Once upon a time in Originals' family. di HystericalFirework (/viewuser.php?uid=175463)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ancora un ultimo segreto. ***
Capitolo 2: *** Collaborazioni con streghe. ***
Capitolo 1 *** Ancora un ultimo segreto. ***
Andati.
Se ne erano andati tutti.
Il
sogno di Niklaus Mikaelson non poteva andare a finire peggio.
E Caroline, oh Caroline, era stata
lei a tradirlo, a
pugnalarlo alle spalle, a illuderlo e poi distruggerlo nel corso di
pochi
minuti.
Erano pochi i momenti in cui
Klaus, il potente ibrido senza pietà, si era sentito
così solo e scoraggiato da
dover affogare i suoi dispiaceri nell’alcol.
Tempo fa, aveva giurato di non
riporre più le sue speranze nelle persone, di non soffrire
ma di lasciare che
gli altri provassero dolore al posto suo.
Gli dava fastidio ammetterlo,
ma non era riuscito ad adempire a ciò che si era ripromesso,
perché i ricordi
erano ancora troppo vivi e incalzanti per cercare di dimenticare.
Vuotò in un solo sorso un
bicchiere pieno di vodka e lo ripose sul tavolo del Mystic Grill.
Tutto taceva quella sera, e
doveva ammettere che non gli sarebbe dispiaciuto sentire le voci
scossanti
degli amichetti di Elena. Non gli sarebbe dispiaciuto per niente.
L’ultima cosa che voleva,
quella sera, era cadere ancora una volta nei suoi pensieri bui e
profondamente
malinconici.
Si sentiva un uomo che ormai
aveva perso tutto: la vita, l’amore, la dignità,
la fiducia, la famiglia.
Il suo cuore morto parve
sobbalzare, tramortito dalle troppe scosse di quel giorno.
“Un bicchiere di bourbon,
grazie” sulla sedia accanto alla sua, si era appena seduto un
Damon Salvatore
sbronzo di sangue e alcolici.
“Brutta serata, amico?” gli domandò
Klaus sarcastico con il perfetto accento da gentlemen inglese che si
accentuava
ogni volta che faceva dell’ironia o era arrabbiato.
“Brutta serata, brutta vita…”
rimasero in silenzio, ognuno a contemplare il proprio bicchiere vuoto.
“E tu?” gli domandò il
vampiro, perspicace.
“Non sono cose che ti
riguardano” lo squadrò di sottecchi e Damon
ricambiò la malinconia che doveva
esserci in quel momento nello sguardo di Klaus.
“La mia famiglia se n’è
andata. Sono di nuovo solo” disse d’un fiato
l’ibrido, vuotando l’ennesimo
bicchiere.
“Ironico…” biascicò
l’altro. “La
mia di famiglia, è
troppo indaffarata
a mangiare conigli e scrivere pensieri depressivi su un
diario” Niklaus lo
guardò interrogativo, ma in meno di un secondo decise di
lasciar perdere.
Damon lo osservò per un lungo
istante e poi sospirò.
“L’ibrido grande e grosso che
piange… Questo sì che è un avvenimento
epico” e
rise. Una risata che a Klaus sembrò
insopportabile. Senza che se ne accorgesse, una lacrima era sfuggita
languida
sulla sua guancia.
“Stai zitto, nullità” gli
ringhiò contro, sbattendolo al muro.
“Ehi amico, datti un contegno!
Cosa c’è? Ti è morto il
gattino?” rispose Damon stringendo i denti.
Non aveva senso uccidere
quella nullità. Non quella sera.
Girò i tacchi e si diresse
verso l’uscita, mentre il vampiro dagli occhi di ghiaccio
ancora lo guardava
basito.
In una parte della sua
coscienza, Damon sapeva che l’ibrido non stava piangendo
perché la sua famiglia
era andata altrove.
C’era ancora un segreto a Mystic Falls, ne
era certo.
E lui l’avrebbe scoperto.
Niklaus si era ripromesso di
seppellire la sua umanità insieme a lei, in quel giorno di
dicembre distante
secoli ormai.
Ma quella sera i pensieri
correvano veloci e, nonostante la sua avversione, non riuscì
proprio a lasciare
nascosti i ricordi che ancora lo legavano a sua sorella.
La sua sorella gemella.
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Collaborazioni con streghe. ***
Damon
osservava il sole invadere il viale del pensionato Salvatore.
L’incontro
con Klaus la scorsa notte lo aveva turbato non poco e incuriosito da
morire:
non aveva mai visto l’ibrido in quelle condizioni e, in un
modo o nell’altro,
voleva venirne a capo.
Si
sarebbe dovuto rivolgere a Bonnie, la streghetta con tutti quei suoi
poteri
magici e incantesimi inquietanti, ma dopo aver trasformato la madre in
vampiro,
qualcosa gli diceva di doversi tenere alla larga.
Doveva
trovare un’altra strega, e velocemente.
Il
suo pensiero corse ad Irina, una sexy strega con cui aveva avuto
un’avventura
circa vent’anni prima e che abitava non molto lontano da
Mystic Falls.
Non
ci mise molto ad arrivare dove l’aveva vista
l’ultima volta: era un bar
decadente, con persiane mezze sfondate e tavolini che sembravano non
essere
ripuliti da anni.
“Ehilà?”
chiamò Damon girovagando per il locale deserto.
“C’è
nessuno?” domandò ancora una volta, non ottenendo
alcuna risposta.
Quando
se ne stava per andare, una manciata di minuti dopo, riuscì
a sentire un fischiettio
familiare dietro di sé.
“Come
as you are,
as
you were,
as I want you to be…” dal corridoio
emerse la voce calda e graffiante di una
donna.
Damon
riconobbe subito le prime parole della canzone dei Nirvana: la loro
canzone a
quei tempi.
“As a friend,
as
a
friend,
as an old enemy”
continuò lui sorridendo, fino a quando la penombra
lasciò lo spazio ad una donna sui trent’anni, con
i capelli di un bianco
lattiginoso con le punte scarlatte, un’infinità di
pearcing e i lobi sfondati.
“Damon
Salvatore!” disse con il tono di una gattina che faceva le
fusa.
“Irina!”
esclamò Damon avvicinandosi a lei a braccia aperte.
Tuttavia, la donna gli mise
le mani sul petto e lo scansò.
“Cosa
vuoi, Salvatore?” ringhiò.
“Vedo
che il tuo caratteraccio non si è levigato
granché negli anni…” osservò
il
vampiro stizzito.
“Così
come il tuo ego gigantesco non si è rimpicciolito, non
credi?” lo scimmiottò
lei.
“Sapevo
che avrei potuto contare sul tuo appoggio… del resto sei
l’unica strega di mia
conoscenza abbastanza scapestrata e tosta da aiutarmi” la
strega rise di gusto.
“Non
iniziare con le lusinghe e arriva al sodo, succhiasangue”
disse Irina riempendo
due bicchieri di bourbon e porgendone uno a Damon.
“Mettiamola
così… ho delle grosse questioni
con
un grosso vampiro. Vorrei venire a conoscenza di un suo
segreto” disse il
vampiro dagli occhi azzurri sfoggiando uno dei suoi sorrisi
più attraenti.
“E
chi sarebbe questo vampiro grande e grosso per il quale sei venuto a
frignare
da me?” domandò Irina fingendo di piangere mentre
sorseggiava il suo bourbon.
“Hai
mai sentito parlare di Klaus?” in men che non si dica, la
strega sputò il
bourbon in faccia a Damon che rimase immobile.
Poi,
con un movimento secco, Irina si alzò e girò i
tacchi.
“Non
penso proprio di essere l’aiuto che stai
cercando…”
“Ehi,
aspetta! Pensavo non ti facessi intimidire da un insulso
succhiasangue” la scimmiottò il vampiro.
Lei
si girò con sguardo di sfida.
“Sono
una sconsiderata, non un’aspirante suicida!”
“Nessuno
verrà a sapere che sei stata tu ad aiutarmi,
Irina… ti sei rammollita negli
ultimi vent’anni, non è
così?” lei sembrò non prendere per il
verso giusto l’accusa
e con uno sguardo provocò a Damon un forte dolore alla
testa.
Le
streghe… tutte con lo stesso trucchetto.
“Va
bene… me ne vado. Ma sappi che questa cosa potrebbe metterti
contro il vampiro
ibrido più potente del pianeta o… potresti trarne
dei vantaggi” Irina inarcò un
sopracciglio.
“Che
tipo di vantaggi, Salvatore?” domandò.
“Beh,
mettiamo caso che grazie al tuo aiuto troviamo qualcosa che potrebbe
interessargli… Lui ci dovrebbe un grosso favore e, secondo
le mie ultime
esperienze, si può dire tutto della famiglia Originaria ma
non che non siano
uomini d’onore” il vampiro ci era riuscito:
l’aveva convinta, ne era certo.
“Affare
fatto” gli tese una mano, evitando il suo sguardo di
ghiaccio.
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=970289
|