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di MeiyoMakoto
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La trama si complica ***
Capitolo 2: *** Veritaserum ***
Capitolo 3: *** Di sogni e profezie ***
Capitolo 4: *** Novità ***
Capitolo 5: *** Schiopodi ***
Capitolo 6: *** E' innamorata, Harry ***
Capitolo 7: *** Minacce inaspettate ***
Capitolo 8: *** Horcrux ***
Capitolo 9: *** Una pazzia a tutti gli effetti ***
Capitolo 10: *** La visita di Sirius ***
Capitolo 11: *** Luna Lovegood ***
Capitolo 12: *** Il Ballo del Ceppo (Il ritorno di Sirius) ***
Capitolo 13: *** Il racconto di Sirius ***
Capitolo 14: *** Faccia a faccia con Albus Silente ***
Capitolo 15: *** Algabranchia e Preparativi Natalizi ***
Capitolo 16: *** Dobby è un elfo libero! ***
Capitolo 17: *** Bianco ***
Capitolo 18: *** Per Lily [Una strana piega degli eventi] ***
Capitolo 19: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** La trama si complica ***


 ‘Allora… Dimmi…’, disse Cedric, mentre raggiungevano l’ingresso della Sala Grande, che adesso era illuminato solo da torce in assenza del Calice di Fuoco. ‘Come hai fatto a mettere il tuo nome?’
‘Non l’ho fatto.’, disse Harry, guardandolo negli occhi. ‘Non ce l’ho messo dentro. Ho detto la verità.’
‘Ah… Ok.’, disse Cedric. Harry sapeva che non gli credeva. ‘Beh… Ci vediamo, allora.’
Fece per andare verso il dormitorio del Tassorosso.
‘Aspetta!’, disse una voce.
Sia Cedric che Harry si voltarono di scatto; a pochi passi da loro c’era una ragazza che avrebbe potuto avere quattordici o quindici anni, vestita in abiti Babbani, con i capelli castani in disordine che contrastavano stranamente con il velo di trucco che indossava, e che non era assolutamente permesso alle studentesse di Hogwarts; aveva con sé un’enorme borsa marrone. Era evidente che non si trattava di un’alunna.
Harry tirò fuori la bacchetta quasi per riflesso: come aveva fatto ad avvicinarsi così tanto senza che lui e Cedric la notassero?
‘Come sei entrata?’, ringhiò, ripassando mentalmente le fatture più efficaci che conosceva.
‘E chi sei?’, incalzò Cedric, anche lui con la bacchetta in mano.
Lei per tutta risposta ridacchiò; aveva i denti un po’ gialli.
‘Non sono una Mangiamorte perché non ho il Marchio Nero.’, disse scoprendo le braccia magrissime, ‘E non sono sotto effetto della Polisucco perché non ho la più pallida idea di come si prepari, non essendo io una strega.’
Harry e Cedric si scambiarono una rapida occhiata confusa, poi tornarono a tenere gli occhi puntati sulla sconosciuta.
‘Ma di che stai parlando?’, chiese Harry.
Era certo di non aver capito bene: d’altra parte era difficile afferrare tutto quello che diceva, parlava un inglese molto meccanico, con un accento che Harry non aveva mai sentito prima, e si mangiava un po’ le parole.
Lei sospirò.
‘Senti, se non mi credi posso provartelo.’, disse.
‘Provarmi cosa?’, insistette Harry.
‘Che non sono una strega. Cedric, dammi la tua bacchetta, per favore.’
‘Ti sembro così stupido?’, ringhiò lui.
‘Non mi hai ancora chiesto come so il tuo nome.’, osservò la ragazza. ‘E comunque saresti più stupido a darmi la bacchetta di Harry Potter, il Ragazzo Sopravvissuto, no? Se fossi davvero una seguace di Voldemort…’
Cedric rabbrividì nel sentire quel nome.
La ragazza sbuffò.
‘Senti, mi dai questa bacchetta sì o no?’
‘No!’
La sconosciuta allora fece una cosa strana: guardò Harry dritto negli occhi, come se stesse aspettando qualcosa.
Harry non sapeva che cosa esattamente stesse aspettando, quindi si limitò a restituirle lo sguardo, sempre con la bacchetta puntata.
Restarono così per un po’, poi lei si stancò.
‘Gli dici di darmi la bacchetta, per favore, Harry?’
‘Prego?’
‘Gli dici di darmi la bacchetta?’
‘Ma scusa, che cambia se glielo dico io?’
‘Beh, sei il protagonista, no? Sei tu il capo qui.’
Harry guardò Cedric; lui gli ricambiò un’occhiata un pochino risentita. Bene, proprio quello che ci voleva, un’altra schizzata che lo considerasse un eroe.
‘Senti, ti stai…’, cominciò.
‘No, senti tu.’, lo interruppe lei scocciata. ‘Questo è l’unico modo per voi due di avere la certezza che io sia Babbana: se Cedric mi dà la bacchetta, io la prenderò in mano e pronuncerò la parola Lumos, che è l’incantesimo più semplice che mi viene in mente; se uscirà anche una scintilla dalla mia bacchetta Harry mi lancerà una fattura senza problemi. Anzi, credo che un Expelli Armus sarebbe più che sufficiente in quel caso.’
E ricominciò a fissare Harry.
Lui da parte sua stava per lanciarle una Fattura Gambemolli, ma in quel momento Cedric cominciò a tenderle la bacchetta lentamente.
Harry lo squadrò: possibile che si fidasse di una che non aveva mai visto prima e che diceva di essere Babbana pur conoscendo alla perfezione i termini dei maghi?!
L’altro se ne accorse.
‘È l’unico modo per saperne di più, Harry.’, spiegò serio. ‘Tu però tieniti pronto a lanciarle una fattura, eh.’
‘Se fossi in te seguirei il suo consiglio.’, commentò la ragazza prendendo la bacchetta con un sorriso.
Harry si morse le labbra per evitare di dare del cretino a Cedric, ma ormai era fatta: non restava che stare in guardia.
La ragazza impugnò la bacchetta -in modo così goffo che Harry effettivamente cominciò a dubitare che ne avesse mai tenuta in mano una in vita sua- e disse ‘Lumos.’, scandendo bene le sillabe.
Non successe niente.
La sconosciuta sorrise con aria di sfida e rese la bacchetta al suo proprietario.
Harry si rese conto che forse era il caso di abbassare la sua, che teneva ancora puntata verso di lei.
‘Visto?’, disse la ragazza in un insopportabile tono di trionfo.
‘Una Babbana a Hogwarts…’, commentò Cedric incredulo. ‘Ora le ho viste tutte.’
‘Sono successe cose molto più strane.’, ribatté la Babbana in questione guardando Harry con la coda dell’occhio.
‘Tipo?’, chiese Cedric.
Lei fece un sorrisetto alla Speravo proprio che me lo chiedessi.
‘Immaginati un uomo ben in carne (diciamo pure grasso), che fa colazione col suo pingue figlioletto e la sua striminzita moglie; c’è anche un certo nipote con loro.’, rispose. ‘Bene, quest’uomo riceve una lettera; anzi, sarebbe meglio dire che suo nipote riceve una lettera, perché è indirizzata a lui.’
Adesso guardava Harry non più di sfuggita, ma dritto negli occhi. Il ragazzo sentì la mascella calargli: possibile che la Babbana si riferisse a…?
 ‘Ma appena la vede l’uomo si infuria e la distrugge. Il nipote cerca spiegazioni, ma viene zittito come al solito. L’uomo grasso pensa che la cosa finisca lì, ma poi arrivano altre lettere, e altre ancora… Ogni volta che ne arriva  una viene distrutta, ma per ogni lettera perduta ne arrivano decine, finché la casa dell’uomo grasso ne viene letteralmente inondata…’
‘Ma di che accidenti stai parlando?!’, la interruppe Cedric.
‘Sttt!’, lo zittì Harry; era strano sentirsi raccontare la propria storia così, ma stranamente piacevole: sembrava una favola della buonanotte.
Gli occhi grigi della ragazza scintillarono di divertimento.
 ‘Un giorno, al posto delle lettere, arriva un uomo barbuto, alto il doppio di una persona normale, e armato di un ombrello rosa. Si rivolge al nipote, rivelandogli che è un mago e che all’età di un anno ha ucciso lo stregone più terribile e potente della storia.’
Gli occhi di Cedric si dilatarono in un barlume di comprensione.
La ragazza esitò prima di continuare.
‘Gli dice anche che quello stregone ha ucciso i suoi genitori…’
Si fermò.
Ci fu un silenzio imbarazzato per un po’. Fu Cedric a interromperlo:
‘Si può sapere chi diavolo sei, come sai queste cose e che cosa sei venuta a fare?’
‘Tre ottime domande, Cedric.’, fu la risposta. ‘Penso che risponderò una per volta. Allora, mi chiamo…’
Qui emise un suono impronunciabile.
‘Che?’, fecero i due ragazzi insieme.
Lei sbuffò.
‘Lasciate perdere, è un nome italiano… Chiamatemi Meg, facciamo prima.’
Harry si appuntò mentalmente di ricordarsi la provenienza del suo accento.
‘Quanto alle altre due domande,’, continuò Meg, ‘Penso che sia meglio rispondervi nella Torre del Grifondoro: qui ci sono troppe orecchie indiscrete.’
Harry fece per protestare, ma lei aveva già cominciato ad arrampicarsi per la scalinata. Harry pensò che forse era meglio seguirla; era probabile che facesse qualcosa di pericoloso.
Cedric indugiò.
‘Che stai aspettando?’, gli chiese Meg adocchiando impaziente la fine della scalinata.
‘È la Torre del Grifondoro.’, rispose lui, ‘Io non ci posso entrare.’
‘Sciocchezze, se ce l’ha fatta un uomo sospettato di essere l’assassino di dodici persone (O erano tredici?), nonché un seguace di Voldemort, ce la puoi fare anche tu.’
Harry sentì un moto di gratitudine per quel sospettato.
Cedric comunque non era convinto.
‘Senti,’, insistette la ragazza, ‘Devo dirvi una cosa importante, a tutti e due. Non sono a conoscenza solo degli affari di Harry, sai...’
Non ci fu bisogno di dire altro: dopo qualche minuto il ragazzo seguì, e i tre si incamminarono su per le scale.
‘Parola d’ordine?’, chiese la Signora Grassa guardando Meg e Cedric con curiosità.
Harry aprì la bocca per dirgliela, ma la ragazza lo precedette.
Guazzabuglio.’
La Signora Grassa fece tanto d’occhi, ma dovette farla entrare. Harry la sentì borbottare qualcosa sugli ‘strani amici di Potter’ alla sua amica Violet.
Non era ancora entrato in Sala Comune che sentì un boato:
‘Har-ry! Har-ry! Har-ry!’
Il ragazzo si sentì l faccia in fiamme: sapeva benissimo che Cedric stava, con tutta probabilità, maledicendo in cuor suo lui e l’intera Casa del Grifondoro.
Il boato cessò quando i ragazzi si resero conto che c’erano altre due persone insieme al loro Campione; Harry vide con la coda dell’occhio Dean che staccava in fretta alcuni poster con il nome di Cedric scritto sopra, seguito da parole che dovevano essere tutt’altro che lodi.
Cedric grugnì alle sue spalle.
‘Mi dispiace, ragazzi.’, fece Meg completamente impassibile di fronte all’imbarazzo generale, ‘Ma mi serve un posticino tranquillo per parlare coi Campioni di Hogwarts; penso che il dormitorio di Harry sia il posto più adatto.’
‘Che c’è che non va col dormitorio del Tassorosso?’, ringhiò la voce di Fred da qualche parte nella folla.
Harry si rese conto improvvisamente di aver condotto Cedric in pieno territorio nemico.
‘Ho i miei motivi, signor… Weasley, se non erro?’
‘Corretto.’
Meg fece un sorrisetto compiaciuto.
‘E si potrebbero conoscere questi motivi?’, chiese George, minaccioso come suo fratello.
‘Sentite,’, tagliò corto Meg, ‘Riavrete il vostro Campione domattina, e potrete festeggiarlo quanto vi pare. Quanto a Diggory, prima smettete di marcare il territorio prima sarà fuori dalla Torre del Grifondoro. Adesso, mi dite da che parte sta il dormitorio?’
‘Dì là.’, disse Seamus indicandoglielo, ‘Ma credo che ci sia ancora Ron là dentro.’
‘Oh, non è un problema.’, fece la ragazza. ‘Grazie.’
Lentamente, la folla si aprì per fare strada ai tre.
Meg si incamminò con apparente naturalezza, e Harry e Cedric la seguirono, evitando lo sguardo dei loro compagni.
‘Harry, aspetta!’, disse una voce.
Lui si fermò di scatto, e vide Hermione che sgomitava per raggiungerlo. Aveva Ma si può sapere che sta succedendo?! scritto in faccia.
Lui alzò le spalle con aria di scusa e proseguì.
Hermione si morse le labbra e alzò il mento, palesemente offesa; Harry si ripromise di scusarsi più tardi.
Finalmente furono lontani dagli sguardi indagatori del Grifondoro, e sia Harry che Cedric tirarono un sospiro di sollievo.
Come aveva previsto Seamus, il dormitorio era occupato: la zazzera rossa di Ron spiccava sulle lenzuola del suo letto.
Aveva la faccia di uno che ha ingoiato un limone, e non voltò neanche la testa all’entrata dei tre.
Harry tossicchiò.
‘Er… Ron…’
‘Oh, ciao.’, disse lui, voltandosi finalmente col sorriso meno convincente che Harry avesse mai visto stampato in faccia. ‘Congrat… Ehi, aspetta, che succede?’
Fece un mezzo sorriso imbarazzato di saluto a Cedric, poi fissò lo sguardo su Meg.
‘Ciao.’, disse lei, ‘Senti, lo so che è difficile da credere, ma sappi che non è stato Harry a mettere il suo nome nel Calice di Fuoco… È stato qualcuno di molto più pericoloso; io sono qui per dirvi chi.’
Cedric e Harry si guardarono con gli occhi sgranati: ecco dove voleva andare a parare! Cedric fece un sorriso di scusa a Harry, che annuì: il fatto che non gli avesse creduto non era proprio niente, in confronto alla scena nella Sala Comune del Grifondoro.
Ron notò questo scambio di sguardi e aggrottò le sopracciglia, confuso.
‘Ah…’, mormorò, ‘Ma chi saresti tu, di preciso?’
‘Mi chiamo Meg e sono una Babbana… Harry ti spiegherà meglio, dopo. Però ora dovete ascoltarmi, tutti e tre -Sì, Cedric, anche Ron; tanto Harry gli avrebbe raccontato tutto comunque-, e vi prego di non interrompermi perché quello che devo dirvi è molto importante… Questione di vita o di morte.’
L’aria divertita che aveva avuto fino a poco prima era scomparsa, e aveva lasciato il posto ad un tono autoritario che avrebbe potuto competere con quello di Hermione.
Lui e Ron si scambiarono un’occhiata veloce e si sorrisero appena.
Meg intanto aveva tirato fuori dalla borsa un libro abbastanza grosso, foderato di carta di giornale. Lo sfogliò fino a che non trovò una pagina negli ultimi capitoli; si schiarì la gola e cominciò a leggere.
‘Ci sono molte cose che vorrei dirvi stasera, disse Silente, Ma prima devo ricordare la scomparsa di una gran brava persona, che ora dovrebbe essere seduta qui–fece un cenno verso i Tassorosso- a godersi il Banchetto con noi. Vorrei che voi tutti, per favore, vi alzaste in piedi, e faceste un brindisi a Cedric Diggory.’
‘Cosa?’, mormorò Cedric.
Meg gli gettò un’occhiata grave e proseguì.
Così fecero, tutti; le panche raschiarono il pavimento quando tutti nella Sala si alzarono in piedi, sollevarono i calici, ed echeggiarono, in un’unica voce potente, profonda e rimbombante: Cedric Diggory.
Harry intravide Cho in mezzo alla folla. C’erano lacrime che scendevano silenziosamente sulle sue guance.’
Harry diede un’occhiata a Cedric, che suo malgrado sorrise a quelle parole, e un moto di rabbia lo attraversò. Si costrinse ad ascoltare Meg.
Distolse lo sguardo mentre tutti si risiedevano.
‘Cedric era una persona che dimostrava molte delle qualità che contraddistinguono la Casa del Tassorosso, continuò Silente. Era un amico buono e leale, un gran lavoratore, credeva nel gioco leale. La sua morte vi ha interessati tutti, che lo conosceste bene o meno. Penso perciò che abbiate il diritto di sapere esattamente come se ne è andato.
Harry alzò la testa e fissò Silente.
‘Cedric Diggory è stato ucciso da Lord Voldemort.’
‘Ma che libro è questo?’, esclamò Cedric, incapace di trattenersi.
Meg alzò la testa, infastidita dall’interruzione; poi strappò i fogli di giornale della fodera, piegò un angolo della pagina che stava leggendo per tenere il segno, lo chiuse e se lo mise in grembo.
I tre ragazzi si sporsero per vedere meglio: sulla copertina c’era un drago che sputava fiamme verso un ragazzo appollaiato su una scopa, con i capelli neri, gli occhiali e una vistosa cicatrice a forma di saetta in mezzo alla fronte. Il titolo era Harry Potter e il Calice di Fuoco.
Ron si voltò verso di Harry, con un’aria così arrabbiata che lui d’istinto coprì la copertina con la mano.
I due ragazzi distolsero lo sguardo, imbarazzati.
Poi Harry, come in un flashback, rivide Meg che lo squadrava, nella Sala Grande.
Beh, sei il protagonista, no? Sei tu il capo qui…
‘Chi lo ha scritto?’, mormorò.
‘Una strega di nome Joanne Rowling.’, rispose la ragazza. ‘Questa è la tua storia. Ecco come conoscevo così bene gli eventi del tuo undicesimo compleanno: dodici anni fa, la Rowling pubblicò un libro che si chiamava Harry Potter e la Pietra Filosofale; il primo di una saga che ebbe così tanto successo fra i Babbani che i maghi si convinsero che non c’era più nulla da temere per loro; il 7 febbraio 2012, cioè un mese fa, il Ministro della Magia ha abolito lo Statuto di Segretezza ed ha annunciato al mondo -cioè, al nostro mondo- l’esistenza di una comunità magica e la veridicità di tutto quello che c’è scritto nei libri della Rowling.’
‘Come veridicità?!’, gemette Cedric. ‘Allora io…?’
Meg fece una strana espressione e gli fece un cenno che voleva dire Aspetta, ci sto arrivando.
‘Come un mese fa?’, aggiunse Ron. ‘Ma se siamo nel 1994!’
‘Beh, se quei libri sono stati scritti, significa che gli eventi raccontati erano già passati, no? Noi siamo dentro un libro, Harry Potter e il Calice di Fuoco, per l’appunto, il quarto della serie.’
‘Ma se quel libro ce l’hai in mano tu!’, insistette Ron ,incredulo.
‘Questa è la copia di una mia amica.’, rispose Meg in tono esasperato. ‘La copia in cui abitate voi è il regalo per il mio quindicesimo compleanno. È una copia speciale, i miei genitori hanno sudato sette camicie per ottenerla; tutti ne volevano una, ed erano quasi esaurite.’
‘Che ha di così speciale?’, chiese Ron.
Gli occhi della ragazza ripresero a scintillare allegri.
‘Vi ricordate il Diario di Tom Riddle?’
Harry sentì una piccola scossa di timore al ricordo.
Lui e Ron annuirono; Cedric, naturalmente, assunse un’aria ancora più confusa, e Harry gli raccontò in breve di cosa si trattava.
‘Bene.’, continuò Meg. ‘Può sembrare strano, ma senza tutti quegli incantesimi ipnotici e Dio sa che altro ci ha messo Voldemort,  creare un libro in cui si possa entrare non è affatto magia oscura. Un mago svedese ha fatto i milioni creando migliaia di copie di libri in cui il lettore, anche un Babbano, potesse entrare: è il sogno di tutti poter vedere di persona, veramente, gli eventi dei propri libri preferiti, conoscere i personaggi… O, come nel mio caso, cambiare le parti che non piacciono o rattristano; io sostanzialmente sono qui per fare in modo che tu non muoia, Cedric.’
‘Davvero?’, fece lui, riprendendo un po’ di colore. ‘E come…?’
‘Dì, ci sono anch’io in questo libro?’, lo interruppe Ron.
Harry lo squadrò: era veramente l’unico a pensare che questa Meg avesse preso una brutta botta in testa? Come mai Cedric e Ron la prendevano così sul serio?
‘Figurati…. Io, protagonista di un libro?!’, mormorò tra sé e sé.
Meg si girò verso di lui.
‘Proprio così.’, disse, un po’ freddamente. ‘E bisogna dire che sei uno dei personaggi più apprezzati della letteratura moderna. Bah… Personalmente, ho sempre avuto un debole per te, Ron, e per Fred e George, e Neville, naturalmente.’
‘Neville?’, fece Ron spalancando gli occhi.
‘Sì, Neville!’, fece Meg scocciata. ‘Voi due non gli date abbastanza retta! Non è mica stupido, sapete…’
‘Er…’, si intromise Cedric.‘Com’era quella cosa sul salvarmi la vita?’
‘Giusto; concentrazione… Le mie scuse.’, disse la ragazza. ‘E dire che mi ero comportata così bene finora… Niente Oh mio Dio, sono a Hogwarts!, niente Oh mio Dio, ma quello è Fred Weasley!, niente Oh…’
Si interruppe, rendendosi conto che Cedric era rimasto sulle spine.
‘Scusa, scusa… Ok, per cominciare, dovete sapere che è stato Malocchio Moody a mettere il nome di Harry nel Calice di Fuoco;  è al servizio di Voldemort.’
‘Ma che stai dicendo?!’, ringhiò Harry. ‘Malocchio è dei nostri, è amico di Silente…’
‘Non c’è bisogno di arrabbiarsi, eh… Sì, lo so che Malocchioè amico di Silente, peccato che sia chiuso in una cassa dall’inizio del semestre.’
‘In una cassa?’, fece Cedric. ‘Veramente lo vediamo due volte a settimana per Difesa Contro le Arti Oscure.’
‘Polisucco, Cedric.’, rispose lei calmissima. ‘Quello che credete Moody in realtà lo ha tenuto sotto osservazione per un po’, per imparare ad imitare bene il suo modo di fare, lo ha Imperiato, lo ha chiuso in una cassa che Moody stesso teneva –non chiedetemi perché avesse una cassa abbastanza grossa da contenere il corpo di un uomo adulto, non lo so e sono quasi sicura di non volerlo sapere-, e lo ha mantenuto in vita quanto bastava per rubargli i capelli occorrenti per la Polisucco fino ad adesso.’
‘Vuoi dire che tutta la nostra classe ha appreso le Maledizioni Senza Perdono da un Mangiamorte? , mormorò Ron.
‘Precisamente.’
‘E allora perché non mi ha ucciso, pur avendo avuto a disposizione un milione di occasioni per farlo?’, sbottò Harry.
Non aveva senso, era semplicemente impossibile che un seguace di Voldemort fosse riuscito a convincere Silente ad insegnare nella scuola! Anche se effettivamente il suo primo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, Raptor, aveva nascosto il Signore Oscuro sotto il suo voluminoso turbante per mesi prima che qualcuno se ne accorgesse…
‘Certo che, visto e considerato che sono dalla tua parte, potresti anche essere un po’ più cordiale!’, commentò Meg. ‘Comunque non ti ha ucciso perché Voldemort ha un piano molto particolare per te alla fine del Torneo Tremaghi… Lo hai sentito tu stesso Moody, no? Ha detto chiaro e tondo che ci sarebbe voluto un mago molto esperto per fare un Incantesimo Confundus al Calice eccetera eccetera…’
Harry aprì bocca per ribattere, ma dovette riconoscere che aveva ragione: Moody si era fatto un’idea davvero molto precisa di come erano andate le cose…
‘Beh, per stasera penso sia tutto.’, disse Meg alzandosi in piedi.
‘Come, dove vai?’, fece Ron.          
Lei aggrottò le sopracciglia.
‘In effetti non lo so di preciso.’, rispose. ‘Vedete, qui non è esattamente come nel Diario di Tom Riddle: non c’è un cervello pensante che decida quando si entra e quando si esce dalla storia. Semplicemente, quando si aggiunge un altro personaggio, la trama cambia; è come un libro normale. Come la vita, se vogliamo metterla sul filosofico –ma forse è meglio di no-. Quindi l’idea è che io resti qui finché il mio ruolo nella trama sia completo, cioè, se tutto va bene, alla fine del libro. Poi me ne tornerò a casa e avrò una copia, unica al mondo, di Harry Potter e il Calice di Fuoco con la mia impronta, che finisce in modo diverso perché io ho contribuito a alla fine.’
Sospirò con aria sognante.
‘Ok, delirio di onnipotenza a parte, avete idea di quanto sia bella una cosa così per una Babbana?’
Nessuno rispose.
‘Quindi se ho capito bene non hai un posto dove dormire.’, commentò Ron dopo un po’.
Meg si morse le labbra imbarazzata, afferrando che era non aveva ascoltato una parola del suo discorso ispirato, e annuì.
‘Beh, che problema c’è?’, continuò il ragazzo. ‘Puoi restare qui con noi, sono sicuro che a Seamus, Dean e Neville non darai fastidio!’
La ragazza fece un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
‘Sul serio? Nel dormitorio del Grifondoro?’
‘Non credo che sia una buona idea.’, intervenne Harry: era sicuro che non sarebbe riuscito a chiudere occhio sapendo di essere nella stessa stanza con una che diceva di venire da un universo parallelo, e che per di più sembrava conoscere gli ultimi quattro anni della sua vita come le sue tasche.
‘Non dargli ascolto.’, disse Ron. ‘Senti, potrei dare un’occhiata a quel tuo libro, per favore?’
Meg scoppiò a ridere.
‘Lo sapevo che prima o poi qualcuno me lo avrebbe chiesto!’, commentò. ‘Ma non capisci? Nel momento in cui sono arrivata io, la trama del libro è cambiata; quello che c’è scritto non è più il vostro futuro.’
‘Ah.’, fece Ron.
Nessuno trovò altro da dire.
Dopo un po’ Cedric si alzò, diede la buonanotte a tutti e si avviò verso il suo dormitorio.
Un attimo dopo porta si aprì e apparvero le facce curiose di Dean, Seamus e Neville.
‘Che è successo, Harry?’, domandò Seamus. ‘Perché Diggory è…?’
Si bloccò alla vista di Meg.
‘Questa è Meg e stanotte dorme da noi, ok?’, fece Ron anticipando la domanda di Dean, che chiuse la bocca con uno scatto.
‘Ciao…’, fece lei, a disagio.
Ci fu un attimo di silenzio, poi Seamus si schiarì la voce.
‘Ahem… Noi dovremmo… Dovremmo metterci in pigiama…’
‘Oh!’, rispose la ragazza con un sorrisetto imbarazzato. ‘Sì, certo, fate pure, io esco… Chiamatemi quando avete finito, ok?’
I cinque annuirono e la guardarono chiudere la porta alle sue spalle.
‘Ma si può sapere chi è?’, chiese Seamus l’istante che si sentì lo scatto della serratura.
‘Vuoi la versione lunga o quella corta?’, ringhiò Ron.
‘Ti basti sapere che è nuova, che è Babbana e che dorme qui.’, aggiunse Harry prima che potesse rispondere.
‘Ehm…’, intervenne Neville. ‘Per me non c’è problema ma… Dove la mettiamo?’
Harry e Ron si guardarono: effettivamente non ci avevano pensato.
‘Da Ron.’, fece Harry. ‘Questa brillante idea ce l’ha avuta lui.’
‘Ah, ma le stava così simpatico Neville, non sarebbe meglio sistemarli insieme?’, ribatté Ron, arrossendo.
‘Io? Che c’entro io? Neanche la conosco!’, balbettò Neville.
‘Infatti, è venuta qui per Harry, no? Se la deve accollare lui!’, lo spalleggiò Seamus.
‘Ragazzi, non credo sia un problema…’, intervenne Dean indicando l’ampia borsa che la ragazza aveva gettato sciattamente in un angolo.
‘Guardate che c’è qui dentro.’
I quattro si avvicinarono guardinghi e si affacciarono ai bordi.
‘Che cos’è quel coso rosso e nero?’, chiese Ron curioso. ‘Un cuscino? Non credo che le basti, sinceramente…’
‘Un cuscino no, ma un sacco a pelo sì.’, rispose Dean con aria da intenditore. ‘Ho anch’io uno di questi a casa; i Babbani li usano per dormire per terra.’
‘Per terra?’, continuò Ron. ‘Ma perché diavolo dovrebbero voler dormire per terra?’
‘Ma che te ne importa? L’importante è che adesso sappiamo dove sistemarla.’, fece Seamus.
Si sentì il rumore di nocche sbattute contro la porta.
 ‘Mi sa che faremmo meglio a cambiarci.’, osservò Neville.
 
La mattina dopo i ragazzi ci misero molto più del solito a vestirsi, preoccupati com’erano di controllare che Meg non si svegliasse nel momento meno opportuno.
Avrebbero potuto risparmiarsi la fatica: quando furono tutti pronti dormiva ancora come un sasso, arrotolata nel suo sacco a pelo.
‘Meg?’, tentò Harry. ‘Sveglia, è mattina…’
Non diede nessun segno di aver sentito.
Allora Seamus si piegò sulle ginocchia e le diede un minuscolo colpetto.
Lei grugnì, non si capiva se nel sonno o meno.
Seamus prese il toro per le corna e prese a scuoterle le spalle.
Lei per tutta risposta emise un suono che poteva essere il barrito di un elefante.
‘Ancora un minutino!’, guaì. ‘Ieri sera ho fatto tardi…’
Seamus provò a darle un’altra scrollata, ma schivò per un soffio un poderoso calcio in faccia.
‘Aspettate!’, intervenne Ron. ‘Forse so io come fare…’
Fece un respiro profondo, si avvicinò con cautela e, una volta fuori dal raggio di azione delle gambe, avvicinò la testa alla massa informe che erano i capelli della
ragazza e sussurrò:
‘Meg… Maggie? Su, alzati, altrimenti gli altri si finiranno tutto il bacon!’
Lei guizzò immediatamente in piedi, quasi cozzando con la testa di Ron.
‘Eccomi!’
Gli altri lo guardarono tra lo strabiliato e il divertito.
‘È la tecnica che usa mia madre con me…’, spiegò lui, con le orecchie come due peperoncini extralarge.
Meg intanto aveva tirato fuori una spazzola e si stava domando i capelli.
Ad un certo punto però si bloccò e aggrottò le sopracciglia.
‘Ragazzi.’, disse in tono serio. ‘Non posso uscire così.’
Aveva ragione: la sua felpa viola e i jeans sarebbero stati troppo evidenti in mezzo al mare di divise nere.
Harry e Ron si guardarono: neanche a questo avevano pensato.
Dean e Seamus stavano evidentemente per chiedere qualcosa, ma Neville farfugliò:
‘Se vuoi ho una cravatta da prestarti… Sai, nonna me ne mette sempre tante in caso le perda…’
‘Grazie mille, Neville.’, sorrise lei. ‘Buona idea, oltretutto. Ok, qualcuno ha una camicia che gli avanza? Harry, penso che la tua sia l’unica che non mi stia troppo larga. Ti dispiacerebbe…?’
Harry le porse la camicia, maledicendo per l’ennesima volta il proprio fisico mingherlino.
Fulminò con lo sguardo Seamus, gelandogli in faccia un sorrisetto di scherno.
‘Bene.’, fece Meg soddisfatta. ‘Ragazzi… Non è che potreste girarvi un secondo?’
Loro obbedirono prontamente -anche se la testa di Dean si girò di una trentina di gradi prima che un colpetto di Harry la facesse tornare al proprio posto-.
‘Fatto.’, annunciò Meg.
Harry represse un sorrisetto: anche se non era proprio enorme, la camicia le stava abbastanza grande da arrivarle quasi sulle cosce.
‘Ok.’, fece la ragazza arrotolando le maniche fino al gomito. ‘Ma per la gonna come si fa?’
‘Io ne ho una.’, rispose Dean.
Gli altri lo fissarono.
‘Però non è mia.’, si affrettò ad aggiungere. ‘È di… È di mia sorella…’
E indicò una gonna grigia appoggiata sul letto.
‘Non sapevo che avessi una sorella…’, commentò Seamus con un ghigno. Dean gli diede una gomitata sulle costole, ma ormai tutti sorridevano.
‘Un po’ piccolina… Non mi sembra della tua taglia.’, commentò Meg maliziosa.
Poi si infilò nel sacco a pelo, riemergendone poco dopo con la gonna addosso e i jeans in mano.
Gettò i pantaloni nella borsa e cercò disperatamente di abbassare l’orlo con le mani.
‘Effettivamente è un po’ piccolina.’, osservò Neville.
Meg si morse le labbra.
‘Sì, però per ora può andare. Mi trucco e arrivo…’
‘Guarda che non ti puoi truccare qui.’, la avvertì Ron.
Lei lo guardò con aria di sfida.
‘Mai mettersi fra una donna e il suo correttore, Weasley; tienilo a mente, potrebbe tornarti utile.’
Ron alzò le spalle.
‘Come vuoi, ma poi con la McGranitt te la vedi tu.’
 
 
‘Ma dove siete stati?’, abbaiò Hermione quando finalmente furono scesi a colazione. ‘E questa?’
‘Me ne vado subito, non ti preoccupare.’, fece Meg gelida. ‘Ho da fare.’
Agguantò un muffin e si allontanò, sempre tirando l’orlo della gonna.
‘Sono io o non è di ottimo umore di prima mattina?’, osservò Ron.
Harry alzò le spalle e si affrettò a raccontare l’accaduto a Hermione.
Lei stette qualche istante a riflettere.
‘Non so…’, mormorò. ‘Tecnicamente penso che questa storia del libro sia verosimile, anche perché non vedo come possa essere arrivata altrimenti, visto che…’
‘…non ci si può Materializzare entro i confini di Hogwarts.’, completarono i due ragazzi  insieme.
‘Bravi!’, commentò Hermione ammirata. ‘Come lo sapete? Avete letto anche voi Storia di Hogwarts?’
‘Assolutamente no. Allora, che ne pensi?’, chiese Ron.
‘Beh… Forse non è prudente fidarsi troppo.’, rispose lei.
Harry l’avrebbe baciata: finalmente qualcuno che ragionava come si deve! Insomma, era più affidabile la parola di Malocchio Moody o quella della prima ragazza che passava?!
‘Ma se ci ha dato prove su prove che è quello che dice di essere!’, obiettò Ron. ‘I vestiti, la bacchetta, il libro… Io mi fido eccome!’
‘Dici così solo perché ha “un debole” per te.’, disse Harry.
Gli occhi e la bocca di Hermione si dilatarono pericolosamente, e Ron impallidì.
‘Oltre che per i gemelli e Neville, ovviamente.’, si affrettò ad aggiungere Harry, ma ormai il danno era fatto: Hermione si alzò così di scatto che fece tremare la caraffa di succo di zucca davanti a lei.
‘Vado in biblioteca a ricercare qualcosa in più sui libri magici: non tutti siamo ingenui come te, Ronald.’, annunciò marciando via.
Ron rivolse uno sguardo inceneritore a Harry, che abbassò gli occhi e borbottò qualcosa sul non arrivare tardi a lezione.

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Capitolo 2
*** Veritaserum ***


 Oilà!
Una piccola nota, innanzitutto per ringraziare di tutto cuore Harry Potterish per le sue costanti recensioni, vi consiglio vivamente di visitare la sua pagina perché è molto brava, anche se non glielo dico mai J.
In secondo luogo vorrei chiarire che la mia alter-ego non rivelerà mai qualità fuori dal comune né tanto meno poteri inaspettati.
Detto ciò, a presto, spero!
                      Meiyo
 
 
‘Messaggio urgente per Severus Piton! Messaggio urgente per Severus Piton! Mess…’
‘D’accordo, Melly, ho capito.’, ringhiò Piton, strappandole di mano la lettera. ‘Grazie.’
‘Si-Si figuri, professor Piton, signore.’, trillò il povero elfo domestico, allontanandosi a testa china.
Gli studenti la guardarono con curiosità, bisbigliando fra di loro. Harry gettò un’occhiata a Hermione, che strinse le labbra con uno sguardo che forse avrebbe fatto indietreggiare persino Piton, se non fosse stato troppo occupato a leggere la lettera per darle retta.
‘Certo che Piton è  da questo punto di vista è un rivoluzionario: tratta gli elfi domestici proprio come tutti gli altri.’, commentò Ron sorridendole. ‘Cioè come feccia.’
‘Già.’, rispose la ragazza asciutta: non aveva ancora digerito la scena di quella mattina a colazione.
Il professore si schiarì la voce.
‘Il Preside richiede una boccetta di Veritaserum con la massima urgenza.’, annunciò. ‘Vogliate scusarmi.’
‘Come, deve interrompere la sua lezione?’, cinguettò Pansy Parkinson.
Lui la ignorò bellamente e uscì dalla classe, la veste nera che svolazzava dietro di lui.
‘E adesso che facciamo?’, si chiese Ron, con gli occhi che splendevano di  gioia per l’inaspettata fortuna.
‘Perché non vi concentrate su quello che ha detto la ragazza di stamattina?’, fece Hermione gelida. ‘Quanto a me, penso che darò qualche ritocco alla pozione di Neville, sembra che stia per scoppiare.’
‘Non vuoi aiutarci a venirne a capo?’, chiese Harry.
‘Bastano due persone a ragionare sulle profezie di una squilibrata.’, rispose lei velenosa.
Harry sospirò.
‘Mi sa che ti devi far perdonare, Ron.’
‘Io? Sei tu quello che mi ha messo nei guai.’, rispose lui, adocchiando le Gobbiglie che Dean e Seamus avevano tirato fuori. ‘Quindi sei tu che devi tirarmene fuori; dopo una partita a Gobbiglie, si intende.’
 
Quando tornò Piton la doppia ora di Pozioni era agli sgoccioli.
I ragazzi fecero sparire all’istante scacchi, Gobbiglie e carte da gioco, ma per una volta il professore non sembrava particolarmente in vena di punizioni, anche se il ghigno che aveva stampato in faccia non prometteva nulla di buono.
‘Sono desolato di informarvi, ragazzi’, cominciò. ‘Che purtroppo il professor Moody è stato vittima di un tragico… incidente; il Preside ha già provveduto ad allertare i medici del San Mungo.’
Un brusio pervase la classe.
‘Che incidente credete che sia?’, bisbigliò Dean. ‘Secondo me è una vecchia cicatrice, un tragico ricordo del passato, che si è riaperta…’
‘Ma che stai dicendo?!’, ribatté Seamus. ‘È chiaro che Moody è stato morso da un lupo mannaro e ieri sera si è scordato di prendere la pozione per mitigare la metamorfosi, si è trasformato e…’
‘…ha incontrato l’Incredibile Hulk che l’ha sfidato ad un duello all’ultimo sangue.’, completò Dean sarcastico.
Harry soffocò una risata, ma Ron e Seamus aggrottarono le sopracciglia, confusi.
‘Beh, sentiamo la tua, di versione dei fatti, sapientone.’, fece Seamus, un po’ offeso, dando una gomitata a Harry.
Lui e Ron per tutta risposta gettarono un’occhiata allusiva a Hermione.
‘Che c’è?’, fece lei impassibile. ‘Ve l’ho detto che secondo me diceva la verità; ma ciò non toglie che sia una squilibrata.’
Harry preferì non insistere.
A quel punto Piton sembrò decidere che era ora di sedare il baccano con un compiaciuto Ahem. Gli alunni ammutolirono all’istante.
‘Inutile precisare che il professor Silente si occuperà quanto prima di trovare un valido sostituto per l’insegnamento di Difesa Contro le Arti Oscure.’
Neville guaì lievemente, e Harry non poté che dargli ragione: sapeva che Piton era il candidato più entusiasta -per non dire l’unico- di ottenere quella cattedra.
‘Un altro paio di comunicazioni prima di tornare alla nostra lezione.’, continuò l’insegnante. ‘Innanzitutto è bene sappiate che domani comincerà a frequentare le lezioni una nuova studentessa, Margaret Puckle; confido che saprete accoglierla con il dovuto calore.’
‘È già stata Smistata, professore?’, volle sapere Malfoy.
‘Sì, in Grifondoro.’
I Serpeverde emisero qualche sputacchio di disapprovazione, che naturalmente Piton scelse di ignorare. Harry, Ron e Hermione si guardarono.
‘Ma non avevate detto che era Babbana?’, bisbigliò Hermione.
‘Infatti è così.’, rispose Ron. ‘Forse questa è un’altra Meg…’
‘Non dire stupidaggini!’, rispose lei.
‘Dieci punti in meno al Grifondoro; potete ringraziare i nostri logorroici Granger e Weasley.’, annunciò Piton. ‘Ora, augurandomi di non dover interrompere un’altra conversazione, vorrei passare all’ultimo annuncio.’
Fece una pausa, forse per tentare di mascherare l’espressione di profondo disgusto che gli era apparsa in faccia. Harry intuì che “l’ultimo annuncio” doveva riguardarlo.
‘Potter, il professor Silente ci tiene che io ti informi, in presenza dei tuoi compagni, che si è scoperto chi ha messo il tuo nome nel Calice, e che sono già stati presi provvedimenti per mandarlo ad Azkaban.’
Harry sorrise, forse per la prima volta da quando aveva scoperto di essere fra i Campioni.
‘Infatti’, proseguì l’insegnante, con un’aria sempre più nauseata, ‘Pare che avesse intenzioni tutt’altro che benigne nei tuoi confronti. Sei… scagionato.’
‘Grazie, professore.’, rispose Harry, senza riuscire a trattenere un ghigno di soddisfazione.
‘Dovere.’, disse Piton. ‘Ah, mi ero quasi dimenticato; la Gazzetta del Profeta ha bisogno di te per un servizio fotografico, ho incontrato quella Skeeter sulle scale che mi ha raccomandato di avvertirti. Vai tranquillo, non ti possono dare punizioni per la tua assenza, a quanto mi dicono; mi vedo costretto, però, a togliere venticinque punti al Grifondoro per avermi fatto interrompere inutilmente la mia lezione. Oh, la campanella… Bene, potete andare.’
‘Che ne dici?’, chiese Harry a Ron mentre schizzavano via.
‘Mi auguro che tu sia fotogenico.’, mugugnò lui.
‘No, voglio dire di Meg; combacia tutto con quello che ci aveva detto: l’incidente di Moody, l’arresto dichi ha messo il mio nome nel Calice…’
‘Fin qui mi sembrava ovvio.’, fece Ron sbrigativo. ‘Ora vai, o farai tardi al tuo servizio fotografico.’
E si allontanò.
‘Ma che hai?’, gli gridò dietro Harry.
L’amico finse di non sentire. Harry cercò lo sguardo di Hermione, ma lei era persa nei suoi pensieri.
‘Non può studiare qui… Non è una strega… Silente non può averla ammessa…’, la sentì borbottare mentre seguiva Ron.
Sospirò e andò a cercare questo dannatissimo fotografo.
 
Dopo un’intervista che sembrava non dover finire più, Harry riuscì a sgusciare via e tornare nella Sala Comune del Grifondoro.
‘Come è andata?’, chiese Ron cupo.
‘Come previsto.’, rispose Harry. ‘Questa Skeeter è pazza da legare, mancava poco che mi mangiasse vivo.’
‘Sai, c’è gente che pagherebbe per venire mangiata viva dai giornalisti.’
Harry alzò un sopracciglio, dubbioso.
‘Dov’è Hermione?’, chiese, ansioso di cambiare discorso.
Ron alzò le spalle.
‘Non lo so, è da un po’ che è sparita… Toh, parli del diavolo…’
Infatti Hermione si stava avvicinando con il naso in un libro, facendo lo slalom fra gli altri alunni. Si sedette accanto a loro e borbottò qualcosa che doveva essere un saluto.
‘Che leggi di bello?’, fece Ron.
Lei alzò la copertina in modo che potesse vedere il titolo.
Creature magiche: dove trovarle, di Newt Scamandro.’, lesse lui ad alta voce. ‘Beh, sembra… ehm… appassionante.’
‘Lo è.’, confermò la ragazza, alzando gli occhi. ‘C’è un capitolo molto interessante sugli elfi domestici.’
‘Non dirmi che sei ancora fissata con questa roba!’, esclamò Ron.
‘Per tua informazione, questa roba non è né più né meno del futuro di migliaia di esseri viventi ridotti brutalmente in schiavitù!’
‘Ma Hermione, non capisci che…?’
‘Guarda chi arriva!’, lo interruppe Harry, intuendo che era meglio cambiare argomento.
Meg stava trotterellando verso di loro con un sorriso a trentadue denti. Hermione si rituffò all’istante nel libro.
‘Buongiorno a tutti.’, disse Meg accostandosi.
Hermione grugnì.
‘Hanno arrestato quello che si spacciava per Moody!’, disse Harry incredulo. ‘Avevi ragione!’
‘Già.’, commentò Meg. ‘E fattelo dire, ce ne hai messo di tempo a capire che dovevi darmi retta!’
Harry e Ron la squadrarono.
‘Scusate.’, fece la ragazza arrossendo appena. ‘È che sono ancora sotto l’effetto del Veritaserum che Silente ha usato per interrogarmi.’
‘Allora fin ora sei stata nell’ufficio di Silente?’, chiese Hermione interessata; poi si ricordò di essere offesa e tornò alle perle di saggezza di Scamandro.
‘Già.’, rispose l’altra. ‘O meglio, per un paio d’ore o giù di lì sono stata a cercare l’ufficio, poi c’è stato l’interrogatorio, poi siamo andati a perquisire l’ufficio di Moody, poi Silente e Piton hanno…’
‘Molto potente come Veritaserum, eh?’, borbottò Hermione.
‘Che è un modo carino per dirmi di stare zitta.’, disse Meg, mordendosi le labbra subito dopo.
Harry notò che Hermione aveva avvicinato il libro così tanto che quasi le copriva tutta la faccia.
‘Allora, Harry’, fece Ron dopo un po’, per rompere il silenzio pesante che si era creato, ‘Hai notizie della prima prova?’
Lui scosse la testa, avvilito.
‘Ah, i draghi!’, intervenne Meg.
‘Cosa?!’, esclamò Hermione, emergendo di nuovo dal suo libro.
Meg si morse di nuovo le labbra e scosse violentemente la testa.
‘No, no! Scusate, non avrei dovuto dirvi niente, è solo questa stupida pozione… Me ne vado.’
‘Ah, no!’, fece Ron afferrandole il polso prima che potesse alzarsi. ‘Ora ci dici tutto!’
‘Ron, non essere scorretto!’, lo rimproverò Hermione. ‘Sai che i Campioni non dovrebbero sapere nulla di quello che li aspetta, e Harry non ha nessuna intenzione di barare. Non è vero, Harry?’
Lui esitò.
‘È vero.’, mugugnò alla fine.
‘Però è anche vero che Karkaroff e Madame Maxime riusciranno a scoprire di che si tratta e avvertiranno i loro Campioni, quindi solo tu e Cedric giocherete pulito…  Oh, stupida pozione! E basta, mollami, Ron!’, sbottò Meg, tentando di divincolarsi.
Ron non spostò la mano di un millimetro.
‘Visto, Hermione?’, esclamò trionfante. ‘Non siamo noi quelli sleali! Dai, Meg, dicci tutto.’
‘E va bene…’, si arrese la ragazza, risiedendosi. ‘Tanto lo so che Harry farà la cosa giusta e dirà tutto anche a Cedric. La prima prova consiste nel rubare un uovo d’oro a un drago.’
Harry gemette.
‘Non ti preoccupare, Harry, ci riuscirai: evocherai la tua scopa con un Incantesimo di Appello e riuscirai a superare la prova con un volo degno del Campionato Mondiale di Quidditch.’
‘Ah, bene.’, grugnì Harry. ‘Peccato che il mio Incantesimo di Appello faccia pena.’
‘E allora esercitati.’, fece lei sbrigativa, alzandosi. ‘Ora però devo davvero andare, la McGranitt mi sta aspettando.’
Si alzò e marciò via. Stava quasi per raggiungere la porta quando Harry notò una cosa.
‘Ehi!’, le gridò dietro. ‘La tua divisa è della tua taglia!’
Lei sorrise.
‘Per gentile concessione del professor Albus Silente!’, rispose. ‘Dopotutto devo essere pronta per il mio primo giorno, no?’
E se ne andò.
‘Già.’, commentò Hermione. ‘Ho ancora qualche dubbio su questa cosa.’
‘Sì, beh, io avrei un problema più urgente.’, fece Harry. ‘Il mio Incantesimo di Appello…’
‘Ci lavoreremo, non ti preoccupare.’, rispose la ragazza. ‘Però ora lasciami finire il capitolo.’
 
 
‘Ragazzi, ho bisogno della vostra attenzione, prego!’, tuonò la McGrannit circa un quarto d’ora dopo.
I Grifondoro smisero di chiacchierare e si girarono verso di la pedana dove si trovava l’anziana insegnante.
‘Bene.’, continuò la professoressa. ‘Come i ragazzi del quarto anno avranno già saputo, domani comincerà a frequentare i corsi la signorina Margaret Puckle. Fatti avanti, Puckle, non essere timida.’
Fece un gesto a Meg, che era in piedi, a pochi passi da lei. La ragazza però non sembrava aver sentito.
‘Signorina Puckle?’, incalzò la donna.
Nessuna reazione.
‘Margaret…. Meg!’
‘Oh, sì. Mi scusi, professoressa.’
Si sentì qualche risatina, repressa immediatamente da un’occhiataccia della McGrannit.
‘Non c’è problema, Puckle.’ , rispose la donna con una faccia che esprimeva tutt’altro. ‘Adesso però fatti vedere bene dai tuoi compagni.’
La ragazza obbedì e si mise accanto a lei, con la faccia così rossa che avrebbe potuto competere con quella di Ron.
‘Ehi, ma noi la conosciamo!’, esclamò Fred.
Un brusio percorse la sala.
‘Non dire stupidaggini, Weasley.’, fece la McGrannit.
‘Ma è vero, professoressa!’, insistette Lavanda Brown. ‘Era qui l’altra sera, con… Cedric Diggory…’
Parecchi brontolii accompagnarono questo intervento. Harry si ricordò del brutto effetto che la visita di Cedric aveva fatto ai suoi compagni e si sentì estremamente felice di non essere nei panni di Meg in quel momento: i Grifondoro non sembravano aver dimenticato chi era stato ad aver condotto il nemico nel loro territorio.
La McGrannit si voltò verso la ragazza.
‘È vero?’, le chiese.
‘Sì, professoressa.’
‘E il Preside ne è al corrente?’
‘Sì, professoressa.’
‘Allora non c’è problema; ti lascio ad ambientarti. Mi raccomando, Grifondoro, non datemi motivo di essere meno fiera di voi.’
E uscì dalla stanza con aria trafelata come al solito.
Meg scese dal piedistallo e fece per raggiungere Harry, Ron e Hermione, ma Fred e George le si pararono davanti.
‘Benvenuta nel Grifondoro!’, esclamò George con un sorrisetto.
‘Grazie…’, rispose Meg, più rossa che mai.
I gemelli non sembravano voler aggiungere altro, quindi la ragazza fece per allontanarsi.
‘Dove vai di bello?’, domandò Fred con un sorrisone.
Meg indicò Harry, Ron e Hermione, a pochi passi da loro.
‘Ti accompagniamo!’, fece Fred. ‘Non è bene che una signora giri senza scorta, no?’
Lei annuì con una risatina, apparentemente indecisa se essere divertita o diffidente.
I gemelli le offrirono un braccio ciascuno e lo strano trio trotterellò fino a che Meg non fu faccia a faccia con Harry. Lei fece per liberarsi delicatamente dalla presa di Fred e George, ma i due non diedero segno di essersene accorti e continuarono a tenerla.
‘Ah, il buon Potter!’, esclamò George. ‘Dì, fratellino, la sai l’ultima sul nostro amico Harry?’
‘Oh, Georgie, ma la sa tutta la scuola!’, rispose Fred nello stesso tono. ‘Pare che un certo Cedric Diggory e i suoi amici stiano dando un bel filo da torcere a questo povero giovincello, insistendo che non avrebbe dovuto essere tra i Campioni.’
‘Davvero?’, domandò Harry, confuso.
Aveva avuto ben altro da fare, negli ultimi tempi, che occuparsi di Cedric e del Tassorosso in generale.
‘Come, non te ne sei accorto?’, fece Fred, abbandonando per un attimo il giochetto. ‘Ti hanno aizzato contro tutta la scuola! Non ti immagini quanto avrei voluto spaccare la faccia a tutta la cricca del Serpeverde… Ma anche molti Corvonero, sai? E ai Tassorosso, naturalmente.’
‘Voi ve ne eravate accorti?’, chiese Harry a Ron e Hermione.
Loro si guardarono e annuirono.
‘Perché non mi avete detto niente?’, ringhiò Harry.
‘Era abbastanza palese, Harry.’, rispose Ron. ‘Pensavamo che te ne fossi accorto anche tu.’
‘A-ha!’, intervenne George. ‘Ce lo conferma anche il nostro amato fratellino! Dì un po’, Puckle, visto che apparentemente sei pappa e ciccia con Diggory...’
‘Oh, non siate ridicoli!’, sbottò Hermione.
Gli altri si girarono a guardarla, sorpresi.
‘Per vostra informazione,’ continuò la ragazza ad alta voce, ‘è grazie a Meg che è stata arrestata la persona che ha messo il nome di Harry nel Calice.’
Parecchi Grifondoro, che si erano girati a guardare, eruppero in mormorii meravigliati.
‘Infatti questa persona non aveva intenzione di fare uno scherzo di cattivo gusto a Harry, voleva ucciderlo.’, continuò Hermione, livida di rabbia. ‘E non mi stupirei se questa sera a cena Silente ringraziasse questa ragazza pubblicamente per aver salvato la vita del mio migliore amico. Anzi, vi dirò di più: se non lo fa mi arrabbio sul serio. Quindi smettetela di fare i bambini e lasciatela in pace, ok?!’
Fred e George chinarono il capo e si separarono da Meg con un sorriso di scusa.
‘Certo che sei peggio di una Strillettera, Hermione.’, commentò Fred.
‘Peggio di una Strillettera della mamma.’, aggiunse suo fratello.
‘Sì, è una qualità che può tornare utile alle volte.’, rispose Hermione con un sorriso. ‘Andiamo a cena?’
I ragazzi annuirono e si avviarono tutti in Sala Grande.
Meg esitò un attimo, poi appoggiò timidamente una mano sulla spalla di Hermione
‘Grazie.’, mormorò.
‘E di che?’, fece Hermione sorridendole. Le due ragazze si incamminarono insieme verso la Sala Grande.
Harry e Ron si guardarono e sorrisero.
‘Prima parla di “profezie di una squilibrata”,’, bisbigliò Ron all’orecchio di Harry. ‘Poi le fa passare per un atto di eroismo… Chi la capisce è bravo, la nostra Hermione.’
 

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Capitolo 3
*** Di sogni e profezie ***


 ‘Ignorali.’, disse Hermione per l’ennesima volta,  distogliendo vistosamente lo sguardo dalle vistose coccarde Potter fa schifo che metà del corpo studentesco esibiva con orgoglio.
‘Non è facile.’, rispose Ron stringendo i pugni.
Harry sospirò; Ron aveva ragione, non era affatto facile, ma sapeva di dover concentrare tutte le proprie energie su quel benedetto incantesimo di Appello.
‘Non è che Diggory si stia dando particolarmente da fare per farli smettere.’, osservò Fred.
Harry gettò un’occhiata di sfuggita in direzione di Cedric, ma non riuscì a vederlo, circondato com’era dagli amici.
‘Ehi, fratellino, ci avanzano un paio di Merendine Marinare?’, fece George. ‘Potremmo fargli un regalino…’
‘E sprecare il lavoro di mesi per quel figlio di papà?’, ribatté il suo gemello, causando un sospiro di sollievo da parte di Hermione.
‘Però sul serio, Harry.’, continuò Fred. ‘Non ti dà fastidio? Voglio dire, a nessuno sembra importare che sei sfuggito per un pelo a quel Mangiamorte pazzo…’
 ‘Meglio andare a lezione.’, lo interruppe bruscamente Harry. ‘O faremo tardi.’
I gemelli annuirono e raggiunsero Lee Jordan, e i tre si avviarono nell’aula di Trasfigurazione.
‘Io devo andare ad Artimanzia.’, fece Hermione in tono di scusa, adocchiando preoccupata le coccarde. ‘Ci vediamo dopo, ok?’
I ragazzi salutarono e cominciarono a scarpinare per le scale della Torre di Divinazione.
‘Proprio quello che ci vuole per tirarmi su il morale.’, commentò Harry lugubre. ‘Un’ora chiuso in una stanza piena di fumo con la Cooman.’
‘Ma almeno oggi avremo una distrazione, no?’, rispose Ron con un mezzo sorriso. ‘Questo è il primo corso di Meg.’
‘Io ancora non ho capito come farà a frequentare le lezioni.’, osservò Harry.
L’amico alzò le spalle.
‘Lo scopriremo presto.’
Finalmente Harry avvertì l’odore pungente dell’incenso e seppe che la scarpinata era finita. Spinse la pesante porta di legno e, come sempre, sentì un lieve capogiro nell’entrare nella stanza.
‘Sediamoci qui.’, disse Ron, guidandolo fino a un paio di pouf di velluto bordeaux.
Harry capì subito perché l’amico aveva scelto quel posto: da lì si vedeva benissimo il tavolino al quale erano seduti Meg, Seamus e Neville. La ragazza fece un gesto veloce con la mano e un sorriso, al quale Harry e Ron risposero con un cenno complice della testa.
‘Salve, ragazzi.’, esordì la professoressa Cooman, emergendo da chissà dove. ‘Siete tutti pronti?’
Harry vide vagamente i suoi compagni annuire. Provò ad imitarli, ma gli sembrava di avere un masso al posto della testa… E quei pouf erano così comodi…
Una decisa gomitata di Ron lo rimise sull’attenti.
‘Non ti addormentare proprio oggi.’, lo rimproverò l’amico, indicando la Cooman, che nel frattempo si era avvicinata al tavolino di Meg.
‘L’Occhio Interiore ha avvertito una presenza insolita.’, ululò la professoressa. ‘Signorina Margaret Puckle, giusto?’
‘Bella forza, glielo avrà detto la McGranitt che c’era una nuova alunna…’, bisbigliò Ron.
Meg evidentemente era della stessa opinione, perché annuì con un sorrisetto strafottente che alla donna non sfuggì.
 ‘Hai un’aura un po’ troppo ottusa per i miei gusti, Margaret.’, continuò in tono più freddo . ‘Ma voglio metterti alla prova; ognuno deve avere la possibilità di venire a patti con l’Occhio Interiore… Lavanda, cara, saresti così gentile da passarmi una sfera di cristallo?’
‘Ma le sfere le abbiamo già finite, professoressa.’, obiettò Lavanda contrariata. ‘Speravo che cominciasse a spiegare le mappe celesti…’
‘Hai ragione.’, rispose la professoressa con un’espressione soddisfatta. ‘Ma purtroppo questa ragazza deve rimettersi al passo con programma. Vediamo come te la cavi con la sfera, Margaret, per cominciare.’
Lei annuì di nuovo e aspettò pazientemente che Lavanda le schiaffasse la sfera sul tavolo con un’occhiata di sufficienza.
‘Che cosa vedi, cara?’, la incoraggiò la Cooman in tono annoiato.
Meg fissò la sfera.
‘Non  so…’, mormorò. ‘Sembra nebbia.’
Calì e Lavanda eruppero in un risolino.
‘Non ti angustiare, Margaret, non tutti posseggono la Vista…’, cominciò la Cooman trionfante.
‘Aspetti!’, la interruppe Meg aggrottando le sopracciglia. ‘Non sono sicura, ma potrebbe essere…. Sì, sembra proprio… Un titolo di giornale…’
‘E che c’è scritto, cara?’, fece la professoressa con un finto tono paziente che non ingannava nessuno.
Meg esitò.
Il tragico incidente del Bambino Sopravvissuto...’
Calì e Lavanda ammutolirono all’istante, ma Harry si morse le labbra per non ridere: era andata sul sicuro, predicendo la sua morte! Si voltò verso Ron, e vide che anche lui aveva le labbra serrate e la faccia tutta rossa, e sembrava in procinto di scoppiare in una sonora risata.
‘Ah!’, esclamò la Cooman, vivamente interessata. ‘Vedi ciò che io ho sempre saputo! Lo sapevo che avevi un talento naturale! Guarda Potter e Weasley, riescono a stento a trattenere le lacrime… E che altro vedi, cara?’
‘Un’altra pagina di giornale.’, rispose Meg, gli occhi grigi scintillanti di divertimento ma la faccia impassibile. ‘Non si capisce bene il titolo, ma c’è la foto di una donna bionda con degli strani occhiali…’
‘Rita Skeeter.’, commentò Harry con una smorfia di disgusto.
‘Può essere.’, rispose la ragazza. ‘E c’è anche la tua di foto, Harry… Qualcosa sul Torneo Tremaghi…’
‘D’accordo, cara, può bastare.’, fece la Cooman, visibilmente annoiata ora che l’argomento del discorso non era più la morte di un alunno.
Poi attaccò una solfa sulla facilità con cui Margaret aveva interagito con il proprio Occhio Interiore, e di come tutti dovevano prendere esempio da lei e lasciarsi guidare… Nel dormiveglia Harry scorse le facce ci Calì e Lavanda farsi sempre più acide. Poi più nulla fino a che il suono della campanella non lo riportò alla realtà.
‘Andate.’, concesse la Cooman a malincuore. ‘E mi raccomando, Harry, ricordati gli avvertimenti del destino…’
 ‘Ne farò tesoro, professoressa.’, le assicurò Harry.
Poi seguì Ron che era schizzato da Meg.
‘È facile, Divinazione.’, disse lei sorridendo sorniona. ‘Specialmente quando hai quattro anni di teatro alle spalle.’
‘Beh, con la storia della mia morte saresti riuscita a convincerla anche senza applicarti così tanto.’, commentò Harry, sorridendo anche lui.
‘Però non sarebbe stato così divertente!’, disse Ron, concedendosi finalmente una risata. ‘I titoli di giornale! Ma perché non ci ho pensato io?’
‘Però alla prossima lezione non te la caverai recitando.’, osservò Harry. ‘È Trasfigurazione, e tu non sia nemmeno usare la bacchetta.’
‘Quasi tutti gli insegnanti sono stati avvertiti della mia situazione e mi lasceranno in pace.’, rispose Meg. ‘La Cooman è un caso a parte, probabilmente Silente non l’ha neanche avvisata… Dopotutto anche voi usate il mio stesso metodo con lei, no?’
‘Puoi dirlo forte…’, commentò Harry. ‘E per la bacchetta come fai?’
‘Fred e George me ne hanno data una. Pensano che io non sappia che sono finte e che si trasformeranno in un pollo o che so io appena tenterò di fare un incantesimo; il che può tornare utile per giustificare il fatto che comunque non ne so fare.’
‘Potrebbe funzionare, per un po’.’, disse Ron.
‘Come è andata?’, intervenne Hermione, comparendo dall’aula di Artimanzia. ‘La Cooman ha di nuovo predetto la tua morte, Harry?’
‘Lei no, ma io sì.’, disse Meg soddisfatta.
Hermione inarcò un sopracciglio.
‘Per convincerla di possedere l’Occhio Interiore.’, spiegò Ron.
‘Oh, allora va bene.’, continuò Hermione. ‘Allora, Harry, dopo le lezioni ci esercitiamo con l’Incantesimo di Appello?’
Lui annuì.
‘A proposito’,  si intromise Meg, ‘Quand’è che ti decidi a dire a Cedric dei draghi?’
‘E perché dovrebbe farlo?’, brontolò Ron. ‘Le hai viste anche tu le coccarde.’
‘Però deve dirglielo lo stesso, altrimenti sarà l’unico a non potersi preparare per la prova!’, ribatté la ragazza allarmata. ‘Lo farai, vero, Harry?’
Harry non rispose subito; distinse la faccia di Cedric tra la folla, e lo vide attraversare il corridoio fino ad arrivare a Cho.
‘Forse si merita di non sapere niente.’, borbottò.
Meg alzò gli occhi al cielo.
‘Mi sa che qui ci vuole un po’ di incoraggiamento.’, mormorò marciando in direzione di Cedric e Cho.
‘Dove vai?’, le gridò dietro Hermione. ‘Dobbiamo andare a Trasfigurazione!’
‘Ci metto un secondo.’, rispose Meg. ‘Tanto ho già messo il segno.’
Tirò fuori il solito libro da chissà dove e continuò per la sua strada. Ai tre non restò che guardare cosa succedeva.
Cedric non sembrava particolarmente contento di vederla: guardò preoccupato Cho, che da parte sua aveva l’aria un po’ seccata, ma Meg non se ne  fece un gran problema; aprì il libro nel punto che aveva segnato e lo piantò in faccia a Cedric. Cho cominciò a giocherellare con la propria cravatta, chiaramente indecisa se sbirciare o no. La faccia di Cedric intanto stava gradualmente prendendo colore, finché non diventò di una tonalità di rosso un po’ allarmante; Meg allora chiuse il libro di scatto e tornò sui suoi passi, mentre Cedric, Cho e la loro cerchia di amici la seguivano con lo sguardo.
‘Ma che diavolo gli hai fatto leggere?’, le chiese Ron quando fu tornata.
‘Il brano in cui Harry rischia la vita per riportare il suo cadavere dai signori Diggory.’, rispose Meg in tono minaccioso. ‘Vediamo quanti studenti saranno ancora così orgogliosi di quelle coccarde dopo questo.’
 
 
Ebbe un tuffo al cuore: Codaliscia era tornato, finalmente.
‘Ebbene?’, sibilò.
‘Fatto, mio Signore.’, rispose l’ometto, tutto un tremito. ‘Ma…’
‘Ma?’, ripeté lui, minaccioso.
Codaliscia prese un respiro profondo.
‘Ma… Così vicino, mio Signore… Così vicino ad Albus Silente…’
Lui emise una risata senza gioia, più simile ad un latrato.
‘Albus Silente?’, disse, carezzando la S in quel tono serpentino che solo lui sapeva padroneggiare. ‘Che paura vuoi che mi faccia Albus Silente, nella condizione in cui sono? Di che cosa può minacciarmi, Albus Silente? Può forse piegarmi, Albus Silente? Può forse uccidermi?’
Con uno sforzo immane prese in mano la bacchetta. Codaliscia uggiolò.
‘No! Vi prego, mio Signore…’
‘Sei uno sciocco, Codaliscia.’, continuò, agitando la stecca.
 L’uomo si contorse in uno spasmo di dolore. Lui lo fissò negli occhi.
‘Sei uno sciocco,’, ripeté, ‘A pensare che Lord Voldemort possa venire piegato. Perché io sono vivo, Codaliscia; io sopravvivo, e sopravvivrò in eterno, mentre Albus Silente morirà. Verrà piegato dalla morte, messo in ginocchio dalla morte, e io resterò in piedi. Io non ho paura di Albus Silente, Codaliscia.’
Abbassò la bacchetta con una smorfia di disgusto.
‘Solo i vermi come te hanno paura. Guardati, insetto che altro non sei, guarda come mi scruti con quegli occhietti acquosi; sei al servizio del mago più potente mai esistito, eppure hai paura. Tu hai sempre paura, è la paura che ti guida, che ti fa fare idiozie. La tua stessa vita è paura. Ebbene, rallegrati, perché quando Lord Voldemort tornerà, tu non avrai  più bisogno di avere paura. Ora alzami; dobbiamo continuare il viaggio.’
 
‘Harry! Harry, svegliati, per l’amor di Dio!’, ululò Ron.
Harry aprì gli occhi; era in un bagno di sudore e la testa gli sembrava in procinto di spezzarsi in due. Si mise gli occhiali, e mentre la vista gli si faceva meno annebbiata cominciò a distinguere le facce sconvolte dei suoi compagni di stanza; Ron era pallido come un cencio, e Neville era scosso da tremiti.
‘Ho urlato?’, chiese Harry, preoccupato.
‘Più che altro mugugnavi.’, rispose Seamus.
‘Ma la faccia che facevi, Harry!’, aggiunse Neville in un sussurro, tra sé e sé. ‘Quella faccia… Sembravi la mamma nei suoi giorni peggiori…’
Harry pensò alla signora Paciock, torturata fino alla follia, e rabbrividì.
‘Devo andare da Silente.’, disse alzandosi.
‘Vengo con te.’, disse Ron. ‘Non ti lascio andare in giro da solo, nel cuore della notte.’
‘Non ho più un anno, grazie tante!’, rispose Harry. ‘Me la cavo da solo.’
Non sapeva perché, ma aveva la sensazione che Silente non avrebbe voluto che nessuno partecipasse al colloquio che sarebbe seguito, neanche Ron.
‘Proprio così!’, ribatté Ron avvampando di rabbia. ‘Non è più come quando avevi un anno, il mago più pericoloso della storia non sta più tentando di ucciderti, vero?!’
Harry aprì la bocca per parlare, ma non trovò niente da dire.
‘Senti.’, riprese Ron in tono più calmo. ‘Qualunque cosa ti stia succedendo, io ti darò una mano, che tu lo voglia o no.’
Harry annuì gravemente, e i due presero il Mantello e uscirono dalla stanza, lasciando Dean, Seamus e Neville a fissarsi l’un l’altro con gli occhi sbarrati.
 
Camminarono senza parlare finché non arrivarono ai gargoyle.
‘Io ti aspetto qui.’, disse allora Ron.
‘Sicuro?’, fece Harry, sentendosi un po’ in colpa a lasciare l’amico così.
‘Tranquillo, lo so che è una cosa fra te e Silente.’
Non c’era rabbia nella sua voce; era solo una constatazione.
Va bene.’, disse Harry. ‘Grazie di tutto.’
Disse i nomi di un bel po’ di dolci prima di azzeccare la parola d’ordine (‘scarafaggi a grappolo’).
Si arrampicò su per la scala a chiocciola, prese un respiro profondo e bussò alla porta.
Per un po’ non rispose nessuno.
‘Sì?’, chiamò in fine la voce del Preside.
‘Sono Harry Potter, signore.  Vorrei parlarle della mia cicatrice… È successa una cosa strana.’
‘Non è un buon momento, Harry.’, ammise Silente. ‘Ma sembra urgente; entra pure.’
‘Se vuole posso passare domani…’, cominciò il ragazzo, ma in quel momento la porta si aprì di scatto e dietro apparve la faccia esausta del professor Piton.
‘Fai pure, Potter.’, disse questi prima che Harry facesse in tempo a chiedersi che diavolo ci facesse lì il professore a quell’ora di notte. ‘Me ne stavo giusto andando.’
Harry si spostò per lasciarlo passare.
‘Buona notte, Albus.’, fece l’uomo prima di trascinarsi per la scala a chiocciola. ‘Pensa a quello che ti ho detto.’
‘Lo farò.’, rispose lui. ‘Buonanotte.’
Lo guardò mentre se ne andava, poi sorrise a Harry.
‘Prego, entra. Allora, raccontami cosa è successo.’
Harry gli raccontò del sogno, di quello che gli avevano detto i suoi amici e del dolore alla cicatrice.
‘È come quest’estate.’, concluse.
‘Capisco.’, disse Silente fra sé e sé. ‘Coincide con quello che ha detto Severus…’
Poi si voltò verso Harry, incrociando il suo sguardo.
‘Dovevamo aspettarcelo:  Voldemort ha un piano di riserva.’
‘Ma no può entrare qui, vero, professore?’, chiese Harry. ‘Non a Hogwarts!’
‘Voglio essere diretto con te, Harry: se lo hai sentito significa che è vicino, visto che da quello che mi hai detto era perfettamente calmo e freddo, e non in preda alla furia omicida. Stai attento, d’accordo? Io da parte farò tutto il possibile per garantire la tua sicurezza.’
Harry annuì.
‘Ora è tardi, è meglio che tu vada a dormire. Vuoi che ti accompagni?’
‘Non ce n’è bisogno, sotto c’è Ron ad aspettarmi.’
 ‘Ottimo; siete stati prudenti a venire in due. Va bene, buonanotte, allora.’
‘Buonanotte, signore.’
‘Ah, Harry…’
‘Sì?’
‘Riguardo a quello che ha detto Voldemort sulla morte, il non piegarsi; parlane con la tua amica Meg, se ne sa qualcosa è assolutamente vitale che me lo venga a dire.’
Harry annuì: non gli piaceva molto l’idea di parlare della sua cicatrice a una che conosceva da pochi giorni (definirla ‘amica’ in effetti era un po’ un’esagerazione), ma Silente aveva bisogno di informazioni da lei, non sarebbe stato certo lui a negargliele.
Tese la mano verso il pomello della porta, ma poi si bloccò.
‘Professore…’, mormorò. ‘Nel sogno io ero Voldemort.’
‘Sì, lo immaginavo.’
‘E posso chiederle perché?
‘Temo che la risposta sia troppo lunga e complessa per discuterne a quest’ora di notte.’, sorrise il Preside. ‘Hai una domanda di riserva?’
‘In realtà sì: in che modo il mio sogno coincide con quello che le ha detto il professor Piton?’
‘Anche Severus ha, come dire, avvertito una presenza insolita. La natura di quella presenza, però, è una questione fra me e lui.’
‘Capisco. Beh, buonanotte.’
‘Buonanotte, Harry.’

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Capitolo 4
*** Novità ***


  
‘È Karkaroff il suo piano di riserva, ci scommetto la bacchetta!’, esclamò Ron infilzando il suo pomodoro fritto con rabbia.
‘Non saltiamo a conclusioni affrettate.’, disse Hermione. ‘È un’accusa molto pesante.’
‘Ma si sa che è un Mangiamorte fallito.’, obiettò l’altro. ‘E poi dagli un’occhiata e dimmi se ha l’aria di un innocente!’
Harry sbirciò il tavolo degli insegnanti; in effetti Karkaroff saltava all’occhio come una volpe in un pollaio. Rispondeva a monosillabi alle domande dei colleghi, che invece chiacchieravano allegri, e aveva l’aria assente. Due vistose borse sotto gli occhi davano il tocco finale che gli serviva per sembrare un condannato a morte.
‘Effettivamente...’, convenne Hermione, ma Harry alzò le spalle.
‘A me sinceramente fa pena.’, commentò.
‘Sì, come Piton di prima mattina.’, ribatté Ron. ‘Svegliati, Harry! Qui dentro forse c’è qualcuno che vuole ucciderti, e se ti intenerisci così facilmente non scoprirai mai chi è!’
‘Certo che hai il tatto di uno Schiopodo Sparacoda, Ron.’, sbottò Hermione. ‘Comunque non è detto che ci sia qualcuno infiltrato, no?’
Sembrava allarmata quanto Harry alla prospettiva.
‘Come mai così gentile, oggi?’, bofonchiò Ron.
‘Tutti questi compiti di Antiche Rune mi stanno facendo impazzire.’, sospirò la ragazza.
Addentò un pezzo di salsiccia e aprì un libro pieno di segni strani.
‘Wow, devi essere un genio per tradurre questa roba.’, commentò Ron.
Hermione gli fece un sorriso stanco e tornò ai suoi codici.
In quel momento la panca tremò sotto il peso improvviso dei gemelli che vi erano saltati sopra. Hermione grugnì spazientita.
‘Potreste essere un po’ più discreti, per favore? Sto cercando di studiare!’,
‘Harry!’, fece Fred ignorandola, ‘Hai visto la novità?’
‘Quale novità?’, chiese lui.
‘Riguarda Karkaroff?’, aggiunse Ron eccitato.
Harry gli diede un calcio sotto il tavolo.
‘Sì, fratellino, come hai fatto a scoprirlo?’, rispose Fred sarcastico, troppo esaltato per accorgersi che c’era qualcosa sotto.
‘Le coccarde, imbecille! Siamo stati in giro, e non c’è neanche un Tassorosso che indossi le coccarde Potter fa schifo!’, incalzò Fred.
Entrambi i gemelli guardarono Harry come se si aspettassero che si mettesse a saltare di gioia.
‘Ah…’, fece lui. ‘Bene. Sono contento di saperlo.’
‘Beh, se fai così quando sei contento, quando sei triste che succede?’, disse George risentito. ‘Ti butti da un dirupo?’
Fece un cenno con la testa a Fred, e i due si alzarono e marciarono via, offesi.
Hermione chiuse il dizionario con uno scatto esasperato.
‘Certo che qui non si può proprio studiare!’, commentò. ‘Suppongo che adesso le dobbiamo anche un ringraziamento, vero?’
‘A chi?’, chiese Harry sovrappensiero.
‘A Meg, no? Per le coccarde. Immagino che la “novità” abbia a che fare con la lavata di capo che ha fatto a Cedric.’
‘Oh, già, le coccarde. Sì, la ringrazierò più tardi; ora però devo andare a esercitarmi con l’incantesimo di Appello.’
‘Non c’è bisogno di ringraziarmi.’, intervenne una voce dietro di lui. ‘Basta che tu vada da Cedric.’
Hermione alzò gli occhi al cielo.
‘È troppo chiederti di evitare di inserirti all’improvviso nelle conversazioni?’
‘È troppo chiederti di concentrarti sull’anima nera della bella ragazza e smetterla di rimproverarmi?’, ribatté acida Meg.
Hermione la fissò.
‘Concentrarmi su cosa, scusa?’
‘C’è scritto lì.’, spiegò la ragazza indicando il testo di Antiche Rune. ‘L’anima della ragazza era nera, ma ella era bella quanto malvagia, e gli uomini la ammiravano…
L’altra spalancò gli occhi.
‘Come fai a capirlo?’, domandò. ‘Io non lo trovo in nessun dizionario.’
‘Hai provato in uno di greco antico?’, chiese Meg, tagliando la propria fetta di bacon.
Hermione si morse il labbro e non rispose.
‘Tutti i Babbani sanno tradurre le lingue incomprensibili?’, chiese Ron. ‘Penso che a mio padre interesserebbe saperlo.’
‘Solo una, morta da tantissimo tempo, e solo nel mio paese. Scommetto che Hermione ne sa tradurre almeno cinque.’, aggiunse percependo l’occhiata assassina dell’altra, che distolse lo sguardo.
Meg sorrise mite, ma Harry avrebbe potuto giurare di aver colto un lampo di irritazione adombrarle la faccia per un attimo.
 ‘Beh, io vado a prendere un po’ di succo di pera.’, annunciò vaga la ragazza, battendosela più in fretta possibile.
‘Spero non ci metta troppo, con quel bacon.’, commentò Hermione con naturalezza. ‘Non possiamo andare a Difesa Contro le Arti Oscure senza di lei, ci metterà un secolo a trovare l’aula se non l’accompagniamo.’
‘Difesa Contro le Arti Oscure?’, ripeté Harry. ‘Ma in prima ora non c’è Cura delle Creature Magiche?’
‘No, oggi è giovedì.’, rispose Hermione.
‘Già, è vero!’, esclamò Harry dandosi una pacca sulla fronte. ‘Torno subito, vado a prendere il libro giusto.’
‘Non fare tardi.’, gli raccomandò Ron. ‘Non vedo l’ora di scoprire chi è il nuovo insegnante!’
 
Harry si bloccò con la mano sul pomello della porta, tutto il corpo teso nel tentativo di cogliere qualsiasi rumore anomalo.
‘Sono paranoico.’, si disse, ma senza troppa convinzione.
Sapeva di non essere il tipo di persona che si immagina tonfi ovattati al di là della porta del proprio dormitorio, ed era altrettanto consapevole che negli ultimi tempi aveva avuto fin troppe ottime ragioni per diventare paranoico.  Fece un respiro profondo, tirò fuori la bacchetta dalla tasca e spalancò la porta di scatto.
Qualcosa accanto al suo letto mugolò e fece per coprirsi la faccia con le mani. Harry abbassò la bacchetta e ridacchiò.
‘Ti vedo, Dobby.’
L’elfo si ricompose ed abbassò gli occhi con aria mortificata.
‘Mi dispiace, Harry Potter, signore. Dobby non disturberà più Harry Potter. Cattivo, Dobby, cattivo!’
Fece per sbattere la testa contro il comodino, ma Harry si precipitò a fermarlo.
‘Ma che fai? Ti ho detto mille volte di smetterla con le punizioni! E poi lo sai che non mi disturbi affatto!’, esclamò.
Dobby alzò lo sguardo, gli occhioni così sgranati dallo stupore che sembravano due sottotazza.
‘Oh, Harry Potter è sempre così buono! Ma Harry Potter non sa che gli elfi domestici devono saper stare al loro posto?’
‘Fa che non ti senta Hermione, per carità…’, borbottò Harry. ‘E devo dire che ha ragione; che ti prende, Dobby?’
‘Niente!’, trillò l’elfo, ma il suo sguardo saettò immediatamente verso il cassetto aperto che vomitava fogli di pergamena: la posta di Harry.
Il ragazzo si affrettò a raccattarli con un gesto rabbioso: tra quei fogli c’erano anche le lettere di Sirius.
‘Ma che fissazione hai con la mia posta?!’, sbraitò, mentre l’elfo domestico si faceva piccolo piccolo. ‘Come ti salta in testa?! È privato, Dobby!’
‘Dobby è pentito, Harry Potter, io lo giura! È solo che… Dobby voleva…’
Esitò per così tanto tempo che Harry stava per ricominciare a urlargli contro.
‘Dobby voleva copiare la scrittura, sì!’, esclamò infine l’elfo con un’espressione contrita che avrebbe intenerito un sasso. ‘Dobby vuole imparare a scrivere…’
Così si passa da “gli elfi devono saper stare al proprio posto” a “Dobby vuole imparare a scrivere”, eh?, pensò Harry, suo malgrado sollevato dal ritorno del lato ribelle dell’elfo domestico.
‘E perché proprio le mie, di lettere?’, commentò, tentando di mantenere un tono almeno un po’ di rimprovero.
‘Perché è Harry Potter è amico di Dobby.’, rispose l’altro.
‘Va bene.’, sorrise Harry, abbandonando qualsiasi tentativo di minaccia. ‘Capisco, però ci sono altri modi. Lascia perdere le mie lettere d’ora in poi, però. Comunque ti prometto che parlerò a Hermione di quest’idea di scrivere, di sicuro le piacerà. Adesso però devo andare a lezione, ci vediamo dopo, ok?’
Dobby annuì energicamente e si Smaterializzò con un ultimo: ‘Non c’è un altro mago al mondo come Harry Potter!’
Harry allora si ricordò finalmente del testo di Difesa Contro le Arti Oscure e di Ron e Hermione che probabilmente lo avrebbero coperto di lamentele per il ritardo. Afferrò il testo e fece per correre giù, ma poi ebbe un ripensamento: agguantò tutte le lettere e se le accartocciò in tasca.
Forse sono davvero diventato paranoico, pensò, Ma non si sa mai.
 
Scattò fino in sala comune e poi in corridoio, ma scoprì che Ron e Hermione erano già andati via. Guardò l’orologio, un po’ offeso: la lezione era iniziata da cinque minuti! Saettò verso il corridoio, a stento guardando dove andava dalla fretta.
Brutta mossa; a un certo punto, dal nulla, sentì qualcosa che gli cozzava contro la mascella.
‘Ahi!’, fece Cedric massaggiandosi il mento dolorante. ‘Ti sei fatto male? Aspetta, ti do una mano.’
Harry rifiutò con un gesto e si affrettò a raccogliere i libri, ma così facendo le lettere gli scivolarono dalla tasca, Cedric gliele porse, sorridendo amichevolmente.
‘Grazie.’, mugugnò Harry. ‘E scusa per il mento.’
‘Figurati… Comunque sono io che devo ringraziare te… È il minimo, per quello che avresti fatto se fossi…’
Non riuscì a continuare. Harry alzò le spalle.
‘Mi hai già ringraziato, no?’
L’altro lo guardò interrogativo.
‘Le coccarde…’
‘Ah, già.’, rispose Cedric con noncuranza. ‘Come ho detto, è il minimo. Sei veramente un grande, Harry, e mi dispiace solo di non poterti mai ricambiare un favore così grande…’
Smetter di uscire con Cho sarebbe un inizio, pensò Harry. Per un attimo vide la ragazza sola, nei corridoi, in cerca di una spalla su cui piangere; si vide avvicinarsi a lei…
Si riscosse.
‘Tecnicamente io non ho fatto niente, non ancora.’, commentò. ‘Beh, io vado a lezione, eh…’
Cedric annuì e agitò la mano in segno di saluto.
‘Ok, ci vediamo, allora.’
‘Sì…’
Girò sui tacchi e si diresse deciso verso l’aula di sostegno.
‘Ma che stai facendo?!’, protestò una fastidiosa vocina dentro la sua testa che somigliava stranamente a quella di Hermione. ‘Lo lasci allo sbaraglio, senza dirgli niente dei draghi?!’
Che si arrangi.
‘Vuoi davvero che affronti l’ignoto fra una settimana?’
In teoria tutti dovremmo affrontare l’ignoto.
‘Però non è così; sarà l’unico a non sapere quello che lo aspetta! Pensa alle coccarde, Harry…’
E tu pensa a Cho.
‘Oh, andiamo, non si merita di non sapere niente.’
Harry sospirò.
Su questo non ci piove…,ammise.
Si voltò e cominciò a rincorrere il ragazzo.
‘Ehi, Cedric!’, fece, posandogli una mano sulla spalla.
‘Sì?’
‘Per la prima prova dobbiamo affrontare dei draghi.’, buttò lì.
Non si fermò a vedere la reazione di Cedric; scattò verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure e spalancò la porta.
‘Miscusitantoprofessorehoavutouncontrattempononsuccederàpiù!’, disse tutto d’un fiato.
‘Ah, Harry Potter!’, rispose una voce che non aveva mai sentito prima.
 

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Capitolo 5
*** Schiopodi ***


  
‘Mi chiedevo dove fossi finito!’, continuò allegramente l’insegnante. ‘Hai una straordinaria capacità di cacciarti nei guai, tu.’
Ridacchiò nervosamente, mentre i suoi capelli prendevano tonalità dal rosa chewing-gum al pervinca, per poi passare alle sfumature di verde.
‘Che c’è?’, fece la professoressa. ‘Sono i capelli, vero? Miseriaccia, succede sempre quando sono agitata!’
Harry si rese conto di starle fissando la chioma, che nel frattempo era tornata color gomma da masticare. Borbottò qualche parola di scusa e si affrettò a sedersi accanto a Ron. Alle sue spalle tanto Hermione quanto Meg gli rivolgevano sguardi eloquenti, palesemente sul punto di seppellirlo di domande riguardo al ritardo, ma Ron fu più veloce.
‘Harry! Ma dove sei stato? L’hai vista, eh, Harry? È amica dei miei, sai? È simpaticissima, te lo assicuro, è stata da noi qualche volta.’, esclamò entusiasta. ‘Con lei ci sarà da divertirsi!’
Harry sorrise, interamente d’accordo.
‘Come stavo dicendo,’, continuò la donna, ‘Il mio nome è Ninfadora Tonks, ma per favore, chiamatemi solo Tonks; niente professoressa, sarebbe troppo strano, dato che fino a pochi anni fa c’ero io dietro a quei banchi… Poi sono passata al corso di addestramento per Auror, da cui sono uscita a pieni voti grazie al miglior mentore del mondo: Malocchio Moody. È stato lui a raccomandarmi per questo posto… Immagino abbia avuto le sue ragioni.’
Un’altra risatina nervosa.
‘Ok, ho parlato fin troppo. Voi che mi dite? Vogliamo cominciare con un giro di nomi o fa troppo primo giorno di scuola?’
Stavolta anche alcuni studenti la gratificarono con qualche risata. Tonks sembrò decisamente sollevata.
‘Va bene, per imparare i nomi c’è tempo. Vogliamo passare al programma? Che cosa avete già studiato?’
La mano di Hermione scattò in aria insieme a quella di molti altri.
‘Allora, tu… Sì, tu, coi capelli ricci… Come ti chiami?’
‘Hermione, profes… Tonks. Hermione Granger.’
‘Cominciamo già con i nomi difficili… Allora, Hermione Granger, illuminami.’
Hermione le espose per filo e per segno tutto il programma. Per un po’ l’insegnante la ascoltò annuendo ammirata, ma poi si adombrò.
‘Avete imparato le Maledizioni Senza Perdono?’, la interruppe.
La ragazza annuì.
‘E il professor Moody ha anche usato la Imperius su di noi.’, aggiunse cupa.
‘No, quello non era Malocchio.’, fece Tonks con rabbia. ‘È bene che sappiate che Malocchio Moody non farebbe mai una cosa simile… In ogni caso, con me non ne farete mai uso, poco ma sicuro; ho passato anni a combattere la gente che lo fa. Anzi, sapete che vi dico? Penso proprio di essere stata assunta per insegnarvi a fare lo stesso.’
Un silenzio di tomba accolse quest’affermazione, e Tonks si morse le labbra come per ricacciarci dentro le ultime parole.
‘Niente di particolare, sia chiaro.’, aggiunse. ‘Però le mie competenze sono queste, quindi tanto vale usarle,no?’
Parecchi studenti annuirono eccitati, e Tonks sorrise.
‘Bene. Cominciamo?’
Un braccio scattò in aria. Tonks alzò le sopracciglia.
‘Una domanda, di già? Beh, sentiamo, ragazza con la farfalla sui capelli, ovvero…’
‘Calì, Calì Patil. Senta, come riesce a fare quella cosa coi capelli?’
‘È una Metamorphmagus.’, spiegò subito Ron. ‘Può cambiare a piacimento qualsiasi parte del suo corpo, dal colore dei capelli al numero delle dita.’
‘Esatto.’, confermò Tonks sorridendo.
‘Faccia vedere!’, esclamò Seamus.
Parecchi studenti lo imitarono.
‘Beh…’, fece Tonks. ‘La mia specialità è questa…’
Il suo naso cominciò a deformarsi fino a diventare la copia perfetta del grugno di un maiale. I ragazzi scoppiarono a ridere.
‘Bene, ora che abbiamo rotto il ghiaccio facciamo lezione sul serio.’, disse Tonks, ripristinando il suo solito naso con un’aria molto soddisfatta. ‘Allora, cominciamo con un piccolo test. Chi è mai stato all’isola di Wight?’
Parecchi studenti alzarono la mano.
‘Un posto meraviglioso, no? Infatti è pieno zeppo di turisti Babbani… Il guaio è che è anche infestato di Avvicini, cosa che diventa problematica per i poveri impiegati del Ministero della Magia, che devono impedire che i Babbani si accorgano che il loro delizioso stabilimento balneare è la dimora di piccoli demoni acquatici. Adesso fate un piccolo lavoro d’immaginazione: voi state allegramente facendo il bagno all’isola di Wight; a un certo punto, però, vi accorgete che un Avvicino è si sta accostando pericolosamente a un Babbano. Che incantesimo dovete usare?’
Ancora una volta il braccio di Hermione scattò in aria.
‘Mi sembra di aver capito, Hermione Granger, che tu sei il tipo di studentessa che fa vincere punti al Grifondoro.’, sorrise la ragazza. ‘E la tua compagna di banco? Sembri un po’ timida… Che dici, la sai la risposta?’
Meg inarcò le sopracciglia.
‘Dice a me?’, mormorò con una vocetta insolitamente bassa.
‘Sì, proprio a te. Come ti chiami?’
‘Marg… aret. Mi chiamo Margaret Puckle, ma preferirei che mi chiamasse Meg, se non è un disturbo.’
‘Altro che disturbo, finalmente un nome facile! Beh, che mi dici, Meg?’
‘Che mi sono appena trasferita qui, non ho assistito alle lezioni dell’anno scorso.’
‘Ah, straniera, eh? Effettivamente si sente. Proprio non sai dirmi niente su come comportarsi con gli Avvicini?’
Meg scosse la testa, un po’ mortificata.
‘Non è un problema, anche se mi farei un piccolo ripasso, fossi in te, giusto per metterti al passo col programma. D’accordo, allora; Hermione, tocca a te.’
‘È una domanda trabocchetto.’, disse Hermione. ‘Se sto facendo il bagno è improbabile che abbia la bacchetta con me, quindi non posso fare nessun incantesimo; però posso nuotare più in fretta possibile verso l’Avvicino e, sfruttando l’effetto sorpresa, fare pressione con due dita sul suo orecchio, perché è il suo punto debole. Il tutto, si capisce, con ma massima discrezione possibile, altrimenti sarebbe dura dare spiegazioni al Babbano.’
‘Complimenti, Hermione!’, fece Tonks colpita. ‘Venticinque punti al Grifondoro, era una domanda difficile e mi hai dato una risposta veramente precisa.’
Gli occhi di Hermione si illuminarono.
‘Grande!’, esclamò Ron.
Seamus si sporse dal banco per darle una pacca sulla spalla, e anche Meg le sorrise raggiante. Persino il trillo della campanella sembrava allegro: venticinque punti erano davvero tanti!
‘Oh!’, disse Tonks, delusa. ‘L’ora è già finita? Mi sembra che sia andata bene come prima lezione, comunque, ma la prossima volta andiamo avanti col programma. A presto!’
 
 
I Grifondoro si avviarono a Cura delle Creature Magiche con la netta sensazione che neanche gli Schiopodi sarebbero riusciti a guastare il loro umore: la giornata sembrava partita nel migliore dei modi. I Serpeverde, però, sembravano avere altri piani. Appena arrivarono, Malfoy si precipitò ad accoglierli con un ghigno, e una manica di ragazzi lo seguì, palesemente in attesa di uno spettacolo.
‘Allora, Potter, sei nervoso per sabato prossimo, vero?’, sogghignò Malfoy. ‘Attento a non scoppiare a piangere, però.’
‘Chiudi il becco, Malfoy!’, abbaiò Harry. Poi però ci ripensò.
‘Si può sapere di che stai parlando?!’, aggiunse confuso.
‘Chiacchiere da furetto invidioso.’, fece Meg in tono allarmato. ‘Ignoralo e andiamocene.’
Harry si voltò verso di lei, sospettoso.
‘Tu ne sai qualcosa?’, domandò.
Meg fece per rispondere, ma cambiò idea e si voltò verso Malfoy.
‘Rilassati, furetto, solo perché nessuno ha scritto articoli su di te non significa che devi inacidirti.’, ghignò.
Malfoy arrossì.
‘Com’è che mi hai chiamato?’, sibilò.
Meg fece un mezzo sorriso.
‘E tu da dove sbuchi?’, fece Malfoy, gli occhi come due fessure. ‘Potter ha una nuova amichetta? Certo che te le scegli sempre più brutte... Che cos’è, uno Schiopodo Sparacoda troppo cresciuto? ’
Gli spettatori del Serpeverde scoppiarono a ridere, e la ragazza si irrigidì come se le avesse dato uno schiaffo: era evidente che non aveva previsto una reazione così brusca.
‘Andiamo a lezione.’, fece Hermione in tono stranamente protettivo. ‘Non diamogli la soddisfazione di stare ad ascoltarlo.’
‘Non ci penso neanche!’, sbottò Harry. ‘Prima ci dice che diamine ha da sogghignare!’
‘Ve lo dico io dopo, basta che andiamo a lezione, ok?’, fece Meg debolmente.
Ma Malfoy colse la palla al balzo.
‘Non ce n’è bisogno, può benissimo vederlo lui stesso.’, commentò gettandogli una copia della Gazzetta del Profeta ai piedi. ‘Leggi e poi dimmi che ne pensi, eh, Potter? Vorrei davvero sapere cosa direbbero i tuoi cari genitori se potessero vederti in questo momento. Con te ci vediamo, Schiopodo.’
Non aveva fatto in tempo a fare due passi che Ron agitò la bacchetta, e all’istante nel retro della veste di Malfoy si intravide un rigonfiamento. Il ragazzo si precipitò a controllare il danno; alzò la veste, rendendo visibile a tutti una coda bianca da furetto che gli spuntava dai pantaloni.
‘Sai, Malfoy, le tue chiacchiere da furetto invidioso hanno veramente passato il limite.’, ringhiò Ron.
La mano di Malfoy scattò verso la tasca che conteneva la bacchetta, e sicuramente Ron si sarebbe ritrovato un orecchio in più o qualcosa del genere se non fosse sopraggiunto Hagrid.
‘Che succede qui?’, chiese allarmato.
Malfoy esitò, poi gli mostrò la coda.
‘È stato Weasley.’, disse minaccioso. ‘Non lo lascerà impunito, vero,  professore?’
‘Vattene in infermeria, Malfoy.’, ribatté Hagrid. Poi si voltò verso Ron. ‘È vero che sei stato tu?’
‘Aveva insultato Harry e Meg, Hagrid, e…’, cominciò il ragazzo, ma l’altro lo interruppe con un gesto dell’enorme mano.
‘Sì, me lo immagino. Per questo non toglierò punti al Grifondoro.’
‘Ma che sorpresa…’, commentò Malfoy.
‘Infermeria, Draco, subito!’, continuò Hagrid. ‘E tu, Ron, vai dalla professoressa McGranitt e raccontale quello che è successo.’
Ron sbarrò gli occhi, e Harry sospirò: potevano anche dire addio ai punti guadagnati da Hermione, e anzi, sarebbe stata una fortuna se si fosse limitata a togliergliene solo venticinque… La McGranitt fra tutte le sue qualità non poteva vantare l’indulgenza.
‘Ci vado io, Hagrid.’, intervenne Meg con una vocina piccola piccola, lo sguardo fisso per terra. ‘Sono stata io a iniziare; Ron ha solo difeso me e Harry.’
Hagrid si voltò verso di lei, sorpreso.
‘Tu devi essere Margaret.’, bofonchiò. ‘Mi hanno avvertito della tua condizione.’
Meg non rispose, ma Harry notò che era arrossita e aveva stretto i pugni così forte che si vedeva il segno delle unghie sui palmi. Hagrid sospirò.
‘Lasciate perdere la McGranitt, tutti e due, ok?’, disse. ‘A te ti aspetto dopo pranzo qui, Margaret, le vasche degli Schiopodi ci hanno bisogno di una pulita… A proposito, ragazzi, lo sapete che c’è qualcosa che gli esce dal… ehm… insomma, da qualche parte? È un liquido strano, tutte le vasche ne sono piene…’
I Serpeverde si precipitarono a vedere.
‘Guarda guarda, Margaret, mi sa che ci sarà da divertirsi oggi pomeriggio.’, sghignazzò Blaise Zabini.
‘Penso che ti troverai bene, Schiopodo.’, aggiunse Malfoy. ‘Sembrano impazienti di fare la tua conoscenza.’
Meg strinse i pugni ancora più forte e distolse lo sguardo.
‘Chiacchiere da furetto invidioso.’, le ricordò Hermione con un sorriso stentato.
L’altra annuì gravemente e diede un’occhiata alle vasche.
‘Non sembrano così terribili, dopotutto.’, disse. ‘Ho visto di peggio.’
Ron alzò un sopracciglio, dubbioso, ma scelse di non commentare. E fu un bene, perché era chiaro che Meg non aveva mai visto niente di simile: al termine dell’ora era sulla soglia delle lacrime, piena di scottature, morsi e del liquido strano di cui Hagrid aveva parlato.
‘Noi ormai ci siamo abituati.’, sospirò Hermione pulendole la divisa con la bacchetta. ‘Tieni, porto sempre del dittamo con me a Cura delle Creature Magiche… Per le scottature, sai.’
‘Tempo due anni e la tua scorta di dittamo comincerà a scarseggiare.’, rispose Meg cupa, prendendo l’ampolla che l’altra le tendeva con un cenno di ringraziamento. ‘Nel settimo libro la usi per curare Harry e Ron da ferite molto più gravi di queste.’
Harry e Ron si guardarono allarmati.
‘Ma ci riuscirà, a curarci, vero?’, chiese Harry.
‘Quante volte te lo devo ripetere, Harry?’, sbottò la ragazza massaggiandosi le ferite. ‘Siete i protagonisti, nessuno vi vuole morti. Certo che ci riuscirà, e sopravvivrete tutti abbastanza per un matrimonio felice con tanti bambini dai nomi improbabili. No, Ron, non ti dico con chi, che diamine!’
Ron chiuse la bocca di scatto, arrossendo.
‘Non c’è bisogno offendersi.’, disse sulla difensiva. ‘Comunque mi chiedevo se avessi bisogno di una mano con gli Schiopodi, dato che è anche colpa mia se sei nei guai.’
‘Sei gentile.’, rispose la ragazza rasserenandosi. ‘Ma sono curiosa di fare due chiacchiere con Hagrid a quattr’occhi, e credo che questa sia una buona occasione per farlo.’
‘Come vuoi.’, fece l’altro, visibilmente sollevato.
‘E voi?’, incalzò Meg dopo un po’. ‘Non avete niente da dirmi? Hai l’aria un po’ pallida, Harry, non hai dormito? Forse qualcosa che non  va con la cicatrice?’
Harry la squadrò: se non avesse avuto così poca fiducia nella preveggenza avrebbe quasi dato ragione alla Cooman sul conto di questa ragazza.
‘Come fai a saperlo?’, domandò.
Lei alzò le spalle.
‘Il libro non è interessante senza un cattivo.’, spiegò con naturalezza. ‘È chiaro che Voldemort deve ritentare l’ascesa, altrimenti che gusto c’è a leggere?’
‘Se lo dici tu...’, fece Harry. ‘Comunque è successa una cosa strana ieri notte…’
Le raccontò di quello che era successo.
‘Ah, e Silente ha detto di dirti che se sai qualcosa sul sovrastare la morte, o qualcosa di simile, di dirglielo subito.’, concluse.
‘Certo che ne so qualcosa!’, esclamò lei. ‘Vado subito a parlargli.’
 ‘E il pranzo?’, chiese Ron. ‘Vuoi che ti teniamo qualcosa da mangiare?’
Lei sorrise ironica.
‘Siamo in Inghilterra, Ron. Sarò più che felice di saltare un pasto.’
 
Scusatescusatescusate  sì lo so, sono morta in questo periodo, ma è veramente un momento incasinato, è già un miracolo che sia riuscita a scrivere…. Perciò perdonate l’idiozia del tutto e alla prossima!
Meiyo

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Capitolo 6
*** E' innamorata, Harry ***


  
Harry non aveva mai visto Hogwarts così eccitata: stendardi, cartelloni, coccarde -le solite coccarde- ovunque guardasse. Sentì un leggero conato di vomito mentre la folla multicolore si sporgeva nella sua direzione, sgomitando per riuscire a dare anche solo un’occhiata all’ultimo Campione rimasto.
Accio Firebolt, Accio Firebolt, Accio Firebolt…’, mormorò fra sé e sé come una preghiera. Riusciva a stento a sentire il suono della propria voce fra lo schiamazzo esaltato della gente. Poi tutti tacquero. Harry allora fece un respiro profondo, alzò gli occhi verso il suo avversario e sentì le forze che lo abbandonavano: non avrebbe mai creduto di trovarsi davanti qualcosa di così grande e arrabbiato. Combattendo l’istinto di tornare subito nel tendone, al sicuro, prese un altro respiro e ripeté, stavolta forte e chiaro:
Accio Firebolt!’
 
 
 
La vittoria della Coppa delle Case del primo anno, a confronto, era stata una bazzecola: quel giorno i Grifondoro avevano veramente varcato la soglia del delirio. Il loro Campione non li aveva delusi, e visto che Meg questa volta non sembrava aver nessuna voglia di interrompere i festeggiamenti, i ragazzi erano ben decisi a goderseli fino in fondo. Harry da parte sua andava in giro come in estasi, tallonato da Ron e Hermione.
‘Io sono solo contenta che non si sia fatto niente.’, era la risposta fissa dell’amica alle domande dei curiosi, che se ne tornavano delusi fra la massa.
Ron da parte sua annuiva energicamente, con una strana espressione tra lo scioccato e l’euforico.
‘Beh, la prima prova è andata!’, fece allegramente Meg, emergendo da chissà dove.
‘Non dirlo a me!’, sorrise Harry.
‘Ora, dovrei occuparmi della seconda…’, continuò Meg con  una piccola, irritante nota di importanza nella voce. ‘Ma per quello c’è tempo. Adesso, ragazzi miei, mi sembra il momento giusto per aprire l’argomento Ballo del Ceppo.’
‘Un ballo?’, disse Ron in tono terrorizzato. ‘Non dirmi che dovrò mettermi quella tovaglia di veste da sera!’
‘Pare di sì.’, rispose lei con noncuranza. ‘Ma ti assicuro che quello è il minore dei tuoi problemi.’
‘E il maggiore?’, chiese l’altro.
‘Il maggiore è che sei un broccolo che neanche si sogna di invitare una ragazza al Ballo.’
‘Sai com’è, non è che facciano la fila per farsi invitare da me!’, replicò lui sulla difensiva.
‘Mi riferivo a una ragazza in particolare.’, ribatté Meg seria, squadrandolo negli occhi.
Ron arrossì ed abbassò lo sguardo. Hermione da parte sua si morse le labbra e si dileguò, borbottando qualcosa riguardo al prendere da bere, e Harry la guardò allontanarsi: che bisogno c’era di andarsene così? E a chi diamine si riferiva Meg? Poi un’idea gli balenò per la testa…  Non fece in tempo a formulare bene il pensiero; si avvertì lo sguardo di Meg addosso.
‘Che c’è?’, fece d’istinto.
‘Senti, Harry,’, cominciò la ragazza. ‘Io non dico di saperti leggere nel pensiero, però… Diciamo che dopo aver letto sette libri a riguardo sono diventata abbastanza esperta di quello che ti passa per la testa.’
‘Ah sì?’, mormorò lui nervosamente.
‘Eh già. Quindi so chi vorresti portare al Ballo del Ceppo.’
‘Ah sì?’, ripeté, torcendosi l’orlo della veste con le mani.
‘Sì. E io ti consiglierei di lasciar perdere.’
Ah sì?’, disse di nuovo, stavolta con rabbia.
‘È innamorata, Harry.’, rispose lei lentamente, lo sguardo fisso su un punto imprecisato della folla. ‘Mi dispiace.’
‘Bene!’, sbottò Harry. ‘Bene. Sono davvero contento per Cedric.’
Nessuno trovò altro da dire.
‘Vado a dormire.’, grugnì Harry dopo un po’.
‘Come, nel bel mezzo della festa?!’, obiettò Ron.
‘Non ho proprio voglia di festeggiare.’, rispose l’altro. ‘Ci vediamo.’
 
 
“È innamorata, Harry. Mi dispiace.”… Sapessi quanto dispiace a me!, pensò il ragazzo sgusciando via dalle grinfie dei fratelli Canon con uno sbrigativo ‘A dopo, ragazzi.’Si trascinò su per la scalinata.
“È innamorata, Harry, mi dispiace.”
“È innamorata, mi dispiace.”
“È innamorata.”
“È innamorata.”
“È innamorata.”
Come avrebbe potuto essere altrimenti, dopotutto? Come poteva Cho non innamorarsi di Cedric? Come si faceva a competere con l’alto, bello, atletico Cedric Diggory? In fondo, Harry l’aveva sempre considerata una battaglia persa.
“È innamorata.”
Innamorata, però… Questo era un altro discorso. Questo non l’aveva previsto. Questo era semplicemente deprimente.
‘Ehm… Harry…’
Si voltò. Ginny era a pochi passi da lui, col braccio leggermente sollevato; probabilmente stava per dargli una pacca sulla spalla, o qualcosa di simile, per riscuoterlo. Chissà quante volte lo aveva chiamato… Lo lasciò ricadere all’istante, abbozzando un sorriso.
‘Fred e George mi hanno detto che se ti azzardi ad andare a letto trasferiscono la festa nel tuo dormitorio.’, disse. ‘Ho pensato che forse era meglio avvisarti.’
‘Grazie.’, rispose Harry. ‘Adesso vedrò di chiudere la porta a chiave.’
‘Non preferiresti tornare di sotto?’, domandò la ragazza.
‘Non proprio. Sai, il braccio mi fa ancora un po’ male…’
‘Ah.’
Ci fu una pausa. Harry dopo un po’ fece un mezzo sorriso di saluto e un paio di passi verso la fine della scalinata, ma Ginny lo seguì.
‘Senti, lo so che è dura.’, disse la ragazza tutto d’un fiato, rossa come un peperone. ‘Però non come sembra.’
‘Cosa?’, fece Harry.
Lei si ritrasse.
‘Niente. Io… Io torno giù, eh!’
E si precipitò giù per le scale prima che il ragazzo avesse il tempo di fare qualcosa.
“È innamorata, Harry.”
 
 
‘Harry! Ron! Ragazzi, dovete scendere, è pazzesco!’, gridò Dean scrollando violentemente la spalla di Harry.
‘Hmffff?’, commentò la voce di Ron dal suo letto.
‘E dai, sbrigatevi!’, fece Seamus euforico. ‘Altrimenti vi perdete il più bello!’
‘E sarebbe?’, ringhiò Harry, a cui il malumore non era ancora passato.
‘Sarebbe Meg e Hermione che si picchiano di santa ragione!’
Che cosa?!’, esclamò Ron balzando giù dal letto e infilandosi una maglietta alla cieca. ‘Ma che è successo?’
‘Non ne ho la più pallida idea.’, rispose Dean. ‘Cioè, in realtà ecco come è andata: Hermione stamattina era giù in Sala Comune a distribuire non so che spille, qualcosa sui diritti degli elfi domestici… Però c’era scritto crepa, non so che…’
‘E a un certo punto  arriva Meg.’, lo interruppe Seamus sbrigativo. ‘Le sorride, le chiede di darle una spilla e di diventare un membro di un certo club a cui Hermione stava facendo pubblicità. Lei le fa una faccia che vi giuro, non mi sarei sorpreso se avesse tirato fuori la bacchetta e le avesse lanciato un bell’Avada Kedavra…’  
‘…. E fa: Tu non puoi essere un membro.’, si intromise Dean, difendendo la sua fetta di attenzione. ‘Meg alza un sopracciglio, sapete come fa lei, e risponde: E perché no? Lo sai benissimo, fa Hermione, Tu gli elfi domestici non li hai mai visti nemmeno col binocolo. Che c’entra?, ribatte Meg, Questo non significa che non li conosca… Per esempio so che, a parte alcune eccezioni, hanno orrore dell’idea di essere liberi. ’
Harry e Ron si guardarono senza commentare.
E cosa vorresti dire, con questo?, fa Hermione.’, continuò Dean, mimando la scena. ‘
Che forse dovresti dare ascolto a Ron e i gemelli, ogni tanto, te l’hanno detto in tutte le lingue che con gli elfi domestici bisogna andarci piano.
Non capisco che cosa ci fai qui, allora. Tornatene da Ron, lui è così brillante!
Meg alza di nuovo il sopracciglio, sembra pensarci un attimo, poi scoppia a ridere. Sul serio, se fossi stato Hermione avrebbe dato un po’ sui nervi anche a me, poco mancava che si mettesse a rotolare per terra!’
‘E infatti pare proprio che stesse per esplodere… Quindi ci è sembrato giusto venire a chiamarvi.’, concluse Seamus.
Un momento dopo i due ragazzi si erano scaraventati giù per le scale; ma quando arrivarono in Sala Comune, la trovarono immersa in una calma quasi innaturale. Harry cercò le ragazze con lo sguardo; ah, ecco Meg, stava parlando con Neville accanto al caminetto… Ma Hermione?
‘Io non la vedo.’, disse a Ron.
‘Di prima mattina sei un po’ rincretinito.’, commentò lui. ‘Non vedi che è là?’
Harry dovette faticare un bel po’ per individuare la testa ricciuta dell’amica, ma l’altro stava già marciando deciso nella sua direzione.
‘Ciao!’, li accolse la ragazza. ‘Spilla?’
‘Ma che è successo con Meg?’, chiese Ron ignorandola.
Lei si rabbuiò all’istante.
‘Meg, Meg, Meg! È tutto quello a cui riesci a pensare, Ronald Weasley?’, sbottò. ‘È laggiù la tua preziosa Meg, non la vedi? Vai da lei, io non ho niente da dirti!’
E si allontanò a testa alta.
‘Ma che le è preso?’, fece Ron allibito.
‘Forse dovresti andare a parlarle.’, rispose Harry.
‘Per far che, chiederle scusa di averle rivolto la parola?’, ringhiò l’altro.
‘No, piuttosto per invitarla al Ballo del Ceppo.’, sorrise Harry, riacchiappando il pensiero incompiuto della sera prima. Sbirciò in direzione di Meg, che incrociò il suo sguardo con aria di intesa; È innamorata, Harry., sembrava dire.

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Capitolo 7
*** Minacce inaspettate ***


 ‘Diavolo, quasi quasi porto ci sul serio Meg al ballo.’, grugnì Ron una sera crollando su una panca accanto a Harry. ‘Almeno per chiederglielo non devo fare prima una partita di nascondino.’
‘Sì, così appena Hermione lo scopre mi trasforma le piume del cuscino in tarantole.’, si intromise lei sistemandoglisi accanto secondo le sue migliori abitudini. ‘E poi arrivi tardi, sono finalmente riuscita a farmi invitare da Neville.’
Ron fece tanto d’occhi.
‘Sul serio?’
‘Boh, più o meno, ha borbottato qualcosa che poteva sembrare una richiesta e io ho borbottato qualcosa che poteva sembrare un sì…’
‘Beh, sarete la coppia più strana del Ballo.’, commentò Ron. ‘Anzi, la più strana che abbia mai sentito.’
‘Un giorno dovrò farti leggere una Dramione.’, ribatté lei.
‘Dramione?’, ripeté l’altro confuso. ‘Che cos’è?’
‘Una cosa che farebbe venire voglia di spaccare la faccia a Malfoy a te e scoppiare a ridere Hermione… Se solo riuscissi ad avvicinarla…’
‘Immagino che ti dispiaccia un mondo non poterlo fare, visto il vostro rapporto così affettuoso.’, fece Harry sarcastico.
Lei non rispose.
‘Dì, non è che sotto sotto un po’ ti manca?’, insistette Harry incuriosito.
‘Dramione… Malfoy… Dracomione… Dracohermione… Draco-Hermione?! Ma che diamine…? E si permette pure di tenermi il broncio?!’, sbottò Ron in un barlume di comprensione che distolse l’attenzione di Harry dalle amicizie di Meg.
‘Ho avuto anch’io la stessa reazione.’, disse questa afferrando saldamente la spalla del ragazzo per impedirgli di piombare su Malfoy come un orso inferocito. ‘Ma calmati, è solo una delle tante coppie che le fan si sono inventate, e neanche la più strana; basti pensare alle Draco-Harry…’
Harry quasi si strozzò con un pezzo di roast beef.
‘Capisco.’, fece Ron con un ghigno, dando energiche pacche sulla schiena dell’amico. ‘Però sul serio, Hermione mi sta facendo uscire matto; ho setacciato palmo per palmo biblioteca, cortile, Sala Comune e Guferia per una settimana, ma non riesco mai ad incrociarla!’
‘Forse posso darti una mano io.’, intervenne Harry infilzando un altro pezzo di roast beef con diffidenza. ‘Stanotte alle dieci ci vediamo in Sala Comune per lavorare sull’uovo che ci hanno dato alla prima prova.’
L’amico alzò le sopracciglia con aria offesa.
‘Vuoi dire che tu sei riuscito a parlarle? Beh, grazie tante per l’aiuto, se l’avessi saputo prima avrei fatto a meno di tutte quelle passeggiate su e giù per la scuola!’
‘Io ho provato a darti una mano’, si difese il ragazzo. ‘Ma ogni volta che pronuncio il tuo nome fa una faccia che neanche tuo padre quando sente quello di Voldemort, e appena vede un ciuffo di capelli rossi si dilegua senza una parola. Tu comunque stasera vieni, alle undici e un quarto o giù di lì; vedrai che stavolta è quella buona.’
‘Ah sì? E come mai?’
‘Tu fidati.’
 
 
 
‘Allora, ricapitoliamo.’, grugnì Hermione per l’ennesima volta. ‘Quest’accidente di strillo non appartiene a nessuna lingua, almeno non quelle che il Dizionario Sonoro Multiuso Niente Affatto Tascabile di Joanna Raspberry sia a conoscenza; spacca i timpani a chiunque nel raggio di molti metri, quindi potrebbe essere usato per trasmettere messaggi in codice da alleati abbastanza lontani fra di loro, ma questo non spiegherebbe l’uso che dobbiamo farne noi in una scuola completamente isolata dal resto del mondo; l’uovo in sé è completamente insonorizzato, forse con qualche incantesimo che potrebbe essere il nostro vero obbiettivo, perché potrebbe essere utile durante una prova. O no?’
‘A-ha.’, fece Harry distrattamente, tamburellando le dita sull’uovo, lo sguardo fisso sull’orologio.
La ragazza sospirò.
‘Buonanotte, Harry, vado a dormire.’
L’amico finalmente parve risvegliarsi: gli occhi verdi scattarono verso di lei con uno sguardo di puro allarme.
‘Come? Di già?’, esclamò.
‘È chiaro che hai altro per la testa.’, rispose Hermione.
‘No, no, è solo il sonno… Dai, ricominciamo, ti prometto che stavolta sto attento.’
Lei sospirò di nuovo e si chinò sui libri: era decisamente seccante doversi spaccare la schiena con quelle ricerche quando il diretto interessato se ne infischiava bellamente, ma dopo aver visto quanto fosse pericolosa la prima prova era fermamente decisa a fare in modo che l’amico uscisse sano e salvo dalla seconda. Restarono così, in silenzio, lei a leggere e lui a fissare le lancette, fino a che il rumore di passi pesanti non interruppe la loro quiete.
‘Chi può essere a quest’ora?’, commentò candidamente Harry.
Hermione non rispose, occupata com’era a nascondere le pergamene contenenti le poche informazioni faticosamente strappate ai libri. Intanto il rumore si faceva sempre più chiaro, finché dalla tromba delle scale non spuntò la faccia tesa di Neville.
‘Che ci fai qui?’, gli chiese Hermione con tutta la cortesia che le riusciva viste l’ora e il malumore.
‘Non riuscivo a dormire e ho pensato di scendere a leggere un libro.’, rispose lui prontamente mostrando un volume di Erbologia. ‘Sai, non volevo disturbare gli altri accendendo la luce.’
‘Ah.’, fece la ragazza sospettosa. ‘Comunque noi non ti disturbiamo, ce ne stavamo giusto andando.’
‘Io veramente volevo chiederti una cosa, Neville.’, intervenne Harry vago. ‘Tu al Ballo del Ceppo hai invitato qualcuno? Io non so chi portare...’
‘Beh… In realtà sì.’, disse l’altro arrossendo. ‘L’ho chiesto a Meg.’
Gettò un’occhiata timida a Hermione, che rispose con un ghigno dubbioso.
‘Ah sì?’, fece. ‘E lei che ha fatto, ti ha detto di andarti a fare un giro o ha accettato a condizione che ti tinga i capelli di rosso e cresca di qualche centimetro?’
‘Veramente ha detto di sì.’, ribatté lui fra l’offeso e il confuso. ‘E senza condizioni.’
La ragazza si voltò verso Harry invelenita.
‘Tu che ne dici?’
‘Per me saranno una bella coppia.’, fu la risposta innocente.
Lo sguardo dell’amica rimbalzò dall’uno all’altro, in cerca di qualsiasi indizio di inganno, ma dopo qualche secondo si rasserenò.
‘Sono contenta per voi.’, commentò sorridendo, per la prima volta quella sera.
‘Beh, allora io vado a letto.’, disse Neville con aria sollevata. ‘’Notte.’
Hermione lo lasciò andare, senza chiedergli cosa gli avesse fatto passare la voglia di leggere.
I passi del ragazzo rimbombarono nuovamente per la stanza deserta, ma stavolta, con sincronismo quasi perfetto, altri passi frettolosi si unirono al coro. Chissà perché, Hermione non si mostrò per niente sorpresa di vedere una testa rossa fare capolino dalla tromba delle scale; non batté ciglio quando Harry si defilò con una scusa che non parve neanche aver sentito.
‘Allora…’, borbottò nervosamente Ron quando furono soli. ‘Come va?’
‘Bene.’, rispose lei.  ‘È un bel po’ che non ci vediamo, vero?’
L’altro scelse di ignorare il tono strafottente.
‘Già. C’era… C’era una cosa che volevo chiederti…’
La ragazza aspettò.
‘E in realtà avrei dovuto chiederlo prima, ma non era proprio facile visto che tu non avevi nessuna voglia di fartelo chiedere.’
‘Non so di cosa tu stia parlando: io non aspettavo altro.’
‘Allora diciamo che non avevi nessuna voglia di parlarmi.’
‘Questo è un altro discorso.’
Silenzio.
‘Comunque non me ne importa niente, di Meg.’
‘Lo so.’
‘E allora perché hai fatto tutta quella storia?’
Hermione rise.
‘Finiscila di prendere tempo, Ron.’
‘Ma se sai già che cosa voglio dirti…’
‘Tu dimmelo lo stesso.’
‘Vuoi venire al Ballo del Ceppo con me?’, mugugnò il ragazzo a voce così bassa che Hermione vide solo le sue labbra che sillabavano, ma decise di prenderlo per buono.
‘Sì.’, disse semplicemente, augurandosi che quella fosse la risposta giusta ad una domanda del genere.
Ron si illuminò.
‘Ok.’
‘Allora buonanotte.’
‘Buonanotte.’
 
 
La mattina dopo Harry venne svegliato da una severa cuscinata di Seamus.
‘Seda il tuo amico.’, ordinò questi con un grugnito assonnato, indicando Ron che saltava allegramente sul letto.
‘Che ore sono?’, brontolò Harry.
‘Chiedilo al canguro lì sul letto.’, rispose la voce di Dean da sotto le coperte. ‘Io non lo voglio sapere.’
‘Sono le cinque e dieci…’, intervenne la vocina di Neville.
Harry sospirò.
‘Ron, si può sapere che diamine stai facendo?’, mugugnò.
L’amico si voltò verso di lui raggiante, apparentemente ignaro della conversazione appena svoltasi.
‘Harry, sei sveglio, finalmente!’
‘Già, finalmente!’, commentò Dean sarcastico.
Ron non parve aver sentito neanche la frecciatina e proseguì imperterrito, schizzando verso il letto di Harry.
‘Gliel’ho chiesto, Harry, gliel’ho chiesto!’, esclamò elettrizzato, scrollandogli la spalla. ‘E lei ha detto di sì!! Andrò al Ballo del Ceppo con Hermione Granger!’
‘Congratulazioni.’, si intromise di nuovo Dean. ‘Immagino che l’idea di sfogare la tua gioia in un posto molto lontano da qui non ti passi neanche per la testa, vero?’
‘Andiamo via, Ron.’, sospirò Harry, rassegnato a perdere due ore di sonno.
Trascinò l’amico fino in Sala Comune senza che questi smettesse di parlare neanche per un secondo.
‘Erano quattro anni che aspettavo questo momento, capisci? Quattro anni! a proposito, te l’avevo detto che mi piaceva Hermione da un po’, vero? Oppure no? Comunque, erano quattro anni che aspettavo e quando è arrivata l’occasione mi sono bloccato, non sapevo che dirle…’
E questa parlantina quando ti è venuta?
‘Alla fine, però, Hermione mi ha dato una mano … Credi che anche lei aspettasse da quattro anni?’
Non lo so, ma avrebbe anche potuto aspettare mezza nottata in più, che diamine! Avrei dovuto farli incontrare all’ora di pranzo… Il corso dei suoi pensieri venne interrotto da uno strano presentimento.
 ‘Tu che ne pensi, eh, Harry?’
‘Shhh!’ , lo zittì l’amico.
‘Che c’è?’, domandò Ron in tono un po’ sostenuto.
Harry non seppe rispondere subito; si guardò bene intorno e con la coda dell’occhio colse una vampata innaturale nel caminetto.
‘Chi è che ha acceso il fuoco a quest’ora?’, disse a Ron incamminandosi verso il focolare.
‘E chi se non Dobby?’, rispose l’altro indicando un paio di occhioni verdi che li fissavano da sotto una poltrona. ‘Tranquillo, Dobby, siamo noi; puoi venire fuori.’
L’elfo sembrò sussultare, ma strisciò fuori guardingo.
‘Harry Potter, signore! Che bella sorpresa! E c’è anche Ron Weasley…’
Harry aggrottò le sopracciglia.
‘Come mai un fuoco alle cinque di mattina?’
‘Per tenere Dobby al caldo mentre Dobby pulisce, Harry Potter.’, rispose prontamente il piccolo elfo domestico. ‘Ottobre è un mese molto freddo… Harry Potter vede, Dobby ha addosso nove paia di calzini!’
Effettivamente l’elfo aveva un calzettone di lana in testa, un calzino estremamente bucato in ciascuna mano e tre paia di calzini ai piedi. Ron rise.
‘E perché lo hai spento quando siamo arrivati noi?’, proseguì imperterrito Harry.
‘Per abitudine, Harry Potter, signore. Dai Malfoy non mi era permesso scaldarmi…’
‘Sì, ma…’
‘Lascia perdere, Dobby; Harry è un po’ scorbutico di prima mattina.’, intervenne Ron con un sorriso. ‘Che ne dici di festeggiare con dei dolcetti dalla cucina? Sai, ho una notiziona che…’
‘Dobby non può darvi dolcetti adesso.’, lo interruppe l’elfo. ‘Però forse può darvi qualcosa di più… utile… Informazioni sulla seconda prova.’
‘Cioè?’, incalzò Harry.
Ron spalancò gli occhi.
‘Hermione ci ammazza se scopre che…’
‘Sono certo che saprai calmarla tu.’, ringhiò Harry.
Al diavolo Hermione, da questa prova aveva intenzione di uscire vivo e vegeto; il ricordino che l’incontro col drago gli aveva lasciato al braccio bruciava ancora.
‘Dobby in ogni caso non sa di cosa si tratti la seconda prova.’, precisò l’elfo con aria contrita. ‘Ma ha visto i professori prendere certe misure intorno al Lago Nero… E il professor Silente ha parlato con una sirena.
‘Una sirena?!’, fece Ron dimenticando la correttezza. ‘Ne sei sicuro?’
‘Più che sicuro, Dobby ha visto una figura su un libro.’
‘Sarà meglio avvertire Hermione al più presto.’, decise Harry. ‘Grazie, Dobby, buonanotte.’
‘Aspetta, Harry Potter! Dobby sa di un’alga… Può aiutarti a respirare sott’acqua. Dobby la può raccogliere per Harry Potter, se Harry Potter vuole.’
‘Harry Potter vuole.’, gli assicurò Harry. ‘Grazie ancora, ma ora dobbiamo andare a dormire.’
Prese Ron per un braccio e lo trascinò su per le scale.
‘Perché sei stato così scontroso?’, chiese l’amico. ‘Queste informazioni potrebbero salvarti la vita!’
Harry scrollò le spalle.
‘Sì, lo so, ma quel fuoco…’
‘Ma che c’è di speciale in quel maledetto fuoco?’
‘ La vampata… Quando mi sento con Sirius tramite il caminetto, se dobbiamo interrompere in fretta la comunicazione il fuoco fa una fiamma come quella prima di spegnersi.’
Ron restò in silenzio, pensieroso.
‘Probabilmente è un’idiozia.’, aggiunse Harry. ‘Sai, in questo periodo vedo minacce ovunque, anche perché tra Meg, Hermione e la Cooman non so chi sia più ansiogeno.’
‘Dobby ti deve la libertà…’, mormorò Ron. ‘Perché dovrebbe volerti fare del male?’
‘Senti, quest’erba la daremo a Hermione, lei saprà se è pericolosa.’, concluse Harry. ‘Ma è solo una precauzione.’
 
Quando Harry e Ron scesero a colazione si trovarono davanti l’insolito spettacolo di Meg e Hermione tartassate da Calì, Lavanda e Padma.
‘Dai, Herm, dicci qualcosa!’, la stava implorando Calì.
 ‘Te l’ho già detto, mi chiamo Hermione, non Herm.’, fece la ragazza esasperata. ‘E non c’è niente da dire.’
Padma, che da brava Corvonero aveva sempre un piano di riserva, attaccò con Meg.
‘Dai, Maggie, tu che praticamente stai solo con Harry e Ron, saprai pure qualcosa!’
‘Nessuno mi chiama più Maggie da quando avevo dodici anni.’, ringhiò Meg. ‘E ti suggerirei di trovarti un cavaliere per te, invece di pensare a quello di Hermione.’
‘Disse quella che va al Ballo con Paciock!’, ribatté Padma offesa.
‘Già.’, tagliò corto l’altra. ‘E ora, se vuoi scusarmi, ho altro da fare che stare a difendermi da queste terribili accuse.’
 Marciò verso Harry e Ron e li spinse in corridoio prima che le tre avessero il tempo di reagire.
‘Ho paura a tornare lì dentro.’, disse Ron.
‘Ma che te ne importa di quelle!’, sbottò Meg, insolitamente ostile. ‘Avete ben altro di cui preoccuparvi!’
‘Stai parlando di Voldemort?’, fece Harry allarmato.
Anche se non aveva parlato particolarmente forte, molti studenti si voltarono verso di lui, agitati, e Meg gli diede una gomitata alla spalla.
‘Giuro, sono sette libri che mi chiedo come cavolo hai fatto a rimanere il Bambino Sopravvissuto con questo tuo talento nell’attirare attenzioni indesiderate!’, sibilò. ‘Di che stai parlando, Harry?’, aggiunse ad alta voce. ‘Io ho detto solo…’
Ma sembrava non avere idea di che cosa potesse aver detto.
‘Evita di sbandierare il fatto che vado al Ballo con Hermione davanti a tutti, per favore!’, la soccorse Ron con uno sguardo che diceva:Guarda un po’ cosa mi tocca fare.
Meg gli sorrise grata e trascinò Harry in un angolo relativamente appartato prima che una folla di curiosi li assediasse insieme al povero Ron.
‘Oggi Piton e Silente partono.’, annunciò. ‘Sì, ha a che fare con Tu-Sai-Chi… Quella cosa di vincere la Morte, ti ricordi? Non è detto che tornino.’
Harry spalancò la bocca, inorridito, ma Meg non aveva ancora finito.
‘E se torneranno, stai attento. Molto, molto attento… Non dubito che Silente ti spiegherà tutto, però sappi che la tua vita è in pericolo.’
‘Ma se sono in pericolo e Silente ne è al corrente, mi proteggerà lui; è l’unico che Tu-Sai-Chi tema, dopotutto.’
‘Tu-Sai-Chi al momento è poco più di un feto con una bacchetta potente, e se Silente e Piton torneranno sarà anche più debole.’
‘Ma allora chi mi minaccerebbe?’
Meg esitò.
‘Senti, Silente non sa che ti sto dicendo queste cose… Gli ho dato la mia parola d’onore che non ti avrei raccontato nulla, ma… Che diamine, Harry, non posso mica stare a guardare senza fare niente!’
‘Guardare cosa?!’
‘Guardare te che vieni ammazzato.’, mormorò la ragazza.
‘Ma da chi?!’
‘Da Silente.’
Harry si ritrasse.
 ‘Tu sei matta! Silente non mi farebbe mai del male!’
‘Non se può evitarlo, ma…’
‘Ma un corno! Perché dovrei fidarmi di te? Perché non dovresti essere tu il “piano di riserva” di Vol… di Tu-Sai-Chi?’
‘Sto cercando di aiutarti!’
‘Aiutarmi?! Silente mi ha aiutato per quattro anni! Quello che dici non ha senso!’
‘Tu non capisci, la vita di Tu-Sai-Chi è legata alla tua.’
‘Ma va’ al diavolo!’
Corse in corridoio, strappò Ron alla folla e lo trainò in cortile.
‘Che succede?’, fece il ragazzo allarmato. ‘Hai gli occhi lucidi…’
Mentre l’amico gli raccontava tutto, Ron assumeva un’espressione sempre più sbalordita.
‘Ma è matta…’, mormorò.
‘Gliel’ho detto anch’io.’, concordò cupo Harry. ‘E lei mi ha risposto che non capivo, che la mia vita è legata a quella di Voldemort…’
‘Che vuol dire?’
‘Non lo so, ma è strano che tenti di mettermi contro Silente; secondo me è lei il pericolo, è meglio avvertire subito la McGranitt e farla arrestare.’
‘Aspetta, Harry, ragiona! Forse ha capito male una cosa che ha sentito da Silente, e dice queste cose in buona fede. Altrimenti perché avrebbe smascherato Crouch?’
‘Forse era Crouch quello in buona fede, allora!’
‘Escludo. Lui è davveroun seguace di Tu-Sai-Chi, altrimenti Silente non lo avrebbe allontanato. E poi, se fosse pericolosa, l’avrebbero cacciata dalla scuola…’
‘... spedendola dritta tra le braccia del suo Signore? Ho i miei dubbi.’
‘Quando Silente l’ha interrogata era sotto Veritaserum, però.’
‘Questo è vero.’, ammise Harry a malincuore.
‘Senti, chiediamo a Hermione, lei saprà cosa fare.’, suggerì Ron.
Harry annuì e i due tornarono in Sala Comune, ma non c’era traccia dell’amica.’
‘Ehi, Lavanda, hai visto Hermione?’, domandò Ron.
‘Si è allontanata poco fa con la vostra amica brutta.’, rispose lei sostenuta. ‘Chissà che segreti avranno avuto da raccontarsi…’
 
Eccomi qua dopo un’assenza secolare, con un capitolo un po’ lunghetto… Spero che sia stato almeno un po’ avvincente, però :) Fatemelo sapere con una recensioncina, se vi va!
Meiyo

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Capitolo 8
*** Horcrux ***


Harry e Ron si guardarono di sfuggita, poi scattarono in corridoio.

‘Dove possono essere andate?’, ansimò Harry.

‘Non lo so, ma se Meg si azzarda a torcerle un capello…’

‘Non lo permetteremo.’, gli assicurò Harry. ‘Però prima dobbiamo trovarle.’

‘D’accordo, allora organizziamoci.’, disse l’altro con lo sguardo determinato che gli compariva negli occhi solo quando si rendeva conto che la situazione era davvero critica. ‘Abbiamo più possibilità se ci dividiamo; tu cerca in quella direzione, io mi occuperò di questa.’

Harry annuì e i due si precipitarono nei versi opposti del corridoio, chiedendo di Hermione a destra e a manca. Dopo un po’ però non ci fu più nessuno a cui domandare: erano andati tutti a lezione. Accolse quindi con sollievo la vista di una ragazza alta con lo stemma di Corvonero sulla divisa.

‘Ehi, hai visto Hermione Granger o Meg Puckle?’, le chiese senza mezzi termini.

‘No. Che lezione hai adesso?’

‘Trasfigurazione, ma… perché?’, fece il ragazzo, stupito dalla freddezza e soprattutto dalla domanda inaspettata. La ragazza, senza rispondere, indicò la spilla di Prefetto chiaramente fresca di lucidatura. Come diavolo ho fatto a non notarla subito?, si chiese. Intanto la Corvonero l’aveva preso per le spalle e lo stava conducendo con fermezza verso l’aula della McGranitt.

‘Senti, non posso andare a lezione, devo trovare…’, cominciò Harry, ma la ragazza aveva già spalancato la porta con un annoiato:

‘Una pecorella smarrita, professoressa. Buona giornata.’

‘Grazie, Brunilde, buona giornata anche a lei. Signor Potter, cinque punti in meno a Grifondoro per questo ritardo… Adesso manca solo Weasley e siamo al completo.’

‘Ma professoressa,’, obbiettò Harry guardando i due posti vuoti dietro al suo e quello di Ron. ‘Mancano anche Granger e Puckle.’

‘Infermeria. Vada al posto, per cortesia.’

‘Infermeria?’, ripeté Harry inebetito.

‘Mi sembra che lei abbia una certa familiarità col luogo, signor Potter, il fatto che ne abbiamo una non dovrebbe sorprenderla.’

I suoi compagni sogghignarono alla battuta, ma Harry non ci fece caso. Si sedette al suo posto e si assentò mentalmente per il resto della lezione: cosa aveva spinto un’alunna modello come Hermione Granger a mentire ad una professoressa? Perché le ragazze non si trovavano in infermeria, poco ma sicuro… Almeno però ora sapeva che Hermione si era allontanata volontariamente. E Ron? Che ne era stato di lui?

Per tutta la giornata, però, non ci furono novità –escludendo l’enorme quantità di punti che Harry fece sottrarre al Grifondoro per distrazione, perfino in mancanza di Piton. Il ragazzo era quindi sull’orlo della crisi di nervi quando trovò Ron e Hermione seduti tranquillamente in Sala Comune, mentre Meg si fingeva (Con scarso successo) occupatissima con un tema di Difesa Contro le Arti Oscure, pochi posti più in là.

‘Dove siete stati?!’, tuonò Harry correndo verso di loro.

‘Cavolo, Harry, sembri la mamma…’, commentò Ron con un sorriso incerto, cercando di buttarla a ridere. L’amico lo ignorò e incrociò lo sguardo di Hermione.

‘Dobbiamo parlare.’, disse questa.

‘Sono d’accordo.’, rispose Harry precedendo i due verso il proprio dormitorio. Si aspettava che Meg li seguisse a ruota, ma la vide con la coda dell’occhio che era ancora seduta e li fissava, lacerando la sua povera piuma come una margherita: le si leggeva la tensione in faccia.

‘Allora?’, domandò il ragazzo quando i tre si furono seduti sul suo letto. Hermione allora tirò fuori dalla cartella un libro che un tempo doveva essere stato nero o grigio scuro, ma adesso era così sbiadito e incrostato di polvere che era difficile dirlo; persino il titolo non si leggeva più. La ragazza glielo porse con due dita, quasi avesse paura di toccarlo.

‘Viene dalla Sezione Proibita.’, bisbigliò, anche se nella camera c’erano solo loro e l’avevano insonorizzata con un incantesimo. ‘Madama Pince ci ammazza se scopre che l’abbiamo preso… C’è una pagina segnata: leggi.’

Harry ubbidì; la pagina alla quale si riferiva Hermione era l’inizio di un capitolo intitolato "Horcrux", che parlava di una Magia Nera a dir poco… particolare. Harry era inorridito e affascinato al tempo stesso: spezzare la propria anima? Era davvero possibile? E soprattutto, ne valeva la pena, per conquistarsi l’immortalità? Terminato il capitolo, restituì il libro all’amica, che lo infilò in tutta fretta in cartella.

‘Meg me l’ha fatto leggere stamattina, e ne abbiamo discusso anche con Ron, quando è arrivato lui… Ne abbiamo parlato per tutto il giorno.’

‘Questo spiegherebbe il fatto che Tu-Sai-Chi è ricomparso più volte dopo la prima volta che è… ehm… morto, tredici anni fa.’, osservò Harry.

‘Già.’, concordò Hermione. ‘Qui dice che di solito non si creano più di due Horcrux, perché il procedimento è estremamente doloroso. Eppure, secondo la teoria di Meg, Tu-Sai-Chi ne ha creati ben sette, essendo sette un numero magico molto potente.’

‘E sarebbe possibile?’, chiese Harry.

‘Sì, per uno come Lui. Vedi, per lacerare la propria anima bisogna compiere l’atto più disumano che esista: l’omicidio.’

‘E non mi sembra che Tu-Sai-Chi si faccia molti scrupoli in quel campo.’, si inserì Ron.

‘Ecco la destinazione del viaggio di Silente!’, rifletté Harry. ‘Sono andati a cercare gli Horcrux. Però tutto questo cosa c’entra con me?’

Ron fissò lo sguardo fuori dalla finestra, lasciando a Hermione il compito di continuare.

‘Beh, secondo Meg… Tu saresti il settimo.’, rispose infatti la ragazza.

‘Io?? Com’è possibile?’

‘E’ stato l’omicidio dei tuoi genitori a creare l’ultimo Horcrux; senza che Tu-Sai-Chi volesse, un frammento della sua anima è penetrato nell’unica cosa viva che percepiva: tu. Per questo sai parlare coi serpenti, e per questo alcune volte lo senti dentro la testa: siete collegati.’

‘E per questo Silente dovrebbe volermi uccidere.’, aggiunse cupamente il ragazzo.

Gli amici annuirono.

‘C’è una cosa che Silente non sa, però: occorre uccidere solamente la parte di te che racchiude l’anima di Tu-Sai-Chi, e bisogna che sia Lui a farlo.’, aggiunse Hermione. Harry stette un attimo a pensare.

‘Quindi io sopravviverei… Se fosse Voldemort a lanciarmi una maledizione?’

‘Esatto.’

‘E come mai questa parte Silente non la sa?’

‘Non lo ha chiesto. Meg non sapeva che si sarebbe incaricato personalmente di distruggere gli Horcrux, pensava che avrebbe mandato noi tre, come è successo in realtà… Beh, nella sua realtà, almeno, quindi non sapeva che avrebbe dovuto metterlo in guardia; quando è partito era troppo tardi. Oltretutto “nel settimo libro”, come dice lei, né tu né Silente sapete che sopravvivrai allo scontro con Tu-Sai-Chi: tu lasci a me e Ron il compito di distruggere gli altri Horcrux e vai a farti uccidere.’

‘Io ho fatto questo?’

Però, in questa realtà alternativa aveva fatto un mucchio di cose eroiche, a quanto pareva.

‘Sì, ma l’importante è che invece sopravvivi.’, fece Ron spazientito.

Harry tacque per un attimo, sconvolto.

‘Quindi il succo del discorso è che devo andare a farmi ammazzare da Voldemort per non farmi ammazzare da Silente? Mi sembra un piano geniale!’, esclamò poi.

‘Non hai ancora sentito il resto: devi farlo con la bacchetta di qualcun altro, perché nessuna delle due bacchette può colpire l’altra, dato che hanno cuori gemelli.’, disse Hermione.

‘Splendido! Perché già che ci sono non ci vado disarmato e con una freccia rossa con su scritto “mira qui” puntata alla cicatrice?’

‘E’ quello che penso anch’io.’, concordò Ron.

‘Non scherzare, Harry, è una cosa seria: stando a Meg, Tu-Sai-Chi è l’unico a poterti uccidere …senza ucciderti. Se Silente decidesse di precederlo sarebbe un guaio serio.’

‘Secondo me questa è la prova che di Meg non ci si può fidare.’, intervenne con voce sorprendentemente ferma Ron. ‘Avevi ragione, Harry.’

‘Non ne puoi essere sicuro!’, ribatté l’amica. ‘Combacia tutto con quello che c’è scritto qui; e per quanto ti sia affezionato, Harry, sai bene che è compito di Silente difendere prima il mondo magico, e poi il suo studente prediletto.’

‘Tu credi solo a quello che c’è scritto sui libri, Hermione!’

La ragazza arrossì di rabbia.

‘Ma come ti permetti, Ronald Weasley?! Pensi davvero che metterei a rischio la vita del mio migliore amico perché c’è scritto su un libro?!’

‘Perché, ora che stai facendo?’

L’altra guardò Harry in cerca di qualcuno che la spalleggiasse, ma lui distolse lo sguardo. La ragazza esalò e tentò di ritrovare la calma.

‘Quando Meg è venuta da me, stamattina, era pallida come un cencio.’, spiegò. ‘Mi ha preso da parte e ha detto che bisognava fare qualcosa prima che Silente tornasse a Hogwarts, anche se era sicura che non sarebbe stato molto presto; tanto più che anche se c’erano degli Horcrux nascosti qui qualche mese fa, quando lei li ha indicati a Silente, all’inizio dell’anno, lui ha preferito non correre rischi e li ha trasferiti tutti in un posto più sicuro: non poteva rischiare che Voi-Sapete-Chi attaccasse la scuola per proteggerli. Meg ritiene che la prima meta dei professori sia questo posto, poi si dedicherà alla ricerca degli altri Horcrux, con informazioni un po’ più precise di quando aveva cominciato a formulare questa teoria, perché ora aveva l’aiuto di Meg. Solo che…’

Il resto della spiegazione venne affogato in una fitta di dolore lancinante.

Lui sapeva!

C’erano solo quattro miseri frammenti della Sua anima fra Albus Silente e la Sua distruzione! Ma prima di trovarli sarebbe dovuto passare sul Suo corpo. Venne sconvolto dalla debolezza della propria minaccia: un corpicino minuscolo, inutile e rivoltante… E quanta fatica Gli costava tenerselo.

‘Nagini…’, implorò con voce rotta dallo sforzo. ‘Codaliscia…’

Il fedele serpente strisciò immediatamente al Suo fianco, ma Codaliscia non poteva sentire: Codaliscia era a Hogwarts. L’avrebbe Cruciato per la sua assenza quando fosse tornato. Il pensiero Lo fece sorridere, ma questo Gli provocò una fitta di dolore; si ricordò di non avere nessuno che mungesse il Suo serpente, carpendole il latte che Gli serviva disperatamente per ritrovare almeno un briciolo di forza.

‘Nagini…’, ripeté in un sussurro, nella lingua segreta che solo il serpente sapeva comprendere, oltre a Lui. ‘Devi essere mia madre stasera.’

Nagini capì. Era intelligente. Gli si accoccolò intorno, e Lui si beò di quel tocco setoso che agli esseri inferiori dava la nausea. Finalmente il serpente gli mostrò un minuscolo increspamento della pelle dalla quale si intravedeva una goccia di latte perlaceo. Lui vi si tuffò avidamente, mordendola nel tentativo di succhiare preziose gocce in più. Nagini tenne duro. Era forte. Come Lui… Nonostante tutto.

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Capitolo 9
*** Una pazzia a tutti gli effetti ***


 ‘Si sta svegliando!’, annunciò una voce ovattata.
Harry si costrinse ad aprire gli occhi lentamente, anche se dapprima la luce lo accecava. Anche quando riuscì a tenerli aperti sufficientemente a lungo, però, vide tutto quello che lo circondava come se fosse dietro un vetro appannato; sembrava che tutta Grifondoro si fosse data appuntamento al suo capezzale. Contò quattro teste rosse e seppe che i fratelli Weasley erano venuti al completo; attribuì tre sagome agitate a Dean, Seamus e Neville; riconobbe la criniera riccia di Hermione; e quei capelli scuri arruffati e quella carnagione pallida non potevano appartenere che a Meg.
‘Ti eri sbagliata.’, mormorò rivolgendosi a quest’ultima. ‘Ne hanno distrutto solo uno… L’ho sentito.’
Un silenzio confuso accolse quest’annuncio.
‘Sta delirando.’, decretò la voce di prima, che apparteneva chiaramente a Madama Poppy. ‘E come potrebbe essere altrimenti? Allontanatevi, benedetti ragazzi, non vedete che non lo lasciate respirare?’
Gli ospiti si allontanarono di qualche passo, con l’eccezione di Hermione, che non poté trattenersi dal gettargli le braccia al collo.
‘Oh, Harry, non sai che spavento ci hai fatto prendere!’, singhiozzò.
‘Parli come se l’avesse fatto apposta!’, commentò Fred (o George?).  Gli altri risero, più che altro per il sollievo di vederlo aprire gli occhi, ma Madama Poppy scoccò a tutti un’occhiata severa.
‘Va bene, ragazzi, ora che avete visto che sta bene lasciatelo riposare un po’; lo potrete visitare dopo.’
‘Veramente vorrei parlare un secondo con Ron e Hermione.’, intervenne Harry. ‘E anche con Meg.’
La medimaga lo guardò come se le avesse chiesto di scalare l’Everest in bermuda, ma evidentemente non se la sentiva di negare una richiesta così ad un paziente che sembrava appena tornato dal mondo dei morti.
‘Allora restate, voi tre.’, concesse. ‘Tutti gli altri fuori!’
‘Bella gratitudine per quelli che sono stati al tuo capezzale per tutto il tempo in cui sei rimasto svenuto!’, si lagnò George mentre Madama Poppy li spingeva fuori.
‘Già!’, convenne il suo gemello. ‘Un intero quarto d’ora che non ritornerà mai più!’
Harry non si sentiva in vena di sorridere, neanche alle battute dei gemelli. Quando fu sicuro di essere completamente solo coi tre amici, si voltò verso Meg e la squadrò; lei sostenne il suo sguardo.
‘Non avrà mai la forza di lanciarmi un Avada Kedavra.’, fece il ragazzo. ‘Ha a malapena la forza di alzare la bacchetta: è stato un colpo duro. E dice che sono rimasti solo quattro Horcrux.’
‘Cinque.’, lo corresse Meg. ‘Non sa che ci sei anche tu.’
‘Cinque..’, ripeté Harry. Non gli era mai sembrato un numero così piccolo: quanto tempo sarebbe passato prima che Silente scovasse e distruggesse gli altri frammenti dell’anima di Voldemort? E cosa sarebbe successo dopo che li avesse distrutti? L’Oscuro Signore non avrebbe mai retto altri quattro colpi così. Troppo debole per distruggere la parte di lui che vive in me, pensò il ragazzo, ma non abbastanza perché Silente non senta il bisogno di dargli il colpo di grazia… E non a torto: non possiamo rischiare che ritorni di nuovo.
‘E’ un suicidio.’, mormorò quasi fra sé e sé. ‘Qualunque cosa faccia, sono bloccato.’
Gli altri tacquero, incapaci di negare l’evidenza. Harry sospirò.
‘Tu dici che non c’è nessun’altra via d’uscita, oltre a farmi colpire da Voldemort? Voglio dire… Senza dover… Senza dover morire?’, domandò a Meg.
‘Non ne posso essere sicura.’, rispose in fretta lei. ‘Io sono una Babbana, ma è probabile che un mago potente come Silente conosca un altro modo; però…’
‘…Però non possiamo correre il rischio che invece non lo conosca.’, concluse lugubre Ron dopo qualche secondo di silenzio. Harry sospirò.
‘Allora mi sa proprio che dovrò fare una pazzia.’, concluse. ‘Lo devo proteggere.’
Ron sussultò e Hermione gli portò istintivamente una mano alla fronte, mentre Meg lo fissava sconvolta.
‘Sto bene.’, ringhiò Harry rivolto a Hermione, che ritrasse la mano arrossendo.
Meg però scosse la testa rabbiosamente.
‘Tu non stai bene per niente!’, esclamò, passeggiando per la stanza e gesticolando in un modo forsennato che non lasciava dubbi sulla sua nazionalità. ‘Tu hai appena scoperto che ti trovi in un vicolo cieco, e hai preso una decisione un bel po’ precipitosa considerando il fatto che ne va della tua vita!’
‘Meg, hai detto tu che…’, cominciò il ragazzo, ma lei non lo lasciò finire.
‘Lo so cosa ho detto! Sta andando tutto storto, vengo qui per salvare Cedric e finisco per mettere te alle strette… Ma anche tu, santo Dio, come ti viene in mente una cosa così imbecille?!’
‘Lascialo parlare, diamine!’, sbottò Ron. La ragazza lo fulminò con lo sguardo, poi si voltò verso Harry con le braccia incrociate, sfidandolo a contraddirla.
‘Senti, non so cosa abbia fatto nei tuoi libri, ma per ora non ci tengo a morire.’, cominciò lui pacato. La ragazza stava per ribattere, ma Harry la bloccò con un cenno della mano. ‘Quindi devo agire, e subito. Non potrei chiedere un momento migliore per annientare Voldemort definitivamente: èsolo un feto con una bacchetta potente, come hai tetto tu, e non mi ricapiterà mai più di affrontarlo mentre è così debole. Però non posso permettere che diventi troppo debole, altrimenti non eliminerà mai il suo ultimo Horcrux… Insomma, deve rimanere esattamente nelle condizioni in cui si trova ora; per cui è necessario proteggere i suoi Horcrux.’
Meg abbassò lo sguardo, e Hermione annuì senza una parola, gettando un’occhiata a Ron.
‘Hai ragione.’, disse quest’ultimo. ‘Conta su di me e Hermione.’
‘E anche su di me.’, aggiunse Meg.
Harry stava per protestare, ma l’amico lo precedette.
‘Non penserai di poter sconfiggere Tu-Sai-Chi da solo, vero?’, sorrise.
‘Noi siamo con te, sempre e comunque!’, aggiunse Hermione decisa.
‘E io non ho niente da perdere, dato che sono praticamente immortale; se mi succede qualcosa in questo libro, torno sana e salva nella realtà e non ci penso più.’, concluse Meg con leggerezza. Ron la incenerì con lo sguardo, poi tutti e tre fissarono Harry in attesa del suo verdetto.
‘Non posso farcela da solo…’, ammise quest’ultimo con un sospiro.
‘Bene!’, fece Meg seria. ‘Ora che ci siamo messi d’accordo sappi che ci sono tre buchi nel tuo infallibile piano.’
‘Aspetta!’, la interruppe Hermione. Poi alzò la bacchetta e pronunciò la parola Muffliato.
‘Buona idea.’, approvò l’altra. ‘Allora, dov’eravamo rimasti?Ah, sì. Primo, Voldemort cercherà sicuramente di eliminarti approfittando del Torneo Tremaghi; ha un bisogno disperato di liberarsi del suo corpo da feto, e non sarà certo l’arresto di Crouch a fermarlo. Se riesce a riacquistare un corpo umano perderai il tuo vantaggio su di lui.’
‘Ha detto che Codaliscia si trovava a Hogwarts.’, ricordò Harry. ‘Ci sarà andato per organizzare il piano di riserva.’
Meg annuì.
‘Credo proprio di sì. Quindi occhi aperti, ragazzi, mi raccomando: qualsiasi cosa sospetta potrebbe rivelarsi fondamentale. Passiamo al secondo buco: devi riuscire ad avvicinare Voldemort senza che lui sospetti che sai degli Horcrux… E soprattutto, senza farti ammazzare nel frattempo.’
‘Per quello c’è tempo.’, osservò Hermione. ‘Se riusciamo a mantenere le condizioni di Voldemort stabili, non c’è fretta di incontrarlo.’
L’altra annuì di nuovo, con grande sollievo di Harry, che non aveva una gran voglia di attuare quella fase del piano.
‘Terzo: come faremo a proteggere gli Horcrux se non possiamo uscire dalla scuola?’
Nessuno aveva una risposta alla domanda. Meg sospirò.
‘D’accordo, allora, tanto per cominciare scrivi subito a Sirius: è lui che possiede il Medaglione di Serpeverde.’
‘Sirius!’, esclamò ad un tratto Ron. ‘Possiamo incaricare lui di recuperare gli Horcrux.’
‘Ottima idea, Ron!’, disse Hermione ammirata.
‘Sempre questo tono sorpreso…*’, si lagnò lui. Per qualche ragione Meg scoppiò a ridere, ma Harry scosse la testa.
‘Non posso mettere in pericolo anche lui.’
Meg smise di ridere e gli gettò una delle sue occhiate sibilline.
‘Non farti certi problemi, Harry; se riusciamo a sbarazzarci definitivamente di Voldemort anche lui potrà vivere una lunga vita felice.’
‘Altrimenti?’, domandò Harry sospettoso. La ragazza esitò.
‘Altrimenti gli rimane un anno.’, rispose infine.
Gli altri tre spalancarono la bocca inorriditi, ma Meg sbuffò d’impazienza.
‘Insomma, che aspetti a scrivergli? Silente potrebbe aver già distrutto il medaglione; anzi, sono quasi sicura che abbia rotto o quello o la Pietra della Resurrezione, erano i più facili da ottenere.’
‘Hai detto Pietra della Resurrezione?!’, fece Ron sbarrando gli occhi. Lei gli gettò un’occhiata esasperata.
‘Oh, no, ragazzi… Adesso non cominciamo coi Doni della Morte, altrimenti qui non finiamo più!’
E si precipitò a cercare una piuma e un foglio di pergamena prima che gli altri potessero ribattere.
 
 
La risposta di Sirius non tardò ad arrivare: la mattina dopo Harry venne svegliato dal rumore del becco di Edvige che picchiettava la finestra dell’Infermeria. Si affrettò ad aprirle e le strappò il biglietto dalla zampa.
 
Caro Harry,
Ho controllato, e pare che Kreacher, l’elfo della nostra famiglia, avesse nascosto quel vecchio medaglione che sappiamoda qualche parte in soffitta; quando gliel’ho chiesto ha fatto una faccia più acida del latte cagliato, ma me l’ha dovuto dare, non poteva mica disobbedire a un ordine… In ogni caso, ora ce l’ho io, ma come devo comportarmi se Silente me lo chiede? Ovviamente farò il finto tonto, ma se sa che ce l’ho io non ci sarà modo di nasconderlo… Che poi non ho ancora capito perché non possiamo darglielo e farla finita, in fondo è un mago esperto, se la dovrebbe cavare…
Harry smise di leggere per un secondo e diede ad un’impaziente Edvige un paio di noci che aveva in tasca. Si sentiva un po’ in colpa per aver nascosto al suo padrino alcune informazioni fondamentali (Fra cui il fatto che lui stesso era un Horcrux), ma sapeva che Sirius non avrebbe mai accettato che Harry si facesse deliberatamente maledire da Voldemort; la versione che gli aveva raccontato -che solo Harry, a causa della sua famosa connessione con Voldemort, era l’unico in grado di distruggere un Horcrux e sarebbe stato molto pericoloso per il Preside tentare di farlo- era un po’ debole, ma Sirius aveva un disperato bisogno di contribuire alla protezione di Harry: la clandestinità non faceva per lui, che non era mai stato bravo ad aspettare e sperare fino al momento giusto. Non c’era stato bisogno di giustificare il fatto che Silente dovesse essere tenuto completamente all’oscuro di tutto: Sirius stesso stentava a credere che Harry fosse a conoscenza di un segreto così importante, e intuiva che più persone sapevano degli Horcrux, meno il professore dormiva sonni tranquilli… E quando uno come Albus Silente non dormiva sonni tranquilli, qualcuno avrebbe avuto la memoria modificata. Harry sapeva che l’unica ragione per cui Meg non aveva subito lo stesso trattamento era che non sarebbe mai riuscita a convincerlo delle sue ‘teorie’ se Harry non avesse provato sulla sua pelle quanto fossero vere… Cosa che Silente ovviamente non si aspettava. Incredibile, ma non se l’aspettava. Interruppe le sue riflessioni e si rimise a leggere.
 
In ogni caso, hai detto che devo darlo a te, no? Quindi aspettati una visitina da Fierobecco domani al tramonto, alla radura non lontano dalla capanna di Hagrid, nella Foresta Proibita.
Con affetto,
                      Felpato
   P.S.: Brucia questa lettera, io ho fatto lo stesso con la tua.
 
Harry si ripromise di farlo non appena l’avesse mostrata a Ron, Hermione e Meg. Saltò giù dal letto e scattò verso la Sala Grande, portandosi dietro l’eco delle proteste di Madama Poppy. Arrivò in tempo  per vedere la McGranitt salire sul podio e schiarirsi la voce. Harry si sedette in tutta fretta prima che iniziasse a parlare.
‘Cari ragazzi,’, cominciò la Vicepreside. ‘Mi dispiace informarvi che, a causa dell’assenza del professor Silente, della quale siete già stati informati, l’organizzazione della Seconda Prova del Torneo Tremaghi è stata lasciata in sospeso.’
Si riferirà agli accordi con le Sirene, pensò Harry. In fondo solo Silente sa parlare il Marino.
‘Pertanto ci vediamo costretti a rimandare la Prova fino al suo ritorno.’, concluse la professoressa. Un brusio di protesta accolse quest’annuncio.
‘Per quonto tompo dovremo rimanere in questa scuola scomoda e poco elegonte?’, si lamentò una ragazza di Beauxbatons rivolta a Fleur, che però la ignorò; probabilmente era contenta di avere più tempo per lavorare alla storia dell’uovo, rifletté Harry: anche Krum e Cedric sembravano decisamente sollevati. Lui però aveva ben altro a cui pensare.
 
*Salve a tutti! Mi sembra doveroso chiarire che la ragione per cui Meg scoppia a ridere è che in Harry Potter e i Doni della Morte, spesso Ron si lamenta che Hermione ha ‘Sempre questo tono sorpreso’ ogni volta che gli viene una buona idea; Hermione ripete la frase, scherzando, quando lui le dice che è bellissima.
Ora però passiamo a un argomento un po’ spinoso: la moria di recensioni :/ Forse per una volta in vita mia dovrei fingere nonchalance e aspettare e sperare, ma non nascondo che una recensione mi farebbe molto ma molto piacere… In particolar modo una recensione positiva ;) Vi chiedo solo un minuto del vostro tempo per scrivere due righe, dato che io per 22376 parole (stando a Word) e 9 capitoli ho avuto solo 7 recensioni, e tutte della stessa persona… Fate un po’ voi :)
Meiyo

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Capitolo 10
*** La visita di Sirius ***


 ‘Eccovi, finalmente!’, squittì eccitata Meg quando Ron e Harry raggiunsero lei e Hermione in un posto appartato vicino al Platano Picchiatore. ‘Sono dieci minuti che aspettiamo!’
Hermione alzò gli occhi al cielo con un sorriso divertito, e Harry guardò l’orologio: le sette e mezza in punto.
‘Non siamo in ritardo!’, disse alla ragazza.
‘Meg è un filino sovraeccitata.’, spiegò Hermione scuotendo la testa allegra. Ron grugnì sgarbatamente. Era strano pensare che se quella scena si fosse svolta pochi giorni prima le parti dei due amici sarebbero state invertite: da quando avevano scoperto degli Horcrux, Hermione era diventata decisamente più cordiale con Meg, forse perché si era finalmente convinta che la ragazza avesse seriamente intenzione di essere d’aiuto, mentre Ron era sempre guardingo e sospettoso con lei. Moltissime volte aveva tentato di convincere Harry che il suo piano era folle, ma il ragazzo era irremovibile. Era qualcosa di più del fatto che non avesse altra scelta: Harry era convinto come non lo era mai stato di una propria decisione, sentiva di avere scelto il percorso giusto e non voleva abbandonarlo a nessun costo.
‘Allora, vi ricordate quello che dovete dire a Sirius, no?’, disse a quel punto Meg in tono un po’ più tranquillo. I tre scossero la testa, confusi.
‘Perché, dovremmo dirgli qualcosa in particolare?’
‘Cavolo, ero sicura di avervelo detto!’, rispose la ragazza. ‘Ok, ascoltatemi bene, è molto importante: ci sono solo tre Horcrux che Sirius possa raggiungere prima di Silente a questo punto: il medaglione, che ha già trovato; la coppa di Tosca Tassorosso, che si trova nella camera blindata dei Lestrange alla Gringott’s…’
‘Ma come farà a entrare nella camera blindata senza essere scoperto?’, obiettò Hermione in tono preoccupato. ‘E’ l’uomo più ricercato del mondo magico!’
‘Si dovrà inventare qualcosa.’, tagliò corto l’altra. ‘In ogni caso, è meglio che cerchi prima l’anello con la Pietra della Resurrezione; si trova nella vecchia baracca dei Gaunt, la famiglia della madre di Tom Riddle.’
‘Come sai che quella era la famiglia di Tu-Sai-Chi?’, non poté trattenersi dal chiedere Ron.
Harry Potter e il Principe Mezzosangue.’, rispose lei imperterrita.
‘E soprattutto, non hai detto che la Pietra l’aveva quasi sicuramente già distrutta Silente?’, incalzò Harry. A quel punto lei fece il sorriso nervoso che di solito riservava ai gemelli Weasley.
‘A questo proposito, dovrei dirti una cosa…’
Harry trattenne il fiato.
‘Ecco, io… Mi sono sbagliata.’
Qui Ron incrociò le braccia con aria minacciosa.
‘Mi sono ricordata che c’era solo un Horcrux nascosto a Hogwarts: il diadema di Priscilla Corvonero. Quindi probabilmente Silente ha distrutto quello per primo.’
Harry riprese a respirare e l’atmosfera si alleggerì notevolmente.
‘Dalla tua faccia mi aspettavo come minimo che ci mostrassi il Marchio Nero!’, esclamò Ron sorridendole per la prima volta in tre giorni… Per poi ricordarsi di non abbassare la guardia e tornare a guardarla male. Hermione rise sollevata.
‘Bene, ricapitoliamo: anello nella baracca dei Gaunt (se c’è ancora), coppa nella camera blindata dei Lestrange.’, elencò. ‘Direi che possiamo andare.’
‘Aspetta!’, li bloccò Meg.
‘Cosa c’è?’, fece Harry irritato: l’ultima cosa che voleva era ritardare ad uno dei rari appuntamenti con il suo padrino.
‘Si tratta del Mantello… Lo so che non c’entriamo tutti e quattro, quindi io non posso venire con voi, ma… Posso… Potrei provarlo?’
Harry esitò, poi le tese il Mantello sotto lo sguardo sbalordito di Ron e Hermione. Sentì una fitta di gelosia vedendo la ragazza sparire in un baleno, ma dopotutto due tentativi di salvargli la vita -di cui uno pienamente riuscito- erano abbastanza per guadagnarsi una piccola ricompensa. Dopo qualche attimo che sembrò un’eternità la ragazza ricomparve e glielo ridiede, con l’aria di chi non ha più nulla da chiedere alla vita. Gettò un’occhiata piena di gratitudine a Harry, che annuì brevemente prima di sparire sotto il Mantello con Ron e Hermione.
 
La prima cosa che videro entrati nella radura fu un gigantesco Ippogrifo che stava tranquillamente squartando una carcassa che somigliava sospettosamente ad un unicorno.
‘Ciao, Fierobecco.’, sorrise Harry inchinandosi.
‘Pensavo che fossi qui per vedere me, invece di fare salamelecchi all’Ippogrifo!’, ridacchiò una familiare voce roca. Sirius era appoggiato ad un albero un po’ lontano, probabilmente per evitare di seguire da vicino la vivisezione del povero unicorno. Harry gli corse incontro con un sorriso che andava da un orecchio all’altro, tallonato dai due amici.
‘Come stai, Harry?’, domandò il suo padrino stringendogli le spalle con un braccio.
‘Io? Io benone, la domanda è come stai tu!’
‘Mai stato meglio, grazie, anche se per poco Kreacher non mi cavava gli occhi quando gli ho chiesto il medaglione, a giudicare dalla sua faccia. Ron, Hermione, tutto ok?’
I due annuirono.
‘Allora, a proposito di questo famoso medaglione…’, proseguì Sirius tirandoselo fuori dalla tasca della giacca. Harry lo guardò con curiosità. In apparenza era un gioiello normale, anche se chiaramente molto antico; l’oro e i minuscoli smeraldi che formavano un’elaborata S sulla facciata denunciavano senza ombra di dubbio l’alto rango del mago che l’aveva fatto forgiare. Ron, poco abituato a certi sfoggi di ricchezza, fece una faccia rapita che contrastava stranamente con la smorfia disgustata di Sirius.
‘Pomposo, non è vero?’, commentò questi. ‘E poi è… vivo, non so come spiegarlo; ho smesso di portarlo al collo perché dopo un po’ che ce l’avevo addosso diventavo una bestia…’ Tacque e guardò apprensivo il suo figlioccio, esalando prima di continuare. ‘Insomma, Harry… Voglio essere sicuro che tu sappia quello che stai facendo prima di dartelo.’
Harry esitò: come poteva provargli qualcosa di cui lui stesso non era certo? L’unica cosa che lo rendeva così determinato a proteggere gli Horcrux era quel presentimento che non lo mollava da quando aveva sognato Voldemort… Un presentimento dannatamente istintivo, lo sapeva, ma non poteva farci niente.
‘So cosa devo fare.’, rispose sicuro.
Sirius inarcò un sopracciglio, poco convinto.
‘Ah sì? Allora dimmi, come farai a distruggerlo, una volta che te l’avrò dato?’
‘Meg -quella ragazza di cui ti ho scritto- ci ha detto che conosce tre oggetti adatti a distruggere un Horcrux: un dente di Basilisco; la spada di Godric Grifondoro, che da quando l’ho usata per uccidere il Basilisco è impregnata del suo veleno; e l’Ardemonio.’
‘Ardemonio?’, ripeté Sirius.
‘E’ una Magia Oscura.’, spiegò Hermione storcendo il naso disgustata. ‘Una specie di fuoco inarrestabile. C’era nel libro in cui abbiamo letto degli Horcrux; probabilmente potrei imparare a crearlo, ma…’
‘…Ma non farai nulla del genere.’, la interruppe Sirius severo. ‘Tutta quest’Arte Oscura non è adatta a una persona onesta; puoi fare di meglio, Hermione. Mi chiedo solo se questa Meg…’
‘E’ Babbana, lo sai.’, lo interruppe Harry. Sembrava che Sirius stesse ripetendo a pappagallo tutti i discorsi che gli aveva già fatto Ron.
‘Così dice.’, replicò l’uomo. ‘Harry, ti rendi conto che ti stai fidando di una completa sconosciuta?’
‘A volte una completa sconosciuta può rivelarsi più affidabile del proprio migliore amico.’
Sirius strinse i pugni al pensiero di Codaliscia.
 ‘Non è facile da credere, lo so…’, riprese Harry in tono un po’ più gentile. ‘Ma questa storia degli Horcrux è la verità; l’ho visto con i miei occhi, come ti ho già scritto nella lettera.’
‘La cicatrice.’, ricordò Sirius. Harry trattenne il respiro mentre l’uomo considerava le sue parole. Poi, lentamente, il suo padrino gli tese il medaglione.
‘Mi fido di te, allora.’, disse. ‘Sei tutto tuo padre, Harry James Potter, e lui non mi ha mai deluso. Anche se mi ha cacciato nei guai tante di quelle volte…’, sorrise debolmente al ricordo. ‘Tu saprai come regolarti, ne sono sicuro. Ma promettimi una cosa: appena me ne sarò andato, prendi un dente di Basilisco, o la spada di Grifondoro, o che so io, e distruggilo. Immediatamente. Non ho mai visto niente di simile, Harry, devi capirlo.’
Harry prese il medaglione e annuì, incapace di mentirgli ad alta voce. Si sentiva una carogna. Sirius sembrò un po’ più disteso all’idea che l’Horcrux presto sarebbe stato annientato, anche se continuava a guardare il suo figlioccio con apprensione.
‘Allora, che altro devo portarti?’, chiese alla fine per spezzare il silenzio pesante che si era creato. Non fece una piega mentre Harry gli ripeteva le indicazioni di Meg, anche se aggrottò impercettibilmente le sopracciglia quando sentì che doveva infiltrarsi alla Gringott’s.
‘Mica male come lista della spesa!’, sorrise spavaldo. ‘Sarà meglio che mi affretti, allora. Ci vediamo presto, ragazzi.’
Diede un’ultima pacca sulla schiena a Harry e fece un inchino a Fierobecco, che ricambiò. Sirius gli salì in groppa, approfittando della sua posizione curva, e pochi attimi dopo i due non erano che un puntino lontano nel cielo grigio di Ottobre.
 
 
 
Harry diede un calcio alle coperte e si alzò per l’ennesima volta e si sedette sul letto. Guardò in direzione di Ron e vide che aveva gli occhi spalancati. L’amico non disse niente, ma Harry si sentì comunque invaso dal senso di colpa: nessuno di loro riusciva più a dormire sonni sereni da quando sapevano che al settimo piano era nascosto un frammento dell’anima di Voldemort.
‘E’ qui che era nascosto il Diadema di Corvonero.’, aveva spiegato Meg infilando il medaglione in una casetta per uccelli. ‘Se Voldemort ha nascosto un Horcrux nella Stanza delle Necessità per mezzo secolo, possiamo farlo anche noi.’
Hermione aveva saggiamente espresso il desiderio che la casetta fosse protetta da un Incanto Fidelius di cui loro quattro erano i Custodi Segreti, in modo da eliminare qualsiasi possibilità che Silente o Voldemort trovassero il cimelio, e ovviamente la Stanza aveva provveduto. Ma neanche così Harry riusciva a scacciare la sensazione che l’Horcrux non fosse completamente al sicuro. Si chiese se Voldemort si fosse sentito così per il diadema. Ron, Hermione e Meg condividevano la sua apprensione, naturalmente, ma per nessuno dei tre perdere il medaglione sarebbe significato una possibilità in meno di restare in vita… Quello che faceva un certo effetto a loro, casomai, era il fatto di avere un frammento dell’anima di Voldemort così vicino. Harry capiva il loro timore, ma non riusciva a condividerlo: lui sentiva la vicinanza del Signore Oscuro da anni. Tuttavia doveva ammettere che la responsabilità che si erano presi i suoi amici era enorme, come testimoniavano le occhiate nervose che Meg gli lanciava ogni tanto.
Sono venuta qui per salvare Cedric e finisco per mettere alle strette te.
Ron e Hermione erano più abituati a dissimulare l’ansia, e grazie a loro, tutto sommato, la vita continuava.
‘Allora, Harry, non hai ancora invitato nessuno al Ballo del Ceppo?’, chiese infatti Ron la mattina dopo a colazione, sorridendo complice a Hermione, che arrossì.
‘Veramente no.’, rispose Harry. ‘Se Cho ci va con Cedric, non so proprio chi…’
Si interruppe vedendo la solita espressione sibillina di Meg. Non gli piaceva quell’espressione: voleva dire che aveva avuto un’idea.
‘Che fortunata coincidenza…’, cominciò puntualmente la ragazza. Harry si stravaccò sulla panca, preparandosi al peggio. 

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Capitolo 11
*** Luna Lovegood ***


 Hermione spalancò gli occhi.
‘Parli di… Di chi sappiamo noi?’, domandò.
‘Ginny avrà il suo momento!’, sbottò Meg, insensibile ai tentativi dell’amica di coprire la piccola Weasley. Hermione sospirò.
‘Non tutti, qui, sono a disposizione di un libro che parla della vita sentimentale di Harry, nel caso non te ne fossi accorta. Ti avevo chiesto di non parlarne con nessuno!’
‘Non è esattamente un segreto, altrimenti non avrei detto niente.’, si difese l’altra.
Harry non poté fare a meno di notare che Hermione, per la prima volta in vita sua, doveva aver spettegolato con un’amica… E proprio della sua “vita sentimentale”! Non fece in tempo a protestare che già Meg era tornata alla carica:
‘Io parlavo di Luna Lovegood, Harry.’
‘Chi?’, fece il ragazzo, confuso.
‘La bionda svampita di Corvonero.’, rispose Ron indicando con la testa una ragazzina la cui chioma bionda platino poteva competere con quella di Malfoy. ‘Ha l’età di Ginny, sono abbastanza amiche. Simpatica, più o meno, ma fuori come un balcone. ’
Harry sbirciò la ragazza, curioso. Era abbastanza carina, con quei suoi occhioni azzurri, ma anche da lontano non si poteva negare che avesse un’aria un po’… bizzarra. Portava dei vistosi orecchini che a prima vista sembravano rapanelli arancioni, e nel suo piatto c’erano solo cibi dai colori sgargianti: dal giallo delle uova strapazzate alle varie sfumature di viola dei frutti di bosco. Invece di mangiarli, Luna li spostava con la forchetta con estrema delicatezza, come se stesse cercando di creare un mosaico; quando fu soddisfatta della propria opera sorrise, rimirò il piatto per qualche secondo e cominciò a mangiare con grazia. Era seduta quasi al centro della tavolata, eppure non c’era nessuno nei posti vicino a lei.
‘Perché dovrei invitare proprio lei?’, chiese Harry. ‘A questo punto sarebbe meglio Ginny, almeno la conosco.’
‘Ginny se la caverà.’, insistette Meg con una punta di irritazione nella voce. ‘E’ chiaro come il sole che piace a Dean, la inviterà sicuramente lui.’
Ron aprì la bocca come per replicare, ma Meg non se ne curò minimamente.
‘Dai, Harry!’, continuò. ‘Pensa come ci rimarrebbero quelle smorfiose della sua Casa… anzi, non solo della sua, ora che ci penso… Comunque, pensa come ci rimarrebbero tutti se “Lunatica” Lovegood andasse al Ballo con Harry Potter, il Bambino Sopravvissuto, il più giovane Cercatore che Grifondoro abbia mai avuto e per di più uno dei Campioni di Hogwarts!’
‘Cosa sono tutti questi complimenti, Meg?’, si intromise George planandole dietro col gemello. ‘Pensavo che ce l’avessi già un cavaliere per il Ballo!’
‘Io sì, ma Luna no.’, rispose lei decisa. Harry sospirò e i gemelli si scambiarono un’occhiata.
‘Oh, adesso capisco come stanno le cose!’, commentò Fred con un guizzo negli occhi. ‘Te lo immagini, fratellino? Harry al Ballo con la Lovegood!’
‘Perfettamente.’, rispose George. ‘Lui che ascolta ammaliato i suoi discorsi sulle abitudini migratorie dei Gorgosprizzi…’
‘…Mentre lei si infila margherite e cachi dirigibili nei lunghi capelli biondi…’, completò il fratello. I due conclusero il quadretto con due sospiri languidi perfettamente sincronizzati.
‘Non siete d’aiuto.’, disse Meg con una smorfia contrariata.
‘Al contrario, Puckle.’, la contraddisse Fred. ‘Siamo perfettamente d’accordo con te.’
‘Davvero?’, fece Harry confuso.
‘Certo!’, riprese Fred. ‘Con Lunatica Lovegood al Ballo del Ceppo ci sarà da divertirsi!’
‘Quella ragazza è la fine del mondo!’, spiegò George. ‘Ci vorrebbe proprio una sana discussione sui Nargilli per movimentare un po’ la serata… Peccato che se nessuno la invita, non potrà partecipare.’
‘E perché dovrei farlo io?’, replicò Harry. ‘Fred ci va con Angelina, ma tu sei libero, George.’
‘Stai scherzando?’, rispose lui inorridito. ‘Ha tredici anni! Sarebbe come se Lee invitasse Ginny!’
‘Ma se la invitasse il figo della scuola… Già me le vedo, le facce di tutto il gentil sesso di Hogwarts…’, aggiunse Fred con aria sognante.
‘Ecco!’, esclamò Meg trionfante.
‘Ehm… “Il figo della scuola”?’, ripeté Harry.
‘Non fare il modesto, Harry; in questo momento hai più titoli di Albus Silente, che la nostra Meg ci ha gentilmente elencato.’, gli fece notare Fred.
Harry scosse la testa irritato: aveva appena scoperto di avere una vita sentimentale e già tutti si sentivano autorizzati a contribuirvi.
‘Comunque ho ancora un po’ di tempo per decidere chi invitare.’, tagliò corto.
‘Una settimana.’, precisò Ron.
‘Come una settimana?!’, fece Harry strabuzzando gli occhi.
‘Quando eri ancora in infermeria i Capicasa hanno radunato tutti nelle rispettive Sale Comuni e ci hanno informato che il Ballo è stato anticipato alla sera di Halloween.’, spiegò Hermione. ‘Probabilmente l’hanno fatto per compensare il ritardo della Seconda Prova.’
‘Ok, una settimana, allora.’, disse Harry. ‘Però in questo momento ho tante di quelle cose a cui pensare, vero, Meg?’
‘Abbiamo già fatto tutto il possibile per quelle cose.’, ribatté la ragazza. ‘Ora è il momento di pensare a Luna.’
 
 
 
L’alleanza fra Meg e Fred e George si rivelò pericolosa quanto imprevista: se l’una era animata dalla ferma decisione di attuare il suo progetto ad ogni costo, gli altri erano le persone più cocciute che Harry avesse mai conosciuto, nonché le più furbe. Harry da parte sua si impegnava il più possibile per evitare la Lovegood, più per principio che per altro; ma evidentemente la fortuna non era dalla sua, come dimostrò un’insolita uscita di Hagrid durante una lezione di Cura delle Creature Magiche.
‘La professoressa McGranitt mi ha detto di andare avanti col programma, invece di concentrarmi solo sugli Schiopodi.’, annunciò deluso il guardiacaccia, tra i sospiri di sollievo degli studenti. ‘Ma questo non significa che dobbiamo annoiarci, eh? Ho chiesto ad una studentessa di Corvonero di raggiungerci per la lezione di oggi. Ah, eccola che arriva!’
Infatti una ragazza dalla vistosa chioma bionda si stava avvicinando, in groppa a quello che sembrava uno scheletrico cavallo nero con delle inquietanti ali da pipistrello. Meg sorrise, sorpresa e chiaramente soddisfatta, ma tutti gli altri studenti fissavano la nuova arrivata con gli occhi sbarrati.
‘Ve-vedete anche voi quello che vedo io?’, balbettò Ron.
‘Luna in groppa ad un cavallo alato?’, fece Harry.
‘No.’, rispose Hermione sbalordita. ‘Luna in groppa all’aria.’
‘Cosa?’, esclamò Harry, ma Hagrid aveva cominciato a parlare.
‘L’animale che Luna sta cavalcando è un Thestral. Quanti di voi riescono a vederlo?’
Con grande stupore di Harry, solo lui e Neville alzarono la mano.
‘Bene, Neville, avvicinati. Harry… Sì, me l’aspettavo… Vieni qui anche tu.’
I due ragazzi obbedirono, scambiandosi un’occhiata intimorita.
‘Adesso vi spiego.’, li rassicurò Hagrid. ‘Ragazzi, vi presento Luna Lovegood.’
‘Ciao.’, sorrise Luna. Sembra va completamente a suo agio.
‘L’ho rubata per un po’ al professor Vitious perché mi serviva qualcuno che portasse il Thestral fuori dalla stalla e mi aiutasse a tenerlo buono.’
‘Ho già aiutato Hagrid un po’ di volte ad occuparsi dei Thestral.’, continuò placida la ragazzina. ‘Sono animali molto simpatici, anche se ogni tanto mordono, se li prendi per il verso sbagliato.’
Neville squittì.
‘C’è una ragione se Luna, Harry e Neville possono vederlo.’, proseguì Hagrid. Poi però tacque, come imbarazzato.
‘Io li posso vedere perché la mia mamma è morta davanti a me quand’ero piccola.’, disse Luna. Sembrava disinvolta, ma era impossibile non accorgersi della tristezza nei suoi occhioni azzurri. Poi si rivolse a Harry e Neville. ‘E voi, chi avete visto morire?’
Harry la fissò, preso alla sprovvista dalla domanda così priva di tatto, ma la ragazza ricambiò lo sguardo con un’aria così innocente che il ragazzo si rese conto che non aveva intenzione di essere indiscreta; non era capace di provare malizia.
‘Mia madre, credo.*’, borbottò.
‘Sì.’, confermò Hagrid. ‘Eri nella culla proprio davanti a… a lei. Io… Ne-Neville, tu che… che ci di-dici?’
Aveva gli occhi lucidi.
‘Mio nonno.’, rispose il ragazzo in un sussurro. Hagrid si riscosse.
‘Ok, ragazzi, ho bisogno che ora voi descriviate il Thestral ai vostri compagni.’
‘Sembra grande un cavallo con le ali da pipistrello, però è tutto… squamoso.’, cominciò Harry, sollevato di cambiare discorso.
‘E magro.’, aggiunse Neville. ‘Sembra uno scheletro.’
Hagrid annuì.
‘Dovete sapere che questi animali trainano le vostre carrozze che vi portano da Hogsmeade a Hogwarts all’inizio dell’anno. I Thestral, come ha detto Luna, sono tendenzialmente pacifici, se non vengono provocati. Ora, Neville, prendi quel secchio laggiù e avvicinaglielo alla bocca.’
Il ragazzo guaì spaventato, ma obbedì, mentre gli studenti si accalcavano per vedere meglio. Dev’essere divertente vedere una manciata di mangime sparire nel nulla, rifletté Harry con una punta di invidia. Come ebbe modo di scoprire, però, il suo compito era altrettanto piacevole: lui, Neville e Luna aiutarono a turno Hagrid a misurare l’apertura alare dell’animale, ad illustrare il modo corretto in cui cavalcarlo, ad imbrigliarlo… Alla fine gli fu perfino permesso di fare breve un volo, forte com’era della sua esperienza di Cercatore, mentre i suoi compagni lo guardavano a bocca aperta da sotto. In breve, nonostante l’inizio decisamente poco promettente, fu l’ora di Cura delle Creature Magiche più serena che avesse passato in tutto l’anno -complice anche l’assenza degli Schiopodi Sparacoda.
‘Mi sono divertito.’, disse a Luna e Neville mentre riportavano il Thestral nella stalla (Lui e Neville avevano insistito per accompagnare Luna, dato che dopo non avevano lezioni).
‘Anch’io!’, confermò Neville entusiasta. ‘E sapete una cosa? Penso che si sia affezionato a noi!’
Harry annuì con un sorriso.
‘E’ probabile.’, commentò Luna. ‘Inchiostro è molto socievole, per esser un Thestral. Hagrid l’ha scelto apposta.’
Continuò a parlottare allegramente di Inchiostro e dei suoi compagni mentre infilavano l’animale nel suo box, e anche mentre il trio rientrava nel castello. Harry fu quasi sorpreso di ritrovarsi all’ingresso della Sala Grande, dove il pranzo era già apparecchiato. Neville scoccò un’occhiata dubbiosa alla tavolata di Grifondoro, poi a Luna. Harry decise di toglierlo dall’imbarazzo.
‘Ti va di pranzare con noi, Luna?’, chiese. La ragazza si illuminò.
‘Mi farebbe molto piacere, Harry, grazie. La tavolata di Corvonero è un posto carino, ma un po’ solitario.’
Mezza Sala Grande si voltò per guardare mentre la “bionda svampita di Corvonero” si sedeva con disinvoltura in mezzo ai Grifondoro.
‘Ciao!’, la salutò Meg facendo cenno a Neville di sedersi accanto a lei.
‘Ciao, Meg!’, rispose allegra la ragazza sistemandosi fra Harry e Ron. ‘Harry è stato così gentile da invitarmi a pranzo con voi.’
L’altra scoccò un’occhiata trionfante a Fred  e George, che non si erano persi una parola. I due ricambiarono, battendosi il cinque.
‘Luna ci stava raccontando dei Thestral.’, disse Harry col suo tono più distaccato. ‘Lo sapevate che la scuola ne possiede una cinquantina?’
‘Anche di più.’, lo corresse Luna. ‘Sono degli animali davvero straordinari! Però devo ammettere che un po’ mi manca quell’Ippogrifo di Hagrid.’
 Harry, Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo complice.
‘Fierobecco.’, precisò Fred tristemente. ‘Manca a tutti, ma per colpa di quell’imbecille di Malfoy non lo rivedrà più nessuno.’
‘E’ un vero peccato…’, concordò Luna. ‘Però mio padre ha detto che cercherà di catturare dei Nargilli per farceli vedere!’
‘Non mi dire…’, borbottò Ron a disagio. Harry capì che doveva correre in fretta ai ripari.
‘Sembra molto interessante.’, intervenne. ‘Perché non ce lo racconti al Ballo?’
Luna lo guardò confusa.
‘Mi stai invitando al Ballo, Harry?’
C’era qualcosa in quegli occhioni azzurri che fece ingoiare al ragazzo il secco No! che avrebbe voluto dirle.
‘Se ti va…’, mormorò. Lei fece un sorriso che le andava da un orecchio all’altro.
‘Sarà molto divertente.’, rispose. Meg fece un piccolo balzo sulla panca dalla contentezza. Harry avrebbe dovuto sentirsi preoccupato, o quantomeno infastidito; invece sorrise allegro, pensando al contrasto fra gli occhioni tristi di Luna mentre parlava di sua madre e l’espressione raggiante che aveva adesso.
 
 
*Sì, sì, lo so, Harry può vedere i Thestral perché Cedric gli è morto davanti agli occhi… Ma in fondo era anche davanti a Lily quando è stata uccisa, no? Perché non approfittarne?

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Capitolo 12
*** Il Ballo del Ceppo (Il ritorno di Sirius) ***


  ‘Ma dove si è cacciata Hermione?’, chiese Ron a Harry il giorno del Ballo, sgranocchiando di malavoglia le sue patate fritte.
‘Lei e Meg si sono portate il pranzo in camera.’, rispose l’amico. ‘Hermione deve Trasfigurare l’abito di Meg in modo che somigli più ad una veste e meno ad un paio di jeans e una felpa.’
‘E ci metteranno tutto il pomeriggio?’
‘Beh, poi devono prepararsi... Truccarsi, vestirsi, che ne so…’ 
L’altro annuì distrattamente. Harry sospirò.
‘Va tutto bene, Ron?’
‘Eh? Sì, tutto a posto, perché me lo chiedi?’
‘Hai detto sì e no due frasi per tutto il pranzo, e non ti ho mai visto mostrare così scarso interesse per il tuo cibo, prima d’ora.’
‘Non ho fame.’, grugnì il ragazzo. ‘Può succedere, no?’
‘Non a te.’, sorrise Harry. ‘Sei un po’ nervoso, vero?’
‘Beh, tu non lo sei? Voglio dire, come ci si comporta a un maledetto ballo?! Non siamo tutti come Malfoy, che è stato educato a usare le posate giuste e tenere la schiena dritta come uno spillo fin dalla culla… Non hai paura di sbagliare qualcosa?’
‘Dubito che a Luna interessi il galateo. E Hermione ti ha visto ingozzarti tante di quelle volte…’
Ron diventò rosso come un peperone e Harry si decise ad abbandonare il tono scherzoso.
‘Senti, dubito che le importerà come ti comporti, sarà solo felice di essere venuta con te.’
‘Lo pensi davvero? Non corro il rischio di deluderla? E poi con quella stupida veste sembrerò un bambolotto troppo cresciuto…’
‘Dimenticati di quella benedetta veste! A chi vuoi che importi?’
‘Sì, beh, voglio vedere se la penserai ancora così quando Luna si presenterà coperta di piume blu elettrico o di squame a pois.’, ribatté testardo l’amico.
A Harry si bloccò in gola la risposta saggia e ragionevole che si era preparato, al pensiero degli orecchini a rapanello della sua accompagnatrice.
 
 
Non avrebbe dovuto preoccuparsi: Luna emerse dalla Torre di Corvonero indossando un vestito verde che sarebbe potuto essere fin troppo semplice, se non fosse stato per i piccoli non-ti-scordar-di-me che lo costellavano dalla vita in giù, freschi come se fossero stati ancora su un prato. Gli stessi fiori erano intrecciati nei suoi capelli, e perfino gli occhi della ragazza sembravano aver preso la stessa sfumatura di celeste.
‘Stai davvero bene!’, esclamò Harry ammirato.
‘Grazie.’, sorrise Luna. ‘Anche tu; la tua veste è esattamente dello stesso colore dei tuoi occhi.’
‘Un’idea della signora Weasley.’, spiegò Harry. ‘Senti, Luna… Tu sei molto simpatica, e sono contento di andare al Ballo con te, però non vorrei che pensassi…’
‘Tranquillo, è tutto a posto: so che a te piace Cho. A proposito, non c’è bisogno che ti guardi intorno, lei e Cedric sono già scesi da un pezzo.’
Harry arrossì, non sapeva neanche lui se di rabbia al pensiero di Cedric e Cho insieme o di imbarazzo per il fatto che Luna conoscesse i suoi sentimenti.
‘Come lo sai?’, le domandò mentre scendevano le scale che portavano in Sala Grande.
‘Me l’ha detto Ginny. Sai, credo sia un po’ arrabbiata perché vado al Ballo con te… Però d’altra parte lei è lì con Dean, quindi puoi invitarla a ballare.’
‘Veramente, io… Credo che il suo cavaliere non ne sarebbe particolarmente contento.’
‘Sono sicura che Dean sia una persona simpatica e mi dispiacerebbe molto vederlo star male, ma sinceramente preferirei vedere Ginny contenta e lui triste invece che il contrario.’
Harry non sapeva come replicare. Per fortuna erano arrivati in Sala Grande e Meg lo tolse dall’imbarazzo facendo loro cenno di avvicinarsi. Hermione aveva fatto davvero un ottimo lavoro con il suo vestito: era rosso, lungo fino ai piedi; come unico ornamento, due fasce che si incrociavano sul busto e ricadevano penzolanti sulla schiena, a mo’ di spalline. Era strano vederla vestita elegante, pettinata e truccata come si deve. Rispetto alla solita Meg arruffata e disordinata era tutta un’altra cosa.
‘Sei molto carina stasera, Meg.’, le disse Luna quando l’ebbero raggiunta.
‘Grazie, ma preferirei starmene in jeans; indossare quest’abito è davvero una tortura cinese.’, replicò l’altra, cercando di sembrare indifferente, ma Harry vide che era arrossita di piacere. Anche Neville sembrava decisamente lieto di avere un’accompagnatrice più graziosa di quanto sperasse.
‘Il tuo vestito è sensazionale, Luna! L’hai fatto tu?’, chiese la ragazza con uno sguardo incantato al vestito di non-ti-scordar-di-me.
‘Sì, ho colto i fiori qualche giorno fa e poi li ho cuciti.’
‘E come hai fatto a non farli appassire?’, domandò l’altra, prima di ricordarsi di stare parlando con una strega. Luna e Neville la guardarono confusi, e Harry si affrettò a cambiare discorso.
‘Ron e Hermione sono già arrivati?’
Neville indicò una coppia seduta a un tavolo un po’ appartato. Harry sbarrò gli occhi: non aveva mai visto Hermione così bella. Era qualcosa di più del vestito elegante, il trucco e i capelli finalmente lisci e setosi: c’era una dolcezza nel suo modo di fare e nel suo sorriso che Harry non aveva mai conosciuto, in tutti quegli anni. Anche Ron, nella sua improbabile veste tutta pizzi e merletti, non sembrava così ridicolo: pareva completamente ignaro non solo del proprio abbigliamento, ma anche del fatto di essere circondato da decine di altri ragazzi… Aveva occhi solo per la sua dama.
‘Sono proprio una bella coppia.’, commentò Meg con una punta di soddisfazione. ‘Guardate Hermione: l’avete mai vista così… così…?’
‘…radiosa.’, completò Luna.
Se c’è una persona che trova sempre le parole adatte, quella è Luna Lovegood, rifletté Harry.
‘Ahem.’, tossicchiò una voce alle sue spalle. ‘Harry, Luna, mi dispiace interrompervi, ma la McGranitt mi ha mandato a chiamarvi; i Campioni e i loro accompagnatori devono aprire le danze.’
Harry non si voltò: l’ultima cosa che voleva era che Cho Chang lo vedesse arrossire.
‘Arriviamo.’, bofonchiò prendendo Luna per mano. Questa però si liberò delicatamente dalla sua presa.
‘Sei stata molto gentile a chiamarci, Cho.’, disse serena. ‘Ma Harry aveva promesso il primo ballo a Ginny Weasley.’
‘Oh.’, fece Cho sorpresa. ‘Beh, allora io… Vado a dirle che la cerchi, ok?’
E si dileguò in tutta fretta. Harry si chiese quanti oltre a Luna erano venuti a sapere dei suoi sentimenti per Cho; possibile che anche lei sapesse che…?
E’ innamorata, Harry, gli ricordò una vocina dentro la sua testa. Il ragazzo si riscosse e si voltò verso Luna.
‘Perché le hai detto che voglio ballare con Ginny?’
‘Lei desidera molto ballare con te, te l’ho detto. Non sei arrabbiato, vero? Cosa ti costa un ballo solo?’
‘No, non sono arrabbiato.’, la rassicurò Harry. ‘Però avresti potuto consultarmi… E poi un ballo è una cosa, l’apertura delle danze è un’altra.’
‘Se preferisci vado subito da Cho e le dico che hai cambiato idea. Effettivamente anche a me piacerebbe aprire le danze con il ballo propiziatorio delle Banshee…’
‘Non fa nulla.’, si affrettò a dire Harry.
‘E comunque, l’avete vista la faccia di Cho quando le hai detto che Harry avrebbe ballato con Ginny?’, si intromise Meg con un sorriso astuto. ‘Secondo me non le fa tanto piacere, Cedric o meno.’
Harry la guardò incredulo, e l’amica alzò le spalle.
‘E’ pur sempre una ragazza.’, spiegò. ‘Quindi è gelosa….’
…Anche se è innamorata di un altro., completò Harry mentalmente con amarezza. Si fece strada tra la folla, raggiunse Ginny e la prese per mano, sentendosi addosso lo sguardo di Cho. Un sorriso vendicativo gli fiorì sulle labbra mentre lui e la sua confusa dama si sistemavano dietro Viktor Krum e la sua accompagnatrice. La musica cominciò e Harry concentrò tutte le sue energie nel danzare impeccabilmente, ma con la coda dell’occhio vide che Cho si era già scordata di lui: stava ridendo a qualcosa che aveva detto Cedric, stretta fra le sue braccia. Nauseato, condusse lui e Ginny i più lontano possibile dall’altra coppia con un’abile piroetta, che lasciò la ragazza un po’ scossa.
‘Non sapevo che ballassi.’, disse questa timidamente.
‘Perché non è così.’, rispose Harry sorridendo, rendendosi conto con un po’ di rimorso di averla quasi ignorata per tutta la danza. ‘Non avevo mai ballato in vita mia. Però non voglio stare rigido come uno stoccafisso quando c’è mezza scuola con gli occhi puntati su di noi.’
‘Ora però puoi rilassarti: anche gli altri hanno cominciato a ballare.’
Infatti i adesso Campioni erano circondati da decine di ragazzi volteggianti; Harry intravide Fred, George e le rispettive dame che coinvolgevano Luna in una specie di cerchio a mani giunte che saettava in mezzo alla pista da ballo. Ridacchiò e li indicò a Ginny con un cenno della testa. Lei sorrise.
‘Il buon cuore dei Weasley.’, commentò orgogliosa. ‘Non hanno voluto lasciare Luna da sola.’
Aggrottò le sopracciglia, come colta da un pensiero improvviso.
‘Se vuoi possiamo unirci a loro, così puoi approfittarne per tornare con Luna: lo so che te l’ha chiesto lei di ballare con me, ma non sei obbligato.’
‘Penso che invece resterò qui… Vuole fare la danza delle Banshee, sai.’
‘Capisco.’, sorrise la piccola Weasley. ‘Ma prima o poi il rito propiziatorio ti tocca, voglio proprio godermi le facce acide di Calì e Lavanda: quelle due prendono sempre in giro Luna solo perché è un po’ strana, e se la vedessero con te….’
‘Ancora con questa storia!’, sospirò Harry. ‘Sono giorni che Meg non fa che ripetermi la stessa cosa, come se io fossi il grande eroe di Hogwarts…’
‘E chi dice che non lo sei davvero?’
Harry finse di non accorgersi che le sue orecchie avevano preso una pericolosa sfumatura di rosso che gli ricordava Ron.
‘Se sono così straordinario, perché sei così ansiosa di liberarti di me?’, rise, tentando di prenderla alla leggera.
‘Il buon cuore dei Weasley.’, gli ricordò lei con un sorriso stentato.
Improvvisamente la musica si fermò, con immenso sollievo di entrambi: il ragazzo salutò la sua dama con un piccolo inchino scherzoso e si diresse cerchio creato dai gemelli Weasley, sentendosi addosso lo sguardo feroce di Dean Thomas.
‘Harry, capiti a fagiolo!’, lo accolse George. ‘Luna ci stava facendo vedere il Ballo delle Banshee, ma le serve un accompagnatore un po’ più capace di Fred.’
‘Senti chi parla! Hai due piedi sinistri, fratellino, Alicia ha già le scarpe piene di orme!’
Harry notò che il cerchio si era notevolmente allargato e che ora Luna si trovava in mezzo.
‘E’ divertente, Harry.’, disse questa candidamente. ‘Ti va di provare?’
Il ragazzo annuì incerto e ben presto si ritrovò a dimenare braccia e gambe insieme a Luna come se fossero stati entrambi colpiti da una fattura Tarantallegra. All’improvviso fu terribilmente consapevole  che mezza scuola stava ridacchiando alle sue spalle e cercò di tirarsi indietro, ma Luna era completamente assorta nella danza e non se la sentiva di lasciarla lì da sola.
‘Ma sono vidicoli!’, sghignazzò la voce di Fleur Delacour. ‘Si può sapeve che diamine stanno fascendo?’
‘E’ il Ballo delle Banshee.’, replicò freddamente Fred. ‘Una danza estremamente impegnativa… Posso immaginare che tu non ne abbia mai sentito parlare, non è certo una cosa che possono fare tutti.’
‘Ah, davvevo?’, esclamò  Fleur indignata. ‘Fatti da pavte, Poil de Carotte! Andiamo, Vogev, è il nostro tuvno.’
Si insinuò in mezzo al cerchio trascinandosi dietro Roger Davies, il suo cavaliere, gettando un’occhiataccia a Harry e Luna che voleva dire Toglietevi immediatamente dai piedi. Appena Fleur e Roger cominciarono a ballare -lei con tutta la grazia delle Veela e lui agitandosi come un orso ammaestrato-, molti altri si resero improvvisamente conto di volersi unire a loro in quella danza “così allegra e pittoresca”.
‘Te l’avevo detto che era una buona idea invitare Luna!’, sussurrò Fred all’orecchio di Harry, osservando deliziato metà corpo studentesco che si dimenava comicamente. ‘Dov’è Meg? Non si vorrà perdere questo spettacolo!’
‘La vado a cercare.’, si offrì il ragazzo, più che felice di sottrarsi a quella folla delirante. Istintivamente cercò con lo sguardo Ron e Hermione, sperando che l’aiutassero a trovare Meg, ma i due stavano sgattaiolando fuori dalla Sala Comune, mano nella mano. Rimase a guardarli con un sorriso agrodolce finché non venne quasi travolto da una coppia di ballerini; sentì lo stomaco contorcersi vedendo che si trattava di Cedric e Cho. Naturalmente, pensò con una smorfia. Chi altro poteva essere?
‘Scusate.’, borbottò.
‘Scusa tu, dovremmo stare più attenti.’, rispose Cedric allegramente. ‘Tutto bene?’
‘Sì, tutto a posto. Hai… Avete… Avete per caso visto Meg Puckle?’
‘Poco fa era in corridoio con Neville Paciock.’, disse Cho.
‘Grazie.’, fece Harry a denti stretti, allontanandosi in fretta.
Raggiunse il corridoio e trovò Meg e Neville seduti sotto una colonna che parlavano fitto fitto; non se la sentì di interromperli e tornò in Sala Grande. Luna stava ancora  vorticando con a Fred e George, ma quando lo vide si staccò e gli corse incontro.
‘Eccoti qui!’, fece raggiante, le guancie arrossate dallo sforzo. ‘Mi accompagni a prendere una boccata d’aria? Ho ballato abbastanza, ora voglio farti vedere i Gorgosprizzi al chiaro di luna.’
 Lo prese per mano e lo trascinò verso il parco, instancabile nonostante avesse ballato per ore di fila.
‘Ti sei divertita?’, domandò Harry.
‘Oh, sì, tanto! Anche se io e te non ci siamo visti quasi per niente… Però ti ringrazio davvero di avermi invitato, non avevo mai visto così tanta gente che ballava la danza delle Banshee… Fred e George Weasley sono stati davvero carini con me, sai? E Ginny! Oh, era così felice, Harry! E tu? Come sei stato?’
‘Bene, tranne per qualche incontro indesiderato…’
‘Ah, sì, ho visto che Cho e Cedric ti sono venuti addosso a un certo punto…’
Si interruppe e aggrottò le sopracciglia, fissando il cielo.
‘Guarda lassù!’
L’altro non aveva fatto in tempo ad alzare lo sguardo che un’oca gli franò addosso strepitando.
‘Ma che diavolo…?!’, esclamò Harry cercando di tenere fermo l’animale terrorizzato.
‘Ha un biglietto attaccato alla zampa.’, osservò Luna sfilandoglielo. Il ragazzo ebbe un brutto presentimento, ma lei cominciò a leggere prima che potesse dire o fare qualcosa.
‘E’ per te, Harry.’ , disse poi con un’espressione accigliata, porgendoglielo. ‘Mi dispiace di aver letto, ma…’
‘Non fa niente.’, tagliò corto lui afferrando il messaggio.
 
Harry, probabilmente quando questa lettera ti arriverà io ti starò aspettando al solito posto. Vieni subito!!
                                                   Felpato
 
Harry trasalì.
‘C’è qualche problema, Harry?’, chiese Luna timidamente. ‘Chi è Felpato? E’ in pericolo?’
‘Non lo so.’, rispose il ragazzo con voce rotta. ‘Luna, io ora devo andare da lui, ma prima devo chiederti una cosa molto importante: non parlare con nessuno di questa lettera, né di Felpato. Nessuno può sapere che esiste, d’accordo?’
Lei annuì.
‘E non posso neanche dirti chi è.’
‘Ma…’
‘Fidati di me, Luna, ti prego.’
Lei si morse il labbro, ma annuì di nuovo.
‘Mi fido. Posso fare qualcosa per aiutarti?’
‘Sì. Ti affido la lettera: portala a Ron e Hermione. Loro sono gli unici che sanno di questa storia… Ah, e a Meg.’
‘E se Neville fa domande?’
‘Se c’è Neville non le dire niente, non posso rischiare.’
‘D’accordo. Allora vado.’
‘Grazie, mille sei davvero un’amica.’
Lei sorrise impercettibilmente, e i suoi occhioni azzurri ebbero un lampo di gratitudine. Prese in mano la lettera e sfrecciò via. Chissà se la sta portando a Ron e Hermione o alla McGranitt, si chiese Harry; ma in cuor suo conosceva già la risposta.
 
 
 
Arrivò alla radura col cuore in gola. Lo accolse la visione stranamente rassicurante di Fierobecco che rosicchiava un osso lungo come una colonna; Sirius era a pochi passi da lui, accasciato sotto un pino.
‘Come stai?’, esclamò Harry correndogli incontro. ‘Sei ferito? Cosa ti è successo?’
‘Ehi, calma, andiamo con ordine!’, sorrise il suo padrino con una disinvoltura inquietante, considerando lo stato in cui si trovava: si stava medicando numerose ferite con delle pozioni che evidentemente aveva appellato dall’Infermeria; due profonde occhiaie gli solcavano le guance, tradendo uno sfinimento che il sorriso sbarazzino si ostinava a negare. Ma gli occhi scuri avevano perso quasi del tutto il velo di tristezza che li aveva sempre contraddistinti, lasciando spazio ad uno sguardo più… malandrino.
‘Cosa ti è successo?’, ripeté Harry, cercando di aiutarlo a medicarsi. L’uomo rifiutò la sua assistenza con un gesto gentile, senza rispondere. Un improvviso rumore di frasche calpestate li fece trasalire entrambi, ma poco dopo apparvero le figure di Ron e Hermione illuminate dalla luce fioca delle bacchette.
‘Sei ferito!’, squittì terrorizzata Hermione inginocchiandosi accanto a Sirius per esaminargli le piaghe. Sia lei che Ron avevano gli abiti strappati e il capelli pieni di aghi di pino e ramoscelli, e le scarpe della ragazza erano completamente distrutte, probabilmente da una corsa a perdifiato.
‘Non è niente.’, la rassicurò Sirius con il solito sorriso. ‘Sono riuscito a portarvi solo l’anello e la coppa, però; penso che il diadema sia già stato distrutto, e quanto al serpente… Beh, onestamente non so neanche da che parte cominciare per trovarlo.’
‘Lascia perdere il serpente!’, sbottò Harry. ‘Qualcuno sa che sei qui? Sei in pericolo?’
‘Non più, stai tranquillo. Silente non sospetta niente. O almeno credo… Non si sa mai con lui, e poi forse avrei dovuto essere più discreto… Ma credo che sia meglio raccontarvi tutto dall’inizio…’

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Capitolo 13
*** Il racconto di Sirius ***


 Mi sembra di avervi già parlato di Kreacher, il mio adorabile elfo domestico… Si fa per dire, naturalmente, è lo sciagurato prodotto di tutti gli anni di lavaggio del cervello che la famiglia Black somministra persino ai servi; infatti mi ha sempre odiato quasi quanto adorava mio fratello Regulus, che era rigido come i suoi colletti inamidati.
O almeno così credevo.
Quando gli ordinai di darmi il medaglione, lui dapprima esitò.
‘Era di padron Regulus.’, mugugnò. ‘Il padroncino ci teneva molto, e sarebbe un peccato se…’
Io però avevo una certa fretta, e senza ascoltarlo gli imposi di nuovo di consegnarmelo. L’elfo non osò obiettare di nuovo a un comando e obbedì a denti stretti; ma quando, tornato da Hogwarts, feci nuovamente tappa nella mia casa a Grimmauld Place, lo trovai ancora più scontroso del solito: non mi rivolgeva la parola e mi evitava, anche se quando lo chiamavo compariva, con un bagliore furioso negli occhi. Non ci feci troppo caso, dato che come vi dicevo non siamo mai andati esattamente d’accordo, ma presto mi resi conto di aver bisogno del suo aiuto per trovare il secondo Horcrux: anche se la famiglia Gaunt sembrava sparita dalla faccia della Terra, se si trattava si una famiglia Purosangue (ed essendo la famiglia della madre di Voi-Sapete-Chi era probabile che fosse così) allora quel fanatico del mio elfo domestico ne conosceva sicuramente vita morte e miracoli. ToujoursPurs, ricordate? Lo chiamai e gli ordinai di dirmi tutto quello che sapeva sui Gaunt. Lui boccheggiò per qualche secondo, senza parole; poi, per la prima volta in vita sua, si ribellò espressamente a un ordine di un Black… Semplicemente commovente, peccato che il Black in questione fossi io. Provai ad interromperlo, ma l’elfo era cieco e sordo di rabbia.
‘Io dovrei aiutarvi?!’, strepitò. ‘Dovrei aiutare il ladro del medaglione del suo stesso fratello, che è morto nel tentativo di distruggerlo? Dovrei contribuire alla sua missione, trovare altri oggetti maligni come quello, quando ho fallito il compito che mi aveva dato il padroncino?!’
Questo discorso mi lasciò interdetto: era verosimile che Voi-Sapete-Chi avesse affidato un Horcrux a un suo fidato Mangiamorte, per di più rampollo dell’illustre stirpe dei Black; dopotutto la coppa di Tosca Tassorosso si trovava nella camera blindata di mia cugina Bellatrix. Ma allora perché mio fratello aveva tentato di distruggerlo, ed era persino mortoper annientarlo? Gli comandai di parlarmi di questa storia, ma lui scosse la testa con fermezza e disse che aveva già parlato troppo. Decisi che era il momento di passare alle maniere forti.
‘Come vuoi, Kreacher.’, sorrisi, sfilandomi un guanto e porgendoglielo con grazia. ‘C’è una cosa che vorrei regalarti da molti anni, e credo proprio che sia venuto il momento.’
Lui si ritrasse e squittì spaventato.
‘Pietà, padron Sirius! Kreacher non potrebbe mai lasciare casa Black, la casa di Regulus, la casa della nobile famiglia che ha sempre servito fedelmente!’
Per tutta risposta gli tesi di nuovo il guanto. Lui arretrò ancora e, sconfitto, ringhiò:
‘D’accordo, padrone, vi aiuterò con la vostra ricerca; ma non chiedete di tradire il segreto di padron Regulus, perché indosserò quel dannato guanto se mi costringete.’
Non insistetti: un Grifondoro sa rispettare il coraggio, perfino in una creaturina perfida come quella.
Il premio per i miei sforzi fu un tomo fitto di alberi genealogici che Kreacher conservava con una cura maniacale, e che mi rivelò l’indirizzo esatto dei Gaunt. Il problema, però, era arrivarci: il Ministero non mi ha ancora dimenticato, purtroppo, e mi ero già esposto fin troppo tornando a Grimmauld Place con Fierobecco. Avevo notato, però, che Kreacher poteva andare e venire dalla casa se era necessario, Smaterializzandosi anche entro i confini dell’Incanto Fidelius. Mi venne un’idea, un po’ azzardata a dire il vero, ma in fondo tentar non nuoce, no?
‘Kreacher.’, chiamai un giorno. ‘Se io ti ordinassi di Materializzarci in un posto in cui non sei mai stato, ma di cui conosci l’indirizzo, saresti in grado di farlo?’
‘Certo, padrone.’, rispose lui prontamente. Troppo prontamente, forse, ma ero così eccitato di essere finalmente vicino alla meta che non me ne accorsi neppure.
Così il mio elfo mi portò in una villa molto isolata che un tempo doveva essere stata lussuosa, ma che adesso era squallida oltre i limiti del possibile.
‘Andiamo a finire il lavoro di mio fratello.’, mormorai entrando. Con la coda dell’occhio vidi che Kreacher era rimasto pietrificato sulla soglia.
‘V-voi distruggerete il medaglione?’, balbettò incredulo. ‘Come voleva Regulus?’
‘Se tutto è andato bene, è già stato distrutto.’, risposi, augurandomi vivamente che fosse andata così. A proposito, Harry… Ma no, cosa vado a pensare, è ovvio che non terresti mai un oggetto così pericoloso.
Kreacher sbiancò a quelle parole -sempre che un elfo possa sbiancare.
‘Dovete andarvene, padrone.’, disse. ‘Adesso.’
‘Ma sei impazzito? E l’anello?’
‘Lo troverete un’altra volta, ora dobbiamo andare.’
‘Non senza l’anello. Ma che ti prende, si può sapere?’
Lui non rispose e si mise a cercare, tutto trafelato.
‘Trovato!’, annunciò esultante poco dopo.
‘Sul serio?’, feci dubbioso. ‘Così presto?’
‘E’ fra l’argenteria. Ora andiamocene, vi prego!’
‘Forse contiene una maledizione pericolosa.’, riflettei senza badargli. ‘Non toccarlo, Kreacher.’
Lo presi con la mano guantata e me lo misi in tasca. In quel momento sentii un tonfo ovattato dal piano di sopra. L’elfo sussultò e mi afferrò il braccio. D’istinto mi trasformai in cane per azzannarlo, ma in quel momento sentii il sangue gelarmisi nelle vene; rimasi pietrificato con le zanne scoperte, come un qualunque animale imbalsamato. Kreacher allora si allontanò con un balzo, e un attimo dopo dalla tromba delle scale apparvero mia cugina Narcissa e suo marito, Lucius Malfoy. Con loro c’erano tre uomini che non conoscevo.
‘Allora, signori Malfoy?’, fece uno di questi con un sorrisetto scettico. ‘Non mi direte che il famigerato Sirius Black si è improvvisamente trasformato in un elfo domestico?’
Malfoy lo fulminò con lo sguardo, e sua moglie rivolse a Kreacher un sorriso zuccheroso.
‘Coraggio.’, lo esortò. ‘Presto sarai libero da quel pazzo di mio cugino: io e Lucius abbiamo portato una squadra i Auror per catturarlo. Sei stato molto ingegnoso a portarlo qui… Dov’è di preciso?’
‘Scappato.’, squittì lui. ‘Molto lontano… Non sono riuscito a trattenerlo… Perdono, signorina Cissy, vi scongiuro!’
Cominciò a sbattere violentemente la testa contro un armadio, ma Lucius Malfoy lo bloccò con una stretta d’acciaio alla spalla. La bocca gli si storse in una smorfia di disgusto nel toccarlo, ma non mollò la presa.
‘Schifoso piccolo ibrido’, sibilò. ‘Stai dicendo che hai fatto scomodare questi signori per nulla? Io e Narcissa contavamo su di te, sudicio traditore; non avremmo mai dovuto fidarci di un elfo, è vero, ma è andata così. Sappi che mi hai molto deluso, Kreacher, e chi mi delude di solito se ne pente amaramente.’
Accarezzò lievemente il manico della bacchetta che gli spuntava dalla tasca con la mano libera, anche se non poteva Cruciarlo davanti agli Auror. Io fremevo di rabbia, un po’ per il tradimento di Kreacher, ma soprattutto per il modo in cui Malfoy lo stava trattando. Avrei dato qualsiasi cosa per intervenire in suo aiuto, ma l’incantesimo dell’elfo mi teneva bloccato nella mia posizione; non mi ero mai sentito così impotente in tutta la mia vita. Per fortuna Narcissa mise una mano sulla spalla del marito e lo trasse delicatamente via dalla povera creatura.
‘Non importa, Kreacher, la prossima volta sono sicura che non te lo farai scappare.’, affermò dolcemente; stavolta però il suo sorriso somigliava di più a una smorfia, tanto era rigido. Lei e il marito si Smaterializzarono insieme agli Auror con un ultimo sguardo di rimpianto all’elfo, e solo allora riacquistai il possesso del mio corpo. Ripresi la mia forma umana e corsi immediatamente verso Kreacher, ma quando lo raggiunsi non trovai niente da dire: gli tesi la mano e ci Materializzammo insieme a Grimmauld Place.
Non ci rivolgemmo la parola fino all’ora di cena, quando lo invitai a sedersi con me; lui però accettò solo quando gliel’ordinai. Mi raccontò una strana storia, quella sera, ma non ve la ripeterò: gli ho promesso di non parlarne mai con nessuno, e un Grifondoro mantiene sempre la parola data. Dico solo che andai a letto con l’orribile sensazione di non aver mai conosciuto davvero mio fratello.
E sapevo che era colpa mia.
 
 
Non raccontai a Kreacher la storia degli Horcrux: mi aveva salvato da Azkaban, è vero, ma prima aveva complottato con i Malfoy per farmici tornare. Questo però non alterò la nostra nuova alleanza; neanche mio fratello gli aveva mai detto il motivo per cui avrebbe dovuto distruggere il medaglione, in fondo. Non gli dissi nemmeno che gli oggetti che stavamo recuperando li avrei dati a te, non potevo rischiare che i Mangiamorte ti facessero una visitina nel tentativo di riprenderne qualcuno… Sarò stato paranoico, ma avevo le mie buone ragioni. Mi limitai a dirgli che avevo portato il medaglione da una persona che sapeva come distruggerlo e che avrei fatto lo stesso con l’anello e la coppa, una volta l’avessi presa. L’elfo fu subito entusiasta e insistette per darmi una mano ad entrare alla Gringott’s. E pensare che avevo dovuto minacciarlo per farmi aiutare con l’anello… Il desiderio di onorare la memoria di Regulus lo consumava, ed ora che era finalmente in grado di svolgere l’ultimo incarico che questi gli aveva affidato non chiedeva di meglio. Solo che, non sapendo esattamente cosa ci aspettava nella banca, non potevamo prepararci adeguatamente. Kreacher era sicuro di riuscire a Materializzarci all’interno della camera blindata, ma io avevo molti dubbi: voglio dire, se fosse così facile tutti manderebbero i propri elfi domestici a rapinare la Gringott’s, no?
Stavamo discutendo sul da farsi, una sera, quando venimmo interrotti dal rumore della serratura che scattava. L’elfo si zittì all’istante e mi lanciò un’occhiata tra l’impaurito e il sospettoso.
‘Il padrone non mi aveva detto che aspettava visite…’
‘Il padrone non aspettava visite e probabilmente i visitatori non si aspettano il padrone.’, replicai scendendo al piano di sotto per accogliere gli ospiti: avevo una mezza idea di chi potessero essere. Infatti una volta arrivato all’ingresso mi trovai faccia a faccia con uno sbalordito Moc… Piton e con Silente, che si mostrò come al solito imperturbabile.
‘Devo ammettere che non mi aspettavo di trovarti qui, Sirius.’, disse il Preside fissandomi negli occhi. ‘Con i tempi che corrono ti immaginavo in qualche isola caraibica a dividere una noce di cocco o due con Fierobecco. Spero che perdonerai l’intrusione.’
Mi casa es su casa, professore. Dopo tutto è lei il Custode Segreto della mia umile dimora, e comunque questo è il quartier Generale dell’Ordine… A proposito, è a una riunione d’emergenza che devo la vostra compagnia?’
‘Non proprio, ma è una cosa… altrettanto importante. C’è un oggetto di cui tuo fratello era in possesso, e mi occorre con la massima urgenza. Ti dispiacerebbe…?’
‘Per me può prendersi anche tutta la casa, Preside; prego, fate pure.’
Silente ringraziò con un cenno del capo e lui e Piton si tuffarono fra le mie cianfrusaglie.
‘Com’è fatto questo oggetto?’, chiesi vago. ‘Forse io e Kreacher possiamo aiutarvi a trovarlo.’
I due professori si scambiarono un’occhiata.
‘Un medaglione dorato con una S formata da piccoli smeraldi.’, mi informò Piton riluttante.
‘Ah, allora temo di non potervi aiutare: il mio elfo mi ha detto che prima del mio arrivo Mundungus Fletcher, un ladruncolo che bazzica qui a Londra, si è dato da fare con l’argenteria e i gioielli di famiglia.’
‘Ne sei assolutamente certo, Black?’, fece Piton.
‘Naturalmente no, Mocciousus, non mi sono mai occupato troppo dei cimeli di famiglia; e poi non so come funzioni a casa tua, ma da me solo le donne si occupano delle collanine. Con tutto il rispetto, professor Silente… Avanti,  Kreacher, diamo una mano ai signori: tu cerca al piano di sopra con il professor Piton, io e il Preside ci occuperemo del piano di sotto.’
Kreacher obbedì senza fiatare, tendendo gli occhi bassi. Dopo qualche ora di ricerche infruttuose, fu chiaro che era opportuno cambiare obbiettivo, e i due partirono in tutta fretta alla ricerca di Mundungus Fletcher. Conoscendo Albus Silente, però, sapevo che non gli ci sarebbe voluto molto per scoprire che Fletcher non aveva mai nemmeno visto il medaglione, anche se di tanto in tanto gironzola davvero  in casa mia e si porta via qualcosa.
‘Torneranno presto.’, dissi a Kreacher. ‘Dobbiamo entrare subito nella camera blindata dei Lestrange.’
Gli tesi il braccio e un attimo dopo ci ritrovammo in una cripta stracolma di tesori di ogni genere, fra cui molte più coppe dorate di quanto mi sarebbe piaciuto. Provai a prenderne in mano una, ma questa sembrò sussultare e all’istante decine di coppe identiche alla prima mi caddero ai piedi, ciascuna rovente. Mi voltai verso Kreacher inorridito, e vidi che anche a lui era successa la stessa cosa. Intanto un allarme aveva cominciato a ululare in modo assordante.
‘Andiamocene!’, gridai prendendo il braccio di Kreacher. ‘Torneremo un’altra volta, non possiamo restare qui!’
Lui annuì, ma un attimo dopo si voltò su di me con il terrore scritto negli occhi.
‘Non riesco Smaterializzarmi!’
In un lampo di terribile comprensione mi resi conto che i folletti avevano fatto in modo che gli elfi domestici potessero entrare nelle cripte ma non uscirne, facendosi catturare insieme agli eventuali ladri. Infatti in quell’istante la porta si spalancò e apparvero le facce maligne di una decina di impiegati della banca.
‘Guarda chi c’è! Nientemeno che Sirius Black!’, commentò uno di loro con un ghigno. ‘Una preda niente male…’
Reagii d’istinto, tanto per cambiare: gli gettai in faccia una delle coppe arroventate. Il folletto guaì di dolore e indietreggiò, e io e Kreacher prendemmo a scagliare coppe a destra e a manca; ben presto ci ritrovammo ad arrancare sopra a un fiume di coppe infuocate, eppure quei maledetti folletti non demordevano. Non ci volle molto perché identificassero il nostro obiettivo.
‘Cercano la coppa!’, urlò infatti uno di loro. ‘Fate attenzione, la signora Lestrange ci ha raccomandato…’  
Non completò la frase, rendendosi conto che tutti erano arrivati alla stessa conclusione, e d ’istinto alzò lo sguardo verso uno scaffale molto alto, sul quale era posta una piccola coppa d’oro. Non persi tempo.
Levicorpus!’, gridai, puntando la bacchetta contro il mio stesso petto. All’istante schizzai in alto ed afferrai la coppa sullo scaffale; anche questa si moltiplicò e migliaia di copie roventi piovvero su Kreacher e i folletti, ma tenni duro. Abbassai la bacchetta e rovinai sul pavimento, afferrando il braccio di Kreacher e uscendo dalla cripta.
‘Che facciamo, padrone?’, strillò questi.
Non avevo scelta: puntai la bacchetta contro il primo folletto che mi capitò davanti e gridai:
Imperius!’
Gli altri ruggirono di rabbia, ma riservai lo stesso trattamento a tutti quelli che riuscii a colpire. Non avevo mai usato una Maledizione Senza Perdono prima, ma scoprii che non era affatto difficile come credevo: “Devi volerlo.”, diceva sempre Bellatrix le rare volte in cui ci siamo incontrati (o meglio scontrati), ed io ero nel panico più totale, desiderando solo di fermare quei dannatissimi folletti e uscire di lì con Kreacher e la coppa. Non ne vado fiero, ma è così che è andata. Arrivarono dei rinforzi, naturalmente, e io gli aizzai contro i folletti Imperiati, che diventavano sempre di più mano a mano che trovavo nuovi bersagli. Non so dire quanto tempo sia passato così, ma alla fine vidi che molti folletti, sconfitti, scomparivano nel nulla. Con un urlo di gioia presi il braccio di Kreacher nella stessa mano della bacchetta, lo trascinai verso un folletto e lo afferrai con la mano che reggeva la coppa. Questi cacciò un urlo, ma ormai era troppo tardi: si Materializzò nell’atrio principale della banca, portandosi dietro me e Kreacher.
 
 
‘Aspetta!’, lo interruppe Hermione. ‘Come mai i folletti potevano Smaterializzarsi? Sicuramente la Gringott’s sarà protetta da un Incanto Fidelius.’
Sirius alzò le spalle.
‘Pare che la magia di folletti ed elfi domestici funzioni in modo diverso dalla nostra; e comunque non è inverosimile che i folletti, da bravi guardiani della banca, abbiano architettato qualche altro simpatico trucchetto come quello della Materializzazione degli elfi domestici. Allora, dov’ero rimasto? Ah, già.’
 
 
 Sentii un dolore lancinante e mi resi conto di essermi Spezzato, ma non c’era tempo da perdere: Imperiai il folletto che ci aveva così gentilmente accompagnato e lo presi come ostaggio. Questo mi riparò dagli attacchi dei suoi simili, ma non dei maghi; ma scagliando fatture e maledizioni a destra e a manca (Niente Cruciatus e Avada Kedavra, però, almeno questo posso affermarlo con la coscienza pulita) riuscii ad avanzare fino al portone principale. Questo era ancora spalancato, per fortuna, per lasciar entrare gli Auror che dovevano catturarmi ed evacuare i clienti. Mi gettai fuori, tallonato da Kreacher, e gettando il folletto tra le braccia dei suoi compagni ordinai all’elfo:
‘Portaci a casa!’
Un attimo dopo eravamo a Grimmauld Place. Kreacher tirò un sospiro di sollievo, ma non gli lasciai neanche un attimo per recuperare le forze.
‘Ascoltami bene, Kreacher.’, dissi. ‘Ora dobbiamo andare… in un posto per incontrare la persona a cui dare l’anello e la coppa. Prima però ti modificherò la memoria,  per evitare che ti trovino Silente o gli Auror, e ti porterò in un posto sicuro.’
Avevo intenzione di farlo passare per uno dei tanti elfi domestici di Hogwarts, ma Kreacher aveva altre idee.
‘Con tutto il rispetto, padrone, Kreacher vuole ricordarsi padron Regulus e della sua missione ora che finalmente è compiuta.’
Scossi la testa.
‘Se resti qui e mantieni i tuoi ricordi diventerai ricercato quanto me, te ne rendi conto?’
Non avevo nessuna voglia che qualcuno usasse l’elfo per arrivare a me, senza contare il fatto che questo metodo avrebbe potuto benissimo funzionare.
‘E il padrone non potrebbe modificare solo i ricordi che mi mettono in pericolo?’, insistette l’elfo.
‘Tenterò.’, risposi.
Ora Kreacher è nelle cucine di Hogwarts, e crede di aver lavorato lì da poco dopo la morte di mio fratello, dopo aver distrutto il suo medaglione. Crede anche di chiamarsi Corby e si ricorda dell’ordine di Regulus di non parlare con nessuno del compito che questi gli aveva affidato.
 
 
 
Tacque e restarono tutti in silenzio per un po’ di tempo. Harry aveva la nausea: quante persone avevano rischiato la vita per distruggere gli oggetti che lui proteggeva… Ed una era perfino morta. Si chiese se un giorno Sirius gli avrebbe raccontato la storia di suo fratello.
‘Quasi dimenticavo!’, disse il suo padrino, rompendo il silenzio. ‘Eccoli qui, Harry; quello nella scatola è l’anello, ovviamente. Non toccarlo a mani nude per nessun motivo.’
Gli porse una scatolina d’argento e una coppa dorata con un tasso inciso sopra.
‘Grazie.’, fece Harry prendendole con riluttanza. ‘Sul serio.’
‘Sono sempre felice di aiutarti, lo sai.’, rispose Sirius con un sorriso e una pacca affettuosa sulla spalla. Si alzò con evidente difficoltà e si diresse verso l’Ippogrifo. ‘Certo che il dittamo di Madama Poppy è miracoloso, eh? Ora devo andare in qualche isola caraibica a dividere una noce di cocco o due con Fierobecco; temo che ormai l’Inghilterra non faccia proprio più per me dopo questa storia. Mi raccomando Harry, scrivi… Ma non troppo spesso, potrebbe essere pericoloso. Ron, Hermione, sempre in gamba.’
‘Sei ancora ferito!’, protestò Harry.
‘Ci vuol altro per riparare un braccio Spezzato.’, aggiunse Hermione sapientemente.
‘Ho una borsa piena di pozioni medicinali e pochissimo tempo.’, replicò l’uomo. ‘Farò tappa da qualche parte per medicarmi. Non state in pensiero per me, ragazzi.’
Fece un inchino traballante a Fierobecco e gli salì in groppa. Dopo un ultimo cenno della mano, spronò l’Ippogrifo e i due schizzarono via nella notte.
‘Più facile a dirsi che a farsi.’, mormorò Harry. Si voltò verso i due amici. ‘Chiamiamo Meg e andiamo nella Stanza delle Necessità; dobbiamo decidere che fare con questi dannati Horcrux.’

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Capitolo 14
*** Faccia a faccia con Albus Silente ***


 IMPORTANTE!!
Ho scritto questo capitolo ripensando alla conversazione avvenuta nella testa di Harry con Silente; mi ha colpito il fatto che il Preside, pur avendo preso la sua decisione, chiede perdono a Harry per averlo usato, anche se per una giusta causa, e anche la rabbia di Harry verso il suo eroe mentre va a morire. Questo è quello che sarebbe successo, secondo me, se Harry e Silente avessero scoperto del ‘destino’ di Harry -morire per distruggere Voldemort- prima di avere il tempo di assimilare bene la cosa e rifletterci su.
                     Meiyo
 





Lo sapeva, certo, che prima o poi Silente sarebbe tornato, che avrebbe affrontare la realtà e dargli delle spiegazioni... Oppure guardarlo negli occhi e mentirgli. Ma Harry non si sentiva abbastanza forte da fare nessuna delle due cose, non ora. Era passato così poco tempo da quando lui e i suoi amici avevano lasciato la radura… Una mezzoretta, un’ora al massimo. Non avevano fatto in tempo neanche a cercare Meg o andare nella Stanza delle Necessità prima che la McGranitt annunciasse che “il Preside richiedeva urgentemente la presenza del signor Potter” e gli facesse cenno di seguirla. Harry era riuscito per un pelo a far scivolare la coppa e l’anello nelle mani di Ron (Benedetti fronzoli, saranno stati pure fuori moda da tre secoli, ma quando si trattava di nascondere oggetti erano formidabili!) e di sibilargli di portarli subito nella Stanza.
Ora lui e la McGranitt camminavano senza parlare, e il ragazzo aveva i nervi a fior di pelle.
‘Eccoci qui.’, lo avvertì la professoressa indicando la soglia dell’ufficio di Silente. ‘La lascio qui, signor Potter. La parola d’ordine è Cioccorane.’
Harry trasse un respiro profondo e cominciò ad arrampicarsi sulla scalinata. Nel poggiare la mano sul pomello della porta ebbe il folle istinto di scappare a gambe levate, ma un pacato:
‘Avanti, Harry.’ lo riportò alla realtà. Spinse delicatamente la porta ed entrò, senza sedersi. Sapeva che avrebbe dovuto dire qualcosa, quantomeno: “Voleva vedermi, professore?”, ma le parole gli si seccarono in gola. Il Preside era impegnato ad accarezzare la sua fenice, Fanny, e gli dava le spalle.
‘So che ce li hai tu.’, disse senza mezzi termini, voltandosi verso di lui per guardalo bene in faccia. Il suo sguardo era penetrante, ma non severo come si aspettava Harry.Più che altro aveva un che di confuso: per la prima volta in vita sua Silente non si spiegava il comportamento del suo alunno prediletto. Il ragazzo restò in silenzio e abbassò lo sguardo.
‘Non sono uno sprovveduto, Harry. C’è una sola persona al mondo che potrebbe convincere Sirius Black a mentirmi. Allora, che ne hai fatto? Li hai distrutti tu?’
Harry tacque ancora, consapevole di non poterlo ingannare. Una parte di lui voleva urlargli in faccia la verità, di averlo apertamente ostacolato, di non essere disposto a continuare a fare il suo burattino al punto di morire; avrebbe voluto guardarlo dritto negli occhi, sfidandolo a contraddirlo. Ma tenne gli occhi bassi e la bocca chiusa, un assurdo senso di colpa che gli mordeva l’anima.
‘Perché, Harry?’, fece il professore dolcemente. ‘A questo punto posso solo dedurre che Meg ti abbia riferito qual è il settimo Horcrux di Lord Voldemort, ma che cosa vuoi ottenere tendendo gli altri per te?’
Harry alzò lentamente gli occhi e incrociò il suo sguardo; c’era troppa tenerezza, troppa apprensione sincera in quegli occhi azzurri per poter credere che Silente fosse capace di fargli del male. Silente, la prima persona di cui Harry si fosse fidato ciecamente e completamente.
‘Lei mi avrebbe ucciso.’, mormorò, sperando con tutto il cuore che il Preside dicesse che non era vero, che c’era una spiegazione logica per i motivi che avevano spinto Harry a tradirlo, che lui l’avrebbe sempre protetto. Invece il professore si limitò a sostenere il suo sguardo, non rispondendo né di sì né di no.
‘Ucciderti?’, esalò infine. ‘Mai. Un uomo più duro e forse più forte di me avrebbe potuto farlo, ma io ho già troppi ricordi che preferirei allontanare senza aggiungerci anche l’omicidio di un ragazzo innocente che si fida di me. Ma sarò onesto con te, Harry: ti avrei preparato alla morte, e avrei fatto tutto ciò che era in mio potere perché tu, spontaneamente, accettassi con serenità il momento della fine.’
Harry era senza parole, impietrito dal peso delle parole del Preside. Non poté fare altro che guardare gli occhi dell’uomo farsi lucidi di lacrime.
 ‘Avrei preferito avere più tempo per spiegarti, per prepararti, ma forse è meglio che sia andata così: ora potremo annientare Voldemort prima che molte vite siano messe a repentaglio. Non parlo della mia, anche se ho sempre pensato che sarei morto per questa causa; ho visto troppe cose più orribili della morte, e anche troppe cose più forti di essa, per averne paura. Pensa ai tuoi genitori, Harry… Perdere la propria famiglia è una ferita terribile che non potrà mai rimarginarsi, che lacera al punto che a volte senti che accoglieresti la morte come unica cura possibile per il tuo dolore. Eppure in quella terribile notte a Godric’s Hollow è stata la vita a vincere: il tuo piccolo cuore batteva ancora, ti sono stati donati meravigliosi anni in cui hai potuto sentire il calore del sole sul viso e la tenerezza negli occhi di chi ti voleva bene… A volte invidio tua madre, Harry. Perdonami, so che è privo di tatto dirti una cosa del genere, ma il fatto di donare quell’ultimo grande regalo a una persona che ami è tutto ciò che ho desiderato per tanti anni… Ma ora è troppo tardi.’
‘Se la morte dei miei genitori l’ha colpita così tanto, perché voleva renderla inutile?’, fece Harry. Le parole gli erano scivolate fuori dalla bocca prima che potesse fermarle. Per il Preside fu come uno schiaffo in pieno viso: di colpo tutti i suoi anni parvero crollargli addosso.
‘Io… Per il Bene Superiore.’
Si coprì il viso con le mani. Dai sussulti regolari che lo scuotevano Harry capì che stava piangendo. Uscì silenziosamente dalla stanza, la vista annebbiata. Richiuse la porta, lasciandosi alle spalle i singhiozzi del Preside, e si lasciò cadere su uno scalino. Stremato dalla tristezza, si appoggiò al muro e prima di rendersene conto scivolò in un sonno agitato.
 
 
Venne svegliato all’alba da una lama di luce che filtrava dalla finestrella e un acuto dolore alla schiena. Si alzò a fatica, scrocchiandosi, e si accorse che un biglietto gli era caduto dal grembo.
 
Harry, meraviglioso ragazzo, ti chiedo con tutto il cuore di perdonarmi. Il fine non giustifica i mezzi, ora me ne rendo conto, neppure il fine di distruggere per sempre la creatura che ha ucciso i tuoi genitori e tanti altri; le mie ragioni sono deboli rispetto a quello che avevo intenzione di fare, è vero, ma ti prego comunque di tentare di comprenderle. Voglio che tu sappia che avrei fatto di tutto per allontanare da te la paura della morte, come la vita l’ha allontanata da me. E’ stato ingiusto, però, pretendere che un ragazzo che ha ancora speranza e tutte le ragioni per vivere abbracciasse l’idea della  morte come un vecchio che ormai ha visto troppa gioia spegnersi.
 Lascio a te la decisione di cosa fare degli Horcrux: non tenterò di strapparteli e nemmeno di cercarli, ma proverò a trovare il modo per annientare la parte di Voldemort che vive in te, senza recarti alcun danno.
La tua vita è nelle tue mani, Harry, come è giusto che sia.
                                                                                                  A.S.
 
 
 
Passò molto tempo prima che Harry si alzasse e si dirigesse verso la Guferia. Edvige sbatté le ali di contentezza nel vederlo.
‘Sto per scrivere il biglietto più difficile della mia vita.’, le confidò il ragazzo accarezzandola. ‘Lo devi portare a Silente quando avrò finito, d’accordo?’
 
So come distruggere tutti gli Horcrux, non si preoccupi per me. Capisco le sue ragioni.
                                                         Harry Potter
 
Posò la penna per un attimo lungo una vita prima di scrivere il post scriptum:
 
P.S.: La perdono.

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Capitolo 15
*** Algabranchia e Preparativi Natalizi ***


 ‘Beh?’, fece Ron sdraiandosi sull’erba accanto a Harry.
‘Beh che?’, rispose l’amico senza staccare gli occhi dal libro di Trasfigurazione.
‘Beh è ora di parlare: non hai rivolto la parola a nessuno da quando sei uscito dall’ufficio di Silente.’
‘Non ho voglia di discutere di lui.’
‘Lo so, è per questo che io e Hermione ti abbiamo lasciato in pace per una settimana; non volevamo mancare di tatto, ma pensavamo che ci avresti detto almeno le novità sugli Horcrux… Insomma, vuoi distruggerli o no?’
‘No. Lo faremo al momento giusto, dopo che Voldemort mi avrà maledetto, come stabilito. Contento? Ora sai che non ci sono novità.’
‘Come faccio ad essere contento? Il mio migliore amico non mi parla da una settimana!’
‘C’è sempre Hermione.’
Ron arrossì.
‘Con Hermione è… è diverso. Al Ballo del Ceppo noi… noi ci siamo baciati, ecco, e… beh… stiamo insieme. Volevo dirtelo, ma tu…’
‘Mi dispiace.’, lo interruppe Harry guardandolo finalmente in faccia. ‘Non succederà più, è solo un brutto periodo. Guarda il lato positivo, però: avete avuto un sacco di tempo per stare un po’ da soli senza me tra i piedi, no?’
‘Figurati!’, ridacchiò Ron. ‘Ci sei mancato, Harry. In realtà manchi a tutti; Luna non fa che dirmi di salutarti tanto… Te l’ha mai detto nessuno che sei un rubacuori?’
‘Come no… Però spero che Luna non ci sia rimasta troppo male, non so mai cosa aspettarmi da lei.’
‘Tranquillo, sta bene, fa comunella con Neville e Meg. Che trio, vero? Con me e Hermione che… beh… Insomma, Meg ha dovuto cercarsi un altro gruppetto con cui stare.’
‘Trio? Ma Meg e Neville non…?’
‘No, no. Sarebbe strano dal suo punto di vista, mettersi con un “personaggio di fantasia”. E poi ce li vedi loro due… insieme?’
‘Direi che questo conclude la sessione di pettegolezzo.’, rise Harry.
‘Passiamo all’argomento Torneo Tremaghi, allora.’, disse Ron serio. ‘La seconda prova è fissata per il 15 di dicembre, il giorno prima di partire per le vacanze di Natale…’
‘…Quindi manca solo un mese.’, sospirò l’amico. ‘Cedric cerca di continuo di attaccare bottone; pensa che sappia qualcosa dell’uovo come sapevo dei draghi, ma si sbaglia.’
‘Allora usiamo lo stesso metodo dei draghi, no? Chiediamo a Meg.’
‘Sì, volevo giusto andare a cercarla. Però forse qualche indizio ce l’ho già.’
Frugò in una tasca della veste e dopo un po’ tirò fuori un sacchetto di stoffa.
‘Che cos’è?’, chiese Ron.
‘Algabranchia. L’ho trovata sul comodino stamattina e Neville mi ha dato una mano a capire cos’era.’
‘L’alga di cui ci aveva parlato Dobby! Me lo chiami indizio? Sai che dovrai affrontare le sirene e anche come respirare sott’acqua per tutta la durata della prova, sei praticamente pronto!’
‘Sì, però è un po’ strano, non trovi? Chi può avermi lasciato l’alga sul comodino?’
‘Sarà stato senz’altro Dobby. Di che ti preoccupi? Non sarà ancora quella storia della vampata?’
Harry non rispose.
‘Ma è così per te difficile pensare che Dobby voglia aiutarti, Harry?’, sospirò Ron. ‘Dopotutto è tuo amico.’
‘Hai ragione, è solo che da quando ho scoperto che Silente… Cioè, da quando ho scoperto degli Horcrux vedo minacce ovunque… E’ ora di smetterla, però.’
‘L’hai detto! Diavolo, gira che ti rigira finiamo sempre a parlare di Horcrux, eh?’
‘Cambiamo discorso, allora.’
‘Con piacere, anche perché volevo chiederti se vuoi venire a casa mia per Natale. Ci sarà anche Hermione, e pensavo di invitare anche Meg, visto che non ha un posto dove stare. I miei hanno detto che va bene, anche se staremo un po’ strettini… Non ti dispiace dormire ancora in camera mia, vero?’
‘Neanche un po’!’, sorrise Harry. ‘Grazie mille, Ron.’
‘E di che?’
‘Di tutto.’
‘Non è il momento di fare i sentimentali.’, ridacchiò Ron dandogli una pacca affettuosa sulla spalla. ‘Stanno arrivando Meg e Hermione, voglio proprio vedere come reagirà Meg al pensiero di passare il Natale con tutta la cricca Weasley.’
Fece un cenno alle ragazze, che corsero nella loro direzione.
‘Alla buon’ora!’, esclamò Meg sedendosi davanti a Harry. ‘Non ne potevo più di questi due sempre a tubare come due tortorelle innamorate, forse con te si daranno un contegno.’
‘Che bugiarda!’, rise Harry. ‘E’ da quando sei arrivata che tenti di farli mettere insieme.’
‘E per tua informazione, Meg Puckle, noi non tubiamo.’, aggiunse Hermione arrossendo.
‘Come no…’, fece l’altra ghignando. ‘Allora, ragazzi, ci sono novità?’
Ron le raccontò in breve degli Horcrux e dell’Algabranchia.
‘Ah, e poi volevo chiederti se ti va di passare il Natale alla Tana con noi tre e la mia famiglia.’, concluse.
Meg lo fissò con gli occhi spalancati dalla sorpresa.
‘Alla Tana? Con l’orologio magico, e il campo da Quidditch, e Luna che vive dall’altra parte della collina, e tutti gli Weasley, e…?’
‘Sì, credo che ci riferiamo alla stessa Tana.’, tagliò corto Ron sorridendo.
‘Ronald Weasley, in questo momento ti abbraccerei se non avessi sudato sette camicie per convincere Hermione che non mi piaci! Certo che mi va, grazie mille!’
Si alzò di scatto, spiccò una corsa sotto lo sguardo sbigottito degli altri tre e tornò indietro a balzi.
‘Natale in casa Weasley…’, mormorò ansimante, accasciandosi di nuovo sull’erba. ‘Non ci posso credere!’
 
 
Capitolo di transizione, ma necessario, più che altro per dare un pochetto di preparazione per  il “capitolo clou”, che sta per arrivare…
Meiyo

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Capitolo 16
*** Dobby è un elfo libero! ***


 Algabranchia in pugno e un corteo di Grifondoro alle spalle, Harry si avviò verso il Lago Nero con il cuore in gola.
‘Sei emozionato, Harry?’, gli domandò timidamente Ginny, che evidentemente era stata troppo occupata a sgomitare tra la folla per raggiungerlo per pensare a una domanda un po’ più originale.
‘Elettrizzato.’, rispose il ragazzo sorridendole.
L’apatia di qualche settimana prima era scomparsa, spazzata via dall’entusiasmo trascinante che tutta Hogwarts emanava.
All’improvviso la processione di Grifondoro lo abbandonò, gettandosi sugli spalti per accaparrarsi i posti migliori; solo quattro persone restarono dov’erano.
‘Buona fortuna.’, gli disse Ginny dandogli una pacca sulla spalla. Ron sbuffò.
‘Miseriaccia, quanto sei rigida! E’ così che si saluta un amico in un momento così?’
‘Preferiresti che pomiciassero?’, borbottò Meg a bassa voce. Poi si rivolse a Harry. ‘In bocca al lupo... E occhi aperti, mi raccomando.’
Le sopracciglia aggrottate e lo sguardo teso della ragazza contrastavano in modo inquietante con le facce allegre che avevano circondato Harry fino a quel momento.
‘Crepi.’, rispose meccanicamente il ragazzo. ‘Starò attento, non ti preoccupare.’
L’amica esitò per un momento, poi gli  strinse le spalle in un abbraccio veloce. Harry sentì un moto di tensione nello stomaco: non aveva mai visto Meg abbracciare nessuno per tutto il tempo che aveva passato a Hogwarts… Le sue più sincere condoglianze avrebbero avuto un effetto meno allarmante. Appena la ragazza si fu ritratta Hermione gli saltò al collo.
‘Oh, Harry, andrai alla grande!’, esclamò.
‘Vedete, ragazze? E’ così che si fa.’, disse Ron a Meg e Ginny. Allontanò gentilmente -ma anche con fermezza- la sua ragazza dall’amico e gli cinse le spalle con un braccio. ‘Fai vedere a Diggory di che pasta sei fatto, Harry!’
Il ragazzo annuì debolmente e si diresse verso il ponte, lasciandosi alle spalle gli amici. Ad ogni passo si sentiva più eccitato, le grida dei compagni che gli rimbombavano nelle orecchie. Eppure…
Accidenti a Meg, riesce a mettermi ansia anche quando mi abbraccia!, pensò con rabbia.
 
‘Campioni, tutti ai vostri posti!’, chiamò Ludo Bagman puntandosi la bacchetta alla gola. ‘Pronti, partenza… VIA!!’
Harry prese un respiro profondo, ingoiò una manciata di Algabranchia e si tuffò. L’impatto con l’acqua gelida gli diede l’impressione di venire trafitto da milioni di spilli, ma il peggio doveva ancora venire: seguirono un acuto dolore al collo e un senso di soffocamento così forte che il ragazzo aprì la bocca e inspirò, prima di rendersi conto che così facendo avrebbe solo riempito i polmoni d’acqua. Con sua grande sorpresa e sollievo, però, scoprì che il senso di soffocamento era sparito e poteva respirare tranquillamente; contemporaneamente, il suo corpo sembrò adattarsi anche alla temperatura dell’acqua. Fece una piccola capriola dalla gioia, e così facendo scoprì che i suoi arti adesso erano palmati ed ogni movimento gli era naturale come sulla terraferma.
Ma non c’era tempo da perdere: aveva solo un’ora per trovare le Sirene e quello che nascondevano, anche perché la l’effetto  dell’Algabranchia non durava un secondo di più.
 
 
Venti minuti dopo sguazzava ancora tra le alghe senza una meta precisa, quando sentì qualcosa afferrargli la gamba. Si voltò di scatto e puntò la bacchetta verso il nemico, ma questi allentò subito la presa e alzò le braccia: era Cedric. Harry stette in guardia: Diggory era pur sempre un avversario. Il ragazzo gli fece cenno di seguirlo, ma Harry non si mosse, neanche quando Cedric gli fece segno che il tempo scorreva. Il Tassorosso lo guardò esasperato e, da dietro la bolla che gli avvolgeva il viso in modo da farlo respirare, Harry lo vide sillabare una parola: draghi. Finalmente capì e si decise a seguirlo; Cedric voleva ripagarlo dell’informazione sulla prima prova.
“Credeva nel gioco leale”, ricordò, ripensando alla sera in cui Meg aveva fatto la sua comparsa a Hogwarts, pochi mesi prima.
Finalmente i due ragazzi raggiunsero il cuore del Lago Nero, e nella luce scarsa e verdognola Harry scorse delle figure squamose che li fissavano immobili. Il ragazzo sussultò: quegli esseri selvaggi non assomigliavano né alle figure delle sirene che apparivano in alcune vetrate della scuola né tantomeno alle fanciulle graziose o ammaliatrici che i Babbani amavano tanto nelle storie. Eppure le lunghe code coperte di scaglie non lasciavano dubbi; si fece coraggio e si preparò ad affrontare le Sirene. Cedric gli diede una gomitata e indicò quattro figure legate per un piede al fondo del lago, sorvegliate da alcuni tritoni. Harry non riconobbe nessuno a prima vista, ma ben presto distinse la chioma argentea di Luna, che perfino a quella distanza faceva il suo effetto ondeggiando nella corrente. Con un groppo in gola capì che era lei che avrebbe dovuto riportare in superficie.
Come mai proprio Luna?, si chiese, ma non fece in tempo a formulare una risposta, perché Cedric fece di nuovo cenno che bisognava sbrigarsi e sguazzò verso i quattro ostaggi. Harry fece per seguirlo quando sentì un’altra stretta alla caviglia. Si voltò di scatto, ma stavolta il suo aggressore stavolta non lo lasciò andare facilmente: il ragazzo riconobbe la pelle viscida e pallida e le dita d’acciaio di un Avvicino. Prima che avesse il tempo di ricordarsi il modo giusto per liberarsene decine di mani sottili lo afferrarono. Si divincolò e provò a fare qualche incantesimo, ma per tutta risposta un Avvicino gli strappò la bacchetta di mano e la spezzò in due; cerò di sferrare calci e pugni a qualche demone acquatico, ma ottenne in cambio morsi e unghiate. Esausto, si lasciò trascinare sempre più giù, senza riuscire a vedere altro che la nuvola di squame verde pallido che lo circondava.
Sto arrivando, Harry Potter, lo rassicurò una voce stridula nella sua testa. Non temere.
Harry sussultò.
Ho le allucinazioni, si disse: com’era possibile che avesse appena sentito la voce di Dobby? Eppure con la coda dell’occhio vide un raggio di luce verde, e tutti gli Avvicini scapparono terrorizzati, lasciandolo finalmente libero; ed ecco a poca distanza da lui un piccolo elfo che lo guardava stralunato, circondato da una bolla.
Ora sei al sicuro, Harry Potter, continuò la voce di Dobby. Ma non per molto: torneranno presto. Vieni con me, io conosce il modo per portarti dalle Sirene sano e salvo.
Con un tocco delicato del dito spinse la sua bolla in avanti e si allontanò in un lampo. Il ragazzo, ancora intontito, si affrettò a seguirlo.
Grazie, Dobby, provò a comunicargli, ma dall’assenza di reazioni capì che questa strana telepatia funzionava solo per l’elfo. Nuotarono quindi in silenzio per molti minuti… Troppi. Harry sentiva il respiro farsi sempre più stentato, segno che l’ora stava per scadere. Cercò di comunicare al compagno che dovevano sbrigarsi se non voleva che morisse soffocato, e proprio in quel momento l’elfo s’infilò in una larga tubatura di ferro arruginito che a prima vista il ragazzo aveva scambiato per una pietra, coperto com’era di alche e anemoni. Quando fu anche lui nel tubo, vide che Dobby si stava arrampicando su una scaletta che culminava in una botola. Con le ultime forze che gli rimanevano, lo raggiunse in tutta fretta e lo imitò.
L’aria benedetta gli invase i polmoni insieme ad una puzza nauseante di muffa e chiuso, l’odore più dolce che Harry avesse mai sentito in vita sua.
‘Grazie, Dobby, sei un amico.’, ansimò.
A quelle parole l’elfo sussultò e qualcosa sembrò accendersi nel suo sguardo: il ragazzo non avrebbe saputo dirlo con precisione, ma sembrava quasi che si fosse appena svegliato da un brutto sogno.
‘Sì… Amico…’, mormorò. ‘Harry Potter… Amico…’
Fece un passo verso Harry, ma una luce azzurrina balenò nella penombra e Dobby venne sbattuto di lato.
‘Non ci provare neanche, lurida bestiola!’, sibilò una voce che Harry conosceva fin troppo bene. ‘Imperio!
Ma l’elfo si voltò con rabbia verso la voce e strillò a pieni polmoni: ‘NO!! MAI PIU’!’
Si gettò di nuovo verso Harry, ma un altro Schiantesimo lo tramortì.
‘DOBBY!’, urlò Harry cercando di rialzarsi a soccorrerlo, senza successo.
‘Ringrazia che non fosse un Avada Kedavra.’, ghignò la solita voce. ‘Quest’elfo ha un padrone generoso… Il Signore Oscuro ha altri piani per lui.’
‘Dobby non ha padroni, Dobby è un elfo libero!’, gracchiò il ragazzo voltandosi a guardarlo con odio. ‘Al contrario di te, Codaliscia.’

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Capitolo 17
*** Bianco ***


 L’ultima cosa che sentì fu la risata beffarda di Peter Minus echeggiare per le fognature. Poi la stanchezza e lo stordimento, che non lo abbandonavano da quando l’effetto dell’Algabranchia era svanito, ebbero la meglio; sentì un dolore insopportabile alla fronte e tutto divenne buio.
 
 
Venne svegliato da una violenta scrollata.
‘Avanti, sveglia, ragazzino!’, borbottò Peter Minus, continuando a sbatacchiargli la spalla.
‘Non mi hai detto cosa ne è stato dell’elfo, Codaliscia.’, sibilò una voce fredda e acuta a pochi passi da loro.
Harry sentì Minus tremare lievemente mentre lo scuoteva.
‘L’ho mandato ad avvertire i vostri Mangiamorte, mio Signore.’
‘Bugiardo...’, mormorò Harry, ma un violento schiaffo lo mise a tacere.
‘E’ inutile percuotere il ragazzo.’, continuò la voce acuta. ‘So che menti, Codaliscia; non puoi nascondere nulla a Lord Voldemort.’
L’uomo emise un piccolo strillo e d’istinto si fece scudo con le mani, aspettandosi dolore.
Crucio.’, sussurrò infatti Voldemort. Codaliscia si contorse con urla così raccapriccianti che a Harry venne voglia di vomitare.
‘Basta così.’, decise il Signore Oscuro. ‘Ho cose più importanti di cui preoccuparmi di un elfo domestico; prepara la pozione.’
Minus collassò a terra e, scosso da tremiti, si avvicinò ad un fagotto adagiato in un angolo buio e lo prese in braccio con una smorfia fra il disgustato e lo spaventato a morte. Un feto con una bacchetta potente, si rese conto Harry. L’uomo si avvicinò a un calderone che ribolliva in modo sinistro e vi gettò dentro il fagotto con estrema cura; poi trasse dalla propria tasca un vecchio osso ammuffito e lo gettò nel calderone, mormorando una strana formula:
‘Osso del padre, donato senza consenso.’
Esitò, poi trasse dalla stessa tasca un pugnale e se l’avvicinò alla mano sinistra, che teneva innalzata sopra la sommità del paiolo.
‘Carne del servo, donata in sacrificio.’
E con un altro urlo straziante si tagliò di netto la mano, che finì nella pozione insieme a un  fiotto di sangue.
Orami in lacrime, si medicò il moncone con un incantesimo, poi impugnò il coltello ancora insanguinato e si avvicinò a Harry.
‘Non mi toccare!’, disse il ragazzo con voce roca, ma l’uomo gli conficcò la punta della lama nella carne, impassibile alle sue grida di sofferenza.
‘Sangue del nemico, prelevato con la forza.’, sussurrò gettando il pugnale nella pozione. ‘Il Signore Oscuro sorgerà ancora.’
Harry sentì la cicatrice bruciargli e la vista gli si fece annebbiata dal dolore. Vide confusamente una figura pallida che emergeva dal calderone.
‘La mia veste, Codaliscia.’, ordinò la voce ovattata di Voldemort. Si avvolse addosso la veste nera che il suo servo gli porgeva, poi si voltò verso Harry. ‘Potter... Quanto tempo… Troppo. E’ ora di finirla, qui e adesso; è un vero peccato che il nostro piccolo elfo sia andato perduto, altrimenti tutti i miei Mangiamorte sarebbero qui con noi in questo momento così importante… Lo sapevi che gli elfi domestici hanno la capacità di Smaterializzarsi dentro Hogwarts, e persino di compiervi Materializzazioni congiunte? Ma non posso certo aspettare i comodi di quella creatura, Potter. Ho atteso abbastanza, è tempo di agire; dopotutto la vista della mia persona e del tuo cadavere saranno abbastanza per far tremare anche i traditori più infami nelle mie schiere. Guardati intorno, ragazzo: riconosci questo luogo?’
La testa di Harry pulsava ancora, ma piano piano la vista di stava tornando; scorse nella luce verdastra un groviglio di serpenti di pietra che sembravano stritolare le colonne marmoree come serpi in carne ed ossa. Voldemort era davanti al paiolo, una figura pallida e glabra, con gli occhi rossi e i lineamenti che assomigliavano in modo straordinario a quelli del serpente accoccolato ai suoi piedi. Sullo sfondo troneggiavano i resti di una serpe ancora più enorme di Nagini; il ragazzo trasalì alla vista del Basilisco. Le labbra del Signore Oscuro s’incresparono in un sorriso gelido.
‘Certo che lo riconosci, vero? Ricordi la Camera dei Segreti? Questo è il mio regno, Potter, il regno dell’Erede di Serpeverde: è qui che ho avuto il primo assaggio del mio vero potere… Ed è qui che tu hai incontrato Thomas Marvolo Riddle, un ragazzo che mi somigliava molto. Ti ricordi di lui, Potter? Certo che ti ricordi, l’hai quasi ucciso… Quasi.
‘Ma adesso la Camera dei Segreti sarà teatro di un evento ancora più cruciale. Ho scelto con cura il luogo dove la tua storia (che dico, la tua leggenda!) si concluderà, Harry Potter: è appropriato, no? La Camera di Serpeverde, il cimitero del ragazzo di Grifondoro. E’ più di quanto spetterebbe ad un avversario inetto come te, a dire il vero, ma tu ed io abbiamo un conto in sospeso in questo posto. Sei pronto? Oh, certo che no… Hai avuto una buona dose di fortuna negli anni passati, non lo nego, ma scoprirai che il favore della sorte conta molto poco nello scontro faccia a faccia con Lord Voldemort finalmente all’apice della sua potenza.
‘Pare che tu sia senza bacchetta; male, molto male, un mago che si rispetti non può affrontare un duello senza la propria bacchetta… Pazienza, dovrai accontentarti di quella di Codaliscia. Fatti onore lo stesso, mi raccomando: questo sarà il tuo ultimo duello.’
Harry applicò tutte le sue energie nel tentare di riordinare le idee, ma un solo pensiero sovrastava tutti gli altri: la consapevolezza che non sarebbe uscito vivo dalla Camera dei Segreti. Era troppo stanco, troppo lontano da qualsiasi aiuto, pressoché disarmato e per giunta di fronte ad un avversario quasi immortale; anche se fosse sopravvissuto al duello, poi, le probabilità di tornare sano e salvo a scuola erano molto scarse, con Voldemort nel pieno possesso delle sue forze. Pensò a quello che si nascondeva nella Stanza delle Necessità e si augurò solo che Ron e Hermione avessero la presenza di spirito di prendere la spada di Grifondoro e spezzare gli Horcrux in mille pezzi: in questo modo l’anima di Voldemort sarebbe stata racchiusa unicamente nel serpente che sibilava guardingo a pochi passi da lui. Almeno la sua morte non sarebbe stata completamente vana, se avesse reso il Signore Oscuro così debole. Con questa amara speranza agguantò la bacchetta che Codaliscia gli aveva gettato ai piedi e si preparò a morire.
Un raggio di luce verde.
Freddo.
Poi più nulla.
 
 
 
 
La prima cosa che sentì fu un abbraccio morbido e caldo. Mamma, capì immediatamente, senza sapere come. Aprì gli occhi e per un attimo non vide niente se non un biancore infinito; poi sua madre voltò la testa e una criniera di capelli rossi gli accarezzò il viso. La donna si separò delicatamente da lui e gli rivolse un sorriso luminoso, che si estendeva da una fossetta sul mento al bagliore di quegli occhi verdi così simili ai suoi.
‘Abbracciami ancora.’, implorò Harry, e Lily lo strinse di nuovo a sé. 
‘Oh, Harry, sono così fiera di te…’, gli sussurrò baciandogli i capelli arruffati.
Il suono della sua voce era così meraviglioso che gli occhi del ragazzo si riempirono di lacrime.
‘Com’è possibile, mamma? Sono morto? Dov’è papà?’
‘Non sei morto, amore mio: sei a casa.’
La donna sciolse di nuovo l’abbraccio e gli tese una mano per aiutarlo ad alzarsi; solo allora il ragazzo si rese conto di essere disteso a terra. Si guardò meglio intorno e vide che sua madre aveva ragione: attorno a lui, sempre di un bianco abbagliante, c’era il salotto che appariva nei suoi ricordi inconsci del bimbo che era stato a Godric’s Hollow. La scalinata che portava al piano di sopra non poteva che condurre alle camere da letto sua e dei suoi genitori, e da una finestra semiaperta si intravedeva un giardino ben curato, adorno di fiori di ogni tipo e di un’altalena di ferro. Il tutto era perfettamente fedele alla realtà… Ma bianco: perfino il cielo dava l’impressione di essere cosparso di latte fresco. Oltre la recinzione che costeggiava il giardinetto, Harry scorse una moto vecchio stile, completa di sidecar; il motore era acceso, anche se il conducente, una figura anonima con il viso coperto da una sciarpa e spessi occhiali di protezione, non dava segno di voler partire.
‘Sta aspettando qualcuno?’, chiese Harry a sua madre, indicandolo.
‘Sì.’
‘E quel qualcuno sono io?’
Lily annuì.
‘Ma puoi scegliere di non raggiungerlo, se preferisci.’, aggiunse.
‘Dove mi porterebbe? E dove siamo adesso, davvero?’
‘Siamo a metà strada fra questo mondo e il prossimo; il motociclista ti porterebbe oltre.’
‘Come sono arrivato qui, mamma?’
‘E’ una storia lunga, piccolo mio, è meglio se ti metti comodo.’
Lo per mano e lo fece accomodare su un soffice divano, sedendosi accanto a lui.
‘Ti è già stato spiegato che Voldemort, invece di ucciderti, avrebbe neutralizzato inconsapevolmente la frazione della sua anima che viveva in te. Questo ha contribuito alla tua sopravvivenza, ma non poteva garantirla; c’è un altro motivo per cui ora sei qui. Tredici anni fa io ho fatto una scelta, Harry, una scelta così enorme che niente al mondo avrebbe mai potuto eguagliarla, neanche l’Anatema Che Uccide. Nulla mi avrebbe reso più felice che vederti crescere e poter condividere il tempo che mi restava con te, ma capii che questo non poteva succedere: allora desiderai con tutto il cuore di essere io al tuo posto, di sacrificare la mia vita per la tua. Quando Voldemort mi uccise non lo sapevo, ma le mie preghiere erano state esaudite: quella notte ti protessi, e ho continuato a proteggerti per tutti questi anni, attraverso il sacrificio che scorre nelle tue stesse vene; per questo non ti ho mai abbandonato e non ti abbandonerò mai, piccolo mio, sono dentro di te in una difesa che niente e nessuno potrà mai sottrarti.’
Gli accarezzò affettuosamente la mano e lo guardò negli occhi, cercando di capire che cosa avessero suscitato le sue parole in lui.
‘Cosa devo fare, mamma?’, chiese il ragazzo. ‘Posso restare qui?’
‘No, amore, mi dispiace. Sono grata per questi pochi attimi con te, ma il mio posto è la meta di quel motociclista, e il tuo… Beh, questo spetta a te deciderlo: puoi andare  con me, oppure puoi tornare indietro. In entrambi i casi sappi che non ti lascerò mai.’
Harry rimase in silenzio a riflettere. Pensò all’abbraccio e ai baci di sua madre, le uniche cose che avesse mai desiderato, finalmente così vicine… Pensò a suo padre, a come sarebbe stato incontrare anche lui, in quel posto misterioso dove il motociclista poteva accompagnarlo…
E Pensò a Sirius, fratello di James in tutto fuorché nel sangue, l’amico che non aveva mai saputo di avere e che ora amava come un padre… Pensò alla Tana e ai suoi abitanti, che lo avevano praticamente adottato… Pensò alla risata di Ron e al sorriso incoraggiante di Hermione…
‘Ci sono cose che non posso lasciarmi indietro.’, rispose infine.
Lily gli sorrise orgogliosa e annuì.
‘E’ questa la scelta che ho fatto per te tredici anni fa; ora tu hai preso la stessa decisione. Ti voglio bene, amore.’
Per l’ultima volta lo strinse in un abbraccio che Harry non avrebbe mai dimenticato; poi andò all’ingresso della casa, aprì la porta d’entrata e se la chiuse alle spalle, lasciando Harry solo.

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Capitolo 18
*** Per Lily [Una strana piega degli eventi] ***


 NOTA: Per avere una spiegazione del… ehm…  percorso logico di ciò che seguirà, leggere la nota alla fine DOPO aver letto il capitolo.
 
‘Cosa ci fai qui, Piton?’, ringhiò Voldemort.
Il primo istinto di Harry fu quello di aprire gli occhi per vedere cosa stava succedendo, ma decise di obbedire al buonsenso e tenerli serrati: qualcosa gli diceva che le probabilità di sopravvivere a un terzo Anatema Che Uccide erano decisamente scarse.
‘Il mio signore è risorto.’, rispose una voce fredda e sgradevole. ‘Il mio posto è qui con lui.’
Ci volle tutto l’autocontrollo di Harry per non alzarsi in piedi e lanciargli una maledizione; ebbe un fremito d’indignazione, ma evidentemente Voldemort era troppo concentrato su Piton per rendersi conto che il presunto cadavere si era mosso impercettibilmente.
‘Come mi hai trovato?’, continuò il Signore Oscuro.
‘Il Marchio.’, rispose tranquillamente il professore. ‘Non era mai stato così chiaro, sapevo che eravate vicino. Poi ho incrociato quest’elfo e mi sono fatto portare qui tramite la Materializzazione Congiunta; mi ha raccontato il vostro piano di sua spontanea volontà, credeva ancora che fossi un fedelissimo di Silente. Non è stato facile Imperiarlo di nuovo per farmi condurre da voi, però: a quanto pare aveva avuto un’esperienza recente e piuttosto traumatica, dal quale era a malapena riuscito a liberarsi.’
Harry socchiuse appena gli occhi, e vide la piccola sagoma di Dobby accanto a quella alta e slanciata di Piton; la maledizione Imperius lo rendeva così rigido che sembrava quasi una statua di sale.
‘E’ così che è andata, dunque.’, mormorò irato Voldemort, e Harry sentì Codaliscia ritrarsi spaventato con uno squittio. ‘Non ti nascondo che la tua presenza qui è a dir poco inaspettata, Piton. Dimmi, perché quell’elfo aveva ragione di pensare che tu fossi un uomo di Silente? Dove sei stato in tutti questi anni?’
‘A un passo dalle uniche due persone che abbiano mai osato sfidare il Signore Oscuro: Albus Silente e Harry Potter.’
‘Perché Silente vive, allora?’
‘Perché anche se lui fosse morto, l’Ordine della Fenice sarebbe sopravvissuto… A meno di non trovare il modo di annientarlo dall’interno. Ma ora sono qui, mio signore.’
‘Ora che sono di nuovo nel pieno delle mie forze.’, ribatté Voldemort. Rimase in silenzio per qualche secondo, gettando uno sguardo al corpo immobile di Harry. ‘Non somigliava molto a sua madre, vero?’
Piton esitò.
‘Non molto, mio signore. Ha solo i suoi occhi… Per il resto è la copia di James Potter, nell’aspetto come nel carattere.’
Era la copia di James Potter.’, gli ricordò il Signore Oscuro. ‘Bentornato nelle mie schiere, Severus. Spero che saprai compensare validamente  la tua assenza in questi tredici anni.’
‘Senz’altro. Pensavo di cominciare stasera stessa, con il permesso del mio signore.’
‘Ah sì?’, fece Voldemort in tono fra il derisorio e il minaccioso. ‘Hai un piano tutto tuo?’
‘Sì.’, rispose schietto Piton. ‘Pensavo di portare il corpo del ragazzo su a Hogwarts: la vista del suo cadavere distruggerà Albus Silente. Inoltre sono sicuro che il piccolo Malfoy, che frequenta la scuola qui, non esiterà ad informare il padre della morte di Potter e delle circostanze in cui essa si è svolta; in men che non si dica, i vostri seguaci sarebbero di nuovo ai vostri piedi, mio signore.’
Voldemort aveva ascoltato il suggerimento senza fare una piega, ma quando il professore fece cautamente un passo verso Harry, alzò di scatto la bacchetta gracchiando:
‘Non osare avvicinarti a lui, Piton.’
L’uomo si ritrasse all’istante.
‘Capisco.’, disse a testa china. ‘Non vi fidate di me. Eppure quest’essere indegno, questo traditore comprovato,’ –accennò a Codaliscia con un lieve movimento del capo- ‘sembra essere tornato nelle vostre grazie.’
‘Non uggiolare, Severus, non ti si addice.’, ribatté l’altro. ‘Per riconquistarti il mio favore devi darmi prove concrete della tua fedeltà.’
‘Prove concrete?’, ripeté Piton. ‘Senz’altro, mio signore.’
Fece scivolare una mano sotto la pesante veste nera e ne trasse qualcosa che somigliava a un ciondolo; nella penombra Harry colse uno scintillio oro e smeraldo. S’irrigidì: se Piton avesse consegnato il medaglione di Serpeverde a Voldemort, sarebbe stato praticamente impossibile sottrarglielo di nuovo… Si chiese come il professore se lo fosse procurato, augurandosi solo che Ron e Hermione non avessero subito alcun danno.
‘Dove l’hai preso?’, abbaiò Voldemort dando voce ai pensieri del ragazzo.
‘Non ha importanza.’, rispose brusco l’altro. ‘Dobby, porta il medaglione al Signore Oscuro.’
L’elfo prese il medaglione e fece qualche passo rigido verso Voldemort, che gli puntò contro la bacchetta e prese a fissarlo truce.
Non ha importanza?’, ripeté. ‘Non sono d’accordo, Severus. Dimmi subito come ti sei procurato questo medaglione.’
Ma Piton non rispose; mosse impercettibilmente la bacchetta e dalla punta di essa eruppe un enorme serpente di fuoco, illuminando la stanza. Voldemort non fece in tempo a reagire, perché Dobby  in un lampo scagliò il medaglione tra le fauci della creatura.
‘Pazzo!’, strillò Voldemort gettandosi verso il serpente nel vano tentativo di salvare il suo Horcrux. Sembrava ignaro di tutto fuorché del medaglione che si stava fondendo lentamente, urlando quasi fosse un essere dotato di vita propria.  
E all’improvviso fu il caos.
Alla luce della spaventose serpe di fuoco, Harry vide confusamente una coppa e un anello tuffarsi nel rogo, riflettendo il bagliore del fuoco. Avrebbe potuto giurare che gli oggetti fossero saltati fuori dal nulla…
‘Non ti preoccupare, Harry Potter.’, sentì bisbigliare. ‘Va tutto bene.’
Dobby era scattato accanto a lui, approfittando del fatto che Voldemort era rimasto impietrito davanti all’incendio della propria anima. Era lo stesso elfo che poco prima era sembrato completamente soggiogato dalla Maledizione Imperius?
Ma che diamine sta succedendo?!, pensò Harry, faticando a seguire la strana piega degli eventi.
Intanto Nagini si era avventata contro le fiamme con un sibilo infuriato, ma l’enorme serpente di fuoco era un avversario temibile perfino per lei; presto nella Camera si diffuse un tale odore di carne bruciata che Harry fece fatica a trattenere un conato di vomito. Voldemort gettò a Piton uno sguardo da animale braccato, tra il feroce e l’impotente.
‘Perché?’, mormorò puntando la bacchetta contro il suo ultimo avversario.
‘Per Lily.’, rispose l’altro imitandolo.
Gli occhi scarlatti del Signore Oscuro si accesero d’ira mentre urlava:
Avada Kedavra!’
Ma lo sguardo di Piton non era meno spietato, né la sua magia meno potente: non era un mago di quattordici anni, lui. Forse Voldemort aveva finalmente trovato un avversario degno, ma la cosa non sembrava fargli piacere quanto aveva voluto far credere a Harry.
Sectumsempra!’, gridò il professore.
Due fasci di luce verde si scontrarono, sprizzando scintille. Con sua grande sorpresa, Harry vide quella di Voldemort arretrare sempre di più: evidentemente la vista degli Horcrux in pasto alle fiamme era stata un colpo veramente duro per lui.
‘Farò altri Horcrux!’, stridé il mago. ‘Conosco cose che tu non puoi neanche immaginare, Piton!’
L’altro non rispose, ma il suo incantesimo sovrastò quello di Voldemort con una rapidità tale che l’avversario sgranò gli occhi, la bocca spalancata dallo stupore.
Fu con quella stessa espressione che Lord Voldemort cadde a terra senza vita.
Piton si avvicinò a lui senza abbassare la bacchetta, lo sguardo distaccato e attento come uno scultore che scruta severo la propria opera in cerca di difetti; diede cautamente un calcio al cadavere e si chinò per esaminare meglio gli occhi vacui del Signore Oscuro.
‘Puoi anche alzarti, Potter.’, disse infine glaciale. ‘E’ morto.’
Harry obbedì riluttante.
‘Professore, io…’
‘Risparmiami, Potter. Ora cercherò di occuparmi di Minus, visto che nessuno qui sembra essersi accorto che se l’è data a gambe; l’avrei fermato prima se avessi potuto, ma avevo altro da fare... Stanne certo, gli farò pentire di quello che ha fatto a tua… ai tuoi genitori. Weasley, Granger, lo affido a voi.’
‘Ma cosa…?’, cominciò Harry, ma prima che potesse protestare o chiedere spiegazioni si sentì stringere in una presa soffocante. Trattenne il respiro, impietrito.
‘Oh, lo sapevo, lo sapevo! Non potevi essere morto!’, singhiozzò la voce di Hermione.
‘Miseriaccia, Hermione, non vedi che lo spaventi?’, brontolò la voce di Ron. ‘Come ti sentiresti tu se venissi abbracciata a tradimento da una persona invisibile?’
‘Oh, hai ragione!’, rispose la ragazza ritraendosi e sfilandosi di dosso il Mantello. ‘Scusa, Harry.’
‘N-nessun problema.’, balbettò l’amico frastornato. ‘Qualcuno mi può spiegare cosa sta succedendo?’
Ron rise nervosamente, togliendosi il Mantello e porgendoglielo timidamente.
‘L’abbiamo preso dal tuo baule.’, spiegò. ‘Spero che non ti dispiaccia, ma d’altra parte era un’emergenza, e serviva per salvarti la vita, quindi…’
‘Quindi non hai nessuna ragione per scusarti, anzi.’, tagliò corto Harry. ‘Ora mi dite almeno come avete fatto a trovarmi?’
‘Merito di Dobby.’, rispose Hermione in tono soddisfatto.
L’elfo però scosse la testa malinconicamente.
‘E’ colpa di Dobby se Harry Potter si è trovato in questa situazione. Dobby ha obbedito agli ordini dell’uomo con gli occhietti acquosi per molti mesi… Dobby non voleva, Harry Potter, specialmente quando gli ordini riguardavano gli amici di Dobby, ma io… io non ha potuto… Dobby ha provato a ribellarsi, Harry Potter, Dobby lo giura, ma il mago era troppo forte e…’
Si interruppe desolato e cominciò a sbattere violentemente la testa a terra.
‘Basta, Dobby, per carità!’, implorò Hermione mentre Ron sollevava di peso il povero elfo per farlo smettere. ‘Ben pochi elfi sono capaci di resistere alla Maledizione Imperius, c’è scritto su tutti i libri! Abituati come siete ad obbedire senza pensare, è fin troppo facile per un Mago Oscuro soggiogarvi. Il fatto che tu sia riuscito a liberarti, anche a distanza di mesi, dimostra che hai un coraggio e una forza di volontà veramente straordinari: ci hai raccontato tutto e portato qui, e hai perfino finto di essere di nuovo sotto la maledizione, per l’amor del cielo! Senza di te non saremmo mai riusciti a trovare Harry!’
L’elfo scosse di nuovo la testa e la guardò con gli occhioni umidi di pianto.
‘Dobby non ha fatto niente di straordinario: Harry Potter è amico di Dobby, e gli amici aiutano gli amici. Harry Potter ha aiutato me, e io non lo dimentica.’
Ron e Hermione si voltarono commossi verso Harry, chiaramente aspettandosi una risposta altrettanto toccante, ma il ragazzo era ancora così confuso che proprio non ce la faceva a trovare le parole adatte.
‘Va tutto bene, Dobby.’, borbottò semplicemente.
Ron e Hermione annuirono sorridendo. L’elfo non sorrise di rimando, ma almeno smise di tentare di sbattere la testa contro tutte le superfici lisce che si trovava davanti.
‘E Piton?’, continuò Harry, deciso a vederci chiaro una volta per tutte.
Ron alzò le spalle.
‘Silente ha insistito che fosse lui ad accompagnarci da te, forse perché è l’unico a saper evocare l’Ardemonio, con quella sua passione per le Arti Oscure. Beh, per la verità Piton avrebbe voluto andare da solo, per non metterci in pericolo, ma serviva qualcuno che potesse gettare la maggior parte degli Horcrux nel fuoco senza preavviso, in modo che Voldemort non avesse il tempo di reagire. Io e Hermione abbiamo subito pensato al Mantello e…’
‘Cosa c’entra adesso Silente?’, sospirò Harry innervosito. ‘Andate con ordine, non ci capisco niente.’
‘Allora…’, cominciò Hermione in tono pratico. ‘Iniziamo da quando è apparso Dobby; era passata una decina di minuti da quando l’ora era scaduta, e le Sirene avevano appena riportato a terra Luna e la sorellina di Fleur, sane e salve. Fleur, anche se non era riuscita a completare la prova, era tornata a riva da sola; di te non c’era ancora traccia. Tutti stavano comincianco ad agitarsi, quando Dobby si Materializzò improvvisamente nella tribuna dei giudici e disse qualcosa a Silente, probabilmente raccontandogli della Camera dei Segreti e di Voldemort. Il Preside allora mandò Piton a chiamare me, Ron e Meg, che eravamo seduti vicini. Il professore ci chiese senza mezzi termini se sapevamo dov’erano gli Horcrux; io gli risposi di sì, anche se Ron mi diede una gomitata per farmi tacere -non fare quella faccia, Ronald, è inutile negarlo -. Piton ci condusse subito da Silente, che dopo aver confabulato un po’ con il professore ci ordinò di portarlo dagli Horcrux e di fidarci di lui, qualsiasi cosa fosse successa. Nella Stanza delle Necessità Piton ci raccontò quello che aveva detto Dobby tutti e quattro elaborammo il piano; Meg ha insistito per non venire con noi, perché non era abituata ad usare il Mantello e aveva paura di fare un passo falso che avrebbe potuto rovinarci tutti. Il resto lo sai… Anche se a dire la verità, Harry, io non mi aspettavo di vedere Voldemort… Insomma…’
‘Neanch’io.’, ammise Ron. ‘E’ stato spaventoso.’
Gettò un’occhiata titubante al cadavere, distogliendo lo sguardo subito dopo con un brivido. Harry lo imitò, ma la vista non lo nauseò come si era aspettato, e rimase a fissare il nemico caduto senza fare una piega.
‘Ha ucciso i miei genitori.’, disse freddamente. ‘Avrebbe ucciso anche me, e Cedric, senza nessun rimorso. Ha rapito tua sorella e voleva succhiarle l’anima. E’ giusto che sia morto.’
Sapeva che Ron e Hermione si stavano scambiando un’occhiata sconcertata alle sue spalle: era un lato dell’amico che non conoscevano, e che lui stesso non aveva mai saputo di avere.
‘Andiamocene.’, fece finalmente Hermione dopo un silenzio imbarazzato. ‘Questo posto mi dà i brividi.’
‘E lui?’, obiettò Ron accennando a Voldemort con il capo. ‘Non possiamo lasciarlo qui.’
‘Era l’Erede di Serpeverde; è qui che avrebbe scelto di rimanere per sempre, se avesse potuto.’, rispose  Harry lugubre. ‘Non se lo merita, ma è meglio esaudire il suo desiderio: lasciamolo qui, non voglio più pensare a lui. Questa Camera non verrà mai più riaperta, ora.’
Tese la mano a Dobby e ai due amici; solo allora si rese conto che Ron e Hermione avevano già le dita intrecciate, come per rassicurasi a vicenda. Capiva che fossero spaventati, oltre che sollevati, ma non condivideva il loro stato d’animo: si sentiva leggero e libero come non lo era mai stato.
 
 
Resistete, belli miei, ormai manca solo l’Epilogo! Lo so, lo so, questo capitolo era decisamente incasinato, ma è anche un bel miglioramento rispetto a prima: nella prima versione del capitolo, non solo Hermione e Ron trasportavano il corpo comatoso di Harry fuori dalla Camera dei Segreti su unmanico di scopa(sì, avete capito bene..), non solo Ron riusciva a salvare all’ultimo momento Piton dall’incendio che il professore stesso aveva creato caricandoselo dietro su un manico di scopa (la mia volontà di far fare bella figura a Ron mi ha fatto perdere per un momento il lume della ragione…), ma tutto questo era raccontato in un lungo flashback di Ron e Hermione…
Questa versione ha un po’ più senso, no? Anche perché diciamocelo, se nei Doni della Morte Voldie è stato ucciso da un ragazzo che a malapena aveva iniziato a radersi e che si era ostinato a usare sempre e solo Expelliarmus quasi  fino alla fine, allora ce la poteva fare chiunque, no? Scherzi a parte, Piton ha esattamente lo stesso conto in sospeso con zio Voldie che aveva Harry, e se fosse sopravvissuto non ho dubbi che sarebbe stato un avversario molto, molto pericoloso per lui, in un duello.
Alla prossima!
Meiyo
 
 
                                             

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Capitolo 19
*** Epilogo ***


 Questo capitolo ha meno di sette dediche, ma d’altra parte io non sono la Rowling, no?
                                                                                  
                                                           A Lali,
                                                                        o LaliX se preferite,
                                                                                    grande persona,
                                                                      grande scrittrice e
                                          autrice di alcune tra
                               le storie più originali
                                         e divertenti che EFP abbia da offrire.
                                                                                                       Ad Averyn,
                                                                       che con le sue recensioni  
                                                               mi ha motivato
                  a finire finalmente questa storia,
                                                   e la cui saga ‘CICATRICE’
                                                              è una vera droga… provare per credere!
                                                                                                                      E a te che hai letto
                                                                                     ben diciotto capitoli
                                                               per arrivare a questo,
                                                    cosa di cui
                ti ringrazio infinitamente…
                                               Anche se con le recensioni
                                                                             avete il braccino corto, cari miei!
 
PS: Vediamo chi riesce a cogliere la citazione di A Very Potter Sequel ;)

 
‘Un soldo per i tuoi pensieri.’, disse Meg a Harry muovendo il suo alfiere con riluttanza. ‘Oh, cavolo, ho sbagliato di nuovo!’
I quattro ragazzi si erano rifugiati nella Stanza della Necessità per sfuggire all’orda di giornalisti che assediava la scuola; la notizia della morte di Voldemort non era certo una cosa da nulla, e già il giorno dopo il trio aveva dovuto tenere testa ai continui agguati di Rita Skeeter e compagnia. A quanto pareva, Piton era una preda fuori dalla loro portata, e la stampa aveva deciso di puntare su Harry, Ron e Hermione; ma dopo una settantina di interviste e un numero incalcolabile di domande da parte di tutto il corpo studentesco, perfino Ron -che era stato l’ultimo a capitolare- si era convinto che era ora di prendersi una pausa. Meg si era accodata senza un motivo valido, ma dopo mesi passati a condividere segreti delicati con lei i tre ormai davano quasi per scontato che la ragazza fosse onnipresente.
Per passare il tempo in attesa di salire sull’Espresso di Hogwarts, Meg aveva proposto ai ragazzi di insegnare a lei e Hermione a giocare a Quidditch, ma dati i risultati disastrosi Ron aveva suggerito di passare a scacchi dei maghi prima che qualcuno si facesse male sul serio. Inutile dire che Meg non aveva ancora vinto una partita, ma continuava testardamente a chiedere rivincite su rivincite.
‘Piton.’, le rispose Harry. ‘Quando ha ucciso Voldemort, ha detto che lo faceva per Lily. L’avete sentito tutti, no?’
‘So cosa stai pensando.’, sospirò Hermione. ‘Devo dire che anche a me è sembrata una strana coincidenza, ma che altro può essere? Voldemort avrà ucciso altre Lily, oltre a tua madre, no?’
‘Nessuna di cui sappiamo per certo.’
‘Ma dai, Harry!’, fece Ron. ‘Piton e tua madre? Sarebbe come dire Malfoy e Luna! Hai lasciato la regina scoperta, Meg.’
‘E perché, scusa? Si sa che Piton odiava mio padre.’, gli fece notare l’altro. ‘Forse c’è un motivo…’
‘Oltre alle continue prese in giro e ai soprannomi poco carini, intendi?’, commentò Meg.
Harry la guardò di sottecchi.
‘Sembri abbastanza informata a riguardo.’
Lei rimase un attimo interdetta, poi alzò le spalle con noncuranza.
‘Infatti lo sono.’
'E non hai mai pensato di dirmi nulla a riguardo?'
‘Non sono la tua palla di vetro personale, Harry; non posso dirti proprio tutto, no?’
‘Ho il diritto di sapere di mia madre!’, protestò il ragazzo.
‘A-ha. A questo punto tanto vale che ti riveli chi è stata la prima cotta di Silente, o gli oscuri segreti della famiglia Crouch.’
‘Silente ha avuto una cotta?!’, fece Ron interessatissimo. ‘Era la McGranitt, vero?’
‘Per l’amor del cielo, Ron!’, lo zittì Hermione. ‘Non sono affari tuoi!’
‘E poi se vi racconto tutto, cosa vi rimane da scoprire da soli?’, aggiunse Meg con il solito scintillio malizioso negli occhi. ‘Non vorrete lasciare il Mantello dell’Invisibilità a prendere la polvere nei prossimi anni!’
Quest’ultima uscita le vinse un’occhiata di disapprovazione da parte di Hermione, un sorriso pensieroso da parte di Ron e un silenzio truce da parte di Harry.
Speriamo solo che Sirius sia un po’ più loquace a riguardo, pensò quest’ultimo.
Purtroppo Codaliscia era riuscito di nuovo a fuggire, quindi il suo padrino era ancora in clandestinità; ma da quando nientemeno che Severus Piton, l’eroe che aveva ucciso Lord Voldemort, aveva dichiarato (anche se a denti stretti) di aver visto Peter Minus vivo e vegeto e pronto a servire il Signore Oscuro, il Ministero della Magia aveva cominciato a riconsiderare il “caso Black”.
‘Penso che sia ora di partire.’, sospirò Meg dopo un po’, apparentemente ignara dell’atmosfera tesa che aveva creato. Si guardò intorno malinconica, giocherellando con la sua regina, che l'avversario aveva mangiato senza difficoltà.
‘Non così in fretta.’, ghignò Ron. ‘Scacco matto…. Un’altra volta.’
 
 
 
Il castello di Hogwarts fece capolino per l’ultima volta da dietro le montagne innevate, poi scomparve. Harry si staccò finalmente dal finestrino e si sistemò meglio sul sedile, ricollegando il pensiero alle chiacchiere allegre dei suoi amici.
‘Allora Puckle, visto e considerato che passerai le vacanze da noi dobbiamo chiarire subito i fondamentali.’, annunciò Fred. ‘Tanto per cominciare la camera mia e di George è assolutamente tabù…’
‘Poi ci scusiamo in anticipo per le eventuali (anzi, probabili) esplosioni che si potrebbero verificare nella medesima.’, continuò il suo gemello.
‘Quando la mamma comincerà ad ingozzarti, e fidati, succederà, non pensare di fermarla con un semplice Grazie, signora Weasley, sono piena!, perché per tutta risposta di ficcherà un’altra porzione nel piatto.’
‘Dovrai fare almeno una partita a Quidditch con noi, così potremo finalmente giocare nel campo vicino casa con due squadre complete. La scopa te la prestiamo, dato che non ne hai una.’
‘Veramente il Quidditch non è esattamente il suo forte…’, intervenne Harry, incrociando lo sguardo di Ron con un sorriso complice, pensando a quella mattina.
‘Mi piacerebbe molto imparare.’, rispose la ragazza sorridendo malinconica. Harry aggrottò le sopracciglia: dov’era finito il tono elettrizzato che aveva avuto al pensiero di passare il Natale dai Weasley?
‘Possiamo andare a trovare Luna ogni tanto, se ti va.’, tentò Ginny. ‘Vive vicino a noi, sai?’
Meg annuì incolore.
‘Occhio a non sbilanciarvi con l’ospitalità, ragazzi, altrimenti invece di una baracca a Ottery St. Catchpole si aspetterà Buckingham Palace.’, borbottò Ron a disagio.
Non è molto, ma è casa.’, ribatté amaramente Meg. ‘Ricordi? E comunque preferirei di gran lunga visitare la Tana che il Palazzo Reale. Vivo in una città che ha più di duemila anni, in cui ogni volta che giri l’angolo trovi un pezzo di Storia; di monumenti ne ho quanti ne voglio laggiù. Quando mi ricapiterebbe di rivedere la Tana, però?’
Per qualche ragione, gli occhi le divennero lucidi e scappò in tutta fretta dallo scompartimento.
‘Donne e lupi mannari: c’è un periodo del mese in cui non sai da che verso prenderli.’, sentenziò Fred con l’aria di chi la sa lunga.
‘E’ meglio andare a cercarla.’, disse invece Hermione alzandosi in piedi, imitata subito da Ron e Harry.
Meg era in uno scompartimento vicino al loro, insieme a Dean, Seamus, Neville e Luna. Aveva il viso rigato di lacrime e stava abbracciando calorosamente quest’ultima, sotto lo sguardo imbarazzato dei tre Grifondoro.
‘Sono felice di averti conosciuto, Meg.’, le disse Luna. ‘E’ stato quasi come avere un’amica.’
La ragazza aprì la bocca come per replicare, ma non sembrò trovare nulla da dire. Si voltò verso Neville e gli sorrise.
‘Ciao, Neville, è stato bello parlare con te.’
‘Quando sei diventata così emotiva?’, protestò Seamus. ‘Dopo le vacanze li rivedrai, non scappano mica!’
‘Già. Loro torneranno qui per altri tre anni e mezzo…’, sospirò Meg. ‘Stammi bene, Seamus. Anche tu, Dean, e grazie per la gonna.’
‘Cos’è questa storia?’, intervenne Ron.
La ragazza si voltò verso di lui, tentando inutilmente di asciugarsi le lacrime.
‘Non è niente, torniamo al nostro scompartimento.’
Si infilò in fretta in corridoio e fece per proseguire, ma Ron la prese con fermezza per il polso e la trascinò in uno scompartimento vuoto. Harry e Hermione si scambiarono un’occhiata e li seguirono.
‘Vuoi dirci che succede?’, fece Hermione chiudendosi lo sportello alle spalle. ‘Un mese fa ti sei messa a saltellare dalla contentezza alla prospettiva i passare le vacanze alla Tana, e adesso che ci stai andando fai concorrenza a Mirtilla Malcontenta!’
‘Ma non capisci?’, rispose Meg senza guardarla. ‘Io alla Tana non ci arriverò mai!’
‘Cosa vuoi dire?’, chiese Harry.
‘Vi avevo detto che quando il mio ruolo nella trama fosse finito sarei tornata a casa.’, spiegò la ragazza. ‘Beh, direi che a questo punto il mio compito è finito: Voldemort è morto, tutto il corpo studentesco di Hogwarts è sano e salvo, nonché una varietà di adulti che non sto neanche ad elencare… Hermione e Ron, poi, stanno insieme con tre anni di anticipo. Insomma, il mio lavoro qui è proprio finito, a meno che io non tenti di resuscitare il Signore Oscuro in un atto di disperazione. E ci sono ancora tante di quelle cose che vorrei fare… Non ho neanche visto una partita di Quidditch come si deve!’
Tacque e si voltò verso il finestrino per nascondere un’espressione imbronciata; a Harry ricordava una bambina a cui avessero comprato un gelato troppo piccolo per i suoi gusti.
‘Sarà strano tornare a scuola dopo Natale.’, osservò tanto per dire qualcosa. ‘Niente Voldemort ad attentare alla mia vita… Niente cicatrice che brucia… E niente Meg a ripetermi costantemente che devo stare in guardia.’
‘Dov’è che vai, di preciso?’, aggiunse Hermione incuriosita. ‘Dopo essere andata via da qui… Cioè, dal nostro mondo, o dalla nostra dimensione, o come si chiama.’
‘Libro.’, precisò la ragazza. ‘Si chiama libro.’
‘Fa un certo effetto questa cosa.’, borbottò Harry. ‘Voglio dire, che tutto questo sia… finto, che sia successo solo nella tua testa.’
Meg si voltò verso di lui, finalmente sorridente, e lo fissò negli occhi come aveva fatto la prima volta che si erano visti, una vita fa. Come allora, c’era qualcosa di vagamente inquietante nel suo sguardo.
‘Certo che è successo solo nella mia testa, Harry, ma perché diavolo dovrebbe voler dire che non sia vero?’

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