Le Nuvole di Volterra

di PULLA68
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** "bentornato Edward" ***
Capitolo 3: *** Presagi ***
Capitolo 4: *** La mia ombra ***
Capitolo 5: *** Un legame fastidioso ***
Capitolo 6: *** Distanze ***
Capitolo 7: *** Sognando sopra l'albero ***
Capitolo 8: *** Problemi ***
Capitolo 9: *** Seduzione ***
Capitolo 10: *** Un cambiamento d'orari ***
Capitolo 11: *** Notizie e pensieri ***
Capitolo 12: *** Al banchetto ***
Capitolo 13: *** Una promessa che pesa ***
Capitolo 14: *** A spasso per Firenze ***
Capitolo 15: *** Il vampiro che è in me ***
Capitolo 16: *** Depressione e chiarimenti ***
Capitolo 17: *** Uno specchio infrangibile ***
Capitolo 18: *** La tempesta si avvicina ***
Capitolo 19: *** Odio e vendetta ***
Capitolo 20: *** Delusioni e speranze ***
Capitolo 21: *** Errori e piani ***
Capitolo 22: *** La Guardia Reale ***
Capitolo 23: *** Decisioni inaspettate ***
Capitolo 24: *** Una Guardia da addestrare ***
Capitolo 25: *** Botte e presagi ***
Capitolo 26: *** Una coppia inseparabile ***
Capitolo 27: *** Divisioni ***
Capitolo 28: *** Rifiuti e scelte ***
Capitolo 29: *** La tragedia incombe ***
Capitolo 30: *** La Battaglia ***
Capitolo 31: *** Un medico vampiro ***
Capitolo 32: *** La prova del tradimento ***
Capitolo 33: *** Un risveglio amaro ***
Capitolo 34: *** Rivelazioni ***
Capitolo 35: *** Amore e odio ***
Capitolo 36: *** Pamela e Jasper ***
Capitolo 37: *** Sete ***
Capitolo 38: *** Le cartelline gialle ***
Capitolo 39: *** Inconprensioni ***
Capitolo 40: *** La decisione ***
Capitolo 41: *** La svolta ***
Capitolo 42: *** Un incontro inaspettato ***
Capitolo 43: *** Ora è tutto chiaro! ***
Capitolo 44: *** Il mio nome è Rebecca ***
Capitolo 45: *** Libertà ***
Capitolo 46: *** Ritorno a casa ***
Capitolo 47: *** Una guardia innamorata ***
Capitolo 48: *** Ti amo e basta ***
Capitolo 49: *** Una vera guardia tra i Cullen ***
Capitolo 50: *** Epilogo ***
Capitolo 51: *** Backstage - le Nuvole di Volterra ***
Capitolo 52: *** anticipo... ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Ciao eccomi di nuovo a iniziare questa nuova FF che altro non è che il proseguimento de “Il sole dietro alle nuvole”.

Come al solito la FF è già stata finita e quindi non rischiate di leggere qualcosa destinato a rimanere incompiuto.

A metà ritroverete una scena che ricorda il film di Eclipse.... sappiate solo che all'epoca la FF era stata già scritta e finita. Spero che vi piaccia e vi appassioni.

Vi lascio quindi al prologo e aspetto i vostri commenti. Un bacio a tutte


TRAMA:


In questa nuova FF che è il proseguimento de "IL SOLE DIETRO ALLE NUVOLE", ritroviamo Edwrad di nuovo a Volterra.
Aro non ha rinunciato al sogno di tenerselo per sempre nella Guardia e aiutato da una misteriosa vampira e dal destino proverà ad oscurare il suo cuore e l'amore che lo unisce alla sua famiglia e a Bella.
E mentre Edward si troverà ad affrontare il suo essere vampiro e una dolorosa scelta, la famiglia avrà la forza di credere ancora in lui?

Prologo


Edward


Quando quindici anni fa avevamo sconfitto i Volturi grazie al potere di Bella non immaginavo che la mia vita sarebbe stata nuovamente minacciata da loro così presto.

Dopo appena cinque mesi, Aro aveva organizzato un piano molto accurato ed io ero rimasto intrappolato nella sua rete. Aveva infatti mandato le sue Guardie Reali a prendermi e Chelsea aveva usato i suoi poteri su di me per cancellare la mia memoria e i legami con la mia famiglia. Confuso e dimentico di chi ero veramente avevo prestato giuramento ai Signori di Volterra.

Per fortuna la mia famiglia al completo aiutata da Jacob e Seth ed Eleazar, mi avevano salvato e a costo di grandi rischi per tutti erano riusciti ad ottenere una mia parziale libertà.

Aro infatti pur d'impedire la mia morte mi aveva mandato in “congedo”, ma ero rimasto soggetto ad alcuni obblighi. Gli occhi rossi che avevo sfoggiato al mio ritorno a casa e la divisa che indossavo quando avevo salutato Volterra, erano testimoni dell'odioso destino a cui non mi potevo ormai più sottrarre.

E adesso erano passati 15 anni e con profonda tristezza ero costretto a ritornare in Italia.

Infatti una delle tante clausole prevedeva che ogni 15 anni dovessi passare tre mesi a Volterra al servizio di Aro.

Era stato un vero strazio dover salutare la mia famiglia. Ormai Renesmee era cresciuta ed era pronta a sposarsi il suo lupo, ma da bravo padre apprensivo non mi sentivo molto tranquillo ad allontanarmi, malgrado sapessi che tutta la mia famiglia avrebbe vegliato su di lei.

Anche lasciare nuovamente Bella mi era pesato come un macigno sul cuore.

Sapevo che le Nuvole di Volterra sarebbero presto sparite e avrei potuto fare ritorno a casa, ma quando mi ero allontanato da lei scortato da Jane e Demetri che erano venuti a prendermi, mi ero sentito morire.

Non sapevo cosa mi aspettava, come mi avrebbero trattato.

L'unico conforto era venuto da Alice che mi aveva visto tornare a casa sorridente anche se con gli occhi nuovamente rossi. Ma come sapevamo tutti, le sue visioni erano soggette a cambiamenti e quindi non c'era la certezza che si verificassero.

Non avevo, quindi, nessuna sicurezza che avrei rivisto la mia famiglia, solo la parola di Aro, di cui avevo imparato a diffidare.

Avevo infatti la paura che Chelsea usasse nuovamente il suo potere su di me, rendendomi ancora schiavo dei Signori di Volterra.

Quando l'aereo atterrò, scesi e segui i miei accompagnatori da bravo e in silenzio fino alla Rocca. Con un sospiro varcai la sua porta mentre il buio e il freddo dei suoi corridoi lunghi e infiniti penetrava nel mio cuore.

Tre mesi, tre lunghissimi mesi mi aspettavano.

E quando entrai nello studio di Aro, il cuore tremò al ricordo di quanto avessi sofferto nella mia visita precedente.

Ma ora sapevo chi ero, e che presto sarei tornato a casa.

Nulla importava più di questo.

Quando entrai alzai la testa manifestando una sicurezza che non avevo “Mio Signore Aro. Come vedi ho mantenuto fede al mio impegno ed ora sono qua al tuo servizio”

Lui mi guardò e un sorriso beffardo si dipinse sul suo volto...


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Capitolo 2
*** "bentornato Edward" ***


Ciao a tutti. Eccomi qui a postare il rpimo capitolo.  Spero che vi piaccia e ... i misteri sono solo all'inizio.
Baci...

Capitolo 01 - “Bentornato Edward”


Edward


Quando entrai nello studio di Aro, sentii un brivido di paura scendere lungo la schiena. L'ultima volta che c'ero stato Jane mi aveva torturato a lungo con il suo potere, e anche adesso potevo sentirla dietro di me pregustarsi la possibilità di colpirmi nuovamente.

L'odiavo profondamente. Così come odiavo Alec il suo bel gemello che fino adesso non si era ancora mostrato. Non avevo infatti dimenticato la loro promessa di uccidermi e quanto mi avessero umiliato e ferito. Volevo vendicarmi e forse ci sarei riuscito, in fondo eravamo immortali e il tempo giocava a mio favore.

Raddrizzai le spalle mostrandomi più sicuro di quanto non fossi e salutai Aro che mi stava fissando come se fossi stato un regalo di compleanno.

“Che piacere vederti Edward. Sapevo che avresti mantenuto la tua parola e osservato il tuo giuramento. Peccato per gli occhi. Ti preferivo quando erano rossi. Comunque fa lo stesso. L'importante che tu sia qui”.

Entrai veloce nella sua testa, e rimasi stupito nel constatare quanta felicità ci fosse. Mi squadrò e poi sorridendomi si avvicinò e afferrò la mia mano destra.

Sul polso era chiaro il segno del braccialetto di famiglia che avevo consegnato ad Esme, per evitare guai.

Lui osservò il segno è annui soddisfatto, mentre penetrava nella mia mente per verificare le mie intenzioni.

“Bene Edward, vedo che non hai intenzione di opporti a me, e la cosa mi riempe di gioia. Sarà tutto più facile così. Molto più facile. Vorrei però ricordarti alcune regole, sulle quali non ammetto disobbedienza.”

Annui, sapevo già cosa mi avrebbe richiesto, ma lo lasciai parlare.

“Innanzitutto, voglio darti fiducia per cui sei libero di girare per la Rocca liberamente.

L'ultima volta ne hai visitato solo una parte, e penso che ti farà piacere finire di esplorarla. Ovviamente non ne puoi uscire senza un ordine preciso. L'unica limitazione che ti metto riguarda gli orari, come cala il sole devi tornare nella tua vecchia stanza in modo da essere a mia disposizione e devi rimanerci fino all'alba se non sarai chiamato a svolgere il tuo lavoro.

Mi aspetto ovviamente piena collaborazione. Sai che se vogliamo abbiamo il modo di punirti in maniera efficace.”

Lo guardai tranquillo, non avevo intenzione di sottrarmi al mio dovere, e la possibilità di muovermi senza scorte e a mio piacimento era una buona notizia. E avrei cercato di evitare le punizioni, avevo patito troppo nella mia visita precedente, in fondo si trattava solo di tre mesi.

Lui mi guardò, aspettando la mia reazione poi proseguì “C'è solo una clausola, che credo tu non approverai, ma che sulla quale non intendo transigere”

Lessi nella sua mente a cosa stava pensando e la tristezza cadde sul mio cuore

“Dovrai nutrirti come noi. Berrai sangue umano. Non mi costringere a obbligarti, ricorda che hai giurato di obbedirmi.”

Abbassai la testa, mi aspettavo qualcosa del genere “ Non diventerò un assassino mio signore. Non parteciperò al banchetto, non sopporto le urla di dolore e le grida mentali degli umani. Non posso cibarmi di loro. Il mio dono in questo caso è una maledizione.”

Mi guardò pensoso, poi sorrise “Vedremo Edward. Prima di dieci giorni non ti chiederò nulla. Nel frattempo studierò una soluzione. Forse riusciremo a trovare un compromesso. Ma per ora lascia che ti presenti un nuovo acquisto della Guardia Reale.”

Poi si voltò e fece un cenno a Demetri che silenzioso si era posizionato dietro di me vicino a Jane.

“Demetri, chiama Rebecca”

Lo guardai uscire e con la coda dell'occhio vidi Jane ridacchiare. Avevo avuto paura che Aro riprovasse con Chelsea a condizionarmi, ma sembrava avere altri piani.

No Edward, non userò Chelsea su di te, nuovamente. Sei venuto di tua iniziativa, non c'è bisogno di trattenerti con la forza. Rilassati, le cose sono diverse adesso. Ti voglio presentare una Guardia particolare, vedrai che... gli piacerai.”

Doveva aver letto nella mia mente, la paura che mi aveva accompagnato per tutto il viaggio, ma malgrado i suoi pensieri volessero rassicurarmi, ero in apprensione .

Non mi fidavo di lui e il risolino di Jane non rappresentava nulla di buono.

Demetri ritornò quasi subito accompagnato da Felix e da una vampira bellissima.

Rimasi a fissarla stupito. Non avevo mai visto una creatura così bella. Persino Rosalie sarebbe sparita alla sua presenza. Il corpo sinuoso ricordava un gatto, agile e potente, il viso dolce sorrideva appena. Ma la cosa che mi colpì profondamente furono i suoi capelli e i suoi occhi.

I capelli erano bianchi quasi argentei, lunghi e morbidi le ricadevano fino alla vita, mentre i suoi occhi erano decisamente argentati. Visto che apparteneva alla Guardia, mi aspettavo che avesse gli occhi rossi tipici dei volturi, ma questo angelo mi guardava con gli occhi più strani che avessi mai visto. Si fermo a un paio di metri da me e iniziò a studiarmi attentamente. La fissai negli occhi incapace di distogliere lo sguardo. Erano occhi profondi, inespressivi che celavano chissà quale segreto. Con curiosità provai a entrare nella sua mente, ma nulla. La fissai confuso e sorpreso, nella mia vita avevo incontrato soltanto Bella con il potere di tenermi fuori dalla sua mente. Rabbrividii, Aro aveva ragione. Era una creatura strana e sicuramente pericolosa.

Con uno sforzo di volontà mi staccai dai suoi occhi ipnotici e guardai Aro che sorrideva divertito dalla mia espressione.

“E' molto bella vero? Ed è anche particolare. Il suo talento è stato un dono per me. Sono molto orgoglioso di lei.”

Scossi la testa. Per quanto carina e misteriosa, non ero certo interessato. L'amore che mi univa a Bella era immenso e profondo. Nessuna vampira poteva intromettersi o offuscarlo. Amavo la mia Bella come il primo giorno e se Aro sperava di farmi cambiare idea si sbagliava di grosso. Non l'avrei mai tradita, nessuno poteva prendere il suo posto nel mio cuore.

Lui mi sorrise, ormai mi conosceva bene e sapeva perfettamente come avrei reagito.

“Sono sicuro Edward, che la sua presenza ti lasci indifferente, ma vedi lei ha un talento particolare. Molto particolare. E adesso mi devi fare il favore di levarti la camicia”

Il suo tono era tranquillo e discorsivo. Sembrava parlasse tranquillamente ad un amico ma i suoi pensieri erano molto più espliciti “Ubbidisci Edward. Levati la camicia. In fondo non vorrai per caso iniziare subito a disobbedire...

Lo guardai preoccupato, con la coda dell'occhio vidi il sorriso sul volto di Jane farsi più aperto. “Iniziamo bene, se si oppone subito avrò di che divertirmi. Sono quindici anni che sto aspettando.”

Sospirai, se mi fossi rifiutato di obbedire, non avrei ottenuto nulla, solo quello di soffrire inutilmente. Mi ero ripromesso di fare il bravo, di ubbidire e adesso dovevo ingoiare il mio orgoglio e piegarmi al suo volere. Era la cosa più saggia da fare.

Manifestando una tranquillità che non avevo, mi levai la camicia della divisa e rimasi a torso nudo davanti ad Aro. “Ecco” dissi guardandolo dritto negli occhi.

Lui mi sorrise e fece un gesto veloce a Felix.

Rimasi fermo, mentre la potente Guardia serrava le mie braccia nella sua morsa. “Stai fermo Edward. Non farti fare del male. Rilassati finirà tutto presto”

Rimasi fermo, non avevo la forza per oppormi a lui, anche se i suoi pensieri mi preoccuparono non poco. Che cosa doveva finire?

La mia domanda trovò facilmente risposta, quando la bellissima vampira di nome Rebecca si avvicinò velocissima e mi morse sulla clavicola, tra la spalla e il collo.

Rimasi scioccato, non era la prima volta che venivo morso da qualcuno della mia specie, ma mai avevo sentito un dolore simile. Normalmente quando si viene morsi si avverte un forte dolore che però passa quasi subito e resta solo un fastidiosissimo pizzicare dovuto al veleno.

Ma non era questo il caso.

Rebecca non solo mi aveva morso, ma non accennava a staccarsi. Il dolore divenne sempre più forte, insostenibile. Sentivo la testa pulsare, la spalla e il braccio bruciare come se mi avessero arso vivo. Urlai e sarei caduto se Felix non mi avesse tenuto fermo.

Non so quanto durò quella tortura, perché a un certo punto non fui più in grado di sentire nulla, era come se la mia testa fosse scivolata sott'acqua e tutto si fece nero mentre i miei sensi sparivano nel nulla ingoiati … anzi... succhiati via.

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Capitolo 3
*** Presagi ***


Buongiorno a tutti. Ecco a voi il nuovo capitolo.  Qui inizieremo a vedere qualche conseguenza del morso di Rebecca e rincontreremo Carlisle che come per "Il Sole" sarà la seconda voce narrante principale.  Non aggiungo altro e vi lascio a leggere... e grazie ancora a chi ha letto e commentato !!!!!

Capitolo 02 - Presagi


Edward


Non ricordo con esattezza cosa successe o quanto durò. Il dolore era fortissimo, i miei sensi andavano e venivano a fasi alterne, ma quando ero cosciente non vedevo l'ora di ricadere nell'oblio.

Ricordo soltanto che mi fecero sdraiare mentre Rebecca mollava la sua presa su di me. A un certo punto provai a tirarmi su, mi sentivo soffocare e non riuscivo a vedere con chiarezza. La testa, la spalla, il braccio e la mano erano di fuoco. Non riuscivo a muovere nulla della parte destra e mi accorsi che il braccio era fasciato stretto intorno al corpo, inutilizzabile. Due mani forti mi imposero di sdraiarmi nuovamente mentre sentivo la voce di Demetri penetrare nella nebbia della mia mente. “E' troppo presto Edward. Stai giù. Non ti agitare, cerca di calmarti...” Avevo obbedito, non per mia volontà ma perché ero di nuovo sprofondato nel buio troppo esausto e dolorante per oppormi.

Quando i sensi tornarono, pensai di essere solo nella stanza.

Non avvertivo nessun profumo che indicasse altre presenze e quando aprii gli occhi, temetti di essere impazzito.

Seduta in fondo al letto c'era una bellissima vampira che mi guardava con un sorriso dolce e affettuoso. Sbattei gli occhi, cercando di mettere a fuoco quel viso angelico che mi sorrideva. Avevo l'impressione di averlo già visto, e quando il mio cervello capii, per un attimo si rifiutò di credere a quello che stavo vedendo.

Seduta, a scrutarmi con dei profondissimi occhi color ambra c'era Rebecca, anche se ora i suoi lunghissimi capelli erano ramati come i miei . La guardai tremando, sembrava la mia gemella. Anche il suo odore era inesistente, non percepivo che il mio ampliato.

All'improvviso nella mia mente si fece strada un orrendo sospetto e con un balzo scesi dal letto della mia stanza e corsi in bagno per guardarmi allo specchio...



Carlisle


Edward era partito. Quando si era allontanato non si era più voltato ed era facile capirne il perché.

Sapevo benissimo quanto grosso fosse il dolore che provava per questa nuova separazione e quanto gli pesasse dover tornare a rinchiudersi nella Rocca di Volterra.

In questi quindici anni non era passato giorno nel quale mi ero chiesto se avevo fatto la cosa giusta. Mi era sempre rimasto il dubbio di dover pretendere la piena libertà da Aro, ma all'epoca mi era sembrata l'unica soluzione possibile.

Ora dopo che il suo aereo era partito, eravamo tornati a casa.

Non abitavamo più a Forks da parecchi anni.

Quando Aro aveva concesso ad Edward di lasciare la Rocca, ci eravamo diretti verso l'agriturismo felici di riaverlo con noi. Temevo che riabituarlo al sangue animale sarebbe stato un percorso difficile. Per chi come me e Rose non aveva mai assaggiato il sangue umano era più facile rinunciare al suo piacere, ma Edward aveva fin da subito assaggiato quel dolce nettare e se ne era saziato in passato. Gli avevo abilmente mentito, sapendo di farlo, quando lo avevo rassicurato su quanto facile sarebbe stato ritornare vegetariano. I primi giorni per fargli riprendere le forze ed evitare problemi lo feci nutrire del sangue donato che avevo comprato in Italia in previsione di problemi di questo tipo. Jasper ed Emmett lo sorvegliavano in continuazione, per evitare che potesse fare del male a Renesmee e ai licantropi. Ma l'istinto di padre era decisamente più forte di quello di vampiro mentre la puzza di cane bagnato evitò problemi e dopo un paio di giorni ci rilassammo tutti.

Iniziammo poi ad accompagnarlo nelle cacce al cinghiale. Non lo lasciavamo mai andare da solo, preoccupati che il suo istinto lo portasse troppo vicino alle case.

Dopo una quindicina di giorni, quando si sentì sicuro, prendemmo finalmente l'aereo e tornammo a Forks. Qui aiutato dall'amore per Bella e Renesmee e dal suo carattere deciso si lasciò definitivamente alle spalle la tentazione del sangue umano.

Più di una volta gli rivolgemmo domande sul periodo passato presso i volturi, ma lui glissava sull'argomento. Capimmo subito che non aveva piacere a raccontarci nulla e presto tutta la famiglia si dimenticò di quel periodo così triste.


Alla fine dell'anno ci trasferimmo a Dorthmund, e i ragazzi si iscrissero tutti all'università mentre Esme faceva da maestra a Renesmee che cresceva e imparava velocemente.

Fu un periodo tranquillo e rilassato. Quando tornavo dall'ospedale nel pomeriggio in casa aleggiava un allegria contagiosa. Rose ed Emmett si erano nuovamente sposati, mentre Edward oltre che studiare era impegnato ad aiutare Bella e Jacob con la scuola. Mentre la prima, grazie alle sue abilità da vampira, se la cavava alla grande all'Università, Jacob era impegnato a finire le superiori decisamente più impegnative rispetto a quelle che aveva frequentato a Foks. Ovviamente gli scherzi e le battute si sprecavano e spesso finivano in una giocosa rissa.

Dopo sette anni però iniziarono i sospetti sul nostro non invecchiare e a malincuore fummo costretti a trasferirci nuovamente. Noi ci eravamo abituati ma per Bella, Jacob e Renesmee fu un vero trauma. Bella sperava di far ritorno a Forks ma con calma riuscimmo a spiegarle che era troppo presto. Avrebbero dovuto passare ancora molti anni prima che potessimo far ritorno la.

Presto ci ambientammo nella nuova casa e anche Renesmee si unì ai ragazzi nel frequentare la scuola superiore alla quale si erano iscritti di nuovo tutti.

Dopo pochissimi anni dall' ultimo trasferimento Emmett inciampò inaspettatamente, costringendoci a una fuga rapida e veloce.

Dopo svariate discussioni ci trasferimmo in un paese delle Ardenne in Germania . A insistere era stato soprattutto Edward, che sapeva che presto avrebbe dovuto recarsi a Volterra e preferiva averci abbastanza vicini. Io ed Esme lo avevamo appoggiato fra lo stupore dei suoi fratelli ignari delle vere motivazioni. Sapevamo infatti che nel giro di due anni sarebbe stato richiamato da Aro in servizio e l'essere già in Europa ci dava maggiore sicurezza.

Ovviamente ogni volta che cambiava residenza doveva informare Volterra e quindi noi tre non ci stupimmo più di tanto quando gli arrivò la lettera con la quale veniva convocato nuovamente nelle Guardie.


Per gli altri fu ovviamente uno shock e Bella litigò a lungo con Edward per averle nascosto i suoi obblighi accusandolo di averle mentito e quindi di non meritare la sua fiducia.

Bella in cuor suo non aveva ancora accettato che Edward le avesse raccontato una bugia tanti anni fa quando l'aveva lasciata per proteggerla e ancora adesso a volte stentava a fidarsi di lui.


Per fortuna l'amore profondo che entrambi provavano gli fece superare la crisi e quando quel mattino ci salutò il mio cuore pianse nel vedere entrambi così sconfortati.

E adesso non ci restava che aspettarlo sperando che Aro non trovasse un altro modo per legarlo a se ancora più saldamente.

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Capitolo 4
*** La mia ombra ***


Ciao a tutte. Eccomi con un nuovo capitolino, corto ma intenso dove inizieremo a scoprire Rebecca.  Spero che vi incuriosisca e vi piaccia.  ovviamente se mi lasciate un commento per sapere cosa ne pensate di lei sarei felicissima.
Un bacio a tutte e buona lettura.

Ps: Ovviamente se avete domande sono qua.... e se posso senza darvi troppi spoiler sarò felice di rispondervi.

A Martedì!!!!

Capitolo 3 - La mia ombra


Edward


Quando mi vidi allo specchio tirai un sospiro di sollievo.

Non ero cambiato, vedevo riflesso nello specchio il solito Edward con i suoi capelli rossi spettinati e gli occhi ambra che si guardava preoccupato. Sorrisi della mia paura, e notai che dietro le mie spalle c'era Rebecca. Mi guardava con il sorriso sghembo che tanto piaceva a Bella, appoggiata tranquilla allo stipite della porta.

Ingoiai una boccata di veleno, infastidito dalla sua presenza. Avevo il braccio destro bloccato dalle bende contro il mio petto, ma non sentivo più quel dolore atroce che mi aveva perseguitato nelle ultime ore. Soltanto un leggero pizzicore che mi convinse a liberarmi da quella noiosa fasciatura. Stavo armeggiando con il braccio libero quando mi accorsi che Rebecca si era avvicinata e da dietro mi stava aiutando. La guardai riflessa nello specchio mentre era intenta a sfasciarmi il braccio. Quando finii tirò su la testa e mi guardò sorridendomi nuovamente.

“Grazie” bofonchiai intimidito.

Lei senza levarmi gli occhi di dosso annui silenziosa.

Ero curioso e timoroso di sentire la sua voce, temevo che anche quella fosse simile alla mia.

“Cosa è successo Rebecca, cosa mi hai fatto?” le chiesi mentre con le dita toccavo la nuova cicatrice argentea che spiccava sulla mia spalla.

Non rispose, si limitò a fissarmi in maniera inespressiva.

Sospirai, mentre muovevo il braccio e la mano per controllare che tutto fosse a posto.

Mi voltai verso di lei, che si era appoggiata nuovamente allo stipite della porta. “Ti spiace...- mi rivolsi a lei con tono ironico, mentre cercavo di chiudere la porta del bagno - vorrei farmi una doccia senza spettatori”

Lei arretrò una smorfia di fastidio sul bel viso mentre la chiudevo fuori dalla porta.

“Al diavolo”, pensai mentre andavo ad aprire l'acqua.

Si avevo proprio bisogno di rilassarmi.

C'era caldo in bagno.

Strano la nostra natura non ci permetteva di sentire certe sensazioni, eppure sentivo caldo e avevo come la sensazione di soffocare. Iniziai a respirare veloce come se mi mancasse l'aria. Era assurdo, per noi non è necessario respirare eppure fui invaso dal panico. Dovevo scappare da quell'ambiente che all'improvviso era diventato opprimente. Velocemente aprii la porta e uscii. Quando alzai gli occhi mi vidi riflesso in quelli di Rebecca. Era in piedi subito dietro la porta e aveva sul viso un espressione sofferente. Rimasi in silenzio a fissarla mentre la sensazione di soffocamento che mi aveva colpito passava velocemente e la respirazione tornava normale.

Presi due o tre respiri profondi poi mi voltai ed entrai nuovamente nel bagno. Rebecca mi seguì come un ombra e restò sulla porta a contemplare la mia schiena.

Stavolta aprii l'acqua senza problemi e iniziai a sfilarmi i pantaloni per lavarmi.

Inutile nascondere che ero a disagio sotto i suoi occhi, ma avevo la viva sensazione che non avrei potuto allontanarla di nuovo.

Lei mi sorrise, come se avesse letto nei miei pensieri, e mi diede le spalle senza però arretrare di un centimetro.

“Resta girata. Per favore. Non ci metto tanto”. Imbarazzato da quella presenza sulla porta finii di spogliarmi e mi lavai il più velocemente possibile.

Poi mi asciugai e uscii per vestirmi con il completo della divisa pulito che avevo visto appoggiato sul divano.

Rebecca mi guardò uscire avvolto nell'asciugamano e si girò verso il bagno per darmi l'opportunità di vestirmi tranquillo.

Quando fui pronto la chiamai “Rebecca, ho finito. Puoi pure girarti adesso”. Lei si voltò sorridendomi.

Avevo un orrendo sospetto sul mio malore di poco prima, per cui decisi di fare una prova.

“Resta qua. Torno subito” e veloce uscii dalla mia stanza chiudendomi la porta dietro.

Subito fui invaso dalla strana sensazione di soffocare, mentre un altro attacco di panico mi colpiva.

Alzai gli occhi e vidi Demetri tranquillamente appoggiato alla parete di fronte a me.

“Ti conviene rientrare Edward, prima di sentirti male. Non è saggio allontanarsi tanto da Rebecca né tanto meno mettere una porta tra lei e te”

“Cosa mi sta succedendo? Cosa mi avete fatto?” la mia voce tremava proprio come il mio corpo.

Demetri si avvicinò e mi prese per un braccio mentre aprendo la stanza mi spingeva dentro.

“Vieni. C'è qualcosa che devi sapere”



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Capitolo 5
*** Un legame fastidioso ***


Ciao eccomi con un nuovo capitoletto.  E' cortino ma prometto che mi farò perdonare.
Vi lascio alla scoperta di Rebecca... buona lettura e grazie per essere qua.



Capitolo 4 - Un legame fastidioso


Edward


Quando entrai i miei occhi incrociarono quelli di Rebecca. Non riuscivo a capire il perché ma quasi subito mi sentii molto meglio. Con un sospiro mi voltai guardando Demetri negli occhi.

“Dimmi, sto aspettando”

Lui sorrise “Rebecca ha una dote molto particolare. Non ho mai visto un vampiro come lei. Noi la definiamo un “simbionte” ma non so se è la parola giusta per definire quello che è e quello che fa alla sua... vittima.”

“Non capisco” avevo perso qualcosa.

“Vedi” iniziò a spiegarmi tranquillo “Quando Rebecca ti ha morso si è collegata a te. Oltre a prendere il tuo aspetto fisico, ha preso anche una parte di te. Adesso sei legato a lei.”

Tacque e mi guardò sornione, visto che non reagivo, continuò

“ Non ti puoi allontanare più di tanto da lei o perlomeno dalla sua vista. Lei ti seguirà e sarà la tua ombra. Non devi temerla, non potrà mai farti del male anzi se potrà ti difenderà poiché assorbe in parte le tue emozioni e il tuo dolore. Da adesso in avanti lei dipenderà da te, nella misura in cui tu dipendi da lei.”

Lo guardavo sbigottito. Avevo capito che in qualche modo si era legata a me, ma non potevo certo immaginare che sarebbe diventata la mia ombra. “Così Aro, ha trovato chi mi sorveglia” gli risposi amareggiato.

Demetri annui ridacchiando “Si, lei è fedele ad Aro e tu non ti puoi allontanare da lei. Ma non essere troppo arrabbiato... c'è... chi ti invidia la sua presenza.”

Scossi la testa disgustato. “Non mi parla, perché?”

Lui scosse la testa lentamente “Non parla con nessuno. Non sappiamo il perché. Nessuno ha mai sentito la sua voce, nemmeno Aro. Ma ti capisce ed è capace di percepire le tue emozioni. Assomiglia molto al tuo dono ma funziona solo con la persona a cui si collega tramite il morso.”

Mi voltai a guardarla, lei si era seduta sul divano e mi fissava con il solito sorriso affettuoso sulle labbra “Io non posso sentirla. E non intendo qui dentro dove non posso sentire i pensieri di nessuno. Neanche quando eravamo da Aro l'ho sentita, perché?”

“Non so cosa risponderti Edward, forse neanche Aro lo sa. Su di lei nessuno dei nostri poteri funziona. Ma non ti devi preoccupare. Non ti darà fastidio e presto ti abituerai alla sua costante presenza.

Adesso ti consiglio di non allontanarti, Aro aspetta con impazienza i tuoi servigi e fra poco ti manderà a chiamare. Io devo andare, ho altri compiti da svolgere, ma fai il bravo e vedrai che tutto filerà liscio.”

Detto questo si voltò e fatto un veloce cenno di saluto si allontanò chiudendosi la porta alle spalle e lasciandomi in piedi a riflettere su tutte le informazioni che mi aveva dato.


Guardai Rebecca e lei mi sorrise con il mio sorriso sghembo mentre mi fissava intensamente.

Scossi la testa irritato e mi diressi verso lo zainetto rosso che mi ero portato da casa. Era lo zainetto che usava sempre Bella quando andava a scuola da mortale, e adesso lo avevo preso in prestito perché intriso del suo profumo. Lo annusai beandomi di quel dolce aroma.

Quando lo aprii constatai che il cellulare era sparito.

Il messaggio era chiaro nessuna comunicazione con la famiglia.

Per tre mesi dovevo dimenticarmi di tutto quello che mi aspettava fuori da Volterra.

Con un sospiro mi guardai intorno. La stanza non era cambiata molto dall'ultima volta. Con occhio critico notai che l'armadio era più grande e immaginai che contenesse anche dei vestiti per Rebecca. Con sgomento notai che anche il letto era più grande. Ma cosa pensava Aro? Che avrei diviso il letto con il mio fantasma personale? Che stupido, se pensava che potessi affezionarmi fino a quel punto a Rebecca! La guardai e per un attimo le vidi un sorriso triste sul bel volto. Doveva aver percepito la mia rabbia, anche se subito le rispuntò il solito sorriso.

Ancora scocciato notai che solo il divano era rimasto identico. Rebecca era seduta comodamente da un lato e mi fissava senza togliermi gli occhi di dosso.

Mi sentivo osservato e la cosa mi infastidiva.

Scossi la testa e mi distesi sul letto di traverso. Che lei rimanesse pure sul divano da sola. Non mi sarei mai avvicinato a lei, ne mai avrei permesso che mi sfiorasse con le sue pallide mani.

Chiusi gli occhi e iniziai a pensare alla mia famiglia. Sapevo che Alice non poteva vedermi all'interno della stanza, ma speravo che prima o poi riuscisse a rassicurare Bella e gli altri sulla mia salute. Ero consapevole infatti che erano tutti preoccupati, ma non sapevo come fare per avvertirli che per ora non mi era successo nulla di troppo brutto a parte... avere eredito un anima gemella piuttosto ingombrante.

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Capitolo 6
*** Distanze ***


Ciao a tutte.  Eccomi qua con un nuovo capitolo ancora dedicato al nostro amato vampiro.  
Vi lascio alla sua scoperta e vi ringrazio per i commenti sempre molto attesissimi.
A Martedì.

Capitolo 5 - Distanze


Edward


Dopo poco la porta si aprì ed entrò Felix.

Quando mi vide sdraiato sul letto un ombra passo sul suo viso “Stai male?” mi chiese preoccupato.

“No Felix, va tutto bene” sospirai mentre mi alzavo “Devo venire da Aro?”

Lui annui sorridendo mentre mi faceva strada per il corto corridoio. Si, la mia stanza era abbastanza vicino alla grande sala dove i Signori di Volterra ricevevano le visite ed emettevano i giudizi. Non era un caso, ricordavo benissimo che spesso uscivo sfinito dal mio “lavoro” e che le altre Guardie dovevano portarmi di peso nella mia camera.

Quando varcai la porta vidi Rebecca alzarsi e seguirmi. Stava un paio di metri dietro di me, seguendo ogni mio movimento.

Mi sentivo infastidito, osservato e quando entrai nella grande sala e incrociai gli occhi divertiti di Aro, un ringhio di rabbia salì nel mio petto.

“Pace Edward. Non è il caso di prendersela così. A parte un po' di male già passato, Rebecca non ti darà alcun fastidio. Adesso fai il bravo e prendi posizione che abbiamo del lavoro da fare”.

Il ringhio si spense e con calma mi inginocchiai a fianco a lui. Gli ero molto utile in quanto io leggevo i pensieri di chi Aro riceveva e lui accarezzandomi la testa li rubava dalla mia mente.

Mi usava da ponte mentale anche se questo comportava per me un grande sforzo di concentrazione che spesso mi sfiniva.

La mia mente non più abituata a sopportare l'intrusione continua di Aro, si stancò subito e dopo appena tre colloqui sentii la testa girarmi e pulsarmi dolorosamente.

Abbiamo quasi finito Edward. Tieni durò ragazzo. Hai perso l'abitudine ma presto la riprenderai.” le parole di Aro penetrarono nella mia mente stanca proprio mentre entrava un altro vampiro.

Sospirai e alzai la testa per lanciare un rapido sguardo dietro di me. Rebecca stava in piedi dietro al trono di Aro a fianco a Renata. I suoi occhi si puntarono nei miei e come al solito mi sorrise.

Mi voltai di nuovo strattonato da Aro “Non perdere la concentrazione Edward! ”

Un nuovo ringhio sommesso mi vibrò nel petto mentre scuotevo la testa per allontanare la sua mano. Aro si voltò a guardarmi dapprima stupito mentre percepivo la sua rabbia salire “ Non ti permettere più di ribellarti, Edward. Adesso abbassa la testa e concentrati. Non costringermi a metterti subito in punizione, ragazzo.”

Sospirai cercando di calmarmi.

Sapevo che era questo il mio incarico presso i volturi, ma se l'altra volta avevo accettato tutto tranquillamente soggiogato dal potere di Chelsea, stavolta era più duro ubbidire agli ordini. Abbassai la testa e mi concentrai sul nuovo venuto.

Era difficile mantenere l'attenzione stanco com'ero, e presto il dolore mi spinse a cercare di sottrarmi alla sua presa. Aro mi guardò accigliato poi ritirò la mano e fece cenno a Felix di avvicinarsi “Edward, è stanco. Accompagnalo in camera e controlla che si riposi.”

Non riuscivo a tenere gli occhi aperti e Felix fu costretto a sorreggermi per il breve tragitto. Quando entrai mi fece sdraiare sul letto. Ero cosciente e anche se parlare mi dava la nausea, gli dissi “Grazie Felix. Dov'è Rebecca?” Lui mi sorrise divertito “E' qui dietro a me. Non ti preoccupare, non ti lascia solo. Non è a causa sua che stai male. Adesso riposati, hai sentito Aro. Non ti conviene sfidarlo più di tanto. Se le altre volte sopportavi bene la Gabbia, adesso chiuso lì, lontano da Rebecca potresti impazzire dal dolore. A dopo Edward e ricordati che sei una Guardia e le Guardie obbediscono agli ordini”


Quando Felix uscii chiusi gli occhi e cercai di sprofondare nel nulla per riposare il cervello. Facevo fatica a respirare e non riuscivo a immaginare di poter vivere altri tre mesi lì dentro in quelle condizioni. Non riuscivo a rilassarmi, la mia bocca era invasa dal veleno, mentre una sorda rabbia cresceva in me.

Volevo tornare a casa, volevo rivedere la mia Bella. Mi mancava, mi mancavano le sue carezze e i suoi baci. Mi domandai ancora una volta come avrei potuto stare tre mesi senza di lei, ci eravamo lasciati da pochi giorni e già sentivo il vuoto dentro di me e il desiderio di accarezzarla e baciarla crescere soltanto al suo pensiero.

Aro aveva estorto con l'inganno il mio giuramento ed io pur essendo partito con l'intenzione di ubbidire, non ero sicuro di riuscire ad accettare le sue regole.

Vidi Rebecca avvicinarsi, sembrava preoccupata.

Si sedette sul bordo del letto senza levare i suoi occhi dai miei. “Lasciami stare” le mugugnai voltandomi verso il muro. La sua mano si mosse velocissima e si posò sulla mia fronte. Quel contatto inaspettato mi fece sussultare e mi girai con l'intento di allontanare la sua mano da me. Rimasi ancora una volta sconvolto nel vedere i suoi occhi, i miei occhi, che mi fissavano teneramente mentre il dolore si attenuava ed io scivolavo nella pace.

Quando ripresi coscienza, Rebecca era ancora seduta sul letto a fianco a me e mi stringeva la mano. La guardai e ritrassi la mano dalla sua. Mi sentivo riposato e rilassato ma anche infastidito da quella libertà che si era presa.

Doveva essere stata lei, però, a calmare la mia mente e a donarmi il riposo di cui avevo così bisogno. Evidentemente il suo tocco aveva la capacità di rilassarmi. Non mi piaceva essere soggetto al suo potere, ma non potevo negare che era stato molto utile.

Mi tirai su e scesi dal letto.

Non avevo bisogno dell'orologio per sapere che era tarda mattinata, avevo riposato per diverse ore e adesso ero libero di aggirarmi per la Rocca indisturbato. Forse sarei riuscito a trovare un modo di comunicare con la mia famiglia. Possibile che vivessero senza contatti esterni? Da qualche parte forse avrei potuto trovare un cellulare o un computer. Ma come avrebbe reagito Rebecca?

La guardai di sottecchi, mi domandavo se mi avrebbe messo i bastoni nelle ruote o se mi avrebbe lasciato fare.

Intanto dovevo scoprire quali erano i limiti che mi aveva messo, poteva essermi utile sapere di poter stare due, cinque, dieci o cinquanta metri lontano da lei.

Facendo finta di niente mi diressi in bagno.

Lei come al solito mi seguì. “Scusa Rebecca, non mi succederà niente, vorrei stare un attimo da solo” Scosse la testa divertita mentre si andava a sedere sul divano. Io chiusi la porta e non dovetti aspettare neanche un minuto che la sensazione di panico mi invase violentemente. Aprii subito e uscii appoggiandomi allo stipite.

Lei mi guardava negli occhi un sorriso divertito sulle labbra.

“Scusa – mugugnai a denti stretti – ma volevo avere la conferma. A quanto pare è meglio che non ci siano porte fra di noi, vero?” Lei mi sorrise e annui.

“Ok. Voglio vedere un altra cosa. Puoi sederti sul letto per favore?” stavolta l'espressione era chiaramente stupita mentre andava ad accomodarsi. Io mi avvicinai a lei, sorridendole e poi iniziai ad arretrare. Lei non toglieva gli occhi dai miei e io camminavo all'indietro. Arrivai fino in fondo alla parete e feci un rapido calcolo mentale. Bene se lei mi guardava potevo starle lontano almeno tre o quattro metri senza sentire fastidio. Era già qualcosa. “Rebecca mi fai un ultimo favore? Puoi girarti e chiudere gli occhi?” Chissà se cambiava qualcosa?. Lei ubbidì prontamente e io sentii subito la sensazione di panico bussare nella mia mente. Non era forte, solo poco più di un fastidio. Mi avvicinai lentamente e lei ancora chiaramente divertita da quelle prove si girò a fissarmi. “Credo che sia meglio se tu mi tieni sott'occhio vero? Ma stai male anche tu insieme a me? Mi sembra di vederti un ombra negli occhi quando mi allontano” mi guardò seria e mi sorrise annuendo.

“Ok, penso che adesso possiamo andare a fare un giro. Mi farebbe piacere ritornare nel cortile. Chissà se c'è sempre il mio albero? Sei pronta, possiamo uscire?” lei annui di nuovo sorridendo e silenziosa come sempre mi segui nel corridoio.

Ovviamente mi mancava un ultima prova, avevo un po' di timore ma sapevo che era importante per capire la libertà di cui potevo godere.

Quando fummo nel lungo corridoio. Mi voltai verso di lei. “Ok. Ascolta ho bisogno di un favore. Devi rimanere qui, qualsiasi cosa mi succeda devi rimanere ferma fino a che non ti chiamo. Hai capito?”

Lei mi guardò sempre più accigliata e scosse la testa.

“Rebecca, so che la cosa può pesarti, ma devo capire i miei limiti. Adesso stai ferma mentre mi allontano” e senza aspettare una sua risposta iniziai ad arretrare lentamente. Lei rimase lì, gli occhi fissi su di me. Ma non si mosse.

Lentamente, molto lentamente iniziai ad allontanarmi, due metri, poi cinque, il corridoio era lungo ed io sentivo crescere dentro di me il sentimento del panico. Qualche guardia passò, ma guardarono distrattamente e proseguirono. Dovevo essere a meno di otto metri circa, quando la sensazione di panico esplose con forza. Iniziai subito a sentirmi soffocare, era come se mi avessero cacciato in gola un batuffolo di cotone e le mie gambe iniziarono a tremare. Arretrai ancora di pochi passi e subito mi sentii affogare nel terrore. Era come se fossi finito sott'acqua. All'improvviso tutti i miei sensi vennero appannati e mi ritrovai per terra senza forze, tremante e incapace di muovermi. Alzai appena la testa e vidi attraverso la nebbia Rebecca appoggiata alla parete con aria sofferente. Non volevo chiamarla, non ancora. Facendo leva sulle braccia cercai di allontanarmi ancora, ma fu un vano tentativo. Il mio corpo ormai non mi apparteneva più e dei brividi di dolore iniziarono a partire dalla testa raggiungendo tutti i punti del corpo . Provai a chiamarla, “Rebecca ti prego vieni” ma dalla mia bocca uscii solo un rantolo. Fu in quel momento che avvertii delle mani toccarmi e delle voci chiamarmi, ma non riuscivo a connettere o a capire a chi appartenessero o cosa volessero. L'unico pensiero coerente era una disperata richiesta d'aiuto e dalle mie labbra usciva solo il suo nome sussurrato “Rebecca, Rebecca, Rebecca....”

Poi fu come se qualcuno mi avesse tirato fuori dall'acqua e mi ritrovai stretto al suo corpo. Si era seduta vicino a me e mi stringeva teneramente mentre con la mano mi accarezzava i capelli. Piano, piano iniziai a calmarmi mentre i dolori si attenuavano. Il suo abbraccio era piacevole, confortante.

Per un attimo pensai a Bella, a come ci stringevamo stretti, al mio amore per lei. Ma questo abbraccio era diverso, non era quello tenero del Amore con la A maiuscola, sensuale e carico di aspettative, era un abbraccio confortante, che donava sicurezza, un abbraccio che ti diceva sono qua, va tutto bene. Era un abbraccio più simile a quello di Esme a quello di una mamma che consola un bambino in difficoltà.

Mi lasciai cullare, lasciai che le forze ritornassero e il mio cervello riacquistasse lucidità. Poi quando fui certo che tutto era passato la guardai sorridendole “Grazie Rebecca, mi spiace se ti ho fatto del male. Dovevo capire, sapere cosa aspettarmi se qualcuno ci dovesse dividere. Non lo farò più, non mi allontanerò più da te, non ne vale la pena”.

Lei mi sorrise incerta se credermi o meno poi si alzò rapida allungandomi la mano e invitandomi a fare altrettanto. Io annui e mi alzai aiutato da lei, ancora scosso da quello che avevo provato.

Lei mi guardò nuovamente e con un gesto teatrale della mano mi invitò a farle strada. Scossi la testa divertito e grato del fatto che non mi tenesse il broncio e mi avviai lungo il corridoio prendendola per mano.

Non fece opposizione ma mi guardò chiaramente stupita.

Non fu un gesto calcolato, ma puramente istintivo, mi sentivo più sicuro e protetto con la certezza di averla vicino a me.

Non potevo immaginare che non ne avrei più potuto fare a meno e che avevo creato un precedente pericoloso.

Da dietro di noi una porta si aprì lentamente ed Aro ne uscii scrutandoci pensieroso mentre un sorriso soddisfatto si allargava sul suo viso.



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Capitolo 7
*** Sognando sopra l'albero ***


Ciao a  tutte.  

Qualcuna si è chiesta se Alice ha assistito alla scena e qui troverete la risposta mentre un mistero inizierà a bussare alle porte...

Non aggiungo altro se non grazie a chi legge e a chi recensisce e vi auguro buona lettura...


Capitolo 6 - Sognando sopra l'albero



Edward


Quando arrivai al cortile mi resi conto che stava brillando il sole. Nel cortile c'erano diverse Guardie. In parecchie si voltarono a guardarci, ed io riconobbi alcune vecchie conoscenze.

Non mi presi neanche la briga di salutarli, non avevo amici tra di loro ed alcuni, come Sirius, li detestavo addirittura. Gli unici a cui feci un timido cenno furono Felix e Demetri che in disparte stavano discutendo animatamente assieme a Jane.

Non mi interessavano i loro discorsi e di certo non mi sarei mai avvicinato di mia spontanea volontà a quella sadica vampira. Ero invece stupito dell'assenza del suo bel gemello. Non avevo ancora incontrato Alec e mi domandavo dove fosse finito. Di solito si muovevano assieme, ma evidentemente era fuori per qualche missione. Chissà se la discussione tra le tre Guardie più alte in grado riguardava proprio quello? Scossi la testa per allontanare quei pensieri futili e mi guardai intorno.

Nulla era cambiato, sembrava che il tempo non avesse sfiorato quell'angolino di pace che tanto mi era caro.

Con passo deciso mi avvicinai al mio albero tirandomi dietro un incerta Rebecca.

Quando fui alla sua base lasciai la mano del mio Simbionte per accarezzare la viva corteccia e con un balzo saltai sui rami più bassi. Poi guardai un paio di metri più in basso. Rebecca era ferma che mi guardava scuotendo la testa. Sapevo che quello era il mio albero, nessun vampiro ci era mai salito sopra e tutti consideravano strano il mio modo di fare.

“Forza Rebecca salta. Voglio salire fino in cima e tu mi devi accompagnare se... non vuoi che cada”

Vidi un ombra di panico nei suoi occhi ambrati mentre scuoteva la testa.

“Non è difficile, sai. Non pretendo che sali altissimo solo pochi metri... poi potrò proseguire da solo. Coraggio ti aspetto” Mentre le parlavo mi guardavo in giro, avevamo gli occhi di tutte le Guardie puntati su di noi. Stavamo dando spettacolo e sicuramente per i prossimi giorni avrebbero avuto qualcosa di cui parlare. Lei mi guardò scuotendo la testa e ridacchiando, poi saltò velocissima e agilissima al mio fianco. “Ok. Grazie Rebecca. Saliamo ancora un poco” e veloce iniziai a salire sempre più in alto. Lei mi segui come un ombra, ma a pochi metri dalla cima si fermò. La guardai era più che sufficiente, potevo arrivare da solo alla punta adesso. “Grazie” sussurrai e agile salii e mi sistemai sul mio ramo preferito.

Lì chiusi gli occhi e mentre sentivo il profumo delle foglie e il vento tiepido nei capelli, ripensai alla mia famiglia e alla mia Bella.

Un piano stava facendosi strada nella mia testa.

Un piano per trovare il modo di comunicare con i miei familiari.

E intanto mi concentrai sperando che Alice potesse vedermi e tranquillizzare tutti.



Carlisle


Non avevamo più avuto notizie di Edward. Gli avevamo raccomandato di prendere il cellulare sperando che gli fosse concesso di chiamarci. Ma evidentemente qualcosa era andato storto. Supponevo che i volturi glielo avessero sequestrato, sapevamo che difficilmente gli avrebbero permesso di comunicare con noi.

Jacob e Renesmee erano fuori con Rosalie ed Emmett.

Erano andati in città a girare per negozi. Non avevano detto nulla ma supponevo che avessero iniziato a cercare le bomboniere per il matrimonio.

Bella aveva detto chiaramente che non intendeva sentirne parlare fino a che Edward non fosse tornato a casa e sapevo da Esme che Nessi voleva fare lei di testa sua lasciando fuori dai preparativi Alice.

Prevedevo guai, grossi guai.

Non era saggio scontrarsi con Alice ed Edward non avrebbe dato il consenso tanto presto.

Quella sera avrei dovuto parlare con Rosalie per ricordarle chi erano i veri genitori di Nessi.

Jasper scese per mano ad Alice che sembrava un cane bastonato. “Non mi ha detto nulla. E' andata con Rosalie, e non mi ha detto nulla. Stanno scegliendo le cose sbagliate...” sembrava disperata mentre Jasper le stringeva forte le spalle baciandola sul collo.

“Non faranno proprio niente fino a che Bella ed Edward non diranno la loro. Quindi adesso per favore non farne un dramma. Sai benissimo quanto sia attaccata Rosalie a Nessi. E se Jacob riesce a sopportarla vuol dire che non sta esagerando” stavo perdendo la pazienza.

Non avevano ancora fissato la data o chiesto ufficialmente il permesso ai genitori che già tutta la famiglia era entrata in fibrillazione.

Se continuavano così sarebbe stato da scappare di casa molto presto e scommetto che Emmett e Jasper mi avrebbero fatto volentieri compagnia.

“Ah. Bene” gli occhi di Alice si offuscarono un attimo, poi brillarono allegri.

“Edward sta bene. L'ho visto su un albero che ridacchiava... che strano era in compagnia anche se non sono riuscita a vedere di chi”

Sospirai di sollievo mentre mi allontanavo gridando “Esme, ci sono notizie. Chiama i ragazzi e Bella. Finalmente Alice lo ha visto”

Chissà chi c'era con lui sull'albero? Dal poco che ci aveva raccontato sapevo che non aveva stretto nessun rapporto con nessuna Guardia escluso Demetri e Felix che lo tenevano sott'occhio e loro di certo non erano, altrimenti Alice li avrebbe visti e riconosciuti.

I misteri stavano ricominciando.

O forse era solo la mia paura di perdere Edward che faceva galoppare la fantasia?


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Capitolo 8
*** Problemi ***


Ciao eccomi con un altro capitolo.  Le cose iniziano a complicarsi... e i primi  problemi si affacciano timidamente alla storia...

Grazie a tutte e aspetto volentieri i vostri commenti...   Baci, baci .



Capitolo 7 - Problemi


Edward


Quella sera, Aro mi mandò di nuovo a chiamare. Quando entrai, senza fiatare mi misi in ginocchio e chiusi gli occhi per concentrarmi. Non ero preparato ad assistere a un esecuzione e quando Caius pretese l'uccisione del vampiro accusato di essersi mostrato in pubblico nel Messico, rimasi sconvolto. Avevo aiutato Aro a smascherare le sue bugie e quindi mi sentii responsabile della sua morte. Ingoiai il veleno e andai avanti, non avevo scelta. Solo quando la testa iniziò a provocarmi delle forti fitte chiesi ad Aro di lasciarmi riposare.

“Hai lavorato bene questa sera Edward, ma vorrei ascoltare ancora un altro vampiro e quindi cerca di resistere”

Sospirai infastidito. Non poteva pretendere di farmi lavorare fino allo sfinimento!

Mi agitai inquieto mentre il veleno mi riempiva la bocca e lui accorgendosi della mia rabbia non disse nulla ma mi congedò. Aiutato da Damiano ritornai in camera. Stavolta Rebecca si sedette subito vicino a me ed io scivolai subito nel buio aiutato dal suo strano potere.


Era ancora mattina quando aprii gli occhi. Mi sentivo riposato e volevo iniziare a mettere in atto il piano per comunicare con la mia famiglia. Mi alzai veloce e andai a farmi una doccia. Dovevo rilassarmi e pensare a come agire. Fui costretto a fare veloce, la presenza di Rebecca mi metteva profondamente a disagio. Sempre sorridente mi seguì mentre mi vestivo e con calma mi aggiustò la mantella nera bordata di bianco sulle spalle con lo sguardo di rimprovero. Io scossi la testa sbuffando di fronte a quella mania di tenere la mantellina messa bene, per me era del tutto superflua e ingombrante. Ma evidentemente per le Guardie era importante. Stavamo per uscire, quando Sirius entrò.

“Non si usa bussare qui?” gli chiesi sgarbato.

Lo detestavo e, da quando io lo avevo morso, lui mi odiava dichiaratamente.

“Scusi mio Comandante” rispose piccato.

Aveva un grado inferiore al mio, ma il ruolo al servizio diretto di Aro aveva fatto sì che per tutti io fossi un caso a parte. Ero il cocco di Aro e basta.

Sorrisi sistemandomi la mantellina per farglielo notare. “ Bene, che cosa vuoi?”

“Aro ti vuole nel suo studio. Subito!” mi guardò negli occhi con cattiveria.

“Bene. Fammi strada.” avevo mantenuto il tono di voce saldo ma ero preoccupato.


Quando entrai, vidi che era solo in stanza a parte Renata, e con un cenno ci invitò ad avvicinarci

“Vai Sirius, non ho bisogno di te.”

Quando la porta si chiuse mi guardò sorridente.

“Edward, sei una Guardia e il tuo compito mi sembra chiaro. Devi rimanere al mio servizio fino a che non ti congedo. Anche se sei stanco, non mi interessa. Sono io a decidere quando interrompere il tuo lavoro. So valutare le tue condizioni e so quando è il momento di mandarti a riposare. Non voglio più rifiuti da parte tua”

“Mio Signore Aro, la testa mi doleva e non riuscivo più a concentrarmi” dissi in mia difesa scontroso.

“No Edward, potevi andare avanti ancora, come ti avevo richiesto. Non mi piace la tua disobbedienza. Hai promesso che avresti ubbidito e hai giurato fedeltà. Adesso mi aspetto che rispetti gli impegni e la tua parola.”

Un sordo ringhio iniziò a nascermi in gola e con fatica cercai di trattenerlo. Lui mi guardò stringendo gli occhi. Sapeva che non essendo più sotto l'effetto di Chelsea, non sarei stato tanto malleabile.

Scosse la testa, come se fosse dispiaciuto. “Questo è stato l'ultimo avvertimento, ragazzo. Poi o ti adegui o ti farò punire. Jane non aspetta altro e in Gabbia non resisteresti nemmeno un ora. Per adesso, come punizione, ritirati nella tua stanza e restaci fino a stasera. Sei avvertito.

A dopo Edward”

Dovetti ingoiare il veleno che veloce aveva riempito la mia bocca, per riuscire a rispondere “Ubbidirò, mio Signore. Non ci sarà bisogno di castighi.” e veloce uscii scortato da Sirius fino alla mia stanza.

Entrato sbattei la porta e mi sedetti sul letto sconfortato. Rebecca si sistemò vicino a me e con fare protettivo mi accarezzò una mano.

“Stai tranquilla Rebecca, ubbidirò ad Aro. Non voglio essere punito e non voglio che tu soffra a causa mia. Sono arrabbiato non tanto per dover stare chiuso in camera, ma perché volevo andare a verificare una cosa....”

Lei inclinò la testa aspettando una mia spiegazione ma io mi limitai a sorriderle mentre mi alzavo ed andavo a recuperare la lettera di mio padre che avevo nascosto nell'armadio.

Senza una parola mi sedetti sul divano e rilessi quelle dolci parole.

“Non ti scordare chi sei” aveva scritto, spaventato dall'idea che Chelsea potesse riprovarci con me, ed Aro sarebbe rimasto a mani vuote se sperava di piegarmi completamente al suo volere.

Ero Edward Cullen del Clan di Olympia, e la mia famiglia mi mancava da morire.




Carlisle


Ero appena tornato dall'ospedale e mi stavo cambiando chiacchierando con Esme, quando sentii dei ringhi provenire dal piano di sotto.

“Ci risiamo di nuovo” sospirai e scendemmo a vedere che cosa era successo.

Eravamo tutti nervosi, da quando Edward era partito e spesso scoppiavano dei litigi fra i ragazzi.


Jacob era seduto al tavolo con vicino Jasper che stava chiaramente litigando con Emmett.

Edward aveva messo come clausola per il matrimonio tra Renesmee e Jacob che quest'ultimo si laureasse con il massimo dei voti .

Pur di ritardare l'inevitabile e tenere la figlia sotto la sua ala protettiva ancora per un po', aveva preteso che Jacob andasse all'università con loro. “Tutti i Cullen sono laureati almeno una volta, e presto lo sarà anche Nessi . Non vorrai essere l'unico ignorante della famiglia vero?”.

E il povero Jacob, messo con le spalle al muro, aveva acconsentito.

Ovviamente non essendo un vampiro, l'università era per lui un vero impegno e la famiglia si era apertamente schierata.

Bella dopo aver scosso la testa e discusso con Edward aveva acconsentito promettendo a Jacob il suo aiuto. Anche Rosalie ed Emmett si erano schierati con Jacob. Non tanto per affetto verso di lui ma perché trovavano la pretesa di Edward assurda.

Rosalie proteggeva e viziava Nessi in ogni modo, e credeva fosse ingiusto far ritardare ancora le nozze tra i due.

Alice e Jasper invece si erano schierati a favore dell'università e da quando Edward era partito, Jasper faceva da insegnante a Jacob.

Io ed Esme come al solito facevamo da ago della bilancia cercando di trovare compromessi ed evitare litigi . Ma non era certo facile.


Quando arrivammo giù trovammo Bella che stava cucinando insieme a Nessi ridendo sotto i baffi.

Jacob aveva l'aria afflitta e sebbene si prendesse spesso con Edward, avrei scommesso che lo preferisse di gran lunga come insegnante.

Alice e Rosalie seguivano il litigio ridacchiando mentre lavoravano sul computer assieme.

“Insomma Jazz. Probabilmente c'eri durante quella battaglia, ma non puoi pretendere che Jacob studi le cose che racconti tu. Lui deve seguire il libro” Emmett scuoteva la testa.

“E' vero lui deve seguire il libro. Ma il libro sbaglia. Non sono andate così le cose, io c'ero, eccome se c'ero Em. E ti dico che la battaglia non si è svolta come dicono loro.”

“Ok. Va bene. Ma cosa vuoi che racconti al professore? Che il libro sbaglia perché glielo ha raccontato il fratello del suo futuro genero che era presente? Non credi che sarebbe un po' strano? E' stata duecento anni fa ...Jasper!”

“Jacob deve dire le cose del libro, ok. Ma deve sapere anche come sono andate realmente. E' giusto che sappia Emmett”

“Ma così gli stai confondendo solo le idee. Deve passare quest'esame e velocemente, altrimenti resta indietro.”

“Io non sto confondendo proprio niente, e se pensi di insegnare meglio di me, accomodati. Vediamo come te la cavi con questo testone”

“Oh , no. Edward ha chiesto a te. Non a me. Sai cosa succederebbe se prendo il tuo posto? Come minimo quando torna mi stacca un braccio a morsi. Sa che io andrei ad allungare una mancetta al professore per fargli passare l'esame, giusto per semplificare un po' le cose.”

“Forse è proprio per questo che ha dato l'incarico a me. Tu non sei capace di essere serio Emmett.”

“Senti chi parla. Devo ricordarti come ti sei vestito a Carnevale per far ridere la piccola Nessi qualche anno fa?”

A questo punto ero intervenuto io.

La discussione stava scivolando su tasti pericolosi per l'arredamento di casa e la faccia disperata di Jacob la diceva lunga.

“Basta ragazzi. State solo perdendo tempo. Non è questo il modo di aiutare Jacob.”

“Ok papà... Fai pure soldato, mi arrendo!” come al solito Emmett l'aveva messa sullo scherzo mentre rivolgeva a Jasper un saluto militare.

Fu in quel momento che Alice sgranò gli occhi e s'irrigidì.

“Alice che succede?” Rosalie attirò subito l'attenzione di tutti e ci avvicinammo in attesa che ci mettesse al corrente della sua visione.

“Edward, ho visto Edward” trillò tutta felice per un attimo.

“Dove? Come sta? Cosa sta facendo?” Bella era accorsa subito lasciando l'arrosto a bruciare sul fuoco.

Alice scosse la testa, sembrava confusa e incerta.

“Sta bene … credo. L'ho visto che sorridente... parlava... a una ragazza dai capelli rossi che non sono riuscita a vedere in volto. E poi basta... è svanito. I suoi occhi però sono ancora gialli e sembrava... rilassato”

Tirammo tutti un sospiro di sollievo. Il fatto che non ci avesse ancora telefonato aveva allertato tutti.

Bene la giornata sembrava iniziata in maniera perfetta.

Ritornammo tutti alle nostre occupazioni. Solo Esme corse in cucina ad aiutare Bella che stava cercando di salvare il povero arrosto bruciacchiato.

Mi sedetti comodamente sul divano a guardare la televisione quando Alice mi sfiorò il braccio e mi fece un veloce gesto di seguirla.

Rapida uscii in giardino ed io mi avviai nel mio studio con noncuranza.

Quando entrai era lì in piedi che guardava fuori dalla finestra dalla quale era certamente entrata.

“Cosa c'è Alice. Hai visto dell'altro vero?” sapevo che normalmente discuteva delle sue visioni con Edward, ma adesso potevo vedere la preoccupazione nei suoi occhi.

“Si Carlisle. Quello che ho detto è vero... in parte. Ma vedi... ho visto Edward,... baciare quella ragazza.”

“Cosa ? Stai scherzando vero?”

“No, la stava baciando sulla bocca appassionatamente, e c'era qualcun altro nella stanza. Una presenza, un qualcuno che non sono riuscita a vedere. Ho provato a mettere a fuoco la figura, ma quando provavo a visualizzarla ritornavo su Edward, come se avesse una lente riflettente, come se fosse uno specchio. Ho paura Carlisle. Cosa sta succedendo? Cosa sta combinando Edward? Perché si comporta così? E chi è quella ragazza?”

“Non lo so Alice... Non lo so... ma se Edward è innamorato di Bella e di questo sono sicuro... come può baciare... qualcun' altra? Speriamo solo che non sia un tranello di Aro.

Non vorrei che abbia progettato di legarselo a se in una maniera del tutto inaspettata... Ma non possiamo fare proprio nulla.” stavo scuotendo la testa completamente sconvolto da quella notizia.

Alice si avvicinò e mi poso la testa contro il petto. “Non dirò nulla a Bella non voglio preoccuparla, ma ho tanta paura”

“Anch'io Alice. Anch'io...” e sospirando andai da Esme.

Avevo bisogno del suo abbraccio e della sua forza.

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Capitolo 9
*** Seduzione ***


Ciao a tutti.  Penso che vi stiate chiedendo cosa sta combinando Edwrad ... Carlisle stenta a credere  a ciò che ha visto Alice eppure le visioni non mentono... ma spesso ingannano. Come e perchè??  Non intendo farvi aspettare troppo e quindi la soluzione dell'enigma è  sotto i vostri occhi... basta leggere il prox capitolo.
E ricordatevi che ciò che scoprirete lo saprete voi... non la sua famiglia...

Un bacione a tutte e grazie per essere qua!!!!


Capitolo 8 - Seduzione


Edward


Ero di nuovo al servizio di Aro. Il pomeriggio era passato lentissimo ed adesso ero in ginocchio al suo fianco. Mi fece lavorare tutta la notte e solo quando crollai a terra sfinito mi fece portare nella mia stanza.

Non mi opposi, non ne valeva la pena.

Avevo paura della Gabbia e di quello che mi sarebbe successo stando lontano da Rebecca.

Quando mi ripresi era metà pomeriggio.

Mi alzai e rapido mi preparai ad uscire.

Dovevo riuscire a sfruttare bene il poco tempo che avevo.

Quando fui pronto presi il mio simbionte per mano e mi avviai velocemente alla mia meta.

Non c'ero più stato ma ricordavo perfettamente la strada che portava al salotto di ricevimento che all'epoca era occupato da Gianna.

Rebecca mi seguiva silenziosa come sempre ma la sentivo inquieta, probabilmente si stava domandando dove la stessi portando con quell'urgenza.

Quando fui quasi arrivato mi fermai strattonato da Rebecca che mi stava tirando per il braccio preoccupata.

“Non voglio uscire, stai tranquilla Rebecca. Non intendo infrangere nessuna regola, ho bisogno però che tu mi faccia un favore. Puoi aiutarmi Rebecca?”

Lei si fermò a guardarmi con l'aria interrogativa.

Le sorrisi e continuai “Adesso entrerò nella stanza a parlare con quell'umana. Non farò nulla di male o di pericoloso. Mi devi promettere di stare vicino alla porta e non intrometterti qualsiasi cosa succeda. Me lo prometti Rebecca, mi dai la tua parola che ubbidirai.? Per me è importante.” l'avevo guardata con il mio sorriso sghembo e l'aria da bravo ragazzo... dovevo assicurarmi la sua inconsapevole complicità.

Sospirò alzando gli occhi al cielo e mi sorrise annuendo.

D'istinto la baciai sulla fronte “Grazie ragazza”.

Poi mi sbottonai i primi tre bottoni della camicia della divisa e mi rimboccai appena le maniche, sotto i suoi occhi divertiti. Infine mi passai le mani fra i capelli con la speranza di aggiustare quella massa rossiccia disordinata che tanto piaceva alla mia Bella. Soddisfatto restai un attimo in silenzioso ascolto e con soddisfazione sentii solo un cuore battere. Anche i pensieri appartenevano a una sola persona, a una sola mortale.

Nessuno vampiro era nelle vicinanze e quindi nessuno avrebbe interferito nei prossimi minuti.

Presi fiato e aprii la porta. L'ambiente non era cambiato, ma la segretaria si.

Non c'era più Gianna e questo giocava a mio vantaggio.

Al suo posto seduta alla scrivania intenta a lavorare sul computer una giovane e carina umana.

Mi fermai ad osservarla un attimo.

I suoi lunghi capelli tinti di rosso riflettevano la luce del monitor mentre i suoi occhi neri erano incollati alla tastiera.

Era molto carina e molto giovane.

Lasciai la mano a Rebecca e mi avvicinai silenzioso.

Non mi aveva sentito arrivare.

Quando le fui vicino alzò testa di scatto e rimase immobile a fissarmi.

Se c'era una cosa che avevo imparato a scuola era che ero irresistibile per le studentesse umane, la mia carnagione pallida e il mio sorriso facevano cadere ai miei piedi tutte le ragazze.

Lei sicuramente era abituata alla bellezza dei vampiri dal momento che lavorava per loro, ma nessuno di essi poteva contare sugli occhi ambrati e caldi che avevo.

Probabilmente si stava chiedendo chi fossi dal momento che ero sicuramente un vampiro, che portavo la divisa della Guardia ma che la stavo fissando con degli occhi diversi da quelli rossi tipici dei volturi.

“Ciao il mio nome è Edward” dissi, sfoggiando il mio sorriso sghembo che faceva innamorare tutte.

“Emh... piacere di conoscerti. Come sei entrato? Posso esserti utile?”

“Dalla porta. - scherzai - stavo passando di qua e siccome non ti avevo ancora visto, mi faceva piacere presentarmi” le sorrisi ancora avvicinandomi lentamente per non spaventarla. Potevo sentire il suo cuore battere veloce mentre una punta di rossore le spuntava sulle guance. Non era una buona cosa, per fortuna sapevo perfettamente controllarmi, ma se non cambiava velocemente avrebbe fatto presto una brutta fine. “Come ti chiami?”

Lei sembrava imbarazzata mentre non riusciva a distogliere gli occhi dai miei “Pamela, il mio nome è Pamela”

“Bellissimo nome, sei italiana vero?” adesso ero vicinissimo e le sorridevo stando attento a non mostrarle i denti.

“Si, sono originaria di Milano. Dall'accento tu non lo sei vero?”

“No - scossi la testa divertito mentre mi sedevo con noncuranza sul bordo della scrivania - ultimamente ho vissuto prima in America e poi in Germania”

“Ultimamente...già. Come posso esserti utile?” chiese di nuovo mentre i suoi occhi scivolavano sul mio petto oltre la camicia aperta.

“Mi sentivo solo e quando ti ho vista ...hai catturato la mia attenzione” con la mano lentamente ero andato a sfiorare i suoi capelli lunghi rimettendo una ciocca ribelle dietro il suo orecchio.

Il suo sguardo si fece curioso mentre guardava Rebecca, ferma poco lontano, vicino allo stipite della porta. Mi voltai a seguire il suo sguardo e vidi la mia compagna scuotere la testa infastidita. Le feci l'occhiolino mentre riportavo la mia attenzione magnetica verso Pamela. “Non ti preoccupare per lei, è la mia gemella ed è muta. Non racconterà nulla a nessuno.”

Vidi i suoi occhi fissare ancora una volta Rebecca poi posarsi di nuovo su di me. Potevo sentire il suo cuore battere veloce, e il suo respiro caldo sfiorarmi. Per un attimo mi sentii un verme. Quelle sensazioni mi riportarono alla mente il mio amore, la mia Bella. Sperai che Alice fosse distratta mentre allungavo la mano per farle una carezza sul volto. Percepii subito il suo calore sulla mia pelle. Era tanto tempo che non mi succedeva più e ancora una volta la mia mente volò a Forks, a quei bellissimi giorni in cui stringevo a me una Bella mortale. Sospirai, non li rimpiangevo più di tanto, ma Bella mi mancava da morire. E adesso ero profondamente a disagio con Pamela, anche se dovevo andare avanti, dovevo seguire il mio piano. Le sorrisi nuovamente.

“Sai stavo pensando che sei molto carina. Il tuo viso è come un sole per me, caldo e accogliente” stavo sorridendo e con disinvoltura mi portai vicino a lei, prendendole le mani fra le mie.

“Il tuo profumo è invitante assomiglia a quello dei fiori...gelsomino direi o forse glicine.” le dissi annusando i suoi polsi. Ora era completamente mia, rapita nei miei occhi e paralizzata dalla mia voce. Mi facevo schifo da solo, quelli erano comportamenti che appartenevano a Bella. Le lasciai una mano e le accarezzai il viso con il dorso. Il suo cuore stava impazzendo e maliziosamente pensai a cosa le avrebbe fatto Bella se mi avesse visto comportarmi così. Ebbi un brivido, un grizzly in confronto sarebbe stato niente. Lei scambiò il mio brivido per qualcos'altro e la sua mano s'infilò sotto la mia camicia accarezzando il mio petto freddo e duro. Trasalii nuovamente di quel contatto caldo e l'istinto sarebbe stato quello di allontanarmi, ma non potevo, dovevo andare avanti. Con lo sguardo cercai Rebecca e la vidi scuotere la testa disgustata, mentre m'inceneriva con lo sguardo. Le sorrisi e riportai l'attenzione su Pamela che nel frattempo aveva fatto scivolare la mano sull'apertura dei miei pantaloni. Dovevo sbrigarmi, altrimenti mi sarei ritrovato da corteggiatore a vittima del mio stesso gioco. La spinsi verso il muro e le presi le mani alzandogliele sopra la testa. Non intendevo farmi spogliare da lei. Non volevo tradire la mia Bella. Poi mi chinai e la baciai. Voleva essere un bacio timido, appena accennato, un diversivo, ma la sua lingua s'infilò rapida tra le mie labbra assaporando il mio gusto, esplorando la mia bocca. Per sua fortuna ero sazio e con un autocontrollo perfetto, altrimenti avrebbe potuto finire male per lei. Che incosciente che era!!! Ma non lo sapeva che poteva essere pericoloso baciare un vampiro in quel modo?? Chiusi gli occhi disgustato da quel contatto che non volevo ma dal quale non potevo scappare e allungai il piede tirando con forza la spina elettrica del computer.

Ci fu un ploff e il computer si spense.

Pamela si voltò spaventata “Oh. No. Devo riaccenderlo subito.” si staccò da me e mi guardò con un aria da cucciolo ferito. “Scusa faccio in un attimo” mi sorrise mentre percepivo nei suoi pensieri il desiderio di trascinarmi sul divano. Io e lei, nudi a far l'amore. Uscii dalla sua mente disgustato, e proseguii la mia recita. Lei si era seduta mentre riaccendeva la postazione e digitava la password segreta. Io veloce mi ero portato dietro alla sua sedia e con le mani le accarezzavo il collo mentre mi chinavo a baciarle la nuca. Ma la mia mente era altrove attenta e vigile mentre con gli occhi stavo ben attento a non perdere un solo movimento delle sue mani.

Quando il computer riprese a funzionare, lei si girò rapida e si buttò su di me baciandomi di nuovo con forza. La allontanai gentilmente e le feci una carezza sul viso ormai rosso e accaldato.

“Sta per arrivare qualcuno, sistemati e cerca di ricomporti, non è saggio farsi vedere così accaldata dai miei colleghi vampiri. Adesso è meglio che sparisca ma quando potrò ritornerò a trovarti e potremo conoscerci meglio. Questo sarà il nostro piccolo segreto.” E dopo averle dato un bacino sulla fronte con una veloce mossa mi portai vicino a Rebecca che mi stava aspettando con l'aria disgustata e divertita nello stesso tempo.

Senza una parola uscii, nel corridoio. Non c'era nessuno, era stata una innocua bugia per allontanarmi.

Mi allacciai velocemente i bottoni della camicia e mi ricomposi. Rebecca che mi aveva seguito, continuava a guardarmi con disapprovazione. Le abbozzai un sorriso “Grazie Rebecca.” lei scosse la testa mentre mi sistemava meglio la mantellina sulle spalle.

Le sorrisi divertito da quella sua mania e dissi “Andiamo? Ho voglia di prendere un po' d'aria”

Lei annui, poi mi bloccò all'improvviso, mi fece girare e con la manica mi ripulì il viso da una traccia di rossetto .

Se avessi potuto sarei diventato rosso dalla vergogna, ma visto che non potevo abbozzai un sorriso imbarazzato mentre lei scoppiava in una fragorosa risata.

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Capitolo 10
*** Un cambiamento d'orari ***


Ciao eccomi qua con un nuovo capitolo.  Il rapporto tra Edward e Rebecca  continuerà a tenervi sulle spine, mentre scopriremo se Edw riuscirà a comunicare finalmente  con la sua famiglia.
Ho visto, dai vostri  commenti (pochi ma buoni e soprattutto graditissimi),   che qualcuna inizia ad essere preoccupata dal loro rapporto  mentre altre sono fiduciose vedendo che lei per ora non è pericolosa.  Ma non voglio anticiparvi nulla e aspetto di sapere cosa ne pensate...

Capitolo 09 - Un cambiamento di orari


Edward


Il resto della giornata trascorse nella più completa normalità. Trascinai la povera Rebecca sull'albero fino a sera e lavorai per Aro fino allo sfinimento.

Per dieci giorni continuai con quei ritmi, sempre più stanco, ma determinato ad andare avanti senza prendermi inutili punizioni. Aspettavo solo il momento giusto per attuare la seconda parte del mio piano. E intanto mi crogiolavo nella tristezza, sperando che qualcosa cambiasse.

Doveva essere ancora mattina o al più tardi l'ora di pranzo degli umani quando ancora stravolto dal dolore e dalla stanchezza venni richiamato alla realtà da un sordo ringhio.

Con fatica mi sforzai di aprire gli occhi e vidi Rebecca in piedi vicino al letto darmi le spalle e mettersi in posizione di difesa. Il ringhio forte e potente usciva dal suo petto diretto a Felix e Demetri che stavano a un paio di metri davanti a lei chiaramente a disagio.

“Rebecca, per favore spostati. Non costringerci a farti del male” la voce conciliante era di Demetri che stava cercando di far ragionare il mio simbionte. Un altro potentissimo ringhio le uscii dalle labbra arricciate. “Non vogliamo fargli del male. Ma stiamo eseguendo gli ordini di Aro. L'ha convocato con urgenza. Bisogna che si alzi e ci segua” stavolta era stato Felix a cercare di convincerla.

Lei scosse la testa allungando il collo e mostrando i denti sempre ringhiando.

Mi tirai su appoggiato a un braccio stordito e stanco.

“Cosa succede? Che c'è Rebecca?” non riuscivo a capire cosa la spingesse a reagire così.

“Meno male Edward.” mi sorrise Demetri “dovresti dire a Rebecca di lasciarci avvicinare così ti aiutiamo a vestirti. Aro ha bisogno di te con urgenza.”

Feci fatica a capire le sue parole. La testa mi pulsava e non riuscivo a ragionare con lucidità.

“Edward, dille di allontanarsi! Non vogliamo farle del male, ma dobbiamo obbedire agli ordini”

Guardai in faccia Felix che aveva appena parlato, troppo stordito per capire fino in fondo cosa stava succedendo. Poi vidi Felix e Demetri scambiarsi un occhiata d'intesa e avvicinarsi minacciosi ai lati di Rebecca che li guardava a turno ringhiando furiosamente.

La mia mente si svegliò colpita da quella scena insolita. Rebecca era pronta a scattare e a mordere. Rischiava di farsi fare del male solo per lasciarmi riposare ancora. Scossi la testa, per riordinare le idee.

“ Rebecca... No. Va tutto bene, sto bene, lascia stare, ti prego”

Lei si voltò a fissarmi negli occhi, sul suo viso una smorfia di disapprovazione.

Sospirai e cercai di tirarmi a sedere. Vidi Rebecca rilassarsi e spostarsi per lasciare passare le due Guardie. Veloce Felix mi prese per un braccio e mi trascinò in bagno dove mi sciacquo la faccia con l'acqua. Il suo intento era quello di riportarmi alla realtà velocemente, ma mi divincolai infastidito ed offeso “Lasciami Felix. Ce la faccio da solo” brontolai in risposta al suo modo di fare brusco. “Dammi solo un attimo, mi faccio una doccia e arrivo.”

“Non c'è tempo Edward. Vieni a vestirti” mi voltai, il tono perentorio di Demetri che mi aspettava appena fuori dalla porta con una divisa pulita in mano, non mi lasciava scelta.

Senza obiettare, tanto non sarebbe servito a nulla, mi vestii aiutato da entrambi e con Rebecca che sbuffava infastidita dal loro comportamento, uscii dalla porta.

Con sorpresa notai che invece di andare nella solita sala mi condussero nello studio privato di Aro.

La testa mi girava per la stanchezza non ancora smaltita e facevo fatica a tenere gli occhi aperti. Quando entrai dovevo avere l'aria sconvolta “Mi spiace Edward di averti disturbato. So che sei ancora stanco e che non hai avuto il tempo di riposare a sufficienza Ma è un colloquio molto importante. Dovrai entrare nella testa dell'umano che si presenterà al mio cospetto e fare attenzione a leggere i suoi pensieri. Quando avremo finito ti lascerò in pace.”

Aro sembrava effettivamente dispiaciuto ma non entrai nella sua testa, volevo tenermi le energie per il mio lavoro.

Facevo molta fatica a seguire i pensieri dell'umano, l'argomento in questione riguardava cose a me sconosciute come appalti, operazioni finanziarie e altre cose che facevo fatica a capire. Malgrado il mio italiano fosse ottimo, la sua mente era difficile da decifrare e molti termini tecnici mi erano sconosciuti.

Quando finalmente si congedò crollai a terra esausto.

Doveva essere notte quando finalmente riuscii ad aprire gli occhi libero dai dolori che mi avevano accompagnato per tutto il pomeriggio.

Mi misi a sedere e guardai Rebecca seduta sul letto.

“Temo che fra poco Aro mi manderà a chiamare di nuovo, deve essere molto tardi” mormorai rassegnato al mio destino.

Lei mi sorrise scuotendo la testa.

“No? Credi che mi lascerà in pace questa notte?”

Lei stavolta annui sorridente.

“Sei sicura Rebecca? Non voglio correre il rischio di finire in punizione se non mi trovano nella stanza”

Lei annui nuovamente più decisa.

“Bene, non ci speravo di avere la notte libera così presto. Aspetta che mi preparo”

Veloce mi vestii e feci per uscire quando Rebecca mi fermò. Con gesti sicuri scuotendo la testa divertita mi mise sulle spalle la mantellina che avevo dimenticato.

“Ah, si... scusa. E' che mi dà fastidio e poi non serve a nulla” mi giustificai davanti al suo volto corrucciato. Scosse la testa con disapprovazione mentre mi prendeva per mano indicandomi la porta.

Quando uscimmo sapevo perfettamente dove volevo andare e sicuro mi diressi nella stanza di Pamela.

Quando lei capì, si fermò scuotendo la testa stupita. “Lo so Rebecca che Pamela non c'è perché è notte. Non sono né pazzo, né scemo. E' proprio per quello che adesso noi andiamo là. E per favore fai la brava e vieni senza fare resistenza.”

Non aspettai di vedere come reagiva, ma mi avviai per i corridoi di buon passo. Incontrammo parecchie Guardie, e tutte mi salutarono con deferenza senza che, per fortuna, nessuna mi chiedesse dove ero diretto. La mia mantella nera dai bordi bianchi era un ottimo lasciapassare.

Arrivati vicino alla stanza di Pamela controllai che non ci fosse nessuno nelle vicinanze e come supponevo era deserta. Quella era un entrata riservata agli umani e di notte nessuno la usava.

Veloce entrai e lasciata la mano a Rebecca mi sedetti alla scrivania. Acceso il computer scrissi la password che avevo spiato a Pamela con il mio piccolo stratagemma.

Poi senza difficoltà entrai nella pagina delle e-mail e scrissi l'indirizzo della famiglia Cullen.

Non avevo tanto tempo e soprattutto avevo paura che mi trovassero. Feci veloce, cancellai dalla memoria del computer ogni mia traccia e finalmente soddisfatto presi Rebecca e mi diressi in cortile.

Là arrampicato sul mio albero fissai la luna e le stelle e sopraffatto dalla tristezza e dalla nostalgia iniziai a singhiozzare. Pensavo a Bella, alle calde nottate passate assieme a vedere le stelle e a coccolarci, a Renesmee che adoravo e amavo teneramente, ai miei genitori che sicuramente sarebbero stati in pensiero per me e ai fratelli con cui giocavo e scherzavo. Mi mancavano tutti, ognuno a suo modo, e sentivo il mio cuore muto e fermo spezzarsi dalla malinconia.

Ero solo e lontano dalle persone che amavo.

In un posto ostile che odiavo profondamente.

Ovviamente le lacrime non uscivano, ma Rebecca si accorse che qualcosa non andava nel mio comportamento e si arrampicò fino a raggiungermi.

Qui fra le fronde dell'albero sotto lo sguardo delle mute stelle mi abbracciò coccolandomi e consolandomi come un bambino piccolo. Forse... non ero solo del tutto.

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Capitolo 11
*** Notizie e pensieri ***


Ciao innanzitutto  spero che abbiate passato una Buona Pasqua.
E come promesso eccomi con un nuovo capitolo. Cosa avrà scritto Edward nell'e-mail? Sarà riuscito a tranquillizzarli?  Vi lascio al capitolo dove troverete le risposte...
Buona lettura e grazie ancora

Capitolo 10 - Notizie e pensieri


Carlisle


Per tutto il giorno non pensai ad altro.

Edward che si baciava con una ragazza dai capelli rossi.

Se non avessi conosciuto bene Alice avrei pensato ad una bugia.

Come poteva Edward comportarsi così? Aveva fatto correre grossi rischi a tutti pur di stare con la sua Bella. Aveva sofferto e fatto soffrire quella ragazza per amore in più di un occasione e adesso... adesso come poteva anche solo lontanamente pensare di stare con un altra?

No, non era un comportamento da Edward.

Non era da lui fare queste cose. Lo avesse fatto Emmett avrei anche potuto crederci, con un po' di fatica, ma non Edward... non lui.

Eppure... la visione di Alice era chiara.

Era un mistero, un inquietante mistero.

Sentivo nell'altra stanza Bella ed Esme ridere con Renesmee.

Tremavo solo all'idea che il mio adorato figliolo avesse potuto fare una cosa del genere.

Sapevo bene che Aro era maestro in bugie e sotterfugi e non mi sarei stupito se fosse stata una manovra sua.

Se Edward si fosse innamorato di un altra vampira forse si sarebbe fermato a Volterra con lei scordandosi la sua famiglia... forse era questo il suo piano.

Rabbrividii e scossi la testa disgustato da me stesso. Come potevo solo pensare una cosa simile? Non era giusto avere dei dubbi su di lui. Mi vergognai di aver solo preso in considerazione una simile idea, eppure...


Quella sera ritornai a casa dopo il turno all'ospedale ed Esme mi venne in contro tutta felice.

“Sai Carlisle, Jacob ha passato l'esame. Ormai ne mancano più due e poi finalmente quando torna Edward, potremo iniziare i preparativi per il matrimonio”

La guardai così felice e abbassai gli occhi sopraffatto dallo sconforto. Quando torna Edward mi aveva detto.

Ma io non ero più così sicuro che sarebbe tornato...

Lei mi guardò in volto e mi baciò. Un bacio dolce, tenero e carico d'amore.

“Vieni andiamo in camera Carlisle. Dobbiamo parlare”.

La seguii e quando entrammo iniziai a baciarla teneramente. Ero ancora innamorato come il primo giorno e avevo un disperato bisogno di perdermi nel suo amore.

Lei mi restituii il bacio poi si scostò e mi guardò dritto negli occhi “Cosa mi stai nascondendo?”

non sapevo cosa risponderle, non volevo mentirle ma non volevo neanche rivelarle il mio colloquio con Alice.

Ma fu la stessa Alice a salvarmi perché sentimmo Jasper urlare “Presto venite, Alice ha visto Edward”

Non ci pensammo neanche un attimo, e senza più parlare corremmo di sotto con le mani ancora intrecciate.

Lei eccitatissima, io spaventatissimo.

Cosa avrebbe visto questa volta Alice? Tremavo al pensiero ma lo sguardo di Alice era sereno, privo di ombre.

“Edward, ci ha scritto un e-mail”. chiuse gli occhi per concentrarsi “arriverà tra cinque minuti esatti”

Rimanemmo tutti sbalorditi.

“Una e-mail?” ruppe il silenzio Emmett “Ha scritto una e-mail? Ma dove l'ha trovato un computer? ”


Non c'erano risposte possibili.

Potevo vedere Bella che si rosicchiava le unghie, Renesmee abbracciata a Jacob rossa in viso per l'eccitazione, Emmett e Rosalie teneramente abbracciati proprio come Alice e Jasper. Esme mi stringeva forte la mano impietrita come me. Aspettavamo.


Poi Emmett si avvicinò al computer, l'accese ed entrò nella posta elettronica. Niente, non c'era niente.

“Sei sicura Alice? Non è che ci ha ripensato?” guardava il monitor corrucciato e poi tutto ad un tratto la bustina gialla apparve come per magia.

Tutti tirammo un sospiro di sollievo. L'oggetto era: Sono Edward.

Il mittente era stranissimo, il nome di una società: A.C.M. Spa , ma non ci importava.

Emmett aprì e tutti leggemmo il breve messaggio.


Ciao a tutti sono Edward,

il cellulare è stato requisito.

Non mi è permesso comunicare per cui non rispondete al mio messaggio.

Vi volevo informare che sto bene. Chelsea non mi ha toccato e anche Jane ed Alec.

Non so se o quando potrò farmi vivo. Non state in pensiero. Ho poco tempo e devo andare.

Vi voglio bene e mi mancate tutti da morire. Vi mando un abbraccio e un bacione


Vs.Edward


Ps. Le radici profonde non gelano


Restammo tutti in silenzio leggendo e rileggendo quelle poche frasi frettolose.

“Aveva fretta” commentò Rosalie “Ma dal tono direi che sta bene. Se non altro sappiamo che Chelsea non ci ha riprovato. E questo è un gran sollievo.”

“Peccato che non possiamo rispondergli, gli avrebbe fatto piacere avere nostre notizie” aggiunse Esme sollevata.

“Speriamo che non sia un trucco, non mi fido di Aro. Sei sicura Alice che l'abbia scritta lui. Insomma conoscendo quanto è sdolcinato, strano che non abbia aggiunto qualcosa di romantico per Bella” A parlare era stato Jacob ed io mi sentii sprofondare, avevo pensato la stessa cosa.

Era un messaggio freddo dettato dalla fretta o da qualche altro motivo?

“Aveva fretta” disse Emmett “sembra quasi un telegramma. Probabilmente una volta tanto è andato all'essenziale”

“Sono sicura che sia opera sua” aggiunse Rosalie “è tipico suo abbreviare il vostro con Vs.”

“Si hai ragione Rosalie” intervenne Bella “sono sicura che sia sua. Cosa hai visto di preciso Alice?”

La mia dolce figliola era stata in silenzio, cosa assai strana e lo sguardo era triste.

“L'ho visto scrivere un e-mail, e basta. Era da solo nella stanza o perlomeno credo. Ho percepito una presenza strana, ma anche questa volta non sono riuscita a metterla a fuoco”

“Cosa intendi per anche questa volta la interruppe brusca Rosalie.

“Bhe anche l'altra volta c'era sullo sfondo qualcosa o perlomeno qualcuno che non riesco a vedere. Ogni volta che ci provo mi ritrovo a fissare Edward.” spiegò imbarazzata Alice.

“Vuoi dire che è in compagnia di un licantropo? Che non riesci a vederlo come succede con Jacob o Renesmee?” chiese curiosa e preoccupata Esme.

“No, no. Con loro le immagini spariscono proprio non vedo nulla, nemmeno le persone che stanno con loro. Qui invece Edward lo vedo benissimo. Forse anche troppo. E ' come se la persona che è con lui avesse uno specchio attaccato.” Alice scuoteva la testa infastidita.

Sapevo quanto odiava non riuscire a vedere con chiarezza.

Ero sempre più preoccupato, non solo Edward si baciava tranquillamente un altra ragazza, ma aveva un qualcuno invisibile vicino a lui. E il messaggio era freddo... troppo freddo o era sul serio la fretta, e la paura di farsi scoprire?

Strinsi gli occhi c'era ancora qualcosa che non capivo “Cosa c'entrano le radici? Qualcuno ha idea di cosa stia parlando?”

Questa volta fu Jasper a sghignazzare “E' la nostra sicurezza che a scrivere il messaggio sia stato proprio lui.”

“Cosa intendi Jasper, non ti seguo” mi ero perso qualcosa.

“Vedi Carlisle prima di partire ho parlato con Edward. Avevamo paura entrambi che Aro potesse modificare i messaggi sul cellulare e così abbiamo concordato un codice.”

“Che cosa hai fatto Jasper?” chiese Bella stupita esattamente come lo eravamo tutti.

“Per essere sicuri che sia lui a scrivere i messaggi abbiamo concordato di mettere come frasi finali i versi di Tolkien. E quello appartiene alla poesia su Aragorn. Un codice, una firma ma che poteva usare e immaginare solo lui.”

“Ottima idea Jasper, veramente molto maturo” ironizzò subito Rosalie “ma a nessuno di voi due è venuto in mente che Aro legge nel pensiero e che quindi avrebbe potuto rubare quest'informazione ad Edwad?”

“ Non credo Rose, se Edward voleva falsificare il codice avrebbe inserito un altro passaggio di poesia. Credimi abbiamo studiato le cose per bene” Jasper sembrava molto sicuro di se.

“E c'è un altro fattore” intervenne Bella “Se fosse stato obbligato, Alice lo avrebbe visto in compagnia e non da solo.”

“Dimentichi lo specchio Bella” intervenne Jacob “Chi ci sarà lì dietro?”


Preoccupato guardai Alice. Avevo un brutto presentimento.

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Capitolo 12
*** Al banchetto ***


Ciao eccomi con un nuovo capitolo.  Ringrazio ancora tutte e aspetto i vostri commenti mentre per la prima volta in questa FF affronteremo il discorso "sete" che come qualcuna aveva fatto notare inizia ad essere un problema.
A dopo e buona lettura.


Capitolo 11 - Al banchetto


Edward


La settimana passò senza grossi cambiamenti. Lavoravo per Aro e passavo i pomeriggi con Rebecca quasi sempre sul mio albero.

C'era un altro posto che mi piaceva molto, un altro cortile più piccolo senza alberi ma con molte fontane e canali artificiali che scorrevano pigri fra piante di tutti i tipi potate accuratamente. Un vero gioiello d'architettura verde.

Però non ci andavo quasi mai, era spesso frequentato dai Signori di Volterra e non avevo certo il piacere di passare il mio tempo libero con Aro o con Caius che mi lanciava occhiate piene d'odio.


Quella sera eravamo rientrati nella mia stanza e mi stavo cambiando perché fuori aveva piovuto tutto il pomeriggio. Ormai non mi imbarazzavo più di tanto davanti a Rebecca che si voltava per lasciarmi fare con tranquillità. 
Non ci avevo pensato ma anche Rebecca doveva cambiarsi. Supponevo che normalmente si cambiasse e sistemasse quando riposavo la mattina e rimasi di stucco quando senza il minimo preavviso iniziò a spogliarsi di fronte a me.

Imbarazzatissimo mi voltai subito “Rebecca, avvisa per favore.”

La sentii sghignazzare soddisfatta di avermi messo a disagio.

Rimasi voltato verso il bagno fino a che non mi sentii prendere per le spalle e girare dolcemente.

Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, il suo fiato profumato m'investii e per un attimo ebbi la tentazione... di baciarla.

“Cosa stai facendo?” l'accusai imbarazzato mentre mi ritraevo inorridito e arrabbiato più con me stesso che con lei.

Mi sorrise, con il mio sorriso sghembo e rimase a fissarmi sorridente e divertita.

Sospirai, e mi irrigidì. Qualcuno stava entrando.

“Ciao Edward. Vieni si cena” gli occhi neri di Demetri mi fissarono in attesa di una mia reazione.

“Non voglio partecipare al banchetto. Ho già informato Aro di questo” cercai di mantenere un tono freddo e sicuro mentre sentivo il panico invadermi. Ricordavo ancora con chiarezza come avevano cercato di obbligarmi a nutrirmi l'ultima volta.

“Penso che Aro, non abbia molte speranze di farti cedere, ragazzo. Ma come al solito pretende la tua presenza. Senza contare che adesso sei responsabile anche di Rebecca. Se tu ti rifiuti, anche lei salterà e spero che tu non voglia farle patire la sete più di tanto.” il suo tono era conciliante quasi rassegnato mentre con la mano mi faceva il gesto di seguirlo.

Non avevo scelte e quindi a testa bassa e con la mano stretta in quella di Rebecca lo seguii in silenzio.

Come le altre volte mi misi in fondo alla stanza, il più lontano possibile dal luogo del massacro.

“Rebecca ascolta, io non riesco a cibarmi in questo modo. E' più forte di me. Non sopporto le loro urla di terrore e dolore, soprattutto quelle mentali. Ma tu puoi farlo. Vai pure non ti preoccupare per me. Ti aspetterò qui.”

Lei mi guardò studiando la mia espressione poi scosse la testa e si avvicinò mettendo il suo viso sulla mia spalla. La guardai infastidito per un attimo da quella confidenza che si prendeva ogni giorno di più. Ma non l'allontanai, i suoi occhi neri, riflesso dei miei, tradivano la sete che io stesso stavo patendo e che l' avrei obbligata a sopportare nei prossimi giorni.


Quando le porte si aprirono mi sentii male. Non erano turisti ma una comitiva di ragazzi di tutte le nazionalità provenienti dalle scuole superiori.

I loro pensieri, i loro scherzi, la loro voglia di giocare e ridere mi colpì come un maglio. Potevano essere benissimo i miei compagni di classe. Non potevo permetterlo, non potevano morire così. Rividi davanti ai miei occhi i miei compagni vecchi e nuovi, rividi Jessica, Angela, Peter, Mike, Nicole, Stephan e rividi Bella nelle nostre gite scolastiche.

Non ebbi ne il tempo, ne la possibilità di fare nulla quando il banchetto collettivo iniziò.

Crollai a terra sotto il peso del rimorso e del dolore. Le mani strette sulle orecchie, la mente persa nelle loro urla. Iniziai a singhiozzare, gemendo sotto il peso di quel dolore che m'investiva ad ondate, incapace di controllare il mio corpo che si contorceva con il loro.

Quando le urla cessarono, riuscii a calmarmi e mi ritrovai accucciato a terra fra le braccia di Rebecca che mi accarezzava e baciava sulla testa che tenevo sul suo petto, cercando di calmarmi da quella che sembrava una crisi nervosa in piena regola. Continuai a singhiozzare sconvolto, mentre vedevo i vampiri uscire soddisfatti e sentivo la gioia nella loro mente. Rimanemmo da soli lei ed io, incapace di alzarmi, di muovermi, sconvolto da quella realtà. Avrei voluto fuggire lontano da quel posto, da quella sala, ma non potevo, ero legato a Volterra. Fu dopo qualche tempo che vidi un ombra sovrastarmi. Alzai la testa e un ringhio profondo mi sfuggi dalle labbra.

Era Aro.

“Vieni Edward, seguimi nel mio studio. Dobbiamo parlare” e voltatosi si allontanò senza controllare che ubbidissi o meno. Sapeva già che l'avrei fatto.

E adesso cosa sarebbe successo?

Il solo ricordo di quello accaduto quindici anni fa, mi fece rabbrividire.

Ma che scelta avevo? Nessuna, con il mio giuramento mi ero preclusa qualsiasi libertà di scelta e qualsiasi mio rifiuto sarebbe stato considerato insubordinazione e come tale sarebbe stato punito.

Con terrore chiusi gli occhi, raggomitolandomi contro il mio simbionte, in cerca di quel coraggio che non avevo ma che dovevo trovare a tutti i costi.


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Capitolo 13
*** Una promessa che pesa ***


Ciao a tutte. Oggi posto in anticipo perchè domani sarà una giornata movimentata e dubito che avrei  il tempo  di farlo.

Con questo capitolo torniamo a casa Cullen perchè c'è una novità importante...  non vi voglio rovinare la sorpresa e quindi vi dico solo buona lettura.

Grazie a tutte.


Capitolo 12 - Una promessa che pesa


Carlisle


Non avevamo più avuto notizie di Edward. Tenevamo la posta elettronica sotto controllo in continuazione, ma nulla. Non aveva più scritto.

Speravamo solo che non lo avessero scoperto e punito, ma non potevamo saperlo, solo sperare.

La vita andava avanti come se niente fosse.

I ragazzi andavano all'università ed io in ospedale come se non fosse successo nulla.

La sera dopo che avevamo ricevuto l' e-mail Esme mi aveva messo con le spalle al muro e non potendo mentirle avevo raccontato tutto.

Le avevo anche spiegato i miei dubbi e le mie paure ma lei mi aveva guardato seria in viso. “Edward, non farebbe mai una cosa così a Bella e Nessi, mi rifiuto di crederlo. E così dovreste fare anche tu ed Alice. Guai a voi se provate solo lontanamente ad instaurare un simile dubbio in Bella. Non azzardarti mai più a fare o pensare a una cosa simile Carlisle Cullen, se vuoi avere ancora una moglie al tuo fianco”

Non l'avevo mai vista così arrabbiata. Mi aveva ringhiato contro snudando i denti poi si era allontanata e sapevo che avrebbe fatto la stessa scenata ad Alice.

Non l'avevo più vista, era stata fuori tutta la notte.

Non era un comportamento normale per Esme, ma non volevo andarla a cercare.

Non che mi fossi offeso, ma perché sapevo che avrebbe voluto stare da sola.

Il mattino dopo mi stavo vestendo per andare in ospedale quando entrò dalla finestra.

Non disse una parola si avvicinò e mi bacio. “Scusa Carlisle. Ma non posso credere che Edward, possa solo lontanamente pensare di tradire Bella”

“Hai ragione tu Esme. E' da pazzi pensare una cosa simile ma è che ho paura. Ho paura per lui, paura di perderlo” mormorai.

Lei mi strinse più forte “Anch'io”

Non ne parlammo più. E per diverso tempo questi dubbi non sarebbero saltati nuovamente fuori.


I giorni passarono e ancora una volta fu Alice a darci notizie.

Era eccitatissima e all'inizio non riuscimmo neanche a capire di cosa stava parlando. Saltava come una bambina sbaciucchiando Jasper e invitando tutta la famiglia fare le valigie.

“Andiamo, andiamo. Dobbiamo partire. Dove sono Renesmee e Jacob? Se vogliamo prendere il primo aereo dobbiamo muoverci. Carlisle chiama in ospedale, prenditi ferie. Forza perché non vi muovete?”

Eravamo tutti fermi. Nessuno aveva capito che cosa stava succedendo e anche Jasper che la teneva fra le braccia aveva l'aria confusa.

“Alice, non abbiamo capito nulla” le mormorò tenero.

Lei sbuffò. “Edward. Ho visto Edward.”

“A questo ci siamo arrivati Alice.” le dissi paziente “E' il resto che non capiamo”

“Andrà a Firenze. L'ho visto sul Ponte Vecchio. Possiamo vederlo, incontrarlo, se ci muoviamo lo troveremo là. Su forza sbrigatevi non abbiamo tanto tempo.”

Poi si guardò intorno stupita, nessuno di noi si era mosso.

“No Alice. Glielo abbiamo promesso. Non lo cercheremo” a parlare era stato Jasper

“Ma siete impazziti? Non avete capito... Lo possiamo incontrare, salutare. Bella hai la possibilità di vederlo.”

Vidi Bella chiudere gli occhi un attimo poi con un gran sospiro rispose ad Alice “No. Gli ho promesso che sarei stata qua al sicuro. Lui si agiterebbe, probabilmente ha qualche missione da svolgere, non possiamo interferire.”

“Anche voi la pensate come lei?” si girò guardandoci negli occhi a cercare qualche assenso. Ma non ne trovò. Nessuno voleva tradire la propria parola data ad Edward.

“Che bravi. Potrebbe essere nei guai. E non volete muovervi?” adesso era furente

“Alice, hai visto che è nei guai?” le chiesi paziente

“No” ammise di malavoglia “l'ho visto fissare assorto il fiume. Era da solo, ma qualcuno deve averlo chiamato perché si è girato sorridente e si è avviato.”

“E allora questo chiude la discussione” intervenne Jasper “non andremo e neanche tu.”

Lei si voltò piccata e gli fece una linguaccia, poi si allontanò chiaramente infastidita.

“Se non altro sappiamo che è uscito a fare due passi e che non è chiuso in quei corridoi bui” sorrise Esme. Si ricordava con orrore il gelo e il buio della Rocca quando assieme eravamo andati a recuperarci il nostro figliolo.


Considerammo la discussione chiusa e ognuno tornò alle proprie faccende, tutti un po' più rilassati. Solo Jasper era nervoso. Già una volta Alice aveva fatto di testa sua e coinvolgendo Bella si era messa in pericolo. Ma adesso era sola ed ero convinto che se ne starebbe stata brava qua.

Ma quante volte un genitore sbaglia? Spesso... troppo spesso.

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Capitolo 14
*** A spasso per Firenze ***


Ciao  ancora una volta posto in anticipo.  Ma non credo che la cosa vi possa dispiacere.. anzi avrete così la possibilità di scoprire cosa sta bollendo in pentola ...
Un saluto a tutte e grazie  ancora per essere qui a leggere!!


Capitolo 13 - A spasso per Firenze


Edward


Rimasi fermo, furente e spaventato. Incapace di muovermi con la paura che volesse obbligarmi a nutrirmi.

Ero talmente sconvolto che non mi sarei alzato se Rebecca non mi avesse obbligato.

Con calma si mise in piedi e mi prese le mani facendomi alzare, poi con un sorriso triste e sofferente sulle labbra si avviò verso lo studio di Aro tirandomi dietro a lei.

La seguii come un automa. Continuavo a sentire le urla nella mia testa e non riuscivo a smettere di singhiozzare piano. Mi tirai su il cappuccio della mantella, non volevo che le altre Guardie vedessero i miei occhi neri e il viso stravolto.

Prima di entrare Rebecca si fermò mi tirò giù il cappuccio e mi guardò negli occhi preoccupatissima.

“Va tutto bene Rebecca. E' tutto a posto” mormorai prendendo un bel respiro e imponendomi di mantenere un certo contegno.

Quando entrammo Aro sollevò gli occhi su di noi ed io mi trovai a fissare due pozzi profondi rossi come il fuoco. E il sentimento di smarrimento che mi aveva accompagnato fu rimpiazzato da un odio profondo.

“Stai meglio Edward? Non hai mangiato, ma questa non è una sorpresa. Eppure sei un vampiro malgrado il tuo rifiuto di comportarti come tale. Sai che non posso tollerare la tua alimentazione diversa, pensavo di essere stato chiaro!”

“Non ho potuto Aro. Non posso così, non ...” come fare a spiegargli la sofferenza che mi colpiva? Deciso lasciai la mano a Rebecca e l'allungai fino a toccare quella di Aro.

Lui rimase fermo e si concentrò a leggere nella mia mente quello che tanto mi aveva sconvolto.

“Ah, è così dunque. Per troppo tempo hai frequentato gli umani Edward. Hai finito per dimenticarti che sono il nostro cibo e non la nostra compagnia. Non sei uno di loro, non puoi ritornare ad esserlo.” mentre parlava mi guardava scuotendo la testa dispiaciuto.

Rimasi in silenzio sconvolto da quell'affermazione che sapevo essere vicino alla realtà ma nel frattempo lieto di essere almeno riuscito a fargli capire quello che provavo.

“Sei un problema ragazzo mio, dobbiamo trovare una soluzione.” non sembrava arrabbiato e veloce entrai nella sua mente

Non posso obbligarlo, mi ha già dimostrato la sua resistenza e non posso fargli seguire la sua dieta... Ma forse un modo c'è.

“Edward” la velocità del suo pensiero mi colse all'improvviso “in passato ti sei già saziato di sangue umano, ricordi?”

E come avrei potuto dimenticarlo? Ero diventato l'assassino degli assassini, dei violentatori, dei malvagi. Cacciavo nella notte, ed ero giudice e carnefice. Il mostro che era in me era libero e forte ed io mi sentivo invincibile, quasi un Dio. Eppure avevo capito che era sbagliato che non era quello il mio ruolo e mesto ero tornato a casa dai miei genitori e avevo ripreso a cibarmi di animali.

Lo guardai e sentii nella sua mente che quella era la sua idea.

“Questo pomeriggio partirai per Firenze con Demetri e Felix che veglieranno su di te. Sarai tu a scegliere la tua preda. Chi, come o quando non mi interessa. Nessuno di noi interferirà, solo domani, dovrai di nuovo essere nella Rocca... sazio!!”

Lo guardai, sapevo da tempo che prima o poi avrei dovuto nutrirmi come loro. Alice lo aveva previsto.

Odiavo uccidere, ma se potevo scegliere la mia preda sarebbe stato... sopportabile.

Annui riconoscente, era un compromesso accettabile, avrei ucciso un solo umano, qualcuno che non meritava la vita.

“E un altra cosa Edward... dovrai cacciare anche per Rebecca.”

Lo guardai sbigottito “Non sa combattere e cacciare?”

“E' molto brava a combattere Edward, probabilmente molto più di te, visto che ha ricevuto l'addestramento delle Guardie. Ma non è abituata a cacciare gli umani... alla tua maniera. Dovrai tu scegliere e uccidere per lei. E dopo tutta la sofferenza che gli hai imposto poco fa e tutta la sete che gli stai facendo patire, credo che sia il minimo che puoi fare per farti perdonare.”

Annui, questo avrebbe complicato le cose, ma aveva ragione Aro, glielo dovevo.

Avevo infatti capito che assorbiva le mie emozioni e in una piccola parte anche il mio dolore fisico.

La guardai e le sorrisi. “Domani notte caccerò per te” le promisi.

Un sorriso felice si aprì sul suo volto mentre i suoi occhi s'illuminavano all'idea del pasto vicino.



Quando rientrai nella mia stanza ero più rilassato, non mi piaceva quello che avrei dovuto fare, ma almeno la scelta della preda era mia.

Ci cambiammo mettendoci in borghese. Io mi misi in jeans e camicia blu e lei si mise un vestitino verdino che esaltava la sua figura al massimo.

Quando si fu cambiata la guardai e notai che era bellissima. I lunghi capelli bronzei le incorniciavano il viso delicato e il corpo era snello e scattante.

Demetri e Felix, in borghese anche loro, ci vennero a prendere e salimmo tutti su una Golf argentata ultimo modello.

Nel giro di poche ore giungemmo a Firenze.

Non avevo mai visitato quella bella città. Con Carlisle stavamo bene attenti a girare al largo dall'Italia per paura d'imbatterci in loro.

Disorientato lasciai a loro il compito di farmi da guida, mentre li seguivo tenendo per mano Rebecca.

“Dove vuoi andare Edward?” mi chiese Felix.

“Non lo so. Non conosco la città, ma in una zona molto affollata.”

Vidi Demetri e Felix scambiarsi un occhiata perplessa. Non avevano idea di come intendevo organizzarmi. Era ancora giorno malgrado il sole fosse ormai sparito dietro i palazzi.

Annuendo mi fecero strada e presto ci mischiammo alla folla.

Ogni tanto si voltavano a guardarmi studiandomi attentamente sbalorditi. Avevano notato infatti che giravo senza guardarmi intorno, la testa bassa, la fronte aggrottata dallo sforzo di leggere nei pensieri delle persone. Anche Rebecca sembrava preoccupata e la vedevo spesso lanciarmi occhiate furtive.

Girammo così diverse ore fino a che mi videro alzare gli occhi sorridente. “Ho bisogno del tuo aiuto Demetri. Sono un pessimo segugio mentre tu sei infallibile.”

Mi guardò sorridendo. Probabilmente non si aspettava da me quell'attestato di stima. Ma era la verità. “ Guarda quei due ragazzi. Quello con la camicia e il giubbotto di Jeans e quello in felpa blu.

Stasera quando cala la notte mi aiuterai a rintracciarli?”

“Certo Edward. ” sembrava stupito.

Sorrisi, avevo trovato le mie prede e questa sera avremmo cenato e salvato la vita a una ragazzina innocente.

Senza dire nulla mi avviai per le strade tranquillo, potevo godermi finalmente la gita a Firenze.

Quando attraversammo quel meraviglioso ponte mi fermai ad osservare una mamma che teneva in braccio una bimba dai riccioli rossi. Rimasi impietrito. Sembrava la mia Bella. Scossi la testa, non era possibile ovviamente, quella era un umana e Nessi era ormai una bella ragazza. Ma una fitta di nostalgia mi colpì violenta. Poco più di due mesi ecco il tempo che ancora mi divideva dalla mia famiglia.

Mi ero stancato troppo nel cercare nelle menti dei passanti la preda giusta e quindi avevo alzato le barriere mentali escludendo dalla mia testa qualsiasi voce. Fu per questo motivo che costrinsi un infastidito Felix a richiamare la mia attenzione ad alta voce.

Ebbi un sussulto quando lo sentii chiamarmi per nome, non mi ero accorto infatti che gli altri erano andati avanti e Rebecca li aveva raggiunti anche se stava voltata a fissarmi intensamente. Non era più distante di tre o quattro metri, eppure, sentii il bisogno impellente di raggiungerla. Veloce mi avvicinai spinto da quel bisogno urgente.

Lei mi prese per mano sorridendomi e facendomi una carezza sulla guancia per tranquillizzarmi. Sembrava una bambina felice e di rimando le sorrisi lieto di potermi fare perdonare per la sofferenza di quei giorni.

Non immaginavo che quella carezza e quel sorriso avrebbero scatenato una violenta tempesta.



Carlisle


Ma dov'era finita Alice? Jasper era disperato! Erano tre ore che la cercavamo ma nessuno sapeva dove fosse.

Offesa da quello che lei considerava un tradimento si era allontanata e nessuno l'aveva più rivista.

L'unico che l'avrebbe potuta rintracciare facilmente era Edward, ma lui era distante, in partenza per Firenze, ignaro di tutto.


Quando il telefono squillò rispose Bella che era la più vicina. “Pronto?!”

“Ciao mamma. Non ti preoccupare sono con Jacob e con zia Alice. Stiamo andando a salutare Papà.

Ci vediamo tra un paio di giorni. Salutami i nonni e dì a Jasper di stare tranquillo. Non ci metteremo nei guai”

“Pronto.... Nessi... Nessi...” poi sconvolta Bella si voltò verso di noi “Oh no. Ha buttato giù. Alice ne ha combinata un altra delle sue. E' partita per Firenze con Nessi e Jacob. Vogliono cercare Edward.”

“Come ?” chiesi stupito

“Hai sentito bene Carlisle” mi rispose con un accenno di isteria nella voce “Alice si è portata dietro Nessi e Jacob a Firenze. Vogliono cercare Edward. ” ringhiò mentre la calma della sorpresa lasciava il posto alla paura.

Ero impietrito, non riuscivo a credere alle sue parole. Feci un rapido calcolo mentale e sconsolato fui costretto ad ammettere “Ormai è tardi per fermarli. Dovevamo aspettarcelo, Alice non rinuncia mai a fare di testa sua. Speriamo solo che non faccia imprudenze mettendo i ragazzi in pericolo o Edward in difficoltà.” sospirai andando ad abbracciare Bella che sicuramente stava entrando in pieno panico.


Inutile dire che ero preoccupatissimo anch'io l'ultima volta che Alice aveva agito tenendoci all'oscuro di tutto aveva trascinato Bella in Italia a cercare Edward e tutti e tre avevano rischiato la vita.


Adesso la situazione sembrava ripetersi, ancora una volta era voluta andare a cercare suo fratello e ancora una volta aveva messo in pericolo se stessa e chi l'accompagnava.



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Capitolo 15
*** Il vampiro che è in me ***


Ciao a tutti.  Cosa è successo a Firenze??  Ecco una domanda che sicuramente vi sarete poste ed ecco a voi puntuale la risposta.   Come reagirete??  Questa è invece la domanda che mi pongo io e l'unica speranza che ho, è che il capitolo vi piaccia... qualsiasi cosa succeda.
Ma non voglio annoiarvi e quindi vi lascio con il nuovo capitolo... perchè mentre per noi il piano di Aro diventerà sempre più chiaro per i nostri personaggi le cose andranno a complicarsi.
Buona lettura e un bacio a tutte!
 

Capitolo 14 - Il Vampiro che è in me


Edward


Eravamo sulla strada del ritorno. Stavo guidando io.

Alzai gli occhi e guardai nello specchietto retrovisore, seduta dietro vicino a Demetri c'era Rebecca. Rabbrividii, mentre i suoi occhi, che erano i miei, mi fissavano sorridenti. Non erano più neri o ambra come quando ero arrivato a Volterra, ora erano rossi. Non il rosso vivo delle altre Guardie, ma un rosso sbiadito, il rosso che avevo già visto quando qualcuno di noi perdeva il controllo. Il rosso tipico dei vampiri vegetariani che si nutrono di sangue umano per la prima volta.

Guardai avanti disgustato da quello che avevo fatto.

Certo non era come partecipare ai loro odiosi banchetti, ma ero pur sempre diventato un assassino.

Non avevo provato gioia ad uccidere ma avevo percepito chiaramente il mostro dentro di me esultare nell'assaggiare quel dolce nettare che scendeva nella mia gola. E adesso sarebbe stato difficile, molto più difficile controllarlo e imprigionarlo nuovamente, ed Aro ne era pienamente consapevole.

La strada era stata aperta e ora sarebbe stato difficile gestire la mia sete.


Guidavo sicuro nella notte riconoscente che me lo avessero permesso. Probabilmente sapevano entrambi i miei guardiani quanto mi era costato questo gesto e avevano voluto darmi un motivo di distrazione.

Ma malgrado questo, malgrado dovessi prestare attenzione al traffico intenso delle strade italiane, la mia mente era volata a casa.

Con immensa tristezza ripensavo alle cacce con i miei fratelli.

Certo il gusto non era nemmeno paragonabile, ma il divertimento, le battute e la compagnia rendevano quel modo di nutrirsi più che accettabile.

Con nostalgia ripensai a Bella, alle sue carezze, ai suoi baci. L'amavo profondamente, totalmente e la separazione da lei mi pesava da morire.

Immaginavo Renesmee a caccia con Jacob nei boschi, alla sua nascita al legame che ci univa profondamente.

Al mio ritorno a casa, avrei dovuto accettare l'inevitabilità del suo matrimonio, ed era ancora più crudele dover stare lontano da lei per tutto questo tempo, gli ultimi mesi che potevo concedermi di coccolare la mia bambina.

Veloce sfrecciavo nella notte, accompagnato dai miei ricordi e perso in una profonda tristezza. Mostro...assassino... queste due parole erano entrate nella mia mente e non ne volevano più uscire.

Quando arrivammo a Volterra, mi recai direttamente nella stanza e una volta indossata la solita divisa trascinai Rebecca sul mio albero. Là lontano da tutti e da tutto diedi finalmente sfogo alla mia tristezza e al mio dolore conscio e dispiaciuto di doverlo infliggere anche a lei.

Due mesi e poi sarei tornato di nuovo a casa, dal mio perenne amore, dalla mia fonte di vita.

E lì coccolato e confortato dalla mia famiglia avrei potuto nuovamente rinnegare la mia natura vampiresca continuando a illudermi di potermi comportare come un umano qualsiasi.



Carlisle


Quando scesero dalla macchina tirammo tutti un sospiro di sollievo. Certo eravamo inferociti con Alice per la sua sventatezza ed ero certo che Bella avrebbe sgridato di brutto quel pazzo folletto per aver coinvolto i due ragazzi in quel viaggio pericoloso.

D'altra parte eravamo tutti curiosi di sapere come stava il nostro Edward, e se fossero riusciti a vederlo o a parlargli.

Nessuno si aspettava di veder Renesmee scendere e buttarsi fra le braccia di Bella piangente.

Rimanemmo stupiti di fronte a quella reazione e sentii Esme trattenere il respiro davanti a quella dimostrazione di sofferenza.

Che è successo? Edward sta male?” quello ovviamente fu il nostro primo pensiero. Dovevano averlo visto sofferente, magari maltrattato dai suoi accompagnatori, solo così avrei potuto spiegare quella reazione e il dolore sul viso di Jacob ed Alice.

No. Sta benissimo. Forse fin troppo bene...” le parole acide di Jacob ci riscossero tutti.

Ma allora, che è successo Alice?” chiese Jasper che era corso ad abbracciarla.

Entriamo in casa, e vi spiegherò tutto.” poi si voltò e mi guardò dritto negli occhi.

Mi sentii morire cosa era mai potuto succedere?


E mentre Nessi stava abbracciata a Bella che cercava di calmarle la crisi di pianto, Alice iniziò a raccontarci il loro viaggio a Firenze.


Abbiamo aspettato Edward alla base del Ponte Vecchio. Nascosti poiché non sapevo se era da solo e se potevamo farci vedere da lui senza pericolo.

Ed è andata bene perché non era solo.

E' arrivato in compagnia di Felix, Demetri e una vampira dai capelli rossi.” si fermò a prendere fiato e mi lanciò un occhiata eloquente.

Poi riprese “ E' rimasto sul ponte da solo, proprio come nella mia visione, ci dava la schiena, non so cosa stesse fissando assorto, ma i tre sono andati avanti, poi si sono fermati e lo hanno chiamato. Si è girato e li ha raggiunti velocemente. Non sembrava infastidito, anzi direi che era... quasi felice.

Quando li ha raggiunti si è fermato e la vampira l'ha preso per mano e gli ha fatto una carezza sul viso sorridendogli. Lui gli ha sorriso a sua volta e si sono allontanati per mano dietro agli altri due che facevano strada.”


Si fermò per darci il tempo di capire quello che aveva detto.

Bella la guardava come fosse stata un extraterrestre, mentre realizzava quello che Alice aveva raccontato.

Ma non capisci mamma? La teneva per mano e le sorrideva. Papà sorrideva a quella vampira e si è fatto fare una carezza sul viso...” era disperata, Nessi era arrivata alla stessa interpretazione che avevo dato io:
Edward era in confidenza, troppa confidenza, con quella vampira!


Rimanemmo tutti in silenzio basiti da quelle parole.

E bravo il mio fratellino. E pensare che ero convinto che fosse quasi un monaco prima di conoscere Bella.” scoppiò a ridere Emmett

Stai zitto Emmett. Non c'è nulla da scherzare” intervenne Rosalie tirando un buffetto sulla testa del marito.

Adesso state tutti esagerando. Insomma non ha fatto nulla di male” intervenne subito Esme “Quante volte ti ha preso per mano Alice? O ti ha fatto una carezza? Probabilmente è diventata un amica, nulla di più.”

Non è solo quello” rispose singhiozzando Nessi “nonna è lo sguardo che si sono rivolti! Lei lo guardava con un sorriso dolcissimo, tenerissimo, sembrava lo stesso sorriso che papà rivolge a mamma.”

E poi - chiese Bella - gli avete parlato?”

No, è sempre stato attaccato a loro. Hanno gironzolato fino a notte, poi si sono messi fuori da un bar ad aspettare. Dopo un paio di ore, in piena notte sono usciti due ragazzi e una ragazzina più giovane. Lei era chiaramente ubriaca e i tre si sono diretti dentro a un vicolo buio. Edward e gli altri li hanno seguiti e...” Alice aveva ripreso a parlare con tono atono, sembrava persa nei suoi ricordi “quando sono iniziate le urla della ragazzina, Edward è scattato come una pantera e velocissimo li ha ammazzati. Felix ha preso la ragazza e l'ha mandata via mentre Edward è tornato sui suoi passi ha preso la mano della vampira e l'ha portata vicino a un cadavere, poi si è allontanato e ha raggiunto il secondo ragazzo...”

Con il quale ha banchettato come la sua compagna” aggiunse Jacob chiaramente disgustato. “Non ho mai visto nulla di simile e mai mi sarei aspettato di vederlo fare da Edward. E' stato... mostruoso e rivoltante. Non avrei mai voluto che Nessi vedesse una cosa simile. Edward è stato... un vero vampiro” Non avevo mai visto Jacob così disgustato e quando pronunciò la parola vampiro gli uscii dalle labbra come un insulto.

Non credevo” sussurrò Alice “non immaginavo che avessero queste intenzioni altrimenti non avrei mai portato lì i ragazzi. Mi spiace Jacob. Perdonami Nessi. Ma è quello che siamo tutti noi. E quello che cerchiamo di dimenticare di essere... ma che ogni tanto s'impadronisce di noi. Non avresti dovuto vedere Nessi. Tuo padre non è un mostro.”

Non è questo, Zia Alice, che mi ha dato fastidio. So cosa siete e cosa sono in parte io. Non mi ha scioccato vederlo uccidere. Ho sempre saputo quello che è, ma è quello che ha fatto che mi ha sconvolto. Ha ucciso, zia , è vero! Ma ha ucciso anche per quella vampira! Non solo per lui, per placare la sua sete, ma per lei!!! Non l'ha mai fatto... Non ha mai cacciato per la mamma o per me. Ma per lei si!! Ha ucciso e gli ha offerto la preda. E sai benissimo che i vampiri uccidono solo per se stessi... mai per un altro.”

Questo non è vero Nessi” intervenni “Se uno di noi stesse male gli altri caccerebbero per lui. Se tuo padre non l'ha mai fatto di fronte a te e solo perché non ce né mai stato bisogno.” la mia voce era dura. Non potevo accettare tutte quelle accuse.

Hai detto bene Carlisle... Se uno di noi... ma lei ...” intervenne Rosalie con lo sguardo triste e la voce roca.

Abbassai la testa sconfitto da quella logica ferrea.

E allora come la metti con la visione di Zia Alice che l'ha visto baciarla?"
la voce di Renesmee era tirata, isterica.

Alice, ma come hai potuto raccontarle questo” era stata Esme a scoppiare, ferita da quel comportamento irresponsabile.

E' la verità mamma e lo sai. E poi è giusto che Bella e gli altri lo sappino.
Non potevo continuare a fare finta di niente. Probabilmente ci sarà una spiegazione a tutto. Anche perché non ho visto nessun altro eppure il suo specchio era attivo. C'è qualcosa di strano in questa storia” si difese Alice

E si. Non è certo da Edward, farsi l'amante, così velocemente. Sappiamo che l'hai abituato bene Bella... ma diamine, un minimo di resistenza!!” Emmett sogghignava, senza aver capito la gravità della situazione.

Hai ragione Emmett.” Bella si era alzata, e mentre asciugava le lacrime di Nessi ci guardò in faccia decisa “ Non credo che Edward possa avermi tradito. Vedi Nessi, vedete... l'amore che provo per lui è talmente profondo che nessuno può sostituirlo nel mio cuore e sono certa, anzi sicura che lo stesso è per lui. Già una volta ho creduto che potesse non amarmi e questo ha complicato le cose e ci ha fatto soffrire. Ma adesso so con esattezza quello che ha sempre provato per me, adesso so quello che io provo per lui e vi dico, che c'è un errore!! Le tue visioni Alice sono incerte, insicure. Quello che avete visto può essere spiegato in mille modi, ed non intendo dubitare di lui. Quando tornerà sarà lui a spiegarci il suo comportamento. Non intendo giudicarlo e non voglio più sentire una sola parola di dubbio da nessuno di voi. Io ho fiducia in lui e voglio che anche voi l'abbiate.
E quindi vi dico che fino a quando non lo vedrò con i miei occhi e non lo sentirò da lui, io mi rifiuto di credere che possa avermi tradito.
In quanto al cibarsi... lo sapevamo tutti che Aro lo avrebbe costretto in qualche modo e facendo così ha almeno salvato quella povera ragazza.”


Calò un silenzio irreale poi lentamente ci allontanammo ognuno perso nei propri pensieri.


Alice” la chiamò Bella “non ti permettere più di cercarlo!! Lui voleva che fosse così e se tu non l'avessi fatto, sarebbe stato meglio per tutti.”

Lei si voltò il viso contratto da una smorfia di rabbia

Forse hai ragione Bella... o forse no. Comunque ti assicuro che non mi muoverò più da qua, anche se non posso impedire alle visioni di arrivare.
Gli voglio bene Bella, è mio fratello, non dimenticarlo mai!
Ed io sono andata là non per verificare se avesse o meno una compagna... ma per cercare lo specchio!! Di quello... se fossi in te avrei paura!!!
Edward, non ti sta tradendo, sono convinta anch'io del suo amore per te, ma chi si nasconde dietro questo specchio?? Quale segreto vogliono proteggere da me?? Questo è quello che volevo scoprire ed è quello per cui considero il mio viaggio un fallimento. Ho sbagliato a portarmi dietro Nessi e Jacob, ma speravo d'incontrarlo e di donargli un po' di serenità.
Comunque state tranquilli tutti, non vi turberò ulteriormente e terrò per me le mie visioni, in modo da non sconvolgervi più.”

Poi si voltò velocemente offesa e ferita, allontanandosi da sola e lasciandoci ancora più spaventati e disorientati di prima.


Sicuramente aveva ragione e c'era un piano di Aro dietro tutto questo, ma quale? E a cosa serviva lo specchio? E soprattutto che cos'era? Una qualche diavoleria che si portava dietro o una persona?

E se era una persona chi era dal momento che Alice e i ragazzi avevano visto i suoi accompagnatori?


Ecco le domande alle quali non era riuscita a dare risposta.

Ecco le domande che avrebbero torturato ognuno di noi nelle prossime settimane.



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Capitolo 16
*** Depressione e chiarimenti ***


Ciao eccomi nuovamente in anticipo ma visto che domani probabilmente avrò qualche problema  preferisco anticipare. Visto che brava ?  hahaha
Comunque vi lascio un capitolino tranquillo  che definirei di passaggio o perlomeno di chiarimento sugli stati d'animo dei protagonisti.
Un bacione a tutti...



Capitolo 15 - Depressione e chiarimenti


Edward



La mia vita procedeva senza cambiamenti. E quello che m'infastidiva di più era l'impossibilità di mettermi in contatto nuovamente con la mia famiglia. Tutte le notti erano occupate dal mio lavoro per Aro e quando mi riprendevo era sempre più tardi.


Avevo appena aperto gli occhi ancora stordito quando sentii Rebecca farmi una carezza sul viso.

Ciao Rebecca. Scommetto che è tardi anche oggi, vero?” mormorai ancora frastornato.

Lei annui triste, probabilmente aveva assorbito una parte della mia stanchezza.

Poi sorridendo scese dal letto e mi porse la mantellina.

Guardai la mantellina e il suo sorriso. Normalmente scendevo dal letto quasi di corsa per fiondarmi sul mio albero a gustarmi l'aria fresca e magari anche un po' di sole, ma oggi non ne avevo proprio voglia. Mi sentivo ancora stanco e soprattutto ero arrabbiato perché mi mancavano gli scherzi di Emmett e di Jasper, le coccole di Bella e le litigate di Alice e Rose su come doveva vestirsi la mia piccola Renesmee. Per non parlare della sicurezza che mi davano i miei teneri genitori.

Non ero più riuscito a scrivere alla mia famiglia e sapevo che erano in pensiero per me. Avrei voluto tanto tranquillizzarli, ma non avevo mai una notte libera per recarmi dal computer.

Scossi la testa.

Non avevo voglia di muovermi. “No Rebecca. Preferisco stare qua e riposarmi ancora.” sapevo di ferirla, doveva pesarle stare in compagnia e assorbire gli stati d'animo di un musone come me, ma proprio non me la sentivo di uscire.

Mi girai su un fianco dandole la schiena e cercai di pensare a casa, conscio che non facevo altro che farmi del male da solo.

Se fossi stato un umano mi avrebbero diagnosticato un esaurimento nervoso con crisi depressiva, ma ero un vampiro e non potevo certo ammalarmi. O forse si?? Agli occhi delle altre Guardie potevo passare benissimo per un vampiro depresso.

Sentii un fruscio veloce e il mio profumo, il profumo di Rebecca mi colpì forte.

Lasciami in pace. Va tutto bene, sono solo stanco.” sapevo mentire ma non potevo con lei. Il mio simbionte assorbiva i miei stati d'animo e per lei doveva essere una sofferenza sentirmi così triste. Veloce allungò una mano e la posò sulla mia fronte. Cercai di scansarla e di protestare “No Rebecca, non voglio rip...” ma non feci in tempo e mi persi nel buio dove c'era riposo e nessuna preoccupazione.





Carlisle


Ero preoccupato. In casa c'era uno strano clima.

Alice e Bella non si erano più parlate e questo considerando che erano quasi indivisibili mi metteva estremamente a disagio.

Ma non era l'unico problema!

Bella aveva litigato furiosamente con Jacob accusandolo di essere un irresponsabile in quanto aveva seguito Alice in quella gita assurda mettendo a repentaglio la vita sua e di Renesmee.

Quest'ultimo ovviamene non aveva digerito i rimproveri e da quel giorno si era trasformato in lupo girando nel bosco e rifiutando la compagnia dei “sudici vampiri assassini”. L'offesa che aveva rivolto aveva ovviamente ferito tutti, anche se capivamo quanto dovesse averlo disgustato assistere al pasto di Edward.

Renesmee a sua volta aveva litigato con Bella prendendo le difese di Alice e poi con Jacob che aveva osato insultare la sua famiglia e il suo amato padre. Triste e avvilita passava tutto il giorno con Rose ed Emmett che erano gli unici che sembravano indifferenti alla tensione che girava per casa.

Anche Esme era furibonda con Alice ma soprattutto pativa nel vedere la famiglia divisa.

Jasper aveva cercato d'infondere serenità a tutti ma si era ritrovato un muro davanti oltre al rifiuto di Alice di parlargli. Dovevano aver litigato e il clima doveva essere troppo pesante per lui, perché si era chiuso in camera e non ne usciva più.

In quanto ad Alice, aveva chiuso i collegamenti con tutti. Non parlava con nessuno e passava le giornate in cima ad un albero ringhiando a chiunque si avvicinasse.


Bhe, definire il clima strano, era riduttivo.


Infatti non eravamo più la famiglia felice ed unita alla quale ero abituato e la cosa si stava protraendo per troppo tempo.

Stufo di questa situazione, dalla quale non sembrava esserci via d'uscita senza un intervento deciso, presi Esme da parte e convenimmo assieme che l'unica era parlare con Bella e Alice. Se loro due avessero fatto la pace, il resto si sarebbe sistemato come in un puzzle. L'importante era uscire da quelle posizioni di stallo.

Andai per primo da Bella, che stava leggendo seduta sul suo letto.

Ciao Bella, posso entrare?” chiesi pronto a sentirmi ringhiare un secco no.

Certo Carlisle, vieni pure” mi sorrise e appoggiò il libro al letto “di cosa hai bisogno?”

Volevo parlarti” iniziai timidamente “di quello che è successo...”

Non c'è nulla da dire.” scattò subito “Edward è libero di fare quello che vuole”

 O che può...” la corressi “penso che vi siate dimenticati tutti che deve obbedire a degli ordini. Non mi ha mai raccontato nulla, come ha fatto con tutti, ma più di una volta ha ammesso di essere stato punito in maniera molto severa. E conoscendoli non dubito che possano avergli fatto molto male. Non credo che avesse la possibilità di ribellarsi ad Aro circa il suo pasto ed io stesso prima di partire l'ho invitato ad evitare guai e ad ubbidire. Avevo paura che si riducesse come l'ultima volta e ti assicuro Bella che quando Esme ed io l'abbiamo trovato sofferente per la sete, non era un bello spettacolo. ”

Carlisle, non hai ancora capito vero?” adesso il suo sguardo era triste e ricordai ancora una volta quanto dovesse pesarle la lontananza del suo amore “Non dubito di Edward. Ne sono offesa o preoccupata per il suo comportamento. Io mi sono arrabbiata con Alice e Jacob perché hanno messo in pericolo Renesmee, senza dirmi nulla”

Annui, mi sembrava di aver già sentito quelle parole “E' lo stesso che fece infuriare Charlie quando sei sparita per andare a Volterra. Anche lui, se ti ricordi ti fece una sfuriata perché eri partita all'improvviso senza dargli spiegazioni lasciandolo nel dubbio e nell'incertezza per tre lunghi giorni. E tu pur accettando le conseguenze del tuo gesto, sapevi nel tuo cuore di aver fatto la cosa giusta, e l'avresti rifatta nuovamente”

Non è la stessa cosa” mi rispose subito

Io credo di si. In fin dei conti Renesmee si è allontanata senza dirti nulla per andare da Edward. Proprio come te. Non l'avresti mai lasciata partire altrimenti” cercavo di farla ragionare, sapevo che era intelligente ma anche testarda.

Non c'era nessuno da salvare questa volta” rispose pungente

Forse no, ma credo che Edward sarebbe impazzito dalla gioia se avesse potuto vedere qualcuno di noi. Figuriamoci la piccola Nessi. Ho l'impressione Bella, che a volte dimentichi quanta sofferenza deve provare lui, a stare lontano da noi e a dover ubbidire agli ordini di Aro” non era giusto ferirla così ma forse poteva servire a farla ragionare

Già a quanto pare, sono una bella egoista. E' questo che mi stai dicendo... vero? Ma sappi che ho passato due giorni interi a chiedermi come stava e se era viva. E a domandarmi come avrei potuto giustificarmi con Edward se le fosse successo qualcosa. Lui vive per sua figlia... ed anch'io… impazziremmo dal dolore se le succedesse qualcosa, qualsiasi cosa...” la rabbia le era passata e adesso stava prendendo il sopravvento la tristezza.

Sospirai “E' quello che succede a qualsiasi genitore Bella. Tutti abbiamo sempre paura che succeda qualcosa ai nostri figli appena si allontanano dalla nostra ala protettiva. Ma bisogna imparare a conviverci. Bisogna avere fiducia nei propri ragazzi e nelle loro scelte”

Succede anche a te ed Esme?” mi chiese addolcita

Si Bella. Siamo sempre in pensiero per voi. E credimi ogni giorno e ogni notte io ed Esme la passiamo a pensare ad Edward. E' il nostro chiodo fisso, il nostro pensiero ricorrente. Siamo entrambi spaventati e preoccupati per lui. Ma tu devi renderti conto che Nessi non è più una bambina e Jacob è abbastanza maturo e forte da proteggerla.

In quanto ad Alice... è Alice.

E dobbiamo accettarla per quello che è. L'unica cosa che posso dirti è che quello che fa a volte sembra sbagliato ma lei agisce sempre in buona fede e le sue visioni le permettono di vedere se c'è qualche rischio o meno. Non voleva mettere in pericolo nessuno e non lo ha fatto.”

Già, forse ho un po' esagerato. Ma Edward mi manca e sto tanto in pensiero per lui. Ho paura che possa succedergli qualcosa di brutto, che lo maltrattino. Penso a lui costantemente, mi sembra sempre di sentirlo, di vederlo dove invece non c'è... Quando l'altra volta era sparito facevamo qualcosa per aiutarlo, avevo la sensazione di essere utile, adesso possiamo solo aspettare e questo mi distrugge.” adesso la disperazione era evidente e mi aspettavo che scoppiasse in singhiozzi da un momento all'altro.

Mi sedetti sul letto vicino a lei e le feci una carezza sulla testa.

Manca a tutti. Ti capisco ma facendo così peggiori solo le cose, ti torturi a vuoto. Penso, invece, che dovresti andare e fare la pace con Alice e Jacob. Se non vuoi farlo per l'affetto che hai per loro, fallo almeno per Nessi. Anche lei è distrutta da questa situazione. E poi Jacob è sempre stato un po' incosciente e imprudente… o sbaglio?”

Per la prima volta da giorni la vidi sorridere, avevo toccato il tasto giusto. “Già, temo che non sia cambiato molto da allora. Lo andrò a cercare e poi andrò da Alice. Devo chiederle scusa.”

Grazie Bella” le sussurrai uscendo.

Un pezzo di puzzle stava andando a posto adesso dovevo pensare ad Alice.











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Capitolo 17
*** Uno specchio infrangibile ***


Ciao a tutte. Ecco un nuovo capitolo, abbastanza cortino e lo definirei di passaggio in quanto serve a fare il punto della situazione.   A mettere in chiaro ancora una volta il legame esistente che si è venuto ad instaure tra Edw e Rebecca.  Ne sarete contente? O  iniziate  a temere ciò che potrebbe succedere?  Sicuramente la situazione non è semplice ... anche perchè Alice ...  
Buona lettura a tutte e a presto.  Dimenticavo spero che abbiate passato un buon 1 Maggio.... qui è diluviato tutto il giorno !! Uff  



Capitolo 16 - Uno specchio infrangibile


Edward


Fu la voce di Damiano a riscuotermi dal mio torpore. “ Rebecca, Aro lo vuole. Dovete venire.”

Aprii un occhio e vidi il viso preoccupato di Rebecca studiarmi attentamente. Forse aveva paura che la sgridassi, ma in fondo le ero riconoscente. Mi sentivo bene fisicamente e per la prima volta da giorni anche riposato, senza contare che era scomparsa anche la tristezza che aveva accompagnato il mio precedente risveglio.

Va tutto bene Rebecca. Non ti preoccupare. Adesso mi alzo e mi vesto. E' assurdo irritare Aro. Mancano meno di due mesi alla mia libertà”

Lei annui e mi porse la divisa pulita, poi come al solito si voltò.

Mi vestii veloce, non avevo il tempo per farmi una doccia e d'altronde neanche la necessità. Era più un abitudine che un reale bisogno.


Quando entrammo, mi sistemai ai piedi di Aro come al solito. Sapevo che Rebecca si metteva dietro vicino a Renata, e se si fosse allontanata me ne sarei accorto subito.

Non sei uscito oggi pomeriggio?!” mi domandò Aro anche se sembrava più una constatazione che una domanda

No, ero troppo stanco. Ho preferito rimanere ancora un po' a letto.” risposi sussurrando.

Lui mi guardò accigliato poi fissò i miei occhi nuovamente neri a causa dello sforzo al quale mi sottoponeva tutti i giorni.

Hai di nuovo sete Edward?” non sapevo cosa rispondergli. Avrei voluto dirgli di no per evitare altri omicidi ma non potevo mentirgli, i miei occhi e i miei pensieri mi tradivano. Mi limitai così ad annuire.

Vedremo di trovare un modo” sorrise, poi mi abbassò la testa mentre entrava la prima coppia di vampiri.



Carlisle


Trovai Alice in cima al grande albero che dominava la nostra casa. Era seduta su un ramo con lo sguardo perso nel vuoto.

Che vuoi Carlisle?” la sua voce era dura.

Volevo sapere se hai notizie di Edward, siamo un po' in ansia per lui.” le risposi lieto che non mi avesse ringhiato mentre mi accomodavo vicino a lei.

E perché dovrei dartele? Mi avete detto tutti di farmi gli affari miei, dopotutto!” era ancora molto offesa .

Alice, ho parlato poco fa con Bella e credo abbia capito e scusato. Anche se hai agito d'impulso e questo è imperdonabile” non potei evitare di farle la predica sperando che non mi cacciasse via a ringhi.

Ah, bene questo mi fa piacere. Ma non era pericoloso, non avrei mai messo Nessi in pericolo. Lo avevo visto che saremmo tornati senza problemi, solo non riuscivo a capire il perché la vedevo piangere.” scuoteva la testa, triste “mi manca Edward anche per questo, lui vedeva le mie visioni e insieme ne parlavamo. Spesso riusciva a capirle più di me. Speravo tanto di riuscire a vederlo, a parlargli, ma non è stato possibile... ma almeno sappiamo che si è nutrito e che sta bene.” adesso aveva cambiato voce, si era tranquillizzata.

Alice, credo che tu abbia agito pensando di fare la cosa giusta. Solo che siamo una famiglia e dobbiamo parlarci. Non puoi fare sempre di testa tua” cercavo di farla ragionare.

Già. Ma vedi Carlisle. C'è qualcosa che non torna. Non era una scusa per giustificarmi. Sono sul serio preoccupata per lo specchio che segue Edward. Gli ho parlato prima di partire ed era preoccupato che Aro volesse, con una scusa, tenerselo per sempre là. ” i suoi occhi ambrati riflettevano adesso la paura che trapelava nella voce.

Si, ma Aro non lo può obbligare. Deve rispettare le sue stesse regole” ero stupito che Edward avesse parlato di questo con Alice.

Lui però era preoccupato, ancora all'aeroporto ho dovuto tranquillizzarlo che lo vedevo di ritorno. Tutti sappiamo che le mie visioni cambiano con le scelte delle persone e la visione sparirebbe se Edward scegliesse di rimanere con loro...” la preoccupazione era evidente “ Per ora lo vedo sempre tornare da noi ma la mia paura è che Aro in qualche modo lo possa condizionare e fargli cambiare decisione all'ultimo.” concluse.

Scossi la testa sconsolato “E' per questo che hai paura dello specchio? Hai paura che si nasconda qualcuno che possa manovrarlo e spingerlo a fare la scelta sbagliata ?” chiesi.

Lei annui in silenzio poi sospirò “E' ora che vada a fare la pace con Bella e Jasper. Tanto ho già visto che sarebbe successo” e mi fece l'occhiolino sorridendo.

Le sorrisi felice di quella decisione “Hai più visto Edward?” chiesi ansioso

No Carlisle, niente di rilevante. Altrimenti ve lo avrei detto” rise impertinente mentre con un abile balzo scendeva dall'albero.

Era proprio un folletto dispettoso. La più piccina d'aspetto ma la più terribile. Non c'erano aggettivi per descriverla lei era Alice …e basta!



Edward


La prima coppia di vampiri si era presentata per chiedere giustizia. Le loro rimostranze furono seguite dai miei Signori con molta attenzione e dopo una discussione accesa vennero accolte. L'indomani una spedizione composta da tre guardie guidate da Flavio avrebbe portato giustizia in un angolo remoto della Scandinavia.

Mentre aspettavamo che introducessero altri due vampiri che dovevano essere ascoltati da Aro, ne approfittai per lanciare uno sguardo a Rebecca. Lei sempre ferma al suo posto mi sorrise ed io tirai un sospiro di sollievo. Mi dava fastidio ammetterlo con me stesso, ma ormai ne ero diventato dipendente. Sembrava fosse la mia droga. Dovevo sapere di averla vicino a me, dovevo essere certo in continuazione che non si allontanasse. E purtroppo non era più solo una questione fisica, ma un proprio e vero bisogno mentale. Ormai dipendevo da lei, avevo bisogno della sua presenza costante e spesso mi domandavo che cosa sarebbe successo alla fine dei tre mesi. Non potevo certo portarmela a casa!! Eppure mi era difficile in questo momento immaginare un futuro senza di lei.

Avevo bisogno del suo sorriso, del suo sguardo rassicurante e delle sue carezze costanti. Lei era il mio conforto e il mio rifugio. Mi proteggeva e mi aiutava. Quando ero sfinito da Aro, assorbiva la mia stanchezza facendomi riposare, quando ero triste scacciava la malinconia dalla mia mente. Il suo tocco mi portava conforto e le sue carezze rallegravano il mio animo. Eppure non aveva sostituito Bella nel mio cuore, non ero innamorato di lei. Il rapporto con lei era diverso, era il rapporto che chiunque avrebbe avuto con il suo Simbionte.

Rabbrividii, al pensiero di quanto fosse diventata indispensabile per me, mi sentivo perso senza di lei, e spesso mi domandavo che cosa ne sarebbe stato di me se le fosse successo qualcosa e viceversa.

Due persone, due destini che erano legati in maniera indissolubile... almeno per adesso.




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Capitolo 18
*** La tempesta si avvicina ***


Ciao a tutte.  Come potete immaginare dal titolo sta per succedere qualcosa...  Ovviamente non anticipo nulla e vi lascio in compagnia prima di Edward e poi della sua famiglia.

Un grazie  ancora a chi legge e chi commenta e  a presto.....  Bacissimiiii


Capitolo 17 - La tempesta si avvicina


Edward


La seconda coppia di vampiri entrò nella sala a passo deciso. Le mantelle nere, gli occhi rossi e i medaglioni pesanti la identificarono subito come una coppia di Guardie.

Ero in imbarazzo. Conoscevo la donna. Il suo nome era Barbara. Apparteneva alle Guardie che mi guardavano con stupore ma non con astio come facevano alcune.


Mi spiaceva che Aro pretendesse da me di fare la “spia” . Ero a disagio ma non avevo scelta.

I suoi capelli erano biondi e raccolti in un elaboratissima treccia. Mi ricordava Rosalie, sotto molti aspetti e fui felicissimo quando constatai che i suoi pensieri erano puliti.

Non volevo farmi altri nemici fra le Guardie. Già Sirius se avesse potuto mi avrebbe smembrato, senza contare l'odio che Jane mi mostrava ogni qualvolta ne aveva occasione.

Non mi aveva ancora toccato e sapevo dalla sua mente che Aro le aveva imposto di girarmi al largo e di non colpirmi a meno che non l'ordinasse lui. E lei aspettava come un ragno, aspettava un mio errore e poi avrebbe scatenato su di me il suo potere con estrema gioia.

Ma dov'era Alec?

Il bel gemello, nonché nemico dichiarato, non era ancora apparso e la cosa era insolita. Era difficile vedere separati i due gemelli. Avevo notato più di una volta Demetri, Felix e Jane discutere animatamente ma di Alec nessuna traccia. Non che mi mancasse, ma potevo percepire nelle loro menti un certo nervosismo che attraversava l'intera Rocca.

Doveva esserci una qualche minaccia a me nascosta che minacciava i Volturi.

Ma chi mai avrebbe potuto sfidare la nostra famiglia reale?



Carlisle


Finalmente le cose si erano aggiustate. Poche ore prima avevamo assistito all'abbraccio pacificatore tra Bella ed Alice. Il peggio era passato e tutto era tornato alla normalità.

Speravo che le cose andassero avanti così quando Alice tirò un urlo soffocato cadendo sulle ginocchia. Gli occhi dilatati vedevano una scena spaventosa e il suo corpo era in preda a convulsioni.

Jasper le corse accanto immediatamente lasciando cadere il telecomando della play con la quale stava giocando con Emmett.

Alice, Alice... ti prego rispondimi. Ritorna da noi. Va tutto bene, sono qui... sono vicino a te” potevo vedere la concentrazione sul suo viso mentre cercava con il suo potere di calmarla.

Le corsi vicino anch'io, spaventato dalla sua reazione.

Le grida di Jasper avevano richiamato l'attenzione di tutti e nel giro di pochi secondi l'intera famiglia era radunata intorno ad Alice.

Sempre tremando lei si riscosse e con gli occhi dilatati dal terrore mormoro “Edward...”. Poi si avvinghiò allo sconcertato Jasper e si mise a singhiozzare.

Cosa è successo Alice? Cosa hai visto?” la voce strozzata di Bella riscosse la nostra piccola veggente, mentre notavo il viso corrugato di Jasper che cercava di calmarla con il suo potere.

Edward...” di nuovo la voce si ruppe spezzata in un singulto.

Esme si avvicinò e l'abbracciò teneramente staccandola dal collo di Jasper.

Va tutto bene Alice. Stai calma. Tranquilla a tutto c'è sempre un rimedio. Calmati, e raccontaci quello che hai visto” il fare materno di Esme sembrò calmare il nostro piccolo folletto, che abbassò gli occhi incapace di fissarci.

Ho visto Edward...” di nuovo un altro singhiozzo le impedì di continuare.

Jasper l'abbracciò nuovamente e le baciò teneramente i capelli con fare protettivo. “Raccontaci Alice, per favore. Ci stai facendo impazzire” le mormorò all'orecchio.

Lei per tutta risposta alzò gli occhi e si guardò in giro come se cercasse qualcuno o qualcosa. “Dov'è Nessi?” chiese invece di spiegarci una buona volta che cosa stava succedendo.

Ci guardammo tutti stupiti

E' fuori con Jacob. Puoi pure parlare liberamente Alice” Era stata Bella a parlare con la voce strozzata dal terrore.

Guardai Bella e capii. Quello che aveva visto Alice doveva essere troppo brutto per farlo ascoltare alla piccola Nessi. Il mio cuore tremò, cosa poteva aver mai visto Alice di così tremendo da giustificare un comportamento simile?

La nostra piccola veggente annui e prese fiato “Ho visto Edward... a terra... ai piedi di Aro. Era ferito e stava molto male.”

Le sue parole ci raggiunsero come un maglio, sconvolgendo la nostra mente e stringendo in una morsa ferrea il nostro cuore muto. Mille domande si affollarono nella nostra testa, mentre ansiosi attendevamo risposte che forse non avremmo voluto sentire.

Come ferito? Dove? Cosa gli hanno fatto?” le chiese subito Bella

Cosa intendi ai piedi di Aro? E' stato lui a fargli del male?” intervenne Jasper

Quando avverrà?” chiese Emmett “Facciamo in tempo ad andare a salvare il nostro fratellino?”

E' stata Jane?” chiese Esme memore della paura di Edward.

Ma Alice alzò la mano silenziandoci tutti.

Ho visto Edward, cadere ai piedi di Aro, ma lui era stupito e spaventato.

Non ha dato lui l'ordine di fargli del male. E ...” la sua voce tremò “sta succedendo adesso Emmett. Qualcuno lo sta uccidendo...”

Sei sicura Alice?” Bella tremava scossa dai singulti.

Lei annui “L'ho visto accasciarsi, lo sguardo terrorizzato con gli occhi velati dal dolore. Il suo corpo era immobile, in una posizione innaturale... come una bambola rotta”

Ci guardammo tutti pietrificati.

Alice, tesoro” Esme stava sussurrando spaventata “era vivo?”

Si mamma, era ancora vivo. Ho cercato di vedere oltre, ma… non è più in grado di decidere nulla. Il suo futuro si è perso con lui.” sentii che ingoiava a vuoto il veleno “E vicino a lui c'era lo specchio” aggiunse sottovoce.

E' stato lo specchio a fargli del male?” chiesi

Non lo so. Non ho visto altro” affermò mesta.

Grazie Alice, adesso devi riposarti ” e dolcemente aiutai Jasper a farla alzare e a portarla nella loro camera. Quando la vidi finalmente sdraiata accoccolata sul suo amore le sorrisi e uscii. Nessuno meglio di lui avrebbe potuto aiutarla.


Andai di sotto ma non c'era più nessuno. Emmett e Rose erano usciti a sfogare la propria ansia nel bosco e suppongo che non sarebbero tornati tanto presto. Esme aveva invece accompagnato Bella in camera. Si sarebbero consolate a vicenda attaccandosi alla tenua speranza che ci univa tutti. La speranza che non gli fosse successo qualcosa d' irreparabile.


Quasi niente poteva ferirci ed erano in pochi coloro che potevano fare del male ad un vampiro. Che cosa era successo dunque? Alice lo aveva visto ferito e dolorante. Ma quali sarebbero state le conseguenze? Sarebbe sopravvissuto e semplicemente chi lo aveva attaccato avrebbe finito la sua opera?

Non potevamo saperlo. E non c'era modo di evitarlo.


Mi sedetti sulle scale fuori dalla porta di casa e sprofondai nel dolore mormorando al cielo buio “ So che siamo dannati... so che abbiamo perso la nostra anima barattandola contro questa non-vita. Ma se Esisti... se ci Sei veramente come io credo... ti prego... aiutalo.  Salva il mio Edward!
Lui è diverso, è il migliore tra di noi. Se avesse avuto un destino diverso... se non fosse imprigionato in questo corpo morto... lui sarebbe stato un essere puro... un anima candida”

E per la prima volta non mi sentii più solo, forse c'era una speranza anche per noi, anche per le nostre anime.

E in quel momento sentii una leggera brezza di vento scorrere fra i capelli mentre le nuvole si spostavano a lasciare il posto a una splendida luna piena che illuminò la nostra casa.

Non so cosa potesse mai significare, ma mi sembrò di scorgere un sorriso su di essa.

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Capitolo 19
*** Odio e vendetta ***


Ciao eccomi con il nuovo capitolo.  Qui troverete la spiegazione dell'accaduto, saprete chi e perchè ha ferito Edward.  
Ma non voglio levarvi il piacere di scoprire ciò che è successo e quindi vi lascio con il nuovo capitolo che si concluderà come sempre con il nostro Carlisle.

Un bacione a  tutte e grazie


Capitolo 18 - Odio e Vendetta


Edward


Quando le Guardie a rapporto uscirono Aro mi chiamò “Edward, come ti senti?” alzai la testa stupito, non era da lui chiedermelo.

Bene Aro, non sono ancora stanco” mi risultava strana quella gentilezza per cui gli risposti stando molto attento.

Ascoltami attentamente” il suo tono di voce era cambiato ed era diventato duro e deciso “ Adesso entreranno tre individui. Abbiamo diversi problemi ad Est ed Alec è stato inviato là con una delegazione di Guardie. Questi tre esseri, sono particolari, e sono in rappresentanza del loro... popolo.

Voglio che ti concentri e voglio sapere cosa pensano tutti e tre. Probabilmente sarà difficile, non so cosa troverai ma devi impegnarti al massimo. Te la senti Edward o devo darti un po' di tempo per riposarti?”

Restai in silenzio un attimo valutando le mie condizioni poi annui. “Sto bene, sono in grado di farcela”

Aro annui soddisfatto “Bravo ragazzo. Così mi piaci” Lui non mi vide perché avevo già chinato la testa, ma feci una smorfia. Non me ne importava nulla dei suoi complimenti, volevo solo evitare guai.

Quando entrarono alzai la testa curioso di vedere cosa mi trovavo davanti.

Erano tre come anticipato da Aro. Tre uomini grossi e muscolosi. Lo sguardo era fiero, non sembravano per nulla intimoriti dal trovarsi dentro un covo di vampiri. Quello che mi colpì fu il sentire il battito del loro cuore. Erano umani, potevo sentire il sangue fluire nelle vene. Erano seguiti a vista da Felix e altre otto guardie mentre ai lati dei troni si erano sistemate altre Guardie e Jane. Procedevano sicuri e via via che si avvicinavano potevo sentire il calore emanato dai loro corpi. Ma fu l'odore a colpirmi, un odore che era da più di un mese che non sentivo. L'odore di cane bagnato. Continuai a fissarli , la loro muscolatura, il loro odore, il calore e il battito del cuore assomigliavano a quello dei nostri amici lupo, ma una vocina dentro la mia testa mi diceva che queste erano le uniche cose che avevano in comune e che a diversificarli non era solo il colore chiaro della carnagione e il biondo dei capelli.

Non sapevo che cosa fossero questi tre esseri con esattezza, sembravano dei licantropi , ma ero sicuro che loro non avrebbero mai avuto il coraggio di presentarsi ai Signori di Volterra.

L'odio fra le nostre due specie era vecchio come il mondo. Un qualcosa d'innato, d'istintivo.

Ma stranamente potevo sentire il loro soffio carico d'odio in risposta al ringhio che spontaneo nasceva dal mio petto e da quello di tutte le Guardie.

Presi fiato e abbassai la testa, dovevo calmarmi, trattenere il mio istinto che sentivo agitarsi in me , il mio compito era quello di entrare dentro la loro mente.

Subito percepii con chiarezza i loro pensieri che erano riassumibili in una sola parola.

Odio... la mia mente percepì... un odio infinito e profondo.

Un odio che stava per esplodere.

E nel momento in cui decisero di attaccare io lasciai libero il vampiro che era in me.

Mi mossi, un secondo prima di loro guidato dal mio dono.

Avevo, infatti, percepito nella loro mente il piano di aggredire i miei Signori e senza riflettere lasciai che fosse il mio istinto a guidarmi mentre li attaccavo ringhiando profondamente con la bocca carica di veleno.

Anche loro scattarono in avanti quasi contemporaneamente a me ed io finii addosso ai primi due, in un boato fragoroso, facendoli cadere e rallentando la potenza del loro attacco. Avevo spesso giocato con i miei fratelli alla lotta e contavo di rialzarmi a combattere contro quegli uomini feriti dal mio impatto con loro e vulnerabili al mio veleno, ma quello che successe mi prese alla sprovvista.

Erano caduti senza riportare alcun danno e il terzo essere, partito una frazione di secondo dopo gli altri due si avventò velocissimo, come un lampo, sul mio corpo ancora a terra. Si chinò su di me e mi afferrò per entrambi i polsi con le dita simili ad artigli piantando un piede nella mia schiena. Con una forza impressionante tirò entrambe le braccia verso di lui con un colpo secco. Sbilanciato dall'impatto con i suoi fratelli non ero preparato al suo attacco e sentii uno schianto nella schiena mentre un ringhio di dolore mi scosse tutto il corpo. In un secondo, con una forza sconvolgente, mi alzò sopra la testa e letteralmente mi lanciò ai piedi del trono di Aro emettendo un ululato di rabbia che riecheggiò nella grande sala. Gli avevo rovinato la sorpresa. E lui mi avrebbe ucciso per vendetta.

Rimasi lì ai piedi di Aro stordito dal dolore che si era impadronito di tutto il mio corpo senza alcuna possibilità di muovermi o di difendermi, aspettando che quegli esseri bestiali venissero a finirmi e a massacrare i Signori di Volterra. Avevo infatti percepito una fiamma accendersi nelle loro mani.

Avevo la schiena a pezzi e i tendini delle braccia erano stati strappati.

Quegli esseri erano dotati di una forza sovrannaturale bestiale e la velocità dei movimenti era simile alla nostra. Con uno sforzo tremendo riuscii a voltare la testa e vidi il mio signore Aro con gli occhi dilatati dalla stupore e dalla paura. Nessuno si aspettava quello che stava succedendo e il mio corpo ferito e torturato dal dolore chiedeva solo una rapida morte.


Carlisle


Ero ancora seduto sulle scale, quando vidi Jacob e Renesmee scendere dalla Volvo di Edward tutti felici.

Ciao Nonno” trillò la mia dolce nipotina “Scusate il ritardo, ci siamo trattenuti a ballare . Sai se mamma è in casa? Spero che non sia troppo arrabbiata con me”

Vedevo l'ansia nei suoi grandi occhi marroni e non ebbi il coraggio di dirle che tutti eravamo stati felici di non averla avuta in casa quella notte.

Guardai Jacob e quello che lui vide nei miei occhi lo convinse che era meglio prendere tempo.

Nessi, credo che sia meglio posteggiare la Volvo in garage. Se le succede qualcosa Edward, mi spella vivo al suo ritorno. Perché non lo fai tu?”

Lei lo guardò un attimo di traverso. Era intelligente oltre che bellissima, ma soprattutto conosceva Jacob da sempre. I suoi modi di fare erano uno specchio limpido e non ci voleva molto a capire che era una scusa per parlare con me da solo. Con mia gran sorpresa però non obiettò e canticchiando si avviò verso la macchina.

Che è successo Carlisle?” la domanda arrivò immediatamente fiera e decisa

Alice ha visto Edward...” non trovavo le parole per continuare, la mia mente si rifiutava di ammettere l'accaduto. E il dolore pulsava ancora forte.

E allora...” mi incitò a proseguire sempre più preoccupato.

E' ferito gravemente... probabilmente sta morendo” le ultime parole uscirono a fatica, un sussurro mentre mi nascondevo il volto tra le mani.

Jacob spalancò gli occhi incredulo. “Come, quando...” potevo vedere lo smarrimento e la paura apparire sul suo volto.

Non sappiamo molto... è successo un paio d'ore fa. Alice non ha visto chi o cosa, ma sappiamo che non è un ordine di Aro. Lui era presente ed era spaventato” era vero sapevamo troppo poco e non potevamo fare nulla per cambiare la situazione.

Jacob non ebbe il tempo di rispondere perchè un urlo strozzato mi fece capire che Renesmee aveva origliato la nostra conversazione.

Non è vero nonno. Dimmi che non è vero. Dimmi che papà sta bene. Ti prego” adesso le lacrime uscivano abbondanti mentre Jacob l'abbracciava teneramente.

Mi spiace Nessi.” mormorai.

Lei mi guardò alzando lo sguardo e il mento proprio come faceva Bella e asciugandosi le lacrime con la mano mi chiese “Dov'è la mamma? Come sta?”

Le sorrisi era piccola e grande nel frattempo. Non era più la nostra bambina. Ormai era una donna. Una donna in grado di affrontare un dolore immenso e capace di consolare chi aveva più bisogno di lei.

E' in casa con la nonna” le risposi guardandola con ammirazione

Bene io vado da lei.” e staccandosi da Jacob si avviò con passo deciso, poi sulla soglia si fermò e mi piantò i suoi meravigliosi occhi cioccolata in faccia “Papà è forte. Nessuno può fargli del male. Lui ritornerà da me, perché sa che io ho bisogno di lui” e giratosi si avviò veloce al piano di sopra.

Jacob si sedette vicino a me e mi posò una mano sulla spalla.

Il suo calore e la sua voce sicura entrarono nel mio corpo e sciolsero il gelo dentro al mio cuore “Non temere Carlisle, penso che Nessi abbia ragione. E se non fosse così, chiunque sia stato la pagherà cara... molto cara”

Sì, non avremmo lasciato invendicato Edward, a costo di distruggere e dare fuoco a tutta Volterra.


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Capitolo 20
*** Delusioni e speranze ***


Ciao a tutti. E l'ora di scoprire come sta Eddino. Vi posto quindi il capitolo che vi leverà dall'incertezza. Non nascondo che mi piace tanto soprattutto l'inizio... spero che lo aprrezzerete anche se...  Bhe la storia inizia a movimentarsi e da qui in avanti non ci sarà più tregua per i nostri personaggi...

Ma non vi voglio far perdere tempo e come al solito con immensa gratitudine a chi ha  ancora voglia di soffrire con me, vi lascio un bacione immenso e al capitolo!!!




Capitolo 19 - Delusioni e speranze



Carlisle


Non andai a lavorare.

Volevo stare vicino alla mia famiglia.

La preoccupazione ci divorava tutti e strisciava nelle nostre menti, bloccandoci in un limbo irreale.

Nessuno parlava.

Nessuno si muoveva.

Tutto era fermo.

Tutto era congelato come il nostro cuore.

Aspettavamo, non potevamo fare nulla.

Aspettavamo che Alice ci desse qualche notizia.

Aspettavamo e speravamo che Edward fosse vivo.

Ma nulla e la mattina passò in compagnia delle nostre paure.

Ma nulla e il giorno volò via portandosi appresso le nostre speranze.

Ma nulla e la sera ci ritrovò immobili e tetri come statue dell'orrore.

Ma nulla e la notte avanzò nuovamente avvolgendoci nella sua ombra.

Ombre sulla nostra pelle.

Ombre sul nostro animo.

Ombre che minacciose affogavano le nostre speranze.

E poi... un grido!

Emmett accendi il computer”


Alice con gli occhi che brillavano si precipitò giù dalle scale   Ti ho visto aprire un e-mail di Edward. Sbrigati, fai presto.”

In un attimo tutta la famiglia si radunò intorno a quel miracolo di tecnologia.

Per me e per Jasper, si trattava di un vero e proprio miracolo.

Per noi che eravamo nati quando non esisteva corrente elettrica, per noi che era impensabile comunicare in maniera diversa dalla voce o dalla carta scritta, quella cartellina gialla che appariva adesso sul monitor ci sembrava un segno divino.

Alzai gli occhi al cielo e senza che nessuno vedesse o sentisse mormorai “Grazie”.

Nella casella della posta ricevuta una cartellina gialla indicava come oggetto ED.

Due lettere... una speranza riaccesa!




Edward


Tutto si svolse in una frazione di secondo.

Il mio attaccò rallentò quello di quegli strani esseri e diede il tempo alle Guardie di capire e reagire.

Renata alzò subito lo scudo sui nostri Signori e, mentre il terzo essere mi scagliava ai piedi del trono, il primo si rialzò incolume e velocemente attaccò Aro andando però a sbattere contro la barriera protettiva.

Felix con un ringhio portentoso si abbatte su di lui travolgendolo e bloccandolo agilmente aiutato da Damiano, Sirius e Peter che lo seguirono come un sol uomo.

Il secondo invece cadde immediatamente sotto il potere di Jane che, senza muovere un dito, con il solito odioso sorrisetto, lo colpì senza pietà fino a quando non fu immobilizzato da Damon e altre quattro Guardie. Il terzo quello che mi aveva colpito, si rese conto che il loro attentato era fallito e con un ululato di rabbia si avventò su di me, per vendicarsi e finirmi. Ma non arrivò a toccarmi perché Rebecca nel momento stesso in cui ero stato scagliato ai piedi del trono era saltata davanti a me in posizione di difesa, ringhiando. L'essere si scagliò su di lei rapido e micidiale ma non fece in tempo a colpirla perché Demetri dal dietro piombò su di lui seguito dalle altre Guardie che lo immobilizzarono velocemente.


Nel giro di pochi minuti i tre erano stati catturati e avevano fallito il loro piano. Tra di noi a parte qualche piccola contusione l'unico veramente ferito ero io.

I tre signori di Volterra si guardarono intorno dapprima spaventati, poi stupiti e infine compiaciuti di quella dimostrazione di potenza delle loro Guardie.

Uccidete i primi due e portate il terzo nei sotterranei, voglio interrogarlo. Jane e Renata venite con me” tuonò Aro, poi si voltò a guardarmi “Damon, vai a chiamare Oliver, Edward è ferito. Digli di venire di corsa.” Si avvicinò e si piegò sulle ginocchia “Oliver è un medico in gamba, non come Carlisle forse, ma si prenderà cura di te. Tieni duro ragazzo, non mollare” poi mi sorrise “Sei stato in gamba e mi hai salvato la vita, non me lo scorderò”

E il suo pensiero che doveva essere di riconoscenza suonò nella mia mente come una minaccia. Aveva scoperto un nuovo uso del mio potere.


Non potevo muovere nulla del mio corpo e a stento senti l'abbraccio di Rebecca. Dolore e ancora dolore non sentivo altro, ma con sorpresa riuscii a percepire distintamente le sue labbra morbide posarsi sulle mie in un dolce e profondo bacio mentre cercava di succhiare più sofferenza possibile dal mio corpo martoriato. E accompagnato da esse sprofondai nel buio proprio mentre sentivo le mani Oliver toccarmi con circospezione.


Quando aprii gli occhi sentii un male atroce lungo tutta la schiena e le spalle. Mi sfuggì un gemito, mentre cercavo di capire dove fossi e di ricordarmi cosa era successo. Provai ad alzarmi per fuggire dal dolore, ma non ci riuscii. Aprii gli occhi agitato e mi resi conto di essere disteso e legato su un tavolo. Non potevo muovere nulla, neanche la testa. Ero immobilizzato. Fu allora che misi a fuoco il viso di Rebecca che accucciata vicino a me mi faceva le carezze sulla testa per tranquillizzarmi.

Dove sono? Cosa mi è successo?” le parole uscirono lentamente e con sforzo. La bocca era asciutta, nemmeno il veleno scorreva in lei.

Sei in infermeria Edward. Quell'essere ti ha rotto la schiena e ti ha quasi strappato le braccia dal corpo. Ovviamente non corri nessun tipo di pericolo ma devi stare fermo e immobile per almeno dieci ore. Per questo ti abbiamo legato. Non puoi assolutamente muoverti. Il tuo corpo si aggiusterà da solo, ma le ferite sono estese e gli devi dare tempo. Nel frattempo purtroppo sentirai male. Non esistono antidolorifici che io conosca per noi vampiri . Ma sei fortunato credo che Rebecca possa aiutarti” mi spiegò Oliver con tono professionale.

Guardai di nuovo il mio simbionte e vidi gli occhi neri cerchiati da una profonda sofferenza. La mia riflessa su di lei.

Prima, mi hai baciato?” le chiesi incredulo.

Lei annui abbassando lo sguardo.

Si Edward, l'ha fatto. Glielo chiesto io. Facendo così ha assorbito molto più dolore e ha permesso che ti visitassi e che riuscissimo a portarti qui senza farti soffrire troppo.” Oliver sorrideva “Adesso però devi stare fermo e calmo. Il dolore passerà presto”

Mi spiace Rebecca, mi spiace che tu soffra a causa mia. Io non..” lei mi mise un dito sulle labbra per silenziarmi mentre si abbassava per baciarmi nuovamente. Di nuovo percepii le sue labbra appoggiarsi sulle mie, di nuovo avvertii il suo alito caldo entrare nel mio corpo e piano piano sentii il dolore attenuarsi mentre una calma innaturale invadeva il mio corpo e le mie membra. Lentamente mi lasciai scivolare di nuovo nel buio, cullato dalle sue carezze.


Quando aprii gli occhi ero nel mio letto. Feci per tirarmi su ma due mani forti mi spinsero verso il basso.

Il peggio è passato Edward. Ma Oliver ha detto che devi rimanere a letto almeno fino alle quattro di questa notte. Quindi mettiti giù e fai il bravo” il viso sorridente di Demetri apparve ai miei occhi stanchi.

Rebecca?” chiesi guardandomi intorno.

E' sdraiata sul divano. Sta recuperando un po' le forze. Ti ha tenuto sotto il suo potere per almeno dieci ore ed adesso era sfinita. Non si è mai allontanata da te, ma aveva bisogno di riposare e ora che stai meglio gli ho dato il cambio”

Sono morti... quegli esseri ?” chiesi avido di notizie.

Si, i primi due sono stati uccisi immediatamente, il terzo è stato interrogato ed ucciso poco dopo.
Quello che è successo è stato imperdonabile, se tu non te ne fossi accorto, probabilmente sarebbero riusciti nel loro intento” sospirò scuotendo la testa.

Sono l'unico che è rimasto ferito, vero?”

Così gravemente si. Gli altri compreso Felix hanno preso solo qualche piccola ferita già guarita. Sei stato imprudente e sciocco Edward. Hai portato un attacco stupido e pericoloso”

Lo guardai offeso. “Ho salvato la vita ad Aro. E' questo quello che conta. E poi che altro potevo fare?”

Lui scosse la testa sorridendo “Tante altre mosse che non ti avrebbero messo così allo scoperto di fronte alla loro reazione. Si vede che non sai combattere, ragazzo”

Questo lo dici tu” risposi sempre più offeso. Come si permetteva? A casa combattevo spesso con Emmett e Jasper, e me la cavavo alla grande. Senza contare che avevo combattuto e battuto James e Victoria.

Questo non era un gioco Edward. Potevi lasciarci la vita” sembrava avesse letto nei miei pensieri

Comunque sei stato pronto e coraggioso e di questo credo che Aro debba rendertene merito. Adesso però stai a letto e riposati.” stava già alzandosi quando si bloccò “Ah ...dimenticavo Oliver mi ha raccomandato di farti bere. Il tuo corpo deve recuperare e la sete non l'aiuta” e veloce si avviò verso lo scaffale dove prese una grossa bottiglia contenente del sangue. “Scusa. E' freddo. Proviene dalle scorte che teniamo per emergenza.” e sorridendo me la porse.

Lo guardai sbigottito, non volevo bere il sangue umano ma la gola bruciava come il fuoco e il mostro smaniava dentro di me. “Edward, non fare il difficile. Rebecca ha già bevuto e tu non puoi farne a meno. Coraggio lascia libero il tuo istinto” e sempre sorridendo aprii il coperchio facendomelo passare sotto il naso.

Se avessi realmente voluto e se non avessi assaggiato da poco quel dolce nettare non avrei avuto alcuna difficoltà a rifiutare... ma non valeva la pena soffrire la sete inutilmente. Ormai i miei occhi erano rossi, io ero già diventato un assassino. Non avrei aggiunto niente di peggiore a quello che avevo già fatto e in cui mi ero già trasformato.

E senza obiezioni bevvi avidamente calmando la sete che mi divorava.

Bravo, Edward. Adesso mettiti giù da bravo e riposa. Ti chiamo Rebecca” e dopo aver mormorato poche parole al mio simbionte uscii salutandomi allegro.

Rebecca si sedette vicino a me. I suoi occhi rossi erano lo specchio dei miei. Lei percepì il mio disagio e con tenerezza posò una mano sulla mia fronte.

Ebbi appena il tempo di rispondere al suo sorriso che già mi sentii sprofondare nuovamente nell'oblio.


Quando mi svegliai, Rebecca mi costrinse a stare ancora a letto qualche ora, malgrado le mie proteste. Mi sentivo bene e smaniavo all'idea di poter avere finalmente una notte per me, ma fu irremovibile.

Poi finalmente, quando arrivò l'ora prestabilita, mi lasciò scendere.

Mi studiai accuratamente e potei constatare che non avevo riportato nessun danno e che avevo recuperato bene. Veloce mi vestii e trascinandomi dietro una stupita Rebecca mi allontanai nei corridoi. Finalmente avevo un pezzettino di notte libero e dovevo rassicurare la mia famiglia sulla mia salute. Cosa sarebbe successo se Alice avesse visto il mio combattimento? Non volevo lasciarli in ansia e non so quando mi sarebbe stato possibile avere un altra occasione simile.


Carlisle


Con le dita che volavano sul mouse e sui tasti Emmett aprii quel messaggio di speranza.

E dopo una rapida occhiata la nostra gioia volò via trascinata da quelle poche righe.


Ciao sono riuscito ad avere nuovamente accesso al computer. Non rispondete.

Qualsiasi cosa abbia visto Alice sappiate che sto bene.

Vi voglio bene e mi man


Il messaggio era frettoloso e incompleto. Qualcosa o qualcuno lo aveva interrotto. E se adesso sapevamo che Edward era vivo, se adesso la speranza si era riaccesa nei nostri cuori, un altra ombra calò veloce ad oscurare la nostra gioia.

E' vivo” sentii mormorare a Bella che abbracciava stretto la piccola Nessi.

Si era vivo ma cosa era successo? Perché non aveva finito la frase?

E' successo qualcosa però, perché non ha finito il messaggio?” lo stesso mio dubbio era stato espresso ad alta voce da Rosalie

E non l'ha ne firmato, ne autenticato” commentò assorto Jasper.

E' autentico vero?” chiese Esme con un filo di voce.

Non ci sono certezze, mamma. - rispose titubante Jasper – ma se non ha avuto il tempo di finire è ovvio che non sia riuscito a fare altro.”

Sappiamo che è vivo.” affermai “e che sta bene. Probabilmente era in pensiero per noi. Temeva le tue visioni Alice e ha provato a tranquillizzarci, ma qualcosa o qualcuno è sopraggiunto.” sospirai pensieroso e di nuovo tormentato.

E' in salvo. E' questo che conta.” Bella stringeva forte Nessi per trasmetterle il suo coraggio le sue certezze, ma potevo vedere negli occhi di mia nipote la preoccupazione specchio delle nostre paure.

Chi o che cosa l'aveva interrotto? Era stato scoperto? Avrebbe più potuto comunicare con noi?

Probabilmente no. E avremmo dovuto attendere senza notizie a parte le visioni di Alice.

Li guardai tutti, guardai la mia famiglia e vidi i miei sentimenti riflessi in loro. Ma qualcosa mi preoccupò a morte, un ombra e uno sguardo che Nessi rivolse al suo Jacob. Un sorriso d'intesa, un sorriso complice che mi fece tremare il cuore.

Cosa stavano progettando quei due?

Ne avrei parlato con Alice e le avrei chiesto di tenerli d'occhio.

Speriamo che non combinino qualche guaio” mormorai tra i denti

Chi?” chiese Esme a fianco a me.

Scossi la testa, “Più tardi ti spiego” le risposi voltandola e baciandola teneramente.

Avevo bisogno di certezze ed Esme mi prese per mano conducendomi nella nostra camera.


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Capitolo 21
*** Errori e piani ***


Ciao a tutte è Martedì e come al solito posto il nuovo capitolo.
Cosa è successo? Perchè Edward non ha finito il messaggio?   Bhe leggendo troverete la risposta mentre si aprirà una nuova domanda...

Non aggiungo altro  e vi auguro Buona Lettura  e grazie  ancora a voi che leggete e  sappiate che i vostri commenti  mi rendono felicissima.

Bacioni


Capitolo 20 - Errori e piani


Edward


I pensieri di Demetri bussarono nella mia mente. Mi stava cercando e presto sarebbe entrato dalla porta.

Feci invio senza finire la frase e chiusi il computer velocissimo.

Feci appena in tempo a sedermi sul divano trascinando vicino a me una sbalordita Rebecca.

Ciao Demetri mi stavi cercando?” sorrisi cercando di sembrare il più tranquillo possibile.

Lui si guardò intorno attento e incuriosito mentre realizzava che stavo seduto sul divano con Rebecca appoggiata alla mia spalla.

Cosa stai facendo Edward....qui?” i suoi occhi si strinsero mentre sentivo i pensieri galoppare.

Perché è venuto in questa stanza? Aveva intenzione di uscire ? Non ha alcuna ragione di stare qua. Non mi piace questa storia.

Sospirai dovevo dargli una spiegazione plausibile per evitare guai e calmare le acque. “Quando mi sono alzato siamo andati a fare due passi e siamo capitati qui. Volevo fare un giro d'esplorazione ma mi girava la testa e mi sono seduto.”

Mi guardò scettico.

Potevo sentire i dubbi che si rincorrevano vorticosi nella sua testa.

Andiamo, Aro ti ha convocato nel suo studio, e visto che non eri in camera mi ha mandato a cercarti.” il tono di voce perentorio non ammetteva repliche.

Era chiaramente infastidito dalla situazione e dopo aver lanciato un occhiata sospettosa al computer e alla porta di uscita mi fece cenno di seguirlo avviandosi rapidamente all'interno della Rocca.

Lo seguimmo senza una parola mentre realizzavo che non solo non avevo cancellato la posta inviata ma che sarebbe stato impossibile rimediare al mio errore prima che Pamela iniziasse il suo lavoro.

Lanciai uno sguardo spaventato a Rebecca. Cosa mi sarebbe successo se mi avessero scoperto? A quale punizione mi avrebbe sottoposto Aro?


Non potevo immaginare che il mio errore avrebbe avuto conseguenze tragiche anche su altri.


Durante il tragitto pensai a cosa mi aspettava. Ero disorientato. Perché Aro mi aveva convocato nello studio? Quando lo faceva si profilavano sempre guai. Ma avevo combattuto per lui, perché avrebbe dovuto punirmi?

Con un misto di curiosità ed apprensione entrammo nel suo studio.

Era vuoto.

Solo Sirius e Barbara erano in piedi davanti alla parete vuota. Lui non c'era.

Mi guardai intorno e con stupore vidi Demetri puntare dritto verso le due Guardie.

 Ci stanno aspettando” la voce del Capitano risuonò secca, e con stupore vidi Sirius farsi da parte e Demetri spingere una porta nascosta.

Vieni Edward, seguimi” ordinò varcando la soglia.

Rimasi un attimo stupito e feci per seguirlo, ma Rebecca mi fermò per un braccio e scuotendo la testa mi sistemò la mantellina che avevo buttato di corsa sulle spalle.

Sospirai sorridendole. “A volte sei troppo pignola Rebecca” scherzai.

Lei mi guardò con aria offesa.


Non potevo immaginare che almeno questa volta aveva una motivazione più che valida per il suo gesto dal momento che lei sapeva esattamente cosa ci stava attendendo.




Carlisle


Eravamo ovviamente preoccupati.

Ma nessuno voleva far vedere il proprio stato d'animo agli altri. Solo la fronte corrugata di Jasper indicava lo sforzo che stava facendo per trasmetterci un minimo di serenità.

Approfittai del fatto che Alice stesse parlando con Rosalie fuori sulla veranda per raggiungere entrambe.

Ciao Alice, ciao Rose” le salutai sedendomi vicino a loro. Non avevo molto tempo, dovevo recarmi in ospedale, ma non volevo nemmeno rinviare quel colloquio.

Ciao Carlisle” mi risposero sorridendomi.

Ragazze ho un problema” iniziai “anzi abbiamo tutti un problema”

Mi guardarono incuriosite.

Non ho più visto nulla Carlisle. Non so cosa sia successo ad Edward. Dico sul serio non è una bugia” si affrettò a giustificarsi Alice con lo sguardo addolorato.

Era sempre molto triste quando non riusciva a vedere quello che cercava.

Non è a questo che mi riferisco Alice” le sorrisi

E allora a cosa Carlisle?"  intervenne Rosalie decisa

Nessi e Jacob” affermai guardandole negli occhi.

Avevo bisogno del loro aiuto.

Eh. Non hanno fatto nulla di male. Io ed Emmett ci stiamo molto attenti. Stai tranquillo non credo abbiano intenzione di fare scemate, per ora Jacob riesce a tenere a freno quel diavoletto di Nessi” sorrise Rosalie facendomi l'occhiolino “Non so per quanto riuscirà ancora a non farsi strappare i vestiti da addosso, ma la paura di Bella fa da ottimo freno” continuò sogghignando apertamente.

Non mi riferivo a questo Rose.” risposi sorridendo a mia volta

E allora a cosa?” chiese chiaramente stupita

Hanno in mente qualcosa. Loro...” iniziai a spiegare

Cosa intendi Carlisle?” mi interruppe Alice

Lasciami parlare e capirai” continuai infastidito dall'irruenza di Alice.

Ma d'altronde Alice è Alice e non c'è niente da fare.

Stavo dicendo che loro hanno in mente di combinare qualcosa e non sono tranquillo” finii

Cosa hanno in mente, lo sappiamo tutti” sghignazzo Rosalie

Alzai gli occhi al cielo, ma perché lei ed Emmett non pensavano mai ad altro?

Non in quel senso Rose” ribadì sospirando

Intendi che stanno organizzando qualcosa per andare da Edward?” chiese Alice stupita.

Temo di sì ragazze” confermai

Non se ne parla nemmeno” alzò la voce Rosalie “è una pazzia”

Concordo con te” affermai  “è per questo che ho bisogno di voi, per tenerli d'occhio”

Certamente Carlisle. Conta su di noi.” si affrettarono a rispondere entrambe.

Soddisfatto mi allontanai. Qualsiasi cosa avessero in mente, se Rosalie ed Alice avessero tenuto gli occhi aperti non avrebbero avuto la possibilità di combinare nulla.

Non potevo permettermi di stare in ansia anche per i due fidanzatini.






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Capitolo 22
*** La Guardia Reale ***


Ed eccomi qua come promesso a postarvi un nuovo capitolo.  Dove sta  andando Edward? E cosa vuole Aro da lui??  Qui troverete la risposta  mentre si apriranno ai vostri occhi nuovi scenari inaspettati.

Non aggiungo altro se non quello di leggere... perchè tutto sta per cambiare stiamo per raggiungere la prima grande svolta della FF!!

Un grazie a chi legge, e a chi commenta ... sono a vostra disposizione per chiarimenti e discussioni... Grazie!!!!


Capitolo 21 – La Guardia Reale


Edward


Sempre con Rebecca per mano segui Demetri nel corridoio buio.

Quando sbucammo in fondo al corridoio tortuoso rimasi a bocca aperta.

Non avevo mai visto una stanza così bella!

Il soffitto era interamente affrescato, e le figure e i colori brillavano nella luce che proveniva da tante piccole finestre aperte vicino al soffitto della stanza circolare.

Le pareti erano affrescate con cura e riprendevano scene di vita quotidiana medioevale. Ma guardando attentamente sembrava che i soggetti fossero i Signori di Volterra e le loro mogli.

Uno spesso arazzo pendeva dal soffitto coprendo un intera parete.

Su di esse ricamato con fili d'oro e d'argento lo stemma dei Volturi brillava vivacemente.

Davanti all'arazzo seduti su tre troni di legno di olivo e noce intarsiati finemente sedevano I Signori di Volterra.

Davanti a loro, con le mantelline bordate di vari colori a seconda dell'incarico, l'intera Guardia Reale era girata a guardarci.

Rimasi fermo, in soggezione, di fronte alla manifestazione di tanta potenza.


Edward, finalmente! Bene, vedo che sei riuscito a trovarlo Demetri. Vieni avanti ragazzo!!” la voce di Aro era cordiale ed io a sentire il mio nome mi riscossi.

Con passi lenti mi diressi verso Aro e feci per inginocchiarmi ai suoi piedi.

No. Edward. Non sei stato portato qui per questo” la voce di Aro era divertita “sei una Guardia Reale e come tale sei stato convocato ”.

Lo guardai stupito.

Aro mi indicò la mantellina che Rebecca mi aveva sistemato e sorridendo prosegui “ Amici carissimi, credo che voi tutti conosciate Edward. Il suo dono e le sue gesta credo abbiano raggiunto tutti voi”

Sul volto dei presenti era apparso un sorrisino divertito. Solo Jane mi squadrava con disgusto.

Ma prima di procedere” continuò “credo sia giusto presentarvi a lui.
Carissimo Edward, conosci perfettamente la nostra Jane, il nostro Felix, Demetri, Chelsea, Renata e Haidi che si occupa dei “rifornimenti”. Purtroppo ultimamente hai conosciuto anche Oliver il nostro medico.
Sono lieto invece di farti fare la conoscenza di Ilmi e Kong che si occupano dell'addestramento delle Guardie. Nonché di Anna e Rubens preposti al controllo e creazione dei neonati. E infine ultimo, ma non ultimo per importanza, ti voglio presentare Adams. Lui è la nostra memoria, lui è il più vecchio tra di noi, è il nostro storico.
Come puoi vedere sono tutte Guardie Reali proprio come te e Rebecca, e siete tutti stati convocati per discutere una grave emergenza”

Ero rimasto fermo a metà stanza intimorito e disorientato. Rebecca, che non aveva mollato la mia mano un attimo, mi tirò di lato vicino a Felix.

Velocemente mi guardai intorno e notai che dietro ai troni, in piedi, c'erano le mogli mentre altre cinque Guardie Reali stavano in silenzio appoggiate alla parete. La loro mantella era bordata di rosso scuro e fra di loro riconobbi Malik. Sapevo che quest'ultimo si occupava di questioni finanziarie e ne dedussi che il rosso simboleggiava l'ordinaria amministrazione di Volterra. Erano presenti ma non sarebbero intervenuti nella discussione. Non era quello il loro compito.

Stavo studiando la situazione incuriosito quando i miei occhi si soffermarono su Ilmi e Kong. Il primo di origine africana era alto quanto Felix anche se non così largo. Le cicatrici che spuntavano dal collo e dalle maniche mi facevano pensare che fosse un osso duro. Anche Kong, aveva un aria severa, ma i lineamenti orientali rendevano il suo viso simpatico anche se su di esso spiccava una chiara cicatrice posizionata sulla fronte. Incrociai i loro sguardi e vidi una traccia di divertimento nei loro occhi rossi mente mi fissavano studiandomi a loro volta.

Ero a disagio. Non mi ero mai considerato una Guardia, e l'essere convocato in un Consiglio era per me incomprensibile.

Che ci stavo a fare io lì?

Allo scadere dei tre mesi sarei ritornato a casa dalla mia famiglia. Non aveva senso tutto questo... eppure per la prima volta sentii quasi fisicamente il medaglione pesare sul collo, il simbolo di quello che mio malgrado ero diventato .

Ero una Guardia Reale che lo volessi o meno e non lo potevo più negare nemmeno a me stesso.


Ero perso nelle mie considerazioni quando la mia attenzione venne richiamata alla realtà da Rebecca che mi strinse forte una mano strattonandomi.

Come sicuramente sapete. Due giorni fa è accaduto un fatto grave. E ' per questo che abbiamo deciso di convocarvi qui.
Alcuni di voi sono all'oscuro degli avvenimenti recenti per cui è giusto che sentiate l'intera storia dall'inizio.” Aro tacque assorto mentre Adams si portò nel centro della stanza e fissandoci con i suoi occhi rossi iniziò a parlare soavemente.

Come età apparente aveva sui quarant'anni, ma la pelle bianca e quasi trasparente e gli occhi profondi e velati dimostravano che in realtà quel vampiro doveva essere molto vecchio.
Come sapete, l'odio tra vampiri e licantropi risale a moltissimi anni fa.
Nessuno sa con esattezza come iniziò la nostra faida. Ma da sempre ci siamo combattuti e uccisi. Il nostro istinto stesso ci porta a diffidare e a combattere questi esseri mostruosi e nei secoli passati eravamo convinti di averli estirpati dal mondo.
Ma come un virus o una piaga ogni tanto essi risaltano fuori dalle pieghe del tempo, mutati e cambiati dalla natura stessa.”

Mentre parlava un brivido mi scese lungo la schiena. L'odio che traspariva da quella voce, mi diede il voltastomaco. Io convivevo normalmente con i licantropi e uno di essi lo consideravo mio fratello e presto sarebbe diventato il mio genero.

Gli ultimi che abbiamo incontrato, erano con te Edward. Tu li conosci e hai avuto modo di studiarli. Cosa puoi dirci di loro?” la voce di Caius era ferma e severa. 

Non mi piaceva il suo tono inquisitorio. Poteva essere pericoloso rivelargli troppi segreti o ancora di più accostare i miei licantropi a quelli così odiati da loro.

Per cui iniziai a parlare lentamente vagliando accuratamente ogni parola
Non sono licantropi. Questo già lo sapete. Sono muta-forma. Non hanno nulla in comune con essi. Si trasformano quando vogliono, non sono velenosi ne per gli uomini ne per noi. Il loro cambiare è un difetto genetico che si trasmette da padre in figlio. La loro pericolosità deriva dalla forza e dall'agire in branco. E convivono pacificamente con noi” già pensai, fin troppo pacificamente.

Caius grugni quello che probabilmente era un insulto.

Edward ha ragione Caius. Il problema che dobbiamo affrontare è diverso. I muta-forma di Edward non hanno nulla in comune con i nostri nemici.” la voce di Aro era conciliante “ loro non sono come i licantropi che ci hanno attaccato due giorni fa.”

Lo guardai sconcertato. Quegli esseri erano uomini non lupi!! Che connessione c'era con i licantropi? Perché affermava appartenessero a questa ultima categoria? Era notte quando erano stati ricevuti eppure non si erano trasformati per attaccare!!!!! Forse assomigliavano a Jacob e i suoi fratelli più di quanto potessi immaginare?? Ma no... erano tante le differenze. La loro mente era staccata non erano un branco. Ed erano pericolosi, molto più pericolosi di Jacob. Potevano ferire e uccidere in forma umana!! 
Ero confuso e sconcertato.

Credo che sia necessario fare un passo indietro Aro, per permettere ad Edward e agli altri di capire la situazione. Vedo dal loro sguardo che non riescono a capire il perché siamo convinti che questi esseri possano essere una forma mutata di licantropi. Vai avanti Adams” la voce tranquilla e calda proveniva da Marcus che mi stava fissando assorto.

Chissà se aveva letto il legame emotivo che mi legava a Jacob?

Lo storico riprese il discorso da dove si era interrotto “Dicevo che eravamo convinti della loro estinzione, ma quattro mesi fa iniziarono le prime scomparse. Nella zona degli Urali, dove i monti sono più impervi, un clan di Vampiri che si era sistemato in zona, venne distrutto. All'inizio non demmo peso alla cosa, ma con l'andare del tempo, gli omicidi a scapito della nostra razza in quella zona aumentarono vistosamente. Mandammo allora una squadra di tre Guardie ma nessuno di loro fece ritorno.
Con discrezione iniziai a raccogliere notizie e il quadro che si venne a formare fu terrificante.
Un intero paese è stato contagiato dal loro morbo. Di giorno sembra un piccolo paesino normale , composto da pochi abitanti tranquilli, ma quando cala la sera, questi esseri hanno la possibilità di trasformarsi in lupi e si sfamano degli umani dei villaggi vicini.
Il problema è che non usano nessuna prudenza e le autorità hanno iniziato ad indagare.
Ora, come voi sapete, non possiamo permetterci di far diventare realtà quello che i semplici mortali considerano favole per bambini.
Abbiamo inviato altre Guardie come spie ma nessuno è mai tornato fino a un mese fa quando si è presentato Jons.
Il poco che vi ho raccontato è quello che lui ha riferito a Oliver prima di morire tra atroci tormenti . Sul suo petto a unghiate era incisa la seguente frase : Il signore della luna”.

Adams tacque e un brivido di paura mi scese lungo la schiena.

L'idea che esistessero degli esseri così forti da poter non solo uccidere un vampiro ma incidere sulla sua pelle un messaggio mi terrorizzava.

Calò un silenzio carico di emozione “Purtroppo non ha fatto in tempo a raccontare molto. Quando si è presentato stava malissimo. Soltanto in un secondo tempo ho capito che la causa doveva essere il morso che ho trovato sulla sua gamba. Quegli esseri non solo sono tanto forti da uccidere in forma umana, come abbiamo visto di persona, ma in forma di lupo il loro morso velenoso è per noi mortale e le loro unghie sono in grado di fare a brandelli la nostra pelle.” Oliver aveva riassunto il loro potenziale senza distogliere gli occhi dal mio viso.

Questa volta il silenzio caricò di tensione vanne interrotto da Caius “ Ho capito male o il loro veleno non uccide immediatamente Oliver? E sei riuscito a trovare un antidoto?”

Il mio sguardo volò su Oliver come quello di tutti i presenti “Hai capito bene saggio Caius. Il veleno uccide lentamente ma inesorabilmente fra atroci tormenti.
Sto ancora studiando su antichi libri per cercare un antidoto universale. Spero di trovarlo presto, ma è difficile riuscire a crearlo. Sembra sia necessario bere per diverso tempo e diversi giorni il veleno, mischiato ad aceto e sangue, del licantropo responsabile della ferita. Questo ovviamente rende le cose assai complicate. Perché non sempre si riesce a recuperare il corpo del licantropo in questione o il suo veleno. Le leggende riportano che i vampiri morsi venivano spesso uccisi dai compagni per evitare i tormenti dal momento se non si riusciva a recuperare il veleno necessario”


Nessuno fiatava tutti stavamo pensando che se fossimo stati morsi era praticamente nulla la possibilità di salvarsi e la morte sarebbe venuta per mano dei compagni o fra atroci tormenti.

E adesso, circa due mesi fa abbiamo mandato Alec, con tre guardie a parlamentare con il Signore della Luna. La risposta è stata che avrebbero tenuto Alec con loro se noi avessimo permesso di ricevere una loro delegazione per parlare direttamente con noi... Sapete tutti, quale era in realtà il loro scopo!!” A parlare era stato Caius che non levava gli occhi di dosso da Jane, che sentivo ringhiare costantemente.

Ed ecco il perché siamo qui riuniti.” a prendere la parola era stato Aro “ La loro venuta è stata un vantaggio. Abbiamo saputo che Alec è ancora vivo, benché loro prigioniero. E abbiamo potuto vedere il loro modo di combattere in forma umana. Abbiamo avuto inoltre la conferma che sono in grado di trasformarsi da lupi a loro piacimento esattamente come i tuoi amici Edward e non obbligati dalla luna come i vecchi licantropi.”

E dopo un attimo di pausa per dare enfasi riprese “Ora che sapete, dobbiamo decidere come agire. Non possiamo lasciare impunito il loro attacco. Siamo chiamati a svolgere il nostro ruolo di protettori dell'intera razza dei vampiri e non possiamo tirarci indietro.

Attaccheremo e annienteremo quel covo di esseri immondi”

E le sue parole penetrarono nelle nostre menti e aprirono ai nostri occhi una spiacevole verità.

Stava per scoppiare un guerra che avrebbe coinvolto l'intera Guardia di Volterra. Una lotta difficile e senza pietà nella quale molte Guardie sarebbero morte.



Carlisle


Stavo entrando in casa dall'ospedale quando sentii la voce agitata di Jasper.

Alice, che hai visto?” le stava chiedendo stringendola teneramente.

Subito mi precipitai in casa e vidi Alice in piedi con gli occhi persi in chissà quale visione.

Mentre tutta la famiglia si avvicinava sperando di ricevere buone notizie Alice si riscosse e ci fissò con gli occhi sgranati dalla sorpresa. “Ho visto Edward... combattere” .

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Capitolo 23
*** Decisioni inaspettate ***


Ciao a tutte.  Cosa sta bollendo in pentola??  Bhe in questo lungo capitolo troverete la risposta.  Spero vi piaccia e ovviamente spero che non vi stiate stufando o annoiando perchè la situazione andrà ad ingarbugliarsi sempre di più... un bacione a tutte e ancora grazie!!!

Capitolo 22 - Decisioni inaspettate


Edward


“Ora che sapete come stanno le cose. Dobbiamo decidere come agire” a prendere la parola era stato Caius.

“Se vogliamo annientarli, dovremo essere in parecchi. Sono temibili anche in forma umana e molto pericolosi” a parlare era stato Felix.

Lui era un Capitano esattamente come Demetri e Jane. Erano loro che di solito si occupavano d'intervenire quando si trattava di combattere.

“Hai ragione Felix.” intervenne pensieroso Aro “Sappiamo che sono almeno una ventina e quindi è necessario muoversi di conseguenza. Pensavo di affidare il comando a te Jane cara. Cosa ne pensi? So che non ti tirerai indietro, dobbiamo attaccare se vogliamo salvare il nostro Alec.”

“Non sarà facile, ma non credo che riusciranno a fermarci. Loro sono forti, ma non hanno la possibilità di batterci. Prenderò volentieri il comando, mio Signore” rispose sicura e decisa Jane e a me vennero i brividi.

La sua vocetta da bambina stonava visibilmente con l'odio del suo tono.

“Bene Jane. Credo che sia opportuno che tu sia accompagnata da Felix che guiderà i suoi uomini.
Su quante guardie puoi contare Felix se partite tra una settimana?” chiese Aro rivolgendosi al gigante a fianco a me.

“Se dovessimo partire adesso, ne avrei troppo poche, ma penso fra una settimana di riuscire a recuperarne almeno una ventina. Dovrebbe rientrare fra pochi giorni il gruppo che si è recato in Francia.” la sua voce era forte e decisa.

“Bene. Inoltre vi accompagnerà anche Demetri. Il suo dono potrebbe esservi molto utile” continuò Aro.

“Si, ne sono convinta anch'io Mio Signore. Ma vorrei chiedervi anche la presenza di Oliver. Temo che qualche Guardia possa rimanere ferita durante lo scontro.” Jane aveva già preso il comando.

“Certamente mia cara Jane. Ci avevo già pensato” annui Aro senza degnarsi di chiedere al povero Oliver che cosa ne pensasse. “E poi ritengo opportuno che tu ti faccia accompagnare anche da Edward e Rebecca” continuò lanciandomi un occhiata penetrante “Il suo dono potrebbe salvare la vita a molte Guardie”

“No!! Lui non sa combattere!! Non posso rischiare di perdere qualche Guardia per controllarlo e proteggerlo” sibilò Jane.

Ero rimasto stupito dal fatto che Aro mi volesse mandare in missione ma la rabbia e l'odio che sentii nella voce di Jane mi fece salire un profondo ringhio dal petto.

“No. Mio Signore” continuò Jane ignorando la mia reazione come se non fossi presente “Sappiamo benissimo tutti che non è affidabile. Lui non è una vera Guardia, non rispetta la disciplina e in più ha già dimostrato la sua incapacità in uno scontro”

Ero rimasto in silenzio e fermo ma quando sentii che metteva in dubbio quello che sarebbe stata la mia lealtà e che ancora una volta mi insultava dandomi dell'incapace, mi preparai a scattare. Gli avrei ficcato in gola nuovamente le sue parole infischiandomene delle conseguenze.

Furono le braccia forti di Felix a trattenermi e probabilmente a impedirmi di contorcermi per terra dal dolore. “Fermo ragazzo. Stai bravo” mi sussurrò mentre mi bloccava.

Veloce Rebecca mi abbracciò posandomi le dita sulle mie labbra in un gesto eloquente.

“Perdonami Jane. Ma credo invece che Edward possa essere molto utile. In fondo se non fosse stato per lui, i nostri Signori sarebbero morti due giorni fà” a parlare era stato Demetri che fissava Jane enigmatico.

“Non metto in dubbio l'utilità del dono, Demetri. Ma la sua capacità di non farsi ammazzare, con azioni avventate” sogghigno Jane, guardandomi e aspettando sorridendo una mia reazione. 
Mi stava deliberatamente provocando!

“Il ragazzo ha dimostrato di essere veloce e coraggioso. Ha solo bisogno d'imparare alcune tecniche di combattimento. Perché non insegnargli? Abbiamo una settimana a disposizione” intervenne Felix, che continuava a tenermi stretto.

“Sei un illuso Felix. Le guardie impiegano mesi prima di ricevere un addestramento adeguato. Come puoi pretendere che lui impieghi solo una settimana?” il tono di Jane era sempre di scherno mentre mi fissava con il suo sorrisino provocatorio.

“E' vero.” intervenne nuovamente Demetri “ma gli altri imparano in gruppo e la maggior parte sono neonati incapaci di controllarsi completamente. Se Ilmi e Kong si occupassero solo di lui, farebbe molto prima. E poi... non credo che tocchi a te, Jane carissima, decidere sulla sua preparazione o meno al combattimento!” Il suo tono di sfida mi lasciò sbalordito. Non credevo avesse il coraggio di opporsi alla bella vampira in quella maniera decisa.

“Ho l'impressione che tu lo stia proteggendo un po' troppo Demetri. Non farti coinvolgere Capitano!” gli rispose acida Jane, rimarcando a chi era stato affidato il comando.

“Pace amici miei. Nessuno protegge Edward... Jane. Ma penso anch'io che non tocchi a noi giudicarlo.” Aro si era alzato e aveva fulminato con lo sguardo prima quella sadica vampira poi Demetri. Il messaggio era chiaro, non sarebbero stati tollerati litigi.

Camminando lentamente si portò di fronte a me. “Nessuno ancora ti ha chiesto che cosa ne pensi tu, Edward. Ma ti ricordo che hai giurato di obbedirci, intendi mantenere fede alla tua parola?”

Lo guardai. Non mi piaceva essere una Guardia, non avevo scelto di mia volontà quella vita. 
Ma non avrei mai tradito la mia parola e non mi sarei mai tirato indietro di fronte a un pericolo. Forse stavo cambiando, forse l'aria di Volterra stava minando il mio essere nel profondo perché deciso guardando in faccia prima Jane e poi Aro mi inginocchiai e abbassata la testa in segno di obbedienza con voce ferma dissi “Sono una Guardia e non rimangerò la mia parola. Sono ai tuoi ordini Mio Signore Aro. E se lo riterrete opportuno combatterò per Voi.”

Un largo sorriso apparve sul volto di Aro “Benissimo oggi pomeriggio inizierai il tuo addestramento. A decidere se parteciperai o meno saranno Ilmi e Kong che si occuperanno di te per tutta la settimana.” poi si voltò e girandosi verso tutte le Guardie riprese la parola “Fra una settimana i nostri soldati della Guardia partiranno a portare giustizia sui monti Urali.
Così è stato deciso!!!
E adesso tranne Jane, Demetri, Ilmi e Kong potete andare tutti.”

Alzandomi ingoiai il veleno che mi era sceso in bocca in conseguenza della rabbia verso Jane e prendendo Rebecca per mano mi avviai con gli altri seguendo Felix.

Ma Aro non aveva ancora finito e voltatosi verso di noi lo chiamò.

“Felix, accompagna Edward in camera sua e controlla che si riposi. Poi quando saremo pronti lo scorterai al campo di addestramento. Voglio che tu ti occupi di lui per questo periodo.”

Lui abbassò la testa in segno di obbedienza e si voltò verso di me “Andiamo ragazzo.”

Mi voltai un ultima volta ad ammirare la stanza poi con Rebecca per mano segui Felix nella mia camera.

Una volta arrivati mi sdraiai sul letto con la mente persa agli avvenimenti di poco prima. Mi sentivo stanco ma nello stesso tempo ero eccitato all'idea di venire addestrato come una vera Guardia.

Come un bambino che vede e desidera un giocattolo nuovo, l'addestramento mi sembrava la cosa più bella di questo mondo. Avrebbe spezzato la monotonia del mio lavoro.

Rebecca iniziò ad accarezzarmi la guancia, sentiva la mia agitazione ed io le presi la sua mano con la mia “Va tutto bene Rebecca, non ti preoccupare per me. ”.

Lei mi guardò enigmatica poi si sdraio affianco a me e posando il capo sulla mia spalla mi lasciò con i miei pensieri.



Carlisle


Le parole di Alice risuonarono lontane, il mio cuore si rifiutava di accettare e capire il loro significato

“Cosa intendi per... combattere, Alice” le chiesi quasi a conferma di quello che le mie orecchie avevano sentito

Lei si guardò intorno. Non sembrava preoccupata o spaventata come avrebbe dovuto, ma piuttosto stupita.

“Sta combattendo. Ma non è in pericolo... sta... giocando” ci guardava come a chiedere una conferma che non potevamo darle.

“Sta giocando?” chiese Emmett “E bravo il mio fratellino. E noi che ci preoccupiamo tanto per lui” affermò ridacchiando.

Anche a noi si dipinse subito sul volto un allegro sorriso. Stava giocando... era una cosa meravigliosa saperlo in salute e allegro.

“Bene, bene, a quanto pare non sono poi così egoista. Vero Carlisle?” la voce tagliente di Bella mi riportò alla realtà.

Mi ritrovai ad annuire “E non sai quanto ne sia felice Bella” le confermai ridacchiando

“Anch'io Carlisle, anch'io” affermò buttandomi le braccia al collo e stringendomi affettuosamente “Grazie di tutto, papà” mi mormorò all'orecchio.

Le sorrisi e le feci una carezza sulla testa mentre guardavo Nessi e Jacob che festeggiavano a modo loro quella bella notizia “Ehm... ragazzi” li richiamai alla realtà.

“Ops. Scusa nonno” sorrise maliziosa la nostra piccola Nessi arrossendo vistosamente.

Ma la nostra felicità venne interrotta dalla voce tesa di Jasper “Con chi stava combattendo Alice? Lo hai visto? E c'era sempre lo specchio con lui?”

Lo avrei smembrato volentieri, era preoccupato e aveva trasmesso il suo stato d'animo a tutti noi.

“Oh no, Jasper. Cosa stai facendo?” a lamentarsi era stata Rosalie che si era accorta come me di essere stata influenzata da lui.

“Scusate” mormorò mentre si sforzava di spargere buon umore

“Lascia perdere Jasper. Tanto ormai il danno l'hai fatto.” brontolò Emmett “Hai visto niente Alice?”

“Stava combattendo con un vampiro di origine orientale. E le stava prendendo” ridacchiò.

“Aveva i capelli lunghi intrecciati e una cicatrice sulla fronte?” chiesi preoccupato. Se la mia deduzione era giusta Edward non stava giocando.

“Si Carlisle” annui Alice studiandomi stupita.

“Non sta giocando ragazzi. Quello che hai visto è Kong....” non feci in tempo a finire la frase

“L'addestratore delle Guardie” mi interruppe Jasper “ lo temevo.”

“Come addestratore?” chiese Emmett chiaramente stupito.

“Significa Emmett, che Edward sta imparando a diventare una vera Guardia combattente e che quando tornerà a casa io e te non riusciremo più a batterlo nemmeno se lo attacchiamo insieme” rispose tetro Jasper

“Ma perché?” chiese la mia dolce Esme “Perché insegnargli a combattere se tra poco più di un mese sarà di nuovo a casa?” l'apprensione nella sua voce era contagiosa.

“Non lo possiamo sapere” affermai mesto “anch'io non riesco a capire quale possa essere il motivo”


Rimanemmo tutti in silenzio. Ognuno perso nei propri pensieri. Vedevo Emmett scuotere la testa e sorridere, probabilmente stava pensando alle lotte che avrebbe potuto fare con suo fratello.

Ma io non ero tanto contento.

Volterra stava cambiando il mio ragazzo profondamente.

Non solo aveva iniziato ad alimentarsi con il sangue umano cacciando e uccidendo, ma adesso sarebbe diventato una vera e temibile Guardia. Senza contare l'affetto che in qualche modo l'univa a quella misteriosa e bellissima vampira dai capelli rossi.

Se fosse tornato a casa non sarebbe più stato il nostro dolce Edward, ma una Guardia di Volterra in congedo temporaneo. Forse alla porta si sarebbe presentato un estraneo... sempre che intendesse fare ritorno da noi.


E una profonda amarezza mi strisciò lentamente nel cuore scavando la sua tana. E da lì sarebbe riemersa in tutta la sua potenza ad oscurare i miei occhi e la mia mente quando finalmente ci saremmo rincontrati nella situazione tragica che il destino ci stava preparando.



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Capitolo 24
*** Una Guardia da addestrare ***


Ciao a tutte eccomi con un nuovo capitolo nel quale seguiremo Edw nel suo primo giorno di allenamento.  Come se la caverà?? Lo vedrete subito.!!

Un bacione a tutte e grazie


Capitolo 23 - Una Guardia da addestrare


Edward


Ero di nuovo a terra.


Non era ancora sorto il sole che Felix era venuto a prenderci.

In silenzio nervoso e teso come se dovessi affrontare un esame l'avevo seguito nei corridoi con Rebecca per mano.

Mi aveva portato in un piccolo cortile, circondato dalle solite alte mura che ci avrebbero protetto dagli occhi indiscreti. Per terra l'erbetta verde era un morbido tappeto destinato ad essere annientato nei prossimi giorni. Solo qualche rara quercia era sparsa lungo il perimetro.

Nel centro del cortile Kong ed Ilmi mi aspettavano in maglietta nera chiacchierando tra di loro.

“Benvenuto Edward. Spero che tu ti sia abbastanza riposato, ragazzo” iniziò Ilmi squadrandomi dalla testa ai piedi. Il suo fisico imponente mi metteva a disagio ma mai quanto i suoi occhi rossi e penetranti che risaltavano sulla sua carnagione d'ebano.

Mi limitai ad annuire intimidito. Sapevo che dovevano giudicarmi oltre che insegnarmi e i loro pensieri erano carichi di superiorità nei miei confronti. Loro erano gli Addestratori con la A maiuscola, ed erano tra i più forti e potenti fra le Guardie di Volterra.

“Bene, allora procederemo così. Oggi ti insegneremo a difenderti. Ma per farlo dobbiamo prima capire cosa sai fare. Inizierai a difenderti dai miei attacchi, mentre Kong studierà i tuoi movimenti. Poi faremo il contrario. Abbiamo due modi molto diversi di attaccare e vogliamo vedere come te la cavi. Tutto chiaro ragazzo?”

Annui di nuovo mentre lo scrutavo di sottecchi prendendo confidenza con la sua mente
E' un impresa disperata. E' stato trasformato giovane e si vede da come si muove che non ha mai combattuto seriamente. Anche i muscoli non sono tanto sviluppati. Speriamo sia almeno veloce”

Scocciato dai suoi pensieri, mi levai la mantellina che mi avrebbe dato fastidio e mi misi in posizione di difesa, conscio che non sarebbe stato facile.

Con la coda dell'occhio vidi Rebecca sedersi a un paio di metri dietro le mie spalle affianco a Felix che sembrava tutto contento. Probabilmente si sarebbe divertito un mondo a vedermi atterrare da Ilmi.

Ed aveva ragione. Nel giro di tre minuti ero stato atterrato tre volte, trovandomi i suoi denti all'altezza del collo.

“In piedi Edward. Voglio credere che tu possa fare di meglio” mi stuzzicò prendendomi per il polso per aiutarmi ad alzarmi.

Mi voltai veloce per guardare Rebecca. E lei mi sorrise come per incoraggiarmi.

Vidi Kong avvicinarsi veloce “Sei troppo distratto Edward. Rebecca per favore vieni a sederti vicino a me dietro a Ilmi in modo che Edward, non debba voltarsi per vederti”

Aveva ragione, sentivo Rebecca distante e non potendola vedere ero agitato.

“Ecco... cosi. Adesso Edward, cerca di concentrarti per favore” continuò Kong quando vide Rebecca sedersi e sorridermi da dietro la schiena di Ilmi. Ci eravamo dimenticati che Rebecca è la sua simbionte. E questo complicherà parecchio le cose durante la battaglia. Per ora, facendola spostare, dovrebbe riuscire a concentrarsi meglio . Non voglio abbia in testa altri pensieri che quello di combattere. Non deve distrarsi ulteriormente.

Svuotai la testa dei suoi pensieri e mi concentrai su Ilmi.

Lottammo a lungo. Lui attaccava ed io provavo a difendermi. Riuscivo ad entrare nei suoi pensieri e a prevedere i suoi attacchi ma spesso non riuscivo a fermarli. Su dieci attacchi ne bloccai cinque e la cosa sembrò piacere ai miei istruttori.

“Bene Edward. Temevo peggio.” mi sorrise Kong “adesso proviamo a cambiare e vediamo come te la cavi”

Fu un disastro. I pensieri di Kong erano velocissimi e penso avesse capito quanto mi affidavo alla mia dote, perché iniziò a colpirmi senza darmi il tempo di decifrare la sua mente.

Ero sempre a terra.

Il sole era ormai alto nel cielo quando si fermò “Adesso basta Edward. Vatti a sedere vicino a Rebecca e prendi fiato che devo parlare con Ilmi”

Annui di malavoglia e mi sdraiai a fianco a Rebecca che mi guardava sorridendo enigmatica.

Rimasi lì in silenzio, con lei che mi accarezzava i capelli, a guardare le nuvole che ogni tanto oscuravano il sole passando veloci sulla nostra testa.

“Edward vieni qui” a chiamarmi era stato Ilmi che in piedi accanto a Kong mi spettava con lo sguardo severo.

Mi avvinai velocissimo e loro si scambiarono uno sguardo d'intesa.

“Bene ragazzo. Rispondici solo a questa domanda. Hai combattuto molto peggio con Kong, perché? Che differenza hai trovato fra di noi? Eri stanco o c'è qualche altro motivo?”

Li guardai imbarazzato “I tuoi pensieri Ilmi, sono più lenti. Riuscivo a capire il tipo di attacco che volevi farmi anche se non riuscivo sempre a fermarlo” accennai sperando che non si offendesse.

“Avevo ragione” ridacchio Kong. “Si affida totalmente al suo dono.”

Ilmi annui “Bene Edward. Effettivamente la tua dote ti viene molto utile in battaglia e sei anche molto veloce malgrado la potenza e la forza siano scarse. Adesso ti insegneremo le mosse che si possono fare per fermare efficacemente i colpi e poi inizieremo nuovamente a combattere in modo che tu possa imparare ad applicarle nel modo e momento giusto a seconda dell'attacco portato. Mettiti in posizione di difesa!”

Passai le ore successive a imparare i vari modi per fermare e schivare gli attacchi portati a turno dai due istruttori mentre l'altro a fianco a me mi correggeva e mostrava gli errori.


Soltanto in tardo pomeriggio iniziammo nuovamente a combattere. Mi difendevo molto meglio ma malgrado questo finivo sempre per terra ammaccato. Se anche paravo un colpo, mi veniva portato di seguito un altro e un altro ancora fino a quando un mio errore mi faceva ruzzolare sul duro terreno.

Ero esasperato, se provavo a rispondere ai colpi si fermavano e mi sgridavano rimproverandomi che non era il momento giusto e che dovevo solo difendermi e non attaccare. Non avevo scelta potevo solo provare a non prenderle più di tanto.

Quando, per l'ennesima volta, cadendo per terra sentì un forte dolore alla schiena, esasperato con un ringhio mi rigirai e attaccai a testa bassa Ilmi che si era voltato soddisfatto di essere riuscito ad atterrarmi.

Fu Felix a bloccarmi per le spalle dal dietro. “Fermati Edward, che cosa stai facendo?” mi rimproverò.

Sentivo il veleno uscire dalla mia bocca, mentre l'istinto si era impadronito di me.

“Finalmente” sorrise Kong. “C'è ne voluto per far uscire il tuo istinto ragazzo. Devi imparare ad usarlo. Ad imprigionarlo per i tuoi scopi, ma a farti condurre da lui. Il solo sapere le mosse non basta in un combattimento. Lascialo andare Felix. Preparati Edward”

E con un balzò mi attaccò. Lasciai il mio istinto libero governato dal mio dono e dalle nuove conoscenze. E per la prima volta Kong dopo una serie infinita di colpi si fermò sorridente.

“Bene, bravo ragazzo. Finalmente ci siamo. Hai imparato a difenderti in maniera soddisfacente.”

Non aveva finito la frase che vidi Sirius avvicinarsi incantato da quello che aveva visto

“Aro ha bisogno di Edward questa sera.” riferì ai miei istruttori allontanandosi poi velocemente guardandomi intimorito e disgustato.

“Bene. Tanto è giusto che Edward si riposi un po'. Ci vediamo più tardi. Quando è libero e riposato portalo di nuovo qua Felix. A dopo ragazzo” mi salutarono i due insegnanti.

Rebecca e Felix si avvicinarono e insieme ci dirigemmo alla mia stanza. Felix mi concesse giusto il tempo di cambiare la camicia, la mia era finita a brandelli, che mi ritrovai in ginocchio a svolgere il mio lavoro per Aro.

Non durò tanto. Era ancora notte che Aro mi mandò a riposare. Qui malgrado la mia reticenza Rebecca mi fece sdraiare sul letto e posandomi le labbra sulla fronte mi costrinse a scivolare nel buio.

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Capitolo 25
*** Botte e presagi ***


Ciao eccomi con un nuovo capitolo.  L'addestramento continua, tutto sembra  andare per il meglio... ma...

Vi lascio a leggere e aspetto  i vostri commenti...  bacioni a tutte...

Ps: un pensiero e un abbraccio a chi ancora stamattina è stato colpito dal terremoto... mi spiace tantissimo e speriamo che finalmente la terra ci lasci in pace...


Capitolo 24 - Botte e presagi


Edward


Quando ritornai nel cortile d'addestramento era appena sorta l'alba anche se sembrava ancora notte.

Eravamo avvolti dalle nuvole mentre una pioggerellina insistente aveva formato delle pozzanghere per terra. La pioggia non accennava a smettere e con una smorfia notai che entrambi i miei istruttori erano a torso nudo. I loro muscoli modellati e potenti guizzavano sotto la pelle mentre chiacchieravano tranquillamente.

“Ciao Edward. Mettiti a torso nudo, sotto l'acqua è più comodo” ridacchiarono convinti di mettermi in difficoltà. Avevo un fisico magro, asciutto, un fisico da diciassettenne non certo forte e potente come il loro.

Con un sorrisino stampato sul volto mi spogliai, del tutto indifferente alla pioggia. C'ero abituato e non mi dava alcun fastidio. Se credevano il contrario si sbagliavano di grosso. E se pensavano di mettermi in difficoltà mostrandomi i loro fisici perfetti, s'illudevano alla grande.

Poi incominciammo ad esercitarci come il giorno precedente e dopo avermi fatto fare un bel ripasso sulle mosse difensive iniziarono a farmi attaccare.

Seguirono lo stesso schema del giorno precedente con la differenza che stavolta a fine giornata ero un mostriciattolo di fango. Non avevo una parte del corpo asciutta o pulita e avevo anche l'impressione che il fango mi fosse entrato perfino nel naso e nelle orecchie.

Nel complesso, con grande disappunto da parte loro e grande delusione mia, me la cavai molto peggio. Il mio dono non mi aiutava molto in quanto ero io a dover attaccare e questo mi impediva di servirmene con risultati per me assai dolorosi. Ero sempre per terra. Non c'era verso di penetrare le loro difese e con poche mosse mi neutralizzavano facilmente, divertendosi poi a farmi affogare nel fango abbondante.

Fu Felix a un certo punto a fermarli “Basta ragazzi. Non vedete che non riesce quasi più a muoversi?”

Loro si guardarono “Va bene Felix, portalo in camera a darsi una ripulita e a riposarsi un po'. Noi andiamo a parlare con Aro.”

“No!” esclamai spaventato dall'idea che volessero lasciar perdere con me. Dovevano darmi più tempo ma potevo farcela “Posso imparare. So che ho da lavorare ancora, ma posso farcela”

“Certo Edward.” Rispose divertito Kong “non intendiamo gettare la spugna con te. Aro ci ha chiesto di insegnarti in una settimana e noi intendiamo riuscirci. Gli chiederemo semplicemente di lasciarti libero presto. Sei stanco e devi riposarti. Il lavoro presso di lui stanca la tua mente e non ti aiuta a combattere. Per cui fai il bravo e segui Felix.”

Mi allontanai a testa bassa demoralizzato e dopo una doccia calda per ripulirmi mi buttai sul letto. Passai le ore successive a pensare alle mosse, e ad esercitarmi nella mia mente con grande disappunto di Rebecca che avrebbe preferito mi rilassassi pensando ad altro.


Effettivamente quella notte lavorai solo un paio d'ore e poi fui ricondotto in camera con l'ordine di riposarmi. Non chiusi nemmeno gli occhi e quando Felix mi venne a chiamare ero ancora agitato. Volevo dimostrargli che avevo imparato bene e continuavo a ripassare le mosse nella mia mente, malgrado Rebecca mi tenesse il broncio.

Per fortuna aveva smesso di piovere e il fango si era solidificato un pochino.

Le botte però non diminuirono affatto e la lotta durò tutto il giorno. Illuminati da un pallido sole malato i miei istruttori continuarono a mettermi alla prova e a correggermi con una pazienza infinita. Solo al suo tramonto decisero di farmi prendere fiato.

“Vai vicino a Rebecca. E riposati per un oretta Edward. Stai rallentando i movimenti e questo ti penalizza parecchio visto che la velocità è molto importante nel tuo modo di combattere” annui grato. Ero veramente stanco, soprattutto mentalmente e andai volentieri a sdraiarmi a fianco di Rebecca.

Lei mi abbracciò tenera e iniziò a giocare con i miei capelli infangati arruffandoli. Le sue carezze mi rilassarono e quando iniziammo nuovamente a combattere ero più tranquillo.

“Bene Edward. Sei molto migliorato. Adesso vogliamo vedere come te la cavi a liberarti dalle prese. E' importante nel caso qualcuno riesca a bloccarti saperti liberare velocemente”

Con mia grande soddisfazione notai che non me la cavavo troppo male. Certo liberarsi da Ilmi era quasi impossibile perché le sue braccia erano di ferro, ma la mia velocità e il corpo magro mi aiutarono più di quello che credetti.

Erano soddisfatti e presi congedo da loro pieno di speranze.

Anche quella notte passò come la precedente e in mattinata iniziammo a combattere sul serio senza esclusione di colpi.

Stavolta per vincere non bastava far cadere l'avversario o bloccarlo bisognava pretendere la sua resa.

Come al solito iniziai molto male ma presto il mio dono mi portò ad avere grandi vantaggi.

Solo nel tardo pomeriggio Kong grugni soddisfatto “Bravissimo Edward. Te la cavi molto bene. Ma vorrei chiederti di fare un ultima prova. Credo il tuo dono sia per te fondamentale ma vorrei vedere come te la cavi se non riesci a utilizzarlo.”

Lo guardai stupito poi sorridendo gli risposi “ Non posso spegnerlo Kong. Fa parte di me.”

Lui mi guardò ed annui poi si voltò “Rebecca vieni qua. Ho bisogno del tuo aiuto.”

Lo guardai strabuzzando gli occhi. Era vero Rebecca era immune al mio talento.

“Non credo sia una buona idea...” cercai di protestare. Non mi andava di combattere contro di lei.

“Edward non discutere.” iniziò Ilmi “Forza Rebecca, vieni”

La vidi alzarsi e levarsi la mantellina, poi si portò davanti a me e mi sorrise.

Mi misi dritto. Non volevo combattere contro di lei.

“Hai paura Edward?” mi canzonò Ilmi.

“Non voglio combattere contro di lei” gli risposi dando la schiena a Rebecca per allontanarmi.

Fu una pessima mossa, lei mi attaccò e senza sforzo mi buttò per terra cadendo sopra di me. Poi posò le sue labbra sul collo mollandomi un sonoro bacio.

“Uno a zero per Rebecca.” rise Kong.

“Forza Edward. Ho scommesso su di te.” mi incitò Ilmi.

Mi tirai su e la studiai. Era bella e pericolosa. Molto pericolosa. Mi misi in guardia e i nostri corpi iniziarono una danza perfetta.

Dopo un paio d'ore i due addestratori ci fermarono. Eravamo pari. Non potevo usare il dono ma in qualche modo sapevo cosa pensava e dal modo di muoversi riuscivo a capire cosa intendeva fare. Era una parte di me e in qualche modo io ero una parte di lei.

“Bene ragazzi basta. Siete stati in gamba.” Kong sorrideva. “Adesso vatti a riposare Edward. Questa notte Aro ha bisogno di te. Ci vediamo domattina”

Annui e insieme a Rebecca ci dirigemmo alla stanza.

Ero confortato e allegro.

Me la stavo cavando e combattere contro Rebecca era stata una strana esperienza. 
Eravamo molto più legati di quanto credessi.





Carlisle


Non ero tranquillo. E con me anche Esme. L'avevo messa a parte dei miei dubbi e insieme eravamo convenuti che Edward doveva essere in pericolo.

Solo così si sarebbe potuto giustificare l'addestramento alla lotta a cui veniva sottoposto.

Tacemmo con tutti gli altri il nostro tormento beandoci di quella calma apparente che aveva invaso la nostra famiglia.

E quando quella sera vidi Alice cadere sulle ginocchia portandosi le mani sugli occhi mentre il corpo veniva scosso dai singhiozza mi sentii morire.

“Alice, cosa è successo ad Edward?” le chiese Esme tremante.

Lei alzò gli occhi gonfi e grossi incapaci di far uscire quelle lacrime che tanto avrebbe voluto per guardarci con il volto carico di dolore.

“Non si tratta di lui, mamma...” e le sue parole suonarono come una condanna a morte.


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Capitolo 26
*** Una coppia inseparabile ***


Ciao eccomi con un nuovo capitolo.  Il titolo potrebbe far pensare a Edw e Bella e invece si riferirà a una nuova coppia...

Volevo solo dirvi  che questa FF è stata scritta diverso tempo fà e precisamente  prima dell'uscita di Eclipse. Perchè  vuoi dircelo? potreste chiedervi... La risposta è semplice nella prima parte del capitolo c'è una scena che ricoda molto l'allenamento fra Jasper e Alice... bhe vederla sul grande schermo dopo averla scritta mi ha fatto felice e non volevo pensaste che ho "rubato" l'idea  al film.

Quindi adesso vi lascio a scoprire ciò a cui mi riferisco e una  altro piccolo indizio sulla visione preoccupata di Alice.  Buona lettura...


Capitolo 25 - Una coppia inseparabile



Edward


Era il penultimo giorno di addestramento. La notte passò veloce al servizio di Aro che cercava di farmi lavorare il meno possibile. Quando ebbi finito Felix mi riaccompagnò nella mia stanza dove Rebecca provò a farmi scivolare nel buio invano. Solo alle prime luci dell'alba sfinito crollai cullato da lei.

Era tarda mattinata quando mi sentii scuotere da Felix “Alzati ragazzo. Devi andare ad allenarti. Forza andiamo”

Ero ancora un po' stordito quando arrivammo nel solito cortile. Avevo accumulato tantissima stanchezza e stentavo a ragionare con lucidità.

“Levati la camicia e mettiti questa maglietta Edward. Oggi facciamo sul serio” Kong mi aveva lanciato una maglietta nera come la loro ed io ubbidii mentre lasciavo che il vento mi finisse di svegliare.

Iniziai subito a combattere contro Ilmi e con mia grande soddisfazione riuscii ad atterrarlo.

“Bravissimo Edward. Sei stato molto bravo” si complimentò Kong “Ma adesso vediamo come te la cavi se ti attacchiamo insieme”. Ovviamente non riuscivo a gestirli insieme e per un attimo ebbi il sospetto che si divertissero da morire a picchiarmi. Mi misi nuovamente in piedi, ancora barcollante, dopo essere stato atterrato non so quante volte e iniziai ad arretrare verso il muro. Volevo evitare di essere circondato. Con la coda dell'occhio vidi Kong, sorridermi e annuire soddisfatto, mentre entrambi avanzavano pronti ad attaccare.

Alzai gli occhi un attimo e mi resi conto che mi ero avvicinato a una bellissima quercia che con le sue fronde portava ombra al prato. In un attimo salii sopra e veloce come un puma mi lanciai sui miei istruttori. Li colsi completamente di sorpresa. Loro abilissimi non avevano mai combattuto in un bosco e non s'immaginavano di poter venire attaccati dall'alto. Stavano ancora cercandomi disorientati dalla mia sparizione improvvisa, quando in un secondo li atterrai entrambi e prima che capissero cosa fosse successo feci finta di morderli sul collo.

Sentii una risata rimbombare nel cortile. Felix stava ridendo tutto felice godendosi lo spettacolo “Edward. Sei proprio tutto particolare. Non avevo mai visto una tecnica simile” Kong e Ilmi si alzarono e mentre Ilmi si ripuliva dall'erba scocciato, Kong alzò gli occhi sull'albero scuotendo la testa.

“Non si può dire che ti manchi la fantasia Edward. Mai visto nulla di simile” ridacchio mettendo una mano intorno alle spalle di Ilmi. “A quanto pare, il nostro ragazzo, ha imparato più che bene.” continuò sorridendo. “Già” confermò Ilmi “non mi era mai capitato” continuò a brontolare.

Io ero fermo in piedi attento alle loro mosse, cercando di leggere nei loro pensieri “E' molto furbo e sicuramente è vissuto in un modo molto diverso da noi. Lui è abituato a convivere con i boschi e gli alberi. In un ambiente del genere è molto più temibile.” i pensieri di Kong erano decisamente piacevoli mentre Ilmi continuava a pensare alla fortuna dei principianti.

“Bene Edward. Diciamo che sai combattere in maniera sufficiente” Ilmi non voleva ammettere che ero diventato bravo e lo guardai con aria scettica.

Iniziamo di nuovo e vediamo adesso come riesci a cavartela” mi disse con un ringhio e un sorrisetto che non prevedeva niente di buono “Non ti montare la testa , ragazzo!!”.

Felix per favore, porta Rebecca via dal campo” continuò Kong lanciandomi uno sguardo divertito.

Lo guardai terrorizzato. Senza di lei non sarei stato in grado di combattere, anzi neanche di reggermi in piedi. Anche Felix sembrò stupito da quell'ordine, ma presa Rebecca per un braccio iniziò a trascinarla lontano. Lei lo seguiva restia guardandomi intensamente, preoccupata e spaventata proprio come me.

“Lei è il mio simbionte, non posso stare senza di lei” iniziai a spiegargli mentre mi allontanavo per seguirla.

Le mani forti di Ilmi mi bloccarono le braccia dietro alla schiena “Stai fermo ragazzo.” lo guardai e provai a liberarmi divincolandomi come mi avevano insegnato.

Kong si portò di fronte a me e mi bloccò la testa. I suoi occhi rossi e penetranti mi guardavano mentre io iniziavo ad affogare sentendo che il panico stava invadendo il corpo.

“Fermo Felix” gridò Kong. Poi studiò il mio viso stravolto dall'ansia che si era impadronita di me.

“Sei metri. Non di più. Già adesso è completamente stravolto. In battaglia si farebbe uccidere per raggiungerla.” Ilmi annui e sentii Kong gridare “Ritornate qua, Felix”

Poi sentii Ilmi mollare la presa e come un razzo mi fiondai tra le braccia di Rebecca.

Lei iniziò a coccolarmi mentre le posavo la testa sulle spalle godendo di quel senso di sicurezza che tanto mi era mancato.

I miei istruttori ci guardavano chiaramente preoccupati. Non erano abituati a vedere scene simili. E con pazienza aspettarono che fossi pronto a ritornare da loro.

Dopo pochi minuti mi staccai da lei, finalmente tranquillo e dandole la mano mi avvicinai a loro e a Felix .

“Questo del simbionte è un bel problema Edward” iniziò Ilmi scrutandomi preoccupato e lanciando occhiate dubbiose a Kong.

“Ci spiace averti fatto stare male, ma dovevamo capire fino a che punto sei dipendente da lei” continuò Kong. “Non hanno scelta Ilmi. Devono imparare a combattere in coppia, a difendersi come un sol uomo, altrimenti saranno distratti e rischiano di farsi uccidere. Non potete permettervi di allontanarvi più di tanto l'uno dall'altro. Dovrete imparare a muovervi in sincronia, a capire e interpretare i movimenti dell'altro. Abbiamo ancora un giorno, e da adesso in poi combatterete in coppia contro di noi. Dovete imparare... non avete scelta” e la sua voce si abbassò in un sussurro carico di tristi presagi “Se uno di voi due rimanesse ucciso o ferito, sarebbe la fine anche per l'altro.”



Carlisle


“Cosa è successo Alice, ti prego spiegati” cercai di confortarla e nello stesso tempo capire cosa potesse aver mai visto di così tragico.

“Dov'è Jacob?” ci chiese guardandosi intorno.

“E' a caccia con Nessi e Jasper” le dissi sempre più agitato

“E' successo qualcosa ai ragazzi?” chiese Esme preoccupatissima come tutti noi.

“No. Ma devo parlare con lui. E' giusto che sia lui a saperlo per primo” rispose Alice alzandosi

“Sapere che cosa?” le chiese Emmett.

“Vieni. Anzi venite tutti andiamo a cercarli. Lui e voi dovete sapere. Dobbiamo partire al più presto non c'è molto tempo ormai” la voce decisa e triste era lo specchio dei suoi occhi.

Confusi e disorientati la seguimmo in silenzio.

Presto avremmo capito che cosa aveva visto e il perché volesse parlare con Jacob.

Presto la nostra famiglia si sarebbe divisa lacerata da due necessità impellenti.




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Capitolo 27
*** Divisioni ***


Ciao eccomi. Adesso è l'ora di scoprire cosa ha visto Alice e di scoprire come se la cava Edward a combattere con Rebecca.  Ma ciò che aspetta entrambi è qualcosa d'inaspettato, qualcosa che metterà a dura prova tutti quanti ...
Vi lascio in compagnia del capitolo e vi auguro buona lettura... siamo sull'orlo del baratro... le prossime scelte saranno determinanti ...


Capitolo 26 - Divisioni



Edward

Anche l'ultimo giorno lo passammo come il precedente.

Dopo il lavoro con Aro ci recammo nuovamente nel solito cortile.

Combattemmo e combattemmo ancora. Io e Rebecca contro Ilmi e Kong. Ma i risultati erano sconfortanti. E la colpa era la mia.

Era estenuante. Ogniqualvolta vedevo Rebecca in difficoltà perdevo completamente la testa, incapace di fare altro che non correre a proteggerla senza badare alle conseguenze.

A nulla valevano i rimproveri dei miei due istruttori.

Quando la vedevo in pericolo, mi disinteressavo completamente del mio avversario e cercavo solo il modo di raggiungerla più velocemente possibile esponendomi a rischi inutili e facendomi abbattere velocemente e tranquillamente da loro.

Lei era più fredda e calcolatrice. Se mi vedeva in difficoltà si portava in mia protezione ma non si esponeva mai ai loro attacchi dandomi così il tempo di riprendere a combattere.

Io invece finivo in continuazione atterrato troppo distratto dal suo comportamento, troppo attento a controllare dove fosse e i suoi movimenti, per badare a cosa stavo facendo.

Ilmi e Kong, mi sgridavano in continuazione, ma era più forte di me.

“Adesso basta Edward. Cerca di ragionare. Altrimenti non ti lasceremo partire. Ti farai ammazzare e farai uccidere anche lei. E' questo che vuoi?” Kong aveva perso la pazienza.

Mi lasciai scivolare in ginocchio. Ero stanco e non volevo altro che le sue carezze. Era un allenamento ma ogni volta sentivo il panico invadermi al solo pensiero di vederla in un potenziale pericolo.

“Rebecca, vai da lui e cerca di calmarlo” disse Ilmi senza nascondere la rabbia che provava nei miei confronti.

Lei silenziosa come sempre si portò vicino a me e mi abbracciò stretto.

Kong si avvicinò guardandomi perplesso. Mi ero seduto per terra con le mani fra i capelli dispiaciuto e scoraggiato.

“Edward. Così non può andare. C'è una cosa che non capisco, però. Ieri avete combattuto bene e sembrava che ci fosse una certa intesa nei vostri corpi. Perché adesso non la senti più? Dovresti essere in grado di percepire i suoi movimenti anche senza vederla” si era seduto vicino a me, succhiando un filo d'erba e studiando il mio viso.

“E' più forte di me. Ho paura per lei.” mormorai con la testa bassa.

“Lei è più forte di te Edward. E' più fredda e calcolatrice, senza contare che ha ricevuto l'addestramento completo da Guardia. Se tu fai la tua parte a lei non succederà nulla.” mi rispose studiandomi attentamente.

Mi scocciava ammetterlo ma aveva ragione. Annui “Riproviamo” sibilai infuriato con me stesso per la mia debolezza. Non potevo essere io a metterla in pericolo. Dovevo riuscire a controllarmi di più.

Mi impegnai al massimo ripetendomi in continuazione che non aveva bisogno di me, che era più forte, che dovevo farcela. Non potevo mollare così, non dopo tutta la settimana di duro allenamento a cui mi ero sottoposto.

Andò meglio e lentamente riuscii a prendere coscienza della sua presenza.

Riuscivo a sentire dov'era anche se non la vedevo. La sentivo e la percepivo come se fosse un prolungamento di me. Potevo avvertire le sue mosse, sentire i suoi movimenti prima che li facesse e adeguare i miei ai suoi.

Il problema più grosso, presto, fu quello di non distanziarci più di tanto.

Senza volere a volte superavo il limite di spazio che il mio corpo consentiva e dimentico delle conseguenze crollavo a terra incapace di difendermi.


Ci volle tutto il giorno e solo a tarda notte ci congedarono senza dirci se ci avrebbero mandato in missione o meno.

Quando entrai in camera, andai a farmi una doccia per cercare di sciogliere i muscoli e la tensione della giornata. Poi ancora in boxer mi distesi sul letto. Ero ancora nervoso e teso. Mi ero stancato tantissimo e non riuscivo a calmarmi. Troppe emozioni contrastanti percorrevano la mia mente e il mio corpo era ancora in tensione incapace di trovare il necessario riposo.

Rebecca, dopo essersi lavata anche lei si fermò a scrutarmi sospettosa, mi vedeva agitato e questo non doveva piacerle molto. A un certo punto si sdraiò vicino e me e iniziò ad accarezzarmi dolcemente la testa. Il suo intento era quello di tranquillizzarmi ma... io mi voltai e vidi i suoi occhi rossi velati di nero guardarmi preoccupati. Era vicino a me, e potevo sentire la sua pelle attraverso la sua maglietta pulita aderire al mio petto nudo. Il suo fiato farmi il solletico all'orecchio.

Senza rendermene conto le feci una carezza sulla testa e avvicinai il suo viso al mio.

Mi sentivo eccitato.

La sua presenza e il suo tocco erano diventati familiari, ormai ne avevo bisogno come di una droga. La preoccupazione di poterla perdere in battaglia mi tormentava. Il mio pensiero volò al mio amore. A quell'amore che troppe volte avevo rischiato di perdere. Alla mia Bella alle nostre notti di passione infinite e... senza capire cosa stavo facendo realmente mi girai sul fianco portandomi sopra a Rebecca e posai le mie labbra sulle sue, pronto a farla mia. Nessuno poteva portarmela via, lei era mia!

Lei si irrigidì scostandomi con forza. Lo sguardo severo e offeso.

“Scusa Rebecca” mormorai mentre allontanandomi mi rendevo conto che avevo lei tra le mie braccia e non la mia Bella.

Una fitta di dolore mi colpì quando guardandola negli occhi, nei miei occhi che ora non erano più rosso rubino ma velati dal nero della sete, mi resi conto che stavo dimenticando Bella e la mia famiglia.

Era tutta la settimana ormai che la mia mente era diretta ad altro, e loro non erano più al centro dei miei pensieri e delle mie preoccupazioni. Bella era un nome, un corpo, non più il centro del mio universo. Non più la mia vita stessa. Potevo vivere senza di lei... Ma non senza Rebecca.

Presi fiato per cercare di riordinare le idee sconvolto da quella verità e con orrore improvvisamente fui conscio che non stavo dimenticando loro, in realtà, ma me stesso. 
Mi stavo perdendo dentro Volterra. 
Ero diventato un vero vampiro, una vera Guardia al servizio dei miei Signori.


Spaventato da quelle considerazioni mi alzai con il bisogno di uscire da quella stanza, di fuggire lontano da me stesso. Mi sentivo soffocare, mi sembrava che le pareti si fossero rinchiuse su di me imprigionandomi.

Rebecca rimase ferma a fissarmi dispiaciuta e confusa da quella marea di emozioni contrastanti e disperate.

La guardai, la schiena appoggiata alla porta, mentre sentivo crescere in me un enorme confusione.


“Scusami. Non so cosa mi ha preso... io...” Non riuscivo a parlare, a capire cosa mi stesse succedendo.

Lei si avvicinò e mi abbracciò, e come se fossi stato un bambino piccolo mi condusse nuovamente sul letto facendomi sdraiare mentre abbracciandomi provava a consolare i singhiozzi disperati che mi scuotevano senza che riuscissi a bloccarli o a capirne il perché. Probabilmente fu la tensione e la stanchezza di quei giorni a farmi crollare emotivamente ma fu in quella posizione che due ore dopo ci trovò Felix quando venne a prendermi per portarmi da Aro.


Ero stato convocato ma non mi importava. Ero come svuotato e tristemente mi avviai al mio destino, qualunque esso fosse. Come una mucca viene condotta ignara al mattatoio così io seguii Felix docile e inerme.

Avrei fatto il mio dovere e se Aro avesse voluto sarei partito in battaglia.

Avrei combattuto per la mia Razza, per le Guardie, per i Signori di Volterra e per Rebecca.

Ma non per me!!

Chi ero io? Cosa ero diventato?

Quelle domande iniziarono a ronzarmi in testa e li sarebbero rimaste inascoltate e senza risposte fino a che travolto dagli eventi non mi sarei trovato ad affrontare una scelta che rischiava di cambiare la mia vita per sempre.


Carlisle


Li trovammo nel bosco. Renesmee stava finendo di dissanguare un cervo con Jasper vicino che ridacchiava con Jacob.

La stavano prendendo in giro dal momento che la nostra adorata nipotina si era sporcata il vestito nuovo.

“Ahia, Nessi. C'è Alice. Sei fritta. Le hai rovinato il vestito che ti ha comprato nuovo” Jacob sogghignava guardandoci avvicinarci.

“C'è qualcosa che non va.” affermò Jasper, che doveva aver captato la nostra tensione.

Veloce ci corse incontro abbracciando Alice con fare protettivo.

“Che succede Alice ? Hai visto qualcosa?” le domandò ansioso.

Lei si limitò ad annuire e decisa si portò davanti a Jacob che stava sbaciucchiando Renesmee.

“Jacob” la sua voce era un sussurro.

“Che c'è streghetta... Non ho fatto nulla con Nessi. Ve lo giuro” si giustificò nel vedere le nostre arie serie.

“Jacob... Billy sta morendo. Devi tornare a La Push immediatamente” la voce di Alice era carica di tristezza e dolore.

Ci misi un attimo ad afferrare le sue parole. E anche Jacob la guardò stupita incapace di capire che cosa lei gli stesse dicendo.

“No. Non può essere. Non è possibile” il dolore arrivò insieme alla comprensione travolgendolo.

Poi gli occhi gli si riempirono di lacrime mentre Renesmee lo abbracciava teneramente cercando di consolarlo.

“Alice ha ragione. Dobbiamo partire anche noi non possiamo lasciarlo solo.” annunciai, abbracciando Bella.


Tornammo a casa tutti velocemente. I legami con i licantropi erano molto forti. Troppe volte ci avevano aiutato. Senza contare che ormai consideravamo Jacob uno di noi, uno della famiglia. E la famiglia era sempre stata unita e lo sarebbe stato anche in questo caso.

Saremmo andati tutti e ci saremmo scusati per l'assenza di Edward.


Bella era tristissima e condivideva il dolore con Jacob che era quasi in stato di shock. Era stato lontano da casa per troppo tempo, dando per scontato che Billy sarebbe rimasto là ad aspettarlo.

Vivere con degli immortali gli aveva fatto dimenticare che il tempo passa e le persone comuni muoiono e Billy non era ne un vampiro ne un licantropo.

Così saremmo tornati a Forks, a dove tanti anni prima era iniziata la storia d'amore di Edward.

Ma saremmo tornati senza di lui.

Guardai di sottecchi Bella, anche per lei sarebbe stato strano ritornare in quel paese dove tanto aveva trovato e perso.

Avevamo fatte le valigie. Poche cose, non ci saremmo fermati più di una settimana.

Stavo caricando la Cayenne Turbo che mi ero comprato nuova fiammante per recarci in aeroporto quando vedemmo Alice sgranare gli occhi e aggrapparsi a Jasper come se fosse stata travolta da una valanga.

“E adesso che succede” mi chiese Emmett socchiudendo gli occhi mentre osservava Alice aggrappata a Jasper.

Lei si riscosse e ci guardò. I suoi occhi erano dilatati in maniera innaturale. Aveva visto qualcosa di terribile. Non avevo dubbi.

“Alice” le mormorai ansioso

Lei si voltò e ci guardò senza dire una parola.

Poi prese coraggio e fissandoci mormorò “ Dobbiamo dividerci. Qualcuno deve andare ad aiutare Edward. Avevate ragione tu e Jasper, papà. Edward non stava giocando ma si stava preparando alla battaglia che coinvolgerà Guardie e Licantropi. E lui morirà se noi non interverremo per aiutarlo, per cambiare il destino già scritto e le decisioni già prese.”

La guardai e un brivido mi scese lungo la schiena. Licantropi. La sola parola mi fece tremare mentre disperato stringevo la mano alla mia Esme. La dolce Esme. La mia ragione di vita.


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Capitolo 28
*** Rifiuti e scelte ***


Buongiorno a voi lettrici.  Edward è sull'orlo del baratro...e si è reso conto di come sta cambiando. Partirà a combattere o si rifiuterà?  Aro  dal canto suo ha imparato a conoscerlo... e si appresta a stringere la sua ragnatela contro il nostro bel vampiro.
Dall'altra parte la famiglia si deve dividere... e la scelta non sarà facile (per me è stata facilissima!!)....

Non aggiungo altro e vi lascio   al prossimo capitolo con un grazie, un bacione e ...... Martedì ci sarà una sorpresa!!!!

Capitolo 27 - Rifiuti e Scelte


Edward


Quando entrai nello studio di Aro, dovevo avere l'aria completamente sconvolta.

Ad aspettarci c'erano assieme a lui Jane, Demetri, Ilmi e Kong.

Entrai a testa bassa tenendo Rebecca per mano.

“Eccoti Edward. Stavamo discutendo della tua preparazione” il tono di Aro era gioviale ma le parole gli morirono in gola quando posò il suo sguardo su di me. “Che cosa ti è successo?”

“Niente” gli risposi. Alzai lo sguardo cercando di nascondere il turbamento della mia anima.

Vidi i suoi occhi farsi penetranti mentre lo sbalordimento si dipingeva sulle facce degli altri.

Lui fece due passi avanti e tese la mano.

Voleva vedere dentro di me, capire il perché del mio sguardo smarrito e dei miei occhi gonfi.

Ma io non volevo che sapesse.

Non volevo fargli capire le mie paure.

E d'istinto feci due passi indietro portando le mani dietro alla schiena.

Lui si fermò stupito dal mio gesto di chiaro rifiuto.

Non se l'aspettava e sentii la sua mente gridare la sua rabbia.

“Come ti permetti, Edward. Vieni avanti e dammi la mano” la sua voce tagliente non ammetteva rifiuti.

Lo guardai e scossi la testa. “Va tutto bene Aro. Perché mi hai convocato?” il mio tentativo di sviarlo non ebbe successo e vidi i suoi occhi diventare neri pieni di rabbia.

“Inginocchiati, Guardia!” sibilò.

Scossi la testa, e arretrai ancora.

Fece un gesto e vidi il sorriso allargarsi sul volto di Jane.

Senza avere il tempo di dire o fare qualcosa mi ritrovai per terra gemendo per il dolore.

Mi ero dimenticato quanto male facesse e con orrore vidi Rebecca crollare in ginocchio affianco a me. Stava condividendo il mio male.

Volevo gridare di smetterla, supplicare di finire, di non fare del male a Rebecca, ma non riuscivo a far altro che lamentarmi e gemere.

Poi il male passò come era venuto e mi ritrovai a terra rannicchiato le gambe strette al petto.

“Non è affidabile Aro. Se quello che dicono Ilmi e Kong è vero, ha imparato a combattere, ma non sa ubbidire agli ordini. Non posso rischiare che si ribelli.” Jane non aveva perso tempo.

Aro la guardò e si avvicinò a me “Mettiti in ginocchio Edward”

Volevo ribellarmi, volevo impedirgli di entrare in me, ma le mani forti di Felix mi impedirono di fare altre stupidate. Mi tirò su e guardandomi con gli occhi tristi mi sussurrò “Per favore Edward, comportati bene. E' assurdo soffrire per nulla e se non lo fai per te stesso fallo almeno per Rebecca” .

Alzai gli occhi su di lei, si era seduta aiutata da Demetri e mi guardava con l'aria sofferente e preoccupata.

Non volevo che soffrisse lei, non era giusto imporgli le mie decisioni.

Se si fosse trattato solo di me, mi sarei ribellato, ma non era giusto coinvolgerla, così mi misi in ginocchio e abbassai la testa.

Aro si avvicinò e posata la meno sui miei capelli penetrò la mia mente violando la mia intimità. Lesse le mie certezze e le mie paure. Si crogiolò di quell'incertezza che nascondeva il mio animo e probabilmente esultò nell'apprendere quanto profondamente la mia mente fosse cambiata e turbata da quella consapevolezza.

Non durò tanto e quando ebbe finito mi sorrise.

“Edward. Ragazzo mio. Non c'è motivo di torturarsi così. Fra non molto potrai scegliere della tua vita liberamente. Ma per ora appartieni alle Guardie e come tale ti devi comportare” il suo tono era comprensivo quasi paterno molto diverso da quello precedente.

“Jane carissima. Edward è solo stanco e confuso. Ha bisogno di riposo e di tranquillità. I nostri due addestratori hanno fatto un lavoro encomiabile ma adesso ha bisogno di riposare.
Partirete domani e lui vi seguirà. Se non ubbidirà sai benissimo come punirlo. Vero Edward?”

Annui, incapace di fare altro.

“Benissimo tutto è stato deciso” E sul suo viso apparve un sorriso felice mentre vedevo la smorfia di disgusto aprirsi sul volto di Jane contrapposta al sorriso soddisfatto di Felix e Demetri.

Mi alzai e presi Rebecca per mano con l'intenzione di allontanarmi velocemente da lì.

Ero stato congedato e non vedevo l'ora di andarmene.

“Ah. Edward. Un ultima cosa ” mi chiamò Aro, ed io mi girai per ascoltarlo “ Se quando tornerai avrai compiuto bene il tuo dovere, avrai il permesso di comunicare con la tua famiglia”.

Lo guardai esterrefatto, non me l'aspettavo e la notizia mi riempì il cuore di gioia “ E per favore la prossima volta non sedurmi più la segretaria per ottenere la password del computer. Non posso sostituirla in continuazione a causa tua.”

Lo guardai allibito.

Con tutto quello che era successo mi ero dimenticato del mio errore.

“Che è successo a Pamela?” sussurrai sentendomi in colpa. L'avevo usata, sedotta e l'avevo messa in pericolo. Ero stato un vero egoista e un mostro.

Lui mi guardò sornione “E' stata punita... ovviamente.” e i suoi occhi lampeggiarono divertiti e avidi mentre con la mano mi congedava.

E con la morte nel cuore ritornai alla mia camera.

Avevo un altra vittima sulla coscienza e stremato mi buttai sul letto. Mi odiavo. Non meritavo di vivere. Avevo condannato quella ragazza a morte per pura stupidità. Avrei voluto dimenticare tutto, sprofondare nel buio ma non ci riuscivo.

Rebecca provò ad avvicinarsi per calmarmi, ma l'allontanai. Non la volevo vicino. Avevo paura di farle del male. Non meritavo il suo aiuto, e non volevo coinvolgerla nel mio dolore. E soltanto alle prime luci dell'alba Rebecca riuscì ad avvicinarsi a me e a calmarmi facendomi scivolare in quell'oblio di cui avevo disperatamente bisogno.



Carlisle


Dividerci. Non avevamo scelta.

Edward si sarebbe scontrato fra quattro giorni e qualcuno doveva andare da Billy.

Jacob aveva proposto di andare da solo “Per i morti, non conta la presenza dei vivi” aveva detto cercando di convincerci “Edward, è ancora vivo e avete la possibilità di salvarlo. Andate e scusatemi se non vi seguirò”

Avevo scosso la testa. No! Era impensabile lasciarlo andare da solo, ma soprattutto mi era stata data la possibilità di allontanare dal pericolo, senza scuse inutili, i soggetti più deboli della famiglia.

Quelli che non avrei sopportato di veder combattere in una battaglia simile.

“No Jacob. Gli risposi. Non andrai da solo. Non sarebbe giusto nei tuoi confronti e nei confronti di tuo padre. Mi spiace solo di non poter venire e di questo ti chiedo scusa anche a nome degli altri.

Ci divideremo come è giusto che sia.” sospirai e li guardai tutti negli occhi. Poi soffermai lo sguardo su Esme. La mia dolce Esme. L'avevo vista combattere contro i neonati e sapevo quanto coraggio e determinazione ci fosse nel suo cuore, ma stavolta non me la sentivo di metterla in pericolo. I licantropi erano un altro paio di maniche. “Con te verrà Nessi ovviamente. Zitta e non discutere” la silenziai.

Sapevo che voleva venire ma era troppo pericoloso per lei, c'erano anche le Guardie presenti e lei era per metà umana. “Tu devi andare con Jacob. Presto vi sposerete, non puoi lasciarlo solo. Non adesso. A tuo padre ci penseremo noi” aveva abbassato lo sguardo, sapeva che avevo ragione, e sapeva che Jacob aveva bisogno di lei. “Verranno anche Alice, Esme, Rosalie e Bella con te. Non abbiamo bisogno di essere in tanti.” Ovviamente le dirette interessate sgranarono gli occhi offese.

“Carlisle, il fatto che siamo ragazze, non centra nulla nella tua decisione, vero?” chiese Rosalie offesa.

“E' assurdo esporvi a rischi inutili io, Jasper ed Emmett possiamo benissimo cavarcela da soli.” le risposi deciso.

“Non se ne parla nemmeno” protestò Bella “Edward è mio marito. Ed io non rimarrò a casa. Il mio potere potrebbe difenderci dalle Guardie se facessero difficoltà. Non rimarrò indietro Carlisle. Non questa volta”

Sospirai lo sapevo già. Ci avevo provato perché lo dovevo ad Edward, ma ero certo che sarebbe venuta con noi. E non rimasi neanche tanto sorpreso quando la voce di Rosalie interruppe i miei pensieri. “Ed io farò lo stesso. Esme ed Alice sono più che sufficienti come rappresentanza della famiglia. Non lascerò andare il mio orso da solo” Scossi la testa. Temevo che anche Alice ed Esme si sarebbero ribellate alla mia decisione ma ancora una volta Alice con mia grande sorpresa venne in mio aiuto bloccando le proteste di Esme.

“Si. E' giusto così. Se andassimo anche noi Esme, rimarremmo ferite e i nostri uomini sarebbero distratti e feriti a loro volta.” i suoi occhi erano dilatati e un ombra di dolore passò sul suo viso “Bella rimani con noi” sussurrò guardandola tristemente.

“Non posso Alice... Se vado qualcuno si farà male?” chiese ansiosa

Alice rimase in silenzio gli occhi persi “No. Non sarai la causa di nessun ferito. Ma... No! 
Non posso credere … deve esserci un errore... non può essere.” e senza una parola si voltò rifiutandosi di spiegarci cosa aveva visto. “Le mie visioni sono imperfette e vengono modificate dalle decisioni delle persone. E' assurdo agitarvi per un qualcosa che forse non accadrà mai.”

Non eravamo riusciti a farci dire altro, ma lo sguardo triste con cui ci salutò quando salimmo in macchina la diceva lunga.

Qualcosa di brutto ci aspettava, qualcosa che avrebbe cambiato il destino di Bella e il nostro.




 

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Capitolo 29
*** La tragedia incombe ***


Ciao eccomi  qua.  Innanzitutto la sorpresa che spero gradirete e che non vi deluderà.
Ho  aperto una nuova FF!!!!!  Non sono pazza e non dovete preoccuparvi perchè questa è già finita di scrivere da un pò e  quindi la nuova non interferirà con il postaggio. E anche quella nuova è già finita  altrimenti non l'avrei postata. E' molto diversa ma se vi piace il  mio modo di scrivere e di tenere il lettore sulle spine  andateci a fare un salto ne sarei felicissima, si chiama (Il destino di una famiglia).

Per il resto invece sono qua a proporvi un nuovo avvincente capitolo dove potrete gustarvi i preparativi della battaglia .... ma non aggiungo altro per non rovinarvi  la lettura e come al solito vi ringrazio per essere qua!!!


Capitolo 28 - La tragedia Incombe


Edward


Eravamo in macchina diretti ai monti Urali.

Avevo passato tutto il giorno a riposare e solo in tarda serata era venuto Damiano a chiamarmi.

Dopo essermi lavato mi ero vestito in borghese. Lo eravamo tutti mentre su cinque macchine sfrecciavamo nella notte andando in contro al nostro destino.

Il viaggio durò tre lunghi giorni. In macchina nessuno parlava e il silenzio regnava sovrano. Ognuno era perso nei propri pensieri ed io per fortuna mi era calmato.

Aveva ragione Aro, la stanchezza e la tensione accumulata mi avevano sfinito. Adesso mi sentivo più tranquillo e freddo. Gli altri avevano partecipato a un banchetto la sera precedente e i loro occhi erano rosso fuoco.

A me era stato risparmiato. Probabilmente Aro sapeva che non ero in condizioni tali da potermi permettere ulteriori motivi di stress. Ero così partito abbastanza affamato, ma ero certo di riuscire a gestire la sete senza grossi problemi.

Potevo sentire il nervosismo nella mente dei miei compagni di viaggio. Tutti pensavano all'imminente battaglia e al destino che ci attendeva.

Solo Rebecca, come al solito immune al mio potere, se ne stava apparentemente tranquilla con la testa appoggiata alla mia spalla stringendomi forte la mano.

Non c'erano segni di tensione in lei. O era una completa incosciente o aveva una fiducia pazzesca nella mia capacità di combattere. Pensavo che fosse la prima ipotesi. Io non avevo molta fiducia in me stesso, ma non mi sarei tirato indietro. Eppure mi sentivo orgoglioso di essere riuscito a superare l'addestramento e avevo gongolato quando avevo visto l'aria schifata di Jane nel vedermi salire in macchina.



Quando arrivammo ci fermammo al limite di uno scuro e intricato bosco.

Le Guardie lo guardarono con sospetto. Non si sentivano tranquille all'ombra di quei vecchi e imponenti alberi.

Per me era invece differente. Mi sentivo a casa e felice annusavo i suoi odori. Un profumino di Alce giunse alle mie narici e d'istinto mi scappò un basso soffio. Ero assetato, e mi sarei fatto volentieri uno spuntino.

Vidi Sirius guardarmi di traverso divertito, mentre tirava una gomitata al vicino Damon. “Se non stiamo attenti, Edward se ne va a caccia di Alci. Altro che combattere” i due sghignazzavano e un ringhio di avvertimento sfuggì alle mie labbra.

Lo udirono e subito si silenziarono. Sirius mi aveva visto combattere e sapeva che ero diventato superiore a lui anche in quello e non solo nel grado.

Riportai la mia attenzione a Jane, che aveva preso il comando dando ordini secchi.

Non è ancora spuntata l'alba. Molti di loro saranno appena rientrati nelle loro case stanchi e sazi. Ci avvicineremo di soppiatto attraverso il bosco e attaccheremo sorprendendoli nel sonno e uccidendoli senza che neanche se ne accorgano”

La stavo a sentire, ma qualcosa non mi piaceva nel suo piano. L'istinto mi diceva che era tutto troppo facile.

Ci divideremo in tre gruppi. Il primo sarà guidato da Felix e con lui andranno le sei guardie della sua squadra e Oliver. Il secondo passerà alla sua destra e sarà guidato da Demetri con le sue altre sei. Il terzo lo guiderò io e passerò alla sinistra di Felix, in modo da aggirare il paese ed entrare dalla parte opposta e con me verranno le altre sei guardie del mio contingente. E' tutto chiaro?” chiese guardandoci dritto negli occhi.

Con chi andranno Edward e Rebecca ? Loro non sono stati assegnati ad una squadra precisa” chiese Demetri guardandola sbuffare.

Visto che ci tieni così tanto a lui. Prendili tu Demetri” rispose sprezzante “E controlla che non vada a succhiarsi un Alce invece di combattere” aggiunse ridacchiando. Anche le altre Guardie ridacchiarono e Demetri si voltò verso di me. “Benissimo. Verrete con me” mi sorrise mentre fulminava con lo sguardo la sua squadra.

Rimasi fermo con la bocca piena di veleno. E stavo per ribattere piccato a quell'odiosa vampira quando sentii un pensiero veloce entrarmi nella testa.

Mi girai di scatto e chiusi gli occhi. Svuotai la mente e indirizzai il mio dono fra gli alberi.

Quello che sentii mi fece accapponare la pelle.

Jane.” la chiamai agitato

Lei mi guardò sprezzante, pensando che volessi ribattere alla sua battuta.

Che vuoi Tarzan? O forse dovremmo chiamarti Bestia, dal momento che preferisci il loro sangue a quello umano?” la sua battutina venne accolta da una schiera di risatine. Ma io non avevo tempo per queste stupidate.

Ci stanno aspettando. Il tuo piano ci porterà dritti in una trappola. E ' pericoloso dividerci” la guardai negli occhi mentre stavo concentrato e attento a seguire i pensieri fra gli alberi che parlavano di agguati e di morte.

Non ci casco Edward.” lei scosse la testa. Il solito risolino di scherno dipinto sulle sue labbra. “Non fare il furbo con me.” continuò con la voce acida e decisa “Ubbidirai come gli altri e seguiremo il mio piano. Non voglio contestazioni da parte tua. Sono stata chiara, Edward?”

Scossi la testa. “Sono sugli alberi che ci aspettano. Quando saremo dentro ci attaccheranno da là. Voi non sapete combattere nella foresta. Ci massacreranno tutti se restiamo divisi” avevo alzato la voce e guardarla negli occhi fu l'ultima cosa che sentii prima che il dolore mi costringesse a rotolarmi per terra.

Silenzio. Edward. Se hai paura rimani qua.” mi intimò liberandomi dal suo potere.

Ero per terra, ansimante e alzai la testa. “Come vuoi Jane. Ma ricordati delle mie parole quando vedrai le tue Guardie cadere intorno a te”

Una nuova scarica di dolore mi percorse tutto il corpo.

Andiamo. Non abbiamo tempo da perdere” disse voltandosi e avviandosi verso il sentiero che penetrava nella foresta seguita dai suoi vampiri.

Vidi Felix voltarsi verso di me e lanciarmi un preoccupato sguardo prima di avviarsi seguito dai suoi uomini.

Felix” lo chiamai. Lui si voltò “Stai attento, guardate in alto. Ricordati come mi hai visto attaccare in cortile. Faranno qualcosa di simile” lui mi sorrise e fece un cenno affermativo con la testa mentre si avviava.

Demetri si portò vicino a me aiutandomi ad alzarmi mentre vidi con la coda dell'occhio Barbara aiutare Rebecca.

Andiamo ragazzo. E tieni la mente aperta. Appena li senti che intendono attaccare, avvertici” mi sorrise il mio Capitano dandomi una pacca sulla spalla.

E assieme ci avviammo in quella scura e intricata foresta dove il destino ci aspettava crudele.



Carlisle


Non avevamo perso tempo e di corsa ci affrettammo a partire.

Abbracciai Esme teneramente. Mi costava tantissimo separarmi da lei e la vidi con gli occhi gonfi da quelle lacrime che non potevano uscire, stringersi forte al mio petto.

Stai attento Carlisle” mormoro, poi si alzò sulle punte dei piedi e mi baciò teneramente.

Con la coda dell'occhio vidi fare la stessa cosa ad Alice. Anche lei era distrutta all'idea di lasciare Jasper da solo. Ma la consapevolezza che se fossero state presenti ci avrebbero messo in pericolo diede ad entrambe la forza di salutarci.

Bella invece abbracciava Renesmee e Jacob teneramente.

Stai attenta Bella. - si raccomandò Jacob - non so cosa possa aver visto Alice, ma stai attenta, ti prego” e in quelle ultime parole c'era tutto l'affetto e l'amore che Jacob aveva provato per lei.

Stai tranquillo. In genere sei tu quello pazzo fra di noi. Te ne sei dimenticato?” provò a sdrammatizzare Bella.

Certo, certo. Ma tu stai in campana. Non fare idiozie.” proseguì imperterrito con il volto triste e sconsolato.

Stai tranquillo Jacob. Ritorneremo tutti, sani e salvi” gli sorrise.

Salutami papà e digli che gli voglio tanto bene. Sarei voluta venire anch'io” disse Renesmee abbracciando la mamma.

Lo so. Renesmee, ma il tuo dovere è là, a fianco all'uomo che ami e che presto diventerà tuo marito. Papà capirà, e presto sarà di ritorno. Fate i bravi ragazzi, mi raccomando” E dopo aver dato un bacione a entrambi si stacco salendo sulla macchina con il volto triste ma determinato.

Jasper salì dietro vicino a lei e a Rose mentre io prendevo posto davanti vicino a Emmett che si era messo alla guida.


Nel giro di un paio di giorni saremmo arrivati a destinazione. Per fortuna Alice aveva visto dove erano diretti e noi eravamo abbastanza vicini da poter intervenire in tempo.

Speravo solo di riuscire a cambiare il destino e di salvare il nostro Edward, ma non avevamo certezze solo la visione imprecisa e incerta di Alice.

Si, ci avremmo provato anche se il silenzio di Alice pesava su di noi come un macigno. Cosa aveva mai visto la nostra veggente?

Poco prima di partire mi aveva preso da parte e mi aveva sussurrato. “Bella avrà bisogno del vostro aiuto, temo, statele vicino.” .

Avevo provato a chiederle altro, sul tipo di aiuto almeno. Ma si era zittita scuotendo la testa e mormorando “ Veglia su di lei Carlisle, ormai è tua figlia e... anche Edward. Non scordartelo, ti prego. Non scordarti l'amore che hai sempre avuto per lui.” e a testa bassa si era allontanata da me portandosi dietro il suo segreto.

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Capitolo 30
*** La Battaglia ***


Ciao a tutti. Ecco con un nuovo capitolo. Finalmente la battaglia ha inizio e sapremo come  andrà a finire... ma non volgio farvi perdere tempo e ringraziandovi ancora una volta vi lacio al  capitolo... 


Capitolo 29 - La Battaglia


Edward


Avanzavamo lenti nel bosco. Stavamo attenti a non fare troppo rumore. Come fantasmi i nostri piedi scivolavano veloci sul terreno. Ero in fondo. Demetri mi aveva chiesto di mettermi dietro e di concentrarmi. Avanzavo con la mente persa nei pensieri cercando di capire dove fossero.

Vicino a me Rebecca e Barbara mi sorvegliavano sapendo che facendo così mi rendevo vulnerabile.

Davanti a noi alla nostra sinistra potevamo sentire i vampiri di Felix avanzare rumorosamente nel bosco. Demetri scuoteva la testa dispiaciuto mentre incitava i suoi uomini a procedere silenziosi.

Fu quando il sentiero si apri in un ampia radura che percepii chiaro il loro piano.

“Demetri... attenti. Attaccano!” il mio urlo anticipò di poco il loro attacco.

Avevano scelto con cura il posto. La radura nella quale eravamo sbucati era circondata da alti alberi e chiusa da un alto costone roccioso.

Quando, io che ero l'ultimo, posai il piede nell'ampio spazio la loro trappola scattò.

Da dietro alcuni uomini si lasciarono cadere dagli alberi trasformandosi all'istante in grossi e feroci lupi per evitare la nostra fuga. Ai piedi del costone da un ampia grotta ne uscirono altri. Le loro zanne acuminate brillavano nella prima luce del mattino mentre i loro occhi grossi e gialli ci fissavano carichi d'odio. Con l'olfatto sentii immediatamente l'odore di fumo invadere la radura. Alcune donne nell'angolo più remoto avevano acceso una grande pira, sulla quale contavano di trascinare e bruciare i nostri corpi dilaniati.

Erano più di noi, dovevano essere più di una decina. Non potevamo chiedere aiuto, dalla nostra sinistra sentimmo le grida e i ruggiti dei nostri compagni attaccati da un altro contingente.

Eravamo in trappola e non potevamo fare altro che combattere per salvare le nostre vite.

Presto iniziò una feroce lotta per la sopravvivenza.

Vidi Barbara cadere quasi subito sotto i loro colpi mentre affrontavo un grosso lupo aiutato e protetto alle spalle da Rebecca.

Non eravamo in allenamento, entrambi sapevamo che dalle nostre mosse sarebbe dipesa la nostra vita.

Abbattei il lupo di fronte a me con uno spintone e mi affrettai a tagliargli la gola con i miei denti. Sentii il sangue scivolare sul mio volto e il mostro dentro di me esultare eccitato dall'odore della morte.

Ma non era il momento di distrarsi, mi voltai rapido e ripresi la posizione a fianco a Rebecca giusto in tempo per aiutarla a finire il grosso lupo che l'aveva attaccata.

Non ero più Edward, ma un vampiro della Guardia e ne uccisi parecchi, freddo e micidiale, consapevole della mia forza e dell'addestramento ricevuto, senza provare alcun rimorso per le vite che stavo levando.

Poi mi guardai intorno velocemente, malgrado tutto eravamo in difficoltà. Erano troppi ed altri si erano aggiunti ai primi. Forse anche le donne si erano trasformate. A parte noi due in piedi c'erano solo Demetri e Peter.

Diversi lupi ci stavano fissando ostili e pronti ad attaccarci.

Un latrato ruppe il silenzio carico di tensione“uccidete quello con i capelli corti biondi, è il loro comandante.” rubai l'ordine dalla testa di quello che doveva essere il capo branco e subito gli risposi ringhiando a mia volta e snudando i denti.

Non sarebbero riusciti a ucciderci facilmente.

“Demetri attento, vogliono te” l'avvertii avvicinandomi ai miei compagni.

Poi ci attaccarono assieme.

Mi ritrovai alle prese con un grosso maschio che mi saltò addosso. Mi scansai appena in tempo strattonato da Rebecca. Mi voltai, le feci un cenno di ringraziamento, e veloce mi avventai su di lui con l'intento di finirlo. Quando mi tirai su con la bocca sporca di sangue vidi Rebecca arretrare minacciata da altri due, veloce mi fiondai al suo fianco e insieme respingemmo le enormi creature scagliandole lontano da noi.

Fu in quel momento che sentii il grido soffocato di Peter.

Due lupi lo avevano trascinato lontano e lo stavano smembrando e dilaniando.

Vidi uno dei lupi che avevo allontanato rialzarsi e prepararsi a balzare sulla schiena di Demetri. Lui stava combattendo con un altro e non si era accorto del pericolo.

Agii d'istinto senza riflettere e con un balzo mi buttai fra Demetri e il lupo.

Fu una mossa sciocca e stupida.

Ilmi e Kong mi avrebbero rimproverato duramente se fossero stati presenti.

Ma non c'erano a fermarmi ed io mi ritrovai atterrato dalle sue zampe.

Senti un dolore al petto tremendo mentre le sue unghie laceravano la mia pelle. Non feci in tempo neanche a capire cosa succedeva che le sue fauci si chiusero sul mio fianco.

Mi aveva morso e il dolore veloce si propagò in tutto il mio corpo mentre un urlo agghiacciante esplose dalla mia bocca.

Quello che successe dopo, non mi fu mai molto chiaro.

Avvertii un forte ringhio mentre sentivo Rebecca attaccare prima che il licantropo terminasse il suo lavoro.

Demetri finii il lupo di fronte a lui e si chinò su di me per aiutarmi mentre gli altri lupi si allontanavano velocemente da noi distratti da qualcosa.

Cercai di tirarmi su, ma una fitta fortissima mi fece urlare nuovamente mentre vedevo una testa biondo cenere chinarsi su di me.

“Edward, Edward” qualcuno mi chiamava mentre io mi dibattevo nel dolore.

Con certezza avvertì la lontananza di Rebecca. Dov'era finita? Perchè mi aveva lasciato? Cosa le era successo?

Il dolore dovuto alla sua assenza esplose prepotente coprendo il resto e facendomi annegare in quel limbo di male e terrore che conoscevo ma che mai era stato così forte.

Doveva tornare da me, doveva aiutarmi.

E con quel unico pensiero in testa iniziai a chiamarla disperato.

A causa della sua assenza la mia mente iniziò a sprofondare in una nebbia fittissima che avvolgeva i miei sensi, non vedevo, non sentivo e l'unica cosa che potevo fare era chiamare il mio simbionte disperato mentre il veleno iniziava il suo lavoro trascinandomi in un baratro senza fine dal quale probabilmente non sarei più riemerso.

“Re..bec..ca...” chiamai ancora, ma la mia voce ormai era solo un sussurro che si perse nel vento.



Carlisle


Quando arrivammo iniziammo a cercare Edward.

La battaglia era già scoppiata e veloci ci dirigemmo verso quegli schianti che provenivano dal bosco.

Ci imbattemmo per prima nel gruppo guidato da Felix. Se la stavano passando male e presto sarebbero stati annientati. Emmett e gli altri attaccarono ringhiando e distraendo i lupi quel tanto che bastava per dar tempo alle Guardie di organizzarsi nuovamente.

Io iniziai a cercare Edward in quel macello. Non lo vedevo e la paura di essere giunto troppo tardi si stava facendo strada dentro di me quando la mia attenzione venne richiamata da altri tonfi sordi e con orrore mi accorsi che si erano divisi.

Pazzi! Cosa speravano di ottenere così!

Veloce mi girai e corsi in quella direzione sperando di trovare il mio ragazzo seguito da Bella e Jasper che mi avevano visto allontanarmi.

Spuntammo sopra uno sperone roccioso e lo spettacolo che si presentò ai nostri occhi fu terribile.

In mezzo ai cadaveri dei vampiri e dei licantropi, con l'aria appannata dal fumo denso che invadeva la radura distinguei Edward combattere affiancato a una vampira dai capelli rossi.

Vicino a lui Demetri stava lottando coraggioso con un altro vampiro al suo fianco.

Erano circondati e in netta inferiorità numerica.

Subito senza perdere tempo ci precipitammo giù.

Potevamo cambiare gli eventi e la visione di Alice,  potevamo salvare Edward.

Veloci attaccammo i licantropi che ci dividevano da lui, mentre il vampiro che non conoscevo veniva smembrato da due lupi e trascinato nella pira più vicino.

Poi con orrore vidi Edward, fare da scudo con il suo corpo a Demetri.

Lo vidi cadere sotto i colpi di un lupo, mentre mi rendevo conto che eravamo arrivati troppo tardi.

Con rabbia e determinazione mi sganciai dal combattimento, non mi interessava uccidere, dovevo solo raggiungere il più velocemente possibile il mio Edward per aiutarlo.

Vidi Demetri chinarsi su di lui e strappare la sua camicia cercando di fermare l'emorragia dal suo petto dilaniato. Noi non abbiamo sangue ma il nostro corpo è irrorato dal veleno che è fondamentale per la nostra sopravvivenza.

La vampira rossa invece, dopo aver dato uno sguardo distratto al mio ragazzo si era allontanata velocemente nella foresta inseguendo alcuni lupi che si erano dati alla fuga.

Quando gli fui vicino lo chiamai con dolcezza, volevo rassicurarlo, fargli capire che eravamo arrivati a prenderci cura di lui “Edward, Edward” .

Con gli occhi chiusi, il fiato corto, il corpo scosso da tremiti violenti aprii la bocca e con uno sforzo immenso sussurrò un solo nome “Re...bec..ca”.

E la consapevolezza che stava chiamando la sua compagna dai capelli rossi aprii una voragine nel mio cuore.


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Capitolo 31
*** Un medico vampiro ***


Ciao ed eccomi qua.  Puntuale come sempre malgrado la nuova storia, e pronta a portarvi sui Monti Urali per vedere le conseguenze della battaglia.  E quindi ringraziando ancora una volta chi mi segue  posto il nuovo capitolo e vi lascio a leggere  mentre la situazione inizia a farsi pesante sotto molti punti di vista!!

Capitolo 30 - Un medico vampiro


Carlisle


Demetri mi vide e mi guardò come se avesse visto un fantasma.

“Carlisle?” mormorò stupito guardandosi intorno

“Si.” annui rapido scostando la sua mano per verificare le ferite del mio ragazzo.

Jasper e Bella si avvicinarono di corsa a noi, il nostro arrivo aveva fatto scappare i licantropi superstiti.

“Edward” gridò sgomenta Bella quando si rese conto che a terra giaceva morente il suo amore.

“ Dov'è ferito Carlisle?” chiese Jasper chinandosi vicino a me.

Sentii il terrore invadermi mentre scostando la camicia ormai a brandelli i miei occhi si posarono sul suo fianco morsicato.

“E' stato morso Jasper. Il loro veleno è penetrato in lui” tremai consapevole del suo destino.

Un destino orrendo l'aspettava se non avessimo recuperato il veleno del licantropo che l'aveva morso.

“Re..bec...ca... , Re..bec..ca ” il suo sussurro carico di dolore mi riscosse e veloce diventai il medico che ero.

Con movimenti rapidi frugai veloce nel marsupio che avevo in vita e tirai fuori ago e filo.

Dovevo ricucire la pelle del petto dilaniata e bloccare la fuoriuscita del suo veleno prima che s'indebolisse troppo.

“Che fai Carlisle?” mi chiese Demetri che stava tenendo fermo il mio Edward che tremava come se avesse freddo.

“I tagli sul petto. Non guariranno da soli. Le loro unghie sono micidiali. Devo cucirglieli e poi bagnarli di veleno per chiuderli. Dobbiamo fermare l'emorragia di veleno prima che sia troppo tardi.” spiegai mentre infilavo il filo nell'ago veloce e rapido.

“Ma l'ago si spezzerà non esiste nulla capace di bucare la pelle di un vampiro” l'apprensione nella voce di Bella mi costrinse a guardarla negli occhi.

“Quest'ago è fatto con un dente di licantropo Bella e il filo sono i suoi tendini.” la vidi rabbrividire e mentre aprivo la bocca di Edward con forza continuai , dovevano sapere per capire “ sono un ricordo di quando ho vissuto con i volturi e sono le uniche cose che come sapete possono bucare la nostra pelle.” spiegai

“Cosa gli stai facendo?” mi chiese Bella che si era posata la testa di Edward sulle ginocchia e lo teneva fermo mentre lui cercava di ribellarsi alla mia presa.

“Ho bisogno del suo veleno. Per bucare la pelle l'ago deve essere impregnato di veleno. E se uso il suo, il corpo lo riconoscerà e non sentirà male.” le spigai infilando la mano nella bocca del mio ragazzo a forza.

“Maledizione. Non ne ha già più !” imprecai frustrato.

Il veleno di un altro vampiro avrebbe reagito sul suo corpo provocandogli ulteriore dolore, come se fosse stato morso. Ed era una tortura che avevo sperato di potergli risparmiare.

Con rabbia mi ficcai l'ago in bocca bagnandolo con il mio.

Dovevo tentare, non c'era altra strada.

“Che stai facendo?” Mi chiese Jasper.

Gli sorrisi stanco di tutte quelle domande. “Io ho trasformato Edward. Il suo corpo ha già conosciuto il mio veleno e spero che lo accetterà. Se usassi il tuo o quello di chiunque altro, aggiungerei dolore a dolore, ma forse con il mio...” poi senza ulteriori ripensamenti iniziai a cucire non c'era altro tempo da perdere e nessun'altra strada da percorrere.


Il corpo di Edward si tese mentre l'ago perforava la sua pelle martoriata. Un gemito gli sfuggì dalle labbra. “Re.. bec.. ca” implorò disperato.

A parte quella disperata richiesta d'aiuto che mormorava in continuazione sembrava incosciente incapace di aprire gli occhi e capire cosa gli stesse succedendo.

“Sono Bella. Sono qui Edward. Amore, sono qui. Ti stiamo curando fatti coraggio. Rispondimi ti prego” Bella continuava a chiamarlo a cercare di farsi sentire per portargli coraggio, sperando che le sue parole e carezze riuscissero a penetrare nella sua mente ma dalla sua bocca continuava ad uscire quel solo nome “Re ..bec..ca ” .

Guardai mia figlia e vidi la disperazione entrarle nel cuore.

“Rebecca è quella vampira dai capelli rossi che combatteva con lui, vero?” la sentii chiedere a Demetri con la voce rotta dal dolore.

Lui annui, poi si voltò verso di me “Vado a cercarla. Si è allontanata per inseguire il licantropo che l'ha morso. Probabilmente ha bisogno di aiuto, sicuramente non sta bene neanche lei e se riesco ad aiutarla ad ucciderlo e a prendere il suo veleno forse possiamo salvare tuo figlio” la sua voce era decisa ma non mi guardava negli occhi, probabilmente imbarazzato da quella situazione.

Poi si voltò verso Jasper “ Vieni con me, può darsi che ci sia da combattere” gli disse scrutando attentamente il suo volto fiero e deciso. Sicuramente le cicatrici di Jasper svelavano la sua abilità ed esperienza nei combattimenti.

Jasper si limitò ad annuire. “ Se riusciamo a trovare il lupo e Rebecca , forse potremo salvare tuo fratello dalla morte”

Fu solo allora che notai che con una mano si stringeva un braccio. Era ferito, ma non aveva detto nulla, mentre mi aiutava a tenere fermo Edward. Per questo aveva chiesto aiuto a mio figlio.

“Vai Jasper. Noi siamo al sicuro ormai.” lo incitai.

Veloci si allontanarono a cercare la bella vampira che reggeva nelle sue mani la vita del nostro ragazzo.



Cucivo più veloce che potevo.

I suoi occhi erano chiusi, ma a volte quando l'ago entrava nella sua pelle, li spalancava emettendo un sordo gemito di dolore. Ansimava e faceva fatica a deglutire.

Il suo corpo tremava violentemente, e Bella faceva fatica a tenerlo fermo.

Avevo saturato il secondo taglio, quando vidi Emmett e Rosalie avvicinarsi. Probabilmente avevano aiutato il primo gruppo in cui ci eravamo imbattuti e quando i lupi si erano ritirati erano venuti a cercarci.

“Come sta? Siamo arrivati in tempo?” chiese Rosalie inginocchiandosi affianco a me.

“Male. E se Jasper e gli altri non portano il veleno per l'antidoto, è destinato a morire, come aveva visto Alice” risposi asciutto.

Bella continuava ad accarezzarlo e baciarlo in fronte ma lui sembrava non accorgersi minimamente di lei.

Poi come se sapesse che qualcuno era arrivato iniziò nuovamente a gemere “Rebecca...aiu..ta..mi. Sto ma..le. Sof..fo..co” mormorò cercando di tirarsi a sedere.

“Stai giù Edward. Stai fermo. Adesso arriva. Jasper la sta cercando” cercò di consolarlo Bella.

“E' ...” Emmett non finì la frase, perché una vocina da bambina lo interruppe da dietro le nostre spalle “...la sua nuova compagna” finì Jane guardando dritta in faccia Bella con un sorrisetto malizioso.

“Cosa ci fate voi qui, Cullen?” chiese rivolta a noi.

“Siamo venuti a salvare le tue Guardie. Visto che da soli non sapete cavarvela” rispose con lo stesso tono di sfida Rosalie.

“Credo che sarebbe opportuno ringraziarvi... ma abbiamo ancora molte cose da fare e ce la saremmo cavata lo stesso. Sapete che fine hanno fatto Demetri e Rebecca? Sono stati bruciati anche loro??” chiese guardando verso le pire ancora accese fra le quali frugavano le poche guardie superstiti in cerca di sopravvissuti.

“Si sono allontanati Jane. Sono andati a caccia di licantropi. Credo che torneranno presto” risposi guardandola dritto negli occhi. Non mi faceva paura, provavo solo disgusto a parlare con quella creatura meschina.

Lei annui. “Vieni Felix andiamo a cercare gli altri. Quando ritornano mandateli da me. Dobbiamo cercare Alec e Demetri è l'unico che può riuscire a trovarlo velocemente in quel labirinto di case. Abbiamo un lavoro da finire.” ordinò come se fossimo stati ai suoi ordini.

Sentii un forte sibilo uscire dalla bocca di Emmett, ma per fortuna Rosalie lo zitti subito “Lasciala stare sta solo cercando di provocarci.” .

Felix aspettò che Jane si allontanasse e poi si avvicinò lentamente. “Se la caverà?” chiese guardando Edward che continuava a tremare e gemere.

Gli sorrisi “Forse, se Demetri e gli altri riescono nella loro impresa”. Mi ero fermato dal cucire, avevo finito il veleno nella mia bocca e non avevo il coraggio di prenderlo agli altri. Volevo farlo riposare un attimo e volevo risparmiargli quella tortura. Non sarebbe servita a niente se non portavano il veleno del licantropo per fare l'antidoto.

Così mi limitai tenergli premuta la stoffa per fermare l'emorragia dell'ultimo taglio ancora aperto.

Potevamo solo aspettare e sperare.

“Carlisle. Ho una richiesta da farti.” continuò Felix imbarazzato.

“Dimmi” risposi

“Abbiamo alcuni feriti e Oliver, il nostro medico è morto. Quando hai finito puoi dare un occhiata ai miei ragazzi?? Quasi tutti i superstiti hanno riportato tagli e ferite superficiali che hanno bisogno di essere curate. ” finì la frase a bassa voce quasi timoroso di chiedermelo.

“Certamente.” risposi.

Ero un medico, e un medico guarisce chi ne ha bisogno, senza guardare in faccia nessuno. “Rosalie, tu hai studiato medicina. Te la senti?” le dissi porgendole un secondo ago e del filo.

“Vado Carlisle. Cercherò di fare tutto il possibile. Emmett accompagnami, per favore” e decisa si avviò ad aiutare chi fino a quindici anni prima aveva cercato di ucciderci.

Guardai Bella e la vidi distrutta.

Il comportamento di Edward, e più ancora le parole di Jane avevano aperto in lei una profonda ferita.

“Non lo puoi giudicare Bella” cercai di confortarla memore delle parole di Alice. Ecco cosa aveva visto la nostra piccola veggente.

Lei annuì e si chinò a baciare sulla fronte Edward, che continuava ad agitarsi.

“Stai calmo amore, sono qui. Sono Bella” ripeté ancora una volta.

“R..e...bec..ca” lo sentimmo nuovamente mormorare sempre più piano, sempre più disperato mentre il veleno penetrava sempre più veloce nel suo corpo.


Sentii un rumore provenire da dietro le mie spalle e mi voltai.

Stavano arrivando tutti e tre di corsa.

Tirai un sospiro di sollievo. I loro volti stanchi ma felici portavano la speranza per Edward ma con essa stava arrivando anche la bellissima vampira dai capelli rossi, la sua Rebecca.

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Capitolo 32
*** La prova del tradimento ***


Ciao a tutte.  Eccomi qua ed ecco il nuovo capitolo!!!  Un bacio e ancora grazie a chi mi segue con tanto affetto.

Capitolo 31 - La prova del tradimento


Carlisle


Veloci si avvicinarono e Demetri mi porse una boccetta contenente del liquido giallognolo.

Quando siamo arrivati stava ancora combattendo con lui e se non fossimo intervenuti sarebbe morta di certo.” poi si voltò a guardare Jasper con una strana luce negli occhi “E' molto bravo a combattere tuo figlio. Sarebbe un ottima Guardia. Ha abbattuto il licantropo facilmente e velocemente” finii senza levare gli occhi da lui.

Jasper si limitò ad emettere un sonoro ringhio d'avvertimento.

No, no. Era solo un complimento. Non temere ” si affrettò ad aggiungere Demetri.

Non risposi a quel battibecco, stavo esaminando il veleno che mi avevano portato.

E' sufficiente papà?” chiese Jasper ignorando Demetri.

Si credo di si.” Sospirai abbassando gli occhi sul petto di Edward. Dovevo iniziare a cucirlo nuovamente e avrei dovuto utilizzare il veleno di qualche d'un altro. Una vera tortura per Edward, ma non avevo scelta.

Poi i miei occhi furono attirati dalla bella vampira rossa.

Con un gesto deciso aveva spintonato via la nostra Bella e aveva preso Edward fra le sue braccia.

Rimasi a fissarla esterrefatto mentre si chinava ad accarezzagli la fronte.

Bella impietrita era rimasta ferma ad osservare quella scena così surreale ai nostri occhi.

Abbassai gli occhi su Edward e lo sentii rilassarsi.

Il suo corpo costantemente in tensione sembrò ritrovare un attimo la pace mentre apriva gli occhi e guardava con un sorriso la bella vampira “Rebec..ca, sei qui. Final..men..te. Aiuta..mi. Ho tanto ma..le” le mormorò mentre cercava di tirarsi su.

E con nostro estremo stupore lo vedemmo allungare le labbra a cercare la sua bocca.

E Rebecca non si fece pregare e si chinò a baciarlo appassionatamente. Come un pesce sulla riva cerca disperatamente l'acqua così il nostro Edward, aveva cercato il suo bacio.

Vidi gli occhi di Bella farsi grandi dapprima stupiti poi carichi di rabbia.

Finché non lo vedo non ci credo aveva detto, ed ecco ora aveva sotto gli occhi il suo tradimento!

La vidi alzarsi, barcollare, guardarsi intorno come a essere sicura di non stare sognando e poi correre via carica di una cieca rabbia.

Anch'io rimasi lì, fermo incapace di muovermi.

Stordito da quello che i miei occhi continuavano a vedere.

Continuavano a baciarsi senza alcuna intenzione d'interrompersi.

E poi l'amarezza e la rabbia che erano cresciute e si erano nascoste nel mio cuore, esplosero.

Non potevo crederci ma era vero.

Lì sotto i nostri occhi potevamo vedere Edward tradire con passione il suo amore.

Tradire quello per cui aveva tanto a lungo combattuto.

Tradire quella che aveva sempre detto essere la sua ragione di vita.


A scuotermi fu Jasper. Mi toccò un braccio. Sembrava confuso e incerto.

Vado ad aiutare Bella. Qui io non servo” mi disse e dopo aver lanciato una lunga occhiata dubbiosa al fratello si allontanò di corsa.

Rebecca si staccò dalla sua bocca e riprese ad accarezzarlo e coccolarlo.

Lui emise un gemito di dolore e il suo corpo riprese a tremare attaccato dal veleno.

La guardai per la prima volta bene in viso. Era bella, ma c'era un qualcosa che non capivo, un qualcosa che non riuscivo a comprendere.

Poi il sorriso che mi rivolse spazzo la nebbia dai miei occhi ciechi. Assomigliava ad Edward, in maniera terribile, poteva benissimo passare per la gemella. Il suo sguardo e il suo sorriso erano quelli di mio figlio.

Mi riscossi, non aveva importanza, era solo un piccolo dettaglio.

Ero infuriato, mortificato e con rabbia bagnai l'ago con l'ultima goccia di veleno che mi era rimasta e l'affondai nel suo petto. Dovevo finire il mio lavoro. Lo sentii sobbalzare ed emettere un lungo gemito di dolore. “Rebec...ca bacia..mi.” sussurrò.

Lei mi guardò con uno sguardo triste, poi mi strappò l' ago dalle mani e se lo passò in bocca. Dopo avermelo passato nuovamente si chinò a baciare Edward, che si dibatteva per raggiungerla con la bocca.

Ripresi l'ago dalle sue mani e guardai Demetri senza capire quel gesto.

Il veleno di Rebecca dovrebbe essere abbastanza compatibile con Edward” mi spiegò con lo sguardo lontano e triste.

Annui, non poteva fargli più male del veleno di chiunque altro e il mio era proprio terminato. Affondai l'ago pronto a tenerlo fermo per il forte dolore che gli avrei procurato ma con mia enorme sorpresa lo vidi sussultare appena. Continuai veloce a cucire e appena sentii l'ago fare fatica a penetrare lo passai alla bella vampira affinché lo bagnasse nuovamente.

Lei si staccò da lui giusto il tempo di bagnarlo e poi riprese a baciarlo.

Fu in quell'occasione che notai le tracce profonde di sofferenza che solcavano il suo bel viso.

Quando ebbi finito le chiesi di bagnargli le ferite con il veleno e lei dopo essersi staccata da lui ubbidì senza dire una sola parola.

Infine lo fasciai, presto queste ferite sarebbero guarite.

Dovevo ora occuparmi di preparare l'antidoto.

Presi la boccetta di veleno e la rovesciai in una più grossa che conteneva dell'aceto che mi ero portato da casa e vi aggiunsi della polvere di sangue umano, anch'essa proveniente dalle scorte di Volterra.

Miscelai tutto velocemente e mi rivolsi a Rebecca “Se smetti un attimo di baciarlo, gli do l'antidoto al veleno” e la mia voce risuonò carica di tutta quell'amarezza che stavo provando per quella situazione.

Lei si stacco sempre silenziosa ed io mi avvicinai a lui

Edward mi senti?” gli chiesi sperando che mi riconoscesse

Rebec..ca” mormorò.

Apri la bocca ragazzo, devi ingoiare l'antidoto al veleno” lo esortai

Ho male.... Rebec...ca aiuta...mi” continuò tenendo gli occhi chiusi e allungando le labbra a cercarla nuovamente.

Scuotendo la testa, gli aprii la bocca con la forza e lo costrinsi a bere una cucchiaiata di quel liquido schifoso.

Per un attimo pensai lo vomitasse, poi emise un gemito di sofferenza e si rannicchiò su se stesso premendo entrambe le braccia sullo stomaco.

Rebecca si affrettò a prenderlo tra le braccia e alzatogli la testa iniziò nuovamente a baciarlo corrisposta immediatamente da lui.

Scossi la testa disgustato e con malizia allungai la mano sul suo inguine.

Volevo verificare se era eccitato da quel contatto, ma contrariamente a quanto mi aspettassi non era sessualmente attivo.

Probabilmente il veleno aveva coinvolto anche quello.


Mi tirai in piedi seguito da Demetri che silenzioso aveva assistito alle mie cure.

Vieni Demetri, dammi il braccio. Sarà meglio che cucia anche te” gli dissi

Lui annui e mi porse il braccio mentre con l'altra mano prendeva l'ago e se lo passava in bocca. Veloce lo cucii e lo fasciai mentre mi faceva un sorriso riconoscente.


In quell'attimo arrivarono Felix, Rosalie ed Emmett.

Che succede dove sono Bella e Jasper” mi chiese quest'ultimo guardandosi intorno.

Si sono allontanati” sussurrai, non avevo voglia di spiegargli e non ce ne fu neanche bisogno perché in quel momento entrambi i miei figli misero a fuoco Edward che si baciava appassionatamente con Rebecca.

Rosalie spostò gli occhi su di me e con lo sguardo disgustato mi disse “Ho cucito diverse Guardie ferite. Ma c'è ne una che è stata morsa e non so come aiutarla” mi riferì.

Avete preso il veleno al licantropo?” chiesi a Felix.

Lui scosse la testa. “Non sappiamo chi abbia morso Sirius. Puoi aiutarlo ugualmente?” mi chiese.

Rimasi un attimo in silenzio, poi dissi quello che nessun medico vuole mai dire “Non c'è speranza Felix. Se non fate nulla fra quattro o cinque giorni Sirius morirà tra atroci dolori. Forse sarebbe meglio ucciderlo subito...” e le mie ultime parole uscirono come un sussurro. Non avrei mai voluto pronunciarle ma non c'era scelta.

Lui mi guardò serio “Grazie Carlisle.” sussurrò e si allontanò a testa bassa.

Stava andando ad uccidere un amico.

Lo guardai allontanarsi, poi mi rivolsi a Demetri.

Qui c'è la cura per Edward. Deve berne un cucchiaio ogni dodici ore. Suppongo che debba restare con voi per cui accertati che lo faccia, altrimenti sarà stato tutto vano.” gli dissi porgendogli la boccetta.

Lui annui “Sta tranquillo dottore. Lo farà. Per quanto tempo dobbiamo darglielo? Possiamo portarlo via o deve rimanere fermo per un po'?” mi chiese serio.

Dateglielo per tre o quattro giorni e tenetelo calmo a letto. E quando intendo calmo, intendo calmo.” sottolineai guardando di traverso Rebecca che lo stava baciando nuovamente. “Ma potete partire se riuscite a staccarlo da lei”

Lui mi sorrise appena abbassando lo sguardo imbarazzato.

Un favore solo ti chiedo.” proseguii sperando che mi dicesse di si “Fatemi avere sue notizie” gli chiesi con un filo di voce.

Non dipende da me Carlisle, ma farò quello che posso” mi promise e mi mi allungò la mano per stringere la mia.

Ricambiai quel gesto e dopo aver dato un ultima occhiata ad Edward mi allontanai accompagnato da Emmett e Rosalie.

Dovevamo cercare Bella e Jasper.

All'improvviso mi voltai avrei giurato di essermi sentito chiamare da Edward, ma quando lo vidi capii di essermi sbagliato, era nuovamente intendo a baciarsi la sua Rebecca.


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Capitolo 33
*** Un risveglio amaro ***


Ciao eccomi.  La frittata sembra fatta, il piano di Aro per allontanare Edw dalla sua famiglia si sta stringendo.... ma se i Cullen ne sono usciti devastati dall'incontro con   Edw, lui  è ancora attaccato alla sua famiglia ignaro dell'acaduto...  Ma...  
Buona lettura ...

Capitolo 32 Un risveglio amaro


Edward


Stavo malissimo. Sentivo il mio corpo bruciare.

I miei sensi erano appannati e un forte tremito mi si era impossessato di me.

Avevo bisogno di Rebecca. Il mio corpo la richiedeva, ne aveva bisogno.

Sentivo delle voci lontane, mi sentivo toccare ma non riuscivo a capire chi fosse o cosa volesse. Ero perso nel dolore e nella nebbia.

Avevo paura, mi sentivo soffocare e il peggio fu quando qualcosa penetrò con forza nella mia bocca. Cercai di ribellarmi ma fu tutto vano. Per fortuna durò poco e con sforzo ripresi a respirare.

Il petto mi bruciava come il fuoco e mi sentivo pizzicare come se tante api avessero deciso di pungermi contemporaneamente. Un dolore continuo e prolungato smussato soltanto dalla lontananza di Rebecca.

Poi, quando iniziai a credete che tutto non sarebbe mai finito, finalmente la sentii, sentii il suo tocco, le sue carezze.

Il mio corpo la riconobbe ed esultò.

Il panico, la paura mi abbandonarono assieme alla nebbia che oscurava i miei sensi.

Ma sopraggiunse il dolore ancora più forte, ancora più prepotente e mi sentii precipitare di nuovo in un incubo senza fine.

Nuovamente mi sentii pungere e pizzicare il petto come se aghi di fuoco venissero conficcati nella mia carne.

Percepii, per la prima volta chiaramente e con terrore, il fuoco invadere tutto il mio corpo, ogni nervo, ogni muscolo si contorceva avvolto da esso mentre il veleno si propagava dentro di me.

Avevo bisogno dell'aiuto di Rebecca per contenere il male e sapevo che il suo bacio era il mezzo più efficace e veloce per intervenire.

Allungai le labbra cercandola disperato sperando di alleviare quel male che rischiava di farmi impazzire.

E lei lo fece, mi donò le sue labbra e il suo conforto iniziando ad assorbire il mio dolore su di se.

Il mio corpo rispose subito al suo intervento e mi resi conto che non ne potevo fare più a meno.

Ogni tanto si staccava da me, ed io la cercavo, la volevo.

Poi il male al petto diminuì e senti un liquido fresco placarne il dolore.

Ma il resto continuava a bruciare come il fuoco.

Mi parve sentire un voce lontana chiamarmi, una voce conosciuta.

Ma non riuscivo a capire, a rispondere. Avevo bisogno che Rebecca mi aiutasse, alleviasse il dolore. Così la chiamai ancora. Poi qualcuno mi aprii la bocca e mi costrinse a ingoiare un liquido schifosissimo.

Volevo vomitarlo ma non ci riuscii e mentre scendeva nel mio stomaco avvertii una fitta lancinante ad esso. Mi piegai cercando di porre fine a quella sofferenza, ma per fortuna il bacio di Rebecca intervenne ad alleviare i crampi che mi avevano preso.

Dopo un paio di minuti, riuscii ad aprire gli occhi e per la prima volta a guardarmi intorno. Ma non riuscivo a mettere a fuoco quello che mi circondava era tutto avvolto da una nebbia fittissima.

Una figura si stava allontanando, sembrava mio padre.

Carlisle” cercai di chiamarlo ma un ulteriore fitta mi costrinse di nuovo ad raggomitolarmi mentre Rebecca si chinava nuovamente su di me baciandomi per alleviare anche quella nuova sofferenza.

L'antidoto che mi avevano fatto bere, iniziò a fare il suo effetto e lentamente il mio corpo smise di torturarmi con quella violenza e la mia mente divenne leggermente più lucida.

Edward. Adesso ti portiamo in macchina. Torniamo a Volterra” la voce che arrivò da lontano alle mie orecchie era quella di Felix.

Mi sentii avvolgere in una coperta e prendere in braccio.

Aprii appena gli occhi e vidi il suo volto vicino al mio “C'era mio padre vero? O l'ho solo sognato?” chiesi in un sussurro ancora stanco e dolorante.

Adesso devi solo riposare Edward. Presto starai meglio e allora parleremo” mi rispose con un filo di voce.



Quando aprii gli occhi ero nella mia stanza.

Non ricordavo nulla del viaggio di ritorno o di quello che era successo.

Rebecca era sdraiata a fianco a me. Gli occhi chiusi segnati da profonde occhiaie rivelavano la sua lunga battaglia per aiutarmi.

Non volevo disturbarla, e cautamente le passai un braccio intorno alle spalle stringendomela al petto.

Ero consapevole di quanto avessi sofferto in quei giorni, ricordavo vagamente il dolore che mi aveva attanagliato senza sosta e il conforto della sua presenza e dei suoi baci.

Gli ero riconoscente e timidamente la baciai sulla testa mentre lei stirandosi come un gatto mi abbracciava stretto.

Quei lunghi giorni passati assieme, il combattimento nel quale ci eravamo salvati a vicenda più di una volta e infine la mia convalescenza avevano instaurato un legame d'affetto fortissimo.

Con la mente ripercorsi quel poco che ricordavo e mi chiesi nuovamente come era possibile che avessi visto mio padre. Eppure mi ricordavo i suoi capelli, il suo sorriso tirato, la sua voce.


Scossi la testa infastidito mentre con la mano accarezzavo la schiena del mio simbionte. La sentii muoversi, e abbassai gli occhi.

Buongiorno Rebecca, come stai?” le chiesi sorridendole.

Lei mi sorrise felice, mi baciò sulla guancia mentre si alzava e andava a prendere un qualcosa dallo scaffale.

Quando si avvicinò vidi che aveva una boccetta contenente un liquido quasi finito. Prese un cucchiaio, lo riempì e me lo porse.

Mi sentivo bene e la guardai socchiudendo gli occhi.

Sto bene, non ho bisogno di medicine” le sorrisi.

Lei mi guardò preoccupata, poi mi porse nuovamente il cucchiaio.

Devo prenderla in ogni caso?” le chiesi dubbioso.

Lei annui soddisfatta che avessi capito.

Sospirai e ingoiai quel liquido schifoso. Era anche peggio di quanto me lo ricordassi.

Subito una fitta allo stomaco mi fece pentire della mia decisione, mentre la nausea mi assaliva prepotente.

Ma cosa...” cercai di protestare mentre mi chiudevo a riccio tenendomi lo stomaco.

Lei mi fece sdraiare e iniziò ad accarezzarmi la fronte.

La scostai in malo modo, volevo alzarmi, mi sentivo malissimo, dovevo andare a vomitare.

Stai sdraiato Edward” la voce di Ilmi mi fece sussultare. Doveva essere entrato in quel momento. Non l'avevo ancora visto e non poteva certo passare inosservato. “E' la medicina, fra pochi minuti passa.”

Lo guardai mentre cercavo di ingoiare, ma avevo la bocca asciutta e arida.

Ti succede tutte le volte. Siamo impazziti per riuscirti a dartela, ma direi che ha fatto il suo effetto con successo. Quella era l'ultima dose e adesso devi stare a letto almeno fino a domani sera, quindi sdraiati e fai il bravo.”

Lo guardai mentre aiutato da Rebecca mi sdraiavo nuovamente ubbidiente.

Demetri ti deve la vita, e anche le poche Guardie sopravvissute .
E questo grazie al tuo avvertimento altrimenti dubito che qualcuno di voi sarebbe tornato. Anche se come al solito hai fatto di testa tua rischiando la vita” sogghigno.

Chi è sopravvissuto?” chiesi titubante. Non ero certo di volerlo sapere.

Della tua squadra solo te, Rebecca e Demetri che ti deve la vita. Della squadra di Felix se la sono cavata lui, Damiano , Damon e Katia.
Invece nella squadra di Jane lei è stata l'unica superstite e ovviamente non ha riportato nemmeno un graffio” sorrise sornione.

Ci ha fatto dividere e avanzare nel bosco. L'avevo avvertita” scossi la testa dispiaciuto per tutte i miei compagni che erano morti.

Lo sappiamo. Felix e Demetri hanno fatto rapporto e Jane è stata punita severamente per aver fallito così” mi rispose

Hanno trovato Alec? Sono morti tutti i lupi?” chiesi curioso.

Si. Demetri alla fine ha trovato Alec. Non era nemmeno ferito, ma penso che si ricorderà per sempre della sua prigionia. Non sono stati molto carini con lui. In quanto ai licantropi... Pensiamo che siano morti tutti anche se non ne abbiamo la certezza. Grazie alla tua famiglia la battaglia si è conclusa con una vittoria ma l'abbiamo pagata cara e avrebbe potuto finire in maniera molto diversa”

Cosa c'entra la mia famiglia?” gli chiesi ripensando ai dubbi che mi avevano tormentato.

Non ricordi nulla Edward?” mi chiese inclinando la testa attento alla mia reazione.

No, Ilmi. Solo che stavo male e avevo bisogno di Rebecca” risposi cercando di squarciare il velo della mia memoria.

Sono intervenuti loro Edward. C'era tuo padre, tua moglie e tre fratelli.
Sono stati molto bravi. Pare che tuo fratello, quello biondo, sia un abile combattente. Ha molto impressionato Demetri.” mi rispose sorridendo del mio sguardo confuso.

C'era Jasper? E Bella?” chiesi stupito

Non so come si chiamino. Edward” si scusò

Perché non me li avete fatti vedere? Perché li avete tenuti lontani da me?” chiesi agitato tirandomi a sedere.

Subito le mani di Rebecca mi costrinsero a sdraiarmi nuovamente.

Non ti agitare. Tu non li hai visti, ma loro hanno visto te. E' stato tuo padre a curarti e a occuparsi di te insieme agli altri.” mi spiegò.

Lo guardai. Non ricordavo nulla.

Dove sono loro adesso ?” gli chiesi cercando nuovamente di tirarmi su.

Stai giù ragazzo. Sono andati via, Edward. Tu sei ritornato con le Guardie. Sei una di loro. Sei a Volterra” mi spiegò paziente.

Loro mi avevano visto. Papà mi aveva curato e c'era Bella. La mia Bella.

C'era mia moglie ne sei sicuro?” chiesi sorridente all'idea che lei si fosse presa cura di me.

Si all'inizio... si” mi rispose titubante abbassando lo sguardo “Ma adesso devi riposare, non devi agitarti” tagliò corto.

Il tuo tono di voce però mi insospettii, cosa mi stava nascondendo?

Dimmi Ilmi, ti prego. Perché solo all'inizio?” chiesi preoccupato.

Perché ti ha visto baciarti con Rebecca. E ha capito che lei è entrata nel tuo cuore. Che ormai lei non conta più nulla per te” la voce da bambino di Alec era soddisfatta.

Mi girai con lo sguardo vitreo mentre il significato delle sue parole entrava nella mia mente.

Lui mi guardò mentre avanzava nella mia stanza e proseguì soddisfatto del dolore che vedeva nei miei occhi “Tutti loro hanno capito. Mi hanno raccontato che se ne sono andati senza nemmeno salutarti. Eri troppo intento a baciarti la tua Rebecca.”

Lo guardavo, non riuscivo a capire le sue parole.

Io non ...baciavo Rebecca. Non nel vero senso della parola.

Lei, malgrado le volessi bene, era il mio simbionte non la mia compagna. Come potevano aver dubitato di me? Dovevo spiegargli, dovevo chiamarli. Subito!!

Mi tirai su di scatto, ma le braccia forti di Ilmi mi bloccarono “Dove credi di andare Edward? Ti ho detto che devi stare a letto.”

Devo chiamarli, devo spiegarmi...Io...non...” non riuscivo a parlare, a fare una frase coerente, ero troppo agitato.

Alec prosegui tranquillo “C'è poco da spiegare Edward. Loro hanno visto. Non ti crederanno mai. Rebecca ti ha baciato a lungo e tu non facevi altro che chiamarla.” concluse sorridendomi

Stai zitto Alec. Cosa sei venuto a fare qui?” chiese Ilmi alzando la voce chiaramente infastidito dai discorsi del bel vampiro.

Lui sbuffò “Sono venuto a chiamare te. C'è una nuova classe di neonati da addestrare. Sono abbastanza controllati e potete iniziare il vostro lavoro. Dobbiamo rimpiazzare le Guardie perse al più presto” disse poi voltandosi verso di me “Riposati Edward. Rebecca ti farà compagnia... molto volentieri” e ridacchiando uscii.

Io guardai Ilmi “Dimmi che è tutto una bugia. Ti prego” sussurrai.

Purtroppo è vero Edward. Loro ti hanno visto con Rebecca e non sanno che è il tuo simbionte” sorrise mesto “Adesso riposati, e ubbidisci a Rebecca. Quando sarai guarito, riuscirai ad aggiustare tutto” cercò di consolarmi mentre usciva dalla porta.


Rimasi sdraiato con la mente sconvolta da quei discorsi.

Cosa ho fatto Rebecca?” le chiesi pur sapendo che non mi avrebbe risposto “Ma come hanno potuto credere che io...” non finii la frase incapace di accettare l'accaduto.

Rebecca mi prese il viso fra le mani guardandomi negli occhi.

I miei occhi riflessi in lei, carichi della sofferenza dei giorni passati, neri dalla sete che ci torturava e carichi di comprensione. Poi con calma mi abbracciò stretto, iniziandomi ad accarezzare il viso e la fronte.

Il contatto con lei, la sua sicurezza penetrarono come un balsamo nella mia mente ferita e lentamente mi rilassai scivolando nel buio.

Ma non c'erano cure per le ferite del mio cuore, nemmeno lei avrebbe mai potuto donarmi quello che volevo.

La certezza che loro avrebbero capito e perdonato.


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Capitolo 34
*** Rivelazioni ***


Ciao a tutti.  Non faccio commenti e vi lascio al capitolo . Grazie  ancora a tutti.... non sò più come dirvelo ma solo contentissima di ricevere i commenti e vedere che non vi siete ancora stufati della storia...  A Martedì!!!  


Capitolo 33 - Rivelazioni



Carlisle


Quando arrivammo a casa c'erano già tutti ad aspettarci.

Gli avevamo telefonato informandoli che eravamo tutti sani e salvi, compreso Edward.

Non avevamo avuto il coraggio di raccontare loro cosa era successo.


Quando scesi dalla macchina mi ritrovai Esme abbracciata con il volto splendente dalla gioia di rivederci.

Le bastò un attimo, un rapido sguardo per capire che qualcosa non era andato per il verso giusto.

Anche Alice corse ad abbracciare il suo Jasper, ma i suoi occhi tormentati rivelavano la conoscenza del nostro segreto. Dopo aver baciato Jasper, si girò ed abbracciò Bella, stringendola forte come se avesse paura che dovesse cadere a pezzi da un momento all'altro.

E doveva proprio essere così perché lei si strinse forte ad Alice e la sentii sussurrare “Avevi ragione, forse era meglio che io non andassi. Che io non vedessi”.

Alice la guardò negli occhi. “Speravo di sbagliarmi Bella, speravo che la vostra presenza potesse cambiare il corso degli avvenimenti” sussurrò dispiaciuta.

E così è stato. Edward è vivo. Sarebbe morto altrimenti e forse anche tutte le altre Guardie” sussurrai, incapace di alzare la voce di spezzare quel silenzio che ci aveva fatto compagnia per tutto il viaggio di ritorno.

Cosa è successo?” ci chiese Jacob che stringeva forte la mano a Renesmee.

Anche Esme si staccò da me e mi studiò con aria interrogativa.

Dovevamo parlarne, dovevamo prendere atto, accettare quello che i nostri occhi avevano visto, quello che le nostre menti si rifiutavano di considerare realtà.

Fu Rosalie con la voce carica di sdegno a dare voce al nostro dolore “Edward. Ha una compagna. Una vampira dai capelli rossi è la sua nuova donna”

La voce di Rosalie non ammetteva repliche e con stupore vidi Alice scuotere la testa “Non ci credo. E' vero io l'ho visto baciarsi tempo fa. Abbiamo visto il loro sguardo a Firenze. Ma non è possibile Edward ama troppo Bella per farle una cosa così. Ti stai sbagliando Rose”

Il suo tono era determinato così come quello di Bella che con gentilezza e fermezza le rispose “No. Alice. Edward è innamorato di una certa Rebecca. Dovevi vedere come la cercava, come aveva bisogno di lei e come la... baciava” le parole le morirono in gola mentre guardava il viso sbiancare di Nessi.

Non è possibile mamma. Papà non farebbe mai una cosa simile. Papà ci ama.” le sue parole morirono in gola sopraffatte dalla consapevolezza che quello che aveva temuto a Firenze si era realizzato.

Esme mi abbracciò forte “E adesso?” la sua domanda non aveva risposte e tutti tacemmo. Non c'era più nulla da aggiungere.

L'abbracciai forte, triste e sconsolato. Già e adesso? Non lo sapevo neanch'io. Sarebbe ritornato a casa? Avrebbe avuto il coraggio di tornare e spiegare? Sarebbe venuto da solo o si sarebbe portato la sua nuova compagna dietro? Bella ormai era per me come una figlia, faceva parte della famiglia per non parlare di Nessi. Non l'avremmo certo abbandonata non dopo tutto quello che aveva fatto Edward. Aveva osato prendere un qualcosa che non gli apparteneva, l'aveva trasformata, rubata l'anima e per che cosa? Per un capriccio momentaneo? Eppure non riuscivo ad accettare tutto questo, avevo visto e sentito, ma il mio cuore si rifiutava di accettare l'evidenza.

Lo specchio. Era presente lo specchio?” chiese Jacob riportandoci alla realtà.

Non lo sappiamo Jacob. C'erano le guardie ma nessuno di strano o di particolare” risposi quasi infastidito. Che m'importava dello specchio!!

Non so Carlisle. C'è qualcosa che non mi torna” a parlare era stato Jasper.

Era stato in silenzio tutto il tempo. Pensavo fosse turbato dal fatto che Demetri aveva notato la sua bravura, un altro obiettivo per i volturi, un altro membro della mia famiglia nel loro mirino...

Io percepisco i sentimenti, le emozioni eppure...”

Cosa stai dicendo Jasper?” chiese Alice

Edward. Non so... ” scuoteva la testa.

Jasper. Non provare a scusarlo. Lo abbiamo visto tutti come si attaccava a Lei” intervenne Rosalie disgustata.

Non lo sto giustificando ma... Non so, non mi convince” scuoteva la testa guardandoci.

Non c'era altro da dire. Potevano di nuovo solo aspettare. Che cosa? Mi chiesi. Non lo sapevo neanch'io. Forse desideravo che non tornasse... che semplicemente si limitasse a sparire per poter dimenticare. Già dimenticare tutto il male che stava facendo, tutte le ferite che stava aprendo nei nostri muti cuori.

Era diventato un assassino, una Guardia a tutti gli effetti.

Lo avevo visto uccidere i licantropi come una macchina, forte e insensibile. Quel vampiro dagli occhi rossi non era più il mio dolce Edward. Eppure non potevo certo far finta di niente, dimenticarmi di lui...

Scossi la testa deluso e ferito e abbracciai Esme che mi guardava preoccupata.

Lei non avrebbe accettato di perdere nostro figlio e sono sicuro che avrebbe combattuto con i denti per riportarlo a casa alla sua famiglia.

La nostra famiglia.

Esme non si sarebbe arresa facilmente, ma forse questa volta non avevamo neanche la possibilità di combattere.

Forse avevamo perso la battaglia prima ancora che incominciasse.

Forse sarebbe stato impossibile per lui tornare ad essere uno di noi, forse dovevamo prepararci a dirgli addio per sempre...



Demetri


I quattro giorni che seguirono il nostro ritorno alla rocca furono un incubo per tutti noi.

Aro volle subito un resoconto dettagliato degli avvenimenti . Era infuriato per le perdite che avevamo avuto.

Quando feci rapporto non gli raccontai del fratello di Edward, ma lui mi volle toccare e dal suo sorriso immaginai che avesse letto tutto...

Tutta la Rocca venne a sapere dell'accaduto e da quel momento in poi non ci fu un attimo di pace.

Jane venne convocata nello studio di Aro e dopo un lungo colloquio lasciò la Rocca con chissà quale destinazione.

Io e Felix invece fummo mandati insieme a cercare nuovi umani da trasformare.

Dovevamo rimpiazzare le guardie perse al più presto.

Presto ci ritrovammo con una ventina di neonati affamati da gestire.

Oliver era stato tra i primi a cadere e il suo posto venne assegnato ad Angela la sua assistente.

Lei visitò Edward ancora incosciente e tenuto costantemente sotto il potere di Rebecca e dopo aver analizzato l'antidoto ci disse di continuare a darglielo e di informarla se fosse peggiorato.

Ovviamente avrebbe dovuto rimanere a letto fino a che non avesse ripreso le forze.

Appena avevamo un attimo libero io e Felix passavamo a trovare Edward ma era sempre nello stesso stato.

A controllarlo ci pensarono Ilmi e Kong.

Al momento erano abbastanza liberi dagli impegni e qualcuno doveva sorvegliarlo in continuazione. Non sapevamo cosa si ricordava e come avrebbe reagito al suo risveglio.

Quando finalmente riprese conoscenza c'era Ilmi con lui. Poi appena lo vide lucido abbastanza venne a cercarmi.

Demetri” mi chiamò avvicinandosi “Si è ripreso.”

Grazie Ilmi. Sono contento. Come sta ? Mi sento in debito con lui” lo ringraziai

Sembrerebbe abbastanza bene. Ha preso la medicina senza troppe storie. Ma è ancora affaticato e confuso. Deve anche essere molto assetato. Bisognerà farlo bere al più presto. Domani dovrebbero arrivare i rifornimenti vero?” mi chiese speranzoso.

Già. Ma non so se parteciperà al banchetto. Ha sempre avuto problemi ad alimentarsi come noi” spiegai scuotendo la testa. Non lo riuscivo proprio a capire. Il suo rifiuto era per me, come per le altre Guardie incomprensibile.

Lui annui. La storia del vampiro con gli occhi gialli era famosa nella Rocca.

C'è un altra cosa che devi sapere” mi disse e aveva lo sguardo triste “Mentre ero lì mi ha chiesto della sua famiglia.”

Speravo non si ricordasse di loro” commentai assorto

Qualcosa sapeva, ma è arrivato Alec e gli ha raccontato tutto” finì la frase disgustato.

Proprio tutto?” chiesi preoccupato.

Già. E ha messo molta enfasi. Sembrava soddisfatto quella serpe” rispose chiaramente infuriato con il bel gemello.

Come l'ha presa?” gli chiesi dispiaciuto

Male Demetri. Ho paura faccia qualche scemata. Si è agitato tantissimo. Troppo direi” Lo guardai assorto.

Avrei dovuto parlarne con Aro.

Annui “Andrò a parlargli, prima però devo discuterne con Aro” lui mi guardò.

Aveva ancora qualcosa da dirmi e con imbarazzo continuò “Perché non hai spiegato alla sua famiglia quello che stava succedendo e chi è in realtà Rebecca? Ti ha salvato la vita. Potevi farlo e non l'hai fatto” Il suo tono era chiaramente di accusa. Anche lui si era affezionato a quel ragazzo.

Scossi la testa dispiaciuto “Ho ricevuto ordini precisi in merito. Non potevo infrangerli. Anche a me dispiace, credimi. Ma lui è una Guardia ed io anche. Per quanto gli sia affezionato ho degli ordini da rispettare” la mia voce era triste. Ma che scelta avevo? Nessuna.

Ma potevo cercare di aiutarlo parlando con Aro.

E salutato Ilmi mi diressi da lui.

Forse avrebbe consentito di fargli comunicare con la famiglia, di permettergli di spiegargli l'accaduto... sempre che fossero disposti a credergli.

E deciso mi diressi dal mio Signore, dovevo almeno provare, dovevo provare ad aiutarlo, avevo un debito da saldare.

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Capitolo 35
*** Amore e odio ***


Ciao eccomi qua.  Lasciamo Edward un attimo e andiamo a vedere cosa bolle in pentola a Casa Cullen. Perchè qualcuno è molto arrabbiato...

Un bacione e grazie!!!



  

Capitolo 34 - Amore e odio


Bella


Da quando eravamo tornati mi ero chiusa in me stessa.

Erano ormai quattro giorni che me ne stavo chiusa in camera. Ero gentile con tutti, ma preferivo stare da sola. Quella che ormai consideravo la mia famiglia aveva provato a starmi vicino all'inizio ma poi finalmente avevano capito che era meglio lasciarmi in pace.

Anche loro stavano male dietro a questa storia, anche loro si torturavano nell'indecisione.

Fra quindici giorni lui forse sarebbe tornato ma se anche avesse deciso di rimanere a Volterra io sarei andata via comunque.

Non ne avevo parlato con nessuno ma dentro di me, stavo iniziando a progettare la mia partenza.

Avrei detto a Nessi di tornare a la Push. Li il branco si sarebbe presa cura di lei e di Jacob.

Ma io non sarei andata con loro.

Era tanto tempo che volevo visitare Parigi e Londra e sono sicura che Carlisle mi avrebbe imprestato un po' di soldi.

Avevo bisogno di stare da sola, di riflettere e soprattutto di non pensare.

Di non pensare a lui... al mio amore.

Si perché io continuavo ad amarlo, ma il mio cuore si era sbriciolato.

Se anche fosse tornato non c'è l'avrei fatta a vederlo.

Il suo sorriso mi avrebbe fatto solo male, le sue parole avrebbero bruciato come il fuoco.

No. Non potevo più incontrarlo, dovevo solo dimenticarlo fare finta che lui non fosse mai esistito.

E la mia mente volò a quando umana mi aveva abbandonato.

All'epoca mi ero distrutta e solo Jacob mi aveva salvato.

Ma adesso non sarebbe andata così.

Non volevo più soffrire dietro a lui, lo avrei cancellato dalla mia mente e dal mio cuore.

Potevo farcela e lo avrei fatto.

L'amore si stava trasformando lentamente in odio. Un odio profondo e cieco, l'odio di chi si sente tradito ed abbandonato.

Sapevo che loro speravano di ricevere sue notizie, erano in pensiero per lui, ma io, anche se avesse deciso di chiamare, non gli avrei parlato.

Non c'era niente da dire. I fatti avevano parlato per lui. Quello che avevo visto, era stato troppo!!

Mi ero rifiutata di credere alle visioni di Alice, alle carezze spiate a Firenze.

Ma adesso non potevo negare l'evidenza!!

La baciava con un bisogno disperato, con una foga che era appartenuta solo a me.

Ma adesso non più.

Lui non era più mio!!

L'avevo perso!!

Volterra aveva scavato un fossato fra di noi, un baratro che niente avrebbe più potuto colmare.

Mi aveva tradito e questa consapevolezza mi aveva distrutto.

Gli occhi iniziarono a pungermi, erano le lacrime che non potevano uscire.

Quelle lacrime che avrei tanto voluto avere, che mi avrebbero confortato e permesso di sfogarmi.

Quante volte mi aveva detto che ero la sua unica ragione di vita, che mi amava più di se stesso.

Quante bugie mi aveva raccontato!!!

Il suo saper mentire era sempre stato un problema per me, ma adesso la verità era finalmente saltata fuori. Il suo “per sempre” non era stato nulla di più che un capriccio momentaneo.

Era bastato stare lontano tre miseri mesi e già si era dimenticato delle sue parole, dei suoi sentimenti... di me.

Quando ci eravamo salutati mi aveva detto che sarebbe tornato presto, che mi lasciava il suo cuore in custodia.

Lo odiavo. Mi aveva mentito. E non c'era perdono possibile.


Mi sdraiai sul letto, sul nostro letto. Potevo sentire ancora il suo profumo aleggiare nella camera, lentamente mi abbracciai il suo cuscino.

Sapeva di lui, sapeva del mio Edward.

Sapeva del mio amore perduto.


In casa regnava il silenzio.

Probabilmente erano tutti a caccia.

Ci andavano spesso, molto più spesso del solito.

Probabilmente si sfogavano.

Ma io no!

I miei occhi erano neri per la sete, ma non volevo cacciare, non potevo farlo.

Troppe volte l'avevo fatto con lui.

Troppe volte le nostre battute si erano trasformate in baci e carezze.

Troppo dolore sarebbe stato cacciare in quei boschi.


Poi sentii bussare alla porta.

Mi misi a sedere e presi il libro che fingevo di leggere e con una tranquillità che non avevo dissi “Avanti”.

Mi aspettavo comparisse Esme o Carlisle. Loro cercavano di confortarmi o tutt'al più Alice che sicuramente aveva visto la mia decisione di andare via.

Quando varcò la soglia, per un attimo sgranai gli occhi. Non me lo aspettavo. Di tutta la famiglia era l'unico che non avrei mai immaginato potesse cercarmi.

“Ciao Jasper. Cosa c'è?” gli domandai stupita.

Lui mi sorrise timido “Dobbiamo parlare Bella. Subito!”


E il più tenebroso e pericoloso membro della famiglia Cullen, fissandomi con gli occhi carichi di dolore si avvicinò lentamente come un ragno a una mosca.



Renesmee


Non potevo crederci.

Eravamo tornati da La Push carichi di dolore. Avevo visto Jacob piangere per la perdita di Billy e avevo provato a consolarlo.

Non credevo avrei mai potuto vivere un dolore simile al suo.

I miei genitori, tutta la mia famiglia e il mio amore erano immortali.

Non avrei mai perso nessuno in maniera definitiva. Di questo ero convinta di questo mi ero fatta forte per consolare il mio Jacob.

Ma quando vidi il volto di mia madre scendere dall'auto, quando vidi Alice abbracciarla, quando scrutai lo sguardo triste del nonno. Capii!!

Non c'è solo la morte che può portare via un pezzo di cuore.

Stavo perdendo mio padre.

Quando ero stata a Firenze, ero tornata confusa ed arrabbiata con lui, ma poi avevo capito che le apparenze possono ingannare. Che io non lo avrei mai perso.

Mia mamma credeva in lui, tutti ci credevano ed anch'io finii per accettare il suo essere vampiro e quella che agli occhi di tutti veniva considerata solo un amicizia.

Mi ero ripetuta per giorni che doveva esserci una spiegazione a tutto, che lui non poteva lasciarci, che ci amava come aveva sempre detto.

Avevo finito per accettare i suoi occhi rossi, il suo diventare Guardia.

Non aveva scelta e sapevo che mi amava.

Prima di partire me lo aveva ripetuto con gli occhi tristi, e mi aveva lasciato un braccialetto con un fiore di cristallo attaccato.

“Questo apparteneva a tua nonna. A Elizabeth Mansen. Questo è un fiore, proprio come te.

Tornerò da voi mio piccolo giglio, tornerò e ti accompagnerò all'altare. Ti do la mia parola. Ti amo piccola mia, sei la mia gioia di vivere”


Guardai ancora una volta il braccialetto che tenevo al polso. Cosa poteva mai essergli successo come poteva pensare di fare del male a me e alla mia mamma?.


Mamma era disperata. Non l'avevo mai vista così. Si era chiusa in se stessa e non parlava con nessuno. Non che nessuno avesse voglia di parlare. Eravamo tutti tristi. Ognuno era perso nei propri pensieri ed io non resistevo nel vedere la mia cara e adorata mamma in quelle condizioni.


Jacob, mi capiva e mi appoggiava, sapeva come la pensavo, lui che aveva sempre osteggiato mio padre era l'unico che non credeva possibile quello che era successo.

Era convinto malgrado tutto che ci fosse una spiegazione e mi ripeteva in continuazione “Lo specchio Nessi. Vi siete dimenticati lo specchio. C'è qualcosa che non quadra. Non è da tuo padre. Credimi. Lo conosco meglio di chiunque altro, so come ragiona e ti dico che c'è un equivoco. E' che voi vampiri siete troppo superficiali. Vi amate tanto ma siete troppo egoisti per capirvi veramente. Io lo so... io so che si stanno sbagliando tutti...abbi fiducia in lui... ”


Stavamo aspettando, non potevamo fare altro e senza immaginare le conseguenze acconsentii alla richiesta di Jacob e decidemmo di andare fuori due giorni.

Voleva farmi distrarre, levarmi da quella casa così piena di dolore e amarezza, ma forse le cose sarebbero andate diversamente se fossi stata dove era il mio posto .

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Capitolo 36
*** Pamela e Jasper ***


Ciao eccomi di nuovo qua con un nuovo capitolo.  Non vi anticipo nulla perchè saranno tante le cose importanti che si annunciano, ma soprattutto rimarrà evidente ancora una volta che Edward e Bella si amano... è questo è ciò che conta di più!!

Un bacione, grazie a tutte e soprattutto buona lettura!!!


Capitolo 35 - Pamela e Jasper

Edward


Quando ripresi conoscenza cercai di alzarmi ma le mani forti di Rebecca mi costrinsero a stare giù.

Era seduta sul letto e a parte gli occhi neri e le occhiaie profonde per la sete aveva il viso riposato e tranquillo.

Mi sorrise mentre mi faceva una carezza sulla guancia.

“Ciao Rebecca, sto bene voglio alzarmi” le dissi sorridendole a mia volta.

Lei scosse la testa e mi premette la mano sul petto per tenermi giù.

Sospirai e cercai nuovamente di tirarmi su.

Lei iniziò a scuotere la testa chiaramente preoccupata.

“Rebecca mi sento bene. Mi fai scendere?” chiesi nuovamente gentilmente cercando di non perdere la pazienza.

Quando si metteva in testa qualcosa non riuscivo a farle cambiare idea.

La risposta fu la stessa. Decisamente non voleva.

Odiavo comportarmi così con lei, ma con decisione scostai la mano e mi misi dapprima seduto e poi in piedi velocemente.

Ovviamente aveva ragione lei, perché la testa iniziò a girarmi velocemente, troppo velocemente.

Tutto divenne nero e lei mi prese appena in tempo prima che mi afflosciassi per terra.

Poi con decisione mi fece sdraiare nuovamente.

“A quanto pare, avevi ragione. ” ammisi malvolentieri

Lei mi sorrise ridacchiando e annuendo grata che riconoscessi i suoi motivi.

“Mi sono alzato troppo veloce, se mi lasci fare lentamente magari riesco a stare in piedi” riprovai.

Il suo sguardo divenne duro e arricciò le labbra mostrandomi i denti.

“Ok va bene. Hai vinto tu... per ora” dissi adagiandomi sul cuscino.

Era inutile insistere e poi aveva ragione. Mi sentivo debole. Il veleno del licantropo mi aveva massacrato. Mi sentivo la bocca e la gola secca, e avevo sete. Troppa sete, per starmene tranquillo a letto. La cosa che mi preoccupava era che malgrado il mostro stesse smaniando dentro di me, ero privo di veleno.

Chiusi gli occhi e iniziai a ripensare a quello che mi avevano detto Ilmi e Alec.

E la ferita al mio cuore si riaprì sanguinante.

Stavo rimuginando triste e sconsolato quando la porta si aprii ed entrò Demetri tutto sorridente.

“Ciao Edward. Finalmente sei sveglio.”

Gli sorrisi e annui “Rebecca non mi vuole far alzare, ma sto bene” spiegai.

“Ha l'ordine di Angela di tenerti a letto. E devi ubbidirle.” sghignazzo sedendosi sul bordo del letto “Seriamente Edward. Come ti senti?” e il suo volto divenne serio mentre scrutava il mio.

“Mi sento debole. E ho una gran sete. Non hai una bottiglia come l'altra volta?” provai a chiedergli.

Lui scosse la testa “No Edward. Abbiamo troppi neonati e le provviste servono per tenerli buoni. Stasera ci sarà il banchetto ed Aro vorrebbe che tu partecipassi. ” mi spiegò circospetto, studiando la mia reazione.

Sentii il mostro che era in me esultare più forte all'idea del sangue caldo e buono che mi aspettava. Sarebbe stato dura riuscire a imprigionarlo, la sua forza era cresciuta in questi mesi e la battaglia l'aveva reso ancora più potente insieme al sangue umano di cui mi ero nutrito in precedenza.

Mi passai la lingua sulle labbra aride ed annui.

“Ho sete Demetri. Non c'è un altro modo?” provai a chiedere mettendo a tacere il mio istinto.

Lui scosse la testa. “Se ce la fai a resistere tre o quattro giorni, può darsi, ragazzo. Ma non subito” rispose studiandomi.

Sospirai, non sapevo come uscire da quella situazione. Lui smaniava e i legami erano ormai deboli e sfilacciati.

L'unica era provare a parlarne con Aro, forse visto il mio comportamento avrebbe trovato un nuovo compromesso.

“Devo parlare subito con Aro, Demetri.” asserì deciso mentre provavo nuovamente ad alzarmi.

Lui mi bloccò per la spalla. “Non ti puoi alzare Edward. Sei troppo debole ancora” precisò scuotendo la testa.

“Ce la posso fare, Demetri.” risposi deciso mentre mi passavo nuovamente la lingua sulle labbra aride.

Lui mi scrutò indeciso poi a bruciapelo mi chiese “Hai veleno in bocca Edward?” mi guardava preoccupato.

Io scossi la testa “Ho la bocca e gola asciutte. Non riesco a produrlo” gli confessai infastidito.

Il veleno è la nostra principale arma, oltre che essere un riflesso alla sete. Ed esserne privo assetato com'ero era assai preoccupante.

Potevo vedere il suo sguardo assorto.

“Già quando eri nel bosco ferito, ne eri privo. Tuo padre ha dato colpa alla tue ferite. Mi sto domandando se sei guarito del tutto. Ragazzo” mi spiegò studiandomi come a cercare se avessi altri problemi “C'è qualcos'altro di strano nel tuo corpo?” mi chiese.

Ci pensai un attimo. Mi sentivo normale, a parte l'essere stanco e assetato. Ma per il resto era tutto a posto. Scossi la testa “No. A parte la mancanza di veleno mi sento bene. Voglio scendere, voglio parlare con Aro. Non posso aspettare , la sete mi sta divorando.” ripresi.

“No Edward. Devi stare ancora a letto. E Angela vuole che tu prenda questa nuova medicina. Dice che ti metterà in forze velocemente” affermò andando a recuperarla sullo scaffale.

“Non serve Demetri. Se bevo passerà tutto .” conclusi deciso.

Lui si fermò studiandomi. Probabilmente si stava chiedendo se fidarsi o meno. Poi, con mio grande sollievo, annui “Stai a letto. Vado a parlare con Aro, vedo se può riceverti” e si allontanò.

Mi misi giù, non potevo far altro.

Il tempo sembrava non passare mai quando finalmente sentii bussare alla porta.

Era Damiano “Mio Capitano. Aro ti aspetta nel suo studio” mi disse con lo sguardo basso e rispettoso.

Rimasi a fissarlo un attimo. Nessuno si era mai comportato così con me, e preso in contropiede gli risposi “Ehm, si grazie...” titubante.

Lui uscii ed io fissai Rebecca “ Finalmente, non ci speravo più di riuscire a parlargli.” e tirandomi su le feci una carezza sulla testa.

Lei mi sorrise e mi porse il braccio. Forse temeva che sarei caduto, ma io scossi la testa “Rebecca sto bene, finiscila di fare la mamma apprensiva” scherzai.

Ma mi pentii subito. I miei pensieri volarono ad Esme. Lei sicuramente sarebbe stata in ansia per me, dovevo trovare il modo di comunicare con loro. Aro me lo doveva, me lo aveva promesso.

Mi alzai, ed effettivamente constatai di non essere proprio in piena forma. La testa mi girava e mi sentivo un budino, ma caparbio mi diressi in bagno per darmi una lavata.

Mi vestii molto lentamente aiutato da Rebecca che mi stava attaccata per paura che cadessi. Poi mi mise la solita mantellina sulle spalle. Con sorpresa notai che le bordature bianche erano sparite. La guardai con fare interrogativo, ma lei si limitò a stringersi nelle spalle mentre me la sistemava tutta sorridente.

Uscimmo per mano e ci avviammo verso lo studio di Aro. Mi muovevo circospetto, ogni minuto che passava, mi sentivo sempre peggio.

Stavamo passando nel corridoio quando ci imbattemmo in un gruppetto di neonati scortati da Rubens, Kong ed Alec. Non feci neanche in tempo a capire quello che succedeva che sentii una voce gridare il mio nome mentre venivo sbattuto con violenza contro la parete del corridoio.

Le sue mani erano fortissime ed io debole non riuscii ad opporre nessuna resistenza mentre mi ritrovai schiacciato con le sue labbra premute sulle mie.

Le sue mani forti, premevano sulle mie spalle mentre la sua lingua si infilò nella mia bocca.

Cercai di respingere quel corpo, ma non riuscivo a muovermi.

“Adesso basta Pamela. Smettila.” le mani forti di Rubens staccarono la ragazza da me.

Mentre mi afflosciavo per terra stordito da quell'attacco inaspettato.

Vidi Alec lasciare Rebecca che aveva afferrato mentre se la rideva di gusto “Era giusto che Pamela si prendesse una piccola rivincita Edward... dal momento che le hai rubato la vita. E' stata trasformata per colpa tua!!” concluse sorridendo.

Alzai gli occhi e vidi Pamela, con lo sguardo rosso rubino tipico dei neonati fissarmi intensamente. Mi voleva disperatamente. I suoi pensieri erano più che espliciti. Parlavano di sesso sfrenato. “Edward. Adesso sono come te. Ti prego vienimi a trovare. Posso essere tua... per sempre” chiocciò passandosi la lingua sulle labbra con un gesto chiaramente provocatorio.

La fissai confuso e spiazzato. “Mi spiace Pamela. Non credevo che il mio comportamento, ti condannasse a questa vita” cercai di scusarmi.

“Non sono arrabbiata con te Edward. Adesso finalmente puoi stare con me. Non devi più fuggire o nasconderti. Posso essere tua... amore mio” quell'ultima parola mi fece tremare.

Mi mancava solo una vampira innamorata.

Dovevo spiegarle. “Pamela, io.... tu ... non. Io stavo... io... mi serviva il computer!” sputai quell'ultima frase disgustato da me stesso mentre il suo sguardo diventava vitreo, finalmente aveva compreso.

“Tu... mi hai … usata?! Me la pagherai Edward!!” e con un gesto felino si lanciò su di me.

Provai a spostarmi ma ero lento e debole. Per mia fortuna Rubens l'agguantò al volo mentre Rebecca si portava in mia protezione. “Basta Pamela. Controllati!! Quando sarai più tranquilla potrai cercarlo, ma per ora vieni via” la sgridò Rubens trascinandola lontano da me.

Lei lo seguì calma e ubbidiente. Poi si voltò e lentamente mi sibilò. “Avrò la mia vendetta Edward ed avrò te!” .


Rimasi fermo ancora scosso dall'accaduto. Avevo già diversi nemici all'interno della Rocca e mi mancava solo Pamela. Stupito notai l'assenza di veleno in bocca. Dopo un attacco del genere avrei dovuto averlo in eccesso, ma invece nulla. Ingoiai a vuoto, con la gola in fiamme e guardai Rebecca che fissava il gruppo allontanarsi. “Andiamo” le sussurrai, mentre mi alzavo e mi studiavo per controllare eventuali danni.

Lei si voltò a guardarmi e si allungò appena in tempo per afferrarmi al volo.

Le gambe mi avevano ceduto.

La testa mi girava e vedevo tutto nero.

Mi aiutò a mettermi in piedi e mi guardò dritto negli occhi. “Sto bene. Sono solo debole. Probabilmente è la sete” biascicai con la bocca impastata cercando di minimizzare.

Mi stavo sentendo sempre peggio.

Adesso facevo fatica anche a parlare ma non volevo mollare.

Lei mi guardò di traverso per nulla convinta e poi passandomi il braccio sotto le spalle s'incamminò verso lo studio di Aro.

Quando entrammo presi Rebecca per mano. Non volevo farmi veder debole o sofferente da lui.

“Oh Edward. Volevi parlarmi?” la sua voce era gentile mentre scrutava il mio viso dal quale doveva trasparire la fatica che facevo per rimanere in piedi e lucido.

“Voglio parlare con la mia famiglia. Me l'hai promesso. E ho sete... ma non voglio partecipare al banchetto... ” risposi con un filo di voce mentre tutto diventava nero e sfocato intorno a me. L'ultima cosa che percepii furono le braccia di Rebecca stringermi prima di scivolare nel buio.



Bella


Jasper avanzò lento senza levarmi gli occhi da dosso. Non sapevo cosa aspettarmi da lui.

“Dimmi Jasper. Cosa succede?”

Lui si fermò in piedi poco lontano poi si portò le mani dietro la schiena e iniziò a passeggiare avanti e indietro.

“Bella so cosa stai provando” esordì.

Un sorriso si dipinse sul mio volto. Certo che lo sapeva. Non aveva bisogno di dirmelo

“E stai sbagliando” proseguì fermandosi e fissandomi con i suoi meravigliosi occhi gialli.

“No Jasper. Sei tu che non capisci. Edward mi ha mentito e ha tradito la fiducia e l'amore che riponevo in lui” gli spiegai. Possibile che non capisse come mi sentivo?

Subito sentii una pace scendere sul mio animo “Smettila subito!! Non provare a influenzarmi. Fratello” e sputai fuori quest'ultima parola con una rabbia che non pensavo di possedere.

“Bella io ero là.” mi spiegò paziente portandosi veloce vicino al mio letto. Il suo viso era carico di sofferenza.

“Certo che c'eri. Non sei mica un fantasma. Abbiamo visto e sentito le stesse cose Jasper” sibilai infuriata.

Lui non cercò di calmarmi mentre proseguiva con il volto triste e concentrato “Vedi Bella. E' difficile spiegarmi. Ma quando Edward è con tè il suo amore sprizza da ogni poro. Mi investe, mi travolge, mi esalta. Là questo non è successo.” concluse

“Jasper, per forza, stava male” scossi la testa. Ma dove voleva andare a parare?

“No Bella... non è questo. Edward non ama quella vampira. Lui aveva bisogno di lei, la cercava, la voleva. Ma non per amore.” cercò di spiegarsi

“Ma se tu vuoi una persona così disperatamente è perché la ami e la desideri” lo corressi infastidita dalla piega del discorso.

“No Bella non sempre. Ci sono vari tipi di desiderio, non solo quello sessuale. Anch'io ti desideravo quando eri umana e non per gli stessi motivi di Edward” sorrise abbassando gli occhi al ricordo di quanto gli avessi istigato la sete.

“Oh no Jasper. Non mi puoi dire che Edward, stava con lei perché voleva mangiarsela. E' una vampira” scossi la testa ridacchiando per la sua ingenuità.

Lui mi sorrise paziente “No Bella. E' ovvio che non era sete quello che provava. E' che lui, pur desiderandola, non la desiderava per amore” concluse guardandomi.

“E per che cosa allora?” gli chiesi scuotendo la testa. “Perché mai avrebbe dovuto... baciarla” e quell'ultima parola mi uscii come un insulto.

“Non lo so” ammise sconsolato “Non sono riuscito a riconoscere i sentimenti, era troppo confuso e dolorante. Sembrava... quasi... che lei fosse la sua... morfina... Si ecco la voleva come se fosse morfina come se... potesse alleviargli... il dolore” sembrava confuso anche Jasper.

“E dai Jasper. Non dire scemate. L'hai visto come si baciavano appassionatamente. Ci mancava poco che lo spogliasse e facessero l'amore davanti a noi” conclusi amara.

“Non credo proprio Bella” mi sorrise chiaramente imbarazzato “Carlisle ha verificato” sussurrò e se avesse potuto sarebbe arrossito.

“Cosa intendi Jasper. Con Carlisle ha verificato?” chiesi adesso incuriosita e quasi divertita immaginandomi la scena.

Abbassò gli occhi e si passò la mano sul naso come a nascondersi “Non c'era eccitazione... Edward, non era eccitato da quel contatto. Carlisle gli ha toccato l'inguine” e mi guardò imbarazzato.

Rimasi in silenzio titubante. “Non... era pronto?” chiesi stavolta a essere imbarazzata ero io.

Lui annui. Era buffo parlare di questi argomenti con Jasper... lui era sempre così timido e riservato... fosse stato Emmett mi sarei anche fatta due risate... ma lui mi stava mettendo a disagio.

“Perché mi dici questo Jasper?” chiesi confusa. Se non era eccitato... E io sapevo quanto poco ci volesse quando eravamo assieme... bastava una carezza o un sospiro a volte.

Ma forse era il veleno, mi corressi mentalmente. “Poteva essere l'effetto del veleno” ribattei sconfortata.

“Può essere Bella. Non lo sapremo mai se non vuoi parlare con lui ” e mi guardò studiando la mia reazione.

“E' così allora!! E per questo che sei venuto? Hai paura che non voglia parlarci vero? Lo stai proteggendo!! Ma hai sbagliato Jasper. Io fra due giorni partirò e voi non mi fermerete. Ho deciso.” la mia rabbia era esplosa. Mi sentivo raggirata e sapevo anche chi fosse il vero autore.

“Alice vieni subito qui!!!” gridai esasperata.

Lei entrò tranquilla e abbracciò Jasper baciandolo sulla guancia.

“Quello che ti ho raccontato è vero” sibilò lui offeso dalla mia reazione.

“Bella, va bene. Non dirò nulla. Fra due giorni potrai pure partire, ma stasera leggerai con noi la sua e-mail?” chiocciò lei.

Guardai Alice strabuzzando gli occhi. “Cosa?” chiesi stupita.

“Ecco adesso... Va bene!! Hai cambiato decisione!!” sorrise tutta felice allontanandosi e gridando a a tutti “Stasera riceveremo un' e-mail di Edward”

Guardai Jasper “Non ho capito, mi vuoi spiegare per favore.” ero esasperata dal comportamento di Alice.

Lui annui sorridendomi “Alice aveva visto che avresti cancellato l' e-mail senza leggerla. Volevamo farti cambiare idea” ammise sottovoce titubante aspettando la mia reazione.

Aprii la bocca e la richiusi mentre scuotevo la testa mio malgrado divertita da quella congiura.

Poi lo fissai “Quello che mi hai raccontato è... tutto, ma proprio tutto... vero?” gli chiesi.

Lui annui soddisfatto che non gli avessi staccato la testa dal collo.

“E c'è dell'altro” continuò guardandomi seriamente “Alice non l'aveva visto baciarsi Rebecca. Aveva visto solo te scappare disperata.” concluse assorto.

“Perché?” chiesi

“Lo specchio era in funzione.” asserì deciso “E mi domando chi o cosa sia dal momento che in precedenza l'aveva già visto baciarsi Rebecca. Qualcosa non quadra Bella. E' tutto così strano... così confuso” finii.

Poi prese fiato si avvicinò, si sedette a fianco a me , mi prese le mani e guardandomi con gli occhi dolci e sofferenti nello stesso tempo, disse “Ti prego Bella. Qualsiasi cosa sia successa, dagli un altra possibilità... lascialo almeno spiegarsi e scusarsi. Lui ti ama in maniera disperata. Io lo so!!”

Abbassai lo sguardo. Non avevo mai visto Jasper così.

Lui era così forte, così orgoglioso.

Sapevo che si volevano bene con Edward, ma non immaginavo ci fosse un rapporto così stretto fra loro.

Non immaginavo potesse arrivare quasi a supplicarmi di dargli una possibilità.

Annui questo potevo permetterlo.

Avrei letto la sua e-mail e avrei cercato di capire e perdonarlo.

Lo dovevo almeno alla mia nuova famiglia. Lo dovevo almeno a loro. E poi non potevo mentire più di tanto a me stessa. E Jasper lo sapeva benissimo.


Amavo ancora Edward in maniera totale e disperata.


Nessuno di noi poteva sapere che quello che avremmo letto era tutt'altro che delle spiegazioni o delle scuse e che forse sarebbe stato meglio cancellare quella maledetta bustina gialla.


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Capitolo 37
*** Sete ***


Ciao la situazione sta pecipitando, le incomprensioni vanno chiarite al più presto ed Edward ne è consapevole !!  Per questo vi lascio a leggere mentre sono sicura che la situazione vi sembrerà complicata ... ma abbiate pazienza  e fiducia in me,  perchè presto capirete tutto e  perchè ogni cosa ha un suo motivo!!.

A presto e grazie ancora una volta!!!!!

Capitolo 36 - Sete


Edward


Quando aprì gli occhi ero sdraiato su un divano.

Sentii le mani di Angela premere su di me. Mi stava visitando.

“E' molto debole. Ha bisogno urgente di bere. Per il resto sembra stia bene. E' solo un po' troppo caldo” affermò sicura della sua diagnosi “Sarebbe stato meglio rimanesse a letto, come avevo detto.” scuoteva la testa disapprovando la mia fretta.

Sbattei gli occhi e cercai di parlare. Non uscii che un sussurro stentato “Non riesco a produrre veleno” la informai preoccupato a mia volta.

Lei mi guardò “Da quando ti succede?” chiese mentre mi invitava ad aprire la bocca.

“Da quando è stato morso in battaglia. Anche Carlisle se ne era accorto e ha dato la colpa alle ferite” Demetri era presente e rispose per me.

Angela mi passò le dita in bocca, poi le ritrasse e mi fece una carezza sulla testa “Effettivamente non c'è n'è traccia. Edward, hai sete vero?” mi chiese.

Io annui. La gola troppo secca e in fiamme per parlare.

“Dovresti averne la bocca invasa in queste condizioni. Probabilmente ha ragione tuo padre è un effetto collaterale del veleno. Devi provare ad aspettare tre o quattro giorni, dovrebbe tornare velocemente” asserì pensierosa “Per adesso sarebbe meglio che stesse tranquillo il più possibile ancora per un poco. Non mi piace il discorso del veleno e poi è ancora troppo debole ” affermò alzandosi e guardando il gruppetto che si era formato intorno a me.

“Ho sete” mormorai passandomi la lingua asciutta sulle labbra secche.

“Si. Si vede ampiamente. Temo che la colpa sia della temperatura alta... probabilmente ti brucia i liquidi provocandoti la sete. Sarebbe meglio che bevesse il prima possibile mio Signore Aro. Senza aspettare stasera. E poi dovrebbe prendere immediatamente un altra dose della medicina che gli ho preparato e riposare” concluse.

“Devo parlare alla mia famiglia.” voleva essere una richiesta decisa, ma uscii un mormorio appena udibile. Non potevano impedirmelo nuovamente. Non volevo ritardare ancora. Loro erano sicuramente in pensiero per me.

Aro era stato in silenzio ad ascoltare attentamente. Probabilmente si domandava se poteva accontentarmi. Non riuscivo ad usare il mio potere, ero troppo stanco e sfinito.

Sospirò “Sei stato bravo Edward. Voglio ricompensarti. Possiamo fare così. Adesso berrai la medicina di Angela mentre manderò Haidy a prelevarti due umani. Tu e Rebecca potrete così sfamarvi prima del banchetto...” alzò la mano per zittirmi “Non sei in grado di discutere Edward. Se riesci a resistere, non ti forzerò a cibarti.” Scuoteva la testa “Ma non ti consiglio di fare troppo il difficile. Altrimenti non sarai in forza abbastanza per parlare con i tuoi. ” sorrise.

Era un ricatto!

Mi avrebbe costretto a uccidere per poter parlare con la mia famiglia.

Sentii un ringhio crescere nel petto, ma non il veleno sgorgare come avrebbe dovuto. Il mostro si agitava inquieto, sentivo la sete e la sua forza crescere ogni minuto.

“Pensaci Edward” continuò compiaciuto “dopo che ti sarai levato la sete, ti farò portare dal computer e sarai libero di scrivere tutte le e-mail che vuoi e di farti rispondere liberamente. Poi però andrai in camera e ti riposerai” mi guardò severo.

Non era una possibilità o una richiesta... era un ordine.

“Voglio parlargli a voce ” sussurrai con fatica.

“Se preferisci... Ma sei sicuro di riuscirci? Se ti esprimi così, non solo non sarai in grado di fare un discorso, ma li metterai ancora più in pensiero. Penso che per te sia meno faticoso scrivergli. Almeno finché non ti sarai ripreso completamente.” mi sorrise.

Il suo discorso non faceva una grinza e dovetti ammettere che aveva ragione.

Annui “Va bene” mormorai.

La gola bruciava come il fuoco e avevo bisogno di potermi esprimere bene e con chiarezza. Dovevo spiegargli cosa stava succedendo e chi era Rebecca.

Lui mi accarezzò la mano leggendo i miei pensieri, poi mi guardò pensoso.

“Bene Edward. Vedo che stai diventando sempre più una vera Guardia. E' un peccato perderti” mi guardò di sbieco poi come se gli fosse venuto in mente una cosa all'improvviso mi studiò serio “Forse non lo sai. Ma se per caso lo desideri, fra dieci giorni, alla fine della tua ferma, puoi prendere la decisione di rimanere con noi a vita e rinunciare al congedo.”

Lo guardai sbalordito. Non lo sapevo ma neanche mi interessava.

Volevo tornare a casa, volevo tornare dalla mia Bella “Io voglio... tornare a… casa” mi sforzai di rispondere.

Più il tempo passava più era difficile parlare. La gola diventava sempre più secca. E mi sembrava che la lingua lievitasse nella mia bocca.

“Certo Edward. Volevo solo informarti. Ho visto che ultimamente ti stai ambientando con noi. Adesso ti abbiamo anche dato un grado alto” continuò indicandomi la mantellina “Sei come Felix e Demetri. E magari potresti decidere di rimanere con noi. Forse loro non ti vogliono più... sei così cambiato ragazzo mio. Finalmente stai ritornando ad essere un vero vampiro” e il suo sguardo si fece stretto e attento.

Poi mi sorrise vedendo il mio turbamento.

“L'ho detto così, giusto perché tu sappia che non sei obbligato a tornare a casa, ma che se vuoi qui avrai una nuova famiglia ben felice di accoglierti. Adesso vai a bere, vedo che la sete ti sta torturando” finì la frase girandosi verso Rebecca “Controlla che beva, mia cara. Non voglio che si riduca come l'altra volta”

Rimasi immobile e preoccupato, ero arrabbiato con la mia famiglia che mi aveva giudicato ingiustamente, ma non avevo ancora pensato alla possibilità che anche loro fossero inferociti con me per quello che avevano visto e che ero diventato e che forse non mi avrebbero più voluto con loro.

Il nuovo scenario che si aprii ai miei occhi mi fece scendere un brivido freddo lungo la schiena mentre mi rendevo conto che Aro poteva aver ragione.

Dovevo spiegargli, dovevo bere, malgrado provassi repulsione al mio gesto, per poter comunicare il prima possibile con loro.


Forse se avessi saputo quello che mi avrebbero risposto non avrei mai aperto quella maledetta cartellina gialla.



Carlisle


Quando sentii l'urlo di Alice, tirai un sospiro di sollievo. Speravo che Edward si riprendesse velocemente, ma non credevo così presto.

Ero combattuto. Sentivo la gioia del padre che sa che suo figlio è guarito lottare contro la rabbia per quello che avevo visto.

Sapevo cosa pensavano Jasper ed Alice. Loro non si erano arresi. Anche Esme, si rifiutava di credere a quello che le avevo raccontato e quando vide Bella scendere le scale le corse incontro abbracciandola.

Per lei, per la mia dolce Esme, non poteva esserci che un lieto fine. Non poteva pensare succedesse altro.

Edward era suo figlio e lei aveva sempre avuto una fiducia ceca in lui e la capacità di perdonargli qualsiasi cosa.

Sospirai, per me era più difficile.


Jacob e Renesmee erano andati fuori. Ero felice che Jacob avesse portato lontano la nostra Nessi. Non volevo vederla soffrire, e quando tutto si sarebbe risolto l' avremmo chiamata per comunicarle la lieta notizia.


Ci sistemammo tutti intorno al computer ansiosi e quando arrivò la cartellina il mio cuore esultò.

L'oggetto era come al solito Edward e il mittente era il medesimo.

Ma come lessi le prime righe stentai a reprimere il ringhio di rabbia che era uscito dal mio petto.

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Capitolo 38
*** Le cartelline gialle ***


Ciao  cosa conterranno le famose cartelline gialle delle e-mail??  Non vi lascio più in ansia e vi auguro buona lettura!!

Capitolo 37 - Le cartelline gialle



Edward


Quando provai ad alzarmi, mi resi subito conto che stavo peggiorando velocemente.

Non riuscivo a reggermi in piedi e la testa mi girava furiosamente.

Rebecca mi fece nuovamente sedere preoccupata mentre Angela mi guardava scuotendo la testa e porgendomi il suo sciroppo.

Lo ingoiai malvolentieri, era denso e puzzava.

Dovevo scendere fino ai sotterranei, ma mi domandavo come avrei fatto ad arrivarci.

Non ci misi molto ad avere la risposta. In quel momento entrò Felix che delicatamente mi prese fra le braccia.

Chiusi gli occhi troppo stanco per vedere dove mi portava.

“Te l'avevamo detto che dovevi stare ancora a letto Edward. Vuoi sempre fare di testa tua e guarda come ti sei ridotto” mi brontolò “Hai la testa dura ragazzo ”

Quando arrivammo Demetri, che ci aveva accompagnato aprii una cella e Felix mi posò per terra in un angolo.

Subito sentii due cuori battere e l'odore del sangue invadermi la gola prepotentemente.

Probabilmente l'idea era quella di uccidere un uomo e portarmi vicino per permettermi di nutrirmi, ma il vampiro che era in me uscii fuori in tutta la sua prepotenza e prese il sopravento.

Non ricordo nemmeno il volto di quell'uomo, perchè appena mi appoggiò per terra, scattai come una belva e mi avventai sul primo che vidi. Chino iniziai a succhiare avidamente la mia preda isolandomi da tutto quello che mi circondava. Ero un assassino, uno dei peggiori. Mi ero fatto dominare completamente dall'istinto e quando alzai la testa dopo aver dissanguato la mia preda vidi gli occhi stupiti di Demetri e Felix incrociare i miei. Mai mi avevano visto così poco umano e così tanto vampiro. Non capivo come fosse potuto succedere, non credevo fosse per me possibile perdere il controllo così.

“Sei sazio Edward?” mi chiese Felix studiando preoccupato il mio volto sporco di sangue.

Io annui e abbassai gli occhi rendendomi conto di quello che avevo fatto.

La sete e il bruciore della gola erano passati ma mi sentivo debole e stanco ugualmente mentre diventavo consapevole di quello che mio malgrado ero diventato. Un mostro!

Cercai di tirarmi in piedi, e ci riuscii malgrado facessi fatica. La testa mi girava ma riuscivo a stare in piedi da solo.

Rebecca con gli occhi rossi come i miei mi sorrise beata avvicinandosi e stringendosi a me preoccupata per la mia salute.

“Riesci a stare in piedi da solo?” chiese Demetri nel vedermi muovere con circospezione.

Annui di nuovo silenzioso.

“Edward, riesci a parlare adesso?” mi chiese invece Felix, evidentemente anche lui preoccupato per il mio stato fisico e mentale.

“Si, va molto meglio ” risposi sapendo di mentire. “Voglio andare dal computer, voglio comunicare con la mia famiglia” insistetti.

Loro si guardarono indecisi. “Credo che adesso sarebbe meglio che tu riposassi un po'. Poi quando ti sarai ripreso ti accompagneremo come promesso” affermò Demetri cercando di convincermi.

“No. Sto bene” mentii nuovamente.

Lui mi guardò triste poi dopo aver fatto un cenno d'intesa con Felix mi invitò a seguirlo.

Non era entusiasta di portarmi dal computer e non riuscivo a capire come mai.

Non gli lessi la mente, ero troppo concentrato a cercare di camminare dietro a lui. E questo fu un errore imperdonabile da parte mia.


Con calma e senza fretta, per non affaticarmi, mi accompagnò in una stanzetta dove c'era un computer acceso.

“Ecco qui. Puoi starci quanto vuoi. O perlomeno fino a che non crolli sfinito.” disse scuotendo la testa in segno di disapprovazione “Poi ti porto di corsa in stanza e te ne stai a letto da bravo fino a che Angela non decide di lasciarti alzare” affermò deciso.

“Tu vai via?” gli chiesi combattuto sul volere o meno la sua presenza.

“Si. Sono fatti tuoi. Io non ne voglio sapere niente. Ti aspetto fuori. E... Rebecca se sta male chiamami” concluse uscendo e tirandosi dietro la porta.


Mi sedetti adesso che finalmente potevo scrivergli con calma mi resi conto che non sapevo da dove iniziare. Avrei dovuto raccontargli troppe cose, alcune per nulla piacevoli.

Era un sollievo stare seduto.

La testa aveva smesso di girarmi e mi sentivo abbastanza lucido. Probabilmente levarmi la sete mi aveva fatto stare molto meglio malgrado la repulsione che sentivo verso me stesso ogniqualvolta ci pensassi.

Con calma aprii la posta elettronica e iniziai a scrivere.



Ciao finalmente sto bene. Grazie a voi sono sano e salvo.

Sono ancora debole ma mi hanno permesso di scrivervi. Sanno che lo sto facendo e quindi potete rispondermi tranquillamente.

Mi hanno raccontato cosa avete visto e cosa avete dedotto dal mio comportamento.

Io non ricordo nulla di quello che ho fatto o detto, ma sicuramente avete dato un interpretazione sbagliata.

Io non amo Rebecca.! Non ti ho tradito Bella.! Il mio cuore è ancora tuo.!

Rebecca è il mio simbionte. Ha il potere particolare di legarsi alle persone e rendersi indispensabile ad esse. La sua lontananza è una sofferenza fisica per me, che solo lei può lenire.

E' come se fosse diventata una parte di me ed in quanto tale è in grado di succhiare il male dentro di me rendendolo più sopportabile.

Per questo avevo bisogno della sua bocca e delle sue carezze.

Ti prego di credermi e perdonarmi amore mio. Ti amo e mi manchi da morire.

So che i miei occhi rossi devono avervi disgustato anche perchè io per primo lo sono di me stesso. So di essere diventato un assassino e una Guardia capace di uccidere senza titubanza.

Ma non avevo scelta e posso cambiare, posso ritornare a essere di nuovo quello che ero.

Ma ho bisogno del vostro aiuto e del tuo amore Bella. Sarà difficile ma se riuscirete a perdonarmi e a capirmi lotterò con tutto me stesso e riuscirò a imbrigliare nuovamente il mostro dentro di me.

Vi voglio bene, un bacio e un abbraccio forte


Vs Edward


Ps. Non tutto quel che oro brilla


Rilessi e soddisfatto feci invio. Adesso dovevo solo aspettare che mi scrivessero che avevano capito e perdonato. Mi appoggiai allo schienale e chiusi gli occhi troppo stanco per fare altro.




Carlisle


Non potevo crederci, non poteva essere vero. Lessi e rilessi il testo più di una volta. Eravamo tutti in silenzio, tutti basiti da quella lettera.

Poi sentii vicino a me Bella scoppiare in singhiozzi nascondendosi il viso tra le mani.

Anche Esme si avvicinò a me e nascose il volto sul mio petto.

“Non è possibile Carlisle. Non riesco a crederci” singhiozzò sconvolta.

Anch'io ero sconvolto e con l'unica speranza rimasta mi rivolsi a Jasper

“Ha scritto lui? E' autentica?” gli chiesi ma sapevo già la risposta.

La potevo leggere sul suo volto impietrito “Si Carlisle. Il codice è giusto. Ha scritto lui” poi si girò verso Alice e stringendola le disse “Andiamo via, non vale nemmeno la pena di rispondergli”

Lei scosse la testa. “Non so cosa sia successo Jasper, ma non voglio credere a quelle parole. Forse è solo confuso... forse ha solo bisogno di sentirci vicino. Dobbiamo rispondergli pregarlo se necessario. Lo farai Bella? Lo farai per me, almeno?”

Forse fu il tono di Alice, forse fu la sua capacità di non arrendersi facilmente... ma Bella annui.

Io guardai di nuovo il monitor, cosa mai avremmo potuto rispondergli? Non c'era nulla che potessimo dirgli e mi persi in quelle parole così dolorose per noi.


Ciao finalmente sto bene. Grazie a voi sono sano e salvo.

Sono ancora debole ma mi hanno permesso di scrivervi. Sanno che lo sto facendo e quindi potete rispondermi tranquillamente.

Mi hanno raccontato cosa avete visto e cosa avete dedotto dal mio comportamento.

Mi spiace l'abbiate saputo così. Avrei voluto parlarvene ma non c'è stata l'occasione

Io amo Rebecca.! Mi spiace averti tradito Bella.! Ma il mio cuore è ora suo!

Rebecca è la mia compagna ed io mi sono legato profondamente a lei.

La sua lontananza è una sofferenza fisica per me, che solo lei può lenire. E' come se fosse diventata una parte di me ed io una parte di lei. Il nostro legame è forte e profondo.

So cosa avete visto, so che i miei occhi rossi devono avervi disgustato. So di essere diventato un assassino e una Guardia capace di uccidere senza titubanza.

Ma ora sono questo e non posso cambiare, non posso ritornare a essere di nuovo quello che ero.

Vi prego pertanto di perdonarmi e di accettare le mie scelte . Resterò qua, questo adesso è il mio posto, qua ormai c'è il mio cuore. Vi voglio bene, un bacio e un abbraccio forte.


Vs Edward


Ps. Non tutto quel che oro brilla



Chiusi gli occhi , non volevo più leggere quelle parole che bruciavano come il fuoco la mia anima.

Ci aveva detto addio.

Ci chiedeva di scusarlo e di capirlo.

Ci chiedeva di accettare le sue scelte e quello che era diventato.

Scossi la testa disperato.

Mi avesse chiesto di aiutarlo a cambiare a ritornare quello che era, lo avrei accolto a braccia aperte. Sapevo che Volterra lo avrebbe cambiato in qualche modo, Aro voleva tenerselo e ci avrebbe provato.

Ma non poteva chiedermi la sua approvazione.

Non dopo quello che stava facendo a Bella.

Non l'avrebbe mai avuta da nessuno di noi l'approvazione al suo tradimento e al suo nuovo stile di vita.

E con il cuore in gola vidi Bella sedersi al computer e rispondergli a nome di tutti.


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Capitolo 39
*** Inconprensioni ***


Ciao a tutte. Cosa avrà risposto Bella??  E cosa  succederà adesso??   Ringraziando ancora e aspettando i vostri commenti sempre super graditi  vi lascio al nuovo capitolo!!!

Buona lettura.  Luisa


Capitolo 38 - Incomprensioni


Bella


Quando avevo letto mi ero sentita sprofondare. Avevo sperato che fosse un e-mail di scuse o perlomeno di spiegazioni.

Non mi aspettavo una cosa del genere. Non potevo credere a quello che vedevo scritto.

Un conto era pensarci, immaginarselo.

Un conto era avere il sospetto che fosse reale.

Un conto era sentirselo dire e confermare da lui.

Si era innamorato di un 'altra.

Dopo che per anni mi aveva giurato di essere il suo unico e infinito amore, mi aveva voltato la faccia.

Tutto quello che aveva detto Jasper, tutto quello che avevo sperato era morto con quelle poche parole.

Ma non potevo rassegnarmi. Non lo facevo per Alice o per gli altri. Gli avrei scritto, lo avrei supplicato, perché sapevo di amarlo.

Con calma e una freddezza che non era mia, mi misi al computer e scrissi quello che il mio cuore mi dettava.


Carissimo Edward,

Sono Bella.
Non posso credere a quello che hai scritto.
Non posso credere a quello che ho visto.
Posso immaginare che tu ti sia sentito solo, posso immaginare la tua voglia di compagnia e la tua possibile debolezza.
Ma non credo che tu possa aver dimenticato quanto ci amiamo.
Io ti amo, e così anche la tua famiglia.
Noi siamo disposti a perdonare... qualsiasi cosa.
Non ci interessa che tu abbia gli occhi rossi o quello che hai fatto o sei diventato.
Ti prego di ritornare a casa, di ritornare da noi. Ti aiuteremo e troveremo il modo di aggiustare tutto.

Tua per sempre 
Bella



Edward



Avevo paura di leggere la loro risposta.

Aro aveva instillato in me il dubbio che loro non mi volessero più.

Cosa avrei mai potuto fare in quel caso? Niente!!

Sapevo che il mio comportamento poteva essere equivocato, ma dovevano avere fiducia in me. Dovevano credermi. Non potevo pensare che quello che avevano visto potesse distruggere il loro amore e la loro stima nei miei confronti.

Ma avevo paura e quando aprii l'email il mio cuore mutò tremò dal dolore.

Non era possibile. Non potevo crederci. Eppure era vero.


Carissimo Edward.

Sono Bella.
Non posso credere a quello che hai scritto. Posso solo credere a quello che ho visto.
Posso immaginare che tu ti sia sentito solo, posso immaginare la tua voglia di compagnia e mi rattrista sapere che hai dimenticato quanto ci amiamo.
Le tue parole sono vuote, il tuo mentire è ormai una costante.
Non ho più fiducia in te.
Io non ti posso più amare e così anche la tua famiglia.
Noi non possiamo perdonare qualsiasi cosa.
Hai fatto le tue scelte, sei diventato un assassino e una Guardia, non c'è più posto qui per te.
Ti prego di non ritornare a casa saresti causa solo di altro dolore.

Bella



Non so quanto rimasi seduto lì a guardare il monitor, a guardare il vuoto.

Non sapevo cosa rispondere. Cosa fare.

I miei timori si erano avverati, le mie paure concretizzate.

Non mi credevano, avevano perso la loro fiducia in me. Ma come poteva Bella pensare che io la tradissi, che io mi fossi innamorato di un altra??

Ero disperato e appoggiato la testa sul computer iniziai a singhiozzare.

Non avevo scelte davanti a me, non avevo speranze.

Mi sentivo tradito e solo.

Sapevo di essere cambiato, ma credevo che se mi avessero aiutato avrei potuto ritornare quello di un tempo, ma mi ero illuso.

Forse avevano ragione, forse non c'era ritorno per le mie scelte sbagliate.


Come uno zombi chiusi il computer e mi alzai in piedi.

Mi ero dimenticato i problemi fisici e mi ritrovai inginocchiato per terra incapace di alzarmi e di combattere contro il mio destino.

Sentii a malapena le mani di Rebecca accarezzarmi e lasciai che Demetri mi facesse alzare e mi conducesse alla stanza come un ubriaco.

Mi parlava ma non lo sentivo, non volevo ascoltare nulla.

La testa mi girava, e i singhiozzi non accennavano a smettere.

Poi mi ritrovai sdraiato sul mio letto con Rebecca che mi teneva stretto a lei e mi accarezzava con fare protettivo.

La lasciai fare, felice di quel contatto, mi sentivo solo e avevo bisogno di sapere che almeno lei non mi avrebbe abbandonato. Avevo bisogno della sua sicurezza e della sua presenza.

E lei, consapevole del mio bisogno disperato, mi cullò finché il buio non scese a lenire le mie ferite dell'animo.



Bella


Attendemmo una sua e-mail. Rimanemmo attaccati al computer per ore.  Ma nulla. Non si era degnato neanche di risponderci.

La rabbia che avevo cercato di dominare, che il mio amore per lui aveva imbrigliato riesplose in tutta la sua potenza.

Ecco. Lui aveva scelto. Sarebbe rimasto a Volterra con la sua Rebecca.

Mi alzai e andai a preparare le valigie.

Nella nostra stanza c'era ancora il suo profumo, e non potevo più vivere lì.

Sapevo di dare un dolore enorme a tutti. Sapevo che Esme si sarebbe torturata per anni, forse secoli dietro questa storia.

Sapevo che Alice non si sarebbe data pace e come lei, tutti gli altri.

Ma io non potevo stare con loro. Troppi ricordi. Dovevo dimenticare e farlo alla svelta. Sarei partita e mi sarei lasciata tutto alle spalle limitandomi a sopravvivere per l'eternità accompagnata dal mio dolore infinito.

Ero felice che Renesmee fosse stata lontana. Le avrei telefonato, le avrei spiegato e l'avrei affidata a Jacob.

Lui non l'avrebbe mai tradita. Lui aveva una capacità di amare che andava sopra ogni cosa.

Per un attimo rimpiansi la scelta che avevo fatto quando avevo deciso di sposare Edward. No, non era giusto. Avevo scelto per amore, quell'amore che bruciava ancora dentro di me.

Avevo fatto le valigie quando sentii bussare alla porta. “Avanti” dissi pentendomi subito della mia decisione.

Lui era lì in piedi davanti a me con lo sguardo triste e spento.

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Capitolo 40
*** La decisione ***


Ciao eccomi con un nuovo capitolo. Il tempo sta per scadere. Edward deve decidere ma sembra che ormai le alternative si siano ridotte. Non aggiungo altro e vi lascio al capitolo con un bacio e un GRAZIEEEE.
A martedì!!!


Capitolo 39 - La decisione


Edward


Quando riemersi dal buio, la prima cosa che vidi fu Rebecca. Era seduta sul bordo del letto e mi teneva la mano.

Le sorrisi stanco e triste.

Ingoiai a vuoto. Il veleno non era ancora tornato e avevo nuovamente la bocca asciutta.

La porta si aprii ed entrarono Angela e Felix.

Lei si avvicinò e mi mise la mano sulla fronte e poi sul petto.

“Sei ancora troppo caldo. Ti è tornato il veleno?” mi chiese scrutando i miei occhi.

Scossi la testa. Non avevo voglia di parlare, volevo solo che mi lasciassero in pace.

“Edward, ti sei alzato troppo presto. Adesso ti do ancora una dose del mio sciroppo, poi devi stare a letto. Con il riposo dovrebbe aggiustarsi tutto.” Angela mi parlava lentamente come fossi stato un bambino capriccioso, e forse aveva ragione. Si alzò e prese la medicina.

“Forza bevi” mi incitò.

Aprii la bocca e l'ingoiai velocemente. Non volevo pensare a nulla e non avevo le forze per oppormi.

Passai le ore successive a letto senza aprire bocca. Vennero a trovarmi sia Felix che Demetri per vedere come stavo, ma non mi importava e rimasi silenzioso evitando di rispondere alle loro domande se non con qualche cenno infastidito. Non vedevo l'ora che uscissero da quella stanza.

Non so quante ore passarono, a mi parve fossero anni, quando entrò Aro.

Non era mai entrato nella mia stanza e rimasi stupito della sua presenza.

“Ciao Edward” esordì tranquillo.

Risposi con un cenno.

“Come ti senti?” mi chiese studiando il mio viso stravolto dalla tristezza.

Gli feci un sorrisino timido con la speranza che se ne andasse presto.

Lui si avvicinò e posò la mano sulla mia fronte per leggere i miei tormenti e sul suo viso apparve un sorriso.

“Mi spiace che tu stia soffrendo. Il veleno è ritornato?” mi chiese guardandomi negli occhi.

Scossi la testa. Mi sentivo sempre la bocca asciutta e avevo nuovamente sete. Molta sete, troppa!

Ero ritornato ad essere un neonato, costantemente assetato e con il mostro, fuori controllo, che si agitava inquieto e affamato dentro di me.

Ma non mi importava. Non mi importava più di nulla.

“Hai deciso cosa fare Edward? So che come temevo non ti hanno capito e ti hanno rifiutato . Proverai ugualmente ad andare da loro a supplicarli di riprenderti o rimarrai con noi?

Lo sai che saremmo felici di averti qui.

Adesso sei una Guardia a tutti gli effetti e tutti ti tratterranno con rispetto.

Ormai sei diventato il vampiro che dovevi essere fin da subito, le finzioni sono finite.

Ora finalmente puoi essere sincero con te stesso, con quello che sei.” era andato dritto al punto.

Aveva toccato un tasto doloroso.

Sul mio viso si dipinse una smorfia di sofferenza. Non sapevo cosa fare. Avrei voluto tornare a casa, ma loro non mi volevano. Loro non mi avevano capito, non mi avevano perdonato. Io ero cambiato non andavo più bene per loro, non appartenevo più al loro mondo. Avevo tradito la loro fiducia, il loro stile di vivere. Non meritavo ne perdono ne comprensione.

E soprattutto avevo perso l'amore di Bella e la sua fiducia in me.

Chiusi gli occhi e mi morsi le labbra, non volevo mi vedesse così fragile e tormentato.

Lui rimase un attimo in silenzio studiandomi attentamente poi disse “ Angela ha detto che ti puoi alzare. Ti aspetto questa sera. Hai del lavoro da fare. E mi aspetto una tua risposta. Voglio sapere la tua decisione.” e con un sorriso proseguì “Il tempo è arrivato alla fine. Non ne hai più Edward. Devi scegliere.” poi mi guardò serio “ E mi aspetto anche che tu ti decida nuovamente ad aprire bocca. Non serve a niente chiudersi nel silenzio, ragazzo” e finalmente uscii.

Presi la mano a Rebecca e la feci sdraiare vicino a me, poi le posai la testa sul petto e rimasi lì cercando di non pensare alla mia decisione, ancora una volta grato di quel contatto.


Quando Damiano mi venne a chiamare ero già pronto.

Silenziosi io e Rebecca ci recammo nella sala del trono.

Aro quando mi vide arrivare mi venne incontro e deciso mi prese la mano, poi con un sorriso felice annuncio ad alta voce “Edward, resterà con noi . Fra tre giorni rinnoverà il suo giuramento” e la sua risata rimbombò nella grande sala.

Non avevo avuto altra scelta avevo dovuto optare per l'unica possibilità che avevo e fui lieto che leggesse la mia decisione dalla mente, non sarei riuscito a pronunciarla ad alta voce.

Poi sempre silenzioso, incapace di rompere quel muro di silenzio che la mia mente torturata aveva costruito, mi accucciai ai suoi piedi, pronto a mettermi al suo servizio.

Lui mi guardò soddisfatto e invitò Katrina a far entrare i primi vampiri.


Lavorai tutta la notte, silenzioso ed efficiente e solo alle prime luci dell'alba stordito e confuso venni riaccompagnato in camera da Felix.

Fui felice di perdermi nello stordimento del lavoro, contento di non riuscire a pensare con lucidità.

Stavo sempre male, ma non dissi nulla a nessuno, chiuso nel mio tormento cercai di comportarmi nella maniera più normale possibile mentre la sete continuava a torturarmi. Non volevo diventare nuovamente un assassino e quindi tacqui.

Il pomeriggio passò lento ed accompagnato da Rebecca andai sul mio albero. Là ero certo che nessuno mi avrebbe disturbato. Là avrei potuto crogiolarmi nel mio dolore e restare chiuso nel mio mutismo.

Rebecca si era certamente accorta che qualcosa non andava ma silenziosa pure lei accettò il mio silenzio senza battere ciglio limitandosi a controllarmi da lontano e cercando quando poteva di alleviare la mia sofferenza.


Era quasi sera quando rientrando passai vicino ad Alec ed Ilmi.

“Già a quanto pare Edward, rimane con noi” la voce di Alec era tutt'altro che felice

“E' in gamba quel ragazzo Alec, e se sei libero devi ringraziare lui e non tua sorella che stava combinando un disastro” Ilmi mi sorrise mentre passando lo salutavo con un cenno.

“Ci darà solo problemi. Non mi va che resti con noi.” il tono era disgustato.

Sapevo che mi odiava e non era l'unico nemico che avevo all'interno della Rocca.

Per un attimo mi chiesi se in famiglia avrebbero mai sentito la mia mancanza. Ma no, mi risposi, nessuno avrebbe sentito la mancanza di un vampiro assassino in casa.


E con il cuore pesante accettai finalmente l'inevitabile.

La decisione era stata presa e adesso avei dovuto accettarne le conseguenze.

Sarei diventato una vera e temibile Guardia e avrei lavorato per i miei Signori in difesa della nostra razza.

Il tempo delle finzioni era finito.

Ero un vampiro e avrei vissuto come tale.


Quando rientrai in camera, andai a cercare la lettera di mio padre.

Rileggere le sue parole mi ferì il cuore.

Ma chiusi gli occhi e con la forza della disperazione la strappai in mille pezzi.

Non appartenevo più al Clan di Olympia, la mia strada era stata decisa.



Carlisle


Sapevo che Bella aveva deciso di partire. Alice mi aveva messo al corrente dei suoi piani.

La famiglia si stava sfasciando. Esme era disperata. Si rifiutava persino di andare a caccia, chiudendosi nel suo dolore.

Non potevo permettere che finisse così. Ma che potevo fare? Avevo le mani legate.

E poi se era una sua decisione era giusto rispettarla. Non la condividevo ma l'avrei rispettata.

Perchè non ci aveva più risposto? Probabilmente aveva deciso di chiudere definitivamente ogni comunicazione con noi. Era diventato una Guardia e probabilmente quella vita condivisa con Rebecca doveva essere quello che desiderava. Scossi la testa e mi avviai a prendere la macchina per recarmi in ospedale. Vidi venire verso di me Emmett, aveva una busta in mano.

“Carlisle è arrivata posta per te” mi sorrise porgendomela.

Lui di tutti i fratelli era quello che in apparenza aveva accettato senza battere ciglio la decisione di Edward.

“Se è felice così... è giusto” aveva sintetizzato.

Ma non ci credevo. Lo conoscevo bene ed ero sicuro che fosse una maschera per non farci vedere quanto in realtà gli mancasse il suo fratellino.

Rigirai la busta fra le mani. Non c'era il mittente ed era stata recapitata a mano. Una cosa insolita ma tranquillamente l'aprii.

Quando lessi il suo contenuto mi venne freddo.

Era un disastro.

E veloce mi precipitai da Bella.

Lei doveva sapere.



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Capitolo 41
*** La svolta ***


Ciao a tutti ho visto che il numero di entrate è diminuito, in compenso avete commentato di più e di questo vi ringrazio tantissimo.  La situazione sembra compromessa, tutto fermo in stallo ma qualcosa d'importante sta per accadere...
Quindi vi lascio al nuovo capitolo e vi mando un enorme bacione!!!


Capitolo 40 - La svolta


Edward


Erano passati due giorni quando mi vennero a chiamare e lentamente mi tirai su dal letto. Ero già pronto ma siccome ero ancora stanco mi ero sdraiato aspettando l'ordine.

Con tranquillità e sempre senza aprire bocca seguii Damiano.

Aro quando mi vide mi sorrise tutto felice. “Ciao Edward. Domani farai il giuramento di conferma.”.

Probabilmente notò il mio viso intristirsi perché una smorfia veloce si dipinse sul suo volto.

Poi ripreso il suo solito sorriso mi domandò “Come stai? Hai l'aria stanca. Ti è ritornato il veleno?”

Rimasi in silenzio e scossi appena la testa. No, non mi era tornato. E mi sentivo sempre peggio.

Lui mi guardò incuriosito e infastidito “Edward, vuoi rispondermi per favore?” mi chiese spazientito dal mio mutismo.

Lo guardai e ingoiai a vuoto. Non avevo voglia di parlare e mi sembrava di avere un ferro incandescente in bocca. Gli occhi rossi erano velati di nero e la sete mi bruciava la gola.

Scossi nuovamente la testa abbassando gli occhi. Pensavo che mi avrebbe fatto punire ma lo vidi sorridere divertito.

Scosse la testa a sua volta stringendo le labbra e poi preso fiato mi sorrise “Come vuoi. Ti darò ancora qualche giorno, poi se continui così e se non torna il veleno ti farò visitare nuovamente da Angela.”

Annui, per qualche giorno mi avrebbe lasciato in pace e avrei potuto assorbire il dolore forte che nasceva dal mio cuore triste e sanguinante dalla separazione della mia famiglia.

Con calma m'inginocchiai pronto a svolgere il mio compito.

Passarono le udienze, e stavamo già per finire quando Damon entrò e chiese di parlare con Aro privatamente. Aro lo raggiunse e li sentii parlottare senza però capire di cosa discutessero. Ero stanco e annoiato per cui evitai di entrare nella loro testa.

Mi voltai e vidi Rebecca sorridermi. Lo feci anch'io, un sorriso grato della sua presenza. Non sapevo se e come Rebecca potesse staccarsi da me, ma ero contento che per adesso mi rimanesse vicino.

Le sue carezze erano come un balsamo e lenivano il senso di solitudine e abbandono che mi colpiva ogniqualvolta non ero impegnato a lavorare per Aro.

Lo vidi tornare e lanciarmi uno sguardo preoccupato, poi con una forza alla quale non ero abituato mi spinse la testa in basso. Potevo percepire il suo nervosismo e mi preparai a svolgere il mio lavoro.

Subito rimasi stupito quando percepii due cuori battere. Il mio istinto di vampiro si risvegliò immediatamente ed il mostro in me esultò. Il pulsare del sangue che circolava nelle vene era irresistibile. Mi passai la lingua sulle labbra. Ero assetato e mi resi conto di quanto poco controllo avessi. I muscoli si prepararono a scattare e lo stomaco si contrasse. Avrei attaccato e mi sarei cibato.

Aro percepì attraverso la mia mente il desiderio che mi aveva invaso e si stava impadronendo prepotentemente di me.

“Fermo Edward. Non è questo il momento di bere. Riprendi il controllo di te stesso. Immediatamente. Non sei un neonato e quindi comportati come tale.”

Ringhiai sordo. E cercai di calmarmi chiudendo gli occhi fissi sul pavimento e abbassando ancora di più la testa nel tentativo di concentrarmi. Fu più difficile di quanto immaginassi. Sentivo il loro cuore avvicinarsi e il desiderio aumentare dentro di me. Avevano risvegliato il vampiro in me e adesso facevo fatica a controllarlo.

Con fastidio constatai che ero sempre senza veleno, ma non importava non era fondamentale per attaccare.

Ero tanto agitato e intento a controllarmi e a combattere contro la mia sete che avevo smesso di respirare.

Scossi la testa per cercare di schiarirmi le idee e presi fiato.

Subito il naso mi si riempii del loro odore.

Con uno scatto tirai su la testa allontanando la mano di Aro.

Volevo vedere per avere la conferma delle mie paure.

Avevo riconosciuto chi adesso si trovava di fronte a me.

E dal mio petto iniziò a crescere un forte ringhio dettato dalla paura di quell'incontro inaspettato, paura che mi destabilizzò e permise al mio istinto di prendere il sopravvento su di me mentre mi preparavo a balzare addosso ai due cuori pulsanti che si erano portati di fronte al mio Signore.

“Felix, porta subito via Edward” ordinò Aro “Vai di là e calmati. Non puoi mancare di rispetto ai nostri ospiti.” proseguì rivolto a me, aveva infatti percepito chiaramente la mia incapacità di controllarmi.

“Ubbidisci subito Edward” continuò alzando la voce nel vedere che non accennavo a seguire Felix che mi strattonava per un braccio assieme a Rebecca.

“No” gridai ringhiando e dimenandomi per liberarmi.

Non ci sarei mai riuscito debole com'ero, ma Alec preoccupato dal mio ruggito usò il suo potere su di me facendomi sprofondare nel buio ma lasciandomi conscio della paura che aveva invaso il mio cuore.



Bella


Guardai Carlisle fissarmi triste e assorto e non resistetti.

Veloce come solo un vampiro può esserlo mi precipitai tra le sue braccia.

Quante volte mi avevano stretto e confortato? Ormai avevo perso il conto.

Lui mi avvolse stretto e iniziò a cullarmi baciandomi i capelli

“Mi spiace Bella. Non immaginavo potesse accadere. Quando è partito pensavo a tutto ma non che s'innamorasse di un altra vampira. Perdonaci Bella. Perdonami perché ho lasciato che Edward entrasse nella tua vita quando avrei dovuto scoraggiarlo e impedirglielo.”

Alzai la testa con gli occhi che mi bruciavano e guardai quello sguardo triste di chi si sente colpevole.

Ma la colpa non era la sua. Gli volevo bene, volevo bene a quel vampiro che tanto consideravo come un padre vero.

“Non è colpa tua Carlisle. E forse nemmeno di Edward. Ma lui è cambiato e adesso io sono di troppo. Prima o poi tornerà a trovarvi e verrà con lei ed io non posso e non voglio più vederlo. Scusami e scusami anche con Esme. Non ho il coraggio di salutarla, lei mi mancherà troppo e non voglio ferirla ancora di più.”

Lui abbassò lo sguardo su di me e abbozzò un sorriso amaro. “Non tornerà Bella, non tornerà mai più a casa. ” mormorò.

“Perché Carlisle? Come può vivere in quel posto che ha sempre odiato? Deve amarla veramente tanto per sacrificarsi così.” abbassai gli occhi

“Non partire Bella, non è necessario. Rimani qui con noi. Io ed Esme non vogliamo che tu vada via e anche i tuoi fratelli lo vogliono” continuò con il tono dolce e comprensivo

“No, Carlisle. Ho troppi ricordi che mi torturano. Devo andare... almeno per un po” risposi baciandolo sulla guancia “Mi spiace papà, ma è giusto così”

Lui annui. Carlisle accettava sempre tutto.


Lo guadai, guardai il suo volto tormentato e i miei occhi caddero sulla lettera che stringeva in mano.


“Mi spiace Carlisle. Dovevi dirmi qualcosa?” chiesi chiedendomi quale significato potesse avere quella busta.


Lui tacque, sembrava indeciso poi prese un gran respiro e mi porse la lettera che stringeva nella mano. “Mi spiace Bella, è troppo tardi ormai. Temevo qualcosa del genere, ma ho sottovalutato il pericolo.”

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Capitolo 42
*** Un incontro inaspettato ***


Ciao eccomi qua.   Ormai non manca più tanto alla fine ed è l'ora di scoprire chi si sia presentato a Volterra.  Ringrazinadovi ancora vi lascio al nuovo capitolo!!!
Un bacione Luisa


Capitolo 41 - Un incontro inaspettato


Edward

Quando fui finalmente libero dal potere di Alec, mi accorsi di essere nella mia camera.

Con uno scatto mi alzai in piedi. Avevo finalmente la bocca carica di veleno, in risposta alla mia paura, ma non prestai attenzione al particolare.

Felix mi posò la mano sulla spalla “Calmati Edward. Cerca di rilassarti ragazzo. Non otterrai nulla così” i suoi occhi si puntarono sui miei mentre la porta si apriva.

Mi voltai sperando di poter finalmente affrontare i miei fantasmi ma Demetri entrò da solo.

“Ti ho portato del sangue Edward. Sei assetato e a quanto pare incapace di controllarti a dovere. Bevi, così imbriglierai nuovamente il tuo istinto.” disse porgendomi una bottiglia a me e una a Rebecca

Riconoscente bevvi velocemente sotto i loro occhi. Poi con il cuore in gola mi rivolsi a Felix “Voglio andare, devo vederli. Non posso stare qui. Sono in pericolo. Io...” non mi fece finire la frase.

“Devi stare qui. Devi obbedire Edward.” la sua voce profonda non ammetteva repliche.

Il mio sguardo volò allora a Demetri, speravo che mi aiutasse.

Lui invece si limitò a scuotere la testa. “Non sono in pericolo... stai tranquillo ragazzo. Sei tu che a quanto pare non sei in grado di controllarti, non noi. Comunque vado a vedere e ti porto qualche notizia” e veloce si allontanò.

Rebecca con gli occhi rossi e grata della bevuta si avvicinò e posò la sua mano sulla mia spalla per tranquillizzarmi.

Le sorrisi, e andai a sedermi sul divano. Non potevo far altro che aspettare e i miei occhi si puntarono sulla porta in attesa che si aprisse.


I minuti passarono infiniti giocando con le mie paure, e finalmente Demetri varcò la soglia.

Si fermo un attimo a studiarmi poi con un sorriso si spostò di lato ed io sentii due cuori battere veloci ed emozionati.

Mi alzai rapido, i sensi tesi, mentre le forti braccia di Felix mi trattennero. “Tranquillo Edward” mi mormorò mentre Rebecca si portava la mio fianco stringendomi la mano.

I miei occhi non riuscivano a credere a quello che vedevano e con uno strattone mi liberai dalla loro presa e mi precipitai ad abbracciare il mio piccolo grande amore.

La mia felicità.

La mia Renesmee.


Poi alzai lo sguardo e vidi Jacob e il veleno tornò ad inondare la mia bocca mentre la rabbia prendeva il sopravvento. “Tu...pazzo incosciente. Cosa ti è venuto in mente di venire qui? Vuoi farla uccidere?” I miei occhi rossi fiammeggiavano mentre il mostro in me smaniava all'idea di colpirlo e ucciderlo.

“Fermati papà, ma cosa vuoi fare? La colpa è la mia, se vuoi prendertela con qualcuno attacca me.” la sua voce, la voce della mia bambina mi colpì come un pugno mentre le braccia di Felix bloccavano nuovamente le mie.

Cercai di calmarmi, di riprendere il controllo, d'imprigionare il vampiro.

Non ero un neonato, potevo controllarmi, dovevo farlo, dovevo riuscirci !! Non potevo fare del male, ne a lui ne alla mia piccola Nessi.

“Perché siete venuti?” e la mia voce risuonò dura alle mie stesse orecchie. Tutta l'amarezza, tutta la sofferenza di quei giorni si riversarono in quelle poche parole. “Cosa volete da me?” chiesi sapendo che presto li avrei persi per sempre.

Renesmee mi fissò a lungo, poi si voltò verso Rebecca che si era avvicinata e mi stringeva un braccio preoccupata dalle mie reazioni.

“Allora è vero. Lei è Rebecca. E tu sei diventato una Guardia e un assassino” commentò amara fissando i miei occhi color rubino.

Quelle poche parole mi colsero all'improvviso e mi ferirono più degli artigli di un licantropo.

“Siete venuti per questo? Sei venuta solo per ferirmi? Lo sai benissimo che cos'è Rebecca per me.” scossi la testa e mi allontanai. Era pericoloso starle troppo vicino.

Poi mi girai verso Jacob “Come sta Bella?” gli chiesi sinceramente preoccupato per il mio amore.

“E come credi che possa stare? Dovevi chiedertelo prima... adesso è un po' tardi non credi?” mi rispose acido.

“Non potevo fare diversamente, non ho mai avuto scelta” risposi a testa bassa torcendomi le mani nervoso. Gli avevo già spiegato tutto nella e-mail.

“Come no. Abbiamo sempre delle scelte, Edward. Ma tu l'hai presa incurante delle conseguenze. Ti sei allontanato da noi con mille promesse, ma fin da subito ti sei legato a lei e a questo posto.” la voce di Jacob era dura.

Ero ormai abituato a sentire la sua voce tagliente nei miei confronti, e un sorriso triste si disegnò sul mio viso.

“Credi che sia contento? Credi che non abbia passato ogni singolo giorno a pensare a voi, a crogiolarmi nella mia tristezza? Ma perché siete venuti? Se avete già visto e giudicato, perché siete venuti?” la mia voce era rabbiosa, quasi isterica.

“Perché non riesco a crederci Papà... Perché mi manchi e non voglio perderti” la voce di Renesmee era incrinata, stava per piangere.

Ingoiai a vuoto e mi passai la lingua sulle labbra aride. Avevo nuovamente sete, il vampiro smaniava irrequieto minando il mio fragile controllo. “Non posso cambiare quello che ho fatto Renesmee, e se voi non mi accettate per quello che sono diventato, io... non posso fare nulla” abbassai lo sguardo dandole la schiena in modo da prendere fiato senza respirare il suo odore.

“Come sarebbe a dire?” sbottò Jacob avanzando minaccioso verso di me.

Istintivamente un ringhio profondo salì dal mio petto, un avvertimento chiaro “Ma cosa stai farneticando Edward? Ma non capisci...” le sue parole morirono in gola quando fissò i miei occhi di fuoco fermandosi a una distanza di sicurezza. Potevo vedere il suo corpo tremare, potevo percepire la fatica per imprigionare il lupo dentro di lui. Anche lui faceva fatica a trattenersi così circondato dai vampiri.

“Sei tu che non capisci. Che scelta ho? Bella non mi ama più. Lei e tutti voi non mi avete creduto. Vi siete fermati alle apparenze. Mi avete giudicato e condannato senza appello” ringhiai in preda all'angoscia.

“No Edward. Sei accecato. Come puoi pensare che lei non ti perdoni? Lascia questa vampira torna a casa” mi esortò Jacob

“Sei pazzo, cane. Lei non mi vuole più, lei non mi ha creduto. Io non amo Rebecca, lei è la mia simbionte... nulla di più... ma perché insisto...? Non ha senso” scuotevo la testa disperato.

Era assurdo ritornare sugli stessi argomenti.

“La tua che?” chiese Renesmee allungando la mano per prendere la mia.

“La mia simbionte” sussurrai stufo di quel gioco “ Ve l'ho già spiegato nel e-mail, ma non mi avete creduto” e la voce sprofondò nell'amarezza mentre ritiravo la mano, spaventato dall'idea di quel contatto che tanto mi sarebbe mancato in futuro.


Un silenzio carico di dolore calò fra di noi.

La testa mi girava, avevo sempre più sete e l'odore del loro sangue mi faceva bruciare la gola. Ma mai quanto mi bruciavano gli occhi, carichi di quelle lacrime che non potevano uscire.

Rebecca si avvicinò e mi fece una carezza sul viso. Lei non capiva il problema, mi vedeva solo soffrire e voleva calmarmi. Una smorfia di disgusto si dipinse sul viso dei miei cari.

“Voi non volete capire...”sussurrai, cercando di riprendere quella calma che mi stava sfuggendo e che Rebecca cercava di trasmettermi.




Renesmee


Quando zia Alice mi aveva telefonato avevo creduto d'impazzire.

Pensavo che non sarebbe successo nulla durante la nostra gita, ma mi ero sbagliata.

Era successo tutto.

Stavo perdendo tutto.

Mio padre, mia madre e la mia famiglia.

La zia mi aveva letto l' e-mail di mio padre e subito avevo preso la decisione di partire.

Per fortuna lei non poteva vedere il nostro futuro, e con Jacob, dopo averle raccontato un'innocente bugia, eravamo partiti immediatamente per Volterra.

Non potevo però lasciare mia mamma senza notizie per così tanto tempo e così le avevo scritto una lettera che avevo consegnato a una compagna di scuola pregandola di portarla personalmente a casa mia il giorno successivo.

Avevamo deciso con Jacob già da diverso tempo di andare a Volterra da papà se la situazione fosse degenerata e adesso era il momento.

Non lo avrei abbandonato laggiù. Se voleva rimanere avrebbe dovuto dirmelo in faccia prendendosi le sue responsabilità.


Sapevamo i rischi che correvamo. La possibilità di finire dissanguati erano altissime, ma sapevamo anche che i Signori di Volterra avevano una bizzarra concezione dell'onore.

E non ci sbagliammo.

Invece di finire cadaveri venimmo ammessi al loro cospetto.

Dovevano concederci di farci parlare con mio padre, era un nostro diritto, ma quando entrai il mio cuore iniziò a battere velocissimo mentre lo sguardo si posava su quel vampiro inginocchiato ai piedi di Aro.

Come era possibile che mio padre venisse trattato così? Come poteva accettare di stare lì come un cagnolino ubbidiente?

Tremavo dalla rabbia all'idea ma il mio sguardo divenne puro terrore quando alzò la testa e i miei occhi incrociarono i suoi.

Due tizzoni rossi, sbiaditi dalla sete che chiaramente lo stava divorando.

Poi sentii il suo ringhio uscire dal petto mentre vedevo ogni suo muscolo tendersi.

Un vampiro, un tremendo vampiro ci fissava pronto a saltarci addosso.

Lo vidi bloccare e portare via a forza.

Ma non persi la testa e con calma rivolsi la mia richiesta ad Aro.

Era lui il capo, tutto dipendeva dalle sue decisioni.

“Signore di Volterra. Sono Renesmee, la figlia di Edward. E lui è Jacob, il mio fidanzato, nonché licantropo. Siamo venuti per chiedervi il permesso di parlare con mio padre” avevo parlato senza prendere fiato, mostrando una sicurezza che non avevo.

Lo vidi sorridere e fissarmi assorto “Sei cresciuta tantissimo Renesmee, dall'ultima volta che ci siamo visti. Adesso sei diventata una bellissima ragazza a quanto vedo” disse scrutandomi attentamente.

Sentii un soffio provenire da Jacob e allungai la mano per tranquillizzarlo. Non poteva trasformarsi adesso, era pericoloso “E credo di riconoscere anche il tuo amico, ci siamo visti per poco, ma non posso scordare il lupo dal pelo rosso su cui stavi a cavalcioni... gli stessi occhi... lo stesso odore” continuò spostando il suo sguardo curioso su Jacob.

“A quanto pare” rispose il mio amore alzando il mento in segno di sfida.

“Siete coraggiosi ed incoscienti. Ma non potevo aspettarmi nulla di diverso dalla figlia di Edward e Bella” continuò sempre fissandoci attentamente.

“Come sta tua madre Renesmee o forse preferisci che ti chiami Nessi” mi chiese

Non sapevo cosa rispondergli non ero preparata a una simile domanda, ma come faceva a sapere tante cose? Poi mi ricordai... doveva averle lette nella mente di papà. “Nessi va benissimo” risposi prendendo tempo. Lui abbassò appena la testa e mi fece il gesto di continuare.

“E mia mamma sta bene. A parte il fatto che gli manca papà” mi azzardai a raccontare.

“Già una situazione incresciosa. Un vero peccato. Erano una coppia così bella... ma anche Rebecca è molto adatta a lui” concluse studiando le mie reazioni.

“Vorrei parlare con mio padre.” insistetti. Eravamo lì per questo, non per altro.

“Certo” prosegui “ma credo sia giusto dirti che se volete fermarvi anche voi sarei felicissimo di avervi qui. E lui forse non si sentirebbe più cosi solo” proseguì sorridendoci.

“Pensaci Renesmee, in fondo sei una mezza-vampira e il tuo dono è meraviglioso senza pensare alle capacità del tuo compagno” finì gentile.

“Mi spiace. Ma siamo solo di passaggio. Chiariremo questa storia con Edward e ce ne andremo” intervenne deciso Jacob “Non ci interessa la tua offerta” finì poco conciliante.

Lui sorrise “Me lo aspettavo. Ma il futuro non sappiamo cosa ci prepara e nel vostro Clan molti sono i membri interessanti” concluse e la sua voce si fece avida mentre un brivido percorreva la mia schiena.

Non ci avrebbe mai lasciati in pace, non si sarebbe mai accontentato solo di mio padre.

“Vorrei parlare con mio padre, per favore” chiesi svicolando da un argomento che si era fatto troppo pericoloso.

Lui scoppiò a ridere.

“Che impazienza. Sei immortale Nessi, non lasciare che il tempo domini la tua vita. Parlerai con Edward, non appena avrà calmato la sua sete e ripreso il controllo di se stesso.

Vedi ultimamente è diventato il vampiro che deve essere, ha finalmente buttato via quella maschera che contraddistingue i Cullen.” ci spiegò felice.

Ma io tremai al pensiero.

Il mio dolce papà, sapevo che l'avevano cambiato ma non volevo ammetterlo a me stessa.

“Non è una maschera Aro. Loro sono sul serio così. E vivono bene, sicuramente meglio di voi, chiusi qui dentro ad ammuffire” la voce di Jacob era dura ed ebbi paura. Poteva essere pericoloso sfidarli nel loro regno.

Ma Aro ridacchiò felice. “Mio buon licantropo. Come puoi pretendere di giudicarci?” poi si voltò attirato dall'entrata di una nuova guardia “Demetri... è tranquillo Edward adesso? Può ricevere visite senza mancare di rispetto ai nostri ospiti?” chiese

Demetri annui “Si. Ha bevuto e ha ripreso il controllo. Mi ha chiesto di poterli incontrare. Felix è già li con lui” terminò.

“Bene amici miei. Andate pure. Domani il vostro Edward, rinnoverà il suo giuramento e voi se volete potete restare come testimoni” ci disse guardando soddisfatto le nostre facce sbigottite.


Ci allontanammo consci che le nostre vite e quelle di mio padre erano nelle sue mani .

Gli altri due erano stati in silenzio, avevano lasciato che a gestire la situazione fosse Aro, ma lo sguardo di Caius non si era staccato un attimo da Jacob e quando Aro aveva proposto di fermarci avevamo distinto un chiaro ringhio da parte sua.

Marcus invece non aveva tolto gli occhi di dosso da entrambi osservandoci quasi divertito. Probabilmente si stava chiedendo quali erano i legami che mi univano così profondamente ad un licantropo.


Quando entrammo nella camera, la prima cosa che mi colpì furono gli occhi rossi rubino di mio padre. Era vero in quei pochi minuti doveva aver bevuto, e ora non riuscivo a levare i miei occhi dai suoi così spaventosi. Quando si mosse per venirmi incontro trattenni il respiro intimorita. Poi i miei occhi si posarono sulla bella vampira rossa che era vicino a lui.

Così quella era la famosa Rebecca. A Firenze l'avevo vista da lontano e non avevo fatto caso ai particolari. Ora studiandola notai meglio il suo sorriso, ero uguale a quello di papà.

Lui era nervoso, si muoveva a scatti, sembrava quasi sul punto di attaccare Jacob.

Non lo capivo perché si stava comportando così?

Sembrava quasi dispiaciuto di vederci e quando gli strinsi la mano la ritrasse quasi che fosse un ferro rovente.

Eravamo andati con la speranza di convincerlo a tornare con noi, ma le sue risposte, le sue motivazioni sembravano senza senso.

Per un attimo pensai che fosse impazzito, incapace di ragionare con coerenza. Ci accusava di non volerlo, di non capirlo, parlava di cose che non comprendevamo dando per scontato che noi sapessimo di cosa stava discutendo.

Sembrava convinto che mamma non lo amasse più e non lo volesse rivedere, quando era stato lui a dirle che il suo cuore adesso era di un altra e che non sarebbe tornato a casa per vivere con lei.


E quando calò il silenzio e vidi Rebecca fargli una carezza, una smorfia di disgusto si dipinse sul mio volto e pensai di aver perso mio padre per sempre.

Poi lui mi guardò con il volto triste e disperato e con un sussurrò che sembrava supplicarci ci disse “Voi non volete capire...”


Edward

“Loro non possono capire” intervenne Demetri.

Mi voltai a guardarlo esterrefatto e confuso.

“No Demetri, cosa vuoi fare? Lo sai che non possiamo” la voce di Felix era preoccupata.

“E' vero Felix. Eppure entrambi gli dobbiamo la vita.” proseguì il segugio guardandolo.

Io, Renesmee e Jacob li fissammo stupiti, cercando di capire di cosa stessero parlando le due guardie.

“Non starò qui, facendo finta di niente. Già una volta l'ho fatto e me ne sono pentito” replicò Demetri. “mi prenderò io tutta la responsabilità non temere Felix. Non ti farò punire” continuò.

Felix scuoteva la testa preoccupato “Hai ragione amico, siamo in debito con lui, divideremo assieme questa responsabilità” e mi rivolse un sorriso radioso “E con questo siamo pari Edward” concluse.

Io continuavo a guardarli senza capire di cosa stessero parlando “Non capisco. Perché dovrebbero punirvi?” chiesi spostando gli occhi prima sull'uno e poi sull'altro in cerca di una spiegazione.

Demetri mi sorrise e poi rivolgendosi a me e ai ragazzi ci disse “Perché non dovreste sapere che le e-mail sono state cambiate. E che tutti voi siete stati ingannati”


Renesmee

Non potevo credere alle mie orecchie. Cosa? Perché? Guardai mio padre e vidi passare su di lui una miriade di emozioni. La comprensione di quello che avevano detto si fece strada in ognuno di noi. E mentre abbracciavo Jacob incapace di credere a quello che avevo sentito, vidi mio padre crollare sulle ginocchia nascondendosi il volto fra le mani. “Cosa ho mai fatto?... Come ho potuto dubitare del suo amore??” mormorava singhiozzando.

Mi staccai da Jacob e andai ad abbracciarlo dando uno spintone ed allontanando Rebecca da lui.

La vampira mi guardò stupita poi mi fece un largo sorriso, annui, e si allontanò lasciandomi al mio papà.



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Capitolo 43
*** Ora è tutto chiaro! ***


Ciao a tutti.  Ora è il momento delle spiegazioni e dei chiarimenti anche se alla fine...
Bhe non aggiungo altro e vi lascio a godervi il capitolo.  Un bacio grande a tutte!!!!

Capitolo 42 - Ora è tutto chiaro


Bella


Quando aprii la lettera e la lessi mi sentii girare la testa. Carlisle mi afferrò e mi fece sedere sul letto.

Con gli occhi che bruciavano, le mani che tremavano lessi incapace di accettare quello che i miei occhi vedevano


Cara mamma,

Zia Alice mi ha raccontato tutto. Non posso abbandonare papà laggiù. Non posso permettergli di distruggere la nostra famiglia. Jacob è d'accordo con me, neanche lui crede che papà pensi realmente ciò che ha scritto. Andremo assieme a parlargli e se veramente è quello che vuole ci limiteremo a salutarlo per un ultima volta.

Sono sicura che i volturi non ci faranno del male. Aro non oserebbe mai. Le sue stesse leggi gli impongono di rispettare gli ospiti.

Ti prego di perdonarmi, so che sarai arrabbiata con noi, ma ti voglio bene e ritornerò presto a casa.

Salutami tutti e non arrabbiarti con la Zia. A presto.

Renesmee.


Guardai Carlisle “Tu l'hai letta vero?” gli chiesi già sapendo la risposta.

“Si, era indirizzata a me” rispose con gli occhi bassi.

“Non possiamo raggiungerli , vero?” mormorai. Non ci voleva molto a capire che si erano studiati il piano per bene.

“No. Bella. Sono stati molto furbi” commentò amareggiato.

“Si faranno uccidere... come possono essere stati così sciocchi? Come possono credere che Edward cambi idea?” ero a pezzi.

Non solo avevo perso il mio amore ma ora rischiavo di perdere pure mia figlia e il mio migliore amico.

“Non credo che Aro li ucciderà, Bella. Loro hanno delle doti troppo uniche e interessanti per i Volturi. Temo piuttosto che cercherà di trattenerli con loro. In quanto ad Edward, forse hanno ragione, forse l'abbiamo lasciato troppo solo.” stava pensando, probabilmente si chiedeva se esisteva un modo per aiutarli.

Lo guardai, e mi persi in quegli occhi dorati di una dolcezza e tristezza infinita “Carlisle, cosa possiamo fare?” gli chiesi anche se sapevo già la sua risposta.

“Nulla, Bella. Solo aspettare e sperare” mi sussurrò accarezzandomi “Adesso vieni e informa anche gli altri. E' giusto che sappino. Poi tornerai qua e disfarai le valigie. Non puoi andartene, non adesso” mi disse guardandomi teneramente quasi ad implorarmi di ubbidire

“Va bene. Farò come dici. Ma più tardi cercherò Alice devo dirgli due paroline” gli risposi.

“Non c'è ne sarà bisogno. Sono già qua” sentii la voce del nostro folletto stranamente bassa e triste “Ho sentito quello che dicevate e ho capito tutto” continuò entrando nella stanza “Mi spiace Bella. Non credevo che partissero. Le ho raccontato tutto sperando che impedisse a te di allontanarti da casa. Non volevo perderti.” mormorò abbassando lo sguardo.

“Sei un incosciente Alice” sbottai grata di potermi sfogare con qualcuno.

Ma lei non mi rispose mentre i suoi occhi si fecero vitrei.

Stava avendo una visione e sia io che Carlisle rimanemmo in silenzio aspettando e sperando che fossero una volta tanto buone notizie.



Edward.


Le ginocchia mi crollarono mentre la consapevolezza di quello che era accaduto si apriva con forza la strada nella mia mente.

Il mio fisico già debilitato non resse a quella verità così odiosa, mentre mi rendevo conto del tranello nel quale ero caduto così ingenuamente. Inginocchiato mi portai le mani sul volto come a voler tenere lontana quell'odiosa verità.

Poi all'improvviso mi sentii abbracciare .

Qualcosa mi bagnò il viso. Erano gocce tiepide che colavano sul mio volto. Aprii appena la mia bocca riarsa e sentii il gusto salato sulle labbra. Erano lacrime. Aprii gli occhi e vidi il viso di Renesmee chino sul mio rigato dal pianto.

“Non piangere mio piccolo amore. Va tutto bene” cercai di confortarla. Non avevo mai sopportato di vederla piangere e l'istinto paterno prese il sopravvento sul vampiro.

“Mi dispiace Edward” la voce di Demetri mi riportò alla realtà avevo bisogno di spiegazioni, avevo bisogno di sapere.

“Raccontami tutto Demetri. Per favore” lo implorai mettendomi seduto sul letto e stringendo a me la mia bambina.

Alzai gli occhi e vidi Rebecca seduta ai piedi del letto fissarmi e il suo sorriso si aprì pieno di gioia.

Non l'avevo mai vista così felice e capii che lo era per me.

Le sorrisi e mi strinsi più forte la mia Nessi mentre Jacob si sedeva a fianco al suo amore con fare protettivo.


Con rapide e decise parole Demetri e Felix mi raccontarono come il computer dal quale scrivevo dipendesse da un server, e che le mie parole erano state modificate. Lo stesso avevano fatto con la posta che avevo ricevuto dalla mia famiglia creando di fatto quella rottura che mi avrebbe portato a rinnovare il mio giuramento appena fosse spuntato il sole.


Con un dolore che mi perforava il petto capii quanto astuto fosse stato Aro. Se da un lato mi aveva affiancato Rebecca con la speranza che mi affezionassi a lei come fosse stata una droga, dall'altra aveva preso al volo l'occasione per incrinare e tagliare i legami con la mia famiglia. La mia temperatura alta che tanto mi aveva debilitato spingendomi a servirmi del computer invece del telefono era indotta dallo sciroppo che mi aveva dato Angela.

Quella stessa sostanza aveva inoltre risvegliato e rinforzato il mostro dentro di me attraverso la sete che continuava a divorarmi rendendomi di fatto instabile e poco controllato.

Tutto era stato pianificato con accuratezza.


Restai seduto, con gli occhi bassi. La trappola era scattata e da stupido non me ne ero accorto.

Accecato da tutto quello che mi era successo, accecato dal mio orgoglio c'ero caduto in pieno e adesso era troppo tardi.

“Sono stato stupido ragazzi. Orgoglioso e ceco. Ma non so come uscirne. Fra poche ore devo dare la conferma e non posso più tirarmi indietro. Come ho potuto dubitare di Bella? Come posso essere stato così sciocco?” sapevo che nessuno avrebbe potuto rispondermi ma non potevo fare altro se non prendermela con me stesso.

“Non puoi fare nulla? Non puoi venire via con noi?” mi chiese Jacob guardando prima me e poi le mie Guardie.

Scossi la testa. “No. Sono legato a Volterra. E anche se volessi scappare, Rebecca non lascerebbe mai la Rocca senza un ordine preciso di Aro ed io sono legato a lei. E Aro non le darà mai l'ordine di lasciarmi libero, non fino a che, avrò rinnovato il giuramento. E' troppo tardi, ho preso un impegno ed Aro ha il modo per costringermi a rispettarlo.”

Vidi gli sguardi stupiti dei miei ragazzi e sorridendo triste gli raccontai dello stretto rapporto che avevo con Rebecca.

“Ecco spiegato tutto.” affermò Jacob.”Finalmente tutte le cose vanno a posto. Ma non capisco ancora chi o cosa è lo specchio che impedisce ad Alice di vedere cosa succede” terminò pensoso

“E' Rebecca. Lo specchio è Rebecca” disse Felix “Lei non è soggetta ad alcun potere. E legandosi ad Edward ne è diventata una parte, amplificando di fatto le visioni su di lui.” spiegò paziente.

“Ma non può essere.” intervenne la mia Renesmee “Alice ha visto papà baciarsi Rebecca una decina di giorni prima che arrivasse la sua prima e-mail” concluse decisa

“La prima e-mail?” chiese Felix

“Quando mi avete scoperto era la seconda volta che scrivevo” spiegai con un sorrisino colpevole.

“No” intervenne Demetri “la tua veggente non può averla vista, non è possibile. Lei è immune a qualsiasi potere anche a quello di Edward.” concluse scuotendo la testa.

“Alice non ci ha raccontato una frottola” sbottò Jacob.

“Pamela... ha visto... Pamela” mi portai una mano fra i capelli imbarazzato. Non c'era altra possibilità... Rebecca mi aveva baciato per la prima volta quando ero stato ferito nel difendere i Signori di Volterra il che era avvenuto molto dopo.

“E chi è Pamela?” chiese la mia bambina sospettosa guardandomi allibita.

“Vuoi dire che c'è un altra vampira dai capelli rossi che ti sei sbaciucchiato?” chiese Jacob tra lo schifato e il divertito.

Di certo non mi aveva mai visto come un Don Giovanni e doveva risultargli difficile immaginarmi sedurre qualcuno diverso da Bella.

Con calma gli spiegai tutto quello che era successo e come avevo sedotto Pamela per avere la password.

Gli sguardi stupiti e preoccupati di Jacob e Renesmee mi accompagnarono durante tutto il mio racconto e alla fine Jacob scoppiò a ridere.

“In questi tre mesi non ti puoi nemmeno immaginare quanta ansia abbiamo passato, dietro a Rebecca, allo specchio e ai tuoi combattimenti. Ma a quanto vedo, a parte il colore degli occhi non sei cambiato per nulla amico mio, sei sempre il solito Edward.” scherzò.

Lo guardai serio “Ti sbagli Jacob. Sono diventato un assassino e una Guardia e anche adesso faccio fatica a non bere il tuo sangue... malgrado la puzza” ribattei cercando di sdrammatizzare quello che purtroppo era fin troppo vero “Loro hanno risvegliato il vampiro in me e anche se tornassi a casa non sarei più lo stesso. Ho imparato a combattere, ho imparato a uccidere e sono ritornato ad essere un vero vampiro” sospirai. “Forse è giusto che finisca così” mormorai affranto.

“No papà. Devi tornare con noi” m'implorò la mia bambina.

Le strinsi appena la mano, e il suo calore sciolse il ghiaccio dal mio cuore.

“Non posso. Rebecca è legata a me. E Aro non le darà mai l'ordine di lasciarmi libero... non fino a che sarò suo in maniera definitiva.” scossi la testa scoraggiato.


Rimanemmo tutti in silenzio. Non c'era via d'uscita. Anche se avevamo chiarito tutto, non avevo altra scelta. Aro non mi avrebbe mai liberato da Rebecca.

La guardai e le sorrisi. Non era colpa sua, e mi ci ero sul serio affezionato. Era un'amica nulla di più, ma era anche il mio legame fisico con Volterra.

Ovviamente era stata zitta. Non aveva proferito parola. Non mi aveva mai levato gli occhi di dosso, non si era allontanata e il suo sorriso era tenero e confortante.

Doveva essere stata investita da tutte le mie emozioni e mi guardava con gli occhi pieni di comprensione ed affetto.

Con calma come un gatto si avvicinò e si portò di fronte a me.

Alzai la testa e le sorrisi.

Lei si chinò su di me e incurante dei nostri spettatori mi baciò sulla bocca.

Non fu un bacio come gli altri, non fu un bacio per calmarmi o assorbire dolore.

Fu un bacio vero e appassionato.

Non me lo aspettavo ma mi ritrovai a rispondere alla sua passione.

In fondo era giusto così. Glielo dovevo.

Poi come aveva iniziato finii.

Le sue labbra si staccarono dalle mie e, guardandomi con una serietà e un amore che non credevo possibili in lei, mi mormorò nell'orecchio “ Non ti dimenticare di me ”.

E rapida si avventò su di me mordendomi.



Renesmee


Quando vidi mio padre crollare lanciai un urlo di paura.

Distrutta da quello che avevo sentito mi buttai su di lui lasciando scorrere quelle lacrime che non ero riuscita più a contenere.

Poi aiutati dalle Guardie ricostruimmo tutto quello che era successo in quei tre lunghi mesi e tappammo tutti i buchi che avevamo.

Finalmente io e Jacob riuscimmo a capire il comportamento e le parole di mio padre e a comprendere quanto avesse sofferto in quei mesi.

Ora ci era tutto chiaro. Ora finalmente avevamo capito. Non c'era nulla da perdonare, solo da accettare.

Quando poi ci raccontò di Pamela per un attimo mi scappò perfino da ridere al ricordo di come tutte le ragazze gli facessero la corte quando andavamo a scuola.

Ma presto il sorriso scomparse quando lo sentii ammettere che era cambiato.

In apparenza a parte gli occhi rossi sembrava sempre lui, ma non potevo dimenticare come l'avevo visto vampiro nella grande sala. Chiunque sarebbe cambiato di fronte a quello che era successo ma con il nostro amore tutto si sarebbe aggiustato. Ne ero convinta.

“No papà. Devi tornare con noi” l'implorai. Non lo avrei mai abbandonato lì.

Gli strinsi la mano e lo sentii tremare sotto di essa. Era freddo ma non quanto ricordassi.

E il mondo mi crollò addosso quando scoraggiato mormorò “Non posso. Rebecca è legata a me.”.

Un silenzio pesante cadde su di noi.

Lo vidi sorridere a Rebecca ed ebbi un moto di gelosia. Malgrado tutto erano ancora saldamene legati e con rabbia la vidi avvicinarsi a lui e baciarlo teneramente.

Non era un bacio normale era un bacio d'amore e con orrore vidi mio padre restituirglielo.

E poi fui invasa dal terrore quando la vidi staccarsi dalle labbra di mio padre, sorridergli e avventarsi su di lui con i denti snudati.


“Nooo” gridai mentre lo vedevo crollare sotto i suoi denti affilati mentre le due guardie bloccavano me e Jacob.


Probabilmente aveva capito che papà voleva staccarsi da lei e colma di gelosia si era vendicata di lui.

Non c'erano altre spiegazioni ai miei occhi.

Lo avevo ritrovato e perso nel giro di poche ore.

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Capitolo 44
*** Il mio nome è Rebecca ***


Ciao a tutte. In ritardo clamoroso arrivo a postare il nuovo capitolo. E' ora di dare voce a  chi non l'ha mai avuta  ed è ora di capire cosa ha spinto Rebecca a mordere Edward.
Vi lascio pertanto con un capitolo che amo perchè parla proprio del mio primo vero personaggio, inventato da me.
Quindi con un bacione vi lascio a leggere. Baciiiiiii

Capitolo 43 - Il mio nome è Rebecca


Rebecca


Il mio nome è Rebecca e sono una vampira e un simbionte.


Non so come sia maturato il mio potere so solo di essere nata così.

Da bambina ero molto carina.

I miei capelli quasi bianchi e il mio sorriso attiravano sempre molti complimenti, ma anche la gelosia di mia sorella.

Lei, la mia gemella, non era bella e misteriosa come me, ma in compenso aveva un carattere forte e deciso oltre ad essere invidiosa.

Intelligente, Elena, prendeva le decisioni per entrambe.

A me non interessava, la seguivo e dipendevo da lei.

Non mi importavano i suoi scherzi e le sue cattiverie.

Lei era il mio cuore, la mia anima e la mia guida.

Quando Elena venne investita da un pirata della strada mentre andavamo in bicicletta pensai di essere morta anch'io.

Da quel giorno non parlai più ed eressi un muro fra me e il mondo.

I miei genitori mi portarono da molti psicologi ma nessuno riusci a ridarmi la mia vita.

Ero persa, ero sola.

Come una nave in mezzo al mare avevo perso il mio faro e andavo alla deriva.

Una notte di temporale, dopo aver visto mio padre picchiare mia madre a causa della mia diversità , decisi di scappare di casa.

Da sola sotto la pioggia che cadeva prepotentemente allagando strade e giardini mi allontanai nel buio e l'incontrai.

Era bellissimo. L'uomo più bello che avessi mai visto.

Senza sapere il perché lo segui.

Senza domande e senza pretese divenne la mia nuova guida.

Non sapevo che era un vampiro.

Non sapevo che era incaricato di cercare nuovi talenti per Aro.

Lui mi portò a Volterra è spiegò che avevo un potenziale potere immenso.

Fu Rubens a trasformarmi e presto dopo il normale periodo da neonata, mi venne spiegato di essere un simbionte.

Aro mi chiese se volevo mettermi al loro servizio ed io senza indugi dissi di sì.

Avevo trovato la mia nuova casa, avevo una guida e degli ordini da eseguire ed ero felice.

Restai a Volterra una decina di anni legandomi a chiunque mi venisse ordinato.

Era noioso, ma era il mio incarico.

Le persone alle quali mi legavo erano sempre antipatiche, tendevano a trattarmi male, a considerarmi un fastidio e il non riuscire a parlare m'impediva di comunicare con loro.

Le loro emozioni erano per lo più meschine e una fui costretta ad ucciderla dopo che aveva provato a prendermi con la forza.

Ma non mi ribellavo mai, ubbidivo e basta.

Quella era la mia vita.

Quando Aro mi convocò spiegandomi che dovevo legarmi a un vampiro particolare accettai senza battere ciglio.

Quando lo vidi nel suo studio rimasi colpita dai suoi occhi. Erano color oro e caldi.

Sembrava spaventato e probabilmente non immaginava che cosa l'attendeva.

Lo morsi e gli succhiai una parte di lui.

Il mio aspettò cambiò e con curiosità mi ritrovai gli occhi d'ambra che tanto mi erano piaciuti.

Il suo nome era Edward, e presto imparai a conoscerlo.


Non avevo mai visto nessuno come lui.

Era il vampiro più strano e triste che avessi conosciuto.

Disprezzava chiaramente Volterra e le sue regole e potevo percepire la tristezza e la malinconia infinita che provava nel dover vivere da Guardia.

Le sue emozioni intense mi travolgevano , lasciandomi spesso disorientata in quanto incapace di capirlo completamente.

Odiava dover lavorare per Aro, ma lo accettava, e si sfiniva pur di evitare punizioni che ci avrebbero ferito entrambi. Cercavo allora di stargli vicino e di aiutarlo con il mio potere condividendo la sua sofferenza in modo che riuscisse a riposare la mente.

Non pensavo che salire su un albero fosse un esperienza così divertente, e quando lo fece per la prima volta pensai che fosse impazzito. Ma lassù perso nel vento fra le fresche fronde sembrava ritrovare la sua serenità. Non so il perché ma era felice ed io con lui condivisi quella strana esperienza.

Era giovane, poco più di un ragazzo ma il coraggio non gli mancava di certo.

Salvò il mio signore Aro e per la prima volta per alleviargli quel dolore insopportabile lo baciai.

Non era certo un bacio appassionato serviva solo ad assorbire il suo male, ma fu un esperienza piacevole.

Non pensavo fosse possibile, non mi era mai successo, ma sentivo crescere dentro di me un sentimento profondo di affetto per quel ragazzo. Mi prendevo cura di lui, lo sorvegliavo e lo proteggevo. Stava diventando qualcosa di più della vittima del mio potere.

Combattemmo assieme e quando lo vidi ferito feci tutto quello che potei per salvarlo e alleviargli il dolore.

Non sapevo che avrei ferito i sentimenti di quella bella vampira che lo teneva stretto cullandolo e abbracciandolo teneramente. E forse anche se lo avessi saputo, avrei agito allo stesso modo.

Lui in qualche modo era diventato mio.

Non sapevo che le e-mail venissero cambiate e percepii la sua sofferenza senza capirne a fondo la motivazione.

Lo vedevo stare male fisicamente e moralmente ma non potevo fare altro che stargli vicino, sapevo che la mia presenza alleviava per qualche misterioso motivo il suo dolore

Fu solo quando incontrò i suoi familiari che finalmente i miei occhi si aprirono alla verità.

Capii che il suo cuore era là dalla sua famiglia, capii che a Volterra non sarebbe mai stato felice, capii come Aro lo avesse ingannato per tenerlo prigioniero e capii che a legarlo a Volterra senza speranza ero io.

Ma lui malgrado tutto non mi odiava e il suo sorriso triste spezzò il mio cuore.


Non mi era mai capitato non avevo mai provato nulla di simile.

Con calma mi avvicinai e vidi i suoi occhi rossi fissarmi dolcemente.

Avevo capito quanto odiasse bere il sangue umano, quanto si detestasse per le sue azioni, ma aveva cacciato per me ugualmente, si era preso cura della mia sete ed ubbidito agli ordini per non farmi soffrire con i castighi che gli avrebbero inflitto.


Adesso a distanza di tempo so perché lo feci, adesso so cosa mi spinse per la prima volta nella mia vita a baciare un uomo.

E lo baciai... baciai il mio Edward.

E fu un bacio vero, fu un bacio d'amore. Il mio ultimo regalo per lui.

Per la prima volta le parole tornarono sulle mie labbra.

Dovevo essere sicura che non si dimenticasse di me.

E dopo avergli mormorato la mia disperata richiesta per la prima volta nella mia vita infransi un ordine e presi una decisione autonoma e cosciente.

Lo morsi.

Probabilmente il mio gesto scioccò tutti, ma per fortuna Demetri capii e li blocco impedendogli di rovinare tutto.

Morsi Edward, e gli resi la sua libertà.

Sapevo che ne avrei pagato le conseguenze, ma il mio gesto fu la prima cosa giusta che feci nella mia vita.

E quando si riprese e capii il suo sguardo si fece dapprima felice e poi triste.

Non potevo più leggere le sue emozioni e quando lo vidi avvicinarsi ebbi per un attimo paura.

Lui mi prese la mano e la baciò con dolcezza portandosela poi sul suo petto “Ti ringrazio Rebecca. Non mi dimenticherò mai di te. Mi hai reso la mia libertà e ti prometto che ci rivedremo.” poi si era avvicinato e per l'ultima volta mi baciò incurante dello sguardo allibito della sua famiglia.

Fu un bacio tenero, timido, un bacio pieno di speranze ed affetto.

L'ultimo bacio della persona di cui mi ero disperatamente e inaspettatamente innamorata e alla quale avevo deciso di rinunciare proprio per amore.

 

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Capitolo 45
*** Libertà ***


liberta Ciao a tutte.  Ci avviciniamo velocemente alla fine e anche alle mie vacanze. Mi spiace lasciarvi con la storia  in sospeso per pochi capitoli quindi sperando di farvi cosa gradita e non un dispiacere ( ditemi cosa ne pensate) ero dell'idea di postare oggi, domani e Giovedì.  E nella prox settimana altre 3 volte in modo da arriivare alla fine prima delle ferie.  Se qualcuna rimanesse indietro potrà poi mettersi in pari senza problemi.
Ma veniamo al capitolo di oggi... molto bolle ancora in pentola e Aro ...  Bhe meditate sulle sue parole...

Buona lettura



Capitolo 44 - Libertà


Edward


Quando aprii gli occhi, ancora dolorante per il suo morso, vidi il volto di Rebecca ancora china su di me.

I suoi capelli erano ritornati d'argento e mi fissava con gli occhi bianchi carichi di dolcezza.

Ero libero. Mordendomi aveva sciolto il nostro legame. Aveva infranto gli ordini di Aro e mi aveva chiesto di non dimenticarla.

Sul mio volto si aprii un sorriso felice, ma vedendo i suoi occhi carichi di affetto, la tristezza calò sul mio cuore.

Mi avvicinai a lei veloce ancora scosso dall'accaduto. Le presi una mano e la baciai con dolcezza posandola poi sul mio cuore muto “Ti ringrazio Rebecca. Non mi dimenticherò mai di te. Mi hai reso la mia libertà e ti prometto che ci rivedremo.” poi senza badare a Renesmee e Jacob la baciai sulle labbra.

Fu un bacio tenero, timido un bacio pieno di riconoscenza ed affetto.

Lei era stata per me le mie catene e il mio scudo, la mia prigione e la mia compagnia, il mio dolore e la mia cura.


Avrei voluto ringraziarla, abbracciarla ma non feci in tempo. Veloce come un lampo in una notte di tempesta lei si voltò e spari dalla stanza senza più guardarmi.



Restai lì a fissare la porta, a guardare il buio corridoio che l'aveva ingoiata finchè una voce mi riportò alla realtà “Edward, tutto bene?” chiese Demetri .

Mi voltai e gli sorrisi. “Si Demetri. Ora sono libero. Libero di dire no ad Aro” e sul mio volto si aprii un gran sorriso mentre incrociavo i visi ancora stupiti di Renesmee e Jacob.

Ora avevano avuto la conferma che quello che avevo detto era la verità! Ora forse avrei potuto tornare a casa e guardare in faccia la mia famiglia!


In quel momento dalla porta aperta del corridoio spuntò la testa di Damiano. “Edward, mio capitano, Aro ti desidera nella sala. E' giunto il momento” disse, poi si fermò a guardarmi e con la testa lo vidi cercare la mia simbionte.

Ma non disse nulla. E girandosi ci fece strada.

Quando entrai nella Sala, vidi Aro alzarsi dal trono e venirmi incontro tutto felice “Ci siamo Edward. Benvenuto tra di noi Capitano”.

Ma il suo sorriso si spense veloce come si era acceso quando i suoi occhi notarono l'assenza di Rebecca.

Dov'è Rebecca? Cosa significa ciò?” mi chiese palesemente contrariato.

Io abbassai gli occhi in segno di rispetto “Rebecca mi ha lasciato libero e ti chiedo di lasciarmi andare a casa. Non posso rimanere, mio Signore” risposi cercando di placare la sua ira che sentivo crescere nella sua mente.

E così questa è la tua volontà?” chiese cercando i miei occhi.

Si mio signore. Voglio tornare dalla mia famiglia” confermai


La sua risata sprezzante mi ferì il cuore.

Edward... si vede che sei un ragazzo ingenuo. Ma come puoi pensare che loro ti accetteranno? Sei un illuso ragazzo” disse guardandomi con un sorrisetto divertito.

Forse, mio Signore, ma se non vado non lo saprò mai” dissi a bassa voce, avevo paura, paura che avesse ragione.


Sia come vuoi allora, Edward. Vai... ma se non sarai accettato, se ti sentirai fuori posto... torna pure da noi. Questa in fondo è la tua casa, l'unica casa che possa avere un vero vampiro.” mi disse, sorridendomi, poi si rivolse a Renesmee e Jacob “Siete stati molto coraggiosi miei cari, e se volete sappiate che le porte di Volterra sono aperte anche per voi. Il tempo non ha confini per noi, come per voi, e nessuno può sapere come il destino giocherà le sue carte.”

Un brivido mi scese lungo la schiena, Aro non si sarebbe arreso, la sua cupidigia, avrebbe per sempre minacciato me e la mia famiglia.

Vai allora Edward, prova a rimetterti la maschera che tanto ti piace, ma ricordati che ci rivedremo. Tra quindici anni al più tardi sarai di nuovo fra noi... Capitano” mi disse mentre i suoi pensieri divennero più espliciti

Non ti illudere ragazzo, sei un vampiro e dopo quello che è successo non puoi più negarlo. Ti aspetto presto perché nessuno può cambiare quello che è. Carlisle può illudersi di essere umano, ma alla fine anche lui capirà che non ci si può ribellare alla propria natura.

Lo guardai un ultima volta mentre prendendo Renesmee per il braccio mi allontanai più velocemente possibile da quel gelido posto.


Stavamo per uscire dai bui corridoi della rocca quando mi sentii chiamare “Edward!” mi voltai e i miei occhi si fermarono su Jane.

Non ti dimenticare di me” disse mentre ridendo scatenò il suo potere su di me.

Crollai a terra in preda al dolore. Questa volta non c'era Rebecca ad aiutarmi e il suo fuoco mi torturava senza barriere.

Basta.” Implorai sperando che Jacob e Nessi non intervenissero. Ma il ringhio di Jacob risuonò forte nella rocca mentre venivo sommerso da una massa di pelo.

Jane arretrò spaventata dal licantropo che era pronto ad ucciderla. Il suo potere si spense e lei si appoggiò al muro.

No Jacob... non farlo. Sto bene... andiamo via” mi affrettai ad intervenire.

Aiutato da Renesmee mi misi in piedi ancora tremante .

Ci rivedremo presto Edward... e la prossima volta non ci saranno simbionti o lupi a proteggerti.” Sibilò Jane allontanandosi veloce nei bui corridoi.

La rabbia mi travolse come un onda e con la voce ferma e sicura le intimai “Ci rivedremo Jane... non dubitare ”.


Poi veloci uscimmo da quelle gelide gallerie e appena fummo all'aria aperta Jacob si trasformò di nuovo vestendosi rapido con i pantaloni e la maglietta che Nessi tirò fuori dallo zainetto.

Io mi bloccai, avevo dimenticato il mio zaino in camera.

Ma era troppo pericoloso rientrare. Avrei chiesto perdono anche per quello a Bella.



Marie


Il mio compito è quello di riordinare le camere.

Era toccato a me l'incarico di mettere in ordine la stanza del Vampiro dagli occhi Gialli.

Stavo per entrare quando una figura avvolta in una mantella da Guardia Reale con il cappuccio tirato sulla testa, mi diede una spinta e si allontanò velocemente stringendosi al petto uno zainetto rosso.

Che mai ci faceva quella Guardia in quella camera ormai vuota?” mi chiesi mentre entravo a fare il mio lavoro.



Carlisle


Gli occhi di Alice divennero normali e con Bella ci affrettammo a chiedere cosa stava succedendo.

Jacob e Nessi stanno per arrivare. La visione della famiglia è sparita e quindi arriveranno presto qui.” trillò felice

E di Edward? Hai notizie?” chiesi

Non capisco. Lo specchio è sparito.” annunciò

Edward è con loro?” chiese Bella e per un attimo pensai che forse tutto sarebbe finito bene.

Non so” ci disse Alice poi veloce si voltò correndo verso gli altri che ci avevano raggiunto “Stanno tornando. Sono salvi”

Io e Bella ci fissammo domandandoci che cosa in realtà avesse visto Alice e il perché non ci avesse risposto con chiarezza.

Forse era meglio non sapere, forse neanche lei aveva capito il significato della sua visione e aveva avuto paura di spaventarci.

Scuotendo la testa presi Bella sotto il braccio “Presto sapremo” mormorai sperando che finalmente tutto sarebbe tornato come prima.


Ero un illuso, il passato non si può cancellare e il futuro dipende da esso.

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Capitolo 46
*** Ritorno a casa ***


Ciao eccomi qua con il secondo capitolo di questa lunga maratona finale.  Spero che il postagio giornaliero non vi crei confusione , sarebbe un peccato rovinarvi gli ultimi capitoli ma, penso,  ancora peggio lasciarvi con la storia in sospeso.
Quindi  non vi faccio perdere tempo e vi auguro buona lettura e attendo come al solito i vostri commenti su questa storia che si sta avviando a un finale... bhe decisamente insolito.

Ciaoooo


Capitolo 45 - Ritorno a casa


Carlisle


Quando la Volvo si fermò davanti alla porta di casa, uscimmo tutti felici di poter riabbracciare i nostri ragazzi.

Alice non ci aveva più detto nulla e quando vidi scendere solo Renesmee e Jacob dalla macchina sentii una fitta al petto.

Qualsiasi cosa fosse successa Edward non era tornato a casa.

Bella si precipitò ad abbracciarli sollevata di saperli ormai al sicuro.

Io e gli altri rimanemmo sulle scale. Quel momento era il loro, noi avremmo festeggiato dopo.


“Nessi, non farmi mai più una cosa del genere” sentimmo Bella mormorare a quella ragazza che sembrava sua sorella.

“Mi spiace mamma... ma dovevo farlo” rispose lei asciugandosi le lacrime che uscivano dagli occhi.

“Avete visto... Edward” sentii Bella chiedere ansiosa.

“Si mamma” annui sorridendole.

Poi la vidi fissare Jacob mentre tutti fummo distratti dal rumore di un altra macchina che si avvicinava lentamente.

Una Ford Focus sbucò dalla curva e si fermò accanto alla Volvo.

Ancora una volta sentii un brivido scendere dalla schiena mentre mi chiedevo chi sarebbe sceso da quell'auto. I finestrini erano oscurati e non riuscivamo a distinguere nulla dei suoi occupanti.

Eravamo tutti in silenzio, sembrava che la macchina avesse una calamita perché nessuno di noi riusciva a distogliere gli occhi da essa.

Lentamente la portiera si aprii e vidi il mio ragazzo, il mio Edward, scendere dalla macchina.

Era solo e fece un paio di passi verso di noi.

Teneva gli occhi bassi fissando per terra come se avesse paura a guardarci. La sua mano non aveva lasciato la carrozzeria della macchina, sembrava che ci si appoggiasse contro come fosse pronto per una rapida fuga.

Eravamo tutti in silenzio, lo fissavamo e aspettavamo. Toccava a lui parlare ma sembrava che non sapesse come comportarsi.

Lo vidi portarsi una mano dietro la nuca e prendere fiato. Poi con lentezza alzò gli occhi e ci fisso cercando gli occhi di ognuno di noi.

Lo avevamo già visto con gli occhi rossi ma questa volta non era solo il colore a spaventarci ma anche il modo di guardarci.

Erano gli occhi di chi sa di essere un assassino, erano gli occhi di un vampiro che faceva fatica a controllarsi.

Guardò per ultima la sua Bella e con la voce spezzata disse “Mi spiace Bella. Potrei dirti tante cose, potrei spiegarti per ore, ma prima ho solo bisogno di sapere se mi puoi amare ancora, se puoi credermi quando ti dico che ti amo ”.

I miei occhi si posarono sui suoi, su quello sguardo così tormentato, così ferito.

Esme si stacco da me e senza aspettare una risposta si fiondò fra le sue braccia.

Lui arretrò un attimo quasi spaventato da sua madre. Poi le sorrise timido e abbassò gli occhi.

“Oh Edward. Sei tornato da noi” disse Esme accarezzandogli la guancia.

Lui rimase lì, un attimo, sembrava imbarazzato da quel contatto, quasi intimorito poi la baciò sulla fronte “Grazie mamma.” mormorò riportando gli occhi su Bella.

Anch'io fissai l'ultima delle mie figlie chiedendomi perché non correva tra le braccia del suo amore.

Lei non aveva levato lo sguardo da Edward e lentamente fece un paio di passi avanti.

Poi si fermò e prese fiato e senza levargli gli occhi dai sui parlò lentamente “Quante volte mi hai mentito Edward? Come posso fidarmi di te quando dici che ami me e non quella vampira? Come puoi presentarti qui, dopo tutto quello che hai fatto e pretendere il mio perdono senza degnarti di spiegarmi nulla?” la sua voce tremava.

Sapevo quanto dolore ci fosse nascosto, sapevo quanto le costasse dire quelle cose, ma sapevo anche quanto profonde fossero le ferite del suo cuore.

“Mamma, io ti posso far vedere tutto. Devi credergli!” gridò Nessi facendo un balzo verso Bella.

Non si aspettava evidentemente la piega che stava prendendo la situazione.

Jacob la prese per un braccio “No Nessi hai promesso. Abbiamo promesso. Non puoi” le sussurrò tenendola stretta fra le sue forti braccia.

Guardai mia nipote con sguardo interrogativo. Non capivo a cosa si riferisse. Subito la mia attenzione si rivolse ad Edward.

“Grazie Jacob. E' giusto così Nessi. E' vero Bella, quello che ti ho detto è vero. Ma posso capirti, posso capire tutti voi. Anch'io stento ad accettare quello che mi è successo. Sono cambiato e non lo posso negare. Non lo volevo ma è successo. Speravo che mi accettaste per quello che sono diventato, per quello che ho fatto, ma hai ragione tu... come sempre. Volevo salutarvi un ultima volta” e detto questo abbracciò forte Esme “Addio mamma” sussurrò con la voce spezzata mentre veloce rientrava in macchina e accelerando si allontanava rapidamente.

Un silenzio surreale ci colse. Un uccellino in volo avrebbe potuto scambiarci per tante statue.

Fermi immobili scioccati da quello che era successo.

Gli occhi gonfi di quelle lacrime che non potevano uscire.

Incapaci di muoverci rimanemmo lì a fissare la macchina che veloce si allontanava nel bosco fino a sparire alla nostra vista.

“Bella, prendi!” mi voltai sentendo la voce di Alice giusto in tempo per vedere un paio di chiavi volare nell'aria “Vai, raggiungilo. La Porsche è già fuori.” disse indicando la bellissima macchina gialla posteggiata fuori con il muso rivolto verso la strada.



Edward


Quando lasciammo Volterra, presi a noleggio un altra macchina.

Con calma spiegai a Nessi e Jacob che era meglio per me viaggiare da solo. Facevo troppa fatica a trattenermi. Sentivo la sete bruciare la mia gola. Sapevo adesso che era colpa dello sciroppo di Angela che mi spingeva a bere di continuo. La mia temperatura alta bruciava quello che bevevo velocemente e il mostro dentro di me era perennemente assetato e fuori controllo.

Avevo paura di far loro del male e durante il viaggio ebbi modo di riflettere quanto difficile sarebbe stato per me ritornare a casa.

Forse la cosa migliore sarebbe stato salutarli ed allontanarmi.

Avevo infatti paura che non mi accettassero per quello che ero diventato, perché io stesso stentavo a farlo.

Temevo che avessero perso la fiducia in me, che non mi credessero. Che Bella avesse chiuso il suo cuore al mio, che ancora una volta pensasse che il mio amore per lei fosse solo una bugia.

Fu per quello che chiesi a Renesmee di non usare il suo potere con Bella per mostrarle l'accaduto, volevo che mi accettasse per quello che dicevo, per l'amore che speravo avesse ancora nei miei confronti, non perché avrebbe visto la verità mostrata da lei.

E quando sentii la sua reticenza, quando la sua voce espresse i suoi dubbi che altro non erano che le mie paure, capii quale era la decisione giusta.

Non potevo tornare da loro.

Avevo sbagliato e ne avrei pagato le conseguenze.

Salutai mia madre. Lei mi avrebbe accettato in qualsiasi modo.

E veloce mi allontanai.

Dovevo mettere più strada possibile tra loro e me.

Quando fui lontano, iniziai a rallentare.

Non avevo alcuna fretta di tornare a Volterra.

Ma dove altro sarei potuto andare?

Ero perso nei miei tormenti.

Guidare mi dava sollievo, mi impediva di pensare, teneva occupate le mie mani.

Non vidi la Porsche fino a che mi tagliò la strada.

“Oh no.” mormorai a me stesso “Non Alice. Non ce la posso fare”.

Rimasi seduto, fermo la testa poggiata sulle mie mani. Gli occhi chiusi, a cercare quelle parole che avrei potuto dirle per fuggire il più velocemente possibile da lì.

Ma la mia portiera si apri e mi ritrovai tra le braccia della mia Bella.

“Ti amo Edward. Non mi interessa nulla. Non voglio sapere nulla ne da te, ne da Renesmee. Ti amo e basta. Non andartene ti scongiuro... non mi abbandonare di nuovo... io non posso vivere senza di te” le sue parole mi colpirono, mi imprigionarono e senza risponderle posai le mie labbra sulle sue.

Poi mi staccai e la guardai nei suoi meravigliosi occhi gialli “Ti amo Bella. Non ho mai smesso di amarti. Te lo giuro” le sussurrai abbracciandola forte come se avessi paura che scomparisse dalla mia vista.

Lei non mi rispose ma mi prese per mano e mi condusse nel bosco.



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Capitolo 47
*** Una guardia innamorata ***


Ciao a tutte.  Oggi vi  posterò DUE  capitoli di seguito un pò perchè voglio finire la storia nella prox settimana (posterò a fine settimana per impegni estivi familiari)  un pò perchè è lo stesso capitolo visto da de punti di vista diversi con due sottili sfumature diverse dove gli Oggetti hanno un ruolo importante.
Avviso soltanto che sono capitoli HOT . Sono i primi che ho mai scritto e quindi vi chiedo di essere clementi perchè per me è stato difficilissimo scriverli e quindi vi chiedo perdono se non sono perfetti o fatti benissimo... e vi lascio con finalmente qualcosa di romantico.
Un bacio e grazie a tutti...  e per chi entrasse adesso sappiate che questa settimana ho postato anche ieri e l'altro ieri.  A Giovedì prox  più o meno...

ps: manca un capitolo + l'epilogo + una pazza sorpresa.  Baciiiiiii


Capitolo 46 - Una guardia innamorata



Edward


Bella mi prese per mano e mi condusse all'interno del bosco. Io la segui intimidito ed eccitato nello stesso tempo.

Sentivo il mostro dentro di me agitarsi, il mio olfatto era alla ricerca di una possibile preda.

Ingoiai il veleno con rabbia, non era quello il momento di pensare alla sete. Lui avrebbe dovuto aspettare.

Ora la mia attenzione sarebbe andata tutta alla mia Bella.

Lei si fermò in una radura piccina e protetta da sguardi indiscreti e si voltò a guardarmi con i suoi occhi carichi di amore.

Potevo sentire intorno a me il frusciare delle foglie, il profumo dei fiori e degli alberi, il calore del sole serale che pallido s'infrangeva sulla nostra pelle.

Ma sopra ogni cosa percepivo la sua fragranza, la sua presenza.

Quando si era fermata mi aveva preso entrambe le mani e ora potevo percepire nettamente il suo alito profumato avvicinarsi al mio viso.

Le sue labbra morbide si appoggiarono alle mie e tutto l'amore che avevo desiderato in quei tre lunghi mesi esplose dentro di me.

Un brivido di piacere percorse tutto il mio corpo, scuotendomi e gridando che lei era lì e che era mia.

Ma avevo paura.

Paura di amarla e di perderla, paura che lei potesse fuggire da me.

Dovevo essere certo che lei mi volesse, che lei mi accettasse, che fosse cosciente dei miei cambiamenti “Bella, io...” non riuscii a finire la frase l'indice e il medio della sua mano si posarono sulle mie labbra, fermando le mie parole.

Shhh Edward. Ci sarà tempo più tardi per le parole” mormorò mentre apriva le dita e le passava sui contorni delle mie labbra con un tocco leggero e delicato.

La guardai estasiato. Lei mi sorrise radiosa come sempre e fece scorrere la sua mano lungo la mia gola.

Bruciava, come il fuoco.

Ed ingoiai a vuoto mentre tremante allungavo le mani e gliele appoggiavo sui fianchi attirandola vicino a me.

Potevo sentire i suoi seni sodi premere contro la mia camicia mentre con le mani lei scioglieva la chiusura della mantellina e la buttava per terra lontano da noi.

Con la coda dell'occhio la vidi afflosciarsi e un sorrisino divertito si aprì sul mio volto al pensiero di quanto fosse importante per le altre Guardie.

Le sue mani non si fermarono e sicure scesero sul mio petto aprendo i bottoni della mia camicia.

Uno alla volta... lentamente.

Mi sentivo impazzire dalla voglia di strapparla, di levarmela da dosso, ma non potevo, non potevo lacerare la divisa di Volterra.

La lasciai fare godendomi ogni suo tocco vellutato mentre l'ansia e la voglia crescevano in me.

Quando anche l'ultimo bottone fu aperto, veloce mi sfilò la camicia dalle spalle. E anche lei andò a raggiungere la mantella.

Io mi avvicinai e stringendola a me iniziai a baciarla con dolcezza.

Lei ricambiò il mio bacio mentre le sue mani si posavano sul mio petto nudo.

Edward, sei caldo” disse scostandosi, preoccupata.

Non è nulla di grave amore. Va tutto bene. Non è niente” cercai di tranquillizzarla. Non volevo che fuggisse dalle mie braccia, non volevo perdere quel momento d'intimità che tanto avevo desiderato.

Lei mi guardò di traverso ed io ricominciai a baciarla “Poi ti spiego” le mormorai all'orecchio.

Le sue mani che si erano intrecciate nei miei capelli scivolarono alla base del collo e le sue dita iniziarono a slacciare il medaglione dei Volturi che pendeva sul mio petto nudo “Questo non ti servirà più” disse prendendolo e buttandolo sopra al resto della divisa.

Un altro sorriso divertito apparve sul mio volto mentre cercavo di riappropriarmi della sua bocca.


(Inizio parte hot, se volete saltarla non cambia nulla al fine della storia)


Lei allontanò le mie mani e posandomi le sue nuovamente sul petto iniziò a farle scivolare verso il basso languidamente mentre s'inginocchiava davanti a me. Poi con gesti veloci e precisi aprì i miei pantaloni e con poca pazienza me li abbassò assieme ai boxer.

Vidi i suoi occhi brillare mentre si posavano sulla mia eccitazione.

La sua bocca si posò su di essa strappandomi più di un gemito.

Per un attimo mi persi in quel paradiso di puro piacere, poi mi resi conto che non era giusto, non ero solo io che avevo passato tre mesi da solo a crogiolarmi nella mia solitudine.

Allungai le braccia e la presi per le spalle quasi obbligandola ad alzarsi prima di perdere completamente il controllo sul mio corpo.

No Bella, aspetta” le mormorai.

Le mie mani passarono veloci sulla sua schiena.

Aveva un vestitino leggero senza maniche, un vero gioiellino, ma soprattutto facilmente apribile.

Con gesti rapidi e impazienti le tirai giù la cerniera sulla schiena e glielo sfilai lasciandolo cadere ai suoi piedi.

Poi baciandola tirai via la sottoveste di raso bianco e mi ritrovai con le mie mani posate sul suo petto fresco.

Accarezzandola lentamente, beandomi dei suoi sospiri mi inginocchiai e le tirai giù gli slip umidi della sua eccitazione.

Le mie mani iniziarono ad accarezzarla là dove sapevo le avrei donato piacere. Indugiarono su di lei, la aprirono dolcemente mentre passavo il mio viso e la mia lingua nel suo inguine profumato.

La sentivo fremere e tremare mentre un bisogno disperato s'impadroniva di entrambi.

In quel momento avrei potuto avere un umano ferito e sanguinante al mio fianco che non mi sarei accorto della sua presenza.

Ero eccitato e inebriato dal suo profumo e la volevo per me.

Lei si inginocchiò davanti a me e mi scostò da lei andando a posare le sue labbra morbide sulle mie.

Sarà meglio che finisci di sfilarti i pantaloni... prima che facciano una brutta fine.” mormorò ridacchiando e spingendomi seduto.

Aveva ragione lei. Se fossimo stati a casa li avrei semplicemente distrutti, ma quelli non potevo. Erano parte della divisa. Frustrato e infastidito iniziai a sfilarmi le scarpe per farli passare. Ma più cercavo di fare in fretta più le mie mani tremanti perdevano tempo.

Bella ridacchiò della mia goffaggine e si portò alle mie spalle. Con le mani mi accarezzava mentre con la bocca mi baciava, le orecchie, il collo, le spalle.

Alzai gli occhi al cielo, non mi stava certo aiutando distraendomi in quel modo. Come vide che ebbi finito, mi diede uno strattone indietro costringendomi a sdraiarmi. Avrei voluto protestare ma tacqui quando vedendo i miei pantaloni volare lontano il mio sguardo si posò sulla sua intimità. La sua bocca fresca accolse la mia impazienza mettendomi a disposizione il suo luogo del piacere. E non mi tirai certo indietro. Le mie mani ripresero quel contatto mentre la mia bocca iniziò a esplorarla.

Ci interrompevamo solo quando non potevamo fare a meno di emettere dei gemiti di piacere sommesso.

Quando sentii che non resistevo più a quella dolce tortura, mi sfilai da sotto di lei e afferratola la feci sdraiare sulla soffice erba.



(fine parte hot)


Li circondati dalla rigogliosa natura, illuminati dal pallido riflesso degli ultimi raggi del sole, presi con delicatezza la mia Bella. Le donai il mio piacere e raccolsi il suo.

Lì lontano da tutto e da tutti, ritornai per un attimo ad essere l'Edward Cullen che ero stato.

Lì perso nella gioia del suo abbraccio dimenticai tutti i problemi che mi aspettavano, tutte le ansie che mi avevano torturano in quegli ultimi tre mesi.

Lì capii finalmente quanto avessimo disperatamente bisogno l'uno dell'altro. Di quanto fossimo indivisibili.

Non mi aveva chiesto nulla, non aveva voluto sapere nulla di me. Si era donata perché mi amava, perché qualunque cosa fossi diventato, qualunque cosa mi fosse successa io per lei ero e rimanevo il suo amore eterno.

Ed io non l'avrei delusa. Perché l'amavo, la volevo, la desideravo.

Perché lei era il mio riferimento, la mia vita, il mio universo.


E quando si appoggiò appagata e felice su di me, mi sentii invadere dalla gioia e senza ritegno iniziai a singhiozzare per la felicità.

Lei, pur non leggendo la mia mente capii e appoggiandosi a me e iniziò ad accarezzarmi. “Shhh Edward. Va tutto bene. Sono qui... vicino a te. E nessuno riuscirà mai a dividerci” Poi alzò il suo scudo e lasciò che tutto la sua gioia, tutto il suo amore mi travolgessero.

Rimanemmo sdraiati, abbracciati, beandoci di quell'intimità che a lungo ci era stata negata, finché il sole non sparì definitivamente.

E' l'ora di andare amore. La nostra famiglia sarà in pensiero” mi sussurrò accarezzandomi e sfilandosi dai capelli una foglia secca.

Io annui e a malincuore mi rivestii.

Mi misi anche la mantellina lisciandomela con cura sulle spalle. Fu solo quando incrociai gli occhi stupiti di Bella che mi resi conto dell'assurdità che avevo fatto. Abbassai gli occhi mortificato mentre infilavo rapido il medaglione nelle tasche. Stavo per mettermi anche quello...

Lei si avvicinò mi alzò il mento e mi baciò con dolcezza mentre mi sfilava la mantella. “Di questa non hai più bisogno per ora” mi disse piegandola e facendola sparire nella sua borsa.

Le sorrisi mesto e la presi per mano. Insieme ci avviammo alle macchine.

Era ora di tornare a casa e di affrontare la mia famiglia, le mie responsabilità e le mie debolezze.


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Capitolo 48
*** Ti amo e basta ***


Ciao eccomi di nuovo come promesso. Questo è il secondo capitolo della giornata. Questa settimana ho postato tantissimo sperando di aver fatto la scelta giusta. Questa è la versione di  Bella, per capire meglio il suo punto di vista.  Spero di non deludervi  e vi lascio alla lettura.

La prox settimana finiamo la storia.... a presto.  Baci Luisa

Capitolo 47 – Ti amo e basta


Bella


Quando era salito sulla macchina, mi ero sentita morire.

Una fitta fortissima mi aveva trapassato il petto.

Come avevo potuto essere così cattiva, cosi insensibile con lui?

Mi aveva chiesto di perdonarlo e se lo amavo ancora, ed io guidata dall'orgoglio e dalla sofferenza di quei lunghi tre mesi, avevo fatto la cosa più stupida che potessi fare.

Avrei dovuto corrergli incontro come aveva fatto Esme, ma invece gli rinfacciai che spesso in passato mi aveva mentito. La gelosia aveva parlato per me.

Ero stata stupida ed egoista e adesso stavo perdendo il mio amore, forse per sempre.

Quando vidi le chiavi lanciate da Alice, capii il perché aveva posteggiato la Porsche fuori già rivolta verso la strada.

Lei aveva previsto quello che sarebbe successo.

Non persi tempo a salutare e veloce salii sulla macchina sperando di riuscire a trovarlo.

Guidai veloce aiutata dalle mie capacità di vampiro e lo trovai.

Senza pormi il minimo problema gli tagliai la strada costringendolo a fermarsi.

Mi aspettavo che uscisse arrabbiato e combattivo ma lo vidi accucciato sul volante.

Travolta dall'amore per lui, lo feci uscire e lo baciai.

Poi lo presi per mano e lo portai nel bosco. Quando mi fermai nella radura mi sentii travolgere dal desiderio di averlo di nuovo tra le mie braccia, di poterlo stringere di sentirlo dentro di me.

Avvertii la sua inquietudine, sembrava incerto, preoccupato. E quando fece per parlare lo zittii, non volevo sapere nulla, lo amavo e questo doveva bastare per entrambi.

Sentivo il suo profumo, il suo corpo forte aderire al mio e il mio sguardo cadde sulla sua divisa.

Non mi piaceva, odiavo quei vestiti che lo nascondevano alla mia vista ed erano il simbolo del suo essere Guardia.

Con le mani veloce sciolsi quella stupida mantella e la lanciai lontana, poi iniziai ad aprirgli la camicia. Un bottone per volta, lentamente. Era una tortura per lui, ma anche per me. Avrei voluto strappargli tutto di dosso, ma non potevo rompergli la divisa, e le mie mani tremavano da quel contatto che avevo desiderato e sognato per mesi.

Quando la camicia volò a far compagnia alla mantella iniziai a baciarlo e lui rispose ancora una volta lasciandosi travolgere dalla mia passione.

Lo accarezzai, accarezzai il suo petto. Quante volte avevo sognato di farlo, di sentire la sua forza e la sua pelle liscia scorrere sulle mie mani? Mi bloccai quando sentii la sua pelle bruciare i miei polpastrelli. Era caldo. Com'era possibile? Stava male? Mi immobilizzai preoccupata, ma lui si affrettò a tranquillizzarmi. Non ero convinta, ma non volevo fermarmi, non volevo fargli vedere che dubitavo di lui.

Ingoiai e cercai di seppellire l'ansia che mi aveva invasa.

Il suo medaglione spiccava sul suo petto, quasi a sfidarmi, a ricordarmi che lui non era del tutto mio. Armeggiai veloce e lo staccai lanciandolo insieme alla divisa.

Adesso si che era tutto mio, Volterra era più solo un ricordo del passato.

(Inizio parte hot)


Ma non resistevo, non potevo più aspettare e le mie mani si posarono sui suoi pantaloni.

Con soddisfazione sentii il suo membro eccitato e teso dalle nostre carezze e dai nostri baci e il ricordo della chiacchierata con Jasper increspò le mie labbra in un sorriso.

Veloce mi accucciai e lo liberai dai pantaloni poi posai la mia bocca sulla sua eccitazione.

Volevo dargli piacere, volevo fargli capire che io ero sua, fargli dimenticare i mesi di solitudine.

Lo sentii gemere e per un attimo pensai che avrebbe avuto quello che adesso ero certa gli era mancato in quei tre mesi.

Ma Edward, non era così. Lui altruista come nessuno mai, mi alzò per le spalle e mi fece impazzire di piacere inginocchiato di fronte a me.

Potevo sentire il suo desiderio crescere con il mio, e vidi i suoi pantaloni abbassati tirarsi in maniera pericolosa.

Fossimo stati a casa non me ne sarei curata ma eravamo in un bosco e per di più erano quelli della divisa.

Lo spinsi seduto ridacchiando invitandolo a levarseli. Era buffo vederlo impacciato, attento a non fare danni, cercando di fare il prima possibile. Ma non volevo che si distraesse, che si dimenticasse con quanta urgenza avevo bisogno di lui. Mi portai alle sue spalle e iniziai a torturarlo, baciandogli i capelli, il collo e le spalle.

Lo sentii sbuffare e poi vidi volare i pantaloni lontani. Veloce lo feci sdraiare e mi appoggiai a lui fino a raggiungere la sua eccitazione. Non persi tempo e appoggiai le mie labbra ai suoi lombi.

Lo sentii fremere e tremare mentre la sua lingua s'insinuava dentro di me.

Era una tortura, una dolce tortura, e quando pensai di non riuscire più a resistere lui mi fece sdraiare sotto di lui e voltatosi entrò dentro di me.


(Fine parte hot)


Ci donammo quel piacere che a lungo ci eravamo negati e mi dimenticai di tutti i problemi, di tutte le sofferenze passate travolta dalla gioia e dalla passione.

Lo amavo, con tutta me stessa, con tutto il mio cuore ed ebbi ancora una volta la certezza che il mio sentimento fosse ricambiato. Lui mi amava, mi desiderava alla follia. E nessuno, nemmeno quella maledetta vampira avrebbe mai potuto distruggere quel sentimento.


E quando ci sdraiammo vicini abbracciandoci lo sentii scoppiare in singhiozzi. Era un pianto liberatorio, un pianto che mi strinse il cuore. Lo abbracciai e levai il mio scudo.

Doveva sapere, doveva capire quanto lo amassi.


Quando fu l'ora di tornare a casa, dapprima con stupore poi con orrore, lo vidi mettersi nuovamente la divisa. Con calma si stava sistemando la mantella, come fosse un qualcosa d'importante.

Non era più a Volterra, che senso aveva metterla? In mano stringeva il medaglione, pronto a legarselo al collo.

Mi avvicinai e lo baciai teneramente mentre gli sfilavo la mantella. Non era più una Guardia.

Lo vidi abbassare gli occhi imbarazzato come un bambino sorpreso a rubare la marmellata, e un sorriso si dipinse sul mio volto mentre lo baciavo teneramente. Presi la mantella e la piegai facendola sparire in borsa, mentre lui veloce nascondeva il medaglione.

Sul suo volto si aprì il suo sorriso sghembo mentre mi prendeva per mano conducendomi alle macchine.

Era l'ora di tornare a casa. Sapevo che quello che lo aspettava non era facile, ma io non lo avrei lasciato a combattere da solo.

Insieme avremmo allontanato le ultime Nuvole di Volterra.

Insieme avremmo combattuto per cancellare quei lunghi tre mesi dalle nostre vite.


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Capitolo 49
*** Una vera guardia tra i Cullen ***


Ciao a tutti.  La scorsa settimana ho postato molto e ho visto che il primo del doppio capitolo ha poche entrate.  Così ne approfitto per riepilogare  i postaggi e invitarvi a controllare di non aver perso nulla.

Martedì scorso ho postato "Libertà"
Mercoledì  scorso  "Ritorno a casa"
e Giovedì ben due capitoli di seguito "Una guardia innamorata" (che ha poche entrate)  e "Ti amo e basta".

E quindi  entro questa settimana finirò   di postare la storia.  snif snif snif

Oggi Lunedì 13/08 vi propongo il nuovo capitolo, (sò che avevo detto a fine settimana  ma i miei impegni sono variati).  Vi ringrazio e vi aspetto manca infatti ancor L'Epilogo e il Backstage ( una sorpresina.... che spero gradirete).

Un bacione a tutte e scusate se mi sono dilungata!!!

Capitolo 48 - Una vera guardia tra i Cullen


Edward


Erano ancora tutti lì. Fermi e immobili come statue quando tornammo a casa.

Avevo paura di scendere dalla macchina, paura di affrontarli.

Dopo che ci eravamo baciati con Bella non ci eravamo detti molto altro. Non mi aveva chiesto nulla, ma mi aveva condotto nel bosco e senza paura aveva iniziato a baciarmi.

Si era accorta del mio calore, ma avevo liquidato il discorso dicendo che non stavo benissimo.

E lì con tenerezza e disperazione l'avevo fatta mia e mi ero donato a lei. Quanto mi era mancato quel contatto, quelle carezze! Il mostro dentro di me smaniava e la gola bruciava, ma non mi importava, nulla importava di più di lei, del suo amore.

I fili d'erba tra i nostri capelli erano gli unici testimoni silenziosi della nostra passione.

Quando scesi dalla macchina rimasi fermo a occhi bassi. Non sapevo cosa dire, come giustificare la mia fuga e il mio ritorno. Poi quando trovai il coraggio alzai gli occhi e vidi il sorriso sui loro volti.

Fu mio padre a rompere quell'immobilità che li aveva colti. Si avvicinò lentamente, quasi intimorito da me, con un sorriso raggiante sulle labbra e fece per darmi la mano ma io nascosi il mio volto sul suo petto facendomi abbracciare stretto.

Avevo bisogno di sentirmi amato, di sentirmi accettato.


Lui mi tenne qualche momento stretto conscio di quel mio bisogno disperato, poi mi mormorò “Bentornato a casa Edward. Sono felice che tu abbia scelto di stare con noi. Non avere paura di nulla. Ti aiuteremo.”

Mi sentii sciogliere. L'ansia, e la paura di quei tre mesi crollarono su di me. E mi appoggiai a lui stanco e sfinito fisicamente e mentalmente.

Lui si accorse che le gambe mi stavano cedendo e tenendomi stretto mi disse “Vieni. Devi essere stanco. Entriamo in casa. Poi se ti senti potrai raccontarci la tua storia” e passandomi il braccio sotto le spalle mi condusse in salotto.

Quando fui seduto alzai gli occhi sui i miei fratelli. Si erano tutti seduti e mi guardavano. Nessuno parlava, nessuno aveva il coraggio di dirmi nulla. Ma i loro pensieri urlavano nella mia testa la gioia di vedermi. La felicità di avermi di nuovo con loro. Solo Jacob stava lontano tenendo Renesmee tra le sue braccia. Lo guardai riconoscente. Il loro cuore e il loro calore stuzzicavano la mia sete e saperli al sicuro lontani mi permise di rilassarmi un poco.

“Renesmee vi avrà fatto veder tutto” dissi guardando la mia bambina cercando una conferma alle mie parole.

“No Edward. Non abbiamo voluto vedere. Noi ci fidiamo di te e vorremmo che fossi tu a spiegarci cosa è successo in questi tre mesi.” mi disse mio padre.

Si era seduto vicino a me e teneva il braccio sulle mie spalle con noncuranza ma sapevo che era pronto a bloccarmi se fosse risultato necessario. Gli sorrisi riconoscente.

“Ci ha solo detto che non stai bene fisicamente. Ed è per questo che sto tenendo Alice qui stretta” aggiunse Jasper ridacchiando “e che non ti siamo ancora saltati addosso, fratellino” finii sogghignando felice.

Lo guardai e i miei occhi si posarono sulle mani di Jasper che teneva Alice saldamente sulle spalle.

Sorrisi “Vieni qui Alice abbracciami.” dissi aprendo le braccia.

In un attimo me la trovai addosso “Sono felice di vederti Edward. Visto che avevo ragione. Sei tornato a casa” disse ridendo.

“Ci è mancato molto poco Alice, che mandassi in fumo la tua visione” risposi con un filo di voce.

Poi prendendo fiato iniziai a raccontargli tutto. Passammo la nottata a parlare. Stavolta raccontai tutto, di Rebecca, di quando avevo salvato Aro, del mio addestramento e della battaglia. Volevo che sapessero e capissero

Quando spiegai la trappola che mi aveva teso Aro, senti più di un ringhio di rabbia alzarsi fra di loro e vidi lo sguardo spaventato di Carlisle. La sua mano fresca si posò sul collo come per farmi una carezza, ma sapevo che stava controllando la mia temperatura.

Con calma tappammo tutti gli interrogativi aperti e quando finalmente giunsi alla fine del racconto mi sentii come se mi avessero levato un peso dal cuore. Ora sapevano tutto, ora potevano giudicarmi liberamente. Ora finalmente avrebbero capito.

Mi sentivo svuotato e sfinito.

“Hai l'aria stanca Edward, e poi vorrei darti un'occhiata. Vieni ti accompagno in camera” mi disse Carlisle aiutandomi ad alzarmi.

Io annui e prendendo Bella per mano mi avviai verso le scale.

“Ehi Edward. Appena stai bene facciamo una bella lotta. Voglio vedere se effettivamente sei migliorato. E poi mi devi insegnare qualche mossa, fratellino” mi disse Emmett e mentre gli passavo vicino mi tirò un pugno affettuoso sulla spalla.

Con un ringhio violento mi girai mettendomi in posizione di difesa pronto ad attaccare.

“Edward. No!” il grido di Esme mi riportò alla realtà mentre le braccia di Carlisle e Jasper mi bloccavano.

Ecco adesso sapevano...

Adesso finalmente avrebbero capito quanto pericoloso ed instabile ero diventato.

Presi fiato e mi rilassai imbrigliando il mostro dentro di me. “Scusa Emmett” mormorai a testa bassa. Avrei voluto sprofondare, sparire come il fumo nel cielo, ma non potevo, dovevo imparare a fare i conti con quello che ero diventato.

“Va tutto bene Edward. Non ti preoccupare” le parole affettuose di mio padre mi accarezzarono mentre lui e Jasper allentavano la presa su di me. I miei occhi accesi dalla lotta si spensero e un sorriso triste si dipinse sul mio volto.

“Sono cambiato Emmett. Per me adesso è difficile imbrigliare il vampiro dentro di me. Dammi solo un po' di tempo” chiesi disperato.

“Ti daremo tutto il tempo che vuoi Edward e tutto l'aiuto che possiamo” mi disse Esme avvicinandosi e abbracciandomi forte.

“Vieni Edward. Andiamo” mi sollecitò Carlisle.

Si aveva ragione era meglio che mi allontanassi.

Potevo sentire il sangue di mia figlia ora pulsare più forte, spaventata da me e questo non mi stava aiutando.


Quando fui in camera mi sedetti sul letto sempre senza mollare la mano a Bella.

“Levati la camicia Edward, voglio controllarti” la voce di Carlisle era tranquilla e sicura ed io ubbidi docile.

Mi fece sdraiare sulla schiena e iniziò a passarmi le sue mani sul petto.

“Vedo che non ti sono rimaste cicatrici del licantropo.” mi disse sorridendo.

Io annui. Poi la sua mano passò veloce sulla mezzaluna argentata che spiccava sulla spalla destra.

Emisi un leggero gemito. A toccarla bruciava come il fuoco. Lui mi scrutò con lo sguardo interrogativo “E' il morso di Rebecca. Brucia” spiegai.

Mi sorrise e mi passò la mano sulla fronte “Hai raccontato di aver avuto problemi con il tuo veleno, adesso com'è la situazione?” mi chiese

“E' normale.” risposi

Mi sorrise e sfilò un filo d'erba dai miei capelli. Poi guardando Bella sghignazzò “Direi che le tue funzioni sono tutte normali”

Se avessi potuto sarei arrossito leggendo i pensieri maliziosi di mio padre, ma mi limitai ad abbassare gli occhi imbarazzato. Sentii invece Bella ridacchiare “Si Carlisle, Jasper aveva proprio ragione”

Non capivo cosa centrasse Jasper e li guardai confuso. “Poi ti spiego” mi sussurrò Bella baciandomi per distrarmi dai pensieri di Carlisle.

“Va bene Edward. Quello che ti hanno dato, scalda in maniera innaturale il tuo corpo e ti provoca la sete continua a cui sei sottoposto risvegliando l'istinto in maniera prepotente. Credo che in tre o quattro giorni dovrebbe passare tutto.” la voce di mio padre era calda e tranquilla cosa che invece io non ero.

“Faremo così. Rimarrai qua in camera, a riposarti e ti darò tutto il sangue di cui hai bisogno. Ne ho fatto provvista e quindi non sarà un problema. Quando starai meglio, e non avrai tutta questa sete in continuazione, ti accompagneremo a cacciare e vedrai che nel giro di poco ti riabituerai alla nostra dieta e riuscirai a imprigionare nuovamente il tuo istinto”

La sua voce era sicura ma io avevo paura.

Ero pericoloso.

Volterra mi aveva cambiato profondamente ed io ero consapevole di questo.




Sarebbe stato duro, ma ce l'avrei fatta.

Sarei ritornato ad essere l' Edward di sempre.

Forse ci avrei messo qualche mese ma avrei di nuovo imprigionato il mio mostro.

Aro non avrebbe mai vinto.

Non appartenevo a Volterra e mai sarei diventato uno di loro.

L'amore per la mia famiglia, per Bella, per mia figlia sono i miei vincoli, la mia forza e lui non sarebbe mai riuscito a prendermi perché mai sarebbe riuscito a distruggere quel sentimento che tanto ci univa.

Poteva provare a cambiarmi, a disorientarmi ma avevo un punto fermo, un ancora di salvezza.

Come un veliero in mezzo a una tempesta vede un faro e trova la salvezza del porto così poteva provare a travolgermi, a oscurare il mio cuore con le sue nuvole ma la mia famiglia sarebbe sempre stata il mio faro e il mio porto sicuro.



Ero certo di questo, avevo un disperato bisogno di crederlo ...





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Capitolo 50
*** Epilogo ***


Ciao eccoci alla fine della storia.  Sto per postare l'Epilogo di questa meravigliosa avventura condivisa con voi.  Innanzitutto vi ringrazio tutte sia  chi ha soltanto letto e  seguito e sia chi ha commentato regalandomi i suoi pensieri.   Spero di non deludervi e vi invito con tutto il cuore a leggere il Backaste che posterò domani o Venerdì al più tardi.  Se vi annoierà  vi invito a leggere soltanto  le ultime righe perchè  troverete la risposta  che manca...
E detto questo con le lacrime agli occhi per  la fine della storia , il cuore stretto dalla commozione vi lascio all'Epilogo e vi ringrazio ancora una volta ♥♥  e se chi non ha mai commentato vuole lasciarmi un pensiero ne sarei felicissima.
Buon Ferragosto a tutte!!!!!



Epilogo


Carlisle


Erano passati sei mesi da quando Edward era ritornato a casa e soltanto ieri aveva trovato il coraggio di andare per la prima volta all'università con gli altri per assistere alla laurea di Jacob.

Era stata dura.

Non pensavo che Volterra lo avrebbe condizionato tanto.

Per riabituarsi al sangue animale ci aveva messo tantissimo, troppo.

I primi sei giorni li aveva passati chiuso in camera. Bella non lo aveva mai lasciato solo e non era certo un mistero come avessero passato le nottate. Anche noi di giorno a turno andavamo a fargli compagnia, solo Renesmee e Jacob avevano il divieto di vederlo. Il mio ragazzo aveva bisogno di riposarsi e rilassarsi lontano dalle tentazioni del sangue umano e dai tristi pensieri che lo avevano assillato in quei tre mesi. E l'amore della sua Bella era sicuramente la medicina migliore che potesse avere.

Poi quando la medicina di Angela aveva finito il suo effetto e la sua temperatura era tornata finalmente normale avevamo iniziato a portarlo a caccia nei boschi intorno alla casa. I primi tempi ogni tanto gli permettevo di bere il sangue che avevo di scorta, anche perché faceva fatica ad accettare l'alimentazione animale e a usare il suo istinto nel bosco. Poi gradatamente si adeguò alla nuova dieta anche se ci rendevamo conto che faceva una fatica enorme a trattenersi.

Aro gli aveva risvegliato il vampiro in lui e adesso imprigionarlo nuovamente era difficile.

Solo Jasper riusciva a capirlo appieno e il suo aiuto ed incoraggiamento fu determinante.

Spesso quando pensavamo che avesse lasciato la bramosia di sangue umano alle spalle il mostro prendeva il sopravvento e lui perdeva nuovamente la sicurezza in se stesso.

Solo la nostra vigilanza aveva impedito tragedie.

Ma adesso finalmente si sentiva sicuro di aver imprigionato nuovamente il mostro ed ero certo che potesse riprendere la sua vita normale.

E presto avremmo assistito al matrimonio di Jacob e Nessi che avevamo rimandato per permettere ad Edward di riprendersi in pieno.


Ma questo dell'alimentazione non era l'unico problema.

Era stato il più grande, il più evidente. Ma non era l'unico.

Avevo passato diverso tempo a studiarlo di nascosto e ancora adesso c'erano alcune cose che mi preoccupavano.

L'unica ad esserne al corrente era Esme. Lei era l'unica con cui ne avessi parlato e a malincuore mi aveva dato ragione.

Il suo comportamento apparentemente era tornato ad essere normale. Giocava e scherzava con i fratelli. Studiava e cacciava tranquillamente.


Ma era cambiato in maniera sottile.

Il suo modo di muoversi era diverso. Sembrava più sicuro di sé e sospettavo che la cosa fosse dovuto al misurare ogni suo gesto. Si controllava in continuazione stando attento a ogni suo movimento.

Non aveva più combattuto per gioco con nessuno e ogniqualvolta che veniva provocato o subiva ridendo o si allontanava con una scusa. Probabilmente aveva paura di sé, paura di perdere il controllo, paura di quello che era diventato: una Guardia addestrata.


Anche nei confronti di Bella era cambiato. Non la lasciava mai, e soprattutto cercava in continuazione un contatto fisico con lei. Sembrava una calamita attaccata a un frigorifero, sembrava che per lui la lontananza da lei fosse quasi una sofferenza fisica.

Con Esme avevamo notato che quando per qualche motivo perdeva il contatto con il suo amore , anche solo per pochi minuti, sul suo viso appariva una smorfia di panico e si agitava inquieto e preoccupato.

Sembrava quasi che avesse paura a rimanere da solo.

Più di una volta Esme facendo finta di niente, quando lo vedeva da solo e smarrito, con una scusa lo prendeva per mano fornendogli quell'appiglio di cui aveva disperatamente bisogno.

Il suo volto allora si distendeva e un sorriso timido si disegnava sulle sue labbra mentre lo vedevamo ritornare sereno.


Non erano comportamenti normali e anzi mi preoccupavano non poco ma mai quanto la tristezza che ultimamente ogni tanto appariva sul suo viso.

Quando era convinto che nessuno lo vedesse i suoi occhi si perdevano nel vuoto a pensare a chissà cosa.

Assorto e pensoso potevo vedere un dolore nascosto velargli gli occhi pronto a scomparire appena qualcuno lo riportava alla realtà mentre distratto si portava la mano sinistra a massaggiarsi la spalla destra. Sapevo che la cicatrice di Rebecca faceva ancora male ma speravo che con il tempo anche quella sarebbe guarita.

A cosa pensasse, a cosa era dovuto quel suo sguardo triste non riuscivo a capirlo e quando provai a chiedergli il motivo lui si affrettò a negare cambiando abilmente discorso.


Volterra lo aveva trasformato, rendendolo insicuro e tormentato.

Chissà quali lotte interne sosteneva senza dire nulla cercando di nascondere quella sofferenza che immaginavo non lasciarlo mai.


Ero dispiaciuto e preoccupato per il mio Edward ma forse con il tempo anche questi problemi sarebbero passati o almeno lo speravo con tutto il cuore.

In fondo erano trascorsi solo sei mesi e certe ferite ci mettono tempo a rimarginarsi.

E più sono invisibili, più sono profonde e difficili da guarire.



Ero nel mio studio e stavo leggendo una rivista medica per aggiornarmi quando sentii bussare alla porta.

“Avanti” dissi alzando gli occhi dalla scrivania.

Lo vidi entrare.

Era solo e teneva gli occhi bassi sul pavimento.

Strano, pensai mentre lo fissavo assorto. Non si allontanava mai da Bella.

Per un attimo ebbi paura che avesse combinato qualcosa ma il suo atteggiamento non era preoccupato o spaventato.

Sembrava più che altro imbarazzato o intimidito da me.

“Che c'è Edward? Non stai bene? E successo qualcosa?” gli chiesi incuriosito e desideroso di rompere quel silenzio che lui non osava violare.

Lui alzò gli occhi fissandoli nei miei e mi sorrise.


Poi portandosi le mani dietro la schiena come un bambino che deve ammettere una marachella mi sussurrò “Carlisle, te la sentiresti di adottare un'altra figlia?”




FINE.......????



Edward:

Avevo finalmente trovato il coraggio di ammetterlo a me stesso... ora avrei dovuto combattere per quello che ritenevo giusto.

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Capitolo 51
*** Backstage - le Nuvole di Volterra ***


Ciao a tutte.  Vi presento il Backstage.  Avete presente quando ci sono i dietro le quinte nei film?? Con interviste e scene inedite??  Questa è la stessa cosa più o meno con curiosità  e approfondimenti sulla storia. Insomma una chiacchierata tra amici. Se ci sono altre domande o curiosità che non soddisferò chiedetemi pure ma se vi annoio non vi preoccupate ma volate in fondo dove troverete una sorpresina soprattutto per chi si chiede come mai la storia finisca così !!!!
Ci risentiamo a Settembre.  Un bacione a tutte e buone vacanze!!!!! ♥♥


BACKSTAGE

(Dietro le quinte con Pulla)


Ciao penso che sia carino mettervi a conoscenza di come siano nati certi intrecci per magari levarvi gli ultimi dubbi oltre a qualche curiosità sulla genesi della storia.

E' la prima volta che faccio qualcosa del genere e quindi perdonatemi se non è venuto benissimo. Spero, inoltre, di non deludervi o non annoiarvi troppo.

Se non vi interessa, o pensate che sia una megalomane, saltate pure tranquillamente ma date un occhiata alle ultime righe perché c'è un qualcosa che sono sicura vi interesserà. 

Infatti  questa non è altro che la seconda storia della TRILOGIA DELLE NUVOLE 

Buona lettura.



Se nel Sole dietro le Nuvole “la morale” era l'amore per la famiglia e soprattutto quello dei genitori in questo ”la morale” era l'accettazione dell'altro a qualunque costo per amore”.

E' per questo che Edward impedisce a Nessi di far vedere le cose a Bella quando s'incontrano... lui vuole essere accettato per quello che è e per quello che è diventato e ha fatto. 
Ed è per la stessa ragione che i Cullen si rifiutano di vedere le cose da Nessi ma aspettano che sia lui a raccontarle. Edward è alla ricerca dell'amore assoluto... e lo troverà.



Nei primi capitoli Charlie avrebbe dovuto morire assassinato da uno sconosciuto (era un salto all'indietro temporale di Edward che ricordava) e solo in un secondo tempo risentendo quell'odore particolare Edward avrebbe riconosciuto nei licantropi gli assassini e sarebbe sceso in battaglia ancora più convinto. Ho cancellato l'idea e modificato i capitoli già scritti  perché avrebbe significato fare  il funerale a Charlie e introdurre il discorso Reene e incontro con Bella. La trama si sarebbe allungata e spostata dal vero centro d'interesse.
Così come il fidanzamento tra Jacob e Nessi che c'è stato di fatto, non viene narrato da me per non distogliere il lettore dalla trama principale e non allungare la storia rendendola noiosa.



Il potere di Rebecca è andato con il tempo cambiando e affinandosi durante la scrittura. 
Mentre la scelta di non farla parlare e di renderla muta anche a livello mentale,  è stata immediata, poichè mi serviva  un  personaggio misterioso e che non potesse interagire con Edw,  il legame con il nostro vampirello  è andato a via via modificandosi.
All'inizio nei primi capitoli  lei stava male come Edward se non di più quando si allontanava da lui, ma poi ho modificato in un leggero malore altrimenti non avrebbe potuto correre dietro al licantropo per recuperare il veleno mentre  il dolore provato da Edw è andato in aumento. 



Rebecca rifiuta il bacio di Edward durante l'allenamento per vari motivi:

* Non è consapevole di star piano piano innamorandosi di lui
* Edward prova a baciarla pensando e confondendola con Bella e lei lo sa perché percepisce le sue emozioni.
 
* In passato altri avevano provato a prenderla con la forza in quanto simbionte. Sa di fare quell'effetto alle sue vittime ed è          abituata ad allontanarle.


L'attentato ad Aro aveva più scopi:

* Quello di introdurre dei nemici nuovi.
* Quello di far scoprire ad Aro che Edward è pericolosissimo in battaglia se addestrato

* Quello d' introdurre il discorso bacio per alleviare il dolore... altrimenti avrei dovuto spiegarlo quando viene usato in battaglia distogliendovi da essa e dai suoi effetti immediati e catastrofici.


I nuovi nemici erano indispensabili per far integrare Edward nelle Guardie così come l'addestramento. Solo coalizzandosi contro un nemico in comune si sarebbe sentito tale. La prima volta che inizia a sentirsi Guardia veramente è quando viene convocato nella Sala del Consiglio, e Aro lo coinvolge per questo.


Il piano di Aro originale era quello di legare Edward a Rebecca sperando che s'innamorasse di lei mentre nel contempo voleva farlo integrare nelle Guardie aggirando il problema cibo che sapeva essere una diversità intollerante. Quando poi Edward resta ferito con tutte le conseguenze, Aro ne approfitta abilmente, come avete visto, per incrinare i rapporti con la famiglia.


La mancanza di veleno di Edward è data come conseguenza del morso del licantropo mentre tutti gli altri effetti (corpo caldo, con conseguenza sete terribile, con conseguenza istinto ingovernabile) sono dati dallo sciroppo di Angela... che se avete notato non è mai stato somministrato da Demetri che è al corrente della cosa. E una volta che il vampiro è risvegliato rinchiuderlo nuovamente è una lotta difficilissima...


Rebecca è allo scuro del piano di Aro, lei sa quello che sa Edward, mentre Demetri sa cosa sta succedendo e che l' e-mail verranno cambiate. Prova infatti a distogliere Edward dallo scrivere e vorrebbe prendesse tempo. Ma Edward non lo ascolta e stanco non entra nemmeno nella sua testa...   A cambiare le e-mail non è stata Pamela che è in fase di addestramento come neonata.



Edward bacia 2 volte Rebecca:

* La prima è lei a volerlo e lui ricambia in maniera appassionata ma lei è ancora la sua simbionte e quindi per lui è naturale ricambiare. (ricordate l'allenamento di cui parlavamo prima... in fondo sono ancora fusi assieme)

*La seconda volta lui è libero e lo fa in maniera autonoma, per ringraziarla e perché sa che lei andrà in contro a grossi guai.
  E' infatti un bacio più timido e casto.


Lo specchio è Rebecca. I Cullen non lo capiscono in quanto avevano visto Edw baciarsi con Pamela e la cosa gli ha confuso le idee. Alice non la vede in quanto lei ha assorbito una parte di Edw insieme all'aspetto. La visione di Alice rimbalza quindi da Rebecca ad Edward impedendogli di vederla e di capire .


Se vi siete chieste che fine faccia Rebecca e se verrà punita per aver liberato Edw, posso dirvi di si ma non è questa la sede. Sappiate solo che pagherà molto duramente la sua disobbedienza, così come i due Capitani.


Lo sciroppo di Angela  viene dato per indebolire Edward, al fine di farlo bere in maniera selvaggia e farlo sentire un mostro e da renderlo tanto sconvolto da accettare di comunicare con la famiglia tramite e-mail e non a voce come in un primo momento voleva lui stesso. Il vampiro viene risvegliato e rompe i legami facendolo bere come un volturo!!


Le scene dell'allenamento e della battaglia sono state scritte prima di vedere Eclipse e certe cose me le sono ritrovate simili nel film con mio grande orgoglio. (Edw che cala dall'albero per battere le 2 guardie = Alice che salta addosso dall'alto su Jasper) + (I lupi che calano a battaglia iniziata saltando dalla rupe = Carlisle,Bella e Jasper che calano sulla battaglia dallo spuntone roccioso)


La morte di Billy serviva per allontanare certi soggetti dalla battaglia sia perché gestirli tutti sarebbe stato difficile per me sia perché avrebbero creato problemi: 

*  Jacob: non mi piaceva l'idea di licantropo contro licantropo
*  Nessi: con il suo potere poteva falsare gli eventi che volevo succedessero
* Esme: non avrebbe permesso a Rebecca di comportarsi così ma sarebbe stata vicino a Edward magari ringhiando e                    attaccandola non fuggendo come ha fatto Bella 
*Alice: vedendola da vicino avrebbe potuto capire che era lei lo specchio e che Edward non l'aveva baciata in precedenza.

Quindi dovevo allontanarli con una scusa e Billy è morto per questo.



La palpatina di Carlisle serviva per ribadire che quello non era un vero bacio, e poi mi è servito per dare un po' di umorismo.


Edward cade nella trappola di Aro perché è lui per primo in conflitto con se stesso. E più di una volta Aro gli fa notare che è cambiato e gli instilla il dubbio di essere diverso e non più adatto alla famiglia. Lui vuole che Edward si senta diverso e sa che il suo piano, in apparenza fallito, porterà i frutti a lungo termine, per questo lo lascia andare senza problemi.



L'addestramento di Edward era necessario per farlo sentire una Guardia, per trasformarlo lentamente in quello di cui ora ha paura. Una persona addestrata ad uccidere. Mi è servito inoltre per introdurre nuovi personaggi che saranno determinanti nella terza parte.


Pamela mi è servita per fare la prima visione di Alice e poi per far credere ad Edward, da parte di Aro, di essere responsabile di un omicidio. In realtà è stata trasformata, non per castigo come gli fanno credere, ma perché sapevano che molte guardie sarebbero morte sugli Urali.
Viene infatti trasformata prima della battaglia (infatti è abbastanza controllata quando incontra Edward) e non dopo come racconta Demetri quando narra che è andato a cercare umani da trasformare. In quanto agli “attacchi” ad Edward, Pamela sta sviluppando un particolare potere che troveremo più avanti.


Nella battaglia ho fatto morire diverse guardie tra cui Sirius che dal primo libro tormentava Edward con battutine pur essendo un suo sottoposto e Pamela è andata a prendere il suo posto, di guardia semplice che gli è ostile.


Il discorso antidoto è stato complicato. Come poteva essere strutturato in maniera seria??? Ecco allora la ricetta:

* Sangue umano essiccato (Carlisle non poteva certo andare in battaglia con le sacche di sangue e queste sono l'alimentazione e il nutrimento dei vampiri)
* Veleno di quel determinato licantropo (in natura esiste un tipo di rettile velenoso, il cui antidoto funziona molto meglio se si prende il veleno specifico dell'individuo che ha morso. Mi ricordavo di averlo sentito in un documentario anni fa di Missione Natura)
*Aceto (sempre in un documentario ho scoperto che l'aceto è l'unico rimedio al morso delle meduse e addirittura, per un tipo particolare abitante negli oceani, è necessario iniettarlo nel corpo umano per salvarsi)


Edward quando arriva a Volterra ha la mantella bordata di bianco ed è insofferente ad essa, cambiando e sentendosi una Guardia inizia ad accettarla come parte di se stesso (vedi quando si riveste nel bosco dopo aver fatto l'amore con Bella) ed Aro gli concede i gradi per merito volendo adularlo. La mantella diventa infatti totalmente nera come quella di Felix e Demetri. Oltre ai Signori, solo Jane e Alec adesso sono superiori di grado a lui.


Alec spunta tardi perché quando Edward arriva a Volterra lui è già fuori in missione sugli Urali. I licantropi ufficialmente si presentano per decidere i termini della liberazione di Alec, in realtà era un commando suicida che voleva colpire i signori di Volterra.


La storia dello zainetto rosso è nato perché quando ho scritto il capitolo della sua fuga da Volterra mi sono resa conto che Edw fugge senza nulla mentre si era presentato con lo zainetto come avevo raccontato all'inizio. Poiché mi spiaceva eliminare la scena, all'inizio, di lui che se lo sniffa  triste ho optato per una dimenticanza. Chi lo ha preso??? Lo scoprirete...



Il potere di Alice mi ha sempre messo a disagio, e quindi ho deciso di usarlo come mezzo per creare suspance. E' lei infatti la responsabile della maggior-parte delle paure che nascono dalla lettura dei singoli capitoli. Ho usato e giocato con le sue visioni.


Nell'ultima visione Alice vede sparire la famiglia e quindi sa che Jacob e Nessi ritornano, nel frattempo vede Edward guidare da solo. Temendo problemi tira fuori la Porsche dal garage e la gira pronta per un inseguimento. Non è quindi un caso che abbia le chiavi in mano.


La gestione dei vari poteri è la parte più difficile per me perché con delle lettrici attente come so che siete bisognava prevedere tutto e far collimare il tutto. Ecco perché la stanza di Edw è schermata. Ho bisogno di un posto dove lui non possa leggere la mente altrimenti saprebbe troppe cose e infatti la maggior parte dei dialoghi con le guardie avviene lì oltre all'incontro con Nessi e Jacob. (altrimenti si sarebbero capiti subito).


La cosa più difficile comunque è quella di far collimare i due pov (Edward e Cullen) come tempistica. Il fatto che siano lontani e che vedano le cose a volte in anticipo e a volte in contemporanea mi ha creato qualche problema temporale. Per esempio mentre Edward è malato e deve guarire dall'attentato ad Aro dovevo far passare il tempo anche a casa Cullen, ma era brutto dire “aspettavamo in ansia” dovevo trovare il modo di farvi percepire il passare del tempo e far capire quanta ansia stavano passando. Per questo è nata quella specie di poesia.
 - Stesso discorso per la lettera di Renesmee che non so se avete notato è stata recapitata a mano perché doveva arrivare nel momento giusto... per dar tempo a lei di essere irraggiungibile e fare il viaggio fino a Volterra dove seguivamo le vicende di Edward.
 - Sempre per ragioni temporali e di spostamenti ho fatto all'inizio traslocare i Cullen nelle Ardenne, non poteva nel racconto esserci l'impedimento di arerei con i loro orari.



Inoltre ho strutturato la storia in modo che in quasi ogni capitolo a una risposta ricevuta si aprissero nuove domande. Per questo a volte trovavate capitoli corti e a volte lunghi. In ogni capitolo c'erano sfumature e riferimenti che avrebbero fatto da traccia a quelli successivi.
Mi rendo conto che questo mio modo di fare vi abbia messo tensione e ansia ma serviva per tenere alta l'attenzione sulla storia e impedirvi di annoiarvi e cadere nella banalità (almeno la speranza era questa).


Mi rendo conto che questo  finale possa lasciare perplessi.  Ma non è così dal momento che questa storia nasce come una Trilogia nella quale dal primo racconto   è iniziato un processo di cambiamento, che verrà svelato chiaramente  alla fine,   che per adesso   ha portato Edw alla sua preoccupante  richiesta a Carlisle e che vi porterà  al terzo e ultimo racconto che inizierò a postare a Settembre: Il Cuore fra le Nuvole e il Sole.




Insomma per concludere vi chiedo scusa se tra un racconto e l'altro faccio passare qualche mese ma se non facessi così non sarebbe possibile scrivere tutto prima d'iniziare a postare. E non sarebbe possibile creare delle trame così complesse se prima non scrivessi tutto per potere modificare a mio piacimento i capitoli precedenti, evitando così ripetizioni o giri di parole inutili o salti temporali o buchi nel racconto. Ovviamente è un esigenza mia che invidio a chi riesce ad evitarla.



Credo di avervi svelato un po' di retroscena e spero che vi sia piaciuto come direbbe Jacob “farvi entrare nella mia testa”.

Posso solo dirvi che vi ringrazio e che non è finita qua... perché la trasformazione che avete notato in Edward è solo l'inizio della più importante.


Ovviamente sono a vostra disposizione per altri dubbi o domande.


Grazie di tutto mie adorate lettrici.

Grazie a chi aveva già letto la storia e l'ha riletta con me, e per chi invece l'ha vissuta con me per la prima volta.

Grazie a chi ha inserito la storia nelle seguite, preferite o ricordate.

Grazie per i vostri commenti che mi hanno dato tantissime soddisfazioni e fatto tanta compagnia e voglia di scrivere ancora.

E grazie a chi l'ha segnalata agli amministratori... e se vi è piaciuta fatelo ancora perchè  come si usa dire son soddisfazioni


Aggiungo solo che vi aspetto a fine Settembre/ primi di Ottobre con la terza e ultima parte della Trilogia delle Nuvole e se volete vi avviserò quando inizierò... 


Vs Pulla alias Luisa




E siccome sono sadica vi lascio un anteprima sulla terza e ultima parte “Il Cuore fra le Nuvole e il Sole”.


Lei si voltò e fissati prima me e poi Carlisle mormorò “Se lei mette piede in questa casa, Aro avrà vinto la sua battaglia e noi tutti finiremo nelle Guardie, ed io... ti ucciderò Edward Cullen” ringhiò girandosi e sparendo dalla nostra vista.

Baciiii ♥♥♥



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Capitolo 52
*** anticipo... ***


Buongiorno a tutte.

Finalmente sono pronta a postare l'ultimo pezzo della mia trilogia.
"Il cuore fra le Nuvole e il Sole" vi aspetta per portarvi alla conclusione di questa lunga e  coivolgente storia.
Spero di ritrovarvi tutte di là  e con un bacio e un grazie immenso vi aspetto.

Lascio di seguito un pensiero  spin-off sperando che vi piaccia giusto per rientrare a palla nella nuova storia.

Baciiiiii


    Rabbrividendo mi chiusi la mantella sulle spalle, simbolo della mia appartenenza alle Guardie Reali di Volterra.

    Fra poco avrei scoperto qual' era il mio destino. Avrei affrontato la punizione a testa alta qualsiasi essa fosse, qualsiasi cosa loro avessero deciso di farmi.

    Avevo agito sicura dei miei sentimenti ed ero pronta ad affrontare tutto... anche la morte... ma non quello che il futuro mi stava per riservare...perché se lo avessi saputo forse avrei agito diversamente risparmiando tanto dolore ad entrambi...

    Rebecca... sei pronta?” mi chiese Demetri affacciatosi alla porta della mia stanza nella quale ero rinchiusa da giorni in attesa del loro giudizio. Io annui e lo guardai mentre abbassava gli occhi per non incrociare il mio sguardo.

    Lui aveva già pagato duramente per l'amicizia che aveva dimostrato verso Edward ed ora toccava a me.

    Aro non ci aveva infatti perdonato la nostra disobbedienza e sapevo che con me non sarebbe stato altrettanto clemente.

    Lo avevo deluso... si era fidato ed io lo avevo tradito.

    Un brivido di paura mi scese lungo la schiena, e con determinazione ingoiai a vuoto il veleno che aveva invaso la mia bocca.

    Avrei affrontato la punizione a testa alta come una Guardia mi dissi sperando di essere abbastanza forte.

    Alzando il mento, per mostrare una sicurezza che non avevo, mi avviai con passo deciso verso la Sala del Trono, con la consapevolezza di non poter sfuggire al mio destino.

    Quando gli passai vicino, Demetri, con un gesto repentino, mi strinse per un braccio costringendomi a fermarmi e a guardarlo negli occhi “Hai la comprensione e la stima di tutte le Guardie… oltreché la mia.” mormorò con un filo di voce scrutandomi con i suoi occhi rossi... e quello che vi lessi mi spaventò a morte ...

    A dopo ...


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