Lexi Branson;

di JenSolmate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Dicono che l'inferno sia terribile; avrei voluto finire lì. ***
Capitolo 2: *** Io la voglio vedere; ***
Capitolo 3: *** Avevo ancora tante cose da vivere; ***



Capitolo 1
*** Dicono che l'inferno sia terribile; avrei voluto finire lì. ***


Cosa succede quando si muore?
Quando si muore davvero... Me lo domandai quando morirono i miei genitori e mio fratello, speravo che per loro ci fosse solo una nuova vita, dove naturalmente io non ero presente... avevo portato solo dolore nelle loro vite e io mi sentivo così fuori posto ovunque... 
Adesso, le cose non erano cambiate affatto. Il mio senso di disagio era ancora più grande. 
Ero morta. 
E quello che succede a un vampiro quando si muore, non è per niente bello.
Non si dorme, non si mangia, non si parla.
Sono completamente sola. Dove? 
Sono esattamente dove sono morta. Mystic Falls, in un vicolo dietro il Mystic Grill. I primi giorni, non facevo altro che piangere... Tutto era perfettamente nitido, le persone, gli oggetti, le voci... 
Quando passi la vita o non vita a cercare di nascondere quello che sei, a non uscire alla luce del giorno, a lottare continuamente contro la voglia di sangue...desideri quasi di diventare invisibile e sembra che poi, quando muori, i tuoi desideri vengano resi reali.
Ero e sono così...Invisibile...che giuro, vorrei di nuovo sentire la mia gola ardere vedendo le vene di un umano pulsare.
368 anni su questo mondo per diventare un'inutile essenza che nessuno vede o percepisce.
Avevo provato più volte ad allontanarmi da quel Mystic Grill, andare oltre. Ma come superavo degli isolati mi ritrovavo a camminare davanti quell'insegna che ormai quasi odiavo. Riuscivo a vedere solo qualche casetta.
A volte arrivavo vicino un'abitazione e passavo il tempo a vedere le persone mangiare, parlare...essere una famiglia.
Seguivo le loro conversazioni e i loro gesti con invidia. Mi mancava tutto...la solitudine totale, speravo di poter riconoscere qualche morto come me, avere una conversazione..ma come potevo muovermi da lì per trovare qualcuno? Un'essere sovrannaturale morto come me lì era quasi impossibile...
Un bel giorno (in modo ironico, ovvio) decisi che io non ero quella che si piangeva addosso, che dovevo trovare un modo per passare probabilmente la mia eternità in quel posto e dovevo farlo nel modo più appropriato. Magari ero lì per un motivo. Magari servivo a qualcosa, ero stata messa lì da parte per un bene superiore, dentro una teca magica con un'etichetta gigante che diceva "ROMPERE IL VETRO E USARE SOLO IN CASO EMERGENZA" 
Pensarla in questo modo mi faceva sentire meno insignificante.
Appena iniziai a credere in questa cosa, qualcosa di strano avvenne nella mia mente; per quanto io avessi parlato poco con Elena Gilbert, la donna che amava il mio migliore amico, sentii la sua voce, quasi in un sussurro. Le sue parole furono "Lexi ha dato il via al suo nuovo progetto: Farmi ridere" il suo tono era sconsolato, sofferente; poi non riuscii a percepire altro. Nient'altro di chiaro e nitido come quelle parole. Sentii spesso la sua voce ripetere il mio nome, era all'interno di una frase ma nient'altro era comprensibile... era come un sentire il passaggio di un mezzo di trasporto molto veloce vicino alle orecchie... un sibilo, un rumore più forte e poi il sibilo in lontanza...
--

Era mattina presto, il sole stava sorgendo. L'unica parte bella era che il sole non poteva ferirmi, ero già morta, cosa avrebbe potuto farmi? 
Ok, sarò onesta... la mattina che mi sono svegliata con un paletto infilato nel cuore, la prima cosa che ho fatto è stata nascondermi dal sole. Mi sono messa nell'ombra di un cassonetto...era la prima cosa vicina a me.. 
Evitiamo questa parte, non mi va di ripensare a quei giorni, proprio adesso che forse ho trovato quasi un'equilibrio.
Questa situazione mi ha fatto diventare un perfetta stalker. Lo faccio continuamente, è l'unico modo che ho per sentirmi meno sola. 
E fortunatamente stava per arrivare la persona che avrei seguito fino alle 17.45 l'ora della fine del suo turno.
Matt Donovan.
Puntuale come sempre parcheggiò il suo pick-up e scesce di fretta passando dal retro, mi faceva sorridere la sua aria stanca del giorno prima,era rassegnato e si vedeva che cercava di affrontare la giornata nel modo migliore e non pensare ad altro, anche se credo gli risultasse difficile, proprio come facevo io. Appena entrava io diventavo la sua ombra, sono sempre dietro di lui.
Gli altri lì dentro non mi ispiravano, vedevo qualcosa in lui che mi rispecchiava, il mio stesso stato d'animo...
Arrivo con lui negli spogliatoi e mi siedo guardandolo mentre si sfila la maglietta, era la parte più bella della giornata. Sono uno spirito va bene, ma pur sempre una donna, e il suo fisico perfetto me lo faceva ricordare.
Non solo l'osservo, ma cerco anche di aiutarlo. La cosa più strana era che a volte, riuscivo ad avere una connessione, mi sembrava che ascoltasse i miei pensieri e in modo inconscio faceva ciò che gli dicevo. Era successo 3 volte.
La prima volta, un cliente aveva rubato una bottiglia di Rum da sopra il bancone, io non potevo fermarlo e cercai disperatamente di far voltare Matt, disperata sussurai al suo orecchio di girarsi e vedere cosa stesse succedendo dietro di lui.. e lui mi ascoltò
La seconda volta il cuoco aveva lasciato aperto il gas, per mezz'ora ho provato a fargli capire di andare a controllare la cucina, urlai quasi nelle sue orecchie finchè non ci andò davvero.
Il giorno dopo ci provai di nuovo iniziando a ripetergli di fare cose senza senso come apparecchiare un tavolo vuoto, la cosa soprendente fù che dopo un pò lo fece davvero..Decisi che dovevo scoprire perchè e come funzionavano quei collegamenti.

Non avevo mai provato a seguirlo a casa, dopo la prova andata a buon fine, sapevo che avrei dovuto farlo.
Chissà chi aveva ad aspettarlo a casa, chissà cosa faceva. Non avevo mai visto una fidanzata andarlo a trovare sul lavoro, mi sembrava giovane per essere sposato e andava sicuramente ancora a scuola, solo la domenica aveva quel turno e l'avevo sentito parlare spesso di quante fosse difficile studiare dopo il lavoro. Speravo solo che abitasse nel mio raggio d'azione e che la mia 'teca' comprendesse anche casa sua.
Appena finì il turno salii sul suo pick-up, mi sedetti al suo fianco e mi voltai per guardarlo mentre guidava, il suo sguardo era tutt'altro che felice, cosa poteva esserci a casa sua da farlo sentire così?
Man mano che i metri passavano la paura di ritrovarmi al grill si faceva più forte, non volevo lasciarlo lì, sembrava che stesse andando incontro a qualcosa che non riuscivo a capire, mi sembrava di vedere il mio stesso sguardo sperduto.
Aveva entrambe le mani sullo sterzo e mi sembrava che lo stringesse sempre di più, con rabbia...disperazione.
Mi faceva male quel suo sguardo. Tanto che sentii le lacrime scorrere sul mio viso freddo e scivolare fino all'incavo delle labbra, il battito del suo cuore era irregolare più che agitato...sconsolato.. avrei tanto voluto sapere a cosa stesse pensando.
Mi sarebbe piaciuto molto di più parlarci, sentire la sua voce pronunciare il mio nome ed era un desiderio al quanto strano... Dopo qualche secondo sento il motore fermarsi, stava parcheggiando. Mi guardai attorno e vidi la sua casa, era piccolina e non molto particolare, le luci spente, sembrava che non ci fosse nessuno.
Lo seguii fuori dall'auto e mi meravigliai quando mi resi conti che io non ero mai riuscita ad allontanarmi così tanto da sola. Con il capo basso aprì la porta e io entrai subito dopo, era fantastico non aver bisogno dell'invito*

"Mamma sono a casa, non ti preoccupare eh, non venirmi a salutare, ah si a lavoro tutto bene anche oggi ho guadagnato i soldi per mantenere questa casa"


urlò lui con un tono ironico e pungente, cercai con lo sguardo la madre ma di lei non c'era traccia...stava parlando da solo?
Non c'era nessuno? Mi avvicinai al camino e vidi una foto, una ragazza con i tratti del mento pronunciati, una grande bocca e capelli mossi che le scendevano lungo le spalle, cercai di guardare meglio..
Mi stupii quando mi accorsi che era morta. Una foto con il suo nome era messa in un angolo. Vicki Donovan.
Ritornai a guardare Matt e lo vidi vicino la cucina, stava per cucinarsi qualcosa. Mi avvicinai piano, avevo quasi paura di distrarlo, era solo...proprio come me.
Lo sguardo perso nel vuoto...
"Matt..."
sussurrai a denti stretti, in quel preciso momento mi sentii talmente vicina a lui... Chissà quante cose aveva perso, quante persone l'avevano ferito lasciandolo lì.. sua madre doveva essere viva,andava a scuola, lavorava....

"Chi è?!"

disse lui voltandosi di colpo, feci un passo indietro asciugandomi le lacrime che mi rigavano il volto. Mi aveva sentito? Come aveva potuto sentirmi? Rimasi in silenzio, doveva aver sentito qualcuno alla porta..non poteva... non potevo crederci.

"Chi è che ha detto il mio nome?!"

Torno a dire, allora mi aveva proprio sentito. Rimasi ancora in silenzio, volevo così tanto che mi percepisse che quasi avevo paura che la cosa non si ripetesse.

"Finirà mai questo posto di sconvolgermi?! Vampiri, lupi...adesso voci.. bah..parlo anche solo"

Rimasi stupita ancora una volta, sapeva dell'esistenza di vampiri e lupi... lo vidi scuotere la testa e tornare a pensare al cibo nelle padelle, mi portai le mani sul volto cercando di elaborare tutto, mi persi nei miei pensieri e quando tornai alla 'realtà' lo vidi seduto sul divano con il piatto in mano, mangiava lentamente come se fosse rassegnato. Ad un tratto si bloccò guardando nella mia direzione che quasi gelai, sembrava penetrarmi con il suo sguardo, era come se mi stesse fissando davvero.

"Matt..."


uscì quasi un sibilo dalle mie labbra, restò a fissare il punto esatto dove ero io ancora per un pò, poi ritornò a mangiare.
Appena il suo sguardo ritornò sul piatto io mi sentii vuota... Le lacrime tornarono a rigare il mio volto, sapevo che mi avrebbe fatto male, ma non così tanto.
Le speranze. Tutte le mie speranze di essere sentita da qualcuno mi abbandonarono e mi lasciai scivolare a terra, tenendo la schiena appoggia al muro portai le ginocchia al petto e le lacrime divennero incontenibili. Singhiozzavo e non riuscivo a smettere.
Perchè? Perchè non solo che fossi morta dovevo vivere in quel posto completamente sola?
Perchè illudermi e poi sconvolgermi così? 
Stavo pagando per le persone che avevo ucciso appena trasformata? Pagavo un debito che era troppo grande da sopportare, avevo cercato sempre di rimediare ai miei errori. Mi ero dedicata a chi avesse bisogno, e adesso che avevo bisogno io? 
Nessuno aveva pensato a me, solo Elena qualche volta... era stata così insignificante la mia vita sulla terra?
Solo dolore avevo causato?
Mi portai le mani sul viso come se volessi nascondermi, volevo sparire e diventare il nulla, invece di vivere in quel limbo.
Sentivo di non avere scopi, di non valere niente. Quella non poteva essere la morte... L'inferno descritto dalle religioni mi sembrava il ritratto della felicità.

"Chi sei? Perchè stai piangendo?"

Sentii una voce dolce, sembrava proprio Matt... lentamente lasciai scivolare le mani dal mio viso e mi resi conto che era inginocchiato vicino a me cercando di guardarmi, sembrava un pazzo che guardava i difetti della pittura nel muro e parlava solo. 

"Ti prego.. sento la tua presenza tutti i giorni, ti ho sentito nella mia macchina, ti sto sentendo qui... Stai piangendo e prima hai detto il mio nome... Io mi sembro un completo pazzo da quando tutte le cose folli mi sono cadute in faccia, la mia vita è completamente andata a rotoli e non sò nemmeno perchè. E adesso parlo da solo... fantastico"

disse di nuovo, era dolce, delicato, lo sentivo soffrire.. istintivamente allungai la mano e l'appoggiai sul suo ginocchio, era quasi impossibile ma lui abbassò lo sguardo, singhiozzai di nuovo e lui appoggiò la mano sul suo ginocchio.

"Ti prego" ripeté ancora

Ma io non avevo la forza di parlare, sentivo un nodo in gola e la paura di dire qualcosa di sbagliato era troppo forte e poi, da dove cominciare?
Con un 'hey ciao sono morta e ti stalkero da mesi, ma non aver paura'
Tolsi la mano dal suo ginocchio e mi alzai cercando qualcosa per poter comunicare con lui.
 

"Sei andata via?"
disse in un sussurro, mi guardai attorno di nuovo e vidi la lavagnetta vicino al frigo, era piena di polvere e questo era un bene, passai il dito sulla polvere per scrivere "Non lo so, sono sola..e ho paura"
erano le uniche cose che mi uscirono.. era la sintesi perfetta. Mentre scrivevo altre lacrime rigarono il mio volto, feci cadere qualcosa per attirare la sua attenzione e lo vidi alzare lo sguardo senza capire bene.. dopo un pò però si alzò e mi venne incontro fissando la lavagnetta.
Ogni passo che lui faceva, lo sentivo rimbomabare nella mie mente, significava che poteva percepirmi, speravo che questa volta fosse vero, non sapevo se avrei retto a un'altra delusione. 
Non avevo mai avuto tanta paura in vita mia... 
Continuai a fissarlo e lo vidi sul suo labiale, stava leggendo le mie parole. Restò in silenziò qualche minuto poi prese in mano la lavagna e cancellò le mie parole, lo vidi scrivere qualcosa e appoggiare di nuovo la lavagna sul muro.
Mi sporsi appena per guardare, non aveva scritto, aveva solo sporcato di nuovo la lavagna con la polvere del gesso per farmi scrivere ancora. 

"Beh, immagina me che si sente qualcuno piangere e chiamare il suo nome, che mi dice di apparecchiare tavoli o che mi aiuta con i ladri. Hai scelto me, perchè?
Io non sono sicuro di poterti aiutare
"

Il mio stupore divenne più forte...aveva percepito ogni cosa di me. Adesso ero sicura che avrei dovuto continuare a interagire con lui. Non l'avevo scelto..o forse sì.. 

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Capitolo 2
*** Io la voglio vedere; ***


Era stato così gentile con me, sembrava avere dei problemi con il mondo sovrannaturale ma non mi aveva cacciato, la sua preoccupazione era di non potermi aiutare, in realtà non sapevo nemmeno io se potesse aiutarmi o no, sapevo solo che ero stata la usa ombra per tutto il tempo e mi aveva percepito tanto da sentirmi piangere. A quel pensiero sentii il mio viso arrossarsi, avevo fatto una pessima figura, non mi piaceva farmi sentire fragile, nessuno mai aveva visto questo mio lato avendomi avanti tutti i giorni e lui riusciva a sentirmi da invisibile... feci un lungo sospiro e mi avvicinai alla lavagna per rispondere.
"Non so come mi puoi aiutare, sono morta quasi un anno fa, sono sola qui, completamente sola e tu sei l'unica persona che mi abbia mai percepito"

Feci un passo indietro come se volessi spostarmi per farlo leggere, mossa stupida dato che ero invisibile, ma ci pensai dopo. Mi voltai per guardarlo e notai che mentre leggeva il suo sguardo divenne cupo per qualche secondo, non riuscii a capire il perchè di quell'espressione, forse perchè ero morta... si avvicinò alla lavagna e cancellò anche quelle mie parole.

"Forse sò chi ti può aiutare, è un pò tardi però... se ti dico di aspettarmi qui dieci minuti, mi prometti di aspettarmi e non andare via?"
disse cercando di infondermi sicurezza, era estremamente dolce che quasi mi commosse, aveva davvero un'anima pura e innocente.
Senza pensarci due volte passai il dito sulla lavagna per scrivere un "Sì" 
come lo lesse vidi un sorriso sul suo volto, era strano...per qualche motivo la mia situazione gli stava a cuore, mi faceva pensare positivo ed era la prima volta dopo tanto tempo.

"Allora arrivo subito" prese la giacca e si avvicinò alla porta e io rimasi a guardarlo, poi all'improvviso si girò e tornò in cucina, con una mano dietro la nuca e cercava di essere...sicuro?
"Beh, io mi chiamo Matt e credo che tu lo sappia ormai" rise appena "ma tu..come ti chiami?"

Sorrisi subito, non gli avevo detto il mio nome ma non pensavo gli fosse importato. Mi avvicinai un pò a lui, mi ero stancata di scrivere..
"Lexi..." sussurrai e lo vidi increspare le sopracciglia, mi aveva sentito?

"L-Lexi... va bene Lexi, sarò qui subitissimo..." lo vidi concentrarsi su qualcosa, sembrava mi stesse immaginando. Sorrisi di nuovo e lo vidi sparire oltre la porta.
Come sentii il rumore della serratura incastrasi e chiudersi fu come sprofondare di nuovo nella mia solitudine che quasi mi sentii svuotata, come se una parte di me fosse andata via con Matt

Era inquietante quanto mi sentissi legata al quel ragazzo, forse era per questo che avevo quella connessione.
Ma, per poter avere quel contatto dovevamo essere in due.. Per qualche stranissima ragione anche lui era legato a me.
Mi lasciai scivolare a terra e mi sedetti in un angolo, mi sentivo più protetta in quel modo, portai le ginocchia al petto e mi passai le mani nei capelli.. i miei lunghi capelli biondi che erano perfettamente composti d quando ero morta, sarebbe stato difficile poterli lavare in quelle condizioni. 
Sorrisi da sola per il mio pensiero, se con me ci fosse stato Stefan mi avrebbe sicuramente detto di essere sempre la solita. 
Da quando ero intrappolata in quel mondo parallelo avevo quasi perso me stessa, era stato difficile persino per me, non volevo pensare a come si sentisse chi nemmeno da vivo avesse avuto tanta forza d'animo...
Sospirai di nuovo, sembrava che il tempo non passasse mai..era sempre così in realtà, ma in quel momento immaginavo i secondi che facessero fatica a scorrere e vedevo davanti ai miei occhi l'immagine di un'orologio con le lancette rotte, vibravano senza muoversi. Rabbrividii per quella immagine, era incredibile come la mia psiche mi mostrasse immagini di tutto ciò che pensavo ed erano sempre così reali..
Sbuffai e alzandomi, se restavo ferma in quel modo mi sarei sentita svuotare ogni secondo. 
Mi avvicinai di nuovo al camino, volevo capire qualcosa di lui. 
La mia attenzione si fermò su una foto di famiglia, in realtà l'unica che ritraesse anche una figura maschile. Assomigliava molto a Matt, gli stessi occhi profondi e i capelli biondini. Mi avvicinai di più per guardare meglio e vidi dietro una data... Era morto anche lui.
Una sorella e un padre morto e una mamma assente... Padre e figlia però non erano morti insieme, Vicki era morta da poco.. chissà come... chissà perchè... 
Vicino al divano, fra dei libri vidi delle carte bianche un pò impolverate, mi avvicinai e rimasi sorpresa leggendo di cosa si trattasse. Erano test di ammissioni a college di medicina, finiti... Il suo sogno era indubbiamente quello.
Aveva risposto a tutte le domande in maniera così precisa eppure andava ancora al liceo. Vidi la data scritta in alto, aveva fatto quel test un giorno prima della morte di sua sorella.. 
Di sicuro non l'aveva fatto per inviarlo, era più un modo per mettersi alla prova, vedere se era in grado di affrontare quella prova..considerando la polvere sopra che c'era sopra aveva abbandonato del tutto quell'idea, doveva essere difficile anche il liceo..
Mi appoggiai sul divano e sentii un rumore fuori dalla porte, era il suo pick-up, finalmente era arrivato. 
Sentii dei passi affianco a lui e una voce femminile
"Matt, andiamo, sei impazzito?!" disse incurante di farsi sentire "Mi hai trascinato qui blaterando di uno spirito."

"Bonnie! Sei una strega devi credere agli spiriti!"

"Si ma non a quelli che senza offesa, un umano può sentire così"

"Ascolta, non lo so perchè lei abbia scelto me per interagire, per qualche insulsa ragione ha creduto che io fossi speciale, che fossi utile a qualcosa senza mettere in pericolo la mia vita e io non resterò con le mani in mano" disse con un tono deciso infilando che chiavi nella toppa. 
Rimasi di sasso per quelle parole, lo viveva con un privilegio? Lo facevo sentire importante e utile...stranamente era lo stesso modo in cui lui mi faceva sentire. Entrò in casa e si guardò attorno.
"Lexi, sono tornato" disse appoggiando le chiavi su un tavolino, era quasi felice di poterlo dire, come se finalmente ci fosse qualcuno ad aspettarlo ed io ero felice che qualcuno mi stesse chiamando. Rimasi in silenzio appena vidi la ragazza, era molto bella, dalla pelle olivastra e i capelli scuri che scendevano in boccoli delicati, aveva qualcosa che mi ricordava una mia cara amica... Bree.
Era una strega. Doveva chiamarsi proprio Bonnie..lei si guardò attorno alzando le spalle

"allora, dove sarebbe?"

"E' qui Bonnie, è qui! Da qualche parte" fece una pausa "Lexi, lei è una mia amica, Bonnie, è una strega forse può aiutarci" 
Appena finì di parlare mi avvicinai a lui e gli toccai il braccio..
All'improvviso Bonnie increspò la fronte

"Lexi?Quella Lexi?" disse stranita piegando leggermente la testa da un lato

Mi conosceva? beh sperai che conoscesse solo storie divertenti 
"Sì.." sussurrai all'orecchio di Matt e lui si girò verso Bonnie.

"Dice di sì, Bonnie puoi spiegare anche a me?"

Bonnie si voltò verso di lui e lo guardò qualche secondo
"Lexi.. la migliore amica di Stefan, è stata uccisa da Damon dietro il Mystic Grill la sera del compleanno di Stefan, tu stavi accompagnando Caroline a casa...lei è un vampiro.."
A quanto sembrava, conosceva quella parte della soria

"E' un vampiro?? Perchè non mi stupisce... sono una calamita per i vampiri" disse con un velo di umorismo

"Beh, è anche bionda" le rispose Bonnie poi tornò seria "Lexi, sai perchè ti trovi qui?"

Come potevo saperlo? Non sapevo nulla...Meno male che intervenne Matt..
"No Bonnie, non lo sa, è intrappolata qui da un bel pò, è sola..è triste. Dobbiamo liberarla!"

"Matt aspetta! Se è intrappolata ci sarà una ragione, io non posso semplicemente sbloccarla! Potrebbe avere delle conseguenze su tutta la natura, è morta..e non ho mai sentito di questa dimensione"

Sospirai triste, in effetti aveva ragione..chissà perchè ero lì e perchè non potevo muovermi. Riportarmi avrebbe creato un passaggio per tutte le altre anime. Matt si voltò verso di me triste, mi aveva sentito..ormai mi sentiva benissimo

"Bonnie, ascoltami un attimo. è morta ingiustamente, se non è andata via da questo mondo probabilmente è perchè qualcuno deve tirarla fuori! Magari non era il suo momento per morire,non ti sto dicendo di riportarla adesso. Vediamo cosa succede. Adesso però voglio che tu mi aiuti per un'altra cosa..." fece un'alta pausa e io mi bloccai quasi incantata a cercare di capire. 
Il suo volto diventò un pò rosso
"Io voglio poterla vedere..."

Rimasi come una scema a fissarlo, voleva vedermi? perchè?
Cavolo...come riusciva a farmi sentire importante, viva...vera... le sue parole mi emozionarono al tal punto da sentire come una scarica elettrica lungo la spina dorsale. Mi tremava appena la mano e non avevo mai provato questa sensazione... era incredibilimente forte.
Bonnie lo guardò come per chiedersi se si fosse drogato e dopo un pò sbuffò.
"Va bene, va bene, non sò cosa hai in mente però cercherò di trovare un modo. Ho delle cose in macchina, aspetta"

Uscì di casa e Matt la seguì con lo sguardo come se avesse vergogna di restare solo, lentamente si girò verso di me, sapeva benissimo dove mi trovavo. Si portò una mano sul braccio grattandolo piano.

"Beh..se ti posso vedere sarà più facile" disse in un sussurro.

Era talmente dolce, mi avvicinai a lui e appoggiai la mano sulla sua, non riuscivo a sentire la consistenza della sua pelle e quella cosa la odiavo, chiusi gli occhi cercando di immaginare le sensazioni, come quando sei catapultata in un sogno reale e ti sembra davvero di toccare determinati oggetti.
Proiettai la figura della sua pelle e la sentivo delicata e calda.
La sua voce mi fece scuotere.
"Lexi..io.." 

Aprii gli occhi cercando di guardare la sua espressione e sorrisi, stavo per rispondere, per fargli finire la frase ma in quel preciso istante Bonnie entrò in casa.
Matt si girò all'improvviso bloccandosi..
Restai con il dubbio di cosa quella voce gentile e quasi imbarazzata volesse dirmi...

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Capitolo 3
*** Avevo ancora tante cose da vivere; ***


Bonnie iniziò a mettere candele a terra formando un cerchio e si sistemò i capelli iniziando a sfogliare un libro. 
Ma andava in giro con i grimori?
Mi sembrava di rivedere Bree, sempre pronta a fare incantesimi. Mi misi a braccia conserte appoggiandomi al muro. Continuavo a pensare a quello che Matt non aveva fatto in tempo a dirmi.. Sarei morta di curiosità.. 
Scossi la testa a quel pensiero, era stato proprio pessimo. 

"Matt, vieni qui" 
disse Bonnie con una voce pacata porgendogli la mano, lui l'afferrò subito inginocchiandosi vicino a lei.

"Lexi, potresti entrare nel cerchio? Vicino a Matt possibilmente...e toccalo" Mi spostai subito dal muro avviandomi verso di lei. Bonnie fissava Matt come per aspettare il cenno che le dicesse che io mi ero posizionata.
Appena mi misi al suo fianco cercai un posto dove poterlo toccare, istintivamente portai la mano fra i suoi capelli massaggiandoli appena come si faceva ai ragazzi.
Lo sentii sospirare appena e dopo qualche secondo annuire in direzione di Bonnie. 
Lei si passò la mano sulla guancia portando un ciuffo di capelli dietro l'orecchio e chiuse gli occhi iniziando a ripetere frasi senza senso per me. Quella lingua non l'avevo mai compresa, pensavo che nemmeno i babbuini comunicassero fra loro in quel modo, era un'accozzaglia di sillabe messe insieme. Le streghe dovevano partecipare a quei programmi televisivi per nuovi talenti, avrebbero vinto in sciogli lingua.
Proiettai nella mia mente una puntata di Mystic Falls's got talent con Bonnie e Bree intente a dire parole insulse con foglie e piume che le svolazzano attorno.
Sentii Matt soffocare una risata. Perchè rideva? Cercai attorno a me un motivo valido per la sua reazione ma non vidi nulla. Bonnie era ancora tutta concentrata e per quanto quelle parole in probabile aramaico antico mi facessero scatenare pensieri scherzosi, le ero grata.
Appoggiai la mano sulla spalla di Matt guardando attorno a me, l'atmosfera si era fatta cupa, quasi mi spaventava. Sentii un brivido attraversarmi il corpo e farmi tremare. Avevo delle sensazioni orribili, mi sentivo a disagio e lui sembrava averlo capito. Lentamente portò la mano sulla sua spalla come se volesse toccare la mia, stringerla e confortami. 
Mi sentii subito meglio.
All'improvviso le fiammelle delle candele diventarono più alte colorando l'intera stanza di un rosso intenso che dava delle sfumature nere agli oggetti in ombra, non ne sentivo il calore ma ne percepivo la forza. La finestra si aprì all'improvviso facendo svolazzare la tenda azzurrina e far vibrare le fiammelle con la brezza fredda e pungente che arrivava da fuori. Rabbrividii di nuovo.
Man mano la voce di Bonnie divenne più forte, ad un certo punto alzò la mano e mi fece cenno di uscire dal cerchio e mettermi davanti a loro. 
Passai la mano fra i capelli di Matt, come se fosse stata una carezza finale, di incoraggiamento..anche se serviva più a me.. e uscii fuori. 
Sospirai piano e rimasi in piedi ad osservare entrambi, sentivo i brividi continuare lungo il mio corpo e istintivamente portai le mani sulle braccia strofinandole piano, avevo quel vestitino corto che iniziava a darmi dei problemi.
Mi bloccai a quel pensiero. Stavo sentendo freddo?
Non avevo mai sentito nessun tipo di sensazione...caldo freddo o quant'altro..
La cosa mi piaceva.. probabilmente qualcosa stava funzionando.
Osservai Bonnie cambiare espressione e la preoccupazione tornò sul mio volto. 
All'improvviso mi sentii completamente svuotata, stanca. Le palpebre divennero pesanti, feci scivolare le braccia lungo i fianchi mentre l'energia piano piano mi abbandonava. 
Era quello il suo modo per sbloccarmi? Mi stava uccidendo definitivamente? Inghiottii e mi lasciai andare, infondo a cosa serviva restare in quel mondo parallelo? 
Non volevo morire, non avevo mai voluto morire, come tutti del resto.. non volevo lasciare Stefan, non volevo lasciare Lee...anche se non l'avevo mai visto venirmi a cercare o sentito la sua voce mentre mi pensava... non volevo lasciare nemmeno lui..Matt, e la cosa era abbastanza strana, infondo lo conoscevo da poco anche se era stato passivamente sempre presente nella mia -non- vita. 
Sospirai di nuovo e mi inginocchiai a terra, non riuscivo più a stare in piedi. La mia vista, la mia visione del mondo, divenne offuscata, riuscivo a vedere poco attraverso le palpebre socchiuse. Sembrava che qualcuno da sotto il pavimento cercasse di tirarmi via ogni forza, mi sentivo risucchiare. Dopo 9 mesi passata completamente da sola, mi mancava l'energia per lottare. Non ero mancata a nessuno, perchè dover restare? perchè lottare? 
Come mi avevano dimenticato i miei amici, molto presto mi avrebbe dimenticato anche Matt, la cosa più dolorosa era aver vissuto per quasi 4OO anni e non aver lasciato un'impronta del mio passaggio. 
La brezza leggera e pungente fece svolazzare i miei capelli mentre il tono della ragazza diventava più alto, quasi urlava..e più parlava più ogni parte del mio corpo si lasciava andare. Strinsi i pugni per qualche secondo ma non durò molto, crollai a terra, adagiata di fianco. Potevo percepire il vento che mi faceva muovere le pieghe della gonnellina, non mi preoccupavo di come potevo apparire, nessuno mi vedeva da molto tempo che il mio look risultava uno dei miei ultimi problemi. Mi chiesi se esistevano i ghostbusters perché mi pareva proprio di essere risucchiata da un'enorme aspira fantasmi. Mi stupii dei miei pensieri poco seri. Nemmeno in punto di morte riuscivo a essere completamente seria, forse era quello uno dei motivi che non mi facevano meritare di vivere. 
Chiusi gli occhi cercando di pensare alle cose belle che avevo vissuto.
Iniziai a proiettare le immagini di Stefan, di quando lo salvai, di quando per la prima volta stringendo la sua mano sentii che saremo diventati grandi amici, di quando mi sentiva dire cose senza senso e rideva..riuscivo a farlo ridere con i miei commenti fuori luogo e con il mio sarcasmo, era bello avere un amico come lui, era una continua sfida. Per molto tempo il mio unico obiettivo fu quello di farlo stare bene, di fargli ricordare cosa fosse l'umanità anche se lui mi ripeteva sempre le solite parole 'non ho bisogno del tuo aiuto' o 'lasciami solo' e non era mai riuscito a convincermi che stesse dicendo la verità. 
Lui aveva bisogno di me, come io avevo bisogno di lui..
Non solo perchè gli volessi bene, ma aiutarlo era un modo per sentirmi utile, per alleggerire la mia coscienza dopo la morte della mia famiglia. Mi ero sempre sentita responsabile. Fare del bene era come un modo per redimermi, e Stefan lo sapeva perfettamente; per questo durante un concerto mi spinse a conoscere un ragazzo e a lasciarmi andare. Diceva che io meritavo di essere amata e ci credeva molto più di me.
Fu così che passai molto tempo con Lee, Stefan nel ruolo di cupido faceva al quanto ridere..i problemi nacquero quando davvero mi affezionai a Lee e lui a me. Era un umano, e quando gli dissi di quello che ero non era affatto spaventato, quello che mi rispose fu di trasformarlo. Voleva essere come me, mi apprezzava e mi amava. Strano a dirlo, forse nessuno mi aveva mai amato. Non in quel modo. All'inizio pensai che volesse solo la forza e la vita eterna e in parte era vero, ma la voleva solo per passarla con me.
All'inizio lo presi come un grandissimo gesto d'amore, poi ci ripensai. Non avrei mai accettato di togliergli la vita.
Mentre il ricordo di Lee e Stefan era ancora forte nella mia mente sentii la voce di Matt in lontananza. 

"Bonnie! Cosa c'è che non va?! Che stai combinando?!? NON LA SENTO PIU' "
Probabilmente urlava, per quello sentivo leggermente la sua voce. I miei sensi si stavano affievolendo. Cercai di guardare qualcosa ma avevo la vista completamente appannata, vidi solo Matt scuotere Bonnie per le spalle e lei che continuava imperterrita a ripetere frasi disconnesse. 
Poi come un colpo secco, una grande scossa e sentii anche l'ultimo briciolo di forza abbandonarmi. Chiusi gli occhi e feci un lungo sospiro. Sarebbe stato il mio ultimo respiro, volevo far passare a pieni polmoni l'aria, sentirmi un pò viva per l'ultima volta. 
Faceva male tutto quello, ma non fisicamente, avevo dei rimpianti, molte cose da fare, molte persone da voler conoscere, mille sensazioni da poter provare, ricette da imparare..non ero mai riuscita a camminare alla luce del sole... amavo i raggi attraversami il corpo. 
Cercai di aprire gli occhi l'ultima volta, volevo andare via con l'immagine degli occhi di Matt impressa nella mente, mi faceva stare così bene quel colore. Mi dava pace, a volte mi sembrava di vedere la mia anima riflessa in quel mare azzurro. 
Raccolsi le ultime forze e quando lo vidi inginocchiato vicino a me sorrisi appena. Aveva percepito dov'ero e cercava di guardarmi.. avrei tanto voluto toccarlo; aveva le mani appoggiate sulle mattonelle opache del suo salotto e lo sguardo preoccupato, le labbra socchiuse e il respiro irregolare
vedevo il suo petto muoversi velocemente a causa del respiro. 
Sentivo che man mano che i secondi passavano che la mia forza svaniva. Raccolsi le ultime energie e sussurrai appena

"Grazie Matt.. mi hai aiutato tanto"

Non fui sicura se lui mi sentì o meno, lo desiderai come nient'altro nella mia vita, poco dopo chiusi gli occhi lasciando andare completamente, non ero pronta a salutare il mondo..ma chi lo sarebbe stato mai veramente?
Una lacrima rigò il mio volto, era il rimorso di aver conosciuto Matt solo adesso e non essere più d'aiuto per Stefan..
Non avevo mai pensato al modo in cui me ne sarei andata, quella opzione però, non era mai balenata nella mia mente.
Il buio, il vuoto. 
Ero ormai il nulla.

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