Sound of Silence di Tomma (/viewuser.php?uid=137981)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Mona ***
Capitolo 2: *** Got to Give it Up ***
Capitolo 3: *** Take a sad song and make it better ***
Capitolo 4: *** Lost in the Supermarket ***
Capitolo 5: *** How? ***
Capitolo 6: *** Danger ***
Capitolo 7: *** Funtime ***
Capitolo 8: *** Oh, Fuck... ***
Capitolo 9: *** Shine On You Crazy Diamond ***
Capitolo 10: *** Crying in the rain ***
Capitolo 1 *** Mona ***
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SOUND OF SILENCE
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Mona
Hello darkness my old friend,
I've come to talk with you again
Simon & Garfunkel-Sound of
Silence
Devo
scrivere. Devo scrivere qualcosa.
Cazzo.
Che
cosa devo scrivere?
Quella
notte la passò così.
Davanti
a una fottuta macchina da scrivere, illuminata a malapena da un
abat-jour messo in un angolo della piccola stanza, e un
caffè in
mano.
Doveva
scrivere un articolo per il giornale per cui lavorava.. Ma la sua
testa era rimasta ferma da più o meno ventiquattro ore.
Ancora
riusciva a sentire lo squillo del telefono, che alle cinque di quella
mattina la svegliò.
Non
sapeva dire se fosse stata la casualità o quel che
chiamavano
destino o fosse semplicemente la vita.
Ma
in quel momento pensò soltanto "Perchè
a me?"
Pensò
anche che fosse ingiusto come le persone se ne andavano per sempre.
Di come venivano trascinate via. Per sempre.
-Pronto!?-
Ma
dall'altra parte non si sentiva niente. Ripeté ancora una
volta quel
"pronto" ancora mezza addormentata.
Poi
riuscì a sentire qualcosa... Sì, sentiva
decisamente qualcosa.
Qualcosa che non avrebbe dimenticato, insieme al rumore dello
squillare del telefono.
Riuscì
a distinguere la voce di sua madre... piangeva.
-M-mona!-
Sentiva i suoi
singhiozzi, coperti da qualche
rumore, come se la cornetta del telefono fosse coperta dalla mano.
Come
se sua madre non volesse parlare, come se non volesse farsi sentire
piangere.
Non
c'è niente di più triste nel sentir piangere la
donna che ha sempre
cercato di darti forza.
-Mamma,
cosa succede?-
E
mentre lo chiedeva, aveva quella
sensazione. Quella
sensazione di vuoto. Quella
sensazione in cui non avverti
più il peso delle
braccia, ma le senti tremare.
-Mona...
Edan... lui è...-
Era
morto.
La
morte si era trascinata via Edan. E lui l'aveva lasciata
così. Un
po' morta anche lei. E non pensava a nient'altro. Quella mattina si
alzò e pianse...
Dio
se pianse, pianse silenziosamente e poi si alzò, si
infilò nelle
ciabatte e uscì dal suo appartamento, senza nemmeno chiudere
a
chiave la porta.
Vagabondò
in quella città con l'aria pesante, si sentiva
così debole, che
pensava che quel aria l'avrebbe schiacciata a terra.
Guardava
le strade ma non vedeva dove andava.
Poi
si schiantò contro qualcosa e il suo corpo decise che si
doveva
fermare.
Mentre
ascoltava un lamento che nemmeno sentiva, constatò che aveva
davanti
agli occhi un corpo, un corpo maschile.
Decise
di alzare gli occhi fino a incontrare quelli dell'uomo contro il
quale si era schiantata.
Rimase
un attimo persa in quegli occhi, così profondi, sembravano
aver
visto tutto.
-Hey,
che hai?- Aveva una
voce infastidita.
E
a lei le luccicarono gli occhi e voleva piangere ancora. Poi,
così
come una bambina che dice a uno sconosciuto di aver perso i genitori
al supermercato, gli disse:
-Edan
è morto- Sentì
ancora quella voce chiederle
chi cazzo era Edan. Una lacrima le rigò una guancia, non
sopportava
quella voce così dura.
Così
gli rispose.
-Mio
fratello-
E
poi passò la mattina con quel tipo. Forse si
rammaricò per averle
parlato così duramente. Forse si sentiva colpevole per
averla fatta
piangere.
O
forse non aveva niente di meglio da fare.. Parlarono.. o almeno
parlò
lui, mentre lei pronunciava qualche parola, piano, perchè
all'improvviso le sembrava che la sua voce fosse troppo alta. Forse
una parte del suo cervello le stava dicendo di andare via, che non
era sicuro farsi portare in giro da uno sconosciuto in una
città
come Los Angeles.
Per
di più Mona riuscì a sentire il forte odore di
sudore che emanava
quel ragazzo.
Notò
anche che al polso aveva una fila di braccialetti troppo da rocker e
indossava una maglia nera smanicata, con su scritto "Thin
Lizzy".
I
suoi capelli lunghi non erano affatto un incoraggiamento a restare in
sua compagnia... Ma al diavaolo. Non aveva nessuna voglia di
andarsene.
Non
voleva fare altro che stare seduta al bar, a guardare gli occhi del
ragazzo che aveva incontrato. La consolavano, ci vedeva dentro il
dispiacere.
Quello
che c'era nei suoi occhi andava sicuramente ben oltre a quel che le
stava dicendo. Erano più dolci, erano l'opposto della voce
seccata
che le ronzava in testa.
Per
un momento sentì qualcosa di caldo sulle sue mani, che
giacevano
sulle ginocchia, così abbassò lo sguardo. Vide le
mani del ragazzo
intrecciarsi alle sue. Erano così calde e grandi.
E
dopo i suoi occhi sparirono e lei rimase al bar da sola.
Quando
si ritrovò a casa, non ricordava nemmeno di essersi
incamminata, di
aver lasciato lo sgabello del bar.
Si
sedette davanti alla macchina da scrivere e ogni volta volta che
guardava l'orologio, le sue lancette erano sempre troppo diverse da
come le aveva viste la volta prima. Sapeva
che doveva scrivere qualcosa... ma non ricordava.
Non
voleva e non riusciva a pensare al lavoro.
Cazzo...
devo scrivere.
Così
scrisse.
22nd September, 1986
Caro
Edan,
Hey,
fratellone.
Ti
ricordi, quando eravamo piccoli? Giocavamo insieme... tu eri
più
grande di me di quattro anni e non sembravi divertito a giocare con
una mocciosa.
Ma
mi proteggevi sempre. Da tutto. Grazie. Mi insegnavi a salire sugli
alberi. Grazie. A costruire case col lego. Grazie.
Io
invece certe volte cercavo di convincerti di giocare con me alle
Barbie e tu dicevi:
"Gioco
mezz'ora con te e tu devi promettermi che poi giocherai a cinque
giochi che decido io!" Allora giocavi con me, annoiato, per soli
cinque minuti e poi volevi deciderlo tu il gioco.
E
io non volevo. Così ogni volta ogni volta litigavamo. Scusa.
Ma che
cazzo sto facendo? Sto scrivendo una lettera a un morto.
Hey, fratellone.. Riposa in pace.
Ti
voglio bene,
La
tua sorellina.
Pianse,
mentre scriveva quella lettera che non avrebbe mai spedito.
Pianse
quando si sdraiò sul letto. E passò la notte a
piangere..
Poi
arrivò l'alba e con essa finirono le sue lacrime, si
addormentò e
dormì, dormì così tanto.. Quando si
svegliò sembrava aver ripreso
i sensi dopo un coma.
Si
rammentò di quello che era successo. Si sentì
vuota. Si ricordò di
quegli occhi azzurri così scuri e profondi.
Pensò
a quel che le aveva detto quel ragazzo che aveva incontrato il giorno
prima.
-Chiamami,
se hai bisogno-
Non
si ricordava il nome... Anzi forse non gliela aveva proprio detto.
Aveva
come la sensazione che quel ragazzo avrebbe potuto aiutarla,
comprenderla. Ed era l'unica persona che voleva vedere in quel
momento.
Così
lo fece. Lo chiamò.
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Capitolo 2 *** Got to Give it Up ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
2 Got To Give It Up
Tell
my mama and tell my pa
That
their fine young son didn't get far
He
made it to the end of a bottle
Sitting
in a Sleazy bar
Thin
Lizzy-Got to give it up
Axl
era appena uscito dalla Hell House. Non gli piaceva molto quel posto.
Ogni volta che ci andava non finiva mai bene.
In
quella "casa" regnava il caos più assurdo. A lui non
piaceva il caos... Lui voleva tranquillità, ne aveva
tremendamente
bisogno.
Ma
ogni volta dopo un concerto, Slash, il chitarrista del suo gruppo, un
simpaticone con i capelli lunghi ricci e neri, che gli ricoprivano
tutto il viso, lo convinceva a venire a un festino. Così la
maggior
parte delle volte finiva alla Hell House. Quel posto pullulava di
tossici e prostitute e sembrava che l'alcool e la
roba non finissero
mai.
Come
al solito dopo una notte lì si era svegliato col mal di
testa
fortissimo e un cattivo sapore in bocca...
Probabilmente
puzzava di sudore; in effetti non si faceva una doccia da quattro
giorni.
Riusciva
a malapena a tenere gli occhi aperti alla luce del sole e non aveva
nessuna voglia di camminare... voleva solo trovare un posto comodo
dove tornare a dormire.
Doveva
smettere. Non gli piaceva bere così tanto. Per lui farsi una
canna
ogni tanto andava più che bene. Gli dava la
tranquillità che lui
voleva. Invece.. tutti quei festini, la tentazione per l'alcool. La
gente veniva da lui con una bottiglia di Vodka o Jack Daniel's e
gliela dava. E lui? Lui beveva, ma non lo sapeva nemmeno lui
perchè.
Perlomeno era più cauto quando era l'eroina che gli
offrivano.
Cercava di tirarsi indietro. Era già caduto in tentazione.
Una
volta, due... e non voleva più farlo. No, vedeva Slash
prenderla...
era terribile. Anche il suo amico Izzy...e Steven... Li vedeva
uccidersi con quella merda. Li aveva visti, i suoi amici andare in
overdose. Cazzo, non era affatto bello da vedere. Non era affatto
divertente stringere un tuo amico tra le braccia e pensare che
sta morendo, che non lo avrebbe più rivisto. Axl non
sopportava di
vederli così e si arrabbiava, si arrabbiava con loro. Li
minacciava,
a volte, trovava storie su come il gruppo sarebbe andato perso per
colpa della droga. Aveva anche provato a parlarli serenamente e con
calma. Ma le sue parole erano inutili. Non si può discutere
coi
tossici. Quindi loro hanno smesso di farsi davanti a lui, non ne
parlavano mai e quando arrivava...
-Ehi
ragazzi, se lo chiede Axl, noi non ci siamo fatti, ok?-
Si
diresse verso il magazzino dove viveva con Slash. Il magazzino non
era per niente un posto dove abitare e che per lo più usava
il suo
gruppo per fare le prove.
Ma
Axl era un tipo troppo pigro per trovarsi un lavoro. Non gli piaceva
l'idea di faticare per guadagnare qualche soldo e mantenere un
appartamento.
Così
si accontentava di vivere lì.
Quella
mattina era anche parecchio pensieroso. La sera prima, prima di
svenire per troppo alcool, aveva parlato con Del James.
Del
James era un motociclista tutto tatuaggi, ma anche uno scrittore.
Scriveva poesie e racconti ed era uno dei suoi amici più
vicini.
Gli
piaceva parlare molto con lui, parlavano spesso della vita, ma quella
sera avevano parlato di morte. Avevano parlato di come le persone se
ne vanno per sempre. Quel discorso gli era ancora rimasto in testa,
fino a che constatò di essere sul pianeta terra, che stava
camminando su una strada piena di gente che lo stava guardando male e
che stava per schiantarsi contro una vecchietta. Cerco di spostarsi. "Solo perchè oggi mi sento
gentile e non
ho voglia di schiantarmi contro di te, vecchia" si
disse. E
ce la fece ad evitare l'anziana, ma andò addosso a qualcun'
altro.
-Ehi,
Cazzo, Stai un po' attenta a dove metti i piedi-
Disse a una
sconosciuta, anche se in verità era colpa sua.
Quando
le vide luccicare gli occhi, gonfi per il pianto, pensò che
forse
era stato un po' duro con lei.
Lei
se ne stava impalata lì, a fissarlo, con lo sguardo perso,
di una
persona che non sa esattamente cosa fosse successo. Ma
che cazzo... pensò
-Hey,
che hai?- Le
chiese, con quel suo tono aspro.
E
lei con una semplicità innaturale gli disse solo una frase,
che
sembrava essersi ripetuta per tutto il giorno.
-Edan
è morto-
La
mattinata non gli andava affatto bene, non voleva trattare male
quella ragazza, ma.. che cazzo...
Aveva
mal di testa, era stanchissimo, si era appena scontrato contro una
che aveva un aspetto spaventoso e che con una vocina del cazzo gli
aveva detto che 'sto Edan era morto.... "E
io che cazzo ci posso fare?" pensò,
ma
gli venne istintivo chiederle chi fosse Edan.
Non
ne aveva per niente voglia, ma quando la ragazza si era messa a
piangere, si era sentito così in colpa che si era sentito in
dovere
di offrirle qualcosa, con quei pochi spiccioli che aveva, e poi era
interessante, come il caso lo avesse portato a una persona che aveva
da poco perso qualcuno, proprio quando la sera prima parlava di morte
col suo amico. Portò
la ragazza in un bar e lei lo seguì, sembrava non accorgersi
che era
in compagnia di un rocker poco affidabile. Cercò di dirle
qualcosa... ma non aveva idea di come consolarla.
-Allora...Quando
è successo?-
-Stamattina-
-E
perchè non sei dalla tua famiglia?-
-Non
posso-
-Senti,
mi dispiace...-
Voleva
dirle qualcos'altro. Ma poi chi era lui per dirle qualcosa? Lui era
solo uno sconosciuto che le era andato addosso perchè troppo
pensieroso. Le aveva anche dato la colpa. E poi lei era rimasta
lì,
a fissarlo con gli occhi lucidi.
Pensò
che alla fine non era poi tanto male, come ragazza. Insomma,
notò
che di certo non si era messa in tiro per uscire. Aveva delle
ciabatte ai piedi e i capelli scompigliati, che non si era curata di
pettinare, le ricadevano sulle spalle, leggermente incurvate in
avanti, poiché teneva le braccia sulle cosce. Axl non era
sicuro che
la ragazza sapesse di avere delle braccia in quel momento. Era come
una moribonda. Il suo corpo era morto, solo quella tristezza negli
occhi verdi faceva capire che era ancora viva.
Le
chiese se voleva qualcosa.
“No.”
Allora
prese una birra per lui e se ne stette lì, a pensare al
discorso con
Del James.
Non
voleva essere invadente, quindi non chiese più niente alla
ragazza,
ma ogni tanto cercò di dire qualcosa. Dopo un po',
però, non trovo
niente da dire così quando guardò l'orologio si
accorse di essere
in ritardo a un appuntamento che i Guns'n'Roses e il loro A&R
Tom Zutaut avevano fissato con un manager interessato al gruppo. Si
fece dare un foglietto e una penna da Bob, il barman alto due metri,
largo altrettanto e calvo, che aveva abbastanza pazienza da non
cacciare mai i Guns dal suo bar, nemmeno quando Slash iniziava a
rompersi le bottiglie di birra sulla testa.
Scrisse
il suo numero e lo mise nelle mani della ragazza.
-Chiamami,
se hai bisogno-
Non
lo sapeva nemmeno lui come gli fosse saltato in testa di farlo.
Uscì
dal bar, lasciandola sola.
Quando
arrivò al magazzino i suoi compagni erano già
tutti lì,
ovviamente.
-Alla
buon ora, Axl!-
Disse
Slash un pochino infastidito da quel ritardo. Dovevano essere al
ristorante da mezz'ora.
-La
prossima volta non ti aspettiamo, cazzo!- Aggiunse Duff, il
bassista. Il Biondo ossigenato alto 1,80 m. The Beer-Man.
-Scusate,
ho avuto un imprevisto-
-Axl,
tu hai sempre degli imprevisti!-
-Gli
uomini si devono far aspettare! Non lo sapevi Slash?-
-Ah
sì? Dai uomo, facci scappare un altro manager!-
-Ehi!
Un attiamo! Ma sono le donne quelle che si fanno aspettare!-
constatò Duff... un po' confuso su quel che diceva.
-Slash
sei tu che li fai scappare!-
-Io?
E sentiamo Mr. Rose, cosa c'è di sbagliato in me?-
-Ma
ti sei visto? Fai paura!-
-Ehi,
dai.. smettetela! Ora ci siamo tutti, andiamo!-
Era
sempre Izzy a calmarli. Izzy era il più tranquillo del
gruppo,
suonava la chitarra ritmica nel loro gruppo ed era un amico di Axl da
molto tempo, quindi sapeva come prenderlo. Steven invece li guardava
sempre litigare col sorriso stampato sul volto. Quel suo sorriso
spariva soltanto quando era troppo fatto di eroina.
Le
discussioni tra Slash e Axl lo divertivano parecchio. Sapeva che i
suoi compagni si volevano bene e che non avrebbero lasciato far
andare tutto a puttane per un ritardo di Axl. Lui, ormai si era
abituato.
-Forza
andiamoo!!!-
Ripeté
Steven con energia. Dio quanta energia aveva. Sembrava uno di quei
bambini che non riuscivano a stare fermi.
Raggiunto
il ristorante, vedendo che Tom e un altro uomo erano seduti a un
tavolo apparecchiato per sette , tirarono un sospiro di sollievo.
Il
loro A&R li guardava con disappunto. Sapeva che erano in gamba,
quei ragazzi, per questo li aveva fatti firmare con la Geffen, ma
dovevano impegnarsi altrimenti sarebbero rimasti fermi dove erano.
Tom si faceva in quattro per trovare la persona giusta, aveva perso
il conto di quanti manager aveva fatto conoscere a quei ragazzi.
Ma
non andava mai bene. I ragazzi si divertivano, perchè a
quelli
interessati a loro davano false speranze, facevano finta di essere
altrettanto interessati e ne approfittavano per scroccare pranzi,
cene, sigarette, alcool e tutto quello che li poteva capitare. Quella
volta non andò bene affatto. Il manager era già
abbastanza
innervosito per quel ritardo e la situazione peggiorò quando
disse
che la loro musica era solo rumore.
-No,
non sono interessato. E sappiate che farsi aspettare per un ora non
è
affatto gradito, specie quando non vale la pena di aspettare-
Queste
furono le sue ultime parole, poi Steven gli lanciò dei
pezzettini di
pomodoro in faccia.
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Un'altro capitolo in onore
del grande concerto di Slash a Milano.
Sono Distrutta :) E'stato fantastico!
Un grande grazie a iLARose.
Questa è una fan fic, sì :) E spero tanto di non
deluderti. Se non per temi scolastici non scrivo da davvero tanto
tempo, quindi sono un po' fuori allenamento XD
E Grazie anche quelli che
seguono.
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Capitolo 3 *** Take a sad song and make it better ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
3
Take
a sad song and make it better
Hey,
jude, don't make it bad
Take
a sad song and make it better
Remember
to let her into your heart
Then
you can start to make it better.
The
Beatles-Hey Jude
-Pronto?-
Si
sentì subito un'idiota. Ripensando a quel ragazzo, dopo
essersi
svegliata il giorno dopo, le era venuta una terribile voglia di
vederlo e di chiederli il suo nome. Non ci pensò due volte a
prendere il telefono e comporre il numero che le aveva scritto su
quel foglietto.
Così
quando rispose, Mona non aveva idea di quello che doveva dire.
Si
chiese perchè lo aveva chiamato e non trovò una
risposta, mise giù
e abbandonò il suo cellulare sul letto.
-Hey
Axl, chi era?- chiese uno Steven parecchio incuriosito.
-Qualcuno
che si diverte e rompere agli altri. Qualcuno mi dice perchè
una
persona deve chiamare se poi non parla?-
-Forse
era una stalker!- esclamò Slash.
Axl
non ci pensò su tanto e subito se ne dimenticò.
-Dai
iniziamo con le prove!-
Erano
tutti pronti, Slash e Izzy avevano già le dita pronte sul
primo
accordo, Duff era pronto a seguire la batteria con il basso, Axl si
era sistemato al centro e leggeva mentalmente la prima strofa di
Nightrain e Steven stava per battere il terzo colpo sul piatto, ma
per la seconda volta quella mattina furono interrotti dallo squillo
del cellulare di Axl.
-Pronto!?-
Questa
volta sentì la sua voce come l'aveva sentita il giorno
prima:
parecchio infastidita.
Suppose
che forse era colpa sua, che l'aveva chiamato pochi secondi prima
senza parlare, ma la voglia e curiosità di richiamarlo era
così
grande che appena dopo aver lasciato il cellulare sul letto, lo
riprese e ricompose il numero.
Sentire
la sua voce così infastidita, però, la fece
riflettere.
Lui
è uno sconosciuto, io non dovrei chiamarlo.
E
mentre lo pensava disse:
-Hey,
ciao... ehm... sono...-
Axl
riconobbe subito quella vocina flebile e piena di sofferenza. Era
sorpreso, non credeva che l'avrebbe chiamato, lui se n'era
già
scordato.
-Ciao!
Sei la ragazza di ieri!-
-Sì,
be', senti... Io non saprei dirti perchè, ma stamattina ho
visto
quel foglietto che mi hai lasciato e ho pensato... che...-
-Senti,
ti va se ci vediamo questo pomeriggio verso le cinque nello stesso
bar di ieri?-
Axl
aveva capito che la ragazza non aveva idea di cosa dirgli e quando
sentì l'ennesimo sbuffo di Slash, il quale veniva interrotto
proprio
quando toccava a lui, decise di intervenire.
-Sì,
ok, certo.. allora ci vediamo!-
-Bene,
ciao-
-Hey
aspetta un attimo!-
-Che
c'è?-
-Ecco,
ehm.. com'è che si chiama quel bar?-
Il
giorno prima non ci aveva nemmeno fatto caso in che bar era. E Axl al
posto di prenderla per una che aveva un deficit mentale, la comprese,
perchè aveva capito fin da subito che quella ragazza non
sapeva ben
dov'era e cosa stava succedendo.
-Cathouse,
si chiama Cathouse... Lo sai dov'è?-
-Ah..
sì.. il Cathouse, ok, ci vediamo!-
Stupida.
Stupida. Stupida. Cos'ho fatto? Chissà cosa
penserà adesso. Che
sono una piagnucolona che non ha nessun altro a cui rivolgersi se non
a uno sconosciuto che aveva incontrato per strada!
Mona
avrebbe dovuto chiamare altre persone in verità. La sua
migliore
amica, Heather, per esempio. Era lei la prima che chiamava quando era
nei guai. La conosceva da tredici anni... Si erano trasferite a Los
Angeles insieme. Anzi, avevano fatto molto di più! Avevano
fatti un
lungo viaggio nel nuovo continente, avevano preso un aereo per New
York, dove avevano comprato un furgoncino usato e lo avevano
decorato. Poi partirono per Los Angeles, fermandosi nelle
città e
nei posti che più le interessavano. Non avrebbero mai
pensato che
quel rottame avrebbe resistito per un viaggi così lungo, ed
in
effetti avevano avuto dei problemi, ma niente di chè.. Il
loro
piccolo catorcio, a cui si sono davvero affezionate molto, si era
dimostrato all'altezza e hanno regalato a loro 2 anni splendidi di
viaggio.
Quando
arrivarono nella città degli Angeli vissero per un po'
lì, proprio
in quel furgoncino, finché non trovarono lavoro entrambe.
Loro non
volevano restare lì per sempre. La loro era una vacanza...
molto
lunga. I loro lavori erano provvisori e volevano solo divertirsi,
erano giovani, ventun anni e ancora non volevano prendere seriamente
la vita.
Poi
avrebbe dovuto richiamare sua madre, ancora, chiederle come stava,
chiederle... ma non ci poteva nemmeno, la parola funerale per
Mona era un pugno nello stomaco. E poi anche il suo papà che
nonostante il divorzio aveva cercato in tutti i modi di mantenere la
famiglia unita e ora chissà come si sentiva, con una figlia
lontana
miglia e miglia, un figlio morto e senza una moglie.
Avrebbe
anche dovuto chiamare a lavoro, in verità, avrebbe dovuto
ancora
scrivere qualcosa, ma non ce la faceva. Non voleva sentire la voce di
sua madre mentre racconta di come un ladro aveva sparato a suo
fratello durante una rapina o la voce stravolta di suo padre o il suo
capo.
Oh
cazzo... pensò
Axl. Non ce la
faceva a pensare che l'avrebbe rivista. Non ne aveva nemmeno tanta
voglia. Non sapeva che cosa dirle. Di cosa avrebbe potuto parlare?
Non sapeva se doveva andare lì, abbracciarla, farle le
condoglianze... Il giorno prima si era sentito terribilmente in
imbarazzo, anche se aveva fatto finta di niente, aveva finto di
essere a suo agio.
-Uh-huuu!!!
Axl ha un appuntamento!- Disse Steven esaltato per l'amico.
-Hey
bro, Ma non stavi con Erin?- chiese Izzy, che era sempre stupito di
come Axl gestiva la sua vita sentimentale.
-Non
è un appuntamento... cioè lo è, ma non
nel senso che state
pensando voi... è complicato... Eh no Iz.. Io ed Erin siamo
in una
specia di pausa... ma insomma lo sai quando una coppia prende una
pausa, significa che si sono lasciati.. più o meno-
-Mah..
se lo dici tu, amico- Ecco, era questo che stupiva Izzy.
-Dai
Axl. Dicci chi è? E' una supermodel.. magari un'amica di
Erin, eh?
Oh-oh ce l'ho! Una porno star!- Slash era eccitato quanto Steven. Axl
aveva buon gusto per le ragazze e quando ne trovava una, solitamente
c'erano un sacco di loro amiche fighe.... Quando Erin veniva nel
Magazzino ad assistere alle prove, per esempio, si portava sempre
qualche amica-modella single. Oppure quando Axl aveva conosciuto
Adrianna... Cazzo.. allora si poteva anche fare una bella scopata a
tre. Ecco cosa rendeva felici Slash e Steven.
-Niente
di tutto questo Slash- disse il rosso, sorridendo per l'entusiasmo
dei ragazzi -Davvero, è una storia abbastanza strana e non
intendo
frequentare questa ragazza. Ora iniziamo dai...-
Slash
non era molto convinto... In qualche modo sarebbe riuscito a scoprire
di cosa si trattava.
-Hey,
baby, che succede?-
-Preferirei
non parlarne al telefono, Heather..-
-Allora
ci vediamo stasera , ceniamo insieme?E' da un po' che non ci
sentiamo!-
-Senti,
non mi va molto di uscire, vieni a casa mia..-
-Ok..
Hasta luego Chica!-
Sarebbe
stato difficile dirglielo. Anche Heather conosceva Edan e andavano
anche parecchio d'accordo. Si sedette sul letto, appoggiò i
gomiti
sulle ginocchia e si mise le mani sul volto. Se ne stette seduta
così, mentre la sua mente viaggiava nei ricordi. Il sorriso
del suo
fratellone. Sorrideva sempre e a tutti, un sorriso sincero, faceva
venire il sole nelle giornate nuvolose, che non erano certo poche a
Brown Edge, Inghilterra.
Era
così immersa nei suoi pensieri che quando le
squillò il telefono si
spaventò il suo cuore perse un battito.
-Pronto-
farfugliò. Era stanca di parlare attraverso un telefono!
-Signorina
Richardson?-
Cazzo,
cazzo, cazzo, cazzo.
-Sì
signor Portman.-
-Signorina
Richardson. Lei è al corrente che il tempo datale per
quell'articolo
sull'inquinamento urbano è scaduto, vero?-
Si
stava trattenendo, fra un po' sarebbe arrivata la sfuriata. Mona
ormai conosceva il suo capo, lo conosceva abbastanza da dire che
trattava le persone come se fossero merda.
-Sì...
ma signore, ho avuto un proble...-
-Guardi
che i suoi problemi non mi riguardano. Lei aveva un compito da
svolgere e non l'ha fatto. Si crede superiore? Crede di poter fare
quel che le piace e nel momento che le piace? Lei è come
tutti gli
altri, e quindi me ne frego dei suoi problemi, lei non ha scuse,
quell'articolo era troppo IMPORTANTE! Si rende conto di quel che ha
fatto?-
-Si
signore, ma vede, è davvero grave e vorrei approfittarne per
chiederle qualche giorno libero.. vede mio fratello..- non osava
nemmeno dirlo. No, non poteva. Mio fratello
è morto.
Non
ce ne fu comunque bisogno perchè il capo la interruppe.
-NON
ME NE FREGA UN CAZZO DI SUO FRATELLO! CAPITO? NON LE DARO' MAI DEI
GIORNI LIBERI. LEI E' SOLO UNA STUPIDA RAGAZZINA CHE CREDE DI AVERE
LA GENTE AI SUOI PIEDI!- Eccola. Mona si tolse la cornetta
dall'orecchio e aspettò un momento. In quel momento voleva
solo
lanciarla contro il muro.
-...QUINDI
E' INUTILE, E' INUTILE... ANZI GUARDI, FORSE SI DOVREBBE PRENDERE UNA
VACANZA, PERCHè NON SE NE VA UN PO' AI CARAIBI? EH? TUTTI
VOGLIONO
UNA VACAZNZA! E SA CHE LE DICO PICCOLA PRINCIPESSA SUL PISELLO? NON
SI DISTURBI A SCRIVERE PER IL MIO GIORNALE!-
Non
ci poteva credere. La stava licenziando.
-Cosa?
No, no no no, lei non può licenziarmi... io ho bisogno di
questo
lavoro...-
-Ah
sì? Allora mi fa ancora più piacere. Sei
licenziata, licenziata, LICENZIATAAAAAAAAAAA!!!!!!!-
-Vaffanculo
stronzo, Figlio di puttana!-
-LICENZIAAAAAAAATAAAAAAAAAA!!!-
Fantastico.
Quando
si alzò si accorse che per terra c'era una lettera.
La
prese e la guardò, come se fosse la cosa più
strana del mondo. I
francobolli che erano attaccati sopra erano così tanti...
Ciao
tesoro,
Spero che tu ti ricordi
ancora del tuo papà.
Sono con la mamma.
Quello che è successo è terribile.Quel incidente
non avrebbe mai
dovuto portarselo via. Edan sarà sicuramente in un posto
migliore. Spero che questa lettera ti arrivi al più presto e
che tu non sia
sola in questo momento.
Tesoro, non abbatterti,
ok? Vedrai che presto andrà meglio. Io volevo anche dirti:
Hey, Mona, don't make
it bad. Take a sad song and make it better.
Anche se tua madre non
è d'accordo. Ti saluta, spera che tu stia bene.
Mona, dovresti tornare
qui. Lo sai... Sono tre anni che sei via e non ti fai sentire tanto.
Ti
voglio bene Mona,
Il tuo papà.
-Hey Steve!- sussurrò
Slash all'amico -Andiamo?-
Steve lo guardò un po'
dispiaciuto
-Mi spiace amico, mi
piacerebbe cazzo, ma non posso!-
-Come no! Ehi, bro,
dai...-
-Ho promesso ad Adrianna
che ci saremmo visti. Lo sai poi ne fa una tragedia, come l'ultima
volta, cazzo, me la ricordo, si era trasformata in una bestia! Chiedi
a Izzy!
-Izzy non viene, cazzo, lo
sai com'è!-
-Ma tu non dirglielo!-
-Hey
Iz..! Vieni con me a
fare un giro?-
-Mmm, non so amico... Ho
altro da fare...-
-Eddai Izzy, andiamo-
disse Slash e intanto prese l'amico per un braccio e lo
trascinò
fuori.
-Cazzo Slash! Ho detto
che...-
-Hey Izzy guarda! Che bel
sole! C'è il tempo perfetto per una passeggiata!-
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E' un po' un capitolo di transizione, non mi soddisfa molto...
Grazie per il tuo sostegno iLArose :) Dov'eri piazzata al
conerto? Io ero alla destra del palco, più o meno davanti...
Dopo il pogo iniziale sono finita in quarta fila... però
lì era difficile starci...
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Capitolo 4 *** Lost in the Supermarket ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
4
Lost
in the Supermarket
I'm
all lost in the supermarket
I
can no longer shop happily
I
came in here for thet special offer
A
guaranteed personality
Lost
in the supermarket-The Clash
-Cazzo Slash, me lo vuoi
dire che diavolo hai intenzione di fare?-
-Shhh.. Parla piano! E non
ti preoccupare!-
Izzy sbuffò. Un idea di
cosa stessero facendo lì ce l'aveva e non gli piaceva,
chissà per
quale motivo poi rimase lì. E il comportamento di Slash era
sospetto. Se lo sentiva che era una cosa che non doveva, ma
soprattutto non voleva fare. Così insistette e, dando una
gomitata
all'amico, seduto di fianco a lui, gli chiese, per la millesima
volta, che cosa volesse fare.
-AHIA Izzy! Smettila! Mi
hai fatto male!- Rispose Slash, spingendo Izzy con la spalla
infastidito. Ormai stava aspettando da mezz'ora e si era già
bevuto
tre bicchieri di Jack Daniel's.
Ora
che era arrivato il
momento, ci pensò su e non aveva per niente voglia.
Axl fece il possibile per
non arrivare alla meta, allungò la strada di parecchio e si
fermò a
osservare ogni cosa gli capitasse. Gli piaceva guardare. Gli piaceva
andare in un parco giochi, sedersi su una panchina e guardare una
donna che faceva dondolare suo figlio sull'altalena, oppure una
coppietta di adolescenti intenti a mangiare un gelato e darsi qualche
bacio. Era come guardare la televisione, che lui non aveva. Anzi,
probabilmente era anche meglio... vedeva così reali. Vedeva
le cose
così com'erano, non quelle lunghe storie romantiche in cui
succedeva
sempre qualcosa che ostacolava l'amore o le persone che si facevano
tante seghe mentali per poi agire in modo così falso che le
loro
gesta sarebbero rimase per sempre ricordate. La vita non era
così e
a lui piaceva la realtà e ancor di più la
normalità. Un po' era
geloso di tutti quei gesti quotidiani che lui non compieva. Non aveva
una vita e se ne rendeva conto. Sì, si rendeva conto di
essersi
perso e di vagabondare in girò nel nulla. Ancora si chiedeva
se
avesse scelto la strada giusta, quando giunse al bivio. Aveva
diciassette anni e lasciò casa e scuola per intraprendere la
vita
del rocker ventiquattro ore su ventiquattro. Ai tempi era abbastanza
sicuro. Era sempre stato un po' ribelle. Da quando si rifiutava di
mangiare la pappina che gli offriva la madre e indossava ancora il
pannolino fino a quando, ancora quindicenne, si cacciava nei guai con
la polizia di Lafayette, per qualche sostanza illegale o per essersi
aggirato per le strada del paese non esattamente sobrio. E poi gli
piaceva la vita dura e selvaggia, o almeno è questo che
pensava
quando scelse di andare a Los Angeles.
Invece, arrivato a
ventiquattro anni, capì che c'era qualcosa che non andava.
Era lo stesso ribelle di
sempre, ma si voleva ribellare a se stesso: non era giusto quello che
stava facendo, lo sapeva. Era caduto nella trappola, quella in cui
tutti i musicisti rock cadono, era caduto negli eccessi e i vizi che
quella scelta gli aveva offerto e si stava perfino dimenticando di
cosa fosse il Rock'n'roll. Perchè in fondo sapeva che non
era solo
sesso, droga e rock'n'roll come forse era in origine. Ormai era
qualcosa di più, era un credo e la gente ci credeva davvero.
Anche
lui ci credeva prima di iniziare a svenire per troppo alcool. Quello,
be', quello era fallire. Lui stava fallendo e non sapeva più
come
rimettere le cose al loro posto.
Mona
passò tutto il
pomeriggio seduta, con la lettera in mano.
Le cose stavano
peggiorando. I pensieri stavano iniziando a farsi prepotenti nel suo
cervello, ma lei non voleva pensare. Pensare la faceva soffrire.
Lei voleva solo star bene.
E' tutto apposto: a questo voleva pensare. Ma quel pensiero le
sembrava così lontano. Lontano come la memoria del sorriso
di suo
fratello.
Quando si ricordò che
doveva incontrare quel tipo era già parecchio in ritardo.
Pensò che forse era
meglio così... Che forse aveva aspettato, si era stufato ed
era
andato via. Si sentì improvvisamente stanca, sentiva le
gambe
pesanti e non aveva più voglia di camminare, di vedere
qualcuno o di
parlare.
Ma si incamminò verso il
cathouse: non aveva senso telefonare per vedersi con qualcuno e poi
dargli buca.
Mentre
Axl si accostava
davanti all'ingresso del bar alle cinque e tre quarti e s'accorse
dell'avvicinarsi della persona che doveva incontrare quarantacinque
minuti fa, si stupì. Camminava lentamente, come se non ci
fosse
stato un orario in cui incontrarsi, come se non avesse voglia e fosse
esausta. Il capelli biondi si scompigliavano al vento e i suoi occhi,
luminosi al sole e contornati da vistose occhiaia lo fissavano, senza
entusiasmo.
-Sei in ritardo.- Le
disse.
-A quanto pare non sono
l'unica-
Axl entrò nel bar e si
sedette davanti al bancone e la ragazza lo seguì.
Le sembrava che non era
affatto sicuro stare in compagnia di quel tipo, specie quando il
ragazzo ordinò un bicchiere di Assenzio.
-Non è un po' troppo
presto per bere?-
-Non lo è per me...
Era la seconda volta, la
prima era stata al telefono, che Mona sentì quella voce
così
com'era. Era bassa, estremamente calma. Nella frase che
pronunciò
poi lei sentì anche un po' di malinconia. La ragazza si
concentrò
sui suoi occhi, che però non ricambiavano il suo sguardo.
C'era
qualcosa in quell'azzurro che fissava il vuoto. Qualcosa che le
diceva che era innocente, che si poteva fidare e molto di
più. Passò
qualche minuto di silenzio in cui nessuno osava dire niente: lui
mandava giù generosi sorsi del suo assenzio e non la
guardava,
pareva perfino che si fosse dimenticato della ragazza. Mona decise
che toccava a lei rompere quel silenzio.
-Comunque io mi chiamo
Mona...-
A lui si accesero gli
occhi e finalmente la guardò.
-C'è anche una canzone,
sai? Dei Rolling Stones!-
-Sì...Mia madre era una
fanatica dei Rolling Stones e non sempre era un bene.-
-Io sono Axl! Vuoi
qualcosa da bere? Magari una birra...-
A Mona non andava, ma
decise che forse era meglio.
-Sì... Una birra piccola,
grazie.-
-Io adoro i Rolling
Stones. Perchè non sempre era un bene?-
-Be'... perchè a mio
padre piacevano i Beatles e mia madre non lo sopportava- sorrise al
pensiero delle piccole discussioni a causa di due gruppi musicali
–
Forse è per questo che hanno divorziato- concluse.
Axl guardò il sorriso di
Mona. Lui che era una grande osservatore, capì quanto fosse
bello il
sorriso di una persona che ama i suoi ricordi, quanto ancora tenero
potesse essere il sorriso di una persona che aveva perso qualcuno da
poco. C'era qualcosa in quella ragazza che lo incantava. Avrebbe
voluto stare tutto il giorno a guardarla, guardare i suoi occhi verdi
e così lontani, a guardare come con una mano si tirava
indietro i
capelli, di come prendeva il boccale di birra e se lo metteva alle
labbra per bere. Avrebbe voluto rivedere un altro suo sorriso.
-E tu? Che mi dici dei
tuoi genitori? Sono stati loro a farti piacere i Rolling Stones?-
Mona vide che Axl abbassò
la testa. I suoi occhi si fissarono sul pavimento e diventarono
gelidi per un momento, poi quando il suo sguardo ritorno su di lei i
suoi occhi ridiventarono come prima, qualcosa di sicuro.
-Decisamente no!- le disse
con il tono amaro -Mio padre, quello vero, se ne andato di casa
quando avevo due anni. Mia madre dopo che sono nato, ha sempre
cercato di tirare avanti e pensava solo a come guadagnarsi da vivere,
la musica di certo sarà stato uno dei suoi ultimi pensieri.
Quanto
al mio patrigno, be' lui era uno un po' fissato con la religione, e
non andavamo molto d'accordo... Ma non penso che fosse mai stato
interessato ai Rolling Stones–
-Izzy, dobbiamo andare più
vicino, io non sento!-
-Non rompere! Eddai, non
spingere cazzo! Ma vuoi farti scoprire?-
-Dobbiamo a-andare lì!ok?-
-Ok, ok, ma smettila di
dare spintoni! Oh! Ma ce la fai a camminare?-
Parlarono ancora un po'...
Del nome di Axl, della sua band, che anche lui non era di Los
Angeles. Poi toccò a Mona parlare. Anche se non aveva
nessuna voglia
di parlare della sua vita, lo fece, non sapeva il perchè, ma
gli
occhi del ragazzo, quasi sempre intenti a guardare lei erano un
incoraggiamento. Gli raccontò del suo viaggio nel
furgoncino, della
sua amica Heather, poi parlò di suo fratello, della
telefonata di
sua madre che ricevette, di come la richiamò per la seconda
volta in
lacrime per raccontarle cosa era successo...
-E cosa è successo?-
Mona appoggiò i gomiti
sul bancone e si mise le mani sul volto. Axl, invece, nel vedere quel
gesto di stanchezza e disperazione pensò che forse aveva
azzardato
troppo, che avrebbe dovuto lasciarla parlare e basta. Non si
aspettava di ricevere una risposta.
-Stava facendo spesa in
uno di quei piccoli negozietti di alimentari.. c'è stata una
rapina.
Non so bene cosa sia successo, sta di fatto che gli ha sparato.-
Teneva ancora le mani sul
viso, e la voce le tremava un po'. -Sai forse era destino che
succedesse...-
-No... viviamo in un mondo
dove è la casualità a dominare. Se non ci fosse
stato tuo fratello,
qualcun altro sarebbe morto. Lui si trovava solo nel posto sbagliato
al momento sbagliato. - L' abbigliamento in pelle e l'aspetto da
rocker si contraddicevano alla profondità di Axl. Mona
l'aveva già
capito, dai suoi occhi.
-Tu non credi che destino
e casualità siano la stessa cosa? In ogni caso non sei tu a
decidere.-
-Non credo al destino.
Credo alle scelte che facciamo. Credo che sono le nostre scelte a
determinare come sarà la nostra vita. Noi scegliamo che vita
fare. E
credo nella casualità, che è come un imprevisto
che cerca di
sconvolgere le tue decisioni.-
Le interessava quel ragazzo. Voleva conoscerlo. Voleva parlare con lui
all'infinito.
-E tu che vita hai scelto
di fare?-
-Oh cazzo, mi
ha guardato... forse ci ha visti, Iz..-
-Eh ci credo anche io! Non
sei mica invisibile Slash!-
Axl ci pensò su
un'attimo, poi quasi in un sussurro disse:
-Penso una vita in cui non
sono più sicuro di niente. Sai? Credo di essermi perso.-
Axl si era avvicinato un
po' più a lei durante quel discorso. E continuava a
guardarla, non
ci poteva nemmeno pensare di toglierle gli occhi di dosso. Si sentiva
attratto da lei. Gli piaceva avere il suo sguardo su di sé,
mentre
lui esplorava con gli occhi il suo viso, le sopracciglia, le ciglia
lunghe, il naso e la bocca. La rosea bocca. In quel momento
pensò
che avrebbe voluto assaggiare le sue labbra più di ogni
whiskey al
mondo.
-Axl- sussurrò Mona,
avvicinandosi un po'- non vorrei dirtelo, ma ci sono due tipi, che si
coprono la faccia con una giornale, dietro di te... Sono girati da
questa parte e ogni tanto vedo la testa di un tipo poco
raccomandabile guardarmi...-
Axl si girò.
Vergognandosi un po' per la constatazione della ragazza e sperando
con tutto il cuore di sbagliarsi, ma anche se non riusciva a vederli
in faccia, li avrebbe riconosciuti ovunque.
-Sei un coglione, Slash!-
disse.
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
iLa: Mmm secondo me
è molto probabile che ci siamo viste... anche in coda, a
meno che tu non eri nell'altra, perchè ce n'erano
due...
Ah! Ho iniziato a leggere una tua storia, Death and Love.. E' tanto
tenero Axl :3 Complimenti anche a te per come scrivi :)
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Capitolo 5 *** How? ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
5 How?
How
can I go forward when I don't
know which way I'm
facing?
How can I go forward when I don't
know which way to
turn?
How can I go forward into
something that I'm not sure of?
How - John
Lennon
-Oh cazzo, e
adesso che facciamo?-
-Stai fermo,
Iz, stai fermo, non ti muovere!-
Axl
si alzò dal suo
sgabello, si avvicinò ai due e stette lì un
attimo, con le braccia
incrociate e il viso teso in un espressione infastidita.
Aspettò che
si togliessero quei giornali dalla faccia, ma siccome non si
muovevano a farlo, glieli strappò con veemenza dalle mani.
-Siete ridicoli!- disse.
-Hey Axl! Chi si vede! Che
sorpresa! Io e Izzy ci stavamo facendo un giro e poi siccome eravamo
qua ci siamo fermati a prendere qualcosa e leggere il giornale...-
Cercò di giustificarsi
Slash, sapeva che ad Axl non piaceva essere seguito e soprattutto non
gli piaceva che le persone origliassero i suoi discorsi.
“Se non sto parlando
con te, non sono cazzo tuoi” diceva
sempre.
-Ah sì? Be', non so da
quando tu leggi i giornali, ma intanto vorrei informarti che quello
che stavi leggendo è del mese scorso...- replicò
Axl indicando la
data sulla pagina del quotidiano.
-Sì... sai c'era un
articolo interessante!-
-Slash... quante volte te
l'ho detto che non mi devi seguire quando mi incontro con una
ragazza, e Izzy, da te questo non me lo aspettavo.-
-Hey bro, guarda che io
non volevo. Slash mi ci ha trascinato dentro!- Cercò di
pararsi il
culo Izzy, che nervoso prese una sigaretta e se la accese: non gli
piaceva mettersi contro Axl e nemmeno travarsi in quella situazione,
lui non avrebbe voluto essere lì.
-Hey Izzy ora ti metti
contro di me? Oh, comunque Axl, mi sembra carina la tua amica, sembra
un po' così.... un po' triste, ma se per te non è
importante, sappi
che che so come farla rallegrare-
Axl guardò Mona, seduta,
la testa tra le mani. Gli sembrò così bisognosa
di aiuto, gli
sembrò così debole e una preda facile. Le parole
di Slash gli si
bloccarono nel petto, sentiva una strana pesantezza nel torace.
-Cosa? No!- riuscì a
mormorare, poi riprese a voce più alta -Tieni il tuo uccello
lontano
da lei, capito Slash?-
Si sentiva in dovere di
proteggerla. Non la conosceva, ma l'aveva capito che Mona era una
brava ragazza e che non meritava di farsi usare da uno del suo giro.
Slash,
forse per l'alcool prima bevuto, non colse la durezza di quelle
parole, sorrise e fece una faccia come per dire Uh-uh,
amico, è una sfida?
Così si incamminò verso
la ragazza.
-Hey Honey, io sono
Slash.-
Mona
vide quel tipo
strambo avvicinarsi a lei. Non aveva un aspetto rassicurante. I
capelli neri e ricci gli coprivano la faccia e facevano intravedere a
malapena gli occhi.
Quando le rivolse la
parola, Mona guardò Axl, evidentemente seccato per il
comportamento
dell'amico. Il ragazzo non appena gli occhi verdi e innocenti della
ragazza si posarono su di lui, capì che forse era meglio
allontanare
Slash.
-Ciao! Mona- si presentò
lei e vide Axl e quell'altro tipo che si avvicinavano.
-Come la canzone!-
-Sì, come la canzone-
Il fastidio di Izzy si
dissolveva man mano che le ceneri sostituivano il tabacco della sua
sigaretta. Lui lo aveva notato, lo sguardo del suo migliore amico
mentre Slash si avvicinava a quella ragazza, aveva notato gli occhi
di lei che cercavano aiuto in quelli di Axl. Pensò che alla
fine
doveva finirla lui quella situazione, che se non centrava niente.
-Slash, perchè non
lasciamo Axl e la signorina a salutarsi e noi ce ne andiamo?-
-Hey Izzy! La signorina si
chiama Mona! Come la canzone dei Rolling Stones! Che nome tosto!
Ahahah!-
Poi il riccio continuò a
parlare con Mona di quanto fosse bravo lui a suonare la chitarra e
che sarebbe diventato il chitarrista migliore del mondo. Parlava e
parlava e ogni tanto rideva da solo. Era visibilmente ubriaco e non
era ancora sera. Mona si tranquillizzò sia per la presenza
di Axl e
di quell'altro moro con lui che aveva cercato di portare via Slash
sia perchè quest'ultimo continuava a parlare di cose come
Dio della
chitarra e il forte credo verso Jimmy Page, ridendo da solo. Mona
pensò che fosse molto buffo quel Slash, quando si toccava il
cuore e
faceva la faccia da cucciolo bastonato non appena nominava Jimi
Hendrix, il che succedeva due o tre volte in una sua frase.
-Ehi Iz, quanto cazzo
ha bevuto?- sussurrò
Axl
all'amico.
-Non so man... ho perso
il conto, credo quattro bicchieri di Jack...-
Axl
era ancora infastidito
dalla presenza del riccio, quel suo parlare tanto e fare facce buffe
era il metodo che usava con tutte le ragazze che si voleva portare a
letto.
Quando Izzy finì la sua
sigaretta decise che era il momento di portare via Slash,
così lo
prese per un braccio e lo trascinò via.
-Cazzo Izzy! Sto parlando!
Lasciami!-
-Su, fai il bravo! E' ora
di tornare a casa! -
-Noo non voglio!-
Axl e Mona li guardarono
andare via e sentirono le lamentele di Slash farsi sempre
più
lontane. Il rosso si vergognò un po' per quella situazione
-Simpatico il tuo amico.-
gli disse Mona accennando un sorriso, quello che piaceva tanto ad
Axl. E lui la guardò e gli sembrò che ogni volta
che la guardava
lei era sempre più bella, più innocente. Le
sorrise anche lui e
pensò che era meglio tenerla lontano da lui e dai suoi
amici. Si
vedeva che appartenevano a due mondi diversi. Axl aveva questa
immagine angelica di Mona e più, nella sua mente, si
avvicinava a
lui più l'immagine diventava scura e tenebrosa.
-Adesso devo andare-
annunciò a voce bassa Axl -E' stato un piacere conoscerti,
Mona.-
Mona abbassò lo sguardo a
terra. Non aveva il coraggio di guardarlo negli occhi.
-Anche per me lo è stato,
Axl-
Lo guardò pagare la sua
birra e l'assenzio e andare fuori dal bar.
In
un secondo un mare di
preoccupazioni riemersero. Come avrebbe potuto andare al funerale di
suo fratello se non aveva i soldi per andare dall'altra parte del
mondo?Doveva chiedere aiuto a i suoi genitori? E ora che era stata
licenziata? Era il momento di fare sul serio nella vita? Doveva
tornare in Inghilterra e rimanerci? E Heather che cosa avrebbe fatto?
Non se n'era accorta
subito, ma con la presenza di Axl era riuscita a reprimere tutti i
pensieri. In sua compagnia non pensava ad altro che a lui e, anche
quando gli aveva raccontato di suo fratello, aveva in qualche modo
evitato di pensarci. Era come se le sue parole fossero uscite da sole
dalla bocca, mentre il suo cervello pensava agli occhi del ragazzo.
Le sembrava che non fosse
passato nemmeno un minuto da quando Axl l'aveva lasciata in quel bar,
così si stupì quando, uscita fuori, non vide
più la sua figura
camminare sulla lunga strada.
Tornata
a casa non sapeva
che cosa fare. L'aria di casa la sopprimeva. Non riusciva a stare
chiusa tra quattro pareti. L'appartamento di Mona era tutt'altro che
un bel posto. Aveva una camera da letto, molto piccola, dove a
malapena ci stava un letto, vicino a questo c'era un tavolino che
aveva preso per cinque dollari in un supermercato e sopra un
abat-jour, economico. Non aveva una armadio, ma usava una sedia come
tale. Il bagno era una stanza quadrata di tre metri per tre ed era
abbastanza scomodo
Il soggiorno poi, fungeva
anche da cucina e sala da pranzo, ma era parecchio vuoto: c'era solo
un tavolino con due sedie, che le aveva regalato un'amica, la quale
l'aveva preso senza molte preoccupazione da un bar per il quale
lavorava; poi c'era una specie di materasso gonfiabile, gonfio solo
per metà, però molto comodo, con qualche
cuscinetto sopra, che
fungeva da divano, e alla fine c'era una scrivania con una macchina
da scrivere. Per il resto i mobili della cucina erano quelli
essenziali che erano già lì prima che lei ci
venisse ad abitare.
Quando Mona si guardò in torno e vide tutte quelle pareti
vuote e
bianche, l'arredamento e tutti i suoi averi, si sentì una
fallita.
Che cosa aveva fatto alla fine? Niente, si rispose. Tutti quei mesi
passati ad abitare lì, a Los Angeles, sono stati uno spreco.
Avrebbe
dovuto tornare subito, in qualche modo, in Inghilterra. Farsi una
vita. Si ricordò delle parole di Axl. Credo
di essermi perso. E
si accorse che anche lei
si era persa. Che era arrivata al punto di non sapere più
cosa stava
facendo, cosa farà. Senza accorgersene aveva imboccato una
strada e
non sapeva più come proseguire perchè non la
conosceva.
Prese la lettera che aveva
ricevuto dal padre e la rilesse, due, tre volte.
La parola funerale
rimbombava nella sua testa. Non ci poteva credere. Non voleva
crederci ancora. Suo fratello era morto. Mio fratello
è morto?.
Si domandava perchè era successo a lei.
Dopo non molto qualcuno
suonò il citofono e andò ad aprire.
-Hey Baby! Non ti dispiace
se ho portato anche Jade, vero?-
Mona vedeva davanti a sé
tutta la vitalità di Los Angeles negli occhi delle due
ragazze che
si erano presentate a casa sua. La sua migliore amica, Heather,
sempre raggiante, con i suoi ricci castani che perfetti cadevano
sulle spalle e i suoi grandi occhi marroni-chiaro e Jade, una
spogliarellista che avevano conosciuto appena erano arrivate a Los
Angeles e che grazie alla quale avevano entrambe trovato lavoro nel
suo stesso locale, lavoro che Heather continuava a ricoprire.
Vedere così sorridente la
sua migliore amica le fece passare la voglia di dirle che suo
fratello se n'era andato. E la presenza di Jade le bruciava un po'.
Mona era sempre stata un po' gelosa delle sue amiche... e quello non
era il momento adatto per stare in compagnia di Jade.
-No, tranquilla, venite
dentro- mentì, fredda.
Heather e Jade si
accorsero che c'era qualcosa che non andava. Heather si
sentì in
colpa per aver portato anche l'amica, perchè dopotutto lei e
Mona
non si vedevano da un po', ma siccome tutte andavano d'accordo di
solito, non aveva visto il motivo per cui non farla venire. Fecero
finta di niente ed entrarono.
-Ho portato qualcosa con
cui divertirci!- disse Jade soddisfatta, mostrando una bottiglia che
aveva in mano.
-Che roba è? Ehi, da
quando si beve vino?-
-Honey, questo non è un
vino qualunque, questo è il Nightrain!- rispose la sua amica
Heather.
-Sì! Costa poco e ti fa
volaree!- la appoggiò Jade
-Ah.. be', pensavo che a
casa mia si bevesse solo Vodka.. vabbè-
Le sue amiche risero. Lei
no, voleva staccare un po'... Avrebbe voluto qualcosa di più
pesante
in quel momento.
-Sai Mona? Ti devo
raccontare un sacco di cose!- le disse Heather sospirando –Io
e
Jade abbiamo conosciuto dei tipi fantastici! Suonano in una band,
come è che si chiamava? Va be'... Comunque li rivedremo la
settimana
prossima... e tu, mia cara, sei ufficialmente invitata. E io non vedo
l'ora di rivedere quel bel biondone!-
Heather versò un
bicchiere a testa di Nightrain e poi proseguì.
-Comunque ti stavo
dicendo.. Ieri sera sono andata a lavoro e ci sono 'sti tipi
seduti...Hey ma cos'è questa?- disse prendendo in mano la
lettera
del padre di Mona e leggendola -Cosa? Mona..d-devi s-spiegarmi-
Ecco fatto. Pensò
Mona. Non glielo devo nemmeno dire.
Guardò negli occhi
Heather e lei capì.
Riuscì a pronunciare solo
un flebile “Cosa!?”
Poi buttò giù tutto il
vino che c'era nel bicchiere e se ne versò un 'altro.
-Hey
Axl, che hai?- gli
chiese Izzy vedendo l'amico seduto a terra con la schiena contro il
muro a bere del Nightrain -Lo sai che porta male bere da soli!-
-Niente, bro, pensavo...-
-A quella ragazza?-
Sì, pensava a quella
ragazza. L'aveva pensata tutto il giorno. Non voleva pensare ad
altro. Voleva vederla. Sospirò ed Izzy capì.
-Pensi mai che la
rivedrai?-
-No.. Ma comunque non mi
interessa, sai?- mentì.
Izzy rise. Lo conosceva
troppo.
-Dai.. passami quella
bottiglia!-
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Un'altro capitolo inutile..
cercherò di rifarmi con i prossimi :)
iLa: Sempre un grande
grazie a te :3 Be'.. io Axl me lo sono sempre immaginata
così... una persona profonda.
ThisDick: Inanzitutto complimenti per il nome XD E poi grazie, eccoti
un'altro capitolo, spero ti piaccia :)
IceGirl: Mille grazie!! Mi è piaciuta molto la tua
recensione; Per quanto riguarda la tua fanfic, sta tranquilla, per me
basta solo che non sia scritto uguale ;)
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Capitolo 6 *** Danger ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
6 Danger
Danger,You're
in danger
When the boys are around
Danger,You're in danger
And this is my town
This is hollywood.
Motley Crue- Danger
Era
passata quasi una settimana da quando aveva visto Axl e Heather aveva
saputo di suo fratello. La sua amica stava molto male, ma faceva il
possibile per aiutarla, non solo per il legame che c'era tra di
loro, ma anche perchè lo considerava un modo per rispettare
la
memoria di Edan: avrebbe fatto qualunque cosa per Mona,
perchè Edan
le voleva tanto bene e se avesse potuto vederla in quello stato non
gli sarebbe piaciuto. Heather si era trasferita da lei, la aiutava e
si faceva in quattro tra la sua amica e il lavoro. Faceva la spesa,
cucinava, le teneva compagnia. Cercava di essere forte, ma vedere veder
star male Mona, non vederla più sorridere come una vola,
vederla piangere o in mezzo a una crisi di rabbia, nella quale si
addossava colpe inutili, non era semplice. Certe volte andava in
bagno, apriva l'acqua della doccia e piangeva... poi usciva e faceva
finta di niente.
Mona
non era più uscita di casa. Non le piaceva stare tutto il
giorno a
casa, ma si sentiva anche troppo debole per poter uscire fuori. Non
mangiava molto. Non aveva mai fame e vedere troppo cibo in un piatto
o solo sentire gli odori mentre Heather cucinava le faceva venire la
nausea.
Non
dormiva la notte e quando dormiva era perseguitata dagli incubi.
Sognava suo fratello, il suo sorriso che svaniva pian piano e il suo
volto diventava sempre più teso. Le urlava che non gli era
stata
vicino negli ultimi tre anni. Che era stata un' ingrata ad andarsene
così, lasciando la famiglia. Era tormentata dai sensi di
colpa e dal
mal di testa. Era anche arrabbiata, arrabbiata con l'assassino che
aveva ucciso suo fratello, arrabbiata con la vita e con se stessa.
Era
arrivata anche a pensare che se fosse stata vicina a suo fratello ora
non sarebbe morto. E più ci pensava più era
arrabbiata. Non voleva
pensare al funerale, anche se era inevitabile. I suoi genitori
avevano insistito per comprarle un biglietto aereo per andare in
Inghilterra, e lei, a malincuore, aveva accettato. Non le piaceva non
farcela da sola, ma era suo fratello e per suo fratello avrebbe messo
da parte qualunque tipo di orgoglio. Non le piaceva nemmeno farsi
mantenere dall'amica, ma sapeva che ne aveva bisogno. Si sentiva una
fallita e non autosufficiente e non riusciva a dare senso all'ultimo
anno passato fuori di casa. Avrebbe voluto sistemare le cose, ma non
sapeva come e non aveva la forza per farlo, cosa che la buttava
ancora più giù e di nuovo si arrabbiava.
Heather
cercava sempre di farla uscire di casa, le proponeva di distrarsi.
Quel
giorno mentre stava tornando a casa dopo una mattinata al
supermercato vide un volantino che la interessò molto lo
prese su e
tornata a casa lo fece vedere all'amica.
-Concerto
dei Guns 'n' Roses !?- mormorò Mona alzando un sopracciglio.
-Sì...
Oggi è la terza volta che li sento nominare in giro...
Dicono che
sono molto bravi-
-Non
me la sento. Se vuoi tu vai, non voglio obbligarti a stare in casa
con me.- Sorrise. Non un sorriso vero. Un sorriso di circostanza.
-Mona,
per favore... dovresti uscire da qua, non farebbe altro che farti
bene. E poi domani parti, lo sai che non posso venire e non so quando
tornerai...-
-Non
credo che un concerto sia l'ideale, lo sai che ho anche problemi con
il mal di testa ultimamente... E non penso comunque che sarà
l'ultima volta che ci vediamo.-
-Magari
se più tardi te la senti andiamo, ok?-
-Ok.-
Mona
sapeva che la sua amica era molto interessata alla musica locale,
aveva anche conosciuto i Poison in un locale. Sapeva anche che, forse
non avrebbe rivisto la sua amica per molto tempo.
Voleva
ricompensarla per tutto quello che stava facendo, ma non se la
sentiva.
Heather,
però, camminava in giro per casa sospirando e guardando il
volantino
e Mona era sempre più preoccupata circa la data del suo
ritorno.
Glielo doveva, così un ora prima del concerto le disse:
-Ok,
Heather, andiamo a quel concerto!-
-Davvero?-
le si illuminarono gli occhi per un istante ed a Mona fece piacere
vedere quella luce dopo tutto.
-Steven,
ma che cazzo stai facendo?- chiese Duff, guardando storto l'amico,
che faceva delle strane smorfie mentre fumava.
-Cerco
di fare i cerchi di fumo! Tu sei capace?- gli rispose innocentemente.
Slash, che passava di lì, fumando, e trasportando degli
amplificatori verso la macchina di Duff, si avvicinò ai due
amici,
curioso e anche lui provò a fare i cerchi di fumo.
-Voi
siete scemi, guardate che non dovete fare così!- fece notare
lui,
ridendo dei due, che non stavano avendo successo.
-Allora
facci vedere Duff!- esclamarono gli altri in coro.
-No!-
-Allora
non sei capace!-
-Sì
che sono capace, ma ho altro da fare! Ecco. Ah, piuttosto, Izzy e
Axl?- domandò un po' timoroso.
-Izzy è andato a prendere
delle corde per la chitarra, doveva tornare un'ora fa... Axl, be',
lui è uscito e non ha detto niente... come al solito.- gli
rispose
Slash.
I ragazzi erano sempre in
ansia per quanto riguardava Axl. Usciva, sempre, che avesse impegni o
meno, e non tornava finchè non gli andava. Questo non
avrebbe dato
nessuna noia agli altri, se non fosse stata una causa per la quale il
cantante arrivava in ritardo ai live.
-Dobbiamo muoverci, siamo
in ritardo!- disse Heather, finendo di truccarsi. Era uno schianto.
Indossava un semplicissimo vestitino nero che le aderiva al corpo ed
evidenziava il suo bel fisico e delle scarpe col tacco, non molto
alto, poiché lo era già lei di suo.
-Io sono già pronta- la
avvisò Mona.
-Cosa?- La guardò. Era
vestita come quel pomeriggio: shorts di jeans e maglietta nera. Le
sue all star nere e consumate ai piedi. Niente trucco. Capelli in
disordine.
-Hey, baby, sei
incantevole così, ma io non ti lascio uscire di casa se non
ti metti
qualcos'altro.-
-Siamo in ritardo, l'hai
detto anche tu!-
-Vieni qui. Così non
oltrepassi quella porta. Lasciati almeno truccare un po'.-
-Cazzo sono quasi le
dieci. Se non arriva in tempo se ne va dal gruppo.- sbraitò
Slash,
camminando avanti e indietro.
-Stai calmo...- cercò di
tranquillizzarlo Izzy.
-No! Cazzo!- lo interruppe
però il riccio- Non può! Non può fare
di testa sua, come gli pare.
Lo sai, Izzy, che qui non gliene frega a nessuno quando iniziamo, ma
gliene frega invece di mandarci via non appena è ora di
finire!-
Aveva ragione, ma
arrabbiarsi in quel momento non era la prima cosa da fare.
-Vedrai che arriverà in
tempo o come minimo se arriva tardi dovrà pur avere una
motivazione,
no?- cercò di farlo ragionare.
Alla fine Mona si è
lasciata convincere dalla sua amica a truccarsi. Per il vestiario
insistette nel dire che non era importante come vestirsi, ma dopo
dieci interminabili minuti di discussione con Heather si è
dovuta
cambiare scarpe e mettersi il tacco.
Si stavano dirigendo
verso il Roxy, conosciuto locale di Los Angeles. Non avevano la
macchina, ed erano più comode senza, anche se sarebbe stato
più
sicuro. Prendere il bus alle dieci di sera nella città degli
Angeli
per due ragazze, infatti, significava subirsi gli sguardi di
ubriaconi che non sapevano cosa fare e bevevano, le allusioni al
sesso dei maniaci e i loro fischi e sperare di non incontrare ladri.
Era pericoloso, anche aggirarsi per le strade lo era. Non era la
prima volta, ovviamente, che uscivano da sole di sera, ma ogni vola
si trovavano a pregare, scongiurare Dio che sarebbe andato tutto
bene, che nessun alcolizzato avrebbe allungato le mani su di loro.
Quella sera il bus era quasi vuoto, si vedevano solo tre persone,
oltre l'autista. Erano tre uomini, uno era girato verso di loro,
l'altro li dava le spalle e sembrava dormire, l'altro probabilmente
era un barbone e non sembrava essere su quel pianeta con la mente.
Non si erano sedute pensando che fra cinque minuti sarebbero scese e
si sistemarono in piedi vicino all'uscita.
-Hey, dolcezze! Volete
fare un giro fino a casa mia?- urlò qualcuno ridendo.
Heather e Mona prima si
guardarono negli occhi, poi, ignorando l'invito dell'uomo e cercando
di non guardare da dove proveniva la voce, tornarono ad osservare la
strada attraverso il finestrino: lampioni, insegne al neon dei vari
locali della città, fari delle macchine si susseguivano gli
uni agli
altri trasformandosi in strisce di luce su sfondo nero che
inseguivano il bus. Non era soltanto bello da vedere, era
rassicurante perchè dava l'idea di movimento e la speranza
di
arrivare presto a destinazione.
-Voi due! Dico a voi due,
sapete?-
Poi una forte mano strinse
un braccio a Mona e la costrinse a voltarsi.
-Sei molto carina,
piccola!-
Axl era già nervoso di
suo. Non l'aveva fatto apposta, ma era in ritardo, cosa che gli
sarebbe costato un litigio con i suoi amici. Si era perso
passeggiando per la città e alla fine gli era toccato
prendere il
bus. Non aveva nemmeno mangiato e ora ci si mettevano anche gli
altri, a rompere il cazzo. La gente non ha più la
decenza di
stare in silenzio sui trasporti pubblici? Pensò,
chiudendo gli
occhi e cercando di rilassarsi. Cercò di distrarsi e ci
stava
riuscendo, poi sentì una voce. Una voce che aveva
già sentito.
Mona? Per un po' gli sembrò solo un
allucinazione. Aprì gli
occhi e si guardò intorno.
-Lasciami, stronzo!-
-Non fare la difficile...-
L'uomo continuava a
strattonare Mona e quando anche Heather si era messa in mezzo per
aiutare l'amica, il maniaco le diede uno spintone, facendola cadere.
-Spostati puttana!-
Prese per il viso Mona e
le si avvicinò, cercando di baciarla. Mona non voleva
guardare e
aveva girato la testa da un'altra parte, ma poteva sentire il fetore
del suo alito, cercava di allontanarsi spingendosi con le mani sul
busto del malfattore e anche Heather cercava di toglierlo di
lì. Poi
si sentì priva di pesi e non dovette più fare
pressione con le
braccia.
Chiuse gli occhi e respirò
profondamente. Qualcuno era venuto ad aiutarle.
-Vattene idiota!- gli
intimò Axl, dopo averlo allontanato da Mona e preso per il
collo.
-Hey, amico! Sta calmo, me
ne vado, ho capito!- borbottò l'altro, con le mani in alto
come
segno di resa.
Axl?
La guardava tremare,
spaventata. Teneva gli occhi chiusi. Si accasciò a
terrà e si mise
le mani davanti agli occhi. Heather si sedette per terra vicino
all'amica, le mise il braccio intorno alle spalle e ci
appoggiò la
testa. Le sussurrava qualche frase “Va tutto bene
ora. Stai
tranquilla. Non è successo niente.”
Axl era rimasto in piedi e
guardava la scenetta. Non sapeva cosa dire se ne stette immobile,
senza parlare. Si girò a dare un' occhiataccia all'uomo, che
se ne
stava seduto come se non fosse successo niente. Strinse i denti e
serrò i pugni. La sua vista era annebbiata dal susseguirsi
delle
immagini di quanto appena successo e stava succedendo.
L'uomo che strattonava
Mona. Mona, debole e indifesa, cercava di allontanarlo. L'uomo
tentava di baciarla. Baciare Mona. Mona debole e indifesa, ora
piangeva seduta per terra. L'uomo faceva finta di nulla.
“Devo spaccargli la
faccia” Gli
diceva la voce nella sua testa.
E lo stava per fare, era
già intenzionato a muovere un passo verso quel bastardo.
-Axl.. grazie!-
Quella voce angelica
riuscì a distrarlo. La guardò negli occhi, ora
che poteva. Era
passata una settimana da quando non si vedevano. Era rassegnato al
fatto che non l'avrebbe più potuta vedere ed ora finalmente
poteva
guardare quegli occhi, che innocenti lo stavano fissando,
ringraziandolo.
Vide una lacrima scendere
lungo la sua guancia e istintivamente gli venne in mente sua madre.
Quante volte l'aveva vista piangere a causa del suo padrigno, della
vita che faceva, dell'aria che regnava in quella casa, dei ricordi e
delle cicatrici che erano rimaste aperte, dell'abbandono di un
alcolizzato che l'aveva lasciata con un figlio.
Non si era reso nemmeno
conto che era per terra, davanti a Mona e le aveva messo la mano sul
viso asciugando quella lacrima solitaria con il pollice. Anche la
ragazza sembrava essersi incantata. Non riusciva a staccare gli occhi
da quelli di Axl. E quel contatto, quella mano calda che le sfiorava
appena la guancia e che tremava, come se avesse paura di toccarla.
-Dobbiamo scendere, Mona-
-----------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
iLa:
sempre il solito Grazie perchè recensisci sempre, mi fa
molto piacere che apprezzi la mia storia :) Be', sarebbe stato troppo
scontato in effetti se Heather e Jade avessero incontrato il resto dei
Guns.. ammetto di averlo preso in considerazione, però ci ho
subito ripensato XD
Al prossimo capitolo, bacio :)
|
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Capitolo 7 *** Funtime ***
------
SOUND
OF SILENCE
------
Cap.
7 Funtime
Fun,
hey baby we like your lips
Fun,
hey baby we like your pants
All
aboard for funtime
Fun,
hey i feel lucky tonight
Fun,
I'm gonna get stones and run around.
Funtime-Iggy
Pop
Mona
aveva rincontrato Axl. Non lo credeva possibile, eppure il caso
l'aveva portata a lui, ed è stata una fortuna
perchè se lui non
fosse stato su quel bus, probabilmente lei non sarebbe mai arrivata
al Roxy e in quel momento sarebbe stata in un qualche vicoletto buio.
Così ha potuto di nuovo parlare con lui, mentre si
dirigevano tutti
insieme al locale. Heather li guardava curiosa, sopratutto Axl,
perchè le sembrava una persona interessante ed era convinta
di
averlo già visto da qualche parte.
-Ti
interessa anche a te quel gruppo, com'è che si chiamano,
Heather?-
aveva chiesto lei.
-Guns
n' Roses-
E
lui le aveva sorriso, gli faceva piacere sentir nominare il suo
gruppo dagli altri, e gli fece ancora più piacere sentirlo
nominare
da Mona.
-Be',
ho sentito dire che sono niente male.-
Spalancò
occhi e bocca, poi, quando vide quel gruppo salire sul palco e
constatò che lo stesso Axl, che cinque minuti prima era
vicino a
lei, stava cantando e si muoveva davanti a lei come un pazzo.
-Ecco
dove l'avevo visto, questo Axl Rose! Allo Street Scene! Il 20
Settembre!- esclamò Heather, tutta soddisfatta di averli
riconosciuti.
-Ehi,
Mona, non mi avevi detto di aver conosciuto un musicista!
Mona
nemmeno la ascoltava. Era rimasta incantata dallo stupore non appena
aveva visto Axl salire sul palco. I lunghi capelli all'aria, i
pantaloni di pelle attillati, la camicia che lasciava intravedere il
petto. Stava guardando un Axl che ancora non aveva visto.
Affascinante e... be' sì, sexy. “Cazzo”
riuscì solo a
pensare. Si risvegliò dopo che uno punkettone le era finito
adosso,
facendole anche male. Notò il casino che c'era in quella
stanza.
Tutti
pogavano, cantavano il ritornello assieme abbracciati, c'era
tantissimo movimento e gli spintoni arrivavano anche in fondo, dove
si erano messe lei e Heather. Sembrava proprio che Axl e il resto del
gruppo riuscissero a trasmettere l'energia al pubblico che si
scatenava.
Erano
davvero molto bravi e l'impegno che ci mettevano in quell'esibizione
era notevole.
Era
appena finita una canzone e il pubblico era impegnato in un caloroso
applauso. Mona poté vedere il sincero sorriso dei cinque
capelloni
sul palco: quello un po' trattenuto del chitarrista dai capelli
corvini, Izzy l'unico
con i capelli un po' a posto, pensò;
quello soddisfatto del biodo ossigenato alto come una montagna, che
guardava il batterista, un altro biondino che in quel momento stava
salutando le persone agitando le bacchette in aria. Slash, invece,
stava parlando con Axl. Aveva un buffo cappello a cilindro in testa e
la sua espressione si poteva distinguere ancora meno del solito. Dopo
aver discusso di qualcosa con il cantante, si avvicinò al
microfono.
-Hey
Gente!- urlò- Come va stronzoni? Mi han detto che stasera
c'è anche
una certa persona e io ci tenevo a salutarla! Ciao Monaa!E questa che
suoneremo l'ha scritta il nostro chitarrista Mr. Izzy Stradlin, si
chiama Think about you!-
-Ahh
Mona, due ne hai conosciuti!-
-Be',
sì è una lunga storia... Non pensavo nemmeno di
rivederli..-
Mona
passò il resto del concerto a fissare Axl: non aveva gli
occhi per
nessun'altro.
Una
parte del suo cervello si stava chiedendo perchè non gli era
ancora
saltata adosso e come avesse potuto stare calma vicino a un ragazzo
come lui; nel frattempo l'altra parte del cervello si rispondeva che
forse era stata troppo impegnata a guardare quei verdi occhi pieni di
emozioni anziché concentrarsi sul fisico.
-Axl!
Più tardi io e gli altri ragazzi andiamo alla Hell House..-
-Che
novità!-
-... tu vieni?-
-No..
sono stanco... mi cambio, vado a salutare Mona e torno al magazzino!-
-Eddai!-
-Niente
storie oggi Slash!-
Finito
il concerto Mona e Heather decisero di fermarsi un po' nel bar che
era in una stanza adiacente a quella dove si tenevano le esibizioni.
-Hey
Mona che ne pensi allora? Non mi presenti la tua amica?- le chiese
Slash, dopo essersi avvicinato al bancone e aver ordinato un Jack
Daniel's.
-Oh!
Slash!- prese un colpo quando sentì la sua voce, non l'aveva
notato,
e girandosi si spaventò ancora di più: certo
c'era gente strana in
quel locale, ma Slash... sicuramente le sarebbe venuto un infarto se
l'avesse incontrato per strada durante la notte.-Siete stati
fantastici, complimenti! Lei è Heather... Heather, lui
è Slash!- Li
presentò lei.
Sembrava
sobrio o meglio, sicuramente non era come la prima volta che l'aveva
incontrato! Le sembrava molto strana quella sua confidenza, dopotutto
si erano visti solo una volta.
-Hey
Slash! Vedo che sei in buona compagnia...-
Il
bassista si unì a loro, presentandosi. Heather era
entusiasta!
Adorava i musicisti, secondo lei erano tutti molto simpatici e
socievoli, li rispettava e credeva in tutti loro.
Avrebbe
voluto, un giorno, dare un opportunità ai gruppi emergenti
in
qualche modo.
-Senti
Mona, c'è un specie di festino, vuoi venire? Ovviamente sei
invitata
anche tu, honey- disse facendo l'occhiolino alla moretta.
-Io
non credo che sia...-
-Certo
che veniamo!-
-...
una grande idea! Cosa? Heather no!-
-Mona,
parliamo un attimo sole solette...-
Le
due si allontanarono da Slash e Duff, lasciandoli al bar a bere i
loro alcolici.
“Ahh..
meno male che c'è quella Heather... “
-Hey
Duff...Axl?-
-Si
stava cambiando... ma che importa? Tanto non viene, no?-
-Heather,
domani parto... sono stanca, vorrei riposarmi-
-Ma
appunto che parti che dobbiamo andare! Dobbiamo divertirci, dai Mona,
ti prego! Non vedi? Loro sono adorabili, la festa sarà una
figata,
tu ti divertirai e domani parti.-
-No!
No, no, no, no e no!-
-Per
favore, chissà per quanto tempo non ci vedremo-
Mona
ci pensò su, è vero, non si sarebbero viste per
un po'.. dopo tutto
era solo una festa, potevano fare presenza, bere qualcosa e
andarsene.-
-E
va bene, ma non ci stiamo tanto, ok?-
-Oh
io ti adoro! Ok ok, promesso, non ci staremo tanto!-
Nel
frattempo anche Axl era uscito dal camerino e aveva raggiunto gli
amici al bar... si stava informando di dove fossero Steven e Izzy,
quando vide avvicinarsi Mona e non ascoltò nemmeno la
risposta.
-Sono
già andati alla Hell.. allora avete deciso voi due?-
Mentre
camminava verso i ragazzi, Mona aveva uno strano peso dentro di
sé e
si irrigidì appena lo sguardo di Axl si posò sul
suo.
-Sì,
veniamo!- informò Heather gli altri.
Vide
lo sguardo di Axl cambiare, mentre si girava verso il riccio.
Cosa?
No, lei no, non poteva. Axl
non
voleva far andare Mona lì.
-Cosa?
Non le avrai invitate in quel posto Slash!-
Axl
non voleva credere che lo avesse fatto, avrebbe dovuto lasciarle
stare.
-Sì,
amico, sicuro che non vieni?-
Gli
rispose innocentemente, come se non sapesse di aver fatto qualcosa di
sbagliato, ma riusciva a intuire un certo fastidio, anche se la cosa
non lo preoccupava.
-Forse
è meglio che loro non vengano!-
-Secondo
me è meraviglioso, ormai han detto di sì, non
lasciatevi intimidire
da questo musone!- Aggiunse rivolgendosi alle ragazze, che sorrisero.
No!
Non l'avrebbe lasciata, quella ragazzina dolce in quell'inferno. No,
non se ne parlava nemmeno. Ma che cosa ti salta in mente, eh
Mona?
Prima vai sugli autobus notturni di Los Angeles vestita
così..
così... COSI'. E poi accetti l'invito di 'sto maniaco qua.
Indossa
pure un cappello a cilindro, ti sembra rassicurante?
-Ok,
vengo anche io!-
-Bene
andiamo.-
Già
nell'immaginazione di Axl vedeva una Mona ubriaca e un Slash fatto
mentre scopano. Non gliel' avrebbe permesso, no, di scoparsi Mona,
non lei.
Quel
posto era un casino unico. Rocker fatti e ubriachi ovunque, bottiglie
vuote, semivuote e piene a terra, vetri rotti, musica alta,
prostitute, spogliarelliste e puttane. Era orribile. Le due ragazze
non erano mai stati in un posto del genere. Slash si era allontanato,
dirigendosi verso il bagno e Duff era andato a salutare qualche
amico. Axl cercava di star vicino a Mona il più possibile, e
di
proteggerla da sguardi pieni di eccitazione degli uomini che c'erano.
Videro un uomo collassato in un angolo della stanza, con l'ago ancora
conficcato nel avambraccio. A parte la stanza in cui erano e quello
che avevano capito essere il bagno, c'erano una cucina, piena di
piatti da lavare e bidone della spazzatura stra-pieno, e altre tre
stanze. Due erano chiuse l'altra no: si intravedeva un letto nel
quale di sicuro ci stava dando dentro qualcuno e per terra era stesa
una donna, che rideva da sola e si rotolava sul pavimento.
Guardò
Axl: lui a malapena riusciva a ricambiare il suo sguardo per la
vergogna e i suoi occhi dicevano “Questo posto
è una merda, lo
so...” In verità Axl era anche
arrabbiato , deluso. Vedere
quelle due ragazze che non centravano assolutamente niente con quel
posto, la differenza che c'era tra loro, gli faceva notare quanto in
basso fosse caduto negli anni. Frequentare una casa dove succedeva di
ogni davanti ai tuoi occhi, un posto dove la gente veniva per
collassare, osando chiamarlo divertimento. Eppure entrato dentro nel
giro e qualcosa gli impediva di uscirne. La cosa che lo preoccupava
ancor di più, però, era capire che gli importava
di quella ragazza
biondina, o almeno gli importava il modo in cui appariva e quello che
stava vedendo in quel momento sicuramente lo stava sfigurando.
-Hey
Axl Amico! Vieni con me... dobbiamo discutere di cose importanti
noi!-
Slash
era appena uscito dal bagno. Si era fatto ed era felice. Aveva goduto
a pieno quei primi minuti da orgasmo che l'eroina gli aveva dato. Ora
era calmo e ogni problema del mondo sembrava non riguardargli,
compreso quello schifo di posto in cui era. Lui non era affatto
contento di essere tossico e molte volte si lamentava, mentalmente o
con altri tossici, per esserlo, non era nemmeno contendo di
frequentare quel posto, però alla fine c'erano i suoi amici
e quella
era la sua vita. Poi, in ogni caso, si faceva e tutte le sue
preoccupazioni cessavano di esistere.
Così
non esitò, quando le vide, di andare da Mona e dalla sua
amica e a
provarci così spudoratamente, nonostante avesse visto il
comportamento di Axl, lo sguardo che riservava alla dolce Mona,
appena la vedeva.
-Heather
dobbiamo andare via!- sussurrò nell'orecchio dell'amica, per
niente
tranquilla. L' assenza di Axl si faceva sentire.
-Hey,
dolcezza, sei sola?-chiese a Heather un bel moretto che sembrava loro
coetaneo, probabilmente sarebbe stato carino, ma l'ambiente in cui si
trovava e lo sguardo annebbiato da chissà quale sostanza lo
faceva
sembrare solo un tossico pervertito.
-Ehi
smamma bello...-
-Slash!
Per fortuna! Noi ce ne stavamo andando...- si interruppe sentendo la
risata di Slash, che teneva in una mano una bottiglia di Jack,
nell'altra quella che sembrava una sigaretta, ma era certo che non
fosse qualcosa di tanto legale.
-Ehi,
aspetta aspetta.. Siete appena arrivate! Perchè non bevi un
po'!- le
propose allungando la bottiglia.
-Eh
tu, tesoro, vuoi un tiro? Ehi Duff!- si rivolse all'amico che stava
passando di lì -Le signorine hanno bisogno di compagnia, se
ne
vorrebbero già andare, ma è presto, non credi
anche tu, man?-
-No
veramente... non è una buona idea..-
-Shh..
è soltanto un goccio, tranquilla..-
Axl
si era promesso che sarebbe tornato subito. Del l'aveva trascinato
via per parlargli e farsi una bevuta con lui. Si stava fumando una
canna, era preoccupato, ma non si ricordava il perchè...
vedeva la
bottiglia di Vodka che teneva in mano farsi sempre più vuota
e a
malapena sentiva l'effetto, almeno così credeva prima di
alzarsi e
subito dopo trovarsi per terra, mettendosi a ridere. Si stupiva ogni
volta di quanto fosse divertente l'effetto dell'alccol.
Continuò a
fumare la sua canna per terra, appoggiato all'armadio dell'unica
camera da letto. La coscienza dei gesti che faceva per fumare gli
arrivavano in ritardo al cervello: riuscì a buttare per
terra la
canna almeno tre volte prima di finirla e per fortuna non gli si era
spenta, perchè in quello stato non sarebbe riuscito a
riaccendersela.
Guardava
Del disteso sul pavimento insieme a una rossa. Decretò che
non aveva
altro di cui chiacchierare con Del quindi uscì dalla stanza.
A
malapena riusciva a distinguere le persone, tutto era sfocato.
Mona
stava ridendo come una pazza mentre Slash le raccontava una storia
per niente buffa.
Poi
volle bere ancora un goccio della sua bottiglia di Jack, ma si
accorse che era vuota.
“Non
ho bevuto tanto, ho d-diviso metà con S-slash. Ahah che
buffo il
nome Slash!”
Si
consolò lei. Aveva accettato di bere un goccio
perchè era molto
agitata, poi Slash continuava a parlarle e lei continuava a bere,
aveva perso la cognizione del tempo ed Heather se n'era andata con
quel biondo ossigenato.
-Aspetta
vado a cercare un'altra bottiglia!- poi si alzò e la
lasciò sola e
lei non aveva proprio voglia di stare da sola. Si sollevò
dal
pavimento e poi tutto iniziò a girare e girare.
“Ecco,
e vaffanculo ad Axl! Chissenefrega, poi perchè lo sto
pensando?
Però, cazzo, quei pantaloni di pelle, mmm...!
Dov'è Heather?”
Sì
girò e la vide, non pensava potesse essere così
vicina. Si avvicinò
un attimo, ma poi notò che era abbastanza occupata con quel
Duff,
così si mise semplicemente a ridere e si
allontanò.
Axl
la vide e all'improvviso si ricordò per cosa era
così preoccupato.
Vide Mona che cercava di reggersi in piedi, sorridente, spettinata,
col trucco sbavato e le guance rosse per il caldo. Le andò
in
contro, lei lo osservava, capì che era lui solo quando si
trovo tra
le sue braccia e il viso a un centimetro dal suo. Si strinse a lui,
mettendo una mano nei suoi capelli e lo baciò.
Era
ubriaca e pensò solo: “Basta fare la
santarellina depressa con
lui!”
Axl
non era verto il tipo da scansarsi in quelle situazioni,
così non
fece altro che farsi prendere da quel bacio. Ben presto si
ritrovarono in cucina e Mona era in trappola tra il corpo di Axl e il
tavolo, le mani di Axl le accarezzavano il fianchi con tocco bramoso
e quando iniziarono a curiosare anche sotto la maglietta, Mona
capì
che stavano andando oltre il bacio, ma non voleva fermarsi. Voleva
sentire le mani del ragazzo su di sé e sorrise soddisfatta
quando
constatò di non sentire più il peso della
maglietta del reggiseno e
il tocco del ragazzo si concentrò sul suo seno. Impazziva
con le
calde e sicure carezze di Axl. Si convinse che era giusto quel che
stava facendo. Adorava i brividi di piacere che le attraversavano il
corpo non appena le sue labbra si appoggiavano sul collo e sulle
spalle, mentre la sua lingua lasciava scie bollenti. Axl non si
poteva fermare, la desiderava, ora era certo. Aveva passato giorni a
pensare a lei, poi se n'era quasi dimenticato e l'aveva rivista,
più
bella che mai, più bisognosa che mai, aveva cercato di
tenerla
lontano da quel casino della Hell House ed ora si rendeva conto che
il più grosso pericolo era lui. In ogni caso non voleva
smettere e
quelle piccole manine che si muovevano su e giù sul suo
petto, sulla
sua schiena non lo incitavano a farlo. Si ritrovò anche lui
senza
maglietta e si accorse che non era più comodo continuare in
piedi.
Non ci pensò molto prima di prendere Mona per le natiche,
alzarla e
adagiarla sul tavolo, facendola stendere. Soddisfatto del risultato
continuò a baciarla sul ventre , fermandosi a giocare con
l'ombelico. Ormai impaziente le tolse gli shorts che indossava e si
abbassò i suoi pantaloni. Aveva fretta, la desiderava quindi
le
tolse subito gli slip. Stava andando contro ogni suo regolamento per
come far impazzire le ragazze, ma era ubriaco, e non gliene fregava
più niente, vedeva Mona e la voleva quindi senza tante
cerimonie,
tenendo le mani sui suoi fianchi, le entrò dentro e subito
rimase
soddisfatto del piacere che gli dava e del gemito della ragazza.
Continuò: spingeva, spingeva sempre più forte,
per sentirla gemere
e urlare. Appoggiò le mani sul tavolo per aumentare la forza
delle
spinte. Era in piedi e poteva vedere la ragazza mentre graffiava il
tavolo, presa dal piacere, la testa che dondolava da una parte
all'altra, gli occhi chiusi, il ventre che si alzava e si abbassava.
Gli scappò un gemito, ci era quasi. La adoro,
oddio, sto morendo.
Poi venne e subito lei lo seguì. Si
staccò da lei, che non
aveva alcuna intenzione di alzarsi dal tavolo. Si infilò i
pantaloni
e poi non ebbe più forze, nemmeno per stare in piedi. Si
sdraiò sul
tavolo e tirò su per bene anche Mona, che ormai era mezza
addormentata, chiuse gli occhi e si lasciò sedurre da
Morfeo.
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Mi sono trattenuta un po'
nell'ultima parte, sperando di non aver superato il rating
arancione.
Ringrazio
quelli che hanno avuto la pazienza di leggere questi primi sette
capitoli e specialmente ( ed ovviamente XD) iLaRose :)
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Capitolo 8 *** Oh, Fuck... ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
8 Oh, Fuck...
Down
the street you can hear her scream "you're a disgrace"
As she slams the door in his drunken face,
And now he stands outside and all the neighbours start to gossip and
drool
Jimi
Hendrix- Castles made of sand
-Mona,
torna presto ok?-
La
frangia dei capelli biondi ricadevano davanti agli occhi, verdi come
i suoi, che la scrutavano preoccupati, contrastando con il sorriso,
bello come al solito, che lasciava intravedere la tipica dentatura
inglese. Lo abbracciò un'altra volta, quel pomeriggio
probabilmente
l'aveva fatto almeno un centinaio di volte, tra amici e genitori.
-Mi
raccomando, fai la brava, non cacciarti nei guai, non fumare, stai
attenta e..- Elencò scherzando sotto lo sguardo scocciato
della
ragazza; gli piaceva trattarla come una bambina, sapeva che ormai non
lo era e per questo non era affatto contrario che partisse a farsi un
viaggio, ma era preoccupato. Si fidava, certamente, di Heather, lei
si sarebbe presa cura di sua sorella. Lasciar andare due ragazze in
un continente dove non conoscevano nessuno, in un furgoncino,
però,
è un'idea bizzarra quanto irresponsabile. Sapeva che non
sarebbe
successo niente a loro, lo sentiva. Eppure vedendola salire su quel
mezzo di trasporto, crebbe in lui uno strano presentimento, che non
aveva niente a che fare con quel viaggio.
-Ti
voglio bene- furono le parole che le disse l'ultima volta che la
vide.
-Anche
io, Edan!- Poi buio.
-Aiuto!
Aiutatemi!- urlò, ma nessuno la aiutava. Era da sola e una
nebbia
oscura le impediva addirittura di guardarsi i piedi e di vedere la
strada. Aveva paura, paura di cadere dentro a un fosso o di
inciampare su qualcosa, non sapeva dove si trovava. Così si
fermò e
si strinse nelle sue braccia. Iniziò a piangere e pianse,
pianse;
pianse così tanto che stringeva forte la testa per il male
che le
era venuto, poi dall'alto si accese una luce e vide suo fratello: era
sdraiato per strada, davanti al cancello della loro casa. Si
alzò
per andare a vedere. La bocca era dischiusa e un rivolo di saliva
colava sul viso perfetto di quello che sembrava un angelo,
più che
un essere umano e comune.
-Edan?-
lo chiamò -Edan? Ehi, svegliati!-
Edan,
però, non si svegliava. Alzò lo sguardo, con
l'intenzione di
sbirciarsi intorno, mai suoi occhi furono catturati da due piccole
lucine azzurre che scintillando nel buio si avvicinavano verso di
lei.
Non
appena le luci furono abbastanza vicine, Mona capì che si
trattava
di due occhi.
Uno
strano ragazzo vestito tutto in pelle le si fermò davanti.
-Mona?-
Ma come faceva a conoscere il suo nome?
Guardò
in basso per cercare sicurezza nel volto angelico del fratello.
Si
irrigidì e non riuscì più a muoversi
quando notò che la chiara
carnagione del ragazzo era diventata di un chiaro bluastro e la
saliva si era trasformata in sangue.
Prima
che potesse dire o fare qualcosa sentì stringere la mano del
fratello sul suo collo.
Aprì
di colpo gli occhi. Un altro incubo. Non riusciva ad abituarsi. Di
solito quando si svegliava dopo una certa notte, restava sdraiata nel
letto, con gli occhi spalancati a fissare il soffitto. Quella volta
non fu così, poiché appena aperti gli occhi si
accorse che quello
che vedeva non era il suo soffitto. Sì tirò su
velocemente, troppo
velocemente: sentì uno strappo alla testa, uno di quei
dolori che
aveva avuto solo un paio di volte nella sua vita. Si mise le mani
sulla testa, cercando di fermare quel mal di tesa da dopo sbronza,
mentre, agitata, si guardava intorno. Era sopra un tavolo, nella
cucina della Hell House. Aveva addosso solo le scarpe, di fianco a
lei Axl si stava lamentando per qualcosa in uno stato di dormiveglia.
Non ci arrivò subito, le ci vollero almeno due minuti per
collegare
l'elemento A, lei era nuda su un tavolo, e l'elemento B, Axl a torso
nudo era sdraiato sul tavolo di fianco a lei. Si maledisse appena
dopo aver fatto quel tipo di ragionamento e, mentre sorgevano i
ricordi della sera precedente, pochi e confusi, si vergognò
della
sua situazione, notando che non erano da soli. La porta della cucina
era aperta e a vista sembravano esserci una quindicina di persone
collassate per terra solo nel soggiorno, più un paio in
cucina. Si
sentiva uno schifo, fisicamente e moralmente.
Cazzo,
cazzo, cazzo...
Sì alzò in
piedi e si mise in cerca dei suoi vestiti. L'aria fredda di una
mattina di fine settembre le accarezzava il corpo, mettendola di
fretta e rendendola molto nervosa. Non trovò la biancheria
intima,
solo gli shorts e la sua maglietta. Mentre si rivestiva non sentiva
soltanto il dolore alla schiena dopo aver passato una notte a dormire
su un tavolo, ma anche uno strano peso, come se qualcuno la stesse
osservando. Appena finì di infilarsi la maglietta si
girò verso il
tavolo.
Axl si era alzato col
busto, una gamba distesa sul tavolo e l'altra piegata, su cui aveva
appoggiato il braccio, e con una mano si strofinava gli occhi con
lenti movimenti, mentre la fissava.
Non
sapeva che cosa dirle. Non aveva parole così rimase a
contemplare il
suo corpo mentre si rivestiva. Gli era piaciuto, per quel che si
ricordava, ma si rendeva conto di aver fatto una cazzata. Era
pentito, sì. Axl Rose era pentito di aver fatto sesso con
una
ragazza. Axl Rose era pentito di aver scopato Mona, la dolce Mona. Si
era tanto preoccupato di tenere lontano Slash da lei e poi...
Cazzo... Quando si girò
verso di lui, sussultò. I
suoi occhi verdi lo fissavano con astio e se lui non sapeva cosa
dire, be', ci pensò lei a riempire il silenzio.
-Sei
uno stronzo!- urlò, pentendosene, dato che il suo stesso
urlo le
provocò un fastidio alla testa. Vide il rosso mettersi le
mani nei
capelli, evidentemente anche lui aveva quell'atroce mal di testa.
-Hey
non urlare!- ribatté quello, aumentando la sua rabbia.
-Non
urlare? Non urlare? Come faccio a non urlare!- continuò,
riducendo,
però, il tono di voce a un rabbioso sussurro, ma sbattendo
forte le
mani sul tavolo, facendosi male non solo alle mani, ma anche alla
testa. Sentì un brusio che si alzò e si
guardò intorno mentre
alcuni tossici si risvegliavano infastiditi, guardandola male e
lamentandosi e altri si rotolavano a terra. Vide Heather affacciarsi
sulla porta, mentre si massaggiava la testa con la punta delle dita.
-Che
succede?- mormorò senza energie.
Mona
lasciò perdere, anche se avrebbe preferito restare ad
insultare Axl.
Era stato un errore e non sarebbe mai più capitato, non lo
avrebbe
mai più rivisto. Si chiese mentalmente che ore fossero e se
per caso
era in ritardo per prendere l'aereo. Voltò le spalle e
lasciò la
casa.
Axl
si alzò velocemente, prese la sua maglietta da terra e,
mentre
correva fuori per inseguire Mona, se la infilò, sentendosela
troppo
stretta però.
Appena
fuori prese Mona per un braccio e la girò verso di lui.
Ok,
lui era in parte colpevole, ma non capiva tutta questa rabbia da
parte della ragazza: aveva iniziato lei, la colpa più grande
era
sua.
-Hey,
stai calma, io...-
-Lasciami
stare Axl, sparisci!-
Cercò
di liberarsi dalla presa del ragazzo, che però stranamente
non
voleva lasciarla andare. In ogni altra occasione avrebbe detto
“chissenefrega, ne troverò un'altra da
scopare...” Ma
non quella volta, quella era Mona, cazzo! Quella che aveva cercato di
proteggere nelle tre volte in cui l'aveva vista.
-No, Mona.-
-”No Mona” un cazzo.
Sei un idiota, bastardo, barbone, drogato, alcolizzato,
approfittatore...-
-Approfittatore? E' per
questo che sei arrabbiata? Perchè io avrei approfittato di
te? Be',
sei tu che hai approfittato! Anche io ero ubriacoe tu hai iniziato!-
-Avresti dovuto
allontanarmi! Ma no, voi uomini siete tutti uguali. Specie voi
tossici!-
Axl non si sarebbe mai
aspettato che una voce tanto velenosa potesse uscire dal quella rosea
bocca. Gli stava addossando tutta la colpa, era ingiusta, ma quello
che lo fece K.O. Fu quel “tossico”, che aveva
pronunciato con
tanto disprezzo, perchè lui non era tossico, o per lo meno
credeva
di non esserlo.
Mona d'altra parte era
molto nervosa, sapeva che stava esagerando, dopotutto si rendeva
conto la colpa era soprattutto sua. La vergogna della situazione,
però, bloccava la sua razionalità e si accorse
che forse aveva
esagerato, quando vide Axl paralizzarsi.
Si liberò dalla sua
presa, che si era fatta debole e se ne andò. Si sentiva in
colpa, le
era sembrata una persona a posto, quando l'aveva rivisto, quando sul
pullman aveva allontanato quel maniaco da lei. Avrebbe voluto che
fosse finita in un altro modo, voleva avergli detto: “grazie
Axl,
per avermi salvato da uno stupro, grazie per essermi stato vicino e
non aver pensato che sono una pazza che va a confidarsi con gli
sconosciuti”.
-Ehi, Alex, giusto?-
-Che cazzo vuoi?- si
girò verso il malcapitato, incenerendolo con lo sguardo.
Non lo conosceva, e
sembrava abbastanza timoroso di rivolgersi a lui.
-Ehm... Mi dicono che
questa è la borsa di quella ragazza..- disse mostrando una
borsa
nera.
Gliela strappò dalle
mani e, infuriato, urlò:
-HEY CENERENTOLA, HAI
DIMENTICATO LA BORSA!-
Ma Mona era già troppo
lontano per sentire.
-Fottiti, te e la tua
borsa- concluse lanciandola per terra.
Tossico, tossico a lui?
Come cazzo si permetteva? No, non solo, come cazzo si permetteva lei
di rivolgersi con quel tono, con quelle parole a LUI? Che ne sapeva,
lei?
-Che cazzo hai ancora da
guardare, eh, moscerino?-
-Alex..-
-Mi chiamo Axl coglione.
Chiamami ancora Alex e ti spacco la faccia, merda!-
-Scusa.- si affrettò a
dire il giovane ragazzo, si vede che non era un frequentatore
abituale della Hell, se no si sarebbe tenuto lontano da Axl in quella
situazione. -E' solo che hai la mia maglia.. e la vorrei indietro.-
Axl si guardò. Ecco
perchè mi sta stretta.
-La tua maglia? Vuoi la
tua fottuta maglia? Ficcatela nel tuo culo la tua maglia!
Vaffanculo!- strillò, togliendosi e lanciandogli in faccia
la
maglia.
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Ci
credete che è già ottobre? Io sono rimasta ancora
alla fine di Agosto e penso che vado a scuola solo per dei recuperi :O.
Eh.. il tempo passa veloce. Detta questa cosa completamente inutile, ma
che serve a giustificarmi, in un certo senso, voglio-come al solito-
ringraziare quelli che seguono la storia e che recensiscono, mi paice
sentire i vostri pareri ;).
Al prossimo capitolo!
PS: Non
sapevo come intitolare questo capitolo XD Questa volta non volevo
mettere lo stesso titolo della canzone di riferimento e non ho molta
fantasia...
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Capitolo 9 *** Shine On You Crazy Diamond ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
9
Shine
On You Crazy Diamond
Now there's a look in your eyes,
like black holes in the sky.
Shine on you crazy diamond.
Pink Floyd-Shine on you crazy diamond.
-Mona
ha una certa tendenza ad esagerare a volte. Sicuramente si è
già pentita di averti incolpato e insultato.-
Le parole di conforto di Heather lo fecero tornare sul pianeta terra.
Dopo che Mona se ne era andata, Axl si era seduto per terra, vicino la
borsa della ragazza, che aveva furiosamente lanciato in un attimo di
rabbia, e aveva appoggiato la schiena nuda contro il muro.
Heather
ricevette come risposta da parte di Axl uno sguardo alquanto confuso
e siccome non si decideva a controbattere gli offrì una
sigaretta
che il rosso accettò di buon grado. Decise che forse era il
caso di
parlargli ancora.
-E'
molto turbata ultimamente, sai... presto rivedrà i suoi
genitori.
Continuo a pensare che non sia una grande idea, ma è giusto
che vada
al funerale di suo fratello...-
-Funerale?-
riuscì a mormorare Axl, alzando dal marciapiede gli occhi
che si
erano illuminati di una strana luce.
-Sì,
suo fratello, non te lo ha raccontato?-
-Sì,
ma andrà fino in Inghilterra? Tornerà?- La sua
voce si era riempita
di ansia.
-Non
lo so, veramente non lo sa nemmeno lei. Vedi, la situazione
è che
questo a Los Angeles era solo un nostro viaggio di piacere, Mona
potrebbe dare fine al suo viaggio proprio oggi. Non ha molti soldi,
poi... Ha perso il lavoro, io non riuscirei a mantenerla per
più di
una settimana. Se restasse lì sarebbe solo un bene per lei..-
-No!-
esclamò col battito del cuore accelerato. Perchè
poi?-si
chiedeva-perchè doveva agitarsi così tanto per
una ragazza che
conosceva da così poco?
A
Heather scappò un sorriso.
-Però
c'è anche la possibilità che scappi a gambe
levate dai suoi
genitori, sarà terribile per lei: immagina due genitori
divorziati e
preoccupati ritrovatisi per il funerale del loro figlio e Mona che
torna da un viaggio di due anni. La assalirebbero, non so se potrebbe
resistere a un certo attacco...-
Per
un po' cadde il silenzio. Axl sembrava guardare passare le macchine,
ma con la mente era altrove, molto lontano. Com'è dura la
vita
-pensò. Per un po' riuscì a percepire il dolore
di Mona. Gli
vennero i brividi quando una fredda brezza di vento gli accarezzo il
torace.
-Conoscevi
suo fratello?-
Heather
sì incupì: il sorriso rilassato e quasi divertito
si inarcò
all'ingiù.
-Sì.
Era un bravo ragazzo.-
Sì
alzò in piedi. Axl capì che non era il caso di
proseguire a parlare
di quel argomento, perchè riusciva a percepire la tristezza
della
brunetta, che in quel momento stava prendendo la borsa dell'amica da
terra.
-Vuoi
che ti accompagni?-
-Oh
no, grazie-
-Pensi
mai che ci rivedremo? Verrai a qualche altro nostro concerto? Ho
notato che tu e Duff..-
-Stai
cercando di farti dei fan, Rose? O vuoi chiedere qualcos'altro?- gli
chiese di rimando con un sorrisetto furbo.
Axl
le sorrise, all'inizio un bel sorriso divertito dalla risposta della
ragazza poi si fece più malinconico e gli fece la domanda di
cui gli
importava veramente la risposta, guardando la strada davanti a
sé e
non la faccia di Heather:
-Pensi
che la rivedrò ancora?-
La
bruna non seppe cosa rispondergli si abbassò davanti ad Axl,
attirando la sua attenzione.
-Sai,
Duff non è male e come gruppo andate forte. Penso che noi ci
rivedremo.- Axl
si girò di nuovo verso la strada, non aveva ancora colto il
senso di
quelle parole. - Così,
magari, se Mona si fa sentire potrei riferirti le sue decisioni.-
Il
rosso si concentrò di nuovo su quel viso sorridente e il suo
volto
si illuminò.
La
seguì con lo sguardo mentre si allontanava, mentre le sue
parole
rimbombavano nella testa come il rumore dei suoi tacchi che battevano
sul cemento e pian piano si allontanavano.
Il
tempo passò così in fretta che quando
sentì le risate dei suoi
amici che si avvicinavano notò che il sole, ormai, si stava
avvicinando ai suoi piedi e il vento mattutino non gli dava
più
fastidio, anzi, così, a torso nudo stava anche bene.
-Amico!
Axl! Che ci fai lì per terra?- chiese un allegro Steven
spuntato
fuori dalla porta di ingresso. In quel momento la testa del suo
migliore amico Izzy fece capolino da dietro Steven:
-Axl
ultimamente ha preso famigliarità con i vari pavimenti.
Inizio a
preoccuparmi.-
-Oh,
Iz, non credo che tu debba preoccuparti. Hai visto che spettacolo che
ha dato ieri sera? Complimenti! Potresti anche girare un porno se lo
volessi. E comunque mai nessun tossico di questa fottuta casa avrebbe
mai pensato di scopare sul tavolo... o ciao amore!-
Sì
interruppe abbracciando una piccola moretta che era uscita fuori
dalla casa, con un sorriso stampato e gli occhi luccicanti di gioia.
Poi
uscì Duff, nervoso e pallido, e sorridendo
annunciò al rosso:
-Amico,
cerca di mantenere la calma... be', penso che qualcuno abbia vomitato
sulla tua maglietta!-
Axl
sentì di nuovo crescere la rabbia nel suo petto.
Era
tutto più terribile di quel che aveva immaginato. Non
riusciva a non
piangere.
Non
appena aveva messo piedi in quella casa, nella sua casa.
All'inizio
non riusciva a capire se era troppo spaziosa perchè era
abituata a
quel buco del suo appartamento, se mancava qualche mobile o se era la
mancanza di una persona: suo fratello.
La
cosa peggiore era stata rivedere la madre e il padre. Entrambi
sconvolti e nello stesso tempo sollevati di vedere lei varcare la
soglia di casa.
Le
nuvole di Brown Edge non avevano intenzione di lasciar passare
nemmeno un raggio di sole, ma si disse che era meglio così,
anzi,
doveva essere così, era giusto: dopotutto era lì
per un funerale.
Ogni singolo avvenimento sembrava voler rendere quel viaggio tetro e
buio, nemmeno una luce che potesse darle un po' di vitalità,
sollievo. Si era illusa che presenziare al funerale l'avrebbe
liberata dalla tortura e dalla sofferenza; si era illusa che onorando
il corpo di suo fratello con quel funerale non solo avrebbe lasciato
passare l'anima in cielo, ma anche lei si sarebbe sentita
più libera
a continuare la sua vita. Invece no. Aveva passato ore in piedi quel
giorno. Non c'è stato niente di peggiore che vedere il corpo
del suo
fratello immobile, con gli occhi chiusi e senza traccia di sorriso,
vedere che non era come l'aveva lasciato, semplicemente non era
più
vivo. Questa certezza, che dovrebbe esserle già stata ovvia,
la
colse di sorpresa e non fece che aumentare rabbia, depressione e
incubi notturni. Ogni giorno andava alla tomba e portava un fiore.
Ogni giorno restava al cimitero per ore, anche sotto la pioggia,
seduta nel fango. Era come se non vivesse più: la sua
routine
quotidiana era basata sull'andare al cimitero e a furia di farlo ormai
era cose se avesse trovato il posto per il suo corpo. La sua
mente era così sfocata che non riusciva a pensare bene a
cosa stesse
facendo e pian piano moriva. Dimenticava anche di mangiare, a volte e
credeva che mai sarebbe riuscita a superare un momento del genere.
Pensava ai probabili consigli che suo fratello avrebbe potuto darle
se fosse stato vivo, ma questo non faceva altro che aumentare il suo
dolore. Una
mattina si svegliò dopo aver fatto un incubo, lo stesso
incubo con
Axl che aveva fatto quella notte alla Hell House e rivide la strana
luce negli occhi di Axl. Non riusciva a capire cosa fosse, dolore,
felicità, malizia o stupore, qualunque cosa fosse le aveva
dato una
sensazione di tranquillità, perchè riusciva a
vedere una luce in
tutto quel buio. Quel
giorno pensò alla sua vita a Los Angeles, pensò
che le mancava
Heather e all'improvviso le era venuta una gran voglia di parlare con
Axl. Non ce la faceva più a vedere la tomba del fratello,
non ce la
faceva più a vedere i suoi geniori così tanto
addolorati, voleva
tornare a Los Angeles e voleva controllare se la luce negli occhi di
Axl è solo un sogno o c'è veramente.
-Notizie?-
-No...- Ormai
era diventato il loro saluto, non era per essere scortese, ma aveva
imparato, con lei, ad arrivare subito al sodo e la ragazza non
sembrava irritata da questo comportamento, anzi rispondeva con
sorriso tranquillo, un po' divertito.
Axl
continuava a pensare spesso a Mona, nell'arco di una settimana era
riuscito anche a sognarla. Forse ne era ammaliato. Forse era rimasto
sorpreso dalla luce che aveva visto in lei in quell'unico momento che
l'aveva vista sorridere al bar, forse voleva riportare quella luce in
lei, voleva starle vicino, farla splendere, fare tutto quello che
avesse voluto. Voleva solo quella luce.
-Hey,
Heather! Sei in ritardo!-
Le
corse in contro la piccola morettina che stava sempre con Steven,
Adriana, per abbracciarla, come se la conoscesse da una vita. Poi
venne il turno di Duff, che come saluto le cinse le spalle con il
braccio e le posò un leggero bacio sulle labbra.
-Allora,
cosa si festeggia?-
-I
Guns n' Roses, la prossima band più famosa del mondo, hanno
finalmente trovato un manager!- esordì Slash, già
con la bottiglia
di Jack Daniel's in mano. La dichiarazione fu seguita da un applauso
e risate, poi tutti quelli presenti nella Hell House, a cui importava
solo di mandare giù più alcool possibile,
brindò , dieci, venti
volte alla nuova tappa raggiunta dalla prossima band più
famosa del
Mondo.
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Ehilà! Qualcuno si ricorda ancora di
questa storia? Be', spero proprio di sì!
Comunque i miei amici Catullo, Baudolino, Federico
Barbarossa e Omero mi hanno tenuta un pochino impegnata in questo mese
e penso sarò altrettanto trattenuta da Socrate e si cari
sofisti nel prossimo, quindi, se a qualcuno ancora interessa, non vi
prometto un'altro capitolo tanto presto, anche perchè non ne
ho nemmeno uno pronto :) Spero comunque di riuscire a scrivere qualcosa
prima di Natale XD Spero che anche voi speriate.
Hasta luego people!
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Capitolo 10 *** Crying in the rain ***
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SOUND
OF SILENCE
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Cap.
10
Crying
in the rain
I'll
never let you see
The
way my broken heart is hurting me
I've
got my pride and I know how to hide
All
my sorrow and pain
I'll
do my crying in the rain.
The
everly brothers-Crying in the rain
-Hai
una sigaretta?-
Non
gliela voleva dare la sigaretta a quel tipo: ne aveva bisogno lei
prima di tutti. Non voleva essere scortese, però, e siccome
teneva
il pacchetto in una mano mentre con l'altra ne stava già
fumando
una, decise che forse era meglio non farsi dei problemi e gliela
diede.
-Grazie,
fumi fumo?-
No,
non lo faceva e fino a qualche giorno neanche fumava tabacco.
Eppure...
-Sì.-
-Va
bene, allora fumiamo insieme-
Mona
se ne stava seduta su quella panchina da tutta la mattina. L'aria
continuava a darle schiaffi sul viso, quasi era piacevole quel vento
gelido. Era riuscita a trovare un altro posto in cui stare oltre al
cimitero: un parco. Non un bel parco, forse quel parco era il
più
brutto del mondo e le uniche persone che potevano starci erano dei
tossici in cerca di posti tranquilli. Da un po' di giorni veniva
lì
ogni mattina a nascondersi, perchè sì sentiva uno
schifo, gli occhi
gonfi e la testa dolorante per il pianto e ogni giorno stava
lì a
fumare, nascondendosi come un adolescente, senza sapere
perchè. Ogni
tanto tra le fitte di dolore al cuore, o forse era solo senso di
colpa, si metteva a piangere.
Lo
sconosciuto che stava seduto alla panchina davanti alla sua stava
disfacendo la sigaretta e sostituiva droga al tabacco e in quel
momento niente le sembrava più interessante. Lo
fissò mentre
fumava, mentre quello, accesa la sua, si avvicinò
dandogliela e
sedendosi vicino a lei. Fece un tiro, sentendo un sapore molto
più
delicato e dolce di quello della sigaretta che stava fumando.
All'inizio, mentre finiva la sua, faceva tiri alternati alle due
paglie, poi quando finì quella col tabacco si
dedicò totalmente al
fumo.
Dopo
un po' le venne in mente l'idea più ragionevole che le fosse
venuta
in mente in quellle settimane, o forse è stata proprio
l'unica idea
che l'è venuta in testa.
-Non
è romantico?-
Allungò
le labbra in un sorriso, quel bel angelo biondo: non voleva
dirglielo, ma l'aveva fatto con molte altre ragazze. -Romantico?-
Aggiunse poi con un tono ironico.
-Sì...
insomma, siamo sdraiati sull'erba, e ci troviamo qui, a guardare le
stelle e le luci di Los Angeles, cavolo! Che spettacolo! Guarda!
Quello è il Carro Maggiore!-
-Mmm,
forse sarebbe tutto perfetto come dici tu se le formiche la
smettessero di assalirmi! E poi la mia schiena preferirebbe un
materasso!-
-Dai..
è la natura! E comunque dovresti essere abituato a stare
sdraiato su
vari pavimenti non molto comodi!-
-Ehi!
Guarda, guarda attentamente lassù..-
-Sì?-
-Quelle
stelle non ti ricordano due gran belle tette?-
Heather
rise, era impossibile creare un clima romantico con Duff.
-Sempre
il solito! Però in effetti anche la mia schiena preferirebbe
qualcosa di più comodo, la terra non è il
massimo!-
Duff
subito si girò verso lei e si mise sopra in modo da
guardarla in
faccia.
-Be',
se vuoi possiamo provare a cercare una posizione più comoda!-
Detto
ciò si mise seduto e prendendo la ragazza per i fianchi se
la mise
sul bacino, iniziando a baciarle il collo, lentamente. Heather
ridacchiava tra sé, felice, cercando ancora di godersi il
cielo
stellato.
-Sai,
hai ragione! Quelle stelle formano delle tette perfette!-
La
prima cosa che vide rientrando nel magazzino fu l'ultima cosa che
avrebbe voluto in quel momento. Steven era di nuovo sul suo divano,
se così si può ancora chiamare quell'oggetto che
era stato
recuperato tra la spazzatura, e purtroppo aveva con sè le
sue
bacchette.
-One,
two and three. E TA-TA-TA! TA TA TA TA! TA-TA-TA! Ehi Axl! Man! Come
va?-
Era
tentato di dirgli che andava meglio prima, Steven non è la
persona
che voleva vedere in quel momento, così loquace,
così fottutamente
sorridente e così casinista! Lui voleva solo starsene da
solo in
quel lurido magazzino!
-Mi
è piaciuto quando mi hai risposto!- Aggiunse ironico il
biondone
sorridendo, come al solito, non avendo ricevuto una risposta e
continuando a battere le bacchette l'una contro l'altra.
Il
rosso non aveva nessuna voglia di rispondere, ma non voleva nemmeno
sembrare preso male: ultimamente tutti gli stavano intorno, come se
avesse bisogno di loro.
-Steven,
per l'amor del cielo! Vuoi smettere con quelle bacchette prima di
tutto? Che ci fai qui?-
Lo
sapeva che poteva sembrare scazzato o isterico e che probabilmente
adesso Steven sarebbe andato dagli altri e avrebbe detto
“Nessuno
si avvicini, Axelina stasera è out!”, ma era
stanco e le bacchette
di Steven non lo aiutavano.
-Okok!
Stai calmo! Comunque ero qui con Slash, poi lui è andato e
io sono
rimasto qui!-
-E
perchè saresti rimasto?-
-Non
si possono mica lasciare gli ospiti da soli!-
-Ma
di che cazzo stai parlando, Steven?- domandò infine,
esasperato, ma
non ci fu bisogno di sentire la risposta. Comprese da solo quando
sentì stridere la porta del magazzino, che era come quella
di un
vecchio garage.
-Ehi
Steve, quel bagno fa proprio schifo!-
Steven
sghignazzò a quel commento, mentre Axl sussultò
sentendo la voce
della donna. Poi quando lei spostò i suoi grandi occhi blu
verso di
lui, sì pietrificò, solo il cuore batteva forte,
come se fosse
impazzito. Calò un silenzio imbarazzante, si sentivano solo
i colpi
di bacchetta causati da batterista, che, sentendosi fuori luogo,
aveva riniziato a giocarci.
-Senza
offesa per il padrone, ovviamente- aggiunse imbarazzata la donna -O
meglio dire i padroni considerando Slash!-
Non
ricevendo risposta da quella statua in cui si era trasformato Axl,
continuò a balbettare, quasi da sola, ricevendo dei
sorrisetti
divertiti di Steven come unica risposta.
-Eh
già... così.. ecco.. Steven mi aveva detto che
era abbastanza
accogliente, cioè il bagno, sai? E invece, oltre a esserci
freddo, è
solo... una specie di latrina... con una puzza tremenda!-
Axl
non poteva più ascoltare la donna brontolare.
-Che
ci fai qui, Erin?-
-Mi
sono divertito.. molto.. stasera- borbottò Duff.
-Eh
certo che ti sei divertito! Non c'è maschio che non si
diverte se fa
sesso.- disse Heather, mentre infilava la chiave nella serratura
della porta del suo appartamento.
Duff
riuscì a girarla verso di lui non appena la ragazza ebbe
girato la
chiave facendo scattare la serratura. La guardò negli occhi
e
tremando aprì la bocca quasi come per dire qualcosa ma
subito si
bloccò. Heather sorrise di quel comportamento, ignorando
quel peso
che sentiva a livello del cuore, che batteva sempre più
forte. Duff
si riprese, dopo aver pensato un po'.
-Tu
pensi sul serio che noi uomini pensiamo solo al sesso?-
domandò,
infine, fingendo una faccia scioccata.
-Sì
che lo penso, caro- rispose prontamente la brunetta, sempre
sorridente.
Duff
fece finta di pensarci, alzando i suoi bei occhi verdi in alto e
storcendo le labbra. La guardò negli occhi da cerbiatta e
dichiarò:
-Be',
sì, forse hai ragione- infine sorrise -Che gli uomini
pensano solo
al sesso, ma sta di fatto che stasera mi sono divertito grazie a te!
E, certo, il sesso è stata una parte fondamentale,
però...-
Fu
interrotto dalla risata di Heather, che non riusciva più a
trattenersi.
-Scusa,
Duff, ma è troppo bello quando ti sforzi di fare un
discorso!- disse
sorridendo -Comunque, mi sono divertita molto anche io conte stasera,
grazie, ti meriti un altro bacio!-
Il
biondo rispose al bacio della ragazza, fingendo di essere normale, ma
in realtà era turbato o forse sorpreso o spaventato,
addirittura!
Heather reagiva come nessuna ragazza aveva mai reagito, lo coglieva
impreparato, lo faceva agitare, lo faceva sentire ancora un ragazzino
alle prime esperienze. Dopo il loro solito bacio di saluto, Heather
prese la mano di Duff tra le sue e baciandola disse:
-Vieni
dentro con me, stasera-
Gli
occhi di Duff si illuminarono, non gli aveva mai permesso di entrare
nella sua dimora. Aprì lui la porta col sorriso stampato in
faccia,
che subito svanì. Sussultò per lo spavento, dopo
aver notato che
c'era qualcuno nella stanza in cui stava per entrare. Fece un passo
indietro quando quel qualcuno lo aggredì con gli occhi,
spaventati
da lui, gonfi di lacrime, poi si calmò, quando
capì di chi si
trattava e anche la ragazza davanti a lui sembrò calmarsi,
infatti i
suoi occhi diventarono di nuovo indifferenti e spostò lo
sguardo da
lui.
-Che
c'è Duff?- chiese Heather sospettosa per poi spingere l'uomo
dentro
l'appartamento ed entrare. Sì paralizzò per la
visione, quasi
pietosa, che vide.
-Mona...-
sussurrò.
-Forse
è meglio che io vada, ci vediamo!- annunciò
velocemente Duff, come
se avesse visto qualcosa che non doveva vedere.
Nemmeno
salutò il suo uomo, si precipitò dalla sua amica,
che se ne stava
rannicchiata per terra, abbracciata a se stessa, pallida come un
fantasma, i capelli sporchi, gli occhi fermi a guardare il vuoto, che
si riempirono di lacrime non appena l'amica si avvicinò e
l'abbracciò. Iniziò a borbottare tra i
singhiozzi, cercando di
farsi capire.
-Io..non...
Davvero, io non potevo!-
-Shh
Mona, stai calma!-
-No!
Loro erano così... Non ce la facevo!-
-Okok,
ora va tutto bene!-
-No!
No! Gli ho abbandonati ancora! Anche io.. me ne sono andata!-
-No,
tornerai, lo sanno anche loro!-
-Mio
fratello...mio fratello Heather- sussurrò alla fine, con
voce
flebile, si calmò un attimo, esausta dal viaggio e dal
piangere, di
nuovo a Los Angeles.
-Che
ci faccio qui? Ti stavo cercando, no?- rispose come se fosse la cosa
più ovvia.
-Erin..
questo non è il momento giusto- riuscì a malapena
a dire il rosso a
quel angelo dai capelli lunghi e ondulati e gli occhi più
belli del
mondo, quelli che sempre lo convincevano a ritornare da lei.
-C-cosa?
Axl sei assurdo! Come sarebbe a dire che non è il momento
giusto?-
Voleva
andarsene al più presto da lì. Cosa era venuta a
fare? Si illudeva
ancora che quella relazione sarebbe durata, forse?
Steven
si sentì veramente di troppo e cercò di
svignarsela:
-Ecco..
io forse è meglio che vada!-
-No,
Steven, ti prego, resta pure.- lo intimò Erin.
-Io..
n-non volevo dire questo, è che non mi aspettavo di
vederti.- Cercò
di difendersi Axl.
-Axl,
sono la tua ragazza, ricordi?-
Axl
si sentì subito una merda. Erin sapeva come farlo sentire in
colpa.
Non riuscì di nuovo a dire niente. Vedeva negli occhi della
donna
fastidio e rabbia e delusione e tutto quello che voleva fare era in
quel momento era andare e prenderle il viso tra le mani, abbracciarla
e dirle “certo che sei la mia ragazza” e invece non
poteva. Tanto
valeva rimanere coerenti.
-Ah,
ho capito Axl! Ti sei già scopato metà Los
Angeles, mentre eravamo
in pausa.-
Il
viso contratto, lo sguardo duro, che sosteneva facilmente il suo.
Può
fingere quanto vuole, Axl lo sapeva che era solo davanti a lui che
non esprimeva la sua tristezza, era anche lei orgogliosa , ed era
anche un bel gesto, perchè lui stesso non avrebbe sopportato
vederla
scoppiare con i suoi occhi. Erin era brava a mascherare la delusione
con la rabbia.
-Io..
no!-
-Ah
no? Scommetto che anche stasera sei rientrato così tardi
perchè eri
impegnato con una sgualdrina, o forse due!-
Non
poteva mentirle, non era stupida. Non poteva fare niente, bloccato
dall'orgoglio. Sapeva che non se la sarebbe cavata, sapeva che le
aveva fatto del male, gli bruciava la coscienza di averla delusa.
Quanto avevano sacrificato per il loro amore? Quanto avevano dato e
quante volte in fine Axl era riuscito a rovinare tutto? Quante volte
ha visto quella luce di sofferenza negli occhi della sua donna. Ma
lei era forte, non lo faceva vedere che stava male. Questa era la sua
scusa, ma la verità è che lui è un
egoista del cazzo e ogni volta
si sente peggio.
Duff
camminava veloce, perchè qualche oscuro motivo era rimasto
colpito
dall'immagine di Mona, aveva quasi il fiatone e chissà
perchè
voleva affrettarsi tanto a raggiungere il magazzino e dire ad Axl che
era tornata. Mentre il magazzino già era in vista, cercava
di
immaginarsi la reazione del rosso. Sì chinò per
aprire quel gran
pezzo di metallo arrugginito e accartocciato e spinse in su quasi con
violenza.
-Hey,
Axl, man! E' tornata.. Mona.. ricordi? Ciao Erin!- salutò
innocentemente la donna che stava giusto uscendo. Per un secondo fece
ordine in testa. -Erin? Che..?- Provò a chiedere, confuso.
-Ciao..
Duff- salutò lei con riluttanza -Me ne stavo andando-
Guardò
Axl, pietrificato che fissava un punto vuoto e come spostò
lo
sguardo sul volto sorridente di Steven, che stava ancora battendo le
bacchette fissandolo, si sentì dire:
-Tempismo
perfetto, Duff!-
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Salve! Fra un po' finiranno i capitoli
deprimenti ;) Quanto tempo, eh?
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