Monster Commando di J85 (/viewuser.php?uid=51008)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** L'ora del terrore ***
Capitolo 2: *** Strani eventi ***
Capitolo 3: *** Il progetto dei ragazzi ***
Capitolo 4: *** Mostri ***
Capitolo 5: *** La storia prosegue ***
Capitolo 6: *** Allenamento ***
Capitolo 7: *** Alla conquista del Voltar ***
Capitolo 8: *** Scontro finale ***
Capitolo 9: *** La cerimonia ***
Capitolo 10: *** Epilogo ***
Capitolo 1 *** L'ora del terrore ***
MONSTER COMMANDO
CAPITOLO
1
“L’ora del
terrore”
Dong…dong…dong…preparatevi
ragazzi…o scappate urlando…sta arrivando…”L’ORA DEL TERRORE”!
“Oh…finalmente ci siamo!” fu
l’esclamazione di Benjamin Luhan a quel singolare annuncio.
Era mezzanotte e lui ed i suoi
amici avevano resistito all’invisibile forza del sonno per quell’appuntamento
che, ormai da un paio d’anni, li riguardava tutti ogni giovedì notte.
Il luogo di ritrovo era la camera
da letto dello stesso Benjamin, un ragazzo abbastanza robusto, con i capelli
neri e corti e gli occhi altrettanto scuri. Sdraiato nel letto accanto a lui vi
era il suo amico d’infanzia Louis Chambers, con quasi gli stessi tratti somatici
del viso, forse con i capelli leggermente più lunghi ma comunque neri. Seduto
all’orlo del letto, con in mano il suo immancabile, nell’ambito di quell’evento,
sacco di patatine, si trovava Bob Kaufman, il classico ragazzo cicciotello che a
scuola era quotidianamente preso di mira dai classici bulletti, con i suoi
cappelli castani chiari attaccati alla testa e gli occhi ugualmente castani
sbarrati nell’attesa dell’episodio di quella notte.
La stanza non era grandissima ma
riusciva comunque ad ospitare altri due soggetti: Una di queste era Bob Kramer,
ragazzo che aveva la stessa età dei precedenti tre, con gli occhi scuri e i
capelli castani con una estrema forma riccioluta, che in quel momento sedeva,
chi sa quanto comodamente, per terra. L’altra persona era quella circondata da
un maggiore alone di mistero dei primi, gli altri sapevano solo che si chiamava
Bill, che era di un anno più grande di loro e che aveva lasciato la scuola. A
quell’età, si sa, bastano quelle poche informazioni per averlo come amico. Al
momento dell’annuncio era seduto sulla scrivania davanti alla finestra e
guardava l’ingresso della casa illuminato dai lampioni al di fuori di essa.
Purtroppo il film che davano
quella notte tradì le attese dei ragazzi. Si trattava infatti di una stupida
pellicola intitolata “L’Uomo Lupo sfida Frankenstein” o qualcosa del genere,
allora i ragazzi decisero di attuare il loro personalissimo piano B, già
collaudato altre volte, e cominciarono a vagare con la fantasia.
“Certo sarebbe fichissimo poter
diventare un mostro!” esclamò Benjamin, detto Benji, prendendo leggermente alla
sprovvista i suoi compagni.
“Sì certo come no…” aggiunse
piuttosto seccato Bill, tornato a guardare fuori dal vetro piuttosto che
assistere a quel, e qui ci vuole tanto coraggio per definirlo così, film
cult.
“Ma che cosa stai dicendo Benji?”
chiese Kaufman prendendo momentaneamente fiato per poi tornare ad ingozzarsi di
patatine.
“Il sonno comincia a dargli alla
testa” concluse rassegnato l’altro Bob, mentre si rialzava per dare un po’ di
pace al suo fondoschiena.
L’unico che sembrava concordare
con l’idea di Luhan era Louis, il quale non disse nulla ma si girò verso il
compagno che gli stava sdraiato accanto e con il quale scambiò uno sguardo di
reciproco consenso.
Ma Benji non mollò e cercò in
tutte le maniere di difendere la sua tesi “Ma sì dai, non mi dite che voi non ci
avete mai pensato? Avremmo tutti una forza sovrumana, saremmo immortali, nessuno
ci romperebbe…chi starebbe meglio di noi!?”.
A quest’ultima affermazione si
levarono nella stanza delle urla, seppur misurate visto l’ora, di completa
disapprovazione nei confronti del ragazzo padrone di casa.
“E dai ragazzi…per esempio, te
Bob che mostro vorresti essere?”.
Il Bob in questione, Kaufman,
smise di nuovo la sua attività di mangia-patatine e, dopo un attimo d’imbarazzo
visto che quell’argomento, che inizialmente sembrava non interessare nessuno,
aveva invece preso la piega di un vero è proprio scambio di opinioni, rispose
“Beh…dunque…come tutti mi piacerebbe essere un vampiro, ma anche il mostro di
Frankenstein non sarebbe male…” e nello stesso momento in cui affermava questo,
indicò con un cenno della testa il suddetto mostro che faceva la sua
terrificante comparsa nel lungometraggio che ormai aveva perso, semmai ne avesse
avuta, l’attenzione di tutti i membri di quello strambo club.
Infatti, come penso abbiate ormai
capito, la qualità che legava quei ragazzi dalla fisionomia e dal modo di
pensare totalmente differenti era la passione sfrenata per i film dell’horror di
tutte le salse possibili.
“Okay la Creatura di
Frankenstein…e te Bill?” felice dell’esauriente risposta di Bob, Benji, girò la
domanda al ragazzo che era ancora appollaiato sulla finestra di camera.
“Ah…passo!” fu la secca risposta
di quest’ultimo.
“Come passi?! No dai non puoi
fare così! Potrebbe essere un sondaggio interessante…” insistette l’altro.
“È inutile continuare a credere
nei sogni! Questa cosa sai benissimo Benji che non accadrà mai e quindi perché
perdere tempo nel fare questi giochi per bambini piccoli e scemi!”.
“Beh, era per movimentare la
serata, visto la scelta dei programmatori di questo show…” spiegò il ragazzo
additando anche lo schermo televisivo.
“Okay…il Mostro della Laguna
Nera!”.
“Il Mostro della Laguna Nera?”
urlarono stupefatti tutti i presenti per la scelta alquanto discutibile della
persona più anziana nella stanza.
“Certo! Sta per i fatti suoi e
non rompe le scatole a nessuno, a differenza degli altri mostri…”.
Dopo qualche secondo di silenzio,
fu sempre Benjamin a riappropriarsi della parola “Ok si può accettare!”.
“Io mi prendo l’Uomo Lupo, perché
adoro i cani e il solo pensiero di poter comunicare con loro mi sembra una gran
figata!” rubò la parola Louis che aveva atteso quell’attimo per poter dire la
sua.
“Bene e già tre sono stati
scelti…Bob tocca a te!” era sempre Benji a condurre le fila di quello strambo
discorso ed ora passava la parola a Kramer.
Il più timido del gruppo, dopo un
attimo di titubanza, rispose “Visto che mi piace la storia egizia, non mi
dispiacerebbe essere una mummia; ma non una mummia qualsiasi piuttosto una che,
appena risvegliata, abbia dei poteri magici, poteri che risalgano direttamente
dall’antico Egitto, cioè l’epoca da cui provengo”.
“La mummia? Fantastico! Una bella
scelta!” disse Benji scuotendo in su ed in giù la testa, in uno dei più classici
gesti di consenso conosciuti.
Dopo un po’ di tempo, in cui il
silenzio era stato parzialmente coperto dai non certo brillanti dialoghi di
quello pseudo-film, uno dei cinque si accorse che non tornavano i conti…
“Ehi!”
ad emettere quella esclamazione
incompleta era stato Bill, in direzione proprio del padrone di casa.
Quando quest’ultimo si accorse di
essere lui il destinatario della provocazione chiese “Che c’è?”.
“È il tuo turno bello…”.
“Già!” disse Kaufman
“Non ci hai ancora detto la tua
opinione…” continuò Louis.
“In fondo l’abbiamo fatto tutti…”
concluse Kramer.
“Manchi solo tu all’appello”
soggiunse Bill.
“Ah…giusto! Beh…io ho sempre
sognato di poter essere un vampiro!” rispose in maniera eccitata Benji.
“Risposta prevedibile!” protestò
Bill.
“Già! Non ne avevi di più
originali?” si appoggiò alla protesta il mangiatore Bob.
“Ma perché? A me piacerebbe
davvero poter diventare come il conte Dracula! Perché dovrei dire una risposta
che non è la mia?” ribadì in modo infuriato Luhan.
“A questo turno ha ragione Benji
ragazzi…”l’unico che si era messo in sua difesa era stato Louis Chambers.
“Però pensandoci faremo un bel
gruppo!” ha parlare fu l’unico presente in quella stanza che non aveva preso
posizione nella sfida verbale che si stava effettuando.
“In che senso?” domandò Benjamin
che vedeva in quest’ultima frase uno spiraglio per poter cominciare una nuova
discussione, dove l’unica regola era poter volare con la fantasia senza alcun
limite esistente.
“Cioè non volendo abbiamo riunito
cinque mostri sacri della storia del cinema horror” aggiunse alla sua precedente
affermazione Bob Kramer.
“Giusto! Saremo i padroni del
mondo, potremo sfidare chiunque, anche i Quattro Cavalieri dell’Apocalisse…”
fantasticava Benji.
“I quattro cavalieri
dell’apocalisse?” chiese interdetto il ragazzo con l’età più avanzata.
“Sì Bill, non ti ricordi? Ne
abbiamo parlato alla precedente riunione: con il termine “i Quattro Cavalieri
dell’Apocalisse” noi identifichiamo Facciadicuoio di “Non aprite quella porta”,
Michael Myers di “Halloween”, Jason Vorhees di “Venerdì 13” e Freddy Krueger di
“Nightmare”!” concluse come se fosse un enciclopedia vivente.
“Ah sì, giusto…” finse un lapsus
l’altro.
Ancora un altro intervallo di
silenzio dove l’unica cosa che si udiva era lo sgranocchiare di patatine di
Kaufman.
Dopo essersi girato verso
quest’ultimo e aver detto “Ma che te le vuoi finire tutte? Dalle un po’ anche
agli altri!” Bill si alzo finalmente dalla sua postazione e fregò con rapidità
il sacchetto a Bob che protestò rumorosamente “No lasciale sono mie!”.
“Fate più piano ragazzi!” li
ammonì Louis.
“E come ci potremmo
chiamare?”
nonostante la baraonda che si era
creata, una domanda dal fascino coinvolgente era stata percepita da tutti e
quattro i ragazzi; a farle era stata, tanto per cambiare, Benjamin Luhan.
“I Mostri”
“Le Creature”
“Monsters e co.”
“La Squadra dei Mostri” “Dai
ragazzi, sono uno peggio dell’altro!” protestò spazientito il capo del
gruppo.
Dopo una breve pausa di
riflessione arrivò la proposta di Louis “che ne dite di Monster Commando?”.
Il primo a rispondere fu Bill
“Monster Commando? Ma che siamo un esercito?”.
“Però potrebbe funzionare…”
aggiunse Bob Kramer.
“Sì…per me…va bene…” disse tra un
scrocchiare ed un altro Bob Kaufman che nel frattempo si aveva ripreso ad
ingurgitare patatine.
Ora tutti aspettavano il
benestare di Benji…
“…Ok, è allo stesso tempo
aggressivo e brillante, mi sta bene!”.
“Sì!!!!!!” tutti tranne Bill e
Luhan emisero un urlo di approvazione per la scelta fatta, salvo poi essere
richiamati per l’ennesima volta da quest’ultimo “fate piano o rischiate di fare
svegliare i miei!”
“Scusa Benji…”
“Scusa ancora…”
furono le scuse dei ragazzi.
Oramai il film era arrivato ai
titoli di coda nel disinteresse più totale dei presenti, quando i giovani
decisero che per quella sera avevano vagato abbastanza con la fantasia.
“Ragazzi è ora di chiudere il
club, non dimenticate che domani dobbiamo essere abbastanza svegli per tornare a
scuola…” disse il capo del gruppo alzandosi dal suo letto.
“Ehi!” fu la protesta del ragazzo
alla finestra.
“A parte te Bill…” si corresse
seccato Benji.
L’altro scosse la testa in segno
di approvazione per la correzione dell’amico e concluse “Ma si tanto è inutile
cercare altri film della mezzanotte”.
Così, a mano a mano che uscivano
dalla camera, i ragazzi salutarono il loro paziente ospitante e, una volta
usciti dal portone di casa Luhan, si avviarono ognuno per casa propria,
approfittandone per salutarsi anche tra loro.
Kaufman, appena rientrato, decise
che era il momento giusto per fare un piccolo spuntino prima di coricarsi nel
letto per il suo meritato riposo; così si avviò verso il frigo di cucina e
cominciò ad estrarci tutti i viveri che gli capitavano sotto mano.
Louis, appena rientrato, dette
una carezza al cucciolo di cane lupo di proprietà della sua famiglia, il cui
nome era Wolf, che gli si era avvicinato minacciosamente, sospettando forse che
a rientrare a quella tarda ora non fosse il suo adorato padroncino ma qualche
malintenzionato.
Kramer, appena rientrato, si
diresse immediatamente verso la sua camera da letto dove, una volta entrato
mentre si stava preparando per entrare nel caldo letto, si attardò nell’ammirare
gli antichi artifizi egizi che suo padre archeologo gli portava quando
rientrava.
Bill, appena rientrato nella
stazione della metropolitana, si accasciò al suolo, tirando a se il cartone
sfondato che usava come coperta e, pochi prima di addormentarsi, pensò al
piacere che provava vedendo l’energia che quei ragazzi sprigionavano da tutto il
corpo.
Benjamin, infine, era già sotto
le coperte quando decise di fare l’ultimo viaggio di fantasia per quella notte e
pensava: “E se fosse possibile tutto ciò? Se cioè io ed i ragazzi potessimo
trasformarci nelle controparti che abbiamo scelto stanotte? Sarebbe
straordinario ma ci vorrebbe un incantesimo potentissimo per fare avverare ciò,
o magari un amuleto…”.
Fatto quest’ultimo pensiero si
lasciò scivolare tra le braccia di Morfeo e, nei suoi sogni, immaginò le loro
avventure come il supergruppo “Monster Commando”, con il loro quartier generale,
la stampa che li intervistava chiedendogli chi sono e le loro origini, i potenti
nemici da affrontare e sconfiggere, l’impossibilità per quelli come loro di
avere un’identità segreta che li tuteli quando sono a riposo ed altre
fantasticherie simili.
Un vampiro classico, una creatura
composta da pezzi di molti cadaveri, una mummia proveniente dall’antico Egitto,
un essere mezzo uomo e mezzo pesce ed un uomo lupo o licantropo o lupo mannaro,
come preferite, non sono certo i tipi di eroi ad i quali le persone
affiderebbero le loro vite senza battere ciglio, ma solo guardando dentro i loro
animi scoprirebbero che sono molto meno mostri di quello che il loro aspetto
esteriore manifesta.
Tutti e cinque i ragazzi
provenienti da situazioni familiari differenti, con i loro pregi e difetti, come
tutti insomma, a cui la vita potrebbe dare quell’occasione speciale che se
capita, e non è affatto facile, deve essere sfruttata immediatamente perché,
sicuramente, non ricapiterà mai più nella loro esistenza.
La notte era definitivamente
scesa a Faring Town, la ridente cittadina dove abitano i nostri protagonisti, e
le stelle costellavano l’intera volta scura del cielo senza la minima presenza
di una nube.
Le strade erano deserte ed
illuminate da ambo i lati dai lampioni che le costeggiavano ad una distanza
perfettamente uguale l’uno dall’altro. Si vedeva che era domenica notte e la
gente recuperava ore di sonno per il lavoro che, nel migliore dei casi, li
avrebbe attesi il giorno seguente. L’inizio di un’altra noiosa e monotona
settimana.
Fuori dalla città, nella campagna
di Faring Town, si notava subito la netta minoranza di civiltà rispetto al
centro urbano, con qualche villettina che spuntavano in maniera del tutto
casuale tra le collinette verdi.
In una di queste, abbandonata
praticamente da sempre, si era però verificato un evento strano.
Nella cantina che ne occupava il
sottosuolo, infatti, si era risvegliata una luce forte che non si riaccendeva da
ormai cento anni.
La fonte di tale luminosità era
relativamente minuscola, rispetto all’enorme luce che provocò e che inondò tutta
la stanza: si trattava infatti di un semplice talismano, o meglio di un
medaglione che, grazie a quel fantastico evento, era riuscito a liberarsi delle
numerose ragnatele che lo coprivano con le loro artistiche trame.
Dopo poco però il talismano smise
di dare segni di attività e fece ripiombare la puzzolente cantina nello stato di
totale oscurità in cui aveva passato gli ultimi cinquanta anni, se non di
più.
Tale evento, capirete anche voi,
non può che essere messaggero di sconvolgenti novità per la tranquilla Faring
Town, novità che forse interesseranno i nostri amici Benjamin, Kaufman, Louis,
Kramer e Bill, oppure qualcun altro…
N.D.A.:
Ciao a tutti!
Innanzitutto spero che questa
storia, che è composta da 10 capitoli, possa essere seguita da più utenti
possibili.
Inoltre ho tre aneddoti da
elencarvi:
1) Questo racconto è lievemente
ispirato ad un film americano del 1987 intitolato “Scuola di mostri”, titolo
originale “The Monster Squad” (che tra l’altro è uno dei possibili nomi che
vengono in mente ai ragazzi per il gruppo), un film che da moltissimi anni non
compare più nei nostri teleschermi, ma che io ho ancora registrato in
videocassetta. In questa pellicola un gruppo di ragazzini se la deve vedere
proprio con i cinque mostri scelti dai nostri protagonisti come loro controparte
mostruosa.
2) il nome che alla fine viene
scelto per il gruppo è un rimando, invece, ad un fumetto americano della DC
Comics creato negli anni 80 ma ambientato durante la seconda guerra mondiale. In
pratica parla di un gruppo di tre uomini ed una donna che vengono trasformati,
dopo una serie di esperimenti biotecnologici e negromantici, rispettivamente in
un vampiro, un licantropo, uno creatura simile a quella di Frankenstein ed in
una Gorgone. Insieme si faranno chiamare il “Creature
Commandos”.
3) Infine
il termine "Quattro Cavalieri dell'Apocalisse", rivolto rispettivamente
a Facciadicuoio
di “Non aprite quella porta”, Michael Myers di “Halloween”, Jason Vorhees di
“Venerdì 13” e Freddy Krueger di “Nightmare”, non è di mia invenzione ma l'ho
ripreso dall'Almanacco della paura di Dylan Dog 2001.
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Capitolo 2 *** Strani eventi ***
CAPITOLO 2
“Strani
eventi”
Il sole mattutino era apparso
definitivamente sul cielo azzurro di Faring Town.
Purtroppo quella splendida
mattinata non poteva essere sfruttata a pieno dai ragazzi, visto il gravoso
impegno scolastico che i giovani dovevano, non certo per loro scelta,
rispettare.
Per fortuna, come accade in tutte
le scuole del mondo, anche Benjamin e Kaufman avevano trovato i loro passatempi,
per far trascorrere quelle interminabili ore di lezione nel modo più indolore
possibile.
In particolare, in quella
mattina, si dilettavano nel disegnare ciò che la loro fervida mente creava
stando attenti, nello stesso tempo, a non farsi scoprire dalla professoressa di
matematica, una signora sui trent’anni che loro immaginavano essere una vampira,
visto la quasi continua frequenza nel vestirsi con abiti scuri e il pesante
trucco che si metteva in viso.
Inoltre, come a confermare la
loro fantasiosa tesi, la sua bocca era ornata da canini piuttosto pronunciati,
quella stessa bocca che si preparava a richiamare all’attenzione due studenti
della classe: “Signor Luhan! Signor Kaufman! cosa state facendo?!”
“Oh…niente signora Harker!”
rispose impulsivo Bob.
“Stavamo seguendo la sua lezione,
come sempre!” tentò la via dell’apprezzamento indiscriminato Benji.
La professoressa, ascoltate le
risposte, li squadrò entrambi con uno sguardo furbo e perfido allo stesso tempo.
Dopodiché afferrò in maniera rapidissima dei fogli, che il più corpulento dei
due tentava disperatamente di nascondere sotto il proprio quaderno, sollevandoli
in aria per mostrarli al resto degli studenti.
“E questi cosa sono? I vostri
particolari appunti?” affermò in maniera ironica verso i due, facendo
fuoriuscire dalle bocche degli altri grasse risate.
In effetti i segni trascritti
sopra quei fogli potevano sembrare tutto tranne che appunti di matematica: La
maggior parte erano mostri formati in maniera quasi equa da parti umane e da
parti animali, poi vi era qualche vampiro, dei titoli di film, sempre
appartenenti al genere horror, ancora da visionare ed anche un disegno che
ritraeva l’intero Monster Commando al completo.
I due ragazzi abbassarono, quasi
contemporaneamente, la testa per avere lo sguardo fisso solamente sul bianco
delle superfici dei propri banchi scolastici.
“Sapete cosa vi aspetta ora?”
domandò loro l’insegnante, sapendo benissimo che i due si sarebbero recati
immediatamente dal preside dell’istituto per ascoltare la sentenza della propria
punizione da chi di dovere.
I due alzarono nuovamente il capo
per osservare la donna, sperando in cuor loro in un insperato ripensamento da
parte sua. Ciò non avvenne e i due, alzatisi dai propri posti, si avviarono
verso la porta della classe, circondati ancora dalle risa e dai commenti
negativi da parte dei compagni, la oltrepassarono e richiusero gentilmente.
Dopo che la sua bocca si era
piegata in un perfido ghigno di soddisfazione, la professoressa richiamò
all’ordine il resto della classe, che proseguiva a commentare il fatto appena
accaduto a bassa voce. “Silenzio ora! Oppure volete andare a fare compagnia ai
vostri due sfortunati colleghi?”.
Altra domanda in cui la risposta
era superflua e sottintesa, ma che riuscì in un attimo a zittire tutti quei
ragazzi che, in vari livelli di responsabilità, avevano contribuito alla
confusione che aveva inondato tutta l’aula.
Solo una ragazza non aveva preso
assolutamente parte a quella caotica iniziativa.
Nella stessa scuola, in un’altra
classe però, un altro dei ragazzi che abbiamo conosciuto nel capitolo precedente
si divertiva nel disegnare mostri.
Si trattava di Louis Chambers ed
il soggetto del suo lavoro artistico era se stesso in versione licantropo, come
aveva scelto la notte prima con gli altri suoi compagni.
Purtroppo per gli studenti di
questo istituto i professori che v’insegnano hanno mille occhi e anche il nostro
amico finì nella stessa trappola di Benji e Bob: “Louis cosa stai facendo? Mi
spieghi come fai a seguire la mia lezione se continui a scarabocchiare su quel
foglio?”.
“Oh professore ma io la sto
seguendo attentamente…” disse il ragazzo finendo di lavorare sull’ultimo
dettaglio e, successivamente, guardando negli occhi l’insegnante.
“Bene” disse l’altro “allora,
visto che hai seguito tutto così attentamente, perché non riepiloghi velocemente
alla classe l’argomento che stiamo trattando…” uno dei metodi più odiosi che gli
insegnanti usano per umiliare lo studente stava per avere luogo.
“Come vuole lei professore…”
disse tranquillo, ma forse bluffando, il giovane, mentre si alzava in piedi.
Il viso del professore, piegato
in un malefico mezzo sorriso, cominciò pian piano a rilassarsi ed a dare forma
ad un aria totalmente allibita quando, con enorme sorpresa anche da parte di
tutti i presenti, Louis diede spettacolo riepilogando in maniera rapida ma
precisa, non tralasciando neanche una virgola, tutti gli argomenti tematiche
toccate in quei tre quarti d’ora di lezione aggiungendovi, inoltre, dei richiami
a lezioni precedenti ad essa.
Concluse tutto ciò con la frase
“e penso sia tutto!”; seguito da una quasi standing ovation da parte di tutto il
gruppo studentesco.
Non pensiate comunque che tutti e
cinque i nostri eroi siano i primi della lista nera dei professori riguardante
gli studenti da tenere particolarmente sott’occhio.
Infatti, in una terza classe
dell’istituto, Bob Kramer assisteva in religioso silenzio allo svolgersi della
lezione odierna di storia.
Per lui si trattavano di ore che
non doveva assolutamente perdere durante la settimana, visto il suo accesso
interesse verso le epoche antiche e tutti gli avvenimenti e gli eventi che vi
ebbero luogo, anche se, bisogna dirlo, dava il massimo della sua attenzione
quando veniva esaminato il periodo egizio, come già vi è stato anticipato.
Invece, per quanto riguardava il
programma scolastico, i tempi egizi erano terminati già da più di due mesi ed al
nostro non rimaneva che assistere, senza alcun tipo di enfasi, al cammino verso
l’era moderna.
Quasi a ridestarlo da un gradito
sogno mattutino, la campanella che annunciava la fine quotidiana delle lezioni
cominciò a strillare e, in appena un minuto, l’aula si era totalmente sgombrata
dei suoi giovani ospiti, pronta a ritrovarli l’indomani mattina
Il giovane Bob era appena uscito
dalla porta della sua classe, una volta ricomposta la cartella, che fu subito
chiamato da una voce amica “Ehi Bob! Com’è andata stamani?”.
Una volta identificata la
persona, Benjamin in compagnia di Louis, con la sua solita timidezza,
l’interessato si apprestò a rispondere “Molto bene e a te Benji?”.
“Non c’è male, io e Kaufman siamo
finiti nuovamente dal preside…” rispose in maniera sbrigativa e non curante
Luhan.
“Di nuovo!” fu l’esclamazione
mista a sconforto di Chambers.
Intanto i tre avevano appena
varcato l’uscita principale dell’istituto quando a loro si unì un quarto
interlocutore: “Dai ragazzi che senno perdiamo il bus!”.
A preoccuparsi notevolmente di
tale inconvenienza era stato ovviamente l’altro Bob, già in compagnia del suo
inseparabile pacchetto di patatine, o almeno di uno dei tanti.
“Bene Benji…ora che siamo tutti e
quattro riuniti di che cosa ci volevi parlare?” chiese Louis.
“Ah già! Vi volevo solo ricordare
del nostro progetto di domani sera…” spiegò il giovane.
“Sì ce lo ricordiamo sta
tranquillo!” risposero quasi in coro gli altri tre.
Vi sarete sicuramente accorti che
all’appello del gruppo manca una persona.
Dovete sapere infatti che Bill
conduce una tipologia di vita totalmente differente da quelle dei quattro
ragazzi a cui avete assistito prima.
Nonostante ciò anche per lui
arriva un momento, nell’arco della mattinata, in cui bisogna rinunciare allo
stato di riposo più totale ed attivarsi…
“Ma che ore sono?” si chiese tra
uno sbadiglio e l’altro mentre allungava il suo corpo in tutta la sua più ampia
elasticità e, una volta contemplato l’orologio attaccato al muro, si diede pure
una risposta: “Le 10 e mezzo…vorrà dire che anticiperò l’inizio della mia
giornata!”.
Detto questo si mise in posizione
eretta, scostando ovviamente il cartone con cui si era riparato tutta la notte
appena trascorsa dalla lieve brezza serale primaverile, e, stirando nuovamente
il proprio corpo questa volta però piegando indietro la schiena, si fermò un
attimo ad osservare la gente che, frenetica, frequentava la stazione della
metropolitana di Faring Town in quelle ore mattutine.
Dopo una breve escursione nei
locali sanitari, Bill doveva soddisfare un altro bisogno primario che ogni
essere umano ha, ed il ragazzo
sapeva perfettamente qual’era il luogo più adatto su cui fare affidamento.
“Ciao Joe! Hai per caso uno dei
tuoi fantastici tramezzini a portata di mano?” chiese il giovane sicuro della
risposta affermativa che il proprietario del bar in cui era entrato gli avrebbe
dato.
“Come va Bill? Certo che ce li
ho! Ma te li hai i verdoni per pagare?”
“Fammi credito…”
“Farti credito? Dimmi un po’
Bill…ma lo sai a quanto ammonta attualmente il tuo credito nei miei
confronti?”
“Qualche centesimo…” rispose
divertito il ragazzo gustandosi già la risposta sarcastica che il buffo ometto,
quasi sulla sessantina, gli stava per dare.
“Tre anni fa forse si poteva
catalogare come “qualche centesimo”…”
dopo pochi attimi di silenzio Joe
porse a Bill un piatto con sopra due
tramezzini senza neanche guardarlo in faccia, preso com’era dalle
classiche attività di chi sta dietro un bancone da bar.
Il ragazzo, una volta afferrato
il cibo, proclamò uscendo dal locale “appena posso ti pago tutto quanto!”.
Joe, dopo una lieve risatina, si
voltò verso di lui e lo rassicurò “ tranquillo Bill, mi hai aiutato già molte
volte…”.
Dopo questa breve esperienza, la
giornata per Bill passava monotona come sempre: Consultando le offerte di lavoro
riportate nei giornali trovati nei cestini dei rifiuti, senza mai trovare quella
più adatta a lui, scambiando sguardi provocanti con le giovani ragazze che si
trovavano a passare nel suo stesso marciapiede, e che molte volte rispondevano
con molta complicità, fumando una sigaretta che qualche gentile passante gli
aveva offerto, forse, più che per la fiducia che riponevano in lui, per il
timore di essere aggrediti fisicamente da quel giovanotto bisognoso di
nicotina.
Infine era giunto il momento di
attuare un altro piano già ampiamente collaudato dallo stesso Bill in
persona.
“Ok…dunque: alla Stoker ci sono
già stato, alla Shelley c’ero ieri, alla Barker c’ero il giorno prima…o era la
settimana scorsa, non ricordo…direi che oggi mi tocca questa!” concluse leggendo
la scritta in rilievo sul muretto dell’enorme cancello a cui si era fermato
davanti: KING UNIVERSITY.
Il piano era semplice: Rubando, o
come diceva Bill “prendendo in prestito”, una casacca universitaria lasciata
incustodita sugli spalti del campo da football, il ragazzo si fingeva un nuovo
studente appena iscritto a quell’istituto e nuovo innesto nella rosa della
squadra sportiva per potersi fare una doccia gratis ed in totale relax.
Anche questa volta andò tutto
come previsto: qualche saluto ai suoi “nuovi compagni”, il sapone chiesto in
prestito ad uno degli studenti già presenti sotto la doccia, accappatoio ed
asciugamano fregati in precedenza è così era risolta anche la sua situazione
igienica personale.
Proprio negli stessi attimi in
cui Bill si passava le mani tra i capelli per risciacquare gli ultimi residui di
shampoo, grazie anche al getto fitto della doccia, sempre a Faring Town, ma
questa volta nei boschi presenti nel confine settentrionale della cittadina, una
giovane coppia, Mark e Sally, ha appena terminato di dare un libero sfogo fisico
al loro rapporto di amore reciproco.
Bisogna dire che Sally, una bella
ragazza bionda dagli occhi azzurro mare ed un fisico che in molte sue coetanee
le invidiano, era inizialmente titubante riguardo questa idea del rapporto
sessuale in mezzo ai boschi di periferia che ovviamente, come molte altre
foreste sparse in tutto il mondo, avevano fama di essere stregate dal male più
profondo. Ed in effetti l’atmosfera che si presentò davanti ai due appena
arrivati in quella zona non era certo delle più rassicurante e tanto meno più
eccitanti, dato lo scopo che si erano prefissati di attuare.
Inoltre il clima non era dei
migliori e si preannunciava tempesta nelle prossime ore.
Ma tutto fu presto dimenticato
quando i due amanti si trovarono ad essere un'unica cosa tra loro. Era dall’età
di tredici anni che i due si conoscevano e da poco meno che stavano insieme,
frequentandosi assiduamente fregandosene, allo stesso tempo, delle invidie dei
loro amici o della posizione contraria delle loro famiglie riguardo la loro
unione: Loro si amavano lo stesso!
Ma dopo la conclusione di
quell’atto di puro amore qualcosa mutò nella foresta. S’intuiva facilmente
nell’aria che qualcosa era profondamente cambiato nell’atmosfera di
quell’ambiente. Sembrava che le numerose dicerie riguardanti quell’oscura
foresta d’un tratto fossero diventate reali.
Sally si sentiva osservata fin
nel profondo della sua anima, nonostante fosse sola con il suo ragazzo. Anche
gli animali che di norma popolano un bosco, e che, anche durante il rapporto,
avevano fatto sobbalzare più volte la giovane donna con i loro versi striduli ma
naturali, sembravano non essere mai esistiti, dato il silenzio che era calato
come una cappa su di loro.
Chi invece sembrava non dare la
minima importanza al radicale cambiamento delle cose era lo stesso Mark, che
anzi sentiva avvicinarsi sempre più l’effettuazione di un suo bisogno
fisiologico.
“Senti amore…”.
“Ah!” sobbalzando la ragazza
emise addirittura un leggero urlo, intenta com’era a scrutare ogni ramo degli
alberi che riusciva ad osservare stando sdraiata sul lenzuolo, che i due avevano
steso per terra prima dell’atto sessuale.
“Che succede?” si preoccupò
Mark.
“No niente…dimmi tesoro…” lo
rassicurò lei cercando nel contempo di far rallentare il suo battito
cardiaco.
“Io vado un attimo a pisciare,
torno subito!” l’avvertì sbrigativo.
“Ok…” disse per nulla tranquilla Sally al suo
ragazzo.
Una volta che lui scostò la
coperta e si alzò per andare a cercare il posto più adatto per il bisogno, lei,
con sempre maggior rapidità, passava il suo sguardo da un ramo all’altro,
notando che l’oscurità era radicalmente aumentata negli ultimi minuti lì
attorno.
Si accorse appena di due piccoli
bagliori nel buio, quando sentì una morsa al collo da cui non riusciva a
liberarsi e che le procurava un dolore pungente. Capii solo nei suoi ultimi
attimi di vita quello che le stava succedendo. Un enorme pipistrello nero si era
attaccato al suo collo e ne succhiava avidamente il sangue, dando alla donna
anche qualche brivido di eccitazione.
Mark aveva appena finito di
urinare e, dopo una stirata generale del proprio corpo, stava facendo ritorno al
suo improvvisato giaciglio d’amore.
“Rieccomi qua Sally, ti sono
mancato?” poi, sentendo che la ragazza non rispondeva ai suoi discorsi “Sally?
Oddio non mi dire che ti sei addormentata…”
Quest’ultima ipotesi gli fu
totalmente rimossa dalla mente quando vide il corpo di lei esanime e quasi
totalmente pallido al suolo e, davanti ad esso, un uomo, o almeno il contorno
del corpo faceva pensare ad esso, che sembrava far parte dell’oscurità stessa e
che, senza proferire parola, infilzò la propria mano destra, con tutte e cinque
le dita tese, nel cuore del giovane. Tale arto terminava infine conficcato nella
corteccia di un albero posizionato alle spalle di Mark.
“Benji! Vieni che è pronta
cena!”
Quell’urlo proveniente dal piano
inferiore riportò il giovane Luhan alla realtà. Il ragazzo guardò l’ora da una
radiosveglia situata sopra il comodino accanto al proprio letto, richiuse il
libro che stava leggendo fino a qualche istante prima, si sedette sul lato del
letto, cercò di inserire più rapidamente possibile l’estremità dei suoi arti
inferiori dentro le sue personali pantofole verde muschio, regalo di chissà
quali parenti in chissà quale festività annuale, ed infine uscì dalla sua camera
da letto per raggiungere il piano inferiore della sua abitazione.
La cena era già pronta alla
consumazione nei piatti su di una tavola apparecchiata in modo semplice ma
efficace e, sopra un mensola in legno discretamente lavorato, la televisione
riproduceva le immagini della sigla iniziale del telegiornale locale delle
20:00.
“Com’è andata la giornata mamma?”
chiese con il giusto interesse Benjamin. Ma venne subito zittito dalla madre
“Fai silenzio un attimo Benji, che a Faring Town ci sono dei casini…”.
Il ragazzo assunse in volto
un’aria incuriosita e sorpresa allo stesso tempo e subito voltò la testa verso
lo schermo televisivo per saperne di più.
“Non sono state ancora rilasciate
dichiarazioni ufficiali, da parte delle forze dell’ordine di Faring Town,
riguardanti il ritrovamento del corpo senza vita del camionista Frank Johnston,
orribilmente sfregiato lungo tutto l’addome da una serie di tagli del tutto
simili a quelli procurati da una grosso fiera e con un braccio totalmente
amputato dal corpo e tuttora disperso”.
“Ma davvero è successo qui a
Faring Town?” chiese Benjamin alla madre con ancora lo sguardo rivolto alla
tv.
“Aspetta non è finita qui…” gli
rispose rapidamente lei indicandogli con il dito l’apparecchio televisivo.
“Sì Ben mi trovo davanti al Museo
Storico di Faring Town dove, quasi sicuramente ieri notte, è avvenuto il furto
di un antico reperto archeologico che era situato nell’area egizia della
struttura. Si tratta infatti per la precisione di un’antica mummia risalente
addirittura al 2.500 a.c.” annuncia la giovane e bella inviata.
Dopo qualche di secondi di
silenzio Benjamin esclamò “Sarà mica stato Kramer?!”.
Questo ritorno di ironia avrebbe
giovato al nostro Luhan più di quanto lui stesso credesse visto che, di lì a
poco, le cose si sarebbero terribilmente complicate nella sua vita.
N.D.A.: Prima di passare a
rispondere ai due utenti che, fino ad ora, hanno recensito il primo capitolo di
questa mia storia, spero noterete in questo capitolo di passaggio la
particolarità dei cognomi che ho usato in queste pagine.
Inoltre i nomi degli stessi
ragazzi protagonisti sono in qualche modo dei lievi richiami ad attori classici
del cinema horror.
X Leotie: Grazie per la
recensione e, tranquilla, la storia proseguirà, dato che è ultimata, fino al suo
decimo ed ultimo capitolo. Vedrò di postare un capitolo a settimana ogni lunedì.
Infine ti invito a tornare a controllare il primo capitolo, dato che ho aggiunto
un terzo aneddoto a fine pagina.
X camomilla17: Grazie anche a te
per la recensione e per le tue correzioni che, fidati, mi fanno molto piacere,
nonché comodo, visto che è la prova “tangibile” che hai letto il primo capitolo
di questo racconto. Ovviamente ho apportato le giuste modifiche che mi avevi
evidenziato.
Spero tu non rimanga delusa da
questo secondo capitolo (anche se si tratta, come ho scritto prima, di un
semplice capitolo transitorio) che ho opportunamente riletto, dato che si tratta
di un lavoro che scrissi qualche anno fa, cercando di utilizzare il mio attuale
stile di scrittura.
Infine vi ringrazio ancora per
aver inserito la mia storia tra quelle che state seguendo attualmente, e vi
aspetto il prossimo lunedì con il Capitolo 3.
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Capitolo 3 *** Il progetto dei ragazzi ***
CAPITOLO
3
“Il progetto dei
ragazzi”
“Così va bene! Il look
perfetto!”
il grande entusiasmo di Luhan era
dato da chili e chili di gel nei capelli, classici denti finti da vampiro
(fortemente consigliati per serate a tema horror o di Halloween), dei vestiti
con colore predominante il nero, occhiaie nere sotto gli occhi e, tocco di
classe finale, un rigagnolo di sangue disegnato che scende giù dal labbro
inferiore fino al mento.
Il suono del clacson di una
macchina riportò al duro mondo dei normali questo orrendo narciso.
“Sono gli altri!”.
Scese in un attimo le scale e,
aperta velocemente la porta, Benjamin salutò “Io vado mamma!”.
“Aspetta un attimo Benji!”
sembrava tutto troppo facile…
il ragazzo si bloccò di colpo e
si girò verso sua madre.
“Oddio Benji, ma in che stato di
sei ridotto?”fu il giudizio generale di lei verso il modo di presentarsi del
giovane.
“Te l’ho già spiegato altre volte
mamma, ora devo andare!” e detto questo sbatté violentemente la porta dietro di
sé.
Appena uscito si trovò davanti
una Ford, certo con qualche ammaccatura di troppo e non era certo un modello da
seguire per quanto riguarda la pulizia, ma per dove dovevano andare quella sera
andava più che bene. Al volante c’era ovviamente Bill.
Benji si sedette sul sedile
anteriore del passeggero, proprio accanto a Bill, dietro di sé aveva Kaufman,
Louis e Kramer, tutti presenti e pronti per l’avventura, senza dire una parola.
Poi si voltò d’improvviso esclamando “Siete pronti per il terroreeeee!”
digrignando bene la bocca per mostrare i canini finti e contraendo fortemente le
dita come gli artigli di un avvoltoio.
“Io Benji spero tu stia
scherzando…” tentò la via della ragione Louis.
“Ma no Benji! Cosa dirà la gente
se mi vede in giro con te conciato in quella maniera…” disse fingendo
disperazione Kaufman.
“Benji…sai che queste sono cose
che fanno i bambini quando sono molto piccoli” provò a spiegare all’amico
Kramer.
“Scusami, te che sei quello di
tutti noi che ci abita più vicino, potevi andarci a piedi all’Orbit!” concluse
Bill invitando in un certo senso il ragazzo ad uscire dalla macchina e lasciare
la loro compagnia.
“Andiamo ragazzi è venerdì sera:
la serata dell’Orbit!”
“Infatti! E gradirei non finire
in prigione per “abbigliamento osceno in luogo pubblico”…” disse sarcastico il
pilota della comitiva.
“A proposito…questa macchina?”
chiese Benjamin indicando un po’ tutto l’abitacolo con un movimento circolare
della mano con l’indice tirato in su.
Bill, dopo averlo squadrato con
uno sguardo che chiedeva più rispetto della privacy, si concesse di rispondergli
“L’ho avuta in prestito”.
“E tu ti preoccupi di finire
dentro per il mio abbigliamento…”.
detto questo la macchina partì
velocemente verso la propria meta, con il proprio abitacolo piovuto nel più
totale silenzio, evitando di discutere nuovamente riguardo la provenienza del
veicolo.
Il traffico era particolarmente
pesante quella sera e ci volle non meno di mezz’ora per arrivare a destinazione.
Destinazione che venne immediatamente identificata grazie al suo personale
simbolo: Il Saturno dell’Orbit!
Si trattava in pratica di una
riproduzione, ovviamente in scala alquanto ridotta, del sesto pianeta del
sistema solare, che faceva da faro a tutte quelle anime perse che cercavano una
serata speciale che solo i drive-in ti sanno donare. Anche gli stessi ragazzi
rimasero rapiti dalla visione della sfera azzurra e dalla suo anello argenteo,
che gli girava tutto attorno parallelamente al proprio equatore.
Quasi al termine della fila per
l’ingresso si presentava, splendente, l’insegna luminosa con sopra indicato il
programma della nottata che prevedeva: “Ho fatto a pezzi la mamma”, “La casa”,
“La notte dei morti viventi”, “Utensili per l’omicidio” e “Non aprite quella
porta”.
Dopo aver espletato i protocolli
ufficiali per la visione legale di queste opera nella struttura, i nostri
entrarono finalmente in questo mondo parallelo che era l’Orbit. Tutte le più
rappresentative e strambe creature del folklore americano erano riunite dentro
il drive-in. Furono avvistati dai cinque ragazzi dentro la macchina scassata:
Punk, hippies (usciti direttamente da “Hair”), confraternite universitarie,
cowboys e rispettive cowgirls, giovani coppie di amanti (alcuni nell’atto di
scaricare le proprie pulsioni sessuali), esseri umani travestiti da vari
personaggi horror (con Luhan che guardò con inspiegabile superiorità i suoi
compagni), cani e gatti (o comunque figure che ricordavano animali quadrupedi)
ma soprattutto ragazze in bikini!
“Hai visto culetto d’oro lì?”
chiese Bill ad un non meglio precisato membro della comitiva, accompagnando il
tutto con un movimento indicativo del capo.
“Quale????” chiesero quasi in
coro gli altri mentre cercavano, prostrandosi più avanti possibile,
d’identificare il soggetto della domanda di prima, che altro non era che una
splendida ragazza con indosso un succinto bikini dorato (ecco perché culetto
“d’oro”).
Ormai i posti migliori erano
tutti presi ed i giovani si dovettero accontentare della parte centrale di una
delle ultime file.
“Chi va a rimediare un po’ di
cibarie?” domandò Louis appena la macchina terminò il suo spostamento ed al
motore fu dato un po’ di riposo.
“Io!” si propose immediatamente
Bob Kaufman alzando rapidamente la mano destra. Fiero come non mai di potersi
occupare di questo gravoso compito.
“Vengo anch’io” aggiunse
Benjamin.
“Oh no ti prego Benji…” si fece
subito supplichevole Kaufman.
“Andiamo Bob! Hai visto che gente
c’è a giro in questo posto! Chi vuoi che si accorga di me?” cercò Luhan di
arginare le paure dell’amico riguardanti possibili discriminazioni per l’abito
“a tema” che lui stesso indossava quella sera. Quindi, con Bob ancora mugolante
di proteste, i due scesero dal veicolo diretti al chiosco dei viveri.
La scorta che i due ragazzi
portarono con loro alla macchina era composta principalmente di coche e
sanguecorn (popcorn con l’aggiunta di colorante rosso per cibi versato sopra)
appena in tempo per l’inizio della prima pellicola: “Ho fatto a pezzi la
mamma”.
Che dire…il classico B-movie che
i ragazzi guardarono con il dovuto interesse, tra risate, esclamazioni di
partecipazione nei classici “bus” (momenti da balzo garantito sulla poltrona) ed
anche sbadigli.
Secondo film: “Utensili per
l’omicidio”.
È da qui che le cose cambiarono
per sempre.
Tutto ebbe inizio con
l’attenzione di Kaufman che, tra una manciata di sanguecorn sgranocchiata e
l’altra, venne rapita dal lucido riflesso che la luce emessa dallo schermo aveva
sulla dentatura di Luhan. Grazie anche ad una scena particolarmente luminosa
della pellicola in visione, Bob si accorse subito che il canino di Benjamin
aveva una lunghezza inumana.
“Benji ma non mangeresti meglio
se ti togliessi quegli stupidi denti finti da vampiro?” consigliò sarcastico il
ragazzo soprappeso all’amico.
“Ma che diavolo dici Bob? Certo
che me li sono tolti! Guarda sono lì sul cruscotto…” gli rispose seccato
Benjamin, indicandogli con il dito la protesi dentaria di gomma e cercando di
riprendere la concentrazione necessaria per il grande schermo. Ma prima lanciò
un occhiataccia di sfida al compagno, occhiataccia che si trasformò subito in
stupore.
“Ehi Bob, che cos’hai lì sul
collo?” domandò molto sorpreso il ragazzo.
La strana vicenda tra Luhan e
Kaufman non interessava minimamente gli altri 3 membri della compagnia, anzi
ognuno aveva la sua personale vicenda da chiarire…
“Uff…ma in questa macchina non
c’è l’aria condizionata? Sto morendo dal caldo!” chiese un estremamente sudato
Louis.
“Ma con cosa mi sono pulito la
bocca?” s’interrogava Kramer.
“State zitti! Va bene che in
questo momento l’importante è guardare e non ascoltare, ma così mi fate perdere
la concentrazione sulla trama del film…” con queste parole Bill commentò mentre
una giovane signora, prossima vittima della pellicola, si stava facendo una
doccia, ed intanto con la mano si apprestava a raccogliere una nuova manciata di
sanguecorn.
“Oddio Bill la tua mano!” esclamò
ancora più inorridito Benji.
E gli altri quattro puntarono il
loro campo visivo sulla suddetta mano. La spiegazione scientifica dell’accaduto
al momento latitava dalle menti dei giovani ma non vi erano dubbi: La mano di
Bill era palmata! Gli archi di carne tra un dito e l’altro si erano talmente
alzati che terminavano solamente alle rispettive falangette di entrambe
l’estremità degli arti. E non solo, era cambiato anche il colore dell’arto: Da
un classico rosa chiaro si era passati ad un tenue azzurro mare.
Ora era lampante l’unico piano da
attuare: FUGA GENERALE!
Tutti e cinque i componenti della
compagnia abbandonarono l’autovettura, nella speranza di mettere in pausa e
ricaricare lo strano videogame che si era appena sostituito alla loro vita. Lo
stesso Kaufman, che si trovava nei sedili posteriori tra Chambers e Kramer,
nell’attuare la fuga attese, già urlante, l’apertura dello sportello laterale e
l’uscita da parte del suo omonimo per poi dare il via ad una corsa sfrenata, che
già dopo i primi tre metri gli aveva procurato un enorme fiatone.
Louis, nonostante fosse il meno
emotivo della gang, non sapeva come spiegarsi l’accaduto. Tutti i suoi amici
erano morfologicamente cambiati e lui stesso stava radicalmente cambiando. Il
suo corpo si stava sempre più riempiendo di lunghi peli scuri, come in una
pubertà a velocità estrema, ed inoltre sentiva svilupparsi nel suo corpo muscoli
che non credeva nemmeno di avere.
Ormai nel pieno del panico, si
avvicinò ad una Ford familiare che presentava al suo interno una delle famiglie
più obese che si fossero mai viste sul pianeta terra. Il padre era obeso, con
classica camiciola hawaiana di contorno, sua moglie era obesa e pure i due figli
che stavano seduti dietro erano obesi. Louis si trovò a leccarsi le labbra al
solo pensiero dell’enorme quantità di grasso che aveva davanti ai suoi
occhi.
“Mi scusi signore ho bisogno di
aiuto!” urlò appoggiandosi al vetro dello sportello del guidatore.
Il capofamiglia sobbalzò, tanto era preso
dalle vicende che si susseguivano sul grande schermo, per poi girò il suo
flaccido triplo mento verso il ragazzo. I suoi occhi si spalancarono così tanto
da raggiungere quasi la rotondità perfetta, mentre assisteva all’allungamento
disumano del volto di Louis.
Con una velocità che
difficilmente sarebbe stata riconducibile ad un essere umano della sua stazza,
il tizio accese la macchina e sgommò via in preda al panico. Il fatto è che
l’uscita dal drive-in si trovava esattamente dietro alla sua precedente
posizione quindi, nell’effettuare la manovra d’inversione di marcia, sbatté e
fece cedere un palo adibito al reggere un altoparlante della struttura. Ma ciò
non lo demorse nel proseguire la sua ritirata strategica.
Ora si trovava con i fari ben
accesi e puntati verso l’uscita ma, a separare i due c’era l’ormai inquietante
presenza di Louis Chambers. L’autista fece rombare il motore un attimo per poi
accelerare a manetta verso il giovane.
Per Louis potevano essere gli
ultimi secondi di una vita fino ad allora ordinaria, se non che fosse tornata in
lui la capacità di ragionare che lo contraddistingueva anche nelle situazioni
emotivamente più complesse. In più sentiva i muscoli del suo corpo scoppiare
sotto i suoi vestiti, e questo gli dava anche la sicurezza che poteva pienamente
affidarsi a loro.
L’auto si trovava ormai a pochi
centimetri dall’impatto quando il ragazzo s’inginocchio quasi per poi,
rapidamente, spiccare un salto verso il cielo tempestato di stelle lucenti. La
macchina, nonostante fosse un modello station wagon, non fu nemmeno sfiorata
dalla suola delle scarpe del ragazzo. Louis era nel pieno della sua forma da
licantropo.
Bob Kramer era di certo il più
impressionabile del gruppo, e vedere il suo corpo completamente ricoperto di
vecchie bende non lo poteva di certo far sentire tranquillo e rilassato. Nel
verificare quanto in lui era cambiato, si era tolto tutto il vestiario che
indossava quella notte, scivolando goffamente per terra nel togliersi prima le
scarpe e poi i pantaloni. Forse solo le mutande gli erano rimasto, ovviamente
coperte da almeno tre strati di bende ammuffite.
“Ehi amico c’è qualche problema?”
qualcuno stava attirando la sua attenzione mentre riprendeva la posizione
eretta.
Davanti a lui si parava un
rettile simil-Godzilla, alto due metri e che teneva anch’esso una perfetta
posizione su due zampe.
“Oh mio dio è successo anche a te
allora!” constato sul limite delle lacrime il ragazzo bendato.
“Cosa? Ah scusami con questo
catamarano addosso non riesco a sentire nulla!” disse la creatura mentre con la
zampa si tastava con insistenza il suo possente collo.
Finché trovò quello che cercava.
Con l’unghia nera di una delle sue dita arpionò una cerniera lampo che
rapidamente, sotto la guida sempre del dinosauro, fece il giro del suddetto
collo per poi, infine, far cadere di netto la testa del povero animale.
Lì per lì Bob rimase
terribilmente scosso dall’accaduto finché non notò che, dalla metà del collo
rimasta attaccata al corpo, spuntava una nuova testa, questa volta umana, di un
ragazzo a prima vista poco più grande di lui, con la pelle del viso tutta rossa
dal caldo che si era venuto a creare dentro quel costume e dagli occhiali
appannati per lo stesso motivo.
“Cazzo amico bel costume! L’hai
fatto te da solo? Queste bende sembrano davvero vecchie di migliaia d’anni! Ma
sei un cosplayer anche te?” il nuovo arrivato colpì a raffica con le domande il
nostro povero Bob.
“No ti prego stammi lontano! Non
è come pensi te…” cercò di defilarsi Kramer.
Ma l’altro gli fu nuovamente
addosso “Ma ti conosco? Chi sei…Frank? Oppure Robert? Non credo tu sia una
ragazza perché non intravedo due belle tette sotto quelle bende…”.
“No, ti giuro, non sono chi tu
dici e, anzi, ora come ora preferirei essere lasciato da solo, grazie” provò a
liberarsi della strenua marcatura dell’altro.
“Eh dai amico dimmi come ti
chiami? In fondo mi sono smascherato prima io ed ora tocca a te!” insisteva con
ignoranza l’avversario.
“Mi chiamo Bob e non ho tempo da
perdere con te!” sbottò finalmente Kramer.
“Dai fammi vedere la tua faccia!”
ordinò con una punta acida nella voce l’altro che gli fu subito addosso con le
mani nel suo viso.
“No fermo!” lo supplicò Bob, che
in queste situazioni non sapeva mai come reagire e finiva col farsi malmenare da
chi lo aggrediva. Sempre più timoroso di quello che lo sconosciuto poteva vedere
sotto la sua bendatura.
Con le mani libere dai
particolari guanti a forma di arti rettili, il ragazzo con gli occhiali riuscì
ad infilare alcune dita tra più bende e, una volta infilateci entrambe le mani,
tirò con una mano verso il basso e con l’altra verso l’alto. Parte del volto si
era finalmente scoperto.
Il cambiamento dell’espressione
facciale fu repentino: Dal ghigno perfido accompagnato da occhi semichiusi con
medesimo valore negativo, si passò ad occhi e bocca spalancati nel pieno del
terrore. Dopo ciò il ragazzo emise un acutissimo urlo in pieno falsetto, prima
di crollare a terra svenuto dalla forte emozione.
Bob Kramer aveva infine
realizzato un suo desiderio, ora anche lui faceva parte della storia antica
egizia. Solo che si trattava della parte finale della storia riguardante i
grandi faraoni egizi. Le sue erano le vesti di una sacra mummia.
“Merda…merda…merda…merda…merda…merda…merda…merda…merda…merda…merda…”
era questo, fedelmente trascritto parola per parola, il dialogo che, dopo la
fuga dalla sua macchina, era fuoriuscito dalle fauci di Bill.
“Che cazzo mi sta
succedendo? Saranno stati quegli
schifosi sanguecorn? E quel bastardo di Kaufman che ne ha presa una dozzina di
pacchetti…o magari ho preso qualche fungo nell’ultimo college dove ho fatto la
doccia…” pensava ad alta voce il più grande del gruppo, cercando di comprendere
il motivo per cui il suo corpo si stava trasformando in qualcosa che di umano
aveva ben poco.
Intanto continuava a guardarsi le
mani, che ormai ricordavano molto più qualcosa di marino invece che qualcosa di
umano. Inoltre il suo respiro era più affannoso, al ragazzo sembrava quasi di
stare respirando dal collo. Mentre tutti i suoi abiti erano estremamente umidi,
anzi addirittura bagnati fradici, e ciò, a quanto riusciva ad intuire, era dato
proprio dallo stato attuale del suo corpo. Infine gli facevano un gran male i
piedi, che sembravano sfondare le sue scarpe nere.
Nel continuo del suo vagare ai
limiti del drive-in riconobbe immediatamente una figura che proprio quella notte
aveva imparato a riconoscere all’istante. Si trattava di “Culetto d’Oro”.
Ma, dopo un breve piacere visivo,
Bill si stupì di provare tale piacere, non tanto per il sensuale fisico della
giovane donna, ma per ciò che ella teneva nella sua mano sinistra. Si trattava
per la precisione di un bicchierone di carta coperto da un tappo in plastica e
cannuccia di una non meglio precisata bibita, quasi sicuramente analcolica.
Quanto desiderava quel bicchiere.
E non tanto per un bisogno naturale di sete ma piuttosto era la sua stessa pelle
a richiederlo, visto il largo consumo di liquidi che aveva fatto traspirare
negli ultimi minuti.
La questione ora era come fare
per avere quel cimelio tanto ambito dal corpo di Bill…
Dopo qualche attimo di
ragionamento, quest’ultimo optò per una richiesta diretta.
Si avvicinò furtivamente alla
bionda e le mise le mani palmate sopra i suoi occhi leggermente truccati.
“Ciao tesoro, che stai bevendo di
così gustoso?” gli sussurrò all’orecchio Bill.
Lei, lì per lì sorpresa da questo
approccio, poco dopo gli rispose con un dolce sorriso. “È Oransoda amore, ne
vuoi un po’?”.
“Volentieri angelo mio! Ti secca
se ti prendo tutto il bicchiere?” si azzardò a chiederle lui.
“Beh a dir la verità un pochino
sì amore. Sai stanotte ho un gran caldo e sono tutta sudata…” gli rispose la
ragazza mettendo un po’ di malizia nell’ultima parte della risposta.
“A chi lo dici…” disse Bill con
tutto un altro tipo di pensiero in testa.
“E va bene cucciolo tieni!
Goditela tutta! Ma dopo me ne offri un’altra ok?” si arrese alla fine Culetto,
porgendogli la bibita.
“Certo stella come vuoi!” rispose
sbrigativo Bill che si aprì la parte superiore della camicia con una mano mentre
con l’altra strizzò forte il bicchiere, per far partire il cappuccio come un
proiettile e riversare lo schizzo di aranciata tutto sul suo petto.
Purtroppo, mentre Bill si godeva
quest’attimo di felicità assoluta, la ragazza, sorpresa dal lieve scoppio che
sentì provenire alle sue spalle, si girò di colpo.
Il corpo del ragazzo che si
trovava dietro di lei, non solo era di un colore tra il verde e l’azzurro che le
ricordava tanto i mari tipici delle regioni tropicali, ma era pure ricoperto di
viscide squame. In più il suo stesso viso non aveva niente di umano, con dei
buchi sul collo che ricordavano branchie. Infine le su scarpe erano quasi del
tutto sfondate rilevando al loro interno delle pinne più corte però rispetto a
quelle utilizzate dai palombari.
La giovane cacciò non solo un
acuto urlo di routine, ma emise anche il suo personale liquido urinale che da
sotto il perizoma dorato scese giù per le sue gambe snelle. Il fatto che fece
più inorridire Bill fu che, per il suo corpo cambiato, anche quello poteva
essere liquido utile per il suo benessere. Ma mentre pensava ciò la ragazza si
voltò e scappò via con le sue chiappette sode che sobbalzavano ad ogni sua
falcata.
Secondo voi dove un ragazzo come
Bob Kaufman, notoriamente assiduo peccatore di gola ed estremamente sovrappeso,
poteva trovare rifugio?
Era stato il rifugio provvisorio
più lampante nella sua testa, una volto accortosi del terribile mutamento dei
suoi amici, per concludere degnamente la sua fuga strategica: Il chiosco degli
alimenti.
Vi era entrato passando dalla
porta secondaria sul retro del negozio, quella di solito utilizzata solamente
per lo scarico e carico merci, ed ora stava lentamente riprendendo fiato.
Sentiva chiaramente che il suo ansimare per riprendersi dallo spavento e dalla
fatica non corrispondeva, ricordava piuttosto quello di una persona anziana, con
i polmoni che di aria ne avevano già inspirata ed espirata parecchia.
Un’altra cosa che lo sorprese
molto fu la totale assenza di sudore sul suo corpo. Lui che invece, dato l’alta
percentuale di grasso depositata su di esso, era solito produrne anche solo
stando fermo d’estate. In lui, come nei suoi amici, c’era qualcosa che
decisamente non andava. Quasi sicuramente sarebbe occorsa una cura e lui, per
quanto riguarda i suoi confronti, l’aveva decisamente trovata.
Barrette di cioccolato, con
dentro qualsiasi tipo di ripieno: Latte, nocciole, fondente, arancio, caffè
ecc…; patatine, di qualsiasi forma: La più classica, allungate, a pallina,
ondulate, triangolari ecc…; barrette di cioccolato e patatine insieme, con un
accostamento dolce-salato che il buon Kaufman adorava, tutto accompagnato da
bibite gassate alla cola, arancio o limone.
All’improvviso però dei rumori di
passi che si avvicinavano via via ed una porta che si aprì.
“Ah Sonia prendi anche degli
altri sanguecorn!”.
Bob si trovava esattamente nel
magazzino del chiosco, dove sono riposte tutte le varie scorte di cibo pronte
per essere portate in negozio e poi vendute, ed ora non era più da solo. Era
infatti appena entrata la giovane ragazza che serviva ai clienti insieme
all’uomo di mezza età che, molto probabilmente, doveva essere il
proprietario.
Kaufman fece appena in tempo a
nascondersi dietro a degli scatoloni che contenevano sacchetti di patatine,
sperando di non essere scoperto. Purtroppo il ragazzo, nella fretta di
nascondersi, non diede importanza alla tipologia di patatine a cui si era
nascosto dietro: erano popcorn. E Sonia aveva appena finito di prendere con se
delle confezione di salsa rossa da versare sopra di essi.
La ragazza si stava avvicinando
alle scatole di popcorn per prenderne intanto 4-5 pacchetti, da utilizzare per
creare i sanguecorn, quando si accorse subito della presenza dietro alle
scatole. Oltre alla naturale ombra che questa presenza proiettava sul muro,
spuntava nettamente dietro le scatole la cima di una testa, comunque umana, ma
stranamente di netta configurazione rettangolare.
La ragazza lì per lì meditava
l’urlo spaventato, ma poi preferì il dialogo “Avanti vieni fuori di lì!”.
“Cazzo!” imprecò a bassa voce Bob
che attese un attimo, ma poi si decise a riprendere la posizione eretta,
sperando di non finire nei casini. Una volta in piedi, il ragazzo era rimasto
comunque di spalle a lei e quindi si girò completamente verso Sonia. Lo sguardo
di lei, da prima severo e accusatore come solo le donne riescono a fare, si
trasformò rapidamente in uno indeciso tra lo stupore e lo spavento.
Questo sorprese il giovane che le
chiese “È tutto ok?”.
Lei continuava a rimanere senza
parole, nonostante la sua bocca si fosse spalancata.
Bob Kaufman era ormai in preda
all’imbarazzo, ma nonostante questo provò a giustificarsi “Ehm…senti…mi dispiace
di averti spaventato, nascondendomi qui”.
La ragazza continuava a non
proferire parola.
“Sia chiaro non sono venuto qui
per rubarti le cibarie, nonostante sia entrato senza chiedere nessun permesso…”
continuò Bob.
Stesso stato per quanto riguarda
Sonia.
“È che i miei amici…cioè sta
succedendo qualcosa di strano ai miei amici ed io, preso alla sprovvista, sono
scappato per, magari, trovare aiuto…”
Sonia non ebbe neanche questa
volta una reazione.
Kaufman che, sempre più
nell’imbarazzo totale, non riusciva a fissarla in viso ma intervallava lei al
pavimento e viceversa, si decise a chiederle “Ma stai bene?”.
E mentre lo diceva provò ad
avvicinarsi alla ragazza, dimenticandosi delle scatole che si frapponevano tra
loro, che urtò violentemente. Quelle più in cima alla colonna caddero
rumorosamente a terra, mentre quelle più basse sbilanciarono il ragazzo che fini
rovinosamente su di lei.
Una volta ripresosi dalla caduta
si accorse appena della ragazza che, sotto di lui, stava per emanare un urlo,
mentre in lontananza sentì “Ma che sta succedendo lì dietro?”.
Fu un attimo, il proprietario del
chiosco aprì la porta, notò subito la scena e disse “Brutto porco che stai
facendo su mia figlia?”.
Non attese nemmeno un improbabile
risposto dall’interessato e prese, da dietro la porta, un fucile a doppia canna
molto probabilmente carico e cominciò a prendere la mira su Kaufman.
Il ragazzo fece in un attimo a
scaraventare via la ragazza e scappare via urlando dalla porta di servizio.
“E’ inutile negare la realtà,
questi sono canini veri!”.
Questo pensava Benjamin che, dopo
la fuga dalla macchina di Bill, aveva rallentato il passo e stava provando, con
scarsi risultati, a togliersi quei nuovi canini che ormai difficilmente
considerava artificiali. La sua attenzione dunque era tutta riversata verso la
propria dentatura, e per questo non si accorse dell’uomo con la bibita in mano
che gli stava passando accanto e che lui, conseguenza della scivolata che
avevano avuto le sue dita su uno dei suoi suddetti canini, aveva violentemente
colpito con una gomitata.
“Ehi!!!!!” richiamò l’attenzione
l’uomo.
Il ragazzo si girò verso la
persona e, ancora con le mani in bocca, si scusò “Mi scufi!”.
Ma questo all’altro non
bastava.
“Troppo facile così giovanotto,
guarda come mi hai ridotto la camicia!” indicandogli la macchia di cola che gli
decorava la camicia di jeans chiara.
“Mi perdoni ancora ma ho dei
problemi…” provò a spiegarsi Luhan.
“Non m’interressa nulla dei tuoi
problemi ragazzo, come minimo potresti offrirmi un’altra cola, ti pare?” lo
interruppe bruscamente l’uomo che portava in testa un tipico cappello marrone da
cowboy.
“Certo, non ho alcun proble…”
questa volta fu lui ad interrompersi dato che il suo portafoglio mancava dalla
tasca dei suoi pantaloni, e purtroppo sapeva anche dove era rimasto…
“Beh vede, il fatto è che ho
dimenticato il portafoglio in macchina da un mio amico e, al momento, non ho la
minima intenzione di tornarci” provò a spiegarsi con un sorriso Benji.
“Eh no mister io rivoglio
indietro la mia cola altrimenti…” e nel dirlo tirò fuori dal suo cinturone, che
a quanto pare non aveva solo funzione decorativa, una pistola con la presa in
avorio.
La pistola era perfettamente
funzionante. L’uomo, nonostante il fare da sbruffone del vecchio west, aveva
regolarmente il porto d’armi per tale arnese e dunque il suo stato psico-fisico
era consono alla proprietà di quello strumento di morte.
Purtroppo nella vita ci sono momenti che
non calcoli, come ad esempio quando il tuo indice effettua troppa pressione sul
grilletto di una pistola carica, ed inevitabilmente parte il colpo. Quella notte
ai due soggetti successe esattamente così. Il colpo partì e prese Benjamin Luhan
sul pettorale sinistro, per fortuna non in prossimità del cuore ma più verso
l’attaccatura della spalla.
Il ragazzo si accasciò al suolo e
la risata dell’uomo s’interrupe drasticamente. Però Benji si rialzò subito.
Osservava la ferita procuratagli e si continuava a chiedere come mai non provava
alcuna sensazione di dolore. Poi la pallottola, chiaramente un po’ accartocciata
per il colpo, uscì dalla stessa ferita che si rimarginò velocemente. A quel
punto Benjamin rivolse il suo sguardo, ed il suo odio, verso il cowboy. Mentre
lo squadrava i suoi occhi s’illuminarono letteralmente di rosso ed i canini si
fecero ben evidenti nella sua bocca.
L’uomo dal grilletto facile, in
quel preciso momento, poteva considerarsi un morto che cammina. Poi però si udì
una voce.
“Ci sono problemi Benji?”
Il ragazzo riconobbe subito tale
voce, era quella di Bill. Allora si voltò subito verso la direzione da cui essa
proveniva e, non solo riconobbe alla meglio il suo proprietario, ma vide accanto
a lui altre tre persona che, bene o male, erano riconducibili ai suoi compagni
Bob Kaufman, Louis Chambers e Bob Kramer.
“Oddio ragazzi ma che vi è
successo?” chiese a loro mentre si avvicinava alla comitiva Luhan.
“Perché te invece in che stato
pensi di essere?” gli rispose con una domanda sarcastica Kaufman, che aveva
ancora i lati della bocca sporchi di cioccolato.
“I nostri corpi sono stati
orribilmente mutati” gli fece notare Kramer.
“E, fidati, non si tratta di una
candid camera” aggiunse ironico
Louis.
Nel frattempo il cowboy si era
totalmente defilato.
“Ma si può sapere allora cosa sta
succedendo?” chiese sconsolato agli altri quattro Benjamin.
“E noi come cazzo facciamo a
saperlo?” gli ribatté a muso duro Bill.
“Io un idea forse ce l’ho…” si
azzardò a bassa voce Kramer.
Tutti si voltarono verso di lui
che abbassò immediatamente lo sguardo.
“Sarebbe?” lo invitò a spiegarsi
meglio Kaufman.
Il ragazzo rialzò lo sguardo ed
iniziò “Avete presente quando Benji, l’altra notte, ci chiese che mostri ci
sarebbe piaciuto essere?”.
Gli altri annuirono insieme.
Continuò il ragazzo “Beh ora lo
siamo diventati davvero!”.
Il gruppo rimase in silenzio per
qualche minuto, nel quale tutti accolsero la versione dei fatti indicata da Bob
Kramer.
“Quindi ora che si fa?” chiese
con il suo muso allungato Chambers.
“Io consiglio di tornare alla
macchina e poi subito dritti a casa!” disse frenetico Kaufman.
“Ma sei scemo? In queste
condizioni qui chissà come reagirebbe la gente che incontriamo, mentre
raggiungiamo la macchina…” bocciò l’idea di Bob, Bill.
“Bill ha ragione. Usciamo subito
di qui, tanto l’uscita è qui vicino” decise, ancora visibilmente sconvolto
Benjamin.
La luna era ben alta in cielo
quando un gruppo di cinque ragazzi, che ormai di umano aveva ben poco, usciva
dal drive-in verso un futuro ora più che mai ignoto. Il vampiro Benjamin, il
licantropo Louis, la creatura di Frankenstein Kaufman, la mummia Kramer ed il
mostro della laguna nera Bill.
“Certo ragazzi che è una figata!”
esclamò improvvisamente Benjamin, ripensando alle loro attuali condizioni.
“Fanculo Benji!” gli rispose per
tutti Bill.
N.D.A.: Come avete appena letto,
ora la storia sta finalmente entrando nel vivo.
Per quanto riguarda questo
capitolo l’idea dell’Orbit, compreso il programma dei film della serata, è
ripreso dalla serie di tre libri, in particolare dal primo di essi, “La notte
del drive-in” di Joe R. Landsale.
X camomilla17: Come avevi in un
certo senso intuito dal precedente capitolo, i nostri protagonisti si sono
mutati nei mostri da loro precedentemente scelti durante la notte de “L’ora del
terrore” ma, fidati, loro cinque non sono per niente degli assassini…
Grazie ancora a tutti coloro che
seguono questa storia, sperando che proseguano anche con il prossimo inquietante
capitolo.
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Capitolo 4 *** Mostri ***
CAPITOLO 4
“Mostri”
La notte era la stessa in cui i
nostri ragazzi hanno avuto la loro vita cambiata irrimediabilmente. Un uomo
stava scalando un dirupo affacciato sull’ormai addormentata cittadina di Faring
Town. Ma, a parte l’orario, c’è qualcos’altro di davvero curioso in questa
impresa. Infatti la persona stava scalando la parete rocciosa senza l’ausilio di
alcun equipaggiamento specifico per tali iniziative. Si arrampicava con estrema
naturalezza su ogni parte del percorso, anche nelle zone in cui la parete non
presentava appigli di nessun genere. Utilizzava una particolare tecnica che
ricordava molto la scalata di un muro da parte di una lucertola. E, come una
lucertola, quest’uomo era completamente nudo.
Una volta arrivato sulla cima,
l’essere si girò per contemplare adeguatamente il panorama. Egli aveva il viso
forte e aquilino, con un naso sottile e narici arcuate. I capelli diradavano
sulle tempie e sull’alta fonte sporgente, ma crescevano folti sul capo. Le
sopracciglia erano molto fitte. Sul viso presentava inoltre dei lunghi baffi
bianchi. La bocca era immobile, dalla piega piuttosto crudele e denti
eccezionalmente appuntiti che spuntavano dalle labbra, molto rosse e fresche per
un uomo della sua età. Aveva orecchie pallide e appuntite, il mento largo e
forte, le guance magre ma ferme. Il viso aveva un pallore straordinario. Le mani
infine erano piuttosto rozze, larghe e tozze. Le unghie erano lunghe e molto
appuntite.
“Ipotizzerei che questa non è
affatto Londra” ruppe il silenzio della natura.
Ma un’altra presenza stava
facendo lentamente la sua entrata in scena…
“Però è il 4 maggio. La data
ideale per iniziare il tutto…” continuò nel suo monologo l’individuo.
Il nuovo venuto fece riconoscere
la sua presenza emanando un feroce ruggito.
L’uomo si voltò, con flemmatica
calma, e quasi sorrise alla belva, che si avvicinava sempre più alla sua preda
umana. ”Un giovane Bersicker…” aggiunse e poi, d’improvviso, spalancò le
braccia. Il lupo grigio, che digrignava ferocemente le bianche ed aguzzi zanne,
abbassò subito le labbra superiori e quasi s’inchino alla persona che aveva di
fronte. Poi, finita questa breve cerimonia, si girò e rientrò velocemente nella
foresta vicina al dirupo.
La sinistra figura tornò a
scrutare il paesaggio urbano che si trovava davanti. Tante luci che ricreavano
quasi l’atmosfera diurna. Ciò infastidiva in maniera apparentemente lieve
l’essere.
Egli tornò a parlare “Siamo ben
lontani dall’oceano. Ciò non può che farmi piacere: Non avrò impedimenti nei
miei poteri e, questa volta, non mi occorreranno più trasporti in nave di casse
ed avere a che fare con l’ignobile gente di porto. No, questa volta sarà
differente!”.
Dopo qualche attimo di silenzio
l’individuo riprese a ricordare “Non mi accontenterò più di una semplice
“bloofer lady”…come quella sognante camminatrice di Lucy. E neppure di quel
povero pazzo zoofago di Renfield. Erano più degni di me quelle mosche e quei
ragni che si dilettava ad attirare con lo zucchero per poi ingoiarli senza un
minimo di ritegno!” un minimo scatto d’ira comparse in lui, per poi placarsi
momentaneamente e ricordare altri eventi e personaggi spiacevoli “Questa volta
non metterò in mezzo stupidi notai per l’acquisto di inutili immobili, come
quel…quel…Jonathan Harker…” nel sillabare tale nome il suo labbro superiore
vibrò mostrando pienamente gli aguzzi canini bianchi “E tutti quegli stolti dei
suo compagni, con a capo quel vecchio professore olandese, che rinnegò i suoi
stessi studi per poter avere la meglio su di me. Con le sue luride ostie
consacrate…” e nel dire questo sputò nel terreno erboso. Poi il suo viso si
rasserenò di colpo “Però c’era lei…Mina…” piegando indietro la testa con gli
occhi socchiusi “sento ancora in me l’eccitazione nel sentire la sua tenera
bocca sul mio petto ferito…” a questo punto sulla sua fronte si posò un insetto
particolare, l’Acherontia Atropos della Sfinge, e la sua bocca si piegò in un
satanico sorriso.
Luna piena.
Dietro il cespuglio di una
particolate pianta, l’aconito, qualcosa stava vivendo. Ed era affamata. Non era
solo una sua semplice esigenza, era un qualcosa che doveva fare.
Poi arrivò la preda. Un esemplare
femminile di razza umana con capelli biondi, arricciolati per l’umidità presente
nel posto, e una tipologia di abbigliamento che lasciava pochi dubbi sulla sua
attuale professione: Stivali in cuoio con tacchi a spillo di almeno 15
centimetri, minigonna estremamente ristretta in jeans, maglietta bianca che
dalle spalle terminava poco sotto i suoi rotondi seni, che anche grazie a questo
risaltavano molto, e sopra di essa un giubbotto di pelle per dare un minimo di
calore almeno al suo corpo.
Nonostante lo spettacolo di certo
eccitante per qualsiasi esemplare maschile di razza umana, qualcos’altro attirò
l’attenzione dell’essere. Infatti, sul palmo della mano di quella triste donna
era ben visibile una stella a cinque punte. O meglio, era ben visibile da
esso.
Quel pentacolo era il segnale che
la caccia poteva cominciare.
La preda era intenta a fumarsi
una sigaretta, forse stava cominciando a pensare che per quella notte ne aveva
avuto veramente abbastanza, subito si girò di scatto verso il cespuglio. Uno
scricchiolio come tanti lì per lì pensò. Poi osservò meglio e riconobbe
distintamente, tra i vari rametti di aconito, due bagliori come occhi
fiammeggiare nell’oscurità.
“Che sia un maniaco? Ma no
figurati qui a Faring Town, tutt’al più sarà qualche guardone lussurioso…” pensò
mentre continuava l’osservazione, poi si decise.
“Tesoro puoi vedere anche più di
così…” accennando pure un sorriso alla fine di quel discreto invito, che
difficilmente un umano avrebbe rifiutato, qualsiasi fosse il prezzo da pagare.
Ma la cosa dietro il cespuglio non era umana. Si eresse in piedi.
La giovane donna strinse un po’
gli occhi per mettere bene a fuoco la figura che aveva davanti, dato che la luce
del lampioni poco distante da lei non era di particolare aiuto. Era davvero
enorme e decisamente molto pelosa: un licantropo.
Lei, appena compresa la reale
situazione in cui si trovava, cominciò a trasfigurare il suo volto per emettere
un grido di terrore, ma allo stesso tempo aveva già effettuato il primo passo
laterale per tentare un improbabile fuga. Il mostro, con un semplice balzo, gli
era già addosso. Il braccio sinistro della donna lasciò il suo corpo nettamente,
mentre, con il suo arto superiore sinistro, il lupo mannaro ridusse a brandelli
la candida maglietta mostrando i suddetti rotondi seni tutti dilaniati,
capezzoli e areole scure compresi. Ora toccava alle fauci agire. Il collo della
giovane fu in un attimo azzannato, mostrando una semplice catenina dorata, il
cui crocifisso attaccato ad essa nulla poteva contro quella creatura. La caccia si era conclusa.
Qualcosa nello sguardo dell’uomo
lupo cambiò, lasciò la presa mandibolare da quel che rimaneva del collo di una
donna e, ancora grondante sangue sul suo corpo muscoloso e peloso, cominciò la
ricerca di qualcosa. La trovò. Si trattava apparentemente di un cespuglio simile
al precedente, ma la cui pianta aveva un diverso fiore. mariphasa lupina lumina
era il nome scientifico.
Il lupo si avvicinò ad essa e ne
strappò via un rametto, lo osservò un attimo e, con la parte spezzata dal suo
cespo originale, si punse la mano sinistra facendo fuoriuscire, questa volta, un
po’ del suo sangue. Il suo fisico cominciò a mutare: I peli cominciarono a
diradarsi, la sua massa muscolare si sgonfiava a poco a poco, il muso si
appiattì e i denti tornarono più lineare, ma sempre sporchi di emoglobina
altrui.
Ora era presente solo un giovane
uomo nudo, con dentro di se tanta tristezza ed amarezza per ciò che era
costretto a causa di qualcosa che non poteva considerarsi una semplice malattia
genetica, ma una vera e propria maledizione.
“Oh signore perché deve essere
così?” chiese alzando le braccia al cielo, nell’attesa di una risposta che non
sarebbe di certo arrivata, per poi inginocchiarsi a terra quasi senza forze e
sussurrare appena ad occhi chiusi “Almeno dammi un po’ di argento”. Mentre,
attorno a lui, si radunarono le anime delle sue vittime, con un membro femminile
in più.
Un classico cimitero di
periferia. Con la presenza anche di lapidi la cui identità delle spoglie
custodite non è dato sapere. Il luogo ideale dove poter far affrontare la prova
di coraggio al membro più giovane di una compagnia di adolescenti. Ma quella
notte non vi era nessuno tranne il silenzio in quelle lande.
Poi accadde un fenomeno davvero
particolare in natura: Un fulmine a ciel sereno, anche se in questo caso il
cielo era completamente scuro, data l’ora della notte. Un’immensa scarica si
abbatté proprio sopra una delle suddette tombe anonime. La lapide si spezzò a
metà e cadde sull’erba bagnata di rugiada. Poi il terreno cominciò a smuoversi
fino a che non uscì fuori una mano, poi un braccio, una testa e, a poco a poco,
un’intera figura umana.
L’aspetto della creatura era
davvero inquietante: pelle sottile e giallastra, occhi di ghiaccio e
inespressivi, il volto dai lineamenti forti era tuttavia ingentilito da lunghi
capelli neri e denti bianchi perfetti. Infine le braccia e le gambe era
sproporzionatamente lunghe, tanto che l’essere in altezza misurava all’incirca
due metri e mezzo.
Poi, d’un tratto, il mostro
cominciò a ricordare. Un bagliore e, dopo, di nuovo la vita. Quello strano
dottore da cui era sfuggito, la gente che lo squadrava terrorizzata dal suo
aspetto, la sua fuga nel bosco. A questo ricordo cominciò a guardarsi intorno.
Cominciò a ricordarsi gli alberi, il vento, i versi dei molti animali che
popolavano quell’ambiente ed i sassi. Ma, proprio osservando la ruvidità della
superficie di uno di questi, ricordò anche le molte pietre che gli vennero
scagliate contro dalla popolazione di quella piccola cittadina a cui lui
chiedeva soltanto affetto. Inutilmente.
Attiguo al camposanto vi era un
tranquillo laghetto. La creatura se ne accorse e lo raggiunse per poi
specchiarsi sul suo specchio liquido. Non emise parole ma il suo sguardo
comunicava l’infinita tristezza che aveva dentro di sé. S’inginocchiò per bere
pochi sorsi di quella fresca acqua e, nel frattempo tornò a rimembrare che non
tutti gli erano stati ostili. Vi era stata infatti quella piccola famiglia,
formata da tre persone, il cui padre cieco lo aveva aiutato donandogli i pochi
viveri che possedevano e che lui stesso aveva ripagato procurandogli scorte di
cibo e legna da ardere. Purtroppo anche quei pochi giorni di serenità finirono,
sempre per il solito motivo che non lo aveva fatto accettare al resto delle
persone. Il suo viso. Il suo viso specchiato nell’acqua.
Inaspettatamente sentì le urla di
aiuto di una ragazza che stava annegando. Per poi accorgersi che si trattava
solo di un miraggio, portandosi inconsciamente la mano destra sul braccio
sinistro e, nel fare ciò, fermarsi a contemplare le sue enormi e forti mani.
Mani che avevano ucciso e rubato.
D’un tratto, una macchina
sfrecciò velocemente nella strada vicino alla vecchia necropoli e, dal
finestrino parzialmente aperto del veicolo, uscì l’allegra risata di una donna e
ciò fece tornare in mente al mostro la speranza di un amore, che però lo stesso
uomo di scienza che gli aveva dato vita aveva drasticamente tolto. Tornò ad
osservare le sue mani e dei nomi si materializzarono nella sua mente.
“William…Henry…Elizabeth…”
l’essere, per la prima volta, parlò.
Gli ultimi suoi ricordi erano
accumunati dal colore bianco che lo circondava. Le vaste distese di ghiaccio
presenti nei territori antartici, su cui aveva mosso gli ultimi passi della sua
fuga dal mondo. Con l’aiuto solo di una slitta e di pochi cani coraggiosi.
Successivamente ci fu l’arrivo della baleniera che, all’insaputa degli stessi
marinai che ne formavano l’equipaggio, si sarebbe rivelata il capezzale del suo
ideatore morente.
L’ultimo pensiero della creatura
andò al capitano Walton. Quella persona che, rifiutandosi di accettare una
promessa omicida da giurare al dottore, gli aveva permesso di vivere i suoi
ultimi anni in solitudine. Nonostante la sua enorme forza il mostro era stato
battuto dall’intolleranza umana. Dalle persone a cui lui chiedeva soltanto amore
e a cui era in grado di donargliene altrettanto. Lo stesso uomo impietoso che
gli aveva concesso la vita, si era poi rifiutato di concedergli almeno un altro
essere in grado di donargli affetto.
Il mostro smise di ricordare e
mosse i suoi pesanti passi nuovamente verso il cimitero. Incuriosito, si mise a
leggere i nomi presenti nelle pietre tombali per poi fermarsi davanti ad uno in
particolare: VICTOR.
La prova del coraggio,
affrontando una valle di serpenti e scorpioni per poi giungere alla lama con cui
tagliare infine il ricciolo dell’infanzia, davanti gli sguardi soddisfatti di
mio padre e del mio tutore.
La fuga di nascosto dal Kap per
visitare Menfi, con addosso una tunica di scarsa qualità, per giungere infine
alla famosa casa della birra del quartiere della scuola di medicina. E
l’indomani subire la prova della solitudine, proprio in piena stagione
dell’inondazione, con gli altri compagni fuori a divertirsi.
Una splendida quindicenne, già
donna, m’invito ad una festa a casa sua. Quella sera persi la verginità. Lo
scontro con sei palafrenieri armati che, vigliacchi, se la prendevano contro un
semplice apprendista. Mia madre che mi abbraccia, in maniera totalmente
differente di come fa con i miei viziati fratelli, sotto i salici e i melograni
presenti nel nostro giardino personale, mentre gli ittiti premevano a nord. Una
battuta di caccia, insieme ad un vecchio soldato, con preda finale un agile
stambecco del bezoar. La prima volta che uccisi un uomo: un ladro che trovò la
morte trafitto dal corno di una statua taurina. La visita alle cave di gres per
ammirare l’affascinante lavoro operato dai cavatori e tagliapietre reali. In
molti speravano in un mio esilio. Utilizzando anche le più meschine frodi pur di
raggiungere tale scopo. La visita al mio fidato scriba contuso, cadendo aveva
battuto violentemente la testa contro un masso. Il dominio di Sekhmet, gli
ultimi 5 giorni dell’anno quando il dio malefico ci scagliava contro le
malattie. La festa della piena, quando la diga principale veniva aperta e la
gente buttava nel Nilo delle statue di Hapy. Una noiosa gara di pesca alla lenza
con un treppiede e una canna da pesca in legno di acacia. La visita all’harem
reale di Merut, attorniato dalle movenze sinuose di tante giovani danzatrici
profumate. Una nuova guerra con gli ittiti si faceva sempre più vicina, con la
memoria rivolta agli achei e a Troia. Sicuro portainsegna del re, affrontai
comunque la corsa delle mura con sacchi di pietra sulle spalle. A guerra
conclusa, mi trovai a difendere proprio un vecchio ittita che stava subendo
delle torture ingiuste. Grazie al severo addestramento militare ora maneggiavo
perfettamente spade, lancie, scudo e arco.
La spedizione per poi giungere a
Serabit el-Khadim, il dominio della dea Hator, sovrana delle turchesi. Una
strenua lotta contro un beduino ladro di turchesi, che terminò la sua vita dopo
un volo dal pendio. Dopo un’estenuante corsa, il dolce canto di una giovane
donna dagli occhi verdazzurri, all’ombra di un salice. La morte di un parente a
me caro a causa di un improvviso, quanto misterioso, infarto. Dopo una
convocazione d’urgenza del consiglio allargato, durata più di 15 ore, fu
dichiarata la guerra alla Nubia. La maestosità della nave a forma di mezzaluna.
Le mura della fortezza di Muhen alte 11 metri e spesse 5. L’incontro con un
enorme elefante che, una volta mostratogli le mani, mi permise di sedermi sulla
sua testa. La guerra nella splendida e selvaggia regione della Nubia durò solo
pochi minuti. Il ritorno a casa con in dono un cucciolo di leone e, in Egitto,
un letto donatomi dalla mia amata in attesa di nozze. Il viaggio alla Valle dei
Re, paralizzato dalla sua magnificenza e dalle dicerie sui geni armati di
coltelli. Il duello con il dio Anubi avvenuto in sogno, al termine del quale la
stessa divinità mi donò la sua forza. Sotto le stelle del cielo di Karnak, ebbe
luogo la festa di Opet, con una solenne processione fino a Luxor. La visita ad
Heliopolis, terzo luogo sacro d’Egitto insieme a Menfi e Tebi, dove effettuai il
taglio della prima pietra per la costruzione di un futuro altare. Le noiose
feste di compleanno di mia sorella. L’arrivo ad Assuan per controllare lo stato
delle cave di granito utilizzato per gli obelischi. I polmoni che bruciavano
durante una traversata del deserto con le scorte d’acqua terminate, mentre a
corte tutti temevano che fossi rimasto vittima dei demoni del deserto divoratori
di cercatori d’oro. La prima lite violenta tra me e la mia amata, che pretendeva
per la mia persona ancora più potere. Un giorno come altri, una nave greca
attraccò al porto di “Buon viaggio”, portando con se una lana dorata, sebbene
sembrasse la loro una mentalità antiquata, si instaurarono per un breve periodo
nelle nostre terre. Quando ripartirono donai a loro delle clessidre portatrici
di buona sorte. Fui infine iniziato ai misteri di Osiride, e durante una di
queste celebrazioni, mio padre fu ucciso. Nello sconforto, mi tornarono in mente
le parole di Giasone e, dopo aver riaffrontato la prova del coraggio, tornai a
casa e cominciai il mio nuovo cammino sposando la mia amata. Mio padre sarebbe
di certo stato fiero di me. Dopo poco nacque mio figlio. Ero realmente diventato
uomo. Passato qualche mese ebbi il dono anche di una figlia, ma gli dei decisero
che per lei qualche mese di vita sarebbe bastato. La mia prima battaglia da
faraone contro dei pirati che avevano occupato la zona costiera. Infine, in un
periodo di secca del Nilo, anche la mia vita si seccò e lasciai il ruolo di
faraone troppo prematuramente. Per poi ritrovarmi ora in un luogo e in un tempo
che non mi appartengono.
La location era la più ideale per
un film horror: Un antico cimitero indiano.
Accanto ad esso, rendendo
l’ambiente ancora più lugubre, vi era una piccola laguna, la cui superficie
liquida era più scura della notte stessa. Rifiuti facenti parte di discariche
abusive ed anni di maltrattamento ambientale non avevano di certo reso più
ospitale questo ambiente. Nel contempo non vi era la minima increspatura su di
essa, finché qualcosa non comincio ad emergere. Il mutante ricordava nettamente
nell’aspetto le nuove sembianze assunte da Bill. Il suo corpo era dunque formato
da caratteristiche presenti negli animali marini: Dita palmate su tutti gli
arti, meno che sul braccio sinistro dove compariva invece un violaceo tentacolo,
una pinna più da delfino che da squalo che gli si ergeva sulla schiena e
branchie poste subito sotto l’attaccatura del collo con il mento.
Una volta emerso completamente,
proseguì la sua marcia sulla terraferma, lasciando dietro di sei una scia
bagnata sulla poca erba secca presente nel terreno del cimitero. Poi si arrestò.
Ruotando i suoi occhi umidi riconobbe in breve tempo le figure di fronte a lui:
Una creatura della notte, un uomo dagli istinti bestiali, un faraone millenario
ed un malinconico non-morto. I cinque mostri si osservavano attentamente a
vicenda. Nessuno provava ad attaccare l’altro perché sapeva che non era questo
il suo compito, erano stati richiamati lì per altri motivi da un potere
sconosciuto ma che era ben presente nelle loro menti.
Dopo attimi di silenzio, quello
che aveva maggiormente l’aspetto umano dei presenti scoppiò in lacrime “Di nuovo
altre morti no…”.
“Morte” ripeté in maniera
infantile la grigia creatura.
“Che Anubi mi abbia concesso una
nuova opportunità?” si chiedeva mentalmente l’egiziano.
Il Conte tornò a piegare la sua
bocca in un nuovo macabro sorriso e sentenziò “Che abbia inizio…”.
N.D.A.: Ed ecco che finalmente
fanno la comparsa anche i veri antagonisti di questa storia.
Pensate che per scrivere questo
singolo capitolo mi ci sono voluti dei mesi, per la maggior parte per leggermi
le fonti dai cui ottenere le giuste informazioni, poiché volevo che questi
stessi mostri fossero credibili, per quanto possibile ovviamente.
Dunque le principali fonti, da
cui ho tratto tutte le informazioni presenti nei ricordi dei mostri, sono
rispettivamente: Il libro “Dracula” di Bram Stoker (di cui potete ovviamente
trovare qualche rimando anche nel film “Dracula di Bram Stoker” di Francis Ford
Coppola), il film “L’uomo lupo” del 1941 (ed anche, seppur lievemente sul
finale, un altro film “Un lupo mannaro americano a londra”), il libro
“Frankenstein, o il moderno Prometeo” di Mary Shelley (Ovviamente il nome
presente nella tomba, Victor, è un rimando al nome dello scienziato creatore
della Creatura), ed infine la biografia del faraone Ramses, in cui ho scelto di
utilizzare volontariamente (perdonatemi se non ve l’ho detto prima) una
narrazione in prima persona, con i vari ricordi più importanti della sua vita
che scorrevano veloci uno dopo l’altro.
Purtroppo non ho avuto
particolare ispirazione per quanto riguarda il Mostro della Laguna Nera, anche
se la sua breve parte mi è servita per riunire le 5 creature.
X camomilla17: Ora capisci
finalmente chi sono i veri mostri della vicenda.
Infine ringrazio ancora chi sta
seguendo la mia storia, anche senza lasciare un commento ma dandogli una veloce
occhiata, e spero di ritrovarvi tutti per il prossimo lunedì con il quinto
capitolo, giungendo così a metà del nostro percorso.
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Capitolo 5 *** La storia prosegue ***
CAPITOLO 5
“La storia
prosegue”
Il meglio (o il peggio, a seconda
dei punti di vista) di Faring Town era la sua noiosa e banale quotidianità. Era
da poco passata mezzanotte e le strade di questa ridente cittadina erano
completamente deserte. Con le sue villette, munite di giardini ben curati
davanti e dietro, una identica all’altra. L’unica cosa che forse cambiava, di
tanto in tanto, era il necessario per il barbecou. Ma le cose di certo sarebbero
cambiate di lì a breve. Questa sensazione poteva essere chiaramente percepita
guardando il curioso quintetto di giovani che camminava al centro delle grandi
strade completamente deserte di quella notte.
“Insomma ragazzi proprio non
capite la grande opportunità che c’è stata data?” continuò imperturbabile
Benjamin.
“Fanculo Benji!” gli ripeté per
l’ennesima volta Bill.
“Bill ha ragione Benji! Sei
l’unico tra noi che trova questa cosa fantastica!” esclamò Kaufman, che tornava
a sentire un lieve languorino allo stomaco.
“Ma dai gente, grazie a questi
poteri abbiamo l’opportunità di cambiare le nostre vite!” non si arrendeva il
più entusiasta del gruppo.
“Io ho paura che queste cose
siano collegate agli eventi della notte scorsa purtroppo” espresse i suoi timori
Kramer.
“In effetti anch’io Benji la
penso come Bob” aggiunse Louis.
“Quindi secondo voi le morti
della notte scorsa sarebbero colpa nostra?” chiese infine ai suoi compagni
Luhan.
Nessuno rispose.
Dopo attimi di silenzio, in cui
il gruppo si era fermato guardando ciascuno negli occhi dell’altro, Chambers
ruppe la quiete “Piuttosto ora dove si va?”.
“E che ore sono?” incalzò subito
Kramer.
“È mezzanotte passata” rispose
alla seconda domanda Bill, guardando il suo orologio da polso ormai
fradicio.
“A me è venuta anche fame…”
sospirò Kaufman.
“Oddio un posto ci sarebbe dove
poter trovare rifugio…” si rispose praticamente da sé Louis, guardando poi di
sottecchi Benji, come poi fecero anche gli altri tre.
“Ma ancora? Ma perché bisogna
riunirsi sempre a casa mia?” protestò il diretto interessato.
“Perché la tua è la casa più
grande” gli rispose ironico ma non troppo Bill.
“Non è vero anche quella di Bob è
molto grande!” continuò a protestare il ragazzo indicando Kaufman.
“Sì ma cosa potrei dire ai miei
se vi faccio entrare in questo stato qui?” gli rispose per le rime
quest’ultimo.
“È vero cazzo! Cosa gli dico se
ci vedono conciati in queste maniera? Cazzo cazzo cazzo!” si mise le mani nei
capelli Benji.
“Magari i tuoi sono già a letto e
noi cercheremo di non farci sentire” provò a sdrammatizzare Chambers.
Detto questo il gruppo riprese la
sua marcia verso casa Luhan.
Dopo una mezz’oretta i ragazzi
erano finalmente giunti a destinazione.
“Eccoci a casa” ironizzò il più
grande del gruppo.
“Ma le chiavi di casa ce le hai
Benji?” chiese d’un tratto Louis.
“Certo che ce le ho! Se non altro
vedo che la luce della camera dei miei è spenta…” si rassicurò un minimo il
giovane mentre cercava le suddette chiavi.
“Io poi ho ancora fame…” ricordò
al resto della ciurma Kaufman.
“E se passassimo dalla finestra?”
suggerì improvvisamente il Bob taciturno.
Tutti lo squadrarono sorpresi ed
al tempo stesso sconcertati dal fatto che quell’idea fosse venuta esclusivamente
a lui.
Dopo qualche secondo di silenzio
ed immobilità cominciò Louis “In effetti non è una brutta idea. Quando ero al
drive-in, sono riuscito a saltare una macchina che stava per investirmi, facendo
un salto di almeno 3 metri…” e detto questo si avviò sotto la finestra del suo
amico che era lì con lui.
“No Louis fermo e se mi rompi la
finestra?” cercò di bloccarlo il proprietario della camera da raggiungere.
“Eh dai Benji lascialo provare,
piuttosto che salire le scale tutti insieme allegramente!” appoggiò l’idea di
Louis, Bill.
“Fate piano gente o sveglieremo
tutto il vicinato!” cercò di zittirli Kaufman.
Infine anche Benji si decise a
lasciare provare il compare. Il ragazzo si fermò nelle vicinanze
dell’abitazione, sotto la relativa finestra. Tornò ad inginocchiarsi come aveva
fatto in precedenza. Infine fece scattare i muscoli poderosi delle gambe e
staccò in volo. Superò di un po’ l’altezza del ripiano della finestra, tanto da
poter atterrare tranquillamente su di esso, una volta iniziata la fase
discendente della parabola di salto.
A terra, il resto della compagnia
stava quasi per esultare ad alta voce per il successo dell’impresa da parte del
compagno. Purtroppo sopraggiunse un altro problema “Merda ma è chiusa!”.
Il giovane licantropo a questo
punto si girò verso gli altri e disse “Benji! La finestra è chiusa!”.
“Fanculo!” tirò giù di colpo le
braccia Bill imprecando.
Benjamin rifletté un attimo. Poi
tornò a guardare in su “Aspettami Louis che ora ti raggiungo…”.
Detto questo il ragazzo chiuse
gli occhi.
“Benji…che intenzioni hai?” gli
domandò preoccupato Kaufman.
“Sono un vampiro, no? Se mi
concentro forse posso anche volare, no?” fu la risposta immediata.
Nessuno dei restanti osò più dire
una parola mentre Luhan cominciò a sollevarsi da terra. Lo stesso ragazzo, una
volta riaperti gli occhi, rimase stupito dell’impresa che stava effettuando. Poi
tornò a rimirare la finestra di camera sua e riuscì anche ad accelerare il suo
decollo. Arrivò preciso alla meta, sbattendo però la testa sul vetro.
“Tutto bene Benji? Ma come ci sei
riuscito? È stato anche più fantastico del mio salto!” lo sorresse un attimo
Louis.
“È stato più semplice di quando
pensassi Louis! Praticamente pensavo solo di essere in grado di volare e…posso
volare!” rispose entusiasta Benjamin.
“Bene, ma ora come si fa con la
finestra?” tornò alla realtò Chambers.
“Ah già…tranquillo con tutte
quelle botte che ha preso per colpa del vento forte, è molto meno resistente di
quello che sembra…” e con una spallata, neanche delle più potenti, riuscì ad
aprire i battenti ed entrare in camera sua.
L’altro tornò a voltarsi in basso
verso il resto del gruppo “Ragazzi ce l’abbiamo fatta! La finestra si è aperta!
Venite anche voi!” sempre cercando di mantenere un tono di voce dei più
bassi.
I tre, dopo qualche secondo di
euforia dovuto alla riuscita del loro piano, tornarono a guardarsi tra di
loro.
“Beh io vado!” esclamò Bill
mentre si dirigeva verso un albero i cui rami finivano vicini alla finestra
della camera di Luhan, escamotage che aveva usato già altre volte per
raggiungere la suddetta meta.
Si avvinghiò per bene al tronco
per dare inizio alla sua scalata. Ma dopo poco scivolò subito verso terra. Si
rese subito conto che il suo corpo bagnato non gli permetteva di certo un’ottima
presa su quella superficie però, nonostante questo, riprovò altre volte.
Nel frattempo, Bob Kramer si
voltò nuovamente verso la finestra ed alzò il braccio destro verso di essa.
“Che stai facendo Bob?” gli
chiese il suo omonimo.
“Non so…qualcosa nella mia testa
mi dice di fare così…” fu l’enigmatica risposta della giovane mummia.
“Perfetto! Di bene in meglio…”
ironizzò rassegnato Kaufman.
Ma ecco che un capo, di una delle
bende che copriva praticamente per intero il corpo del ragazzo, sfrecciò
magicamente verso la finestra e si andò a legare al lampadario della stanza.
“Che forza!” esclamò sorpreso il
ragazzo obeso.
Tale esclamazione richamo
l’attenzione, oltre dei ragazzi affacciati alla finestra, che si erano
repentinamente scansati per evitare l’arrivo della benda magica, anche di Bill,
che aveva dovuto nuovamente rinunciare all’ennesimo tentativo di scalata. Il
mostro marino ghignò beffardamente e andò rapidamente a raggiungere Kramer.
“Scusa ma ti strappo un
passaggio, sperando che la tua sia carta assorbente!” si abbracciò a lui ed in
un attimo spiccarono il volo verso la camera, rischiando di travolgere Benjamin
e Louis.
L’atterragio fu più rudimentale e
nettamente più rumoroso dei precedenti, ma nessuno sembrò destari
nell’abitazione ed i quattro tornarono a farsi i complimenti tra di loro, mentre
la benda tornò ancora più magicamente a riavvolgere il braccio di Bob.
Ad un tratto si sentì una voce
provenire dall’esterno…
“Ragazzi! Io sono ancora qua giù!
Nessuno può venirmi a dare una mano? Dai gente come faccio io a raggiungervi fin
lassù?!”.
I quattro dentro la camera di
Luhan ci rifletterono un po’, mentre dall’esterno continuavano a piovere le
suppliche da parte di Kaufman.
“Va bene, ci vado io” decise
infine il proprietario della stanza.
Una dimora isolata, tetra e
fatiscente.
“Direi che è l’ideale per esseri
come noi…non la pensi così anche tu, mio fedele compagno?”.
Due uomini rimanevano immobili
davanti a questa buia abitazione. Uno vestito con un abito raffinato ed elegante
che richiamava tempi ormai passati, con un soprabito utilizzato più come un
mantello, adagiato sulle sue robuste spalle. Mentre l’altro aveva indosso abiti
più comuni rispetto al precedente, ed era legato da una solida catena, tutta
avvolta attorno al suo busto, comprimendogli ai fianchi le proprie braccia.
“Bastardo! Come hai potuto usarmi
per questa faccenda? Io non voglio entrarci in questo tuo lurido progetto!”
urlava l’altro, dimenandosi inutilmente per liberarsi dalla presa di ferro.
“Non è tra le tue personali
possibilità la scelta del partecipare o meno a questa mia iniziativa…” gli
rispose in modo cortese ma allo stesso tempo alquanto seccato “Mi chiedi poi
come ho fatto a soggiogarti per farti avere le informazioni necessarie
dell’esatta ubicazione di questo maniero? Diciamo che su alcune tipologie di
animali ho un buon ascendente…compresi i lupi!”.
A queste ultime parole il
prigioniero si scaraventò contro di esso il quale, con un solo colpo a mano
aperta sul petto dell’avversario, lo fece scaraventare in aria a metri di
distanza, tenendo comunque ben salda la presa sul capo della catena con cui lo
teneva sotto controllo.
“Infine è in questo edificio che
si trova l’amuleto…” soggiunse quasi sottovoce il conte.
L’uomo a terra si stava
faticosamente rialzando quando ebbe un dubbio “Ehi aspetta…ma com’è possibile
che tu sia vivo con il sole in cielo?”.
“Diciamo mio ingenuo ospite che
in certi periodi godo di libertà di movimento anche a mezzogiorno”.
“Oh…fantastico!” esclamò il
licantropo, che si era finalmente riportato in posizione eretta.
“Dunque non perdiamo tempo in
ulteriori ed inutili preamboli, mio fedele uomo lupo, e prendiamo possesso della
nostra nuova magione!” detto questo si avviarono entrambi, chi volente e chi
meno, verso la porta d’ingresso dell’edificio.
“Coraggio Timmy, dì a papà quanto
hai preso al compito di matematica stamani…” lo incoraggiò la madre.
Il piccolo Timmy, un vivace
bambino di 8 anni, emise timidamente la vocale con un filo di voce “A”.
“Eh bravo il mio campione!
Scommetto che sei stato il migliore della classe!” si congratulò il padre, un
uomo sulla trentina appena rientrato dal lavoro in fabbrica.
“Bravo il mio ometto!” si
congratulò a sua volta la moglie, una donna ancora molto piacente con i capelli
biondi legati in una coda di cavallo alta, baciandolo rumorosamente sulla
fronte.
Il ragazzino arrossì
violentemente, poi la sua attenzione fu rapita da un rumore fastidioso
proveniente da fuori “Mamma, che cos’ha Rudy da abbaiare tanto?”.
“Non ti preoccupare, di certo
starà passando un gatto dall’altro lato della strada”.
Al di fuori di questo felice
focolare domestico, dall’altro lato della strada, era presente non un semplice
gatto, ma un uomo bendato dalla testa ai piedi, proveniente da luoghi e tempi
lontani. Questo individuo cominciò ad avvicinarsi alla casa, fermandosi un
attimo ad osservare il cane che gli abbaiava contro. Alzò il braccio verso
l’animale e di colpo il quadrupede fu assalito da piccole ma letali formiche
dalla testa rossa, che in pochi secondi fecero scomparire del tutto la povera
bestia.
La famiglia, non sentendo più il
proprio cane abbaiare, si allarmò. Il padre corse verso la finestra per
accertarsi di quello che era successo, non credendo letteralmente ai suoi occhi,
vedendo le sembianze del tizio che si stava avvicinando alla loro porta
principale.
“Ma che ca…” non terminò la sua
volgare esclamazione sentendo l’uscio sbattere violentemente.
A questo punto si precipitò verso
il corridoio dell’ingresso, intimando l’intruso di lasciare immediatamente
l’abitazione. Ma dopo poco la mamma ed il suo figlioletto videro rientrare
l’uomo di casa terrorizzato dalla visione del loro sgradito ospite, che entrò
poco dopo di lui nella cucina. Alzò nuovamente il braccio e pronuncio parole che
non erano semplice egiziano moderno, ma vocaboli molto più antichi. Il corpo del
babbo cominciò ad abbassarsi e la sua pelle a disgregarsi. Di lui non rimase che
un mucchietto di sabbia.
“Scappiamo Timmy!” urlò la neo
vedova, trascinando con se nella stanza attigua la sua prole. I due scapparono
in direzione della porta secondaria che però si chiuse magicamente insieme a
tutte le altre vie di fuga. E la mummia li raggiunse.
La madre si raggomitolò piangente
in un angolo, tenendo stretto al suo seno il bambino. Di colpo però quest’ultimo
si alzò, andando verso la creatura che gli porgeva una mano.
“Timmy cosa stai facendo? Torna
qui piccolo!” ma a nulla valsero le urla disperate della donna.
Il bimbo si avvicino al non morto
che, continuando ad osservarlo, mise le proprie mani sulle tempie del’infante.
Dopo poco gli occhi di Timmy si rovesciarono e il corpo cadde a terra
esanime.
“NNNNNNNNNNNNNNOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
urlò disperata la mamma, che poi svenne dal troppo dolore.
Dopo un tempo indefinito la donna
si ridestò. Gli ci volle un po’ per mettere a fuoco l’ambiente in cui si
trovava. Poi riconobbe subito la stanza da letto sua e di suo marito. Pensando a
quest’ultimo gli tornò in mente tutta la macabra verità. Improvvisamente si
accorse di essere legata mani e piedi al letto con le sue lenzuola, facendole
tenere una posizione ad X. In più scoprì di avere addosso solamente il suo paio
di mutandine rosa, con il suo corpo ricoperto da strani simboli rossi. Infine,
di fronte a lei, riconobbe subito il mostro che aveva ucciso tutta la sua
famiglia in pochi minuti.
“Cosa vuoi farmi figlio di
puttana? Uccidimi pure come hai fatto con la mia famiglia bastardo!” digrignava
la sua bocca mentre continua ad infamare la mummia.
L’essere continuava a fissarla
impassibile, poi sollevò il braccio nella cui mano teneva ben stretto un pugnale
sacrificale. La donna non aveva più forze per urlare e si limitò a piangere
nell’attesa del colpo fatale. Che arrivò.
“Se tutto ciò potrà farmi tornare
alla mia grandezza, io lo eseguirò Anubi” fu l’unico pensiero dell’egiziano.
Lago Corman.
Il posto ideale per passare una
bella giornata, con l’immancabile pic-nic, sulle sponde di questa tranquilla
riserva d’acqua. Un altro divertente passatempo da poter effettuare è la guida
della propria barchetta radiocomandata sulla superficie acquea. Lo stesso che
stava facendo il piccolo Josh, un ragazzino di circa 10 anni con indosso una
t-shirt e calzoncini corti. Sulla testa portava un capellino per evitare
spiacevoli scottature, come gli raccomandava sempre la mamma, che purtroppo non
era potuta venire con lui per impegni di lavoro. Ma questo a Josh non
preoccupava, dato che così poteva giocare nella più assoluta libertà.
“Capitano stiamo attraversando
l’oceano ad una velocità di 20 nodi, il tempo atmosferico è dei migliori ed il
mare è piatto come una tavola da surf” diceva ad alta voce, imitando il tono
della voce di un contatto radio tenendosi chiuso il naso.
Poi la piccola nave gialla
cominciò improvvisamente a roteare su se stessa.
“Accidenti capitano siamo rimasti
intrappolati in un vortice sottomarino! Cosa facciamo capitano? Ci aiuti
lei!”.
“Calmati Jack! Proveremo con
un’azione forzata ad andare contro le forze della natura! Dica agli uomini ti
tenersi pronti perché si ballerà un po’!”.
Detto questo il bambino smise di
roteare il piccolo timone che aveva montato sul radiocomando e l’imbarcazione
tornò a procedere in linea retta.
“Congratulazioni capitano! Lei è
davvero il migliore di tutta la marina!”.
“Grazie Jack, voi sta…” mentre
Josh continuava la sua trama, qualcosa cominciò a non funzionare nel
radiocomando. La barchetta infatti comincia ad andare a velocità sempre più
elevata, cambiando ogni tanto direzione in maniera decisamente brusca. Tra lo
sgomento del ragazzino a riva, la nave, d’un tratto, colò giù a picco. Il bimbo
continuò a maneggiare con il comando, sperando di avere segni della sua
imbarcazione. Di colpo si sentì afferrare alla caviglia destra. Guardò in basso
e vide un viscido tentacolo avvinghiato attorno ad essa che lo tirò a se,
facendolo irrimediabilmente cadere. Il bambino, una volta a terra, alzò lo
sguardo e si trovò davanti una creatura a metà tra un pesce ed un umano.
Inoltre, tra le fauci aveva ben stretta la sua adorata barchina. Con un deciso
colpo di mascelle, il modellino si spezzò di netto in due parti, che ricaddero
quasi silenziosamente al suolo.
Dopo questo trauma, il ragazzo
notò che dal braccio dell’essere partiva lo stesso tentacolo che ora aveva
allentato la presa su di lui, e per questo tentò la fuga.
La corsa era decisamente faticosa
per il ragazzo che affannava vistosamente, più per la paura che lo attanagliava
che per reale stanchezza fisica. Si voltò per osservare le mosse del mostro, che
però era ancora immobile nell’osservarlo. Purtroppo fu proprio per questo attimo
di disattenzione che il ragazzo non fece in tempo ad evitare la radice di un
albero secolare proprio davanti a lui. Era di nuovo precipitato a terra. E
questa volta avvertiva anche un gran dolore al piede urtato. Subito la sua
attenzione passò al rumore di passi strusciati che proveniva da dietro. Si voltò
di scatto e capì subito che la creatura l’aveva raggiunto. Ormai era sull’orlo
della disperazione.
“MMMMMAAAAAMMMMMMMMMMMMMAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
emise come ultimo grido.
Il mostro della Laguna Nera
l’osservò ancora un attimo, mentre il ragazzino ansimava di terrore. Poi
spalancò occhi e bocca e si buttò su di lui.
Questi furono gli ultimi secondi
di vita del piccolo Josh, di cui poi verrà ritrovato solamente il capellino che
teneva in testa. Per evitare spiacevoli scottature.
Non molto lontano dal suddetto
lago Corman, una bambina di almeno un paio di anni più piccola di Josh stava
anche lei divertendosi all’aria aperta in maniera però totalmente differente.
Ella infatti aveva organizzato un incontro con le sue migliori bambole per
sorseggiare un po’ di delizioso the. Tutto chiaramente immaginario. Tranne
ovviamente le sue bambole, gradite ospiti, il tavolino, le sedie ed il servizio,
quest’ultimi tutti rigorosamente in tinta tra di loro in rosa shocking.
Nel mentre, una triste figura si
stava avvicinando al lieto e fantasioso banchetto. Nei suo occhi però non c’era
particolare crudeltà verso gli uomini ma solo infinita tristezza per essere
stato strappato nuovamente all’immensa pace della morte. E proprio con questi
tristi occhi si era messo a fissare la ragazzina.
“Gradisce un altro po’ di the
signora Drew?”. Chiese con molta serietà la piccolina all’unica bambolotta mora
della sua collezione.
“Gradi…sce…the…” ripeteva a bassa
voce la creatura.
“Prendi anche un po’ dei miei
biscottini Mary-Sue, sono appena sfornati!” proseguì la padrona di casa
rivolgendosi ad una delle varie pupe bionde.
“bis…cot…tini…” ripeté in maniera
stentata il mostro.
Dopo altri brevi e cortesi
dialoghi tra la bambina ed i suoi balocchi, l’essere si decise ad
avvicinarglisi. Lì per lì la piccola notò solamente i grandi piedi e le lunghe
gambe che si avvicinavano a lei. Poi decise di alzare lo sguardo per controllare
chi fosse, così vide davanti ai suoi occhi una faccia orribilmente sfigurata
La creatura l’afferrò
immediatamente per la gola, evitando così che qualcuno presente in casa, nel cui
giardino la bambina stava giocando, sentisse le sue urla, e la sollevò a più di
due metri da terra, proprio di fronte al suo orrendo viso.
Dopo poco però allentò subito la
presa, appoggiando la ragazzina in piedi per terra, per poi lasciarle
completamente libero il collo. Continuò a fissarla ancora per qualche secondo,
con la bambina che faceva altrettanto, il mostro cercò anche di fare un sorriso.
Alla fine proseguì il suo girovagare lasciando la piccina ad osservarlo mentre
si allontanava.
“Nancy! Vieni che è pronta la
cena!” una voce femminile urlò da dentro l’abitazione.
La piccola Nancy per qualche
attimo continuò a scrutare la creatura in lontananza, poi scattò velocemente
verso la casa, lasciando tutti i suoi balocchi in giardino, sperando che sua
madre credesse al racconto che le avrebbe raccontato di lì a breve.
L’esperimento del dottor
Frankenstein, dopo qualche metro di passeggiata, decise di lasciare le, seppur
deserte, strade di Faring Town per un più tranquillo boschetto, che portava poi
ad una radura. Dopo qualche passo dinoccolato dentro la boscaglia, udì delle
voci giovani provenire da lì vicino. Decise infine di seguirle.
N.D.A.: Ormai giunti a metà del
racconto, anche gli altri mostri hanno cominciato a mietere le loro vittime.
Per quanto riguarda gli aneddoti
posso rivelarvi che il nome del lago di Faring Town, Corman, deriva da Roger
Corman, famoso regista americano di film horror a basso costo, tra l’altro
premiato con l’Oscar alla carriera nel 2010.
Grazie come sempre a chi sta
seguendo, anche senza commentare, questa storia. Un grazie particolare va a camomilla17 che giustamente, e come
voglio che faccia fino al termina del racconto, mi fa notare gli errori presenti
per ciascun capitolo pubblicato. Per quanto riguarda il precedente capitolo il
fatto che era inizialmente scritto tutto unito, senza neanche uno spazio tra un
cambio di scenario e l’altro, è dovuto soltanto ad una mia svista nel passaggio
dal file word all’HTML. Invece, per quanto riguarda tutta la valanga
d’informazioni che ti ho rovesciato addosso, il cambio dalla terza alla prima
persona e gli altri eventuali dubbi che ti hanno assalito, spero di averti
fornito una risposta nelle N.D.A. presenti proprio nel capitolo 4, che sono
andato a modificare proprio ora mentre ho pubblicato anche questo quinto
capitolo.
Infine vi aspetto tutti il
prossimo lunedì per la pubblicazione del prossimo capitolo della storia.
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Capitolo 6 *** Allenamento ***
CAPITOLO
6
“Allenamento”
La serata in bianco, nel senso
che alla fine non erano riusciti a visionare tutta la rassegna horror completa,
aveva completamente stravolto la vita di 5 ragazzi di Faring Town. Dopo essere
entrati nella camera di Benjamin Luhan, da considerarsi in pratica il loro vero
e proprio quartier generale, utilizzando dei mezzi decisamente non
convenzionali, il gruppo aveva provato a mettere un po’ di ordine nelle ultime
ore della loro vita. La realizzazione del loro progetto di passare la notte al
drive-in, progetto a cui stavano lavorando da mesi, non poteva essere
assolutamente la causa scatenante di tutto il disastro.
“Forse nei sanguecorn c’era un
ingrediente scaduto da mesi?”. Aveva proposto Kaufman, ma anche questa ipotesi
fu subito scartata per evitare di cadere nel grottesco. Poi al padrone di casa
tornò in mente il discorso fatto qualche sera prima, evitando di seguire il film
“L’Uomo Lupo sfida Frankenstein”. In effetti gli accostamenti tra i giovani e i
mostri classici corrispondeva a quelli proposti quella notte. A questo punto
però bisognava capire chi poteva averli ascoltati per fare tutto ciò. Che
fossero tutti e cinque vittime di un’assurda candid camera? Oppure la
trasmissione “L’ora del terrore” aveva un qualcosa di magico in sé?
“Lo sapevo io che quella sera
facevo meglio a scopare qualcuna…” aggiunse piuttosto rammaricato Bill.
Inoltre c’erano anche quegli
strani avvenimenti accaduti negli ultimi tempi, che di certo avevano un qualche
legame con ciò che era capitato a loro.
I giovani tentarono ancora per
qualche ora di risolvere l’enigma, ma alla fine crollarono dal sonno.
La mattina seguente il sole era
già alto sulla ridente cittadina americana quando il sonno di Benji fu
interrotto da uno strano ticchettio. Alzando un po’ il capo, e provando anche ad
aprire gli occhi, si accorse che esso proveniva dalla loro finestra d’ingresso.
Affacciandosi con fatica notò subito sul giardino di casa sua Bill. A quella
visione il suo cervello si attivò completamente e subito il ragazzo si voltò
verso la sua stanza, controllando gli altri tre membri della banda ancora
beatamente addormentati. Poi tornò a squadrare il più grande di loro.
“Bill! Cosa ci fai lì fuori?” gli
chiese alquanto preoccupato.
“Ho trovato chi può darci una
mano per il nostro…problema” gli rispose l’altro.
“Ma cosa st…” e qualcuno bussò
improvvisamente alla porta.
“Benji, sono la mamma, sei
sveglio?”.
“Se bussi così lo sono di
sicuro!” pensò mentre cercava una soluzione a questo nuovo problema impellente.
Poi gli tornò in mente che sua madre aveva visto solo lui vestito da vampiro,
quindi poteva tranquillamente pensare che anche gli altri ragazzi si
abbassassero al suo livello travestendosi loro stessi. Sì, poteva
funzionare.
Velocemente cominciò a svegliare
gli altri esponendogli il suo piano.
“Benji ci sei?” continuò da
dietro la porta sua madre.
“Sì arrivo mamma! Ci sono anche
gli altri qui con me!” gli rispose il figlio, e alla fine uscirono dalla
stanza.
“Ma come siete conciati?” gli
chiese la madre molto divertita.
“Sai com’è ieri sera eravamo
all’Orbit…” spiegò sbrigativamente Luhan, mentre gli altri la salutavano.
“Però, avete proprio dei bei
costumi!” si complimentò lei.
“Grazie…senti ora dobbiamo uscire
che Bill ci aspetta fuori…andiamo a fare un giretto…” le spiegò cautamente la
sua prole.
Il gruppo si mosse verso le scale
quando “Ah ragazzi…” tutti tornarono a preoccuparsi “Fareste bene a chiamare le
vostre famiglie per fargli sapere dove siete”. I tre interessati raccolsero il
consiglio e, una volta messo in pratica, uscirono finalmente di casa.
Appena usciti, Bill li condusse
ad una radura lì vicino presentandogli uno strano figuro. Il suo modo di
vestirsi era di certo nello stile dei vagabondi. Di quelli che solo Bill poteva
conoscere.
“Salve ragazzi il mio nome è
Mortimer” si presentò lui, alzando lievemente con la mano il logoro capellino
che aveva in testa. Il gruppo salutò il nuovo personaggio quasi sottovoce.
Dopo qualche secondo di silenzio
parlò Benji “Quindi…Bill ti ha già parlato della nostra…situazione?”.
“Sì certo, anzi era bel po’ di
tempo che aspettavo che ciò accadesse, non pensavo però che potesse accadere a
dei ragazzi ed…in questo modo” gli rispose Mortimer squadrandoli bene uno ad
uno.
“Allora tu sai cosa ci ha ridotto
così?” chiese Louis.
“Sì certo, si tratta di un antico
talismano, esso si attiva quando trova gente con tanta fantasia come molto
probabilmente lo siete voi”.
“Tanta fantasia?” domandò
perplesso Kaufman.
“Esatto, e quando essa è molto
potente, il talismano può rendere reale tale fantasia”.
Ai giovani tornò nuovamente in
mente la notte de “L’ora del terrore”.
“Mi scusi signore, visto che ha
detto che è tanto tempo che aspetta, quanti anni ha?” questa era una curiosità
che Kramer voleva assolutamente togliersi.
“ho più di 100 anni figliolo, ma
sono ancora in forma!”
tutti rimasero sorpresi, anche lo
stesso Bill che lo conosceva da più tempo degli altri.
“Ehi aspetti un attimo…lei sa
anche dove si trova questo talismano o quello che è?” chiese Luhan.
“Il suo nome è Voltar e si certo
che lo so, si trova nella cantina di una casa abbandonata alla periferia di
Faring Town” rispose senza batter ciglio Mortimer.
“Perfetto allora andiamolo a
prendere e vediamo di resettarlo” Propose subito Bill che si stava già
incamminando verso una meta imprecisata.
“Sciocchi! Se non ci fossero
stati problemi pensate che sarei venuto da voi a chiedere il vostro aiuto?” li
richiamò in maniera risoluta il vagabondo.
“Quali problemi?” domandò
alquanto preoccupato Bob Kaufman.
“Vedete, il Voltar risponde alle
regole d’equilibrio tra ordine e caos, dunque oltre ad avervi donato dei poteri
ha purtroppo richiamato in questa realtà gli esseri a cui vi siete ispirati…”
tentò di spiegare la difficile situazione il vecchio.
“Quindi ci stai dicendo che oltre
a noi ci sono in circolazione anche dei veri e propri mostri!?” concluse,
rammaricato egli stesso, Chambers.
“Precisamente”.
“Questo spiega tutti quegli
strani omicidi e il furto della mummia dal museo” ragionò ad alta voce
Kramer.
“Già con tutti quei corpi
squartati come da una grossa belva…” aggiunse il suo omonimo.
Il gruppo di ragazzi era ora
immobile. Il loro intento era cercare assolutamente di non pensare che tutti
quei morti erano a causa loro.
“Bene gente, vogliamo
cominciare?” chiese infine l’anziano.
“Cominciare cosa?” domandò a sua
volta Benji.
“Il vostro allenamento”.
“Allenamento?!” urlarono tutti
insieme.
“Certo, l’unico soluzione che
avete per affrontare quelle creature è cercare il prima possibile di avere la
padronanza sui vostri nuovi poteri”.
“Chi vuole essere il primo?”
iniziò Mortimer.
Dopo qualche secondo ci fu la
risposta “Ok, è giusto che cominci io” da parte di Benjamin.
“Bene Benji, posso chiamarti
Benji vero?” l’altro scosse la testa in maniera affermativa “Bene te in
particolare, oltre al volo, che so hai già provato” a queste parole
l’interessato mosse per un attimo il capo in direzione dell’amico Bill, che gli
sorrise beffardamente “hai almeno altri otto poteri che io sappia”.
“Forte! Ok, proviamoli tutti!”
rispose entusiasta il giovane.
“Certo, dunque come prima cosa
dovresti essere forte come venti uomini” iniziò l’allenatore.
“Bene! E come lo proviamo?”.
“Beh potresti sollevare
quell’albero lì” gli rispose il vecchio indicandogli una quercia lì vicino.
“Ok…” Luhan si avvicinò ad essa e
l’abbraccio per quanto potesse. All’inizio gli risultava pesa come qualsiasi
altro enorme vegetale poi, in un attimo, sembrava sempre più leggera, mentre la
sollevava in aria, sradicandola da terra.
Gli altri quattro ragazzi
rimasero sbalorditi da quel fenomeno. Lo stesso Benji cominciò a sentirsi
euforico da questa sua impresa. Tanto che si voltò anche troppo rapidamente
verso di loro, con ancora in braccio il fusto, facendo piegare i rami contro
l’aria e provocando la caduta di alcune foglie sui suoi amici.
“E ora cosa faccio? Dove lo
metto?” chiese preoccupato il giovane.
“Di certo non da questa parte
Benji!”gli rispose seccato Kaufman mentre si riparava dalla caduta delle foglie,
sperando che all’amico non sfuggisse la presa.
“Bene Benji! Prova a rimetterlo
da dove l’hai preso…” gli suggerì Mortimer.
Il ragazzo eseguì e l’albero
sembro reggersi su se stesso. Una volta effettuata l’azione, si voltò nuovamente
verso i compagni e gli urlò entusiastico “Avete visto ragazzi! Non è
fantastico!?”.
Non lasciando il tempo agli altri
di rispondergli, Mortimer proseguì “Ottimo Benji! Dunque un’altra cosa che
dovresti avere è l’astuzia sovraumana…”.
“No Mortimer, questa non fa
proprio al caso di Benji…” rispose sbrigativamente Bill.
Tra le proteste di Luhan il
vagabondo continuò “Dunque il terzo potere dovrebbe essere la necromanzia”.
“Che vuol dire necromanzia?”
chiese Kaufman.
“Che può evocare gli spiriti” gli
rispose Louis.
“Oddio questa non è che
m’interessi granché…” disse piuttosto infastidito dall’idea Benjamin.
“Coraggio Benji fai solo una
prova!” lo esortò il vecchio.
Il ragazzo chiuse per un attimo
gli occhi, cercando di concentrarsi nel richiamare qualcuno, poi li riaprì e
cominciò a guardarsi intorno. D’un tratto vide uno scheletro vicino a lui, più o
meno della sua stessa altezza, che iniziò subito a comunicare con lui “Ciao
Benji mi chiamo Jo…”.
Il giovane richiuse subito gli
occhi e scosse il capo vigorosamente “Ok procediamo”, notando che quella curiosa
creatura era sparita.
“Bene dunque…puoi comandare la
tempesta, la nebbia ed il tuono”.
“Quindi in pratica basta che
penso ad una tempesta e pioverà”.
“Penso di sì”.
“Sì però Benji fallo in maniera
piuttosto spettacolare” suggerì Bob Kaufman.
“Cioè?”.
“Sì del tipo che punti un dito
verso l’alto, fieramente”.
Luhan fece spallucce ed eseguì
alla lettera il consiglio. Dopo poco il cielo si annuvolò di minacciose nubi
nere. Un primo potente tuono si udì in tutta Faring Town.
“Ok può bastare Benji” lo fermò
prima del disastro il suo allenatore.
Come si era oscurato, il cielo
tornò rapidamente sereno.
“Bene il prossimo è che puoi
comandare il topo, il gufo, il pipistrello, la volpe e il lupo”.
“Forte! Questi li voglio chiamare
tutti e cinque!”.
“Semmai evita il lupo Benji…”
suggerì timidamente Kramer.
“E perché?” gli chiese
curiosamente Chambers.
Una volta che Benjamin si era
concentrato, un piccolo topolino di campagna gli si arrampicò sulla gamba per
poi fermarsi a guardarlo sopra il palmo della sua mano sinistra rivolta verso
l’alto. Un gufo era sceso in picchiata da un ramo per posarglisi sulla spalla
destra. Un pipistrello era atterrato quasi a peso morto sopra la sua testa. Una
volpina si era avvicinata prima cautamente a lui, poi rapidamente gli si era
avvinghiata alla gamba con la quale stava consumando un finto, da parte della
gamba chiaramente, rapporto sessuale.
“Oh mio dio che schifo!” commentò
Kaufman.
“Aspetta un attimo, ma se può
comandare il lupo allora anche te Louis…” iniziò Bill.
“In effetti Benji cominciò a
provare una certa attrazione per la tua gamba libera…” non sembrava che stesse
scherzando Louis.
“Ok ora basta!” urlò Luhan ed in
un attimo tutti e quattro gli animali richiamati si dileguarono nella
radura.
“Bene il prossimo è che puoi
crescere e rimpicciolire” proseguì Mortimer.
“Oh beh questo è semplice…” disse
beffardo il vampiro che, nel giro di pochi minuti, passò dai 20 cm ai 220 cm di
altezza.
“Spero che anche noi abbiamo dei
poteri altrettanto fichi!” commentò nuovamente Kaufman.
“Perfetto! Il penultimo è che
puoi trasformarti in lupo”.
“Cosa?” obbiettò Chambers.
“Oh sì anche questo lo voglio
provare!” esclamò Luhan che, in un attimo, sentì le sue ossa mutare per poi
ritrovarsi tramutato in un perfetto canide.
“Nulla di speciale…” lanciò una
frecciatina il licantropo titolare del gruppo.
“Sì però lui riesce a
trasformarsi in un vero lupo…” lo punzecchiò Bill.
“Sì però io ho ancora i
pantaloni” fece notare a tutti Louis. Infatti lo stesso lupo-Benji si volto a
notare le mutande e i calzoni che aveva perso nella metamorfosi.
Una volta rivestitosi, terminò
con l’ultimo potere: “Puoi nasconderti nella nebbia che tu stesso crei”.
E così Luhan non se lo fece
ripetere due volte e, alzando le braccia, fece apparire una fitta nebbia tutta
attorno a loro.
“Capirai…anch’io sono bravo a
nascondermi nella nebbia…” sbuffò il mostro della laguna nera.
“Bene Benji, continua ad
esercitarti su questi” concluse Mortimer, con in una mano una torcia elettrica
uscita da chissà dove “Ah e ricordati che non hai ombra e non ti rifletti nello
specchio!”.
“Chi è il prossimo?” chiese il
vecchio ai restanti quattro.
“Vado io, vi dimostrerò la vera
forza di un lupo!” esclamò Chambers.
“Bene Louis, come di certo avrai
già provato la tua forza sta nelle tue straordinarie doti atletiche…” comincia
l’allenatore.
“Sì, ultimamente non me la cavo
male con il salto in alto…” ci scherzò su Louis, ricordandosi la sua impresa
all’Orbit.
“Ok Louis, dimostrami di cosa sei
capace, salta magari su qualche ramo lassù” gli suggerì indicandogli le cime di
qualche albero lì vicino.
Il lupo mannaro si avvicinò ad un
fusto, alzò un attimo la testa per osservare l’altezza approssimativa del ramo
prescelto, fletté i muscoli delle proprie gambe ritrovandosi quasi in ginocchio,
e poi spiccò in volo. In un attimo fu sul ramo ma rischiò, con le sue enormi
zampe, di scivolare su di esso, e quindi si aggrappò alla vecchia corteccia.
“Non male Louis, davvero non
male…ora prova a saltare da un ramo all’altro…” continuò l’addestramento
Mortimer.
“Ma che mi ha preso per una
scimmia?” si domandò mentalmente il ragazzo lupo mentre eseguiva l’azione.
“Semmai evita la quercia di
Benji…” suggerì scherzosamente il vecchio.
Dopo un po’ a Louis cominciò a
piacere tutto quel movimento, si sentiva davvero in forma fisica perfetta. E
completamente libero. Fu tanta la sua esaltazione che, una volta atterrato
perfettamente sull’ennesimo ramo ululò forte tirando la testa indietro.
“Esagerato…” sospirò Kaufman, poi
gli venne in mente un controsenso “Ehi Morty…” l’interessato lo guardò perplesso
per quell’assurdo soprannome appena dichiarato “Ma come mai siamo in pieno
giorno e Louis è ancora in forma licantropa?”.
“Beh diciamo che, data l’enorme
fantasia che avete messo voi, il Voltar vi sta facendo un simpatico omaggio,
dandovi i vostri poteri 24 ore su 24…in fondo era quello che avete desiderato o
sbaglio?”.
Intanto Chambers continuava nel
suo esercizio sempre più esaltato, di fatti al nuovo salto esagerò con la spinta
e superò il ramo deciso. Per cercare di riprenderlo, ruotò il torso per provare
ad afferrarlo con le mani, purtroppo non riuscì ad arrivarci con i polpastrelli
ma solo con le sue lunghe unghie. La fronda fu tranciata di netto.
Fortunatamente il giovane fu abile ad atterrare al suolo nel miglior modo
possibile, aiutato ovviamente sempre dalla sua straordinaria agilità
acquisita.
“Tutto bene Louis?” gli chiese
Bill mentre con gli altri accorreva dall’amico.
“Non sono mai stato meglio!” gli
rispose l’altro, con un ghigno delle sue fauci.
“Bene Louis, dato che sei di
nuovo a terra approfittiamone per vedere il tuo scatto…” lo informò Mortimer
che, subito dopo, si allontanò dal gruppo di un centinaio di metri, per poi
tornare a fissarli da lontano “Al mio via parti ok?”.
“Ok Morty!” gli rispose ironico
il licantropo.
“Che stronzo…” disse sussurrando
il vagabondo per poi urlare “Via!”.
Il lupo mannaro scattò verso
l’allenatore e, in un baleno, gli fu accanto.
“Come immaginavo…100 metri in 8
secondi netti…bene Louis te continua con gli allenamenti che noi proseguiamo…”
si congedò l’anziano dandogli una pacca sulla spalla “Ah e ricordati di evitare
l’argento!”.
“Chi è il terzo che ci vuole
provare?” chiese Mortimer, che ormai ci stava provando gusto.
“Ok Morty, è il mio turno!”
avanzò verso di lui Bill.
“Bene! Ma toglietevi dalla testa
quello schifoso soprannome” poi il vagabondo stette un po’ pensieroso “Dunque
per te ci vorrebbe di certo un po’ d’acqua…”.
I tre ragazzi rimasero in
attesa.
“Bene, andiamo di qua” li invitò
precedendoli “C’è un laghetto qua vicino che fa proprio al caso nostro”.
Dopo qualche minuto di marcia, si
trovarono davanti una riserva d’acqua naturale, formatasi certamente di
recente.
“Beh di certo non sarà il lago
Corman, ma può comunque tornarci utile!” osservò il vecchio.
“Quindi ora cosa dovrei fare?”
chiese Bill squadrando il suo allenatore con i suoi occhi da pesce.
“Semplice, ti ci devi buttare
dentro”.
“Aspetta un attimo Morty…io non
so nemmeno nuotare”.
“Meglio, così imparerai!”.
“Ma se non so nemmeno da dove
cominciare…”.
“Avanti Bill ora sei mezzo pesce,
basta che segui l’istinto!”.
In effetti il ragazzo, da quando
avevano raggiunto quel piccolo specchio d’acqua, sentiva una grande pulsione
verso quel liquido trasparente. Inoltre la sua pelle squamosa si stava
pericolosamente disidratando.
I due Bob rimanevano silenziosi
in attesa della decisione del loro compagno più grande.
Che alla fine si tuffò.
L’acqua lo risucchiò in sé in un
attimo. I tre rimasti a terra erano soddisfatti della sua decisione. Poi
passarono i minuti, e del mostro acquatico non pervenivamo più segni di alcun
tipo.
“Ma è normale che stia sotto così
tanto?” chiese infine, rompendo il silenzio assoluto che si era venuto a creare,
Kaufman.
“Sì…almeno credo…” rispose
Mortimer.
“Ma non è che ha sbattuto la
testa sul fondale?” domandò Kramer.
“No…almeno non credo…” rispose
nuovamente Mortimer.
“Quant’è che è sotto ora?”
questionò il ragazzo obeso.
“Più di cinque minuti” fu la
risposta vaga del vagabondo.
Passarono ancora qualche minuto.
Poi cominciarono ad emergere in superficie alcune bollicine, ed infine spuntò
fino alla vita il loro caro Bill che esclamò “Oh sì cazzo!”.
“Guardate è Bill! Sei grande
Bill!” gridò Bob Kramer mentre anche gli altri applaudirono alla sua
prestazione.
“Sapete gente…riesco a respirare
anche sott’acqua, però ho preferito emergere dopo un po’ sennò vi preoccupavate
per me…” strizzò l’occhiolino ai presenti l’acquatico.
“Bene Bill, procediamo allora con
il tuo allenamento…” gli disse mentre si ravanava in tasca “Ecco, vai riprendili
tutti!” gli ordinò mentre lanciava nel lago monete da quarti di dollaro.
“Ma che sei pazzo Mortimer!
Buttare una fortuna così!” lo infamava la creatura che poi partì subito al
recupero degli spiccioli.
Nel mentre il resto del gruppo
proseguì, seguendo sempre il loro allenatore.
“Ma sei sicuro Morty che ti vada
bene lasciargli quel denaro?” gli chiese preoccupato Kaufman.
“Tranquillo smilzo, sono
canadesi…”.
Dopo qualche passo sulla riva del
lago, Mortimer si girò verso gli ultimi due rimasti “Bene chi è il prossimo? Bob
o…Bob?”.
Dopo qualche secondo di silenzio,
dovuto anche alla non brillante battuta del vagabondo, si fece avanti il più
timido dei due “È il mio turno!”.
“Oh bene! Il Bob più magro…”
evidentemente al vecchio non era ancora andata giù che Kaufman si fosse
inventato quell’odioso soprannome “Dunque te figliolo sei alquanto
enigmatico…”.
L’altro lo guardò sorpreso.
“Sì perché, se prendevi spunto
dalla classica mummia della Universal, non penso che tu abbia della particolari
abilità da poter allenare” il giovane era sempre più pensieroso “Però, a quanto
mi ha detto Bill per lo meno, riesci a fare delle cose davvero particolari, anzi
oserei dire magiche…”.
Kramer ci pensò su ed in effetti
il ragionamento di Mortimer tornava in pieno.
“Per esempio” continuò
l’allenatore “Mi ha detto che riesci ad utilizzare le tue bende sudice a tuo
piacimento…” gli disse Morty, stando con le braccia incrociate sul petto.
“Sì, è vero…però l’ho fatto solo
una volta a casa di Benji…” iniziò il ragazzo.
“Che differenza vuoi che faccia
dove ti trovi…” continuò Mortimer “Facciamo una prova, spara una delle tue bende
su quel ramo lassù” concluse indicandogli un albero nelle vicinanze.
Bob osservò il suo obiettivo,
prese un po’ di coraggio e puntò il suo braccio destro verso di esso. Non
successe assolutamente niente.
Dopo qualche attimo d’imbarazzo,
l’anziano tornò ad esprimersi “Beh ragazzo comprendo perfettamente che tu possa
essere un po’ nervoso ultimamente, insomma dopo tutto quello che è successo a te
e i tuoi compagni…”.
Dopo aver fatto una piccola
camminata fino al bordo del lago, mentre gli altri due si osservavano a vicenda,
tornò ad argomentare “Magari se ci giriamo da un’altra parte ti sentiresti meno
sottopressione e ti riuscirebbe il trucco, che ne pensi?”.
Kramer ci riflesse un po’ e poi
rispose “Ok, proviamo così”.
E così sia Mortimer che Kaufman
diedero le spalle al giovane e lui, in effetti, cominciò a sentirsi più
rilassato. Tornò a mirare il suo bersaglio e colpì. Questa volta il bendaggio
andò pienamente a segno.
“Ehi gente guardate ce l’ho
fatta!” urlò entusiasta agli altri due.
I due interpellati si voltarono e
notarono subito la striscia di benda che, partendo dal braccio destro di Bob,
arrivava fino al ramo prestabilito.
“Complimenti ragazzo ce l’hai
fatta! Riesci anche a farla tornare indietro?” chiese il vecchio.
Kramer ci rifletté un po’ su
“Sì…penso di sì…però…”.
Il vagabondo lì per lì non
comprese poi, come fulminato, capì “Oh giusto! Girati anche tu trippone!” invitò
a fare il suo medesimo gesto il suo vicino, afferrandolo per il braccio.
Grazie al solito espediente, la
magia riuscì anche questa volta.
“Bene Bob, è già un passo avanti,
di certo saprai fare anche altre magie, però io stesso non saprei quali, magari
le scoprirai da te d’ora in poi”.
Poi l’allenatore riprese a
ravanarsi nelle tasche del logoro spolverino che aveva addosso “Aspetta un po’…”
e con un viso soddisfatto tirò fuori un mucchietto di sabbia.
“Di certo, dato che vieni
dall’Egitto, potrai controllare la sabbia!”.
“Ma che diavolo ha in quelle
tasche?” chiese stupefatto Kaufman.
“Zitto bombolo!” lo zittì il
vagabondo.
La mummia vide il misero cumulo
di sabbia che Mortimer aveva depositato per terra e rimase del tutto perplesso
“Cosa dovrei farci esattamente?”.
“Oh beh…non saprei…scrivici il
tuo nome sopra o magari…” e dicendo questo si avvicinò all’orecchio del giovane
“quello della ragazza che ti piace…” facendolo di certo arrossire sotto le bende
“oppure facci un castello di sabbia, insomma improvvisa!”.
Detto questo Mortimer si
allontanò insieme a l’ultimo ragazzo rimasto per proseguire gli allenamenti.
“Bene cicciobello, l’ultimo sei
te!” disse con un ghigno beffardo il vagabondo.
“Eh dai Morty, mica ce l’avrai
con me per il tuo nomignolo…” cercò di scusarsi Bob.
“Intanto l’hai ridetto” gli fece
notare l’altro.
“Insomma visto che ci aiuti vuol
dire che ormai sei diventato uno dei nostri!”.
“Oh quale onore…”.
Terminata la loro passeggiata, si
ritrovano nella radura dove si stavano allenando Benjamin e Louis.
“Cosa dovrei fare allora io?”
domandò curioso Kaufman.
“Intanto prova a dimagrire…” gli
propose ironico l’allenatore.
“Ancora insisti? Per un semplice
soprannome…” sbuffò l’altro.
A quel punto, Mortimer si guardò
un po’ attorno, poi si espresse “Perché intanto non provi a sollevare quegli
enormi massi lì?” gli propose, indicandogli delle formazioni rocciose lì
vicino.
“Cosa? Ma non saranno troppo
pesanti?” obbiettò Bob.
“Ma se Benji ha sollevato un
albero intero…” gli fece notare il vecchio.
“Ok, ma allora devo fare solo
questo? Sollevare massi a caso?” continuò la protesta.
“Beh per ora fai questo! Poi mi
verrà in mente qualcos’altro…” sentenziò Morty.
Tra le nuove proteste, questa
volta però più sommesse e sotto voce, il ragazzo cominciò ad eseguire gli
esercizi assegnatigli, mentre Mortimer continuava a passeggiare per vedere a che
punto erano gli allenamenti degli altri ragazzi. Infatti, in quello stesso
luogo, Luhan e Chambers si stavano sfidando a chi era più abile dei due.
Guardandoli l’allenatore scosse la testa.
“Ma è possibile…gli altri hanno
tutti quei poteri ed io invece sono solo un po’ più forte del normale…Benji è un
vampiro…Louis ha un’agilità straordinaria…Bill riesce ad andare sott’acqua…Bob
ha tutte quelle sue magie…ed io invece devo stare qui a sollevare questi cazzo
di massi!”.
Nel frattempo però qualcosa si
stava avvicinando al corpulento ragazzo.
“Porca puttana! Ma poi gli altri
mi sembrano tutti così fighi…io invece guarda che testone che mi ritrovo!”
polemizzò ancora indicando la sua ombra riflessa nel suolo, poi si fermò
improvvisamente, qualcosa non tornava “Aspetta un attimo…ma non è anche troppo
grossa? Ma quante teste ho?” si chiedeva mentre continuava ad osservare la sua
ombra, poi un brivido gli percorse la schiena e lentamente si voltò.
Il primo mostro aveva fatto la
sua comparsa: La Creatura di Frankenstein.
“MMMMMMMMMEEEEEEEEEEEERRRRRRRRRRRRRDDDDDDDDDDDDDAAAAAAAAA”
fu l’urlo di Kaufman che scappò di volata verso Benji e Louis, che subito
notarono la situazione. Attirati dall’urlo disumano di Bob, tornarono nella
radura anche Mortimer, Kramer e Bill. Tutti e sei gli umani serrarono i ranghi
tra di loro.
“Cazzo! Che si fa Morty?” chiese
Luhan, anche lui alquanto spaventato.
“Beh ragazzi, anche se non avete
molte ore di allenamento alle spalle, mi sa che è già arrivato il momento del
vostro debutto…e poi perché siete così spaventati? Con tutti i film di horror
che avrete di certo visto…” rispose l’allenatore.
“Ma quelli erano solo film, solo
film!” sbottò Chambers.
“Allora che si fa?” domandò
preoccupato la creatura acquatica.
“Uccidilo Benji! Ammazzalo!”
spronò il compagno Bob Kaufman.
“Ma se ancora non ha fatto
niente!” fece notare il vampiro, liberando il suo braccio dalla presa del
compagno grassottello che lo stava strattonando.
“V-voi…amici?”.
“Cos’ha detto?” chiese Kramer,
rintanato dietro tutti.
“Ma allora…non vuole combattere?”
rimase alquanto perplesso Kaufman, come tutto il resto del gruppo.
La creatura continuava ad
osservarli non mostrando alcun tipo di ostilità, nemmeno furia assassina nei
suoi occhi spenti.
“Secondo me è sincero…” azzardò
il licantropo.
“Bene, allora vacci a fare
amicizia!” esclamò Bill.
Benjamin, come accettato
l’assurdo suggerimento dell’amico più grande, cominciò ad avvicinarsi ad
esso.
“Aspetta Benji, non è sicuro…”
provò a fermarlo vocalmente Mortimer.
Il capo della banda, una volta
che fu abbastanza vicino a Frankenstein, gli porse la mano. L’essere rimase per
un po’ basito poi, a stento, sollevò a sua volta la sua enorme e fredda mano per
toccare quella di Luhan.
“Potete venire anche voi ragazzi”
li esortò il vampiro.
Lentamente, il resto del gruppo
si avvicinò alla singolare coppia. Tutti iniziarono a toccare quell’assurdo
scherzo di natura, che di rimando li squadrava dall’alto uno ad uno, cercando
anche di eseguire uno sbilenco sorriso.
“Perfetto! E ora questo dove lo
nascondiamo?” sollevò la gravosa questione Bill.
“Beh un posto ci sarebbe…” iniziò
Louis.
Tutti allora, anche Mortimer, di
riflesso, indirizzarono i propri sguardi verso Benji, che ancora stava
osservando del tutto rapito la creatura. Poi si ridestò.
“Eh no gente! Tutto ma non
questo!”.
N.D.A.: E finalmente ora sappiamo
di chi erano le voci che, nel precedente capitolo, avevano attirato l’attenzione
della Creatura.
In più ha fatto il suo ingresso
anche Mortimer, personaggio piuttosto misterioso, oltre che singolare, come
particolare allenatore del gruppo di ragazzi cambiati.
Infine un altro aneddoto: il nome
della città dove si svolgono i fatti, Faring Town, deriva dal libro “Orrore a
Faring Town” dello scrittore americano Robert E. Howard.
Come di consueto, vi aspetto il
prossimo lunedì per la pubblicazione del settimo capitolo della
storia.
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Capitolo 7 *** Alla conquista del Voltar ***
CAPITOLO 7
“Alla conquista del
Voltar”
alla fine, com’era ovvio, tutti i
ragazzi, questa volta insieme anche a Mortimer ed alla Creatura, fecero ritorno
al loro quartier generale: La camera di Benji.
“Ora mi dite come diavolo faccio
a spiegare tutto a mia madre?!” protestava ancora Luhan.
“Semplice, diremo che sono due
nostri nuovi amici!” risolse la questione Bill.
“Non ci crederà mai!”.
“Beh cercheremo di essere
convincenti!”.
Mentre questa diatriba
proseguiva, il gruppo, formato attualmente da sette persone, raggiunse infine la
propria meta.
Fu lo stesso Benjamin a suonare
il campanello.
“Oh siete tornati finalmente! E…”
la donna squadrò sorpresa la compagnia “Sbaglio o abbiamo dei nuovi
ospiti?”.
“Sì beh…sono dei nostri amici…”
Kaufman venne in soccorso del figlio della donna, che non aveva ancora formulato
alcuna risposta al quesito postogli.
“Non potrebbe ospitare anche
loro…ancora per un po’?” domandò speranzoso come tutti Louis.
“Certo tranquilli! Se siete amici
di Benji per me non ci sono problemi! Accomodatevi pure!” e dicendo quest’ultima
frase si fece da parte per permettere alla comitiva di entrare in casa.
Tutti salutarono e ringraziarono
la signora mentre procedevano dentro la porta. Anche lo stesso Mortimer, che fu
molto galante verso di lei, e pure la Creatura, in una maniera però più
stentata.
“Immagino che vi siate conosciuti
all’Orbit…” ipotizzò la donna.
“Ah…sì infatti…all’Orbit…” fu la
risposta semplice del figlio “Beh noi allora mamma andiamo su in camera
mia…”.
“Bene tesoro…ah Benji, se avete
fame ditemelo che vi porto su qualcosa”.
“No tranquilla non
occorre…andiamo su allora…” e detto questo, ripresero tutti la loro salita verso
il piano superiore tramite le scale.
“Ah un ultima cosa!” la truppa si
arrestò nuovamente “Scusate se ve lo dico ma…vi converrebbe fare anche una bella
doccia…il bagno ve lo può indicare Benji”.
“Mamma!”.
“Oddio in effetti…la maggior
parte di noi è carne morta, altri sono degli ibridi mezzi umani e mezzi animali,
che non sono certo famigerati per il loro buon odore, ed infine Morty ha una
concessione tutta sua dell’igiene personale…” ragionò successivamente tra sé
Luhan.
“Bene ragazzi! Come prima cosa
direi d’identificare la casa dove si nasconde il Voltar!” esordì Mortimer.
“Come mai tutta questa fretta?”
chiese Chambers.
“Perché i mostri non ci
metteranno molto ad attaccare l’intera città! Lo stesso Dracula si fa ogni
minuto sempre più potente! E poi avrà pochi giorni di plenilunio per sfruttare
il Lupo!”.
“Aspetta un attimo Morty…cos’hai
detto? Dracula? Ma Dracula…Dracula? Cioè tu ci stai dicendo che dovremo
affrontare, tra gli altri, il re di tutti i vampiri?” lo interruppe bruscamente
il giovane vampiro.
“Esattamente”.
Dopo qualche attimo di
sbigottimento Bill esclamò “Siamo nella merda!”.
“E poi come facciamo a trovare
questa casa?” domandò in piena agitazione Kaufman.
“Potremo utilizzare il computer
di Benji…” propose timidamente Kramer.
“Sì certo non ci sono problemi
per quello, ma sappiamo almeno dove potrebbe trovarsi questa casa?” chiese
Luhan.
“È una delle villetta alla
periferia di Faring Town” spiegò Mortimer.
“Figurati, ce ne saranno un
migliaio di villette nella periferia di questa città!” sbottò innervosito
Bill.
“Tranquilli me la cavo davvero
molto bene con questi aggeggi!” affermò il vagabondo mentre si avviava al pc,
che il suo legittimo proprietario si era premunito di accendere.
Tutti erano alquanto perplessi su
quest’ultima affermazione del più anziano di loro. Infatti dopo poco che stava
operando con l’attrezzatura informatica…“E questo che cavolo è?” domandò
preoccupato l’operatore.
Nessuno seppe alla fine come
riuscì a farlo. Fatto sta che Mortimer riuscì a far infettare il computer da un
virus che, una volta attivato, mostrava a schermo intero un classico filmato
porno riguardante nel particolare un gang bang.
“Cosa cazzo hai fatto
Morty!!!!!!!!!!!!” urlò disperato Benjamin.
Com’era facile immaginare, questo
contrattempo fece perdere parecchio tempo prezioso al gruppo che però,
soprattutto grazie alle buone, e questa volte vere, capacità informatiche di Bob
Kramer, riuscirono a ristabilire il corretto uso del computer. Ed infine, dopo
aver visitato una miriade di siti web, in particolare di agenzie immobiliari,
riuscirono a trovare ciò che cercavano.
“Oddio in effetti è molto tetra…”
osservò Kaufman.
“Sei sicuro Morty che sia
questa?” chiese il licantropo.
“Casa” aprì per la prima volta
bocca la Creatura di Frankenstein, che fino ad allora aveva osservato
incuriosito l’intera camera da letto in cui si trovava.
Tutti si voltarono verso di
esso.
“Ok è quella” concluse il
ragionamento Bill. E tutti tornarono ad osservare lo schermo.
“Bene…dunque ora come ci
muoviamo?” domandò Benji, guardando verso Mortimer.
“Semplice bisogna andare lì e
prendere il Voltar!” spiegò semplicemente il vagabondo.
“Ma bisogna andarci tutti
quanti?” questionò la mummia.
“In effetti conviene che qualcuno
rimanga qui in città…” propose l’altro Bob.
“Aspettate un attimo…ora che mi
ricordo io in questa casa se non sbaglio c’ho anche dormito qualche volta…”
sbottò improvvisamente il mostro acquatico.
“Beh sì in effetti è da te
dormire in certe abitazioni…” lanciò una frecciatina Chambers.
“Perfetto! Almeno saprete
orientarvi un minimo una volta entrati dentro” concluse Morty.
“Cosa? Vuoi che io vada lì
dentro?”.
“Certo! Inoltre sei anche l’unico
con la patente e la macchina…”.
“Tranquillo Bill, verrò anch’io
con te! Almeno se ci sarà anche Dracula combatteremo vampiro contro vampiro! E
poi ci servirà anche il suo aiuto…” indicando la Creatura dietro di loro.
“Bene, penso che così possa
bastare…” iniziò Mortimer, che però venne subito interrotto.
“Verrò anch’io con voi!”
proruppe, in un imprevedibile gesto di coraggio, Bob Kaufman.
“Ok la squadra è decisa!”
concluse Benjamin Luhan “Ci rivedremo qui da me dopo mangiato, almeno avremo
modo di stare ancora per un po’ con le nostre famiglie, se non gli prende un
colpo vedendovi, e Bill hai ancora la tua “macchina in prestito”?”.
“Certo Benji!”.
“Ok gente, a domani!”.
“Aspettate un attimo…”
s’intromise Kramer “e Frankenstein con chi dorme stasera?”.
Benji cominciò a sudare
freddo.
Bill se ne accorse e lo consolò
“tranquillo Benji, lui verrà con noi” disse mettendo una mano sulla spalla di
Mortimer.
“Ok, a domani!” salutò il suo
gruppo il vampiro.
Come negli accordi presi la sera
prima, la vecchia Ford scassata, macchina “presa in prestito” da Bill, lasciò
casa Luhan poco dopo l’ora di pranzo, con Chambers, Kramer e Mortimer a terra
che li salutarono dal lunotto posteriore.
“Ma almeno quest’auto ce l’ha la
radio?” domandò Kaufman, che di certo non stava al massimo della comodità seduto
nei sedili posteriori della vettura, con accanto l’ingombrante Creatura
somigliante a lui.
Bastò una sola occhiata di sbieco
nello specchietto da parte di Bill per dargli una risposta. La loro destinazione
non era lontana ed i nostri la raggiunsero in poco meno di due ore. Anche perché
erano riusciti a sbagliare strada ad un bivio.
Una volta scesi, subito si
bloccarono temendo l’inquietante immagine che quella abitazione proiettava
invisibilmente nei loro animi. Fu l’unico originale mostro dei quattro a
proseguire la marcia e, dietro di esso, cominciarono a seguirlo i tre giovani.
Intanto, all’oscuro dell’intera comitiva, all’interno della magione una bara di
legno si stava iniziando ad aprire.
“Che facciamo? Bussiamo?” chiese
Bob, una volta che furono davanti alla porta d’ingresso.
Un’altra occhiataccia, questa
volta in simultanea di Benji e Bill, demoralizzò definitivamente il ragazzo
sovrappeso, mentre Frankenstein decise per tutto il gruppo ed aprì la porta con
nessuna fatica. L’ingresso dell’edificio era uno dei più classici di quella
tipologia di casa. Nel corridoio che si trovavano davanti i nostri vi erano
degli usci su ambo i lati e, proprio davanti a loro, delle scale che portavano
al piano superiore. Ovviamente l’unica illuminazione presente era quella solare
proveniente dall’esterno, ad “arredare” la stanza vi erano invece polvere,
ragnatele ed odore di muffa. Non che nessuno dei presenti sperasse in meglio. Le
assi del pavimento scricchiolavano sinistramente ad ogni pesante passo del non
morto, alle cui spalle i ragazzi erano ben riparati e vigili su ogni punto della
stanza.
Ad un tratto un rapido rumore di
passi e, saltando con estrema facilità lo scorrimano del primo piano ed
atterrando elegantemente sul piano inferiore, si presentò davanti ad essi una
creatura che era facilmente etichettabile come licantropo.
“OH
MERDAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!” urlò Kaufman già nel panico
più totale.
“Sapevo che sarebbe dovuto venire
Louis al posto mio!” Sbraitò Bill, anche lui estremamente terrorizzato.
Ancora una volta fu la Creatura a
prendere l’iniziativa e, fortunatamente per i ragazzi, riuscì ad afferrare il
lupo mannaro per il suo robusto e peloso collo.
A questo punto Bob Kaufman non
resistette più e fece dietro fronte in direzione dell’uscita. La porta però si
richiuse violentemente prima che lui riuscisse ad oltrepassarla. E non c’era
nessuno ad averla richiusa in tale maniera.
Ma anche l’insospettabile Bill
tentò la fuga disperata, preferendo però imbucare l’entrata che aveva alla sua
destra. Il luogo in cui si trovava ora doveva essere la cucina. O almeno a
questo era stata adibita molti anni prima di allora. Il mostro acquatico, ancora
ansimante dal terrore, continuava a spostare il proprio sguardo da una parte
all’altra di quella lurida stanza. Finché non individuò una figura umana di
fronte a lui. Si trattava di una ragazza poco più grande di lui, forse, con un
top ed una minigonna che coprivano il minimo indispensabile di un corpo davvero
sensuale, caratterizzato da una pelle talmente bianca da sembrare
porcellana.
“Ciao tesoro…”.
Ma Bill, ancora ansimante, non
riuscì ad emettere alcun tipo di parola. Al ché la donna si fece avanti e
raggiunse il giovane.
“Giornata difficile amore, ma
stai tranquillo…” gli sussurrava all’orecchio lei, mentre gli passava le sue
mani leggere su tutto il busto “Lakryma è qui per darti finalmente sollievo…”
concluse prima di tirare indietro il labbro superiore della sua bocca rossa,
mostrando un paio di aguzzi canini, simbolo evidente di vampirismo.
Ma il Mostro della Laguna si
ridestò e, con un potente colpo di braccio, fece volare la vampira contro una
stufa, o almeno questo sembrava, presente nella stanza.
“Fanculo! Anche le puttane come
te sono pericolose in questa casa di merda!” imprecò Bill.
La ragazza, che nel mentre si
stava rialzando, lo guardò con sguardo perfido e sensuale allo stesso tempo
“Cos’è? Sei stato un mio cliente nella mia vita precedente?”.
A quelle parole il ragazzo
ricordò qualcosa. Poi notò un piccolo tatuaggio a forma di goccia, colorato al
suo interno di blu, che faceva capolino dai suoi capelli neri a caschetto.
Grazie a questo particolare si formò un pensiero nella sua testa: La femmina
aveva ragione!.
Intanto Kaufman, sempre più nel
terrore più totale, si sentì afferrare la manica della camicia ed urlò anche
meglio di qualsiasi “femminuccia” esistente.
“Cazzo Bob non urlare sono io!”
lo zittì Benji, mettendogli anche una mano sulla bocca “Vieni forza dobbiamo
proseguire e trovare il Voltar!” lo spronò infine, praticamente trascinandolo
per la maglia.
Una volta superati la creatura di
Frankenstein e l’uomo lupo che continuavano la loro personale lotta, con
quest’ultimo che non si arrendeva alla ferma presa del mostro alleato dei
ragazzi ma, anzi, cominciava a lacerare i vestiti dell’avversario, che già di
per sé erano piuttosto logori, e la pelle morta del suo corpo, il povero Kaufman
veniva portato avanti per inerzia.
Poi si rianimò “Benji ma dove
stiamo andando?”.
“Sento il Voltar! So che è qui
vicino!” rispose il suo amico, al massimo della sua concentrazione. “Eccolo è lì
sotto!” concluse infine indicando con il dito della mano libera una scaletta che
scendeva sul buio.
“Ma è la cantina?” ipotizzò Bob
mentre la osservava ad una distanza di sicurezza.
“Penso di sì…” gli rispose
perplesso Luhan, poi alzò il capo e s’irrigidì tutto.
Nella stanza di fronte a loro un
essere oscuro li osservava in silenzio. Iniziò una lenta camminata verso i
ragazzi, in modo che la poco luce proveniente dall’esterno delineasse un po’
meglio i suo lineamenti infernali. Non c’era bisogno di presentazioni. I due
giovani sapevano perfettamente chi avevano davanti. Nessuno emetteva un sospiro.
Bob Kaufman guardava l’intera scena con gli occhi sgranati al limite del
possibile. Benjamin Luhan tentava di sfidare lo sguardo del Conte.
“Bob…vai a prendere il
Voltar…”.
“Cosa? Perché io?”.
“Vai e basta!”.
“Ma chissà che altri mostri ci
sono là sotto! E poi come faccio a sapere qual è il Voltar?”.
“Lo riconoscerai…”.
A quelle ultime parole del
vampiro, il ragazzo sovrappeso tentò di avvicinarsi a piccoli passi alla scala
ma, senza neanche rendersi conto di come fosse stato possibile, si trovò davanti
nuovamente lo stesso Dracula. Ma è proprio la paura a rendere gli uomini
coraggiosi. Kaufman, con una rapidità che non credeva nemmeno lui di avere, tirò
fuori dalla tasca dei pantaloni un bulbo di aglio che spinse in faccia al Conte,
rompendolo. Nel mentre, ancora più rapidamente, raggiunse le scale ma, forse
dovuta alla troppa foga del momento, ed anche allo sbilanciamento dovuto
all’eccessiva grandezza del suo nuovo testone, il nostro eroe rotolò giù per
tutta la durata dei gradini.
Il principe delle tenebre era
alquanto adirato dall’accaduto e, digrignando i denti, si apprestava a scendere
quando fu bloccato dalle parole di Luhan.
“Fermo!”.
Dracula aveva un espressione in
un certo senso sorpresa, dato che quell’ordine perentorio era stato, in primo
luogo, dato a lui medesimo e, in secondo luogo, da un sedicenne.
“Tu osi?”.
“Io oso!”.
“Figliolo…non crederei veramente
che anche se tu, e i tuoi compagni, avete ottenuto un barlume del nostro immenso
potere, riusciate con esso a sconfiggerci?”.
“Certo stronzo! E preparati
perché la vostra fine è vicina!”.
Per anni, Bob Kaufman non
dimenticherà quello che vide in quello scantinato. Oscurità. Visioni. Terrore.
Tristezza. Paura. Poi, ad illuminargli letteralmente la corretta via, intervenne
lo stesso talismano. Il giovane lo afferrò rapidamente, poi notò una cosa,
eseguì una determinata azione ed in un attimo fu fuori. Fuori da quella follia.
Per tornare nella precedente.
“Ce l’hai fatta Bob?”.
L’interessato rispose al vampiro
solo con un breve movimento della testa. Per poi trovarsene di fronte uno
decisamente più pericoloso. Ma, prima che tutto venisse rovinato, toccava al
giovane vampiro dimostrare le sue nuove capacità. Infatti, con una velocità
sovrumana, riuscì a recuperare l’amico, anticipando le mosse del Conte e, in un
attimo, stavano già volando attraverso il corridoio diretti verso la porta della
casa.
“Via ragazzi via!” urlò Benjamin
al resto del gruppo.
Bill, appena udito l’urlo, si
voltò per un attimo verso l’uscita. Poi tornò a fissare un’ultima volta gli
occhi di Lakryma. In un impeto improvviso, si avvicinò a lei e la bacio sulla
sua rossa bocca, anche se tale azione non gli era facilitata dalle enorme labbra
che aveva nella sua nuova forma ibrida. La giovane vampira era ancora sorpresa
dell’accaduto quando lui la salutava “Ciao tesoro!”.
La creatura ed il licantropo,
intanto, erano passati ad una lotta a terra, sempre più violenta. Il non morto,
nell’attimo in cui i tre ragazzi si voltarono verso di lui, imboccando il
portone, sollevò il suo enorme braccio verso di loro e, aprendo la sua grande e
pallida mano, gli gridò “Via!”.
I tre, anche se a malincuore,
obbedirono al suo comando e scapparono verso la Ford.
“Ma come? Lo volete davvero
lasciare qui?” chiese Kaufman, poco prima di rotolare a terra, quando Luhan
lasciò la presa su di lui mentre egli stesso era ancora in volo.
“Fanculo Bob! Piuttosto e
Dracula?” lo zittì il più grande del trio.
“Tranquillo, come eravamo
d’accordo, Bob gli ha messo la rosa sulla bara, non dovrebbe potersi muovere di
lì!” evento di cui Benji era certo data l’immobilità del Conte ed il suo sguardo
colmo d’ira nei loro confronti, mentre mettevano in atto la loro fuga.
Rapidamente l’auto fu messa in
moto e sgommò via da quel posto maledetto.
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Capitolo 8 *** Scontro finale ***
CAPITOLO 8
“Scontro
finale”
Faring Town.
Tre singolari figure si
stagliavano sul marciapiede di fronte alla residenza dei Luhan. Intanto il sole
terminava la sua calata in un tramonto di fuoco.
Louis Chambers era il più
impaziente dei tre. Teneva spasmodicamente il cellulare in mano pronto ad
effettuare una chiamata “Che faccio li chiamo? Io allora li chiamo!” continuava
a ripetere da più di un’ora.
“Calmati Louis! Aspettiamo ancora
un po’ e poi dovrebbero essere loro a doverci chiamare…” cercava di
tranquillizzarlo inutilmente Mortimer.
Il più tranquillo dei tre
sembrava senza dubbio Bob Kramer. Il quale pareva avere la propria attenzione
completamente attirata da altre situazioni.
“Ok basta li chiamo!” si decise
infine il licantropo, premendo in maniera decisa il pulsante di avvio chiamata
del cellulare.
Mentre anche il vagabondo tendeva
l’orecchio verso il piccolo apparecchio telefonico, la giovane mummia cominciò
ad avviarsi in avanti, attraversando la strada che aveva di fronte.
“Dove cavolo vai Bob?” gli urlò
dietro Louis, con ancora l’orecchio ben incollato al telefonino.
“Scusate ma…” rispondeva a stento
l’interessato “Io devo andare…c’è qualcosa che mi sta chiamando”.
“Cosa? Ma che stai dice…pronto
Benji sei tu? Dove siete ora?”.
Ma Kramer non si fermò nemmeno
alla notizia che il vampiro aveva risposto alla telefonata e proseguì nella sua
marcia.
Dopo aver percorso un po’ di
metri, il ragazzo si ritrovò nell’ormai familiare boschetto che portava
all’altrettanto famigerata radura, in cui lui e suoi amici avevano dato vita ad
un particolare tipo di allenamento. Bob, uscito come da una specie di trance,
non si capacitava del motivo per cui si ritrovava in quel preciso punto del
pianeta Terra. Poi sentì una presenza alle sue spalle. Si voltò trovandosi
davanti un uomo nelle sue stesse condizioni. Ma molto più potente di lui.
“Io…” tentò inutilmente di
parlare il giovane, quasi del tutto pietrificato dallo sguardo che quella mummia
millenaria gli puntava contro.
Poi quest’ultima si mosse,
alzando improvvisamente il braccio sinistro, e Kramer si trovò sbalzato
d’improvviso da una forza invisibile. Dopo qualche attimo in volo, il ragazzo si
andò a schiantare di schiena contro uno dei numerosi alberi presenti in quella
zona.
“Aaaaahhhhh…” il dolore era
davvero terribile, anche se forse un po’ mitigato dall’aura magica che anche lui
ora possedeva e che, a quanto sembrava, gli aveva fatto come da scudo nell’urto
e nella caduta a terra successiva.
Bob Kramer riuscì a mettersi in
ginocchio, notando subito che il suo avversario si stava avvicinando a lui, con
lenti ma decisi passi. Con uno sforzo, riuscì a rimettersi in piedi ed iniziò a
concentrarsi. Dal manto erboso del posto cominciò ad emergere della sabbia che,
dopo aver roteato per un breve periodo intorno al giovane, si gettò
improvvisamente verso l’altra mummia. Quest’ultimo non diede alcun segno di
preoccupazione e, questa volta alzando il proprio braccio destro, mandò la
sabbia sferratagli contro a roteare sopra la propria testa. Nel frattempo, altra
sabbia stava magicamente spuntando dal suolo attorno ad esso e si andava ad
unire a quest’ultima.
“Cazzo…” sospirò Bob, già
immaginandosi la mossa successiva del rivale.
Ciò che temeva successe e la
sabbia gli fu scagliata tutta contro, sotterrandolo in una improvvisata duna.
L’avversario abbassò il braccio alzato in precedenza e si mise ad aspettare,
tenendo gli occhi fissi verso il suo obiettivo. Per qualche minuto nulla si
mosse. Poi, dal retro del cumulo, un po’ di rena cominciò ad essere smossa dal
suo interno, fino a che un braccio spuntò da essa e, a poco a poco, tutto
l’intero corpo del ragazzo mummificato. Riversando per terra tutta la sabbia
accumulata sulle sue bende, Bob tornò in posizione eretta, sfidando lo sguardo
del principe egizio. Poi smarrì quel poco di coraggio che aveva e, utilizzando
la tecnica dell’allenamento di lanciare una fascia verso un ramo ad
attorcigliarsi, tentò una disperata fuga. Dopo quattro o cinque lanci, atterrò
nuovamente al suolo, constatando che il nemico sembrava non averlo seguito. Il
ragazzo ne approfittò per riprendere un po’ di fiato e cercare di orientarsi,
nella speranza di tornare il prima possibile nella posizione di Louis e
Mortimer. A quel punto cominciò a percepire una strana sensazione. Qualcosa gli
stava camminando sui piedi e sulle gambe. Guardò in basso e notò degli enormi
scarabei neri intenti a trafficare sui suoi arti inferiori, mentre altri
continuavano ad emergere dal sottosuolo.
“AAAAAAAAAAHHHHHHHHHHHHHHHH!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
Il giovane tornò ad essere terrorizzato e ripartì con la sua fuga disperata
tramite bende e rami. Ad un tratto uno dei suddetti rami si spezzò e lo
sfortunato ragazzo rotolò a terra. Una volta capacitatosi di ciò che gli era
successo, lui alzò il capo e squadrò per bene ciò che aveva davanti. Un’enorme
sequoia, tipologia d’albero davvero strana per quelle parti, con il suo
altrettanto enorme tronco aperto sul davanti. Ma la cosa che lo sorprese ancora
di più fu ciò che quel fusto conteneva al suo interno. Sembrava in tutto e per
tutto un’antica lancia da guerra di origine egizia. Kramer, totalmente rapito
dalla sua lucentezza e bellezza, si avvicinò ad essa e, una volta afferratola,
la estrasse da quel riparo naturale legnoso.
Purtroppo, data questa sua
particolare distrazione, si accorse solo all’ultimo dell’avvento del mostro
dietro di lui, e fece appena in tempo a voltarsi, mostrando l’artefatto appena
ritrovato.
Alla sua vista, questa volta fu
l’antica mummia a bloccarsi di colpo, anche lei totalmente rapita dall’arma.
“La Lancia di Anubi” sospirò
ancora rapito.
Bob Kramer rimase inizialmente
sorpreso dalle prime parole udite dal suo avversario, poi tornò ad osservare la
lancia. In un attimo si decise, ne afferrò saldamente l’asta e la lanciò, a mo’
di giavellotto, verso il nemico che fu colpito in pieno stomaco.
Negli attimi immediatamente
successivi all’evento, le due mummie cominciarono a rendersi conto della nuova
situazione. Bob continuava a guardare il rivale che, per qualche secondo, tornò
al suo aspetto originario di giovane e forte ragazzo proveniente dall’Egitto,
giusto in tempo per rivolgere le sue ultime parole al suo uccisore. Ciò era
traducibile con un semplice “Grazie”. Poi il principe divenne finalmente
polvere.
“Cosa? Ma che stai dice…pronto
Benji sei tu? Dove siete ora?”.
“Stiamo tornando Louis! Abbiamo
con noi il Voltar, ma purtroppo abbiamo perso la Creatura…” informò l’amico lupo
mannaro il ragazzo vampiro.
“Ok cosa facciamo ora
allora?”.
“Voi aspettateci lì stiamo
arrivando…” e la comunicazione s’interruppe, forse per il poco campo che aveva
l’apparecchio telefonico di Luhan.
“Voi aspettateci lì stiamo
arrivando…ci sei Louis? Pronto? Louis? Mi senti?”.
“Lascia stare Benji, può darsi
che qui non ci sia campo” ipotizzò Bill alla guida della vettura.
“Fanculo!” imprecò l’altro,
chiudendo il cellulare.
I ragazzi non erano molto lontani
dal loro punto di ritrovo. Bastava solo che attraversassero il centro città e,
dopo poco, sarebbero giunti a destinazione. Proprio mentre entravano, ampiamente
sopra il limite di velocità, nel centro urbano, qualcuno si posizionò in mezzo
alla strada di fronte al loro, attendendoli. Mentre i fari dell’auto, mano a
mano che si avvicinavano ad esso, illuminavano sempre di più la sua silhouette,
i tre riconobbero subito quella figura per quasi tutti loro nuova ma ormai
conosciuta. Si trattava della prostituta vampira Lakryma.
“Non ti fermare Bill…” gli
sussurrava Benji dal sedile passeggeri.
Il mostro acquatico alla guida
sembrava non avere tentennamento alcuno, procedendo a tutta velocità contro la
donna non morta. Poi bastò soltanto che lei passasse la sua lingua sulle sue
labbra carnose e rosse, che Bill sterzò violentemente, in modo da non
investirla, per andare a schiantarsi contro un albero lì vicino, sebbene l’urto
fu leggermente mitigato dal tentativo di frenata avvenuto qualche metro prima
dell’incidente.
Ovviamente quell’enorme
frastuono, unito al grido disperato di terrore di Kaufman durante l’accaduto,
richiamò un nugolo di curiosi sul luogo dell’avvenimento. Intanto i tre giovani
cominciarono ad uscire dall’abitacolo, sebbene un po’ ammaccati ma mai quanto la
macchina stessa.
“anf…anf…Oddio Bill…anf” esclamò
ansimante, come se avesse percorso qualche metro di corsa, Bob.
Luhan, ancora un po’ frastornato,
diede un attimo un’occhiata alle condizioni della vettura, e poi si apprestò a
fare una chiamata con il cellulare.
“Pronto gente…abbiamo avuto un
problema, o meglio un incidente…sì stiamo tutti bene ma bisogna che veniate voi
qui da noi…siamo al centro di Faring…fate presto!”.
“Allora cos’hanno detto?” chiese
preoccupato Mortimer, al termine della telefonata avuta da Chambers.
“Hanno avuto un incidente al
centro di Faring Town e bisogna andare noi lì” poi il lupo mannaro fece una
piccola pausa, puntando con lo sguardo verso la direzione da prendere “Beh non è
tanto distante, con le mie nuove capacità ci arrivo in un attimo!”.
Nel mentre stava riattraversando
la strada, per riunirsi a loro, anche Bob Kramer.
“Ci sono novità?” domandò
immediatamente il ragazzo bendato dalla testa ai piedi.
“Preparati Bob, bisogna andare in
centro!” gli rispose Louis.
“Tutto ok ragazzi?” chiese ai
suoi compagni un traballante Bill, una volta riuscito ad uscire dall’abitacolo
della vettura.
“Come ti può venire in mente
anche solo di chiederlo!” gli urlò contro Kaufman, ancora rannicchiato a terra
nel tentativo di riprendersi.
Ma l’attenzione del guidatore si
era già spostata su un inconfondibile e allo stesso tempo sinistro ticchettio.
Rumore di tacchi altri contro l’asfalto. Il ragazzo voltò la sua testa dalle
sembianze ittiche sapendo già in anticipo con chi avrebbe avuto a che fare.
“Ciao amore, mi porti fuori a
fare un giretto stasera?”.
“Certo tesoro, benvenuta in
Pennsylvania!”.
Ma dopo aver effettuato anche un
leggero ghigno con la sua bocca mutata, i lineamenti semi-umani del giovane si
rilassarono. Aprendo sempre di più gli occhi sporgenti verso quella creatura
femminile, la quale sapeva di certo ipnotizzare i maschi anche prima della sua
oscura metamorfosi.
Intanto il capo di
quell’improvvisato gruppo si era allontanato dall’automobile, non accorgendosi
dell’attuale situazione dei suoi compagni, spostandosi invece verso la direzione da
cui, almeno così lui sperava, sarebbero giunti in loro soccorso il resto della
squadra. La fortuna girò dalla loro e qualcuno sembrò accorrere per poi
bloccarsi improvvisamente.
Se si era una persona
particolarmente allenata, la distanza tra la residenza della famiglia Luhan e il
centro della cittadina di Faring Town, la si poteva percorrere in circa un’ora.
Per loro già impiegarci dieci minuti poteva essere troppo tardi. Ma dalla loro
avevano la potenza muscolare di un lupo mannaro. Con Mortimer tenuto stretto con
un braccio e Kramer legato ben stretto con le sue bende magiche all’altro, Louis
partì subito con la sua falcata, sentendo dentro di sé una massa tonica ed
esplosiva. Dopo poco più di una ventina di minuti erano vicino al loro
traguardo. Improvvisamente il licantropo fu costretto a frenare, puntando
vigorosamente a terra le sue zampe canine, dato che qualcosa gli si era parata
d’un tratto davanti. Il muso era diverso dal suo, nettamente più corto e, al
contempo, più “umano” del suo attuale, se non che non fosse pieno di peluria
proprio come il suo. Ma nonostante questo sapeva benissimo di trovarsi di fronte
un altro esponente della sua razza.
“Oh cazzo!” esclamò il vagabondo
ancora stretto saldamente a Chambers.
“Cosa si fa adesso?” chiese
preoccupata la mummia all’altro fianco.
“voi andate, è una cosa tra me e
lui” sentenziò il ragazzo lupo.
“Cosa? Ma che stai dicendo Louis?
Come facciamo a lasciarti qui da solo contro quell’essere? E poi chi ti dice che
ci lascerà passare noi due?” polemizzò Mortimer.
“ANDATE!” gli urlò contro
ringhiando il giovane.
Quello che era stato il loro
particolare allenatore non emise più parola e, seguito timidamente da Bob,
proseguì il cammino al lato della strada alberata in cui si trovavano. Rallentò
soltanto quando si trovò nelle vicinanze del loro nuovo avversario. Una volta
accortosi che non erano loro due le sue prede primarie, il duo proseguì
rapidamente verso Benjamin.
“BENJIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!”.
Mentre stava ancora osservando
quell’assurdo siparietto, Luhan fu richiamato a gran voce da Kaufman che, di
nuovo senza fiato per via di quell’urlo, gli indicò la schiena di Bill che si
stava avvicinando pericolosamente verso Lakryma.
“BIIIIIIIIIILLLLLLLLLLLL!!!!!!!!!!!!!!” tentò di
richiamare la sua attenzione il ragazzo, mentre al suo fianco qualcuno stava
sopraggiungendo.
“Benji ce l’abbiamo fatto ma
Louis…” ma la figura completamente bendata non riuscì a concludere il suo
resoconto dato che il vampiro, una volta voltatosi verso di lui e Morty, e
notata la lancia di Anubi gliel’afferrò rapidamente e, in un attimo, volò
dall’altra parte della strada. Ancora in volo, scagliò l’artefatto verso la
coppia che si trovava in mezzo alla via. La prostituta fu raggiunta in pieno
stomaco dalla punta di essa. Dopo un urlo quasi muto, dalla bocca di lei
cominciarono a fuoriuscire rivoli di sangue rosso scuro. Il mostro acquatico,
tornato immediatamente in sé, ebbe quasi il riflesso di afferrare al volo la
donna mentre si accasciava al suolo.
Benji si girò verso Bob “Ma era
di frassino?”.
“Non so…non penso…” provò a dare
una risposta Kramer.
Il senza tetto, dopo averci
riflettuto, ipotizzò “Forse il suo processo di vampirizzazione non era ancora
completo”.
Bill si era voltato verso gli
altri tre quando sentì “Amore…” e tornò di scatto a guardare verso il basso.
“Anche se la mia fine è assurda
non lo sono le mie ultime parole…ti amo” e spirò.
Intanto, soprattutto dopo quella
morte incomprensibile, tra la gente che si era riunita lì attorno cominciò a
farsi strada il panico e la paura. Con il panico arrivarono le chiamate alle
forze dell’ordine e con la paura arrivò il Conte.
Benjamin Luhan riconobbe subito
la sua presenza e, ruotando il busto, sollevò il capo verso l’alto. Quando lo
vide scendere in picchiata verso la folla, decollò per intercettarlo in volo e i
due, avvinghiati l’uno all’altro, precipitarono a metri di distanza.
I due lupi si squadravano a
vicenda in attesa della prima mossa. Fu il più giovane, ed anche più inesperto,
Louis Chambers ad attaccare con un attacco frontale a fauci aperte. Il suo
avversario però riuscì facilmente ad evitarlo e ad infliggergli un’unghiata sul
fianco, che cominciò a sanguinare. Il ragazzo si portò immediatamente le mani
sulla zona ferita, mentre si voltava verso l’altro licantropo.
“Primo sangue per te collega” gli
disse con un ghigno malefico sul muso.
Poi le due creature tornarono a
fronteggiarsi dipingendo, con il loro movimento di attesa per l’attacco, una
specie di cerchio sul suolo. Per un attimo lo sguardo del giovane fu rapito da
qualcosa. Poi tornò verso l’altro lupo mannaro. Solo per pochi secondi però
perché, all’improvviso, il ragazzo lupo scattò nella direzione da cui era stato
distratto per un attimo. Louis raggiunse un albero che utilizzò come rampa per
saltare in aria ed attaccare il nemico dall’alto. Il rivale rimase inizialmente
sorpreso da questa manovra, per questo riuscì appena ad evitare l’offensiva. A
questo punto, come preso da un’ispirazione, fu lo stesso licantropo malvagio ad
imitare la mossa appena eseguita da Chambers. Quest’ultimo però rapidamente lo
evitò, rotolando lateralmente, e gli fu subito addosso azzannandogli il braccio
sinistro. L’avversario urlò dal dolore, mentre l’altro non lasciava la presa.
Nel tentativo di liberarsi, cominciò a colpire le spalle del ragazzo.
Louis, accecato dalla furia,
afferrò il braccio che stava mordendo con entrambe le braccia e,con un colpo
netto, lo staccò dal corpo del suo antagonista. Questa volta l’urlo del dolore
fu mille volte più intenso del precedente.
“Mettete le mani alto!”.
Il giovane lupo mannaro mollò la
presa delle sue fauci, lasciando cadere a terra il suo inquietante bottino, e si
voltò verso i due poliziotti che li tenevano entrambi sottotiro. Si alzò ed
obbedì ai due agenti. Al che la sua attenzione fu attirata da un sinistro
rumore, si voltò nella direzione in cui proveniva e vide l’altro uomo lupo tutto
tremante. Improvvisamente, da quel poco che rimaneva della sua spalla sinistra
fuoriuscì un nuovo braccio, identico all’originale. Louis Chambers rimase del
tutto allibito quando udì l’inconfondibile boato di uno sparo. Uno dei due
sbirri aveva fatto fuoco sul mostro. Purtroppo non si trattava di una pallottola
d’argento, e il bussolotto fu sputato via dal buco che esso aveva procurato nel
corpo peloso della creatura.
Quest’ultima, in piena collera,
si avventò su di loro, cominciando a squartare il corpo dell’agente che aveva
premuto il grilletto contro di lui.
Louis, approfittando che il suo
avversario era impegnato nella sua personale carneficina, si avvicinò all’arma
sfuggita al poliziotto, la quale era letteralmente volata via quando il lupo
mannaro era saltato sul suo petto.
“Fermo! Fermo! Figlio di
puttana!” imprecava l’altro sbirro, riversando tutto il tamburo del suo ferro
contro l’uomo lupo, mentre osservava impotente gli ultimi attimi di vita del suo
collega.
Quando il cane dell’arma da fuoco
suonava a vuoto già da un po’, la bestia si rialzò. Il giovane agente era in
lacrime, con anche altri liquidi corporei che fuoriuscivano dal suo organismo.
Di fronte a lui, vi era il mostro che lo sovrastava con la sua intera figura.
Con una semplice manata la sua testa schizzò via. Atterrò vicino al ragazzo, che
intanto aveva raccolto la pistola dal suolo e, al suo interno, aveva inserito un
piccolo oggetto che aveva in una tasca dei suoi pantaloni.
“Per fortuna che non mi si sono
strappati durante la trasformazione!” pensava il giovane mentre a sua volta gli
tornavano in mente le parole di Mortimer, mentre gli consegnava quel medesimo
oggetto.
“Per ogni evenienza…”.
Poi tornò con i piedi per terra
notando subito il suo nemico che tornava a farsi sotto. Intanto, dal collo
mozzato dell’ultima vittima continuava a fuoriuscire un’enorme quantità di
sangue. Il mostro stava per apprestarsi ad un nuovo attacco quando Louis non ci
pensò su due volte e sparò. Il colpo penetrò in pieno petto l’avversario che si
accasciò al suolo. Immediatamente notò che i tanti peli che aveva sul corpo
stavano scomparendo. L’umano che ora aveva davanti lo guardò per un ultima volta
riconoscente.
“Sì esatto, era un proiettile
d’argento!” gli disse tristemente Louis Chambers.
Il sangue cominciava a fluire
fuori dal corpo della sfortunata donna sempre più lentamente, confluendo nella
crescente pozza scarlatta sull’asfalto cupo della strada. Lo stesso Bill era
inginocchiato su di esso, mentre continuava ad osservare quell’essere femminile
così letale, ed allo stesso tempo così fragile. La pelle liscia era ormai
totalmente sbiancata come latte. I suoi tondi ed inespressivi occhi da pesce
sembravano essere più umidi del solito. Inaspettatamente fu colpito da
un’inquietante sensazione. Mentre il resto del suo gruppo si affrettava a
raggiungere Benjamin Luhan, o se non altro il punto dove ipotizzavano fosse
atterrato durante la sua lotta aerea, la creatura acquatica tornò in posizione
eretta, per poi voltarsi ed incamminarsi alla sua sinistra.
Le famiglie più facoltose di
Faring Town si potevano, di certo, permettere una di quelle classiche villette
con piscina che adornavano il centro di questa cittadina americana. L’acqua di
una di queste suddette piscine, però, presentava una colorazione decisamente
oscura. Il ragazzo più grande della compagnia aveva già capito con chi avrebbe
avuto a che fare.
Infatti, da sotto la superficie
idrica, emerse la sua controparte malvagia, decisa più che mai ad affrontare
questa sfida.
“Mi dispiace pesciolino ma hai
scelto il momento sbagliato per rompermi le palle!” esclamò il semi-umano mentre
fronteggiava il rivale.
Quest’ultimo gli rispose
emettendo un urlo difficilmente riscontrabile in natura.
Bill allora ruppe l’attesa e si
avventò a testa bassa verso il mostro. Ma la Creatura della Laguna Nera evitò
facilmente l’avversario e gli fu subito dietro le spalle.
Il giovane tentò subito di
liberarsi dalla stretta del braccio viscido su di lui, quando sentì un qualcosa
di altrettanto viscido avvinghiarglisi attorno al collo branchiato. Era ciò che
li differenziava nei loro corpi ibridi, il tentacolo violaceo attaccato all’arto
superiore sinistro.
“Figlio…di…puttana…” imprecava il
vagabondo, con la poca aria che gli era rimasta in corpo. Prima di perdere i
sensi si ricordò dove si trovava e, con le residue forze che gli erano rimaste,
spinse all’indietro il mutante che di conseguenza indietreggiò, fino ad
inciampare sul bordo della piscina, finendoci nuovamente dentro assieme al suo
nemico.
Il nuovo vigore ricevuto dal
contatto con questo fluido per lui vitale, oltre ad una scivolosità ritrovata
sul suo corpo, permise al ragazzo di liberarsi dalla presa in cui era
imprigionato. Dopo un tentato duello subacqueo, dove la creatura rivale aveva
comunque un maggior grado di esperienza, Bill si rifugiò nuovamente sul prato
che circondava quel rettangolo acquatico. Purtroppo furono solo pochi i secondi
che la bestia ci mise a raggiungerlo.
“Fermi dove siete brutti
bastardi!”.
Un signore sulla quarantina, in
camiciola e boxer, stava minacciando le due creatura armato di una vecchia mazza
da baseball, che teneva stretta tra le sue mani tremanti.
Questa triste e ridicola figura
attrasse particolarmente l’attenzione del mostro originale, soprattutto il modo
in cui tentava di indurli alla fuga con la sua arma decisamente rudimentale.
Quando girò la sua testa ittica
nuovamente verso il suo avversario, se lo trovò improvvisamente di fronte. Non
ebbe alcun tempo di reagire. Bill, con un colpo deciso e devastante, come mai
gli era capitato di usare nella sua vita avventurosa, gli trapassò il busto dal
petto alla schiena. La mandibola del mostro cominciò a traballare vistosamente,
mentre dalla sua enorme ferita sgorgava un liquido azzurrognolo. A mano a mano
che sentiva la creatura afflosciarsi al suolo, il ragazzo ritirò indietro il
braccio dal buco che lui stesso aveva creato. A breve il mostro morì.
Una volta constatato ciò, Bill
tornò a squadrare il padrone di casa “Grazie dell’aiuto vecchio…” e mentre
quest’ultimo, sempre in posizione di battuta, l’osservava ad occhi spalancati,
lui buttò un occhio poco più in là “Ah ti conviene chiamare qualcuno per
ripulire la piscina!”.
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Capitolo 9 *** La cerimonia ***
CAPITOLO 9
“La
cerimonia”
Il primo ad accorrere nella scena
del rovinoso atterraggio fu il più rapido Louis. Una volta giunto notò subito
l’amico Benjamin apparentemente esanime al suolo ma, allo stesso tempo, nessuna
traccia del suo avversario. Dunque gli si avvicinò rapidamente.
“Benji come stai? Ci sei Benji?
Benji!” cercò di farlo riprendere il licantropo.
“Oh merda…” sospirò il vampiro,
mentre riprendeva conoscenza.
“Fanculo io mi preoccupo per te
ed invece tu stai meglio di prima!”
“Sì certo…”
“Benji, dov’è il Conte?”.
Mentre i due iniziarono a
squadrare guardinghi tutta la zona intorno a loro, il resto del gruppo li
raggiunse.
“Come stai…anf…Benji?” domandò
Kaufman, con il suo immancabile fiatone.
“Tutto bene gente ma conviene che
state in guardia…non siamo soli…”.
Tutti allora seguirono il
consiglio disponendosi a cerchio, dando le proprie spalle a quelle dei loro
compagni.
“Ehi Morty?”.
“Sì Benji”.
“Ora che abbiamo il talismano
cosa possiamo fare?”.
“Bisogna dare luogo ad una
cerimonia”.
“Cerimonia tipo matrimonio?”
chiese allarmato Kramer.
“No, non proprio” rispose il
vagabondo.
“Ce l’hai ancora tu il
medaglione, vero Bob?” attese la conferma Bill.
“Sì certo! Ce l’ho qui in tasca
il Wolfgang!”.
“Voltar!” lo corresse il
clochard.
“Sì quello!” gli fece eco stufato
il ragazzo obeso.
“Bene, e cosa bisogna fare per
dare inizio a questa cerimonia Morty?”.
“Bisogna trovare una
vergine…”.
“Perfetto prepariamoci a vivere
per millenni nell’orrore!” esclamò rassegnato la creatura acquatica.
“Non essere così pessimista Bill!
Magari tra le bimbe dell’asilo qualcuna ne troviamo…” disse sarcastico
Chambers.
“Ok ragazzi io provo a chiedere
nella folla, voi però state pronti ad affrontare Dracula” sentenziò il
senzatetto, prima di avviarsi verso il sempre maggiore nugolo di gente, tornata
a farsi presente dato l’apparente nuovo stato di calma.
“Era questo che avevi in mente
Benji quella sera?” ruppe il silenzio Bill.
“Sì, più o meno”.
“Forse era meglio se ci
guardavamo “L’Uomo Lupo sfida Frankenstein” e basta!” polemizzò il lupo
mannaro.
Intanto un sonoro ceffone andava
a segno sul viso dell’anziano allenatore del Monster Commando.
“Non si avvicini più a me
altrimenti la faccio arrestare!” minacciò goffamente una donna piuttosto
abbondante sulla quarantina.
A quanto sembrava, per il povero
Mortimer le cose andavano anche peggio che per i suoi ragazzi.
Nel mentre, i cinque giovani
cominciarono a sentire nell’aria l’avvicinarsi della più letale delle
minacce.
“Eccolo!” urlò Luhan indicando
l’oscura figura a pochi metri di fronte a lui.
Il ragazzo gli si lanciò
immediatamente contro.
Il Conte non si scompose
minimamente e lo afferrò al volo per il collo. Mentre Benji cercava
disperatamente di respirare, il mostro gli andò vicino con il volto per
sussurrargli “Non sei degno”. In un attimo fu scaraventato verso un albero. Un
ramo di esso lo trafisse in pieno petto.
“BENJI!” Louis fu il primo a
reagire urlando e balzando con intenti omicidi verso il vampiro. Anche in questo
caso, l’essere malvagio fissò per un attimo il suo avversario con estrema
tranquillità. Poi, mentre il licantropo era ancora in volo, un enorme lupo lo
intercettò in aria, con entrambi che atterrarono a metri di distanza dal suo
padrone.
I tre rimasti sembravano più
titubanti all’assalto. Ma Bill sapeva che ora era il suo turno. Era il più
grande e, volendo, il più coraggioso degli altri superstiti. Facendosi coraggio
stringendo il più possibile i suoi pugni palmati, si presentò davanti alla
creatura della notte. Quest’ultima alzò per un attimo una mano verso il cielo,
ed un fulmine improvvisamente colpì in pieno il mutante, che per sua natura
aveva la pelle bagnata. Bill cadde esanime a terra.
“No Bill!” gridò Kaufman con le
lacrime agli occhi. Poi notò una misteriosa aura luminosa tutt’attorno al suo
amico. Il suo omonimo era riuscito, appena in tempo, ad evitare al suo compagno
danni ben peggiori. Tutto grazie al suo artefatto magico, la Lancia di Anubi,
che egli stesso aveva avuto il coraggio di sfilare dal corpo ormai privo di vita
della povera Lakryma.
Il Conte sembrò alquanto
contrariato dall’accaduto. Rimase a fissare un sempre più tremante Kramer,
mentre la sua figura iniziò a sovrastarlo. Quando ormai lo superava in altezza
di almeno un paio di metri, gli sottrasse facilmente il possesso della lancia e,
con una sola mano, ne spezzò il manico in due parti, per poi gettarla via come
un semplice rifiuto. Bob Kramer era nel più totale terrore. Ma il mostro
trasferì la sua attenzione all’ultimo componente rimasto. Il giovane tentò una
fuga disperata ma si accorse subito di trovarsi avvolto da un fittissima
nebbia.
“Dove è il Voltar?”.
Kaufman fu spiazzato da questa
voce giunta da chissà dove.
“Dove è il Voltar?”.
“N-no…non ce l’ho io!” balbettò
una risposta disperata.
“Cosa?”.
Il vampiro comparve d’improvviso
da quella stessa nebbia che aveva egli stesso richiamato, deciso più che mai ad
ottenere questa fondamentale informazione, per poi bloccarsi di colpo.
Qualcos’altro aveva catturato la sua preoccupazione.
La particolare ricerca di
Mortimer stava risultando totalmente infruttuosa. Ormai la gente lo evitava in
maniera ancora più palese di quanto non facesse normalmente.
“Ma si può sapere a cosa ti serve
una vergine?” domandò una ragazza della folla.
Lui voltò il suo capo verso di
lei e le rispose “Mi deve aiutare a sconfiggere il male…e a salvare quei
ragazzi!”.
La giovane guardò per un attimo i
cinque pronti alla battaglia, nascondendo il fatto che alcuni di essi erano già
di sua conoscenza.
“Va bene vecchio, dimmi cosa devo
fare!” si convinse infine a dare una mano.
“Ma…tu sei…” tentò di dare inizio
ad una domanda piuttosto intima il vagabondo.
“Mi chiamo Laura MacBean e sì,
sono di gusti difficili, esatto!” concluse sbrigativamente Laura, coetanea di
maggior parte degli allievi dell’anziano.
“Bene Laura allora te devi tenere
questo medaglione in mano…” e dicendo ciò gli porse il Voltar, datogli quasi di
nascosto da Kaufman prima che si separassero “E dovrai anche dire dieci parole
che io ti suggerirò. Tutto chiaro?”.
“Sì, mi sembra tutto piuttosto
semplice”.
“Speriamo che lo sia!”.
Detto questo i due diedero inizio
alla cerimonia. Con la gente attorno a loro che gli aveva lasciato un ampio
spazio di manovra.
“Ok pronta?” chiese Mortimer
tenendogli una mano sulla spalla e facendo in modo che afferrasse stretto con
ambo le mani l’amuleto.
“Sì”.
“Monstri”.
“Monstri”.
“Vampir”.
“Vampir”.
“Lup”.
“Lup”.
“Mutandis”.
“Mutandis”.
“Crestere”.
“Crestere”.
“Mumie”.
“Mumie”.
“Interdictie”.
“Interdictie”.
“Lu…me”.
“Lu…me”.
Quest’ultima parola fu detta dal
clochard, ed in seguito anche dalla giovane donna, in maniera molto rallentata,
dato che la sua attenzione si era rivolta ad altro.
Alle spalle della MacBean infatti
era apparsa un’oscura figura. La ragazza, appena voltatasi, emise un potente
urlo, cercando di allontanarsi il più possibile da quella minaccia. Ora Dracula
era finalmente giunto davanti al suo obbiettivo.
“Non trionferai” sentenziò
davanti a lui Mortimer. Quest’ultimo poi ebbe un sussulto. Abbassando lo
sguardo, notò immediatamente la mano del Conte infilata nel suo addome.
“Ora è tempo per lei di
lasciarci” invitò il vampiro, con un ghigno malefico dipinto sul volto.
Una volta estratte le dita
mortali dal suo corpo, il vagabondo crollò a terra. Da prima in ginocchio ed
infine esanime al suolo.
“NNNNNNNNNNNNNNNNNOOOOOOOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
fu il grido di dolore fuoriuscito dalle bocche dei cinque ragazzi tramutati,
appena ripresisi per tornare a duellare.
A questo punto, la creatura della
notte spostò la sua attenzione su Laura, e sul talismano che teneva stretto al
seno.
“Signorina, mi può fare la
cortesia di donarmi quel medaglione?” richiese gentilmente il mostro.
“Io…” sibilò soltanto la giovane,
che ormai stava iniziando a subire il diabolico fascino del suo avversario.
I due erano sempre più vicini tra
loro.
“Fermo!” lo intimò in maniera
decisa Benji, mentre si lanciava all’attacco insieme ai quattro suoi amici.
Al vampiro bastò alzare
distrattamente un braccio, ed una violentissima folata di vento scaraventò via i
nostri cinque eroi.
Le labbra del Conte erano ormai
pericolosamente vicine al collo della giovane donna. Poi si bloccò di colpo. La
sua astuzia sovraumana era stata nuovamente superata. Questa volta però da colui
che riteneva un suo alleato.
“Tu cattivo!” disse la creatura
mentre sollevava in aria il principe delle tenebre.
“Come hai fatto a liberarti
traditore?” domandò ancora sorpreso, colui che una volta era noto come Vlad,
ripensando anche alle pesanti catene con cui lo aveva imprigionato dentro la
loro tetra magione.
L’energumeno non lo degnò di una
risposta ma preferì scaraventarlo a metri di distanza con un lancio. Poi si mise
a fissare Laura.
“Quindi…te sei uno dei buoni?”
gli chiese la ragazza speranzosa.
“Sì io buono” le rispose il
cadavere riportato in vita.
“Laura…”.
Lì per lì alla ragazza sembrò di
aver soltanto immaginato che qualcuno la stesse chiamando, tanto era debole la
voce.
“Ehi verginella…”.
Dopo questo lei abbassò lo
sguardo e vide un Mortimer che si era trascinato dolorosamente verso di lei.
“Oddio sei ancora vivo?”.
“Giusto il minimo sindacale”.
La MacBean rimase un attimo
spiazzata.
“Devi concludere…la
cerimonia…”.
“Certo, dimmi cosa devo
fare”.
“Ultime…due…parole…”.
“Ok”.
“Pax”.
“Pax”.
“Dragoste”.
“Dragoste”.
Non accadde nulla.
“Ehm scusami, ma cosa dovrebbe
succedere ora?”.
Il suo interlocutore era ora
immobile e con gli occhi chiusi.
La giovane tentò di scuoterlo
vigorosamente “Ehi, ti prego, rispondimi!”.
Mortimer tornò ad aprire le
palpebre, sussurrando appena “Ora bacia il talismano…e lancialo in aria”.
Detto questo il clochard tornò
allo stato esanime.
Laura fece come gli era stato
detto. Si alzò in piedi. Baciò il Voltar. Ed infine lo gettò più in alto che
poté.
“Ferma!” le urlò il non morto
vestito in maniera elegante, mentre si avvicinava a tutto velocità a lei. Ad
intercettarlo appena in tempo ci pensò il giovane vampiro del gruppo.
Il medaglione, una volta in volo,
iniziò a brillare di luce intensa. La cerimonia aveva funzionato. Bloccatosi
magicamente in aria, dal Voltar d’improvviso partirono tre raggi altrettanto
luminosi che raggiunsero mete ben predefinite.
Nel bosco ai confini di Faring
Town, per raccogliere le ceneri di un principe egizio. Nell’asfalto lì vicino,
per raccogliere il corpo tornato umano di un licantropo. Vicino ad una piscina
di una villetta, per raccogliere un orrido ibrido ittico-umano.
Ma non era ancora finita. Due
vampiri stavano ancora lottando fra loro.
“Misero ragazzino, puoi anche
aver vinto questo scontro ma io ti condannerò per l’eternità” minacciò il Conte
mentre tentava di azzannare il collo del giovane che, nonostante il suo attuale
stato non umano, non presentava alcun doppio foro.
“Provaci se ci riesci bastardo!”
ribatté Benjamin, facendo riportare entrambi in posizione eretta.
“Figliolo…”.
D’istinto Luhan voltò per un
attimo il suo sguardo verso quella nuova voce.
Una persona anziana, con vestiti
altrettanto antiquati, lo stava fissando con in mano un arma piuttosto
rudimentale. Sembrava a tutti gli effetti un paletto appuntito di legno.
Anche Dracula girò il suo capo
verso il nuovo arrivato.
“Abraham…” sibilò sorpreso.
A quell’affermazione il ragazzo
si stupì nel ricollegare il tutto.
Il vecchio, senza proferire altra
parola, lanciò il paletto verso Benji. Quest’ultimo, con i suoi nuovi tempi di
reazione ultraumani, lo afferrò al volo e lo conficcò profondamente nel corpo
del principe della notte, all’altezza del cuore.
Era fatta.
La presa del Conte sul giubbotto
di Benjamin si fece via via sempre più debole. Dalla sua bocca cominciarono a
fuoriuscire due rivoli di sangue. Difficilmente suo. Infine il suo corpo cadde
esanime sulla strada.
Mentre l’auto proclamatosi
Vampire Boy continuava a fissare il cadavere, questa volta in tutti i sensi, al
suolo, una mano gli si posò sulla spalla sinistra. Era proprio lui: Abraham Van
Helsing.
Il ragazzo lo fissò stupito per qualche
minuto, dove riuscì infine a trovare il coraggio per parlare “Professore…com’è
possibile che siamo riusciti davvero a sconfiggerlo?”.
“Vedi giovane coraggioso” rispose
l’uomo “il conte si trovava, e mi addolora ammetterlo, nella mia medesima
situazione: In un luogo che non è il suo, in un tempo che non è il suo e,
soprattutto, con anni ed anni di inattività e di un riposo che doveva rimanere
eterno. Riconosco che ti è difficile comprenderlo ma il cervello dello stesso
conte presenta delle caratteristiche di ragionamento molto infantili e, una
volta che i suoi piani sono stati resi vani da te e i tuoi colleghi, quel mostro
si è trovato completamente impotente nei vostri confronti”.
“Ma lei…da dov’è sbucato?”.
“Beh, mio giovane collega, ero
prigioniero del Voltar. Come tutte le orrende creature che avete
affrontato”.
“BBBBBBBBBBBEEEEEEEEEEEEEEEEENNNNNNNNNNNNNNJJJJJJJJJJJJJJJJJJJJIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!”
ad urlare in questa maniera non poteva essere che Kaufman che, nonostante la sua
corpulenta silhouette, fu il primo a raggiungere l’amico per abbracciarlo
forte.
“Ah! Fai pianto Bob!” lo
rimproverò l’interessato.
“Come stai Benji?” gli chiese
Louis, appena sopraggiunto.
“Tutto bene?” proseguì
Kramer.
“Sì tranquilli, tutto bene” li
tranquillizzò Luhan.
“E questo vecchio chi sarebbe?”
domandò un insospettito Bill.
“Una persona che conosce le buone
maniere, a differenza sua giovanotto!” ribatté l’anziano.
“Lui, ragazzi, è il professor
Abraham Van Helsing!” fece le presentazioni un eccitato Benjamin.
Quasi tutti rimasero a bocca
aperta. L’unico a non sembrare sorpreso, ma che anzi si staccò immediatamente
dal gruppo per raggiungere un altro obbiettivo, fu il più grande degli
altri.
“Io…credo che sia…” ma la ragazza
che trovò lì vicino non riuscì a concludere il discorso.
“Riposa in pace, caro Mortimer”
furono le sole parole di Bill.
“Mi dispiace Bill” disse
Chambers, che lo aveva raggiunto assieme agli altri.
I due Bob stavano per scoppiare
in lacrime.
Anche lo stesso Benji aveva gli
occhi lucidi, con i quali si accorse di un volto conosciuto “Ma tu
sei…Laura?”.
“Sì, ciao Benjamin!” salutò con
un lieve gesto della mano la giovane donna.
“Ragazzi…”.
Quella voce stentata era ormai
familiare alla comitiva.
“Franky!” lo salutò
affettuosamente Kaufman.
“Lui è dalla nostra Professore!”
avvertì immediatamente Luhan.
“Lo avevo intuito, figliolo”
assicurò l’anziano.
“Io…ora…andare” proseguì la
Creatura.
“Ci mancherai Franky!” il primo a
salutarlo con un forte abbraccio fu ovviamente la sua versione giovane.
“Grazie di tutto” fu il saluto di
Louis.
“In gamba amico!” esclamò Bill
mentre gli dava una pacca sulla spalla.
“Ciao Franky” disse timidamente
l’altro Bob.
“È stato un onore combattere al
tuo fianco” proclamò stringendogli l’enorme mano.
“Mi mancherete” furono le ultime
parole del mostro, prima di essere investito egli stesso da un raggio luminoso
proveniente dal Voltar.
I ragazzi erano immobili, avvolti
dalla più totale tristezza.
“Penso sia giunto anche per me il
tempo di lasciarvi” ruppe il silenzio Van Helsing che poi, guardando verso il
giovane vampiro dei cinque, aggiunse “Tranquillo figliolo. Del taglio della
testa e del resto me ne occuperò io” riferendosi chiaramente all’ultimo essere
malvagio sconfitto.
“Sono fiero di averla conosciuta
Professore” esclamò un commosso Benji.
“No figliolo, sono io fiero di
aver conosciuto dei giovani come voi” ribatté l’altro.
Detto questo, alzò il suo sguardo
in direzione dell’amuleto, ancora luminoso e sospeso a mezz’aria. Come fosse una
specie di segnale, dal medaglione scaturirono due raggi che andarono ad
intercettare sia il Professore che il Conte. Poi, all’improvviso, il Voltar si
spense e cadde rumorosamente sull’asfalto.
Ma le sorprese non erano ancora
finite.
Kaufman, ripiombato nel più
profondo sconforto, si girò per un attimo a guardare Chambers. Per poi
rieseguire la stessa azione con gli occhi spalancati al massimo “Louis sei
tornato normale!”.
L’interessato, constatando la
stessa cosa sulla persona dell’amico, replicò “Se è per questo anche tu
Bob”.
“Siamo di nuovo tutti umani!”
proclamò felice Kramer.
“Oh bene era l’ora!” sospirò
esausto Bill.
“Addio Monster Commando…”
sussurrò quasi Luhan.
“Per quanto riguarda Mortimer
cosa facciamo?” chiese l’ex-licantropo, tornato ad osservare il cadavere del
loro particolare allenatore.
“A lui ci penso io, tranquilli”
assicurò il gruppo l’ex-mutante acquatico.
“Dobbiamo a lui questa vittoria”
esclamò l’ex-vampiro.
“Ci mancherai Morty” ripeté
l’ex-creatura, con le lacrime pronte a cadere dagli occhi.
L’ex-mummia non resistette più e
diede sfogo ad un pianto a dirotto.
“Scusate ragazzi…”.
Tutti e cinque i giovani si
voltarono verso colei che aveva appena parlato.
“Ma potete spiegarmi tutta la
faccenda?” domandò Laura MacBean.
N.D.A.: Ed eccoci infine giunti
al termine della lotta fra bene e il male. Il Monster Commando alla fine è
riuscito a trionfare, subendo purtroppo la perdita di Mortimer ma, allo stesso
tempo, trovando come loro alleato niente meno che il professor Abraham Van
Helsing.
Unico aneddoto che mi viene in
mente rileggendo questo capitolo è che, le parole magiche in cui consiste la
cerimonia di attivazione del Voltar, non sono altro che parole in lingua rumena,
anche se di alcune è facilmente intuibile il significato.
Infine non mi resta che darvi
l’appuntamento al prossimo lunedì con la conclusione definitiva della
storia.
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Capitolo 10 *** Epilogo ***
CAPITOLO 10
“Epilogo”
“…Cenere alla cenere, polvere
alla polvere…”
Le solite parole di tutti i
funerali. La cosa insolita è che in questo caso non pioveva ma, anzi, non c’era
traccia nemmeno di una minima nuvola.
Ancora Benji si domandava come
avesse fatto Bill a trovare un prete per questa cerimonia funebre, mentre
controllava di sott’occhio i cinque ragazzi che erano con lui. Quattro,
finalmente tornati ai loro naturali aspetti, più Laura, che ormai era da
considerarsi parte integrante del gruppo.
“Bill senti…” sussurrava appena
Kaufman “Ma sei sicuro che a Morty sarebbe andata bene così?”.
“Non rompere Bob!” fu la risposta
definitiva, sempre sussurrata, dell’interrogato.
“Oddio ragazzi certo che se lo
raccontiamo a qualcuno chi ci crede?” cercò di risollevare gli animi l’unica
donna della comitiva.
“A proposito” s’intromise Louis
“Ma di questo poi che ne facciamo?” mostrando il medaglione ben afferrato dalla
sua mano.
“Mortimer non ci ha detto nulla a
riguardo” aggiunse Kramer.
“Non vorrete mica buttarlo via?”
domandò preoccupata MacBean.
“Giusto! Che si fa con il Voltar,
Benji?” chiese a sua volta il più grande dei sei.
“Io penso…” ma Luhan non riuscì a
concludere la sua frase perché, di colpo, il talismano riprese ad illuminarsi
come la sera precedente.
“Oh cazzo!” si sentì esclamare
dal più corpulento della squadra.
Come in una sorta di assurdo déjà
vu, i cinque ragazzi erano tornati alle loro sembianze di qualche ora prima.
“Non è possibile!” esclamò il
lupo mannaro.
“Ma come? Di nuovo?” sembrò
praticamente rassegnata la mummia.
“In effetti cominciava a mancarmi
questa situazione…” ironizzò la creatura.
“Bah! Andate tutti a fanculo!”
imprecò il mutante, allontanandosi dagli altri.
“Ehi aspettate…” tutti si
voltarono verso la ragazza che aveva pronunciato quelle parole “Come mai io sono
vestita da strega?”.
Come facente parte di un copione
prestabilito, tutti si voltarono verso il vampiro.
“Beh, a quanto pare, la missione
del Monster Commando non è ancora terminata!”.
FINE?
N.D.A.: E così si conclude
(oppure no?) questa storia in cui ho creduto davvero molto.
Iniziata come omaggio al cinema
horror, con citazioni di vario genere, è diventato poi quasi un racconto di
formazione per i cinque protagonisti della storia.
Ne approfitto per ringraziare
ancora una volta tutti gli utenti che hanno letto, ancora di più quello che
hanno lasciato un commento, e che hanno inserito “Monster Commando” tra le loro
storie seguite.
Infine posso annunciarvi che sì,
ho in mente di scriverne un seguito, ma per ora non voglio anticiparvi
nulla.
Quindi grazie ancora a tutti e
alla prossima!
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