Sound of Silence

di Tomma
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mona ***
Capitolo 2: *** Got to Give it Up ***
Capitolo 3: *** Take a sad song and make it better ***
Capitolo 4: *** Lost in the Supermarket ***
Capitolo 5: *** How? ***
Capitolo 6: *** Danger ***
Capitolo 7: *** Funtime ***
Capitolo 8: *** Oh, Fuck... ***
Capitolo 9: *** Shine On You Crazy Diamond ***
Capitolo 10: *** Crying in the rain ***



Capitolo 1
*** Mona ***


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SOUND OF SILENCE

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Mona



Hello darkness my old friend,
I've come to talk with you again

Simon & Garfunkel-Sound of Silence



Devo scrivere. Devo scrivere qualcosa.
Cazzo.
Che cosa devo scrivere?

Quella notte la passò così.
Davanti a una fottuta macchina da scrivere, illuminata a malapena da un abat-jour messo in un angolo della piccola stanza, e un caffè in mano.
Doveva scrivere un articolo per il giornale per cui lavorava.. Ma la sua testa era rimasta ferma da più o meno ventiquattro ore.
Ancora riusciva a sentire lo squillo del telefono, che alle cinque di quella mattina la svegliò.
Non sapeva dire se fosse stata la casualità o quel che chiamavano destino o fosse semplicemente la vita.
Ma in quel momento pensò soltanto
"Perchè a me?"
Pensò anche che fosse ingiusto come le persone se ne andavano per sempre. Di come venivano trascinate via. Per sempre.

-Pronto!?-
Ma dall'altra parte non si sentiva niente. Ripeté ancora una volta quel "pronto" ancora mezza addormentata.
Poi riuscì a sentire qualcosa... Sì, sentiva decisamente qualcosa. Qualcosa che non avrebbe dimenticato, insieme al rumore dello squillare del telefono.
Riuscì a distinguere la voce di sua madre... piangeva.
-M-mona!-
Sentiva i suoi singhiozzi, coperti da qualche rumore, come se la cornetta del telefono fosse coperta dalla mano.
Come se sua madre non volesse parlare, come se non volesse farsi sentire piangere.
Non c'è niente di più triste nel sentir piangere la donna che ha sempre cercato di darti forza.
-Mamma, cosa succede?-
E mentre lo chiedeva, aveva
quella sensazione. Quella sensazione di vuoto. Quella sensazione in cui non avverti più il peso delle braccia, ma le senti tremare.
-Mona... Edan... lui è...-

Era morto.
La morte si era trascinata via Edan. E lui l'aveva lasciata così. Un po' morta anche lei. E non pensava a nient'altro. Quella mattina si alzò e pianse...
Dio se pianse, pianse silenziosamente e poi si alzò, si infilò nelle ciabatte e uscì dal suo appartamento, senza nemmeno chiudere a chiave la porta.
Vagabondò in quella città con l'aria pesante, si sentiva così debole, che pensava che quel aria l'avrebbe schiacciata a terra.
Guardava le strade ma non vedeva dove andava.
Poi si schiantò contro qualcosa e il suo corpo decise che si doveva fermare.
Mentre ascoltava un lamento che nemmeno sentiva, constatò che aveva davanti agli occhi un corpo, un corpo maschile.
Decise di alzare gli occhi fino a incontrare quelli dell'uomo contro il quale si era schiantata.
Rimase un attimo persa in quegli occhi, così profondi, sembravano aver visto tutto.
-Hey, che hai?-
Aveva una voce infastidita.
E a lei le luccicarono gli occhi e voleva piangere ancora. Poi, così come una bambina che dice a uno sconosciuto di aver perso i genitori al supermercato, gli disse:
-Edan è morto-
Sentì ancora quella voce chiederle chi cazzo era Edan. Una lacrima le rigò una guancia, non sopportava quella voce così dura.
Così gli rispose.
-Mio fratello-

E poi passò la mattina con quel tipo. Forse si rammaricò per averle parlato così duramente. Forse si sentiva colpevole per averla fatta piangere.
O forse non aveva niente di meglio da fare.. Parlarono.. o almeno parlò lui, mentre lei pronunciava qualche parola, piano, perchè all'improvviso le sembrava che la sua voce fosse troppo alta. Forse una parte del suo cervello le stava dicendo di andare via, che non era sicuro farsi portare in giro da uno sconosciuto in una città come Los Angeles.
Per di più Mona riuscì a sentire il forte odore di sudore che emanava quel ragazzo.
Notò anche che al polso aveva una fila di braccialetti troppo da rocker e indossava una maglia nera smanicata, con su scritto "Thin Lizzy".
I suoi capelli lunghi non erano affatto un incoraggiamento a restare in sua compagnia... Ma al diavaolo. Non aveva nessuna voglia di andarsene.
Non voleva fare altro che stare seduta al bar, a guardare gli occhi del ragazzo che aveva incontrato. La consolavano, ci vedeva dentro il dispiacere.
Quello che c'era nei suoi occhi andava sicuramente ben oltre a quel che le stava dicendo. Erano più dolci, erano l'opposto della voce seccata che le ronzava in testa.
Per un momento sentì qualcosa di caldo sulle sue mani, che giacevano sulle ginocchia, così abbassò lo sguardo. Vide le mani del ragazzo intrecciarsi alle sue. Erano così calde e grandi.
E dopo i suoi occhi sparirono e lei rimase al bar da sola.
Quando si ritrovò a casa, non ricordava nemmeno di essersi incamminata, di aver lasciato lo sgabello del bar.
Si sedette davanti alla macchina da scrivere e ogni volta volta che guardava l'orologio, le sue lancette erano sempre troppo diverse da come le aveva viste la volta prima. Sapeva che doveva scrivere qualcosa... ma non ricordava.
Non voleva e non riusciva a pensare al lavoro.

Cazzo... devo scrivere.
Così scrisse.


22nd September, 1986

Caro Edan,
Hey, fratellone.
Ti ricordi, quando eravamo piccoli? Giocavamo insieme... tu eri più grande di me di quattro anni e non sembravi divertito a giocare con una mocciosa.
Ma mi proteggevi sempre. Da tutto. Grazie. Mi insegnavi a salire sugli alberi. Grazie. A costruire case col lego. Grazie.
Io invece certe volte cercavo di convincerti di giocare con me alle Barbie e tu dicevi:
"Gioco mezz'ora con te e tu devi promettermi che poi giocherai a cinque giochi che decido io!" Allora giocavi con me, annoiato, per soli cinque minuti e poi volevi deciderlo tu il gioco.
E io non volevo. Così ogni volta ogni volta litigavamo. Scusa. Ma che cazzo sto facendo? Sto scrivendo una lettera a un morto.


Hey, fratellone.. Riposa in pace.
Ti voglio bene,

La tua sorellina.


Pianse, mentre scriveva quella lettera che non avrebbe mai spedito.
Pianse quando si sdraiò sul letto. E passò la notte a piangere..
Poi arrivò l'alba e con essa finirono le sue lacrime, si addormentò e dormì, dormì così tanto.. Quando si svegliò sembrava aver ripreso i sensi dopo un coma.
Si rammentò di quello che era successo. Si sentì vuota. Si ricordò di quegli occhi azzurri così scuri e profondi.
Pensò a quel che le aveva detto quel ragazzo che aveva incontrato il giorno prima.
-Chiamami, se hai bisogno-
Non si ricordava il nome... Anzi forse non gliela aveva proprio detto.
Aveva come la sensazione che quel ragazzo avrebbe potuto aiutarla, comprenderla. Ed era l'unica persona che voleva vedere in quel momento.
Così lo fece. Lo chiamò.





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Capitolo 2
*** Got to Give it Up ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 2 Got To Give It Up


Tell my mama and tell my pa
That their fine young son didn't get far
He made it to the end of a bottle
Sitting in a Sleazy bar

Thin Lizzy-Got to give it up



Axl era appena uscito dalla Hell House. Non gli piaceva molto quel posto. Ogni volta che ci andava non finiva mai bene.
In quella "casa" regnava il caos più assurdo. A lui non piaceva il caos... Lui voleva tranquillità, ne aveva tremendamente bisogno.
Ma ogni volta dopo un concerto, Slash, il chitarrista del suo gruppo, un simpaticone con i capelli lunghi ricci e neri, che gli ricoprivano tutto il viso, lo convinceva a venire a un festino. Così la maggior parte delle volte finiva alla Hell House. Quel posto pullulava di tossici e prostitute e sembrava che l'alcool e
la roba non finissero mai.
Come al solito dopo una notte lì si era svegliato col mal di testa fortissimo e un cattivo sapore in bocca...
Probabilmente puzzava di sudore; in effetti non si faceva una doccia da quattro giorni.
Riusciva a malapena a tenere gli occhi aperti alla luce del sole e non aveva nessuna voglia di camminare... voleva solo trovare un posto comodo dove tornare a dormire.

Doveva smettere. Non gli piaceva bere così tanto. Per lui farsi una canna ogni tanto andava più che bene. Gli dava la tranquillità che lui voleva. Invece.. tutti quei festini, la tentazione per l'alcool. La gente veniva da lui con una bottiglia di Vodka o Jack Daniel's e gliela dava. E lui? Lui beveva, ma non lo sapeva nemmeno lui perchè. Perlomeno era più cauto quando era l'eroina che gli offrivano. Cercava di tirarsi indietro. Era già caduto in tentazione. Una volta, due... e non voleva più farlo. No, vedeva Slash prenderla... era terribile. Anche il suo amico Izzy...e Steven... Li vedeva uccidersi con quella merda. Li aveva visti, i suoi amici andare in overdose. Cazzo, non era affatto bello da vedere. Non era affatto divertente stringere un tuo amico tra le braccia e pensare che sta morendo, che non lo avrebbe più rivisto. Axl non sopportava di vederli così e si arrabbiava, si arrabbiava con loro. Li minacciava, a volte, trovava storie su come il gruppo sarebbe andato perso per colpa della droga. Aveva anche provato a parlarli serenamente e con calma. Ma le sue parole erano inutili. Non si può discutere coi tossici. Quindi loro hanno smesso di farsi davanti a lui, non ne parlavano mai e quando arrivava...
-Ehi ragazzi, se lo chiede Axl, noi non ci siamo fatti, ok?-

Si diresse verso il magazzino dove viveva con Slash. Il magazzino non era per niente un posto dove abitare e che per lo più usava il suo gruppo per fare le prove.
Ma Axl era un tipo troppo pigro per trovarsi un lavoro. Non gli piaceva l'idea di faticare per guadagnare qualche soldo e mantenere un appartamento.
Così si accontentava di vivere lì.

Quella mattina era anche parecchio pensieroso. La sera prima, prima di svenire per troppo alcool, aveva parlato con Del James.
Del James era un motociclista tutto tatuaggi, ma anche uno scrittore. Scriveva poesie e racconti ed era uno dei suoi amici più vicini.
Gli piaceva parlare molto con lui, parlavano spesso della vita, ma quella sera avevano parlato di morte. Avevano parlato di come le persone se ne vanno per sempre. Quel discorso gli era ancora rimasto in testa, fino a che constatò di essere sul pianeta terra, che stava camminando su una strada piena di gente che lo stava guardando male e che stava per schiantarsi contro una vecchietta. Cerco di spostarsi.
"Solo perchè oggi mi sento gentile e non ho voglia di schiantarmi contro di te, vecchia" si disse. E ce la fece ad evitare l'anziana, ma andò addosso a qualcun' altro.

-Ehi, Cazzo, Stai un po' attenta a dove metti i piedi-  Disse a una sconosciuta, anche se in verità era colpa sua.
Quando le vide luccicare gli occhi, gonfi per il pianto, pensò che forse era stato un po' duro con lei.
Lei se ne stava impalata lì, a fissarlo, con lo sguardo perso, di una persona che non sa esattamente cosa fosse successo.
Ma che cazzo... pensò
-Hey, che hai?-
Le chiese, con quel suo tono aspro.
E lei con una semplicità innaturale gli disse solo una frase, che sembrava essersi ripetuta per tutto il giorno.
-Edan è morto-
La mattinata non gli andava affatto bene, non voleva trattare male quella ragazza, ma.. che cazzo...
Aveva mal di testa, era stanchissimo, si era appena scontrato contro una che aveva un aspetto spaventoso e che con una vocina del cazzo gli aveva detto che 'sto Edan era morto.... "E io che cazzo ci posso fare?"
pensò, ma gli venne istintivo chiederle chi fosse Edan.

Non ne aveva per niente voglia, ma quando la ragazza si era messa a piangere, si era sentito così in colpa che si era sentito in dovere di offrirle qualcosa, con quei pochi spiccioli che aveva, e poi era interessante, come il caso lo avesse portato a una persona che aveva da poco perso qualcuno, proprio quando la sera prima parlava di morte col suo amico. Portò la ragazza in un bar e lei lo seguì, sembrava non accorgersi che era in compagnia di un rocker poco affidabile. Cercò di dirle qualcosa... ma non aveva idea di come consolarla.

-Allora...Quando è successo?-
-Stamattina-
-E perchè non sei dalla tua famiglia?-
-Non posso-
-Senti, mi dispiace...-

Voleva dirle qualcos'altro. Ma poi chi era lui per dirle qualcosa? Lui era solo uno sconosciuto che le era andato addosso perchè troppo pensieroso. Le aveva anche dato la colpa. E poi lei era rimasta lì, a fissarlo con gli occhi lucidi.
Pensò che alla fine non era poi tanto male, come ragazza. Insomma, notò che di certo non si era messa in tiro per uscire. Aveva delle ciabatte ai piedi e i capelli scompigliati, che non si era curata di pettinare, le ricadevano sulle spalle, leggermente incurvate in avanti, poiché teneva le braccia sulle cosce. Axl non era sicuro che la ragazza sapesse di avere delle braccia in quel momento. Era come una moribonda. Il suo corpo era morto, solo quella tristezza negli occhi verdi faceva capire che era ancora viva.
Le chiese se voleva qualcosa.

No.”
Allora prese una birra per lui e se ne stette lì, a pensare al discorso con Del James.
Non voleva essere invadente, quindi non chiese più niente alla ragazza, ma ogni tanto cercò di dire qualcosa. Dopo un po', però, non trovo niente da dire così quando guardò l'orologio si accorse di essere in ritardo a un appuntamento che i Guns'n'Roses e il loro A&R Tom Zutaut avevano fissato con un manager interessato al gruppo. Si fece dare un foglietto e una penna da Bob, il barman alto due metri, largo altrettanto e calvo, che aveva abbastanza pazienza da non cacciare mai i Guns dal suo bar, nemmeno quando Slash iniziava a rompersi le bottiglie di birra sulla testa.
Scrisse il suo numero e lo mise nelle mani della ragazza.
-Chiamami, se hai bisogno-
Non lo sapeva nemmeno lui come gli fosse saltato in testa di farlo.
Uscì dal bar, lasciandola sola.

Quando arrivò al magazzino i suoi compagni erano già tutti lì, ovviamente.
-Alla buon ora, Axl!-
Disse Slash un pochino infastidito da quel ritardo. Dovevano essere al ristorante da mezz'ora.
-La prossima volta non ti aspettiamo, cazzo!- Aggiunse Duff, il bassista. Il Biondo ossigenato alto 1,80 m. The Beer-Man.
-Scusate, ho avuto un imprevisto-
-Axl, tu hai sempre degli imprevisti!-
-Gli uomini si devono far aspettare! Non lo sapevi Slash?-
-Ah sì? Dai uomo, facci scappare un altro manager!-
-Ehi! Un attiamo! Ma sono le donne quelle che si fanno aspettare!- constatò Duff... un po' confuso su quel che diceva.
-Slash sei tu che li fai scappare!-
-Io? E sentiamo Mr. Rose, cosa c'è di sbagliato in me?-
-Ma ti sei visto? Fai paura!-
-Ehi, dai.. smettetela! Ora ci siamo tutti, andiamo!-

Era sempre Izzy a calmarli. Izzy era il più tranquillo del gruppo, suonava la chitarra ritmica nel loro gruppo ed era un amico di Axl da molto tempo, quindi sapeva come prenderlo. Steven invece li guardava sempre litigare col sorriso stampato sul volto. Quel suo sorriso spariva soltanto quando era troppo fatto di eroina.
Le discussioni tra Slash e Axl lo divertivano parecchio. Sapeva che i suoi compagni si volevano bene e che non avrebbero lasciato far andare tutto a puttane per un ritardo di Axl. Lui, ormai si era abituato.
-Forza andiamoo!!!-
Ripeté Steven con energia. Dio quanta energia aveva. Sembrava uno di quei bambini che non riuscivano a stare fermi.
Raggiunto il ristorante, vedendo che Tom e un altro uomo erano seduti a un tavolo apparecchiato per sette , tirarono un sospiro di sollievo.
Il loro A&R li guardava con disappunto. Sapeva che erano in gamba, quei ragazzi, per questo li aveva fatti firmare con la Geffen, ma dovevano impegnarsi altrimenti sarebbero rimasti fermi dove erano. Tom si faceva in quattro per trovare la persona giusta, aveva perso il conto di quanti manager aveva fatto conoscere a quei ragazzi.
Ma non andava mai bene. I ragazzi si divertivano, perchè a quelli interessati a loro davano false speranze, facevano finta di essere altrettanto interessati e ne approfittavano per scroccare pranzi, cene, sigarette, alcool e tutto quello che li poteva capitare. Quella volta non andò bene affatto. Il manager era già abbastanza innervosito per quel ritardo e la situazione peggiorò quando disse che la loro musica era solo rumore.
-No, non sono interessato. E sappiate che farsi aspettare per un ora non è affatto gradito, specie quando non vale la pena di aspettare-
Queste furono le sue ultime parole, poi Steven gli lanciò dei pezzettini di pomodoro in faccia.

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Un'altro capitolo in onore del grande concerto di Slash a Milano. 
Sono Distrutta :) E'stato fantastico!

Un grande grazie a iLARose.
Questa è una fan fic, sì :) E spero tanto di non deluderti. Se non per temi scolastici non scrivo da davvero tanto tempo, quindi sono un po' fuori allenamento XD

E Grazie anche quelli che seguono.

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Capitolo 3
*** Take a sad song and make it better ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 3

Take a sad song and make it better


Hey, jude, don't make it bad
Take a sad song and make it better
Remember to let her into your heart
Then you can start to make it better.

The Beatles-Hey Jude


-Pronto?-
Si sentì subito un'idiota. Ripensando a quel ragazzo, dopo essersi svegliata il giorno dopo, le era venuta una terribile voglia di vederlo e di chiederli il suo nome. Non ci pensò due volte a prendere il telefono e comporre il numero che le aveva scritto su quel foglietto.
Così quando rispose, Mona non aveva idea di quello che doveva dire.
Si chiese perchè lo aveva chiamato e non trovò una risposta, mise giù e abbandonò il suo cellulare sul letto.

-Hey Axl, chi era?- chiese uno Steven parecchio incuriosito.
-Qualcuno che si diverte e rompere agli altri. Qualcuno mi dice perchè una persona deve chiamare se poi non parla?-
-Forse era una stalker!- esclamò Slash.
Axl non ci pensò su tanto e subito se ne dimenticò.
-Dai iniziamo con le prove!-
Erano tutti pronti, Slash e Izzy avevano già le dita pronte sul primo accordo, Duff era pronto a seguire la batteria con il basso, Axl si era sistemato al centro e leggeva mentalmente la prima strofa di Nightrain e Steven stava per battere il terzo colpo sul piatto, ma per la seconda volta quella mattina furono interrotti dallo squillo del cellulare di Axl.

-Pronto!?-
Questa volta sentì la sua voce come l'aveva sentita il giorno prima: parecchio infastidita.
Suppose che forse era colpa sua, che l'aveva chiamato pochi secondi prima senza parlare, ma la voglia e curiosità di richiamarlo era così grande che appena dopo aver lasciato il cellulare sul letto, lo riprese e ricompose il numero.
Sentire la sua voce così infastidita, però, la fece riflettere.
Lui è uno sconosciuto, io non dovrei chiamarlo.
E mentre lo pensava disse:
-Hey, ciao... ehm... sono...-

Axl riconobbe subito quella vocina flebile e piena di sofferenza. Era sorpreso, non credeva che l'avrebbe chiamato, lui se n'era già scordato.
-Ciao! Sei la ragazza di ieri!-
-Sì, be', senti... Io non saprei dirti perchè, ma stamattina ho visto quel foglietto che mi hai lasciato e ho pensato... che...-
-Senti, ti va se ci vediamo questo pomeriggio verso le cinque nello stesso bar di ieri?-
Axl aveva capito che la ragazza non aveva idea di cosa dirgli e quando sentì l'ennesimo sbuffo di Slash, il quale veniva interrotto proprio quando toccava a lui, decise di intervenire.
-Sì, ok, certo.. allora ci vediamo!-
-Bene, ciao-
-Hey aspetta un attimo!-
-Che c'è?-
-Ecco, ehm.. com'è che si chiama quel bar?-
Il giorno prima non ci aveva nemmeno fatto caso in che bar era. E Axl al posto di prenderla per una che aveva un deficit mentale, la comprese, perchè aveva capito fin da subito che quella ragazza non sapeva ben dov'era e cosa stava succedendo.
-Cathouse, si chiama Cathouse... Lo sai dov'è?-
-Ah.. sì.. il Cathouse, ok, ci vediamo!-

Stupida. Stupida. Stupida. Cos'ho fatto? Chissà cosa penserà adesso. Che sono una piagnucolona che non ha nessun altro a cui rivolgersi se non a uno sconosciuto che aveva incontrato per strada!
Mona avrebbe dovuto chiamare altre persone in verità. La sua migliore amica, Heather, per esempio. Era lei la prima che chiamava quando era nei guai. La conosceva da tredici anni... Si erano trasferite a Los Angeles insieme. Anzi, avevano fatto molto di più! Avevano fatti un lungo viaggio nel nuovo continente, avevano preso un aereo per New York, dove avevano comprato un furgoncino usato e lo avevano decorato. Poi partirono per Los Angeles, fermandosi nelle città e nei posti che più le interessavano. Non avrebbero mai pensato che quel rottame avrebbe resistito per un viaggi così lungo, ed in effetti avevano avuto dei problemi, ma niente di chè.. Il loro piccolo catorcio, a cui si sono davvero affezionate molto, si era dimostrato all'altezza e hanno regalato a loro 2 anni splendidi di viaggio.
Quando arrivarono nella città degli Angeli vissero per un po' lì, proprio in quel furgoncino, finché non trovarono lavoro entrambe. Loro non volevano restare lì per sempre. La loro era una vacanza... molto lunga. I loro lavori erano provvisori e volevano solo divertirsi, erano giovani, ventun anni e ancora non volevano prendere seriamente la vita.
Poi avrebbe dovuto richiamare sua madre, ancora, chiederle come stava, chiederle... ma non ci poteva nemmeno, la parola funerale per Mona era un pugno nello stomaco. E poi anche il suo papà che nonostante il divorzio aveva cercato in tutti i modi di mantenere la famiglia unita e ora chissà come si sentiva, con una figlia lontana miglia e miglia, un figlio morto e senza una moglie.
Avrebbe anche dovuto chiamare a lavoro, in verità, avrebbe dovuto ancora scrivere qualcosa, ma non ce la faceva. Non voleva sentire la voce di sua madre mentre racconta di come un ladro aveva sparato a suo fratello durante una rapina o la voce stravolta di suo padre o il suo capo. 

Oh cazzo... pensò Axl. Non ce la faceva a pensare che l'avrebbe rivista. Non ne aveva nemmeno tanta voglia. Non sapeva che cosa dirle. Di cosa avrebbe potuto parlare? Non sapeva se doveva andare lì, abbracciarla, farle le condoglianze... Il giorno prima si era sentito terribilmente in imbarazzo, anche se aveva fatto finta di niente, aveva finto di essere a suo agio.
-Uh-huuu!!! Axl ha un appuntamento!- Disse Steven esaltato per l'amico.
-Hey bro, Ma non stavi con Erin?- chiese Izzy, che era sempre stupito di come Axl gestiva la sua vita sentimentale.
-Non è un appuntamento... cioè lo è, ma non nel senso che state pensando voi... è complicato... Eh no Iz.. Io ed Erin siamo in una specia di pausa... ma insomma lo sai quando una coppia prende una pausa, significa che si sono lasciati.. più o meno-
-Mah.. se lo dici tu, amico- Ecco, era questo che stupiva Izzy.
-Dai Axl. Dicci chi è? E' una supermodel.. magari un'amica di Erin, eh? Oh-oh ce l'ho! Una porno star!- Slash era eccitato quanto Steven. Axl aveva buon gusto per le ragazze e quando ne trovava una, solitamente c'erano un sacco di loro amiche fighe.... Quando Erin veniva nel Magazzino ad assistere alle prove, per esempio, si portava sempre qualche amica-modella single. Oppure quando Axl aveva conosciuto Adrianna... Cazzo.. allora si poteva anche fare una bella scopata a tre. Ecco cosa rendeva felici Slash e Steven.
-Niente di tutto questo Slash- disse il rosso, sorridendo per l'entusiasmo dei ragazzi -Davvero, è una storia abbastanza strana e non intendo frequentare questa ragazza. Ora iniziamo dai...-
Slash non era molto convinto... In qualche modo sarebbe riuscito a scoprire di cosa si trattava.

-Hey, baby, che succede?-
-Preferirei non parlarne al telefono, Heather..-
-Allora ci vediamo stasera , ceniamo insieme?E' da un po' che non ci sentiamo!-
-Senti, non mi va molto di uscire, vieni a casa mia..-
-Ok.. Hasta luego Chica!-
Sarebbe stato difficile dirglielo. Anche Heather conosceva Edan e andavano anche parecchio d'accordo. Si sedette sul letto, appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si mise le mani sul volto. Se ne stette seduta così, mentre la sua mente viaggiava nei ricordi. Il sorriso del suo fratellone. Sorrideva sempre e a tutti, un sorriso sincero, faceva venire il sole nelle giornate nuvolose, che non erano certo poche a Brown Edge, Inghilterra.
Era così immersa nei suoi pensieri che quando le squillò il telefono si spaventò il suo cuore perse un battito.
-Pronto- farfugliò. Era stanca di parlare attraverso un telefono!
-Signorina Richardson?-
Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo.

-Sì signor Portman.-
-Signorina Richardson. Lei è al corrente che il tempo datale per quell'articolo sull'inquinamento urbano è scaduto, vero?-
Si stava trattenendo, fra un po' sarebbe arrivata la sfuriata. Mona ormai conosceva il suo capo, lo conosceva abbastanza da dire che trattava le persone come se fossero merda.
-Sì... ma signore, ho avuto un proble...-
-Guardi che i suoi problemi non mi riguardano. Lei aveva un compito da svolgere e non l'ha fatto. Si crede superiore? Crede di poter fare quel che le piace e nel momento che le piace? Lei è come tutti gli altri, e quindi me ne frego dei suoi problemi, lei non ha scuse, quell'articolo era troppo IMPORTANTE! Si rende conto di quel che ha fatto?-
-Si signore, ma vede, è davvero grave e vorrei approfittarne per chiederle qualche giorno libero.. vede mio fratello..- non osava nemmeno dirlo. No, non poteva. Mio fratello è morto.
Non ce ne fu comunque bisogno perchè il capo la interruppe.
-NON ME NE FREGA UN CAZZO DI SUO FRATELLO! CAPITO? NON LE DARO' MAI DEI GIORNI LIBERI. LEI E' SOLO UNA STUPIDA RAGAZZINA CHE CREDE DI AVERE LA GENTE AI SUOI PIEDI!- Eccola. Mona si tolse la cornetta dall'orecchio e aspettò un momento. In quel momento voleva solo lanciarla contro il muro.
-...QUINDI E' INUTILE, E' INUTILE... ANZI GUARDI, FORSE SI DOVREBBE PRENDERE UNA VACANZA, PERCHè NON SE NE VA UN PO' AI CARAIBI? EH? TUTTI VOGLIONO UNA VACAZNZA! E SA CHE LE DICO PICCOLA PRINCIPESSA SUL PISELLO? NON SI DISTURBI A SCRIVERE PER IL MIO GIORNALE!-
Non ci poteva credere. La stava licenziando.
-Cosa? No, no no no, lei non può licenziarmi... io ho bisogno di questo lavoro...-
-Ah sì? Allora mi fa ancora più piacere. Sei licenziata, licenziata, LICENZIATAAAAAAAAAAA!!!!!!!-
-Vaffanculo stronzo, Figlio di puttana!-
-LICENZIAAAAAAAATAAAAAAAAAA!!!-
Fantastico.
Quando si alzò si accorse che per terra c'era una lettera.
La prese e la guardò, come se fosse la cosa più strana del mondo. I francobolli che erano attaccati sopra erano così tanti...

Ciao tesoro,
Spero che tu ti ricordi ancora del tuo papà.
Sono con la mamma. Quello che è successo è terribile.Quel incidente non avrebbe mai dovuto portarselo via. Edan sarà sicuramente in un posto migliore. Spero che questa lettera ti arrivi al più presto e che tu non sia sola in questo momento.
Tesoro, non abbatterti, ok? Vedrai che presto andrà meglio. Io volevo anche dirti:
Hey, Mona, don't make it bad. Take a sad song and make it better.
Anche se tua madre non è d'accordo. Ti saluta, spera che tu stia bene.
Mona, dovresti tornare qui. Lo sai... Sono tre anni che sei via e non ti fai sentire tanto.

Ti voglio bene Mona,
Il tuo papà.


-Hey Steve!- sussurrò Slash all'amico -Andiamo?-
Steve lo guardò un po' dispiaciuto
-Mi spiace amico, mi piacerebbe cazzo, ma non posso!-
-Come no! Ehi, bro, dai...-
-Ho promesso ad Adrianna che ci saremmo visti. Lo sai poi ne fa una tragedia, come l'ultima volta, cazzo, me la ricordo, si era trasformata in una bestia! Chiedi a Izzy!
-Izzy non viene, cazzo, lo sai com'è!-
-Ma tu non dirglielo!-

-Hey Iz..! Vieni con me a fare un giro?-
-Mmm, non so amico... Ho altro da fare...-
-Eddai Izzy, andiamo- disse Slash e intanto prese l'amico per un braccio e lo trascinò fuori.
-Cazzo Slash! Ho detto che...-
-Hey Izzy guarda! Che bel sole! C'è il tempo perfetto per una passeggiata!-

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E' un po' un capitolo di transizione, non mi soddisfa molto...
Grazie per il tuo sostegno iLArose :)  Dov'eri piazzata al conerto? Io ero alla destra del palco, più o meno davanti... Dopo il pogo iniziale sono finita in quarta fila... però lì era difficile starci...



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Capitolo 4
*** Lost in the Supermarket ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 4
Lost in the Supermarket


I'm all lost in the supermarket

I can no longer shop happily
I came in here for thet special offer
A guaranteed personality
Lost in the supermarket-The Clash


-Cazzo Slash, me lo vuoi dire che diavolo hai intenzione di fare?-
-Shhh.. Parla piano! E non ti preoccupare!-
Izzy sbuffò. Un idea di cosa stessero facendo lì ce l'aveva e non gli piaceva, chissà per quale motivo poi rimase lì. E il comportamento di Slash era sospetto. Se lo sentiva che era una cosa che non doveva, ma soprattutto non voleva fare. Così insistette e, dando una gomitata all'amico, seduto di fianco a lui, gli chiese, per la millesima volta, che cosa volesse fare.
-AHIA Izzy! Smettila! Mi hai fatto male!- Rispose Slash, spingendo Izzy con la spalla infastidito. Ormai stava aspettando da mezz'ora e si era già bevuto tre bicchieri di Jack Daniel's.

Ora che era arrivato il momento, ci pensò su e non aveva per niente voglia.
Axl fece il possibile per non arrivare alla meta, allungò la strada di parecchio e si fermò a osservare ogni cosa gli capitasse. Gli piaceva guardare. Gli piaceva andare in un parco giochi, sedersi su una panchina e guardare una donna che faceva dondolare suo figlio sull'altalena, oppure una coppietta di adolescenti intenti a mangiare un gelato e darsi qualche bacio. Era come guardare la televisione, che lui non aveva. Anzi, probabilmente era anche meglio... vedeva così reali. Vedeva le cose così com'erano, non quelle lunghe storie romantiche in cui succedeva sempre qualcosa che ostacolava l'amore o le persone che si facevano tante seghe mentali per poi agire in modo così falso che le loro gesta sarebbero rimase per sempre ricordate. La vita non era così e a lui piaceva la realtà e ancor di più la normalità. Un po' era geloso di tutti quei gesti quotidiani che lui non compieva. Non aveva una vita e se ne rendeva conto. Sì, si rendeva conto di essersi perso e di vagabondare in girò nel nulla. Ancora si chiedeva se avesse scelto la strada giusta, quando giunse al bivio. Aveva diciassette anni e lasciò casa e scuola per intraprendere la vita del rocker ventiquattro ore su ventiquattro. Ai tempi era abbastanza sicuro. Era sempre stato un po' ribelle. Da quando si rifiutava di mangiare la pappina che gli offriva la madre e indossava ancora il pannolino fino a quando, ancora quindicenne, si cacciava nei guai con la polizia di Lafayette, per qualche sostanza illegale o per essersi aggirato per le strada del paese non esattamente sobrio. E poi gli piaceva la vita dura e selvaggia, o almeno è questo che pensava quando scelse di andare a Los Angeles.
Invece, arrivato a ventiquattro anni, capì che c'era qualcosa che non andava.
Era lo stesso ribelle di sempre, ma si voleva ribellare a se stesso: non era giusto quello che stava facendo, lo sapeva. Era caduto nella trappola, quella in cui tutti i musicisti rock cadono, era caduto negli eccessi e i vizi che quella scelta gli aveva offerto e si stava perfino dimenticando di cosa fosse il Rock'n'roll. Perchè in fondo sapeva che non era solo sesso, droga e rock'n'roll come forse era in origine. Ormai era qualcosa di più, era un credo e la gente ci credeva davvero. Anche lui ci credeva prima di iniziare a svenire per troppo alcool. Quello, be', quello era fallire. Lui stava fallendo e non sapeva più come rimettere le cose al loro posto.

Mona passò tutto il pomeriggio seduta, con la lettera in mano.
Le cose stavano peggiorando. I pensieri stavano iniziando a farsi prepotenti nel suo cervello, ma lei non voleva pensare. Pensare la faceva soffrire.
Lei voleva solo star bene. E' tutto apposto: a questo voleva pensare. Ma quel pensiero le sembrava così lontano. Lontano come la memoria del sorriso di suo fratello.
Quando si ricordò che doveva incontrare quel tipo era già parecchio in ritardo.
Pensò che forse era meglio così... Che forse aveva aspettato, si era stufato ed era andato via. Si sentì improvvisamente stanca, sentiva le gambe pesanti e non aveva più voglia di camminare, di vedere qualcuno o di parlare.
Ma si incamminò verso il cathouse: non aveva senso telefonare per vedersi con qualcuno e poi dargli buca.

Mentre Axl si accostava davanti all'ingresso del bar alle cinque e tre quarti e s'accorse dell'avvicinarsi della persona che doveva incontrare quarantacinque minuti fa, si stupì. Camminava lentamente, come se non ci fosse stato un orario in cui incontrarsi, come se non avesse voglia e fosse esausta. Il capelli biondi si scompigliavano al vento e i suoi occhi, luminosi al sole e contornati da vistose occhiaia lo fissavano, senza entusiasmo.
-Sei in ritardo.- Le disse.
-A quanto pare non sono l'unica-
Axl entrò nel bar e si sedette davanti al bancone e la ragazza lo seguì.
Le sembrava che non era affatto sicuro stare in compagnia di quel tipo, specie quando il ragazzo ordinò un bicchiere di Assenzio.
-Non è un po' troppo presto per bere?-
-Non lo è per me...
Era la seconda volta, la prima era stata al telefono, che Mona sentì quella voce così com'era. Era bassa, estremamente calma. Nella frase che pronunciò poi lei sentì anche un po' di malinconia. La ragazza si concentrò sui suoi occhi, che però non ricambiavano il suo sguardo. C'era qualcosa in quell'azzurro che fissava il vuoto. Qualcosa che le diceva che era innocente, che si poteva fidare e molto di più. Passò qualche minuto di silenzio in cui nessuno osava dire niente: lui mandava giù generosi sorsi del suo assenzio e non la guardava, pareva perfino che si fosse dimenticato della ragazza. Mona decise che toccava a lei rompere quel silenzio.
-Comunque io mi chiamo Mona...-
A lui si accesero gli occhi e finalmente la guardò.
-C'è anche una canzone, sai? Dei Rolling Stones!-
-Sì...Mia madre era una fanatica dei Rolling Stones e non sempre era un bene.-
-Io sono Axl! Vuoi qualcosa da bere? Magari una birra...-
A Mona non andava, ma decise che forse era meglio.
-Sì... Una birra piccola, grazie.-
-Io adoro i Rolling Stones. Perchè non sempre era un bene?-
-Be'... perchè a mio padre piacevano i Beatles e mia madre non lo sopportava- sorrise al pensiero delle piccole discussioni a causa di due gruppi musicali – Forse è per questo che hanno divorziato- concluse.
Axl guardò il sorriso di Mona. Lui che era una grande osservatore, capì quanto fosse bello il sorriso di una persona che ama i suoi ricordi, quanto ancora tenero potesse essere il sorriso di una persona che aveva perso qualcuno da poco. C'era qualcosa in quella ragazza che lo incantava. Avrebbe voluto stare tutto il giorno a guardarla, guardare i suoi occhi verdi e così lontani, a guardare come con una mano si tirava indietro i capelli, di come prendeva il boccale di birra e se lo metteva alle labbra per bere. Avrebbe voluto rivedere un altro suo sorriso.
-E tu? Che mi dici dei tuoi genitori? Sono stati loro a farti piacere i Rolling Stones?-
Mona vide che Axl abbassò la testa. I suoi occhi si fissarono sul pavimento e diventarono gelidi per un momento, poi quando il suo sguardo ritorno su di lei i suoi occhi ridiventarono come prima, qualcosa di sicuro.
-Decisamente no!- le disse con il tono amaro -Mio padre, quello vero, se ne andato di casa quando avevo due anni. Mia madre dopo che sono nato, ha sempre cercato di tirare avanti e pensava solo a come guadagnarsi da vivere, la musica di certo sarà stato uno dei suoi ultimi pensieri. Quanto al mio patrigno, be' lui era uno un po' fissato con la religione, e non andavamo molto d'accordo... Ma non penso che fosse mai stato interessato ai Rolling Stones–

-Izzy, dobbiamo andare più vicino, io non sento!-
-Non rompere! Eddai, non spingere cazzo! Ma vuoi farti scoprire?-
-Dobbiamo a-andare lì!ok?-
-Ok, ok, ma smettila di dare spintoni! Oh! Ma ce la fai a camminare?-


Parlarono ancora un po'... Del nome di Axl, della sua band, che anche lui non era di Los Angeles. Poi toccò a Mona parlare. Anche se non aveva nessuna voglia di parlare della sua vita, lo fece, non sapeva il perchè, ma gli occhi del ragazzo, quasi sempre intenti a guardare lei erano un incoraggiamento. Gli raccontò del suo viaggio nel furgoncino, della sua amica Heather, poi parlò di suo fratello, della telefonata di sua madre che ricevette, di come la richiamò per la seconda volta in lacrime per raccontarle cosa era successo...
-E cosa è successo?-
Mona appoggiò i gomiti sul bancone e si mise le mani sul volto. Axl, invece, nel vedere quel gesto di stanchezza e disperazione pensò che forse aveva azzardato troppo, che avrebbe dovuto lasciarla parlare e basta. Non si aspettava di ricevere una risposta.
-Stava facendo spesa in uno di quei piccoli negozietti di alimentari.. c'è stata una rapina. Non so bene cosa sia successo, sta di fatto che gli ha sparato.-
Teneva ancora le mani sul viso, e la voce le tremava un po'. -Sai forse era destino che succedesse...-
-No... viviamo in un mondo dove è la casualità a dominare. Se non ci fosse stato tuo fratello, qualcun altro sarebbe morto. Lui si trovava solo nel posto sbagliato al momento sbagliato. - L' abbigliamento in pelle e l'aspetto da rocker si contraddicevano alla profondità di Axl. Mona l'aveva già capito, dai suoi occhi.
-Tu non credi che destino e casualità siano la stessa cosa? In ogni caso non sei tu a decidere.-
-Non credo al destino. Credo alle scelte che facciamo. Credo che sono le nostre scelte a determinare come sarà la nostra vita. Noi scegliamo che vita fare. E credo nella casualità, che è come un imprevisto che cerca di sconvolgere le tue decisioni.-
Le interessava quel ragazzo. Voleva conoscerlo. Voleva parlare con lui all'infinito.
-E tu che vita hai scelto di fare?-


-Oh cazzo, mi ha guardato... forse ci ha visti, Iz..-
-Eh ci credo anche io! Non sei mica invisibile Slash!-


Axl ci pensò su un'attimo, poi quasi in un sussurro disse:
-Penso una vita in cui non sono più sicuro di niente. Sai? Credo di essermi perso.-
Axl si era avvicinato un po' più a lei durante quel discorso. E continuava a guardarla, non ci poteva nemmeno pensare di toglierle gli occhi di dosso. Si sentiva attratto da lei. Gli piaceva avere il suo sguardo su di sé, mentre lui esplorava con gli occhi il suo viso, le sopracciglia, le ciglia lunghe, il naso e la bocca. La rosea bocca. In quel momento pensò che avrebbe voluto assaggiare le sue labbra più di ogni whiskey al mondo.
-Axl- sussurrò Mona, avvicinandosi un po'- non vorrei dirtelo, ma ci sono due tipi, che si coprono la faccia con una giornale, dietro di te... Sono girati da questa parte e ogni tanto vedo la testa di un tipo poco raccomandabile guardarmi...-
Axl si girò. Vergognandosi un po' per la constatazione della ragazza e sperando con tutto il cuore di sbagliarsi, ma anche se non riusciva a vederli in faccia, li avrebbe riconosciuti ovunque.
-Sei un coglione, Slash!- disse.


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iLa: Mmm secondo me è molto probabile che ci siamo viste... anche in coda, a meno che tu non eri nell'altra, perchè ce n'erano due... 
Ah! Ho iniziato a leggere una tua storia, Death and Love.. E' tanto tenero Axl :3 Complimenti anche a te per come scrivi :)




















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Capitolo 5
*** How? ***




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SOUND OF SILENCE

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Cap. 5 How?


How can I go forward when I don't
know which way I'm facing?
How can I go forward when I don't
know which way to turn?
How can I go forward into
something that I'm not sure of?

How - John Lennon


-Oh cazzo, e adesso che facciamo?-
-Stai fermo, Iz, stai fermo, non ti muovere!-

Axl si alzò dal suo sgabello, si avvicinò ai due e stette lì un attimo, con le braccia incrociate e il viso teso in un espressione infastidita. Aspettò che si togliessero quei giornali dalla faccia, ma siccome non si muovevano a farlo, glieli strappò con veemenza dalle mani.
-Siete ridicoli!- disse.
-Hey Axl! Chi si vede! Che sorpresa! Io e Izzy ci stavamo facendo un giro e poi siccome eravamo qua ci siamo fermati a prendere qualcosa e leggere il giornale...-
Cercò di giustificarsi Slash, sapeva che ad Axl non piaceva essere seguito e soprattutto non gli piaceva che le persone origliassero i suoi discorsi.

Se non sto parlando con te, non sono cazzo tuoi” diceva sempre.
-Ah sì? Be', non so da quando tu leggi i giornali, ma intanto vorrei informarti che quello che stavi leggendo è del mese scorso...- replicò Axl indicando la data sulla pagina del quotidiano.
-Sì... sai c'era un articolo interessante!-
-Slash... quante volte te l'ho detto che non mi devi seguire quando mi incontro con una ragazza, e Izzy, da te questo non me lo aspettavo.-
-Hey bro, guarda che io non volevo. Slash mi ci ha trascinato dentro!- Cercò di pararsi il culo Izzy, che nervoso prese una sigaretta e se la accese: non gli piaceva mettersi contro Axl e nemmeno travarsi in quella situazione, lui non avrebbe voluto essere lì.
-Hey Izzy ora ti metti contro di me? Oh, comunque Axl, mi sembra carina la tua amica, sembra un po' così.... un po' triste, ma se per te non è importante, sappi che che so come farla rallegrare-
Axl guardò Mona, seduta, la testa tra le mani. Gli sembrò così bisognosa di aiuto, gli sembrò così debole e una preda facile. Le parole di Slash gli si bloccarono nel petto, sentiva una strana pesantezza nel torace.
-Cosa? No!- riuscì a mormorare, poi riprese a voce più alta -Tieni il tuo uccello lontano da lei, capito Slash?-
Si sentiva in dovere di proteggerla. Non la conosceva, ma l'aveva capito che Mona era una brava ragazza e che non meritava di farsi usare da uno del suo giro.
Slash, forse per l'alcool prima bevuto, non colse la durezza di quelle parole, sorrise e fece una faccia come per dire Uh-uh, amico, è una sfida?
Così si incamminò verso la ragazza.
-Hey Honey, io sono Slash.-

Mona vide quel tipo strambo avvicinarsi a lei. Non aveva un aspetto rassicurante. I capelli neri e ricci gli coprivano la faccia e facevano intravedere a malapena gli occhi.
Quando le rivolse la parola, Mona guardò Axl, evidentemente seccato per il comportamento dell'amico. Il ragazzo non appena gli occhi verdi e innocenti della ragazza si posarono su di lui, capì che forse era meglio allontanare Slash.
-Ciao! Mona- si presentò lei e vide Axl e quell'altro tipo che si avvicinavano.
-Come la canzone!-
-Sì, come la canzone-
Il fastidio di Izzy si dissolveva man mano che le ceneri sostituivano il tabacco della sua sigaretta. Lui lo aveva notato, lo sguardo del suo migliore amico mentre Slash si avvicinava a quella ragazza, aveva notato gli occhi di lei che cercavano aiuto in quelli di Axl. Pensò che alla fine doveva finirla lui quella situazione, che se non centrava niente.
-Slash, perchè non lasciamo Axl e la signorina a salutarsi e noi ce ne andiamo?-
-Hey Izzy! La signorina si chiama Mona! Come la canzone dei Rolling Stones! Che nome tosto! Ahahah!-
Poi il riccio continuò a parlare con Mona di quanto fosse bravo lui a suonare la chitarra e che sarebbe diventato il chitarrista migliore del mondo. Parlava e parlava e ogni tanto rideva da solo. Era visibilmente ubriaco e non era ancora sera. Mona si tranquillizzò sia per la presenza di Axl e di quell'altro moro con lui che aveva cercato di portare via Slash sia perchè quest'ultimo continuava a parlare di cose come Dio della chitarra e il forte credo verso Jimmy Page, ridendo da solo. Mona pensò che fosse molto buffo quel Slash, quando si toccava il cuore e faceva la faccia da cucciolo bastonato non appena nominava Jimi Hendrix, il che succedeva due o tre volte in una sua frase.

-Ehi Iz, quanto cazzo ha bevuto?- sussurrò Axl all'amico.
-Non so man... ho perso il conto, credo quattro bicchieri di Jack...-

Axl era ancora infastidito dalla presenza del riccio, quel suo parlare tanto e fare facce buffe era il metodo che usava con tutte le ragazze che si voleva portare a letto.
Quando Izzy finì la sua sigaretta decise che era il momento di portare via Slash, così lo prese per un braccio e lo trascinò via.
-Cazzo Izzy! Sto parlando! Lasciami!-
-Su, fai il bravo! E' ora di tornare a casa! -
-Noo non voglio!-
Axl e Mona li guardarono andare via e sentirono le lamentele di Slash farsi sempre più lontane. Il rosso si vergognò un po' per quella situazione
-Simpatico il tuo amico.- gli disse Mona accennando un sorriso, quello che piaceva tanto ad Axl. E lui la guardò e gli sembrò che ogni volta che la guardava lei era sempre più bella, più innocente. Le sorrise anche lui e pensò che era meglio tenerla lontano da lui e dai suoi amici. Si vedeva che appartenevano a due mondi diversi. Axl aveva questa immagine angelica di Mona e più, nella sua mente, si avvicinava a lui più l'immagine diventava scura e tenebrosa.
-Adesso devo andare- annunciò a voce bassa Axl -E' stato un piacere conoscerti, Mona.-
Mona abbassò lo sguardo a terra. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
-Anche per me lo è stato, Axl-
Lo guardò pagare la sua birra e l'assenzio e andare fuori dal bar.

In un secondo un mare di preoccupazioni riemersero. Come avrebbe potuto andare al funerale di suo fratello se non aveva i soldi per andare dall'altra parte del mondo?Doveva chiedere aiuto a i suoi genitori? E ora che era stata licenziata? Era il momento di fare sul serio nella vita? Doveva tornare in Inghilterra e rimanerci? E Heather che cosa avrebbe fatto?
Non se n'era accorta subito, ma con la presenza di Axl era riuscita a reprimere tutti i pensieri. In sua compagnia non pensava ad altro che a lui e, anche quando gli aveva raccontato di suo fratello, aveva in qualche modo evitato di pensarci. Era come se le sue parole fossero uscite da sole dalla bocca, mentre il suo cervello pensava agli occhi del ragazzo.
Le sembrava che non fosse passato nemmeno un minuto da quando Axl l'aveva lasciata in quel bar, così si stupì quando, uscita fuori, non vide più la sua figura camminare sulla lunga strada.

Tornata a casa non sapeva che cosa fare. L'aria di casa la sopprimeva. Non riusciva a stare chiusa tra quattro pareti. L'appartamento di Mona era tutt'altro che un bel posto. Aveva una camera da letto, molto piccola, dove a malapena ci stava un letto, vicino a questo c'era un tavolino che aveva preso per cinque dollari in un supermercato e sopra un abat-jour, economico. Non aveva una armadio, ma usava una sedia come tale. Il bagno era una stanza quadrata di tre metri per tre ed era abbastanza scomodo
Il soggiorno poi, fungeva anche da cucina e sala da pranzo, ma era parecchio vuoto: c'era solo un tavolino con due sedie, che le aveva regalato un'amica, la quale l'aveva preso senza molte preoccupazione da un bar per il quale lavorava; poi c'era una specie di materasso gonfiabile, gonfio solo per metà, però molto comodo, con qualche cuscinetto sopra, che fungeva da divano, e alla fine c'era una scrivania con una macchina da scrivere. Per il resto i mobili della cucina erano quelli essenziali che erano già lì prima che lei ci venisse ad abitare. Quando Mona si guardò in torno e vide tutte quelle pareti vuote e bianche, l'arredamento e tutti i suoi averi, si sentì una fallita. Che cosa aveva fatto alla fine? Niente, si rispose. Tutti quei mesi passati ad abitare lì, a Los Angeles, sono stati uno spreco. Avrebbe dovuto tornare subito, in qualche modo, in Inghilterra. Farsi una vita. Si ricordò delle parole di Axl.
Credo di essermi perso. E si accorse che anche lei si era persa. Che era arrivata al punto di non sapere più cosa stava facendo, cosa farà. Senza accorgersene aveva imboccato una strada e non sapeva più come proseguire perchè non la conosceva.
Prese la lettera che aveva ricevuto dal padre e la rilesse, due, tre volte.
La parola funerale rimbombava nella sua testa. Non ci poteva credere. Non voleva crederci ancora. Suo fratello era morto. Mio fratello è morto?. Si domandava perchè era successo a lei.
Dopo non molto qualcuno suonò il citofono e andò ad aprire.
-Hey Baby! Non ti dispiace se ho portato anche Jade, vero?-
Mona vedeva davanti a sé tutta la vitalità di Los Angeles negli occhi delle due ragazze che si erano presentate a casa sua. La sua migliore amica, Heather, sempre raggiante, con i suoi ricci castani che perfetti cadevano sulle spalle e i suoi grandi occhi marroni-chiaro e Jade, una spogliarellista che avevano conosciuto appena erano arrivate a Los Angeles e che grazie alla quale avevano entrambe trovato lavoro nel suo stesso locale, lavoro che Heather continuava a ricoprire.
Vedere così sorridente la sua migliore amica le fece passare la voglia di dirle che suo fratello se n'era andato. E la presenza di Jade le bruciava un po'. Mona era sempre stata un po' gelosa delle sue amiche... e quello non era il momento adatto per stare in compagnia di Jade.
-No, tranquilla, venite dentro- mentì, fredda.
Heather e Jade si accorsero che c'era qualcosa che non andava. Heather si sentì in colpa per aver portato anche l'amica, perchè dopotutto lei e Mona non si vedevano da un po', ma siccome tutte andavano d'accordo di solito, non aveva visto il motivo per cui non farla venire. Fecero finta di niente ed entrarono.
-Ho portato qualcosa con cui divertirci!- disse Jade soddisfatta, mostrando una bottiglia che aveva in mano.
-Che roba è? Ehi, da quando si beve vino?-
-Honey, questo non è un vino qualunque, questo è il Nightrain!- rispose la sua amica Heather.
-Sì! Costa poco e ti fa volaree!- la appoggiò Jade
-Ah.. be', pensavo che a casa mia si bevesse solo Vodka.. vabbè-
Le sue amiche risero. Lei no, voleva staccare un po'... Avrebbe voluto qualcosa di più pesante in quel momento.
-Sai Mona? Ti devo raccontare un sacco di cose!- le disse Heather sospirando –Io e Jade abbiamo conosciuto dei tipi fantastici! Suonano in una band, come è che si chiamava? Va be'... Comunque li rivedremo la settimana prossima... e tu, mia cara, sei ufficialmente invitata. E io non vedo l'ora di rivedere quel bel biondone!-
Heather versò un bicchiere a testa di Nightrain e poi proseguì.
-Comunque ti stavo dicendo.. Ieri sera sono andata a lavoro e ci sono 'sti tipi seduti...Hey ma cos'è questa?- disse prendendo in mano la lettera del padre di Mona e leggendola -Cosa? Mona..d-devi s-spiegarmi-
Ecco fatto. Pensò Mona. Non glielo devo nemmeno dire.
Guardò negli occhi Heather e lei capì.
Riuscì a pronunciare solo un flebile “
Cosa!?” Poi buttò giù tutto il vino che c'era nel bicchiere e se ne versò un 'altro.

-Hey Axl, che hai?- gli chiese Izzy vedendo l'amico seduto a terra con la schiena contro il muro a bere del Nightrain -Lo sai che porta male bere da soli!-
-Niente, bro, pensavo...-
-A quella ragazza?-
Sì, pensava a quella ragazza. L'aveva pensata tutto il giorno. Non voleva pensare ad altro. Voleva vederla. Sospirò ed Izzy capì.
-Pensi mai che la rivedrai?-
-No.. Ma comunque non mi interessa, sai?- mentì.
Izzy rise. Lo conosceva troppo.
-Dai.. passami quella bottiglia!-

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Un'altro capitolo inutile.. cercherò di rifarmi con i prossimi :) 

iLa: Sempre un grande grazie a te :3  Be'.. io Axl me lo sono sempre immaginata così... una persona profonda. 
ThisDick: Inanzitutto complimenti per il nome XD E poi grazie, eccoti un'altro capitolo, spero ti piaccia :)
IceGirl: Mille grazie!! Mi è piaciuta molto la tua recensione; Per quanto riguarda la tua fanfic, sta tranquilla, per me basta solo che non  sia scritto uguale ;)





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Capitolo 6
*** Danger ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 6 Danger

Danger,You're in danger
When the boys are around
Danger,You're in danger
And this is my town
This is hollywood.

Motley Crue- Danger


Era passata quasi una settimana da quando aveva visto Axl e Heather aveva saputo di suo fratello. La sua amica stava molto male, ma faceva il possibile per aiutarla, non solo per il legame che c'era tra di loro, ma anche perchè lo considerava un modo per rispettare la memoria di Edan: avrebbe fatto qualunque cosa per Mona, perchè Edan le voleva tanto bene e se avesse potuto vederla in quello stato non gli sarebbe piaciuto. Heather si era trasferita da lei, la aiutava e si faceva in quattro tra la sua amica e il lavoro. Faceva la spesa, cucinava, le teneva compagnia. Cercava di essere forte, ma vedere veder star male Mona, non vederla più sorridere come una vola, vederla piangere o in mezzo a una crisi di rabbia, nella quale si addossava colpe inutili, non era semplice. Certe volte andava in bagno, apriva l'acqua della doccia e piangeva... poi usciva e faceva finta di niente.
Mona non era più uscita di casa. Non le piaceva stare tutto il giorno a casa, ma si sentiva anche troppo debole per poter uscire fuori. Non mangiava molto. Non aveva mai fame e vedere troppo cibo in un piatto o solo sentire gli odori mentre Heather cucinava le faceva venire la nausea.
Non dormiva la notte e quando dormiva era perseguitata dagli incubi. Sognava suo fratello, il suo sorriso che svaniva pian piano e il suo volto diventava sempre più teso. Le urlava che non gli era stata vicino negli ultimi tre anni. Che era stata un' ingrata ad andarsene così, lasciando la famiglia. Era tormentata dai sensi di colpa e dal mal di testa. Era anche arrabbiata, arrabbiata con l'assassino che aveva ucciso suo fratello, arrabbiata con la vita e con se stessa.
Era arrivata anche a pensare che se fosse stata vicina a suo fratello ora non sarebbe morto. E più ci pensava più era arrabbiata. Non voleva pensare al funerale, anche se era inevitabile. I suoi genitori avevano insistito per comprarle un biglietto aereo per andare in Inghilterra, e lei, a malincuore, aveva accettato. Non le piaceva non farcela da sola, ma era suo fratello e per suo fratello avrebbe messo da parte qualunque tipo di orgoglio. Non le piaceva nemmeno farsi mantenere dall'amica, ma sapeva che ne aveva bisogno. Si sentiva una fallita e non autosufficiente e non riusciva a dare senso all'ultimo anno passato fuori di casa. Avrebbe voluto sistemare le cose, ma non sapeva come e non aveva la forza per farlo, cosa che la buttava ancora più giù e di nuovo si arrabbiava.
Heather cercava sempre di farla uscire di casa, le proponeva di distrarsi.
Quel giorno mentre stava tornando a casa dopo una mattinata al supermercato vide un volantino che la interessò molto lo prese su e tornata a casa lo fece vedere all'amica.
-Concerto dei Guns 'n' Roses !?- mormorò Mona alzando un sopracciglio.
-Sì... Oggi è la terza volta che li sento nominare in giro... Dicono che sono molto bravi-
-Non me la sento. Se vuoi tu vai, non voglio obbligarti a stare in casa con me.- Sorrise. Non un sorriso vero. Un sorriso di circostanza.
-Mona, per favore... dovresti uscire da qua, non farebbe altro che farti bene. E poi domani parti, lo sai che non posso venire e non so quando tornerai...-
-Non credo che un concerto sia l'ideale, lo sai che ho anche problemi con il mal di testa ultimamente... E non penso comunque che sarà l'ultima volta che ci vediamo.-
-Magari se più tardi te la senti andiamo, ok?-
-Ok.-
Mona sapeva che la sua amica era molto interessata alla musica locale, aveva anche conosciuto i Poison in un locale. Sapeva anche che, forse non avrebbe rivisto la sua amica per molto tempo.
Voleva ricompensarla per tutto quello che stava facendo, ma non se la sentiva.
Heather, però, camminava in giro per casa sospirando e guardando il volantino e Mona era sempre più preoccupata circa la data del suo ritorno. Glielo doveva, così un ora prima del concerto le disse:
-Ok, Heather, andiamo a quel concerto!-
-Davvero?- le si illuminarono gli occhi per un istante ed a Mona fece piacere vedere quella luce dopo tutto.

-Steven, ma che cazzo stai facendo?- chiese Duff, guardando storto l'amico, che faceva delle strane smorfie mentre fumava.
-Cerco di fare i cerchi di fumo! Tu sei capace?- gli rispose innocentemente. Slash, che passava di lì, fumando, e trasportando degli amplificatori verso la macchina di Duff, si avvicinò ai due amici, curioso e anche lui provò a fare i cerchi di fumo.
-Voi siete scemi, guardate che non dovete fare così!- fece notare lui, ridendo dei due, che non stavano avendo successo.
-Allora facci vedere Duff!- esclamarono gli altri in coro.
-No!-
-Allora non sei capace!-
-Sì che sono capace, ma ho altro da fare! Ecco. Ah, piuttosto, Izzy e Axl?- domandò un po' timoroso.

-Izzy è andato a prendere delle corde per la chitarra, doveva tornare un'ora fa... Axl, be', lui è uscito e non ha detto niente... come al solito.- gli rispose Slash.
I ragazzi erano sempre in ansia per quanto riguardava Axl. Usciva, sempre, che avesse impegni o meno, e non tornava finchè non gli andava. Questo non avrebbe dato nessuna noia agli altri, se non fosse stata una causa per la quale il cantante arrivava in ritardo ai live.


-Dobbiamo muoverci, siamo in ritardo!- disse Heather, finendo di truccarsi. Era uno schianto. Indossava un semplicissimo vestitino nero che le aderiva al corpo ed evidenziava il suo bel fisico e delle scarpe col tacco, non molto alto, poiché lo era già lei di suo.
-Io sono già pronta- la avvisò Mona.
-Cosa?- La guardò. Era vestita come quel pomeriggio: shorts di jeans e maglietta nera. Le sue all star nere e consumate ai piedi. Niente trucco. Capelli in disordine.
-Hey, baby, sei incantevole così, ma io non ti lascio uscire di casa se non ti metti qualcos'altro.-
-Siamo in ritardo, l'hai detto anche tu!-
-Vieni qui. Così non oltrepassi quella porta. Lasciati almeno truccare un po'.-

-Cazzo sono quasi le dieci. Se non arriva in tempo se ne va dal gruppo.- sbraitò Slash, camminando avanti e indietro.
-Stai calmo...- cercò di tranquillizzarlo Izzy.
-No! Cazzo!- lo interruppe però il riccio- Non può! Non può fare di testa sua, come gli pare. Lo sai, Izzy, che qui non gliene frega a nessuno quando iniziamo, ma gliene frega invece di mandarci via non appena è ora di finire!-
Aveva ragione, ma arrabbiarsi in quel momento non era la prima cosa da fare.
-Vedrai che arriverà in tempo o come minimo se arriva tardi dovrà pur avere una motivazione, no?- cercò di farlo ragionare.

Alla fine Mona si è lasciata convincere dalla sua amica a truccarsi. Per il vestiario insistette nel dire che non era importante come vestirsi, ma dopo dieci interminabili minuti di discussione con Heather si è dovuta cambiare scarpe e mettersi il tacco.
Si stavano dirigendo verso il Roxy, conosciuto locale di Los Angeles. Non avevano la macchina, ed erano più comode senza, anche se sarebbe stato più sicuro. Prendere il bus alle dieci di sera nella città degli Angeli per due ragazze, infatti, significava subirsi gli sguardi di ubriaconi che non sapevano cosa fare e bevevano, le allusioni al sesso dei maniaci e i loro fischi e sperare di non incontrare ladri. Era pericoloso, anche aggirarsi per le strade lo era. Non era la prima volta, ovviamente, che uscivano da sole di sera, ma ogni vola si trovavano a pregare, scongiurare Dio che sarebbe andato tutto bene, che nessun alcolizzato avrebbe allungato le mani su di loro. Quella sera il bus era quasi vuoto, si vedevano solo tre persone, oltre l'autista. Erano tre uomini, uno era girato verso di loro, l'altro li dava le spalle e sembrava dormire, l'altro probabilmente era un barbone e non sembrava essere su quel pianeta con la mente. Non si erano sedute pensando che fra cinque minuti sarebbero scese e si sistemarono in piedi vicino all'uscita.
-Hey, dolcezze! Volete fare un giro fino a casa mia?- urlò qualcuno ridendo.
Heather e Mona prima si guardarono negli occhi, poi, ignorando l'invito dell'uomo e cercando di non guardare da dove proveniva la voce, tornarono ad osservare la strada attraverso il finestrino: lampioni, insegne al neon dei vari locali della città, fari delle macchine si susseguivano gli uni agli altri trasformandosi in strisce di luce su sfondo nero che inseguivano il bus. Non era soltanto bello da vedere, era rassicurante perchè dava l'idea di movimento e la speranza di arrivare presto a destinazione.
-Voi due! Dico a voi due, sapete?-
Poi una forte mano strinse un braccio a Mona e la costrinse a voltarsi.
-Sei molto carina, piccola!-

Axl era già nervoso di suo. Non l'aveva fatto apposta, ma era in ritardo, cosa che gli sarebbe costato un litigio con i suoi amici. Si era perso passeggiando per la città e alla fine gli era toccato prendere il bus. Non aveva nemmeno mangiato e ora ci si mettevano anche gli altri, a rompere il cazzo. La gente non ha più la decenza di stare in silenzio sui trasporti pubblici? Pensò, chiudendo gli occhi e cercando di rilassarsi. Cercò di distrarsi e ci stava riuscendo, poi sentì una voce. Una voce che aveva già sentito. Mona? Per un po' gli sembrò solo un allucinazione. Aprì gli occhi e si guardò intorno.

-Lasciami, stronzo!-
-Non fare la difficile...-
L'uomo continuava a strattonare Mona e quando anche Heather si era messa in mezzo per aiutare l'amica, il maniaco le diede uno spintone, facendola cadere.
-Spostati puttana!-
Prese per il viso Mona e le si avvicinò, cercando di baciarla. Mona non voleva guardare e aveva girato la testa da un'altra parte, ma poteva sentire il fetore del suo alito, cercava di allontanarsi spingendosi con le mani sul busto del malfattore e anche Heather cercava di toglierlo di lì. Poi si sentì priva di pesi e non dovette più fare pressione con le braccia.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente. Qualcuno era venuto ad aiutarle.
-Vattene idiota!- gli intimò Axl, dopo averlo allontanato da Mona e preso per il collo.
-Hey, amico! Sta calmo, me ne vado, ho capito!- borbottò l'altro, con le mani in alto come segno di resa.
Axl?

La guardava tremare, spaventata. Teneva gli occhi chiusi. Si accasciò a terrà e si mise le mani davanti agli occhi. Heather si sedette per terra vicino all'amica, le mise il braccio intorno alle spalle e ci appoggiò la testa. Le sussurrava qualche frase “Va tutto bene ora. Stai tranquilla. Non è successo niente.”
Axl era rimasto in piedi e guardava la scenetta. Non sapeva cosa dire se ne stette immobile, senza parlare. Si girò a dare un' occhiataccia all'uomo, che se ne stava seduto come se non fosse successo niente. Strinse i denti e serrò i pugni. La sua vista era annebbiata dal susseguirsi delle immagini di quanto appena successo e stava succedendo.
L'uomo che strattonava Mona. Mona, debole e indifesa, cercava di allontanarlo. L'uomo tentava di baciarla. Baciare Mona. Mona debole e indifesa, ora piangeva seduta per terra. L'uomo faceva finta di nulla.

Devo spaccargli la faccia” Gli diceva la voce nella sua testa.
E lo stava per fare, era già intenzionato a muovere un passo verso quel bastardo.
-Axl.. grazie!-
Quella voce angelica riuscì a distrarlo. La guardò negli occhi, ora che poteva. Era passata una settimana da quando non si vedevano. Era rassegnato al fatto che non l'avrebbe più potuta vedere ed ora finalmente poteva guardare quegli occhi, che innocenti lo stavano fissando, ringraziandolo.
Vide una lacrima scendere lungo la sua guancia e istintivamente gli venne in mente sua madre. Quante volte l'aveva vista piangere a causa del suo padrigno, della vita che faceva, dell'aria che regnava in quella casa, dei ricordi e delle cicatrici che erano rimaste aperte, dell'abbandono di un alcolizzato che l'aveva lasciata con un figlio.
Non si era reso nemmeno conto che era per terra, davanti a Mona e le aveva messo la mano sul viso asciugando quella lacrima solitaria con il pollice. Anche la ragazza sembrava essersi incantata. Non riusciva a staccare gli occhi da quelli di Axl. E quel contatto, quella mano calda che le sfiorava appena la guancia e che tremava, come se avesse paura di toccarla.
-Dobbiamo scendere, Mona-

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iLa: sempre il solito Grazie perchè recensisci sempre, mi fa molto piacere che apprezzi la mia storia :) Be', sarebbe stato troppo scontato in effetti se Heather e Jade avessero incontrato il resto dei Guns.. ammetto di averlo preso in considerazione, però ci ho subito ripensato XD 
Al prossimo capitolo, bacio :)







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Capitolo 7
*** Funtime ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 7 Funtime


Fun, hey baby we like your lips
Fun, hey baby we like your pants
All aboard for funtime
Fun, hey i feel lucky tonight
Fun, I'm gonna get stones and run around.

Funtime-Iggy Pop


Mona aveva rincontrato Axl. Non lo credeva possibile, eppure il caso l'aveva portata a lui, ed è stata una fortuna perchè se lui non fosse stato su quel bus, probabilmente lei non sarebbe mai arrivata al Roxy e in quel momento sarebbe stata in un qualche vicoletto buio. Così ha potuto di nuovo parlare con lui, mentre si dirigevano tutti insieme al locale. Heather li guardava curiosa, sopratutto Axl, perchè le sembrava una persona interessante ed era convinta di averlo già visto da qualche parte.

-Ti interessa anche a te quel gruppo, com'è che si chiamano, Heather?- aveva chiesto lei.
-Guns n' Roses-
E lui le aveva sorriso, gli faceva piacere sentir nominare il suo gruppo dagli altri, e gli fece ancora più piacere sentirlo nominare da Mona.
-Be', ho sentito dire che sono niente male.-

Spalancò occhi e bocca, poi, quando vide quel gruppo salire sul palco e constatò che lo stesso Axl, che cinque minuti prima era vicino a lei, stava cantando e si muoveva davanti a lei come un pazzo.
-Ecco dove l'avevo visto, questo Axl Rose! Allo Street Scene! Il 20 Settembre!- esclamò Heather, tutta soddisfatta di averli riconosciuti.
-Ehi, Mona, non mi avevi detto di aver conosciuto un musicista!
Mona nemmeno la ascoltava. Era rimasta incantata dallo stupore non appena aveva visto Axl salire sul palco. I lunghi capelli all'aria, i pantaloni di pelle attillati, la camicia che lasciava intravedere il petto. Stava guardando un Axl che ancora non aveva visto. Affascinante e... be' sì, sexy. “Cazzo” riuscì solo a pensare. Si risvegliò dopo che uno punkettone le era finito adosso, facendole anche male. Notò il casino che c'era in quella stanza.
Tutti pogavano, cantavano il ritornello assieme abbracciati, c'era tantissimo movimento e gli spintoni arrivavano anche in fondo, dove si erano messe lei e Heather. Sembrava proprio che Axl e il resto del gruppo riuscissero a trasmettere l'energia al pubblico che si scatenava.
Erano davvero molto bravi e l'impegno che ci mettevano in quell'esibizione era notevole.
Era appena finita una canzone e il pubblico era impegnato in un caloroso applauso. Mona poté vedere il sincero sorriso dei cinque capelloni sul palco: quello un po' trattenuto del chitarrista dai capelli corvini, Izzy
l'unico con i capelli un po' a posto, pensò; quello soddisfatto del biodo ossigenato alto come una montagna, che guardava il batterista, un altro biondino che in quel momento stava salutando le persone agitando le bacchette in aria. Slash, invece, stava parlando con Axl. Aveva un buffo cappello a cilindro in testa e la sua espressione si poteva distinguere ancora meno del solito. Dopo aver discusso di qualcosa con il cantante, si avvicinò al microfono.
-Hey Gente!- urlò- Come va stronzoni? Mi han detto che stasera c'è anche una certa persona e io ci tenevo a salutarla! Ciao Monaa!E questa che suoneremo l'ha scritta il nostro chitarrista Mr. Izzy Stradlin, si chiama Think about you!-
-Ahh Mona, due ne hai conosciuti!-
-Be', sì è una lunga storia... Non pensavo nemmeno di rivederli..-
Mona passò il resto del concerto a fissare Axl: non aveva gli occhi per nessun'altro.
Una parte del suo cervello si stava chiedendo perchè non gli era ancora saltata adosso e come avesse potuto stare calma vicino a un ragazzo come lui; nel frattempo l'altra parte del cervello si rispondeva che forse era stata troppo impegnata a guardare quei verdi occhi pieni di emozioni anziché concentrarsi sul fisico.

-Axl! Più tardi io e gli altri ragazzi andiamo alla Hell House..-
-Che novità!-
-... tu vieni?-
-No.. sono stanco... mi cambio, vado a salutare Mona e torno al magazzino!-
-Eddai!-
-Niente storie oggi Slash!-

Finito il concerto Mona e Heather decisero di fermarsi un po' nel bar che era in una stanza adiacente a quella dove si tenevano le esibizioni.
-Hey Mona che ne pensi allora? Non mi presenti la tua amica?- le chiese Slash, dopo essersi avvicinato al bancone e aver ordinato un Jack Daniel's.
-Oh! Slash!- prese un colpo quando sentì la sua voce, non l'aveva notato, e girandosi si spaventò ancora di più: certo c'era gente strana in quel locale, ma Slash... sicuramente le sarebbe venuto un infarto se l'avesse incontrato per strada durante la notte.-Siete stati fantastici, complimenti! Lei è Heather... Heather, lui è Slash!- Li presentò lei.
Sembrava sobrio o meglio, sicuramente non era come la prima volta che l'aveva incontrato! Le sembrava molto strana quella sua confidenza, dopotutto si erano visti solo una volta.
-Hey Slash! Vedo che sei in buona compagnia...-
Il bassista si unì a loro, presentandosi. Heather era entusiasta! Adorava i musicisti, secondo lei erano tutti molto simpatici e socievoli, li rispettava e credeva in tutti loro.
Avrebbe voluto, un giorno, dare un opportunità ai gruppi emergenti in qualche modo.
-Senti Mona, c'è un specie di festino, vuoi venire? Ovviamente sei invitata anche tu, honey- disse facendo l'occhiolino alla moretta.
-Io non credo che sia...-
-Certo che veniamo!-
-... una grande idea! Cosa? Heather no!-
-Mona, parliamo un attimo sole solette...-
Le due si allontanarono da Slash e Duff, lasciandoli al bar a bere i loro alcolici.

Ahh.. meno male che c'è quella Heather... “
-Hey Duff...Axl?-
-Si stava cambiando... ma che importa? Tanto non viene, no?-

-Heather, domani parto... sono stanca, vorrei riposarmi-
-Ma appunto che parti che dobbiamo andare! Dobbiamo divertirci, dai Mona, ti prego! Non vedi? Loro sono adorabili, la festa sarà una figata, tu ti divertirai e domani parti.-
-No! No, no, no, no e no!-
-Per favore, chissà per quanto tempo non ci vedremo-
Mona ci pensò su, è vero, non si sarebbero viste per un po'.. dopo tutto era solo una festa, potevano fare presenza, bere qualcosa e andarsene.-
-E va bene, ma non ci stiamo tanto, ok?-
-Oh io ti adoro! Ok ok, promesso, non ci staremo tanto!-

Nel frattempo anche Axl era uscito dal camerino e aveva raggiunto gli amici al bar... si stava informando di dove fossero Steven e Izzy, quando vide avvicinarsi Mona e non ascoltò nemmeno la risposta.
-Sono già andati alla Hell.. allora avete deciso voi due?-
Mentre camminava verso i ragazzi, Mona aveva uno strano peso dentro di sé e si irrigidì appena lo sguardo di Axl si posò sul suo.
-Sì, veniamo!- informò Heather gli altri.
Vide lo sguardo di Axl cambiare, mentre si girava verso il riccio.
Cosa? No, lei no, non poteva. Axl non voleva far andare Mona lì.
-Cosa? Non le avrai invitate in quel posto Slash!-
Axl non voleva credere che lo avesse fatto, avrebbe dovuto lasciarle stare.
-Sì, amico, sicuro che non vieni?-
Gli rispose innocentemente, come se non sapesse di aver fatto qualcosa di sbagliato, ma riusciva a intuire un certo fastidio, anche se la cosa non lo preoccupava.
-Forse è meglio che loro non vengano!-
-Secondo me è meraviglioso, ormai han detto di sì, non lasciatevi intimidire da questo musone!- Aggiunse rivolgendosi alle ragazze, che sorrisero.
No! Non l'avrebbe lasciata, quella ragazzina dolce in quell'inferno. No, non se ne parlava nemmeno. Ma che cosa ti salta in mente, eh Mona? Prima vai sugli autobus notturni di Los Angeles vestita così.. così... COSI'. E poi accetti l'invito di 'sto maniaco qua. Indossa pure un cappello a cilindro, ti sembra rassicurante?
-Ok, vengo anche io!-
-Bene andiamo.-
Già nell'immaginazione di Axl vedeva una Mona ubriaca e un Slash fatto mentre scopano. Non gliel' avrebbe permesso, no, di scoparsi Mona, non lei.

Quel posto era un casino unico. Rocker fatti e ubriachi ovunque, bottiglie vuote, semivuote e piene a terra, vetri rotti, musica alta, prostitute, spogliarelliste e puttane. Era orribile. Le due ragazze non erano mai stati in un posto del genere. Slash si era allontanato, dirigendosi verso il bagno e Duff era andato a salutare qualche amico. Axl cercava di star vicino a Mona il più possibile, e di proteggerla da sguardi pieni di eccitazione degli uomini che c'erano. Videro un uomo collassato in un angolo della stanza, con l'ago ancora conficcato nel avambraccio. A parte la stanza in cui erano e quello che avevano capito essere il bagno, c'erano una cucina, piena di piatti da lavare e bidone della spazzatura stra-pieno, e altre tre stanze. Due erano chiuse l'altra no: si intravedeva un letto nel quale di sicuro ci stava dando dentro qualcuno e per terra era stesa una donna, che rideva da sola e si rotolava sul pavimento. Guardò Axl: lui a malapena riusciva a ricambiare il suo sguardo per la vergogna e i suoi occhi dicevano “Questo posto è una merda, lo so...” In verità Axl era anche arrabbiato , deluso. Vedere quelle due ragazze che non centravano assolutamente niente con quel posto, la differenza che c'era tra loro, gli faceva notare quanto in basso fosse caduto negli anni. Frequentare una casa dove succedeva di ogni davanti ai tuoi occhi, un posto dove la gente veniva per collassare, osando chiamarlo divertimento. Eppure entrato dentro nel giro e qualcosa gli impediva di uscirne. La cosa che lo preoccupava ancor di più, però, era capire che gli importava di quella ragazza biondina, o almeno gli importava il modo in cui appariva e quello che stava vedendo in quel momento sicuramente lo stava sfigurando.
-Hey Axl Amico! Vieni con me... dobbiamo discutere di cose importanti noi!-

Slash era appena uscito dal bagno. Si era fatto ed era felice. Aveva goduto a pieno quei primi minuti da orgasmo che l'eroina gli aveva dato. Ora era calmo e ogni problema del mondo sembrava non riguardargli, compreso quello schifo di posto in cui era. Lui non era affatto contento di essere tossico e molte volte si lamentava, mentalmente o con altri tossici, per esserlo, non era nemmeno contendo di frequentare quel posto, però alla fine c'erano i suoi amici e quella era la sua vita. Poi, in ogni caso, si faceva e tutte le sue preoccupazioni cessavano di esistere.
Così non esitò, quando le vide, di andare da Mona e dalla sua amica e a provarci così spudoratamente, nonostante avesse visto il comportamento di Axl, lo sguardo che riservava alla dolce Mona, appena la vedeva.

-Heather dobbiamo andare via!- sussurrò nell'orecchio dell'amica, per niente tranquilla. L' assenza di Axl si faceva sentire.
-Hey, dolcezza, sei sola?-chiese a Heather un bel moretto che sembrava loro coetaneo, probabilmente sarebbe stato carino, ma l'ambiente in cui si trovava e lo sguardo annebbiato da chissà quale sostanza lo faceva sembrare solo un tossico pervertito.
-Ehi smamma bello...-
-Slash! Per fortuna! Noi ce ne stavamo andando...- si interruppe sentendo la risata di Slash, che teneva in una mano una bottiglia di Jack, nell'altra quella che sembrava una sigaretta, ma era certo che non fosse qualcosa di tanto legale.
-Ehi, aspetta aspetta.. Siete appena arrivate! Perchè non bevi un po'!- le propose allungando la bottiglia.
-Eh tu, tesoro, vuoi un tiro? Ehi Duff!- si rivolse all'amico che stava passando di lì -Le signorine hanno bisogno di compagnia, se ne vorrebbero già andare, ma è presto, non credi anche tu, man?-
-No veramente... non è una buona idea..-
-Shh.. è soltanto un goccio, tranquilla..-

Axl si era promesso che sarebbe tornato subito. Del l'aveva trascinato via per parlargli e farsi una bevuta con lui. Si stava fumando una canna, era preoccupato, ma non si ricordava il perchè... vedeva la bottiglia di Vodka che teneva in mano farsi sempre più vuota e a malapena sentiva l'effetto, almeno così credeva prima di alzarsi e subito dopo trovarsi per terra, mettendosi a ridere. Si stupiva ogni volta di quanto fosse divertente l'effetto dell'alccol. Continuò a fumare la sua canna per terra, appoggiato all'armadio dell'unica camera da letto. La coscienza dei gesti che faceva per fumare gli arrivavano in ritardo al cervello: riuscì a buttare per terra la canna almeno tre volte prima di finirla e per fortuna non gli si era spenta, perchè in quello stato non sarebbe riuscito a riaccendersela.
Guardava Del disteso sul pavimento insieme a una rossa. Decretò che non aveva altro di cui chiacchierare con Del quindi uscì dalla stanza.
A malapena riusciva a distinguere le persone, tutto era sfocato.

Mona stava ridendo come una pazza mentre Slash le raccontava una storia per niente buffa.
Poi volle bere ancora un goccio della sua bottiglia di Jack, ma si accorse che era vuota.

Non ho bevuto tanto, ho d-diviso metà con S-slash. Ahah che buffo il nome Slash!”
Si consolò lei. Aveva accettato di bere un goccio perchè era molto agitata, poi Slash continuava a parlarle e lei continuava a bere, aveva perso la cognizione del tempo ed Heather se n'era andata con quel biondo ossigenato.
-Aspetta vado a cercare un'altra bottiglia!- poi si alzò e la lasciò sola e lei non aveva proprio voglia di stare da sola. Si sollevò dal pavimento e poi tutto iniziò a girare e girare.

Ecco, e vaffanculo ad Axl! Chissenefrega, poi perchè lo sto pensando? Però, cazzo, quei pantaloni di pelle, mmm...! Dov'è Heather?”
Sì girò e la vide, non pensava potesse essere così vicina. Si avvicinò un attimo, ma poi notò che era abbastanza occupata con quel Duff, così si mise semplicemente a ridere e si allontanò.

Axl la vide e all'improvviso si ricordò per cosa era così preoccupato. Vide Mona che cercava di reggersi in piedi, sorridente, spettinata, col trucco sbavato e le guance rosse per il caldo. Le andò in contro, lei lo osservava, capì che era lui solo quando si trovo tra le sue braccia e il viso a un centimetro dal suo. Si strinse a lui, mettendo una mano nei suoi capelli e lo baciò.
Era ubriaca e pensò solo: “Basta fare la santarellina depressa con lui!”
Axl non era verto il tipo da scansarsi in quelle situazioni, così non fece altro che farsi prendere da quel bacio. Ben presto si ritrovarono in cucina e Mona era in trappola tra il corpo di Axl e il tavolo, le mani di Axl le accarezzavano il fianchi con tocco bramoso e quando iniziarono a curiosare anche sotto la maglietta, Mona capì che stavano andando oltre il bacio, ma non voleva fermarsi. Voleva sentire le mani del ragazzo su di sé e sorrise soddisfatta quando constatò di non sentire più il peso della maglietta del reggiseno e il tocco del ragazzo si concentrò sul suo seno. Impazziva con le calde e sicure carezze di Axl. Si convinse che era giusto quel che stava facendo. Adorava i brividi di piacere che le attraversavano il corpo non appena le sue labbra si appoggiavano sul collo e sulle spalle, mentre la sua lingua lasciava scie bollenti. Axl non si poteva fermare, la desiderava, ora era certo. Aveva passato giorni a pensare a lei, poi se n'era quasi dimenticato e l'aveva rivista, più bella che mai, più bisognosa che mai, aveva cercato di tenerla lontano da quel casino della Hell House ed ora si rendeva conto che il più grosso pericolo era lui. In ogni caso non voleva smettere e quelle piccole manine che si muovevano su e giù sul suo petto, sulla sua schiena non lo incitavano a farlo. Si ritrovò anche lui senza maglietta e si accorse che non era più comodo continuare in piedi. Non ci pensò molto prima di prendere Mona per le natiche, alzarla e adagiarla sul tavolo, facendola stendere. Soddisfatto del risultato continuò a baciarla sul ventre , fermandosi a giocare con l'ombelico. Ormai impaziente le tolse gli shorts che indossava e si abbassò i suoi pantaloni. Aveva fretta, la desiderava quindi le tolse subito gli slip. Stava andando contro ogni suo regolamento per come far impazzire le ragazze, ma era ubriaco, e non gliene fregava più niente, vedeva Mona e la voleva quindi senza tante cerimonie, tenendo le mani sui suoi fianchi, le entrò dentro e subito rimase soddisfatto del piacere che gli dava e del gemito della ragazza. Continuò: spingeva, spingeva sempre più forte, per sentirla gemere e urlare. Appoggiò le mani sul tavolo per aumentare la forza delle spinte. Era in piedi e poteva vedere la ragazza mentre graffiava il tavolo, presa dal piacere, la testa che dondolava da una parte all'altra, gli occhi chiusi, il ventre che si alzava e si abbassava. Gli scappò un gemito, ci era quasi. La adoro, oddio, sto morendo. Poi venne e subito lei lo seguì. Si staccò da lei, che non aveva alcuna intenzione di alzarsi dal tavolo. Si infilò i pantaloni e poi non ebbe più forze, nemmeno per stare in piedi. Si sdraiò sul tavolo e tirò su per bene anche Mona, che ormai era mezza addormentata, chiuse gli occhi e si lasciò sedurre da Morfeo.

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Mi sono trattenuta un po' nell'ultima parte, sperando di non aver superato il rating arancione. 
Ringrazio quelli che hanno avuto la pazienza di leggere questi primi sette capitoli e specialmente ( ed ovviamente XD) iLaRose :)

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Capitolo 8
*** Oh, Fuck... ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 8 Oh, Fuck...


Down the street you can hear her scream "you're a disgrace"
As she slams the door in his drunken face,
And now he stands outside and all the neighbours start to gossip and drool

Jimi Hendrix- Castles made of sand


-Mona, torna presto ok?-

La frangia dei capelli biondi ricadevano davanti agli occhi, verdi come i suoi, che la scrutavano preoccupati, contrastando con il sorriso, bello come al solito, che lasciava intravedere la tipica dentatura inglese. Lo abbracciò un'altra volta, quel pomeriggio probabilmente l'aveva fatto almeno un centinaio di volte, tra amici e genitori.
-Mi raccomando, fai la brava, non cacciarti nei guai, non fumare, stai attenta e..- Elencò scherzando sotto lo sguardo scocciato della ragazza; gli piaceva trattarla come una bambina, sapeva che ormai non lo era e per questo non era affatto contrario che partisse a farsi un viaggio, ma era preoccupato. Si fidava, certamente, di Heather, lei si sarebbe presa cura di sua sorella. Lasciar andare due ragazze in un continente dove non conoscevano nessuno, in un furgoncino, però, è un'idea bizzarra quanto irresponsabile. Sapeva che non sarebbe successo niente a loro, lo sentiva. Eppure vedendola salire su quel mezzo di trasporto, crebbe in lui uno strano presentimento, che non aveva niente a che fare con quel viaggio.
-Ti voglio bene- furono le parole che le disse l'ultima volta che la vide.
-Anche io, Edan!- Poi buio.
-Aiuto! Aiutatemi!- urlò, ma nessuno la aiutava. Era da sola e una nebbia oscura le impediva addirittura di guardarsi i piedi e di vedere la strada. Aveva paura, paura di cadere dentro a un fosso o di inciampare su qualcosa, non sapeva dove si trovava. Così si fermò e si strinse nelle sue braccia. Iniziò a piangere e pianse, pianse; pianse così tanto che stringeva forte la testa per il male che le era venuto, poi dall'alto si accese una luce e vide suo fratello: era sdraiato per strada, davanti al cancello della loro casa. Si alzò per andare a vedere. La bocca era dischiusa e un rivolo di saliva colava sul viso perfetto di quello che sembrava un angelo, più che un essere umano e comune.
-Edan?- lo chiamò -Edan? Ehi, svegliati!-
Edan, però, non si svegliava. Alzò lo sguardo, con l'intenzione di sbirciarsi intorno, mai suoi occhi furono catturati da due piccole lucine azzurre che scintillando nel buio si avvicinavano verso di lei.
Non appena le luci furono abbastanza vicine, Mona capì che si trattava di due occhi.
Uno strano ragazzo vestito tutto in pelle le si fermò davanti.
-Mona?- Ma come faceva a conoscere il suo nome?
Guardò in basso per cercare sicurezza nel volto angelico del fratello.
Si irrigidì e non riuscì più a muoversi quando notò che la chiara carnagione del ragazzo era diventata di un chiaro bluastro e la saliva si era trasformata in sangue.
Prima che potesse dire o fare qualcosa sentì stringere la mano del fratello sul suo collo.

Aprì di colpo gli occhi. Un altro incubo. Non riusciva ad abituarsi. Di solito quando si svegliava dopo una certa notte, restava sdraiata nel letto, con gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Quella volta non fu così, poiché appena aperti gli occhi si accorse che quello che vedeva non era il suo soffitto. Sì tirò su velocemente, troppo velocemente: sentì uno strappo alla testa, uno di quei dolori che aveva avuto solo un paio di volte nella sua vita. Si mise le mani sulla testa, cercando di fermare quel mal di tesa da dopo sbronza, mentre, agitata, si guardava intorno. Era sopra un tavolo, nella cucina della Hell House. Aveva addosso solo le scarpe, di fianco a lei Axl si stava lamentando per qualcosa in uno stato di dormiveglia. Non ci arrivò subito, le ci vollero almeno due minuti per collegare l'elemento A, lei era nuda su un tavolo, e l'elemento B, Axl a torso nudo era sdraiato sul tavolo di fianco a lei. Si maledisse appena dopo aver fatto quel tipo di ragionamento e, mentre sorgevano i ricordi della sera precedente, pochi e confusi, si vergognò della sua situazione, notando che non erano da soli. La porta della cucina era aperta e a vista sembravano esserci una quindicina di persone collassate per terra solo nel soggiorno, più un paio in cucina. Si sentiva uno schifo, fisicamente e moralmente.
Cazzo, cazzo, cazzo... Sì alzò in piedi e si mise in cerca dei suoi vestiti. L'aria fredda di una mattina di fine settembre le accarezzava il corpo, mettendola di fretta e rendendola molto nervosa. Non trovò la biancheria intima, solo gli shorts e la sua maglietta. Mentre si rivestiva non sentiva soltanto il dolore alla schiena dopo aver passato una notte a dormire su un tavolo, ma anche uno strano peso, come se qualcuno la stesse osservando. Appena finì di infilarsi la maglietta si girò verso il tavolo.
Axl si era alzato col busto, una gamba distesa sul tavolo e l'altra piegata, su cui aveva appoggiato il braccio, e con una mano si strofinava gli occhi con lenti movimenti, mentre la fissava.

Non sapeva che cosa dirle. Non aveva parole così rimase a contemplare il suo corpo mentre si rivestiva. Gli era piaciuto, per quel che si ricordava, ma si rendeva conto di aver fatto una cazzata. Era pentito, sì. Axl Rose era pentito di aver fatto sesso con una ragazza. Axl Rose era pentito di aver scopato Mona, la dolce Mona. Si era tanto preoccupato di tenere lontano Slash da lei e poi... Cazzo... Quando si girò verso di lui, sussultò. I suoi occhi verdi lo fissavano con astio e se lui non sapeva cosa dire, be', ci pensò lei a riempire il silenzio.

-Sei uno stronzo!- urlò, pentendosene, dato che il suo stesso urlo le provocò un fastidio alla testa. Vide il rosso mettersi le mani nei capelli, evidentemente anche lui aveva quell'atroce mal di testa.
-Hey non urlare!- ribatté quello, aumentando la sua rabbia.
-Non urlare? Non urlare? Come faccio a non urlare!- continuò, riducendo, però, il tono di voce a un rabbioso sussurro, ma sbattendo forte le mani sul tavolo, facendosi male non solo alle mani, ma anche alla testa. Sentì un brusio che si alzò e si guardò intorno mentre alcuni tossici si risvegliavano infastiditi, guardandola male e lamentandosi e altri si rotolavano a terra. Vide Heather affacciarsi sulla porta, mentre si massaggiava la testa con la punta delle dita.
-Che succede?- mormorò senza energie.
Mona lasciò perdere, anche se avrebbe preferito restare ad insultare Axl. Era stato un errore e non sarebbe mai più capitato, non lo avrebbe mai più rivisto. Si chiese mentalmente che ore fossero e se per caso era in ritardo per prendere l'aereo. Voltò le spalle e lasciò la casa.

Axl si alzò velocemente, prese la sua maglietta da terra e, mentre correva fuori per inseguire Mona, se la infilò, sentendosela troppo stretta però.
Appena fuori prese Mona per un braccio e la girò verso di lui.
Ok, lui era in parte colpevole, ma non capiva tutta questa rabbia da parte della ragazza: aveva iniziato lei, la colpa più grande era sua.
-Hey, stai calma, io...-
-Lasciami stare Axl, sparisci!-
Cercò di liberarsi dalla presa del ragazzo, che però stranamente non voleva lasciarla andare. In ogni altra occasione avrebbe detto “chissenefrega, ne troverò un'altra da scopare...” Ma non quella volta, quella era Mona, cazzo! Quella che aveva cercato di proteggere nelle tre volte in cui l'aveva vista.
-No, Mona.-
-”No Mona” un cazzo. Sei un idiota, bastardo, barbone, drogato, alcolizzato, approfittatore...-
-Approfittatore? E' per questo che sei arrabbiata? Perchè io avrei approfittato di te? Be', sei tu che hai approfittato! Anche io ero ubriacoe tu hai iniziato!-
-Avresti dovuto allontanarmi! Ma no, voi uomini siete tutti uguali. Specie voi tossici!-
Axl non si sarebbe mai aspettato che una voce tanto velenosa potesse uscire dal quella rosea bocca. Gli stava addossando tutta la colpa, era ingiusta, ma quello che lo fece K.O. Fu quel “tossico”, che aveva pronunciato con tanto disprezzo, perchè lui non era tossico, o per lo meno credeva di non esserlo.
Mona
d'altra parte era molto nervosa, sapeva che stava esagerando, dopotutto si rendeva conto la colpa era soprattutto sua. La vergogna della situazione, però, bloccava la sua razionalità e si accorse che forse aveva esagerato, quando vide Axl paralizzarsi.
Si liberò dalla sua presa, che si era fatta debole e se ne andò. Si sentiva in colpa, le era sembrata una persona a posto, quando l'aveva rivisto, quando sul pullman aveva allontanato quel maniaco da lei. Avrebbe voluto che fosse finita in un altro modo, voleva avergli detto: “grazie Axl, per avermi salvato da uno stupro, grazie per essermi stato vicino e non aver pensato che sono una pazza che va a confidarsi con gli sconosciuti”.

-Ehi, Alex, giusto?-
-Che cazzo vuoi?- si girò verso il malcapitato, incenerendolo con lo sguardo.
Non lo conosceva, e sembrava abbastanza timoroso di rivolgersi a lui.
-Ehm... Mi dicono che questa è la borsa di quella ragazza..- disse mostrando una borsa nera.
Gliela strappò dalle mani e, infuriato, urlò:
-HEY CENERENTOLA, HAI DIMENTICATO LA BORSA!-
Ma Mona era già troppo lontano per sentire.
-Fottiti, te e la tua borsa- concluse lanciandola per terra.
Tossico, tossico a lui? Come cazzo si permetteva? No, non solo, come cazzo si permetteva lei di rivolgersi con quel tono, con quelle parole a LUI? Che ne sapeva, lei?
-Che cazzo hai ancora da guardare, eh, moscerino?-
-Alex..-
-Mi chiamo Axl coglione. Chiamami ancora Alex e ti spacco la faccia, merda!-
-Scusa.- si affrettò a dire il giovane ragazzo, si vede che non era un frequentatore abituale della Hell, se no si sarebbe tenuto lontano da Axl in quella situazione. -E' solo che hai la mia maglia.. e la vorrei indietro.-
Axl si guardò. Ecco perchè mi sta stretta.
-La tua maglia? Vuoi la tua fottuta maglia? Ficcatela nel tuo culo la tua maglia! Vaffanculo!- strillò, togliendosi e lanciandogli in faccia la maglia.

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Ci credete che è già ottobre? Io sono rimasta ancora alla fine di Agosto e penso che vado a scuola solo per dei recuperi :O.
Eh.. il tempo passa veloce. Detta questa cosa completamente inutile, ma che serve a giustificarmi, in un certo senso, voglio-come al solito- ringraziare quelli che seguono la storia e che recensiscono, mi paice sentire i vostri pareri ;).
Al prossimo capitolo!

PS: Non sapevo come intitolare questo capitolo XD Questa volta non volevo mettere lo stesso titolo della canzone di riferimento e non ho molta fantasia...




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Capitolo 9
*** Shine On You Crazy Diamond ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 9

Shine On You Crazy Diamond

Now there's a look in your eyes,
like black holes in the sky.
Shine on you crazy diamond.

Pink Floyd-Shine on you crazy diamond.



-Mona ha una certa tendenza ad esagerare a volte. Sicuramente si è già pentita di averti incolpato e insultato.-
Le parole di conforto di Heather lo fecero tornare sul pianeta terra. Dopo che Mona se ne era andata, Axl si era seduto per terra, vicino la borsa della ragazza, che aveva furiosamente lanciato in un attimo di rabbia, e aveva appoggiato la schiena nuda contro il muro.

Heather ricevette come risposta da parte di Axl uno sguardo alquanto confuso e siccome non si decideva a controbattere gli offrì una sigaretta che il rosso accettò di buon grado. Decise che forse era il caso di parlargli ancora.
-E' molto turbata ultimamente, sai... presto rivedrà i suoi genitori. Continuo a pensare che non sia una grande idea, ma è giusto che vada al funerale di suo fratello...-
-Funerale?- riuscì a mormorare Axl, alzando dal marciapiede gli occhi che si erano illuminati di una strana luce.
-Sì, suo fratello, non te lo ha raccontato?-
-Sì, ma andrà fino in Inghilterra? Tornerà?- La sua voce si era riempita di ansia.
-Non lo so, veramente non lo sa nemmeno lei. Vedi, la situazione è che questo a Los Angeles era solo un nostro viaggio di piacere, Mona potrebbe dare fine al suo viaggio proprio oggi. Non ha molti soldi, poi... Ha perso il lavoro, io non riuscirei a mantenerla per più di una settimana. Se restasse lì sarebbe solo un bene per lei..-
-No!- esclamò col battito del cuore accelerato. Perchè poi?-si chiedeva-perchè doveva agitarsi così tanto per una ragazza che conosceva da così poco?
A Heather scappò un sorriso.
-Però c'è anche la possibilità che scappi a gambe levate dai suoi genitori, sarà terribile per lei: immagina due genitori divorziati e preoccupati ritrovatisi per il funerale del loro figlio e Mona che torna da un viaggio di due anni. La assalirebbero, non so se potrebbe resistere a un certo attacco...-
Per un po' cadde il silenzio. Axl sembrava guardare passare le macchine, ma con la mente era altrove, molto lontano. Com'è dura la vita -pensò. Per un po' riuscì a percepire il dolore di Mona. Gli vennero i brividi quando una fredda brezza di vento gli accarezzo il torace.
-Conoscevi suo fratello?-
Heather sì incupì: il sorriso rilassato e quasi divertito si inarcò all'ingiù.
-Sì. Era un bravo ragazzo.-
Sì alzò in piedi. Axl capì che non era il caso di proseguire a parlare di quel argomento, perchè riusciva a percepire la tristezza della brunetta, che in quel momento stava prendendo la borsa dell'amica da terra.
-Vuoi che ti accompagni?-
-Oh no, grazie-
-Pensi mai che ci rivedremo? Verrai a qualche altro nostro concerto? Ho notato che tu e Duff..-
-Stai cercando di farti dei fan, Rose? O vuoi chiedere qualcos'altro?- gli chiese di rimando con un sorrisetto furbo.
Axl le sorrise, all'inizio un bel sorriso divertito dalla risposta della ragazza poi si fece più malinconico e gli fece la domanda di cui gli importava veramente la risposta, guardando la strada davanti a sé e non la faccia di Heather:
-Pensi che la rivedrò ancora?-
La bruna non seppe cosa rispondergli si abbassò davanti ad Axl, attirando la sua attenzione.
-Sai, Duff non è male e come gruppo andate forte. Penso che noi ci rivedremo.- Axl si girò di nuovo verso la strada, non aveva ancora colto il senso di quelle parole. - Così, magari, se Mona si fa sentire potrei riferirti le sue decisioni.-
Il rosso si concentrò di nuovo su quel viso sorridente e il suo volto si illuminò.
La seguì con lo sguardo mentre si allontanava, mentre le sue parole rimbombavano nella testa come il rumore dei suoi tacchi che battevano sul cemento e pian piano si allontanavano.

Il tempo passò così in fretta che quando sentì le risate dei suoi amici che si avvicinavano notò che il sole, ormai, si stava avvicinando ai suoi piedi e il vento mattutino non gli dava più fastidio, anzi, così, a torso nudo stava anche bene.
-Amico! Axl! Che ci fai lì per terra?- chiese un allegro Steven spuntato fuori dalla porta di ingresso. In quel momento la testa del suo migliore amico Izzy fece capolino da dietro Steven:
-Axl ultimamente ha preso famigliarità con i vari pavimenti. Inizio a preoccuparmi.-
-Oh, Iz, non credo che tu debba preoccuparti. Hai visto che spettacolo che ha dato ieri sera? Complimenti! Potresti anche girare un porno se lo volessi. E comunque mai nessun tossico di questa fottuta casa avrebbe mai pensato di scopare sul tavolo... o ciao amore!-
Sì interruppe abbracciando una piccola moretta che era uscita fuori dalla casa, con un sorriso stampato e gli occhi luccicanti di gioia.
Poi uscì Duff, nervoso e pallido, e sorridendo annunciò al rosso:
-Amico, cerca di mantenere la calma... be', penso che qualcuno abbia vomitato sulla tua maglietta!-
Axl sentì di nuovo crescere la rabbia nel suo petto.

Era tutto più terribile di quel che aveva immaginato. Non riusciva a non piangere.
Non appena aveva messo piedi in quella casa, nella sua casa.
All'inizio non riusciva a capire se era troppo spaziosa perchè era abituata a quel buco del suo appartamento, se mancava qualche mobile o se era la mancanza di una persona: suo fratello.
La cosa peggiore era stata rivedere la madre e il padre. Entrambi sconvolti e nello stesso tempo sollevati di vedere lei varcare la soglia di casa.
Le nuvole di Brown Edge non avevano intenzione di lasciar passare nemmeno un raggio di sole, ma si disse che era meglio così, anzi, doveva essere così, era giusto: dopotutto era lì per un funerale. Ogni singolo avvenimento sembrava voler rendere quel viaggio tetro e buio, nemmeno una luce che potesse darle un po' di vitalità, sollievo. Si era illusa che presenziare al funerale l'avrebbe liberata dalla tortura e dalla sofferenza; si era illusa che onorando il corpo di suo fratello con quel funerale non solo avrebbe lasciato passare l'anima in cielo, ma anche lei si sarebbe sentita più libera a continuare la sua vita. Invece no. Aveva passato ore in piedi quel giorno. Non c'è stato niente di peggiore che vedere il corpo del suo fratello immobile, con gli occhi chiusi e senza traccia di sorriso, vedere che non era come l'aveva lasciato, semplicemente non era più vivo. Questa certezza, che dovrebbe esserle già stata ovvia, la colse di sorpresa e non fece che aumentare rabbia, depressione e incubi notturni. Ogni giorno andava alla tomba e portava un fiore. Ogni giorno restava al cimitero per ore, anche sotto la pioggia, seduta nel fango. Era come se non vivesse più: la sua routine quotidiana era basata sull'andare al cimitero e a furia di farlo ormai era cose se avesse trovato il posto per il suo corpo. La sua mente era così sfocata che non riusciva a pensare bene a cosa stesse facendo e pian piano moriva. Dimenticava anche di mangiare, a volte e credeva che mai sarebbe riuscita a superare un momento del genere. Pensava ai probabili consigli che suo fratello avrebbe potuto darle se fosse stato vivo, ma questo non faceva altro che aumentare il suo dolore. Una mattina si svegliò dopo aver fatto un incubo, lo stesso incubo con Axl che aveva fatto quella notte alla Hell House e rivide la strana luce negli occhi di Axl. Non riusciva a capire cosa fosse, dolore, felicità, malizia o stupore, qualunque cosa fosse le aveva dato una sensazione di tranquillità, perchè riusciva a vedere una luce in tutto quel buio. Quel giorno pensò alla sua vita a Los Angeles, pensò che le mancava Heather e all'improvviso le era venuta una gran voglia di parlare con Axl. Non ce la faceva più a vedere la tomba del fratello, non ce la faceva più a vedere i suoi geniori così tanto addolorati, voleva tornare a Los Angeles e voleva controllare se la luce negli occhi di Axl è solo un sogno o c'è veramente.

-Notizie?-
-No...- Ormai era diventato il loro saluto, non era per essere scortese, ma aveva imparato, con lei, ad arrivare subito al sodo e la ragazza non sembrava irritata da questo comportamento, anzi rispondeva con sorriso tranquillo, un po' divertito.
Axl continuava a pensare spesso a Mona, nell'arco di una settimana era riuscito anche a sognarla. Forse ne era ammaliato. Forse era rimasto sorpreso dalla luce che aveva visto in lei in quell'unico momento che l'aveva vista sorridere al bar, forse voleva riportare quella luce in lei, voleva starle vicino, farla splendere, fare tutto quello che avesse voluto. Voleva solo quella luce.
-Hey, Heather! Sei in ritardo!-
Le corse in contro la piccola morettina che stava sempre con Steven, Adriana, per abbracciarla, come se la conoscesse da una vita. Poi venne il turno di Duff, che come saluto le cinse le spalle con il braccio e le posò un leggero bacio sulle labbra.
-Allora, cosa si festeggia?-
-I Guns n' Roses, la prossima band più famosa del mondo, hanno finalmente trovato un manager!- esordì Slash, già con la bottiglia di Jack Daniel's in mano. La dichiarazione fu seguita da un applauso e risate, poi tutti quelli presenti nella Hell House, a cui importava solo di mandare giù più alcool possibile, brindò , dieci, venti volte alla nuova tappa raggiunta dalla prossima band più famosa del Mondo.

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Ehilà! Qualcuno si ricorda ancora di questa storia? Be', spero proprio di sì! 

Comunque i miei amici Catullo, Baudolino, Federico Barbarossa e Omero mi hanno tenuta un pochino impegnata in questo mese e penso sarò altrettanto trattenuta da Socrate e si cari sofisti nel prossimo, quindi, se a qualcuno ancora interessa, non vi prometto un'altro capitolo tanto presto, anche perchè non ne ho nemmeno uno pronto :) Spero comunque di riuscire a scrivere qualcosa prima di Natale XD Spero che anche voi speriate. 

Hasta luego people!

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Capitolo 10
*** Crying in the rain ***


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SOUND OF SILENCE

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Cap. 10
Crying in the rain



I'll never let you see
The way my broken heart is hurting me
I've got my pride and I know how to hide
All my sorrow and pain
I'll do my crying in the rain.

The everly brothers-Crying in the rain

-Hai una sigaretta?-
Non gliela voleva dare la sigaretta a quel tipo: ne aveva bisogno lei prima di tutti. Non voleva essere scortese, però, e siccome teneva il pacchetto in una mano mentre con l'altra ne stava già fumando una, decise che forse era meglio non farsi dei problemi e gliela diede.
-Grazie, fumi fumo?-
No, non lo faceva e fino a qualche giorno neanche fumava tabacco. Eppure...
-Sì.-
-Va bene, allora fumiamo insieme-
Mona se ne stava seduta su quella panchina da tutta la mattina. L'aria continuava a darle schiaffi sul viso, quasi era piacevole quel vento gelido. Era riuscita a trovare un altro posto in cui stare oltre al cimitero: un parco. Non un bel parco, forse quel parco era il più brutto del mondo e le uniche persone che potevano starci erano dei tossici in cerca di posti tranquilli. Da un po' di giorni veniva lì ogni mattina a nascondersi, perchè sì sentiva uno schifo, gli occhi gonfi e la testa dolorante per il pianto e ogni giorno stava lì a fumare, nascondendosi come un adolescente, senza sapere perchè. Ogni tanto tra le fitte di dolore al cuore, o forse era solo senso di colpa, si metteva a piangere.
Lo sconosciuto che stava seduto alla panchina davanti alla sua stava disfacendo la sigaretta e sostituiva droga al tabacco e in quel momento niente le sembrava più interessante. Lo fissò mentre fumava, mentre quello, accesa la sua, si avvicinò dandogliela e sedendosi vicino a lei. Fece un tiro, sentendo un sapore molto più delicato e dolce di quello della sigaretta che stava fumando. All'inizio, mentre finiva la sua, faceva tiri alternati alle due paglie, poi quando finì quella col tabacco si dedicò totalmente al fumo.
Dopo un po' le venne in mente l'idea più ragionevole che le fosse venuta in mente in quellle settimane, o forse è stata proprio l'unica idea che l'è venuta in testa.

-Non è romantico?-
Allungò le labbra in un sorriso, quel bel angelo biondo: non voleva dirglielo, ma l'aveva fatto con molte altre ragazze. -Romantico?- Aggiunse poi con un tono ironico.
-Sì... insomma, siamo sdraiati sull'erba, e ci troviamo qui, a guardare le stelle e le luci di Los Angeles, cavolo! Che spettacolo! Guarda! Quello è il Carro Maggiore!-
-Mmm, forse sarebbe tutto perfetto come dici tu se le formiche la smettessero di assalirmi! E poi la mia schiena preferirebbe un materasso!-
-Dai.. è la natura! E comunque dovresti essere abituato a stare sdraiato su vari pavimenti non molto comodi!-
-Ehi! Guarda, guarda attentamente lassù..-
-Sì?-
-Quelle stelle non ti ricordano due gran belle tette?-
Heather rise, era impossibile creare un clima romantico con Duff.
-Sempre il solito! Però in effetti anche la mia schiena preferirebbe qualcosa di più comodo, la terra non è il massimo!-
Duff subito si girò verso lei e si mise sopra in modo da guardarla in faccia.
-Be', se vuoi possiamo provare a cercare una posizione più comoda!-
Detto ciò si mise seduto e prendendo la ragazza per i fianchi se la mise sul bacino, iniziando a baciarle il collo, lentamente. Heather ridacchiava tra sé, felice, cercando ancora di godersi il cielo stellato.
-Sai, hai ragione! Quelle stelle formano delle tette perfette!-

La prima cosa che vide rientrando nel magazzino fu l'ultima cosa che avrebbe voluto in quel momento. Steven era di nuovo sul suo divano, se così si può ancora chiamare quell'oggetto che era stato recuperato tra la spazzatura, e purtroppo aveva con sè le sue bacchette.
-One, two and three. E TA-TA-TA! TA TA TA TA! TA-TA-TA! Ehi Axl! Man! Come va?-
Era tentato di dirgli che andava meglio prima, Steven non è la persona che voleva vedere in quel momento, così loquace, così fottutamente sorridente e così casinista! Lui voleva solo starsene da solo in quel lurido magazzino!
-Mi è piaciuto quando mi hai risposto!- Aggiunse ironico il biondone sorridendo, come al solito, non avendo ricevuto una risposta e continuando a battere le bacchette l'una contro l'altra.
Il rosso non aveva nessuna voglia di rispondere, ma non voleva nemmeno sembrare preso male: ultimamente tutti gli stavano intorno, come se avesse bisogno di loro.
-Steven, per l'amor del cielo! Vuoi smettere con quelle bacchette prima di tutto? Che ci fai qui?-
Lo sapeva che poteva sembrare scazzato o isterico e che probabilmente adesso Steven sarebbe andato dagli altri e avrebbe detto “Nessuno si avvicini, Axelina stasera è out!”, ma era stanco e le bacchette di Steven non lo aiutavano.
-Okok! Stai calmo! Comunque ero qui con Slash, poi lui è andato e io sono rimasto qui!-
-E perchè saresti rimasto?-
-Non si possono mica lasciare gli ospiti da soli!-
-Ma di che cazzo stai parlando, Steven?- domandò infine, esasperato, ma non ci fu bisogno di sentire la risposta. Comprese da solo quando sentì stridere la porta del magazzino, che era come quella di un vecchio garage.
-Ehi Steve, quel bagno fa proprio schifo!-
Steven sghignazzò a quel commento, mentre Axl sussultò sentendo la voce della donna. Poi quando lei spostò i suoi grandi occhi blu verso di lui, sì pietrificò, solo il cuore batteva forte, come se fosse impazzito. Calò un silenzio imbarazzante, si sentivano solo i colpi di bacchetta causati da batterista, che, sentendosi fuori luogo, aveva riniziato a giocarci.
-Senza offesa per il padrone, ovviamente- aggiunse imbarazzata la donna -O meglio dire i padroni considerando Slash!-
Non ricevendo risposta da quella statua in cui si era trasformato Axl, continuò a balbettare, quasi da sola, ricevendo dei sorrisetti divertiti di Steven come unica risposta.
-Eh già... così.. ecco.. Steven mi aveva detto che era abbastanza accogliente, cioè il bagno, sai? E invece, oltre a esserci freddo, è solo... una specie di latrina... con una puzza tremenda!-
Axl non poteva più ascoltare la donna brontolare.
-Che ci fai qui, Erin?-

-Mi sono divertito.. molto.. stasera- borbottò Duff.
-Eh certo che ti sei divertito! Non c'è maschio che non si diverte se fa sesso.- disse Heather, mentre infilava la chiave nella serratura della porta del suo appartamento.
Duff riuscì a girarla verso di lui non appena la ragazza ebbe girato la chiave facendo scattare la serratura. La guardò negli occhi e tremando aprì la bocca quasi come per dire qualcosa ma subito si bloccò. Heather sorrise di quel comportamento, ignorando quel peso che sentiva a livello del cuore, che batteva sempre più forte. Duff si riprese, dopo aver pensato un po'.
-Tu pensi sul serio che noi uomini pensiamo solo al sesso?- domandò, infine, fingendo una faccia scioccata.
-Sì che lo penso, caro- rispose prontamente la brunetta, sempre sorridente.
Duff fece finta di pensarci, alzando i suoi bei occhi verdi in alto e storcendo le labbra. La guardò negli occhi da cerbiatta e dichiarò:
-Be', sì, forse hai ragione- infine sorrise -Che gli uomini pensano solo al sesso, ma sta di fatto che stasera mi sono divertito grazie a te! E, certo, il sesso è stata una parte fondamentale, però...-
Fu interrotto dalla risata di Heather, che non riusciva più a trattenersi.
-Scusa, Duff, ma è troppo bello quando ti sforzi di fare un discorso!- disse sorridendo -Comunque, mi sono divertita molto anche io conte stasera, grazie, ti meriti un altro bacio!-
Il biondo rispose al bacio della ragazza, fingendo di essere normale, ma in realtà era turbato o forse sorpreso o spaventato, addirittura! Heather reagiva come nessuna ragazza aveva mai reagito, lo coglieva impreparato, lo faceva agitare, lo faceva sentire ancora un ragazzino alle prime esperienze. Dopo il loro solito bacio di saluto, Heather prese la mano di Duff tra le sue e baciandola disse:
-Vieni dentro con me, stasera-
Gli occhi di Duff si illuminarono, non gli aveva mai permesso di entrare nella sua dimora. Aprì lui la porta col sorriso stampato in faccia, che subito svanì. Sussultò per lo spavento, dopo aver notato che c'era qualcuno nella stanza in cui stava per entrare. Fece un passo indietro quando quel qualcuno lo aggredì con gli occhi, spaventati da lui, gonfi di lacrime, poi si calmò, quando capì di chi si trattava e anche la ragazza davanti a lui sembrò calmarsi, infatti i suoi occhi diventarono di nuovo indifferenti e spostò lo sguardo da lui.
-Che c'è Duff?- chiese Heather sospettosa per poi spingere l'uomo dentro l'appartamento ed entrare. Sì paralizzò per la visione, quasi pietosa, che vide.
-Mona...- sussurrò.
-Forse è meglio che io vada, ci vediamo!- annunciò velocemente Duff, come se avesse visto qualcosa che non doveva vedere.
Nemmeno salutò il suo uomo, si precipitò dalla sua amica, che se ne stava rannicchiata per terra, abbracciata a se stessa, pallida come un fantasma, i capelli sporchi, gli occhi fermi a guardare il vuoto, che si riempirono di lacrime non appena l'amica si avvicinò e l'abbracciò. Iniziò a borbottare tra i singhiozzi, cercando di farsi capire.
-Io..non... Davvero, io non potevo!-
-Shh Mona, stai calma!-
-No! Loro erano così... Non ce la facevo!-
-Okok, ora va tutto bene!-
-No! No! Gli ho abbandonati ancora! Anche io.. me ne sono andata!-
-No, tornerai, lo sanno anche loro!-
-Mio fratello...mio fratello Heather- sussurrò alla fine, con voce flebile, si calmò un attimo, esausta dal viaggio e dal piangere, di nuovo a Los Angeles.

-Che ci faccio qui? Ti stavo cercando, no?- rispose come se fosse la cosa più ovvia.
-Erin.. questo non è il momento giusto- riuscì a malapena a dire il rosso a quel angelo dai capelli lunghi e ondulati e gli occhi più belli del mondo, quelli che sempre lo convincevano a ritornare da lei.
-C-cosa? Axl sei assurdo! Come sarebbe a dire che non è il momento giusto?-
Voleva andarsene al più presto da lì. Cosa era venuta a fare? Si illudeva ancora che quella relazione sarebbe durata, forse?
Steven si sentì veramente di troppo e cercò di svignarsela:
-Ecco.. io forse è meglio che vada!-
-No, Steven, ti prego, resta pure.- lo intimò Erin.
-Io.. n-non volevo dire questo, è che non mi aspettavo di vederti.- Cercò di difendersi Axl.
-Axl, sono la tua ragazza, ricordi?-
Axl si sentì subito una merda. Erin sapeva come farlo sentire in colpa. Non riuscì di nuovo a dire niente. Vedeva negli occhi della donna fastidio e rabbia e delusione e tutto quello che voleva fare era in quel momento era andare e prenderle il viso tra le mani, abbracciarla e dirle “certo che sei la mia ragazza” e invece non poteva. Tanto valeva rimanere coerenti.
-Ah, ho capito Axl! Ti sei già scopato metà Los Angeles, mentre eravamo in pausa.-
Il viso contratto, lo sguardo duro, che sosteneva facilmente il suo. Può fingere quanto vuole, Axl lo sapeva che era solo davanti a lui che non esprimeva la sua tristezza, era anche lei orgogliosa , ed era anche un bel gesto, perchè lui stesso non avrebbe sopportato vederla scoppiare con i suoi occhi. Erin era brava a mascherare la delusione con la rabbia.
-Io.. no!-
-Ah no? Scommetto che anche stasera sei rientrato così tardi perchè eri impegnato con una sgualdrina, o forse due!-
Non poteva mentirle, non era stupida. Non poteva fare niente, bloccato dall'orgoglio. Sapeva che non se la sarebbe cavata, sapeva che le aveva fatto del male, gli bruciava la coscienza di averla delusa. Quanto avevano sacrificato per il loro amore? Quanto avevano dato e quante volte in fine Axl era riuscito a rovinare tutto? Quante volte ha visto quella luce di sofferenza negli occhi della sua donna. Ma lei era forte, non lo faceva vedere che stava male. Questa era la sua scusa, ma la verità è che lui è un egoista del cazzo e ogni volta si sente peggio.

Duff camminava veloce, perchè qualche oscuro motivo era rimasto colpito dall'immagine di Mona, aveva quasi il fiatone e chissà perchè voleva affrettarsi tanto a raggiungere il magazzino e dire ad Axl che era tornata. Mentre il magazzino già era in vista, cercava di immaginarsi la reazione del rosso. Sì chinò per aprire quel gran pezzo di metallo arrugginito e accartocciato e spinse in su quasi con violenza.
-Hey, Axl, man! E' tornata.. Mona.. ricordi? Ciao Erin!- salutò innocentemente la donna che stava giusto uscendo. Per un secondo fece ordine in testa. -Erin? Che..?- Provò a chiedere, confuso.
-Ciao.. Duff- salutò lei con riluttanza -Me ne stavo andando-
Guardò Axl, pietrificato che fissava un punto vuoto e come spostò lo sguardo sul volto sorridente di Steven, che stava ancora battendo le bacchette fissandolo, si sentì dire:
-Tempismo perfetto, Duff!-

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Salve! Fra un po' finiranno i capitoli deprimenti ;) Quanto tempo, eh? 


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