Dark Angel

di Fflang
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** GoodBye, my love. ***
Capitolo 2: *** 2. Love me ***
Capitolo 3: *** 3. Kiss the Rain ***
Capitolo 4: *** Love Hurts ***
Capitolo 5: *** Our Same World ***
Capitolo 6: *** I promise ***
Capitolo 7: *** Memories in my eyes ***
Capitolo 8: *** 8. Animal I have Become ***



Capitolo 1
*** GoodBye, my love. ***


 

        §Dark Angels§

Capitolo 1 GoodBye, my love

[...si, ho visto che tu eri cieca 
ed io sapevo di aver vinto, quindi 
ho preso quel che era mio per diritto divino 
Ho preso la tua anima durante la notte 
potrebbe essere finita ma non finirà lì, 
sono qui per te se solo te ne importasse 
hai toccato il mio cuore, hai toccato la mia anima 
hai cambiato la mia vita e tutti i miei obiettivi 
e l'amore è cieco e l'ho saputo quando 
il mio cuore era accecato da te 
ho baciato le tue labbra 
e stretto a me la tua testa 
ho diviso con te i tuoi sogni e il tuo letto 
ti conosco bene, conosco il tuo odore 
sono diventato dipendente da te 
Addio amore mio, addio amica mia 

sei stata l'unica, l'unica per me..]
-Goodbye my lover, James Blunt
 

Erano passati due giorni dalla festa organizzata da Alice per il mio compleanno, erano passati due giorni dall'incidente del dito e del attacco involontario di Jasper e lui non si era fatto più vedere, nessuno di loro si era più fatto sentire. Nessuno dei Cullen si era fatto nè sentire o vedere. Nemmeno Alice, la mia migliore amica. I cellulari risultano costantemente occupati, a scuola non vengono più. Scomparsi. Esco velocemente di casa prendendo le chiavi del pick-up e correndo, per quanto la macchina me lo permette, verso casa Cullen. Arrivata davanti alla villa noto che ogni finestra e sbarrata. Come se non ci vivesse nessuno già da un po'. Mi avvicino alla porta e provo ad aprirla. Niente. È chiusa a chiave. All'improvviso il pensiero che possano essersene andati mi mozza il fiato. Non possono essersene andati. Senza dirmi nulla. Neanche una parola. I miei occhi si riempiono di lacrime. Però magari sono solo andati via per un po', torneranno a prendermi. "Non torneranno più. Mai più" mi dice una vocina nella testa. Sto impazzendo. Faccio dietro front e mi dirigo verso casa.

Appena varcata la porta di casa casa Charlie mi viene incontro tutto pallido e preoccupato.
-Papà, che succede?- gli domando.
-Io...ecco...ecco vedi...mi dispiace piccola. Tieni.- mi dice papà consegnandomi una lettera. La prendo delicatamente in mano, come se potesse rompersi. Guardo la lettera che ho in mano. E senza smetterla di fissarla mi dirigo verso la mia camera, seguita dallo sguardo di papà.

Dopo aver chiuso la porta mi siedo sul letto e inizio a leggere, non riesco a crederci. Non può essere.

CARA ISABELLA,NON SAI QUANTO SIA DIFFICILE PER ME SCRIVERTI QUESTA LETTERA, PERCHE' PER LA PRIMA VOLTA NELLA VITA HO PAURA. SONO TROPPO POCO,E TROPPO PERICOLOSO PER VALERE QUANTO LA TUA VITA E LA MIA PAURA E' CHE SE IO DOVESSI ESAUDIRE ILTUO "DESIDERIO” E SE IO NON ME NE ANDASSI,TU POSSA IDENTIFICARMI COME I TUOI RIMPIANTI E CHE TU NON ME LO DICA E CHE LASCI ME LA RESPONSABILITÀ' DI LEGGERTELO NEGLI OCCHI.TRA OGGI E DOMANI PREFERISCO ANDARMENE OGGI, PERCHE' OGGI PARTO CON LA CERTEZZA CHE NONOSTANTE TUTTO E TUTTI TI HO AMATA ANCH’IO. EDWARD CULLEN.

Rilesse quella lettera centina di volte e ogni volta dai suoi occhi scendevano lacrime di dolore, e non la smetteva di ripetersi che lei per lui non era stata nulla se non un piccolo giocattolo regalato ad un bambino per natale ma che poi lui stesso a gettato via perché ormai non ne aveva più alcun interesse.

-Bella?- mi chiama papà dal entrata della mia camera. Mi volto verso di lui sorridendo triste. 

-Tutto bene?- mi domanda avvicinandosi. Annuisco ripiegando la lettera lasciatami da Edward. 

-Ho solo un po' di mal di testa, tranquillo.- gli rispondo sorridendogli. Sono stanca. Stanca di provare ad essere quello che non sono, ero felice con lui, con loro, ma se ne sono andati perché sono un umana. Mi chiedo che cosa io debba essere per andare bene a qualcuno. 

-Vado a lavorare, hai bisogno di qualcosa?- mi domanda premuroso. Sospiro e scuoto la testa ringraziandolo. Charlie esce velocemente dalla camera salutandomi con la mano. Mi alzo dal letto infilo le mie convers ed esco di casa velocemente accertandomi di non essere vista. Dopo un po' di cammino arrivo alla nostra radura e mi sdraio chiudendo gli occhi. Edward davvero credi di essere l'essere più cattivo sulla terra? Beh amore mio non lo sei. Non lo sarai mai. Ci sono tante cose che i tutti i tuoi anni di vita non hai ancora scoperto. Avrei voluto non sapere la verità. Davvero. Vivere nell'illusione di essere una semplice ragazza. Ma poi sono arrivati tutti Loro, siete arrivati voi. E la semplicità della mia vita e sfumata via. Avevo sedici anni quando un signore abbastanza anziano venne a prendermi a scuola. Da quel giorno la mia vita cambiò. Mi alzo di scatto avvertendo uno strano rumore alle spalle. Un vampiro. Carnagione scura, occhi rossi. 

-Lorante?- domando confusa. Dovrebbe essere in Alaska come mi aveva detto Edward.

-Sapevo di trovarti qui piccola umana, ma i Cullen dove sono?- mi domanda.

 -Sono via. Da degli amici.- rispondo velocemente, troppo in fretta. Merda. Sono nei guai.

 -Ti hanno abbandonata, vero?- mi dice avvicinandosi e accarezzandomi una guancia. Mi scosto da lui svelta e lo guardo male facendolo scoppiare a ridere. Per lui sono la cena. Sospiro. 

-Cosa vuoi?- gli domando. 

-Passavo di qui e ho pensato di venire a salutarvi.- mi risponde iniziando a girarmi in torno. Sto ferma senza muovere un muscolo. Devo stare calma. Calma.

 -Si sono stancati di te vero, piccola umana?- mi domanda. Non rispondo. Sospiro pesantemente.

 -Beh anche i mi sarei stufato. In fondo tu per i vampiri sei solo uno spuntino e loro il sangue umano nemmeno lo vogliono, oh ma sì, forse volevano un cucciolo? Una mascotte!- mi dice scoppiando a ridere. Sospiro di nuovo. Chiudo gli occhi e stringo i pugni non posso. Sono un umana,io. Solo questo. "Non è vero, e tu lo sai, non sei nata per questo, uccidilo, tu puoi." Scuoto la testa cercando di far smettere di parlare quella stupida vocina che non smette di parlare. Sento la sua mano scostarmi i capelli dal collo e avvicinare la bocca. "Fallo. Non lo saprà nessuno. Smettila di fare la brava bambina." Apro gli occhi e velocemente mi volto verso di lui sorridendogli. I suoi occhi si riempiono di sorpresa e paura. 

-I tuoi occhi.- sussurra. Sorrido. 

-Erano marroni...adesso sono..- balbetta facendo dei passi indietro. 

-Azzurri?- gli domando. 

-Che cosa sei?- mi domanda puntandomi un dito contro. 

-Niente che ti debba interessare.- gli rispondo avvicinandomi lentamente. Lui prova a muoversi ma i suoi piedi non rispondono ai suoi comandi. 

-Che mi hai fatto?- mi urla e io rido senza rispondergli. Arrivata davanti a lui gli prendo la testa tra le mani e lo costringo a guardarmi negli occhi. Dopo pochi secondi i suoi occhi tornano marroni. 

-Che mi succede? Non sento più niente.- mi domanda. 

-Sei umano. Ma durerà poco, tranquillo.- gli dico e senza dargli il tempo di rispondere il suo corpo e già steso a terra senza vita. Lo guardo. L'ho ucciso. Non l'ho mai fatto. Mai. Una lacrima solca la mia guancia. 

-Che ti succede Isabella?- mi domanda una voce, mi volto. Un uomo sulla trentina mi fissa sorridendo maligno. 

-Cosa vuoi Abel?- gli domando. 

-Vorrei il tuo aiuto. Vorrei tanto che venissi con me.- mi dice avvicinandosi a me senza smettere di sorridere. 

-Sai benissimo come la penso. Non voglio avere niente a che fare con voi.- gli dico guardandolo fredda. Lui scoppia a ridere e in men che non si dice mi ritrovo schiacciata tra il suo corpo e un albero con la sua mano che mi stringe la gola. 

-Non si direbbe dopo il piccolo spettacolino di poco fa. Ti contraddici da sola, angioletto.- mi dice infilando la testa nel mio collo e leccandolo. Cerco di divincolarmi ma senza successo. 

-Perché non ti liberi? Lo puoi fare, lo so io, come lo sai tu.- mi dice ridacchiando. - Non sono quello che tu vuoi che io sia, non lo sarò mai.- gli rispondo spintonandolo via. Lui ride cattivo. 

-Ti sbagli. E lo sai. Tu sei cattiva, non importa quanto la tua parte buona gridi il contrario, il male che c'è in te sta prendendo il sopravvento. E quando questo accadrà pregherai di aiutarti.- mi dice incrorciando le braccia al petto. Abbasso la testa. 

-Ti senti ferita, abbandonata, come quando eri piccola. Ricordi cosa è successo? Sono morti. A causa tua. Mi chiedo cosa faresti se ti trovassi davanti i tuoi adorati Cullen.- mi dice riavvicinandosi. Alzo di scatto la testa. 

-Non ti avvicinare.- gli urlo arretrando di un passo ma lui sorride e aumenta il passo fino a quando non mi afferra per i fianchi e mi spinge a terra mettendosi sopra di me. 

-Tu. Sei. Mia. Ed è ora che tu lo capisca.- mi dice baciandomi brutalmente. Lo spingo via, dall'altra parte della radura facendolo sbattere contro un albero e mandandolo in frantumi. -Io non sono tua. E adesso lasciami in pace.- gli dico respirando lentamente. 

-Sei pericolosa Bells, farai del male alle persone che ami. Lo sapevamo tutti quando sei nata. Eppure nessuno ha avuto il coraggio di ucciderti. Sai perché?- mi domanda. Scuoto la testa. 

-Eri unica. Tutti sapevano che non sarebbe nato nessun altro come te. Ti spedimmo qua perché crescessi come una di loro, senza l'interferenza di nessuno. Nemmeno i tuoi genitori. Ma grazie a te tra i due mondi adesso c'è la tregua. Perché tu sei nel mezzo. Poi quel piccolo incidente, una bambina così piccola e già così potente.Troppi occhi sulla piccola Bella, troppa attenzione. Troppa smania di possedere il suo immenso potere. Bisognava fare qualcosa, ma anche lì nessuno fece niente, semplicemente facemmo in modo che tu non rimanessi mai nello stesso posto. Quanti bei posti hai visitato. Ma ormai questa storia la sai già vero?- mi dice sorridendo cattivo. La pioggia ha iniziato a scendere copiosa insieme alle mie lacrime. Lui si avvicina.

 -Vieni con me, non dovrai più nasconderti. Non dovrai più aver paura di fare del male alle persone. Sarò ogni cosa tu vorrai che io sia.- mi dice accarezzandomi la guancia improvvisamente calda. Alzo lo sguardo e gli sorrido. Lui ricambia il sorriso vittorioso, fino a quando il mio non scompare. Lo spingo di nuovo ma solo leggermente. 

-Vattene e lasciami in pace.- gli dico voltandomi e incamminandomi verso casa. Sento il suo sguardo puntato addosso.

 -Devo andare, ma tornerò. E verrai con me, te lo assicuro.- mi dice per poi scoppiare a ridere. Sospiro e corro verso casa, ormai fradicia. Arrivata a casa entro in camera mia e mi butto sul letto senza neanche togliermi i vestiti. Che cosa vogliono tutti da me? È tanto difficile capire che voglio essere lasciata in pace. Non voglio essere un mostro, non più. Con questi pensieri cado in un sonno profondo, c'è buio. Sono sola, e sono una bambina. Poi all'improvviso sono grande. Davanti a me tutti quelli che conosco. E poi lo vedo. Edward. Sorrido felice. Ma poi il suo sguardo si fa freddo e cattivo. 

-Tu non sei niente per me, ti ho soltanto usata, anzi, ti abbiamo solo usata.- mi dice. Le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi. Una voce. "Basta soffrire, uccidili. Uccidili tutti." dice...dolce. Chiudo gli occhi cercando di non ascoltarla. Io gli voglio bene. Quando sento silenzio, li riapro. Morte. Quello che vedo davanti a me è orribile. Charlie, Reneè, Alice, Angela, Emmett, Jasper, Rosalie, Carlslile, Esme,Edward...Morti. Senza vita. Stesi a terra. Non si muovono. Solo sangue e corpi senza vita. Martoriati e mutilati.

-Sei stata tu, Bella. Non sei fatta per il bene. Tu non vuoi essere buona. Non opporti a tutto questo. Cedi alla tentazioni e starai bene.- mi dice la voce. Urlo. Urlo e nessuno mi sente solo acqua che non c'è che mi riempie i polmoni. Non respiro. Aiuto. Per favore, qualcuno mi aiuti.

 -Moriranno tutti, nessuno escluso e...sarà tutta colpa tua. Tu sarai la causa della loro morte.- è questa l'ultima frase che sento prima di svegliarmi nel mio letto, terrorizzata e tutta infreddolita. Charlie mi sta abbracciando ma me ne sono accorta solo adesso. 

-Papà?- lo chiamo confusa.

 -Sciocca! Hai la febbre e sei tutta bagnata! Dove sei stata?- mi sgrida preoccupato. Abbasso la testa.

 -Scusa.- gli dico. Non volevo farlo preoccupare.

 -Non ti preoccupare.- mi dice alzandosi. Lo guardo. Ha la divisa.

 -Che ore sono?- gli domando. 

-Le sette del mattino.- mi dice. Annuisco e mi alzo dirigendomi in bagno senza dire una parola.

 -Bella?- mi chiama facendomi voltare. 
- Sta attenta.- mi dice. Annuisco seria. Sa benissimo cosa sono, ne è al corrente. Ma resta comunque con me. Chissà che cosa pensa. 
"Puoi saperlo. Tu puoi tutto." dice la solito vocina. 

Scuoto la testa e una smorfia di dolore mi compare sul viso. 

Sbuffo per l'ennesimo volta e m'infilo sotto la doccia. Devo essere forte. Non posso permettere che quel sogno si avveri. Per nessuna ragione al mondo ripeterò i miei errori. Non posso. Non devo. Devo resistere.

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Capitolo 2
*** 2. Love me ***


CAPITOLO 2  LOVE ME 

So di aver sbagliato, di averti strappato il cuore
E’ questo quello che fanno i diavoli?
Ti ho portata così lontano, dove solo gli sciocchi vanno
Ho scosso l’angelo dentro di te!
Ora mi sto elevando al di sopra della massa
Mi sto elevando per arrivare a te!
Lo sento con tutta la forza che ho trovato
Non c’è nulla che non possa fare!
Ho bisogno di sapere adesso, di sapere adesso. 
Puoi amarmi di nuovo?

-Jhon Newman; Love me again-

E' passato un mese, da quando i Cullen sono andati via, dall'incontro con Abel. Non esco di casa da un mese, anzi a dirla tutta non esco neppure dalla mia camera. Non voglio fare del male nessuno. Non voglio vedere nessuno. Quel incubo si ripete ogni dannatissima notte. Ed ogni notte mi ritrovo le mani completamente sporche di sangue. Il mio sangue, delle ferite che mi faccio inconsciamente per stare ferma per non cedere alla voglia di uccidere. Forse dovrei andare via, forse dovrei trovare un posto lontano da tutti. Dove non potrei fare del male a qualcuno. "Non dire sciocchezze, B. Tu vuoi farlo, e allora che aspetti. Il mostro che c'è in te sta solo aspettando di venire fuori, di scatenarsi." dannata vocina. Non sta mai zitta. E io mi ritrovo a parlare da sola. Sto impazzendo davvero.

All'improvviso il suono del campanello mi risveglia dai miei pensieri, mi alzo senza fare caso al mio abbigliamento e mi dirigo verso la porta. Appena la apro un ragazzo vestito da postino mi fissa malizioso.

 -Buon giorno...signorina.- mi dice squadrandomi da capo a piedi. Che diavolo vuole ? Lo fulmino con lo sguardo e lui arrossisce. Sbuffo. 

-Cosa vuoi?- gli domando scontrosa. 

-Oh beh ecco io...una lettera, per Isabella Swan.- risponde balbettando. Gli strappo la lettera dalle mani e richiudo la porta senza dire nulla. Apro la lettera e all'interno trovo un biglietto per Parigi a mio nome con un bigliettino con un indirizzo e il nome di Alice Cullen. Sorrido. 

-Alice,Alice quando imparerai a non impicciarti?- salgo in camera e inizio a preparare una borsa con dei vestiti, lascio un messaggio a Charlie ed esco di casa diretta da Lui.

Sono sull'aereo e guardo fuori dal finestrino la pioggia che cade senza sosta. Anche quel giorno pioveva. Appoggio la testa contro il vetro e chiudo gli occhi.

**

-Isabella?- mi chiama la suora inginocchiandosi davanti al mio piccolo corpicino scosso dai singhiozzi. Alzo la testa e la guardo facendola allontanare spaventata. Poi si riavvicina a me e mi porge un fazzoletto. 

-Asciuga le lacrime piccolina, non è bene che qualcuno le veda.- mi dice asciugandomele sporcando il fazzoletto di sangue. 

-Perché?- le domando piano. 

-Non avercela con loro, non capiscono, sono solo bambini. Ed è meglio così.- dice alzandosi in piedi e porgendomi la mano. La afferro e la seguo all'interno. Ho cinque anni. Anche io sono solo una bambina, ho diritto anche io a giocare, ma nessuno vuole farlo. Sono strana. I miei occhi così azzurri da sembrare bianchi, le ossa spezzate dietro la mia schiena. Per loro, sono solo un mostro.

La suora mi porta dentro, in infermeria, e mi medica il ginocchio che mi sono ferita quando mi hanno spinta. Mi lascia tornare fuori, non ci vado. Vado in camera mia e mi butto sul letto. Non posso piangere, se mi vedessero troverebbero un altro motivo per ferirmi. Sento qualcuno accarezzarmi la testa. Alzo gli occhi. Un ragazzo bellissimo. I suoi occhi, sono come i miei. Sorrido e lui con me. Apre le braccia e io mi ci butto dentro. Il suo profumo è così buono.

 -Ci sono io qui, ci sarò sempre, Bella.- mi dice e dopo scompare. Qualcuno bussa alla porta. Una bambina. Chi è? Mi sorride. Un'amica, forse. Corro da lei e andiamo a giocare nella sua stanza. Avrei dovuto sapere però, che le cose belle non durano mai abbastanza.**

-Signorina?- una voce mi richiama e mi accorgo di essere arrivata a destinazione. Le sorrido e mi alzo prendendo il mio bagaglio e scendo dal velivolo. Un taxi mi attende e dopo avergli detto l'indirizzo partiamo. 
 

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Capitolo 3
*** 3. Kiss the Rain ***


CAPITOLO 3 KISS THE RAIN
 

Ho chiuso gli occhi e ho visto il tuo sorriso
e mi sono sentita come se fossi in paradiso
ma poi sei andato via nel buio della notte
ti ho chiamato ma non hai risposto
ed ogni notte penso a te
pensando che forse mi hai mentito dicendo di amarmi
e le promesse che abbiamo fatto
di stare insieme per sempre non hai mantenuto
la pioggia scende calma
mi fa ricordare noi come eravamo piccoli
come baciavamo la pioggia
ma quei ricordi spariscono
adesso che sei andato via
mi mancherà il tuo amore
e anche il tuo calore
guardando dalla finestra mi manchi tanto
mi mancano le tue mani
e il suono della tua voce
ed ogni notte penso a te
pensando che forse mi hai mentito dicendo di amarmi
e le promesse che abbiamo fatto
di stare insieme per sempre non hai mantenuto
la pioggia scende calma
mi fa ricordare noi come eravamo piccoli
come baciavamo la pioggia
e nel profondo del mio cuore
in qualche modo so che ti amo per sempre
chiudo i miei occhi e vedo il tuo sorriso
e mi sento come se fossi in paradiso
poi mi sveglio dal mio sogno e mi accorgo
che non ho mai avuto il tuo amore.
ed è per questo che resto qui sotto la pioggia.
 

Appena scendo dal taxi cerco di avviarmi verso l’entrata dell’albergo ma un argano freddo ma conosciuto mi travolge 

-Bella,sono così felice che tu sia qui,ti prego parlagli,convincilo ci abbiamo provato tutti ma lo sai com’è!- sorrido sembra una macchinetta, Alice Cullen non cambierà mai.

-Ci proverò ma non ti prometto nulla- le dico sorridendole triste.
In ascensore mi guardo in torno.

 -Gli altri dove sono?- le domando guardandomi le scarpe. 

-Sono in Alaska,da degli amici, un loro amico è scomparso. Lorante, il terzo vampiro che stava con James e Victoria, ricordi?- dice Alice, al nome del vampiro m'irrigidisco e lei se ne accorge. Le sorrido rassicurandola.

 -Magari la vita vegetariana non fa per lui ed è tornato da Victoria.- le dico sorridendole.

 -Spero di no, una nostra amica era innamorata persa di lui.- mi risponde lei imbronciandosi. Sospiro. Fantastico, un motivo in più per sentirmi in colpa. Usciamo dall'ascensore e seguendo Alice arriviamo davanti ad una porta, la apre e senza che me ne accorga mi ha spinto dentro chiudendola a chiave. La stanza è completamente al buio fatta eccezione per una lampada accesa appoggiata su una scrivania. 

-Alice,aprimi subito,ti prego,non c’era bisogno di chiudermi qui,Alice!- mi giro cercando l'interruttore della luce ma vado a finire contro il muro. Mi irrigidisco, questo non è il muro. Il suo profumo. 

-Edward- sussurro 

-Che cosa ci fai qui?! Alice aprì immediatamente questa porta! - urla battendo i pugni sulla porta. Quello che Edward ottenne fu solo la risata cristallina di sua sorella che se ne andava 

-Dannata vampira- sussurra 

-TI HO SENTITO- urla l'altra in risposta. Edward senza degnarmi di uno sguardo si avvicina al telefono e chiama alla reception con un perfetto francese

 -Mi scusi per il disturbo, ma sono rimasto chiuso all’interno della mia stanza per un pessimo scherzo, di mia sorella, potrebbe venirmi a liberare?- la voce del consierge risponde educatamente che sarà qui tra pochi minuti per farci uscire. Sospiro, venire qui è stata una pessima idea, come ho anche solo potuto pensare che sarebbe potuto andare tutto bene. "Vogliono solo divertirsi, non lo vedi, tu sei solo il loro giocattolino." dice la voce, cattiva, scoppiando a ridere. All'improvviso Edward inizia a parlare 

-Bella io,mi scuso per quello che ti ha fatto Alice oggi,ti giuro che quando verranno a tirarci fuori ti faro accompagnare direttamente all'aeroporto,e lo dico per te non vorrei che Charlie si preoccupasse inutilmente.- mi dice velocemente senza guardarmi. Sgrano gli occhi. 

-Edward ma che cosa stai diciend…- ma lui mi interrompe 

-Bella mi dispiace ma io non posso continuare ad essere quello che non sono e non sarò io quello con qui tu passerai il resto della tua vita che io lo voglia o meno.- sono sbalordita

- MI STAI DICENDO CHE TU SEI DISPOSTO A DIMENTICARE TUTTO QUELLO CHE NOI ABBIAMO PASSATO INSIEME??- urlo ma non me ne fregava nulla 

-BELLA TU SEI UMANA,TU PUOI DIMENTICARE E ANCH’IO,QUELLI COME NOI TROVANO PRESTO UNA DISTRAZIONE.- ribatte lui, abbasso la testa 

-Tu…non…mi..vuoi?- sussurro ma per il suo udito la mia domanda è molto chiara.

 -No.- rispose lui fissandomi serio e gelido.
Senza dire nulla mi avvicino alla porta, ma arrivatavi di fronte, mi volto verso di lui, senza guardarlo negli occhi.

 -Devi promettermi CHE NON TI IMPICCERAI PIU' DELLA MIA VITA E SE NON SEI VERAMENTE CERTO CHE IO NON SIA A FORKS NON DEVI TORNARe, INTESI?-gli dico seria. 

-Promesso.- risponde.

 -Addio Edward.- apro la porta e velocemente esco dalla sua camera e dall'albergo. Di Alice nessuna traccia. "Te l'avevo detto." mi dice la voce. Ha ragione, ha sempre avuto ragione. E io non l ho mai ascoltata. Forse se l'avessi fatto adesso sarei felice.

Camminando arrivo in un parco, ormai totalmente al buio, con qualche lampione a illuminarne alcuni punti. Mi siedo su una panchina mentre le lacrime iniziano a scendere e con loro anche la pioggia.

 

**

-Ti è mai sembrato che ogni volta che sei triste piova?- 

-Chiunque è triste quando piove..- 

-Io ti dico che il cielo piange perché Tu sei triste bambina mia.-

**

 

E' passata un’ora e non riesco a smettere di piangere, la pioggia aumenta sempre di più e io sono bagnata fradicia. Una mano si appoggia sulla mia spalla. Mi volto di scatto.

 -Edward.- sussurro. Ma la persona che mi ritrovo davanti non è lui. Sospiro. E l'uomo mi sorride. 

-Salve Isabella.- sussurra al mio orecchio. Mi alzo di scatto dalla panchina guardando l'uomo terrorizzata. 

-Non ti farò della male piccola, mi conosci.- dice sedendosi sulla panca. Lo guardo sospettosa ma mi siedo comunque al suo fianco. 

-Cosa vuoi?- domando fredda. 

-Sono preoccupato, siamo preoccupati tutti in realtà.- mi dice incrociando le braccia al petto. 

-Non c'è nulla da preoccuparsi.- dico abbassando la testa. 

-Non direi, e sai benissimo di cosa parlo. E non sarebbe la prima...- dice ma lo interrompo prima di farlo finire. 

-Smettila, ok? Voglio solo essere lasciata in pace è così difficile da capire?- urlo. Un lampo illumina il cielo rivelando per pochi secondi il vero aspetto del mio interlocutore. Lui sorride. 

-Abel ti vuole, questo l'hai capito. Vuole i tuoi poteri, ne vuole sempre di più.- mi dice. 

-E con ciò?- domando.

 -Isabella, conosci quelli come noi, nessuna pietà. Se vogliamo qualcosa noi la prendiamo. Punto. Forse il tuo padre umano rischia la vita. Non ti importa?- mi domanda. Resto in silenzio. 

-Tua madre è preoccupata, e anche tuo padre.- mi dice ancora. Stringo i pugni e ringhio facendolo ridere. 

-Lei non è mia madre. Mia madre è a Jacksonville e mio padre a Forks.- rispondo stringendo i pugni sempre più forte. 

-Hahaha non negare ciò che sei veramente. Tu sei speciale, le persone che ami non se ne sono accorte e ti hanno abbandonata. Vuoi davvero restare qui? - le dice l'uomo ironico. 

-Ti ripeterò la stessa cosa che ti ho detto due anni fa. Non verrò ne con te ne con loro. Ne voi ne loro siete la mia famiglia, io c'è lo già ed è umana come lo sono io.- disse Bella alzandosi in piedi. 

-Isabella andiamo, chi vuoi prendere in giro? Tu non sei umana. Non lo sei e non lo sarai mai.- dice l'uomo senza smettere di sorridere. 

-Non sono umana, già. Ma non sono neanche altro.- risponde Bella. 

-Non ti costringerò a tornare a casa. Non posso. Ma se vuoi bene agli umani, farai la scelta giusta.- dice l'uomo incrociando le braccia al petto. 

-Che vuoi dire?- gli domanda lei guardandolo attenta. - Abel, beh ecco vedi ha trovato il contratto di San Venganza.- mi dice osservandomi seriamente. Spalanco gli occhi. Senza parole. 

-Come diavolo ha fatto?- domando disorientata. Quel idiota alla fine è riuscito davvero a fottere suo padre. 

-Diciamo che si è fatto aiutare.- mi risponde senza rispondermi. Sbuffo. So già dove vuole arrivare. Vuole il mio aiuto.

-Non ti darò una mano.- gli dico schietta. 

-Mille anime malvagie devono essere nutrite per dare potere. Con chi pensi che se la prenderà Abel? Con i tuoi preziosissimi umani.- mi dice. Merda, ha ragione. Ma non posso, non voglio. Troverà qualcun'altro per sistemare suo figlio, in fondo non è poi così potente.

 -No.- rispondo. Lui annuisce e scompare.

E' troppo tardi per prendere un aereo, sono stanchissima e ho bisogno di riposarmi. Appena trovo un albergo mi ci fiondo dentro affittando una stanza per la notte. Entro all'interno della stanza e mi tolgo i vestiti rimanendo in intimo. Mi dirigo verso il bagno. Davanti a me, un enorme parete a specchio riflette la mia immagine. Mi osservo, sto tremando come una foglia. Perché deve succedere tutto questo? Perché tutto adesso? Sembra che tutta la sfortuna si sia buttata su di me. Mi avvicino allo specchio e mi volto osservandomi la schiena. Due tagli arrossati si riflettono nello specchio. So benissimo cosa c'era lì, cosa ci sarà sempre. È la mia natura, è quello che sono. Sarò sempre io, non la Bella umana. Ma la Bella, metà angelo e metà demone.

Termino di spogliarmi e mi infilo nella doccia. Appoggio la testa contro le mattonelle della doccia facendomi avvolgere dal calore dell'acqua. I Cullen mi hanno uccisa, sì, ma ci sono altre persone che invece a modo loro mi vogliono bene. Forse dovrei aiutarli. "Sciocca, anche se gli aiuti quei bambini non torneranno in vita." dannata voce. Urlo e il pugno si schianta contro il puro creando un buco fino al mio gomito. Merda. Sospiro ed esco dalla doccia. Mi avvolgo un asciugamano intorno al corpo e mi butto sul letto chiudendo gli occhi.

§
Una spiaggia. Sono in una spiaggia completamente deserta. Un flash mi colpisce. È la spiaggia di La Push, quella dove ho incontrato Jacob. Mi avvicino al mare e il cielo si fa sempre più buio.

 Guardo in alto. Uccelli. No, angeli...angeli neri e qualcos’altro.

 Anime nere. Anime oscure. Questa è la guerra, e si terrà a Forks. 

Un urlo. Mi volto, sono io. Ho le mani sporche di sangue e sorrido cattiva mentre una donna abbraccia un uomo privo di vita. Spalanco gli occhi perché quella donna è Reneè e quell'uomo è Charlie e io gli ho appena strappato il cuore dal petto. 

Io non sono la buona, sono cattiva. Come ha detto Abel. Forse ha ragione lui. Se mi arrendo, se cedo starò bene; Dimenticherò tutto. 

Una manina piccola tocca la mia e la stringe. Guardo me stessa da bambina che mi sorride. I suoi occhi sono innocenti, i miei no. 

- Non sei cattiva, e non sei buona. Ma puoi sceglierei, puoi scegliere di sacrificare te stessa per un equilibrio maggiore, puoi rendere tante persone felici, puoi cercare di dare agli altri quello che tu non hai avuto. Oppure puoi togliere ogni cosa, dare vita a un mondo dove ogni cosa vive e muore per mano tua, dove il caos regna sovrano. Tu sei il nulla ma sei anche il tutto. Devi saper bilanciare le due cose o esse ti si ritorceranno contro. E sarà la fine del mondo che conosciamo.- dice la bambina. 

Annuisco e il sole ritorna a risplendere sulla spiaggia. Alle mie spalle due maestose ali neri si aprono sbattendo ripetutamente. La bambina al mio fianco sorride e io con lei. All'improvviso però un dolore fortissimo al petto mi fa cadere sulle ginocchia. Urlo. Urlo sempre più forte e la bambina mi abbraccia e io la stringo fino a che non scompare. Dentro di me. §

 

 

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Capitolo 4
*** Love Hurts ***


Spero vi piaccia! E scusate per gli errori D: Se non capite qualcosa ditemelo e rimedierò ;) Ciao!

 CAPITOLO 4

E' da quando sono atterrata a Forks dopo essere ripartita da Parigi e uno strano presentimento mi attorciglia lo stomaco. C'è una strana presenza nell'aria e non mi piace. Per niente. Mi dirigo verso il mio pick up, salgo e dopo aver messo in moto mi dirigo verso Forks, verso casa.

Scendoscendo dalla macchina e noto che la macchina della polizia di Charlie non è sul viale. Apro la porta di casa ed entro. Mi levo il cappotto e mi dirigo in salotto, però non faccio in tempo ad entravirci che qualcosa mi spinge in avanti facendomi cadere sulle scale, alzo gli occhi per vedere chi o cosa sia stato. Un uomo...o megli quello che ne rimane mi fissa ghignando e con gli occhi completamente bianchi: indossa solo dei pantaloni logori e sbindellati, ha la pelle grigiasta ricoperta di ustioni e tagli, in alcuni punti posso riuscire a vedere le ossa dove ormai la pelle è completamente scomparsa. Quella che ho davanti è un'anima, non una semplice anima cattiva, un'anima costratta a vagare sulla terra, che non è stata accettata nemmeno all'inferno. Si avvicina lentamente a me strisciando e zoppicando. Mi rialzo velocemente e arretro. Non so come comportarmi, sono totalmente immersa nel panico. Il vagabondo si prepara per balzare su di me quando il rumore della serratura della porta che si apre lo disrtae. -Bells? Sei tornata?- urla Charlie. Io non riesco a muovermi, a prlare. L'anima si volta e si dirige verso mio padre che nel frattempo si sta levando la giacca. Mio padre si volta verso l'essere e impallidisce per poi voltarsi verso di me terrorizzato. Il morto spalanca la bocca per afferrare Charlie ma con uno scatto mi lancia addosso a lui spingendolo via da noi. -Papà! Devi andare via! Subito!- urlo tentando di spingerlo fuori di casa prima che il coso si rialzi. -Non posso, lasciarti qui!- urla papà. Sorrido e scuoto la testa. -No! Sò badare a me stessa, tranquillo.- dico e lui annuisce. All'improvviso dalle scale arrivano altri due esseri e dalla cucina altri tre. Siamo circondati. Si avvicinanano sempre di più. Cerco di mettermi davanti a papà ma mi è difficile; nel frattempo il primo essere si è rielzato e senza che me ne accorga riesce a prendermi e sbattermi contro il muro allontanadomi da papà. E all'improvviso capisco. Non sono io il loro obbiettivo, è papà! Urlo cercando di rialzarmi. Ma non ci riesco. Non riesco a muovere neanche un dito. I mostri sorridono pregustando il pasto. Mentre io resto ferma guardando la scena senza riuscire a fare niente. Sono impotente. Papà mi guarda sorridendo mentre quegli esseri abominevoli gli si avventano contro iniziando a divorarlo. Urlo di nuovo. Una presenza compare dietro di me. Mi sento circondare la vita con un braccio e qualcuno tirarmi su di peso e prendermi in braccio. -Come ci si sente ad essere la causa della morte di qualcuno e non poter fare nulla? Come ti senti ad essere per l'ennesima volta l'unica colpevole della morte di una persona che ami?- mi dice Abel posandomi sul divano e accarezzandomi la fronte senza smettere di sorridere. -Bastardo.- gli urlo tentando di muovermi per non essere toccata da lui. Abel ride. -No, tu non puoi dare del bastardo a me. Anche perchè lo sei anche tu. Io sono l'unico essere sulla terra che può capire quello che provi. Loro, nessuno sa niente di quello che proviamo. Noi non apperteniamo a nessuna razza! Io e te siamo unici,uguali. Insieme conquisteremo tutto, saremo padroni del mondo. Ci vendicheremo di chiunque ci abbia anche solo guardato storto.- mi dice urlandomi contro e alzandosi in piedi innervosito. Come puoi dire una cosa del genere, come puoi fare cose così orribili? Conosco Abel da tanto tempo e non l ho mai visto comportarsi così. È accecato dalla rabbia, dalla sete di potere. Quando ero piccola, quando quel giorno l ho incotrai, mi era sembrato un angelo, un angelo bellissimo. La notte mi portava fuori e insieme volavamo in cielo, mi comprava tante belle cose, ogni cosa che volessi. Ricordo che un giorno gli dissi che quando sarei diventata grande l'avrei sposato. Ma quei momenti finirono presto. Abel venne incolpato per quello che successe, venne allontanato da me. Quel giorno sono cambiate tante cose. Le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi. Mio padre è morto davanti ai miei occhi. Ringhio è stata colpa sua. Mi alzo in piedi senza accorgermene e lui sorride. -Sei un bastardo! Hai ucciso mio padre, lui non ti aveva fatto niente! Come hai potuto farmi una cosa del genere?- urlo avventandomi su di lui cercando di schiafferggiarlo. -mi chiedi perchè? Eppure dovresti capirlo. Non dovresti ringraziare nessuno se no me! Cazzo Bella! Ero l'unico che ti diffendeva, mi sono preso la responsabilità di quello che hai fatto, mi hanno allontanato da te. Tu che eri tutto per me, io ti adoravo Bella, avrei fatto qualcunque cosa per renderti felice. Non c'era giorno che io passassi lontano da te, e sai perchè? Perchè era il tuo sorriso che mi faceva andare avanti. Tu non sai cosa vuol dire essere il principe dei demoni ed essere trattato come una pezza. Tutti gli sguardi di disprezzo che ho dovuto sopportare in tutti questi anni, tutte le voci su me e mia madre. Lucifero è stato molto buono con noi, anche se non si direbbe visto chi è, mi ha accettato come un figlio e ha perdonato mia madre. Una cosa di diverso tra me e te c'è. Io sono un bastardo e sono considerato come tale, tu lo sei ma sei una Leggenda. Io non ti odio, non ci riesco, sono troppo attaccato a te per lasciarti andare. Ma odio gli altri, e non posso più tenermi tutto dentro. Infondo sono anche umano, per metà. E quindi che tu lo voglia o meno io avrò la mia vendetta; non voglio farti del male, ma se sarò costretto lo farò; a meno che tu non decida di venire con me..- termina sorridendo e incanandosi leggermente porgendomi la mano come per invitarmi a un ballo. Squoto la testa velocemente. -Tu sei pazzo!- urlo allontanadomi da lui che indurisce lo sguardo. -Come vuoi, ma sappi che io mantengo sempre le mie promesse.- mi dice per poi scomparire.

Un lamento dal corpo di Charlie mi ridesta dai miei pensieri, corro subito da lui immerso in una pozza di sangue. -Papà!- urlo e lui cerca di parlare ma io gli faccio segno di no con la testa. -Non ti sforzare- gli dico, se ci fosse qualcuno dei Cullen avrebbero potuto trasformarlo, salvarlo. E invece devo stare qui a guardarlo morire. Charlie mi sorride. -E' arrivata la mia ora piccola, sono contento di avere avuto una figlia come te, e ricordati sempre che ti voglio bene. E che tu sei ciò che sei, segui sempre quello che ti dice il tuo istinto. Fino ad ora sei stata aiutata, accompagnata, ma adesso tocca a te; perchè tu, Bella, non sei nata per essere guidata ma per Guidare gli altri. Buona fortuna, angelo.- mi dice per poi chiudere gli occhi lentamente mentre il cuore rallenta la sua corsa fino a fermarsi del tutto.

2Giorni dopo

-Siamo qui riuniti per celbrare il funerale di Charlie Swan, un uomo Buono,Generoso e Coraggioso. Qui, tutti, gli volevamo bene, e adesso che se n'è andato un vuoto ha riempito i nostri cuori. Saremo sempre orgogliosi di avere avuto una persona come lui ha proteggerci, e un amico così disponibile e gentile con cui confidarsi. Addio.- dice il prete terminando la funzione e benedicendo la bara. Mi alzo di scatto dalla sedia e mi allontano senza dire una parola. Mi dirigo verso il bosco che costeggia il cimitero. Mentre cammino persa nei miei pensieri una presenza compare al mio fianco. Sbuffo. -Cosa vuoi?- domando. -Ti sei decisa?- domanda lui ignorando la mia domanda. -Si.- dico. -Tua madre e tuo padre vorebbero vederti.- mi dice. -Io no.- rispondo. -Credo che sarai obbligata.- mi dice lui ghingnando sadico. Se non fosse il diavolo e... così affezionato a quella che mi ha fatto nascere... puff è solo un megalomane. -E perchè di grazi?- domando fredda e imbronciandomi. -Perchè i tuoi GENITORI sono stati incaricati di addestrarti. Senza se e senza ma. Non discutere.- mi dice scoppiando a ridere dopo aver visto la mia faccia. -Quando si parte?- chiedo scontrosa. -Adesso!- esclama il vecchiaccio afferrandomi la mano e sprofondando nel terreno seguito da me e dalle mie urla terrorizzate. 

 Abel *-*


 Lucifero ;)


P.S. Nel prossimo i Genitori di Bells :3 curiose?

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Capitolo 5
*** Our Same World ***


CAPITOLO 5

Mentre il vecchiaccio ridacchia per le mie urla isterichè dei due minuti precedenti io mi guardo intorno. Tutti pensano che al inferno faccia caldo e tutto il resto...beh si sbagliano. Qui si congela! Ogni cosa, ogni minimo oggetto è ricoperto di ghiaccio e dal cielo scende giù la neve. Il vecchio inizia a inncamminarsi verso una meta che a quanto pare io non devo sapere visto che non accna a dirmi assolutamente una parola. -Dovrò stare qui tutto il tempo?- domando affiancandolo. -No, solo il tempo necessario.- mi risponde accelardo il passo e svoltare su una stradina isolata. È possibile che l'inferno sia deserto?! Sospiro. -Il tuo tempo necessario cosa significherebbe?- gli chiedo ancora mentre ci avvciniamo a un fiume nero. - Ti verrà spiegato tutto a casa, adesso chiudi la bocca.- mi risponde avvicinandosi ad un tizio seduto su una panchina. Miracolo, allora qualcuno c'è! -Caronte, potresti darci un passaggio?- domanda Lucifero al suo autista. Che poi è il suo re, potrebbe benissimo salire sulla barca senza dire niente. Caronte, vecchino dall'aria da porco, maniaco incallito mi guarda e dopo avermi fatto l'occhiolino annuisce facendoci salire sulla suo bagnarola. -Allora, principessina, si è decise a venire dalla nostra parte finalmente.- dice lui ridacchiando. Io scoppio a ridere e lo fulmino con lo sguardo. -Spero la tua sia una battuta, piuttosto pensa a guidare e sbrigati.- gli rispondo facendo ridere anche Lucifero. -Sei uguale a tua madre.- mi risponde lui osservandomi. Sbuffo. So benissimo che sono uguale a lei, non c'è bisogno che me lo ripeta.

Arriviamo davanti ad un enorme cancello che sta impiedi solo per caso, visto che non c'è niente a tenerlo su. Bella, ancora non hai imparato a non sorprenderti: Dovresti essere abituata alle stranezze! Scendiamo e il cancello si apre con un cugolio sinistro lasciandoci passare. Dopo circa dieci metri di strada ghiaiata, mi ritrovo davanti un'enorme villa vittoriana (http://cf.vgtstatic.com/pic/4969.jpg immaginatela solo un pò più tetra e con la neve), e dire enorme è dire poco, molto poco. Le mura della casa sono dipinte di un rosso scurissimo e le ampie ventrate riempono l'intera facciata della casa. Arriviamo davanti al portone, e lì la mia bocca non riesce a rimanere chiusa. -Il portone è così grade per fare entrare i giganti e Cerbero?- gli domando ironica. Lucifero si volta sorridente verso di me e annuisce. -Dopo ti farò conoscere il cucciolone, tranquilla.- impallidisco alle sue parole e senza dire più una parola lo seguo all'interno della casa. Lo seguo senza guardarmi particolarmente intorno, tanto per non aver un colasso di qualche tipo. Arriviamo in un salotto dove un uomo e due donne stanno discutendo animatamente. Mi irrigidisco all'improvviso quando capisco che una delle due donne e l'uomo sono i miei genitori, i miei veri genitori. Lucifero tossicchia per far notare la nostra presenza e tutti si voltano verso di noi. Il loro sgurado punto subito verso la mia figura che improvvisamente sembra un pezzo di legno. Nessuno osa dire una parola o emettere un suono. Continuo a guardarmi i piedi senza dire una parola. Non parlerò con loro se non lo stretto necessario. -Bella?- sussurra mia madre tnentennando, impaurita. Alzo lo sguardo e la osservo. Non è cambiata per niente. È sempre la bellissima donna dei miei ricordi. Ho incontrato lei e mio padre lo stesso giorno in cui il consiglio ha deciso di affidarmi a Charlie. Gli occhi azzurri, come i miei, i capelli castano rossici, il viso a cuore...sono la sua fotocopia. (http://4.bp.blogspot.com/_4H8msJm9RbA/S-GmdKdwD8I/AAAAAAAAAC0/ADh5YTzdSzk/s1600/01.jpg). Mi sorride dolce e tanta di avvicinarsi a me, ma mio padre le afferra un polso guardandomi serio. -Bella so che sei arrabbiata, e posso provare a immaginare come tu stia ma, per questo periodo è necessario che noi mettiamo da parte i nostri ''problemi'' come famiglia...intesi?- dice osservando me e Loranna, mia madre. Sorrido e mi avvcino lentamente. -Sono daccordo con te solo per metà...noi non siamo mai stati una famiglia, e problemi non c'è n'è sono, sono qui per un semplicissimo motivo, e non siete voi.- dico sedendomi su una poltrona e incorociando le braccia al petto. Loranna abbassa la testa triste e si siede vicino a Gabriel, mio padre. L'altra donna, che presumo sia Lilith, e suo marito, Lu, rimangono in piedi ma vicini. - Che cosa faremo?- domando, interrompendo il silenzio che si è venuto a creare. Gabriel alza la testa e guarda il Re, che silenzioso annuisce. -Ti insegneremo a controllarti, a usare i tuoi poteri, sia demoniaci che angelici, dovrai essere in grado di combattere, di vincere. Abel ha dalla sua parte molti anni di esperienza che tu dovrai acquisire in questo mese.- mi risponde serio e impenetrabile. Mia...madre, lo guarda sbalordita per un motivo stranissimo, ma che io ho capito benissimo. Lui non voleva che io nascessi. Era innamorato di mia madre, ma non avrebbe mai voluto che nascessi. Io so la storia. Anche se non dovrei. -Quando iniziamo?- chiedo ancora. -Domani?- mi domanda Lora. Annuisco e Lilith ( http://www.getonmyspace.com/Images/Female_Celebrities/Amy_Lee/images/Sexy_Amy_Lee_0028.jpg) applaude felice. La guardo stranita. So che sta male, so come sono i sensi di colpa. Si avvicina a me e mi sorride porgendomi la mano pallida e affusolata. Mi alzo e senza prenderla la seguo mentre gli altri stanno in silenzio. Se fossimo umani...beh, sarebbe mia nonna, anche se non sembra per niente una vecchia. Ci dirigiamo in una stanza che dovrebbe essere la biblioteca dato il gran numero di scaffali pieno di libri. La seguo fino a quando non arriviamo ad una specie di salottina messo davanti a un camino. -Siediti.- sussurra, stanca. Io resto in silenzio. -So che sei arrabbiata con Abel, ma ti prego non...- inizia a dire ma non la lascio finire e le prendo la mano sorridendole. -Non lo farò, so come si sente, ed è come un fratello per me. Lui ha aiutato me quando ero piccola, adesso è arrivato il momento di restituirgli il favore.- le dico. Lei sorride e mi abbraccia. -Grazie, grazie, nipotina.- mi dice accarezzandomi i capelli. Rido. -Sarà dura, non ti assicuro niente, in effetti non sono sicura di venirne fuori nemmeno io.- le dico allontanandomi da lei. -Bella, tu ti sottovaluti moltissimo. Sei molto potente, non immagini neanche quanto.- mi dice accarezzandomi una guancia. Annuisco e guardo il fuoco che scoppieta allegramente tra la legna ardente. -Ti vuole bene, sai.- mi dice dopo un pò. Mi volto verso di lei interrogativa e dubbiosa. -Tuo padre. Ti vuole bene, come te ne vuole Lora.- continua. -Non...-inizio a dire. -Tu sai cos'è l'amore? Immagino di si. Beh a volte amare, significa lasciare andare le persone che ami, per proteggerle, per dargli il meglio.- mi dice. -Chi dice che stare con loro non sarebbe stato meglio? Avrei imparato a usare i miei poteri, quei bambini non sarebbero mai morti per colpa mia.- dico mentre le lacrime iniziano a scendere dai miei occhi. Guardo in basso le mie gambe coperte dalle calze velate sporche di sangue. - Non è stata colpa tua, e lo sia bene. Ti sei solo difesa, eri solo una bambina, principessa, non è una colpa che devi portare sulle TUE spalle. Se ti può consolare, tua madre...- inizia a dire ma qualcuno bussa alla porta. Mi asciugo velocemente le guancie e mi alzo seguita da Lilith. La porta si apre e mia madre entra in scena sorridendoci. -Bella, sarai stanca, ti mostro la tua stanza. Vieni.- mi dice tornando in corridoio seguita da me. Camminiamo per pochi minuti fino a quando non si ferma davanti ad una porta in noce scuora. -Ti abbiamo riempito l'armadio. Riposati.- mi dice a testa bassa. Sbuffo, non riesco a vedere la principessa dell'inferno abbassare la testa. Specialmente se è mia madre. -Grazie.- le dico sorridendole. Lei alza la testa di scatto e mi sorridendo e annuendo. -Notte.- continuo e poi entro nella mia nuova camera(http://4.bp.blogspot.com/_sAGTa9hlx2g/TT6RdYhRT3I/AAAAAAAAAFc/w_BMCc-2Ohc/s1600/arredamento-moderno-camere-da-letto1g.jpg ) mi infilo una canottiera e dei pantaloncini e mi butto sul letto sfinita.

 

Che cosa devo aspettarmi? Quante altre persone vedrò morire per colpa mia? 




Scusate immensamente per il ritardo, e per il capitolo corto .__. P.S Fatemi sapere se vi piace (:
Ringrazio :

Le ragazze che hanno messo la storia tra le seguite:  GRAZIE MILLE ^^

 
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LE RAGAZZE CHE HANNO MESSO LA STORIA TRA LE PREFERITE: GRAZIE dI CUORE!! :)

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Capitolo 6
*** I promise ***


CAPITOLO 6 I promise

-Forza alzati in piedi, ragazzina!- urla mio padre mentre non smette un attimo di colpirmi e farmi cadere per terra.
-Isabella... hai forse paura?- mi domanda ghignando e allontanandosi un poco da me.
-Perchè dovrei aver paura di uno come te?- domando innervosita.
-Perchè ti sto facendo il culo, bambina.- mi dice sorridendo. Bastardo. Sospiro e scoppio a ridere. Lui mi guarda incuriosito e in pochissimi secondi scompaio dalla sua vista. Gli giro intorno mentre cerca di sentire il minimo spostamento d'aria. Ghigno. Mi dispiace paparino, ma hai sbagliato di grosso ha farmi svegliare alle due del mattino.

Senza farmi sentire compaio alle sue spalle e con tutta la forze che possiedo lo spingo in avanti. Gabriel schizza in avanti finendo oltre il muro della palestra ritrovandosi in giardino.

-Hahahahaha chi è che ha paura, angioletto?- domando raggiungendolo ridacchiando.

-Puff...fortuna dei pricipianti...- borbotta alzandosi in piedi e andandosene.

-Tieni.- dice Loranna comparendo alle mie spalle e porgendomi un telo per asciugarmi il sudore. Lo prendo e mi lascio cadere per terra. Lei mi guarda dopo di che si siede di fianco a me.

-Possiamo parlare?- mi domanda incerta. Annuisco.

-Bella, so che dire mi dispiace adesso non servirà a ricucire il nostro rapporto...ma mi dispiace. Io ti voglio bene, te ne ho sempre voluto...ma...era per il tuo bene. È sempre stato per il tuo bene.- mi dice guardando il cielo perennemente buio e stellato.

-Perchè non sei mai venuta a trovarmi?- le domando senza guardarla.

-Dovevi farti una nuova vita, da umana...non potevo.- mi risponde.

-Non potevi o non volevano loro?- chiedo ancora.

-Bella...tu sei speciale, per farci stare lontani da te hanno fatto una legge!! Chiunque si fosse avvicinato a te sarebbe morto all'istante...e tu con lui. Nemmeno io che sono tua madre avrei potuto avvicinarmi a te.- mi dice triste.

-Abel non è morto.- dico e mi alzo lasciandola scioccata.

-Che vuoi dire?- mi domanda sorpreso.

-Che ti hanno ingannata. Sei mia madre, anche se sei un demone sono sempre tua figlia...dovevano trovare un modo per tenerti lontana da me.- dico osservando attentamente ogni sua reazione.

-Gabriel...lui...- sussurra.

-Gabriel ti ha mentito...lui amava te ma non me...io sono la causa del vostro separamento.- dico e lei alza lo sguardo triste.

-Amavo tuo padre...anche se era proibito. Il nostro amore era un errore, tu sei un errore. Ma se potessi mi innamorerei di nuovo di tuo padre come riavrei Te...e questa volta non vi lascerei andare.- dice alzandosi e abbracciandomi di slancio. La stringo forte, ma mi stacco subito dopo velocemente.

-Devo andare.- dico e dopo rientro in casa. Davanti a me mi ritrovo Gabriel che mi guarda furioso.

-Non avevi il diritto!!!- urla

-Ah no? Allora perchè non mi uccidi qui, Papà? In fondo hai sempre voluto farlo...- domando avvicinandomi a lui.

-Non posso.- dice.

-Perchè? Perchè sono un essere innocente? Hahahaha ma non farmi ridere...sono la creatura più sporca che ci possa essere al mondo.- dico guardandolo male.

-Sei mia figlia. E nonostante tutto non sopporterei di perderti.- dice abbassando lo sguardo.

-Non sopporteresti di perderei Lei, non me.- dico dirigendomi verso lo studio del "nonno" e lasciandolo lì da solo.

 

-Sta attenta.- mi dice Lora abbracciandomi insieme a Lilith. Annuisco e saluto tutti...il bravo paparino non è venuto.

Chiudo gli occhi lentamente concentrandomi e in pochi attimi mi ritrovo in un vicolo di Parigi.

Sorrido. Che la partita abbia inizio. Ti aiuterò Abel, come tu hai aiutato me. Promesso.

 

 

14 anni prima.

 

Singhiozzi. Si sentono solo questi in una piccola cameretta di un orfanotrofio. Una bambina ranicchiata in una angolo della stanza abbraccia le sue piccole gambe cercando di darsi forza.

-Ciao.- dice una voce. La piccola alza lentamente il piccolo viso puntando i grandi occhi azzurri verso il giovane ragazzo che le sta inginocchiato davanti.

-Chi..sei?- domanda singhiozzando con gli occhi arrossati per il pianto e per le lacrime.

-Un amico, piccolina.- risponde il ragazzo posandole le mani sulle guance e asciugandole , facendo sparire ogni traccia rossa.

-Io non ho amici. E non ti conosco.- risponde la piccola senza allontanandosi.

-Hai me. Da oggi tu avrai me.- risponde il ragazzo sorridendole dolce.

-Perchè?- domanda la bambina guardandolo incuriosita.

-Perchè io so quello che provi...io e te siamo simili.- risponde il giovane sedendosi accanto a lei.

-Sei un mostro anche tu?- domanda la piccola alzandosi in piedi e mettendosi davanti a lui osservandolo attentamente.

-Tu non sei un mostro Isabel, sei la cosa più bella che ci possa essere a questo mondo.- dice il ragazzo accarezzandole i capelli.

-Ma...lei mie lacrime, la mia schiena.- dice la piccola confusa.

-Tu sei speciale. E quando sarai più grande capirai. Adesso devi solo sorridere.- dice il giovane sorridendole.

-Tu non vai via vero?- domanda la piccola abbracciandolo di slancio e accoccolandosi al suo petto.

-Non ti lascerò mai.- risponde lui stringendosi a lei.

-Abel.- sussurra la bambina.

-Come?- domanda il ragazzo sorpreso.

-Tu sei Abel.- risponde la piccola sorridendogli.

-Sarò chiunque tu vuoi che io sia.-

-Anche il mio principe?- domanda la piccola felice

-Certamente, principessa.- risponde lui prendendola in braccio e alzandosi in piedi.

-Ti porterò via, Bella. Te lo prometto.- le sussurra mettendola nel suo lettino.

-Promesso?- domanda la piccola osservandolo implorante.

-Promesso.- e poi scomparve.

 

-Signore?- domanda una voce.

-Che vuoi?-

-E' tornata sulla terra.-

-Bene.,,-

-Che cosa facciamo?-

-Aspettiamo.-

-Come desidera.-

-Sarai mia, Bella. È una promessa.-

 

Scusate il ritardooo e per il capitolo assolutamente corto D: 
Ringrazio tutte le ragazze che commentano, chi ha messo la storia tra le seguite e le preferite e chi legge e basta :D A presto!! 

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Capitolo 7
*** Memories in my eyes ***





CAPITOLO 7 

Sto passeggiando per le vie malfamate di Parigi da più di un'ora quando sul ciglio della strada noto un ragazzo di circa vent’anni, sorrido e lentamente mi avvicino a lui.

-Che cosa ci fa un ragazzo carino come te,in un posto come questo?”- domando gentile.

Il ragazzo mi osserva attentamente e dopo un sospiro risponde

-Io…qui ci vivo,e poi potrei farti la stessa domanda, ma tu…chi sei?!- sorrido maliziosa e rispondo

-Primo,grazie per il complimento nascosto, secondo,io,qui sto cercando una persona,o per meglio dire,stavo visto che l’ho appena trovata.- il ragazzo mi guarda sorpreso e un pò alterato.

-Che intendi dire? Non capisco?Che cosa vuoi da me? Io neanche ti conosco!!-

-Piacere mi chiamo Isabella Swan ma chiamami Bella e tu sei??- rispondo sorridente, devo andarci piano...

-Ehm i-io sono Andrè,ma tu esattamente cosa vuoi da me?- risponde sempre più confuso.

-Bel nome, comunque prima di parlare di affari voglio che tu mi racconti la tua storia.-

-Grazie, perché dovrei raccontare la mia vita ad una persona che neanche conosco?- è sempre più scocciato e confuso.

-Oh avanti,sei proprio un ragazzo diffidente,non vedi che faccia da angioletto che ho?!- e scoppio a ridere. Se Gabriel fosse qui mi avrebbe già guardato male.

-Oh si, si vedo,vedo- e anche se piccolo anche lui accenna un sorriso. Prendo il telefono dalla tasca della giacca nera che porto e compongo il numero della pizzeria in cui sono stata poco fa e sotto lo sguardo stralunato del ragazzo ordino una pizza,due cole. Mi metto a gambe incrociate di fianco a lui, che però non ha ancora smesso di fissarmi dal momento in cui ho preso in mano il telefono -

Beh che c’è ora?- domando confusa.

-Non voglio la carità di nessuno- mi dice arrabbiato.

-Ehi scusa, ma qui io non vedo nessuno che sta facendo la carità,al massimo vedo due nuovi amici,seduti su un marciapiede che dividono una pizza parlando amichevolmente- lo guardo e gli sorrido. -

Di me ti puoi fidare,è una promessa!!- gli dico osservandolo seriamente.

-Tu sei pazza!!Comunque,visto che non vedi l’ora di sentire la mia storia e io non vedo l’ora che tu te ne vada…te la racconto!!- mi dice sorridendomi. Ha un bel sorriso, dovrebbe farlo più spesso. Chissà da quanto non sorride.

-Ehi,grazie tante!!- dico facendo la finta offesa e girandomi dal lato opposto al suo per non fare vedere il sorriso che mi sta spuntando sulle labbra.

-Stavo scherzando,ma se io ti racconto la mia tu farai lo stesso,ok?!- mi dice incuriosito e impaurito.

-Affare fatto!!- dico e gli stringo la mano.

-Mi sembra di star facendo un patto col Diavolo- sussurra stranito, sorrido sadica ma poi scoppio a ridere. -Su,su racconta sono curiosa- ridacchio avvicinandomi a lui per sentire meglio.

-Ok, ma non avrà un lieto fine- mi dice triste e osservando la mia reazione.

-Ne sono certa,ma vedrai,in fondo la tua vita non è ancora finita-

-Uhm sì,credo…dunque,io sono il figlio del figlio di un importante mafioso. Un giorno,mio padre,incontrò mia madre in un pub e si innamorarono perdutamente l’uno dell’altra, ma circa un mese dopo,mio nonno non volendo perdere uno dei suoi uomini migliori oltre che il suo unico figlio, lo minacciò che se non avrebbe mollato mia madre l’avrebbe uccisa,e così mio padre per proteggerla fece la scelta che ritenne più giusta in quel momento,ma nel momento in cui mia madre gli stava per dire che aspettava me lui gli disse che era finita,che non l’amava,e che con lei si era solo divertito. Mia madre scappò a Nantes dove viveva la mia nonna materna, lei morì dopo il parto e quello che so di lei è tutto ciò che mi ha raccontato mia nonna,sedici anni dopo anche la nonna morì e così prima che gli assistenti sociali venissero a prendermi decisi di tornare qui a cercare mio padre,chiedendo informazioni in giro,grazie ad una foto della mamma, riuscì a trovare l’abitazione del nonno che,no appena mi vide per poco non gli venne un colpo,gli chiesi di lui ma mi disse che si era suicidato un paio di anni prima perché non riusciva a sopportare la mancanza della sua fidanzata,così mio nonno mi propose di diventare uno dei suoi uomini,io accettai e per la sua gioia io assomigliai,in tutto e per tutto,al talento nel uccidere. Un anno dopo mi affidò l’incarico di uccidere la figlia di un uomo che gli aveva fatto un torto,mi diede giorno,luogo e ora. Nel momento che stavo per sparare un bambino si avvicinò a lei che gli sorrise e gli restituì il pallone che aveva lanciato lontano, non c’è la feci a sparare,perché in quel momento vidi in lei la madre che non avevo mai immaginato e nel bambino me stesso che nonostante nella sua esistenza avesse odiato la sua famiglia,almeno poteva vantarsi di averne una! Quello stesso giorno mi avvicinai a lei,mi presentai,parlammo e le chiesi di uscire. Mi innamorai,per la prima volta ero felice,perché finalmente qualcuno mi amava,ma non durò abbastanza da permettermi di gustarlo fino in fondo,infatti,un anno dopo mio nonno,tramite una spia,scoprì che lei non era scappata in un altro paese,come noi abilmente eravamo riusciti a fargli credere,ma lui,non mandò ad uccidere lei ma me. Lei,in quel momento non era lì,era al sicuro,pensavo,lontana da me,ma quando il sicario premette il grilletto della pistola Lara mi si mise davanti per farmi da scudo,morì sul colpo. Mio nonno sapeva benissimo che lei si sarebbe messa in mezzo per difendermi,aveva pianificato tutto,non poteva perdere anche me,ma io non ero più disposto a lavorare per lui,perfino a vederlo,un po’ di tempo dopo scopri che aveva ricattato anche mio padre, e quella stessa notte io uccisi lui e i suoi uomini,che a quei tempi erano solo quattro poveretti che quel essere pagava per farsi pagare il culo. E ora, eccomi qui,solo come un cane, lontano da lei!- mi dice osservando il marciapiede davanti a lui.

-Ti andrebbe di aiutarmi?- domando a bruciapelo. André si volta verso di me incuriosito.

-Aiutarti in cosa?- mi domanda.

-Una persona a cui tengo molto...beh è cambiata. André io non sono umana. E ho bisogno di Te, devo aiutare il mio amico, devi aiutarmi a salvare il mondo.- dico e lui mi guarda come se fossi pazza.

-Hahahahaha tu sei pazza.- urla ridendo come un idiota. Sbuffo, appunto. Mi levo la maglietta per non romperla e poi faccio spuntare le mie ali dietro di me. In pochi secondi il sorriso scompare dalla faccia del mio nuovo amico che si fa improvvisamente serio e sbalordito.

-Che cosa dobbiamo fare?- domanda alzandosi in piedi e sorridendomi.

-Ti ho già convinto?- domando stupita.

-Dimmi, ho qualcosa da perdere?- domanda serio guardandomi negli occhi.

-No. Sei disposto a sacrificare te stesso per la causa che stiamo per intrprendere?- domando.

-Si.- risponde senza distogliere lo sguardo dal mio. Sorrido contenta.

-Noi siamo neutrali. Dopo questa storia...sarai libero di tornare umano o rimanere così. Capito?- gli dico, ed è ciò che penso. Io non sto aiutando nessuno, semplicemente mantengo una promessa.

-Capito.- mi dice sorridendomi. Allungo una mano verso di lui che senza ripensamenti afferra, sorrido. Metto la mano destra sul suo cuore che dopo pochi secondi smette di battere. Mi fissa scioccato e dopo inizia ad urlare in preda al dolore, si accascia sul asflato tenendosi il corpo con le braccia, uralndo. Mi inginocchio davanti a lui abbracciandolo. Piange, so quello che sta provando, quello che sta vedendo, io lo vedo ogni giorno, ogni volta che chiudo gli occhi. Sta vivendo la sua vita, tutto il dolore che ha provato, tutto ciò che ha sentito allora lo sta sentendo ora mille volte più forte.

13 anni prima

-Oddio! È bellissimo Abel! Dove lo hai preso?!- urla la piccola Bella abbracciando il cucciolo di Husky che il ragazzo le ha regalato.

-E' stato abbandonato e ho pensato che gli servisse un'amica. Allora, come vuoi chiamarlo?- domanda il giovane ragazzo sorridendole dolce. La bambina guarda attentamente il cucciolo e poi sorride.

-Ice. Il suo nome è Ice.- dice abbracciando il cucciolo. Il ragazzo le accarezza dolcemente la testa e poi le da un bacio sulla fronte.

-Ci vediamo più tardi, principessa.- dice e poi scompare.

Due settimane più tardi entrambi,ormai, non ci muovevamo senza che non ci fosse l’altro al proprio fianco. Eravamo seduti al tavolo di una gelateria, a Barcellona, guardavamo la gente passeggiare ,visto il caso erano esattamente la vigilia di Natale,e molti si attardavano nei negozi per gli ultimi regali dimenticati. A un certo punto, mentre stavamo seriamente pensando di tornarcene in albergo, davanti a noi passano un uomo e una ragazzina di circa sedici o diciassette anni. Ci guardammo,sorridenti, e ci prepararammo al entrata in scena,finalmente. Perché,una delle tante doti che ci era stata concessa era quella di sentire l’emozioni e quelle che provenivano da quella ragazza non erano quelle che un adolescente normale prova in un giorno che per tutti e sinonimo di gioia e felicità. Provava odio,rabbia, rancore verso un uomo che lei era obbligata a chiamare padre solo perché avevano lo stesso sangue ma che all’esterno non aveva nulla né di padre,né di uomo, perché nessuno può essere chiamato tale se ogni giorno picchia e abusa di sua figlia.

-Fratellino perché non prendi quella ragazza e non la porti in un bel ristorante e le offri la cena io arrivo subito!!- dico alzandomi lentamente e sorridendogli incoraggiante.

-Con molto piacere,sorellina- mi ripsonde alzandosi e insieme ci dirigiamo verso i due. Puntando lo sguardo glaciale verso l'uomo mi tolgo la giacca, lui sentendosi fissato si volta verso di me sorridendo malizioso. Porco bastardo. Vediamo se sorridearai ancora quando avrò finito con te.

-Buona sera,vede mi sto annoiando e lei non ha molto da fare e mi chiedevo se…- inizio guardandolo sorridente. Lui molla la ragazzina e si avvicina lascivo verso di me. Mi trattengo dal fare una faccia schifata e prenderlo a pugni.

-Buona sera anche a te…sai hai proprio ragione ci vorrebbe un po’ di divertimento.- dice l’uomo con lo sguardo perso...nelle mie tette. Ridacchio come un oca e gli alzo il viso per farmi guardare negli occhi.

-Bene,allora che ne dice di andare a fare una passeggiatina?- domando lentamente e sensuale.

-Più che volentieri..- risponde prendendomi la mano e sorridendo malizioso. Bleah! 



 BELLA DA PICCOLA *-*

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Capitolo 8
*** 8. Animal I have Become ***


CAPITOLO 8 Animal I have Become




Urlare, urlare nel silenzio di un idilliaco mondo perfetto, urlare nel silenzio per far si che esso venga ascoltato, urlare per dar voce ai propri pensieri. Quante urla nel silenzio, quante cose nascoste nel silenzio, quante voci non verranno mai ascoltate, quante voci non saranno mai sentite, quante cose non verranno mai capite nell'urlo di un silenzio.”

L’uomo si volta verso la ragazza e minaccioso le sussurra all’orecchio,credendo che nessuno lo senta -Ascoltami bene ragazzina,ora io vado con la signorina, farò presto, ma se quando torno tu non sei più qui, ti giuro che ti cercherò, ti troverò e quando lo avrò fatto,te ne darò talmente tante che ti passerà la voglia di rifarlo.- Era cattivo,sadico…no quello non era più il suo papà, quello che la portava a giocare al parco, no, lui era morto con la sua mamma. Annuì spaventata e si sedette su un muretto.
-Bene,scusi per l’inconveniente,quella ragazzina è solo una palla al piede.- mi dice facendomi l'occhiolino, cristo quanti punti che gli darei.

 -Non si preoccupi,io so aspettare…Adiamo?- dico sorridendogli maliziosa. Dopo aver lasciato un’altra occhiata alla figlia si volta e mi segue in una stradina chiusa lontano da tutti. Bravo topolino, dritto nella bocca del leone, no, non sono un gatto.

 

Nel frattempo Andy, si avvicinò alle spalle della ragazza e mettendole una mano sulla bocca e una sui fianchi e la tiro con se dietro un albero.

-Shh, tranquilla,non ti farò del male, ma adesso tu verrai via con me,andiamo in un bel ristorante o dove preferisci e mangiamo qualcosa, e poi quando la mia amica torna ti spiegheremo tutto.- le sussurra al orecchio con voce calma e dolce.

 -Io…non ti conosco…e poi mio padre…ho paura…non voglio che mi picchi ancora- sussurra la ragazzina abbracciandolo e infilando la testa nel incavo del suo collo iniziando a piangere. Lui le sorride, la allontana un po' e le prende il volto tra le mani.      

 -Io sono André, molto piacere, e per quanto riguarda tuo padre, ti prometto ,che finché ci sarò io,non ti toccherà Nessuno, nemmeno con un dito.- le disse serio e asciugandole le guance bagnate. Lei era imbarazzata,completamente rossa.

 -Io sono Sofie.- poi sussurrò col capo chino. -Me lo prometti?-

 -Si, promesso.- disse guardandola dritto nei suoi occhi azzurri dopo di che la prese per mano e la portò via, come il principe che ognuna  di noi sogna,ma su un cavallo nero.

-Sai sei davvero molto bella, che cosa vogliamo fare?- mi dice osservandomi le ette. Che schifo! 

Quando inizia ad accarezzarmi i fianchi gli sorrido lui crede che io ci stia ma dopo pochi secondi lo spingo lontano da me così forte da farlo finire per terra. Scoppio a ridere e lui mi guarda spaventato.

-Paura?- domando innocentemente, iniziando a vedere la paura nei suoi occhi. 

-Chi diavolo sei?- urla terrorizzato strisciando all'indietro mentre io mi avvicino sempre di più. Penso a una battuta carina da dirgli ma non mi viene in mente nulla di divertente e pauroso. Uff.

-Sono quella che ti spedirà dritto dritto all'inferno, e tu caro umano pagherai per quello che hai fatto a tua figlia. Guardami negli occhi.- dico iniziando a stringergli la gola tra le mani ma l’uomo,ormai tutto rosso da quanto lo sto stringendo, li chiude ancora più stretti girando la faccia di lato per non guardarmi. Odio essere ignorata. E non sono così brutta per l'amor del cielo.

-Guardami, ho detto!- gli urlo in faccia, ma l'unica cosa che fa è tremare di paura. Faceva tanto il duro e poi guarda. 

-Sai,alcuni pensano che bisogna avere pietà di chi ha sbagliato che tutti devono avere la possibilità di cambiare,ma mi dispiace per te ma io non sono umana e non ho pietà e adesso fa quello che ti ho detto!!- gli sussurro all'orecchi ma nonostante ciò l’uomo stringe ancora di più le palpebre,inizia a piangere e con la poca voce che gli rimaneva mi pregava di lasciarlo andare e che sarà stato più buono, scoppio a ridere.

 -Ho detto NO.- lo alzo velocemente e lo lancio contro il muro che segnava la fine del vicolo in cui ci trovavamo,in pochi istanti gli sono di nuovo sopra,sono furiosa e stufa di quel essere.

-Adesso tu mi guarderai negli occhi che tu lo voglia o no,ma ti conviene farlo da solo oppure sarò costretta a usare la forza.- gli dico e sono pienamente cosciente che ho perso la calma di nuovo…

 -No.- mi alita lui sul viso, col poco ossigeno che non gli ho portato via. E che cazzo! Come si fa a rimanere calme con uno del genere! Mi sono stufata, ora basta giocare. 

 -Bene,l’hai voluto tu.- gli metto le mani ai lati della faccia e stando seduta su di lui gli tengo ferme le braccia, poi con le dita gli spalanco gli occhi,così uguali a quelli di sua figlia.

 -E’ troppo facile pentirsi quando sai che stai per morire, non credi?- detto questo mando letteralmente la sua anima all'infernoPiù guardava e più si sentiva bruciare,vedeva nei suoi occhi ogni giorno da quando sua moglie era morte ogni lacrima,ogni livido della sua bambina e in poco tempo i suoi occhi divennero completamente bianchi,come quelli di un ceco,senza vita e nel istante in cui lei si alzo il suo anche il suo cuore smise di battere,  facendo diventare i suoi occhi completamente bianchi, la vita ha lasciato quel corpo.

Mi alzo senza spostare lo sguardo dal cadavere dell'uomo. Non sento nulla, eccetto un applauso che proviene dalle mie spalle.

-Ma Belle, come ci si sente ha togliere di mezzo una vita.- dice Abel alle mie spalle sorridendomi cattivo. Lo guardo, che cosa gli è successo?

-Se l'è meritato.- sussurro. So cosa vuole dire…

-Senza dubbio, ma io non sto parlando di lui, ma di Te. Ti è piaciuto rubare la sua anima, Isabella. E Ti piacerà sempre di più. Quando questo succederà io ci sarò… Capirai che non puoi salvarli, nessuno può'.- mi dice avvicinandosi fino a quando non me lo ritrovo davanti alla faccia. I miei occhi sono pieni di rancore e di sofferenza, i suoi hanno solo il vuoto totale. 

-Che ti è successo? Che è successo al ragazzo che si prendeva cura di me quando ero piccola?-  gli domando. S'irrigidisce. E poi i suoi occhi si fanno neri.

-Ha capito che per proteggerti le cose dovevano cambiare. Ti do tempo un mesa Bella, poi tu sarai mia e il mondo non esisterà più.- dice e dopo avermi dato un bacio sulla fronte scompare.

Rimango un momento a guardare il cielo che si sta annuvolando preannunciando una nevicata.

Che devo fare? Posso davvero fare una cosa del genere a colui che considero mio fratello? Ho ucciso un uomo e non ho provato altro che divertimento. Forse ha ragione Lui.

Scuoto la testa. Non ci devo pensare.Al momento sto rinnegando una parte di me, ma devo salvare le persone che amo.

-Merda.- sussurro e poi vado a cercare André, che chissà dove avrà portato la ragazzina. E a proposito di Lei, avrò fatto bene? Si.

Seguo le sue tracce fino ad arrivare ad un ristorante messicano. Sospiro, un giorno di questi lo prendo a pugni in faccia. Ma una pizzeria qualsiasi gli faceva schifo? Sospiro ed entro. 

Li individuo seduti a un tavolo che mangiano e ridono, o meglio André Mangia e Ride, la ragazza sta zitta e lo guarda ammirata. Povera. 

André si accorge di me e mi fa un gesto con la testa così mi avvicino a loro cercando di non terrorizzarla e mi siedo al tavolo. 

-Ciao.- le dico sorridendole. Lei mi guarda e arrossisce. Che dolce. Ero come lei fino a un po' di tempo fa..

-Ciao..-sussurra rispondendomi. Ridacchio e guardo mio "fratello".

-E' andato tutto bene?- gli domando. Lui annuisce e mi chiede lo stesso. La mia faccia sconsolata che lo fa sospirare. Gli ho raccontato tutto. Ogni dettaglio, e sarà la stessa cosa con gli altri. Perché se dobbiamo combattere insieme, allora ci devono essere fiducia e sopratutto sincerità. 

-Dopo mi spieghi, Comunque questa bellissima ragazza è Sofie, Sofie questa è Bella, la mia sorellina.- lei mi guarda ancora e le sorrido.

-Dov'è il mio papà?- mi domanda seria e con un immensa tristezza negli occhi. Sospiro. Verità o mezza?

-E' andato via.- all'inferno, ometto di dire. Lei spalanca gli occhi scioccata. 

-Come è andato via? E ora io come faccio?- domanda iniziando a lacrimare.

-Dipende tutto da te, da quello che sceglierai dopo quello che ti dirò.- le dico mentre mi alzo dal posto e André mi segue porgendole la mano. Accettarla è il primo passo e lei lo fa senza pensarci due volte. Si alza e ci segue fuori dal ristorante.

 

Arriviamo in un parco e la neve ha già iniziato a scendere da pochi minuti. Guardiamo tutti il cielo come in attesa di qualcosa, che non arriverà mai.

-Bella?- mi chiama Sofie con voce lieve.

-Uhm?- rispondo senza guardarla. Aspetto che sia lei a chiedermelo. Non obbligherò nessuno a seguirmi per una causa che porterà di per certo a qualcosa di brutto. 

-Cosa mi devi proporre?- mi domanda osservandomi, mi volto verso di lei e le sorrido. 

-Tuo padre è morto.-  le dico senza giri di parole. Meglio non girarci troppo intorno.

-Cosa? Morto? Come?- domanda sconvolta. Il come glielo dirò più tardi. O lo capirà da sola.

-Come non ha importanza, era giusto così..non era più un uomo.- dico osservandola, sincera. Mi devo comportare bene o non si fiderà di me. André mi guarda e mi sorride dolce abbracciandola con un braccio sulle spalle.

-Io sono sola.- sussurra guardandoci entrambi. Scuoto la testa.

-Avrai noi, se lo vorrai.- le dico sorridendole. Ricambia il sorriso e ci abbraccia stretti entrambi. 

-Grazie, Grazie, Grazie!- urla piangendo di gioia.

-Per cosa?- domandiamo in coro confusi.

-Per avermi salvata. Avete fatto quello che io non avevo il coraggio di fare da tanto.- risponde lei, con leggerezza. 

-Beh allora prego.- risponde André per entrambi sorridendole.

-Sai Belle, tu somigli molto alla mia mamma, anche lei faceva favori a tutti ma non voleva mai nulla in cambio le bastava vedere la gente sorridere,le volevo tanto bene.- dice intristendosi.

-Mi dispiace per la tua mamma.- le dico accarezzandole la mano. Lei mi sorride grata.

-Cosa farai ora Sofie?- le domanda André senza smettere di sorridere. Questo ragazzo ha il dono dell'ipnosi.

-Non lo so..- risponde guardandosi i piedi.

-Beh allora vorrei proporti una cosa.- dico guardandola seriamente. Lei annuisce altrettanto seria.

-Vuoi venire con me e lui?- le domando indicando il mio compare con la testa.

-Io? Dove?- domanda sorridente.

-Dovunque vuoi.-  risponde mio fratello accarezzandole la guancia. Cascamorto. Sorrido.

-Beh si. Voglio venire con voi.- risponde all'inizio incerta, poi sicura. 

-Evviva!- esclama André abbracciandola. 

-Sophia,mi dispiace farti rivivere brutti ricordi,ma mi puoi raccontare la tua storia?Se ti va e ovvio.- le dico sorridendole incoraggiante.

-Certo, è il minimo che io possa fare.- risponde e poi continua iniziando a raccontarci la sua storia.

-Allora,ho 17 anni e sono nata a Milano durante il viaggio di nozze dei miei genitori,eravamo felici,stavamo bene. Ma quando avevo 10 anni la mamma si ammalò e i medici scoprirono troppo tardi cosa avesse e dopo pochi mesi morì. Mio padre l'amava tantissimo,era la sua unica ragione di vita è se la è vista strappare dalle mani in così poco tempo che ne rimase distrutto;all'inizio ci facevamo forza da insieme ma poi è cambiato tutto. Ha iniziato a bere e a tornare a casa sempre più tardi,ed io che rimanevo sveglia ad aspettarlo ne pagavo ogni volta le conseguenze,iniziò a picchiarmi,e ormai  non era più il mio papà,quello era morto molto tempo prima insieme alla mia mamma e io ero rimasta SOLA...smisi persino di andare a scuola non volevo che vedessero i lividi sulla mia faccia e lo so,è stupido ma avevo paura che mi portassero via da qui,qui che c'era la tomba della mia mamma e anche da lui perché in fondo io continuavo a sperare che forse un giorno lui sarebbe tornato quello di un tempo. Ogni mattina andavo al cimitero e mi sedevo lì,vicino a lei e immaginavo che lei fosse lì,che mi avrebbe abbracciato e mi avesse detto che quello era solo un brutto sogno ma no,quella e la dura e fredda realtà e non sarebbe cambiato niente,sono passati cinque anni da quando andavo al cimitero,non né avevo più la forza.- finisce accoccolandosi in lacrime tra le braccia di André che la guarda triste e dolce allo stesso tempo.

-Shh non piangere,e tutto finito,ti ho promesso che nessuno ti toccherà più e io mantengo sempre le mie promesse.- le sussurra all'orecchio dolcemente. Dio quanto sono carini. 

-Per sempre?- domanda lei.

-Per sempre, principessa.- le risponde lui.

 Dopo un po' di silenzio nel quale aveva iniziato a piovere Io e André ci alziamo e ci togliamo gli indumenti di sopra, lei ci guarda incuriosita.

-Sofie, e se io ti dicessi che noi due siamo angeli?- le domando seria. Lei ingoia un fiotto di saliva e ci guarda seria senza rispondere. In pochi secondi le ali nere che ci contraddistinguono spuntano dalle nostre scapole aprendosi maestose.

-Gli angeli hanno le ali bianche…Perché le vostre sono nere?- dice avvicinandosi ad Andi e accarezzandogli le piume. 

-Perché non siamo puri, il nostro compito è di proteggere gli esseri umani non di stare in paradiso.- le rispondo sorridente.

-Proteggerli da cosa?- domanda curiosa e seria. Intelligente la ragazza. Sorrido.

-Qualcuno vuole distruggere l'umanità. Come al solito.- risponde André con un sopracciglio alzato e sbuffando. 

-Ti racconteremo tutto. Ma ci devi dare una risposta.- dico guardandola.

-Voglio venire con voi.- dice seria e sorridendoci dopo.

-No! Sofie, sei sicura? Guarda che non si torna indietro, e sarà molto pericoloso.- le dice André prendendola per le spalle,  lei gli sorride dolce accarezzandogli la guancia.

-Mia madre sarebbe fiera di me se lo facessi. Ne sono sicura.- dice poi voltandosi verso di me. -Cosa devo fare?- mi chiede. 

Io guardo Andi che punta gli occhi su di me.

-Vuoi farlo tu?- gli propongo lui annuisce e si avvicina a Lei afferrandola per i fianchi.

-Posso?- le domanda. Lei annuisce e lui le leva la maglietta.

-Farà male?- domanda senza preoccupazione. 

-Si.- risponde lui solo. Si ricorda ancora un mese fa.

-Starai con me?- gli chiede ancora.

-Sempre.- risponde lui sorridendole per poi togliersi la piuma da un ala e gliela mette esattamente nel petto,dopo pochi attimi inizia ad urlare lui la prende in braccio,si siede per terra e inizia ad accarezzarle i capelli cullandola.

-Perché dobbiamo rivivere la nostra vita per diventare così,non basta una volta?- mi domanda guardando la ragazza che aveva smesso di urlare e piano apriva gli occhi. 

 -Non lo so,forse è una punizione per quello che faremo- rispondo pensierosa seduta sulla panchina ormai completamente bagnata.

Sofie si alza mezza dolorante sorretta dal mio compare di sventura e io le sorrido.

-Come va, angioletto?- le chiedo.

-Stanca.- risponde appoggiandosi al petto di André. Lui la prende in braccio e le fa cacciare un urlo.

-Andi, che fai??- urlacchia e io scoppio a ridere.

-Ti porto io, tu riposati.- le dice sorridente.

-No, sono pesante.- si oppone lei, tutta rossa per l'imbarazzo.

-Si, come un topolino bianco.. c'è la faccio, fidati, tu riposa.- la convince lui, e lei dopo pochi secondi crolla addormentata.

-Andiamo adesso o partiamo domani?- mi domanda camminando lentamente.

-Domani, dobbiamo riposarci.- rispondo.

-Dove si va?- mi chiede felice.

-Italia.- rispondo semplicemente ridacchiando. Lui annuisce.

-Mi credi stupido?- mi chiede poi, dopo pochi secondi.

-A volte si.- rispondo ironica. Lui sbuffa.

-Bella, solo perché sei tutta non vuol dire che io non riesca a vedere che piangi!" "Già peccato che io non stia piangendo. - mi dice sorridendomi dolce. Ah fratellino, fatti i cazzi tuoi. Vorrei dirglielo.

-Ti sbagli.- rispondo solo e lui annuisce dandomi ragione. Per forza

-…dici che c'è qualcosa nel mini frigo del bar?- mi domanda dopo un po' di silenzio. Cristo, zitto mai eh?

 -Ma la smetti?Pensi solo a mangiare!!- esclamo sconvolta

-Uffa!!Va bene...ah mi devi $200!- dice guardandomi esultante.

-Perché, scusa?- chiedo stranita

 -Il ristorante!- risponde sorridente.

 -Hai voluto pagare tu,se mi avessi detto di no l'avrei fatto io-

 -Mi spieghi come fai?- domanda.

 -A fare cosa?- dico.

-A fregarmi sempre!!- risponde arrabbiato.

-E' una dote naturale.- rispondo scoppiando a ridere come una scema.

Poi spariamo nel buio come se non fossimo mai esistiti.



Grazie a tutti! :) Buon Natale(in ritardo) Buon Fine e CapoDanno a Tutti!!! Auguriiiii! 

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