Achille

di _Reset_
(/viewuser.php?uid=118249)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Olimpiadi a Sydney ***
Capitolo 2: *** Achille??? ***
Capitolo 3: *** Fanatico ***
Capitolo 4: *** Allenamento ***



Capitolo 1
*** Olimpiadi a Sydney ***


Capitolo 1


Benvenuti, signore e signori, alle 86^ Olimpiadi Giovanili, quest'anno, per la prima volta, qui, a Sydney!

Come d'abitudine, iniziamo con il nuoto.

Ecco la prima batteria maschile dei 400m misti!

Iniziamo con Frank Scholtz, Germania, in corsia 2;

Jean Dauffe, Francia, in corsia 3;

Yuuto Masazuke, Giappone, in corsia 4;

ed ecco a voi l'unico ed inimitabile David Finnigun, vincitore degli ultimi tre anni e detentore del record mondiale, Australia, in corsia 5;

e poi Alessandro Pegni, Italia, in corsia 6;

Peter van Keeten, Paesi Bassi, in corsia 7;

ed infine Alexander Ribonov, Russia, in corsia 8.”


Ecco, devo andare” penso quando sento il mio nome.

Le porte scorrevoli di fronte a me si aprono e la luce inizialmente mi abbaglia. Quando finalmente i miei occhi si abituano, mentre mi avvicino alla mia postazione, guardo gli spalti.

Tutti, ok, quasi tutti gridano il mio nome, anche se nessuno mi conosce di persona. Solo in quell'angolino in basso finalmente vedo i miei genitori, mio fratello Jason con sua moglie Liliana e i miei migliori amici, Matt, Jeremy e Samuel che tengono un cartellone scritto con le bombolette con la frase: “Achille, sarai sempre il migliore!”.

Loro sono gli unici che sono riusciti a capirmi...

Ho raggiunto il blocco di partenza 5, mi tolgo la tuta e posiziono gli occhialini in modo da non perderli.

Sono pronto.

Tre fischi Un fischio

Mi ritrovo a pensare al fatto che non ha senso che le persone che non conosco mi facciano il tifo.

A posto

Speriamo che almeno qui il suono di partenza sia decente...

!

Mi tuffo nell'acqua gelida e mi ricordo che devo fare solo due vasche per stile, dato che la piscina è da 50m.

In pochi secondi sono in testa, come sempre.

Non penso più a niente. Mi succede sempre quando nuoto: mi godo l'acqua, anche se vado veloce.

Senza quasi accorgermene passo da delfino a dorso.

Cerco di sentire cosa sta dicendo il cronista, ma l'unica cosa che capisco è che sto già battendo il mio stesso record.

Dorso, rana.

Nell'apnea incontro gli altri nuotatori alle bandierine.

Rana, stile.

Devo arrivare a metà vasca per incontrare il secondo della gara.

Ultima vasca. Possibile che sia già finita la gara?

Accelero, tocco il bordo.

Sono arrivato primo e ho battuto il mio record. Bene.

Aspetto gli altri per salutarli e congratularmi con loro delle prestazioni.

Esco dall'acqua, saluto un po' a caso il pubblico e sorrido ai fotografi, poi vado a cambiarmi: devo ancora fare i 400m delfino, i 100m dorso, i 50m stile e la staffetta mista.

Achille, sarai sempre il migliore!”

Mi piace quella frase, mi rappresenta. Mi è sempre piaciuto il soprannome Achille, perché lui sceglie una vita breve ma gloriosa e io ho fatto una scelta simile.

... e in corsia 4, David Finnigun, Australia,...” riesco a sentire prima che si apra nuovamente la porta scorrevole. Adesso probabilmente il cronista sta parlando delle mie precedenti vittorie e del mio record...tutte cose banali che volutamente non ascolto.

Raggiungo la mia postazione, tolgo di nuovo la tuta e posiziono gli occhialini.

Guardo a caso nel pubblico e mi soffermo su una ragazza.

Non mi succede mai di fermare lo sguardo su una persona in particolare.

Considerando che io ho 19 anni, suppongo che lei ne abbia 16 o 17, non di più. Ha i capelli biondi, lunghi e mossi, con extension colorate. Porta degli occhiali con una montatura colorata, anche se dal mio posto non riesco a vedere di che colore sia.

Indossa una specie di tailleur e sta prendendo appunti su un quadernino con una matita che manda riflessi strani.

Tre fischi Un fischio A posto !

Parto con un solo pensiero fisso in testa: “Speriamo che ci sia anche quando ho finito!”

Sto andando veloce, più veloce rispetto a come sono abituato...forse perché desidero rivederla ancora una volta?

Continuo a pensare a lei, mi ha incuriosito.

Il mio sguardo cade sul cartellone con il numero di vasche. Accidenti, sono già a metà!

Continuo senza rallentare, anzi, accelero.

Tocco il bordo.

Ho vinto e ho battuto il mio record di 1 secondo e 37. Incredibile!

Mi volto verso gli spalti e i miei occhi la cercano. Quando finalmente la trovano continuo ad osservarla.

Sono arrivati anche gli altri al bordo e inizio con i saluti e le lodi.

Vado a cambiarmi di nuovo. Il cambiarsi è la parte che più odio. Per fortuna i miei amici sono scesi dagli spalti e sono riusciti a raggiungermi.

Parlano sempre con me, anche se sanno che non li sto ascoltando.

Loro sì che mi capiscono!

Questa volta però è diverso: sono veramente incuriosito dalla ragazza. Chi va a vedere le gare di nuoto delle olimpiadi per prendere appunti!? Guardandola meglio ho notato che non è un tailleur quello che indossa, ma semplicemente una camicetta a maniche corte con una gonna corta.

- Mi potete fare un favore?- chiedo ai miei amici quando finalmente respiro regolarmente. Loro ovviamente annuiscono e io proseguo:- Sugli spalti, vicino a voi, c'è una ragazza strana...diversa. Non capitemi male, non voglio che andiate lì a chiederle chi è, ma mi piacerebbe sapere qualcosa in più su di lei...-. Ovviamente loro non fanno le solite battutine da ragazzi perché mi conoscono bene, quindi accettano e mi promettono di non andare a disturbarla.

Bene: adesso sono tranquillo.

Mi sento nominare e corro verso la mia postazione per i 100m dorso.

Arrivo primo e batto il mio record di 0,03 secondi. Semplicemente impressionante: non credevo di poterci riuscire.

Mi cambio velocemente e raggiungo la mia postazione per i 50m stile.

Non mi sono mai piaciuti i 50m: sono troppo brevi. Però partecipo lo stesso perché piacciono molto al mio allenatore.

Arrivo primo con lo stesso tempo di sempre. Adesso mi manca solo la staffetta mista.

Vinciamo anche questa, con poco distacco dagli olandesi però.

Mi devo preparare per le premiazioni e negli spogliatoi trovo i miei amici ad aspettarmi. Si complimentano con me, poi Jeremy, il più loquace, esclama:- Abbiamo scoperto che è a scuola da noi, 4°C, e fa parte del club di giornalismo.-.

Lo ringrazio, ma rimango un po' strabiliato: è strano che io non l'abbia mai vista a scuola...

Anche le Olimpiadi di quest'anno sono passate ed io ho guadagnato quattro medaglie d'oro come tutti gli anni.

Quando raggiungiamo l'hotel in cui alloggiamo prepariamo tutti velocemente le valige e corriamo all'aeroporto: l'aereo parte molto tardi stanotte e domani devo già andare a scuola con i miei amici. Chissà se la incontrerò...starò più attento!

Dormo durante il viaggio e mi sveglio quando stiamo per atterrare per poi riaddormentarmi in macchina.

Apro gli occhi quando entriamo a Perth, la nostra città.

Matt ha la testa appoggiata al finestrino e russa rumorosamente, Jeremy si guarda attorno mentre Samuel appoggia la testa sulla mia spalla dormendo. Spero che non mi stia sbavando sulla maglietta!

Mia madre, che sta guidando, accende la radio per farci svegliare e ci fa sobbalzare tutti.

- Grazie...-. - Prego, caro.-.

Solite inutili smancerie da mamma, però non ho voglia di ribattere e taccio.

Ci fa scendere esattamente due incroci prima della scuola: sa benissimo che non voglio che mi porti davanti.

La salutiamo poi, un po' depressi per dover andare a scuola, raggiungiamo l'edificio.

In classe tutti i nostri compagni ci salutano felici e mi fanno i complimenti. Hanno preparato un cartellone con scritto “Achille, campione del mondo”.

Mi fa sorridere: sicuramente quello di Matt, Jeremy e Samuel mi è piaciuto di più, però è carino anche questo. È il pensiero che conta.

Continuo a sorridere pensando che tutti mi chiamano Achille nonostante ben pochi sappiano il perché.

Le tre ore prima dell'intervallo passano veloci: tutti i professori mi fanno i complimenti e mi chiedono di raccontare tutto.

Quando suona la campanella esco con i miei amici nel giardino della scuola e ci sediamo a chiacchierare sul “Nostro” muretto dove passiamo da sempre tutti gli intervalli.

Stiamo parlando dei compiti che dobbiamo recuperare quando i miei occhi, che per abitudine guardano in terra di fronte a me, rimangono a fissare una cosa, un dettaglio che trovo molto interessante: delle scarpe nere con le stringhe colorate.

Alzo lo sguardo facendo girare i miei amici.

- Ciao...- mormora incerta.

Sorrido.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Achille??? ***


Capitolo 2


O-Mio-Dio!

Sono veramente riuscita a salutarlo?

Sento le ginocchia che tremano!

Perché mi sorride così dolcemente da togliermi il respiro?

Bisogna dire che senza cuffia e occhialini è ancora più carino! I capelli scompigliati color rosso acceso e i suoi occhi verdi distolgono l'attenzione dal suo fisico comunque visibile anche attraverso la maglietta.

Ok, si sono girati anche i suoi amici...

- Sono Alice Cooper...faccio parte del club di giornalismo e...- inizio a presentarmi, ma vedo che loro si sono lanciati quella tipica occhiata tra ragazzi che dice “Visto? Te l'avevo detto!”.

Mi sento un po' a disagio, ma per fortuna la sua voce mi salva:- David, Matt, Jeremy e Samuel.- dice indicando se stesso e i suoi amici.

David è completamente diverso dai suoi amici: Matt ha folti capelli neri a cresta e occhi grigi, Jeremy ha i capelli castano chiaro sempre scompigliati e gli occhi azzurri mentre Samuel ha i capelli ricci castani e gli occhi color nocciola.

Vedendo che sono andata un po' in tilt, continua:- Possiamo esserti utili?-.

Mi riprendo un po', ma sento le guance calde.

- Ti volevo chiedere se potevo seguire i tuoi allenamenti perché mi è stato affidato il compito di scrivere un libro sulla vita di un atleta entro la fine dell'anno scolastico.- rispondo tutto d'un fiato.

I suoi amici sorridono beffardi, ma lui invece mi osserva interessato. Dopo una breve pausa mi chiede:- Suppongo che il compito includa anche parte della vita privata, giusto?-. A questo punto i suoi amici si zittiscono e io sono costretta a rispondere:- Teoricamente si...però non è necessario, io non voglio disturbarti...-.

Mi blocco quando lo vedo sorridere.

- Non è un problema. Ci sto!- esclama.

O-Mio-Dio!

Ha detto che gli va bene!

Adesso sono un po' più tranquilla.

- Stasera andiamo al cinema. Dove ci incontriamo?- mi chiede subito Jeremy con una disinvoltura che mi stupisce.

Matt si alza e gli si mette davanti per parlarmi:- Non ti devi sentire in imbarazzo, ok? Siamo delle persone normalissime...a parte Jeremy...-.

A sua volta Matt viene spinto via da Samuel che mi dice sorridendo:- Noi non pensiamo male di te...Siamo abituati alle decisioni pazze di David!-.

Mi sento tirare il braccio indietro e quando mi volto vedo che David mi sta trascinando lontano dai suoi amici.

- Scusali, sono un po' particolari...- e sorride, poi prosegue:- Comunque se mi dici dove abiti vengo a prenderti in moto, per il cinema...- e continua a sorridere.

Probabilmente adesso ho la tipica faccia sbalordita. Ho capito bene? Mi viene a prendere a casa in moto per portarmi al cinema con i suoi amici? LUI?

Certo che è proprio una giornata fortunata!

- Non c'è bisogno che vieni, se mi dici il cinema vengo io...ti disturbo già troppo...- mormoro rossa in volto, ma lui mi interrompe:- Guarda che se disturbavi non avreik accettato! E poi se devi fare quel compito lo devi fare bene! Non ti devi preoccupare di niente, ok?-.

Annuisco leggermente e mormoro:- Oxford Street, 36.-.

Lui sorride soddisfatto e allontanandosi esclama:- Alle 18.30 sono lì. Ricordati di non cenare e non provare a portare i soldi. Scusa ma devo tornare in classe, ciao!-.

Mi trovo imbambolata a salutarlo con la mano mentre raggiunge gli amici e si dirige verso la classe.

Quando finalmente riesco a tornare in me torno in classe salterellando dalla felicità.

- Allora? Allora? Raccontami tutto!- mi bisbiglia la mia migliore amica durante la lezione di storia.

La guardo felice e le sussurro:- Ha accettato, anche che io ficcanasi nella sua vita privata! Stasera vado al cinema con lui e i suoi amici. Mi viene a prendere in moto e ha detto di non cenare e di non cercare di portare i soldi!-. Mentre le racconto tutti lei mi fa la tipica faccina che solo le ragazze sanno fare che dice: “Brava, amica mia! Complimenti! Sono orgogliosa di te!”.

Le voglio veramente tanto bene!

Lucia Amanda Perez è il suo nome completo, ma io la chiamo sempre Lucy. Ha origini argentine, ma vive qui in Australia da dieci anni e da allora siamo sempre state compagne di classe, di banco e soprattutto migliori amiche. È l'unica persona a cui ho rivelato la mia cotta segreta per David Finnigun e io sono l'unica a sapere del suo debole per Jeremy Banter, il migliore amico di David.

Ci mettiamo subito d'accordo per incontrarci a casa mia il pomeriggio per scegliere insieme cosa avrei messo la sera.

Che emozione!

L'ultima ora di lezione passa lentamente, ma finalmente suona la campanella. Corro fuori velocemente e raggiungo la mia fantastica bici. Mi rappresenta perchè l'ho decorata molto bene. Sul manubrio e intorno al cestino ho messo dei fiori colorati finti, anche se volevo metterli veri, però poi mia mamma mi ha ricordato che sarebbero appassiti in poco tempo. Ho dipinto tutta la bici di arancione e di viola i pedali, la cassa per la catena, la sella e le manopole. Sul portapacchi poi ho attaccato due borse con decorazioni floreali molto colorate e il campanello è completamente coperto da brillantini di tutti i colori.

Pedalo velocemente verso casa, pranzo in tutta fretta e finisco i compiti.

Mi precipito poi in camera e apro l'armadio disperata: per tutte le ragazze infatti scegliere i vestiti per un'occasione importante è un dramma!

- Stai tranquilla, Alice! Sarai fantastica alle sei e venti!- continua a ripetermi Lucy mentre con la piastra mi arriccia i capelli in modo ordinato.

Ha ragione: alle sei e venti esatte sono pronta davanti alo specchio e mi torturo le mani agitata: continuo a far girare l'anello che ho al pollice destro, quello che anche Lucy indossa, il simbolo della nostra amicizia.

Mi osservo nello specchio soddisfatta: indosso i jeans neri con la cintura oro, il top senza spalline blu con sopra il copri spalle nero, tre braccialetti, un ciondolo e degli orecchini a forma di cuore tutti color oro. I capelli formano dei boccoli perfetti, le unghie ovviamente sono blu con un cuoricino oro e indosso le mie ballerine preferite: blu e oro.

I miei genitori non sono a casa, quindi mi sono salvata dalle insistenti domande indagatorie tipiche dei genitori quando la figlia esce per la prima volta con un ragazzo, anzi, nel mio caso ben quattro ragazzi. Lo ammetto: è veramente la prima volta che esco con un ragazzo e per mia fortuna esco subito con quello per cui da ben quattro anni ho una cotta!

Suona il campanello tre volte.

Corro alla porta, ma prima di aprire mi controllo nello specchio: tutto ok.

Quando apro David Finnigun, inizialmente sorridente, cambia espressione tanto da farlo sembrare quasi sotto shock.

- Sei pronta?- mi chiede quando torna in sé, poi, vedendo che non ho il giubbino, mormora:-Scusa...non avevo visto...-.

Sorrido anche io e lo invito ad entrare con un gesto.

Ciao!- esclama Lucy in soggiorno quando lo vede entrare, rendendo la sua espressione ancora più sbalordita. Nuovamente si riprende e, sorridendo, accenna con la mano un saluto.

Prendo il giubbino e il cellulare, poi torno in soggiorno dove trovo Lucy e David a chiacchierare.

Usciamo insieme, chiudo la porta e saluto la mia best friend mentre si allontana.

- Pronta?- mi chiede lui passandomi il casco.

Annuisco affascinata dalla moto verde che mi trovo davanti agli occhi.

Per tutto il (breve) viaggio mi tengo stretta a lui con le guance infuocate.

Quando arriviamo al cinema i suoi amici ci stanno aspettando impazienti davanti all'ingresso.

Nella sala mi affidano il posto tra Matt e Samuel, esattamente al centro dei ragazzi.

- È importante conoscere anche gli amici del protagonista!- mi spiega in un sussurro Samuel, divertito dalla mia espressione confusa.

Giustamente rimangono sbalorditi e silenziosi quando mi tolgo il giubbino e mostro, fingendomi inconsapevole, ogni dettaglio degli abbinamenti dei vestiti.

Chissà che film è...” penso mentre iniziano le pubblicità. Quando poi esce il titolo del film sento i quattro ragazzi ridere, probabilmente per la faccia stupita da persona che non si è preparata mentalmente che in questo momento sto mostrando. Mi volto verso loro e, con la stessa espressione, esclamo:- Kung Fu Panda 2!?-.

Lo ammetto: non me l'aspettavo.

Certamente mi sono preparata sui film che proiettano questa settimana, ma non avrei mai pensato che sarebbero andati a Kung Fu Panda...non con me almeno!

Sento Matt che bestemmia, poi si alza e David mi viene di fianco. Si avvicina al mio orecchio e sussurra:- Avevamo considerato di andare a vedere un altro film dato che venivi anche tu, ma abbiamo cambiato idea perché se no non avresti potuto scrivere tutta la verità, ma solo ciò che tutti sanno!-.

Che tenero! Ha pensato al mio lavoro! Sono quasi commossa!

Ammetto che non mi sono mai comportata così male al cinema, ma era per cause maggiori: come potevo io, circondata da ragazzi che fanno battutine in continuazione, anche solo pensare di non ridere?

Per lo meno non ci hanno obbligati ad uscire dalla sala...

- Che titolo darai al libro?- mi chiede Jeremy mentre stiamo andando a mangiare.

Improvvisamente tutta l'attenzione dei quattro ragazzi è incentrata su di me.

Cercando di non arrossire troppo rispondo:- Non lo so ancora...Lucy dice che dovrei intitolarlo “Achille, la vita di un eroe”...-. Mi volto verso David per vedere la sua reazione, perché ho mentito e l'ho inventato io il titolo.

- Lucy...è la ragazza che era a casa tua?- chiede.

Possibile? A quanto pare tutti i ragazzi hanno la grave malattia che li obbliga a fare la domanda sbagliata nel momento sbagliato!

Annuisco e lui sorride. - Se riesci ad estirparmi il motivo per cui mi chiamano Achille non è male come titolo, anche se...niente.- mormora con un non so che di malinconico della voce.

Raggiungiamo il ristorante cinese in cui mangeremo e ordiniamo.

- Perché sei chiamato Achille?- chiedo direttamente dopo alcuni istanti di silenzio.

Tutti i ragazzi si mettono a ridere un po' malinconici e ciò mi rende ancora più curiosa.

Devo assolutamente venire a sapere tutto di ciò!

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Fanatico ***


Capitolo 3

 

Non la credevo così diretta.

Adesso mi sta guardando con gli occhioni da cucciolo per avere la risposta.

- Perché metti gli occhiali se non ne hai bisogno?- chiedo io di rimando riferendomi ai suoi occhiali con dei vetri al posto delle lenti. Fare una domanda altrettanto antipatica è la mia solita difesa alla situazione che, pensandoci bene, ho innescato io stesso.

La vedo arrossire e risponde:- Perché no!?-.

È proprio carina... Con entrambe le mani si arrotola una ciocca di capelli e fissa silenziosa il tavolo. Ha gli occhi azzurri con striature blu, mentre le cinque extentions che avevo già notato alle olimpiadi sono una rossa, una blu, una arancione, una verde e una rosa.

È un peccato che nella mia vita non ci sia spazio per una ragazza...

Non ci avevo mai pensato così seriamente...

Mi riprendo e sento che la conversazione è andata a finire sull'amica di Alice: Lucia.

- Voi quanti anni avete?- chiede all'improvviso Matt.

Lei si mette a ridere, poi risponde:- 17.-.

- E sei fidanzata?- chiede Jeremy indicando con lo sguardo l'anello che ha al pollice.

Certamente non è la finezza in persona, ma può essere molto comodo avere un amico così diretto. In più è un amico leale e sempre presente quando serve.

- In verità è un anello di amicizia...- mormora rossa in volto e quando alza lo sguardo incrociando il mio arrossisce ancora di più.

Matt mi da una gomitata e mi guarda con un'espressione che dice “Bravo! È completamente cotta di te!” e io gli rispondo con un'occhiataccia.

Con la solita bugia del bagno vado a pagare il conto.

Fuori dal ristorante salutiamo i miei amici, poi io e lei soli ci incamminiamo verso il cinema dove ho lasciato la moto.

- Domani dalle tre alle sei del pomeriggio ho l'allenamento alla piscina comunale. Vieni pure quando vuoi!-. Mi ero quasi dimenticato di dirle dell'allenamento! Oggi non ci sono con la testa...

Lei si volta e mi guarda sbalordita:- Ti alleni per tre ore? Come fai?-.

- Volontà. Il mio più grande desiderio è di superare i miei limiti, ma una volta superati me ne pongo altri. Allenandomi per tre ore alleno contemporaneamente forza e resistenza.- rispondo preparandomi all'interrogatorio.

- E il riscaldamento?-.

- La mattina dalle cinque alle sette vado in palestra.-.

- Cosa? Ti svegli così presto per andare in palestra?-.

- Sì.-.

- E ci stai sempre per due ore?-.

- Sì.-.

- E come fai a fare tutti i compiti?-.

- Li faccio il pomeriggio dall'una e mezza fino alle due e mezza e poi la sera dalle sei e mezza alle nove. Poi mangio, dormo, mi sveglio, faccio colazione, vado in palestra e vado a scuola.-.

- E riesci sempre a finirli?-.

- No...-.

- E allora come fai? Salti l'allenamento?-.

- No! Li faccio a scuola l'ora prima...-.

- Non perdi mai un allenamento?-.

- Mai!-.

Siamo arrivati alla moto e le passo il casco.

- Non ti credevo così..fanatico.- mormora.

Chissà cosa pensa di me adesso!

Arriviamo a casa sua e ci togliamo entrambi il casco.

- Vieni domani? Così vedi quanto sono fanatico...- mormoro un po' amareggiato.

Lo ammetto: mi sono offeso. So benissimo che il mio stile di vita e la mia decisione possono portare la gente a pensare che io sia fanatico, però non mi piace quando me lo dicono in faccia in questo modo.

In qualsiasi caso cosa ne sanno di me?

Si è accorta della nota di amarezza nella mia voce, quindi si affretta a rispondere:- Certo!-.

Ho appena messo via il suo casco quando la sento mormorare:- Dove vai in palestra?-.

Rimango sbalordito:- Ti vuoi svegliare così presto per il tuo libro?-.

Annuisce.

- Palestra Wellington, viale Trafalgar, 27/c. Ci vediamo lì!- accenno un saluto con la mano e parto diretto verso casa.

Parcheggio la moto ed entro in casa.

Trovo i miei genitori seduti sul divano che mi fissano con negli occhi lo sguardo speranzoso che io odio.

- Allora?- mi chiedono.

Non riesco a capire cosa ci sia di così interessante in una serata fuori con gli amici.

- Come è la ragazza? Ti piace?- mi chiedono di nuovo.

Rimango di stucco. Avevo apposta tralasciato il particolare che Alice veniva con noi per non farli sperare invano, ma Matt e Samuel sicuramente si sono lasciati sfuggire qualcosa.

- È venuta con noi per un lavoro di scuola.- specifico subito.

Vedo la scintilla di speranza che illuminava i loro occhi diventare fioca ed annebbiarsi.

Mia mamma si volta, probabilmente per non farsi veder piangere, mentre mio padre si alza e mi porta una lettera.

- È dell'ospedale.- mormora.

L'hanno già aperta. Velocemente la leggo con il cuore in gola per l'ansia.

- Se continui così perdi sette anni David...- inizia mio padre. So già cosa mi vogliono dire e so già anche cosa risponderò, ma come sempre non lo fermo e gli faccio fare il suo discorso; non lo ascolto nemmeno.

Mi appoggia una mano sulla spalla:- Ti prego, David, cambia idea! Sei ancora in tempo...-.

Cerco di guardarlo negli occhi, ma appena il mio sguardo incrocia il suo implorante sento i miei occhi bruciare.

Senza dire niente mi chiudo in camera.

Io li capisco: sono i miei genitori, è ovvio che non riescano ad accettare la mia decisione. Però diventa sempre più difficile guardarli negli occhi, in quegli occhi imploranti e sofferenti.

Lo so, sono un grande egoista egocentrico.

Però sono un po' scusato...

Mi sdraio sul letto, ma non riesco a dormire a causa di quella maledetta lettera: mi mette sempre di malumore.

Cerco allora di pensare ai miei amici e subito mi si presenta in mente un'immagine che mi tranquillizza un po': Alice Cooper.

È con il suo volto stampato in mente che mi addormento e mi sveglio la mattina seguente.

Faccio colazione velocemente e parto prima del solito: voglio evitare per un po' i miei genitori.

Raggiungo la palestra dieci minuti prima dell'apertura. Mi siedo su una panchina e inizio a pensare seriamente a quella lettera, quando dopo nemmeno cinque minuti vedo arrivare una bici arancione.

Certo che la sua forza di volontà potrebbe sembrare vero fanatismo... Sorrido beffardo alla parola che le ho assegnato, ricordandomi della serata precedente.

Mi saluta con un cenno della mano, perché è chiaro che non si è ancora svegliata, e sorride.

Passiamo i cinque minuti di attesa seduti sulla panchina in silenzio mentre io fisso la sua bici e lei mi osserva.

Finalmente aprono la palestra e possiamo entrare.

Oggi mi ero deciso di fare alternati flessioni ed addominali, perché infatti odio tutti i vari marchingegni che si trovano solitamente in palestra.

Per non annoiarmi in queste due ore però continuo a variare l'esercizio, come per esempio alleno gli addominali prima con le gambe a novanta gradi, poi con le gambe dritte, poi sollevando le gambe al posto del busto, ... mentre le flessioni le faccio normalmente, poi in tenuta, poi battendo le mani, …

Per tutto il tempo non parlo ad Alice e cerco di non guardarla, un po' perché non ho fiato e un po' per non deconcentrarmi. Vedo però con la coda dell'occhio che mi sta fissando attentamente e che sta prendendo appunti.

Alla fine mi fa i complimenti sbalordita, ci salutiamo ed andiamo a scuola ognuno per conto proprio.

Le prime tre ore di lezione passano veloci, probabilmente perché guardo fuori dalla finestra annoiato, addormentato e soprattutto tormentato dal ricordo della lettera.

All'intervallo come sempre andiamo in giardino sul nostro muretto.

Sto chiacchierando con Jeremy quando questo si blocca. Ovviamente mi giro subito dalla parte dove sta guardando lui e vedo Alice con Lucia. Osservo meglio il mio amico e quando mi volto capisco che si è bloccato a guardare l'amica della giornalista.

- Lucia Amanda Perez, 17 anni, Argentina, stato: single.- gli sussurro nell'orecchio.

Subito mi ripiego su me stesso per il dolore della gomitata nello stomaco che ho ricevuto come risposta.

Posso giurare che non l'ho mai visto così: è perso nei suoi pensieri e non ascolta nessuno.

Certo che Alice ha proprio portato un gran cambiamento nella mia combriccola!

Dopo la scuola pranzo velocemente mentre cerco di ricordarmi la famiglia romana di Costanzo Cloro, figlio Costantino, nipoti Costantino II, Costante e Costanzo II … si uccidono a vicenda quindi non li posso confondere! … Sono Pazzi Questi Romani, davvero! Non potevano inventarsi nomi diversi?

Guardo l'orologio ed impreco: sono già le due e trentatré! Preparo velocemente la borsa per l'allenamento e corro alla piscina.

Non vedo Alice, quindi sarà già entrata oppure arriverà dopo... Entro negli spogliatoi.

- Sei tardi!- esclama subito Ricky quando mi vede.

Richard Tempton è il figlio del mio allenatore. È da quando ho iniziato a nuotare seriamente, dodici anni fa, che ci alleniamo insieme. È secondo ai nazionali e quinto ai mondiali.

Ci definiamo amici e io lo considero tale, ma ovviamente non c'è paragone tra lui e Matt, Samuel e Jeremy.

Gli spiego che stavo studiando storia e di risposta scoppia a ridere dicendo:- Tu che studi storia? Tu!? Chi sei e cosa hai fatto a David Finnigun?-.

Ridendo insieme andiamo a bordo vasca dove ci aspetta Massimiliano Tempton: il migliore allenatore di tutti i tempi, il mio allenatore, il mio idolo.

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Allenamento ***


Capitolo 4

 

Sono le tre e ventisette quando finalmente arrivo alla piscina: so di essere tardi, ma dovevo assolutamente studiare storia per domani perché il mio sesto senso – che sbaglia sempre – mi dice che domani sono interrogata e sono in ansia.

Mi sono appena tolta il giubbino e seduta sulle tribune quando vedo Massimiliano Tempton avvicinarsi a me. Mi tremano le gambe per l'agitazione, per fortuna sono seduta! L'anno scorso ho scritto un articolo di ben 32 pagine su di lui!

- Scusa, dolcezza, ma questo allenamento è chiuso al pubblico.- esclama quando mi raggiunge.

Mi sento la lingua annodata, ma riesco a dire:- Mi ha detto David che potevo venire...-. La mia voce, che volevo fosse chiara e sicura, risulta fioca ed incerta.

Il mio istinto mi spinge a cercare lo sguardo del ragazzo e, caso assai fortunato, riesco ad incrociarlo mentre respira a stile ed a inviargli un'occhiata di chiarissima lettura: “Aiuto!”. Nel frattempo anche l'allenatore si è voltato verso il suo pupillo fissandolo con aria orgogliosa ed incuriosita.

Rimaniamo entrambi sbalorditi quando lo vediamo deviare, attraversare le corsie e uscire dalla piscina.

Ovviamente rimango senza fiato a vederlo in costume, ma sono giustificata: io sono una ragazza e lui ha un fisico perfetto!

Nel tempo che io impiego a riprendermi dalla visione lui ci ha già raggiunti.

- Qual è il problema?- chiede tranquillo.

Il suo allenatore si volta verso di me.

- Ah... non te l'avevo detto?- chiede David un po' imbarazzato e quando l'altro scuote la testa distoglie lo sguardo da noi fissandolo sul pavimento con aria colpevole.

- Scusa, non ci sono molto con la testa in questi giorni... comunque le ho detto io che poteva venire... anche per gli altri giorni dell'anno se vuole... le serve per un libro che deve scrivere per la scuola...- mormora senza alzare lo sguardo.

- Si può sapere che succede?- chiede Richard Tempton che nel frattempo ci ha raggiunti incuriosito dall'interruzione dell'allenamento dell'amico.

Nessuno gli risponde e David alza lo sguardo sull'allenatore che lo fissa silenzioso.

- Se è un problema me ne posso andare... capisco che non si poss...- inizio io per evitare una discussione inutile, ma l'uomo alza una mano per fermarmi e borbotta:- Certo che puoi restare, dolcezza!- poi, rivolto al pupillo esclama con tono canzonatorio:- La prossima volta che mi porti una sconosciuta però voglio una richiesta ufficiale scritta a mano con penna e calamaio in latino, ok?-.

Ridendo tornano in piscina e riprendono l'allenamento:

- 200, 400, 800, 1000, 800, 400, 200 metri stile;

- 200, 400, 800, 1000, 800, 400, 200 metri dorso;

- 200, 400, 800, 1000, 800, 400, 200 metri rana;

- 100, 200, 300, 400, 500, 600, 500, 400, 300, 200, 100 metri delfino;

- 100, 200, 400, 200, 100 metri misti;

- esercizi vari per il perfezionamento degli stili;

- dieci scatti da 50 metri per ogni stile.

Sono veramente ammirata: non credevo proprio che dei ragazzi diciannovenni potessero sopravvivere a un allenamento simile!

Prima di andare negli spogliatoi i due atleti rimangono un po' seduti a bordo vasca per riprendere fiato. Solo adesso noto dei dettagli che mi incuriosiscono molto su David.

In primo luogo vedo su tutta la parte alta della schiena (da scapola a scapola) un enorme tatuaggio a forma di ali. Osservandolo bene quelle che apparentemente sembrano essere normali linee si rivelano essere una frase e una firma: “I'm not afraid to die – Achille”.

Curioso...voglio assolutamente saperne di più, ma ormai ho capito che fare domande dirette non mi porta alcun risultato e nemmeno gli amici mi saranno d'aiuto. Devo assolutamente fare in modo che si fidi di me, così magari mi spiegherà tutto senza che io debba chiedere...

L'altro dettaglio che cattura la mia attenzione sono le numerose cicatrici che ricoprono il suo corpo.

Inizio a riordinare gli appunti che ho preso e a ricavarne un testo espositivo, ma vengo distratta dalla voce dei ragazzi quando mi sento nominare. Sono troppo lontani perché io possa sentire le esatte parole, ma li vedo ridere, quella risata non di scherno, e ciò mi fa sorridere: a quanto pare gli sto simpatica.

Dopo una domanda di Richard che avrei tanto voluto sentire vedo il volto di David oscurarsi. È diventato serio, troppo serio, e nei suoi occhi leggo quella nota di malinconia che avevo già notato altre volte.

Risponde lentamente, piano, con lo sguardo vuoto e fisso su un punto lontano. Anche Richard diventa serio e pone un'altra domanda, questa volta con più cautela.

David rimane fermo e zitto, ma stringe le mani sul bordo e si nota in ogni suo muscolo una nuova tensione.

Improvvisamente tutto questo svanisce e si volta verso di me. Rimane serio per alcuni attimi che a me sembrano un'eternità, poi sorride, si alza e mi saluta, per poi andare negli spogliatoi.

Velocemente mi appunto tutto ciò nel quaderno. Per queste cose ho destinato una pagina intera intitolata “Misteri”.

Esco dalla piscina e mi trovo indecisa su cosa fare: devo rimanere lì ed aspettarlo oppure me ne devo andare?

Decido di sedermi su una panchina a riordinare ulteriormente gli appunti. In questo modo quando esce se mi vuole parlare – opzione che spero si avveri anche se abbastanza improbabile – mi vede e mi raggiunge; se invece non mi vuole parlare può benissimo andarsene ignorandomi mentre io avrei un alibi per rimanere lì.

Sono arrivata alla pagina “Misteri” quando lo sento uscire dallo stabile chiacchierando con Richard. Tutto è tornato come prima: sono allegri e stanno ridendo insieme.

- Hey, Alice!- lo sento gridare da lontano quando mi vede.

Ovviamente sfoggio tutte le mie abilità (scarse) di recitazione per fingermi molto sorpresa e, a quanto pare, ci cascano entrambi.

- Cosa stai scrivendo?- chiede mentre si avvicinano.

Mi rendo conto della pagina su cui sto scrivendo ed il più velocemente possibile chiudo il quaderno. Subito sul volto dei ragazzi si dipinge l'espressione di pericolosa curiosità che mi fa arrossire imbarazzata.

- Piacere, io sono Ricky.- dice tendendomi la mano l'amico di David.

Giustamente anche io allungo la mano.

Errore epico!

Dopo avermi stretto la mano con l'altra mi ruba il quaderno e si allontana un po' di corsa.

- Ridammelo!- esclamo subito, ma si è allontanato talmente velocemente che non riesco a raggiungerlo. Lo scatto che ho fatto per alzarmi però mi fa crollare al secondo passo perché sono troppo sbilanciata. Che figura!

David però riesce a sostenermi prontamente e mi aiuta a ritrovare l'equilibrio.

- Ricky, ridaglielo!- esclama divertito, ma l'amico scuote la testa e sfogliando il mio quaderno ridendo borbotta:- Certo che sei una giornalista di primissima qualità!-.

Ogni singola pagina che volta mi procura una fitta al cuore: adesso mancano solo quindici pagine a quella che stavo riordinando.

Chissà cosa penserebbe di me se sapesse ciò che penso, ciò che so e ciò che voglio sapere di lui!

- Ricky, ridaglielo! Non rompere!-.

Che dolce, mi sta difendendo!

- Achi, dovresti leggere qui...- continua l'amico imperterrito.

- No, per favore, no...- sussurro io implorante, peccato che lui sia il tipico esponente di ragazzo che se dici qualcosa fa il contrario... che maledetta sfortuna che ho!

- Ricky, smettila!-.

- Senti, senti... scrive anche di me!- esclama l'altro volando pagina e proseguendo a leggere.

- Mi dispiace, Alice...- mormore David capendo che è una battaglia persa.

Sento il cuore battere forte, troppo forte.

Le mie gambe iniziano a tremare.

- Alice... Alice, ti senti bene?- mi chiede lui subito accorgendosi del mio cambiamento.

Ricky volta un'altra pagina.

Ne mancano solo tre!

Il mio rossore si trasforma improvvisamente in pallore quando volta ancora una pagina.

Solo due pagine alla mia disfatta!

Perché mai ho scritto quelle parole che adesso bruciano nella mia mente?

- Alice... sei pallida, siediti...- mormora David preoccupato, poi grida all'amico:- Smettila, si sente male...-.

Quello però volta ancora una pagina.

Il mio debole corpo non regge più la tensione.

Il volto di Ricky è luminoso e divertito...

Volta l'ultima pagina.

Vorrei morire all'istante oppure sprofondare nel terreno.

Quando inizia a leggere il suo sguardo da divertito si trasforma in sbalordito e, quando finisce, serio.

Alza gli occhi e li fissa su i me mentre si avvicina.

Mi sento ferita nell'orgoglio, smascherata, umiliata.

Subito sento gli occhi pungere e le lacrime affacciarsi alle guance

- Achi... leggi qui...- mormora.

David, avendo anche lui notato il cambiamento nell'amico, gli si avvicina ed inizia a leggere.

Basta! Non resisto più!

La mia prima lacrima è appena scivolata sulla guancia quando mi volto e coro via il più velocemente possibile sperando che non mi seguano.

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=974148