fantasmi a McVilley-Reloaded.

di Florence Rhymes
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 01 ***
Capitolo 2: *** 02. ***
Capitolo 3: *** 03 ***
Capitolo 4: *** 04 ***
Capitolo 5: *** 05. ***
Capitolo 6: *** 06. ***



Capitolo 1
*** 01 ***


Eccomi con una nuova storia,stavolta é un Remake del primo Fantasmi a McVilley che ho scritto (che trovate fra le mie storie in questo profilo).Spero davvero che la storia vi piaccia anche solo un pochino :) La storia l'ho cambiata di molto rispetto alla prima versione,ed ho aggiunto anche qualche personaggio.

Ps:Mi hanno detto che potevo editare l'altra versione,anziché aprirne un altra,ma ho preferito aprire un altra storia,per la nuova versione,così da lasciare quella vecchia sempre accessibile.E..il capitolo é un capitolo di transizione,quindi é molto corto u_u'

 

Andiamo a McVilley.
Andiamo a McVilley.
Andiamo a McVilley.

E' da ieri sera che,ormai,la tua testa non riesce a pensare altro se non 'Andiamo a McVilley'.Non ci vuoi andare,la foto che ti ha mostrato tuo padre della casa ti ha fatto venire una strana sensazione,come se ti avessero appena dato un pugno dritto nello stomaco,e la donna sbiadita con un vestito ottocentesco che si vedeva sullo sfondo,é un motivo in più per non andarci.
Fissi insistentemente quello stupido orologio che col suo ticchettio fastidioso continua a tormentarti incessantemente.
Ancora nove,nove stupidissime ore,e ci trasferiremo in una casa che,per altro,non mi piace per niente.
Stringi al petto il cuscino,continuando a fissare le lancette,senza comunque vederle realmente,perché in verità pensi ai tuoi amici.
Britney,Emily e Alice.Come faranno senza di te?e vi sentirete ancora?
vi vedrete ogni tanto?
Oppure domani finira' la vostra stupenda amicizia?
Questi pensieri ti torturano,e alora tu ti premi il cuscino contro il viso,un pò come un tentativo per opprimere i tuoi pensieri,e un pò per opprimere un urlo liberatorio che potrebbe far svegliare tua madre e tuo padre.
Chiudi gli occhi,nel disperato tentativo di dormire e,finalmente,la 'madre del sonno' decide di far dormire anche te.

Le nove di mattina.
Scendi le scale,senza neanche salutare i tuoi genitori e ti fiondi in bagno,sbattendo la porta.
Hai dormito malissimo perché Ghiro,che e' appunto il tuo ghiro,e Spugna (il tuo gatto) hanno deciso di usarti come comodo cuscino,quasi soffocandoti.Ti lavi la faccia,vuoi lavare via tutte le preoccupazioni del tipo 'come saranno i miei nuovi compagni?Come sarà la città?' perché davvero,non vuoi ricominciare a porti queste domande,cosa che per altro hai fatto per buona parte della nottata.Ti vesti velocemente e,mettendoti il tuo adorato cappello mezzo distrutto,la sola cosa che riusciva a darti un pò di sicurezza in quella calda mattina d'inizio estate,in cui niente sembrava esserti più familiare,ti siedi sul tavolo della sala,per far colazione.
Persino girare il pomello del lavandino,una che,da che ricordi,facevi da sempre,ti sembrava una cosa difficile e complicata,una cosa nuova.
Nessuna certezza,nessuna sicurezza.
Sospiri,osservando il cornetto alla nutella che tua madre ti aveva posto davanti,domandandoti se fosse il caso di mangiare quel cornetto che,ne sei sicura,proviene dal bar dello Zio Rob,e capire così che un cornetto del genere non lo mangierai mai più in vita tua.
I Cornetti dello Zio Rob erano i più buoni di tutta Straeter City.Andavate ogni domenica mattina al bar per far colazione con quelli.
"A che ora ci trasferiamo?"
Domandi,con un tono di pura noncuranza,lasciando un piccolo morso sul cornetto,per poterlo assaporare meglio.Dopotutto,era l'ultimo cornetto alla Nutella che mangiavi in quel posto,no?
Per un pò potevi pure concederti il lusso di gustartelo per bene.
"Appena finiamo di fare colazione."
Risponde tuo padre,staccando lo sguardo dal giornale per rivolgerti completa attenzione.Senza quasi rendertene conto,ti sei trovata a sperare in un acquazzone di dimensioni bibbliche,che bloccasse voi e la ditta di traslochi.
Trasferimento.Trasferimento.Trasferimento.
Continuavi a ripetere quella frase.cercando di assimilarla anche se,nonostante i tuoi sforzi,non ci riuscivi proprio per niente.
"E Spugna e Ghiro,dove li piantiamo?"
Domandi,mentre Ghiro ti saliva sulle gambe,cercando di rubarti il cornetto.
No piccolo,per te niente cornetto.Non puoi mangiare il cioccolato.
Pensi,giocherellando con la sua coda.
"Ghiro lo porterai tu.Spugna lo diamo alla vicina,poi lo torniamo a prend..."
"COL CAVOLO."
Urla,alzandosi e facendo cadere rovinosamente Ghiro a terra.
"O SPUGNA VIENE CON NOI,OPPURE IO RESTO QUA!"
In quel momento,in quell'unico momento,senti che davvero ti saresti barricata in casa finché non sarebbero venuti a prendere Spugna.

Il massimo che eri riuscita a fare per il povero Spugna,era lasciarlo ad Alice.Almeno lei la conoscevi,sapevi di poterti fidare,mentre la vicina era inquietante.
Persino Ghiro,afflosciato nella sua gabbietta affianco a te,sembra triste all'idea di non vedere Spugna per un po' di giorni.
Sbuffi,guardando fuori dalla macchina.
McVilley...chissa' come sara'.

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Capitolo 2
*** 02. ***


McVilley non era male,questo Roberta dovette ammetterlo.
L'aria che si respirava era pulita e priva di gas di scarico,dopotutto era una piccola cittadina collocata su d'una montagna.
La casa era bella,piccola ed ospitale,di colori vivaci come l'azzurro ed il bianco,situata in un punto facile da raggingere e...
....
la casa sarebbe dovuta essere così,o almeno così era in foto,ma la casa (anzi,la Villa) tutto era meno che piccola ed ospitale.Incuteva paura.Era grande,forse anche troppo,i colori prevalenti erano il nero ed il viola vinaccio,le finestre erano polverose e collocate in un modo che,comunque,vi filtrasse pochissima luce.Tutt'attorno ad essa si trovava un giardino che,in foto,sembrava bello e rigoglioso.
Ma visto dal vivo era un giardino morto.
Dentro la Villa era buia,polverosa e piena di ragnatele,ed il solo modo per illuminare il tutto era una piccola lampada attaccata al soffitto.Evidentemente quel posto aveva visto giorni migliori.
Il problema era...perché la casa era diversa da quella nella foto?
"Papà,siamo ancora in tempo per tornarcene a casa."
Aveva sussurrato Roberta,rimasta impalata in mezzo all'entrata con Ghiro che le stritolava un braccio per la paura.Il padre però le sorrise gioviale,come se ci fosse qualcosa di positivo nello stare in quel posto che tutto sembrava meno che una villa accogliente.
"Oh su' Roberta,non scherzare!Vedrai che qui staremo benissimo"
"Caro,tu hai una strana concezione dello 'stare bene' sai?"
Ribatté la madre di Roberta,Carlua,intenta a levare una ragnatela paratalesi davanti mentre saliva le scale.In quell'istante Roberta si pentì di non aver acconsentito a restare da sua Nonna Rosalinda per l'estate...almeno avrebbe visto quella casa solo ad inizio anno scolastico,e questo un pò l'avrebbe consolata.
 
Verso il primo pomeriggio i tre si erano ritrovati costretti a pulire quella casa da cima a fondo.Roberta puliva,come poteva,i vetri delle finestre e gli specchi,mentre la madre si occupava di staccare le ragnatele e pulire i mobili,ed il padre puliva i lampadari ed il pavimento.Roberta dovette ammettere,a malincuore,che più di così i vetri delle finestre non si pulivano ed erano,inoltre,pericolosamente incrinati.Quanto sarebbero resistiti senza rompersi del tutto?sicuramente poco.
"Papà,é ancora valida la proposta di andare da Nonna Rosalinda?"
Urlò Roberta,speranzosa in una risposta positiva.
"No,mi spiace"
La ragazza sbuffò e tornò a pulire i vetri.
 
A pomeriggio inoltrato ormai,Mamma Carlua e Roberta,avevano finalmente finito di pulire le parti che le erano state assegnate,ed ora si godevano il meritato riposo sedute sul divano del soggiorno,quando il campanello della porta principale suonò.
Un suono lungo e cupo.Mamma Carlua pensò che fosse il campanello ad essere difettoso.Quindi fece una scrollata di spalle ed osservò dallo spioncino chi bussava.
"Salve signor...signora...sono Chuck Von Hall,quello che vi ha venduto la casa"
La donna allora,non pensando minimamente che il proprietario della casa avesse un nome completamente diverso,aprì la porta allo sconosciuto.Era alto,avrà avuto sì e no 35-36 anni,i capelli erano coperti dal cappuccio color vinaccio della lunga 'giacca' del signore,mentre gli occhi erano piccoli e verdi.Decisamente non prometteva niente di buono,specialmente per il pallore della pelle.Osservò Roberta per una ventina di minuti,poi si sforzò di sorriderle.
Lei non ricambiò il sorriso.Quel uomo aveva qualcosa di strano.
"Ti piace la casa piccola?"
Chiese alla ragazza,chinandosi verso di lei.Insomma,aveva sedici anni,non c'era bisogno di parlarle come se ne avesse sei.Però,in ogni caso,quel uomo le sembrava d'averlo già visto da qualche parte.Ma dove?Roberta fece una scrollata di spalle.
"Per niente"
"Ti capisco.E' infestata"
Le sussurrò in tono divertito,e quelle semplici parole bastarono a spaventare Roberta.Ma no,probabilmente era solo un burlone che si divertiva a spaventarla e...sgranò gli occhi.
Una ragazzina dai corti capelli castani,che all'incirca non doveva avere più di 10 anni,era seduta sulle scale e la guardava,sorridendo allegra.
"Chi é quella?"
Chiese inarcando un sopraciglio.Quando la madre di Roberta si girò verso i due per capire cosa stessero dicendo,l'uomo fece finta di non capire,ma quando la donna tornò alle sue faccende lui sorrise in un modo quasi inquietante.
"Ti avevo avvertito:E' infestata"
Perché lei,secondo quel pazzo,era così stupida da credere a quelle cose?Andiamo,sarà stata solo una ragazzina sperduta e...no,decisamente non lo era.
Non era una persona in carne ed ossa,ora ne era sicura perché suo padre le era appena passata attraverso come se niente fosse.E tutto ciò non era normale.
Non lo era per niente.
La ragazzina era sparita sotto lo sguardo incredulo di Roberta.In quel posto c'era qualcosa che non andava.
E quell'uomo c'entrava qualcosa,ne era certa.
"Oh salve...lei é il signor...?"
"Chuck,Chuck von Hall.Sono un esorcista,vengo ogni anno per 'disinfestare' questa casa"
La madre di Roberta incrociò le braccia e sbuffò sonoramente,probabilmente anche lei si rese conto che quell'uomo li stava prendendo in giro alla grande.Solo il Padre della ragazza sembrava non accorgersi della palese presa in giro e,anzi,sorrise gioviale rivolto verso l'uomo e lo intimò a fare il suo lavoro.
"Direi di iniziare dalle stanze di sopra.Tu,Ragazza,vieni con me"

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Capitolo 3
*** 03 ***


03

 
L'Esorcista aprì la porta,e con enorme meraviglia,Roberta notò che l'oggetto più stravagante della casa fosse il mobile.
Era in legno di Quercia ed era intagliato alla perfezione e minuziosamente.Riportava ghirigori d'oro e nell'anta centrale vi era uno specchio.Questo mobile,a differenza del resto degli oggetti della casa,non sembrava rovinato dall'usura del tempo e non mostrava alcuna traccia di polvere,come se fosse stato appena pulito.
L'Esorcista guardò il mobile da vicino.Afferrò il pomello dell'anta centrale,però questa parve non aprirsi.
Allora cercò di aprire le altre due ante,ma queste si aprivano come se niente fosse,e dentro erano vecchie e polverose.Roberta sbuffò,mettendosi contro alla porta,attendendo che quel pazzo finisse di girare in casa sua.
Qualche ora dopo,quando l'esorcista stava ancora frugando,Roberta sembrava sul punto di addormentarsi in piedi,quando un rumore di passi la svegliò.
Subito la sua attenzione si focalizzò sulle stanze accanto alla sua;
C'erano il bagno,una stanza vuota,le scale per la soffitta,e la camera dei suoi genitori. 
"Saranno i traslocatori?"
Pensò a voce alta.guardandosi attorno.Anche l'Esorcista doveva aver sentito le sue parole,perché aveva lasciato perdere il tentativo d'aprire l'anta centrale del mobile,e si era affrettato a girare nelle altre stanze.
Roberta non si mosse,continuando a pensare che fossero i traslocatori.Ma poi il rumore di passi cessò e ad esso si aggiunse il rumore classico di qualcuno che fruga fra degli oggetti.
Ed é lì che Roberta si mise sull'attenti.
Dal mobile che separava la sua camera dal bagno prese una scopa e,tentando di mantenere il sangue freddo,si precipitò in camera dei suoi,sicura che si trattasse di qualche complice di questo presunto Esorcista.
Sbatté rovinosamente contro il pavimento,inciampando sul filo della lampada,e quando si alzò aprendo gli occhi not con sgomento che all'interno della camera dei suoi,i mobili,non vi erano.Ed allora,quel rumore di gente che frugava nella stanza,da dove proveniva?
L'Esorcista intravide una figura nera salire le scale che portavano alla soffitta,e si diresse di sopra.Allora Roberta,che poco si fidava di quello strano tipo,gli corse dietro.
Niente,non c'era assolutamente nessuno;C'erano solo qualche mobile vecchio ed uno specchio.
"Te l'avevo detto,piccola,che la casa é infestata."
"Continuo a non crederti."
Sibilò lei,puntando la scopa da tutte le parti come se fosse un arma.L'uomo inarcò un sopracciglio,sogghignando.
"Nemmeno quando,con i tuoi occhi,hai visto un fantasma sulle scale?"
"Non era un fantasma."
"Ah no?Allora cos..."
Tap Tap Tap
I due non fecero in tempo a concludere la loro discussione,che il rumore di piccoli passi rimbombo nella stanza,riportandoli sull'attenti.Chiunque ci fosse là,era qualcuno di spaventato.
Stavolta la prima ad accorgersi dell'Ombra che scendeva le scale fu Roberta e così lanciò la scopa verso la figura che aveva visto con la coda dell'occhio.
E rimase shockata.
La scopa attraversò tale figura,che rimase impalata davanti alle scale,con le mani alzate in segno di resa,gli occhi sgranati.
Era un uomo sulla cinquantina,gli occhi blu,i capelli bianci e legati in un nastro,vestiva come un generale.Era basso e grassottello.
"Oh..mio...dio.."
Il fantasma aprofittò della distrazione di Roberta e dell'Esorcista per scappare nuovamente,ed attraversò (con maggior stupore di Roberta) la porta chiusa della camera della ragazza.
Con uno strattone l'esorcista aprì la porta della stanza,ma il fantasma già non c'era più.
L'uomo sospirò,facendo una scrollata di spalle.
"A quanto pare il fantasma c'é,ed é scappato."
Disse roteando gli occhi.Scese le scale,ma Roberta non lo seguì.Entrò nella propria stanza,ma prima d'afferrare il pomello sentì le ante del mobile iniziare a sbattere.Allora aprì la porta con uno scatto,e si fiondò letteralmente nella stanza,guardando le ante una ad una,tranne quella centrale che non s'apriva.
Cercò di aprirla con tutta la forza che aveva,ma rimase col pomello in mano,perché il mobile non si apriva.
"Chi osa disturbarm...AH!"
Il fantasma apparve sullo specchio dell'armadio e,quando vide Roberta,sparì immediatamente.La ragazza iniziò a prendere a pugni lo specchio,cercando di far tornare il fantasma,ma a quanto pare era tutto inutile.sospirò.
Doveva ammettere che,effettivamente,i Fantasmi c'erano davvero.
 
Intanto,nel piano di sotto,l'esorcista era seduto ad un tavolo assieme al padre e al madre di Roberta.
Gesticolava con la mano destra,mentre con la sinistra picchiettava sul tavolo.Carlua trovò subito strano,questo suo tic.
"Allora,signori.."
"Ci dica,signor Von Hall.."
Disse Carlua,poco convinta.
"La casa é infestata,questo é certo. Roberta stessa l'ha potuto vedere coi suoi stessi occhi."
Il padre della ragazza iniziò a sudare freddo.Un fantasma? 
Roberta aveva visto un fantasma?Forse li stava prendendo in giro,Roberta non aveva mai visto fanta...
Un Flash.L'uomo si ricordò d'un episodio particolare (più d'uno) accaduto quando la figlia era piccolissima,e deglutì.
"Cosa ci consiglia di fare?"
Chiese,attorcligliandosi le mani.l'esorcista ci pensò su',poi guardò il soffitto.
"Per il momento niente.Mi farò vivo io,in caso.Voi,però,informatevi ogniqualvolta doveste vedere un fantasma"
I signori annuirono,Carlua in modo un pò meno convinto.Roberta scese le scale appena in tempo per vedere l'uomo uscire,questo si girò e le sorrise in modo macabro,mimando un 'A presto,ragazzina'.
Roberta si sentì raggelare.

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Capitolo 4
*** 04 ***


04

Quella stessa sera,Roberta si era rintanata nella biblioteca della villa,ed aveva iniziato a sfogliare i libri uno ad uno,alla ricerca di quello che le avrebbe potuto raccontare la storia della Villa.
Peccato che,però,la ricerca non pareva esser così facile.Passò mezz'ora sulla scala,andando da uno scaffale all'altro,nella vana speranza di trovare questo libro.
Ormai aveva perso le speranze,quando si era recata all'ultimo scaffale,dove un libro attirò immediatamente la sua attenzione. 'I segreti dei De La Rue' riportava la costina,e questo non poteva che incuriosire Roberta,che si sfregò le mani e prese il libro,scendendo dalle scale.
Lo nascose nello zaino,che aveva portato fingendo di studiare per le vacanze,e si rintanò in camera sua.
Si sedette sulla sedia accanto alla scrivania e,spolverando la copertina del libro,rimase estasiata.
La copertina era rossa,di pelle,vi era il simbolo di una chimera con una corona in testa,dentro ad una gabbia,probabilmente il simbolo dei De La Rue.Aprì la prima pagina,e lesse una noticina scritta a penna.
In memoria di Roxanne,Nuil e Dylan,con la speranza che i De La Rue vengano fermati.
Vi era riportato,in minuscolo,il nome 'Michelle Bionaz'.Inarcò un sopracciglio,sicura di non aver mai sentito un nome del genere,poi scosse la testa,e passò alla pagina seguente.
Prima di leggere,chiuse gli occhi e prese un respiro profondo,poi prese a leggere il testo.
I De La Rue erano un antica famiglia aristocratica.
Avevano due ville,Villa Barrymore situata ad Asti,e Villa De La Rue situata a McVilley.
Villa De La Rue venne creata nel 1870 per ordine del Conte per la sua famiglia.Il Conte aveva tre figlie,al tempo della costruzione di 11,12 e 17 anni,ed un figlio maschio di 16 di nome Gilbert De La Rue.Il conte fu avvelenato dalla moglie il 24 luglio dell'anno 1878 nella casa da lui stesso costruita. La moglie fu giustiziata,mentre la casa venne lasciata ai figli che ormai avevano 19,20,25 e 24 anni. Sempre il 24 Luglio (però del 1886) i quattro vennero rinchiusi in manicomio in quanto affermavano che nella casa vi fosse lo spirito del loro padre.La casa non fu' più abitata fino al 1974 da un anziana signora,discendente dei De La Rue,che per l'abbandnò nel 1980 in quanto per lei vi erano 'inquilini' troppo rumorosi.C'é da notare,comunque,che al tempo la villa non ne aveva altre vicine,e la donna viveva da sola.
Roberta sentì un brivido percorrerle la schiena.Deglutì,chiudendo di scatto il libro e nascondendolo sotto al letto.Che storia inquietante-pensò-quindi quello spirito potrebbe essere il Conte.
Una nuova ondata di brividi le attraverso la schiena,costrigendola a coprirsi.
Dopo poco tempo riuscì a dormire,seppur il suo sonno fosse agitato e continuamente tormentato da visioni di quel fantasma.
 
 
La mattina seguente si alzò alle cinque del mattino,terrorizzata da un sogno che aveva fatto.Aveva bevuto tre tazzine di caffé di fila,per cercre di restare sveglia,quando ormai l'agitazione aveva preso il sopravvento su di lei.
"Tesoro,vuoi che ti faccio una camomilla?i caffé ti agitano ancora di più.."
Le disse dolcemente Mamma Carlua,togliendole di mano la quarta tazzina di caffé che stava per bere,dirigendosi in cucina per farle una camomilla.
Suo padre era uscito da un pezzo per un emergenza all'ospedale,e quindi non sapeva a chi rivelare il suo sogno.
Era agitata,e le mani le tremavano.La madre le porse una tazza di camomilla che lei,a malavoglia,bevve.Non la calmò del tutto,ma le fece venir la nausea e le accentuò la voglia di dormire.Continuava a ripetersi 'Alice,chiama Alice' ma,per qualche strano motivo,non voleva.
Trattenne le lacrime e,contando fino a dieci,prese il cellulare dalla tasca.Per un pò sbagliò il numero dell'amica,però poi riuscì a raccogliere un briciolo di lucidità e compose il numero esatto di Alice.
Al primo tentativo rispose la segreteria telefonica.Al secondo tentativo non suonò nemmeno.
Al terzo tentativo,la ragazza,per fortuna rispose.
"Roberta?Ti pare l'ora di chiamare?Mio dio,sono le cinque del mattino...!"
Esclamò Alice,con la voce impastata dal sonno.
"A-Alice...devo...devo dirti una cosa importante."
Ad Alice la voce di Roberta era parsa strana,triste ed un pò spaventata,ogni tanto rotta da qualche singhiozzo.
Così cercò di svegliarsi per bene.
"Cosa c'é,Rob?Hai una voce..."
Disse all'amica,a voce bassa.Roberta prese fiato,e tentò d'usare il tono di voce più serio  e basso possibile,così da impedire a sua madre di sentire.
"Stasera,non uscire."
Alice iniziò a non capire.
"Why?"
Chiese,inarcando un sopracciglio.La voce di Roberta,se possibile,si fece ancora più incrinata e bassa.
"Ho fatto un sogno premonitore.Ho sognato un uomo che..."
Le parole le morirono in gola. Come poteva dire il suo sogno a lei,la sua migliore amica?
Non ne aveva il coraggio,e non ne aveva la forza.
Alice la chiamò più volte,spronandola a continuare.
"Che ti sparava tre volte. Ti prego,evita d'uscire."
Il respiro di Alice si fece più veloce ed affannato,agitandosi.Era spaventata,e Roberta si chiese se aveva fatto la cosa giusta.
"O...k...Fa-Frò co...come ha---hai detto t...tu..."
e riagganciò subito.Roberta sospirò,afflosciandosi sulla sedia.Ad un certo punto suonò il campanello.Andò a sbirciare dalla finestra,e vide quel maledetto Esorcista.Sua madre stava per aprire,ma lei le fece no con la testa.
"Non aprire mamma,é quell'Esorcista del cavolo"
Le disse Roberta.Sua madre,che su quello strano individuo la pensava come la sorella,trovò più saggio evitare di aprire,e si sedtte sulla poltrona.
Ma l'uomo non era deciso a demordere,e prese a suonare il campanello venti,trenta volte,al punto che sua madre -ormai sfiancata- si ritrovò costretta ad aprire necessariamente la porta e a farlo entrare.Roberta si rintanò immediatamente in camera sua,poi passò davanti al mobile,supplicante.
"Conte De La Rue -se é davvero lei- la prego,ho bisogno del suo aiuto!"
Il fantasma apparve sullo specchio del mobile,sbadigliando.Roberta doveva avere davvero un aria spaventosa,se il fantasma si era messo subito sull'attenti.
"Il Conte De La Rue é al suo servizio,Madamina Roberta"
 
A Carlua non piaceva quel tipo,non le era mai piaciuto.Entrò anche quella volta con la scusa di una benedizione,stavolta una presunta benedizione domenicale.Lei sbuffò,iniziando a pulire per terra per infastidirlo.
Cosa che,evidentemente,funzionava,perché l'uomo aveva preso a puntellarsi il braccio con le dita,indispettito.
"Roberta non c'é?"
Chiese,guardandosi attorno.Carlua scosse la testa.Ora cosa voleva da sua figlia?
"Che vuole da lei?"
"Sapere se ha più visto quel fantasma,a quanto pare solo lei lo vede,in questa casa."
Disse,guardando la donna in modo circospetto.La donna strinse con forza il manico della scopa,talmente tanto forte che le nocche divennero bianche,lanciando all'uomo un occhiata in tralice.
"Roberta non vede alcun fantasma.Qua non ci sono fantasmi,lei é solo un pazzo.Un povero pazzo."
Sibilò lei.L'uomo fece una smorfia di disappunto,poggiandosi con la schiena contro al muro,poi ridacchiò.
"Se ne é convinta. In ogni caso...tornerà più tardi?"
"Non lo so.E' a dormire da un amica."
Roberta chiuse a chiave la porta di camera sua,temendo che dopo lui sarebbe salito.
"A Straeter City,immagino..Da Alice."
Roberta rischiò di strozzarsi con la sua stessa saliva.Carlua si girò di scatto,facendo cadere a terra la scopa con un sonoro tonfo.
Come lo sapeva?Stava indagando su di loro...?come..
"So nolto su di voi,my little Sister."
E ridacchiò,scompigliando i capelli della donna.Poi uscì di casa,senza lasciare alla donna la possibilità di chiedergli il significato di quelle parole.Poche ore dopo anche la madre di Roberta uscì.
 
L'uomo rientrò pochi istanti dopo,ma non trovò nessuno,e riscese le scale per uscire.
Ad un certo punto l'uomo venne fermato sulle scale dal fantasma del Conte.
"Ancora lei,conte?Le avevo ordinato di andarsene."
"Io non obbedisco a te,Chuck. Non più."
L'Esorcista digrignò i denti,mollando un pugno al muro.
"Roberta Davies,vieni fuori!So benissimo che sei qua!"
Esclamò a voce alta,digrignando immobile.Roberta non sapeva cosa fare,era nelle scale che portavano in alto immobile,che fissava l'Esorcista.Ad un certo punto l'sorcista risalì e lanciò un lampadario contro al muro.il fantasma fece esplodere il lampadario sopra di lui,facendogli cadere addosso le scheggie di vetro.Alcune lo graffiarono,altre riuscì ad evitarle.
Ad un certo punto Roberta non ci vide più dalla rabbia,e scese,decisa ad affrontarla lei stessa.
"Adesso BASTA!"
Gridò con tutto il fiato che aveva in gola,spintonando l'uomo.Nonappena urlò,però,tutti gli oggetti più pesanti della casa iniziarono a dondolare,mentre gli oggetti più piccoli si scagliarono contro l'esorcista,il quale li evitava e li rilanciava contro la ragazza.
L'Esorcista sogghignò.
"Lo sapevo,tu sei speciale,non sei come le altre tue coetanee.Tu sei Lucretia.Ed io so come indebolirti"
Sussurrò,per poi lanciarsi fuori da una vetrata,ridendo come un pazzo squilibrato.
Roberta rimase per venti minuti a fissare il punto da cui l'uomo era saltato,poi roteò gli occhi,e si ricordò di una cosa che aveva detto l'Esorcista.
Sapeva di Alice,sapeva che stava a Straeter City.Aveva chiamato sua madre 'Mia Piccola Sorella'.
Era un incubo,doveva essere un incubo.Sibilò un 'Porca Paletta',per poi infilarsi rapidamente la giacca ed uscendo rapidamente di casa,
Quando Alice rispose,non le diede neanche il tempo di chiedere 'pronto?',che subito la assalì.
"Alice stai in casa e non uscire,quell'uomo temo stai venendo da te!E' un uomo apparentemente pelato,con un cappuccio color vinaccio,mentre gli occhi sono piccoli e verdi."
"Come faccio a sapere che sarà lui!?"
"Dira' d'esser un esorcista che deve fare la benedizione della domenica,voi non fatelo entrare!"
Roberta prese un motorino a caso,incurante del proprietario di tale motorino che aveva preso a sbraitare di lasciare il suo motorino.La disperazione la stava facendo precipitare nel baratro della paura.
Era completamente in preda al panico,eppure si sforzava di restare a mente lucida.
Per Alice-si ripeteva-solo per lei.
Pochi istanti dopo Alice la richiamò e,senza dire niente,mise il vivavoce.
"Buongiorno signora,sono venuto per la benedizione Domenicale"
La madre di Alice,che di certo non era stupida,incrociò le braccia e roteò gli occhi,lanciando uno sguardo al calendario.
"Mi scusi se la contraddico,signore,ma oggi é Sabato."
Colpito e affondato.Fece per chiudere la porta,ma l'esorcista la fermò con una mano.Alice bisbigliò qalcosa all'orecchio della madre.
"Se ne vada,o chiamerò la polizia"
 
Pochi istanti dopo,Roberta era arrivata a Straeter City.Fuori dalla casa della sua amica vi erano l'esorcista,Alice e sua madre.
L'uomo aveva in mano una pistola,proprio come nel mio sogno.
La puntò contro Alice,ma Roberta lo spintonò e lo fece cadere rovinosamente a terra,sottraendogli la pistola.L'uomo la guardò,stordito,poi Alice iniziò a gridare inorridita,ed infine il buio inghiottì Roberta.

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Capitolo 5
*** 05. ***


05

 

"Ehi Roberta,piccola Roberta?"

La ragazza aprì gli occhi.Attorno a lei vi era luce,tanta luce,mentre davanti a lei,seduta su una sedia a dondolo,c'era un anziana signora,che sorrideva.

Roberta si guardò le mani,e vide che erano piccole come quelle di una bambina.Non capì perché le sue mani fossero così piccole.

"Zia Elisse?"

Chiese la piccola Roberta,inclinando appena la testa di lato. La donna sorrise,e stavolta Roberta ne poté vedere anche il volto. le labbra erano incurvate in un dolce sorriso,che si rifletteva anche nei suoi profondi occhi neri.La luce venne immediatamente sostituita da un salotto antico,con mobili rovinati.Roberta era sicura di conoscerlo ma,al momento,non ricordava dove avesse già visto quella stanza.Roberta scoprì d'avere in mano un libro di fiabe:La Principessa Incantata ed Altre Storie.

In copertina c'era l'immagine di una ragazza dai capelli castani boccolossi e gli occhi azzurri.

"Zia,voglio leggere questo!"

Esclamò la bambina,dando il libro alla donna.

"La principessa incantata?Ma tesoro,ormai te l'ho letta tante di quelle volte..."

"Lo so Zia,ma é la mia preferita! Ti prego!"

Esclamò la bambina,con sguardo da cucciolo.La donna sorrise,scompigliandole i capelli.

"E va bene,Roberta."

Aprì il libro,mentre la bambina si accomodava sulle sue gambe.

"C’era una volta un povero calzolaio che aveva due figlioli: il maggiore si chiamava Elmerico ed era maligno e prepotente; l’altro si chiamava Gianni e aveva un carattere mite.

Il padre, chissà perché, aveva scambiato la prepotenza di Elmerico per coraggio, e la sua malignità per furberia, mentre la mitezza di Gianni gli sembrava soltanto stupidità. Perciò stimava moltissimo il maggiore, mentre si vergognava un po’ del secondo. Un giorno in cui era andato all’osteria udì parlare alcuni clienti.

- Vi assicuro che è così – diceva uno. – La figlia del re è stata rapita da uno stregone che la tiene prigioniera in un castello pieno di tesori. Chi riuscirà a superare tre prove imposte dallo stregone, sposerà la principessa e diventerà padrone di tutte quelle ricchezze."

La bambina rimase stupita.

"Dev'essere speciale,questa Principessa."

Disse la bambina,guardando rapita le illustrazioni.

""Ecco un’impresa fatta apposta per il mio Elmerico", pensò subito il calzolaio. "Coraggioso e intelligente com’è, supererà le tre prove e libererà la principessa; la sposerà e diventerà re. Corro subito a dirglielo". E infatti, ritornò a casa in gran fretta e narrò tutto al figliolo. Elmerico, naturalmente, decise di partire subito, e il calzolaio, per dargli un equipaggiamento degno di lui, vendette persino le suppellettili di casa, e riuscì a comprargli un bel cavallo e anche un’armatura.Al mattino successivo il giovane balzò in sella e salutò tutti:

- Non appena avrò sposato la principessa manderò una carrozza d’oro tirata da sei cavalli a prendere voi e quello sciocco di Gianni. "

Roberta iniziò a prendere in antipatia Elmerico.

"Ma che nome é,Elmerico?!"

Protestò la bambina,facendo ridacchiare la zia. Se avesse saputo che,suo figlio,si chiamava Elmerico...

L'ora di lettura della bambina venne,improvvisamente,interrotta da un urlo.Qualcuno la stava chiamando con veemenza,e singhiozzava. la bambina,infastidita,si tappò le orecchie ed abbracciò l'anziana signora. questa le accarezzò i capelli.

"Chi piange,Zia Elisse?"

"Qualcuno che é in pensiero per te."

"La mamma?"

Sul viso della donna si dipinse un sorriso sia sincero che malinconico.

"Anche,ma non solo lei. Ora devi andare,piccola mia. Non é ancora l'ora"

La bimba alzò il viso,non capendo. La donna le sorrise,nuovamente,per rassicurarla,

"Ci rivedremo,ma non ora. Vai,qualcuno ha bisogno di te."

Il corpo di bambina lasciò il posto a quello di una sedicenne. La ragazza strinse convulsamente il braccio della donna,piangendo. Non voleva svegliarsi,non voleva.

"No Zia Elisse,no!"

"Devi,Roberta. Devi svegliarti."

Le diede un bacio sulla fronte,prima di scomparire.

Roberta si risvegliò pochi istanti dopo,le fasciature troppo strette che quasi le impedivano di respirare. Le ci volle un pò di tempo,prima di abituarsi alla luce della lampadina,più accecante rispetto a quella calda luce del suo sogno.Le ci volle un pò,prima di riordinare le idee e capire che,in quel letto d'ospedale,doveva esserci la sua amica Alice,e non lei.

La sopraccitata ragazza la strinse in un abbraccio stritolatore,piangendo quasi convulsamente.

"S...sai mamma...ho..visto la zia Elisse. mi ha letto una fiaba,come...come quando ero..piccola.."

Farfugliò Roberta,accennando un sorriso. La madre sorrise,passandole una mano fra i capelli,per poi alzare lo sguardo al cielo. Una dottoressa si avvicinò ai presenti.

"Vorrei chiedervi di allontanarvi,la Signorina Davis deve riposare."

Acconsentirono,uscendo dalla stanza. Alice si trattenne un pò più a lungo,guardando la ragazza.

"Roberta...il tuo sogno...sicura fosse esattamente come me l'hai descritto?"

La ragazza abbassò lo sguardo. effettivamente,c'era un dettaglio che non combaciava. Un piccolo,innocuo dettaglio,che le avrebbe permesso di non buttarsi a capofitto per proteggere l'amica,se gli avesse dato un pò più peso.

"Di notte."

"Di..notte?"

"Il sogno si svolgeva di notte."

Alice rabbrividì,e si allontanò. Era certa che,per quella notte,non sarebbe riuscita a dormire. Un Esorcista psicopatico le avrebbe sparato,quella notte,stando al sogno di Roberta,come poteva anche solo sperare di riuscire a passare una notte tranquilla?

Quella notte camminava nell'erba,nei pressi del Cirque de la Nuit,un Circo che presto avrebbe aperto i battenti. Una donna bassa e grassoccia,dai capelli biondi malamente legati in una crocchia,gli si avvicinò,scrutandolo dai suoi occhiali a mezzaluna.

"Chuck Von Hall...Ti pare questa,l'ora di venirmi a disturbare?"

L'uomo sogghignò,alzando lo sguardo verso la luna. Quella donna,in quattro anni,non era cambiata per nulla. Spocchiosa,ligia al dovere ed iraconda se veniva svegliata ad orari impossibili.

"Améthyste,nemmeno un ciao?"

"Non fare lo stupido,Chuck. Se mi chiami qua,a quest'ora,c'é una ragione più che ovvia."

Chuck ridacchiò. Sempre dritta al punto -Pensò,beffardo. Si portò una ciocca di capelli dietro all'orecchio,sistemandosi il cappuccio.

"Devi portare a cinque persone cinque biglietti per il Circo."

La donna inarcò un sopracciglio. La cosa era sospetta,dato che Chuck non era tipo da regalare qualcosa a qualcuno.

Lo guardò con sguardo indagatore,tentando di capire che cosa volesse veramente.

"Amici,Chuck?Ti sei fatto degli amici?"

"In un certo senso.."

"Mi prendi in giro. Ci conosciamo dall'Asilo,e non sei mai riuscito a stringere amiciza con qualcuno,Chuck."

"Amé,le persone cambiano,col tempo."

La natura delle persone non può cambiare,Chuck-Pensò la donna,girandogli attorno ancora più sospetta. Lui sbuffò,mettendosi le mani in tasca.

"A chi devo darli,questi biglietti?"

"Roberta Davis,Alice Hail,Esmeralda Nunez,Britney Von Sknoeder e Jey Della Fossa"

La donna si segnò i nomi su di una piccola agenda. Von Sknoeder e Della Fossa erano cognomi che,a lei,non erano nuovi;Si sarebbe informata sulla reale identità di queste persone,nonostante tutto non si fidava di Chuck.

"Vedrò cosa posso fare"

Fece per girarsi,ma Chuck la afferrò per il collo.

"E vedi di non fare scherzi,Améthyste."

La donna annuì,terrorizzata. Non era così,il Chuck che si ricordava. Cos'era successo,che lo aveva stravolto fino a quel punto? La faccenda le piaceva sempre meno.

Quella mattina,come tutte le mattine Améthyste Oneda era seduta davanti al suo computer,sottomano il foglio con i nomi dategli da Chuck. Iniziò con Britney che,avendo un cognome che le pareva di conoscere,pensava fosse la più facile da cercare.

Ci mise quasi mezz'ora,prima di trovare la pagina giusta. La sua espressione si fece tremendamente seria.

Davanti ai suoi occhi si aprì la pagina del Liceo Scientifico Le Tre Grazie. Vi era una pagina dedicata ai profili degli studenti. La aprì ma,davanti a lei,si parò una pagina recante in rosso la scritta "password" e sotto il rettangolino dove inserirla. Sbuffò,e prese il telefono. Sperò solo che sua figlia Emily rispondesse.

"...Mamma?"

Chiese una voce dall'altro capo del telefono,mangiucchiando. La donna sospirò,alzando gli occhi al cielo,poi annuì al nulla.

"Emily cara...conosci la password del sito scolastico?"

La ragazza alzò impercettibilmente un sopracciglio,dividendo le patatine con suo fratello Chris. Quest'ultimo rideva sguaiatamente,guardando un telefilm americano di cui ora le sfuggiva il nome.

"La cambiano ogni settimana,quella di questa settimana dovrebbe essere Thestral. A che ti ser..."

Améthyste,troppo concentrata sul suo tentativo di smascherare Chuck,chiuse inavvertitamente il telefono,mentre con la mano sinistra digitò la password. Incrociò le dita,mentre la pagina si caricava.

poi,inaspettatamente,apparve la scritta 'Error 404'. Imprecò,dando un pugno al tavolo. Riprovò più e più volte,togliendo lettere e aggiungendone,finché non trovò quella giusta.

Era Tresthral,la password esatta.

Davanti agli occhi increduli della donna,si parò una lunga lista di nomi di studenti. Quattro le saltarono agli occhi.

Davies Roberta,Hail Alice,Von Sknoeder Britney e Della Fossa Jey. La donna deglutì rumorosamente. Erano tutti ragazzi fra i sedici e i diciannove anni.

"Cosa stai pianificando,Chuck...?"

Chiese,salvando i dati su un CD-Rom.

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Capitolo 6
*** 06. ***


06

 

Tre settimane dopo,tutto stava andando secondo i piani dell'Esorcista.

Roberta fuori dall'Ospedale,il Compleanno di Alice (e Jey) che si avvicinava,ed il circo che apriva proprio quel giorno.C'erano solo i biglietti da consegnare ma,lui,confidava che Améthyste li consegnasse ai destinatari senza ripensamenti.

Non credeva,ne avesse,dato che era stato più che chiaro,la settimana scorsa.

"So cosa vuoi fare,Chuck Von Hall."

Sussurrò la donna,assottigliando gli occhi. Chuck ridacchiò. Davvero,lo sapeva?

Ne era fortemente convinta?Era convinta che avrebbe fatto cosa,di preciso?

Ridacchiò ancora.

"Non so di che parli,Améthyste."

Disse falsamente,girando attorno alla donna. Questa sbuffò,inviperita,tirando fuori dalla borsa un piccolo taquino,e prese a sfogliarlo freneticamente.Una volta raggiunta la pagina desiderata,lo passò all'Uomo,incrociando le braccia.

"So chi sono questi ragazzi,Chuck. So a cosa ti servono. Tu vuoi...rivelare loro verità che non devono conoscere. Vuoi stravolgere la loro vita. Le verità dell'Al di là devono restare nascoste."

Ridacchiò ancora,leggendo gli appunti. Roberta,Alice,Britney,Jey...a quanto pare é riuscita a scoprire tutto,su quei quattro ragazzi,forse anche troppo.

E,forse,doveva iniziare ad accarezzare l'idea di eliminarla.

Poi scosse la testa.Sua figlia Emily era,nonostante tutto,un ottima spia,quindi Amé doveva restare in vita,purtroppo,anche se ora sapeva troppo.

"Verrà il momeno,Amé.Noi l'abbiamo creato,noi l'abbiamo imbrigliato,ed ora noi lo risveglieremo.Noi cinque."

"Quattro,Chuck.Francis non collaborerà mai con te,lo sai meglio di me. Quella..cosa...ha portato via James,suo figlio...come pretendi che,ora,ti aiuti a risvegliare quell'essere?"

Farfugliò cose poco carine rivolte alla donna,gonfiando le guancie. In parte aveva ragiune ma,da qualche parte,nel suo subconscio,era assurdamente convinto di star facendo la cosa giusta.

"Mi aiuterà,Amé. Mi aiuterà."

Sussurrò,per poi girarsi verso di lei,strappando i fogli riguardanti i ragazzi e prendendo un accendino.

"Così come mi aiuterai tu,Amé. Dobbiamo concludere ciò che abbiamo iniziato.E tu non vuoi,vero,che Emily sappia cosa é realmente successo alla sua cara Zia Evangeline?"

Rimase con una manciata di pezzetti di cenere fra le mani,che fece cadere per terra,ridendo maleficamente.

Si trovava davanti al circo,sogghignando. Era tutto perfetto,ora.

Non ci sarebbero stati gli stessi errori,ora. Non li avrebbero commessi un altra volta,non ora.Adesso sarebbe stato tutto squisitamente perfetto.

Si avviò. Non gli restava che aspettare la conferma da Amé che i biglietti erano arrivati al destinatario.

....

Sentì una suoneria,e prese rapidamente il telefono.

"Améthyst?"

Chiese,inarcando un sopracciglio. Sentì tossire.

"Ho...consegnato i biglietti,Chuck."

Eccolo,il segnale. Ora sì,che era tutto perfetto.

Le settimane scorrevano,inesorabili,e per Roberta era strano non aver più sentito nominare quell'Esorcista da strapazzo.

Il Conte,per quel poco che lo vedeva,era agitato. Stava quasi sempre rinchiuso nell'armadio,come forse aveva sempre fatto prima del suo arrivo,e farfugliava cose incomprensibili del tipo 'No,é troppo presto' o 'Non devono sapere'. Lì per lì,Roberta non ci faceva molto caso;

Dopotutto,il Conte (a cui,ancora,non aveva avuto il coraggio di chiedere il nome),aveva scoperto essere una personalità piuttosto strana,ed eccentrica,quindi non c'era da meravigliarsi se all'improvviso avesse preso a dare i numeri.

Alice,fra poco,avrebbe compiuto gli anni,ed Alice non aveva la più pallida idea di che cosa regalarle. Aveva sentito dire che avrebbe dato una festa al Parco...con quello psicopatico a giro,quanto poteva essere pericolosa una festa all'aperto?

Deglutì rumorosamente,coprendosi il viso col libro di Geometria.Era tutto così maledettamente complicato.

Un Esorcista,un Fantasma ed un Biglietto.

Giusto,alle stranezze vi era da sommare anche quel Biglietto per il Cirque de la Nuit. Il biglietto era per il giorno in cui Alice avrebbe compiuto gli anni e,se avesse avuto qualche biglietto in più,ci sarebbe andata con lei,se non fosse che la situazione le pareva troppo strana.

A darle il biglietto era stata una donna. Era bionda,bassa e grassoccia,e la scrutava quasi febbrilmente dagli occhiali a mezzaluna,farfugliando cose incomprensibili. Poi,quella frase.

"Da parte di un amico."

Sussurrò,poggiando il libro di Geometria. Chi? Quale amico avrebbe voluto recapitarle quel biglietto?

Quella donna la conosceva,era la madre di Emily,una sua compagnia di classe piuttosto chiusa e sempre sola...possibile che fosse da parte sua?

E se sì perché,in otto anni che andavano a scuola assieme,aveva deciso di tentare solo ora un approccio 'amichevole' con lei? Era tutto così assurdo.

Tante domane,e troppe poche risposte,quasi nessuna.

Quindi,cosa doveva fare?

Indugiò sul telefono fisso,giocherellando col filo. Chiamare Alice,o non chiamarla? Parlarle del biglietto,o non parlarle? Sapeva che il regalo perfetto per Alice era portarla a quel circo,perché lei l'aveva assillata tanto per andarci alla sua apertura...però non se la sentiva,di portarcela.

Sospirò,riattaccando la cornetta,sdraiandosi completamente sul divano e leggendo il libro di Geometria.

Qualche oretta dopo,quando ormai Roberta rischiava d'appisolarsi sul libro,il telefono squillò. Inarcò un sopracciglio. Chi poteva essere? Solo Alice aveva il nuovo numero,non l'avevano dato neppure ai parenti più vicini.Inarcò un sopracciglio,leggendo il numero,poi decise di non rispondere.

Lo squillo cessò,e lei sogghignò vittoriosa. Poi,qualche minuto più tardi,riprese a suonare,stavolta il tono era strano. Cupo e lugubre,quasi avessero cambiato di colpo la suoneria. Inarcò nuovamente un sopracciglio,e quindi rispose.

"Pronto?"

Chiese,dubbiosa. Niente.Fece per appoggiare il telefono,quando si sentì un urlo agghiacciante,quasi sovrumano.

"Ultima illuscente die sollemni perfecto. Mortui trepidi umbra dum surgit,et non poterit stare susurri eius. Scintillula vitalis vis non declinavi."

Tu---Tuutuuu----Tutuuu--

Chi accidenti era?

Era...latino,ne era sicura. O,almeno,così gli pareva. Il problema era che non aveva mai ascoltato attentamente le lezioni di Latino,per sapere se aveva visto giusto. Cos'era,uno scherzo? Era l'Esorcista?

No,la voce era troppo strana,per essere la sua. Però...poteva aver modificato la voce.Senza rendersene conto,si ritrovò con la mano appoggiata alla cornetta.Suonò nuovamente e sussultò,si calmò in seguito leggendo il nome di Alice.

"Roberta,ma che hai?!Mi hai chiuso il telefono in faccia!"

Il telefono in faccia?Lei non...era Alice? Aveva avuto un allucinazione? Forse era semplicemente eccessivamente stressata. Deglutì.

"Eri tu?"

"Ad averti chiamato?certo!"

"E...eri tu..ad aver detto quelle parole?"

Alice,dall'altro capo del telefono,non comprese le parole dell'amica. Che accidenti stava dicendo?

"Quali parole,Rob?"

"Ultima Illuscente...e poi non ho capito il resto."

Mugugnò qualcosa di simile ad un 'non ero io',sbuffando. Perché era tutto così strano?

Ticitic--Ticitic--

Roberta sussultò,credendo fosse il suo telefono.

"Un attimo Rob,ho un messaggio."

La ragazza rimase una decina di minuti,aspettando che l'amica si muovesse. Si spaventò,comunque,quando la sentì sussurrare più volte 'Oh mio Dio',in tono sempre più alto. Lei si affrettò a chiederle che succedeva,ma non rispondeva.

"Alli?Alli che succede!?"

Chiese Roberta,quasi urlando. Alice prese febbrilmente il telefono,tremando in modo spaventoso.

Farfugliò cose incomprensibili,dettate dal panico,poi tentò di calmarsi e spiegare.

"Ho...ricevuto un messaggio che inizia proprio con Ultima Illuscente.Te lo inoltro."

"Il destinatario..?"

"Sconosciuto."

Deglutì. aprì il messaggio mandato dall'amica e sgranò gli occhi,provando il forte desiderio di andarsene da lì e tornarsene a casa sua. Un incubo. Era un Incubo,stava semplicemente sognando,sì doveva essere così,non c'era altra spiegazione!

"Sai,Alice,tre settimane fà un Esorcista mi ha sparato,la settimana scorsa ho ricevuto un biglietto strano per il Cirque de la Nuit,dalla madre di Emily,ed ora la chiamata ed il messaggio. Tutto questo é..."

"Strano?"

"Volevo dire Inquietante."

"Aspetta di sapere,allora,che lo stesso biglietto dalla stessa persona l'ho ricevuto anche io."

La cosa si complicava. Perché,più pensava all'Esorcista,più desiderava non averlo mai incontrato?

Un brutto,bruttissimo presentimento.

Mezzanotte.Era così bella,McVilley,vista di notte. Gli ricordava i tempi in cui James era ancora in vita.

Ah,bei tempi quelli.!

Sospirò,arricciando le labbra. Stava succedendo qualcosa,lo sentiva,lo vedeva dall'agitazione degli Spiriti che ancora non avevano potuto raggiungere l'Al di là. Andavano avanti e indietro,gettando occhiate febbriccitanti ai loro parenti od amici ancora in vita,farfugliando cose che,per lui,erano assolutamente insensate.

Non aveva mai visto fantasmi così agitati.

Si leccò le labbra,mentre un pezzo di carta volò da lui. Inarcò un sopracciglio,leggendo.

Era Latino.

"All'Alba dell'Ultimo Giorno,il Rituale sarà completo. I Defunti tremeranno,mentre l'Ombra salirà,i Sussurranti non saranno in grado di fermarla. La Scintilla di Vita che dona Forza,non sarà spenta."

Inarcò le sopracciglia,scettico,poi si alzò. Il tetto di Villa Barrymore era così scomodo,per lui.

"Quindi..."

Stracciò il foglio.

"...Ora andrete fino in fondo,eh,Sussurranti?"

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