Jazz

di Lilith in Capricorn
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefazione ***
Capitolo 2: *** La voce del Padrone ***
Capitolo 3: *** Myosotis ***
Capitolo 4: *** Nel silenzio più assoluto ***
Capitolo 5: *** Jazz ***
Capitolo 6: *** Come una foglia al vento ***
Capitolo 7: *** Liebestraum ***
Capitolo 8: *** E ti sentivi grande e forte ***
Capitolo 9: *** Il bucaneve ***
Capitolo 10: *** L'attimo eterno ***
Capitolo 11: *** Sconfitta ***
Capitolo 12: *** Buco nero ***
Capitolo 13: *** Anche se nessuno, il vento ***
Capitolo 14: *** L'immonda strige ***
Capitolo 15: *** Le mie rose ***
Capitolo 16: *** La spiaggia è finita ***
Capitolo 17: *** Ave Maria ***
Capitolo 18: *** Si specchia s'agghinda e tragicomicamente si compiace ***



Capitolo 1
*** Prefazione ***


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Prefazione
 
La raccolta Jazz nasce nel 2011 per puro caso, in un periodo che definirei di transizione, sotto diversi punti di vista.
Avevo scritto, inizialmente, tre poesie che, non sapendo come classificare, avevo raccolto in un'unica cartella chiamata Improvvisazioni, poiché l'unica caratteristica comune era la stesura fatta di getto. Poi è arrivata la quarta poesia, Jazz (dalla quale deriva il titolo della raccolta), partorita mentre ascoltavo un pezzo di Jelly Roll Morton.
Andando ad ascoltare anche altri pezzi jazz, tra cui registrazioni live alquanto datate, ho subito notato l'abbondanza di improvisazioni che, ispirandomi, mi hanno portata a decidere di fare un piccolo esperimento: una breve raccolta di poesie scritte di getto, rigorosamente improvvisate, su tematiche svariate, con una forte componente emotiva.
Dunque, la prima cosa da tenere in considerazione, leggendo queste poesie, è che sono tutte molto spontanee e scritte nell'arco di dieci minuti, un quarto d'ora al massimo, anche se qualche volta può non sembrare così. La seconda, invece, è che dietro ogni lirica c'è l'ispirazione di un brano musicale (non per forza di genere jazz, anzi), che è fondamentale ascoltare per immergersi appieno nell'atmosfera in cui è stata partorita la poesia.
Aggiungo, infine, che tutte queste poesie hanno un tono decisamente malinconico, dato che il periodo in cui sono state scritte non è stato dei più felici.

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Capitolo 2
*** La voce del Padrone ***


La voce del Padrone
(Jean Sibelius, Valzer Triste, Op. 44)



Ha il malinconico sorriso della luna
negli occhi
la Gatta Nera
solitaria creatura sbocciata da misteriosi steli
ombrosi.
 
Fissava
rapita
acquatici abissi
interminati
le cui profondità parevano specchiarsi
in quei misteriosi occhi
cangianti
avidi di ogni luce.
 
Rimase lì
per un tempo infinito
sospeso
immobile
come solo le fredde rocce marittime.
 
"Chissà
cosà avrà da meditare
tanto intensamente..."
pensò il notturno,
poeta
dagli occhi di onice.
 
Nessuno, ora e mai, lo saprà:
le gatte nere non parlano mai.
 
Se non per gridare
lacrime aride
dilanianti suppliche di passionali
amanti
che invocano
la voce del Padrone.

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Capitolo 3
*** Myosotis ***


"Myosotis: leggenda e significato del non ti scordar di me.

Il myosotis è una piccola pianta perenne erbacea famosa e amata per il suo fiore, comunemente conosciuto con il nome di "non ti scordar di me" o "occhio della Madonna". La leggenda vuole che due innamorati camminassero lungo il fiume Danubio quando il ragazzo, sportosi per raccogliere un mazzolino di questi vivaci fiorellini blu, cadde nel fiume. Vistosi senza speranza, gridò alla fanciulla 'Non ti scordar di me': da qui avrebbe avuto origine il nomignolo con cui comunemente chiamiamo il myosotis, ovvero non ti scordar di me. Altra leggenda vuole che Dio, dopo la creazione, avesse udito una vocina gridare 'Non ti scordar di me' e che avesse deciso di chiamare quel piccolo fiore così come lo chiamiamo noi oggi. Il significato del nome occhio della Madonna è invece legato al fatto che donando questi fiori, si vuole affidare una persona cara alla protezione del cielo. In passato, il non ti scordar di me era indossato dalle donne come un segno di fedeltà all'amato, mentre indossato dagli uomini significava che il loro amore non sarebbe stato dimenticato. Il significato nel linguaggio dei fiori del myosotis è quindi fedeltà e amore eterno."

 
Myosotis
(Queen, Bijou)

 
Avvolto fra le pieghe del suo abito
di petali
azzurri
sboccia timido
il myosotis.
 
Delicato
piccolo cuore aureo
aggindato di azzurrina
semplicità.
 
Come un'angelica
vergine
dall'anima di petali cerulei
soavi.
 
Nella sua celestiale
minuzia
sussurra candidamente:
"non ti scordar di me..."
 
Non ti scordar di me...
 
Chi mai ricorderà
nel bel mezzo del
trambusto
di suoni, colori, odori e forme
che è la vita?
 
Chi mai spenderà
un pensiero
per quel minuscolo
silenzioso
divino miracolo?
 
Ieri
nel mio giardino una rosa rossa
superba amante.
Oggi
null'altro che un vuoto stelo 
petali marci.
 
Ma travolto nel fiume
senza foce
né sorgente
delle lune e delle stagioni
il modesto myosotis
non morrà mai
e per sempre indosserà cinque
silenti lacrime azzurre.

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Capitolo 4
*** Nel silenzio più assoluto ***


Nel silenzio più assoluto
(Beethoven, Sonata Al Chiaro Di Luna)

 
Il silenzio
è una fredda coperta
che aleggia
tutt'intorno nella stanza
nella vellutata luminescenza.
 
Io penso
a un arcobaleno di ricordi
rumorosi
nel loro divenire sempre più
silenziosi...
vedo un giardino di pace
in attesa di noi
sotto il sole
di un giorno azzurro
troppo bianco
nella mia mente stordita
che ne rimane accecata...
 
E sento i suoi occhi
del colore delle radici
immerse nel verde
aroma
dell'erba primaverile.
Nessun'altro aveva mai avuto per me
né mai più avrà
il sole
nelle iridi.
 
E quel sorriso
di bianche perle
in rosso abbraccio
non sfiorerà mai più
come un morbido petalo
la lunghezza del mio collo
tremante.
 
E trasparenti gocce
di cristallo
non danzeranno più
in estasi
sulle mie guance.
Ma quali artigli
velenosi
scaveranno sul mio viso
la tomba
di ricordi troppo amari
nella loro tremenda
dolcezza.
 
E mentre il fantasma
delle tue mani
volteggia ancora
caldo
sul mio corpo
freddo
il gelido ghiaccio
che giace nel petto
si scioglie
flagellato
dal fuoco divampato
dalle ceneri
della memoria
del mio corpo
avvolto al tuo.
 
Nel silenzio più assoluto...
 
Un'assordante estasi...
Una muta agonia...
 
Han danzato come diavoli
invasati
nel mio corpo...
la mia anima ha tremato
come solo una pietra può fare.

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Capitolo 5
*** Jazz ***



Avevo una voglia
matta
di urlare
tutto il mio dolore...
 
Ma ero muta...
 
E il mio malumore
roteava
impazzito
sulle eliche di un ventilatore
tanto silenzioso
da sovrastare
la fragilità
dei miei sussulti...
 
E i diamanti dei miei occhi
danzavano
sciogliendosi languidamente
sui gradini bianchi
sui gradini neri
di un vecchio jazz...
 
Luna a spicchio
pianoforte di cristallo
nella notte
limpida oscurità...
 
Sotto un velo di foschia
l'assurdo concerto
della città
scioglie nell'umidità
il suo ultimo bagliore...
 
Non se ne vede la fine...
 
Sfiorando con i tacchi
quel silenzio
salutai con occhi stanchi
un vecchio montgomery
sgualcito
rattoppato
all'ombra di un lampione
pervaso di una nebbia
di note
grigie...
 
Assurda serenità
di una poesia senza stelle...
 
Assoluta follia
di questo mio amore per te...

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Capitolo 6
*** Come una foglia al vento ***


Come una foglia al vento
(The Doors, The End)

 
Come una foglia al vento
senza meta
sradicata dal mio dolce ramo
mi lascio esistere
in attesa di toccare il terreno arido
senza mai vivere
osservando la mia anima
accartocciarsi fragilmente
ancor prima che l'odore
di marcio
si stenda sui miei muscoli irrigiditi
e sulle mie labbra impallidite
sopra il ghigno di un teschio.

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Capitolo 7
*** Liebestraum ***


Liebestraum
(Franz Liszt, Liebestraum - Sogno d'amore)


 
L'alba...
Lingue d'oro invadono il sereno...
E il cielo
Signore superbo e capriccioso
già si adorna del suo enorme topazio
invidia di ogni gemma...
 
Sotto il suo candido sguardo
albeggiante
il suo amante
il mare
sconfinata distesa
carta stagnola arricciata
mutevole e innamorato
omaggia immediatamente
l'amato
restituendogli l'immagine
del suo splendore
cantando per lui luccicanti
elogi.
 
Candide morbidezze all'orizzonte:
quest'oggi ha deciso che sfoggerà
il suo abito meno prezioso
quel cielo tanto capriccioso
che s'affretta a celare
il suo gioiello troppo sfarzoso.
 
In quel momento di volubile ritrosia
in un istante il terrestre amante
sfoggià il suo più candido riflesso
e ubbidienti tacciono i pesci i loro colori.
 
Quando poi nel meriggio l'immenso
cede alla sua più cupa malinconia
l'abisso ingrigisce con esso le sue profondità...
una... due... tre...
piccole languide lacrime volano giù
e leggere si disperdono
in quel profondo amante
dal profondo amore...
 
Pioggia lampi fulmini saette...
sotto la tempesta che squarcia
i cieli con le sue lame di luce
la burrasca agita e sconquassa
affonda navi e uomini
nelle profondità
di dolore
del cielo...
 
Quando dopo il nubifragio
il dolore è ormai annegato
le nubi scivolano via
come un abito di seta
sui fianchi di una bella donna
che mostra il suo sublime corpo
stellato...
 
Non una sola onda infrange più
la superficie di specchio acquatico
che si bea di quei luccicanti gioielli
che ora ricoprono anche il suo corpo.
 
Il più bel dono che il suo amato potesse:
la sua stessa bellezza...
 
Distesa su un soffice manto di granelli
osservo la linea irraggiungibile:
a volte mi chiedo se Dio
l'abbia creata a unione o separazione
dei due immensi amanti...

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Capitolo 8
*** E ti sentivi grande e forte ***


E ti sentivi grande e forte
(Chopin, Prelude N°4, Op. 28)



E ti sentivi grande e forte
fra quei tuoi quattro muri
di stagnola.

Non potevi sapere
che in quel sottile argento
stropicciato
si nasconde un dio
beffardo
sardonico
crudele.

Il dio delle illusioni.

E quando quell'orrenda
Fata Morgana
squarciò
con putridi artigli affilati
il tuo personale specchio per allodole...

Non dimenticherò mai
i tuoi occhi
assediati dai demoni
della disillusione
famelica belva
divoratrice
di speranza...

Al diavolo la speranza!
Al diavolo l'amore!
Al diavolo la vita!
Al diavolo quei poveri
illusi
che s'affannarono
invano
sul tuo corpo devastato
sulla tua anima deperita
sul tuo tempo ormai scaduto
in quell'atroce istante
perpetuo...

Quando il castello in cui ti cullavi
venne demolito
sbriciolato
in una cascata argentea
di miriadi di frantumi di specchio
troppo minuscoli
perché tu potessi riconoscervi
oltre te stesso
l'anima tua...

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Capitolo 9
*** Il bucaneve ***


Il bucaneve
(Beethoven, Silenzio)

 
Si scioglie in un fiume di sale
l'ultimo sospiro d'amore
l'ultimo palpito
d'un cuore oramai congelato
in quel suo ultimo istante d'ardore.
 
E come gli eroi nelle statue di marmo
il mio amore nel gelo dell'inerzia
vivrà all'infinito
l'istante della sua morte
nella gloria dell'eterno nell'attimo.
 
Il mio forte corpo è un fil di fumo...
il mio enorme cuore una fragile roccia...
 
Non chiedo molto
di certo nulla di più
che una scintilla di eternità
mentre tutto intorno a me si deteriora.
 
Il mio cuore è una libellula...
la mia razionalità una ladra di ali...
 
Sulla scia morente
dell'ultimo raggio
il mondo scioglie
in abissale sconforto
l'anima di un bucaneve.

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Capitolo 10
*** L'attimo eterno ***


L'attimo eterno
(Casper's Lullaby)


 
Nel caldo abbraccio notturno
del cielo
in una stellata notte di luglio
illuminata
dalla pallida sfericità lunare,
una cometa...
una luce...
una scintilla...
Attraversa l'infinito in un
eterno
attimo
fuggente...
Solo un istante
ma che si imprime
a fuoco
nel cuore
di chi ha avuto
la fortuna di vederlo...

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Capitolo 11
*** Sconfitta ***


Sconfitta
(Rising Force, Icarus' Dream Suit)


Nel frastuono
dell'ultima foglia
che cadde
gridai disperata
l'agonia
della sconfitta.

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Capitolo 12
*** Buco nero ***


Buco nero
(The Beatles, Yesterday)

 

 
Come stella cede in buco nero
così il mio cuor immensa voragine
si fece alla morte tua, in vero,
quando di te, freddo, vidi immagine.
 
Come il buco nero non spande luce
così il mio petto non batte più vita
ed urlando il suo silenzio a gran voce
canta di una sofferenza infinita.
 
E come la celeste compressione
tutto risucchia e nulla uscire lascia
dal suo avaro pozzo di dolore,
 
così la mia anima ch'è in prigione
nella gran solitudine s'accascia
di chi non ricorda più cos'è amore.

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Capitolo 13
*** Anche se nessuno, il vento ***


Anche se nessuno, il vento
(Rachmaninoff, Concerto Piano N° 3)

 
Tra capelli e bandiere
gonne e vele
sogni e chimere
 
il vento canterà
la muta melodia del mondo
con prorompente voce di donna
dai seni pieni e fianchi profondi
 
anche se nessuno sentirà o non potrà sentire.
 
Tra sciacalli e attese
tuoni e morsi
affanni e pretese
 
il vento annuncerà
il suo ineludibile cambio di rotta
col suo teatrale registro vocale
nella sua toga da orartore nell'agorà del mondo
 
anche se nessuno capirà o non saprà capire.
 
Tra lacrime e dita
denti e polvere
morte e vita
 
il vento griderà
il richiamo a raccolta delle truppe
con la sua miglior voce da battaglia
e la sua impenetrabile artmatura d'acciaio soffice
 
anche se nessuno risponderà o non vorrà rispondere.

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Capitolo 14
*** L'immonda strige ***


L'immonda strige
(Mozart, Aria Della Regina Della Notte, Il Pifferaio Magico)

 
L'immonda strige
ch'ha sede
nei più marci anfratti
della mia coscienza
violentata,
 
Sorda
si farà alle tue grida
poiché tu
proprio tu
la risvegliasti dal suo sonno
secolare.
 
E non conoscerà pietà
nè perdono
per te,
Amore mio,
che con le tue zanne
lerce d'ingiustizia
mi trapassasti il petto
ora lacero e grondante
nero sangue di strige.

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Capitolo 15
*** Le mie rose ***



 
Le mie rose
cristallizzate
nella loro eterna
secchezza
ancora
riescono ad essere belle
nella loro caparbia
vanità.
 
Ma nella loro beltà
fragile
malinconica
c'è la poesia
delle lacrime
d'una giovane vedova
che s'abbandona
ai sogni infranti
prematuramente
con gli occhi
fra le foto dei ricordi
del suo amore perduto.
 
Fra le mie rose
non volevo
appassire.
 
Ma fra le pieghe dei loro aridi petali
stecchiti
ho intravisto di sfuggita
un lembo della mia anima
antica.
 
A chi potrò mai confessare
la paura
che mi prese
nel fondo degli occhi?
 
Perdonami.
 
Perdonami,
ti prego,
per ciò che ti sto facendo
per il modo in cui ti sto usando
per gli sporadici silenzi
intellegibili
per il tuo intelletto
così ingenuo.
 
Perdona
il mio essere meschina
manipolatrice
e senza vergogna,
perché no, io
non mi pento...
 
Perché la mia anima antica
custodisce
il cuore di una bambina
capricciosa
egoista
ma così sola e fragile
terrorizzata
che no, proprio no,
non riesco a pentirmi
di averla viziata...

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Capitolo 16
*** La spiaggia è finita ***


La spiaggia è finita
(Chopin, Nocturne N°2, Op. 9)

 
 
La spiaggia è finita,
amica mia.
 
Di rocce marittime un'invalicabile
muraglia
ci guarda incombente
ciclopica e astuta
in una muta sfida.
 
Dovrò lasciarti la mano,
compagna mia,
e afferrarmi
con tutte le mie forze
a queste spoglie sporgenze
scivolose
per non cadere giù.
 
No, non guardarmi così,
sorella mia.
No, non dirmi di tornare
indietro.
 
Ma come?
Non lo sai
che questa spiaggia è a senso unico?
E che questa barriera non andrà via da sola?
 
Ora lasciami la mano,
per favore,
che mi si sfida ad arrampicarmi
e non son tipo da tirarmi indietro.
 
Ora lasciami andare,
per favore,
che la nostra spiaggia è finita.
 
Troverai ancora la mia mano
oltre la montagna
ad attenderti
se saprai attendermi,
 
ma ora la spiaggia è finita...

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Capitolo 17
*** Ave Maria ***



 
Ave Maria,
Madre di misericordia
madre di un figlio
mai stato tuo
veramente,
ma di divina ascendenza
dal divino destino.
 
Di gioie di madre
il Ciel poche te ne concesse
e il frutto del tuo seno
troppo bambino al mondo partì
troppo giovane da esso dipartì.
 
Ma non meno che ogni madre
anzi, più di ogni altra
amasti quel figlio
che avesti in prestito dal Cielo
per troppe poche lune.
 
E te
te che donasti e non chiedesti amore
ma in cambio ricevesti solo dolore,
te, che più di ogni altra donna
comprendesti il valore e il senso della pietas
a questo mondo,
te io prego.
 
Ave Maria
te io prego,
che colei che amò me
come tu amasti Lui
possa un giorno conoscere la pace
e ritrovare in Cielo
quell'amore che l'iniquità della vita
le tolse.
 
Ave Maria
te io prego,
per quel dolce giovane uomo
che senza conoscerne il vero valore
gode di tutto il mio più immenso
amore,
quell'anima buona e gentile
che non riesce a vedere
la tenera bellezza
che celano le sue braccia forti
e le sue forme possenti.
Lui, che non si lascia condurre da me,
prego te di guidarlo,
oh Dolce Maria,
perché amo
quelle giovani grandi braccia
più dell'intero mio corpo.
 
Ave Maria,
te io prego,
infine,
di concedere una scintilla
della tua misericordia
a tutte le altre anime che hanno sede
nel mio piccolo cuore di spugna,
quelle che già conoscono il sapore dell'aria
e quelle che ancora devono assagiarla
e che in futuro abiteranno il mio tempo
e che io amerò.

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Capitolo 18
*** Si specchia s'agghinda e tragicomicamente si compiace ***


Si specchia s'agghinda e tragicomicamente si compiace
(Vivaldi, L'Estro Amoroso, Op. 9)

 
 
Nella rigida passività di un incandescente deserto
invernale
la mia anima di pagliaccio
 
si specchia s'agghinda e tragicomicamente si compiace
 
osservando con occhi di stalattiti
le morte trasparenze di un cielo
immacolato

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