Non tutto è impossibile. Non sempre.

di Yuls
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Arrivo a Hogwarts- ***
Capitolo 2: *** -Occhi grigi- ***
Capitolo 3: *** -Rivelazioni- ***
Capitolo 4: *** -Imprevisti- ***
Capitolo 5: *** -Visite notturne- ***
Capitolo 6: *** -Hogsmeade- ***
Capitolo 7: *** -Complicazioni- ***
Capitolo 8: *** -Il momento giusto- ***
Capitolo 9: *** -Una settimana, soltanto.- ***
Capitolo 10: *** -Il ballo- ***
Capitolo 11: *** -Casualità- ***
Capitolo 12: *** -Fino alla fine.- ***



Capitolo 1
*** -Arrivo a Hogwarts- ***


Era un martedì uggioso, quel primo settembre.
Ma ciò non toglieva l’entusiasmo degli studenti che stavano per tornare a Hogwarts dopo le vacanze estive.
Beh, quello stato d’animo non apparteneva proprio a tutti.
Mancava poco alle 11 e gli scompartimenti erano già quasi tutti pieni.
“Harry! Ron!” li chiamò Hermione Granger, sbuffando, dirigendosi velocemente verso il treno.
“Volete darvi una mossa? O preferite rimanere in piedi per tutto il viaggio?” commentò subito dopo.
Dalla folla composta prevalentemente da genitori, i cui figli erano già saliti sul treno, sbucarono due ragazzi del sesto anno. Uno con i capelli neri, spettinati, con un'inconfondibile cicatrice e con dei bellissimi occhi verdi, l’altro con i capelli rossi, un sacco di lentiggini spruzzate in faccia e un paio di occhi splendidamente azzurri. Il primo, Harry Potter, tenuto d’occhio da alcuni membri dell’Ordine della Fenice, e l’altro, il suo migliore amico di sempre, Ronald Weasley.
Dopo una manciata di minuti riuscirono a salire sul treno. Harry iniziava già a dirigersi verso destra, quando vide i suoi due migliori amici andare verso sinistra.
“Ma…lì non ci saranno più scompartimenti liberi…” iniziò a dire il ragazzo.
“Harry…noi due siamo dei Prefetti, ricordi? Arriveremo più tardi, non ti preoccupare.” Gli ricordò Hermione.
“Oh, è vero” mormorò, e trascinando il suo baule si diresse verso l’unico scompartimento non abbastanza pieno.
“Harry!” lo salutarono in coro Ginny Weasley, la sorella di Ron, Luna Lovegood, una Corvonero conosciuta l’anno precedente, e Neville Paciock, un suo compagno di Casa.
“Ehilà!” disse lui, sorridente. Non sarebbe stato così male – pensò – c’erano comunque loro.
Infilò il baule sotto la panca e si lasciò cadere sopra di essa. Il treno si era già messo in moto. Sfrecciava veloce nelle campagne inglesi, lasciandosi alle spalle la Londra babbana.
“Guarda un po’…il quartetto degli sfigati!” esclamò Draco Malfoy con un ghigno, guardandoli attraverso il vetro della porta. Poi ghignò ancora e andò via.

***

Hermione si sedette tra Ron e il finestrino, nello spazioso scompartimento dedicato ai Prefetti.
In quel momento la porta si aprì di nuovo ed entrò un altro ragazzo. Draco Malfoy.
La Grifondoro strabuzzò gli occhi. Lui? Ancora Prefetto, dopo ciò che era successo l’anno precedente?
Lui ignorò i presenti e andò a sedersi anche lui accanto al finestrino, davanti ad un’irritata Hermione.
Malfoy posò lo sguardo sulla ragazza.
“Che c’è, Mezzosangue? Hai inghiottito una manciata di Piperille, per caso?” sghignazzò lui, mentre Blaise Zabini soffocava a stento una risata.
“Mangiato Pallini Acidi, ultimamente, Malfoy?” esclamò Ron, furente, difendendo l’amica. Lei gli sorrise, riconoscente, ma ciò non impedì al Serpeverde di continuare.
“Taci, Weasley. Mi meraviglio, piuttosto, che tu sia ancora qui. Silente, d’accordo, uno sbaglio può farlo” ribatté pronunciando il nome del preside con evidente disgusto “ma…nominarti Prefetto per il secondo anno di fila, beh, sembra anche a me una scelta alquanto azzardata.” proseguì.
Ron si fece paonazzo e non osò ribattere. Malfoy ghignò e tornò a guardare fuori.
Gli occhi di Hermione caddero sul giornale poggiato sul tavolino che la separava dall'insopportabile Serpeverde.
Fece per prenderlo, ma il ragazzo, che l’aveva fissata con la coda dell’occhio da quando la loro simpatica conversazione era finita, l’anticipò.
Si sfiorarono, per un momento, mentre erano scattati in avanti per prendere la Gazzetta del Profeta.
“Lurida Mezzosangue! Hai osato insudiciarmi la mano…” sbottò furente, pulendosi la mano sui pantaloni, disgustato.
Hermione alzò un sopracciglio, scettica. Prese comunque il giornale e iniziò a leggere, spiegandolo davanti a sé, erigendo una barriera che separasse lei dal maleducato Serpeverde.

***

Mezz’ora dopo, i due Prefetti di Grifondoro entrarono lividi nello scompartimento dove c’erano i loro amici.
Ginny sghignazzò vedendo le loro facce.
“Piantala Ginevra. Vorrei che te lo sorbissi tu, quel Malfoy” le intimò il fratello. Lei tacque, scoccandogli un’occhiata irritata, appena udì come l’aveva chiamata.
“Ronald, ti avverto…”
Ma lui sbuffò, annoiato.
In quel momento la testa di Luna spuntò fuori da dietro la rivista che stava leggendo.
“Oh, Hermione…” sussurrò guardandola con i suoi occhi azzurri, stralunati.
“Ciao, Lunatic…ehm, Luna.”
Ron guardò la Corvonero e sbuffò una seconda volta. Aveva sopportato Malfoy… e ora doveva sorbirsi anche la Lovegood?
“Ohhhhh, Gorgosprizzi!” esclamò lei guardando sopra la testa rossiccia del Grifondoro. Il ragazzo si passò una mano tra i capelli, infastidito da quello sguardo. Non c’era niente, assolutamente niente – pensò mentre la guardava confrontare i Gorgocosi, o come li aveva chiamati, sopra la sua testa e quelli che probabilmente erano raffigurati nella bizzarra rivista che stava leggendo. E la stava leggendo al contrario.
In quel momento la porta dello scompartimento si aprì violentemente. Guardarono sorpresi una ragazza del terzo anno che si massaggiava il fianco e cercava di riprendere fiato.
“D…devo co-consegnare questi a Harry Potter e N-neville Paciock..” sussurrò lei consegnando due foglietti.
“Che sono?” chiese Hermione incuriosita appena la ragazza se ne fu andata.
“Degli inviti. Da parte di Lumacorno” rispose Harry tetro.
“Il nuovo professore?” chiese Ron, un po’ offeso perché non c’era un bigliettino anche per lui.
“Sì” rispose il Grifondoro ricordando quando era andato con Silente a fargli visita.
Harry e Neville si alzarono, di malavoglia.
“Vengo con voi” disse prontamente Ron, lanciando uno sguardo preoccupato a Luna che borbottava qualcosa di incomprensibile, la testa di nuovo nascosta dietro alla rivista che continuava a tenere al contrario.
Dopo che i tre ragazzi se ne furono andati, la Corvonero chiuse di scatto la rivista e la poggiò sul tavolino. Si alzò e disse qualcosa sui Gorgosprizzi, perché era sicura che li avrebbe trovati.
Rimaste sole, le due Grifondoro sospirarono. Poi Ginny tirò fuori carta e penna e iniziò a scarabocchiare dei nomi, tra i quali lasciava un po’ di spazio.
“Cosa stai facendo?” chiese Hermione, sicura che non fossero affatto nomi di folletti in cerca di rivolte, o di maghi del passato, quelli.
“Una lista…” disse lei, rimanendo sul vago, ma sghignazzando come una matta.
“Del tipo…?”
“Beh, se Harry non si decide nemmeno quest’anno… devo comunque avere dei ragazzi di scorta…” spiegò lei con un sorriso birichino sulle labbra rosee.
“Vedo che non perdi tempo” esclamò Hermione ridacchiando.
“Già, a differenza tua” ribatté l’altra, un po’ seria, un po’ ironica, ma comunque alla Weasley: diretta.
“Non so proprio che fare con Ron…” sospirò la mora pensando al fratello della sua migliore amica.
“Fossi in te lo lascerei perdere, almeno per il momento. Non riesco a capire se provi dei sentimenti per te.”
“Ginny, io…”
“Hermione, gli vai dietro da quando ho messo piede a Hogwarts.”
“Non è vero…”
“Bisticciavate un giorno si e l’altro pure. Sembravate una coppietta di fidanzatini alle prime armi.”
La Prefetta arrossì e si guardò i piedi.
“Invece di star lì a piangerti addosso, vieni qui e dammi una mano. Appena finisco la lista dobbiamo elencare i pregi e i difetti di ognuno di loro…”
“Ti dai da fare più con queste cose, che con i compiti di scuola” disse Hermione ridendo. L’amica la imitò.
Cinque minuti dopo, si trovarono a fare esattamente ciò che aveva detto la ragazza dai capelli rossi.
“Draco Malfoy…” disse Ginny, iniziando a elencare, stavolta, dai difetti.
“Ce ne sono anche troppi” commentò Hermione sarcastica.
“Su, Mione… guarda il lato positivo!”
“Non mi sembra di scorgerlo..”
“I suoi capelli biondi…i suoi occhi grigi che catturano il tuo sguardo…”
“La sua voce tagliente quando ti insulta” sbottò la Prefetta cercando di riportare con i piedi per terra l’amica che stava fantasticando.
“Smettila di essere odiosa. Vuoi davvero dirmi che non lo trovi bello?”
Beh. Bello lo era, eccome. Ma di certo non bastavano i suoi occhi grigi a farla sciogliere.
“Hermione…cosa fai, ora ti metti anche tu a fantasticare sul Principe dei Serpeverde?” esclamò Ginny ridacchiando del soprannome con il quale Malfoy amava chiamarsi.
In quell’istante, il Principe dei Serpeverde in carne ed ossa passò davanti al loro scompartimento, senza degnarle di uno sguardo, ma con un ghigno…soddisfatto? sulle labbra.
Che avesse sentito?
Le guance di Hermione si imporporarono.
“Ops” sussurrò Ginny divertita.

***

“Harry, svegliati, miseriaccia!” esclamò Ron vestendosi velocemente.
“Zitto Ron…abbiamo Difesa Contro le Arti Oscure..”
“Sì, lo so. Ricordi che ha detto ieri Silente? Che è Piton il nuovo professore! Eri così scosso! Non riesco a credere che tu non te lo sia ricordato…”
“Ma che vuoi…lasciami dorm…ODDIO PITON!” borbottò Harry alzandosi di scatto. Mancava meno di mezz’ora all’inizio della lezione.
“Abbiamo saltato colazione…” si lamentò l’amico massaggiandosi lo stomaco brontolante.
Dopo una decina di minuti scesero in Sala Comune, dove una spazientita Hermione li aspettava, vestita di tutto punto e con la borsa già carica di libri.
“Finalmente! Perché avete saltato la colazione?”
Ron bofonchiò qualcosa di incomprensibile, simile ad un “non ci siamo svegliati”.
Mentre si dirigevano verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure, incrociarono a metà strada i Serpeverde.
“Potterino! Lenticchia! Che avete mangiato? Rospi?” azzardò Zabini con un ghigno.
Malfoy non rise. E nemmeno i tre Grifondoro si mostrarono infastiditi per la battuta scadente.
Arrivarono nell’aula, quasi piena. Piton non c’era ancora.
“Quel bastardo è riuscito ad ottenere la cattedra…” bofonchiò Ron dispiaciuto.
Ma in quell’istante entrò il professore, scoccandogli un’occhiataccia. Le orecchie del Grifondoro raggiunsero la tonalità dei capelli.
“Tirate fuori i libri e andate a pagina 428” ordinò.
“Le Banshee, signore?”
“Sì, Finnigan” rispose lui acido. “Qualcuno sa dirmi qualcosa in proposito?”
Hermione alzò prontamente la mano.
“Nessuno?” domandò di nuovo Piton ignorando la Grifondoro che si sbracciava.
“Peccato…”
“Le Banshee sono delle creature leggendarie dei miti irlandesi. Fanno parte del piccolo popolo e sono spiriti classificati tra quelli maligni…”
“Signorina Granger, non mi pare di averla interpellata. Cinque punti in meno a Grifondoro per la sua mania di dimostrare di essere una sgradevole ed eccentrica so-tutto-io.”
Hermione arrossì violentemente, mentre Malfoy scoppiava a ridere rumorosamente.
Ma il professore non disse niente al suo pupillo.
“Che c’è, Granger, ora non parli più?” le chiese il biondo Serpeverde appena le due ore furono finite.
Lei lo fulminò e si diresse imperterrita verso le serre, seguita da Harry e Ron, affamati.

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Capitolo 2
*** -Occhi grigi- ***


Quando finalmente arrivò il pomeriggio e il primo giorno di scuola iniziava pian piano ad avviarsi verso la fine, Harry, Ron ed Hermione trascorsero due ore nei sotterranei a cimentarsi in Pozioni insieme ad un Tassorosso, quattro Corvonero e quattro Serpeverde, tra cui Malfoy.

Mentre entravano nell’aula già piena di vapori, furono calorosamente accolti dal professor Lumacorno, che aveva preparato per loro delle pozioni da riconoscere.

Hermione le indovinò tutte, tra cui l’Amortentia, guadagnando molti punti per Grifondoro.

«Bene, bene signorina Granger, vuole spiegare alla classe come si riconosce questa pozione?».

Lei, con entusiasmo, annuì. «Ovviamente dalla sua luminosità madreperlacea, dal vapore che sale a spirale…e, cosa più importante, ha un odore diverso per ciascuno di noi, secondo ciò che ci attrae. Per esempio, io sento odore di pergamena nuova, erba appena tagliata e…» ma s’interruppe, arrossendo violentemente e lanciando uno sguardo fugace verso il tavolo dove erano riuniti i Serpeverde, verificando se qualcuno fosse in ascolto.

Poco dopo, Lumacorno assegnò loro da preparare il Distillato della Morte Vivente. Harry e Ron, non avendo il materiale, presero l’occorrente in prestito dalle scorte.

A una manciata di minuti dalla fine della lezione, Hermione si accorse con stupore che la pozione di Harry aveva un aspetto decisamente migliore della sua, e ciò la fece innervosire poiché era normale che lei eccellesse in tutto.

Una volta giunti a cena, si fece spiegare dall’amico come ci fosse riuscito.

«Dai, Herm, ho seguito le istruzioni appuntate dal proprietario precedente…», si giustificò lui, ma la Grifondoro ribatté stizzita che non era, comunque, assolutamente giusto.

Appena ebbe finito di mangiare, si congedò dicendo che doveva ripassare.

Ron lanciò uno sguardo esasperato a Harry e mimò con le labbra qualcosa come “Ma-è-solo-il-primo-giorno!”, mentre lei procedeva a passo spedito verso l’uscita, scansando bruscamente chi le intralciava la strada e guardando, a insaputa dei suoi due migliori amici, verso il tavolo dei Serpeverde, cercando inspiegabilmente con gli occhi lui.

***


Una mezz’ora dopo, Harry e Ron fecero ritorno nella sala comune.

«Pensavamo stessi studiando!» borbottò il rosso.

«Oh, andiamo Ronald. Non penserai che studiare sia la mia unica preoccupazione?» ribatté lei.

«Ehm, veramente sì. E’ solo il primo giorno e ci hai ricordato più volte tu che la McGranitt che dobbiamo impegnarci al massimo per i M.A.G.O.» rispose lui, cercando con lo sguardo il sostegno di Harry.

«Dacci un taglio, ok?» si limitò a dire, e prese posto in una comoda poltrona, abbandonandosi ai pensieri.

Studiare non era l’unica preoccupazione di Hermione Granger. Effettivamente suonava un po’ strano, sì.

Mentre mordicchiava la sua Piuma di Zucchero Deluxe, ripensava al discorso avuto con Ginny il giorno precedente.

L’amica non aveva tutti i torti, ma stavano comunque parlando di Draco Malfoy. Quel Draco Malfoy, che da sei anni non perdeva l’occasione di ferirla in qualche modo.

Il suggerimento dell’amica era, perciò, inaccettabile.

Ma non era l’unica ad essere ossessionata dal Serpeverde. Harry, sedutosi con Ron su due poltrone vicine, infatti, sembrava esserlo più di lei mentre avanzava le più improbabili teorie su Malfoy. Era convinto che il ragazzo fosse un Mangiamorte e che stesse pianificando un qualcosa di oscuro.

I due amici avevano cessato di ascoltare da un bel pezzo le sue supposizioni quando dalla finestra aperta planò un gufo, lasciando cadere una lettera anonima sulla moquette rosso e oro.

«Non lo toccare, Hermione. Potrebbe essere pericoloso.»

La Grifondoro, però, si era già lanciata in avanti e l’aveva raccolta.

«Avanti, aprila!» la incitò Ron, dimenticandosi il suo Zuccotto di Zucca.

“Certo, ma non qui.» Rispose lei, accennando un sorriso, e andò nel dormitorio femminile.

Esaminò la busta, prima di aprirla, e sulla carta color avorio vi trovò, scritte sontuosamente, due lettere, “H.G.”, di un color oro molto chiaro. Incuriosita, la aprì e vi trovò un foglio sul quale erano scritte poche parole con una grafia notevolmente elegante.

“E’ cordialmente invitata alla festa in maschera nella Stanza delle Necessità, giovedì 31 ottobre.

Buonanotte.”

Ciò che aveva letto, era bastato a farle venire il batticuore. Chi era il mittente? Ginny? No, sicuramente. A quell’ora era alla caccia di qualche fidanzato…Ma allora chi?

Ossessionata da quel dubbio, ripiegò con cura il foglietto e lo inserì nella busta che nascose sotto il cuscino.

 

***

«Hermione! Hermioneee, aspetta!» gridò Ginny quella mattina, scendendo di fretta le scale dal dormitorio femminile e sventolando una busta bianca ad un’Hermione che stava per uscire dalla sala comune. Aspettò l’amica e quando la raggiunse, si avviarono insieme verso la sala grande, per la colazione.

«Guarda cosa ho ricevuto ieri sera!» esclamò la giovane Weasley porgendole la busta. Era molto simile a quella che aveva ricevuto Hermione, ma molto meno sontuosa e più informale. Era bianca e c’era scarabocchiato un “Per Ginny Weasley” sul retro.

«Che c’è scritto dentro?» chiese lei, restituendogliela e facendo finta di non sapere di cosa si trattasse.

Ginny, allora, si avvicinò di più a lei e mormorò: «Qualcuno ha organizzato una festa nella Stanza delle Necessità, il 31 ottobre…».

Il battito del cuore di Hermione iniziò ad avere una frequenza più irregolare.

«Uh…sembra grandioso.»

«Ma è grandioso! Insomma…sarà ad Halloween…perciò…dovremo mascherarci, capito?».

«Perché usi il “noi”?» chiese Hermione, aggrottando le sopracciglia, ma non ricevette risposta perché l’amica si era appena fiondata in braccio a Dean Thomas, il suo attuale fidanzato, che frequentava il sesto anno a Grifondoro.

Entrò in Sala Grande e la trovò già gremita di studenti che s’ingozzavano di porridge, cupcakes, succo di zucca e altre delizie.

Prese posto tra Harry, mezzo addormentato, e Ron, il quale addentava con gusto una fetta di pane e marmellata alle albicocche.

«Dvommitto bbeme?» le chiese.

«Uhm?» si limitò a dire lei, distratta, mentre cercava con gli occhi Draco Malfoy. Il suo cuore fece un balzo appena lo ebbe individuato.

«Dormito bene?» ripeté Ron.

«In prima ora ho Aritmanzia.» rispose prima di sorseggiare il suo succo, fissando, con discrezione, il Serpeverde.

«Hermione, ma hai la febbre?» domandò Harry, poggiandole una mano sopra la fronte. La Grifondoro sussultò per due motivi: perché il suo migliore amico l’aveva appena toccata, riportandola alla realtà e perché Draco Malfoy aveva appena ricambiato il suo sguardo. La cosa che la fece emozionare di più, però, fu che nei suoi occhi non vi aveva trovato il disprezzo che si era fatto largo per sei anni.

«Ah, Hermione, non ci hai più detto cosa c’era scritto in quella lettera…» esclamò Ron.

«Quale lettera?» chiese. «Oddio, sei disgustoso, Ronald.» aggiunse, mentre lo guardava tuffarsi con avidità su di un cupcake al cioccolato. «L’hai ucciso.» sentenziò, cercando di deviare il discorso dalla lettera.

«Ma-sciono-bvonizzimi!» protestò lui, sputacchiando pezzetti di muffin. La Grifondoro sbuffò, con una smorfia, mentre Harry rideva.

La campanella suonò e gli studenti iniziarono ad alzarsi dai tavoli, con aria stanca.

«Ci vediamo dopo, Hermione.» la salutarono i suoi due migliori amici, che tornavano nella sala comune.

«Uhm…sì, ok.» rispose lei, distratta, mentre i suoi occhi cercavano disperatamente qualcun altro.

Mentre si avviava da sola verso l’aula di Aritmanzia, rifletté. Doveva, forse, parlarne con Ginny? Magari non l’avrebbe presa in giro…ma dopotutto era colpa sua, se ora lei, invece di ripassare gli appunti pensava a tutt’altro.

Entrò in classe e prese posto, insolitamente, all’ultimo banco, per la prima lezione dell’anno e, sorpresa, vide un Draco Malfoy sedersi due banchi più in là.

L’ora trascorse velocemente mentre lei scriveva appunti distratta e fissava la sua nuca bionda.

Quando la campanella suonò, annunciando la fine dell’ora, il Serpeverde si alzò con aria stanca e uscì, senza nemmeno rivolgerle uno sguardo.

Hermione sospirò, un po’ rassegnata, pensando che lo scambio di sguardi durante la colazione era stato un qualcosa di puramente casuale.

Infine, raccolse le sue cose e marciò dritta verso la sala comune, per prendere il materiale per Erbologia e dirigersi con Harry e Ron verso le serre.

Quando finalmente giunsero alla Serra n°3, vi trovò un paio d’occhi grigi ad accoglierla.

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-NOTE-

Ebbene sì, dopo quasi un mese sono riuscita a postare il secondo capitolo. Marzo è stato un mese piuttosto duro e non ho avuto la forza e la concentrazione necessaria per scriverlo.
Non mi pare sia granché, anche perchè lo reputo un capitolo di "passaggio", diciamo.
Ho notato con piacere che il primo capitolo è arrivato ad 80 visualizzazioni e volevo ringraziare SheWantsAcake per la sua recensione.
Aspetto con ansia anche le vostre.
Spero vi sia piaciuto!
Baci, a presto (speriamo :D )!

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Capitolo 3
*** -Rivelazioni- ***


Se quella volta, durante Aritmanzia, non si erano per nulla incrociati i loro sguardi, Hermione non poteva dire la stessa cosa per le lezioni seguenti.
Ormai la scuola era iniziata da due settimane e la giovane Grifondoro aveva avuto modo di notare che il Serpeverde frequentava ogni suo corso.
Ginny le ripeteva ogni qualvolta ne aveva l’occasione che Draco era interessato a lei, ma Hermione non voleva ascoltarla, anche se sperava fosse vero.
«Smettila, Hermione! Apri gli occhi! Ha smesso di insultarti…ti fissa ogni volta…e frequenta tutti i tuoi corsi! Più esplicito di così…Te lo sta praticamente sbattendo in faccia!», sbottò la piccola Weasley. Hermione arrossì mentre l’amica ridacchiava.
«Intendevo che è interessato a te…»
«L’avevo capito.» bofonchiò Hermione.
«Usciamo un po’? Ho bisogno di un po’ di sole…», chiese Ginny, tentando di cambiare argomento. L’amica si limitò ad annuire.
«Sai, Ginny, quando hai ricevuto l’invito per la festa di Halloween?» le domandò mentre passeggiavano in riva al lago.
«Beh?»
«La stessa sera ne ho ricevuto anche io uno.»
«Seriamente?» chiese sorpresa la giovane Weasley, prestandole più attenzione.
«Sì…ma non riesco a capire chi me l’abbia inviato…».
«A me sembra piuttosto ovvio, invece.»
Il cuore di Hermione iniziò ad accelerare. «Dici?.. Beh, non ci avevo mai pensato.»

Un grido interruppe la loro conversazione. Si voltarono entrambe, per cercare la fonte di quel suono e scorsero in lontananza altre due persone che avevano avuto la loro stessa idea di prendere un po’ di sole. Draco Malfoy rincorreva una Pansy Parkinson che rideva e gridava.
Il cuore di Hermione, stavolta, sprofondò.
«Oh, andiamo cara. Non fermarti alle apparenze…magari non è ciò che sembra. Guarda come tiene le braccia strette al petto…secondo me gli ha rubato qualcosa e lui vuole riprenderselo.».
«Sarà…» borbottò la Prefetta girandosi e riprendendo a camminare. Ginny, che era rimasta indietro, la raggiunse con passi veloci.
«Torniamo dentro?» le sussurrò dolcemente, stringendole la  mano e rivolgendole un sorriso che avrebbe scaldato il cuore a chiunque. Hermione ricambiò e s’incamminarono verso il castello, dirette verso la Sala Grande per il pranzo.

***

Passò una settimana dalla passeggiata con Ginny in riva al lago e Hermione aveva avuto molto tempo per riflettere.
Quel lunedì mattina, quando stava per entrare nell’aula di Pozioni, incontrò sulla porta un Draco Malfoy che andava molto di fretta e, infatti, non notandola, la centrò in pieno.
«Fai più attenzione, Mezzosangue!» ringhiò, sprezzante, lasciando una Hermione confusa.
La Grifondoro andò a sedersi silenziosa tra Harry e Ron.
«Bene, ragazzi, mentre attendiamo che il signor Malfoy torni con un ingrediente speciale, potete accendere il fuoco…» esclamò compiaciuto il professor Lumacorno.
Una decina di minuti dopo, Draco tornò con dei barattoli contenenti delle squame.
Gli studenti si guardarono perplessi.
«Oggi, ragazzi, prepareremo l’Elisir dell’Euforia. Signorina Granger, sono certo che lei sappia di cosa si tratta!», disse il professore, mentre osservava da vicino il contenuto dei recipienti.
«L’Elisir dell’Euforia serve a mettere di  buon umore chi lo beve. Va assunto con cautela, perché in dosi eccessive può provocare pizzicore al naso, canto esagerato e riso incontrollabile.»
«Cinque punti a Grifondoro!» esclamò soddisfatto e raggiante. «Ora, tirate fuori gli ingredienti. Allora…vi servirà la polpa di una zucca, una Ruta, un Cumino dei Prati e la squama di una Sirena che il signor Malfoy ci ha gentilmente portato dalle scorte del professor Piton. Inoltre, vi concedo il permesso di assumere, badate bene, un cucchiaino della pozione per rendere la vostra giornata più allegra!».
Un mormorio seguitò alle parole del professore e i ragazzi si misero a lavoro.
Quando la campanella segnò la fine della lezione, Ron era particolarmente su di giri.
«Ronald, il professor Lumacorno ha detto un cucchiaino! Non mezzo calderone!», sbuffò Hermione, trascinandolo fuori dall’aula.
«Infatti io ne ho preso uno…all’inizio…ma poi ne ho preso un altro e…non lo so, Hermione, aveva un buon odore.» disse ridacchiando e grattandosi il naso.
La Grifondoro alzò gli occhi al cielo e poi si girò rivolta a Harry.
«Ehi, puoi darmi una mano, qui? Il tuo migliore amico pesa un tantino…».
Ma il Prescelto era distratto e osservava Draco Malfoy che si allontanava dall’aula velocemente.
«Harry!» lo chiamò e lui, finalmente, si girò e le venne in soccorso.
«Scusa... mi sono dimenticata di chiedere una cosa al professor Lumacorno…voi andate avanti.» disse pochi secondi dopo, scaricando Ron sulla spalla di Harry.
«Oh, dannazione, Hermione…» borbottò.
Ma lei si era già girata e correva diretta verso Draco. “Ora o mai più”, si disse.

«Dra…ehm, ehm, cioè…Malfoy! MALFOY!»,  gridò. Svoltò a destra e finalmente lo trovò, solo, in un corridoio secondario.
«Oh, la Mezzosangue Granger mi sta cercando. Chissà cosa vuole…», esclamò lui, provocatorio.
«Non usare quel tono con me o mi costringerai a togliere qualche punto alla tua preziosa Casa…» disse Hermione, cancellando il ghigno dalla sua faccia.
La Grifondoro lo scrutò: il suo volto era impassibile, dal suo sguardo traspariva durezza, che non era adatta per la sua età, e il muro che aveva eretto le rendeva difficile individuare una qualsiasi emozione.
La prese bruscamente per un braccio e la trascinò dietro ad una statua inquietante. Ciò fece capire a Hermione che nonostante fossero in un corridoio deserto dei sotterranei, per di più secondario, lui non ci teneva minimamente a farsi vedere con lei.
«Sputa il rospo, Mezzosangue. E spero per te che tu abbia qualcosa di importante da dirmi. Sai, Granger, non ho tempo da perdere, io.» esclamò, sottolineando “io” con una certa importanza.
Ma per Hermione, trovarsi in quella situazione, così vicina a lui, non era facile.
Sentì il cuore accelerare e la vocina di Ginny nella testa che le ripeteva “Lui è interessato a te…”.
«Granger, non amo ripetermi.» disse annoiato, due minuti dopo.
«Malfoy, ti devo chiedere una cosa.»
«E che aspetti?» chiese scocciato.
«Sai della festa nella Stanza delle Necessità?».
«Beh?» borbottò, più attento.
«Ecco…io…ho ricevuto l’invito.»
Lui non parve sorpreso, anzi, nei suoi occhi qualcosa sembrò cambiare. Udirono un fruscio vicino, ma non vi badarono.
«Sei stato tu a spedirmelo?» proseguì lei, sentendo improvvisamente il bisogno di bere.
«E dimmi, cosa te lo fa pensare?» le domandò, con una nota di ironia. «E anche se fosse? A te che importa?», continuò.
A me importa, invece, dannato d’un Serpeverde!” esclamò la vocina nella testa di Hermione.
«Rispondimi.» esclamò Draco quello che sembrava un ordine.
«Sai, Malfoy» disse Hermione, con lo stesso tono con il quale l’aveva pronunciato lui prima, «mi sembrava di averti fatto prima io una domanda.».
Gli occhi grigi, che avevano accuratamente evitato di incrociare quelli marrone cioccolato della Grifondoro, ora li fissavano.
«Beccati!» gracchiò una voce vicina. Gazza spuntò improvvisamente facendo sussultare Hermione.
«Cosa ci facevate voi due qui, eh? Soli soletti? Per fortuna la mia cara Mrs. Purr mi ha avvertito…altrimenti chissà in cosa si sarebbe trasformato questo incontro.».
La Grifondoro tossicchiò, mentre le sue guance si imporporavano. Draco sembrava impassibile.
«Allora?» li incitò il custode.
«Signor Gazza, temo non siano affari suoi. Sono abbastanza responsabile da essere nominata Prefetta e quindi non vedo il motivo di questo suo intervento. La pregherei di pattugliare i corridoi al piano di sopra. Non vorrà mica perdersi una battaglia di Caccabombe?», disse lei, tutto d’un fiato.
Quello, alla parola “Caccabombe” aveva sgranato gli occhi e aveva girato i tacchi, correndo goffamente verso le scale più vicine. Mrs. Purr era rimasta indietro e Hermione l’aveva scacciata con un calcio.
«Dove eravamo rimasti?», gli chiese, voltandosi verso di lui con un sospiro.
«Temo, Granger, che il tempo a tua disposizione sia finito. Risponderò alla tua domanda un’altra volta.», rispose lui, annoiato, e fece per andarsene. La ragazza, però, lo bloccò, afferrandolo per il braccio.
«Come hai osato toccarmi, sporc…», ma aveva incrociato il suo sguardo e qualcosa, nei suoi occhi, gli aveva impedito di completare l’insulto. Tacque e attese che lei dicesse qualcosa. La Grifondoro sostenne il suo sguardo duro per quelle che sembravano ore, poi lo abbassò notando che i suoi piedi erano diventati improvvisamente più interessanti di qualunque altra cosa, in quel momento.
«Mezzosangue…» la appellò lui, con un tono di voce strano, che non gli apparteneva, per quel che ne sapeva Hermione. Ciò, infatti, le aveva fatto alzare lo sguardo. Notò un bagliore strano nei suoi occhi, qualcosa che non riusciva a spiegare.
«Vorrei che questa conversazione non sia andata sprecata, perciò, risponderò alla tua domanda.» disse infine, l’ombra di un ghigno sul volto.
Gli occhi grigi, stavolta, videro speranza dentro di quelli marroni, e ciò gli diede un motivo in più per risponderle.
Dopo attimi carichi di tensione, Draco sussurrò: «Sì, sono stato io.».
Poi, pensò che la cosa migliore da fare fosse andarsene ma giurò di aver visto un bagliore di genuina felicità negli occhi della giovane, prima che avesse abbassato lo sguardo per nascondere il suo volto, che aveva acquistato una tonalità decisamente più rosea. 

 

.: Note :.

Ma come sono stata brava? :D
Visto? Avete avuto il terzo capitolo solo dopo un giorno! :3
Spero che il groviglio delle mie idee inizino ad assumere una forma, ormai.
E sappiate che Hermione è nella fase “piace/non piace”, nel senso che non lo sa manco lei cosa significhi quell’interesse. Draco invece è un po' enigmatico.
Spero vi sia piaciuto questo nuovo capitolo.
Ma ora ditemi, volete che continui?
Ditelo in una recensione! *-*
A presto, piccoli Nargilli!
Kisses,

Yuls. 

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Capitolo 4
*** -Imprevisti- ***


Il fine settimana giunse piuttosto in fretta. Quando Hermione scese nella Sala Comune, la trovò gremita di studenti che scalpitavano attorno alla Bacheca.
Facendosi largo, riuscì a scorgere che dì lì in due settimane, il 13 ottobre, ci sarebbe stata l’uscita a Hogsmeade.
Meraviglioso!” pensò, mentre il buon umore si faceva largo. Si girò appena in tempo per scorgere due figure maschili scendere, o meglio, trascinarsi, dai dormitori.
«Harry! Ron!», esclamò dirigendosi verso di loro.  Entrambi bofonchiarono un “Hermione”, a mo’ di saluto.
«Ma che vi è successo? Sembrate due panda!», disse, soffocando un risolino.
«Ieri sera eravamo convinti che oggi fosse venerdì…», iniziò Ron.
«E invece oggi è sabato…», proseguì Harry.
«E siamo rimasti svegli fino a tardi per finire la relazione di Pozioni.» terminò il rosso, con uno sbadiglio.
Hermione scoppiò a ridere. «Ma se è per lunedì!» esclamò tra le risate.
I suoi due migliori amici grugnirono.
«Io non ci trovo nulla di divertente. Va beh, noi scendiamo a fare colazione.»,  borbottò Harry, trascinando Ron per una manica.
«In pigiama?» domandò la Grifondoro, inarcando un sopracciglio.
«Chisseneimporta.», sbottò Ron.
«Oh, dai ragazzi. Non volevo prendervi in giro…almeno, come dire, vi siete avvantaggiati dei compiti…Sarete più liberi…»,  disse Hermione con un vago senso di colpa nei confronti dei suoi due più cari amici.
I due Grifondoro, semplicemente, la ignorarono e varcarono il ritratto.

 

***

Dopo la colazione, Hermione, non avendo nulla di meglio da fare, seguì Harry e Ron verso il campo di Quidditch.
Non appena, però, vi misero piede, trovarono già la squadra di Serpeverde ad allenarsi e le tre Cacciatrici e i due Battitori rosso-oro protestare.
«Ma che diamine…», imprecò il Cercatore di Grifondoro, a bassa voce.  «MALFOY!», gridò.
Udirono rida di scherno, dall’alto, mentre il Cercatore verde-argento planava in tutta tranquillità.
Hermione fissava rapita i suoi capelli biondi che brillavano sotto i raggi del sole.
«Cosa vuoi, Sfregiato? », disse Malfoy, sprezzante, evitando volontariamente di guardare verso la ragazza in loro compagnia.
«Mi sembra sia chiaro. Il campo, oggi, l’avevamo prenotato noi.».
«Allora mi spiace deluderti, Potter. O forse no. Comunque, il campo ci serve, quindi vedete di sgomberare.», ribatté lui, indifferente, rivolgendo loro il gesto con la mano di andarsene.
«Ma anche no, Malfoy. E se non vuoi ritrovarti a discutere con la McGranitt, fai scendere i tuoi compagni e andatevene.», disse Harry, furente.
A quel punto, il Serpeverde cacciò dalla tasca un foglietto e lo porse con malagrazia al Cercatore rosso-oro.
Lui lo prese e gli diede uno sguardo. Improvvisamente, sentì un moto di odio verso Piton.
«Chi sono i due nuovi Battitori?», esclamò contrariato e restituendogli il permesso firmato dal professore di Difesa Contro le Arti Oscure.
Malfoy fece un cenno verso l’alto, indicando due studenti di massa corporea alquanto notevole.
«Warrington e Harper.», spiegò.  «Ora andatevene, ci state facendo perdere solo tempo.» asserì, alzandosi d’un paio di metri da terra. Solo in quel momento incrociò lo sguardo di Hermione ma, sorpreso, non vi lesse altro che freddezza.

***

Hermione, quel lunedì mattina, camminava velocemente verso l’aula di Pozioni, in lieve ritardo.
Una volta giunta nei sotterranei, udì una voce dietro di lei, strascicata, che avrebbe riconosciuto tra mille.
«Mezzosangue.», disse. Lei rallentò, si fermò, e infine si girò, mordendosi un labbro.
«Che cosa vuoi, Malfoy?» gli chiese, sperando di terminare in poco tempo quella conversazione perché altrimenti sarebbe arrivata tardi a lezione.
Il Serpeverde aggrottò le sopracciglia, poi le ridistese, tornando alla sua espressione impassibile.
«Cos’era quell’espressione?»
«Quale espressione?», chiese lei, con ironia.
«Lo sai, Mezzosangue. Sabato, al campo di Quidditch. Mi hai mangiato con gli occhi, praticamente, per tutto il tempo, ma poi…», fece lui, con un ghigno.
«Se stai cercando di farmi perdere tempo, beh, sappi che ci stai riuscendo. Ma hai Pozioni anche tu, quindi siamo in ritardo entrambi.» lo interruppe lei, fissando l’orologio da polso per nascondere le guance imporporate.
«Non m’importa un fico secco di quella grassa lumaca.».
«Non a te, forse. Ma a me sì. Quindi se permetti, io vado in classe.» esclamò lei, in tono spiccio.
«Resta dove sei, Mezzosangue. Con te non ho finito.»,  le suggerì lui, avvicinandosi, in un bisbiglio che mise i brividi alla Grifondoro.
Hermione aprì bocca per parlare, ma poi la richiuse. Lui ghignò, soddisfatto.
«Molto bene, iniziamo a ragionare.», disse. Lei lo scrutò, cercando di capire le sue intenzioni. Il Serpeverde avanzò ancora e la ragazza indietreggiò impercettibilmente.
«Non hai ancora risposto alla mia domanda.», considerò, fissandola con i suoi occhi grigi, indagando sulle sue reazioni.
«Non credo di doverti dire nulla, invece, Malfoy.».
«
Io credo di sì. Mi hai fatto una domanda e ti ho risposto. Tocca a te, ora.»,  replicò, riferendosi alla conversazione avvenuta pochi giorni prima. Lei parve capire.
«Tu, un Malfoy, a cui non importa di niente e nessuno, si interessa di una povera Mezzosangue come me e si chiede perché io non sia come le tante altre ragazze di questa scuola che, praticamente, gli sbavano addosso. Che cosa avvincente.», esclamò lei con puro sarcasmo. Lui fece per ribattere, ma fu subito interrotto.
«Hermione!», esclamò una voce. Ronald Weasley correva trafelato verso di loro con i capelli spettinati e la borsa in spalla che sbatacchiava di qua e di là.
«Ron!», disse la Grifondoro, andando incontro all’amico.
«Credevo di essere in ritardo…», sussurrò perplesso.
«Chi si rivede…Lenticchia!», esclamò sarcastico Malfoy.
«Beh, lo sei…anzi, lo siamo.», ribadì lei, scocciata, guardando di traverso il Serpeverde. «Ehm…tu vai avanti. Ti raggiungo subito.».
Lui la guardò perplesso, ma poi annuì.
«Dicevamo, Malfoy?» mormorò, una volta allontanatosi l’amico.
«Sappi che non mi faccio mettere i piedi in testa da nessuno, Granger, tantomeno da una sporca Mezzosangue come te.» sibilò mentre il suo umore era cambiato repentinamente. Hermione si morse un labbro. Quando lui l’aveva chiamata, poco prima, e lei si era fermata, cosa aveva pensato di aspettarsi? Si ritrovava avanti Draco Malfoy, il ragazzo che l’aveva insultata e umiliata per anni. Non era una persona diversa solo perché le aveva mandato uno stupido invito per una stupida festa, giusto?
Ad interrompere le sue riflessioni ci pensò Ron. «Hermione, muoviti!», la chiamò e lei, senza degnare di uno sguardo il Serpeverde, tirò nuovamente fuori la maschera di freddezza che l’aveva tanto sorpreso due giorni prima.

***

«Oh, Herm. Smettila di tormentarti così. Sai com’è fatto Malfoy.», la consolò Ginny, quella sera, nella  Sala Comune  dopo la cena.  
«Mi sento così strana, ultimamente…», mormorò, affranta.
«Non vorrei dire fesserie, ma credo di riconoscere i sintomi.», dichiarò la giovane Weasley.
Hermione alzò lo sguardo verso di lei, interrogativa.  Un sorriso compiaciuto e malizioso comparve sulle labbra della sua amica.
«Ginny, parla, per favore.», disse la Prefetta, con un sospiro. «Ti piace così tanto tenermi sulle spine?».
La rossa annuì, con un sorrisino. «Eh, Hermione. Ti sei presa una cotta.».
L’altra sbiancò. «Stai scherzando?», bofonchiò. «Non è possibile, Ginny…ti stai sbagliando.».
«Senti, lentiggini, capelli e occhi sono uguali, ma per favore, non confondermi con mio fratello Ron.», precisò lei, seria. Hermione, in cuor suo, credeva proprio che l’amica avesse ragione.

***

Blaise Zabini, uno dei suoi migliori amici, sospirò.
«Draco, si può sapere che diamine ti succede?», gli chiese, per l’ultima volta, guardandolo.
Draco Malfoy, dal canto suo, stava sdraiato su una delle più comode poltrone nella sua Sala Comune, davanti al caminetto. La luce - verdastra poiché si trovavano sotto il Lago - dava alle fiamme un bagliore sinistro che si ripercuoteva in tutta la stanza.
Le fiamme si riflettevano negli occhi imperscrutabili di Draco. Non rispose subito all’amico,
amava farsi attendere.
Solo quando udì Blaise sbuffare, reagì. «E’ una situazione strana.», disse, enigmatico.
«Ho capito. Non me ne vuoi parlare.», mormorò l’altro e si alzò dalla poltrona che occupava vicino a quella di Draco. Se ne andò in silenzio, lanciandogli un ultimo sguardo e lasciando il Principe di Serpeverde perso nei suoi pensieri.  Uno dei tanti, che si affacciava insistente alla sua mente, era proprio la Mezzosangue.

 

___________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

.:: Note ::.

Eccoci qui, finalmente, con il quarto capitolo. Ora, ci ritroviamo con un Draco ed una Hermione un po’ confusi e, oserei dire, indecisi sui loro sentimenti.
Spero non vi abbia deluso! Aspetto le vostre recensioni e ringrazio SheWantsAcake e XanderXVII  per le loro critiche positive!
A presto con il prossimo capitolo, sperando che questo vi sia piaciuto! :3
Kisses,
Yuls.  

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Capitolo 5
*** -Visite notturne- ***


Hermione Granger stringeva la bacchetta in mano, tenendola alzata davanti a sé.
«Lumos!» esclamò, varcando il ritratto della Signora Grassa. Ore 21. Iniziava il suo turno di pattuglia per i corridoi.
Niente luna, quella sera. Solo nuvole che annunciavano tempesta.
Dopo aver dato una controllata al settimo piano, scese al sesto e, successivamente, al quinto.
Era già trascorsa una mezz’ora da quando aveva abbandonato la torre e la scuola era stranamente immersa nel silenzio. Hermione si affacciò ad una delle finestre. Il cielo era cupo, si scorgevano lampi in lontananza. Un tuono squarciò improvvisamente il silenzio. Il vento si alzò, facendo ondeggiare le fronde degli alberi della Foresta Proibita e scompigliandole i capelli castani. La Grifondoro rabbrividì e richiuse la finestra. Prima di allontanarsi, però, qualcosa catturò la sua attenzione, un movimento che aveva scorso con la coda dell’occhio: una figura scura, sul prato, camminava furtivamente verso la capanna del guardiacaccia. Hermione cercò di identificarla, aguzzando vanamente la vista. Un lampo spezzò il buio, illuminando brevemente il paesaggio ed il ragazzo, dagli inconfondibili capelli color biondo platino.
La Grifondoro spalancò gli occhi, sorpresa, e si fiondò al piano terra.
 
Draco Malfoy passeggiava annoiato per i corridoi dei sotterranei, disegnando cerchi di luce con la bacchetta.
Quando costatò che lì non vi era nulla da fare, dopo una ventina di minuti decise di salire. Ignorò il seminterrato, territorio dei Prefetti di Tassorosso, e salì ancora, verso il piano terra. Mentre camminava, sempre giocherellando distrattamente con la bacchetta, notò che il portone d’ingresso era semichiuso. Aggrottando le sopracciglia, andò verso di esso, con l’intenzione di richiuderlo, ma, dando un’occhiata fuori, un’ombra sospetta sul prato, che si muoveva abbastanza velocemente, attirò la sua attenzione. Il vento si alzò, mostrando anche le gambe, e solo in quel momento capì cosa fosse quell’ombra. Erano dei piedi. Ma dei piedi non camminavano da soli. Erano i piedi di Potter, il caro Potter che andava a spasso con il suo prezioso Mantello dell’Invisibilità. Ghignando, lo seguì furtivamente, intento a scoprire la sua destinazione. Poco dopo, intuì che il Grifondoro andava a fare una visitina al suo amico Mezzogigante.
Siete entrambi nei guai, Potter!”, pensò e una smorfia di soddisfazione apparve sulla sua faccia.
Proprio in quel momento un lampo balenò nel cielo. Sperando di non essere stato visto da nessuno, continuò a seguire il Prescelto. Solo quando capì che era prossimo alla capanna, si fermò e si nascose dietro ad un albero vicino. Sentì un bussare e capì che Potter era arrivato. Pochi secondi dopo, la porta si aprì e apparve il guardiacaccia che, guardandosi intorno con aria preoccupata, fece un breve cenno al Prescelto di entrare.
Aspettò un paio di minuti, incerto se piombare nella capanna o tornare al castello e aspettare lì Potter. Mentre un’altra folata di vento si alzava, il Serpeverde optò intelligentemente verso la seconda.
Rientrò, poco dopo, chiudendo il pesante portone alle sue spalle. Si piazzò vicino ad una statua e non gli restava che aspettare, immerso nel silenzio più assoluto, interrotto di rado da qualche tuono.
Non passò molto che iniziò a piovere e Draco ghignò al pensiero di Potter che tornava dentro fradicio.
Dei passi rimbombarono. Passi che si avvicinavano, pensava il Serpeverde. Si nascose dietro ad una statua appena in tempo per vedere la Mezzosangue metter piede nell’androne.
Diede una spinta al portone, che si aprì subito, ma non fece in tempo ad uscire che sentì una voce strascicata e divertita, dietro di lei.
«Per l’amor del cielo, Malfoy! Volevi farmi prendere un colpo? Si può sapere che ci fai qui?», chiese Hermione,  agitata, ritrovandosi il ragazzo di fronte a lei e chiudendo velocemente il pesante portone.
«Che cosa faccio e dove vado non sono affari tuoi, Granger.», ghignò lui. “Dannazione”, pensò, “non potrò cogliere Potterino sul fatto…”.
«Non dovresti pattugliare i corridoi vicini alla tua Sala Comune?», chiese la Grifondoro, inarcando un sopracciglio.
«Sai, Granger, potrei dire la stessa cosa di te.».
La giovane si morse un labbro. Per un po’ rimasero in silenzio, mentre il temporale fuori infuriava, accompagnato da tuoni e lampi, semplicemente fissandosi negli occhi.
Un rumore al piano superiore interruppe il contatto visivo.
«Pix!», esclamò furente Draco. «Non gli è bastata l’ultima punizione del Barone Sanguinario…», aggiunse, dirigendosi verso le scale. Hermione, involontariamente, lo seguì.
Così, quando Harry Potter rientrò zuppo nel castello, pochi minuti dopo, non trovò nessuno ad essergli d’intralcio.
 
***

Draco si fermò di scatto e Hermione gli finì quasi addosso.
«Cosa pensavi di fare?», chiese lui, fulminandola con lo sguardo.
La Grifondoro non rispose.
«Senti…io volevo domandarti una cosa.», disse lei improvvisamente. Il cercatore la guardò interrogativo.
«Non qui.», disse lui spiccio, ripensando al rumore di poco prima e trascinandola per una manica della divisa. Lei si oppose, lo sguardo timido svanito dai suoi occhi.
«Capisco che ti faccia schifo essere visto insieme ad una Mezzosangue, come me, ma siamo in un dannato corridoio buio del primo piano e sono le dieci di sera. Non c’è anima viva, qui. Chi vuoi che ci veda?», sbottò, stizzita.
Il Serpeverde si limitò ad alzare gli occhi al cielo. Aveva frainteso, pensò.
«Non è per questo.», disse. Ora fu lei a guardarlo interrogativo. «Pix.», spiegò semplicemente.
Lei annuì e indicò un’aula vuota. «Possiamo nasconderci lì.».
Lui sbuffò, sistemandosi una ciocca di capelli ribelli. «Pix ama le aule vuote.», borbottò annoiato.
«Andiamo», aggiunse poi, trascinandola.  
«Dove?», chiese la Grifondoro confusa.
«Nei sotterranei non penso che ci disturberà.», rispose lui, con un ghigno mentre camminavano velocemente.
Quando finalmente arrivarono a destinazione, si fermarono entrambi, ansimando.
«Parla.», disse, quasi fosse un ordine.
«Qualche settimana fa…io e Ginny siamo andate in riva al Lago, a passeggiare. Ti ho visto…», bofonchiò, in difficoltà.
«Probabile.», rispose, sovrappensiero.
«Eri insieme al carlino.», aggiunse la ragazza. Il Serpeverde rise per pochi istanti. Hermione lo guardò affascinata, non ricordando quando l’avesse mai visto fare una cosa simile. “E’ veramente bello”, si ritrovò a pensare.
Rendendosi conto di ciò che aveva appena pensato, rinsavì e disse: «La stavi rincorrendo. Lei rideva e urlava e…», ma non riuscì a proseguire.
Draco la guardò per un momento, aggrottando le sopracciglia. La Grifondoro fraintese il gesto: lui non cercava di rammentare…quel momento se lo ricordava benissimo, ma non riusciva a capire perché alla Mezzosangue interessasse tanto il rapporto tra lui e Pansy.
Hermione pensò che le avrebbe risposto in malo modo oppure con una battuta tagliente, invece, non fu così.
«Mi aveva preso questo.», disse semplicemente, mostrandole un bellissimo anello con una pietra verde smeraldo sopra. La Grifondoro allungò involontariamente la mano verso di esso, per guardarlo da vicino, ma solo quando avvertì il contatto con la sua mano, arrossì. Il ragazzo, invece, parve non accorgersi di niente e non ritrasse la mano al tocco, anzi, sfilò l’anello e glielo diede.
Hermione fissò meravigliata l’anello d’argento e notò un piccolo serpentello inciso sulla pietra.
Glielo restituì, sorridendo lievemente, mentre il cuore le batteva all’impazzata. Gli occhi grigi la fissavano, enigmatici. La Grifondoro non riuscì a cogliere quali pensieri o emozioni gli passassero per la mente.
Improvvisamente vi notò un cambiamento, un guizzo di qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere.
Percepì che il ragazzo si stava avvicinando a lei, molto lentamente. Chiuse gli occhi, in un gesto istintivo. Sentì il suo respiro sempre più vicino. Attese, lievemente a disagio, ciò che stava per succedere. Attese, il cuore a mille. Attese secondi, minuti.
Ma non successe nulla. Quando aprì gli occhi, si trovò sola.
 
***

Hermione risaliva le scale senza fretta. I suoi passi risuonavano delicati contro le mura di pietra.
Erano le 22.50 quando entrò nella Sala Comune. Salutò Ron, che usciva per darle il cambio, e si abbandonò sulla poltrona più vicina.
C’erano pochi studenti ancora svegli: qualcuno studiava, qualcun altro giocava con le Gobbiglie o agli Scacchi Magici.
Salì nel dormitorio femminile a prendere un libro, e tornò giù, accomodandosi su una delle poltrone libere vicine al camino.
Immersa nella lettura, non sentì Harry sedersi vicino a lei, con un asciugamano in testa.
Quando finalmente si accorse di lui, una dozzina di minuti dopo, scoppiò a ridere.
«Ma che diamine hai in testa, Harry?,» sogghignò.
«Mi sono bagnato. Sono stato da Hagrid.», rispose il ragazzo, fintamente offeso.
«Con questo temporale? Sei impazzito, per caso? Per le mutande di Merlino…ti sarai preso un malanno!», disse lei, un po’ preoccupata.
«Non preoccuparti. Senti…vado a dormire.», la salutò e poi venne scosso da uno starnuto.
«Lo sapevo.», ribadì Hermione, tornando al suo libro.
Poco dopo, scivolò in un sonno profondo.
Mentre la Grifondoro dormiva, non si accorse che alcune lacrime le erano sfuggite sulle morbide guance.
 
***
Come up to meet you, tell you I’m sorry, 
You don’t know how lovely you are. 
I had to find you, tell you I need you, 
Tell you I set you apart. 

Tell me your secrets and ask me your questions, 
Oh, let’s go back to the start. 
Running in circles, coming in tales, 
Heads are a science apart.
 
 
.:: Note ::.
Eccoci finalmente giunti al quinto capitolo di questa fanfiction!
Vi ho forse incuriosito con il titolo? Cosa vi aspettavate di leggere? LOL
Nell’ultimo pezzo della storia avrete notato un pezzo di una canzone molto famosa, “The Scientist”, dei Coldplay. Credo che dal punto di vista di Draco sia veramente appropriata…non pensate?
Il prossimo capitolo sarà ambientato a Hogsmeade.
Aspetto le vostre recensioni e, come al solito, ringrazio SheWantsAcake, Foe e XanderXVII per i loro commenti!
Alla prossima. :3
Kisses,
Yuls.

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Capitolo 6
*** -Hogsmeade- ***


Hermione camminava in un corridoio lungo e stretto, dalle mura di pietra. Sembrava Hogwarts. Intravedeva una forte luce, ma era lontana. Camminava, camminava, camminava, ma era sempre più stanca. Sfinita, si accasciò a terra.
Ma, l’impatto non fu con la pietra dura. Sotto di sé sentiva qualcosa di morbido e caldo. Si stiracchiò, come se fosse reduce di un lungo sonno e aprì gli occhi.
Una luce accecante la costrinse a portarsi una mano sul viso. Che fosse già arrivata a destinazione?
Si rese conto di essere in un letto. Nel suo letto. E la luce proveniva da una finestra aperta. Appollaiato sul davanzale, c’era un bellissimo giovane. Tratti decisi, capelli biondissimi ed indimenticabili occhi grigi.
Un sorriso dolce comparve sul volto del ragazzo, ma quando lei lo ricambiò, quello si trasformò in un ghigno feroce. Hermione, sorpresa, si alzò da letto, avvicinandosi alla finestra, ma il giovane si lasciò andare e cadde giù.
La Grifondoro era sconvolta. Sarebbe morto cadendo da un’altezza simile. Accelerò il passo e si affacciò. Ma si protese troppo. E cadde. Sentiva la forza di gravità trascinarla giù velocemente. L’attrito con l’aria era sorprendente. Chiuse gli occhi, attendendo l’urto. L’ultima cosa che vide furono due occhi grigi. Poi, il nulla.
Semplicemente il nulla. Solo buio. Un senso di angoscia attraversò Hermione. Sentì qualcosa sfiorarla e rabbrividì. La stessa cosa che l’aveva sfiorata, ora le stringeva la mano. Poi un sussurro, “Lumos”, e la bacchetta che l’altra persona stringeva in mano sprigionò una moderata quantità di luce, necessaria per illuminare i loro volti.
Di nuovo quegli occhi grigi. E si stavano avvicinando, per poi, man mano, chiudersi. Hermione sentiva il proprio respiro affannoso mentre Draco si avvicinava, per sfiorare le labbra con le sue. Il cuore martellava furioso. Mancava poco ormai… Mancava poco e avrebbe assaporato le sue labbra…
 

«Hermione, dannazione, svegliati!», esclamò Ginny Weasley, quel sabato mattina del 13 ottobre.
La Prefetta sbatté le palpebre un paio di volte, per scacciare le immagini del sogno e tornare alla realtà. Continuava a vedere quegli occhi grigi avvicinarsi…continuava a vedere Draco nell’attimo prima di baciarla. Un bacio che nel sogno non era mai arrivato, tantomeno l'avrebbe ricevuto nella realtà. Hermione ripensò a due giorni prima, quando si era trovata con il Serpeverde nei sotterranei e lui era stato sul punto di sfiorarle le labbra. Un brivido le percorse la schiena, mentre si alzava e andava a vestirsi, più che altro trascinata da Ginny.
Prese un maglioncino color crema a collo alto, che si sposava con la sua carnagione, dei jeans blu e un giubbino di pelle marrone, e infilò un paio di stivaletti dello stesso colore della giacca. Mise la bacchetta e i soldi in una borsetta a tracolla e uscì con l’amica, già pronta da un pezzo, dal dormitorio. Mentre attraversavano la Sala Comune, Hermione si sistemava i boccoli castani, che le incorniciavano il volto a cuore, con la mano libera.
«Harry e Ron ci aspettano giù?», chiese Hermione. La giovane Weasley scosse la testa.
«Credi davvero che porterei anche loro a fare compere?», ridacchiò. La Prefetta la imitò.
«Dannazione, Herm. Siamo veramente in ritardo. Ti avevo detto di svegliarti. Hai scombussolato i miei piani.», si lamentò poco dopo Ginny. «Cosa diamine hai sognato che non ti ha permesso di destarti?».
Hermione fu scossa da un brivido. Si sentì a disagio e si limitò a fissare il pavimento di pietra.
L’amica la guardò interrogativa.
«Hermione…», la chiamò, ma la persona alla quale si stava rivolgendo era assente, con la mente da tutt’altra parte, rivivendo il sogno della notte precedente.
Ginny le prese la mano. «A me puoi dirlo.».
E così, fino a quando non furono giunte dal custode Gazza, Hermione le raccontò l’incubo.
Mentre si lasciavano il castello alle spalle, iniziò a cadere una pioggerellina fitta.
Le due Grifondoro si strinsero nelle giacche, rimpiangendo di non essersi messe qualcosa di più pesante addosso.
 Il tragitto sembrò più lungo del solito, mentre un gelido vento sferzava i loro volti.
Dopo una ventina di minuti giunsero davanti a “I Tre Manici di Scopa”, dove si rifugiarono per ripararsi dal freddo.
Quando si furono finalmente sedute, con un boccale di calda Burrobirra davanti, Ginny parlò.
«Che cosa credi che significhi?».
Hermione capì al volo e sospirò. «Non saprei…la mia…come potrei chiamarla…ossessione? verso Draco Malfoy.».
«Dire che ti sei preso una cotta per lui mi sembra un eufemismo, Hermione.», rise Ginny. L’amica si unì a lei.
Più tardi, dopo essersi assicurate che la pioggia fosse cessata, uscirono dal pub, in cerca di qualche negozio di abbigliamento.
«
Se solo Madama McClan fosse anche qui…», esclamò la giovane Weasley, guardando una vetrina.
«
Aspetta…devo comprarmi una piuma nuova!» disse la Prefetta, indicandole Scrivenshaft.
«
Non oggi, Hermione.», ribatté Ginny, con l’aria di non voler sentire proteste, e la trascinò dentro Stratchy & Sons.
«
Ginny, guarda. Ti piace questo?», le chiese la Prefetta, una dozzina di minuti dopo, mostrandole un abito rosa, molto settecentesco. L’amica scosse la testa, con decisione.
«
Ho trovato l’abito per te.», disse, poi, tirando fuori un abito blu scuro che ricordava il ‘700 francese, vestito che all’epoca era chiamato andrienne.
Hermione ne rimase estasiata. Ginny sorrise, soddisfatta, mentre tornava alla ricerca del suo.
Poco dopo, esibiva un abito nero di seta, senza spalline, con il corpetto drappeggiato impreziosito da perline dorate e una lunga gonna dalla linea morbida e fluida. Le stava d’incanto.
Comprarono anche due maschere per la festa che s’intonavano perfettamente con i vestiti.
Soddisfatte degli acquisti, uscirono dal negozio.
«
Ginny, per favore. Devo comprare una piuma.», esclamò la Prefetta, che non si era ancora arresa.
«
Ti accompagno fino a lì, ma ti aspetto fuori.», sbuffò l’amica.
«
Torniamo al castello?», le chiese Hermione poco più tardi, mentre sistemava la piuma d’aquila nella borsetta.
«
Veramente volevo fermarmi da Mielandia.», rispose la rossa.
A metà strada tra Scrivenshaft e Mielandia, incontrarono Harry e Ron che uscivano da Zonko, carichi di pacchetti.
Hermione li scrutò interrogativa.
«
Non stavamo facendo nulla di male!», borbottarono in coro. Poco dopo due bambini uscirono correndo dal negozio, andando quasi a sbattere contro la Prefetta.
«
Thomas! Zacharias! Venite qua!», ordinò la madre, trafelata,  mentre usciva con buste colme di scatoline.
«
Mi scusi.», aggiunse rivolta a Hermione, e se ne andò.

 

***

«Ho un dubbio.», esclamò Ron quando arrivarono al castello.
Ginny aggrottò le sopracciglia. «Beh?».
«
A che vi servono quegli abiti?», chiese. Le due amiche si scambiarono uno sguardo.
«
Fatevi gli affari vostri.», rispose la rossa, in tono spiccio. Il fratello la guardò male.
«
Ma che bel quartetto.», biascicò Draco Malfoy, seguito da Zabini e dalla Parkinson, evitando accuratamente lo sguardo di Hermione. Non si erano più incontrati, da quel giovedì sera, durante la ronda e nessuno dei due aveva più cercato altri contatti.  
«
Cos’hai comprato, Weasley? Altri stracci?», ridacchiò la Serpeverde, perfida. I Serpeverde ghignarono.
«Zabini! Parkinson! Nel mio ufficio!», esclamò una stizzita Minerva McGranitt, con una pergamena in mano.
«I vostri voti di Trasfigurazione sono pessimi. Venite con me.», ordinò. Pansy e Blaise la seguirono di malavoglia.
«
Harry, Ron! Mi sono appena ricordata una cosa!», esclamò Ginny, trascinandoli per una manica. «Avevo promesso agli altri membri della squadra che ci saremmo messi d’accordo per il prossimo allenamento.».
I due ragazzi annuirono, ma poi guardarono Hermione. Lei fece un cenno d’approvazione e li salutò.
«
Vedo che siamo rimasti soli.», disse Draco, avvicinandosi spavaldo a lei.
Gli occhi grigi catturarono quelli di lei. Un brivido le percorse la schiena.
Stava ricordando il sogno. E stava ricordando la situazione in cui lei aveva visto quei pozzi d’argento. Lui stava per baciarla.
«Te ne sei andato.», disse, in un sussurro.  L’espressione del Serpeverde mutò. Aveva gettato via la maschera di arroganza e ora Hermione, a malincuore, vi lesse solo distacco.
Dal canto suo, Draco, era turbato, ma sperava di risolvere le cose mostrandosi indifferente. Perché non voleva permettere (non poteva!), che trapelasse la minima emozione.
«Lo so.», rispose infine, lo sguardo che incatenato a quello della ragazza.
«Perché?», domandò Hermione, mentre sentiva gli occhi pizzicare. Le lacrime sarebbero uscite a momenti.
Il Serpeverde si rese conto che non sopportava vederla così. Eppure, per sei lunghi anni, quella era stata la sua soddisfazione. Ma non ora. No, adesso qualcosa era cambiato.
Sentì l’urgente bisogno di consolarla e quasi si meravigliò di se stesso.
E lì, in mezzo al corridoio che portava alla Sala Grande, che sarebbe stato riempito di lì a pochi momenti da studenti desiderosi di pranzare, si avvicinò a lei, catturandole le labbra in un breve, dolce bacio.

 

 

.:: Note ::.

 
Posso pure dire di aver chiuso il capitolo col botto!
Forse sono stata un po’ affrettata, ma dubito che rivedrete una scena simile troppo presto!
Mancano ancora due settimane al ballo e credo che passeranno lentamente. :P
Spero vi sia piaciuto il pezzo iniziale, quello del sogno. Perché quando dormiamo non riusciamo a controllare sempre i sogni, e Hermione ne è la prova. Passa da un sogno all’altro, come credo capiti a tutti.
La parte centrale non è proprio un granchè, ma son certa che l’ultimo pezzo vi sia piaciuto.
Ma passiamo ai saluti: come al solito ringrazio chi recensisce questa fanfic, chi la segue e chi la ha tra i preferiti! C:
Oddio, si è fatto tardi!
Kisses,

Yuls.

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Capitolo 7
*** -Complicazioni- ***


Quel lunedì mattina, la pesante coltre di nubi che ricopriva il cielo autunnale, rispecchiava lo stato d’animo di Hermione.
Starnutì, mentre entrava nella Sala Grande per la colazione. Il suo sguardo percorse tutta la folla, senza trovare, però, la testa bionda che lei cercava.
Lei, però, non sapeva che Draco Malfoy aveva deciso, di saltare le lezioni.
Non aveva per nulla voglia di rivedere la Mezzosangue. Non dopo ciò che le aveva fatto. Che cosa diamine gli aveva preso? No, non voleva trovare una risposta a quella domanda. Aveva paura di quella risposta. Aveva paura di cosa avrebbe potuto rendersi conto.
Che provasse qualcosa per lei? Impossibile. Improbabile. Possibile. No, no. Lui era Draco Malfoy. Lui non poteva infatuarsi di una Mezzosangue. Ma lei non era una Mezzosangue. Era la Mezzosangue.
Hermione, dal canto suo, era di pessimo umore. Non a causa del bacio, no, certo. In quel momento aveva sentito un’emozione indescrivibile e si era sentita felice. Veramente felice.
Ginny supponeva che si fossero innamorati. La Prefetta poteva parlare solo per sé, ma era quasi convinta che l’amica avesse ragione.
«
Dannazione, ragazza. Vai a prendere qualcosa per il raffreddore.», sbottò la giovane Weasley, dopo l’ennesimo starnuto di Hermione. Lei tirò su col naso.
«
Non è niente, tranquilla. Passerà. Credo sia successo perché non mi sono coperta bene quando siamo andate a Hogsmeade.», ribatté l’amica.
Ginny annuì, ma aggiunse:
«Fatti dare qualcosa da Madama Chips. Conosco persone che hanno subito il raffreddore per tre settimane.». Entrambe pensarono alla festa del 31 ottobre che si sarebbe tenuta di lì in sedici giorni.
La Prefetta, convinta, si alzò, diretta in infermeria.
«Ci vediamo dopo, allora.», disse, salutando l’amica con un bacio sulla guancia.
 

Camminando con passo svelto, Hermione giunse finalmente di fronte alla porta dell’infermeria. La trovò socchiusa e udì delle voci provenire dall’interno.
Più che altro, udì la sua voce.

«Mi dia qualcosa per il raffreddore.», esclamò, glaciale.
«Mio caro ragazzo, devo prima consultarti. Non posso somministrarti la medicina senza prima sapere qual è il tuo malanno. Siediti su quel letto. Sarò di ritorno tra breve.», disse Madama Chips, stanca. Hermione udì dei passi allontanarsi dal punto in cui i due avevano parlato. Uno sbuffo giunse alle orecchie della Grifondoro, mentre altri passi, stavolta, si avvicinavano.
La Prefetta decise di entrare. Forse non si sarebbe accorto che aveva origliato. Spinse la porta e si ritrovò davanti ad un paio d’occhi grigi che la scrutavano furenti. Riconoscendola, però, si ammorbidirono impercettibilmente.
Hermione non riuscì a trattenere uno starnuto e il Serpeverde fece una smorfia.
Ecco perché sono raffreddato.”, pensò, irritato.
Fece per lasciarla passare, ma s’immobilizzò. La Mezzosangue aveva catturato il suo sguardo e ora, dentro quegli occhi marrone cioccolato, lui si era perso.
Stranamente, non riusciva a decifrare le sue emozioni. Stranamente, perché di solito lei era un libro aperto per lui.
Hermione si morse un labbro, nervosa, e lui si soffermò a guardare quel gesto che risvegliò in lui tante emozioni.
Perché? Perché la Mezzosangue gli faceva quell’effetto? Non se lo spiegava. O forse c’era un’unica risposta alle tante domande che si poneva. Ma lui non poteva essere innamorato di lei, no. Era impossibile. Improbabile. Possibile.
La ragazza era rimasta a fissarlo mentre si era abbandonato ai propri pensieri, lo sguardo perso.
Uno starnuto della ragazza lo riscosse e lui tossicchiò, nervoso.
Stavolta si spostò e la lasciò passare. Sembrava si fossero detti tanto. Invece non si erano scambiati una parola.
Hermione entrò nell’infermeria e si sedette sul lettino, attendendo Madama Chips e ascoltando i passi di quell’enigmatico ragazzo allontanarsi.
L’infermiera tornò e cercò con lo sguardo, confusa, il Serpeverde.
«Se n’è andato.», spiegò semplicemente la Grifondoro. «Ma quella medicina serve anche a me.».
Madama Chips, poco convinta, annuì. 

***

«Devi raccontarmi tutto, Hermione. Davvero l’hai incontrato? Cosa ti ha detto?».
Ginny, quella sera, dopo la cena, la stava bombardando di domande.
La Prefetta, però, era stordita: in parte dovuto allo sciroppo somministratole dall’infermiera, in parte a causa di Draco Malfoy.
«
Non ci siamo detti niente, Ginny. Praticamente niente. Nessuna parola.», rispose stanca Hermione. L’amica parve delusa.
«
Con chi non sei detta niente?», interloquì Ron.
«
Fatti gli affari tuoi, Ronald!», ribatté Ginny, irritata. Il fratello stava indiscutibilmente interrompendo una discussione importante.
«
Sto parlando con Hermione, non con te.», replicò il ragazzo, ostinato. La sorella sbuffò.
«
Sei proprio ottuso.», bofonchiò. Ron le scoccò un’occhiata adirata.
Hermione aveva smesso di ascoltare le frecciatine tra i due fratelli Weasley e, accoccolata sul comodo divano, si era abbandonata ai suoi pensieri, proiettando immagini nella sua mente che non appartenevano alla Sala Comune dei Grifondoro. Chiuse gli occhi e rivide i suoi, grigi, impenetrabili, misteriosi, enigmatici. Sospirò, ripensando al loro bacio. Era stato così improvviso. Non si spiegava il suo gesto così fuori dal comune per un Serpeverde Purosangue come lui.
Hermione, però, temeva che quel bacio talmente fulmineo non avesse tutta questa importanza.
Mentre ascoltava vagamente Ginny e Ron litigare, la voce di quest’ultimo gli riportò un ricordo alla mente: di una riunione dei Prefetti e dei Capiscuola, di poche settimane prima, quando avevano organizzato i turni. E il lunedì sera, era di Draco Malfoy.
Istintivamente si alzò dalla confortevole poltrona e, ignorando i due litiganti, varcò il ritratto in silenzio, sotto il loro sguardo perplesso.
Un urgente bisogno di parlare con il Serpeverde la guidava per i bui corridoi del castello. Fuori, una lieve pioggerellina bagnava il prato quasi ingiallito. Uno spicchio di luna s’intravedeva di tanto in tanto, da dietro le scure nubi.  
Hermione scendeva velocemente le scale quando s’imbatté in un qualcosa che non si sarebbe mai aspettata di vedere. Un brilluccichio verde su uno dei gradini. Si chinò e raccolse quel gioiello. Era l’anello di Draco che le aveva mostrato pochi giorni prima. Si morse il labbro e riprese a scendere.
Era quasi arrivata.

 

***

«Non amo ripetermi, Parkinson.», sbottò Draco, irritato, mentre varcava l’entrata segreta della Sala Comune e iniziava la ronda.
Pansy, invece, sghignazzò e lo seguì.
«
Vattene dentro.», disse lui, tagliente. L’ultima cosa che voleva era sorbirsi la sciocca ragazza che gli camminava sfacciata accanto.
«
Pansy…», la ammonì lui, spazientito. La Serpeverde, però, sembrava non voler sentire ragioni.
E’ più cocciuta di un mulo.”, si ritrovò a pensare Draco.
Cinque minuti dopo, Pansy era ancora lì.
«Dannazione, vattene.», sibilò il Prefetto, mentre la compagna di Casata sogghignava beffarda.
«No…», rispose lei, provocatoria.
«Fuori dai piedi.», replicò il ragazzo, alterato.
«Me ne vado, ok. Ad una condizione, però.», disse lei, ghignando.
Ci mancava solo questa. Vuole trattare, ora.”, pensò Draco, nervoso.
«Dimmi che cosa vuoi e poi sparisci.», esclamò spiccio. Quando si accorse cosa Pansy avesse intenzione di fare, fu troppo tardi. Quella gli si gettò addosso come una sanguisuga, baciandolo senza farsi troppi scrupoli.
Il Serpeverde se la scrollò di dosso, seccato e disgustato.
Poi si girò e la vide. Vide la Mezzosangue che lo guardava turbata, poi improvvisamente triste. E stringeva i pugni, tremando. Prima che gli desse il tempo di reagire, la ragazza gettò qualcosa di piccolo a terra e, girando i tacchi, se ne andò.
Draco giurò di aver sentito un singhiozzo.
«Ciao, Dracuccio. A dopo.», sussurrò maliziosa la Serpeverde, prima di andarsene. Ma lui non le stava dando la minima attenzione.
Lui guardava sconvolto la sua Mezzosangue allontanarsi. Non aveva provato a fermarla. Eppure avrebbe voluto farlo. Avrebbe dovuto farlo.
Fece qualche passo nella sua direzione e vide cos’era il piccolo oggettino che lei aveva scaraventato a terra. Gemette, quando riconobbe il suo anello. Istintivamente si toccò la mano e costatò che doveva essergliscivolato.
Aveva una cosa da fare. Una sola cosa. Seguire la sua Mezzosangue. Fermarla. Consolarla. Dirle che era stato un equivoco.
«
Hermione.», mormorò, mentre la tristezza si impossessava di lui. Lui, un Purosangue Serpeverde, aveva chiamato per nome una Mezzosangue Grifondoro. Sì, qualcosa era decisamente cambiato.
Ripensò a quando si era detto che l’essersi innamorato di lei fosse un’ipotesi da escludere perché assurda. Invece, ora, gli sembrò la cosa più ovvia del mondo.

 

 

.:: Note ::.

 
Ed eccovi il tanto atteso, spero, settimo capitolo! Pareri? Opinioni? :D
Mi auguro di non avervi deluso con questo ultimo “colpo di scena”, ma nel prossimo farò succedere qualcosa di bello, promesso. E parlerò più approfonditamente dei sentimenti della nostra Grifondoro.
Non so che altro dire, quindi ringrazio chi ha recensito, ma anche chi ha letto in silenzio e chi, magari, l’ha anche inserita nelle seguite/preferite/da ricordare.
Un grandissimo bacio,

Yuls. C:

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Capitolo 8
*** -Il momento giusto- ***


«Hermione!», la chiamò Harry, quella sera.
«
Uhm?», borbottò, immersa nella lettura di un libro.
«
Che giorno è oggi?», domandò il ragazzo.
«
Martedì 16. Perché?», chiese lei, perplessa.
«
Dannazione, il 20 abbiamo la prima partita della stagione contro i Serpeverde.», mugugnò lui, afflitto. «E non abbiamo ancora uno schema. Dobbiamo fare una riunione.», aggiunse.
«
Ora?», domandò, chiudendo il libro.
«
Sì. Ron! RON! Raduna la squadra, scendiamo giù agli spogliatoi.».
«
Harry! Ma sono già le 21!»
«
Hermione, lo sai che questa partita è importante.», ribatté lui, serio e, seguito da Ron, Ginny e dal resto della squadra, varcò il ritratto.
La Prefetta, con un gran sospiro, raccolse i libri che aveva seminato in giro, li sistemò nella borsa e si diresse verso la biblioteca, non senza intimare ad un paio di ragazzini del primo anno di smetterla di fare chiasso.
Una strana sensazione la accompagnò durante tutto il percorso e non la abbandonò neppure quando mise piede in biblioteca.
Si rintanò in una sezione piuttosto lontana e sparpagliò i libri sul tavolino.
Qualcosa le impediva di concentrarsi a dovere e non riuscì a scrivere più di due righe sulla relazione per Difesa Contro le Arti Oscure. Aveva appena accennato la definizione sulla differenza tra Vampiro e Infero quando un rumore la fece sobbalzare. Si voltò di scatto, tentando di capire la fonte, ma non percepì alcun movimento. Udì il borbottio irritato, ma lontano, della bibliotecaria.
Sarà stato un libro…magari è caduto da solo…”, si ritrovò a pensare. “Ma che dici, Hermione? I libri sono oggetti inanimati. Non possono mica decidere di camminare.”, esclamò una vocina nella sua testa.
In realtà, a deconcentrarla dalla differenza tra Vampiri e Inferi, non era il rumore di ipotetici libri caduti a terra, ma un pensiero frequente che la assillava. E quel pensiero aveva anche un nome che non era molto difficile da indovinare. Quel pensiero si chiamava Draco Malfoy e già da un po’ di giorni le impediva di concentrarsi seriamente.
Rivide gli occhi di quel ragazzo mentre le dava quel piccolo e tenero bacio, appena tornata dalla gita a Hogsmeade, e provò un moto di contentezza. Un’immagine prepotente scacciò la prima, poco dopo. Pansy Parkinson in compagnia di Draco, che giocava con lui, maliziosa, e che lo baciava. Sentì un nodo di dispiacere alla gola che non riusciva a mandare giù e che ad ogni tentativo le costava una lacrima. Ripensò a come aveva gettato il suo anello per terra, quell’anello che, appena trovato, aveva deciso di restituirgli, premurosa.
Cosa le succedeva? Erano vere le parole di Ginny? Si stava veramente innamorando di Draco Malfoy?
Si morse un labbro come faceva di solito, quando si sentiva nervosa o incapace di rispondere a una domanda.  I suoi occhi erano fissi sul libro di fronte a sé, ma lei non lo stava guardando veramente.
No. Non era innamorata di lui. E come poteva esserlo di qualcuno che per cinque anni non aveva fatto altro che insultarla? Si ripeteva sempre le stesse cose per rassicurarsi. Non sapeva, però, che stava mentendo a se stessa. O forse ne era consapevole, ma affrontare la realtà significava vedere tutto con uno sguardo diverso. E immaginarsi Malfoy  come il suo ragazzo era inconcepibile. Non c'era armonia. Loro due vicini stonavano. Sì, decisamente. Parve rasserenarsi quando alle sue spalle ci fu un fruscio. Stavolta non se ne accorse, risucchiata com’era dai suoi pensieri, e trasalì vedendo il suo pensiero frequente Materializzarsi davanti a sé, in carne ed ossa.
L’aveva osservata tormentarsi per tutto quel tempo? Era stato lui a provocare quel rumore, poco prima? Ma perché era lì? Cosa voleva da lei?
«
Un Malfoy-topo-da-biblioteca?», chiese lei sarcastica, la sua voce insolitamente roca. Non alzò lo sguardo dal libro, ma percepì con la coda dell’occhio un brillio verdastro che significava che l’anello era di nuovo al suo posto.
Draco era seduto pigramente sulla sedia di fronte a lei e la scrutava con attenzione. Sapeva il motivo del suo sguardo fisso sul libro. Percepiva l’imbarazzo e la tensione che lei tentava invano di mascherare con il suo tono di superiorità.
«
Sottovaluti la mia intelligenza, Granger», rispose lui, semplicemente, allungando con naturalezza, ma cauto, una mano alla sua. Lei, avvertito il movimento con la coda dell’occhio, la ritrasse. Impassibile, Draco la imitò, ricongiungendo le due mani. Gli era sembrato il momento giusto, ma lei aveva rovinato tutto.
La Grifondoro lasciò cadere la conversazione, riprendendo a scrivere, furiosamente, la relazione. Una ciocca di morbidi capelli castani sfuggì alla treccia, scivolandole davanti agli occhi, ma lei la ignorò e si ostinò a non alzare lo sguardo.
Draco così fissava intensamente quel boccolo ribelle, che alla fine lei se lo sistemò dietro un orecchio.
Il ragazzo si schiarì la voce.
«
Granger, non sopporto essere ignorato.», disse lui.
«
Allora puoi benissimo andartene. Nulla ti trattiene qui e, personalmente, credo che la tua arroganza mi aiuti ben poco a finire questa relazione per Piton. Quindi, se non ti dispiace…», replicò la Prefetta,
intimandogli indirettamente di andarsene.

“Tu mi trattieni qui, dannata Mezzosangue! E sei tu, quella arrogante! E sì, in realtà mi dispiace!”, pensò infuriato il ragazzo.
«
L’altra sera non mi hai dato tempo di spiegare.», continuò lui, fingendo di averla ignorata.
La Grifondoro scoppiò in una risatina isterica, che tradì il suo nervosismo.
«
Non c’è proprio nulla da spiegare.», obiettò, fissandolo dritto negli occhi. Draco si sorprese di quel  contatto improvviso e si obbligò a sostenere lo sguardo, apparentemente privo di emozioni, di lei.
«
O forse sei solo tu che non vuoi ascoltarmi. Ti senti troppo superiore, per caso?», ringhiò lui.
«
Silenzio là in fondo!», esclamò lontana Madama Pince.
«
Quello arrogante e superiore mi sembra sia tu, tra noi due. E hai ragione, non voglio ascoltare le tue sciocche giustificazioni su quanto accaduto. E’ alquanto lampante che mi abbia dato quel bacio solo per prendermi in giro e che nel frattempo ti diverti con le tue smorfiose amichette.», sibilò la Grifondoro.
Draco ghignò, soddisfatto, per averle provocato una reazione. Lei si infastidì ancor di più. Probabilmente il Serpeverde aveva capito cosa lei stesse provando. Gelosia.
«
Mezzosangue…», disse lui, l’ombra del ghigno ancora sul pallido volto.
«
Taci!», sbottò lei.
«
So che sei gelosa, ma posso assicurarti che tra me e…», esclamò, quasi divertito, ma la Prefetta lo interruppe.
«
Non me ne importa un accidente, Malfoy. Smettila di sentirti così importante. Smettila di credere di essere al centro dei miei pensieri, perché posso assicurarti che non è così.».
Detto questo, Hermione raccolse velocemente i suoi libri e lasciò solo il Serpeverde.
Draco non amava essere piantato così, ma un ghigno increspò nuovamente le sue labbra. Sapeva che la Mezzosangue mentiva. Lo aveva capito da prima, ma le sue ultime parole glielo avevano dimostrato. Lui era al centro dei suoi pensieri. E quella ragazza non sapeva decisamente mentire.


***

Agitò repentino la bacchetta, richiamando a sé tutte le relazioni.
«
Mancano quelle di Potter e Weasley.», comunicò Piton, glaciale. I due Grifondoro si scambiarono uno sguardo, sconcertati, e poi lanciarono un’ultima occhiata disperata a Hermione. Lei inarcò un sopracciglio.
«
Punizione. Venerdì sera.», disse il professore, quasi in un sibilo. Poi si rivolse alla classe.
«Bene, ora che abbiamo concluso il programma dello scorso anno – e siamo terribilmente in ritardo- possiamo iniziare ciò che dovrete affrontare quest’anno, ovvero gli incantesimi non verbali.», annunciò, con fare annoiato.
«Ora, voi dovreste sapere che non sono per nulla facili e pretenderò il massimo impegno e la massima concentrazione perché, come ben sapete,  devo prepararvi ai M.A.G.O.», proseguì.
«Per lavorare meglio, ritengo che lavorare in coppia produca risultati immediati e, spero, soddisfacenti. Ho già deciso le coppie. Potete anche mettervi vicini di banco.», disse.
«….Potter e Macmillan, Weasley e Zabini……. Malfoy e Granger.», annunciò,  ripiegando la pergamena. Qualcosa nello stomaco di Hermione si contorse. Una creaturina, che fino a quel momento aveva solamente sonnecchiato, ora si era svegliata. E la Grifondoro non riusciva a sopportarla.
Quella di Piton era una punizione?
Guardò nella direzione di Draco e lui ricambiò. La scrutava con i suoi occhi grigi, costringendola ad abbassare lo sguardo. Con la coda dell’occhio lo vide alzarsi e prendere posto vicino a lei, lasciandosi cadere di peso sulla sedia.
Hermione evitò con cura di guardarlo, trovando particolarmente interessanti le proprie mani. Il Serpeverde sogghignò.
«E così ci ritroviamo a lavorare insieme.», esclamò lui, con un mezzo sorriso.
 Alquanto seducente.”, si ritrovò a pensare lei, mentre la creatura dentro di lei si agitava. O erano più creaturine? Erano…farfalle? Percepiva il respiro regolare del ragazzo accanto a lei e  addirittura il suo calore. Continuò a fissarsi le mani, mordendosi un labbro dal nervosismo, e improvvisamente pensò a come sarebbero state bene le loro mani insieme. Immaginò quella di Draco stringere la sua, mentre Piton spiegava, e con un moto istintivo, la allungò verso quella del ragazzo.
Il Serpeverde finse di ignorarla per vendicarsi di quando anche lui le aveva teso la mano, ma lei si era ritratta.
Quando Hermione sospirò, un ghigno soddisfatto increspò le labbra del ragazzo seduto accanto a lei.
La campanella suonò e si alzarono. La Grifondoro continuò a mordicchiarsi il labbro, vedendolo allontanarsi da lei. Sentiva un piccolo vuoto.
Poi si ricordò che era arrabbiata con lui e si chinò per prendere la borsa. La creaturina dentro di lei protestò. Le diceva di seguirlo, ma lei si rifiutò. Non era quello, il momento giusto.

 

 

.:: Note ::.

 
Ehilà, no, non sono sparita del tutto!
Mi son presa solo una pausa per due motivi! Il primo, mancanza d’ispirazione; il secondo, la scuola.
Eh, diciamo che non posto da una ventina di giorni! °O°
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che lascerete qualche recensione, dal momento che non ne ho ricevuta nessuna, del settimo! E ammetto che un po’ mi è dispiaciuto! D:
Il ballo non sarà nel prossimo capitolo, ma nel decimo.
Non so che altro dire. Solo che stavolta la voglio, qualche recensione! u.ù
Dopotutto, che cosa costa? :P
Un saluto generale a tutte!
Bacioni,

Yuls.

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Capitolo 9
*** -Una settimana, soltanto.- ***


Quella sera, Hermione si ritirò molto presto nel suo dormitorio. 
Salutò Harry, Ron e Ginny, che ancora discutevano della prima partita di Quidditch della stagione, che si sarebbe tenuta contro i Serpeverde di lì in tre giorni, e si diresse verso la sua stanza.
Poco dopo sentì un picchiettio alla finestra: si voltò e vide un gufo grigio appollaiato sul davanzale.
Andò ad aprirla, per farlo entrare, e l’animale la superò, lasciò cadere qualcosa sul letto e volò rapidamente fuori.
Hermione, più perplessa che confusa, prese il leggero foglio bianco che giaceva spiegazzato tra le sue coperte, e non appena lo strinse tra le mani, sentì un profumo intenso e delicato allo stesso tempo, il profumo di un fiore misterioso, misto a sandalo e pioggia.
Spiegò il biglietto, inebriata da quell’odore, e vide che recitava poche parole.
Una settimana, soltanto.”
Non vi era alcuna firma, ma aveva già visto quella scrittura da qualche parte e sapeva benissimo a chi appartenesse.
Fece come l’ultima volta: ripiegò il foglietto e lo infilò sotto il cuscino.
Si addormentò con, in testa, il pensiero del ballo che si sarebbe tenuto, come diceva la lettera, di lì in una settimana.
 

***

 
Entrò nella Stanza delle Necessità e ne rimase meravigliata.
Mille ornamenti abbellivano e rendevano splendida quella sala da ballo. Unica.
Le note di una bellissima musica aleggiavano a mezz’aria, come le migliaia di candele che illuminavano la stanza. Insieme, creavano l’atmosfera perfetta.
Qua e là c’erano decorazioni di Halloween: zucche, scheletri e fantasmi che prendevano vita.
Hermione avanzava con passo incerto e arrossiva ogni qualvolta si sentiva osservata. Si morse un labbro, come faceva quando era nervosa, e con una mano cercò una ciocca di capelli con cui giocare, ma li trovò acconciati in un’alta ed elegante crocchia.
Lasciò cadere la mano lungo il fianco, e solo allora si accorse dell’abito che indossava.
Era nero, senza spalline, e arrivava a terra. La linea della gonna era morbida e fluida, il corpetto con scollo a V era impreziosito da perline dorate. Comprese che era quello che Ginny aveva comprato quando erano andate insieme a Hogsmeade.
Si guardò attorno, ma non vide l’amica da nessuna parte.
A un tratto, mentre percorreva la folla, ormai noncurante della sua presenza, con lo sguardo, incrociò un paio d’occhi grigi tutt’altro che indifferenti.
La loro intensità la fece avvampare e ciò la costrinse a guardare altrove. Ringraziò se stessa per aver portato la maschera che ora le copriva parte del viso.
Vide il ragazzo avvicinarsi, ma lei si diresse verso un tavolo ricoperto di delizie.
Mentre stava per prendere uno Zuccotto di Zucca, avvertì la mano di Draco accarezzarle un fianco con naturalezza. Lei s’irrigidì e posò il dolcetto.
«
Perché scappa da me, signorina?», le chiese, soave. Hermione non rispose.
«
Le va di concedermi questo ballo?», domandò ancora, premendo la mano sul suo fianco e avvicinandola a sé.
La Grifondoro era ancora paralizzata.
La musica divenne più dolce e Draco riuscì a trascinarla in mezzo alla pista.
Possibile che non l’avesse riconosciuta? Beh, molto probabile. L’avrebbe chiamata “Mezzosangue”, o con qualche appellativo simile. E invece no.
Pensò che la cosa più giusta da fare fosse mostrargli chi fosse. Si tolse la maschera e aspettò di vedere la sua reazione.
A parte sorpresa e meraviglia, non lesse altro in quegli occhi grigi.
«
Sei ancor più bella di quanto immaginassi.», esclamò lui, stringendola a sé. 
Hermione era palesemente perplessa.
Quando la musica finì, scorse una figura familiare oltre la spalla del Serpeverde. Era Ron.
Andò verso di lui, chiamandolo ad alta voce, ma lui si accorse di lei solo quando gli fu accanto.
La guardò confuso e poco dopo apparve Harry dietro di lui.
«
Ronald, hai fatto colpo, eh!», esclamò il Prescelto, battendo una pacca sulla spalla dell’amico.
Poi Hermione capì. Lì dentro era un’estranea. Non la conosceva nessuno. Il sogno si era tramutato in incubo. E voleva solo svegliarsi.
Ma poi una voce conosciuta la chiamò per nome. Si girò, aspettandosi di vedere Ginny, ma non c'era nessuno.

 

***

 
«
Ti vuoi svegliare?», urlò per ennesima volta la giovane Weasley. Hermione aprì gli occhi.
«
Finalmente», borbottò la rossa. «Tra mezz’ora inizia la partita. Vuoi muoverti?», aggiunse sbuffando.
La Prefetta si alzò di malavoglia e andò a vestirsi.
Mentre si sciacquava il viso, ripensava all’incubo. La assillava ogni notte da quando aveva ricevuto il biglietto da Malfoy. Ed era sempre lo stesso. Ma non riusciva a comprenderne il significato.
 

***

 
Venticinque minuti dopo, Hermione era seduta tra Neville Paciock e Seamus Finnigan, sugli spalti.
L’entusiasmo era palpabile, anche se i giocatori non erano ancora in campo.
Quando le due squadre verde-argento e rosso-oro fecero il loro ingresso, la folla scoppiò in un boato di applausi.
Fu allora che un dilemma affiorò nella mente della Prefetta: per chi avrebbe tifato?
Guardò alla sua sinistra: i Serpeverde davano bella mostra di sé, volando sulle loro costose scope. Draco Malfoy guidava il gruppo.
Alla sua destra, i Grifondoro giravano un po’ sparsi.
Harry, Ron e Ginny…o Draco?
Mentre questi pensieri la tormentavano, i Grifondoro avevano già segnato tre reti, mentre i Serpeverde solo due.
Ascoltava distrattamente Luna commentare la partita.
A un tratto si ritrovò a fissare le nuvole e la forma che assumevano secondo il loro spostamento, tanto era noiosa la partita. Ogni tanto lanciava uno sguardo sul campo per controllare la situazione. Era piuttosto statica: oltre a qualche rete segnata in più, non era cambiata di nulla.
Vide Ginny volare bassa per tentare di bloccare il Cacciatore di Serpeverde. Si stavano contendendo la Pluffa.
Decise di continuare a guardarli, per vedere chi avrebbe vinto e tifando per la sua amica, quando Draco attirò la sua attenzione. Si era lanciato in avanti per catturare il boccino…Hermione quasi tifava per lui sottovoce…ma improvvisamente Harry gli si tuffò contro, facendogli perdere l’orientamento.
Irritata, e quasi presa dallo sconforto, la Prefetta non si accorse di cosa stava accadendo qualche metro più in basso.
Senti alcune grida e un tonfo. Altre grida.
Il suo sguardo andò verso il basso, tentando di capire cosa stesse accadendo, ma non realizzò presto.
Poi capì, e vide la sua migliore amica stesa a terra, immobile. Gli altri sei membri della squadra di Grifondoro erano attorno a lei mentre Madama Bumb si avvicinava, seguita da Madama Chips.
Hermione era sconvolta. Vide l’infermiera far apparire un lettino sotto la ragazza, che sollevò da terra e portò in infermeria.
La Prefetta si alzò di scatto e corse giù dagli spalti, investendo gli studenti, che la guardavano con disappunto.
Quando finalmente giunse davanti all’entrata dell’infermeria, vi trovò la professoressa McGranitt che rispose con un cenno di dissenso alla sua muta richiesta.
«
Mi dispiace, signorina Granger, ma la signorina Weasley deve riposare.», esclamò la donna con pazienza.
«
Cosa le è successo? Non ho visto nulla…».
«
E’ scivolata dalla scopa nel tentativo di prendere la Pluffa a Montague…quattro metri di altezza, povera ragazza. E’ caduta male… si è distorta una caviglia e ha anche l’altra gamba fuori uso…per una distorsione.».
Hermione si morse un labbro. Non ci voleva…proprio no.
Dieci minuti dopo arrivarono anche gli altri membri della squadra di Quidditch di Grifondoro e, fortunatamente, Madama Chips fu clemente, facendoli entrare tutti.
Quando Ginny si svegliò, era circondata dai suoi amici, evidentemente preoccupati.
L’infermiera, con stanchezza, annunciò al gruppetto:
«Purtroppo non si riprenderà prima di una settimana. E, personalmente, non farò uscire questa ragazza di qui prima che sia cominciato novembre.».
Un borbottio seguì quelle parole. Lo sguardo di Hermione e di Ginny s’incontrò nello stesso istante.
L’una vide negli occhi dell’altra ciò che già sapeva. Che temeva.
Ginny Weasley non sarebbe venuta alla festa di Halloween.
 

***

 
«
Ehi, va tutto bene?», chiese Hermione Granger quella mattina del 30 ottobre. Aveva la prima ora libera, e dopo la colazione era venuta a trovare la sua amica in infermeria.
Oltretutto, quella era l’unica occasione che avevano per chiacchierare da sole, perché ogni volta che l’aveva visitata, Ginny era sempre in compagnia di qualcuno.
Hermione ne approfittò per raccontarle il sogno che ormai la assillava da sei notti, ormai.
L’amica rimase a bocca aperta.
«
Quindi…tu indossavi il mio abito?», le chiese infine.
La Prefetta si limitò ad annuire.
 
«Wow…come un presagio. Voglio prestartelo, Hermione. Davvero…voglio che tu lo indossi. Fallo per me.», disse Ginny, a testa bassa.
Hermione si morse un labbro, quasi trattenendo le lacrime. Poi abbracciò l’amica.
«
Ogni suo desiderio è un ordine, signorina!», esclamò, e questo bastò a strappare una mezza risata a Ginny.
«
Quando esci da qui?», chiese Hermione.
«
L’hai sentita l’altro giorno…non uscirò prima da dopodomani…anche se so che probabilmente troverà qualche scusa per trattenermi ancora.», replicò scocciata, accennando all’infermiera.

***

 
Quella notte, Hermione si rigirò molte volte nel letto, non riuscendo a prendere sonno.
Fortunatamente, però, il suo sonno non fu turbato.


 

 
Note dell’autrice

 
Perdonatemi. Perdonatemi davvero. Ma questo ultimo periodo è stato qualcosa di orribile e il tempo per aggiornare non c’è stato oppure non ci stavo proprio con la testa per tirar fuori qualcosa di decente.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e, come al solito, sapete che mi aspetto qualche recensione! :D
Come spero ricordiate, il prossimo capitolo sarà sul ballo! Non vedete l’ora, vero? :D
Ringrazio di cuore per aver recensito: luchi, raawr, _Crizia_ e Melanie_.
Un bacio a tutti quanti!

Yuls

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Capitolo 10
*** -Il ballo- ***


Quando quella mattina Hermione si svegliò, stringeva in mano la lettera. E il tanto atteso 31 ottobre era arrivato.
Lentamente si avviò in Sala Grande per fare colazione, dove mangiò piuttosto in silenzio con Harry e Ron, ignorando le vistose decorazioni di Halloween.
«Hermione, che facciamo stasera?», le chiese il giovane Weasley.
«Ehm…dovrei andare in biblioteca per terminare una ricerca di Aritmanzia. Perché?», disse lei, in tutta risposta.
«Mah, Harry ed io volevamo andare a trovare Ginny.».
«Beh, ma voi andateci. Forse, se finisco prima, vi raggiungo.», assicurò lei.
 

***

Nemmeno le nuvole grigie che incombevano sui tavoli della Sala Grande turbarono l’umore di Draco Malfoy.
Il soffitto non faceva di certo presagire una giornata di sole, ma a lui poco importava. Guardò per un momento le zucche, le macabre candele e i pipistrelli galleggianti a mezz’aria, poi si sedette al suo solito posto, tra Zabini e Nott, mettendo un bel po’ di spazio tra sé e le ragazzine ridacchianti del primo e secondo anno che casualmente lo accompagnavano fin lì ogni mattina.
Come d’abitudine, lanciò uno sguardo al tavolo dei Grifondoro, dove Hermione stamattina gli dava le spalle.
Scrutò i suoi ricci, irritato dal fatto di non poterle vedere il viso.
Il 31 ottobre, che lui aveva tanto aspettato, era finalmente arrivato. Il problema, però, era uno. La Mezzosangue lo odiava e, probabilmente, se fosse accaduto qualche anno prima, non se ne sarebbe curato o, addirittura, gli avrebbe fatto piacere. Ma adesso era diverso.
Dopo aver distolto per poco lo sguardo, tornò a concentrarsi su di lei, fin quando non la vide alzarsi e dirigersi verso l’aula di Difesa Contro le Arti Oscure.
Con noncuranza la imitò. Doveva trovare un pretesto per parlare e chiarire con lei.
Camminava con passo svelto per raggiungerla prima del suono della campanella, e quando vide che stava già iniziando a scendere verso i sotterranei, accelerò la sua andatura.
«Granger!», esclamò quando fu sicuro che nessuno fosse nei dintorni.
Lei si voltò di scatto, sorpresa. Draco la raggiunse e la prese bruscamente per un braccio, portandola in un corridoio secondario.
Hermione aggrottò le sopracciglia, interrogativa.
«Allora?» domandò dopo una breve pausa di silenzio.
«Allora cosa, Granger? Fammi parlare.», sbottò lui.
«Se mi hai portato qui per insultarmi, lasciami pure andare. Non sono in vena di sentire le tue parole velenose.», sibilò la Grifondoro spazientita.
Draco sospirò.
«Qui, quella che insulta sei tu…», mormorò, ma poi aggiunse: «Diamine, Mezzosangue, non ti hanno insegnato ad ascoltare le persone?».
«Oh, ma io ascolto benissimo. Solo che non digerisco te, Malfoy.», esclamò la ragazza, mentendo sull’ultima frase.
Draco non ribatté, ma rimase in silenzio a riflettere, sotto lo sguardo furente della ragazza.
Non capiva proprio cosa gli stesse succedendo. Doveva comportarsi da Serpeverde e non da pappamolle Grifondoro. Aveva sbagliato a portarla lì. Non aveva concluso un bel niente, anzi, si ritrovava davanti una ragazza che lo stava solo insultando.
Possibile che scherzasse? Che fingesse solo per non dargliela vinta a lui, una volta tanto?
Ma cosa diceva? Non avevano un rapporto abbastanza stretto che permettesse loro anche solo di scherzare. In cinque anni avevano litigato molte volte…ma cos’era cambiato? Perché, ora, lo turbava tanto vederla così irritata con lui?
Lievemente amareggiato, ma impassibile come sempre in volto, se ne andò senza aggiungere parola.
Hermione aspettò per qualche secondo che si allontanasse, poi andò anche lei verso l’aula, per non fare tardi.
Prese posto lontano da lui, ma quando Piton entrò in classe, le ricordò glacialmente chi fosse il suo compagno.
La Grifondoro si alzò e si sedette, nervosa, vicino a Draco. Lui la ignorò completamente e lei decise di fare lo stesso.
Lavorarono ciascuno per conto proprio, sotto lo sguardo indagatore di Ron e Harry, e Hermione non poté che ringraziare il suono della campanella.
Draco si alzò velocemente e lasciò la stanza senza degnare nessuno di uno sguardo, ma la Prefetta rimase indietro a riordinare i libri giusto per avere un po’ di tempo per pensare.
Solo un’ora prima, il Serpeverde l’aveva condotta in un posto più tranquillo per parlare e per chiarirsi. Lei, però, non l’aveva ascoltato. Ma perché? L’aveva addirittura aggredito verbalmente.
Comprese che un po’ le dispiaceva, ma si disse che avrebbe avuto modo di risolvere quella sera alla festa.
 

***

Hermione si lasciò cadere mollemente su uno dei divani di fronte al camino. Aveva l’ora libera e solitamente la condivideva con Ginny, ma la sua migliore amica era ancora bloccata in infermeria.
Anche quando arrivarono Harry e Ron, la ragazza si sentì stranamente sola, percependo un forte bisogno di confidarsi, ma non sapendo con chi.
La Prefetta chiuse il libro che stava solo sfogliando, quando arrivò il momento di scendere per il pranzo.
L’ora libera era passata troppo lentamente e aveva bisogno di ricrearsi un po’ con il cibo, anche se ciò le sembrava troppo sullo stile di Ron.
Quando arrivò in Sala Grande, si rese conto di avere una grande fame, ma diversamente dal solito, i piatti non erano colmi di cibo.
La Professoressa McGranitt si alzò ed esclamò: «Cari studenti, io e gli altri Professori qui presenti abbiamo deciso di lasciarvi il pomeriggio libero per festeggiare insieme  la festa di Halloween che, come di tradizione, avrà inizio alle sei in punto di stasera. Chi vorrà, potrà indossare un abito a tema.».
Un mormorio pervase la sala.
«Ma come?», sbottò Ron a bassa voce. «A quell’ora dovevamo andare da Ginny. Non è giusto che abbiano anticipato la festa!».
«Dai, forse convincerete Madama Chips a lasciarla venire alla festa.», azzardò Hermione, decisamente rallegrata dal piatto di polpette con contorno di patate che le era apparso davanti.
«Scherzi, Hermione? Quella donna non la lascerà libera fino al due novembre. Ce l’ha detto l’ultima volta che abbiamo fatto visita a Ginny.», interloquì Harry.
«Stasera verrai alla festa?», chiese Ron, speranzoso.
«Te l’ho già detto, Ronald. Sono piuttosto indietro con la mia relazione di Aritmanzia per domani. Se ho tempo, vi raggiungo.».
Il Weasley, per tutta risposta, alzò gli occhi al cielo.
 

***

Ore 20:30. Sala comune Grifondoro. Completamente vuota. Hermione fece capolino dal dormitorio per assicurarsene e poi uscì, sfoggiando il meraviglioso abito di Ginny. Si era chiusa in bagno per due ore per sistemarsi e poteva dirsi soddisfatta.
 

Ore 20:40. Sala comune Serpeverde. Altrettanto vuota. Draco uscì dalla sua stanza con indosso dei pantaloni neri e una camicia bianca sbottonata a metà. Al collo, una cravatta grigia scura aspettava di essere annodata. Un profumo aveva invaso la stanza sotterranea al momento del suo ingresso.
Se quelle snervanti ragazzine fossero state lì in quel momento, sarebbero impazzite.
C’era, però, una sola persona a cui voleva far perdere la testa quella sera.
Ma l’avrebbe fatto col suo stile. Alla Malfoy.
Poco importava che la ragazza in questione fosse una Mezzosangue.
La Granger sarebbe stata sua entro quella notte.
Con un ghigno sulle labbra, si annodò la cravatta e si passò una mano tra i capelli biondi, scompigliandoli, così, ancor di più. Infine, lasciò quella stanza dalla luce verdastra, incamminandosi lentamente verso il settimo piano, mentre tutti gli altri erano alla stupida festa di Silente.
 

***

Hermione giunse al settimo piano. Camminò avanti e indietro per tre volte e davanti a sé si materializzò una pesante porta di legno.
Lasciò cadere a terra il suo mantello e subito dopo lo fece Evanescere.
Poi, nonostante fosse pervasa dal nervosismo, chiuse gli occhi, spinse la maniglia, ed entrò.
La festa doveva essere cominciata da mezz’ora, perché la Stanza delle Necessità era piuttosto piena di studenti mascherati che, appena entrata, avevano concentrato la loro attenzione su di lei.
Spostò lo sguardo verso il resto della sala e trattenne il fiato. Era esattamente decorata come nel sogno. Tutto quanto. Gli ornamenti, le zucche, gli scheletri e i fantasmi magicamente animati.
Ora che prestava attenzione anche la musica era la stessa. Rabbrividì. Che scherzo era quello?
Poco lontano scorse un paio di magnetici occhi grigi. Catturarono il suo sguardo per qualche istante, ma poi si staccarono.
Guardò Draco Malfoy darle le spalle e allontanarsi.
Sì, adesso era nella realtà. Il Serpeverde, nel sogno, era andato da lei.
A qualche metro di distanza scorse Dean Thomas che, anche se mascherato, era facilmente riconoscibile.
Era indecisa se andare a parlarci o no, ma alla fine gli si avvicinò.
«Ciao Dean!», lo salutò.
«Hermione, ciao! Anche tu qui!», esclamò lui, piuttosto sorpreso.
«Già…sei arrivato da molto?», gli chiese.
«Da un po’. Sono andato da Ginny, prima, a salutarla, e poi ho deciso di venire qua. Mi spiace che sia ancora in infermeria. Comunque sei un incanto.», rispose lui.
«Anche a me dispiace. E ti ringrazio per i complimenti.», disse lei, arrossendo lievemente.
«Beh, non credo di essere l’unico a pensarlo, qui.», ribadì Dean, facendole divertito l’occhiolino. «Balliamo?», domandò poco dopo. «Non riconosco nessuno qui. Sei l’unica persona amica che conosco.», aggiunse, guardandosi in giro.
«D’accordo.», rispose lei, sorridendo pensando alla reazione di Ron. Cosa avrebbe pensato se avesse visto il ragazzo di sua sorella ballare con la ragazza di cui lui era innamorato?
Dopo aver danzato per un buon quarto d’ora insieme, si avvicinarono al buffet, ricco di prelibatezze.
Poco sorpresa, la Prefetta notò alcuni alcolici, ma senza indugiare versò un po’ di Whisky Incendiario in un bicchierino di cristallo.
Dean la imitò e due bicchieri dopo si ritrovarono a ridacchiare.
Draco li osservava dall’altro capo della Stanza, palesemente innervosito dal Grifondoro. Ah, quella Casa piena di sciocchi!
E se il suo piano di “farsi desiderare” non stesse funzionando?
Decise di passare all’attacco, avvicinandosi ai due Grifondoro.
Prese un boccale di Burrobirra, sfiorando lievemente il braccio di Hermione, e nonostante avesse avvertito il suo brivido, non l’aveva degnata di uno sguardo.
Quindi, si allontanò con evidente indifferenza e andò verso una sghignazzante Pansy.
La Grifondoro era furente.
Draco, invece, guardandola di nascosto, ghignava. Forse, il suo piano, funzionava davvero.
La tenne d’occhio per tutto il tempo, scompigliandosi i capelli di tanto in tanto.
Vide Hermione avvicinarsi ad una finestra che, presto, si allargò, affacciandosi su un piccolo balcone.
La ragazza uscì nell’aria fredda di fine ottobre e rabbrividì.
Senti dei passi, dietro di lei, e la porta-finestra chiudersi. Qualcuno le poggiò una giacca sulle spalle. Lei gli fermò la mano dov’era e percorse il contorno del prezioso anello con un dito.
Draco sospirò e la girò, incatenando gli occhi nei suoi.
«Sei una sciocca, Granger.», disse, alzando gli occhi al cielo stellato. Rimase piuttosto sorpreso da quella visione: la mattina stessa, il cielo era coperto di grosse nubi grigie che preannunciavano pioggia.
Guardò intensamente i suoi occhi marrone cioccolato e sentì un nodo all’altezza dello stomaco.
Il cuore di Hermione accelerò e le sue guance si imporporavano. Deglutiva a fatica. Sapeva cosa sarebbe accaduto di lì a poco.
Le loro teste si avvicinarono lentamente, mentre i loro occhi si scrutavano.
La Grifondoro avvertì il suo respiro sulle proprie labbra, mentre rimaneva inebriata dall’intenso profumo del ragazzo.

Ah, quel Serpeverde! Le stava facendo perdere la testa!
Chiusero entrambi gli occhi. Si avvicinarono sempre di più. E il bacio arrivò. Inizialmente delicato, cauto, come se nessuno dei due volesse essere troppo affrettato. Poi diventò più passionale. Le loro bocche si toccavano, mentre le lingue andavano in perlustrazione. Sembravano non averne mai abbastanza l’uno dell’altra.
Lei aveva bisogno di lui.
Lui aveva bisogno di lei.
Decisamente accaldati, rientrarono nella Stanza delle Necessità nello stesso momento in cui il balcone sparì.
Notarono che la musica era cambiata.
Dean Thomas aveva proposto una musica Babbana che Hermione conosceva bene.

 

…Light a fire, light a spark,
Light a fire, a flame in my heart.
We’ll run wild,
We’ll be glowing in the dark.
We’ll be glowing in the dark…

 
Senza accorgersene, Draco e Hermione avevano iniziato a ballare. Non esisteva più la festa. Non esisteva più la Stanza delle Necessità. Non esisteva più il mondo. C’erano solo loro due. Lui e lei.
 

 

 

Note dell’autrice

Oookay, salve di nuovo a tutti. Spero che questo capitolo vi sia piaciuto più del precedente (che non ha ricevuto nemmeno una piccola recensione! >.< Siete cattivi u.u)!
Che dire…lasciate un piccolo commento, anche solo per dire la vostra!
Aggiornerò presto, promesso ^^
Buona serata a tutti. :D
Kisses,

Yuls c:

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Capitolo 11
*** -Casualità- ***


Quando la luna piena fece capolino tra le nubi che promettevano pioggia, il chiarore filtrò attraverso le finestre della torre in cui erano situati i dormitori di Grifondoro, illuminando fievolmente la stanza più alta.
La pallida luce rischiarò il volto inespressivo di Hermione Granger.
La Prefetta aveva lo sguardo perso nel vuoto, oltre la Foresta Proibita, mentre ricordi, pensieri e riflessioni si facevano spazio nella sua mente.
Era tornata dalla Stanza delle Necessità da mezz’ora circa e da allora stava davanti alla finestra con la crocchia sfatta dalla quale pendevano alcune ciocche di capelli.
Non si era nemmeno data la pena di cambiarsi l’abito che, nel frattempo, si era piuttosto spiegazzato.
Mentre fissava la luna, la vide trasformarsi nel volto di Ginny, che probabilmente stava passando l’ultima notte in infermeria, esibire uno dei suoi ghigni mentre appuntava qualcosa su un quadernino.
Si ricordava quel momento. Era il primo settembre ed erano sull’Espresso. Hermione era appena tornata dalla ronda ed era rimasta nello scompartimento insieme all’amica a chiacchierare del più e del meno… e di ragazzi. E forse, quello, era stata la prima volta in cui aveva pensato a Draco Malfoy diversamente e non come acerrimo nemico.
Sprazzi d’immagini appartenenti a momenti passati con il Serpeverde s’insinuavano prepotenti nella sua mente.
Il loro continuo incrociare di sguardi durante le lezioni… l’invito alla festa… la loro prima conversazione quasi civile… la ronda di notte per i corridoi del castello… Pansy che rincorreva Draco giù al lago… il progetto insieme di Difesa Contro le Arti Oscure… la partita di Quidditch… la festa di Halloween… loro due… così vicini… il bacio… il ballo…
Un tuono ruppe l’assordante rumore del silenzio. Hermione sussultò e una lacrima le sfuggì tra le ciglia.
Si sentiva così confusa.
E continuava a non capire.
Percepì un lieve tocco sulla sua spalla. Pensava di esserselo immaginato, ma quando alzò lo sguardo, vide il riflesso di Ginny alla finestra.
Si voltò di scatto e abbracciò l’amica.
La giovane Weasley ricambiò e non disse una parola. Per quelle, ci sarebbe stato abbastanza tempo dopo.
 
***
Draco colpì il tavolo con un pugno, facendo sussultare Blaise.
«Si può sapere che hai, Drà?», chiese l’amico. L’altro scosse il capo e si lasciò cadere sulla poltrona più vicina.
Posò gli occhi grigi sulla fiamma verdastra che ardeva vivace nel caminetto di pietra, e con un dito iniziò ad accarezzare, distratto, il velluto verde che ricopriva il bracciolo della poltrona, disegnando piccoli cerchi.
Blaise continuava a fissarlo, in attesa di una risposta che, però, sapeva non sarebbe mai arrivata.
Invece il Serpeverde lo sorprese.
«Stasera… ho incontrato una ragazza speciale, sfuggente, misteriosa. L’ho baciata. E poi abbiamo ballato. A un tratto è sparita. Non l’ho più vista… eppure…», ma s’interruppe.
L’amico aspettò che continuasse, ma la conversazione sembrava chiusa.
«Almeno la conosci? Puoi rintracciarla in qualche modo?» gli domandò incerto.
Draco evitò accuratamente di rispondere alla prima domanda.
«Ritrovarla non è un problema… è che non saprei… cosa dirle quando la incontrerò di nuovo.» spiegò con gli occhi ipnotizzati dalla fiamma verdastra.
Il rumore di un temporale che stava scatenando arrivò attutito dalle acque del lago.
Blaise, a corto di parole, sospirò e lanciò un’ultima occhiata all’amico.
«Sono stanco, Drà. Vado a dormire. Ancora complimenti per la festa.» disse, a mo’ di saluto.
Draco rispose con un cenno della testa e seguì con lo sguardo il ragazzo moro che si allontanava.
 
***
Il mattino dopo, la pioggia continuava a bagnare i prati di Hogwarts.
Harry scese in Sala Grande con l’umore sottoterra.
«Che succede, Harry?» gli chiese Ginny, prendendo posto vicino a lui.
«Hai visto che razza di tempo? E oggi abbiamo gli allenamenti!» mugugnò il Grifondoro.
In quel momento anche Ron e Hermione entrarono nella Sala Grande. Draco scoccò uno sguardo irritato al Grifondoro, ma lo ammorbidì quando incontrò quello della ragazza.
L’umore di Ronald era lo specchio di quello del suo migliore amico.
Poco dopo Dean Thomas si sedette davanti a loro e ammiccò alla sorella del rosso.
Le guance della ragazza si tinsero immediatamente di una sfumatura più rosea e questo non sfuggì a Harry e Ron, che fulminarono con lo sguardo il compagno di stanza.
«Come stai, Ginny?» le chiese il Grifondoro, ignorando gli altri due.
«Oh, io…tutto bene, grazie. Sono stata dimessa ieri sera tardi. Sono riuscita a… Confondere Madama Chips. In realtà lei voleva che io uscissi stasera… ma mi ero stancata di stare lì.».
Dean la guardò quasi con ammirazione. «Fantastica!» esclamò, mentre le orecchie di Ron si tingevano dello stesso colore dei capelli.
Hermione guardò l’amica con la coda dell’occhio e rise sotto i baffi.
 
Il rumore scrosciante della pioggia li accompagnò per tutto il giorno.
Durante la lezione di Aritmanzia, Draco non tolse per un momento il suo sguardo da Hermione, che sembrava volerlo ignorare altamente.
Deciso a incontrarla subito prima dell’ora di pranzo, il ragazzo non si disperò.
Lei, però, fu più veloce. Terminate le due ore, sgusciò dall’aula senza farsi notare, raggiungendo Ginny in Sala Grande.
Consumarono il pranzo piuttosto in silenzio: la pioggia aveva messo un cattivo umore a tutti.
Quando la professoressa Sprite, però, annunciò che la lezione di Erbologia era stata sospesa a causa del maltempo, gli studenti del sesto anno esultarono compiaciuti.
«Hai tutto il pomeriggio libero, tu.» sbuffò Ginny mentre controllava di avere il libro di Storia della Magia. «Invece mi aspettano due ore infernali.» aggiunse, accennando al tomo che aveva in mano.
Hermione fece un sorrisino innocente. «Io credo proprio che passerò il resto della giornata nel bagno dei Prefetti. Un bagno rilassante è proprio quello che mi ci vuole.» disse mentre uscivano dalla Sala Grande.
«E se saltassi la lezione?» propose Ginny, angelica.
«Non se ne parla, mia cara. Ora fila in classe.» rispose la Prefetta con fare autoritario, ma poi scoppiò a ridere.
Accompagnò l’amica fino al primo piano, poi proseguì da sola fino al quinto, dove il bagno era situato.
 
Starà sicuramente tornando nella sua sala comune, dannazione…devo fermarla in tempo…” pensò Draco, seguendo la Grifondoro a distanza.
«Hey, Drà! Si può sapere dove ti eri cacciato?» esclamò Blaise. Il ragazzo biondo guardò l’amico, ma imprecò per aver distolto lo sguardo.
Hermione, infatti, era sparita.
«Ora ho da fare, non vedi?» sbottò il Prefetto, irritato.
«E dove? Comunque scusa, non volevo disturbarti. Ma che ci fai quassù quando dovresti essere nei sotterranei?» continuò l’amico.
«Fatti gli affari tuoi, Blaise.» replicò Draco, freddo, accelerando il passo e lasciando Zabini da solo.
 
Hermione chiuse la porta alle sue spalle. La stanza era piuttosto fredda, ma con uno svolazzo della bacchetta accese tutte le candele, riscaldando un po’ l’ambiente.
Si tolse la divisa e il resto dei vestiti, fino a rimanere in biancheria intima, poi andò verso la vasca e iniziò ad aprire tutti i rubinetti.
Presto, l’aria divenne ancor più calda e, soprattutto, profumata.  Mille bolle di sapone colorate si riversavano nell’acqua bollente. Hermione aggiunse varie fragranze: dal mughetto alla lavanda, dall’erba fresca appena tagliata…al pino.
Non sapeva perché avesse scelto quel profumo. Che fosse stato l’istinto?
Prima di immergersi in quel piccolo paradiso, si disfò anche degli ultimi indumenti e si lasciò sprofondare sotto tutte quelle bolle di sapone.
Improvvisamente si sentì davvero felice e pensò di aver avuto un’ottima idea: perlomeno il cattivo umore dovuto al maltempo si era volatilizzato.
Nuotò per un po’, ma poi iniziò a immergersi completamente tenendo il respiro.  
Durante la sua terza immersione sott’acqua, però, Hermione non udì la porta aprirsi e richiudersi.
E nemmeno Draco si accorse di lei, inizialmente.
Guardò la vasca piena di bolle colorate e schiuma, mentre un odore familiare arrivava alle sue narici. Iniziò a spogliarsi, restando solamente con i boxer.
Qualcuno avrà mandato un elfo a preparare il bagno in anticipo…” pensò, poi si spogliò del suo ultimo indumento, che andò a finire come gli altri sul pavimento, e si tuffò.
Hermione riemerse, preoccupata dall’improvviso movimento dell’acqua, e quando realizzò di essere in compagnia, andò su tutte le furie.
«DISGRAZIATO!» urlò, ma quando Draco riapparve dalla schiuma, rimase paralizzata.
Anche il Serpeverde era sorpreso, piacevolmente sorpreso.
Notando il suo sguardo insolitamente tenero, Hermione iniziò a sentire molto caldo, mentre le sue guance s’imporporavano.
«Ciao» disse lui, rapito. Era veramente bellissima. I capelli, di solito ricci, le ricadevano quasi lisci, su una spalla, le guance erano più rosee e le labbra più rosse. E i suoi occhi… sembravano brillare.
«Girati, per favore, che esco dall’acqua. Che scherzo idiota è questo? Non penso sia una coincidenza. E avresti dovuto notare i miei vestiti laggiù.» esclamò lei, lievemente gelida, indicandogli i suoi abiti.
Draco guardò nella direzione indicata da lei…ed effettivamente c’erano dei vestiti, ma era stato troppo distratto per vederli.
Infastidito dal suo tono di voce, si avvicinò, sfoggiando uno sguardo alquanto sensuale che avrebbe fatto sciogliere chiunque.
«No! Stammi lontano!» protestò lei, appropriandosi di una grande quantità di schiuma per coprirsi.
Solo quando furono a un metro di distanza, Hermione abbandonò le braccia lungo i fianchi.
«Così si ragiona…» mormorò Draco, continuando ad avanzare.
Le sfiorò una guancia vellutata. Il respiro della ragazza si fece più affannoso.
Non sta accadendo davvero. Non posso permetterglielo. Perché sono immobile? Perché non gli ho ancora dato uno schiaffo?” pensò Hermione, mentre il ragazzo le stringeva le mani.
I suoi pensieri, però, furono soffocati da un dolce e tenero bacio.

 

Note dell’autrice

 Sì, cruciatemi pure, me lo merito.
Non ho aggiornato per quasi due mesi, nonostante avessi pensato che l’avrei fatto più spesso durante le vacanze e devo dire che mi dispiace troppo, ma l’ispirazione scarseggiava! ç^ç #tuttacolpadelcaldo
Spero di non avervi deluse con questo capitolo che…ha lasciato in sospeso la fine. Chi sa cosa succederà nel prossimo :3 Potrete saperlo solamente leggendo u_u
Forse non aggiornerò troppo tardi, dai! Spero in settimana ^^
Ah, e ringrazio Melanie_ per la sua recensione. <3 Ma voglio leggerne di più per sapere cosa ne pensate!
Bacioni,

Yuls :*

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Capitolo 12
*** -Fino alla fine.- ***


Quando Hermione si svegliò, quella mattina, non aprì subito gli occhi, ma rimase ad assaporare il piacevole odore di pino che aleggiava nell’aria. Si sentiva felice, insolitamente felice da non ricordarsi neppure il motivo. Poi, però, quando si stiracchiò, il suo braccio colpì qualcosa. O meglio, qualcuno.
Si alzò di scatto, guardandosi attorno, e si rese conto che il leggero lenzuolo che celava il suo esile corpo non era il suo, e persino il letto era un altro. La stanza, poi, non aveva finestre, ma l’unica fonte di luce era un candelabro che era appeso sul soffitto, quasi sopra la sua testa.
Appena realizzò quale fosse il luogo in cui si trovava, sospirò profondamente.
«Buongiorno.» mormorò Draco Malfoy, che era sdraiato al suo fianco e si puntellava sul gomito. Il lenzuolo gli scopriva volutamente tutto l’addome, mettendo in mostra i suoi muscoli piuttosto scolpiti.
Soddisfatto dello sguardo sorpreso della Mezzosangue, con la mano libera, la prese per un braccio, tirandola a sé. Hermione capì che il piacevole odore di pino proveniva da lui.
«E’…è…successo veramente?» chiese lei, esitante.
«Se intendi “ho veramente perso la verginità con te?”, la risposta è sì.» rispose lui, con un ghigno sul volto, ma comunque affabile.
Hermione si lasciò cadere sul cuscino e per un po’ rimase a contemplare il soffitto. Sì, era successo. E le era anche piaciuto.
Iniziò a ricostruire gli avvenimenti dal pomeriggio precedente.
Dopo il loro incontro nel bagno dei Prefetti, si ricordava che Draco era venuto verso di lei e, successivamente, l’aveva baciata. Poi, però, l’aveva portata di nascosto nella sua stanza e lì, era accaduto tutto.
Certo, Hermione aveva qualche dubbio su come fosse riuscita a farsi convincere a seguirlo, ma in quel momento non si pentiva affatto delle sue azioni.
Si rialzò, coprendosi con il lenzuolo, e si guardò attorno in cerca dei suoi vestiti. Li trovò ammucchiati in un angolo, mischiati a quelli del bel Serpeverde.
«Cosa facciamo, ora?» gli chiese, guardandolo per la prima volta negli occhi dopo quella notte. Vi scorse un insolito bagliore, ma era difficile definire di cosa si trattasse.
Lui si morse un labbro.
«Tu cosa vuoi fare?» le domandò, allungando la mano libera per carezzarle la schiena nuda. A quel tocco, Hermione rabbrividì, e le tornarono alla mente sprazzi di ciò che era avvenuto quella notte.
Eppure, era strano pensare di aver trascorso quelle ore con un Draco che era stato premuroso e attento ad ogni sua mossa. Insomma, qui si parlava di Draco, Draco Malfoy!
Chiuse gli occhi, abbandonandosi ai ricordi.
Tutto era iniziato con il bacio nel bagno. Poi avevano continuato qui, mentre dal tenero passavano al passionale… mentre si toglievano a vicenda i vestiti, sempre più bisognosi l’uno dell’altra.
«Non lo so.» rispose lei, infine, mentre un lieve brivido percorse la sua schiena.
Draco sospirò, guardando altrove. Da una che sa rispondere sempre a tutto, non se lo aspettava.
Hermione si morse nervosa il labbro. Era veramente il caso di definire il loro tipo di relazione? Scostò una ciocca di capelli castani dal volto.
Insomma, erano pur sempre Hermione Granger e Draco Malfoy. Che tipo di rapporto poteva esserci? Amici di letto?
Gli lanciò un’occhiata fugace. Eppure quel ragazzo l’affascinava, e pensava a lui da più di due mesi, autoconvincendosi di esserne innamorata. E forse, era davvero così.
Si abbassò su di lui, posando un tenero bacio sulle sue labbra.
Capì che per il momento non gli interessava la risposta alla sua domanda. Per quello, pensò mentre si calava tra le sue braccia, c’era tempo dopo.
 
*** One month later ***
 
«Quindi, resterai a Hogwarts?» gli chiese per l’ennesima volta. Lui si strinse un po’ di più nella sua giacca, lo sguardo fisso sulla neve.
Passeggiavano sulla riva del lago ghiacciato dal freddo di dicembre, costretti a nascondersi dal resto della scuola per ritagliarsi un po’ di tempo insieme. Hermione gli cinse un fianco e poggiò la testa sulla sua spalla, mentre Draco le stampava un bacio sulla fronte.
«Sì,» rispose infine, «non ho alcuna voglia di rivedere mio padre. Quindi, mia bella Mezzosangue, passeremo le vacanze natalizie insieme.».
Lo sguardo della sua nuova ragazza si illuminò.
Lui adorava i suoi occhi marroni quando erano così brillanti e, in un impeto di tenerezza, le baciò le labbra rosee e leggermente secche a causa del freddo.
Tornarono al castello, mentre un vento che annunciava bufera faceva tremare gli alberi innevati.
Davanti all’ingresso si dovettero separare, ma non prima di essersi scambiati un ultimo bacio.
Come previsto, Ginny aspettava Hermione davanti alla porta della Sala Grande. La Prefetta la raggiunse con un sorriso stampato sul viso, mentre si scrollava la neve di dosso.
«Buone notizie?» le chiese, immaginando già la risposta. L’amica annuì, guardando fuori dalla finestra i primi fiocchi della giornata che cadevano.
«Che farete? Avete intenzione di rendere ufficiale la vostra relazione?» domandò dopo un po’ Ginny. Hermione si rifiutava sempre di trattare quell’argomento così spinoso.
«Oh, andiamo. Non potrai evitare sempre di rispondermi.» sbottò la giovane Weasley.
«E’ che…non so, ho paura di correre troppo. Insomma, qui sono tutti abituati a vederci come dei nemici… sarebbe uno scandalo scoprire che stiamo insieme. E io ho paura di chiederlo a lui… sta andando tutto così bene…non…vorrei fare pressioni inutili.» bisbigliò l’amica, scocciata.
«Se non sapete affrontare degli argomenti, non va tutto così bene, poi, no?» chiese Ginny, con la sua solita spigliatezza. Hermione sospirò e si fermò.
«Hermione…tu sei una ragazza forte. Hai affrontato molto più di alcuni pettegolezzi…e,» disse, afferrandola per il braccio, «da quando in qua ti importa ciò che dice la gente?».
Gli intensi occhi color marroni dell’amica costrinsero Hermione ad abbassare i suoi. In quel momento, però, si accorse che si erano fermate sulle scale.
«Oh, no.» mormorò quando quelle avevano preso a muoversi. Ginny scrollò le spalle e, sempre tenendole il braccio, iniziò a salire le scale di corsa. Però, fu tutto inutile.
 
***
«Ma perché dobbiamo dirlo? Insomma, Hermione…» si lamentò Draco il primo giorno delle vacanze natalizie. La Grifondoro si strinse a lui, carezzandogli il dorso.
Non riusciva a capire perché lui si rifiutasse.
«Ti vergogni di me, per caso? Ti imbarazza stare con una Mezzosangue?» sbottò poco dopo, mentre l’orgoglio Grifondoro aveva la meglio.
«No, certo che no…Come hai potuto solo pensarlo?» chiese lui, corrugando le sopracciglia.
«E allora? Hai paura di cosa potrebbe dire la tua famiglia?» continuò Hermione, tentando di sondare il terreno.
Lui scosse la testa, sempre tenendo lo sguardo basso.
«E allora? Hai paura di cosa potrebbero dire gli altri studenti?»
Sbam, aveva toccato il nervo scoperto.
Draco si alzò di scatto e lei scivolò sul cuscino di piume.
«Smettila. Perché vuoi complicare tutto?» esplose, passandosi una mano tra i capelli biondo pallido, nervoso.
«Ti lascio trovare la risposta da solo. Hai tempo, per pensare.» rispose Hermione, ma la sua voce le uscì stranamente fredda.
Raccattò i suoi vestiti, si rivestì e uscì in silenzio dalla stanza.
La lasciò andare.
Forse aveva ragione lei, forse aveva bisogno di pensare.
O forse, sentiva anche lui il bisogno di rendere ufficiale la loro storia. Perché non doveva farlo? Dopotutto era innamorato di lei. La amava, dai suoi modi di fare, al suo sorriso, ai suoi morbidi capelli. Amava tutto.
E lui, Draco Malfoy, doveva fare un piccolo sacrificio.
Iniziamo con qualcuno che so mi capirà.” Sussurrò, deciso, e lasciò la stanza, andando a cercare Blaise Zabini.
 
Una settimana dopo, quando Hermione tornò alla Sala Comune accompagnata da Ginny, trovò Draco attenderla davanti al ritratto della Signora Grassa. Non si parlavano da quando lei aveva lasciato la sua stanza in così malo modo.
Lui, però, le rivolse un sorriso rassicurante e, con le labbra, mimò “Sono pronto.”.
La Prefetta annuì, salutò l’amica e andò da lui, prendendolo per mano sotto lo sguardo sbigottito degli altri Grifondoro e quello perplesso di Harry e Ron.  
Avevano intenzione di fare un passo alla volta.
Non dovevano per forza sbrigarsi.
Avevano molto tempo a disposizione, dopotutto.             
«Beh, non dici nulla sul cambiamento repentino delle mie idee?»
«Repentino?» rise lei, «Ma se ci hai messo una settimana!».
«Suvvia, Mezzosangue, apprezza il mio sforzo.» ribatté lui, fingendo di metterle il broncio.
Hermione sorrise.
«Buon Natale!» le augurò lui, carezzandole con un dito il dorso della mano.
«Affronteremo questa cosa insieme?» gli chiese,  radiosa.
«Fino alla fine.» rispose Draco, sfoderando un ghigno soddisfatto sul suo bel volto.
 
 
Note dell’autrice
Okay, come penso si capisca dal finale… questo è proprio l’ultimo capitolo.
Avevo in mente qualcosa di diverso, ma purtroppo le idee scarseggiano e non ho più saputo come continuare.
Spero di non avervi deluso con il solito finale “e vissero tutti felici e contenti”.
Vorrei ringraziarvi tutti, sia chi legge in silenzio, sia chi recensisce! Siete stati stupendi :’) E, nonostante abbia concluso così “frettolosamente”, come può sembrare, spero vi sia piaciuto (una piccola recensione potete anche dedicarla all’ultimo capitolo, no? :P ).
Grazie ancora :D
Continuerò a scrivere, ovviamente… non so se qualcosa a capitoli o solo one-shot.
Nel frattempo…Fatto il misfatto!
Yuls

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