Da quando ti conosco vomito farfalle.

di ciaostyles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ciao Panda Coccoloso! ***
Capitolo 2: *** Sei sempre il solito. ***
Capitolo 3: *** Voglio il mio muffin. ò.ò ***



Capitolo 1
*** Ciao Panda Coccoloso! ***


Capitolo 1

Era una di quelle solite nottate londinesi: fredde e piovose. E come al solito, lui entrò in camera mia con sguardo supplichevole : “Posso dormire con te?”. Mi limitai a sorridere, assonnata ma ancora sveglia. Alzò piano la coperta per non farmi avere freddo, velocemente entrò nel letto abbracciandomi forte con la scusa che ci saremmo riscaldati più in fretta. Fra le sue braccia calde sentii il suo respiro farsi più pesante. “Puoi dormire con me per sempre, se vuoi”. Nessuna risposta… Dormiva già.
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Avevo incontrato Niall 4 anni prima. Ero al primo anno del liceo linguistico e la mia scuola organizzava, ogni anno, uno scambio culturale con un ragazzo straniero, e quell’anno era toccato ad un irlandese biondo con un sorriso fantastico. Ebbi la fortuna di averlo come compagno di banco e di stargli accanto con un’ottima scusa. Ma un anno passa velocemente e nessuno voleva salutare Niall, che si trasferì in Italia per frequentare la scuola durante tutti e 5 gli anni. Furono degli anni fantastici, ci conoscemmo meglio e diventammo migliori amici. Ma al quarto anno capii che la sua risata, che era la risata del mio migliore amico (il ragazzo che mi tirava su di morale se ero triste e mi consolava se avevo preso un brutto voto), era diventata la ragione per cui mi svegliavo al mattino! Me ne ero accorta tardi però. Niall aveva già trovato una ragazza, Veronica, e stavano bene insieme ma lui non ci teneva più di tanto. E lei era la classica ragazza opportunista, appena trovò un ragazzo migliore da “sfruttare” lo lasciò. Poco importava, Niall 2 mesi dopo si diplomò e decise di ritornare nel Regno Unito per studiare nel college per il quale i suoi genitori risparmiavano da quando era solo un bambino. E quale città meglio di Londra ? Ci rimasi malissimo, però. Avremmo dovuto separarci e chissà, forse per sempre. Ma io ero innamorata di lui! E nel frattempo lui era il mio migliore amico ed eravamo essenziali l’uno per l’altra.
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Il giorno dopo mi svegliai ancora tra le sue braccia. Mi scostai un po’ dal suo petto per guardarlo negli occhi e notai con piacere che era già sveglio. Ancora assonnato mi fissava…
“Ciao Panda Coccoloso!” – gli dissi
“Buongiorno Dormigliona”
Ridemmo insieme, pensando che più che migliori amici sembravamo due fidanzatini.
“Forza, dobbiamo alzarci”– gli sussurrai all’orecchio, ma lui non voleva saperne.
“Resta ancora un po’ qui con me, Mik” – così mi chiamava, anche se gli avevo ripetuto che il mio nome era Michela.
Mi strinse ancora in un caldo abbraccio, ma mi staccai perché la situazione stava diventando strana. Aprii la finestra. La giornata si era trasformata dal giorno precedente: ora c’erano flebili raggi di sole ed uno di essi, il più bello, era proprio nel mio letto e mi guardava negli occhi.

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Capitolo 2
*** Sei sempre il solito. ***


Capitolo 2

Niall’s
Hai intenzione di restare ancora lì per molto?”. Mentre parlava, la guardavo e ridevo come un’ebete. Diceva qualcosa sul dormire, ma non l’ascoltavo. Era bella, anzi che dico, era BELLISSIMA. Con i capelli tutti arruffati e uno dei suoi pigiamoni extra large indosso, ma comunque bellissima. Ancora perso nei miei pensieri, non mi accorgo che si avvicina e mi salta addosso, mettendo le gambe a cavalcioni sul mio stomaco.
Ma mi stai ascoltando????” – disse fissandomi con quegli occhi color cioccolato, e solo lei sa quanto mi piace il cioccolato. Ora più che mai ero deciso a baciarla, doveva sapere quello che provavo per lei.

Michela’s
Cosa ti prende, Niall?”. Vidi avvicinare pericolosamente il suo viso al mio e per un momento pensai che volesse baciarmi.
Niente, volevo solo abbracciarti, tranquilla” – sorrise cingendomi i fianchi con le braccia e sorrisi anche io, triste, pensando che eravamo solo amici. Amici che dormivano insieme quando faceva freddo, ma pur sempre amici.
Va bene dai ora mi alzo. Vado a farmi una doccia”.
Dalla finestra della mia stanza si vedeva il bellissimo panorama di Londra. Un aereo si preparava ad atterrare, mi venne in mente quel giorno in cui vidi per la prima volta la città dei miei sogni, ancora completamente sconosciuta per me, ma che ora conosco come le mie tasche.
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Michela’s
Mancavano poche ore alla sua partenza per Londra. Non gli parlavo già da una settimana e questo faceva male sia a lui che a me. Dopo Veronica, anche io lo “lasciavo” così, ma la verità è che avevo troppa paura di soffrire se ci avessi parlato. Da quando avevo saputo della sua partenza non avevo fatto altro che pensarci, e per me era un chiodo fisso. Oltre questo, ogni volta che lo guardavo negli occhi vedevo me stessa stesa sul letto a piangere.

Niall’s
Non riuscivo a capire perché mi evitava da una settimana. Credo di aver speso un bel po’ in sms e messaggi lasciati in segreteria senza risposta. Da contare anche i cioccolattini che le avevo portato a casa ma lei “era uscita”. Non sapevo più che inventarmi, dovevo parlarle di una cosa importante e se continuava così sarei partito prima di farlo.
D’accordo, Niall, questo è l’ultimo disperato tentativo”. Quando ero nervoso parlavo da solo. Suonai piano alla porta, ma nessuno rispondeva e cominciai ad insistere.
ARRIVOOOOOOOOOO! Stai calmo, chiunque tu sia”. Vidi la porta aprirsi e il viso della mia migliore amica rigarsi di lacrime.
Scusa Niall! Io non volevo ma avevo paura di stare male vedendoti e…” La zittì stringendola forte.
E’ tutto a posto. Ti ho portato i biscotti che ti piacciono tanto. Beh, io… volevo farti una domanda prima di partire
La risposta è sì, qualunque cosa tu dica. Mi dispiace, sono stata una stronza proprio come Veronica”.
Ah. Quindi stai dicendo che verrai a Londra con me ? Che vivremo nello stesso appartamento e andremo a studiare nello stesso college? Stai dicendo che non mi farai andare da solo in quella grande città, vero Mik?
Lei sorrise a 32 denti, anche se ripeteva di odiare il suo sorriso.
SI, SI, SI! Verrei in capo al mondo con te!”
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Ah che bei ricordi.
Chi sono?
Niall.
Nooooo come hai fatto?
Beh, è che in questo appartamento vivono così tante persone… in realtà sono una maga. Prima ho chiesto alla sfera magica chi mi avrebbe coperto gli occhi con le mani. Vabbè, comunque andiamo a prendere un caffè?
Okay ma muoviti. Sei una donna, e non sei ancora pronta!
Tranquillo. Tra le mie teorie c’è anche la teoria del tempo : quanto tempo ci metti tu, tanto devo mettercene io… quindi, quanto ci hai messo a fare la doccia?
4 minuti. Buona fortuna!
Una smorfia comparve sul mio volto. “4 minuti? Non ce la farò mai!
Rendiamo le cose più interessanti. Se ci riesci ti offro un muffin, se non ci riesci lo offri tu a me”.
Sei sempre il solito.”

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Capitolo 3
*** Voglio il mio muffin. ò.ò ***


Capitolo 3


Michela’s

4 minuti erano una cosa impossibile per me. Io amavo stare sotto il calore dell’acqua perché, a differenza delle altre persone, quando ero lì non riuscivo a non pensare ad altro che non fosse “bagnoschiuma, shampoo, balsamo”. E poi amavo cantare sotto la doccia, specialmente le canzoni di Katy Perry. L’amavo da quando avevo 12 anni e c’era qualcosa che mi legava a lei, perché lei esprimeva nelle sue canzoni i miei stessi pensieri e quindi mi ci riconoscevo. “Days like this I want to drive away” – presi il bagnoschiuma – “Pack my bags and watch youshout offence” –poi lo shampoo – “Cus you chewed me up and spit me out, like I was poison in your mouth…” – infine il balsamo. Uscita dalla doccia dopo la mia dose di relax quotidiano, avevo comunque superato un record. Il mio record era di mezz’ora di doccia, ma questa volta avevo impiegato solo 10 minuti, per fare in fretta. Erano bastati a Niall per addormentarsi, lo vedevo steso sul letto. Era buffo, con un braccio davanti agli occhi e la bocca aperta. Non riuscì a trattenermi e la mia risata sonora lo svegliò.

Non puoi fare a meno di ridere tu, eh?
Guarda chi parla: il tizio che ieri quando ho detto gambero ha riso per mezz’ora
A mia difesa posso dire che il tuo accento è adorabile”.


Ridemmo insieme. Continuai la canzone asciugandomi i capelli. Now look at me! This is the part of me that you never gonna ever take away from me, no!

Se continui così non potremo più uscire, causa pioggia
Ahah spiritoso. Lo vuoi ancora quel muffin?

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Michela’s diary, 01/09/2010

Caro diario. Oggi Niall è venuto a casa mia e mi ha chiesto di partire con lui. La storia della partenza già la sai, quindi non devo raccontartela. Appena me l’ha chiesto gli ho detto subito di sì. Devo ammettere che stavo proprio aspettando che me lo chiedesse e senza pensarci due volte ho acconsentito. Ma ora che ci penso, sono pronta a lasciare la mia casa, la mia famiglia, le mie amiche Federica e Marika… ? Certo, ho sempre sognato Londra. Fin da piccola mi ero promessa che prima o poi ci sarei andata ma ora ho un po’ paura. Una città così grande, solo io e lui. In effetti sembra tutto così semplice, ma non lo è. La scuola è difficile, e dovrò imparare l’inglese alla perfezione se voglio capire almeno qualcosa di ciò che dicono i professori o qualunque altra persona in questa grande città. E dovrò anche trovarmi un lavoro, per pagare l’affitto… Sono confusa. L’aereo parte tra 5 ore e ho solo altri 5 minuti di tempo prima di iniziare a mettere velocemente tutto ciò di cui ho bisogno in una valigia, perché so già che andrà così, io andrò con lui perché come gli ho già detto, lo seguirei in capo al mondo. Ora mi sta fissando e sorride. Mi chiede cosa sto scrivendo, io rispondo che è il mio modo per decidere, e non deve prendermi in giro perché quel “modo di decidere” farà in modo che io andrò con lui.
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Per le strade di Londra c’era un venticello umido, tutto ciò che era restato della tempesta del giorno prima. Anche se c’era il sole, faceva freddo e io che odio mettere i capelli mi sarei congelata molto presto.

“Hai freddo?”
“Sì. Cioè no. Un po’”
“E’ la tua risposta definitiva?”
“Forse”


Rise divertito e mi strinse durante tutto il cammino verso il bar. Di darmi la sua giacca non se ne parlava proprio, ci aveva già provato in passato ed avevamo finito per litigare. Meglio non rischiare ancora. Per le strade c’erano pozzanghere d’acqua e alla vista di ognuna di esse pensavo alla mia infanzia, quando con papà tutte le domeniche andavamo a fare una passeggiata e io, accappottata dalla punta dell’alluce al capello più lungo, saltavo nelle pozzanghere facendo schizzare l’acqua. Era tutto così bello. Alcuni dicono di voler tornar bambini perché non c’erano problemi, in realtà c’erano. Tra le mie strambe teorie c’è anche la teoria dei problemi. Essi sono direttamente proporzionali alla tua età. Se sei una bimba il tuo problema più grande può essere un ginocchio sbucciato o un giocattolo rotto. Più grande diventi, più complessi sono i problemi che riscontrerai. Pensando a tutte queste teorie, non mi ero accorta che eravamo già arrivati al nostro solito posto. Quello era il posto dove facevamo colazione se non avevamo voglia di prepararla, ed era anche il posto delle rivelazioni. Infatti è lì che andiamo se c’è qualche segreto di cui deve parlarmi. Entriamo dentro, la sala è carina, arredata con tavolini per due con sedie graziose. Il “nostro” tavolo è quello accanto alla finestra dalla quale vediamo tutto ciò che succede fuori. Dopo uno dei soliti racconti dei sogni di Niall arriva il cameriere, mio salvatore.

“Cosa vi porto?”
“Due caffèlatte, un cornetto a cioccolato e un muffin” - disse Niall conoscendo i miei gusti e ricordandosi del muffin.


Il cameriere si allontanò inciampando. Scoppiai a ridere e tutti smisero di guardare il cameriere (che mi fece un’occhiataccia) e guardarono me. Improvvisamente la mia faccia diventò rossa come un pomodoro: era quello che mi succedeva quando sentivo l’attenzione di tutti su di me. Mi rendevo conto che non aveva importanza, ma era una delle cose che non riuscivo a controllare.

“Che carina che sei quando sei in imbarazzo”– sorrise.

Abbassai lo squardo, diventando ancora più rossa di com’ero prima.

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