L'ombra del male.

di stardream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Agenzia Vattelapesca Wright _____4a.m ***
Capitolo 2: *** Agenzia Vattelapesca Wright_____ 5:00 a.m (Lo spettro dei ricordi) ***
Capitolo 3: *** Agenzia Vattelapesca Wright_____7:00 a.m. (Una promessa è una promessa) ***
Capitolo 4: *** Villaggio Kurain_____12:45 a.m (Chi non muore si rivede!) ***
Capitolo 5: *** Villaggio Kurain_____3:00 p.m (Amici ritrovati tra gli oggetti scomparsi) ***
Capitolo 6: *** Villaggio Kurain_____ 5p.m (Un verde bagliore di speranza) ***



Capitolo 1
*** Agenzia Vattelapesca Wright _____4a.m ***


Erano le quattro del mattino quando il bussare insistente alla porta dell'ufficio mi strappò dal mondo dei sogni. Strano che la piccola Trucy non si fosse svegliata con tutto quel rumore. Ancora più strano era il fatto che qualcuno fosse in giro a quell'ora del mattino. Il rumore era cessato, nessuno bussava più alla porta.
Lentamente sollevai lo spioncino per valutare la situazione all'esterno, non si sa mai, di notte si possono fare gli incontri più inpensati. Proprio la sera precedente la piccola Tru gli aveva raccontato di aver avuto l'impressione che qualcuna la stesse seguendo. Certo la presenza di Apollo al suo fianco lo aveva molto rassicurato, ma per quanto il giovane avvocato fosse attento ed affidabile, come padre non poteva far a meno di preoccuparsi per la sua adorata figlia.
Fuori sembrava tutto tranquillo, non c'era nessuno dietro la porta. Mi voltai per tornare in camera ma non riuscii a muovere un solo passo, ero come inchiodato al pavimento da una forza misteriosa che mi impediva di muovere le gambe. Abbassando lo sguardo mi resi conto di un particolare fin troppo strano, una luce violetta penetrava dalla fessura sotto la porta e giungeva fino ai miei piedi intrappolandoli in un fascio luminoso stranamente tiepido. Provai a fare un passo verso l'uscio ed incredibilmente mi accorsi che riuscivo a muovermi. Raggiunsi la maniglia ed aprii la porta, ciò che vidi mi gelò il sangue nelle vene. Una giovane donna distesa ai piedi della porta; indossava un lungo cappotto viola ma si distingueva nettamente una macchia rossastra all'altezza della gamba destra; era ferita.
'Lei è ferita. La porto in casa e poi chiamo l'ospedale...'
'No, non è niente, è solo una ferita marginale'
disse la ragazza. Mi afferrò il lembo della maglia e mi guardò negli occhi. 'Lei è Phoenix Wright, vero? L'avvocato Phoenix Wright'
'Dovrebbe sedersi e medicarsi la...'
'Risponda, la prego'
, disse
'Si, sono Phoenix Wright e no, mi dispiace, non sono più un avvocato da molti anni ormai.'
Senza aspettare ulteriori proteste la presi tra le braccia per portarla in casa mentre lei mi guardava con afflizione, quasi fosse dispiaciuta di sentire cio che avevo appena detto. Era davvero leggera, i suoi capelli spuntavano da sotto un cappello dello stesso colore del cappotto, erano di un marrone chiarissimo; non poteva avere più di quindici o sedici anni, la stessa età di Trucy. Mentre percorrevo i pochi passi che mi separavano dal divano del... ehm ormai non sapevo più neanche come chiamarlo questo posto; ufficio, ingresso, salotto, c'era tanta di quella roba che nemmeno Houdini, per quanto bravo fosse, sarebbe riuscito ad evadere da tutto quel ciarpame.
La feci accomodare sul divano mentre io presi posto sulla poltrona, ovviamente non prima di averla svuotata dai tomi di legislatura che Apollo vi aveva poggiato qualche settimana prima.
'Da quando non è più un avvocato?' mi chiese guardandosi intorno. La stanza la affascinava molto, era curioso il modo in cui osservava scropulosamente tutto il disordine che la circondava.
'Da un pò' le risposi gettando un occhiata alla camera di Trucy, tutto sembrava tranquillo.
'Mi dispiace per le condizioni della stanza, come può vedere, io e mia figlia non siamo molto ordinati', dissi guardando la foto della piccola Tru poggiata sul tavolino accanto al divano.
'Non sapevo che avesse una figlia, signor Wright', disse. Il suo tono era più freddo, più distante. Il suo sguardo si posò su Charley, poi di nuovo su di me. I suoi occhi mi ricordavano qualcuno, ma chi!
'Chi sei?' chiesi, sperando ingenuamente che mi desse una risposta semplioce ed immediata.
'Non ha importanza chi io sia, sono venuta quì per portarle un messaggio urgente.' Detto questo la ragazza mise le mani in una delle tasche interne della giacca e tirò fuori una busta .
'Mi è stato chiesto di consegnarle questa.' Dicendò ciò mi consegnò la lettera e fece per alzarsi, quando la fermai afferrandola per il cappotto che rimase tra le mie mani. Rimasi incredulo nel vedere quali erano i suoi abiti, un vestiario incredibilmente familiare che mi riportò alla mente mille ricordi. La ragazza che era di fronte a me vestiva gli abiti delle medium di Kurain, era tutto come nei miei ricordi tuttavia, c'era un particolare che mi sfuggiva. Una lacrima le rigò il volto mentre  si allontanava, affermando con voce triste e piena di aspettative 'La prego signor Wright, ci aiuti'. Mi alzai per fermarla, dovevo sapere chi fosse e perchè non mi avesse detto che veniva dal villaggio, ma prima che potessi raggiungerla sparì, lasciando dietro di se solo una lettera ed una lacrima caduta sul pavimento.

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Capitolo 2
*** Agenzia Vattelapesca Wright_____ 5:00 a.m (Lo spettro dei ricordi) ***


Quella ragazza, chi era! Era sparita nel nulla come se fosse stata risucchiata dal pavimento. Aveva lasciato dietro di se solo il cappotto e quella lettera indirizzata ad un avvocato che ormai non esisteva più. Aprendo la busta  una strana sensazione mi percosse dalla testa ai piedi, sino alla punta dei capelli. Era la stessa sensazione di quando stava per accadere qualcosa di estremamente spiacevole. La lettera era scritta in bella grafia, proveniva ovviamente dal villaggio Kurain ma il contenuto non prometteva niente di buono:



“Signor Nick, deve aiutarci; al villaggio stanno accadendo cose stranissime, molte accolite sono scomparse e la Mistica
Maya sembra diversa dal solito, non si preoccupa minimamente di ciò che le accade attorno. Ogni giorno resta ore chiusa
nella stanza della meditazione e, quando ne esce, il suo sguardo sembra diverso, non so dire di preciso in che senso. Parla
spesso di andare al tempio Hazakura  per una visita a sorella Iris. Ho paura signor Nick, la Mistica Maya non è più la
stessa da quando una settimana fa si è recata in ritiro spirituale al tempio, non la riconosco più. La prego signor Nick, venga a parlare con lei, sono sicura che la Mistica Maya le darà ascolto. Mi dispiace chiederle tanto, soprattutto perché sono anni che non ci vediamo, ma confido in lei.

La aspetto, Pearl.”


La lettera era chiara e sintetica, al villaggio Kurain stavano accadendo cose inspiegabili. Pearl era seriamente in pensiero per sua cugina, tuttavia non vedevo alcun motivo per preoccuparsi eccessivamente; Pearl era ancora una ragazzina, aveva solo qualche anno più di Trucy; non aveva ancora raggiunto l'età per capire che nella mente degli adulti, soprattutto di quegli adulti irresponsabili e tremendamente maldestri  cui era stato affidato improvvisamente un incarico importante,  si affollavano milioni di pensieri, ci si estraniava dalla realtà ripensando a ciò che piace fare, a ciò che si è perso. Probabilmente Maya era così strana e diversa dal solito non per qualche difficoltà ma perchè non aveva avuto ancora l'occasione di addentare uno di quegli hamburger che tanto le piacevano quando lavorava con me.

Quanti ricordi si stavano affollando nella mia mente, quante volte io Maya e Pearl ci fermavamo la sera a mangiare insieme; ogni volta discutevamo su cosa mangiare e puntualmente Maya finiva sempre per averla vinta. Andavamo avanti ad hamburger.
Avrei tanto voluto mantenere i rapporti con loro, le mie socie, le mie care amiche, le mie... donne speciali. Quando ci separammo per intraprendere percorsi diversi era evidente, però, che una scelta doveva essere presa da uno di noi e di certo quella persona non era Maya; lei era troppo debole, troppo sensibile, troppo legata al suo lavoro allo studio legale  per capire ciò che era meglio per entrambi. Separarmi da lei... da loro era stata dura anche per me, ma Maya e Pearl avevano un futuro davanti a loro, avrebbero dovuto imboccare una strada parallela alla mia, senza possibilità di incrociarsi sul cammino e legarle a me con la scusa dello studio legale non sarebbe stato corretto, non sarebbe stato da me... ma
dannazione, quante volte prima di dire addio alle due persone cui tenevo di più  il mio cuore  mi aveva suggerito di fermarmi, quante volte ero stato tentato dal non essere più me stesso, dall'essere un uomo sciocco, disonesto, egoista ma dannatamente felice?
Eppure il mio cuore e la mia mente ad un certo punto avevano smesso di lottare, la ragione e l'affetto per le due persone a me più care mi avevano spinto a prendere la decisione più giusta. A quel bivio, da cui si diramavano due strade parallele, l'ingrato compito di dire addio era spettato a me; era stata dura essere forti, rimanere integri quando il cuore ti andava in pezzi, sorridere al volto triste di Maya affermendo 'Hey, non starai piangendo? Non sto mica andando in guerra!' e sentire la sua voce che al chiudersi degli sportelli mi urlava 'Verrai a trovarmi, vero Nick?'.
Mentre il treno si allontanava velocemente dalla stazione, mentre la mia compagna di avventure si allontanava verso il suo futuro, sentii per la prima volta il peso della solitudine; solo quando il treno sparì oltre la curva potei finalmente voltarmi e tornare a casa, nello studio che fino a poche ore prima era così rumoroso e vivace ed ora sembrava grigio e cupo...

Assorto nei miei pensieri non mi ero reso conto di quanto tempo fosse trascorso. Involontariamente la mia mano si era stretta a pugno attorno alla lettera; la provai a stendere per ridarle una forma accettabile e solo allora mi resi conto che la lettera continuava, Pearl aveva appuntato qualcosa sul retro della pagina:


“Signor Nick, è troppo tardi, la situazione sta precipitando e la mistica Maya non è più se stessa. Signor Nick, faccia
attenzione, è in serio pericolo, la Mistica Maya...”


L'appunto terminava lì, le ultime parole erano state scritte con mano tremante e la frase non era conclusa. Pearl non stava scherzando, c'era davvero qualcosa di strano al villaggio Kurain. Quella sensazione di disagio sembrava non voler più lasciare il mio corpo. Corsi in camera e preparai un bagaglio a mano con lo stretto necessario per rimanere fuori un paio di giorni; presi il telefono e digitai il numero di Apollo; lasciai un messaggio in segreteria chiedendo al mio giovane apprendista di passare l'indomani mattina a controllare Trucy per conto mio. Lo informai che sarei stato via per qualche giorno chiedendogli di rimanere la notte a dormire a casa mia...per quanto giovane era di certo responsabile, forse più responsabile di me.
L'indomani sarei partito per il villaggio Kurain; le parole di Pearl e il tono spaventato delle ultime frasi mi avevano messo in agitazione. Poggiai la valigia accanto alla porta e voltandomi per tornare in camera vidi il cappotto della ragazza sul divano. Lo presi tra le mani e sentii il rumore di qualcosa che cadeva, un fazzoletto era scivolato dalla tasca del cappotto,
era pesante. Aprendolo non avrei mai pensato di trovare il Magatama di Pearl.

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Capitolo 3
*** Agenzia Vattelapesca Wright_____7:00 a.m. (Una promessa è una promessa) ***



Erano appena le sette quando, ancora assorto in mille pensieri, mi decisi ad indossare la mia giacca. Prima di uscire mi affacciai nella camera di Trucy. Quella stanza era piena di cianfrusaglie, proprio come il resto della casa; si trattava per lo più di oggetti che Trucy usava nei suoi trucchi di magia. Sulla scrivania, proprio accanto al letto c'era il pupazzo di un uomo vestito da samurai; immediatamente ricordai il giorno in cui la piccola Tru entrò di corsa in camera mia affermando 'Papà, ho trovato questo tra le cose nell'ingresso, guarda com'è bello, è tutto colorato. Mi piace un sacco. Posso tenerlo, papà? Posso?'. In quel momento non mi sentii di dire di no, anche perchè farlo avrebbe implicato una spiegazione da parte mia, spiegazione che al momento non ero in grado di dare e dubito che sarei mai riuscito farlo. Ogni volta che vedevo il pupazzo del Samurai d'Acciaio che mi aveva regalato Maya poco prima di partire ricordavo fin troppo bene i momenti dolorosi che avevano seguito quel giorno. L'unica cosa che mi aveva salvato dal profondo baratro della solitudine era la presenza della piccola Trucy.
Ora la sua testolina spuntava da sotto le coperte in cui si era raggomitolata; eravamo in pieno inverno ed il freddo si faceva sentire ogni notte sempre più acuto.
Lasciarla sola in casa non sarebbe stato affatto facile, avevamo fatto entrambi una promessa quando anni prima avevo deciso di prendermi cura di lei, avevamo promesso di non mentire mai l'uno all'altro e di non lasciarci mai. Ma io avevo fatto anche un altra promessa, una promessa implicita, che non era mai stata pronunciata ma che era stata dettata dal cuore: avevo promesso di proteggerla; proteggerla dalla sofferenza e dal dolore, proteggerla dai pericoli di una vita avventurosa che ero solito vivere, avevo promesso a me stesso di fare tutto il possibile per non far scomparire dal suo volto quel sorriso dolce che le avevo visto rivolgere solo a tre persone da quando l'avevo incontrata: uno ero io, gli altri due erano il suo vero padre e, anche se non ne era ancora consapevole, suo fratello maggiore.
Mi avvicinai  lentamente e silenziosamente al letto di mia figlia e, quano le fui accanto le sfiorai la fronte con un bacio. 'Mi dispiace Tru, non avrei mai voluto rompere la nostra promessa, ma ho giurato di proteggerti e ciò che sta accadendo al villaggio è troppo strano, potrebbe essere pericoloso, troppo pericoloso, e non voglio coinvolgerti; in fondo una promessa è pur sempre una promessa, anche se non è mai stata formalmente formulata!'

Sicuro di aver preso la decisione giusta e consapevole che una volta tornato a casa avrei assistito ad una tremenda sfuriata e sarei stato sottoposto ad un interrogatorio degno dell'aula di un tribunale, se non anche peggiore, rimboccai le coperte alla mia piccola, pestifera e dolce figlia e poggiai sulla scrivania accanto al suo letto il biglietto che avevo preparato pochi minuti prima per avvertirla che sarei stato via e per non farla preoccupare. Apollo aveva già chiamato, avvisando che sarebbe arrivato per le 7:30 e che voleva una spiegazione alla mia partenza improvvisa. Rassicurato dal fatto che Trucy sarebbe stata al sicuro con suo fratello mi avviai verso la porta e, raccogliendo la borsa che avevo preparato qualche ora prima, varcai la porta per raggiungere la stazione, l'orologio accanto alla porta segnava le 7:10.

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Capitolo 4
*** Villaggio Kurain_____12:45 a.m (Chi non muore si rivede!) ***



Il viaggio era stato lungo, non ricordavo che il villaggio fosse così distante dalla città. Sgranchendomi le gambe, intorpidite dopo essere rimasto seduto la bellezza di cinque ore, diedi un occhiata veloce al paesaggio di campagna che mi circondava; nulla era cambiato negli ultimi dieci anni, tutto sembrava essere identico a come ricordavo, ma non era il caso di fermarsi ad ammirare il panorama, il villaggio Kurain distava circa una mezz'ora a piedi dalla stazione e dovevo sbrigarmi se non volevo tardare ancora.
Mi incamminai di buona lena lungo la strada sterrata, trascinando dietro di me il bagaglio a mano che quasi mi ero pentito di aver portato, tanto era ingombrante. Erano passati appena cinque minuti quando sentii il jingle del samurai d'acciaio. Era il mio telefono... di nuovo. Era la decima volta che il telefono sqillava e, come le altre nove volte si trattava di Apollo che tentava di rintracciarmi. Sogghignando staccai la suoneria e continuai a camminare pensando alla mia perfidia nell'essermene andato prima che lui arrivasse a chiedermi spiegazioni che non volevo dare, ed al povero Apollo che cercava invano di chiamarmi, probabilmente per zittire Trucy che lo stava tormentando. Giurai tra me e me che una volta conclusa questa visita avrei spiegato loro tutto, rispondendo finalmente alle insistenti domande del mio allievo riguardo il mio passato; domande che puntualmente evitavo grazie alla mia capacità di cambiare discorso con nonchalance. Mentre mi congratulavo con me stesso del fatto che ricordassi ancora qualche vecchio trucchetto del mestiere di avvocato incontrai qualcuno lungo la strada; si trattava di un'anziana donna che stava andando in direzione opposta alla mia.
Quando ci trovammo più vicini mi chiese 'State per caso andando al villaggio Kurain, giovanotto?'.
A ben guardarla aveva un volto familiare, l'avevo già vista da qualche parte ma non ricordavo dove. 'Si, sto andando proprio lì' risposi continuando a riflettere.
'Le consiglio vivamente di andarsene, invece. La situazione lì non sembra delle migliori. Ho sentito in giro che ultimamente al villaggio accadono cose strane e questa notte, a quanto pare, è successo qualcosa nella tenuta Fey.'
Quelle parole mi fecero temere il peggio 'Cosa è successo? Voi per caso lo sapete?' chiesi in preda all'ansia.
'No, non ne ho idea, ero lì solo di passaggio; era la prima volta che entravo in quel villaggio. Beh, buona giornata giovanotto, io l'ho avvertita.' e così facendo procedette per la sua strada lasciandomi solo ad assimilare le parole che aveva appena pronunciato.  All'improvviso ciò che mi aveva insospettito di quella affermazione si fece largo nella mia mente. Mi voltai di scatto ma la donna non c'era già più; se era la prima volta che vedeva il villaggio come faceva a conoscere il nome della famiglia Fey? Ricordavo perfettamente che non c'erano mai state insegne sulle porte, Maya mi disse che erano inutili dato che al villaggio si conoscevano tutti. Allora perchè quella donna era sicura che si trattasse di casa Fey? La solita brutta sensazione si fece di nuovo largo in me e mi avviai di nuovo verso il villaggio, stavolta a passo più spedito.
Venti minuti più tardi mi trovavo all'entrata di Kurain; tutto sembrava normale ma, appena mi avvicinai alla tenuta Fey vidi un' automobile rossa molto familiare. Quando fui abbastanza vicino la portiera si aprì e da quell'auto uscì l'ultima persona che avrei pensato di incontrare in quel luogo ed in quel momento.
'Sapevo che saresti venuto; non puoi stare a lungo lontano dai guai, vero Wright?' disse sogghignando l'uomo che era stato per molti anni mio avversario in tribunale ma che all'occorrenza sapeva rivelarsi un buon amico.
'Io invece mi stupisco di vederti; cosa ci fai qui Miles, pensavo ti trovassi in Germania' dissi avvicinandomi.
'Ero lì fino a qualche ora fa; mi hanno contattato urgentemente per un caso importante e, quando sono arrivato qui ho sentito in centrale che al villaggio Kurain era successo qualcosa; suppongo che anche tu sia qui per lo stesso motivo, vero Wright?' mi chiese dando la mia risposta quasi per scontata.
'Esatto, sono qui per questo. Sai già cos'è successo?' chiesi sperando di ricevere finalmente delle informazioni.
'No, sono appena arrivato; suppongo che la polizia si trovi all'interno. Ci conviene entrare e chiedere' e così dicendo Edgeworth varcò la soglia di casa Kurain mentre io lo seguivo, osservando quel luogo che non vedevo ormai da anni. Arrivati al corridoio all'aperto che portava alla parte abitata della casa mi soffermai a guardare il vaso di porcellana contenente lo spirito di Ami Fey e mi ritrovai a sorridere pensando a quanti guai aveva portato quell'urna anni addietro. Ma il sorriso sul mio volto svanì all'istante non appena alzai il volto e vidi il ritratto di Ami Fey che sovrastava l'urna; mi si gelò il sangue nelle vene ed iniziai a sudare freddo mentre rimanevo impietrito a metà del corridoio, incapace di fare un solo passo, ormai consapevole di chi fosse la donna che avevo incontrato sulla strada per Kurain. Com'era possibile che avessi parlato con uno spirito senza l'aiuto di una medium?

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Capitolo 5
*** Villaggio Kurain_____3:00 p.m (Amici ritrovati tra gli oggetti scomparsi) ***


Ancora non potevo credere a cio che era realmente accaduto, gocce di sudore freddo mi attraversarono la schiena e mi imperlarono il viso mentre Miles, ignaro di tutto, mi fissava con uno sguardo alquanto seccato 'Insomma, non eri curioso di sapere cosa fosse successo? Mi sembravi ansioso prima'. E così dicendo mi fece cenno di procedere verso le camere abitate. Forse non era il caso di parlare della mia allucinazione con Miles, perchè solo un'allucinazione poteva essere... era impossibile vedere gli spiriti, assolutamente impossibile. Cercando di autoconvincermi misi un piede davanti all'altro e con fare incerto precedetti Miles nel salotto di casa Fey. La grande residenza annessa alle sale dell'addestramento era sempre stata molto silenziosa ma quel pomeriggio lo era ancora di più. Appena varcammo la soglia un poliziotto mi si avvicinò chiedendomi di allontanarmi ma, non appena vide Miles si fece da parte per lasciarci passare sussurrando un flebile 'Mi dispiace procuratore Edgeworth'.
Allontanandoci dalla porta mi sorse spontaneo affermare 'Chissà come mai hanno sempre così tanta paura di te in commissariato, nessuno osa mai contraddirti. Non è che li terrorizzi?'
'Zitto Wright, almeno io so farmi rispettare' disse scoccandomi un'occhiataccia piena di rimprovero.
'Hehe, hai ragione, ma che ci posso fare se non mi hanno mai preso sul serio. Sarà per il modo di vestirmi...'
'Sarà per la tua faccia...'

Sorridendo per lo scambio di battute alquanto provocatorie, ma pur sempre amichevoli, ci dirigemmo verso il capo di polizia per porgergli alcune domande su ciò che era successo al villaggio la sera precedente. Ottenemmo informazioni molto vaghe sull'accaduto. A quanto pare nessuno era presente in casa quando un ladro si era introdotto nelle camere da letto ed aveva rivoltato tutto. Alcuni abitanti del villaggio, sentendo strani rumori provenienti da una casa che doveva essere vuota, avevano chiamato la polizia che era intervenuta il prima possibile. Maya non era stata avvisata dell'accaduto; a quanto pare erano quasi tre giorni che nessuno la vedeva in giro. Erano tre giorni che nessuno vedeva nè lei nè Pearl.
Dal salotto si intravedevano le camere da letto e, osservando quello scenario mi ritrovai in forte dubbio con l'affermazione della polizia riguardo il fatto che si trattasse di un singolo ladro. La confusione era tale che mi sembrava impossibile che fosse stata opera di una sola persona, soprattutto perchè l'intervento della polizia doveva aver messo fretta a chiunque si fosse introdotto in casa. Se cercavano qualcosa, e davo per scontato che non fossero nè gioielli nè denaro, quel qualcosa doveva essere davvero ben nascosto, probabilmente di piccole dimensioni. Edgeworth continuava a parlare con il capo della polizia, di certo non si serebbero accorti di niente se avessi dato solo una sbirciatina in giro. Quando provai ad avvicinarmi alle camere una voce mi fermò 'Signor Wright, è lei?' voltandomi mi sorpresi a vedere sorella Bikini che mi si avvicinava con circospezione. 'Pensavo che lei si occupasse a tempo pieno del tempio Hazakura, sorella Bikini. È un piacere rivederla, ma mi dica, non è che per caso lei sa che fine hanno fatto Pearl e Maya?'
'Oh certo, la Mistica Maya e la Mistica Pearl sono arrivate al tempio qualche giorno fa; le ho lasciate alle cure di sorella Iris sai, è diventata molto più brava di me nell'addestramento speciale'. E così dicendo sorella Bikini mi si avvicinò sussurrandomi 'Che ci fa lei qui? Sono anni che non si fa vedere! Ma prima di tutto che è successo in questa casa, sembra tutto fuori posto. Quei tipi laggiù non mi conoscono bene, non volevano neanche farmi entrare, ma io mi sono intruffolata lo stesso.'
Iniziai a bisbigliare anch'io consapevole del fatto che fosse assurdo dato che neanche io sapevo bene cosa fosse succasso la sera prima
'A quanto pare si sono introdotti dei ladri in casa e, dato che non sono riusciti a rintracciare nessuno sono incerti su come procedere; non sanno neanche se è sparito qualcosa'. Non appena finii a pronunciare quelle parole, sorella Bikini mi guardò con una faccia allarmata, come se avesse uno strano presentimento.
'Signor Wright' disse, 'Ho assolutamente bisogno che voi distraiate queste persone. Non sono certo qui per una visita di piacere... La Mistica Maya mi ha chiesto di prenderle un oggetto che aveva dimenticato in casa, è urgente e devo cercarlo subito'.
Questa richiesta mi sembrò strana, quantomai assurda. Anche se Maya avesse dimenticato qualcosa al villaggio, di certo non si sarebbe preoccupata a tal punto per riaverla subito. Ma quella era la Maya che ricordavo, la ragazza di dieci anni fa che non pensava ad altro che al cibo ed a fare del bene al prossimo, la ragazza sensibile e determinata, l'assistente, per quanto impacciata, migliore che potessi trovare. Era passato tanto tempo dall'ultima volta che l'avevo vista, ormai era diventata la Maestra del villaggio Kurain e aveva imparato ad assumersi le sue responsabilità. Maya non dipendeva più da nessuno, era capace di badare a se stessa e le sue scelte non avevano nulla a che fare con la ragazza che conoscevo.
'Bene' dissi, 'io li distrarrò, ma non credo di poterle concedere molto tempo. Sa già dove cercare?' chiesi, pensando a come potessi distrarre le quattro persone presenti nella stanza.
'Si, grazie signor Wright'. E così dicendo si allontanò verso la camera di Maya mentre io mi avvicinavo ai due che avevo lasciato discutendo, ai quali si erano aggiunte le due guardie che fino a poco prima erano ai due lati dell'ingresso, cercando di coprire il più possibile la presenza di sorella Bikini. Stavo per aprir bocca e cercare di convincerli a guardare altrove con una qualche scusa banale, ma non fu necessario.
Dalla porta entrò come una furia una ragazzina dai capelli castani accompagnata da un ragazzo molto alto e dai capelli strani e da una giovane donna con un camice bianco che attirarono l'attenzione di tutti i presenti.
Non appena li vidi non so se fui grato per avere un diversivo così efficace, terrorizzato perchè si stavano dirigendo tutti e tre a gran velocità verso di me o sorpreso perchè, nonostante non avessi detto niente a nessuno, nonostante avessi cercato di lasciare meno tracce possibile erano riusciti a trovarmi con una tale rapidità e prontezza. Alzai di scatto le mani in segno di scusa mentre Trucy mi si piazzava davanti incrociando le braccia sul petto e fissandomi con aria seccata e soddisfatta al tempo stesso per avermi trovato. Dietro di lei Apollo era allegro quasi allo stesso modo per essere finalmente riuscito a mettere nel sacco il suo mentore. Ma lo sguardo più soddisfatto, la mente diabolica che si trovava dietro tutta quella scenata, era quella della ragazza che li accompagnava. Quanti anni erano passati, eppure il suo sguardo, la sua determinazione e le sue capacità investigative erano sempre le stesse.
'È bello rivederti, Ema, non ti trovo per niente cambiata', dissi rivolgendole un tono sicuramente più calmo di quanto fossi io in quel momento.
'Hehe, da quanto tempo, signor Wright. Ha visto come sono diventata brava? Ho aiutato io questi due a trovarla. Certo, avevo conosciuto Apollo e Trucy già un pò di tempo fa, ma non avevo capito che...'. Ema non riuscì a terminare la frase perchè la pazienza di Trucy aveva raggiunto il limite e, puntandomi il dito condro in un modo che mi ricordava tanto i miei processi in tribunale, mi urlò 'COME HAI POTUTO LASCIARMI DA SOLA IN QUEL MODO, TI RENDI CONTO DI QUANTO MI HAI FATTO STARE IN PENSIERO? VOGLIO UNA RISPOSTA PAPà... ORA!'.
'Papà!!! Sei diventato papà da un giorno all'altro Wright?'. Mi voltai verso Miles che, sogghignando, cercava di trattenersi per non ridere lì, di fronte a tutti; se lo avesse fatto avrebbe perso la sua fama di spietato procuratore... ma io sapevo che dentro di sè stava esplodendo dalle risate perchè l'avvocato difensore che tante volte lo aveva battuto in aula, sfidando tutto e tutti, si faceva mettere alle corde da una ragazzina che sembrava (ma forse lo era) più responsabile di me. 'Taci' dissi rivolgendomi a lui 'Papà... smettila di comportarti come un bambino e dimmi perchè te ne sei andato senza dire niente!' disse Trucy ancora più nervosa, iniziando a tamburellare il piede per terra come era suo solito fare quando ormai aveva del tutto perso la pazienza.
Si levò una forte tosse dalla mia destra; ormai non resisteva più, tra poco sarebbe scoppiato a ridere. 'Scusate... devo uscire a prendere una boccata d'aria' disse Miles trattenendo a stento una risata e fece per uscire quando un urlo ci bloccò tutti. In quella confusione mi ero totalmente dimenticato di sorella Bikini, che emerse dal caos presente nella camera di Maya urlando 'NON C'è PIù, HANNO RUBATO IL CIMELIO DI FAMIGLIA, HANNO RUBATO IL MAGATAMA DELLA MISTICA AMI...'
.


SPAZIO DELL'AUTRICE

Piccolo spazio che finora non ho mai usato. Come vi sembra che stia procedendo la storia? é ancora interessante o ha perso di attrattiva? Recensite se avete qualche critica o suggerimento.
P.S Di modi per distrarre i presenti nella stanza ce n'erano tanti, uno più divertente dell'altro, ma non so perchè la possibilità di questa entrata in scena di personaggi nuovi mi intrigava XD... a presto.

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Capitolo 6
*** Villaggio Kurain_____ 5p.m (Un verde bagliore di speranza) ***


Sorella Bikini era appena uscita allo scoperto nello stupore generale, persino Trucy era rimasta senza parole ed Edgeworth aveva dimenticato che stava uscendo. Tutti eravamo nello stupore più totale non tanto perchè una persona non autorizzata era appena uscita dalle camere da letto sotto perquisizione da parte della polizia, quanto per il fatto che quella sconosciuta, agli occhi di poliziotti, era riuscita laddove loro avevano fallito in più di una giornata di lavoro: scoprire cosa fosse scomparso da casa Kurain.
La confusione presente in quella casa sembrò spostarsi improvvisamente nella mia testa; era sparito il magatama della Mistica Ami, la fondatrice della scuola di addestramento spirituale Kurain, la donna che aveva creato il metodo di evocazione utilizzato dai membri femminili della famiglia Fey da diverse generazioni. Com'era possibile che con tale facilità un estraneo fosse entrato in casa Fey, avesse trovato il nascondiglio di quel prezioso cimelio e fosse riuscito a fuggire passando inosservato?
Ormai ne ero certo, il magatama era ben nascosto e solo poche persone conoscevano il luogo in cui si trovava.
Certo, il valore economico di quell'oggetto era quasi inesistente ma, a quanto pare, le ragioni che avevano spinto qualcuno ad intrufolarsi nella residenza e commettere un furto tanto insensato dovevano essere altre. Curioso di saperne di più e sicuro che in quella stanza ci fosse chi avrebbe potuto darmi le risposte che cercavo, mi rivolsi a sorella Bikini rivolgendole la domanda che tanto mi assillava 'Quel magatama... c'era una ragione perchè qualcuno volesse rubarlo? Intendo dire, chi ha commesso questo furto sapeva dove cercare, magari non con assoluta precisione, ma conosceva la casa, conosceva bene Maya. So bene che questi oggetti non valgono molto economicamente. Mi dica, sorella Bikini, quell'amuleto era prezioso per altro vero?'
Sorella Bikini si guardò attorno prima di rispondere con fare sbrigativo 'No, si sbaglia, era solo un vecchio cimelio di famiglia' e così dicendo uscì dalla porta che dava in giardino. Tutti sembravano convinti dell'affermazione della monaca, tutti tranne me ed Edgeworth, dato che eravamo gli unici, lì, a conoscere almeno in parte i segreti dei magatama.
Ci guardammo negli occhi, con uno sguardo d'intesa, certi che sorella Bikini ci stesse nascondendo qualcosa di importante. Stavamo per uscire entrambi e raggiungere la monaca prima che potesse allontanarsi troppo, quando fui fermato da quella piccola peste di mia figlia che mi si parò davanti. Era giunto il momento della verità, era ora che Trucy, ed anche Apollo, conoscessero il mio passato; era giunto il momento di spiegarle perchè non avevo mai accennato a Maya, nè a Pearl.
Ma non era il momento delle parole, era il momento dei fatti. Presi Trucy con me, le strinsi la mano con fare paterno e le sussurrai 'Ti dirò tutto, ma ora vieni con me'.
A quanto pare mia figlia si rese conto che non la stavo prendendo in giro, che questa volta le avrei finalmente raccontato tutto... in fondo aveva gli stessi poteri di suo fratello e, come lui, sapeva vedere nella profondità dell'animo. Ci diriggemmo a passo svelto verso l'esterno, seguiti da Apollo che non stava capendo nulla di cio che stava accadendo, del perchè, ora, Trucy fosse calma e sorridente. A noi si unì anche Ema; in fondo, un aiuto in più avrebbe fatto comodo e lei era un'esperta di indagini.
Una volta fuori accellerai il passo e mi rivolsi ai  tre che mi seguivano 'Tra poco vi spiegherò, promesso. Ma prima devo fare una cosa, e voglio che tu la veda, Trucy; voglio che tu veda e capisca ,prima che io possa spiegarti, chi ero prima di incontrare te.'
Mia figlia mi strinse la mano mentre, quasi correndo, ci avvicinavamo ai confini del villaggio, alla porta che delimitava quell'angolo di mistero che era il villaggio Kurain.
Svoltando l'angolo vidi Miles che aveva bloccato sorella Bikini poco dopo l'uscita dal villaggio, mi stava aspettando e sembrò sollevato del fatto che fossi finalmente arrivato; a quanto pare non avrebbe resistito molto a lungo contro i tentativi di fuga della monaca, che in quel momento era tutt'altro che pacifica.
Quando mi avvicinai avevo quasi il fiatone; Sorella Bikini mi fissava con gli occhi serrati, quasi ad accusarmi di averle mandato dietro un mostro per fermarla; dovevo ricordarmi di chiedere ad Edgeworth cosa le avesse fatto per renderla così nervosa, ma ,per il momento, mi concentrai sulla donna che avevo di fronte.
'Sorella Bikini', dissi, 'c'è qualcosa che non ci ha detto non è vero? IO lo so, ed anche LEI sa che io so, non è così?'
E così dicendo tirai fuori dalla tasca interna della giacca il magatama che Maya mi aveva regalato molti anni prima.
Era da quando la monaca aveva affermato chè il magatama della Mistica Ami non aveva niente di speciale che aveva iniziato a vibrare, dandomi il segnale che qualcosa non andava. Erano passati dieci lunghi anni dall'ultima volta che lo avevo visto reagire in quel modo, dieci anni durante i quali avevo nascosto a chiunque il vero Phoenix Wright, dieci anni in cui non avevo avuto il coraggio di ricordare a me stesso che anche se mi avevano tolto il distintivo, anche se avevo lasciato andare via la mia assistente, anche se avevo deciso di vivere da musicista fallito (perchè era ovvio anche ai miei occhi, o meglio, alle mie orecchie: non sapevo suonare), sarei sempre stato un avvocato difensore, era la mia natura.
Ora, con il magatama verde di fronte a me, attraverso il bagliore che sprigionava, potevo vedere distintamente il vero me stesso riemergere dal profondo del mio cuore, così come vedevo chiaramente i lucchetti psichici che sigillavano il segreto di Sorella Bikini, ed a quanto pare, li vedevano anche gli altri...



SPAZIO DELL'AUTRICE

E finalmente il nostro Phoenix entra in azione. Dal prossimo capitolo si entra nel vivo della storia. 
Spero che il racconto vi sia piaciuto. Al prossimo capitolo =)

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