IL DRAMMA DELL'AMORE - ALVIN&BRITTANY: Io e te, ancora insieme...ancora qui

di Alvin Miller
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1: LA VERITÀ LA CONOSCIAMO SOLO NOI ***
Capitolo 2: *** 2: UN TUFFO DISPERATO ***
Capitolo 3: *** 3: UNA FALSA SPERANZA? ***
Capitolo 4: *** 4: IO E TE, ANCORA INSIEME…ANCORA QUI ***
Capitolo 5: *** 5: ANDIAMO A PRENDERLI! ***
Capitolo 6: *** 6: TORNIAMO A CASA, FINALMENTE ***
Capitolo 7: *** EPILOGO: LA FOTO ***



Capitolo 1
*** 1: LA VERITÀ LA CONOSCIAMO SOLO NOI ***


Oggi: 

Alvin…Alvin Seville. E’ questo il mio nome, è questo il nome del mio gruppo, è questo il nome che il pubblico sta gridando e applaudendo. 
Questo dovrebbe essere il più bel giorno della mia vita, essere qui, agli “International Music Awards”, con i miei fratelli, con le Chipettes, con Brittany. Dovrei essere al settimo cielo, perché abbiamo appena concluso con successo una delle più difficili esibizioni della nostra vita. I nostri fan gridano, invocano il nostro nome, ci vogliono, non ne avrebbero mai abbastanza delle nostre esibizioni, e come ciliegina sulla torta per questo magico momento che da mesi aspettavo con trepidazione, Brittany mi è vicino e mi abbraccia mentre saluta il pubblico in platea. Anch’io sorrido, e mentre la tengo abbracciata, saluto il pubblico insieme ai miei amici e fratelli. Ma allora perché ho questa sensazione di inquietudine? 
Ma che domande, Al…lo sai bene perché. 
Sposto lo sguardo dalla platea a Brittany, lei non si accorge che in quel momento la sto guardando. Nonostante quello che abbiamo passato, lei non sembra inquieta come me, come non lo sembrano Simon, Theodore, le altre Chipettes e Dave. Ma è comprensibile. Loro non sono stati partecipi di quella vicenda, non hanno vissuto le paure che ho vissuto io, non hanno visto con i propri occhi quello che in quel momento vedevo io, e non hanno dovuto prendere quelle decisioni che invece io sono stato costretto a prendere… 
Dave, da dietro le quinte mi sta fissando. Ha un espressione seria. Non il tipo di espressione furibonda che ha di solito, quando ne combino una delle mie, ma di sincera comprensione. E’ come se con quello sguardo cercasse di comunicarmi che ormai tutto è passato, che ora siamo tutti qui, e che stiamo coronando il nostro sogno da Rock Star. Voleva farmi capire che, per quanto drammatica fosse stata quella vicenda, dovevo passarci oltre come hanno fatto tutti gli altri e andare avanti. 
Se Dave ha notato questa mia inquietudine, chi sa se la noteranno i giornalisti. Chi sa se sospetteranno qualcosa? No, impossibile, lo sai bene Alvin. 
Quando siamo volati via dalla nave su quell’aquilone (per colpa mia), è stato rilasciato un comunicato stampa che ha comunicato al mondo della nostra scomparsa. Quindi tutti sanno di quel pezzo della storia, ma per quanto riguarda quel che è successo durante il nostro salvataggio, Dave ha deciso che per il bene di tutti forse sarebbe stato meglio tacere con i giornalisti. Se l’avessimo raccontato, saremo stati costretti a spiegare tutto nei dettagli...se avessimo spiegato tutto nei dettagli, probabilmente i nostri fan si sarebbero preoccupati a morte. 
Nonostante in cuor mio sento che Dave ha ragione, che dovrei passare oltre, non posso fare a meno di rievocare quel ricordo, quei drammatici momenti nei quali stavo per perdere Brittany, nonostante fosse a pochi centimetri da me, così vicina, ma allo stesso tempo, lontana. La guardo ancora una volta, e stavolta lei se ne accorge. Mi sorride, è felice. Vedere quel suo sorriso così dolce mi tira su di morale, e ricambio a mia volta con un altro sorriso. 
Dave aveva ragione, ora Brittany sta bene, ma durante il salvataggio…. 

Qualche giorno prima: 

Che avventura ragazzi. 
Non capita tutti i giorni di sfuggire ad un’eruzione vulcanica dopo essere naufragati su un’isola sconosciuta. 
Lo devo ammettere, questi ultimi giorni ero davvero a pezzi. Come se la fame e la sete non fossero sufficienti, tutti mi davano contro per averli fatti finire nell’isola, Zoe si era rivelata una pazza scatenata avida peggio di Ian, e Simon, che era l’unico che poteva riportarci sulla retta via, era diventato un damerino francese che aveva occhi e cervello (quel poco che ne aveva) solo per Jeanette. 
Mi è sempre piaciuto il ruolo del combina guai. Mi divertiva sempre un mondo far impazzire Dave e Simon, ma in una situazione come questa, col timore che nostro padre non sarebbe mai arrivato a salvarci, mi dissi che forse era arrivato il momento di crescere e di prendermi le mie responsabilità. 
Lavorai duramente per costruire con le mie sole forze quel rifugio (che comunque era crollato in mille pezzi pochi minuti dopo averlo terminano), cercai di tenere in riga il gruppo e, quando alla fine Dave era tornato, finalmente avevo avuto l’occasione di dimostrargli che anch’io potevo essere responsabile, coordinando i lavori per la costruzione della zattera che ora ci stava portando via dall’isola. 
La fuga dall’eruzione vulcanica era stata durissima. Almeno in 3 occasioni diverse stavo per essere centrato in pieno da qualche masso infuocato piovuto dal cielo, e anche mentre ci allontanavamo con la zattera, remando a più non posso (per quanto il contributo che davamo io e Simon con i nostri remi di fortuna non era un granché), almeno 5 enormi blocchi di pietra si schiantarono in acqua a pochi metri da noi. Sapevamo tutti che se anche uno solo di quelli ci avesse centrato, non saremo mai più riusciti ad andarcene, e questo ci diede la carica di adrenalina per remare e allontanarci il più velocemente possibile. 
Ora l’isola è lontana. Girandomi verso la sua direzione ero ancora in grado di vederla, imponente e maestosa, ma è sufficientemente distante da impedire al vulcano di nuocerci. 
Io e Simon ce ne stavamo in piedi sopra ad una cassa, mentre di fianco a noi, sulla destra, Dave stava ancora remando, con Zoe, dall’altra parte della zattera ad aiutarlo con il secondo remo. 
Dietro di noi Brittany e Eleanor, accompagnate da Theodore, stavano cantando ancora “Vacation”, la canzone che ci eravamo preparati per festeggiare la nostra crociera, e che ora, cantata con quel ritmo così triste, era quasi una metafora della sventura che avevamo e che stavamo ancora vivendo. 
<< Ora non ci esibiremo mai agli “International Music Awards! >> si lamentò Brittany dopo aver terminato la canzone. Qualcosa nella sua voce mi colse di sorpresa. Chiunque altro avrebbe semplicemente detto che era giù di corda, ma a me non sembrava che fosse solo questo. Mi voltai verso di lei, notando che, oltre a essere depressa, come Eleanor, sembrava anche esausta, sfinita. Erano segni davvero impercettibili, i suoi, ma in questi due anni, io, più degli altri, avevo imparato a riconoscerli…forse persino meglio di quanto non ne fossero in grado le sue stesse sorelle. 
<< A quanto pare siamo veramente sfigati… >> le rispose Eleanor, accompagnando la frase con il gesto di “Loser”, portandosi la mano destra sulla fronte e facendo il segno della lettera “L” con il pollice e l’indice, gesto che anche Britt, subito dopo, ripeté. 
Mentre continuavo a fissarla, davanti a me Zoe iniziò a parlare con Jeanette, scusandosi per il suo comportamento nell’isola, e ciò mi fece temporaneamente distogliere l’attenzione da Britt. Non durò molto, perché subito dopo scesi dalla cassa in cui mi trovavo con Simon e mi diressi rapidamente verso Brittany. Salì sul barile e le chiesi << Va…va tutto bene, Britt? >> 
<< Oh…sì Alvin, non ti preoccupare, sono solo un po’ stanca >> mi rispose lei, concludendo con un sorriso. Le cresi. 
Tornai da Simon, appena in tempo per vederlo scendere a parlare con Jeanette. 
Eravamo rimasti solo io e mio padre Dave, così mi dissi che forse avrei dovuto approfittarne per parlargli…chiedergli scusa per tutto. Lo chiamai, e lui mi rispose con quel suo solito tono di voce serio ma comprensivo. 
<< Io…volevo dirti che…ora che non siamo tutti…insomma…ehm…morti…eheh…scusa…scuusaa…mi sono comportato da bambino sulla nave…e ho…in un certo senso, forse…rovinato le vacanze di famiglia >>. 
Non era esattamente il tipo di discorso che avrei voluto che mi sentisse dire, ma ormai quel che era fatto era fatto. 
<< Avvolte un cavallo di razza ha bisogno di spazio per correre >> rispose lui. 
Che strana risposta, pensai, ma l’importante è che alla fine ci eravamo chiariti. 
<< Sì? …Sì, mi piace questa apertura mentale! Sei molto saggio, David! >> 
Ci scambiammo un gesto di amicizia per consacrare la nostra pace appena fatta. 
<< Ciccio…? >> intervenne Ian, che fino ad ora se ne era rimasto tranquillamente sdraiato a poltrire mentre Dave e Zoe remavano. 
Anche lui voleva far scambiare con noi il gesto di pace. Io e Dave ci fissammo l’un l’altro come per dirci “E questo che vuole ora?!” 
<< Niente amore per lo Zio Ian? >> chiese lui, dopo aver capito che non avevamo nessuno intenzione di assecondarlo. 
<< Ci hai rinchiuso nelle gabbie!! >> gli gridarono contro Brittany ed Eleanor. Britt non aveva più quello strano tono di voce che aveva prima, questo mi rassicurò. 
<< Ma dai! Stiamo ancora parlando di quello?! Nuovo argomento: ho salvato la vita di Dave! >> 
<< Va bene, ma ti tengo d’occhio, Ciccio! >> gli disse Theodore, che se ne stava di vedetta. 
Dopo qualche secondo di silenzio Dave mi chiamò, chiedendomi se avevo ancora con me il coltellino svizzero…oh no! Ci siamo! Pensai io. 
<< Il coltellino? ...Oh, giusto! Eheh…scusa, stavo per ridartelo… >> 
<< No, tienilo tu, è meglio! >> 
<< Davvero? >> 
<< Forse puoi usarlo per mandare un segnale a quell’elicottero! >> mi disse indicando un punto davanti a se con la mano destra. 
Guardando nella direzione del suo indice, vidi volare verso di noi un elicottero della guardia costiera. 
Nella zattera tutti cessarono le loro attività e iniziarono a gridare e dimenarsi per farsi notare dai soccorsi in arrivo. Anch’io mi unì a loro per qualche secondo, poi ascoltai il consiglio di Dave e cominciai a mandare segnali usando la lama del coltellino per riflettere la luce del sole. 
Dall’elicottero, una voce che parlava con un megafono ci rassicurò dicendoci che ora eravamo salvi! 
L’elicottero si avvicinò sempre di più, fino a fermarsi in aria sopra le nostre teste. Brittany e gli altri esultavano e si scambiavano abbracci di felicità, mentre io, insieme a Dave, Zoe e Ian osservavamo attentamente la scena che si stava svolgendo sopra le nostre teste . 
Uno degli uomini della guardia costiera si calò giù dall’elicottero assicurato ad una corda. Con se aveva delle imbragature, che avrebbe usato per recuperarci tutti uno alla volta. 
<< State tutti bene? Qualche ferito? >> fu la prima cosa che chiese quando toccò terra sulla zattera. 
<< Eleanor ha una caviglia infortunata, ma per il resto stiamo bene >> rispose subito Dave. 
Il soccorritore guardò da prima verso di me, e in seguito Simon e tutti gli altri. Poi guardò nuovamente Dave. 
<< Voi siete i Seville? >> 
<< Sì >> 
<< Grazie al cielo, sono giorni che vi stiamo cercando, ormai stavamo quasi per perdere le speranze >> fece una piccola pausa, nella quale guardò ancora me e gli altri chipmunk e poi riprese a parlare con Dave << Purtroppo non abbiamo le attrezzature per assicurare i ragazzi. Dovranno reggersi forte a noi mentre vi portiamo su! >> 
<< D’accordo, nessun problema! >> risposi io, facendomi portavoce del gruppo. Gli altri non obbiettarono, ma del resto non è che avessimo tanta scelta. 
<< Dovete mettervi d’accordo su chi andrà per primo, dovremo portarvi su un gruppo alla volta. >> 
Dave ci rifletté su per una manciata di secondi e disse << Ian vai tu per primo, e Eleanor e Theodore andranno con te, poi andrà Zoe con Brittany e Jeanette e infine e infine io con Alvin e Simon >> 
<< No, Dave, fai andare prima Simon con Jeanette >> gli disse Brittany. 
<< Non capisco, Britt… >> 
<< Jeanette soffre di vertigini, quindi penso sia meglio che vada Simon con lei >>. 
Nel frattempo che Brittany parlava, io e Simon ci scambiavamo un rapido segno di intesa. 
<< Ha ragione, Dave. >> gli dissi io. 
<< Signori, per me va bene qualsiasi cosa, ma prendete una decisione al più presto! Siamo a corto di carburante e da un momento all’altro potremmo non averne a sufficienza per rientrare, fate presto! >> ci avvertì il soccorritore. 
<< Va bene, faremo come dice Brittany. Presto!! >> decisi io per tutti. 
<< Ok, allora, Ian prima tu…Theo, Ele, andate con lo Zio Ian! >> 
<< Va bene, Dave >> gli rispose Theodore. 
Ian prese in mano mio fratello e Eleanor, e insieme si avvicinarono rapidamente al soccorritore in attesa sulla zattera. 
Ci volle un po’ per assicurare Ian alle imbragature, a causa di quello stupido costume da pellicano, ma alla fine tutto procedette nel verso giusto. Quando finalmente l’operazione terminò, il soccorritore diede dei segnali ai colleghi sull’elicottero affinché iniziassero a portarli su. 
Theodore e Eleanor avevano non poca paura, a giudicare dalle loro espressioni, ma se si sarebbero retti forte sul costume di Ian, tutto sarebbe andato a gonfie vele. Così è stato. Ian, mio fratello e Eleanor raggiunsero l’elicottero, e il soccorritore scese per il secondo gruppo. 
<< Simon…ho paura… >> sentii dire da Jeanette. 
<< Non temere, ricorda di tenerti forte e di guardarmi negli occhi mentre saliamo, ok? >> 
<< …sì >> 
<< Bene ragazzi, ci siamo! Tocca a noi! >> disse Zoe. Assicurare lei fu, ovviamente, molto più facile e rapido. La ragazza propose loro di entrare nelle tasche della sua giacca, in modo che potessero essere sollevati con maggiore si sicurezza, e così fecero. 
Anche Simon e Jeanette, insieme a Zoe, riuscirono a raggiungere l’elicottero senza imprevisti di alcun tipo. 
<< Coraggio ragazzi, è quasi finita…mi raccomando, reggetevi forte a me! >> 
<< Sì, Dave >> gli rispose Brittany. Nell’emozione del momento non mi resi conto che le era tornata quella voce malinconica e stanca. 
D’un tratto, mentre nell’elicottero probabilmente il soccorritore stava liberando Zoe dalle imbragature, sotto i nostri piedi si sentì uno strano Crack. 
Ci guardammo intorno e tra di noi, cercando di capire cosa fosse. 
<< Ma…cos’è stato? >> tentò di chiedere Dave, ma quasi non fece in tempo a finire che alcuni pezzi della zattera alla sua destra si staccarono e finirono in acqua. Le liane e le corde che abbiamo usato per legare la legna con cui l’avevamo costruita si ruppero, e ciò provocò il distacco di quei pezzi. 
<< E’ la zattera! Si sta rompendo! >> gridò Brittany. 
Vorrei poter dire che quei pezzi furono gli unici a distaccarsi, invece non fu così! Per dirla alla Simon, la rottura di quei pezzi aveva causato una reazione a catena che aveva provocato rapidamente l’indebolimento di tutta la struttura della zattera, che ora si stava scomponendo sotto di noi. 
<< Hey, lassù! Fate presto, la zattera sta cedendo!! >> urlò a squarciagola Dave, e nonostante le pale dell’elicottero provocassero un rumore assordante, sembrò che funzionasse, perché subito dopo il soccorritore che aveva tratto in salvo gli altri, si rituffò in fretta e furia per tornare da noi. 
Atterrando sulla sempre più debole struttura della zattera, a causa del suo peso si staccò un altro pezzo proprio a pochi centimetri dai suoi piedi. Se non fosse stato legato alla corda con la quale si era calato dall’elicottero, probabilmente sarebbe caduto anche lui in acqua. 
<< Coraggio, sbrighiamoci, questa bagnarola non reggerà ancora a lungo! >> ci incitò il soccorritore, e solo un mezzo minuto dopo ci trovavamo tutti e tre in aria, in ascesa verso l’elicottero che di lì a poco ci avrebbe finalmente riportato a casa. 
Io e Brittany ci reggevamo forte alla camicia di Dave, stando sdraiati sulle sue spalle. Guardai verso il basso (ci trovavamo già a 6 metri di altezza) e notai che della zattera ormai non restava più niente, solo dei frammenti di qua e di la che ormai si stavano allontanando, trascinati via dalla corrente. 
Mi chiesi quanto ancora avrebbe retto la zattera se non fossero venuti a soccorrerci in tempo. Probabilmente poco. Che fortuna! Pensai in quel momento. 
Non so perché lo feci, forse era istinto animale, forse semplice coincidenza, fatto sta che subito dopo guardai Brittany, di fianco a me. Stava ansimando, come non aveva mai fatto in due anni da quando l’ho conosciuta. 
<< Britt! Che succede?! >> le chiesi preoccupato. Lei mugugno qualcosa che non compresi. 
<< Dave…DAVE!! C’è un problema! Brittany sta male!! >> gli gridai all’orecchio, facendolo sussultare. 
<< Cosa?! >> mi chiese lui. 
<< Alvin…scusami…prima…sulla zattera…ti ho mentito… >> cercò di dirmi lei. 
<< Non capisco, Britt…di che parli? >> 
<< Io…non era…non era vero che sto bene…io non…sto bene >> 
Quando finì di farfugliare la frase, mollò la presa sulla camicia di Dave e si lasciò cadere. 

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Capitolo 2
*** 2: UN TUFFO DISPERATO ***


Brittany mollò la presa e si lasciò cadere. Sia Dave che il nostro soccorritore tentarono di afferrarla al volo, ma fu inutile per entrambi. Sentì poi Dave urlare il suo nome, mentre io me ne stavo ammutolito e incredulo a guardarla precipitare nel vuoto. 
Sentivo di dover fare qualcosa, e non curante delle conseguenze, feci la cosa più stupida, ma in quel momento unica, che mi venne in mente…mi lascia cadere anch’io. Non sapevo cosa avrei potuto fare, ma non avevo nessuna intenzione di lasciarla da sola in acqua. 
Una mano, però, riuscì ad afferrarmi. Era Dave. 
<< Che stai facendo, Alvin?? Sei impazzito!!? >> 
<< Dave, lasciami!! Non posso lasciarla laggiù!! >>. Non gli lasciai il tempo di rispondermi. Con un rapido scatto mi voltai e lo azzannai a un dito. Lui urlò di dolore e lasciò la presa, liberandomi. 
Mentre precipitavo, tentai di capire dove fosse Brittany. Speravo di vederla galleggiare in superficie, ma in quegli instanti, mentre mi trovavo a precipitare nel vuoto, non ci riuscii. Se solo Dave non mi avesse afferrato al volo, avrei sicuramente visto in quale punto si fosse tuffata, e avrei saputo dove cercarla. 
Raccolsi braccia e gambe e mi preparai all’impatto con l’acqua. 
Ricordo che la prima sensazione che provai una volta entrato, era di gelido freddo. Per questo, o forse semplicemente per lo shock della situazione, mi mancò il fiato per alcuni brevi istanti. Dovetti però riprendermi in fretta e cercare Brittany. 
Mi guardai intorno, cercando nel frattempo di restare a galla col corpo, ma non riuscivo a vederla. 
Urlai il suo nome con tutti il fiato che avevo in corpo, ma a causa del rumore dell’elicottero sopra la mia testa, era molto improbabile che mi potesse sentire. 
Sperai fino all’ultimo di riuscire a vederla, ma poi giunsi ad una tragica conclusione…era sott’acqua! 
Non pensai minimamente a guardare sopra di me, verso l’elicottero, per vedere cosa stava succedendo, mi limitai a prendere una profonda boccata d’aria e immergermi. 
Sott’acqua tentai di aprire gli occhi, bruciavano a causa del sale dell’acqua marina, ma resistetti al fastidio. Nuotai sott’acqua, guardandomi intorno ad ogni bracciata. Cercavo un’ombra, un dettaglio, qualcosa che mi avesse permesso di capire dove fosse Brittany. 
Nuotai verso il basso, girai tutto intorno alla zona da dove mi ero immerso, mi allontanai e mi riavvicinai. Erano trascorsi pochi secondi, ma per me erano un’eternità. Ero nel panico più totale, e ben presto, oltre alla paura e alla stanchezza, mi resi conto che non sarei riuscito a reggere l’apnea ancora a lungo. Dovevo riemergere per riprendere fiato, ma così avrei perso solo secondi preziosi, che invece avrei dovuto spendere per cercare di ritrovare Britt… 
Non curante di quanto sarei riuscito a resistere ancora, continua a cercarla ancora e ancora, mentre le lancette dell’orologio scorrevano implacabili. Il mio istinto di sopravvivenza mi imponeva di risalire, ma non gli davo retta. 
Ad un certo punto, stremato, sfinito, e senza più ossigeno in corpo, mi arresi. Era stato tutto inutile…dovunque fosse, ormai l’avevo perduta…avevo perduto per sempre la mia Brittany… 
Non avevo più nulla per continuare a lottare, quindi non cercai nemmeno di risalire in superficie. Smisi di nuotare e mi lascia inghiottire dalle acque. 

Quanto tempo era passato? 1 minuto? 30 secondi? Probabilmente la seconda. 

Sentii propagarsi nell’acqua un rumore lontano e sordo, qualcuno si era appena tuffato. Forse uno dei nostri soccorritori, o forse Dave, che in qualche modo deve essersi liberato e rigettato in mare. 
Dave…non l’avrei più rivisto…come non avrei più rivisto i miei fratelli, pensai…era giusto quello che avevo deciso di fare? Avevo perso Brittany, ma loro adesso stavano per perdere anche me. Non potevo permetterlo…non dopo tutto quello che gli avevo fatto passare. 
Mi ripresi, nonostante ormai i miei polmoni erano a secco di ossigeno, e mi dissi che almeno io dovevo risalire. 
Non so perché, ma mi tornò in mente un discorso di Simon riguardante l’ipossia: se i polmoni non riescono a raccogliere l’ossigeno, cominciano ad assimilare quello già presente in corpo, e non è per niente una buona cosa. 
Quindi dovevo davvero sbrigarmi a risalire se volevo evitare di morire annegato pure io. 
Cominciai a nuotare verso la superficie, ma non andai molto lontano, perché poi fui colto da uno strano presentimento…mi sembrò di vedere a 3 di distanza da me, più o meno a 4 o 5 metri di profondità, un’ombra scendere lentamente verso il basso. Sarebbe benissimo potuta essere qualsiasi cosa. Un pesce, un pezzo della zattera, un oggetto caduto dall’elicottero…oppure Brittany. 
Mi dimenticai dell’ipossia, dell’apnea che ormai non riuscivo quasi più a reggere e della stanchezza, e iniziai a nuotare il più velocemente possibile verso la strana figura. Più mi avvicinavo e più l’ombra diventava nitida. Quando fui a un solo metro non ebbi più dubbi…era lei!
Se ne stava a pancia in su e inerme come una bambola di pezza…una visione terribile…mentre la forte corrente sottomarina la allontanava lentamente da me, lei continuava sprofondare sempre di più. Io nuotavo a più non posso, per cercare di raggiungerla, ma anche se ormai c’erano solo pochi centimetri a separarci, io ero sempre più debole e stremato. Per quanta resistenza extra mi avesse dato, ormai neanche l’adrenalina poteva fare più di tanto. La vista iniziò ad offuscarsi a causa dell’apnea, sentii che a momenti sarebbero iniziati gli spasmi d’asfissia e i miei muscoli ormai si rifiutavano di obbedirmi. Dovetti farmi affidamento a tutta la mia forza di volontà per non cedere. 
Con uno sforzo disumano (per quanto io non sia un umano, ma un chipmunk), allungai il braccio nel tentativo di afferrarla, ma anche a causa della vista offuscata l’unica cosa che ottenni era di urtarla e farla roteare su se stessa di 180 gradi, allontanandola da me di altri quattro o cinque centimetri. 
La disperazione ormai era l’unica cosa che era rimasta in me…Brittany era proprio lì, davanti a me, a pochi centimetri, eppure io non riuscivo ad afferrarla. E se poi ci fossi riuscito? Pensai. Forse sarebbe lo stesso stato inutile. Forse era già annegata, forse era già morta prima di cadere in acqua! 
Non aveva importanza, viva o no, non potevo permettere che il mare me la portasse via proprio ora che l’avevo ritrovata. Decisi di fare un ultimo tentativo, l’ultimo sforzo che potevo permettermi. Se avessi fallito anche sta volta, mi sarei lasciato andare con lei. 
Raccolsi le ultime energie che mi erano rimaste e allungai nuovamente il braccio. Per un attimo, mi sembrò di aver fallito ancora, ma proprio all’ultimo momento riuscì ad afferrarle un ciuffo di peli della coda! La tirai verso di me quanto bastava per assicurarmi una presa migliore, e quando il mio pugno stringeva tra le dita il pelo della sua coda, diedi un ultimo, violentissimo strattone che la avvicinò a me. Se fosse stata cosciente probabilmente avrebbe provato molto dolore per il modo in cui l’avevo strattonata. 
Ora che l’avevo recuperata, mi resi conto che il peggio era appena iniziato. Dovevo riportarla su in qualche modo, ma temevo che ormai le mie forze non avrebbero retto. La tenni stretta a me e cominciai a nuotare verso la superficie, ormai andavo completamente alla cieca, non ero più nemmeno sicuro che stessimo effettivamente risalendo. 
Per fortuna, dopo aver fatto ancora affidamento ai residui di energia che rimanevano, riuscimmo a raggiungere la superficie. 
Tirai una profondissima boccata d’aria provando una delle più piacevoli sensazioni mai provate. Potevo sentire la vita che mi stava abbandonando rientrare in me. 
Aprì gli occhi venendo momentaneamente accecato dall’intensità del sole, poi, dopo aver tossito e inspirato un paio di volte cercai di capire dove fosse l’elicottero. Era strano…benché sentissi le eliche in funzione, mi sembravano molto più distanti. Quando finalmente lo vidi, notai che si stava spostando, come se stesse esplorando in nostra ricerca. 
A sette o otto metri da noi, vidi anche riemergere da sott’acqua il nostro soccorritore. Quindi era lui a essersi tuffato, poco prima. Quello che invece non capivo era come facessimo a essere così distanti dall’elicottero e dall’uomo in mare…avevo davvero nuotato così tanto? No, impossibile. Era colpa della corrente! Anche adesso riuscivo a sentirla mentre ci spingeva via. Durante la fuga dall’isola avevamo avuto non pochi problemi ad allontanarci dal vulcano, proprio a causa della forte corrente che continuava a spingerci verso la riva. 
Tentai di chiamare l’uomo in mare, affinché ci sentisse e ci portasse in salvo, ma ero ancora sfinito. Quel poco che usciva dalla mia bocca erano frasi soffocate, inoltre il peso del corpo di Brittany, che nel frattempo reggevo, mi spingeva verso il basso. 
Dall’elicottero, uno del gruppo dei soccorsi parlò al collega in acqua con il megafono. 
<< Thomas, dobbiamo andare! >> 
E subito dopo l’elicottero si portò sopra l’uomo, lanciandogli la scaletta. Thomas disse qualcosa. Probabilmente non era d’accordo con la loro decisione, almeno, da quel poco che mi sembrava di capire da quella distanza e con il rumore delle eliche. 
<< Abbiamo avvisato la seconda squadra, stanno arrivando, ma noi dobbiamo andare! Non possiamo fare altro >> gli disse la voce del megafono 
Tentai di chiamarli ancora, gridando a più non posso, ma fu inutile, non mi sentirono. Quando Thomas risalì dalla scaletta, l’elicottero se ne andò…lasciando me e Brittany da soli in alto mare. 

Sentivo che sarei impazzito. Probabilmente sarebbe successo, se solo non avessi ancora avuto Brittany con me. Lei aveva aspettato abbastanza, dovevo cercare di capire se era ancora viva. Provai a chiamarla per nome, a colpirla con degli schiaffetti, a darle dei leggeri strattoni, ma non reagiva. Continuai invano a urlare il suo nome piagnucolando. Non sapevo davvero cosa fare. 
Provai a guardarmi intorno, notando ad un certo punto che a tre metri da noi c’era un piccolo pezzo della zattera che galleggiava a pelo dell’acqua. Nuotai verso la sua direzione, trascinando con me Brittany, finché non la raggiunsi (per fortuna in quel momento ci trovavamo controcorrente rispetto al pezzo di legno della zattera, così era stato facile raggiungerla. Volendo avrei potuto risparmiare le forze e aspettare che la corrente la avvicinasse a noi, ma date le circostanze, non potevo perdere altro tempo). Mi aggrappai ad un’estremità con una mano, mentre con l’altro braccio, tiravo Britt fuori dall’acqua appoggiandola sulla tavola di legno, poi ci salì sopra anch’io. 
Oltre al discorso sull’ipossia, ricordo che Simon mi aveva anche insegnato una cosa che ora mi sarebbe tornata davvero utile…la rianimazione. Per prima cosa, mi aveva spiegato, bisognava verificare se la vittima aveva polso e se respirava, quindi contrai subito le condizioni di Britt. Non la sentivo respirare, e non sembrava avesse battito. Il cuore dei roditori batte ad una velocità superiore rispetto a quella umana, quindi l’avrei sentito di sicuro se così fosse stato. Invece niente. Come temevo. 
Avevo paura, molta…ma dovevo mantenere la calma…ero l’unico che poteva ancora aiutarla. 
Ricordandomi delle spiegazioni di Simon, inizia (o per meglio dire, improvvisai) un massaggio cardiaco. 30 serie che avrei dovuto alternare con un tentativo di rianimazione respiratoria, per completare un ciclo, poi avrei dovuto ripetere da capo…finché non si sarebbe ripresa…o fino a quando non mi fossi arreso io. 
Il primo ciclo di rianimazione non ottenne risultati, come furono inutili anche il secondo e il terzo…al quarto stavo iniziando a perdere le speranze, e mentre tentavo ancora, le lacrime iniziavano a colarmi dagli occhi. Ero ormai alla fine del quarto ciclo quando una voce maligna dentro la mia testa mi ripeteva in continuazione “E’ morta, rinuncia!”…No! Non volevo arrendermi, non dopo tutto quello che ho passato!! 
Iniziai il quinto ciclo col massaggio cardiaco, che ancora non dava risultati. Il pianto divenne presto disperazione, per la mia Brittany per la quale ormai sembrava non esserci davvero più nulla da fare. 
Mentre continuavo, non potei più trattenermi, e gridai << Brittany, ti prego, svegliati!! Non lasciarmi solo…ti…ti prego…Britt!! >>. E Britt si riprese. 
Tossì sputando acqua dalla bocca e ansimando. Io, con le lacrime agli occhi, tentai di parlare. 
<< Britt, Britt?! Mi senti?? Sono io, Alvin!! >> 
<< A…Alvin… >> 
<< Sì, Britt! Sono Alvin…Britt?? Britt! >> provai a chiamarla, ma non rispose. Il mio nome fu l’unica cosa che disse, dopodiché perse nuovamente i sensi…ma almeno sta volta respirava. 
Per la prima volta da quando quella brutta avventura era iniziata, mi permisi di fermarmi per recuperare le forze. L’agitazione e l’adrenalina si stavano esaurendo, e io iniziai a sentirmi veramente stanco. Il riposo non durò a lungo, però. Da lontano sentì ancora il rumore di un elicottero. Erano la seconda squadra di soccorsi! Come promesso erano già arrivati! 
Tentai di frugare nel taschino della mia felpa alla ricerca del mio coltellino, ma mi ricordai di averlo appoggiato da qualche parte sulla zattera, e di essermene dimenticato quando questa si è spezzata…non avevo modo di avvertili. 
Provai a urlare e a saltellare, cercai di farmi notare in ogni modo possibile. Ad un certo punto mi tolsi persino la felpa e comincia a sventolarla sperando di attirare la loro attenzione con il suo rosso, ma niente da fare, erano troppo distanti. Già è difficile avvistare una zattera con degli esseri umani, figurarsi una piccola tavola di legno con sopra due chipmunks. Difatti dopo una ventina di minuti in cui tentavo di attirare in ogni modo possibile la loro attenzione invano, li vidi andarsene e sparire all’orizzonte. 
Mi rimisi la felpa, che fino all’ultimo avevo usato nella speranza di farmi notare, e controllai Brittany, che dormiva sdraiata sulla tavola di legno della zattera. Le sentii il battito, che era debole, ma almeno c’era ed era regolare, e in seguito guardai in direzione dell’isola. 
Sapevo che la corrente ci stava riportando verso di essa. Difatti ora la vedevo molto più grande e vicina rispetto a quando l’avevo osservata l’ultima volta. 
Il vulcano sembrava aver cessato la sua attività. Bene, pensai. Almeno non avremo rischiato di farci colpire da qualche altra palla di fuoco. Ma cosa avremo fatto? Dave ci avrebbe ritrovati anche sta volta? Oppure si sarebbe definitivamente rassegnato, convinto di averci perso per davvero, sta volta? 

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Capitolo 3
*** 3: UNA FALSA SPERANZA? ***


Alla vista dei suoi sei ragazzi che volavano via dalla nave, appesi a quell’aquilone, Dave Seville provò uno dei più grandi attimi di terrore mai vissuti fino ad allora in tutta la sua vita. 
Preso dal panico, e accortosi che intorno a se nessuno degli altri passeggeri della nave si era reso conto di quanto stava succedendo, fece una delle cose più stupite che potesse fare. Andò, cioè, verso la zona del corso di deltaplano della nave e lì tentò di rubarne uno. In quel momento gli sembrava una buona idea…avrebbe solo dovuto afferrarli al volo e fare eroicamente ritorno sulla nave. Avrebbe rimproverato per l’ennesima volta Alvin (perché sapeva che anche sta volta la colpa era sua) e li avrebbe rinchiusi nella loro cabina per tutto il resto della crociera.
Se solo non fosse stato così precipitoso, gli sarebbe stato sufficiente allarmare il capitano Corelli, il quale avrebbe sicuramente mandato una scialuppa di salvataggio per recuperarli immediatamente, e tutto si sarebbe risolto in poco tempo. Alla fin fine, però, è successo quel che è successo: Ian Hawke, spinto dal suo stupido desiderio di vendetta li fece precipitare entrambi in mare. 
Costretti ad allearsi per sopravvivere, in seguito raggiunsero l’isola, dove pochi giorni dopo riuscì comunque a ritrovare i suoi figli e le Chipettes in ottime condizioni di salute. 
Scoprire che Alvin, pentitosi del suo comportamento, aveva preso in mano la situazione e si stava già organizzando con il resto del gruppo per lasciare l’isola, lo rese fiero del suo piccolo figlio adottivo. Certo, poco dopo erano successi alcuni problemi con Zoe, la naufraga che ha vissuto sull’isola per anni, ed erano stati costretti a sfuggire alla catastrofica eruzione di un vulcano, ma alla fine tutto sembrò essersi risolto per il meglio. Almeno, era quello che stava pensando in quel momento, mentre i soccorsi della guardia costiera lo stavano portando in salvo insieme ad Alvin e Brittany, che si reggevano sulla sua camicia visto che non esistevano imbragature di sicurezza per la taglia dei chipmunks. 
D’improvviso, sentì Alvin gridare da dietro il suo l’orecchio sinistro << Britt! Che succede?! >> e subito dopo << Dave…DAVE!! C’è un problema! Brittany sta male!! >>. 
Colto alla sprovvista, non capì quello che Brittany disse subito dopo, la sentì solo mollare la presa dalla sua camicia e cadere. Tentò di afferrarla al volo, e lo stesso face il loro soccorritore, con l’unico risultato che il braccio di uno andò ad urtale il secondo, impedendo ad entrambi di salvare la Chipette. 
<< Brittany!!! >> urlò, mentre la vedeva cadere in acqua. Poi sentì anche Alvin lasciare la presa, forse per tentare di tuffarsi per recuperarla. 
Agendo d’istinto, e facendosi prendere dal panico ancora una volta, tentò di afferrare al volo almeno lui, riuscendo, sta volta, nell’impresa, ma commise l’errore di sgridarlo anche in questa difficile situazione, ottenendo come unico risultato un morso da parte del chipmunk, che evidentemente neanche sta volta aveva intenzione di obbedirgli. 
<< Noooo, Alviiiiin!!!!! >> 
Niente da fare, anche Alvin era caduto in acqua. 
Dall’altezza in cui si trovavano era quasi impossibile riuscire a vedere cosa i due chipmunk stessero facendo in acqua, eppure Dave fu convinto di veder Alvin immergersi, probabilmente per cercare Brittany. 
Dall’elicottero, il resto della squadra di soccorso, composta da un uomo e una donna, entrambi apparentemente sulla trentina, tirarono velocemente su Dave e il loro compagno di squadra. 
Una volta dentro l’elicottero, Dave fu assalito dagli altri 4 chipmunks che gli chiedevano cosa fosse successo la fuori. 
<< Dove sono Alvin e Britt? >> fu la prima domanda, quella di Jeanette, seguita poi da Simon, Theodore, ed Eleanor che a parole diverse gli chiedevano tutti la stessa cosa. Anche Ian e Zoe si mostravano seriamente preoccupati. 
<< Sono caduti in acqua! >> 
<< Che vuoi dire, Dave? Che significa che sono caduti?! >> 
<< Non lo so, Ian, non so cosa sia successo, Brittany stava male ed è caduta, e Alvin si è buttato per recuperarla…fatemi scendere!! Dobbiamo salvarli!! >> 
<< Si calmi, signor Seville, adesso andremo a prenderli! >> cercò di rassicurarlo la donna della squadra dei soccorsi. 
<< Sono pronto, vado giù ! >> li avvertì l’uomo che li aveva aiutati a salire nell’elicottero. 
<< Il pilota dice che abbiamo poco carburante, non possiamo stare qui ancora per molto, quindi sbrigati, Thomas! >> lo avvertì la donna delle squadra. 
<< Lo farò! Signor Seville, non si preoccupi, troverò i suoi ragazzi! >> 
Detto ciò, non perse tempo e si getto subito in mare. 
<< Spero che riesca a trovarli! >> 
<< Ce la farà, Eleanor…deve farcela! >> 
<< Spero che tu abbia ragione, Simon >> 
Dave non si unì alla conversazione, era troppo preoccupato per Alvin e Brittany, e si sentiva impotente. 
In mare, Thomas, il soccorritore, provò a guardarsi intorno, cercando di scorgere almeno uno dei due dispersi, e quando si rese conto che probabilmente erano entrambi sott’acqua, tentò di immergersi e di esplorare la zona circostante. Thomas era bravo nel suo lavoro, ma questa era la prima volta che si trovava a dover soccorrere due scoiattoli. Se fossero stati due esseri umani, forse sarebbe riuscito a trovarli, ma se quei piccoli corpicini erano stati inghiottiti dagli abissi, non c’era modo di recuperarli. Non volle arrendersi al primo tentativo, riemerse per controllare se uno dei due non era tornato in superficie, e non vedendoli, s’immerse nuovamente. 
Nel frattempo, Alvin, rischiando di annegare nel tentativo di salvare Brittany, riuscì a riportarla in superficie, ma non si era reso conto che, in parte per la corrente, in parte l’agitazione, aveva finito per allontanarsi di diversi metri dal punto in cui si era tuffato. 
Vedendo in acqua il loro soccorritore, così lontano da loro, cercarli, tentò di attirare la sua attenzione urlando, ma a quella distanza, e con il rumore delle eliche dell’elicottero, l’uomo non riuscì né a vederli né a sentirli. 
Da dentro l’elicottero, Dave e tutti i superstiti dell’isola, seguivano nervosamente la scena in mare, sperando in un miracolo. Gli altri due membri della squadra di soccorso, nel frattempo, controllavano con i binocoli, sperando di avvistare i due chipmunk, anche se in cuor loro, sapevano che trovarli sarebbe stato molto difficile. 
La donna andò dal pilota dell’elicottero, chiedendogli di scendere di quota e provare a perlustrare l’area dall’alto, in questo modo avrebbero avuto qualche chance in più di trovarli. 
Buon piano, riuscita cattiva, dal momento che non sembrava esserci traccia dei due dispersi. 
Per Alvin e Brittany, che si trovavano molto più vicino a loro di quanto potessero immaginare, l’unica speranza era che qualcuno li vedesse, perché l’aumento del rumore rendeva ad Alvin ancora più difficile il tentativo di attirar la loro attenzione. 
Ad un certo punto, il pilota dell’elicottero fu costretto a dare un annuncio che sperava di non dover dare << Dobbiamo andare ! >> 
<< Cosa?!! >> pronunciarono in coro i 4 chipmunk 
<< Che cosa vuol dire che “dobbiamo andare” ?!! >> 
<< E’ il carburante, stiamo per superare il punto di non ritorno! >> 
<< Oh no! >> esclamò Simon. 
<< Punto di non ritorno?? Che cos’è il punto di non ritorno, Simon?! >> gli chiese Jeanette 
<< Significa che se non ce ne andiamo presto non avremo carburante sufficiente per tornare alla base ! >> 
<< Oh noo!! E allora che si fa? >> 
Dave corse furibondo verso il pilota. 
<< Non azzardatevi a lasciarli qui, è chiaro!! >> 
<< Signor Seville, non dipende da me! Se non ce ne andiamo saremo costretti a fare un ammaraggio d’emergenza in mezzo all’oceano! Se ne rende conto? >> 
<< E lei si rende conto che la sotto ci sono mio figlio e la sua ragazza?! >> 
<< Signor Seville… >> tentò di parlare la donna della squadra di soccorso. 
<< Smettetela di chiamarmi “Signor Seville” e pensate a riportarceli!! >> 
<< E’ quello che stiamo cercando di fare, siamo qui per questo, ma lei deve capire che ci sono delle misure di sicurezza che dobbiamo rispettare, per il suo bene e per il bene dei suoi amici, e che stiamo cercando di fare del nostro meglio! Gli altri hanno bisogno di lei, e non è aggredendo il nostro pilota che li aiuterà! >> intervenne la donna della squadra di soccorso. 
Dave si tranquillizzò, e si scusò con lei e il pilota per il suo comportamento. 
<< Norman, quanto possiamo aspettare ancora prima che il carburante esaurisca? >> chiese la donna al pilota. 
<< Non possiamo più aspettare, siamo già andati oltre il limite… >> 
<< Allora avverti la seconda squadra, dagli le coordinate e digli di mettersi subito alla ricerca non appena arrivano. >> 
<< L’ho già fatto, saranno qui a momenti! >> 
Dave si senti uno schifo per l’atteggiamento di poco prima. Quel pilota, Norman, alla fine stava facendo del suo meglio. Non avrebbe dovuto aggredirlo in quel modo. 
Nessuno era in grado di vedere Alvin e Brittany in mare. Se avessero saputo dove guardare, probabilmente sia Thomas che tutte le persone nell’elicottero, avrebbero potuto vedere ad alcuni metri di distanza due piccole testoline di chipmunk emergere a fatica dall’acqua, ma purtroppo non andò così. 
Decisero, quindi, di ritirarsi, e Dave accetto di malgrado, anche se provava l’impulso di gettarsi lui stesso in mare per cercarli, ma probabilmente così avrebbe provocato più danni che altro, quindi decise di assecondare la decisione della guardia costiera e sperare che la seconda squadra arrivasse in fretta e che li trovasse. “Forse erano riusciti a salire su uno dei pezzi della zattera e si erano allontanati spinti dalla corrente?” pensò Dave tra se e se, cercando di rassicurarsi. 
Avvertirono con il megafono Thomas di risalire, e gli lanciarono la scaletta. Lui dovette obbedire alla decisione della squadra, anche se, proprio come Dave, avrebbe preferito cercarli ancora. 
Mentre rientrava, sentiva di aver fallito il suo compito. 
L’elicottero se ne andò, lasciando Alvin e Brittany soli in alto mare. Alvin, poi, sarebbe riuscito a portare la Chipette su una tavolozza di legno della zattera, dove l’avrebbe rianimata tra molti sforzi e molta paura. 
Mentre si allontanavano in elicottero, Dave e tutti gli altri, incrociarono sul loro percorso la seconda squadra, che come promesso, stava arrivando tempestivamente. 
Dave non aveva la stessa esperienza degli uomini della guardia costiera, quindi in lui era ancora viva la speranza di riuscire a riabbracciare, al rientro, i suoi ragazzi caduti in mare, e trasmetteva questa sicurezza e fiducia anche agli altri chipmunk e alle due persone con cui era stato tratto in salvo dall’isola, Zoe e Ian. Gli uomini della squadra di soccorso, invece, non la vedevano così. Sapevano che l’intervento della seconda squadra era solo uno specchietto per le allodole. Se i due scoiattoli erano caduti in acqua, non ci sarebbe stato modo di recuperarli, dopo tutto quel tempo, l’unica possibilità che rimaneva era che la seconda squadra riuscisse eventualmente ad avvistarli in superficie o sopra qualche pezzo della loro zattera, ma anche questo era improbabile. Se loro non erano stati in grado di vederli, difficilmente ci sarebbero riusciti gli altri, visto e considerato anche che la corrente li avrebbe allontanati chi sa dove. 
Dieci minuti dopo, Norman, il loro pilota ricevette una comunicazione…le ricerche non avevano dato frutti…Alvin e Brittany erano ufficialmente dispersi. 
Quando appresero la notizia, Dave e Simon si fecero pallidi in volto, mentre le altre due Chipettes e Theodore scoppiarono in un pianto disperato. 


Un’ora dopo, nella sala d’attesa della guardia costiera. 

Dave cercava di consolare come poteva i 4 chipmunk che erano con lui, anche se lui stesso era in preda alle lacrime. Zoe e Ian, per richiesta di Dave, li avevano lasciati da soli. 
Non aveva pianto quando erano volati via dalla nave, perché in quella circostanza erano ancora insieme, e in gruppo era più facile che se la cavassero. Inoltre, durante quei primi minuti del rientro in elicottero, in lui c’era ancora la speranza di trovarli, mentre questa volta, a sentire i pareri sinceri degli uomini della guardia costiera, era improbabile che si siano salvati. 
Dave si incolpava per entrambi, sia per Alvin che per Brittany. Se non avesse interferito, forse Thomas sarebbe riuscito ad afferrare al volo la Chipette, e se non avesse mollato la presa quando Alvin l’aveva morso, se avesse resistito al dolore, forse avrebbe salvato almeno lui. Invece niente. Aveva permesso che entrambi cadessero in acqua, e probabilmente ora erano morti annegati, l’uno per salvare l’altra. 
<< Perché…perché è successo?! Non è giusto…NOOO!! >> urlò Eleanor, in lacrime. 
<< Alvin ha cercato di salvarla…è…è…stato un eroe… >> aggiunse Simon. 
<< Però non è servito a niente…SONO MORTI!! >> 
<< Non dire così, Eleanor, ti prego… >> la supplicò Jeanette. 
<< Cosa faremo adesso, Dave? Cosa faremo senza…senza…di loro? >> 
<< Non lo so Theo…andremo avanti… >> 
<< Credo…credo che dovremo comunicare…dell’International Music Aw… >> 
<< Coooosa?! Simon!! Tuo fratello e mia sorella sono morti e tu pensi solo a quegli stupidi Awards?! >> 
<< Ma no, Jeanette…no…non volevo dire questo….dicevo solo che… >> 
Simon si azzittii. Intendeva solo dire che avrebbero dovuto dare la notizia alla gente. Non si preoccupava certo del fatto che non si sarebbe più esibito agli Awards. 
Come tutti gli altri, anche Simon era disperato per gli eventi di quella giornata. Gli tornò in mente la scena di quando se n’erano andati dall’isola. Lui e Alvin avevano remato insieme a Dave e a Zoe per allontanarsi dalle palle di fuoco e roccia che piovevano dal vulcano, la corrente era stata potentissima, e lo sforzo per allontanarsi era stato spropositato per tutti. Li avevano aiutati con i loro piccoli remi di fortuna anche quando ormai erano già lontani dell’isola. Dopo un po’ decisero di fermarsi, ma Dave e Zoe continuarono ancora a lungo, proprio a causa di quella corrente che continuava a spingerli nella direzione opposta. 
Gli tornò in mente anche la scena di quando erano in alto mare poco dopo essere volati via dalla Carnival Dreams. Dopo un paio di ore in cui il vento era l’unica cosa che li spingeva, arrivati nelle vicinanze dell’isola, per quanto le correnti d’aria fossero intense, alla fine era stata proprio quella del mare a prendere il sopravvento, facendoli giungere alla spiaggia. 
Se solo Alvin e Brittany fossero riusciti a mettersi in salvo su un pezzo della zattera, forse la corrente li avrebbe riportati all’isola… “Già, sarebbe stato bello se fosse andata così!” pensò. 
“…e se…?” 
In Simon si accese una scintilla di speranza! Forse era andata proprio così, Alvin e Brittany erano tornati sull’isola! Sarebbe stato sufficiente andare a prenderli! 
<< Dave! Dobbiamo tornare lì!! >> 
<< Cosa? “Lì” dove? >> 
<< Lo sai! Sull’isola!! Alvin e Brittany sono sicuramente lì!! >> 
Il gruppo smise di piangere e tutti cominciarono ad ascoltare con attenzione Simon. 
<< Simon…non… >> 
<< Dammi retta, Dave! Alvin e Brittany sono lì! Ricordi la forza della corrente? Ricordi che anche quando eravamo ormai lontani, dicevate di sentirla ancora?! >> 
<< Simon… >> 
<< Dave, sono convinto che Alvin e Brittany siano tornati sull’isola!! Dobbiamo tornare a prenderli!! >> 
<< Simon, ti prego, ascolta…per tornare sull’isola avrebbero dovuto come minimo salire su un pezzo della zattera…lo sai anche te…se si fossero messi in salvo li avremo sicuramente trovati fin da subito, o se non noi, almeno la seconda squadra… >> 
<< Ma Dave…io… >> 
Jeanette scese dalla sedia su cui lei, sua sorella e Theodore stavano seduti, e si avvicinò a Simon, che si trovava a un metro da loro. Tentò di abbracciarlo e gli disse << Simon...Dave ha ragione…li avremo visti se fossero saliti sulla zattera… >>. 
Simon non accettò la risposta di Jeanette. La spinse via con violenza e corse fuori dalla sala d’attesa in cui si trovavano. 
<< Simon…ma cosa? Torna indietro! Dave, ti prego…fa qualcosa! >> lo implorò Jeanette. 
Dave sì alzò e lo seguì. 

Simon era fuori dall’edificio. 
Nonostante anche a lui fossero sfuggite delle lacrime, aveva cercato di mantenere il più possibile la calma, per evitare di aggravare la situazione. Ora però, con la consapevolezza di aver perso un fratello e dopo aver capito che la sua speranza di ritrovarli sull’isola era effettivamente falsa, lasciò esplodere tutta la sua frustrazione. 
Cominciò a colpire violentemente con il pugno sinistro il muro dell’edificio, e nel frattempo, si sfogò ad alta voce << Stupido! Stupido Alvin che non sei altro!! Tu…tu e la tua impulsività…perché non usi mai la testa prima agire?! Guarda cos’hai combinato!! >> 
Si fermò e si accasciò a terra. Si coprì il viso con le mani e iniziò finalmente a piangere come avrebbe voluto. 
<< Simon... >> era Dave. 
<< Io…io non volevo dire quelle…cose…quelle cose su Alvin…so che…che ha solo cercato di…sì…salvare Brittany…è che… >> 
<< Va tutto bene, vieni qui >> 
Gli salì in braccio e si lasciò abbracciare da suo padre. 
<< Sei convinto di quello che hai detto? >> gli chiese Dave. 
<< Cosa? Oh…sì…sì, era solo uno…insomma…non volevo parlar male di lui… è solo… >> 
<< No, Simon, non intendevo quello… >> 
<< Ah no? E allora…cosa… >> 
<< Sei convinto che siano tornati sull’isola? >> 
Simon non rispose, cercava di capire a cosa puntasse Dave. 
<< Nel caso riuscissimo a tornarci, quante probabilità ci sono di trovarli lì? >> 
<< Dave…l’hai detto anche tu…è impossibile che… >> 
<< Lascia stare quello che dicevo io! Fai un calcolo matematico...quante probabilità ci sono di ritrovarli sull’isola? >> 
<< …molto poche…ma non capisco cosa… >> 
<< Però ce ne sono? Non è così? >> 
<< Bhe…sì…se ci sono effettivamente sfuggiti di vista…e se si siano effettivamente messi in salvo su qualche pezzo galleggiante della zattera…in questo caso…è molto probabile che senza remi o qualcosa con cui opporsi alla corrente, questa li abbia riportati alla spiaggia…però…non capisco qual è il punto, Dave? >> 
<< Il punto, Simon, è che adesso torniamo dalla squadra che ci ha soccorso, li convinciamo a riportarci sull’isola e andiamo a salvare Alvin e Brittany! Soltanto noi due! Theodore e le Chipettes resteranno con Zoe e Ian...allora? Ci stai? >> 
<< Dici davvero, Dave? Voglio dire…fai sul serio? >> 
Dave annui con un sicuro e deciso gesto con la testa. 
Simon ci pensò su un po’, anche se poi capì che non c’era niente da pensare. Era finito il tempo di riflettere e rimuginare, ora bisognava agire! 
<< Bene…allora in questo caso, David…io ci sto, andiamo a prenderli! >> 

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Capitolo 4
*** 4: IO E TE, ANCORA INSIEME…ANCORA QUI ***


Come immaginavo. 
La corrente del mare ci aveva ormai riportato sull’isola. Una decina di metri ci separava dalla spiaggia su cui eravamo approdati la prima volta. Era buffo che fossimo tornati proprio in quel punto, come se l’isola cercasse in qualche modo di dirci che il nostro destino era rimanere qui per sempre. 
Brittany era sdraiata a pancia in su sulla tavola di legno della zattera, ancora priva di sensi (ma viva, come mi ripetevo ogni volta che la riguardavo), mentre io me ne stavo seduto sul bordo destro con i piedi immersi nell’acqua. Non aveva senso che tentassi di remare con qualcosa, perché tanto ci pensava già il mare a condurci, e adesso come adesso, data la situazione, l’idea della terra ferma dell’isola non mi dispiaceva affatto. 
In lontananza, vedevo ancora la nube di fumo fuoriuscire dal vulcano, ma per lo meno l’eruzione era cessata. In compenso, vedevo comparire del fumo in altri punti dell’isola, probabilmente dovuti agli incendi scoppiati con la caduta dei detriti infuocati e della lava. Mi augurai che il nostro rifugio era ancora intatto e al sicuro dagli incendi, perché era lì che volevo portare Brittany. 
Non era sicuro lasciarla sulla spiaggia. Poco prima le avevo messo una mano in fronte, e mi ero accorto che aveva la febbre alta, quindi lasciarla in mezzo al sole cocente non era possibile. Non avevo neanche tempo di prepararle un nuovo riparo, perché speravo davvero che Dave o qualcun altro sarebbero tornati a cercarci qui, e in questo caso, la prima cosa che avrei dovuto fare era di preparare una nuova scritta sul terreno, o comunque qualcosa che avrebbe fatto capire ai soccorritori che eravamo entrambi lì e che li aspettavamo. 
Attesi che la corrente ci avvicinasse ancora un po’ alla spiaggia, dopo di che mi tuffai in acqua e trascinai la tavola di legno con sopra Brittany a riva. 
Quando fummo arrivati, la prima cosa che feci fu di tentare ancora una volta di svegliare Britt. Provai a chiamarla, poi le diedi ancora qualche colpetto sulle guance, ma a parte qualche mugugno, non ottenni risposta. Provai a sentirle ancora la fronte. La febbre sembrava esserle aumentata e la vedevo tremare per il freddo. 
Probabilmente era stata questa la causa di tutto. Durante la crociera, o forse proprio qui sull’isola, deve aver contratto qualche tipo d’influenza che l’aveva fatta ammalare. Probabilmente stava bene durante la fuga dal vulcano, i primi effetti dovrebbe aver iniziato a sentirli sulla zattera, per poi avere il primo mancamento durante il salvataggio. Tutto quello che stavamo vivendo era frutto di uno sfortunato caso…se solo fosse andata col secondo gruppo, quando Dave le aveva proposto di andare con Jeanette, tutto questo non sarebbe successo. Se fosse caduta anche in quel caso, ci saremo comunque stati io, Simon e Dave a recuperarla all’istante. Ma ormai era inutile rimuginare sui “se”…ormai eravamo qui, e io ero il solo che poteva fare qualcosa. 
<< Resta qui, Britt >> le dissi, come se mi aspettassi una sua risposta, e corsi immediatamente verso la foresta. Cercai tra gli arbusti qualche pianta che potessi usare come corda, e quando ne raccolsi un piccolo fascio, tornai immediatamente alla spiaggia. Scartai all’istante tutte quelle che mi sembravano troppo dure o ruvide, oppure quelle che ritenevo troppo corte, e con quelle rimaste assicurai Brittany alla tavola di legno. Se dovevo trascinarla via usando il pezzo della zattera a mo’ di barella, dovevo almeno assicurarmi che non cadesse fuori. 
Persi almeno 15 minuti nell’operazione e verificai, poi, di non averla legata troppo stretta. Quando fui certo che tutto andasse bene, afferrai la barella di fortuna con sopra Britt e inizia a trascinarla via dalla spiaggia. La nostra destinazione? Il rifugio. 

L’eruzione vulcanica aveva rilasciato una grandissima quantità di cenere che si era riversata su tutta l’isola. Man mano che ci addentravamo sempre di più al suo interno, vedevo il terreno ingrigirsi sempre di più a causa della fuliggine. Per fortuna il nostro rifugio non era troppo lontano dalla spiaggia, quindi arrivammo abbastanza velocemente. 
Incastonata al suolo e con una piccola nube di fumo che l’avvolgeva, ad appena mezzo metro dalla casetta costruita da Britt, c’era un’enorme roccia rovente, piovuta dal vulcano. Tirai un gran sospiro di sollievo quando la vidi lì…poco più a destra e avrebbe centrato in pieno il rifugio, distruggendo l’unico riparo che ancora avevamo (dal momento che, come avevo già detto, il mio era crollato poco dopo che io terminai la sua costruzione). 
Per arrivare alla casetta sull’albero, Brittany aveva costruito una piccola scaletta a chiocciola che partiva da terra e si innalzava fino ad un grosso ramo, da lì in poi, ci sarebbe stata un'altra serie di gradini di una seconda scalinata più piccola che avrebbe condotto all’entrate della casetta-rifugio. 
Il lavoro che lei aveva svolto era impeccabile, solo che ora rappresentava un grosso ostacolo…non avrei potuto trascinarla per tutti quei gradini sulla tavola di legno…potevo solo slegarla e portala fino in cima in braccio, e così feci. 
Portarla in braccio fin dentro la casetta non era stato molto faticoso, Brittany non pesava tanto per me, in mare era stato un altro discorso, perché in quel caso ero stremato ed ero sul punto di affogare insieme a lei. 
Ad ogni modo, la portai fin dentro la casetta, dove in un angolo, disposti ordinatamente in fila, c’erano sei piccole brande di foglie create da lei nel caso avessimo dovuto usarle per dormire. Come tocco di classe per l’eccezionale lavoro che aveva fatto, ai piedi di ciascuna delle brande aveva inciso, sul legno del pavimento, le iniziali dei nostri nomi A, B, S, J, T, E. 
La adagiai delicatamente sulla branda corrispondente alla sua lettera e stetti seduto di fianco a lei per alcuni minuti, guardandola dormire. Nel frattempo approfittai per riprendere un po’ le forze. Non per molto, però, perché dovevo tornare il prima possibile in spiaggia per scrivere quel messaggio per i soccorsi. 

Mi svegliai di soprassalto. 
Inizialmente non riconobbi il luogo dove mi trovavo, poi realizzai, ero dentro la casetta-rifugio costruita da Brittany. Senza rendermene conto, mi ero sdraiato sulla mia branda e mi ero appisolato, chi sa per quanto. 
Brittany era ancora lì, dove l’avevo lasciata, priva di sensi, infreddolita e con la febbre ancora alta. 
Che sciocco che ero stato. Non dovevo addormentarmi in quel modo. Chi sa quante ore avevo dormito? E se i soccorsi fossero già passati e io me li fossi lasciati sfuggire?! 
No…dovevo ricompormi, non era il momento degli attacchi di panico. 
Mi avvicinai a Brittany, provai a svegliarla per l’ennesima volta, ma non insistetti più di tanto, poi, quando costatai che anche questo ennesimo tentativo era inutile, mi limitai a coprirla con alcune delle foglie della sua branda. 
Che sconsiderato che ero stato…non solo mi ero addormentato come se niente fosse, ma l’avevo persino lasciata al freddo. Con che coraggio l’avrei guardata negli occhi quando si sarebbe svegliata? 
Comunque sia, avevo già perso troppo tempo. Uscii dal nostro rifugio e dopo aver dato una sbirciatina in una delle finestre, per assicurarmi che Brittany stesse ancora dormendo, mi diressi di fretta verso la spiaggia. 

La prima volta che tutti insieme eravamo arrivati sull’isola, una delle prime cose che facemmo era di creare una grande scritta di SOS nel caso i soccorsi fossero passati di lì. Qualche giorno fa la prendevo tutta sul ridere. Ero convinto che presto, molto preso, Dave sarebbe arrivato a prenderci e non ero minimamente preoccupato della nostra situazione. Sta volta però era diverso. Brittany aveva la febbre alta, io dovevo prendermi cura di lei ma non sapevo in che modo e quel che è peggio è che ora molto probabilmente tutti ci consideravano morti in mare, quindi le probabilità di essere tratti in salvo, sta volta, erano minime. 
Se veramente volevamo essere avvistati, la prima cosa che dovevo fare era di modificare quella scritta del SOS. Se con i soccorsi ci sarebbero stati anche Simon o qualcuno degli altri, vedendo la nuova scritta, avrebbero potuto capire subito che eravamo ancora lì. 
Trovai l’SOS e dopo averci riflettuto alcuni secondi, decisi che al posto di quelle tre lettere, avrei lasciato un altro messaggio: W HR. Dove le tre lettere sarebbero state per “We Here”, “Noi qui”. 
Forse era troppo enigmatico, ma sperai che così avrebbero capito che ci trovavamo ancora nell’isola. 
Mi misi al lavoro. Cominciai a smontare la prima lettera di “SOS” e a ridisporre le pietre per formare “W”. 
Quando fui costretto a prendere alcuni dei massi dalla lettera “O” per completare la W, mi accorsi che l’idea del W HR non era stata tra le migliori…i massi che avevo non mi sarebbero mai bastati per tutte e tre le lettere, o le riducevo di dimensione, col rischio di rendere meno visibile la scritta, oppure dovevo andare alla ricerca di altri massi o scegliere una nuova sequenza di lettere. E questo, In entrambi i casi, avrebbe significato perdere del tempo prezioso. 
Mi sedetti su una delle pietre e comincia a riflettere sul da farsi, quando un rumore alle mie spalle attirò la mia attenzione. Mi voltai di scatto e non riuscì a credere ai miei occhi. Il tasso del miele era tornato. 
L’avevo incontrato un paio di giorni prima, quando ero ancora alla ricerca della legna per il rifugio che stavo costruendo (sì, quello che poi è crollato, lo so). Aveva tentato di rubarmeli e di scappare via con tutta la refurtiva, ma ero riuscito a batterlo d’astuzia. Il problema era che ora non avevo nulla da usare come fionda per scaraventarlo via. 
A quanto pare era riuscito a sopravvivere all’eruzione vulcanica, e a giudicare dalla sua espressione, nemmeno lui sembrava contento di vedermi. 
<< Oh, no…senti, non…non ho tempo da perdere con te ora…vattene!! >> gli gridai contro, sperando, magari, di intimorirlo e di farlo fuggire. Lui, però, mi ignorò, e non curante di me, si avvicinò alla scritta di sassi. 
<< No, questi non sono tuoi! Non toccarli! >> 
Vicino a me, per terra, c’era un piccolo ramo, che poco prima avevo usato per tracciare i contorni delle nuove lettere, prima di iniziare a disporre i massi. Lo afferrai di scatto e inizia a sventolarlo in aria davanti alla faccia dell’animale. 
<< Ti ho detto di andartene, hai capito?!! >> 
Alla fine, il tasso del miele sembrò recepire il messaggio e andarsene. 
Tirai un sospiro di sollievo, e, dopo essermi calmato, ricominciai a riflettere sul come risolvere il problema della mia scritta. 
Cinque minuti dopo, il tasso ritornò. Quando lo rividi, notai che tra le zampe teneva una piccola pietra. 
Stavo per saltargli addosso e azzannarlo, furibondo, ma poi guardai verso le lettere, più che altro per la curiosità di scoprire da quale punto della scritta W OS (con parti “O” usate per completare la “W”) provenisse la pietra che mi aveva rubato. Stranamente, mi sembrò che fosse tutto al suo posto, come l’avevo lasciato io. 
Il tasso del miele afferrò con le fauci il sasso e me lo portò, mentre io lo osservavo sbigottito. Quando lo lasciò cadere ai miei piedi, finalmente capì. Voleva aiutarmi. 
<< E’ così? Vuoi aiutarmi con la scritta? >>. 
Il tasso grugnì, era la sua unica risposta. 
<< Lo prendo come un sì >> 

Finalmente potei riprendere il mio lavoro. 
Mentre io continuavo a ridisporre i sassi per completare la scritta W HR, il tasso del miele continuava a portarmene in continuazione altri dalla foresta. Dove li trovasse, era un mistero per me, ma l’importante è che continuava a portarli, e che era veloce con i viaggi. 
Ad un certo punto gli gridai << Ok, basta così! >> perché me ne aveva raccolti a sufficienza, anche troppi, e allora l’animale si auto-assegnò un nuovo compito: mentre io disponevo i sassi nella giusta posizione, lui li raccoglieva dal mucchio e me li appoggiava vicino. 
Grazie al suo intervento finii il lavoro molto più in fretta del previsto. 
<< Bhe…che posso dire…grazie! >> 
Mi guardò è grugnì ancora una volta, poi si voltò di colpo e corse nella foresta. 
<< Hey! Dove stai andando?! >> 
Niente da fare, era scomparso. 
Approfittai del tempo risparmiato per andare verso il boschetto di manghi, dove ne raccolsi un paio da portare al rifugio. Sulla strada del ritorno trovai anche una grossa conchiglia scheggiata su uno dei bordi. Decisi di prenderla, mi sarebbe tornata utile nel caso avessi dovuto raccogliere dell’acqua. 
In effetti, mi dissi, non sarebbe stata una cattiva idea se fossi tornato alle cascate per prenderne un po’. 
Tornai alla casa sull’albero e lasciai i due manghi appena raccolti in un angolino dell’interno del rifugio, poi controllai ancora lo stato di salute di Brittany. Con la fronte che andava a fuoco e i gemiti di fatica che le sentivo fare ad ogni respiro, pensai che avrei dovuto fare qualcosa per cercare di raffreddarla un po’. La scoprì di un pochino, vedendola improvvisamente gemere per i brividi di freddo. Qualche volta era capitato anche a me di prendermi l’influenza, e in quei casi la prima cosa che Dave faceva sempre era assicurarsi che non mi coprissi troppo con le coperte, poi…qual’era la seconda? Ah sì! Dave prendeva un piccolo panno inumidito con l’acqua fredda del rubinetto e me lo adagiava sulla fronte. Il panno potevo sempre ricavarlo strappando un pezzo della mia felpa, il punto era che non avevo l’acqua…un buon motivo per tornare alle cascate il più in fretta possibile! 
<< Torno subito Britt! Tieni duro! >> 
Corsi fuori dal rifugio e mi diressi rapidamente verso le cascate, portandomi con me la conchiglia trovata poco prima. Durante il tragitto, mi chiesi se il tronco che faceva da ponte a quel precipizio, dove per poco Dave non era caduto giù, c’era ancora, o se l’eruzione vulcanica non l’avesse fatto precipitare. 
Per mia fortuna, era ancora al suo posto, dovevo solo attraversarlo con prudenza, ed essere pronto a scattare in caso avesse deciso d’improvviso di crollare. Lo attraversai senza problemi, ancora per mia fortuna, e proseguii il mio viaggio per le cascate. 
Dopo aver percorso una ventina di metri, mi accorsi che d’improvviso la temperatura si era fatta più cocente , e nell’aria iniziai a sentire uno strano odore, a metà tra il bruciato e qualcosa che non ero in grado di descrivere. Rallentai la marcia, perché quell’odore e quella calura sempre più crescente, non mi piacevano per niente. Avevo un’ipotesi su cosa potesse essere, e ne ebbi la conferma pochi metri dopo. 
Intorno a me avevo iniziato a vedere lava parzialmente solidificata e vegetazione bruciata, segno che la colata era scesa fin lì. Dovevo essere prudente come non mai, perché se mettevo piede nel punto sbagliato, sarei finito peggio che arrosto…con la lava non c’era da scherzare! E non c’era bisogno che mi ricordassi di qualche lezione di Simon per saperlo. 
Il fiume di lava si stava parzialmente riversando nel lago, facendo ribollire l’acqua nel punto in cui il magma entrava in contatto con essa. Non era sicuro tentare di entrare in quelle acque, ne tantomeno provare a raccoglierle, non ne sapevo molto delle correlazioni tra acqua e magma, ma non volevo rischiare che li dentro si fosse riversato qualcosa che potesse averla resa tossica o chi sa cos’altro. Decisi di salire fino al punto in cui avrei potuto raccogliere direttamente l’acqua della cascata, almeno lì c’erano più probabilità che fosse fresca ed eventualmente potabile. 
Provai a raccoglierne un po’ con la conchiglia, ma mi resi subito conto che non sarei mai riuscito a portarla fino al rifugio senza perderne la maggior parte durante il ritorno. La mia priorità era di portare un panno bagnato a Brittany, per poterla raffreddare un po’, quindi dovevo inventarmi qualcosa in fretta. 
Ci riflettei un po’, in effetti…forse più di quanto avrei dovuto, ma alla fine arrivai a una possibile soluzione. Non era necessario che portassi l’acqua fino al rifugio, per poi preparare lì il panno per Britt. Potevo benissimo impregnarlo di acqua ora e usare la conchiglia per trasportarlo, così avrei impedito che l’acqua gocciolasse via troppo di fretta e lo asciugasse velocemente. 
Sì, l’idea, nella sua semplicità, era ottima! Mi serviva solo il panno, ora. 
Afferrai uno dei bordi della mia felpa e inizia a tirare, ma non si strappo nulla. 
<< Ma come accidenti c’era riuscito Simon?! >> mi chiesi ad alta voce tra me e me. 
Forse avrei dovuto provare a strapparmi una delle maniche, magari quelle avrebbero ceduto più facilmente. 
Niente da fare. Le cuciture reggevano. 
Dovevo riconoscerlo…a quanto pare, Simon era molto più forte di me. 
Frustrato e irritato, mi sollevai il bordo inferiore della felpa e ne rosicchiai via una grossa porzione con i denti, almeno questo tentativo riuscì nel suo compito. 
Immersi la porzione di felpa rosicchiata nel getto della cascata e quando si impregnò per bene, la arrotolai con delicatezza e la riposi dentro la conchiglia, stando attento a perdere meno liquido possibile. Poi scesi con calma dalle rocce e tornai da Brittany. 

Per quanta attenzione avessi fatto durante il viaggio, non ero riuscito a impedire che molta dell’acqua raccolta col panno gocciolasse via dalla conchiglia, ma quella poca che rimaneva a inumidirlo era ancora sufficiente per mantenerlo fresco. 
Lo strizzai un po’ per togliere l’acqua in eccesso, facendo attenzione che sgorgasse tutta all’interno della conchiglia (mi sarebbe servita dopo per inumidirlo ancora, nel caso si fosse asciugato) e lo adagiai sulla fronte di Brittany. Avrei dovuto fare tutto molto più di fretta, ma almeno ora stavo effettivamente facendo qualcosa per provare ad aiutarla. Restai di fianco a lei in silenzio, guardandola dormire. Ogni tanto lo rimuovevo e lo immergevo un po’ nell’acqua della conchiglia, per inumidirlo un po’, e glielo rimettevo sulla fronte. 

Probabilmente era passata almeno mezz’ora da quando avevo fatto ritorno alla casetta con il panno bagnato, e in quel lasso di tempo continuavo a chiedermi se mai, sta volta, ci avrebbero trovato. Non avevo con me un orologio o qualcosa che mi aiutasse a tener conto del tempo che trascorreva, sapevo solo che era circa mezzo giorno quando l’elicottero ci aveva trovato sulla zattera, e lo sapevo solo grazie a Simon, che ce l’aveva fatto notare dal fatto che il sole si trovava “nel punto più alto del cielo”, per ripetere le sue parole alla lettera. Ah, Simon…chi sa cosa stava facendo in quel momento, mentre Brittany lottava per la vita e io lottavo per tenercela. Chi sa se aveva intuito che forse ci trovavamo ancora qui? 
Il filo dei miei pensieri venne interrotto da un grugnito a me ormai familiare, il tasso del miele mi aveva ritrovato. Mi affaccia alla finestra della casetta per riuscire a vedere dove fosse, e mi ritrovai il suo faccione proprio davanti, che mi fissava con la sua solita espressione curiosa. 
<< Woh…hey, mi hai spaventato! Senti…non so se mi capisci…ma…volevo ringraziarti per l’aiuto che mi hai dato prima…sai…con la scritta… >>. 
Il tasso non sembrò badare molto alle mie parole. Lo vidi fissare con estrema curiosità Brittany dal’apertura della finestra. 
<< Oh, lei…è la mia….uh…una mia amica…è molto ammalata…ma non so cos’abbia…ho provato a raffreddarle la fronte con un panno, ma non sembra funzioni… >>. 
Oh, andiamo, Alvin! Cosa ti illudi di ottenere raccontandogli questo? Probabilmente non riesce nemmeno a capirti! Pensai in quel momento. 
Il tasso del miele restò imbambolato a fissarla per alcuni secondi, ignorando completamente tutto ciò che gli dicevo. Ad un certo punto si allontanò dalla finestra ed entrò bruscamente nella casetta, cogliendomi completamente alla sprovvista. Non mi aspettavo certo una reazione di questo tipo! 
Si avvicinò a Brittany e iniziò ad annusarla. 
Io ero nel panico più totale, perché non sapevo cosa avrebbe fatto da lì a poco. Mi guardai intorno, cercando di ricordarmi dove avessi messo la tavola di legno della zattera sulla quale avevo trasportato Britt. Se l’avessi trovata rapidamente, avrei eventualmente potuto usarla come arma per scacciare l’animale. Temevo che gli fosse venuto in mente di rapirla e di trasformarla nella sua cena, invece si allontanò subito da lei e afferrò con la bocca la mia conchiglia da terra. Poi, con la stessa rapidità con cui era entrato, uscì fuori dal nostro rifugio e scappò, portandosela via. 
<< Hey, no…aspetta un momento! Quella è mia!! >> 
Uscii fuori anch’io e iniziai a corrergli dietro, non volevo permettergli di rubarmela! 
Lo rincorsi nella foresta per diversi metri, con l’impressione che si stesse prendendo gioco di me, dal momento che quando guadagnava distanza, si fermava per brevi istanti, o rallentava la sua fuga, permettendomi sempre di riguadagnare terreno, e quando mi ero avvicinato abbastanza, riprendeva la sua corsa. Si fermò definitivamente solo quando entrambi avevamo raggiunto un luogo a me familiare: la piccola sorgente d’acqua dove, giorni prima, Brittany adorava farsi il bagno, prima che l’attività vulcanica avesse iniziato a portarla a temperature roventi. Anche ora stava fumando, ma non ribolliva come l’ultima volta. 
Comunque sia, io volevo solo rimpossessarmi della mia conchiglia e tornare da Brittany, visto che me n’era andato senza nemmeno assicurarmi delle sue condizioni. Il tasso del miele non me lo impedì, e anzi, dopo averla lasciata cadere a terra, saltò nuovamente tra gli arbusti, sparendo dalla mia vista. 
<< Con tutti i problemi che mi ritrovo oggi, guarda te se devo perdere tempo con questi giochetti!! >> 
Stavo per andarmene, quando il grugnito del tasso, che era ricomparso, mi richiamò per l’ennesima volta l’attenzione. Sta volta, tra le fauci teneva delle strane e grosse foglie ovali. 
<< E ora che vuoi? >> 
L’animale le lasciò cadere nella sorgente d’acqua, poi con la zampa mi fece una specie di cenno, come se mi invitasse a guardare. E io lo feci. 
Dopo alcuni secondi di immersione, dalle foglie iniziò a fuoriuscire una specie di sostanza rossastra, che colorò in breve tempo l’acqua della sorgente. 
<< Grandioso, sai preparare il tè, grazie dell’informazione, ora però, scusami, ma devo tornare da Britta… >>. 
Non mi permise di andar via, mi afferrò per il cappuccio della felpa. 
<< Oh, ma insomma! Ti ho già ringraziato per l’aiuto con la scritta, che altro vuoi da me?! >> 
Il tasso del miele mi strappò dalle mani la conchiglia. 
<< Hey, ma cosa…?! >> 
Con essa, raccolse un po’ di acqua dalla sorgente, poi, voltandosi verso, ne bevette un sorso, passando il resto a me. 
Se devo essere onesto, l’idea di bere dallo stesso contenitore in cui prima aveva bevuto quel tasso, non mi allettava per niente…ah, ma chi se ne frega! Eravamo entrambi animali! Che problemi c’erano? Mi dissi. E bevvi. 
Fui sorpreso dal sapore che aveva…mi aspettavo qualcosa di insapore, o al massimo, amaro, come di fatto dovrebbe essere un normalissimo tè senza l’aggiunta di zucchero…invece era dolcissimo e molto gradevole. 
<< Ok, va bene… riconosco che è delizioso, ma non capisco cosa….oh…wowowooo!! >> 
D’improvviso sentì un’ondata di energia pervadermi tutto il corpo. Tutta la stanchezza accumulata durante quella giornata sparì di colpo, e ora mi sentivo come rinato, tutto grazie a quello strano tè. 
Forse avevo capito perché il tasso del miele mi aveva condotto fin lì dopo aver visto Brittany ammalata. Avrei dovuto farle bere il tè miracoloso, e così, forse sarebbe stata meglio! 
Non attesi un solo secondo in più! Riempì la conchiglia fin dove mi era possibile e ripartì per tornare al nostro rifugio, col tasso del miele di fianco a me che mi seguiva camminando a quattro zampe. 

Sta volta, per tornare alla casetta ci misi molto più tempo di prima. Volevo perdere per strada il meno possibile di quel tè miracoloso, quindi non solo non corsi, ma cercai di camminare il più lentamente possibile. Alla fine, comunque, non riuscii ad impedire a me stesso di farne cadere fuori almeno la metà, ma visto che prima mi era stato sufficiente bere un terzo della quantità che avevo ora, per recuperare in pieno le forze perse durante la giornata, forse quella quantità sarebbe bastata a rimettere in sesto Britt. Era una speranza vaga, me era anche l’unica che avevo. 
<< Aspetta qui, per favore >> chiesi al tasso del miele, che mi aveva accompagnato fino ai piedi dell’albero sul quale si trovava il nostro rifugio, lui obbedì. Salite le scale e rientrato in casa, portai subito il tè a Brittany. Mi chinai vicino a lei, le sollevai la testa e glielo feci bere lentamente, un sorso alla volta. 
Quando lo finì, appoggiai la conchiglia a terra e mi misi ad aspettare, ansioso, una reazione di qualche tipo. 
Brittany gemette, poi mosse un po’ il braccio destro, infine, molto lentamente, apri gli occhi. 
<< A…Al…vin? >> 
<< Sì, Britt! Sono io! Come stai? Ti senti meglio? >> 
Volevo abbracciarla e stringerla forte a me, contento quant’ero di sentirla finalmente parlare, ma mi trattenni. Si era appena svegliata dopo essere rimasta praticamente priva di sensi per chi sa quante ore, dovevamo fare un passo alla volta. 
Lei si guardò un po’ intorno, poi disse << Siamo…siamo nel mio rifugio? >> 
<< Sì, Britt… >> 
<< Quindi…non…non ci hanno salvato…dove sono Simon e gli altri? >> 
<< Non ricordi nulla di quello che è successo? >> 
<< Ricordo…che l’elicottero ci stava recuperando…ma poi…cos’è successo? >> 
Non ebbi il coraggio di risponderle subito. Durante la giornata avevo fatto del mio meglio per non pensare ai fatti avvenuti durante l’operazione di salvataggio. 
<< Britt…hai avuto…non so, credo una specie di mancamento...forse per la febbre…e sei caduta in acqua…io mi ero tuffato per recuperarti, solo che poi i soccorsi…ecco…non sono più riusciti a ritrovarci e…credo…che avessero pensato che fossimo annegati…o qualcosa del genere…perché poi se ne sono andati lasciandoci in acqua… >> 
<< Anche Dave se n’è andato? E gli altri? >> 
<< Sì, Britt, non ricordi? Loro si trovavano tutti sull’elicottero quando tu sei caduta in acqua…anche Dave era salito... >> feci una breve pausa e ripresi << …tu eri priva di sensi, ma per fortuna, vicino a noi c’era un…pezzo della zattera…ti ci ho portato sopra… e poi ho solo aspettato, finché la corrente non ci ha riportato qui sull’isola… >> 
Decisi di omettere, per ora, il fatto che avessi dovuto rianimarla...era già sufficientemente scossa, e non volevo preoccuparla ulteriormente. 
<< Quindi…ci siamo solo noi due, Alvin? >> mi chiese. 
<< Sì, Britt…io e te…ancora qui…su questa dannata isola… >> e ancora insieme, avrei voluto aggiungere, ma lo tenni solo per me. 
Poco dopo, Britt si riaddormentò. Quel tè era riuscito a darle la forza di svegliarsi, ma era ancora ammalata, e nessuna bevanda, per quanto rinvigorente potesse essere, era in grado di combattere un virus. 
Provai a sentirle la fronte. Era ancora calda, ma per lo meno sembrava essere meno rovente di prima. Forse il panno inumidito aveva fatto il suo dovere meglio del previsto…o forse quello strano te la stava effettivamente guarendo. 
La lasciai dormire ancora, e nel frattempo, decisi che per ora potevo anche lasciarla sola per un po’. Ormai avevo fatto tutto il possibile. Ora dovevo solo aspettare, e vedere che piega avrebbero preso gli eventi. 
Uscito dalla casetta, guardai verso il basso, e notai che il tasso del miele era ancora lì, nello stesso punto in cui l’avevo lasciato qualche minuto prima. 
Scesi le scale a chiocciola fino a terra e camminai verso di lui. Notai che stava guardando qualcosa in cielo. Inizialmente pensai che si stesse solo osservando intorno, poi capì, invece, che era concentrato su qualcosa…sì! Stava decisamente seguendo qualcosa, ma non con gli occhi! Era un rumore…un rumore che cominciai a sentire nitidamente anch’io quando gli fui a pochi centimetri di distanza...un rumore ormai divenutomi familiare…le eliche di un elicottero!! Provai ad ascoltare in silenzio, in compagnia del mio nuovo amico tasso, cercando di capire da dove venisse. 
<< La spiaggia…sì!! Viene dalla spiaggia!! Andiamo, presto!!!! >> 
Corsi come un forsennato, seguito dal tasso del miele, e insieme raggiungemmo rapidamente la spiaggia da dove proveniva il rumore dell’elicottero. Mi fermai a pochi metri dal mare e mi osservai intorno, finché, in lontananza, non lo avvistai! Era proprio un elicottero rosso! Come quelli della guardia costiera che ci avevano tratto in salvo quella mattina!! A cinque metri da dove io e il tasso ci trovavamo, c’era anche la scritta W HR, che io e lui avevamo costruito insieme. Era fatta! L’elicottero volava verso la nostra direzione! Non pensavo che l’avrei mai più detto, ma << Sìì!! Ci hanno trovato, ce l’abbiamo fatta!! >>. 
D’un tratto, una violentissima scossa sismica mi fece cadere a terra. 
<< Oh, no…è adesso che succede?! >> 
Il tasso del miele cominciò a saltellare di qua e di là e a grugnire agitato, e mentre io tentavo di rialzarmi, un'altra serie di scosse ci fece traballare. Pochi istanti dopo sentimmo un’enorme esplosione provenire dal centro dell’isola. 

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Capitolo 5
*** 5: ANDIAMO A PRENDERLI! ***


Dopo essersi scambiati una decisa stretta di mano, Dave e Simon non persero tempo e rientrarono subito nella stazione. 
Vedendoli tornare, Jeanette raggiunse Simon. 
<< Aspetta qui, Simon >> gli disse, poi, Dave. 
<< Ok >> 
<< Che succede? >> provò a chiedere Jeanette. 
<< Andiamo a riprenderci Alvin e Brittany >> 
<< Cosa?! >> 
Mentre Simon le spiegava il loro piano, Dave si era diretto alla segreteria della stazione, dove chiese di parlare con urgenza con uno degli uomini della squadra che li aveva tratti in salvo. Fu accontentato. Dopo alcuni minuti di attesa, gli si presentò dinanzi la donna del gruppo, che colse anche l’occasione per presentarsi ufficialmente, si chiamava Emily Grant. 
Dave cercò di riassumerle in poche parole la conclusione a cui lui e Simon erano giunti circa la sorte di Alvin e Brittany. 
<< …quindi volevamo chiedervi se fosse possibile preparare una nuova squadra e ritornare sull’isola? >> 
Emily non si aspettava una tale richiesta da Dave, la cosa la colse alla sprovvista. 
<< Venga con me, signor Seville >> lo invitò. 
Emily lo condusse per una serie di corridoi, dove alla fine giunsero ad una porta con scritto sopra, su un cartellino, “Solo personale autorizzato”. Entrarono insieme, e mentre proseguirono, incrociarono nella loro strada altri uomini in divisa. 
Emily, alla fine, raggiunse con lui l’ufficio del loro comandante, Robert McQueen, a giudicare dal nome che Dave aveva letto scritto sulla targhetta della porta. 
La donna Bussò, e poco dopo la porta si aprì. 
Dave riconobbe l’uomo che gli si presentò di fronte, l’aveva visto scendere dall’elicottero della seconda squadra che era partita per andare alla ricerca di Alvin e Brittany in mare. Era alto e di corporatura molto robusta, calvo e approssimativamente sulla cinquantina di età. 
<< Emily? Che ci fai qui? >> le chiese in tono molto cordiale e amichevole. 
<< Il signor Seville le vorrebbe parlare >> 
L’uomo squadrò Dave, fissandolo negli occhi per un paio di secondi. 
<< Ok, entrate allora >> 
<< La ringrazio >> 
<< Oh, non si preoccupi, signor Seville, più tosto, mi presento, sono il comandante Robert McQueen, probabilmente l’avrà già letto dalla targhetta qui fuori, ma non c’è ragione per non essere educati >> 
<< La ringrazio ancora, e mi presento anch’io…Dave Seville, sono… >> 
<< Sì, è il manager dei Chipmunks...impossibile non conoscerla…oh, mi scusi! Non volevo interromperla… >> 
<< Oh, no, non si preoccupi >> 
<< …ci tenevo a dirle che mi dispiace davvero molto per la sua perdita…stiamo già preparando delle squadre per iniziare una ricerca su ampio raggio…ma è bene che lei sappia che a questo punto sarà molto difficile riuscire a capire cosa gli possa essere successo…soprattutto…vista e considerata la loro taglia…ma, mi dica…a caso devo questa visita? >> 
E così Dave spiegò anche a lui tutta la situazione. Quando ebbe terminato il racconto, concludendo con la richiesta di organizzare una squadra per fare ritorno sull’isola, Robert aveva assunto un espressione dubbiosa. 
<< Possiamo darci del Tu, signor Seville? >> 
<< Per me va bene >> 
<< D’accordo…allora, Dave…tu…ti rendi conto di quanto sia stiracchiata la vostra teoria? >> 
<< Sì, lo so che sembra ridica…o che può sembrare come una richiesta disperata… >> 
<< Appunto…vedi, Dave…noi cerchiamo di fare del nostro meglio per aiutare le persone che hanno bisogno di assistenza…di solito riusciamo a intervenire tempestivamente e con grande efficienza, ma talvolta le disgrazie possono capitare… >> 
<< Questo caso è diverso, Robert! Io e mio figlio Simon siamo certi che Alvin e Brittany siano ancora vivi, e che siano tornati su quell’isola, dovete crederci! >> 
<< Non è che non ti voglio credere, Dave…è solo che…insomma…coma fate a esserne così certi che li troverete proprio lì? Se il vostro fosse l’unico caso di cui ci dovessimo occupare, ti assicuro che manderei tutti gli elicotteri a nostra disposizione alla loro ricerca, ma purtroppo ogni giorno ci dobbiamo occupare di casi analoghi al vostro…il punto è che…se dobbiamo davvero mandare laggiù un altro elicottero, devo farlo sapendo di averne un buon motivo… >> 
<< Lo so…me ne rendo conto…però…noi siamo certi che si trovino lì… >> in verità non era certo di niente, ma in quel momento, ammettere la verità non gli sarebbe stato di grande aiuto per convincere Robert << …vi chiediamo di fare un solo unico tentativo…anzi…vi supplichiamo… >> 
<< Alt, Dave! Non voglio che mi supplichi di niente…facciamo così: ora io mi rivolgerò a Emily, che è in piedi dietro di te, vicino alla porta, e le dirò di far preparare l’elicottero e l’attrezzatura, per tornare sull’isola, come tu desideri…ma prima voglio chiederti una cosa…vedi, come ti dicevo, non siete l’unico caso di cui ci dobbiamo occupare. Ogni giorno ci sono persone che rischiano la vita in mare, e talvolta capita che non abbiamo squadre ed elicotteri a sufficienza per tutti…se ti sto dicendo questo, Dave, è solo perché tu mi sembri un uomo intelligente e ragionevole…in tanti anni mi sono già trovato in situazioni molto simili alla vostra, con membri della famiglia che mi chiedevano di mandare squadre di ricerca per trovare i loro cari nei posti più improbabili. Questo solo perché non erano in grado di affrontare la realtà dei fatti e accettare la loro perdita. 
Se tu sei davvero convinto che ci sia una speranza che siano tornati sull’isola dopo esserci sfuggiti di vista durante la nostra ricerca, allora andremo lì e vi aiuteremo a ritrovarli…ma se questa è solo la falsa speranza di un altro genitore che non è in grado di accettare il fato dei suoi figli, allora, forse dovresti lasciarci a disposizione quell’elicottero nel caso altre vite avessero bisogno di noi…ora pensaci bene, Dave…molto bene…vale la pena di tentare? >> 
Dave non sapeva che risposta dare…l’idea che Alvin e Brittany si trovassero sull’isola era venuta a Simon, non a lui. Lui aveva solo deciso di dargli retta. 
Forse era proprio Simon la persona che non era in grado di affrontare la realtà, e Dave si era solo lasciato trasportare dalle farneticazioni di un ragazzo che aveva appena perso suo fratello. 
<< Sarò onesto…io per primo ho dei dubbi sull’ipotesi di Simon… >> cominciò a parlare, rivolgendosi a Robert << …tuttavia…credo che anche che se ci sia una piccola possibilità di trovarli, non dovremo tirarci indietro…quindi…augurandomi che nessun altro, durante la giornata, avrà bisogno dell’intervento dell’elicottero, sono ancora convinto che dobbiamo tentare di cercarli lì…e in caso non ci siano, vorrà dire che cercheremo di accettare la realtà e andare avanti… >> 
Robert e Dave si fissarono negli occhi per alcuni secondi, dopo di che, fu Robert a spezzare il silenzio. 
<< Molto bene, Dave, in questo caso…Emily, sai cosa fare! >> 

Dave tornò alla sala d’attesa, dove comunicò la buona notizia a Simon e agli altri. In seguito, parlò con Zoe e Ian, che fino ad allora avevano rispettato il suo volere ed erano rimasti fuori dalla faccenda, aggiornandoli sui loro piani e affidando loro il compito di badare a Theodore e alle Chipettes, mentre lui e Simon sarebbero tornati con l’elicottero e la squadra di Emily sull’isola. 
Finiti i preparativi e scambiati i saluti e gli auguri di buona fortuna, era arrivato il momento di partire. A pilotare ci sarebbe stato ancora Norman, il pilota che Dave aveva conosciuto durante il loro salvataggio. 
<< Trovali, Dave, per favore! >> lo supplicò Theodore. 
<< Contaci, Theo! >> 
Abbracciò i tre chipmunk che sarebbero rimasti a terra e salì nell’elicottero, dove Simon lo stava già attendendo. 
Norman accese il motore, le eliche iniziarono a roteare e in pochi secondi l’elicottero si sollevò da terra, partendo per la sua missione. 

Durante il viaggio, solo gli uomini della squadra di soccorso parlarono tra di loro. Dave e Simon restarono totalmente in silenzio. Entrambi erano troppo nervosi per riuscire a rilassarsi a sufficienza per discutere, in testa avevano un solo e unico pensiero: la speranza che Alvin e Brittany fossero effettivamente lì dove loro erano diretti. 
L’elicottero volò per circa un’ora, fino a quando Norman annunciò al resto dei passeggeri che l’isola era ora visibile all’orizzonte. 
Dave e Simon si affacciarono subito al finestrino per guardare. Era ancora molto lontana e non c’era modo distinguere nulla, a parte una piccola chiazza di terra emersa in mezzo all’oceano. 
<< Ci siamo, Dave…il momento della verità… >> disse Simon. 
<< Già… >> 
Quando l’elicottero si era avvicinato a sufficienza all’isola, Emily tirò fuori da una sacca piena di attrezzature un binocolo e iniziò a guardare in quella direzione. 
<< Vede qualcosa? >> 
<< Un momento, Dave…hmm…sembra che qualcuno abbia lasciato una specie di scritta sulla spiaggia…non riesco a distinguere bene le lettere… >> 
<< Sì… “SOS”…l’abbiamo fatto noi quando ci siamo arrivati lì la prima volta… >> spiegò Simon. 
<< No…un momento…questa sembra diversa… >> li avvertì Emily. 
<< Diversa? In che senso, scusa?? >> 
<< Posso guardare anch’io? >> chiese Dave. 
<< Ecco, tieni >> 
Emily gli passò il binocolo e lui iniziò a guardare in direzione della spiaggia. 
<< Allora, Dave? >> 
<< Credo…credo che ci sia scritto…W…H…R… “W HR”? Ma che significa?? >> 
Simon capì subito cosa volessero dire quelle scritte, e sul volto gli si stampò un sorriso di gioia come temeva non ne avrebbe provati mai più in tutta la sua vita. 
<< Ma certo!! “We Here”! Noi qui! Alvin, sei un genio!!! >> 
<< Dici davvero?! Simon, sei sicuro che significhi quello?? >> 
<< Assolutamente, Dave! Non ne ho alcun dubbio, quello è un messaggio di Alvin e Brittany!!! >> 
<< Hey, Dave, guarda in direzione della spiaggia! >> gli disse Emily. Lui obbedì immediatamente. 
<< Guarda a cinque metri dalla scritta, verso la tua destra, li vedi anche tu? >> 
Dave spostò lentamente la visuale del binocolo verso destra, come gli aveva chiesto Emily, e lì lo vide. 
<< Ma…ma quello è Alvin!! >> 
<< Stai scherzando?! >> 
<< No, Simon, salta su, vieni a vedere anche te! Un momento…ce qualcuno con lui… >> 
<< Brittany? >> 
<< No…sembrerebbe…una specie di animale…guarda tu stesso… >> 
Dave resse il binocolo per Simon, in modo che il chipmunk potesse guardarci attraverso. 
<< Quello è un tasso del miele…ma non capisco cosa centri con Alvin… >> 
<< Non importa! Quello che davvero conta è che li abbiamo trovati! Avevi ragione, Simon!! >> 
L’elicottero si avvicinò sempre di più all’isola. Ancora un po’ e sarebbero potuti atterrare sulla spiaggia. 
Da quella distanza non era più necessario usare il binocolo per osservare Alvin, perciò Dave lo restituì a Emily, che nel frattempo aveva iniziato ad organizzarsi con il resto della squadra (composta da due uomini che fino ad ora Dave non aveva mai visto, e dei quali non aveva ancora avuto l’occasione di apprendere i nomi) per prepararsi al recupero. 
<< Non vedo Brittany, Dave…non sarà...? >> 
<< No, Simon, non temere, sono certo che sta bene! >> 
<< E allora dov’è? >> 
<< Hey, un momento, che sta succedendo?! >> chiese d’improvviso Norman dalla sua cabina di pilotaggio. 
<< Che vuoi dire, Norm? >> gli domandò Emily. 
<< L'isola! >> 
Emily e i due uomini del suo gruppo si affacciarono per guardare. Dave e Simon, invece, stavano seguendo la scena già dal momento in cui il pilota aveva terminato la sua prima frase. 
Quello che tutti i passeggeri dell’elicottero videro era Alvin e il tasso del miele, che gli stava vicino, iniziare ad agitarsi per qualcosa che stava accadendo nella spiaggia. Che cosa fosse, però, non erano ancora in grado di capirlo. 
<< Ma che gli prende? >> chiese uno degli uomini della squadra di soccorso. 
<< Sembra quasi che…oh-ho…Emily…passami il binocolo, per favore! >> le chiese ad alta voce Simon. 
<< Eccolo! >> 
La donna si avvicinò a Dave e al chipmunk e resse il binocolo a mezz’aria per permettere a Simon di guardarci attraverso. 
<< Allora? >> si intromise Dave. 
<< Guardate gli uccelli! >> li avvertì Norman, non dando a Simon il tempo di dare spiegazioni a Dave. 
Tutti guardarono in direzione del centro dell’isola, da dove interi stormi di uccelli si levarono in cielo e cominciarono a volar via in tutte le direzioni. 
<< Simon, mi vuoi dire di che si tratta?! >> 
<< Sembra…un terremoto! >> commentò Emily dopo aver guardato ella stessa verso la spiaggia.
<< Sì, infatti, e questo può significare solo che….oh no!! >> 
Simon scese dalla spalla di Dave e corse verso la cabina di pilotaggio. 
<< Norman, allontanati subito dall’iso… >> ma non fece in tempo a finire la frase. 
Dal centro dell’isola divampò un’enorme esplosione, dalla quale tutti i passeggeri dell’elicottero videro fuoriuscire in unico colossale getto, un geyser di lava incandescente. 
<< Una seconda eruzione?! Ma è impossibile!! >> 
<< Invece no, Dave! Allontaniamoci subito da qui, forza!! >> ordinò Simon. 
Dave guardò la spiaggia, dove vide Alvin correre verso la foresta, apparentemente in direzione dell’eruzione. 
<< Dove diavolo sta andando?! >> 
<< Forse sta andando da Brittany >> ipotizzò Simon. 
L’eruzione non era partita dal vulcano originale, che si trovava a qualche centinaio di metri di distanza, sembrava, invece, che avesse avuto origine direttamente dal sottosuolo dell’isola. Il vero problema, comunque, non era da dove avesse eruttato, bensì le palle di fuoco e la nube di fuliggine e gas che si stavano propagando nell’aria. L’elicottero era troppo vicino all’isola, e in queste condizioni, il rischio di essere centrati da qualche masso incandescente era altissimo. 
Con una manovra che solo un pilota esperto come Norman avrebbe potuto fare, invertì la direzione dell’elicottero e cercò di allontanarsi il più possibile dall’isola. 
<< Fa attenzione, Norm! Stanno piovendo detriti infuocati ovunque! >> 
<< Il problema non sono solo le palle di lava, Emily! Se la nube ci raggiunge, rischia di intasare il motore e le eliche! Non possiamo avvicinarci finché non si sarà diradata! >> spiegò il pilota 
<< Cosa?! E che ne facciamo di Alvin e Brittany?? >> domandò Dave. 
<< Dave, mi dispiace, ma dovremo aspettare! Te l’ho appena spiegato! >> 
<< Norman, nel caso non te ne fossi accorto, l’isola sta andando a fuoco!! Non possiamo lasciarli lì!! >> 
<< Senti, Dave! Abbiamo fatto questa stessa discussione già diverse ore fa! Non posso mettere a repentaglio la nostra vita in questo modo!! Chi li salverà se moriamo noi?! Almeno ora sappiamo che sono qui! Dopo torneremo a prenderli! >> 
<< Norman ha ragione, Dave >> 
<< Ma…Simon, che stai dicendo?? >> 
<< E’ troppo rischioso cercare di avvicinarci ora, nel pieno dell’eruzione, dagli retta! >> 
Tutti gli occhi erano d’improvviso puntati su Dave, che si guardò intorno mentre i tre membri della squadra di soccorso di Emily e suo figlio Simon lo stavano fissando in silenzio. 
Norman, nel frattempo, continuava ad allontanare l’elicottero dall’isola, cercando di fuggire il più in fretta possibile dalle rocce infuocate che continuavano a volare per aria e dalla nube di fuliggine. 
Tutte le persone a bordo dell’elicottero, Simon compreso, speravano che Dave si calmasse e desse loro retta. Questa volta, però, Dave non voleva arrendersi, gli rimaneva solo una cosa da fare, e costi quel che costi, l’avrebbe fatta! 
<< In questo elicottero avete una scialuppa di salvataggio? >> chiese rivolgendosi a Emily. 
<< Ne abbiamo una autogonfiabile, sì…perché? >> 
<< Norman! >> lo chiamò ad Alta voce. 
<< Cosa, c’è, Dave? >> 
<< Porta giù l’elicottero! >> 
<< Aspetta, aspetta…che hai in mente di fare? >> gli domandò Emily. 
<< Se non possiamo avvicinarci con l’elicottero, vorrà dire che all’isola ci tornerò via mare! >> 
<< Cosa?!! Ma Dave! Sei diventato matto?! >> 
<< Assolutamente no, Simon, faccio sul serio! Norman, portami giù, ti ho detto! >> 
<< Dave, dimmi che cos’hai in mente, per favore >> insistette Emily. 
<< Mio figlio si è buttato in mare a costo della sua stessa vita per salvare la persona che ama. Non so ancora se ci sia riuscito o se sull’isola ci sia solo lui, ma quel che è certo è che ora scenderò laggiù per scoprirlo! >> 
<< Dave, Dave…cerca di essere ragionevole… >> 
<< Ho ragionato molto bene, Emily, e ti avverto che o mi consegni la scialuppa gonfiabile e mi fai scendere, oppure saltò giù dall’elicottero in questo preciso istante!! >> 
Nell’elicottero calò un improvviso ed imbarazzante silenzio. Quello, ormai, era diventato un confronto diretto tra Dave e la donna. Nessuno, tra gli uomini della squadra, Norman e Simon, osava interferire. 
<< E va bene... >> cedette, alla fine, Emily << …Norman, facci scendere! >> 
<< Agli ordini >> rispose il pilota, dopo un breve silenzio di disappunto. 
L’elicottero, che ormai si era allontanato a sufficienza dall’isola, cominciò gradualmente a scendere di quota. 
Emily preparò il pacco contenente la scialuppa, si affacciò ad uno degli sportelli dell’elicottero, tirò la corda che serviva per attivare il gonfiamento automatico e la lasciò cadere in acqua, poi cominciò a preparare imbragature ed attrezzature per scendere con Dave in acqua. 
<< No, ferma! >> 
<< Cosa c’è? >> 
<< Andrò da solo >> 
<< Oh, te lo puoi scordare! >> 
<< Ascolta, Emily, ho l’impressione che quella nube di cenere non si diraderà se non prima di qualche ora…ormai siamo alle cinque di pomeriggio, e tempo che la corrente abbia trascinato a riva la scialuppa, sarà notte! Riporta Simon dagli altri, spiega loro la situazione e venite a prenderci domani a mezzogiorno, tanto ora conoscete le coordinate dell’isola…nel frattempo io vedrò di ritrovare Alvin e Brittany… >> 
<< Un momento, Dave! Avevi detto che questa cosa l’avremo fatta insieme! Non puoi lasciarmi qui, voglio venire con te! >> 
<< E invece no, Simon! Lo farò da solo, non voglio rischiare di mettere in pericolo anche te, scusami, ma cerca di capire, è meglio così! >> 
Simon si azzittì. Dave aveva ragione, sarebbe stato meglio se non avesse avuto anche la responsabilità per lui. 
<< Emily, non vorrai lasciarlo andare da solo sul serio? >> 
Sta volta a parlare era stato uno degli altri due uomini della squadra. Uno ragazzo di colore che avrà avuto sui 25-26 anni. 
<< Non intendo farlo, infatti! Dave, come agente della guardia costiera e caposquadra di questa missione, ti proibisco di andare laggiù da solo!! >> 
<< Mi dispiace per te, Emily, perché sarà proprio quello che farò! >> 
<< Dannazione, Dave!! Sei l’uomo più cocciuto che abbia mai conosciuto!! >> 
<< Già, me lo dicono in tanti…ma è colpa mia se ci troviamo in questa situazione…Thomas stava per afferrare al volo Brittany mentre stava cadendo…se non mi fossi intromesso, l’avrebbe recuperata e Alvin non si sarebbe mai dovuto tuffare in mare per lei… >> 
<< Non dire idiozie, Dave! Hai fatto quello che avrebbe fatto qualunque genitore responsabile! >> 
<< Può darsi…ma ad ogni modo, Norman ha ragione…non posso mettere in pericolo la vostra vita per l’ennesima stupidaggine che sto per fare… >> 
<< E la tua, Dave? Non pensi alla tua di vita? >> 
<< Se si tratta di salvare Alvin e Brittany, è un rischio che sono disposto a correre…allora? Mi lascerete andare, o dovrò fare di testa mia? >> 
Emily riflette per un po’ sulla risposta da dare. In un primo istante era tentata dall’impedirgli per l’ennesima volta di andare da solo, ma dopo averci pensato bene… 
<< Stai già facendo di testa tua, Dave…sulla scialuppa non ci sono remi, sei sicuro che la corrente ti condurrà proprio sulla spiaggia dell’isola? >> 
<< Verifica tu stessa… >> 
Emily guardò verso il basso, in mare, dove poté costatare che Dave aveva ragione. La scialuppa si allontanava con tanta rapidità che ad un certo punto Norman fu persino costretto a spostare l’elicottero per raggiungerla. 
<< Di questo passo sarà tornata sull’isola prima che io ci sia salito sopra…devo andare >> 
<< Prendi questa, Dave >> 
Emily tirò fuori da una delle fondine del suo equipaggiamento una specie di strana pistola rossa, e gliela consegnò in mano. 
<< E’ una lancia-razzi, l’ho già carica con un razzo segnalatore…domani, quando torneremo a prendervi, appena senti il nostro elicottero, punta in aria questa e premi il grilletto! Così potremo sapere dove vi trovate e se state bene. Arriveremo da questa direzione, quindi cercate di tornare alla spiaggia il prima possibile, non appena vi sarete riuniti, e di aspettarci lì! >> 
<< Bene, lo faremo! Simon, prenditi cura di Theodore e delle ragazze finché non torno, e di loro che gli riportò presto Alvin e Brittany >> 
<< Va bene, Dave…in bocca al lupo >> 
<< Crepi! >> 
<< Ah, un’ultima cosa, Dave, prendi anche questa mascherina con te. Potresti averne bisogno per respirare, nel caso dovessi essere investito dall’ondata di fumo del vulcano… >> 
<< E’ vero, grazie, non ci avevo pensato! >> 
L’elicottero scese fino a quando non si trovava ad appena 6 metri dal livello del mare. 
<< D’accordo, Dave, quando vuoi, puoi scendere! >> lo avvertì Norman, dalla sua cabina. 
<< Ok, …vedete di esserci, domani mattina! >> 
<< E tu e i tuoi ragazzi cercate di farvi trovare alla spiaggia, quando noi verremo! >> concluse Emily. 
A quel punto, Dave si lanciò dall’elicottero, atterrando pochi secondi dopo sull’enorme scialuppa di salvataggio gialla che l’avrebbe riportato all’isola. Poi l’elicottero se ne andò, lasciandolo da solo. 
Dave guardò verso l’isola, che ormai era stata completamente avvolta dalla nube di cenere. 
Quando si erano avvicinati con l’elicottero, aveva visto con i suoi stessi occhi che almeno Alvin era sano e salvo, ma ora? Era riuscito a sfuggire all’eruzione? E che fine aveva fatto Brittany? 
Tra non molto l’avrebbe scoperto, doveva solo raggiungere vivo e vegeto l’isola. 

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Capitolo 6
*** 6: TORNIAMO A CASA, FINALMENTE ***


Non potevo credere a quanto stava succedendo! Com’era possibile che fossimo così iellati?! Ormai era fatta, l’elicottero era quasi arrivato alla spiaggia e proprio in quel momento il vulcano aveva deciso che non ne aveva ancora abbastanza con le eruzioni! 
Mentre guardavo in direzione della foresta, vidi ergersi tra gli alberi un colossale getto di lava e fumo, seguito, pochi istanti dopo, da una seconda ondata di massi infuocati, che cominciarono a schiantarsi ovunque, sia in mare, che tra gli alberi, e soprattutto, vicino a noi! 
Non era sicuro restare in spiaggia, eravamo troppo scoperti, e da un momento all’altro una bomba di lava avrebbe potuto centrarci e farci finire all’altro mondo. Come se non bastasse, l’eruzione proveniva dalla stessa direzione in cui si trovava la casetta sull’albero di Brittany. 
Oh no…Britt!! Dovevo immediatamente portarla via da lì! 
Corsi verso la foresta, non curante di controllare cosa fosse successo all’elicottero, con il tasso del miele che mi seguiva come un fedele compagno. Intorno a noi sentivamo impattare tra gli alberi le rocce di fuoco, mentre nella foresta stavano già spuntando i primi incendi nei punti dove la vegetazione non era già bruciata durante la prima eruzione. 
Una di esse cadde a un metro da noi, proiettandoci in aria e facendoci schiantare violentemente contro un albero. 
<< Argh…cavolo…hey, stai bene? >> chiesi al tasso del miele, mentre mi riprendevo dal violento urto, lui grugnì come suo solito. Stava bene. 
Riprendemmo la fuga con molta più prudenza di prima, fino a quando non raggiungemmo il rifugio. In lontananza vedevo avanzare rapidamente verso di noi un grosso incendio, dovevo fare presto, o non avremo avuto scampo. Salì la scala a chiocciola, seguito dal tasso, ed entrai di corsa nella casetta. Brittany era sveglia, e si guardava intorno confusa. 
<< Alvin, che succede? >> mi domandò con voce fioca. 
<< Un’eruzione, Britt! Dobbiamo andarcene subito da qui! >> 
<< Cosa?! Un’altra? >> 
<< A quanto pare sì! Presto, riesci a camminare? >> 
<< Credo…credo di sì >> 
In verità non ne era in grado. Si alzò a fatica dalla branda, e non riuscì a fare più di due passi verso di me. 
<< Non è vero, Britt, non ti reggi in piedi! >> 
<< Già…cosa facciamo, Alvin? >> 
Dovevo pensare in fretta. Il tempo per andarcene era già scaduto, da un momento all’altro il fuoco avrebbe avvolto il rifugio con noi dentro! 
<< Non c’è tempo da perdere, ti porterò io, forza! >> 
La caricai in spalla e insieme uscimmo dal rifugio. 
<< Alvin…sei sicuro…? >> 
<< Non ti preoccupare, Britt, ce la faccio, pensa solo a tenerti forte! >> 
Guardai verso la foresta, in direzione del fuoco, e lì lo vidi…non era solo un incendio, ma un intero fiume di lava! E ormai aveva quasi raggiunto il nostro albero. 
Ammetto che non era stato facile scendere la scaletta a chiocciola con Britt sulle spalle, ma non potevo permettermi di sbilanciarmi e cadere. Completai gli ultimi gradi e ci ricongiungemmo al tasso del miele, che era già sceso dall’albero ancora prima che io e Brittany fossimo usciti dal rifugio, e che ora ci stava aspettando. 
<< Hey, dove andiamo adesso?! Hai qualche idea?? >> 
Il tasso del miele si alzò sulle zampe posteriori e cominciò a guardarsi intorno, come se stesse cercando qualcosa…un percorso per sfuggire alla lava, forse. 
Emise un grugnito, che ormai avevo imparato ad interpretare come un << Seguimi! >> e corse via. Non c’era più bisogno che gli (o mi) chiedessi dove stesse andando, dovevo solo seguirlo. Dopotutto, era già riuscito a sfuggire ad un’eruzione, questa non doveva poi essere così diversa, anche se più tempo passava, e più era sicuro che non provenisse dal vulcano, ma da qualche altro punto dell’isola…più vicino. 
<< Alvin…guarda! >> 
<< Cosa, Britt? >> 
Mi girai con lei sempre in spalla, e insieme guardammo il fiume di lava inghiottire l’albero con il nostro rifugio. Se fossi caduto dalle scale e avessimo perso tempo a rialzarci, ci saremo ritrovati proprio nel bel mezzo delle fiamme, in quel momento. 
<< Sta bruciando… >> 
<< Già, Britt…ma ora dobbiamo andare… >> 
Dover lasciare la nostra casetta in balia del fuoco era stato tremendo per entrambi. Britt aveva lavorato duramente per costruirla, ed io avevo avuto un posto dove poterla metterla al sicuro mentre era ancora priva di sensi. Era un peccato che fosse finita così, ma non potevamo farci niente. 
Corsi verso il tasso del miele, che si era fermato a pochi metri da noi per aspettarci, e quando lo raggiungemmo, ricominciammo a marciare diretti dovunque lui ci stesse portando. 
Fu molto più faticoso sta volta, a causa dello sforzo di portare in spalla Brittany. Dopo qualcosa come trecento metri di corsa, avevo il fiatone pesante. 
<< Alvin, ti prego, riposati un po’ >> mi supplicò Britt, ma non la ascoltai. Aveva anche iniziato a piovere cenere vulcanica. Se non avessimo trovato un riparo al più presto ci avrebbe ricoperto fino alla testa. 
<< Manca…uhh…ancora…molto? >> provai a chiedere, ansimante, al tasso, che ci stava facendo da guida. Lui emise un verso a metà strada tra il suo solito grugnito e un ruggito, << Manca poco >> mi aveva risposto. Come facessi a essere sicuro che volesse dire proprio quello? Non lo so nemmeno io, ma ero certo che avesse detto questo. 
Nonostante l’ambiente intorno a noi si era fatto completamente grigio e rosso a causa degli incendi che stavano divampando nell’area e alla fuliggine che pioveva dal cielo, riconobbi il luogo in cui ci stava portando: le grotte! 
Entrammo dentro, dopodiché il tasso cominciò ad arrampicarsi sulle ripide pareti della roccia. Provammo a seguirlo fin dove potevamo, ma ad un certo punto, dovetti per forza fermarmi. Raggiungemmo un punto particolarmente sopraelevato, che con un grosso salto e afferrandomi al bordo con le mani, sarei riuscito a salire senza problemi, ma con Brittany sulle spalle sarebbe stata un’impresa impraticabile. La feci scendere e l’aiutai con le braccia a salire. 
<< Aggrappati al bordo, Britt! >> le dissi, ma non ce ne fu bisogno. Il tasso del miele la afferrò e la tirò su senza che lei facesse il minimo sforzo, poi aiutò anche me a salire. 
<< Grazie, amico >> 
Lui grugnì e riprese a marciare. 
<< Alvin, ora non serve più che mi porti, riesco a camminare da sola >> 
<< Sei sicura, Britt? >> 
<< Sì, questa volta, sì >> 
Percorremmo un piccolo corridoio nella roccia, giungendo, infine ad una minuscola caverna, larga non più di paio di metri e così bassa da permettermi di toccare il soffitto con le mani. In una delle pareti, tra le rocce, c’era una piccola fenditura, dalla quale filtrava dentro un po’ di luce, abbastanza da permettermi di vedere cosa avevo intorno. Vedevo sparpagliate di qua e di la diverse pile di ramoscelli di varia forma e dimensione, in un angolo c’era quello che aveva tutta la parvenza di essere un piccolo nido di foglie, e nell’angolo opposto, c’era della frutta essiccata.
<< Ci ha portati nel suo nido? >> 
<< Direi di sì, Britt >> 
Ora si spiegava come avesse fatto a sfuggire al disastro della prima eruzione, viveva in quello che a tutti gli effetti era una specie di bunker nella roccia! Né la lava né le palle di fuoco avrebbero mai corso il rischio di colpirci lì dentro, e se anche il fumo degli incendi fosse penetrato nella grotta, la fenditura nella roccia ci avrebbe garantito, per lo meno, un costante ricircolo dell’aria. Era davvero il miglior posto in cui potessimo rifugiarci! 
Mi affacciai alla fenditura e comincia a guardare fuori. Purtroppo la nube di fumo aveva avvolto il cielo, e non era possibile capire se l’elicottero fosse ancora nei paraggi. Anche se ormai era assai improbabile. Devono essere passati almeno quaranta minuti dall’inizio dell’eruzione e, sperando che siano riusciti ad allontanarsi in tempo, ormai dovevano essere già lontani. 
Ora che ci stavo pensando, però, non l’avevo ancora detto a Brittany! 
<< Ci hanno trovato >> 
<< Come? >> mi domandò lei, che era in piedi di fianco a me e si stava guardando intorno. 
<< Prima della seconda eruzione…stava arrivando un elicottero, ma credo che si sia dovuto allontanare … >> 
<< Oh… >> 
<< Già…ma per lo meno ora sanno che siamo qui. Presto verranno a prenderci >> 
<< Meno male >> 
Distolsi lo sguardo dall’esterno, e lo puntai a Brittany. 
<< …come ti senti, Britt? >> 
<< Va un po’ meglio…ma credo di avere ancora un po’ di febbre… >> 
Provai a sentirle la fronte, appoggiando delicatamente la mia mano su di essa. 
<< Sì, sei ancora un po’ calda, dovresti riposarti…ormai comincia a fare anche buio… >> 
<< Anche tu dovresti riposarti un po’ però, Alvin… >> 
Aveva ragione. 
<< Già… >> mi limitai a risponderle. 
Mentre noi parlavamo, intanto, il tasso del miele non solo aveva accettato di ospitarci nella sua piccola caverna, ma ci stava anche preparando un piccolo letto di foglie usando quelle del suo nido. 
A lavoro ultimato ormai era quasi buio fuori, a causa anche del fumo che oscurava il cielo, e dentro la caverna non si vedeva quasi più niente. 
<< Bhe, Alvin…io vado a dormire… >> 
<< Sì, ok…arrivo anch’io tra poco >> 
Brittany si avvicinò al tasso del miele che si stava già appisolando sul suo nido. Lo ringraziò per il letto che ci aveva preparato e gli diede un bacetto su una delle guance. Da quel poco che riuscì a intravvedere nel buio, il tasso sembrò gradirlo, e me ne diede conferma quando gli senti emettere uno dei suoi versi. 
Brittany si sdraiò e si addormentò. 
Ero stremato come mai in tutta la mia vita, quindi poco dopo la raggiunsi anch’io. E ci addormentammo tutti e tre. 

Quella notte feci un incubo orribile…avevo rivissuto la scena di Brittany che cadeva in acqua, e di me che mi tuffavo a salvarla…la differenza, sta volta, era che lei era cosciente e io non ero riuscito a salvarla…mentre nuotavo negli abissi per cercare di recuperarla, un enorme tentacolo mostruoso la afferrava e la trascinava sempre più in profondità, lontano da me…finché, ad un certo punto, era sparita. 
Per fortuna, era solo un sogno… 
Quando mi svegliai la mattina, guardandomi attorno, mi accorsi che il tasso era sparito, in compenso, vicino al nostro letto, trovammo un grosso mango, bello fresco e maturo, che probabilmente ci aveva portato lui mentre dormivamo. Brittany stava ancora dormendo, ma si svegliò quasi subito. 
<< Buongiorno, Alvin >> mi salutò sorridendomi. 
<< Ciao, Britt >> 
<< Uhh! La colazione in camera! Quel tasso sa come far felice una ragazza! >> 
<< Già, he he… >> ridacchiai anch’io. 
<< Britt…come ti senti? >> 
<< Molto meglio, Al, grazie…credo che la febbre ormai sia passata, senti pure tu! >> 
Sì, in effetti non scottava più in fronte, e sembrava anche allegra e sorridente, al contrario di me. Non le avevo ancora raccontato quella parte della storia. Lei sapeva che l’avevo tirata fuori dall’acqua e portata su quel pezzo della zattera, ma non che fossi quasi annegato con lei nel tentativo di trovarla e riportarla su. Ripensai anche a quell’orribile sogno, così realistico e spaventoso, e credo che in quel vortice di emozioni contrastanti che provavo in quel momento, mi sia lasciato sfuggire una lacrima. Per fortuna la luce del sole, finalmente libera dalla nube di cenere della seconda eruzione, non si trovava ancora nell’angolazione giusta per illuminare per bene la caverna, così lei non si accorse che in quel momento trattenevo a stento il pianto. 
<< Bhe, non so tu, ma dopo tutta quest’avventura mi è venuta un po’ di fame, quindi mangio...e tu invece? Non hai appetito? >> 
<< Oh…sì…anch’io… >> 
<< Alvin…va tutto bene? >> 
Cercavo di stare lontano dalla luce del sole. Non volevo che mi vedesse in quello stato. 
<< Sì, sì…non devi preoccuparti, Britt…sono solo…solo…felice che tu stia bene…ecco tutto… >> 
<< Oh…capisco…bhe, sì, Alvin, sto bene…grazie a te… >> 
Non so cosa mi avesse preso quella mattina. Avrei voluto abbracciarla, essere al settimo cielo per il fatto che era finalmente guarita…invece corsi fuori dalla caverna. 
<< Alvin, dove stai andando?! >> urlò lei, ma io non le risposi e non mi fermai. 
Uscì dalle grotte e percorsi una ventina di metri di foresta grigia per la cenere caduta durante il giorno prima, fino a che non arrivai alla spiaggia. Non la nostra, che si trovava a diverse centinaia di metri di distanza, ma pur sempre spiaggia. 
Mi avvicinai alla riva, e lì mi sedetti, tra la sabbia e la cenere, mettendomi a piangere. Se mi chiedessero ora il perché mi comportai in quel modo, probabilmente non saprei darvi una risposta. Forse, sapendo che Brittany era finalmente salva, finalmente sentivo di potermi permettere di sfogarmi per tutto lo stress del giorno precedente. Eravamo passati dall’essere tratti in salvo al lottare per la nostra vita in una frazione di secondi ed è solo per una fortunata serie di circostanze se potevano ancora dire di essere vivi. 
<< Alvin…? >> 
Brittany mi aveva seguito attraverso la foresta, fino alla spiaggia, e ora si era seduta di fianco a me. 
<< Che succede? >> 
Provai a darmi un contegno, ad asciugarmi le lacrime, ma il fatto che si trovasse qui, vicino a me, non mi aiutava a frenare le mie emozioni. 
<< E’…è tutta colpa mia, Britt… >> 
<< Non capisco… >> 
<< Sì, quest’isola…la tua febbre…l’eruzione…non sarebbe successo niente se…se…mi fossi comportato come una persona matura… >> 
<< No, Alvin…non dire così…non potevi sapere… >> 
<< Eri quasi morta per colpa mia, Britt! >> 
<< Ero malata…ma ora sto bene, stai tranquillo… >> 
<< No…non è per quello…cioè…sì…lo è…ma non è questo il punto…quando…quando sei caduta in acqua…quando io mi ero tuffato per cercarti…eri…eri sparita…non riuscivo a trovarti da nessuna parte…temevo che fossi annegata…ero disperato…non sapevo cosa fare..dove cercarti…e sai, quando…quando ti avevo trovata…non riuscivo a raggiungerti…ero disposto a rischiare di affogare pur di raggiungerti…ma non ne ero in grado… >> 
<< Oh…bhe…però…però ci sei riuscito, sono qui…vicino a te… >> 
<< Pensavo davvero che fossi annegata…mi ero detto che…che se non sarei riuscito a tirarti fuori, mi sarei lasciato andare con te… >> 
<< Alvin…dimmi…dimmi che non lo pensavi sul serio… >> 
<< Invece sì…io…io ti amo…Britt…se ti avessi persa…ecco…la mia vita non avrebbe più avuto senso… >> 
<< Oh…Alvin… >> 
Anche sta volta avrei tanto voluto abbracciarla, ma neanche ora ne ero in grado. Non riuscivo nemmeno a guardarla negli occhi. Invece mi abbracciò lei, e mi strinse con affetto, mentre io cercavo di calmarmi. Mi vedeva come il suo eroe ora, e gli eroi non piangono come bambini. 
Lei mi lasciò, e io finalmente mi asciugai gli occhi e smisi di piangere. Ci guardammo negli occhi, poi, molto lentamente, iniziammo ad avvicinarci l’uno all’altra, come attratti da una forza invisibile. Credo che in quel momento lei volesse baciarmi, e anch’io pensavo la stessa cosa. Un suono però ci interruppe, o per meglio dire, un verso. Era il tasso del miele. 
<< Grazie mille, ciccio, sei un amico! Dopo averci aiutato a sfuggire dal vulcano e tutto il resto, ci vieni a interrompere proprio ora! >> mi lamentai sarcasticamente. Brittany rise divertita, ma si azzittì di colpo quando vide...lui! Io, invece, semplicemente non riuscivo a credere ai miei occhi. Per un istante fui convinto che fosse un miraggio, un allucinazione, o qualcosa del genere…invece era reale…Dave era lì, proprio davanti a noi. Ebbi come una sensazione di dejà vu, mi tornò alla mente la sensazione di incredulità che avevo provato quando ci aveva trovato la prima volta, mentre io e i miei fratelli, insieme alle Chipettes, ci stavamo organizzando per costruire la zattera per andarcene dall’isola. 
<< Ho interrotto qualcosa di importante, chiedo scusa, ragazzi >> commentò lui. 
<< Dave! Ci hai trovato, sì!! >> 
Brittany corse verso di lui e gli saltò in braccio. 
<< Come stai, Britt? >> 
<< Bene, grazie! Ma è tutto merito di Alvin…è lui che mi ha salvata! >> 
<< Sì, lo so…bhe…Alvin, non sei felice di vedermi? >> 
<< Dave…io…non sto sognando, vero? Sei davvero tu? >> 
<< E chi altri dovrei essere? Certo che sono io, Al! >> 
<< Ma…ma…ma come… >> 
<< Come vi ho trovato? >> 
<< Sì…voglio dire…io…credevo che l’elicottero se ne fosse andata via per l’eruzione… >> 
<< Sì, bhe…in effetti è andata così, ma vi spiegherò con calma, prima, però, le cose importanti... allora? Non sei contento di veder… >> 
<< Certo che sono contento di vederti, Dave!! Scusami, scusami davvero per averti morso, non volevo...grazie per averci cercato, grazie per averci trovato, ti voglio un mondo di bene, sììì!! >>
Non gli lascia finire la frase, gli saltai addosso e inizia a ringraziarlo e ad agitarmi in tutti i modi possibili, ero davvero felice…felice come non mai! 
<< Ok, ok, Alvin, sei stato convincente! >> 
<< Allora? Come hai fatto a trovarci? >> 
<< Bhe forse è meglio che vi racconti tutto con calma… >> 

Dave ci raccontò tutto, del fatto che Simon avesse suggerito di cercarci qui, dell’elicottero con il quale erano tornati sull’isola, dell’eruzione da cui sono dovuti fuggire per evitare di compromettere la sua integrità, e ci raccontò anche della scialuppa di salvataggio con la quale era tornato sull’isola. 
Dopo che la corrente l’aveva trascinato sulla spiaggia, si era già fatta notte, con la cenere che cadeva costantemente dal cielo e l’attività vulcanica che non si arrestava, aveva deciso che non era sicuro proseguire le ricerche al buio. Seguendo il consiglio che gli era stato dato dalla guardia costiera, aveva indossata una mascherina per evitare di respirare i fumi e le polveri vulcaniche che si erano sparse nell’aria (cosa che noi non avevamo avuto bisogno di fare, dal momento che eravamo al sicuro, nella caverna). Dopo di che, usando alcuni rami trovati sulla spiaggia, si era costruito una tenda di fortuna sgonfiando la zattera e usandola come telo di copertura, e aveva trascorso la notte lì. 
La mattina era stato risvegliato da un animale che si era introdotto al suo interno. Era il tasso del miele. 
Dave ci disse di essersi spaventato, vedendolo, e di aver cercato di scacciarlo via, ma poi quando in tasso si era allontanato di pochi metri da lui, fermandosi e mettendosi ad attenderlo sulle zampe posteriori, proprio come faceva con me quando voleva condurmi da qualche parte, cominciò a sospettare che volesse che lo seguisse, e così aveva fatto. Del resto, ci disse, doveva pur iniziare la ricerca da qualche parte. Quindi lo seguì per quasi mezzo chilometro, fino a che non vide in lontananza, me e Brittany intenti a parlare seduti sulla spiaggia. 

<< Quindi è stato per merito suo che ci hai trovato? >> 
<< Proprio così, Alvin! Se non fosse stato per lui, non avrei avuto idea di dove cercarvi. >> 
Stando in braccio a Dave, insieme a Britt, guardai per terra, in direzione del tasso. Quell’animale è stato il nostro angelo custode dall’inizio alla fine. Mi aveva assistito con la creazione della scritta sulla spiaggia, aveva preparato per quel tè miracoloso che aveva guarito Britt, ci aveva condotto alla sua caverna e ci aveva anche aiutato a ricongiungerci con Dave. 
Pensai alla volta in cui io e lui avevamo avuto quello scontro per la legna del rifugio che stavo costruendo, e mi domandai se anche in quel caso lui avesse saputo che sarebbe crollato e avesse in qualche modo cercato di impedirmi di costruirlo? Era una domanda a cui non avrei mai avuto risposta. Il tasso emise un grugnito. L’ultimo di una lunga serie che gli avevo sentito fare, e anche l’ultimo che avrei sentito da lui, perché subito dopo corse verso la foresta e si dileguò per sempre. Da quel momento, non lo avrei mai più rivisto. 
<< Cos’ha detto , Alvin? >> mi chiese Britt. 
<< Come? >> 
<< Tu riesci a capirlo…ha detto qualcosa? >> 
<< …Sì…ha detto...“addio”… >> 
<< Oh… >> 
<< Ragazzi, sono le 10 di mattina, dobbiamo tornare alla nostra spiaggia >> ci avvertì Dave. 
<< Perché tanta fretta? >> gli chiesi io. 
<< Perché a mezzogiorno in punto arriverà l’elicottero dei soccorsi per prelevarci, non è lontano da qui, ma meglio non divagare troppo. Appena si faranno vedere li avviseremo con un razzo di segnalazione che mi hanno dato, e finalmente potremo tornarcene a casa >> 
<< Bhe, allora che stiamo aspettando?! Andiamo subito! >> 
<< Giusto, Alvin! C’è un International Music Award che ci aspetta! >> 

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Capitolo 7
*** EPILOGO: LA FOTO ***


Riuscimmo a raggiungere la nostra spiaggia in poco meno di un quarto d’ora, e lì restammo ad aspettare fino a mezzogiorno. L’elicottero arrivò in perfetto orario, e dopo che Dave lanciò il razzo di segnalazione per comunicare ai soccorsi che li stavamo aspettando, ci raggiunsero e ci prelevarono senza ulteriori intoppi. 
Ad accoglierci al suo interno c’erano i miei fratelli e le altre Chipettes, insieme a Ian e Zoe, che avevano deciso di far ritorno sull’isola insieme ai soccorsi. Quando finalmente ci fummo tutti riuniti, ci riportarono sulla terra ferma. 

La prima cosa che Dave decise di fare, era sottoporre Britt a un esame medico, per assicurarsi che stesse bene per davvero, grazie al cielo era così. Era guarita, e se ce la sentivamo ancora, potevamo tranquillamente esibirci ai Music Awards. 
Non volevamo tirarci indietro, non dopo tutto quello che avevamo passato, così Dave ci suggerì di non far parola con nessun degli eventi accaduti a me e a Britt, e di partecipare all’evento come se nulla fosse successo. Certo, però, che non era facile dimenticare tutto da un giorno all’altro. Soprattutto per me. 

Ora sono nel nostro camerino. I miei fratelli e le Chipettes sono qui fuori con Dave che festeggiano insieme allo staff il successo dell’esibizione. Io però non me la sento ancora di uscire. Dovrebbe essere il giorno più bello della mia vita, invece ho una malinconia che mi pervade praticamente da quando mi ero svegliato quella mattina nella caverna del tasso del miele. 
All’inizio, come vi ho appena raccontato, credevo che fosse dovuto alla terribile esperienza che avevo vissuto in prima persona in mare, alla paura di perdere Brittany, alla sensazione di impotenza che provavo vedendola ammalata e priva di sensi, al terrore della fuga dalla seconda eruzione. Il motivo invece, è un altro, ora me ne stavo finalmente rendendo conto. 
Distolgo lo sguardo dal mio volto riflesso sullo specchio del camerino e lo punto sul tavolo su cui stavo in piedi, guardando la mia personale copia della rivista “Rolling Stones”. 
Mi inginocchio e comincio a sfogliarla, non per leggermi semplicemente qualche suo articolo, ma per cercare una cosa che avevo nascosto al suo interno. Ricordo di averla lasciata alla pagina 23, e difatti, eccola qui, una foto di me e di Britt in formato fototessera. 

Oggi, appena arrivati in città, mentre aspettavamo di andare alle prove per l’esibizione, ci era venuta l’idea di fare un giro per i negozi per passare il tempo. Ad un certo punto avevamo deciso di dividerci, ogni coppia per conto suo, ed ecco che, mentre passeggiavamo tra un negozio d’abbigliamento d’alta moda e l’altro, ci siamo trovati di fronte a uno di quei cabinati per le foto istantanee. 
Visto che avevamo con noi qualche dollaro offertoci da Dave, Brittany mi aveva suggerito di farci una foto insieme. E io avevo accettato volentieri. 
Una volta terminata la sessione fotografica, Britt mi aveva chiesto di ritirare le foto mentre lei andava a dare un’occhiata a un vestitino che aveva adocchiato nel negozio lì di fianco. 
La macchina ci aveva scattato un totale di 8 foto, dove in quasi tutte Brittany era riuscita a piazzarsi in primo piano, comprendomi completamente dall’inquadratura. Avevo riso, divertito, mentre guardavo quelle foto, pensando che nonostante tutto, Britt non era cambiata affatto...poi però la mia attenzione si era focalizzata sulla foto numero 7…tra tutte quelle scattate, quella era l’unica ad avere qualcosa di diverso dalle altre, già…perché in quella foto, nessuno dei due aveva smorfie strane o copriva il viso all’altro, in quella foto eravamo entrambi perfettamente inquadrati, e ci tenevamo abbracciati mentre fissavamo, sorridenti, l’obbiettivo della macchina fotografica. 
Da quando avevo confessato a Britt i miei sentimenti per lei, poco prima che Dave ci trovasse, nessuno dei due ha più affrontato l’argomento. Stavo cominciando a pensare, quindi, che forse Britt non provava per me quello che io provavo per lei. Forse mi vedeva solo come un caro amico. Un amico inseparabile, che le aveva salvato la vita, ma pur sempre solo un amico…non ero neanche più sicuro che quella volta sulla spiaggia avesse davvero voluto baciarmi, altrimenti perché da allora non ne ha più parlato? Di solito quel tipo di discorsi si affrontano…l’altra persona confessa a sua volta i suoi sentimenti, oppure mette fin da subito in chiaro che non è il tipo di storia che cerca. Quella di Britt, invece, sembrava vera e propria indifferenza. E quella foto, così bella, così tenera, romantica, forse avrebbe toccato un tasto dolente…come avrebbe reagito Britt, se l’avesse vista? Avrebbe potuto dirmi che in realtà io per lei ero solo il suo migliore amico e spezzare per sempre il mio cuore…ero davvero disposto a correre questo rischio? Dopo aver affrontato vulcani e abissi marini, giunsi alla conclusione che no, non ne ero in grado… 
L’avevo strappata dal resto delle foto, cercando di rovinarla il meno possibile, e l’ho nascosta in tasca. Quando lei era tornata da me, allegra e spensierata, commentando la bellezza del vestitino che aveva appena visto in vetrina, mi aveva chiesto di vedere le foto, e quando aveva visto che mancava la foto 7, le avevo mentito dicendo che in quella foto era venuta orribile, e che l’avevo fatta sparire per evitare che la vedesse. 
Alla fine, tornati nell’albergo in cui alloggiavamo, lei si era tenuta tutte le altre foto, e io, di nascosto, questa. 
Prima dell’esibizione all’International Music Award, avevo passato la serata a guardarla, e al momento dell’esibizione l’avevo nascosta all’interno della mia rivista. 

Qualcuno stava bussando alla porta. Nascondo in fretta e furia la foto di me e Britt e grido << Avanti >>. E’ Dave. 
<< Sei ancora qui, Alvin?! >> 
<< Già…a quanto pare >> 
Mi si avvicina e si siede sulla sedia di fianco a me. 
<< Dimmi la verità, Dave…si notava tanto? >> 
<< Ti riferisci al fatto che per l’ennesima volta hai cercato di monopolizzare l’attenzione su di te? >> 
<< Non scherzare, Dave…lo sai di che parlo! >> 
<< Hai ragione, scusa…bhe, sì Alvin…un po’ si vedeva…ma credo di essere stato l’unico in sala ad averlo notato…sembravi un po’ giù di tono, rispetto al solito… >> 
<< Già…spero…spero di non aver mandato a monte l’esibizione… >> 
<< No, tranquillo! Sei stato perfetto, i fan sono impazziti! >> 
<< Bhe, grazie…he he… >> 
Restiamo in silenzio per un po’, io vorrei dire qualcosa, ma non mi viene in mente nulla. Per fortuna, ci pensa lui a spezzare il silenzio. 
<< Posso dirti una cosa, Al? >> 
<< Sì, Dave, dimmi >> 
<< So come ti senti…anch’io ho affrontato una mezza missione suicida per tornare da voi…e in effetti, credo di aver quasi mancato di rispetto ad un paio di agenti della guardia costiera…ma ora siamo tutti qui, sani e salvi. Brittany è stata visitata e la dottoressa ha assicurato che sta bene, lo so che hai passato l’inferno per lei, ma ora non c’è più motivo di stare male… >> 
Dave crede che sia quello il vero motivo del mio malessere…bhe…fino a poco fa lo credevo anch’io…ma poi ho capito che, invece, la causa di tutto era “l’altro” discorso… 
<< Ok…Dave… >> 
<< Però non mi sembri molto convinto…senti…rifletti su quello che ti ho detto, e se poi vorrai raggiungerci, sai dove trovarci… >> 
<< Bhe…aspetta, Dave… >> 
<< Sì, Alvin? Cosa c’è? >> 
Apro la rivista, e tiro fuori la foto di me e Britt abbracciati, e gliela mostro. Lui la prende in mano e la guarda con attenzione. 
<< E’ davvero bella, Alvin… >> 
<< Capisci il problema ora? >> 
Lui mi restituisce la foto. 
<< Sì… >> 
<< E allora? Cosa dovrei fare? Che mi consigli? >> 
<< Dico solo una cosa…Britt non fa che parlare di te, di tutto quello che hai fatto per lei…e di tutto quello che le hai detto in spiaggia… >> 
A sentirgli dire quella cose, a momenti finivo per strozzarmi. 
<< Dici…davvero? >> 
<< Sì, e credo che la cosa migliore che tu possa fare e parlarle… >> 
Poi, terminata la frase, apre la porta ed esce. 
Io rimango in camerino ad aspettare ancora un po’, riflettendo sul da farsi. Come avrei fatto a dirle nel modo giusto quello che provavo davvero per lei? Dovevo essere diretto come sulla spiaggia? Tergiversare? Farglielo capire in qualche modo? Scriverglielo su un messaggio? 
A furia di rimuginare, non mi accorgo che son già passati venti minuti da quando Dave se n’era andato. Forse è arrivato il momento di andare anche per me. 
Arrotolo la mia rivista e me la carico sotto braccio, poi scendo e mi dirigo verso la porta. Aprendola, mi trovo di fronte a Britt, vestita con un elegantissimo abito rosa da sera. 
<< Britt…che…che ci fai qui? >> 
<< Dave mi ha detto che dovevi parlarmi…e così eccomi qui… >> 
Incastrato da Dave…complimenti…in che gran bel guaio mi hai cacciato… 
Se aveva mentito a lei, forse non era vera neanche la storia che Brittany aveva parlato con tutti del nostro discorso sulla spiaggia. Che dovevo fare?! 
<< Sì…bhe…ecco…io…io volevo solo dirti che sei…sei stata fenomenale all’esibizione…tutto qui…heheheh… >> 
<< Oh…sì? Bhe…grazie, Alvin…anche tu sei stato bravo… >> 
<< Hey, grazie! Ora…che ne dici? Torniamo dagli altri? >> 
<< Ok… >> mi risponde lei, con un tono di voce deluso. 
Mentre esco dal camerino e comincio a percorrere il corridoio, la sento chiamarmi, dietro di me. 
<< Alvin…sto male…sto per svenire ancora…prendimi! >> 
Un brivido mi corre lungo tutta la schiena, e io corro subito ad afferrarla, prima che caschi a terra. 
<< Britt, Britt!! Oh, no…che ti succede adesso, Briiiiitt?!! >> 
<< Ahahah…stavo scherzando, Alvin! >> 
<< Cosa?! >> 
<< Già…sai…ti è caduta questa dalla rivista… >> mi avverte, sventolandomi davanti al naso la nostra foto. 
<< …è bellissima…perché me l’hai tenuta nascosta? >> 
<< Oh…sai…bhe…ecco…sì…insomma… >> 
Chiudi il becco, Alvin! Chiudi il becco!! Non mostrarti più ridicolo di quanto già non lo sei. 
<< Anch’io ti amo, Alvin… >> 
Mi pietrifico di colpo… 
L’avrà detto davvero? O sta volta era davvero un’allucinazione? 
<< Un momento…tu… >> 
<< Sai…era stato molto bello quando me l’hai detto sull’isola… >> mi spiegava lentamente, e con voce bassa e seducente. 
<< …certo…il contesto non era proprio dei più adatti, quindi…pensavo che se ti portavo con me a fare shopping e a scattarci fotografie insieme, avresti approfittato dell’occasione per dirmelo con più calma…ma a quanto pare… >> 
<< Già… >> le rispondo io. 
Che stupido…stupido, ingenuo, bambinone che non sono altro!! Lei voleva solo sentirmelo ripetere in un contesto in cui non fossero in pericolo le nostre vite, e io?! Io avevo frainteso tutto!! 
<< Quindi? Non hai niente da dirmi? >> insistette lei, sempre con quella voce calma e suadente. 
Io mi avvicino a lei e le do un piccolo e delicato bacio sulle labbra, poi mi allontano di qualche centimetro, imbarazzatissimo. 
<< Ma come? E’ così che mi dici che mi ami?! >> mi chiede lei. Subito dopo mi si lancia addosso buttandomi a terra, e lì comincia a baciarmi come mai avrei potuto immaginare. Non saprei dire se era per l’emozione o per il fatto che fosse sdraiata sopra di me, sta di fatto che non riuscivo a respirare. Durante quel lungo ed interminabile bacio (nel senso che speravo non finisse mai), non riuscivo a fare altro che star fermo e lasciare che facesse tutto lei. Quando poi finì, si sollevò leggermente e mi chiese << Allora? Che ne dici? Era meglio il mio “Ti amo” o il tuo? >> 
<< Bhe…sai…non sono sicuro di averti sentito bene, ehehe... >> 
<< Oh, Alviin!! >> 
E ricominciammo a baciarci. Sempre una sdraiata sopra all’altro, ma sta volta io ero più collaborativo. Ricambiavo i suoi baci e la tenevo abbracciata a me, finché entrambi non decidemmo che come primo (terzo) bacio, poteva anche bastare. 
<< Ora, credo che dovremo alzarci…se qualcuno ci vedesse potrebbe pensarla male… >> suggerisco io. 
<< E chi vuoi che ci veda? >> 
<< Bhe…nessuno, ma è meglio non correre rischi eheh… >> 
Lei si sposta da sopra di me e insieme ci rialziamo. 
<< Quindi, direi che si può dire che ora stiamo insieme, no? >> provo a chiederle io. 
<< Può darsi…ma sai..quel tuo “ti amo” di prima non mi ha ancora convinto del tutto…ci penserò su… >> scherza con me, poi riprende a parlare << A proposito, Alvin…più tardi Dave e gli altri vogliono andare alla cena di gruppo organizzata dallo staff…che ne dici? Ci andiamo? >> 
<< Veramente…stavo pensando che, sai…visto come sono andate la cose tra noi poco fa…magari…sì, ecco…ti va se prenoto in un ristorantino e usciamo solo noi due? >> 
<< Alvin Seville che mi invita a una cena in un ristorante di chic? >> 
<< Proprio così…allora? Ti va? >> 
<< Hmm…mi hai quasi convinta, ma prima di decidere…dovremo un attimo ritornare sul discorso del tuo “ti amo”…come ti dicevo…non mi hai ancora convinta del tutto… >> 

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