The Vampire Diaries: Petrova's fire

di Eloise_elle91
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. Il tempo può essere riscritto ***
Capitolo 2: *** 2: Un'amica Fedele ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3: Mai fidarsi di una strega ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4: Tra la vita e la morte ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5: Caro diario amo anche lui... ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6: Alaya ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7: Angeli dal Futuro. ***
Capitolo 8: *** 8. La mia Filosofia? Squarcia, mangia e cancella! ***
Capitolo 9: *** 9. Abbiamo gli stessi occhi (Parte 1) ***
Capitolo 10: *** Abbiamo gli stessi occhi (parte 2) ***



Capitolo 1
*** 1. Il tempo può essere riscritto ***


                             
Salve a tutti! Vi presento la mia nuovissima long fiction, continuo di Doppleganger Petrova, le origini. Vi dico subito che quello che leggerete sarà completamente diverso rispetto al telefilm originale, ci saranno nuovi personaggi e i nomi degli Originari sono completamente diversi, tranne Mikael e Esther. Tutto ciò che narrerò sarà frutto della mia immaginazione e soggetto ai diritti d'autore. Ci sarà il triangolo amoroso Stefan, Elena e Damon, ma la storia lascerà più spazio alla coppia DELENA. Il genere è fantasy e ci saranno riferitmenti anche ad altre opere di questo genere.
Spero che mi seguirete, che il primo capitolo vi piaccia e che recensiate in molti *-*
Ely**

 





 

                                  Capitolo 1: il tempo può essere riscritto
 

Quando Elena si svegliò era mattina e si trovava a casa di Joey, il racconto di poche ore prima l’aveva turbata, ma allo stesso tempo le aveva dato ulteriori motivi per far fuori Klaus, anche se tutto questo aveva un prezzo: la sua morte, la fine dell’amore che provava per ... chi? Stefan o Damon?
Questo non lo sapeva, in quel momento la cosa fondamentale che doveva fare era tornare a casa e mettere fine alla sua vita, così da mettere fine anche a quella di Klaus, ma soprattutto avrebbe salvato le persone che amava di più al mondo.
Quando disse a Joey che voleva ritornare a Mystic Falls per salvare Stefan e Damon, lui decise di andare con lei per proteggerla...
“Charlotte lo avrebbe voluto” disse l’Originario ad Elena sinceramente; la ragazza capì che non poteva mentirgli dopo tutto l’aiuto che le aveva dato, non per altro, ma forse perché non se lo meritava: per quel poco che aveva conosciuto di lui aveva capito che era un vampiro dal cuore puro, forte, ironico e deciso allo stesso tempo. Tutto quello che gli leggeva negli occhi era la grande sofferenza per aver perso la donna che amava, la sua famiglia e il rimpianto di non aver potuto salvare suo nipote.

“Joey devo dirti una cosa e so che ti arrabbierai con me” esordì Elena.
Joey la guardò perplesso, quasi sorpreso: cosa gli avrebbe mai dovuto dire di così tragico?

“Elena, sai che con me puoi parlare, cosa mi dovrebbe fare arrabbiare?”

“Ti ho mentito, ti ho nascosto la verità più triste e felice che tu possa mai sapere. Tu non meriti le mie bugie, ho giurato che non avrei avuto più segreti con nessuno”

“Elena per favore parla, mi stai facendo spaventare"
“L’altro giorno quando mi accompagnasti a quel cimitero non era per rimanere da sola a leggere, ma per incontrare una persona. È viva Joey e io non posso nascondertelo, Charlotte è viva ed è un vampiro”

Joey non sembrava sorpreso da ciò che Elena gli aveva detto, abbassò semplicemente lo sguardo. Ad Elena parve scorgervi una lacrima...
“Non ne sono sorpreso” disse piano con poca voce guardando sempre in basso...
“Cosa? Perché?”

“Perché di lei non ho mai trovato il corpo e così ho iniziato a sospettare che qualcuno, forse Klaus, l’avesse trasformata in un vampiro...”

“Io l’ho vista. Ci siamo incontrate un paio di volte, ma non è stato Klaus a trasformarla...”

“Arianna” disse lui con un mezzo sorriso “non ho più avuto neanche sue notizie”

“Chi è?”

“Un’Originaria; una sorella che ho conosciuto durante la battaglia di Charlotte”

“è buona?”

“Per quel poco che vidi, direi di si, ma è cresciuta da sola e quindi è una tipa tosta... Sai dov’è ora Charlotte?”

“Joey, lei mi ha fatto promettere che non ti avrei detto niente. Klaus non sa che lei è un vampiro...”

“Elena io la amo, dopo tutti questi secoli io la amo ancora! Ma comincio a dubitare che lei, dopo la trasformazione, abbia smesso di amarmi”

Joey si portò una mano alla fronte, mentre l’altra teneva in mano un anello. Improvvisamente i suoi grandi occhi azzurri si riempirono di lacrime. Elena gli prese una mano e gliela strinse forte per dargli sostegno, per dirgli che non lo avrebbe lasciato da solo.
“Joey se c’è qualcosa che posso fare per te, dimmelo ti prego”

“Elena” disse l’Originario sorridendole “ho promesso che ti avrei protetta, ma sapere che Charlotte è ancora viva mi fa soffrire molto; però tu sei più importante ora e non posso permettere ai miei sentimenti di avere la meglio”

Elena si sentiva tremendamente in colpa, ancora una volta aveva fatto soffrire qualcuno...
Joey le accarezzò la guancia con la sua mano, poi le diede un bacino, piccolo piccolo sulla guancia che aveva così teneramente accarezzato e le sussurrò all’orecchio:
“Grazie piccola Elena”

Andò a caricare la macchina con i loro bagagli. Elena distrattamente disse nella sua mente “ci sarò sempre per te”.
                                                                                               ***
Klaus se ne stava in una poltrona a casa Salvatore in silenzio, mentre attuava un nuovo piano: doveva liberarsi di Elena, così avrebbe potuto creare il suo esercito di ibridi, ma non voleva darle la soddisfazione di morire per mano sua...
“Te ne starai qui ancora per molto?” domandò una voce alle sue spalle: Damon.

“Fino a quando la tua amata Elena non tornerà a Mystic Falls e vi soggiogherò per ucciderla”.

“Io sono venuto con te” esordì Stefan “non ho fatto storie, ho squarciato infiniti corpi per te”.

“Beh, Squartatore, allora si vede che non hai svolto pienamente il tuo lavoro”.

“Perché vuoi costringerci a uccidere Elena?” disse Damon “perché non lo fai tu?”.

“Quella ragazza è fin troppo orgogliosa per i miei gusti, ma se proprio ci tenete, con me morirà nel peggiore dei modi” concluse Klaus con voce fredda e cattiva: non prometteva niente di buono.
Quei due vampiri erano così stupidi: innamorarsi due volte della stessa persona? Cosa aveva lei di così travolgente da indurre un vampiro all’innamoramento? Klaus lo giurò su quella tomba, più di mille anni fa, che non avrebbe più permesso all’amore di prendersi gioco di lui. Per questo la uccise, lei non voleva vivere per sempre con lui; se lei fosse ancora viva, a quest’ora lui non sarebbe l’ibrido più temuto del ventunesimo secolo. Lui non era nato assassino, non voleva esserlo...
Si alzò e disse “perché non parlate un po’ come due fratellini civili? Magari se vi fate vedere uniti potrei decidere di non uccidervi” e se ne andò di sopra ridendo di gusto.
Damon guardò Stefan e lo fulminò con lo sguardo “davvero non hai intenzione di opporti fratello?”

“Damon non posso! Dovete lasciarmi in pace tu ed Elena!”

“Lei ti ama! Vuole solo che tu ritorni a casa!”

“Di lei non mi importa più niente Damon!” disse Stefan cominciando ad urlare “Ho ucciso delle persone! Mi sono venduto a Klaus per tenervi al sicuro!”

“Nessuno voleva questo Stefan! Quando Elena aprirà quella porta ci costringerà ad ucciderla! Se la ami trova la forza dentro di te e non farlo. Io non ho problemi a fingermi quello che non sono...”

“Non puoi fingere di non amarla Damon!”

“Hai ragione Stefan! Io la amo! La AMO più di me stesso ed è per questo che se c’è qualcuno che deve uccidere Elena, sarò IO!”
In quel momento suonarono alla porta, Damon si avviò ad aprire, ma Klaus lo precedette e gli disse “Torna in salotto”.
Damon non potè fare altrimenti, quando Klaus aprì la porta disse “Elena”
Elena era appena arrivata al pensionato, sapeva che Klaus era li che la aspettava...
“Klaus, devi smetterla di irrompere come un ladro a casa della gente”

“E tu devi smetterla di fingerti morta per poi spassartela tra i vivi”

Elena fece una lieve risata “non ho paura delle tue minacce Niklaus” disse entrando in casa e andando in salotto: eccoli, Stefan e Damon.
“Sei davvero scortese Klaus, non mi offri neanche un drink... vengo da un lungo viaggio” disse Elena.

“Bourbon?” chiese Klaus.
“Si, liscio” disse Elena che guardò Stefan per qualche secondo, poi incrociò lo sguardo di Damon e con gli occhi gli indicò la finestra. Si girò e vide Joey che si preparava all’attacco.

“Allora Klaus, qual è il tuo piano per uccidermi?”

“Saranno i tuoi adorati fratellini Salvatore ad ucciderti” disse lui “li soggiogherò io stesso”

“Davvero? E allora dimmi Klaus” disse Elena avvicinandosi a lui “perché dopo tutti questi anni ti aspetti che io mi faccia fregare da te?”

“Di cosa parli Elena?”

“Non mi hai ancora riconosciuta?” disse con sguardo cattivo. Lo prese per la camicia e lo scaraventò dall’altra parte della stanza...
“Katerina” disse lui rialzandosi.
“No, riprova Niklaus” disse la vampira: un’espressione indecifrabile appari sul volto di Klaus che disse:
“Charlotte”
La vampira sorrise compiaciuta.
                                                                                            ***
“Che succede?” chiese Elena a Joey prima di entrare in casa.
“C’è qualcuno dentro che ci ha preceduti. Tu resta qui fuori, io vado a tirare i ragazzi fuori di li!”
Quando Joey entrò in casa vide una ragazza uguale a Elena che stava controllando il fuoco per creare una barriera tra lei e Klaus.
“Charlotte” disse Joey, la vampira si voltò e gli sorrise velocemente, poi Klaus disse rivolto a lui “Mi ricordo di te. Prendesti parte alla battaglia del 1340”

“è davvero irritante il poco rispetto che hai per gli anziani fratellino
“Tu!” disse Klaus “Sei tu l’Originario che mi manca!”

“E non mi avrai mai” e i due cominciarono ad affrontarsi: con un pugno Joey lo mise ko, ma Klaus era un ibrido ed era molto agile e scattante. Con una sola mano lo prese dritto alla gola e cominciò a stringerla fortemente, Joey cercò di allentare la presa prendendolo per i capelli e scaraventandolo contro una parete, anche Charlotte stava prendendo parte allo scontro cercando di portare i fratelli fuori dalla casa quando all’improvviso Elena entrò in casa rompendo una finestra, quando vide Charlotte rimase a bocca aperta “credevo non volessi farti più vedere!” le disse.

“Te lo spiego dopo” rispose Charlotte.
“Elena!” la chiamò Damon
“Damon! Prendi Stefan e portalo via” disse Elena decisa, ma Damon la guardò impotente. Troppo tardi. Klaus aveva preso Stefan, lo strattonò e disse “voglio che tu la uccida squartatore! Spegni la tua umanità!”.
“Noooo” urlò Stefan cercando di combattere con tutto se stesso  il soggiogamento...
“Ti ho detto di spegnerlo!” urlò Klaus.
Stefan sembrava in preda ad una specie di trans, fino a quando il suo volto cominciò a cambiare del tutto. Damon fece da scudo a Elena, mentre il vampiro sembrava pronto ad attaccare, ma Charlotte e Joey glielo impedirono. Klaus prese Stefan e disse “Il vostro inferno è appena iniziato” e sparì nel nulla.
Damon si voltò verso Elena, era distrutto. Aveva perso per sempre suo fratello...
“Elena, come stai?”
“Damon, è tutto ok” disse Elena abbracciandolo. Aveva bisogno di lui, voleva che i suoi occhi la guardassero e le dicessero che era al sicuro.
“Perché sei tornata?” disse Damon, prendendole il viso tra le mani e guardandola negli occhi.
“Non volevo che tu morissi, volevo vederti, salvarti” disse lei affannata.
“Sono qui e non ti lascerò mai da sola” disse Damon.
Elena si lasciò andare presto dall’abbraccio di Damon e andò verso Joey e Charlotte, si rivolse alla sua doppleganger dicendole “perché lo hai fatto?”.
“Avevo capito che volevi sacrificarti per mettere fine a questa storia, ma non potevo lasciartelo fare Elena. Tu sei umana e hai il cuore grande e la fortuna di avere delle persone che ti amano, non è giusto che tu muoia” disse Charlotte.
“Infrangere un patto con Klaus non è come firmare la propria condanna a morte?”.
“è vero, ma non potevo continuare a nascondermi” disse voltandosi a guardare Joey “non è vero che ho smesso di amarti, è questo che mi ha dato la forza di accettare che io fossi un vampiro”.
Joey le sorrise e sorrise ad Elena; Damon si avvicinò a lui e disse “beh amico, immagino che ti serva un posto dove stare”.
“Andrò in un albergo”.
“Questa casa è grande e c’è spazio sia per te sia per la nuova sosia di Elena” disse indicando Charlotte, che replicò:
“Andiamo, dillo che ti serve una mano più forte per proteggere Mystic Falls!”.
Tutti si misero a ridere cercando di non pensare al fatto che Klaus aveva avuto la meglio su di loro, ma soprattutto aveva avuto la meglio su Stefan e lui non sapeva tutta la sua storia e questa era la preoccupazione più grande che attraversava la mente di Elena in quel momento.
Era tutto deciso: Joey e Charlotte restavano a Mystic Falls, avevano molte cose di cui parlare così Damon accompagnò Elena a casa; quando arrivarono notarono che le luci erano spente.
“Dove sono tutti?” chiese Elena
“Rick sarà al Grill ad ubriacarsi e Jeremy starà parlando con qualche fantasma perduto...”
“Con chi sta parlando Jeremy?”
“Ops, mi sa che ti sei persa qualche passaggio, ma te lo spiego quando entriamo in casa”.
Come previsto in casa non c’era nessuno, Elena mandò un messaggio a Jeremy mentre Damon portò le valigie di sopra. Quella casa senza la zia Jenna non aveva molto senso, ogni volta che entrava pensava a lei, al fatto che non sarebbe mai dovuta tornare dal campus quel giorno, pensava alla morte brutale che aveva fatto, pensava a Jeremy che era stato abbastanza forte da superare anche quest’altro trauma. Ed ora cos’era questa storia dei fantasmi?
“è vero Damon?” disse Elena appena lo vide scendere le scale; il vampiro non disse nulla, così lei continuò “è vero che non mi lascerai mai sola?”
“Certo Elena, non potrei mai farlo e tu lo sai il perché...”
“No Damon, non lo so...mi hanno abbandonata tutti per colpa di Klaus, Stefan mi ha abbandonata, Jenna è morta e ho paura di perdere anche Jeremy. Damon quello che c’è tra di noi è molto forte, è più di un’intesa e spero davvero di non perderla”
Si guardarono intensamente negli occhi, Elena continuava a fissare le labbra di Damon, avrebbe tanto voluto dargli un bacio, ma non avevano ancora parlato di quello che era successo due mesi fa, figuriamoci se ora poteva permettersi di farlo. Non poteva, almeno non per il momento.
                                                                                           ***
Caroline era a casa di Bonnie, avevano ricevuto il messaggio di Damon che diceva loro che stavano tutti bene e che Elena era tornata insieme a un’altra doppleganger. Jeremy era appena andato via e Bonnie si preparava per andare da Elena. Stavano per uscire quando si trovarono Stefan davanti alla porta...
“Stefan?” disse Caroline sbigottita “cosa ci fai qui?”
“Caroline, Bonnie...Klaus ha un messaggio per voi”
Caroline si svegliò e si rese conto che era giù alle cantine dei Lockwood, aveva la testa pesante e si sentiva debole … “Verbena” pensò subito. Accanto a lei c’era Bonnie ancora svenuta; si avvicinò subito a lei e la scosse chiamandola “Bonnie! Bonnie svegliati!”
La ragazza aprì a fatica gli occhi “Car-Caroline” disse portandosi le mani alla testa “ho la testa in fiamme, ma dove siamo?”
“Siamo giù alle vecchie proprietà dei Lockwood! È stato Stefan! Centra di sicuro Klaus!”
“Ma brava Caroline” disse la voce strisciante di Klaus “Bonnie” continuò fissando la strega “credetemi, le vostre torture sono appena cominciate! Stefan”
Lo squartatore apparve di fianco a lui con un paio di corde, della verbena e un paio di pugnali.
“Fai vedere alle nostre ospiti cosa significa sfidarmi” disse l’ibrido
“è tutto un piano per attirare Elena vero?” disse Bonnie “Caroline, non dobbiamo mai cedere amica mia”
“Cintaci” disse la vampira con il terrore negli occhi.
                                                                                            ***
Elena continuava a chiamare Jeremy al cellulare, ma non rispondeva fino a quando Damon andò ad aprire la porta e si ritrovò davanti lui e Alaric e disse “Finalmente! Dov’eravate?”
“Jeremy aveva dimenticato il cellulare a casa di Bonnie, ma quando siamo tornati indietro non c’era ne lei ne Caroline...”
“Cosa succede?” chiese Elena sbucando da sopra le scale “Jeremy!”
“Elena!” rispose lui abbracciando la sorella “come va?”
“Bene... cosa sta succedendo?” chiese la ragazza con sguardo interrogativo a Jeremy, ma fu Alaric a rispondere:
“Caroline e Bonnie sono sparite e abbiamo il sospetto che ci sia Klaus di mezzo”
“Maledetto!” disse Elena a se stessa. Ora basta, aveva voluto Stefan lo squartatore? Bene che se lo tenesse, ma non doveva torcere un solo capello alle sue migliori amiche. Il cellulare di Elena squillò all’improvviso, quando rispose una voce disse “Mi hai sottovalutato Elena, mi hai ingannato e non vuoi deciderti a morire”
“Ma ti pare che io voglia morire? Cosa vuoi Klaus? Dove sono le mie amiche?”
“Perché non vai sulla tua mail? C’è un piccolo regalo per te” concluse con voce melliflua.
Damon aprì il computer di Elena e andò sulla posta; c’era un video allegato e lo aprì. Bonnie e Caroline legate e torturate era il contenuto del video. Elena scoppiò in lacrime e disse “Caroline! Bonnie!”
Damon le tolse il cellulare dalle mani e disse “Bastardo! Lasciale subito andare, perché non te la prendi con quelli della tua età?”
“Zitto e passami Elena, guai a te se fai un solo passo falso”
Damon passò il cellulare a una Elena tremante, in lacrime, era quasi sul punto di svenire.
“Cosa devo fare?” chiese con voce rotta.
“Elena è inutile che piangi. Lo sai che la fonte dei loro guai sei proprio tu, sei un inutile grande e palloso problema Elena”.
“Perché? Hai ottenuto quello che volevi da me, ora cosa vuoi ancora?”.
“Voglio giocare Elena e le mie pedine saranno proprio le tue amiche. Hai ventiquattrore di tempo per scegliere a chi delle due vuoi salvare la vita. Strega o vampira?”.
Staccò il telefono senza lasciare ad Elena il tempo di ribattere. L’obiettivo di Klaus era quello di far sentire Elena in colpa, così in colpa da indurla ad eliminarsi dalla faccia della terra. Era un sadico e aveva capito il punto debole di Elena.
“Hai sentito?”
“Tutto”
“Cosa ha detto?” chiese Jeremy “dove sono?”
“Le ha rapite e le ha chiuse chissà dove e ha dato ventiquattrore di tempo a Elena per decidere chi salvare delle due...” rispose Damon. Elena se ne stava in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto incapace di ragionare e di parlare. Le uniche parole che riuscì a dire furono “non posso lasciarle li, ma non posso nemmeno scegliere chi salvare delle due, devo andare io”
“Elena!” urlò Damon avvicinandosi a lei “è tutta una tattica per farti cedere! Lui ti vuole morta e non devi credere a una sola parola...”
“Ma come faccio Damon? Io non lascerò nessuna delle due li dentro!”
“Elena devi calmarti!” disse Damon facendo sedere Elena sul divano e inginocchiandosi di fronte a lei: nei suoi occhi si leggeva la paura di dover affrontare un altro dolore emotivo. Lui, Damon, non avrebbe permesso più che la donna che amava soffrisse ancora; avrebbe fatto di tutto per lei, anche salvare la vita a quella strega ficcanaso e a quella barbie vampira maniaca del controllo.
“Elena le salveremo. Dobbiamo solo trovare il modo giusto e capire dove sono ok?”
“Io vengo con te”
“Non se ne parla nemmeno! Sei una incorreggibile testarda!” disse con un mezzo sorriso, proprio per sottolineare che amava quell’aspetto del suo carattere. Lei lo faceva impazzire in ogni suo gesto, movimento; la amava quando era triste, quando piangeva, quando sorrideva; l’amava quando faceva la dura con lui, l’amava anche quando stava con Stefan...
“Damon” disse lei con voce pacata “ho bisogno di sapere che le mie amiche stanno bene, ma devo sapere anche una cosa da te”
Elena sospirò e puntò il suo sguardo verso l’alto. Sapeva che aveva gli occhi di Damon addosso, sapeva che se gli avesse detto determinate cose la sua vita si stravolgerebbe in un nulla, sapeva che il giorno che gli avrebbe detto quello che davvero sentiva per lui sarebbe cominciata una nuova vita, una vita che Elena però non riusciva a vedere ne da viva ne da morta.
“Mi fido di te Damon, di nessun altro solo di te. Quindi dimmi che tutto questo è vero e che alla fine non mi tradirai”
Damon percepì di Elena ogni singola sensazione, quelle parole dicevano tutto, per lui quelle parole rappresentavano una sicurezza: le aveva detto tre volte che l’amava, ma non aveva ricevuto mai nessuna risposta, magari non avrebbe ottenuto il suo amore, ma ottenere la sua fiducia era un traguardo straordinario.
“Puoi fidarti di me lo sai”
“Me lo prometti?”
“Te lo prometto. Ora però dobbiamo liberare la streghetta e la barbie vampira” disse Damon alzandosi e raggiungendo Alaric e Jeremy in cucina.
A Elena batteva forte il cuore, guardò la collana che le aveva regalato Damon per il suo compleanno, chiuse gli occhi e si addormentò sul divano.
                                                                                            ***
Stefan era appena uscito dalle cantine dei Lockwood: erano decenni che non torturava così le persone. Klaus gli aveva ordinato di spegnere le sue emozioni e lui lo aveva fatto e ora si sentiva libero da tutto e da tutti. Niente vincoli, niente regole. La sua mente ritornò al 1920, Chicago, gli anni più belli della sua vita da squartatore. Erano gli anni in cui non gli passava nemmeno per la testa di seguire la dieta dei conigli. Il sangue umano lo faceva sentire il più potente, il più temuto...ma era per questo che Klaus aveva scelto lui? Ma si, doveva essere questo il motivo, era lo Squartatore, avrà sentito parlare di lui...magari si erano anche già incontrati qualche volta e lui non ne aveva alcun ricordo.
“Stefan” lo chiamò una voce femminile, ma non era Elena...
“Stefan” continuò la voce. L’aveva già sentita, ma non poteva essere lei...
“Rebekah?” disse Stefan incerto. Una figura femminile gli si parò davanti, era proprio lei: Rebekah, la bellissima vampira che aveva conosciuto nel 1920.
“Ciao Stefan” disse lei con un sorriso.
                                                                                            ***
Era notte fonda a Mystic Falls e c’era la luna piena, questo voleva dire che Tyler doveva trasformarsi, ma quando il ragazzo si svegliò notò che era ancora un umano. Una figura alta e dall’aria minacciosa era in piedi davanti a lui: Klaus.
“Sveglia, sveglia giovane ibrido e benvenuto nel nuovo mondo”
“Cosa mi è successo? Chi sei? Perché non mi sono trasformato?”
“Perché ti ho ucciso e avevi il mio sangue in circolo nel tuo corpo, quindi ora sei un lupo – vampiro, ma devi completare la trasformazione... ah io sono Klaus”
“Klaus” disse il ragazzo spaventato “e come faccio a completarmi?”
“Beh...come? devi nutrirti, ma tutti quelli prima di te sono stati sfortunati e sono morti... quindi tenterò con te il mio ultimo esperimento”
“Cosa mi vuoi fare? Dove sono i miei amici?”
“Calma, calma ogni cosa a suo debito. Ora farai venire qui la tua amica Elena e le dirai che hai una cosa urgente da dirle, così prenderò due piccioni con una fava”
“Elena non è qui”
“Chiamala a casa per l’amor di Dio” disse l’ibrido alzando gli occhi al cielo...
Tyler ancora debole, prese il telefono e chiamò Elena.
“Pronto?”
“Elena, ciao sono Tyler”
“Tyler? È successo qualcosa?”
“Elena devo dirti una cosa che riguarda Caroline, puoi venire a casa mia?”
“Non puoi dirmela per telefono?”
Klaus guardò Tyler inarcando le sopracciglia, il ragazzo deglutì e disse “è urgente, ti prego”
“Ok arrivo” e riagganciò il telefono. Klaus sorrise compiaciuto.
 
Elena trovava molto strana la chiamata di Tyler a quell’ora della notte, guardò fuori e notò che c’era la luna piena. Non doveva trasformarsi Tyler? Scese giù da Damon che dormiva sul divano: lo svegliò.
“Damon”
Il vampiro aprì subito gli occhi e disse “ho sentito tutto, qualcosa mi puzza”
“E credo che l’odoraccio si chiami Klaus...cosa facciamo?”
“Non possiamo preoccuparci anche del lupetto! Non possiamo...” ma si interruppe e disse “c’è qualcuno alla porta” e andò ad aprire. Charlotte Petrova era sul punto di bussare il campanello.
“Chiedo scusa per l’ora e il mancato preavviso, ma Klaus ne ha combinata un’altra delle sue” disse Charlotte.
“Entra” disse Elena e la sua sosia entrò in casa.
“Klaus vuole trasformare il vostro amico Tyler in un ibrido”.
“Cosa?” dissero Damon ed Elena in coro.
“Lo ha già ucciso, ora deve completare la trasformazione”.
“Tutti gli altri prima di lui sono morti, come facciamo? Tyler è condannato...”
“Non necessariamente Elena. C’è qualcosa che lo aiuterebbe a completarsi e a non morire”.
“Cosa?”.
“Mi serve il tuo sangue”.
“Siamo sicuri?” disse Damon incrociando le braccia e avanzando il passo verso la vampira.
“Pensaci Damon. Il sangue della doppleganger, per di più umana, è sangue puro, quasi curativo direi” disse Charlotte avanzando di un passo verso di lui con aria di sfida.
“Cosa devo fare? Devo andare e ...”
“No Elena, mi basta una boccetta del tuo sangue, mi presenterò io da Klaus e farò un nuovo patto con lui”.
“Non cederà Charlotte”.
“Se vuole vedere se il tuo sangue funziona dovrà negoziare. Cederà fidati, lo conosco bene”.
                                                                                           ***
Klaus si stava preparando un drink quando Tyler disse “Dov’è Caroline? Cosa le hai fatto?”
“Mettiti seduto, voi giovani d’oggi siete troppo impazienti”
Ad un tratto si aprì la porta d’ingresso, Klaus andò a vedere chi fosse l’ospite indesiderato seguito da Tyler. Era arrivata Elena, ma perché non aveva bussato? Era stata così stupida da venire qui da sola? Forse era Katherine, perché dall’aria che aveva non assomigliava per niente a Elena, per quanto simile a lei. La ragazza parlò:
“Credo che cucciolo Tyler dovrà invitarmi ad entrare... ops non può farlo, quindi...”
“Charlotte” disse Klaus. Tyler non ci stava capendo più niente, ora chi era questa?
“Chi sei tu?”chiese Tyler, ma nessuno gli rispose.
“Allora Niklaus esci fuori tu? O non vuoi vedere se il tuo esperimento ha funzionato?”
Klaus uscì di casa e trascinò anche Tyler, Charlotte gli fece vedere la boccetta con il sangue “Ecco il tuo premio”.
“Dov’è quel bastardo doppiogiochista di mio fratello?”.
“Questo non ti interessa, sono qui per negoziare”.
“Io non patteggio con te”.
“Peggio per te, vuol dire che il tuo ibrido è destinato a morire” concluse la vampira semplicemente. Tyler era sempre più spaventato e terrorizzato “aspetta! Io non voglio morire!” disse con voce spaventata.
“Qui nessuno vuole morire Tyler, io ho la soluzione per farti sopravvivere, ma Klaus deve stare al patto a meno che non voglia che Mikael si scateni contro di lui”
“Mikael?” disse l’ibrido a denti stretti. Sembrava pronto ad attaccare la vampwitch.
“Cosa vuoi in cambio Charlotte?”.
“Voglio sapere dove hai sepolto Skyler quando l’hai uccisa”.
“Perché ti interessa?”
“Rispondi alla mia domanda”. Il tono di Charlotte non ammetteva repliche.
“Dove non la troverà mai nessuno, ti basta?”
“Lo sapevo. Ce l’hai tu, dopo tutti questi secoli Niklaus? Se lo vuoi sapere Elena ha delle doti magiche molto simili a quelle di Skyler, come vedi si rifanno tutte a lei alla fine...”
“Smettila” disse piano e a denti stretti “eri molto più comprensiva da umana”
“è tutta colpa tua Klaus, nessuno di noi è nato assassino. Tieni!” disse Charlotte lanciandogli la boccetta “credo che tu abbia capito le mie intenzioni”.
“Mi sto facendo comandare da un vampiro”.
“Strega vampiro per la precisione e comunque sono sempre convinta che ci sia qualcosa di umano nascosto dentro di te”.
“Credo che dovrai scavare molto affondo allora” rispose Klaus dando il sangue nella boccetta a Tyler. Il ragazzo bevve e i suoi occhi cominciarono a diventare rossi con una leggera sfumatura dorata, gli spuntarono i canini da vampiro e poi si stabilizzò. Un nuovo ibrido era nato.
Charlotte si avvicinò a Klaus e disse “Tu hai bisogno di parlare con qualcuno Niklaus, qualcuno che non siano i tuoi fratelli, non sottovalutare Elena. Lei ha dei tratti molto simili a Skyler, vero?”
“Se anche li avesse questo non mi impedirà di ucciderla”
“Ne dubito. Buona fortuna con il nuovo cucciolo” disse Charlotte scomparendo nel nulla.
Charlotte tornò a casa di Elena, quando entrò vide che erano tutti in salotto. Jeremy e Rick sgranarono gli occhi alla vista della doppleganger.
“Tyler è vivo. Ha funzionato” annunciò.
“Meno male, ma dov’è?” chiese Elena.
“L’ho lasciato con Klaus, era rischioso portarlo qui”.
“Perché?” chiese Rick.
“Perché ora Klaus è il suo padrone e farà tutto quello che gli chiederà”.
“Non possiamo fermarlo?” chiese Jeremy.
“L’alternativa sarebbe ucciderlo e non ne è il caso perché ho appena fatto un nuovo patto con Klaus” disse Charlotte.
“Che patto?” chiese Elena “liberare Caroline e Bonnie?”
“No Elena, quello dovrai conquistartelo da sola, io ho solo fatto in modo che lui non ti uccida”
“Dov’è Joey?” chiese Damon.
“è andato a prendere le mie armi. Da domani Elena, imparerai a gestire i tuoi poteri e la tua forza” disse Charlotte.
“Come hai fatto tu?” disse Damon sarcastico.
“Ora devo andare” si limitò a dire Charlotte sparendo oltre la porta. Lei spariva sempre.
“E ora?” chiese Elena a Damon.
“Ora tocca a te, principessa guerriera, salvare le tue amiche” rispose Damon.
Fine capitolo 1. 

Note dell'autrice:
Prima di tutto grazie di aver letto il primo capitolo!
-Noterete che molte scene sono ispirate al telefilm anche se le ho stravolte un pò;
-Rebekah qui non sarà la sorellina di Klaus, ma una vecchia fiamma di Stefan che nasconde anche lei un mistero.
-Arianna e Joey sono due originari e se ne volete sapere di più andatevi a leggere la mia prima storia "Doppleganger Petrova: le origini" e vi sarà tutto più chiaro :)
Un bacio e al prossimo capitolo (aggiornerò ogni settimana) :)
Ely







 

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Capitolo 2
*** 2: Un'amica Fedele ***


Salve a tutti! Rieccomi con il secondo capitolo della storia... spero che vi possa piacere, ho visto che avete letto in molti il primo capitolo e vi ringrazio! La faccenda comincia a farsi "molto seria" per Klaus ed Elena... non vi dico altro, buona lettura!
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                                                                 Capitolo 2: Un’amica fedele.



Erano passate poche ore dal rapimento di Bonnie e Caroline e dalla trasformazione di Tyler in ibrido. Elena aveva lavorato per tutta la notte, insieme a Damon, Jeremy e Alaric, ad un piano per tirare le sue amiche fuori da quella trappola mortale. A Damon vennero in mente un po’ di piani, come lasciarle li per sempre (cosa che Elena escluse a priori), oppure andare li e tentare la sorte contro Klaus.

“Non possiamo andare li e improvvisare!” disse Alaric.

“Giusto” replicò Elena “abbiamo bisogno di una strega, di qualcuno che distragga Stefan e qualcuno che distragga Klaus soprattutto”.

“Beh, non abbiamo nessuno dei tre” disse Damon ironico.

“Ne siete sicuri?” disse una voce femminile. Per quanto simile ad Elena, non era lei, ma aveva i capelli molto lunghi e ricci: Katherine.

“Katherine?” disse Damon “Credevo te ne fossi andata”.

“Cambio di programma” disse lei “ho saputo di una nuova doppleganger e ho deciso di ritornare”

“Ciao Katerina Petrova” disse la voce di Charlotte; ora le tre doppleganger erano tutte unite nella stessa stanza. Alaric e Jeremy non sapevano cosa dire, mente Damon era completamente estasiato dalla bellezza delle tre doppleganger, anche se ne amava solo una realmente e fu proprio lei che parlò per prima.
“Katherine lei è Charlotte, la nostra prima antenata” disse Elena.

“Lo avevo capito” disse Katherine annoiata “comunque, ho sentito di questa cosa assurda di liberare Caroline e Bonnie”

“Non è una cosa assurda” disse Charlotte “sono le amiche di Elena e non possiamo lasciarle morire”

“Bla, bla, bla” disse Katherine “tuttavia potrei decidere di aiutarvi” disse ammiccando un sorriso verso Damon.
“E cosa vuoi in cambio psicopatica?” disse quest’ultimo inarcando il sopracciglio destro e assumendo un aria dura di sfida.
“Vedi Damon, tu non sei nella posizione per parlare con me: ricordati che sei in debito!” disse la psicopatica vampira accarezzandogli il viso con un dito.
“Fottiti” disse Damon allontanandola.
“Ora basta!” disse Charlotte “Dobbiamo salvare quelle due ragazze e possiamo farlo senza che nessuno ci rimetta le penne”.
“E come?” disse Elena.

“Se agiremo tutti insieme andrà tutto bene. Faremo così: io, Damon e Joey andremo a liberare Caroline e Bonnie; Katherine dovrà distrarre Stefan e portarlo il più lontano possibile. Ho sentito mia cara che hai un certo ascendente su di lui!” disse Charlotte rivolgendo l’ultima frase a Katherine, che non rispose.

“Elena invece dovrà distrarre Klaus...” disse Charlotte rivolgendosi a lei.

“Cosa?” disse Damon “Non lascerò Elena da sola!”

Katherine alzò gli occhi al cielo, ma quale potere magico aveva Elena che lei non aveva?

“Ma è logico” disse Elena “lui vuole che io scelga se salvare Caroline o Bonnie. Con un po’ di domande e qualche tentennamento dovrei riuscire a distrarlo per un po’”

“è troppo pericoloso, qualcuno deve venire con te!” disse Damon avvicinandosi a lei.

“No” disse secca Charlotte “deve andare da sola, fidati Damon. Non la ucciderà”

“E noi cosa facciamo?” chiese Alaric indicando se stesso e Jeremy, che sembrava pronto a unirsi al gruppo.

“Niente” rispose semplicemente Charlotte “voi siete umani e innocenti. Sareste solo d’intralcio”.

Il suo tono non ammetteva repliche: era molto autoritaria, frutto di un’educazione molto rigida. Elena lanciò un’occhiata a Jeremy senza ribattere. Ora come ora la sua priorità è tenere la sua famiglia il più al sicuro possibile, soprattutto Jeremy; e da quando Alaric si è offerto di badare a loro due, anche lui era uno di famiglia, una specie di zio, un po’ ubriacone, ma coraggioso e dal cuore grande.

“Elena, Joey è qui fuori, lo faresti entrare per cortesia?” le chiese Charlotte, lei annuì e andò ad aprire la porta; Joey era appoggiato alla sua macchina, gli andò incontro e disse “Joey?”
“Ciao, Elena. Ho saputo di Caroline e Bonnie” disse lui camminando verso casa insieme a lei.
“Perché eri qui fuori? Non potevi bussare?”
“Sono appena arrivato da Manhattan, sono andato da Meredith” disse lui fermandosi alla porta.
“Perché sei andato da lei?” disse Elena con un filo di rabbia nella sua voce. Non aveva ancora perdonato Meredith per averla portata in una tana di streghe assassine.
“Perché abbiamo bisogno di una strega”
“Abbiamo Bonnie”
“Non basta. Ne serve una più potente. Elena ascoltami” disse Joey prendendole la mano “devi fidarti di me, Meredith mi ha giurato che nessun altra strega si avvicinerà a te e poi lei è tua amica, non vuole farti del male”.
Elena sbuffò di impazienza. Aveva già fin troppi problemi a cui pensare, non poteva perdere altro tempo con quel gruppo di streghe assetate di potere.
“Questo lo dici tu, entra” disse a Joey. L’Originario entrò e un po’ incerto disse:
“Salve a tutti. Allora che ne pensate del nostro piano?”
“A me non piace per niente” disse Damon lanciando un’occhiataccia a Charlotte, che lo guardò male, quasi infastidita.
“Mi ricordo di te” disse Katherine e tutti si voltarono a guardarla. “Hey non guardatemi tutti! Lui suonava da Gloria nel 1920, faceva parte della banda dei musicisti”.

“Tu devi essere Katerina, io sono Joey e si, nel 1920 suonavo da Gloria”
“E tu cosa ne sai Katherine?” domandò Damon.
“Oh, era il posto preferito di Stefan negli anni 20’ e inoltre era nel pieno del suo periodo da squartatore. Come vedi Damon, io, al contrario di te, non l’ho mai perso di vista...”
Damon fece per alzarsi, ma Elena lo bloccò e con uno sguardo gli pregò di non attaccare con quella psicopatica.
“Beh, di certo non potevo sapere che tutti andavano da Gloria in quel periodo” disse Joey rompendo il ghiaccio “Io sapevo solo che Gloria era una strega molto potente, ma ovviamente non le dissi che ero un vampiro”.
“Che io sappia quella strega è ancora viva, potremmo contattarla” disse Katherine.
“Di Gloria è meglio non fidarsi, ha lavorato molto in passato per Klaus” disse Joey lanciando un’occhiata a Elena, la quale capì al volo: anche se nessuno sapeva la verità su Stefan, Joey lo aveva sempre sorvegliato negli ultimi cento anni e non poteva rischiare di essere scoperto così.
“Io direi di partire con il piano, abbiamo già perso troppo tempo” disse Elena prendendo la sua borsa e ficcandoci dentro un paletto e un paio di bombe alla verbena.
                                                                                                ***
Stefan era rimasto tutta la notte a fare da guardia a Caroline e Bonnie in compagnia di Rebekah, passando molte ore a parlare del loro lontano 1920...
“Ci divertivamo molto Stefan, ricordi?” stava dicendo la bella vampira bionda.
“Ogni singolo momento, poi sei sparita e non ti ho più rivista” disse Stefan.
“Hai ragione, ma dovevo fuggire perché c’era una strega che mi dava la caccia”
“Chi era? Gloria non aveva niente contro i vampiri, sapeva tutto anche di me...”
“Non so chi fosse e cosa volesse da me, so solo che il suo nome era Esther, ma non so perché volesse proprio me”.
“Tu eri amica di Lexi, quindi avrai saputo che è morta” disse Stefan.
“Si, l’ho saputo, ma ho saputo anche che aveva fatto un buon lavoro con te. Cosa è successo? Hai ripreso le vecchie abitudini squartatore?” disse lei sorridendo maliziosa. Stefan fece un piccolo ghigno e rispose “le vecchia vita era noiosa”.
Calò il silenzio: entrambi avevano udito un rumore di passi. C’era qualcuno, forse era Klaus o erano le ragazze che cercavano di liberarsi. Decise di andare a controllare, ma una voce lo chiamò:
“Niente paura Stefan, sono solo io”.
“Katherine” rispose lui e la bella Petrova si materializzò proprio alle sue spalle...
“Vedo che hai compagnia” disse indicando Rebekah, che disse “Oh mio dio! Tu sei la doppleganger!”
“Ahh” disse Katherine scuotendo la testa “ma perché è sempre la stessa trottola ogni volta?”
“Che sei venuta a fare Katherine?” domandò bruscamente Stefan. La vampira lo guardò male e disse “volevo solo tenerti un po’ di compagnia, ma vedo che sono di troppo...”
“Ma no!” disse Rebekah “potremmo andare a bere qualcosa tutti e tre, è tutta la notte che io e Stefan parliamo”.
“Io non posso lasciare questo posto se non su ordine di Klaus e poi Katherine, come facevi a sapere che ero qui?”
“Andiamo Stefan, sono 145 anni che so sempre dove sei...”
Stefan non si fidava di Katherine, ma dopotutto non aveva tutti i torti. Lei in un modo o nell’altro gli è sempre stata vicina, anche quando lui la credeva morta, anche quando aveva iniziato la sua vita da vampiro. Anche ora che era tornato uno squartatore e aveva un solo pensiero in testa: perché? Perché c’era sempre lei e solo lei, anche quando amava Elena sapeva che c’era qualcosa di Katherine che gli mancava.
“Lo sai Stefan che non lo potrai mai spegnere?” disse Katherine “Klaus ti avrà costretto a spegnere la tua umanità, ma dipende da te riattivare quel bottoncino” concluse posando un dito sul petto di Stefan e guardandolo negli occhi come  solo lei sapeva fare.
“Beh, in effetti non c’è cosa peggiore di un vampiro innamorato” disse Rebekah.
“Ok ok, mi avete convinto, andiamo al Grill?” disse Stefan avviandosi verso la sua macchina rossa, seguito dalle due vampire.
Damon, Charlotte e Joey videro i tre vampiri allontanarsi e si avvicinarono all’ingresso della cantina della vecchia proprietà. Charlotte si guardava furtiva intorno e poi disse “piazzo qualche incantesimo. Non possiamo rischiare di essere scoperti”. Chiuse gli occhi e concentrò tutta se stessa evocando un alone trasparente che emanava un certo calore, Damon si chiedeva come fosse possibile che una doppleganger, per di più strega fosse diventata una vampiro mantenendo i suoi poteri.
Quando Charlotte aprì gli occhi disse “fatto. Nessun vampiro potrà attraversare la barriera senza morire bruciato vivo all’istante”.
Joey e Damon si guardarono con perplessità: era davvero perfida e doveva avercela a morte con Klaus. Damon si augurò con tutto se stesso che Stefan non ritornasse indietro o non avrebbe visto neanche un dito di suo fratello. Il trio scese giù alle cantine, alla ricerca delle due ragazze.
                                                                                             ***
Elena era arrivata all’albergo più lussuoso di Mystic Falls, era sicura che li avrebbe trovato Klaus visto che glielo aveva detto Charlotte; si avviò alla reception e disse “buongiorno, sto cercando una persona che alloggia nel vostro albergo...”
“Persona?” pensò Elena, Klaus era tutto fuorché una persona...
“Si signorina chi cerca?” disse il responsabile.
“Ehm...Klaus, si chiama così” rispose Elena incerta.
“Ah” disse il responsabile “temo di non poterla accontentare, vede il signore è uscito poco fa”
“Oh no!” disse Elena. Questa proprio non ci voleva! Dove poteva essere mai andato?
“Senta, non è che potrei aspettarlo qui? Vede è molto urgente e non posso tornare indietro” disse Elena.
“Ma certo signorina, si accomodi” le disse il responsabile indicandole una piccola poltroncina bene rifinita: si vedeva che era un albergo di lusso. Si trattava bene quello stupido ibrido secondo Elena, fin troppo per uno che vuole uccidere mezzo mondo. Attese li per circa una ventina di minuti, stava leggendo un libro che portava sempre con se, quando una voce le parlò alle spalle.
“Cime tempestose!” disse, la sua voce era inconfondibile con quell’accento inglese così marcato. Elena si voltò di scatto, con ancora il libro in mano, ed eccolo: Klaus. Se proprio doveva essere oggettiva in quel momento qualunque ragazza non potrebbe resistere al suo fascino, quegli occhi azzurri, ma non troppo accentuati e i suoi capelli biondo cenere gli davano un tocco di eleganza che sicuramente derivava dall’avere mille anni e passa. Sembrava un angelo, della morte però...
“Klaus” disse Elena “ti stavo aspettando”
“Lo vedo. Ciao Elena, lo sai io ho conosciuto Emily Bronte...”
“Non sono qui per parlare di libri, ma per barattare la libertà delle mie amiche” disse Elena secca, in un tono che non ammetteva repliche, scrutandolo negli occhi con aria dura. Non voleva farsi mettere i piedi in testa più da nessuno.
“Bene” disse l’ultra millenario biondo “saliamo allora”
“No. Voglio che parliamo da soli, in un posto dove nessuno ci possa disturbare” disse Elena.
“Va bene, fammi strada” disse Klaus indicandole la porta dell’albergo. Elena prese le chiavi della macchina e si avviò per aprirla, seguita da Klaus.
“Vuoi farmi vedere le tue doti da pilota?” le disse ironico.
“No, ma le amiche sono le mie, quindi ora si fa a modo mio e poi boh, all’improvviso mi è venuta voglia di fare quattro chiacchiere con te” disse Elena mettendo in moto e partendo con moderata velocità.
“Bene, anche un po’ maschiaccio. Ti avevo sottovalutata Elena”
“Mai sottovalutare una donna” disse Elena “soprattutto quando è arrabbiata”
“Di cosa vuoi parlare?” disse l’ibrido evitando accuratamente di controbattere alla risposta data da Elena.
“Una cosa alla volta Klaus”
“Mi stai dando degli ordini? Potrei staccarti la testa in un minuto”
“Ma non lo farai e poi siamo arrivati” disse Elena fermando l’auto e scendendo. Anche Klaus scese e notò che si trovava ai confini di un vasto bosco verde e dagli alberi enormi. Spaesato chiese: “Che posto è questo?”
Elena non rispose, si era già avventurata nel fitto bosco, così si vide costretto a seguirla in silenzio ammirando quanto coraggio avesse quella ragazza. Era venuta da lui, da sola, voleva parlargli da sola; ogni tanto si fermava per ritrovare l’orientamento. Era di sicuro un posto che lei conosceva, ma come se l’avesse un po’ rimosso dalle sue mappe geografiche. Non le somigliava nel fisico, ma molto del suo carattere era simile a quello della donna che tanto ha amato più di mille anni fa...
“Ci siamo!” disse Elena soddisfatta appoggiandosi a un albero “quelle sono le cascate di Mystic Falls, di solito è più bello vederle dal ponte di legno lassù” disse indicando col dito un ponte di legno che faceva da panorama alle cascate “Ma, anche se è un po’ pericoloso se le si vuole davvero ammirare è meglio scendere per questa vallata” finì di dire voltandosi verso lui. Klaus ancora non proferiva parola, così Elena disse:
“Di solito vengo qui quando devo parlare di qualcosa che nessun altro, oltre all’aria, può sapere”.
“Elena, non vorrai farmi da psicologa spero” disse Klaus con un mezzo sorriso.
“No, no, lo so che è impossibile trasformarti in un folletto canterino!” disse Elena con un tocco di ironia. Klaus sorrise inevitabilmente a quella battuta e per un attimo la sua mente vagò a un caldo giorno estivo quando lui e la sua amata non facevano altro che scherzare sulla natura dei folletti! Che cosa stupida vero? I folletti mica esistono davvero?
Klaus capì che Elena non era venuta per litigare e lui non voleva scatenarle dolori inutili, così disse: “Lo sai? Hai appena fatto una battuta uguale a quella che faceva una persona che io conoscevo molto bene”
“Davvero?” chiese Elena incuriosita, di sicuro Klaus si stava riferendo a Skyler...
“Già” disse lui “allora, cosa vuoi sapere?”
“Io niente! Tu hai bisogno di parlare secondo me”
“Ti sbagli, io non parlo con nessuno”
“Ok, allora voglio darti una cosa” disse Elena cacciando la collana della strega Originaria e mostrandola a lui.
“Quindi l’avevi tu” disse Klaus guardando la collana come perso nel vuoto “Perché vuoi parlare di lei?” concluse alzando lo sguardo su di lei.
“Io non voglio parlare di lei, voglio solo darti la collana”
“Non ci credo. Non puoi volermi dare la collana di tua spontanea volontà”
“Perché? Non posso sentirmi stufa di trovarmi sempre in pericoli mortali? Non posso essere stufa di impicciarmi in affari che non mi riguardano? Io ho un fratello da crescere e mandare all’università e devo occuparmi di lui se non voglio perderlo definitivamente! Per questo sono stufa di te e dei tuoi giochetti!”
“E che mi dici del tuo amato Stefan? Vuoi liberarti anche di lui?”
“Tu non puoi capire, ci hai pensato già tu no? Che ne puoi sapere? Tu hai mai amato?”
“Io sono stato umano e ho amato, credimi non serve a molto, l’amore non è un’ancora di salvezza. L’amore è dolore”.
“Non si direbbe dal modo in cui mi parli. Perché dici così?”
“Perché? Perché lei non era totalmente mia, ero costretto a dividere il suo amore perché Elijah era sempre fra i piedi”
“Ma lei scelse te come padre di suo figlio, questo non era amore?”
“Come fai a sapere tutte queste cose? Chi te le ha raccontate? Elijah?”
“No, me le ha raccontate Joey, che le ha sapute da Klea, tua sorella” disse Elena. Meglio essere sinceri, si disse, anche se evitò accuratamente di dirgli che aveva sviluppato poteri empatici e che quasi tutte le notti sognava questa benedetta Skyler che non faceva altro che entrare e uscire dalla sua testa come un tabù.
“Continui a non capire Elena, vai di fretta?” disse Klaus e Elena si sedette a terra, ai piedi dell’albero accanto a lui e disse “No, ho tutto il tempo del mondo”.
                                                                                              ***
Joey e Damon erano scesi insieme a Charlotte nelle cantine dei Lockwood: dovevano agire in fretta, non avrebbero potuto avere più di dieci minuti per trovare le due ragazze e portarle il più lontano possibile.
“Caroline!” chiamò Damon “mi senti?”
Niente. Silenzio assoluto, dove le aveva nascoste?
“Aiuto!” disse una voce impaurita. Era Bonnie.
“Questa è Bonnie” disse Damon.
“Di la!” disse Joey indicando un piccolo cunicolo che portava chissà dove. I tre vampiri si incamminarono verso il passaggio stretto che portava ad una piccola grotta dove le due ragazze erano incatenate al muro. Bonnie perdeva molto sangue dall’addome e Caroline era così indebolita dalla verbena che non riusciva a dire una sola parola. Damon liberò Bonnie e la curò con il suo sangue, mentre Joey liberò Caroline. La vampira disse con un soffio di voce: “Il mio anello solare ce l’ha Stefan!”.
“Accidenti!” disse Damon a denti stretti “non possiamo portarla fuori così”
“Le presto il mio” disse Joey “io resto qui e tu e Charlotte le portate al sicuro”
“Non se ne parla nemmeno!” disse Charlotte. Ora Bonnie riusciva a vederla bene, quando le avevano portate in quel posto Klaus aveva parlato del ritorno di una certa Charlotte e quando la vide bene in faccia notò che era identica a Elena!
“Bonnie!” la chiamò la vampira “ho questo braccialetto ce la fai ad incantarlo se ti do una mano?”
Cosa? Era anche una strega? Bonnie non ci stava capendo più nulla e si limitò a dire “penso di si”
“Bene! Dammi la mano, lo so che sei debole, ma possiamo farcela” disse Charlotte prendendo la mano di Bonnie. Dovevano sbrigarsi prima che arrivasse qualcuno come Stefan o Klaus.
“Non ce ne è bisogno!” disse Caroline sempre con voce debole “andate e mettetevi in salvo!”
“No Barbie! Guarda come sei ridotta, se non ti riporto a casa Elena mi ammazza con un paletto” disse Damon.
“Fatto!” disse Charlotte “tieni Caroline, metti questo e usciamo tutti di qui”.
Joey mise il braccialetto a Caroline che a malapena si reggeva in piedi, così la prese in braccio e uscì di corsa seguito da Damon, Charlotte e Bonnie. Ce l’avevano fatta, erano tutti salvi.
                                                                                                 ***
Il cellulare vibrava nella borsa di Elena, era un messaggio: “missione compiuta, torna a casa!”. Elena ricacciò il telefono della borsa, Klaus era davanti a le e le dava le spalle, se ne stava in piedi a fissare le cascate, quando disse:
“Era il tuo amico Damon?”
“No” disse Elena, ok potevi anche sentirci meglio di me, pensò, ma non potevi leggere anche nella mente “era il credito telefonico che sta per scadere”
“Maledetti cellulari! Sai era molto più profondo quando si scriveva con la pergamena”
“Cosa ti ha spinto a sopravvivere per tutti questi anni? Non sei mai arrivato ad un punto in cui ti annoiavi?”
“Sai la mia unica ragione di vita era spezzare quella maledizione, essere un ibrido immortale e poi questo mondo, in un modo o nell’altro è davvero bello”
“Davvero?” domandò Elena incerta “Io lo trovo solo un ammasso di nullafacenti”
Klaus sorrise e disse “Ti avevo davvero sottovalutata, sei divertente e pungente allo stesso tempo. Io amo disegnare”
“E io amo scrivere” ammise Elena.
“Sono comunque due modi d’arte di esprimersi e poi c’è la musica. Quanto è bella la musica! E il cinema? Fantastico!” disse Klaus.
“Devo proprio scegliere chi salvare?” chiese Elena, sapeva che le sue amiche erano al sicuro, ma voleva vedere fin dove poteva spingere Klaus...
“Vedi Elena, nella vita tu sarai messa sempre di fronte a delle scelte da compiere, a volte anche dolorose, come in questo caso, ma tanto è tutto inutile. I tuoi amici avranno trovato un modo per salvarle no?”
“Cosa?”
“Andiamo Elena! Tutta questa scena, serviva a salvare le tue amiche o sbaglio?”
“No, quindi ora mi ucciderai?”
“Sai, una parte di me, quella razionale, vorrebbe staccarti la testa ora, ma c’è una parte di me che è contenta di trovarsi qui a parlare con te”
“Bene, la cosa dovrebbe rincuorarmi?”
“Sai cosa ho capito oggi? Che ti avevo giudicata male, molto male, pensavo che la tua spavalda eroica capacità di sacrificare la tua stessa vita per i tuoi amici fosse una tua debolezza e invece no. Questo è quello che ti rende più forte e poi sei una grande impicciona” concluse l’ibrido con un sorriso.
“Beh, ti ho aiutato a diventare un ibrido, hai ucciso le persone che amavo di più e te ne sei portata via una che per me era davvero importante, eppure sono qui a tenderti la mano per arrivare ad un compromesso”.
“Hai ragione, ma se ti dicessi che ho fatto tutto questo perché non voglio restare solo?”
“Ma resterai comunque solo, perché le persone non hanno bisogno di essere soggiogate per affezionarsi a qualcuno. Basta farsi amare per ciò che si è”.
“E tu credi che qualcuno sano di mente mi accetterebbe così come sono?”
“Io lo sto facendo” disse Elena abbassando lo sguardo, non era saggio metterselo contro, ma forse come diceva Elijah, c’era ancora la possibilità di ritrovare qualcosa in mezzo a tutto il marciume di cui era circondato. “Perché hai scelto Stefan? Potevi scegliere chiunque...”
“Perché Stefan è molto simile a me in certi aspetti ed è...”
“Tuo nipote” finì Elena per lui. Klaus la guardò a bocca aperta. Come faceva a sapere anche questo?
“E’ per questo che rivuoi la collana no? Tu non vuoi contattare Skyler, ma la rivuoi perché ti senti in colpa per aver ucciso tua sorella”
“Io volevo bene a mia sorella, vedi lei mi ha cresciuto, quando ero piccolo e lei era già un vampiro; ma un giorno decise di mettersi contro di me, se l’è cercata da sola la morte”.
“Potresti liberare Stefan dal soggiogamento?”
“No, non posso e non voglio, la sua libertà dovrà guadagnarsela. Per quanto riguarda la collana invece, per ora tienila tu e cerca di stare lontano dai guai” disse Klaus e con un gesto si trasformò in lupo e se ne andò per i boschi congedandosi da Elena, lasciandola con un dubbio: quanto bisognava credere alle parole di Klaus?
                                                                                                 ***
“Vorrei tanto sapere dove si è cacciata!” sbottò un Damon parecchio arrabbiato: avevano salvato la barbie e la streghetta, aveva mandato un messaggio a Elena, erano passate cinque ore, dove poteva essere mai finita? Damon era tornato al pensionato ad aspettarla, perché era li che si dovevano incontrare, mentre Charlotte e Joey erano andati a sbrigare delle commissioni. Damon non faceva altro che andare avanti e indietro per l’enorme salone stando attento ad ogni singolo rumore, più che altro attendendo il rumore della macchina di Elena che gli annunciava il ritorno dell’amata sana e salva. E se Klaus l’avesse catturata? No, si disse, meglio non pensarci, anzi lo avrei già saputo. Ma perché non rispondeva a quel dannato cellulare? Si stava preoccupando troppo? No certo che no! La ama, è normale preoccuparsi per lei, è Elena! Non poteva più aspettare, così si precipitò alla porta e appena la aprì se la ritrovò davanti: bellissima anche con i capelli in disordine e la faccia di una bambina che ha appena disubbidito alle regole.
“Dove accidenti sei stata?”
“Sto bene Damon” disse Elena entrando e dandogli subito le spalle, ma Damon la prese per un braccio e la tirò verso di lui.
“Lo vedo che stai bene, voglio sapere dove sei stata per tutto questo tempo!”
“Sono stata giù alle cascate, è li che ho portato Klaus per ridargli la collana...”
“Cosa!? Che ti è saltato in mente?”
“Non l’ha voluta, ti prego non ti arrabbiare e non me lo chiedere perché non lo so. Mi ha lasciata andare senza farmi del male, abbiamo parlato e...”
“E COSA? Ti ha fatto il lavaggio del cervello?”
“No! Non mi ha soggiogata! Sto solo dicendo che si è comportato in modo gentile, Damon, non fraintendere sempre tutto!” disse Elena alzando la voce e incrociando le braccia.
“Io sono quello che fraintende sempre tutto?! Stai scherzando? Se vuoi unisciti a mister Klaus e la sua band” disse Damon sgranando i suoi occhi azzurri.
“Uff... come stanno le ragazze?”
“Stanno bene, Caroline è a casa con lo sceriffo e Bonnie è a casa sua con Jeremy”
“Notizie di Tyler?”
“Nessuna”
Elena abbassò lo sguardo, si sentiva in colpa per quello che aveva detto a Damon pochi minuti prima. Perché succedeva sempre così? Perché diceva a Damon cose che in realtà non pensa? Lui non è mai stato iperprotettivo, perché non la lasciava respirare un minuto? “forse perché ti ama” cantava la sua mente ogni volta e ogni volta era costretta a ricacciare quel pensiero. Ora non poteva occuparsene.
Doveva assicurarsi che Damon stesse bene, perché lui tante cose non le sa, non sa che Stefan...non è suo fratello! Come fare per dirglielo? Come si fa a dirgli “guarda la persona con cui sei nato, cresciuto, morto e diventato un vampiro non è tuo fratello?”. Era una cosa assurda, e l’aveva causato lei tutto questo? Se non avesse avuto un fratello a cui badare, Elena avrebbe scelto di morire di sua spontanea volontà il giorno del sacrificio, non avrebbe permesso di causare altro dolore e sofferenza.
“Scusami, Damon. È stata una giornata pazzesca, mi dispiace di averti detto quelle cose”
“Non credere di cavartela così principessa. Domani inizi gli allenamenti con me e Joey”
“Allenamenti?”
“Si, vedi Elena se vuoi uccidere un vampiro devi mettere carne su quelle ossa e devi imparare a usare bene il paletto”
“Immagino di non avere scelta”
“Ci vediamo domani alle sei in punto, passo a prenderti”.
                                                                                                  ***
Dopo tutto quello che aveva passato sotto le vecchie cantine dei Lockwood, Caroline voleva solo addormentarsi e cercare di dimenticare tutte le torture che ha dovuto subire, ma soprattutto voleva dimenticare ciò che gli aveva detto Charlotte prima di andarsene, cioè che Tyler era diventato un ibrido al servizio di Klaus. Prima di addormentarsi del tutto prese il cellulare e chiamò Bonnie...
“Pronto?”
“Ciao Bonnie, sono Caroline”
“Hey! È successo qualcosa?”
“No, volevo solo parlare di ciò che mi hai detto mentre eravamo imprigionate”
“Si Care, voglio andare avanti e ho intenzione di farlo anche se Elena mi odierà per sempre”
“Bonnie...”
“Caroline dobbiamo scoprire di più sulle intenzioni di Klaus verso Elena e il modo migliore è di intrufolarsi nella cerchia di Klaus”
“Dovrai saper fingere molto bene Bonnie...”
“Io voglio solo che voi siate tutti al sicuro, stai tranquilla. Andrà tutto bene”
“Teniamoci in contatto Bonnie e buona fortuna” disse Caroline riagganciando il telefono e stendendosi nel letto. Chiuse gli occhi e si addormentò definitivamente pensando che nel peggiore dei casi la loro migliore amica Bonnie sarebbe passata dalla parte del male per fare del bene.
Fine capitolo 2.


Note dell'autrice:
Grazie mille a tutti prima di tutto per aver letto e recensito il primo capitolo! Grazie anche a tutti coloro che hanno solo letto :)
-Chi è Skyler? Beh è evidente è la "generatrice delle Petrova"...attenzione! Non ho detto Doppleganger, vi incuriosisce la cosa? beh se si continuate a seguirmi! ^_^
-Spero che questo capitolo vi via piaciuto e che quindi mi lascerete qualche recensione, che aiutano sempre a migliorare :)
-Skyler è un personaggio creato da me per tanto ne detengo tutti i diritti d'autore;
Un bacio a tutti e al prossimo capitolo! <3
Ely

 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3: Mai fidarsi di una strega ***


  Ciao a tutti! Scusate per l'enorme ritardo nell'aggiornare, ma ho avuto davvero molte cose da fare!
In questo capitolo ho dato maggiore spazio a Damon, Elena, Joey e Meredith che in questa fanfiction è una strega dagli adorabili capelli rossi e capo del circolo di Salem. Per saperne di più basta che leggiate la prima parte di questa storia "Doppleganger Petrova: Le Origini" a partire dal 15 capitolo e vi sarà tutto più chiaro! Spero mi lascerete qualche recensione e buona lettura a tutti! Ely.







                                           Capitolo 3: Mai fidarsi di una strega.

“19 settembre, caro diario, sono qui a scrivere ancora una volta i miei tormentati pensieri per il semplice fatto che non so con chi parlare, non so di COSA parlare. Le mie amiche stanno bene per fortuna; è passata una settimana da quando un nuovo ciclone ha stravolto ancora di più la mia vita già abbastanza incasinata. L’unica cosa positiva è che sono riuscita a strappare a Klaus un briciolo di umanità perduta; questo vuol dire che se ci sono riuscita una volta posso riuscirci anche una seconda. Io non ho niente da perdere. Stefan? Che cosa ti posso dire, non vuole stare con me (beh si, lo avevo capito già da un po’) ma fa così per amore o perché improvvisamente mi odia? Insomma non può aver cancellato la sua umanità solo perché è stato soggiogato da Klaus. Forse è ancora li da qualche parte che aspetta di essere salvato, ma per il momento non sa chi è, sembra in preda alla follia...
E io? Dopo tutto quello che è successo e il pensiero di poter perdere anche Jeremy, niente riesce a farmi stare bene e il fatto che Damon mi stia così addosso non migliora la mia situazione: sarei un ipocrita se negassi di provare qualcosa al solo pensiero che lui è sempre li ovunque io sia. È forse da egoista ammettere che quando c’è lui mi passa quel senso di malinconia che mi porto dietro da un anno quasi? Provo qualcosa anche per lui, ma non posso amarli entrambi, non è giusto, non è leale, non è da ME!”


Elena posò la penna sul cuscino. Era sul davanzale della propria finestra e mentre scriveva il suo diario alle 5:30 del mattino si rese conto che presto sarebbe successo qualcosa di molto grave a Mystic Falls. Era passata una settimana da quando aveva visto la persona che amava trasformata in un mostro senza cuore e da quando aveva capito che i suoi sentimenti per Damon invece di affievolirsi crescevano sempre di più. In città avevano fatto ritorno Meredith, Aris e Abril, la quale non era ben vista particolarmente da Elena visto che aveva cercato di ucciderla, ma sarebbe riuscita Elena a perdonare Meredith per averle nascosto i fini oscuri del circolo di Salem? Era davvero così necessaria la presenza di quell’abominevole di Abril?

La paura che affliggeva Elena era che quella strega muta forme sapeva tutta la verità su Stefan e Damon. E se per vendicarsi andasse a spifferare tutto a uno di loro due? Li metterebbe uno contro l’altro!
 Elena aveva un po’ di piani per questo: voleva trovare la bara di Klea e risvegliare l’Originaria, raccontare la verità a Damon oppure nel peggiore dei casi uccidere Abril e custodire questo fardello fino alla morte. Neanche sotto tortura Elena avrebbe ceduto, mai nessuno doveva scoprire la verità, anche perché Elena non aveva ancora ben capito come fosse stata possibile un unione così forte da far nascere un bambino dal corpo di un vampiro. Questa domanda frugava nella sua testa da un bel po’ e quella mattina voleva una risposta e l’avrebbe pretesa da Joey.
È da una settimana che si allena con Joey: inizialmente anche Damon avrebbe dovuto affiancarlo, ma i continui battibecchi tra i due vampiri erano insopportabili e non facevano altro che rimproverarsi a vicenda. Per Elena era una tortura allenarsi con loro due che litigavano su come lei dovesse tenere un paletto o su come usare una balestra. Di certo Damon non è noto per la sua gentilezza con gli altri vampiri, ma la doppleganger questa volta era del parere che almeno dovesse rispettare il fatto che Joey fosse un Originario che poteva staccargli la testa in un nano secondo.

Joey è molto diverso dagli altri Originari, voglio dire quelli che ho potuto conoscere. So per certo che di lui posso fidarmi ed per questo motivo che a malincuore ho deciso di allenarmi da sola con lui, allontanandolo un po’ da Damon. Secondo me è geloso, Damon, tu che ne dici diario?
Ora devo lasciarti, alla prossima.
E.”


Elena posò la penna e chiuse il suo diario. La mente vagò per un istante a come sarebbe stata la sua vita se fosse diventata un vampiro: chi l’avrebbe aiutata a non dissanguare tutta la città? Decise di lasciare perdere subito questo pensiero visto che non aveva intenzione di diventare un vampiro, non per il momento almeno. Elena venne richiamata all’attenzione dal suono del campanello. Guardò l’orologio, erano le sei in punto, probabilmente era Joey. Scese le scale e andò ad aprire e davanti a se si ritrovò una persona che non avrebbe mai immaginato suonasse alla sua porta.

“Stefan?” disse Elena “Cosa ci fai qui?”

“Klaus mi ha chiesto di tenerti d’occhio” rispose Stefan con una spavalderia che non era tipica di lui. Anche il suo abbigliamento era cambiato, la sua espressione, il modo in cui la guardava. A Elena bastò guardarlo negli occhi per capire che tutto ciò che c’era di buono in lui era stato completamente cancellato. Tutti i pensieri di Stefan erano accessibili alla mente di Elena, aveva imparato a controllare i suoi poteri e a utilizzarli solo in caso di estrema necessità. Capire cosa frugasse nella mente di Stefan era un caso di necessità, ma tutto ciò che riusciva a sentire era un profondo senso di menefreghismo e odio, sentimento che lo avrebbero portato alla follia o peggio alla morte.

“Ah, quindi ora fai tutto ciò che ti ordina quell’ibrido guastafeste?” rispose Elena.

“Questo a te non interessa, non è che mi faccia tanto piacere tenere d’occhio una sacca di sangue vivente che potrei benissimo dissanguare io stesso”

Elena non credeva alle proprie orecchie, sacca di sangue vivente?

“Avresti davvero il coraggio di farmi questo dopo tutto quello che abbiamo passato insieme?”

“Ma quale coraggio? Ma ti senti? Sei ridicola, tu per me non esisti più Elena. L’unica cosa che voglio è riguadagnarmi la mia libertà”

“Tu sei completamente impazzito! Sei drogato di sangue umano Stefan!” disse Elena urlando “Come puoi dirmi queste cose? Cosa dovrei risponderti?”

“Chiudi la bocca Elena”

Questo era davvero troppo, Elena fece un passo avanti verso di lui e disse in tono minaccioso:
“Tu non puoi darmi degli ordini. Provaci di nuovo Stefan e te le farò pagare. Dimmi di chiudere di nuovo la bocca e ti spedisco all’inferno”.

Stefan sembrava basito dalle parole che la ragazza aveva appena pronunciato. L’aveva lasciata fragile e indifesa e ora di fronte a lei c’è una guerriera che ha avuto il coraggio di rispondere a un vampiro assetato di sangue.

“Sei cambiata” disse Stefan “ma questo non ti da il potere di avere il sopravvento con me. Potrei ucciderti in questo istante”.

“Puoi anche provarci, ma poi dovrai vedertela con lui” disse Elena indicando qualcuno alle spalle di Stefan: Joey era appena arrivato e aveva un paletto dalla punta affilata a pochi centimetri dalla nuca di Stefan. La scena era davvero inquietante e Stefan sembrava paralizzato.

“Adesso, giovane squartatore ti consiglio di andartene via se non vuoi che questo paletto trapassi la tua bella testolina. Porta un messaggio al tuo padrone, digli che finché ci saremo io e Damon nessuno toccherà Elena nemmeno con un dito. Hai capito?” disse Joey sussurrando queste parole all’orecchio di Stefan in tono freddo e minaccioso.
La sua capacità di mantenere sangue freddo era davvero ammirevole e non aveva limiti; lui sapeva bene chi stava minacciando, ma non gli importava, lui era consapevole di essere forte, forse più forte di quello che tutti potrebbero mai immaginare.
Stefan si voltò lentamente e fisso l’Originario negli occhi, senza dire una parola lanciò un’ultima occhiata piena di odio ad Elena e se ne andò.

“Grazie” disse Elena “Da quanto tempo eri qui?”

“Da quando ha bussato al campanello. Volevo vedere a cosa lo aveva ridotto Klaus e con profondo dolore devo ammettere che ha creato un guerriero senza pietà”

“Come hai fatto a essere così freddo? Credo che tu gli abbia messo paura”

“Non perché è un parente devo essere per forza accondiscendente. Sai quanto odio la mia condizione e vedere tutto il male che circonda la vita di quel ragazzo mi da la forza per essere duro. Credimi Elena, in questi casi bisogna essere forti e preparati a ricevere anche i colpi più brutti e dolorosi”.

“Lo so, mi ha appena dato della sacca di sangue vivente”.

“Questo è solo l’inizio. Andiamo?”

“Si” disse Elena prendendo la giacca, chiudendo la porta e con essa anche tutto ciò che la legava a Stefan; tutte le volte che lui era entrato da quella porta con un mazzo di fiori tutti per lei, la prima sera che lo conobbe, la prima volta che lo invitò ad entrate, inconsapevole di avere davanti a se un vampiro. Troppi ricordi di una vita vissuta a metà c’erano in quella casa per Elena, troppi pensieri e responsabilità per una ragazza di soli diciotto anni, ma a volte l’unica domanda da porsi e alla quale non c’è risposta è “perché a me?”.
                                                                                        
                                                                                         ***

Casa Salvatore poteva dirsi ritornata ad essere tale, Damon aveva passato la maggior parte della settimana a rimettere a posto il macello che Klaus aveva combinato quando era venuto a trovarlo amorevolmente per costringerlo ad uccidere la donna che ama. Il risultato di questo macello? Damon aveva perso Stefan per sempre e questo lo sapeva, ma lo avrebbe comunque perso nel momento in cui gli avrebbe detto del bacio sul letto di morte e delle svariate volte che ha detto ad Elena che la ama. Quanto era importante l’amore di Elena? Colmava così tanto il vuoto che aveva da sostituire il legame che aveva sempre avuto con Stefan? Damon avrebbe mai accettato che Stefan ora si trovava nel clou della situazione e che in qualunque momento potrebbe ammazzarlo? “Ma cosa pensi? Hai paura di Stefan? Siamo fratelli, non possiamo eliminarci a vicenda. Non l’abbiamo fatto per 146 anni e non lo faremo oggi per colpa di un pazzo squinternato” pensò Damon mentre sorseggiava un bicchiere di wisky.

Non si era mai trovato in una situazione del genere, neanche Katherine all’epoca era riuscita a farlo preoccupare così per la salute mentale di suo fratello, perché sapeva, in fondo, che quell’amore era solo il frutto di una imposizione. Erano entrambi soggiogati ad amarla ed è vero, avrebbe preferito morire piuttosto che essere trasformato in un mostro. Aveva odiato Stefan per tutto quello che gli aveva fatto, lo aveva odiato per averlo costretto a trasformarsi, lo aveva odiato perché dopo lo aveva costretto ad abbandonarlo per trovare la sua strada. Poi si erano miracolosamente invertiti i ruoli, Stefan era diventato il vampiro buono, che prova rimorso e che voleva provare ad essere di nuovo un umano, invece Damon si era trasformato in un mostro che non aveva pietà di nessuno, che non ha pietà di nessuno perché “Io non sono Stefan” si ripeteva Damon nella sua mente “per quanto mi sforzi quella parte di me è scomparsa, nemmeno Elena potrà farmi ritornare quello di una volta. Per me ciò che conta ora sono Elena e mio fratello. Devo proteggere Elena, perché devo e perché la amo, ma prima devo salvare mio fratello. È vero ho sempre voluto vendicarmi di lui, ma il solo pensiero di poterlo perdere...”
Damon si portò una mano al petto, doveva mantenere quella promessa fatta alla sua mamma tanti anni fa, quando era sul letto di morte:
                                                                               Flashback 1854
 
Avevo giurato a mia madre che avrei protetto mio fratello per sempre, qualunque cosa ci accadesse. Io stravedevo per mia madre, è stata lei a insegnarmi valori come la libertà e la fede, ma soprattutto mi aveva insegnato a non fermarmi mai davanti a qualcosa di surreale perché tutto ciò che mi circondava, secondo lei, era frutto di quello che volevo io.
Quando quel giorno si ammalò io avevo dieci anni e Stefan ne aveva sette, avevano una balia all’epoca, Abril si chiamava. Lei si è presa cura di noi quando la mamma se ne è andata. Quando sei piccolo assimili il dolore più velocemente di quello che pensi, mentre Stefan aveva tutto l’appoggio di mio padre io ero escluso dal mondo. Il cielo si era portato via l’unica persona che non mi faceva mai pesare il fatto di essere il figlio maggiore, che dovevo andare in guerra e fare tutte quelle cose così ordinarie.

“Cosa fai qui tutto solo Damon?”

La sua era una voce dolce e angelica, mia madre era bellissima: aveva dei lunghi capelli neri, come i miei e degli occhi azzurri che infondevano un senso di pace in chiunque la guardasse. Indossava sempre un abito azzurro, il suo preferito...
“Mamma io voglio fare il sognatore da grande!”

“Wow è il lavoro più bello che tu potessi scegliere tesoro mio”

“Mamma perché sei sempre a letto? Perché non vieni più a fare le passeggiate con me?”

“Oh, tesoro mio, non mi sento tanto bene, in questi giorni ho avuto un po’ di febbre”

“Non mi lascerai mai vero?”

“Mai tesoro, ne te ne Stefan. Staremo sempre insieme finché potrò vi farò sempre da guida”

Sorrideva sempre anche quando non stava bene. Mia madre è morta a soli trent’anni e da quel giorno tutto ciò che ho fatto, tutta la forza per tenere testa a mio padre me la dava lei. La collana che ho regalato a Elena per il suo compleanno era la sua, mi disse che gliel’aveva portata un angelo e che quella gemma avrebbe protetto la persona che amavo di più sulla terra.”
                                                                            Fine Flashback


Basta, meglio ritornare con i piedi per terra. Ripensare al passato faceva male e questo Damon lo sapeva, per questo di era sforzato con tutto se stesso di cancellare quella parte che gli faceva provare tutte quelle sciocche e insignificanti emozioni: amore, pietà, compassione. Non doveva rimanere niente, solo la promessa fatta a sua madre. Poi è arrivata Elena e dentro di lui si è risvegliata quell’umanità che Stefan credeva di aver cancellato per sempre. Lei era arrivata in un momento della sua vita in cui più di una volta si era interrogato sul non senso della vita dannata, ma bastava un bicchierino di tequila e una bella ragazza per cancellare anche quest’altro pensiero.
Ad interrompere i pensieri di Damon ci pensò il campanello; era diventata un’abitudine troppo frequente quella di disturbare un vampiro mentre medita su come passare il resto della giornata visto che la donna che ama ha deciso di allenarsi con Bambolo Joey, l’Originario buono eccetera eccetera... bah, cosa poteva mai avere lui più di Damon?

“Avanti! Non c’è bisogno di rimanere li fuori!” disse Damon senza scomodarsi ad andare ad accogliere il nuovo ospite.

“Da quanto sei così scortese, Damon?”

“Meredith! La rossa strega psicopatica che insieme alla sua combriccola di streghe ha cercato di far fuori la mia ragazza...” disse Damon voltandosi verso di lei.

Meredith era tornata a Mystic Falls e da brava strega sapeva che aveva fatto arrabbiare Damon e che non era saggio andare nella tana del vampiro dopo quello che era successo a Manhattan. Eppure eccola li, fiera nel suo essere strega e consapevole dei suoi poteri, ad affrontare un vampiro innamorato.
 “Elena non è la tua ragazza Damon”

“Per ora” disse Damon “Lei mi ama, deve solo ammetterlo a se stessa”

“E tu Damon? Ma non mi interessa una tua risposta. Io sono qui per il ciondolo e per proporti un accordo per salvare Elena”

“Uhm, sono stupito dalla tua capacità di cercare di riportarmi dalla tua parte, ma non funziona”

“Sei proprio stupido, c’è qualcuno che potrebbe voler fare del male ad Elena molto più di Klaus”

“E chi sarebbe? Tu?”

“No, ma l’ho visto in una delle mie premonizioni e se vuoi che Elena non si faccia male sul serio devi darmi il suo ciondolo”

“Quale ciondolo? La collana alla verbena? Non se ne separerà mai!”

“Non quello. Mi serve il ciondolo che le hai regalato al suo compleanno”

“Tu stai scherzando vero? Quel ciondolo era di mia madre...”

“Davvero? Non ti ha mai detto da dove lo ha preso?”

Damon restò in silenzio, non sapeva cosa lo tratteneva dal staccarle la testa in quel momento. Quella streghetta rossa stava infangando la memoria di sua madre, ma quella li era una saputella e sapeva tutto di tutto, così decise di agire giocando con i suoi stessi trucchetti.
“E se ti dicessi da dove proviene quel ciondolino, cosa ci guadagno io?”

Fu il turno di Meredith rimanere spiazzata, chiaramente non si aspettava una risposta del genere da Damon. Era furbo e lei doveva essere ancora più furba se voleva ottenere ciò che si era preposta.
“Quel ciondolino, come lo chiami tu è un cimelio magico molto importante. Quella è la gemma gialla, un cristallo potente, dai poteri leggendari, come quello di richiamare i morti dal loro cammino”.

“Tu stai bleffando”

“è la verità. Tu non hai idea dei poteri che si celano in quella gemma, poteri che uniti con quelli che ha già Elena come doppleganger potrebbero esserle fatali...”

“ZITTA!”

“Non mi credi? Quando Elena si troverà in pericolo allora perché non saprà gestire la sua magia non venire a cercare un rimedio da noi streghe, perché non ti aiuteremo”

“Se vuoi che mi fidi di te devi dirmi la verità, una sola volta e basta, senza girarci intorno. Da dove viene la gemma non lo so, ce ne sono altre in giro?”

“A precederla c’è la gemma rosa che possiede Charlotte Petrova. La gemma rosa è quella che ha permesso a Charlotte quando era ancora un’umana di controllare i suoi poteri ed è sempre grazie ad essa che è riuscita a mantenerli anche dopo la sua trasformazione. Poi c’è la gemma gialla, custodita per anni da Aremius, primo stregone di Salem e formatore di molte streghe all’epoca della prima battaglia. Come sia arrivato a tua madre è un vero mistero, ma c’è di peggio”.

“Cosa?”

“Esistono altre cinque gemme per un totale di sette. Quelle gemme una volta unite danno origine a un’altra arma che però non serve ad uccidere Klaus”

“Che genere di arma? Se non serve ad uccidere Klaus perché ne stiamo ancora discutendo?”

“Le pergamene su questo punto non sono chiare, ma la gemma gialla in particolare sente il richiamo del suo padrone. Quella gemma è stata forgiata dalla strega Originaria Skyler, questo è poco ma sicuro”.

“Ma Elena non è Skyler, non c’è nessun collegamento tra loro due, cosa significa?”

“Non lo so Damon”

“Quanto mi posso fidare di ciò che hai detto? Chi mi garantisce che questa non sia una farsa per poi pugnalarci di nuovo tutti alle spalle?”

“Damon la magia di cui ti ho parlato è forse una tra le più potenti che una strega abbia mai creato! E ciò la rende anche la più pericolosa! Se la gemma gialla sente in Elena il richiamo di Skyler dobbiamo indagare Damon” concluse Meredith, sembrava sincera.

Damon non sapeva minimamente cosa fare, non poteva agire da solo, anche se per Elena avrebbe fatto di tutto...
“Devi parlarne con lei. Io intanto informo gli altri e vedo cosa ne pensano, nel caso ci incontreremo tutti insieme e ne parleremo. Non voglio stringere un patto con te, mi puzzi ancora di bugia sai com’è”.

Meredith annuì col capo e senza dire neanche più una parola se ne andò via. Quella rossa era una strega molto potente, nessuno sano di mente avrebbe mai osato contraddirla, ma come si dice mai fidarsi completamente di una strega, alla fine ci sono solo brutte sorprese. Damon vide Meredith avvicinarsi ad una macchina e salirci, all’interno di essa vi erano altre due persone, streghe, pensò subito il vampiro. Erano rimaste li tutto il tempo e con qualche stratagemma avranno ascoltato tutta la loro conversazione. Non c’era tempo da perdere, Damon prese il cellulare e cominciò a digitare un numero di telefono...
                                                                                             ***
 
“E’ tutta la mattinata che mi alleno, ho anche saltato la scuola per questo!”

Elena era alle prese con una enorme balestra che sparava frecce a raffica, cercando di tenere la mira quanto era più possibile, ma senza successo: la balestra non faceva per lei.

“Forse devi fare un po’ di sollevamento pesi” suggerì Joey “e cominciare con una balestra più piccola”

“Grazie tante per avermelo detto solo ora” disse Elena sorseggiando la sua bibita corretta alla verbena.

“Dov’è la collana di Skyler?”

“L’ho data a Caroline, è l’unica casa in cui Klaus non ha il permesso di entrare”

“Brava, ti fidi di lei?”

“Ovvio, è Caroline, è la mia migliore amica, mi fido di lei e di Bonnie”

“Cosa faresti se Caroline venisse soggiogata da Klaus per ucciderti?”

“No...non la conosce, non lo farebbe, insomma...”

“Caroline è una tua amica e quindi rientra nella cerchia delle persone che ami, devi stare attenta Elena”

“Dov’è Charlotte? Ormai è quasi una settimana che non si fa vedere...”

“E’ partita, non chiedermi dove, ha detto solo che doveva parlare con una persona. Ne frattempo che ne dici se dopo andassimo a parlare con Meredith?”

“No, scusami Joey, ma ancora non me la sento, soprattutto se c’è Abril insieme a lei”

“Ok, come vuoi. Allora che ne dici di un po’ di combattimento corpo a corpo?”

“Bah, va bene, più di finire stecchita...”

Joey rise “ci andrò piano, promesso”.

Era quasi mezzogiorno e quella mattina Joey aveva insistito per andare ad allenarsi giù alle rovine di Fells Church, esattamente sotto la vecchia cripta per vampiri. Era un luogo sicuro, lontano dalla luce del sole e soprattutto nessun vampiro avrebbe mai osato scendere fin laggiù senza correre il rischio di essere scaraventato da Joey in quella tomba senza possibilità di uscita.
Elena si mise le ginocchiere e si legò di nuovo i capelli, prese in mano un paletto e si voltò ad affrontare Joey. Sapeva che era solo una prova e sapeva di non essere questo grande genio del combattimento, ma aveva imparato qualche trucchetto; certo non sarebbe mai arrivata a strappare il cuore ad un vampiro, su ciò non vi erano dubbi.
Era molto difficile combattere contro Joey, una cosa era pugnalare un Originario con il supporto di un vampiro dalla propria parte, una cosa era fronteggiarlo da sola senza l’aiuto di nessuno.
“Ovviamente Elena tutto questo serve solo a te, per quando ti troverai in una situazione di pericolo e sei da sola, anche se non dovrebbe accadere per il novanta per cento delle probabilità” le diceva Joey mentre bloccava con una leggera mossa il pugno che Elena aveva sferrato con tutta le sua forza.

“Uff, ma come faccio? Se non riesco nemmeno a fare un graffio a te?”

“Guarda che non vai così male. Devi solo incanalare dentro di te tutta la tua frustrazione, puoi farcela!” disse Joey fermando gli allenamenti.

“Volevo parlarti” disse Elena sedendosi a terra: era distrutta, ma doveva fare assolutamente delle domande a Joey.
“Certo, dimmi”

“Come... non so da dove iniziare. Com’è nato Stefan?”

Elena decise di essere diretta nella domanda, una domanda più che lecita e assolutamente senza rancore. Era solo spinta dalla sua curiosità. Joey sorrise, un po’ impacciato mentre osservava interessato l’ingresso della cripta.
“Hai mai sentito parlare di miracoli?”

“Miracoli? Che stai cercando di dire?”

“Mia sorella Klea era una vampira con una grande capacità di autocontrollo. Non ha mai bevuto sangue umano, solo nel momento dello stato di transizione, ma dopo zero. Quando Charlotte morì, o almeno così credevamo, Klea decise di rimanere in Italia e nell’allora Regno di Napoli conobbe un giovane ricco e potente. Ricordo solo il nome, Cristiano; quando lui scoprì chi era mia sorella non fece storie, anche perché anche lui celava un segreto. Era un Nephilim”.

“Cosa significa?”

“Mezzo angelo caduto sulla terra”

“Oh no. Non è possibile, queste cose...”

“Non esistono? Beh credici. Era un angelo per metà, insomma due esseri sovrannaturali messi insieme non dava origine a nulla di buono, ma l’amore rende cieco i sentimenti qualunque sia la nostra natura”.
“Quindi Stefan è...”

“No. Quando è nato era un umano comune, un miracolo. Il primo e ultimo essere umano che ha origine da un unione del genere. Ovviamente un essere nato da tale unione non poteva che essere oggetto di desiderio di Niklaus, ma il resto della storia la sai. Chiamala magia, caso, fato, Stefan come vedi è diventato come colei che lo ha generato”.

“Wow, ma se non fosse stato trasformato da Katherine? Ora cosa sarebbe?”

“Non ne ho idea, angeli, vampiri, streghe... meglio restarne fuori. Chi altera così gli equilibri della natura paga sempre un prezzo troppo alto.”
“Capisco” disse Elena sospirando.

In realtà ci aveva capito ben poco...angeli? Ma in quale universo vivo? Pensava Elena alzando gli occhi al cielo.
“Mi stai dicendo che qualcuno ai piani alti ha deciso che doveva nascere Stefan?”
“Non lo so Elena, se lo sapessi a quest’ora avremmo tutte le risposte. Ma ora voglio chiedere io un tuo parere.”
“Ok, dimmi.”
“Che ne diresti di utilizzare questa cripta come prigione per qualcuno?”
“E chi ci vorresti mettere? Stefan squartatore?” disse Elena guardandolo sott’occhio senza smettere di pensare che Joey stesse scherzando.
“No, ma qualcuno come Klaus potrebbe andare bene” disse Joey, stavolta era lui a guardare Elena con sguardo malizioso, come se avesse un piano.
Klaus intrappolato in quella cripta? È un ibrido e per di più furbo, Joey doveva essere davvero stanco...
“Tu stai scherzando? Questa cripta serve a tenere prigionieri i vampiri, non Klaus. Lui è un ibrido!”
“Per questo ci servono Meredith e Bonnie, loro due insieme posso rafforzare l’incantesimo e poi non so, elaborare un piano tutti insieme e farlo scendere qui sotto”.
“Non abboccherà mai Joey. Klaus è sempre un passo avanti a noi. Io non credo che riusciremo a rinchiuderlo qui sotto senza che qualcuno di noi ci lasci le penne...”
“Ecco perché è fondamentale trovare gli altri miei fratelli, Elena”
“Tu vuoi risvegliare tutti gli Originari Joey? Compresi i tuoi genitori?”
“I miei genitori non esistono per me, ma liberare Klea è la nostra priorità, più di tutti gli altri. Klea è l’unica che può liberare Stefan dal soggiogamento.”
“Perché è sua madre? Quindi se ci provi tu non funziona?”
“No. Il legame che unisce una madre a un figlio è più forte di un qualunque legame, solo lei può aiutarci.”
“Credo che l’idea della cripta sia buona, ma dobbiamo lavorarci su per bene e dobbiamo fare le cose in grande per liberarci di Klaus.”
Joey incrociò per un attimo lo sguardo di Elena. Era sorprendente quanto quella ragazza riuscisse a essere forte in queste situazioni, affrontava il pericolo con coraggio e senza paura. Non le importava se Klaus le facesse del male, l’importante era tentare di fare del male a lui, provarci almeno. Joey si sbagliava, Elena non somiglia nemmeno a Charlotte da questo punto di vista, è come se fosse una persona diversa, forse perché è umana e ciò la rende consapevole di poter morire in qualunque momento. Fatto sta che questa sua consapevolezza la rendeva una vera donna che lotta per la sua sopravvivenza, lotta per le persona che ama.
“Sai Elena è ammirevole questo tuo coraggio, a volte penso che un po’ tutti dovremmo essere come te.”
“Io invece non so più chi voglio essere, so solo che ora la mia priorità è tenere mio fratello lontano da questo contesto. Gli parlerò, sarà difficile, ma deve andare via.”
“Elena...”
“Sarà una vera sofferenza perché se mando via Jeremy resterò completamente sola, senza nessun membro della mia famiglia, però non fa niente. Va bene così, trasformerò la mia solitudine in forza di volontà e cercherò di andare avanti.” Concluse la ragazza prendendo le sue cose e ritornando alla luce del sole, mentre Joey parve sentire dei singhiozzi in lontananza invadere l’intera radura.
                                                                                               ***

Quando Elena tornò a casa era davvero sfinita, tutti gli allenamenti con Joey erano estenuanti e la costringevano per forza ad andarsene a letto, nonostante fossero solo le 13:00. Anzi era proprio ora di pranzo, ma a casa non c’era nessuno: Rick era a lavoro e Jeremy a scuola, almeno lui. Così si preparò un panino e se lo portò di sopra. Quando aprì la porta della sua camera trovò Damon in piedi davanti alla finestra.
“Com’è andata principessa guerriera?” domandò Damon voltandosi verso Elena.
“Bene, ma sono stanca e ho una voglia matta di dormire”
“Ti fa fare i lavori forzati?”
Elena gli lanciò un’occhiataccia, ma non voleva cominciare a litigare così si limitò a dire:
“No, sono io che mi sforzo per tenere il ritmo. Tu invece cosa hai fatto?”
“Niente di che a parte il fatto che è venuta la grande rossa a farmi visita...”
“Meredith? Cosa voleva?”
“Vuole incontrarti” disse Damon sedendosi sul letto e giocherellando con il Koala di Elena “dice che c’è un pericolo più grosso di Klaus bla bla bla”
“Bla bla bla?” disse Elena sedendosi a sua volta mentre addentava al suo panino “e cosa può esserci di peggio rispetto a Klaus?”
“Non lo so, dice che la cosa non è chiara, ma tu lo sai come la penso. Non mi fido”
“Io nemmeno, ma Joey dice che è importante averla dalla nostra parte perché Bonnie da sola non ce la farà mai”
“Ma va...”
“Senti Damon devo chiederti una cosa...”
“Dimmi...”
“Ecco volevo sapere se per caso ti andava...” ma si interruppe.

Qualcuno batteva alla porta d’ingresso, così Damon ed Elena scesero all’istante e quando aprirono la porta sgranarono gli occhi: Damon non aveva parole e ad Elena stava quasi per prendere un colpo.

“Salve Elena, tutto bene?”

“Elijah”
 
Fine capitolo 3.

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Note dell'autrice:
Come sempre grazie a tutti coloro che leggono la storia, ma soprattutto grazie a tutti coloro che l'hanno messa tra i preferiti, le seguite e le ricordate.
Come vedete la storia si allontana sempre di più dal telefilm, ma ci tengo a precisare che ai personaggi cerco sempre di dare il loro carattere;
Meredith si rifà a quella dei libri ovviamente, ma ho deciso di renderla una strega dai capelli rossi come il fuoco e capo del Circolo di Salem, è pertanto soggetta a diritti d'autore, come pure Joey, Klea, Aris e Abril che vedrete molto presto.
Beh spero che mi lascerete qualche recensione che aiutano sempre a migliorare!
Un bacio e al prossimo capitolo, Ely.

 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4: Tra la vita e la morte ***


Prima di tutto buona sera a tutti! Scusate l'enorme ritardo nell'aggiornare il capitolo, ma ci ho messo un pò a scriverlo perchè nel scriverlo mi sono commossa in una scena che è davvero bellissima! Non vi annuncio nulla :P
Grazie a tutte le persone che mi hanno messa tra i preferiti, le seguite, le ricordate, ma soprattutto grazie a tutti coloro che si prendono 5 minuti per recensire la mia storia *______* Mi fa davvero piacere e sono stra felice <3
Spero che questo capitolo vi piaccia e che lascerete tantissime recensioni <3 Un bacio, Ely.








                                                                     Capitolo 4: tra la vita e la morte


“Elijah?” disse Elena sgranando gli occhi e non riuscendo quasi a parlare.
Era proprio Elijah, non c’erano dubbi; aveva i vestiti stropicciati e i capelli un po’ arruffati, sul suo volto vi era un’espressione sorpresa almeno quanto quella di Elena. Ma com’era successo? Klaus non lo aveva ucciso con il pugnale? Perché lo aveva risvegliato? A che gioco stava giocando?

“Elena vedo che sei meravigliata quanto me di vedermi” disse l’Originario in tono suadente, quasi come se nella faccia di Elena volesse trovare qualche risposta al perché circolava liberamente fra i vivi.
Damon intanto pareva di aver visto un fantasma: sapeva che Elijah aveva il permesso di entrare a casa di Elena, quindi qualunque mossa azzardata da parte sua o di Elena stessa poteva costare cara la vita a entrambi. Così onde evitare dissidi malefici decise di fare la prima mossa.

“Chi ti ha liberato? Klaus? Perché se è così puoi sloggiare!” disse Damon in tono sarcastico e allo stesso tempo minaccioso. Era ora di mostrarsi cattivo come lo era una volta.
Elijah al contrario lo guardò con una delle sue eloquenti espressioni, inarcando il sopracciglio destro e spostando subito lo sguardo verso Elena, che sembrava ancora disorientata. Restò in silenzio per alcuni secondi, poi alla fine disse:

“Klaus? Sei davvero così sciocco Damon? Ma questo non è il luogo adatto per parlare di questa faccenda...”

“Giusto” disse Elena acquistando un po’ di razionalità “è meglio entrare”.

 Elijah non se lo fece ripetere una seconda volta ed entrò in casa Gilbert. L’Originario notò alcuni cambiamenti nella doppleganger, ogni suo movimento gli ricordava Skyler, anche se le due non si somigliavano affatto o forse no. C’era qualcosa che le accomunava, ma di sicuro non poteva che essere una pura fantasia: entrambe avevano gli stessi occhi, identici e per quanti occhi castani possano esserci al mondo quelli di Elena erano proprio uguali. Skyler era la strega Originaria, ma non era lei la doppleganger, lo aveva detto lei stessa prima di morire...

                                                                        Flashback Elijah
“Io non sono la doppleganger! Io ho creato la maledizione che genererà delle doppleganger! La prima figlia femmina della famiglia Petrova si chiamerà Charlotte, è scritto nelle stelle e altre doppleganger verranno generate fino a quando non arriverà LEI. Quella Originaria che metterà fine alla maledizione e alla sua stessa vita.”
                                                                 Fine flashback Elijah
 
“Allora” disse Elena “Come fai ad essere qui?”

“Buffo, credevo di dover ringraziare te per essere qui” disse Elijah sorridendo, ma vedendo l’espressione vacua dei due continuò:
“Non ricordo chiaramente cosa sia successo, mi ricordo solo di una figura vagamente somigliante alla tua Elena, per questo sono venuto qui...”

“Ma io non mi sono mossa di qui...io ero...” disse Elena fermandosi di botto. Quanto poteva fidarsi di Elijah?
“Forse è stata l’altra” disse Damon lanciando un’occhiata a Elena. Alludeva a Charlotte, ma come faceva a sapere dove si trovasse Elijah a parte...

“Stefan?” disse Elena senza pensarci “potrebbe essere stato lui?”

“No” disse subito Elijah “Avrei sentito l’odore di un vampiro, ma quando mi sono risvegliato sentivo solo una scia umana”

Damon si voltò di scatto verso Elena e cominciò a fissarla con aria interrogativa. Il modo in cui la fissava metteva ansia alla ragazza, quegli occhi azzurri di certo non miglioravano la situazione. Elena fece un passo indietro e disse:
“Io non ho fatto niente, Damon non penserai davvero...” disse Elena.

“Non so cosa pensare Elena, visto che sei nota per agire di testa tua...” puntualizzò Damon.

“No, questa volta ti sbagli. Io non ho fatto niente!”

“Bene!” disse Damon alzando le braccia e le mani in segno di sconfitta “Mi arrendo! Con te non si può parlare!”

“Mi accusi senza prove! Ma te ne rendi conto?” disse Elena urlando questa volta, benché ci fosse Elijah, questa volta non le importava. Davvero pensavano che fosse stata lei? Ma se aveva passato tutto il tempo con...

“Joey” disse lei “ho passato tutto il tempo con lui ieri, non posso essere stata io!”

“Joey?” disse Elijah “Mio fratello si è fatto vivo?” continuò quasi faticando nel pronunciare quelle parole.

Erano secoli che non vedeva suo fratello, precisamente dalla battaglia di Charlotte, non aveva mai cercato un contatto con lui. Evidentemente non gli interessava e come biasimarlo? Klaus aveva ucciso Charlotte e l’aveva sepolta chissà dove! Aveva ucciso l’amore della sua vita.

“Si Elijah” disse Elena “è tornato e con lui è tornata anche Charlotte”

“Charlotte? È viva? È un vampiro?” disse Elijah.

“Si, a quanto pare e forse è stata lei a liberarti idiota!” disse Damon questa volta senza pensarci su due volte per aver appena chiamato un Originario idiota...

“Si è nascosta bene in questi secoli non c’è dubbio, è stata di sicuro più furba di Katerina. È una cosa di famiglia questa... immagino la faccia sorpresa di Niklaus...”

“Già, non si aspettava di rivederla, ma credo che non si aspettasse che mantenesse i suoi poteri di strega...” disse Elena.

“Una strega vampiro? Interessante e tu Elena? Questa è una cosa genetica...”

“Ho cominciato a sviluppare anche io dei poteri empatici, una mia amica strega Meredith...”

“Meredith Suarez? Il capo del circolo di Salem?”

“Si, come la conosci?”
“Abril” fu la risposta di Elijah, fredda e asciutta allo stesso tempo. Come se nel pronunciare quel nome gli fosse riaffiorato un qualche brutto ricordo nella mente. Quella strega di sicuro non aveva portato nulla di buono in questi anni o forse anche Elijah ovviamente sapeva che Abril aveva ucciso Lauren Salvatore. Quindi sapeva anche di Stefan e per questo Elena doveva stare molto attenta.

“Quella strega nuoce alla salute di tutti” disse Damon sedendosi comodamente sul divano “perfino a quelli degli Originari, giusto?”
“Ha lavorato per Klaus in passato, precisamente a Mystic Falls tra il 1847 e il 1864...”

“Cosa?” disse Damon “è impossibile! Me ne sarei accorto di una in giro che si chiamava Abril e...” si fermò e abbassò lo sguardo.

Elena tratteneva il respiro e guardava Elijah supplichevole, quanto in fondo voleva arrivare alla verità? Voleva dire tutto a Damon? Non era giusto, non in questo momento, non con Stefan in preda alla sua follia.
“C’era una che si chiamava Abril all’epoca” disse piano Damon “Come ho fatto a non pensarci prima! Era la nostra balia, mia e di Stefan, lei ci ha visto nascere. Ma non poteva essere una strega? Insomma c’erano altre streghe all’epoca e mio padre odiava questo genere di creature. Come ha fatto a non accorgersene?”
“Abril era molto brava nel suo lavoro, sapeva come non farsi scoprire e mi dispiace che tua madre abbia avuto la sventura di incontrarla...”

“Cosa stai insinuando?”

Ding Dong. “Il campanello!” pensò Elena “la mia salvezza!”.

“Vado ad aprire” disse Elena “Non fate rumore per favore.”

Elena andò ad aprire la porta e si ritrovò una Caroline al quanto agitata. Aveva le lacrime agli occhi, il mascara sciolto e i capelli legati frettolosamente in una coda. La sua faccia non prometteva nulla di buono...
“Caroline? Cosa è successo?” chiese Elena con un filo di voce.

Caroline però non rispose, si limitò ad entrare in casa alla velocità della luce andando dritta verso il salotto dove chiaramente non si aspettava di trovare Elijah a giudicare dalla sua faccia.
“Caroline!” la riprese Elena “Mi dici cosa sta succedendo? Perché stai piangendo?”

“Quale peccato ti sei concessa barbie?” disse Damon distrattamente.

“Elena è successa una cosa stranissima, Meredith è arrivata a casa mia completamente dissanguata...”
“Cosa?”

“L’ho curata con il mio sangue e fortunatamente si è ripresa. Elena l’unica cosa che mi ha detto è che Lei è tornata.”
“Lei chi?” disse Elena.
“Non lo so, ma mi sembrava piuttosto sconvolta, come se avesse visto un fantasma” disse Caroline mentre Elena le mise in mano un bicchiere d’acqua e le diede un fazzoletto per asciugarsi gli occhi. Caroline sorseggiò per un po’, poi il suo sguardo tornò a posarsi su Elijah e disse:
“Lui non dovrebbe essere in una bara in chissà quale parte del mondo?”
“A quanto pare qualcuno mi ha liberato e ho la strana sensazione che chiunque l’abbia fatto non ha buone intenzioni.” Disse Elijah appoggiandosi al bordo del tavolo e accarezzandone la superficie con le dita.
“Anche perché non ho ritrovato il pugnale quando mi sono risvegliato”

“Il pugnale non ce l’hai tu?” chiese Elena
“No, anzi ho l’impressione che qualcuno mi abbia risvegliato per avere quel pugnale e doveva conoscere bene il posto dove mi teneva Klaus. Chi può essere stato?”
“Meredith quando è arrivata da me ha detto che presto la città sarebbe stata invasa da un’ondata di magia” disse Caroline “cosa potrebbe significare?”
“Beh, significano due cose sole: o Klaus sta creando un esercito di streghe oppure sta per arrivare in città un nuovo pericolo” disse Elijah.
                                                                                  ***

“Caro diario, è sempre così che si comincia no? Beh cosa ho da dirti, sono diventato il servo di Klaus ora, sono arrivato a non importarmene niente di nessuno, neanche di mio fratello, anzi. È lui la rovina della mia vita, se non fosse stata per la sua stupida capacità di cacciarsi in affari che non sono i suoi a quest’ora io avrei ancora la mia libertà! Ha ottenuto ciò che voleva no? Ora ha Elena tutta per lui e nessuno, neanche io gliela porterà più via. Che faccia di lei ciò che vuole! A me non interessa più. Elena Gilbert è una capitolo chiuso della mia vita, io ormai vivo solo per squartare e lacerare corpi. In fondo era quello che voleva Klaus e quello che voleva Katherine o in fondo è quello che ho sempre voluto io. Damon su una sola cosa aveva ragione, non c’è umanità in nessun vampiro! Quella che ostenta ad Elena è solo una strategia comune per farla cadere ai suoi piedi... Confesso che quella ragazza riesce a sorprendermi sempre in un modo o nell’altro, esce con i vampiri, non ha paura di noi, di me. Ha avuto il coraggio di minacciarmi stamattina! Chi è Elena Gilbert? La Doppleganger?”

Stefan Salvatore immerso nei suoi pensieri scriveva, seppur soggiogato da Klaus, il suo amabile diario fonte, forse, unica di contatto con quella parte di se stesso che pensa di aver perduto. Quanto è forte Stefan? Ce la farà a superare anche la nuova fase da squartatore? Stefan, il mentore, il giusto, il vampiro umano non può arrendersi di fronte a una tale assurdità e come gli avrebbe detto la sua adorata madre all’epoca, a tutto c’è un rimedio Stefan, non ti arrendere!
Era sicuramente difficile, Stefan era sempre stato quello dalla personalità fragile e sensibile, era Damon quello forte e incorreggibile. Doveva solo trovare la forza dentro di se per andare avanti nella sua battaglia personale contro Klaus e soprattutto contro Damon. Contro Damon? Ma ti senti Stefan? Non hai mai combattuto contro tuo fratello!
Ma quale fratello? Perché non era venuto a cercarlo per tutti quei mesi? Lo aveva abbandonato di nuovo? E per chi? Elena?
Damon era più furbo, non avrebbe mai abbandonato Stefan senza una ragione. Cosa lo aveva trattenuto a Mystic Falls?
Stefan sentì dei rumori in salotto e a giudicare dai passi doveva essere proprio Damon che rientrava. Decise di affrontarlo una volta per tutte; quando scese in soggiorno lo trovò seduto in poltrona con un mare di cartacce attorno. Evidentemente lo sentì arrivare perché disse:

“Stefan lo squartatore ha deciso di tornare a casa?”

“Fino a prova contraria, Damon, questa è anche casa mia”

“Oh, è vero! Che stupido!” disse Damon ironicamente “Avevo dimenticato che ora la tua priorità è rendermi la vita impossibile!”

“Prendila come ti pare Damon, ma se sono in questa condizione è solo colpa tua” disse Stefan facendo particolarmente attenzione a sottolineare le ultime due parole.
Damon si voltò di scatto, pensava che suo fratello stesse scherzando o che almeno facesse finta di scherzare, ma quando si voltò e vide come Stefan lo stesse guardando capì che era andato. Lo Stefan squartatore aveva preso il sopravvento sullo Stefan umano e controllato. Era successo di nuovo, era solo e aveva una doppia personalità. Conosceva bene, meglio di chiunque altro Stefan e sapeva che stava andando fuori di testa, sapeva che era venuti li non per fare quattro chiacchiere su come uccidere Klaus. Cercava lo scontro con Damon.

“Stefan non starò qui a elencarti i vari motivi per cui a quest’ora dovresti essere morto per mano mia, perciò se è lo scontro che cerchi oggi non avrai niente!”

“Il grande Damon ha paura del fratellino pazzo”

“Basta Stefan, credimi non è la giornata ideale per discutere”

“Oh eccolo! Ora fa il fratello maggiore! Chi ti ha fatto arrabbiare oggi? Elena?”

“Smettila Stefan, sei ridicolo”

Stefan si avvicinò a Damon in un batter d’occhio. Erano così vicini che parevano pronti a prendersi a botte. Lo sguardo di Stefan era pieno di odio nei confronti di suo fratello, non c’era compassione, non c’era bene, non c’era niente. Tutto cancellato. Una tabula rasa, come se ad affrontarsi non fossero due fratelli, ma due gladiatori. Solo uno di loro avrebbe vinto e questo lo sapevano bene, in tutti i casi della loro vita ci sarebbe stato un solo vincitore perché loro non potevano vincere lo stesso premio. Uno di loro doveva perdere. Si sono odiati e amati per una vita intera e ora eccoli li a contendersi l’eternità.

“Io sarei ridicolo Damon? Sono diventato lo schiavo di Klaus per salvarti la vita”

“E io sono diventato un mostro perché tu soffrivi di solitudine” replicò Damon più duramente di quello che avrebbe voluto, ma sapeva che era la cosa giusta. Stefan aveva bisogno di una lezione, anzi no. Doveva salvarlo e lo doveva fare nel peggiore dei modi. Rinchiuderlo, senza cibo e con migliaia di cicli di verbena, fino a quando non lo sarebbe tornato non quello di una volta, ma almeno un vampiro che sa controllare la fame.

“Stefan tu sei più forte di lui!” disse Damon allontanandosi da lui “Non puoi farti fregare da uno stupido soggiogamento! Combatti Stefan!”

“Non ne ho la forza!!” urlò Stefan di rimando al fratello “NON HO FORZE PER FARLO!”

“Guarda dentro di te Stefan! Fa in modo che ti importi davvero!!” disse Damon alzando di più la voce.

“E di cosa dovrebbe importarmi Damon?! Di cosa??”

“Se Klaus ti chiedesse di uccidermi cosa faresti Stefan? Se ti chiedesse di darmi la caccia fino in capo al mondo cosa faresti?”

Attimi di silenzio lunghi quasi un’eternità, attimi segnati da Damon che aveva gli occhi più dilatati del dovuto e Stefan col capo chino verso terra e le mani in tasca. Solo dopo un po’ decise di alzarsi lentamente a piccoli scatti. I suoi occhi verdi come le foglie di primavera erano vuoti e spenti, attraversati da una sottile scia luminosa che piano si avviava a scendere sulle sue guance leggermente rosse per via della sfuriata. Eccolo che piangeva come quando era bambino e cadeva dalla casa sull’albero che aveva costruito insieme a Damon quando aveva otto anni. Era il loro rifugio segreto, quando erano tristi o si avvicinava l’anniversario della morte della loro angelica madre andavano a piangerla segretamente lassù. Ora però non c’era nessun rifugio per nessuno di loro due, entrambi erano chiamati ad affrontare una realtà e un problema più grande di loro.

“Non lo so” disse alla fine Stefan con voce rotta “So solo che c’è una parte dentro di me che mi dice di arrendermi e lasciarmi andare senza provarci nemmeno a frenare; ma c’è anche un’altra parte di me che mi dice che qualcuno prima o poi verrà a salvarmi e a liberarmi da questo girone infernale. E allora quella voce mi dice di aspettare.”

“Io sono qui Stefan e non credere che non ti abbia mai cercato in questi mesi. Io sapevo sempre dov’eri e non sai quanto avrei voluto venire a prenderti. Non sai quanto avrei voluto portare a casa il mio fratellino. Ciò che tu rappresenti per me Stefan non lo puoi nemmeno immaginare. Permettimi di aiutarti fratello.” Disse Damon.
Gli occhi azzurri erano completamente bagnati e un fitto raggio di sole li attraversava rendendoli limpidi come il cielo d’estate. I capelli neri corvino scendevano fitti sulle guance del temerario vampiro, dando forma al viso già perfetto ed imperfetto allo stesso tempo. Guardava suo fratello in attesa di una risposta non curante dei problemi che li circondavano. Non gli importava di quello che potevano pensare tutti, Stefan era suo fratello e lui lo doveva aiutare o lo avrebbe perso per sempre. Non voleva che la follia tipica di quando si perde il controllo si impadronisse del cuore e della mente di Stefan. Non lo avrebbe mai permesso.

“Mi dispiace Damon, ma è troppo tardi ora. L’unica cosa che devi fare è tenere Elena il più lontano possibile da me. Io non ho più il controllo delle mie azioni.”

“Io non ti lascerò andare Stefan, per il semplice motivo che non voglio perdere anche te. Questa volta farò di meglio. Ti tirerò fuori da questa situazione a costo della mia vita.” Disse Damon.

Stefan si voltò verso suo fratello; tutto di Stefan diceva che voleva essere aiutato da suo fratello, da nessun altro, lui voleva solo Damon. Era la sua famiglia e voleva tornare normale perché in fondo, gli voleva bene. Stefan se ne tornò in camera sua chiudendo la porta a chiave con la consapevolezza che anche se era ritornato il mostro che era una volta, Damon lo avrebbe aiutato a tornare in se prima o poi. Lo avrebbe fatto, lui conosceva bene suo fratello e sapeva anche che non voleva essere salvato la vita quella notte, ma lo aveva fatto comunque perché ciò che provano l’uno per l’altro va al di la della semplice rivalità tra fratelli e va oltre l’amore per Elena. Il loro è un legame di fratellanza pura.
                                                                                  ***

Elena dopo aver preparato tre caffè aveva capito che Elijah era vivo e vegeto e non era una visione della sua mente. Damon era andato via un po’ di tempo prima, a quanto pare gli dava fastidio la presenza di Joey che era arrivato un attimo dopo essersene andato via. Joey non aveva buoni rapporti con suo fratello Elijah da quando decise di schierarsi dalla parte di Klaus, ma nonostante i racconti di Elena su come Elijah avesse cercato di aiutarli durante il sacrificio, fino comunque male, Joey non ne voleva comunque sapere.
“Non possiamo fidarci Elena” continuava a ripetere Joey.
“Se però vi chiariste...”
“No. Dov’eri Elijah quando Klaus ha ucciso nostra sorella?”
“Joey, siamo fratelli e dovremmo lasciarci alle spalle il passato. Credimi l’ho fatto solo perché volevo liberarvi tutti!”
“Io ero già libero fratello, ho badato bene alla mia sorte. Chi mi da la certezza che quello che hai raccontato ad Elena sia tutto vero?”
“Te la do io la certezza Joey” disse Elena “Elijah ha accettato di lasciarsi guardare la mente da me, così potremmo davvero capire se dice il vero o il falso.”
Alla scena aveva assistito anche Caroline, la quale non riusciva a togliere gli occhi di dosso a Joey. La biondina si era ripresa presto dallo shock di Meredith che intanto aveva raggiunto casa Gilbert accompagnata da Aris, l’attraente mago dai capelli neri e ricci, con degli occhi che potevano catturare chiunque. Erano di un verde chiarissimo, più di quelli di Stefan e le sue labbra erano leggermente rosee, il che si abbinava benissimo a tutto l’insieme.
“Bonnie dov’è?” chiese Meredith evitando accuratamente di incrociare lo sguardo di Elena: sapeva che la ragazza era ancora arrabbiata con lei.
“Non lo so” rispose prontamente Caroline “Che io sappia è un certo periodo che passa un po’ di tempo con Jeremy...”
“Si, questo lo sapevo già” disse Elena “ma poteva esserci d’aiuto oggi”
“Ci sono pur sempre io” disse Meredith un po’ più sicura di se questa volta, si voltò verso Elena e le disse:
“Elena io non volevo trascinarti in nessun tipo di guaio, non avevo idea di come si sarebbe evoluta la cosa e mi dispiace tanto. Tu sei mia amica, insieme a Caroline e Bonnie, non impedirmi di aiutarti. Dammi una seconda possibilità.”
“Ok, va bene, ma sappi che al tuo primo passo falso non sarò più così clemente” disse Elena e le tese la mano in segno di tregua. Meredith la strinse con forza e decisione e poi sorrise all’amica che ricambiò.
“Bene, dopo la bella riconciliazione credo che possiamo vedere come Elena riuscirà a penetrare nei pensieri di Elijah” disse Aris facendole l’occhiolino.
“Io sono pronto” disse Elijah.
“Bene, non ci vorrà molto” disse Elena avvicinandosi a lui “Devo solo guardarti negli occhi un paio di minuti, dovrebbero bastare.”
Elijah era immobile e impassibile deciso com’era a mostrare che stava dicendo la verità, così Elena iniziò subito. La mente di Elijah sembrava vuota e offuscata, doveva andare più a fondo, ma non c’era niente fino ad un certo punto. Eccolo! È chiuso nella bara e una figura sconosciuta estrae il pugnale dal suo cuore e lo mette in una borsa. Una figura femminile, l’Originario aveva ragione, ma non si vedeva molto era molto buoi, sembrava l’interno di uncamion? Possibile mai? La figura aveva lasciato un margine di luce aperto...
“Ha detto la verità” esordì alla fine Elena “C’era davvero una figura e il pugnale lo ha preso lei o lui, ma sembrava più una lei. Comunque Elijah dice la verità. Klaus non sa niente del suo risveglio.”
“E non vorrei essere nei panni del povero malcapitato che avrà la sfortuna di incontrarlo” disse Caroline sospirando. Tutti la guardarono basiti e lei sentendosi in imbarazza disse subito:
“Stavo scherzando ok?”
“Ora che sappiamo che non ci hai mentito” esordì Joey “Non aspettarti una abbraccio alla winnie the pooh perché ci vorranno almeno la metà dei secoli della nostra vita per arrivare a questo...”
“Va bene, non mi aspetto tutto questo, ma che almeno collaboriamo per la sicurezza di Elena, questo si”
“Bene, ora vorrai sapere che fine ha fatto Stefan?” chiese Joey.
“Non c’è bisogno neanche che me lo dici...” rispose Elijah.
                                                                                            ***

Caroline si offrì volontaria per raccontare ad Elijah tutto quello che era successo fino al giorno prima praticamente, mentre Meredith parlava con Joey cercando di tranquillizzarlo sulle intenzioni del fratello. Elena invece parlava al telefono con Jeremy, che era andato a casa di un amico a studiare subito dopo la scuola.
“Che succede Elena?” chiese Aris
“Devo andare a prendere Jeremy che è a casa di un amico e non con Bonnie come aveva detto Caroline” disse Elena guardando torva l’amica.
“Ti giuro che io non so niente” disse Caroline di tutto petto “ e se sapessi qualcosa te lo direi subito”
“Va bene, io vado...” disse Elena prendendo le chiavi della macchina.
“Dove vai da sola?” disse Joey subito librandosi dalla conversazione con Meredith “Qualcuno deve venire con te!”
“Ragazzi devo andare a prendere solo mio fratello e sono le sette di sera, non ci sono i mostri in giro. Saprò cavarmela.”
“Non vorrei essere ripetitivo, ma mio fratello Joey ha ragione. È rischioso, qualcuno deve venire con te...” disse Elijah.
“Io devo parlare con Jeremy, devo fargli un discorso per niente facile e ho bisogno di stare da sola con lui. È mio fratello, è la mia famiglia, cercate di comprendermi. Soprattutto tu Elijah.”
“Ok, però non tornare tardi” disse Caroline “Noi intanto cerchiamo un posto sicuro per Elijah, meno gente sa che è tornato, meglio è.”
“Giusto, ci vediamo dopo allora e avvisate Damon nel caso gli venisse un collasso perché sono uscita da sola” disse Elena chiudendo la porta e avviandosi verso la macchina.

Si dimenticò di sistemare la cintura di sicurezza, mise in moto e partì. Aveva in mente quel discorso per Jeremy da quando aveva lasciato Mystic Falls per andare a Manhattan con Meredith e Joey. Tutto ciò che voleva era mettere al sicuro l’unico componente che era rimasto della sua famiglia, voleva che vivesse i suoi ultimi anni del liceo senza la preoccupazione di morire ventiquattro ore su ventiquattro. Lui meritava una vita felice e serena, doveva trovarsi una brava ragazza, una normale, andare al collage e vivere tutte le esperienze tipiche di quell’età e questo Elena non poteva più darglielo, ma soprattutto non voleva più correre il rischio di vederselo morire sotto agli occhi, come è già successo la scorsa estate. Aveva contattato un paio di amici di famiglia che abitavano a New York e che erano disposti ad ospitarlo per tutta la durata dell’anno, sapeva che sarebbe stata dura, ma doveva farlo. Non voleva soggiogarlo, doveva semplicemente imporsi da brava sorella maggiore e pensare al suo bene anche se l’avrebbe odiata per tutta la vita, meglio così che morto.

Eccolo li che aspetta all’angolo della terza strada, un vicoletto un po’ isolato e davvero buio da percorrere di notte. Salutò il suo amico e salì in macchina con la sorella.
“Tutto bene Elena? Perché non sei venuta a scuola oggi?”

“Ho avuto un po’ da fare con Joey e qualcuno ha risvegliato Elijah...”

“Davvero? Perché? Chi?”

“Non lo sappiamo, ma Jeremy io ti devo parlare di una cosa” disse Elena mentre percorreva la stradina buia.
“Elena hai dimenticato la cintura di sicurezza” le fece osservare Jeremy

“Oh non preoccuparti, non stiamo mica correndo?” disse Elena “comunque ti volevo dire che secondo me è meglio se lasci la città per un po’”

“Sapevo che volevi dirmi qualcosa del genere, ma perché?”

“Perché io non posso proteggerti Jer, non posso e non voglio correre il pericolo peggiore, ovvero che ti possa accadere qualcosa di male”

Jeremy decise di non ribattere, non gli piaceva come Elena stesse guidando, sembrava agitata e non aveva la cintura...

“Elena perché non ci fermiamo e ti metti la cintura? Non l’hai mai dimenticata”

“Hai ragione, ora accosto” disse Elena decelerando e cambiando marcia. Ma qualcosa non andava, faceva fatica a maneggiare il pedale del freno.

“Che succede Elena?”

“Non lo so, il freno” disse Elena “non funziona”

“Usa quello a mano!” disse Jeremy

“Non funziona Jeremy!” disse Elena urlando dalla paura “Oddio! Che facciamo?”

“Dobbiamo scendere dalla macchina Elena!” urlò Jeremy

Elena aveva perso il controllo dell’auto, le si erano paralizzata le braccia e le mani e non riusciva a muovere lo sterzo. Jeremy prese in mano lo sterzo, ma non riusciva a controllare la velocità della macchina che piano piano aumentava come se qualcosa la comandasse...

“Elena la macchina non risponde ai comandi! Dobbiamo saltare!”

“Jeremy non c’è più tempo!” disse Elena urlando. Di fronte a loro c’erano due grossi e altissimi alberi, non c’era via di fuga, si sarebbero schiantati li da un momento all’altro.

Jeremy prese la mano di Elena e la strinse forte, insieme chiusero gli occhi e poi BAM. Uno schianto e la macchina si incastra fra gli alberi rotolando su se stessa per un paio di metri fino ad atterrare a terra quasi completamente distrutta. Del fumo si levava dal bagagliaio davanti, i vetri dell’auto erano completamente distrutti, tuttavia dal finestrino aperto si intravedeva un braccio che si muoveva: Jeremy Gilbert si divincolava all’interno dei resti del catorcio distrutto cercando di uscire. Riuscì a liberarsi dalla cintura di sicurezza e con tutte le forze che gli restavano uscì trascinando il suo corpo dal finestrino. Quando fu fuori notò che aveva una gamba completamente lacerata e coperta di sangue, alcuni graffi al viso e sulle braccia e una brutta ferita alla testa dalla quale cominciava a scorrere del sangue. Decise di non pensarci e di trascinarsi per cercare la sorella e liberarla.
Elena era completamente incastrata nel posto di guida, con un ramo Jeremy riuscì a rompere il vetro del finestrino, ma non riusciva ad aprire la portiera. Elena era incastrata con le gambe sotto al seggiolino e perdeva sangue dall’addome e su tutta la parte superiore del corpo. Jeremy prese il cellulare, non c’era campo!Dannazione! Pensò, non voleva lasciare la sorella li da sola in quelle condizioni, ma si costrinse a camminare per un po’ di metri fino ad arrivare alla stradina principale. Lì chiamò il 911...

“911 buonasera, come possiamo aiutarla?”

“Un incidente d’auto! Per favore mandate un ambulanza mia sorella è in una pozza di sangue incastrata nell’auto, siamo nella terza strada verso le campagne! FATE PRESTO!”

“Arriviamo subito!”

Jeremy riagganciò il telefono e corse subito da Elena, non si era ancora svegliata, nel frattempo cercava in tutti i modi di portarla fuori di li, ma il dolore alla gamba era davvero troppo forte...

“Non ti lascio da sola sorellina, stanno arrivando! Ti prego non morire! Non morire!!” disse Jeremy con le lacrime agli occhi, non sapeva cosa fare. Perché ci mettevano così tanto ad arrivare i soccorsi?

“Aiutooooooo! Aiutatemiiiiiiii!” disse Jeremy lanciando un ultimo urlo di disperazione.

Fine capitolo 4.

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Note dell'autrice:
- Ringrazio tutti per aver letto questo capitolo che ci ho messo un pò a scriverlo perchè volevo articolare bene il dialogo fra Stefan e Damon, insomma volevo trasmettervi qualcosa e spero di esserci riuscita :)
-Forse non è uno dei miei migliori capitoli, ma occhio a Meredith e alla figura misteriosa che ha liberato Elijah, chi sarà mai?
- Piccolo spoiler, il prossimo capitolo si intitola "Caro diario amo anche lui..."
- Nel prossimo capitolo rivedremo Klaus state trnquilli tutti ;)
-Grazie a tutti coloro che recensiscono sempre la mia storia, siete entrati tutti nel mio cuore, grazie mille a tutti :)

Un bacione a tutti e al prossimo capitolo! Ely.



 

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 5: Caro diario amo anche lui... ***


Ciao a tutti! Scusate l'enorme ritardo nell'aggiornare il capitolo, ma sono stata davvero impegnata! :P
Prima di tutto voglio ringraziare tutti coloro che hanno letto e recensito i capitoli di questa storia, in particolare ringrazio Madapple, Elen91, everlasting e ELENA98 *-* Grazie mille, siete tra le mie più affezionate lettrici e recensitrici :)
Bene parliamo un pò del capitolo, dal titolo dovreste già capire qualcosa, accadrà un nono so che di "fantastico!!!" e poi volevo precisare un pò di cose: Damon può sembrare un pò OOC in questo capitolo, ma non credo anche perchè ho cercato di rendere la situazione abbastanza chiara; poi un personaggio ci lascerà (non muore nessuno...non per ora :D) e.....rullo di tamburiiii....RITORNA KLAUS! Ma dovrete cercarlo, perchè comparirà solo per pochi secondi ;)
Vi lascio al capitolo, buona lettura, spero che vi piaccia <3


                                 Capitolo 5: caro diario amo anche lui...


Due ambulanze e i vigili del fuoco che lavoravano con tutte le loro forze per tirare fuori da quella macchina della morte una quasi dissanguata Elena Gilbert. L’airbag aveva salvato la vita di suo fratello, Jeremy Gilbert, privo di sensi. Ora lo stavano caricando sull’ambulanza che partì velocissima verso il pronto soccorso di Mystic Falls, codice rosso. Codice rosso anche per Elena Gilbert, il polso debole, la pressione sanguigna che diminuiva in maniera incontrollata. Aveva ferite aperte ovunque, troppa aria non passava per i polmoni, il sangue stava arrivando ad ostruire tutte le arterie. Dovevano fare presto o non ci sarebbe stato più nulla da fare.

Ad attenderli al pronto soccorso c’era Alaric Saltzman, tutore legale dei due fratelli,  il quale aveva già dato l’autorizzazione per operare Jeremy, nel pieno di una forte emorragia interna.
 Quando vide la barella con il corpo di Elena completamente coperto di sangue la sua espressione era un misto tra terrore e rassicurazione. Corse insieme ai medici che la portavano in sala operatoria e anche se sapeva che non poteva sentirlo le sussurrava all’orecchio che sarebbe andato tutto bene, di non preoccuparsi, essere forte e combattere per la sua vita. Alaric aveva paura e non perché era il suo tutore legale e quindi avrebbe dovuto rispondere delle sue azioni, ma perché temeva di perdere un’altra persona importante per lui, l’unica parte umana legata alla sua esistenza era rappresentata da Elena e Jeremy. Non poteva perdere anche loro.
In ospedale arrivarono subito anche Joey e Caroline, quest’ultima preoccupatissima di sapere notizie della sua migliore amica. Nel frattempo Meredith era andata al pensionato per informare sia Stefan sia Damon di quello che era appena successo, ma nessuno dei tre era ancora arrivato in ospedale.
La polizia intanto stava facendo le indagini sulla natura dell’incidente, ma l’auto era completamente distrutta ed era impossibile individuare qualche anomalia senza una perizia accurata che avrebbe richiesto almeno tre o quattro giorni.
 Joey tentava in tutti i modi di entrare in sala operatoria per salvare la vita di Elena e quella di Jeremy, ma sarebbe stato rischioso, come gli fece notare Alaric, esporsi così tanto. L’unica speranza era che le due operazioni riuscissero bene e che almeno i ragazzi passassero la notte. Il medico che stava operando Jeremy uscì dalla sala operatoria e si diresse verso Alaric...

“Lei è il tutore dei ragazzi, vero?”

“Si” rispose Alaric, raggiunto anche da Caroline e Joey, che disse:

“La prego ci dica qualcosa!”

“Allora il ragazzo è fuori pericolo, l’operazione è riuscita bene e i danni sono estesi solo ad una gamba. Dovrà portare il gesso per un po’ e abbiamo bloccato l’emorragia interna. È un ragazzo forte, se la caverà.”

“Grazie al cielo!” disse Caroline sospirando e portandosi le mani al petto “E Elena?”, disse poi spaventata.

“La ragazza è ancora sotto operazione e la faccenda si sta rivelando più complicata del previsto. La signorina ha quasi tutte le costole rotte, un’emorragia interna ai polmoni che non riusciamo a bloccare e non vorrei essere precipitoso, ma non risponde a nessun riflesso incondizionato...”

“Cosa vuol dire?” chiese Alaric

“Vuol dire, che se anche uscisse dal coma, la ragazza potrebbe non camminare mai più, mi dispiace...”

“Senta” disse Joey “C’è un modo per salvarla, se mi lascia entrare...”

“Lei è un medico? Non mi pare, ci lasci fare il nostro lavoro, conosciamo bene la famiglia Gilbert e le prometto che faremo tutto il possibile per salvarla. Ora scusatemi” disse il dottore tornando in sala operatoria.
Caroline e Alaric tornarono a sedersi lasciando Joey davanti alla porta che lo separava da Elena, pochi metri di distanza bastavano per mettere fine alla sua vita. Il solo pensiero che quel medico uscisse fuori  fra tre o quattro ore annunciando che non c’era più nulla da fare provocava dentro di lui una disperazione che non sentiva dalla morte di Charlotte, cioè da ben 650 anni. Il vampiro poggiò lievemente la mano sul vetro spesso della porta facendo attenzione a toccarla delicatamente solo con le dita della sua mano marmorea, sforzandosi di trasferire tutti i suoi pensieri verso quella ragazza che in quel momento stava soffrendo come un cane. Sentiva distintamente l’odore del suo sangue, sentiva distintamente i medici gridare di prendere pinze, defibrillatori e tanto altro; quante volte Elena stava rischiando di andarsene per sempre? Quante volte i medici le stavano salvando la sua fragile vita? Quanto avrebbe dovuto aspettare prima di sapere che stava bene e che poteva tranquillamente entrare li, darle il suo sangue e curarla?
Quando prese coscienza di questi pensieri l’Originario dagli occhi cielo, come lo chiamava Elena, si passò distrattamente una mano sulla guancia leggermente rossa, accorgendosi che era bagnata. Un pianto silenzioso e inconsapevole, uno dei migliori della sua vita. Solo due volte, per quello che ricordava era successo: la prima volta aveva nove anni, i suoi genitori non si volevano tanto bene e un giorno tutta la rabbia di suo padre l’aveva sperimentata sulla sua pelle a colpi di frusta; la seconda volta era proprio questa terribile circostanza e  questo poteva significare una sola cosa: ci teneva, teneva a Elena quasi come alla sua stessa vita, teneva a Elena peggio di una sorella. Lei che con la sua semplicità aveva colmato un vuoto nel suo cuore che durava da troppi secoli, lei che lo aveva seguito solo per scoprire la verità su cosa le sarebbe accaduto, lei fiera come una leonessa, una guerriera, una principessa guerriera, come meglio soprannominata da Damon.
Damon, eccolo, sentiva la sua presenza avvicinarsi alla sala operatoria, sentiva Caroline e Alaric che gli dicevano di calmarsi, lo sentiva blaterare frasi senza senso del tipo “Voglio sapere dov’è, cosa le è successo!” oppure “Non mi importa! Levatevi di mezzo!”...
Lo sentiva solo, era venuto da solo, non aveva portato Stefan, probabilmente insieme a Meredith che cercava di spiegargli la situazione o forse perché sapeva che non sarebbe riuscito a controllare la sua fame in un posto dove traboccava sangue a destra e a manca. Quando l’Originario si voltò vide questa statuaria figura vestita di nero avvicinarsi a lui, i capelli corvini, gli occhi di ghiaccio e sul volto vi era dipinta l’ansia, il senso di colpa, la paura, il dolore e forza di superare anche questo nuovo ostacolo.

“Cosa è successo ad Elena?” Chiese Damon.

“Elena e Jeremy hanno avuto un incidente...” cominciò a dire Joey.

“Questo lo sapevo già!” lo interruppe Damon “Voglio sapere lei come sta!”

“ Male, l’operazione non è ancora finita e forse è in coma” disse Joey.

“E tu che aspetti? Perché non sei entrato a darle un po’ del tuo sangue? Devo fare sempre tutto da solo?”

“Abbassa la voce! Ti rendi conto che non possiamo esporci così, Damon?”

“Tu sei pazzo, io non sacrifico la vita di Elena per proteggere la mia...”

“Stai fermo e non costringermi a soggiogarti” disse Joey in tono minaccioso, lo stesso tono che aveva usato con Stefan quella stessa mattina. Quel tono freddo, ma pacato, come se avesse lui il controllo di tutte le azioni, come se sapesse che Elena si salverà, e nemmeno a farlo apposta ecco che il dottore usciva dalla sala operatoria e si dirigeva verso Alaric per dirgli l’esito dell’operazione.
“L’operazione è riuscita, se pur con qualche intoppo, ma dovremmo attendere che la ragazza superi la notte per poterci accertare delle conseguenze dell’incidente. Nel frattempo il ragazzo si è svegliato, solo una persona alla volta però.”
Alaric si avviò accompagnato dal dottore verso la stanza di Jeremy: era quasi l’alba, l’operazione di Elena era durata quasi tutta la notte e nessuno aveva chiuso occhio. Meredith era appena arrivata con del caffè caldo per ognuno di loro, poi si sedette accanto a Caroline e disse:

“Starà bene, ma vi prego ragazzi non fate pazzie”

“Che vuoi dire?” disse una Caroline particolarmente assonnata, ma che aveva insistito per rimanere tutta la notte sforzandosi di ascoltare il debole cuore della sua migliore amica che lottava per battere più forte di prima...
“Voglio dire che non è saggio ora entrare nella stanza di Elena e salvarla con il vostro sangue, destereste troppi sospetti...”
“E cosa dovremmo fare? Starcene qui e aspettare che passi dall’altra parte?” disse Damon.

“Non dire così, Damon! Ma che ti salta in mente? Troveremo il modo di salvarla.” Disse Meredith, mentre Caroline si appoggiava sfinita alla sua spalla.
Damon non badò a ciò che aveva appena sentito, non se la sentiva di andare via e lasciarla li da sola, doveva portarla a casa, in un luogo sicuro dove avrebbe potuto curarla con il suo sangue e dove avrebbe potuto confessarle quanto era preoccupato che lei non tornasse più da lui e quanto l’amasse più di se stesso. Un luogo sicuro solo per loro due, dove avrebbe potuto darle mille milioni di baci, dove potesse farla sentire al sicuro tra le sue braccia, dove avrebbero potuto litigare ogni cinque minuti come facevano sempre. Doveva fare questo passo, era pronto ne era certo e non gli importava di suo fratello, anche se non lo avrebbe lasciato andare. Non pretendeva che qualcuno lo capisse, lui voleva solo farglielo sapere. Lui la ama e glielo aveva detto e gli aveva anche dato il tempo di rispondere, ma ora doveva sapere se tutto ciò per cui stava combattendo quale posta in gioco aveva. Contava perdere la fiducia di suo fratello, la possibilità di aiutarlo a uscire da quella situazione? Ma contava anche la sua felicità e quella di Elena?
La soluzione migliore era farlo sapere prima a Stefan, doveva sapere che anche Damon amava Elena e che ora erano in due a contendersela, quindi decise di andare a casa e fronteggiare suo fratello, solo così poteva sentirsi davvero in pace a avrebbe potuto aiutarlo a controllarsi senza sentirsi in colpa per pensare a Elena la maggior parte del tempo.
“Hey, barbie io torno a casa da Stefan, se Elena si sveglia...”

“Anche io devo tornare a casa, corvaccio, perciò restano Joey, Meredith e Alaric.”

“Ok, vado ad avvisare Rick...” disse Damon andando verso l’accettazione dove Alaric stava firmando alcuni fogli.
Caroline intanto si avviò fuori verso la sua macchina quando notò una massa di capelli biondo cenere in lontananza. Incuriosita si avviò verso il parcheggio, ma non c’era nessuno, solo persone il cui sangue pulsava nelle loro vene alla velocità della luce. Trasse un lungo sospiro e calmò la sua sete; con il tempo aveva imparato a farlo, era passato quasi un anno ormai dalla sua trasformazione in vampiro ed era incredibile quanto fosse cambiata. Era passata da “bambina viziata” a “hey! Posso essere forte e coraggiosa!”. Questa era la frase che si ripeteva tutte le mattine quando si alzava e iniziava una nuova giornata...ma cosa è stato? Pensò Caroline, c’era qualcuno nel parcheggio che non voleva farsi vedere, qualcuno che sapeva nascondersi bene... Klaus? Ma che ci poteva mai fare in un ospedale? No, non poteva essere lui, per quello che ne sapeva a quest’ora doveva essere nel pieno di un’eruzione vulcanica per via della scomparsa di Elijah.
Decise di non badarci e appena vide Damon uscire dall’ospedale salì in macchina e si diresse verso casa, seguita dall’azzurrissima auto del vampiro che l’aveva sorpassata clamorosamente.
                                                                   ***

Jeremy era sotto osservazione, ma stava bene a parte il fatto che era bloccato a letto con un enorme gesso alla gamba, ma almeno era sveglio e i medici passavano ogni ora per accertarsi della sua salute. Alaric era andato a casa a farsi una doccia e a scaricare tutta la tensione di una nottata intera passata in attesa di scoprire se i suoi figliocci l’avrebbero scampata oppure no. Meredith intanto si era offerta di stare accanto ad Elena fino a quando non fosse arrivato qualcuno a darle il cambio e aveva insistito nel mandare Joey a farsi un giro per sbollire tutta l’ansia: Elena non era ancora fuori pericolo, ma almeno aveva superato l’operazione, ma avrebbero dovuto aspettare la notte per intrufolarsi e farle bere del sangue per guarirla, cosa che sembrava impossibile visto che il medico che l’aveva operata entrava in quella stanza ogni dieci minuti e quando si ritrovò Meredith di fronte le disse senza esitazione:
“Suo padre era un mio collega qui in ospedale...”

“Capisco” disse Meredith “Quante probabilità ci sono prima che si risvegli o se non si risvegliasse?”

“Venga nel mio studio, la situazione le sarà più chiara”

Meredith però non se la sentiva di lasciare l’amica da sola circondata solo da quella equipe di medici...
“Non si preoccupi, è in buone mani” disse il dottore, così la rossa lo seguì nel suo studio. Sapere le condizioni di Elena avrebbe di sicuro facilitato quello che voleva fare: un incantesimo per preservare la sua anima, così che se il suo corpo non ce la facesse la sua anima prenderebbe posto in un altro corpo reincarnandosi, un po’ come fece la prima doppleganger Skyler per salvaguardare la vita di suo figlio.
                                                                 ***
Elena era attaccata al respiratore, aveva una flebo e cicatrici ovunque sul suo corpo. Tutta la parte dell’addome era completamente fasciata ed evidenti erano ancora i segni della lunghissima operazione subita la notte scorsa. Ella giaceva profondamente in un sonno ozioso e forzato, chissà cosa stava sognando avvolta in quelle ruvide coperte verdi e fredde come lo era il suo corpo. La figura che era appena entrata nella stanza della giovane doppleganger era alta e statuaria, aveva l’aria dura e allo stesso tempo docile, ma il suo sguardo incuteva terrore. Aveva un enorme mazzo di rose rosse profumate e scintillanti, aveva insistito che ci fossero i glitter su alcuni petali; li posò sul comodino accanto al letto dell’addormentata insieme ad una lettera.

“è strano vederti così, potrei quasi gioire di questo. Eppure no, so chi ha causato l’incidente, credimi quando ti sveglierai non ti darà più fastidio, ci avrò già pensato io. Sai qual è la cosa buffa? È che io se fossi in me non lo farei mai, non ti salverei mai la vita, ma sarebbe troppo facile dire che il tuo sangue è un dono prezioso. Ti sei mostrata e posta verso di me come un’umana, ma che sciocco! Tu sei umana e forse se tanti anni fa non avessi fatto l’errore di lasciarmi trascinare giù negli abissi più profondi delle tenebre oggi tu avresti una vita migliore. Per questo, Elena, la cosa migliore che potrei fare è mettere fine alla tua vita, ma tu mi hai detto di avere un fratello e la famiglia viene prima di tutto. Lui è la tua famiglia e tu devi pensare a lui, perciò che tu lo voglia o no, fra un po’ ti risveglierai come nuova e la tua battaglia per la sopravvivenza andrà normalmente avanti. Questa è stata solo la prima di tutta una serie di pericoli che verranno a cercarti, finché puoi permettimi di non essere il solito egoista cattivo e assassino e anche se non mi puoi sentire, spero che quando ti sveglierai e leggerai quello che ti ho scritto passerai a trovarmi per fare due chiacchiere.” Disse l’uomo seduto ai bordi del letto. Dalla tasca della giacca prese una fialetta piena di liquido rosso, aprì la boccetta e delicatamente versò il contenuto nella bocca di Elena e con un piccolo movimento la costrinse ad ingoiare il tutto.
Fatto questo la figura di destò e si avviò verso la porta lanciando un ultimo sguardo alla ragazza, che stava già guarendo. Le ferite si erano quasi rimarginate del tutto e il battito cardiaco stava tornando regolare. L’uomo aprì la porta e se ne andò giusto un attimo prima che Elena Gilbert aprisse gli occhi.
                                                                   ***
Stava bene. Eccola che si svegliava, lei, come se si fosse fatta una lunga dormita: i medici non si spiegavano la sua immediata guarigione e prima che cominciassero a sospettare qualcosa Joey li soggiogò tutti, con l’aiuto di Damon, facendoli credere che l’operazione era riuscita con ottimi risultati. Anche loro stentavano a crederci: chi aveva guarito Elena? Loro due non c’erano, Stefan era con Damon, Caroline era a casa sua... nessuno aveva visto niente. C’erano solo queste rose rosse e una lettera anonima scritta su carta pregiata con una penna stilografica a inchiostro nero. La grafia era elegante e scorrevole, la lettera era stata scritta con leggerezza, ma solo Elena ne lesse il contenuto dopodiché la mise nel suo diario, che le aveva portato Caroline, e l’aveva attaccata con del nastro biadesivo insieme al petalo di una rosa che il suo salvatore le aveva portato.
Sia Elena che Jeremy dovevano passare almeno una settimana in ospedale, così la ragazza si rassegnò all’idea che avrebbe mangiato poltiglia per una settimana intera...

“Sto bene” ripeteva ad un Alaric molto preoccupato “Chiunque mi abbia salvato la vita deve averlo fatto per qualche motivo, magari mi conosce...”

“Questo non lo sappiamo, ma siamo tutti felici che tu stia bene, tesoro” disse Caroline sorridendole. Aveva addobbato la stanza con cartelloni e palloncini colorati. Erano venuti tutti a trovarla, compreso Matt che si era anche offerto di passare la notte li per dare il cambio a qualcuno. Gli unici che mancavano all’appello erano Stefan, Tyler e Bonnie. Bonnie... dov’era la sua migliore amica? Nessuno l’aveva ne vista ne sentita per tutta la settimana, forse era arrabbiata con Elena? L’aveva esposta a troppi pericoli? Caroline sviava sempre a tutte le domande poste da Elena, il che le fece capire che sapeva più di quello che voleva far credere.
Verso le sette tutti andarono via e Elena rimase da sola, così si mise a leggere di nuovo la lettera misteriosa, una frase la colpì fin da subito ed era:
“... sai dopo tutto quello che è successo potrei anche arrivare a considerarti un’amica, Elena...”
 
Era di sicuro qualcuno che la conosceva, ma non da molto... che sia stato Elijah a scriverla? Ma non era possibile! Meredith le aveva detto che lo avevano trasferito in un luogo sicuro dopo il suo risveglio!
Ad un tratto Elena sussultò. Qualcuno aveva aperto la porta e poi l’aveva rinchiusa velocemente, chiuse il suo diario lo poggiò sul comodino. Possibile che neanche in ospedale potesse essere lasciata in pace? Ma qualcosa la bloccò dall’alzarsi, anzi si rilassò di più nel letto e si mise a sedere appoggiando la testa sui due cuscini morbidi...

“Ciao, Damon” disse Elena e il vampiro si voltò, sempre bellissimo e attraente, ben vestito, non sembrava ubriaco e i suoi occhi cristallini sembravano brillare di una luce intensa.

“Ciao principessa guerriera, come stai?”

“Meglio, ora”

Damon si avvicinò alla ragazza ancora fragile e indifesa, pur sapendo che stava bene e che avrebbe potuto anche fare una tripla capriola! Prese una sedia e si sedette accanto a lei e con grande sorpresa da parte di Elena, gli poggiò sulla pancia il suo orsacchiotto Teddy. Elena sorrise prima al pupazzo e poi a Damon il quale cominciò ad accarezzarle i suoi liscissimi capelli lunghi fino a toccare la sua guancia, ancora fredda. Era ancora impaurita, per questo era tornato a vedere come stava, per questo era sempre rimasto li con lei negli ultimi tre giorni; tutte le notti la guardava dormire beatamente senza chiudere occhio, fino a quando non arrivava Joey a dargli il cambio.

“Grazie, per avermelo portato, mi sentivo un po’ sola”

“Figurati, Elena ho parlato con Stefan” disse subito Damon, voleva essere deciso ed era meglio farlo subito, anche perché si trovava da solo con lei e doveva confessarle tutto.

“E cosa gli hai detto?”

“Gli ho detto oltre a voler proteggere e salvare lui, io voglio proteggere e salvare anche te, ma gli ho detto anche quello che è successo la notte in cui sono stato morso e lui mi ha chiesto quanto io tenessi a te.”

“E tu cosa gli hai risposto?”

“Gli ho detto che ti amo, Elena.”

“Glielo hai detto sul serio? Come ha reagito?”

“Impassibile, non ha detto niente... Elena io lo so che tu lo ami ancora...”

“No”

“Come? Ripeti non ho capito...”

“No, non lo amo più, non dopo tutto quello che mi ha detto, non dopo la persona che è diventata, non dopo che mi ha detto che preferiva nutrirsi di me... NO.”

“Elena, io lo so che quello che ti sto chiedendo è forse affrettato...”

“Damon, io so che tu mi ami e tu sai che io tengo a te molto più di quanto tenga ad un semplice amico...”

Damon la zittì premendole l’indice sulla bocca delicatamente, con quel gesto Elena restò completamente pietrificata da suoi occhi cielo che la guardavano e bramavano solo lei e nessun altra. Ormai lo desiderava da troppo tempo e troppo tardi aveva capito che se fosse stata davvero innamorata di Stefan non si sarebbe mai innamorata anche di Damon. I loro sguardi si intrecciarono in un fuoco ardente di passione e dolcezza infinita.
Bacio.
Eccolo che poggiava  delicatamente le sue labbra su quelle della donna che tanto amava e lei che si lasciava  trasportare dai lui con delicatezza e senza pudore. Era un bacio vero, non un bacio di pietà, era sentito. C’era tutto. Amore, odio, bene, male, passione, energia, elettricità. Loro due avevano tutto ed era solo questo che serviva, nient’altro. Elena chiuse gli occhi e si ritrovò in un vortice di infinita felicità e non voleva aprirli per paura che tutto fosse solo un sogno, un bellissimo sogno e che non poteva essere vero! Lei che aveva giurato amore eterno a Stefan ora si ritrovava tra le braccia di Damon ed era questo quello che voleva, dentro di se lo aveva sempre saputo dalla notte in cui Stefan aveva deciso che per salvare la vita di suo fratello si sarebbe venduto a Klaus, lasciandola per sempre li. Forse tutto quello che si aspettava da lui era troppo, mentre non si era mai resa conto che Damon, nonostante tutti i suoi sbagli, nonostante avesse attentato alla vita di Jeremy più di una volta solo per farla stare male, voleva solo incitarla ad aprire gli occhi e guardare finalmente in faccia alla realtà. Elena aveva finalmente capito che non aveva più bisogno di Stefan, lei era innamorata dello Stefan romantico, buono, gentile, il “bravo” vampiro, ma non lo aveva mai conosciuto per come era realmente. Aveva portato una maschera, combatteva contro la sua stessa natura ogni giorno e tutto questo era ammirevole e degno di amore, ma non poteva vivere così... per sempre. Invece Damon non era affatto cambiato da quando lo aveva conosciuto, lui era sempre stato così... forte, cattivo e deciso. Sentiva di provare per lui qualcosa di forte. Si era vero, si era innamorata anche di lui, ma non si poteva ancora parlare di Amore, quello lo avrebbe capito con il tempo.
                                                                ***
                                                  Una settimana dopo

“Sei proprio sicuro di volere andare via?”
Elena era sull’uscio di casa e teneva in mano un borsone, mentre Alaric stava caricando l’ultima valigia in macchina prima di accompagnare Jeremy all’aeroporto. Le loro condizioni fisiche erano più che ottime e avevano lasciato l’ospedale da qualche giorno e con grande sorpresa di Elena era stato proprio il fratello a dirle che accettava la proposta di mandarlo via per un po’. Di sicuro gli avrebbe fatto bene ed Elena glielo disse chiaramente che se non l’avesse presa di sua spontanea volontà quella scelta lo avrebbe fatto soggiogare, anche se era l’ultima cosa che voleva...
“Non preoccuparti sorellina, starò bene e ti chiamerò, promesso!” disse Jeremy mentre Elena gli passava il borsone con le ultime cose e un sacchetto con dentro qualcosa da mangiare durante il viaggio.
“Divertiti, studia mi raccomando e promettimi che non farai cose azzardate e che se chiunque ti chiedesse di fare qualcosa...”
“Non fidarti mai... me lo hai ripetuto per tutta la settimana, ho capito” disse Jeremy sorridendo questa volta.
“E continua a prendere la verbena... non si sa mai...” disse Elena, mentre Jeremy abbracciò la sorella per salutarla, dopotutto non si sarebbero visti fino alla prossima estate...
“Fa buon viaggio” disse Elena sciogliendosi dall’abbraccio del fratello che si avviava in macchina. Un ultimo saluto con la mano e poi via, Alaric lo stava accompagnando definitivamente lontano da quella città degli orrori. Sarebbe stato bene, era forte, sapeva badare a se stesso, lo aveva sempre fatto.
Quella casa ora sembrava ancora più vuota di quanto già non lo fosse, ora era definitivamente sola con i suoi problemi, era sola a combattere per la propria vita. Decise di scrivere un po’ sul diario, era una settimana che non lo faceva e aveva un bel po’ di cose da dirgli.

“Caro diario,
dopo la miracolosa guarigione Jeremy oggi è partito e non lo vedrò per un po’. In questa settimana ho lasciato un enorme buco nel percorso della mia vita, ma sono contenta di ammettere almeno una cosa. Avevo sbagliato, eh si... capita a tutti di sbagliare, tutti mi sono stati e lo sono ancora, vicini a me, ma io ho comunque sbagliato a credere che io potessi essere l’ancora di salvezza per Stefan. Ho scoperto di non provare più quello che sentivo l’anno scorso, forse perché sono state di più le volte in cui ho rischiato di morire che quelle in cui mi sono davvero goduta la felicità insieme a lui. Allora perché è successo anche l’inevitabile? Perché ho baciato Damon e ho provato qualcosa di fortissimo dentro di me? Forse perché era davvero inevitabile?
Ma ci voglio pensare dopo, ora voglio parlarti della lettera anonima che ho attaccato qualche pagina più dietro, credo di sapere che l’abbia scritta, ma la domanda fondamentale è “perché?”. Perché mi ha salvata? Che cosa gli rappresento? Che voglia una tregua? Possibile che nessuno abbia capito cosa mi abbia guarito senza l’intervento di qualcuno di loro? Boh, non ci capisco più niente... credo di essere davvero in una città di matti, vampiri compresi. Tutti matti. Secondo il mio modesto parere... XD.
Ok io ho solo una cosa da dirti: mi sa che devo, come dice nella lettera, passare a fare una chiacchierata, ma prima devo trovare il modo di non farmi seguire da Damon (ecco ci risiamo! Non resisto senza ficcarmi nei guai, è più forte di me!)... poi devo dare un altro bacio a Damon!
Caro diario... amo Damon Salvatore.”


 Angolo autrice:
Eccoci qui, spero che il capitolo sia piaciuto soprattutto alle Delena :) Vi preciso un pò di punti:
-Nel prossimo capitoli verranno introdotti tre nuovi personaggi e subirà un lasso temporale di quattro mesi in cui scopriremo brevemente cosa è successo;
-Finalmente ritorneranno Charlotte e scopriremo che fine ha fatto Bonnie;
-Spero che vi piaccia il fatto che sto sviluppando una trama diversa dal telefilm anche se simile in alcuni punti;
- Il titolo del prossimo capitolo sarà "Alaya".... spero di aver suscitato un pò di curiosità :)
-Avete capito chi salva la vita di Elena? Nel prossimo capitolo avrete tutte le risposte :)
Un bacio a tutti, cercherò di aggiornare prestissimo :)
Ely

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Capitolo 6
*** Capitolo 6: Alaya ***


   Ciao a tutti! Perdonate l'enorme ritardo nell'aggiornare il capitolo, ma volevo farlo venire davvero bene! Allora vi anticipo subito che ci sarà l'introduzione di tre nuovi personaggi, anche se qui ne vedremo solo due in azione, l'altro entrerà in scena nel 7 capitolo :)
Ringrazio tutte le persone che hanno recensito la storia, tutti coloro che l'hanno messa tra le preferite e le seguite, e infine un grazie anche a chi legge in silenzio, anche se mi farebbe piacere un piccolo commentino anche da parte loro :)
Non vi rubo altro tempo, vi lascio al capitolo! Buona lettura! 
                                              





                                                    Capitolo 16: Alaya


                                                                                              Quattro mesi dopo

“Caro diario,
è giunto il momento di scegliere la fortunata ragazza che avrà l’onore di giocare con me nella mia battaglia personale per la sopravvivenza. Questa ragazza ha delle doti eccezionali delle quali è totalmente inconsapevole. Lei ha tutto ciò che io ho ereditato anche se manca di furbizia e perspicacia. Lei rappresenta quello che sono oggi, le sue scelte sono quelle che hanno reso la mia vita un inferno. Tutto ciò per cui lei ha combattuto è andato perso, mentre tutto ciò per cui combatto sono io. Combatto per me stessa e da oggi le cose cambieranno, perché sarò io a renderle diverse.

Un uomo una volta mi disse di non giocare con le Petrova, ma io sono famosa per non seguire i consigli di nessuno. Combatterò fino alla morte anche se questo vorrà dire mettere fine alla mia stessa generazione.

È giunto il momento di mostrarsi finalmente.”
                                                                                                ***

Negli ultimi quattro mesi a Mystic Falls erano cambiate tante cose: dopo la partenza di Jeremy per la sua sicurezza Elena decise di trasferirsi alla casa sul lago. La vita da allora era diventata davvero stressante, andare a scuola voleva dire alzarsi prestissimo la mattina dopo aver fatto una corsetta e un’ora di allenamenti con i pesi. Alaric si era offerto di farle compagnia nel suo solitario soggiorno, ma la ragazza declinò la sua offerta, in quanto non voleva dargli altri pensieri e poi a farle compagnia c’era Meredith e quasi tutte le sere Joey e Damon venivano a controllare la situazione.

In una delle tante sere in cui si era ritrovata sola con Meredith le aveva confidato chi l’aveva salvata in ospedale: Klaus. La giovane strega dai capelli rossi prese letteralmente fuoco all’udire di quella notizia.

“Klaus? Ma cosa dici? Che prove hai?” le aveva chiesto quella sera, ma Elena si era limitata a non dire nulla. Non poteva essere stato nessun altro, era questa la risposta più logica che riusciva a darsi. Non poteva essere stato nessun altro perché nessuno forse a parte Damon voleva salvarla per davvero. Era un bel problema lei e questo nessuno poteva più negarlo...
“Andiamo Meredith! Ma chi avrebbe potuto farlo? Nessuno voleva che  uscissi viva da quell’incidente, compresi voi tutti.”
La rossa non trovando altro modo per replicare alle parole dell’amica non disse nulla quella sera se non:
“Allora questo dimostra solo il suo egoista interesse nel tenerti in vita Elena, lui non può averlo fatto perché voleva, ma perché tu sei come oro per lui. Il tuo sangue è la chiave per creare un esercito contro noi tutti.”
“Meglio così che non essere considerati proprio...”

Nessuna considerazione neanche da parte di Stefan, ma ormai questo non le importava più di tanto. Era partito di nuovo dopo essere stato battuto sul campo dell’amore da suo fratello Damon, si era riunito di nuovo a Klaus per guadagnarsi la sua libertà e per portare avanti la sua battaglia contro Damon.
Di certo non erano migliori nemmeno le notizie che riguardavano Bonnie: anche lei si era ufficialmente unita al clan di Klaus. Odiava Elena per tutto quello che le era successo, la odiava perché ora era costretta a fare i conti con la parte più oscura di se stessa, quella che temeva sarebbe emersa prima o poi. La vendetta.
A parte Meredith e Aris, non avevano altre streghe: Abril era stata trovata morta sotto le rovine di Fells Church durante uno dei giretti notturni di Damon. A quanto pare qualcuno l’aveva fatta tacere, non c’erano armi e nessuna traccia di essere umano. Chiunque aveva agito, sapeva bene come muoversi e, come diceva Aris, conosceva le mosse di Abril. Un problema in meno, certo, ma la cosa peggiore (almeno secondo lo sceriffo) era il fatto che vi era ancora un assassino in libertà in città. L’attentatore della vita dei Gilbert vagava ancora a piede libro per la cittadina, anche se da allora non si era sentito più un solo indicente o “attacco di animale”.

Anche Charlotte era tornata a Mystic Falls e ad accompagnarla vi erano un mucchio di scatoloni pieni zeppi di ricerche fatte chissà dove sulla strega Originaria Skyler. La Petrova aveva trovato molte pergamene scritte in aramaico antico e da circa un mese era chiusa nell’appartamento di Alaric a studiarle e a decifrarle insieme a lui. Da quello che aveva raccontato a Joey, Charlotte era stata in tutti i luoghi in cui aveva vissuto più di mille anni fa la prima Strega, anche se era stata una ricerca difficile, e in ognuno di questi luoghi aveva trovato un indizio che parlava di lei, della sua vita e di tutte le cose che aveva fatto prima di giungere nella odierna Mystic Falls al tempo degli Originari.

Intanto anche sul fronte Caroline Forbes la situazione non era delle migliori: la biondina triste e sconsolata per la “scelta” di Bonnie di abbandonare i suoi amici, aveva deciso di prendersi una breve vacanza e partire per un po’. Inutili i convincimenti di Elena, la bambolina aveva deciso di andare via per iniziare una nuova vita, anche perché, come diceva ormai da mesi, non poteva vivere per sempre a Mystic Falls pur volendo.

Per non parlare della situazione con Damon. Avevano avuto un po’ di alti e bassi: alternavano baci e litigate sul presunto salvatore di Elena, poi si rilassavano di nuovo e si concedevano altri baci. In quel momento Damon rappresentava l’unica certezza per Elena, per lei rappresentava l’eternità che non l’avrebbe lasciata mai più. Ma non erano andati oltre, non erano psicologicamente pronti e la cosa spaventava la giovane doppleganger perché se era vero che si erano cercati, desiderati e trovati così tanto allora perché non c’era ancora quella spinta in più ad andare avanti e rendere la cosa ufficiale? Ma ufficiale a chi? Loro stessi? Damon dal canto suo, sembrava estremamente fiero di avere Elena finalmente tutta per se e si sentiva il vampiro più felice della terra. Quanti baci si erano dati negli ultimi quattro mesi? Di sicuro oltrepassavano le centinaia di migliaia! Eppure sembrava tutto troppo bello per essere vero, infatti Elena temeva che prima o poi qualcosa o qualcuno avrebbe provato a dividerli, strappandole così anche l’ultimo soffio di felicità che le era stato concesso.
Lo desiderava più di ogni altra cosa, non aveva paura di ammettere di essere innamorata di lui, solo di lui. Damon Salvatore. Il suo principe delle tenebre che quando la guardava e bramava ogni centimetro del suo corpo con i suoi vispi occhi azzurri, lei si sentiva immersa in un vortice di felicità e di dolcezza, di sicurezza. Non era più una bambina indifesa che aveva bisogno del ragazzo che la proteggeva o per vantarsi davanti a tutta la scuola, ora era una vera donna e di certo affrontare la morte da sola come aveva fatto pochi mesi fa, aveva contribuito ad aumentare la sua maturità, perché stavolta ricordava tutto. L’incidente, le ferite aperte, suo fratello che gridava aiuto... la sua mente vagava ancora a quella sera e soprattutto su chi avrebbe mai voluto tutto il suo male, a parte Klaus. Ma lui le aveva salvato la vita alla fine, perché? Aveva fatto un passo indietro?
Perché mi hai salvata?Avrebbe tanto voluto chiederglielo, ma non aveva avuto il coraggio di andare a farsi quella chiacchierata a cui l’aveva invitata senza un giorno prestabilito o un’ora prefissata. Ciò presupponeva che poteva recarsi quando voleva.Per patteggiare con un ibrido che ti ha distrutto l’esistenza? Ripeteva a se stessa tutte le volte che guardava la sua immagine allo specchio, ma poi sorrideva, perché quel brutto pensiero veniva sostituito dall’immagine di Damon che puntuale appariva dietro di lei tutte le sere alla stessa ora. Tutte le sere prima di abbandonarsi al mondo dei sogni lui non voleva semplicemente sentirla a telefono, voleva vederla, abbracciarla, baciarla e sussurrarle quanto teneva a lei, quanto l’amasse...
Eppure non riuscite ad andare oltre!Eccola di nuovo! Maledetta voce nella testa! Perché deve sempre infilare il dito nella piaga? Volevano andarci piano, mica era un reato?
Lui era il suo cavaliere che tutte le sere si curava della sua damigella, la aiutava a sistemare le cose e restava con lei fino a quando non si addormentava profondamente. La riempiva di baci, di carezze e di abbracci. Adorava guardarla dormire assopita, perché sembrava una bambina indifesa. Amava poggiare le sue labbra sul suo collo per poi chiudere gli occhi e abbandonarsi insieme a lei in quella dolce alchimia. Era la sua principessa e nessuno gliel’avrebbe portata via mai più.
                                                                                                    ***
13 gennaio, mattina.

Elena si svegliò presto come al solito. Doveva aspettare Caroline per andare per l’ultima volta a scuola insieme, infatti la bionda sarebbe partita nel tardo pomeriggio, con la promessa che si sarebbe fatta viva non appena Elena avrebbe avuto bisogno di lei. D’altro canto Elena non aveva il coraggio di fermare la sua migliore amica e non farla partire per un suo interesse, ovvero non perdere un’altra amica. Se Caroline aveva deciso così, era giusto, era la soluzione migliore.
Scese giù a fare colazione e con grande sorpresa vi trovò una strana Meredith che indossava un grembiule da cucina e, a giudicare dal buon odore, stava preparando le frittelle al cioccolato.

“Buongiorno Elena!” disse la strega dai capelli rossi voltandosi appena vide Elena scendere. Era davvero buffa: aveva i capelli raccolti in una frettolosa coda e i suoi lunghi boccoli rossi scendevano leggeri lungo la schiena ed erano in perfetta tinta con il grembiule rosso che le aveva regalato Elena per Natale. Sapeva che la sua amica aveva una sfrenata passione per la cucina, soprattutto per i dolci, il che rendevano ancora più dolciosa la permanenza alla casa sul lago.

“Ciao Meredith, tu così però mi vizi troppo!” disse Elena sorridendo.

“Le ho fatte anche per Caroline, cioè lo so che è una vampira, ma ho pensato che le avrebbe fatto piacere, così si sarebbe ricordata che per noi lei è sempre la bellissima, dolce e svampita Caroline. Insomma voglio farla sentire quanto più umana possibile!”

Come aveva fatto ad odiarla? Meredith era una persona eccezionale e tutto ciò che aveva fatto era stato per proteggere Elena, era sola proprio come lei, non aveva una famiglia e il Circolo per lei rappresentava un po’ gli affetti che le erano mancati. Aris era ritornato a Manhattan per fare delle ricerche sull’assassino di Abril e ormai era più di un mese che non avevano sue notizie, a parte qualche telefonata. Ora Meredith era l’unica amica che le restava e per quanto avesse desiderato strangolarla qualche mese fa, negli ultimi quattro mesi si era rivelata la persona più dolce e sensibile che avesse mai conosciuto.
“Hai ragione, dovremmo organizzare una sorta di pigiama party pomeridiano prima della partenza!” disse Elena.
“Notizie?” chiese la rossa.
“No, nemmeno una singola minaccia. Tutto questo silenzio da parte di Klaus mi spaventa...”
“Già, forse è andato a farsi un viaggio alle Hawaii?” disse Meredith ironicamente.
“Beh, magari un tsunami potrebbe risucchiarlo una volta per tutte” rispose Elena ironica anche lei, dopodiché le due amiche scoppiarono a ridere al solo pensiero di Klaus seduto su una sdraio in una spiaggia hawaiana e poi scaraventato chissà dove da un improvvisa onda anomala!
“Ok ok” disse Elena asciugandosi gli occhi dalle lacrime per colpa della risata interminabile “torniamo serie! Caroline arriverà a momenti per andare a scuola...”
                                                                                                ***
Caroline aveva appena parcheggiato la sua macchina qualche metro prima di giungere alla casa sul lago di Elena. Era molto piacevole camminare di prima mattina intorno a quel lago che doveva essere davvero freddo, ma non lo avrebbe mai avvertito. Ormai era un anno che lei non avvertiva e non sentiva più niente, per quanto si sforzasse ogni giorno doveva combattere con l’impulso maggiore: la fame, l’uccidere le persone. Con gli amici aveva imparato a controllarsi, aveva anche tentato di salvare la vita di Jeremy quando venne sparato accidentalmente, ma sentiva che mancava qualcosa dentro di se. La pace. Quel senso di serena quiete che non aveva ormai da un po’ e che l’essere diventata un vampiro le aveva portato via senza preavviso. Voleva festeggiare il suo compleanno con le amiche, voleva diplomarsi con le sue amiche e organizzare un mega party in cui ubriacarsi fino a non reggersi in piedi, voleva divertirsi, andare a ballare. Vivere la vita e in certo senso poteva ancora farlo, se fosse stata attenta a non farsi ammazzare avrebbe vissuto in eterno le meraviglie del mondo. La sua condizione ora le permetteva di viaggiare e di visitare il mondo intero senza mai fermarsi; poteva conoscere nuovi paesi, visitare Parigi, Londra e chissà quante altre città bellissime, ma sola. Sola per sempre, perché le sue amiche sarebbero invecchiate prima o poi, avrebbe assistito alle loro morti. Chi le avrebbe fatto compagnia?
Scacciare questi pensieri dalla mente non era facile per Caroline, perché dentro di se sentiva di essere diventata davvero forte e di poter affrontare qualsiasi anomalia, ma sarebbe stato comunque difficile perché in un modo o nell’altro, lei sarebbe rimasta da sola per sempre...

Un rumore. Dei passi. Ecco il vantaggio di essere un vampiro: poter captare se c’era qualcuno alle calcagna e a quanto pareva Caroline non era sola. Non potevano essere ne Meredith ne Elena, le avrebbe riconosciute, la scia era diversa. Lupo?... no... vampiro?
“Tyler?” chiamò Caroline incerta se fosse davvero lui oppure no, poi ad un tratto si girò e lo vide. Era proprio lui Tyler Lockwood, il primo ibrido trasformato da Klaus e del quale non aveva notizie da mesi...
“Ciao Caroline”
“Come mi hai trovata?” disse la bella vampira sospettosa. Per quanto felice di rivedere un amico, di certo la visita di cortesia non era casuale, soprattutto perché non si erano ritrovati al Grill o in un qualunque bar di Mystic Falls. Erano alla casa sul lago e la cosa spaventava non poco Caroline.
“Ti ho seguita, appena sono arrivato ho provato ad andare a casa tua, ma li non c’eri...”
Soggiogato? Asservito? Pensò Caroline.Cos’era diventato Tyler? Lavorava per Klaus e l’aveva seguita per un motivo preciso...
“Oh, beh... io ero venuta qui a fare una passeggiata...” mentì Caroline.
“A quest’ora? E proprio alla casa sul lago dei Gilbert?” rispose Tyler avanzando.
Caroline restò immobile e impassibile, cercando di trattenere con tutte le sue forze l’impulso di fuggire. Se lavorava per Klaus doveva impedire che arrivasse ad Elena, doveva inventarsi qualcosa oppure agire in fretta.
“Cosa vuoi Tyler? Lavori per Klaus ora? Dove sei stato in tutti questi mesi?”
“Cosa voglio? Ma... hai paura di me Caroline? Io e te siamo amici...”
“No, se non mi dici perché sei venuto qui! Tu non sei mio amico...”
Si guardarono per un attimo in silenzio. Lo sguardo di Tyler non era più quello di un ragazzo spaventato dalla sua stessa maledizione, era diverso. Più forte, deciso e pronto a combattere. Combattere? Cavolo! Pensò Caroline in fretta: non aveva armi per difendersi, non aveva niente.

Senza neanche esitare Tyler si fiondò sul Caroline catapultandola tre metri più in la rispetto a dov’erano. Caroline non poteva crederci: Tyler l’aveva attaccata davvero, ora doveva difendersi da sola. Caroline ebbe giusto il tempo di lanciare un sonoro fischio augurandosi che le sue amiche l’avessero sentito.
La bionda vampira si rialzò subito da terra e stavolta schivò l’ibrido che le stava venendo addosso, ma non era abbastanza forte e allenata, perché si ritrovò di nuovo a sbattere con la testa per terra, intontita e stranita. Le forze le stavano venendo meno quando Tyler la prese con forza per il collo strangolandola quasi e disse:

“Non sono io Caroline! Non voglio farti del male, ma devo!”
Caroline non aveva modo di rispondere in quanto cercava con tutte le sue forze di sbloccare la presa di Tyler, ma sapeva che non ce l’avrebbe mai fatta. Sentiva le ossa del collo spezzarsi e non riusciva quasi più a tenere gli occhi aperti...
Ma all’improvviso si ritrovò libera dalla presa e vide Tyler fronteggiato da... un lupo bianco. Questo lupo gli saltò addosso cercando di farlo scappare, ma l’ibrido sembrava ostinato nel portare avanti la sua missione.
Caroline vide Meredith ed Elena accorrere da lontano: avevano chiaramente assistito all’ultima scena, quel lupo stava dando del filo da torcere a Tyler. La sua agilità e il fatto di avere quattro zampe di sicuro aiutava, ma la domanda fondamentale era come? Non c’era la luna piena eppure ecco li davanti a loro un lupo a tutti gli effetti! Semplice istinto animale? Ma in quella zona non c’erano lupi...

Ad un tratto le tre ragazze compreso Tyler sgranarono gli occhi: l’animale si stava lentamente trasformando e stava prendendo forma umana. Una ragazza di diciotto anni all’incirca vestita con una strana uniforme che sembrava una tuta, estrasse una pistola e la puntò contro Tyler e disse guardandolo dritto negli occhi:
“Vai via! Prima che io metta fine alla tua misera vita!”
Tyler non sembrava padrone delle sue azioni: scappò via non facendoselo ripetere due volte. La ragazza ripose la sua arma, poi rivolse il suo sguardo verso Caroline e disse:

“Come stai Caroline?”

“Bene, ma tu chi sei?” disse Caroline raggiunta dalle sue due amiche che sembrava disorientate almeno quanto lei.
Ora potevano vedere meglio la misteriosa ragazza: aveva un viso tondo, ma molto dolce, occhi di un colore ambrato che davano un tocco di luce a quel viso già troppo bello. Capelli raccolti in una lunghissima coda, biondissimi e liscissimi con qualche ciuffo ribelle all’altezza delle sopracciglia. Le sue labbra erano carnose e rosse come quelle di una ciliegia e il suo portamento era fiero e sempre sull’attenti. La ragazza le guardò in modo strano, prima di rilassarsi del tutto e sorridere.
“Io mi chiamo Alaya e sono venuta qui per tenervi d’occhio”

“Per tenerci d’occhio?” disse Meredith “Chi ti manda?”

“Nessuno, io non sono di queste parti.” Rispose senza togliere lo sguardo da Elena.

“Tu devi essere Elena Gilbert, giusto?” disse di nuovo rivolgendosi a Elena sempre, che non sapeva cosa fare. Da dove usciva fuori questa? E perché non l’avevano mai vista? Un lupo che si trasforma senza la luna piena...?

“C-come hai fatto a trasformarti?” chiese Elena.

“E’ una lunghissima storia e credetemi, non è il caso di parlarne qui fuori.”

“Come facciamo a fidarci di te?” chiese Meredith.
“Ho la salvato la vita di Caroline e stavo cercando voi, non dovrebbe bastarvi questo?” disse la ragazza spostando il suo sguardo da Elena a Caroline.
Le tre ragazze si guardarono per qualche secondo e a prendere parola fu Elena che disse:
“Seguici.”
                                                                                                        ***
La casa sul lago era calda e accogliente, c’era ancora il camino acceso e Elena stava preparando il tè, mentre Caroline e Meredith non facevano altro che scrutare Alaya in ogni movimento che faceva. La ragazza di tutta risposta si sedette su una poltroncina accanto al camino di fronte alle ragazze e quando anche Elena prese posto accanto alla sue amiche, Meredith cominciò a parlare:
“Allora, Alaya chi sei veramente?”
“Cercherò di essere quanto più chiara possibile. Come vi ho già detto io non sono di queste parti, anzi a dire la verità non sono neanche di questo mondo...”
“Cosa?” disse Elena fissandola attentamente.
“Ecco, io appartengo ad una razza di lupi che in questo mondo non è ancora ben sviluppata. Come avete visto io posso trasformarmi senza la luna piena e non so se ci avete fatto caso, ma la mia pelliccia è bianca...”
“Sei un lupo bianco?” chiese Meredith “Ma quella razza umana di lupi è completamente estinta...”
“Non completamente, c’è un piccolo gruppo che in questo periodo si nasconde nelle montagne della Norvegia, siamo una razza a cui piace il freddo.”
“Quindi sei venuta dalla Norvegia solo per salvare Caroline?” chiese Meredith.
“No, in realtà è già da un po’ che vi osservo, sono più di sei mesi che vivo a Mystic Falls...” disse Alaya interrompendosi per sorseggiare un po’ di tè, ma quando vide che nessuna delle tre ragazze era intenzionata a proferire parola continuò dicendo:
“Non sono sola. Siamo tre ragazze che sono tornate indietro per rimettere le cose a posto.”
“Tre?” chiese Elena “Ma qui ci sei solo tu, dove sono le tue compagne?”
“Ci sono solo io perché mi sono offerta volontaria per proteggere quest’area, ma la nostra strega sta per arrivare...”
“Da dove vieni tu?” chiese piano Elena, quasi con un sussurro di voce.
“Io vengo dal futuro.” Rispose Alaya.

Elena trattenne rumorosamente il fiato, a Caroline andò quasi di traverso il tè, mentre l’unica che rimase impassibile fu Meredith, la quale si limitò a fronteggiare la ragazza dicendole:
“Come hai fatto ad aprire il portale del tempo?”
“Meredith, andiamo! Non crederai seriamente...” cominciò a dire Elena, ma Meredith la zittì con la mano. Era chiaro che era l’unica a credere alle parole della ragazzina bionda, che sorrise quasi trionfante per aver ottenuto quella reazione.
“Non l’ho aperto io, è stata la nostra strega, Valéry”
“E dov’è ora?” chiese Meredith sempre più interessata.
“In giro, con l’altra mia amica. Stanno tenendo d’occhio la villa di Klaus.”
Elena si voltò di scatto impietrita: non era possibile. Alla villa di Klaus c’era Joey di guardia, avrebbe captato la presenza di qualcun altro...
“Sembri sorpresa Elena” disse Alaya sorridendole “Ma per darvi una prova che sto dicendo la verità, fra un po’ suoneranno alla porta e quando andrai ad aprire ti ritroverai Damon e Joey.”

Driin. Il campanello suonò per davvero. Elena guardò le sue amiche con un misto di paura e curiosità, incrociò lo sguardo di Meredith che le fece cenno col capo di andare ad aprire, mentre Alaya fissava la scena immobile e sempre con il sorriso sulle labbra. Così Elena andò ad aprire la porta e sgranò gli occhi. Di fronte a lei c’erano proprio Damon e Joey; Alaya aveva ragione, ma come faceva a sapere che sarebbero arrivati proprio in quel momento? Non era possibile, queste cose non esistevano davvero! Anche se Elena aveva imparato che orami da un anno tutto era possibile se abitavi a Mystic Falls e avevi per fidanzato un vampiro e per migliore amica una strega.
“Oh Damon...” disse Elena.
“Hey principessa cos’hai?” rispose Damon rivolgendole uno sguardo interrogativo, ma Elena non gli rispose, si limitò ad abbracciarlo e a poggiare la testa sul suo petto coperto da solito giubbotto di pelle nero. Joey entrò in casa, seguito da Damon ed Elena, che chiuse la porta alle sue spalle e quando arrivarono in salotto i due vampiri si ritrovarono di fronte a quella strana ragazza proveniente dal futuro.

“Tu devi essere il famoso Damon Salvatore” disse Alaya indicando con il dito dritto verso di lui, poi spostò il dito contro Joey e sempre sorridendo disse “E tu sei l’Originario Joey, devo dire che nel futuro sei proprio un ragazzaccio...”

“Ma cosa sta dicendo! Chi è questa?” disse Joey lanciando uno sguardo interrogativo a Meredith che si limitò a dire:
“Dice di provenire dal futuro...”

“COSA?!” chiese Damon lanciando l’urlo più forte che Elena avesse mai sentito. Le aveva quasi rotto i timpani, poiché era proprio vicina a lui e gli teneva la mano.

“Sapete vi credevo più furbi... comunque sto dicendo la verità. Io vengo dal futuro, più precisamente trent’anni più avanti, ovviamente siete liberi di non credermi.”

Alaya si alzò e si avviò verso la porta, attraversando il salotto sfiorò casualmente, o forse no, Elena, che avvertì una strana sensazione. Tutto d’un tratto quella stanza era diventata azzurra come il cielo e davanti a se non c’era nient’altro, solo l’infinito azzurro che aveva preso il posto della stanza e dei presenti. Si costrinse a chiudere e ad aprire gli occhi  e velocemente si ritrovò di nuovo nella stanza con Alaya al suo fianco che le sorrideva per poi oltrepassarla andando ad aprire la porta.
“Aspetta!” disse Elena. Tutti si voltarono a guardarla mentre si avvicinava sempre di più ad Alaya, anche Damon provò a fermarla, ma non ci fu verso di farla tornare indietro.
Quando si avvicinò alla ragazza notò che le sorrideva ancora, era fortemente strana, ma nello sfiorarsi con lei aveva avvertito una sensazione di felicità e pacatezza. La guardò negli occhi, voleva provare a entrarle nella mente, ma non ci riusciva. L’unica cosa che riuscì a intravedere fu una bambina in fasce abbandonata sull’uscio di vecchia catapecchia. Qualcosa di molto forte la fece ritornare nella realtà: Alaya si era opposta alla sua empatia, aveva qualcosa di magico o forse era solo autocontrollo, ma non era malvagia.
“Perché sorridi sempre?” chiese Elena.
“Perché la vita è breve Elena e tu sei la fortunata ragazza che potrebbe cambiare la vita di molti di noi nel futuro.”
“Da quale anno provieni?”
“2042. Un anno difficile, la tecnologia si è evoluta parecchio!”
“Secondo me sta dicendo la verità” disse Elena rivolgendosi ai suoi amici e in modo particolare verso Meredith, poi disse “Cosa ne dici tu?”
“Si lo penso anche io, l’anello che porta al dito è il simbolo di un sigillo temporale, serve per viaggiare nel tempo in gruppo, in questo caso gli anelli sono tre, ma qui ce ne è solo uno e questo deve voler dire per forza che ci sono altre due persone provenienti da un'altra epoca che gironzolano tranquillamente per Mystic Falls...”
“Non gironzolano, preservano la vostra incolumità, anzi da parte di una di queste ti chiedo scusa per l’incidente d’auto...”
“Cosa?? Siete state voi?” disse Damon scagliandosi contro Alaya, ma Joey lo bloccò appena in tempo.
“No, è stata una mia compagna, ma aveva i suoi buoni motivi. Doveva costringere Klaus a fare un passo indietro e a quanto pare ci è riuscita! Ma è sempre stata accanto a te, se le cose fossero andate storte ti avrebbe salvato la vita lei stessa...”
“Chi è questa? Dove si trova ora?” chiese Elena.
“Te l’ho detto, lei e Valéry stanno tenendo d’occhio la villa di Klaus...”
“Senti bambolina” disse Damon avanzando il passo e posizionandosi di fronte a lei “ O mi dici cos’hai in mente oppure la tua bella testolina finisce dritta dentro il camino...”
“E tu saresti morto prima di mettere in atto la tua insulsa minaccia. Ci tieni davvero ad essere morso di nuovo da un lupo?” replicò Alaya sorridendo al belloccio dagli occhi azzurri.
“Lupo, avrei dovuto sentire la puzza quando sono entrato” disse Joey “Dove sono le tue compagne allora?”
“Sei di coccio, beh lo sei sempre stato e lo sarai per sempre. Comunque i guai sono appena cominciati... mentre voi raccontate di come il cucciolo Tyler abbia attaccato Caroline e come  le ho salvato la vita, io vado a fare una telefonata. Torno subito...”

Caroline raccontò brevemente a Joey e Damon quello che era successo, mentre Elena che guardava fuori alla finestra non perdeva di vista neanche per un secondo la ragazza, che più che fare una telefonata sembrava che stesse mandando un messaggio, sicuramente per non farsi sentire. Così mentre Damon litigava con Caroline sulla sua incapacità di non farsi pedinare, Elena ne approfittò per uscire e raggiungere Alaya.
“Mandi un messaggio per non farti sentire?”
“No, lo faccio per la loro incolumità. Sai Caroline a quest’ora dovrebbe essere morta e il fatto che io le abbia salvato la vita porterà delle conseguenze alle quali non posso dare una previsione” disse Alaya voltandosi a guardare Elena.
“Tipo?”
“Beh, sicuramente Tyler sarà ritornato dal suo padrone a riferirgli del suo fallimento e Klaus manderà qualcun altro a cercare di far fuori qualcuno. Per lui, in questo tempo, voi tutti siete le sue pedine di gioco. Non importa chi dei tuoi amici morirà, lui ne colpirà uno a caso solo per far si che tu lo assecondi con i suoi piani. Per questo invece di litigare li dentro dovremmo organizzare un piano per proteggere questa casa, ricordati che c’è uno squartatore a piede libero che non vede l’ora di uccidere suo fratello...”
“Cosa proponi di fare? Scappare chissà dove?”
“Io sono sempre per il combattimento all’ultimo sangue e se qualcosa dovesse andare storto ti assicuro che avrai tutta la mia protezione”
“Forse è meglio se entriamo, no?”
Alaya però non si mosse, ma intimò ad Elena di tacere: aveva sentito qualcosa. La biondissima Alaya guardava dritta di fronte a se, ma non c’era nessuno, così prese Elena per un polso e in fretta entrarono in casa.
“Cosa succede ora?” chiese Damon.
“C’è qualcuno la fuori, probabilmente qualcuno che è venuto a finire il lavoraccio di Tyler” rispose Alaya.
Attimi di silenzio che durarono si e no cinque secondi, fino a quando non sentirono una voce parlare:
“Damon!”
Damon scattò subito davanti ad Elena per proteggerla, quella voce inconfondibile non l’avrebbe mai dimenticata: Stefan.

“Stefan?” ripeté Elena in un sussurro “cosa ci fa qui?”
“Credo che sia qui per Damon” disse Alaya “E questo è un bel problema...”
“Perché? Siamo al sicuro qui...” disse Caroline.
“Stefan ha il permesso di entrare qui, Caroline” disse Elena in un sussurro.
“Dobbiamo uscire” disse Alaya “O questa casa non sarà più un rifugio sicuro per Elena. Dobbiamo uscire tutti, piano, senza fare passi falsi. È un folle, non ce lo dimentichiamo.”

Così uscirono tutti lentamente dalla casa, tranne Joey che rimase dentro con Elena. Alaya tirò fuori la stessa pistola che aveva puntato contro Tyler per farlo andare via, mentre Damon fu il primo a scendere le scale della veranda e andare dritto contro suo fratello. Eccolo li, Stefan Salvatore: gli occhi verdi pieni di odio nei confronti del fratello, soggiogato ad odiarlo per volere di Klaus. Quanto contraddittorio poteva mai essere quell’ibrido? Salvare la vita di Elena e poi ammazzare tutti coloro che meglio potevano proteggerla? Qual era il suo malefico piano?
“Hai un piano malefico fratello? O Klaus ti detta anche come vestirti la mattina?” disse Damon.
“Certo che ho un piano, anzi abbiamo un piano malefico, ma non te lo dico.”
“Bambino cattivo, non cambierai mai Stefan. Cosa ne hai fatto del discorso di quattro mesi fa?”
“Buttato, cancellato. Sai fratello, la vita è fatta per essere vissuta, soprattutto se la vita è l’eternità.”

Non avevano via d’uscita, sembrava davvero un toro pronto ad attaccare nell’arena. Alaya si era nascosta dietro il porticato della veranda, la pistola sempre puntata su Stefan, mente Meredith stava tentando un incantesimo non verbale, ma era visibilmente agitata e il freddo non l’aiutava a concentrarsi e quando lo squartatore cominciò ad attaccare suo fratello, non poté fare niente se non proteggere la casa e intimare a Caroline di scappare, ma la bionda vampira non si mosse nemmeno per un istante. Lo scontro tra i due fratelli era una cosa epica, entrambi che si battevano corpo a corpo, era difficile dire chi avesse la meglio sull’altro. Di sicuro Stefan era un po’ più in vantaggio perché sotto la mercé di Klaus, ma Damon sapeva reggere bene il confronto contro suo fratello, ma proprio quando Damon si ritrovò a terra immobile, la mano di Stefan penetrò dritta verso il suo cuore. Il vampiro dai capelli corvini urlò di dolore, un breve e intenso urlo, soffocato da un altro urlo: quello di Stefan, morso all’altezza del collo dal lupo bianco che prese le sembianze umane di Alaya. Caroline si precipitò da Elena e Joey dentro casa, mentre Meredith andò ad aiutare Damon. Alaya invece prese la sua pistola e sparò un colpo sulla spalla a Stefan che urlò ancora di più, dissanguato dal dolore.

“Cosa hai fatto?!” chiese Damon rialzandosi sorretto da Meredith.

“La pistola contiene verbena, serve a immobilizzarlo, mi dispiace per il morso, ma se ti avesse ucciso...”

Ma prima di proferire parola, su una grossa moto grigia scese una ragazza dai capelli ramati, diretta verso la scena con in mano una strana pietra bianca.

“Valéry!” disse Alaya correndo verso l’amica, era lei la strega che aveva aperto il sigillo temporale. Corse subito verso Stefan, che si contorceva dal dolore. Non era un morso di lupo normale...
Quando arrivarono Joey ed Elena, la doppleganger ebbe la stessa sensazione che aveva provato con Alaya, come se l’avesse già conosciuta...
“Dobbiamo portarlo dentro!” disse Valéry
“Ma sei pazza! Con tutta la fatica che abbiamo fatto per tenerlo lontano! Damon stava quasi per morire!” disse Caroline.
“Questa è una delle conseguenze di cui ti parlavo, Elena” disse Alaya “e alle quali io non ho predisposizione a correggerle.”
                                                                                                     ***
Valéry era una ragazza non molto alta, abbastanza robusta, ma nel giusto. Aveva i capelli ramati e gli occhi... viola chiaro; aveva una pelle molto chiara e indossava anche lei la stessa tuta di Alaya, solo che al posto del pantalone aveva una gonna a palloncino con delle calze nere molto scure e un paio di stivali bassi. Era la strega più strana che Elena avesse mai visto, in mano aveva una boccetta piena di uno strano liquido dorato che riversò nella bocca di uno Stefan quasi dormiente.

“E’ essenza di narciso, gli donerà delle ore di sonno indisturbate. È una delle poche essenze in grado di rendere meno dolorosa la morte per il morso di lupo mannaro.”

La sua voce era calda, dolce quasi come quella di una bambina, in ogni nota che pronunciava si sentiva il senso di colpa del non essere arrivata in tempo per impedire l’inevitabile. Si rivolse verso Alaya e le disse:
“L’hai chiamata?”

“Si, le ho inviato un messaggio. Sta arrivando” disse Alaya che rivolgendosi verso Damon disse “scusami, non era mia intenzione morderlo, ma non ho avuto scelta. Ma guarirà.”
“E come?” rispose Damon.
“La nostra amica sta portando la cura, state tranquilli” disse Valéry “Non vogliamo che Stefan muoia, se lo avessimo voluto non saremmo intervenute e non saremmo qui da sei mesi se non tenessimo alle vostre vite.”
“Tu sei quella che ha aperto il sigillo vero?” disse Meredith, ma non ottenne alcuna risposta, se non uno sguardo che la penetrò fin dentro il profondo dei suoi occhi. Fu così che gli occhi viola di Valéry si incontrarono con quelli castani di Meredith.

Fine capitolo 6


 Angolo autrice:
Heilà! spero che il capitolo sia piaciuto a tutti e che vi abbia fatto piacere l'introduzione di questi nuovi personaggi, l'ultimo lo vederete nel capitolo 7;
-Alaya e Valéry sono personaggi creato SOLO DA ME per questo sono soggetti al copyright e ai diritti d'auotre, quindi NON SI PRENDONO/RUBANO ;)
-Il prossimo capitolo si intitola "Angeli dal futuro";
-Aggiornerò prima di pasqua;
-Non so che altro dirvi se non GRAZIE di seguirmi <3
Un bacio a tutti...Ely.

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Capitolo 7
*** Capitolo 7: Angeli dal Futuro. ***



Salve salvino a tutti! Perdonate il ritardo nell'aagiornare il capitolo, ma con le feste di Pasqua di mezzo sono stata piuttosto impegnata :P
Bene arriviamo al capitolo, siamo già a 3/4 del percorso e in questo capitolo entra in scena il terzo nuovo personaggio, un personaggio fortissimo che spero vi piacerà, perchè a me fa impazzire :D
Ora volevo fare un piccolo appunto: vedo tantissime persone che leggono la storia in silenzio e non recensiscono (tantissime visualizzazioni ma pochissime recensioni) e questo mi dispiace, ma è una scelta che rispetto quella di leggere in silenzio perchè anche io lo faccio a volte, ma di chi ha messo la storia fra le seguite recensiscono sempre le stesse persone ( che a me fanno piacere anzi le ringrazio con tutto il mio cuore <3 ) ma a volte mi piacerebbe sentire anche una vocina diversa, anche per capire se quello che sto  scrivendo fa davvero schifo! perchè forse è questo il problema? Fa molto molto schifo quello che pubblico? Perchè io invece lo trovo ORIGINALE E CREATIVO, è una trama diversa rispetto alle stesse solite cantilene su Stelena e Delena.
Detto questo ringrazio tutti le persone che hanno recensito tutti i capitoli fino ad ora pubblicati, tutte le persone che hanno messo la storia fra le seguite e le preferite, con la speranza di sentire presto anche altre persone recnesire :)
Un bacio a tutti e buona lettura <3

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                                                                           Capitolo 7: angeli dal futuro.

“Si, sono io quella che ha aperto il sigillo temporale” rispose Valéry mostrando l’anello di congiunzione a Meredith, che messa con le spalle al muro di fronte all’evidenza non poté fare altro che acconsentire e rivolgere un cenno a Damon e Joey, che se ne stavano in disparte pronti ad intervenire contro qualsiasi mossa.
Il morso di Stefan intanto continuava a peggiorare e nel giro di sole poche ore aveva già l’aspetto di un vampiro prossimo alla morte, bianco in viso più del solito, gocce di sudore che inondavano ogni centimetro del suo viso e le urla per le allucinazioni continue che si facevano sempre più frequenti. Damon non osava avvicinarsi al fratello, sembrava avesse paura di una sua reazione, mentre Joey aveva l’aria di uno che stava per scoppiare dalla voglia di dire qualcosa. Elena invece voleva capire di più su tutta quella faccenda e  come avrebbero curato Stefan senza il sangue di Klaus...

“Qual è la cura?” disse Elena rivolta alle due ragazze; entrambe si guardarono per un minuto, poi Valéry scosse la testa e Alaya, con aria risentita, rispose:

“Non lo lasceremo morire...”

“Non era questa la mia domanda” disse Elena stavolta in tono più minaccioso, duro e freddo, prima di continuare:
“Voglio sapere come cureremo Stefan senza il sangue di Klaus”

Alaya si limitò ad abbassare lo sguardo, mentre Valéry continuava a dare a Stefan l’essenza di narciso per calmargli i sintomi, anche se la situazione sembrava più grave di quanto, chiaramente, le due ragazze si aspettavano.
“Mi dispiace Elena, ma per ora non posso risponderti...” disse Alaya, ma improvvisamente la ragazza di ritrovò contro il muro con al collo stretta saldamente la mano di Damon, mentre Joey teneva ferma Valéry, a terra anche lei. Damon non sembrava intenzionato a lasciare la stretta attorno al collo della ragazza, che ansimava e stava quasi per soffocare. Non riusciva a trattenersi più, volevano ammazzare suo fratello, non c’era nessun piano per aiutarli o per salvarlo, il loro scopo era un altro e prima di finire in una pozza di sangue il vampiro dai capelli corvini sembrava più che propenso ad ammazzare entrambe le ragazze.
“Ora, piccola saputella, dimmi quali sono le vostre intenzioni o giuro che non rivedrai mai più il tuo adorato mondo iper tecnologico...”
Non fece in tempo a finire quella frase che sentì qualcosa di appuntito sfiorare la sua nuca da dietro e allo stesso tempo sentì Elena trattenere il respiro bruscamente e il suo cuore che pulsava alla velocità della luce in un misto di paura e terrore.

“Lasciala andare, Damon e la mia freccia non oltrepasserà il tuo bel cervellino” disse una voce femminile, così il centenario vampiro non poté fare altro che obbedire a quella richiesta. Lasciò la presa dal collo di Alaya e quando si girò per guardare in faccia chi aveva osato minacciarlo in quel modo si ritrovò di fronte alla ragazza più bella che avesse mai visto in tutta la sua vita, bellissima quanto pericolosa: aveva un arco teso e una freccia che puntava dritto in mezzo ai suoi occhi. Fu solo allora che Alaya disse:
“Lei è la cura di Stefan...”

Damon la scrutò per qualche minuto, gli ricordava tanto una persona, ma solo per gli occhi. La ragazza abbassò l’arco e mostrò a Meredith l’ultimo anello del sigillo temporale, poi si diresse verso Stefan. Lo osservò per un po’ di minuti, poi disse:
“Abbiamo ancora un’oretta circa, giusto il tempo di presentarmi ai gentili signori. Il mio nome è Illiria e sono qui per cambiare le cose, se me lo permetterete, sarà tutto a vostro e mio vantaggio. Ci guadagneremo tutti.”

“Non mi fido” disse subito Damon.

“Neanche io, bella coincidenza no?” replicò la ragazza “Ma siccome mi hanno insegnato che non bisogna mai far morire il proprio nemico, sono qui per guarire lo squartino...”

“E come hai intenzione di farlo?” chiese Joey.

“Oh, credimi dopo questo che sto per fare, vi rimangerete le parole” disse Illiria avvicinandosi a Stefan e inginocchiandosi accanto al suo corpo addormentato; scoprì leggermente la ferita sulla spalla che gli aveva lasciato Alaya, poi chiuse gli occhi e dopo un po’ delle lacrime cominciarono a scendere dal suo viso, depositandosi sulla ferita, sulla quale il tocco di quelle gocce bianche sembravano avere un effetto curativo. La ferita si rimarginò del tutto con enorme sorpresa di tutti i presenti nella stanza, compresi Joey e Damon, mentre Valéry estrasse dalla sua borsa un flaconcino contenente del liquido azzurro e lo versò in parte sulle labbra del vampiro ancora addormentato. Stefan dormiva profondamente e la sua ferita era completamente guarita, non vi era nessuna traccia del morso, sembrava tornato tutto normale, a parte il fatto che dormiva, cosa molto rara in un vampiro che era appena stato guarito...
“Siete contenti ora? Il vostro squartatore è sano e salvo” disse Illiria con un ghigno sulla faccia guardando tutti i presenti, ancora scossi evidentemente. Così avanzò lei per il soggiorno esaminando ogni singolo oggetto che arredava quella casa prima di fermarsi di fronte alla libreria, osservandola accuratamente. Prese un libro, il libro, perché fra i tanti che c’erano scelse proprio Cime Tempestose.

“Ho sempre adorato questo libro, fa bene leggere, aiuta il cervello ad elaborare. Brava a chi lo sta leggendo...”

“è mio” disse Elena avvicinandosi a lei. Illiria, che dava le spalle alla doppleganger, sorrise in modo quasi sadico, come se si aspettasse quella risposta, come se avesse già programmato la conseguenza a quell’azione compiuta pochi istanti prima. Si girò verso Elena e le restituì il libro. Tutti gli altri se ne stavano in silenzio, mente Alaya e Valéry si guardavano a turno a vicenda, a quel punto fu proprio Illiria a fare la sua mossa dicendo:

“Credo che Alaya vi abbia già detto da dove veniamo, ma non vi ha detto il perché siamo qui. Trovo giusto spiegarvelo. Allora, da dove comincio? Ah si... Klaus, il caro ibrido che ha distrutto le vostre vite e vi ha gettato nell’inferno totale eccetera eccetera... oppure potrei partire dalla stirpe delle doppleganger e tracciare la loro storia o semplicemente potrei partire dicendovi che sono venuta fin qui per guardare in faccia l’assassino dei miei genitori”
Nessuno disse niente, Caroline continuava a lanciare sguardi interrogativi verso Meredith, in cerca di una spiegazione, ma la strega sembrava la più disorientata di tutti. Damon prese posto accanto a Elena, seduta sulla poltroncina accanto al fuoco, passandole un braccio attorno al collo, mentre Joey sembrava il più interessato di tutti nel sentire quel racconto.

“Sei venuta qui per vendicarti?” disse l’Originario.

“No, mio padre non voleva che mi sporcassi le mani diventando un’assassina, voglio trovare un modo per riportarlo indietro...”

“E noi cosa centriamo con te?”

“è difficile da spiegare però farò uno sforzo, io non sono molto brava con le parole. Allora un bel giorno a Mystic Falls quando avevo l’età di sette anni hanno ammazzato la mia mamma davanti ai miei occhi, ma io non ricordo niente perché i ricordi mi sono stati rimossi da un soggiogamento, così mio padre è diventato il centro del mio universo fino a quando, all’età di dieci anni mi ha lasciata e ha raggiunto la mamma in paradiso, o almeno spero, visto che mio padre aveva un’anima dannata, così lui amava definirsi. Un uomo dall’anima dannata. Rimasi sola al mondo, tutti i parenti di mia madre erano morti e l’unica zia, se così posso chiamarla, non se la sentiva di prendersi una responsabilità così grande. Così un bel giorno, un vampiro di nome Joey mi tolse dalla strada e mi portò a casa sua, ma morì per salvarmi la vita perché chi aveva ucciso mio padre voleva arrivare a me, così rimasi di nuovo sola, fino a quando non si formò un’alleanza tra fratelli e gli Originari ritornarono ad essere una famiglia, così decisero di adottarmi e da allora mi hanno addestrata a combattere per sopravvivere, perché la perdita di un altro dei loro fratelli aveva sottolineato la pericolosità di avermi in casa con loro, ma non per questo in otto anni, nessuno di loro mi ha mai ammazzata nel sonno.”

Illiria rimase in silenzio per qualche minuto, strofinandosi le mani accanto al fuoco sforzandosi di mantenere la calma. Deglutiva e tremava, revocare la sua vita le faceva male...

“Quindi chi sei tu?” chiese Joey avvicinandosi a lei per guardarla dritta negli occhi.

“Illiria, vi basta e vi avanza. Io sono venuta qui per salvare le vostre vite, vi prego accettate il mio aiuto...”

“Chi erano i tuoi genitori?” chiese Elena “Magari li conosciamo, possiamo aiutarti noi...”

“No, non li potete conoscere, io appartengo a una generazione che forse farebbe meglio a scomparire per sempre, comunque perché sono qui? Perché parlo proprio con Elena Gilbert? Perché vivendo con l’Originario per eccellenza e visto che non seguo mai nessuna regola, mi sono informata sul passato di questa cittadina, così ho scoperto che tu sei la chiave che vogliono tutti per aprire il forziere della felicità e allora decisi di venirti a fare una visitina...”

“L’incidente d’auto...”

“Già... mi dispiace, non volevo farti del male, o forse si, avresti smesso di soffrire, ma farti morire così banalmente avrebbe dato solo soddisfazione a coloro che ti danno la caccia...”

“Chi è che mi da la caccia?”

“Oltre Klaus? Un mucchio di creature che non vedono l’ora di farti fuori...”

“Tu devi essere per forza sovrannaturale, altrimenti non si spiegherebbe la guarigione di Stefan...” disse Meredith.

“Beh, a volte sono umana, quando serve divento sovrannaturale, è la legge della vita Meredith...”

“Perché non vuoi dirci tutto?” chiese Elena “Per quale motivo sei venuta qui?”

“Non voglio dirvi tutto perché non posso. Le leggi del tempo parlano chiaro, non bisogna interferire più di tanto, quindi meno sapete chi sono e meglio è, più ci fidiamo l’uno dell’altro meglio è, ammazziamoci tra di noi e sarà la fine.”

“Sta dicendo la verità Meredith? Davvero non si può interferire con il tempo?” disse Elena voltandosi verso la rossa.

“Si, quello che dice è vero. Soprattutto se loro vengono da un tempo futuro, tutto ciò che cambieranno qui lo sarà anche nel loro tempo, ma se noi dovessimo indagare di più su di loro, correrebbero dei rischi come la morte o peggio molti di noi potrebbero morire prima del previsto.”

“Bene!” disse Damon ironicamente “Allora, non ci possiamo fidare di voi, non possiamo uccidervi ne sapere chi siete realmente, mi dite cosa dobbiamo fare ora? Perché io non ci capisco più niente...”

“Abbiamo un piano” disse Illiria “Ma Damon tu devi fidarti, la tua fiducia è fondamentale per la riuscita di quest’impresa. Ci serve,mi serve, il tuo aiuto. Per favore”

Illiria era davvero bellissima, aveva dei grandissimi occhi  azzurri come il ghiaccio, il suo viso sembrava fatto di porcellana, sulle labbra portava un rossetto rosso e la totale assenza di trucco rendevano il suo viso simile a quello di una bambola. Aveva i capelli neri lunghi fino alla vita nonostante li tenesse legati da un solo lato lasciando scendere morbidi i suoi ricci perfettamente definiti. Era vestita in modo diverso rispetto alle altre due: non portava una tuta, ma aveva addosso un vestitino a palloncino blu con delle calze rosse e degli stivali bassi neri. Tra i capelli aveva un fiocco rosso e indossava una borsa a tracolla sempre nera. Era molto coordinata ed eccentrica rispetto alle altre due; la sua bellezza fisica rispecchiava chiaramente anche una bellezza interiore, anche se ostentava aggressività, antipatia e il suo tono era tipico di una so-tutto-io. Tutto questo le donava e la rendeva più attraente che mai e il fatto che sapesse usare arco e freccia era indice di un saper combattere per davvero e non usare quell’arma solo per intimidire o minacciare, quella freccia l’avrebbe schioccata se Damon non avesse allentato la presa su Alaya.
Elena era curiosa, fin troppo, di conoscere la vera identità delle tre ragazze, anche se quella che la incuriosiva di più era di sicuro Illiria. Aveva un caratteraccio, sembrava un maschiaccio in gonnella, ma doveva avere i suoi motivi e il fatto che gli Originari l’avessero addestrata a combattere la rendeva molto forte e temibile e poi aveva dei poteri curativi da non sottovalutare.

“Ok, visto che non puoi dirci di più, puoi almeno dirci se hai intenzione di aiutarci a distruggere Klaus oppure no?” chiese Elena.

“Sapete nel futuro non sarà di lui che vi dovrete preoccupare, Klaus è un vampiro e come tutti i vampiri ha delle debolezze, come il senso di nostalgia, il rimorso per aver ucciso una persona che amava e tanto altro ancora, è vero, le sue minacce incutono terrore e a volte ti fanno davvero tremare, ma non sarà lui il vostro pericolo.”

“Come?” chiese Damon alterandosi “Forse tu non hai capito un fico secco della situazione, ma per colpa sua mio fratello è un pazzo fuori controllo, Elena ha perso sua zia e Bonnie, la strega che stava dalla nostra parte, è filata dritta nelle sue grazie e visto che ora conosce tutti i nostri segreti saremmo tutti in pericolo! Tu vieni qui e mi dici che c’è qualcuno di ancora più pericoloso di Klaus e che lui è l’ultimo dei nostri problemi?”

“Si, visto che il nuovo pericolo sarà quello che metterà fine alla tua vita, Damon” rispose Illiria lasciando Damon spiazzato di fronte a quelle parole, ma non voleva dargliela vinta e ribatté subito:

“Senti ragazzina del pianeta del futuro, io non ho tempo da perdere con queste scemenze. Non credo possa esserci niente di più pericoloso di Klaus...”

“Fai come vuoi. A me non interessa che fine farai, l’ho detto solo per avvisarti e quando ti ritroverai faccia a faccia con il tuo nuovo nemico ti ricorderai del mio avvertimento” disse Illiria portandosi le mani ai fianchi, sembrava stanca di parlare al vento, si avvicinò a Stefan e gli passò una mano sulla fronte mormorando delle parole incomprensibili. Pochi istanti dopo il corpo di Stefan dormiente sparì nel nulla. Lo aveva fatto di nuovo! Li aveva lasciati a bocca asciutta per la centesima volta. Solo Alaya e Valéry sorridevano soddisfatte, mentre tutti gli altri non sapevano cosa fare ne che dire. Meredith si portò una mano al cuore e dovette sedersi per non cadere a terra, Joey sembrava quasi terrorizzato, Caroline aveva lanciato un piccolo urlo, mentre Damon ed Elena incrociarono i loro sguardi e poi si voltarono verso Illiria, non prima di aver visto i suoi occhi diventare blu questa volta mentre faceva quello che sembrava un incantesimo, per poi ritornare della loro bellezza naturale.

“Cosa hai fatto? Dov’è Stefan?” chiese Elena in un sussurro appena udibile.

“Come hai fatto?” chiese Meredith “Quell’incantesimo ci ho messo cinque anni ad imparare a farlo sugli animali, come hai fatto a farlo su un vampiro?”

“L’ho spedito al pensionato, non ricorderà di essere mai stato qui, ne del morso ne di noi tre, ovviamente non posso cancellargli il soggiogamento di Klaus, non sono mica sua madre?” disse Illiria sottolineando attentamente le ultime due parole. Elena trattenne di nuovo il respiro e incrociò lo sguardo di Joey, stavolta realmente spaventato. Non era possibile che sapesse fino a quel punto la ragazza, ma i pensieri di Elena furono interrotti da Meredith che diceva:
“Non capisco, cosa sei tu? Perché è chiaro che non sei una semplice umana... queste cose possono farlo solo le streghe!”

“Beh, lei è una strega” disse Alaya parlando per la prima volta da quando Damon l’aveva quasi soffocata.

Illiria una strega? Non poteva essere! Meredith non riusciva a percepire quell’energia mistica che ogni strega manifestava, non riusciva a percepire la stessa energia che aveva sentito con Valéry! Con lei l’aveva sentita subito, mentre con Illiria no, quindi non poteva essere una strega. Aveva dei poteri, come Elena, anzi molto più sviluppati. Forse era una mezza strega, ma le streghe non nascono con i poteri a metà. L’energia che Meredith avvertiva quando osservava Illiria era più simile ad un’aurea, qualcosa di etereo, come se non fosse concreta...

“Tu non puoi essere una strega” disse subito Meredith “Chiunque tu sia, lo scoprirò stanne certa.”

“Accetto la sfida, anzi quando scoprirete chi sono fatemi uno squillo sul cellulare così posso avvertire gli dei dell’olimpo...” rise Illiria insieme ad Alaya e Valéry.

“Non c’è molto da ridere!” protestò Meredith.

“Certo che non c’è niente da ridere” disse Illiria ritornando seria “Ma ci sarà tempo anche per quello, tranquilla Meredith.”

“Non puoi essere soggiogata, vero?” disse Meredith.

Illiria non rispose, ma quel silenzio valeva più di mille risposte. Fu solo in quel momento che Elena si diresse verso la ragazza, oltrepassando Meredith e trovandosi faccia a faccia con Illiria che la guardava in faccia con aria dura anche se i suoi occhi trasmetteva un grande bisogno di affetto. Elena le sfiorò la mano per vedere se avvertiva qualcosa, ma niente.
“è inutile che cerchi di leggermi la mente con la tua empatia, Elena. Con me non funziona, ho imparato a controllare chi vuole entrare nella mia testa.”

“Immagino che vi serva un posto dove stare...” disse Elena ignorando le parole dette dalla ragazza.

“Elena sul serio non vorrai...” cominciò Damon, ma Joey gli fece segno di tacere: non era il caso di mettersi quelle tre contro, molto potenti per giunta e che sembravano pronte all’attacco ogni minuto.

“Una stanza ci basta, saremmo molto felici di restare” rispose Valéry facendo un breve inchino con la testa a Elena che non riuscì a capire il significato di quel gesto, mentre Meredith affiancò la sua amica e le disse:
“Direi che questa è la prova che possiamo fidarci, Elena. Vedi il gesto che ha fatto Valéry è un segno criptico che usiamo noi streghe di Salem per farci riconoscere. Potevi dirlo anche prima...” concluse la rossa rivolgendosi a Valéry, che le sorrise un po’ timidamente.
“Ok, di sopra c’è una stanza libera, potete prenderla, ma non voglio strane armi e soprattutto non voglio che qualcuno si faccia del male, chiaro?” disse Elena alle tre, che annuirono con la testa. Ancora una volta lo sguardo di Illiria puntava dritto verso Damon, non riusciva a togliergli gli occhi di dosso e anche il vampiro era ancora ammaliato dal fascino della ragazza anche se c’era qualcosa che lo tratteneva nei suoi confronti: non era una ragazza normale, eppure aveva la sensazione di averla già vista da qualche parte o peggio di conoscerla da sempre. Il suo modo di fare somigliava tremendamente a una persona che aveva conosciuto tanto tempo fa, il cui ricordo era ancora vivido nella sua mente.
                                                                                                      ***

La notte alla casa sul lago era trascorsa normalmente, le tre ragazze si erano sistemate nella stanza di fronte a quella di Elena e Meredith e non si erano sentite per tutto il trascorrere della nottata. Elena aveva sentito Damon la sera prima di addormentarsi e visto che ora doveva dividere la camera con Meredith gli aveva chiesto di non sbucare più all’improvviso per andarla a trovare, ma di avvisare onde evitare un infarto momentaneo alla povera Meredith, ancora scossa per l’arrivo delle tre ragazze. Elena aveva imparato a fidarsi di vampiri, li aveva affrontati e ora non poteva negare la fiducia a tre ragazze che avevano fatto un viaggio così lungo se pur straordinariamente fuori dall’ordinario solo per aiutarli a mettere la parola fine a tutta quella storia. Joey raggiunse Charlotte per informarla dell’accaduto, mentre Caroline aveva deciso di restare.
La mattina durante la sua solita corsetta prima di andare a scuola Elena vide Illiria già in piedi davanti al camino con in mano una tazza di latte caldo, che stava sorseggiando addolcita dal calore del fuoco, quando si accorse di Elena si voltò e disse:
“Buongiorno!”
“Ciao, Illiria... che strano nome che hai” rispose Elena sedendosi accanto a lei.
“Oh si, il nome lo scelse mio padre. Le altre dormono ancora, ieri sera prima di addormentarsi Valéry si è messa a leggere un libro lungo un’infinità, mentre Alaya ha il sonno di un ghiro”
“Oh bene!” disse Elena sorridendole “Sembri un angelo”
“Si, un angelo del futuro... me lo dicono tutti, ma il mio bell’aspetto non cambia ciò che sono realmente. Vedi ho sempre lottato per essere me stessa, anche quando gli altri hanno provato a cambiarmi e da allora ho capito che io sono me stessa per il modo in cui mi vesto, perché senza un’arma non mi sento al sicuro e so anche cosa vuol dire concedermi fiducia. Grazie per averlo fatto.”
“Io non ho detto che mi fido completamente, ma non so c’è qualcosa in te che mi ispira. I tuoi poteri, il tuo modo di fare... colpisce!”
“Beh, allora visto che ci siamo e siamo solo io e te, visto che ti colpisco ti rivelo un paio di segreti. Il primo è che sono stata io a liberare Elijah, il secondo è che d’ora in poi tu soprattutto devi temere Bonnie ancora più di Klaus.”
“Hai liberato tu Elijah? E cosa centra Bonnie?”
“Si, ma c’è un motivo per cui l’ho liberato e credimi se non lo avessi fatto io, molte cose sarebbero peggiorate. Non fidarti di Elijah...”
“Se non devo fidarmi, allora perché lo hai liberato?”
“Fatti due conti Elena...”
“Cos... ma certo! Per ucciderlo di nuovo?”
“Questa volta per sempre, ma ogni cosa a suo tempo e tu non centri niente. Quella sarà una guerra personale tra fratelli, meglio non immischiarsi negli affari di famiglia.”
“E cosa mi dici di Bonnie? Perché devo temerla?”
“Perché ora è una strega assetata di vendetta nei tuoi confronti Elena e poi è una strega Bennett e come tutte quelle della sua stirpe è facile all’ascesa verso il male.”
“Era la mia migliore amica...”
“Gli amici non durano per sempre, si chiamo amici quelle persone che non portano rancore nei tuoi confronti anche se hai fatto qualcosa di sbagliato, sono quelle persone che ti sostengono anche se la distanza vi separa. Credimi io ne so qualcosa, ho perso il mio migliore amico da poco...”
“Litigio?”
“No, è morto, per colpa mia.” Disse Illiria passandosi un dito sotto l’occhio destro per asciugarsi una lacrima.
“Eravate molto legati?”
“Lo conoscevo da quando avevo quattro anni, siamo cresciuti insieme ed è morto sacrificandosi per me e ancora una volta ho perso una persona che amo...”
A quelle parole Elena non poté fare altro che capire la ragazza, chi meglio di lei sapeva cosa voleva dire perdere qualcuno a cui si tiene molto?
“Senti Illiria, perché non facciamo un bel legame dell’amicizia? Te lo hanno mai insegnato alle elementari?”
“Certo! È quello in cui il mignolo mio e tuo si uniscono facendosi una promessa?”
“Esatto! Dai vieni!” disse Elena unendo il suo mignolo con quello di Illiria e dicendo:
“Io, Elena Gilbert, giuro solennemente di aiutare Illiria a salvare tutte le persone che ama.”
“E io, Illiria, giuro di aiutare Elena Gilbert a uscire dal girone dei dannati anche a costo della mia vita.”
                                                                                                      ***

Il pensionato dei Salvatore era completamente vuoto a parte Damon che andava in giro per casa con il suo solito bicchiere pieno di Wisky, pensando a tutto ciò che era accaduto nelle ultime ventiquattro ore. L’arrivo delle tre ragazze, in particolare Illiria, un nome una leggenda. Ecco come l’aveva soprannominata, aveva acconsentito a lasciare Elena da sola con loro per non sembrare un ragazzo possessivo, ossessivo e geloso come lo era Stefan, ma di quella ragazza, secondo lui, c’era poco da fidarsi. La sua bellezza era così sconvolgente che aveva destabilizzato anche lui, sembrava un misto tra una dea e il diavolo in persona, era davvero sorprendente. Ma quanto Elena!
Pensava nella sua mente, no, lei era tutta un’altra persona. Non si poteva non amare Elena, invece Illiria era riuscita in cinque minuti a farsi odiare da lui. Eppure guarda che occhi!
Si beh, aveva degli occhi bellissimi, difficili da trovare sulla pizza, fascinosi e sensuali come quelli di una tigre bianca. Era un essere sovrannaturale, era troppe cose messe assieme. Non sembrava nemmeno tanto normale, forse perché è cresciuta con una banda di Originari? È sempre Joey! Gli piace fare l’eroe anche nel futuro a quanto pare. Non capirà mai che non può fare il grande puffo con tutti? Insomma Damon non si era sorpreso più di tanto appena la ragazza aveva detto che l’Originario era morto nel futuro... ma che lui, Damon morisse per un nemico che non era Klaus? No! Cosa poteva esserci di peggio? Stefan? Si sarebbe fatto uccidere da suo fratello nel futuro?
Stefan gli voleva bene e lui ne voleva a lui, non lo avrebbe mai ammazzato senza un motivo! Non ne avevano avuto il coraggio per 146 anni! Suonava tutto così strano, cosa significava? Un nuovo pericolo... non preoccuparsi di Klaus... facile come fare zapping alla tv no?

 Angolo Autrice:
Eccoci qui, spero che il capitolo vi sia piaciuto! Mi raccomando non pretendo chissà quante recensioni, ma almeno fatemi sapere cosa ne pensate, ok? :)
Volevotrovare il modo di dare dei volti a questi nuovi personaggi, domani aggiornerò con le foto qui sotto <3
Illiria... cosa ne pensate del nome? A me piace un casino, è un personaggio creato da me quindi guai se ne trovo una copia in giro! detengo i diritti d'autore! :)
Non vi lascio indizi... questa volta voglio vedere che idea vi siete fatti di questi nuovi personaggi :)
A presto con il prossimo capitolo ^^
Ely

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Capitolo 8
*** 8. La mia Filosofia? Squarcia, mangia e cancella! ***


Salve a tutti e buona sera!
Mi scuso per l'imperdonabile ritardo nell'aggiornare il capitolo, ma ho avuto degli inconvenienti e poi non vi nascondo che mi mancava l'ispirazione. Questo capitolo sarà un pò lunghetto rispetto agli altri, ma spero che lo leggerete e che non lo troverete noioso, anzi vi anticipo che ci saranno dei colpi di scena!
Ringrazio come sempre tutti quelli che recensiscono, tutti quelli che leggono in silenzio (che vi costa lasciarmi un commentino?) e tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate. Vorrei che anche chi ha messo la storia fra le seguite lasciasse una recensione (parlo con chi non ha MAI recensito) giusto per farmi sapere la sua opinione :)
Vi lascio al capitolo, mi scuso se ci saranno errori di battitura, ma domani controllerò tutto e correggerò :)
Ely





                                      Capitolo 8: la mia filosofia? Squarcia, mangia e cancella.

Due settimane dopo.

Erano passate già due settimane dall’arrivo a Mystic Falls delle tre misteriose e alquanto “pericolose” ragazze del futuro. Ognuna di loro aveva dato prova delle proprie capacità lasciando tutti gli altri basiti. Elena nel corso delle ultime settimane non aveva ricevuto alcun fastidio da loro, anzi si comportavano come delle normali adolescenti. Alaya e Valéry si erano aperte molto con tutti conquistandosi la fiducia non solo di Elena, ma anche di Meredith, Joey e Damon, il quale andava particolarmente d’accordo con Alaya in quanto avevano una passione in comune: combattere.
Valéry era una ragazza straordinariamente gentile e molto timida, anche se era una strega davvero potente secondo Meredith, la quale insieme a Charlotte, cominciò ad apprezzare le doti della ragazza dagli occhi viola. Anche Caroline aveva fatto amicizia con le due ragazze e aveva scoperto una nuova compagna di shopping. Ebbene si, un’altra passione della bella Alaya era proprio lo shopping unito a feste e affascinanti ragazzi con la camicia bianca.
L’unica taciturna, arrogante e aggressiva rimaneva proprio Illiria, la quale sembrava voler tenere le sue confidenze per se e non era intenzionata a fare amicizia con nessuno, cosa che irritava non poco Damon che era stato più volte sul punto di volerle staccare la testa. Illiria era una ragazza sicuramente molto forte, ma anche fragile. Il suo nascondersi dietro il suo arco e freccia non faceva altro che alimentare la barriera che si era creata attorno. Parlava poco, non rideva quasi mai, non la si vedeva quasi mai. Solo una volta Elena la sorprese in camera sua mentre leggeva un libro di favole, il che faceva pensare che quella ragazza non avesse mai avuto una vera infanzia da bambina.
Damon non faceva altro che lamentarsi perché non poteva passare del tempo con Elena per via delle “ragazzine del futuro”, così amorevolmente soprannominate da lui, anche se tra una battuta e l’altra una sera i due riuscirono a rimediare una cena e un film da soli alla casa sul lago, quando Meredith decise di lasciarli un po’ da soli.

“Che fortuna che ci ha concesso la rossa questa sera!”

“Damon, non sei carino così!” lo rimproverò Elena ridendo.

“Sai principessa, sono due settimane che non stiamo un po’ da soli e dopo che Stefan-io-sono-lo-squartatore ha ripreso il volo verso la via della caccia beata, direi che questo è il minimo” disse Damon rubandole un bacio mozzafiato.

“Sai” disse Elena staccandosi da lui. “Sono contenta che le ragazze siano uscite con Caroline.”

“Già, mi stanno tutte simpatiche, tranne una...”

“Damon, dai! Io non so cosa abbia Illiria, all’inizio sembrava una tipa tosta, fredda si, ma dai toni scherzosi, poi è cambiata. Si è spenta. Alaya dice che è tipico di lei, ma...”

“Ma? Cosa? Che ti importa? Non è un tuo problema, cioè lo è se tenta di ucciderti nel sonno...”

“Ma non lo farà. Non è qui per questo. Dobbiamo scoprire di più su di lei!”

“E come pensi di fare? Forza miss Detective sono tutto orecchie!”

“Seguiamola” disse Elena semplicemente. “Tutti i pomeriggi si avvia nel bosco oltre il laghetto. C’è qualcosa che la attrae li o va a fare qualcosa. Voglio sapere chi è. Ora!”

“Brava principessa, ma sai com’è non vorrei che mi ficcasse una delle sue frecce nel cuore, altrimenti morirei e tu come faresti?” disse Damon avvicinandosi alle labbra di Elena e baciandole dolcemente.
Le avvolse le sue braccia attorno al suo collo, baciandolo con passione e dolcezza, mentre Damon con i suoi baci famelici, scendeva sempre più in profondità e le loro lingue quasi si toccavano e scontravano in un vortice di leggerezza e sensualità. Piano le mani di Damon si allungarono sempre più suoi fianchi di Elena stringendoli così forte da farla quasi sussultare sul divano. Lei di tutta risposta cominciò a baciargli l’orecchio sinistro, passando una mano fra i suoi capelli corvini. C’erano quasi, forse questa sarebbe stata la volta buona, se non fosse stato per il campanello...

Driin!

Sempre la solita storia, sempre qualcosa ad interromperli. Possibile che le ragazze fossero già di ritorno? Elena e Damon si guardarono perplessi e un po’ infelici visto che qualcuno aveva appena rovinato il loro momento perfetto. Damon si alzò e andò verso la porta, imprecando al alta voce che l’avrebbe fatta pagare cara questa volta; Elena non poté fare al meno di sorridere a quell’affermazione.
Quando Damon aprì la porta con sua grande sorpresa, più fastidio in verità, si ritrovò Joey e Charlotte, quest’ultima sorreggeva una serie di pergamene antiche.

“Bambolo Joey, Strega Vampiro. Qualunque cosa stia per succedere possiamo rimandarla a domani?”

“Scusa il disturbo, Damon” disse Joey con voce risentita. “Ma abbiamo scoperto qualcosa di strano che riguarda la strega Originaria e pensiamo che possa centrare qualcosa con una delle tre ragazze del futuro.”

“Non è che Elena mi inviterebbe a entrare?” disse Charlotte.

“Entra!” urlò Elena dalla cucina. Stava mettendo a posto il casino che avevano combinato lei e Damon quando si erano lanciati una marea di patatine e biscotti colorati e stava sistemando i cuscini del divano, stravolto da ciò che stavano per combinare.
Charlotte entrò oltrepassando Damon, ancora infastidito per essere stato interrotto da quei due uccelli del malaugurio, mentre Joey chiuse la porta alle sue spalle, si tolse il cappotto e andò a salutare Elena.

“Ciao Elena, perdonaci ti prego” disse l’originario stringendo la mano di Elena in segno d’affetto e amicizia. Nel corso dei mesi il rapporto tra Elena e Joey era cresciuto sempre di più, per lei Joey era una specie di angelo custode, oltre che un grande amico e, come diceva sempre Caroline, di sicuro un ottimo fidanzato. Era il principe che tutte vorrebbero, secondo Elena non poteva esistere un vampiro Originario migliore di lui. Deteneva il primato di forza, sicurezza, gentilezza e intelligenza unita ad uno smisurato senso di romanticismo. E Charlotte doveva essere molto fortunata ad averlo tutto per se, anche se ultimamente Joey aveva confidato ad Elena che si stavano un po’ allontanando e che Charlotte non era più la stessa di un tempo. La trasformazione l’aveva cambiata, pensava solo a se stessa. Come tutte le Petrova, rispondeva Elena ogni volta che ne parlavano, gli ricordava che anche Katerina aveva sempre pensato solo a se stessa senza alcun riguardo per nessuno e le conseguenze erano esattamente la situazione in cui tutti si trovavano ora.

“E’ successo qualcosa?” chiese Elena vedendo l’Originario piuttosto preoccupato.

“In effetti si, ma Charlotte vi spiegherà tutto.”

Damon non faceva altro che lanciare occhiatacce a Joey e Charlotte e più volte Elena gli diede una gomitata per frenarlo dal dire qualcosa di stupido o inappropriato. Era sempre il solito Damon a cui piaceva creare casini in giro e sfidare tutti per vedere chi era il più forte. Era stupendo, così sensuale anche quando si arrabbiava e tutto questo non poteva fare altro che rendere piacere ad Elena, che lo bramava ogni giorno, sempre di più.

“Cosa avete scoperto di così sconvolgente?” chiese Damon annoiato.

“Pensiamo che Illiria abbia qualche legame con la strega originaria, Skyler” rispose Charlotte.

“Illiria? Ma come?” chiese Elena. Questa volta anche Damon aveva assunto un’espressione strana. Non era un mistero che non gli piacesse Illiria, anzi la trovava odiosa e antipatica e di certo neanche la ragazza aveva fatto del suo meglio per rendersi simpatica ai suoi occhi.

“I suoi strani poteri mi hanno portato ad una spiacevole conclusione. Illiria non è una strega, ma ha dei poteri, strani poteri. Davvero pericolosi secondo me, eppure Elena facci caso, sono così simili ai nostri che non ho potuto fare al meno di collegarla alla strega Originaria” disse Charlotte.

“No, secondo me ti sbagli. E poi non ci sono altre Petrova in giro, se fosse in qualche modo collegata a noi questo deve voler dire che è una doppleganger...”

“Non necessariamente. Insomma è così strana! Ammettilo anche tu! A me non piace per niente, la trovo pericolosa e dovremmo sbarazzarcene...”

“Sbarazzarcene? Vuoi dire che la vuoi uccidere Charlotte? Ma tu stai bene?!”

“Elena lei non parla! Non ci dice le cose, non ci dice per quale motivo è venuta qui e poi ha già tentato di ammazzarti...”

“Per me esageri...”

“Io invece la trovo un’ottima idea” disse Damon. “Non dico di ammazzarla, altrimenti scateneremo una rivolta con le altre due, che non abbastanza forti. Secondo me dovremmo portarla al limite, prima o poi cederà e parlerà.”

“Noi non la tortureremo. Scordatelo Damon!” disse Elena.

“Io non voglio venire contro nessuno” si intromise Joey. “ma, in quanto Originario, direi di tenerla comunque d’occhio e ho anche l’impressione che lei stia aspettando una nostra mossa. Insomma vi ricordate tutta la storia che ci ha raccontato di lei, la sua famiglia e gli Originari? Forse anche lei non si fida completamente di noi, per questo proporrei di seguirla, vedere cosa fa, come lo fa e poi farla parlare. Ricordiamoci che non può essere soggiogata, cosa strana, perché da quello che mi risulta, solo Skyler era immune al soggiogamento.”

“Se lei discendesse in qualche modo da noi Petrova, questo cosa vuol dire a questo punto?” chiese Elena.

“Secondo me, quella ragazza sa molte più cose di quelle che da a vedere e secondo me, ci conosce meglio di quello che noi immaginiamo. Dobbiamo stare attenti. Tutti” concluse Joey.

“Cosa sono quelle pergamene?” chiese Damon.

“Queste le ho trovate in una grotta non lontano da qui, erano protette da un incantesimo, ma ce l’ho fatta a recuperarle e volete sapere di cosa trattano?” disse Charlotte aprendo una delle vecchie e ingiallite pergamene e posandola sul tavolo.

“Queste trattano l’intera storia della cosiddetta sorella di Skyler.”

                                                                                                              ***

Il giorno dopo Elena si svegliò con un po’ di mal di testa, la visita di Charlotte e Joey della sera prima non aveva di certo rallegrato il suo umore, anzi l’avevano gettato di nuovo nello sconforto. Che Skyler avesse una sorella, lo sapeva visto che ne aveva discusso con Joey quando era ancora a Manhattan, ma che Illiria potesse avere un qualche legame con la discendenza Petrova proprio non riusciva ad accettarlo, per il semplice fatto che non poteva essere; e poi, che genere di legame?
Non aveva intenzione di pensarci Elena o almeno non ancora, ma presto i suoi dubbi sarebbero stati risolti perché lei e Damon avevano pianificato di seguire, a debita distanza, Illiria per scoprire qualcosa in più su di lei. Elena era testarda però, capiva il dolore di quella ragazza cresciuta senza una famiglia e allevata come un carbammato per essere pronta al combattimento, e aveva deciso che quella mattina stessa avrebbe estorto qualcosa dalla bocca di Alaya, che sembrava quella più disponibile a parlare delle loro vite.

“Buongiorno Alaya!” disse Elena appena la vide apparire in cucina. Quella mattina Alaya aveva i capelli sciolti tenuti con un frontino rosso, lo stesso frontino di Illiria.

“Ciao Elena! Com’è andata ieri sera? Avete fatto scintille tu e Damon?” chiese Alaya curiosa mentre afferrava una briosce.

“Ma che dici?! Comunque no, è stata una serata tranquilla” rispose Elena. Decise che era meglio non dire della visita della sera precedente e di quello che Charlotte aveva scoperto. Meredith non era tornata a casa poiché la sera aveva fatto tardi e aveva deciso di passare la notte a casa di Caroline, per parlare con l’amica di quello che sta accadendo e nella speranza di convincerla di non essere un mostro senza cuore, ma sempre la solita Caroline.

“Posso farti una domanda Alaya?”

“Dimmi tutto.”

“E’ strano chiedertelo, ma visto che Valéry non c’è e Illiria non tornerà prima di pranzo, che ne dici di raccontarmi, in linee generali, qualcosa in più su di voi?”

Ci fu un attimo di silenzio in cui Alaya sembrava alquanto a disagio, ma alla fine tirò un sospiro e non potendo evitare ancora per molto quella domanda o peggio lo sguardo interrogativo di Elena, decise di rispondere.

“Ok, allora prima di tutto questa è una cosa che racconterò solo a te e poiché letteralmente non potreste sapere nulla del futuro, ma con te farò un’eccezione, che resti tra noi però.”

“Va bene, non lo dirò a nessuno, te lo prometto.”

“Va bene. Io, Illiria e Valéry ci siamo conosciute al liceo, anche se loro due si conoscevano già da quando erano bambine. Io sono un lupo bianco e per tanto riesco a trasformarmi senza la luna piena. Di ciò mi resi conto all’età di quattordici anni, quando una terribile creatura mi attaccò e io per difendermi mi sono trasformata. Quando mi risvegliai ero a casa con Illiria e gli Originari, non ti dico chi però, e dopo aver capito la mia strana natura di lupo decisero di tenermi con loro, poiché la creatura che mi aveva attaccato aveva appena ucciso la mia famiglia. Illiria per me è come la sorella che non ho mai avuto e Valéry invece è un po’ la nostra mamma, vedi lei è un anno più grande di noi. Lei si che è fortunata, ha entrambi i genitori e sua madre è una donna straordinaria come anche suo padre, un uomo gentile e affettuoso che tratta me e Illiria come se fossimo figlie sue.”

“So cosa vuol dire non avere più i tuoi genitori.”

“La mamma di Illiria è morta quando lei aveva sette anni circa e da allora suo padre ha dovuto crescerla da solo, cercando di tenerla il più lontano possibile dai pericoli di Mystic Falls, ma è stato tutto inutile. Vedi, chi dava la caccia a Illiria non aveva intenzione di fermarsi, una sera Illiria si svegliò di colpo circondata dal fumo. La casa era in fiamme e non c’era modo di domare quel fuoco perché era causato da qualcosa di sovrannaturale. Il padre riuscì a portala fuori di li ma qualcosa lo trattenne in casa, un incantesimo gli impediva di uscire, così morì bruciato vivo, sotto gli occhi di Illiria.”

“Oh mio dio.”

“Klaus le salvò la vita.”

“Cosa?”

“Quello che ti ho appena detto, Klaus le salvò la vita. Non credere a quello che vi ha raccontato all’inizio, Illiria è molto incline a dire bugie, è il suo hobbie preferito, ma la storia di Joey che la trova e la porta a casa è vera. Illiria non aveva parenti in vita, l’unico non ne voleva sapere niente di lei, così Joey ottenne l’affidamento a tempo indeterminato.”

“Ma poi ha detto...”

“Si, per una strana circostanza che non posso raccontarti Joey morirà e Illiria resterà di nuovo sola, ma Klaus deciderà di tenersela con se in casa. Illiria aveva dodici anni quando la colpì quella disgrazia.”

“Chi ha ucciso suo padre? Hai parlato di una creatura che la perseguita.”

“Hai mai sentito parlare di demoni?”

Elena sgranò gli occhi.

“Demoni? No aspetta...”

“E’ difficile da credere lo so, ma questo è solo uno dei tanti pericoli che minaccia Mystic Falls nel futuro. Un demone in particolare dava, da ancora, la caccia a Illiria.”

“Per quale motivo?”

“Beh, non riesci a immaginarlo? Per i suoi poteri. Illiria è straordinariamente forte, lei riesce a combattere meglio di un vampiro e i suoi poteri curativi sono un grande vantaggio per noi, come pure il fatto che lei riesce a percepire tutte le cose molto prima che avvengano. Questo perché Illiria non è un comune essere umano, a volte lo è, altre no.”

“Che vuoi dire? Non riesco a capire...”

“Illiria è un Etere.”

“Cosa?! Un che?”

“Un Etere, una Quintessenza, mai sentito parlare di queste cose?”

“Quindi non è umana? Ma aspetta, l’Etere non è una cosa concreta!”

“Perché Illiria si fa mai toccare da qualcuno?”

Era vero. Da quando l’aveva vista, conosciuta e per quelle poche volte che ci aveva parlato Illiria non si era mai fatta toccare, nemmeno sfiorare la mano da nessuno. Era così strana, Elena avvertiva che c’era qualcosa di magico in lei, qualcosa che andava al di la della pura realtà, ma questo... un Etere, non si era mai sentito.
“Sei sconvolta?”

“Ehm, no, cioè si, oddio.”

“Si, anche a me era venuto un colpo quando l’avevo scoperto, ma poi ci ho fatto l’abitudine e se tu conosci a fondo Illiria, lei è la persona più dolce e leale del mondo. Ha solo bisogno di uno smisurato bisogno di affetto. Vedi quando fu chiara la sua natura di Quintessenza, sapevamo che presto i demoni sarebbero venuti a cercarla, uno in particolare. Morsia è il suo nome e credimi chiunque abbia un po’ di sale in zucca farebbe meglio a starle alla larga.”

“Perché?”

“Perché la signora demone è interessata a spedire Illiria in un posto che si chiama al di la, per impedire che i suoi poteri, già troppo sviluppati per una ragazza della sua età, possano aumentare e poi per finire quello che aveva cominciato, ossia eliminare tutta la generazione di Illiria.”

“E questo perché? e poi questo demone, oddio, cosa centra con gli Originari?”

“Beh, loro sono la fonte principale dei problemi di tutti, su questo concorderai, ma si dice in giro che uno di loro debba fare i conti con un passato piuttosto burrascoso...”

“Stai parlando di Klaus, vero? Lui è stato con Skyler, la strega Originaria, colei che ha dato vita alla maledizione e che aspettava un figlio da lui...”

“Skyler, la fonte dei problemi di tutti. Questa è un’altra storia, l’unica cosa che posso dirti è che questo circolo di demoni si è riunito per vendicarsi proprio di tutto quello che Skyler aveva fatto loro. Vedi lei era una strega potentissima da quello che mi hanno detto, tanto potente che lei e sua sorella, la notte dei tempi, esiliarono questi demoni nei meandri della terra, avvolti da lingue di fuoco e costretti a combattersi tra di loro. In poche parole, l’inferno.”

“Quindi anche tu sai della sorella di Skyler! Noi non siamo riusciti a trovare informazioni a sufficienza...”

“Tutto quello che posso dirti è che la soluzione è davanti ai tuoi occhi Elena. Dai un po’ di fiducia a Illiria e soprattutto di a Damon di rilassarsi un attimo con lei. Vedi lei riesce a sentire se qualcuno la accetta o meno, lei ci prova ad essere normale, ma dopo tutto quello che ha passato e che continua a passare le risulta parecchio difficile.”

Quella di Alaya non era una richiesta, ma una supplica. Conosceva Illiria molto bene e sapeva qual era il messaggio che voleva far passare. Dovevano fare loro per primi un passo verso di lei e di sicuro seguirla nel bosco non è prova di fiducia, ma sentire le parole di Alaya aveva fatto capire ad Elena tante cose, una di queste è la profonda solitudine di cui è circondata Illiria. Nascondeva tutto il meglio che c’era in se in una maschera di odio e aggressività, non voleva che nessuno la vedesse come una debole, ma di sicuro non lo era. Era molto sicura di se quando puntò la freccia contro Damon settimane prima, era una grande combattente, non parlava mai a sproposito, ma era molto saccente. Sapeva sempre tutto di tutti e di tutte le cose.
Era Illiria e non potevano cambiarla. Come si può pretendere di cambiare una ragazza che ha visto morire suo padre?

                                                                                                           ***

“Caro diario, stanno progettando di seguirmi come un segugio. Glielo lascerò fare. Non ho niente da nascondere e forse finalmente si toglieranno lo sfizio e magari dopo mi lasceranno in pace!
Ma cosa sto dicendo? Se sono venuta io qui per loro? Forse Alaya ha ragione, il muro che mi sono creata è troppo duro per essere abbattuto e neanche essere tornata indietro aiuta a cambiare un po’ le cose. Resterò sempre la solita Illiria: saccente e prepotente, dolce a volte, ma senza pietà. Non perdono mai, questo l’ho imparato a mie spese. Ho giurato vendetta per mio padre e per mia madre. Non appena sarò pronta abbatterò anche quest’ultimo pilastro e poi vedremo chi l’avrà vinta.

Morsia.

Tu vuoi trascinarmi con te all’inferno per la tua soddisfazione di farmi vedere l’anima dannata di mio padre bruciare li sotto. No. Troverò un modo per ucciderti e troverò anche un modo per far aprire gli occhi di questi stupidi. Loro non lo capiscono che se non mi tendono la loro mano io non potrò mai...

Lasciamo perdere, non capirebbero comunque. Il mistero che mi porto indietro è troppo per i loro deboli cuori e poi morirebbero tutti in un istante se sapessero la mia vera identità. Mi odia anche lui capisci? E questa è la cosa che mi blocca di più, ma mi avevano avvisato che era diverso nel passato, che non era quello del mio futuro. Non posso farci niente, siamo due teste di coccio e fino a quando uno di noi non cederà non ci fideremo mai l’uno dell’altro.

                                                                                                                                                                                                I.”
 
Illiria era seduta sulla riva del lago e anche se faceva freddo stava scrivendo quello sembrava essere il suo diario personale. Era così strana, stava scrivendo con una penna a forma di piuma ed era tutta rossa. Evidentemente le piaceva molto il rosso, poi le donava come colore. Quel giorno i suoi capelli neri non erano ricci, ma lisci e lunghi fino alla vita, anche se li teneva legati a mo di codino con un nastro rosso. Era molto raffinata su quel punto di vista e poi non si truccava mai, e per questo era molto invidiata da Caroline! Non ne aveva bisogno, aveva dei lineamenti così delicati, ma perfetti che la rendevano una bambola. L’unica cosa che non mancava mai era il rossetto rosso, sembrava indelebile, non si toglieva mai! Dove trovava il tempo di ritoccarselo ogni volta solo il cielo lo sapeva!

“Sai principessa dovremmo mettere le mani sul quel diario...”
“Damon! È il suo diario, è segreto!”
“Potrebbe essere la risposta a tutte le nostre domande.”
“Senti limitiamoci a seguirla, già mi sento abbastanza in colpa per quello che sto per fare.”
“Va bene miss ho tutto sotto controllo!” disse Damon alzando le mani in segno di arresa, ma Elena gli diede una gomitata in pieno petto prima di uscire di casa.

Illiria, come tutti i giorni, si avviava verso il bosco oltre il lago con addosso la sua solita borsa nera e il inseparabile arco e freccia. Quell’arma doveva rappresentare il suo punto di forza maggiore ed era anche la sicurezza per la sua sopravvivenza. Si avviava dritta e decisa, consapevole che due figure la stavano seguendo. Le lasciò fare. Erano così stupidi che avevano bisogno si pedinarla per sapere cosa faceva o per tentare di scoprire chi era veramente. Non lo avrebbero mai saputo. Sarebbe morta piuttosto, ma avrebbe portato quel segreto fin dentro la tomba. Non ne avevano il diritto di sapere, non gliene importava per davvero. La loro era solo semplice curiosità, paura di sapere se davvero era dalla loro parte o facesse il doppio gioco. Da Damon di sicuro non se lo sarebbe mai aspettato, lui era troppo furbo per ricorrere a quei mezzucci da quattro soldi. Elena lo aveva rincitrullito così tanto? Elena, un’altra stupida. Ma chi si credeva di essere! Solo una vittima che invece di combattere se ne stava tutto il giorno tra ansia e paura ad aspettare che qualcun altro morisse per lei. Non le avevano parlato così di lei. Le avevano detto che era una donna coraggiosa, fiera del suo essere una discendente Petrova, pronta ad affrontare Klaus in qualsiasi momento.
Dov’era capitata? Per non parlare di Damon, ancora una volta si era sbagliata. Lui non era così, lo aveva conosciuto, vi aveva vissuto, lo aveva amato, venerato, le aveva parlato della sua amata Elena nel migliore dei modi. Cos’era? Tutto un gioco?

Stupidi,pensò Illiria mentre camminava e sentiva i loro passi strusciare tra la neve quasi sciolta, e questi due dovrebbero essere...?

Si fermò e sentì fermarsi anche loro. Forse pensavano di essere stati scoperti, ma non era il momento fargli fare quella figura! Illiria si fermò, prese il suo arco, lo tese insieme a una freccia. Puntò fra gli alberi. Il sole batteva, non era caldissimo, ma donava una piacevole sensazione di compagnia. Fuggiva. Lo avrebbe preso tanto. Non aveva altro con cui allenarsi. Poi li riportava in vita. Erano povere creature e lei non era un’assassina. Suo padre non voleva. Lui la amava, era la cosa più preziosa, dopo la sua adorata moglie.

Come mi manchi, disse Illiria in un sussurro appena udibile.

Damon ed Elena osservavano la scena silenziosi in attesa di scoprire, di sapere.

Lo faccio sempre e solo per te, lo sai,la sentirono dire ancora.

Era palese che stava parlando di una persona morta.

Mamma ti penso spesso, ma mai quanto papà,disse prima di scoccare la freccia.

Bingo. Aveva preso qualcosa. La sua forza, la sua mira erano dettate dall’aggrapparsi a quel ricordo felice. Si avviò verso la sua preda. Uno scoiattolo. Era ancora vivo, non le piaceva uccidere al primo colpo. Lei, nel suo mondo, era famosa perché lasciava soffrire le sue vittime. Lo aveva fatto, in fondo, con quello scoiattolo, ma anche con persone. Quante erano morte per causa sua? Curò lo scoiattolo con le sue lacrime, come aveva fatto con la ferita di Stefan. La piccola creatura si riprese e lei la lasciò andare lontano, molto lontano. Aveva finito. L’esercizio era finito. Era bravissima, lo diceva a se stessa da sempre.

Non avere mai paura di chi non ha paura di te, è solo stupido, ti sottovaluta,le diceva sempre suo padre.

Essere temuti non è sempre una gran cosa, a volte anche fingere di essere forti va bene, perché così gli altri di temeranno e non ti attaccheranno,le aveva detto Klaus in una delle sue innumerevoli lezioni su come tenere in mano una spada, un paletto. Grazie a lui aveva imparato a difendersi...

Sei la ragazza più forte che abbia mai conosciuto, ce l’hai nel sangue Illiria, come le tue antenate.

La frase che si ripeteva ogni giorno, il motivo per cui aveva intrapreso quel viaggio mettendosi contro tutto e tutti. Non volevano lasciarla andare, era troppo pericoloso, ma il pericolo attrae i più forti e lei lo era. Se glielo diceva Klaus, tutte le volte che glielo diceva, si sentiva la persona più invincibile della terra, ma tutti avevano un tallone d’Achille e il suo si trovava a pochi passi da lei.

“Potete farvi vedere sapete? Lo so che siete li da un’eternità!”
“Come hai fatto?” chiese la voce di Damon sbucando da dietro un albero seguito da Elena che si guardava attorno un po’ disorientata. Benché conoscesse da una vita quel posto non si era mai addentrata così in profondità in quel bosco.
“Beh, io vi avevo avvisato di quello che so fare.”
“Non volevamo seguirti, ci dispiace” disse Elena.
“Si certo come no, vi dispiace...”
“In effetti a me no” disse Damon avvicinandosi di colpo a Illiria. “Ora ti dico una volta per tutte cosa penso di te. Sei arrogante e non mi piace il tuo modo di agire, non si sa da che parte stai, quindi secondo me ti meriteresti una bella lezione.”
“E vorresti darmela tu? Ma non farmi ridere, conosco tutti i tuoi punti deboli Damon” disse Illiria girandogli attorno con fare minaccioso. “So dove colpirti, come colpirti e chi colpire per farti del male...”
“Non ti azzardare a mettere le mani su Elena!” disse minaccioso Damon.
“Se tu mi ascoltassi, qualche volta, capiresti che io non voglio mettermi contro di voi, ma ovviamente la rabbia oscura i tuoi occhi e non riesci a vedere quello che di buono c’è in qualcuno come me.”
“Ora basta!” disse Elena all’improvviso avvicinandosi ai due. “Illiria ha ragione, basta con queste lotte. Dobbiamo fidarci l’uno dell’altro.”
“Forse ho un po’ esagerato” ammise Damon alla fine. “Ma questo non vuol dire che ora mi metterò a fare comunella con lei.”
“Illiria perché vieni sempre qui?” chiese Elena ignorando l’ultima frase pronunciata dal ragazzo.
“Vengo qui per allenarmi, credo che lo abbiate visto e poi mi metto a pensare, a volte.”
“E cosa può mai pensare una malefica come te?” chiese ironicamente Damon, beccandosi subito dopo un’altra gomitata da parte di Elena, che lo zittì.
“Quello che pensano tutti i malefici. Alla mia famiglia, quella che non ho più.”
“Alaya mi ha raccontato come hai perso tuo padre” disse Elena. “So che non era affar mio, ma volevo sapere cosa causava tanto dolore nella tua vita e ora che lo so posso dirti che mi dispiace.”
“Allora, a questo punto, immagino che Alaya ti abbia detto anche ciò che sono...”
“Cosa?!” fece Damon. “Ma mi sono perso... qualcosa?”
“Te lo spiego dopo” disse Elena con calma. “Si, mi ha detto cosa sei, ma non devi avere imbarazzo per questo. Sei pur sempre una ragazza normale...”
“No, non sono una ragazza normale Elena e nemmeno tu lo sei.”
“Hai ragione.”

Calò ancora una volta il silenzio in quella radura così ampia e pericolosa, fino a quando Illiria, come pure Damon, avvertì qualcosa muoversi in mezzo agli alberi. Non erano gli animali e non sembravano nemmeno dei passi umani quelli che Illiria avvertiva. Erano passi piccoli, leggeri, scaltri come una volpe. Chiunque si muoveva fra quegli alberi era ben lontano dall’essere un vampiro, un lupo o una strega. D’istinto Illiria prese il suo arco e tese una freccia puntando in varie direzione a seconda della provenienza dei movimenti.
Era tesa, troppo. Le tremavano le mani, lo si poteva vedere da come la freccia vibrava, e aveva gli occhi ridotti in fessure, per scrutare ogni punto strategico di quel bosco.
I movimenti erano sempre più vicini, così vicini che Damon poteva avvertire uno strano odore, mai sentito in vita sua, a metà fra carbone e qualcosa di bruciato. Elena si riparò dietro Damon e non smetteva un attimo di lanciare occhiate interrogative ad Illiria, che invece sembrava aver capito chi ci teneva tanto a fare compagnia al trio in mezzo al bosco. Scoccò una freccia dritto verso di lei, nel buio totale, dove più amava nascondersi.

“Devo ammettere che sei alquanto migliorata!” disse una voce mielosa, femminile, ma inquietante. Elena fu quasi sicura di aver avvertito un brivido di freddo al pronunciare di quelle parole. Anche Damon sembrava teso, se non impaurito.

“Morsia” disse Illiria a denti stretti. Come aveva fatto a non riconoscerla? Era sicura che da giorni la stesse spiando, nascosta in quel bosco, e che stava aspettando proprio il momento in cui fossero stati presenti anche Elena e Damon per mostrarsi.
Era sempre la stessa, anche se da molti mesi non aveva più a che fare con lei. Forma umana, demone fino al midollo all’interno. Poteri spaventosi, le sue torture non sono facili da dimenticare. Adora il buio. Adora la carne fresca, quella di Illiria particolarmente. Era un’assassina, manipolatrice, scaltra, temibile demone. Era il nemico numero uno di Illiria, desiderava così tanto rispedirla li sotto che nemmeno le minacce dell’onnipotente servivano a fermarla. Era armata, come al solito, di una spada, una lancia e una frusta, con la quale amava stritolare le sue vittime prima di finirle lei stessa.

“Come hai fatto ad arrivare fino a qui?”

“Beh, Illiria, come si dice quando vuoi trovare per forza il tuo nemico...”
“Che cosa vuoi? Vuoi uccidermi? Sono pronta a combattere!”
“E perdermi il piacere di fare due chiacchiere con Elena e Damon? È passato così tanto tempo.”
“Noi non ti conosciamo, stano mostro” disse Damon.
“Ma Illiria non hai detto proprio niente a loro di come li conosci nel futuro, di come verranno uccisi, di come sei la causa dei loro problemi...?” disse Morsia provocando.
“Zitta! Non hai di meglio da fare? Sei venuta qui a stuzzicarmi?”
“Ora che siamo sole, si. Ora che non c’è il tuo adorabile ibrido da strapazzo, posso divertirmi a ucciderti come voglio!”
“Elena, Damon, dovete andarvene subito via!” disse Illiria.
“Eh temo che non sia possibile, vedi cara” disse Morsia avanzando verso di loro. “Ho incantato questo posto io stessa e nessuno può uscire fino a quando Illiria non dirà la parolina magica.” Concluse ridendo come una psicopatica.
“Maledetta!” urlò Illiria lanciando una freccia verso Morsia, che la scansò con un annoiato movimento.
“Perché sei sempre così aggressiva? Sai potrei arrabbiarmi molto...” disse la demone in tono glaciale allungando la mano destra e facendo dei piccoli movimenti che liberarono Illiria della sua unica arma. Poi improvvisamente Illiria si accasciò a terra portandosi le mani alla testa e urlando di dolore.
“Ecco quello che succede quando mi fai arrabbiare, ragazzina!”
“Smettila!” urlò Elena.
“No, Elena” disse Illiria faticosamente. “Togliti di mezzo o farà lo stesso con voi... ahhhhhhhhhhiaaaaaaa!”
Sembrava una specie di tortura mentale quella che Morsia stava infliggendo ad Illiria, che tenacemente non mollava, anche se il dolore era forte ed evidente. Si contorceva in un modo da far paura. Elena e Damon non osavano fare un passo falso. Nessuno poteva sentirli. Erano prigionieri di quel pericolo sconosciuto.
“Allora, stupidina, non reclami aiuto? Eppure guarda chi c’è, il tuo adorato...”
“BASTA!” urlò Illiria. “NON IMPICCIARTI. LASCIALI FUORI.”
“Tanto se tu non parli, la barriera non la faccio cadere e potrei stare qui a torturarti per ore e ore fino a portarti all’apice. Potrei farti impazzire.”

“Aiuto...” mormorò la ragazza, visibilmente incapace di muoversi e di reagire. Non c’era tempo da perdere. Dovevano uscire di li, fuggire alla velocità della luce e solo uno di loro poteva farlo.
Damon si precipitò velocemente verso la demone afferrandola per le braccia. Morsia, che evidentemente non si aspettava una mossa del genere, rimase per un attimo stranita e l’effetto del suo incanto svanì permettendo a Illiria di rialzarsi e recuperare le sue armi. Scoccò subito una freccia verso la demone e poi gridò:

“Ben fatto! Damon, prendi Elena e scappate via di qui! Chiamate Alaya e Valéry!”
Damon si precipitò verso Elena e la prese per un polso trascinandola oltre la radura, al limite del bosco. Elena si divincolava tra le braccia di Damon per andare ad aiutare Illiria. Non voleva lasciarla sola, non dopo tutto ciò che quel demone era stata capace di farle, ma Damon non la lasciava andare. La prese per i polsi e la trattenne.
“No Elena, no! Stai ferma!”
“Dobbiamo tornare indietro Damon dobbiamo salvarla!”
“Aspetta! Voltati!” disse Damon indicando il punto del bosco da dove erano appena usciti.

Illiria camminava verso di loro a con il capo chino verso il basso e con l’arco ancora in mano. Camminò verso di loro e quando alzò lo sguardo piangeva. I suoi occhi glaciali erano inondati dalle lacrime e non faceva altro che spostare lo sguardo da Elena a Damon in continuazione. Le sue labbra tremavano, ma non per il freddo. Tremavano per la paura di dover dire qualcosa.
“Elena mi dispiace tantissimo...” cominciò lei con la voce rotta dal pianto. Non l’avevano mai vista così sconvolta.
“Illiria che succede?” chiese Damon. Lei lo guardò, impotente perché non sapeva cosa rispondergli. Si strofinò gli occhi per asciugare le lacrime. Tirò su col naso e respirò a fondo per cercare di calmarsi. Il suo sguardo si spostò verso due figure che correvano verso di loro: erano Alaya e Valéry.
“Illiria...” disse quest’ultima per calmare l’amica, ma prima di poter finire apparve alle loro spalle Morsia. Entrambe le ragazze si irrigidirono alla vista di quel demone, in particolare Alaya cercò lo sguardo di Elena e quando lo trovò, scosse il capo e disse:
“Qualunque cosa vi dirà quel demone ti prego Elena, non svenire, non piangere, non arrabbiarti. Fallo per lei.”

Lei. Illiria.

“Bene, bene. Riunione di famiglia? Damon, sei stato così coraggioso a metterti contro di me prima del tempo, hai dato la possibilità a questa screanzata di liberarvi dall’incantesimo. Ma sapete cosa può esserci di meglio? La verità.” Disse Morsia ridendo.
“Di quale verità parli?” chiese Damon a denti stretti. “Vediamo sarai tu il mio nuovo pericolo?”
“Bingo! E tutto per colpa di chi? Illiria! Facciamole un applauso!”

Silenzio.

“Ok continuo. Illiria...Salvatore.”

Ancora silenzio.

“Illiria Salvatore in Gilbert, allora avete indovinato chi è questa sporca? È la vostra figlioletta venuta dal futuro per salvarvi la vita! Ahahahahhahahahaha!”
Illiria si voltò verso Morsia con aria dura e disse:
“Brava, hai avuto la tua stupida soddisfazione. Ora puoi sparire.”
“Perché vuoi negare? Tanto ti negheranno loro stessi, devi dare una prova della tua identità.”
“Non mi importa, non servirebbe a niente!” disse Illiria avvicinandosi a Morsia, era vicina, troppo vicina a quell’essere. “Puoi tornare da dove sei venuta!” disse infilandole un pugnale nello stomaco. La demone urlò di dolore e sebbene sembrava esserne uscita indenne, puntò il dito contro la ragazza e prima di sparire, la minacciò dicendole:
“Ti spedirò insieme ai tuoi adorati genitori all’altro mondo Illiria, puoi contarci!”

                                                                                                                  ***

Elena incrociò lo sguardo di Damon, che sembrava perso nel vuoto, completamente. Per la prima volta che lo conosceva, lo vedeva impedito, incapace di proferire parola. Solo la mano di Elena stretta nella sua riuscì a riportarlo alla realtà, mentre Alaya diceva a una spaventata Illiria di calmarsi.
“Tesoro, per favore...”
“Lascia stare Alaya, abbiamo fallito! Non era così che doveva andare!”
“Illiria!” la richiamò la voce di Elena. “Vieni, non vogliamo farti niente, te lo prometto.”
“Non sei tu il problema! Non lo sei mai stato perché non ci sei stata! Lasciatemi in pace!” disse allontanandosi verso la moto di Valéry.
“No, aspetta!” disse Elena rincorrendola.
“Non ti avvicinare!” disse Illiria puntandole contro arco e freccia. “Devo stare da sola!”
Mise in moto e partì, per chissà dove. Chissà quando sarebbe tornata. Aveva tante cose da spiegare.
“Ecco perché mi sembrava strano...” disse Damon quando Elena si avvicinò a lui per abbracciarlo. Non rispose all’abbraccio, ma sussurrò ad Elena.

“Illiria era il personaggio della favola che mia madre mi raccontava tutte le sere, quando ero bambino, prima di andare a dormire.”
                                                                                                                  ***

“Per favore portami a casa! Sto male, non ce la posso fare...”

Illiria si asciugava le lacrime parlando al telefono e piangendo disperatamente.

“Non doveva andare così, me la pagherà!” disse tirando un lungo sospiro.

“Non riuscirà a portarmeli di nuovo via. La mia filosofia? Squarcia, mangia e cancella quanto è vero che mi chiamo Illiria Salvatore.”

 Angolo Autrice:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto! Finalmente abbiamo scoperto chi è Illiria, contente? sorprese?
Per la storia dell'Etere mi sono rifatta alla mitologia greca e al grande Aristotele;
Baci a tutti e recensite!

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Capitolo 9
*** 9. Abbiamo gli stessi occhi (Parte 1) ***


Salve a tutti e perdonate l'enorme ritardo, ma ho avuto tantissimi impegni e non ho potuto aggiornare.
Volevo dirvi che questa è la prima parte dell'ultimo capitolo di questa storia, ho deciso di dividerlo perchè era troppo lungo :P
Ringrazio in anticipo tutti coloro che hanno recensito il capitolo precedente, chi ha messo la storia tra le seguite e preferite e ricordate ^^
Vi andrebbe di lasciare un piccolo segno del vostro passaggio? Giusto per farmi sapere se questa storia ha fatto schifo fino agli ultimi capitoli, visto che quasi nessuno l'ha più ne letta ne recensita XD
Vi lascio al capitolo!





                                                                 Capitolo 9: abbiamo gli stessi occhi.

La casa sul lago era completamente avvolta dalle tenebre della notte e circondata da cumuli di neve bianca e cristallina, ma gelida come lo era stata quell’intera giornata. Era stato difficile fare ritorno li per Elena dopo tutto quello che era successo poche ore prima. Erano stati attaccati da un demone, avevano scoperto che Illiria era...

Illiria, ogni pensiero in questo momento è rivolto a lei.

Damon non aveva spiccicato parola, tutti non avevano niente da dire, mentre Alaya e Valéry confabulavano tra di loro, ma evidentemente non dicevano nulla di così importante da attirare l’attenzione degli altri vampiri che erano sopraggiunti in casa. Joey era arrivato di corsa insieme a Meredith e Charlotte, dopo un po’ li raggiunse anche Caroline che rimase in silenzio per tutta la durata della sua permanenza.
Erano tutti in attesa, in attesa del ritorno della persona che evidentemente stava evitando accuratamente di affrontare la situazione. Tutta la sua storia era inverosimile, anzi assurda!

Come era possibile? Damon era un vampiro, non poteva avere dei figli!

Ci doveva essere di sicuro una spiegazione. Illiria ce l’aveva, Alaya e Valéry sapevano, ma non parlavano e stanchi com’erano tutti nessuno voleva infierire con nessuno al fine di non far scoppiare una lite.

Ma dovevano pur sapere qualcosa!

“Alaya” la chiamò Elena attirando l’attenzione non solo della bella biondina, ma anche di tutti gli altri. “Sai dove potrebbe essere?”
Lo chiese accuratamente senza pronunciarne il nome, non era una cosa che le veniva così naturale come lo era stato nelle settimane trascorse.
“No” rispose secca Alaya. “E anche se lo sapessi non sarei di certo io a dirvelo.”
“Perché?” chiese Joey. “Se tutto quello che ci avete raccontato è vero non avete alcuna ragione di cui preoccuparvi o c’è dell’altro?”
“Mi dispiace, ma questa volta non posso parlare.”
Valéry aveva tra le mani un grosso palmare e mormorava silenziosa delle parole, Meredith la stava osservando con cura. Tutte loro nascondevano qualcosa, ognuna di loro aveva un segreto. Dovevano parlare.
“Cosa stai facendo?” le chiese dolcemente Meredith.
“Un incantesimo localizzatore sul palmare. Dobbiamo trovare Illiria, non può girovagare da sola ora che Morsia sa dov’è.”
“E’ così pericolosa? Morsia intendo.”
“Si, Meredith, lo è. Quella è pericolosa e ha tutte le intenzioni di uccidere Illiria.”
“Perché?”
“Perché centro io Meredith!” disse Elena facendo voltare tutti dallo stupore. “E’ vero?”
“Non possiamo rispondervi” disse Valéry impassibile alzandosi e uscendo sbattendo la porta, seguita da Alaya.

                                                                                                      ***

Dopo aver ucciso un paio di scoiattoli e averli in seguito riportati in vita, Illiria aspettava nel mezzo delle cascate di Mystic Falls l’arrivo del soccorso che aveva chiamato. Stringeva in mano una delle sue frecce e aveva il volto rigato dalle lacrime che ancora cacciavano i suoi occhi. Non era un bello spettacolo quello che si parò davanti a una donna adulta dai capelli rossi e che stava raggiungendo la ragazza rannicchiata a terra piangente.

“Illy” la chiamò dolcemente la donna inginocchiandosi accanto a lei e accarezzandole i capelli con fare materno.

“Meredith” disse la ragazza atona.

“Appena hai mandato quel messaggio ho aperto subito un portale del tempo e sono venuta da te...”

La ragazza di buttò tra le braccia della donna piangendo a dirotto, lei la strinse più forte che poteva cercando di rassicurarla con parole di affetto, piene di un sincero sentimento.

“Shhh, tranquilla Illy, andrà tutto bene. Risolveremo anche questa.”

“Voglio tornare a casa, solo per un po’. Non ce la faccio a restare qui e ad affrontare anche questo e poi Morsia sa che sono qui. Devo andarmene.”
“Ok, dove sono tutti? Alla casa sul lago, vero?”

Illiria annuì con la testa.

“Va bene, ora ti accompagno li a prendere le tue cose, parliamo con calma e poi...”

“E poi andiamo” completò Illiria.

                                                                                                        ***

Del fumo aleggiava sulla veranda della casa sul lago, Valéry al freddo e al gelo teneva in mano una sigaretta e batteva violentemente i denti per via dei brividi di freddo.

“Non avevi smesso?” disse Alaya raggiungendo l’amica.
“Morsia potrebbe essere ovunque ti rendi conto? E Illiria stupidamente è li fuori chissà dove...”
“Lo avresti fatto anche tu se ti fossi ritrovata in una situazione come la sua. Insomma gli sguardi di Elena e Damon non erano proprio rassicuranti quando sono venuti a sapere la verità...”
“Già, ma questo non vuol dire niente. Ho solo paura per lei.”
“Anche io, ma vedrai che starà bene. Andiamo dentro e cerchiamo di raccontare qualcosa e poi ci mettiamo sulle sue tracce ok?”
Valéry annuì col capo, spense la sigaretta ed entrò dentro al caldo insieme ad Alaya.
Quando rientrarono le due ragazze videro Joey e Damon discutere apertamente di...
“Magari potremmo andare a cercarla noi...” stava dicendo Joey.
“Di cosa parlate?” chiese Alaya sinceramente incuriosita.
“Stavamo decidendo se era il caso di andare a cercare Illiria” rispose Joey con calma.

Era un buon segno.

“Davvero?” chiese Alaya stupita, mentre Valéry aveva ancora l’aria da allerta.
“E come mai tutto questo interessamento?” chiese la strega bruscamente. “Se volete sapere perché Morsia ha attaccato basta chiedere. Le persone non si vanno a cercare per secondi fini.”
“Non avevamo dei secondi fini” rispose Charlotte. “Non agitarti, io perdo facilmente la pazienza.”
“Anche io” rispose a denti stretti Valéry.
“Ok calmiamoci, signorine” disse Damon lanciando un’occhiataccia a Charlotte che si rimise a sedere.
“Alaya” la chiamò Damon. “Tu sai dove potrebbe essere andata, è importante.”
“Credimi Damon, Illiria è una mina vagante. Potrebbe essere ovunque, davvero.”
“Come si dice, tale padre tale figlia.” Ribatté spezzante Valéry. Nessuno l’aveva mai vista così arrabbiata.

Damon abbassò lo sguardo. Non era pronto ad affrontare l’argomento e quella stregaccia lo aveva capito e aveva deciso di colpirlo nel peggiore dei modi.

“Ma se un ovunque potesse avere un nome per lei quale sarebbe?” continuò Damon rivolgendosi ad Alaya.
“Di solito lei va sempre al cimitero a trovare te, ma in questo tempo la tua tomba, per fortuna, non esiste ancora. Quindi non so proprio...” rispose Alaya, ma qualcosa la bloccò. In effetti qualcosa bloccò tutti. Avevano sentito un rumore di passi e poi qualcuno bussò alla porta. Joey si precipitò ad aprire, seguito da Alaya.

“Illiria” disse Joey in un sussurro.

Sul volto di Alaya si aprì un sorriso notando la donna che era al suo fianco.

Anche lo sguardo di Joey si posò su di lei.

“Allora ci fate entrare?” disse la donna dai capelli rossi come il fuoco.
“Dai, venite.” Disse Joey senza esitazione. Non chiese neanche chi fosse la donna.

Deve aver capito, maledetto Originario!

Elena tirò un respiro di sollievo quando vide Illiria e di corsa andò verso di lei e la abbracciò, ma la ragazza la respinse spingendola lontano da lei.

“Volevo solo sapere se stavi bene...” disse Elena dispiaciuta del gesto fatto dalla ragazza.
“Io non ho bisogno della tua compassione” sibilò Illiria.
“Illiria!” la riprese in tono severo la donna coi capelli rossi che la accompagnava. “Dovresti dimostrare gratitudine, in fondo era solo preoccupata per te.”
“Dovrebbe pensare di più a se stessa invece di fare sempre la martire.”
“Illiria!” urlò la donna.
“No aspetta, lasciala stare. Deve avercela a morte con me, vero?” disse Elena rivolgendo il suo sguardo verso Illiria che si limitò a sostenerlo a testa alta.
“Non fa niente, ci ho provato” disse Elena arresa.
“Ma ti rendi conto che ci hai fatto morire?!” urlò Valéry colpendo Illiria con un pugno al braccio.
“Vale!” la riprese la donna. “L’importante è che sta bene, ha chiamato subito me e sono corsa per vedere cosa era capitato. Ora ho delle buone e delle cattive notizie per tutti voi.”
“E tu chi saresti?” chiese Damon.
“Una strega” rispose lei semplicemente.
“Un’altra?” disse Charlotte annoiata.
“No, ma... oddio!” disse guardando un punto preciso. “Ma mi vestivo davvero in quel modo assurdo?”
“Con chi parli?” chiese Caroline.
“Con l’unica che ha i miei stessi capelli rossi” disse lei sorridendo verso Meredith, che sgranò gli occhi invece.
“Cioè... tu... ehm... saresti... me?” disse piano la rossa.
“Esatto e ti prego non svenire!” rispose la Meredith del futuro.
“Wow, io non ci capisco davvero più niente” ammise Caroline.
“Allora perché non ti limiti a stare zitta?” disse Illiria spezzante.

La Meredith del futuro alzò gli occhi al cielo e scosse la testa in direzione di tutti, facendo capire che non era il caso di risponderle.

“Naturalmente non sono riuscita ad ingannare Joey” disse Meredith cambiando discorso.
“Ti riconoscerei fra mille” ammise lui.

Lei ridacchiò, come fece anche Elena.

“Allora, cosa volete sentire la buona o la cattiva notizia?”
“Quella buona, così ci risolleviamo” propose Damon.
“Ok, quella buona è che Illiria è venuta a fare le sue scuse, vero?”
“Assolutamente no!” urlò la ragazza. “Io non ho fatto niente per scusarmi!”
“Potresti essere meno aggressiva, sai?” disse Caroline.
“E tu dovresti ficcare il tuo nasino da Cheer Leader fuori dagli affari altrui!”

Caroline stava per replicare quando Meredith la fermò e disse:
“No, Caroline credimi, non ti conviene. Non quando è così arrabbiata. Va bene, allora vorrai dare almeno loro una spiegazione e delle prove?”
“Prove? E di cosa?” rispose aggressiva Illiria.
“Prove della tua fiducia nei loro confronti, su non è difficile.” Disse Meredith incitandola dolcemente.

Illiria si vide con le mani legate e non sapendo cosa fare per uscire da quell’assurda situazione che si era venuta a creare, si arrese e dalla sua borsa estrasse una specie di scrigno. Lo posò sul tavolo e lo aprì. La prima cosa che tirò fuori fu la copia identica del ciondolo alla verbena di Elena. Lo poggiò sul tavolo. Poi estrasse un’altra cosa identica a ciò che Elena portava addosso.

“Ma quella è la collana che le ho regalato per il suo compleanno!” disse Damon stupito.

“Calma, una cosa alla volta. Allora questa è la collana alla verbena, quella che Elena fino a poco tempo fa portava sempre addosso” disse Illiria sollevando in aria e mostrando a tutti il ciondolo.
“Questa invece è la collana che le hai regalato tu o, come piace chiamarla a me, la gemma gialla!”
“Cosa?” dissero Charlotte e Meredith contemporaneamente.
“Esatto, siamo in possesso di sei gemme. Quella rosa, gialla, blu, viola, verde e bianca, ma ci manca la gemma rossa...”
“Quindi noi abbiamo due gemme in questo tempo” disse Charlotte. “Come faremo a procurarci le altre?”
“Non ci arriverai mai. Siamo state noi, ovvero io, Alaya e Valéry a recuperare pazientemente tutte le gemme, ma sfortunatamente la gemma rossa proprio non si trova” rispose Illiria piccata.
“Le sette gemme riunite daranno origine a un’arma invincibile, secondo la leggenda e le pergamene” disse Charlotte. “Forse l’unica arma più potente della spada di Skyler...”
“Che hai ancora tu, in tutto questo. Ma se io avessi già un’arma perfetta non avrei fatto questo viaggio nel tempo a mio rischio e pericolo, no?” rispose Illiria.
“Sai potresti essere un tantino più gentile” disse Caroline.
“Sai Caroline invece cosa succede se mi dici ancora quello che devo fare? La tua bella testolina potrebbe ritrovarsi a galleggiare nel lago, ti piace come idea?”
“Ok ok, basta” disse la Meredith del futuro. “Illy cerca di placarti, o dovremmo cancellare la memoria a tutti quanti. Ora, quello che Illiria stava cercando di dirvi è che pensiamo che la gemma rossa sia stata rubata e riportata in questo tempo, nascosta da qualche parte. Non si spiegherebbe la presenza di Morsia altrimenti.”
“Bene, ma posso sapere perché Morsia da la caccia a Illiria?” disse Joey.
“Faccio finta di non aver sentito per non carbonizzarti all’istante” disse Illiria sarcastica.
“Illiria!” dissero Alaya e Valéry.
“Che ho detto di male? Un po’ di spirito no, eh?”
“Qui stiamo parlando di una cosa seria!” disse Elena strizzata. “E tu ti metti a fare queste stupide battute, minacce chiamale come ti pare.”
“Tanto non devo dare spiegazioni a te” rispose la ragazza sottolineando con fervore l’ultima parola detta. “Comunque, immagino che Alaya vi abbia raccontato un po’ di cose in mia assenza giusto? Bene, sostituite alle paroline mamma e papà i nomi di Damon ed Elena, aggiungete un pizzico di magia, un po’ di mistero sulla strega Originaria Skyler e il gioco è fatto. Eccomi qui in tutta la mia maleducazione.”
“Quindi sei consapevole di essere una maleducata?” disse piccata Charlotte.
“Si e sono anche consapevole di essere alquanto pericolosa. Perché non lo chiedete al Klaus del futuro?”
“Quindi fammi capire bene” disse Damon. “Noi siamo morti e quel bastardo doppiogiochista è ancora vivo?”
“Beh, non per dire che sei crepato per proteggermi, ma si Klaus riesce sempre a cavarsela.”
“Quindi l’arma serve contro di lui, giusto? Tu sei venuta qui per trovare un modo di uccidere Klaus!” disse Elena.
“No” rispose secca Illiria.
“Come, no?” disse Damon accalorandosi.
“Non voglio uccidere Klaus, non è lui il pericolo maggiore, mi pareva di essere stata chiara, ma ovviamente ho parlato con degli ottusi babbuini ritardati. Io non ucciderò chi per anni mi ha dato un tetto sopra la testa, mi ha fatto studiare e mi ha insegnato a proteggermi...”
“Quindi stai dalla sua parte?” disse Damon deluso.
“Non capisci? Non è una questione di parti, abbiamo un nemico in comune che ci ha uniti tutti quanti. Morsia è la causa della vostra morte, lei e i suoi stupidi demoni mi danno la caccia da quando sono nata e quando anche tu te ne sei andato via e mi hai lasciata da sola allora qualcuno ha pensato di prendersi cura di me. Ora che questo sia Klaus ti da fastidio? Fattene una ragione perché quando tu sei morto io non avevo più nessuno. Lui e tutti gli altri Originari sono stati la mia unica famiglia e di sicuro se non fosse stato per Meredith io a quest’ora sarei in mezzo ad una strada buttata chissà dove a fare chissà cosa o peggio a quest’ora potrei essere nelle fauci dell’inferno a lottare per la mia anima!”
“Credo che tu ci abbia detto abbastanza” disse Joey pacato.
“Io credo di avervi dato gli elementi giusti per far si che tutto questo non accada mai più” rispose Illiria.
Joey annuì.
“Io torno a casa mia” disse Illiria.
“E noi? La missione? Come faremo?” disse Alaya.
“Voi potete restare, anzi dovete restare” disse Meredith. “In questo momento loro hanno bisogno di una giuda su come affrontare i demoni nel caso si rifacessero vivi in questo tempo e nel caso venissero a cercare Elena prima del previsto. Non sappiamo ora il nostro intrometterci qui a cosa abbia portato nel futuro.”
“Ok, faremo il possibile” disse Alaya.
“Tornerò” disse Illiria. “Mi servono solo un paio di settimane, giusto il tempo di riordinare le idee e trovare un’altra soluzione, poi tornerò.”
“Promesso?” disse Elena inaspettatamente.
“Promesso, e chi ci pensa a voi se io sono via!” disse Illiria. “E poi...”
“E poi?” disse Elena.
“Niente, ci vediamo presto.” Concluse Illiria.
Meredith intanto fece apparire un grosso arco argenteo e dopo aver lanciato un’ultima occhiata a tutti disse:
“Dobbiamo andare.”
“Ci vediamo, Alaya e Valéry, state attente!” disse Illiria attraversando insieme a Meredith l’arco argenteo, il quale si richiuse alle loro spalle.
                                                                                                                ***

Mystic Falls anno 2042.

“Caro diario,
sono tornata a casa mia, cioè nel futuro. È strano essere di nuovo in questa casa piena zeppa di Originari che mi fanno domande su tutto quello che è successo nel passato. C’è una cosa positiva però, Joey è ritornato! In effetti da quando sono tornata indietro nel tempo e ho cambiato un po’ di cose è stato come se lui non fosse mai morto, questa è stata la spiegazione che mi ha dato lui. Io sono davvero felice! Joey è il mio compagno di avventure, giochi, mi ha insegnato un sacco di cose e poi è bellissimo e un giorno spero proprio di riuscire a incontrare un ragazzo bello come lui. Klea e Arianna mi hanno riempita fino all’orlo di dolci fatti in casa, non sembrano due vampire vero? No! Proprio no! Nikolaj insisteva per giocare a baseball in giardino, ma Klaus glielo ha clamorosamente proibito dicendogli che quella casa è sua, che i vetri sono fragili e bla bla bla! Sono troppo forti quei due assieme e quando si ubriacano lo sono ancora di più :P
passiamo a me, perché ho avuto così paura? Mai niente mi aveva bloccata a tal punto. Forse rivedere quelle due figure che non mi conoscono e che quindi mi odiano nel passato mi ha fatto uno strano effetto, anche se Klaus mi aveva avvisata. Mi aveva detto che mia madre non era proprio quella che io avevo conosciuto, che mio padre era peggio di me a quell’epoca e tutte le altre cose. Non gli ho dato ascolto, in fondo lo faccio poche volte, con Klaus amo scherzare sulla mia incolumità perché adoro quando si arrabbia e mi fa la predica, mi fa sentire come se fossi sua figlia. Io non glielo ho mai detto eh! Acqua in bocca diario ;)
Stavo dicendo?... Ah si, mio padre. È uno figo nel passato, davvero! Ma il modo in cui mi ha guardata quando gli ho dovuto dire tutta la verità mi ha lasciata perplessa. Ma è normale Illy, che ti aspetti? Che ti dica forse, oh sei mia figlia, ti voglio tanto bene? Non lo farà mai, come io non lo farei. Siamo così simili, non me ne ero mai resa conto, ma lui sembrava così spaventato. Beh, Illy mettiti nei suoi panni, scopre che sua figlia viene dal futuro per avvisarlo che qualcuno lo vuole uccidere e che questo qualcuno non è Klaus. Tu come la prenderesti?
E tu come prenderesti la consapevolezza che potresti anche aver mentito? I vampiri mica possono procreare? No.

Ma Klea lo ha fatto, con Stefan.

Era diverso, era magia, il padre era un angelo Nephilim, tu cosa sei?

La figlia della doppleganger!

Ecco brava, lo sapevi! Ma Damon?

Che dovrei dirgli? Che un incantesimo sbagliato lo farà ritornare umano? Dovrei dirgli che aveva accettato di restare umano ma che in punto di morte mia madre si è sacrificata per lui ed è ritornato un vampiro? Questo gli dovrei dire? Gli dovrei dire anche che Elena in realtà è... no! Non posso, devono scoprirlo da soli, quindi che lui mi creda o non nel passato ora non ha più importanza. Sono vicina nello scoprire come spezzare definitivamente la maledizione e credo anche di aver capito nel passato dove si trovi la gemma rossa. Devo agire in silenzio, non posso rischiare che qualcun altro resti coinvolto. Non ho notizie di Alaya e Vale da una settimana, anche se mi hanno assicurato che Morsia non è più venuta a cercare Elena.
Morsia, maledetta! Cosa vuoi ancora da me? Perché ha rischiato tanto nel passato? Se vuole la mia distruzione psicologica, sappia che ce ne vuole e ce ne vuole! Forse vuole rendermi un’assassina agli occhi di tutti? Ma io già lo sono! Mi sono già macchiata di sangue, ho già deluso mio padre, che voleva una vita diversa per me. Io però non avrò mai una vita diversa, sono la figlia dell’unica e sola doppleganger, sono la chiave di violino, sono l’unica quintessenza in grado di resistere ai poteri dei vampiri.
Non è facile essere me, non dopo tutto quello che ho passato. Mi sono creata una corazza di cemento per non permettere più a nessuno di oltrepassarla e di schiacciare così il mio cuore.
Passiamo alla maledizione e alle gemme: per quanto riguarda la prima cosa, credo che non ci sia soluzione. Per rompere definitivamente la maledizione e eliminare tutti gli Originari la prima Doppleganger deve morire. Bene la prima doppleganger è morta, ma gli Originari non lo sono perché io ho incarnato dentro di me la quintessenza della prima doppleganger, quindi se non muoio io, non muoiono loro. Se conservo la mia quintessenza nel ciondolo di Skyler loro si salvano. A questo ci ho già pensato.
Sono brava eh? Li ho messi tutti in salvo.
Perché? perché li voglio bene davvero, mi hanno accolta con loro e sono diventati quasi una famiglia per me. Non potevo trascinarmeli tutti all’inferno. Klea non lo merita, grazie a lei zio Stefan è ritornato ad essere quello di una volta, il mio adorato mangiatore di scoiattoli; Joey non lo merita perché, dopo tutto quello che ha passato, ora ha una nuova vita con zia Caroline, come si dice gli opposti si attraggono, no? Lui mi ha insegnato ad amare; Arianna non lo merita, lei mi ha insegnato a cacciare e a cavarmela da sola e poi è una tosta, non va buttata via; Nikolaj non lo merita perché è il mio amico giocherellone, sadico, ma mi fa ridere tutte le volte, soprattutto quando è ubriaco! Poi adoro il suo modo di porsi con Nik e lui mi ha insegnato a divertirmi; Klaus, lui si che è un punto interrogativo! Non voglio pensare al suo passato, credo che tutto ciò che lui abbia fatto lo ha fatto perché non si sentiva amato da nessuno, solo Skyler lo amava davvero, forse, ma se io avessi amato Klaus avrei anche capito che era meglio non accontentarlo in tutti i suoi capricci. Si Klaus tu sei capriccioso, arrogante, dispettoso perché Klea ti ha viziato troppo quando eri un amorevole bimbetto. Klaus, tu sei anche romantico però, sei intelligente e hai degli obiettivi e poi mi hai aperto il tuo iceberg, sciogliendolo giorno dopo giorno. Grazie per questo, sei mio amico, io darei la mia vita per te e i tuoi fratelli, tu mi saresti vicino quando sceglierò di passare oltre.
Bene, diario, ho finito il mio monologo, per quando riguarda l’ultima gemma, quella rossa. Ho capito chi l’ha presa e dove l’ha messa nel passato. Devo solo andare a riprendermela, un gioco da ragazzi, magari te ne parlo stasera o domani.
Illy.
Ps: adoro quando Klea mi chiama per fare colazione!

Illiria chiuse in fretta il suo diario e se lo mise in borsa, si guardò un attimo allo specchio e poi scese giù in cucina per la colazione.

“Sto arrivando Klea!” disse da sopra le immense scale che portavano fino al piano di sotto.
Illiria non abitava in una casa comune, quella poteva definirsi una reggia a tutti gli effetti. D’altronde cosa ci si poteva mai aspettare da un temerario Originario quale è Klaus? Quella casa ospitava la bellezza di cinque Originari e un’umana, Illiria appunto.

“Sai a cosa stavo pensando?” disse Klea quando sentì i passi di Illiria farsi più vicini. “Pensavo che oggi potrei andare a trovare Stefan.”

“Sarebbe un ottima idea, in fondo è tuo figlio e credo che lui sotto sotto voglia la tua compagnia” rispose una voce che Illiria riconobbe come quella di Arianna, l’altra temeraria Originaria, o come piaceva definirla Illiria, la combattente.
Quando la ragazza entrò in cucina la scena che le si parò davanti era davvero bizzarra. Due vampire Originarie che chiacchieravano animatamente sul da farsi durante la giornata. Klea, alle prese con i fornelli, e dall’odore sembravano proprio frittelle, era alta, capelli castano biondo e occhi verde chiaro. Anche lei, come tutti gli Originals era una bomba di giovinezza, infatti era stata trasformata appena ventenne. Arianna invece era alta, più robusta di Klea, ma non grassa; era biondissima, più bionda di Klaus e aveva gli occhi azzurri. Lei è l’Originaria che nessuno conosceva fino alla battaglia di Charlotte e che Klaus uccise nei lontani anni cinquanta per motivi ancora oggi ignoti e che lei non ha voluto mai specificare.

“Buongiorno leonessa!” disse quest’ultima appena vide Illiria sulla soglia della cucina.

“Buongiorno care Originarie” disse Illiria sedendosi e versandosi un po’ di succo d’arancia.

“Come siamo allegre stamattina!” esclamò Klea appena la vide. In effetti tornare a casa aveva giovato a Illiria, le era ritornato il sorriso, dopo essersi disperata per quasi quattro giorni. Le era ritornato anche l’appetito, dopo aver passato giornate intere chiusa in camera a deprimersi per quello che era successo nel passato, fino a quando Klaus, perdendo la pazienza, aveva buttato giù la porta della sua stanza e costretta a sfogarsi in un pianto liberatorio. Dopo una settimana Illiria era ritornata quella di una volta, aveva ripreso gli allenamenti con Niklaus, aveva ripreso a cantare e a comporre musica, aveva ripreso anche a punzecchiare tutti gli Originals e quest’ultimo era il risultato migliore che ci si poteva aspettare.

“Sapete stamattina mi sento così sexy che potrei saltarmi addosso” disse Illiria addentando una frittella calda e fumante.

“Come siamo auto convinte stamattina!” disse Joey entrando in cucina. “Come mai ti sei vestita così? Sono sicuro che Klaus non ne sarà contento...” continuò ridendo sotto i baffi insieme alle sorelle.

“Cos’ho che non va?” disse Illiria alzandosi. “Ho solo un pantalone bianco, una camicia rossa, delle scarpe col tacco, che non è nemmeno tanto alto e il mio solito rossetto rosso.”

“Si dice che chi porta il rosso sia molto sicuro di se” intervenne una voce che Illiria riconobbe subito come quella di Nikolaj. “Tu ti senti sicura di te dolcezza?”

“Si Nico, oggi si. Sono ritornata la solito Illiria altezzosa e sicura di se, è un problema?”

“Per me no” disse Nikolaj sfoggiando uno splendido sorriso a trentadue denti, un altro sexy Original era lui. Fisico perfetto, alto, occhi azzurri e capelli castano chiaro. Era l’Originario che più assomigliava a Niklaus, tranne che per gli occhi e i capelli, ma i lineamenti del viso erano molto simili e poi avevano lo stesso taglio di labbra.

“Io esco” disse Illiria prendendo la borsa e mettendosela addosso. “Devo vedere una persona...”

“Uhhhh chi se possiamo sapere?” chiese Klea maliziosa.
“Ehm, Gale mi ha chiesto di vederlo appena tornavo.”
“Ritorno di fiamma?” chiese la voce di Klaus, appena arrivato anche lui.
“No, ma credo che abbia alcune informazioni per me” disse Illiria incrociando lo sguardo di Klaus, che la guardava sottecchi e con gli occhi ridotti in fessure con l’aria di uno che non se la beve.
“Tranquillo!” disse subito Illiria. “Niente sulla gemma rossa o su qualche demone o Morsia. Farò la brava, tanto poi venerdì vado via...”

Al suono di quelle ultime parole Klea scoppiò in lacrime.

“Oh santo cielo!” disse Klaus alzando gli occhi al cielo. “Sorellina un po’ di contegno su, sei una vampira!”
“Ma io non ce la faccio” disse lei tra le lacrime. “Tutte le volte che varca quella porta ho sempre la sensazione che possa succederle qualcosa di brutto.”
“Klea, io sono grande” disse Illiria avvicinandosi a lei e prendendole la mano. “So badare a me stessa ora, non ho bisogno di una guardia del corpo!”
“Giusto!” disse Arianna. “Illiria è forte e sa combattere meglio di quello che noi ci aspettassimo da una semplice umana, perdonami etere. Le abbiamo insegnato tutto, vero Nik?”
“Assolutamente, Illiria è già pericolosa di per se, non credo che qualcuno sano di mente oserebbe sfidarla in pieno giorno.”
“A parte Morsia, ma voi non pensate?” disse Klea. “Quella demone è troppo pericolosa e dopo quello che è successo nel passato mi stupisco che non abbia ancora attaccato. È chiaro che sta aspettando l’occasione. Illiria non deve girare da sola!”
“Ma...” disse la ragazza.
“Niente MA! Ti accompagna Niklaus senza discutere!” finì Klea.
“Odio ammetterlo, ma mia sorella ha ragione. Per quanto tu sia forte Illy non è sicuro lasciarti in giro da sola” disse Klaus.
“Vi detesto quando non mi lasciate libera di scegliere!” disse Illiria sbattendo la porta e dirigendosi verso l’auto di Klaus.
“Le passerà, le starò attaccato tutto il giorno...” disse Klaus uscendo anche lui.

Angolo autrice:
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, l'ultima parte la pubblico oggi pomeriggio!
Ely
 

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Capitolo 10
*** Abbiamo gli stessi occhi (parte 2) ***


Ecco la seconda ed ultima parte della storia.
Questo è il capitolo conclusivo, voglio ringraziare tutte le persone che hanno inserito la storia fra le seguite, preferite e ricordate, voglio ringraziare tutti coloro che hanno recensito e tutti coloro che hanno letto in silenzio.
La storia avrà un finale un pò particolare, di libera interpretazione.
Spero che vi piacerà e che vi faccia piangere un pò, perchè a me ha fatto piangere
Ely




Mystic Falls, presente.

Erano trascorsi appena due giorni dalla partenza di Illiria e le cose sembravano filare lisce fino a quel momento. Alaya e Valéry erano sempre in allerta e a volte si svegliavano durante il sonno convinte che qualcuno girovagasse intorno alla casa. Per la sicurezza di Elena, Valéry aiutata da Meredith, aveva imposto una serie di incantesimi di protezione intorno alla casa, mentre su Elena avevano lanciato un incantesimo localizzatore che fungeva da legame con Meredith  così che se mai Elena si fosse trovata in pericolo, la strega lo avrebbe avvertito subito.

Quel pomeriggio Elena era in compagnia di Damon.

“Sembra strano, vero?” disse lui.

“Perché?”

“Insomma tutta la faccenda di Illiria, secondo te starà bene?” disse Damon. Era la prima volta che si interessava realmente alla ragazza, che si preoccupava davvero per lei.

“Credo di si, è molto forte l’hai visto anche tu. Sei preoccupato per lei?”

“Si, ma non lo dire in giro, non voglio che si sappia, ma continuare a ignorare la cosa non fa bene ne a me, ne a lei, ma soprattutto non fa bene al nostro rapporto Elena.”

“Ti amo” disse Elena all’improvviso. “Ti amo e credo di averlo sempre fatto, Illiria è arrivata qui per farci capire questo. Noi ci amiamo e insieme avremo lei e noi siamo noi.”

Damon non la fece finire di parlare. La baciò, un bacio profondo e passionale. Un bacio d’amore, un bacio che racchiudeva tutto il loro amore. Un bacio che li aveva trasportati in un vortice di felicità senza problemi per qualche minuto.

“Devo chiederle scusa Elena” disse Damon staccandosi da lei. “Lo ammetto che è insopportabile, ma sarà nostra figlia nel futuro e hai sentito che orribile futuro che le daremo?”

“Damon, lei è insopportabile come te” disse Elena sorridendo. “E hai ragione, io credo che lei mi odi, ma tanto. Invece credo che con te sia stato diverso nella sua vita. Lei ti ama davvero, ti ama come una figlia riesce ad amare solo un padre. Mi ricordo i suoi sguardi erano gli stessi miei quando mio padre era ancora vivo. Come ti guardava, lei era meravigliata da te.”

“Mi sento un emerito cretino!”

“No, tu sei forte e non abbassi mai la guardia. Sei perfetto Damon.”

“Anche lei è perfetta. Abbiamo gli stessi occhi! Dannazione come ho potuto non notare la somiglianza e poi il nome. Illiria era il personaggio dei racconti che mia madre mi raccontava tutte le sere prima di andare a dormire quando ero bambino e un giorno le promisi che mia figlia l’avrei chiamata proprio così. Che stupido!”

“Si, direi che lei è tutta sua padre” disse Elena sorridendo.

“Elena!” la chiamò la voce di Valéry che era appena entrata in casa. “Possiamo parlare?”
“Certo, è successo qualcosa?”
“Veramente io e Alaya vorremmo raccontare una cosa a te a Damon.”
“Ok, sediamoci” disse Elena.
Le due ragazze si sedettero sul divano.
“Vogliamo parlarvi delle vostre morti” disse Alaya.
“Io sono stato carbonizzato vivo, giusto? Che altro devo sapere?” disse Damon.
“Damon!” lo riprese Elena. “Su, diteci.”
“Elena, Alaya ti ha già detto che morirai molto giovane, ma non ti ha detto come morirai.”

Pausa. Una pausa in cui Vale prese un gran respiro.

“Elena tu morirai da vampira, Morsia ti strapperà via il cuore e squarcerà i tuoi resti” disse Vale tutta d’un fiato.

Damon istintivamente prese la mano di Elena e la strinse più forte che poteva.

“Damon invece morirà quando il pensionato dei Salvatore prenderà fuoco, sempre per colpa di Morsia. La tua tomba a Mystic Falls è vuota, di te non siamo riusciti a trovare niente.”

Damon rimase impassibile, me dentro di se il terrore cominciava ad avere la meglio.

“Chi mi trasformerà?” chiese Elena.

“Damon, ti trasformerà Damon perché ti accadrà qualcosa di brutto, qualcuno cercherà di farti del male e l’unico modo per proteggere te stessa era trasformarti. Non ha avuto scelta Damon e nemmeno tu. Pensa che lo farai solo per stare vicino a Illiria, perché l’alternativa era passare a miglior vita prima del previsto.”

“C’è dell’altro” continuò Alaya. “Dovete sbrigarvi a trovare informazioni sulla sorella di Skyler. Più di questo non possiamo dirvi altrimenti rischieremmo di stravolgere interamente il futuro di Illiria.”

“Quindi è lei la chiave di tutto, scoprire quanto il più possibile sulla sorella? Centra qualcosa con il doppleganger per caso?” chiese Damon.

“Tutto centra con la doppleganger Damon.”

“Altro da aggiungere?” chiese Damon.

“Fidatevi dei vostri istinti, state sempre vicini l’uno con l’altro e cercate di restare vivi” disse Valéry.

                                                                                                          ***
Mystic Falls 2042.

“Nei sei sicuro Gale?” stava dicendo Illiria.
“Sicurissimo, stanno progettando di attaccarvi. Vogliono te Illy, devi fuggire!”
“Non posso Gale! Come puoi chiedermi questo?”
“Dov’è Klaus?”
“Non ha il permesso di entrare qui lo sai, sta aspettando in macchina, ma dimmi un po’ maghetto, quante possibilità ho di affrontarli da sola?”
“Nessuna, non avresti scampo, moriresti.”

Gale era uno dei pochi maghi di cui Illiria si fidava, non solo perché lo conosceva da una vita, ma anche perché era il fratello di Valéry e il profondo legame che li legava andava ben oltre ogni sua aspettativa. Forse lo amava, avevano provato a stare insieme, ma stare con Illiria vuol dire andare incontro a morte certa, così decise di lasciarlo. Lui non si arrese mai, fino all’ultimo cercava di farle cambiare idea. Non era così facile, lei lo amava, ma non poteva dedicargli tutte le attenzioni di cui aveva bisogno, troppe per una persona dolce come lui. Era un bel ragazzo dagli occhi marroni e i capelli marroni, carnagione mediterranea, ma molto alto e robusto. Era il Quarterback della squadra della scuola. Era popolare, intelligente. Era perfetto, ma non per lei. Non poteva sognare una famiglia con lui, non voleva dargli un illusione per poi farlo soffrire. Avrebbe di sicuro trovato di meglio.

“Non voglio che tu muoia Illy”

“Io sono pronta ad accettare qualsiasi cosa, ma se le cose stanno come mi hai detto tu, devo tornare subito da Alaya e Vale per avvertirle, ma prima devo trovare il modo di sgattaiolare fuori.”

“Non ci riuscirai, non con Klaus in circolazione!”

“Troverò un modo, ora devo andare prima che ti lanci un pallone da calcio dentro casa. Ci vediamo presto Gale.”

“Ciao Illy” disse lui accompagnandola alla porta.

“Ci hai messo un po’” disse Klaus appena la vide scendere il vialetto.

“Ma che palle che sei! Mi porti alle cascate?”

“Perché?” disse lui incuriosito.

“Sbaglio o oggi è il tuo compleanno?” disse lei con un dolce sorriso che avrebbe fatto sciogliere anche un troll.

“Cosa devo fare con te?” disse lui salendo in auto.

Quando arrivarono alle cascate Illiria lo portò nel solito posto in cui si recavano ogni volta che uno di loro due non aveva voglia di parlare perché era successo qualcosa. Quella ragazza doveva aver ereditato tutto da entrambi i genitori, ma soprattutto dalla madre, a parere di Klaus, perché lei lo portava esattamente nello stesso punto in cui lo portò Elena la prima volta quando cercò di barattare la libertà delle sue amiche.

“Buon compleanno Niklaus!” disse Illiria porgendogli un piccolo pacchetto.
“Mi hai fatto un regalo?”
“Io ti faccio sempre un regalo...”
“Si mi fai una grossa torta che poi ti diverti a distruggere buttandomela dalle scale di casa! Cos’è?”
“Apri!”

Klaus aprì il piccolo pacchetto all’interno del quale c’era un ciondolo etnico che rappresentava una pietra di murano con un piccolo lapisluzzi blu al centro di essa.

“Una collana?”
“So che ti piacciono le cose etniche, le indossi sempre da quando ti conosco e poi non è una semplice collana, come avrai notato al centro c’è un lapisluzzi, è la pietra di voi vampiri. Volevo ricordarti che anche io vengo da una famiglia di vampiri e poi volevo dirti grazie per tutto quello che hai fatto in questi anni per me.”

“Wow, parole profonde. Ti eri preparata il discorso?” chiese lui sorridendo.
“No! Era un po’ che ci pensavo e non credere che i tuoi fratelli si siano dimenticati il tuo compleanno. Klea starà sicuramente organizzando qualcosa.”
“Grazie” disse lui.
“Io devo andare via Nik, devo tornare da Alaya e Vale.”
“Lo avevo immaginato. Sono un po’ invecchiato, ma sono ancora sveglio, sai?”
“Mi sgriderai?”
“No, voglio solo che tu sia padrona delle tue azioni. Io non ho mai capito quanto fosse importante il libero arbitrio, l’ho fatto solo quando sei entrata tu nella mia vita.”

Illiria annuì, non sapendo cosa dire. La lasciava sempre spiazzata.

“Chiudi gli occhi” disse lui. 

Illiria li chiuse, ora non vedeva più nulla. Klaus le aveva insegnato che vedere era importante, ma il sentire senza il vedere era un’arma a suo favore, sempre e comunque. Sentì prendersi le mani, le sentì stringersi in quelle di Klaus. Sentì il suo profumo avvicinarsi, ma non osò aprire gli occhi. Si fidava di lui, non le avrebbe mai fatto del male.

Cosa stava accadendo?

Tutto d’un tratto sentì le sua labbra sfiorarle il viso, poi le sentì sempre più vicine. Le diede un bacio, leggero, senza pressare troppo. Non voleva che lei rispondesse. Non voleva che lei reagisse, ma anche se avesse voluto lei non lo avrebbe fatto in quando provata per quello che stava accadendo. Sentì le sua labbra allontanarsi e lasciarla libera. Solo allora aprì gli occhi, le sue mani erano ancora strette in quelle di Klaus.

“Non puoi averlo fatto” disse Illiria in un sussurro.
“Perché no? Dovevi solo saperlo.”
“Ma così è peggio.”
“Ma tu non lo devi pensare, io volevo solo fartelo sapere, volevo farti sapere che posso essere ancora umano.”
“Lo sai che devo andare”
“Non l’ho fatto per farti rimanere qui con me, anche se vorrei. L’ho fatto perché tu sei entrata in un momento della mia vita davvero confusionario, era uno di quei momenti in cui avevo pensato di mettere fine alla mia esistenza. Poi sei arrivata tu, una bambina che è riuscita a sciogliere il mio cuore di pietra giorno dopo giorno e mano mano che crescevi mi rendevo conto che proteggerti non era un optional, ma per il mio primo pensiero la mattina quando mi svegliavo. Ora sei grande, sei forte, tenace, una leonessa! E sei una donna, una vera donna.”

“Grazie” mormorò lei.
“Fai attenzione, perché io non sarò sempre li a proteggerti.”
“Lo farò e ti prometto che tornerò da te.”
“Su questo ci conto. Fai tutto tu?”

Era chiaramente riferito al varco temporale.

“Si.”

Illiria tese il suo anello nello stesso punto in cui era stato aperto la prima volta, Valéry le aveva spiegato che quell’anello era abbastanza potente per viaggiare una sola volta nel tempo da soli senza bisogno dei suoi gemelli. Era un situazione di emergenza, Illiria doveva recuperare la gemma rossa prima che fosse troppo tardi.

Illiria attraversò il portale, non prima di voltarsi e vedere che Klaus si era trasformato in un lupo e la guardava con i suoi occhi dorati. Quando atterrò nel passato era nei pressi della cripta. Ora era tutto più chiaro. La gemma rossa altro non era che il piccolo cristallo di lapisluzzi che era incastrato nel ciondolo alla verbena di Elena. Ecco perché quella differenza, ecco perché il suo ciondolo non aveva il luccichio rosso, era andato distrutto quando sua madre diventò un vampiro. Ancora una volta Elena era la chiave di tutto, ma doveva sbrigarsi, perché come ci era arrivata lei, ci sarebbe potuta arrivare anche qualcun altro, qualcuno come Morsia o peggio qualche suo scagnozzo.

“Bene, ma guarda chi c’è!” disse una voce inquietante.
“La piccola Illiria” continuò una seconda voce ancora più inquietante.
“Castro e Leon” disse Illiria. “Cosa ci fate qui?”

I due demoni alquanto pericolosi, questo Illiria lo sapeva bene, si guardarono tra loro e poi parlarono a turno.

“Siamo qui per la gemma rossa.”

“Siamo qui per ucciderti in verità.”

Maledetti! Pensò Illiria, non ho speranza contro di loro!

“Beh, se volete uccidermi dovete venirmi a prendere!” disse Illiria estraendo arco e freccia e puntandolo dritto verso di loro.

“Sarà un immenso piacere combattere per ucciderti” disse Castro facendo apparire fra le sue mani una grossa frusta infuocata.

“Voi demoni non siete famosi per l’onestà. Due contro una...” disse Illiria a denti stretti.
“Evidentemente no” disse Leon attaccando la ragazza lanciandole una sfera infuocata.

Illiria la scansò velocemente e lanciò una freccia verso Leon, ma la frusta infuocata di Castro la raggiunse colpendola dritta al braccio lasciandole una profonda ferita. Il suo braccio era fuori uso, ma si costrinse con tutte le sue forze a scagliare un’altra freccia. Questa volta la freccia colpì Leon dritto all’occhio accecandolo. Fuori uno, ora la ragzza si preparava a fronteggiare Castro.

Klaus, papà, dove siete?

Forza Illy!

Non ce la fai, lo sai, morirai.

Lo so, ma lo farò combattendo.

Morirai nel peggiore dei modi.

Non importa, mi troveranno, so che lo faranno.

Illiria non aveva altre armi per difendersi e il braccio cominciava a farle davvero male, non poteva più tenerlo teso, così gettò via l’arco e prese una freccia lanciandola con l’altro braccio ancora libero.
Castro era troppo forte per lei e lo era ancora di più quando utilizzava i suoi poteri psichici, da bravo demone mangia uomo cominciò a torturare la mente della ragazza. Illiria urlava, urlava con tutta la forza che aveva dentro il suo corpo, urlava dall’atroce dolore, urlava perché quel demone le stava squarciando l’anima, urlava perché sapeva che nessuno poteva aiutarla, urlava perché sapeva che sarebbe morta nel modo peggiore. Sapeva che a casa nessuno avrebbe più rivisto il suo corpo.

Poi all’improvviso accadde qualcosa, una luce attraversò il corpo di Illiria e dopo fu buio totale.


Illiria si risvegliò nelle braccia di qualcuno, avrebbe riconosciuto quelle braccia anche ad occhi chiusi. Era Gale. Era venuto ad aiutarla e ora la guardava con i suoi enormi occhi marroni coperti di lacrime.

“G-Gale” disse Illiria con voce rotta, non aveva forze, non sentiva niente.

“Hey, non preoccuparti, ci sono io con te. Andrà tutto bene!”

“Gale, non sento niente più e la vista mi sta abbandonando, lo sapevo che Castro era troppo forte, avrei dovuto darti ascolto...”

“Shhh, non parlare, risparmia le forze.”

“Gale, mi dispiace di averti deluso.”

“No, no, non hai deluso nessuno. Hey Illy non addormentarti.”

“I miei occhi mi stanno abbandonando, salutami tutti.”

Con quelle ultime parole Illiria chiuse gli occhi tra le braccia di una Gale piangente.

 
                                                                                                       ***

Elena si svegliò lentamente e quando aprì gli occhi c’era Damon accanto a lei che le teneva la mano e tutti i suoi amici dalle facce sconvolte.

“Cosa mi è successo?”
“Sei svenuta all’improvviso” disse Damon.
“Svenuta?” chiese Elena ancora disorientata.

Era svenuta, ora se lo ricordava.
Una brutta sensazione.
Un dolore al petto.
Le era mancato il respiro.

“Ho una brutta sensazione, credo che sia successo qualcosa a qualcuno!”
“Stiamo tutti bene, siamo tutti qui” rispose Joey.

Non era possibile, sentiva ancora quel vuoto dentro di se, sentiva ancora che c’era qualcosa che non andava.

“Non ci siamo tutti. Ci manca Illiria.”
“Illiria non tornerà prima della settimana prossima!” disse Alaya tranquilla.
“La settimana prossima?” chiese Elena.
“Oh giusto, non vi abbiamo spiegato la percezione del tempo. Allora qui sono trascorsi due giorni, da noi è passata già una settimana” rispose Valéry.
“No. Io sento che le è successo qualcosa” disse Elena ostinata alzandosi dal divano incurante dei tentativi di Damon di metterla giù.
“Se Illy fosse qui lo sapremmo” disse calma Alaya. “Non devi agitarti, hai preso una bella botta quando sei caduta.”
“Sto bene, ma sono preoccupata per Illiria.”

Bum Bum. Qualcuno aveva bussato alla porta.

Damon e Joey andarono subito a vedere chi era e si ritrovarono uno sconosciuto davanti alla porta, Damon stava per attaccarlo, ma Valéry lo fermò appena in tempo.

“Gale! Cosa ci fai qui?”

“Chi è questo tizio?” fece l’Originario.

“E’ mio fratello” disse Vale.

                                                                                                      ***

Illiria si risvegliò di soprassalto. Era distesa sul letto di casa sua e i suoi occhi azzurri guardavano il soffitto, immobili. Tirò un sospiro. Era viva, sentiva il suo cuore che batteva, ma non era possibile, lo aveva sentito anche fermarsi. Si voltò piano e al suo fianco vide Joey e tutti gli altri Originari.

Si mise lentamente a sedere, si sentiva strana, troppo strana.

“Joey? Cosa mi è successo, io dovrei essere...”
“Morta” rispose lui. “Lo so, ma non lo sei, non ancora.”

Lei lo guardò negli occhi, ma non li vide perché lui abbassò subito lo sguardo.

Illiria capì subito cosa le stava accadendo.

“Sono in transizione?” disse mentre delle lacrime cominciarono a scendere lungo il suo viso.

Joey non le rispose, ma Illiria sapeva che i silenzi di Joey erano più assensi che dissensi.

“N-Non è vero... non può essere.”

“Hey tesoro” disse Klea sedendosi accanto a lei. “Non è la fine del mondo, ci siamo passati anche noi...”

“No, no io non voglio!” disse con forza Illiria. “Non voglio essere un vampiro, mio padre non voleva, mia madre non voleva, io non voglio!”

“Ma così morirai” disse Arianna in un sussurro.

“Va bene così, credetemi, va bene così. Sono stata bene.”
“No...” disse Klea piangendo anche lei. “Non possiamo lasciarti andare.”
“Ma è quello che voglio, voglio andare oltre.”

Klea la abbracciò, così come anche Joey, Arianna e Nikolaj. Tranne Klaus.
Illiria alzò lo sguardo verso di lui incrociando i suoi occhi azzurri, voleva dirgli tante cose, ma non ne aveva il coraggio in quel momento.

“Dov’è Gale?”

“E’ andato ad avvertire Alaya e Vale” disse Joey. “Stanno tornando.”

“Voglio andare a trovare mio padre al cimitero. Quanto tempo ho?”

“All’incirca tre ore” rispose Joey.

“Me le farò bastare. Poi ritorno qui.”

“Va bene, noi ti aspettiamo.”

                                                                                                             ***

Il cimitero di Mystic Falls restava l’unica cosa invariata di tutta la cittadina negli ultimi trent’anni. Era l’unico posto sempre ben curato e, per carità di Dio, si parla di morti dopotutto no? Li in quel cimitero erano sepolti i suoi genitori. Passò davanti la tomba di sua madre, Elena Gilbert, o meglio la tomba che conteneva i resti della sua povera madre. Non indugiò molto, la oltrepassò subito e si diresse verso la cappella dei Salvatore, dove vi era sepolto suo padre. No, li dentro suo padre non c’era, c’erano tante tombe, tutte dei suoi defunti antenati e poi c’era la tomba di suo padre, vuota, ma piena di ricordi.

“Ciao papi, sono venuta a trovarti per l’ultima volta. Non so che cosa dirti, mi sento così in colpa per essere diventata l’opposto di quello che tu desideravi. Mi sento una persona orribile.”

Lacrime amare attraversarono il viso della ragazza.

“Non ho molto tempo papi, devo tornare a casa per salutare gli Originari e le mie amiche. Fra tre ore la mia vita sarà finita. Non voglio completare la trasformazione, non voglio proprio. Sapevo che c’era qualcosa che non andava nel succo d’arancia di questa mattina, ma avevo troppi pensieri per la testa e non ci ho badato. Una cosa che a te non sarebbe mai sfuggita.”

Tirò su col naso.

“Ti voglio tanto bene papi e sto per raggiungere te e la mamma.”

“Vorrei tanto stringere la tua mano, specchiarmi nei tuoi occhi uguali ai miei, vorrei tanto che tu fossi qui con me a consigliarmi in questo momento.”

“Tu che cosa faresti al mio posto?”

Non mi trasformerei, lo sai piccolina.

“Io sento di aver dato il massimo nella mia vita, non ho paura di affrontare la morte.”

Lo so principessina, devi passare oltre.

“Ciao papi, io torno a casa.”
 
                                                                                                         ***
Mystic Falls, presente.

Elena dormiva beatamente tra le braccia di Damon nella sua stanza alla casa sul lago. L’alba arrivò presto quella mattina e quando Damon aprì gli occhi la sua principessa dormiva ancora profondamente. Era così bello tenerla stressa a se, proteggerla, farle sentire il suo calore, il suo amore. Le diede un bacio sulla fronte e lei aprì gli occhi come una bambina.

“Buongiorno principessa” disse Damon.
“Buongiorno mio principe delle tenebre” rispose lei posandogli un leggero bacio sulle labbra e appoggiando il capo sul suo petto.
“Secondo te che cosa avrà deciso di fare?” chiese Elena.
“Non è diventata un mostro come me, sono sicuro che lei abbia scelto di passare oltre con dignità e orgoglio.”
“Lo penso anche io, lo avrei fatto anche io.”
“Rimpiango solo di non averla salutata come si deve.”
“Damon tu e lei non avete bisogno di parole, lei sapeva che eri il suo papà, non ti odierà mai.”
“Io però mi odio per non essere riuscito a impedire tutto questo.”
“Probabilmente è quello che lei ha voluto farci capire, lei è venuta qui per farci aprire gli occhi e per farci rendere conto che il nostro è un amore forte, Damon, ma lei sapeva che il suo destino non era quello di sopravvivere, però ci ha dato tutti gli indizi e tutte le motivazioni per cercare di evitare tutto quello che lei ha dovuto passare.”
“Lo so” disse Damon prendendo una lettera dal comodino. “Vuoi leggerla? Io non l’ho ancora aperta.”
Era la lettera che Illiria aveva chiesto a Gale di consegnare a Damon.
“La lettera è per te, non per me.”
“Ma io non ho il coraggio di leggerla da solo.”
Damon aprì la lettera e la lesse in silenzio nella sua mente.
 
Caro Damon Salvatore,
se stai leggendo questa lettera vuol dire che io sono morta e non ce l’ho fatta a portare a termine la missione che mi ero preposta fin da quando mi hai lasciata. Se stai leggendo questa lettera vuol dire che sono tornata indietro nel tempo, ma non sono riuscita ad avvertirti di persona dell’imminente pericolo che si abbatterà su di te e su Elena. Se stai leggendo questa lettera vuol dire anche che hai scoperto chi sono, d’altronde come non potresti? Sei così sveglio!
Chi ti scrivi qui è la tua piccola Illiria.
Sono passati tanti anni da quando mi hai lasciata, ma io non te ne ho mai fatto una colpa. In fondo ho sempre pensato che fosse stata tutta colpa mia. A causa mia tu sei morto, Elena è morta, tutti sono morti.
 Io sono sola.
Non mi basta nessuno, non sono così forte da vincere la solitudine. Io non sono nata per quello.
Mi manchi.
Solo tu mi manchi, nessun altro. Non passo giorno, minuto e secondo senza pensare a te. Sei il mio pensiero fisso. Tutto quello che faccio, tutto ciò che sono diventata è stato solo per te. So che tu non volevi. Ero la tua principessa. Sono e sarò per sempre la tua principessa. Tu sei il mio re, la mia guida, la mia anima. Mi hai lasciata troppo presto. Pensavo che almeno tu non mi avresti mai abbandonata. Quando mi hai spiegato chi eri, cosa eri io ho pianto, ti ricordi? Pensavo che non mi volessi più bene e anche tu pensavi che io non ti volessi più. Non era così, piangevo perché non sapevo cosa rispondere agli altri, piangevo perché mi hai sempre insegnato che le cose belle finiscono ad un certo punto e tu per me eri la cosa più bella e ad un certo punto sei finito.
Sbagli quando pensi che nessuno ti ami o che amare fa schifo, anche io l’ho pensato quando te ne sei andato via da me, ma poi ho capito che possiamo amare anche in silenzio e che non c’è bisogno di gridare al mondo intero i propri sentimenti. Non serve a niente, bisogna solo essere chiari con noi stessi e con la persona a cui teniamo di più.
Spero che questo mio messaggio faccia capire a te e ad Elena fino a che punto vi amate.
Spero che il mio sacrificio sia valso a qualcosa.
Non rimproverarti di niente, goditi questi attimi di felicità, perché arriveranno dei tempi davvero molto bui dove la tua capacità di amare sarà messa a dura prova, ma stai tranquillo che la supererai come hai sempre fatto, con grande impegno e mi raccomando non permettere a nessuno di metterti i piedi in testa.
Spero che non butterai via questa lettera, ho fatto di tutto per avvertirvi, ma evidentemente il mio destino era quello di perire prima del tempo.
Sono così giovane, eppure mi pare di avere l’esperienza di una quarantenne!
Sei stato il miglior papà del mondo e anche se credi che non sia possibile far nascere una bambina da tutto questo, sappi che la magia può tutto. Io sono nata maledetta, anzi sono un abominio come direbbe una “cara” amica.
Attenzione a Morsia, verrà a cercare Elena, verrà a cercare te.
Non abbandonare zio Stefan, lui ha tanto bisogno di te anche se non te lo dice, il suo cuore è puro anche se ora è in preda alla follia. Stagli vicino come solo tu sai fare, come quando eravate bambini.
Stai vicino a Elena, che se non hai capito è la mia mamma e lei ha tanto bisogno di te, ma io non ho mai avuto bisogno di lei. Non la odio, odio solo il fatto che me l’abbiano uccisa troppo presto. Dille che mi dispiace tanto e che le voglio bene.
Fidatevi di Klaus, è grazie a lui se ora sono qui a scrivere questa lettera e fidatevi anche di Joey, lui è straordinario, mi aiuterà tanto quando morirete.

Papà,
ogni giorno canto per te il nostro buongiorno, tutte le sere canto la nostra canzone della buonanotte.
 Tutti i giorni vengo a fare visita alla tua tomba, tutti i giorni ti porto una rosa rossa. Tutti i giorni ti dico che ti voglio bene, tutti i giorni mi siedo accanto a te per cinque minuti aspettando che tu mi venga incontro, ma so che non lo farai mai più.
 Perché non puoi, sei troppo lontano e io spero in un luogo migliore di questo.
Mi manchi. Ti penso sempre.
Mi mancano le nostre chiacchierate, mi manca suonare il pianoforte insieme a te, mi manca prendere in giro Caroline insieme a te, mi mancano le nostre cene del venerdì, pizza e coca cola! Mi manca tutte le volte che salivi in camera mia e mi davi il bacio della buonanotte. Mi mancano le tue carezze, mi mancano tutte le volte che cercavi di prendermi in braccio! Eri il mio super eroe privato, ma indipendentemente da tutto lo saresti comunque stato, perché eri, sei il mio papà. L’unico che mi abbia amato, l’unica che tu hai amato, oltre la mia mamma.
Papà puoi sentirmi?
Sono sola. Mi sento persa, nessuno riesce a capire il mio dolore. Solo tu puoi.
Papà puoi vedermi?
Ti prego, mandami un segno. Voglio solo sapere che tu stai bene. Io sto bene, ma starei meglio se tu fossi accanto a me.
Papà riesci a trovarmi nella notte?
Ho paura, tanta paura del buio. Ho imparato ad affrontarlo, ma gli incubi mi tormentano. Nel buio ti ho perso...
Papà sei vicino a me?
Dimmi che mi sei vicino, solo questo e la mia anima riposerà in pace per sempre.
Papà riesci a sentirmi?
Non ti odio papà, ti amo da morire.
Ora sono sola. Affronto la morte da sola, dolorosa più che mai. Persa senza una ragione con il solo rimpianto di non averti detto quanto ti volevo bene.
Papà puoi perdonarmi?
Perché alla fine sono diventata quella che tu non volevi che fossi. Un’assassina, una cacciatrice, ma dovevo difendermi in qualche modo no?
Papà puoi provare a capirmi?
So che tu mi capirai, solo tu riuscivi a farlo e capirai anche perché quando mi ritroverai io starò piangendo.
Papà tu non sai che non avevo altra scelta?
Non ce l’avevo. Niente eternità, non è la vita che fa per me. Io sono cresciuta a testa alta e con dei principi. Sono morta combattendo fino all’ultima goccia di linfa per la mia vita.
Papà riesci a sentire che sto pregando per te?
Io prego sempre per te, prego per la tua anima e prego che un giorno in quel luogo meraviglioso dove sto per andare possa incontrare la tua e quella della mamma per formare insieme una famiglia felice, finalmente.
Papà puoi aiutarmi a rendere questo dolore più sopportabile?
Papà ti ho amato tanto.
Papà ho tanto bisogno di te.
Papà mi manchi tanto.
Papà dammi ancora una volta il bacio della buona notte.
Papà non ce la faccio più ad aspettarti, il dolore sta diventando troppo forte, sento che sto per addormentarmi, i miei occhi voglio dormire, il mio corpo non mi risponde più.
Aspetto il tuo bacio della buonanotte papà, ti voglio bene. Ci vediamo presto.
Illiria.
 
Fine della storia.
Grazie a tutti voi che avete letto e quei pochi che hanno recensito :)
Lascio questo finale aperto di libera interpretazione ^^
Ely

 

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