Non tutto è impossibile. Non sempre. di Yuls (/viewuser.php?uid=117140)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Arrivo a Hogwarts- ***
Capitolo 2: *** -Occhi grigi- ***
Capitolo 3: *** -Rivelazioni- ***
Capitolo 4: *** -Imprevisti- ***
Capitolo 5: *** -Visite notturne- ***
Capitolo 6: *** -Hogsmeade- ***
Capitolo 7: *** -Complicazioni- ***
Capitolo 8: *** -Il momento giusto- ***
Capitolo 9: *** -Una settimana, soltanto.- ***
Capitolo 10: *** -Il ballo- ***
Capitolo 11: *** -Casualità- ***
Capitolo 12: *** -Fino alla fine.- ***
Capitolo 1 *** -Arrivo a Hogwarts- ***
Era un martedì uggioso, quel primo settembre.
Ma ciò non toglieva l’entusiasmo degli studenti che stavano per tornare a Hogwarts dopo le vacanze estive.
Beh, quello stato d’animo non apparteneva proprio a tutti.
Mancava poco alle 11 e gli scompartimenti erano già quasi tutti pieni.
“Harry! Ron!” li chiamò Hermione Granger, sbuffando, dirigendosi velocemente verso il treno.
“Volete darvi una mossa? O preferite rimanere in piedi per tutto il viaggio?” commentò subito dopo.
Dalla folla composta prevalentemente da genitori, i cui figli erano già saliti sul treno, sbucarono due ragazzi del sesto anno. Uno con i capelli neri, spettinati, con un'inconfondibile cicatrice e con dei bellissimi occhi verdi, l’altro con i capelli rossi, un sacco di lentiggini spruzzate in faccia e un paio di occhi splendidamente azzurri. Il primo, Harry Potter, tenuto d’occhio da alcuni membri dell’Ordine della Fenice, e l’altro, il suo migliore amico di sempre, Ronald Weasley.
Dopo una manciata di minuti riuscirono a salire sul treno. Harry iniziava già a dirigersi verso destra, quando vide i suoi due migliori amici andare verso sinistra.
“Ma…lì non ci saranno più scompartimenti liberi…” iniziò a dire il ragazzo.
“Harry…noi due siamo dei Prefetti, ricordi? Arriveremo più tardi, non ti preoccupare.” Gli ricordò Hermione.
“Oh, è vero” mormorò, e trascinando il suo baule si diresse verso l’unico scompartimento non abbastanza pieno.
“Harry!” lo salutarono in coro Ginny Weasley, la sorella di Ron, Luna Lovegood, una Corvonero conosciuta l’anno precedente, e Neville Paciock, un suo compagno di Casa.
“Ehilà!” disse lui, sorridente. Non sarebbe stato così male – pensò – c’erano comunque loro.
Infilò il baule sotto la panca e si lasciò cadere sopra di essa. Il treno si era già messo in moto. Sfrecciava veloce nelle campagne inglesi, lasciandosi alle spalle la Londra babbana.
“Guarda un po’…il quartetto degli sfigati!” esclamò Draco Malfoy con un ghigno, guardandoli attraverso il vetro della porta. Poi ghignò ancora e andò via.
***
Hermione si sedette tra Ron e il finestrino, nello spazioso scompartimento dedicato ai Prefetti.
In quel momento la porta si aprì di nuovo ed entrò un altro ragazzo. Draco Malfoy.
La Grifondoro strabuzzò gli occhi. Lui? Ancora Prefetto, dopo ciò che era successo l’anno precedente?
Lui ignorò i presenti e andò a sedersi anche lui accanto al finestrino, davanti ad un’irritata Hermione.
Malfoy posò lo sguardo sulla ragazza.
“Che c’è, Mezzosangue? Hai inghiottito una manciata di Piperille, per caso?” sghignazzò lui, mentre Blaise Zabini soffocava a stento una risata.
“Mangiato Pallini Acidi, ultimamente, Malfoy?” esclamò Ron, furente, difendendo l’amica. Lei gli sorrise, riconoscente, ma ciò non impedì al Serpeverde di continuare.
“Taci, Weasley. Mi meraviglio, piuttosto, che tu sia ancora qui. Silente, d’accordo, uno sbaglio può farlo” ribatté pronunciando il nome del preside con evidente disgusto “ma…nominarti Prefetto per il secondo anno di fila, beh, sembra anche a me una scelta alquanto azzardata.” proseguì.
Ron si fece paonazzo e non osò ribattere. Malfoy ghignò e tornò a guardare fuori.
Gli occhi di Hermione caddero sul giornale poggiato sul tavolino che la separava dall'insopportabile Serpeverde.
Fece per prenderlo, ma il ragazzo, che l’aveva fissata con la coda dell’occhio da quando la loro simpatica conversazione era finita, l’anticipò.
Si sfiorarono, per un momento, mentre erano scattati in avanti per prendere la Gazzetta del Profeta.
“Lurida Mezzosangue! Hai osato insudiciarmi la mano…” sbottò furente, pulendosi la mano sui pantaloni, disgustato.
Hermione alzò un sopracciglio, scettica. Prese comunque il giornale e iniziò a leggere, spiegandolo davanti a sé, erigendo una barriera che separasse lei dal maleducato Serpeverde.
***
Mezz’ora dopo, i due Prefetti di Grifondoro entrarono lividi nello scompartimento dove c’erano i loro amici.
Ginny sghignazzò vedendo le loro facce.
“Piantala Ginevra. Vorrei che te lo sorbissi tu, quel Malfoy” le intimò il fratello. Lei tacque, scoccandogli un’occhiata irritata, appena udì come l’aveva chiamata.
“Ronald, ti avverto…”
Ma lui sbuffò, annoiato.
In quel momento la testa di Luna spuntò fuori da dietro la rivista che stava leggendo.
“Oh, Hermione…” sussurrò guardandola con i suoi occhi azzurri, stralunati.
“Ciao, Lunatic…ehm, Luna.”
Ron guardò la Corvonero e sbuffò una seconda volta. Aveva sopportato Malfoy… e ora doveva sorbirsi anche la Lovegood?
“Ohhhhh, Gorgosprizzi!” esclamò lei guardando sopra la testa rossiccia del Grifondoro. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, infastidito da quello sguardo. Non c’era niente, assolutamente niente – pensò mentre la guardava confrontare i Gorgocosi, o come li aveva chiamati, sopra la sua testa e quelli che probabilmente erano raffigurati nella bizzarra rivista che stava leggendo. E la stava leggendo al contrario.
In quel momento la porta dello scompartimento si aprì violentemente. Guardarono sorpresi una ragazza del terzo anno che si massaggiava il fianco e cercava di riprendere fiato.
“D…devo co-consegnare questi a Harry Potter e N-neville Paciock..” sussurrò lei consegnando due foglietti.
“Che sono?” chiese Hermione incuriosita appena la ragazza se ne fu andata.
“Degli inviti. Da parte di Lumacorno” rispose Harry tetro.
“Il nuovo professore?” chiese Ron, un po’ offeso perché non c’era un bigliettino anche per lui.
“Sì” rispose il Grifondoro ricordando quando era andato con Silente a fargli visita.
Harry e Neville si alzarono, di malavoglia.
“Vengo con voi” disse prontamente Ron, lanciando uno sguardo preoccupato a Luna che borbottava qualcosa di incomprensibile, la testa di nuovo nascosta dietro alla rivista che continuava a tenere al contrario.
Dopo che i tre ragazzi se ne furono andati, la Corvonero chiuse di scatto la rivista e la poggiò sul tavolino. Si alzò e disse qualcosa sui Gorgosprizzi, perché era sicura che li avrebbe trovati.
Rimaste sole, le due Grifondoro sospirarono. Poi Ginny tirò fuori carta e penna e iniziò a scarabocchiare dei nomi, tra i quali lasciava un po’ di spazio.
“Cosa stai facendo?” chiese Hermione, sicura che non fossero affatto nomi di folletti in cerca di rivolte, o di maghi del passato, quelli.
“Una lista…” disse lei, rimanendo sul vago, ma sghignazzando come una matta.
“Del tipo…?”
“Beh, se Harry non si decide nemmeno quest’anno… devo comunque avere dei ragazzi di scorta…” spiegò lei con un sorriso birichino sulle labbra rosee.
“Vedo che non perdi tempo” esclamò Hermione ridacchiando.
“Già, a differenza tua” ribatté l’altra, un po’ seria, un po’ ironica, ma comunque alla Weasley: diretta.
“Non so proprio che fare con Ron…” sospirò la mora pensando al fratello della sua migliore amica.
“Fossi in te lo lascerei perdere, almeno per il momento. Non riesco a capire se provi dei sentimenti per te.”
“Ginny, io…”
“Hermione, gli vai dietro da quando ho messo piede a Hogwarts.”
“Non è vero…”
“Bisticciavate un giorno si e l’altro pure. Sembravate una coppietta di fidanzatini alle prime armi.”
La Prefetta arrossì e si guardò i piedi.
“Invece di star lì a piangerti addosso, vieni qui e dammi una mano. Appena finisco la lista dobbiamo elencare i pregi e i difetti di ognuno di loro…”
“Ti dai da fare più con queste cose, che con i compiti di scuola” disse Hermione ridendo. L’amica la imitò.
Cinque minuti dopo, si trovarono a fare esattamente ciò che aveva detto la ragazza dai capelli rossi.
“Draco Malfoy…” disse Ginny, iniziando a elencare, stavolta, dai difetti.
“Ce ne sono anche troppi” commentò Hermione sarcastica.
“Su, Mione… guarda il lato positivo!”
“Non mi sembra di scorgerlo..”
“I suoi capelli biondi…i suoi occhi grigi che catturano il tuo sguardo…”
“La sua voce tagliente quando ti insulta” sbottò la Prefetta cercando di riportare con i piedi per terra l’amica che stava fantasticando.
“Smettila di essere odiosa. Vuoi davvero dirmi che non lo trovi bello?”
Beh. Bello lo era, eccome. Ma di certo non bastavano i suoi occhi grigi a farla sciogliere.
“Hermione…cosa fai, ora ti metti anche tu a fantasticare sul Principe dei Serpeverde?” esclamò Ginny ridacchiando del soprannome con il quale Malfoy amava chiamarsi.
In quell’istante, il Principe dei Serpeverde in carne ed ossa passò davanti al loro scompartimento, senza degnarle di uno sguardo, ma con un ghigno…soddisfatto? sulle labbra.
Che avesse sentito?
Le guance di Hermione si imporporarono.
“Ops” sussurrò Ginny divertita.
***
“Harry, svegliati, miseriaccia!” esclamò Ron vestendosi velocemente.
“Zitto Ron…abbiamo Difesa Contro le Arti Oscure..”
“Sì, lo so. Ricordi che ha detto ieri Silente? Che è Piton il nuovo professore! Eri così scosso! Non riesco a credere che tu non te lo sia ricordato…”
“Ma che vuoi…lasciami dorm…ODDIO PITON!” borbottò Harry alzandosi di scatto. Mancava meno di mezz’ora all’inizio della lezione.
“Abbiamo saltato colazione…” si lamentò l’amico massaggiandosi lo stomaco brontolante.
Dopo una decina di minuti scesero in Sala Comune, dove una spazientita Hermione li aspettava, vestita di tutto punto e con la borsa già carica di libri.
“Finalmente! Perché avete saltato la colazione?”
Ron bofonchiò qualcosa di incomprensibile, simile ad un “non ci siamo svegliati”.
Mentre si dirigevano verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, incrociarono a metà strada i Serpeverde.
“Potterino! Lenticchia! Che avete mangiato? Rospi?” azzardò Zabini con un ghigno.
Malfoy non rise. E nemmeno i tre Grifondoro si mostrarono infastiditi per la battuta scadente.
Arrivarono nell’aula, quasi piena. Piton non c’era ancora.
“Quel bastardo è riuscito ad ottenere la cattedra…” bofonchiò Ron dispiaciuto.
Ma in quell’istante entrò il professore, scoccandogli un’occhiataccia. Le orecchie del Grifondoro raggiunsero la tonalità dei capelli.
“Tirate fuori i libri e andate a pagina 428” ordinò.
“Le Banshee, signore?”
“Sì, Finnigan” rispose lui acido. “Qualcuno sa dirmi qualcosa in proposito?”
Hermione alzò prontamente la mano.
“Nessuno?” domandò di nuovo Piton ignorando la Grifondoro che si sbracciava.
“Peccato…”
“Le Banshee sono delle creature leggendarie dei miti irlandesi. Fanno parte del piccolo popolo e sono spiriti classificati tra quelli maligni…”
“Signorina Granger, non mi pare di averla interpellata. Cinque punti in meno a Grifondoro per la sua mania di dimostrare di essere una sgradevole ed eccentrica so-tutto-io.”
Hermione arrossì violentemente, mentre Malfoy scoppiava a ridere rumorosamente.
Ma il professore non disse niente al suo pupillo.
“Che c’è, Granger, ora non parli più?” le chiese il biondo Serpeverde appena le due ore furono finite.
Lei lo fulminò e si diresse imperterrita verso le serre, seguita da Harry e Ron, affamati. |
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Capitolo 2 *** -Occhi grigi- ***
Quando
finalmente arrivò il pomeriggio e il primo giorno di scuola
iniziava pian piano
ad avviarsi verso la fine, Harry, Ron ed Hermione trascorsero due ore
nei sotterranei
a cimentarsi in Pozioni insieme ad un Tassorosso, quattro Corvonero e
quattro
Serpeverde, tra cui Malfoy.
Mentre
entravano nell’aula già piena di vapori, furono
calorosamente accolti dal
professor Lumacorno, che aveva preparato per loro delle pozioni da
riconoscere.
Hermione
le
indovinò tutte, tra cui l’Amortentia, guadagnando
molti punti per Grifondoro.
«Bene, bene signorina
Granger,
vuole spiegare alla classe come si riconosce questa pozione?».
Lei,
con
entusiasmo, annuì. «Ovviamente
dalla sua luminosità madreperlacea, dal vapore che sale a
spirale…e, cosa più
importante, ha un odore diverso per ciascuno di noi, secondo
ciò che ci attrae.
Per esempio, io sento odore di pergamena nuova, erba appena tagliata
e…» ma
s’interruppe, arrossendo
violentemente e lanciando uno sguardo fugace verso il tavolo dove erano
riuniti
i Serpeverde, verificando se qualcuno fosse in ascolto.
Poco
dopo,
Lumacorno assegnò loro da preparare il Distillato della
Morte Vivente. Harry e
Ron, non avendo il materiale, presero l’occorrente in
prestito dalle scorte.
A
una
manciata di minuti dalla fine della lezione, Hermione si accorse con
stupore
che la pozione di Harry aveva un aspetto decisamente migliore della
sua, e ciò
la fece innervosire poiché era normale che lei eccellesse in
tutto.
Una
volta
giunti a cena, si fece spiegare dall’amico come ci fosse
riuscito.
«Dai, Herm, ho seguito le
istruzioni appuntate dal proprietario precedente…», si giustificò
lui, ma la Grifondoro ribatté stizzita che non
era, comunque, assolutamente giusto.
Appena
ebbe
finito di mangiare, si congedò dicendo che doveva ripassare.
Ron
lanciò
uno sguardo esasperato a Harry e mimò con le labbra qualcosa
come
“Ma-è-solo-il-primo-giorno!”, mentre lei
procedeva a passo spedito verso
l’uscita, scansando bruscamente chi le intralciava la strada
e guardando, a
insaputa dei suoi due migliori amici, verso il tavolo dei Serpeverde,
cercando
inspiegabilmente con gli occhi lui.
***
Una mezz’ora dopo, Harry e Ron fecero ritorno nella sala
comune.
«Pensavamo stessi studiando!» borbottò il
rosso.
«Oh, andiamo Ronald. Non
penserai
che studiare sia la mia unica preoccupazione?»
ribatté lei.
«Ehm, veramente
sì. E’ solo il
primo giorno e ci hai ricordato più volte tu che la
McGranitt che dobbiamo
impegnarci al massimo per i M.A.G.O.»
rispose lui, cercando con lo sguardo il sostegno di Harry.
«Dacci un taglio, ok?» si limitò a
dire, e prese posto
in una comoda poltrona, abbandonandosi ai pensieri.
Studiare non era l’unica preoccupazione
di
Hermione Granger. Effettivamente suonava un po’ strano,
sì.
Mentre mordicchiava la sua Piuma di
Zucchero Deluxe, ripensava al discorso avuto con Ginny il giorno
precedente.
L’amica non aveva tutti i torti, ma
stavano comunque parlando di Draco Malfoy. Quel Draco Malfoy, che da
sei anni
non perdeva l’occasione di ferirla in qualche modo.
Il suggerimento dell’amica era,
perciò,
inaccettabile.
Ma non era l’unica ad essere ossessionata
dal Serpeverde. Harry, sedutosi con Ron su due poltrone vicine,
infatti,
sembrava esserlo più di lei mentre avanzava le
più improbabili teorie su
Malfoy. Era convinto che il ragazzo fosse un Mangiamorte e che stesse
pianificando un qualcosa di oscuro.
I due amici avevano cessato di ascoltare
da un bel pezzo le sue supposizioni quando dalla finestra aperta
planò un gufo,
lasciando cadere una lettera anonima sulla moquette rosso e oro.
«Non lo toccare, Hermione. Potrebbe
essere
pericoloso.»
La Grifondoro, però, si era
già lanciata
in avanti e l’aveva raccolta.
«Avanti, aprila!» la
incitò Ron,
dimenticandosi il suo Zuccotto di Zucca.
“Certo, ma non qui.» Rispose
lei,
accennando un sorriso, e andò nel dormitorio femminile.
Esaminò la busta, prima di aprirla, e
sulla carta color avorio vi trovò, scritte sontuosamente,
due lettere, “H.G.”,
di un color oro molto chiaro. Incuriosita, la aprì e vi
trovò un foglio sul
quale erano scritte poche parole con una grafia notevolmente elegante.
“E’
cordialmente invitata alla festa in maschera nella Stanza delle
Necessità,
giovedì 31 ottobre.
Buonanotte.”
Ciò che aveva letto, era bastato a farle
venire il batticuore. Chi era il mittente? Ginny? No, sicuramente. A
quell’ora
era alla caccia di qualche fidanzato…Ma allora chi?
Ossessionata da quel dubbio, ripiegò con
cura il foglietto e lo inserì nella busta che nascose sotto
il cuscino.
***
«Hermione! Hermioneee,
aspetta!»
gridò Ginny quella mattina,
scendendo di fretta le scale dal dormitorio femminile e sventolando una
busta
bianca ad un’Hermione che stava per uscire dalla sala comune.
Aspettò l’amica e
quando la raggiunse, si avviarono insieme verso la sala grande, per la
colazione.
«Guarda cosa ho ricevuto
ieri sera!»
esclamò la giovane Weasley
porgendole la busta. Era molto simile a quella che aveva ricevuto
Hermione, ma
molto meno sontuosa e più informale. Era bianca e
c’era scarabocchiato un “Per
Ginny Weasley” sul retro.
«Che
c’è scritto dentro?»
chiese lei, restituendogliela e
facendo finta di non sapere di cosa si trattasse.
Ginny,
allora, si avvicinò di più a lei e
mormorò: «Qualcuno
ha organizzato una festa nella Stanza delle
Necessità, il 31 ottobre…».
Il
battito
del cuore di Hermione iniziò ad avere una frequenza
più irregolare.
«Uh…sembra
grandioso.»
«Ma è grandioso!
Insomma…sarà ad
Halloween…perciò…dovremo
mascherarci, capito?».
«Perché usi il
“noi”?»
chiese Hermione, aggrottando le
sopracciglia, ma non ricevette risposta perché
l’amica si era appena fiondata
in braccio a Dean Thomas, il suo attuale fidanzato, che frequentava il
sesto
anno a Grifondoro.
Entrò
in
Sala Grande e la trovò già gremita di studenti
che s’ingozzavano di porridge,
cupcakes, succo di zucca e altre delizie.
Prese
posto
tra Harry, mezzo addormentato, e Ron, il quale addentava con gusto una
fetta di
pane e marmellata alle albicocche.
«Dvommitto bbeme?» le chiese.
«Uhm?»
si limitò a dire lei, distratta, mentre cercava con gli
occhi
Draco Malfoy. Il suo cuore fece un balzo appena lo ebbe individuato.
«Dormito bene?» ripeté Ron.
«In prima ora ho Aritmanzia.» rispose prima di
sorseggiare il
suo succo, fissando, con discrezione, il Serpeverde.
«Hermione, ma hai la febbre?» domandò Harry,
poggiandole una
mano sopra la fronte. La Grifondoro sussultò per due motivi:
perché il suo
migliore amico l’aveva appena toccata, riportandola alla
realtà e perché Draco
Malfoy aveva appena ricambiato il suo sguardo. La cosa che la fece
emozionare
di più, però, fu che nei suoi occhi non vi aveva
trovato il disprezzo che si
era fatto largo per sei anni.
«Ah, Hermione, non ci hai
più detto
cosa c’era scritto in quella lettera…»
esclamò Ron.
«Quale lettera?» chiese. «Oddio,
sei disgustoso, Ronald.»
aggiunse, mentre lo guardava tuffarsi con avidità su di un
cupcake
al cioccolato. «L’hai ucciso.»
sentenziò, cercando di deviare il discorso dalla
lettera.
«Ma-sciono-bvonizzimi!»
protestò lui,
sputacchiando pezzetti di muffin. La Grifondoro sbuffò, con
una smorfia, mentre
Harry rideva.
La campanella suonò e gli studenti
iniziarono ad alzarsi dai tavoli, con aria stanca.
«Ci vediamo dopo, Hermione.» la
salutarono
i suoi due migliori amici, che tornavano nella sala comune.
«Uhm…sì,
ok.» rispose lei, distratta,
mentre i suoi occhi cercavano disperatamente qualcun altro.
Mentre si avviava da sola verso l’aula di
Aritmanzia, rifletté. Doveva, forse, parlarne con Ginny?
Magari non l’avrebbe
presa in giro…ma dopotutto era colpa sua, se ora lei, invece
di ripassare gli
appunti pensava a tutt’altro.
Entrò
in
classe e prese posto, insolitamente, all’ultimo banco, per la
prima lezione
dell’anno e, sorpresa, vide un Draco Malfoy sedersi due
banchi più in là.
L’ora
trascorse velocemente mentre lei scriveva appunti distratta e fissava
la sua
nuca bionda.
Quando
la
campanella suonò, annunciando la fine dell’ora, il
Serpeverde si alzò con aria
stanca e uscì, senza nemmeno rivolgerle uno sguardo.
Hermione
sospirò, un po’ rassegnata, pensando che lo
scambio di sguardi durante la
colazione era stato un qualcosa di puramente casuale.
Infine,
raccolse le sue cose e marciò dritta verso la sala comune,
per prendere il
materiale per Erbologia e dirigersi con Harry e Ron verso le serre.
Quando
finalmente giunsero alla Serra n°3, vi trovò
un paio d’occhi grigi ad accoglierla.
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-NOTE-
Ebbene
sì, dopo quasi un mese sono riuscita a postare il secondo
capitolo. Marzo è stato un mese piuttosto duro e non ho
avuto la forza e la concentrazione necessaria per scriverlo.
Non mi pare sia granché, anche perchè lo reputo
un capitolo di "passaggio", diciamo.
Ho notato con piacere che il primo capitolo è arrivato ad 80
visualizzazioni e volevo ringraziare SheWantsAcake per la
sua recensione.
Aspetto con ansia anche le vostre.
Spero vi sia piaciuto!
Baci, a presto (speriamo :D )!
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Capitolo 3 *** -Rivelazioni- ***
Se quella volta, durante Aritmanzia,
non si erano per nulla
incrociati i loro sguardi, Hermione non poteva dire la stessa cosa per
le lezioni
seguenti.
Ormai la scuola era iniziata da due settimane e la giovane
Grifondoro aveva avuto modo di notare che il Serpeverde frequentava
ogni suo
corso.
Ginny le ripeteva ogni qualvolta ne aveva l’occasione che
Draco era interessato a lei, ma Hermione non voleva ascoltarla, anche
se
sperava fosse vero.
«Smettila, Hermione!
Apri gli occhi! Ha smesso di
insultarti…ti fissa ogni volta…e frequenta tutti
i tuoi corsi! Più esplicito di
così…Te lo sta praticamente sbattendo in faccia!», sbottò la
piccola Weasley.
Hermione arrossì mentre l’amica ridacchiava.
«Intendevo che
è interessato a te…»
«L’avevo
capito.»
bofonchiò Hermione.
«Usciamo un
po’? Ho bisogno di un po’ di sole…»,
chiese Ginny, tentando di cambiare argomento. L’amica si
limitò ad annuire.
«Sai, Ginny, quando
hai ricevuto l’invito per la festa di
Halloween?»
le domandò mentre passeggiavano in riva al lago.
«Beh?»
«La stessa sera ne
ho ricevuto anche io uno.»
«Seriamente?» chiese sorpresa la giovane
Weasley, prestandole
più attenzione.
«Sì…ma
non riesco a capire chi me l’abbia inviato…».
«A me sembra
piuttosto ovvio, invece.»
Il cuore di Hermione iniziò ad accelerare. «Dici?..
Beh, non ci avevo mai pensato.»
Un grido interruppe la loro
conversazione. Si voltarono
entrambe, per cercare la fonte di quel suono e scorsero in lontananza
altre due
persone che avevano avuto la loro stessa idea di prendere un
po’ di sole. Draco
Malfoy rincorreva una Pansy Parkinson che rideva e gridava.
Il cuore di Hermione, stavolta, sprofondò.
«Oh, andiamo cara.
Non fermarti alle apparenze…magari non è
ciò che sembra. Guarda come tiene le braccia strette al
petto…secondo me gli ha
rubato qualcosa e lui vuole riprenderselo.».
«Sarà…» borbottò la
Prefetta girandosi e riprendendo a camminare.
Ginny, che era rimasta indietro, la raggiunse con passi veloci.
«Torniamo dentro?» le sussurrò
dolcemente, stringendole
la mano e
rivolgendole un sorriso che
avrebbe scaldato il cuore a chiunque. Hermione ricambiò e
s’incamminarono verso
il castello, dirette verso la Sala Grande per il pranzo.
***
Passò
una settimana dalla passeggiata con Ginny in riva al
lago e Hermione aveva avuto molto tempo per riflettere.
Quel lunedì mattina, quando stava per entrare
nell’aula di
Pozioni, incontrò sulla porta un Draco Malfoy che andava
molto di fretta e,
infatti, non notandola, la centrò in pieno.
«Fai più
attenzione, Mezzosangue!»
ringhiò, sprezzante, lasciando una Hermione confusa.
La Grifondoro andò a sedersi silenziosa tra Harry e Ron.
«Bene, ragazzi,
mentre attendiamo che il signor Malfoy
torni con un ingrediente speciale, potete accendere il fuoco…»
esclamò compiaciuto il professor Lumacorno.
Una decina di minuti dopo, Draco tornò con dei barattoli
contenenti delle squame.
Gli studenti si guardarono perplessi.
«Oggi, ragazzi,
prepareremo l’Elisir dell’Euforia.
Signorina Granger, sono certo che lei sappia di cosa si tratta!»,
disse il professore, mentre osservava da vicino il contenuto dei
recipienti.
«L’Elisir
dell’Euforia serve a mettere di
buon umore chi lo beve. Va assunto con
cautela, perché in dosi eccessive può provocare
pizzicore al naso, canto
esagerato e riso incontrollabile.»
«Cinque punti a
Grifondoro!»
esclamò soddisfatto e
raggiante. «Ora,
tirate fuori gli ingredienti. Allora…vi servirà
la polpa di una zucca, una
Ruta, un Cumino dei Prati e la squama di una Sirena che il signor
Malfoy ci ha
gentilmente portato dalle scorte del professor Piton. Inoltre, vi
concedo il
permesso di assumere, badate bene, un cucchiaino della pozione per
rendere la
vostra giornata più allegra!».
Un mormorio seguitò alle parole del professore e i ragazzi
si
misero a lavoro.
Quando la campanella segnò la fine della lezione, Ron era
particolarmente su di giri.
«Ronald, il professor Lumacorno ha detto un cucchiaino! Non
mezzo
calderone!», sbuffò Hermione, trascinandolo fuori
dall’aula.
«Infatti io ne ho preso
uno…all’inizio…ma poi ne ho preso un
altro
e…non lo so, Hermione, aveva un buon odore.» disse
ridacchiando e grattandosi
il naso.
La Grifondoro alzò gli occhi al cielo e poi si
girò rivolta a
Harry.
«Ehi, puoi darmi una mano, qui? Il tuo migliore amico pesa un
tantino…».
Ma il Prescelto era distratto e osservava Draco Malfoy che si
allontanava dall’aula velocemente.
«Harry!» lo chiamò e lui, finalmente, si
girò e le venne in
soccorso.
«Scusa... mi sono dimenticata di chiedere una cosa al
professor
Lumacorno…voi andate avanti.» disse pochi secondi
dopo, scaricando Ron sulla
spalla di Harry.
«Oh, dannazione, Hermione…»
borbottò.
Ma lei si era già girata e correva diretta verso Draco.
“Ora o mai più”,
si disse.
«Dra…ehm,
ehm, cioè…Malfoy! MALFOY!», gridò.
Svoltò a destra e finalmente lo trovò, solo,
in un corridoio secondario.
«Oh, la Mezzosangue Granger mi sta cercando.
Chissà cosa vuole…»,
esclamò lui, provocatorio.
«Non usare quel tono con me o mi costringerai a togliere
qualche
punto alla tua preziosa Casa…» disse Hermione,
cancellando il ghigno dalla sua
faccia.
La Grifondoro lo scrutò: il suo volto era impassibile, dal
suo
sguardo traspariva durezza, che non era adatta per la sua
età, e il muro che
aveva eretto le rendeva difficile individuare una qualsiasi emozione.
La prese bruscamente per un braccio e la trascinò dietro ad
una
statua inquietante. Ciò fece capire a Hermione che
nonostante fossero in un
corridoio deserto dei sotterranei, per di più secondario,
lui non ci teneva
minimamente a farsi vedere con lei.
«Sputa il rospo, Mezzosangue.
E spero per te che tu abbia qualcosa di importante da dirmi. Sai, Granger, non ho tempo da perdere, io.» esclamò,
sottolineando “io” con una
certa importanza.
Ma per Hermione, trovarsi in quella situazione, così vicina
a lui,
non era facile.
Sentì il cuore accelerare e la vocina di Ginny nella testa
che le
ripeteva “Lui è
interessato a te…”.
«Granger, non amo ripetermi.» disse annoiato, due
minuti dopo.
«Malfoy, ti devo chiedere una cosa.»
«E che aspetti?» chiese scocciato.
«Sai della festa nella Stanza delle
Necessità?».
«Beh?» borbottò, più attento.
«Ecco…io…ho ricevuto
l’invito.»
Lui non parve sorpreso, anzi, nei suoi occhi qualcosa sembrò
cambiare. Udirono un fruscio vicino, ma non vi badarono.
«Sei stato tu a spedirmelo?» proseguì
lei, sentendo
improvvisamente il bisogno di bere.
«E dimmi, cosa te lo fa pensare?» le
domandò, con una nota di
ironia. «E anche se fosse? A te che importa?»,
continuò.
“A me importa, invece,
dannato d’un Serpeverde!”
esclamò la vocina nella testa di Hermione.
«Rispondimi.» esclamò Draco quello che
sembrava un ordine.
«Sai, Malfoy»
disse
Hermione, con lo stesso tono con il quale l’aveva pronunciato
lui prima, «mi
sembrava di averti fatto prima io una domanda.».
Gli occhi grigi, che avevano accuratamente evitato di incrociare
quelli marrone cioccolato della Grifondoro, ora li fissavano.
«Beccati!» gracchiò una voce vicina.
Gazza spuntò improvvisamente
facendo sussultare Hermione.
«Cosa ci facevate voi due qui, eh? Soli soletti? Per fortuna
la
mia cara Mrs. Purr mi ha avvertito…altrimenti
chissà in cosa si sarebbe
trasformato questo incontro.».
La Grifondoro tossicchiò, mentre le sue guance si
imporporavano.
Draco sembrava impassibile.
«Allora?» li incitò il custode.
«Signor Gazza, temo non siano affari suoi. Sono abbastanza
responsabile da essere nominata Prefetta e quindi non vedo il motivo di
questo
suo intervento. La pregherei di pattugliare i corridoi al piano di
sopra. Non
vorrà mica perdersi una battaglia di Caccabombe?»,
disse lei, tutto d’un fiato.
Quello, alla parola “Caccabombe” aveva sgranato gli
occhi e aveva
girato i tacchi, correndo goffamente verso le scale più
vicine. Mrs. Purr era
rimasta indietro e Hermione l’aveva scacciata con un calcio.
«Dove eravamo rimasti?», gli chiese, voltandosi
verso di lui con
un sospiro.
«Temo, Granger, che il tempo a tua disposizione sia finito.
Risponderò alla tua domanda un’altra
volta.», rispose lui, annoiato, e fece per
andarsene. La ragazza, però, lo bloccò,
afferrandolo per il braccio.
«Come hai osato toccarmi, sporc…», ma
aveva incrociato il suo
sguardo e qualcosa, nei suoi occhi, gli aveva impedito di completare
l’insulto.
Tacque e attese che lei dicesse qualcosa. La Grifondoro sostenne il suo
sguardo
duro per quelle che sembravano ore, poi lo abbassò notando
che i suoi piedi
erano diventati improvvisamente più interessanti di
qualunque altra cosa, in
quel momento.
«Mezzosangue…» la appellò
lui, con un tono di voce strano, che non
gli apparteneva, per quel che ne sapeva Hermione. Ciò,
infatti, le aveva fatto
alzare lo sguardo. Notò un bagliore strano nei suoi occhi,
qualcosa che non
riusciva a spiegare.
«Vorrei che questa conversazione non sia andata sprecata,
perciò,
risponderò alla tua domanda.» disse infine,
l’ombra di un ghigno sul volto.
Gli occhi grigi, stavolta, videro speranza dentro di quelli
marroni, e ciò gli diede un motivo in più per
risponderle.
Dopo attimi carichi di tensione, Draco sussurrò:
«Sì, sono stato
io.».
Poi, pensò che la cosa migliore da fare fosse andarsene ma
giurò
di aver visto un bagliore di genuina felicità negli occhi della
giovane, prima che
avesse abbassato lo sguardo per nascondere il suo volto, che aveva
acquistato
una tonalità decisamente più rosea.
.: Note
:.
Ma
come sono stata brava? :D
Visto? Avete avuto il terzo capitolo solo dopo un giorno! :3
Spero che il groviglio delle mie idee inizino ad assumere una
forma, ormai.
E sappiate che Hermione è nella fase “piace/non
piace”, nel senso
che non lo sa manco lei cosa significhi quell’interesse.
Draco invece è un po' enigmatico.
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo.
Ma ora ditemi, volete che continui?
Ditelo in una recensione! *-*
A presto, piccoli Nargilli!
Kisses,
Yuls. ♥
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Capitolo 4 *** -Imprevisti- ***
Il fine
settimana giunse piuttosto in fretta. Quando Hermione
scese nella Sala Comune, la trovò gremita di studenti che
scalpitavano attorno
alla Bacheca.
Facendosi largo, riuscì a scorgere che dì
lì in due settimane, il
13 ottobre, ci sarebbe stata l’uscita a Hogsmeade.
“ Meraviglioso!”
pensò,
mentre il buon umore si faceva largo. Si girò appena in
tempo per scorgere due
figure maschili scendere, o meglio, trascinarsi, dai dormitori.
«Harry! Ron!», esclamò dirigendosi verso
di loro. Entrambi
bofonchiarono un “Hermione”, a mo’
di saluto.
«Ma che vi è successo? Sembrate due
panda!», disse, soffocando un
risolino.
«Ieri sera eravamo convinti che oggi fosse
venerdì…», iniziò Ron.
«E invece oggi è sabato…»,
proseguì Harry.
«E siamo rimasti svegli fino a tardi per finire la relazione
di
Pozioni.» terminò il rosso, con uno sbadiglio.
Hermione scoppiò a ridere. «Ma se è per
lunedì!» esclamò tra le
risate.
I suoi due migliori amici grugnirono.
«Io non ci trovo nulla di divertente. Va beh, noi scendiamo a
fare
colazione.», borbottò
Harry, trascinando
Ron per una manica.
«In pigiama?» domandò la Grifondoro,
inarcando un sopracciglio.
«Chisseneimporta.», sbottò Ron.
«Oh, dai ragazzi. Non volevo prendervi in
giro…almeno, come dire,
vi siete avvantaggiati dei compiti…Sarete più
liberi…», disse
Hermione con un vago senso di colpa nei
confronti dei suoi due più cari amici.
I due Grifondoro, semplicemente, la ignorarono e varcarono il
ritratto.
***
Dopo la colazione, Hermione, non
avendo nulla di meglio da
fare, seguì Harry e Ron verso il campo di Quidditch.
Non appena, però, vi misero piede, trovarono già
la squadra
di Serpeverde ad allenarsi e le tre Cacciatrici e i due Battitori
rosso-oro
protestare.
«Ma che
diamine…»,
imprecò il Cercatore di Grifondoro,
a bassa voce. «MALFOY!»,
gridò.
Udirono rida di scherno, dall’alto, mentre il Cercatore
verde-argento planava in tutta tranquillità.
Hermione fissava rapita i suoi capelli biondi che brillavano
sotto i raggi del sole.
«Cosa vuoi,
Sfregiato? », disse
Malfoy, sprezzante,
evitando volontariamente di guardare verso la ragazza in loro compagnia.
«Mi sembra sia
chiaro. Il campo, oggi, l’avevamo prenotato
noi.».
«Allora mi spiace
deluderti, Potter. O forse no. Comunque,
il campo ci serve, quindi vedete di sgomberare.»,
ribatté lui, indifferente, rivolgendo
loro il gesto con la mano di andarsene.
«Ma anche no,
Malfoy. E se non vuoi ritrovarti a discutere
con la McGranitt, fai scendere i tuoi compagni e andatevene.»,
disse Harry, furente.
A quel punto, il Serpeverde cacciò dalla tasca un foglietto
e lo porse con malagrazia al Cercatore rosso-oro.
Lui lo prese e gli diede uno sguardo. Improvvisamente, sentì
un moto di odio verso Piton.
«Chi sono i due
nuovi Battitori?»,
esclamò contrariato e
restituendogli il permesso firmato dal professore di Difesa Contro le
Arti
Oscure.
Malfoy fece un cenno verso l’alto, indicando due studenti di
massa corporea alquanto notevole.
«Warrington e Harper.», spiegò. «Ora
andatevene, ci state facendo
perdere solo tempo.»
asserì, alzandosi d’un paio di metri da terra.
Solo in
quel momento incrociò lo sguardo di Hermione ma, sorpreso,
non vi lesse altro
che freddezza.
***
Hermione, quel lunedì
mattina, camminava velocemente verso l’aula
di Pozioni, in lieve ritardo.
Una volta giunta nei sotterranei, udì una voce dietro di
lei, strascicata, che avrebbe riconosciuto tra mille.
«Mezzosangue.», disse. Lei
rallentò, si fermò, e infine si girò,
mordendosi un labbro.
«Che cosa vuoi, Malfoy?» gli chiese, sperando di
terminare in poco
tempo quella conversazione perché altrimenti sarebbe
arrivata tardi a lezione.
Il Serpeverde aggrottò le sopracciglia, poi le ridistese,
tornando
alla sua espressione impassibile.
«Cos’era quell’espressione?»
«Quale espressione?», chiese lei, con ironia.
«Lo sai, Mezzosangue. Sabato, al campo di Quidditch. Mi hai
mangiato con gli occhi, praticamente, per tutto il tempo, ma
poi…», fece lui,
con un ghigno.
«Se stai cercando di farmi perdere tempo, beh, sappi che ci
stai
riuscendo. Ma hai Pozioni anche tu, quindi siamo in ritardo
entrambi.» lo
interruppe lei, fissando l’orologio da polso per nascondere
le guance
imporporate.
«Non m’importa un fico secco di quella grassa
lumaca.».
«Non a te, forse. Ma a me sì. Quindi se permetti,
io vado in
classe.» esclamò lei, in tono spiccio.
«Resta dove sei, Mezzosangue. Con te non ho
finito.», le
suggerì lui, avvicinandosi, in un bisbiglio
che mise i brividi alla Grifondoro.
Hermione aprì bocca per parlare, ma poi la richiuse. Lui
ghignò,
soddisfatto.
«Molto bene, iniziamo a ragionare.», disse. Lei lo
scrutò,
cercando di capire le sue intenzioni. Il Serpeverde avanzò
ancora e la ragazza
indietreggiò impercettibilmente.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.»,
considerò, fissandola
con i suoi occhi grigi, indagando sulle sue reazioni.
«Non credo di doverti dire nulla, invece, Malfoy.».
«Io credo di sì. Mi hai fatto una
domanda e ti ho risposto.
Tocca a te, ora.», replicò,
riferendosi alla conversazione avvenuta pochi giorni prima. Lei parve
capire.
«Tu, un Malfoy, a cui non importa
di niente e nessuno, si
interessa di una povera Mezzosangue come me e si chiede
perché io non sia come
le tante altre ragazze di questa scuola che, praticamente, gli sbavano
addosso.
Che cosa avvincente.», esclamò lei con puro
sarcasmo. Lui fece per ribattere,
ma fu subito interrotto.
«Hermione!», esclamò una voce. Ronald
Weasley correva trafelato
verso di loro con i capelli spettinati e la borsa in spalla che
sbatacchiava di
qua e di là.
«Ron!», disse la Grifondoro, andando incontro
all’amico.
«Credevo di essere in ritardo…»,
sussurrò perplesso.
«Chi si rivede…Lenticchia!»,
esclamò sarcastico Malfoy.
«Beh, lo sei…anzi, lo siamo.»,
ribadì lei, scocciata, guardando di
traverso il Serpeverde. «Ehm…tu vai avanti. Ti
raggiungo subito.».
Lui la guardò perplesso, ma poi annuì.
«Dicevamo, Malfoy?» mormorò, una volta
allontanatosi l’amico.
«Sappi che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno,
Granger, tantomeno da una sporca Mezzosangue come te.»
sibilò mentre il suo
umore era cambiato repentinamente. Hermione si morse un labbro. Quando
lui l’aveva
chiamata, poco prima, e lei si era fermata, cosa aveva pensato di
aspettarsi?
Si ritrovava avanti Draco Malfoy, il ragazzo che l’aveva
insultata e umiliata
per anni. Non era una persona diversa solo perché le aveva
mandato uno stupido
invito per una stupida festa, giusto?
Ad interrompere le sue riflessioni ci pensò Ron.
«Hermione, muoviti!»,
la chiamò e lei, senza degnare di uno sguardo il Serpeverde,
tirò nuovamente
fuori la maschera di freddezza che l’aveva tanto sorpreso due
giorni prima.
***
«Oh,
Herm. Smettila di tormentarti così. Sai
com’è fatto
Malfoy.»,
la consolò Ginny, quella sera, nella Sala
Comune dopo la
cena.
«Mi sento così strana,
ultimamente…», mormorò, affranta.
«Non vorrei dire fesserie, ma credo di riconoscere i
sintomi.»,
dichiarò la giovane Weasley.
Hermione alzò lo sguardo verso di lei, interrogativa. Un sorriso compiaciuto e
malizioso comparve
sulle labbra della sua amica.
«Ginny, parla, per favore.», disse la Prefetta, con
un sospiro. «Ti
piace così tanto tenermi sulle spine?».
La rossa annuì, con un sorrisino. «Eh, Hermione.
Ti sei presa una
cotta.».
L’altra sbiancò. «Stai
scherzando?», bofonchiò. «Non
è possibile,
Ginny…ti stai sbagliando.».
«Senti, lentiggini, capelli e occhi sono uguali, ma per
favore, non
confondermi con mio fratello Ron.», precisò lei,
seria. Hermione, in cuor suo,
credeva proprio che l’amica avesse ragione.
***
Blaise Zabini, uno dei suoi migliori
amici, sospirò.
«Draco, si
può sapere che diamine ti succede?»,
gli chiese, per l’ultima volta, guardandolo.
Draco Malfoy, dal canto suo, stava sdraiato su una delle più
comode poltrone nella sua Sala Comune, davanti al caminetto. La luce -
verdastra poiché si trovavano sotto il Lago - dava alle
fiamme un bagliore
sinistro che si ripercuoteva in tutta la stanza.
Le fiamme si riflettevano negli occhi imperscrutabili di
Draco. Non rispose subito all’amico,
amava farsi attendere.
Solo quando udì Blaise sbuffare, reagì. «E’
una situazione strana.»,
disse, enigmatico.
«Ho capito. Non me
ne vuoi parlare.»,
mormorò l’altro e si alzò
dalla poltrona che occupava vicino a quella di Draco. Se ne
andò in silenzio,
lanciandogli un ultimo sguardo e lasciando il Principe di Serpeverde
perso nei
suoi pensieri. Uno
dei tanti, che si
affacciava insistente alla sua mente, era proprio la Mezzosangue.
___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________
.::
Note ::.
Eccoci qui, finalmente, con il quarto
capitolo. Ora, ci ritroviamo
con un Draco ed una Hermione un po’ confusi e, oserei dire,
indecisi sui loro
sentimenti.
Spero non vi abbia deluso! Aspetto le vostre recensioni e
ringrazio SheWantsAcake e XanderXVII per
le loro critiche positive!
A presto con il prossimo capitolo, sperando che questo vi
sia piaciuto! :3
Kisses,
Yuls. ♥
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Capitolo 5 *** -Visite notturne- ***
Hermione Granger stringeva la bacchetta in mano, tenendola
alzata davanti a sé.
«Lumos!» esclamò,
varcando il ritratto della Signora Grassa. Ore 21. Iniziava il suo
turno di
pattuglia per i corridoi.
Niente luna, quella sera. Solo nuvole che
annunciavano tempesta.
Dopo aver dato una controllata al settimo piano, scese al
sesto e, successivamente, al quinto.
Era già trascorsa una mezz’ora da quando aveva
abbandonato
la torre e la scuola era stranamente immersa nel silenzio. Hermione si
affacciò
ad una delle finestre. Il cielo era cupo, si scorgevano lampi in
lontananza. Un
tuono squarciò improvvisamente il silenzio. Il vento si
alzò, facendo
ondeggiare le fronde degli alberi della Foresta Proibita e
scompigliandole i
capelli castani. La Grifondoro rabbrividì e richiuse la
finestra. Prima di
allontanarsi, però, qualcosa catturò la sua
attenzione, un movimento che aveva
scorso con la coda dell’occhio: una figura scura, sul prato,
camminava
furtivamente verso la capanna del guardiacaccia. Hermione
cercò di
identificarla, aguzzando vanamente la vista. Un lampo spezzò
il buio, illuminando
brevemente il paesaggio ed il ragazzo, dagli inconfondibili capelli
color biondo
platino.
La Grifondoro spalancò gli occhi, sorpresa, e si
fiondò al
piano terra.
Draco Malfoy passeggiava annoiato per i corridoi dei
sotterranei, disegnando cerchi di luce con la bacchetta.
Quando costatò che lì non vi era nulla da fare,
dopo una
ventina di minuti decise di salire. Ignorò il seminterrato,
territorio dei
Prefetti di Tassorosso, e salì ancora, verso il piano terra.
Mentre camminava,
sempre giocherellando distrattamente con la bacchetta, notò
che il portone
d’ingresso era semichiuso. Aggrottando le sopracciglia,
andò verso di esso, con
l’intenzione di richiuderlo, ma, dando un’occhiata
fuori, un’ombra sospetta sul
prato, che si muoveva abbastanza velocemente, attirò la sua
attenzione. Il
vento si alzò, mostrando anche le gambe, e solo in quel
momento capì cosa fosse
quell’ombra. Erano dei piedi. Ma dei piedi non camminavano da
soli. Erano i
piedi di Potter, il caro Potter che
andava
a spasso con il suo prezioso Mantello
dell’Invisibilità. Ghignando, lo seguì
furtivamente, intento a scoprire la sua destinazione. Poco dopo,
intuì che il
Grifondoro andava a fare una visitina al suo amico Mezzogigante.
“Siete entrambi nei
guai, Potter!”, pensò e una smorfia di
soddisfazione apparve sulla sua
faccia.
Proprio in quel momento un lampo balenò nel cielo. Sperando
di non essere stato visto da nessuno, continuò a seguire il
Prescelto. Solo
quando capì che era prossimo alla capanna, si
fermò e si nascose dietro ad un
albero vicino. Sentì un bussare e capì che Potter
era arrivato. Pochi secondi
dopo, la porta si aprì e apparve il guardiacaccia che,
guardandosi intorno con
aria preoccupata, fece un breve cenno al Prescelto di entrare.
Aspettò un paio di minuti, incerto se piombare nella capanna
o tornare al castello e aspettare lì Potter. Mentre
un’altra folata di vento si
alzava, il Serpeverde optò intelligentemente verso la
seconda.
Rientrò, poco dopo, chiudendo il pesante portone alle sue
spalle.
Si piazzò vicino ad una statua e non
gli restava che aspettare,
immerso nel silenzio più assoluto, interrotto di rado da
qualche tuono.
Non passò molto che iniziò a piovere e Draco
ghignò al
pensiero di Potter che tornava dentro fradicio.
Dei passi rimbombarono. Passi che si avvicinavano, pensava
il Serpeverde. Si nascose dietro ad una statua appena in tempo per
vedere la
Mezzosangue metter piede nell’androne.
Diede una spinta al portone, che si aprì subito, ma non fece
in tempo ad uscire che sentì una voce strascicata e
divertita, dietro di lei.
«Per
l’amor del cielo, Malfoy! Volevi farmi prendere un
colpo? Si può sapere che ci fai qui?»,
chiese Hermione, agitata,
ritrovandosi il ragazzo di fronte a
lei e chiudendo velocemente il pesante portone.
«Che cosa faccio e
dove vado non sono affari tuoi, Granger.»,
ghignò lui. “Dannazione”,
pensò, “non
potrò cogliere Potterino sul fatto…”.
«Non dovresti
pattugliare i corridoi vicini alla tua Sala
Comune?»,
chiese la Grifondoro, inarcando un sopracciglio.
«Sai, Granger,
potrei dire la stessa cosa di te.».
La giovane si morse un labbro. Per un po’ rimasero in
silenzio,
mentre il temporale fuori infuriava, accompagnato da tuoni e lampi,
semplicemente fissandosi negli occhi.
Un rumore al piano superiore interruppe il contatto visivo.
«Pix!», esclamò
furente Draco. «Non
gli è bastata l’ultima
punizione del Barone Sanguinario…»,
aggiunse, dirigendosi verso le
scale. Hermione, involontariamente, lo seguì.
Così, quando Harry Potter rientrò zuppo nel
castello, pochi
minuti dopo, non trovò nessuno ad essergli
d’intralcio.
***
Draco si fermò di scatto e Hermione gli finì
quasi addosso.
«Cosa pensavi di
fare?», chiese lui,
fulminandola con
lo sguardo.
La Grifondoro non rispose.
«Senti…io
volevo domandarti una cosa.»,
disse lei improvvisamente. Il cercatore la guardò
interrogativo.
«Non qui.», disse lui spiccio,
ripensando al
rumore di poco prima e trascinandola per una manica della divisa. Lei
si
oppose, lo sguardo timido svanito dai suoi occhi.
«Capisco che ti
faccia schifo essere visto insieme ad una
Mezzosangue, come me, ma siamo in
un
dannato corridoio buio del primo piano e sono le dieci di sera. Non
c’è anima
viva, qui. Chi vuoi che ci veda?»,
sbottò, stizzita.
Il Serpeverde si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Aveva
frainteso, pensò.
«Non è
per questo.», disse.
Ora fu lei a guardarlo
interrogativo. «Pix.», spiegò
semplicemente.
Lei annuì e indicò un’aula vuota. «Possiamo nasconderci
lì.».
Lui sbuffò, sistemandosi una
ciocca di capelli ribelli. «Pix ama
le aule vuote.», borbottò annoiato.
«Andiamo», aggiunse
poi, trascinandola.
«Dove?», chiese la
Grifondoro confusa.
«Nei sotterranei non penso che ci
disturberà.», rispose lui, con
un ghigno mentre camminavano velocemente.
Quando finalmente arrivarono a
destinazione, si fermarono
entrambi, ansimando.
«Parla.», disse, quasi
fosse un ordine.
«Qualche settimana
fa…io e Ginny siamo andate in riva al Lago, a
passeggiare. Ti ho visto…», bofonchiò,
in difficoltà.
«Probabile.», rispose,
sovrappensiero.
«Eri insieme al
carlino.», aggiunse la ragazza. Il Serpeverde rise
per pochi istanti. Hermione lo guardò affascinata, non
ricordando quando l’avesse
mai visto fare una cosa simile. “E’
veramente
bello”, si ritrovò a pensare.
Rendendosi conto di ciò che aveva appena pensato,
rinsavì e
disse: «La
stavi rincorrendo. Lei rideva e urlava e…»,
ma non riuscì a proseguire.
Draco la guardò per un momento, aggrottando le sopracciglia.
La Grifondoro fraintese il gesto: lui non cercava di
rammentare…quel momento se
lo ricordava benissimo, ma non riusciva a capire perché alla
Mezzosangue
interessasse tanto il rapporto tra lui e Pansy.
Hermione pensò che le avrebbe risposto in malo modo oppure
con una battuta tagliente, invece, non fu così.
«Mi aveva preso
questo.», disse
semplicemente,
mostrandole un bellissimo anello con una pietra verde smeraldo sopra.
La
Grifondoro allungò involontariamente la mano verso di esso,
per guardarlo da
vicino, ma solo quando avvertì il contatto con la sua mano,
arrossì. Il
ragazzo, invece, parve non accorgersi di niente e non ritrasse la mano
al
tocco, anzi, sfilò l’anello e glielo diede.
Hermione fissò meravigliata l’anello
d’argento e notò un
piccolo serpentello inciso sulla pietra.
Glielo restituì, sorridendo lievemente, mentre il cuore le
batteva all’impazzata. Gli occhi grigi la fissavano,
enigmatici. La Grifondoro
non riuscì a cogliere quali pensieri o emozioni gli
passassero per la mente.
Improvvisamente vi notò un cambiamento, un guizzo di
qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere.
Percepì che il ragazzo si stava avvicinando a lei, molto
lentamente. Chiuse gli occhi, in un gesto istintivo. Sentì
il suo respiro
sempre più vicino. Attese, lievemente a disagio,
ciò che stava per succedere. Attese,
il cuore a mille. Attese secondi, minuti.
Ma non successe nulla. Quando aprì gli occhi, si
trovò sola.
***
Hermione risaliva le scale senza fretta. I suoi passi
risuonavano delicati contro le mura di pietra.
Erano le 22.50 quando entrò nella Sala Comune.
Salutò Ron,
che usciva per darle il cambio, e si abbandonò sulla
poltrona più vicina.
C’erano pochi studenti ancora svegli: qualcuno studiava,
qualcun
altro giocava con le Gobbiglie o agli Scacchi Magici.
Salì nel dormitorio femminile a prendere un libro, e
tornò
giù, accomodandosi su una delle poltrone libere vicine al
camino.
Immersa nella lettura, non sentì Harry sedersi vicino a lei,
con un asciugamano in testa.
Quando finalmente si accorse di lui, una dozzina di minuti
dopo, scoppiò a ridere.
«Ma che diamine hai
in testa, Harry?,»
sogghignò.
«Mi sono bagnato. Sono stato da
Hagrid.», rispose il ragazzo,
fintamente offeso.
«Con questo temporale? Sei
impazzito, per caso? Per le mutande di
Merlino…ti sarai preso un malanno!», disse lei, un
po’ preoccupata.
«Non preoccuparti.
Senti…vado a dormire.», la salutò e poi
venne
scosso da uno starnuto.
«Lo sapevo.»,
ribadì Hermione, tornando al suo libro.
Poco dopo, scivolò in un sonno
profondo.
Mentre la Grifondoro dormiva, non si
accorse che alcune lacrime le
erano sfuggite sulle morbide guance.
***
Come up to meet you, tell you I’m
sorry,
You
don’t know how
lovely you are.
I
had to find you,
tell you I need you,
Tell
you I set you
apart.
Tell
me your
secrets and ask me your questions,
Oh,
let’s go back
to the start.
Running
in circles,
coming in tales,
Heads
are a science
apart.
.:: Note ::.
Eccoci
finalmente giunti
al quinto capitolo di questa fanfiction!
Vi
ho forse incuriosito
con il titolo? Cosa vi aspettavate di leggere? LOL
Nell’ultimo
pezzo della
storia avrete notato un pezzo di una canzone molto famosa, “The Scientist”, dei Coldplay.
Credo che
dal punto di vista di Draco sia veramente appropriata…non
pensate?
Il
prossimo capitolo sarà
ambientato a Hogsmeade.
Aspetto
le vostre
recensioni e, come al solito, ringrazio SheWantsAcake,
Foe e XanderXVII
per i loro commenti!
Alla
prossima. :3
Kisses,
Yuls.
♥
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Capitolo 6 *** -Hogsmeade- ***
Hermione
camminava in un corridoio
lungo e stretto, dalle mura di pietra. Sembrava Hogwarts. Intravedeva
una forte
luce, ma era lontana. Camminava, camminava, camminava, ma era sempre
più
stanca. Sfinita, si accasciò a terra.
Ma, l’impatto non fu con la pietra
dura. Sotto di sé sentiva qualcosa di morbido e caldo. Si
stiracchiò, come se
fosse reduce di un lungo sonno e aprì gli occhi.
Una luce accecante la costrinse a
portarsi una mano sul viso. Che fosse già arrivata a
destinazione?
Si rese conto di essere in un letto.
Nel suo letto. E la luce proveniva da una finestra aperta. Appollaiato
sul
davanzale, c’era un bellissimo giovane. Tratti decisi,
capelli biondissimi ed
indimenticabili occhi grigi.
Un sorriso dolce comparve sul volto
del ragazzo, ma quando lei lo ricambiò, quello si
trasformò in un ghigno
feroce. Hermione, sorpresa, si alzò da letto, avvicinandosi
alla finestra, ma
il giovane si lasciò andare e cadde giù.
La Grifondoro era sconvolta. Sarebbe
morto cadendo da un’altezza simile. Accelerò il
passo e si affacciò. Ma si
protese troppo. E cadde. Sentiva la forza di gravità
trascinarla giù
velocemente. L’attrito con l’aria era sorprendente.
Chiuse gli occhi,
attendendo l’urto. L’ultima cosa che vide furono
due occhi grigi. Poi, il
nulla.
Semplicemente il nulla. Solo buio. Un
senso di angoscia attraversò Hermione. Sentì
qualcosa sfiorarla e rabbrividì.
La stessa cosa che l’aveva sfiorata, ora le stringeva la
mano. Poi un sussurro,
“Lumos”, e la bacchetta che l’altra
persona stringeva in mano sprigionò una
moderata quantità di luce, necessaria per illuminare i loro
volti.
Di nuovo quegli occhi grigi. E si
stavano avvicinando, per poi, man mano, chiudersi. Hermione sentiva il
proprio
respiro affannoso mentre Draco si avvicinava, per sfiorare le labbra
con le
sue. Il cuore martellava furioso. Mancava poco ormai…
Mancava poco e avrebbe
assaporato le sue labbra…
«Hermione,
dannazione, svegliati!»,
esclamò Ginny Weasley, quel sabato mattina del 13 ottobre.
La Prefetta sbatté le palpebre un paio
di volte, per scacciare le immagini del sogno e tornare alla
realtà. Continuava
a vedere quegli occhi grigi avvicinarsi…continuava a vedere
Draco nell’attimo
prima di baciarla. Un bacio che nel sogno non era mai arrivato,
tantomeno
l'avrebbe ricevuto nella realtà. Hermione ripensò
a due giorni prima, quando si
era trovata con il Serpeverde nei sotterranei e lui era stato sul punto
di
sfiorarle le labbra. Un brivido le percorse la schiena, mentre si
alzava e
andava a vestirsi, più che altro trascinata da Ginny.
Prese un maglioncino color crema a
collo alto, che si sposava con la sua carnagione, dei jeans blu e un
giubbino di
pelle marrone, e infilò un paio di stivaletti dello stesso
colore della giacca.
Mise la bacchetta e i soldi in una borsetta a tracolla e
uscì con l’amica, già
pronta da un pezzo, dal dormitorio. Mentre attraversavano la Sala
Comune,
Hermione si sistemava i boccoli castani, che le incorniciavano il volto
a
cuore, con la mano libera.
«Harry e Ron ci aspettano giù?»,
chiese Hermione. La giovane Weasley scosse la testa.
«Credi davvero che porterei anche loro
a fare compere?», ridacchiò. La Prefetta la
imitò.
«Dannazione, Herm. Siamo veramente in
ritardo. Ti avevo detto di svegliarti. Hai scombussolato i miei
piani.», si
lamentò poco dopo Ginny. «Cosa diamine hai sognato
che non ti ha permesso di
destarti?».
Hermione fu scossa da un brivido. Si
sentì a disagio e si limitò a fissare il
pavimento di pietra.
L’amica la guardò interrogativa.
«Hermione…», la chiamò, ma la
persona
alla quale si stava rivolgendo era assente, con la mente da
tutt’altra parte,
rivivendo il sogno della notte precedente.
Ginny le prese la mano. «A me puoi
dirlo.».
E così, fino a quando non furono
giunte dal custode Gazza, Hermione le raccontò
l’incubo.
Mentre si lasciavano il castello alle
spalle, iniziò a cadere una pioggerellina fitta.
Le due Grifondoro si strinsero nelle
giacche, rimpiangendo di non essersi messe qualcosa di più
pesante addosso.
Il tragitto
sembrò più lungo del solito,
mentre un gelido vento sferzava i loro volti.
Dopo una ventina di minuti giunsero
davanti a “I Tre Manici di Scopa”, dove si
rifugiarono per ripararsi dal freddo.
Quando si furono finalmente sedute,
con un boccale di calda Burrobirra davanti, Ginny parlò.
«Che cosa credi che significhi?».
Hermione capì al volo e sospirò. «Non
saprei…la mia…come potrei
chiamarla…ossessione? verso Draco Malfoy.».
«Dire che ti sei preso una cotta per
lui mi sembra un eufemismo, Hermione.», rise Ginny.
L’amica si unì a lei.
Più tardi,
dopo essersi assicurate che la pioggia fosse cessata, uscirono dal pub,
in
cerca di qualche negozio di abbigliamento.
«Se solo Madama
McClan fosse anche qui…»,
esclamò la giovane Weasley, guardando una vetrina.
«Aspetta…devo
comprarmi una piuma nuova!» disse la
Prefetta, indicandole Scrivenshaft.
«Non oggi,
Hermione.»,
ribatté Ginny, con l’aria di non
voler sentire proteste, e la trascinò dentro Stratchy
& Sons.
«Ginny, guarda.
Ti piace questo?», le chiese la
Prefetta, una dozzina
di minuti dopo, mostrandole un abito rosa, molto settecentesco.
L’amica scosse
la testa, con decisione.
«Ho trovato
l’abito per te.», disse, poi,
tirando fuori un abito
blu scuro che ricordava il ‘700 francese, vestito che
all’epoca era chiamato andrienne.
Hermione ne
rimase estasiata. Ginny sorrise, soddisfatta, mentre tornava alla
ricerca del
suo.
Poco dopo,
esibiva un abito nero di seta, senza spalline, con il corpetto
drappeggiato
impreziosito da perline dorate e una lunga gonna dalla linea morbida e
fluida.
Le stava d’incanto.
Comprarono
anche due maschere per la festa che s’intonavano
perfettamente con i vestiti.
Soddisfatte
degli acquisti, uscirono dal negozio.
«Ginny, per
favore. Devo comprare una piuma.»,
esclamò la Prefetta, che non si era ancora arresa.
«Ti accompagno
fino a lì, ma ti aspetto fuori.»,
sbuffò l’amica.
«Torniamo al
castello?», le chiese
Hermione poco più tardi, mentre
sistemava la piuma d’aquila nella borsetta.
«Veramente volevo
fermarmi da Mielandia.», rispose la
rossa.
A metà
strada tra Scrivenshaft e Mielandia, incontrarono Harry e Ron che
uscivano da Zonko, carichi di
pacchetti.
Hermione li
scrutò interrogativa.
«Non stavamo
facendo nulla di male!», borbottarono
in coro. Poco dopo due bambini uscirono
correndo dal negozio, andando quasi a sbattere contro la Prefetta.
«Thomas!
Zacharias! Venite qua!»,
ordinò la madre, trafelata, mentre
usciva con buste colme di scatoline.
«Mi scusi.», aggiunse
rivolta a Hermione, e se
ne andò.
***
«Ho un
dubbio.», esclamò Ron quando
arrivarono al castello.
Ginny aggrottò le sopracciglia. «Beh?».
«A che vi servono
quegli abiti?», chiese. Le due
amiche si
scambiarono uno sguardo.
«Fatevi gli
affari vostri.», rispose la
rossa, in tono spiccio. Il
fratello la guardò male.
«Ma che bel
quartetto.»,
biascicò Draco Malfoy, seguito da
Zabini e dalla Parkinson, evitando accuratamente lo sguardo di
Hermione. Non si
erano più incontrati, da quel giovedì sera,
durante la ronda e nessuno dei due
aveva più cercato altri contatti.
«Cos’hai
comprato, Weasley? Altri stracci?»,
ridacchiò la Serpeverde, perfida. I
Serpeverde ghignarono.
«Zabini! Parkinson! Nel mio ufficio!»,
esclamò una stizzita Minerva McGranitt, con una pergamena in
mano.
«I vostri voti di Trasfigurazione sono
pessimi. Venite con me.», ordinò. Pansy e Blaise
la seguirono di malavoglia.
«Harry, Ron! Mi
sono appena ricordata una cosa!»,
esclamò Ginny, trascinandoli per una manica. «Avevo promesso
agli altri membri della squadra che ci saremmo
messi d’accordo per il prossimo allenamento.».
I due
ragazzi annuirono, ma poi guardarono Hermione. Lei fece un cenno
d’approvazione
e li salutò.
«Vedo che siamo
rimasti soli.»,
disse Draco, avvicinandosi spavaldo a lei.
Gli occhi grigi catturarono quelli di
lei. Un brivido le percorse la schiena.
Stava ricordando il sogno. E stava
ricordando la situazione in cui lei aveva visto quei pozzi
d’argento. Lui stava
per baciarla.
«Te ne sei andato.», disse, in un
sussurro. L’espressione
del Serpeverde
mutò. Aveva gettato via la maschera di arroganza e ora
Hermione, a malincuore,
vi lesse solo distacco.
Dal canto suo, Draco, era turbato, ma
sperava di risolvere le cose mostrandosi indifferente.
Perché non voleva permettere
(non poteva!), che trapelasse la
minima emozione.
«Lo
so.», rispose infine, lo sguardo che incatenato a
quello della ragazza.
«Perché?», domandò Hermione,
mentre
sentiva gli occhi pizzicare. Le lacrime sarebbero uscite a momenti.
Il Serpeverde si rese conto che non
sopportava vederla così. Eppure, per sei lunghi anni, quella
era stata la sua
soddisfazione. Ma non ora. No, adesso qualcosa era cambiato.
Sentì l’urgente bisogno di consolarla
e quasi si meravigliò di se stesso.
E lì, in mezzo al corridoio che
portava alla Sala Grande, che sarebbe stato riempito di lì a
pochi momenti da
studenti desiderosi di pranzare, si avvicinò a lei,
catturandole le labbra in
un breve, dolce bacio.
.::
Note
::.
Posso pure dire di aver chiuso il capitolo
col botto!
Forse sono stata un po’ affrettata, ma dubito che rivedrete
una
scena simile troppo presto!
Mancano ancora due settimane al ballo e credo che passeranno
lentamente. :P
Spero vi sia piaciuto il pezzo iniziale, quello del sogno.
Perché quando
dormiamo non riusciamo a controllare sempre i sogni, e Hermione ne
è la prova.
Passa da un sogno all’altro, come credo capiti a tutti.
La parte centrale non è proprio un granchè, ma
son certa che l’ultimo
pezzo vi sia piaciuto.
Ma passiamo ai saluti: come al solito ringrazio chi recensisce
questa fanfic, chi la segue e chi la ha tra i preferiti! C:
Oddio, si è fatto tardi!
Kisses,
Yuls. ♥
|
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Capitolo 7 *** -Complicazioni- ***
Quel
lunedì
mattina, la pesante coltre di nubi che ricopriva il cielo autunnale,
rispecchiava lo stato d’animo di Hermione.
Starnutì,
mentre entrava nella Sala Grande per la colazione. Il suo sguardo
percorse
tutta la folla, senza trovare, però, la testa bionda che lei
cercava.
Lei, però,
non sapeva che Draco Malfoy aveva deciso, di saltare le lezioni.
Non aveva
per nulla voglia di rivedere la Mezzosangue. Non dopo ciò
che le aveva fatto. Che
cosa diamine gli aveva preso? No, non voleva trovare una risposta a
quella
domanda. Aveva paura di quella risposta. Aveva paura di cosa avrebbe
potuto
rendersi conto.
Che provasse
qualcosa per lei? Impossibile. Improbabile. Possibile. No, no. Lui era
Draco
Malfoy. Lui non poteva infatuarsi di una Mezzosangue. Ma lei non era una Mezzosangue. Era la
Mezzosangue.
Hermione,
dal canto suo, era di pessimo umore. Non a causa del bacio, no, certo.
In quel
momento aveva sentito un’emozione indescrivibile e si era
sentita felice.
Veramente felice.
Ginny
supponeva che si fossero innamorati. La Prefetta poteva parlare solo
per sé, ma
era quasi convinta che l’amica avesse ragione.
«Dannazione,
ragazza. Vai a prendere qualcosa per il
raffreddore.»,
sbottò la giovane Weasley, dopo l’ennesimo
starnuto di
Hermione. Lei tirò su col naso.
«Non è
niente, tranquilla. Passerà. Credo sia successo
perché non
mi sono coperta bene quando siamo andate a Hogsmeade.»,
ribatté l’amica.
Ginny annuì,
ma aggiunse: «Fatti dare
qualcosa da Madama Chips. Conosco persone che
hanno subito il raffreddore per tre settimane.». Entrambe
pensarono alla festa del
31 ottobre che si sarebbe tenuta di lì in sedici giorni.
La Prefetta,
convinta, si alzò, diretta in infermeria. «Ci vediamo dopo,
allora.», disse,
salutando l’amica con un bacio sulla guancia.
Camminando
con passo svelto, Hermione giunse finalmente di fronte alla porta
dell’infermeria.
La trovò socchiusa e udì delle voci provenire
dall’interno.
Più che
altro, udì la sua voce.
«Mi
dia
qualcosa per il raffreddore.», esclamò,
glaciale.
«Mio
caro ragazzo, devo
prima consultarti. Non posso somministrarti la medicina senza prima
sapere qual
è il tuo malanno. Siediti su quel letto. Sarò di
ritorno tra breve.», disse Madama
Chips, stanca. Hermione udì dei
passi allontanarsi dal punto in cui i due avevano parlato. Uno sbuffo
giunse
alle orecchie della Grifondoro, mentre altri passi, stavolta, si
avvicinavano.
La Prefetta decise di entrare. Forse
non si sarebbe accorto che aveva origliato. Spinse la porta e si
ritrovò
davanti ad un paio d’occhi grigi che la scrutavano furenti.
Riconoscendola,
però, si ammorbidirono impercettibilmente.
Hermione non riuscì a trattenere uno
starnuto e il Serpeverde fece una smorfia.
“Ecco
perché sono raffreddato.”,
pensò, irritato.
Fece per lasciarla passare, ma s’immobilizzò.
La Mezzosangue aveva catturato il suo sguardo e ora, dentro quegli
occhi
marrone cioccolato, lui si era perso.
Stranamente, non riusciva a decifrare
le sue emozioni. Stranamente,
perché di
solito lei era un libro aperto per lui.
Hermione si morse un labbro, nervosa,
e lui si soffermò a guardare quel gesto che
risvegliò in lui tante emozioni.
Perché? Perché la Mezzosangue gli
faceva quell’effetto? Non se lo spiegava. O forse
c’era un’unica risposta alle
tante domande che si poneva. Ma lui non poteva essere innamorato di
lei, no.
Era impossibile. Improbabile. Possibile.
La ragazza era rimasta a fissarlo
mentre si era abbandonato ai propri pensieri, lo sguardo perso.
Uno starnuto della ragazza lo riscosse
e lui tossicchiò, nervoso.
Stavolta si spostò e la lasciò
passare. Sembrava si fossero detti tanto. Invece non si erano scambiati
una
parola.
Hermione entrò nell’infermeria e si
sedette sul lettino, attendendo Madama Chips e ascoltando i passi di
quell’enigmatico
ragazzo allontanarsi.
L’infermiera tornò e cercò con lo
sguardo, confusa, il Serpeverde.
«Se n’è andato.»,
spiegò semplicemente
la Grifondoro. «Ma quella medicina serve anche a
me.».
Madama Chips, poco convinta, annuì.
***
«Devi raccontarmi
tutto, Hermione. Davvero l’hai incontrato?
Cosa ti ha detto?».
Ginny,
quella sera, dopo la cena, la stava bombardando di domande.
La Prefetta,
però, era stordita: in parte dovuto allo sciroppo
somministratole dall’infermiera,
in parte a causa di Draco Malfoy.
«Non ci siamo
detti niente, Ginny. Praticamente niente.
Nessuna parola.», rispose stanca
Hermione. L’amica
parve delusa.
«Con chi non sei
detta niente?»,
interloquì Ron.
«Fatti gli affari
tuoi, Ronald!»,
ribatté Ginny, irritata. Il
fratello stava indiscutibilmente interrompendo una discussione
importante.
«Sto parlando con
Hermione, non con te.»,
replicò il ragazzo, ostinato. La sorella sbuffò.
«Sei proprio
ottuso.»,
bofonchiò. Ron le scoccò un’occhiata
adirata.
Hermione
aveva smesso di ascoltare le frecciatine tra i due fratelli Weasley e,
accoccolata sul comodo divano, si era abbandonata ai suoi pensieri,
proiettando
immagini nella sua mente che non appartenevano alla Sala Comune dei
Grifondoro.
Chiuse gli occhi e rivide i suoi, grigi, impenetrabili, misteriosi,
enigmatici.
Sospirò, ripensando al loro bacio. Era stato così
improvviso. Non si spiegava
il suo gesto così fuori dal comune per un Serpeverde
Purosangue come lui.
Hermione,
però, temeva che quel bacio talmente fulmineo non avesse
tutta questa
importanza.
Mentre
ascoltava vagamente Ginny e Ron litigare, la voce di
quest’ultimo gli riportò
un ricordo alla mente: di una riunione dei Prefetti e dei Capiscuola,
di poche
settimane prima, quando avevano organizzato i turni. E il
lunedì sera, era di
Draco Malfoy.
Istintivamente
si alzò dalla confortevole poltrona e, ignorando i due
litiganti, varcò il
ritratto in silenzio, sotto il loro sguardo perplesso.
Un urgente
bisogno di parlare con il Serpeverde la guidava per i bui corridoi del
castello. Fuori, una lieve pioggerellina bagnava il prato quasi
ingiallito. Uno
spicchio di luna s’intravedeva di tanto in tanto, da dietro
le scure nubi.
Hermione
scendeva velocemente le scale quando s’imbatté in
un qualcosa che non si sarebbe
mai aspettata di vedere. Un brilluccichio verde su uno dei gradini. Si
chinò e
raccolse quel gioiello. Era l’anello di Draco che le aveva
mostrato pochi
giorni prima. Si morse il labbro e riprese a scendere.
Era quasi
arrivata.
***
«Non amo
ripetermi, Parkinson.»,
sbottò Draco, irritato, mentre
varcava l’entrata segreta della Sala Comune e iniziava la
ronda.
Pansy,
invece, sghignazzò e lo seguì.
«Vattene dentro.», disse lui,
tagliente. L’ultima cosa
che voleva era sorbirsi la sciocca ragazza che gli camminava sfacciata
accanto.
«Pansy…»,
la ammonì lui,
spazientito. La Serpeverde, però, sembrava non voler sentire
ragioni.
“E’
più cocciuta di un mulo.”, si
ritrovò a pensare Draco.
Cinque minuti dopo, Pansy era ancora
lì.
«Dannazione, vattene.», sibilò il
Prefetto, mentre la compagna di Casata sogghignava beffarda.
«No…», rispose lei, provocatoria.
«Fuori dai piedi.», replicò il
ragazzo, alterato.
«Me ne vado, ok. Ad una condizione,
però.», disse lei, ghignando.
“Ci
mancava solo questa. Vuole trattare, ora.”,
pensò Draco, nervoso.
«Dimmi che cosa vuoi e poi sparisci.»,
esclamò spiccio. Quando si accorse cosa Pansy avesse
intenzione di fare, fu
troppo tardi. Quella gli si gettò addosso come una
sanguisuga, baciandolo senza
farsi troppi scrupoli.
Il Serpeverde se la scrollò di dosso,
seccato e disgustato.
Poi si girò e la vide. Vide la
Mezzosangue che lo guardava turbata, poi improvvisamente triste. E
stringeva i
pugni, tremando. Prima che gli desse il tempo di reagire, la ragazza
gettò
qualcosa di piccolo a terra e, girando i tacchi, se ne andò.
Draco giurò di aver sentito un
singhiozzo.
«Ciao, Dracuccio. A
dopo.», sussurrò maliziosa la Serpeverde, prima di
andarsene. Ma lui non le stava dando la minima attenzione.
Lui guardava sconvolto la sua
Mezzosangue allontanarsi. Non aveva provato a fermarla. Eppure avrebbe
voluto
farlo. Avrebbe dovuto farlo.
Fece qualche
passo nella sua direzione e vide cos’era il piccolo oggettino
che lei aveva scaraventato
a terra. Gemette, quando riconobbe il suo anello. Istintivamente si
toccò la mano
e costatò che doveva essergliscivolato.
Aveva una
cosa da fare. Una sola cosa. Seguire la sua Mezzosangue. Fermarla.
Consolarla.
Dirle che era stato un equivoco.
«Hermione.»,
mormorò, mentre la tristezza si
impossessava di lui. Lui, un Purosangue Serpeverde, aveva chiamato per
nome una
Mezzosangue Grifondoro. Sì, qualcosa era decisamente
cambiato.
Ripensò a
quando si era detto che l’essersi innamorato di lei fosse
un’ipotesi da
escludere perché assurda. Invece, ora, gli sembrò
la cosa più ovvia del mondo.
.:: Note
::.
Ed
eccovi il tanto atteso, spero, settimo capitolo! Pareri?
Opinioni? :D
Mi auguro di non avervi deluso con questo ultimo “colpo di
scena”, ma nel prossimo farò succedere qualcosa di
bello, promesso. E parlerò
più approfonditamente dei sentimenti della nostra Grifondoro.
Non so che altro dire, quindi ringrazio chi ha recensito, ma
anche chi ha letto in silenzio e chi, magari, l’ha anche
inserita nelle
seguite/preferite/da ricordare.
Un grandissimo bacio,
Yuls. C:
|
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Capitolo 8 *** -Il momento giusto- ***
«Hermione!», la
chiamò Harry, quella sera.
«Uhm?»,
borbottò, immersa nella lettura di
un libro.
«Che giorno
è oggi?»,
domandò il ragazzo.
«Martedì
16. Perché?», chiese lei,
perplessa.
«Dannazione, il
20 abbiamo la prima partita della stagione
contro i Serpeverde.»,
mugugnò lui, afflitto. «E non abbiamo
ancora uno schema. Dobbiamo fare una riunione.», aggiunse.
«Ora?»,
domandò, chiudendo il libro.
«Sì.
Ron! RON! Raduna la squadra, scendiamo giù agli
spogliatoi.».
«Harry! Ma sono
già le 21!»
«Hermione, lo sai
che questa partita è importante.»,
ribatté lui, serio e, seguito da Ron, Ginny e dal resto
della squadra, varcò il ritratto.
La Prefetta,
con un gran sospiro, raccolse i libri che aveva seminato in giro, li
sistemò
nella borsa e si diresse verso la biblioteca, non senza intimare ad un
paio di
ragazzini del primo anno di smetterla di fare chiasso.
Una strana
sensazione la accompagnò durante tutto
il percorso e non la abbandonò neppure quando mise piede in
biblioteca.
Si rintanò
in una sezione piuttosto lontana e sparpagliò i libri sul
tavolino.
Qualcosa le
impediva di concentrarsi a dovere e non riuscì a scrivere
più di due righe
sulla relazione per Difesa Contro le Arti Oscure. Aveva appena
accennato la
definizione sulla differenza tra Vampiro e Infero quando un rumore la
fece
sobbalzare. Si voltò di scatto, tentando di capire la fonte,
ma non percepì
alcun movimento. Udì il borbottio irritato, ma lontano,
della bibliotecaria.
“Sarà stato un
libro…magari è caduto da solo…”,
si ritrovò a pensare. “Ma
che dici,
Hermione? I libri sono oggetti inanimati. Non possono mica decidere di
camminare.”, esclamò una vocina nella
sua testa.
In realtà, a
deconcentrarla dalla differenza tra Vampiri e Inferi, non era il rumore
di ipotetici
libri caduti a terra, ma un pensiero frequente che la assillava. E quel
pensiero aveva anche un nome che non era molto difficile da indovinare.
Quel
pensiero si chiamava Draco Malfoy e già da un po’
di giorni le impediva di
concentrarsi seriamente.
Rivide gli
occhi di quel ragazzo mentre le dava quel piccolo e tenero bacio,
appena
tornata dalla gita a Hogsmeade, e provò un moto di
contentezza. Un’immagine
prepotente scacciò la prima, poco dopo. Pansy Parkinson in
compagnia di Draco,
che giocava con lui, maliziosa, e che lo baciava. Sentì un
nodo di dispiacere
alla gola che non riusciva a mandare giù e che ad ogni
tentativo le costava una
lacrima. Ripensò a come aveva gettato il suo anello per
terra, quell’anello che,
appena trovato, aveva deciso di restituirgli, premurosa.
Cosa le
succedeva? Erano vere le parole di Ginny? Si stava veramente
innamorando di
Draco Malfoy?
Si morse un
labbro come faceva di solito, quando si sentiva nervosa o incapace di
rispondere a una domanda. I
suoi occhi
erano fissi sul libro di fronte a sé, ma lei non lo stava
guardando veramente.
No. Non era
innamorata di lui. E come poteva esserlo di qualcuno che per cinque
anni non
aveva fatto altro che insultarla? Si ripeteva sempre le stesse cose per
rassicurarsi.
Non sapeva, però, che stava mentendo a se stessa. O forse ne
era consapevole,
ma affrontare la realtà significava vedere tutto con uno
sguardo diverso. E
immaginarsi Malfoy come
il suo ragazzo
era inconcepibile. Non c'era armonia. Loro due vicini stonavano. Sì,
decisamente. Parve
rasserenarsi quando alle sue spalle ci fu un fruscio. Stavolta non se
ne
accorse, risucchiata com’era dai suoi pensieri, e
trasalì vedendo il suo
pensiero frequente Materializzarsi davanti a sé, in carne ed
ossa.
L’aveva
osservata tormentarsi per tutto quel tempo? Era stato lui a provocare
quel
rumore, poco prima? Ma perché era lì? Cosa voleva
da lei?
«Un
Malfoy-topo-da-biblioteca?», chiese lei
sarcastica, la sua voce insolitamente
roca. Non alzò lo sguardo dal libro, ma percepì
con la coda dell’occhio un
brillio verdastro che significava che l’anello era di nuovo
al suo posto.
Draco era
seduto pigramente sulla sedia di fronte a lei e la scrutava
con attenzione.
Sapeva il motivo del suo sguardo fisso sul libro. Percepiva
l’imbarazzo e la
tensione che lei tentava invano di mascherare con il suo tono di
superiorità.
«Sottovaluti la
mia intelligenza, Granger», rispose lui,
semplicemente, allungando con naturalezza, ma
cauto, una mano alla sua. Lei, avvertito il movimento con la coda
dell’occhio,
la ritrasse. Impassibile, Draco la imitò, ricongiungendo le
due mani. Gli era
sembrato il momento giusto, ma lei aveva rovinato tutto.
La
Grifondoro lasciò cadere la conversazione, riprendendo a
scrivere, furiosamente,
la relazione. Una ciocca di morbidi capelli castani sfuggì
alla treccia,
scivolandole davanti agli occhi, ma lei la ignorò e si
ostinò a non alzare lo
sguardo.
Draco così
fissava intensamente quel boccolo ribelle, che alla fine lei se lo
sistemò
dietro un orecchio.
Il ragazzo
si schiarì la voce.
«Granger, non
sopporto essere ignorato.», disse lui.
«Allora puoi
benissimo andartene. Nulla ti trattiene qui e,
personalmente, credo che la tua arroganza mi aiuti ben poco a finire
questa
relazione per Piton. Quindi, se non ti dispiace…»,
replicò la Prefetta,
intimandogli
indirettamente di andarsene.
“Tu mi
trattieni qui, dannata Mezzosangue!
E sei tu, quella arrogante! E sì, in realtà mi
dispiace!”,
pensò infuriato il ragazzo.
«L’altra
sera non mi hai dato tempo di spiegare.»,
continuò lui, fingendo di averla ignorata.
La
Grifondoro scoppiò in una risatina isterica, che
tradì il suo nervosismo.
«Non
c’è proprio nulla da spiegare.»,
obiettò, fissandolo dritto negli occhi. Draco si sorprese
di quel contatto
improvviso e si obbligò
a sostenere lo sguardo, apparentemente privo di emozioni, di lei.
«O forse sei solo
tu che non vuoi ascoltarmi. Ti senti troppo
superiore, per caso?»,
ringhiò lui.
«Silenzio
là in fondo!»,
esclamò lontana Madama Pince.
«Quello arrogante
e superiore mi sembra sia tu, tra noi due. E
hai ragione, non voglio ascoltare le tue sciocche giustificazioni su
quanto
accaduto. E’ alquanto lampante che mi abbia dato quel bacio
solo per prendermi in
giro e che nel frattempo ti diverti con le tue smorfiose amichette.»,
sibilò la Grifondoro.
Draco
ghignò, soddisfatto, per averle provocato una reazione. Lei
si infastidì ancor
di più. Probabilmente il Serpeverde aveva capito cosa lei
stesse provando.
Gelosia.
«Mezzosangue…», disse lui,
l’ombra del ghigno
ancora sul pallido volto.
«Taci!»,
sbottò lei.
«So che sei
gelosa, ma posso assicurarti che tra me e…»,
esclamò, quasi divertito, ma la Prefetta lo interruppe.
«Non me ne
importa un accidente, Malfoy. Smettila di sentirti
così importante. Smettila di credere di essere al centro dei
miei pensieri, perché
posso assicurarti che non è così.».
Detto
questo, Hermione raccolse velocemente i suoi libri e lasciò
solo il Serpeverde.
Draco non
amava essere piantato così, ma un ghigno
increspò nuovamente le sue labbra. Sapeva
che la Mezzosangue mentiva. Lo aveva capito da prima, ma le sue ultime
parole
glielo avevano dimostrato. Lui era
al
centro dei suoi pensieri. E quella ragazza non sapeva decisamente
mentire.
***
Agitò
repentino la bacchetta, richiamando a sé tutte le relazioni.
«Mancano quelle
di Potter e Weasley.»,
comunicò Piton, glaciale. I due Grifondoro si scambiarono
uno sguardo, sconcertati, e poi lanciarono un’ultima occhiata
disperata a
Hermione. Lei inarcò un sopracciglio.
«Punizione.
Venerdì sera.»,
disse il professore, quasi in un sibilo. Poi si rivolse alla classe.
«Bene, ora che abbiamo concluso il
programma dello scorso anno – e siamo terribilmente in
ritardo- possiamo
iniziare ciò che dovrete affrontare quest’anno,
ovvero gli incantesimi non
verbali.», annunciò, con fare annoiato.
«Ora, voi dovreste sapere che non sono
per nulla facili e pretenderò il massimo impegno e la massima
concentrazione perché,
come ben sapete, devo
prepararvi ai
M.A.G.O.», proseguì.
«Per lavorare meglio, ritengo che
lavorare in coppia produca risultati immediati e, spero, soddisfacenti.
Ho già
deciso le coppie. Potete anche mettervi vicini di banco.»,
disse.
«….Potter e Macmillan, Weasley e
Zabini…….
Malfoy e Granger.», annunciò, ripiegando
la pergamena. Qualcosa nello stomaco di Hermione si contorse. Una
creaturina,
che fino a quel momento aveva solamente sonnecchiato, ora si era
svegliata. E
la Grifondoro non riusciva a sopportarla.
Quella di Piton era una punizione?
Guardò nella direzione di Draco e lui
ricambiò. La scrutava con i suoi occhi grigi, costringendola
ad abbassare lo
sguardo. Con la coda dell’occhio lo vide alzarsi e prendere
posto vicino a lei,
lasciandosi cadere di peso sulla sedia.
Hermione evitò con cura di guardarlo,
trovando particolarmente interessanti le proprie mani. Il Serpeverde
sogghignò.
«E così ci ritroviamo a lavorare
insieme.», esclamò lui, con un mezzo sorriso.
“Alquanto
seducente.”, si ritrovò a pensare lei,
mentre la creatura dentro di lei si
agitava. O erano più creaturine? Erano…farfalle?
Percepiva il respiro regolare
del ragazzo accanto a lei e addirittura
il suo calore. Continuò a fissarsi le mani, mordendosi un
labbro dal
nervosismo, e improvvisamente pensò a come sarebbero state
bene le loro mani
insieme. Immaginò quella di Draco stringere la sua, mentre
Piton spiegava, e
con un moto istintivo, la allungò verso quella del ragazzo.
Il Serpeverde finse di ignorarla per
vendicarsi di quando anche lui le aveva teso la mano, ma lei si era
ritratta.
Quando Hermione sospirò, un ghigno
soddisfatto increspò le labbra del ragazzo seduto accanto a
lei.
La campanella suonò e si alzarono. La
Grifondoro continuò a mordicchiarsi il labbro, vedendolo
allontanarsi da lei.
Sentiva un piccolo vuoto.
Poi si ricordò che era arrabbiata con
lui e si chinò per prendere la borsa. La creaturina dentro
di lei protestò. Le
diceva di seguirlo, ma lei si rifiutò. Non era quello, il
momento giusto.
.::
Note
::.
Ehilà, no, non sono sparita del
tutto!
Mi son presa solo una pausa per due motivi! Il primo, mancanza
d’ispirazione;
il secondo, la scuola.
Eh, diciamo che non posto da una ventina di giorni! °O°
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che lascerete qualche
recensione, dal momento che non ne ho ricevuta nessuna, del settimo! E ammetto
che un
po’ mi è dispiaciuto! D:
Il ballo non sarà nel prossimo capitolo, ma nel decimo.
Non so che altro dire. Solo che stavolta la voglio, qualche
recensione! u.ù
Dopotutto, che cosa costa? :P
Un saluto generale a tutte!
Bacioni,
Yuls. ♥
|
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Capitolo 9 *** -Una settimana, soltanto.- ***
Quella sera,
Hermione si ritirò molto presto nel suo dormitorio.
Salutò
Harry, Ron e Ginny, che ancora discutevano della prima partita di
Quidditch
della stagione, che si sarebbe tenuta contro i Serpeverde di
lì in tre giorni,
e si diresse verso la sua stanza.
Poco dopo
sentì un picchiettio alla finestra: si voltò e
vide un gufo grigio appollaiato
sul davanzale.
Andò ad
aprirla, per farlo entrare, e l’animale la superò,
lasciò cadere qualcosa sul
letto e volò rapidamente fuori.
Hermione,
più perplessa che confusa, prese il leggero foglio bianco
che giaceva
spiegazzato tra le sue coperte, e non appena lo strinse tra le mani,
sentì un
profumo intenso e delicato allo stesso tempo, il profumo di un fiore
misterioso, misto a sandalo e pioggia.
Spiegò il
biglietto, inebriata da quell’odore, e vide che recitava
poche parole.
“Una settimana, soltanto.”
Non vi era
alcuna firma, ma aveva già visto quella scrittura da qualche
parte e sapeva
benissimo a chi appartenesse.
Fece come
l’ultima volta: ripiegò il foglietto e lo
infilò sotto il cuscino.
Si
addormentò con, in testa, il pensiero del ballo che si
sarebbe tenuto, come
diceva la lettera, di lì in una settimana.
***
Entrò
nella Stanza delle Necessità e
ne rimase meravigliata.
Mille ornamenti abbellivano e
rendevano splendida quella sala da ballo. Unica.
Le note di una bellissima musica
aleggiavano a mezz’aria, come le migliaia di candele che
illuminavano la
stanza. Insieme, creavano l’atmosfera perfetta.
Qua e là c’erano decorazioni di
Halloween: zucche, scheletri e fantasmi che prendevano vita.
Hermione avanzava con passo incerto e
arrossiva ogni qualvolta si sentiva osservata. Si morse un labbro, come
faceva
quando era nervosa, e con una mano cercò una ciocca di
capelli con cui giocare,
ma li trovò acconciati in un’alta ed elegante
crocchia.
Lasciò cadere la mano lungo il
fianco, e solo allora si accorse dell’abito che indossava.
Era nero, senza spalline, e arrivava
a terra. La linea della gonna era morbida e fluida, il corpetto con
scollo a V
era impreziosito da perline dorate. Comprese che era quello che Ginny
aveva
comprato quando erano andate insieme a Hogsmeade.
Si guardò attorno, ma non vide
l’amica da nessuna parte.
A un tratto, mentre percorreva la
folla, ormai noncurante della sua presenza, con lo sguardo,
incrociò un paio
d’occhi grigi tutt’altro che indifferenti.
La loro intensità la fece avvampare e
ciò la costrinse a guardare altrove. Ringraziò se
stessa per aver portato la
maschera che ora le copriva parte del viso.
Vide il ragazzo avvicinarsi, ma lei
si diresse verso un tavolo ricoperto di delizie.
Mentre stava per prendere uno
Zuccotto di Zucca, avvertì la mano di Draco accarezzarle un
fianco con
naturalezza. Lei s’irrigidì e posò il
dolcetto.
«Perché
scappa da me, signorina?»,
le chiese, soave. Hermione non rispose.
«Le va di
concedermi
questo ballo?»,
domandò ancora,
premendo la mano sul suo fianco e avvicinandola a sé.
La Grifondoro era ancora paralizzata.
La musica divenne più dolce e Draco
riuscì a trascinarla in mezzo alla pista.
Possibile che non l’avesse
riconosciuta? Beh, molto probabile. L’avrebbe chiamata
“Mezzosangue”, o con
qualche appellativo simile. E invece no.
Pensò che la cosa più giusta da fare
fosse mostrargli chi fosse. Si tolse la maschera e aspettò
di vedere la sua
reazione.
A parte sorpresa e meraviglia, non
lesse altro in quegli occhi grigi.
«Sei ancor
più bella di
quanto immaginassi.»,
esclamò lui,
stringendola a sé.
Hermione era palesemente perplessa.
Quando la musica finì, scorse una
figura familiare oltre la spalla del Serpeverde. Era Ron.
Andò verso di lui, chiamandolo ad
alta voce, ma lui si accorse di lei solo quando gli fu accanto.
La guardò confuso e poco dopo apparve
Harry dietro di lui.
«Ronald, hai
fatto
colpo, eh!»,
esclamò il Prescelto,
battendo una pacca sulla spalla dell’amico.
Poi Hermione capì. Lì dentro era
un’estranea. Non la conosceva nessuno. Il sogno si era
tramutato in incubo. E
voleva solo svegliarsi.
Ma poi una voce conosciuta la chiamò
per nome. Si girò, aspettandosi di vedere Ginny, ma non
c'era nessuno.
***
«Ti vuoi
svegliare?»,
urlò per ennesima volta la giovane
Weasley. Hermione aprì gli occhi.
«Finalmente»,
borbottò la rossa. «Tra
mezz’ora inizia la partita. Vuoi muoverti?», aggiunse
sbuffando.
La Prefetta
si alzò di malavoglia e andò a vestirsi.
Mentre si
sciacquava il viso, ripensava all’incubo. La assillava ogni
notte da quando
aveva ricevuto il biglietto da Malfoy. Ed era sempre lo stesso. Ma non
riusciva
a comprenderne il significato.
***
Venticinque
minuti dopo, Hermione era seduta tra Neville Paciock e Seamus Finnigan,
sugli
spalti.
L’entusiasmo
era palpabile, anche se i giocatori non erano ancora in campo.
Quando le
due squadre verde-argento e rosso-oro fecero il loro ingresso, la folla
scoppiò
in un boato di applausi.
Fu allora
che un dilemma affiorò nella mente della Prefetta: per chi
avrebbe tifato?
Guardò alla
sua sinistra: i Serpeverde davano bella mostra di sé,
volando sulle loro
costose scope. Draco Malfoy guidava il gruppo.
Alla sua
destra, i Grifondoro giravano un po’ sparsi.
Harry, Ron e Ginny…o Draco?
Mentre
questi pensieri la tormentavano, i Grifondoro avevano già
segnato tre reti,
mentre i Serpeverde solo due.
Ascoltava
distrattamente Luna commentare la partita.
A un tratto
si ritrovò a fissare le nuvole e la forma che assumevano
secondo il loro
spostamento, tanto era noiosa la partita. Ogni tanto lanciava uno
sguardo sul
campo per controllare la situazione. Era piuttosto statica: oltre a
qualche
rete segnata in più, non era cambiata di nulla.
Vide Ginny
volare bassa per tentare di bloccare il Cacciatore di Serpeverde. Si
stavano
contendendo la Pluffa.
Decise di
continuare a guardarli, per vedere chi avrebbe vinto e tifando per la
sua
amica, quando Draco attirò la sua attenzione. Si era
lanciato in avanti per
catturare il boccino…Hermione quasi tifava per lui
sottovoce…ma improvvisamente
Harry gli si tuffò contro, facendogli perdere
l’orientamento.
Irritata, e
quasi presa dallo sconforto, la Prefetta non si accorse di cosa stava
accadendo
qualche metro più in basso.
Senti alcune
grida e un tonfo. Altre grida.
Il suo
sguardo andò verso il basso, tentando di capire cosa stesse
accadendo, ma non
realizzò presto.
Poi capì, e
vide la sua migliore amica stesa a terra, immobile. Gli altri sei
membri della
squadra di Grifondoro erano attorno a lei mentre Madama Bumb si
avvicinava,
seguita da Madama Chips.
Hermione era
sconvolta. Vide l’infermiera far apparire un lettino sotto la
ragazza, che
sollevò da terra e portò in infermeria.
La Prefetta si
alzò di scatto e corse giù dagli spalti,
investendo gli studenti, che la
guardavano con disappunto.
Quando finalmente
giunse davanti all’entrata dell’infermeria, vi
trovò la professoressa McGranitt
che rispose con un cenno di dissenso alla sua muta richiesta.
«Mi dispiace,
signorina Granger, ma la signorina Weasley deve
riposare.»,
esclamò la donna con pazienza.
«Cosa le
è successo? Non ho visto nulla…».
«E’
scivolata dalla scopa nel tentativo di prendere la Pluffa
a Montague…quattro metri di altezza, povera ragazza.
E’ caduta male… si è distorta
una caviglia e ha anche l’altra gamba fuori
uso…per una distorsione.».
Hermione si
morse un labbro. Non ci voleva…proprio no.
Dieci minuti
dopo arrivarono anche gli altri membri della squadra di Quidditch di
Grifondoro
e, fortunatamente, Madama Chips fu clemente, facendoli entrare tutti.
Quando Ginny
si svegliò, era circondata dai suoi amici, evidentemente
preoccupati.
L’infermiera,
con stanchezza, annunciò al gruppetto: «Purtroppo non si
riprenderà prima di
una settimana. E, personalmente, non farò uscire questa
ragazza di qui prima
che sia cominciato novembre.».
Un borbottio
seguì quelle parole. Lo sguardo di Hermione e di Ginny
s’incontrò nello stesso
istante.
L’una vide
negli occhi dell’altra ciò che già
sapeva. Che temeva.
Ginny
Weasley non sarebbe venuta alla festa di Halloween.
***
«Ehi, va tutto
bene?», chiese
Hermione Granger quella
mattina del 30 ottobre. Aveva la prima ora libera, e dopo la colazione
era
venuta a trovare la sua amica in infermeria.
Oltretutto,
quella era l’unica occasione che avevano per chiacchierare da
sole, perché ogni
volta che l’aveva visitata, Ginny era sempre in compagnia di
qualcuno.
Hermione ne
approfittò per raccontarle il sogno che ormai la assillava
da sei notti, ormai.
L’amica
rimase a bocca aperta.
«Quindi…tu
indossavi il mio abito?», le chiese
infine.
La Prefetta
si limitò ad annuire.
«Wow…come
un presagio. Voglio
prestartelo, Hermione. Davvero…voglio che tu lo indossi.
Fallo per me.», disse Ginny, a
testa bassa.
Hermione si
morse un labbro, quasi trattenendo le lacrime. Poi abbracciò
l’amica.
«Ogni suo
desiderio è un ordine, signorina!»,
esclamò, e questo bastò a strappare una mezza
risata a
Ginny.
«Quando esci da
qui?», chiese
Hermione.
«L’hai
sentita l’altro giorno…non uscirò prima
da dopodomani…anche
se so che probabilmente troverà qualche scusa per
trattenermi ancora.»,
replicò scocciata, accennando all’infermiera.
***
Quella
notte, Hermione si rigirò molte volte nel letto, non
riuscendo a prendere
sonno.
Fortunatamente,
però, il suo sonno non fu turbato.
Note dell’autrice
Perdonatemi. Perdonatemi davvero. Ma
questo ultimo periodo è stato qualcosa di orribile e il
tempo per aggiornare
non c’è stato oppure non ci stavo proprio con la
testa per tirar fuori qualcosa
di decente.
Spero che questo capitolo vi sia
piaciuto e, come al solito, sapete che mi aspetto qualche recensione! :D
Come spero ricordiate, il prossimo
capitolo sarà sul ballo! Non vedete l’ora, vero? :D
Ringrazio di cuore per aver recensito:
luchi, raawr,
_Crizia_ e Melanie_.
Un bacio a tutti quanti!
Yuls
|
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Capitolo 10 *** -Il ballo- ***
Quando quella
mattina Hermione si svegliò,
stringeva in mano la lettera. E il tanto atteso 31 ottobre era arrivato.
Lentamente si avviò in Sala Grande per fare
colazione, dove mangiò piuttosto in silenzio con Harry e
Ron, ignorando
le vistose decorazioni di Halloween.
«Hermione, che facciamo stasera?», le chiese
il giovane Weasley.
«Ehm…dovrei andare in biblioteca per terminare
una ricerca di Aritmanzia. Perché?», disse lei, in
tutta risposta.
«Mah, Harry ed io volevamo andare a trovare
Ginny.».
«Beh, ma voi andateci. Forse, se finisco
prima, vi raggiungo.», assicurò lei.
***
Nemmeno le nuvole
grigie che incombevano sui
tavoli della Sala Grande turbarono l’umore di Draco Malfoy.
Il soffitto non faceva di certo presagire una
giornata di sole, ma a lui poco importava. Guardò per un
momento le zucche, le
macabre candele e i pipistrelli galleggianti a mezz’aria, poi
si sedette al suo
solito posto, tra Zabini e Nott, mettendo un bel po’ di
spazio tra sé e le
ragazzine ridacchianti del primo e secondo anno che casualmente
lo accompagnavano fin lì ogni mattina.
Come d’abitudine, lanciò uno sguardo al tavolo
dei Grifondoro, dove Hermione stamattina gli dava le spalle.
Scrutò i suoi ricci, irritato dal fatto di non
poterle vedere il viso.
Il 31 ottobre, che lui aveva tanto aspettato,
era finalmente arrivato. Il problema, però, era uno. La
Mezzosangue lo odiava
e, probabilmente, se fosse accaduto qualche anno prima, non se ne
sarebbe
curato o, addirittura, gli avrebbe fatto piacere. Ma adesso era diverso.
Dopo aver distolto per poco lo sguardo, tornò
a concentrarsi su di lei, fin quando non la vide alzarsi e dirigersi
verso l’aula
di Difesa Contro le Arti Oscure.
Con noncuranza la imitò. Doveva trovare un
pretesto per parlare e chiarire con lei.
Camminava con passo svelto per raggiungerla
prima del suono della campanella, e quando vide che stava
già iniziando a
scendere verso i sotterranei, accelerò la sua andatura.
«Granger!», esclamò quando fu sicuro che
nessuno fosse nei dintorni.
Lei si voltò di scatto, sorpresa. Draco la
raggiunse e la prese bruscamente per un braccio, portandola in un
corridoio
secondario.
Hermione aggrottò le sopracciglia,
interrogativa.
«Allora?» domandò dopo una breve pausa
di
silenzio.
«Allora cosa, Granger? Fammi parlare.»,
sbottò
lui.
«Se mi hai portato qui per insultarmi,
lasciami pure andare. Non sono in vena di sentire le tue parole
velenose.»,
sibilò la Grifondoro spazientita.
Draco sospirò.
«Qui, quella che insulta sei tu…»,
mormorò, ma
poi aggiunse: «Diamine, Mezzosangue, non ti hanno insegnato
ad ascoltare le
persone?».
«Oh, ma io ascolto benissimo. Solo che non
digerisco te, Malfoy.»,
esclamò la
ragazza, mentendo sull’ultima frase.
Draco non ribatté, ma rimase in silenzio a
riflettere, sotto lo sguardo furente della ragazza.
Non capiva proprio cosa gli stesse succedendo.
Doveva comportarsi da Serpeverde e non da pappamolle Grifondoro. Aveva
sbagliato a portarla lì. Non aveva concluso un bel niente,
anzi, si ritrovava
davanti una ragazza che lo stava solo insultando.
Possibile che scherzasse? Che fingesse solo
per non dargliela vinta a lui, una volta tanto?
Ma cosa diceva? Non avevano un rapporto abbastanza
stretto che permettesse loro anche solo di scherzare. In cinque anni
avevano
litigato molte volte…ma cos’era cambiato?
Perché, ora, lo turbava tanto vederla
così irritata con lui?
Lievemente amareggiato, ma impassibile come
sempre in volto, se ne andò senza aggiungere parola.
Hermione aspettò per qualche secondo che si
allontanasse, poi andò anche lei verso l’aula, per
non fare tardi.
Prese posto lontano da lui, ma quando Piton
entrò in classe, le ricordò glacialmente chi
fosse il suo compagno.
La Grifondoro si alzò e si sedette, nervosa,
vicino a Draco. Lui la ignorò completamente e lei decise di
fare lo stesso.
Lavorarono ciascuno per conto proprio, sotto
lo sguardo indagatore di Ron e Harry, e Hermione non poté
che ringraziare il
suono della campanella.
Draco si alzò velocemente e lasciò la stanza
senza degnare nessuno di uno sguardo, ma la Prefetta rimase indietro a
riordinare i libri giusto per avere un po’ di tempo per
pensare.
Solo un’ora prima, il Serpeverde l’aveva
condotta in un posto più tranquillo per parlare e per
chiarirsi. Lei, però, non
l’aveva ascoltato. Ma perché? L’aveva
addirittura aggredito verbalmente.
Comprese che un po’ le dispiaceva, ma si disse
che avrebbe avuto modo di risolvere quella sera alla festa.
***
Hermione si
lasciò cadere mollemente su uno
dei divani di fronte al camino. Aveva l’ora libera e
solitamente la condivideva
con Ginny, ma la sua migliore amica era ancora bloccata in infermeria.
Anche quando arrivarono Harry e Ron, la
ragazza si sentì stranamente sola, percependo un forte
bisogno di confidarsi, ma
non sapendo con chi.
La Prefetta chiuse il libro che stava solo
sfogliando, quando arrivò il momento di scendere per il
pranzo.
L’ora libera era passata troppo lentamente e
aveva bisogno di ricrearsi un po’ con il cibo, anche se
ciò le sembrava troppo
sullo stile di Ron.
Quando arrivò in Sala Grande, si rese conto di
avere una grande fame, ma diversamente dal solito, i piatti non erano
colmi di
cibo.
La Professoressa McGranitt si alzò ed esclamò:
«Cari studenti, io e gli altri Professori qui presenti
abbiamo deciso di
lasciarvi il pomeriggio libero per festeggiare insieme la festa di Halloween che,
come di tradizione,
avrà inizio alle sei in punto di stasera. Chi
vorrà, potrà indossare un abito a
tema.».
Un mormorio pervase la sala.
«Ma come?», sbottò Ron a bassa voce.
«A quell’ora
dovevamo andare da Ginny. Non è giusto che abbiano
anticipato la festa!».
«Dai, forse convincerete Madama Chips a lasciarla
venire alla festa.», azzardò Hermione, decisamente
rallegrata dal piatto di
polpette con contorno di patate che le era apparso davanti.
«Scherzi, Hermione? Quella donna non la
lascerà libera fino al due novembre. Ce l’ha detto
l’ultima volta che abbiamo
fatto visita a Ginny.», interloquì Harry.
«Stasera verrai alla festa?», chiese Ron,
speranzoso.
«Te l’ho già detto, Ronald. Sono
piuttosto
indietro con la mia relazione di Aritmanzia per domani. Se ho tempo, vi
raggiungo.».
Il Weasley, per tutta risposta, alzò gli occhi
al cielo.
***
Ore 20:30. Sala
comune Grifondoro.
Completamente vuota. Hermione fece capolino dal dormitorio per
assicurarsene e
poi uscì, sfoggiando il meraviglioso abito di Ginny. Si era
chiusa in bagno per
due ore per sistemarsi e poteva dirsi soddisfatta.
Ore 20:40. Sala comune Serpeverde. Altrettanto
vuota. Draco uscì dalla sua stanza con indosso dei pantaloni
neri e una camicia
bianca sbottonata a metà. Al collo, una cravatta grigia
scura aspettava di
essere annodata. Un profumo aveva invaso la stanza sotterranea al
momento del
suo ingresso.
Se quelle snervanti ragazzine fossero state lì
in quel momento, sarebbero impazzite.
C’era, però, una sola persona a cui voleva far
perdere la testa quella sera.
Ma l’avrebbe fatto col suo stile. Alla Malfoy.
Poco importava che la ragazza in questione
fosse una Mezzosangue.
La Granger sarebbe stata sua entro quella
notte.
Con un ghigno sulle labbra, si annodò la
cravatta e si passò una mano tra i capelli biondi,
scompigliandoli, così, ancor
di più. Infine, lasciò quella stanza dalla luce
verdastra, incamminandosi
lentamente verso il settimo piano, mentre tutti gli altri erano alla
stupida
festa di Silente.
***
Hermione giunse al
settimo piano. Camminò
avanti e indietro per tre volte e davanti a sé si
materializzò una pesante
porta di legno.
Lasciò cadere a terra il suo mantello e subito
dopo lo fece Evanescere.
Poi, nonostante fosse pervasa dal nervosismo,
chiuse gli occhi, spinse la maniglia, ed entrò.
La festa doveva essere cominciata da mezz’ora,
perché la Stanza delle Necessità era piuttosto
piena di studenti mascherati
che, appena entrata, avevano concentrato la loro attenzione su di lei.
Spostò lo sguardo verso il resto della sala e
trattenne il fiato. Era esattamente decorata come nel sogno. Tutto
quanto. Gli
ornamenti, le zucche, gli scheletri e i fantasmi magicamente animati.
Ora che prestava attenzione anche la musica
era la stessa. Rabbrividì. Che scherzo era quello?
Poco lontano scorse un paio di magnetici occhi
grigi. Catturarono il suo sguardo per qualche istante, ma poi si
staccarono.
Guardò Draco Malfoy darle le spalle e
allontanarsi.
Sì, adesso era nella realtà. Il Serpeverde,
nel sogno, era andato da lei.
A qualche metro di distanza scorse Dean Thomas
che, anche se mascherato, era facilmente riconoscibile.
Era indecisa se andare a parlarci o no, ma
alla fine gli si avvicinò.
«Ciao Dean!», lo salutò.
«Hermione, ciao! Anche tu qui!», esclamò
lui,
piuttosto sorpreso.
«Già…sei arrivato da molto?»,
gli chiese.
«Da un po’. Sono andato da Ginny, prima, a
salutarla, e poi ho deciso di venire qua. Mi spiace che sia ancora in
infermeria. Comunque sei un incanto.», rispose lui.
«Anche a me dispiace. E ti ringrazio per i
complimenti.», disse lei, arrossendo lievemente.
«Beh, non credo di essere l’unico a pensarlo,
qui.», ribadì Dean, facendole divertito
l’occhiolino. «Balliamo?»,
domandò poco
dopo. «Non riconosco nessuno qui. Sei l’unica
persona amica che conosco.»,
aggiunse, guardandosi in giro.
«D’accordo.», rispose lei, sorridendo
pensando
alla reazione di Ron. Cosa avrebbe pensato se avesse visto il ragazzo
di sua
sorella ballare con la ragazza di cui lui era innamorato?
Dopo aver danzato per un buon quarto d’ora
insieme, si avvicinarono al buffet, ricco di prelibatezze.
Poco sorpresa, la Prefetta notò alcuni
alcolici, ma senza indugiare versò un po’ di
Whisky Incendiario in un
bicchierino di cristallo.
Dean la imitò e due bicchieri dopo si
ritrovarono a ridacchiare.
Draco li osservava dall’altro capo della
Stanza, palesemente innervosito dal Grifondoro. Ah, quella Casa piena
di
sciocchi!
E se il suo piano di “farsi desiderare” non
stesse funzionando?
Decise di passare all’attacco, avvicinandosi
ai due Grifondoro.
Prese un boccale di Burrobirra, sfiorando
lievemente il braccio di Hermione, e nonostante avesse avvertito il suo
brivido, non l’aveva degnata di uno sguardo.
Quindi, si allontanò con evidente indifferenza
e andò verso una sghignazzante Pansy.
La Grifondoro era furente.
Draco, invece, guardandola di nascosto,
ghignava. Forse, il suo piano, funzionava davvero.
La tenne d’occhio per tutto il tempo,
scompigliandosi i capelli di tanto in tanto.
Vide Hermione avvicinarsi ad una finestra che,
presto, si allargò, affacciandosi su un piccolo balcone.
La ragazza uscì nell’aria fredda di fine
ottobre e rabbrividì.
Senti dei passi, dietro di lei, e la porta-finestra
chiudersi. Qualcuno le poggiò una giacca sulle spalle. Lei
gli fermò la mano
dov’era e percorse il contorno del prezioso anello con un
dito.
Draco sospirò e la girò, incatenando gli occhi
nei suoi.
«Sei una sciocca, Granger.», disse, alzando
gli occhi al cielo stellato. Rimase piuttosto sorpreso da quella
visione: la
mattina stessa, il cielo era coperto di grosse nubi grigie che
preannunciavano
pioggia.
Guardò intensamente i suoi occhi marrone
cioccolato e sentì un nodo all’altezza dello
stomaco.
Il cuore di Hermione accelerò e le sue guance
si imporporavano. Deglutiva a fatica. Sapeva cosa sarebbe accaduto di
lì a
poco.
Le loro teste si avvicinarono lentamente,
mentre i loro occhi si scrutavano.
La Grifondoro
avvertì il suo respiro sulle proprie labbra, mentre rimaneva
inebriata dall’intenso profumo del ragazzo.
Ah, quel Serpeverde!
Le stava facendo perdere la testa!
Chiusero
entrambi gli occhi. Si avvicinarono
sempre di più. E il bacio arrivò. Inizialmente
delicato, cauto, come se nessuno
dei due volesse essere troppo affrettato. Poi diventò
più passionale. Le loro
bocche si toccavano, mentre le lingue andavano in perlustrazione.
Sembravano
non averne mai abbastanza l’uno dell’altra.
Lei aveva bisogno di lui.
Lui aveva bisogno di lei.
Decisamente accaldati, rientrarono nella
Stanza delle Necessità nello stesso momento in cui il
balcone sparì.
Notarono che la musica era cambiata.
Dean Thomas aveva proposto una musica Babbana
che Hermione conosceva bene.
…Light
a fire, light a spark,
Light
a fire, a
flame in my heart.
We’ll
run wild,
We’ll
be glowing in
the dark.
We’ll
be glowing in the dark…
Senza
accorgersene, Draco e Hermione avevano
iniziato a ballare. Non esisteva più la festa. Non esisteva
più la Stanza delle
Necessità. Non esisteva più il mondo.
C’erano solo loro due. Lui e lei.
Note
dell’autrice
Oookay,
salve di
nuovo a tutti. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto più
del precedente
(che non ha ricevuto nemmeno una piccola recensione! >.<
Siete cattivi
u.u)!
Che dire…lasciate
un piccolo commento, anche solo per dire la vostra!
Aggiornerò
presto, promesso ^^
Buona serata a
tutti. :D
Kisses,
Yuls
c:
|
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Capitolo 11 *** -Casualità- ***
Quando la luna piena fece capolino tra le nubi che
promettevano pioggia, il chiarore filtrò attraverso le
finestre della torre in
cui erano situati i dormitori di Grifondoro, illuminando fievolmente la
stanza
più alta.
La pallida luce rischiarò il volto inespressivo di Hermione
Granger.
La Prefetta aveva lo sguardo perso nel vuoto, oltre la
Foresta Proibita, mentre ricordi, pensieri e riflessioni si facevano
spazio
nella sua mente.
Era tornata dalla Stanza delle Necessità da
mezz’ora circa e
da allora stava davanti alla finestra con la crocchia sfatta dalla
quale
pendevano alcune ciocche di capelli.
Non si era nemmeno data la pena di cambiarsi l’abito che,
nel frattempo, si era piuttosto spiegazzato.
Mentre fissava la luna, la vide trasformarsi nel volto di
Ginny, che probabilmente stava passando l’ultima notte in
infermeria, esibire
uno dei suoi ghigni mentre appuntava qualcosa su un quadernino.
Si ricordava quel momento. Era il primo settembre ed erano
sull’Espresso. Hermione era appena tornata dalla ronda ed era
rimasta nello
scompartimento insieme all’amica a chiacchierare del
più e del meno… e di
ragazzi. E forse, quello, era stata la prima volta in cui aveva pensato
a Draco
Malfoy diversamente e non come acerrimo nemico.
Sprazzi d’immagini appartenenti a momenti passati con il
Serpeverde s’insinuavano prepotenti nella sua mente.
Il loro continuo incrociare di sguardi durante le lezioni…
l’invito alla festa… la loro prima conversazione
quasi civile… la ronda di notte
per i corridoi del castello… Pansy che rincorreva Draco
giù al lago… il
progetto insieme di Difesa Contro le Arti Oscure… la partita
di Quidditch… la
festa di Halloween… loro due… così
vicini… il bacio… il ballo…
Un tuono ruppe l’assordante rumore del silenzio. Hermione
sussultò e una lacrima le sfuggì tra le ciglia.
Si sentiva così confusa.
E continuava a non capire.
Percepì un lieve tocco sulla sua spalla. Pensava di
esserselo immaginato, ma quando alzò lo sguardo, vide il
riflesso di Ginny alla
finestra.
Si voltò di scatto e abbracciò l’amica.
La giovane Weasley ricambiò e non disse una parola. Per
quelle, ci sarebbe stato abbastanza tempo dopo.
***
Draco colpì il tavolo con un pugno, facendo sussultare
Blaise.
«Si può
sapere che hai, Drà?»,
chiese l’amico. L’altro
scosse il capo e si lasciò cadere sulla poltrona
più vicina.
Posò gli occhi grigi sulla fiamma verdastra che ardeva
vivace nel caminetto di pietra, e con un dito iniziò ad
accarezzare, distratto,
il velluto verde che ricopriva il bracciolo della poltrona, disegnando
piccoli
cerchi.
Blaise continuava a fissarlo, in attesa di una risposta che,
però, sapeva non sarebbe mai arrivata.
Invece il Serpeverde lo sorprese.
«Stasera…
ho incontrato una ragazza speciale, sfuggente,
misteriosa. L’ho baciata. E poi abbiamo ballato. A un tratto
è sparita. Non
l’ho più vista… eppure…», ma
s’interruppe.
L’amico aspettò che continuasse, ma la
conversazione
sembrava chiusa.
«Almeno la conosci?
Puoi rintracciarla in qualche modo?»
gli domandò incerto.
Draco evitò accuratamente di rispondere alla prima domanda.
«Ritrovarla non
è un problema… è che non
saprei… cosa dirle
quando la incontrerò di nuovo.»
spiegò con gli occhi ipnotizzati
dalla fiamma verdastra.
Il rumore di un temporale che stava scatenando arrivò
attutito dalle acque del lago.
Blaise, a corto di parole, sospirò e lanciò
un’ultima
occhiata all’amico.
«Sono stanco,
Drà. Vado a dormire. Ancora complimenti per
la festa.»
disse, a mo’ di saluto.
Draco rispose con un cenno della testa e seguì con lo
sguardo il ragazzo moro che si allontanava.
***
Il mattino dopo, la pioggia continuava a bagnare i prati di
Hogwarts.
Harry scese in Sala Grande con l’umore sottoterra.
«Che succede, Harry?» gli chiese Ginny,
prendendo posto
vicino a lui.
«Hai visto che razza
di tempo? E oggi abbiamo gli
allenamenti!»
mugugnò il Grifondoro.
In quel momento anche Ron e Hermione entrarono nella Sala
Grande. Draco scoccò uno sguardo irritato al Grifondoro, ma
lo ammorbidì quando
incontrò quello della ragazza.
L’umore di Ronald era lo specchio di quello del suo migliore
amico.
Poco dopo Dean Thomas si sedette davanti a loro e ammiccò
alla sorella del rosso.
Le guance della ragazza si tinsero immediatamente di una
sfumatura più rosea e questo non sfuggì a Harry e
Ron, che fulminarono con lo
sguardo il compagno di stanza.
«Come stai, Ginny?» le chiese il Grifondoro,
ignorando
gli altri due.
«Oh,
io…tutto bene, grazie. Sono stata dimessa ieri sera
tardi. Sono riuscita a… Confondere Madama Chips. In
realtà lei voleva che io
uscissi stasera… ma mi ero stancata di stare lì.».
Dean la guardò quasi con ammirazione. «Fantastica!»
esclamò, mentre le orecchie di Ron si tingevano dello stesso
colore dei
capelli.
Hermione guardò l’amica con la coda
dell’occhio e rise sotto
i baffi.
Il rumore scrosciante della pioggia li accompagnò per tutto
il giorno.
Durante la lezione di Aritmanzia, Draco non tolse per un
momento il suo sguardo da Hermione, che sembrava volerlo ignorare
altamente.
Deciso a incontrarla subito prima dell’ora di pranzo, il
ragazzo non si disperò.
Lei, però, fu più veloce. Terminate le due ore,
sgusciò dall’aula
senza farsi notare, raggiungendo Ginny in Sala Grande.
Consumarono il pranzo piuttosto in silenzio: la pioggia
aveva messo un cattivo umore a tutti.
Quando la professoressa Sprite, però, annunciò
che la
lezione di Erbologia era stata sospesa a causa del maltempo, gli
studenti del
sesto anno esultarono compiaciuti.
«Hai tutto il
pomeriggio libero, tu.»
sbuffò Ginny mentre
controllava di avere il libro di Storia della Magia. «Invece
mi aspettano due ore
infernali.»
aggiunse, accennando al tomo che aveva in mano.
Hermione fece un sorrisino innocente.
«Io credo proprio che
passerò il resto della giornata nel bagno dei Prefetti. Un
bagno rilassante è proprio
quello che mi ci vuole.» disse mentre uscivano dalla Sala
Grande.
«E se saltassi la
lezione?» propose Ginny, angelica.
«Non se ne parla, mia cara. Ora
fila in classe.» rispose la
Prefetta con fare autoritario, ma poi scoppiò a ridere.
Accompagnò l’amica fino al primo piano, poi
proseguì da sola
fino al quinto, dove il bagno era situato.
“Starà
sicuramente tornando nella
sua sala comune, dannazione…devo fermarla in
tempo…” pensò Draco, seguendo
la Grifondoro a distanza.
«Hey, Drà! Si
può sapere dove ti eri cacciato?»
esclamò Blaise. Il
ragazzo biondo guardò l’amico, ma
imprecò per aver distolto lo sguardo.
Hermione, infatti, era sparita.
«Ora ho da fare, non
vedi?» sbottò il Prefetto, irritato.
«E dove? Comunque scusa, non
volevo disturbarti. Ma che ci fai
quassù quando dovresti essere nei sotterranei?»
continuò l’amico.
«Fatti gli affari tuoi,
Blaise.» replicò Draco, freddo,
accelerando il passo e lasciando Zabini da solo.
Hermione chiuse la porta alle sue spalle.
La stanza era piuttosto
fredda, ma con uno svolazzo della bacchetta accese tutte le candele,
riscaldando un po’ l’ambiente.
Si tolse la divisa e il resto dei vestiti,
fino a rimanere in
biancheria intima, poi andò verso la vasca e
iniziò ad aprire tutti i
rubinetti.
Presto, l’aria divenne ancor
più calda e, soprattutto, profumata. Mille
bolle di sapone colorate si riversavano
nell’acqua bollente. Hermione aggiunse varie fragranze: dal
mughetto alla
lavanda, dall’erba fresca appena tagliata…al pino.
Non sapeva perché avesse scelto
quel profumo. Che fosse stato l’istinto?
Prima di immergersi in quel piccolo
paradiso, si disfò anche degli
ultimi indumenti e si lasciò sprofondare sotto tutte quelle
bolle di sapone.
Improvvisamente si sentì davvero
felice e pensò di aver avuto un’ottima
idea: perlomeno il cattivo umore dovuto al maltempo si era
volatilizzato.
Nuotò per un po’, ma
poi iniziò a immergersi completamente tenendo
il respiro.
Durante la sua terza immersione
sott’acqua, però, Hermione non udì
la porta aprirsi e richiudersi.
E nemmeno Draco si accorse di lei,
inizialmente.
Guardò la vasca piena di bolle
colorate e schiuma, mentre un odore
familiare arrivava alle sue narici. Iniziò a spogliarsi,
restando solamente con
i boxer.
“Qualcuno
avrà mandato un
elfo a preparare il bagno in anticipo…”
pensò, poi si spogliò del suo
ultimo indumento, che andò a finire come gli altri sul
pavimento, e si tuffò.
Hermione riemerse, preoccupata
dall’improvviso movimento dell’acqua,
e quando realizzò di essere in compagnia, andò su
tutte le furie.
«DISGRAZIATO!»
urlò, ma quando Draco riapparve dalla schiuma,
rimase paralizzata.
Anche il Serpeverde era sorpreso,
piacevolmente sorpreso.
Notando il suo sguardo insolitamente
tenero, Hermione iniziò a
sentire molto caldo, mentre le sue guance s’imporporavano.
«Ciao» disse lui,
rapito. Era veramente bellissima. I capelli, di
solito ricci, le ricadevano quasi lisci, su una spalla, le guance erano
più
rosee e le labbra più rosse. E i suoi occhi…
sembravano brillare.
«Girati, per favore, che esco
dall’acqua. Che scherzo idiota è
questo? Non penso sia una coincidenza. E avresti dovuto notare i miei
vestiti
laggiù.» esclamò lei, lievemente
gelida, indicandogli i suoi abiti.
Draco guardò nella direzione
indicata da lei…ed effettivamente c’erano
dei vestiti, ma era stato troppo distratto per vederli.
Infastidito dal suo tono di voce, si
avvicinò, sfoggiando uno
sguardo alquanto sensuale che avrebbe fatto sciogliere chiunque.
«No! Stammi lontano!»
protestò lei, appropriandosi di una grande
quantità di schiuma per coprirsi.
Solo quando furono a un metro di distanza,
Hermione abbandonò le
braccia lungo i fianchi.
«Così si
ragiona…» mormorò Draco, continuando ad
avanzare.
Le sfiorò una guancia vellutata.
Il respiro della ragazza si fece
più affannoso.
“Non sta
accadendo davvero.
Non posso permetterglielo. Perché sono immobile?
Perché non gli ho ancora dato
uno schiaffo?” pensò Hermione, mentre il
ragazzo le stringeva le mani.
I suoi pensieri, però, furono
soffocati da un dolce e tenero
bacio.
Note dell’autrice
Sì,
cruciatemi pure, me lo merito.
Non ho aggiornato per quasi due mesi, nonostante avessi pensato
che l’avrei fatto più spesso durante le vacanze e
devo dire che mi dispiace
troppo, ma l’ispirazione scarseggiava!
ç^ç #tuttacolpadelcaldo
Spero di non avervi deluse con questo capitolo che…ha
lasciato in
sospeso la fine. Chi sa cosa succederà nel prossimo :3
Potrete saperlo
solamente leggendo u_u
Forse non aggiornerò troppo tardi, dai! Spero in settimana ^^
Ah, e ringrazio Melanie_
per la sua recensione. <3 Ma voglio leggerne di più
per sapere cosa ne
pensate!
Bacioni,
Yuls :*
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Capitolo 12 *** -Fino alla fine.- ***
Quando
Hermione si svegliò, quella mattina, non aprì
subito gli occhi, ma rimase ad
assaporare il piacevole odore di pino che aleggiava
nell’aria. Si sentiva
felice, insolitamente felice da non ricordarsi neppure il motivo. Poi,
però,
quando si stiracchiò, il suo braccio colpì
qualcosa. O meglio, qualcuno.
Si
alzò
di scatto, guardandosi attorno, e si rese conto che il leggero lenzuolo
che
celava il suo esile corpo non era il suo, e persino il letto era un
altro. La
stanza, poi, non aveva finestre, ma l’unica fonte di luce era
un candelabro che
era appeso sul soffitto, quasi sopra la sua testa.
Appena
realizzò quale fosse il luogo in cui si trovava,
sospirò profondamente.
«Buongiorno.»
mormorò Draco Malfoy, che era sdraiato al suo fianco e si
puntellava sul
gomito. Il lenzuolo gli scopriva volutamente tutto l’addome,
mettendo in mostra
i suoi muscoli piuttosto scolpiti.
Soddisfatto
dello sguardo sorpreso della Mezzosangue, con la mano libera, la prese
per un
braccio, tirandola a sé. Hermione capì che il
piacevole odore di pino proveniva
da lui.
«E’…è…successo
veramente?» chiese lei, esitante.
«Se
intendi “ho veramente perso la verginità con
te?”, la risposta è sì.»
rispose
lui, con un ghigno sul volto, ma comunque affabile.
Hermione
si lasciò cadere sul cuscino e per un po’ rimase a
contemplare il soffitto. Sì,
era successo. E le era anche piaciuto.
Iniziò
a
ricostruire gli avvenimenti dal pomeriggio precedente.
Dopo
il
loro incontro nel bagno dei Prefetti, si ricordava che Draco era venuto
verso
di lei e, successivamente, l’aveva baciata. Poi,
però, l’aveva portata di
nascosto nella sua stanza e lì, era accaduto tutto.
Certo,
Hermione aveva qualche dubbio su come fosse riuscita a farsi convincere
a
seguirlo, ma in quel momento non si pentiva affatto delle sue azioni.
Si
rialzò, coprendosi con il lenzuolo, e si guardò
attorno in cerca dei suoi
vestiti. Li trovò ammucchiati in un angolo, mischiati a
quelli del bel
Serpeverde.
«Cosa
facciamo, ora?» gli chiese, guardandolo per la prima volta
negli occhi dopo
quella notte. Vi scorse un insolito bagliore, ma era difficile definire
di cosa
si trattasse.
Lui
si
morse un labbro.
«Tu
cosa
vuoi fare?» le domandò, allungando la mano libera
per carezzarle la schiena
nuda. A quel tocco, Hermione rabbrividì, e le tornarono alla
mente sprazzi di
ciò che era avvenuto quella notte.
Eppure,
era strano pensare di aver trascorso quelle ore con un Draco che era
stato
premuroso e attento ad ogni sua mossa. Insomma, qui si parlava di
Draco, Draco
Malfoy!
Chiuse
gli occhi, abbandonandosi ai ricordi.
Tutto
era iniziato con il bacio nel bagno. Poi avevano continuato qui, mentre
dal
tenero passavano al passionale… mentre si toglievano a
vicenda i vestiti,
sempre più bisognosi l’uno dell’altra.
«Non
lo
so.» rispose lei, infine, mentre un lieve brivido percorse la
sua schiena.
Draco
sospirò, guardando altrove. Da una che sa rispondere sempre
a tutto, non se lo
aspettava.
Hermione
si morse nervosa il labbro. Era veramente il caso di definire il loro
tipo di
relazione? Scostò una ciocca di capelli castani dal volto.
Insomma,
erano pur sempre Hermione Granger e Draco Malfoy. Che tipo di rapporto
poteva
esserci? Amici di letto?
Gli
lanciò un’occhiata fugace. Eppure quel ragazzo
l’affascinava, e pensava a lui
da più di due mesi, autoconvincendosi di esserne innamorata.
E forse, era
davvero così.
Si
abbassò su di lui, posando un tenero bacio sulle sue labbra.
Capì
che
per il momento non gli interessava la risposta alla sua domanda. Per
quello,
pensò mentre si calava tra le sue braccia, c’era
tempo dopo.
***
One month later ***
«Quindi,
resterai a Hogwarts?» gli chiese per l’ennesima
volta. Lui si strinse un po’ di
più nella sua giacca, lo sguardo fisso sulla neve.
Passeggiavano
sulla riva del lago ghiacciato dal freddo di dicembre, costretti a
nascondersi
dal resto della scuola per ritagliarsi un po’ di tempo
insieme. Hermione gli
cinse un fianco e poggiò la testa sulla sua spalla, mentre
Draco le stampava un
bacio sulla fronte.
«Sì,»
rispose infine, «non ho alcuna voglia di rivedere mio padre.
Quindi, mia bella Mezzosangue,
passeremo le vacanze natalizie insieme.».
Lo
sguardo della sua nuova ragazza si illuminò.
Lui
adorava
i suoi occhi marroni quando erano così brillanti e, in un
impeto di tenerezza,
le baciò le labbra rosee e leggermente secche a causa del
freddo.
Tornarono
al castello, mentre un vento che annunciava bufera faceva tremare gli
alberi
innevati.
Davanti
all’ingresso si dovettero separare, ma non prima di essersi
scambiati un ultimo
bacio.
Come
previsto, Ginny aspettava Hermione davanti alla porta della Sala
Grande. La
Prefetta la raggiunse con un sorriso stampato sul viso, mentre si
scrollava la neve
di dosso.
«Buone
notizie?» le chiese, immaginando già la risposta.
L’amica annuì, guardando
fuori dalla finestra i primi fiocchi della giornata che cadevano.
«Che
farete? Avete intenzione di rendere ufficiale la vostra
relazione?» domandò
dopo un po’ Ginny. Hermione si rifiutava sempre di trattare
quell’argomento
così spinoso.
«Oh,
andiamo. Non potrai evitare sempre di rispondermi.»
sbottò la giovane Weasley.
«E’
che…non so, ho paura di correre troppo. Insomma, qui sono
tutti abituati a
vederci come dei nemici… sarebbe uno scandalo scoprire che
stiamo insieme. E io
ho paura di chiederlo a lui… sta andando tutto
così bene…non…vorrei fare
pressioni inutili.» bisbigliò l’amica,
scocciata.
«Se
non
sapete affrontare degli argomenti, non va tutto così bene,
poi, no?» chiese
Ginny, con la sua solita spigliatezza. Hermione sospirò e si
fermò.
«Hermione…tu
sei una ragazza forte. Hai affrontato molto più di alcuni
pettegolezzi…e,» disse,
afferrandola per il braccio, «da quando in qua ti importa
ciò che dice la
gente?».
Gli
intensi occhi color marroni dell’amica costrinsero Hermione
ad abbassare i
suoi. In quel momento, però, si accorse che si erano fermate
sulle scale.
«Oh,
no.» mormorò quando quelle avevano preso a
muoversi. Ginny scrollò le spalle e,
sempre tenendole il braccio, iniziò a salire le scale di
corsa. Però, fu tutto
inutile.
***
«Ma
perché dobbiamo dirlo? Insomma,
Hermione…» si lamentò Draco il primo
giorno
delle vacanze natalizie. La Grifondoro si strinse a lui, carezzandogli
il
dorso.
Non
riusciva a capire perché lui si rifiutasse.
«Ti
vergogni di me, per caso? Ti imbarazza stare con una
Mezzosangue?» sbottò poco
dopo, mentre l’orgoglio Grifondoro aveva la meglio.
«No,
certo che no…Come hai potuto solo pensarlo?»
chiese lui, corrugando le
sopracciglia.
«E
allora? Hai paura di cosa potrebbe dire la tua famiglia?»
continuò Hermione,
tentando di sondare il terreno.
Lui
scosse la testa, sempre tenendo lo sguardo basso.
«E
allora? Hai paura di cosa potrebbero dire gli altri
studenti?»
Sbam,
aveva toccato il nervo scoperto.
Draco
si
alzò di scatto e lei scivolò sul cuscino di
piume.
«Smettila.
Perché vuoi complicare tutto?» esplose, passandosi
una mano tra i capelli
biondo pallido, nervoso.
«Ti
lascio trovare la risposta da solo. Hai tempo, per pensare.»
rispose Hermione,
ma la sua voce le uscì stranamente fredda.
Raccattò
i suoi vestiti, si rivestì e uscì in silenzio
dalla stanza.
La
lasciò andare.
Forse
aveva ragione lei, forse aveva bisogno di pensare.
O
forse,
sentiva anche lui il bisogno di rendere ufficiale la loro storia.
Perché non
doveva farlo? Dopotutto era innamorato di lei. La amava, dai suoi modi
di fare,
al suo sorriso, ai suoi morbidi capelli. Amava tutto.
E
lui,
Draco Malfoy, doveva fare un piccolo sacrificio.
“Iniziamo con qualcuno che so mi capirà.”
Sussurrò, deciso, e lasciò la stanza, andando a
cercare Blaise Zabini.
Una
settimana dopo, quando Hermione tornò alla Sala Comune
accompagnata da Ginny,
trovò Draco attenderla davanti al ritratto della Signora
Grassa. Non si
parlavano da quando lei aveva lasciato la sua stanza in così
malo modo.
Lui,
però, le rivolse un sorriso rassicurante e, con le labbra,
mimò “Sono pronto.”.
La
Prefetta annuì, salutò l’amica e
andò da lui, prendendolo per mano sotto lo
sguardo sbigottito degli altri Grifondoro e quello perplesso di Harry e
Ron.
Avevano
intenzione di fare un passo alla volta.
Non
dovevano per forza sbrigarsi.
Avevano
molto tempo a disposizione, dopotutto.
«Beh,
non dici nulla sul cambiamento repentino delle mie idee?»
«Repentino?»
rise lei, «Ma se ci hai messo una settimana!».
«Suvvia,
Mezzosangue, apprezza il mio sforzo.» ribatté lui,
fingendo di metterle il
broncio.
Hermione
sorrise.
«Buon
Natale!» le augurò lui, carezzandole con un dito
il dorso della mano.
«Affronteremo
questa cosa insieme?» gli chiese, radiosa.
«Fino
alla
fine.» rispose Draco, sfoderando un ghigno soddisfatto sul
suo bel volto.
Note dell’autrice
Okay,
come penso si capisca dal finale… questo è
proprio l’ultimo capitolo.
Avevo
in mente qualcosa di diverso, ma purtroppo le
idee scarseggiano e non ho più saputo come continuare.
Spero
di non avervi deluso con il solito finale “e
vissero tutti felici e contenti”.
Vorrei
ringraziarvi tutti, sia chi legge in
silenzio, sia chi recensisce! Siete stati stupendi :’) E,
nonostante abbia
concluso così “frettolosamente”, come
può sembrare, spero vi sia piaciuto (una
piccola recensione potete anche dedicarla all’ultimo
capitolo, no? :P ).
Grazie
ancora :D
Continuerò
a scrivere, ovviamente… non so se
qualcosa a capitoli o solo one-shot.
Nel
frattempo…Fatto il misfatto!
Yuls
|
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