Small Chilling Stories

di JustNatt
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Upside Down ***
Capitolo 2: *** The non-existent reason ***
Capitolo 3: *** Schizophrenia ***



Capitolo 1
*** Upside Down ***


Elyna Johns era a casa alle cinque del pomeriggio. Era il 22 di settembre. Faceva caldo, molto caldo. Fuori c'era afa ed il traffico era calmo. Lei era tranquilla; stava aspettando suo fratello e stava stirando due camicie, una bianca e una blu. Karl stava tornando dal lavoro e sarebbero dovuti uscire di casa alle 19:30 per andare ad una festa. Alle 17:45 il citofono suonò. Elyna, pensando fosse il fratello, aprì senza chiedere chi fosse. Passarono dieci minuti senza che nessuno bussasse alla porta. Elyna, cominciando a preoccuparsi, uscì nel corridoio del suo piano. Prese le chiavi e chiuse la porta con uno scatto della maniglia verso destra, per bloccarla. Scese le scale fino alla hall del piano terra. Nessuno. Silenzio. Risalì lentamente le scale, pensando che suo fratello avesse preso l'ascensore e che fosse già entrato in casa. Aprì la porta di nuovo ed entrò. Chiamò: "Karl! Sei qui? Ti ho stirato le camicie!" Non ebbe nessuna risposta. Stava per andare a lavarsi e a cambiarsi quando sentì un gemito proveniente dalla stanza del fratello. La porta di legno massiccio era socchiusa così la aprì lentamente, senza far sfrigolare le viti laterali. La grande finestra che dava su Brooklin era aperta a metà e la lunga tenda bianca veniva mossa da un soffio leggero d'aria calda. Sul letto rifatto da poco non c'era niente eccetto la valigetta di Karl, che stava lì immobile, nera, triste. In un primo momento rimase tranquilla perchè pensava che Karl stesse sotto la doccia, ma improvvisamente sentì un urlo proveniente dal bagno. Sembrava che qualcuno stesse chiamando il suo nome. Corse in bagno e improvvisamente fece un repentino passo indietro, con orrore, gridando come non aveva mai fatto prima. Vide suo fratello coperto di sangue con una ferita fresca sul collo e i polsi tagliati che perdevano continuamente sangue. Gli occhi erano vitrei, spalancati ed i vestiti erano completamente inzuppati di rosso. Terrorizzata alzò la testa e lesse sul muro color giallognolo: "Addio Elyna", scritto con il sangue rosso bordeaux di Karl. La ragazza non ebbe neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo che fu colpita sul viso con un bastone da una figura scura apparsa da dietro la porta. Cadde bruscamente sul pavimento di mattonelle sbattendo la testa. Morì sul colpo. La polizia trovò i corpi tre giorni più tardi, distesi, privi di vita e ricoperti di sangue. Uno spettacolo a dir poco tremendo. Circa due mesi dopo fu condannato a 35 anni di prigione Annory Conner, amante di Karl. Il giudice chiese il motivo di tanto odio e quello rispose con orgoglio misto a disperazione: "Volevo solo avere più attenzioni da lui. Lo amavo ma lui amava più sua sorella."

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Capitolo 2
*** The non-existent reason ***


"La confusione; questo era quello che mi faceva impazzire ogni volta che lo guardavo. Lo amavo, ma non sapevo se fosse solo amore o affetto, in fin dei conti avevo solo 16 anni. Lo odiavo ogni volta che mi mentiva. Confusione, poteva essere solo quello. Perché? La domanda più frequente che risuonava nella mia testa. Non potevo riposare tranquilla sapendo che era lontano da me. Che sensazione terribile. L'amore. La peggiore malattia che possa colpire un uomo, sia in vita che da morto. Solo ora mi rendo conto che ero un idiota. Sono stata con un ragazzo senza sapere quello che sarebbe potuto accadere dopo, come dovrebbe essere normale quando si è ragazzi. Beh, mi stupivo di me stessa." Nello stesso momento in cui stavo pensando a tutto ciò, vidi due infermiere che trasportavano una barella. Era totalmente coperta da un telo di plastica blu. Era impossibile vedere chi vi fosse sotto. Poco dopo che barella passò, riuscii a sentire di nuovo il mio corpo. Avevo freddo e avevo una coperta di lana intorno a me. La vista, all'inizio offuscata, incominciò a farsi più precisa e dettagliata e cominciai a vedere delle ombre e un fumo grigio che emanava un pungente odore di gomma bruciata. L'udito lentamente si fece più chiaro e sentii dei selvaggi ruggiti di moto, le sirene della polizia e gli urli delle persone. Cercai di alzarmi lentamente e mi diressi verso l'ambulanza per chiedere cosa stesse succedendo. Un ragazzo in tuta blu mi si avvicinò e mise la mano sulla mia spalla, mi disse con tono serio e dolente: "C'è stato un incidente molto grave. Questo è la sua moto. Mi dispiace ma, non so come lei sia stata l'unica ad uscire incolume dal disastro. Due ragazze di 20 e 21 anni e un ragazzo di 35 anni sono morti. Ci sono quattro feriti gravi e la strada è stata distrutta dal camion." Ero rimasta traumatizzata, ma rimasi ancora più stupita quando chiesi i nomi delle vittime: "..Le ragazze si chiamano Bella Furnèe ed Arney Francis, due studentesse francesi. Il ragazzo invece Alexander Taylory, credo abitasse qui vicino.." Mi pentii amaramente di aver fatto quella domanda all'agente. Perché le due ragazze e non io? Perché lui? Una coincidenza? Il destino? Lui, Alexander, il ragazzo più bello del liceo. Quel ragazzo che una volta mi faceva battere il cuore a velocità inimmaginabili, si trovava ora sotto quel fottuto telo blu, era la vittima di quel disastro dal quale io mi ero salvata e lui no. "Perchè". Nessuna risposta alla mia domanda.

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Capitolo 3
*** Schizophrenia ***


"E se fosse stata da qualche altra parte quel giorno? Sarebbe accaduto ugualmente? Forse non a lei, o forse era destinato a lei quell'agguato?" Questo è ciò che c'era scritto sulla prima pagina del giornale di Giovedi 6, oggi è Lunedi 10. Che strano - pensai - perché andare al mare il 5 gennaio? Che senso c'era? Inoltre andare da soli. Stavo continuando a sfogliare quel maledetto pezzo di carta, era la settima volta in 3 giorni che leggevo quel giornale. Poi all'improvviso ricollegai i fatti. Giravano voci sul fatto che che c'era stato un suicidio tra le dune dietro la spiaggia. La stampa aveva inviato due fotoreporter e un giornalista. Ricordo solo che quel giorno non faceva tanto freddo, ma c'era vento, e dietro le dune era ben coperto. Il silenzio era assordante e solo di tanto in tanto di sentiva il fruscio della sabbia che si scontrava con le foglie delle piante di mirto. Quella mattina avevo preso una pistola dal comodino ed ero andata alla spiaggia. Ero stata per almeno 4 ore a contemplare quel corpo bianco, inerte con una macchia profonda di sangue sulla tempia e prima di scappare, avevo messo la pistola tra le dita della ragazza e poi fuggii non appena ebbi sentito delle voci provenienti dal vicolo di sterrato dietro i cespugli. Non si capì mai cosa fosse realmente successo quel giorno ma io sono convinta che mia sorella avrebbe fatto lo stesso per me se gliel'avessi chiesto: la morte era il suo desiderio no? O forse era solo la mia vendetta per troppa gelosia?

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