hetalia - teatro
Signore
e signori, silenzio in sala, prego! Sta per cominciare il secondo atto di
“Romanentola”, presentata dal promettente regista Alfred Jones! Siamo appena a
metà ed è già un grande successo, o almeno così dicono…
Così
la pensano intanto Stellarium, Darkshin, Tomato-chan e Historygirl93, che
ringrazio sentitamente per le loro recensioni! ^___^
Ora
mettetevi comodi e fate attenzione che il panda di Cina non si mangi il
sandwich che state per addentare, il sipario si rialza!
Buona lettura! ^_^
PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!
“Pop-corn
signore?”
Inghilterra
reagì in malo modo: “Sparisci! Da che mondo e mondo a teatro non si mangia!”
“E
chi se l’è finito quel formato maxi lì sul bracciolo?” –lo canzonò il venditore
di snack ambulante andandosene.
“Grrr!
Quell’idiota di uno yankee, ecco chi!” –e nel tempo di un solo atto!
Come
sentitosi chiamato, ecco che ricomparve Alfred: “Ehilà Artie! Ho preso da
bere!”
“A
teatro non si può neanche bere!”
“Scherzi?
Dopo tutto quel pop-corn che non mi hai aiutato a finire ci vuole una bella
bibita ghiacciata.”
Dinanzi
la sua logica almeno in superficie ineffabile, Arthur abbassò il capo
disperato! Ma che razza di teatro era quello? Ai suoi tempi i registi teatrali
stavano dietro il palco, non certo in prima fila a strillare nel megafono! O
forse, a furia di guardare repliche della secolare Royal Shakespeare Company
non si era aggiornato molto sul teatro moderno? Quel dannato di Alfred riusciva
sempre bene a farlo sentire datato!
“Si
può sapere dove sei stato?”
America
succhiò rumorosamente nella cannuccia- “A condurre un sondaggio tra il
pubblico!”-disse con la sua esagerata vivacità al vice dalla proverbiale flemma,
sbandierando un blocco note con i pareri che aveva raccolto.
“Aspettare
la fine dell’opera come si dovrebbe no, eh? E cosa dice il pubblico?”
“Stiamo andando fortissimo tra i giovani! Sealand dice che la matrigna è
stra-spaventosa, e Wy trova il personaggio del topolino, pur secondario,
irresistibilmente adorabile! Malino Germania, forse non era un ruolo adatto a
lui… Eppure con tutte quelle fiction su quel pastore tedesco…”
“Il pastore è tedesco, ma quella serie tv è austriaca.”
“Cavolo! Per il resto, Ungheria suggerisce di aggiungere più “yaoi” (non so che
significhi, ma mi ha detto di chiedere a Kiku al riguardo…), Cuba solidarizza
per gli attori che ho costretto a ridicolizzarsi sul palco per la mia gloria
mandandomi generosamente a quel paese, e io e Polonia abbiamo concordato il
prezzo a cui gli venderò i costumi di scena delle due sorellastre! Per ora
quindi va molto bene!”
“Sono
esterrefatto…” –fece l’altro, più scocciato che sorpreso!
“Sono
un genio della regia! Altro che Shakespeare!”
“Ridillo e ti uccido! E per la cronaca, Willie scriveva da sé quello che
rappresentava e faceva entrambe le cose divinamente; tu con una storia che già
esiste hai quasi mandato Belgio all’ospedale e c’è il serio rischio che Russia
ci mandi qualcun altro senza il “quasi”!”
“Questo
è disfattismo, vecchio mio! Ma ti smentirò con gli atti anziché con le parole,
anzi, col secondo atto! Cina!”
“Aru,
capo?”
“Tra
un minuto si rialza il sipario!”
Il
panda di Russia passò davanti il tendone chiuso con sul fianco il cartello
“Secondo tempo”, dove la parola tempo era stata cancellata e corretta a matita
in “atto”…
Dopodiché,
fattosi il buio, il racconto poté ricominciare.
Fu così che Romanentola, a
bordo della sua zucca-carrozza, poté raggiungere, col suo topo-cavallo e il suo
cane-autista, il castello del principe-principe (per fortuna…), per il ballo in
cui avrebbe scelto la sua anima gemella. Davanti il castello fu difficilissimo
fermarsi, perché tutte le ragazze del paese erano state invitante quindi il
parcheggio era strapieno, e nella via di fronte le carrozze erano parcheggiate
anche in quintupla fila, alcune in verticale una sopra l’altra.
Germania si affacciò dalla
fessura tra le tende del sipario: “Ma andiamo! Non può succedere una cosa del
genere!
La
testa di Romano sbucò sotto la sua: “Non sei mai stato a Napoli, vero
mangia-patate?”
“Cucù!”
–fece Veneziano alla sala, sbucato pure lui per la semplice voglia di unirsi a
loro.
“Voi
tre! Tornate ai vostri posti e lasciatemi leggere!”
Dunque… Siccome erano
arrivati in ritardo, fu difficilissimo trovare un posto, e nel frattempo il
grandioso ricevimento era già cominciato, e le invitate erano tutte in fila
davanti il principe, seduto sul suo trono, per fare la sua conoscenza.
Cina
riaprì il sipario, mostrando la scenografia da palazzo reale, con i fondali
dipinti con scalinate, colonne e candelieri d’oro. A sinistra c’era il trono,
dove il principe Spagna sospirava appoggiato col gomito al bracciolo.
“Sigh…
Chissà se troverò veramente il mio amore tra tutte queste donzelle…”
Più
in là, ai piedi del trono, si poteva notare Giappone vestito da guardia.
“Toh!”
–fece Inghilterra appena lo vide- “Non pensavo che anche Giappone si fosse
prestato a questa tua follia.”
“Beh, è un po’ legnoso, per non dire inespressivo, però non si annoia a star
fermo, quindi è perfetto come comparsa! Ci ho risparmiato un manichino così!”
“……”
“Ah,
com’è triste il mio cuore senza la sua dolce metà…” –continuò a declamare
Antonio, il cui costume di scena era una divisa da principe bianca con una
fascia rossa- “Prego, signorine, fatevi avanti una alla volta dunque.”
Entrò
in scena Russia…
“…
Però sapete la vita del single non è poi così male!”
“Maestà,
vi presento le mie figliolette!”
Spagna tirò il più lungo sospiro di sollievo della storia: “Uh, meno male!
Prego allora!”
“ECCOCI!”
–fece Francia sbucando sul palco tra i luccichini, tirandosi dietro il riottoso
Prussia.
“……
SIGH!”
Francis,
interpretando a suo modo le etichette comportamentali di fronte ai reali,
saltellò fin sopra il trono, ammiccò da dietro il ventaglio e poi
spudoratamente a qualche centimetro dal viso del principe: “Io sono
Franciaveffa, incantata di conoscerla signor principe! Dica la verità, anche
lei dal primo momento che mi ha vista ha capito che siamo destinati l’uno
all’altra, vero?”
“Eeeeehm…”
Gli occhi di America brillarono come le stelle della sua bandiera: “Oh oh! Che
interpretazione magistrale! Che espressività! Sembra quasi ci stia provando sul
serio con Spagna!”
“……”
“……”
“……”
“… Dì un po’, credi dovremmo preoccuparci per lui?”
“Non saprei…”
Franciaveffa
si allontanò, e il principe si accorse che la focosa damigella gli aveva
appoggiato un reggiseno di pizzo rosso, quale ricordino, sulle ginocchia!
Terrorizzato, se ne sbarazzò tirandolo alla cieca, facendolo finire sulla
faccia del povero Giappone. Anche se la faccia era quasi tutta coperta, il suo
disagio si avvertì fino in fondo alla sala!
“Cina, per favore, recupera quel reggiseno dalla faccia di Kiku prima che vada
in crisi e svenga davanti a tutti.”
“Aru!”
–rispose Cina prendendo la canna da pesca…
Mentre
il reggiseno, preso all’amo, scivolava lentamente via per metà palco, la scena
proseguiva con la presentazione di Prussiastasia.
La seconda sorellastra si mostrò per fortuna meno in calore: “Ecco come stanno
le cose: tu ora mi sposi e così facciamo finire questa cavolata prima del
tempo. Niente lieto fine, ma almeno così siamo liberi di andarcene e toglierci
questi ridicoli costumi, nel mio caso doppiamente ridicoli.”
“DACCI
LO YAOI, PRUSSIA!”
“UNGHERIA,
CUCITI LA BOCCA! E tu, sbrigati a sposarmi e chiudiamo questa pagliacciata!”
“Ecco,
a dire il vero…”
“Non mi invita a ballare, signor principe?” –tornò alla carica Franciaveffa.
Antonio
alzò l’indice per dire qualcosa, ma il travestito ne approfittò per
agguantargli il polso e staccarlo dal trono!
“Oh
oh oh! Io adoro ballare! Così tutti possono vedere quanto sono stupendamente
bella e brava!”
“Non
mi dica…” –sospirò il principe pregando il cielo per un aiuto!
Ma proprio in quel momento,
una misteriosa principessa dallo stupendo vestito che ricordava un diamante
luminoso e due graziose scarpettine di cristallo fece timidamente ingresso
nella grande sala…
“Eccomi!
Il buffet è ancora aperto vero? Dove sono le mozzarelline?”
“Compro
anche quel vestito tipo! E anche le scarpette!”
“Aggiudicato
in blocco, caro Polonia!” –fece il regista alzando il pollice in su!
“Yu-huuu!”
“Ehi!
Non vedo niente da mangiare da queste parti!”
“Non
c’è un buffet per davvero, è solo una recita questa…” –provò a spiegargli
Germania.
“Ve!
Permesso?”
“Come
sarebbe a dire?! Ehi, tu, voce saccente che racconti la storia!”
Si?
“Il
mangia-patate con la paglia in testa ha ragione?”
Temo di si…
“Sigh!
Romano, non ti aspettavi avremmo messo sul serio un buffet su un palco di
teatro!” –lo rimproverò America- “E per la cronaca, i cavalli e gli autisti di
carrozze di solito non entrano a palazzo reale!”
Germania poggiò una mano sulla spalla del cavallino: “Andiamo via, Italia,
sembra che non siamo desiderati…”
“Ve! Che peccato…”
“MI
AVETE INGANNATO, DANNATI BASTARDI!”
“Ti
spiacerebbe concentrarti sulla recita?”
“Tsk!
Col cavolo! Mi avevate promesso delle mozzarelline! Io me ne vado da questa
stupida…”
Una
forte stretta intorno al polso…
?!?!?
Un
altrettanto forte strattone, un giro su sé stesso, ed ecco il viso estasiato di
Spagna a fissare il suo.
“Posso
avere l’onore di questo ballo, oh meravigliosa donzella?” –domandò tenendogli
alzata la manina nella propria.
Romano
si trasformò in un pomodoro arrosto (fumava dalle orecchie!).
“Non
vale! L’ho chiesto prima io!” –protestò senza risultato Franciaveffa!
Spagna
si prodigò in un lento baciamano che per lo shock rese dritto e stirato il
ciuffetto arrotolato dell’italiano.
Wy
si portò le mani sulle guance: “Ah, che cosa romantica!”
Ungheria
fece lo stesso: “Ah, che cosa yaoi!”
“Bene!”
–si strofinò le mani America- “A questo punto la matrigna e le sorellastre se
ne vanno incredule dalla scena, lasciando il palco libero ai due per
un’atmosfera iper-romantica… Perché Francia è ancora sul palco?”
“Forse
ha ancora qualche speranza di ballare con Spagna, o forse con Romano… O forse è
solo mania di protagonismo.”
“Cina? Rimuovere Francia.”
Il
tempo di un “Aru”, e Cina pescò con l’amo il travestito insistente rimuovendolo
dal palco in un istante con un comico “Swish”!
Romanentola non riusciva a credere
che stesse succedendo sul serio. Il principe aveva chiesto proprio a lei, una
umile servetta perennemente scazzata, di ballare insieme! La sua gioia andava
oltre ogni immaginazione!
“N-n-n-non
te ne approfittare, cretino! Ballo con te solo perché lo dice il copione!”
“Sei sempre carino quando diventi rosso, Romano!”
“Che palle, Spagna, piantala! Ti detesto!”
“I
ruoli li hai scelti tu, no? Non sei stato un po’ “bastardello” con la tua
star?” chiese il vice-regista.
America
nascose un sorriso furbetto da micio: “Non so proprio di cosa parli!”
Spagna
intrecciò le dita con le sue e questi scostò lo sguardo, con quell’aria
arrabbiata ma per nulla convinta che fece sospirare e venire gli occhi a
luccichini alle tante signorine in sala, nonché allo stesso fratellino della
fortunata.
“Veee! Germania, posso ballare anch’io con te?”
“Sco-scordatelo!”
“Buoni
voi due, aru! Ora devo mettere il cd con la musica romantica.”
Inserì
il disco nel lettore e il panda premette il tasto play.
Immediatamente
dagli altoparlanti iniziarono ad uscire fisarmoniche, violini e nacchere…
“Ma
questo non è un valzer… Cina?”
“Capo, credo che Spagna abbia scambiato i cd-aru.”
Spagna,
scompigliatisi i capelli in modo “caliente”, iniziò a condurre, con passi di
flamenco e di tango, la sua principessina (che si limitava a farsi agguantare e
roteare, paralizzata dall’imbarazzo!).
“Te quiero!” –gli sussurrò in un orecchio.
<<
Aiuto! >> -urlò in risposta nella
sua testa!
Spagna
si avvicinò alle quinte e allungò una mano aperta.
“Cina!”
–lo chiamò con un rapido sussurro- “La rosa! Dammi la rosa!”
“Se l’è mangiata il panda.”
“Ma
come faccio a fare il casché senza la rosa?!”
Cina
lo ributtò sul palco con una spintarella: pazienza! Stavano andando fortissimo
lo stesso.
<<
Vorrei essere ovunque tranne che qui in
questo momento… >> -pensò Romano vedendo Spagna tornare verso di lui
con lievi passetti sulle punte e battendo le mani al tempo.
Lo
riagguantò, gli afferrò una gamba e la carezzò tenendola sollevata. Poi, dopo
una giravolta, concluse facendolo cascare fin quasi al pavimento, concludendo
con la punta del naso a un centimetro dalla sua.
Scoppiò
un forte applauso, a cui il principe rispose con sentiti inchini. Romano invece
ne approfittò per riprendere il fiato che gli mancava!
“Visto?
Così la mia versione ha anche un sapore etnico!”
Inghilterra gli schiantò il copione sulla zucca: “Ma se è stato Spagna a
scambiare i cd! Non prenderti meriti che non hai, deficiente!”
Fatto
quel che andava fatto, si schiarì la voce e riportò il microfono alla bocca.
Romanentola e il suo principe
ballarono a lungo, senza mai staccarsi gli occhi di dosso, e sembrò un sogno a
tutti e due.
“Un
incubo vorrai dire!”
Già persi l’uno per l’altra,
i due uscirono fuori su una terrazza per poter restare un po’ soli in silenzio,
tenendosi per mano.
“Per
mano! Per mano!” –chiarì meglio Romanentola al principe che la stava
abbracciando con troppa affettuosità!
“Ah,
Romanentola, sei tu quella che cerco!”
“Scollati,
demente!” –disse con altrettanto romanticismo lei, spingendogli via la faccia
con entrambe le mani.
Ma purtroppo, il sogno era
destinato a finire… Proprio in quel momento infatti, risuonarono i primi
rintocchi che annunciavano la mezzanotte.
DONG!
DONG! DONG!
Salvato
dalla campana, era proprio il caso di dirlo!
“Uh,
no! Che peccato, si è fatto tardi, devo scappare!”
“Come scappare?”
“Il
parchimetro poi raddoppia la tariffa, la magia si scioglie, quella rompipalle
della matrigna mi ha messo il coprifuoco, il panda si sta mangiando il
raccolto… INSOMMA, DEVO ANDARE!”
“No!
Ti prego, aspetta! Come farò a ritrovarti? Non so nemmeno il tuo nome!”
Nella
sala riecheggiarono le soffiate di naso della commossa Ungheria: “Oh, che cosa
triste!”
“Cercatelo
sull’elenco!” –gridò la povera Romanentola sopraffatta dal dolore…
Mentre correva via però, una
delle scarpette di cristallo le si sfilò dal piede.
“Aspetta!”
–gridò il principe- “La scarpetta! La scarpetta”
“No, grazie! Fattela tu, io sono sazio!”
“Ma
di che sta parlando?” –domandò Prussia che osservava dall’altro lato della
scena.
“Credo
intenda la scarpetta che si fa nel sugo col pane…” rispose Francia.
“Uhm…
una scarpetta nella vodka!” –fantasticò Russia dietro di loro.
Rimasto
solo sul palco, per Spagna era giunto il momento del monologo: “Oh! La mia
amata pomodorina senza nome se n’è andata! Ma non avrò pace finché non la
ritroverò!”
“POMODORINA
LO DICI A TUA SORE…”
Cina
lo imbavagliò appena in tempo…
Romanentola riuscì a tornare
a casa appena in tempo: appena arrivata a casa la carrozza sparì in un buco nel
terreno, il cavallino si ritrasformò in topino e il pilota si ritrasformò in un
cane. Anche le sorelle e la matrigna tornarono a casa più tardi quella sera, e
nessuna delle tre riconobbe in lei la misteriosa principessa che aveva ballato
col principe.
Quest’ultimo, deciso a
ritrovarla, fece annunciare dal banditore per tutto il suo regno, un nuovo
proclama.
Sul
palco riapparve Giappone con un foglio arrotolato.
“Di
nuovo lui?” –aggrottò le sopracciglia Inghilerra.
“Due comparsate, due manichini risparmiati!” –spiegò America.
“……”
“……”
“……”
“……”
“Andiamo! Dì le battute!”
Kiku, sempre così riservato, non riusciva a reggere il panico da palcoscenico.
Per l’emozione non solo aveva dimenticato le battute, ma aveva anche
dimenticato che ce le aveva scritte davanti sul foglio!
“Ehm…”
Spaventato,
cercò l’aiuto del suggeritore, ma il ronzio del russare di Grecia continuava a
fare da colonna sonora ininterrotta alla rappresentazione!
“Ehm…
Ehm…”
“Giappone,
puoi farcela! Girati di spalle, così non ti sembrerà di parlare in pubblico!”
“MA NON PUÒ MICA FARE COSÌ!”
Il
timido asiatico fece come suggerito dal regista: “Udite, udite! La fanciulla
che riuscirà a calzare la scarpetta di cristallo andrà in sposa al nostro
beneamato principe!”
“Visto?
Ce l’ha fatta! Sono un genio!”
“Attori che recitano di spalle per paura del pubblico… Dove andremo a finire?
Sigh!”
Anche questa notizia giunse a
casa di Romanentola…
Matrigna:
(^__^) “Li c’è una macchia!”
“VOLO!”
Romano
si fiondò sulla macchia che solo la sua Russia-matrigna riusciva a vedere.
“E
lì!”
“Si!”
“E lì!”
“Si!”
“E anche lì!”
(T__T) “Si! Sigh! Dannatissima matrigna! Quanto la odio!”
“Mamma!
Sta per arrivare il principe con la scarpetta di cristallo!” –irruppe in scena
Franciaveffa- “Se riesco a farci entrare il piede il principe sposerà me!”
Anche
Prussiastasia era in fibrillazione: “Se riesco a NON farci entrare il piede il
magnifico ruolo del magnifico me in questa pazzia sarà finalmente finito, e
sarò libero di andarmene!”
“Romanentola,
vuoi provarla anche tu la scarpetta?” chiese gentilmente la matrigna.
“Tsk!
Chi se ne frega di sposare quel coglione!”
“E invece non te la lascio provare! Kolkolkolkol!”
“Ma-ma chi ha detto che la voglio provare?!”
“Chiudetela
a chiave nello sgabuzzino!”
“Ma
perché?!”
Francia
e Prussia la afferrarono una per lato: “Si, mamma!”
“MA CHE CAVOLO FATEEEEE?!?!?!?”
CRASH!
“Ehi,
occhio a dove tirate-aru! Per poco non colpivate il panda!”
“Sigh!
Uccidetemi!” –nascose il viso dietro le mani Arthur.
“Tirarla?
Questo non c’era sul copione mi sembra…” –controllò dubbioso America, quando in
realtà era ben chiaro cosa fosse successo e per colpa di chi…
(*__*):
“Kolkolkolkol…”
“Eccolo!
Il principe!”
Accompagnato dal proprio
servitore…
Giappone
fece capolino sprizzando sudore freddo…
MUTO…
Tirato
un sospiro di sollievo, Kiku entrò del tutto in scena, reggendo il cuscino su
cui era adagiata la scarpetta.
… il principe arrivò per far
provare la scarpetta a tutte le ragazze della casa.
Prima se la provò
Prussiastasia.
“Oh,
che peccato! Non mi entra proprio! Non sarò io a sposare il principe, povera
me!”
“Oh, come sono dispiaciuto anch’io che non sia tu…”
“Esiste
un oscar per il sarcasmo? Abbiamo delle nomination sembra…”
Poi se la provò Franciaveffa.
“Ah
ah ah, fatti da parte! Sono così bella che infilarmi questa scarpetta sarà solo
una pura formalità prima di sposarci, amore mio!”
“Cosa
centra la bellezza con la taglia di piede?” -si chiese Spagna con un gocciolone
cascante.
Sedutasi
sullo sgabello, Franciaveffa iniziò a provare, ovviamente senza successo: il
suo piede era quasi il doppio!
“Gnnnn!
Posso avere del sapone?”
“COSÌ NON VALE!” –gli urlarono dalla prima fila.
“Chiudi
il becco Arthur! Non ostacolerai il mio sogno d’amore!”
“Mi
sa che è entrato fin troppo nel personaggio…”
Nel frattempo, richiamato
dalle grida d’aiuto della povera Romanentola chiusa nello sgabuzzino delle
scope (se non vi basta come crudeltà ci aggiungo senza niente da mangiare), il
cane di casa arrivò di corsa per provare a liberarla…
“Vieni
subito qui, cagnaccio! Liberami! Devo dare una lezione a quelle due racchie!”
–scalpitò la voce fuori campo di Romano!
Inghilterra:
O_ò
Gli
attori sul palco presero a guardarsi intorno perplessi…
“E
come dovrei fare scusa?” –ribatté la voce altrettanto proveniente dal nulla di
Ludwig- “Se sono un cane mica ho i pollici opponibili per aprire la porta.”
“Però hai un cervello! Usalo e fammi uscire, brutto mangia-patate!”
“Ora
basta! Chiamami mangia-patate solo un’altra volta e ti lascio chiuso lì
dentro!”
“No
no no! Scusa scusa! Per favore, bel cagnetto, fammi uscire, su!”
“Vedrò che posso fare…”
Inghilterra esplose: “MA HANNO IMPROVVISATO TUTTO?!?!?”
“Regista geniale, attori geniali!” –si vantò America.
“Ma Romano non è chiuso da nessuna parte! È solo dietro le quinte: la mia era
solo la narrazione!”
A
quanto pareva, non era solo Francia ad essersi immedesimato troppo nel ruolo.
“Basta
così: ha già tentato quattordici volte, signorina.”
“Sigh!”
Nascondendo dietro la schiena un gesto di esultanza, il principe Spagna si
rivolse al suo fidato servo: “Giappone, riprendi la scarpetta, qui abbiamo
finito… Vero? Non è che ci sono altre fanciulle in casa?” –domandò speranzoso.
“Ci
sono io!” –disse la Russia-matrigna.
“…
Perché l’ho chiesto?”
“Potrei
provarla anch’io?”
“Beh,
non vedo che male ci sia… Prego.”
In
fondo, se non ce l’avevano fatta Prussia e Francia, era impossibile la
scarpetta entrasse a Russia ritrovandosi così a sposarlo, visto che aveva un
piede ancora più grande.
Giappone
porse il cuscino e Russia prese la scarpetta tra due dita…
CRASH!
E
tanto bastò perché la sua energia maligna la mandasse in frantumi.
Russia (^__^):
“Ops!”
“AAAAAAAAARGH! NOOOO!”
“NOOOO! Io quella dovevo venderla a Polonia!
Dannati attori che improvvisano, li odio!”
“Regista
mostruoso, attori mostruosi no?” ironizzò il sopraccigliuto vice.
“Sigh!
La scarpetta è andata in frantumi! Ora non ritroverò mai la ragazza misteriosa
di ieri sera! Come farò adesso?”
Ma proprio quando tutto
sembra finito per il povero principe e il suo sogno d’amore con la bella e
scazzata Romanentola, ecco che proprio lei, liberatasi dalla sua prigione,
piombò nel soggiorno di casa!
Si
udì da dietro il fondale una specie di tonfo e subito dopo Romanentola entrò,
sbattendo i piedi e tirandosi su le maniche: “Va bene sorellastre! Ora è il
momento di regolare i conti!”
“ECCOTI!”
“OH, NO!”
Anche
Germania (di nuovo con coda e orecchie) si presentò loro, massaggiandosi un
braccio.
Dapprima
tutti si domandarono a cosa avesse dato una spallata, poi preferirono tornare
alla storia…
“Ah!
Ti ho ritrovata!”
“M-mo-mollami le mani, tonto!”
“Ora
possiamo sposarci, mi querida!”
“S-stai sbagliando persona…”
Ma
ecco che la sorellastra soprattutto vanitosa, ma soprattutto stupida, sollevò
una nuova questione: “Fermi tutti! Chi può dire se è veramente lei se non ha
calzato la scarpetta?”
“Vero.”
–disse l’altra per il semplice gusto di rompere le scatole- “Il proclama dice
chiaramente che devi sposare colei che calzerà la scarpetta.”
“Fregato-aru!”
–commentò l’eloquente tuttofare del teatro!
“Ma-ma la scarpetta è stata distrutta…”
E in un modo che fece riaffiorare in Arthur antichi e ancora vivi dolori: “Come
la mia sedia di Busby… SIGH!”
“Sentito?”
–fece Romano divincolandosi dalla sua stretta- “Mi spiace, vorrei ma non posso:
se lo dice il proclama!”
<<
Grande! Me la sono scampata ancora una
volta! Col cavolo che ti sposo adesso, povero fesso! >>
“Se
solo avessi anche l’altra scarpetta…”
Wy
iniziò a commuoversi, e Sealand provò a tirarla su: “Non preoccuparti, una
soluzione si troverà.”
“Ve!”
“IL
TOPOLINO!” -gridarono i due bambini saltando sulle poltroncine!
“Intendete
questa qui per caso?”
“?!?!?!?”
Spagna:
(*__*) “L’altra scarpetta! È proprio lei!”
“L’ho
trovata in giardino mentre cercavo qualche crosticina di formaggio da
sgranocchiare, però se vi serve ve la do, così vi potete sposare.”
“Evviva!”
“…………”
Romanentola aveva perso le
parole per la così bella sorpresa…
“………
BRUTTO BAGATOPO IO TI STRANGOLO!”
“VEEEE! AIUTO! AIUTO! MI STAI SOFFOCANDO! GERMANIA!”
“LASCIALO!”
–provò a tirarlo via Germania.
Russia:
(^__^) “Sangue! Sangue!”
“……”
–rimase a guardare Giappone.
“Che
pathos!” –strinse i pugni America.
“Che
disastro!” –pianse amaramente Inghilterra.
“Mollalo
Romano! Così lo uccidi!”
“MEGLIO! Così imparerà una volta buona a farsi i sacrosanti ca(BEEP!) suoi!”
“Fiuuu!
Grazie panda! Se non avessi tenuto la zampetta pronta sul pulsante della
censura non sarebbe più stata una recita per tutti-aru!”
Il
panda fece segno di niente di che.
“Veeee!
Ma io volevo…”
“Ma che volevi tu? Io ti…”
Dove
Germania fallì, riuscì invece Spagna, le cui mani, a differenza di quelle del
tedesco, sembravano in possesso di un naturale potere calamitante per piccoli
italiani scazzati: lo afferrò per una spalla, lo mise seduto, si inginocchiò, e
gli tirò fuori il piedino dalla ciabatta.
Romano
arrossì tutto e si resse allo gabellino, mentre, Spagna lasciava scivolare il
suo piede dalla sua mano alla scarpettina, perfetta per lui.
“Sei
tu!”
“……
S-si…”
America
guardò l’orologio: “Sospiro del pubblico previsto tra tre… due… uno…”
“AWWW!”
“Si!
Sei un grande America! Sei un grande!”
“Umpf! In effetti quei due sono stupendi!” –non poté che ammettere il
fratellone. Anche per lui era impossibile resistere al brillare degli occhi di Spagna
e a Romano trasformatosi da tigrotto in gattino. Alla fine sono sempre i più
scazzati a diventare campioni di dolcezza quando si lasciano vincere: alla fine
le scelte del regista si erano rivelate, incredibile a dirsi, azzeccate!
“Veeee!
Mi sto commuovendo!” –fece il topino, di nuovo libero di respirare.
“America
a Cina! Chiudi il sipario e prepara tutto per l’ultima scena! Il successo è nel
sacco, portiamolo a casa!”
“Sissignore-aru!”
Calò
il sipario, lasciando intravedere per un secondo un veloce bacetto di Antonio
sulla guancia di Romano.
E fu così che Romanentola
disse finalmente addio alle pezze e agli strofinacci, alla cattiva matrigna e
alle antipatiche e soprattutto stupide sorellastre. Pochi giorni dopo infatti,
lei e il principe si sposarono con un bellissimo ricevimento dove fu invitato
tutto il regno, anche il topino e il cagnone.
Il
sipario si riaprì. Al centro della scena c’era un arco di legno bianco avvolto
da un rampicante con fiori dello stesso colore. Sotto di esso ovviamente la
coppia fortunata, sulla quale Giappone faceva efficientemente piovere manciate
di riso.
“N-non
fatevi venire strane idee!” –fece Romano in abito da sposa, a braccetto col
principe- “L’ho fatto solo perché mi ha promesso che al ricevimento ci saranno
quintali di mozzarelline!”
“Eh eh eh!”
“Congratulazioni!”
–disse la Belgio-madrina avvicinandosi alla novella principessa; principessa
vera adesso!
“Vuoi
dare un bacio alla sposa? Porta fortuna!”
Spagna: (^__^) “Romanentolaaa…”
Romano:
(-__-“) “… Un’altra volta magari…”
“Ve!
Lo dai a me il bouquet, fratellino?”
“E
dov’è? Cina non me l’ha dato mica…”
“Ehm…”
Si
sentì un ruttino.
“Eh
eh eh… Aru!”
Il loro fu il matrimonio del
secolo: con migliaia di invitati, incluse star del cinema e campioni sportivi,
centinaia di fotografi da tutte le riviste di gossip del mondo, decine di
tavoli di succulenti stuzzichini preparati dai più famosi chef, un aereo
privato a scrivere nel cielo col fumo i loro nomi, e una stupenda
Harley-Davidson con dietro legati tanti barattoli su cui andar via insieme
verso il tramonto…
“Come
si vede che questo copione l’hai scritto tu!”
“Io
adoro i lieti fine! E il mio lieto fine doveva essere il più bello di tutti!”
“Ma non hai ingombrato un po’ troppo il palco con tutta quella roba?”
Tra
sagome di cartone di star del cinema e campioni sportivi, Giappone che
comparsava da fotografo, tavoli con gli stuzzichini, un aereoplano e la Harley
a stento ci si muoveva sul palco.
“Tranquillo,
a differenza della carrozza è tutta roba di cartapesta, così rientriamo nei
costi ed è facile da spostare.”
“Ma
ingombra lo stesso…”
“BLEAH! Questi stuzzichini sono di cartapesta!” –sputacchiò Romano, caduto
nell’inganno insieme al fratello!
“La
Harley però è vera! In sella, mi querida!”
Si
spazzò il riso dalla testa e la prese per mano, salendo con lei a bordo della
moto che si accese con un rombo.
“Tieniti
stretta!”
“Tsk! Pensa a guidare tu!” –incrociò le braccia Romanentola.
Cina
fece partire nel lettore la marcia nuziale e, col concertino dei barattoli che
si trascinava dietro, la moto scomparve dietro le quinte, mentre il sipario
lentamente si chiudeva.
E vissero per sempre felici e
contenti!
Non
ve ne andate ancora! C’è l’epilogo! ^__^
Se non siete ancora
stanchini per il capitolo lunghetto, correte a leggere!
PS: GERMANIA X ITALIA ORA E SEMPRE!
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