Afterlife

di Fluxx
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Where everything begins ***
Capitolo 2: *** All's well that stars well ***
Capitolo 3: *** We're not alone ***



Capitolo 1
*** Where everything begins ***


1. Where everything begins



Anchorage, 20 Febbraio 2012
19.00

I capelli della ragazza si scioglievano in morbide, scure e lunghe ciocche che percorrevano i cuscini del divano.
Indossava un maglioncino a collo alto nero, a maniche lunghe, e sotto un paio di shorts dello stesso colore. Imbracciava un fucile a doppia canna, lo teneva stretto al petto come se fosse un pezzo di lei. Non riusciva a dormire, da più giorni ormai. Certo, chi mai ci sarebbe riuscito a farlo con quegli esseri schifosi in giro per la città?
Non riusciva a darsi una spiegazione di tutto questo, non riusciva a capire come una settimana prima tutto potesse essere tranquillo e normale e solamente un giorno dopo un inferno.
Fatto stava che non riusciva più a dormire. Ogni volta che trovava un momento libero si buttava sul divano ma non andava mai oltre la dormiveglia, era in costante attenzione.
Beh, per lo meno si era rivelato utile il servizio militare svolto... Se avesse seguito invece il volere dei suoi genitori – e non il suo – probabilmente ora sarebbe stata una zombie-modella. A pensare che lei era andata ad Anchorage, in Alaska, solo per trovare un'amica. Un'amica alla quale si era ritrovata a farle saltare la testa per non essere mangiata viva.
Quei pensieri la stavano opprimendo sempre di più, tanto che fu costretta ad alzarsi per andare a sciacquarsi il viso. Una nota positiva c'era: l'elettricità e l'acqua non mancavano, 'solo' le reti di comunicazione sembravano bloccate.
Chiuse l'acqua corrente e sentì le goccioline caderle dal naso e dal mento. Arrivò a tastoni fino all'asciugamano, portandoselo al viso. Dopo essersi asciugata si guardò allo specchio: aveva due profonde occhiaie che contornavano quei bellissimi occhi azzurri, i capelli erano molto lunghi e scuri, appena mossi verso le punte. Aveva davvero un bel visetto, come il resto del corpo. Chissà, magari se avesse seguito il volere dei suoi genitori ora sarebbe stata in Europa a posare per qualche rivista famosa, lontana da quel caos... O magari l'inferno aveva raggiunto anche il continente europeo? Le si accapponò la pelle al solo pensiero. Era mai possibili che era rimasta l'unica persona lucida e sana di mente? L'unica persona realmente viva? Quegli esseri sembravano davvero usciti da un film di fantascienza e, seppur i giornali e i media avessero cercato di negare e sottacere tutto, le era sembrato di aver sentito che qualche anno prima c'era stato un disastro in Africa. Ma si sapeva, spesso e volentieri erano tutte bufale.
“Avanti Megan, finiscila. Stai cominciando a dirti un sacco di stronzate, non puoi essere l'unica sopravvissuta.” Si disse ad alta voce. Bene, aveva anche cominciato a parlare da sola. Beh, forse in tutto quel casino era l'unica cosa che la manteneva sana di mente.
Aveva avuto tre compagni fino al giorno prima... Ora erano tutti morti. Avevano fatto la stronzata di uscire di notte tutti insieme per fare scorte di medicinali e viveri, ma con il buio era tremendo. Orribile. Si era salvata solo lei, grazie a Dio... Anche se cominciava a credere che forse sarebbe stato meglio morire.


Nella sala comandi c'era il completo silenzio, eccetto per il ronzio elettrico dovuto probabilmente alla grande quantità di corrente utilizzata.
Era tutta buia, v'erano solamente i vari schermi ad illuminarla: uno centrale e due laterali, molto grandi. C'era una postazione con vari comandi e in alto, che scendevano dal soffitto, alcuni monitor che sorvegliavano la situazione dei laboratori.
Nello schermo principale, quello al centro, v'era l'immagine della città di Anchorage, che si trovava proprio sopra di loro. C'era una vasta visuale dei palazzi e del cielo, poi più dettagliata negli altri due schermi laterali.
Si sentì il rumore meccanico della porta aprirsi. Il rumore dei passi erano lenti e cadenzati. Non appena arrivò di fronte all'immagine della città si fermò, osservandola bene. Notò che un elicottero si avvicinava. Ma bene... Era sicuro che avrebbero mandato qualcuno ma, purtroppo per loro, non sarebbero nemmeno arrivati a terra. Un lieve sorriso si dipinse sul suo viso ustionato e rovinato per via del virus. Il ghigno sparì poco dopo quando si chinò in avanti, sul microfono. Spinse un tasto per comunicare con qualcuno evidentemente dall'altra parte.
“Stanno mandando qualcuno come sospettavo. Abbattete l'elicottero, non fatelo atterrare.” Ordinò. Si tirò su e incrociò le braccia sul petto, attendendo di vedere i suoi ordini eseguiti.


Anchorage, 20 Febbraio 2012
19.30
Jill Valentine era a bordo di quell'elicottero. L'equipaggio era composto da lei, Kevin, Josh, Joseph, Adam e Russell. Stavano volando proprio sopra i palazzi di Anchorage e sembrava tutto normale, eccetto per il traffico inesistente e nemmeno una persona per strada.
“Magari saranno tutti a letto con l'influenza, no dico... Qui fanno temperature polari! Mi stupisco di come in città ci sia così poca neve con questo freddo!” Disse Russell scherzando e guardando poi verso le montagne innevate.
“Si certo, una città con più di duecento mila abitanti tutti a letto con la febbre!” Rispose Josh sghignazzando, al comando del velivolo.
Erano stati mandati come squadra di ricognizione e recupero superstiti. Superstiti di cosa poi? Nessuno aveva la benché minima idea di cosa fosse accaduto laggiù, si sapeva solo che da un giorno all'altro qualsiasi tipo di comunicazione con la città era stata interrotta.
Le forze dell'ordine mandate lì non avevano fatto ritorno, così pensarono di mandarci un equipaggio della BSAA.
Il gruppo era quasi al completo, mancava solamente un elemento per far sì che potessero partire, così Jill si candidò. Chris non fu per niente d'accordo...


***

Jill rientrò nell'ufficio, non appena aprì la porta si ritrovò Chris di fronte, probabilmente stava uscendo.
“Ehi.” Un lieve sorriso si dipinse sulle labbra del moro. “Stavo tornando a casa. Senti Jill... Stasera che fai?” Chiese, voleva invitarla a cena. Beh, non che negli anni non avessero avuto modo di andare a cena, ma erano sempre cene formali. Voleva un vero e proprio appuntamento: era ora di farsi avanti.
“Ehm.. Credo che mi preparerò.”
“Per cosa?” Domandò con lui con sguardo interrogativo.
“Farò parte dell'equipaggio che partirà per la ricognizione ad Anchorage, non lo sapevi?”
“Cosa??!” Chris ne fu sorpreso, di certo non positivamente. “Stai scherzando??”
“N-no.. Perché?”
“Ma con chi vai?” Perché aveva preso iniziativa senza dirgli nulla? Erano sempre stati partner i due, in quasi tutte le loro missioni.
“Ci sono Russell, Josh, Joseph... E altri due ragazzi. Sono in gamba. Qualcosa non va?” Domandò allora la ragazza.
“No è che.. Sono preoccupato. Se hanno deciso di mandare noi della BSAA vuol dire che non si prospetta nulla di buono... E non sono tranquillo se vai sola.”
“Ma non sono sola!” Rispose lei, sorridendo.
“Ma vai senza di me! Di solito questo tipo di ricognizioni le facciamo insieme, non sono tranquillo... Dovesse accadere ciò che è successo alla villa di Spencer.. O peggio, in Africa con la Tricell.” Mormorò l'uomo allungando una mano fino ai capelli di lei, portati in una coda davanti, oltre la spalla. Gliela sfiorò appena: aveva ancora i capelli biondi. Dopo tutto quel tempo dal virus era ancora così pallida, ma sempre bellissima.
“Chris...” Jill sorrise appena, notando le attenzioni piene d'affetto del compagno. “Wesker è morto... Penso che un po' di pace e calma ce la meritiamo, non c'è nulla per cui tu ti debba preoccupare.”
Lui sospirò pesantemente, poi annuì appena. “Jill.. Non appena arrivate fateci sapere subito, rimanete sempre in contatto, mi raccomando.”
“Non preoccuparti,
partner, andrà tutto bene!” Lo tranquillizzò lei, dandogli un'affettuosa pacca sulla spalla.

***

Lei pensava a Chris e a quelle ultime cose che si erano detti. Si erano salutati con un cenno appena prima che lei partisse e nulla di più. Da un pezzo non era più abituata ad andare in missioni da sola, senza di lui, le faceva ad un certo senso 'strano'.
Kevin aprì il portellone dell'elicottero, cacciando giù la scala con un lieve calcetto. “Josh, abbassati che io, Jill e Russell scendiamo. Voi atterrate nello spiazzo laggiù e ci incontriamo a metà strada!” Disse alzando la voce per via del rumore assordante dell'elica. Sì, beh, Kevin era il comandante di quell'operazione.
Jill si alzò dal sedile: indossava un casco, la sua solita uniforme della BSAA che era composta dai pantaloni di un grigio chiaro e la parte superiore tendente ad un azzurro sbiadito. “Vado per prima!” Informò i compagni prima di avvicinarsi al portellone.
La ragazza cominciò a scendere la scala a pioli, seguita poi da Russell. Da quel momento successe tutto in un attimo, così velocemente che i due agenti non ebbero nemmeno modo di capire cosa stesse realmente accadendo: un razzo arrivò da un palazzo poco più distante, andando a colpire l'elicottero. Russell lo notò arrivare, “MA CHE CAZZO...??!” Urlò.
Jill stava studiando il terreno poco distante ormai dai suoi piedi, in cerca di persone: non fece nemmeno in tempo ad alzare il capo che sentì un immenso boato, susseguito da un fastidioso senso di vuoto allo stomaco per via della caduta libera, poi divenne tutto nero.


Megan si era ripresa dal suo momento di sconforto non appena aveva sentito quello che sembrava un elicottero avvicinarsi: aveva racimolato le sue armi di cui due pistole nelle fondine cosciali ed il fucile a doppia canna lo aveva posto sulla schiena.
Scese velocemente le scale del palazzo, forse c'era una possibilità di trovare altri sopravvissuti. Ormai era quasi buio e sapeva di quanto fosse pericoloso girare di notte, ma se qualcuno era vivo cosa importava? Magari avevano mandato qualcuno dell'esercito.
Arrivò fino al primo piano: di lì in poi si sarebbe dovuta arrampicare per scendere dato che le scale che portavano al piano terra erano crollate. Questo poteva essere solo un bene dal momento che quei pezzi di carne in putrefazione non sembravano avere alcuna intenzione di risalire così faticosamente le macerie, troppo faticoso e troppo dispendio d'intelligenza.
Una volta arrivata giù tirò fuori una delle due Desert Eagle, stringendola tra le mani. Uscì fuori dal palazzo e trovò la strada libera, grazie al cielo, così si avviò versò la fonte di rumore. Proprio appena stava per svoltare l'angolo vide un lampo di luce, susseguito da una fragorosa esplosione. Aumentò il passo e non appena si ritrovò sulla strada dalla quale poteva vedere l'elicottero, dovette subirsi il tremendo spettacolo dei vari pezzi del velivolo che cadevano al suolo e la nuvola nera di fumo elevarsi.
“Cazzo!” Sbottò, tirando un calcio al muro. “Quella poteva essere la mia fottutissima speranza di sorpavvivenza!” Gridò, al vento. Non era possibile, voleva svegliarsi da quell'incubo.
Fece un profondo sospirò, aveva il respiro lievemente accelerato per via di quell'eccesso d'ira. Si decise a proseguire e ad arrivare ai rottami dell'elicottero, magari avrebbe potuto trovare qualcosa di utile o interessante, alla fine erano solamente pochi isolati a dividerli.


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Preparatevi perché le note d'autore saranno lunghe! Hahahahaha :D
Voglio inziare innanzitutto con le foto dei personaggi! (In ordine di apparizione! Hahaha :D)

Qui
la nostra bellissima Megan:
http://static.tuttogratis.it/cinema/fotogallery/628X0/42879/megan-fox.jpg


Qui
la nostra bellissima e biondissima Jill Valentine: http://images4.fanpop.com/image/photos/18300000/Resident-Evil-5-Battle-Suit-jill-valentine-18360469-344-335.jpg


Qui il nostro bellissimo (xD sennò mi mena se non dico che è bellissimo!) Russell:
http://www.duellanti.com/wp-content/uploads/2012/02/michael-fassbender.jpg

Degli altri non avete bisogno le foto perché, indovinate perché? Vabbè, lo scoprirete nel prossimo chappy u.u
Eeee... Ah, qui c'è la foto del misterioso personaggio che se ne sta nella sala di comandi, anche se credo che molti di voi abbiano già capito:
https://fbcdn-sphotos-a.akamaihd.net/hphotos-ak-ash4/429168_303811536343157_100001429394584_873557_1270482596_n.jpg

Ehhh sì! Il caro e buon vecchio Albert Wesker. Credevate che fosse morto dopo Resident Evil 5.
Invece no! Mi ha chiesto una fine più degna ed io spero di dargliela!
Ahahaha, e che dirvi? Non c'è molto da dire in questo capitolo se non che vi consiglio di leggere le note d'autore nei prossimi chappy in quanto ci saranno le foto dei nuovi personaggi, qual'ora ce ne fossero!
Devo fare due ringraziamenti sin da subito:
Mary, che legge sempre i miei deliri seppur non recensisce perché non ha un account su efp (e ti tocca cominciare a fartelo bella mia! Hahahaha :D)
E praticamente l'ispirazione me l'ha data lei, questa storia è nata dal frutto delle sue idee contorte u.u almeno la trama! Poi per il resto spero di riuscire a svilupparla al meglio e come piacerà a te anche *___* quindi sì dai, diciamo che in un certo senso questa ff te la dedico, piccina mia! <3
Gemini_No_Aki, secondo ringraziamento. Tu che ascolti sempre i miei scleri e come già detto mi fai da consulente ahahaha :D spero ti piaccia!
Lo so, il primo capitolo non è chissà che, è solo un po' un'introduzione su! Siate buoni!
Eeee.. Spero che molti di voi decideranno di seguirmi e magari anche di recensire!
No davvero, se vi avanzano 2 minuti recensite u_u sapete che fate felici molti scrittori così? Io ogni ff che leggo la recensisco, sono brava u.u
Hahahah, ok vabbè, sto dando i numeri! :D
Ringrazio tuuuutti quelli che da cui in poi decideranno di seguirmi! :D Chi leggerà, recensirà, metterà nelle seguite/ricordate/preferite!

Ennnoiicivediamoalprossimocapitolo!
Un bacione!
Tchuss!!! :D

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Capitolo 2
*** All's well that stars well ***


2. All's well that starts well


Russell riaprì piano gli occhi, si ritrovò sull'asfalto umido. Cercò di tirarsi appena su ma una scarica di dolore gli percorse la colonna vertebrale. “Ahhh..” Si lamentò, prima di riuscire nel suo intento. Gli doleva tutto. Si guardò intorno e vide poco più lontano quello che rimaneva dell'elicottero in fiamme. “Cazzo.. Cazzo!!!” Sbottò, alzandosi in piedi a fatica. Portò lo sguardo nella direzione opposta e vide Jill, riversa a terra.
“Jill!!! JILL!!” La raggiunse e si inginocchiò accanto a lei. Respirava ancora, aveva un graffio sulla tempia e sanguinava. “Jill, dannazione! Aprì gli occhi!” Disse tirandola appena su, tenendola tra le braccia. Non voleva nemmeno pensare alla fine che avessero fatto i loro quattro compagni.
“N-hhh...” La ragazza rinvenne lentamente, riaprendo gli occhi. Ci vide inizialmente sfocato. “.. Chris..?” Bofonchiò.
“Jill, sono io, Russell.” Mormorò appena, scuotendola piano.
“R-Russell..?” Mise a fuoco l'uomo, come un lampo si rese conto di ciò che era successo, scattando seduta. “Odd-uhhhh!” Si portò una mano alla testa, sentendo il liquido rosso, caldo e denso sporcarle la mano. “C-cos'è successo? Dove sono gli altri?” Chiese prima che il suo sguardo caddesse sul velivolo in fiamme. “Oddio...”
Russell si alzò e dopodiché aiuto la ragazza a fare altrettanto. “Credo che... Siano diventati carne alla brace.” Mormorò.
Jill riuscì a tenersi in piedi per miracolo forse, le girava tutto. C'era una puzza orribile di carne bruciata e per le strade non c'era nessuno. “Santo cielo...” Deglutì. I loro compagni erano morti. “Questo posto mette i brividi...” Sussurrò, “Ma cosa diavolo è successo?!” Guardò il compagno accanto a lei.
“Non.. Non ne ho idea, quando stavamo scendendo ho visto solo un razzo venire contro di noi e poi...” Scosse il capo.
“Non ci posso credere.” Mormorò la ragazza, poi si portò una mano all'auricolare aprendo la comunicazione con la sede della BSAA che avrebbe dovuto dargli supporto. “Qui è l'agente Valentine, mi ricevete??” Domandò. Nulla, si sentiva solo un lieve fruscio. “Non ci posso credere!”
“Che succede??” Chiese Russell, guardandola.
“Siamo praticamente isolati... Non ci ricevono, maledizione. Ma perché diavolo non c'è nessuno qui?!” Domandò facendo un giro su sé stessa e notando le strade disabitate, illuminate solo dalla fioca luce dei lampioni.
“Beh, siamo venuti qui per scoprirlo ti ricordo.”
“Non ci posso credere..” Ripeté la ragazza. I loro compagni erano tutti morti. L'uomo le posò una mano sulla spalla.
“Ehi, Jill. Calma, d'accordo? Scopriremo cosa è successo, non preoccuparti... L'importante è che io e te rimaniamo uniti, va bene?”
Lei volse lo sguardo verso di lui ed annuì piano. “Sì, d'accordo.” Rispose amareggiata.
“Ormai sono morti e.. Non possiamo fare nulla. Sta succedendo qualcosa di terribilmente sbagliato qui, lo sento.”
“Dobbiamo dare un'occhiata in giro e scoprire cos'è successo e... Perché non c'è nessuno.”
“Si ma Jill, sei ferita. Dobbiamo...”
“Ehi!” Russell non fece in tempo a finire la frase che i due sentirono la voce di una ragazza richiamarli, così si voltarono.
Megan li raggiunse, teneva una pistola tra le mani, guardò i due: la ragazza era lievemente ferita, aveva i capelli lunghi e biondi, tenuti chiusi in una coda. Gli occhi erano azzurri ed era pallidissima. Lui, invece, era davvero un bel tipo: era alto e ben piazzato, aveva gli occhi azzurri ed i capelli corti, castani. Portava una lieve barbetta incolta e... Beh, se lui fosse stato l'ultimo uomo sulla faccia della terra con cui Megan si sarebbe dovuta ritrovare a ripopolarla, lo avrebbe fatto ben volentieri!
“Siete... Vivi?” Chiese stupita e felice di constatare ci fosse qualcuno ancora vivo.
“Non so come ma.. Sì.” Mormorò Jill.
“Oh...” Russell notò la ragazza con gran piacere, era decisamente una gran bella donna.
“Che cos'è successo qui?!” Chiese poi Jill, avvicinandosi.
“Cos'è successo al vostro elicottero? Chi siete?”
“E' stato abbattuto. Facciamo parte della BSAA, visto le recenti anomalie qui ad Anchorage ci hanno mandato per una ricognizione, a scoprire cosa fosse successo e, nel peggiore dei casi, a recuperare i superstiti.. Ma superstiti di cosa? Che cosa sta succedendo?” Domandò poi lui.
“Abbattuto?” Come poteva essere stato abbattuto se lì da quelle parti c'erano solo non-morti? “Beh comunque avete fatto un errore, non sareste mai dovuti venire qui. Non so bene cosa stia succedendo ma... Non prendetemi per pazza, la gente si comporta in modo 'strano'.” Deglutì, guardandosi intorno. “E' pericoloso persino stare qui per le strade, sono diventati tutti dei pazzi cannibali, dei pezzi di carne in putrefazione.”
Jill sentì un senso di vuoto e la nausea assalirla: non poteva crederci. “Ti prego, dimmi che scherzi...”
“Vorrei tanto.” Rispose Megan, guardando poi l'uomo.
Russell sembrò spiazzato. “Ed ora che Wesker è morto chi è che si è messo a giocare con le provette del piccolo chimico?” Chiese alla sua partner.
“Non ne ho idea.” Mormorò con tono lapidario. Non ci poteva credere, era entrata in quell'incubo di nuovo e con lei un'altra città spazzata via da chissà quale virus. “Ed ora?! Da dove iniziamo?!” Chiese Jill guardando il moro. “Cosa facciamo? Non abbiamo nemmeno contatti con gli altri! COSA DIAVOLO FACCIAMO!?” Fu colta da una profonda rabbia. Chi c'era ora dietro tutto quel casino?
“Faremmo meglio a non stare qui innanzitutto. Di notte è davvero un inferno.. Quegli esseri sbucano da ogni dove.” Disse Megan, guardandosi intorno circospetta. “Io sto qui vicina, diciamo che mi sono trovata un rifugio... Potremmo tornare lì e decidere in seguito cosa fare, con calma. Che ne dite?”
Russell annuì. “Probabilmente è l'idea più saggia. Dobbiamo prima medicare Jill però..”
“Sto bene.” Bofonchiò lei.
“Non vorrai andartene in giro con una voragine sulla tempia?” Chiese ironico, per sdrammatizzare. “Lo sai quanto sia facile che si trasmetta il virus, avanti.”
“C'è una farmacia poco distante di qui. Possiamo passarci mentre torniamo ma sbrighiamoci: non mi sento sicura a rimanere ferma per troppo tempo in un posto simile con il buio.” Mormorò la mora.
Jill si ritrovò costretta ad annuire e così cominciarono ad incamminarsi. Ci fu il silenzio più totale tra i tre, probabilmente un po' perché i 'nuovi superstiti' erano scossi, mai si sarebbero aspettati tale realtà, un po' perché probabilmente cercavano di fare attenzione a qualsiasi rumore si sentiva nei dintorni. In quei casi bisognava stare sempre più che attenti, massima allerta.
Arrivarono poco dopo alla farmacia: le vetrine erano rotte così risultò più facile entrare.
“Io rimango qui fuori di guardia, sbrigatevi voi due.” Disse Megan, riponendo la pistola nella fondina e tirando fuori il fucile.
I due agenti della BSAA entrarono. A Jill girava ancora la testa, oltre che a farle male. Si appoggiò al bancone che Russell scavalcò agilmente. “Beh visto che ci siamo faccio un po' di scorte, cosa potrebbe servirci, vediamo... Unguento in caso di ustioni, bende, antidolorifici, disinfettante...” Dopo aver preso le suddette cose si voltò verso la ragazza, la vide abbattuta. “Ehi, piccola Jill..” Sorrise, appoggiando le cose sul bancone e prendendole le mani. Lei alzò piano lo sguardo, fino ai suoi occhi azzurri. Abbozzò un sorriso.
“Lo so è che... Scusa, non mi sarei mai aspettata una cosa del genere. Pensavo che bene o male con la morte di Wesker questa follia sarebbe finita ed invece... Ci ritroviamo dentro a questo inferno ancora una volta, senza meta, tra l'altro.”
“Ora devi stare solo calma, la ragazza ha detto che ha un rifugio sicuro.. Innanzitutto pensiamo a medicarti, poi penseremo al resto, va bene?”
Jill annuì.
“Ehi, piccioncini! Volete darvi una mossa?! Si sentono dei rumori qui di fuori, vedete di muovervi!” Li canzonò Megan.
“Forza, andiamo.” Borbottò Jill.
I due si divisero le cose per infilarle nelle varie tasche e scomparti vuoti, poi una volta al sicuro si sarebbero organizzati meglio. Raggiunsero la ragazza fuori la quale gli fece cenno di rimanere fermi: si sentivano dei strani rumori e per nulla rassicuranti.
“Dai, andiamo.” Disse a bassa voce Russell, dando una lieve spinta a Megan in quanto era lei che doveva guidarli. La ragazza, dopo essersi voltata un attimo e aver riservato un'occhiata gelida all'uomo, si avviò, seguita dai due.
Camminavano a passo spedito seppur silenziosamente. Erano arrivati all'isolato dove si trovava il portone che praticamente era sempre aperto. Erano ad un passo dalla salvezza quando Megan, facendo per entrare, si ritrovò davanti quelle orrende bestie: erano due, avevano la muscolatura esposta, sembrava che la loro carne non fosse ricoperta dalla pelle. Alla fine di quelle che erano le loro 'zampe' avevano lunghi e affilati artigli. Non avevano occhi e forse, la cosa più disgustosa, era il loro cervello in bella vista.
A Megan sfuggì un gemito di spavento, misto a schifo. Quando Jill e Russell arrivarono al suo fianco notarono le due bestie. 'Oddio..' Pensò Jill, rimanendo immobile ed in silenzio, così come il suo compagno.
“C-cosa sono quei così?” Biascicò Megan.
“Shh!” La zittirono i due all'unisono, ma fu troppo tardi: i Licker si voltarono verso i tre.
“Merda!” Sbottò Russell, spingendo indietro le due ragazze e tirando fuori il fucile a pompa. “Dai, forza Jill!” Disse prima di sparare contro uno dei due, il quale però schivò i colpi balzando contro una parete. L'altro Licker si avvicinò, l'uomo ricaricò il fucile e gli sparò un colpo. Il mostro si lamentò, contorcendosi dal dolore, con altri due colpi riuscì poi a stenderlo.
Silenzio.
“Cosa diavolo erano..?” Chiese Megan.
“Shh. Fa silenzio, hanno un udito finissimo.” Sussurrò Jill, guardandosi intorno. Dov'era finito l'altro?
L'uomo indietreggiò, raggiungendo le due ragazze. I tre si guardarono intorno circospetti finché il Licker non saltò giù sulla strada sembrando 'comparire' dal nulla. Il mostro tirò fuori la lunga lingua che si andò ad attorcigliare intorno alla caviglia di Jill, tirandola e facendola cadere a terra.
“JILL!!” Gridò Russell.
La ragazza cominciò a temere che fosse la fine mentre quell'essere la tirava con la lingua sempre più vicino alle sue fauci. Tirò fuori il macete con uno scatto e si piegò appena su sé stessa in modo da poter arrivare alla sua lingua, tranciandola di netto. Calciò la faccia del mostro ormai così pericolosamente vicina per guadagnare un po' di tempo e raggiungere la fondina, tirandone fuori la pistola e scaricando l'intero caricatore sul Licker che si lamentava. Questi cercò di colpirla con gli artigli ma lei fu abbastanza pronta da rotolare sul fianco e lasciar via libera al partner che gli sparò con il fucile a pompa, due colpi, facendolo fuori.
Jill rimase sdraiata a terra, ansimante, con gli occhi semi sbarrati guardava il cielo notturno. “Se il buongiorno si vede dal mattino... Non.. Non credo di essere pronta per tutto questo, di nuovo!” Annunciò ai due, poco più lontani, ad alta voce.
Il compagno la raggiunse. “Ehi, tutto bene?” Chiese, porgendole la mano.
La ragazza deglutì, poi la afferrò e con un po' di difficoltà si alzò. “L'ho vista veramente brutta.”
“Ma che diavolo sono questi cosi?!” Domandò nuovamente l'altra ragazza.
“Eh... Non crederti che zombie lenti e stupidi siano il nostro unico problema, d'ora in poi.” Le rispose Jill.
“Dio santo...” Mormorò Meg. Se prima pensava che quello fosse l'inferno, si sbagliava. Ora cosa avrebbe dovuto dire?
“Dunque è questo il palazzo?” Russell si avvicinò nuovamente al portone, entrando. Notò la scala che portava al primo piano crollata.
“Si... Sì.” Borbottò dopo essersi 'ripresa'. “Dovete arrampicarvi per arrivare su.. Per lo meno ci terrà lontano gli zombie anche se... Quegli esseri credo di aver capito che non hanno problemi ad arrampicarsi, o sbaglio?”
“No, non sbagli.” Le rispose Jill passandole accanto.
“Bene..” Sospirò sconsolata.
L'uomo scalò le macerie e, una volta arrivato in cima, allungò una mano a Jill per aiutarla nell'ultimo pezzo. Fece lo stesso anche con Megan la quale però non accettò il suo aiuto.
“Non per niente eh, ma devo imparare a cavarmela. Ho capito che sarà veramente pessimo stare qui.” Spiegò la ragazza, passando avanti ai due, i quali si guardarono e fecero spallucce.
L'appartamento era al quarto piano, abbastanza in alto. La porta si aprì su un gran salone, era decisamente in stile moderno, i colori erano caldi. C'era un grande divano ad angolo con davanti un tavolino basso e di fronte una televisione. Un tavolo, delle sedie, un paio di poltrone.
La casa era composta da altre tre camere, una cucina ed un bagno. “Spero che il soggiorno sia abbastanza confortevole.” Disse Megan.
“Grazie.” Mormorò Jill, notando che non si erano nemmeno presentati. “Piacere, comunque, io sono Jill e lui è Russell.”
La ragazza sorrise e strinse la mano ad entrambi. “Piacere, Megan.”
“Dai, forza Jill, siediti sul divano... Vado a lavarmi le mani e ti medico.” Disse l'uomo.
“Quello laggiù è il bagno.” Gli indicò la mora, prima di vederlo sparire dietro la porta.
“Come sei finita qui?” Chiese Jill alla ragazza, sedendosi sul divano.
“Ero venuta a trovare un amica, non potevo scegliere momento migliore, eh?”
“E lei che fine ha fatto?”
“L'ho fatta fuori. Voleva mangiarmi.” Mormorò Megan.
“.. Mi dispiace.”
“E ora? Che si fa?” Cercò di cambiare argomento lei, dopo un attimo di silenzio.
La bionda la guardò per qualche istante, poi volse lo sguardo altrove. “Non lo so. Abbiamo perso i contatti con coloro che avrebbero dovuto coordinare l'operazione. Stare fermi qui non servirà a nulla, dobbiamo cercare una base militare e vedere se c'è qualcuno ancora vivo... E dobbiamo scoprire chi è stato la causa di tutto ciò.”
Russell raggiunse nuovamente le due ragazze, si stava asciugando le mani con un pezzo di carta. “Non disperate, avanti. Troveremo una soluzione.” Disse raggiungendo Jill sul divano. Era sempre così ottimista lui.
“Mh.” Megan incrociò le braccia. “Beh io avrei bisogno di farmi una doccia.”
“Senti, credo che per stanotte sia meglio rimanere fermi qui. Io e Jill elaboriamo un piano, cerchiamo di metterci in contatto con la BSAA e vediamo il da farsi, d'accordo? Magari rimaniamo svegli a turni, se tu vuoi farti una doccia e riposarti vai pure, noi stiamo qui... Verso le tre magari ci dai il cambio, va bene?”
“Sì. Si, va bene. Magari finalmente riesco a dormire un po', ho visto che siete in gamba, non credo dovrò preoccuparmi.” Sorrise, prima di allontanarsi e chiudersi in bagno. Si sentì l'acqua della doccia cominciare a scorrere.
“Però, come la guardi..!” Disse Jill, a Russell, mentre quest'ultimo si preparava per medicare la ferita alla ragazza.
“Sono pur sempre un uomo, non so se te ne sei accorta Miss Valentine!” Ridacchiò, prima di avvicinarsi un poco e scansarle i capelli dalla fronte. Cominciò a passarle piano un batuffolo imbevuto di disinfettante sul taglio.
“Ahh..” Una lieve smorfia di dolore si dipinse sul volto della bionda, che socchiuse gli occhi.
Ci furono alcuni istanti di silenzio prima che Russell riprese, “E poi l'agente Valentine non accetta mai le mie avance, dovrò pur cambiare obbiettivo no? Non posso mica continuare a sbattere la testa contro il muro.” Disse ironico, seppur il filo gliel'aveva fatto in passato.
Lei si limitò a sorridere.
“Ma... So che preferisci aspettare mister Redfield che chissà a cosa sta ad aspettare per farsi avanti.”
“Ehi, ma che dici?” Riaprì gli occhi, guardandolo.
“Dai, avanti, vuoi che non si sappia? Tutti sanno alla BSAA che tra te e Chris c'è un debole. Da quanto ne so si sapeva sin dai tempi della S.T.A.R.S.”
“Finiscila, non.. Non è vero. Siamo solo partner.” Rispose lei, un po' a disagio.
“Certo, solo partner... E allora perché una bella ragazza come te se ne sta sempre sola e ancora non ha un uomo?”
“Che domande sono? Che ne so? Sarà che non ho ancora trovato quello giusto!” Disse accigliata.
Russell ridacchiò. “Se lo dici tu. Non potrei essere io l'uomo giusto?” Chiese serio, seppur scherzasse e Jill lo sapeva.
“No! Parli troppo!” Rispose lei un po' scocciata ma poi rise. Lui fece lo stesso.
“Davvero, non capisco cosa stia ad aspettare Redfield, è proprio un cretino.” Le sorrise, prima di metterle un cerotto per coprire il taglio.
“Eh..”
“Se va avanti così dovrai farti avanti tu.” Le diede una lieve gomitata, poi mise in ordine le cose sul tavolino di fronte a loro.
“Finiscila.. Avrà bisogno di tempo, che ne so.”
“Sono passati anni Jill, sveglia!” Ridacchiò.
“Magari non gli interesso abbastanza.” Fece spallucce.
“Beh lo sai, se hai bisogno di qualcuno che ti consoli...” Mormorò ironico.
“No, per ora ho solo bisogno di riposare.” Rispose lei, declinando la sua offerta. “Ho un mal di testa..”
“Dai, riposa. Io penserò a fare la guardia, non preoccuparti.”
“Dobbiamo prima cercare di comunicare con gli altri.”
“Ma tanto non ci ricevono Jill, che vuoi fare? Siamo isolati... E soli.” Disse Russell prima di tirare fuori un palmare, lo accese. “Wow, è un miracolo che non si sia rotto sotto il peso delle mie chiappe dopo la caduta..” Ridacchiò.
“Funziona??” Chiese sporgendosi per osservare il dispositivo.
“Si ma non gasarti bella, ci servirà si e no per la mappa di Anchorage, non c'è campo.”
“Sembrava troppo bello per essere vero..” Sospirò, dopodiché si ritirò, si tolse le varie fondine e si sdraiò sul divano. “Appena senti qualcosa che non va...” Sbadigliò, portandosi una mano alla bocca. “Svegliami..” Sussurrò, chiudendo gli occhi.
“Certo.” Rispose lui prima di appoggiarsi contro lo schienale del divano ed accavallare le gambe, mettendosi a smanettare con l'oggetto.

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Eh sì, lo so... Non l'ho aggiornata per un casino: quando ho riaperto il file ho trovato un capitolo già pronto ed uno in lavorazione!
Bene... Questo è il secondo capitolo! Ho avuto voglia di tornare a scrivere questa fiction, non so perché, dopo un periodo buio! Speriamo duri! :3
E nulla... Adoro Russell! E' un simpaticone! :P Non lo ricordavo così simpatico!
Nonostante non aggiorno da un sacco spero ci sia ancora qualcuno!
Se avete voglia di lasciarmi una recensione mi farebbe davvero piacere, anche per capire se una storia completamente inventata su un possibile continuo sia gradita! :)
Ringrazio ad ogni modo chiunque leggerà o avrà voglia di recensire e la mettera tra le seguite/ricordate/preferite!
Tanti baci! :)

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Capitolo 3
*** We're not alone ***


3. We're not alone


L'uomo aveva assistito a tutta la scena. Due degli uomini della BSAA erano rimasti vivi e c'era anche un'altra superstite. Era buffo che uno dei due agenti fosse proprio Jill Valentine, non avrebbe mai potuto desiderare di meglio, anzi, se avesse saputo che si trovava sopra quell'elicottero – forse – avrebbe avuto un occhio di riguardo.
Chi era però quell'altro agente con lei? Non sembrava essere Chris Redfield. Probabilmente Redfield non era nemmeno con loro. Stentava a credere che se quel patetico uomo fosse esploso insieme al velivolo Jill se ne sarebbe fregata a quel modo.
Dopo aver visto i tre allontanarsi dalla zona dello schianto uscì dalla sala comandi, dirigendosi all'ascensore. Schiacciò un tasto e le porte gli si aprirono davanti pochi istanti dopo. Entrò e allungò l'indice ricoperto dal guanto di pelle fino al tasto del terzo piano interrato.
Il laboratorio era suddiviso in cinque piani: al primo piano interrato v'erano i vari laboratori dove lavoravano i suoi scienziati, nonché sottoposti; al secondo piano interrato c'era la mensa ed i dormitori per gli scienziati; al terzo piano interrato c'era il suo laboratorio e quelli di un paio di scienziati di stretta fiducia – per quanto
lui potesse fidarsi di qualcuno oltre che di sé stesso – e la sala comandi; al quarto piano interrato c'era l'armeria e la loro squadra speciale, un po' come la vecchia Umbrella; al quinto ed ultimo piano interrato v'erano tre sale: una con le celle per i poveri animaletti trasformati in belve feroci, una contenente le teche per 'esseri speciali' quali potevano essere simili ai Tyrant e nell'ultima sala si trovavano vari soggetti infetti, tenuti dentro delle teche e sotto osservazione per la sperimentazione del nuovo virus.
Ci era voluto molto per mettere su quel gioiellino di laboratorio, che poi non era frutto suo ma di Xavier, uno dei suoi migliori scienziati, colui a cui, tra l'altro, doveva la vita. Ma non era di certo il tipo da ringraziamenti,
lui. Si era limitato ad insediarsi lì, vista la possibilità.
Gli sembrava di essere tornato agli anni della Umbrella, quando si destreggiava nei doppi giochi con la S.T.A.R.S.
Uscì dall'ascensore e sentì i suoi passi riecheggiare per il lungo corridoio asettico. Arrivò di fronte uno dei laboratori ed entrò. Si ritrovò di fronte un uomo ed una donna. Quest'ultima si voltò verso di lui, aveva un camice bianco, sotto una camicia dello stesso colore e una gonna lunga fino al ginocchio, nera. I capelli erano lunghi, biondi e chiusi, gli occhi azzurri. Aveva un bel corpo, magro e con un seno prosperoso. Era Chloe Salanders, una delle più brave ricercatrici del centro.
Non appena lo vide entrare un sorrisino malizioso le illuminò il volto. “Buonasera Albert.” Mormorò con voce suadente.
Wesker le rivolse un'occhiata superficiale, poi volse lo sguardo verso l'uomo di spalle: Xavier. Lui sì che era un tipo strano... Stava sempre sulle sue, taciturno. Un gran lavoratore, un genio. Era alto e dal fisico asciutto, aveva i capelli rasati ai lati e sopra biondi, mossi. Di tanto in tanto non lo sapeva il perché, ma gli faceva venire in mente... Ma no. Non avevano nulla da spartire quei due.
“Sono arrivati.” Disse Albert, rimanendo sulla porta a guardare lo scienziato.
“Prego?” Questi si voltò verso il biondo, osservandolo.
“La BSAA è arrivata. L'elicottero è saltato in aria e due degli agenti si sono salvati. Jill Valentine è tra di loro.”
Xavier non sembrò del tutto interessato, aveva continuato a 'giocare' con le provette, ascoltando Albert.
“E quindi? Ne hai proprio bisogno?”
“Assolutamente. Avrò modo di riprendermi il virus e di arrivare a Chris Redfield.”
“Non sarà mica il caso di mettere da parte i rancori di una volta e guardare al futuro?” Chiese a quel punto Chloe, con tono saccente.
Wesker volse il capo verso di lei: questa non poté vedere l'occhiata gelida che l'uomo le riservò ma poté decisamente sentirla sulla sua pelle.
“Credo che queste non siano cose che la riguardano, Miss Salanders. Lei si occupi di svolgere al meglio il suo lavoro.” Proferì con tono distaccato. Non era sempre solito a darle del 'lei', ma lo faceva spesso quando voleva tenere un certo distacco e una certa autorità.
Certo, il laboratorio era di Xavier ed i lavori che si svolgevano dentro erano dovuti a lui... Ma ormai con Albert erano 'soci'. Per quanto lo scienziato potesse essere bravo, riconosceva che avevano bisogno di qualcuno che li guidasse, e chi meglio di Albert Wesker poteva farlo? Alla fine, Xavier, non aveva nemmeno trent'anni. Wesker aveva il doppio della sua esperienza.
“Era.. Per dire. Non intendevo mica..”
“Basta.” Xavier interruppe Chloe. “Non siamo qui per parlare. Continua a fare ciò per cui ti avevo chiamata.”
Un lieve ghigno percorse le labbra di Albert. Quella donna sapeva essere una vera seccatura. Anche lei gli ricordava qualcuno e – per quanto ne ricordava – la donna in questione non aveva fatto di certo una bella fine.


Anchorage, 21 Febbraio 2012
6.00
Jill e Russell si erano dati il cambio con Megan verso le tre del mattino ed ora stavano riposando tranquillamente in una delle stanze da letto.
La ragazza si trovava distesa sul letto matrimoniale, sdraiata su di un lato con le mani congiunte sotto il capo: aveva tentato di dormire sia in salotto sul divano che in camera ma mai era andata oltre la dormiveglia. Non riusciva ad accettare tutto ciò: si chiedeva com'era possibile che con la morte di Wesker c'era comunque ancora qualche folle intento a portare avanti gli esperimenti di quel pazzo. Alla BSAA credevano che anche l'ultimo focolare era stato spento.. Ed invece. Pensava anche ai suoi quattro compagni morti, certo, non con tutti aveva un rapporto stretto ma erano pur sempre i suoi compagni.
Russell era seduto invece sulla poltrona all'angolo della stanza, aveva sonnecchiato ma anche lui ben poco. Si era lasciato scivolare tra i comodi cuscini in una posa davvero molto poco aggraziata ed era ancora lì che smanettava con il palmare. Si era studiato per bene tutta la mappa della città e qualcosa anche oltre i confini. V'erano due basi militari: una appena fuori città, a nord-est, mentre l'altra ai confini a sud-ovest. Gli estremi opposti... Che stronzi. Sbuffò.
“Tutt'ok?” Chiese Jill, guardando fuori dalla finestra: il cielo era percorso da soffici nuvoloni bianchi che facevano contrasto con il cielo, ancora buio, del mattino.
“Sei sveglia? Pensavo dormissi.” Disse Russell, alzando il capo e appoggiando il palmare sulla coscia.
“Ma qui il sole non sorge mai?” Domandò Jill.
“Beh, siamo in Alaska, bella mia...” Rispose lui riprendendo il palmare ed alzandosi per poi stiracchiarsi. “Hai dormito bene?”
La ragazza si mise seduta, “Una meraviglia.” Commentò sarcastica.
“Ho studiato un po' la mappa della città, mentre tu sonnecchiavi.”
“E..?”
“E niente.. Ci sono due basi militari, una a nord-est appena fuori i confini della citta, una a sud-ovest, dentro i confini di Anchorage. Una opposta all'altra.”
“Questa si che è fortuna.. E quindi? Che si fa? Si tenta con una e mal che vada andiamo all'altra? Come facciamo?” Chiese la bionda guardandolo.
“Tenendo conto che sono una dalla parte opposta all'altra è un bel problema. Spero vivamente che qualcuno sia riuscito a barricarsi lì dentro e che ci sia qualche superstite in entrambe le basi. Dobbiamo solo scegliere quale raggiungere.. E dobbiamo trovare un veicolo, non possiamo di certo arrivarci a piedi: ci vorrebbe troppo tempo e sarebbe troppo pericoloso.”
“Hai provato a contattare la BSAA?”
“Siamo tagliati fuori da ogni comunicazione, ahimé, Jill.” Disse l'uomo prima di avvicinarsi e sedersi sul bordo del letto. Prima che la ragazza potesse dire qualcosa, si sentì un lieve fruscio dall'auricolare appoggiato sul comodino accanto al letto. Entrambi portarono lo sguardo su di esso prima che la ragazza lo afferrò per portarselo all'orecchio.
“C'è nessuno? Mi sentite?” Chiese guardando nel frattempo Russell con occhi pieni di speranza.
“Mi.. En... Te?” La linea era disturbata, v'erano delle interferenze ma Jill poté giurare di aver sentito una voce dall'altra parte.
“Non la ricevo bene..! Dannazione..” Bofonchiò poi.
Il fruscio andò ad affievolirsi mentre la comunicazione si faceva più stabile. “Mi sente?”
Finalmente la sentì, sì: una voce maschile dall'altra parte, calma e pacata.
“Sì, la sento, forte e chiaro.” Riconobbe che la comunicazione non partiva dalla BSAA, ma era interna alla città. Com'era possibile? Credeva che tutte le comunicazioni sia interne che esterne fossero interrotte. Russell la guardò, alzando le sopracciglia, curioso di sapere.
“Siete dei superstiti?”
“N.. In un certo senso. C'è anche una superstite con noi, siamo due agenti della BSAA mandati qui per una ricognizione ed a recuperare i superstiti. Posso chiederle di identificarsi, signore?”
“Certo: sono il capitano Marcus Walker.”
“.. Capitano? Si trova in una delle due basi militari?”
“No.. No, purtroppo no. Mi trovavo in città e sono stato ferito, così ho dovuto cercare un rifugio.”
“Cosa? Ferito? Ferito da cosa??”
“Non si preoccupi, non da uno di quei esseri.”
“Quindi non è infetto?” Chiese conferma Jill.
“No.. Sono rimasto ferito in un incidente quando la città aveva ancora qualche anima che vi si aggirava.. Sa, l'agitazione e tutto quanto.”
“Certo.. Ma quindi lei conosce bene la zona, dove si trova ora?”
“Mi trovo in un palazzo diroccato non molto lontano dal centro della città.”
“Ma ferito come? Si riesce a muovere?” Chiese la ragazza alzandosi.
L'uomo rimase in silenzio per qualche istante. “Non è grave, è gestibile.. Ho una gamba fuori uso.”
“La veniamo a prendere.”
Russell non capiva, chi era quello con cui stava parlando? Andare a prendere chi?
“Oh no, non ce n'è bisogno.”
“Ma è pericoloso!”
“Senta...” Si fermò un attimo, temeva di non aver afferrato il nome di quella agente.
“Jill Valentine.” Provvide lei.
“Valentine... E' una situazione seria e grave. Lo so che è pericoloso, nessuno potrebbe saperlo meglio di me.”
“Che intende dire? Sa cos'è successo qui?”
“Sì. Lo so. So di quello che succede in città, l'ho visto con i miei stessi occhi.. Ma c'è una speranza, so dove si nasconde l'antidoto. Purtroppo la mia organizzazione lavorava a stretto contatto con chi ha creato tutto questo, nonostante molta gente, come me, era contrario a ciò.”
“La sua organizzazione? Di che sta parlando?”
“Non c'è tempo per le spiegazioni, Valentine. Ora, l'unica cosa che bisogna fare è trovare l'antidoto. Ogni minuto che passa il virus si propaga.”
“Ma abbiamo bisogno di supporto! Non riesce a contattare una delle due basi militari?”
“Purtroppo siamo tagliati fuori da qualsiasi contatto, ho provato ad allacciarmi ad altre reti ma sembra proprio che siamo dimenticati da Dio.. Ovviamente non vogliono che l'epidemia si diffonda nel resto dello stato e in casi più gravi.. Beh, nel resto del mondo. Quest'antidoto di sicuro terrà vivi noi e farà tornare al loro posto quelle bestie. Purtroppo per noi, però, l'organizzazione colpevole aveva due sedi e.. Credo dovrete dividervi.”
“Dividerci? In tre? Ma è una follia! E lei?”
“Io non posso raggiungervi ed è inutile che venga con voi. Vi rallenterei e basta. Mi limiterò a spostarmi di tanto in tanto per trovare un posto più sicuro e.. A darvi supporto da qui. Coordinerò l'operazione.”
Jill rimase in silenzio per un istante, volse lo sguardo verso Russell che, ancora seduto sul letto, la osservava insistentemente cercando di capire cosa stesse succedendo.
“Dove sono queste due sedi?”
“Una a nord-est e l'altra a sud-ovest. Si trovano sotto le due basi militari della città.”
“.. Uhh, bene.” Bofonchiò. “Devo parlarne con i miei compagni. Ha modo di ricontattarmi più tardi?”
L'uomo rimase in silenzio nuovamente per qualche istante, “Certo, certo... Ma sbrigatevi, ogni minuto che passa è prezioso.”
“Mh.. Passo e chiudo.” Concluse Jill, togliendosi l'auricolare.
“E allora?” Chiese Russell.
“E allora per lo meno non siamo soli... Vieni, dobbiamo parlarne anche con Megan.” Disse lei prima di uscire dalla stanza.
“Aspetta.. Ma parlare di cosa?! Jill?!!”


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Jeee!!! Non sono soliii!
Beh, io mi sentirei sollevata! Beh.. Oddio, mica lo so.. Però shh! u_u
Bwahahahaha. Comuuunque! Sollevata, dicevo, sì!
Non è che ci sia da dire molto su questo capitolo.. Spero apprezziate l'intermezzo e ci si vede al prossimo aggiornamento :)
Grazie a chiunque capiti - per caso e non - qui ed abbia voglia di lasciare un pensiero! :3

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