Non importa...

di sterne
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Cap. 01 ***
Capitolo 2: *** Cap. 02 ***
Capitolo 3: *** Cap. 03 ***
Capitolo 4: *** Cap. 04 ***



Capitolo 1
*** Cap. 01 ***


“Non importa…”

 
 
- Sono innamorata di te dal giorno del mio sedicesimo compleanno. Quando hai organizzato una sorpresa e sei entrato in casa mia con una torta in mano, seguito dai nostri amici.
Lì ho capito che ti amavo, che mi mancava  il respiro se ti allontanavi da me, perché eri tu il mio ossigeno.
Perché tremavo se ti avvicinavi.
Perché il mio cuore sussultava se mi sfioravi.
Perché mi sentivo librare nell’aria se mi guardavi.
Perché quel giorno, quando cominciarono a suonare le prime note dell’ultimo singolo del mio cantante preferito, tu eri lì, di fronte a me, con i calici colmi di spumanti e con un sorriso che arricciava le labbra e che ti rendeva la cosa più bella del mondo per me, mimasti ‘Buon compleanno bimba e tutti gli altri scomparvero. In quel momento esistevi solo tu.
Lì ho capito di amarti. Anche se eri il mio migliore amico ed era sbagliato, perché probabilmente tu non provi quello che provo io. -

 
-“Che cosa stai scrivendo?” Eccolo, bello come il sole, Dylan il mio migliore amico. Tempismo perfetto.
-“Nulla!” -copro una delle mille confessioni scritte, anche questa non arriverà mai in suo possesso, con altri fogli, appunti della lezione di storia e di matematica.- “Che ci fai qui? sei in anticipo!” mi scruta curioso come un gatto. Nota il mio nervosismo evidentemente, ma, lascia correre almeno per ora.
-“Non mi vuoi? Me ne vado”
-“No. No!” lo blocco afferrandogli la mano. Intrappolandola tra le mie. E mi do della stupida per la foga con cui l’ho fermato. I nostri sguardi corrono sulle nostre mani. E un fremito mi attraversa la schiena e ritiro le mani come scottata da quel contatto
-“Volevo dire -tossicchio schiarendomi la voce- che solitamente sei in ritardo. Mi hai sorpresa.” Continuo incerta. Mi sorride e con uno slancio riafferra le miei mani. Di nuovo quel brivido.
-“allora bimba, che scrivevi? Prende posto di fianco a me, su quella vecchia panchina verde ormai sbiadita dal sole e dalla pioggia. E i suoi occhi saettano di nuovo su quei fogli, per fortuna infestati solamente da incomprensibili appunti e numeri. E prima che possa sfogliarli e trovare ciò che non deve assolutamente trovare. Una folata di vento corre in mio aiuto sollevandoli un po’. La scusa migliore per metterli via. Li riordino e li ripongo al sicuro dentro la cartella. Lontano da occhi indiscreti ma non lontano dal mio cuore.
-“Stavo studiando.” Sospiro, sperando che così l’argomento sia chiuso definitivamente.
-“ Passeggiamo?” la sua voce mi ridesta. Annuisco.
Si alza in piedi e quando lo guardo per poco non rischio un mancamento. Il sole del primo pomeriggio illumina tutta la sua figura. La luce filtra attraverso i suoi capelli castano chiaro, rendendoli quasi biondi. Rendendo la sua immagine luminosa e brillante. Sembra un angelo, il mio angelo.
La piccola collinetta sulla quale passeggiamo è ricoperta da papaveri rossi e fiori di maggio, piccole margherite gialle che quando ero piccola raccoglievo per fare “m’ama non m’ama”.
Raccoglie una margherita con la mano che non stringe la mia e me la porge sorridendomi.
-“Grazie” sussurro
-“Che hai fatto in questi giorni?”
-“Niente. -che non sia pensare te. Ma per fortuna tengo per me questo particolare- ho studiato!” bugiarda. Non è vero. Non riesco a studiare da settimane non faccio altro che pensare a lui.
-“brava la mia bimba!” scioglie la stretta che intreccia le nostre mani e sposta una ciocca di capelli dalla mia fronte. Chiudo gli occhi per godermi al meglio questo istante. Per non fare scappare nessuna delle sensazioni che sto provando. Per non far volare via il brivido che ha attraversato la mia pelle.
-“Che hai? Sei silenziosa. Va tutto bene?” chiede preoccupato analizzando ogni mia espressione.
-“Sì, sì tutto bene.” Sorrido sforzandomi di apparire naturale. Annuisce con fare comprensivo ma non de tutto convinto. Anche lui sa che qualcosa non va. Che qualcosa mi turba, ma non riesce a capire cosa. E a me va bene così. Perché ho paura che se sapesse quello che provo, potrebbe allontanarsi, tutto andrebbe perduto. Io sarei perduta senza di lui. “allora, dimmi qualcosa” cerco di aprire un discorso. Almeno così ci pensa lui a colmare il silenzio.
-“Ti ricordi quando l’altro pomeriggio ti raccontavo di quella ragazza che ho conosciuto dopo la scuola?” il mio cuore accelera, certo che me lo ricordo. Ricordo pure le lacrime che ho versato per le successive dieci ore.
-“Sì!” sussurro senza levare lo sguardo. Non riuscirei a sostenere il suo.
-“Ci siamo baciati!” e sento un rumore dentro il mio petto. Sì lo sento perfettamente. E’ il mio cuore che si spezza. Per un attimo sembra smettere di battere. Le mie mani, ancora intrecciate alle sue, sembrano andare a fuoco così come i miei occhi. Li sento pizzicare, ma non posso piangere. No, non devo.
-“oh… bene. Sono contenta per te Dylan.” Nessun altra parola esce dalle mie labbra. Non so nemmeno io come ho fatto a dire queste. La sua stretta però per un attimo sembra intensificarsi, ma solo un momento. Tanto che mi chiedo se me lo sono immaginato soltanto.
-“Grace sei sicura di stare bene?” non mi sono nemmeno accorta che mi stesse guardando.
-“Certo che sono sicura. Ho solo mal di testa, ho studiato troppo.” Menomale che non è vero che le bugie hanno le gambe corte, io sono già nana di mio.
-“Ti vedo strana, Grace. C’è qualcosa che non mi dici?”
-“Sto benone. Solo… non me l’aspettavo. Ecco, non mi avevi detto che vi foste rivisti.”
-“Ecco… è successo tutto così in fretta, non ho avuto nemmeno il tempo di realizzare. È per questo che ti ho chiesto di vederci qui oggi. Volevo parlare con calma senza che nessuno ci interrompesse.” Soffia tutto in una volta, scrutandomi con attenzione. Come se volesse vedere anche la minima reazione. Ma nulla. Sono brava a nasconderle, sono anni di allenamento. “Vedi abbiamo deciso di iniziare a frequentarci. Non stiamo insieme, è presto ci stiamo solo conoscendo.” Ecco un altro battito perso. Non so quanto ancora riuscirò a trattenere le lacrime. E se adesso lui capisce che lei gli piace. Caratterialmente dico, perché fisicamente lo sa già. È bella, è più bella di me senza alcun dubbio. E se domani, tra un mese o sei, viene e mi dice “Grace sai, mi sono innamorato.” Io che faccio? Il mio cuore non può reggere una notizia del genere. Dovrò allontanarmi da lui. Non potremo più vederci e io come farò senza di lui? No non posso perderlo. Se mi fossi resa conto prima di esserne innamorata. Magari le cose sarebbero andate diversamente. Magari… magari… oh al diavolo devo dirglielo non posso vivere con questo rimpianto, io devo almeno provarci. Mi giro verso di lui e afferro le sue mani, cercando si ignorare i brividi che sembrano attraversarmi.
-“Dylan vedi, io… -i suoi occhi puntano speranzosi i miei, di nuovo quel brivido lungo la schiena. Forza Grace è semplice, puoi farcela! Il mio cuore inizia a correre furiosamente e non so cosa i miei occhi leggono nei suoi perchè- …Dylan io, sono contenta per te. Se è questo che ti rende felice, io sono felice per te.” E anche il mio cuore deluso dalla ragione rallenta la sua corsa, fino a quasi fermarsi. Ma è questa la cosa giusta. Il luccichio che si era acceso nei suoi occhi sembra essersi adombrato. Probabilmente è solo una mia impressione, magari è solo la delusione che provo verso me stessa che influenza i miei occhi. È il mio migliore amico e quello che voglio è solo la sua felicità, se non è anche la mia non importa. Se volere bene a qualcuno significa sacrificare una parte di sé, io per Dylan sacrificherei tutta me stessa.
 
 
 
Spazio per me
Non so nemmeno io da dove è uscita questa scemenza. Ieri sera mi annoiavo e mi sono detta perché annoiarmi da sola quando le mie fanciulle possono farlo insieme a me? xD ed eccomi qui. Scusate se magari sembra incompleta o montata per aria.
Fatemi sapere che ne pensate.
Ah OGNI RIFERIMENTO A FATTI, PERSONE O COSE NON E’ PURAMENTE CASUALE. Vi ringrazio in anticipo. Perché se siete arrivate fino qui vuol dire che non avete premuto la crocetta rossa in alto a destra.
 
 
Spazio Pubblicità
Non pubblicizzo MAI me, in spazi comuni, visto che questa è la mia storia, mi prendo questa libertà se vi va passate dall’altra storia.

“Where were you?”

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Capitolo 2
*** Cap. 02 ***


“Non importa…”
 
 
2° Capitolo

 
-“Grace sei pronta?” Rispondo al telefono aspettandomi una voce irritata per il mio ritardo, invece, è stranamente tranquillo.
-“ehm sì?” tentenno, Dylan odia aspettare.
-“Ti prego non dirmi che devo aspettare che ti lisci i capelli o che ti trucchi” riesco ad immagine la faccia da cucciolo che ha assunto e il labbruccio tremulo. Sorrido divertita, continuando a prendermi gioco di lui.
-“ehm no?”
-“Grace!” sospira esasperato
-“Ok, ok. Devo solo cambiarmi, e sono pronta.”
- “Pupa per quanto mi riguarda puoi anche venire nuda”
-“Dylan!” la mia voce probabilmente risulta più stridula del dovuto.
-“è solo che…”
-“è solo che…?”
-“Sono da mia nonna. Mi passi a prendere?”
-“Non mi farà entrare di nuovo in casa come la scorsa volta vero? Ti ricordo che mi ha riempito le tasche di caramelle e per poco non rischiavo la lavanda gastrica, per tutte quelle fette di torta di mele che mi ha fatto mangiare?” comincio a ridere talmente tanto che mi manca il fiato.
- “Dylan potevi anche dire di no, che eri apposto.” Sentenzio divertita.
- “Bastavi tu a fare la figura della maleducata, non ne hai accettato nemmeno un pezzetto con la scusa, idiota tra l’altro, che ti eri appena lavata i denti e non sentivi il sapore. Non potevo dirle di no.” Scuoto la testa, ricordando quel pomeriggio.
-“Dylan non era una scusa idiota, era istinto di sopravvivenza, Nonna se non vede il cibo arrivarti alle orbite, non si ferma. Ah stasera ha preparato la pizza”
-“Ti passo a prendere alle ventidue, si puntuale e di’ a tua nonna che abbiamo fretta e che un altro giorno andiamo a fare merenda da lei.”
-“A tuo rischio e pericolo. A dopo scemo.”
-“A dopo bimba!” chiudo la chiamata cercando di ignorare quel traditore del mio cuore che cominciato la sua corsa.
 
Mi preparo in fretta e dopo diversi minuti passati a contemplare lo specchio, maledicendomi e insultando ogni riccio fuori posto e ogni curva del mio corpo. Sento bussare alla porta, una folta chioma bianca ne fa capolino, due enormi occhi azzurri segnati da oltre settanta anni di emozioni, incrociano i miei…
-“Ti stai facendo bella?”
-“Per quel che é possibile…” sospiro consapevole che tanto ogni tentativo è vano.
-“Non dire sciocchezze, sei già bella non vorrai stendere quel bel fanciullo che ti aspetta da un buon quarto d’ora?” Dylan è già arrivato? Strano solitamente mi fa uno squillo. Un quarto d’ora? Il mio cervello sempre attivo realizza con calma che era già qui quando ho chiuso la chiamata. Un sorriso si apre sul mio viso e schiocco un bacio sulla guancia delle nonna e prendendo borsa e giacca esco dalla camera dei miei nonni.
-“Grace, bambina mia non permettergli di spezzarti il cuore!” sussurra a pochi passi da me.
-“non succederà nonna, sta tranquilla.” Le ultime parole famose, un bacio per suggellare quella promessa. E esco fuori, il mio migliore amico mi sta aspettando.
 
-“Ehi” sospiro, senza indugiare ulteriormente con lo sguardo su di lui. È stata sufficientemente esaustiva la radiografia fatta dalla porta d’ingresso di mia nonna a qui. Liscio le invisibili pieghe della giacca per smorzare la tensione e calmare i fremiti.
-“Ehi smorfiosa, la tua giacca è apposto, smettila di lisciarla” prende le mie mani tra le sue e le porta all’altezza del suo stomaco. Alzo lo sguardo sulle nostre mani e poi sui suoi occhi color nocciola fissi sui miei non so nemmeno da quanto tempo.
-“Nemmeno un bacio?” borbotta, mi alzo sulle punte ma alto come è, è impossibile per me arrivarci, così si abbassa quanto basta perché le mie labbra tocchino la pelle liscia della sua guancia. -“Così va meglio.”- ma prima che mi allontani si avvicina di nuovo al mio viso, troppo vicino perché il mio cuore rimanga tranquillo e mi lascia un bacio all’angolo delle labbra. –“andiamo?”- soffia mentre si allontana e si gira per cominciare a camminare. Lasciandomi persa nei miei pensieri. E’ la prima volta che fa una cosa del genere, e non mi piace per niente, è consapevole dell’effetto che ha su di me.
-“Sei a piedi?” chiedo quando torno in me, mentre lui non lascia la presa dalle mie mani.
-“Sì, siamo a piedi, ho lasciato la moto davanti casa tua”. Mia nonna vive ad un centinaio di metri da casa mia, in pochi minuti arriviamo.
-“Eri già qui quando mi hai chiamato?” lo spiazzo con questa domanda mentre mi passa il casco.
-“mmh, no! Sono arrivato un istante prima che uscissi tu.” Afferma senza guardarmi.
-“ok…”- non indago ulteriormente anche perché non caverei nessun ragno dal buco. –“dove andiamo?” controlla che abbia allacciato bene il casco e prendo posto dietro di lui sulla moto.
-“tuo cugino ci aspetta a casa sua insieme agl’altri, per guardare un film. Allacciati a me!” stringo le mie braccia attorno al suo cinto e  appoggio il mio metto alla sua schiena.
-“signorina sbaglio o ti sono cresciute le tette? Dovrò constatare con mano.”
-“Idiota..” –si becca un pizzicotto sul fianco, che non l’avrà scalfito minimamente- “…non devi proprio constatare nulla, pensa a farmi arrivare viva a casa di mio cugino” dichiaro stizzita sicuramente bordeaux in viso.
 
La moto sfreccia tra le vie della cittadina, ormai saranno le ventidue e trenta, ma io vorrei solo che questo tempo sia infinito. Voglio rimanere abbracciata a  lui ancora per un po’. Quando siamo davanti agli altri cerco di evitare tutte queste smancerie. Già i ragazzi fanno battutine stupide e strane allusioni, se gli do altre motivazioni è la fine. E dire che non sono uno molto propensa ad abbracciare le persone. Tutta colpa delle mie stupide fissazioni.
-“Bimba, siamo arrivati.” Strofina le sue mani sulle mie, ancora allacciate sul suo addome.
-“Ci abbiamo messo più tempo del solito o sbaglio?”
-“Già ti eri stancata di me?” secondo me lo fa apposta. Mi provoca. Vuole vedere che reazioni ho.
-“Dylan, il mondo non gira intorno a te? Mi stavo congelando e non vedo l’ora di entrare” e smettere questa stupida conversazione che non porterà a nulla di buono.
Entriamo mio cugino Lukas e la sua fidanzata Jules ci aspettano già in cameretta, insieme a quello scemo di Max. 
Quando entriamo mio cugino è intento ad esplorare le tette della sua donna, quale sarà la scusa di questa sera? La settimana scorsa ha detto che le aveva regalato lui la maglia che indossava e voleva assicurarsi che le stesse bene.
Max invece come al solito è al telefono, chissà come si chiama stasera “la donna della sua vita”.
-“Cazzo Lukas un po’ di contegno, è entrata una minorenne.” Ecco che il dolcissimo ragazzo di pochi istanti fa ha lasciato il posto al coglione patentato che diventa con i suoi amici.
-“Stronzo!” sibilo a denti stretti fulminandolo con lo sguardo. Jules salta giù dal letto sistemandosi alla bell’e meglio e mi corre incontro salutandomi affettuosamente.
-“ehi Grace, non dargli ascolto, lascialo perdere. Vieni sediamoci. Come stai?” Jules è una ragazza dolcissima, affettuosa e premurosa, certo anche lei ha i suoi momenti di acidità, però le voglio bene anche per questo. Un’ultima occhiataccia a Dylan che sembra già essersi pentito e seguo Jules sul letto. Lukas nel frattempo ha accolto suo “fratello” come lo chiama lui con una delicata pacca sulla spalla. Se avesse riservato anche a me lo stesso trattamento, adesso avrei una frattura scomposta.
-“Fratello che guardiamo stasera?” s’informa Dylan senza staccare lo sguardo da me.
-“Un horror?” sento Lukas chiedere, ma non riesco a sentire la risposta di Dylan perchè Jules ha cominciato a raccontarmi del pomeriggio passato con mio cugino, vedo solo scuotere leggermente la testa, in dissenso. Sospiro sollevata, sa quanto odio quei film e che li evito sempre, non mi costringerebbe mai a guardarli.
 
Mi sistemo sul letto a due piazze, con la schiena appoggiata alla spalliera. La stessa cosa fa Lukas pochi centimetri distante da me, prima di accogliere la sua donna tra le sue braccia e cominciare a coccolarla. Dylan si avvicina a me…
-“Mi fai un po’ di posto?”
-“Dylan guarda quanto spazio c’è, io tra poco cado dal letto, mettiti là” indico l’angolo ai piedi del letto.
-“Io veramente avrei un’idea migliore…” sposta le mie gambe allargandole e si siede in mezzo inizialmente, poi si distende completamente su di me, appoggiando la sua testa sul mio grembo. –“ecco, così sto comodissimo!” io invece non potrei essere più imbarazzata di così. Mio cugino mi guarda sottecchi con l’aria da saputello, Jules invece mi riserva uno sguardo di comprensione.
-“Mi fai i massaggini?” brontola Dylan. Mentre il film inizia.
-“Non so, vuoi che ti porti un caffè, che ti accenda una sigaretta?” domando innervosita. Perché mai poi?
-“mmh, sarebbe l’ideale, ma per ora mi accontento di averti a mia completa disposizione.” Basta con questa abbiamo superato il limite, lo allontano bruscamente e mi alzo dal letto, furiosa ed amareggiata.
-“Grace dove vai?” chiede stupito e preoccupato allo stesso tempo.
-“Al bagno. O devo chiederti il permesso?” sbotto irritata uscendo dalla  camera.
 
Dopo diversi minuti di pianto vado fuori mi serve una boccata d’aria e anche una sigaretta. Esco in veranda e dopo neanche un minuto sento la porta riaprirsi.
-“Quando hai ricominciato a fumare? Mi avevi giurato che avevi smesso.” La sua voce calda e preoccupata arriva chiara alle mie orecchie, segno che è più vicino di quanto pensassi, infatti, cinge la mia vita con le sue braccia.
-“non ti avevo giurato proprio nulla, tu mi hai costretta. Era un ricatto, non una promessa.”
- “e quale sarebbe adesso la penitenza da pagare?”
-“Dylan…”
-“Grace si può sapere che ti prende? Sei strana, non parli e ti arrabbi per ogni cosa.” Sospira pensieroso appoggiando il mento sulla mia spalla.
-“non ho nulla, non ti preoccupare, è solo un momento. Dai rientriamo o i ragazzi ci daranno per dispersi”.
So benissimo che non si arrenderà e che il discorso non è chiuso per sempre, però per stasera basta pensieri.
Rientriamo in casa e raggiungiamo i ragazzi, abbiamo perso quasi metà film ma poco m’importa.
Mi sistemo sul suo petto e cercando di trattenere le lacrime finiamo di guardare il film capisco che l’amore vince sempre, ma non per me.
 
Spazio per me
Buongiorno donne, lo so avevo detto che sarebbe stata solo un OS però mi è venuta l’ispirazione e non potevo lasciarla scappare. Non sarà una long questo è certo. Chi vivrà vedrà.
Ringrazio con tutto il cuore le persone che hanno letto e recensito lo scorso capitolo.
E un grazie immenso va a Chiara perché ha dedicato un post meraviglioso ç_ç e ha sempre le parole giuste al momento giusto <3.
Grazie per essere arrivate fino qui.
Clara

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Capitolo 3
*** Cap. 03 ***


“Non importa…”
 
 
3° Capitolo
 
 

-“Dylan la smetti di fissarmi? Dobbiamo studiare!” Lo guardo sottecchi cercando di nascondere l’imbarazzo.
-“Non ti stavo fissando.” Scuote il capo, come si fa quando devi allontanare dalla mente un cattivo pensiero. E questo non fa che agitarmi di più.
-“Cerchiamo di finire questo capitolo ok? Di questo passo, altrimenti, arriveremo a domattina.” Sentenzio leggendo per la milionesima lo stesso rigo.
-“Che ne dici di fare una pausa?” propone dopo pochi istanti.
-“Preparo il the” scappo in cucina, ma pochi attimi e mi raggiunge.
-“Quando torna il Mister?”
-“smettila di chiamarlo così” il Mister, come lo chiama lui è mio padre. Dylan e mio padre vanno molto d’accordo però m’inquieta un po’ il vederli scherzare come coetanei. “dopodomani sera comunque” i miei sono partiti per la seconda luna di miele questa mattina per questo Dylan  oggi dopo la scuola si è fermato a casa mia.
-“Allora abbiamo casa libera per altre… -finge di contare- …quarantotto ore abbondanti.”
-“Abbiamo?” chiedo scettica, come immaginavo non ha la minima intenzione di lasciarmi da sola “ho, volevi dire…”
-“Abbiamo!” asserisce, buttandosi letteralmente sul divano portandosi in grembo un cuscino.
Suonano alla porta, l’unico motivo per cui non si sorbisce le mie lamentele, sul fatto che non può rimanere a casa mia per altre quarantotto ore dimenticandosi della sua famiglia, che ha la sua vita e non deve preoccuparsi perché io me la caverei benissimo da sola. Lamentele che so sarebbero vane perché tanto non mi darebbe minimamente ascolto.
-“Apro io!” annuisco mentre si alza dal divano per dirigersi all’ingresso. Lo seguo con lo sguardo finché non lo vedo sparire dietro la colonna.
 
-“Grace, vieni vogliono parlare con te” mi avvicino alla porta d’ingresso sulla quale Dylan è addossato. Quando mi sente alle sue spalle la apre completamente e mi fa spazio tra lui ed questa.
-“Salve Signora Hudson aveva bisogno di qualcosa?” La  Signora Hudson è la nostra vicina, una dolcissima donna di settanta anni solo un po’ pettegola. “mia madre non c’è, tornerà tra tre giorni” cerco di liquidarla prima che cominci a raccontarmi gli ultimi gossip del quartiere o che mi spieghi dettagliatamente le pietanze preparate stamani alla prova del cuoco. Ma è praticamente impossibile fermarla o metterla a tacere.
-“ No figlia mia, è che sai, oggi non ho visto tua madre dare acqua alle piante e così mi sono detta, vado a chiedere a Grace se sua madre è partita.” Dylan trattiene a stento una risata e dopo avermi lanciato un’eloquente occhiata che la diceva lunga sulla curiosità dell’anziana signora, cerca di darsi un contegno per evitare di essere scoperto.
-“Sì è partita questa mattina, è stato gentile da parte sua informarsi signora Hudson ma ora devo proprio lasciarla, mi scusi dobbiamo studiare.” Cerco di giustificarmi ma la vecchietta non demorde, così dopo avermi illuminato sull’appagante vita sessuale del signor Hill, suo ultraottantenne vicino di casa sposatosi con una giovane modella Russa. E avermi detto chi sposa chi e chi ha lasciato chi, arriva la fatidica domanda…
-“E tu figliola, ancora non ti sei fidanzata?” Grazie signora Hudson, no dico, prego se vuole può girare anche le dita nella piaga oltre al coltello. Classica domanda, che io odio visto che non ho mai avuto la possibilità di rispondere di sì. E Dylan lo sa, ed è per questo che probabilmente mi guarda preoccupato, anche se io non ho avuto il coraggio di alzare gli occhi e incrociare il suo sguardo. Lo sa, anche se io non l’ho mai ammesso espressamente. Perché odio parlarne. Perché so che finirò per essere la vecchia  zitella, che vive da sola in una casa piena di gatti, che fa i biscotti per i figli delle sue sorelle. Odio parlarne perché magari non dicendolo a voce alta, la paura è scongiurata. Ma Dylan mi ascolta anche quando sto zitta, anche quando i miei silenzi urlano implorando il suo aiuto come adesso.
-“Sono io il suo fidanzato. Dylan, piacere di fare la sua conoscenza, signora Hudson.” Dylan si fa avanti per stringere la mano alla vecchia signora che sorride bonaria. E io lo ringrazio mentalmente incapace di proferire parola. “Ora, se non le dispiace, io e la mia fidanzata avremmo da fare.” Al suono delle parole ‘mia fidanzata’ un brivido percorre la mia schiena non so quale delle due mi fa più effetto. E per confermare quelle parole, Dylan passa un braccio a cingermi la vita e l’altro corre a prendere la mia mano destra per portarla alle sue labbra. Un gesto che mi mozza il fiato e che mi fa sudare freddo. Quel ragazzo non ha idea di che effetto a su di me o se ne è consapevole sa come farmi perdere la ragione. Il mio cuore traditore come sempre comincia la sua corsa, dannato lui e anche il mio corpo che non riesce a tenere a freno i bollori. Averlo in casa per altre quarantotto ore sarà una continua tentazione.
 
Dopo aver fatto merenda e litigato, per avere provato a convincerlo a non rimanere a casa mia per i prossimi due giorni. Dopo avermi fatto sentire in colpa perché lo stronzo, perché solo stronzo si può definire, per farmi cedere mi ha detto: “Scusa, non volevo essere invadente. Non volevo auto-invitarmi, e non voglio infastidirti, rimarrò qui fuori finché non ti addormenti e poi vado via.” Come potevo resistere a quella vocina dispiaciuta e a quegli occhi da cucciolo? “eh va bene… rimani qui.” dichiaro rassegnata.
-“Grace?”
-“Mmh?” Continuo a far finta di leggere senza prestargli molta importanza, non posso mica pendere sempre dalle sue labbra. Alzo per un istante gli occhi dal libro. E l’osservo in silenzio. E’ bello il mio Dylan, così bello che mi chiedo come possa essere diventato mio amico.
Il sole ormai è quasi tramontato è più di un’ora ormai che siamo qui fuori sul dondolo e l’aria comincia a farsi fresca. Una folata di vento fa scorrere alcune delle pagine del libro che ho tra le mani e il leggero fruscio ridesta entrambi.
-“Nulla” sospira incrociando finalmente il mio sguardo, tremo appena. Sperando che non ne accorga.
-“Hai freddo?” Come non detto. Dannato corpo traditore. Non sei in grado di tenerti un segreto.
-“No, tranquillo sto be…” ma non mi da il tempo di finire di parlare che mi accoglie tra le sue braccia, “Grazie” biascico lasciandomi cullare dal suo respiro.
-“Grace?” questa volta non cerco il suo sguardo.
-“Dimmi…” sussurro strofinando il naso sul suo petto.
-“Ti sei mai innamorata?” Tutto potevo aspettarmi, persino che mi chiedesse per la milionesima volta la taglia del mio reggiseno. Ma mai, mai mi sarei aspettata questa domanda e per di più con questo tono.
-“Dylan ma che domande fai?” Prendo tempo. Che cazzo m’invento? Grace concentrati! Inventa qualcosa per l’amor del cielo. Non puoi mica dirgli che sei follemente innamorata di lui, adesso. Anche se in effetti quando ti ricapita un’occasione del genere?
-“Non hai risposto…” sempre più serio.
-“No, Dylan. Che ti salta in mente? Te l’avrei detto no?” bella faccia tosta che hai… mentire così spudoratamente al tuo migliore amico e fingerti indignata pure. Complimenti Grace sei da oscar. Ci mancava solo la mia coscienza a farmi sentire uno schifo.
-“Io sì, Grace” Sospira  “un anno dopo averti conosciuto, mi ero innamorato di te” Stupida, stupida, stupita Grace. Rispondi ora!
E chiunque sano di mente a quel punto si girerebbe e cercherebbe di capire che cosa vuole dire quel giovane fanciullo, che, ha aspettato la bellezza di quattro anni per dirti che si era innamorato di te. Ma io no, io rido. Rido come impazzita, perché non mi sembra possibile una cosa del genere. Lui bello come il sole, lui il mio migliore amico, quello che mi ha visto, in pigiama, in lacrime, spettinata, dolorante o con la tinta in testa, non può essersi innamorato di me, cozza e in soprappeso. Con milioni di difetti fisici e mentali. Rompi coglioni e adesso anche stupida. No, non può essersi innamorato di me.
-“Dylan non è vero, non prendermi in giro. Non ti credo” Sibillo, cercando il suo sguardo, dopo aver ripreso fiato. Sembra rabbuiarsi.
-“E’ vero invece, ma che vuoi eravamo giovani e di facile innamoramento. E tu mi stavi sempre appiccicata era normale che m’innamorassi delle tue tette, poi siamo cresciuti…”
- “e siamo diventati amici e quindi tra di noi è impossibile innamorarsi.” Finisco io per lui, perché almeno così, so che non è vero. Se lo dice lui finisce che credo che lo pensi sul serio.
- “Già!” sospira senza aggiungere altro.
- “Che ne dici se rientriamo?” propongo. Cercando di spezzare la tensione.
-“Questa sera in tv danno jumanji, lo guardiamo?” sorride e il mio cuore ricomincia a battere normalmente.
-“Scordatelo! Odio quel film.” Mi alzo dal dondolo raccattando coperta e il libro che era finito a terra.
- “Lo so, ma sono tuo ospite. E sarebbe scortese da parte tua non farmi guardare quello che voglio” Sorride soddisfatto raggiungendomi e abbracciandomi.
- “Non mi compri. Scordatelo! Scegli o me o jumaji.”
- “Te, sempre.”
Il suono di quelle parole ci accompagna dentro casa. Sorridenti come se nulla fosse accaduto, ma è solo apparenza…
 
 
Spazio per me
 
Buongiorno fanciulline. Prima di ringraziarvi volevo fare un avvertimento. Questa storia non segue un tempo ben definito. E’ più che altro una racconta di momenti. So già come finirà e spero di non deludere le vostre aspettative. Però volevo fosse chiaro il fatto che non seguo un calendario, in un capitolo posso parlare di una cosa che è successa in estate e in quello dopo di quello che è successo a Natale. Non mi importa spiegare quello che c’è intorno a loro, situazioni familiari o altro quello che voglio farvi leggere è solo un amore tra migliori amici. Non so se mi sono spiegata.
Passiamo ai ringraziamenti. Chi mi conosce sa cosa dico ogni volta, e mi rendo conto che posso essere veramente una lamentela continua. Però sono davvero sbalordita. Perché non riesco a credere che una cosa scritta da me possa piacere. Sono sconvolta davvero. Ho ricevuto complimenti e recensioni meravigliose che non credo di meritare. Però vi ringrazio con tutto il cuore per non avete idea di quanto mi facciate felice.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento. Se vi va fatemi sapere che ne pensate, che fareste voi al posto di Grace, se sta sbagliando qualcosa o che ne pensate di Dylan.
Grazie in anticipo.
Clara

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Capitolo 4
*** Cap. 04 ***


“Non importa…”
 
 
4° Capitolo
 

 
“Grace…” Dylan sbraita dal soggiorno, la tv è accesa e ad altissimo volume. Io dalla cameretta faccio finta di non sentirlo. Anziché urlare come un matto, potrebbe abbassare il volume.
“Grace.” Finalmente la tv sembra tacere. “Ha chiamato Lukas dice che tra dieci minuti lui e Jules saranno qui. Ordiniamo le pizze?” perfetto serata a quattro, tra l’altro con quel deficiente di mio cugino, che non appena saprà che Dylan dorme qui, comincerà a fare l’idiota.
“Ok” rispondo senza troppo entusiasmo. Pochi istanti e compare in cameretta, senza prestare attenzione alla sua presenza, continuo a mettere i libri che mi serviranno domani a scuola, dentro la borsa.
“Che hai?” chiede preoccupato avvicinandosi.
“Niente…” sospiro con la testa troppo piena di pensieri per essere in grado di inventare una scusa plausibile.
“Troppo poco, parla!” si avvicina afferrando i miei fianchi e appoggiando il suo petto alla mia schiena. Nessuna risposta da parte mia. Sono troppo impegnata a calmare il battito del mio cuore impazzito prima che se ne accorga. “Sei strana, non parli, ti arrabbi per niente e cambi espressione ogni volta che mi avvicino. C’è qualcosa che non va? C’è qualcosa che non mi dici?” Colpita nel segno Grace. Su forza, parla!
“No, no, nulla. È che…” brava Grace puoi farcela “…è che sono in pensiero per i miei genitori non li sento da oggi a pranzo.” Basta mi ritiro, Grace questo è un affronto al buon senso. Cavatela da sola adesso.
Ha ragione la mia coscienza, mi picchierei da sola. Faccio schifo, sto mentendo al mio migliore amico, gli sto nascondendo la cosa più importante. Sono una pessima amica dovrei vergognarmi di me stessa. Una lacrima sfugge al mio controllo, la prima di una lunga serie. Asciugo in fretta, sperando che la penombra e la scusa di chiudere la borsa mi aiutino a nasconderle. Ma è tutto vano.
“Grace, ma tu stai piangendo.” Mi costringe a girarmi e prende il mio volto tra le mani costringendomi a guardarlo ma abbasso lo sguardo. Non voglio che veda i miei occhi, ho paura che anche loro, come fa sempre il mio cuore, possano tradirmi. “Grace, guardami!” scuoto il capo, negando. Così è lui a cercare i miei occhi e quando li trova mi sembra di svenire. Le gambe mi tremano e le lacrime ormai rigano copiose il mio viso. I suoi occhi colmi di preoccupazione. Strofina i pollici sulle mie guance per asciugare le lacrime e le bacia. “Parlami ti prego. Grace non so che fare.” Mi stringe a sé mentre altre lacrime bagnano la sua maglia.
“Stringimi” singhiozzo. Un’unica richiesta, una preghiera, le sue braccia sono la mia ancora di salvezza. Ma ci sono concessi solo pochi minuti, il campanello suona, sono arrivati Jules e Lukas.
Dylan mi guarda preoccupato
“Devo andare ad aprire.” Annuisco e dopo avermi lasciato un leggero bacio sulla fronte, mi lascia da sola in camera, in compagnia dei miei pensieri.
Torna dopo pochi minuti, io nel frattempo cerco di darmi un contegno e coprire il più possibile i segni del pianto.
-“Sei bellissima.” Sussurra per consolarmi  e spero con tutto il cuore che lo pensi davvero anche se io non ci credo
-“Erano i ragazzi?” chiedo senza prestare attenzione al complimento, come faccio sempre.
-“Sì. Jules ha già chiesto di te.” Sorrido senza farlo davvero. “Grace non posso vederti così, per favore dimmi che succede?” Gli accarezzo il braccio che nel frattempo aveva afferrato la mia mano.
-“Niente Dylan, niente. Dai scendiamo prima che Lukas cominci a lamentarsi.” Lo rassicuro con un altro sorriso, cercando di sforzarmi di farlo sembrava più vero possibile. Mi asseconda e usciamo dalla camera.
 
-“Grace, tesoro…” Jules mi corre in contro abbracciandomi amorevole. Lasciando mio cugino completamente spaparanzato sul divano.
-“Ciao cara, come stai? Dimmi che quel maniaco di mio cugino ti tratta bene”
-“Cara cuginetta, Jules non si lamenta proprio dei miei trattamenti, anzi, sembra parecchio soddisfatta” il solito scemo.
-“Lukas!” lo rimbecca Jules, “smettila di essere sboccato. Perché tu e Dylan non andate a prendere le pizze?” conclude avvicinandosi al suo uomo con passo felino baciandolo delicatamente sulle labbra.
-“Ok pupa! Ma quando torniamo mi ringrazi a dovere.”
-“Più tardi, quando siamo soli.” Sussurra non abbastanza piano però, visto che io e Dylan li guardiamo sconcertanti, soprattutto quando Lukas, afferra con enfasi il sedere della sua donna avvicinandola a sé.
-“Ok ragazzi, calmiamo i bollenti spiriti…” è Dylan a parlare. “…Lukas, lasciamo sole le donne, andiamo.”
Quando io e Jules rimaniamo da sole è lei la prima a parlare.
-“Grace, vuoi dirmi qualcosa? È tutto apposto tra te e Dylan?”
-“Sì tutto ok.” Sospiro senza guardarla, e cercando di cacciare indietro le lacrime che minacciano di uscire.
-“Sicura?”
-“Sì” non aggiungo altro, incapace di trattenere le lacrime.
-“Oh Grace tesoro, vieni qui...” Mi abbraccia confortandomi “…lo so che è difficile, però devi dirglielo che sei innamorata. Si vede lontano un miglio e Dylan non è stupido, comincerà a farsi delle domande e farti delle domande e non puoi mentirgli per sempre. Devi essere sincera. E poi anche lui…” ma si ferma improvvisamente, come se si fosse resa conto di aver parlato troppo. La guardo sorpresa e curiosa.
-“Anche lui…? Cosa Jules?”
-“Niente! È che… bocca mia non taci mai, l’altro giorno Dylan ha chiamato Lukas e non so cosa gli ha detto, ma Lukas gli ha risposto che doveva dirtelo, perché secondo lui tu sei innamorata di Dylan.
-“Io lo ammazzo quel cretino. Ma perché non si fa mai gli affaracci suoi. Mi chiedo come fai a starci.” Sbotto irritata, perfino le lacrime di poc’anzi passano in secondo piano.
-“Grace, lascia stare tuo cugino. Ci ho pensato io a fargli la ramanzina. Devi parlare con Dylan hai capito? Prima che sia troppo tardi.”
 
 
“Devi parlare con Dylan hai capito? Prima che sia troppo tardi… Prima che sia  troppo tardi… Prima che…” la testa comincia a girare vorticosamente, la voce di Jules riecheggia nelle mie orecchie, e non sono più nella mia cucina con lei. Mi trovo sulla collina, di nuovo, con Dylan. Un Deja-vu…
No, non è un deja-vu, questa è la realà, Dylan è di fronte a me…
 

-“Ecco… è successo tutto così in fretta, non ho avuto nemmeno il tempo di realizzare. È per questo che ti ho chiesto di vederci qui oggi. Volevo parlare con calma senza che nessuno ci interrompesse.” Soffia tutto in una volta, scrutandomi con attenzione. Come se volesse vedere anche la minima reazione. Ma nulla. Sono brava a nasconderle, sono anni di allenamento. “Vedi abbiamo deciso di iniziare a frequentarci. Non stiamo insieme, è presto ci stiamo solo conoscendo.” Ecco un altro battito perso. Non so quanto ancora riuscirò a trattenere le lacrime. E se adesso lui capisce che lei gli piace. Caratterialmente dico, perché fisicamente lo sa già. È bella, è più bella di me senza alcun dubbio. E se domani, tra un mese o sei, viene e mi dice “Grace sai, mi sono innamorato.” Io che faccio? Il mio cuore non può reggere una notizia del genere. Dovrò allontanarmi da lui. Non potremo più vederci e io come farò senza di lui? No non posso perderlo. Se mi fossi resa conto prima di esserne innamorata. Magari le cose sarebbero andate diversamente. Magari… magari… oh al diavolo devo dirglielo non posso vivere con questo rimpianto, io devo almeno provarci. Mi giro verso di lui e afferro le sue mani, cercando si ignorare i brividi che sembrano attraversarmi.
 

-“Dylan vedi, io… -i suoi occhi puntano speranzosi i miei, di nuovo quel brivido lungo la schiena. Forza Grace è semplice, puoi farcela! Il mio cuore inizia a correre furiosamente e non so cosa i miei occhi leggano nei suoi perchè- …Dylan io, sono innamorata di te. Soffio tutto d’un fiato. Chiudo gli occhi per non vedere quello che sono sicura mi spezzerebbe il cuore. Il discorso che fortunatamente avevo ripetuto solo a me stessa, non avrebbe portato a nulla di buono. Non posso vivere con l’angoscia di avergli mentito. Qualsiasi sia la sua reazione l’accetterò.
Le sue mani sul mio viso, lo accarezzano, alzo lo sguardo e finalmente incrocio il suo.
-“Finalmente ti sei decisa a dirlo. Ho aspettato quattro anni per poterlo fare… e piano avvicina i nostri volti, le sue labbra toccano le mie, un semplice sfioramento e le mie gambe cedono, ma lui mi tiene stretta a sé. –“perché ci hai messo così tanto?” soffia sulle mie labbra e con gli occhi ancora socchiusi gli sussurro. “zitto e baciami! Abbiamo quattro anni da recuperare.”
 


FINE

 
 
 
Spazio per me.

Sto piangnucolando vi rendete conto?
Ok è strano per me dirlo e sono sicura che non lo dirò una seconda volta. Ma… MI PIACE ahahah non credo ai miei occhi.  Due giorni fa mi stavo deprimendo con James Blunt e mi è venuto questo lampo di genio. Potevo risparmiarmelo eh? Spero di essere stata chiara, Grace nei capitoli 2 3 e 4 esclusa la fine ovviamente ha avuto un assaggio di quello che sarebbe stato il suo futuro nella menzogna. Una sorta di “Cosa sarebbe accaduto se…”.
Il momento giusto per confessare a Dylan il suo amore era questo e non poteva essere rimandato. Perché, citando il mio film preferito, “Se ami qualcuno devi dirglielo, perché poi il momento passa.” Ed è vero, poi è troppo tardi e tutto troppo complicato,
Non vi nego che avevo preparato un altro finale un po’ più tragico. Però avevo il magone e non riuscivo a metterlo. È questa la loro fine, anzi il loro inizio.
Ha ragione Chiara decidono loro. Noi possiamo solo trascrivere.
Ragazze vi ringrazio tutte quante. Perché siete state dolcissime e gentilissime vi spupazzerei tutte una per una. Senza di voi non so come avrei fatto.
Grazie di cuore.
Clara 

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