I've been waiting for you for so long.

di Leyton_Nenny
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** It's not my time -Marta- ***
Capitolo 2: *** Tonight -Harry- ***
Capitolo 3: *** My Escape -Marta- ***
Capitolo 4: *** Tell me a Lie - Harry - ***
Capitolo 5: *** All you need is Love - Marta - ***
Capitolo 6: *** The man who can't be moved -Harry- ***



Capitolo 1
*** It's not my time -Marta- ***


Rock contest.
Ci siamo, alla fine ce l' abbiamo fatta: un anno di duro lavoro e siamo arrivati qui. Londra. Ci siamo.
Chitarre, batterie, bassi... e odore di birra.
E' come stare a casa. Birra, come quella che ci accompagnava le nottate in cui scrivevamo testi. Perché chi suona Rock non può permettersi di bere caffè.
O almeno così lo giustificano gli altri. E io odio la birra, odio il suo odore e il suo sapore dolciastro. E' un po' come il sangue: c'è a chi piace leccarsi letteralmente le ferite e chi invece le disinfetta.
“ Birra?”. E ride.
Cos'è? Un modo per togliersi lo stress di dosso? Beh, bel tentativo ma non funziona. Anzi, stai solo peggiorando la situazione, Dude.
“ No.”
Risposta secca, glaciale. Non voglio la birra. E non voglio nemmeno il caffè, che detto da me è come pretendere a Londra 30 gradi all' ombra.
“ Friends with benefits”
Una voce gracchiante esce dalle casse del seminterrato dove eravamo. Il nostro turno. Proprio ora.
E io non ricordo le parole della canzone. Merda.
“ Dude, come inizia la canzone?”
Nessuna risposta. Solo una risata nervosa. E adesso? Cosa faccio?
Un mano si poggia sulla mia spalla: mi volto per capirne il proprietario, ma non riesco a vedere il suo volto: è troppo buio. Al suo posto, sento solo una voce.
“ Don't worry. Everything will be ok. You rocks, you know?”
Un inglese perfetto.
“ I'll watch your backs!”
Sorrido alle sue parole. Cavolo come aveva fatto a calmarmi così?
“ Thanks. I'll watch yours too.”
“ You don't need to. I'm after you.”
Cantava dopo di me? Wow.
E sicuramente io avrei fatto una pessima figura.
“ Ti muovi?”
La mano si allontana.
“ Arrivo, scusa”
“ Thank you so much.”
Nessuna risposta. Il ragazzo doveva essere lontano.
“ Ricordi le parole?”
“ Vogliamo iniziare o no?”
“ Che canzone ti ricordi meglio? Possiamo sempre cambiare...”
“ Le ricordo tutte. Ora iniziamo o ci facciamo attendere?”
“ Now, Friends with Benefits. The song is called: “The Stuff of our Dreams”. Good Luck, Guys!”
La nostra presentazione. La nostra unica possibilità, la nostra unica occasione.
“ Divertiamoci, okay?”
Senza rispondere, Dude prende il basso e inizia a suonare.
Il suo assolo: preciso, spettacolare.
Gli altri lo seguono. E io inizio a cantare.
Le luci blu ci inondano: siamo tutti azzurri adesso.
Indossiamo abiti bianchi proprio per ottenere quest' effetto: il bianco assorbe i colori delle luci e ci fa cambiare il colore dell' abito col variare delle luci.
Effetto studiato: come ogni movimento, ogni nota.
Abbiamo lavorato tanto, ma ne è valsa la pena.
Siamo in simbiosi tra di noi e con noi la musica.
La musica, come un cuore che ci unisce e ci da vita.
Musica, come l' ossigeno che riempe e gonfia i polmoni.
Musica, come la vita.
La nostra vita.
Show must go on?
No, non è proprio così. Non per noi. Lo show è un contorno: prima veniamo noi, con la nostra musica.
La nostra canzone parla di un viaggio, niente lacrime o sofferenza. Niente amore o cuori spezzati.
Solo noi, insieme.
Come una macchina che ha bisogno di tutti gli ingranaggi per funzionare perfettamente.
Niente delusioni, solo speranze e prospettive. Sogni.
Una canzone sola per descrivere il percorso di un anno.
Una canzone che parli di noi.
Nessuna presentazione, nessuna parola. Solo musica, questo è il patto.
La musica s' interrompe. Abbassiamo le teste e la luce si spegne. Silenzio. In sottofondo, il basso continua a suonare.
Che se ne siano accorti? Eppure fatico a sentire quel giro di basso persino io che sono sul palco.
E riprendo a cantare debolmente. Gli strumenti ricominciano a suonare. E le luci si accendono, solo quelle centrali però. Siamo bianchi e brillanti.
Ultimo giro, ultimo ritornello.
E fine.
Niente applausi, solo silenzio.
Che sia andata malissimo?
Però mi sono divertita. Guardo i miei amici: sorridono. Anche loro si sono divertiti, senza dubbio.
Dude si sfila il basso.
E solo allora iniziano gli applausi.
Ovvio, dovevamo pensarci. Potevano credere un nuovo attacco.
Ci avviciniamo al limite del palco.
Siamo ancora bianchi e brillanti.
E ci abbracciamo.
“ You are in”
Ce l' abbiamo fatta. Siamo in ballo, siamo dentro.
Saltiamo tutti insieme giù dal palco.
“ Thanks!”
“ Ce l' abbiamo fatta”
Constatazione inutile di Dude. Lo sappiamo. E stiamo ridendo come dei cretini.
“ Andiamo a fumare, vieni?”
I ragazzi si erano allontanati di qualche passo. Ero rimasta solo io, ferma, a guardare il palco.
“ No Dude, grazie.”
Mi sorride “Ah, capisco. Il tipo misterioso eh?”
“ E tu come lo sai?”
“ Lo hai appena ammesso”
Si allontana. Cazzo. Mi ha fregato. Però non importa. Posso finalmente sapere chi è il ragazzo che mi ha incoraggiato, a meno che io non l' abbia sognato.
Nessuna presentazione stavolta.
Ma perché non li presentano?
Sarà che è entrato che già c' era la base. E poi entra un' altra persona. Sono due ragazzi.
Panico.
Chi sarà lui?
E poi tre. Quattro. Cinque.
Cinque ragazzi. Chi sarà quello che mi ha toccato la spalla? E io son troppo lontana dal palco per vederli bene in faccia.
Iniziano a cantare.
Le voci. Devo concentrarmi sulle voci: lo riconoscerò da quella.
Chiudo gli occhi.
You don't know you're beautiful
La sua voce, riesco a sentirla chiaramente: è lui.
E inizio a sentire le farfalle nello stomaco.
“ Maledetta ansia da palcoscenico” mento mentalmente a me stessa. Ma, ovviamente, so perfettamente che non è ansia.
“ Mi dia un vodka lemon, per favore” ordinai al barman.
“ Sorry?”
Fantastico: ho parlato in italiano a un inglese in piena Londra. Questo è decisamente il colmo.
“ Sorry. May I have a vodka lemon, please?” correggo traducendomi così che possa capire.
Mi siedo a uno sgabello davanti al bancone voltata a guardare il palco dove i cinque ragazzi stanno cantando.
Applausi, casino. Ma la giuria non parla.
Questo vuol dire solo una cosa: non sono in gara.
La conseguenza ovvia e scontata è che siano un gruppo famoso, infondo è un concorso per nuovi talenti. Ma ovviamente il mio cervello non può fare un tale collegamento. Almeno, non in quel momento e non in quelle condizioni.
Il ragazzo si avvicina a me. Non lo guardo però, semplicemente ascolto il suono dei suoi passi per paura che, voltandomi, lui possa svanire, come se il mio fosse stato solo un sogno ad occhi aperti, un sogno fantastico
“ Hey”
“ Hey. Thank you so much for what you did before”
“ No worries.” Si volta a guardare il barman “The same”
[D'ora in poi scriverò i dialoghi in italiano così da permettere a tutti di capire]
Il barman prepara anche a lui un drink. E io mi volto a guardare il ragazzo misterioso.
“ H... Harry?” Lui sorride.
“ Sì. E tu saresti?”
Nessuno, digli nessuno.
“ Marta. Piacere di conoscerti.”
Glaciale. Perché sono così glaciale e così poco a mio agio?
“ Piacere mio. Comunque, bella voce.”
“ Grazie. Bella canzone.”
“ Grazie”
Sembrava una partita di ping pong. E io ero super nervosa.
“ Insomma... cosa vi ha portato a Londra? Ho sentito che parlavi con i tuoi amici in una lingua che certamente non era inglese... Italiano, vero? Quindi mi stavo chiedendo di dove foste...”
“ Siamo di Firenze. E siamo venuti qui portati dalla nostra musica, dal nostro sogno... è anche ciò di cui parla...”
“ La vostra canzone. Lo so, l' ho sentita. E l' ho trovata molto bella.”
“ Grazie.”
Il barman finalmente finisce di preparare il suo drink e glielo porge.
“ Cosa festeggiamo?”
Come cosa festeggiamo? Chi sei tu per voler festeggiare con me?
“ Oh, scusa. La tua vittoria.”
“ La nostra vittoria”
Lo corregge una voce alle mie spalle. Dude. Ancora lui. Non so se essergli grata o meno per averci interrotti. Harry però non lo guarda, continua a fissarmi intensamente negli occhi. Poi sorride, amaramente. Ha un sorriso fantastico. Perché ha un sorriso così? Come diavolo fa?
“ Siete una bella coppia, voi due.” commenta con un filo di voce.
Una bella coppia io e Dude? Sgrano gli occhi, ma è Dude a precedermi e a parlare per me.
“ Non stiamo insieme, suoniamo insieme e basta.”
Dude si avvicina e mi abbraccia dalle spalle: Harry stringe il bicchiere tra le mani. Posso vedere i suoi muscoli in tensione e i nervi a fior di pelle. Ma cosa stava succedendo?
“ Non siamo una coppia. Siamo troppo amici per poter essere una coppia.”
Aggiunsi come adducendo una spiegazione mentre Dude, ancora appoggiato a me, beve un sorso del mio drink.
“ E' stato un piacere.... ehm scusa come ti chiami?” Dude rompe il silenzio.
“ Harry” rispondo io.
“ E' stato un piacere, Harry. Io mi chiamo Davide, Dude per gli amici. Trattamela bene, okay?” saluta Dude sciogliendo l' abbraccio in cui mi aveva catturata.
“ Lo farei, se solo lei me lo permettesse.”
Finisco in fretta il drink: in che situazione mi sto mettendo? Ho bisogno di un' amica, una che mi sostenga ogni istante della mia vita. Sem. Ho bisogno di parlarle subito.
“ Scusa, devo andare. Devo chiamare una mia amica prima che vada a letto, sai in Italia l' ora è diversa, sono un'ora avanti.”
Okay, suona come una scusa, ma io ho bisogno di uscire da questa situazione.
“ Capisco. Ci vediamo domani qui, no? Dato che siete passati dovete tornare.”
“ Lo so.”
Lui sorride finendo il suo drink mentre io mi allontano col mio cellulare tra le mani: avrei speso un sacco di soldi ma in quel momento l' unica cosa che m' importava era parlare con Sem.
“ Hey Sem.”
Dall' altro capo sento la sua voce assonnata: probabilmente era già sotto le coperte.
“ Marta. Che sta succedendo? Sei già tornata in Italia?”
“ No sono a Londra. E devo parlarti. Se riesci a entrare su skype parliamo con quello perché altrimenti finisco la ricarica”
“ Okay.”
Credo si alzi, si metta in piedi e raggiunga un computer. Ovviamente non aveva pensato alla cosa più ovvia.
“ Sem, accedi dal cellulare, così è più comodo.”
“ Ma lo sai che sei un genio?”
“ Lo so, me lo dicono tutti.”
Riattacco il cellulare e velocemente accedo a skype mentre esco fuori dal locale: i ragazzi sono tutti là.
“ Torno in albergo. Ho bisogno di parlare con una mia amica”
Dude interviene.
“ Sicura di non volerti portare dietro il tipo?”
“ Dude, vaffanculo. È minorenne, e di ben due anni più piccolo di me, solo che non lo sa. Quindi zitto.”
“ Ehi Mar, calmati. Stavo scherzando.”
Ha ragione. Ma non posso certo dirglielo, no? Non rispondo e mi allontano, meglio così. Non posso dare ragione a Dude e non posso ammettere di essere un'isterica. E' così che funziona la vita.
Il cellulare vibra: Sem è on. Faccio subito partire la chiamata.
“ Hey Mar che succede? Come mai sei così sconvolta?”
“ Ho incontrato una persona...”
“ E questo sarebbe il problema?!”
Tipico di me e Sem: alle volte ci parlavamo sopra, altre invece ci interrompevamo a vicenda.
“ No. Non sarebbe un problema. Ho incontrato Harry”
“ Bella battuta Mar, davvero. Ora solo perché sei a Londra non è che lo incontri così per strada come se nulla fosse. Bel tentativo.”
“ Sem, te lo giuro. Era nel nostro locale, ha cantato dopo di noi. Mi ha toccato una spalla e mi ha incoraggiata prima di salire sul palco. E una volta finita l' esibizione, è venuto verso di me. Cioè, è venuto a prendere qualcosa da bere e c' ero anche io. E abbiamo parlato un po'. Tutto qui.”
“ Stai scherzando Mar?”
“ Se non ti fidi cerca su internet, a quest'ora tutta Londra lo sa. E con lei tutto il mondo.”
“ Spera che non abbiano messo una tua foto, altrimenti faresti meglio a non uscire.”
“ Ma abbiamo semplicemente parlato mentre bevevamo un drink. Merda.”
A ripensarci, da quanto ero sconvolta, nemmeno l' avevo pagato, il drink.
“ Che è successo?”
“ Non ho pagato il drink da quanto ero sconvolta.” -Piacevolmente sconvolta- aggiungo mentalmente per poi scuotere la testa per scacciare il termine “piacevolmente” e riuscire anche a cancellarlo anche dal mio dizionario.
Sem dall' altro capo ride.
“ Dammi un secondo, mando un sms a Dude così lo paga lui.”
[Dude paghi il mio drink? Poi ti spiego.]
Nessuna risposta: probabilmente, come sempre Dude non aveva soldi, o almeno era quello che speravo.
“ Comunque Mar, non è mai semplicemente parlare.”
“ Fidati, Sem. Abbiamo parlato e basta.”
“ Va bene. E allora perché mi hai chiamata se era solo parlare?”
“ Perché sono sconvolta. Mi ha chiesto di vederci di nuovo, domani.”
“ Lo vedi che non è semplicemente parlare?”
“ Sì che lo è. ”
“ No, ti ha chiesto di rivedervi domani, non è semplicemente parlare.”
Il cuore aumenta il proprio battito. Che avesse ragione? Però no, non poteva funzionare. Io sono italiana, lui inglese. Lui vive a Holmes Chapel, io vivo a Firenze. E io non lascerò la mia città per lui. E lui non lo farà per me. E' così che funziona. Una bella storia? Forse. Ma non è destinata a durare. Quindi, è meglio non dargli una possibilità che ritrovarmi col cuore spezzato.
“ No, Sem. Non mi ha chiesto, “Ehi ci vediamo domani ti va?” E' stato più un “Domani siete qua no? Tanto siete passati. Beh, se ho tempo ci vediamo””
“ Te stai male. Ti ha detto “Vediamoci.” Una persona normale sarebbe già in pieno entusiasmo solo perché lui le ha toccato la spalla.”
“ Sarà.”
“ Ma mi spieghi come fai?”
“ Come faccio a fare cosa?”
“ A rimanere così glaciale. Lui, ti ha incoraggiata, e poi è venuto da te. E tu resti impassibile, quasi scocciata.”
“ Sem, sono solo realista. Io sto a Firenze, lui a Londra. E per quanto possa amare Londra, di certo non andrò a seguirlo e non mi trasferirei per lui. E lui non lo farebbe per me. Non voglio farmi spezzare il cuore”
“ Se non gli dai una possibilità come fai a sapere cosa farà o cosa non farà?”
“ Sem, è di due anni più piccolo di me. Non posso.”
“ E allora? Stava con una conduttrice molto più grande di te.”
“ Io non posso. Non posso e basta.”
“ Ok, tu mi chiami a notte fonda per dirmi che lui ti parla e che tu non puoi? Andiamo Mar!”
“ Hai ragione. Ma non voglio fargli male e non posso permettergli di farne a me.”
“ Mar, provaci. Io ti dico solo questo.”
“ Grazie Sem ma non posso. Domani ne parliamo meglio. Buona Notte.”
“ Okay. Ti voglio bene.”
“ Anche io”
Continuo a camminare, continuo a guardare davanti a me mentre il vento mi punge la faccia.
Spezza pure le mie illusioni se vuoi, tanto non saprei come fare per cancellare la tua immagine dal mio cuore.
I look ahead to all the plans that we made
And the dreams that we had
I’m in a world that tries to take them away
Oh, but I’m taking them back
All this time I’ve just been to blind to understand
What should matter to me
My friend, this life we live
Is not what we have, it’s what we believe”



Nota dell' autore: Eccoci alla mia prima fanfic. Evitate di tirarmi mele e uova marcie, grazie. No, vabbè lasciando da parte le battute (che poi non sono proprio battute ma questi son dettagli), quello che c'è da sapere è nella presentazione, non credo di aver altro da aggiungere. Eccetto che Harry Styles è un grandissimo figo e si meritava l' onore della mia prima fanfic. Per quanto riguarda Marta, credo sia una ragazza normale, una ragazza carina, ma normale. Una ragazza con i propri sogni e troppa testa per fidarsi del proprio cuore. Forse è un po' come me: ancora non abbiamo imparato a dividere ragione e sentimento e spesso ci perdiamo a ragionare su cose che infondo non hanno valore. Credo che questo sia ciò che pensa Marta, anche se non vuole ammetterlo. E credo che sia una tosta, anche se si mostra fragile e insicura.

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Capitolo 2
*** Tonight -Harry- ***


Rock contest.
Non una sfida, non un concerto dove impressionare qualcuno. Un concerto semplice, dovevamo solo cantare in chiusura. Giusto per riempire il tempo mentre la giuria si riprendeva dai ragazzi arrivati fin lì. Poi sarebbe iniziato il secondo giro.
Odore di birra. Mi stava nauseando quell' odore dolciastro. O forse ero io ad essere abituato ad altri ambienti. Sospirai. Forse mi mancava cantare in posti sconosciuti come quello.
Però, che ironia. Un contest così importante, in un posto così anonimo.
Forse era quella l' anima del rock.
Forse era per questo che i Beatles avevano iniziato suonando in locali sconosciuti. Forse così riuscivano a viverla meglio.
Acqua, avevo bisogno di acqua. La mia gola sembrava riarsa, prosciugata da quell' odore dolciastro. Mi avvicino lentamente alle scale, la luce era poca, era flebile. E c' era ancora gente in quel corridoio, gente in attesa di cantare.
Band sconosciute in attesa di poter andare avanti, in attesa di poter suonare e cantare a un livello professionale. Band in attesa di contratto probabilmente. O forse solo di una bella avventura.
Chiudo e riapro gli occhi cercando di adattarli all' oscurità mentre avanzo praticamente a tentoni verso le scale dove avrei trovato delle bottigliette d' acqua, di solito stavano lì ai concerti.
Mentre mi dirigo verso l' ingresso al palco pregando per trovare l' acqua, vedo una ragazza di spalle. Capelli neri, lunghi. Spalle ossute, magre. Non è alta, ma sembra slanciata su quel gradino. E il suo corpo sembra una piccola visione. E' ansiosa, lo percepisco dai suoi muscoli contratti. E dal fatto che è sola, in mezzo a quelle scale.
Eppure è così perfetta nella sua fragilità e nella sua solitudine.
Che mi sta succedendo? Irrazionalmente una mano si avvicina a lei, forse voglio davvero sfiorarla, forse credo sia un sogno, una visione eterea. Un qualcosa di troppo bello per esistere.
La dea del rock... Che esista davvero? Perché se esistesse, vorrei che avesse quelle fattezze: la vorrei così piccola e fragile eppure così capace di emozionarmi.
La mano si poggia sulla sua spalla, non la attraversa. Allora esiste davvero. La ragazza si volta, sembra impaurita. Che l' abbia spaventata? Però prima stava parlando con un ragazzo che sia... No, meglio non pensarci. Forse ha solo bisogno di essere incoraggiata, forse è il suo gruppo quello che sta per salire sul palco. Cosa ovvia, dato che sta sulle scale.
“Non ti preoccupare, andrà tutto bene. Spaccate, lo sai? Ti guarderò le spalle”
Lei sorride. Come fa a sorridere in quel modo? Però sembra essersi calmata. E questa è una fortuna.
“E io guarderò le tue”
Che sia solo un modo per ringraziarmi? Però scorgo il suo profilo cercare il mio volto, ben protetto dall' ombra. Sono schiavo del buio eppure perché mi sento così prigioniero nel suo sguardo nocciola?
“Non serve. Sono dopo di te.”
Un gesto, un piccolo accenno per darle modo di cercarmi. Un piccolo indizio. Infondo è meglio celarsi ancora un po' sotto questa maschera del buio, infondo è meglio nascondersi ancora un po' dalla realtà che probabilmente non mi accetterà una volta salito su quel palco. O forse non mi vorrà conoscere ritenendo di sapere tutto di me.
Mi darà una possibilità?
O dio del rock, se da qualche parte esisti, fa che mi dia una possibilità. Fa che voglia conoscermi davvero.
Ha perso la sua fragilità adesso, sembra decisa, fiera, combattiva.
E' pronta per l' arena, pronta per quel palco. Pronta per tutto. Pronta a dare il tutto per tutto.
Un ragazzo si avvicina a lei e io mi ritraggo. Sono di nuovo prigioniero del buio.
Sento che li annunciano.
Amici- amanti, eh? Nome interessante.
Però infondo spero sia solo un nome, spero non sia lei.
La sua voce: la riconosco. E' lei che canta. Ha una voce così, dolce così melodiosa. No, non può essere lei quel “Friends with benefits”.
Ha una voce angelica. Ti prego, non cantare così o sarò io a non essere all' altezza.
Zayn arriva alle mie spalle.
“Bravina eh?”
E ride. Che cavolo ha da ridere?
Interviene Louis. “Più che altro carina.” E mi scompiglia i capelli.
Ma che palle.
“Allora dicci tutto.” Zayn si siede davanti a me: mi sento sotto interrogatorio.
“Guarda che non c'è niente da dire. Era sotto stress e l' ho aiutata a tranquillizzarsi.”
“Ah, sì certo. Beh, allora se non t' interessa la prendo io.”
Sempre il solito. E io ovviamente mi irrigidisco. Non posso farci niente.
“Okay, avete vinto.”
“Come si chiama?”
“Non lo so”
“Come non lo sai?”
“Sono andato via non appena ho visto arrivare un ragazzo”
“Tu ti metti con trentenni e ti lasci scoraggiare da un ragazzino che si avvicina a lei? Lo sai che non è normale?!”
Hanno ragione, lo so anche io. Ma non posso ammetterlo, almeno non a loro.
“Stavolta è diverso.”
“E in cosa?”
“È italiana.”
“E con questo? Ti spaventa la distanza? Puoi prendere un aereo ed andare da lei quando vuoi, se lo vuoi.”
“Ragazzi, siamo realisti, non funzionerà.”
Stavolta è Niall a parlare.
“Se io avessi un amore come il tuo non scapperei, proverei a salire su quel palco e a vedere come funziona, se funziona. E darei il tutto per tutto per farmi guardare da lei. E non mi arrenderei, non lo farei fino a che lei non mi conceda una possibilità per dimostrarle quanto valgo.”
Niall. Sempre così sincero, così profondamente convinto nell' amore. Così determinato a trovarlo. Ma come fa? Come fa a rialzarsi dopo ogni batosta? Da il 110% eppure non si stanca mai.
Infondo, lo ammiro.
“E va bene. Darò a questa cosa assurda una possibilità, okay?”
Gli altri sorridono.
“Però lo farò solo se ora cantiamo What makes you beautiful!”
I ragazzi annuiscono ancora col sorriso dipinto sul volto: hanno capito, ne sono certo.
“One Direction”
La voce gracchiante dell' altoparlante. La stessa voce che l' aveva allontanata da me.
Il momento della verità. Mi avrebbe cercato? Avrebbe capito? Oppure era già sparita?
Oh visione, non sparire, non ora che mi hanno convinto a darti, a darci una possibilità.
Non farmi vivere con questo rimpianto, non farmi rimpiangere il non averti fermato mentre salivi quelle scale. Così vicina a me eppure così lontana.
Sono un povero cantante di emozioni, eppure non mi sono mai sentito così vuoto. Sorridimi, ti prego. Sorridi e riempi il mio cuore di musica e sentimento. Riempimi con quelle stesse emozioni che io canto.
Perché l' unica cosa che so è che scriviamo di ciò che crediamo di conoscere, ma molto spesso non ci rendiamo conto di avere ancora molto da imparare.
Sei passata al turno successivo, sento grida. Sento la tua voce, e sottofondo il battito del tuo cuore. Potrà mai esso battere per me?
E ancora una volta ti allontani mentre io sono ancora schiavo del buio.
Ancora qualche istante e salirò sul palco. Ma non sarà come le altre volte: stavolta non canterò per i produttori o altro, canterò per te. Solo per te.
Guardami, ti prego. Trova il modo di riconoscermi.
Sale Zayn, poi Liam. Poi ci sono io. Accanto a me Niall e infine Louis.
E lei ci sta guardando, seduta al bancone del bar. E non capisce, riesco a leggere chiaramente la sua espressione. Sorrido: non sa chi sono. Forse così è ancora più bello, forse così l' illusione durerà di più.
Quella canzone parla di lei, parla del suo modo di essere. E mi fa ridere: come posso scrivere di una che nemmeno conosco? Come posso voler vedere solo lei che in questo istante mi sta guardando nonostante la stanza sia piena di altre ragazze.
Adesso sta a me cantare. Mi sta guardando. Credo sorrida. Ha capito. Ha capito che sono io.
Ma avrà capito che sto cantando per lei? Io posso vedere il suo sguardo su di me, posso vedere i suoi occhi sebbene così distanti. Sono quei profondi pozzi marroni che la fisso durante tutta la durata dell' esibizione. E voglio immergermi, voglio immergermi dentro i suoi occhi per capire la sua anima.
“Gli occhi sono lo specchio dell' anima” così dicono. Se è così allora sto certamente annegando dentro la sua di anime. Dev' essere anch' essa così lucida e così brillante e piena di vita, proprio come i suoi occhi.
E' lei, ora lo so.
“Baby you light up my world like nobody else
The way that you flip your hair gets me overwhelmed
But you when smile at the ground it aint hard to tell
You don’t know
You don’t know you’re beautiful”

Ed è così che mi appare.
Lei, l' unica luce in quella stanza piena di gente dove io riesco a vedere solo me e lei, e il resto non importa. Il modo in cui i suoi capelli si sono mossi non appena si è girata verso di me. E il suo sorriso. Il suo bellissimo sorriso sincero. E' bella, è dannatamente bella. Mi sta uccidendo, mi sta uccidendo lentamente. Ma mai avrei desiderato agonia più felice.
Lasciatemi annegare, lasciatemi annegare nel suo sguardo, vi prego.
La musica si abbassa, la canzone finisce.
Ma alla fine, le mie emozioni sono ancora lì, più vive che mai.
Niall mi guarda, lo vedo con la coda dell' occhio. E sorride.
“Ci vediamo nei camerini”
Io annuisco, mentre inizio a camminare con passo deciso verso di lei. Devo parlarle, devo sapere come si chiama.
“Hey”
Che saluto scontato. Puoi fare di meglio, Harry.
“Hey, grazie per ciò che hai fatto prima”
L' incoraggiamento. Allora mi ha riconosciuto.
“Non fa niente.” Poi mi rivolgo al barman. “Lo stesso”
Sono così imbarazzato che ho la testa completamente vuota. E, dato che non voglio che pensi che sono lì solo per lei, la cosa migliore è ordinare qualcosa da bere. Ma non mi siedo, non voglio che pensi che voglio trattenermi, anche se lo vorrei davvero. E poi chissà, magari mi chiederà lei di sedermi.
Lentamente la vedo voltarsi verso di me, sembra.. non so cosa sembra.
Impaurita? Stupita? Non lo so.
Sussurra debolmente il mio nome, senza convinzione.
Fantastico. Sa come mi chiamo. E il mio nome dalle sue labbra ha un suono così dolce.
“Sì. E tu saresti?”
Sembro freddo, distaccato. Perché la mia voce esce così? Volevo essere dolce, volevo dimostrarle che m'importava il suo nome e tutto il resto.
“Marta. Piacere di conoscerti.”
Marta. Che nome fantastico. E' un nome strano, in Inghilterra non ce ne sono di simili. Marta. Mi piace. Potrei scriverci una canzone.
“Piacere mio. Comunque, bella voce.”
Che commento patetico. Bella voce, tutto qui? Non puoi tirare fuori qualcosa di meglio, Harry? Offrile da bere, dille qualcosa. Ma non limitarti a “Bella voce.”
“Grazie. Bella canzone.”
“Grazie”
E ora di cosa parliamo? Abbiamo già finito gli argomenti? Però voglio conoscerla davvero, non mi basta ciò che dice nelle sue canzoni, non mi basta sapere che si chiama Marta. Voglio sapere di più. Voglio conoscerla davvero.
“Insomma... cosa vi ha portato a Londra? Ho sentito che parlavi con i tuoi amici in una lingua che certamente non era inglese... Italiano, vero? Quindi mi stavo chiedendo di dove foste...”
Altra cosa da non dire. Ma cosa mi prende? Mi sto scavando la fossa da solo. E lei sembra scocciata nelle sue risposte. Che l' abbia già annoiata?
“Siamo di Firenze. E siamo venuti qui portati dalla nostra musica, dal nostro sogno... è anche ciò di cui parla...”
“La vostra canzone. Lo so, l' ho sentita. E l' ho trovata molto bella.”
Voglio dimostrarle che m' importa, che voglio sapere tutto di lei. Che posso anche arrivare a leggerle nella mente, se voglio. Che posso essere io quel qualcosa in più che forse sta cercando.
“Grazie.”
Il barman finalmente finisce di preparare il mio drink e me lo porge.
“Cosa festeggiamo?”
Come cosa festeggiamo? Ma cosa sto dicendo? Non c'è niente da festeggiare. Sono io, davanti a una ragazza che reputo troppo per me e sto facendo la figura dell' idiota. Cosa festeggio? La mia goffaggine?!
“Oh, scusa. La tua vittoria.”
Salvato sul gong. Che poi, nemmeno è una vittoria. E' solo una qualificazione.
“La nostra vittoria”
Alle sue spalle si era avvicinato un ragazzo, il componente della sua band che già una volta l' aveva portata via da me. Lo guardo, e poi torno a guardare lei con un sorriso amaro sul volto.
Non avevo pensato alla cosa più ovvia: come poteva una ragazza così essere single? Doveva avere qualcuno. Accidenti a Niall, l' avrebbe pagata per avermi permesso di illudermi. Per avermi fatto credere ai colpi di fulmine.
Che si fottano, lui e quello stupido amore. L' amore non esiste, l' amore è solo qualcosa per fare musica, nella realtà non esiste.
“Siete una bella coppia, voi due.” commento con un filo di voce.
“Non stiamo insieme, suoniamo insieme e basta.”
E allora perché la abbraccia in quel modo? La mia mano si stringe spasmodicamente al bicchiere. Calmati Harry, non è né la prima né l' ultima delusione che avrai. Lei mi osserva la mano. E stavolta è lei a parlare.
“Non siamo una coppia. Siamo troppo amici per poter essere una coppia.”
Che abbia capito? Dopotutto la telepatia è un' arma a doppio taglio. Che cosa inutile da dire, e anche solo da pensare: probabilmente aveva capito tutto dai miei muscoli che si erano irrigiditi.
Lui resta appollaiato alla sua spalla, mi sembra un avvoltoio. Ma perché non se ne va?
Beve un sorso dal drink di lei.
Hai finito di studiare la tua preda, avvoltoio? Tanto appena si alzerà, avrai già il mio cuore pronto per essere mangiato.
“E' stato un piacere.... ehm scusa come ti chiami?” Il ragazzo rompe il silenzio.
“Harry” risponde lei.
Pronuncia di nuovo il mio nome. E di nuovo mi piace, mi piace il suono del mio nome per come esce dalle sue labbra.
“E' stato un piacere, Harry. Io mi chiamo Davide, Dude per gli amici. Trattamela bene, okay?” La lascia andare, e io mi rilasso un po'.
“Lo farei, se solo lei me lo permettesse.” mi lascio scappare.
Dovrebbe essere una cosa carina, ma lei si è alzata, sta scappando.
L' ho terrorizzata, fantastico. Vorrei dirle di aspettare, vorrei dirle che io non sono davvero così. Vorrei dirle che dovrebbe provare a conoscermi e forse potremo essere una bella coppia. Ma la mia lingua si è attorcigliata, le mie corde vocali si sono spente. Non riesco a parlare.
“Scusa, devo andare. Devo chiamare una mia amica prima che vada a letto, sai in Italia l' ora è diversa, sono un'ora avanti.”
“Capisco. Ci vediamo domani qui, no? Dato che siete passati dovete tornare.”
Che modo patetico di chiederle di uscire. Ma forse nemmeno le ho realmente chiesto di uscire.
“Lo so.”
Sorrido finendo il mio drink, mentre la osservo camminare sicura verso l' uscita. Indossa dei tacchi, ma non traballa nemmeno un po'. E' perfettamente a suo agio e sensuale.
Però ha detto che domani ci sarà, infondo è come se uscissimo, no? Mera illusione, già lo so. Ma ho bisogno di aggrapparmi ad essa per non annegare.
Sorrido al barman e gli porgo il bicchiere: un altro giro.
Meglio cancellare quella serata e rifugiarsi nell' alcool.
Almeno lui, non ti lascia. Almeno lui, non ti tradisce.
Non appena ricevo il mio drink, vedo venire verso di me l' amico di Marta. Aveva detto di chiamarsi Davide. Sta pagando qualcosa, e poi si avvicina a me. Fantastico, scaricato dall' amico, nemmeno dalla ragazza.
Sto per dirgli di risparmiarsi parole inutili che ho capito perfettamente come stanno le cose, ma lui mi fa cenno di tacere.
“Tu le piaci. Si vede da come ti guarda. E lei ti piace, si vede da come la guardi. Quindi perché non ci provi?”
“Ti sbagli. Io c' ho provato, lei se n'è andata.”
“Sai, se fossi in te ed avessi un amico della ragazza che mi piace che si prende il disturbo di dirmi che a lei interesso, non perderei tempo e ce la metterei tutta.”
Detto così, forse ha ragione.
“Perché lo stai facendo?”
“Perché voglio che sia felice.”
“Ti piace?”
“No. Ma è una mia cara amica e si merita di essere felice. E tu puoi farlo. Però sappi, che se le spezzerai il cuore, ti ucciderò.”
Sorrido. Che conversazione assurda: parlare di lei con quello che sembra essere il suo migliore amico. E lui mi incoraggia a provarci.
Il mondo sta andando al contrario.
Lo ringrazio e abbasso lo sguardo verso il mio drink.
“Tieni, come ringraziamento. Non ho voglia di bere.”
Lui sorride.
“Okay, allora domani offro io”
“Okay”
Assurdo. Sembriamo essere amici. Forse un po' lo siamo diventati, parlando di lei.
Torno verso i camerini, i ragazzi mi guardano e Louis si avvicina a me: è chiaro che voglia sapere qualcosa, ma io non ho niente da raccontare. Almeno non ancora. Sorrido e mi allontano tornando a casa. E penso a lei ogni istante. Penso al suo profumo, al suo corpo che spariva dentro quell' enorme maglia e alle sue gambe avvolte dai leggins.
Era la dea del rock, senza dubbio.
“Tonight I've fallen and I can't get up
I need your loving hands to come and pick me up
And every night I miss you
I can just look up
And know the stars are 
Holding you, holding you, holding you
Tonight”


Nota dell' autore: Allora, la canzone di questo capitolo è Tonight degli FM Static. E' una canzone bellissima e molto importante per me, quindi ho pensato che potesse starci bene. Per quanto riguarda il personaggio di Harry, mi sono leggermente stufata di persone che lo rappresentano come il Dio immortale e irraggiungibile, quindi volevo che apparisse come un ragazzo normale, con le sue aspettative, con i suoi problemi. Come una persona qualsiasi che fa quello che vuole nella propria vita. Quindi è anche per questo che ho deciso di mostrare entrambi i punti di vista, sia quello di Harry che quello di Marta.

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Capitolo 3
*** My Escape -Marta- ***


Fisso il soffitto cercando di prendere sonno: in stanza sento il respiro pesante di Dude.

Siamo tutti in stanza insieme, come sempre.

E Dude col suo respiro mi rende impossibile dormire.

Bugia.

Sono io che non riesco a dormire.

Mi alzo, non ce la faccio più, devo uscire.

Guardo l' ora.

Sono le cinque e mezza del mattino.

5:30 + 1= 6:30

Sem è sveglia, ne sono certa.

Mi vesto e afferro una giacca.

Esco dalla stanza chiudendomi la porta alle spalle: l' albergo è silenzioso, non c'è nessuno in giro.

Scendo le scale a due a due e arrivo alla Hall per poi uscire: fuori il sole sta sorgendo sulla città e la sta svegliando. Ci sono delle macchine per la strada e qualche persona in giro.

Mi siedo su una panchina vicino a un parco che sta dietro all' albergo e compongo il numero di Sem.

“Buongiorno!”

“Mar! Aspetta che vengo su skype!”

“Okay.”

Chiudo la chiamata e aspetto che entri.

Il cellulare vibra: Sem ha fatto partire la chiamata.

“Buongiorno!”

“Buono non so quanto, ma apprezzo il pensiero.”

“Che è successo?”

“Non ho dormito tutta la notte... Colpa di Dude che russa.”

“Oppure colpa di Harry.”

Come sempre Sem capisce ciò che io non ammetto nemmeno a me stessa. E ha anche il coraggio di dirlo.

“Non lo so.”

“Ci hai pensato vero?”

È una domanda retorica lo so. Però...

“No. Non ci ho pensato.”

Bugiarda.

“Sicura?”

“Forse un po'”

Bugiarda.

“Okay.”

Ha capito, ne sono certa. Mi conosce bene, e sa anche quello che non dico.

“Insomma, Mar, vuoi dargli o no una possibilità”

“Non posso.”

“Non ti ho chiesto se puoi, ti ho chiesto se vuoi.”

Che differenza c'è? Volere è potere. E io vorrei... ma non posso.

“Vorrei, ma non posso.”

“Mar, sei la mia migliore amica, ma alle volte non ragioni molto. O forse ragioni troppo. Prova a spegnere il tuo cervello ogni tanto e ad ascoltare il tuo cuore. Le cose, alle volte, sono più semplici di quanto sembrino.”

“Per te che sei a circa 1500 chilometri di distanza, chilometro più, chilometro meno.”

“Però se io avessi una persona che mi piace ci proverei. Anche solo per non avere il rimpianto.”

“Rimpianto dici, eh?”

“Sì. Il rimpianto.”

I rimpianti. Forse è di quelli che la mia vita è ricolma. Forse ho bisogno di buttarmi, di non rimpiangere qualcosa. Male che vada posso sempre tornarmene a casa con un bel ricordo.

“Forse hai ragione. Stasera ci parlo.”

“Brava. Ora vado a scuola, ci sentiamo stasera?”

“Okay. Contattami quando entri su skype, io ti rispondo a meno che non sia sul palco. Tanto lo tengo sempre accesso sul cell.”

“Potresti anche essere con Harry...”

“SEM!”

Lei dall' altro capo ride.

Forse ha ragione. E io ho bisogno della mia migliore amica accanto a me. Ora più che mai.

“A stasera. Ti voglio bene Mar.”

“Anche io Sem.”

Non t' immagini neanche quanto.

La chiamata si chiude. E io cammino per Londra. La città si sta svegliando, sento odore di caffè per le strade, odore di pane e brioches.

Odore di quotidianità.

Odore di vita.

Mi passa accanto un ragazzo: ha lo stesso odore di Harry.

Mi volto, forse credo sia lui.

E' biondo, non può essere lui.

Però, che buon odore.

Un odore nuovo, che però mi sa tanto di casa.

Scuoto la testa.

Non devo pensarci.

Stasera gli parlerò, l' ho promesso a Sem.

Le ore passano e si avvicina l' ora del locale.

Sono determinata a parlargli, l' ho promesso alla mia migliore amica.

Ma una volta al locale lo vedo seduto. E non riesco ad andargli vicino. Sono bloccata, pietrificata da quella visione.

Harry.

È fermo.

Sta aspettando.

Ma cosa aspetta?

Spero aspetti me.

Ma non voglio illudermi, fa male.

Nonostante tutti i miei desideri, ho dimenticato come si fa a sognare.

Dude si avvicina, mi da un colpetto sulla spalla.

Non ci si può dimenticare come si fa a sognare. E' una cosa.. naturale. Può un uccello dimenticarsi di come fare per volare? No. E' nella sua natura, lui è fatto per volare.

E noi siamo fatti per sognare, quindi non possiamo disimparare né dimenticarci come fare.

Vado nel camerino: mi devo preparare.

Pochi minuti e sta a noi, il giudice ci chiama.

Musica, solo musica.

Cuori spezzati stavolta.

Come il mio.

Spezzato dal suo tocco, spezzato dalle sue carezze.

Sono fragile, non distruggermi. Non spezzare il mio cuore che si è ricucito da solo.

Non spezzarmi.

L' esibizione è finita, siamo passati.

Gli altri esultano, io mi allontano.

Non mi fermano, hanno capito.

Vado verso di lui, vado perché non voglio rimpiangere niente.

Voglio vivere questa storia, voglio viverlo.

“Ciao.”

“Ciao.”

Non posso tornare indietro, ora ci siamo. Stiamo parlando.

Si alza, si avvicina a me. Solo un piccolo passo e poi si ferma.

Siamo in ballo, tanto vale ballare.

Un altro passo verso di lui.

Posso osare?

Forse è l' adrenalina che mi annebbia la vista.

Mi avvicino.

E bacio la sua guancia.

Ha una pelle così fresca, le mie labbra invece sono roventi.

Lo vedo titubante, forse non capisce.

Sorrido.

“Bella canzone.”

“Grazie. Voi non cantate stasera?”

“Forse, in chiusura però.”

“Capisco. Allora aspetterò il vostro turno.”

“Va bene. Ti va di bere qualcosa?”

“Sì. Ho la gola riarsa. Fa caldo là sopra.”

E sopratutto voglio starti vicino. Voglio passare del tempo con te, voglio conoscerti, Harry Styles. Posso imparare ancora qualcosa su di te. Ma su di te come persona, non su di te come artista.

Ci avviciniamo al bar, siamo così vicini che potrei sfiorare la sua mano e fingere che sia un errore. Voglio davvero prendergli la mano, voglio davvero poterlo sfiorare e sentire il suo odore addosso.

“Cosa prendi? Offro io”

“Un vodka lemon, come ieri sera.”

“Mmm” Si volta verso il barman “Due vodka lemon, per favore.”

“Beh, mentre aspettiamo, perché non mi parli un po' di te?”

Parlargli di me? Che voglia davvero conoscermi come io voglio conoscere lui? Ma vuole sapere di me come cantante dei Friends with Benefits o di me come Marta?

“Cosa vuoi sapere? Non sono brava a parlare di me.”

Lui mi sorride, mi vuole incoraggiare, lo capisco. Anche se sembra un po' imbranato. Io sorrido in risposta.

“Tutto.”

Lo sussurra. Vuole sapere di Marta, non della cantante. Inizio a parlare.

“Mi chiamo Marta, sono nata a Barga, in provincia di Lucca il 23 Novembre. Ho una sorella più piccola di tre anni e nella mia famiglia tutti amano la musica. Io, ad esempio, canto da quando ho tre anni. Sono nata nel 92, ma per ora non faccio l' università. Sai, in Italia abbiamo un anno in più di liceo. Mi piacerebbe fare medicina per diventare un medico legale, antropologo forense per la precisione. Ma questo non vuol dire che la musica per me non sia importante, lo è. E anche molto. Solo che nella quotidianità che voglio nel mio futuro, non avrò tempo né spazio per tour o concerti ovunque. Ho un' idea di una musica più intima, solo per la mia famiglia. Almeno è così che vedo il mio futuro ora. Però tutto può cambiare.”

Sorride.

Ha un sorriso statuario, impenetrabile. Vorrei sapere cosa pensa. Ma prima voglio sapere del vero Harry Styles, non di quello di cui parlano le riviste.

“Beh ora sta a te parlarmi di te. Dimmi Harry Styles, hai qualcosa da aggiungere oltre a ciò che dicono le fan?”

E' uscita male la domanda. Chissà cosa risponderà? Provo a buttarla sullo scherzo aggiungendo un sorriso.

“Mi chiamo Harry Styles sono nato il 1 febbraio del 1994 e credo di avere una cotta.”

Già. Dovevo pensarci.

Sembra voler stroncare tutto sul nascere.

“Sai, sono una grandissima fan della tua relazione con la figlia di Jagger.”

Sorriso amaro. Fa così male. Mi sono illusa. Forse alla fine avevo ricominciato ha sognare.

Forse infondo non l' avevo mai dimenticato.

E Sem aveva torto. Però volevo davvero che avesse ragione. Abbasso lo sguardo. Non riesco a fissare i suoi occhi verdi pieni di vita.

Il mio cuore si sta spezzando.

I'm broken. Do you hear me?

“Ti sbagli.”

Che abbia sentito? Che mi abbia letto nella mente?

Alzo lo sguardo e fisso di nuovo i suoi occhi verdi.

Fa così male.

E io sono così masochista.

Perché fai così maledettamente male?

“Non è lei la mia cotta.”

Non capisco. Come “non è lei”?

Mi hai letto nella mente?

Forse posso ricominciare a sperare.

Forse posso ricominciare a sognare.

Vorrei chiederti chi è allora, ma ho troppa paura di conoscere la risposta

Non tu.

Mi diresti questo vero?

Non posso, non posso chiedertelo.

Ti alzi.

Non andare, non ti allontanare.

E sembra che tu mi senta, perché ti avvicini a me.

Lo guardo negli occhi.

A cosa pensi, Harry Styles?

Cosa vuoi fare?

Sono una tua preda ormai, sono in balia di ogni tuo movimento.

Tu, come il mare mi trascini.

Tu, come un cuore, mi fai sentire viva.

Tu come la voce, mi fai cantare.

Mi fai cantare di te.

Le interviste dicono che credi ai baci al primo appuntamento. Io non ci credo, ma se tu mi insegnassi potrei provare a crederci anche io.

Sono innamorata di Harry Styles, ma lui non lo sa.

Sono innamorata di Harry Styles, e lui è qui davanti a me.

Sono innamorata di Harry Styles, non del front-man dei One Direction.

Mi chiamo Marta, e sono innamorata di Harry Styles.

“Provaci almeno.” Sem, ci sto provando. Saresti fiera di me, vero?

Non ho bevuto il drink, è ancora davanti a me.

Non ho bisogno di bere, mi basta lui per andare fuori di testa.

Non voglio l' alcool, voglio ricordare ogni istante.

Voglio ricordarmi di lui per tutta la vita.

Le sue labbra sfiorano le mie, ma non mi allontano.

Lo sto guardando.

E non so nemmeno a cosa penso.

Le sue braccia si poggiano sui miei fianchi.

E riesco a pensare solo a lui.

E riesco a vedere solo lui.

I am blinded, 'cause you are everything I see

Mi attira verso di se.

Finalmente le nostre labbra si incontrano.

Un bacio bello, intenso. Profondo.

Non mi allontano. Voglio provare a viverlo, viverlo davvero. Ricambio il bacio.

Porto le mie mani verso il suo corpo: con una gli scompiglio i capelli, l' alta invece la poggio sul suo avambraccio. Sto stringendo il suo maglione tra le mie piccole dita.

Mi allontano. Non riesco a respirare.

Sto così bene.

Voglio assicurarmi che ci sia, voglio che mi stia vicino.

Forse, l' unico ossigeno che ora i miei polmoni riescono ad accettare è quello che esce dalle sue labbra.

Voglio baciarlo. Voglio baciarlo ancora. E ancora. E ancora.

Passerei tutta la vita a baciarlo.

Abbasso la testa, non voglio che mi legga nella mente.

E se gli occhi sono lo specchio dell' anima, può capire ciò che penso soltanto fissandoli.

Mi sfiora la guancia con una mano per poi sollevarla leggermente, quanto basta per potermi baciare la fronte.

Louis arriva alle sue spalle.

Strano, non l' avevo visto arrivare.

Forse perché vedo solo lui.

“Sta a noi...”

Lo sussurra. Però lo sento chiaramente. Deve allontanarsi da me.

“Vado sul palco. Ascoltami, canterò per te.”

Annuisco: non ho la forza per parlare. E sono imbarazzata. Insomma, probabilmente Louis ha visto tutto.

Salgono sul palco e cantano More Than This.

Come se mi leggesse nella mente.

Mi guarda, mi guarda mentre canta

I'm broken, do you hear me
I am blinded, 'cause you are everything I see
I'm dancing, alone
I'm praying, that your heart will just turn around”

Questa parole.

Ciò che penso di lui.

Ciò che voglio da lui

Ma non voglio essere sola, non se posso avere lui al mio fianco.

I can't love you more than this.

Yeah
When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right.”

Mi guarda anche in questo pezzo.

Friends with benefits.

Non mi capisce, crede che sia io a rappresentare quel nome.

Ma io non voglio mentirgli. Io voglio stare con lui.

Mi alzo e gli volto le spalle.

E' sbagliato, lo sapevo fin dall' inizio.

E poi... Amore. Cosa può saperne uno così dell' amore?

Lui che ha avuto solo ragazze più grandi.

Lui che può avere chiunque semplicemente sbattendo le sue bellissime ciglia.

Lui che probabilmente ha fatto tutto questo ad altre mille ragazze.

Sono solo un gioco, una tra le tante.

Ma voglio essere l' unica.

Addio, Harry. Addio.

Potevi essere quello giusto, ma devo lasciarti andare.

Mi sento afferrare la mano e mi volto.

Harry. E' sceso dal palco.

Canta un pezzetto e poi spegne il microfono.

“Che succede?”

“Nulla. Ho solo sbagliato.”

Verità o bugia? Non lo so.

“Cosa hai sbagliato?”

“A baciarti.”

Bugia. E' stato il momento più bello della mia vita.

Verità. Mi stai spezzando il cuore.

“Perché?”

“Sei troppo piccolo.”

Bugia. Ho bisogno di una scusa.

Verità. Meriti di meglio.

Non aggiungo altro. Gli volto le spalle e cammino, lontano. Lontano da lui.

“Non andare”

Lo sento, nonostante sussurri. Stringo un pugno e continuo ad avanzare.

“Provaci”

Sussurra. Mi volto. Provarci? Perché me lo dicono tutti?

“Provare a fare cosa?”

“Ad essere felice, a darmi una possibilità”

Sento gli occhi riempirsi di lacrime. Abbasso lo sguardo per nasconderle e mi volto di nuovo. Mi allontano.

Mando un sms a Sem.

Sto tornando a casa, ci sentiamo appena arrivo. Ora non ho voglia di parlare.

Respiro il vento gelido di Londra che si abbatte su di me, contro di me.

Sembra volermi far piangere quelle lacrime che tento di respingere.

E non posso rallentare, non posso farmi spingere di nuovo in quel locale.

Non posso vedere Harry.

Continuo a camminare.

Sempre avanti.

Mai voltarsi indietro.

Sempre avanti.

Se mi voltassi, forse vedrei lui alle mie spalle. E forse mi fermerei.

Sempre avanti.

Nessun ripensamento.

Sempre avanti.

Arrivo all' albergo ed entro con passo sicuro.

Sem: dovrei chiamarla. Infondo glielo devo.

Controllo su skype: è on.

Respiro profondamente e premo il tasto di chiamata.

Dopo qualche istante, Sem risponde.

“Hey”

“Hey”

“Com'è andata?”

“Mi ha baciata.”

“Quindi bene, no?”

“No. Sono scappata.”

Salgo le scale per arrivare in camera.

“Dove sei?”

“Sto andando in camera, perché?”

“Così.”

Silenzio.

“Hey Mar, com'è stato il bacio?”

La domanda. La domanda a cui io stessa non ho avuto la forza di rispondere.

Appassionante. Magico.

“Nulla di speciale.”

Bugia.

Per oggi, dire bugie è diventato il mio forte.

“Cioè?”

“E' stato come baciare Harry Styles, cosa vuoi che ti dica.”

Verità.

Al limite della bugia.

Ma è una verità.

Sono in camera, giro le chiavi nella serratura.

Sem è in silenzio, non risponde. Non dice niente.

Forse ha capito.

Entro in camera.

Improvvisamente la chiamata con Sem si chiude.

Forse è caduta la connessione.

Sospiro cercando a tentoni la luce, mentre mi avvicino verso il mio letto.

E là: un' ombra.

C'è qualcuno che sta seduto sul mio letto.

Sblocco lo schermo del cellulare con un tocco e con un gesto repentino illumino la persona.

“Sem?!”

Lei sorride.

“A qualcuno serviva una migliore amica?”

La abbraccio.

E le lacrime scendono dal mio viso.

Sono le stesse lacrime che tentavo di trattenere al locale.

“Mi ha cantato More Than This.”

Sussurro. Ma lei ha sentito, perché mi stringe con più forza.

“La cosa più grande che tu possa imparare è amare e lasciarti amare”

Moulin Rouge.

Sem, con le sue citazioni.

Sem, con la sua vitalità.

Sem, che mi capiva anche quando stavo zitta.

Sem, che mi ascoltava piangere.

Sem, la mia migliore amica.
I build my life upon decades of experience
But what I build for years took days for you to raze
In the end I learned that one single snowflake
Can set an avalanche in motion
Some questions are dangerous, the truth is not an option
This is the illusion I pulled down over your eyes
But I let my guard down and you caught me by surprise
Nothing is ever carved in stone
Will I spend my life wondering
What could have been?
(If I didn't throw it away)
Or will I struggle on
And find a better path for myself
(for myself)
I secure my every step, slowly I advance away from you
How can I forgive you when it wasn't your fault

 

 

Note dell' autore:
Salve!
Allora prima di tutto inizio col dire che mi serviva una scusa per far scappare Marta, e la sua insicurezza era la scusa perfetta.
Ringrazio anche SemPandaBlu per le dritte perchè questa storia non sarebbe mai uscita dalle mie mani se non fosse stato per lei.
Per quanto riguarda la canzone, questa volta è My Escape dei Sonic Syndacate.
Okay, sicuramente non la conoscete, ma vabbè.
Ascoltatela perchè merita.
E tranquilli, per i prossimi capitoli vedrò di mettere qualche canzone nota, ma non prometto nulla.
Al prossimo capitolo!
-J

Ringrazio anche Himeisalittlepanda e ImASupernova per le bellissime recensioni al capitolo precedente

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Capitolo 4
*** Tell me a Lie - Harry - ***


È arrivata, finalmente.
Sono presentabile? Non lo so.
So solo che devo avere delle occhiaie impressionanti dato che non ho dormito tutta la notte.
Ho pensato a lei, solo a lei. Ho pensato a lei mentre cucinavo, ho pensato a lei mentre gli altri dormivano e io fissavo il soffitto rigirandomi nel letto. Lei.
Solo quella maledetta dea del rock che mi stava ossessionando. Tutto in senso positivo però.
Riempiva le mie ore, i miei giorni, ogni singolo istante. Lei.
Lei così perfetta, lei così fragile. Lei così piena di vita, lei così energica.
Lei così vicina eppure così distante.
Lei che non appena entrava in una stanza era capace di farmi voltare, di far sentire il suo profumo a mille chilometri di distanza.
Come stamani.
Mi ero alzato dal letto dopo una notte insonne. Erano le sei. E mi ero svegliato perché avevo sentito il suo odore: proveniva dai miei abiti.
Il suo odore mi era rimasto addosso, sebbene l' avessi sfiorata solo un istante. Quel suo odore dolce, fruttato.
Odorava di casa, odorava di pace. Odorava di amore.
E subito ero uscito, in cerca di quella traccia, ero uscito nel freddo vento che la mattina si abbatteva su Londra.
Per cercarla.
No, per trovarla.
Per vederla ancora un istante, per poter godere ancora un po' di quella visione.
Marta. Il suo nome mi rimbomba in testa. Marta.
E anche la sua voce era lì, mentre mi chiamava per nome, mentre cantava. E io canto con lei le parole della sua canzone.
Quanto mi sarebbe piaciuto cantare insieme, quanto mi sarebbe piaciuto poter cantare a lei. E di lei.
Illusioni.
Il mondo ne è pieno. E io mi sto facendo catturare da esse.
Perché al mondo esiste qualcosa di così crudele come il potersi illudere? Perché non c'è una piccola speranza per poter trasformare quelle illusioni in realtà?
Marta.
Se solo quel nome fosse potuto diventare realtà, se solo scrivendolo fosse apparsa lei...
Illusione.
Ancora.
Sto diventando bravo, a illudermi.
Accidenti a Niall, accidenti a Dude. Anzi, Davide. Non è mio amico, non lo sarà mai. Davide non sarà mai mio amico. Per gelosia, per competizione. Io e lui non siamo amici. Questa è l' unica verità. Non lo saremo mai, perché lui ha lei, la ragazza che io vorrei, lui può toccarla, lui può abbracciarla. E a me questo non è concesso. Ho potuto toccarla solo una volta, e sono certo che quel contatto brucerà sul palmo della mia mano per tutta la mia vita. Come un tatuaggio, come quel tatuaggio che ho sull' avambraccio sinistro. Però questo è invisibile, solo io posso vederlo, e sapere che c' è.
Marta.
È nel locale, cammina sicura. Sensuale e decisa come ieri sera. Combattiva.
Stavolta non è bloccata, stavolta non ha bisogno di me.
Non mi vede. E non mi cerca. E fa più male avere una certezza delle mie illusione.
E' nei camerini, tra poco sta a loro.
Tempo pochi minuti, e il giudice li chiama.
Friends with benefits. Attualmente mi accontenterei anche solo della prima parte. Mi basta averla, mi basta averla vicino. Mi basta sapere di poterla abbracciare.
Sale sul palco. E sembra nel suo mondo, sembra fatta apposta per stare là sopra. E io sembro fatto apposta per restare sotto, a guardarla. Ad ascoltarla.
Marta. Sta cantando al mio cuore, sta cantando a me.
Anche se non mi guarda.
Perché percepisco quelle parole scritte per me?
Forse perché parla di un cuore spezzato, forse perché parla delle occasioni perdute. Forse perché è lei a cantarle e io desidero che canti di me, come io vorrei fare di lei.
Scende dal palco, è passata anche questa volta.
E come poteva non farlo la dea del rock?
E si avvicina a me.
Perché si avvicina a me?
Mi volto, magari c'è qualcuno alle mie spalle.
Nessuno.
Sta venendo da me, proprio da me.
Allora forse Dude, aveva ragione.
Forse possiamo ancora essere amici.
“Ciao.”
La sua voce. Finalmente. Per me, solo per me. Sta parlando a me.
“Ciao.”
Mi alzo, vorrei avvicinarmi. Faccio un piccolo passo, che stia osando troppo?
Non appena mi fermo, è lei ad avvicinarsi a me. E mi da un piccolo bacio sulla guancia.
Sono stupito. Perché?
Vorrei portare la mano alla guancia, per sfiorare il punto in cui le sue labbra l' hanno incontrata. Ma non posso, sarebbe ridicolo.
“Bella canzone.”
“Grazie. Voi non cantate stasera?”
“Forse, in chiusura però.”
“Capisco. Allora aspetterò il vostro turno.”
“Va bene. Ti va di bere qualcosa?”
“Sì. Ho la gola riarsa. Fa caldo là sopra.”
Stiamo parlando normalmente, non ci posso credere.
Ci avviciniamo al bar, siamo così vicini che potrei sfiorare la sua mano e fingere che sia un errore. Voglio davvero prenderle la mano, voglio davvero poterla sfiorare e sentire il suo odore addosso.
“Cosa prendi? Offro io”
“Un vodka lemon, come ieri sera.”
“Mmm” Mi volto verso il barman “Due vodka lemon, per favore.”
“Beh, mentre aspettiamo, perché non mi parli un po' di te?”
Ora posso sapere qualcosa in più, posso sapere qualcosa sulla ragazza che mi sta davanti e mi sta ossessionando.
“Cosa vuoi sapere? Non sono brava a parlare di me.”
Sorride, sembra imbarazzata.
Non voglio metterti solo interrogatorio, voglio solo sapere tutto di te.
“Tutto.”
Lo ho sussurrato. Non so se sperare che abbia sentito o meno.
“Mi chiamo Marta, sono nata a Barga, in provincia di Lucca il 23 Novembre. Ho una sorella più piccola di tre anni e nella mia famiglia tutti amano la musica. Io, ad esempio, canto da quando ho tre anni. Ah, e faccio l' università. Sono nata nel 92. Mi piacerebbe fare medicina per diventare un medico legale, antropologo forense per la precisione. Ma questo non vuol dire che la musica per me non sia importante, lo è. E anche molto. Solo che nella quotidianità che voglio nel mio futuro, non avrò tempo né spazio per tour o concerti ovunque. Ho un' idea di una musica più intima, solo per la mia famiglia. Almeno è così che vedo il mio futuro ora. Però tutto può cambiare.”
Sorrido. E' piena di sogni, aspettative. Ed è una persona ancora migliore di come la potessi immaginare.
È la dea del rock, ne sono certo. E' la dea del rock perché sa quando appendere la chitarra. È la dea del rock perché sa esattamente cosa vuole. È la dea del rock perché non crede nel “sesso e nella droga” ma solo nel Rock'n'Roll, in quello vero.
“Beh ora sta a te parlarmi di te. Dimmi Harry Styles, hai qualcosa da aggiungere oltre a ciò che dicono le fan?”
Qualcosa da aggiungere? Forse che ti vedo fantastica, meravigliosa.
“Mi chiamo Harry Styles sono nato il 1 febbraio del 1994 e credo di avere una cotta.”
Lei sorride.
“Sai, sono una grandissima fan della tua relazione con la figlia di Jagger.”
La figlia di Jagger? Ah già, la falsa ragazza. Tutte cose di marketing. Il sacrificio di un frontman, anche tu dovrai farne no?
Come puoi dire che sia lei la mia cotta quando invece non faccio che vedere te?
“Ti sbagli.”
Lei alza lo sguardo. Non mi ero accorto che l' avesse abbassato: adesso mi guarda negli occhi, sono io a doverli abbassare per non annegare dentro di lei.
“Non è lei la mia cotta.”
Mi guardi, non capisci, lo so.
Ma come posso dirti che la mia cotta sei tu, che non faccio altro che pensare a te e che ogni volta che mi parli sento le farfalle nello stomaco? E che ogni volta che ti guardo negli occhi credo di annegare nella tua anima?
Io sono Harry Styles, e sto iniziando a credere nell' amore, in quello vero.
Io sono Harry Styles, e credo che l' amore si chiami Marta e abbia gli occhi color nocciola.
Io sono Harry Styles, e credo di aver trovato l' amore in una dea del rock.
Mi alzo e mi avvicino.
Tutti ieri mi hanno detto di provarci. E io ne sono convinto. Voglio provare a lasciarmi andare, voglio provare a innamorarmi. Voglio illudermi, ma sul serio stavolta.
Sei vicina, adesso. Sento il tuo respiro sulla mia pelle sulle mie labbra.
Devo provarci. Potremo essere una bella coppia noi due, sai?
E tu sei così bella.
Mi stai guardando negli occhi. Come fai a farmi stare così? Come posso volerti baciare?
Sono Harry Styles, e credo nei baci al primo appuntamento.
Sono Harry Styles, e voglio baciarti.
Sono Harry Styles, e voglio che le cose funzionino tra di noi.
Sono Harry Styles, e voglio una ragazza chiamata Marta, che ha dei bellissimi occhi nocciola.
Sono Harry Styles, e vorrei andarci piano.
Ma tu mi piaci troppo, tu mi fai perdere la testa.
“Provaci almeno.” Le voci di Niall e Dude si mescolano. E si aggiunge anche Louis al coro: “Baciala, baciala prima di perderla.”
Non ho bevuto il drink, è ancora davanti a me.
Non ho bisogno di bere, non se c'è lei.
Lei, la mia droga naturale.
Lei, la mia unica droga e il mio unico vizio.
Lei.
Le mie labbra sfiorano le sue, ma lei non si ritrae.
Mi sta guardando, non so se sia impaurita o se stia solo aspettando quell' istante, come me.
Le sue labbra, così rosse dal rossetto e dal palco.
Le sue mani, poggiate sulle gambe così delicatamente.
I suoi occhi, così profondi e profondamente affascinanti.
La sua statuaria bellezza.
Il suo fascino che mi risucchia in un vortice e mi porta verso il fondo.
Voglio respirare, è lei il mio ossigeno.
Voglio baciarla.
Le mie braccia cingono il suo busto e io la attiro a me.
Finalmente le nostre labbra si incontrano.
Un bacio bello, intenso. Profondo come i suoi occhi.
Mi sta catturando in quel vortice, mi sta attirando verso il basso.
Sto annegando nella sua anima.
E lei non si allontana, sta ricambiando il mio bacio.
Porta le sue mani verso il mio corpo: con una mi scompiglia i capelli, l' alta invece la poggia sul mio avambraccio, sta stringendo il maglione tra le sue piccole dita.
Poi si allontana, e io sono senza fiato.
Salvo, all' orlo del precipizio. Ma chi ha detto che salvarsi alle volte possa essere meglio?
La vedo abbassare la testa e sfioro la sua guancia con una mano per poi sollevargliela leggermente, quanto basta per poterle baciare la fronte.
Louis arriva alle mie spalle. Non mi sono accorto di niente. Forse perché per me ci siamo solo noi in quel locale, solo io e lei.
“Sta a noi...”
Lo sussurra. Però lo sento chiaramente. Devo allontanarmi da lei.
“Vado sul palco. Ascoltami, canterò per te.”
Lei annuisce, non parla. Perché non parla?
Saliamo sul palco. Stavolta cantiamo More Than This.
E io la guardo, la guardo durante tutta la durata della canzone.
E anche stavolta credo di aver scritto di lei.
Forse aveva ragione Niall, forse l' amore esiste davvero. E con lui anche il destino.
“I'm broken, do you hear me
I am blinded, 'cause you are everything I see
I'm dancing, alone
I'm praying, that your heart will just turn around”

Canta Liam, eppure quelle parole vorrei dirle io, a lei.
Guardo lei mentre canto, e tutto il resto non esiste.
Guardo lei mentre canto, e tutto il resto non importa.
Guardo lei mentre canto, e desidero che pensi a me come io sto pensando a lei.
“I can't love you more than this. 
Yeah
When he lays you down, I might just die inside
It just don't feel right.”

Si è alzata, mi volta le spalle. Perché mi volta le spalle?
Si sta allontanando. Marta, fermati. Ti prego.
Mi si sta spezzando il cuore, fa così male.
Maledettamente male.
I'm broken, do you hear me?
< /i> Sta uscendo. Non posso lasciarla andare via. Marta fermati, ti prego.
Ma non si ferma.
Scendo dal palco, la canzone non è finita, ma non importa.
Ho il microfono in mano.
Sento gli sguardi di tutti addosso. Che situazione.
Arrivo da lei e le prendo la mano.
Gli altri stanno ancora cantando, stanno anche coprendo la mia parte.
Lei si volta, mi guarda negli occhi.
E io voglio di nuovo perdermi in lei.
“I can't love you more than this.”
Spengo il microfono.
“Che succede?”
“Nulla. Ho solo sbagliato.”
Doccia ghiacciata.
“Cosa hai sbagliato?”
“A baciarti.”
Non dirlo, ti prego. Non dirmi di essere solo uno sbaglio.
Perché tu per me sei la cosa migliore che mi sia mai capitata.
“Perché?”
Non ho la forza di dire altro.
“Sei troppo piccolo.”
E' questo il problema? Sei più grande di me di solo due anni. Dimmi qualcos' altro, ma non la mia età.
Dimmi qualcosa che posso cambiare.
Ma non aggiungi niente. Mi volti le spalle e cammini, lontano. Lontano da me.
“Non andare”
Lo sussurro, ma tu non ti fermi, continui a camminare. Ma so che mi hai sentito.
“Provaci”
Sussurro anche questo. E so che non risponderai. Ma tu ti volti, mi guardi.
“Provare a fare cosa?”
“Ad essere felice, a darmi una possibilità”
“Non voglio”
Abbassi lo sguardo. Sussurri queste parole ma i tuoi occhi sono lucidi, lo vedo anche se cerchi di nasconderlo.
Ti volti di nuovo.
Forse vedere le tue spalle è il mio destino.
Ma domani sta di nuovo a voi, domani sarai ancora qui.
E io ti aspetterò.
Ti allontani ed esci.
Marta.
Non ti lascerò andare via.
Le persone che amo se ne vanno sempre.

“... As you break my heart again this time
Tell me I’m a screwed up mess
That I never listen listen
Tell me you don’t want my kiss
That you’re needing distance distance
Tell me everything but don’t you say he’s what you’re missing baby
If he’s the reason your leaving me here tonight
Spare me what you’re thinking and
Tell me a lie!”



NdA: La canzone di questo capitolo è Tell me a lie degli One Direction.
Al prossimo capitolo!
-J

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Capitolo 5
*** All you need is Love - Marta - ***


Sciolgo l' abbraccio in cui ho catturato Sem: ho delle piccole lacrime agli occhi. Un po' per lei, un po' per Harry, ma mi sono scese delle piccole lacrime incontrollate.
Fingo di non sentirla, è molto più facile ignorare la verità piuttosto che accettarla.
Le si accorge delle mie lacrime e mi accarezza il viso per asciugarle.
Mi sforzo di sorridere.
“Ma dimmi, come hai fatto a salire? Voglio dire, secondo le regole non potresti.”
Lei sorride.
“Ho i miei metodi.”
La guardo interrogativa.
“Ehi ti dimentichi che lavoro in questo settore? Ho i miei trucchi e i miei agganci.”
Sorrido. A me basta questa spiegazione. A dire la verità, nemmeno la volevo davvero. Mi basta sapere che lei sia qui ora, e che non mi lasci sola.
“Ti va di parlarne?”
“Io... non lo so.”
“Mar.”
La guardo. Sospiro.
“Ci siamo baciati. Poi ha iniziato a cantare quella canzone e io ho capito che è sbagliato, tutto sbagliato. E sono scappata.”
“Anche Cenerentola scappa dal ballo, ma almeno lei aveva una scusa migliore.”
Sorrido. Mi alzo e accendo la luce.
Sto voltando le spalle a Sem.
Mi scompiglio i capelli e torno a guardarla.
“Può avere chiunque. Non sono abbastanza per lui. E vorrei esserlo invece, vorrei essere quel di più.”
Scuoti la testa sorridendo.
Perché mi guardi così, Sem?
“Te l' ha detto lui?”
Che razza di domanda è questa?
“No, non me l' ha detto. Ma l' ho capito.”
Ridi.
“Da quando hai il dono della telepatia?”
“Da quando mi ha dedicato More Than This.”
“Ha detto la dedico a un'italiana chiamata Marta?”
“No.”
“E allora non puoi saperlo.”
“Mi guardava, Sem. Mi guardava proprio mentre diceva “I can't love you more than this.”
“Sei paranoica”
“No, non lo sono.”
“Sì, lo sei. Ma come ragioni me lo spieghi?”
“Cosa vuoi dire?”
“Ti bacia, ti guarda mentre canta perché è affascinato da te e tu lo allontani?”
Non rispondo. 
Tu mi guardi. Un istante... e mi tiri uno schiaffo.
Io ti guardo: cosa stai facendo Sem? Ma non rispondo. Forse ho capito.
“Forse adesso ti svegli!”
In effetti la guancia fa male. Ma non rispondo.
Parla Sem, ti ascolto.
Ma mi abbracci, non aggiungi altro.
Dopo qualche istante di silenzio ti decidi a parlare.
“Perché continui a cercare un perché? Da cosa scappi, Mar? Perché non me ne parli?”
Io ti guardo. Non capisco.
“Hai davvero così tanta paura di essere felice? Hai davvero così paura di poterti innamorare?”
“Ho paura di soffrire...”
Siamo ancora abbracciate, tu mi stringi più forte.
“Ricordi la frase di Audery Hepburn che mi ripetevi? Il timore di perdere la persona a cui tieni di più non dovrebbe indurti a rinunciare all'amore. Perché guardi a destra e a sinistra prima di attraversare la strada? Per paura di essere investita. Eppure, continui ad attraversare la strada! Devi provarci Mar, e se non vuoi farlo per te stessa devi almeno farlo per me.”
“Sem...”
“Tu meriti di essere felice.”
“E se avessi paura?”
“Non puoi aver paura di essere felice. E' qualcosa di innaturale.”
“No, non di essere felice. Se avessi paura di innamorarmi di lui.”
“Sai, i muscoli se non vengono usati vanno in cancrena. Ti ricordi quanto ti chiesi perché le anoressiche non sentivano la fame?”
“Sì, ti risposi che era perché il loro stomaco si era atrofizzato. I muscoli fanno così quando non vengono usati. Ma questo cosa c' entra?”
“Lo sai che anche il cuore è un muscolo?”
“Sì, ma questo cosa c' entra?”
“Che se hai paura di usarlo e lo tieni troppo fermo, prima o poi si atrofizzerà.”
“Non capisco...”
“E' l' amore, Mar. Solo l' amore. L' amore vero, sai? È solo quello che fa battere il tuo cuore. E alle volte, è meglio provare a usarlo prima che si fermi del tutto.”
Iniziavo a capire. 
E forse aveva ragione.
In un organismo perfetto, con l' evoluzione le parti inutili vengono eliminate. E forse io avevo disimparato ad amare a causa di tutte le delusioni ricevute.
“E se non sapessi come si ama?”
“Impara. Te l' ho detto. Prova a lasciarti amare e poi imparerai come si fa.”
Sorrido. Sem aveva ragione, come sempre.
“Dormiamo e domani sera vedremo cosa fare, ok?”
Sorride e annuisce, sdraiandosi al mio fianco.
Non sono struccata, e ho gli abiti che indossavo al concerto, ma non ho voglia di cambiarmi. Ho solo voglia di stare con la mia migliore amica vicino.
Voglio stare con l' unica persona che sa sempre cosa dire.
Voglio stare con l' unica persona che non mi giudica.
Voglio stare con l' unica persona che mi capisce.
Voglio stare con Sem.
La mattina ci svegliamo tardi: finalmente sono riuscita a dormire.
Sem è già sveglia, è anche andata a prendere il caffè per tutti.
Starbucks, come sempre. L' unico caffè bevibile in tutta Londra lo mette lui nei frappuccini.
Per me cioccolato e vaniglia. 
Mi conosce troppo bene Sem.
Gli altri dormono ancora.
Lei sorride e mi fa cenno di non far rumore per non svegliargli.
Come cavolo fa a essere già in piedi e ad essere già stata a prendere i frappuccini?
Fuso orario.
Non ci avevo pensato, almeno non subito.
Sorrido.
Mi lavo in fretta e mi cambio: sono leggermente schifata dall' essermi addormentata coi vestiti dello spettacolo, ma dovevo essere davvero distrutta. E provata, in tutti i sensi.
Una volta pronte, sempre in silenzio, Sem sfodera un sorriso ed estrae una piccola carta dorata.
La risposta a tutte le nostre domande e a tutti i nostri problemi: Shopping.
Dell' ottimo shopping risanatore con la propria migliore amica. 
Cosa desiderare di più?
La mattinata trascorre veloce: con Sem è facile fingere di essere in un piccolo paradiso personale ed ignorare i miei problemi.
Tanto c'è lei a ricordarli per me.
E la sera, arriva anche la sera in cui l' avrei rivisto.
Harry Styles.
Fingere di non avere la voce? 
Potrei, ma il gruppo ci rimetterebbe. 
Non posso, non sono così egoista.
Devo andare, non c' è altra possibilità.
E Sem lo sa: mi guarda negli occhi e capisce esattamente cosa penso.
Non scapperò da lui, non questa sera.
E di conseguenza, non scapperò mai da lui, non me ne libererò mai.
“Sei pronta Mar?”
La voce di Sem. 
Pronta? Come diavolo facevo ad essere pronta quando sapevo chi mi attendeva fuori da quella porta?
Harry Styles. 
Quell' Harry Styles.
Sospiro.
“Un secondo, mi trucco e sono tua.”
“No, per stasera sei di Harry, non mia.”
Ancora?
Come se non lo sapessi da sola, come se sottinteso nella mia frase non ci fosse: “Sono tua fino a che Harry non mi rapisce...”
Che bisogno c' era di ribadirlo?
L' avrei incontrato, e non avrei saputo cosa dire.
Non era già una punizione sufficiente?
Ma Sem, non parla. Mi da un colpetto ed esce dal bagno lasciandomi libera di truccarmi.
Usciamo insieme, gli altri sono già al locale.
E in pochi minuti li raggiungiamo, giusto in tempo per salire sul palco.
Non guardare Harry, non devi guardarlo. Sii indifferente. Infondo chi è? Solo un bellissimo ragazzo come mille, solo una persona con cui sto terribilmente bene.
Mi ripeto queste parole ossessivamente mentre Sem continua a parlare. Sembra fare un monologo. E quando mi chiede qualcosa, io mi limito ad annuire.
Lo stress. Alle volte mi chiedo come si farebbe senza: è difficile dare il massimo se non si è sotto stress. 
Ma alle volte mi chiedo perché esista. E' la sensazione più spiacevole del mondo: ti senti le budella attorcigliarsi e a volte fatichi persino a respirare.
Lo stress.
E io ero più vicina al secondo tipo.
Solo che al posto delle budella avevo delle farfalle che attendevano soltanto il momento giusto per volare. 
Harry.
Mi guardava, potevo sentire i suoi occhi su di me.
Stress.
Dovevo imparare a controllarlo.
E Sem parlava, parlava... ma quanto poteva parlare?
Era al bar.
Che ci faceva lì? 
Voleva bere? 
Forse voleva bere fino a ubriacarsi.
E dimenticare.
Dimenticarsi di me. 
Si fa versare da bere.
Vuole dimenticarmi.
Penso solo questo.
E fa male.
Voglio possa ricordarsi di me come io mi ricorderò di lui.
Sempre.
Il mio rimpianto.
Forse aveva ragione, non dovevo rimpiangerlo..
Salgo sul palco.
Sta a noi.
Mi guarda, ma io non posso guardarlo.
Io non voglio guardarlo.
E' per quello che arrivo solo al momento di salire sul palco.
Non voglio affrontarlo perché so che perderei.
La canzone.
Cantiamo la stessa di ieri sera, quella che rispecchia come mi sento in quel momento.
Spezzata, distrutta, dilaniata.
E' così che mi sento.
Ma forse è solo colpa mia.
Forse ha ragione Sem, forse ho paura.
Paura di essere felice, paura di amare.
Paura di sentirmi viva.
Vedo Sem che si siede vicino a lui.
Lui la sta guardando.
E Sem parla.
Vedo le sue labbra muoversi velocemente: sembra un fiume in piena.
Continuo a cantare cercando di leggere il labiale di Sem.
Tentativo inutile.
Continuo a cantare.
Non pensarci.
Sei distrutta e né lui né nessun altro può sentirti o provare a guarirti.
Vedo che Harry annuisce.
Cosa succede?
Devo fidarmi, lei è la mia migliore amica.
Starà facendo la cosa migliore per me.
O forse...
No.
Non devo pensare negativo.
Sem è la mia migliore amica, e se gli dirà di starmi lontano è solo colpa mia. 
Sono stata io a convincerla dopotutto.
Si alza, e viene verso di me.
Non guardarlo, Marta, non guardarlo.
Canta, Marta, canta. 
E non pensare a niente, non guardarlo.
Canta e basta.
La canzone sta finendo, e lui continua a venire verso di me.
Fermati ti prego.
Mi stai facendo impazzire.
La canzone finisce.
E lui è sotto il palco.
Sale le scalette laterali.
Il tempo si è congelato, io sono congelata.
E così il mio cuore, perso in un istante dimenticato.
Non lo guardo, ma so che c'è.
E' indescrivibile il sapere come so sempre dove stia: alcuni la chiamano legge di attrazione, per altri sono le teorie degli astri secondo le quali un corpo entrato in orbita sotto particolari condizioni non può fare altro se non girare attorno al pianeta nella cui orbita è stato catturato.
Sem lo chiama amore.
La giuria si volta, lo stanno guardando: riesco a vederlo riflesso nelle loro pupille.
Dovevano parlare, ne sono certa.
E' accanto a me.
Il tempo si è fermato.
Io e lui.
Solo io e lui, come la sera scorsa e quella prima ancora.
Io e lui, come dev' essere. Forse.
Indietreggio: ha capito che lo vedo. Una piccola debolezza che ne mostra una più grossa.
Non potrò mai ignorarti, Harry. E' questa l' unica verità.
“La vedete la ragazza sul palco? Lei è la dea del rock. Almeno è così che io la chiamo, nella mia testa. Si chiama Marta, e mi ha preso la testa, non riesco a tirarla fuori. E sapete una cosa? Ho appena scoperto che non è un problema. perché io sarò qui ad aspettarla, quando e se mi vorrà.
Marta, io sono innamorato di te, dalla prima volta in cui ti ho visto. Sai, Shakespeare una volta disse: “Mi sono innamorato di te non appena ti ho vista. E tu hai sorriso, perché lo sapevi.” Beh, tu hai sorriso quando ti ho fermato per le scale. Hai sorriso ogni istante in cui sei stata con me. Quindi spiegami, spiegami come puoi dire di non essere sicura di ciò che provi? Come fai anche solo a pensare che io possa farti soffrire? Niall mi ha convinto a provarci, mi ha convinto che se lui fosse stato nei miei panni avrebbe dato il tutto per tutto per le persone che ama, quindi devi provarci. Io non ti farò soffrire, te lo prometto.”
Il tempo si è fermato di nuovo, il mio cuore sta rallentando eppure i suoi battiti sono più profondi: sembra voglia uscirmi dal petto per unirsi al suo.
Silenzio.
Poi dei passi.
I suoi passi.
Rimbombano sul palco.
Si sta avvicinando.
E' così vicino, e mi guarda negli occhi.
Non mi guardare così, finirò per sciogliermi.
Non guardarmi così, finirò per morire.
Non guardarmi così, finirò per non saperti dire di no.
Porta una mano verso il mio volto e lo sfiora debolmente. Abbandono la testa sulla sua mano.
Si avvicina e sfiora le mie labbra.
E poi mi bacia.
Un bacio vero, perfetto.
Mi lascia senza fiato, in completa balia di ogni sua azione.
Non mi allontano e non mi avvicino.
Sono pietrificata.
In balia di ogni tuo respiro.
Si allontana.
Vorrei afferrarti, tenerti vicino a me.
Ma le farfalle hanno preso possesso del mio stomaco.
Pietrificata.
Ancora e sempre.
La giuria parla.
“Forse, Marta, hai già vinto abbastanza. Ma, in ogni caso, la musica va premiata. Passate al secondo turno.”
Semifinali.
Eppure resto ferma, mentre dietro gli altri esultano.
Le loro voci mi raggiungono come un' eco lontano.
Catturate da Harry.
Tutto è stato catturato da lui.
Avanzo verso di lui, quasi correndo.
  Che cosa sto facendo?
Non c'è tempo per pentirsi, c'è a malapena il tempo sufficiente per vivere.
Non riesco a realizzarlo fino a che non sento i suoi capelli tra le mie dita. 
E le sue labbra sulle mie.
Ci stiamo baciando, finalmente.
"There's nothing you can do that can't be done.
Nothing you can sing that can't be sung.
Nothing you can say but you can learn how to play the game.
It's easy.
Nothing you can make that can't be made.
No one you can save that can't be saved.
Nothing you can do but you can learn how to be you in time.
It's easy.
All you need is love. 
All you need is love. 
All you need is love, love. 
Love is all you need. 
Nothing you can know that isn't known. 
Nothing you can see that isn't shown.
  Nowhere you can be that isn't where you're meant to be. 
It's easy."







Salve mie care!
La canzone di questo capitolo credo sia una delle più famose del mondo: All you need is love, il grande successo firmato Beatles.
Ci aggiorniamo al prossimo capitolo!
Spero davvero vi sia piaciuto!
-J♥

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Capitolo 6
*** The man who can't be moved -Harry- ***


Entro in casa: i ragazzi sono nel salone. Mi aspettano.
“Allora?”
Louis. Il mio migliore amico.
Cosa avrei dovuto dirgli?
“Hey”
Che cosa patetica da dire.
Attraverso il salone per raggiungere le scale.
Niall mi prende la mano e mi ferma. Sorride.
“Parlarne può far bene.”
Sorrido. Ha ragione.
Mi volto e mi siedo.
“Non c'è molto da dire.”
Zayn interviene.
“Ti va di dirci almeno come si chiama?”
“Marta. Si chiama Marta.”
Liam era l' unico ad essere rimasto in silenzio a guardarmi. Ed era la cosa peggiore, perchè sembrava capire ogni mio pensiero, anche più di quanto tendesse a mostrare.
“Si chiama Marta, è di due anni più grande di me e vive a Firenze, in Italia.”
Niall sorride.
“Sembra quasi perfetta.”
“Togli pure il sembra, lo è. E' tutto ciò che possa mai aver desiderato in vita mia. E' un piccolo miracolo di nome Marta.”
“Sembri innamorato, Harry.”
Louis. L' unico che aveva avuto il coraggio di dire ciò che io non ammettevo nemmeno a me stesso.
“Non lo so.”
In realtà lo so. So che è lei quella giusta, so che è lei quella perfetta da quando l' ho vista ferma sulle scale.
Niall riprende la parola.
“Sai, se io trovassi la ragazza perfetta lotterei. Darei il cento per cento, anche il mille per mille se questo dovesse servire per farmi notare da lei. Se è lei quella perfetta devi lottare oppure non te lo perdonerai.”
Niall. Ha ragione.
“Io ci ho provato. L' ho baciata e lei è scappata.”
“Bugiardo.”
Liam. Ha detto qualcosa, alla fine.
“Scusa?”
“Ho detto che sei un bugiardo. Non è lei ad essere scappata, sei tu ad averle permesso di scappare. A te di lei non importa nulla, o l' avresti fermata.”
Ma cosa sta dicendo? Come può dire una cosa del genere? Come fa a pensare che a me di lei non importi niente?
Liam si alza, non aggiunge altro.
“Tu non sai niente.”
Lo dico a denti stretti, ma lui ha sentito perchè si volta e mi guarda.
“No?! E allora perchè sei qui a piangerti addosso? Perchè non la stai seguendo?”
“Perchè lei non vuole...”
“Questa è solo una scusa. E lo sai anche tu. Sei tu che non lo vuoi, almeno non abbastanza.”
Liam. Come può dire una cosa del genere?
“Sai, se io fossi in te a quest' ora sarei con lei a cercare di farle di cambiare idea, a dimostrarle che per me è importante anche se lei non se ne rende conto.”
Liam. Ha ragione.
“Provaci a modo tuo.”
Zayn.
“Ha ragione. Dimostrale che si sbaglia, dimostrale che per te è importante.”
Louis.
“Come se fosse facile.”
“Lo è.”
“No, non lo è. E' tutto così fottutamente complicato!”
“Molto spesso siamo noi a complicare quelle cose che in realtà, dipendesse da loro, sarebbero semplicissime.”
“Quindi per te questa è una cosa semplice?”
“Ti sto solo dicendo che uno più uno fa sempre due. Non può fare tre o quattro. Fa due.”
“Grazie per la lezione di matematica, Louis, ma questo non capisco cosa c' entri.”
“E' semplice, Harry. L' abbiamo capito tutto tranne te. Tu vuoi quella ragazza. E se la vuoi non c'è niente che ti possa fermare, specie perchè anche lei probabilmente vuole te.”
Niall. Stavolta è lui a parlare.
“Che cosa vuoi dire?”
“Ciò che Louis ci ha raccontato. Il modo in cui vi baciavate, il modo in cui la guardi quando sei sul palco. E il modo in cui lei guarda te. Sono cose che non si possono ignorare.
Se fossi stato il tipo, certamente in quel momento sarei arrossito e mi sarei sentito imbarazzato.
“Ma lei ha scelto di andarsene stasera, ha scelto di voltarmi le spalle ed uscire.”
“Ma domani ci sarà. E così anche il giorno dopo, fino alla fine di questo contest. Non perdere l' occasione di essere felice.”
Louis. Mi ha poggiato una mano sulla spalla.
Ha ragione.
Le parlerò.
Domani però.
Salgo le scale in silenzio, nessuno mi ferma.
Hanno capito che ho capito.
Mi trascino fino al letto e mi addormento.
Marta.
E' lei che sogno.
E nel sogno siamo insieme, siamo felici.
Siamo innamorati.
Non vorrei mai svegliarmi...
“Harry, devi andare al locale.”
Louis.
“Che ore sono?”
“Le sette.”
Ho dormito ben quindici ore.
E ne avrei dormite ancora altre, perchè nel sogno c'era Marta.
Ma dovevo alzarmi, dovevo andare a combattere per rendere quel sogno realtà.
Marta.
Senza rendermene conto il mio corpo si muove come una calamita che si muove verso il pezzo di ferro che la attrae.
E Marta è il mio pezzetto di ferro.
Sono dentro il locale, adesso.
Non mi resta che aspettarla.
Vado al bar: magari c'è ancora il suo odore.
Magari, impigliato tra le schegge del legno, c'è un pezzo del nostro bacio.
Magari è proprio qui che verrà come me.
E quando vorrà parlarmi, saprà esattamente dove trovarmi: nel posto in cui tutto è iniziato.
E' entrata. Mi guardo nello specchio dietro le bottiglie del bar: sono presentabile?
Dobbiamo parlare.
O forse solo io devo parlarle, e ho bisogno che lei ascolti.
Niall ha ragione, lei è troppo perfetta perché io la faccia andare via. Lei deve essere al mio fianco, ora e sempre. L' ho cercata a lungo, e non la lascerò andare via, non così facilmente.
Non mi guarda.
Accanto a lei c'è una ragazza: parlano fitto, non riesco a capirle. Forse stanno parlando in italiano.
“Ancora uno.”
Vodka Lemon.
Stava diventando la mia droga da quando c' è lei.
È come cercare di averla vicino anche quando non c' è.
Posso essere considerato un alcolista sotto quel punto di vista.
Però non bevo per dimenticare, tutt' altro.
Bevo per ricordare.
Sesso, droga e Rock'n'Roll
. È questo?
È questo, tranne la prima parte.
Droga, è questo che è per me lei.
Rock'n'Roll, è questo che è lei per me.
La dea del rock, la ragazza che mi ha stregato.
Non credevo che rincorrersi potesse fare così male però, non credevo che le sue spalle potessero farmi così male.
Ma ora basta, voglio reagire.
Sale sul palco.
Sta a loro.
Stava arrivando puntuale, negli ultimi due giorni.
Non vuole vedermi, questo è il messaggio che percepisco dal suo atteggiamento.
E infatti inizia a cantare.
La stessa canzone di ieri sera.
Spezzata, distrutta, dilaniata.
Ma non per me.
Perchè io ci sarei per lei, io la amerei.
Io la farei sentire viva.
All' improvviso, sento una mano che si poggia sulla mia spalla. Mi volto a vederne il proprietario.
L' amica di Marta.
“Posso?”
Prego. Uccidimi anche tu, dammi il colpo di grazia.
Ma perché non può uccidermi lei?
La morte sarebbe così dolce se conferita dalle sue mani.
“È libero...”
Si siede. Non chiede niente ma si siede e basta.
Non ti ho detto che puoi sederti, ti ho detto che è libero.
E forse era libero solo per Marta.
Ma perché non ti ho detto che stavo aspettando qualcuno?
Perchè non ti ho detto che stavo aspettando lei?
“Vuoi sapere qualcosa di Marta?”
Pietrificato.
Marta.
La mia ossessione.
Ovvio che voglio sapere qualcosa di lei.
Ma cosa dico.
Non voglio sapere qualcosa, voglio sapere tutto.
Annuisco.
“Lei non crede dell' amore.”
Cos'è, un modo carino per dire che non mi vuole? Beh, è penoso... com'è che ti chiami?
Mi fai cenno di non parlare.
E io ingoio tutto.
“Non crede nell' amore. Ma crede in te.”
Wow, questa è patetica. Non ha senso, te ne rendi conto? Cosa vuoi dire?
“È difficile da spiegare. Ma dimmi... la vedi quella ragazza che canta sul palco? Quella è la vera Marta, quella è la ragazza giusta. E non te lo dico perché sono la sua migliore amica, te lo dico come una persona che guarda come vi osservate voi due. Vi cercate disperatamente, eppure avete così paura ad avvicinarvi.”
“Lei ha paura. Io ci ho provato.”
L' ho interrotta. Non ce la faccio più a illudermi.
Nel mio cuore c'è un buco a forma di Marta, solo lei può colmarlo.
“Guarda la ragazza sul palco. E' lei la ragazza perfetta per te, e se ora lasci che le sue convinzioni vi allontanino, la perderai per sempre. Bisogna lottare per le cose realmente importanti per noi, altrimenti le perderemo.”
Ha ragione.
Cazzo, ha fottutamente ragione.
Mi alzo, non perderò tempo, nemmeno un attimo.
Il cuore batte all' impazzata, i sentimenti premono per uscire e arrivare a te.
Stai ancora cantando, e io sto venendo verso di te.
Stai per finire la canzone, ma io non mi fermerò.
La sua voce si abbassa.
Ha finito.
Marta.
Sono sotto il palco.
Salgo le scalette laterali.
Non mi guardi.
Ma non m' importa, stavolta ascolterai.
La giuria mi guarda.
Stavano per parlare probabilmente, ma io li ho interrotti.
Marta.
Sono accanto a te.
Tu indietreggi.
Hai così paura di me?
La tua amica dice che sei la ragazza perfetta per me, quindi io sono il ragazzo perfetto per te.
Forse non è scontato, ma per me sì.
“La vedete la ragazza sul palco? Lei è la dea del rock. Almeno è così che io la chiamo, nella mia testa. Si chiama Marta, e mi ha preso la testa, non riesco a tirarla fuori. E sapete una cosa? Ho appena scoperto che non è un problema. Perchè io sarò qui ad aspettarla, quando e se mi vorrà.
Marta, io sono innamorato di te, dalla prima volta in cui ti ho visto. Sai, Shakespeare una volta disse: “Mi sono innamorato di te non appena ti ho vista. E tu hai sorriso, perché lo sapevi.” Beh, tu hai sorriso quando ti ho fermato per le scale. Hai sorriso ogni istante in cui sei stata con me. Quindi spiegami, spiegami come puoi dire di non essere sicura di ciò che provi? Come fai anche solo a pensare che io possa farti soffrire? Niall mi ha convinto a provarci, mi ha convinto che se lui fosse stato nei miei panni avrebbe dato il tutto per tutto per le persone che ama, quindi devi provarci. Io non ti farò soffrire, te lo prometto.”
Tutti sono in silenzio. E tu sei ferma, qualche passo dietro di me.
Mi guardi e non parli.
Smettiamo di fare il gatto e il topo, smettiamo di rincorrerci.
Fermiamoci, e proviamo a prenderci per mano.
Ma tu sei ancora ferma.
Okay, se non ti avvicini tu, mi avvicino io.
Un passo, poi un altro.
Sono davanti a te, ti guardo negli occhi.
Porto una mano verso il tuo volto e lo sfioro debolmente. Tu abbandoni la testa sulla mia mano.
Marta.
Mi avvicino, fino a sfiorare le tue labbra.
E ti bacio.
Un bacio vero, perfetto.
Non ti allontani.
Ma nemmeno ti avvicini.
Resti semplicemente ferma.
Mi allontano.
Mi fai impazzire, Marta.
Mi fai davvero impazzire.
E ora aspetto, aspetto di vedere se riempirai il buco a forma di Marta che hai lasciato nel mio cuore.
Hai presente i cartoni? Come quando uno esce dalla porta o dal muro e lascia stampata nel legno o nei mattoni la propria figura.
Tu hai fatto così col mio cuore.
La giuria si schiarisce la voce.
“Forse, Marta, hai già vinto abbastanza. Ma, in ogni caso, la musica va premiata. Passate al secondo turno.”
Lei è ferma, gli altri esultano.
Lei è ferma, congelata in quell' istante.
Avanza verso di me, quasi correndo.
Non riesco a realizzarlo fino a che non sento le sue mani tra i miei capelli.
E le sue labbra sulle mie.
Ci stiamo baciando, finalmente.

"Going back to the corner,
where i first saw you
gonna camp in my sleeping bag,
I’m not gonna move
got some words on cardboard
got your picture in my head
saying: if you see this girl can you tell her were i am"




Beh, la canzone di questo capitolo è The man who can't be moved de "The Script".
Bon, non so che altro aggiungere, se non ringraziare particolarmente la fan numero 1 (?) del pairing.
Quindi grazie mille Ash of Her, o _Whatshername_ o Luna Ginny Jackson o con qualsiasi altro nome tu possa essere nota.
Passate da lei che è una figa.
#finespaziopubblicità

Pace e amore,

-J

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