cosa ti é preso oggi in classe ?
- Che...ma di cosa parli ?
- Di quando hai preso il braccio di Amu!
Oh no e adesso che gli dico? Un momento ma chi si crede di essere questo qui!
- E a te che importa?
- Se ti azzardi a comportarti in questo modo con lei - te lo dico il primo giorno di scuola - per te finirà molto male.
- Uh! Che paura! Ora tremo! Guarda che non é mica la tua ragazza? E anche se lo fosse? Dove sta scritto che non posso farle il filo?
- Te lo dico io!
A quelle parole, non potetti fare a meno che scoppiare a ridere.
- Ah! Ma sentilo! Ma chi ti credi di essere un principe?
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso .
Tadase non era mai stata una persona violenta, ma in quel caso gli sferrò un pugno sul naso, che lo fece ribaltare a terra.
Allorché Ikuto si alzò e gli disse: Si può sapere che diamine ti é saltato in mente?
- Tu cerca di fare poco lo stupido e vedi come gli altri ti lasciano stare.
- Questa la dichiaro guerra aperta .
- Per me va bene. Che guerra sia…Ikuto Tsukyiomi.
Eppure a me pare di averla già sentita questa frase.
Quando si distolse da quei pensieri, non solo si accorse di essere rimasto imballato al centro del cortile, con tutti gli studenti rimasti che lo guardavano increduli, ma ciò che di peggio potesse capitare ad un tipo come lui, il suo avversario aveva tagliato la corda .
- Che avete da guardare? - disse Ikuto rivolto agli altri studenti. Subito questi, girarono lo sguardo. Rosso di rabbia, si avviò verso il suo appartamento.
Vorrei proprio sapere cosa mi sta succedendo oggi. Ho bisogno di distrarmi…
 

 
Pov Amu
- Mamma sono a casa!
- Ciao Amu com'è andata il tuo primo giorno da liceale?
Vi presento mia madre. Si chiama Midori Hinamori ed è la mamma migliore che potessi avere nella nostra situazione. E' dolce e gentile, rispetto a me che sono scostante e rispetto a mio padre, che non vedo moltissimo.
- Tutto bene. - Dissi rattristandomi un po’.
- C'è qualcosa che non va?
-No...niente.
- Amuu! Sorellona...bentornata! Invece questa é mia sorella Ami, frequenta la prima media ed'é una vera burlona.
- Ciao, piccolina. - Dissi accarezzandole i capelli.
- Invece a te com'è andato il primo giorno di scuola media?
- Benissimo...Ho fatto già tante amicizie e mi sono tutti simpatici.
- Sono davvero tanto contenta per te.
- Amu?
- Si mamma?
- Lo so che sono le sei e fra poco il sole tramonterà, ma non é che potresti andare al supermercato , a comprare una busta di latte ed un chilo di pomodori?
- Ok! Ci vado subito. Ci vediamo fra poco.
Uscii di buon umore...pensando che il giorno dopo era sabato, ossia weekend. E già avevo progettato una bella gita con i miei amici.
Feci le compere che mi erano state affidate e mi stavo avviando verso casa, quando sentii la melodia di un violino provenire dal parco. Incuriosita decisi di andare a controllare. In pochi minuti arrivai e mi accorsi che proprio rivolto verso il tramonto, Ikuto Tsukyiomi stava intonando una bellissima melodia.
- Ancora tu? -
- Si! Ancora io! E allora? - Disse immergendo il suo sguardo nel mio .
Io arrossii e distolsi lo sguardo.
Ripose il violino nella custodia e si avvicinò.
- Lo sai? Sei davvero bellissima!
 
 
 
 

 
 
 
 
  Scusate il ritardo, spero che il capitolo vi piaccia.
Immyprincess

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Capitolo 5
*** Revelations - parte 1 ***


- Lo sai? Sei davvero bellissima!
- Si può sapere cosa sono queste frasi allusive?
Lui mi guardò come se davanti ai suoi occhi ci fosse un extra- terrestre.
- Frasi che? No...Ti posso assicurare che dico solo ciò che penso! - Esclamò guardandomi negli occhi, come se si aspettasse che da un momento all'altro, accadesse qualcosa.
- Allora, grazie... – risposi diventando tutta rossa.
- Perché sei diventata rossa come un pomodoro? -
- Ch-e? -
E lui scoppiò in una grande risata che mi fece arrabbiare non poco.
- Mi conosci solo da un giorno e vedi quante volte mi ha fatto perdere la testa. -
A quella frase Ikuto smise di ridere e le rispose:
- Scusa, ma mi viene naturale. -
- E con questo cosa vorresti insinuare! - Esclamai mettendo le mani sui fianchi.
- Hei... guarda che scherzavo. Non essere cattiva con me. – Nel frattempo iniziò ad avvicinarsi alla ragazza lentamente.
- Perché ti stai avvicinando? -
- perché voglio dirti una cosa ... e non voglio che qualcun' altro ci possa sentire. -
"Ma se qui intorno non c'é nessuno "
Quando arrivò a pochi centimetri di distanza da me prese una ciocca dei miei capelli tra le dita e avvicinò le sue labbra al mio orecchio .
- Non mi ero mai sentito così felice con qualcuno. -
I miei occhi furono attratti come una calamita dai suoi... Sarei rimasta lì per sempre. Quel ragazzo provocava in me certe reazioni incomprensibili o forse che non riuscivo ancora a capirne.
Bip…
Uno squillo del cellulare mi distolse dal suo sguardo.
Era un messaggio di mia madre.
- Torna a casa! Si sta facendo tardi. -
Posai il cellulare e lo guardai: - Scusami, ma ora devo andare. -
- Ok! Allora a domani! - Poi lo salutai e mi girai; stavo quasi per andare, quando mi fermò e mi disse dolcemente: - Buonanotte! -
Io gli sorrisi e gli risposi : - Notte! A domani! - Detto ciò, svoltai l'angolo e guardandolo di sottecchi, mi accorsi che mi stava seguendo con lo sguardo.
 
Pov Ikuto
"Sono stato davvero fortunato ad  aver incontrato Amu. Non avrei mai pensato che fosse la portatrice dell’Humpty Lock… Chissà che collegamento hanno quella ragazza e il lucchetto...
I suoi pensieri vennero fermati dall’arrivo di un messaggio.
- Ikuto torna. Utau -
Utau è mia sorella. Ha 14 anni e anche lei è un angelo. E' la persona più dolce del mondo e le voglio molto bene, anche se molto spesso mi fa arrabbiare.
L' ho portata qui sulla terra, perché i miei genitori mi hanno chiesto espressamente di farlo, per farle conoscere il mondo terrestre.
Così mi incamminai verso casa e non appena aprii la porta vidi Utau in lacrime.
- Utau che c'é? Dissi abbracciandola. -
- Fratellone! Voglio tornare a casa! -
- Ci torneremo presto, te lo prometta. Ma prima dobbiamo compiere la missione.
- E dopo torneremo subito da mamma e papà? -
- Non lo so Utau. Credimi ... non lo so.
 
Pov Amu
- Sono tornata e ti ho portato quello che ti serviva. -
- Grazie mille Amu. -
Poi mi ricordai di quel posto... di quel gesto... di quelle parole che in quella giornata mi avevano colpita... le sue parole, riferite al ciondolo che portava al collo, regalatomi da mia madre al mio decimo compleanno.
 
Inizio flashback
-Buon Compleanno Amu! -
- Grazie mamma! -
- Che cos'é? -
- Questa é L'Humpty Lock. Era di tua nonna. -
- Di mia nonna? -
- Si! Mi dispiace che tu non possa parlarle in questo momento ... diceva sempre che questo lucchetto celasse un grande segreto e un grande potere e la sua ultima volontà fu che ti venisse dato al tuo decimo compleanno. -
- Davvero? E quale sarebbe questo segreto? -
- Non posso ancora rivelartelo per il momento. -
Fine Flashback
 
Sono passati più di quattro anni da quel giorno e ancora non mi ha spiegato nulla.
In quel momento, dentro di me, arse più che mai il desiderio di sapere quel segreto, che mi aveva accompagnata per tutti questi anni.
Mi rivolsi a mia madre.  
- Mamma posso farti una domanda? -
- Si, certo, dimmi pure Amu. -
- C'è una cosa di cui vorrei parlarti... e forse lo puoi immaginare ... anche se ne è passato di tempo. -
L'espressione di mia madre s'incupì e anche io mi feci seria.
- Che cosa avresti fatto se stasera non te l'avessi chiesto? Avresti continuato a tenermelo nascosto? -
- No e lo sai. La verità é che avevo paura e ho paura che tu possa prendermi per pazza. Sai, quando tua nonna me lo raccontò, io stentavo a crederci, era ... era ... oltre qualsiasi legge della natura. -
- Ma come fai a dirlo! Sai che non lo farei mai. -
- Non la penserai più così dopo che ti avrò raccontato questa storia. Siediti per favore. -
Con un misto di preoccupazione e di paura, mi sedetti, pronta ad ascoltare.
- Tua nonna era molto giovane ed innamorata. Era un tardo pomeriggio di mezza estate del 1946, tu sai , quasi un anno dopo la Seconda Guerra Mondiale, quando incontrò un soldato. Mi disse che era bellissimo, aveva gli occhi azzurri come i mari e i capelli neri corvini, alto e muscoloso. La nonna se ne innamorò a prima vista. Da quel giorno continuarono a vedersi sempre nello stesso posto e passarono giorni e giorni. Dopo un po’ di tempo tra i due sbocciò l'amore. Un giorno lui, le regalò uno splendido lucchetto, quello che porti al collo, l’Humpty Lock. La nonna non era stata così felice come in quel momento. Proprio quel giorno, però, le disse che se ne sarebbe andato. Lei pianse e lui la baciò. Poi volò nel cielo con un paio di ali bianche candide e morbide e sparì nella sua immensità. Da quel giorno non lo rivide mai più. -
Io rimasi impietrita da quelle parole.
- Vuoi dire che e-era un an-ge-lo? -
- Si ... è proprio così. -
- E tu ci credi? -
- Non lo so ... mamma me lo raccontò in punto di morte e quindi... -
- Capisco. -
- Che cosa pensi in questo momento? -
- Che le ho viste sempre nei libri e immaginate come creature mistiche ... e non avrei mai immaginato che esistessero davvero. –
DRIIIIINNNNNN. DRIIIIIIINNN.
La conversazione tu interrotta dallo squillo del telefono.
- Pronto? Casa Hinamori! Chi parla? -
- Sono Rima! Ciao Amu. -
- Hey Rima! Tutto bene? -
- Non proprio.
- Che é successo?
- Vedi ieri sono uscita senza cappotto e visto che tirava un forte vento mi sono presa un bel raffreddore. Ti avevo giusto chiamato per avvisarti che non verrò a scuola domani. -
- Mi dispiace. Spero che tu guarisca presto. Vai a letto riposati. Domani passo così ti porto i compiti. -
- Grazie mille Amu. Ti voglio bene. Buonanotte. -
- Anche io. 'Notte. -
Appena riappoggiai il telefono mia madre mi disse:
- Amu ... sicura di stare bene? -
- Si, mamma. Sicurissima. Sono solo un po’ stanca quindi ora salgo in camera. - Le dissi accennandole un sorriso.
- D’accordo. Buona notte. –
- Notte. –
Poi mi avviai in camera mia .
“Che giornata.”Poi toccò il lucchetto e i suoi pensieri la riportarono ad Ikuto.
“Mmm riflettendoci anche Ikuto l'aveva chiamato nello stesso modo com'era ... Humpty Lock. Che fosse anche lui ... Noooo! Non voglio neanche pensarci!”
 
 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
Scusate per il ritardo, ma sono stata impegnata con la scuola e le ultime interrogazioni. Spero che il capitolo vi piaccia. Ringrazio tutti coloro che hanno recensito e letto la mia storia, spero di riuscire ad aggiornarepresto.

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Capitolo 6
*** Revelations parte 2 ***


POV TADASE
" Quel guastafeste-come osa sbucare così all'improvviso e soprattutto chi lo ha autorizzato a scendere sulla Terra?! Non penso il Consiglio Supremo...mmmm...cercherò di saperne di più. Aggiungerei che è stato molto impulsivo ... non come me - pensò con un sottile tono di superiorità - che sono stato mandato sulla Terra per un unico scopo, impossessarmi dell'Humpty Lock e consegnarlo a mio padre, che con quell'oggetto avrà il controllo del nostro mondo e che ovviamente erediterò da lui. Pensandoci sono stato davvero stupido a lasciare Amu, va bè, rimedierò subito, la farò innamorare di nuovo di me , tanto lo so che per me prova ancora qualcosa. Sarà un gioco da ragazzi. Una volta riconquistata, le ruberò il lucchetto. Non sa cosa le aspetta se non mi darà quella chiave. Però devo fare attenzione a quello sciocco di Ikuto, fortuna che non sa che mio padre è il capo degli angeli bianchi.”
Fu distolto da un TOC TOC.
- Tadase sono io fammi entrare. Andai ad aprire.
Era mio padre: un uomo muscoloso, alto e dalle spalle larghe. Profilo adatto ad un atleta, ma in quanto all'età non ci siamo proprio rispetto a quella degli umani, anche di viso si vede che è molto invecchiato. Ha più di duecento anni. Non si può dire che sia un ragazzino nel nostro mondo.
- Perchè mi stai facendo la revisione?
- Ah...scusami, ero assorto nei miei pensieri, che sorpresa...sei tornato in anticipo questa settimana.
Mio padre scende su questo pianeta ogni settimana, per controllare a che punto sta la situazione; ossia se ho ritrovato l'Humpty Lock e scovato il capo degli angeli neri. Non gliel'ho detto a mio padre del ritrovamento del lucchetto, semplicemente perché mi rovinerebbe tutto il gioco.
Il mio vero scopo è quello di riconquistare il cuore di Amu. E lo farò.
- Devo parlarti di una questione urgente. - Disse con un tono pacato, che nell'arco di 5 secondi si sarebbe trasformato in tutt'altro.
- Cosa ho fatto stavolta ?- Gli chiesi con voce tremula.
A quel punto mio padre non si trattenne e urlò.
- Ti rendi conto delle tua azioni, Tadase? Cos'hai al posto del cervello , una zucca vuota?
- Non ti seguo.
- Ah, non ci arrivi proprio. Allora te lo spiego subito. Stasera mentre tornavo a casa ho sentito una signora che diceva di aver visto volare nei pressi del parco un essere alato, con il corpo molto simile a quello di un umano.Da questo devo dedurre che sei stato proprio tu, poiché sei l'unico fesso che possa aver fatto una cosa del genere.
- Papà, posso spiegarti...
- Spiegare un corno! Non capisci che per compiere la missione abbiamo bisogno di restare su questo pianeta? Pensa un po’ cosa farebbe il mondo se scoprisse della nostra esistenza o peggio del nostro pianeta. Saremo costretti a vagare per il cosmo, per l'eternità! E' questo quello che vuoi, figliuolo?
- Certo che no.
- E allora non fare più azioni che possono mettere a repentaglio il nostro segreto, altrimenti sarò costretto a rispedirti sul nostro pianeta. Sono stato abbastanza chiaro?
- Chiarissimo!
E detto ciò, papà si calmò, mi augurò una buonanotte e andò a letto.
"Stupido papà."
 
POV. AMU
I raggi del sole penetrarono attraverso le tende, illuminando con un bagliore leggero la mia camera, costituita da tutto ciò che può avere alla sua età una quattordicenne (quasi quindicenne): Poster della mia band preferita "I Paramore", trucchi e riviste sparpagliati sul pavimento, della serie “nel mio disordine, trovo il mio ordine” aggiunto a un caos di vestiti disseminati ovunque nella stanza: sulla sponda del letto, sull'armadio, ammucchiati al suo interno, che quasi non riesce a chiudersi. Tutto racchiuso in una stanza stretta e lunga, dalle pareti rosa, “classico stile baby che mia madre non ha voluto cambiare”, poiché pensa che sia ancora la sua piccola. Dopo queste attente riflessioni, mi preparo per andare alla gita organizzata con gli amici. Mi preparo in quaranta minuti, dopo di che scendo a fare colazione.
- Buongiorno mamma!
Mia madre è bianca in volto.
- Mamma? Ti senti bene?
Senza dire una parola, con l'indice mi indica il giornale.
Io resto sbalordita dal titolo che trovo in prima pagina.
 
Essere alato vagante per la città
Terrore tra la gente.
Ieri alle 19.00, sull'imbrunire, un “essere alato solcava
i cieli " così sostiene la signora che dice di averlo avvistato
nei pressi del parco. Lo ha descritto così: “non sembrava un animale, ma allo stesso tempo non sa dire cosa sia”. Tutto il paese ne resta terrorizzato. Quindi non ci resta che porci un unico interrogativo. Chi è, o per meglio dire, che cos'è?

 
- Quindi è la verità, gli Angeli esistono.
- Chi ti dice che sia proprio un angelo?
- Dall'immagine sembra proprio così.
 
Ero sconvolta, ma preferii non pensarci troppo, così tranquillizzai mia madre, feci colazione, preparai il pranzo a sacco formato da due panini farciti da me e un succo di frutta in scatola, visto che né io, né mia madre, eravamo un granché in cucina, salutai mia madre e me ne andai. Destinazione? La stazione centrale. Lungo il tragitto, ascoltai la mia canzone preferita dei Paramore: “That's what you get”.
Da lì inizieremo la nostra gita tutti assieme.
Alla stazione c'erano già Rima, Nagihiko, Yaya e Kairi, tutti eccitati all'idea di passare una giornata fuori.
-Buongiorno Amu! - Dissero in coro.
-Buongiorno ragazzi, come andiamo?
-Benissimo. Stiamo aspettando i due ritardatari.
-Due? Perché oltre a Tadase, a chi avete invitato?
- Ikuto.
A quel nome ,il mio cuore sobbalzò.
- E perché?
-Pensavamo che sarebbe stato carino farlo integrare nel nostro gruppo, visto che è nuovo di qui.
- Già, certo. Capisco.
Che bella giornata! Non poteva iniziare meglio di così. Povera me...
- Amu? Ti senti bene?
-Si! Si!
In quel momento intervenne Yaya.
- Ma dai! Secondo te non ho notato l'affinità che c'è tra voi due?! Adesso capisco perché ti sei vestita così carina .
-Non dire stupidaggini - dissi arrossendo
-Si, si! Come no! Ci metto la mano sul fuoco che le mie teorie sono esatte.
-Smettila!
Quando mi girai, scorsi il suo profilo sull'altro binario. Poi ci fu l'immancabile scambio di occhi, in cui abbassai lo sguardo. Continuava ad avvicinarsi...più si avvicinava, più il mio battito cardiaco aumentava.
 
-Buongiorno a tutti!
-Ciao Ikuto!(Coro generale)
-Come stai? - Gli chiese Nagihiko, scambiandosi un cinque, troppo familiare per due persone che si conoscono appena,
-Allora,andiamo?
-Non ancora Ikuto, manca Tadase .
- Ah, ma viene anche lui? Non lo sapevo - disse accigliato
-Si! - Esclamai arrossendo. – C’è qualche problema?
Lui si avvicinò e mi alzò il mento: -Con questo devo immaginare che tra te e lui ci sia ancora qualcosa... -
Come fa a saperlo ?
- E anche se fosse? Non è mica la tua ragazza... –
Intervenne Tadase, arrivato proprio in quell'istante.
 
- Ma potrebbe diventarlo un giorno.
Arrossii di botto.
-Basta! Sono venuta con l'intento di divertirmi , quindi non litighiamo. Fra cinque minuti passa il treno. Cerchiamo di restare uniti e di discutere in un altro momento .
I due rivali si guardarono fulminandosi con lo sguardo.
 
Durante il tragitto non facciamo che parlare del luogo dove ci avrebbe condotti Tadase.
Ad un certo punto, gli chiesi:
-Dove ci porti?
-E' una sorpresa.-disse, stuzzicandomi.
Anche Tadase da un po’ di tempo iniziava a comportarsi in modo strano...come se si stesse innamorando di me...
Dopo circa un'oretta di viaggio, arrivammo nella stazione di un paesino, che in questo momento fatico a ricordare il nome. All'inizio, percorremmo una stradina che portava su di una montagna ricoperta completamente di fiori di ogni tipo. Mi sembrava di sognare. Trascorremmo la giornata in mezzo a quei prati stupendi. Verso l'ora di pranzo,ci spostammo in un agriturismo lì vicino, dove gustammo piatti italiani tipici. Si,in quell'agriturismo si cucinava esclusivamente all'italiana e posso assicurarvi che la cucina italiana è davvero buonissima, latticini, salumi, pasta al forno, lasagne. Veramente da leccarsi i baffi.
Verso sera ci recammo alla stazione per tornare a casa. Una volta arrivata, salutai tutti e mi avviai verso casa .Ricominciai ad ascoltare i Paramore.
Durante il tragitto stavo per attraversare la strada, quando una macchina passò così velocemente che stava per investirmi...ma improvvisamente, prima dello schianto, due braccia possenti mi strinsero e fui poggiata a terra.
Sentii la voce dell'autista avvicinarsi:
-Oh, mi dispiace così tanto. Come state C'è bisogno di un ambulanza?
Poi sentii la sua voce.
-Non c'è ne bisogno. Vi ringrazio. Andate.
Le sue labbra si avvicinarono al mio orecchio...
-Amu? Tutto bene ?
-Si...
Allentò la stretta.
Gli afferrai un braccio.
-Ti prego non mi lasciare qui da sola.
-Non preoccuparti. Non ne avevo l'intenzione.
-Tienimi stretta tra le tue braccia ancora un po’.
Lui sorrise ed obbedì.


Ecco un altro capitolo della storia, scusate il ritardo, spero che vi piaccia.
Inoltre vorrei ringraziare tutti coloro che leggono e recensiscono la storia.
Un bacio.
Immyprincess

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Capitolo 7
*** Confusione, rifiuto e... ***


Confusione, rifiuto e…
 
Pov. Amu
Restammo abbracciati ancora un po’, finché il sole, che prese con sé quell'attimo fuggente, tramontò. Poi Amu si ridestò arrossendo:
- Scusami - dissi, staccandomi da quell'abbraccio.
 Non poteva credere che si fosse aperta così naturalmente, ma non era arrabbiata con se stessa, perché tra le braccia di quel ragazzo si sentiva protetta. Alzò lo sguardo e incontrò quegli occhi color ametista, che stavano scatenando in lei una marea di emozioni.
- Adesso devo proprio andare...
Mi stavo avvicinando al portone d'ingresso, quando Ikuto mi prese per un braccio e mi attirò a sé. In quel momento sentii il calore delle sue labbra sulle mie; non fu un bacio passionale, ma leggero. Da quell'istante desiderai che quel momento potesse durare per sempre. Dopo circa un minuto, lui allontanò le sue labbra dalle mie. Avrei voluto fermarlo per riprendere di nuovo quel contatto, ma preferii lasciar perdere.
-Allora buona notte, Amu. – disse mentre si allontanava.
-Buona notte,Ikuto.
Ci fu un'altra occhiata veloce da parte mia, per assicurarmi che quello non fosse un sogno. Poi aprii la porta ed entrai in casa.
-Sono a casa!.
-Ciao sorellona! – Ami mi venne in contro saltellando come una cavalletta ed io la salutai accarezzandole la testa. Mi piaceva sempre coccolarla.
- Amu,finalmente! Ero molto preoccupata per te.
Io non ci badai e accennai solamente un segno di scuse. Avevo altro a cui pensare.
-C'é qualcosa che devo sapere? Ti vedo un po’ strana...
"Ma le mamme come fanno a capire queste cose? Cos'hanno? La bacchetta magica?"-Pensai.
Cercai di non darlo troppo a vedere.
-No tranquilla. - le dissi e accennai un sorriso.
- Ok, come vuoi. Dai su, vatti a fare una doccia, che la cena é quasi pronta.
-Vado subito! E senza dare troppo nell'occhio, mi chiusi in camera mia, dove arrossii subito, ripensando a ciò che era successo cinque minuti fa, fuori dalla porta di casa.
"Si! Ikuto mi ha baciata. Il  mio primo bacio",pensai sfiorandomi le labbra. Poi ritornai alla realtà e mi recai nel bagno.

Pov Ikuto
Mentre tornavo a casa continuavo a pensare ad Amu, non appena rientrai nel mio appartamento, nel quale vivo solo con mia sorella, dato che i miei avevano preferito non scendere sulla Terra, poggiai le chiavi sul mobile all’ingresso e mi recai nella mia stanza. Mi stesi sul letto, che occupava la maggior parte della sua camera; non appena mi voltai vidi poggiato sulla scrivania il violino che mi aveva regalato mio padre, e senza nemmeno pensarci, mi alzai e iniziai a suonare una delle mie melodie preferite. Mentre suonavo tanti pensieri galleggiavano nella mia testa e tutti riguardavano una buffa ragazzina dai capelli rosa.
“Accidenti ma che mi è preso, perché l’ho baciata… Quando sono con lei non riesco a pensare, reagisco sempre di impulso. Quel bacio... è stato stupendo, le sue labbra erano così morbide e sento ancora il loro sapore di cioccolata. Quella ragazza mi ha proprio stregato , insieme a lei sto bene e sento emozioni che no ho mai provato prima; lei è diversa dalle altre ragazze, è speciale, e i suoi occhi poi… quel miele così caldo che scalda il cuore e quel sorriso… Mi sono proprio innamorato, non è da me pensare certe cose… Quella ragazza mi sta regalando il più magico dei sogni.”
 
Pov Amu
Subito dopo cena, ricevetti la telefonata di Tadase:
-Pronto Amu?
-Ciao Tadase.Come va?
-Bene... e tu?
-Tutto bene.
-Senti volevo chiederti...
-Si?
-Se ti piacerebbe fare un giro nel parco,domani pomeriggio.
-Si,certamente.
-Allora... ci vediamo domani alle cinque,davanti al parco.
- Va bene, a domani e buonanotte.
- Anche a te,Amu.
Quella notte passò lentamente per me, ancora scossa dall'accaduto, non riuscivo a smettere di pensare a lui e alle sue labbra.
“Quel ragazzo mi fa provare emozioni che non ho mai provato con nessuno, nemmeno con Tadase; ogni volta che lo vedo o sono in sua compagnia mi sento bene, sono felice e mi sento anche protetta. Mi sento così confusa…Ikuto è un ragazzo così gentile e misterioso; non può essere una semplice cotta la mia, anche perché ripensando a Tadase, con lui queste emozioni non le ho mai provate. Forse mi sono davvero innamorata di Ikuto… Che confusione che c’è nella mia testa… AHHHH basta non ci devo pensare, ora devo solo farmi una bella dormita e domani cercherò di riflettere con più calma”
 
La mattinata volò velocemente e l'orario dell'appuntamento arrivò in men che non si dica. Per l'occasione indossai una semplice maglia verde con un pantalone bianco e delle ballerine verdi.
Alle cinque in punto, arrivai davanti al parco. Dopo pochi minuti arrivò anche Tadase.
-Amu? Hei?
-Ciao Tadase.
-Buon pomeriggio
-Senti... io dovrei parlarti.
-Certo... dimmi tutto.
-Andiamoci a sedere.
 
Intanto proprio da quelle parti,stava passando Ikuto, che era tornato dal supermercato. Stava giusto per addentare un tayaki al cioccolato,quando si accorse di Amu, insieme a quel “piccolo re” di Tadase Si avvicinò alla coppia, nascondendosi,senza farsi notare,dietro ad un albero,proprio vicino alla panchina dove si erano piazzati e si mise in ascolto.
-Senti Amu...cercherò di arrivare al sodo. Sono stato uno stupido a non ricambiare i tuoi sentimenti in passato...
Io arrossi a quelle parole.
-Tadase, non preoccuparti,ormai é acqua passata.
-Per me invece no.
-Non riesco a seguirti.
La intrappolò tra le sue braccia,bloccandola sul tronco di un albero.
-Dopo quella dichiarazione, a cui ho pensato ogni giorno, tu sei sempre stata presente nei miei pensieri Amu. Il tuo sorriso mi scalda il cuore.
-Tadase...io davvero non so cosa dire...
-Dillo e basta.
-Mi dispiace, ma non ricambio i tuoi stessi sentimenti.
Tadase iniziò a piangere
-Perché?
-Perché cosa?
-Perché non ricambi i miei stessi sentimenti?
-Perché nel mio cuore c'è un altro ragazzo.
A quelle parole,Ikuto sussultò e il suo cuore iniziò a battergli ad un ritmo incontrollato.
“Spero tanto che stia parlando di me.”
Tadase nella sua mente sapeva già di chi stesse parlando Amu, ma pensò prima di trovare delle prove.
- Ok... mi sembra inutile restare qui. Io me ne vado Amu. Buona giornata.
-Ciao Tadase.
Rimasi lì a fissare il vuoto.
"L'ho fatto soffrire, ma intanto che ci posso fare. Ha avuto la sua occasione, il problema è che non ha saputo coglierla. Ormai é troppo tardi.
Spero solo che rimarremmo amici, anche se ne dubito fortemente".

Intanto un ragazzo dai capelli blu, non fece che sconquassarsi dalle risate, non appena Amu lasciò il parco.
“Lo sapevoooo! Quella faccia da broccolo non poteva avere nessuna speranza.”
 
Il giorno dopo a scuola,appena vidi Ikuto,abbassai lo sguardo.
Ero ancora troppo confusa e imbarazzata per potergli rivolgere la parola.
Sapevo anche che lui mi fissava,con quei suoi occhi che dal primo momento mi avevano si ... diciamolo pure... fatta innamorare. Io non credo al colpo di fulmine... ma chissà forse mi sbagliavo.
Intanto Tadase durante tutto il giorno, aveva fissato i due ... e si era accorto... del loro imbarazzo come se ci fosse stato qualcosa tra di loro, che lui non sapeva; infatti subito dopo la lezione...
Appena suonò la campanella, sgattaiolai fuori dalla classe, salutando a stento Nagihiko e gli altri, per dirigermi a casa.
Fuori dal cancello della Seiyo Academy, Ikuto mi chiamò:
-Amuu! Aspettami!
Mi immobilizzai e lo aspettai.
Quando mi raggiunse, Tadase apparve come si suol dire "dal nulla".
-Lo sapevo. E'con questo tizio che te la fai eh? Da te,Amu non me lo sarei mai aspettato.
A quel punto divenni una belva.
-E anche se fosse? A te cosa interessa... te l'ho già detto che non provo nulla per te!- Ero imbarazzatissima... perché accanto a me c'era Ikuto... non volevo che pensasse cose strane
-Hai il diritto di fidanzarti con chi ti pare e piace... ma proprio con questa faccia da scemo ti dovevi mettere- e si mise a ridere come un pazzo.
Vidi Ikuto scaldarsi e davanti a mezzo istituto, tirare un pugno a Tadase.
- A chi hai detto faccia da scemo?A proposito, sei contento ti ho restituito il pugno dell’altra volta e ringrazia che non te lo abbia restituito con gli interessi, stupido allocco che non sei altro. E non ti rivolgere più ad Amu in questa maniera, altrimenti non sarà solo un pugno a colpire quella faccia da pesce lesso !
Poi mi prese per un braccio e ci allontanammo.
-Ikuto... Hei.... aspetta... dove stiamo andando?
Dopo un po’ che camminammo, mi accorsi che ci stavamo dirigendo al parco.
- Ikuto... perché mi hai portato qui?
- Io... beh.... sapevo già tutto. Ieri pomeriggio... stavo passando per caso proprio nei pressi del parco...  e non ho potuto fare a meno di origliare la vostra conversazione.
Io mi arrabbiai: -Stupido pervertito!Ora cosa fai?!Mi spii anche!?
Lui arrossì, anche se leggermente, ma poi ritorno serio. - No, no... ero preoccupato per te. Io... tengo molto a te ...
 Io arrossii dalla punta dei piedi alla punta dei capelli.
-E poi... mi volevo scusare di quel bacio... sono stato troppo avventato e ti avrò messa in imbarazzo.
Ciò che disse mi colpì molto. Il mio cuore batteva a mille, ma non riuscii a dirgli niente. Con chissà quale coraggio mi alzai sulle punte presi il suo viso tra le mani e d'istino... lo baciai. All'inizio Ikuto era molto sorpreso da quel gesto, ma poi ricambiò felice. Rimanemmo li per minuti che a me sembravano ore e nessuno dei due sembrava deciso a staccarsi. Dopo un po' ci separammo per respirare, ma subito riunimmo le nostre labbra in un bacio dolce e passionale, incuranti del tempo che passava. 
"Mi sono proprio innamorata" pensò Amu.
"Mi sono proprio innamorato" pensò Ikuto.
 
 




Angolo autrice
Eccomi con un altro capitolo, scusate il ritardo, spero che il capitolo sia di vostro gradimento.
Fatemi sapere che ne pensate.
Inolte ringrazio tutti coloro che segono la mia storia.
Al prossimo capitolo (anche se non so quando riuscirò a postarlo) e buone vacanze a tutti.
KissKiss
Immyprincess <3

 
 
   

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Capitolo 8
*** ...dichiarazione ***


Pov Ikuto
Anche se non la conosco da molto tempo... é come se la conoscessi da una vita. Sento che con lei potrei fare tutto, anche andare in capo al mondo,non avendo nessuno timore o rimpianto. Certo che sono stato proprio fortunato a conoscerla. Quanto vorrei che questo momento non finisse mai ...che bello sarebbe poterle dire tutto ciò che provo...e perché no forse chiederle di uscire sarebbe proprio una bella idea... come ho fatto a non pensarci prima?!
Ci staccammo da quel contatto e ci guardammo negli occhi,ignari di ciò che ci accadeva intorno... e notai sulle sue guance un certo rossore, che non poteva che rendermi  felice.
-Perché ridi ? Ti piace proprio vedermi rossa come un pomodoro eh?-disse imbarazzatissima.
-Si sorrido... perché penso che quando arrossisci,sei ancora più bella.
E come volevasi dimostrare la faccia di Amu divenne rossa come un peperone fin sopra la punta dei capelli.
Poi ci riflettei: E' arrivato il momento... ora o mai più.
- Amu?
-Si?
-Ti piacerebbe uscire con me,domani sera?
-Domani sera é Sabato quindi dovrei esserci.. suppongo -disse in tono sfacciato
-ah… !-esclamai,deluso
Poi lei iniziò a ridere.
-Che hai tanto da ridere?
-Stupidone, ci sei cascato. Certo che ci sono. Anzi... non vedo l'ora...infatti speravo tanto che me lo chiedessi. Ce ne hai messo di tempo,eh?
Istintivamente l'abbracciai.
Quando ci staccammo(troppo presto) da quel contatto,ci accorgemmo che si era fatto tardi.
Fui io a intervenire:senti... che ne dici se ti accompagno a casa?
-Eh si...perché no.
Il tragitto divenne più lungo del solito, non potevamo smettere di guardarci negli occhi. Non so se si poteva considerare una vera e propria relazione... ma per il momento andava bene così.
Dopo circa una quarantina di minuti... Amu disse: ecco. Questa é casa mia. Allora... a domani.
-A domani- le dissi anche io...dandole un dolce bacio sulla guancia... che provocò la solita reazione sulle sue gote.
Poi mi avviai verso casa.
Pov Amu
Quel gesto mi aveva lasciata di stucco... come tutto ciò che era successo fino a quel momento con Ikuto.
Mi girai verso la porta di casa,quando notai mia madre dalla finestra che mi stava osservando.
Oh,perbacco... é arrivata l'ora della strigliata.
Arresa alle conseguenze,aprii la porta di casa.
- Mamma...
- Amu? Non sai quanto mi hai resa felice!-esclamò con gli occhi a cuoricino.
-Dai, non fare la finta tonta. Quel figo fuori la porta di casa era il tuo ragazzo vero?-mi domandò,stringendo le mie mani nelle sue.
Io avvampai.
-Eh? Ma cosa vai a pensare. Siamo solo amici.
-Guarda che le mamme non sono idiote,capiscono quando una figlia...bé...diciamolo pure...é innamorata. Ormai sei una donna  e una ragazza molto matura per la tua età. Capisco che questo cose accadono,quindi non venirmi a fare la predica –disse - guardandomi di sottecchi.
-Eh,va bene... diciamo pure che sia il mio ragazzo... ( l'idea mi piaceva, da impazzire),ma come dovresti intervenire?
-Semplice,dandoti dei consigli,bambina mia.
-Su cosa?-domandai incuriosita.
-Sul comportamento,su ciò che ti sta accadendo... visto che sei giovane e inesperta. Sta tranquilla. Vorrei solo che il  nostro rapporto sia normale e farti sapere che io sarò sempre qui ad aiutarti , ma soprattutto che sarai sempre la mia piccola Amu...pronunciò queste parole,stringendomi in un abbraccio affettuoso e sussurrandomi un :ti voglio bene
-Anche io - le risposi,ricambiando l'abbraccio.
Sciolte da quel contatto, fu mia madre a riprendere il discorso:
-Dai … vai a sistemarti che fra poco si pranza. E oggi pomeriggio,faremo una bella chiacchierata io e te.
-Ok. Grazie mamma.
-Prego piccola
Dopo circa una mezz'oretta,sentii mia madre che esclamava:il pranzo è pronto!
-Arrivo subito, dissi ancora con i capelli umidi.
Dopo pranzo Ami andò di sopra a studiare ed io e la mamma ci mettemmo a parlare in salotto.
- A proposito -ma per domani hai molti compiti?
-E'assemblea.
-ah,va bene.
-Da dove vuoi partire?-iniziò la mamma.
-E' uguale. Parla... sono troppo curiosa.
-Vedi piccola... ci sono momenti nella vita,in cui ci si sente soli e si ha bisogno di avere accanto
una persona che faccia mancare questo stato di solitudine,che la rispetti e che le voglia bene.
-Direi che la sto interpretando come un concetto alquanto egoistico.- replicai
-No,no. Forse mi sono espressa male. Sto dicendo che certe volte quando sei giù o abbattuta,incontri una persona che ti rende felice e che ti ama... come sta accadendo a te,piccolina mia.
-Ho capito... e riguardo ai consigli,cos'hai da suggerirmi?
-Stuzzicalo sempre,dagli il tuo affetto,offrigli tutto l'amore che sei in grado di donargli,non farti trovare mai impreparata ad ogni suo gesto,rispettalo
- Ne sono consapevole,mamma. Grazie- dissi ,sorridendole affettuosamente.
-Pensavo che sarebbe occorso più tempo,ma a quanto pare hai già capito tutto. Ascolterai i miei consigli?
-Sempre e comunque. E poi sono comportamenti spontanei, non ci sarà bisogno di seguire nessuna regola,ma solo quello che ti detta il cuore.
-Sono fortunata ad avere una figlia come te.
-Anche io.
Con la mamma ho avuto sempre un buon rapporto,che é andato in fumo durante la separazione dei miei genitori. In quel periodo che mi aveva così turbata,non avevo voglia di parlare con nessuno,mi chiusi in me stessa, ma dovevo dimostrarmi forte,più che per me,per la piccola Ami . Aveva bisogno di sostegno e fu allora che ripresi la mia vita. Allora ero stata solo egoista … e avevo pensato solo al mio dolore e ala mia sofferenza. Non uscii per giorni interi dalla mia stanza,tranne che per andare in bagno,per pranzare e cenare. Non mi accorgevo neanche della sofferenza che causavo a mia madre, finché  un giorno
mi parlò chiaramente di ciò che pensava , che stavo solo facendo del male alle persone che mi volevano bene,che dovevo in un modo o nell'altro superarlo e andare avanti e che la loro separazione non mi avrebbe impedito di vedere mio padre,anzi potevo andarci tutte le volte che volevo. Da quel giorno il rapporto con lei cambiò radicalmente ed io mi feci forza...anche se un difetto é rimasto:sono rimasta sempre la solita timidona.
Quel pomeriggio volò in un batter di ciglia e anche la mattinata seguente,scorse liscia come l'olio,se non fosse per gli sguardi omicidi di Tadase e le continue frecciatine che infastidivano sia Ikuto( che non lo dava molto a vedere)che me.
All'uscita da scuola,io e Ikuto facemmo la strada insieme come al solito.
Mentre stavamo chiacchierando ,squillò il mio cellulare.
-Pronto?
-Amu,sono la mamma.
- We,dimmi.
-Non tornerò a casa prima di un'oretta e mezza e Ami è andata da un'amica... mi dispiace tesoro. Appena torno ti preparo il piatto che ti piace tanto.
-Non ti preoccupare. Ci vediamo dopo.
-Che ha detto?-domandò interessato Ikuto.
-Ha detto che ritarda un po’  e prima di un'oretta e mezza non può tornare a casa.
-Se vuoi puoi venire un pò da me...
Arrossii.
-Eh?feci questa faccia O.O
-ahahahahah!Guarda che non ho brutte intenzioni.
-Ma tu sei provo un pervertito... pensi sempre alle stesse cose...comunque accetto l'invito.
In men che non si dica iniziò a piovere a dirotto e il bello era che nessuno dei due aveva un ombrello.
-seguimi-disse prendendomi per mano.
Iniziammo a correre,finché,dopo una buona mezz'oretta di corsa,non arrivammo davanti ad un palazzo moderno.
-Siamo arrivati.
-Abito al terzo piano. Che preferisci ascensore o scale?
-ascensore-dissi ancora affannata-Chi ha il coraggio di salire tre rampe di scale,dopo una corsa?!
-Ti stanchi subito,te eh?
-Non essere provocatorio.
-ahahahahahah-infatti non lo sono. Stavo solo scherzando-disse con un aria da micetto indifeso. Andiamo … ah già,dimenticavo, l'ascensore é rotta.
Lo guardai così. O. O
-Come faccio ora?
-Semplice ti porto in braccio.
-Sei pazzo? Manco per scherzo.
-Invece si.
Senza perdere un attimo di tempo,mi prese tra le braccia... e mi sussurrò:tieniti stretta a me.
Io mi accoccolai contro il suo petto,finché mi disse:siamo arrivati.
Sembrava un sogno ad occhi aperti. *_*
Appena entrai notai un piccolo ingresso dalle pareti color indaco. Notai subito che accanto alla colonna portante c’era un piccolo comodino,su cui era stato adagiato un vaso di rose ed un porta foto. Ai lati dell’ingresso c’erano due porte. Incuriosita mi avviai verso il corridoio di sinistra...
- Ikuto m'interruppe: Fai come se fossi a casa tua … lì  ti avviso che c'è la camera di Utau.Vuoi vederla?
A quelle parole,feci marcia indietro. Non volevo fare la parte della ficcanaso.
-No,non preoccuparti. Non vorrei innamorarmi di qualche pupazzo e rischiare di rubarmelo-dissi ridendo.
Lo seguii  e ci dirigemmo verso l’altra parte della casa. Appena varcai la soglia, mi trovai davanti ad un piccolo soggiorno,dallo stile moderno e antico allo stesso tempo:le pareti erano colorare di un bel viola chiaro, a cui erano appesi dei quadri,anch’essi moderni. Ai lati delle colonne portanti c'erano delle statue greche. Sulla parete di destra spiccava una libreria piena zeppa di libri di qualsiasi epoca e di grandi successi della letteratura inglese. Parallela alla porta, c'era un balcone da cui si potevo ammirare uno splendido paesaggio. Sulla parete di sinistra era stato disposto un divano(dall'aspetto sembrava anche molto comodo)ricoperto da una copertura nera. Di fronte c'era un televisore al plasma appoggiato alla parete. Giusto in mezzo,un tavolinetto di legno pregiato,messo in risalto dalla ceneriera di cristallo posta su di esso. Rimasi estasiata dalla vista di una casa mantenuta così in perfetto ordine.
-Eh,Amu...sembra quasi che tu abbia visto un fantasma.
-ah?Si?...No é che sono stupefatta da quanto questa casa sia mantenuta bene.
-Grazie... molte altre persone che sono venute qui erano invidiose che io avessi una casa così bella. –disse sghignazzando- Me lo sentivo … che tu eri speciale.
Arrossii.
-Grazie*_*
-Vieni,che ti faccio vedere la mia camera da letto- mi disse,facendomi strada.
-Rimasi ammaliata quando entrai. Era perfetta.
Le pareti erano blu. In mezzo alla stanza c'era un letto matrimoniale,adornato con lenzuola nere e cuscini blu e neri. Sul letto era appoggiato un violino. Sulla parete di destra c'era una libreria. A sinistra c'era una piccola finestra adornata con tendine viola.
All'improvviso starnutii.
Lui si girò, e mi venne incontro con uno sguardo preoccupato.
-Poverina,non voglio che tu ti prenda un raffreddore. Mettiti qualcosa addosso così ti riscaldi-disse porgendomi un asciugamano.
-Grazie.
-Stai qui buona che io mi sistemo un attimo. Senza badare alla mia presenza,con molta naturalezza,iniziò a sbottonarsi la camicia.
Arrossii come un peperone e il mio cuore iniziò a battere all'impazzata,non appena capii le sue intenzioni.
Mi girai,cercando di non mostrare il mio imbarazzo e gli dissi:iku-to-ti aspetto fuori...
-Perchè non vuoi rimanere con me?disse guardandomi dritto negli occhi.
-beh... ora era completamente a torso nudo...
-Ora ho capito.
Si avvicinò. Sudavo freddo,ma lui si avvicinava. Il mio respiro diventava sempre più corto,mano mano che la nostra distanza diminuiva. Mi trovai in trappola,quando mi accorsi di essere arrivata alla parete. Mi bloccò con le braccia.
-Non devi essere imbarazzata quando stai con me … anche se in un certo senso mi piace quando arrossisci,perché diventi ancora più docile.
-Stupido pervertito!
-Sei stupenda- disse ridendo leggermente.
Avvicinò ancora di più il suo viso al mio,ormai eravamo distanti due centimetri...proprio sul più bello suonò il campanello. Ci "distaccammo da quel contatto...molto imbarazzante" e interruppi quel silenzio,dicendo:-sarà meglio che tu vada ad aprire la porta.
Da fuori si poteva udire una voce molto tenera.
-Arrivo subito!-esclamò Ikuto dalla stanza da letto.
Si rivestì in fretta,ancora bagnato fradicio e mi accompagnò all'ingresso.
Appena aprì la porta,potei scorgere la figura di una bambina tra i sei e i sette anni,che portava un abitino nero e lilla molto carino
-Fratellone!
-Ciao Utau!,le disse accarezzandole il capo. La piccolina si avvicinò all'orecchio del fratello e gli sussurrò:e lei chi é?
- Utau … non si tratta così un ospite, è maleducazione. Prima di tutto salutiamo la baby-sitter.
Io intervenni:-Salve signora. E’ un piacere conoscerla.
Ikuto mi squadrò di sottecchi.
-Salve signorina , anche per me. Su da brava Utau, vai da tuo fratello e non farlo arrabbiare. Ciao Ikuto ci vediamo domani.
-Ciao Mara e grazie di tutto.
Appena chiuse la porta,mi presentò a sua sorella: lei é Amu,una mia ... ci guardammo...compagna di classe,che é venuta a restituirmi un quaderno.
-Ciao piccola. Le sussurrai accarezzandola.
Timidamente accennò a un saluto.
Detto fatto mi appostai fuori la porta e gli dissi: grazie di avermelo riportato. Ci"sentiamo oggi per quel problema".
Gli feci l'occhiolino. -Si,si. Verso le cinque. A dopo. Ci guardammo con sguardi complici.
Aveva  smesso di piovere. Al posto delle nuvole,c'era un bellissimo arcobaleno che solcava i cieli di Tokyo.Mentre ammirava questo spettacolo,le arrivò un messaggio.
-Sono a casa. Vieni. Mamma
Mi affrettai a tornare a casa per non insospettirla.
Appena entrai dalla porta,mia madre era lì ad aspettarmi,che quasi faceva le capriole.
-Amuuuuu...dimmi la verità,sei stata con quel bel ragazzo di Ikuto vero?
-Eh? Che fai adesso mi spii?
-Nooooo,che sciocchezze dici. Quand'é che lo presenti alla tua mammina?
-Ma che cos'é? Un fidanzamento ufficiale. Non esageriamo.
-Ok. Capito.
-Non voglio litigare con te, ma cerca di capirmi...
-Hai ragione.
-Mi vado a riposare un pò,che dopo devo prepararmi.
-Dove vai di bello?
-Ho un appuntamento con Ikuto.-dissi arrossendo
L'espressione di mia madre diceva tutto? *_*
-Mia figlia che esce con un ragazzo. Finalmente.
-Smettila.
-Posso immortalarti,appena sarai pronta?
-Ok...dissi ormai arresa alle sue "manie da primo appuntamento della figlia".
Quando arrivai in stanza,trovai sul mio comodino un mazzo di rose con un biglietto vicino.
-Alle sei davanti il Chine Restaurant .Non vedo l'ora di vederti. Già mi manchi. Ikuto(Scusa se non ti chiamo oggi,ma non voglio far insospettire troppo mia sorella).
Ero stupefatta e avvampai . Come aveva fatto Ikuto ad entrare in camera mia?
Che vergogna.
In men che non si dica, arrivò l'orario dell'appuntamento. Per l'occasione indossai un vestito blu mono spalla lungo quasi fino al ginocchio,con un cinturino bianco sotto al seno,per completare tacchi bianchi e capelli tirati con una rosa blu come ritocco finale.
Subito dopo la preparazione andai a salutare mia madre che esclamò: Sei splendida...!*_*
-Grazie.
Così dicendo mi avviai.
Pov Ikuto
Mammamia che emozione,fra poco vedrò la mia Amu. Certo che sono andato a scermegliela proprio bene... Stasera le dedicherò i miei sentimenti... o la va o la spacca.


 
Pov Amu
Alle sei in un punto mi trovavo davanti al Chine Restaurant.
Meno di un minuto dopo,vidi Ikuto venirmi in contro,in tutto il suo splendore.
Indossava una camicia bianca,pantaloni neri e scarpe eleganti:(era ancora più figo vestito così).
-Buonasera -dissi intimidita.
Amu –( anche lui era imbarazzato) sei bellissima.
-Ti ringrazio. Anche tu.( mi colpirono queste parole che uscirono molto spontaneamente-tanto che io stessa me ne meravigliai).
-Vogliamo andare-mia signora?-Mi chiese offrendomi il braccio.
-Si...dove andiamo di bello?
-Ti porto a cena fuori...
Restai sbalordita... tipo così:O-O
-Ma non sarà troppo costoso?
-Non preoccuparti. A questo ci penso io.-disse dolcemente.
Entrammo nel locale e ci venne incontro un cameriere: Posso aiutarvi signori?
-Si. Avevo prenotato un tavolo per due.
-Mi dica il cognome per favore?
-Tsukyomi.
-ah. seguitemi.
Il cameriere ci portò nella parte più remota del locale,diciamo più intima.
-Vi porto il menù?
-Si,grazie.
-Allora ti piace questo locale?
-Si .Grazie di aver preso la zona più appartata,non mi piace essere al centro dell'attenzione.
-E'per questo che l'ho fatto.
-Sei dolcissimo-dissi ormai tutta rossa.
-Lui appoggiò la mano sul tavolo,e istintivamente la strinsi nella mia . Per un tempo( che ai miei occhi sembrava interminabile) ci guardammo negli occhi ormai persi l'uno nell'altro.
Il cameriere ci dette i menu e diciamo che fummo costretti a staccarci,poco abituati a quegli"atteggiamenti sdolcinati".
Dopo aver deciso,chiamammo il cameriere. Fu Ikuto a parlare: per me una porzione di Ramen ,per la signorina una di sushi.
-E da bere cosa vi porto?
-Una coca alla spina,grazie.
-Va bene.
Detto fatto si allontanò ed io e Ikuto ritornammo “ritornammo nel nostro piccolo mondo”. Mi divertivo a prenderlo in giro. Era così buffo.
-Sicuro che per te non sia troppo caro?
- Amu,te l'ho detto. Sta tranquilla... mica posso permettere a una bella ragazza come te di pagare,andrebbe contro i miei principi. – disse con fare altezzoso.
Scoppiai a ridere.
-Perché stai ridendo?
-Perché sei troppo buffo,anche quando ti arrabbi.
-Allora mi arrabbierò più spesso. U.U
-No, perché sono triste quando sei arrabbiato.
-Allora significa che ti piaccio?
-Eh...? Non ho mica detto questo.
-Invece si.
-E invece no.
Tra battibecchi vari e tra una portata e l'altra,la cena terminò e  uscimmo dal ristorante.
-Che ne dici se andiamo a fare un  giro?-mi propose Ikuto.
-Si. Per me va bene.
-C'è una cosa che ti devo dire.
Restò in silenzio per tutta la durata del tragitto,fino a che non mi portò in una specie di parco,dove c'era un gazebo.
-Perché mi hai portata qui?
-Perché questo è il mio posto preferito . E’ qui che  suono il mio violino.
-Non sapevo che suonassi...
-Invece si. Quel violino che hai visto sul letto in camera mia é di mio padre. Me l'ha regalato,sperando che coltivassi la sua stessa passione. E così é stato.
-Ti piace molto suonarlo?
-Si...
-Si vede dalla luce che ti brilla negli occhi quando ne parli.
-Se non sono troppo indiscreta ,dove sono i tuoi genitori?
Già pronto all'eventualità,risposi: e'una storia troppo lunga,preferisco raccontartela più in là,quando sarà arrivato il momento giusto.
L'affermazione mi lasciò al quanto perplessa,ma preferii non aggiungere altro.
-Ti stavo dicendo... in questi giorni... vedi... ho trovato un po’ di tempo libero e diciamo che... sto componendo una melodia dedicata a te.
Restai molto sopresa.
-a-a-m-e?
-Si. Perché ti meravigli così tanto?Ormai dovresti averlo capito. Per me sei speciale ,sei importante,mi sei piaciuta dal primo momento .
Quelle parole furono un colpo al cuore,ma anche la mia gioia,perché finalmente sapevo che i miei sentimenti erano corrisposti e che da quel momento in poi avrei avuto  Ikuto accanto a me.
-anche io-dissi guardandolo dritto negli occhi.
-Finalmente insieme.
Ci stringemmo in un tenero abbraccio. Le nostre labbra finirono per incontrarsi.
Eravamo lì,felici a  cullarsi. C’era anche la Luna a rendere magico quel momento,che avrebbe custodito per sempre,nel silenzio della notte.

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Capitolo 9
*** Un nuovo inizio ***


Pov Amu
La mattina seguente mi svegliai  a causa della luce del sole che  penetrava dalle tende. Un po’ controvoglia mi alzai dal letto, e poi come un dejà-vu mi ricordai di ciò che era successo in quella settimana. Era tutto vero o ben presto mi sarei svegliata da quel bellissimo sogno? Per sicurezza mi detti un pizzicotto sulla guancia. Bene ! Era tutto vero. Senza perdere altro tempo, mi preparai e mi diressi subito al piano di sotto, dove mia madre aveva preparato un’abbondante colazione: pane,nutella,spremuta, croissants,biscotti e per finire latte.
-      Non è il mio compleanno! – Esclamai sorpresa.
Mia madre mi sorrise e replicò così : - si dia il caso che mi sono concessa qualche giorno di ferie per stare un po’ con le mie figlie.
Quelle parole mi colpirono molto. Di solito non esprimevo le mie emozioni molto facilmente, ma non potei fare a  meno di abbracciarla,pensando a quanto ci aveva dato.
-      Grazie mamma.
Mi accarezzò e mi disse dolcemente ti voglio bene.
-      Anche io- replicai.
Ritornando alla quotidianità mia madre mi incitò a chiamare mia sorella,poiché ci avrebbe accompagnate lei a scuola.
Proprio mentre stavo salendo le scale,suonò il campanello.
-      Come non detto- Puntualizzò mia madre- Chi potrà mai essere a quest’ora del mattino?
Andai ad aprire e trovai davanti a me,Ikuto in persona, in tutta la sua bellezza. Restai a bocca aperta.
-      Amu,chi è?
-      Mamma, è Ikuto. Le risposi,uscendo da quel rapido istante di trans.
Poi mi rivolsi a Ikuto e gli augurai un buongiorno dolcemente.
Per un fervido istante ci guardammo negli occhi intensamente,come la sera prima.
-Amu!- esclamò mia madre raggiungendomi- guarda che non è carino lasciare un ospite sullo stipite della porta. Chissà quanta strada avrà fatto per venire fino a qui.
Riprendendomi completamente mi rivolgo di nuovo a Ikuto e lo invito ad entrare,scusandomi. Appena varcò la soglia mi prese per mano e rimanemmo così per un tempo che mi parve interminabile,dimenticandoci di ciò e di chi ci circondava.
Mia madre restò sorpresa di quel gesto, ma allo stesso tempo felice. E con fare ironico mi chiese :- Amu c’è qualcosa che mi dovresti dire ?
La guardai pensando che avesse un’espressione delusa., bensì aveva gli occhi a cuoricino e il sorriso sulle labbra.
-      Beh, si …. da come avrai capito, Ikuto è il mio ragazzo.
Mia madre dette un urlo di gioia , mi abbracciò  e  mi disse :-non sai da quanto tempo attendevo questo momento. Sono strafelice. Posso farvi una foto ?
Io arrossii.
-dai solo una …
Mi volsi verso Ikuto ,sperando che mi spalleggiasse e che almeno fingesse per me di fare il timido,ma purtroppo mi sbagliai,poiché in tono un po’ perverso disse :- ma si , che sarà mai una foto .
Lo volevo uccidere in quel momento ma cercai di contenermi. Lui si postò dietro di me  e mi abbracciò . Un istante dopo mia madre immortalò quel momento .
Spero tanto che mia madre la finisca . E’ il mio ragazzo si, cavoli,ma diamoci una calmata,altrimenti penso che non arriverò viva alla prossima settimana.
Dopo i consueti saluti stavamo per andarcene,quando mi fermai sulla soglia.
-      Mamma mi dispiace di non poter venire con te. So che tu ci tenevi tanto.
Mia madre mi guardò in maniera dolce e disse : non preoccuparti,non fa niente. Pensa a goderti queste nuove esperienze. Sarà per un'altra volta piccola mia .
Detto fatto le sorrisi e uscii, accompagnata dal mio cavaliere.

Pov Ikuto
Non c’è che dire, è stata una mossa d’effetto andarla a prendere a casa .Chissà … posso proporle di farlo quotidianamente …. giacché …. come dire … stiamo assieme.
Così mi rivolsi verso di lei e senza far trasparire il mio evidente imbarazzo glielo chiesi:- Amu ?
-Si, dimmi pure .
Notai subito il rossore sulle sue gote.
-Ti piacerebbe se ti venissi a prendere ogni mattina ?
Lei a quel punto avvampò. Si girò verso di me e mi disse :-Mi farebbe immensamente piacere.
Sorpreso dalla dolcezza del suo sguardo la strinsi a me e la baciai delicatamente.
Amu rimase scettica di quell’azione, ma soprattutto immobile.
Feci il sorriso più dolce che potessi sfoggiare e le chiesi se le fosse piaciuto o meno . Amu mi rispose con estrema dolcezza: -no , mi è piaciuto. E’ solo che mi hai colto molto alla sprovvista.
Senza perdere altro tempo la presi per mano e le dissi : - Allora è deciso. Da domani andremo a scuola assieme. E senza perdere altro tempo ci dirigemmo a scuola.

Pov Amu
Sembrava filare tutto liscio come l’olio … ma ahimè la pace non può durare mai molto quando ci sono io ( ormai ci ho fatto l’abitudine -.- ); poiché appena varcammo l’ingresso del cortile, una sfilza di sguardi tra meravigliati e invidiosi non faceva che fissarci; come se fossimo due extraterrestri. Ciò che mi sorprese fu il comportamento di Tadase, che ci ostruì il passaggio, fissandoci a braccia conserte e con sguardo malizioso. Non appena ci voltammo verso di lui, ci disse queste parole :
-Ma guarda un po’,il novellino  che se la fa con la mia ragazza.  Bravo,complimenti !
Quelle parole mi colpirono come una pugnalata al cuore,quindi mi rivolsi a lui con fare arrogante :
-      punto uno,guarda che sei stato tu a lasciarmi e mi sembra che su questo ci siamo chiariti abbastanza  e poi che cosa t’interessa di chi frequento? Ikuto mi piace e mi fa stare bene.
A quelle parole mi venne naturale arrossire e anche Ikuto restò notevolmente sorpreso.
Continuai dicendo ancora un ultima frase : - ora non fare la parte della vittima e lasciaci passare !
Tadase stava sul punto di controbattere, quando intervenne Ikuto:
-      puntualizziamo che forse qui il novellino sei tu. Cerca di non farmi arrabbiare, altrimenti ti do un bel pugno … e poi vedi dove ti faccio arrivare mio caro Tadase.
A questo punto Tadase ci lasciò passare, guardandoci con aria di disprezzo.
Senza che me ne accorgessi, Ikuto mi prese per mano e ci dirigemmo in classe.
La prima parte delle lezioni finì in un batter di ciglia. Al suono della campanella, che segnava l’inizio della pausa pranzo,rimasi sorpresa  nel vedere Yaya e Rima aspettarmi con un aria decisamente troppo tesa per i miei gusti.
Rima spezzò quel silenzio:-Vogliamo una spiegazione. E subito dopo  quell’affermazione,notevolmente diretta, notai che tutte e due erano tese a braccia conserte.
Un istante dopo, le ragazze iniziarono a pormi mille domande contemporaneamente e mi trovai in balia delle onde .
 Alla fine quell’espressione non nascondeva altro che gioia per me e lo notai subito quando Rima prese le mie mani e delicatamente le strinse nelle sue dicendomi:
 -Amu, non sai quanto siamo felici per te . Qualunque cosa accada, saremo sempre dalla tua parte. Ti vogliamo tanto bene.
Ed io non potei che rispondere  : - vi ringrazio ragazze. Siete delle vere amiche. Vi spiegherò tutto con più calma. Non voglio che si sparga troppo la voce.
Le ragazze si scambiarono occhiate meravigliate.
Stavolta fu Rima ad intervenire: -Amu forse non te ne sei accorta, ma è palese che ormai siete sulla bocca di tutti.
A quell’ affermazione io arrossii di botto.
Continuò :- ormai dovresti averlo capito dal modo in cui vi guardano gli altri studenti … come dire … siete il piatto bollente dell’ anno.
-      Yaya, smettila !- replicai.
E tutte e tre sbottammo in un allegra serata.
 
Pov Ikuto
E’  da poco che conosco Amu, ma subito  mi sono reso conto di quanto sia dolce quella ragazza e di quanto mi faccia stare bene. Da quando sono così sdolcinato e da quando mi fido così delle persone? Poi mi risvegliai da quel barlume di pensieri, notando che il mio modo di pensare si stava evolvendo, grazie all’ascendente che Amu aveva su di me.  Solo dopo qualche istante mi venne in mente che non le avevo chiesto ( di nuovo) come mai avessel’humpty lock. Chissà forse è anche lei ….. no! Cosa vado a pensare ! Assolutamente no! Poi ricominciai a divagare col pensiero, non  notendo egli sguardi furtivi del prof; che accorgendosi del mio momento di distrazione,mi richiamò all’attenzione:
-      Signorino Tsukyomi, ci vuole degnare della sua presenza se non è troppo disturbo, invece di guardare ammaliato la signorina  Hinamori?
Ovviamente quella domanda non poteva che essere ironica; infatti generò una risata generale, ma soprattutto l’imbarazzo di Amu.
Anche se il professore mi aveva richiamato all’attenzione, io non potei che  guardare di sottecchi Amu, ancora per un istante; ma dovetti riprendere il controllo e  ritrovare la concentrazione, sperando che quell’agonia finisse il prima possibile.
Al termine delle lezioni e dopo aver salutato tutti, ci dirigemmo verso l’uscita e prima di varcare la soglia del cancello,presi il coraggio a quattro mani e glielo chiesi:
-      Amu , volevo chiederti ….
Lei si girò e il suo sguardo mi incantò.
-      Si, Ikuto?
-      Ma chi te l’ha data quella collana?
Prima che lei mi potesse rispondere, Tadase intervenne :
-      Ma guarda un po’ Ikuto, che coincidenza … anche tu sei interessato a quell’oggetto?!
Amu guardò prima me e poi Tadase.
Infine si rivolse a me :
-      Ikuto,spiegamelo tu! Come mai siete interessati così tanto a  quest’oggetto?


Note dell'autore : Salveee prima di tutto. Volevo scusarmi per il ritardo vergognoso, non aggiorno da mesi,ma credetemi se vi dico che da novembre in poi il periodo che ho passato non mi ha permesso di aggiornare, Mi dispiace. Vi prometto che aggiornerò più frequentemente.
Spero che il capitolo vi piaccia. Alla prossima. Immyprincess

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Capitolo 10
*** Rivelazione inaspettata ***


Pov Ikuto
Restai impalato come un mezzo drogato davanti a lei, senza spiccicare una parola.
“Se non rispondo subito qualcosa, Tadase potrebbe parlare e io non voglio che Amu scopra la mia vera identità. Non è ancora arrivato il momento. Voglio essere io a dirglielo. Questo Tadase … devo scoprire chi è e come mai è interessato anche lui a quell’oggetto. Devo trovare qualcosa da dire e in fretta … ma allo stesso tempo non le posso mentire … “
Vidi i suoi splendidi occhi inumidirsi.
-       Ora ho capito …. ho capito tutto. Le tue attenzioni,tutte quelle frasi sdolcinate , l’hai fatto solo per arrivare a questo, non è vero Ikuto?- mi chiese Amu, sdegnata.
Cercai di replicare, ma dalle mie labbra non uscì alcun suono. Eppure dentro di me,sapevo che tutto quello che  aveva detto non era la verità. Quello che provavo per lei era un sentimento vero, che si sarebbe evoluto col tempo, insieme a lei.
-       E non mi venire a dire che non è così, perché non ti crederei più. Credevo che tu fossi diverso,migliore. Invece mi sono sbagliata sul tuo conto, del resto ci conosciamo talmente da così poco tempo … avrei dovuto capirlo subito di che pasta sei fatto, dalla prima volta che mi hai chiesto del ciondolo.
Cercai di avvicinarmi, ma lei mi fermò con un’ ultima pugnalata al petto.
-       Non ti avvicinare- iniziò a piangere – stai lontano da me! Non ti voglio vedere mai più! Mi hai capita ?
E se ne andò.
-       Amu, aspetta! Urlai.
Ma è come se non avessi proprio fiatato, in quanto era già troppo lontana per udire le mie parole.
“Ovviamente tutta la colpa é di quel biondino. Giuro che gliela farò pagare subito.”
Mi voltai verso di lui.
 
-E’ tutta colpa tua … sempre colpa tua. Ne ho fin sopra i capelli di te e della tua gelosia verso la mia ragazza. Sparisci. – gli rinfacciai.
Fece un sorrisino ironico.
-       Ancora non l’hai capito?
-       Cosa ?- replicai
-       Chi sono io. Ikuto Tsukiyomi.
Più lo guardavo  e più il suo volto diventava più familiare.
-       Ti dice niente  il nome Nikata?
 
Sgranai gli occhi.
-       No , non è possibile.
-       Si, sono proprio io. Tadase Hotori, figlio di Nikata Hotori, nonché capo indiscusso della schiera degli angeli bianchi.
“ora tutto torna”-pensai. “Ora capisco ogni cosa.”
-       Mi dispiace deluderti. … iniziai io- riprendendomi dalla sorpresa iniziale- ma non ti impossesserai dell’ Humpty Lock .
-       Ah e fammi immaginare, sarai tu ad impedirmelo?
-       Si, sarò proprio io , mio caro Hotori,
-       E allora sfidami se ne hai il coraggio, disse il biondo. E senza alcun preavviso, si trasformò in un angelo bianco armato di scudo e corazza.
-Ti rendi conto di quello che potresti causare ? Sei per caso impazzito? E se ti scoprissero? Vuoi per caso mettere a repentaglio la vita degli esseri umani e degli abitanti del nostro mondo?
- Tutto, pur di prendere l’Humpty Lock!
- Non mi lasci altra scelta.
Senza perdere altro tempo mi trasformai in un angelo nero..
Salimmo sempre più in alto, raggiungendo una zona nascosta nelle parti del bosco, sperando almeno di  non dare troppo nell’occhio.
Tadase iniziò subito a sferrare dei colpi con la lancia, che cercavo di contrastare grazie all’immenso potere che sprigionava la chiave , l’unico oggetto in grado di aprire il lucchetto magico. Solo l’unione di due cuori puri potrà permettere l’utilizzo del lucchetto e della chiave leggendaro.
-       Me la pagherai, Tadase. Non ti permetterò di far del male ad Amu.
-       Ma non lo vedi ? Ormai non le interessi più. Non hai  visto? Ti odia.
-       Non è ancora detta l’ultima parola, mio caro- gli rinfacciai.
 E gli sferrai un colpo decisivo con la lancia ferendolo a un anca . Lui precipitò.
Non ebbi nessuno scrupolo di andarlo a salvare . Non dopo quello che aveva fatto.
L’unica cosa importante in quel momento era salvare il mio rapporto con Amu. Ero pronto a tutto. Prima di agire, riflettei sul da farsi e arrivai alla conclusione che l’unica soluzione era rivelarle la mia vera identità, anche se era troppo presto. Non avevo altra scelta.
“ Amu, sto arrivando!”.
Pov Amu
“Non voglio crederci, non è possibile. Perché ? Perché proprio lui mi ha fatto questo. E’ mai possibile che debba capitare sempre tutto a me?”
Arrivai a casa in un bagno di lacrime.
Appena mia madre mi vide , accorse immediatamente,
-       Amu, piccola mia , che cosa è successo?
-       Oh, mammina.
 Andai a trovare conforto tra le sue braccia.
-       Amu, perché non ci sediamo e mi spieghi con calma ciò che è accaduto.
Obbedii senza fare storie.
-       Vedi … è da quando ci siamo conosciuti che Ikuto è interessato a questo ciondolo e ho scoperto che anche Tadase lo è; quindi … ho dedotto che era diventato il mio ragazzo, solo per arrivare a questo.
-       Devo immaginare che te ne sia andata senza ascoltarlo, vero?
-       Si, mamma. E’ andata proprio così.
-        Perché invece non provi a vedere quello che lui ha da dirti e poi ne trai le conclusioni?
-       E se non mi dicesse la verità?
-       Non penso. Mi è bastato una volta per capire che persona sia Ikuto. E’ un ragazzo sincero ed  è veramente cotto di te . Lo si nota da un chilometro di distanza. Ben presto questo sentimento maturerà anche da parte tua e conoscerete davvero che cosa significa l’amore. Coraggio, piccola mia. Va da lui.
Non me lo feci ripetere due volte. Dopo quella conversazione mi sentii più sollevata ed ero pronta ad affrontare Ikuto .
In men che non si dica ero già fuori la porta di casa.
Me lo ritrovai davanti al cancello.
Corsi ad abbracciarlo.  Lui lo ricambiò, stringendomi a sé. Sentivo il suo profumo, insieme ad un senso di protezione che mi riscaldava il cuore, ogni volta che mi trovavo tra le sue braccia. Passarono dei lunghi istanti, prima che io prendessi  il coraggio a quattro mani e gli parlassi.
-       Ikuto, sono stata un’ incosciente. Non me ne dovevo andare via in quel modo. Avrei dovuto ascoltarti, prima di trarre delle conclusioni così affrettate. Scusami.
– Amu, mi dispiace tanto anche a me. La verità è che ci sono delle cose che ti devo spiegare. D’ora in avanti non ti nasconderò più nulla.
Mi feci seria. – E’ qualcosa di grave?
-       No , ma appena lo saprai, tutto tra di noi potrebbe cambiare.
Sgranai gli occhi.
-Ma che stai dicendo …
- Amu ascolta bene quello che sto per dirti.
Impallidii.
-       Amu …. vedi ecco …
Il cuore mi batteva a mille...
-       Amu …. io so … IO SONO UN ANGELO.

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Capitolo 11
*** Confronto e litigio ***


Pov Amu
- Io sono un angelo –
Erano quelle le parole che mi avevano pugnalata al cuore, che mi avevano  rivelato che i miei sospetti  non erano poi così infondati.  Per un attimo il  mio cuore smise di battere …
“ Allora è tutto vero. Gli Angeli esistono davvero. Sto sognando, è solo un brutto incubo, ma come posso negare l’evidenza? Avvenimenti strani che accadono di notte, anziani che dicono di aver avvistato un creatura alata nel cielo e … il racconto di mia madre, quindi mia nonna realmente aveva avuto una relazione con un angelo, non era una finzione.”
 La mia mente non fece altro che vagare, cercando una risposta plausibile a quello che aveva appena scoperto, ma  non arrivò.
Interdetta, alzai lo sguardo verso Ikuto. Sapevo di rivolgergli uno sguardo duro, ma non mi importava. Ribadii tra e me e me quello che avevo detto poco tempo prima: era tutta una farsa. Mi aveva  presa in giro fin dall’inizio, circuita, prima la collana, poi quello spiccato interesse per me … sin dal primo giorno.
Tutto mi tornava chiaro.
Prima di rivolgergli la parola, gli feci un sorriso ironico: - Complimenti Ikuto! Devo dire che ci sai proprio fare … -
Ikuto non capì, ma cercò subito di replicare.
-       Aspetta –continuai io- adesso parlo io.  Prima di tutto da quant’è che ci conosciamo? Da una settimana circa, visto che la scuola è  iniziata solo il primo settembre, stiamo insieme da pochi giorni  e tu hai il coraggio di mentirmi in così poco tempo. Vedo che sei bene esperto in questo campo!
Abbassò lo sguardo, deluso.
Poi quegli occhi color ametista incontrarono di nuovo i miei : al suo interno si leggeva il tormento. Nonostante tutto, non cambiai il mio atteggiamento verso di lui.
In quel momento Ikuto provò ad accarezzarmi, ma mi ritrassi e lui in risposta, fece cadere le braccia lungo i fianchi.
Mi accorsi che i miei occhi erano diventati lucidi per l’irritazione, ma non ci badai troppo. Ero così delusa, che sbottai dalla rabbia e gli parlai a chiare lettere:
-       Guarda  che questi occhi da cucciolo, non m’incantano mica? Non mi farò  più abbindolare da te. Sei solo un bugiardo !
I suoi occhi s’incupirono ancora di più, ma nascondevano un velo di rabbia.
- Perché mi stai facendo questo?- mi guardò triste.
   M’irritai ancora di più: - Io cosa ? Fino a prova contraria sei tu quello che ha mentito! -
-       Amu, non arrabbiarti con me! Avevo paura. Paura che tu non capissi e poi, di quanto tempo ho ritardato,una settimana forse?
-       Non m’interessa ! E poi che mi dici delle strane apparizioni che stanno accadendo in città?
-       Ma di che cosa stai parlando Amu? Io non ne sono al corrente.
Lo guardai di sbieco e il suo sguardo sembrava davvero sorpreso, ma non mi feci scrupolo ad incalzare ancora. 
-       Mi dispiace dirtelo, ma pochi giorni fa è uscito anche sul giornale. Mi sa che non sei stato così attento come pensavi, durante le tue spedizioni notturne, chissà a fare cosa.
-       Amu devi credermi , non è come pensi tu!
-       Ah, non è come penso io, anche se ci sono prove inconfutabili. Se vuoi ti porto il giornale.
Iniziai a gesticolare. Ero nervosa. Mi bloccò il polso, ma riuscii a liberarmi facilmente.
-       Non toccarmi! - gli dissi con rammarico e anche con una punta di disprezzo.
-       Amu – continuò- Ci sono cose che ora non posso dirti, ma quello che so è che non sono l’unico angelo in città.
-       Mi stai prendendo in giro!
-       Amu, ti prego ancora una volta di ascoltarmi: per il momento posso dirti solo che oltre a me , c’è anche un altro angelo in questa città. E tu lo conosci molto bene.
-       Chi sarebbe?- Gli chiesi, in tono ironico.
Esitò per un attimo poi mi svelò il segreto: Tadase Hotori.
-       Ti prego questa è buona - gli dissi, in preda ad una risata isterica.
Rimase in silenzio.
-       Tadase lo conosco da anni, non mi avrebbe mai nascosto un segreto così importante.
-       E chi te lo dice? A quanto pare, ti fidi cecamente di lui anche dopo quello che hai visto nell’androne della scuola. Mi meraviglio di te.
-       Pensala come vuoi! Ne ho fin sopra i capelli delle tue bugie!
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso. Mi osservò accigliato e poi esclamò: - Amu, ti giuro che non mi sarei mai aspettato un comportamento simile proprio da te. Mi sono sbagliato. Dovevo conoscerti meglio e capire che non eri la persona che credevo.
-       Allora la colpa sarebbe mia, adesso?
-       Si, perché non ti fidi me e a questo punto, possiamo concludere qui la storia. Ciao Amu!
Si voltò e se andò, io non lo fermai , bensì rientrai a passo felpato in casa, sbattendo la porta.
 
Pov Ikuto
“Dolore, ancora dolore.
“ Sono rimasto solo su questo pianeta. Di chi mi posso fidare ora?”
Certo che  avevo proprio l’aria da ragazzina con Amu.
Non sono riuscito a dire la mia, a farmi rispettare.
Non sono riuscito per una volta ad essere io il predatore.
Quella ragazza ha la capacità di abbassare tutte le mie difese. Che strazio! Eppure ,io sono un combattente, un Angelo della schiera degli Angeli Neri, a servizio del capo supremo pronto a combattere chiunque ostacoli la pace nel nostro mondo.
Che assurdità sentirsi immune di fronte ad una ragazza. Che sofferenza … soprattutto trattandosi di Amu.  Quella Amu che ho visto pochi minuti fa, non è la stessa che ho conosciuto circa una settimana prima, ma è così ed io lo devo accettare.
Non mi farò intimorire di nuovo da lei. Non lascerò circuirmi dai suoi modi gentili,  anche se mi si spezza il cuore al solo pensiero”
 
Camminavo a testa bassa per le vie del centro a testa bassa … e inaspettatamente mi ritrovai davanti alla scuola di mia sorella. Approfittai per avvisare la baby-sitter che non era necessario andare a prendere Utau . Quando mi ritrovai nel giardino che faceva da ingresso alla scuola materna, salutai la maestra: - Buongiorno Signorina Smith, come sta?
Era la seconda volta che la vedeva a distanza di circa quattro mesi, dopo il primo incontro scuola- famiglia.
La Signorina, non doveva avere più di 25- 26 anni. Era alta, bruna e un fisico atletico .
Se l’avessi incontrata per strada avrei detto che fosse una modella.
Portava, un abito lungo verde a mezza manica, constatando che il tempo era ancora piacevole, un paio di zeppe non troppo alte nere.
-       Salve, come posso aiutarla … Ikuto, giusto?
Le porsi la mano.
-       Ikuto Tsukyomi – le dissi sorridendo.
-       Immagino che sia venuto a prendere la piccola Utau, direi in largo anticipo- ricambiò il sorriso.
Aspettai all’ingresso e quando finalmente intravidi Utau, le sorrisi, spontaneamente.
Ero proprio contento di vederla.
Appena mi vide, mi corse incontro, abbracciandomi.
-       Ciao, fratellone.-  mi guardò con il suo sorriso ingenuo.
-       Ciao, piccola – la presi in braccio
-       Lo sai che oggi abbiamo dipinto?
-       Si, lo vedo dalla tua macchia di vernice rossa sul volto, pasticciona.
Scoppiamo in una fragorosa risata.
Salutai la maestra e ci dirigemmo verso casa.
Quando arrivammo, pranzammo subito e mandai Utau a letto.
Decisi di darmi una rinfrescata , dopo di che mi accinsi a prendere una maglietta pulita nel mio armadio e vi ritrovai i miei guantoni da box (anche sul mio pianeta si praticavano gli sport) e decisi di utilizzarli per sfogarmi un po’.
Mi sarebbe servito … per dimenticare.
 
 
Pov Amu
Mi augurai che mia madre non fosse rientrata prima dal lavoro, altrimenti sarebbe già accorsa all’ingresso, preoccupata del tonfo che avevo provocato. In più mi avrebbe tartassata di domande, che onestamente in quel momento non avrei potuto sopportare.
Salii in camera mia e chiusi la porta a chiave .
Quelle quattro mura, rappresentavano il mio nascondiglio,il mio porto sicuro in quel mare in tempesta, in quel turbine di sensazioni che mi affliggevano il cuore, come se al posto di esso, ci fosse un enorme blocco di pietra. Ebbi la sensazione che  da lì in avanti, ci sarebbe stato solo il rimorso, l’agonia, il rancore … fino ad arrivare all’odio più profondo.
Avevo bisogno di distrarmi, lo sapevo e in quel momento in cui nella mia mente vidi solo il volto deluso e amareggiato di Ikuto, non mi venne in mente nulla … finché non mi ricordai  del lettore CD che avevo abbandonato nel cassetto della scrivania da giorni . In tuffa fretta, aprii il cassetto, lo presi e scoprii che c’era  ancora l’ultimo CD dei Paramore.
Era perfetto.
Mi accasciai sul letto, tirandomi via le scarpe e lo accesi.  Dalla prima traccia, cercai di ripetere le parole della canzone … finché fui avvolta dalla stanchezza e mi addormentai.
Quella fu la prima volta che sognai Ikuto.
 
Ero immersa, completamente nell’oscurità e davanti a me notai una flebile luce. Decisi di avvicinarmi. Avevo la sensazione di esserne completamente attratta.
Quando arrivai all’origine di quella luce, mi accorsi che disteso in quella completa oscurità c’era proprio Ikuto.
Dormiva.
  Sembrava un gattino indifeso.
  Mi avvicinai e feci per accarezzarlo, quando quel paio di occhi color ametista si spalancarono.
 Sentii un brivido di paura percorrere la mia spina dorsale. Feci per arretrami ma lui mi cinse il polso con una mano, stringendomelo.
Fui rapita da quello sguardo e quel contatto lo sentii come fuoco sulla mia pelle.
Dopo alcuni istanti, mi accorsi che la stretta sul mio polso era meno salda. Mi rilassai, ma appena i miei occhi si posarono sulla sua mano mi accorsi che stava scomparendo  
Senza essermene resa conto, mi ero allontanata da lui. Urlai il suo nome finché non mi risvegliai nel mio letto madida di sudore.
 
 
Ancora un po’ intontita dall’incubo da cui mi ero da poco svegliata,mi girai verso l’orologio da polso che avevo poggiato sul mobile, accanto al mio letto: portava le sette del mattino.
“ Ho dormito per quasi un giorno”- pensai, alzandomi di scatto dal letto.
 Notai che la federa del mio cuscino era impregnata di lacrime.
Mi venne in mente Ikuto. Era inevitabile. Mi venne un groppo in gola e mi sentii un verme, per come l’avevo trattato il giorno prima, ma ero troppo orgogliosa per ammetterlo anche a me stessa.
Mi  avvicinai all’armadio per prendere tutto l’occorrente per la doccia e  notai  che qualcosa era stato poggiato su un angolino della mia scrivania. Era un piattino con dentro un tayaki e accanto c’era un biglietto. Era della mamma:
 
Spero che ti piaccia.
L’ho cucinato a posta per te.
La tua mamma.
 
“L’avrà lasciato ieri sera,  dopo essere tornata dal lavoro. Non passa mai giorno che non mi stupisca sempre. Del resto è la mia mamma”- pensai tra me e me, accennando un lieve sorriso.
Eh, bene sì. Mia madre era così speciale, che non solo non mi aveva mai fatto sentire il peso della separazione con mio padre  dopo il primo periodo e in più trova sempre il modo di farmi sorridere, anche  con un piccolo gesto.”
Mangiai di fretta il tayaki, o per meglio dire lo trangugiai come se non mangiassi da una settimana e mi avviai in bagno in fretta. In meno che non si dica, scesi giù per la colazione, facendo finta di niente  e sperando che non si notassero i miei occhi gonfi. In ogni caso avrei finto, avrei detto che si trattava solo di una congiuntivite.
La salutai:
-       Buongiorno mamma.
-       Buongiorno! Come mai sei scesa prima stamattina? Di solito sei sempre in ritardo.
Dovevo trovare una scusa e a dire il vero, non ero molto brava a mentire.
-       Vedi … oggi sono di turno come capo classe e devo arrivare prima.
-       Se lo dici tu- disse un po’ dubbiosa e tornando alle consuete faccende.
-       Vuoi che ti dia una mano?- Le domandai, cercando di distrarmi e pensare ad altro,
 
Mia madre si voltò e si avvicinò guardandomi bene in viso:
-       Amu , te lo ripeto, è successo qualcosa?
-       No, perché me lo chiedi?- le domandai, arretrando e chiedendomi come facessero le madri a captare sempre quando i propri figli avevano qualcosa che non andasse.
-       Beh … per il semplice fatto che non mi chiedi mai di darmi una mano, questo perché come dire sei un po’ pigra.
La mia faccia divenne paonazza.
  Mia madre replicò: - Questo non lo dico per offenderti, ma perché è una constatazione. E poi le uniche volte che mi hai chiesto una mano , è stato quando avevi cinque anni e avevi rotto il vaso fuori il balcone della tua camera e volevi tenerlo nascosto, avendo paura della mia reazione. Poi all’età di dieci anni, quando ti dimenticasti di svolgere un compito a casa e la maestra ti avevo dato una copia da fare. In ogni caso, venni sempre a conoscere la verità. O in un modo o nell’ altro.
 Mi irritai alle sue parole. Sembrava quasi un tono di pretesa.
-       Non sono più  una bambina.
Mia madre si girò, stavolta irritata anche lei, dal tono poco cordiale con cui mi ero rivolta:
- Lo so che non sei più una bambina, ma io lo dico per te. E’ ovvio che avendo 14 anni,non sei più in obbligo di confessarti con me, però almeno abbi la decenza di ammettere che c’è qualcosa che non va, invece di nasconderti sempre dietro ai tuoi problemi o ai tuoi finti sorrisi. Ti conosco. Sei mia figlia.
Sgranai gli occhi e divenni rosso fuoco, stavolta, perché ero furiosa.
-       Si, hai colto nel segno, ok?. Sei una sensitiva! Complimenti a mia madre! Ora sarà giusto regalarle un premio per la grande sensibilità che ha dimostrato nei confronti di sua figlia, capendo il suo malessere! -
Mia madre era furibonda :- Amu Hinamori! Non ti permetto di utilizzare questo tono con me e in casa mia! Che esempio dai a tua sorella! Se non vuoi parlarne a me sta bene, ma non prendertela con gli altri!
-       Veramente sei tu che hai iniziato! E se lo vuoi proprio sapere, stamattina Ikuto non mi verrà a prendere come gli ultimi giorni … sei soddisfatta ora! Grazie di aver reso la mia giornata, ancora più uno schifo di quanto non lo fosse già!
Mia madre non rispose a quelle parole e rimase lì, a fissarmi.
Sgattaiolai in camera mia,presi lo zaino e l’mp3 e mi diressi dritta alla porta.
 Mia madre mi richiamò nuovamente: - Amu! Dove credi di andare?
Mi voltai senza neanche guardarla negli occhi: - A scuola per tua informazione e sono già in ritardo. Ti saluto e buona giornata!
Appena fui da sola, misi le cuffie nelle orecchie e cercai le canzoni dei Paramore.
Come la sera precedente, alzai al massimo il volume e m’incamminai.
La musica mi avvolse ed io provai a non pensare ad Ikuto, tanto che sperai addirittura che quel giorno non si presentasse a scuola. Non solo ero troppo orgogliosa,ma anche vigliacca.
Svoltai per la strada che portava al viale alberato che procedeva verso l’istituto, quando mi accorsi che una macchina stava guidando ad alta velocità.
Impallidii, rimasi pietrificata,incapace di muovermi. Pensai che qualunque via prendessi, sarebbe stata comunque la fine … ma all’improvviso,  prima che avvenisse lo schianto mi sentii prendere in braccio e mi frastornò quel dolce profumo del mio salvatore: classico dopobarba da uomo che mi fece girare la testa. Feci per alzare gli occhi quando mi accorsi che … colui che mi aveva salvato era proprio Ikuto!
Rimasi impassibile e arrossii violentemente, quando poggiai il piede a terra mi chiese se stessi bene guardandomi con uno sguardo truce,austero, che non mi aveva mai riservato. Gli risposi di si, così  fece per voltarsi,ma io non mi accontentai:
- Ikuto?
- Si?.
-Ti ringrazio e. …
- Scusa ora devo andare.
Mi mancò un battito. Ikuto mi aveva lasciata lì, senza un gesto d’affetto, una carezza, una briciola di speranza che qualcosa tra di noi si sarebbe potuto ricostruire.
Nulla.
Il vuoto.
 Solo allora percepii il sapore amaro della sconfitta. Avevo fallito. Non ero riuscita neanche a mantenere un dialogo con il mio ragazzo, o meglio il mio ex, anche se al solo pensare, mi si strinse lo stomaco e mi venne un groppo in gola. Senza fiatare e con lo sguardo basso mi diressi fuori i cancelli, dove ad attendermi c’era Rima.
Mi affrettai a raggiungerla, in quanto il suono della campanella sarebbe stato imminente.
La salutai con un sorriso tirato.
-       Buongiorno Rima, come stai?
Mi guardò con fare interrogativo
-       Amu,  scusa te lo chiedo. Lo so che non sono affari miei, ma  Ikuto è già arrivato da una decina di minuti. Come mai non sei con lui? – mi domandò .
Arrossii dall’imbarazzo.
-       Ecco, vedi … diciamo che l’ultimo paio di giorni non è andato un gran ché non Ikuto.
-       Che intendi dire?
Non posso dirle la verità, non posso dirle che Ikuto é un Angelo e proviene  forse da un altro pianeta, ma allo stesso tempo non posso mentirle. E’ l’unica persona che mi capisce veramente, dopo mia madre.
Ripensare a lei mi fece sentire ancora peggio.
Devo trovare una soluzione e in fretta.
-       Come non detto, lascia stare. Ancora non ci conosciamo così bene da avere il coraggio di raccontarci cose così intime. Non preoccuparti, lo capisco.
 
 
“Oh Rima, come sei cara”
-       Dai, sbrighiamoci adesso,che la campanella sta per suonare. Non vorrai beccarti un ritardo la prima settimana di scuola.
-       Certo che no! – le dissi e la seguii.
Mi guardai attorno e notai che Ikuto non c’era lì. Tanto meglio,anche se avrei dovuto passarci ben cinque ore di scuola, da quel giorno in poi.
 Quando varcai la soglia dell’aula, tutti si voltarono verso di me, tranne Nagihiko e Kukai che si avvicinarono per intraprendere una conversazione con me.
-       Buongiorno Amu!-. mi salutarono entrambi.
-       Ciao ragazzi!
-       Lo sai che sei più carina del solito?
Arrossii.
-Mi dispiace deludervi  ma oggi non sono in vena. -
Li sorpassai ed andai al mio posto,feci per sedermi, ma quando vidi Ikuto non potei che pensare quanto somigliasse a un Dio greco: in quanto il volto era girato sulla finestra e aveva una mano poggiata sotto il mento. Era bellissimo.
 Provai a salutarlo, ma dalla mia bocca non uscì alcun suono; così mi sedetti e facendo finta di nulla, ripassai  matematica.
La mattinata trascorse più velocemente del previsto ed io ringraziai il cielo che durante quelle ore di lezione, i nostri occhi non si fossero mai incontrati. Faceva troppo male sentire il suo sguardo consumarmi la schiena, forse deluso, forse speranzoso che mi facessi avanti e chiedessi scusa, ma come potevo dopo quello che era successo, dopo quello che mi aveva detto. Forse il nostro destino era quello di stare lontani. In fondo io ero solo un essere umana e lui … beh lui era quello che era.
In quel momento mi dimenticai perfino dell’accaduto con mia madre, quella mattina, pur di pensare a Ikuto.
Ero un incosciente. Non meritavo l’affetto di nessuno.
Rima mi richiamò all’attenzione:
-       Amu? Amu? Sei su questo pianeta ancora?
-       Eh? Si , Rima dimmi …
-       Bella addormentata se non  te ne sei accorta se ne sono andati via tutti.
Mi guardai attorno. Si , la classe era completamente deserta.
Anche lui se ne era andato senza dire una parola.
-       Oggi sei proprio strana … qui ci vuole un rimedio.
Aggrottai un sopracciglio.
-       In che senso?
-       Beh,visto che domani è sabato e siamo solo alla prima settimana di scuola e ancora non c’è stato assegnato un carico di compiti tale da rimanere tutto il giorno a studiare, che ne dici di venire a dormire da me domani sera?
Rimasi colpita da quella proposta.
 Chissà … forse un po’ di distrazione mi avrebbe fatto  bene.
-       Rima … “ Il minimo che potessi fare era ringraziarla.” … grazie!
Mi sorrise. – Non c’è di che, amica mia.
-       Ora andiamo, Nagihiko e gli altri ci stanno aspettando fuori.
“ Nagihiko e gli altri” quindi  questo voleva dire che c’era anche Tadase.
 Non ti sto mentendo. Anche Tadase è come me. Anche lui è un angelo.
No, non potevo vederlo. Non avrei retto il colpo, avrei finito per urlare al mondo la verità, eppure, dentro di me, avvertivo  un briciolo di speranza … tale da non credere alle parole di Ikuto.
-       No! Le urlai.
Rima mi guardò basita.
-       Amu, che hai? Perché no? Non hai voglia di passare un po’ di tempo con i tuoi amici?
-       No , è che … non mi sento molto bene oggi. Vado a casa a riposare. Ciao, ci vediamo domani. Detto ciò la lasciai in classe e corsi più che potei anche sentendo le lamentele della vicepreside che mi richiamava.
 Volevo stare sola.
 Sarebbe stata la cosa giusta dare sfogo a tutto il mio dolore, a quel segreto che dovevo tenere  nascosto.
Anche se Ikuto non mi avesse più voluta, io non avrei tradito anche la sua fiducia, sperando che ne avesse ancora un briciolo per me.
Arrivata sulla soglia di casa, trovai le chiavi sotto lo zerbino.
  Quando entrai, rimasi lì impietrita.
  Ad aspettarmi sul divano, nel salotto … c’era … mio padre.
 
 
 
 
 
Note:
Salve a tutti! Dopo aver letto questo capitolo, se ancora ne avrete voglia, potrete spararmi, uccidermi , trucidarmi … beh, lo capirò visto che  non aggiorno da un anno =(
Penso che piegarmi in ginocchio sarebbe troppo poco.
Comunque, spero che anche questo capitolo vi piaccia e ne approfitto per ringraziare tutti coloro che hanno continuato a seguire questa storia e che hanno aggiunto tra le preferite, ecc, ecc,
Ringrazio ancora Lolita Girl per il contributo che da alla storia.
Un bacione a tutti.

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Capitolo 12
*** Visita a sorpresa ***


Lui.  Mio padre!
Non era cambiato molto dall’ultima volta che l’avevo visto, a parte la barba che gli era notevolmente cresciuta e un piccolo accenno di capelli bianchi. Nonostante tutto conservava sempre quella sua aria da ragazzino.
Era dimagrito di almeno cinque chili, portava i capelli tirati all’indietro, una polo blu e un paio di jeans.
Non c’era da meravigliarsi se mia madre lo aveva sposato. Si erano amati a lungo, anche se non era andata a finir bene. In certi casi è proprio vero che l’amore non dura per sempre.
- Ciao, papà.
Mi sorrise. Era un sorriso spontaneo quello. Non gliene vedevo di così, dalla separazione con la mamma.
Non capii perché, ma quel gesto mi aveva addolcito un po’ l’umore, divenuto troppo amaro negli ultimi giorni.
Mi limitai a ricambiare con un sorriso accennato.
Il fatto di averlo, lì in casa, dopo molto tempo, certo mi preoccupava un po’, ma non potevo nascondere a me stessa, che un po’ mi rendeva felice. Avevo avuto sempre un rapporto conflittuale con lui, del resto come con mia madre. Non riuscivamo a trovare un punto d’incontro, ma dal giorno in cui papà se ne andò, avvertii subito la mancanza di una figura paterna e fui costretta a farmene una ragione per il bene della famiglia.
Negli ultimi mesi non eravamo riusciti a sentirci o a vederci molto in quanto non solo mio padre era tornato a vivere dai miei nonni paterni che vivevano dall’altra parte del Giappone, ma era un imprenditore di una delle marche italiane più importanti, Gucci, quindi era sempre in giro per lavoro, in Italia come in altri paesi stranieri, ma non so cosa l’avesse condotto proprio a Tokyo.
Solo dopo quella lunga riflessione mi accorsi che mi stava guardando con un’espressione di chi non riusciva a trattenere le risate, a quanto pare era rimasto sempre il solito burlone.
Poi scoppiò a ridere.
Un istinto omicida si fece strada in me: - Perché stai ridendo così di gusto?
Non avevo la benché minima intenzione di assecondare le sue battute.
- Perché hai fatto una faccia troppo buffa! Ahahahaha… soprattutto considerando che sei rimasta lì impalata da quando sei tornata! Sei incredibile!
- Ti ringrazio papà! Non solo hai scelto un bel modo per iniziare un dialogo, per di più è la giornata meno indicata in assoluto!
Detto ciò lo fissai con sguardo truce ed iniziai a salire le scale, quando mi bloccò il polso:
- Ehi, Amu! Ti prego non trattarmi così!
Feci un respiro profondo.
Ora ci mancava solo il padre in vena di coccole e la giornata poteva anche dirsi conclusa per me.
Mi girai e gliene dissi quattro: - Dovevi pensarci prima, non ti pare? Te ne vai dall’altra parte del Giappone e sparisci per più di due mesi, poi appari magicamente dal nulla e ti accontenti di sentirci per circa cinque minuti al massimo? Questo per te significa essere presenti nella vita delle tue figlie? Non mi pare proprio.
Cercai di divincolarmi dalla stretta e notai che il suo sguardo ero diventato malinconico.
- Almeno lasciami spiegare i fatti e poi sarai libera di decidere.
Alzai gli occhi al cielo in segno di arresa e ci sedemmo sul divano.
Iniziò: - Vedi bambina mia… - odiavo quando mi chiamava bambina mia- Subito dopo la separazione sono andato dai tuoi nonni per ritrovare me stesso e un nuovo equilibrio. In più’, è stata l’azienda di Tokyo a trasferirmi dall’altra parte dello stato. Non dovendo provvedere alle spese di una casa nuova e contribuendo solo parzialmente alle loro spese, ho risparmiato e mandato a voi più denaro del necessario.
- Che mi dici delle poche telefonate o visite?
- Cerca di capirmi Amu. In questi mesi tra pratiche da chiudere, nuove collezioni da aggiungere, modelli da presentare alle riunioni, l’assicurarsi che ci fosse tutto il materiale non ho avuto un momento libero.  Nell’ultimo paio di mesi ho lavorato in media 12 ore al giorno, compresa la domenica. Certe volte arrivavo così esausto a casa, che andavo a letto senza cena.
Aspettò qualche istante e poi mi chiese : - Allora mi darai una possibilità ?
Il mio cuore si sciolse ancora un po’. Gli sorrisi.
“Urrà. Primo sorriso spontaneo della giornata.”
- Vieni qui piccola- mi disse allargando le braccia per accogliermi in un suo abbraccio.
Senza esitazioni ricambiai.
Avevo bisogno di affetto, anche se non lo dimostravo o mi presentavo agli occhi della gente come una ragazza forte. Sapevo di non esserlo.
- Piccola mia - disse con una voce dolce e dandomi un bacio sulla fronte.
Sciolti da quell’ abbraccio mi venne da chiedergli se mamma  fosse al corrente di questa sua visita inaspettata.
- Certo che  ne è al corrente! Secondo te come ho fatto ad entrare in casa? Mica sono Spiderman? Comunque tua madre è a lavoro. Dopotutto è una donna impegnata in una grande rete di ristoranti! Tua sorella è all’asilo. Che ne dici se la passiamo a prendere più tardi, io e te?
- Certamente.
- Ah prima che mi dimentichi – disse improvvisamente e frugando nella borsa. - Ho un regalo da parte dei nonni. Uno per te, uno per la piccola ed uno per tua madre.
Mi meravigliai non poco di quel gesto, di solito i nonni mi mandavano qualcosa solo nelle occasioni importanti, quindi pensai dovesse essere il regalo di compleanno anticipato di una settimana.
Papà notò che lo guardai stranita.
-Se ti può consolare questo non è il tuo regalo di compleanno, bensì un piccolo pensierino che ha voluto fare alle donne di casa, non vedendole da tanto tempo.
Avevo sempre saputo che la nonna era molto legata a noi, poiché aveva avuto solo nipoti maschi dai fratelli di papà e avendo solo figli maschi, era ovvio che si legasse a ogni nuora, ma in particolar modo si era affezionata a mia madre. Infatti, non aveva mai sopportato la loro separazione.
Finalmente ne estrasse un pacchetto con un biglietto su cui c’era scritto “Ti vogliamo bene”. 
Lo aprii. Conteneva un Carillon che intonava una meravigliosa melodia. Sarei rimasta ad ascoltarla per ore se solo avessi potuto.
- E’ bellissimo !- esclamai stupita.
- Hai visto? Sapevo che ti sarebbe piaciuto.
Dopo aver contemplato ancora per qualche minuto quel meraviglioso oggetto, mi congedai per qualche minuto e andai a sistemarmi prima di pranzo. 
Quando scesi in cucina lo trovai in procinto di mettere una teglia sotto al forno. Lo guardai sbalordita, poiché sapevo che mio padre a differenza di mia madre non sapeva proprio cucinare.
- Si può sapere che cosa stai facendo?- gli chiesi.
Saltò dallo spavento: - Amu! Mi hai spaventato! Un altro colpo del genere e morirò di crepacuore.
- Addirittura, neanche ti avessi confessato di essere incinta.
Si girò di soppiatto: - Ti prego dimmi che stai scherzando- replicò.
- Certo che sto scherzando!
- Uh… meno male.
- Comunque che stavi facendo? - Gli chiesi incuriosita.
- Sicuramente non stavo cucinando, altrimenti a quest’ora la cucina non sarebbe ancora in piedi. Stavo prendendo la lasagna che tua madre ha messo in frigo e le ho messe a riscaldare.
- Per fortuna non sento ancora puzza di bruciato.
Scoppiammo a ridere.
Fu lui a riprendere il discorso: - Amu, allora raccontami qualcosa di te.
Aggrottai un sopracciglio.
- Perché fai quella faccia? Non ci sentiamo da tempo, non passiamo una giornata insieme da altrettanto tempo, è normale che voglia sapere mia figlia come sta?
Mi faceva tenerezza quella sua spontaneità, che sicuramente io non possedevo.
Comunque decisi di rimanere sulle mie, l’ultima cosa che doveva sapere era il mio rapporto con Ikuto se si poteva definire così.
Gli dissi la prima cosa che mi venne in mente:
- Abbiamo un nuovo insegnante di geografia!
Mi fissò, studiandomi attentamente. Poi mi disse: - Ho la netta sensazione che ci sia qualcos’ altro che tu mi voglia dire.
Arretrai. “Perché tutti pensano che ci sia qualcosa che non vada. E’ così evidente?” domandai a me stessa.
Mentre mio padre continuava a esercitare le sue pressioni su di me, il timer suonò.
Fu la mia salvezza.
- Speriamo che la lasagna di mamma non si sia bruciata! Non mi meraviglierei…
Mi fulminò con lo sguardo.
Appena iniziammo a mangiare, notai il silenzio, alquanto imbarazzante, che si era formato tra di noi, così decisi di interromperlo:
- Papà, ma come mai sei qui a Tokyo?
- Penso che sia intuibile. Ho degli affari da sbrigare e … beh, si insomma … ci sono alcune pratiche da chiudere con il mio avvocato che è di qui, per quanto riguarda il divorzio.
- Ah – dissi rattristandomi.
Calò il silenzio, poi mi venne in mente di chiedergli dove aveva pensato di sistemarsi per la notte. A questo rispose: - Beh, in realtà non ho ancora deciso.
Mi venne in mente un’idea: - Che ne pensi di fermarti qui da noi?
Mi guardò contrariato.
- Lo sai che la mamma non sarebbe d’accordo. Altrimenti non ci saremo separati piccola. – si fece serio.
- Basterà solo chiederlo con gentilezza.
- Proviamoci allora – replicò.
- Perfetto! Allora è deciso.
Appena finito di pranzare, sentii girare la chiave nella toppa.
Doveva essere la mamma.
Ne ebbi la conferma quando vidi la sua borsa di lavoro e le buste della spesa. Appena entrò in casa, salutò ed io ricambiai dandole un bacio.
Mi guardò stranita.
- Che cos’è questo cambiamento repentino di umore?
Guardò prima me e poi papà.
- A ora ho capito - disse con il sorriso sulle labbra ed entrando in casa.
- Beh, questo significa che dovresti farci visita un po’ più spesso. Faresti la gioia delle nostre figlie-
Si scambiarono un sorriso, tra il cordiale e l’imbarazzato.
- Mamma, volevo chiederti una cosa.
- Si cara, fammi pure tutte le domande che vuoi. Magari ti vedessi così allegra tutti i giorni.
- Si, beh … papà può restare da noi questo fine settimana?
Mi scrutò perplessa.
- Amu, senti … così su due piedi …
- Ti prego ! – esclamai io.
- Dovrei prima parlarne con l’avvocato…
- Ma mamma…
Rimase ancora un po’ in dubbio, ma alla fine accettò.
Saltai dalla gioia e l’abbracciai al collo, poi mi ritrassi.
Mia madre guardò l’orologio appeso sopra il mobile in cucina erano quasi le tre e mezza.
- Sarà meglio sbrigarsi – dissi incitando mio padre – Ami uscirà tra mezz’ora e c’è almeno un quarto d’ora di strada da fare a piedi, a meno che tu non sia venuto in automobile, ma ne dubito giacché ti sei sempre rifiutato di prendere la patente. Sei un fifone- dissi io.
Mise il broncio e scoppiammo a ridere di gusto.
Mia madre non smetteva di guardarci mentre svolgeva le solite faccende in cucina.
- Ehi, voi due … muovetevi, altrimenti Ami aspetterà.
- Signor si capitano!- esclamò mio padre.
Anche a mia madre venne da ridere: - Sei sempre il solito sbruffone! Adesso andate. Vi voglio fuori di qui – disse con il sorriso sulle labbra.
Avevo la netta sensazione che quello fosse il quadro della famiglia del mulino bianco, ma per quanto sarebbe durato? Cercai di scacciare quell’idea dalla mia mente. Era giunto il momento di vivere alla giornata. Non importava tanto quanto sarebbe durato in fondo, l’importante era godersi ogni istante fino in fondo.
“ Carpe Diem”, giusto?
Non appena uscimmo di casa, svoltammo la prima a sinistra, in quanto da lì sarebbe stato più comodo raggiungere l’istituto.
Durante il tragitto, parlammo di argomenti di vario genere. Dalla scuola, ai compagni di classe a cosa facevo nel tempo libero.
Alla fine fu lui a pormi delle domande decisi di accettare quell’interrogatorio altrimenti l’avrei solo insospettito troppo.
Quando giungemmo nei pressi della scuola materna impietrii alla scena che mi trovai davanti.
Desiderai non essere mai nata o sprofondare in quell’istante: vidi Ikuto che stava parlando animatamente con quella che doveva essere l’insegnante. In un primo momento mi domandai cosa ci facesse in un posto del genere, poi mi ricordai che lui aveva una sorellina più’ piccola e guarda caso veniva nella stessa scuola di Ami. Mio padre non vedendomi più’ a fianco a lui si voltò di scatto e mi venne incontro.
Notò il mio improvviso pallore sul volto e pensò che stessi avendo un calo di pressione, quindi iniziò a urlare il mio nome, pensando che stessi  per svenire.
Gli pregai di abbassare la voce, ma nulla.
E accadde proprio quello che avevo temuto.
Ikuto si girò proprio nella mia direzione e fu inevitabile che i nostri occhi s’incontrassero.
Mi persi di nuovo in quel paio di occhi color ametista.
Difficilmente avrei retto quello sguardo dopo quello che era successo, ma ero legata a lui. E quella fu la prima volta che me ne resi conto davvero. Abbassai lo sguardo prima che lui distogliesse l’attenzione su di me.
Fu una ferita dritta al cuore.
Mi sentii gelare.
Mi voltai verso mio padre e lo ammonii: - Papà Sto benissimo. Non c’era bisogno che facessi una scenata del genere! Guarda ci stanno fissando tutti!
- Amu, mi dispiace tantissimo- replicò.
Sembrava sincero.
- Ah, lascia perdere. Andiamo da Ami.
Mi incamminai, senza neanche prestargli attenzione.
Il mio unico obiettivo era interrompere quella conversazione idillica tra i due piccioncini.
Avevo il volta stomaco e mi girava la testa.
Mi intromisi senza neanche guardarlo in volto e mi rivolsi direttamente all’insegnante: - Buongiorno signorina! Come sta?
Glielo si leggeva in faccia, che alla giovane maestra non le aveva fatto piacere essere interrotta.
- Bene – si limitò a dire poi stava per continuare, ma io non le detti neanche il tempo di replicare: - Oh, mi scusi signorina. Mi dispiace interrompere la vostra interessante conversazione, ma sono venuta a ritirare Ami e sa … vado anche abbastanza di fretta.
Mi guardò truce, sorrise ad Ikuto e si allontanò per andare a chiamare Ami.
Sapevo che avevo il suo sguardo addosso.
- Amu, si può sapere che cosa ti è saltato in mente?
Sbottai: - E me lo chiedi pure? A quanto pare ti sei consolato subito! Ed anche con una più grande di te! Non ti facevo così audace!
- Aspetta … non mi dire che questa è una scenata di gelosia!
- Che? Io gelosa? E per quale motivo?
Il suo viso si corrucciò come un gatto indifeso.
-Ti ricordo che siamo stati insieme anche se per poco.
Mi feci seria.
- Siamo stati appunto – mi rattristai e raggiunsi Ami che stava uscendo in quel momento. Mi venne incontro e mi abbracciò: - Ciao Shorellona!
- Ciao piccola, c’è una sorpresa per te! Guarda chi c’è laggiù – le dissi indicando papà.
La piccola corse incontro a papà.
- Beh, allora ci vediamo a scuola - detto questo me ne andai, con una stretta al cuore.
“ Fermami e baciami. Sei ancora in tempo. Perché non lo fai?”  pensai tra me e me.
Poi decisi di raggiungere papà e mia sorella, che si tenevano per  mano.
Sorrisi.
Almeno nella mia famiglia per i prossimi giorni si sarebbe respirata un po’ di serenità.
- Amu?
- Si papà?
- C’è qualcosa che posso fare per te?
Lo guardai interrogativa.
-Ti chiedo questo perché prima sei impallidita e poi hai avuto una discussione piuttosto vivace con il tipo dinanzi al cancello, con cui mi sembravi in confidenza.
“Ci mancava solo la scenata del padre geloso ed eravamo al completo.”
- Non preoccuparti papà. Va tutto bene.
- Se lo dici tu … ma sappi che se anche non viviamo più assieme io ci sarò sempre per te.
- Lo so papà - e detto ciò ci incamminammo verso casa.
Non vivevamo più assieme ma almeno ci provavamo ad essere una famiglia felice.

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