L'avventura di Abby

di Giuly_Zomb
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Pausa... ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


3.30 di una notte estiva.
Tanto estiva non sembrerebbe però, dati i notevoli cambiamenti del tempo. In quella casa si udiva solo il battere di un orologio in soggiorno e qualche abbaiare proveniente da chissà dove.
Ah si, si sentiva anche il grattare della penna su un foglio scolorito che Abby stava usando per intrattenersi quella notte.
"Com'è che si comincia un diario? Ah si, caro diario.
Beh, non ho mai avuto un diario. Non ho tutta questa pazienza di scrivere i miei capperi da un oggetto.
Ad ogni modo.. piacere, Abby. Ma che faccio, mi presento ad un foglio? Sì dai, devo pur passare 'sta nottata. Abby, 16 anni, abbastanza sfigata. Perché sfigata? Perché non ho ancora trovato un mio posto in questo mondo. Eppure, ne ho visti tanti di posti. Sarà che non li ho visti a dovere, cambiando città ogni anno per colpa dello stupido lavoro di mio padre. Peccato, qui a Londra cominciavo a sentirmi bene. Lamentarsi è inutile ad ogni modo, nessuno da retta alla pecora nera della famiglia".
Abby diede uno sguardo alla sveglia sul suo comodino mentre scriveva: erano le 4.05.
Chiuse il piccolo quaderno per poi riporlo sotto al cuscino. S'addormentò pian piano, fantasticando tra se com'era solita fare, fin quando non ebbe altro da fare se non dormire.
La mattina seguente, Abby venne svegliata dalla solita voce irritata di sua madre. Maledicendola si alzò, si diresse in bagno e come ogni mattina contemplò il proprio riflesso nello specchio.
I capelli castani le ricadevano disordinati sulle spalle scoperte, gli occhi ancora assonnati e il viso sciupato di sempre.Erano poche le occasioni in cui si piaceva davvero. Si diede una sistemata per poi scendere in cucina, dove sua madre non le rivolse nemmeno uno sguardo ma continuò ad interessarsi ai fogli di fronte a lei.
"Mamma.."
"Hai preparato le valigie?".
Abby sbuffò senza dare nell'occhio. Era l'unica domanda che sua madre le rivolgeva, che fosse Lucaino, pomeriggio o sera.
"Sentiamo, dov'è che si va stavolta?"
"Michigan, e non usare quel tono annoiato chiaro?".
Abby si trattene dal rispondere così risalì in camera. Non c'era molto da preparare, per comodità quasi non disfaceva le valigie dato la frequenza con cui si spostava. Raccolse dei panni sporchi e rifece il letto e solo allora si ricordò del quaderno lasciato sotto al cuscino. Lo prese tra le mani, dando un'occhiata a ciò che aveva scritto quella notte per poi gettarlo a caso nella valigia aperta.
Ora che ci pensava meglio, in Michigan c'erano già stati, quando Abby frequentava le elementari.
Un 'toc toc' alla porta la distrasse dai suoi pensieri. Entrò suo padre, accompagnato dalla sua impassibile fierezza.
"Oh bene, hai le valigie già pronte! Possiamo partire stasera dunque"
"Papà, perché non restiamo qua?".
Suo padre rise sfacciatamente e senza degnarle di una risposta uscì dalla camera. 
Così, quella sera, senza altre obbiezioni caricarono le valigie in auto e senza salutare nessuno partirono verso l'aeroporto. Dopo una lunga fila per il check-in salirono su quell'aereo ormai già conosciutissimo.
Cuffie all'orecchie e volume alto, l'unico modo che permetteva ad Abby di non sentire i continui discorsi professionali dei suoi genitori. Volarono sopra Londra, lasciandosela sempre più alle spalle, per atterrare in Michigan alle prime luci dell’alba. Aeroporto affollatissimo, persone di ogni tipo, diverse tra loro per lingue, religione e quant'alto, ma tutte cariche di pesanti valigie e che si affrettavano ad uscire da quel pandemonio.
Finalmente riuscirono a respirare la vera aria di quella città, che parve ad Abby una delle città più belle in cui fosse mai stata. Un taxi li accompagnò alla loro nuova dimora, una villetta in centro, uguale a tutte le altre intorno.
All'interno mancavano i mobili, che sarebbero arrivati da un momento all'altro, come aveva programmato sua madre. Era una casa grande, a due piani. Dall'ingresso si presentava una bella scala di marmo e che divideva il piano terra in due ambienti, sala da pranzo e soggiorno. Il piano superiore comprendeva solo due camera da letto e un bagno. Il tutto era accompagnato da un lucido parquet.
"Abby, vieni a dare una mano!"la chiamò così sua madre, distraendola dal giro turistico in casa.
Trasportarono dentro i vari mobili e soprammobili, letti e ripiani, lavelli e tavoli. A fine giornata quella casa pareva ancor più bella, adornata di tutto punto.
A quanto pare, i suoi genitori pensavo di compensare così la sua mancanza di compagnia? Col lusso?
Con tutti quei soldi magari i suoi potevano comprare un po' di umiltà. 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***




"Salve! Siete i nuovi vicini giusto? Vi diamo il benvenuto nel quartiere"
Era la voce squillante della loro vicina che arrivò in soggiorno dalla porta aperta.
Abby aveva già dato un'occhiata ai vicini, sembravano persone alquanto perfettine e perciò in ottimi rapporti coi suoi genitori.
Quel pomeriggio però, decise di uscire per esplorare quel loro quartiere quando, dalla soglia di casa sua, notò una ragazza rientrare nella casa di fronte. Pensò fosse figlia dei vicini ma era così diversa da loro.
Ammirò quella ragazza dal primo istante. Bella, alta, sicura di sé. Da invidiare insomma. A quanto pare quella ragazza dovette sentirsi osservata perché si voltò, individuando il suo osservatore. Sorride ad Abby e quest'ultima fece lo stesso.
Passeggiò per le strade osservando quelle case tutte uguali, monotone e curate al massimo. Non c'era nessuno in giro, forse con quel caldo solo una "strana" come lei poteva allontanarsi dal fresco della propria casa. Mancava meno di una settimana all'inizio della nuova scuola, del suo nuovo inferno. Ogni anno si riprometteva che sarebbe stato diverso, che non sarebbe stata solo una sfigata intravista nei corridoi ma nulla cambiava.
Aveva appena finito di formulare questo pensiero quando sentì qualcosa sfiorarle le caviglie e calando lo sguardo notò un gatto soriano gironzolarle intorno. Non aveva mai amato i gatti, li riteneva infedeli e incutevano anche un certo mistero.
Quasi percepisse quel pensiero, il gatto filò via indignato.
'Mah, che strane creature' pensò.
Detto questo decise di tornare a casa.
Qualcosa era rimasto sul fondo della valigia ed Abby se ne accorse solo il giorno successivo quando, alla ricerca di un calzino solitario, notò quel piccolo quadernino su cui aveva scritto la notte prima della partenza.
Ecco, visto? Non era adatta ad avere un diario, se l'era già scordato. Sedette alla scrivania, aprì il quaderno e afferrò una penna.
"Beh, l'avevo detto io che non ero portata per i diari. Ma forse interessa ad un pezzo di carta sapere che ci siamo spostati dall'altra parte del mondo, che sono di nuovo circondata da un lusso inutile e praticamente sola. Non potevano scegliere un quartiere migliore? Mi sento un pesce fuor d'acqua".
Un miagolio lontano la distrasse. Lasciò carta e penna, aprì la finestra ed ebbe quasi l'istinto di un grido trovandosi sul davanzale il gatto del giorno prima.
"Ma che vuoi da me, eh? Cerchi compagnia? Sbagli posto" gli disse, osservando quel musetto peloso e trattenendosi dal sorridere.
"Fonziiiiiiiie! Fonzie, ma dove ti sei cacciato?!" un ragazzo percorreva il viale, chiamando a gran voce.
Il gatto miagolò in sua direzione e quest'ultimo alzò gli occhi verso la finestra.
"Eccoti, diamine, vieni giù. Mi scuso, gli piace gironzolare" disse il ragazzo, rivolgendosi ad Abby.
Era alto, ben piazzato, con capelli biondo scuro che ricadevano sulla fronte nei quali i raggi del sole si intersecavano.
"Ehm.. no, figurati, è simpatico infondo" gli disse Abby, sentendosi alquanto in imbarazzo.
Il gatto saltò giù, dirigendosi verso casa e il ragazzo fece lo stesso, salutando con un sorriso Abby.
Quest'ultima rimase lì, ad osservarlo finché la curva della strada non lo inghiottì.
Non rivide quel ragazzo il giorno dopo, né quello dopo ancora.
Non sapeva chi fosse, né nome o altro. Quasi sperava che quel gatto, Fonzie, venisse di nuovo da quelle parti. Così passarono i giorni successivi, lenti ed interminabili, a fissare quella curva di strada.
Era un altro afoso giorno, passato all'insegna della monotonia, seduta nel portico di casa sua con le solite cuffie alle orecchie. Quando poi sentì il cancello cigolare seguito da una voce.
Abby tolse le cuffie, rivolgendo lo sguardo alla ragazza che abitava alla casa di fronte.
"Ehi" sorrise ad Abby.
"C-ciao" le rispose, abbozzando un sorriso.
"Credo che questa sia vostra, l'avranno consegnata per sbaglio da noi" si avvicinò tendendole della posta.
"Ah si, giusto! Grazie".
Abby sorrise prendendo le lettere poi tese la mano.
"Abby"
"Melissa".
Le due si strinsero la mano, dopodiché si congedarono.
"Mamma, la posta!" gettò le lettere sul piano della cucina e filò in camera.
Una volta lì afferrò quella sua sottospecie di diario e piegò l'angolo di una pagina scarabocchiandoci la data di quel giorno: 28 agosto.
Tra il chiedersi dove fosse finito quel ragazzo e l'euforia per la nuova conoscente, Abby quasi dimenticò dell'imminente arrivo della scuola, previsto per quel giorno successivo.
Passò quell'ultima sera di libertà nel solito modo, su quel davanzale di camera sua scambiando di tanto in tanto una chiacchiera con Melissa, la vicina.
Si svegliò con un nodo allo stomaco quella mattina, accompagnato dal suono della sveglia e dalle urla di sua madre. Dopo essersi preparata, scese in cucina e buttò giù qualche cucchiaiata di cereali.
"Abby, allora? Andiamo?" le disse suo padre, sistemandosi giacca e cravatta.
Abby afferrò la borsa coi libri ed insieme percorsero il vialetto e salirono in macchina. Nel tragitto verso scuola suo padre cercava scarsamente di fare conversazione ma lo stomaco di Abby era tanto attorcigliato da permetterle a mala pena di annuire.
Col loro arrivo a scuola arrivò anche il suono della campanella perciò senza troppe chiacchiere Abby salutò suo padre ed entrò nell'edificio cercando di non dare nell'occhio.
Era come sentirsi un pesce fuor d'acqua. Quei corridoi strapieni di studenti di ogni tipo che si affrettavano a raggiungere le proprie aule le facevano apprensione. Consultò l'orario in bacheca e si recò all'aula destinata. Era quasi piena e molti le lanciarono sguardi curiosi al suo ingresso, cosa che la fece avvampare in viso.
"Ehi Abby!" le arrivò un saluto da un angolo dell'aula e voltandosi vide Melissa andarle incontro.
Quel nodo che aveva allo stomaco sembrò sciogliersi ad una velocità sorprendente e tutto parve più leggero.
"Ciao Mel! Siamo nella stessa classe allora?" le disse.
"A quanto pare sì. Vieni, ti presento le altre".
La condusse da delle ragazze appostate vicino alla finestra da cui filtrava parecchia luce solare.
Erano in due, la più alta dai lunghi capelli neri che le ricadevano morbidi intorno al viso, e l'altra con dei ricci perfetti color nocciola che le si appoggiavano sinuosi sulle spalle.
"Loro sono le mie amiche, Rose e Fliss".
"Piacere, Rose" le disse la ragazza ai capelli neri, sorridendo e stringendole la mano.
"Ed io Fliss, piacere" disse l'altra, facendo altrettanto.
Ebbero solo 5 minuti di conversazione circa, prima che l'insegnante entrasse e chiese loro di sedere. Presero posto tutte e quattro nei banchi in fondo ed iniziò così la loro prima lezione. Dopotutto non fu così terribile quel primo giorno anzi, quella giornata terminò in un lampo.
Ma solo all'uscita, quando le quattro ragazze si congedarono in cortile, la giornata prese una piega ancor più positiva per Abby.
Era diretta all'uscita quando, voltandosi da un lato, notò all'ombra di un albero un gruppo di ragazzi tra cui l'inconfondibile figura del famoso ragazzo sconosciuto.
Era in sella ad un motorino nero, intento a consumare una sigaretta, circondato da amici.
Non si accorse di Abby, la ragazza filò via prima che potesse permetterglielo.
Se quel ragazzo frequentava la sua stessa scuola, allora c'era davvero un buon motivo per frequentarla.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


"Com'è andato il primo giorno?" le chiese sua madre, vedendola entrare.
La risposta esatta sarebbe stata "meravigliosamente" ma si limitò a dire "bene".
Arrivata in camera sua trovò qualcosa ad aspettarla sulla scrivania: un pc portatile nuovo di zecca con un bigliettino che recitava 'Per il nuovo anno scolastico, da mamma e papà'.
'Un regalo gradito, per una volta' pensò, sorridendo e accendendolo.
I successi giorni a scuola trascorsero normalmente, senza pesantezza. Capitò di intravedere quella capigliatura biondo scuro nei corridoi tra una lezione e l'altra e all'uscita ed ogni volta si chiedeva se quel ragazzo l'avrebbe riconosciuta.
Ma solo un mercoledì, dopo una settimana dall'inizio delle lezioni, ebbe la risposta al suo dubbio:
a pranzo, 15 minuti prima della fine, Abby e le sue nuove amiche erano radunate sotto un faggio a consumare le solite schifezze quando un casco rotolò ai loro piedi, seguito da un polverone.
'I soliti fighetti che si vantano coi loro scooter' pensò Abby, ma quando la polvere si dissolse notò che proprio lui, quel ragazzo dal bel portamento e dai capelli così belli, venire nella loro direzione e recuperare il casco.
Fece un cenno di saluto a Melissa, e solo dopo notò anche Abby. Dopo averla guardata per qualche secondo sorrise in modo divino dicendole "ehi".
Abby sorrise in risposta, un sorriso tremolante, che le rimase spiaccicato sul volto anche dopo che il ragazzo si fu allontanato.
"Mel, ehm, come lo conosci?" disse a Melissa.
"Abita nella nostra strada, al di là della curva. Perché?" le rispose.
"Uhm, no, chiedevo" le disse Abby, mentre gli angoli della bocca le si arricciavano in un sorriso.
Finita la scuola Abby tornò a casa e si chiuse in camera sua. Per tutta la sera pensò a quel ragazzo, non aveva nemmeno fame e non scese a mangiare.

3.20 di quella notte, troppa insonnia per dormire.
Trafugò nelle coperte, alla ricerca del diario. Abby strinse la penna tra i denti, osservando la pagina di quel giorno ancora bianca.
Pensò a ciò che era accaduto a scuola, a come le cose sembravano andarle bene, a quelle amiche che stava conoscendo, a quel ragazzo..
La sveglia lampeggiò le 3.30. Abby ritornò alla realtà, riguardò quella pagina e disegnò solo una grande faccina sorridente cerchiando la data di quel giorno.
Arrivò la domenica Lucaina, santo giorno per dormire fino a tardi. No, ERRORE.
"Abby, sveglia, va a portare la spazzatura all'angolo" arrivò la voce di una madre.
Riluttante e sbuffando, Abby lasciò il suo bel letto, si vestì e scese in cucina. Trovò suo padre a leggere il giornale della domenica in salotto e sua madre a preparare il solito super pranzo domenicale. Le indicò le buste della spazzatura senza distogliere gli occhi dal suo lavoro, così Abby si trascinò a passi pesanti a raccoglierle e ad imbattersi in un bel cielo azzurro e un sole accecante.
Abby lasciò le buste all'angolo della strada, il camion della spazzatura sarebbe passato di lì a poco. Stava per voltarsi verso casa, quando sentì una porta sbattere furiosamente da una delle villette.
Strizzando gli occhi notò che era il ragazzo del giorno prima. A quanto pare, ancora sonnolenta, non si era accorta di essere arrivata a quella famosa curva della strada. Il ragazzo le sembrò avere un'aria stanca e lo vide lasciarsi cadere pesantemente su una panchina poco distante. Ecco, il momento giusto.
Staccò i piedi dal suolo e percorse quella distanza, una distanza che le sembrò infinita.
"Ehi" disse, dopo essersi avvicinata abbastanza.
Il ragazzo alzò il capo, stringendo gli occhi alla luce del sole e sorrise vedendola.
"Ehi" fu il suo saluto, facendole cenno di sedersi lì.
Abby prese posto, maledicendosi in quel momento di non essersi pettinata meglio i capelli prima d'uscire.
"Non mi sono mai presentato vero?" le disse il ragazzo, sempre col sorriso stampato sulle labbra.
"Luca" le porse la mano.
"Abby" gli rispose, stringendo la sua mano e sperando di non tremare troppo visibilmente.
Luca ridacchiò, passandosi una mano tra i capelli incorniciati dal sole.
"Sai, il mio gatto Fonzie ha tentato più volte di ritornare nella tua direzione, peccato che sia troppo.. stanco per arrivarci" iniziò Luca.
"Stanco? Che vuoi dire?" disse Abby.
"Sarà la vecchiaia, boh" gli rispose, scrollando le spalle.
Abby annuì, sperando che la conversazione non fosse terminata lì, parlando solo di un gatto malato.
"Non sei qui da molto, vero? Hai già fatto conoscenza?" continuò Luca.
"Oh, solo con alcune compagne di classe, ma non ho ancora visto neanche l'ombra della vera città" gli rispose.
"E che aspetti? C'è tanto da vedere! Che ne dici se ti faccio da guida turistica?" gli disse Luca, strofinandosi le mani e quasi desideroso di aver qualcosa da fare.
"Ma davvero? Beh, accetto!" rispose Abby, sfoggiando un gran sorriso.
"Andiamo, non ti assicuro che non ci perderemo comunque" disse ridendo Luca, alzandosi e passandole un casco poggiato sul motorino lì vicino.
Sembrava una tipica scena di film, di quei classici senza fine.
Abby riusciva quasi a sentire la musica in sottofondo, mentre quello scooter volava per le vie della città, i grandi ingorghi, le scorciatoie deserte, i piccioni che filavano via al loro passaggio.
Dimenticò ogni cosa. Mentre filavano per le strade, Luca le indicava i vari posti, musei, parchi nazionali, locali, ristoranti, persino la palestra in cui ogni giovedì andava ad allenarsi. Solo dopo aver girato abbastanza decisero di far riposare i motori e prendere una cola.
Si sedettero su una panchina del parco, quello in cui Luca andava spesso con gli amici a giocare a calcio, come le aveva raccontato.
Mentre chiacchieravano animatamente furono interrotti da alcuni squilli proveniente dal cellulare di Luca. Ad Abby cadde l'occhio sullo schermo, su cui c'era scritto "mamma" e vedendo Luca staccare la chiamata le venne spontaneo chiedergli:
"Perché non rispondi?"
"Vorrà sapere dove sono" disse Luca, scrollando le spalle.
"Ed è male che lo sappia?"
"No, ma non ho un buon rapporto familiare, tutto qua" tagliò corto Luca, facendo capire che il discorso finiva lì.
La riaccompagnò a casa qualche ora più tardi.
"Grazie del giro turistico" gli disse Abby sorridendo e sfilandosi il casco.
"Figurati, sempre a disposizione per le matricole"
"Uhm, per tutte le matricole?" precisò Abby, alzando un sopracciglio.
"Nah, solo per quelle carine" disse lui, strizzando un occhio e dando gas allo scooter.
Restò a guardarlo finché la curva non lo inghiottì del tutto.
'Ah beh, ora avrò tanto da scrivere su quel diario' pensò Abby.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina seguente fu soggetto a ritardo, dato l'improvviso mal funzionamento della sveglia e dal sonno arretrato di quella notte. Abby si vestì più in fretta che poté, legò distrattamente i capelli castani in una coda e lasciò perdere la colazione.
Arrivò a scuola 5 minuti dopo il suono della campanella e fece il cortile di corsa mentre gli ultimi ritardati si affrettavano ad entrare.
Quella mattina avrebbero avuto un test di storia. La loro insegnate era alquanto anziana, forse troppo per insegnare, sorda com'era e distratta. Bassina, tarchiata ma con una vocetta acuta paragonabile ad una voce infantile.
Abby rallentò scivolando nel corridoio e si precipitò in aula spalancando la porta. L'insegnante, la signora White, non si accorse della sua entrata e continuò a distribuire i compiti.
Abby scivolò nel suo banco, notando solo in quel momento delle nuvole grigie in arrivo.
"Ehi" Melissa la chiamò dal banco di fianco al suo.
"Nervosa? Tranquilla, i compiti con la White sono una passeggiata" le disse, strizzando l'occhio.
Abby sorrise di rimando e dette uno sguardo alle domande.
"Avete un'ora a partire da ora" disse loro l'insegnante, mano all'orologio.
"Che ti dicevo? Una passeggiata!" commentava Melissa un'ora più tardi, riponendo i libri nell'armadietto. Abby annuì distrattamente, guardandosi attorno.
Non aveva ancora visto Luca quel giorno.
"Venite da me oggi? Mi serve un ripasso per chimica" disse Rose raggiungendole e inondando le loro narici col bel profumo che usava sempre.
"Non posso, mia sorella ci ha iscritto alla sfilata di fine mese, oggi c'è il primo incontro con le prove" disse Fliss, con tono annoiato, modellando un riccio tra le dita.
"Hai una sorella?" chiese Abby.
"Sì, gemella".
"Va beh, aspetto voi due da me alle 4, niente scuse!" concluse Rose, rivolgendo ad Abby e Melissa uno sguardo che non ammetteva repliche.
Solo all'uscita, nella calca generale, Abby intravide finalmente Luca in sella al suo scooter.
Cercò di incrociare il suo sguardo, ma la folla sgomitava per uscire e quasi inciampò per una spinta da uno scalino bagnato dalla pioggia mattutina.
'Che strano, sono sicura di non averlo visto nella scuola' pensò Abby di ritorno a casa.
Mentre passava in auto per andare a casa di Rose, Abby diede uno sguardo alla casa di Luca e fu quasi certa di aver intravisto il suo ciuffo castano da una finestra.
Il pomeriggio a casa di Rose migliorò di gran lunga la giornata: adorava Rose, in poco tempo l'aveva amata per ogni suo aspetto. Rose aveva una sorella e un fratello, Michelle e Gregory, più piccoli di lei.
Studiarono indisturbate per la maggior parte del pomeriggio, ma la casa di Rose era troppo piena di distrazioni per non notarle. C'era una piscina, prossima ad essere svuotata. Un cortile, grande abbastanza per ospitare 60 persone. Una soffitta, che conteneva tutti i passatempi migliori come video giochi, un tavolo da ping pong, un mega stereo, un divano apribile e tanto altro.
Tornarono a casa prima di cena. Suo padre annunciò loro di aver ottenuto ottimi risultati al lavoro ed Abby non seppe se gioire o meno: non doveva trasferirsi ancora, vero?
Dopo cena, mentre Abby se ne stava sul portico di casa sua ad ammirare probabilmente uno degli ultimi cieli degni di essere definiti stellati, sentì un miagolio proveniente dal vialetto seguito da una figura felina. Le ci volle un po' per capire che fosse Fonzie, il gatto di Luca. Effettivamente, aveva un'aria malaticcia. Approfittando della situazione, prese Fonzie in braccio e senza rendersi conto del passo svelto arrivo a casa di Luca.
Ad aprirgli fu proprio lui, proprio come sperava.
"Abby, ciao!" le disse sorridendo e stupito ma quando vide Fonzie tra le braccia di lei lo stupore svanì lasciando posto ad una risata che gli scoprì lo splendido sorriso. Aveva un aspetto trasandato, come suo solito, ma che gli donava alla perfezione. Esattamente come quella felpa di Superman che indossava.
"Credo sentisse la mia mancanza sai?" disse Abby, lasciando cadere il gatto che filò dentro facendo le fusa.
"Probabile, non sa resistere alle fanciulle".
Abby rise e senza troppi indugi continuò:
"Non c'eri a scuola oggi?".
Luca si passò una mano dietro al collo e rise.
"Beh, francamente non sono entrato. Avevo un'interrogazione di filosofia e, beh, non credo d'aver aperto mai quel libro" concluse, con una scrollata di spalle.
"E quante interrogazioni pensi di scamparti? Se ti serve una mano posso aiutarti, me la cavo in filosofia".
Le parole uscirono dalla bocca di Abby prima che ella se ne rendesse conto.
"Davvero? Ti va di vederci domani mattina? Non ho niente da fare la domenica. Almeno non mi assento di nuovo lunedì".
Abby fece un veloce calcolo mentale e concordarono di vedersi la mattina dopo a casa di Luca.

Così, la mattina seguente, Abby si dedicò ad una abbondante colazione per poi, sotto un cielo grigiastro, si diresse verso casa di Luca. Non aveva mai studiato di domenica mattina, ma ovviamente ora si poteva fare un'eccezione.
Arrivò a casa di Luca e fu di nuovo lui ad aprirgli.
"Giorno! Vieni, entra".
L'ingresso non era molto ampio. C'era uno specchio con un mobiletto coordinato sottostante da un lato mentre dall'altro un appendiabiti. Luca la condusse in soggiorno, ordinato in stile moderno. Si aspettò di trovare almeno uno dei suoi genitori, ma evidentemente era per questo che Luca aveva concordato di vedersi in quel giorno.
"Mia madre è a lavoro, meglio non averla intorno" disse Luca, quasi interpretando il suo pensiero.
"Accomodati, vado a prendere i libri".
Luca salì per una rampa di scale e scomparve. Abby diede un'altra occhiata in giro: le superfici splendevano, sulle quali vi erano cornici con foto di Luca da piccolo assieme ad una donna che suppose essere sua madre. Non vide traccia del padre in quelle foto.
C'era un pc portatile lasciato acceso sul bancone da cucina. Riconobbe il sito della scuola sulla pagina ma notò anche una foto di Luca al centro.
Incuriosita si avvicinò e lesse il titolo 'Luca Peracino – curriculum'.
Fece per scorrere la pagina ma sentì i passi di Luca tornare di sotto e si affrettò a sedersi sul divano. Luca le sedette accanto, lasciando i libri sul tavolino di fronte.
"Allora, premetto di non essere un caso facile. Ancora sicura di volermi aiutare?"
"Ovvio, finiremo prima che te ne accorga".
Iniziarono con una lettura dei vari filosofi ma dopo un'ora Abby dovette rimangiarsi ciò che aveva detto: era davvero più dura del previsto. Anzi, più di una volta poté giurare di aver visto con la coda dell'occhio lo sguardo di Luca fisso su di lei mentre era intenta nella spiegazione di qualche paragrafo.
"Insomma, perché atteggiarsi a fare i filosofi? Quanto può essere utile 'sta roba?" continuava a lamentarsi Luca.
"Se ti lasci cullare tra queste pagine magari puoi trovarle interessanti" ripeteva Abby.
Le lancette dell'orologio batterono le 11.30 e poco avevano concluso.
"Bah, lasciamo perdere, mi assenterò domani" sbuffò Luca, abbandonandosi sul divano.
"No, ritardare è peggio. Abbiamo ancora tutta la giornata, puoi farcela. Ti lascio i miei appunti, imparali" disse Abby, radunando i proprio libri.
"Puoi tornare stasera? Non ti farò perdere tempo, giuro".
C'era quasi tenerezza nel tono di voce di Luca e non seppe dirgli di no, ne valeva la sua promozione dopotutto.
Quel pomeriggio, nella propria camera, ad Abby venne in mente la foto di Luca sul sito della scuola. Si portò alla scrivania, accese il pc ed ebbe accesso al sito della scuola. Trovò la pagina richiesta, a quanto pare per gli studenti più 'interessanti' erano richieste maggiori informazioni.
Lesse alcuni curriculum precedenti, tutti riguardati premi scolastici, gare, riconoscimenti e si aspettò di leggere lo stesso nel curriculum di Luca.
"Luca Peracino, nato a Torino il 25 ottobre 1993".
Scorse la pagina fino a cercare qualcosa di più interessante.
"Espulso dal precedente liceo per atti considerati violenti, Luca Peracino si presenta problematico e difficile da trattare..".
'Ho letto abbastanza' pensò Abby, chiudendo la pagina. Così Luca era un.. vandalo? Strano, ai suoi occhi le era sembrano tutt'altro. Chissà quant'era vecchio quell'articolo, probabilmente vecchissimo.
Alle 6 giunse di nuovo a casa di Luca, e fu sua madre ad aprirgli. Era una bella donna, bionda e dal bel portamento. Sfoggiando un sorriso molto simile a quello di Luca, la invitò ad entrare.
"Luca! C'è Abby" chiamò su per le scale.
Luca scese metà rampa e le fece segno di raggiungerla. La camera di Luca era praticamente l'opposto di tutta la casa. Benché fosse enorme, non rispecchiava l'ordine generale dell'abitazione. C'erano poster di band musicali che ricoprivano la maggior parte delle pareti, rendendo la stanza più scura del dovuto. Un letto matrimoniale al centro della stanza da cui probabilmente Luca si era appena alzato, date le pieghe delle coperte. Una finestra con davanzale mostrava il cielo che andava via via scurendosi.
"Prima era la stanza degli ospiti" iniziò Luca, guardando la stanza.
"Ehm, ho avuto un problema con gli appunti" continuò, sedendosi alla scrivania e facendole spazio sul ripiano, accendendo una lampada blu da scrivania per illuminare il tutto.
"Prima cosa, li hai letti almeno?" disse Abby, alzando un sopracciglio.
"Sì! Sì che li ho letti! Solo che.. non riesco a memorizzarli".
Passò mezz'ora, un'ora e così via. Mentre Luca iniziava ad assimilare i concetti basilari, Abby diede uno sguardo al suo diario scolastico.
"Ehi, questo tema di storia l'hai già fatto vero?" disse Abby, leggendo l'assegno.
"Quale tema?" chiese allarmato Luca, alzando il capo dagli appunti di filosofia.
E fu così che ordinarono una pizza e continuarono a studiare a pancia piena.
"Finalmente!" esultò Luca, alle 10.30 passate, chiudendo i libri e gettandoli lontano con disprezzo.
"Cavolo, ricordami di farmi pagare la prossima volta" disse Abby, stanca ma ridendo.
"Ti accompagno a casa, è il minimo" disse Luca, notando però solo in quel momento il cielo scuro oltre la tenda.
"Ma piove! O diluvia, per meglio dire".
"Davvero? Merda, come torno a casa?" disse Abby, guardando fuori dalla finestra.
Lampi e tuoni dominavano il cielo.
"Aspettiamo una schiarita, dai" le disse Luca.
"Non ti ho ancora ringraziato per la tua pazienza" notò Luca, spegnendo il televisore.
Avevano passato il resto del tempo navigando in internet, chiacchierando, inondando il letto di patatine e pop corn mentre guardavano un film.
Ed ora se ne stavano lì, seduti l'uno accanto all'altro.
"Figurati, non l'avrei fatto se non mi andava" replicò Abby.
"Beh, nessuno lo avrebbe fatto quindi grazie".
Luca le si avvicinò sorridendo e le scampò un bacio sulla guancia, mettendole un braccio intorno alle spalle.
"Sei unica" le disse, quasi sussurrando.
Abby si limitò a sorridere impacciata, mentre diminuiva il brivido lungo la schiena.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


Un forte mal di testa le impediva di aprire gli occhi. Dalle palpebre rossastre capì che il tempo lì fuori era mutato velocemente.
Si mosse di lato e sentì un corpo caldo lì vicino. Aprì gli occhi di scatto, facendoli lacrimare alla luce del sole.
Osservò Luca dormire lì beatamente e capì: dovevano essersi appisolati nel bel mezzo di una chiacchierata notturna.
"Luca, Luca" lo mosse con delicatezza, svegliandolo.
A Luca gli ci vollero altri 5 minuti per prendere coscienza.
"Non mi dire, siamo crollati qui?" le disse, ridendo.
"Direi di sì. Buongiorno" sorrise Abby.
Luca si tirò su a sedere e le stampò un altro veloce bacio sulla guancia.
"Buongiorno a te".
'Oh no, ora si era fissato coi baci? Maledetta timidezza' pensò lei.
Si udiva un leggero 'tic' alle spalle di Abby e voltandosi vide un sveglia elettronica che batteva le 8.20.
"Luca! Le 8.20!" strillò Abby, saltando giù dal letto.
"Oh merda!" commentò Luca, infilandosi velocemente le scarpe da ginnastica.
Sentirono dei passi affrettati salire le scale e poco dopo la madre di Luca piombò in camera, ancora in pigiama.
"Mamma, potevi svegliarci no?!" la rimproverò Luca.
"Nemmeno la mia sveglia è suonata, sarà stato il mal tempo".
"I miei mi uccideranno, è sicuro!" commentò Abby, radunando i libri e gettandoli nella borsa.
"Li ho avvisati io, che ti eri addormentata qui, tranquilla" la rassicurò la signora Peracino.
Si catapultarono giù per le scale e poi nell'ingresso.
"Non posso uscire così!" disse allarmata Abby, notando solo ora il pessimo aspetto riflesso nello specchio e improvvisando una coda per tenere a bada i capelli.
Luca la trascinò fuori e poi in sella allo scooter.
Le strade erano ancora bagnate per il diluvio di quella notte. Buchi e fossi erano pieni d'acqua, da renderli quasi irriconoscibili da evitare. Una leggera nebbia colorava il tutto.
L'orologio a polso di Abby batté le 8.30. Luca deviò bruscamente per evitare una buca, ma in compenso ne prese un'altra in pieno.
Dovette rallentare per riprendere il controllo dello scooter ma un'altra distrazione convinse Abby a voltarsi: un camion, di quelli da trasporto, sembrò venire quasi a rallentatore nella loro direzione.
Il conducente, intento a parlare a telefono, nemmeno sembrò accorgersi di loro.
"Luca! muoviamoci!".
Accadde in un nanosecondo. Lo stridio delle ruote dello scooter, bloccate in una pozzanghera, si confuse con il rombo del motore alla loro destra.
Abby si sentì scaraventare con estrema lentezza dal sellino per poi atterrare sull'asfalto bagnato. Sentì la gamba curvarsi ad una strana angolatura e qualcosa di caldo colargli dal mento.
Udì debolmente chiamare il suo nome da Luca, ma non capiva dove fosse né cosa accadeva intorno.
Chiuse gli occhi annaspando contro il cemento freddo, e non sentì più nulla.
Un vociare assordante le inondò l'udito.
Fu come udire l'improvvisa accensione di uno stereo ad alto volume. Un cerchio alla testa le impedì di aprire gli occhi così rimase lì, ad occhi chiusi, cercando di distinguere qualche voce. Riconobbe quella di sua madre, la più isterica, che crebbe di volume man mano che le si avvicinava.
"Tesoro, mi senti?".
La voce le tremava, Abby fu sicura che avesse pianto. Aprì gli occhi e difatti vide il viso sfocato ma umido di lacrime di sua madre.
"Mmh.. cos'è.. successo?" chiese intontita, abbagliata dalle pareti bianche attorno a lei.
"Sssh" sua madre le chiuse gli occhi con due dita e si allontanò, chiamando qualcuno a gran voce.
La stanza cadde nel silenzio. Fece per muovere la braccia, ma sentì un forte impulso di dolore attraversargli l'avambraccio sinistro. Qualcosa di pesante le impedì di muovere la gamba e tastando con le dita riconobbe del gesso.
Respirò profondamente, cercando di mantenere l'autocontrollo, tentando di fare un resoconto mentale.
Si era svegliata accanto a Luca.. Erano arrivati a scuola.. no, non c'erano arrivati. C'era quel grosso camion e quell'idiota del conducente che parlava a telefono. L'asfalto bagnato.. Luca scaraventato chissà dove..
Luca.. Luca!
Spalancò gli occhi e indagò la stanza, quasi come se si aspettasse di vederlo lì. Era una tipica stanza da ospedale, arieggiata dalla finestra aperta dalla quale entrava tanta luce. Un letto vuoto affianco al suo, dei fiori sul comodino. A fatica si mise a sedere, reggendosi il braccio dolorante.
La porta si riaprì facendo entrare i suoi genitori seguiti da un dottore.
"Mamma, dov'è Luca?".
Nessuno le diede risposta. La testa continuava a girarle, mentre il medico interveniva sul braccio infortunato.
"Mamma.."
"Tranquilla, sta bene, ora pensa a riposare" tagliò corto sua madre.
Sprofondò di nuovo nel caldo cuscino, tremendo per le fitte di dolore al braccio mentre il medico lo fasciava con cura.
Si passò stancamente una mano sul viso, tastando dei taglietti.
Nel pomeriggio le sue amiche vennero a trovarla.
"Eravamo a scuola, non ci hanno fatto uscire prima. Come ti senti?" le chiese Melissa, guardandola con aria tragica. "Ferita, ma ancora in vita" rispose Abby sorridendo.
"Dì un po', com'è successo?" chiese Rose, portando una sedia affianco a letto e restando in ascolto.
Abby raccontò tutto dall'inizio, cercando di far passare inosservata la parte in cui si era ritrovata a dormire accanto a Luca.
"E poi mi sono svegliata qui, e non so come sta Luca" concluse Abby.
"Vado ad informarmi, tranquilla, sicuramente starà bene" disse Fliss, uscendo dalla stanza.
"Ma perché frequenti quel tipo? È.. strano" fece Melissa.
"Non è strano, è più normale di tutte noi messe assieme" disse Abby.
Restarono in silenzio per un po', attendendo il ritorno di Fliss. Dopo un'attesa che parve infinita, Fliss tornò in camera.
"Niente di rotto per lui, solo qualche graffio e un po' intontito. Non lo fanno entrare in camera, ma continua a chiedere di te".
Abby ricadde tra i cuscini, rassicurata.

Camminava per quel corridoio buio da ore. L'aria era carica di suspense. Il pavimento era nero, liscio, come la superficie piatta di un lago. Le pareti, stette e lunghe, parevano infinite distese di cielo senza stelle.
Abby correva, non sapeva perché ma correva per raggiungere la sua meta, qualunque essa fosse. Sentiva il sangue ribollirle nelle vene, i polmoni in fiamme ma.. eccola lì, la sua meta: una porta, nera come tutto il resto, ma distinguibile per l'insolita maniglia bianca come il latte. Ecco, c'era quasi..
Un forte tuono la ridestò da quell'incubo. Spalancò gli occhi, fuori aveva inizio a diluviare. Si accorse di avere il fiato corto, proprio come dopo una corsa. Dormire in ospedale le dava oppressione, questo è certo.
"Luca è passato a salutarti stamattina, l'hanno dimesso" le disse Rose, venuta a trovarla nel pomeriggio.
"Cosa?! E io dov'ero scusa?" chiese Abby.
"Dormivi" rispose Rose, girando una pagina del giornalino che stava leggendo.
Non aveva ancora visto Luca dal giorno dell'incidente. Sembrava passata un'eternità dall'accaduto, solo ripensarci dava la nausea.
Un'altra eternità sembrò passare prima che Abby potesse uscire finalmente dall'ospedale. Pochi giorni dopo aver dimesso Luca, poté essere caricata in auto con un paio di stampelle ed essere riportata a casa.
Ma solo dopo due giorni dal suo ritorno a casa, Luca si fece vivo.
"Abby, hai visite" le disse sua madre una sera, entrando in camera sua seguita da Luca, lasciandoli poi da soli.
"Chi non muore si rivede" fece Abby in tono aspro, sedendosi meglio sul letto. Il sorriso scomparve dalla faccia di Luca.
"So che sei arrabbiata con me.." cominciò lui.
"Non sono arrabbiata, ma.. confusa. Perché sei sparito?" chiese Abby.
"Quando mi hanno dimesso eri addormentata, non volevo svegliarti per salutarti.." disse Luca, a testa bassa.
"E le chiamate perse? L'e-mail? Non capivi che eri il solo con cui volevo parlare?"
"Dopo averti rotto gran parte delle ossa come potevo parlarti se non riuscivo nemmeno a guardarti?!" esplose Luca.
Si guardarono per qualche secondo.
"Scusami, è colpa mia e.. sei messa anche peggio di me" concluse Luca, tirando un lungo sospiro.
Abby picchiettò una mano sul letto facendogli segno di sedersi e prese posto. Quest'ultimo le prese la mano.
"Non è colpa tua, è successo. Andavamo di fretta e.. tormentarci non serve a niente. Stiamo bene, non ti basta?"
"Stai bene. Sì, mi basta" la abbracciò, cullandola dolcemente al suo petto.
Ad Abby sembrò quasi di non avere più dolore, come se le ossa si riaggiustassero con quella dolce cura.

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


Stufa di essere rinchiusa in camera, dopo quasi una settimana Abby si armò di stampelle e ritornò a scuola normalmente.
In quei giorni di convalescenza Luca le aveva fatto visita ogni giorno dopo scuola, aggiornandola in caso di novità, come quando si era presentato esultante a casa sua per l'ottima interrogazione di filosofia.
Anche le sue amiche venivano a trovarla, stranamente sempre quando non c'era Luca.
Erano nel cortile della scuola, 10 minuti prima del suono della campanella. Melissa e Rose aiutavano Abby ad uscire sempre un po' prima dall'aula, per evitare la calca. Quel giorno, l'altro liceo nelle vicinanze era coinvolto in una manifestazione per il paese.
Attraversavano il cancello della scuola quando un gruppo di studenti di quell'istituto, con indosso delle maglie col logo della campagna, passò dinanzi a loro in tutta fretta facendo sbilanciare Abby che perse una stampella.
"Scusami".
Un ragazzo, accortosi del fatto, le raccolse la stampella per ridargliela.
'Wau' pensò Abby.
Perché? Perché era bello, e non sapeva con esattezza perché lo trovasse così bello. Forse per i suoi capelli neri, perfettamente ricci, o per gli splenditi lineamenti del viso, per il sorriso, per il profumo che emanava..
"Abby? Abby!" la scosse Rose, con un risolino.
"Chi è quello?" chiese subito Abby, seguendo con lo sguardo la figura del ragazzo che si allontanava.
"Andrea Pisani, piuttosto gettonato" rispose Melissa.
"Ehi che ci fate ancora qui?" Luca apparve di fianco a loro. Il resto della scuola cominciava ad uscire.
"Chiedilo ad Abby, o alla sua nuova cotta" fece Rose ammiccando.
"Cotta? Quale cotta?! Per chi?!" si agitò Luca.
"Nessuno, non ingigantite sempre tutto!" concluse Abby, irritata dal quel comportamento.
Per tutto il giorno continuarono a risuonarle nella testa le parole di Melissa: "Andrea Pisani, piuttosto gettonato".
Non le importava che fosse gettonato, semplicemente non fece altro che catapultarsi nei meandri della propria mente per rivedere quel viso, quel sorriso, quegli occhi ancora una volta.
Domenica mattina, fine di quella settimana.
Quel pomeriggio Abby sarebbe andata in ospedale per liberarsi del gesso e la cosa la rendeva felice perché così avrebbe partecipato senza problemi alla gita di quel mese.
Mentre ammazzava il tempo, aspettando l'arrivo di Luca per il ripasso di quella mattina, girovagando sul social network trovò un'e-mail.
Era di suo fratello Louis, lontano da casa per la sua carriera militare:
"Ciao sorellina, come va la gamba? Mamma e papà mi hanno raccontato, dì al tuo ragazzo di fare più attenzione in moto. Ci rivedremo presto, le vacanze di Natale si avvicinano. Baci, Louis".
"Il mio ragazzo?!" si disse Abby, scoppiando a ridere.
Stava per rispondere all'e-mail quando le parole di Rose le piombarono nella testa, bloccandola: "Chiedilo ad Abby, o alla sua nuova cotta".
Non aveva più pensato a quel ragazzo ma ora il ricordo la incatenò e così, senza pensarci due volte digitò 'Andrea Pisani' nel motore di ricerca del social network.
Il primo risultato le provocò un tuffo al cuore. Lo riconobbe per la foto, era lui.
Di lato lesse indecisa 'Aggiungi'. Fece per cliccare ma l'arrivò di Luca, non avendolo sentito entrare, la fece sobbalzare.
"Che c'è? Dovevo annunciarmi?" disse Luca, ridendo.
Abby fece finta di ridere e chiuse il pc, dimenticando però di chiudere anche la pagina del social network.
"Allora.. ti ho inviato la ricerca per l'e-mail, così facciamo prima" disse Luca, sedendosi sul letto e afferrando il pc lasciato sul letto.
"No aspetta!".
Troppo tardi.
'Andrea Pisani' in bella vista con tanto di foto.
"Ora ti sei presa una cotta per questo qui?" le disse Luca, senza staccare gli occhi dalla foto.
"Esagerato, lo trovo solo carino" borbottò Abby.
"Carino? Si certo, attenta alla bava" disse Luca aspramente, chiudendo il pc.
"Cos'è tutta questa acidità? Lo conosci per caso?"
"Conosco abbastanza la sua cerchia di amici e se li eviti è meglio".
Ma Abby aveva ascoltato solo la prima parte della frase.
"Conosci gli amici? Grande! Mi piacerebbe tanto vederlo" disse lei, ripensando allo scontro con Andrea.
"Non ti aiuterò a far colpo su di lui!" disse Luca.
"Cosa? Perché? Ti prego, solo un'ultima volta" disse Abby, assumendo un'espressione dolce per convincerlo.
"Uff.. d'accordo” si arrese Luca, sospirando.
"Aaah sei il migliore!" disse felice Abby, abbracciandolo.
"Migliore dopo di lui, però.." bisbigliò Luca, così piano che Abby non lo sentì.
Il giorno dopo, a Luca venne la brillante idea di proporre ad Abby di tornare insieme a piedi dopo scuola.
Se ne pentì quasi subito: Abby non faceva che menzionare Andrea tra un discorso e l'altro e Luca quasi sperò che ci fosse un bottone per spegnerla.
"…Che poi, non è che mi piace, ma di certo non puoi non dire che non è un tipo interessante" stava dicendo Abby.
"Abby, dimmelo quando hai finito, così riaccendo l'apparecchio acustico" disse Luca, sperando di risultarle almeno un po' acido ma Abby si limitò a ridere.
Quando finalmente stava regnando un pacifico silenzio ecco l'urlo acuto di Abby.
"Che succede?!"
"Guarda!".
Abby gli indicò un punto dall'altra parte della strada, dov'erano radunati una decina di ragazzi fra cui Andrea.
"Luca, Luca, ma quello non è tuo compagno di allenamenti?" disse Abby, indicando un ragazzo magro e slanciato che aveva visto più volte giocare a calcio con Luca dopo scuola.
"Ti prego, non farmelo fare" disse Luca, capendo già le sue intenzioni.
"Ti prego, me l'avevi promesso" ribatté Abby, tirando fuori quell'insulsa faccia da cucciolo che usava sempre per ottenere ciò che voleva.
Luca rise per quell'espressione e, sospirando, la condusse noncurante da quella direzione.
Come sperato, il compagno di Luca, Edward detto Eddie, chiamò a gran voce il suo nome appena lo vide.
"Luca! Ehi amico!"
"Ciao Ed!".
Si salutarono con una pacca sulla spalla ed Abby notò lo sguardo di Andrea posarsi su di loro e avvicinarsi.
"Ehi Luca! Come te la passi?".
Ad Abby le si dilatarono gli occhi dallo stupore: Luca conosceva Andrea?!
Lo sguardo di Eddie e Andrea si spostò su di lei e solo così sembrò accendersi la cosiddetta lampadina in testa a Luca.
"Oh! lei è Abby, si è trasferita all'inizio dell'anno scolastico" disse, presentandola.
"Piacere, Eddie! Dov'eri nascosta?" disse Edward, porgendole la mano.
"Ovunque ma non qui" disse Abby ridacchiando, ricambiando la stretta.
"Andrea, piacere".
Abby sperò che la mano non le tremasse troppo mentre stringeva quella di Andrea. Era sorprendentemente calda, paragonata alla sua pallida e fredda.
"Beh, dobbiamo andare, ci si vede" disse Luca, trascinando Abby con sé.
"Cosa? Non potevi darmi un altro minuto?!"
Restarono in silenzio per i seguenti metri che percorsero.
Ad Abby sembrò di essere in trans, in estasi.
Solo dinanzi a casa sua le venne in mente un buon motivo per parlare.
"Perché non mi hai detto che conosci Andrea?".
Luca, avviatosi verso casa sua, si fermò e la guardò.
"Non lo conosco infatti, è lui a conoscere me".
"Che? Ma sai quanto potrebbe essere utile ciò?"
"Chi se ne frega!" disse Luca, a voce un po' troppo alta.
Cadde un silenzio spiacevole tra i due e Luca si rese conto di aver detto la cosa sbagliata.
"Scusami. Non è giornata ok? Ti aiuterò con Andrea, promesso" le disse, stampandole un bacio sulla fronte e allontanandosi verso casa.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


La prima cosa che fece, arrivata in camera sua, fu accendere il pc e cliccare quel dannato 'aggiungi' accanto al nome 'Andrea Pisani' sul suo social network. Non le importava di sembrare in qualche modo sfacciata, era troppo su di giri per il precedente accaduto.
Il destino era dalla sua parte? A quanto pare sì perché, quella mattina a scuola, ebbe una soffiata da Melissa secondo la quale Andrea avrebbe passato il pomeriggio nel parco centrale a giocare a calcetto. Seppe da Luca l'orario esatto da recarsi e si aspettò di trovarlo lì, a rincorrere una palla con tutti gli altri, ma così non fu.
Accompagnata al parco da Melissa, Rose e Fliss la concentrazione di Abby si catapultò da Luca ad Andrea.
Pensò che quel ragazzo avrebbe potuto considerarsi perfetto, era splendido in ogni atteggiamento. Restò all'ombra di un albero a guardarlo, tra un sospiro e l'altro, mentre le sue amiche commentavano i fisici degli altri giocatori. Ma, ovviamente, gli occhi di Abby in quel momento sembravano essere creati solo per guardare Andrea.
La palla arrivò nella loro direzione, colpendo Abby in pieno viso.
L'urto la distolse dalla trance annebbiandole la vista, mentre del sangue caldo cominciava a gocciolarle dal naso.
"Abby!"
"Ma che cazz.."
"Sanguina!"
"Permesso, permesso! Stai bene?"
Una voce maschile, diversa dalle altre, le arrivò accanto. Aprendo gli occhi e tenendo coperto il naso sanguinante vide il volto di Andrea poco distante dal suo.
Il cuore le batté all'impazzita, sentì il sangue ribollirle sulla pelle. Arrivò un kit per le emergenze e, spostandole le mani dal danno, le tamponò delicatamente il sangue.
"Dove avevi la testa?" le disse Andrea, sorridendo.
'Da te, idiota' pensò Abby.
Avrebbe dovuto parlare, o finiva per fare una figuraccia. Anche se, quell'accaduto batteva già tutte le figuracce passare e future!
"Ehm.. sono una calamita per i bolidi" disse Abby.
"Nemmeno loro sanno resisterti allora" replicò Andrea.
Abby avvampò, se è possibile, ancor di più. E quella frase? Da dove l'aveva tirata fuori?!
Accertatosi tutti che Abby non era di certo in fin di vita, la folla intorno a loro si era dispersa.
Non avrebbe potuto sanguinare di più? Era così piacevole guardare quegli occhi scuri, la fronte imperlata di sudore per la partita, avrebbe potuto contargli le ciglia ad ogni occhio..
"Ecco fatto, non farmi causa eh" disse Andrea, sempre con quel sorrisetto beffardo.
"Beh, se è una scusa per rivederti, allora sì!" disse Abby ridendo, rendendosi conto solo dopo di ciò che aveva detto.
Andrea le sorrise curioso e stava per ribattere quando furono interrotti dall'arrivo dei suoi compagni, che lo trascinarono a giocare essendo a corto di un giocatore.
"Ci vediamo" le disse, agitando una mano in segno di saluto.
Al ritorno, camminò a passo svelto verso casa di Luca.
Voleva aggiornarlo, chiedere una sua opinione, condividere la sua euforia.
Ma appena svoltò la curva, vide Luca, fermo in sella al suo motorino e in compagnia di una ragazza.
Quest'ultima le restituì il casco che aveva in mano e ammiccando con lo sguardo si allontanò nella direzione opposta.
Abby, cercando di essere il più naturale possibile, si avvicinò a Luca.
"Ehi! Scusami se non sono venuto, avevo una cosa da fare. Com'è andata?" le disse.
"Tipo? Collaudare il casco su teste altrui?" disse Abby.
Il cuore le batteva stranamente piano.
"Cosa? Oh.. Jade? Abbiamo solo fatto un giro. Cos'è quella faccia? Tu hai Andrea, no?" rispose Luca.
C'era un tono dispregiativo nella sua voce, da far rizzare i capelli. Abby lo guardò e una rabbia non sua la impadronì.
Girò i tacchi e fece per allontanarsi ma poi si voltò.
"Ah, è andata bene comunque, credo di piacergli!" disse, con tutta la forza che potesse trasmettere quel tono di voce, che le tremava appena.
Cos'era? Gelosia? Ma perché? Non si era appena beccata un infarto stando vicino a Andrea? Non era lui che desiderava così tanto? Era Andrea a piacerle, o no?

'Andrea Pisani ha accettato la tua richiesta'.
Così iniziò la sua giornata successiva, un inizio niente male.
Non vide Luca a scuola ma cercò di allontanare il pensiero della sera prima il più possibile. Aveva altro su cui concentrarsi, le cose iniziavano finalmente ad andare secondo i suoi piani.
'Luca può fare quello che gli pare, la vita è sua' si ripeteva di tanto in tanto, cercando in qualche modo di convincere se stessa.
"Ehi, avete saputo di Luca?" disse Melissa, arrivando al loro tavolo all'ora di pranzo.
"Cosa?" fece Rose.
"Pare stia uscendo con Jade, quella che va alla stessa scuola di Andrea".
"Mmm, non ce l'ho presente" disse Fliss.
"Ma come! Dai, quella che si crede sempre di essere migliore di tutti" insisté Melissa.
"Oh , capito! " disse Rose, scoppiando a ridere.
Abby fece finta di essere alquanto interessata al suo pranzo, infilzando una patata con tutta la forza che riuscì a trovare.
"Comunque.. vi va d'uscire oggi? Il mio portafoglio desidera essere svuotato!" propose Rose e così, attenuto l'ok di tutte, quel pomeriggio lo trascorsero all'insegna dello shopping.
E sì, effettivamente si stava meglio dopo aver alleggerito il portafogli.
Quando uscirono dall'ennesimo negozio, cariche di buste, ecco un altro motivo per stare meglio: Andrea, nella piazza lì di fronte, circondato da amici e da una nuvola di fumo proveniente dalle loro bocche.
"Ehi, sai che potresti fare?" disse Rose, con sguardo famelico.
"Che hai in mente?" le chiese Abby.
"Va da lui, così, senza problemi. Fuma no? Chiedigli una sigaretta!" rispose Rose, soddisfatta della sua stessa idea.
"Che?! No, non se ne parla!"
"Invece è ottimo! Và!" insisté Melissa, levandole di mano le numerose buste.
"Andiamo!" disse Rose, prendendola per mano prima che potesse decidere.
Nonostante la lotta silenziosa per tornare indietro, Abby si ritrovò accanto alla cerchia di Andrea in meno di cinque secondi.
"Vai!" le disse Rose, spingendola alle spalle di Andrea, urtandolo.
"Ma che.. oh! Abby, ciao" le disse, voltandosi e sfoggiando il classico sorrisetto.
"Oh, ciao.." balbettò lei.
Cos'è che doveva dirgli? Maledetta quella bellezza che la mandava ogni volta in confusione!
"Che ci fai da queste parti?"
"Sono con delle amiche ma.." Abby si guardò intorno, notando un bar lì vicino e concluse:
"ma il bar è rimasto senza sigarette! Non è che ne avresti una per me?" disse, tutto d'un fiato.
"Mmm" Andrea si frugò nelle tasche "proprio ora no, ma appena l'avrò te la conservo" le disse, facendo l'occhiolino.
"Ci conto" disse Abby, letteralmente sciolta.
"Aaaah grazie Rose, è tutto merito tuo!" stava dicendo Abby più tardi, abbracciando l'amica.
"Ma figurati! Almeno hai un'altra buona scusa per rivederlo" le rispose raggiante Rose.
Quante emozioni ancora doveva subire da quel ragazzo? Di certo, non sarebbe mai stata sazia. Ma un'altra emozione era in arrivo, poco gradevole stavolta.
Strada facendo verso casa, incontrarono niente di meno che Luca, di nuovo in compagnia della stessa ragazza.
All'inizio sembrava qualcosa di innocente, ma quando le labbra di lei crearono un bacio inaspettato sulla guancia di lui, allora l'innocenza sparì!
Abby lasciò cadere le buste dallo stupore, spalancando occhi e bocca. Sentì un pugno di ferro finirle contro lo stomaco, bloccandole ogni boccata d'aria. Le budella le si attorcigliarono in maniera spiacevole, creandole un senso di nausea. Era la sensazione più spiacevole mai provata, una sensazione chiamata forse 'gelosia'?

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Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


Quel peso allo stomaco la perseguitò per tutto il giorno.
Avrebbe potuto andare peggio? Ovviamente. Dopo cena il campanello suonò.
"Abby, apri tu, è Luca!" le urlò sua madre.
Ci mise più del dovuto solo per scendere le scale, sperando che Luca magari andasse via.
"Ciao, puoi uscire un attimo?" le disse, quando aprì.
Abby afferrò una giacca dall'appendiabiti ed uscì.
Cominciava ad arrivare il vero freddo, già quella sera era diversa dalle altre. Non bastava il gelo fra di loro, ma anche intorno a loro.
Si sedettero sulla panchina del portico e fu Luca a rompere il silenzio.
"Non ci parliamo da un po'.. e volevo vederti".
Ad Abby venne automatico guardargli le guance, che fino a qualche ora fa era incollate alle labbra di Jade. Riebbe la scena davanti agli occhi e scosse il capo per distoglierla.
"Ti senti bene? Sei pallida sai?" continuò Luca, guardandola meglio.
"Benissimo.. solo un po' di stanchezza" rispose Abby con voce fioca.
Luca continuava a guardarla curioso ma non insisté.
"Beh, dobbiamo recuperare il tempo perso, sono stato un po' impegnato in questi giorni"
"A far cosa?" chiese Abby, guardandolo di sottecchi.
"Oh, niente che valga la pena essere raccontato" rispose Luca, grattandosi il mento distratto.
Perché mentirle? Che problema c'era a raccontarle la verità? Abby non si era posta problemi a raccontargli di Andrea, ad ammettere la sua cotta. Se si può chiamare così.
Strinse i pugni sulla ginocchia dal nervoso, mordendosi un labbro per impedirsi di esplodere a gran voce.
"Niente eh? Sempre qualcosa che ti ha allontanato da me, no?" insisté Abby.
"Sì ma lascia stare.."
"Luca! Perché non vuoi dirmelo?!" esplose Abby.
"Dirti cosa?"
"Di Jade!"
"Oh.."
Luca crebbe nel disagio improvviso, cercando di elaborare una risposta.
"Beh.. magari ci rimanevi male, ecco…" le disse.
"Rimanerci male? Luca, siamo amici o no?"
"Migliori amici direi.."
"Allora perché dovevo rimanerci male?"
Luca la guardò senza sapere cosa dirle. Abby sperò che i suoi occhi non tradivano l'impassibilità che era riuscita a creare, perché non aveva intenzione di lamentarsi con Luca.
"A proposito di Jade.. Andrea?" chiese Luca, sviando il discorso.
"Non lo so, mi piace insomma. Ma.." '..ma sono anche gelosa di te' concluse Abby mentalmente.
"Spero per te, ma tieni gli occhi aperti, ricordi quant'è gettonato no?" disse Luca.
"Che vorresti dire?"
"Che potrebbe prenderti in giro, ecco"
"Sarei così ingenua?" disse Abby, alzando un sopracciglio.
"Ehi ehi, non ho detto questo! Ma si sa.. davanti ad un bel ragazzo perdete la testa"
"Oh ma sentitelo! Non sono io che mi sono fatta baciare dalle labbra di labbra di Jade!" disse Abby, senza pensarci, ricaricandosi di rabbia.
"Sei gelosa?" disse Luca, dopo averla guardata per un po' con un ghigno sul volto.
"Perché dovrei?"
"Ah boh, è l'impressione che dai. Scusami, probabilmente è l'influenza di Andrea che già ti cambia".
Dal canto suo, Luca pronunciava il nome di Andrea sempre con disprezzo, come se fosse una mosca schiacciata sul suo pulitissimo parabrezza.
"Cambiata? Ah, io no di certo!"
"Che vorresti dire? Che sono io quello che ha perso la testa per qualcuno che nemmeno conosce?" anche in Luca cominciava a nascere una rabbia trattenuta per troppo tempo.
"Che non conosco? D'accordo, forse non lo conosco benissimo, ma non io sono quella che si fidanza dopo due giorni!" disse Abby, aumentando il tono di voce.
"Sai, forse perché già conoscevo Jade e non c'ho messo molto a capire che mi piace" le rispose.
Aspettò che Abby rispondesse ma dato che non lo fece continuò:
"Sto con Jade ora, che ti piaccia o no".
Abby sentì gli occhi bruciare ad una velocità pazzesca, annebbiarsi e inondarsi di lacrime.
"Abby.."
Abby scattò su, nascondendo le lacrime che aumentavano senza il suo controllo. Filò dentro, corse in camera, chiudendosi la porta alla spalle e lasciandosi scivolare su di essa, lasciando scivolare liberamente anche le lacrime.
Nemmeno capiva il perché di tutte quelle lacrime, sapeva solo che le ultime parole di Luca l'avevano trafitta come tanti e tanti pugnali ed ogni parte del suo corpo avesse urlato di dolore.
Chissà se, calmandosi, quei pugnali sarebbero scivolati via dal suo corpo o se sarebbero rimasti lì ad arrugginirsi contagiando anche il cuore.
Nel frattempo Luca, pietrificato dov'era, avrebbe dovuto inseguirla, stare con lei, capire.
Ma non lo fece. Restò lì, con l'orrore che aveva creato.
Solo quando le prime gocce di un diluvio cominciarono a cadere si precipitò a casa. Nessun'altro suono fu emesso dalla sua bocca, avrebbe fatto altri danni.
Chiuso in camera sua, cadde pesantemente sul proprio letto, completamente vestito. Si sentiva stanco morto senza sapere come e nonostante gli occhi pizzicassero di stanchezza, non dormì.
Pensò ad Abby, probabilmente nella sua camera, ancora piangente, e sentì una stretta al cuore. Ripensò a quando aveva dormito accanto a lui, proprio lì. A quando il suo bel viso fu la prima cosa che vide appena sveglio e fu certo che non avrebbe trovato risveglio migliore.
Dopotutto Abby aveva fatto sentire quel ragazzo problematico un ragazzo in qualche modo speciale.
Più volte prese il cellulare, digitò il numero di Abby ma poi lo rigettò sul letto. Non avrebbe comunque saputo che dirle.
Perché si era messa a piangere in quel modo? Per il modo in cui aveva parlato o per ciò che aveva detto? Abby non si era fatta scrupoli a parlare con lui di Andrea, nonostante quel nome creasse in Luca un conato di rabbia.
'Geloso anche tu, eh?' gli disse una vocina nella propria testa.
Il giorno successivo a scuola Luca cercò Abby per ogni corridoio ma non c'era traccia. Fermò Melissa prima che entrasse in mensa ma neppure lei aveva notizie di Abby così, ormai disperato, raccontò a Melissa l'accaduto.
"Luca, non ci vuole un genio per capirlo sai?" fu la sua risposta.
Restava solo da parlarle, peggio di così non poteva andare.
Fu la madre di Abby ad aprirgli, quando citofonò.
"Oh ciao caro, vieni. Avverto Abby che sei qui, è sotto la doccia".
La donna sparì su per le scale e Luca si accomodò in soggiorno. Un rumorino continuo proveniva al pc portatile di Abby lasciato socchiuso sul tavolino lì davanti. Quel rumore non cessava e, preso dalla curiosità, aprì il pc per ritrovarsi nella casella postale di Abby lasciata aperta.
Lampeggiava un "1" sulla casella dell'e-mail e l'aprì.
Un'e-mail da Andrea Pisani, niente di meno! Piuttosto scioccato e incerto, lesse:
"Ma dico, dove sei finita? Non puoi privare così della tua presenza. Voglio vederti, che ne dici di domani?"
'E' chiaramente un invito ad uscire' pensò Luca, digrignando i denti.
Lo sguardo guizzò verso 'cancella', in alto a destra.
'E' sbagliato' gli disse la vocina nella sua testa.
'Chi se ne frega' si rispose.
Cliccò su 'cancella' proprio quando sentì Abby scendere le scale.
"Che stai facendo?!"
Chiuse in fretta il pc, voltandosi a guardandola. Non poté fare a meno di trovarla bella, coi capelli ancora bagnati e profumati di shampoo.
"Niente, niente.. ehm, come stai?" le chiese, alzandosi.
"Bene" mentì Abby.
Capì che alludeva alla sera prima e non aveva alcuna intenzione di parlarne.
"Non è un buon momento comunque, stiamo aspettando ospiti e quindi.."
"Certo, tranquilla".
Luca rallentò passandole di fianco, avrebbe voluto abbracciarla, come un tempo, come prima, ma lasciò perdere.
Improvvisò una passeggiata notturna fumando una sigaretta per qualche vicolo, ignorando gli sms di Jade che lo cercava ma no, non gli importava.

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Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


"Pronto?"
"Luca! Finalmente! Si può sapere dove sei? Ti ho cercato tutta la sera!"
"Ehm.. sì. Scusa Jade, non mi sentivo granché bene. Facciamo così, ti vengo a prendere a scuola okay?"
Aveva già ignorato troppo Jade, dopotutto lei meritava attenzioni.
Così, al suono della campanella, sgommò sul suo motorino per entrare nei cancelli dell'altro liceo. Mentre aspettava Jade, fra la folla riuscì a distinguere la chioma nera di Andrea.
'Ah giusto, lui va a scuola qui' pensò.
Quando un gruppo di ragazze chiacchierine si allontanò dalla sua vista, poté vedere l'intera scena: Andrea, con un'altra ragazza, a scambiarsi effusioni in pubblico.
'Che stronzo!' pensò, fra rabbia e stupore.
Riaccompagnò Jade a casa, dopodiché si precipitò a casa di Abby.
Ma trovò Rose uscire dalla porta d'ingresso.
"Ehi, che ci fai qua?" chiese lei, sospettosa.
"Devo parlare con Abby"
"Di cosa?"
"Di Andrea. Ora mi fai passare?"
Rose insisteva con le domande così Luca dovette dirle ciò che aveva visto.
"Ok, ti credo, Andrea è uno stronzo. Ma che vorresti fare? Spararle in faccia la verità? Dirle 'te l'avevo detto'?"
"Beh.."
Ecco fatto, Rose non aveva tutti i torti, ma aveva smontato i suoi piani.
Ma poi gli venne in mente quell'e-mail, l'e-mail di Andrea della sera prima, che chiedeva appunto ad Abby di vedersi.
Liquidò Rose e dopo che si fu allontanata citofonò a casa di Abby. Fu lei ad aprirgli:
"Devo parlarti" disse Luca, precipitandosi dentro.
Abby lo guardò, pronta a rimproverarlo, ma chiuse la porta e si preparò ad ascoltarlo.
Da che parte iniziare?
"Ehm.. oggi, sono andato a prendere Jade a scuola e ho visto Andrea che.. baciava un'altra ragazza" disse, farfugliando e balbettando.
Abby sbiancò.
"Mi prendi in giro?"
"No, no! È vero, allontanalo subito. Non è ciò che sembra" disse Luca.
Abby rifletté: si era infatuata molto di Andrea, non ne era innamorata, ma il solo pensiero le fece molto male.
"Aspetta.. allontanarlo? Perché? In teoria.. non sta con me, perché non dovrebbe baciare altre?" disse Abby, guardandolo.
"Perché.." Luca deglutì, a gola secca, cercando di elaborare in fretta qualcosa.
"Luca? Che devi dirmi?" disse Abby, avvicinandosi per guardandolo negli occhi, notando la sua incertezza.
Ecco fatto. Abby lo conosceva fin troppo bene per non capire che stesse nascondendo qualcosa. E poi, come faceva a mentirle ancora guardandola negli occhi?
"Devi allontanare Andrea perché.. bacia un'altra nonostante ti abbia chiesto di uscire"
"Non mi ha mai chiesto di uscire.."
"L'ha fatto, per e-mail. Ieri sera, quando ero qui, ho letto la tua posta e.. l'ho cancellata" concluse Luca, abbassando il capo.
Abby riavvolse nella propria mente l'immagine di ieri sera, quando aveva sorpreso Luca vicino al suo pc.
"Ma si può sapere cosa ti è saltato in mente?!" esplose, a voce alta, facendolo sobbalzare.
"Non dovevo lo so, ma.."
"Ma? Ma cosa?! A prescindere da tutto non dovevi cancellarla!"
"Lo so, cazzo, lo so! Ma ascoltami. Puoi non urlare e ascoltarmi, per una volta?!"
Abby fece un lungo respiro e lo guardò in attesa, a labbra strette.
"Mi ha dato fastidio. Ho letto quella mail, c'era scritto che voleva vederti e.. sai quanto odio Andrea!" iniziò Luca, arruffandosi i capelli, a disagio. Aveva accuratamente evitato di parlare di gelosia.
"Non è comunque una giustificazione" disse Abby.
"Lo so. E so anche che non c'entra niente ma voglio che ritorniamo i migliori amici di un tempo".
Abby lo guardò, c'era tanta tenerezza sul suo volto. Le era mancata quell'espressione, così come le era mancato Luca.
Annuì e senza aggiungere altro Luca la strinse a sé, forte, più forte che poté, Abby ricambiò e, in men che non si dica, Luca le diede un bacio sulla guancia.

"Jingle bell, jingle bell, jingle bell rock.."
"Mamma, non è un po' presto?"
La madre di Abby aveva fatto irruzione in camera sua quella domenica mattina, spalancando le tende e canticchiando canzoni natalizie.
Dicembre era alle porte e l'aria natalizia aveva sempre fatto bene alla sua famiglia. Sua madre riteneva il Natale un'occasione in più per riunire tutta la famiglia, in qualsiasi parte del mondo si trovassero. Suo padre dall'altro canto, amava vantare dell'ottimo vino rosso che tirava fuori in quell'occasione. Ma per Abby quel Natale significava solo poter finalmente stare con suo fratello Louis.
Era il classico personaggio che conquista con sarcasmo, carisma e una giusta dose di lusinghe.
Louis sarebbe arrivato appena iniziate le vacanze scolastiche e quelle settimane parvero ad Abby interminabili. Luca era ansioso di conoscere Louis, con tutto ciò che Abby aveva raccontato di lui, delle straordinarie avventure passate nei campi d'addestramento. Risentirle da Louis, davanti ad una cioccolata calda la sera di Natale, sarebbe stato il massimo.
Arrivarono le vacanze, arrivò il tanto atteso desiderio di abbandonare i libri e arrivò.. beh, arrivò Louis.
Appena sentì la portiera dell'auto sbattere, Abby si precipitò fuori saltando in braccio al fratello.
"Louis!"
"Scricciolo! Mi sei mancata" disse suo fratello. L'aveva sempre chiamata così.
"Anche tu!".
Guardò meglio suo fratello e vide che indossava ancora il berretto da militare, probabilmente troppo abituato per toglierlo.
"Ehi, sei cresciuta, ma di poco" disse Louis, sempre a puntualizzare sulla sua bassa statura essendo lui 1.90.
Passarono quel giorno sistemando la camera vuota per Louis, scorrazzandolo in giro per la città, aspettando di sentirgli dire 'voglio riposare' ma così non fu. Di lui Abby ricordava ancora il fratello pigro che era prima della carriera militare. Ora, ovviamente da soldato, era abituato al non riposarsi.
"Okay, sono stata buona tutto il giorno, ora mi dici che mi hai portato?!" chiese Abby, mentre cenavano, desiderosa di avere i soliti regalini presi in parti diverse del mondo da suo fratello.
"Chi dice che debba portarti per forza qualcosa? … D'accordo, ecco a te".
Estrasse dalla tasca un cofanetto di velluto blu, contenente una collana con un ciondolo a forma di macchina fotografica. Louis conosceva le sue passioni, una di queste era la fotografia.
Luca venne da loro dopo cena.
"Piacere, Luca. Un compagno di scuola di Abby" si presentò Luca.
"Louis, tanto piacere" ricambiò Louis, stringendogli la mano con vigore.
"Compagno di Abby eh? Compagno o fidanzato?"
"Louis!" esclamò Abby.
"Che c'è? Chiedevo!"
"Beh, non chiedere"
"Ne ho il diritto"
"Na na na, si come no!"
"Non mi fare il verso eh!"
Luca dal canto suo osservava la scena come una puntata dei Simpson.

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Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


Per la prima volta in tanti anni, Abby si sentiva a casa. Non solo c'era suo fratello, ma i suoi non la tormentavano più. Anzi, si concentrarono solo su Louis.
Non aveva più scritto in quella sottospecie di diario, da tempo ormai. Parecchie volte, nei mesi passati, aveva solo fissato quelle pagine cercando di esprimere determinate emozioni ma inumidendole solo con qualche lacrima.
Giusto quella domenica mattina, mentre rovistava tra i cassetti di camera sua cercando il ciondolo a forma di macchina fotografica regalatogli da Louis, ritrovò quel consunto quaderno sotto al letto.
Sfogliò le pagine girovagando per casa giungendo in soggiorno, dove scoppiettava un fuoco allegro. Senza dargli importanza, lo gettò nel fuoco.
"Mamma! Papà!" Louis era appena rientrato dalla porta d'ingresso, chiamando i genitori.
"Sono fuori. Che succede?" disse Abby, affacciandosi nell'ingresso.
Louis aveva il fiatone e qualcosa da dire sulla punta della lingua.
"Niente, tranquilla".
Arrivò l'attesa vigilia di Natale e in quella casa sembrava essere passato Babbo Natale stesso. Nel soggiorno un albero di agrifoglio riempiva la stanza, brillando alla luce delle lampade e sfiorando quasi il soffitto. Ghirlande spiccavano ovunque, sulla porta d'ingresso, sulle scale, sul caminetto, ovunque sua madre potesse attaccarle insomma. Una grande tavolata era stata posta al centro della cucina per ospitare i familiari in arrivo.
Anche Luca e sua madre furono invitati. Chiacchierando con la madre di Luca, sua madre aveva saputo che il padre di Luca li aveva praticamente lasciati dopo pochi anni dal matrimonio, chiedendo il divorzio.
'Ora si spiega la costante assenza' pensò Abby.
Per quell'occasione, sua madre le aveva comprato un delizioso vestitino di velluto rosso. Gli ospiti cominciarono ad arrivare, dalla cucina provenivano fumi e odori differenti.
Adorava quell'occasione, sentiva caldo dentro, al cuore, quel caldo che solo a Natale si può provare.
E il picco della gioia arrivò quando vide arrivare verso di sé Luca. Indossava dei comuni pantaloni, una t-shirt e una giaccia che le conferiva un'aria meno ribelle.
Luca la squadrò di rimando: amava il rosso, su di lei era un incanto.
Cenarono allegramente, intonando canzoni natalizie, raccontando aneddoti, specie da parte di Louis e della sua carriera.
Più volte sorprese i suoi genitori e Louis a parlare in disparte, ma interrompendosi appena s'accorgevano del suo sguardo.
"Oh Luca, vacci piano" disse Abby, notando il secondo calice di vino fra le sue mani.
"Che vuoi che sia! È vino, non vodka" le rispose, strizzando un occhio.
Dopo cena, Luca ed Abby ebbero il via libera per fare un salto alla festa organizzata da Eddie, l'amico di Luca.
Sicura di incontrare Andrea, si interrogò su come avrebbe reagito nel vederlo: da tempo non aveva sue notizie, magari la cotta era offuscata.
Ragazze ridacchianti si appostavano sotto eventuali vischi per beccarsi un bacio con l'inganno, cosa che Abby trovava alquanto stupida.
Ma.. eccolo lì, tra la folla generale, distinguibile per il suo ciuffo nero e l'inconfondibile camminata.
'Ecco fatto, è bellissimo, come sempre' pensò Abby, desiderando quasi un vischio per loro due.
Ma dopo 15 minuti dall'arrivo alla festa, Abby si pentì di aver messo piede lì: Andrea, tra le braccia di un'altra, stretti in un bacio. L’aveva già vista quella ragazza, parecchie volte.
"Luca, voglio andare via"
"Ma come siamo appena arrivati.."
"Luca, voglio andare!"
Luca la guardò e senza chiedere il perché di quelle lacrime la riportò a casa.
Non c'era nessuno più lì, probabilmente tutti fuori per attendere l'arrivo della mezzanotte. Abby si precipitò dentro, dimenticando che era Natale e sentendosi tremendamente stupida.
Qualcuno aveva lasciato delle tazze intatte di cioccolata calda sul bancone della cucina, ancora calde.
Luca afferrò due di esse e una coperta lasciata su una poltrona, raggiungendo Abby in soggiorno, raggomitolata sul tappeto ai piedi del divano di fronte al camino.
"Allora.." cominciò Luca, mettendole la coperta addosso e passandole la cioccolata.
"Baciava un'altra, tutto qui" tagliò corto Abby, afferrando la tazza con un leggero tremolio.
"Tu sai che non ti merita, so che lo sai. Confermi?" chiese Luca, passandole un braccio intorno alle spalle per avvicinarla.
"Sì ma.."
"No. Non c'è un ma. O vorresti passare il tempo a correre dietro a qualcuno che non ti merita?"
"Che ne sai che non mi merita?" disse lei, osservando la sua cioccolata.
"Lo so. Lo so come so che lui non avrà mai la fortuna di guardarti negli occhi e sospirare per tanta bellezza".
Abby lo guardò, nei suoi occhi danzavano le fiamme del fuoco, rendendoli più brillanti del solito.
"Dici così solo perché.."
"Solo perché è ciò che provo ogni volta che ti guardo" concluse Luca.
Un mattone parve attraversale la gola e fondersi nello stomaco come cera al sole.
Lo sguardo di Luca era fermo, deciso, indecifrabile.
Deglutì, certamente rossa in viso, avvicinando senza rendersene conto il viso al suo.
Luca chiuse gli occhi e senza indugiare, la baciò. Un tremolino incontrollato si impossessò di lui non appena le labbra toccarono quelle soffici e calde di Abby.
Andrea? E chi era Andrea? Quell'estasi le fece scordare tutto, persino il fatto che i suoi familiari potevano tornare da un momento all'altro.
Un miagolio arrivò dalla finestra lasciata socchiusa. Interrompendo il bacio, videro saltar dentro proprio Fonzie, il gatto di Luca. Risero vedendolo acciambellarsi di fronte al camino, anch'egli in cerca di caldo.
In quel momento l'orologio a pendolo batté la mezzanotte.
Fuochi d'artificio e urla si levarono dalle strade ma il suo Natale era lì, i suoi fuori d'artificio erano gli occhi di Luca, le urla provenivano solo dal suo cuore in festa.
"Buon Natale" sussurrò Luca, sorridendole.
"Buon Natale anche a te" replicò Abby.
I festeggiamenti, con l'aggiunta di altre tenere effusioni, continuarono fino a notte fonda.
Fu un sollievo svegliarsi tardi la mattina seguente e sentirsi incredibilmente leggera.
Ma.. un problema c'era, ancora per poco ma c'era.
Appena sveglia, Abby scese di sotto, aspettandosi di trovare la famiglia riunita a scartare i regali ma non c'era nessuno.
Suonarono alla porta e distinse la sagoma di Luca altro il verso. Con un fremito di entusiasmo corse ad aprire.
Che si fosse svegliato poco prima? Avendo gli occhi ancora assonnati e i capelli ribelli. Ovviamente, tutto ciò gli donava alla grande.
"Buongiorno" le disse, entrando e prendendole il viso fra le mani per baciarla.
"Aspetta.." lo fermò Abby e Luca la guardò quasi con spavento.
"Luca.. e Jade?"
Ci aveva riflettuto tutta la notte: Jade o Abby? Abby era la prima vera amica che aveva avuto, che le era stata accanto.. ma Jade era perfetta, poteva diventare la sua ragazza.
"Perché credi che sia già in piedi? Ci siamo visti, poco fa.
“E allora? Cos’è successo?” disse Abby preoccupata.

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Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


L'ho lasciata"
Saltare di gioia sarebbe stato inopportuno? Ma chi se ne frega, Abby non riuscì a non gettagli le braccia al collo e a baciarlo.
"Abby, chiama Louis, il pranzo è pronto"
Abby salì le scale e con noncuranza aprì la porta della camera di Louis.
Una valigia, spalancata sul letto, quasi piena, dominava la scena.
"Ehi! Non si bussa?!"
"Dove stai andando?"
"Oh.. chiamata d'emergenza, devo ripartire"
"Quando?"
"Stasera"
Solitamente era abituata alle partenze improvvise di Louis, delle volte non si erano neanche salutati, ma ora capì il perché di quei bisbigli e sussurri dei loro genitori al sera prima ma non capì perché mai fosse l'ultima a saperlo.
"Potevi dirmelo prima, no? Non è la prima volta" disse Abby.
"Lo so, ma.. stavolta è più rischioso e mamma e papà non volevano che.."
"Oh smettila! Smettila di incolpare loro. Sei il maggiore, non ti serve alcun consenso!"
"Esattamente per questo non te l'ho detto, guarda come stai reagendo!"
"Sì, ok, va pure, ritorna a giocare a fare l'eroe con le tue pistole giocattolo!"
Abby uscì sbattendo la porta e, sapendo che Louis sarebbe ripartito quella sera, passò la giornata fuori, senza avere alcuna intenzione di salutarlo.
Rientrata a casa, superate le occhiatacce dei suoi genitori, trovò sul letto della propria camera il ciondolo a forma di macchina fotografica regalatogli da Louis.
Fissandolo, si sentì incredibilmente in colpa.
Non chiese ai suoi genitori per dove fosse partito Louis, mostrarsi debole era sempre l'ultima cosa che non voleva.
Adottò la tattica di origliare le loro conversazioni ma nulla di nuovo. Tuttavia, Louis le era parso davvero in ansia per quella partenza: che fosse davvero stato richiesto il loro intervento da qualche paese in guerra?
Prese l'abitudine di indossare il regalo di Louis quotidianamente, così, per sentirlo più vicino.

"..Cos'era? Terra rossa? Sì, correva su quel terriccio che fuso al sole caldo dava l'impressione di una distesa di sangue. Nessuna cosa che fosse familiare, niente per impedirle di trovare un punto d'uscita. Solo sabbia e cielo aperto.."
Abby si svegliò col fiatone da quell'incubo. Le sembrava di aver corso per davvero.
'Che sogno assurdo' pensò.
L'unico modo per placare il senso di colpa era passare del tempo con Luca. Giorno per giorno si rese conto di quanto lo amasse e si domandava perché non averlo capito prima. Avrebbe risparmiato parecchie sofferenze. Probabilmente Luca pensava lo stesso. Le dava le giuste attenzioni, senza essere invadente.
Nonostante le sue continue rassicurazioni, Abby ebbe la conferma delle sue preoccupazioni una sera dopo cena.
Suo padre, seduto sulla sua comoda poltrona a guardare il telegiornale, chiamò di corsa sua moglie alla tv. Abby, sentendosi chiamare in causa, accorse anche lei.
Il servizio s'intitolava: 'Caos e terrore in Iraq'.
Alla spalle della giornalista, si intravedevano scene di una città devastata.
"Le forze americane sono arrivate in tempo ma il loro intervanto non è stato sufficiente. Impreparati, probabilmente, dalla tempesta di sabbia rossa che si è abbattuta su di loro. Pochi soldati sono riusciti a tornare all'accampamento prima di perdere il senso dell'orientamento sul campo ma si segnala che tre di loro non hanno fatto ritorno. Le ricerche proseguono da.."
Suo padre spense la tv e guardò la moglie, che guardava a sua volta lo schermo nero.
Abby salì in camera e cercò di raccogliere ogni commento positivo per non sprofondare.
'Non è detto che parlino di Louis, starà già al sicuro' pensò, marciando per la stanza.
'Ha un'ottima vista, quella terra rossa non è nulla per lui.. terra rossa..'
"Come nel sogno!" concluse, a voce alta, terminando la marcia.
"Ti dico che la cosa è collegata!" stava dicendo Abby a Melissa, il giorno dopo a scuola.
"Abby, stai correndo troppo. L'hai detto tu che potrebbe non trattarsi di Louis, magari il sogno sarà anche collegato, ma sta calma" le rispose l'amica.
Continuano a dirle di stare calma, ma non aveva parlato di voler volare fino in Iraq, testimoniava solo un fatto evidente. Col passare dei giorni seguì ogni telegiornale aspettandosi qualunque notizia sulla situazione in Iraq ma li seguì invano. Nessun sogno "premonitore" disturbò più i suoi sogni tuttavia, fino a quel momento.

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Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


Passarono 3 giorni da quel notiziario.
Possibile che non c'era nessun'altra novità da aggiungere? Magari i soldati erano tornati all'accampamento ma la cosa non era ritenuta abbastanza importante da essere comunicata?
Finché alla terza sera, la voce di suo padre non chiamò di nuovo a raccolta la famiglia dinanzi alla tv.
"..E adesso colleghiamoci col nostro inviato in Iraq, a te la linea Stephan".
"La situazione qui non ci è ancora molto chiara purtroppo. Le ricerche proseguono da tre giorni ormai ma nessuna traccia dei tre soldati dispersi"
"E' possibile conoscere le loro identità Stephan?"
"Dall'appello mancano Andrew Kirke, Anthony Eller e Louis Prince. Avvertiamo le loro famiglie di non disperare e che la squadra dei soccorsi sta facendo del loro meglio.."
"Del loro meglio?! Ma che diamine!!" esplose Abby nel silenzio totale, precipitandosi di sopra, rifiutandosi di ascoltare ulteriormente.
Le parole del giornalista continuavano a ronzarle nella mente.. 'avvertiamo le loro famiglie di non disperare', come se fosse facile.
Si strappò la collana che portava al collo e fissò quel piccolo ciondolo con intensità, quasi come ad invocare un aiuto, una direzione da cui partire, qualcosa da fare, e non distolse lo sguardo finché non sentì gli occhi bruciare.
Era come trovare un ago in un pagliaio. Pensò ad ogni genere di posto in cui avrebbe potuto trovarsi Louis ma scene orribili le occupavano la mente, tanto da tormentarla anche ad occhi chiusi.
'Annaspava, tremava, quei granelli infiniti di sabbia rossa le coprivano la vista. Eccone un'altra cascata in arrivo, ecco che scivola ancor più giù. Solo stando ferma riusciva a non sprofondare ancor di più ma la mancanza d'ossigeno si faceva sentire sempre più. Tentare di gridare inutilmente 'aiuto' per poi ritrovarsi una manciata di sabbia in bocca. Ecco che delle mani di distinguono fra la sabbia, mani possenti, maschili, che tentano di non abbandonare la poca luce che filtrava per poi arrendersi a quei granelli e scivolare chissà quanto..'
Un eco lontanissimo la svegliò sussurrando: cercami.


"Luca, ma dove sei? Ti ho lasciato circa 6 messaggi, richiamami per favore" e chiuse il cellulare con un colpo secco.
Per giorni Abby si rifiutò di uscire di casa, di trovarsi a contatto con altra gente, di sentirsi osservata per ciò che stava accadendo dato che la voce si era sparsa in fretta.
Tentò a più riprese di rassicurare i suoi genitori, di dirgli che loro figlio era ancora vivo, ma ogni volta che ci provava queste parole risuonavano ad Abby come pura follia. Che prova aveva? Solo un sogno che la tormentava e che l'avrebbe portata alla follia di lì a poco.
Sì, era consapevole di quanto fosse folle lasciare ogni sua speranza legata ad un sogno ma chi non l'avrebbe fatto in quel caso? Era tutto frutto della sua mente o stava accadendo sul serio?
Iniziò quasi a sperare che quei sogni la portassero ad una soluzione, ma ne restava solo delusa e più confusa. Inoltre, non poteva sopportare l'idea di aver visto l'ultima volta suo fratello per uno stupido litigio, non sopportava di avergli detto come ultima cosa "Sì, ok, va pure, ritorna a giocare a fare l'eroe con le tue pistole giocattolo!".
Quel pomeriggio, finalmente Luca si fece vivo.
E' vero, l'aveva ignorato per tutto ciò che stava accadendo, ma sapeva di poter contare almeno sul ragazzo che amava, o no?
"Era ora, diamine!" esclamò sollevata Abby, vedendolo entrare in camera sua mentre sua madre chiudeva la porta. "Pensavo volessi restare sola" rispose lui.
Non c'era alcuna emozione sul suo volto, era gelido come la neve che inondava le strade di quel periodo.
"Si ma.. da quand'è che mi dai retta?" chiese Abby, provando una risata.
Luca scrollò le spalle e prese a guardarsi intorno, come fosse la sua prima visita in quella stanza.
"Ho pensato molto a Louis e credo che.." cominciò Abby ma un sorriso beffardo sulla faccia di Luca la bloccò.
"Cos'hai da ridere?"
"Hai pensato solo a questo, vero? Beh se sono qui solo per farti da confessionale posso anche andarmene"
"Luca!" esclamò Abby, bloccandolo prima che potesse svignarsela.
Cercò di interpretare il suo sguardo ma non trovò nessuna emozione a cui aggrapparsi.
"Ce l'hai con me perché non abbiamo passato più tempo insieme? Ma amore.."
"Risparmiati, ok? Non mi interessa" la bloccò di nuovo Luca.
"Mio fratello è scomparso cazzo! Chissà dove! E tu hai la faccia tosta di venire qui a commiserarti?!" disse Abby, cominciando ad essere stanca del suo comportamento.
Era infantile, no? Abby aveva un buon motivo per distrarsi, perché non la capiva?
Luca sembrava sul punto di risponderle a tono ma cambiò idea precipitandosi alla porta e appena si fu chiusa alle sue spalle ad Abby sprofondò il cuore nello stomaco, sentendosi improvvisamente vuota e più sola di prima.
Suo padre entrò timidamente poco dopo.
"Abby..? è successo qualcosa? Ho visto Luca andarsene.."
"Abbiamo litigato" tagliò corto lei.
"Ascolta.." suo padre entrò cautamente e lasciò la porta socchiusa "magari finché questa situazione non sarà risolta, dovresti stare lontana da lui, almeno finché Louis non avrà l'anima in pace e.."
"Che vorresti dire?" lo interruppe Abby.
Le parole di suo padre sembravano dirle 'almeno finché tuo fratello non riposerà in pace in una tomba'.
"Niente.. solo che.."
"Ti sei già arreso non è così?"
Suo padre sembrava volersi rimangiare quanto detto, si capiva dal suo improvviso pallore.
"Sai, credevo che Louis avesse preso da te, per la sua voglia di combattimento ma a quanto pare hai già deposto le armi" continuò Abby, già carica di rabbia per lo scontro precedente.
"Abby! Non hai capito che è come cercare un ago nella sabbia? Non è così semplice Abby, stiamo cercando di.."
"Cosa?! Di fare cosa? Tu e la mamma non fate altro che comportarvi come se Louis fosse già morto. Beh sai cosa papà? Lui è vivo! So che è vivo! Lo so e basta!"
"Abby, santo dio, non puoi affermare certe cose!" anche il tono di suo padre aumentò di volume.
"Perché vuoi ostinarti a credere al contrario?!" urlò Abby.
"E tu perché vuoi credere all'impossibile?! Non voglio pensare che Louis sia morto Abby, ma ragiona!"
"Ho ragionato, ho ragionato tanto in questi giorni. E la ragione mi ha condotto a questo, alla follia, al vedere le cose sotto altri aspetti, al credere all'impossibile come dici tu. Ma sai cosa? È meglio essere completamente folli che ragionevoli e senza speranze!" detto ciò, non avendo più la forza per guardare suo padre e sentendosi male per essersi rivolta così, lasciò la sua camera trattenendo l'ennesimo singhiozzo.

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Capitolo 13
*** Pausa... ***


Bene..siccome avevo fatto una specie di "patto" con la mia amica..volevo chiedervi cosa ne pensate voi di questa storia..

Il patto era che se qualcuno commentava/metteva recensioni la storia sarebbe continuata altrimenti veniva cancellata..

Ecco, ora sto chiedendo a voi, voi che l'avete letta..voi..solo VOI..

Cosa ne pensate?

Solo risposte sincere..grazie =) Come gentilmente kisses_epicfan mi ha fatto notare, a volte mi è scappata la parola "Lucaina" invece che "mattina", lo spiego subito il perchè..il nome che avevo scelto all'inizio era Matt, poi però ho voluto cambiare e senza cercare tutte le volte che lo avevo scritto ho fatto "sostituisci -> Matt -> Luca" e con il sostituisci mi ha fatto mattina -> Lucaina..scusate e sappiate se qualche volta lo troverete mi dispiace, e se volete, potete anche segnarmelo come recensione del capitolo o in fondo..

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