Afterlife di Fluxx (/viewuser.php?uid=42169)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Where everything begins ***
Capitolo 2: *** All's well that stars well ***
Capitolo 3: *** We're not alone ***
Capitolo 1 *** Where everything begins ***
1. Where everything begins
Anchorage, 20 Febbraio
2012
19.00
I capelli della ragazza si scioglievano in
morbide, scure e lunghe ciocche che percorrevano i cuscini del
divano.
Indossava un maglioncino a collo alto nero, a maniche
lunghe, e sotto un paio di shorts dello stesso colore. Imbracciava un
fucile a doppia canna, lo teneva stretto al petto come se fosse un
pezzo di lei. Non riusciva a dormire, da più giorni ormai.
Certo,
chi mai ci sarebbe riuscito a farlo con quegli esseri schifosi in
giro per la città?
Non riusciva a darsi una spiegazione di tutto
questo, non riusciva a capire come una settimana prima tutto potesse
essere tranquillo e normale e solamente un giorno dopo un
inferno.
Fatto stava che non riusciva più a dormire. Ogni volta
che trovava un momento libero si buttava sul divano ma non andava mai
oltre la dormiveglia, era in costante attenzione.
Beh, per lo meno
si era rivelato utile il servizio militare svolto... Se avesse
seguito invece il volere dei suoi genitori – e non il suo
–
probabilmente ora sarebbe stata una zombie-modella. A pensare che lei
era andata ad Anchorage, in Alaska, solo per trovare un'amica.
Un'amica alla quale si era ritrovata a farle saltare la testa per non
essere mangiata viva.
Quei pensieri la stavano opprimendo sempre
di più, tanto che fu costretta ad alzarsi per andare a
sciacquarsi
il viso. Una nota positiva c'era: l'elettricità e l'acqua
non
mancavano, 'solo' le reti di
comunicazione sembravano bloccate.
Chiuse l'acqua corrente
e sentì le goccioline caderle dal naso e dal mento.
Arrivò a
tastoni fino all'asciugamano, portandoselo al viso. Dopo essersi
asciugata si guardò allo specchio: aveva due profonde
occhiaie che
contornavano quei bellissimi occhi azzurri, i capelli erano molto
lunghi e scuri, appena mossi verso le punte. Aveva davvero un bel
visetto, come il resto del corpo. Chissà, magari se avesse
seguito
il volere dei suoi genitori ora sarebbe stata in Europa a posare per
qualche rivista famosa, lontana da quel caos... O magari l'inferno
aveva raggiunto anche il continente europeo? Le si accapponò
la
pelle al solo pensiero. Era mai possibili che era rimasta l'unica
persona lucida e sana di mente? L'unica persona realmente viva?
Quegli esseri sembravano davvero usciti da un film di fantascienza e,
seppur i giornali e i media avessero cercato di negare e sottacere
tutto, le era sembrato di aver sentito che qualche anno prima c'era
stato un disastro in Africa. Ma si sapeva, spesso e volentieri erano
tutte bufale.
“Avanti Megan, finiscila. Stai cominciando a dirti
un sacco di stronzate, non puoi essere l'unica
sopravvissuta.” Si
disse ad alta voce. Bene, aveva anche cominciato a parlare da sola.
Beh, forse in tutto quel casino era l'unica cosa che la manteneva
sana di mente.
Aveva avuto tre compagni fino al giorno prima...
Ora erano tutti morti. Avevano fatto la stronzata di uscire di notte
tutti insieme per fare scorte di medicinali e viveri, ma con il buio
era
tremendo. Orribile. Si era salvata solo lei, grazie a Dio... Anche se
cominciava a credere che forse sarebbe stato meglio morire.
Nella sala comandi c'era il completo silenzio, eccetto
per il ronzio elettrico dovuto probabilmente alla grande
quantità di
corrente utilizzata.
Era tutta buia, v'erano solamente i vari
schermi ad illuminarla: uno centrale e due laterali, molto grandi.
C'era una postazione con vari comandi e in alto, che scendevano dal
soffitto, alcuni monitor che sorvegliavano la situazione dei
laboratori.
Nello schermo principale, quello al centro, v'era
l'immagine della città di Anchorage, che si trovava proprio
sopra di
loro. C'era una vasta visuale dei palazzi e del cielo, poi
più
dettagliata negli altri due schermi laterali.
Si sentì il rumore
meccanico della porta aprirsi. Il rumore dei passi erano lenti e
cadenzati. Non appena arrivò di fronte all'immagine della
città si
fermò, osservandola bene. Notò che un elicottero
si avvicinava. Ma
bene... Era sicuro che avrebbero mandato qualcuno ma, purtroppo per
loro, non sarebbero nemmeno arrivati a terra. Un lieve sorriso si
dipinse sul suo viso ustionato e rovinato per via del virus. Il ghigno
sparì
poco dopo quando si chinò in avanti, sul microfono. Spinse
un tasto
per comunicare con qualcuno evidentemente dall'altra parte.
“Stanno
mandando qualcuno come sospettavo. Abbattete l'elicottero, non fatelo
atterrare.” Ordinò. Si tirò su e
incrociò le braccia sul
petto, attendendo di vedere i suoi ordini eseguiti.
Anchorage,
20 Febbraio 2012
19.30
Jill
Valentine era a bordo di quell'elicottero. L'equipaggio era composto
da lei, Kevin, Josh, Joseph, Adam e Russell. Stavano volando proprio
sopra i palazzi di Anchorage e sembrava tutto normale, eccetto per il
traffico inesistente e nemmeno una persona per strada.
“Magari
saranno tutti a letto con l'influenza, no dico... Qui fanno
temperature polari! Mi stupisco di come in città ci sia
così poca
neve con questo freddo!” Disse Russell scherzando e guardando
poi
verso le montagne innevate.
“Si certo, una città con più di
duecento mila abitanti tutti a letto con la febbre!” Rispose
Josh
sghignazzando, al comando del velivolo.
Erano stati mandati come
squadra di ricognizione e recupero superstiti. Superstiti di cosa
poi? Nessuno aveva la benché minima idea di cosa fosse
accaduto
laggiù, si sapeva solo che da un giorno all'altro qualsiasi
tipo di
comunicazione con la città era stata interrotta.
Le forze
dell'ordine mandate lì non avevano fatto ritorno,
così pensarono di
mandarci un equipaggio della BSAA.
Il gruppo era quasi al completo,
mancava solamente un elemento per far sì che potessero
partire, così
Jill si candidò. Chris non fu per niente d'accordo...
***
Jill
rientrò nell'ufficio, non appena aprì la porta si
ritrovò Chris di
fronte, probabilmente stava uscendo.
“Ehi.” Un lieve sorriso
si dipinse sulle labbra del moro. “Stavo tornando a casa.
Senti
Jill... Stasera che fai?” Chiese, voleva invitarla a cena.
Beh, non
che negli anni non avessero avuto modo di andare a cena, ma erano
sempre cene formali. Voleva un vero e proprio appuntamento: era ora
di farsi avanti.
“Ehm.. Credo che mi preparerò.”
“Per
cosa?” Domandò con lui con sguardo interrogativo.
“Farò
parte dell'equipaggio che partirà per la ricognizione ad
Anchorage, non lo sapevi?”
“Cosa??!” Chris ne fu sorpreso, di certo non
positivamente.
“Stai scherzando??”
“N-no.. Perché?”
“Ma con chi
vai?” Perché aveva preso iniziativa senza dirgli
nulla? Erano
sempre stati partner i due, in quasi tutte le loro missioni.
“Ci
sono Russell, Josh, Joseph... E altri due ragazzi. Sono in gamba.
Qualcosa non va?” Domandò allora la ragazza.
“No è che..
Sono preoccupato. Se hanno deciso di mandare noi della BSAA vuol dire
che non si prospetta nulla di buono... E non sono tranquillo se vai
sola.”
“Ma non sono sola!” Rispose lei, sorridendo.
“Ma
vai senza di me! Di solito questo tipo di ricognizioni le facciamo
insieme, non sono tranquillo... Dovesse accadere ciò che
è successo
alla villa di Spencer.. O peggio, in Africa con la Tricell.”
Mormorò
l'uomo allungando una mano fino ai capelli di lei, portati in una
coda davanti, oltre la spalla. Gliela sfiorò appena: aveva
ancora i
capelli biondi. Dopo tutto quel tempo dal virus era ancora
così pallida, ma
sempre bellissima.
“Chris...” Jill sorrise appena, notando le
attenzioni piene d'affetto del compagno. “Wesker è
morto... Penso
che un po' di pace e calma ce la meritiamo, non c'è nulla
per cui tu
ti debba preoccupare.”
Lui sospirò pesantemente, poi annuì
appena. “Jill.. Non appena arrivate fateci sapere subito,
rimanete
sempre in contatto, mi raccomando.”
“Non preoccuparti,
partner,
andrà tutto bene!” Lo tranquillizzò
lei, dandogli un'affettuosa
pacca sulla spalla.
***
Lei pensava a Chris e a quelle
ultime
cose che si erano detti. Si erano salutati con un cenno appena prima
che lei partisse e nulla di più. Da un pezzo non era
più abituata
ad andare in missioni da sola, senza di lui, le faceva ad un certo
senso 'strano'.
Kevin aprì il portellone dell'elicottero,
cacciando giù la scala con un lieve calcetto.
“Josh, abbassati che
io, Jill e Russell scendiamo. Voi atterrate nello spiazzo
laggiù e
ci incontriamo a metà strada!” Disse alzando la
voce per via del
rumore assordante dell'elica. Sì, beh, Kevin era il
comandante di
quell'operazione.
Jill si alzò dal sedile: indossava un casco, la
sua solita uniforme della BSAA che era composta dai pantaloni di un
grigio chiaro e la parte superiore tendente ad un azzurro sbiadito.
“Vado per prima!” Informò i compagni
prima di avvicinarsi al
portellone.
La ragazza cominciò a scendere la scala a pioli,
seguita poi da Russell. Da quel momento successe tutto in un attimo,
così velocemente che i due agenti non ebbero nemmeno modo di
capire
cosa stesse realmente accadendo: un razzo arrivò da un
palazzo poco
più distante, andando a colpire l'elicottero. Russell lo
notò
arrivare, “MA CHE CAZZO...??!” Urlò.
Jill stava studiando il
terreno poco distante ormai dai suoi piedi, in cerca di persone: non
fece nemmeno in tempo ad alzare il capo che sentì un immenso
boato,
susseguito da un fastidioso senso di vuoto allo stomaco per via della
caduta libera, poi divenne tutto nero.
Megan si era
ripresa dal suo momento di sconforto non appena aveva sentito quello
che sembrava un elicottero avvicinarsi: aveva racimolato le sue armi
di cui due pistole nelle fondine cosciali ed il fucile a doppia canna
lo aveva posto sulla schiena.
Scese velocemente le scale del
palazzo, forse c'era una possibilità di trovare altri
sopravvissuti.
Ormai era quasi buio e sapeva di quanto fosse pericoloso girare di
notte, ma se qualcuno era vivo cosa importava? Magari avevano mandato
qualcuno dell'esercito.
Arrivò fino al primo piano: di lì in poi
si sarebbe dovuta arrampicare per scendere dato che le scale che
portavano al piano terra erano crollate. Questo poteva essere solo un
bene dal momento che quei pezzi di carne in putrefazione non
sembravano avere alcuna intenzione di risalire così
faticosamente le
macerie, troppo faticoso e troppo dispendio d'intelligenza.
Una
volta arrivata giù tirò fuori una delle due
Desert Eagle,
stringendola tra le mani. Uscì fuori dal palazzo e
trovò la strada
libera, grazie al cielo, così si avviò
versò la fonte di rumore.
Proprio appena stava per svoltare l'angolo vide un lampo di luce,
susseguito da una fragorosa esplosione. Aumentò il passo e
non
appena si ritrovò sulla strada dalla quale poteva vedere
l'elicottero, dovette subirsi il tremendo spettacolo dei vari pezzi
del velivolo che cadevano al suolo e la nuvola nera di fumo
elevarsi.
“Cazzo!” Sbottò, tirando un calcio al
muro. “Quella
poteva essere la mia fottutissima speranza di sorpavvivenza!”
Gridò, al vento. Non era possibile, voleva svegliarsi da
quell'incubo.
Fece un profondo sospirò, aveva il respiro
lievemente accelerato per via di quell'eccesso d'ira. Si decise a
proseguire
e ad arrivare ai rottami dell'elicottero, magari avrebbe potuto
trovare qualcosa di utile o interessante, alla fine erano solamente
pochi isolati a dividerli.
________________________________
Preparatevi
perché le note d'autore saranno lunghe! Hahahahaha :D
Voglio inziare innanzitutto con le foto dei personaggi! (In ordine di
apparizione! Hahaha :D)
Qui la nostra bellissima Megan:
http://static.tuttogratis.it/cinema/fotogallery/628X0/42879/megan-fox.jpg
Qui la nostra bellissima e biondissima Jill Valentine:
http://images4.fanpop.com/image/photos/18300000/Resident-Evil-5-Battle-Suit-jill-valentine-18360469-344-335.jpg
Qui il nostro bellissimo (xD
sennò mi mena se non dico che è bellissimo!) Russell:
http://www.duellanti.com/wp-content/uploads/2012/02/michael-fassbender.jpg
Degli
altri non avete bisogno le foto perché, indovinate
perché? Vabbè, lo scoprirete nel prossimo chappy
u.u
Eeee... Ah, qui
c'è la foto del misterioso
personaggio che se ne sta nella sala di comandi, anche se
credo che molti di voi abbiano già capito:
https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/429168_303811536343157_100001429394584_873557_1270482596_n.jpg
Ehhh sì! Il caro e buon vecchio Albert Wesker. Credevate che
fosse morto dopo Resident Evil 5.
Invece no! Mi ha chiesto una fine più degna ed io spero di
dargliela!
Ahahaha, e che dirvi? Non c'è molto da dire in questo
capitolo se non che vi consiglio di leggere le note d'autore nei
prossimi chappy in quanto ci saranno le foto dei nuovi personaggi,
qual'ora ce ne fossero!
Devo fare due ringraziamenti sin da subito:
Mary, che
legge sempre i miei deliri seppur non recensisce perché non
ha un account su efp (e ti tocca cominciare a fartelo bella mia!
Hahahaha :D)
E praticamente l'ispirazione me l'ha data lei, questa storia
è nata dal frutto delle sue idee contorte u.u almeno la
trama! Poi per il resto spero di riuscire a svilupparla al meglio e
come piacerà a te anche *___* quindi sì dai,
diciamo che in un certo senso questa ff te la dedico, piccina mia!
<3
Gemini_No_Aki,
secondo ringraziamento. Tu che ascolti sempre i miei scleri e come
già detto mi fai da consulente ahahaha :D spero ti piaccia!
Lo so, il primo capitolo non è chissà che,
è solo un po' un'introduzione su! Siate buoni!
Eeee.. Spero che molti di voi decideranno di seguirmi e magari anche di
recensire!
No davvero, se vi avanzano 2 minuti recensite u_u sapete che fate
felici molti scrittori così? Io ogni ff che leggo la
recensisco, sono brava u.u
Hahahah, ok vabbè, sto dando i numeri! :D
Ringrazio tuuuutti quelli che da cui in poi decideranno di seguirmi! :D
Chi leggerà, recensirà, metterà nelle
seguite/ricordate/preferite!
Ennnoiicivediamoalprossimocapitolo!
Un bacione!
Tchuss!!! :D
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Capitolo 2 *** All's well that stars well ***
2. All's well
that starts well
Russell
riaprì piano gli occhi, si ritrovò sull'asfalto
umido. Cercò di
tirarsi appena su ma una scarica di dolore gli percorse la colonna
vertebrale. “Ahhh..” Si lamentò, prima
di riuscire nel suo
intento. Gli doleva tutto. Si guardò intorno e vide poco
più
lontano quello che rimaneva dell'elicottero in fiamme.
“Cazzo..
Cazzo!!!” Sbottò, alzandosi in piedi a fatica.
Portò lo sguardo
nella direzione opposta e vide Jill, riversa a terra.
“Jill!!!
JILL!!” La raggiunse e si inginocchiò accanto a
lei. Respirava
ancora, aveva un graffio sulla tempia e sanguinava. “Jill,
dannazione! Aprì gli occhi!” Disse tirandola
appena su, tenendola
tra le braccia. Non voleva nemmeno pensare alla fine che avessero
fatto i loro quattro compagni.
“N-hhh...” La ragazza rinvenne
lentamente, riaprendo gli occhi. Ci vide inizialmente sfocato.
“..
Chris..?” Bofonchiò.
“Jill, sono io, Russell.” Mormorò
appena, scuotendola piano.
“R-Russell..?” Mise a fuoco l'uomo,
come un lampo si rese conto di ciò che era successo,
scattando
seduta. “Odd-uhhhh!” Si portò una mano
alla testa, sentendo il
liquido rosso, caldo e denso sporcarle la mano.
“C-cos'è successo?
Dove sono gli altri?” Chiese prima che il suo sguardo
caddesse sul
velivolo in fiamme. “Oddio...”
Russell si alzò e dopodiché
aiuto la ragazza a fare altrettanto. “Credo che... Siano
diventati
carne alla brace.” Mormorò.
Jill riuscì a tenersi in piedi per
miracolo forse, le girava tutto. C'era una puzza orribile di carne
bruciata e per le strade non c'era nessuno. “Santo
cielo...”
Deglutì. I loro compagni erano morti. “Questo
posto mette i
brividi...” Sussurrò, “Ma cosa diavolo
è successo?!” Guardò
il compagno accanto a lei.
“Non.. Non ne ho idea, quando stavamo
scendendo ho visto solo un razzo venire contro di noi e
poi...”
Scosse il capo.
“Non ci posso credere.” Mormorò la
ragazza,
poi si portò una mano all'auricolare aprendo la
comunicazione con la
sede della BSAA che avrebbe dovuto dargli supporto. “Qui
è
l'agente Valentine, mi ricevete??” Domandò. Nulla,
si sentiva solo
un lieve fruscio. “Non ci posso credere!”
“Che succede??”
Chiese Russell, guardandola.
“Siamo praticamente isolati... Non
ci ricevono, maledizione. Ma perché diavolo non
c'è nessuno qui?!”
Domandò facendo un giro su sé stessa e notando le
strade
disabitate, illuminate solo dalla fioca luce dei lampioni.
“Beh,
siamo venuti qui per scoprirlo ti ricordo.”
“Non ci posso
credere..” Ripeté la ragazza. I loro compagni
erano tutti morti.
L'uomo le posò una mano sulla spalla.
“Ehi, Jill. Calma,
d'accordo? Scopriremo cosa è successo, non preoccuparti...
L'importante è che io e te rimaniamo uniti, va
bene?”
Lei volse
lo sguardo verso di lui ed annuì piano.
“Sì, d'accordo.”
Rispose amareggiata.
“Ormai sono morti e.. Non possiamo fare
nulla. Sta succedendo qualcosa di terribilmente sbagliato qui, lo
sento.”
“Dobbiamo dare un'occhiata in giro e scoprire
cos'è
successo e... Perché non c'è nessuno.”
“Si ma Jill, sei
ferita. Dobbiamo...”
“Ehi!” Russell non fece in tempo a
finire la frase che i due sentirono la voce di una ragazza
richiamarli, così si voltarono.
Megan li raggiunse, teneva una
pistola tra le mani, guardò i due: la ragazza era lievemente
ferita,
aveva i capelli lunghi e biondi, tenuti chiusi in una coda. Gli occhi
erano azzurri ed era pallidissima. Lui, invece, era davvero un bel
tipo: era alto e ben piazzato, aveva gli occhi azzurri ed i capelli
corti, castani. Portava una lieve barbetta incolta e... Beh, se lui
fosse stato l'ultimo uomo sulla faccia della terra con cui Megan si
sarebbe dovuta ritrovare a ripopolarla, lo avrebbe fatto ben
volentieri!
“Siete... Vivi?” Chiese stupita e felice di
constatare ci fosse qualcuno ancora vivo.
“Non so come ma.. Sì.”
Mormorò Jill.
“Oh...” Russell notò la ragazza con gran
piacere, era decisamente una gran bella donna.
“Che cos'è
successo qui?!” Chiese poi Jill, avvicinandosi.
“Cos'è
successo al vostro elicottero? Chi siete?”
“E' stato
abbattuto. Facciamo parte della BSAA, visto le recenti anomalie qui
ad Anchorage ci hanno mandato per una ricognizione, a scoprire cosa
fosse successo e, nel peggiore dei casi, a recuperare i superstiti..
Ma superstiti di cosa? Che cosa sta succedendo?”
Domandò poi
lui.
“Abbattuto?” Come poteva essere stato abbattuto se
lì da
quelle parti c'erano solo non-morti? “Beh comunque avete
fatto un
errore, non sareste mai dovuti venire qui. Non so bene cosa stia
succedendo ma... Non prendetemi per pazza, la gente si comporta in
modo 'strano'.” Deglutì, guardandosi intorno.
“E' pericoloso
persino stare qui per le strade, sono diventati tutti dei pazzi
cannibali, dei pezzi di carne in putrefazione.”
Jill sentì un
senso di vuoto e la nausea assalirla: non poteva crederci.
“Ti
prego, dimmi che scherzi...”
“Vorrei tanto.” Rispose Megan,
guardando poi l'uomo.
Russell sembrò spiazzato. “Ed ora che
Wesker è morto chi è che si è messo a
giocare con le provette del
piccolo chimico?” Chiese alla sua partner.
“Non ne ho idea.”
Mormorò con tono lapidario. Non ci poteva credere, era
entrata in
quell'incubo di nuovo e con lei un'altra città spazzata via
da
chissà quale virus. “Ed ora?! Da dove
iniziamo?!” Chiese Jill
guardando il moro. “Cosa facciamo? Non abbiamo nemmeno
contatti con
gli altri! COSA DIAVOLO FACCIAMO!?” Fu colta da una profonda
rabbia. Chi c'era ora dietro tutto quel casino?
“Faremmo meglio
a non stare qui innanzitutto. Di notte è davvero un
inferno.. Quegli
esseri sbucano da ogni dove.” Disse Megan, guardandosi
intorno
circospetta. “Io sto qui vicina, diciamo che mi sono trovata
un
rifugio... Potremmo tornare lì e decidere in seguito cosa
fare, con
calma. Che ne dite?”
Russell annuì. “Probabilmente è l'idea
più saggia. Dobbiamo prima medicare Jill
però..”
“Sto bene.”
Bofonchiò lei.
“Non vorrai andartene in giro con una voragine
sulla tempia?” Chiese ironico, per sdrammatizzare.
“Lo sai quanto
sia facile che si trasmetta il virus, avanti.”
“C'è una
farmacia poco distante di qui. Possiamo passarci mentre torniamo ma
sbrighiamoci: non mi sento sicura a rimanere ferma per troppo tempo
in un posto simile con il buio.” Mormorò la mora.
Jill si
ritrovò costretta ad annuire e così cominciarono
ad incamminarsi.
Ci fu il silenzio più totale tra i tre, probabilmente un po'
perché
i 'nuovi superstiti' erano scossi, mai si sarebbero aspettati tale
realtà, un po' perché probabilmente cercavano di
fare attenzione a
qualsiasi rumore si sentiva nei dintorni. In quei casi bisognava
stare sempre più che attenti, massima allerta.
Arrivarono poco
dopo alla farmacia: le vetrine erano rotte così
risultò più facile
entrare.
“Io rimango qui fuori di guardia, sbrigatevi voi
due.”
Disse Megan, riponendo la pistola nella fondina e tirando fuori il
fucile.
I due agenti della BSAA entrarono. A Jill girava ancora la
testa, oltre che a farle male. Si appoggiò al bancone che
Russell
scavalcò agilmente. “Beh visto che ci siamo faccio
un po' di
scorte, cosa potrebbe servirci, vediamo... Unguento in caso di
ustioni, bende, antidolorifici, disinfettante...” Dopo aver
preso
le suddette cose si voltò verso la ragazza, la vide
abbattuta. “Ehi,
piccola Jill..” Sorrise, appoggiando le cose sul bancone e
prendendole le mani. Lei alzò piano lo sguardo, fino ai suoi
occhi
azzurri. Abbozzò un sorriso.
“Lo so è che... Scusa, non mi
sarei mai aspettata una cosa del genere. Pensavo che bene o male con
la morte di Wesker questa follia sarebbe finita ed invece... Ci
ritroviamo dentro a questo inferno ancora una volta, senza meta, tra
l'altro.”
“Ora devi stare solo calma, la ragazza ha detto che
ha un rifugio sicuro.. Innanzitutto pensiamo a medicarti, poi
penseremo al resto, va bene?”
Jill annuì.
“Ehi,
piccioncini! Volete darvi una mossa?! Si sentono dei rumori qui di
fuori, vedete di muovervi!” Li canzonò Megan.
“Forza,
andiamo.” Borbottò Jill.
I due si divisero le cose per
infilarle nelle varie tasche e scomparti vuoti, poi una volta al
sicuro si sarebbero organizzati meglio. Raggiunsero la ragazza fuori
la quale gli fece cenno di rimanere fermi: si sentivano dei strani
rumori e per nulla rassicuranti.
“Dai, andiamo.” Disse a bassa
voce Russell, dando una lieve spinta a Megan in quanto era lei che
doveva guidarli. La ragazza, dopo essersi voltata un attimo e aver
riservato un'occhiata gelida all'uomo, si avviò, seguita dai
due.
Camminavano a passo spedito seppur silenziosamente. Erano
arrivati all'isolato dove si trovava il portone che praticamente era
sempre aperto. Erano ad un passo dalla salvezza quando Megan, facendo
per entrare, si ritrovò davanti quelle orrende bestie: erano
due,
avevano la muscolatura esposta, sembrava che la loro carne non fosse
ricoperta dalla pelle. Alla fine di quelle che erano le loro 'zampe'
avevano lunghi e affilati artigli. Non avevano occhi e forse, la cosa
più disgustosa, era il loro cervello in bella vista.
A Megan
sfuggì un gemito di spavento, misto a schifo. Quando Jill e
Russell
arrivarono al suo fianco notarono le due bestie. 'Oddio..'
Pensò
Jill, rimanendo immobile ed in silenzio, così come il suo
compagno.
“C-cosa sono quei così?”
Biascicò Megan.
“Shh!”
La zittirono i due all'unisono, ma fu troppo tardi: i Licker si
voltarono verso i tre.
“Merda!” Sbottò Russell, spingendo
indietro le due ragazze e tirando fuori il fucile a pompa.
“Dai,
forza Jill!” Disse prima di sparare contro uno dei due, il
quale
però schivò i colpi balzando contro una parete.
L'altro Licker si
avvicinò, l'uomo ricaricò il fucile e gli
sparò un colpo. Il
mostro si lamentò, contorcendosi dal dolore, con altri due
colpi
riuscì poi a stenderlo.
Silenzio.
“Cosa diavolo erano..?”
Chiese Megan.
“Shh. Fa silenzio, hanno un udito finissimo.”
Sussurrò Jill, guardandosi intorno. Dov'era finito l'altro?
L'uomo
indietreggiò, raggiungendo le due ragazze. I tre si
guardarono
intorno circospetti finché il Licker non saltò
giù sulla strada
sembrando 'comparire' dal nulla. Il mostro tirò fuori la
lunga
lingua che si andò ad attorcigliare intorno alla caviglia di
Jill,
tirandola e facendola cadere a terra.
“JILL!!” Gridò
Russell.
La ragazza cominciò a temere che fosse la fine mentre
quell'essere la tirava con la lingua sempre più vicino alle
sue
fauci. Tirò fuori il macete con uno scatto e si
piegò appena su sé
stessa in modo da poter arrivare alla sua lingua, tranciandola di
netto. Calciò la faccia del mostro ormai così
pericolosamente
vicina per guadagnare un po' di tempo e raggiungere la fondina,
tirandone fuori la pistola e scaricando l'intero caricatore sul
Licker che si lamentava. Questi cercò di colpirla con gli
artigli ma
lei fu abbastanza pronta da rotolare sul fianco e lasciar via libera
al partner che gli sparò con il fucile a pompa, due colpi,
facendolo
fuori.
Jill rimase sdraiata a terra, ansimante, con gli occhi semi
sbarrati guardava il cielo notturno. “Se il buongiorno si
vede dal
mattino... Non.. Non credo di essere pronta per tutto questo, di
nuovo!” Annunciò ai due, poco più
lontani, ad alta voce.
Il
compagno la raggiunse. “Ehi, tutto bene?” Chiese,
porgendole la
mano.
La ragazza deglutì, poi la afferrò e con un po'
di
difficoltà si alzò. “L'ho vista
veramente brutta.”
“Ma che
diavolo sono questi cosi?!” Domandò nuovamente
l'altra ragazza.
“Eh... Non crederti che zombie lenti e stupidi siano il
nostro
unico problema, d'ora in poi.” Le rispose Jill.
“Dio santo...”
Mormorò Meg. Se prima pensava che quello fosse l'inferno, si
sbagliava. Ora cosa avrebbe dovuto dire?
“Dunque è questo il
palazzo?” Russell si avvicinò nuovamente al
portone, entrando.
Notò la scala che portava al primo piano crollata.
“Si... Sì.”
Borbottò dopo essersi 'ripresa'. “Dovete
arrampicarvi per arrivare
su.. Per lo meno ci terrà lontano gli zombie anche se...
Quegli
esseri credo di aver capito che non hanno problemi ad arrampicarsi, o
sbaglio?”
“No, non sbagli.” Le rispose Jill passandole
accanto.
“Bene..” Sospirò sconsolata.
L'uomo scalò le
macerie e, una volta arrivato in cima, allungò una mano a
Jill per
aiutarla nell'ultimo pezzo. Fece lo stesso anche con Megan la quale
però non accettò il suo aiuto.
“Non per niente eh, ma devo
imparare a cavarmela. Ho capito che sarà veramente pessimo
stare
qui.” Spiegò la ragazza, passando avanti ai due, i
quali si
guardarono e fecero spallucce.
L'appartamento era al quarto piano,
abbastanza in alto. La porta si aprì su un gran salone, era
decisamente in stile moderno, i colori erano caldi. C'era un grande
divano ad angolo con davanti un tavolino basso e di fronte una
televisione. Un tavolo, delle sedie, un paio di poltrone.
La casa
era composta da altre tre camere, una cucina ed un bagno.
“Spero
che il soggiorno sia abbastanza confortevole.” Disse
Megan.
“Grazie.” Mormorò Jill, notando che non
si erano
nemmeno presentati. “Piacere, comunque, io sono Jill e lui
è
Russell.”
La ragazza sorrise e strinse la mano ad entrambi.
“Piacere, Megan.”
“Dai, forza Jill, siediti sul divano...
Vado a lavarmi le mani e ti medico.” Disse l'uomo.
“Quello
laggiù è il bagno.” Gli
indicò la mora, prima di vederlo sparire
dietro la porta.
“Come sei finita qui?” Chiese Jill alla
ragazza, sedendosi sul divano.
“Ero venuta a trovare un amica,
non potevo scegliere momento migliore, eh?”
“E lei che fine ha
fatto?”
“L'ho fatta fuori. Voleva mangiarmi.”
Mormorò
Megan.
“.. Mi dispiace.”
“E ora? Che si fa?” Cercò di
cambiare argomento lei, dopo un attimo di silenzio.
La bionda la
guardò per qualche istante, poi volse lo sguardo altrove.
“Non lo
so. Abbiamo perso i contatti con coloro che avrebbero dovuto
coordinare l'operazione. Stare fermi qui non servirà a
nulla,
dobbiamo cercare una base militare e vedere se c'è qualcuno
ancora
vivo... E dobbiamo scoprire chi è stato la causa di tutto
ciò.”
Russell raggiunse nuovamente le due ragazze, si stava
asciugando le mani con un pezzo di carta. “Non disperate,
avanti.
Troveremo una soluzione.” Disse raggiungendo Jill sul divano.
Era
sempre così ottimista lui.
“Mh.” Megan incrociò le braccia.
“Beh io avrei bisogno di farmi una doccia.”
“Senti, credo
che per stanotte sia meglio rimanere fermi qui. Io e Jill elaboriamo
un piano, cerchiamo di metterci in contatto con la BSAA e vediamo il
da farsi, d'accordo? Magari rimaniamo svegli a turni, se tu vuoi
farti una doccia e riposarti vai pure, noi stiamo qui... Verso le tre
magari ci dai il cambio, va bene?”
“Sì. Si, va bene. Magari
finalmente riesco a dormire un po', ho visto che siete in gamba, non
credo dovrò preoccuparmi.” Sorrise, prima di
allontanarsi e
chiudersi in bagno. Si sentì l'acqua della doccia cominciare
a
scorrere.
“Però, come la guardi..!” Disse Jill, a
Russell,
mentre quest'ultimo si preparava per medicare la ferita alla
ragazza.
“Sono pur sempre un uomo, non so se te ne sei accorta
Miss Valentine!” Ridacchiò, prima di avvicinarsi
un poco e
scansarle i capelli dalla fronte. Cominciò a passarle piano
un
batuffolo imbevuto di disinfettante sul taglio.
“Ahh..” Una
lieve smorfia di dolore si dipinse sul volto della bionda, che
socchiuse gli occhi.
Ci furono alcuni istanti di silenzio prima
che Russell riprese, “E poi l'agente Valentine non accetta
mai le
mie avance, dovrò pur cambiare obbiettivo no? Non posso mica
continuare a sbattere la testa contro il muro.” Disse
ironico,
seppur il filo gliel'aveva fatto in passato.
Lei si limitò a
sorridere.
“Ma... So che preferisci aspettare mister Redfield
che chissà a cosa sta ad aspettare per farsi
avanti.”
“Ehi,
ma che dici?” Riaprì gli occhi, guardandolo.
“Dai, avanti,
vuoi che non si sappia? Tutti sanno alla BSAA che tra te e Chris
c'è
un debole. Da quanto ne so si sapeva sin dai tempi della
S.T.A.R.S.”
“Finiscila, non.. Non è vero. Siamo solo
partner.” Rispose
lei, un po' a disagio.
“Certo, solo partner... E allora perché
una bella ragazza come te se ne sta sempre sola e ancora non ha un
uomo?”
“Che domande sono? Che ne so? Sarà che non ho
ancora
trovato quello giusto!” Disse accigliata.
Russell ridacchiò.
“Se lo dici tu. Non potrei essere io l'uomo
giusto?” Chiese
serio, seppur scherzasse e Jill lo sapeva.
“No! Parli troppo!”
Rispose lei un po' scocciata ma poi rise. Lui fece lo
stesso.
“Davvero, non capisco cosa stia ad aspettare Redfield,
è
proprio un cretino.” Le sorrise, prima di metterle un cerotto
per
coprire il taglio.
“Eh..”
“Se va avanti così dovrai
farti avanti tu.” Le diede una lieve gomitata, poi mise in
ordine
le cose sul tavolino di fronte a loro.
“Finiscila.. Avrà
bisogno di tempo, che ne so.”
“Sono passati anni Jill,
sveglia!” Ridacchiò.
“Magari non gli interesso abbastanza.”
Fece spallucce.
“Beh lo sai, se hai bisogno di qualcuno che ti
consoli...” Mormorò ironico.
“No, per ora ho solo bisogno di
riposare.” Rispose lei, declinando la sua offerta.
“Ho un mal di
testa..”
“Dai, riposa. Io penserò a fare la guardia, non
preoccuparti.”
“Dobbiamo prima cercare di comunicare con gli
altri.”
“Ma tanto non ci ricevono Jill, che vuoi fare? Siamo
isolati... E soli.” Disse Russell prima di tirare fuori un
palmare,
lo accese. “Wow, è un miracolo che non si sia
rotto sotto il peso
delle mie chiappe dopo la caduta..” Ridacchiò.
“Funziona??”
Chiese sporgendosi per osservare il dispositivo.
“Si ma non
gasarti bella, ci servirà si e no per la mappa di Anchorage,
non c'è
campo.”
“Sembrava troppo bello per essere vero..”
Sospirò,
dopodiché si ritirò, si tolse le varie fondine e
si sdraiò sul
divano. “Appena senti qualcosa che non va...”
Sbadigliò,
portandosi una mano alla bocca. “Svegliami..”
Sussurrò,
chiudendo gli occhi.
“Certo.” Rispose lui prima di appoggiarsi
contro lo schienale del divano ed accavallare le gambe, mettendosi a
smanettare con l'oggetto.
________________________________
Eh sì, lo
so... Non l'ho aggiornata per un casino: quando ho riaperto il file ho
trovato un capitolo già pronto ed uno in lavorazione!
Bene... Questo è il secondo capitolo! Ho avuto voglia di
tornare a scrivere questa fiction, non so perché, dopo un
periodo buio! Speriamo duri! :3
E nulla... Adoro Russell! E' un simpaticone! :P Non lo ricordavo
così simpatico!
Nonostante non aggiorno da un sacco spero ci sia ancora qualcuno!
Se avete voglia di lasciarmi una recensione mi farebbe davvero piacere,
anche per capire se una storia completamente inventata su un possibile
continuo sia gradita! :)
Ringrazio ad ogni modo chiunque leggerà o avrà
voglia di recensire e la mettera tra le seguite/ricordate/preferite!
Tanti baci! :)
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Capitolo 3 *** We're not alone ***
3. We're not alone
L'uomo
aveva assistito a tutta la scena. Due degli uomini della BSAA erano
rimasti vivi e c'era anche un'altra superstite. Era buffo che uno dei
due agenti fosse proprio Jill Valentine, non avrebbe mai potuto
desiderare di meglio, anzi, se avesse saputo che si trovava sopra
quell'elicottero – forse – avrebbe avuto un occhio
di
riguardo.
Chi era però quell'altro agente con lei? Non sembrava
essere Chris Redfield. Probabilmente Redfield non era nemmeno con
loro. Stentava a credere che se quel patetico uomo fosse esploso
insieme al velivolo Jill se ne sarebbe fregata a quel modo.
Dopo
aver visto i tre allontanarsi dalla zona dello schianto uscì
dalla
sala comandi, dirigendosi all'ascensore. Schiacciò un tasto
e le
porte gli si aprirono davanti pochi istanti dopo. Entrò e
allungò
l'indice ricoperto dal guanto di pelle fino al tasto del terzo piano
interrato.
Il laboratorio era suddiviso in cinque piani: al primo
piano interrato v'erano i vari laboratori dove lavoravano i suoi
scienziati, nonché sottoposti; al secondo piano interrato
c'era la
mensa ed i dormitori per gli scienziati; al terzo piano interrato
c'era il suo laboratorio e quelli di un paio di scienziati di stretta
fiducia – per quanto lui
potesse fidarsi di qualcuno oltre che di sé stesso
– e la sala
comandi; al quarto piano interrato c'era l'armeria e la loro squadra
speciale, un po' come la vecchia Umbrella; al quinto ed ultimo piano
interrato v'erano tre sale: una con le celle per i poveri animaletti
trasformati in belve feroci, una contenente le teche per 'esseri
speciali' quali potevano essere simili ai Tyrant e nell'ultima sala
si trovavano vari soggetti infetti, tenuti dentro delle teche e sotto
osservazione per la sperimentazione del nuovo virus.
Ci era voluto
molto per mettere su quel gioiellino di laboratorio, che poi non era
frutto suo ma di Xavier, uno dei suoi migliori scienziati, colui a
cui, tra l'altro, doveva la vita. Ma non era di certo il tipo da
ringraziamenti, lui.
Si era limitato ad insediarsi lì, vista la
possibilità.
Gli
sembrava di essere tornato agli anni della Umbrella, quando si
destreggiava nei doppi giochi con la S.T.A.R.S.
Uscì
dall'ascensore e sentì i suoi passi riecheggiare per il
lungo
corridoio asettico. Arrivò di fronte uno dei laboratori ed
entrò.
Si ritrovò di fronte un uomo ed una donna. Quest'ultima si
voltò
verso di lui, aveva un camice bianco, sotto una camicia dello stesso
colore e una gonna lunga fino al ginocchio, nera. I capelli erano
lunghi, biondi e chiusi, gli occhi azzurri. Aveva un bel corpo, magro
e con un seno prosperoso. Era Chloe Salanders, una delle più
brave
ricercatrici del centro.
Non appena lo vide entrare un sorrisino
malizioso le illuminò il volto. “Buonasera
Albert.” Mormorò con
voce suadente.
Wesker le rivolse un'occhiata superficiale, poi
volse lo sguardo verso l'uomo di spalle: Xavier. Lui sì che
era un
tipo strano... Stava sempre sulle sue, taciturno. Un gran lavoratore,
un genio. Era alto e dal fisico asciutto, aveva i capelli rasati ai
lati e sopra biondi, mossi. Di tanto in tanto non lo sapeva il
perché, ma gli faceva venire in mente... Ma no. Non avevano
nulla da
spartire quei due.
“Sono arrivati.” Disse Albert, rimanendo
sulla porta a guardare lo scienziato.
“Prego?” Questi si voltò
verso il biondo, osservandolo.
“La BSAA è arrivata.
L'elicottero è saltato in aria e due degli agenti si sono
salvati.
Jill Valentine è tra di loro.”
Xavier non sembrò del tutto
interessato, aveva continuato a 'giocare' con le provette, ascoltando
Albert.
“E quindi? Ne hai proprio bisogno?”
“Assolutamente.
Avrò modo di riprendermi il virus e di arrivare a Chris
Redfield.”
“Non sarà mica il caso di mettere da parte i
rancori di una volta e guardare al futuro?” Chiese a quel
punto
Chloe, con tono saccente.
Wesker volse il capo verso di lei:
questa non poté vedere l'occhiata gelida che l'uomo le
riservò ma
poté decisamente sentirla sulla sua pelle.
“Credo che queste
non siano cose che la riguardano, Miss Salanders. Lei si occupi di
svolgere al meglio il suo lavoro.” Proferì con
tono distaccato.
Non era sempre solito a darle del 'lei', ma lo faceva spesso quando
voleva tenere un certo distacco e una certa autorità.
Certo, il
laboratorio era di Xavier ed i lavori che si svolgevano dentro erano
dovuti a lui... Ma ormai con Albert erano 'soci'. Per quanto lo
scienziato potesse essere bravo, riconosceva che avevano bisogno di
qualcuno che li guidasse, e chi meglio di Albert Wesker poteva farlo?
Alla fine, Xavier, non aveva nemmeno trent'anni. Wesker aveva il
doppio della sua esperienza.
“Era.. Per dire. Non intendevo
mica..”
“Basta.” Xavier interruppe Chloe. “Non
siamo qui
per parlare. Continua a fare ciò per cui ti avevo
chiamata.”
Un
lieve ghigno percorse le labbra di Albert. Quella donna sapeva essere
una vera seccatura. Anche lei gli ricordava qualcuno e – per
quanto
ne ricordava – la donna in questione non aveva fatto di certo
una
bella fine.
Anchorage, 21 Febbraio
2012
6.00
Jill
e Russell si erano dati il cambio con Megan verso le tre del mattino
ed ora stavano riposando tranquillamente in una delle stanze da
letto.
La ragazza si trovava distesa sul letto matrimoniale,
sdraiata su di un lato con le mani congiunte sotto il capo: aveva
tentato di dormire sia in salotto sul divano che in camera ma mai era
andata oltre la dormiveglia. Non riusciva ad accettare tutto
ciò: si
chiedeva com'era possibile che con la morte di Wesker c'era comunque
ancora qualche folle intento a portare avanti gli esperimenti di quel
pazzo. Alla BSAA credevano che anche l'ultimo focolare era stato
spento.. Ed invece. Pensava anche ai suoi quattro compagni morti,
certo, non con tutti aveva un rapporto stretto ma erano pur sempre i
suoi compagni.
Russell era seduto invece sulla poltrona all'angolo
della stanza, aveva sonnecchiato ma anche lui ben poco. Si era
lasciato scivolare tra i comodi cuscini in una posa davvero molto
poco aggraziata ed era ancora lì che smanettava con il
palmare. Si
era studiato per bene tutta la mappa della città e qualcosa
anche
oltre i confini. V'erano due basi militari: una appena fuori
città,
a nord-est, mentre l'altra ai confini a sud-ovest. Gli estremi
opposti... Che stronzi. Sbuffò.
“Tutt'ok?” Chiese Jill,
guardando fuori dalla finestra: il cielo era percorso da soffici
nuvoloni bianchi che facevano contrasto con il cielo, ancora buio,
del mattino.
“Sei sveglia? Pensavo dormissi.” Disse Russell,
alzando il capo e appoggiando il palmare sulla coscia.
“Ma qui
il sole non sorge mai?” Domandò Jill.
“Beh, siamo in Alaska,
bella mia...” Rispose lui riprendendo il palmare ed alzandosi
per
poi stiracchiarsi. “Hai dormito bene?”
La ragazza si mise
seduta, “Una meraviglia.” Commentò
sarcastica.
“Ho studiato
un po' la mappa della città, mentre tu
sonnecchiavi.”
“E..?”
“E
niente.. Ci sono due basi militari, una a nord-est appena fuori i
confini della citta, una a sud-ovest, dentro i confini di Anchorage.
Una opposta all'altra.”
“Questa si che è fortuna.. E quindi?
Che si fa? Si tenta con una e mal che vada andiamo all'altra? Come
facciamo?” Chiese la bionda guardandolo.
“Tenendo conto che
sono una dalla parte opposta all'altra è un bel problema.
Spero
vivamente che qualcuno sia riuscito a barricarsi lì dentro e
che ci
sia qualche superstite in entrambe le basi. Dobbiamo solo scegliere
quale raggiungere.. E dobbiamo trovare un veicolo, non possiamo di
certo arrivarci a piedi: ci vorrebbe troppo tempo e sarebbe troppo
pericoloso.”
“Hai provato a contattare la BSAA?”
“Siamo
tagliati fuori da ogni comunicazione, ahimé,
Jill.” Disse l'uomo
prima di avvicinarsi e sedersi sul bordo del letto. Prima che la
ragazza potesse dire qualcosa, si sentì un lieve fruscio
dall'auricolare appoggiato sul comodino accanto al letto. Entrambi
portarono lo sguardo su di esso prima che la ragazza lo
afferrò per
portarselo all'orecchio.
“C'è nessuno? Mi sentite?” Chiese
guardando nel frattempo Russell con occhi pieni di speranza.
“Mi..
En... Te?” La linea era disturbata, v'erano delle
interferenze ma
Jill poté giurare di aver sentito una voce dall'altra parte.
“Non
la ricevo bene..! Dannazione..” Bofonchiò poi.
Il fruscio andò
ad affievolirsi mentre la comunicazione si faceva più
stabile. “Mi
sente?”
Finalmente la sentì, sì: una voce maschile
dall'altra
parte, calma e pacata.
“Sì, la sento, forte e chiaro.”
Riconobbe che la comunicazione non partiva dalla BSAA, ma era interna
alla città. Com'era possibile? Credeva che tutte le
comunicazioni
sia interne che esterne fossero interrotte. Russell la
guardò,
alzando le sopracciglia, curioso di sapere.
“Siete dei
superstiti?”
“N.. In un certo senso. C'è anche una superstite
con noi, siamo due agenti della BSAA mandati qui per una ricognizione
ed a recuperare i superstiti. Posso chiederle di identificarsi,
signore?”
“Certo: sono il capitano Marcus Walker.”
“..
Capitano? Si trova in una delle due basi militari?”
“No.. No,
purtroppo no. Mi trovavo in città e sono stato ferito,
così ho
dovuto cercare un rifugio.”
“Cosa? Ferito? Ferito da
cosa??”
“Non si preoccupi, non da uno di quei esseri.”
“Quindi
non è infetto?” Chiese conferma Jill.
“No.. Sono rimasto
ferito in un incidente quando la città aveva ancora qualche
anima
che vi si aggirava.. Sa, l'agitazione e tutto quanto.”
“Certo..
Ma quindi lei conosce bene la zona, dove si trova ora?”
“Mi
trovo in un palazzo diroccato non molto lontano dal centro della
città.”
“Ma ferito come? Si riesce a muovere?” Chiese la
ragazza alzandosi.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante.
“Non è grave, è gestibile.. Ho una
gamba fuori uso.”
“La
veniamo a prendere.”
Russell non capiva, chi era quello con cui
stava parlando? Andare a prendere chi?
“Oh no, non ce n'è
bisogno.”
“Ma è pericoloso!”
“Senta...” Si fermò un
attimo, temeva di non aver afferrato il nome di quella agente.
“Jill
Valentine.” Provvide lei.
“Valentine... E' una situazione
seria e grave. Lo so che è pericoloso, nessuno potrebbe
saperlo
meglio di me.”
“Che intende dire? Sa cos'è successo
qui?”
“Sì. Lo so. So di quello che succede in
città, l'ho
visto con i miei stessi occhi.. Ma c'è una speranza, so dove
si
nasconde l'antidoto. Purtroppo la mia organizzazione lavorava a
stretto contatto con chi ha creato tutto questo, nonostante molta
gente, come me, era contrario a ciò.”
“La sua organizzazione?
Di che sta parlando?”
“Non c'è tempo per le spiegazioni,
Valentine. Ora, l'unica cosa che bisogna fare è trovare
l'antidoto.
Ogni minuto che passa il virus si propaga.”
“Ma abbiamo
bisogno di supporto! Non riesce a contattare una delle due basi
militari?”
“Purtroppo siamo tagliati fuori da qualsiasi
contatto, ho provato ad allacciarmi ad altre reti ma sembra proprio
che siamo dimenticati da Dio.. Ovviamente non vogliono che l'epidemia
si diffonda nel resto dello stato e in casi più gravi.. Beh,
nel
resto del mondo. Quest'antidoto di sicuro terrà vivi noi e
farà
tornare al loro posto quelle bestie. Purtroppo per noi,
però,
l'organizzazione colpevole aveva due sedi e.. Credo dovrete
dividervi.”
“Dividerci? In tre? Ma è una follia! E
lei?”
“Io
non posso raggiungervi ed è inutile che venga con voi. Vi
rallenterei e basta. Mi limiterò a spostarmi di tanto in
tanto per
trovare un posto più sicuro e.. A darvi supporto da qui.
Coordinerò
l'operazione.”
Jill rimase in silenzio per un istante, volse lo
sguardo verso Russell che, ancora seduto sul letto, la osservava
insistentemente cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Dove
sono queste due sedi?”
“Una a nord-est e l'altra a sud-ovest.
Si trovano sotto le due basi militari della città.”
“.. Uhh,
bene.” Bofonchiò. “Devo parlarne con i
miei compagni. Ha modo di
ricontattarmi più tardi?”
L'uomo rimase in silenzio nuovamente
per qualche istante, “Certo, certo... Ma sbrigatevi, ogni
minuto
che passa è prezioso.”
“Mh.. Passo e chiudo.” Concluse
Jill, togliendosi l'auricolare.
“E allora?” Chiese Russell.
“E
allora per lo meno non siamo soli... Vieni, dobbiamo parlarne anche
con Megan.” Disse lei prima di uscire dalla stanza.
“Aspetta..
Ma parlare di cosa?! Jill?!!”
__________________________________________
Jeee!!! Non sono soliii!
Beh, io mi sentirei sollevata! Beh.. Oddio, mica lo so..
Però shh! u_u
Bwahahahaha. Comuuunque! Sollevata, dicevo, sì!
Non è che ci sia da dire molto su questo capitolo.. Spero
apprezziate l'intermezzo e ci si vede al prossimo aggiornamento :)
Grazie a chiunque capiti - per caso e non - qui ed abbia voglia di
lasciare un pensiero! :3
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