IL VASO DI PANDORA

di moira78
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** In frantumi ***
Capitolo 2: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 3: *** Nuove alleanze ***
Capitolo 4: *** La Shikon malvagia ***
Capitolo 5: *** Il nascondiglio di Naraku ***
Capitolo 6: *** Il Vaso maledetto ***
Capitolo 7: *** L'inizio della lotta ***
Capitolo 8: *** Akumu no Youkai ***
Capitolo 9: *** La morte di Naraku ***
Capitolo 10: *** Interludio ***
Capitolo 11: *** Il rapimento ***
Capitolo 12: *** La Lacrima degli Uomini ***
Capitolo 13: *** La fine ***
Capitolo 14: *** Ritorno alla normalità ***
Capitolo 15: *** La partenza di Ranma ***



Capitolo 1
*** In frantumi ***


Il vaso di Pandora



Libro I

Aprendo il vaso maledetto



Capitolo I

In frantumi




Tessaiga affondò senza esitazioni nel corpo del mostro, ma proprio mentre collassava, Kagome gridò "Un frammento! NELLA ZAMPA DESTRA!"
La creatura aveva l’aspetto di un orribile cinghiale gigante, probabilmente era l’ultimo mostro creato da Naraku, e senza dubbio era il più brutto. L’hanyou si concentrò sulla zampa indicatagli da Kagome, cercando disperatamente di tagliargliela di netto, ma quella guizzava e si riformava.
"CAZZO!" Esclamò al culmine della disperazione; quello youkai era veloce come un ghepardo e guizzante come un’anguilla… e sì che era un cinghiale! Come diamine aveva fatto Naraku, o chi per lui a creare una cosa tanto micidiale?!
"DIVINA KAGOME NON SI AVVICINI!"
Inuyasha avvertì appena l’urlo di Miroku, ed ebbe il tempo di domandarsi cosa stesse combinando quell’umana per farlo gridare tanto. Si sta mettendo di nuovo nei guai! Pensò voltandosi per guardare. La vide erigersi tutta concentrata con la freccia incoccata, pronta a mirare alla zampa del mostro, e vide ciò che il monaco fissava inorridito. La bava del mostro colava a terra densa e ripugnante, e qualche goccia finì anche sul suo kariginu, provocandogli uno strano bruciore.
La sua bava è…
"KAGOME SPOSTATI! E’CORROSIVA!" Gridò Sango sovrastando il caos della battaglia.
"KAGOMEEEE!" Gridò a sua volta Inuyasha correndo verso di lei per spostarla.
Kamisama, ecco perché Miroku non ha aperto il foro del vento!
Il mostro gridò di disappunto, spargendo altra micidiale bava corrosiva. Sango ne sarebbe stata innaffiata se Miroku non l’avesse afferrata in tempo, portandola in salvo, rotolando lontano. Il povero bonzo era talmente spaventato dall’idea della sua acchiappa-spettri preferita ridotta ad un mucchietto fumante, che non tentò neanche di palparla.
"G…grazie houshi-sama!" Balbettò ancora scioccata.
Mentre il mostro gridava, Inuyasha si voltò per afferrare Kagome Tardi, troppo tardi! colpendolo con un calcio sull’enorme bocca spalancata e dandosi contemporaneamente una spinta maggiore. Kagome aveva mollato le frecce e l’arco e si era portata le braccia a schermarsi il volto, ben sapendo che sarebbe stato del tutto inutile.
Inuyasha la sfiorò appena, e sentì che già quella sostanza viscida colpiva la manica e il braccio indifeso di lei; se l’avesse spostata in tempo sarebbe stata fortunata a rimanere con un braccio solo. Poi vide un’ombra fugace togliergliela dalla visuale, e per un istante di puro orrore credette che l’avesse presa lo youkai per mangiarsela. Ma vide il gatto gigante di Sango volare lontano con Kagome in groppa.
"BRAVA KIRARA!" Urlò Sango da tergo. Intanto il mostro, infuriato per aver perso il suo giocattolo con le orecchie da cane, sferrò una zampata cogliendo di sorpresa il povero hanyou, che rotolò lontano con un grido di stupore.
"BRUTTO CINGHIALE MALEDETTO….TE LA FARO’ PAGARE PER AVER FERITO LA MIA KAGOMEEEEEE!"
Con un colpo preciso e netto nel Kaze no kizu, gli tagliò in due la zampa con la scheggia della Shikon, e registrò appena l’urlo concitato di Miroku. Che cavolo c’è ora?! Pensò vedendo la scheggia cadere sul terreno, lontana dal mostro. "La scheggia è qui bonzo idiota! Non dirmi che ne vedi un’altra!" gli gridò. Ma non ebbe il tempo di sentire la sua risposta irata, che l’Hiraikotsu di Sango lo colpiva in pieno facendolo cadere con la faccia su qualcosa di piccolo e… tondo. Il frammento della sfera degli Shikon che Kagome teneva sempre al collo. E il mostro la stava per afferrare con un’altra zampa, in un ultimo, mortale tentativo di sopravvivere. Inuyasha la prese al volo e fuggì dalla scomposta agonia dell’ormai defunto youkai-cinghiale.


"Come sta?" Domandò Inuyasha entrando nella capanna. Kaede terminò di fasciarle il braccio, e alzò le spalle.
"Se si fosse spostata un secondo più tardi sarebbe rimasta con un braccio solo, e forse sarebbe morta per lo shock della perdita di sangue. E’stata MOLTO fortunata."
Inuyasha abbassò gli occhi. Si sentiva colpevole per non essersi accorto prima della bava corrosiva dello youkai. Se le fosse accaduto qualcosa… non se lo sarebbe mai perdonato. Kaede lo fece sedere accanto a lei, pregandolo di lasciarla riposare.
"E’molto stanca… io vado a raccogliere delle altre erbe nel caso ci fosse del veleno nella ferita." L’hanyou si voltò di scatto a guardarla, ma lei lo rassicurò "Oh, andiamo, è solo un’ipotesi… e poi Kagome è forte, lo sai!" Lui annuì, docile e preoccupato come non lo aveva mai visto.
"Somma Kaede…come sta la divina Kagome?" Chiese Miroku non appena la vide uscire.
"Ora riposa, ha una brutta lacerazione al braccio, ma di sicuro se la caverà bene."
"Se non fosse arrivata Kirara sarebbe morta! Certe volte mi chiedo dove abbia la testa Inuyasha!" Sbottò Sango accarezzando la gattina sulla sua spalla, ritornata alle sue dimensioni naturali.
"Inuyasha è molto in pena per lei, Sango…" Spiegò la miko.
"…ma dovrebbe avere più cura della sua donna" S’intromise Miroku "Sango ha perfettamente ragione, e se non fosse arrivata Kirara?"
Kaede alzò le spalle, a disagio. Non voleva certo difendere Inuyasha, ma sapeva che sarebbe morto piuttosto che vederla in pericolo.
"Non colpevolizzatelo troppo ragazzi miei…"
Sango e Miroku aprirono la bocca per ribattere qualcosa, ma rinunciarono. Kaede aveva ragione. Inuyasha non aveva tutta la colpa; la responsabilità era di quel maledetto mezzodemone chiamato Naraku, era sempre stata colpa sua.


Kagome aprì gli occhi, e la prima cosa che vide fu lo sguardo preoccupato di Inuyasha. Lui si voltò bruscamente, sentendosi osservato.
"Tsè! Stupida! Volevi morire forse?!"
"I…Inu…yasha…?!"
"Zitta, non parlare. Sei debole."
Lei lo osservò per un istante, con gli occhi lucidi di febbre, e automaticamente portò la mano al collo. "La sfera!" Ma lui le aveva messo il prezioso monile sotto gli occhi, pendente dalla catenina. Istintivamente lei fece per afferrarlo, ma Inuyasha glielo impedì "Perché…?" Fece lei con voce flebile.
"Per un po’ la tengo io questa. Saresti in pericolo se qualche spettro ti trovasse ora."
Lei abbassò lo sguardo, e fece per muoversi, ma la fitta al braccio glielo impedì e Kagome ricadde sul futon. L’ho persa durante la battaglia.
"Stupida, te l’avevo detto di non muoverti! Possibile che tu debba fare sempre di testa tua?!" Ribattè stizzito "Quel mostro… la sua bava schifosa ha spezzato la tua catenina. Sai cosa sarebbe accaduto se ti avesse raggiunto il collo più in profondità?!"
Kagome rabbrividì, avvertendo il bruciore alla base del collo, nell’incavo da cui partivano le scapole. Si accigliò. "Non sapevo che quella… cosa…. avesse bava corrosiva… o vuoi rimproverarmi anche di questo?!"
L’hanyou la fissò con un’intensità che quasi la spaventò, poi disse semplicemente "No, quella è colpa mia…"
"Ma…Inu…"
"…se Kirara non fosse arrivata in quel momento, a quest’ora saresti morta!"
La ragazza lo fissò incredula. Lui si sentiva… in colpa? Kamisama, non l’avrebbe rinchiusa di nuovo dall’altra parte del pozzo per non farle correre altri rischi?! No, non gliel’avrebbe permesso, non di nuovo! Lo vide allontanarsi da lei, infilare l’uscio e…
"A CUCCIA!"
L’hanyou si schiantò a terra con un grugnito di disappunto. "CHE CAVOLO FAI?!"
Lei lo guardò seria. "Guai a te se mi porti via la sfera per chiudermi di nuovo nella mia epoca! Giuro che se lo fai…"
L’hanyou la fissò sbalordito, e vide le lacrime formarsi nei suoi occhi. Oh no, l’ho fatta piangere di nuovo! Si alzò a fatica, e le si avvicinò quasi camminando carponi, le orecchie all’indietro per il dispiacere. "No… non piangere! Non voglio chiudere di nuovo il pozzo, la voglio tenere solo per un po’… finché non sarai guarita!" si discolpò.
Lei si asciugò le lacrime col dorso della mano e lo guardò di sottecchi. "Davvero? E sarai capace di proteggerla?"
"Certo che sì!" Esclamò lui orgoglioso. Kagome fece spallucce.
"Va bene, ma io resto qui."
"Come?" Fece spiazzato. Pensava che sarebbe tornata nel suo tempo almeno per farsi curare.
"Hai sentito bene! Non mi fido molto di te, e comunque sarebbe meglio che la tenessi io!"
"Ma non scherziamo! Sei ferita, e poi ti ho detto che non lo sigillo il pozzo!"
"Kagome-san ha ragione Inuyasha, creerò un kekkai per proteggerla finché non guarisce."
Kaede era rientrata con un fascio di erbe fresche, e si apprestava già a tagliarle con fare pratico.
"Tsè! I tuoi kekkai non mi sono mai piaciuti! Sono vulnerabili!"
"Attento a come parli ragazzino!" Fece la miko in tono pericoloso.
"La Shikon no Tama la tengo io vecchia! E questo è tutto!"
"Ma se sei così imbranato da non accorgerti dei pericoli più semplici, come pretendi di proteggere la sfera?!"
"Senti un po’, vecchia, per un errore che ho fatto non intendo essere insultato da te!"
"L’unica volta che l’avevi tu, dopo aver rinchiuso Kagome nella sua era, stavi per fartela sottrarre da uno youkai. Ricordo che fu il piccolo Shippo a recuperarla!"
"Questo non c’entra nulla! La tengo io e basta!"
"Guarda che ti sigillo di nuovo al Goshinboku!" Lo minacciò Kaede impugnando l’arco.
"Dannata vecchia….!" Urlò lui mostrando gli artigli.
"A CUCCIA INUYASHA!" Gridò Kagome cercando di calmare quell’assurda lite.
La miko sospirò. "Questo non lo fermerà per molto Kagome-chan…"
Lei annuì, consapevole della testardaggine dell’hanyou. "Io guarirò presto Kaede-baba, e comunque Miroku e Sango lo terrebbero d’occhio…"
Inuyasha alzò il viso rosso dalla rabbia e dal dolore alla schiena. "Dannata, non sono mica idiota io!"
"No ma sei… distratto! Loro ti staranno accanto e basta! E’la mia ultima offerta, e poi giuro che ti risigillo io stessa!"
Inuyasha fece una smorfia di rabbia, a metà tra uno sbuffo e un ringhio. "Nhhhh! E va bene! Che palle! Devo avere quei due alle calcagna tutto il giorno!" In quella, Miroku gli atterrò sulla schiena già malandata strappandogli un grugnito di sorpresa e dolore; un boomerang noto gli cadde sulla testa poco dopo. "Cazzo, Miroku! – fece con voce strozzata – dove hai messo le mani a Sango stavolta, brutto bonzo maniaco e deviato!"
Lui si schiarì la voce, senza scomporsi dalla testa del povero hanyou. "Sono spiacente Inuyasha, ma volevo solo accertarmi che la divina Sango avesse tutte le ossa a posto dopo la lotta; specialmente quelle della schiena e del… ehm… bacino."
"In poche parole le ha toccato il sedere." Rettificò Kagome alzandosi a sedere con fatica sul futon.
"MIROKU!" Ringhiò l’acchiappa-spettri apparendo sulla soglia. Poi vide Kagome col braccio fasciato e tirò un sospiro "Scusami Kagome, l’ho fatto finire proprio qua dentro…"
Lei la liquidò con un gesto della mano, e indicò il bonzo comodamente seduto sulla schiena di Inuyasha.
"Non mi ha dato noie, e comunque terrà a bada Inuyasha finché non guarirò." Sango la guardò con aria interrogativa, e Kaede si affrettò a rispondere.
"Inuyasha vuole tenere con sé la sfera degli Shikon finché Kagome non guarisce…"
"Bonzo dannato, scendi dalla mia schiena!!" Urlò Inuyasha.
"….e così pensavamo che tu e l’onorevole Miroku…."
"E chi ne ha voglia? Da qui posso scorgere perfettamente le curve delle meravigliose natiche della divina Sango…" Rispose l’ONOREVOLE bonzo.
"…poteste tenerlo d’occhio perché non la perda" Concluse la vecchia Kaede scuotendo la testa.
"Ma certo somma Kaede, con piacere!" Esclamò Sango colpendo Miroku sulla testa con il boomerang e facendogli perdere i sensi.


La yasha alzò gli occhi al cielo tenendo il ventaglio nella mano destra con fare annoiato. Quell’Inuyasha aveva annientato anche lo youkai-cinghiale di suo padre… era davvero ostinato! Per non parlare del frammento di sfera degli Shikon più grande, che per poco non era caduto nelle loro mani! Inuyasha non se n’era neanche accorto, ma poi quella dannata acchiappa-spettri e quel bonzo deviato si erano messi a strillare come aquile, e l’hanyou si era accorto dell’errore.
"Maledetto!" Sibilò a denti stretti, mentre lo Shibugarasu le si posava sulle dita della mano come un canarino. Il corvo gracchiò qualcosa, e lo sguardo della yasha si accese di furbizia e intelligenza.
"Bene bene bene…"


"Perché mi segui?" Fece seccato Inuyasha accorgendosi di lui. Miroku alzò gli occhi al cielo.
"Ma come, l’hai già dimenticato?" L’hanyou lo afferrò per la collottola.
"No dannato, non ho dimenticato che mi starai alle calcagna finché Kagome non sarà guarita, ma io voglio fare una passeggiata DA SOLO, e non voglio che tu mi stia col fiato sul collo!"
Il monaco gli fece cenno di calmarsi, e si aggiustò la tonaca con fare pratico "Come vuoi Inuyasha" Disse allontanandosi; lo vide fissarlo per tutto il tempo, finché non sparì dietro ad un albero. Sarebbe stato alla larga da lui, ma l’avrebbe seguito da lontano per accertarsi che non attaccasse briga con nessuno, irrequieto com’era.


"Houshi-sama?"
"Mia dolcissima Sango… quale onore!" Miroku le mostrò tutto il suo onore com’era solito fare, e l’acchiappa-spettri afferrò la mano del bonzo pizzicandogli dolorosamente la pelle tra due dita.
"Dov’è Inuyasha?" Domandò a denti stretti senza mollare la presa.
"Ha detto di voler stare da solo, lo seguivo da lontano." Rispose lui con voce rotta "Ora mi lascerebbe andare la mano divina Sango?"
Lei lasciò andare, e si preparò a spiare Inuyasha prestando attenzione, di tanto in tanto, alle mani lascive di Miroku.


Naraku accolse l’annuncio della figlia con un gran sorriso. I suoi capelli corvini furono attraversati dalla luce tagliente di un raggio di sole, e Kagura vide qualcosa brillare nei suoi occhi scuri.
"Padre…"
"Sai figlia, dalla mia parte c’è una defunta miko che da un po’ sta lavorando su qualcosa di micidiale. E se è vero che quello stolto di Inuyasha ora ha con sé il frammento più grosso della Shikon, e che la sua femmina è stata ferita dallo youkai e giace indifesa, posso comunicarti con grande gioia che è giunto il momento di usare questa nuova arma."
Kagura fissò il suo sorriso senza capire, e poco distante anche Kanna guardava il padre incuriosita.
Naraku scosse la testa, e la chioma si mosse languidamente sul suo collo. "Non temete, vi assicuro che entro oggi avremo la Shikon quasi intera solo per noi. " Ad un suo cenno apparve un nugolo di strani insetti-serpente, e l’hanyou parlò loro con voce calma e suadente "Andate miei cari. Portatemi Kikyo, e assicuratevi che abbia con sé il gioiello completo; se così non fosse vi do il permesso di privarla di metà delle anime che la tengono in vita" Gli insetti uscirono dalla finestra, attraversando il vetro con un rumore umidiccio come di stracci bagnati, e la yasha seguì affascinata il loro etereo movimento attraverso la materia solida.
Naraku guardò la figlia maggiore con un’espressione divertita. "Se le tolgono metà di quella specie di vita da morta capirà chi comanda!" spiegò.
Ma Kagura era sempre seria, e ora aveva chiuso il ventaglio con un gesto rapido e irritato. "Cosa può aver creato quella miko morta e tormentata da un amore assurdo per quel mezzodemone idiota da poter mettere in difficoltà Inuyasha e la sua femmina?"
Naraku sorrise, e nel suo sorriso la yasha vide una certezza e una spietatezza che le fecero ben sperare.
"Al tempo mia cara…al tempo…"


Inuyasha era inquieto. Odiava vedere Kagome ferita per colpa sua, e se non fosse stato per la promessa di non allontanarla più con la forza, l’avrebbe già rispedita a casa sua! Durante la battaglia si era distratto un attimo, e non si era reso conto di quanto corrosiva fosse la schifida bava di quella creatura orrenda che gli aveva probabilmente spedito Naraku. Distrattamente, si toccò la manica dell’abito dove era stato sfiorato anche lui. Si è fatto furbo quello! Pensò Mostri in grado di tenere lontani gli altri. In effetti, da un po’ di tempo, i suoi combattimenti erano ottimamente coadiuvati da Sango col suo boomerang gigante, Miroku col foro del vento, e Kagome con le sue frecce. Rifletté che lui avrebbe voluto combattere da solo perché era forte e capace, ma si rese subito conto che i tre gli erano stati addirittura indispensabili in certi casi. Diavolo, per dirla tutta gli avevano salvato la vita più di una volta! Addirittura il piccolo Shippo, con le sue pazze trasformazioni, gli era utile per riprendere fiato in situazioni altrimenti insostenibili.
L’hanyou sorrise Amici pensò loro sono miei amici... Si fermò di botto, annusando l’aria a drizzando le orecchie. C’era un demone lì vicino, e anche parecchio pericoloso. E lui era da solo, con il frammento della Shikon no Tama addosso.


"Houshi-sama allontanate la mano o giuro davanti ai Kami che ve le taglio di netto!" Esclamò Sango adocchiando le mani lascive del bonzo avvicinarsi pericolosamente al suo fondoschiena. Odiava essere palpata da quel bonzo, soprattutto perché lo faceva anche con le altre, e lei era una ragazza seria e posata. Sì ma non ti dispiace se lui ti guarda con malizia… le sussurrò la vocina interiore. Oh al diavolo! Miroku era un bonzo affascinante ma volubile; per lui una donna valeva l’altra, e lei voleva sentirsi importante per il suo uomo. Ma lui non è il tuo uomo. insisté la vocina. No, non lo era affatto. Ma ti piacerebbe…
"Oh insomma, basta!" Gridò senza accorgersi che parlava da sola. Fortunatamente scorse la mano morta del bonzo a pochi centimetri da lei, e aveva una scusa plausibile per la sua esclamazione improvvisa.
"Chiedo umilmente perdono divina Sango."
"Si… certo…" fece lei sbuffando.
Lui notò il suo sguardo afflitto, e le domandò cosa la rendesse così pensierosa. Sango ci pensò un attimo, poi si decise. Era una domanda legittima in fondo. "Miroku-sama (Kamisama l’ho chiamato per nome!) cosa rappresento io per voi?"
Miroku la guardò instupidito, e l’acchiappaspettri arrossì. "Cosa intendete dire Sango-sama?"
Mi ha chiamato per nome pure lui!
"Intendo dire… sono solo una donna a cui sfiorare le curve o rappresento… qualcosa di più… concreto?" Incapace di guardarlo, si coprì la faccia con le mani. Silenzio. Sango sbirciò attraverso due dita e lo vide fissarla come assorto.
"Divina Sango?" Dolcemente le scostò le mani dal volto, e improvvisamente lei sentì il cuore partirle al galoppo. Ma cosa mi è saltato in mente?! Kamisamacosahodetto?!
Il bonzo la guardò con due occhi languidi che aumentarono il rossore sulle proprie guance, e per la prima volta da quando lo conosceva, Sango si ritrovò a sperare. Sperare che?! Che fraintenda e ti violenti qui stesso?! Zittì la voce interiore inghiottendo rumorosamente. "Sì?" Riuscì a dire solamente.
"Voi siete l’unica, ripeto, l’unica a cui concederei l’onore di darmi un figlio. Nessuna delle altre donne possiede il vostro fascino e la vostra forza…" Ma fu interrotto dallo Hiraikotsu che gli fu sbattuto con violenza sulla tempia e da una ginocchiata in zone… ehm… dolorose. Sango aveva non solo udito la risposta di uno che aveva in mente sempre la stessa cosa, ma aveva avvertito nuovamente la sua mano palparla con maggior fervore. Visto? L’hai incoraggiato! E stavolta diede ragione alla propria voce interna. Ringraziò il cielo che Inuyasha si fosse messo nei pasticci proprio in quel momento, perché altrimenti Miroku avrebbe scorto le sue lacrime, e lei sarebbe stata costretta a dargli delle spiegazioni che non voleva dargli.


Kikyo entrò nel castello di Naraku accompagnata dai suoi Shinidamachuu come una visione dell’aldilà, e l’hanyou non poté non lasciarsi sfuggire un sorrisetto ironico.
"La signora non va mai in giro da sola a quanto vedo!" La defunta miko lo guardò sprezzante. Era più pallida del solito, e si sorreggeva a fatica. "Oh! Vedo che i miei insetti hanno dovuto convincerti con la forza!" Commentò alzandosi in piedi.
"Maledetto! – sibilò Kikyo – come hai osato soggiogare i miei stessi servitori?!"
L’hanyou fece un’alzatina di spalle. "Beh dovevo assicurarmi che mi avresti aiutato… no?"
"Sai benissimo che avrei avuto bisogno di tempo per attuare quel piano, come diavolo ti è venuto in mente che entro oggi avrei potuto completare…" L’hanyou le mise una mano sulla bocca, azzittendola. Il corpo fittizio reagì scostandolo, ma con poca forza.
"Ascoltami bene donna zombie – l’ironia era sparita dalla sua voce – se vogliamo fottere Inuyasha, non possiamo aspettare oltre. Uno dei miei burattini ha messo momentaneamente ko la tua reincarnazione del cavolo, e ora il tuo amato è solo con la Shikon. Quindi io dico che il giorno per attuare l’inganno è oggi!"
La miko scacciò di nuovo via le sue mani. " Si da il caso che io non abbia gli stessi poteri di quando ero viva, e che mi ci voglia un pochino più tempo per fare certi sortilegi!" Naraku si voltò e rise sommessamente. "Bè?! Che hai da ridere?!"
"Povera sacerdotessa! Ridotta ad usare metà del suo potere di miko! Comunque io sarò clemente. Ti concedo un’ora per terminare il tuo lavoro; nel frattempo terrò occupato quel mezzo cane."
La miko si inginocchiò stancamente sul pavimento, tirò fuori dalle vesti una pallina lucente e la lasciò fluttuare davanti a sé. Prima di concentrarsi definitivamente diede un’occhiata storta all’hanyou in piedi dietro a lei.
"Lo sai che a me basta portarmi via Inuyasha, e che se ho deciso di allearmi a te è stato solo per questo. In fondo sei stato tu ad uccidermi, cinquant’anni fa, potrei anche rivoltarmi contro di te all’improvviso e prendermi Inuyasha da sola. Ci hai mai pensato?"
Da quel momento il dubbio fu seminato nella mente malvagia di Naraku, ma lui represse violentemente la spiacevole sensazione, senza tuttavia liberarsene completamente. Così le rispose in tono forzato e poco convinto. "Ma senza di me non terresti a bada la sua femmina, quindi io ti servo." concluse con più fervore.
Kikyo sorrise. "E’ vero" mormorò mentre le sue mani cominciavano a muoversi attorno al gioiello dell’inganno.


La creatura aveva le sembianze di un orso gigante, e Inuyasha pensò che Naraku stesse giocando con lui. Perché mandargli uno youkai forte ma battibile come quello? Voleva forse distrarlo da qualcos’altro? In effetti l’hanyou sentiva odore di spettro anche in altri punti, e cercò di capire da cosa provenisse, ma l’orso si scagliò su di lui distraendolo.
"Dannato!" Gridò sfoderando Tessaiga e cercando disperatamente il kaze no kizu della creatura. Non sapeva assolutamente dove fosse il frammento della Shikon, ma sentiva il bisogno di eliminare al più presto quello youkai, perché sentiva che c’era ben altro in ballo.
"Inuyasha! Lanciala a me!" Gli gridò Miroku spuntando da dietro un tronco con Sango. Inuyasha alzò gli occhi al cielo imprecando. Lo odiava quel bonzo, ma ammise a se stesso di esserselo trovato davanti proprio nel momento più opportuno. Cercò di pescare la sfera dalla spaziosa tasca del suo kariginu, ma gli sfuggì “Cazzo!”
Sango lanciò il suo boomerang e distrasse il suo avversario, e Inuyasha afferrò la sfera e la lanciò a Miroku.


"Padre…"
"Lo so Kagura… lo so… tira fuori quello che ci ha dato Kikyo quest’oggi."
La yasha strinse fra le mani una piccola sfera di vetro violaceo, e si preparò ad utilizzarla nel modo che Naraku gli avrebbe indicato.


La Shikon volò verso il bonzo in un luccichio, e Sango pensò che se fosse accaduto qualcosa probabilmente Kagome avrebbe mandato Inuyasha a cuccia tante di quelle volte che l’hanyou avrebbe avuto i reumatismi fino alla fine dei suoi giorni. Fu proprio allora che si voltò e vide Kagura col suo dannato ventaglio.
"DANZA DELLE LAME DEL VENTO!" Invocò la yasha sfoderando il suo attacco preferito (dopo quello del balletto dei cadaveri, s’intende) e una specie di tornado fece cambiare traiettoria alla sfera. Lo spostamento d’aria colpì anche Inuyasha, che usò l’enorme lama di Tessaiga per respingere i micidiali legnetti di Kagura. Lo youkai ne approfittò per attaccarlo, distraendolo "Fottiti orsacchiotto!" Gridò pronto a colpirlo. Ma Miroku intervenne col Kazahana "Spostati Inuyasha! Te lo tolgo di mezzo io lo scocciatore!"; in pochi secondi lo youkai-orso sparì nella mano di Miroku.
Mentre Inuyasha cercava di attaccare la yasha del vento con la spada, Sango alzò gli occhi al cielo sperando di scorgere la Shikon sollevata dallo spostamento d’aria. La vide, danzava a tre metri circa dalle loro teste come sorretta da una mano invisibile.
"Houshi-sama lassù!"
Miroku alzò lo sguardo, e gridò a sua volta. "Inuyasha lassù!"
Sango lo guardò urtata "Ma io l’ho detto prima a voi!"
Miroku si tossì in una mano con fare ovvio. "Spiacente Sango-sama, ma io non so volare" La donna arrossì. Kamisama è vero!
"Smettetela di chiacchierare e prendetela in qualche modo! Io voglio fare fuori questa mocciosa una volta per tutte!!" Gridò Inuyasha sprezzante.


Dal suo nascondiglio Naraku si preparò a tendere la trappola recitando una specie di nenia in una lingua sconosciuta.
Kagura gridò qualcosa d’incomprensibile, e dal suo ventaglio si sprigionò una sostanza eterea e bianca come la neve. "Nebbia?" Si chiese Inuyasha incredulo. Ora non vedeva più non solo la Shikon volteggiare in aria, ma neanche Kagura col suo ventaglio infernale… Diavolo non vedeva a un metro dal suo naso!
"NARAKU BASTARDO! QUESTO NON E’LEALEEEEE! KAGURA DANNATA TROIA DOVE SEEEI?!" Gridò l’hanyou scudisciando Tessaiga a casaccio. Dopo qualche colpo a vuoto si fermò. E se avesse colpito Miroku o Sango? Inoltre non sentiva più alcun odore a causa di quella strana nebbia che pareva entrargli in gola, negli occhi, dappertutto, e gli offuscava tutti i sensi. "VAFFANCULO!" Gridò gettando Tessaiga e sedendosi a terra, inerme e sconfitto dentro. Naraku gliel’aveva fatta di nuovo, con un trucchetto stupido ma efficace probabilmente aveva già messo le mani sulla sfera degli Shikon quasi completa.
Poi si aprì un varco, stretto e lungo, ma che gli permise di vedere la faccia sorridente del suo nemico con la coda di cavallo che stringeva la preziosa reliquia. Inuyasha vide Naraku girarsi tra le dita la sfera e tenerla con due sole dita come se volesse lasciargliela vedere un’ultima volta. Incapace di capire, di riflettere, accecato solo dall’ira ha ucciso Kikyo…ha ferito Kagome… con un urlo disumano Inuyasha gli si avventò contro nel momento in cui una freccia gli sibilò a pochi centimetri dalla guancia sinistra. Kagome? Pensò confusamente. La freccia colpì in pieno il braccio di Naraku, che ora aveva un’espressione sbalordita sul volto.
"INUYASHA PRENDI LA SFERA DEGLI SHIKON!" Fu Kaede a gridarlo, e l’hanyou ringraziò i Kami che Kagome se ne fosse rimasta buona buona nella capanna. Comunque per la sfera era troppo tardi. Dopo tutti gli sforzi e le lotte per riunire i frammenti, la Shikon no Tama andava di nuovo in pezzi sotto ai suoi occhi inorriditi.

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Capitolo 2
*** Uno strano incontro ***


 

UNO STRANO INCONTRO

 

(MOSTRI AL FURINKAN)

 

Le acque nere s’increspavano come indicando il cielo, e l’ombra bianca sfrecciò sulla ringhiera.

La figura si accovacciò sotto la luna, annusando l’aria, e con scatto fulmineo balzò sulla strada umida.

Sospettosa, si guardò attorno, roteando gli occhi color grano.

 

“Maledizione!” Sibilò nel vento leggero.

 

Poi, si allontanò nella notte.

 

 

“VIENI QUI MALEDETTO, RIDAMMI LA MIA COLAZIONEEEE!” Passi concitanti e tambureggianti, poi un gran fracasso sulle scale.

 

Il panda si portò lo spiedino alla bocca, ma fu bloccato da una piccola mano forzuta.

“Ridammelo papà!” Gridò Ranma-chan riprendendosi ciò che era suo.

Akane scese dabbasso velocemente, e sbirciò le due figure ai piedi delle scale. Naturale che fossero loro a fare tutto quel caos, ma almeno l’avevano svegliata e non rischiava di fare tardi.

 

Kasumi stava canterellando in cucina, e Nabiki serviva il riso a suo padre con una smorfia

“Quei due fanno così tutte le mattine…..prima o poi distruggeranno questa casa!”

“FERMATIIII!!! ME LA DEVI ANCORA PAGAREEEE!!!” Strepitava Ranma-chan in giardino.

Akane si affacciò sulla soglia “Ranma fatti una doccia e preparati! Non ho intenzione di fare tardi per colpa tua!” le gridò. “Sistemo questa bestiaccia e sono da te!” gridò di rimando.

La sua treccina rossa svolazzava riflessa nel laghetto, e all’ennesimo balzo del panda l’acqua formò dei piccoli cerchi concentrici. Un piccolo cespuglio ondeggiò nell’aria immobile.

Akane aprì le braccia spazientita, sospirò, e si rassegnò ad avviarsi verso il Furinkan da sola.

Fuori, qualcosa si mosse tra le fronde del nespolo, e stavolta Ranma lo notò; senza interrompere l’inseguimento, afferrò una pietra e la lanciò con precisione. “CHI E’LA’!” Gridò, ma non potè scoprirlo, perché il panda, approfittando della sua distrazione, gli piombò addosso.

“TU!” Grugnì la ragazza rossa reagendo.

 

La lotta ricominciò più furiosa che mai, e la strana presenza fu momentaneamente dimenticata.

 

 

Anche quel mattino Ranma seguì la sua fidanzata dall’alto della rete sul fiume; mentre correva, ripensava alla presenza avvertita quella stessa mattina, e si chiese chi mai poteva essere stato a nascondersi con tanta furbizia. Aveva avvertito la sua presenza così vicino che ne era rimasto a dir poco sconcertato: come diavolo gli era arrivata alle spalle senza che lui se ne accorgesse?!

Ripensò a come gli si era avvicinato il dottor Tofu il giorno che lo conobbe, e la sorpresa che ne aveva ricevuto; il dottore era forte e in gamba, in effetti, ma lui era molto migliorato negli anni.

Le estenuanti battaglie con i personaggi più disparati lo avevano abituato a percepire la presenza del nemico a distanza di sicurezza, tuttavia…..

Chi si trovava nel giardino dei Tendo quella mattina non aveva avuto nessuna difficoltà a celarsi, e questo lo preoccupava. Anche se stava lottando con suo padre era bene all’erta, e avrebbe dovuto accorgersene; chiunque fosse era veramente forte, e Ranma sperò che non fosse una presenza nemica, o avrebbe avuto delle difficoltà quando si fosse ripresentata.

 

“Ehi Ranma?! Ma mi ascolti?!”
La voce di Akane lo riportò alla realtà, e Ranma si voltò bruscamente “Eh? Cosa c’è Akane?”

“Ti stavo chiedendo cos’è che stavi pensando tutto imbronciato” Gli urlò mentre correva.

Lui fece un cenno vago “A che pensavo? Ma….a nulla!”
Lei si accigliò “Bugiardo! C’è qualcosa che ti preoccupa, è da stamattina che sei distratto!”
“Ti dico che non ho niente!” Akane gli rivolse un sorrisetto maligno “Hai ancora i sensi di colpa per quello che hai fatto?” Ranma la guardò un attimo senza capire, poi si ricordò di averla abbandonata quasi sull’altare meno di una settimana prima, e si sforzò di assumere un’aria arrogante.

“Io non sono affatto pentito di non aver sposato un maschiaccio come te!” Dichiarò.

Akane si fermò di colpo, e Ranma si arrestò a sua volta “Ehi Akane, è tardi! Non c’è tempo per riposare!”
Lei abbassò la testa in un cipiglio di rabbia e di dolore, e Ranma si accorse che stava stringendo il manico della cartella come se volesse spezzarlo.

L’aveva di nuovo detta grossa, stupido stupido stupido!

“Ah è così, eh? – ringhiò Akane sull’orlo delle lacrime – e io che credevo che tu…fossi dispiaciuto!” Ranma cercò di rimediare ma, come al solito, era troppo tardi; incespicò con le parole finchè lei non gli ordinò di tacere, poi vide la cartella della sua fidanzata colpirlo in piena faccia, scaraventandolo nel fiume.

“Dannazione!” Imprecò annaspando trai flutti “Ehi Akane aspetta!” Ma lei era già corsa via.

Rassegnata, Ranma-chan recuperò le cartelle e si apprestò a saltare sulla rete, ma qualcosa la fece voltare.“Ehi! Guarda che ti ho visto!”In realtà aveva scorto solo una figura fugace attraverso la vegetazione bassa sulla riva, ma tanto bastò a rivelare una presenza estranea.(E’la stessa di stamattina – riflettè – ed è molto veloce…forse più veloce di me…)

Senza esitazioni, Ranma si diresse a scuola, convinto che chi lo seguiva, si sarebbe fatto vivo prima o poi; nel frattempo avrebbe tenuto d’occhio Akane. Fare pace con lei sarebbe stato arduo, ma almeno si sarebbe assicurato che nessuno potesse farle del male.

Aveva fatto tanti incontri strani nella sua giovane vita, e non poteva escludere che chi lo pedinava avesse Akane come obiettivo. Meglio accertarsene.

 

 

Riluceva come vetro contro luce, ed era là, nelle sue mani artigliate e rosse del sangue della sua ultima vittima. Le voci che correvano erano dunque vere: la Shikon no Tama era stata nuovamente infranta, il pezzo più grande ora vagava in un’area ristretta intorno a quel pozzo che conduceva verso nuovi mondi…nuovi umani…nuovo sangue.
Il demone trascinò il suo corpo squamoso sulla cima del pozzo, e bava calda e ripugnante cadde nelle oscure profondità che odoravano già di morte. Con un ghigno orribile si tuffò dentro pronto a raggiungere i suoi compagni.

 

 

Quando suonò la campanella per l’intervallo, Akane si diresse pigramente verso l’albero più folto del giardino con il suo pranzo tra le mani. Non aveva fame per la verità, e si era allontanata con una scusa per non sentire più le insistenti ramanzine delle sue amiche sul suo matrimonio fallito.

 

“Baka baka baka baaaakaaa!” Bisbigliò con rabbia ardente stritolando il contenitore tra le mani. Era inviperita, se avesse incontrato Ranma ora lo avrebbe…strangolato!

Poi voltò lo sguardo nell’udire una voce nota gridare a Kuno di smetterla. Chiaro: Ranma non aveva avuto il tempo di tornare uomo dopo essere caduto nel fiume e ora aveva a che fare con un certo “Tuono Blu”……

 

“Oh mia adorata ragazza col codino! Perché mi sfuggi? Per quanto ancora vuoi straziare il mio debole cuore innAAAAAHHHHHHGGHHHH!!!!”

 

Akane si schermò dal sole con una mano per seguire il volo di Kuno…..quell’idiota non avrebbe mai capito che la sua “ragazza col codino” era in realtà Ranma Saotome, il suo più acerrimo rivale; era troppo stupido per….

 

“E TU CHE DIAVOLO SEI???!!!” La voce allarmata di Ranma-chan la fece scattare in piedi.

La ragazza rossa sembrava intimorita, e Akane percepì una strana sensazione nel petto alla vista dello strano avversario che sovrastava Ranma-chan di parecchi centimetri. Che doveva fare? Aiutarlo forse? No, mai, il baka l’aveva offesa e ferita, non meritava le sue attenzioni, ma….

Akane sussultò. Strinse gli occhi per guardare meglio

 

Era più alto di lei di una spanna abbondante, ma ciò che più preoccupava Akane, era l’aspetto. Un mostro. Impossibile definirlo in altro modo. Era verde e squamoso, e la forma ricordava vagamente quella di un coccodrillo. La testa invece era tutta un’altra storia. Gli occhi erano di un rosso acceso che faceva male alla vista, e BRILLAVANO letteralmente di malvagità….impossibile non accorgersene. E le corna. Erano nere e aguzze, spuntavano come mezze lune scure in cima a quella che doveva essere la fronte.

 

“Rispondimi, CHI SEI??!! “ Gridò Ranma. (Maledizione, proprio oggi dovevo rimanere ragazza?!)

Il gruppetto di studenti e compagni di Ranma si affollarono sempre più numerosi alle sue spalle, scambiandosi mormorii e domande. Lui dal canto suo, intrappolato momentaneamente nel suo corpo di donna, maledisse l’inatteso visitatore per non aver scelto un altro momento per presentarsi.

 

La strana creatura parve sogghignare, e a Ranma si gelò il sangue nelle vene (Ha uno spirito combattivo enorme….non è di certo umano ma….possibile che sia lo stesso che stamattina…?! No…questo è addirittura più forte….e pericoloso!)

L’essere stava per afferrare Ranma-chan, ma lei lo schivò per un pelo. Era rimasto imbambolato a guardarlo, scervellandosi per capire che diavolo fosse, e a momenti ci rimetteva la pelle.

Velocemente si guardò attorno, sperando che Akane fosse al sicuro.

 

Lei, dal canto suo, era paralizzata almeno quanto Ranma; tremante, era rimasta a guardare quella strana cosa allungare una mano per afferrarlo. No, quella cosa non era umana. E quelle zampe…avevano degli artigli mortalmente affilati… “RANMA SCAPPA!” Gridò d’impulso, dimenticandosi che ce l’aveva con lui (il baka), dimenticandosi di essere nascosta, dimenticandosi che se si fosse messa in pericolo avrebbe messo in pericolo lui stesso.

 

“Stai indietro Akane! State tutti ind…” Ma Ranma-chan s’interruppe.

 

L’essere emise un urlo lacerante che fece tappare le orecchie a tutti quanti, Ranma compreso. Si arcuò all’indietro, rivelando la punta di una freccia poco sopra alla spalla sinistra, da cui uscivano fiotti di sangue verdastro (Qualcuno l’ha colpito con una freccia) Riflettè Ranma mentre si scostava dalla movimentata agonia del mostro e faceva gesti concitati per far spostare gli altri.

Con un ultimo fremito violento, la creatura si portò la zampa al petto e si accasciò mentre l’urlo si affievoliva lentamente, poi, semplicemente, sparì.

 

Ma non fecero in tempo a riprendere fiato, perché un altro mostro gigantesco fece la sua comparsa nel cortile del Furinkan. Aveva l’aspetto vago di un enorme essere umano, e aveva le corna e uno strano abito tigrato; i suoi occhi erano rossi ed emettevano lampi maligni.

(Che strana giornata…due mostri al prezzo di uno!) Pensò confusamente Ranma mentre  tentava un attacco improvvisato; poi vide Akane che si era palesata dal suo nascondiglio, e un grido gli salì in gola “AKANE SCAPPAAAAA!!!” Ma ormai gli artigli del mostro stavano fendendo l’aria, e tutti sentirono le parole formulate dalla voce cavernosa della creatura, rimanendone agghiacciati “Sangue di ragazzina…mmmhhh! Dev’essere succulento!” Akane gridò, straziando l’aria, facendosi dolere le corde vocali, sull’orlo della follia per l’orrore…

L’enorme zampa artigliata fendette l’aria, come gridando a sua volta nel silenzio stupito del cortile.

 

Ranma corse in direzione della sua fidanzata, ma sentì che era troppo tardi. In un turbinìo di pensieri e panico pensò che l’avrebbe vista lacerarsi in mille pezzettini per l’artigliata del mostro, e allora sarebbe impazzito, perché non l’avrebbe più vista, e poi si sarebbe ucciso lui stesso, perché la sua vita non avrebbe più avuto senso. Ricordò lo sgomento che aveva provato sul monte Hooh quando aveva stretto tra le sue braccia nient’altro che i suoi vestiti vuoti, e aveva creduto che fosse morta; aveva appena avvertito la presenza di Ryoga che lo traeva in salvo, e poi….

“AKANEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!”
…vide una spada enorme, lucente, che con un taglio perfetto divise letteralmente in due il mostro, e una figura fugace che afferrava Akane e la traeva in salvo da ciò che era rimasto della creatura. Ranma-chan ebbe il tempo di vedere il suo sangue nerastro che corrodeva il terreno, e avrebbe corroso anche lei se quel misterioso personaggio non l’avesse afferrata in tempo…(Non ho mai visto un aggeggio simile…neanche tra le spade di Kuno) riflettè ….Tutto si svolse nel giro di così pochi secondi che gli girò la testa.

Poi vide un’altra freccia fendere l’aria, la figura fugace di una ragazza dai capelli lunghi che correva, e in cima ad un albero c’era Akane, tra le braccia di quello che lui aveva creduto il suo salvatore. Invece si ritrovò a fissare uno strano ragazzo dalla capigliatura argentea, due strane orecchie canine spuntare dalla cima della testa, vestito con un kariginu rosso del tutto fuori moda…e aveva gli artigli alle mani!
“LASCIALA ANDARE SUBITO MALEDETTOOO!” Gridò scagliandosi contro di lui, mentre gli ultimi resti dell’oni scomparivano in un fumo denso e azotato.

Ranma-chan saltò sul ramo gridando, e il ragazzo dalle orecchie di cane fece un’espressione stupita alla vista di tanta abilità; Ranma-chan lo vide sorridere “Però! Quanta abilità per un’umana!”

“Maledetto! Lascia andare subito Akane!” Mentre lo diceva allungò un pugno dritto su di lui, che lo scostò abilmente con una schivata distratta. Il movimento brusco, però fece spezzare il ramo, e lo strano ragazzo mollò la presa.

“Ranmaaa!” Akane era troppo spaventata per ricordarsi che era capacissima di trarsi in salvo da sola a quell’altezza, e Ranma si precipitò ad afferrarla. Caddero con un tonfo, e Ranma battè la spalla sull’asfalto facendole da scudo.

“Akane…stai bene?”
Lei lo fissò con aria sparuta, ma abbozzò un piccolo sorriso “Sì…grazie Ranma”
Lui arrossì. Non poteva farne a meno quando lei lo guardava con quegli occhi grati e pieni di…affetto?

“Bhà! Normale amministrazione!” Borbottò voltandosi dall’altro lato.

 

“EVVIVA! Eccone un altro!” Una ragazza dai lunghi capelli corvini, vestita di una divisa scolastica che non avevano mai visto, con un arco in mano e una faretra sulla spalla, (Ha tirato lei la freccia! Pensò Ranma)saltellava vicino ai resti dell’ultimo mostro tenendo tra le dita quello che a loro parve un pezzo di vetro lucente. Rimasero interdetti, cercando di capire se si riferisse al mostro o al frammento che aveva in mano, quando lo strano ragazzo dalle orecchie canine si alzò spolverandosi la veste con fare distratto.

“Non gioire troppo. Questi cavolo di demoni hanno rischiato di fare una carneficina!”

 

(Quindi quei due…si conoscono?! Eppure lei sembra normale, ma lui…) Akane si alzò, incuriosita, ma una mano la fermò “Io non lo farei” L’ammonì Ranma indicando con un cenno del capo gli artigli del ragazzo con la capigliatura strana.

 

La ragazza dai capelli scuri si avvicinò a loro “State bene?” Chiese premurosa. Akane ricambiò il sorriso “Sì, grazie!”
“Sì grazie un corno! Siamo stati attaccati da due mostri orrendi…tre se contiamo lui, e tu dici ‘sì grazie’???!!!”

Il ragazzo dalle orecchie canine si indicò con un dito (Io un mostro orrendo?!) pensò.

La ragazza fece un sorrisetto nervoso “Oh…lui non è pericoloso! State tranquille!” poi il suo tono si fece serio “E quei due non erano mostri…erano demoni, e tu sei ferita” disse indicando una piccola lacerazione sulla spalla di Akane. Lei non se n’era neanche accorta, e la guardò con noncuranza “Oh…è solo un graffio…”
“DEMONI?!” L’esclamazione di Ranma-chan interruppe la conversazione “CHE DIAVOLO SIGNIFICA?!”
Il ragazzo dai capelli argentei saltò dal ramo e si parò davanti a Ranma, che istintivamente fece scudo ad Akane, indietreggiando “Hai capito bene ragazzina! DE-MO-NI!” Sillabò come se stesse parlando con un idiota.

“L’ho capito deficiente! Ma come fanno dei demoni a trovarsi qui! Davanti ad un liceo!!”
“UN COOOSA?!” Fece stupito l’altro.

“Come la mia scuola…!” Gli venne in soccorso la ragazza mora.

Akane si alzò in piedi, ma sarebbe ricaduta quasi immediatamente se Ranma non l’avesse afferrata al volo “Akane!”

La ragazza con le frecce cominciò a frugare nello zaino, freneticamente “Oh no! Ho finito le erbe medicinali!” Si voltò verso il ragazzo dalle strane orecchie, e lui annuì, cogliendo il suo sguardo. Si chinò su Akane e fece spostare Ranma-chan “Che le vuoi fare maledetto?!”
“Ohhhh! Stai calmina ragazza! Non te la mangio mica! Mettimela sulle spalle e non fare storie, altrimenti morirà in meno di un’ora!”

Ranma fece tanto d’occhi “COSA?!”
Vide che l’altro si caricava Akane sulle spalle, e fece quasi per fermarlo, ma la ragazza coi capelli lunghi lo chiamò da lontano. Era in sella ad una bici.

“Stai tranquilla e fidati! Salta sulla mia bici, corri!”
“E va bene dannazione!” Esclamò ubbidendo. Sperava solo che la sensazione di potersi fidare fosse esatta, già si immaginava il testone verde del futuro suocero domandargli con gli occhi spiritati e con voce cavernosa “A chi hai dato la mia bambina!?” Rabbrividì, pregando i Kami in silenzio, e saltò sulla bici della sconosciuta.

 

 

Presto, giunsero in un quartiere a lui sconosciuto, e il ragazzo che stava davanti a loro (Questa qui con la bici fa fatica a stargli dietro! Ma come fa?!) entrò in un piccolo tempio scintoista e si gettò in uno strano pozzo continuando a tenere Akane saldamente sulle spalle. Fece per gridargli qualcosa, ma vide che anche la ragazza si tuffava dentro con tutta la bici….e lui dietro!

“Ehi ma che fate?! Siete impazziti?! Ci romperemo l’osso del collo!!”
“Tranquilla!” Gli gridò lei voltandosi un poco a guardarla.

 

E saltarono dentro.

 

 

(OLTRE IL POZZO)

 

La capanna era confortevole e profumata d’incenso, la ragazza dai capelli corvini sedeva di fronte a loro, e lo strano ragazzo dalle orecchie canine era vicino alla soglia e dava loro le spalle.

La vecchia signora con una benda nera su un occhio (Come quella dei pirati! riflettè Ranma) che la abitava aveva posto sulla ferita di Akane un’erba medicinale che l’aveva fatta stare subito meglio, e le aveva dato da bere un infuso che, a giudicare dalla sua espressione, non doveva essere migliore degli intrugli che lei stessa preparava qualche volta chiamandoli ‘cibo’.

“Lo so che ha un saporaccio, cara, ma è necessario che tu la beva se vuoi stare meglio” Le disse amorevolmente la vecchia signora. Akane annuì, e bevve tutto d’un fiato, trattenendo a stento un conato.

“Ora capisci come mi sento io quando vuoi farmi mangiare quello che cucini tu?” Domandò Ranma-chan osservando l’espressione della fidanzata.

“Stai zitto tu!” Lo rimproverò lei.

La vecchia sedette accanto a loro “Su, su! Tra sorelle non si dovrebbe litigare!”
Le due ragazze la guardarono stranite, e Ranma-chan si grattò la testa “Mhh forse dovrei spiegarvi come stanno le cose…ma prima vorrei sapere una cosa io per piacere…”

La vecchia e la ragazza la guardarono con un sorriso, come se sapessero quello che stava per chiedere.

“Questo posto…quelle persone là fuori vestite in maniera strana, quel pozzo senza un fondo…lui con le orecchie da cane… (in quella lui si voltò con un “Tsè!” indignato) cos’è? Una magia? Un mondo parallelo?”

La ragazza dai capelli corvini si schiarì la gola, e guardò le due ragazze dallo sguardo stranito

“Ehm…dunque, cominciamo con le presentazioni, io sono Kagome Higurashi, la vecchia Kaede, e…. lui è Inuyasha. Piacere di conoscervi” Disse con un inchino. Lui borbottò qualcosa d’incomprensibile, ma nessuno, tranne la ragazza chiamata Kagome, ci fece caso.

“Il mio nome è Akane Tendo, e lui…lei è Ranma Saotome, il piacere è nostro.”
“Ehi! Lei a chi?!” Esclamò Ranma indignato, ma Akane lo costrinse ad inchinarsi pigiando un mano sulla sua testa rossa “Piacere…” fece lui arreso.

“Se avete finito con le vostre presentazioni, ci sarebbero dei demoni da distruggere!” Esclamò Inuyasha stizzito.

“A CUCCIA!” Gridò Kagome facendolo schiantare a terra con un tonfo.

Akane e Ranma soffocarono un risolino.

“DANNATA!”
“Come riesci a fare questo?” Domandò Akane incuriosita indicando lo strano ragazzo-cane.

Kagome si grattò la testa “Bè…diciamo che è una specie d’incantesimo dovuto alla collana che ha al collo. Quando diventa insopportabile lo mando a cuccia!”
Inuyasha, che si era appena rialzato, ricadde con un tonfo.

“MALEDETTA!”
“Oh…scusa!” Rispose lei accorgendosi della gaffe.

“Ahhh! Potessi farlo con te certe volte Ranma!” Esclamò Akane con aria vagamente sognante.

“Ehi tu?! Che ti dice il cervello?! Mica sono un cane…IO” Gridò di rimando, strappando una risata anche alla vecchia che aveva notato l’espressione indignata del ragazzo dai capelli argentei.

“IO NON SONO UN CANE!” Ribattè lui da terra.

Akane gli si avvicinò, e sfiorò con aria circospetta le sue orecchie; erano così rosee e morbide che non resistette “Ma queste ….sono proprio tue?” Chiese.

“SI CHE SONO MIE! GIU’LE MANI!!”

Lei si ritrasse spaventata “Scusami! E’che sono così kawaii!…” spiegò con un risolino affettato. Inuyasha si accigliò cercando di capire se quello della ragazza fosse un complimento o un insulto, e Akane si accorse appena dello strano sguardo di Ranma. Sarà stato mica geloso….?
“Tranquilla – disse Kagome riscuotendola dai suoi pensieri – anche se l’etimologia del suo nome non mente non è proprio un cane….non morde”

“COME TE NE ESCI?!”

“Ti ho difeso idiota!” Gridò Kagome.

“Ma se mi tratti come se fossi uno strano animale?!”
“Senti…!”

Un boato li fece sobbalzare tutti quanti, e quando si precipitarono sulla soglia della capanna si parò davanti a loro uno spettacolo mostruoso.

Colonne di fumo e fuoco consumavano lentamente le case là attorno, e un gigantesco demone con l’aspetto di drago soffiava il suo micidiale alito infiammato. Ranma-chan rimase imbambolata a guardare la creatura che pareva uscita da un incubo particolarmente fantasioso; di un arancione accecante e con grandi baffi neri, il demone si innalzava davanti a loro per quasi tre metri, e corte file di zampe afferravano qualunque cosa capitasse loro a tiro, distruggendola. Un uomo fu afferrato e portato verso la bocca disseminata di denti aguzzi.

“NOOO!” Gridarono quasi in coro. La vecchia, assieme a Kagome, impugnarono arco e frecce, mentre Inuyasha si avventava contro il mostro e tagliava con un’artigliata netta la zampa in cui teneva l’uomo e lo traeva in salvo.

 

“DOV’E’IL FRAMMENTO KAGOME?!” Gridò rivolto alla giovane con l’arco.

“SULLA CODA E SU UNA ZAMPA! E UN TERZO SULLA FRONTE!!”

(La coda?!) Pensò confusamente sguainando la spada di poco prima. Poi la vide, guizzante e munita di un artiglio gigante simile a quello di uno scorpione. E Ranma-chan ci stava proprio davanti.

“RANMA ATTENTO!” Gridò Akane poco più in là.

“AKANE L’ACQUA CALDA!” Le urlò sovrastando il frastuono della lotta. Inuyasha saltò sulla fronte del drago schivando abilmente la colonna infuocata che usciva dall’enorme bocca; gli piantò la lama al centro della testa, tagliandolo in due per tutta la sua lunghezza, facendolo gridare, un suono spaventoso, mentre due frecce lo colpivano sulla testa facendo cadere un frammento lucente che Kagome si affrettò a raccogliere. Il drago si ricompose nel giro di pochi istanti.

“CAZZO!” Esclamò Inuyasha preparandosi di nuovo all’attacco.

“RANMAAA!” Akane gettò la pentola bollente verso di lui, inondandolo dalla testa ai piedi.

“GRAZIE MILLE AKANE!” Le gridò di rimando mettendosi in guardia davanti agli occhi stupiti degli altri.

E ora a noi specie di drago!”

“FERMO IDIOTA!” Gli gridò Inuyasha da tergo, ma Ranma era già partito. Lo vide stringere i pugni e portarsi le braccia al petto, come raccogliendo energia interna, poi distese i gomiti e spalancò le mani.

Moko TakabishaAAAAAAA!!!!!!”
Una sfera di energia pura scaturì dai palmi di Ranma rivolti verso la micidiale coda del mostro, e Kagome abbassò l’arco, guardandolo quasi ipnotizzata. Era diventato un ragazzo affascinante nel giro di due secondi, e ora maneggiava una luce strana dirigendola in un punto preciso.

La sfera colpì la coda del drago, che venne letteralmente disintegrata, e Akane saltò di gioia battendo le mani “BRAVO RANMA!”
Lui si voltò per sorriderle leggermente, ma le altre zampe del mostro stavano già agitandosi di nuovo.

“CAZZO ORA SI E’INFURIATO DAVVERO!” Esclamò Inuyasha avventandosi di nuovo contro di lui. Tagliò varie zampe, e cercò di dividere nuovamente a metà il mostro, ma ogni volta quello si riformava.

“KAGOMEEEE!”
Lei scoccò l’ennesima freccia accecandolo ad un occhio “COSAAA?!”
“DOV’E’ L’ULTIMO FRAMMENTOOOO?!”
Lei indicò un punto impreciso “NELLA ZAMPA PIU’IN BASSO!” Ma il drago aveva CENTINAIA di zampe!

“DOVEEE?!” Gridò lui continuando a tagliare a casaccio.

“LI!!!”
Ranma corse verso la parte anteriore del mostro, e si mise le mani ai lati della bocca per gridare.

“EHI INU-CANE!! SPOSTATIIII!!!!”
Lui si voltò di scatto “INU-CANE?!?!”
“FAI COME TI DICO!!”
Riluttante, Inuyasha scese giù, incrociò le braccia e cercò di capire cosa quello stupido umano (che prima era una graziosa umana!) volesse fare…o rifare. Aveva visto quella palla enorme d’energia scaturirgli dalle mani come fosse la cosa più naturale del mondo, e si chiese se per caso anche lui non fosse un mezzo demone come lui….

“ Moko TakabishaAAAAAAA!!!!!!” urlò di nuovo Ranma squarciando la metà sinistra del mostro.

“Eccola finalmente!” Esclamò Kagome raccogliendo l’ultimo pezzettino dalla melma verde che usciva dalle ferite del drago.

Inuyasha rinfoderò la spada, e si avvicinò a lui barcollando e tappandosi il sensibile naso (Cribbio che puzza terribile questo demone!) “Ehi tu!”
Ranma si voltò, ansimante ma sorridente, i vestiti lacerati dallo spostamento d’aria della sua stessa energia.

“Mi sa che devi spiegarmi un paio di cosette….umano!” Sottolineò quella parola con un certo disprezzo che fece infuriare Akane “Si chiama Ranma!”
Lui la guardò stizzito “Tu sei la sua femmina?”
Lei arrossì, e balbettò qualcosa “E’la mia fidanzata Inu-sama” Rispose Ranma calmo.

“INUYASHA, mi chiamo INUYASHA umano idiota!” Cominciò ad annusarlo per capire se fosse la ragazza che aveva visto fino a poco prima, ma Kagome gli mollò un pugno sulla testa.

“Ti pare questo il modo di rivolgerti a lui dopo che ti ha aiutato?! Sei proprio il solito idiota maleducato!”

“Idiota a chi?! Non gliel’ho chiesto certo io di intromettersi nel MIO combattimento!!” Le gridò di rimando.
“Ho detto solo che potresti essere più gentile, stupido! Sono spaventati anche loro, cosa credi?!”
“IO non sono spaventato!” Ribattè lui risentito.

 

La vecchia Kaede si avvicinò al gruppo di litiganti invitandoli ad entrare “Prendiamoci un tè e discutiamone con calma, va bene? Io arrivo subito”

Così dicendo li fece accomodare di nuovo nella capanna, e istruì brevemente alcuni abitanti spaventati sulla ricostruzione e la risistemazione delle abitazioni distrutte.

“Domani ripuliremo la melma con secchi d’acqua e ricostruiremo quello che è stato danneggiato, ora andate a riposare. Ne avete tutti bisogno”  

Gli uomini annuirono docilmente, e si inchinarono un poco.

 

“Ehi, ma quella vecchia è il capo del villaggio?” Domandò Ranma con una certa strafottenza che gli fece meritare una gomitata da Akane.

“E’la miko” Rispose Kagome tranquillamente.

“La CHE?!” Fece Ranma senza capire.

Akane gli rifilò un’altra gomitata “Una sacerdotessa, idiota!”
“E tu come lo sai?!” Domandò lui, scettico, alzando un sopracciglio.

“Lo so e basta!” Fece lei indignata.

“Ah si?! Ti ricordo che è da qualche centinaio di anni che non ci sono più le sacerdotesse dei villaggi!”
A quello, Akane non seppe come rispondere, e rimase con la bocca aperta senza sapere cosa dire (Caspita! Ha ragione!)

“Ehm…” Fece timidamente Kagome richiamando la loro attenzione “In effetti…è proprio quello che stavo per dirvi prima che venissimo interrotti…qui siamo nel passato…”
“COOOOSAAAA?!” Fecero i due fidanzati in coro.

Kagome sorrise inclinando leggermente il capo “Già! Benvenuti nell’era Sengoku!”

 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Nuove alleanze ***


 

NUOVE ALLEANZE

 

La luna era pallida in cielo, un cielo che presto sarebbe stato così pieno di stelle e così pulito come Ranma e Akane non lo avevano mai visto. In quell’epoca in cui tecnologia e fumi delle industrie non esistevano e le luci artificiali non brillavano, lo spettacolo sarebbe stato estremamente affascinante.

Purtroppo c’era ben altro a cui pensare, ora.

 

“Nel millecinquecento” Ripetè Ranma per l’ennesima volta come parlando a se stesso. Kagome annuì, paziente “Anch’io la prima volta non potevo crederci, sai?” Disse comprensiva.

La vecchia Kaede mise altra legna per alimentare il fuoco attorno al quale erano seduti. Sembrava estremamente assorta.

“Anche Inuyasha è…un demone?” Domandò Akane sperando di non aver fatto una gaffe.

“Non ancora…” Rispose lui senza guardarla.

“Lui è un hanyou, e non uno youkai. Per questo è più…ehm…docile” Kagome vide una scintilla negli occhi di Inuyasha, e tentò di capire se fosse arrabbiato o stupito.

“I suoi…artigli – cominciò Akane imbarazzata – (Kami, spero di non farlo arrabbiare!) sono….velenosi come quelli dell’altro?”

“No” Rispose Kagome semplicemente.

“Quindi solo gli youkai sono velenosi come quello che ha ferito Akane?” Domandò Ranma curioso.

“Non tutti – rispose la ragazza – e non tutti nella stessa misura. Quello che ha ferito Akane per esempio possedeva un veleno medio nei suoi artigli, e le vostre medicine moderne non sarebbero state efficaci come le erbe di qui. Ecco perché abbiamo corso tanto senza darvi spiegazioni…mi spiace…”
Akane scosse la testa, sorridendo “No, spiace a me di non avervi ancora ringraziato per avermi salvato la vita così tempestivamente! Grazie anche a te Inuyasha!” Gridò rivolta al ragazzo che dava le spalle.

“Tsè! Se a qualche demone troppo furbo viene in mente di spargere la voce che esiste quel pozzo uccideranno più umani di quelli che hanno già ammazzato in quest’epoca!”

Ranma si voltò verso Kagome, con una domanda ben precisa stampata sul volto, Akane rabbrividì “Che…che vuol dire…?”
Kaede si scostò dal fuoco e rispose in sua vece “Vuol dire che qualche furbo ha rotto accidentalmente il pezzo più grosso della sfera degli Shikon pensando di proteggerla, e invece l’ha fatta di nuovo a pezzi. Naturalmente i demoni ci si sono avventati come api sul miele, e disgraziatamente due di loro hanno attraversato il pozzo mangiaossa. Ma, come si suol dire, il danno è fatto, e si dice il peccato e non il peccatore, non è vero Inuyasha?!”
 “Ehi stiamo calmi! Kagome era ferita, e io non mi fido delle tue barriere spirituali, vecchia. Ho pensato che portandola con me sarebbe stata al sicuro”
“Io l’ho sempre portata al collo, e l’ho sempre protetta come si deve! La prendi tu e la sfasci, sei un irresponsabile!” Gridò Kagome urtata.

Ranma agitò le mani per farli calmare un poco, ma quelli continuavano ad insultarsi. La vecchia Kaede alzò le spalle come per dire ‘fanno sempre così’.

Alla fine Ranma ebbe la meglio, e schiarendosi la voce davanti ai due volti imbarazzati domandò

“Quella Shi..shiko…”
“Shikon no tama” Lo soccorse Kagome.

“…si…quella…può esaudire davvero ogni desiderio?”
La ragazza annuì vivamente “Se il desiderio è puro, e così l’anima di chi lo esprime, la sfera stessa si purifica da sé” spiegò.

“Mhhh…” fece Ranma riflettendo. Akane lo fissò accigliata: credeva di capire cosa avesse per la mente il suo fidanzato “Ranma…?” Lo chiamò.

“MA CERTO!” gridò lui facendo voltare tutti “CON LA SHIKON POSSO ANNULLARE LA MALEDIZIONE DI JUSEN E TORNARE AD ESSERE UN RAGAZZO NORMALE!”
“Tsè! – intervenne l’hanyou stizzito – Guarda che la Shikon no Tama serve a ME per questioni ben più importanti che cambiare sesso! Io voglio diventare un demone completo!” Puntualizzò puntandosi con l’indice in modo altezzoso.

Ranma allora si impuntò “Tu parli così perché non sai cosa significa trasformarsi in una ragazza nei momenti meno opportuni!”
“E tu non sai cosa significhi essere un HANYOU nei momenti meno opportuni!”

Akane cercò di farli smettere con dei gesti e delle parole tranquille, ma i due non volevano saperne affatto di discutere su chi avesse la precedenza…Erano due metà che litigavano per diventare un’intero, riflettè sorridendo.

“NON LASCERO’ LA SFERA AD UN CAPRICCIO DELLA NATURA COME TE!”
“CAPRICCIO DELLA NATURA A CHI?!”

….allora alzò la voce per farsi sentire “EHI! …SCUSATEEE?!”

I due litiganti si voltarono all’unisono, e lei li fissò per accertarsi che l’avrebbero ascoltata “Voi…tu e Kagome avete detto che i demoni hanno superato il pozzo, e che il pozzo collega le due epoche…giusto?”
I due annuirono, e Ranma fissò la sua fidanzata con un brivido di orrore; aveva capito qual’era la sua domanda, già da un po’ frullava in testa anche a lui.

“Allora noi – continuò lentamente Akane, scandendo le parole – siamo in pericolo…?”

“I due che l’hanno attraversato li abbiamo già eliminati. – spiegò Kagome -  E c’è un sigillo sul pozzo, ora. Non dovrebbero esserci pericoli”

“Non….DOVREBBERO?!” Fece Ranma alzando un poco il tono della voce.

Kagome osservò Kaede, come per assicurarsi che fosse realmente così. Aveva il dubbio atroce che altri demoni molto furbi potessero intrufolarsi nel pozzo.

“Diciamo che è improbabile che altri scoprano il potere della Shikon di portarli al di là del pozzo, e noi ci accerteremo che il sigillo regga”
Inuyasha si accigliò a sua volta. Dall’altra parte del pozzo viveva Kagome con tutta la sua famiglia…che sarebbe accaduto se qualche demone avventuroso avesse deciso di farle una visitina all’improvviso? Dovevano raccogliere tutti i frammenti andati perduti.

“E’ meglio muoversi” Disse alzandosi in piedi. “E voi tornatevene a casa. Qui non siete al sicuro, abbiamo dei demoni con cui combattere”
Ranma si alzò a sua volta “Sì, hai ragione. Akane, tu e Kagome potete tornare a casa insieme….io invece rimango”
Quattro paia d’occhi si puntarono sul giovane col codino, e parvero volerlo fulminare, specialmente quelli di Akane…

“Bè che c’è?! Ho un elefante sulla testa?”
Akane lo schiaffeggiò improvvisamente “Ranma, baka incosciente!! Cosa vuoi, farti ammazzare?!”
“Già! – intervenne Inuyasha, che avrebbe voluto ammonirlo per primo – Vuoi morire qui per caso?!”

“Calmi….non siamo tragici, eh? Mi pare che prima quel drago te l’ho ammansito io, no? Io sono un artista marziale, ultima generazione della scuola di arte indiscriminata Saotome, e non mi tirerò certo indietro davanti a due demonietti stupidi!”
Inuyasha, che ODIAVA farsi aiutare, specialmente se da umani, cercò un buon motivo per mandarlo via. In effetti quel Ranma era davvero niente male, aveva disintegrato metà di quel mostro maneggiando un’onda d’energia invidiabile.

“Tsè! Pensa se mentre combatti si attiva la tua maledizione e ti ritrovi una femminuccia indifesa?! Chi ti salva poi?!”
Ranma assunse un’aria trionfale che ad Akane fece venire i nervi. Temeva che prima o poi si sarebbe fatto ammazzare solo per dimostrare di essere sempre all’altezza di tutto (Sbruffone imbecille…) Non voleva perderlo, non dopo quello che avevano passato. Anche se non se l’era scelto lei, Ranma era pur sempre il suo fidanzato, e l’idea di vederlo morire prima di mettere in chiaro certe cose la terrorizzava sempre.

“Anche col mio corpo femminile sono molto forte, e comunque  basta che non mi avvicini all’acqua fredda. Se la mia epoca è minacciata da questi demoni non posso tirarmi indietro, e quindi ti darò una mano”

“Tu vuoi solo fregarmi la Shikon!”
Kagome sospirò, poi si volse verso l’hanyou con uno sguardo che lo fece preoccupare “Kagome?! Non vorrai mica….?!”
“Che male c’è?!” Fece lei alzando le spalle “Abbiamo preso con noi anche Sango e Miroku, e lui è molto bravo a combattere. Inoltre io sono sempre al tuo fianco per scoccare le frecce, e non mi pare di essere ancora morta!”
“E’perché ti ho difeso io, idiota!” Rispose lui urtato.

“Ah si?! E chi ti ha liberato di Sesshomaru quando si è impadronito di Tessaiga a tradimento?!”
“Infatti hai rischiato che ti rinchiudessi nel tuo mondo per il resto dei tuoi giorni! Non voglio che tu o altri umani rischiate la vita per un guaio che ho combinato io!”
“Ma la sfera l’ho sempre custodita io! E’ nata nel mio corpo, è una parte di me, e io voglio che venga ritrovata e purificata! E questo è MIO dovere in quanto reincarnazione di Kikyo”
Ranma fissava i due litigare grattandosi la tempia con un dito. Non capiva molto di quello di cui parlavano, specialmente Kagome che discuteva della sfera degli Shikon come fosse una figlia. Probabilmente c’erano tante storie che avrebbe dovuto farsi raccontare…ma almeno Kagome era dalla sua, e lui non si sarebbe comunque tirato indietro davanti all’ennesima sfida, anche se in un’altra epoca!
“Ahhh quanto rompi Kagome!! E va bene, se ci tieni tanto portatelo pure dietro, ma se ci rimette le penne sono cazzi suoi!!!”
“Se viene lui voglio venire anche io”
Akane aveva parlato a bassa voce, ma il tono deciso che sottolineava quelle parole fece voltare tutti verso di lei.

“Tsè! Ci mancava solo lei!” Sbottò Inuyasha.

“Ma sei scema Akane?!” Esclamò Ranma.

La vecchia Kaede sorrise lievemente: quei due avevano in comune la completa mancanza di delicatezza nel rivolgersi verso una donna, ma entrambi lo facevano per proteggerne una. Che tipi!

Kagome le si avvicinò comprensiva “Akane-chan…capisco il tuo desiderio di seguire il tuo fidanzato, ma è molto pericoloso. Questi non sono avversari umani”
“Kagome-chan, io sono figlia di Soun Tendo, maestro di arti marziali, ed erede della palestra. Non posso tirarmi indietro nemmeno io se si tratta di combattere per una giusta causa!”
Kagome fece un sorrisetto stentato, e Inuyasha si arrese ancora una volta davanti al suo sguardo.

“Ohhh fate come cazzo vi pare! La pelle è vostra!” E così dicendo, se ne andò.

“Bene! – esclamò Akane soddisfatta – Allora sono dei vostri! Quando si parte?”
“NO”
La parola, breve e perentoria, fu come una pugnalata per lei. Ranma non la voleva con sé, e questo la faceva infuriare.

“Ranma non puoi decidere per me! Io vengo e basta!”
Lui si voltò a guardarla, e quello che gli vide negli occhi la spaventò. Dolore, rabbia, paura…

“Tu te ne torni a casa stasera, e questo è tutto!”
Lei strinse i pugni, controllando il suo respiro, l’aura di battaglia che li avvolgeva entrambi tenendoli in un equilibrio delicato.

“Io…ehm…vado a cercare Inuyasha!” Era una scusa idiota, ma Kagome non trovò di meglio per allontanarsi. La tensione si tagliava improvvisamente con il coltello, e certe cose si dovevano discutere in due. Kaede annuì, incontrando il suo sguardo “Vado a discutere con il capo villaggio della ricostruzione, voi parlate pure con calma” Aveva dimenticato di aver rimandato la questione al giorno dopo, ma aveva capito per prima che doveva lasciarli soli.

Quando fu fuori, Kagome tirò un sospirone “Kamisama che tensione! Credi che litigheranno Kaede-baba?” La donna scosse la testa “Lui vuole proteggerla, proprio come fa Inuyasha con te. Per questo vuole mandarla via…ha paura per lei”
Kagome la fissò stupita “Tu credi…che Inuyasha abbia paura…per me?”
La miko fece un gesto affettato “E’ovvio” disse, e si allontanò lasciando Kagome in preda a mille dubbi e pensieri.

 

Tra loro c’era davvero una tensione palpabile. Per la prima volta si trovavano ad un bivio importante: decidere o no se affrontare insieme una battaglia fondamentale, e questo implicava a suo modo anche il mettere in chiaro le cose tra di loro. Erano talmente affiatati da affrontare insieme il nemico? Non era come contro il tizio che rubava le insegne dei vari dojo. In quella situazione la tecnica a due li aveva aiutati molto, ma dovevano ancora imparare a fidarsi l’uno dell’altra.

“Torna a casa Akane…ti prego!” Le disse Ranma cercando la sua comprensione.

Lei fece un sorriso amaro “E’ così? Tu non ti fidi di me? Pensi che io sia troppo debole, incapace e goffa per combattere?!”
“Non ho detto questo!” Esclamò trattenendo a stento la rabbia.

“Ma è quello che dici sempre!”

“Dannazione Akane, hai idea di quello che mi farebbe tuo padre se tu dovessi…farti del male combattendo insieme a me?!”

“Ma allora è perché hai paura di lui! Bè, sappi che io so prendere le mie decisioni da sola!!!”
“Akane non fare la stupida! Quelli sono demoni, e una donna…”
Lei gli tappò la bocca con una mano, e fissò nei suoi occhi stupiti e ardenti di collera “Non lo dire Ranma Saotome! Non sei proprio tu quello che deve comportarsi da misogino! Sai meglio di me quanto una donna possa essere forte ed efficace in combattimento!”

Lui le voltò le spalle “Io mi trasformo, è vero, ma sono più forte di te. Tu non saresti in grado di…”
“Stai zitto Ranma!” Gridò lei tappandosi le orecchie, in uno scatto d’ira che lo fece voltare “Ehi mi pare che tu la stia prendendo un tantino male!”
Akane lo fissò. Negli occhi bruciavano le lacrime (Oh Kami, non ora, non davanti a lui…io sono forte, e devo dimostrarglielo!) “Come pensi di ereditare la palestra se non ti fidi di me?! Come…COME POSSO PERMETTERTI DI SPOSARMI, SEMPRE CHE TU LO VOGLIA, SE TU NEANCHE TI FIDI DELLE MIE POSSIBILITA’?!”
Il grido di Akane gli riecheggiò nel cuore. Akane si accorse che la sua espressione era cambiata, e credette di leggere nel suo sguardo sdegno e ira (Kamisama che ho detto!) Ma non distolse gli occhi per prima. Lo vide serio come non lo aveva visto da tempo, e per un attimo credette che l’avrebbe schiaffeggiata. Invece lui tacque per alcuni secondi, fissandola come se nel suo volto potesse trovare una risposta.

Parlò con voce calma, senza tradire alcuna emozione, ma Akane avrebbe ricordato le sue parole per sempre “Ho rischiato di perderti troppe volte in questi due anni, e dopo Jusenkyo ho giurato a me stesso che non avrei mai più permesso che tu rischiassi la vita stando accanto a me. Non voglio combattere vivendo nell’incubo che tu possa morire da un momento all’altro e che io non possa salvarti. Per favore…” Akane lo guardò, inebetita. Ranma aveva distolto lo sguardo parlando, e vide scintillare qualcosa nei suoi occhi; lacrime? Oh mio Dio, Ranma stava per caso…piangendo?

“Ranma…” Fece lei avvicinandosi cautamente. Lui nascose il volto nell’ombra dei propri capelli. Dannazione non voleva farsi veder piangere da lei! Si sarebbe scoperto troppo, e allora avrebbe potuto dire parole che era meglio non dire. Ma il pensiero di quello che aveva passato a Jusenkyo qualche settimana prima aveva riportato la sua mente a dolori inimmaginabili. Akane che afferra il generatore gigante dell’acqua calda e sparisce. I suoi vestiti che gli volano tra le braccia, lui che si perde nel ricordo di lei sorridente, le lacrime versate nella consapevolezza di non vederla più. Era come rinato quando lei gli aveva sorriso di nuovo, e quando l’aveva vista così bella e raggiante nel suo vestito da sposa aveva desiderato di portarla con sé e starle accanto per il resto dei suoi giorni. Ma aveva fatto l’idiota e aveva mandato a monte tutto. IDIOTA IDIOTA!
“…idiota”

“Cosa?! Ranma hai detto qualcosa?!”
La voce di Akane lo riportò alla realtà “Ho detto che sono un idiota. Non sono mai stato capace di proteggerti davvero. Sono sempre venuto a salvarti DOPO che era accaduto di tutto, e così facendo…a Jusenkyo…” Tutte le emozioni represse nel momento in cui l’aveva creduta morta, il rimorso per quello che era continuato ad essere anche dopo avere avuto con lei una seconda possibilità, la paura provata nel vederla praticamente negli artigli di quel demone quella mattina….
Strinse i pugni con violenza, e sferrò un colpo alla parete sfondandola in un cerchio perfetto. La mano gli sanguinava.

Akane trasalì. Quello era davvero il suo Ranma, forte e coraggioso che la proteggeva e la insultava sempre?! In due secondi si era trasformato da arrogante presuntuoso a uno sconsolato ragazzo che tentava a stento di reprimere lacrime di rabbia. E dovette capacitarsi che stava così per causa SUA! Lui era preoccupato per la SUA vita! Chissà come doveva aver sofferto a Jusenkyo e lei non se n’era mai accorta! Eppure la trattava come sempre, le parve impossibile che tutto a un tratto si fosse trasformato così radicalmente.

Akane lottò contro due impulsi: quello di schiaffeggiarlo ordinandogli di tornare in sé, e quello di correre ad abbracciarlo teneramente e consolarlo sussurrandogli parole dolci.

Non fece nulla di tutto questo.

 

Gli si accostò, e lo costrinse dolcemente a guardarla (Speriamo che il mio cuore regga. Kamisama batte così forte!). Pose una mano sul viso di Ranma, carezzandolo impercettibilmente, e avvertì il flebile gemito di sorpresa scappargli dalle labbra.

“Ranma ora ascoltami bene, perché non so se potrò ripeterlo bene un’altra volta” Lui annuì, e chiuse gli occhi beandosi del respiro caldo di lei sulle proprie labbra. Era così vicina da poter quasi….baciarla (sì, poi però ti ritrovi sulla luna in due secondi!)

“Noi siamo una coppia, nolenti o volenti lo siamo, e tu devi imparare a fidarti di me. Cosa credi, che io non tremi di paura quando ti vedo combattere con qualcuno? Pensi che io non abbia il terrore di perderti? Ma noi siamo due artisti marziali, e rischiare la vita fa parte del nostro allenamento. Io voglio al mio fianco un uomo che mi capisca e si fidi delle mie capacità; sarò contenta di seguire ogni tuo consiglio su come combattere, ma non chiedermi di tornare a casa e lasciarti solo. Se dobbiamo lottare lotteremo insieme, come abbiamo sempre fatto, e io non morirò. Non prima di aver capito delle cose…”

Ranma vide che si stava mordendo il labbro. Cosa voleva dirgli che tratteneva a stento? COSA voleva sapere?

 

Akane arrossì, poi il suo volto mutò in un’espressione di oltraggiato disgusto che gli ricordò quando il vecchio Happosai la palpava contro la sua volontà. Guardò alle spalle di lei, e vide una figura ben più alta. Un uomo dai capelli scuri con una strana veste viola (Sembra un bonzo!) sorrideva palpando tranquillamente Akane da tergo “Oh! Vedo che abbiamo ospiti!”

Ranma fece appena in tempo ad accigliarsi preparandosi a gridargli contro cose poco carine quando vide un boomerang gigante colpirlo violentemente sulla nuca facendolo stramazzare al suolo. Akane stessa, che si era voltata per colpire con un piede, si ritrovò a calciare solo aria. Sull’uscio apparve una ragazza che sembrava più grande di loro, i capelli scuri allacciati in una lunga coda, vestita con un abito sportivo per l’epoca “Scusatelo, è così impulsivo talvolta…!” Raccolse il boomerang e trascinò via il povero bonzo svenuto profondendosi in mille scuse e inchini.

“Che accade qui?!” Gridò Kaede rientrando seguita da Kagome.

“Ehm….lui… indicò il ragazzo svenuto – mi ha…toccata all’improvviso”

Kaede scosse la testa, e Kagome sbottò “Bonzo pervertito!”
“BONZOOO?!” Esclamarono Ranma e Akane all’unisono. Si guardarono e arrossirono; per una volta che facevano un discorso serio sbucava fuori un bonzo di cinque secoli prima ad interromperli!

“Più precisamente un monaco – sospirò la ragazza con i capelli lunghi – un monaco deviato…vero houshi-sama?” Chiese scuotendolo. Lui, che aveva appena ripreso conoscenza, si toccò il bernoccolo, stranito “Sono un monaco rispettabile io…volevo fare solo la conoscenza della graziosa signorina qui presente” Si discolpò indicando vagamente Akane.

“E lo fai palpandomi il sedere razza di maniaco?!” Ribattè lei con stizza.

“Dì un po’: sarai mica antenato di Happosai?” Domandò Ranma dandogli un calcio misurato sulla testa.

“E chi è costui? E PERCHE’MI COLPISCI RAGAZZO?!” Urlò rialzandosi.

“Perché quella che hai palpato poco fa è la mia fidanzata….bonzo!”
L’uomo fece spallucce “Allora chiedo scusa, comunque…complimenti per la scelta”
Akane lo guardò confusa: era davvero un complimento quello?

“Chiedo umilmente il suo perdono mia dolce fanciulla, ignoravo il fatto che il suo cuore appartenesse ad un altro uomo” Il bonzo si inchinò, facendole un incantevole baciamano.

“Il…mio cuore…cosa?” Balbettò al colmo dell’imbarazzo, accorgendosi appena che ora le aveva afferrato entrambe le mani e la guardava con occhi intensi “Comunque se un giorno questo strano ragazzo con la treccia uscisse dai suoi pensieri…”

“Strano IO?!” Lo interruppe Ranma.

“….vorrei tanto che lei facesse un figlio con me”
Stavolta non lo colpì solo il boomerang, ma anche il pugno di Akane e i piedi di Ranma, che gli saltò direttamente sulla testa.

 

Quando tutti si furono calmati un poco (e il bonzo ebbe ripreso i sensi ), Kagome rifece le presentazioni.

“Piacere Akane e Ranma, il mio nome è Sango, e sono una…uhm…achiappa-spettri”
“Piacere nostro!” Le sorrise Akane. Ranma intanto ripeteva a bassa voce “Acchiappa spettri…?!” Nella sua mente si formò l’immagine di alcuni tizi con degli strani macchinari sulle spalle accompagnati sempre da un mostriciattolo verde e bavoso, che correvano per la città su una macchina con delle sirene particolarmente stridenti.

“Non come loro!” Intervenne Kagome leggendo l’espressione di Ranma “Qui ci sono demoni, non fantasmi”

“Oh…” Fece lui poco convinto.

“Lui invece è Miroku, ed è un bonzo sul serio. Solo è un po’….vivace” Finì Kagome schiaffeggiandogli via una mano pericolosamente vicina al suo fondo schiena.

“Per me è parente di Happosai” Disse Ranma convinto.

 

“KAGOMEEEE!” Nel silenzio generale la voce echeggiò nell’etere facendo voltare tutti quanti.

Ranma e Akane alzarono lo sguardo al cielo, attoniti. Una strana creatura con due code planò davanti ai loro occhi; sulle quattro zampe aleggiavano lingue di fuoco quasi trasparente.

Un bambino con una buffa coda vermiglia scese dalla groppa dell’insolito animale e  si gettò tra le braccia di Kagome.

“Piccolo Shippo che succede?!”
Ranma si nascose dietro le spalle di Akane, tremante. La creatura dalle due code era tornata a dimensioni naturali ed era salita tranquillamente sulla spalla della acchiappa-spettri “Qu…quello è un…ga ga …tto!” balbettò.

Sango si voltò stupita verso il giovane col codino “Per metà è anche volpe….hai paura di Kirara?” Chiese allungando a Ranma la simpatica bestiola. Lui gridò di nuovo, e Akane arrossì per la vergogna “E’allergico ai gatti….i felini sono l’unica cosa in grado di spaventarlo” spiegò lei con un sospiro rassegnato. Inuyasha ridacchiò di gusto, e Ranma lo sbirciò con aria assassina da dietro una spalla di Akane “A cuccia cane!” gli gridò.

Ma Inuyasha gli mostrò la lingua “Na nahhh! Lo può fare solo Kagomeee!!” lo canzonò.

“A CUCCIA!” Gridò l’interessata con perfetto tempismo.

“Che succede divina Kagome?” Domandò il monaco incuriosito.

“Shippo mi ha appena detto…che ci sarebbe un altro spettro…nel pozzo…”

“COOOOOSAAAA?!”

 

 

(DALL’ALTRA PARTE….)

 

Ryoga maledisse il mondo un’ennesima volta, e cercò di riconoscere qualche cosa di familiare in quella zona a lui sconosciuta. Fu allora che udì il grido di una donna provenire da una casa lì vicino. Scattò, e con un balzo enorme fu nel giardino dell’abitazione. Vide la donna che aveva gridato accosciata a stringere un bambino tremante cercando di riportarlo in casa per proteggerlo. Davanti a lei, un vecchio agitava una specie di amuleto salmodiando parole incomprensibili in una lingua che poteva essere cinese antico; arretrava davanti al mostro ostentando una finta sicurezza. Spostò lo sguardo per mettere a fuoco la strana creatura, e quello che vide lo lasciò completamente senza fiato.

Aveva zampe artigliate, e per il resto, il corpo era una massa informe e rossiccia che lo superava di poco in altezza. Gli occhi color porpora brillavano di una malvagità totalmente priva di qualsiasi intelligenza, e dalle fauci spalancate in una specie di ghigno colava una sostanza verdastra che corrodeva il terreno. Ryoga rabbrividì. Nonostante fosse un mostro idiota l’aveva sorpreso alle spalle, nascondendogli la sua presenza in modo eccellente.

“Sei un demone! Fatti sotto dannato!” Gridò impugnando il suo ombrello con la mano destra e caricando un colpo micidiale. La creatura fece un urlo agghiacciante di lotta, e mentre la sua bava scioglieva l’ombrello di Ryoga come fosse di burro, sfoderò gli artigli in un colpo mortale sotto gli occhi allibiti del ragazzo con la bandana.

 

 

Ranma, Akane, Kagome e Inuyasha saltarono nel pozzo seguiti da Sango e Miroku.

Shippo li guardava andar via con un sospiro; secondo loro era troppo piccolo per uno youkai del genere, specialmente se assomigliava a quello che li aveva aggrediti poco tempo prima. Se era vero che anche quello possedeva l’arma micidiale della bava corrosiva avrebbe fatto una strage, cominciando con la famiglia di Kagome. Poi sarebbe passato agli altri, e di quel mondo che non era preparato a combattere con i demoni non sarebbe rimasto niente; gli spettri, si sa, adorano la carne umana…

 

 

“STATE INDIETRO! QUESTO COSO E’PIU’CORROSIVO DELL’ACIDO!” Gridò Ryoga cercando di farli arretrare.

“E’un demone dell’era Sengoku!” Gli gridò il vecchio costringendo la donna e il bambino all’interno della casa.

“Cosa?!” Fece il ragazzo distraendosi quel tanto che bastò al mostro per afferrarlo tra le zampe. Ryoga gridò di disappunto, e gli occhi del demone lo squadrarono con aria incuriosita. Con suo grande disgusto, si leccò le fauci con aria affamata, spruzzandogli gocce roventi che gli lacerarono piccolissime porzioni brucianti della maglietta e stringere i denti per il dolore.

“Carne di ragazzino di altro mondo…mmhhh!” Fece il mostro alzandolo al disopra delle fauci spalancate. Ryoga si divincolò cercando di calciarsi via da quella situazione imbarazzante “Non mi farò mangiare da te brutto schifoso!! Mollami o ti disintegro col mio Bakusai tenketsu!” Ma, ricordò, quello funzionava solo con le rocce. Allora cercò di concentrarsi sulle esperienze tristi della sua vita, squadrando la bocca enorme del demone piena di quella schifida bava pronta a divorarlo. Era quasi pronto a scaraventargli contro un potente Shishi hokodan, quando una freccia gli sibilò a pochi centimetri da un orecchio, andando a conficcarsi nella fronte del demone.

 

La creatura si dissolse in un grido, e Ranma saltò per afferrare il suo nemico/amico appena in tempo, prima che cadesse nel miasma mortale dell’orrido essere morente.

“RAAAAANMAAAAAA!!!!” Gridò saltandogli praticamente al collo.

Lui lo colpì con un pugno abbastanza forte da farlo barcollare “Che cavolo fai?! Io ti salvo la vita e tu mi aggredisci?! Ti sei rimbecillito?!”
Ryoga era pronto a ribattere che se la sarebbe cavata benissimo da solo, quando Akane gridò

“ATTENTI!”
Un nugolo di strani esseri violacei si andava formando dalla melma ribollente davanti a loro; un ricordino del demone…

Inuyasha si avvicinò coprendosi il naso e la bocca, in preda alla nausea “Quel dannato ha lasciato dei…figli…” Poi, semplicemente, svenne.

“Oh povero Inuyasha! Il suo naso è troppo sensibile!” Commentò Miroku avvicinandosi, pronto ad aprire il Kazahana, ma una mano lo fermò, e gli occhi di Sango lo scrutarono con aria di rimprovero “Houshi-sama, volete sciogliervi con l’acido di quel demone per caso?” Miroku la guardò bonariamente “Mia dolce Sango…ma allora vi preoccupate per me? State tranquilla, quei mostriciattoli non rilasciano alcun tipo di acido”
La ragazza con l’ Hiraikotsu spalancò gli occhi per la sorpresa, poi sentì la mano del monaco sulla natica e lo colpì con un pugno che lo spinse via “Bene! Allora risucchiateli per bene!”
Ryoga seguì la scena con una sorta di stupore ritardato; fissò lo strano ragazzo con le orecchie da cane svenuto ai suoi piedi (e questo chi è?) si domandò grattandosi la testa, vedendo una ragazza alquanto carina corrergli al fianco e cercare di farlo rinvenire.

Poi spostò gli occhi sul monaco (ma come è vestito?), e lo vide allontanarsi dalla strana donna ((con un boomerang gigante sulle spalle!)) e togliersi uno strano rosario dalla mano destra.

“Ehi Ranma…” lo chiamò dimenticando per un attimo di avercela con lui. Il ragazzo col codino fissava accigliato i movimenti di Miroku, cercando di capire quale strana tecnica stesse per sfoderare “Non ora P-chan” Ryoga lo colpì sulla testa “NON CHIAMARMI P-CHAN!” Gli gridò facendo voltare Akane “P-chan? Dove?” Ranma alzò gli occhi al cielo, e udì il monaco intimare a tutti di stare indietro. Il foro si allargò sulla sua mano, e un potente risucchio fece sparire in pochi secondi i mostriciattoli viola, che già avevano cominciato a crescere e a prendere sembianze simili al loro creatore “Che demone stupido – commentò riavvolgendo il rosario attorno al palmo – riesce a creare solo figli imperfetti privi di poteri”

Ranma e Ryoga rimasero a bocca aperta “Che diavolo hai fatto?” Chiesero i due quasi in coro. Il monaco sorrise loro con fare saputo, e spiegò brevemente la sua maledizione. Pareva che ognuno, in quello strano gruppo, ne avesse una.  Kagome raccolse il frammento della Shikon attenta a non toccare l’acido, e lo fissò accigliata.

“Che c’è Kagome?” Domandò Inuyasha che si era ripreso a fatica, una mano a coprirsi il naso e la bocca.

Lei mise il frammento controluce, e chiuse un occhio per metterlo a fuoco “Non so…mi sembra diverso…è….violaceo”

L’hanyou si avvicinò per guardare meglio, e lei, sentendolo così vicino arrossì furiosamente e cercò una scusa (ma perché devo essere così in imbarazzo?!)

“IDEA!” Gridò allentando la propria tensione interna. Inuyasha si tappò le fragili orecchie canine, e la vide correre in casa come una furia “Ma che diavolo le è preso?” Si domandò sedendosi a terra con braccia e gambe incrociate, in attesa. Poi sentì che qualcuno gli sfiorava proprio le orecchie, e assunse un espressione indignata trattenendo a stento un ruggito sommesso.

“Ma guarda un po’ che strane orecchie…ehi tu, ma sei un elfo per caso?”
Ranma trattenne a stento una risatina, mentre Inuyasha si alzava per affrontare il ragazzo con la bandana tigrata trai capelli “IO NON SONO UN ELFO, SONO UN HANYOU!”
Ryoga arretrò di un passo, con gli occhi spalancati per lo stupore; non sembrava aver capito molto bene “Sei straniero?”

“NON STRANIERO! HANYOU!”
“Sei americano!” esclamò Ryoga indicandolo, colto da ispirazione improvvisa.

“AMERICANO A CHI?!” Ruggì Inuyasha che non aveva la minima idea di cosa fosse ‘un americano’.

“Americano non è un insulto – intervenne Ranma - vuol dire ‘nato negli Stati Uniti’!”

Il mezzodemone lo fissò con aria stranita “Che posto sarebbe?!”
Ranma sospirò “Eppure nella tua epoca era stata già scoperta l’America!”
“Nella sua epoca?!” Esclamò Ryoga afferrando Ranma per la collottola “RANMA CHE HAI COMBINATO STAVOLTA?!”

Con un agile movimento il ragazzo col codino ribaltò la situazione afferrando Ryoga a sua volta “COSA TI FA PENSARE CHE IO ABBIA COMBINATO QUALCOSA?!”
“HAI INCASINATO TU DUE EPOCHE DIVERSE?!”

“Ma che vai farneticando?!”

“Quel vecchio prima ha parlato di demoni dell’era Sengoku! Come hai fatto a far viaggiare nel tempo quest’elfo?!”
“NON SONO UN ELFO!” Gridò l’hanyou alle sue spalle.

“E’per via del pozzo” Rispose tranquillamente Kagome uscendo in giardino con un piccolo contenitore tra le mani.

“Il pozzo? Quale pozzo?” Fece Ryoga abbassando il destro che stava caricando verso il povero Ranma. Mentre lui gli spiegava la situazione, Akane scoccò un’occhiata a Kagome “Che hai lì?” domandò sbirciando.

“E’parte della Shikon no Tama che abbiamo raccolto fin’ora. Un mese fa era grande quasi il doppio…” Commentò guardando Inuyasha di sottecchi “Che fai? Alludi?” Domandò con stizza. La ragazza sospirò “Solo che è diversa”
“Come diversa?” Domandò Akane. A lei sembrava semplicemente una perlina di discreta bellezza.

“E’viola”
“Perché, di che colore dovrebbe essere?”
“Biancastra” Intervenne Inuyasha accigliandosi “E questa è di un colore troppo strano per essere pura. Ora che hai unito i frammenti si vede chiaramente”
Kagome si voltò con gli occhi spalancati “Vuoi dire che….”

“…Qualcuno l’ha resa quasi completamente malvagia” Concluse l’hanyou tristemente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** La Shikon malvagia ***


 

LA SHIKON MALVAGIA

 

Di nuovo da Kaede, stavolta anche con Ryoga al seguito.

La vecchia miko aveva spiegato brevemente le cose al nuovo arrivato, e una volta che tutti furono informati in modo uguale Kagome si accinse a precisare la gravità della situazione.

 

“La Shikon no Tama ha sempre avuto una sacerdotessa a proteggerla dai demoni e dagli uomini malvagi. Purtroppo l’ultima che la possedeva è stata uccisa e la sfera contaminata di nuovo”
Inuyasha sussultò impercettibilmente, ma rimase fermo sulla soglia a sbirciare l’orizzonte nel caso Sango e Miroku fossero giunti con delle notizie dal pozzo. Erano rimasti lì a sorvegliarlo, e il monaco aveva innalzato una barriera, ma l’hanyou temeva che non bastasse.

 

“Come è stata uccisa questa miko?” Domandò Akane affascinata.

Kagome fece un sospiro “Diciamo che un mezzodemone ha pensato bene di attuare un inganno per rubarle la sfera…il suo nome è Naraku, ed è il nostro peggior nemico. E’furbo e maligno, e riesce ad assumere le sembianze di chiunque. Lei è morta nell’odio e nel rimpianto, ed è per questo che i frammenti della Shikon avevano bisogno di essere purificati”
“E li purificavi tu?” Chiese Ryoga.

“Io sono la reincarnazione di quella miko” Rispose lei con un misto di orgoglio e di imbarazzo.

“TUUUU?!”
Kagome arrossì “Bè che male c’è? Tutti si reincarnano prima o poi, anche le miko!”

Tutti tacquero per un istante come per assorbire la sorpresa. Il tempo stringeva, e se il loro aiuto era prezioso, era anche importante che capissero la gravità dei fatti.

“Comunque…noi raccoglievamo i frammenti un po’ alla volta, tutti insieme. Poi io sono stata ferita, e un demone ha aggredito Inuyasha, distraendolo. Naraku ha cercato di sottrargli la Shikon quasi completa….riuscendo solo a romperla di nuovo”

“Come si è rotta la Shikon la prima volta?” Domandò Ranma guadagnandosi un’occhiataccia da Akane.

“Scusa ma…temo che sia una storia un tantino lunga. Comunque sappiate che è colpa mia. Ora la Shikon è quasi del tutto malvagia, e io…non riesco più a purificarla. E non so perché. Altre domande?”
“Che storia complicata!” Esclamò Ranma grattandosi la testa.

“Kagome-chan, non hai proprio idea del perché la Shikon ora sia così malvagia?” Chiese Akane.
“Ve lo spiego io” Intervenne la vecchia Kaede “E vi dico anche perché Kagome non può purificarla più”
“Tu lo sai Kaede-baba?” Esclamò Kagome illuminandosi. Kaede raccontò loro di aver consultato cumuli e cumuli di carte e vecchi documenti, e di aver trovato delle notizie inquietanti riguardo una profezia o una leggenda.

“Si dice che ci siano due modi per rendere maligna la sfera. Il primo è che uno youkai o un hanyou esprima un desiderio malvagio seguendo la sua natura distruttrice. Il secondo è che un uomo dallo spirito corrotto la utilizzi per scopi empi come fece Onigumo dando vita a Naraku”
La miko guardò il gruppo seguire attentamente le sue parole, ma perdersi davanti all’ultima frase. Kagome spiegò allora brevemente la storia di Naraku, facendo un po’ più di chiarezza.

“Per una volta Ranma ha ragione. E’ una storia alquanto complicata!” Sentenziò Ryoga.

Inuyasha parlò senza voltarsi “Se l’avessi vissuta l’avresti capita meglio di quello che avresti voluto” disse confondendolo ulteriormente “E ora vecchia dicci qualcosa che non sappiamo”

L’anziana miko sospirò. “Il secondo modo per rendere malvagia la Shikon è che una sacerdotessa e un demone o un hanyou uniscano in qualche modo i loro destini e la utilizzino per uno scopo comune”

Inuyasha ammutolì, e Kagome ebbe un sussulto. Ricordi, sospetti, tutto si mischiò in un’atmosfera pesante che i nuovi arrivati stentavano a capire. Per loro era solo una brutta notizia con un mistero dietro. Per Kaede e gli altri no.

 

“Ora capisco perché Kikyo voleva che diventassi umano. Se fosse stata insieme a me come hanyou la Shikon no Tama sarebbe divenuta malvagia annullando tutti i suoi sforzi per purificarla….”

“…e purtroppo Naraku ha reso vani i suoi sforzi comunque….” Concluse Kagome tristemente ricordando con quale inganno era stata uccisa la giovane sacerdotessa.

Ryoga e Ranma bisbigliarono qualcosa sull’eventualità che Kikyo fosse colei che custodiva la sfera prima di essere uccisa a causa sua. Se così fosse stato almeno un pezzo del mosaico sarebbe andato al suo posto. Quando lo domandarono a Kaede la vecchia li fissò con aria solenne “Avete indovinato ragazzi. Kikyo era proprio quella miko, nonché mia sorella” Akane trattenne un gemito di sorpresa a quella rivelazione “Lei e Inuyasha….”

“ZITTA VECCHIA!” La censurò lui ancora voltato verso l’orizzonte “Non voglio…ripetere di nuovo quella storia” Concluse con una calma quasi glaciale.

 

“Vecchia Kaede?” La voce di Kagome la riscosse dai suoi pensieri, e la miko si voltò verso la ragazza con l’unico occhio scintillante di presagi.

“Cosa c’è Kagome?”
“Ecco…la Shikon…pensi sia stata Kikyo a ridurla così…?”
La donna incrociò le braccia con aria grave “Ebbene io temo di sì. Nonostante sia solo un corpo fatto di fango, mia sorella ha ancora parte dei suoi poteri di miko”

“Scusate? – intervenne Akane timidamente – volete dire che quella sacerdotessa…Kikyo…è ancora viva?”

“No. E’stata resuscitata” Intervenne Ryoga stupendo tutti quanti. Sembrava quasi in trance, fulminato da un ricordo improvviso.

“E TU COME LO SAI?!” Lo apostrofò Ranma malamente.

“Per tua norma e regola, io ho viaggiato molto, e si dà il caso che in questi miei viaggi…”
“…prendendo la direzione sbagliata…”

“…STAI ZITTO E LASCIAMI FINIRE!! In questi miei viaggi io ho imparato molte più cose di quante tu ne abbia imparate al Furinkan! Direzione sbagliata o no, incontrai un vecchio bonzo in un villaggio ad Hokkaido…”
“…o era Okinawa?” Il pugno di Ryoga zittì l’artista marziale all’istante.

“Pioveva a dirotto, e lui mi ha offerto ospitalità e un bagno caldo” Per un attimo incontrò lo sguardo di scherno di Ranma, ma passò oltre schiarendosi la voce.

“Nel suo tempio c’erano dipinti stranissimi raffiguranti i riti più strani di purificazione e di esorcismo. Parlammo per un po’ del più e del meno, quando l’occhio mi cadde su un disegno in particolare. In esso una vecchia con dita artigliate e un sorriso malevolo agitava strani ciondoli sul corpo nudo di una…bè…di una donna che sembrava morta. Così ho scoperto che quella era una strega, o un’orchessa, e risvegliava i morti utilizzando le ceneri mischiate con fango e terra. Quando voi avete parlato di vostra sorella, poco fa – spiegò rivolgendosi a Kaede – ho capito che è stata resuscitata. Ho ragione?”
La miko fece un leggero sorriso a Ryoga, facendolo arrossire “Complimenti ragazzo, hai dell’intuito. In effetti la mia povera sorella fu resuscitata proprio da un’orchessa nel modo da te descritto”
Ranma borbottò qualcosa a proposito di maiali imbecilli che si spacciavano per intelligentoni, ma Akane parlò prima che lui potesse reagire “Ci manca un demone ora. Se la sacerdotessa è Kikyo, chi è il demone?”

“Naraku” Dissero insieme Kagome e Inuyasha.

“Cavoli, voi sì che avete le idee chiare!” Esclamò Ranma tra il serio e il faceto.

“Naraku e Kikyo hanno collaborato segretamente più di una volta, ma ora hanno finito con i loro trucchetti” Sentenziò Inuyasha. Aveva il cuore gonfio di un misto di emozioni contrastanti. Rabbia, paura, disappunto, odio. Lui avrebbe dato la vita per vendicare Kikyo, ma lei ora, probabilmente si era già messa dalla parte del suo uccisore pur di riavere quello che aveva perso in vita. L’hanyou non voleva seguirla negli inferi nemmeno se era stata lei a chiederglielo. Ma avrebbe fatto in modo che lei riposasse in pace lasciandolo libero da quel legame che gli diventava sempre più insostenibile. 

 

“Se non avete altro da chiedere io direi di metterci in cammino subito. Prima che cali di nuovo il sole” Sentenziò l’hanyou con fare pratico. La vecchia miko lo fissò enigmatica “Inuyasha…di grazia, dove pensi di andare e cosa pensi di fare? Non sai nemmeno come risolvere questa incresciosa situazione!” Lui si voltò guardandola con un misto di orgoglio e di determinazione “Intanto – disse con un sorriso che gli lasciava gli aguzzi canini scoperti – vado ad ammazzare Naraku con le mie stesse mani” sfoderò gli artigli che scintillarono come un’arma inquietante nel sole del pomeriggio, e Kagome ebbe un tremito davanti a tanto odio negli occhi ambrati del suo hanyou preferito. “Poi si vedrà” Concluse tornando calmo.

 

Ryoga, Ranma e Akane si guardarono a vicenda, interrogativi, come decidendo, poi il ragazzo con la bandana disse timidamente “Akane-chan….forse è meglio che tu…”
“Per favore!” Lo censurò lei supplicante “Ho già dovuto faticare a convincere Ranma a lasciarmi andare con lui! Non cominciare anche tu! Io me la caverò. Sono un’artista marziale come voi dopo tutto”
Ryoga spalancò gli occhi stupito “Vuoi dire che Ranma ti ha permesso di seguirlo in una missione così pericolosa?!”
Lei annuì con noncuranza, e in un istante Ranma lo ebbe addosso “Come hai potuto fare questo?! Ti ha dato di volta il cervello?!”
Lui fece un sorriso sbilenco intimandogli di stare calmo, P-chan. Ma Ryoga si imbufalì ancora di più, e cominciò di nuovo l’eterna lotta trai due artisti marziali più scatenati di Nerima…e forse del Giappone intero.

 

“Uff! Akane-chan devono amarti molto entrambi per combattere per te in quel modo!”
La ragazza si voltò a guardare Kagome, rossa fino alle radici dei capelli “Che dici?! Io e Ranma stiamo insieme perché lo hanno deciso i nostri genitori, e Ryoga…lui è solo un amico!”
“Ne sei sicura Akane?” Fece l’altra con gli occhi socchiusi e indagatori in un atteggiamento che le ricordava Nabiki.

Intanto Ryoga si era portato le mani al petto in un atteggiamento che ad Inuyasha era familiare (sarà mica…anche lui…?) Aveva sentito Akane parlare di lui come un amico, ed era pronto a scagliare il Shishi hokodan contro il suo avversario.

Conscio del pericolo, Ranma gridò a tutti di allontanarsi. Inuyasha aveva già preso Kagome in braccio con sua grande sorpresa, e la stava conducendo fuori dalla capanna. Akane intimò a Kaede di mettersi al riparo, e il colpo partì facendo un grosso buco nel legno della parete.

 

“E’pazzesco” Mormorò Inuyasha incredulo, Kagome ancora in braccio.

“Quello è lo Shishi hokodan. Un colpo di energia negativa provocato dallo stato depressivo di Ryoga” Spiegò Akane calma. Tutti si voltarono nella sua direzione.

“E’lo stesso usato da Ranma con il drago!” Esclamò Kagome rimettendosi in piedi.

Akane scosse la testa “Ranma usa l’energia opposta, quella dell’orgoglio del vincitore

“ Moko Takabisha ” Disse Inuyasha che se lo ricordava benissimo.

Kaede sospirò “Credo che quei due ragazzi siano speciali, e vi daranno un grande aiuto, ma…”
“Ma?”
“Ma la mia capanna è distrutta”
Akane arrossì “Mi vergogno per loro” mormorò impercettibilmente.

 

 

(L’INCONTRO CON KIKYO)

 

Partirono verso mezzogiorno, il sole era alto nel cielo, e una leggera brezza estiva carezzava piano la natura circostante, rigogliosa e bella come non l’avevano mai vista.

Sango, Miroku e Shippo si erano uniti a loro, ed erano stati messi al corrente della gravità della situazione: il monaco aveva posto centinaia di sigilli al pozzo, con la promessa che Kaede avrebbe eretto un kekkai nella zona e fosse andata a controllare di tanto in tanto. 

Kirara camminava pigramente al fianco della sua padrona, e Ranma si teneva a debita distanza; Ryoga stava tra lui ed Akane per evitare di perdersi, e di tanto in tanto le lanciava occhiate ansiose, chiedendosi perchè Ranma fosse stato così stupido da permetterle di andare.

Miroku era posizionato dietro a Sango, ‘per guardarvi le spalle’ aveva detto, ma lei sospettava che le guardasse anche dell’altro, e spesso lo coglieva in flagrante e gli lanciava un’occhiataccia, minacciandolo col pugno.

Inuyasha chiudeva la fila davanti a tutti, annusando l’aria e muovendo le orecchie canine in modo delizioso agli occhi di Kagome che era dietro di lui. Ultimamente guardava con più interesse i suoi movimenti, e capiva che l’hanyou esercitava su di lei un fascino incredibile da un po’ di tempo a quella parte. Che si stesse innamorando di quel rozzo scorbutico? No, forse era solo che le facevano tenerezza le sue orecchie e il suo sguardo da bambino quando gli parlava delle tecnologie del futuro…no?

 

I suoi pensieri furono interrotti bruscamente da un movimento improvviso di Inuyasha.

“Cosa c’è? Avverti la presenza di Naraku Inuyasha?” domandò Miroku impugnando il suo Shakujo più strettamente.

“No. Di Kikyo”

Kagome si accigliò. L’hanyou camminò silenziosamente seguito dagli altri che ora si guardavano attorno con aria circospetta. Inuyasha avvertì l’inconfondibile odore di erba umida e foglie morte che aleggiava sempre intorno alla miko, e in qualche modo gli parve…più forte, come se quel residuo di anima rimastale si fosse ingigantita per magia.

“Che diavolo…” Poi Akane gridò.

 

Inuyasha vide la luce di furore brillare negli occhi morti di colei che aveva amato cinquant’anni fa. La sua mano stringeva un lembo della camicia di Akane con una malvagità che non ricordava. La ragazza, dal canto suo, si voltò bruscamente per colpirla con un calcio mirato, ma lei si scostò con la grazia di una ballerina. Sembrava fatta d’aria.

“Kikyo” mormorò l’hanyou con un misto di dolore e nostalgia negli occhi.

Ranma intanto si era portato protettivamente davanti ad Akane, ma lei faceva gesti concitati di lotta, gridando che non aveva paura. Anche Ryoga le si avvicinò.

“Una ragazzina vispa e innamorata come te deve avere un’anima invidiabile. Sono spiacente che tu non sia in pericolo di vita così che io possa impossessarmene”
Inuyasha sussultò come se gli avessero dato un pugno nello stomaco, e Miroku istintivamente si fece più vicino a Sango senza sapere neanche il perché.

“MALEDETTA COSA DIAVOLO VUOI DA NOI?!” Gridò Akane infuriata. Ranma aveva rinunciato a farle scudo, ma si teneva vicino a lei. Non gli erano piaciute per niente le parole di quella specie di zombi “Che razza di miko sei? Ti allei ai demoni e pretendi anche le anime altrui?”

Inuyasha si avvicinò a lei con circospezione, guardando il suo sorriso cattivo con sospetto “Che cosa ti ha fatto Naraku? Ora non ti accontenti neanche più delle anime delle ragazze già morte? Vorresti anche quelle di coloro che sono ancora in vita?”

Kikyo fece la strana parodia di una risata di compassione “Quello che io ti chiedo è cosa abbia fatto questa ragazza a te” disse indicando Kagome con un dito sottile “Con un’anima vivente potrei vivere con te come una donna e non dovrei condurti negli inferi. Non sei contento di avere un’altra possibilità con me Inuyasha?”

 

Tutti tacquero improvvisamente. ‘un’altra possibilità?’ ‘come donna?’ (ma allora lui e quella miko…) formularono quasi all’unisono le menti di Ranma, Akane e Ryoga.

“Inuyasha non verrà mai con te, anima o no!” Gridò improvvisamente Kagome facendoli sussultare.

Kikyo non le badò nemmeno, e continuò a sorridere ad Inuyasha “Sai, ho scoperto che ci sono modi migliori di resuscitare, e uno di questi è avere un’anima vivente. Sarebbe come ridarmi una vita vera; magari un giorno questo sarà possibile Inuyasha, e allora potrei anche prendere la tua adorata Kagome e scaraventarla al di là del pozzo fino alla fine dei suoi giorni…tu che ne dici?”
Lui non disse niente. Era allibito; mai, nella sua nuova non-vita Kikyo era stata altrettanto implacabile e sicura di se stessa. Cosa diavolo c’era di nuovo che a lui sfuggiva?
“Cosa state tramando tu e quel verme di Naraku? Perché avete macchiato di nuovo la Shikon in modo che non possa neanche essere purificata?”

Il sorriso della miko si spense automaticamente “Quello che posso dirvi è che state andando nella direzione sbagliata. Il mezzodemone Naraku non è più nel suo covo; e finchè non sarà…pronto tutto non vi lascerò raggiungerlo”
L’hanyou rimase a bocca aperta, e il monaco e l’acchiappa spettri si scambiarono uno sguardo di sorpresa “Pronto…che cosa?!” Domandò Miroku.

La miko sorrise di nuovo, malignamente. Era raro che sorridesse così. Poi fece una cosa che lasciò tutti quanti a bocca aperta. Pose le mani sul viso di Inuyasha e lo baciò. Un gesto fuggevole, intenso, che provocò un rimestìo di gelosia nelle viscere di Kagome (e due) pensò con disappunto.

“Ci vediamo presto Inuyasha” Disse prima di sparire lentamente dalla loro vista. Lui rimase imbambolato sul posto, il bacio di Kikyo che gli formicolava spiacevolmente sulle labbra.

Si riscosse solo quando Kagome gli sventolò una mano sotto il naso “Eh? Che c’è?” Lei lo guardò con disappunto (dunque gli è piaciuto a tal punto da rimanerne ipnotizzato!) “A CUCCIA!” Il grido riecheggiò nell’aria, e udibile fu anche il ‘crack’ della schiena di Inuyasha che si piegava per l’ennesima volta “Dannata! – sibilò – perché diamine…”

“E’già la seconda volta che devo assistere alle tue smancerie con Kikyo, ora mi sono stufata!”
“Ma è stata lei a baciarmi!”
“E a te è piaciuto!”
Ranma si inclinò verso l’orecchio di Akane, e sussurrò “Vedi? Si comporta in maniera illogica proprio come te!” L’aura blu di Akane lampeggiò tutto intorno, e lei si scagliò contro il suo fidanzato per ‘dirgliene quattro’ a modo suo.

Kagome si allontanò indignata, e Miroku le chiese dove stesse andando “Me ne torno nella mia epoca! Mi pare di aver capito che Naraku è al momento irraggiungibile!” Fece una smorfia di disdegno verso l’hanyou e se ne andò sul serio.

“Ma…cosa…” Balbettò Inuyasha senza capire come al solito.

“A CUCCIA A CUCCIA A CUCCIA!!!!” Ripetè da lontano Kagome.

“E’ovvio che è gelosa marcia elfo-yasha” Sentenziò Ryoga dal suo angolo.

Lui si accorse a malapena del nomignolo affibbiatogli, dolorante e confuso com’era, ed esclamò imbarazzato “Gelosa di che?! MICA STO INSIEME A QUELLA IO!” puntualizzò.

“Ehhh! Inuyasha Inuyasha!” Lo compatì Miroku colpendolo poco gentilmente sulla testa

“E tu che cazzo vuoi?!”
“Non capisci niente delle donne!”
“Ha parlato l’esperto!” rimbeccò indignato.

“Più di te sicuramente….”
“Sì…esperto in palpatine!” Lo canzonò.

Ranma sbadigliò pigramente “Allora che si fa?” domandò.

L’hanyou si grattò la testa, riflettendo, e Sango gli suggerì “Vai a cercare Kagome, intanto noi cerchiamo di capire se Kaede ha qualche idea in proposito. Magari sa dove sta Naraku”
“E perché devo cercarla io?!” Protestò.

“Perché sei tu che l’hai ferita” Rispose il monaco convinto.

Nonostante le proteste, Inuyasha fu spedito al pozzo mangiaossa, e lo strano gruppetto si diresse nuovamente al villaggio per chiedere alla vecchia miko notizie sul nuovo covo di Naraku.

 

Kaede li incrociò a metà strada, il fiato grosso e l’arco in pugno “Sta accadendo qualcosa di nefasto qui” Sentenziò invitandoli a sedere “Vi ho raggiunti perché sentivo che Naraku si era spostato”
“Grande! – fece Ranma con disappunto – e quando volevi dircelo?” Akane gli diede una gomitata forte nelle costole, sibilandogli che non si parlava così ad una persona anziana.

“Si vede che sei rozzo come quell’elfo!” Dichiarò Ryoga provocando un gesto d’ira del ragazzo col codino.

“Su su, state calmi…cerchiamo di capire se Kaede-sama riesce ad illuminarci su questo oscuro mistero” Disse Miroku conciliante. I due litiganti si lanciarono un ultimo ghigno di sfida, poi incrociarono le braccia e si voltarono ognuno da un lato. Akane fece un’alzatina di spalle.

“Direi che manca qualcuno” Disse la vecchia miko.

Sango spiegò brevemente dell’incontro con Kikyo, e domandò se non fosse pericoloso per Kagome recarsi al pozzo da sola.

“State tranquilla divina Sango, vi ricordo che ho sistemato quanti più sigilli possibili; inoltre la venerabile Kaede ha innalzato una forte barriera spirituale, e confido che Inuyasha riuscirà a raggiungere Kagome prima di sbatterci il naso contro”
“Houshi-sama?” Lo interpellò lei con voce suadente.

“Cosa c’è divina Sanghhhhhmph!”
“Vi pregherei di non palpare il mio fondoschiena quando mi date le vostre spiegazioni, altrimenti la prossima volta la mano ve la disintegro”
“Statene certa Sango-sama” Fece lui massaggiandosi il dorso della mano in questione.

 

 

Al contrario di quello che aveva pronosticato Miroku, Inuyasha andò proprio a sbattere contro il kekkai di Kaede. Ma mentre imprecava massaggiandosi il naso dolorante, la vide poco distante, seduta sotto il Goshinboku.

“Ehi Kagome!” La chiamò senza potersi avvicinare ulteriormente.

Lei si limitò a voltarsi un poco, fissandolo con aria indifferente, e ritornò a guardare nel vuoto.

“KAGOMEEEEEEEE!!!!”

“A CUCCIA!!!”

La schiena già provata di Inuyasha emise un sinistro ‘crack’ di protesta, e l’hanyou imprecò a bassa voce.

“Dannata, ma si può sapere cosa ti ho fatto io?!” Le gridò.

Kagome si voltò con un gesto di stizza che fece brillare la sfera che aveva al collo “E me lo chiedi razza di…di…MANIACO?!”
“Ma…niaco…?” Fece lui con uno stupore che innervosì ulteriormente la ragazza di fronte a lui.

“Si, MANIACO!! Ti pare carino sbaciucchiarti Kikyo proprio davanti a me…e agli altri, naturalmente…?!”
Lui sbattè gli occhi, disorientato; raramente arrivava a capire i sentimenti degli altri, ma quella volta gli fu tutto molto chiaro “AH! SEI GELOOOOSA ALLORA!!” Esclamò indicandola con un dito artigliato.

Kagome arrossì fino alla cima delle orecchie, e si scagliò contro di lui uscendo dal kekkai.

“COME POTREI MAI ESSERE GELOSA DI UN ROZZO…SCORBUTICO COME TE?! SAI CHE TI DICO?! SE KIKYO E’COSI’IMPORTANTE PER TE, PERCHE’NON VAI CON LEI NEL REGNO DEI MORTI??!!”

Quando Inuyasha l’afferrò per le spalle, Miroku, Sango e Shippo, nascosti dietro ad un cespuglio, ebbero un violento sussulto. Li avevano raggiunti per permettere alla vecchia Kaede di spiegare tutto una volta sola, ma avevano preferito…’non interrompere’ la loro discussione così animata. Ora si chiesero se per caso Inuyasha non volesse farle del male.

 

Kagome avvertì le mani forti dell’hanyou afferrarle le spalle selvaggiamente, e i suoi occhi si spalancarono in stupore. Barcollò all’indietro, e mosse i piedi velocemente per non cadere, ritrovandosi con le spalle contro il Goshinboku. Ora le mani di Inuyasha stringevano più forte, da farle quasi male, ma si accorse che teneva gli artigli lontani dalla sua pelle.

Vide la luce che gli brillava negli occhi color grano, e le sembrò rabbia…o pazzia… (Kamisama cosa ho detto mai? Inuyasha è infuriato con me…!) Mentre formulava questi pensieri avvertiva il respiro rovente dell’hanyou sfiorarle il viso, e prima che potesse dire qualsiasi cosa, si ritrovò le sue labbra pigiate prepotentemente contro le proprie.

 

Sango strozzò un gemito di sorpresa, e Miroku tappò gli occhi al piccolo youkai volpe “Lasciami Miroku, voglio vedere anch’io!! Cosa sta facendo Inuyasha a Kagome?!” strepitò Shippo contrariato.

“Sono cose da grandi” Sentenziò il monaco con gli occhi fissi sul Goshinboku.

 

Il petto le si sollevò una volta, dolorosamente a quel bacio così inaspettato e violento; poi Kagome non ebbe più il coraggio di respirare, e gli occhi spalancati volevano chiudersi per godersi quel momento magico.

Cos’era il sapore che sentiva sulle sue labbra…miele? O qualche altro nettare meraviglioso? Quello che era certo è che Inuyasha la stava baciando, e le sue labbra erano terribilmente dolci. Non ricordava di aver provato una sensazione più calda e coinvolgente in tutta la sua giovane vita.

(Oddio, e adesso che faccio? Dovrei mandarlo a cuccia, ma non ne ho il coraggio…ma cosa sto dicendo?! Kamisama…Inuyasha mi sta baciando, Inuyasha MI STA BACIANDO, INUYASHA MI STA BACIANDOOOO!!!)

 

Il destino non le permise di riflettere oltre, perché un rombo di tuono incredibilmente vicino le riempì i sensi facendole dimenticare dove si trovava e cosa stava facendo. Un secondo più tardi le sue spalle erano libere, e Inuyasha stava lottando.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Il nascondiglio di Naraku ***


 

IL NASCONDIGLIO DI NARAKU

 

 

Naraku si avvicinò alla miko inginocchiata in un angolo e si accigliò. Ci stava mettendo troppo, decisamente troppo, e lui aveva fretta.

Vide la Shikon no Tama brillarle tra le mani nivee, e per un attimo fu pervaso dal desiderio di strappargliela ed esprimere il desiderio che tanto bramava nella sua anima impura

(no, con calma, non vorrai rovinare tutto proprio ora, vero?)

Divenire un demone completo era la cosa a cui ambiva di più al mondo, ma se c’era la possibilità di togliere di mezzo Inuyasha e i suoi stupidi amici sarebbe stato ancora meglio. La Shikon sarebbe diventata ancora più malvagia, sino a raggiungere la saturazione completa, e allora…

“Allora sì che diventare uno youkai sarà divertente” Ghignò a bassa voce per non distrarre la sacerdotessa di fronte a lui.

 

Grazie alle sortite di Kagura, Naraku aveva appreso che si erano uniti nuovi elementi al gruppo dell’hanyou dai capelli argentei, ma questo non lo preoccupava più di tanto. Avrebbe mandato all’inferno anche loro.

 

Intanto, Kikyo salmodiava frasi in antico Mandarino cinese…

Mancava poco ormai.

 

(KAKUSARETA YAMA, il monte nascosto)

 

Sango fece appena in tempo a gridare a Miroku di tenere giù le mani, che già il demone alato aveva preso il sopravvento sputando fuoco ovunque.

 

Inuyasha vi si avventò contro lasciando sola e tremante Kagome, appoggiata al Goshinboku come se si sentisse protetta dall’albero stesso. Dopo un attimo di esitazione si riscosse, e si scostò appena in tempo per evitare il soffio rovente della creatura.

 

“INUYASHA! SULLE ALI!”

L’hanyou, che aveva sfoderato Tessaiga e brandiva colpi mortali al veloce youkai, mosse le orecchie in direzione della donna che aveva baciato poco prima di sua spontanea volontà, e per un attimo non capì cosa gli stesse dicendo.

 

“COOOOSA?!”

“I FRAMMENTI TESTONE!” Il suo viso si illuminò di comprensione, e con due colpi decisi tagliò di netto le ali de mostro, che si dissolse con alte grida di agonia.

 

Miroku e Sango sbucarono da dietro il cespuglio con passo lento e incerto “Tutto bene?” Domandò la sterminatrice di spettri a Kagome.

 

“S-sì”

Inuyasha fissava accigliato i resti dell’animale come se qualcosa gli sfuggisse, e sussultò all’improvviso tocco di Miroku.

“Che vuoi bonzo?” Lo apostrofò come al suo solito.

“Suvvia Inuyasha…hai appena sconfitto questo demone alato con due soli colpi di Tessaiga, cosa è che ti turba?”
Lui si voltò, inviperito “Hai detto bene bonzo, DUE SOLI COLPI. Hai idea di come sia possibile che un mostro inviato da Naraku possa essere così vulnerabile?!”
Il monaco non capì perché Inuyasha sospettasse proprio del mezzodemone loro nemico, ma scorse le api velenose volare via poco lontano e capì che aveva ragione. Aprì la bocca per rispondere ma non disse nulla. Non aveva idea di che ribattere.

“Ehi, tutto bene qui?” La voce di Ranma fece voltare Kagome, che stava raccogliendo i frammenti della Shikon. Con lui c’erano anche Kaede e tutti gli altri.

Sango si avvicinò al gruppo stringendo Kirara al petto, provocando la fuga di Ranma dietro le spalle della sua fidanzata.

“Un demone ha attaccato Kagome-chan, ma Inuyasha l’ha sconfitto con Tessaiga” Spiegò.

L’hanyou rimase ancora per un attimo a fissare i resti della battaglia, la domanda ancora sospesa nell’aria.

“Miroku?”
“Sì Inuyasha?”
“Ora ti farò una domanda più semplice della precedente, e ti prego di rispondermi sinceramente”
“Dimmi pure”
“Da quanto tempo sei qui a spiarmi?”
Il monaco tossicchiò nel pugno, e cercò di spiegare che aveva sentito le grida del mostro ed era accorso.

“Mi sfotti bonzo pervertito?! Tu mi hai spiato quando….”
“Quando…?” Fece finta di non capire.

“Lo sai benissimo!”
“Veramente no”
“MIROKU!!!!” Ghignò contrariato.

“Va bene, va bene, non ti scaldare tanto. Tu vuoi sapere se ti ho visto mentre baciavi la divina Kagome, non è vero?”.

“Già” Fece lui minaccioso.

Il monaco si grattò la testa con aria innocente “Ebbene Inuyasha…credo di essermi perso quella scena!”

L’hanyou annuì “E allora COME FAI A SAPERLO?!” Gridò mostrando gli artigli e cominciando a rincorrerlo.

 

Kagome mise i frammenti assieme agli altri, e si lasciò sfuggire un’esclamazione di sorpresa. La Shikon no Tama era quasi completa.

 

 

Finita la lotta tra Miroku e Inuyasha (quest’ultimo era riuscito ad assestargli un paio di pugni sulla testa), Kagome, Ranma, Akane e Ryoga, nonché l’hanyou e il monaco, sedettero accanto al Goshinboku per ascoltare le parole della miko.

 

“Naraku è nascosto su un monte molto a nord di qui. Avverto i pensieri malvagi che aleggiano attorno al suo nascondiglio, ma non sono in grado di capire cosa stia tramando. La cosa migliore è attendere che faccia lui la prossima mossa”

“La senilità di sta dando al cervello, vecchia! Tu pensi davvero che io me ne stia qui con le mani in mano ad aspettare che quel bastardo ci mandi qui un altro dei suoi mostri per ucciderci tutti quanti?”

“Mi pare che avessi detto che quest’ultimo demone ti sembrava alquanto innocuo, poco fa” Gli fece notare Miroku.

L’hanyou fece un cenno col capo “Sì, ed è questo che mi preoccupa maggiormente”
“Che vuoi dire Inuyasha?” Domandò Sango.

“Che i conti non mi tornano…Naraku sta giocando con noi, non lo capite?”
Fu Ranma a parlare, come eco ai suoi pensieri “Vuoi dire che vuole distrarci per sferrare l’attacco finale quando meno ce lo aspettiamo?”

“Esatto”

Tutti tacquero per un po’, e Kaede ruppe il silenzio parlando con voce grave “Quello che dice Inuyasha è vero. Tutti quei mostri che emettevano acido mortale, l’essere che creava figli imperfetti, il drago che ha affrontato con Ranma, lo stesso demone che vi ha distratti sottraendovi la Shikon…sembravano tutti forti e mastodontici nell’aspetto esteriore, ma in fondo si rivelavano letali quanto un serpente velenoso in pieno inverno”

“Pensate che Naraku ci stia distraendo da quel che sta tramando su quella montagna?” Domandò Kagome rivolgendosi a nessuno in particolare.

“Già divina Kagome, credo che Inuyasha stavolta abbia attivato la parte fertile del suo cervello facendola lavorare alacremente” Sentenziò Miroku meritandosi un’occhiataccia dall’hanyou in questione.

Kagome tirò fuori la Shikon e la mostrò “Allora come lo spiegate questo?”

Kaede mandò un verso strozzato, ed esaminò la perlina violacea che teneva in mano Kagome “Oh Kamisama…oh dei….”
“La smetti di imprecare e illumini anche noi vecchia?” Sbottò Inuyasha.

“Sì Kaede-baba, che accade?” Chiese il piccolo Shippo che era rimasto alquanto silenzioso per tutto il tempo.

La miko si costrinse a deglutire pesantemente prima di parlare “Questa…questa non è la Shikon no Tama”

 

 

Naraku giocherellava con un’anima rubata all’ennesima ragazza morta, facendola scivolare tra le mani come un’innocua pallina luminosa.

La miko inginocchiata di fronte a lui sudava copiosamente, e la pelle aveva assunto un colore grigiastro alquanto malsano, anche per una zombie.

“Dannazione Naraku, non capisci che così mi rallenti?” Sibilò con aria velenosa.

Lui lasciò librare in aria la preziosa reliquia per poi afferrarla con delicatezza “Davvero? Tu credi che io possa rallentare un lavoro così maledettamente flemmatico già di per sé?” Domandò con insolita ironia.

“Non sei divertente! Lo vuoi aprire o no questo scrigno?!”

Lui sorrise in maniera grave, e lasciò che l’anima volasse verso il corpo consunto di Kikyo. Immediatamente lei sentì la luce entrare in lei come un torrente in piena, dilatandole i pori della pelle e lasciando fluire un ennesimo soffio di vita.

Con la luce spenta di nuovo negli occhi, la sacerdotessa che una volta aveva custodito la Shikon no Tama, ricominciò ad inquinarla con oscuri sortilegi di morte.

 

 

“Kakusareta Yama?!” Esclamò Akane.

“Sì, un monte nascosto dal kekkai malvagio creato da mia sorella Kikyo per servire quel maledetto hanyou” Spiegò Kaede con aria grave “Ora lei sta tramando qualcosa lassù, sullo Yama, ma io non so dirvi cosa sia, perché i pensieri malvagi dei non-morti o dei mezzidemoni, quando sono così lontani, non sono percepibili”

Ranma fissava accigliato davanti a sé, e Ryoga lo osservò cercando di capire cosa gli passasse per la zucca. Quando guardò davanti a sé capì.

“Dimmi un po’ vecchia Kaede – fece il ragazzo col codino – com’è che questo Kakusareta Yama noi non lo vediamo?”
“Già – ribattè Ryoga convinto – dov’è questo fantomatico monte nascosto?!”
“Zucconi! – fece Inuyasha – se è nascosto vuol dire che c’è un’aura malvagia che impedisce a voi comuni mortali di vederlo, no?! Ma ascoltate quando la gente parla?!”
Ryoga si voltò inviperito “Perché elfo-cane, tu lo vedi?!”
“NON SONO UN ELFO!!”
“Ma lo vedi o no?!” gridò Ranma.

“IO lo vedo” Sentenziò Akane facendoli sussultare.

Kaede si accigliò, riflettendo, com’era possibile che quella ragazza vedesse quello che solo lei ed eventualmente Kagome potevano scorgere? Che fosse la reincarnazione di una miko anche lei?
“Cosa dici ragazzina? Tu VEDI davvero quel monte?”
“Sì, perché?” Fece lei con un’alzatina di spalle.

“Solo le miko possono vedere al di là di una barriera demoniaca” Rispose Kaede in tono grave.

“Tsè! Akane non lo è di certo! Goffa e imbranata com’è non….” Il gomito della fidanzata mandò Ranma a terra senza tanti complimenti.

“Comunque è meglio che ci affrettiamo ora, Kagome e Akane ci faranno da guida” Sentenziò Inuyasha.
“E voi venerabile Kaede? Non venite con noi?” Domandò Miroku guardandola attento. La vecchia miko scosse la testa “Devo occuparmi del villaggio e del pozzo. Ma voi affrettatevi; la scalata è lunga, e Naraku, per quel che ne so, potrebbe aver già completato la vera Shikon no Tama”
Inuyasha annusò l’aria e si accigliò “Che aura malvagia…ehi vecchia Kaede, cosa ne dobbiamo fare di questa finta Shikon? Pare che Naraku l’abbia messa addosso a tutti i suoi mostri”
Kaede assunse un’espressione seria “Kagome non cercare di unire quei frammenti anche se ne trovi degli altri. Non lo fare per alcun motivo. Non so il perché ma ho la certezza che quella sfera sia malvagia”
La ragazza annuì, stringendo la perlina quasi completa che aveva al collo.

“Ora andate e….buona fortuna”

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(QUASI IN CIMA…)

 

La scalata si rivelò tranquilla fino a che non incrociarono Kagura. La yasha figlia di Naraku li aveva fatti dannare non poco con la sua danza delle lame del vento, e li aveva fatti inorridire alla vista dei cadaveri che ballavano una macabra danza di morte. Inuyasha li aveva distrutti a suon di artigli senza tanti complimenti, e Kagura si era ritirata, infine, senza provocare gravi danni; non più di qualche livido o graffio almeno. Questo insospettì parecchio un po’ tutti quanti; perché mai Naraku avrebbe dovuto rallentarli e non fermarli definitivamente? E perché non mandare un altro dei suoi mostri invece della sua amata figlia?

“Quel bastardo trama qualcosa, ora ne sono certo” Sbottò Inuyasha. Ranma annuì, e scoccò un’occhiata preoccupata ad Akane. Le aveva permesso di essere la sua compagna in quella avventura, ma ora temeva che il pericolo a cui l’aveva esposta fosse più grande di lui stesso. Aveva avuto a che fare con fantasmi e sortilegi, con umani dotati di poteri soprannaturali, ma mai con dei veri demoni.

 

“Bè? Che hai da guardarmi così? Non dirmi che sei preoccupato per me!” Esclamò Akane stizzita.

Lui le voltò le spalle “Non mi preoccupo di un maschiaccio come te!”
“MASCHIACCIO A CHI?!”
Kagome sospirò “Su, non litigate…risparmiate le energie, ormai manca poco, e non oso pensare a cosa ci aspetta sul Kakusareta Yama”
I due litiganti smisero all’istante, ancora rossi in volto, e scorsero Miroku che scrutava il cielo.

“Houshi-sama?” Chiamò Sango.

“Tra poco sarà buio…già vedo la pallida forma dell’ultimo quarto della luna.” Inuyasha incontrò il suo sguardo ed ebbe un sussulto (Cazzo me n’ero dimenticato…domani…lo Shingetsu…)

“Bene, vogliamo accamparci per la notte?” Propose Ryoga.

Kagome, che aveva seguito gli sguardi tra il monaco e l’hanyou alzò le spalle “Direi che Ryoga ha ragione Inuyasha…domani saremo solo un po’ più vicini” Lo rassicurò.

“Ma si…ci vorranno altri due o tre giorni per arrivare in cima” Sentenziò Sango tra gli sguardi smarriti di Ranma e il suo gruppo.

“Ehi guarda! Kagome le termeeeee!!!” Gridò allegro il piccolo kitsune correndo verso le sorgenti di acqua calda. In effetti, anche se la temperatura era calata di parecchio durante la salita, dietro alla fitta vegetazione c’era un laghetto vulcanico assai invitante.

Miroku esortò le ragazze a ristorarsi mentre gli uomini preparavano l’accampamento, e l’acchiappa-spettri lo minacciò di morte se si fosse avvicinato troppo. Akane sorrise affettatamente, ricordando l’insinuazione di Ranma; quel monaco somigliava davvero al vecchio Happosai. Shippo si unì a loro, e il monaco decantò il proprio disappunto da dietro un cespuglio.

“Shippo è un bambino Miroku-sama, e voi vedete di allontanarvi per favore!” Gli gridò Kagome imbufalita.

“Tranquille ragazze, so io come tenerlo a bada” Sentenziò la voce esperta di Ranma. Akane raccontò brevemente del vecchio maestro e del suo…vizio, e Sango e Kagome si sentirono più tranquille.

“Mio caro Ranma…non vuoi dare neanche un’occhiata alla tua fidanzata?” Domandò Miroku innocentemente.

“Ma stai scherzando?! Chi mai vorrebbe spiare un maschiaccio senza un briciolo di sex-appeal comghkkkddgghhh!!!!” La pietra che gli spappolò quasi il naso era di discrete dimensioni, e il monaco si stupì davanti a tanta forza “Santi Numi, non credevo che nelle braccia flessuose di Akane si celasse tanta forza!” Esclamò.

“E non hai ancora visto niente…” Commentò  Ranma a bassa voce costringendolo ad allontanarsi.

Kagome, Sango e Akane, ora potevano fare il loro bagno in santa pace.

 

 

(ARRIVA SHAMPOO)

 

In effetti la pace durò poco. Le ragazze chiacchieravano spensierate, quando un brusco movimento fece voltare Akane, che scattò all’indietro afferrando un noto bombori.

“Ma…questo…”
“AYAAAAA! Akane dove hai nascosto il mio Lanma?!” La ragazza dai capelli viola si tuffò vestita nel laghetto, davanti agli occhi sgranati di Kagome e dell’acchiappa-spettri. Il corto vestito azzurrino le si appiccicò addosso per via dell’acqua, ma lei non ci fece caso, e incrociò i bombori in aria con fare minaccioso.

“Tu la conosci…?” Domandò Sango mentre Akane tentava di tenerla lontana.

“Purtroppo sì”
“Dove hai nascosto marito di Shampoo?!” Strepitò l’amazzone dai capelli viola.
Un movimento nei cespugli le fece voltare tutte insieme, e Ranma sbucò dalla vegetazione pronto ad attaccare “Chi è là!” Fece in tempo a gridare prima che Shampoo gli si stampasse addosso con un salto.

“Sha…Sha…SHAMPOO?!”
Si affacciarono anche Miroku, Ryoga e Inuyasha, attratti dai rumori, temendo che le ragazze fossero in pericolo, provocandone le grida d’imbarazzo.

Inuyasha, con gli occhi fuori dalle orbite, fissava il corpo sinuoso e poco coperto di Shampoo schiacciarsi contro un riluttante Ranma, e non seppe se ridere o invidiarlo “E lei chi sarebbe?”

“Se sapessi…!” Esclamò Ranma cercando di respirare.

Mentre loro erano occupati a capire chi fosse quella strana ragazza, una papera starnazzò volando sopra al laghetto dove Kagome e le altre erano ancora immerse.

“Un papero con gli occhiali?” Fece Sango stupita.

Il volatile si tuffò a capofitto nel laghetto, e Mousse ne riuscì completamente nudo, provocando solo altre grida.

“SHAMPOOOOOOO!!!” Gridò il ragazzo dai lunghi capelli corvini correndo a perdifiato sotto gli occhi stupiti di tutti quanti. Shampoo gli rifilò un calcione rimandandolo a mollo, e cominciarono a volare sassi e pietre nella confusione generale.

 

 

Il fuoco crepitava alto, e tutti vi sedevano intorno mangiando silenziosamente riso e pesce in scatola dell’era di Kagome.

Ryoga, Inuyasha, Miroku, Ranma e Mousse da un lato, coperti di lividi e bernoccoli, Akane, Kagome, Sango e Shampoo dall’altro, accigliate e infuriate per diversi motivi.

“A che dobbiamo questa visita inattesa, Shampoo?” Domandò Akane con calma ostentata.

“Bisnonna ha visto Lanma saltare nel pozzo con ragazza Kagome, e detto a Shampoo ‘perché non segui futuro marito?’ Così io giunta in era Sengoku con lo stupido Mousse al seguito”
“Mai che si faccia gli affari suoi quella vecchiaccia” Commentò Ranma con disappunto.

“Come ha fatto Obaba a capire che c’era un passaggio temporale?” Domandò Akane curiosa.

“Già…solo io e la mia famiglia ne siamo a conoscenza” Disse Kagome.

Shampoo fece un sorriso orgoglioso “Bisnonna è molto anziana e saggia. Lei sa più cose di chiunque altro sulla Terra!”
“Ora non esageriamo” Commentò Ryoga.

“Comunque a parte tutto voglio mettere in chiaro che se sono sbucato dai cespugli non era per spiare te o le altre, Akane, ma perché avevo sentito delle grida e dei rumori, e pensavo foste in pericolo” Sentenziò Ranma portandosi un po’ di riso alla bocca tumefatta.

“Ma certo…perché sennò spiare un maschiaccio privo di sex-appeal come me?” Rispose lei indignata.

“TI HO DETTO CHE NON STAVO SPIANDO!!”
“Lo stesso vale per me!” Dichiarò Inuyasha.

“E per me…” Aggiunse Ryoga.

“Di te mi fido Ryoga” Sorrise Akane provocando le ire di Ranma.

“Io ho solo seguito Shampoo” Disse Mousse.

Sango scrutò Miroku, cercando le scuse nel suo sguardo “E voi houshi-sama? Non avete niente da dire?”
Il monaco non si scompose “Sono venuto in vostro soccorso ovviamente, mie care fanciulle, e non ho certo disdegnato di dare anche un’occhiata”
“E lo dite con tanto candore?!” Esclamò Sango.

“Sei per caso amico del vecchio maniaco Happosai?” Chiese Shampoo per l’ennesima volta.

“Mi spiegate chi è costui?! Pare che io gli somigli molto”
“E’un vecchio pervertito, maestro del qui presente Ranma Saotome” Spiegò Ryoga con un certo disprezzo.

“Mhhh….capisco…e cosa ti insegna il tuo maestro?” Domandò il monaco.

“Non quello che pensi tu” Lo rimbeccò Ranma.

“Almeno dicci chi è la graziosa fanciulla che ti sta attaccata al braccio” In effetti Shampoo si strofinava sul braccio di un paonazzo Ranma, e Kagome e Sango poterono notare l’aura blu di battaglia aleggiare minacciosa intorno ad Akane; ma invece di colpire Shampoo, la ragazza lanciò la ciotola sulla testa del proprio fidanzato “Scusate!” esclamò alzandosi ed allontanandosi velocemente.

“A…Akane aspetta!” Le gridò Ranma cercando di sottrarsi alla morsa della cinesina.

Miroku ne approfittò, e le prese le mani nelle proprie guardandola languidamente “Lasciate stare Ranma, mia dolce creatura, e fate un figlio con me”. Sango gli sbattè l’ Hiraikotsu sulla testa, e Mousse gli saltò sulla testa “Ma è un vizio il vostro?!” Esclamò il monaco guardando stortamente il ragazzo sopra di lui.

“E’che sei un pervertito” Commentò calmo Inuyasha. La sua espressione mutò improvvisamente: qualcuno gli stava toccando di nuovo le orecchie. Era Shampoo.

“Orecchie da cane…sei un demone?” Domandò.

Lui grugnì di disappunto “Sai una cosa ragazzina? Sei quella che ci è andata più vicino!” disse con voce malferma.

 

Quella notte, fu dedicata al riposo e alle spiegazioni.

 

 

(CONFIDENZE)

 

Inuyasha non era uno a cui piaceva parlare, ma Ranma DOVEVA sapere, così scivolò fuori dal futon e cercò l’hanyou.

Il mezzo demone se ne stava placidamente appollaiato sul ramo più alto di un albero, e nonostante i suoi occhi fossero chiusi Ranma vide il suo naso contrarsi un poco e le sue strane orecchie canine vibrare piano.

“Chi sei? Fatti vedere” La sua voce lo fece sobbalzare.

“Tranquillo amico, sono solo io” Disse Ranma avvicinandosi.

“Non sono tuo amico! E comunque sono tranquillissimo…sapevo che era un odore umano….” L’hanyou lo vide saltare su un ramo accanto a lui, e fece un mezzo sorriso “Ma tu per essere un umano sei piuttosto abile…” Commentò.

Ranma si sistemò meglio sul suo ramo “Io mi sono allenato per anni, duramente, invece tu hai qualcosa di innato…è perché sei per metà un demone?”
Vide una scintilla nei suoi occhi, e si domandò se per caso quell’affermazione non l’avesse irritato.

“Mio padre era un demone fortissimo, sai? Un demone superiore. Per mia sfortuna si innamorò di un’ umana. E’ per questo che sono un demone solo per metà.”

Si accorse della sua amarezza, di come gli pesasse il fatto di non sentirsi…completo. Anche lui aveva un problema simile in fondo….

“Scusa se te l’ho chiesto, ma l’altro giorno…quando quel demone ci ha attaccati davanti alla scuola…mi sono sentito seguito, e se qualcuno mi arriva alle spalle senza che io me ne accorga vuol dire che è più bravo di me. E se è più bravo di me….”

“…tu lo sfidi, ho indovinato?” Concluse Inuyasha per lui.

“Esatto. In un certo senso, sapere che abbiamo due nature diverse mi ha convinto a lasciar perdere, ma solo fino a un certo punto”
“Tse! Vuoi sfidarmi…?!” Chiese incredulo.

Lui alzò le spalle “Magari dopo che abbiamo risolto questa questione surreale. Ora non sarei concentrato”

“Quando vuoi…ma attento….”
“Ok”
Ranma guardò le stelle, e gli nacque una domanda “Vuoi bene…a tua madre?” Per un umano era naturale amare la propria madre, ma era curioso di sapere se anche un hanyou potesse voler bene….

“Mia madre è morta” Disse bruscamente interrompendo i suoi pensieri.

Sbattè gli occhi come per una luce improvvisa “Oh…mi spiace…”
“Tse! A me no!”
Ranma ammutolì per un istante. Kagome aveva detto che era buono, ma finora lui aveva appurato solo che non era pericoloso; ovvio, un mezzo demone non ama nessuno, un mezzo demone….non ama nemmeno la propria madre. Cominciò ad essere diffidente nei suoi confronti; fidarsi è bene, ma non fidarsi…..

Pensò per un attimo a Nodoka, con la sua katana. Ranma aveva avuto paura di lei, oh si….ma l’amore tra madre e figlio aveva risolto tutto. Bha! Discorso inutile da fare ad uno col cuore duro come lui. Aveva addirittura pensato che lui e quella ragazza potessero volersi bene….ma ora non ne era più convinto. Scivolò giù dall’albero, biascicando un ‘buonanotte’ poco convinto. Si può augurare la buonanotte ad un mezzo demone?

Akane era di un avviso diverso. Il suo istinto femminile le diceva che c’era qualcosa di molto profondo nell’hanyou, qualcosa di decisamente umano.

Lo disse a Kagome, e le chiese se per caso non ci fosse qualcosa tra loro.

Lei arrossì “Non lo so Akane…talvolta credo che lui sia ancora innamorato di Kikyo…”
“La sacerdotessa ingannata da Narku?”
Kagome annuì. Akane la sentì stranamente vicina, come se avessero un problema in comune. “Fu usando il loro amore che ingannò sia lei che Inuyasha”
“Oh…” Fece lei incapace di commentare tanta crudeltà. Naraku doveva essere davvero molto pericoloso.

Sango interruppe i suoi pensieri “Senti Akane…chi è quella Shampoo? Pare che avanzi dei diritti sul tuo fidanzato”
Lei sospirò affranta, e spiegò la storia delle leggi del villaggio di origine di Shampoo, e di come lei volesse sposarlo a tutti i costi dopo essere stata battuta da Ranma ragazzo.

“Ma è assurdo!” Esclamò Kagome.

“Già…lo sposa solo per uno sciocco combattimento?” domandò Sango.
“All’inizio credevo anch’io che fosse così…ma poi credo che Shampoo si sia innamorata davvero di Ranma”
“E che mi dici di quel ragazzo che la segue? E’molto carino” Chiese Kagome.

“Lui è Mousse, e proviene dallo stesso villaggio di amazzoni. La ama disperatamente poveretto. Ma lei non lo ricambia perché corre dietro a Ranma. E’un triangolo assurdo…” Spiegò Akane.

In quel momento passò Ranma-chan di corsa, con una gattina rosa sulla testa “SHAMPOOOO VATTTENEEEEEE!!!”

Akane indicò laconicamente la scena, mentre dietro di lei appariva Mousse con un secchio vuoto “Shampoo vieni QUIIII!!! Lascia stare SAOTOMEEEE!!!”

“Hanno attaccato di nuovo briga” Commentò Akane vedendo il ragazzo mezzo cieco. “Quello che non capisco è perché debba prendersela con Ranma. In fondo è lei a stargli sempre appiccicata”
“Ma mi pareva che anche tu te la prendessi con lui prima” Le fece notare Sango. Akane arrossì (Kamisama, adesso lo difendo pure?!) pensò.

Kagome la guardò con aria sognante “Per me lo devi amare molto, vero?”

“MA CHE DICI?! QUELLO SCORBUTICO CHE MI INSULTA SEMPRE IO NON LO AMEREI MAI! SONO STATI I NOSTRI GENITORI AD IMPORCI IL FIDANZAMENTO!!!”

“Mi pare che te la prendi un po’ troppo per una che sta dicendo la verità” Notò Kagome.

Akane si voltò fumante di rabbia e vergogna, borbottando che era meglio riposare. Le due amiche sospirarono stancamente, e decisero che aveva ragione. Naraku era vicino, e gli ostacoli non erano finiti.

E Kanna era già in cammino.

 

 

Scalarono la montagna per un bel pezzo prima di incontrare la yasha del nulla mandata da Naraku.

Inuyasha si fermò di colpo, facendo rovinare tutti l’uno sulla schiena dell’altro “Ma che siete rimbambiti?!”
“Sei tu che ti sei fermato di colpo!” Rimbeccò Ranma.

“E voi che cosa siete, pecore?!”
“Andiamo Inuyasha…cosa hai sentito così all’improvviso?” Chiese Kagome conciliante.

“Avverto l’odore di Naraku” Dichiarò serio.

“Già da qui giù?” Fece stupita Sango preparandosi ad impugnare l’ Hiraikotsu.

“C’è dell’altro….”
“AAAHHHHHHHH!!!!”
“…ecco cos’altro!”
Il mostro aveva afferrato Akane sollevandola per parecchi metri, e Ranma e Ryoga si lanciarono contemporaneamente per liberarla. Il salto, preciso ed opposto, li fece scontrare a mezz’aria con un colpo violento e stramazzare al suolo.

“Che dementi…” Sospirò Inuyasha tagliando di netto il braccio squamoso della creatura. Akane saltò giù cominciandolo a tempestare di pugni, e quando vide che il demone non reagiva smise. In effetti sembrava che all’improvviso fosse rimasto senza vita, e anche la luce malvagia che aveva negli occhi giallognoli scomparve.

“Ma che diavolo ha questo mostro?”
“Per quel che ne so io ha un altro pezzo della falsa Shikon” Dichiarò Kagome raccogliendolo ai piedi della creatura e guardandolo con attenzione.

Ranma e Ryoga intanto avevano ripreso i sensi e stavano litigando ferocemente.

All’improvviso, il ragazzo con la bandana cadde a terra privo di sensi, e dietro di lui Kanna teneva in mano il suo specchio.

“DANNATA SEI STATA TU?!” Strepitò l’hanyou correndole incontro per attaccarla. Ranma si accosciò accanto a Ryoga dandogli dei colpetti sulla faccia, cercando di capire cosa gli avesse fatto quella strana ragazzina.

Miroku fermò Inuyasha con un braccio “Sei impazzito? Vuoi forse che prenda anche la tua anima?!”

“COOOSA?!” Gridò il ragazzo col codino afferrando Ryoga e allontanandosi con lui per metterlo al sicuro.

“Veramente – disse con voce piatta la yasha del nulla – a me interessa lei” E indicò Akane, in piedi accanto a Ranma e Kagome.

“Tu non le torcerai un capello!” Grugnì Ranma contrariato.

“Lasciala a me Ranma! E’solo una ragazzina, e con lei posso cavarmela!” Gridò lei da tergo.

“Allora non hai capito niente, stupida!”
“Chi è la stupida?!”
“Quello specchio risucchia l’anima, l’ha già fatto con Ryoga!”
“Cosa…?!” Fece lei smarrita.

Kagome si era fatta avanti. Già una volta aveva avuto a che fare con Kanna, e stavolta sarebbe uscita vincitrice. Ma Sango fu più lesta, e lanciò l’ Hiraikotsu contro lo specchio, che lo assorbì completamente, lasciando la cacciatrice di spettri con le mani vuote e lo sguardo attonito. Miroku cercò di aprire il foro del vento, ma i Saimyosho di Naraku erano tutti intorno a Kanna.

Kagome chiuse gli occhi, prese un sospiro e si lanciò a corpo morto verso la yasha, una freccia stretta nel pugno.

“Kagome che fai?! La freccia verrà risucchiata come il mio boomerang!”
“E’quello che voglio!!” Gridò lasciandola sparire nello specchio, sperando di purificarne l’aura malvagia.

La yasha sorrise un poco, e dallo specchio partì un raggio di luce azzurrina in direzione di Akane “Hai commesso un grosso errore Kagome” la udirono dire mentre il raggio colpiva Ranma al petto come una cosa viva, appena sopra al cuore.

“RANMAAAA!!!!”
“AYAAA LANMA!!!!!”

Akane e Shampoo furono subito accanto a lui.

Inuyasha sfoderò Tessaiga, allontanando un’attonita Kagome “Adesso mi hai rotto ragazzina!”

Ma prima che potesse attaccare si accese una stella prematura, e i capelli di Inuyasha cominciarono ad annerirsi.

 

 

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Capitolo 6
*** Il Vaso maledetto ***


 

IL VASO MALEDETTO

 

Quando Kaede si voltò e vide Inuyasha, si domandò cosa mai stesse portando tra le braccia. Le pareva un fascio d’erbe rossicce, solo che gli ricadeva sulle spalle e dietro la schiena.

Poi notò i capelli scuri dell’hanyou e il suo aspetto umano e capì.

 

Quella che aveva tra le braccia era Kagome, e sulle sue spalle Ranma e il suo amico Ryoga giacevano privi di sensi, e almeno uno di loro era gravemente ferito.

 

“Oh Kami…!” Esclamò precipitandosi verso il gruppo e lasciando cadere la ciotola di brodo bollente che aveva tra le mani.

 

 

(TOKYO, ORE 3:00 AM )

 

Dei tonfi. Dei tonfi forti. L’uomo afferrò gli occhiali sul comodino e guardò l’orologio. Segnava le tre del mattino.

 

“Chi diavolo può essere a quest’ora del mattino?” Pensando ad un’emergenza il dottore si alzò gettandosi una vestaglia sulle spalle e corse ad aprire.

 

Quando spalancò la porta si gelò.

 

Akane era in piedi sulla soglia, piena di graffi e lacerazioni, i vestiti strappati e insanguinati, il volto scuro di fango e terra solcato di lacrime.

“Piccola Akane!” Esclamò Tofu con una nota vibrante di preoccupazione nella voce.

Il viso di Akane si accartocciò “Do-dott-dottoreee! Ran-Ranma….Ryogaaaa…la preeeegooo!!!”
Si accorse che lo stava tirando con urgenza per una manica, scioccata, incapace di spiegare, e capì che non c’era tempo di cambiarsi.

“Prendo la mia valigetta e sono da te” Disse affrettandosi verso l’interno.

 

 

(SENGOKU, ORE 3:30 AM)

 

“Cosa è successo laggiù, Inuyasha?” Domandò Kaede bendando attentamente il braccio di Kagome.

L’hanyou, ora umano, abbassò il capo gravemente, scosso nel profondo. Era impossibile credere che fino a poche ore prima stavano scherzando con Miroku, cercando di tenerlo lontano dalla nuova amica di Ranma giunta dal futuro. Scoccò un’occhiata preoccupata a Kagome, sapendo che era quella che forse ci aveva rimesso di meno, e guardò Ranma, che valorosamente aveva difeso la propria fidanzata dall’attacco di Kanna. Guardò Ryoga, privato di quasi tutto il suo ki, scrutò Miroku, la mano maledetta gonfia del veleno dei Saimyosho di Naraku, Sango, ferita ad una coscia da una delle lame di Kagura, il nuovo ragazzo, Mousse, con una ferita profonda ma guaribile sulla tempia, Shampoo, la ragazza che amava, appena conosciuta e forse già in fin di vita. Poi si tolse di tasca una perlina viola, e la distrusse tra le mani, umane ma forti di odio e rancore.

 

“Inuyasha? Quella era….”
Lui annuì, e vide chiaramente il sangue defluire dal volto rugoso della miko.

“La aku no shinju” Terminò per lei “Cosa abbiamo liberato con questa perla maledetta, vecchia? Dimmelo”

Kaede sospirò profondamente, e guardò Inuyasha con la morte negli occhi “Avete aperto il vaso di Pandora”

 

 

( SENGOKU, IL POMERIGGIO )

 

“Che…che diavolo gli sta succedendo?!” Esclamò Ranma indicando i capelli corvini di Inuyasha.

“OOOHHH MERDA!!!” Imprecò l’hanyou mentre sparivano anche gli artigli e le orecchie canine.

Con un gesto fulmineo e ben mirato, Kanna rivolse lo specchio verso Akane, come mirando, e un fascio di luce azzurrina ne scaturì assottigliandosi man mano che prendeva velocità

“AKANE ATTENTAAA!!!” Gridò Sango buttandosi in avanti. Ma Ranma fu più veloce, e si parò davanti a lei facendole da scudo col proprio corpo. Il raggio lo colpì all’altezza del cuore, e gli occhi del ragazzo si spalancarono per la sorpresa e il dolore.

“RANMA?!”
“AYAAA LANMA?!”
Gridarono all’unisono Akane e Shampoo. L’amazzone scattò in avanti verso Kanna, ma una figura alta e femminile si delineò davanti al suo bersaglio.

“E tu chi saresti?!” Sibilò assumendo una posizione di attacco.

“Mi chiamo Kagura – disse la donna con voce ferma – e sono la yasha del vento. Nessuno si avvicinerà prima che il mio padrone abbia completato la sua opera. ORA MUORIIII!!!” Gridò aprendo il suo micidiale ventaglio. Completamente spiazzata, Shampoo avvertì solo vagamente le grida di avvertimento di Miroku e Inuyasha, e vide con la coda dell’occhio l’ennesima freccia di Kagome dirigersi verso Kagura e venire respinta da migliaia di legnetti…

 

“Fuujin no maiIIII!!!!!!” Urlò la yasha scagliandosi su Shampoo. L’amazzone, colta di sorpresa da quell’attacco insolito, fu trafitta in decine di punti, e si accasciò al suolo priva di sensi.

“MALEDEEEETTAAAA!!!” Gridò Mousse avventandosi su di lei. Kagura rise “Cosa credi di fare. Stupido umano?!” Poi fece un gesto ampio col proprio ventaglio e gridò “ Ryuuja no mai!!”

A centinaia, le lame prodotte dal vento si diressero verso Mousse, ma fortunatamente per lui, la prima lo colpì subito alla testa, facendolo stramazzare al suolo privo di sensi ed evitandogli altri colpi.

 

“MIROKU NOOOOO!!!” Gridò Inuyasha. Ma era troppo tardi. Il monaco aveva già aperto il foro del vento, e stava risucchiando decine di api velenose. Sango formò una ‘O’ perfetta con le labbra senza riuscire ad emettere alcun suono, e quando si preparò a lanciare il suo Hiraikotsu, qualcosa di tagliente le colpì la coscia in profondità, facendola barcollare. La yasha del vento rise freddamente, e la fissò con occhi gelidi di trionfo “Ma…maledetta!” Le sibilò la cacciatrice di spettri cominciando ad accasciarsi a terra.

Poi si udì un fischio lontano, e Kanna e sua sorella alzarono gli occhi al cielo.

 

Inuyasha non dimenticò mai ciò che vide.

 

Il primo mostro incontrato sulla montagna, quello che aveva afferrato Akane, sparì liquefacendosi in pochi istanti. Era in un angolo, dimenticato da tutti, ma non appena la luce apparve in cielo si dissolse nel nulla, lasciando cadere alcuni frammenti violacei.

Immediatamente, la falsa Shikon no Tama al collo di Kagome si separò dalla catenina come se fosse fatta di aria, e si andò a congiungere con gli altri frammenti, completandosi. Un uccello gridò forte, e l’immagine di Naraku apparve sopra di loro, sospesa dal miasma dell’hanyou stesso, afferrò la perlina viola e rise trionfante.

 

“Dei malvagi, venite a me! Accettate colui che vi ha liberati come vostro padrone!!” Esclamò a braccia spalancate.

 

Nel frattempo, Akane, tendendo fra le braccia il suo fidanzato svenuto, si nascose istintivamente dietro il kariginu di Inuyasha. Erano gli unici, lei e l’hanyou ora umano, a non avere perso i sensi. Fissavano la scena ad occhi spalancati, tremanti, avvertendo la malvagità aleggiare intorno a loro come una cosa viva.

“Che sta…facendo quel mostro, Inuyasha?” Domandò tremante la ragazza dietro di lui.

“Non lo so” – rispose a bassa voce – Ma credo che non sia nulla di buono”

La notte fu rischiarata da un lampo improvviso, e Naraku fu investito da un vento feroce che gli fece roteare la chioma come un nugolo di serpenti impazziti. Kanna e Kagura gridarono, avvertendo il pericolo, ma nulla poterono fare contro l’orda di demoni che si avventò su di lui. Quando la yasha del nulla provò a risucchiarli nello specchio, questo si ruppe in mille pezzi, distruggendo per sempre la sua arma; la sorella non provò neppure a sfoderare il proprio ventaglio, ma si limitò a portarsi in salvo trascinandola con sé.

 

Mille voci fuse in un unico suono, orrendo e asessuato, ulularono nell’apocalisse che li circondava, e Akane si strinse Ranma al petto come se l’uragano in corso potesse strapparglielo via. Inuyasha, ormai umano, non potè fare altro che accucciarsi accanto a lei, osservando la scena con gli occhi spalancati.

 

“COSA PENSI DI FARE, TU, MISERO MEZZODEMONE SENZA TEMPO? NOI/IO (le due parole si fusero come dette in coro) VISSUTI/O PER MILLENNI, SIAMO/SONO QUELLO CHE PUO’DISTRUGGERE LA TERRA SENZA PRENDERE ORDINI DA NESSUNO!!!”

 

La massa, informe e oscura, risucchiò violentemente l’acerrimo nemico di Inuyasha, facendolo sparire alla sua vista in poco tempo. Akane sussultò violentemente, e si portò le mani alla testa; l’hanyou notò con orrore che i suoi occhi si erano fatti scuri, privi di luce, e la ragazza parlò con una voce polverosa, non sua.

“Cosa pensi di fare maledetto ammasso di male?! Finchè su questa terra ci sarò io tu non farai un bel niente!!"

La massa di demoni si volse come un unico corpo, scrutando l’umana che aveva parlato con migliaia di occhi.

“MA GUARDA UN PO’CHI ABBIAMO QUA! LA DONNA CHE HA CREATO LA SFERA DEI QUATTRO SPIRITI PER SALVARSI LA PELLE! CREDI CHE NOI/IO CHE SIAMO/SONO APPENA USCITI/O DA UNA SFERA PER CREARE SCOMPIGLIO ABBIAMO/HO INTENZIONE DI FARCI/MI RINCHIUDERE DI NUOVO DA TE?!”

Inuyasha fissò alternativamente Akane e la massa demoniaca, cercando di capire “Tu…la Sfera dei Quattro Spiriti?! TU SEI MIDORIKO??!!”
La ragazza sorrise, un sorriso non suo, e mormorò “Hai indovinato Inuyasha, io sono colei che sconfiggerà il male a costo della vita. In quanto a te maledetto, non ho intenzione di rinchiuderti nella Shikon, no. Io ho intenzione…DI ELIMINARTI!!” Così dicendo, aprì una mano e scagliò una potente onda di energia che disintegrò una cospicua parte della massa demoniaca.

Il povero Inuyasha apriva e chiudeva la bocca come un pesce fuor d’acqua. Troppe cose insieme lo avevano decisamente sconvolto.

“MA BRAVA” – ghignò l’essere informe – PENSI DI ELIMINARCI/MI COSI’?!” In pochi istanti la massa si riformò, scura e imponente.

 

“Dannazione…” Sibilò Akane/Midoriko. In quella, una figura familiare comparve nel groviglio di demoni urlando “Cosa pensi di fare dannato?! Non puoi usare il mio nuovo potere di youkai a tuo beneficio!!”

 

“NARAKU?!” Esclamò Inuyasha. Evidentemente i demoni l’avevano assorbito assieme alla Shikon no Tama per servirsi del potere della preziosa sfera, ma la cosa non sembrò andargli a genio. Lo vide dibattersi e lottare, forte delle nuove capacità, e si ritrovò a fare il tifo per lui.

“Non metterti in testa strane idee mezzodemone! Non lotterò per difendere te, ma per la mia indipendenza! Voglio conquistare il mondo da solo, e CI RIUSCIRO’!!!” Poi cominciò a ridere, e Inuyasha ebbe la certezza che fosse impazzito. Sapeva solo che, per il momento, Naraku era uno youkai a tutti gli effetti, e per qualche strano motivo era l’unico in grado di fronteggiare l’orda di demoni uscita da quella perlina malefica. Con un movimento lento e fluido, la raccolse, e si caricò sulle spalle i compagni svenuti, intimando ad Akane/Midoriko di seguirlo in fretta. Per ora dovevano fuggire, riflettere e poi pensare al contrattacco. Fronteggiare il male che li circondava in quelle condizioni sarebbe stato letale.

 

“BASTARDO YOUKAI APPENA NATO, COSA PENSI DI FARE?!”

“Lasciami andare bastardo!”
“SEI UNA NULLITA’DAVANTI A NOI/ME!!”

“Mollami!!”

“Litigate, litigate” Sibilò Inuyasha benedicendo la propria forza fisica anche da umano. Si era caricato Ranma, Kagome, Shampoo, Ryoga e Miroku sulle spalle. Sango e Mousse camminavano appoggiati ad Akane, e con passo veloce si allontanarono dalla montagna maledetta.

 

A metà strada, Akane stramazzò al suolo. Inuyasha imprecò.

“Cazzo, proprio adesso dovevi svenire?! Come faccio a portare anche te e loro?!”
La ragazza lo guardò stupita “Cosa è successo? RANMAAA!” Gridò gettandosi contro di lui, facendo barcollare l’hanyou “Ehi, calma, ma che ti sei svegliata ora?!”
“Cosa?!” Fece lei sconvolta.

“Midoriko…?”
“E chi è questa Midoriko?” Domandò candidamente.

“VUOI DIRE CHE TE LO SEI SCORDATO?!” Le urlò in faccia.

Sango e Mousse lo guardarono senza capire “Perché l’hai chiamata Midoriko, Inuyasha?” Domandò la cacciatrice di spettri. Lui roteò gli occhi, esasperato “E’una storia un po’ lunga, ora andiamo da Kaede, o questi ci muoiono per strada!”

Akane strinse i pugni, e un’aura blu la circondò all’istante “Oh oh…Akane si è arrabbiata” Commentò Mousse che conosceva bene quell’espressione.

“Ranma non morirà. E nemmeno Ryoga e gli altri!” Così dicendo si avvicinò a Sango “Ce la fate voi due a camminare? Io devo tornare al pozzo”

“Che vuoi fare Akane?” Le domandò Sango preoccupata.

“Vado a chiamare un medico della mia epoca. Il dottor Tofu saprà curarli, stai tranquilla”

Inuyasha annuì “Ci troverai da Kaede, e se è vero che è bravo…bè, sbrigati, temo che Kanna e sua sorella li abbiano conciati davvero male”
La ragazza annuì e cominciò a correre verso il pozzo mangiaossa.

 

 

 

( SENGOKU, ORE 5:00 AM )

 

Il dottor Tofu medicò le ferite di Kagome e di Mousse che, tuttavia, erano superficiali in modo ragionevole. Sango aveva avuto bisogno di un forte emostatico per la ferita alla gamba, ma se la sarebbe cavata senza problemi con un po’ di immobilità. Shampoo ebbe bisogno di molteplici medicazioni e di una flebo, ma era fuori pericolo.

Miroku aveva un’infezione piuttosto grave al foro del vento.

“Mai vista una mano simile. Un foro che si apre e si chiude senza fuoriuscita di sangue…è senz’altro l’opera di un demone o di un essere superiore” Commentò medicandolo. Il monaco soffriva per la febbre alta provocata dall’infezione, ma riuscì a spiegargli di Naraku e dei suoi poteri malvagi (ora enormemente accresciuti, ma per Inuyasha e gli altri, il problema non era più lui, a questo punto).

Ryoga avrebbe dovuto lottare per riacquistare le forze, così come Ranma. Ma i loro problemi apparivano diversi; il dottor Tofu si fece spiegare a grandi linee l’accaduto, e giunse alla sua conclusione.

Ryoga non aveva perso l’anima del tutto quando Kanna l’aveva risucchiata (un po’ come era accaduto a Kagome tempo addietro), la sua forza come artista marziale lo aveva in qualche modo protetto. Quando lo specchio della yasha era stato fatto a pezzi, quello che era stato preso era tornato al legittimo proprietario, così l’avvento dell’orda di demoni gli aveva salvato in qualche modo la vita.

Per Ranma le cose erano un po’ più gravi. Il fascio di luce azzurrina lanciato da Kanna, conteneva un’aura malvagia enorme, frutto delle migliaia di anime perdute nello specchio, e la freccia di Kagome non aveva fatto altro che forgiare la negatività dandole corpo. Se Kanna avesse usato l’ Hiraikotsu di Sango invece della freccia, probabilmente il colpo sarebbe stato molto più violento per differenza di dimensioni e di materiali. Ranma era stato colpito molto vicino al cuore, e più che il dolore fisico, ora subiva un oblìo malefico per l’anima. Era in un coma saturo di incubi, e andava svegliato dolcemente e al più presto da una persona che lo amava sinceramente, perché rischiava che la sua anima, vivendo in una realtà fittizia così orrenda, decidesse di staccarsi dal corpo pur di liberarsi della sofferenza.

Akane si accorse che tutti la guardavano, e arrossì visibilmente “Ma io…ecco…credo che sua madre sarebbe più brava di me…”
“Sei tu la sua fidanzata, no? Non sei in grado di dimostrargli il tuo amore?!” L’apostrofo Inuyasha.

“Ehi vacci piano…amore mi sembra una parola grossa…”
“Lanma! Ti curerò io tesoro mio, stai tranquillo!” Esclamò Shampoo alzandosi lentamente. Il dottor Tofu cercò di fermarla dicendole che era troppo debole, ma lei lo raggiunse, cocciuta, abbracciandolo davanti a tutti, compresa un’Akane fumante di rabbia.

Kagome guardò lei e poi l’amazzone “Ehi ma le lasci fare queste cose col tuo ragazzo?”
Lei ebbe un moto di stizza e ringhiò “Sono sicura che a lui piace!”
Shampoo accarezzava teneramente il viso dormiente di Ranma, mormorandogli parole d’amore con un’espressione di adorazione negli occhi; Mousse cercò di staccarla da lui, ma ricevette una secchiata d’acqua gelida che lo trasformò immediatamente. Il papero cominciò a starnazzare disperatamente, e Inuyasha si tappò le orecchie di nuovo canine, indignato “Ma…dico…siete usciti da un circo voi?! Ranma che diventa una ragazza, e questo che mette le ali!”
“Colpa delle sorgenti di Jusenkijo” Disse Kagome distrattamente.

Akane non ci vide più quando Shampoo si mise praticamente a cavalcioni SOPRA a Ranma, pregandolo di svegliarsi in nome del loro amore. Mentre lei riempiva un secchio d’acqua, Miroku guardò la scena con gli occhi di fuori, e Inuyasha lasciò cadere la mascella come un peso morto. Kagome si girò dall’altra parte, e il monaco esclamò “Però…sa quello che vuole la ragazza!”
“Cosa c’è, lo invidiate per caso houshi-sama?!” Lo apostrofò Sango contrariata. Miroku mosse la mano sana per indicare che aveva una certa quantità di ragione…

“TO!! SVEGLIATI RANMA!!!” Gridò Akane infuriata trasformando contemporaneamente il suo fidanzato e l’amazzone.

Gli occhi di Ranma-chan si aprirono violentemente, e il poveretto cominciò a correre in tondo per tutta la capanna con la gatta attaccata ai capelli. I presenti non poterono fare altro che seguire la scena attoniti, senza più parole, e Inuyasha commentò vagamente che tutte quelle trasformazioni gli avevano dato alla testa.

Uscì fuori, per scrutare l’orizzonte e riflettere, e Kagome lo seguì.

 

 

Seppe subito che era dietro di lui, e sapeva anche cosa gli avrebbe chiesto. Ciononostante continuò a camminare dandole le spalle, riflettendo su quello che era meglio dirle.

Al Goshinboku si fermò, e lei si sedette sull’erba, aspirando profondamente.

 

“Che giornata meravigliosa! Peccato rovinarla coi problemi…!”

L’hanyou le si avvicinò timidamente, girando i pollici, imbarazzato “Ehm…Kagome…scusami per…per averti…mancato di rispetto…”
Lei lo guardò come se fosse impazzito “Mancato di rispetto?! Ma mi hai solo…si, insomma, mi hai solo baciata n…non è così…così grave…no?”
“Bhè…”
Il silenzio ricadde, pesante e pieno d’imbarazzo, e lui decise che doveva dire qualcosa prima di scoppiare.

Si schiarì la voce e cominciò “Mi è Kikyo molto più il piaciuto…” Kagome lo fissò interrogativa, e Inuyasha boccheggiò cercando le parole giuste “Volevo dire che il bacio di Kikyo…piaciuto…meno…di…” Ritentò senza successo.

“Vuoi dire che ti è piaciuto di più il bacio dato a Kikyo rispetto a quello dato a me?” Suggerì lei.

“ESATTO!”
Silenzio. Il cervello di Inuyasha connettè le parole di nuovo, ed entrò nel panico “NO!! VOLEVO DIRE….E’ESATTAMENTE IL CONTRARIO!!!”

Kagome sospirò e lo invitò a dirglielo di nuovo.

“Devo proprio? Cioè…hai capito, no?!”
“Voglio sentirtelo dire. Solo se è la verità ovviamente…” Tergiversò.

“Va bene….ecco…il bacio che ho dato a te è stato….bello. Quello di Kikyo non mi è piaciuto per niente invece. Ed è la verità”
Kagome fissò per un secondo la faccia rossa di Inuyasha, e d’impulso l’afferrò e gli stampò un bacio veloce e schioccante sulle labbra. Fuggì via senza attendere neanche la sua risposta e lo lasciò fumante di vergogna e solo, sotto il Goshinboku.

Giunta sul retro della capanna di Kaede si fermò ad ascoltare i battiti del proprio cuore, una mano sul petto come a contarli. E si sentì felice.

 

 

Quando si fu calmata rientrò, e trovò Akane accanto al suo fidanzato in forma femminile. Giaceva di nuovo sul futon privo di sensi.

“Ma non si era ripreso?”

“Pare che Akane abbia risvegliato una parte oscura della sua anima, quella della paura dei gatti, provocando solo una reazione spontanea ed inconscia” Spiegò il dottor Tofu.

“Oh…”
“…perciò ora farà più fatica a svegliarsi”

“Ranma ti prego…svegliati….non volevo…OH INSOMMA IDIOTA, VUOI SVEGLIARTI?! Ranma, BAKA! SVEGLIATI!!!!”

“Sarebbe questo il modo in cui pensa di svegliarlo?!” Esclamò Inuyasha apparendo sulla soglia. Per un attimo lo sguardo incrociò quello di Kagome, e i due arrossirono, distogliendolo.

Il dottore alzò le spalle, e decise di andare a controllare gli altri, che ora dormivano profondamente nella stanza accanto.

“Kagome…mi rimedieresti dell’acqua calda per favore?” Domandò Akane apprensiva “Magari se torna maschio si sentirà già meglio”

“Okay. Metto su anche del tè già che ci sono”

 

Akane innaffiò il fidanzato con l’acqua calda, e Miroku commentò vagamente che lo preferiva prima, rimediando un’occhiataccia da parte di Sango che, zoppicando, lo minacciò col suo boomerang gigante.

 

Passò la mattinata, e così la sera, ma Ranma dormiva ancora, e Akane cominciò a preoccuparsi seriamente per lui. Ryoga si era ripreso e stava bene. Era più che convinto che il suo nemico/amico aveva una pellaccia resistente, ma verso sera era al suo capezzale accanto ad Akane.

Il dottor Tofu aveva portato medicinali per tutti, ma dovette tornare indietro per rifornirsi. Kaede era andata a raccogliere altre erbe medicinali per i feriti, e Inuyasha, seppur riluttante, era stato costretto a seguirla per evitare che fosse aggredita dalla massa di demoni che, stranamente, non si era più fatta vedere. Miroku e Sango dormivano vicini, sul pavimento della capanna e, avvolti nelle coperte accanto a loro, giacevano Mousse e il piccolo Shippo. Kagome sorvegliava Ranma assieme ad Akane, Ryoga e un’isterica Shampoo.

“Lanma non mi puoi lasciare! Tu devi sposarmi!!” Esclamava esasperata. Akane le si rivoltò come una tigre ferita “Stai zitta ragazzina, Ranma non ti sposerà mai!” Ranma si lamentò nel sonno, e sussurrò il nome della sua fidanzata. Lei si chinò e gli disse piano “Sono qui Ranma…ti prego…non morire…” Una lacrima le scese silente sulla guancia, e a Ryoga parve di morire di gelosia; senza pensarci, afferrò Ranma per la collottola e gli sibilò “Dannazione Ranma, svegliati, non vedi che così fai soffrire Akane?!” Shampoo gli rifilò un pugno sulla testa “Non trattare così il mio Lanma, sai?!” L’ammonì.

“Akane…no…non morire…” Si lamentò il ragazzo addormentato.

“Idiota, sei tu che stai per morire!” Piagnucolò Akane sconsolata. In preda alla disperazione, la ragazza incrociò le braccia sul petto del suo fidanzato, chiamandolo.

“Non toccare il mio Lanma, ragazza violenta!” Ma Kagome la bloccò con un braccio “E’il suo fidanzato, perché non ti rassegni?”
“Zitta tu, ragazza sacerdotessa!” le intimò allontanandola. Ma stavolta fu Ryoga a bloccarla “Perché?!” Strepitò l’amazzone per niente contenta.

“Se Ranma muore – spiegò lui serio – Akane sarebbe triste per tutta la vita. Ed io non voglio”
Intanto lei piangeva, china su di lui “Ranma…Ranma razza di stupido baka….ti prego non puoi lasciarmi così!” I presenti erano perplessi sul risultato che potevano suscitare tali apprezzamenti, ma seguirono la scena in silenzio.

“Ranma…Ranma baka!!! Non lasciarmiiii!!!”
“A….Akane….?” Mormorò, stavolta con gli occhi aperti. Akane lo guardò come se fosse uno strano oggetto, poi, semplicemente lo chiamò per nome l’ennesima volta.

“Akane…perché piangi? Che ti ho fatto stavolta?”
“Oh…IDIOTA!” Gridò lei abbracciandolo davanti ad uno sconvolto Ryoga e ad un’allibita Shampoo.

Ranma tentò di calmarla, ma lei lo stringeva convulsamente, e Kagome decise che era ora di lasciarli soli. Si avviò alla porta, invitando con lo sguardo gli altri due a seguirla. L’amazzone voltò la testa indignata, commentando che Ranma le avrebbe dovuto dare delle spiegazioni, e Ryoga si limitò a camminare mogio mogio verso la direzione sbagliata.

 

Quando uscirono dalla capanna di Kaede, videro un lampo di luce rossa accecante, e scorsero la figura di Inuyasha che si avvicinava a grandi balzi con la vecchia Kaede sulla schiena, un’espressione sconvolta dipinta sul volto. Erano seguiti da un’orda di demoni…o meglio, dall’orda di demoni.

“Credo che abbiamo un problema…” Commentò Kagome correndo di nuovo verso l’interno, pregando i Kami che stessero tutti bene. C’era sicuramente bisogno di rinforzi.

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 7
*** L'inizio della lotta ***


Il vaso di Pandora



Libro II

Combattendo i Demoni



Capitolo I

L’inizio della lotta




Le palpebre gli bruciavano come se fossero fatte di fuoco. Sentiva il corpo come espandersi attraverso una lava incandescente. Le forze erano ridotte al minimo, ma nello stesso tempo si sentiva invincibile; si muoveva contro la sua volontà, come mosso da un corpo non suo. Vide il mondo intero, dai poli al Giappone odierno, in una confusione di epoche e di luoghi che lo confondeva e lo faceva impazzire. Era come trovarsi ovunque e da nessuna parte. Strani umani con kimono colorati camminavano su strade grigie, e altri del Sengoku urlare e nascondere i bambini.

Vide Inuyasha sfoderare Tessaiga e urlare qualcosa all’umana che si portava sempre dietro, e vide il monaco deviato stendere la mano maledetta e scostare il rosario pronto a risucchiarlo.

 

“FOLLE! NON MI/CI RISUCCHIERAI MAI DEL TUTTO!”

 

Naraku si tappò le orecchie, stordito da una voce non sua, e vide un parte di sé (??) sparire nel Kazahana di Miroku. Udì la cacciatrice di spettri urlargli qualcosa e poi lanciare il suo ridicolo boomerang ancora verso di lui. Dalla porta della capanna apparvero altri umani, e Naraku era sicuro di averli già visti (quella è la reincarnazione di Midoriko!). Uno strano ragazzo con la treccia con qualcuno alle spalle fare dei gesti strani e sprigionare una quantità enorme di energia.

 

Nello stesso tempo udì la propria, enorme bocca ridere e masticare. Poi urla, grida, sapore di sangue….E allora rise anche lui, sentendosi prigioniero ma potente, assaporando le lacrime e la disperazione umana entrargli nello stomaco e nelle vene.

 

E si sentì invincibile come non mai.

 

 

La luce del sole era sparita nel momento stesso in cui Inuyasha aveva messo a terra la vecchia Kaede. Kagome vide distintamente un enorme massa nuvolosa inseguirli e ricoprire il cielo come velluto nero fino a scendere come petrolio vischioso verso di loro. Era come se qualcuno avesse spento la luce del mondo, e quelle non erano nuvole. Un misterioso vulcano situato in qualche parte nella galassia aveva vomitato la sua lava nera nell’universo, e tutto ne era ricoperto.

Non era un demone. E nemmeno TANTI demoni. In realtà non si poteva dire neanche che ci fosse una MAREA di demoni. Era come se il CIELO stesso fosse fatto di demoni, assieme alla Terra e a tutto il resto. La gente urlava impazzita, nell’oscurità. Il sole era scomparso alla loro vista, e così tutti i contorni naturali delle cose.

 

Era il nulla assoluto, e l’unica luce erano serpeggianti lingue di fuoco che cadevano su di loro come fulmini, e i volti della gente balenavano nello scintillio con espressioni di puro terrore e pazzia. Il mondo stava finendo.

 

 

La soglia della capanna della miko era piccola, ma in breve tutti vi si raggrupparono, con i volti all’insù, fissando quello che i loro occhi si rifiutavano di vedere.

 

Ranma cercò inutilmente di farla ragionare, spiegandole che quella era una situazione insostenibile anche per il più forte degli esseri umani, ma a nulla valsero le sue parole. Akane era disposta a morire al suo fianco, e morire parve loro l’unica cosa possibile in quell’inferno di demoni. Miroku strinse tra le mani il suo rosario come se potesse trarne forza, e Sango si teneva vicina a lui senza più temere neanche le sue palpatine; ora aveva ben altro di cui preoccuparsi.

Mousse si parò davanti a Shampoo con un’espressione dura negli occhi, giurandole che nessuno le avrebbe fatto del male; lei dal canto suo tremava dalla testa ai piedi, ed evitò persino di mettersi a cercare il suo adorato Ranma. Ora come ora le bastava anche quello stupido di Mousse, purchè la tenesse lontana da quella immensa cosa nera e disgustosa.

Inuyasha ringhiava sommessamente, un braccio a schermare Kagome, l’altro che brandiva Tessaiga.

Kaede pregava a bassa voce, e ad un certo punto l’hanyou si spazientì.

 

“Piantala di salmodiare vecchia! Vedi di dirci cosa possiamo fare!!”

La miko scosse la testa, sconsolata, mentre l’ennesimo demone divorava un contadino con un sol boccone.

“AAHH ORA BASTA!!” Gridò Ranma all’improvviso, scagliandosi nella melma.

“RANMA NO!!!” Urlò Akane. Ma era troppo tardi; Ranma aveva lanciato il suo Shishi Hokodan aprendo un lieve squarcio nel cielo. Kagome lanciò un grido di esultanza.

“Santi dei ce l’ha fatta!!” Esclamò Kaede incoccando una freccia. Il dardo colpì un altro punto scuro, forandolo malamente.

“PRENDI QUESTOOOOOO!!!!!!”   Urlò Inuyasha sferrando un colpo di spada. Sango lanciò l’ Hiraikotsu tagliando una nuova fetta di cielo.

Pian piano tutti diedero il loro contributo. Mousse lanciava coltelli e catene varie, Shampoo tirava calci e bombori con grazia felina, Miroku risucchiò parecchi demoni, e Kagome lanciava frecce a tutto spiano.

La cosa gridava con un suono cavernoso e orrendo che fece rabbrividire tutti, e dal cielo pioveva sangue e melma. I contadini e gli abitanti del villaggio lanciavano tutto ciò che avevano a portata di mano; qualcuno di loro perse la vita, Inuyasha ne afferrò uno prima che finisse in un’enorme bocca verde, ma gli rimase la scarpa in mano, e l’hanyou la gettò via con un gesto di stizza.

“SONO TROPPI CAZZO!!!”

“Ranmaaaa ATTENTOOOOO!!!” Gridò Akane vedendo il suo fidanzato pericolosamente vicino ad un artiglio rossastro. Senza pensarci unì le mani a coppa e scagliò una sfera d’energia contro l’artiglio proprio un secondo prima che sferrasse l’attacco. Lui la guardò con gli occhi spalancati, e mosse la bocca come un pesce fuor d’acqua.

D’improvviso un’aura blu molto diversa dalla solita, fiammeggiò attorno ad Akane, illuminandole gli occhi e facendole fluttuare i capelli sulla testa. Tutti si fermarono ad osservarla.

“Midoriko….” Mormorò Inuyasha che aveva intuito cosa le stesse accadendo.

“Maledetto…cosa pensi di fare?” Sibilò Akane con una voce non sua. Ranma sbattè le palpebre, stranito “A…Akane…?” Balbettò stentando a riconoscere la propria fidanzata.

Lei non lo ascoltò nemmeno, e si parò davanti al mostro vellutato di nero con le braccia spalancate e gli occhi di ghiaccio.

“AKANE NOOOOO!!!” Urlò Ranma sporgendosi verso di lei. Il braccio di Inuyasha lo fermò. “Che vuoi tu Inu-cane??? L’ammazzerà!!!” Gli occhi ambrati dell’hanyou lo fissarono enigmatici “Quella non è la tua Akane” Sentenziò gettandolo nel panico.

 “COOOOOSA??!!”

Akane stava dritta davanti all’inferno con le braccia aperte e il volto impassibile. Pian piano i suoi capelli cambiarono colore, divenendo rosso fiamma, e i lineamenti del viso si trasformarono dandole l’aspetto di una giovane donna fatata. Dalle spalle presero forma due ali eteree che parevano fatte di nebbia, e nelle sue mani apparve un arco dorato munito di una freccia forgiata con lo stesso materiale. Alzandosi a due spanne da terra, fluttuando sulle teste dei presenti, Akane lanciò il dardo. La freccia non si limitò a trapassare una buona porzione di demoni, ma l’aura nera si ritirò letteralmente al suo passaggio.

Akane si accasciò a terra nel momento stesso in cui Naraku avvertiva un dolore sordo staccargli una parte del corpo come fosse di burro.

(Quella dannata…quella Midoriko….)

L’urlo della creatura squarciò il cielo, e un tuono esplose illuminando una scena da incubo; la cosa si stava ritirando, ma era come aver sottratto una goccia da un oceano. Il mondo era ancora nell’oscurità, e le ombre continuavano a nutrirsi degli uomini e delle loro anime. Solo intorno al gruppo davanti alla casa di Kaede sembrava essersi formata una piccola alcova sicura.

In lontananza, qualcun altro veniva divorato dai demoni.

 

 

LE MEMORIE DI UNA MIKO (1)

 

Gli occhi rossi dei tre demoni la squadravano famelici, ed ella avvertì la pressione delle zampe artigliate sfiorarle il seno fino a squarciare le sue vesti. Rivoli di sangue le correvano lungo le braccia nude e le caviglie, e i capelli corvini erano divenuti di fuoco per le ferite che aveva alla testa. Ansimava, e il dolore pervadeva le sue carni come una febbre intensa. Stava perdendo, ormai lo sapeva; raccolse le sue ultime forze per scagliare l’ennesima onda di energia, e uno dei demoni perse un’ala.

 

“Mie forze residue…” Mormorò giungendo le mani all’altezza del mento “Concedetemi di continuare la mia seppur strenua lotta nel gioiello che i miei avi mi tramandarono in nome della giustizia eterna”

 

 

“Akane!….Akane svegliati ti prego!”

“Mmmhhh”
“AKANE!!”
“Rrraaaaa….”
“AKANE?!”
“Ranma…?”
Si chinò su di lei, e Akane lo fissò senza capire “Che…che è successo? Dov’è quella sacerdotessa?”
Ranma si grattò la testa “Quale sacrdotessa?”

“Midoriko” Sentenziò Sango da tergo. Tutti si voltarono, pendendo dalle sue labbra. Inuyasha annuì, e Kagome lo imitò; loro sapevano.

“Insomma volete spiegarmi cosa ci sfugge?” Domandò Miroku riavvolgendo con cura il suo rosario sulla mano maledetta.

“La tua Akane è la reincarnazione di colei che ha dato vita alla sfera dei quattro spiriti” Spiegò la sterminatrice di spettri.

“COOOSA?!”
Kagome sospirò “Bè…direi che sia ora che conosciate anche voi la storia per intero, tanto più che siamo in un guaio enorme” Concluse indicando l’esterno della capanna “E sono sicura che Akane sia il punto chiave per risolverlo”

“Chi? Lei?! Imbranata e goffa com’è?!” Fece Ranma incredulo, guadagnandosi una gomitata nello stomaco dalla sua fidanzata.

“Ma che dici?! – intervenne Shampoo indignata – Akane Tendo non è nemmeno capace di cucinare, figuriamoci se sa battere dei demoni!”

“Ehi Shampoo, non è una cosa carina da dirsi” L’ammonì Mousse sistemandosi gli occhiali sul naso.

“Che fai la difendi?!”
“Calma…calma” Raccomandò Kaede versando loro del tè, sperando che non si mettessero di nuovo a litigare “Ascoltiamo cosa ha da dirci Kagome”

“Bè…direi che Sango è la più indicata a raccontarci la storia della Shikon no Tama…”

Sango annuì “Dovete sapere che la storia della Shikon ebbe inizio tanti anni fa in una grotta del mio villaggio….” Cominciò, ma una voce dolce e ferma la interruppe.

“…..combattevo da tre giorni e tre notti ormai, e considerai l’idea di morire come una liberazione” Furono le labbra di Akane a muoversi, ma non era lei a parlare. Ranma e gli altri ammutolirono: Midoriko stava parlando loro.

 

 

LE MEMORIE DI UNA MIKO (2)

 

I demoni continuavano a sbuffare fuoco e acido, e le frecce della miko a colpirli invano, mentre la pozza del suo stesso sangue si formava sulla fredda terra della grotta.

Midoriko strinse la sfera perlacea tra le mani, come aveva fatto sua madre dandogliela prima di morire, dicendole che avrebbe indotto sempre fortuna e giustizia a chi la portava con sé.

 

“Abbandonami anima mia, nella morte generosa che pace darà al mio corpo straziato dalle ferite, e vola racchiudendoti nella seigi no tama, unisciti con la malvagia aurea dei tre demoni che sto affrontando, affinchè io possa sconfiggerli con il benvolere degli uomini e dei sacerdoti che la custodiranno KOKORO NO IDOU!!!!”

 

Come rispondendo al suo ordine, l’anima della miko uscì dal corpo con una grande luce azzurrina, e si sciolse nella sfera della giustizia che teneva tra le mani nivee; contemporaneamente, le anime malvagie dei demoni corsero nella stessa direzione con un bagliore rossastro, conferendo alla perla un colore bianco-violaceo che aleggiò intorno come un aurea, prima di posarsi e lasciarla incustodita nella grotta accanto ai cadaveri di Midoriko e dei tre demoni.

 

 

Akane avvertì le lacrime silenti rigarle il volto, ricordando un passato che non era suo.

Ranma le si avvicinò, ma lei lo allontanò gentilmente.

 

“Questo ho sentito da lei….ormai non capisco più quando sono me o Midoriko…lei sta prendendo il sopravvento sulla mia anima; vuole che rinchiudiamo di nuovo i demoni…il male….in quel vaso”
“Si ma come?!” Domandò Miroku afferrandole le spalle.

Lei lo guardò istupidita “Io…io non lo so…”

“Come sarebbe a dire che non lo sai dannata?!” Gridò Inuyasha scuotendola.

“ORA BASTA! LEVALE LE MANI DI DOSSO LURIDO INU-CANE!!!” Sbottò Ranma colpendolo.

“Ha parlato il mezzo uomo!” Ribattè l’hanyou sfoderando gli artigli.
“Non toccarla mai più o t’ammazzo!!”

Ranma lo colpì forte al volto, e Inuyasha gli graffiò una spalla, lacerandogli le vesti e facendolo sanguinare.

“Ora BASTA per favore! – gridò Akane serrando i pugni – non è litigando che…che….” Fuggì, piangente e confusa, lasciando i litiganti con tanto d’occhi.

“MALEDIZIONE!” Grugnì Ranma correndole dietro. Sango fece per seguirli, ma Miroku la fermò gentilmente, posandole una mano sulla spalla.

“Ma…houshi-sama, la povera Akane…i demoni là fuori….”
“Lasciateli soli divina Sango. Dubito che il male osi avvicinarsi troppo alla reincarnazione di Midoriko”

“Io vado al pozzo” Dichiarò Kagome improvvisamente. Gli altri la fissarono, increduli. Voleva davvero avventurarsi da sola in quell’oscurità malvagia? Era sì la reincarnazione di una miko a sua volta, ma…

“Kagome, dico, ti sei bevuta il cervello?!” Sbottò l’hanyou squadrandola “Hai idea di cosa ci sia là fuori pronto a divorarti?!”
La ragazza fissò il mezzo demone con infinita dolcezza, e Inuyasha sentì le viscere sciogliersi. Allora capì che l’avrebbe seguita fino all’inferno. “Al di là del pozzo c’è la mia famiglia” Disse semplicemente, e ci fu solo silenzio. Era un silenzio strano, in cui Miroku, Sango e Kaede erano vicini ai pensieri di Kagome, e Inuyasha era perso negli occhi tristi e decisi di lei, pronto ad andarle in aiuto, avesse dovuto affrontare da solo tutti i demoni del mondo.

 

“Dov’è Ryoga?” Domandò improvvisamente Mousse, senza un nesso logico. Era rimasto in silenzio, guardando la sua Shampoo soffrire tacitamente nel vedere il suo Ranma inseguire un’insolita Akane. La consapevolezza cadde sui presenti come un’aria pesante: Ryoga era scomparso quando era arrivata l’orda dei demoni.

 

 

“AKANE VUOI ASPETTARMI??!!” Ranma ebbe difficoltà a seguirla, nel buio denso e palpabile, ma pareva che la sua fidanzata avesse messo le ali ai piedi.

La vide dirigersi verso il pozzo dal quale erano giunti, e non se ne stupì poi tanto.

“Akane, stupida che vuoi fare?!”
Lei si era fermata, e Ranma la vide calarsi nel pozzo. Un sentimento d’orrore lo invase quando la vide scomparire in un ombra scura.

“AKANEE???!!!”

Lei gridò, un grido alto e acuto; orride immagini di morte le si formarono davanti agli occhi. Vide il dottor Tofu impigliato nelle trame di una gigantesca pianta carnivora, il sangue ai lati della bocca, e la sua famiglia…dio la sua famiglia….

“Akane che hai??!!” Ranma la raggiunse, e le vide anche lui. Le immagini nel pozzo nero gli fecero accapponare la pelle. Tremò, dalla testa ai piedi, e vide Ryoga impalato su un alto recinto. Allora si unì al grido di lei, e le loro urla disperate, nell’oscurità penetrante, rasentarono la follia.

 

 

“AKUMUUU!!! NARAKU AKUMUKUMU AAAAKUUUMUUU!!!” Salmodiò il demone controllando la mente di colui che un tempo odiava solo Inuyasha e il genere umano.

 

“AKUMU!”  Ranma e Akane gridavano nel vedere i loro cari morti.

“AKUMU!” E Inuyasha vide Kagome sanguinare davanti a lui, senza un apparente motivo, e vide lei e Kikyo fondersi e divenire una creatura orrida di oltretomba.

“AKUMU!” Miroku vide il foro del vento risucchiarlo e Sango ucciderlo con l’ Hiraikotsu.

“AKUMU!” Sango vide morire all’infinito suo fratello e suo padre.

“AKUMU!” Kagome vide Inuyasha divenire uno youkai e uccidere tutti gli amici di un tempo con gli artigli.

“AKUMU!” Shampoo vide morire Ranma per mano di Akane, divenuta una miko e un demone.

“AKUMU!” Mousse inorridì davanti a Shampoo che si gettava nelle braccia di Ranma…e Ranma aveva un sorriso perfido e una lama affilata tra le mani.

“AKUMU!” E Ryoga si svegliò in una grotta umida e oscura dove Akane moriva sotto ai suoi occhi.

 

“AKUMU!” E il mondo rimase oscuro e divenne teatro di morte e nefandezze demoniache.

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Akumu no Youkai ***


 

AKUMU NO YOUKAI

 

 

INUYASHA NO AKUMU

 

Quando avvertì le mani fredde su di lui, pensò si trattasse di Kikyo. Quelle mani erano così…oh dio…così gelide, così senza vita…

Per un attimo la rivide la sua Kikyo, bella e nivea, che non sorrideva mai, ma che lo guardava con una dolcezza infinita, come se lui fosse davvero un uomo. E lo era? Oh no, lui era solo un hanyou, un uomo per metà, e lei lo voleva nella propria  vita, miko desiderosa di sentirsi donna veramente nella sua misera esistenza fatta di demoni e di sofferenze.

E Inuyasha le aveva creduto, ma poi….

Ricordò il viso di lei contratto in una smorfia di odio, la freccia pronta a scoccare, le speranze cadere nel nero dell’incubo….

“AKUMU!” …….

“Kagome…?!” La reincarnazione di Kikyo, la parte buona e vivace della miko perduta per mano di Naraku, del suo inganno malefico.

Kagome….

Lei era lì, con Shippo tra le braccia, che rideva. Com’era bella! Anche se gli gridava “A CUCCIA!” con tutto il fiato che aveva in gola lui…l’amava…per com’era vera e semplice, così allegra e spensierata, impavida anche davanti ai mostri di quel maledetto Vaso di Pandora.

Kagome…

Davanti a lui, con la freccia pronta a volare verso…

…(“Di me”)

…l’orda di demoni che li sovrastava e si addensava come..

…(“Sangue”)

…sciroppo di more mature….

“kagome nooooooo!!!”

Inuyasha morì.

 

 

RANMA NO AKUMU

 

“Akane…?”
Giaceva nelle sue braccia, nuda, se non per la giacca cinese che le aveva messo attorno. Aveva toccato il kinjakan mentre generava calore, e ora giaceva nelle sue braccia, finalmente tornata alle sue dimensioni normali ma…

“Akane svegliati devo dirti una cosa!”

…morta.

“AKANEEEEEE???!!!”

A Nerima avevano celebrato i suoi funerali, e lui era fuggito per sempre da casa Tendo, ed era giunto

(nel Sengoku Jidai)
nei boschi di Riugenzawa per

(sconfiggere i demoni)

ricordarla mentre lottava nella bocca dell’Orochi

(mentre lottava contro il male)

e morire soffocato dalle stesse acque dove cresceva il muschio della vita.

 

 

AKANE NO AKUMU

 

Il dottor Tofu aveva gli occhi aperti per lo stupore, e un rivolo di sangue cadeva lungo la sua fronte giovane. Piante velenose e assassine lo avevano bloccato nel pozzo mangiaossa mentre cercava di tornare da loro con le medicine.

Akane attraversò il pozzo per correre a casa, sperando di trovarli vivi. Aveva il cuore in gola, pesante, il respiro forte e stentato…

L’oscuro volto del male era là, e lei era

(Midoriko)

Akane, e vedeva

(sua madre)

suo padre steso a terra, sovrastato dall’oscurità, e sotto di lui

( la seigi no tama )

il corpo fragile di Kasumi, nell’ultimo disperato tentativo di salvarla, il braccio sinistro proteso verso Nabiki, supina, poco più in là la spada di Kuno, e poi…

“NOOOOOO!!!”

…Kodachi…

“NOOOOOO!!!”

…Shampoo…

“NOOOOOO!!!”

Ranma. No, lui era ancora vivo. “Ranma?” Chiamò tremante; lui la guardò, un flebile sorriso sulle labbra, tossì, sputò un fiotto di sangue “Almeno…tu…sei viva…”

E morì. E lei gridò forte.

 

 

KAGOME NO AKUMU

 

Inuyasha aveva la Shikon no Tama tra le mani, completa, e Kagome desiderò stringerlo forte a sè.

Udì distintamente la voce calda di lui, e il proprio cuore batterle forte nel petto colmo di

Amore

(…paura)

mentre lui mormorava “Voglio diventare un uomo”
(…uno youkai)

e lei gli correva incontro ridendo

(…urlando)

Inuyasha….

Vide le sue unghie sparire…no…crescere, come…come artigli, e intuì che nulla era come aveva immaginato lei. Il suo hanyou era divenuto uno youkai, e i capelli argentei si tingevano del sangue delle sue vittime, e lei vide la sua mano sfiorarlo, come al rallentatore, e poi….

(Inuyasha mi afferra, mi scuote selvaggiamente e mi bacia con arroganza e…oh che disgusto, la sua lingua mi assaggia, e il suo bacio è…è….)

Piano e con lancinante dolore, Kagome fu divorata dalle zanne acuminate e lascive di colui che amava.

 

 

Ryoga vide Akane allontanarsi, e scorse lo youkai a pochi passi da sé. Tutto era buio, e le uniche luci, rosse, erano quelle degli occhi feroci sopra di lui; migliaia di occhi, MILIONI…MILIARDI… LUI…LORO l’avevano divorata, e nella sua anima ci fu posto solo per la disperazione totale. Senza riflettere, assordato dal suo stesso urlo, Ryoga lanciò il suo shishi hokodan.

 

 

“Ryoga? Ehi Ryoga!!??”

Il ragazzo giaceva ai suoi piedi e sembrava privo di vita. Shampoo prese un respiro profondo, e si risolse a strillargli nelle orecchie.

“RYOOOOGAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”

Il poveretto scattò in piedi e lanciò il suo Shishi Hokodan proprio contro uno sconvolto Mousse che l’amazzone aveva appena tramutato in papero. Il malcapitato fece un volo spettacolare, sfondando una parete e gridando con quanto fiato aveva in gola.

Shampoo fece un verso stizzito, e versò l’acqua rimasta su Ryoga, che divenne immediatamente un porcellino nero, scosse la testa con un grugnito per asciugarsi e si guardò attorno.

“Stupido Ryoga, potevi anche farmi male, sai?” esordì Shampoo afferrandolo per la bandana. Lui si divincolò, e raggiunse un bollitore che si trovava proprio dietro di lui  e si versò addosso il contenuto, convinto che l’acqua fosse calda. Con suo grande disappunto si ritrovò più fradicio di prima e ancora maiale. Voleva chiedere a Shampoo dove diavolo fossero, ma ricordò di non poter parlare, così cominciò a vagare per la capanna, convinto di trovarsi ancora dalla vecchia miko con la benda sull’occhio. Ma si sbagliava. D’improvviso una pianta rampicante gli si avvinghiò al collo, cominciando a soffocarlo e a…bruciarlo! Kami se bruciava quell’affare, sembrava fatto d’acido, proprio come…

“ATTENTO!!!” La lama tagliò di netto la pianta, liberandolo, e nello stesso istante una teiera bollente lo colpì sulla testa, atterrandolo.

“Mousse! Da dove sbuchi tu??!!” Lo apostrofò l’amazzone che ricordava il volo di pochi minuti prima. Il ragazzo abbassò la testa costernato, e indicò un punto più scuro dietro di lui.

“Ooops!” fece Shampoo non appena vide la cosa gigante abbarbicata sulla capanna con lunghi artigli dorati.

La creatura superava di gran lunga le dimensioni della piccola costruzione, e dentro c’erano solo lei, lo stupido Mousse e Ryoga, svenuto. Attorno a loro, chilometri di bosco selvaggio e scuro di demoni.

 

 

Ranma si sentiva scosso da una mano ben nota, e borbottò nel sonno.

“Nhhaaa…Akane lasciami dormire ancora un po’….”

“Ranma svegliati!”

Pur notando l’allarme nella sua voce, il ragazzo col codino grugnì un altro no, dichiarando che quella mattina non aveva voglia di vedere il brutto muso di Kuno.

“RANMA DANNAZIONE, VUOI SVEGLIARTI??!!”

“Mmhhhh…”
RANMAAAAAAAAAA!!!!”

Stavolta il grido era di terrore, e Ranma scattò in piedi.

Deglutì, e spalancò gli occhi quando vide Akane tra le grinfie di un mostruoso essere con tre occhi.

 

 

“A CUCCIAAAAA!!!!”               

Qualcosa di pesante la colpì in pieno con un verso roco di dolore, e Kagome si ritrovo con Inuyasha ADDOSSO, gli occhi ambra spalancati per la sorpresa. Con un gemito avviluppato di stupore, la ragazza se lo scrollò di dosso, scostandosi.

“Ma sei scema?! A momenti ci rompevamo l’osso sacro tutti e due!”

 Lei lo guardò senza parole, poi nei suoi occhi comparvero le lacrime “I…Inuyasha ma…ma tu…?!”

“Eh?! Che c’è, perché piangi ora?!”
”INUYASHA!!” Sotto gli occhi stupiti dell’hanyou, Kagome si gettò tra le sue braccia singhiozzando parole incomprensibili, e lui non potè fare altro che carezzarle i capelli, mormorandole che andava tutto bene.

Dietro di loro, una figura scura seguiva la scena sogghignando.

 

 

“Da che parte cominciamo?” Domandò Mousse indicando il gigante sopra di loro leccarsi l’enorme bocca, trovando il gruppo evidentemente appetibile.

“Oh Kami come vorrei che la mia bisnonna fosse qui ora!” Mormorò Shampoo.

Ryoga si fece schioccare le nocche, e Mousse dichiarò che ci avrebbe pensato lui a difenderla. Shampoo fece un passo indietro, afferrando un bombori: non si poteva mai sapere.

 

“AKUMU FAAAAMEEE!” Sentenziò il mostro sbavando. Con un verso di disgusto, Mousse lanciò una serie di lame e pesi acuminati, mentre Ryoga faceva saettare fasce tigrate verso il corpo flaccido del mostro. L’essere gridò di sorpresa, ma in un attimo si riprese e sogghignò di nuovo. Bava rovente cadeva a terra ai piedi di un’impietrita Shampoo.

 

“FAAAAME! AKUMUU FAAAAMEEEE!”
”Ma che dice questo mostro? Che vuole da noi…?” Domandò l’amazzone arretrando, la testa appena voltata da un lato, verso Mousse.

Lui scosse la testa “Temo che pensi che noi siamo il suo pranzo Shampoo….Shampoooooo??!!” Un mano gigantesca l’aveva presa, e lei gridò di ribrezzo e paura. Cominciò a tempestarlo di calci e pugni, ma l’essere sembrava divertito, e con grande disgusto di tutti tirò fuori una lingua smisurata e la leccò.

L’amazzone emise un gemito avviluppato. Quella cosa schifosa che aveva per lingua non solo bruciava da morire, ma le stava attraversando i capelli, le orecchie, gli occhi, le guance, e per un momento Shampoo credette di morire di disgusto, in preda ai conati; desiderò un bagno caldo e del sapone più di quanto avrebbe desiderato sposare Ranma, e per un attimo la vista le si offuscò. Sanguinava a causa dell’acido, e provava un dolore immenso lungo tutto il collo e la faccia. A nulla valsero gli attacchi di Mousse e Ryoga, e Shampoo pensò che sarebbe morta davvero in quel modo schifoso e assurdo. Poi un boomerang gigante tagliò di netto la testa al mostro, e lei svenne.

 

 

SHAMPOO NO AKUMU

 

Una chiesa. Il sole. Nerima.

Una giovane donna indossava un vestito da sposa, ma non era lei; avvicinandosi alla figura bianca, vide che era Akane. Poco distante da lei c’era Mousse, e lei credette che lo stesse per sposare.

“Bene Akane, vedo che hai deciso di sposare Mousse e lasciare a me il mio Lanma!”

Lei la guardò stranita per un attimo, poi sorrise “Ti sbagli Shampoo. E’ Ranma che sto sposando, Mousse è il nostro testimone” L’amazzone fissò Mousse senza capire “Ma…” Il ragazzo fece una faccia tirata e finse un sorriso “Non ricordi? E’stato deciso che tu sposi me. Ti ho sconfitta finalmente, e ora sarai solo mia!”

“No…” Fece lei indietreggiando “Non è vero”
”Oh invece è verissimo!” La voce nota e amata la riscosse dalla sua disperazione.

“LANMAAA!” Gridò correndo ad abbracciarlo; ma lui la fermò con un gesto, ed attirò Akane possessivamente a sé “No Shampoo”
L’amazzone cominciò a tremare, e avvertì il bruciore delle lacrime “Ma…Lanma…?”

“Io sposerò Akane. E’lei che amo, non te”

Lei si portò le mani alle orecchie, artigliandosi i capelli, massaggiandosi la testa “No” Mormorò “No no no no NOOOOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!”

 

 

La guancia destra fu immersa in un dolore tale che credette gliela stesero staccando. Poi aprì gli occhi, e vide un capannello di persone su di lei. C’erano Ryoga, lo stupido Mousse, il demone cane, la ragazza che lo accompagnava, l’acchiappa-spettri col boomerang, il bonzo pervertito e…oh, no, c’era anche Akane, e Ranma….

“LANMA!!!!” Gridò buttandogli le braccia al collo, stritolandolo col suo amore.

Akane si voltò dall’altra parte, indignata, e una voce femminile ben nota commentò “Bene Shampoo, vedo che ti sei ripresa!” Nello stesso istante, una spatola gigante le sfiorò un braccio, e l’avrebbe ferita se lei non si fosse scostata. Shampoo riconobbe Ucchan e, dietro di lei, il dottor Tofu con una valigetta in mano.

“Ukyo Kuonji, sei stata tu a schiaffeggiarmi poco fa?! Cosa ci fai qui?!”

La ragazza le si avvicinò minacciosa “Una cosa per volta ragazzina! Punto primo se non ti avessi schiaffeggiata saresti entrata in coma, vero dottor Tofu?” Il buon medico annuì sorridente.

“Punto secondo devo impedirti di posare i tuoi tentacoli sul MIO fidanzato; quando ho saputo che era in questo strano posto con te e Akane ho creduto di morire dalla preoccupazione!”

“Ehi, tu, quale sarebbe lo strano posto?!” Sbottò Inuyasha.

“Bè, non è che mi capiti tutti i giorni di viaggiare nel passato!” Ribattè lei.

“Questo è il presente! E’il tuo futuro ad essere strano e caotico!”

“Se proprio vogliamo parlare di stranezze, che mi dici su quelle tue strane orecchie da gatto??!!”

“Gatto??!!” Fece lui in un lamento. Da quando era arrivato, Ranma non faceva che chiamarlo Inucane, il suo amico Ryoga Elfo, la cinesina addirittura Demone cane, ma gatto…quello era troppo.

“Insomma, che vi siete mesi in testa tutti quanti, eh?! Io sono un hanyou!!”
Il gruppo lo guardò interrogativo, e lui si rassegnò.

“Ehhh che ci vuoi fare Inuyasha? Le stranezze attirano la gente” commentò Miroku ponendogli una mano sulla spalla con fare consolatorio.

“Ha parlato il primo bonzo pervertito della storia!”

“Io non sono un pervertito!”
”E invece sì!”
”E invece no!”

“Ehm…scusate…”

I due si voltarono a guardare Ranma, che cercò la parola “Siii??!!” Dissero in coro.

Ranma guardò Ucchan seriamente “C’è un vero motivo per cui tu sei qui Ucchan?”

Lei abbassò il capo, e accennò al dottor Tofu “Purtroppo si Ranchan. La città è in subbuglio, quei cosi sono passati attraverso quel pozzo. E’stato il dottore ad indicarmelo, e visto che mi ha detto che eravate tutti qui ho pensato di venire anch’io. Ma prima ho chiamato i rinforzi”
”Rinforzi?” Fece Akane senza capire

Ukyo annuì vivamente “Ho mandato Kuno a casa tua. Tuo padre e il signor Saotome se la stanno cavando niente male, ma ho pensato che un po’ d’aiuto sarebbe stato utile”
”E hai chiamato Kuno? Bell’aiuto!” Esclamò Ranma annoiato.

“C’è anche Obaba, e ho visto Happosai nei paraggi”

Akane fece un sospirone, e Ranma si voltò a guardarla “Che c’è?”
”Voglio andare a vedere come stanno” Sentenziò.

“Ma se Ucchan ha appena detto…”
”Non mi importa! Voglio vederli con i miei occhi!”

Il ragazzo sospirò “E va bene! Ti accompagno”

“Lanma amore, non ti lascerò da solo con quel maschiaccio!”

“Se va Shampoo vado anch’io!” Disse Mousse.
“Se Akane va al di là del pozzo io la seguirò…” Cominciò Ryoga, ma fu interrotto dal dottor Tofu.

“Se ve ne andate tutti chi rimarrà qui? Ryoga, rimani almeno tu, dobbiamo controllare almeno l’imboccatura del pozzo. E se qualche altro demone li seguisse?”
”Vengo anch’io” Si aggiunse Kagome “Voglio vedere mia madre, mio fratello e mio nonno”

“Vengo con te” Disse Inuyasha convinto. Kagome gli rivolse uno sguardo pieno di amore e gratitudine che lo fece arrossire.

Ryoga fece un po’ di storie, e così Shampoo, ma alla fine si convinsero a lasciar andare solo loro quattro; l’amazzone si fidava della bisnonna, e il dottore la convinse a farsi medicare le ferite.

Prima che il gruppo si allontanasse, si diedero un appuntamento da lì a due ore nella capanna di Kaede.

Dovevano parlare di quegli strani incubi, capire come un demone potesse dominare le menti e i sogni delle persone, e pianificare un attacco massiccio contro la coltre nera sulle loro teste.

 

 

“NARAKU NO AKUMU MUOOOOREEEE!”. L’ex hanyou che odiava Inuyasha si portò le mani alle orecchie e gridò, sentendo una parte del suo immenso corpo nero cedere e morire. Udì la massa demoniaca gridare di contro, e sperò che la sua vita cessasse in quel momento, pur di non dover sopportare oltre quel dolore. Ma ormai Naraku faceva parte di loro, e i demoni facevano parte di lui. Finchè essi non fossero stati sconfitti lui avrebbe continuato a soffrire ogni volta che uno di loro veniva attaccato e moriva; il suo potere sugli incubi della gente era stato sconfitto, e già avvertiva la o le menti formulare nuovi piani contro il genere umano.

Il sole non sarebbe tornato a splendere molto presto.

 

 

 

 

 

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Capitolo 9
*** La morte di Naraku ***


 

 

LA MORTE DI NARAKU

 

 

 

 

“BAMBINA MIIIAAAAAAAA!!!”

“Papà, così mi strozzi!!”

Il signor Tendo aveva passato ore di terrore, girando per casa come un fantasma in preda al panico, invocando a gran voce il nome della sua figlia minore tra le lacrime.

Fuori, Tatewaki Artistocrat Kuno giaceva a terra con un bernoccolo gigante sulla fronte e la katana  stretta inutilmente nella mano destra; dietro di lui, Happosai borbottava a proposito di dilettanti che si lasciano battere da due demonietti stupidi. Poco più in là, Obaba studiava il sonno agitato del giovane, ed era giunta alla conclusione che uno degli avversari doveva aver utilizzato una potente magia dell’incubo.

Ranma osservava la scena accigliato (E così anche Kuno ha gli incubi ora…) Suo padre gli sbucò alle spalle facendolo sobbalzare “FIIIGLIO MIIIIOOOOOO!!”
Ranma, convinto che volesse abbracciarlo come aveva fatto poco prima Soun con Akane, si coprì il viso con le braccia, ma fu sorpreso nel sentirsi colpire sulla testa con forza.

“Papà, che fai?! Io torno sano e salvo e tu mi prendi a pugni???!!”

“Figlio ingrato, hai idea di cosa abbiamo passato qui mentre tu eri chissà dove a mettere la tua fidanzata in pericolo??!!”

“Ah, allora eravate preoccupati per lei! E dire che non ce n’è motivo, visto che un ercole senza fascino come Akane….”
SDONK!

La pentola colpì il poveretto con precisione mortale, mandandolo sul tavolo a faccia in giù.

“Chi sarebbe l’ercole senza fascino??!!”
”AKANE TEEEEENDOOOO!!!!” Le braccia di Kuno la strizzarono con forza tale che la ragazza divenne viola, e l’aura di battaglia la circondò fiammeggiante. Per un attimo tornò ad essere Midoriko, e Ranma lesse nei suoi occhi una rabbia omicida “Oh Oh…”
”Akane Tendo – continuò Kuno che non si era accorto di nulla – ho sognato che quel dannato Saotome ti sposava, e tu ne eri felice! Tu che potresti avere me, l’erede della gloriosa famiglia Kuno! Ma ora è tutto a posto, adesso sarai solo MIIIIIIAAAAAAAAAHHHHHHHHHHH!” Kuno volò in aria, scagliato contro il velluto nero dei demoni; occhi fiammeggianti si illuminarono alla vista di un pasto così facile, ed enormi bocche si spalancarono ma, sotto gli occhi stupiti di quanti non sapevano, sulla schiena di Akane riapparvero le ali eteree, e nelle sue mani l’arco dorato; la freccia sfiorò di poco la testa del poveretto che stava per ricadere, e al suo passaggio si aprì uno squarcio di cielo blu.

“Cavoli!” Esclamò Nabiki comparendo con un biscotto in una mano, schermandosi gli occhi “Akane come hai fatto? Gli hai praticamente salvato la vita”
”Che brava!” Commentò Kasumi servendo la cena.

“Seee brava per una freccetta che non ha neanche colpito nel segno…”
Akane /Midoriko gli scoccò uno sguardo assassino “Hai detto qualcosa ragazzino?”
”Ragazzino?” Ripetè incredulo Genma

“UAAAAHHHH! La mia bambina ha perso la memoria e non si ricorda più di RanmaAAAAAAAHHHH!!”
Il ragazzo col codino si tappò le orecchie commentando “Meglio che gli spieghiamo tutto se non vogliamo perdere i timpani!”

 

 

In casa Higurashi l’atmosfera era più tranquilla; la madre di Kagome aveva offerto a lei e Inuyasha un’abbondante cena, e con il sorriso sulle labbra e un’invidiabile tranquillità (era molto simile a Kasumi in questo) aveva ascoltato la loro storia ponendo domande qua e là ogni tanto. Sota invece era talmente eccitato che non riuscì a stare fermo per tutta la cena, e chiedeva in continuazione precisazioni ad un ormai annoiato Inuyasha. Raccontarono dell’incontro con Ranma e i suoi amici, e degli strani incubi che avevano avuto; Kagome non si soffermò molto su questo argomento, e a dire il vero neanche l’hanyou ricordava con molto piacere la lotta impari a cui erano state sottoposte le loro menti.

“Ranma stava quasi per rimetterci la pelle!” Esclamò Inuyasha inorridito.

“Già. Ma la sua fidanzata lo ha salvato con il suo amore…ah!” Sospirò Kagome estasiata.

“Ma se non ha fatto altro che insultarlo!” Precisò Inuyasha, a cui il rapporto tra Akane e Ranma ricordava molto il proprio con Kagome.

“E voi cosa avete sognato invece?” Domandò la signora Higurashi servendo altro riso.

I due divennero di fuoco. “Sì sorellina, dicci, qual è il tuo incubo peggiore?” Rincarò Sota.

“Ehm….ecco…io…”
”Tsè! Sicuramente avrai sognato di non riuscire a passare i tuoi esa-cosi!” Fece Inuyasha beffardo.

“Esami! E-SA-MI! E guarda che sarebbe solo colpa tua se dovessi essere bocciata!”
”Ma che dici, dannata?!”
”E tu? Cos’hai sognato….INUYASHA?!” Domandò sottolineando il suo nome con una risatina cattiva.

“Ecco…io…non me lo ricordo!”

 Il nonno di Kagome lo tolse d’impaccio enunciando le sue certezze e le sue teorie riguardo agli youkai degli incubi e ai demoni del Vaso di Pandora.

“E’una leggenda risalente a molti secoli fa; si narra che nel lontano Olimpo, gli dei abbiano rinchiuso in un vaso tutti i mali dell’uomo, e colei che lo custodiva, Pandora, appunto….”

“Bè io vado a dormire! Andiamo Inuyasha ho un futon in più per te nella mia camera” Annunciò Sota tagliando a metà il discorso del nonno.

“Eccomi”

“Mamma ti aiuto a lavare i piatti?”
”Oh grazie Kagome!

Tutti si allontanarono, lasciando il povero vecchio con tanto d’occhi; anche Bujo, il gatto di casa, si stiracchiò in cerca di un posto più caldo dove andare a dormire.

“….spinta dalla curiosità lo aprì facendoli fuggire tutti – concluse da solo – Bha! Non c’è più rispetto per gli anziani!” E così dicendo si trascinò in camera sua scoccando un’occhiata al cielo nero di demoni, sorridendo perché credeva fermamente che fossero i suoi molteplici amuleti ad averli allontanati.

 

 

“Ragazzo, dov’eri finito mentre i tuoi amici combattevano contro Akumu?” Domandò la vecchia miko girando con un mestolo la zuppa bollente sul fuoco; vista così, a Ryoga parve quasi una strega intenta a preparare qualche oscura pozione, ma scacciò il pensiero e si preparò a rispondere.

“Bè…qualcuno mi aveva detto che Akane era in pericolo, e così…”

Kaede si accigliò “Chi era?”
Il ragazzo si grattò il mento, pensoso “Bè…era una specie di scimmione bianco…”
”Uno scimmione bianco hai detto?!” Gridò lei rovesciando la pentola.

Shampoo e gli altri fecero capolino per vedere cosa accadesse, e la miko si ricompose “A quanto pare Naraku  ha ancora potere sui suoi burattini” Disse tra sé “Oppure l’orda di demoni ha assorbito anche il suo potere” Ryoga la guardò confuso, ma Kaede ricominciò a mescolare la zuppa borbottando.

“Kaede sama?” Chiamò timidamente.

“Ragazzo mio, temo che ci sia un motivo per cui i demoni si tengono abbastanza alla larga da voi”

Ryoga alzò le sopracciglia “Credevo che fosse il potere di Akane a spaventarli!”
”In parte. Ma credo che Naraku stia dalla nostra parte”
”Vuole dire che quel…quell’hanyou è ancora vivo?”

“Ora è uno youkai a tutti gli effetti, ma al confronto dell’orda di demoni che lo possiede è come un agnellino in mezzo ad un branco di lupi affamati”

“Vuol…vuol dire che se lo vogliono mangiare?” Chiese Ryoga inorridito.

Kaede lo guardò, l’unico occhio luccicante “Magari l’avessero già sbranato ragazzo mio, per lui sarebbe stata una liberazione. I demoni non vogliono le sue carni, ma la sua anima, i suoi pensieri malvagi, in poche parole lo stanno annullando e divorando da dentro!”

“Divorando…da dentro?” Ripetè il ragazzo.

“QUAAAA!!! QUAAAAAA!!!!!” Strillò Mousse riportandoli alla realtà.

“Stupido papero, cosa diavolo urli?!” Gli gridò Ryoga ancora scosso dalle parole della miko.

Shampoo spiccò un salto e andò a gettarsi tra le braccia di un sorpreso Ranma. Alle sue spalle, Akane distolse lo sguardo indignata.

“Molla il mio fidanzato Shampoo!!” Le gridò Ukyo afferrando la sua spatola.

Ai piedi di Ryoga rotolò il secchio ormai vuoto che la cinesina aveva vuotato sul povero Mousse “Ben tornati” Fece in tono ironico “Oh ciao elfo, ci sei anche tu!”
“NON SONO UN ELFO!!!” Ringhiò Inuyasha oltraggiato.

“Oh andiamo, è un soprannome così carino!” Commentò Kagome al suo fianco.

Kaede si fece avanti, il mestolo ancora in mano: “Bene, visto che ci siete tutti possiamo parlare. Non credo che abbiamo molto tempo”
Il gruppo, ora al completo, la guardò con aria interrogativa. Fuori, nonostante il giorno avanzato, incombeva ancora l’oscurità.

 

 

Gli bruciavano gli occhi. Avvertiva la presenza di Kagura e di Kanna sotto di sé, ma non osava muoversi.

“Salvatemi figlie mie” Pregò mentalmente, e immediatamente avvertì la pressione dell’essere su di sé “COME CREDI CHE LE TUE FIGLIE POSSANO SALVARTI DOPO CHE LE HAI TRATTATE COME SCHIAVE PER TUTTA LA VITA?! GUARDA UN PO’COSA HA IN MANO LA TUA KAGURA…”

Con gli occhi velati di sudore bollente e di lacrime di dolore, Naraku vide il proprio cuore nelle mani della sua figlia maggiore.

“Come…cosa…” Biascicò lo youkai incredulo.

“HO/ABBIAMO DECISO CHE NON MI/CI SERVI PIU’STUPIDO DEMONE. L’ATTACCO DELL’INCUBO NON E’SERVITO A NULLA CONTRO QUEI RAGAZZINI; E VISTO CHE NON SEI UTILE PER ELIMINARLI, IO/NOI ELIMINERO’/REMO TE!”

“No! Io posso aiutarvi! Io so come indebolirli! Conosco ogni punto debole!”
I demoni sghignazzarono “ANCHE DI QUELLI VENUTI DAL FUTURO? TRA LORO C’E’QUELLA DANNATA MIKO STUPIDO DEMONE, COME PENSI DI ANNIENTARLA?!”

Stavolta fu Naraku a ghignare, le membra fuse nella massa demoniaca si rilassarono un po’ “Sono solo stupidi umani, e se voi colpite nel segno con uno di loro il gruppo si disgregherà, e di conseguenza saranno meno forti”
Il miasma lo avvolse bloccandogli le vie respiratorie, e Naraku emise un gemito flebile e strozzato “COSA VUOI DIRE STUPIDO YOUKAI, NON HO/ABBIAMO TEMPO DA PERDERE, LA MIA/NOSTRA FAME E’INSAZIABILE, E FINCHE’CI SARANNO PERSONE COME LORO IN GIRO POSSO/POSSIAMO ACCONTENTARMI/CI SOLO DI PESCI PICCOLI E POCO SAPORITI, QUINDI PARLA, MALEDETTO!!!”

“Va bene…va bene…la zombie…la miko con la quale vi ho liberati…lei è il punto debole dell’hanyou”
“TUTTO QUI?!”
“Bè…ci sarebbe anche il bonzo…lui ha un forte legame con la cacciatrice di spettri, se dividete anche loro…”
Un tuono rombò in lontananza, e il corpo espanso e inutile di Naraku fu stretto violentemente nel suo stesso miasma: l’orda di demoni lo stava uccidendo. A nulla era servito indicare a quello strano ragazzo del futuro la via da seguire, perché quello stupido si era perso; capì che mettersi dalla loro parte era stato un errore, che avrebbe dovuto lasciare da parte il dannato orgoglio e dare man forte al nemico, abbassarsi a vivere come parte della cosa lasciata fuggire a quel vaso. Il suo cuore mancò un battito, e vide il sorriso maligno di Kagura e la sua mano che stringeva.

(Dannato vaso…come…come ho fatto a sbagliare tutto?) Pensò. Quello che lui stesso aveva creato o liberato, gli si era rivoltato contro, e la morte sarebbe stata il prezzo da pagare per il suo grave errore; avvertì la pressione al petto e contemporaneamente la massa demoniaca che gli spezzava le ossa ad una ad una, con lentezza e minuzia esasperanti. Lui, che credeva di essere malvagio, demone abbastanza da odiare l’intero genere umano, ora capiva che si poteva essere ancora più spietati di lui; ormai non vedeva che confusamente, la vista appannata, il sangue che fluiva lento da ogni piccola ferita. Quell’essere, o quegli esseri non stavano limitandosi ad ucciderlo: lo stavano torturando; gli avevano divorato l’anima, la mente, rivoltandogli contro i propri poteri, umiliandolo, e ora gli infliggevano la sofferenza fisica suprema di morire poco per volta. Con terrore, pensò che avrebbero prolungato quell’istante in eterno, e allora l’inferno gli sarebbe parso una sciocchezza al confronto. (Ma gli youkai vanno all’inferno?) si domandò confusamente, mentre il dolore gli strappava l’ennesimo grido e le vene pulsavano di dolore per la crescente pressione. Aveva lottato così duramente per la Shikon no Tama, voleva diventare uno youkai a tutti i costi, e il prezzo che aveva dovuto pagare era stato caro. Alzò gli occhi al cielo, e si accorse che avrebbe dato chissà che per vedere un’ultima volta le stelle. Rise. Una risata isterica che distrasse momentaneamente anche Kagura “Che c’è paparino, ti stai divertendo?” Chiese stringendo forte il suo cuore fino a farlo sanguinare. La risata di Naraku, la prima di tutta la sua miserabile vita, divenne un grugnito, e lo youkai pensò che mai, mai avrebbe pensato di morire così, per uno sbaglio da lui stesso commesso con tanta leggerezza.

Il dolore divenne insopportabile. Sentì i demoni masticare lentamente, e si ritrovò a sperare che le sue membra straziate gli rimanessero indigeste; a quel pensiero rise di nuovo, e il miasma strinse ancora di più, strappò, lacerò “CHE HAI DA RIDERE MISERO YOUKAI? DISTURBI SOLO IL MIO PASTO, ED E’ORA CHE TU TACCIA PER SEMPRE!”

Naraku smise di ridere solo quando la massa demoniaca addentò la tenera, carnosa fonte dei suoi pensieri.

 

 

Un brivido le percorse come una scossa, e persino Miroku avvertì un battito mancare.

Kaede, Kagome e Akane, sussultarono nello stesso momento.

“Cosa diavolo…” Proruppe Inuyasha.

“Naraku… - mormorò Kagome pallida come un cencio – Naraku è…”
“…morto” Terminò per lei Akane, stupita.

“COOOSA??!! Che cazz….” Ma l’esclamazione di Inuyasha fu interrotta da un suono raccapricciante, troppo poco umano per essere un urlo, e troppo forte per essere solo di dolore. Era un urlo costernato di morte.

“Kamisama…oh dei dell’aldilà….” Mormorò Miroku in un improvviso attacco di superstizione.

“Si può sapere che cavolo succede?!” Esclamò Ryoga contrariato. Con la coda dell’occhio registrò l’oscurità esterna assumere un mortale colore violaceo, mentre lampi zigzaganti attraversavano quello che una volta era stato il cielo.

Kaede sospirò, e tutti si voltarono a guardarla, come per un tacito accordo “Credo di potervi dare delle spiegazioni” Mormorò mentre fuori, l’orda demoniaca, ricominciava il suo pasto nelle oscurità dl bosco e delle anime altrui.

 

 

 

 

 

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Capitolo 10
*** Interludio ***


 

 

INTERLUDIO

 

Kagome sedeva accanto ad Inuyasha con un’espressione tesa sul volto. Viaggiava nel Sengoku da quasi un anno ormai, ma non aveva mai avuto tanta paura come ora. Naraku era morto, ucciso dall’incubo nero che aveva tappezzato il cielo, e se uno come lui, per di più ormai youkai, era stato sconfitto allora erano tutti nei guai. Voltò lo sguardo verso lo strano gruppetto di nuovi arrivati, e temette per loro. Erano tutti forti, era vero, ma sembravano così…fragili. Ranma e Akane erano molto uniti a dispetto di quello che volevano far credere, ma lei pareva disorientata dalla nuova identità che l’anima coraggiosa di Midoriko le aveva affibbiato. Akane aveva sicuramente un carattere forte ma Kagome sospettava che, le continue avancès della ragazza coi capelli viola e di quella con la spatola gigante sulla schiena nei confronti del suo fidanzato, le facessero perdere la pazienza con molta facilità; e non a torto. Shampoo era una ragazzina viziata, che trattava male il povero ragazzo miope che le andava dietro. Lui almeno combatteva con l’intento di difenderla, ma lei, amazzone innamorata o meglio, infatuata del ragazzo di un’altra? Non le ispirava molta sicurezza. Ukyo, che tutti chiamavano Ucchan, sembrava più matura pur correndo dietro a sua volta al povero Ranma. Ma le pareva spaventata, e questo non era un bene.

Kagome guardò stancamente Sango e Miroku, così uniti loro malgrado, e pensò a lei e Inuyasha. Quel bacio così…bello, così rude. Possibile che un insensibile immaturo come lui le provocasse tali reazioni? Sapeva di avere un posto importante nel cuore del suo mezzodemone preferito, ma…Kikyo? E se Inuyasha fosse stato preoccupato per lei? Certo, ormai la miko non poteva più rischiare di morire, ma la sua anima e i suoi poteri, erano in pericolo come lo erano stati quelli di Naraku? E lui che avrebbe fatto pur di proteggerla? Lo sguardo dell’hanyou, ambrato e serio, era enigmatico e impenetrabile.

 

 

“Posso dirvi – cominciò Kaede attizzando il fuoco – che i demoni liberati dal vaso maledetto attaccano solo le anime impure pervase da sentimenti di egoismo, rancore, odio e quant’altro ci sia di torbido nell’animo dell’uomo”
”Allora Miroku è in pericolo” Sentenziò Inuyasha meritandosi un pugno in testa dal monaco.

“Akane, tu sei troppo violenta, i demoni ti mangeranno sicuramente, e Lanma sarà tutto mio!” Cinguettò Shampoo. Akane le lanciò un’occhiataccia sbilenca, e Ryoga s’intromise con espressione grave “Una ragazza dolce come Akane non ha nulla da temere, lo ha capito anche la buon anima di quella miko. Piuttosto sei tu Ranma ad essere in pericolo”

“E perché di grazia?” Domandò il ragazzo contrariato.

“Perché sei sempre arrogante, incivile con Akane, violento, stupido, irascibile, egoista, impertinente….”
”Frena Ryoga…. – lo censurò accompagnando le parole con un diretto allo stomaco – Parli tu che fai sempre il maiale con le fidanzate altrghhh” Il ragazzo con la bandana vide rosso e lo colpì prima che potesse dire oltre “Taci idiota bugiardo!!”

“Vuoi combattere?!”
”Anche subito”
Ma prima che i due potessero fare qualsiasi cosa Inuyasha li afferrò inaspettatamente per le collottole, trascinandoli l’uno di fronte all’altro, ringhianti e rossi di rabbia.

“Ehi Inu – cane che vuoi?!”
”Già, questo è un combattimento da uomini, gli elfi non sono ammessi!”
L’hanyou ringhiò contrariato, e li lasciò cadere di peso a terra “Punto primo non sono né un cane né un elfo, e questo per mettere le cose in chiaro. Punto secondo o la smettete di fare gli idioti e cercate di essere costruttivi o VI FACCIO A BOCCONCINI CON I MIEI ARTIGLI E VI DO’ PERSONALMENTE IN PASTO AI DEMONI, CHIAROOOO????!!!”

“Per me due così se li mangiano subito” Commentò tranquillo Mousse, mentre gli altri si tappavano le orecchie dopo l’urlo dell’hanyou.

Kaede scosse la testa “Non sono i piccoli vizi o difetti delle persone a metterle in pericolo”

“PICCOLI vizi?! – fece sorpreso Miroku – a me pare che questi due siano un pozzo senza fondo di vizi”
”Houshi – sama, si ricordi che lei è stato nominato per primo” Gli fece notare Sango tranquillamente.

“Io sono un monaco rispettabile…”
Kaede si schiarì la gola con alterigia “Se aveste il buon cuore di ascoltarmi ve ne sarei grata. Non abbiamo molto tempo” 

Finalmente tutti tacquero, e la vecchia miko potè proseguire “Per essere chiari, ci sono due categorie di vizi e difetti. Coloro che fanno del furto, dell’odio, dell’omicidio, dell’egoismo e quant’altro, lo scopo delle loro vite, sono il pasto sicuro dei demoni qua fuori. Ma se nonostante un animo imperfetto, le persone sono unite come voi, e si amano e si sostengono tra di loro, allora l’orda si ritrae momentaneamente come un coniglio di fronte ad un lupo affamato e perde forza. Per di più l’animo di Midoriko è fra noi, celato nella sua reincarnazione vivente che è Akane. Poi c’è Kagome, che lo è a sua volta di mia sorella. Certo, ella ora vaga in sentieri oscuri, e la sua anima non è in pace, ma in vita fu una miko eccellente, e questo fa di te la sua copia quasi perfetta. Ma attenzione: noi siamo in netta inferiorità numerica rispetto a loro, e questo va a nostro grande svantaggio.”
”Volete dire che saremo sconfitti?” Domandò Ukyo timidamente.

“Voglio dire che dovremo andare a tentativi, innanzitutto cercando la fonte del problema”

“E quale sarebbe la fonte del problema? Forse la montagna da cui Naraku aprì il Vaso di Pandora?” Chiese Kagome.

La miko scosse la testa “Da lì è stato solo attivato l’incantesimo. Secondo me il vero covo ce lo stava mostrando Naraku prima di morire” Kaede fissò un occhio lucente su Ryoga “Ragazzo, mentre i tuoi amici combattevano tu hai detto di essere stato guidato da Naraku in un altro luogo. Puoi dirci dove ti condusse?”
Ryoga si guardò attorno, smarrito “Ehm…quindi se io vi conducessi là troveremmo la soluzione?”
”E’probabile, sì”
”Allora stiamo freschi” Sentenziò tranquillamente Ranma riavviandosi il codino sulla nuca.

“Che vuoi dire?”
”Vecchia Kaede voi non avete idea del pessimo senso dell’orientamento di questo individuo. Pensate che si è perso perfino in casa sua!”
”Taci Ranma!” S’infuriò lui, punto sul vivo.

“Calmi ragazzi, calmi. Ryoga, davvero non ricordi dove sia il luogo?”
Il ragazzo fece un sorriso trionfante, e incrociò le braccia con fare sicuro “So esattamente dov’è”
”Davvero Ryoga?” Domandò Akane speranzosa.

“Ma certo. Lo scimmione mi ha condotto in un luogo ricco di vegetazione da cui si vedeva un alto monte”

Rimasero tutti in silenzio per un istante, fissandolo. Kaede si accigliò pensosa, l’aria assorta e grave.

“Io ve l’avevo detto” Considerò Ranma a bassa voce.

“Bè che c’è, non sono forse stato esauriente…?”

“Imbecille, siamo nel Sengoku, e dove non sorgono villaggi ci sono SOLO foreste piene di alberi e di piante, inoltre le catene montuose sono ben visibili qua intorno, mica siamo a Tokyo, sai??!”

“E allora?! Basta che vi conduca nella foresta giusta, no?!”
”E sei in grado?!”
”Certo che lo sono!”
Ranma lo squadrò, incerto, poi tornò a sedersi con aria rassegnata.

“Direi che non ci resta che provare a seguirlo, non credete?” Propose Mousse.

Suo malgrado, Kaede gli diede ragione, e predispose tutto per la spedizione, dalle armi alle provviste.

 

(LA NOTTE PRIMA DEL VIAGGIO)

 

A sera inoltrata tutti si misero a riposare; era difficile se non impossibile distinguere il giorno dalla notte, così quando veniva il sonno si dormiva, quando si aveva fame si mangiava…

“Sembra di essere tornati nella Preistoria” Commentò Kagome nella notte alta. Lei e Inuyasha erano gli unici ad essere svegli, seduti sulla soglia della capanna, e l’hanyou la squadrò nonostante la luce della luna fosse assente “La Pre…cosa?!” La ragazza ridacchiò. Il suo arco era ordinatamente infilato nello zaino, e la faretra era stata ben rifornita di frecce; lanciò un’occhiata al suo bagaglio e sorrise al ragazzo di fronte a lei “Prima della vostra epoca…intendo MOLTO prima…gli uomini non avevano nulla. Non sapevano cos’era il fuoco, così di notte se avevano freddo dormivano stretti stretti per combatterlo”
”E se…un animale li attaccava?” La voce di Inuyasha era bassa e dolce nel silenzio.

“Costruivano armi rudimentali con rocce…legno…si arrangiavano insomma. Molte volte però non riuscivano a difendersi e….”
Nessuno dei due parlò per qualche minuto, come riflettendo sul significato di quelle parole. Poi l’hanyou dai capelli d’argento domandò con un filo di voce “Hai paura?”
Kagome annuì “Un po’. Stavolta abbiamo a che fare con qualcosa di enorme; temo quasi…che non ce la faremo”
”Certo, quei cosi orrendi sono ovunque, ma hai sentito cosa ha detto la vecchia Kaede? Chi è unito non corre pericoli”
La ragazza intrecciò le mani sulle ginocchia, e scosse la testa facendo fluttuare i capelli in una maniera che fece venire la pelle d’oca a Inuyasha “Siamo in inferiorità numerica, ricordi?”
”Già” Kagome lo squadrò per un istante, e gli lesse qualcosa di strano negli occhi. Per un istante si sentì strana a sua volta, come in preda alla febbre.

Inghiottì, cercando le parole da dire “Tu…mi proteggerai…Inuyasha?”
”Sempre, finchè avrò un cuore che batterà nel mio petto” Tutto tacque. Anche il vento si placò, e Kagome vide se stessa protesa contro di lui, il respiro mozzo, le labbra socchiuse. Avvertì il fiato corto di lui solleticarle il mento, e d’istinto chiuse la distanza fra loro. La risposta di lui la lasciò senza fiato. Non solo il bacio fu più profondo del precedente ((Kami…ho la sua lingua sul labbro inferiore!)) ma le braccia di lui la cinsero con tale forza che lei fu proiettata in avanti, pericolosamente inclinata (sul suo torace) contro Inuyasha. Con un tonfo attutito dall’erba caddero malamente, e Kagome emise un piccolo gemito di sorpresa quando urtò il gomito a terra.

“Ti sei fatta male?” La sua faccia era così comica che lei non potè fare a meno di sorridere “Bè che c’è? Ti faccio ridere?!”
In effetti il sorriso di Kagome divenne una risatina isterica, tanto che lui si accigliò oltraggiato e offeso “E io che mi preoccupavo per te” Disse imbronciato.

“I…Inu…yasha – fece lei cercando di calmare il riso – hai…un filo d’erba che ti…e…esce…dall’orecchio!!” Si gettò su un fianco in preda a risa convulse, le lacrime agli occhi per lo sforzo di trattenersi.

Inuyasha alzò lo sguardo verso l’alto, e si tolse rabbiosamente l’oggetto di tanta ilarità. Kagome notò il leggero movimento del suo orecchio, e provò nuovamente l’impulso di ridere: era stato per quella sua particolarità canina che aveva coniato la parola magica A CUCCIA, ed era anche lo stesso motivo per cui Ranma lo chiamava Inu – cane. Si morse le labbra per impedirsi di ricominciare e si allungò invece a dargli un bacio sulle orecchie; era da tanto che voleva farlo! Inuyasha rimase a bocca aperta “Perché?” “Perché ne avevo voglia” Rispose lei semplicemente. Poi, d’impulso, lo abbracciò forte, facendolo cadere nuovamente e si accucciò contro di lui, sdraiata al suo fianco. I suoi capelli argentati le ricaddero sulle braccia, facendole il solletico e dandole piacevoli brividi. Lui la cinse calorosamente “Se faceva freddo stavano stretti stretti…così?” Domandò l’hanyou. “Sì” Mormorò lei. Mentre l’oscurità e i demoni circondavano il mondo loro due, così inermi e indifesi davanti a tanto orrore, dormivano abbracciati e protetti dal calore del loro amore profondo e speciale.

 

Ranma avvertì lo spazio vuoto ancora prima di svegliarsi. Si guardò attorno, cercando di mettere a fuoco le immagini al buio; quando la sua vista si fu abituata scorse Shampoo che dormiva su un fianco, Mousse raggomitolato alle sue spalle. Ukyo e Ryoga erano dalla parte opposta, rannicchiati in posizione quasi fetale, e Ranma provò un moto di tenerezza verso i suoi amici: erano terribili di giorno quando combattevano e litigavano, ma nel sonno gli parvero quasi indifesi. Vide Miroku e Sango dormire vicini, e si domandò se tra loro ci fosse del tenero. Shippo stava accucciato accanto a Kirara poco più in là, e la vecchia Kaede era nella stanza attigua, nell’unico letto disponibile (a loro erano toccate coperte e futon, per fortuna era primavera inoltrata!). Mancavano Inuyasha, Kagome e….Akane.

 

Quando vide il loro bacio provò un’invidia improvvisa e lacerante. Si ritrovò a pensare a come sarebbe stato tra loro; avrebbero mai dormito così vicini ? Sarebbero mai stati così felici? Si circondò le spalle con le braccia, come infreddolita, e sbirciò il cielo sopra di lei. Era viva quella melma nera? Scorgeva occhi curiosi e bocche fameliche, vicine…troppo vicine…ma non doveva essere quasi immune a quelle schifezze? Si sentì in pericolo e si ritrasse, poi d’un tratto si chinò sulle ginocchia e cominciò a piangere. Quasi sussultò quando udì una presenza dietro di sé.

“Akane” La voce, dolce e familiare, la fece piangere più forte. Ranma sedette vicino a lei, e le pose una mano sulla spalla “Akane perché piangi? E che fai qua fuori da sola!? Lo sai che quei cosi sono demoni?!” Lei si voltò sprezzante, facendo ondeggiare i corti capelli scuri “E non pensi alle nostre famiglie?! Non ti preoccupi mai per tuo padre, per tua madre, per i nostri amici?!! Loro sono a Nerima, in un’altra epoca, tutti soli!!” Sul volto di Ranma si formò un’espressione indefinibile; nei suoi profondi occhi azzurri lesse qualcosa di simile al disprezzo “Non ti ho chiesto io di rimanere. Sei stata tu ad insistere tanto, io non volevo che venissi in questo viaggio così pericoloso!” Akane gli diede uno schiaffo. Sopra di loro il groviglio nero si mosse inquieto, e si accesero una moltitudine di occhi rossi e minacciosi.

“Idiota è così che mi ringrazi?! Io cerco di starti vicina e tu…tu…” Si alzò di scatto e si allontanò a grandi passi. Ranma avvertì il movimento sopra di loro, e udì il respiro famelico dei demoni troppo vicino alla radura.

“Akane torna qui!!” Gridò perentorio.

“NO!!”
”Akane non fare la stupida come al solito!!”
D’un tratto la vide portarsi le mani ala testa e accasciarsi al suolo, nel momento stesso in cui tentacoli neri come pece scivolavano attorno al suo corpo per ghermirla.

“AKANEEE!!”

Lei gridò, e i suoi capelli divennero rosso fuoco; apparvero le ali sulla sua schiena, e Akane afferrò l’arco dorato che le si era formato tra le mani, scoccando una freccia verso l’alto. Immediatamente i tentacoli si ritrassero, e l’orda parve risalire verso il cielo. Ranma le fu subito vicino. Le ali erano scomparse, l’arco anche, ma sui fianchi e sulle braccia i tentacoli le avevano lasciato delle vistose bruciature.

“Roba corrosiva…Akane stai bene?”
”Credo…di sì…scusami”

“E per cosa?”

“Per essermi allontanata…per averti schiaffeggiato…”

Lui sorrise, e le porse la mano “Torniamo dentro. Non vorrai mica dormire all’aperto come quei due?” Disse accennando a Kagome e Inuyasha abbracciati poco più in là. Akane lanciò loro un’occhiata pensosa “Perché no? Fa caldo stanotte”

“Vuoi….dormire come loro?!” Fece Ranma in imbarazzo.

Akane arrossì fino alla radice dei capelli “Ho detto FUORI, non COME LORO, razza di pervertito! E poi non sei tenuto a dormire qui anche tu”

Ranma sedette accanto a lei, guardandosi attorno. I demoni si erano davvero allontanati, ora si trovavano parecchie miglia sopra le loro teste “Direi che c’è un venticello invitante, e quest’albero – disse indicando una grossa quercia poco distante – è abbastanza vicino alla capanna”
”Ranma…?!”
”Non preoccuparti, non dormirò troppo vicino a te, puoi stare tranquilla. Vuoi che ti porti il futon?”
Akane scosse la testa “Sto bene così. Grazie”

“Allora…buonanotte” Ranma sbadigliò, e si lasciò cadere ai piedi dell’albero. Lei lo fissò per un istante e sorrise (Oh Ranma, sei così….) Si stese sul fianco accanto a lui, il gomito a terra, la testa poggiata sulla mano. Lo guardò per un tempo indefinito, e quando le parve che stesse dormendo si accostò a lui, piano. Lentamente si accoccolò contro la sua schiena, il braccio destro a cingergli la vita. Sentiva i movimenti del suo respiro contro il proprio viso, e d’istinto, nello stato sospeso tra il sonno e la veglia, come in sogno mormorò “Ti amo tanto…Ranma….” Non potè vedere nè il sorriso di lui e neanche le sue labbra formare una frase muta “Anch’io…Akane”.

 

Sopra di loro, una decina di demoni gridò di dolore e morì.

 

 

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Capitolo 11
*** Il rapimento ***


 

 

IL RAPIMENTO

 

Ranma sbuffò per l’ennesima volta, e Inuyasha perse le staffe “E’inutile che sbuffi come un bollitore mezzo uomo, il tuo amico si è già perso due ore fa quando abbiamo cominciato il viaggio!”

Camminavano molto vicini, in testa Ryoga con la vecchia Kaede che, un torcia molto potente in mano, faceva strada al gruppo. In effetti erano in viaggio da parecchio, e la stanchezza si cominciava a far sentire.
Ranma si rivoltò come un felino verso l’hanyou “Senti specie di cane su due gambe, io sbuffo quanto mi pare e piace, chiaro il concetto??!!”
”Vuoi batterti?!”
”Anche subito!!”
Kagome sospirò sconsolata “Insomma la volete finire?! Così non risolvete nulla!”
I due litiganti sentirono appena le parole della ragazza, perché qualcosa sopra di loro li attaccò. Inuyasha sfoderò Tessaiga automaticamente, e Ranma lanciò d’istinto il Moko Takabisha verso il cielo. Un essere con i tentacoli, simile a quello che aveva attaccato Akane il giorno prima, urlò di dolore, un suono acuto e disperato. Ma non si allontanò, e cominciò a sbattere i molti arti corrosivi alla cieca, cercando di colpirli. Fu il caos. Ognuno gridava all’altro di stare attento, di spostarsi, e colpiva velocemente per non rimanere ustionato; per un lungo minuto ci fu una strana lotta al buio, perché nella confusione la torcia andò persa, poi una freccia di Kaede colpì il bersaglio nello stesso momento in cui Ranma si gettava su Akane per proteggerla, Mousse su Shampoo, Miroku su Sango e Inuyasha su Kagome. Tornò il silenzio, rotto solo dai respiri affannati dei combattenti all’erta.

“Se n’è…andato?” Domandò Ukyo con una vocina spaventata, la spatola protesa verso l’alto.

“Credo di sì” Rispose la miko raccogliendo la torcia da dietro un cespuglio. Per un attimo illuminò la scena del combattimento, e colse Ranma, Mousse, Miroku e Inuyasha nell’atteggiamento protettivo, Ryoga schiena a schiena con Ukyo nella lotta, e capì. “Ma non sono stata io a cacciarlo” si corresse “Siete stati voi”.

“Noi?!” Fece Ranma sorpreso “Ma se non l’abbiamo quasi toccato?!”

Kagome sorrise: lei aveva capito “Oh, lo abbiamo toccato e come! Guardatevi intorno: ognuno di noi è accanto a qualcun altro a cui tiene per proteggerlo dall’attacco. Ricordate cosa ci ha detto Kaede ieri? Bene, prima tu e Inuyasha avete litigato, ed è per questo che il demone-piovra ci ha attaccati. Poi ci siamo uniti tutti per combattere, e…”

“…e lei è fuggita” Concluse per lei Ryoga “Cavoli, non dobbiamo litigare allora”

“Già, ma credo che sarà molto difficile impedirvelo…” Commentò Akane sconsolata.

“Davvero Inuyasha, certe volte ti comporti come un bambino!” Lo rimproverò Kagome.

“E tu Ranma che te la prendi così, sei proprio infantile!” Rimbeccò la fidanzata.

“Ehi, lui mi ha chiamato mezzo uomo!”
”E tu l’hai chiamato cane, quindi siete pari, ok?” Rispose Akane con un sorriso.

Kagome prese le due mani destre e le avvicinò “Allora, pace fatta?”
Ranma e Inuyasha si strinsero la mano con troppa forza, e si ripromisero trai denti che avrebbero ripreso ‘il discorso’ quando tutto sarebbe finito.

“Sono incorreggibili – commentò Mousse che li aveva sentiti – comunque…non vi pare che di qui siamo già passati?”

Tutti gli occhi si posarono su Ryoga, che fece spallucce e ricominciò a camminare.

 

 

Le ginocchia le dolevano, e questo era ben strano, perché il suo corpo era fatto solo di fango, e non avrebbe dovuto provare dolore fisico. Era inginocchiata a poca distanza dal punto in cui Onigumo aveva donato la sua anima ai demoni per poterla possedere, e Kikyo provò un moto di ribrezzo. Quell’idiota si era fatto ingannare dalla sua stessa orda di demoni, ed era morto nel modo meno onorevole per uno youkai. Ma lei non avrebbe fatto la stessa fine, oh no! Lei avrebbe rinchiuso di nuovo nel vaso quei sudici esseri dell’oscurità. Sentiva i suoi Shinidamachuu abbandonarla ogni volta che uno di loro la attaccava. Se prima poteva combatterli ora, privata di metà delle sue anime, era troppo debole. I demoni l’attaccavano facilmente corrotta com’era, ed era solo grazie ai suoi poteri di miko che era ancora in vita. Già, in vita. Una vita fittizia e priva di un’anima propria; se solo quella dannata Kagome fosse morta in combattimento, si sarebbe ripresa quello che le apparteneva. Naraku gliel’ aveva promesso, le aveva promesso un mucchio di cose, ma poi era andato tutto storto. Ora non poteva fare altro che cercare di tenere a galla, nella sua mente, solo pensieri puri e umani, e cercare di dividere il gruppo che avanzava nella foresta in cerca del luogo in cui era custodita la chiave. Secondo la leggenda, la Lacrima degli Uomini avrebbe potuto richiudere il Vaso di Pandora, ma lei non poteva utilizzarla perché non era umana. L’avrebbe protetta con le unghie e con i denti, si sarebbe presa l’anima di Kagome e solo dopo, quando fosse rinata e i demoni non le sarebbero più serviti li avrebbe rinchiusi di nuovo e per sempre.

“Kokoro tounan“ Mormorò Kikyo  muovendo le mani attorno ad una sfera dorata.

 

 

Verso sera, il gruppo si predispose per la notte. Ryoga non era riuscito a guidarli, proprio come sospettavano, ma a metà giornata al ragazzo parve di riconoscere un cunicolo tra le rocce, e lì, in mezzo ad una distesa d’erba annerita e secca per la mancanza di acqua e sole, avevano trovato la pelliccia di scimmia di Naraku. Kaede aveva sospirato e il suo sguardo si era posato sulla grotta che aveva di fronte a sé. Era quella in cui Onigumo era morto tanti anni prima.

 

“Kaede – san?” Tentò Ucchan, ma la voce di Akane la interruppe “Guardate!” Una figura ammantata di nero si diresse verso di loro librandosi a mezz’aria. Quando parlò, la sua voce apparve lontana e confusa come in un sogno.

“Anima che mi appartieni…vieni a me…” Fu un attimo.

Kagome sussultò come per una convulsione, e tutta la luce sparì dai suoi occhi; Inuyasha gridò il suo nome, e gli altri scattarono per afferrarla prima che un’ombra scura l’avvolgesse e la trascinasse via, assieme alla figura misteriosa accanto a lei. Inuyasha saltò per tirarla via, ma un tentacolo corrosivo lo ghermì per un polso facendolo sanguinare. Ranma lanciò un Moko Takabisha riuscendo a malapena a sfiorarlo; persino Ryoga e Mousse si diedero da fare, ma le fasce del primo andarono a vuoto, e le lame del secondo attraversarono il tentacolo come fosse fatto di fumo. L’ Hiraikotsu di Sango tagliò di netto l’arto, ma esso si riformò in pochi secondi sotto gli occhi stupefatti di Inuyasha, che imprecò gridando invano il nome di Kagome.

Akane gridò nella confusione,e Ranma vide con orrore che stavano portando via anche lei

“AKANEEEEEE!” Gridò. Un lampo di luce violetta inondò il gruppo e, in uno sbuffo di fumo, la figura nera e le due ragazze erano sparite.

“Ma che diavolo era quell’affare Kaede-baba?! Ha portato via Kagome!” Disse Miroku roco per il fumo.

“…e Akane” Gli fece eco Ryoga.

“Ragazzi miei quella era mia sorella Kikyo” Proferì sconcertata la miko.

Tutti gli occhi furono su di lei “Perché vecchia?! Perché Kikyo avrebbe dovuto…ooohhh…MERDA!!” La comprensione cadde su Inuyasha, e l’hanyou cominciò a voltarsi per correre.

“Dove vai Inuyasha? Non sappiamo nemmeno dove l’ha portata” Gli fece notare Sango

“Ma io DEVO andare, lei…LEI LA UCCIDERA’!!”

“La ucciderà comunque se ti metterai a correre a perdifiato senza sapere dov’è” Sentenziò Kaede seria “Io posso avvertire la sua aurea, tu puoi solo sentirne l’odore; solo io posso sapere dov’è andata finchè è lontana”
Ranma parlò con voce bassa e grave “Allora vecchia indicaci la strada. Non ho idea di cosa voglia quella zombi di tua sorella da Akane, ma se oserà anche solo torcerle un capello la spedirò io stesso nell’aldilà una volta e per sempre” 

Ryoga gli lanciò un’occhiata sbilenca, sentendosi derubato di parole che avrebbe voluto dire lui per primo; pensò confusamente che Ranma somigliava sempre di più ad Inuyasha nel suo modo di fare, ma evitò di dirlo ad alta voce. Ora come ora non poteva mettersi a litigare con Ranma: c’era da salvare Akane.

 

 

Quando si svegliò, Akane credette di essere all’inferno. Fiamme alte si levavano all’interno di quella che sembrava essere una grotta umida e maleodorante. Lentamente portò lo sguardo intorno, cercando di abituarsi all’oscurità; vide Kagome sdraiata poco lontano, una sfera dorata sospesa a mezz’aria su di lei, e quando provò a chiamarla per nome si accorse che la voce le mancava.

“Vedo che ti sei ripresa ragazzina. E’inutile che tenti di chiamare la tua amica, perché non ti sentirebbe comunque; oh, a proposito, tu non puoi neanche parlare ora. L’incantesimo che ho fatto su di te ti impedirà di chiamare aiuto. Ho anche ridotto la mia aura al minimo, così mia sorella non potrà trovarci” Akane vide la figura scura che l’aveva afferrata sedere in un angolo paziente: era Kikyo, la sorella della vecchia Kaede, circondata da strani spettri somiglianti a serpenti neri. Distolse lo sguardo con un moto di disgusto, e tentò di muoversi. Allungò un mano e sentì qualcosa bloccarla. Vetro? Provò in un’altra direzione e incontrò la stessa resistenza. Quella dannata miko zombie l’aveva rinchiusa in un kekkai.

(Ranma) Pensò Akane ricadendo a sedere.

“Vorrai sapere cosa voglio da te, vero?” Lei alzò la testa, e vide uno dei suoi Shinidamachuu volteggiarle intorno con una sfera luminosa tra le piccole zampe ricurve. Kikyo aprì le braccia e assorbì la luce. (Quella è l’anima di qualche ragazza sfortunata) pensò Akane, ricordando come la miko si tenesse in ‘vita’ (e se volesse fare lo stesso anche con me? Oh…Kami…)

“Se è alla tua anima che pensi che miro puoi anche tranquillizzarti” Riprese Kikyo come in risposta ai suoi pensieri. Akane sussultò.

“E’la MIA anima che voglio, e si da il caso che la tua amica sdraiata laggiù la possieda. Tu mi servi per riprendermela”

 

 

Volavano su Kirara da una mezz’ora, secondo le indicazioni di Kaede, e Ranma era talmente preso dalla sua preoccupazione per Akane che non fece storie davanti allo strano youkai, e distrattamente si ripeteva che era solo una specie di volpe a due code.

“Kaede-san, secondo voi perché Kikyo avrebbe rapito anche Akane? Capisco che da Kagome voglia indietro l’anima, ma…” Shampoo si beccò un’occhiataccia piena di rancore e preoccupazione da Inuyasha, ma non ci diede peso; era sempre più convinta che tra la ragazza e il mezzo demone ci fosse del tenero.

“Akane è la reincarnazione di Midoriko…temo che voglia sfruttare i poteri di miko che ha quando assume la sua forma per rubare l’anima a Kagome”

“Ma lei è una miko, non sa farlo da sola?” Domandò Mousse aggiustandosi gli occhiali sul naso.

“Ragazzo, mia sorella ha perso molti dei suoi poteri in questa sua nuova vita. E Inuyasha stesso può dirvi quanto è forte lo spirito di Kagome”

L’hanyou sentì gli occhi su di sé, e decise che parlare non poteva far male “Kikyo…lei ha già tentato di rubarle l’anima. Ma Kagome è stata così testarda, fino all’ultimo…” Nella sua voce si notava una nota di rimpianto, e nessuno parlò per un po’.

D’improvviso Kaede si accigliò, e Inuyasha, che la osservava attentamente, fu il primo ad accorgersene.

“Che c’è che non va?”
”Mia sorella ha annullato la sua aurea…credo che la nostra corsa termini qui purtroppo”

 

 

Kikyo salmodiava strane cose muovendo elegantemente le mani intorno alla sfera dorata, e Akane la osservava stancamente; quella perlina doveva essere il mezzo con cui rubare l’anima a Kagome. Kikyo le aveva promesso che, dopo che avesse compiuto il proprio dovere, l’avrebbe lasciata andare; ma lei non voleva uccidere Kagome. Doveva trovare un modo per scappare e avvisare gli altri, ma come!? Si guardò attorno: il kekkai era potente, non sarebbe bastato colpirlo a mani nude. Aveva dato un paio di pugni a vuoto suscitando la calma e composta ilarità della miko, ma non aveva funzionato; magari un colpo energetico come quello di Ranma poteva aiutarla…ma Ranma non poteva raggiungerla, perciò se la sarebbe dovuta cavare da sola. Purtroppo lei non aveva padronanza di colpi energetici, e…

Akane spalancò gli occhi di colpo, ricordando il giorno in cui i demoni erano apparsi in cielo; lei AVEVA lanciato una sfera di energia, e lo aveva fatto come Midoriko. (Bene – pensò – Kikyo vuole che diventi una miko per uccidere Kagome? Vediamo che accade se lo uso per uscire di qui…)

Lentamente, si inginocchiò e cominciò a evocare l’anima di Midoriko.

 

 

“CAZZO! Non è possibile! Vecchia, fai uno sforzo maledizione!!”
La miko si voltò stancamente verso Inuyasha “Te l’ho già spiegato Inuyasha, non posso sapere dov’è finchè ci nasconde la sua aurea. Tutto quello che possiamo fare è aspettare”
”Aspettare COSA?!” Che la fidanzata del finocchio col codino le tolga l’anima e l’uccida??!!”
Ranma scattò come un fulmine, afferrandolo per la collottola “Attento a come parli INU-CANE – sibilò naso a naso con lui, calcando sul nomignolo – o ti stacco le tue belle orecchie rosa e te le faccio ingoiare!”
”Che c’è, non sopporti la verità?! Eh mezzo uomo?!”
Ranma aumentò la stretta “Senti MEZZO-ESSERE del cavolo, Akane non ucciderà proprio nessuno solo per salvarsi la pelle, è chiaro?! E non chiamarmi mai più mezzo uomo…” gli assestò un pugno in pieno volto “…o finocchio!” Fece per dargli il resto ma l’hanyou lo caricò facendolo ruzzolare a terra. Ranma era sotto di lui, e Inuyasha alzò il pugno quando un demone-tigre aprì le enormi fauci su di loro.

“State attenti razza di IDIOTI!!” Gridò loro Ryoga tagliandolo in due con una delle sue fasce.

“Ranchan tesoro, stai bene?!”
”Lanma amore mio…”
Lui non si accorse nemmeno delle due fidanzate e di Ryoga che imprecava poco distante; il suo sguardo era fisso su Inuyasha: aveva fatto bene a non fidarsi completamente di lui. Quel mezzo demone era davvero insopportabile, arrogante e…

(E se fosse solo preoccupato per Kagome? In fondo io so che Akane non corre un gran pericolo, ma lei potrebbe…)

“Inuyasha?” L’hanyou rimase fermo a guardare l’orizzonte, come sperando che potesse rivelargli la direzione da seguire.

“Ehi INU-CANE?!”
Si voltò di scatto “Non chiamarmi…”
Ranma sorrideva; Inuyasha sbattè le palpebre, mentre il ragazzo col codino gli tendeva la mano in segno di pace “Cosa…che cazz….”
”Ti aiuterò a trovare Kagome. Anche a me non va giù di sapere Akane nelle mani di una miko defunta dall’anima irrequieta – senza offesa Kaede baba – per cui propongo una tregua e dico di metterci a cercare. Tu puoi sentirne l’odore, no? E allora proviamoci, meglio tentare che stare senza fare niente, giusto?”

Inuyasha ricambiò il sorriso, mostrando i canini “Giusto…ehm…io credo di avere un pochino esagerato prima…”
Sango e Miroku, che conoscevano la scorza dell’hanyou fecero tanto d’occhi: possibile che Inuyasha si stesse…scusando?

Ranma lo liquidò con un gesto, e lui si affrettò ad aggiungere “…ovviamente anche se fai il gentile non ti darò mai la Shikon no Tama per curare la tua maledizione, nel caso dovesse saltare di nuovo fuori!”

“Ovviamente neanch’io rinuncerò a battermi con te, e magari il vincitore la utilizzerà per il proprio desiderio!”
Ryoga e Mousse scossero la testa, sperando che quei due, con i loro litigi non li mettessero di nuovo tutti in pericolo; poi, l’idea della Shikon nelle loro mani prese il sopravvento, e si ritrovarono a sghignazzare all’indirizzo di Ranma e Inuyasha.

Kaede, Miroku e Sango osservavano i quattro come se fossero pazzi: che avevano da sorridere come un branco di idioti quando c’era un’emergenza in atto?

”La sento!” La voce di Kaede li fece voltare tutti come un’unica persona “Ma questa…non è Kikyo…”

 

 

 

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Capitolo 12
*** La Lacrima degli Uomini ***


 

 

 

LA LACRIMA DEGLI UOMINI

 

Kikyo aveva commesso un grave errore; aveva sottovalutato quella ragazzina, ed ora ne avrebbe pagato le conseguenze. Li avvertiva avvicinarsi sempre di più; doveva sbrigarsi, o l’anima che tanto bramava non l’avrebbe più avuta: quella era la sua ultima possibilità. Sentiva i demoni agitarsi e tentare di possedere lei come avevano fatto con Naraku. Ma lei non si sarebbe fatta prendere tanto facilmente.

Girò lo sguardo verso la ragazzina svenuta. Quando aveva avvertito la sua aurea chiamare i rinforzi aveva perso il controllo e aveva tentato di strangolarla; mossa sciocca per una miko esperta come lei: senza Midoriko come avrebbe potuto mettere in atto il suo incantesimo con Kagome? Fortunatamente Akane si stava già riprendendo, ma Kikyo non si aspettava la sua mossa felina. Con un balzo l’aveva raggiunta e stava attaccandola con un calcio potente. Con molta calma, alzò una mano verso di lei, e la vide accasciarsi a terra “Sai perché ti senti così debole? Sto rimuovendo la tua anima un pezzetto per volta piccola stupida, e se adesso non fai quello che ti dico, ti mando uno dei miei simpatici amici a prenderla del tutto per me. Certo, non sarà come avere quella originaria, ma mi andrebbe bene lo stesso. Quindi ora che non c’è più il kekkai vedi di obbedirmi o morirai”
(Maledetta) pensò Akane serrando la mascella (Ranma…dove sei quando c’è bisogno di te, dannazione?!)
Kikyo le si avvicinò seria “Ora Midoriko vieni fuori e dai una mano ad una tua simile, o il corpo in cui parte della tua anima giace cesserà di esistere per colpa tua…e tu questo non lo vuoi, vero?”
Akane vide nero, mentre l’altra parte di sé prendeva il sopravvento su di lei.

 

 

“Ci vuole ancora molto?!” Domandò Ranma per l’ennesima volta.

“No, la sento, è appena dietro a quella radura, però vi consiglio di non andare a piedi…”
Ma lui e Inuyasha erano già partiti di gran carriera, seguiti da Ryoga che gridava il nome di Akane, Shampoo e Ukyo che gridavano quello di Ranma, Mousse che strillava quello di Shampoo.

“...perchè potreste perdervi, ma vedo che non mi ascoltate già più” Concluse Kaede rassegnata.

“Secondo me l’amore li guiderà” Disse Miroku improvvisamente ispirato.

“Già, peccato che l’amico di Ranma sia solito perdersi anche se guidato dall’amore” Sospirò Sango sistemandosi l’ Hiraikotsu sulla schiena.

“Oh Kami…l’ho persa..!” Esclamò Kaede all’improvviso.

 

Da tutt’altra parte Ranma aveva trovato la strada giusta senza saperlo, ed ora si trovava all’imbocco di una grotta del tutto simile alla precedente “Cavoli, qui nel Sengoku è tutto così uguale…!” Mormorò mentre si affacciava verso una luce innaturale.

 

Ryoga imprecò. Si era perso; che il cielo lo strafulminasse, stava cercando Akane e si era perso di nuovo! Shampoo e Ukyo lo avevano calpestato da poco, e lui non era riuscito a seguirle senza perdersi.

“MALEDIZIONEEE!” Gridò lanciando a casaccio uno Shishi hokodan nel bosco. Una figura bianca sfrecciò tra gli alberi, e Ryoga temette di aver colpito qualcuno…o qualcosa. Inghiottì e si avvicinò per scorgere una bimba sorridente tra le braccia di uno strano ragazzo con una stola di pelliccia sulle spalle; i suoi capelli argentei gli ricordarono Inuyasha. La bambina batteva le mani tutta contenta “Che bello! Sesshomaru-sama gioca con Rin! “ Il tizio sembrò seccato dalle sue parole, e la lasciò andare stizzito, ma la ragazzina sembrava non essersene nemmeno accorta “Ancora ancora!!!” Strillava.

“Questo non è un gioco stupida ragazzina” Disse la voce gelida dell’uomo; Ryoga si chiese come poteva una bimbetta innocente e vivace come lei stare assieme ad un essere scortese come quello.

“Ehi amico, non l’ho fatto apposta, non te la prendere con lei però; si vede che non si è spaventata”
Lo sguardo dello strano ragazzo lo gelò. Esisteva al mondo uno sguardo più freddo? D’improvviso Ryoga capì che quello era uno youkai. Non un mezzodemone come Inuyasha, ma uno youkai vero, almeno a giudicare dall’immenso spirito combattivo che emanava. E la bambina era con lui…

“Ragazzino…io non sono amico di nessuno…” Il discorso irato del demone fu interrotto da una voce gracchiante alle sue spalle “Padrone! Sesshomaru-sama, per l’amor del cielo, non lasciatemi più indietro! Kamisama…il vostro umile servitore potrebbe essere una facile preda per i demoni, e senza di me cosa fareste?! Ma chi è questo ragazzo umano?”

Ryoga rimase allibito; un…rospo parlante?! Che fosse caduto nelle sorgenti di Jusen? Ricordava ancora la faccenda del mago delle rane, e se ciò era vero, voleva dire che le sorgenti esistevano anche cinquecento anni prima, e magari poteva farci un salto…ma la cosa strana era il bastone che teneva in mano: c’erano due teste, una maschile e una femminile! Ma che strana comitiva aveva incrociato?! Un demone, una bimbetta esaltata e un rospo?!

“Ehm…scusate…io dovrei andare, sapete sto cercando una ragazza e…” Lo youkai lo prese per il bavero con una forza sovrumana “Uno che lancia un colpo come quello non può che essere un demone. O sbaglio?” Sibilò sfoderando gli artigli, pronto ad ucciderlo.

“Ehi modera le parole viso d’angelo, io sono umano, pratico le arti marziali, e scacciare i demoni è mio compito!!”
”Come mi hai chiamato, pezzo di…”
La voce gioiosa di Rin interruppe il momento drammatico “Ah! Ah! Ah! Sesshomaru-sama è un angelo! Un angioletto del cielo!” Evidentemente lo trovava divertente. Ma il rospo era irato almeno quanto il padrone, perché gli si parò davanti brandendo il suo strano bastone “Come ti permetti di insultare il mio signore?! Sei solo un misero umano, prostrati davanti alla potenza di Sesshomaru!”
(Mi sembra di sentire Sasuke parlare di Kuno) Riflettè Ryoga.

“Lascia stare Jaken – disse lui con la stessa voce gelida – sento Kikyo qui vicino; forse siamo ancora in tempo”
Ryoga aprì le orecchie (Kikyo? Ma allora Akane era…)
”Portatemi con voi, quella zombi ha rapito la ragazza che io…ecco insomma…l’ha rapita, e io…”
”Fa come ti pare” Tagliò corto lo youkai cominciando a camminare seguito dalla bimba e dal rospo.

 

 

“Maledetta – sibilò la voce di Midoriko – tenere in ostaggio una ragazza per ucciderne un’altra?! Ma che razza di sacerdotessa sei?!”

“Ma io non voglio ucciderla, voglio solo prenderle l’anima! E ora da brava, usa la Kokoro tounan, so che puoi farlo, tu sei quella che ha creato la sfera dei quattro spiriti, sei pratica di anime”

Midoriko si accigliò “Attenta Kikyo, sai che accade se userai la Lacrima degli Uomini nel modo sbagliato? Se rubi un’anima e poi tenti di usarla, non sei diversa da Naraku e da quanti sono stati assorbiti dalla massa demoniaca”
La freddezza di Kikyo vacillò; voleva forse dire che sarebbe stata incorporata anche lei? Non con un’anima umana, rubata o no ERA umana, e non poteva…

“Mi stai imbrogliando dannata! Io non ti credo!!”
”Faresti meglio a credermi” Sussurrò sorridendo con le labbra di Akane.

Fu un attimo.

Midoriko scattò per afferrare la sfera che Kikyo nascondeva nelle vesti, e appena nelle sue mani la luce che sprigionò attirò tutti i demoni della Terra.

 

 

Ukyo ricordava di aver visto scene simili solo al cinema, in quei film dove gli effetti speciali sembravano voler emulare l’Apocalissi. Shampoo ansò al suo fianco, ed entrambe registrarono con lo sguardo la cosa nera convergere in massa verso un punto preciso, attaccando tutto quello che incontrava.

 

“Per tutti i demoni! Che guaio!” Ansò Kaede scendendo dalla groppa di Kirara.

“Kami del cielo, che accade Kaede–san?” Domandò Sango portando la mano istintivamente al suo boomerang.

“La Lacrima degli Uomini è in balìa dei demoni” Rispose Miroku senza smettere di guardare il cielo.

“E questo che significa?!” Insistè la cacciatrice di spettri.

“Significa che siamo in un mare di guai” Rispose il monaco iniziando a correre.

 

Ranma scansò per puro caso gli artigli dell’essere demoniaco. Ora i demoni non badavano più di scendere o meno verso persone dal cuore puro: si stavano letteralmente PRECIPITANDO verso l’interno della grotta, e lì dentro poteva esserci…

 

“AKANEEE!” Gridò correndo all’impazzata.

 

 

“Jaken, tu rimani qui con Rin” Il tono di Sesshomaru non ammetteva repliche.

“Ma mio signore, da solo? I demoni…”
”Loro sono interessati a ben altro che ad un rospo come te. Userò un kekkai, e se dovesse comunque succedere qualcosa a Rin ti ucciderò”
Jaken tacque; la situazione non si metteva molto bene per lui, ma non poteva fare a meno di ubbidire e pregare che alla marmocchia non accadesse nulla di male.

“Tu che fai ragazzino?”
”Vengo con te, che domande” Ribattè Ryoga prendendo prontamente la direzione sbagliata.

“Idiota. La tua donna è da questa parte” Lo rimbeccò con calma lo youkai.

(La mia donna?) Pensò lui finalmente seguendolo.

 

 

Tutto si svolse nel giro di pochi minuti, lasciando ben poco tempo per pensare o per agire in modo calcolato. I demoni si ritrassero dai cieli di Nerima e del resto della Terra, smettendo di mietere vittime più o meno innocenti, attraversarono in massa il pozzo mangiaossa e tutte le barriere del tempo e dello spazio, e si ammassarono nella zona circostante la grotta. Ben pochi riuscirono ad entrarvi, ma per Kaede, Inuyasha, Ranma e gli altri, era come assistere alla fine del mondo.

“AKANEE!”
Il viso pallido di lei gli balenò davanti agli occhi, e a Ranma si strinse il cuore; era svenuta, raggomitolata in un angolo, legata con delle corde insolite. No, non corde, realizzò, erano come manette fatte di energia, e le legavano mani e piedi.

Sopra di loro, i demoni crepitavano e urlavano, e in un attimo Akane fu circondata da artigli, tentacoli, canini e altri orridi arti; immediatamente, Kaede alzò una barriera attorno alla ragazza.

“Basterà per poco se non riusciamo a farla allontanare dalla Lacrima degli Uomini!”

“Di che parli vecchia?!” Gridò Ryoga superando il frastuono.

“Quella chiave luminosa di fianco a lei!” Indicò Miroku arrivando di corsa con Inuyasha e gli altri al seguito. L’hanyou lo calpestò senza mezzi termini, e si fece strada verso Kagome trai demoni, tagliando a casaccio con Tessaiga e rischiando di ferire qualcuno.

“KAGOMEEE!!!”

la ragazza era stesa su un pianale di marmo, la Kokoro tounan che le volteggiava sulla fronte. D’istinto, l’hanyou sfoderò gli artigli per strapparla via, ma Kaede lo bloccò per tempo “Fermo Inuyasha! Così la uccideresti!”

“E allora che devo fare??!!”
”Spostati” Gli intimò superandolo. Con un gesto lento e mirato, la miko accompagnò la sfera verso la fronte di Kagome stando attenta a non sfiorarla, e lasciò che le si posasse sulla fronte, dove si incorporò dolcemente con la sua pelle. Inuyasha la guardò interrogativo.

“L’incantesimo non è stato completato da Midoriko, ma parte della sua anima è ancora là dentro. Penseremo poi a come aiutarla, ora portala fuori di qui, al sicuro”
”Perché??!! Qui fuori è sicuro??!!”
”Starò io fuori con lei, erigerò un kekkai, ma sappi che i demoni vogliono la Lacrima degli Uomini! Ora è LEI ad essere in pericolo!!” Esclamò indicando Akane. Ranma, seguito da Shampoo, Ucchan e Ryoga, stavano lottando strenuamente contro le più disparate creature per arrivare a lei, e Miroku e Sango davano loro man forte.

“Sbrigati, e torna a dare una mano a quei poveretti! Non c’è tempo da perdere Inuyasha!!”

“INUYASHAAAAAAA!!!”

L’hanyou si voltò a guardare la prima donna che aveva amato “Kikyo” Mormorò vedendola circondata da quegli orrori.

“Kamisama” Mormorò Kaede incoccando una freccia. Inuyasha scattò verso di lei e cominciò a tagliare con gli artigli i vari tentacoli e braccia demoniache che la tenevano prigioniera “Tranquilla Kikyo…ti aiuto io…”
La freccia di Kaede uccise un oni nero simile ad un unicorno, ma la miko non poteva fare più molto per sua sorella. I demoni la stavano assorbendo (Dannazione, che debba perdere mia sorella per due volte nella stessa vita?) pensò frustrata preparando un’altra freccia.

“Inuyasha” Mormorò Kikyo cingendogli le braccia al collo. Inuyasha annusò il suo profumo così diverso, così…morto, e rimpianse la Kikyo di cinquant’anni prima, le parole mai dette, l’amore mai confessato apertamente, mai veramente vissuto. E si sentì debole. Kikyo. La donna che lui aveva amato, forse…che amava…uccisa dalla mano di Naraku, reincarnata nel fango.

 Kagome…viva, vera, Kagome era…(Kagome è in pericolo! Che sto facendo??!!) Improvvisamente capì. Capì cosa stava facendo Kikyo, e non solo perché Kaede gridava allarmata il suo nome, ma perché lo vide negli occhi della donna che una volta aveva amato: lei lo stava portando con sé.

“NOOOO!!” Gridò sciogliendosi dal suo abbraccio. Le vide negli occhi sorpresa, poi stupore, delusione, e infine rabbia “Perché…perché?! tu avevi PROMESSO!! INUYASHA, TU AVEVI PROMESSO!! PERCHE’ INUYASHAAAAAA!!!”

Con orrore, vide Kikyo scomparire nella melma nera, cominciare a farne parte. D’istinto allungò un braccio verso di lei. Una mano lo fermò; era Kaede, ferma e triste come non l’aveva mai vista.

“No – disse semplicemente – è troppo tardi”
”Ma…” L’hanyou la vide scomparire tra fulmini e luci eteree. Kikyo, che lui aveva amato. Kikyo, combattiva e pacata. Kikyo, la miko innamorata di un mezzodemone. Kikyo aveva cessato di esistere.

“Kikyo” mormorò impotente, un nodo stretto alla gola, lo stomaco e l’anima in subbuglio.

“Inuyasha. Porta fuori Kagome. Ora lei ha bisogno di te. Vai”
”Va bene, va bene!!” L’hanyou prese Kagome dolcemente e la condusse fuori della caverna.

 Aveva fatto la sua scelta.

 

 

“Allora siamo intesi vecchia, vedi di non farne avvicinare neanche uno!!”
La miko lo guardò stortamente con l’unico occhio scintillante “Non devi temere Inuyasha, ora vai e aiuta i tuoi amici”
”Tsè! – Fece lui indignato – amici!”

“Vedo che ci sei dentro fino al collo Inuyasha” La voce nota lo fece voltare di scatto.

“Sesshomaru! Che diavolo ci fai tu qui??!” Lo apostrofò il fratello minore.

“Quella zombi è qui e sta combinando grossi guai”
Inuyasha pese il controllo, e si avventò su di lui afferrandolo per il bavero “Inuyasha sei impazzito?!” Esclamò la vecchia miko che ben conosceva gli istinti malsani di Sesshomaru; se si fosse fatto ammazzare ora sarebbe stata la fine per tutti.

Il demone non si scompose minimamente, ma la comprensione calò sui suoi occhi gelidi  “L’hanno già fatta fuori, è per questo che sei sconvolto fratellino?” Inuyasha non rispose, ma ringhiò piano. Sesshomaru si liberò dalla sua stretta superandolo con noncuranza “Se vuoi rimandiamo a dopo la lotta tra di noi. Ora dobbiamo recuperare la Lacrima degli Uomini prima che questi mostriciattoli decidano di invitarmi ai festeggiamenti”
”Tsè! – fece l’hanyou con strafottenza – Bastardo come sei è strano che non abbiano già banchettato con te!”
Lo youkai non si voltò neppure; entrò invece nella caverna con passo lento e tranquillo.

(Glaciale come sempre) pensò Inuyasha prima di seguirlo di corsa.

 

 

“RANMAAAA! SOPRA DI TE!!!” Gridò Ryoga lanciando la sua sfera di energia contro un mostro a due teste. Il kekkai che teneva protetta Akane era disseminato di mostri, e non poteva reggere ancora per molto.

“Pensa per te P-chan!” Gridò lui di rimando, sferrando un Kachu Tenshin Amaguriken contro un oni particolarmente orrendo.

“NON CHIAMARMI P-CHAAAN!!” Strillò Ryoga mollando un calcio verso un drago di taglia media dai colori esotici.

“Kami, riescono a litigare anche quando combattono!” esclamò Sango afferrando l’ Hiraikotsu con cui aveva tagliato di netto una decina di tentacoli.

“Si vede che li aiuta a ricaricarsi!” Le rispose Miroku atterrando una strana creatura squamosa con lo Shakujo.

“LANMAAAA!!” Strillò Shampoo saltando sulle teste di due esseri simili a leoni con le corna.

“Ranma aspettamiii!!!” Fece eco Ukyo tagliando in due l’ennesima piovra, poco prima che la ustionasse con l’acido.

“SHAMPOOOO!!!” Gridava Mousse tagliando qua e là con lame e catene acuminate.

Miroku e Sango rimasero per un attimo impietriti “Mi pare che se la cavino benino anche da soli, voi che dite houshi-sama?”

“Direi che abbiamo tutto il tempo di fare quel bambino che mi avevate promesso onorabile Sango”
La cacciatrice di spettri gli sbattè il boomerang sulla testa “Non vi ho MAI promesso nulla del genere!! Ora togliete le mani da lì e state attento, arrivano altri ospiti!”

Fu un attimo.

Sesshomaru e Inuyasha erano appena entrati, e la seconda ondata cadde dal cielo come una folgore, un altro centinaio di mostri assetati di sangue si diresse con furia verso la caverna sputando fuoco e acido, artigliando e ringhiando con voci cupe e per nulla terrestri. Kaede capì allora il grave errore che aveva commesso, e si gettò su Kagome sprigionando un’aurea benefica che li allontanò anche se di poco. Uno dei mostri, tuttavia riuscì a colpirla duramente, facendole sanguinare la fronte e perdere i sensi. Kaede urlò miseramente, mentre Inuyasha faceva dietro-front e correva verso di lei. Nel momento in cui la miko perse i sensi, la barriera che proteggeva Akane si ruppe, e tutti i demoni si fermarono di colpo come in riflessione.

Poi si gettarono in massa su di lei.

 

 

 

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Capitolo 13
*** La fine ***


Il vaso di Pandora



Libro III

Tornando a casa



Capitolo I

La Fine




 

 

Ranma si vide correre verso di lei al rallentatore nei suoi sogni per molto, molto tempo. Fu come se la scena si ghiacciasse su se stessa, rimanendo immobile per qualche secondo, l’enorme orologio del tempo che si inceppava tutto ad un tratto. Nello sfocato quadro in bianco e nero, simile ad una vecchia fotografia, Ryoga rimaneva congelato dietro di lui, formando con le labbra il nome di Akane senza pronunciarlo, Ukyo si bloccava di colpo portandosi le mani al viso come per proteggersi da una vista orribile, e dietro di lei Shampoo le andava a sbattere contro la schiena e si affacciava  per vedere cosa accadesse. Mousse lasciò cadere le sue micidiali catene con un fragore sordo, e Sango e Miroku si arrestavano quasi contemporaneamente, la prima portandosi un mano alle labbra, il secondo spalancando gli occhi per l’orrore. Inuyasha aveva portato la mano all’elsa di Tessaiga in un gesto automatico, poi aveva lasciato cadere la mano, un’espressione costernata sul volto; solo Sesshomaru, che Ranma non aveva ancora avuto modo di conoscere rimase quasi impassibile alla scena.

Ma per Ranma il mondo alle sue spalle non esisteva in quel momento, non mentre uno youkai dotato di mostruosi artigli trapassava il corpo esile della sua fidanzata facendogli schizzare sul volto una minuta pioggia fatta di gocce di sangue.

“Eccola quaaaaa!” Gracchiò il mostro “Sfera succhia youkai è miaaaaaa!!”

Ranma non fece caso al sangue colargli sul viso, e cominciò a muoversi meccanicamente, un verso ancora silenzioso che gli saliva alla gola. Dietro di lui sospiri interrotti e cori di (Oh Kami…), Ryoga che si guardava instupidito del sangue sul polsino destro e muoveva ancora le labbra a vuoto.

Inuyasha fu il primo a muoversi, gettandosi sul mostro, uccidendolo con il Taglio del Vento assieme ad una decina dei suoi compagni, ma quando cercò di prendere in mano la Lacrima degli Uomini si scottò e la lasciò cadere

“CAZZO….Questo coso brucia!!”
Miroku gli si avvicinò silenziosamente “E’perché sei per metà demone Inuyasha. Ti respinge, dalla a me”

Non appena il monaco ne fu in possesso, gli youkai si gettarono addosso a lui. Questo bastò a riscuotere gli animi, e il combattimento per la difesa della perlina ricominciò. Ma non per Ranma. Lui camminava come un automa verso il corpo straziato di Akane, i movimenti legnosi, il lamento flebile nella gola; dietro di lui, Ryoga rimase fermo, incapace anche di muoversi.

 

Inuyasha sferrò un attacco potente e si voltò verso l’entrata della caverna. Sesshomaru lo vide con la coda dell’occhio e, artigliando con noncuranza alcuni mostri che gli si erano avvicinati troppo, senza nemmeno voltarsi, lo apostrofò “Che fai Inuyasha, scappi?”

“Devo vedere come sta Kagome. La barriera della vecchia è stata distrutta” Rispose con voce piatta l’hanyou.

“Quella femmina umana causerà la tua morte prima o poi” Commentò suo fratello sbarazzandosi di altri ospiti sgraditi.

“Forse. Ma non sono affari che ti riguardano” Stavolta Sesshomaru non replicò. Di certo non si preoccupava di quell’idiota mezzosangue.

 

“Miroku – samaaaa! Datela a me!” Gridò Sango lanciando l’ Hiraikotsu con precisione mortale.

“Apprezzo il vostro interesse venerabile Sango…ma così i demoni si accaniranno contro di voi!” Le urlò di rimando il monaco, menando colpi con lo Shakujo senza disdegnare di qualche calcio o pugno a sorpresa. Senza poter utilizzare il Kazahana per via dei veleni e degli acidi contenuti negli orridi corpi dei mostri, si sentiva quasi nudo.

“Ma almeno distoglieremo la loro attenzione e li confonderemo!!” Insistè la cacciatrice di spettri. Miroku le scoccò un’occhiata preoccupata, poi decise che tanto peggio di così non poteva andare.

 

“NOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOAKAAAAAAAAANEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!”
L’urlo lacerò le pareti della grotta distraendo per un attimo anche la massa demoniaca al suo interno. Ranma era inginocchiato davanti a lei, mentre l’urlo gli si dissolveva in gola, e i primi singhiozzi lo squassarono tanto che sembrarono doverlo lacerare in due, tanta la loro violenza. Mugugnando frasi incomprensibili, distrutto dal dolore, si accasciò su di lei insanguinandosi i vestiti, abbracciandola delicatamente come se così potesse riportarla in vita. I suoi pensieri confusi gli confermavano i suoi timori di portarla in un viaggio tanto pericoloso. Doveva impuntarsi, anche a costo di litigare con lei, ma non avrebbe dovuto ripetersi quello che era successo in Cina; stavolta dubitava che, con il corpo quasi lacerato in due dagli artigli di quel mostro potesse essere ancora viva. Il suo incubo si era avverato: Akane era morta.

 

Avvertì dietro di sé una mano sfiorargli su una spalla, e si girò quasi ringhiando “NON MI TOCCAREEE! AKANE E’MORTA, E NESSUNO ME LA RIDARA’ PIU’ INDIETRO!!!” Mousse si ritirò come se lo avesse schiaffeggiato, e fermò col braccio Shampoo, già pronta a gettarsi addosso al suo Lanma per consolarlo (e magari poi, col tempo, conquistarlo….). Ucchan era inginocchiata a terra, piangendo silenziosamente, colpita dalla violenza con la quale una delle sue rivali in amore fosse stata liquidata in pochi secondi da un mostro del genere. Il ragazzo cinese incontrò gli occhi di Shampoo per un breve istante, poi guardò in giù ad Ukyo “Avanti muoviamoci. Quella chiave è ancora in pericolo; aiutiamo gli altri se non vogliamo fare anche noi….” Non potè terminare la frase con (la fine di Akane), ma le due ragazze lo capirono lo stesso, e si mossero. Passarono vicino a Ryoga, che singhiozzava inginocchiato a terra, e decisero di lasciarlo stare per il momento; Mousse pensò vagamente che, in quello stato poteva lanciare uno Shishi Hokodan formidabile, e subito inorridì alla propria idea.

 

Nessuno vide Sesshomaru dirigersi con decisione e passi lenti verso il punto in cui Akane era stata colpita e Ranma singhiozzava.

 

 

“Vecchia!! Kaede!! Merda, vuoi vedere che ha tirato le cuoia anche lei?” Borbottò Inuyasha scuotendola. Avvicino l’orecchio al petto ed avvertì il battito cardiaco. Era viva, ma aveva bisogno di urgenti cure, dubitava che con quella ferita alla testa potesse sopravvivere ancora per molto. Per fortuna Kagome stava bene, nonostante lo strano gioiello sferico sulla sua fronte. (Basta con le sfere) si disse all’improvviso (Da quando è apparsa la Shikon no Tama non succedono altro che guai!) Posò la testa di Kagome sulle ginocchia e provò una stretta al cuore, quasi un senso di colpa. La fidanzata di Ranma era stata brutalmente uccisa, e lo stomaco gli si attorcigliò al pensiero che sarebbe potuto succedere a LEI. (Poveretto, starà patendo le pene dell’inferno) riflettè con un brivido. Poi, improvvisamente, rizzò la testa e socchiuse gli occhi, percependo una strana aurea (Midoriko…?)

 

 

Sesshomaru arrivò alle spalle di Ranma senza problemi, visto che tutti erano impegnati a combattere “Spostati” Disse semplicemente. Ranma non lo sentì nemmeno, continuava a dire frasi incomprensibili sul corpo martoriato della sua fidanzata. Lo youkai guardò in aria e riprovò “Tu! Umano! Ti ho detto di spostarti!!” Ranma mugugnò un (VATTENE!) chiaramente percepibile solo dal suo udito finissimo. Decise che era ora di passare alle maniere forti, e lo strappò dal suo abbraccio di ferro. Ranma rotolò da un lato senza un lamento, e da tergo Miroku gridò “Che diavolo fai Sesshomaru??!! Non vedi che….”
”Taci stupido bonzo. Non ho chiesto il tuo parere” Rispose lui tranquillamente.

Sesshomaru sguainò Tenseiga, e sul volto di Miroku si dipinse la comprensione, poi lo stupore (Vorrà mica…)

Ranma vide uno strano youkai molto simile ad Inuyasha estrarre una spada e dirigerla verso la fidanzata morta. Come una belva ferita si scagliò contro di lui gridando di rabbia e dolore “LASCIALA STAREEEEEE MALEDETTOOOOOOO!”

Sesshomaru lo liquidò con un manrovescio, poi calò Tenseiga sul corpo esanime di Akane.

 

 

Inuyasha si affacciò all’entrata della caverna con Kagome fra le braccia. e vide suo fratello colpire Akane con la spada forgiata da suo padre per lui. E quasi non ci credette. (Sesshomaru che riporta in vita un essere umano?! No, impossibile!) Eppure la realtà dei fatti era sotto ai suoi occhi.

Akane aprì gli occhi, e l’hanyou percepì chiaramente il respiro di Ranma bloccarsi improvvisamente, e il suo cuore accelerare di colpo.

 

“A…Akane…?” Mormorò, le lacrime quasi seccatesi sulle guance. La ragazza si alzò con cautela dopo essersi guardata attorno; della profonda ferita sul fianco le rimaneva ben poco, non più di una lieve cicatrice che sarebbe guarita in pochi giorni. Ryoga alzò lo sguardo esterrefatto: la sua Akane era…viva!! Lei però parve ignorare tutti, si alzò come in trance, e si diresse dal luogo dove ancora si lottava; Sango e Miroku si voltarono di scatto, e Shampoo, Ukyo e Mousse abbandonarono il combattimento rischiando di essere attaccati.

“Attenti IDIOTI!!” Strillò Inuyasha uccidendo con una sola artigliata due youkai sopra di loro “Al miracolo penserete dopo! Ora teneteli a bada se non volete farvi ammazzare!!” Ringhiò. Come risvegliandosi da un sogno, i tre ricominciarono a combattere, ma con un occhio sempre verso Akane. (Kami, è resuscitata!) Pensò Ukyo con stupore (Certo che ne ho viste qui di cose strane!)

“Bhà! Ha la scorza dura quella!” Commentò acidamente Shampoo atterrando un mostriciattolo rosso e nero con uno dei suoi bombori.

Ma Akane non era Akane; ora era Midoriko. L’incantesimo alle corde vocali le impediva ancora di parlare, ma con risolutezza si avvicinò a Sango tendendo la mano, in attesa. La cacciatrice di spettri rimase per un attimo interdetta, poi parve capire, e le lasciò cadere nel palmo una pietruzza rosea, leggermente oblunga, simile quasi ad una lacrima o ad una chiave.

“La Lacrima degli Uomini” Mormorò Miroku quasi con rispetto “Secondo la leggenda solo una miko dal cuore puro può maneggiarla…e richiudere il Vaso maledetto”
Inuyasha alzò gli occhi sul fratello, silenzioso e composto “Tsè! Dovevo immaginare che avevi un secondo fine per resuscitare un’umana! Con Kagome e Kaede fuori uso ti rimaneva solo lei!”

“Non secondo – rispose lui glaciale – L’UNICO mio fine era quello. A differenza di te a me non interessano le vite umane”
”Si, si certo” Borbottò l’hanyou pensando a Rin, chiedendosi quanto ciò che aveva appena detto Sesshomaru fosse vero.

Akane/Midoriko venne investita da una luce quasi ultraterrena quando prese in mano la Lacrima degli Uomini, costringendo tutti a schermarsi gli occhi con le braccia. Ranma fissava attonito la sua fidanzata tornata in vita grazie…ad una spada, e ora impegnata in qualche strano sortilegio, e per un attimo ebbe un capogiro: troppe emozioni tutte insieme lo avevano scombussolato non poco.

I demoni gridarono, e fu un grido straziante, che proveniva da ogni angolo della Terra e convogliava nello spazio ristretto in cui si erano riversati.

“LASCIALA ANDARE STUPIDA! COSI’TI ATTACCHERANNO!!” Urlò Inuyasha in preda al panico. Ma gli youkai non la stavano attaccando. Tra loro non c’era una miko corrotta ad inquinare l’incantesimo, c’erano solo un hanyou, dei ragazzi un po’ spaventati e uno youkai temibile che andava in giro con un’innocua bimbetta.

“E’pura” Mormorò Miroku improvvisamente.

“Cosa?!” Fece Shampoo al suo fianco, ancora in posizione di guardia.

“La caverna è pura, non ci sono persone malvagie o corrotte”

Come l’immagine di un sogno, Akane si librò nell’aria con le sue ali dorate, ma non c’era nessun arco nelle sue mani, combattere non era più necessario; tra esse splendeva ora la chiave di tutto. Senza toccare per terra con i piedi, gli youkai urlanti e innocui al suo seguito, si inoltrò al centro della caverna. Gli altri, come ipnotizzati, senza più demoni con cui combattere, la seguirono.

 

 

Sango, Inuyasha e Miroku realizzarono solo in quel momento che, il luogo in cui si trovavano era lo stesso in cui era custodita la mummia di Midoriko, il posto in cui era nata, tanto tempo prima, la Shikon no Tama.

“E io…con tutto questo dannato buio…non ho riconosciuto un luogo così vicino a quello in cui sono nata” Mormorò Sango fissando l’imponente figura della miko defunta.

“Già – fece Miroku al suo fianco, serio e compito – con tutto questo buio…” Concluse dandole una leggera palpatina sul fondoschiena.

“Miroku-sama! Vi pare il momento questo?!” Sibilò lei schiaffeggiandogliela via.

“Vogliamo fare…dopo?” Le domandò maliziosamente, meritandosi un pugno in testa da Inuyasha.

“Chissà perché Midoriko non riduce in cenere quelli come te!!” Commentò l’hanyou con gli occhi ridotti ad una fessura.

Intanto Akane era arrivata proprio davanti alla mummia; puntò un dito apparentemente  caso verso la parete rocciosa, come se volesse emulare il Bakusai tenketsu di Ryoga, invece dalla punta partì un raggio di luce sottile che sbriciolò solo di poco la roccia, e rivelò una piccola alcova in cui, tra le ragnatele, era custodito un vecchio vaso variopinto che pareva quasi un’anfora antica.

“Quello è il vaso di Pandora!?” Esclamò Mousse incredulo, sistemandosi gli occhiali sul naso.

“E io chissà che mi credevo!” gemette Ukyo alle sue spalle.

 

Akane si accucciò accanto al vaso e vi collocò sopra la Lacrima degli Uomini, facendola aderire ad un piccolo spazio che sembrava forgiato proprio per contenerla.

E fu l’Apocalisse davvero, solo al contrario.

Così come ne erano usciti, i demoni, che avevano ucciso uomini e donne più o meno malvagi, di diverse epoche e località, che avevano assorbito nella loro quasi uniforme e oscura massa Naraku e Kikyo (e chissà quanti altri youkai o hanyou), rientrarono nel vaso come risucchiati da una forza potente e distruttiva, che invece di irrompere all’esterno attraeva senza tema di ritorno tutto ciò che incontrava. Inuyasha si scostò un poco, avvertendo lo spostamento d’aria, facendo scudo a Kagome col suo corpo.

“Tranquillo Inuyasha, quel vaso non assorbe quelli come te” Lo informò la voce grave di Sesshomaru. L’hanyou si voltò a guardarlo: e lui allora? Quella bambina che aveva al suo seguito lo doveva aver per forza reso migliore, altrimenti LUI sì che sarebbe stato risucchiato!

Ranma rimase paralizzato a guardarla imprigionare migliaia di demoni, lei, la sua Akane, la stessa che credeva perduta solo pochi attimi prima. Ryoga lo vide impallidire e temette che gli svenisse fra le braccia. Poi un pensiero terribile si formò nella sua mente (E se nel suo corpo ci fosse solo l’anima di quella miko e Akane morisse non appena tutto questo sarà finito?). Doveva averlo detto ad alta voce, perché Ranma si voltò a guardarlo con gli occhi infestati dagli spettri. Poi si voltò e corse verso di lei. Quando lei si girò non la riconobbe. Quelli non erano più  i sui occhi. Ed ebbe paura.

Sango sussultò improvvisamente. Le parve di aver udito Miroku dirle…dirle…”Houshi…sama?” Mormorò al suo indirizzo. Il monaco si voltò verso di lei come se fosse stato colto in castagna, rosso sulle guance e stranamente sorpreso “Cosa?”
”Voi…avete detto…niente…niente…devo aver sentito male” Decise lei.

“Uffa stupido Mousse, lasciami stare!” Esclamò Shampoo irritata. Lui la guardò balbettando, ma senza riuscire ad attirare la sua attenzione. Fino a pochi istanti prima stava pensando a quanto era bella, e lei sembrava averlo letto nel pensiero! Bhà, forse lo aveva detto senza rendersene conto.

(Che accade a tutti quanti?) Si chiese smarrita Ucchan vedendoli bisbigliare tra di loro. Poi vide Ranma cominciare a correre, il suo cuore volò verso di lui mentre si precipitava dalla sua fidanzata…ed ebbe tutto chiaro. Come una rivelazione, la verità cadde su di lei, schiacciandola. (Lui la ama) Pensò sconsolata, cercando di comprendere come un pensiero simile le apparisse così nitido proprio in quel momento.

 

Passarono alcuni minuti prima che i demoni sparissero completamente da dove erano usciti, e quando accadde, Akane si accasciò tra le braccia di uno sconvolto Ranma.

“Akane!” La chiamò con urgenza “Akane ti prego no, non lasciarmi di nuovo!”
ma lei riaprì gli occhi, inondandogli il cuore di gioia: in quegli occhi rivide l’Akane di sempre, la sua Akane.

 

Nella caverna dove Midoriko lottava da secoli contro il male, la battaglia con i demoni era finita.

 

 

 

 

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Capitolo 14
*** Ritorno alla normalità ***


 

RITORNO ALLA NORMALITA’

 

“Come sta?” Domandò Kaede riscossasi dal suo intorpidimento, una pezza di fortuna sulla fronte.

Akane giaceva inerte tra le sue braccia, profondamente addormentata, e Ranma la guardò teneramente. Ukyo sentì il proprio cuore spezzarsi vedendolo. Come aveva fatto a non accorgersi prima di quanto lui…lui…

“E’ svenuta dopo avermi detto che stava bene – sorrise dolcemente – credo che i poteri spirituali di Midoriko l’abbiano sfinita” Kaede annuì.

 

Miroku si accasciò al suolo improvvisamente, con un grido soffocato. Inuyasha si voltò, stringendosi ancora Kagome al petto, e Sango gli fu subito accanto “Houshi-sama…?”
”Il…il Kazahana…” lei gli prese la mano e scostò un poco il rosario. Sparito. La voragine sulla sua mano era sparita.

“Mi…Miroku-sama…!” Singhiozzò Sango abbracciandolo d’impulso. Il monaco rimase per un momento interdetto, poi l’abbracciò, ridendo con le lacrime agli occhi. Inuyasha alzò le spalle “Non hanno un minimo di contegno quei due” Disse con sufficienza, anche se non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto minaccia di morte che era felice anche lui per quel bonzo pervertito.

Sesshomaru fece una smorfia disgustata e si voltò per andarsene borbottando. Ranma lo vide, e corse verso di lui, senza lasciare Akane “Ehi tu!! Aspetta!!”
Lo youkai si volse con lo stesso sguardo gelido di sempre “Che vuoi ragazzino?”
Ranma abbassò la testa “Io…io non so come ringraziarti. Tu hai salvato…no, hai riportato in vita Akane, e non potrò mai esprimerti abbastanza…”
”Non l’ho fatto per te stupido umano” Lo interruppe malamente “La tua donna mi serviva per eliminare quei demoni. Solo una miko poteva farlo, e io l’ho usata per non avere noie con quell’orda succhia – demoni, chiaro?”
Ranma rimase spiazzato, e non rispose mentre Sesshomaru si allontanava altezzoso.

“Non saprà mai quanto ti ha reso felice…vero mezzo-uomo?” Domandò Inuyasha accostandosi a lui. ”Hai ragione Inu-cane” Rispose assente guardando sempre davanti a sé. I due contendenti si guardarono per un attimo, arrossendo, poi girarono contemporaneamente la testa in segno di stizza, ognuno con una ragazza importante fra le braccia.

 

 

Era notte fonda. Una sagoma stava accucciata sotto le stelle, godendone la vista da tanto tempo negata; le ginocchia erano raccolte al petto, e le braccia intorno, come a cercare protezione. Morta. Lei era morta. Certo, ora dormiva poco distante da lui, viva e vegeta, riportata in vita per puro caso da uno youkai che l’aveva fatto per puro scopo personale…Strinse i pugni fino a farsi male, chiuse forte gli occhi per non farli bruciare. LUI l’aveva lasciata morire. Uno sconosciuto gliel’aveva restituita. Non poteva essere, non era stato capace di proteggerla, non era degno di essere il suo fidanzato. Doveva lasciarla andare, doveva lasciare Akane; ormai aveva perso la fiducia in se stesso per sempre. Aveva giurato che dopo Saffron mai, mai sarebbe stato di nuovo così vicino a perderla; ma le aveva permesso di restare, di avere la sua fiducia e il suo appoggio in quella lotta demoniaca. Aveva sbagliato. Aveva sbagliato TERRIBILMENTE.

 

“Ranma…?” Il sussurro gentile alle sue spalle fece crollare le sue barriere, e Ranma lasciò cadere le lacrime, le sue spalle scuotevano.

“Ranma…?!” Ora la voce era allarmata.

“VATTENE VIA!”
Akane sussultò come se fosse stata schiaffeggiata “Cosa…che…”
”Vattene Akane…non starmi vicina. Io non posso più proteggerti” La sua voce era forte e roca. Ad Akane fece male il cuore.

 

“Che significa? Si può sapere cosa ti ho fatto??!!” Ora una nota d’ira vibrava nella sua voce. Poi la comprensione scese su di lei: Ranma si sentiva in colpa. Ma per cosa? Era sana e salva, LUI l’aveva tratta fuori da quella caverna dopo che i mostri l’avevano artigliata.

 

Ranma trattenne il fiato per un attimo: lei non sapeva. Non sapeva di essere morta e riportata in vita. Sarebbe stato troppo facile non dirle nulla e farle credere che era stato davvero lui a trarla in salvo. La sua coscienza, però, avrebbe urlato e il senso di colpa lo avrebbe sommerso. Così prese fiato e le parlò, sapendo che forse sarebbe stata l’ultima volta.

“Io non ti ho salvata Akane” Mormorò. Lei sedette alle sue spalle; per qualche strano motivo Ranma non voleva guardarla in faccia, e lei non si azzardò a chiedergliene il motivo.

“Sei stato – inghiottì, la gola improvvisamente secca – sei stato tu a portarmi fuori della caverna dopo che quel demone mi ha ferita. Che vuol dire che non mi hai salvata tu?”
Ranma fece un sorriso amaro tra le lacrime “Oh, si, io ti ho portata fuori. Ma se non ci fosse stato quello youkai con quella strana spada…ti avrei portata a casa…morta”
Akane smise per un istante di respirare “Cosa stai…”

“Zitta Akane, ascoltami!” L’urgenza nella sua voce le impedì di concentrarsi sulla rabbia che vibrava in essa. Akane tacque.

“Quando…quando quello youkai ti ha ferita, io sono corso da te. Ho visto tanto sangue, e tu eri così pallida! Sapevo che ti avevo perduta per sempre, e ti ho cullata fra le mie braccia sperando di riportarti in vita; ma tu non respiravi già più, e quel taglio…quel taglio era talmente profondo che potevo…vedere… - Ranma s’interruppe, cercando di continuare – Sono impazzito, e ho cominciato a urlare, e urlare…credevo che avrei perso la ragione, e sarei morto anch’io insieme a te! Poi questo strano youkai mi si avvicina e mi spinge via da te; lo avrei ucciso, come si permetteva, proprio in quel momento…L’ho visto sguainare la spada, e non ho capito più niente. Gli sono saltato al braccio come una furia, gridandogli che eri morta, che non ti doveva toccare… - sospirò, inghiottendo le lacrime – ma lui ti ha trapassata con quella lama lucente, e tu….e tu hai riaperto gli occhi. Quello youkai ti ha resuscitata diamine! E io ero così confuso che mi sono reso conto a malapena di Midoriko che ti entrava di nuovo nell’anima. Ti sei alzata in piedi e hai scovato il Vaso di Pandora nella caverna, hai alzato una mano e tutta l’orda di demoni si è ritirata dentro seguendo il tuo comando. TU hai rinchiuso i demoni nel Vaso maledetto. TU hai salvato tutti noi…e io ti ho lasciata morire”

 

Akane tacque. Non sapeva cosa dire, quella era la verità. Morta…riportata in vita…che concetti alieni! Ranma piangeva silenziosamente, e lei tentò di sfiorargli una spalla.

“NO!” Scattò lui. Akane sentì le lacrime salirle agli occhi.

“Ranma…tu…non hai colpa…” singhiozzò “Noi…i demoni…”
”Vattene Akane!” gridò senza voltarsi “E’finita. Quando torneremo a casa romperò il fidanzamento e andrò lontano da te, dove…dove non potrò più farti del male!”
Akane sentì la rabbia ribollirle dentro. Lui era il SUO fidanzato, l’aveva sempre protetta, era forte e coraggioso, perché ora fuggiva con la coda tra le gambe?!
”RANMA!! BAKA!!! Che diavolo dici??!! Tu non andrai da nessuna parte chiaro??!! Abbiamo fatto una promessa ai nostri genitori, perciò…!”
”Noi non siamo mai stati d’accordo Akane, o te lo sei scordato?! E poi tranquilla, dopo quello che è successo…non credo che tuo padre vorrà più che io…che io diventi tuo marito”
”NON ME NE IMPORTA NIENTE DI MIO PADRE!!! SONO IO CHE VOGLIO SPOSARTI!!!”
Ranma sussultò; cosa aveva detto? Lentamente, si voltò verso di lei “Cosa dici Akane?”
Lei singhiozzò disperata “Io non voglio che tu mi lasci baka!” Esclamò abbracciandolo. Ranma rimase basito; LEI lo stava abbracciando, LEI gli stava chiedendo di non lasciarla, lei…la sua Akane. La strinse a sé, respirandone il profumo dolce e pulito…e provò un tuffo al cuore.

Lentamente, la scostò da sé, le accarezzò il viso asciugandole le lacrime. Pensò che avrebbe potuto baciarla lì, sotto le stelle, ma qualcosa dentro lo bloccò (io l’ho uccisa) e la sua voce fu un sussurro quando le disse “Addio Akane”. Si voltò e corse lontano.

 

“RANMAAAAA!!!! IDIOTA!!! BAKA!!!! RANMA!” Il suo richiamo si affievolì, mentre cadeva a terra, sopraffatta dai singhiozzi “Ranma…non lasciarmi…”

********************************************************************************

 

“Tsè! Che idioti!” Commentò Inuyasha nascosto dietro un albero. Si era messo a spiarli per caso, dopo essere stato praticamente cacciato dalla capanna dalla vecchia Kaede.

“Devo stare sola per riportare la sua anima dentro al corpo, con te che gironzoli intorno a lei non mi concentro!”
”La botta ti ha dato alla testa vecchia?! Io Kagome non la lascio con te dopo quello che è successo!!” Un poderoso pugno sulla testa lo riportò alla realtà. Miroku era dietro di lui, e lo fissava con sguardo severo “E tu che cazzo vuoi??!!” Lo apostrofò.

“Ti prego di moderare il linguaggio Inuyasha, e di fare come dice la somma Kaede. Kagome ha bisogno di cure, non di caos” Scandì tranquillamente il monaco.

Inuyasha si inviperì, e gli ricordò a male parole che Kagome aveva rischiato di morire mentre era accanto alla ‘vecchia’. Fu allora che Sango gli mollò un sonoro schiaffo. L’hanyou la guardò perplesso.

“La suddetta ‘vecchia’, è colei che ci ha guidati alla grotta e che salverà la vita alla nostra Kagome, per cui usa più rispetto e levati dai piedi, chiaro??!!” Inuyasha rimase serio a guardarla per un istante, e Miroku vide lampi di odio passare dai loro occhi; in realtà entrambi erano rimasti basiti dalla tenacia di Sango, dalla sua determinazione. Spiazzato, l’hanyou se ne andò offeso, borbottando, e il monaco fissò la sua acchiappaspettri preferita con una punta di divertimento “Lo avete liquidato in maniera alquanto determinante divina Sango. Tenevate dunque nascosta questa parte così insolita del vostro carattere così gelosamente?”
”Non stupitevi houshi-sama. Una donna sa quando è il caso di essere dure con un uomo. E’una delle poche cose che mi insegnò mia madre” Miroku la guardò affascinato; vide la luce della luna infiltrarsi nei lineamenti dolci del suo volto ed ebbe l’impulso di baciarla. (Attento – si disse – Rischi di ricevere il colpo di boomerang più devastante della storia proprio nel giorno in cui ti sei liberato della tua maledizione. Non rovinare tutto…)

“Siete bella” Disse senza pensarci. Sango si voltò di scatto, la bocca semiaperta dallo stupore “Cosa…” Lui si tossì nella mano chiusa “Bè – disse – credo che stanotte resteremo fuori dalla capanna vista la situazione, per cui…vado ad accendere un fuoco nella radura” Senza attendere risposta si voltò e si allontanò, lasciando la ragazza sola e sbalordita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 15
*** La partenza di Ranma ***


 

 

 

LA PARTENZA DI RANMA

 

 

Mousse imprecò quando un maialino nero a lui noto gli sfrecciò trai piedi grugnendo e squittendo. “Dannato Ryoga, stavi quasi per farmi cadere! Ma aspetta che ti prenda e…” Non proseguì, perché andò a sbattere contro un albero; quando si rialzò vide Ranma e Ryoga parlare animatamente tra loro, e decise che, dopotutto, poteva anche spiare…

 

 

Le mani rugose si mossero lentamente sulla fronte nivea di Kagome, manovrando la Kokoro tounan con lenta consapevolezza. Sentiva l’anima della ragazza vibrarle tra le dita nodose, e provò un misto di timore e rispetto; pregò che tutto andasse per il verso giusto.

 

Shampoo la osservava curiosa dalla finestra (magari posso trarre qualche insegnamento per togliere di mezzo quel maschiaccio di Akane!) pensò in un baleno.

“Shampoo che fai? Spii?” La voce nota la fece sobbalzare, e l’amazzone provò una remota punta d’imbarazzo. “Stai zitta spatolaccia, magari riesco a fare fuori Akane con la Kokoro Tounan!”

Ukyo sospirò alle sue spalle “Shampoo ma tu non hai sentito niente?” Domandò lentamente. La ragazza dai capelli viola si voltò, distratta dalle sue parole “Cosa…?!”
”Nella grotta. Non hai sentito…i pensieri?” Shampoo smise di stringere le ante della finestra, e si sedette accanto a lei “Vuoi dire…che quello stupido di Mousse…stava pensando?” Ukyo la guardò interrogativamente.
”Sì, ecco – spiegò lei arrossendo – stava dicendomi una delle sue solite sciocchezze. Ma in effetti non ho visto la sua bocca muoversi”
Ukyo si strinse le ginocchia tra le braccia, e vi poggiò la fronte “Credo che fosse una specie di magìa dovuta ai poteri di Midoriko. Un fenomeno incredibile. Io ho sentito…i pensieri di Ranma, sai…mentre Akane faceva quella magie…con i demoni”
Shampoo fece un gesto di diffidenza  “E’ tutto merito di quella Midoriko, che ha preso il suo corpo e l’ha manovrata. Da sola non avrebbe mai potuto fare nulla”
”Ti sbagli. Akane è uno spirito forte, ed è la reincarnazione di Midoriko; non è stata scelta a caso”
Shampoo si voltò indignata “Ukyo Kuonji, da quando parli bene di Akane Tendo?!” Sibilò sottolineando nomi e cognomi.

“Da quando ho scoperto che Ranchan la ama”
Shampoo rimase zitta, incassando il colpo con gli occhi spalancati.

“E’ quello il pensiero di Ranma che ho udito; lui temeva che morisse subito dopo aver rinchiuso i demoni nel Vaso, e temeva di non avere più tempo per dirle quanto lui….”
”ZITTA!!! STAI ZITTA BUGIARDA!!!” Gridò l’amazzone tappandosi le orecchie “TU…TU SEI UNA…BUGIARDA!!!” Ribadì strillando come una bimbetta capricciosa prima di correre via, lontana da quell’affermazione folle. Ukyo rimase in silenzio, guardandola allontanarsi, chiedendosi, e forse sperando, di essersi davvero immaginata tutto.

 

 


Akane sedeva sotto un albero guardando la pallida luna. Una lacrima silente le rigò il volto; Ranma l’aveva lasciata, quel BAKA aveva rotto il fidanzamento di sua spontanea volontà! Voleva odiarlo, ma non poteva. Era stata così vicina a dirgli ciò che per lei significava, e lui…se n’era andato, sopraffatto dal rimorso e dal senso di colpa.

Una sagoma nera comparve nel buio, protendendo il musetto roseo verso di lei. Ryoga correva a perdifiato per mettere le mani addosso a Ranma dopo che LUI aveva lasciato morire Akane in quella grotta, quando una sorgente ben nascosta nei cespugli lo aveva fatto rimpicciolire trai vestiti…

“Oh P-chan” mormorò Akane prendendolo fra le braccia e cullandolo contro la sua guancia. Ryoga alzò lo sguardo, sentendo che era umida: Akane stava piangendo, e credeva di sapere anche per colpa di chi…

“Quel…quell’idiota ha rotto il nostro fidanzamento perché si sentiva in colpa!” P-chan grugnì; aveva ben donde di sentirsi in colpa! Aveva lasciato che la sua fidanzata fosse artigliata da quell’essere mostruoso!

“La verità – continuò lei piangente – è che in quella caverna eravamo tanti, ma i demoni erano di più. Kikyo mi ha persino tolto la voce per non gridare, e poi…e poi uno dei demoni mi ha colpita e io…” Akane s’interruppe, sopraffatta dai singhiozzi. P-chan abbassò le orecchie, costernato.

“Quando mi sono svegliata era già finito tutto – proseguì asciugandosi il viso con il dorso della mano - non ricordo nulla di quello che è successo in quella grotta. Non è colpa di Ranma se mi è accaduto tutto ciò, lui…lui ha sempre fatto tanto per me…”

 

P-chan si divincolò nel suo abbraccio e corse via “Ehi! – lo chiamò Akane – te ne vai anche tu?!”. Ryoga vide Ranma allontanarsi con lo zaino in spalla, e gli saltò sul braccio azzannandolo con i canini aguzzi.

“AHIA! Brutto maiale, che cavolo vuoi??!!” Gridò versandogli addosso dell’acqua calda. Ryoga non tentò nemmeno di rivestirsi, ed afferrò Ranma per il bavero “Razza di animale, come puoi lasciare Akane in questo modo?! Dopo quello che le hai fatto per giunta!!!!” Ranma si accigliò, fissandolo “E’proprio per quello che le ho fatto…che me ne vado. E rivestiti idiota”
Ryoga indossò i vestiti in fretta, e con i pantaloni ancora a metà prese a saltellare verso il ragazzo col codino, che già se ne andava di nuovo “Dove…dove credi di andare idiota!” Gridò incespicando nell’orlo dei calzoni. Ranma si girò furente “Che diavolo pensi che possa fare per lei dopo averla praticamente uccisa???!!!”
Ryoga gli diede un pugno su volto, e il labbro di Ranma cominciò a sanguinare; il ragazzo si girò infuriato “Vuoi combattere??!”
”Non con uno stupido come te” Sentenziò Ryoga voltandosi e sistemandosi la cintura.

Ranma si asciugò il labbro, fissando la scia di sangue come istupidito “Che…che vuoi dire?”

“Che stai facendo soffrire Akane!! L’hai mollata nonostante lei…”

“Nonostante lei…cosa?”
Ryoga realizzò quello che stava per dire, e arrossì “Bè, essere P-chan mi ha fatto scoprire un mucchio di cose, per esempio che Akane non riesce a starti lontana, e che tu sei un essere umano e puoi anche non riuscire a salvare il mondo da solo”
Ranma fissò l’amico con curiosità “Che dici Ryoga, stai bene?”

“No!” Fece lui in un gesto esasperato “Perché Akane soffre, e sempre per causa tua! Torna da lei, sii uomo, diavolo!!”

Lui fece un sorrisetto storto “Ma come P-chan, non sei contento che Akane ora sia tutta tua? Magari con me lontano potresti anche conquistarla” Disse senza pensarci.

Ryoga aprì la bocca in un’espressione beota, immaginandola singhiozzare tra le sue braccia e poi alzare il viso verso di lui pregandolo di baciarla, perché si sentiva sola e abbandonata…

Ranma gli schioccò le dita sotto il naso “Non sognare idiota” Gli disse. La faccia dell’amico tornò seria “Ti capisco Ranma. Ora vai per la tua strada, ad Akane ci penso io, la proteggerò come se fosse la mia fidanzgghghhh!!!” L’artista marziale gli aveva mollato un calcione sul viso lasciando un’impronta “Non è la tua fidanzata, ricordalo. Io voglio allenarmi per un po’ di tempo per migliorare e poterla proteggere sempre – disse arrossendo – per cui non ti avvicinare troppo a lei. Tornerò…prima o poi, quando sarò davvero degno di considerarmi il suo fidanzato” Senza aspettare risposta, imbarazzato e triste, Ranma voltò la schiena e andò via davvero.

 

 

Mormorò il suo nome molto piano, quasi temendo che potesse scomparire al minimo rumore. Riprovò. E due occhi scuri si aprirono illuminati di una luce nuova.

 

“Inuyasha” La sua voce era un pigolìo, debole e provata, ma il mezzodemone ne fu quasi commosso. Era il primo nome che pronunciava da quando era stata quasi sul punto di morire, e l’hanyou sentì la minaccia delle lacrime salirgli agli occhi ambrati. Così si voltò rudemente, borbottando seccato.

 

“Cosa? Che hai detto Inu….” Altro mormorio rotto.

 

Lui si voltò come una furia “HO DETTO CHE SEI UNA STUPIDA!! TI SEI FATTA FREGARE DA KIKYO E PER POCO NON CI SEI RIMASTA!! SAI QUANTO TEMPO SEI RIMASTA SENZA…SENZA…CONO….CONOSCEN….” Inuyasha si alzò di scatto, interrompendosi sulla minaccia di un singhiozzo e corse via.

 

Kagome rimase a bocca aperta, e a malapena si accorse di Kaede che si era accostata a lei, visibilmente provata dalla notte insonne ma incuriosita dalle urla di Inuyasha “Che diavolo gli è preso?” Chiese.

“Io…credo…che stesse per piangere” La vecchia miko alzò le sopracciglia stupita, e Kagome le domandò quanti giorni fosse rimasta senza conoscenza. La donna abbassò il capo mostrandole la Kokoro tounan. Le spiegò di come Kikyo avesse imprigionato la sua anima in quella perlina ormai inservibile, e di come intendesse servirsi di Akane/Midoriko per riprendersela.

“Sei rimasta tra la vita e la morte per quasi due settimane, per questo sei così debole. Adesso come adesso devi solo mangiare e ripos…cosa?” Kaede si interruppe vedendo le labbra pallide della ragazza muoversi impercettibilmente. Quando le udì pronunciare il nome di sua sorella ebbe una stretta al cuore.

“I demoni l’hanno sconfitta. Inuyasha…l’ha lasciata andare con loro, pur di salvare te”
Kagome tacque, gli occhi le brillarono e si inumidirono “Mi…dispiace…” Kaede scosse la testa “E’giusto così. Kikyo si sarebbe venduta al male pur di rubarti l’anima. Era divenuta troppo simile a quei demoni maledetti, ma ora grazie a Midoriko spero riposi in pace per sempre”

Kagome fu tentata di chiederle cosa avesse fatto Midoriko in quella grotta, ma il sonno la colse di sorpresa, e con l’immagine di Inuyasha nel cuore si addormentò quasi felice.

 

 

“Dannazione!!” Imprecò strofinandosi gli occhi “Che diavolo mi è preso?!”
”Non devi vergognarti di piangere per lei” Sentenziò una voce alle sue spalle.

“E chi ti ha detto che sto piangen…ah, sei tu”
Mousse sedette accanto a lui con un grugnito “Credimi, so come ci si sente. Shampoo mi ha spezzato il cuore qualcosa come un migliaio di volte”

“IO non ho il cuore spezzato!! Chiaro papero??!!”
Ma lui parve non ascoltarlo. Rimase seduto, il viso alzato al cielo da troppo tempo negato alla sua seppur pessima vista, le mani appoggiate dietro alla schiena, sull’erba “Ranma se n’è andato”
Inuyasha alzò un sopracciglio “Il mezzo uomo? E’tornato a casa senza la sua fidanzata?!
Mousse scosse la testa  “E’qui, nel Sengoku. L’ha lasciata. Si sentiva in colpa per la sua morte…temporanea”
”Tsè! Che vigliacco!”
Il ragazzo cinese assunse un’espressione grave. L’hanyou se ne accorse nonostante i suoi occhiali spessi “Se avessi involontariamente ucciso Shampoo…anch’io credo che sarei fuggito. Anzi, forse sarei morto. Devi ammettere che l’avvento di tuo fratello è stato un miracolo. Se non ci fosse stato lui….Credo che Ranma si sarebbe ucciso”
L’hanyou tacque. Che avrebbe fatto LUI se Kagome fosse morta per mano di Kikyo? Sentiva di capire profondamente i sentimenti di Ranma, ma non l’avrebbe mai ammesso davanti a quello strano ragazzo per metà papero, anche se nutriva una certa fiducia, e forse simpatia nei suoi confronti. Sorrise a metà “E tutti gli altri?”
Mousse alzò le spalle “Ukyo si è messa in cerca del suo Ranchan, Akane se n’è tornata a casa maledicendolo. In quanto a Shampoo e Ryoga sperano di trovare la Shikon da qualche parte ora che i demoni sono scomparsi. Io ho appena rinunciato”
”E perché?”
Il ragazzo si alzò spazzolandosi la lunga tunica dai fili d’erba “Bè. In realtà credevo che tu sapessi che fine aveva fatto. E’qui che è nata quella sfera, no?”
L’hanyou riflettè per un attimo “Se devo essere sincero non ho idea di che fine faccia dopo essere stata usata, anche se suppongo che, una volta trovata, vada purificata da capo da una miko. E’stata pur sempre utilizzata per scopi empi”
Mousse annuì lentamente “Già. Proverò a chiedere a Kaede-san, e al limite a quella ragazza acchiappa – spettri…”
”Sango”
”Già. Lei.” Gli tese una mano “E’stato un incontro strano ma pur sempre un buon allenamento. Addio Inuyasha”
Il mezzodemone si alzò sorridendo un poco “Sei l’unico di tutti quegli strampalati ad avermi chiamato per nome. Addio Mousse” Strinse la mano umana nella sua e lo vide allontanarsi. Pensò che, dopotutto, quella strana banda di artisti marziali del futuro gli sarebbe mancata.
Ancora sorridendo, si diresse verso la capanna di Kaede a vegliare sul sonno della sua Kagome, e magari a chiederle scusa per aver alzato la voce con lei.

 

 

Miroku si fissò ancora una volta la mano priva del Kazahana. Udiva delle voci dietro di sé; il ragazzo che si trasformava in papero stava chiedendo a Sango se sapeva dove potesse finire la Shikon  no Tama una volta utilizzata. La sentì rispondere che no, non ne aveva idea, ma forse Kaede avrebbe avuto una risposta. Niente da fare, aveva già chiesto e la miko non ne era a conoscenza. Sarebbe tornato a casa, e poi….

 

“Un momento” Esclamò più a se stesso. Sango e Mousse si volsero verso di lui.

“Voi lo sapete Houshi –sama?” Domandò lei speranzosa.

Miroku si accostò a loro “No ma…hai detto che la tua amica è tornata a casa, vero?”
”Si…Akane ha attraversato il pozzo ieri sera…”
Il monaco annuì più volte, riflettendo “Bè, magari Midoriko saprebbe darvi una risposta…ammesso che sia ancora in lei…”

Mousse si sistemò gli occhiali sul naso “Hai ragione – mormorò stringendo i pugni – lei potrebbe dirmi dove si trova ora la Shikon no Tama, io potrei usarla per tornare un ragazzo normale e Shampoo forse mi accetterebbe. Oppure potrei regalargliela come dono di nozze…ma ceeeertooo!” Esclamò come se il suo ragionamento non facesse una piega. Eccitato dall’idea, il ragazzo cinese si precipitò verso il pozzo.

 

Sango e Miroku si guardarono per un istante, fissarono diritto davanti a loro e poi scoppiarono a ridere: avevano notato,  in lontananza dietro a Mousse, una ragazza dai capelli viola, una con una spatola gigante sulla schiena, e un ragazzo con una bandana tigrata seguirlo a ruota, di nascosto.

 

 

Akane calciò violentemente il fantoccio col codino finto, facendolo volare dalla parte opposta della palestra “BAKA!!” Gridò alla stanza vuota; corse verso il suo ‘avversario’ e lo scosse violentemente, inchiodandolo poi con una presa “Non sei stato tu ad uccidermi!! MI HAI SENTITO RANMA??!! NON SEI STATO TUUU!!!” Il pupazzo si ruppe in due parti, e lei rimase immobile a fissarlo, versando lacrime calde sui suoi resti martoriati di paglia. “Stupido…baka…”
Soun Tendo si era profuso in pianti e minacce quando aveva saputo della ‘fuga’ di Ranma (Akane aveva evitato accuratamente di parlargli della sua ‘morte’, raccontandogli invece di un’aggressione da parte dei demoni), poi se l’era presa con Genma che, per tutta risposta si era trasformato in panda estraendo un cartello con la laconica frase “Io non ho figli!”. Happosay aveva aspirato la sua pipa dichiarando che Ranma era stato sconfitto da se stesso, e doveva allenarsi per un po’ lontano da casa, e Kuno, accertatosi che non ci fossero più demoni in giro, si era allontanato dichiarando che andava ad organizzare le sfarzose nozze che si sarebbero tenute finalmente tra lui ed Akane.

 

Akane invece era arrabbiata, molto arrabbiata. E amareggiata. Non aveva neanche salutato i suoi nuovi amici. Proprio quando le cose tra lui e Ranma sembravano essersi risolte, il baka se l’era data a gambe sopraffatto dai sensi di colpa! Come se avesse potuto sconfiggere da solo un’orda di demoni!! Lo odiava…Kami se lo odiava…! e lo amava…oh, se lo amava…

Aveva il cuore in mille pezzi, se solo avesse potuto l’avrebbe seguito. Ma sapeva che lui l’avrebbe rifiutata di nuovo; l’avrebbe aspettato per un po’, poi si sarebbe rituffata in quel dannato pozzo e si sarebbe ripresa il SUO fidanzato. Sì, avrebbe fatto proprio così, si disse rientrando in casa per farsi un bagno rilassante; se Ranma non fosse tornato entro un mese o due sarebbe tornata nell’era Sengoku, lo avrebbe afferrato per il codino e….

 

“AKANE TENDOOOOOOO!!!” Per un attimo temette che fosse quel pazzo di Kuno con smoking e fedi nuziali pronte, poi vide Mousse, Shampoo, Ukyo e Ryoga che correvano nella sua direzione come se avessero un….demone alle calcagna

(Che diavolo vorranno da me adesso?! Non ci sarà qualche altro mostro…!)

Quando si fermarono avevano un fiatone tale che riuscirono a parlare solo dopo qualche minuto “Insomma, si può sapere che vi prende??!! E’…è successo qualcosa a Ranma…?” Per un attimo la probabilità le parve così plausibile che il suo cuore accelerò i battiti.

“Lanma? A proposito dov’è il mio Lanma…?” Domandò Shampoo come svegliandosi da un sogno.

Akane si portò un indice alla fronte, come riflettendo “Shampoo, non credo che ti farebbe piacere saperlo…” Ma prima che l’amazzone potesse ribattere, Ryoga le piantò senza tanti complimenti un gomito sulla testa facendosi avanti “Akane, tu sai dov’è finita la Shikon no Tama?”

Lei lo fissò per un attimo senza capire. Poi ricordò a cosa si riferiva, e scosse la testa “Ma tu non sei la reincarnazione di Midoriko??!” Strepitò Shampoo spintonando Ryoga alle sue spalle.

“Sì ma…lei ora non è più…in me” Il sospiro di disappunto fu unanime “Però – tentò Mousse – magari se tu volessi potrebbe tornare…”
Akane fece spallucce “Proprio non so. La volete per annullare la maledizione delle Sorgenti di Jusen, vero?”

“Già” Fece Ukyo incrociando le braccia.

“E a te a che serve?” Domandò Akane sospettosa.

“Semplice! Voglio…regalarla a Ranma per avvicinarlo a me” (Anche se ormai…forse…) Pensò poi sconsolatamente.

La più giovane delle Tendo le volse le spalle, colpita sul vivo, e Ryoga e Mousse si guardarono complici. Le altre due pretendenti colsero l’espressione di intesa, e si affrettarono a chiedere se sapessero dove fosse.

“Bè…ecco… - cominciò il ragazzo con la bandana – io credo che sia rimasto nel passato per allenarsi”
”Già” Gli fece eco Mousse. E Akane capì. Capì che loro sapevano e preferivano, per ovvi motivi, tacere il vero motivo a Shampoo ed Ukyo. Il sorriso di gratitudine gratificò soprattutto Ryoga, a malapena resosi conto del fatto che Akane non avesse chiesto anche a lui perché volesse la Shikon.

“E non avete paura che Lanma la stia cercando nel Sengoku per poterla usare tutto da solo?!” Domandò stupita Shampoo. I due balbettarono qualcosa, ma non riuscirono ad impedire che l’amazzone e la chef di okonomiyaki si lanciassero di nuovo in direzione del pozzo mangiaossa chiamando il nome di Ranma a gran voce. Solo Ryoga rimase indietro (e infatti di lì a poco si sarebbe perso) per dare un altro sguardo alla sua Akane.

“Sei…stai bene?” Domandò impacciato.

Lei sorrise triste “A parte il fatto che il mio fidanzato mi ha appena mollata…sì, sto bene”
Ryoga scosse la testa “E’stato brutto quello che ti è accaduto, mi sono davvero…davvero spaventato. Ma so una cosa. Ranma non è del tutto colpevole; quei demoni erano troppo persino per tutti noi messi insieme, figurarsi per lui da solo”
Lei lo fissò con un’espressione di stupore “Ryoga! Ti fa molto onore parlare così di Ranma; significa che in fondo in fondo siete dei veri amici” Il ragazzo balbettò qualcosa di incomprensibile, nell’imbarazzo totale per le parole di ammirazione di Akane. Poi si decise a seguire gli altri prima che lei gli facesse altre domande “Bè… a presto Akane-chan”
”A presto Ryoga, e buona fortuna. A proposito, perché tu…”
”Oh, diavolo è quasi notte, è meglio che mi metta subito in marcia prima che diventi troppo buio…ciaoooo!”
Akane lo guardò allontanarsi perplessa (Che fretta!) Pensò. Stava già voltandosi per andare a fare quel bagno che si era prefissata, preparata ad una notte insonne a maledire Ranma, quando Ryoga la richiamò.

“Cosa?”

Lui sorrise, enigmatico e un po’ imbarazzato, poi disse solamente “Tornerà”, quindi si volse e sparì nel tramonto. Akane rimase per una mezz’ora buona a fissare l’orizzonte dove Ryoga era sparito, il cuore in tumulto. Poi si chiuse il cancello dell’entrata alle spalle e rientrò in casa.

 

FINE

 

 

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