We'll come here forever.

di NoiseQueen
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** You and I. ***
Capitolo 2: *** Turning Tables. ***



Capitolo 1
*** You and I. ***


Premessa: 
Questa storia è presa da degli avvenimenti davvero accaduti. Ho cambiato molte cose, ma si basa su dei fatti che sono davvero successi.


‘Guarda cosa ho ritrovato!’ Urlo scendendo le scale della mia casa con sotto braccio il mio computer portatile ed attraversando tutta la piazza che mi divideva dal portone di casa Tomlinson.
Siamo a Otiren, un piccolissimo paese, di così pochi abitanti che ci conosciamo tutti e probabilmente siamo anche tutti parenti alla lontana, situato nella parte centrale dell’Inghilterra.
Ogni estate passiamo qui un mese delle vacanze, lo troviamo un posto molto speciale.
Non so il perché, in realtà, ma penso sia perché è l’unico posto in cui posso sentirmi libera e posso rivedere i miei amici che vedo solo una volta all’anno.
Il sole sta calando, Jay e Mark, i genitori di Louis, stanno andando verso il paese probabilmente a fare un po’ di spesa e li incrocio a metà strada. Un piccolo sorriso e continuo a camminare con passo veloce verso casa loro.
Entro girando la chiave nella serratura esterna del portone e vado in camera di Louis.
Lo trovo sdraiato sul letto con il telefono in mano e mi siedo di fianco a lui.
‘Lascia stare quel stupido gioco e guarda qui!’ Gli dico inserendo il cd nel lettore e facendo partire la riproduzione.
Louis per un attimo esita ad alzarsi e rimane concentrato sul gioco, ma appena sente le voci si alza di scatto.
E’ un video di quando eravamo piccoli.
Ci siamo io e Louis nella piazza sotto casa, proprio dove sono passata poco fa; due piccoli bambini che si abbracciano e giocano assieme.
Ma la bambina è molto timida e si lascia trasportare da tutte le parti dall’altro.
‘Guarda come eravamo carini!’ Dice sorridendo.
‘Guarda come mi trattavi, più che altro!’ Rispondo.
Infatti eravamo cambiati molto nel tempo, abbiamo acquisito un carattere molto simile e questo fa sì che finiamo a litigare molto spesso per avere ragione.
Ora i due bambini stanno per mano e guardano i loro genitori parlare, ma di lì a poco il filmato finisce.
‘L’ho ritrovato tra i filmati che faceva mio nonno’ Dico chiudendo il computer ed appoggiandolo sull’altro letto di fronte.
Louis si sdraia di nuovo, ma lascia il cellulare e guarda il soffitto.
‘Siamo cresciuti, Sarah. Sono passati più di quattordici anni da quel video.’ Dice con nostalgia.
‘Già, ma siamo rimasti sempre qui insieme. Non ti fa stare bene questo?’ Chiedo sdraiandomi di fianco a lui.
‘Non molto. Proprio perché siamo rimasti solo qui. Ci vediamo solo qui.’ Risponde creando un silenzio che rompo poco dopo: ‘Non possiamo fare altro ancora. Le nostre città sono molto distanti, tra pochi mesi avremo modo di prendere la patente e tutto cambierà.’
Sento chiamarmi e capisco che è mio nonno che si è affacciato dalla finestra per farmi andare a cena.
Lascio nei suoi pensieri Louis ed esco di casa dicendo ‘A dopo!’ appena passo il portone.
Rientro dentro casa e trovo i miei nonni già a tavola che mi aspettano.
Mi rendo conto di avere un viso triste e prima che mi chiedessero qualcosa cambio espressione, proprio come faccio spesso, ed inizio a parlare a raffica sembrando contenta.
Mia nonna ama quando parlo, penso sia colpa sua se sono così logorroica: sin da piccola mi diceva sempre che dovevo parlare perché è bello. E così faccio.
Mio nonno mi azzittisce appena mi siedo al suo fianco, dopo aver lavato le mani.
‘Inizia il telegiornale’ e mia nonna abbassa lo sguardo e le sorrido. Il telegiornale è sacro per mio nonno, lo avevate capito?
Nella mia testa, però, c’è tutt’altro che felicità.
Mancano solo 5 giorni alla partenza della famiglia Tomlinson.
Ogni anno è il momento più brutto. Cerco di tenermi tutto dentro, cerco di sembrare forte, anche se tutti sanno quanto in realtà vorrei lasciarmi andare e piangere.
Non ci sono mai riuscita però, le lacrime hanno sempre preso il sopravvento e mi sono sempre dovuta subire tutte le chiacchiere dei miei parenti.
‘Non piangere, tra un anno vi rivedete!’ Dice sempre mio zio senza capire quanto può essere un anno per me.
‘Ma stai davvero piangendo per Louis? Sei matta?’ Dice invece la nonna di mia cugina.
‘Ci sentiamo tramite internet, tesoro’ Di dice sua madre abbracciandomi fortissimo.
‘Non piangere principessa, perché ti ricordi? Sarah in ebraico vuol dire principessa!’ Suo padre mi dice dolcemente baciandomi la guancia.
‘Mi dispiace vederti piangere, ma non capisco perché lo dovresti fare per quel ragazzo’ Mia nonna, ha sempre avuto un po’ di disprezzo per Louis, è troppo invadente e spiritoso secondo lei.
Ma questi sono solo alcune delle cose che devo subirmi.
Mia nonna si accorge che sono rimasta in sovrappensiero per tutta la durata della cena, ma non mi chiede niente. Sicuramente ha già capito, è capitato ogni anno da qui a 17 anni.
Mi alzo per aiutarli a pulire la tavola ed appena abbiamo finito vado a mettermi una felpa più pesante per uscire.
Li saluto e gli prometto di rientrare entro mezzanotte e mezza, come ogni volta ed esco.
Louis mi sta aspettando sulla panchina di pietra sotto casa e mi sorride appena mi vede.
Il suo sorriso mi fa abbassare lo sguardo dall’imbarazzo.
L’ho trovato sempre così bello, penso sia un amore innato, sapete?


Recensite, mi farebbe molto piacere. xx

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Capitolo 2
*** Turning Tables. ***


Non so quando ho iniziato a sentire qualcosa per lui, ma so di sentirlo da sempre.
Ovviamente non l’ho mai detto a nessuno, sarebbe così stupido. Siamo come fratelli.
Mi fermo davanti a lui e sposto i miei capelli dietro la schiena.
Louis si alza e noto i suoi pantaloni alla pescatora, i soliti pantaloni che porta, insieme a delle bellissime Toms ed una felpa blu che lascia intravedere la sua maglia a righe che aveva questo pomeriggio.
‘Andiamo a prenderci qualcosa da bere al bar?’ Mi chiede mentre ci allontaniamo dalla piazza che collega le case in cui siamo cresciuti.
Annuisco e scendiamo dalla strada principale ed arriviamo in meno di due minuti.
Il bar è già pieno di gente, soprattutto ragazzi della nostra età o poco più grandi che parlano ad alta voce e ridono con tutti se stessi.
Entro dopo aver salutato qualcuno di loro con un gesto di mano ed qualche sorriso a volte sforzato, ma questa sono io.. non sono mica Louis Tomlinson. Il ragazzo che fa parte della boyband del momento.
Credo di averlo dietro di me, ma mi accorgo poco dopo che è ancora all’inizio del vialetto che saluta le persone una ad una e lo riempiono di complimenti.
Mi ero scordata del fatto che ora è famoso.
Io lo trovo sempre la stessa persona, sinceramente, ma molto più indaffarata.
Pensandoci bene, però, a me non cambia.
 Il periodo che ci siamo prefissati per vederci lo ha sempre libero e il resto dell’anno ci sentiamo a mala pena ogni due giorni.
Se fa un concerto o sta a casa con gli amici non cambia molto in questo senso, ma devo ammettere che sono molto fiera di lui.
E’ sempre stato un bravo attore ed ha una bella voce, se lo merita di stare tra persone famose e ce lo vedo molto bene.
Ho assistito ad un loro concerto una sola volta, quando sono venuti a Londra qualche mese fa, ma non ho potuto vederlo se non dagli spalti.
E’ stato davvero molto emozionante, ma è come se fosse qualcun altro con la sua stessa faccia.
E’ così strano.
Ma torniamo a noi.
Il piccolo locale è pieno di gente e quasi non riusciamo a passare in mezzo per arrivare al centro del bancone.
Un mio zio è in fondo vicino alla seconda porta d’uscita insieme ai suoi amici e alzo la mano in mezzo alla folla per salutarlo, ma poi torniamo ognuno ai proprio affari.
Andrew, un ragazzo circa della nostra età, si scansa vedendo che dovevamo prendere qualcosa e siamo finalmente davanti a Mary, la ragazza che lavora ormai da anni lì al bar.
Ci guarda sorridendoci dato che ci vediamo poco e poi le chiediamo un bacardi al limone per me e della birra per Louis. Non siamo qui per ubriacarci.
In pochi minuti tira fuori bicchieri e versa all’interno il mio bacardi in uno e nell’altro lo riempe con il macchinario.
Paghiamo e ci sediamo fuori, in due sedie libere, ma dalla parte meno affollata del bar.
Probabilmente siamo gli unici a non fumare, o almeno non ora.
C’è stato un periodo in cui fumavo, ma con la buona volontà e sapendo che mi faceva solo male ho smesso nel giro di pochi mesi. Ho lasciato da parte l’idea di prenderlo come un vizio. Ora ne fumo una ogni tanto, solo per abbassare la mia ansia.
Siamo seduti sulle sedie di metallo e con i piedi appoggiati sul muretto davanti a noi.
Mia cugina Serenity ci passa affianco e mi saluta velocemente seguendo poi i suoi amici lungo il passaggio dietro le case per arrivare alla strada principale del paese, probabilmente per andare ai giardinetti dove si ritrovano tutti verso quell’ora.
Quando arrivo a metà bicchiere, Louis ha già finito.
‘Potevi godertela, Lou!’ Dico sorseggiando un po’ del mio.
‘Ero assetato’ Mi risponde lasciando il bicchiere sul tavolino vicino.
‘Sei sicuro che la birra disseta?’ Gli chiedo sapendo già la risposta.
‘Dobbiamo sempre essere sicuri di tutto quello che facciamo?’ Mi risponde.
Ok, non è proprio quello che pensavo.
Lo guardo senza capire cosa intendeva con quella frase ambigua.
‘Niente, ho un pensiero che mi assilla da troppo tempo e senza pensarci ho detto quella frase’ Mi dichiara massaggiandosi la fronte.
‘Di che si tratta?’ Gli chiedo curiosa, allontanando il bicchiere dalla bocca per dedicarmi interamente al suo problema.
Il suo viso corrugato sforza un sorriso ansioso e poi una piccola risata come per farmi capire che non è facile dire quello che la sua mente sta elaborando.
‘Se non vuoi dirmelo non importa’ Gli dico cercando di pressarlo il meno possibile, ma in realtà ho tutta la voglia al mondo di saperlo.
‘Non penso sia il posto adatto per parlarne’ Mi risponde alzandosi.
Proprio in questo  momento è come se le mie orecchie si stappassero e inizio a sentire tutto il baccano che ci circonda.


Che succede a Louis? Troppa gente attorno? Non è davvero contento della sua vita come sembra, allora!

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